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Sociologìa (www.sapere.

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L'etimologia della parola è duplice, derivando dal latino socius (colui che condivide una
qualche appartenenza) e dal greco logos (studio). In senso proprio, perciò, la sociologia
designa lo studio delle relazioni fra gli uomini operanti in una società. Essa si occupa
generalmente delle condizioni e delle forme di appartenenza a una comunità. Più
rigorosamente, il suo ambito peculiare di osservazione è dato dalla struttura delle relazioni
sociali in quanto danno vita a interazioni. Anche questa definizione, che privilegia la sfera
delle interazioni (la comunicazione, i rapporti di consenso, lealtà, riconoscimento ecc.) –
piuttosto che enfatizzare l'analisi dei sistemi, delle strutture organizzative o dei modi di
produzione – potrebbe essere discussa, soprattutto se non ulteriormente argomentata.
Nessuna definizione formale risulta infatti pienamente soddisfacente, implicando di
necessità giudizi di valore. Da questo punto di vista, è utile affermare che una delle
caratteristiche essenziali della sociologia e del suo metodo di ricerca consiste nella
vocazione interdisciplinare. La sociologia, insomma, richiede un costante riferimento agli
insegnamenti e agli approcci delle discipline affini, da quelle classiche – storia, economia,
diritto – a quelle più recentemente sviluppatesi, come l'antropologia culturale, la psicologia
sociale e la statistica sociale. In un certo senso, la sociologia si configura propriamente
come scienza delle connessioni, indagando le relazioni intercorrenti fra fenomeni e
manifestazioni della vita sociale anche apparentemente distanti fra loro. Va aggiunto che la
sociologia, in quanto disciplina costituitasi formalmente in tempi abbastanza recenti (metà
del sec. XIX) – a differenza di altre più antiche o più istituzionalizzate in ambito scientifico e
accademico, come le discipline naturali e quelle propriamente storico-umanistiche –
presenta uno statuto teorico e metodologico relativamente debole. Essa non dispone di
regole e strutture teoretiche particolarmente rigide e questo, se da un lato le conferisce
minore distintività come branca autonoma del sapere, dall'altro consente alla sociologia
una maggiore duttilità di analisi e flessibilità di approccio allo sterminato campo delle
relazioni sociali.
Sociologia della musica, in La nuova enciclopedia della musica, Garzanti, Milano 1983.

Disciplina che ha per oggetto i rapporti che intercorrono tra musica e società. Da un lato studia i
modi e le circostanze di ricezione e di consumo attraverso cui la musica acquista una funzione
sociale, influendo sui comportamenti e le consuetudini collettive; dall'altro lato, i modi con cui le
strutture e i comportamenti sociali influiscono sui caratteri e le forme specifiche deli linguaggio e
della produzione musicale. In altri termini, obiettivo generale della disciplina è l'indagine del
rapporto tra la funzione sociale della musica e la struttura del sistema musicale. Rispetto alla
musicologia tradizionale, la sociologia della musica considera i fenomeni musicali in una prospettiva
fondamentalmente diversa: mentre per la musicologia è soprattutto importante la sfera della
produzione musicale (composizione), per la sociologia della musica il momento della produzione e
quello del consumo costituiscono due aspetti complementari di uno stesso fenomeno, sicché il
prodotto musicale acquista significato non in rapporto alle sue qualità estetico-formali, bensì alla
rilevanza sociale della sua diffusione e del suo consumo. In secondo luogo, mentre la storiografia
tradizionale della musica privilegia la prospettiva diacronica e tende a evidenziare i momenti
dell'invenzione e della novità rispetto a quelli della convenzione, la sociologia della musica studia i
fenomeni musicali principalmente nella loro dimensione sincronica, orizzontale, occupandosi
soprattutto di quelli segnati da un più elevato tasso di ripetitività e uniformità di moduli (musica
leggera, popolare, produzioni destinate al consumo corrente o di carattere funzionale, e qualsiasi
altro tipo di prodotto musicale ad alto livello di standardizzazione). Nel fare ciò, essa prescinde da
ogni valutazione comparativa di ordine estetico (ad esempio fra musica “d'arte” e musica “leggera”),
e tende invece a individuare “classi di gusto” o livelli di cultura in rapporto a una determinata
stratificazione socio-economica, studiando altresì i rapporti intercorrenti tra le varie classi o ceti
sociali (borghesia, piccola borghesia, proletariato urbano, strati contadini) e le diverse forme di
linguaggio, fruizione e produzione musicale. [...]

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