Ermetismo
Il termine ermetismo si può dire già conosciuto nel ’36 con la pubblicazione del libro
“La poesia ermetica” di Francesco Flora; tuttavia ben più signi cativo è il saggio di
Carlo Bo “Letteratura come vita” in quanto contiene i caratteri fondamentali della
poesia ermetica. Questo non è di per sé un programma come quelli delle
avanguardie bensì chiarisce le implicazioni della poesia più recente.
GIUSEPPE UNGARETTI
Nasce nel 1888 ad Alessandria d’Egitto dove per i primi anni della sua formazione
frequenterà l’Ercole Suisse Jacot e inizia ad occuparsi di letteratura. Nel 1912 si
recerà a Parigi dove avrà modo di approfondire la sua conoscenza in merito alla
poesia decadente e simbolista.
Nel 1914 si arruolerà nell’esercito come volontario di fanteria e sei anni più tardi,
trasferitosi a Roma, aderirà al fascismo. Nel 1936 ricoprirà la cattedra di Letteratura
italiana all’università di San Paolo in Brasile e, successivamente, insegnerà
Letteratura italiana contemporanea all’Università di Roma. Dopo una copiosa
pubblicazione di scritti, muore a Milano nel 1970.
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L’allegria
L’opera conta tre edizioni a cui corrispondono rispettivamente tre titoli: alla prima
edizione corrispondono il gruppo di poesie scritte nel 1916 con il titolo “Il porto
sepolto”. Questi testi vennero poi corretti e ripubblicati insieme ad altri nel 1919 con
il titolo “Allegria di naufragi”, in ne, l’ultima edizione risalente al ’31 pubblicata con il
titolo di “L’allegria”.
Il primo titolo, “il porto sepolto” rimanda ad una sfera ignota cioè al segreto della
poesia nascosta in un “abisso” nel quale deve immergersi il poeta.
Il secondo, “Allegria di naufragi”, costituisce un’espressione ossimorica; la prima
parte si riferisce all’esultanza di un attimo che si può provare solo dal sentimento di
morte da allontanare, mentre il secondo termine si riferisce proprio all’e etto
distruttivo della morte. La volontà di eliminare il secondo termine nel terzo titolo sta
forse nell’intenzione del poeta di porre l’attenzione sull’aspetto positivo
dell’opposizione.
Struttura e temi
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della letteratura precedente e vi si contrappone a ermando che mettendo in
contatto immagini lontane tra loro supera il mondo della realtà arrivando ad un
mondo superiore e divino che gli rivela il senso delle cose.
Pertanto possiamo dire che per Ungaretti il poeta è una sorta di sacerdote della
parola che attribuisce a quest’ultima un signi cato esoterico: perciò il mistero della
vita può essere non può essere rivelato ma solo illuminato a tratti dalla parola che
assume valore di un’improvvisa illuminazione.
Aspetti formali
- Sintassi nominale
- Punteggiatura assente
- da una parte è vista come luogo di memoria (in riferimento ai monumenti antichi e
quindi al suo passato glorioso)
- dall’altra la presenza nella città di numerose opere di epoca barocca (età che
concepiva molto bene il trascorrere del tempo), fa prevalere in Ungaretti un
sentimento cupo e incombente di morte.
Non a caso, in questa raccolta prevalgono temi come il trascorrere inesorabile del
tempo e sono presenti anche numerose gure classiche. Si aggiungono anche temi
come il viaggio e la nave e soprattutto il motivo religioso: in particolare questo
nell’invocazione a dio appare come lo sforzo di liberare una tensione contraddittoria
tra piacere e peccato.
Sul piano formale vediamo il recupero delle strutture sintattiche e delle forme
metriche tradizionali.
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IL DOLORE
Pubblicata nel 1947 la raccolta Il dolore si fa portavoce dei, come dice lo stesso
titolo, dolori sia personali (ci riferiamo alle liriche dedicate al fratello e anche al glio,
entrambi morti prematuramente) sia collettivo (riferendoci naturalmente alla guerra).
Terra promessa
QUASIMODO
Ed è subito sera viene pubblicata per la prima volta nel 1942.
MONTALE
La raccolta “Ossi di seppia” venne pubblicata per la prima volta nel 1925 e si
articola in quattro parti:
I. Movimenti
III. Mediterraneo
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(di cui però ri uta il vitalismo panico l’intonazione aulica e sublime) per abbracciare,
invece, una poesia molto più vicina a Pascoli per la scelta di trattare oggetti “umili”.
Titolo e temi
Gli ossi di seppia sono i residui di calcare delle stesse seppie, questi alludono alla
condizione vitale impoverita cioè ridotta all’inconsistenza. Al tempo stesso allude ad
una poesia che non può più attingere allo stile aulico e sublime ma che si concentra
invece sui “detriti”: infatti montale sceglie deliberatamente una dizione spoglia e
lontana dalla lirica tradizionale.
Tra i temi più importanti troviamo quello dell’aridità e dei paesaggi inariditi da un
sole che dovrebbe essere simbolo di pienezza vitale ma che in realtà inaridisce tutte
le forme di vita e che diventa simbolo dell’inaridimento interiore.
Questa condizione si proietta anche in un’altro oggetto la cui presenza campeggia
all’interno delle liriche ed è il muro che allegoricamente simboleggia la condizione di
prigionia dell’esistenza che l’uomo non riesce a superare.
La poetica
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SABA
Il canzoniere è suddiviso in tre sezioni che sono a loro volta raggruppate in tre
volumi che corrispondono allo sviluppo della giovinezza, della maturità e della
vecchiaia.
Questa raccolta si caratterizza per l’aspetto autobiogra co che però tende a
trasferirsi sempre di più sul piano più generico della condizione universale
dell’uomo. Questa volontà si presenta con il desiderio di comporre poesia vera che
prende le distanze dalla tradizione estetizzante di quel periodo e che sia animata da
una profonda sincerità. Questo desiderio vuole indagare i segreti delle cose che
però, non signi ca svelare il senso meta sico delle cose, ma la verità a cui attinge
Saba è del tutto terrena e riguarda l’uomo nel suo agire. Per questo motivo la poesia
di Saba ha anche uno scopo terapeutico, non a caso inserisce all’interno delle sue
poesie le ragioni dell’inconscio.
Temi
Caratteristiche formali
Linguaggio quotidiano, riprende gli schemi poetici del passato utilizzando anche le
rime. L’esperienza dell’ermetismo gli rimarrà sostanzialmente estranea e anzi
ri uterà un espressione troppo di cile e analogica. Utilizza un lessico volutamente
povero e comune .
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“scorciatoie” appunto, spesso di valore etico-politico) si aggiungono, con gli anni, i
“raccontini”, che ampliano il respiro narrativo, pur partendo - come molte poesie -
da dati e situazioni quotidiane e colloquiali.
Il recupero e il rientro in questo “oscuro grembo del mondo” (come si vede in testi
quali La capra e Città vecchia) dimostra allora qual è una delle fonti privilegiate
di Saba: la psicoanalisi freudiana. Oltre ad un numero cospicuo di epistolari (che
comprendono anche delle Lettere sulla psicoanalisi), importanti per tessere il
ritratto dell’autore, ultima testimonianza dell’autobiogra smo latente della sua opera
è il romanzo di formazione Ernesto, storia di un giovane diciassettenne (e della
sua iniziazione all’amore omosessuale ed eterosessuale) nella Trieste degli ultimi
anni dell’Ottocento, lasciato incompiuto nel 1953 e poi pubblicato postumo dopo la
morte dell’autore.
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