Sei sulla pagina 1di 19

DANTE INIZIATO, di G. M. S. J.

" 0 voi che avete gl'intelletti sani/Mirate la dottrina che s'asconde / Sotto il velame
delli versi strani! " (Inf. IX, 61-63).
Questa è l'indicazione con cui Dante palesa che sotto il senso apparente delle sue
opere ve ne è un altro di carattere dottrinale ed esoterico.
Nel Convito (Il, 1), poi, Dante dichiara che tutte le scritture " si possono
intendere e debbonsi sponere massimamente per quattro sensi ". " è evidente,
d'altronde, che questi diversi significati non possono in nessun caso distruggersi
od opporsi ma devono invece completarsi ed armonizzarsi come le parti d'uno
stesso tutto, come gli elementi costitutivi d'una sintesi unica " (René Guénon).
Oltre al senso letterale dunque, ed a quello filosofico-teologico e politico-sociale,
v'è dunque da ricercare il quarto senso di cui parla Dante stesso quello cioè
precipuamente metafisico ed iniziatico 1.
Nel Museo di Vienna si conservano due medaglioni rappresentanti, uno, Dante,
l'altro il pittore Pietro da Pisa; sul rovescio d'entrambi si trova una scritta:
F.S.K.I.P.F.T., da Aroux interpretata come la sigla di Frater Sacrae Kodosh,
Imperialis Principatus, Frater Templarius; Guénon corregge questa
interpretazione, intendendo le prime due lettere come iniziali di Fidei Sanctae,
associazione della Fede Santa, terz'ordine dei Templari, da cui IT.T. finale, i cui
dignitari avevano l'appellativo di Kadosh (in ebraico = Consacrato, santo).
Dante ne sarebbe stato uno dei capi tanto che alla fine del suo viaggio
extraterreno (Par. XXXI) si sceglie come guida S. Bernardo, il quale aveva
stabilito a suo tempo le regole dell'Ordine, che poco più oltre viene designato
con sufficiente equivocità: " ConTemplante " (Par. XXXII, I); perciò sarebbe da
intendere che l'accesso al supremo grado della spiritualità sia possibile solo
attraverso l'iniziazione all'Ordine.
La quarta lettera e la quinta: Imperialis Principatus, oltre al superficiale
significato politico, riferentesi al potere temporale, avrebbero una certa
connessione con la simbologia esoterica, se si pensa alla designazione del
supremo Maestro delle società Rosa + Cruciane dal XVI sec. in poi, chiamato
Imperator, o alla qualifica dei dignitari della Massoneria di Rito Simbolico.
Le località menzionate da Dante sono più che regioni, stati d'essere, come i cieli
non sarebbero altro che scale gerarchiche spirituali, o meglio gradi d'iniziazione.
" A veder quello che per terzo cielo s'intende ... dico che per cielo intendo la
scienza e per cieli le scienze " (Convito II, XIV).
Le scienze di cui l'Alighieri fa menzione corrisponderebbero alle sette arti
liberali.
I Catari avevano, già dal XII sec. dei segni di riconoscimento, parole di passo, una
dottrina astrologica per la quale le iniziazioni avvenivano all'equinozio di
primavera, un sistema scientifico secondo cui alla Luna si faceva corrispondere
la Grammatica, a Mercurio la Dialettica, a Venere la Retorica, a Marte la Musica, a
Giove la Geometria, a Saturno l'Astronomia, al Sole l'Aritmetica o la Ragione
Illuminante-Illuminata (Aroux); così, dunque, in Dante, così sui sette scalini del
saliente di sinistra della Scala dei Kadosh, 30° grado della Massoneria Scozzese.
Quest'ultimo in ordine ascendente differisce nell'inversione della Retorica e
della Logica, sostituita dalla Dialettica, e della Geometria e della Musica;
l'Aritmetica occupa il quarto posto appartenente al Sole nell'ordine astrologico
planetario, invece che l'ultime come nella Scala Mistica dei Catari, così come
Dante fa per la sua corrispondenza col saliente destro: Emounah=Fede
(Vuilliaume: Manuel Maçonnique). " 0 uomini che vedere non potete la sentenza
di questa canzone, non la rifiutate, però, ma ponete mente alla sua bellezza, che è
grande sì per la costruzione, la quale si pertiene alli grammatici; sì per l'ordine
del sermone che si pertiene alli rettorici; sì per lo numero delle sue parti, che si
pertiene alli musici " (commento che Dante stesso fa alla sua prima Canzone). E'
chiaramente visibile un'eco delle dottrine pitagoriche nella relazione che
l'Alighieri fa tra la Musica ed il Numero, musica come scienza del ritmo in tutte le
sue corrispondenze, nell'attributo di solare che dà all'Aritmetica, quale scienza
comune a tutte le altre, e nei rapporti che uniscono tra loro tutte le scienze, la
musica alla geometria, soprattutto per la conoscenza delle proporzioni nelle
forme (Architettura) ed alla Astronomia per la conoscenza delle armonie che
reggono i pianeti e fanno ruotare le sfere celesti. Nella guida che Dante si sceglie,
in Virgilio cioè, c'è la prova di un sapere iniziatico incontestabile, se si pensa
all'uso dei suoi libri come testi sacri per la pratica delle arti divinatorie (sortes
virgilianae) 2.
Il ramo d'oro che Enea coglie nella " selva selvaggia ", prima d'esser condotto
dalla Sibilla, ha lo stesso significato del ramo portato dagli iniziati di Eleusi, della
acacia massonica, pegno di resurrezione o di immortalità, e delle Palme, con la
cui festa (Dominica in Palmis) inizia la settimana santa cristiana alla fine della
quale il Cristo, muore, discende agli inferni. per poi risorgere trionfalmente - ed
ascendere ai cieli (Pasqua dei Fiori).
Di lunedì santo infatti inizia il viaggio dell'Alighieri per finire Domenica di
Resurrezione.
La distinzione in tre mondi, comune a molte tradizioni e dottrine è ima
distinzione di gradi gerarchici, una ripartizione dei molteplici modi di essere,
classificati in maniera diversa a seconda delle differenti corrispondenze e
rappresentazioni simboliche. I cieli corrispondono a stadi d'esistenza superiore,
gli Inferni all'inferiore, in relazione al terrestre (Purgatorio).
L'iniziazione è un'accezione coscientemente conquistata degli stadi superiori,
un'ascesa, un viaggio nelle regioni celesti, preceduto da una discesa agli inferi
ovvero una ricapitolazione degli stadi precedenti che devono essere riassunti ed
insieme compresi per ottenere la " trasformazione ", la metamorfosi 3.
Ciò comporta una manifestazione delle potenzialità di ordine inferiore che
l'essere contiene e che prima della realizzazione devono venire esaurite.
L'esplorazione di tali stati avverrebbe prendendo coscienza delle orme e delle
tracce che hanno lasciato nei meandri più riposti del cuore umano (l'inconscio),
gli inferni all'interno della Terra (il corpo umano).
Con l'iniziazione si ha la restaurazione dello stato edenico, il paradiso terrestre,
sommo stadio del monte del purgatorio (stadio terrestre), ma primo di un reale
ed effettivo " viaggio celeste " di attiva e cosciente conquista di stati super
umani, secondo il detto evangelico: " Regnum coelorum violenza pate " (Par. XX,
94; in Matteo XI, 12; Luca XVI, 16: " Regnum coelorum vim patitur et violenti
rapiunt illud ").
Lo stato umano dovrà quindi esser ricondotto alla pienezza delle sue
potenzialità, alla completezza della sua espansione, per poter realizzare
integralmente le sue proprietà e da qui ripartire fino a raggiungere le stelle,
parola terminale dei tre poemi (riveder le stelle - salire alle stelle - l'Amor che
muove il Sole e l'altre stelle), termine ultimo del viaggio, centro divino, motore
immobile e termine simbolico proprio dell'iniziazione cavalleresca.
Lo spiegamento delle potenzialità dell'essere nella sua totalità si effettua
dapprima nel senso dell'ampiezza (Piccoli Misteri), di poi in quello
dell'esaltazione (Grandi Misteri).
Le tre fasi dantesche hanno un corrispettivo indú nei tre " guna ", o qualità,
tendenze di base da cui procedono tutti gli esseri; a seconda del predominio di
qualcuna di esse, gli esseri vengono separati gerarchicamente in 3 mondi e nei
rispettivi gradi. Sattwa (conformità all'essenza pura dell'Essere) luce di
conoscenza (i Cieli), Rajas (mondo umano terrestre, composto di materia e
psiche) impulso espansivo (Purgatorio), Tamas (oscurità, ignoranza) radice
dell'essere immersa nelle forme più tenebrose (inferi).
Dal cambiamento della direzione e del guna predominante si ottiene la
trasformazione ed il passaggio da un mondo ad un altro. "
Tutto era Tamas: Egli (il Supremo Brahma) comandò un cambiamento e Tamas
prese la natura di Rajas; e Rajas, ad un altro comando, rivestì la natura di Sattwa
". " In principio Dio creò i Cieli e la Terra era informe e vuota e le Tenebre
coprivano la faccia dell'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulla superficie delle
acque. E Dio disse: sia la Luce! E la Luce fu. E Dio vide che la Luce era buona e
Dio separò la Luce dalle Tenebre ".
Come per realizzare tutte le proprie possibilità si deve passare attraverso gli
stadi corrispondenti ai diversi cieli, cosí l'iniziazione si effettua con la
riproduzione del processo cosmogonico: Quod superius Macrocosmus, sicut
quod inferius Microcosmus.
Per Dante 3 coppie di numeri avrebbero valore simbolico: 3-9, 7-22, 515-666.
La divisione generale del poema è ternaria; 9 è il numero di Beatrice (Vita
Nuova), quadrato di tre, quindi triplo ternario, numero delle gerarchie angeliche,
dei Cieli e dei cerchi infernali.
Il 7 è un numero sacro, numero dei pianeti e delle arti liberali.
Il 22 è legato al 7 per il rapporto 22/7, che è espressione approssimativa del
rapporto della circonferenza col diametro; insieme rappresentano il cerchio,
figura perfetta per eccellenza; 22 inoltre riunisce i simboli dei movimenti
elementari della fisica di Aristotele: il movimento locale 2 e dell'alterazione = 20,
mentre il terzo di questi movimenti, quello dell'accrescimento, è simboleggiato
da 1000; somma = 1022 che secondo Dante, per i saggi d'Egitto, era il numero
delle stelle fisse (Convito). Ma 22 è anche il doppio di 11 e nell'Inferno molte
delle scene o episodi, nei quali i canti vengono ad essere suddivisi, sono
compresi in 11 o 22 strofe, raramente in 10; altri preludi e finali in 7.
Le circonferenze delle bolgie estreme sono 11 e 22 miglia; 33 è il numero dei
canti di ognuno dei 3 poemi; insieme all'introduzione fanno 100.
Il verso è endecasillabo; ogni strofa ha 33 sillabe.
Il numero 11 insieme con i suoi multipli, come 33, ha un ruolo fondamentale nel
simbolismo di diverse organizzazioni iniziatiche (Rodolfo Benini: Per la
restituzione della Cantica dell'Inferno alla sua forma primitiva, su "Nuovo Patto",
'21).
Ventidue è il numero delle lettere dell'alfabeto ebraico, importantissimo nella
Kabbala; 33 sono gli anni dell'esistenza terrena del Cristo e dell'età simbolica del
Rosa+Croce massonico, tanti sono i gradi della Massoneria; 66, in arabo, è il
valore numerico totale dell'altissimo nome di Allah, " misericordioso e
compassionevole "; 99 il numero dei suoi principali attributi.
L'uso del numero per Dante doveva costituire un segno di riconoscimento e le
modificazioni subite successivamente alla prima redazione della cantica
dell'Inferno sarebbero da addebitarsi a dei fatti " nuovi " da tenere in conto,
come la morte di Clemente V (1314), e ciò che accadde tra il 1307 ed il 1314:
1307 - Gran Maestro e dignitari dell'Ordine del Tempio, 72 in tutto, vengono fatti
arrestare da Filippo il Bello, con la complicità del pontefice Clemente V; 1308 -
Enrico di Lussemburgo viene eletto imperatore; 1312 - abolizione ufficiale
dell'Ordine del Tempio; 1313 - Enrico VII muore avvelenato; 1314 - supplizio dei
Templari dopo un settennale processo; dopo poco tempo la maledizione di
Jacques de Molay colpisce i suoi assassini: il re di Francia Filippo e papa
Clemente periscono repentinamente. " Veggio il nuovo Pilato sì crudele, / che ciò
nol sazia, ma, senza decreto, / porta nel Tempio le cupide vele " (Purgatorio XX,
91-93).
E subito dopo, riferendosi ancora a Filippo il Bello, intona l'inno Nekarn Adonai
(Vendetta, Mio Signore) dei Kadosh Templari: " 0 Segnor Mio, quando sarò io
lieto / a veder la vendetta, che, nascosa, / fa dolce l'ira tua nel tuo segreto? "
(Purg. XX, 94-96).
Le associazioni iniziatiche a cui appartenne Dante ereditarono il primato del
dissolto e disgraziato Ordine Templare, ma furono costrette a mascherarsi ancor
di più dopo la morte del loro capo essoterico, Enrico VII di Lussemburgo,
l'imperatore il cui seggio viene mostrato a Dante da Beatrice posto nel cielo più
alto (Par. XXX, 124-148).
La parola di passo di queste organizzazioni era: ALTRI: Arrigo Lucemburghese,
Teutonico-Templare Romano Imperatore (Aroux: Dante hérétique,
révolutionnaire et socialiste).
Furono questi motivi a costringere Dante a nascondere il segno di
riconoscimento nelle divisioni del poema mascherandolo persino in esse.
Cosí l'11 venne fatto apparire meno chiaramente, ma fu conservato nel rituale
del 33° grado della Massoneria, associato alla data dell'abolizione dell'Ordine del
Tempio, secondo l'era massonica.
Il poeta regolò gli intervalli fra le profezie ed altri passi, dimodoché si
rispondessero l'un l'altro dopo determinati numeri simbolici di versi, creando
un sistema di consonanze e di periodi ritmici, sostituito di poi da un altro più
complicato ed occulto. Così 515 versi separano la profezia di Farinata da quella
di Ciacco, quella di Nicola III da quella di Brunetto Latini; 666 quella di Ciacco da
quella di Virgilio, altri 666 la profezia di Brunetto Latini da quella di Farinata.
Seicentosessantasei nell'Apocalisse è il simbolo della Bestia, mentre " un
cinquecento diece e cinque, messo di Dio... " (Purg. XXXIII, 43-44).
Il tutto rientrante nella concezione che Dante ha dell'Impero, dove l'Imperatore
è un "Chakravarti", il monarca universale degli indú, impegnato a far regnare la
pace (sarvabbaumika), su tutta la terra, funzione che Mohyiddin attribuisce al
Khalifat. La somma delle cifre che compongono il numero 515 dà ancora 11.
" L'Inferno rappresenta il mondo profano, il Purgatorio comprende le prove
iniziatiche, ed i Cieli sono il soggiorno dei Perfetti, nei quali si trovano riuniti e
portati al loro zenith l'intelligenza e l'amore ". La ronda celeste (Par. XXVIII, 98-
126) comincia dagli alti Serafini (Par. VIII), che sono i Principi celesti, e dai
Cherubini che a Dio sono vincolati con " tal vime, che già mai non si divima "
(Par. XXIX, 36), seguono i Troni, " onde refulge a noi Dio Giudicante " (Par. IX,
62), Dominazioni, Virtù, Potestà, Principati, Arcangeli ed Angeli. Bisogna ora
notare che alcuni dignitari inferiori della Massoneria di Rito Scozzese, che
risalirebbe ai Templari, di cui Zerbino, principe di Scozia, amante di Isabella di
Galizia, è la personificazione nell'Orlando Furioso, si intitolano anch'essi
Principi, Principi di Mercede; la loro assemblea o capitolo si chiama Terzo Cielo,
hanno per simbolo un Palladium, o statua della Verità, rivestita come Beatrice,
dei colori verde, bianco e rosso; il loro Venerabile, o Principe Eccellentissimo,
porta una freccia in mano e sul petto un cuore in un triangolo ed una corona a
punta di frecce in oro, rappresentando (Cupido) l'Amore; circondato da nove
colonne, nove fiaccole a nove bracci e nove luci, vecchio d'ottantun anni (9x9);
come Beatrice che dal numero nove è particolarmente amata, e "che bisogna
chiamare Amore" (Vita Nova); Beatrice si ritiene morta nell'ottantunesimo anno
del secolo (Aroux: La Comédie de Dante, traduite en vers selon la lettre et
commentée selon l'exprit, suivie de la Clef du language symbolique des Fidèles
d'Amour).
Il grado di Principe di Mercede, o Scozzese Trinitario, 26° del Rito Scozzese
Antico ed Accettato, alluderebbe nei suoi simboli, specie quello dei tre colori:
verde, bianco, rosso, alle fasi della Grande Opera alchemica della Natura, nei suoi
elementi minerali costitutivi: zolfo, mercurio, sale (spirito, anima e corpo). Le
insegne di questo grado sono un Grembiule rosso, nel cui mezzo è ricamato un
Delta bianco e verde ed un cordone coi tre colori, al quale è sospeso come
gioiello un Delta in oro (Vuilliaume: Manuel Maçonnique). Il bianco potrebbe
essere il simbolo della Fede. il verde della Speranza, il rosso della Carità o del
l'Amore. Le tre virtù teologali sono associate, infatti, spesso, come nei capitoli
Rosa-Croce (18° grado del Rito Scozz. Ant. ed Acc.) al trinomio L\ E\ F\ o ai tre
principali pilastri del Tempio: Saggezza (Minerva), Forza (Ercole), Bellezza
Venere), o come fa Dante, ai tre apostoli che assistettero alla Trasfigurazione:
Pietro, Giacomo, Giovanni. Alla Luna corrispondono i profani 4; a Mercurio, il
Cavaliere del Sole, 28°; al Sole il Grande Architetto, 12° o il Noachita, 21°; a
Marte, il Grande Scozzese di Sant'Andrea o Patriarca delle Crociate, 29° (rosso
con croce bianca); a Giove5 il Cavaliere dell'Aquila bianca e nera o Kadosh, 30°; a
Saturno6 la Scala d'oro dei Kadosh. Nel cielo di Saturno, Dante si intrattiene con
Pietro Damiano (Par. XXI, 106-135), che Irenaeus Agnostus, nel suo Clypeurn
Veritatis (1618) ricorda come uno degli Imperatores Rosae+Crucis. L'ottavo
Cielo, delle " Stellae inerrantes " è il Cielo dei Rosa+Croce e dei Templari. I
perfetti vi sono vestiti di bianco, e mostrano i simboli dei Cavalieri di Heredom7,
di Kilwinning, Gran Capitolo degli alti gradi della Gran Loggia Reale
d'Edimburero, fondato da Robert Bruce (Thory: Acta Latomorum). " La vesta
ch'al gran dì sarà sì chiara " (Purg. 1,75), " bianche stole " (Par. XXV, 95), " essi
cammineranno meco in vesti bianche " (Apoc. 3,4), " vestiti di vesti bianche e con
delle palme in mano " (Apoc. 7,9); " essi son quelli che vengono dalla grande
tribolazione ed hanno lavato le loro vesti e le hanno imbiancate nel sangue
dell'Agnello " (Apoc. 7,14 " ... la sua sposa s'è preparata e le è stato dato di
vestirsi di lino fino, risplendente e puro; poiché il lino fino son le opere giuste dei
santi " (Apoc. 19, 7-8); " quanto è 'l convento delle bianche stole! " (Par. XXX,
129). Convento: (cfr. Purg. XXI, 62; Par. XXII, 90; XXIX 109), le grandi assemblee
massoniche continuano a chiamarsi, appunto, "conventi". "In forma, dunque di
CANDIDA ROSA / mi si mostrava la MILIZIA SANTA / che nel suo sangue Cristo
fece sposa " (Par. XXXI, 1-3), " però che andasse ver lo suo diletto la sposa di
colui ch'ad alte grida disposò lei col sangue benedetto " (Par. XI, 31-33). "
Ecclesiam Dei quam acquisivit sanguine suo " (Atti degli Apostoli, XX, 28).Nel
capitolo dei Sovrani Principi Rosa+Croce dell'ordine di Ileredom, di Kilwinning o
Reale di Scozia, Cavalieri dell'Aquila e del Pellicano, viene raffigurata la Nuova
Gerusalemme (Apoc. XXI). In fondo all'ultima camera v'è un riquadro dove da
sopra una montagna sgorga un fiume, sui cui bordi cresce un albero con dodici
specie di frutta. Su in cima alla montagna uno zoccolo composto da dodici pietre
preziose in dodici strati. Al di sopra di esso, un cubo in oro, su ciascuna delle sue
facce stanno tre angeli coi nomi delle dodici tribù di Israele. In un quadrato una
croce con sul centro coricato un agnello (Vuilliaume: Manuel Maçonnique). Nel
Paradiso si ritrovano il triplice bacio massonico dei Principi Rosa+Croce, le
bianche stole, i bastoni di cera per sigillare le tre virtù teologali dei Capitoli
Muratori, il Pellicano (Par. XXV, 113) ed il simbolo della "candida" Rosa, che fu
proprio dei Catari o Albigesi e dei Fedeli d'Amore, come precedentemente dei
Paoliciani del VII sec.
Per Eliplias Levi, Dante è uno gnostico, gioannita8. San Giovanni infatti è
considerato il capo della Chiesa interiore esoterica, contrapposto a S. Pietro capo
della Chiesa esteriore exoterica.
Dante pare che avesse conosciuto qualcosa della Kabbala (= tradizione) ebraica,
essendo in relazione col poeta Immanuel ben Salomon ben Jekuthiel (1270-
1330), ma la sua scienza dei numeri è più da collegarsi col Pitagorismo Italico.
I cieli di Dante si compongono d'una serie di circoli "kabbalistici" divisi da una
croce come il pentacolo di Ezechiele, al centro di essa fiorisce una rosa. L'opera
poetica che riassume il simbolismo degli Albigesi e dei Rosa + Croce, il Roman de
la Rose, ebbe un'adattazione italiana, col titolo de " Il Fiore ", per Ser Durante
Fiorentino, che s'accompagna nei codici ad un frammento in settenari, intitolato
" Detto d'amore ", altra derivazione del Roman de la Rose, attribuibile anch'essa
a Durante, in cui molti hanno voluto vedere Dante stesso, con ragione forse.
Quella tradizione esoterica che doveva acquistare volti esteriori nella
Fraternitas Rosae+Crucis del XIV sec. all'epoca dell'Alighieri era patrimonio
degli Ordini iniziatici della Fede Santa, dei Fedeli d'Amore, della Massoneria del
San Graal.
La leggenda del Graal raggiunge la sua ultima e splendida trasfigurazione nel
Titurel, sotto l'influenza delle idee che il Templare svevo Wolfram d'Eschenbach,
autore del Parceval, attinse in Francia dai Templari e dalle comunità iniziatiche
catare del meridíone della Francia.
La sede della custodia del Graal viene spostata dalla Gran Bretagna, in Gallia sui
confini della Spagna.
Titurel fonda un tempio per deporvi il Santo Vassello ed il Mago Merlino dirige la
" costruzione ", essendone stato iniziato dallo stesso Giuseppe d'Arimatea.
Parceval trasferisce il Graal in India e ad ereditare la custodia di esso è il Prete
Gianni. La Cavalleria del Graal diventa la Massenia (Massoneria), i cui membri, i
Templisti, credi dei Templari, sono i precursori delle Confraternite dei
Costruttori che rinnovano gli architettonici lavori (Henri Martiri: Histoir de
France).
La dantesca visione di Dio alla quale " cede 'l parlar, e cede la memoria a tanto
oltraggio " (Par. XXX, 40-132) non è la sola testimonianza che il mondo iniziatico
antico ci ha lasciato.
Apuleio, ad esempio, (Met. XI, 23): " Per tanto odi, ma credile, le cose che son
vere. Mi accostai al limite della morte e calcata la soglia di Proserpina, viaggiai
tratto attraverso tutti gli elementi; a mezzo la notte vidi il sole corruscante d'un
candido lume; m'accostai di presenza agli Dei inferi e superi e li adorai da vicino.
Ecco ti ho riferito le cose, che quantunque tu le abbia udite, pure è necessario
che tu le ignori ". Plutarco: "
L'anima al momento della morte prova la stessa impressione di quelli che sono
iniziati ai Grandi Misteri. Le parole e le cose si rassomigliano. Sono dapprima
delle corse a caso, dei giri penosi, un camminare inquietante e senza fine
attraverso le tenebre. Poi, prima della fine (Morte-iniziazione) il terrore è al
colmo, brividi, tremori, sudore freddo, spavento. Ma poi una luce meravigliosa
s'offre agli sguardi, si passa in luoghi puri ed in prati ove le voci e le danze
risuonano, delle parole sacre e delle sante apparizioni ispirano un rispetto
religioso. Allora l'uomo, da quel momento Perfetto ed iniziato (tutto compiuto),
diventa libero e passeggiando senza legami, celebra i Misteri con una corona
sulla testa, vive cogli uomini puri e santi; vede sulla terra la folla di quelli che
non sono iniziati e purificati schiacciarsi e pigiarsi nel fango e nelle tenebre, e
per paura della morte attardarsi nei mali, non volendo prestar fede alla felicità di
laggiù ". " L'insegnamento dei Misteri concerneva l'Universo, era la fine ed il
culmine di tutte le istruzioni, ivi si vedevano le cose tali e quali esse sono, si
contemplava la Natura e le sue opere " (Clemente Alessandrino, Strom. 5). "
L'iniziazione ai Misteri eleva l'anima da una vita materiale, sensuale, puramente
umana, ad una comunione, ad un commercio celeste cogli Dei " (Proclo, In Remp.
Plat. 1,4). " Il segreto dei Misteri dà un'idea maestosa della divinità e ci ricorda la
vera natura quale si sottrae ai nostri sensi " (Strabone X, 111, 9). " L'iniziazione
faceva veramente conoscere i principi delle cose e l'iniziato acquistava ragione
non solo di vivere con letizia ma anche di morire con una migliore speranza "
(Cicerone).
Nei capitoli massonici dei Rosa + Croce l'ultima cena viene commemorata il
Giovedì Santo, riaprendo i lavori nel pomeriggio, alle 3 del venerdì della morte di
Cristo. Le iniziazioni Catare avevano luogo durante l'equinozio di primavera,
mentre la settimana santa del 1300 corrispondeva alla luna piena, durante la
quale i Noachiti tenevano le loro assemblee. " Il luogo oscurissimo è dal VII al IX
dell'Inferno. t- l'ora del tempo è mezzanotte " (" quando tutto è giusto e perfetto
"). " E' mezzanotte quando il poeta scende con Virgilio - a maggior pietà mentre
era vespro quando s'apparecchiava - a sostener la guerra / sì del cammin e sì
della pietate. Cadono le stelle e persuadono il sonno: è l'ora che Enea, con voce
che noi sentiamo risonare nei versi di Virgilio, grave e quasi velata, si fa a
narrare l'ultima notte di Troia. E Dante è già nella sera, nel silenzio e sopore
universale, si sentiva solo a vegliare di tutti i viventi, ora a mezzanotte pare
oppresso da un sogno sognato per tutto il durare d'un viaggio notturno ...
L'Ombra e il Vivente scendono accompagnati dal gorgoglio assiduo d'un fossato
d'acqua buia, e questo fossato si fa palude, la palude della Tristizia, in fondo alla
piaggia... Essi girano per un grande arco del margine e si trovano avanti una
torre. La Torre accenna con due fiamme sulla cima, e un'altra di lontano rende il
cenno "9.
La visione di Dante avviene nel mezzo della sua vita e nel mezzo della vita del
mondo, essendo durato il movimento dei cicli 65 secoli prima di allora e
dovendo durare per altri 65 dopo, per una durata totale di 130 secoli, di cui i 13
trascorsi dall'inizio dell'era cristiana formano il 10°. L'addizione delle cifre che
compongono il numero 65 dà 11, nonché 6 e 5 simboleggiano il Macro - ed il
MicroCosmo. " Così come raia dell'un, se si conosce il cinque e il sei " (Par. XV 56-
57). Traducendo in lettere latine si ha LXV, che con metatesi dà LVX, la Vera Luce
dei Liberi Muratori, mentre in ebraico indica il divino nome di Adonai. Ma
13.000 anni compongono il semiperiodo della precessione degli equinozi, il
grande anno dei Persiani e dei Greci, tempo che intercorre tra due successivi
mutamenti del mondo, intervallo separante grandi cataclismi e rovesciamenti di
continenti 10.
Tutte le Tradizioni concordano in definitiva, sebbene differendo nella forma
d'esposizione, per cui si potrebbe parlare di Una Tradizione Universale. Ne è un
esempio il racconto sulle quattro età della storia dell'uomo, identico sia nella
antichità classica greco-romana (età dell'oro, dell'argento, del bronzo, del ferro,
di Esiodo), come per il toro Dharma degli Indù ed il Bisonte degli Amerindiani. A
questa tradizione Dante allude nel descrivere la figura del veglio di Creta (Inf.
XIV 94-120)11, pur rifacendosi alla statua del sogno di Nabucchodonosor
(Daniele 11). Così anche nei quattro fiumi degli inferi in rapporto a quelli del
Paradiso Terrestre. " Se si prende un punto di partenza qualsiasi nel tempo e se
si conta a partire da questa origine la durata del periodo ciclico, si giungerà
sempre ad un punto che sarà in perfetta corrispondenza con quello da cui si è
partiti poiché è questa corrispondenza stessa fra gli elementi dei cicli successivi
che assicura la continuità di questi ultimi " (R. Guénon). Se il cielo di cui si tratta
è il semiperiodo della precessione degli equinozi e se si figura il periodo intero
con una circonferenza, basterà tracciare un diametro orizzontale per dividere
questa circonferenza in 2 metà di cui ciascuna rappresenterà un semiperiodo, il
principio e la fine di quest'ultimo corrispondendo alle due estremità del
diametro. Considerando solo la semicirconferenza superiore e tracciando il
raggio verticale, quest'ultimo arriverà al punto mediano corrispondente al "
mezzo dei tempi "; si perviene così al segno alchemico del regno minerale, che
sormontato da una croce dà quel globo del mondo assunto ad emblema del Sacro
Impero (Oswald Wirth: Le simbolisme Hermétique dans ses rapports avec
l'Alchimie et la Franc-Maçonnerie). La croce, geograficamente, sarebbe da
localizzarsi in Gerusalemme, città santa e polo spirituale di molte religioni. Il
polo opposto era rappresentato dal monte del Purgatorio sul cui cielo " ... vidi
quattro stelle / non viste mai fuor ch'alla prima gente / Goder pareva il ciel di lor
fiammelle / oh settentrional vedovo sito / poi che privato se' di mirar quelle! "
(Purg. 1, 23-27)12.
Come da Gerusalemme si accede agli Inferi, il polo opposto è d'entrata ai Cieli. In
essi sta l'opposizione dualista del Cristo doloroso e del Cristo glorioso, degli
Zarathustriani Ormazd e Abriman, dell'anima e del corpo nelle dottrine dei
Misteri Orfici, nello gnosticismo di Marcione, nel Manicheismo e negli attuali
sistemi occultistici " satanici ", che pongono come base essenziale per il
superamento della dualità degli opposti, la conquista della Luce e la liberazione
dalle tenebre, la conoscenza di esse e dei principi del Male, teologia che fu
propria di Aleister Crowley. E' significativo il fatto che Dante si pone nel mezzo
del ciclo, punto di equilibrio fra le tendenze avverse e complementari,
rappresentanti un'azione simultaneamente presente e futura, quindi al di fuori
del tempo. E' questo " il luogo divino dove si conciliano i contrasti e le antinomie
" degli iniziati musulmani; il centro indù della " ruota delle cose ", " l'invariabile
mezzo " della tradizione orientale, il punto fisso intorno a cui si effettua la
rotazione delle sfere, la mutazione perpetua del mondo manifestato13. L'iniziato
deve prima d'ogni altra cosa identificare il centro della propria individualità, il
Cuore, col centro cosmico dello stato d'esistenza cui quest'individualità
appartiene, e che verrà presa come base per l'elevazione a stati superiori. Per
compiere l'Opera è sufficiente un solo vaso, l'athanor dei filosofi che va chiuso
ermeticamente per poter operare all'interno di esso, una volta isolato
dall'esterno. Visita Interiora Terrae, Recticficando Invenies Occultum Lapidem.
Aurelia Occulta Philosophorum. (Basilio Valentino: Teatr. Chemic). Il vaso, il
gradale, la coppa del Graal è fatta di terra che è uomo (homo=humus; boden
=body). Il Maestro discende da Gerusalemme ai rudi monti del deserto per
formare e tagliare le pietre, addurle e collocarle nel santo edificio, nel Tempio in
cui si veggono gli " Dei ", e l'anima scelta quale sposa del figlio di Dio che abita
l'immortalità si adatta alla trasformazione, " sicut lapides poliuntur ", come
vengono levigate le pietre trasportate al costruendo tempio di Gerusalemme,
dove è la visione di Dio (Nicolò di Cusa 1401-1464: Opera). I " fellows " (operai)
lavorano per pulire la pietra, squadrarla e formare la pietra cubica, perfetta nella
camera di mezzo (inner chamber) (P. Negri). " Dice) veracemente che lo spirito
della vita dimora nella secretissima camera de lo cuore " (Dante: Vita Nova). "
Interiora terrae " sono il cuore, il santuario la cripta del Tempio sotterraneo, di
quello stesso che Gesù avrebbe fatto risorgere in tre giorni (Giovanni 2,19;
Matteo 26, 61; Mat. 27,40). E come il vaso è il cuore la coppa dove venne raccolto
il sangue del Cristo, Saint Graal, è " sang real ". Ma il Mondo sotterraneo (Neter
Khert), dimora dei defunti è, per gli Egiziani, anche l'Amenti (da Amen che vuol
dire invisibile), l'Ade dei Greci, che significa occulto. La " discesa agli Inferi ", nel
mondo invisibile, illuminato dal sole occulto, Amen Ra, il Sole di Mezzanotte
dell'iniziazione isiaca, deve avvenire senza perdere coscienza di sé, senza bere e
risentire i letali effetti dell'acqua di Lete, ma succhiando l'immortalità alla fonte
dell'orfica Mnemosine, alla sorgente dantesca dell'Eunoé. Mnemosine, madre
delle Muse. memoria, ricorda l'apprendere la Verità (aleteia). Ad un certe grado
del rito realizzativo si ottiene la trasformazione in " immobile, come se fussi una
pianta o una pietra naturale " (La pratica dell'estasi filosofica, Campanella-?-)14, "
occultum lapidem ", di un simbolica pietrificazione. La pietra filosofale per
Michele Maier, rosa+croce, è la pietra che Cibele fece inghiottire a Saturno per
sottrarre Giove dalla paterna voracità, cosí facendo Giove sfuggì a Crono, al
tempo, divenendo immortale Re dell'Olimpo. La pietra nera di Cibele fu
conservata sul Palatino, a Roma, dove, nel foro, all'inizio della via sacra si
trovava un altro " lapis niger ", caduto dal cielo e chiamato " abadir " dai Latini (il
betilo greco). Betilo corrisponde all'ebraico Beth-el=casa di Dio, nome che
Giacobbe attribuì alla pietra che gli fece da capezzale durante il sonno in cui
sognò la casa di Dio e la porta dei Cieli, ed alla città vicina, Luz (=ossicino
indistruttibile a cui l'anima rimane legata dopo la morte, secondo la tradizione
ebraica), nome preso dal mandorlo alla cui base stava l'entrata sotterranea alla
città nascosta.
La pietra occulta, Agartha (nera nella tradizione musulmana e della Agartha) che
si trova nella discesa agli inferi, nei regni bui sotterranei, è nera come il nero più
nero del nero della tradizione ermetica. La pietra occulta è la pietra dei Filosofi,
materia dell'opera distinta dalla materia ad opera perfetta (Pietra Filosofale).
Finché non entrino in azione le orecchie del Cuore e non si segua la voce e la via
del cuore: " Oculos habent et non vident, aures habent et non audiunt ". Per
potersi elevare ai Cieli bisogna porsi in un punto al centro del mondo,
contemporaneamente centrale sia per il tempo che per lo spazio, in rapporto di
indipendenza dalle condizioni che limitano l'esistenza in questo mondo. Nella
rappresentazione geometrica il raggio verticale che da Gerusalemme va al centro
della terra rappresenta il viaggio dantesco agli inferi. Essendo il centro della
terra il punto più basso, ivi tendendo da ogni parte le forze di gravità, una volta
che sia superato avviene l'ascesa, nella direzione opposta che porta all'altro polo
(Inf. XXXIV, 76-93). Si ottiene la figura d'un cerchio diviso da una croce, simbolo
ermetico del mondo vegetale. Inferno e Purgatorio corrisponderebbero pertanto
ai regni minerale e vegetale. Una volta percorsi questi regni che rappresentano
le diverse modalità dell'esistenza nel mondo terrestre, si può accedere agli stadi
superiori dell'esistenza. Anche i tre gradi della Massoneria simbolica presentano
in certi loro riti delle parole di passo che si riferiscono ai regni minerale,
vegetale, animale. Purgatorio, coi suoi alberi mistici, e Paradiso terrestre, coi
simboli animali, sintetizzano il simbolismo del globo del mondo. Le proiezioni
verticali, geograficbe, in opposizione. rappresentano la linea di misura dello
spazio, dove le estremità del diametro orizzontale del cerchio rappresentano il
volgere del tempo. I passaggi da un diametro all'altro che avvengono alla loro
congiunzione rendono possibili le trasmutazioni15. Gerusalemme che sta alla fine
d'un ciclo diverrà principio dei ciclo successivo, prefigurazione della
Gerusalemme celeste, che deve discendere dal cielo in terra " d'appresso a Dio,
avendo la gloria di Dio, Il suo luminare era simile ad una pietra preziosissima, a
guisa d'una pietra di diaspro cristallino... E non vidi in essa alcun tempio perché
il Signore Iddio, l'Onnipotente, e l'Agnello sono il suo tempio. E la città non ha
bisogno di sole, né di luna che risplendano in lei, perché la illumina la gloria di
Dio, e l'Agnello è il suo luminate... E non ci sarà piú notte " (Apoc. 21: 10-11, 22-
23; 22: 5). La vegetazione del Paradiso Terrestre rappresenta l'elaborazione dei
germi nella sfera dell'assimilazione vitale, le virtualità del principio che
dovranno realizzarsi alla fine di esso; i minerali della città di Gerusalemme sono
i risultati cristallizzati, definitivamente fissati al termine del ciclo stesso 16. In
tutte le Tradizioni, specie l'islamica e la taoista, un posto di rilievo occupa la
restaurazione di quello stato edenico, primordiale che permette la conquista
degli stadi superiori 17.
Ecco dunque scorgere uno dei valori dell'opera dantesca, prim'ancora che una
guida ai mondi superiori, è un invito, la rappresentazione di un ritorno alle
origini, nel ripercorrere a ritroso la lunga strada della nostra evoluzione, che ci
ha portato all'oblio del nostro passato e delle nostre ragioni di vita.
NOTE
1 Spesso chi rivela ai profani i misteri del mondo esoterico non solo non viene
capito e le sue affermazioni respinte proditoriamente, ma da parte degli
ambienti ufficiali, essoterici, viene tacciato di eretico. In questo pericolo è
incorso Dante. E' abbastanza rimarchevole a questo proposito il fatto che, nel
mondo esoterico dell'islam, coloro che venerano la memoria di El-Hallaj, messo
a morte a Bagdad nell'anno 309 dell'Egira (921 d. C.), nello stesso tempo
stimano giusta la sua condanni, date le sue imprudenti divulgazioni.
2 Precursori e fonti del poema dantesco: Evocazione delle ombre fatta da Ulisse
nel paese dei Cimmeri e narrata nell'XI' libro dell'Offissea. Misteri Orfici (discesa
di Orfeo agli Inferi). Platone. Somnium Scipionis di M. T. Cicerone. Lucano,
Stazio, Seneca. Apocalisse di Giovanni. Libro di Enoc. Visio Pauli. Navigatio S.
Brandani. Purgatorio di S. Patrizio. Visione di Tundalo. Visione di frate Alberigo
da MonteCassino. Virgilio, Eneide 1. VI (discesa di Enea all'Averno). Giacomino
da Verona, De Jerusalem celesti, De Babilonia civitate infernali. Bonvesin della
Riva, Libro delle tre scritture. Mobyiddin ibn Arabi, Kitab el-Isrá (Libro del
viaggio notturno), viaggio notturno di Mobammed dalla discesa alle Isrá (inferi)
all'ascesa ai Miráj (cieli), Futúhát el-Mekkiyah (Rivelazioni della Mecca) [v. Don
Miguel Asin Palacios: La Escatologia musulmana ci, la Divina Comedia; Blochet:
Les sources orientales de la Divine Comédiel. In un adattamento della leggenda
musulmana sono un lupo ed un leone a sbarrare la strada al viandante; a
Mohammed viene mandato in aiuto Gabriele; anche l'Inferno musulmano è
formato da un imbuto gigantesco, a piani, gradi e scale circolari discendenti; ed è
posto sotto Gerusalemme. Prima d'accedere alle soglie celesti, le anime, nella
tradizione maomettana, vengono immerse in tre fiumi che vanno a bagnare i
giardini di Abramo. Nei cieli le anime beate sono disposte secondo i loro meriti;
presso il trono di Dio Gabriele lascia Mohammed che viene attratto da una
luminosissima ghirlanda. Ed anche per la leggenda musulmana Dio è un focolare
di luce abbagliante, circondato da 9 cerchi concentrici di angeli radianti; la fila
più vicina all'intensa sorgente è dei Cherubini; ogni cerchio circonda il cerchio
immediatamente inferiore e tutti girano senza tregua, vorticosamente, intorno al
centro divino. E così via per i cerchi della rosa mistica e quelli della Trinità, come
in Mohyiddin ibn Arabi in Dante (A. Cabaton: La Divine Comédie et l'Islam, su "
Revue de l'Histoire des Religions " '20). Per gli iniziati arabi Mohyiddin detto El
Andalusi, è l'esb-Sheikh-el-akbar, il più grande dei maestri spirituali, ed alla sua
dottrina metafisica s'ispirano le società esoteríche islamiche, organizzazioni che
verso il XIII sec. erano in relazione diretta con gli Ordini Cavallereschi
continentali del mondo cristiano, che diedero poi origine al Rosa-Crucianesimo,
nel quale sin dalla leggenda di Christian Rosencreuz sono leggibili delle
influenze orientali ed islamiche in specie, e che ereditò dagli stessi Ordini di
Cavalleria, soprattutto da quello Templare, la funzione di continuare a
mantenere del solidi legami culturali, spirituali ed iniziaticí tra Oriente ed
Occidente. Episodi di simili viaggi s'incontrano anche nella tradizione persiana:
Ardá Viráf Námeh (v. Blochet: Etudes sur l'Histoire religieuse de l'Islam, su "
Revue de l'Hístoire des Religions ", 1809), ed addirittura in quella indiana
(Angelo De Gubernatis: Dante e l'India, sul " Giornale della Soc. Asiatica It. " vol.
III, 1889; Le type indien de Lucifer chez. Dante, su " Actes du X° Congrès des
Orientalistes").
3 Tra i precursori e le fonti potremmo annoverare un altro tipo di letteratura
iniziatica, rappresentata dalle opere del sacerdote della Dca Iside, Lucio Apuleio
(Metamorphoseon vel Asinus aureus) o delle consimili del non meglio
identificato Lucio di Patre. Ci sarebbero ancora da considerare le narrazioni
simboliche delle vite di grandi uomini (Apollonio di Tiana, Pitagora, Hiram, ecc.).
4Come " janua coel " e " janua inferi ", rispettivamente Diana ed Ecate insieme,
da cui il Giano-Diano bifronte dei Latini.
5Il cielo di Giove è il soggiorno degli spiriti giusti; il nome ebraico del pianeta è
appunto: "Tsedek"=giusto.
6Alla sfera di Saturno, essendo situata sopra quella di Giove, dov'è il piede della
scala, si giunge mediante la Giustizia, per la salita che porta fino alla Fede.
Simbolismo d'origine orientale pervenne in Europa per mezzo dei Misteri di
Mithra. 1 sette scalini erano formati da un metallo differente, secondo la
corrispondenza dei metalli coi pianeti. Nella Bibbia si ritrova una eguale scala:
quella di Giacobbe, che unisce la terra ai cieli.
7Heredom, heirdom=eredità, dei Templari; in ebraico Harodim era il titolo che
veniva dato a chi dirigeva il lavoro degli operai, per la costruzione del Tempio di
Salomone.
8Nel 1118, nove cavalieri crociati in Terrasanta, fra i quali Goffredo di Saint
Omer e Ugo de Payens si consacrarono alla religione e prestarono giuramento
nelle mani del Patriarca di Costantinopoli, col segreto scopo di ricostruire il
Tempio di Salornone sul modello profetizzato da Ezechiele (Ezech. 41). I
templari avevano preso a loro modello, dalla Bibbia, i muratori guerrieri di
Zorobabel che lavoravano tenendo la spada in una mano e la cazzuola nell'altra.
Spada e cazzuola furono le insegne dei Templarí, e dei successori Fratelli L\ M\ .
La cazzuola dei Templari è quadruplice, le lame triangolari sono disposte a
forma di croce, componendo un pentacolo kabbalistico, la croce d'oriente. Ugo
de Payens era stato iniziato da Teocleto, pontefice dei Cristiani gioanniti, che
vivevano alla maniera dei primi cristiani. Per loro gli atti e le parole con le quali "
si potrebbe riempire il mondo di libri, se si scrivessero ad uno ad uno tutti "
(Giov. 21, 25), non sono che allegorie, simboli di una leggenda che si potrebbe
variare e prolungare all'infinito. Pci Gioanniti una giovanetta di Nazareth,
chiamata Miryam, fidanzata ad un giovane della sua tribù, chiamato Johanan, fu
violentata da un tale di nome Pandira o Panter che abusò di lei dopo essersi
introdotto nella sua camera sotto le vesti del suo fidanzate. Johanan, venuto a
conoscenza della sua disgrazia, la lasciò senza però comprometterla, dato che
era innocente. In seguito a ciò ella partorì un bimbo a cui fu dato il nome di
joshua. Questo suo figlio fu adottato dal rabbino Giuseppe che se lo portò con sè
in Egitto per farlo iniziare alle scienze esoteriche dai sacerdoti d'Osiride, avendo
riconosciuto in lui la verace incarnazione di Horus, promessa da tempo agli
adepti; così il piccolo Gesù fu consacrato Sovrano Pontefice della Religione
Universale. Una volta tornato in Giudea la sua scienza e virtú eccitarono l'invidia
e l'odio dei sacerdoti che gli rimproveravano l'illegittimità della sua nascita. Fu
per questo che, vinto da un primo impulso istintivo rinnegò la madre
pubblicamente, alle nozze di Cana, dicendole: " che v'è fra me e te, o donna? "
(Giov. 2,4). Ma comprendendo la sua innocenza e perdonando, poiché una
povera donna non deve esser punita d'aver sofferto quanto non poteva impedite,
esclamò: " mia madre non ha peccato, non ha affatto perduto la sua innocenza;
essa è vergine e ciò nonostante è madre. Che un doppio amore le sia reso! In
quanto a me, non ho padre sulla terra. Son figlio di Dio e dell'Umanità ". San
Giovanni Evangelista avrebbe trasmesso questa tradizione fondando la Chiesa
esoterica. Ai grandi Pontefici della setta, successori di Giovanni, si dava il titolo
di " Cristo " (Eliphas Levi: Histoire de la Magie).
9Giovanni Pascoli: Minerva Oscura. " Voi che intendendo " (Canzone, tornate, v.
1-3; Convivio 11, cap. 12 (Il" " 0 voi che avete gli intelletti sani " (Inf. IX, 61) "
Aguzza qui, lettor, ben gli occhi al vero, / che il velo è ora ben tanto sottile, /
certo, che il trapassar dentro è leggiero " (Purg. VIII, 1921) " Perocché in
ciascuna cosa che ha '1 dentro e '1 di fuori, è impossibile venire al di dentro, se
prima non si viene al di fuori; onde, conciossiacosachè nelle scritture la sentenza
letterale sia sempre al di fuori, impossibile è venire all'altre, massimamente
all'allegofica, senza prima venire alla litterale " (Conv. li, 1) " 0 voi che siete in
piccioletta barca / desiderosi d'ascortar, seguiti / dietro al mio legno che
cantando varca, / tornate a riveder li vostri liti, / non vi mettete in pelago, ché
forse / perdendo me, rimarreste smarriti. / L'acqua ch'io prendo giammai non si
corse: / Minerva spira e conducemi Apollo, / e nove Muse mi dimostran l'Orse. /
Voi altri pochi, che drizzaste il collo / per tempo al pan degli Angeli, del quale /
viversi qui, ma non sen vien satollo, / metter potete ben per l'alto sale / vostro
naviglio, servando mio solco / dinanzi all'acqua che ritorna eguale " (Par. 11, 1 e
segg.) / (si veda, a proposito del " tornate a riveder li vostri liti / non vi mettete
in pelago.. ", il Rituale dell'App\ L\ M\ -Iniziazione-: " Se avete qualche
ripugnanza o qualche scrupolo, siete ancora libero di ritirarvi; ma vi avverto che
fra poco non lo potrete fare piú... Se... vi fosse sorto nell'animo qualche dubbio e
non vi sentiste.... siete ancora libero di ritirarvi... ". " Se per intendere la Divina
Commedia era necessario aspettare la rivelazione da Giovanni Pascoli; se prima
di lui di tante supposte meraviglie nessuno si era accorto, e dopo la rivelazione
ancora molti, i più anzi, non ci credono; mi pare sarebbe dritta e legittima la
conseguenza che la Divina Commedia è un'opera sbagliata, e Dante che scrive in
volgare la commedia per parlare agli italiani ed all'umanità avrebbe fatto appena
un'opera analoga a quella di Licofrone, che almeno sapeva di non scrivere che
per gli eruditi " (Giovanni Pascoli: Il Mistero di Dante).
10 La cosmologia indù basa i suoi numeri ciclici sul periodo della precessione
degli equinozi, con cui contraggono rapporti ben determinati: 72, 108, 432,
frazioni di 25920 (72X6=432=108x4=432x60=25920). La geometrica divisione
del cerchio è un esempio di applicazione dei numeri ciclici.
11 Secondo un racconto che si fa risalire a S. Agostino ed a Plinio, un terremoto
che squarciò una montagna nell'isola di Creta, rivelò la presenza d'un uomo alto
46 cubiti, ritto entro la montagna. Dopo che in Cina, a Kuanghsi, nella caverna di
Liucheng, furono scoperte delle mandibole di proporzioni gigantesche insieme
con denti di straordinaria grandezza (Koenigswald), si cominciò a parlare di
Gigantopithecus, e Weidenreich suppose l'esistenza di forme di grandi
dimensioni, di giganti appunto, tra gli ascendenti dell'uomo attuale.
Sull'esistenza dei " giganti " tutte le tradizioni concordano, mancano però dei
sicuri reperti antropologici.
12v. " La leggenda di Thule ", su " L'ETA DELL'ACQUARIO ", n. 7 nov-dic. '71,
Edoardo Bresci Editore, via Amerigo Vespucci, 41-10129 Torino.
13 " Il viaggio di Dante si compie secondo l'asse spirituale del mondo, da lì
soltanto, infatti, si possono considerare tutte le cose in modo permanente,
poiché si è sottratti se stessi al cambiamento e se ne può avere per conseguenza
una visione sintetica e totale " (R. Guénon).
14Questo trattato fu pubblicato dal D'Ancona assieme ad altri scritti del
Campanella (Torino 1854, vol. I pag. CCXX111).
15v. " Sull'Etica nell'Esoterismo ", su " L'ETA dell'ACQUARIO ", n. 8, pag. 18-19,
gen.-feb. '72, E. Bresci ed., Torino.
16 Il centro dell'essere, nella tradizione indù, è indicato come città di Brahma
(Brahma-pura), la descrizione che di essa alcuni testi fanno è simile a quella che
ne fa Giovanni, nella Apocalisse, della Nuova Gerusalemme. Così l'Agnello
cristiano corrisponderebbe all'Agni vedico (lat. = ianis, simbolicamente
rappresentato da un ariete), trovandosi accomunata all'idea del fuoco quella
dell'Amore cui si ispiravano le concezioni degli ordini cavallereschi, che, come
Dante, da San Giovanni traevano gran parte delle loro dottrine.
17Il punto equidistante dalle estremità, il centro della terra, è il punto più basso e
corrisponde anche al mezzo del ciclo cosmico, quando questo ciclo è considerato
cronologicamente o sotto l'aspetto della successione. Infatti si può allora
dividere l'insieme in due fasi, l'una discendente, andante nel senso d'una
differenziazione sempre più accentuata, e l'altra ascendente, di ritorno verso lo
stato principale. Queste due fasi che la dottrina indù paragona a quelle della
respirazione, si ritrovano egualmente nelle teorie ermetiche, dove sono
chiamate " solve et coagula "; in virtù delle leggi dell'analogia, la Grande Opera
riproduce in breve tutto il cielo cosmico. Vi si può scorgere il Predominio
rispettivo delle due tendenze avverse " tamas " e " sattwa ": la prima si manifesta
in tutte le forze di contrazione e di condensazione, la seconda in tutte le forze
d'espansione e di dilatazione; e noi troviamo ancora, a tal riguardo, una
corrispondenza con le proprietà opposte del calore e del freddo, il primo
dilatante i corpi, mentre il secondo li contrae; è per tale ragione che l'ultimo
cerchio dell'Inferno, e del Mondo-Universo, è gelato. Lucifero simbolizza l'"
attrazione inversa della natura, cioè la tendenza all'individualizzazione, con tutte
le limitazioni che le sono inerenti " (René Guénon). A questo punto " al qual si
traggon d'ogni parte i pesi " (Inf. XXXIV, 111), vi è un sanamento di tutte le
contraddizioni: " lo non morii e non rimasi vivo " (Inf. XXXIV, 25), quello stesso
che gli occultisti che seguono le vie sataniche vanno " predicando ". " Com'a lui
piacque, il collo li avvinghiai; / ed el prese di tempo e luogo poste; / e quando
l'ali fuoro aperte assai, / appigliò sé alle vellute coste, / di vello in vello già
discese poscia / tra 'l folto pelo e le gelate croste. / Quando noi fummo là dove la
coscia / si volge appunto in sul grosso de l'anche, lo duca, con fatica e con
angoscia, / volse la testa ov'elli avea le zanche, ed aggrappossi al pel com'uom
che sale... e vidili le gambe in sù tenere " (Inf.XXXIV 70-80, 90). Il giro che si
compie intorno al corpo di Lucifero, passaggio dalla morte alla resurrezione non
è forse molto lontano dai Misteri Massonici della Camera di Mezzo.
(tratto da RIVISTA MASSONICA, n.6, giugno 1972,Vol. LXIII - Ed. Erasmo, Roma)

Potrebbero piacerti anche