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APOLLONIO RODIO

Il suo cognome deriva o dal nome della madre o dalla sua permanenza a Rodi. Era il direttore e il curatore
della biblioteca di Alessandria. Era il precettore di Tolomeo III.
Poeta doctus con la volontà di innovare con però la massima erudizione. Ci lasca le “Argonautiche” in cui
Giasone compie un viaggio epico, un viaggio labirintico. Gli argonauti sono scelti da Apollonio Rodio
perché il loro ciclo è caratterizzato dalla completezza. Gli argonauti sono un poema epico in 4 libri, quindi
lunghissimo rispetto alla brevitas di Callimaco e Teocrito a lui contemporanei. Nasce l’idea di Apollonio
Rodio che si oppone ai canoni alessandrini ovvero di Callimaco che aveva fatto scuola e segnato la strada
dell’epillio. Questo ha fatto sì che nascessero delle leggende tra cui che se ne fosse andato da Alessandria a
Rodi da cui non se ne va finché non perfeziona la sua opera. Apollonio Rodio entra però nel solco
dell’innovazione alessandrina con un’ulteriore innovazione. Sceglie 4 libri mettendosi nel solco di quanto
aveva detto Aristotele riguardo lla tragedia (3 tragedie e un dramma satiresco che si concludevano nell’arco
di una giornata).
Abbiamo un eroe greco, Giasone, che mostra di essere αμηχανος, senza risorse in un viaggio che non è di
riappropriazione con una destinazione. Ulisse parte da un principio, ha fiducia in questa sua scelta e riesce a
raggiungere l’obiettivo perché crede fortemente nella sua scelta. Giasone è il primo eroe epico che compie
un’azione senza crederci: deve recuperare il vello d’oro*, ma a lui non interessa, il suo viaggio non è
rettilineo, ma labirintico. Ha bisogno di una donna per venirne fuori e Giasone si affida a Medea solo perché
non sa cosa fare. È posseduto dal viaggio, non è lui a scegliere.
Pelia, re di Iolco aveva affidato a Giasone questo compito impossibile per cercare di eliminarlo.
La Medea di Euripide è un personaggio tragico che per la solitudine ha solo l’arma di uccidere i suoi figli per
ferire Giasone, ma ferendo anche se stessa.
Apollonio Rodio ci descrive una donna che cerca di reprimere questo sentimento che inizia a provare perché
sa che è sbagliato e sa che la porterà a soffrire. Riconosce che non può vivere senza abbandonarsi all’amore,
aspetta uno spiraglio. Giasone non è innamorato di lei, ma la sfrutta solo. Medea comincia ad illudersi che ci
sia un sentimento da parte dell’eroe che in realtà non c’è. Giasone ha bisogno di lei e Medea crede di avere la
conferma di questo amore. Medea abbandona il pudore e ciò significa che abbandona totalmente se stessa per
poter vivere questo amore. Uccide suo fratello per aiutare Giasone. Vive un’illusione d’amore, è solo una
proiezione di una sensazione che è solo sua. La Medea di Apollonio Rodio è la Didone di Virgilio.
È un’epica del sentimento, all’autore non interessano le azioni, ma le sensazioni precedenti all’azione
stessa. Non c’è solo un’individualizzazione psicologica. Noi sappiamo come finirà già e quindi leggendo di
Medea la vediamo completamente scoperta. La vediamo condannarsi a un senso di colpa perenne pur di
salvare questo amore. Ma noi sappiamo già che Giasone la abbandonerà e le preferirà un’altra donna.
Proemio, invocazione alle muse (=Omero). Catalogo degli argonauti a differenza delle navi di Omero perché
a lui interessano le persone non i fatti. Ne 3^ libro arriva Medea che diventa protagonista di un poema epico
per la prima volta.
Molto presenti le digressioni di erudizione, digressioni etnografiche, ogni volta che ci sono degli aitia c’è la
volontà di soffermarsi su ciò che è particolare. Apollonio Rodio ci risulta un po’ pedante perché tipico
dell’ellenismo è l’eziologia.
Ci sono delle scene tipiche e Apollonio Rodio entra molto nella narrazione perché è il nostro punto di vista
(vs Omero che entra una sola volta con la morte di Patroclo).
Solo il fato è l’elemento forte che domina le vicende umane, gli dei non hanno più le connotazioni tipiche dei
poemi omerici. La sensazione di pessimismo delle Argonautiche è proprio dato dal peso del fato.
La lingua e lo stile è ricco di neologismi e di ipotassi in quanto è un’opera destinata alla lettura e non
all’ascolto.
Tema del labirinto:
o Young, allievo di Freud dice che non è detto che vivere nel labirinto sia un’esperienza negativa.
o Calvino dice invece è più vicino all’idea di Apollonio Rodio.
o Borges, poeta argentino, utilizza termini che descrivono l’inetto Giasone, ma anche la forza che
Medea credeva di avere e che in realtà la getta nel labirinto. Nessuno può gestire il labirinto.
Tema della verosimiglianza della poesia sostenuta da Aristotele:
o Pavese
o Borges
o Rimbaud
o Ungaretti

Pag. 375, L’amore di Medea per Giasone:

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