Il titolo di questa lezione avrebbe dovuto originariamente essere "La cultura come
immaginazione" ma le cose da dire prima di arrivare lì erano troppe, per cui ho
ripiegato su una espansione della lezione precedente, dove dicevamo che la cultura
è appresa, chiedendoci ancora una volta un po' meglio: "CHE VUOL DIRE CHE È
APPRESA?"
Siamo ripartiti dalla fragilità della trasmissione culturale, che non potendo farsi forza
sulla codificazione genetica deve affidarsi all'insegnamento e all'apprendimento,
ponendo il problema terribile della "trasmissione intergenerazionale". Per questo
siamo partiti da un video che racconta la storia dell'uso della bicicletta in Olanda, e
abbiamo scoperto che gli olandesi non hanno le due ruote a pedali "nel DNA" (ma
guarda un po'!) e hanno invece appreso questo stile di mobilità in seguito alla
modernizzazione (automobili che aumentavano i morti in bici) e alla crisi energetica
dei primi anni settanta (che ha suscitato una nostalgia collettiva per gli spazi urbani
"prima dell'auto"). E' stata questa specifica combinazione di mutamento
tecnologico e mutamento culturale in atto a produrre una vera "cultura della bici"
in Olanda, ma la conclusione che dobbiamo trarne è solo in parte confortante, dato
che - come vedremo nella quinta lezione - il fatto che non ci siano automatismi
biologici nella trasmissione culturale rende quella trasmissione non solo soggetta più
rapidamente a mutazioni (da cui la flessibilità) ma anche a costante rischio di
oblio (da cui la fragilità). Se gli olandesi non sapranno resistere alla tendenza ad
accettare veicoli elettrici nei loro centri storici, è molto probabile che l'uso delle bici
cali progressivamente.
Per continuare però a comprendere meglio come la scoperta della "cultura animale"
abbia mutato la nostra idea di uomo, ci siamo soffermati (dal minuto 15:20 circa)
sul saggio di CLIFFORD GEERTZ "L'impatto del concetto di cultura sul concetto
di uomo". Il saggio combatte la concezione "stratigrafica" dell'uomo tipica
dell'Illuminismo, con una base biologica che attiverebbe un'inclinazione
psicologica che si accorderebbe in strutture sociali, cariche di elementi
simbolici. A questa concezione stratigrafica dobbiamo invece contrapporre una
visione in cui natura e cultura sono inestricabilmente intrecciate e si determinano
l'una con l'altra.
Per comprendere questo passaggio, sempre leggendo Geertz, abbiamo lavorato a
lungo sulla lateralizzazione emisferica e su come la nostra manualità animale
abbia progressivamente ceduto il passo all'apprendimento e alla trasmissione
culturale (il racconto – dal minuto 45:45 al minuto 56:30 – della produzione di
pietre lavorate, che gli ominidi sapevano fare probabilmente in modo naturale
(sapere innato) e che con la lateralizzazione emisferica poco alla volta è diventata
una capacità appresa culturalmente).
Il punto forte del saggio di Geertz è che IMPARARE per gli umani è
INDISPENSABILE (dal minuto 1:02:09).
A questo punto, proprio per ragionare sulle forme del sapere informale, dal minuto
1:14:30 abbiamo riassunto alcuni punti dell’analisi che PIERRE BOURDIEU ha
dedicato al concetto di DISTINZIONE (La distinzione. Critica sociale del gusto 1979)
per ragionare assieme come i nostri gusti siano molto determinati da nostro capitale
economico e dal nostro capitale culturale. (Nella cartella studenti, potete trovare
una sintesi di quel modello di Bourdieu che ho scritto molti anni fa).
Abbiamo quindi finito con un piccolo test su MentiMeterer per comprendere come
questi gusti siano condivisi proprio dalle persone che appartengono alla nostra
stessa "porzione di classe", che cioè si collocano nella stessa zona del campo
sociale dove ci collochiamo noi per distinguerci dagli altri attraverso il "mi piace" e il
"mi fa schifo".
Appunti 3° lezione
- FORMALE
- INFORMALE
- LINGUISTICO
- CORPOREO
- CULTURA ALTA
- CULTURA BASSA
Saggio: “L’impatto del concetto di cultura sul concetto di uomo” di Clifford Geertz. Il
saggio è molto importante perché si confronta con quello che stava succedendo in
quegli anni, si iniziava a rendersi conto che la cultura non era un prodotto che l’uomo
aveva inventato ma era la causa della produzione dell’umanità. Non è che prima è
arrivato l’uomo sapiens sapiens e poi ha cominciato a fare la cultura. No. C’era stato
milioni di anni prima l’Homo habilis, l’homo erectus, in tutta la linea evolutiva. Per
diversi milioni di anni abbiamo convissuto con un’altra specie di Neanderthal, perché
Neandertal era un uomo ma di un’altra specie, cosa che nessuno di noi ha memoria.
Come tra i felini esistono i leoni, le tigri e i gatti, così c’è stato un periodo in cui più di
una specie umana conviveva sul pianeta.
E quindi questo saggio dice se prendiamo questo concetto di cultura come sapere
appreso e trasmesso alle generazioni successive e incorporato, che conseguenze
ha sul concetto di uomo? Conseguenze enormi perché la cultura come oggetto di
studio nasce proprio per testare l’idea che sia possibile concepire, come facevano gli
illuministi, una natura umana privata di quei vestiti culturali. L’uomo è per natura x
(ad esempio malvagio), e poi la società lo riveste di abiti culturali. è una condizione
stratigrafica dice Geertz, possiede una base biologica che darebbe vita ad uno strato
psicologico che produrrebbe un effetto, un’interazione sociale che si proietterebbe in
un universo simbolico culturale. Come una torta a strati: la cultura nella visione
simbolica sarebbe la glassa, una specie di copertura che terrebbe al massimo
compattata assieme questa natura umana fatta di componente biologica, psicologica
(derivata direttamente da quella biologica - il cervello dipende dall’interazione con
l’ambiente, esempio dei tassisti).
Non è vero che c’è una base biologica che produce, a seconda di come è impostata,
un certo tipo di “software”. C’è una costante retroazione tra l’appartenere per
esempio a certi gruppi sociali e sviluppare certe pratiche di interazione, certi caratteri
che non sono caratteri solo perché uno ha un certo modo di vedere ma uno ha
anche un certo modo di collegare i neuroni del cervello e di collegare certe parti del
cervello a certe parti del corpo.
Siamo dentro a questo mezzo ambiente che chiamiamo cultura in cui il più delle
volte non ci accorgiamo, ci passa davanti agli occhi senza che lo cogliamo ma lavora
sul nostro corpo, sulla nostra psiche, sulla nostra organizzazione sociale e sulla
nostra organizzazione simbolica. Alla concezione stratigrafica (tipica dell’illuminismo)
dobbiamo invece contrapporre la concezione romantica di questo impasto tra uomo
e natura, tra uomo e ambiente.
“Coltivare l’idea che la diversità di usanze nello spazio e nel tempo non è solo
questione di costumi e di apparenza, di scenari e di maschere, vuol dire credere
anche che l’umanità è tanto varia nella sua essenza, tanto lo è nella sua
espressione.”
“Uno dei fatti più significativi è che noi tutti cominciamo con l’equipaggiamento
naturale adatto per vivere mille tipi di vita ma finiamo per averne vissuta una sola.
L’uomo ha bisogno di queste fonti simboliche di illuminazione per trovare la sua
strada nel mondo perché quelle di tipo non simbolico (quelle genetiche) inserite nel
suo corpo culturalmente gettano una luce troppo soffusa” è come se la luce che ti fa
capire quella stanza è accesa da fonti simboliche, da fonti apprese. Noi non abbiamo
una luce sufficiente incorporata per capire che cosa fare nel mondo.
Pag. 92 spiegazione sintetica: visto quelle scimmie che schiacciavano le noci con i
sassi? Per cominciare ad avere un lavoro un po’ più raffinato, l’ideale è che tu abbia
una pietra da lavorare nella mano e un’altra pietra di lavoro nell’altra. Per produrre
queste pietre che già l’homo Abilis faceva (parliamo di un milione e mezzo di anni fa,
molto prima di imparare a parlare) quello era un sapere letteralmente incorporato. Ci
sono teorie su cui si sta lavorando oggi che dicono che come gli uccelli sanno fare il
nido e lo sanno fare geneticamente (è un sapere incorporato in grandissima parte),
così l’Homo Habilis è probabile che sapesse lavorare con lo stesso modo, con la
stessa immediatezza, cioè aveva la disposizione genetica. Come i castori che sanno
fare delle dighe impressionanti, perché la fonte della loro informazione è biologica.
Quindi noi siamo stati per una fase animali di questo tipo. Ma cosa succede? che
questo sapere biologico ha cominciato ad incrociarsi con il nostro cervello. Se tu sai
fare biologicamente un’amigdala (cioè una pietra), arriva un momento in cui tu sei
più efficiente e la tua pietra ti da un vantaggio evolutivo. Se tu crei una pietra più
efficiente caccerai di più, mangerai di più, ti riprodurrai di più. Quindi se uno la sa
fare peggio di te una pietra, competitivamente è svantaggiato, evolutivamente è
svantaggiato, avrà meno possibilità di riprodursi.
Com’è che può avvenire questo miglioramento della performance della produzione?
Il cervello comincia a modificarsi, è una retroazione sulle cose che fai.
Un sapere che era prevalentemente biologico e che per ragioni di ordine biofisico
inizia la lateralizzazione inizia a consentire un’accuratezza maggiore nel fare le cose
biologicamente. Quella accuratezza a quel punto non è trasmissibile biologicamente,
è trasmissibile culturalmente. C’è questa costante retroazione tra corpo e cultura
perché un bambino che abbia avuto un adulto che gli abbia insegnato precisamente
quella tecnica, lui la aggancia alla sua nuova dotazione fisiologica e la può
ulteriormente perfezionare. Siamo disposti come animali a imparare a quel punto ed
è fatta. Dal momento in cui tu inizi ad attivare questo meccanismo, non pensi più alla
pietra ma dici “io mi ricordo quando mio padre e mia madre mi ha insegnato quella
cosa e quando sarò vecchio potrò insegnarlo ai miei nipoti” Passato, presente,
futuro, io, Edelman, la seconda natura, la coscienza della coscienza. La coscienza
della coscienza viene da scheggiare pietra, ma non da questo e basta, scheggiando
pietre e tenendo ad un certo punto, un pezzettino di insegnamento e lì c'è stata la
scintilla. Non ci può essere nessuna concezione stratigrafica perché l’impatto del
concetto di uomo sul concetto di cultura è devastante per le scienze sociali, per chi
ha saputo coglierlo? Perché ti dà proprio il senso di una trasformazione.
“Per fornire le informazioni addizionali necessarie per poter agire fummo obbligati
successivamente a basarci sempre di più sulle fonti culturali, il fondo accumulato di
simboli significanti. Questi simboli non sono semplici espressioni, strumentalità o
corrispettivi della nostra esistenza biologica, psicologica e sociale. (Ne sono i
prerequisiti). Senza uomini certamente non c’è cultura, allo stesso modo e, cosa più
importante, senza cultura non ci sarebbero stati gli uomini.”
Alcune cose sono controllate intrinsecamente, per tutti gli intenti e scopi: non
abbiamo bisogno di un orientamento culturale per imparare a respirare. Altre cose
sono in gran parte culturali. Quasi tutta la complessità umana è racchiusa
nell’interazione tra queste due cose. La nostra capacità di parlare sicuramente è
innata, la nostra capacità di parlare l’inglese è sicuramente culturale.
L’impatto del concetto di cultura sul concetto di uomo sta a significare che quando la
cultura è vista come una serie di espedienti simbolici per controllare il
comportamento, di fonti di informazioni extra somatiche, la cultura fornisce il legame
tra quello che gli uomini sono intrinsecamente capaci di diventare e ciò che in effetti
sono divenuti, nella loro specificità.
Dobbiamo in breve scendere nei particolari, oltre le etichette fuorvianti, oltre i tipi
metafisici, oltre le vuote somiglianze, per cogliere appieno il carattere essenziale non
solo delle varie culture, ma dei vari tipi di individui entro ogni cultura, se vogliamo
incontrare l’umanità faccia a faccia.”
Dire che la cultura è appresa tuttavia, significa molto poco. La prima differenza che
facciamo è tra: formale e informale che si incrocia con linguistico/corporeo
- formale: tutto ciò che è appreso in un contesto in cui è chiaro chi insegna, chi
impara e che cosa viene insegnato. Quando c’è un contesto riconoscibile: si
sa chi insegna, si sa chi apprende ed è anche abbastanza chiaro il contenuto
dell’insegnamento. L’esempio più clamoroso è la scuola e tutto il sistema
educativo che è fatto apposta per consentire questo apprendimento in
maniera formale
- linguistico/formale: la lezione universitaria
- linguistico/informale: l’apprendimento degli usi (Gigi D’Alessio),
l’apprendimento dei gusti, dei giudizi che diamo (l’apprendimento passa molto
spesso dal giudizio, sento in giro un mi piace, non mi piace e imparo quello
che è bello e che non è bello, cioè ho un modello di riferimento e lo acquisisco
come apprendimento)
- corporeo/formale: è la scuola di calcio, la scuola di danza. Primariamente si
impara a muoversi nello spazio in certi modi appresi in maniera strutturata
- corporeo/informale: espressioni facciali che hanno una base biologica molto
forte, ma riguarda anche tutti i modi di camminare, le posture
Pierre Bourdier nel 1979 pubblica una ricerca che aveva cominciato addirittura negli
anni ‘60 in Francia sui gusti estetici in generale, in cui scopre che il gusto legittimo
riguarda quello che si apprende formalmente (letteratura: Dante, Petrarca,
Boccaccio), il gusto in via di legittimazione che sono alcuni aspetti del sapere
estetico nuovi (il cinema rispetto al teatro) oppure che sono di maggior spessore
culturale (Fabrizio De André). Nel gusto legittimo ci sta Mozart, Bach etc...i grandi
nomi, nel gusto in via di legittimazione ci potrebbe stare Franco Battiato anche; poi
c’è il gusto libero che riguarda tutte le cose che sono apprese informalmente come i
gusti alimentari, l’abbigliamento, l’arredamento.
Queste tre tipologie dipendono dal capitale complessivo acquisito ed ereditato. Il
capitale complessivo è il capitale economico (soldi) e capitale culturale (titolo di
studio) acquisito (ho un dottorato di ricerca e tot. soldi in banca in questo momento).
Il capitale ereditato che vuol dire (il titolo di studio di tuo padre e i soldi della tua
famiglia). Il gusto dipende in maniera preponderante dal capitale acquisito quanto
più è legittimo, quanto più si parla di Mozart, di Bach di Leonardo da Vinci
etc..quanto più è trasmesso in modo formale, tanto più il tuo capitale complessivo
(quanti soldi guadagni e che titolo di studio hai) determineranno il tuo gusto.Quanto
più si scende verso il gusto in via di legittimazione o libero, tanto più diventano
determinanti anche le forme di capitale ereditato cioè la famiglia da cui proviene.