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“Sembrate ladri. Cos'avete in quella borsa eh? Presentatevi!” La spalla di Ori doleva.

Quando si era accorto


della suppurazione non ne aveva fatto cenno a Hiraga e gli aveva taciuto anche il dolore. La testa gli girava
all'idea di doversi battere ma pensò che in fondo rischiava soltanto una morte ammirevole.

“Ah, shishi, siate i benvenuti” aveva detto il vecchio monaco. “E' arrivato il momento, Phillip, vecchio mio. E'

tutto sistemato; lei ci sta per un penny, non è vero, Flossy?” La ragazza era una sgualdrinella di quattordici

anni, e l'incontro aveva avuto luogo in gran fretta e con una profusione di sudore in un puzzolente bugigattolo in

cima alle scale; un penny per la ragazza e uno per il taverniere. Non li capirò mai, pensò. “Si, senz'altro.”

Bevvero una tazza di tè, poi dello champagne al circolo di cui André era un socio ben conosciuto e apprezzato.

Prima che si separassero André aggiunse: “Il Mondo dei Salici merita cura e attenzione. Sarei onorato di

diventare la vostra guida”. “Si, senz'altro.” Bevvero una tazza di tè, poi dello champagne al circolo di cui André

era un socio ben conosciuto e apprezzato. Prima che si separassero André aggiunse: “Il Mondo dei Salici merita

cura e attenzione. Sarei onorato di diventare la vostra guida”. Per esempio le ragazze non sono in mostra tutte

insieme se non nei postriboli d'infimo ordine, ma anche in questi nessun uomo può entrare, puntare un dito e

dire: voglio quella”. Mancavano pochi minuti all'alba.

Erano rimasti a spiare la Legazione fin dal primo mattino. I bonzi, i preti buddisti, li avevano ignorati quando

Hiraga si era svelato spiegando il motivo della loro presenza. Sdraiato sul pagliericcio sistemato sopra un

tappeto, si rigirava senza sosta agitato dalle preoccupazioni. Sorrise. “Troppo gentile. D'accordo, accetto di

buon grado.” Colmo di gratitudine, Tyrer fece un cenno al negoziante e con l'aiuto di Poncin pagò il libro,

sbalordito dal basso prezzo. S'incamminarono lungo la strada. “Che cosa stavate dicendo del Mondo dei Safici?”

“Fu per volere dell'imperatore, scritto e presentato da un principe di questa corte. Non potevamo far altro che

obbedire. Avresti obbedito anche tu.” “Chi sei tu per sfidarci?” Nelle case migliori la mama-san sottopone il

cliente a un vero e proprio esame, considera se abbia i titoli per onorare la sua casa e tutto ciò che contiene, in

sostanza vuole scoprire se lui può permetterselo o se poi non avrà il denaro per pagare il conto. In Giappone un
buon cliente ottiene un enorme credito, monsieur Tyrer, ma peste lo colga se non paga o se paga in ritardo

quando con discrezione gli verrà presentato il conto. Sul ponte dell'ammiraglia francese, Henry Seratard

fumava la pipa ridacchiando con il ministro russo. Erano ormai quasi giunti al nascondiglio, una locanda che

sorgeva a oriente del castello. L'alba era prossima, il cielo più luminoso e le nubi meno fitte del giorno

precedente. Davanti a loro la strada era deserta.

Infuriato, Yoshi lo interruppe, “Avremmo avuto samurai in abbondanza e daimyo a portata di mano per

guidare l'attacco se tu non avessi abrogato la legge del sankin-kotai!” “E io sono di Choshu e il mio nome è

Shodan Moto. Sonno-joi” gridò Hiraga, e si slanciò contro Watanabe che si ritrasse senza paura. “Fu per volere

dell'imperatore, scritto e presentato da un principe di questa corte. Non potevamo far altro che obbedire. Avresti

obbedito anche tu.” “Lo ripeto: non credo che ci attaccheranno in forza né che ci...” In tutto il castello gli

uomini si preparavano alla difesa o bardavano i cavalli e impacchettavano i beni più preziosi degli Anziani in

vista dell'eventuale evacuazione che avrebbe avuto inizio se fosse cominciato il cannoneggiamento o se al

Consiglio fosse stata comunicata la notizia dello sbarco delle truppe nemiche. Sono così saggi i cinesi, perchè è

certo che le sue pareti sono lastricate d'oro, l'oro vi scorre e soltanto l'oro ve ne consente l'accesso, in un modo o

nell'altro...” Tyrer si lasciò ricadere sul giaciglio dimentico del taccuino, la mente in subbuglio. Quasi senza

rendersene conto aveva aperto il libriccino delle ukiyo-e nascosto nella valigetta e ne stava studiando le

immagini. “Quante volte devo dirlo: non disponiamo di un numero sufficiente di uomini per difendere il

castello e impedire al nemico di sbarcare in forze. Quante volte devo ripetere che le nostre spie ci hanno riferito

che il nemico dispone di duemila soldati armati di fucili sulle navi e all'Insediamento e di altri ventimila a Hong

Kong e...” Gli uomini di tutti gli equipaggi si sentivano eccitati e al contempo fieri della loro forza e del fatto

che fosse finalmente giunto il momento della resa dei conti. La ragazza era una sgualdrinella di quattordici
anni, e l'incontro aveva avuto luogo in gran fretta e con una profusione di sudore in un puzzolente bugigattolo in

cima alle scale; un penny per la ragazza e uno per il taverniere. “Anch'io, al seguito di monsieur Seratard, il

nostro ministro. Eravate alla Legazione di Parigi prima di venire qua?”

“Qualsiasi petizione dello shògunato dev'essere approvata, è la legge. Controlliamo pur sempre le ricchezze

della corte! Tu hai tradito la nostra eredità.”   “Io... io no... no... io, ehm, non ci sono ancora andato.” Infuriato,

Yoshi lo interruppe, “Avremmo avuto samurai in abbondanza e daimyo a portata di mano per guidare l'attacco

se tu non avessi abrogato la legge del sankin-kotai!” A Edo insieme alle cannonate era arrivata la paura.   Un

momento dopo Hiraga lo seguì con altrettanta lentezza. “Pardon, monsieur” aveva detto lo straniero, “ma

dovete spiegare a quest'uomo che tipo di libro cercate.” Dalla metà del quindicesimo secolo fino agli inizi del

diciassettesimo soltanto i portoghesi conoscevano la rotta per arrivare in Giappone. Alcuni editti papali avevano

inoltre conferito al Portogallo un diritto esclusivo sulle isole e ai gesuiti portoghesi il diritto al proselitismo.

Toranaga, tollerante nei confronti delle religioni ma non verso l'ingerenza straniera, si rese conto che tutti i

daimyo convertiti avevano combattuto contro di lui a Sekighara.

“Io sono d'accordo con Yoshi-san” disse Utani. Toyama digrignò i denti in un sorriso. “Che vuoi dire con

questo?” “Avete ragione, per Giove! Sì. Lo aggiungerò al rapporto che invio mensilmente al Gabinetto di

Guerra.” Mancavano pochi minuti all'alba. In quell'istante, nel giaciglio alla Legazione, Tyrer ricordò la

conversazione con Poncin e il suo segreto imbarazzo. Sembrava calmo e sperava che Anjo facesse la prima

mossa per poterlo uccidere e farla finita una volta per tutte con le sue manifestazioni di stupidità. “Non esistono

precedenti di questo genere: nessuno ha mai contravvenuto alle indicazioni del Legato. E' stato un tradimento.”

“Lo chiamiamo il Ponte per il Paradiso. Oh si, e dovreste sapere... oh, ma scusatemi, ho interrotto i vostri

acquisti.”

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