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La coltivazione della canapa in Italia:

problematiche e prospettive

Tesi di Giuseppe Cavallaro

Relatore Giovanni Belletti

Anno Accademico 2015 - 2016

Università degli Studi di Firenze


Corso di Laurea in Economia e Commercio
Contents
1 Introduzione 4
1.1 Breve descrizione della pianta . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4
1.2 Escursus storico la canapa nella storia dei vari popoli . . . . . 5

2 Da sapere sulla canapa 8


2.1 La coltivazione industriale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9
2.2 La coltivazione indoor . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13

3 Gli aspetti normativi 16


3.1 Il proibizionismo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16
3.2 La situazione nell’Unione europea e nel resto del mondo . . . . 18
3.2.1 L’attuale procedura di determinazione del contenuto di
THC . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21
3.2.2 I Cannabis social club . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22
3.3 La Legge in Italia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23
3.4 Proposte in atto in parlamento e considerazioni in merito . . . 26

4 Gli usi il mercato e la filiera 31


4.1 Gli usi industriali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31
4.1.1 Edilizia: la “Calcecanapa” . . . . . . . . . . . . . . . . 31
4.1.2 Settore automobilistico . . . . . . . . . . . . . . . . . 34
4.1.3 Tessile abbigliamento e arredamento . . . . . . . . . . 36
4.1.4 Energia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 38
4.1.5 Alimentare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 40
4.1.6 Carta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 44
4.1.7 Mangimistica e lettiere per animali . . . . . . . . . . . 46
4.1.8 Fitoremediation . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 48
4.1.9 Uso terapeutico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 49
4.2 Il mercato della canapa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 54
4.2.1 Il mercato della canapa commercio legale e non . . . . 54
4.2.2 Costi e i ricavi della coltivazione della pianta; analisi
di una possibile filiera . . . . . . . . . . . . . . . . . . 68
4.2.3 Il già presente mercato dei grow shop; il paradosso del
dibattito . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 74
4.3 Federcanapa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 76
4.3.1 Breve introduzione dell’ente Federcanapa . . . . . . . . 76
4.3.2 L’utilità dell’ente nella filiera del prodotto; gli obbiet-
tivi, le potenzialità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 77

2
5 L’analisi del caso IKHEMP la filiera del CBD 80

6 Conclusioni 86

3
1 Introduzione

1.1 Breve descrizione della pianta

Originaria dell’Asia centrale indicata in sanscrito con i termini bhanga, vi-


jaya e ganjika la canapa è una delle piante meno impattanti. Può essere
coltivata senza alcun impiego di diserbanti e insetticidi,ha minime esigenze
di fertilizzanti e lascia nel terreno una buona dotazione di sostanza organ-
ica, rappresentata in gran parte dell’apparato fogliare, oltre all’abbondante
e profondo apparato radicale che può rinforzare il terreno contro l’erosione
[1]. Le colture che seguono la canapa rispondono positivamente, producendo
sensibilmente di più. In alcuni casi ad esempio il grano rende anche il 20 per
cento in più rispetto ad una tradizionale rotazione con altre graminacee o
bietola. I venti anni dedicati quasi esclusivamente a studiare questa pianta
hanno consentito all’Italia di collezionare un catalogo di canapa selvatica e
non, con più di 300 tipi diversi. Ha un ciclo di vita che può durare dai 3 ai
10 mesi a seconda della varietà e delle diverse condizioni ambientali. E’ una
pianta dioica, esistono cioè individui con fiori maschili ed altri con fiori fem-
minili; esiste tuttavia anche la pianta in versione ermafrodita detta quindi
monoica [2]. La differenziazione del sesso si può iniziare ad osservare in genere
alla varietà solo dopo il primo mese; i maschi rilasciano nuvole di polline dai
grappoli di fiori che si trovano all’intersezione dei rami per raggiunge gli
steli del fiore femminile. Il maschio superata questa fase muore, la femmina
porta a compimento la riproduzione, generando i semi. L’impollinazione è
anemofila (trasporto tramite il vento). Questo è il procedimento naturale
di riproduzione della pianta; oggi giorno tuttavia sono stati creati genotipi
femminizati direttamente in laboratorio. La pianta germina in primavera
e fiorisce in estate inoltrata; le numerose varietà tuttavia germinano e fior-
iscono in periodi e con tempistiche a volte molto diverse anche a seconda
dell’andamento climatico [3]. Il fusto alto e sottile, con la parte sommitale
ricoperta di foglie, può in alcuni casi superare i 6 metri d’altezza [4]. La parte
fibrosa del fusto si chiama ”tiglio” e la parte legnosa ”canapolo”. Le foglie
sono picciolate; ciascuna di esse è palmata, composta da 5 a 13 foglioline, a
margine dentato-seghettato, con punte acuminate fino a 15cm di lunghezza e
3 cm di larghezza [2]. E’ una della poche piante a produrre delle molecole note
come cannabinoidi o comunque a produrne in quantità rilevanti, oggigiorno
attraverso l’ingegneria genetica si tenta di praticare degli innesti anche con
altre piante [5] [6]. Il contenuto di metaboliti secondari vincola la tassonomia
cioè la classificazione delle varie tipologie in due sottogruppi o chemiotipi a
seconda dell’enzima preposto nella biosintesi dei cannabinoidi. Si distingue

4
il chemiotipo CBD, caratterizzato dall’enzima CBDA-sintetasi che contrad-
distingue la canapa destinata a usi agroindustriali e terapeutici e il chemi-
otipo THC caratterizzato dall’enzima THCA-sintetasi presente nelle varietà
di cannabis destinate a produrre inflorescenze e medicamenti. Gli ibridi man-
ifestano la contemporanea presenza di entrambi i maggiori cannabinoidi CBD
e THC confermando l’aspetto politipico della cannabis. Altri cannabinoidi
sono il CBN prodotto dall’ossidazione del THC, il THCV, il CBC. Molti
botanici ipotizzano che il THC all’inizio dell’evoluzione della pianta fosse
una tossina deterrente per gli erbivori. La fibra della canapa è ottenuta dal
floema il tessuto di conduzione della linfa delle piante di Cannabis sativa
[2].

1.2 Escursus storico la canapa nella storia dei vari popoli

Il più antico manufatto umano di canapa ritrovato è un pezzo di stoffa


risalente all’8000 A.C. [7]. Sempre al neolitico risalgono testimonianze del
ritrovamento di alcuni semi fossilizzati in una grotta in Romania [8]. La
cannabis fornisce da millenni un’ottima fibra tessile, principalmente per questo
cominciò a essere coltivata in epoche storiche antiche, in Asia e in Medio
Oriente. Già nel XVI secolo si coltivava nell’Inghilterra orientale, ma la
sua produzione commerciale iniziò in Occidente nel XVIII secolo. Le propri-
eta’ mediche vennero descritte nella letteratura medica moderna all’inizio del
1839, dal tossicologo forense O’Shaughnessy. Molto prima di O’Shaughnessy
l’imperatore cinese Shen-nung nel 2700 A.C. pare avesse insegnato al suo
popolo a coltivare la canapa per utilizzarla come fibra. L’imperatore inoltre,
padre della medicina cinese, nel suo pen ts’ao ching uno dei più antichi testi
di medicina da la prima descrizione conosciuta di questa erba, datata circa
2700 A.C. [9]. Anche tra i romani e le altre civiltà del passato vi sono riscon-
tri dell’uso della pianta. Il 90% di tutte le vele delle navi, dai Fenici fino
all’avvento delle macchine a vapore, erano fatte di canapa. Tutti i fasciami,
le gomene per le ancore, le reti da carico e dei pescatori, le bandiere, i sudari,
la rafia (isolante principale per le navi contro l’acqua salata), furono fatti con
i fusti delle piante di marijuana. L’80% di tutti i materiali tessili dell’umanità
fino al XX secolo erano ricavati principalmente dalla canapa (vestiti, tende,
tappeti, drappi, coperte, lenzuola, ecc..) cosi come il 70% di tutte le corde,
cordoni, funi e lacci. L’Italia era considerato il paese in cui si produceva la
miglior qualità di tessuto, erano famose nel mondo le qualità ”Carmagnola”,
”Bolognese”, ”Napoletana” [10].
Lo storico greco Erodoto nel V secolo A.C. racconta che presso gli Sciiti,

5
popolazione nomade indo-iraniana, quest’erba veniva fumata nei banchetti
e durante le cerimonie funebri, per mettere allegria. Nella Pianura Padana
la canapa è stata coltivata per la fibra tessile fin dall’epoca romana. Nel
Medioevo l’uso proseguı̀ lecitamente sino al 1484 quando una bolla papale ne
vietò l’uso ai fedeli [11]. Paradossalmente l’antropologa Sula Benet ritiene di
aver trovato riferimenti a un uso sacrale della cannabis nella bibbia laddove si
parla di kaneh bos erroneamente tradotto in “calamo” invece che in cannabis
[12]. Con la diffusione delle navi a carbone cominciò il tramonto della pro-
duzione, causando nelle province canapicole una lenta ristrutturazione di
tutte le rotazioni agrarie che durò un secolo. Dopo la colonizzazione dell’India
e la rivoluzione agricola negli stati meridionali del nordamerica, l’aumento
della produzione di tessili di cotone e juta, meno costosi, provocò una ul-
teriore diminuzione della coltivazione della canapa. Dopo la prima guerra
mondiale le corde di sostanze sintetiche sostituirono pian piano le corde di
canapa e si sviluppò la tecnica per produrre carta dal legno. Si racconta
che la regina d’Inghilterra Vittoria ricorresse alla cannabis per lenire i dolori
mestruali. Alcuni esemplari della Bibbia di Gutenberg furono stampatati
su carta di canapa importata appositamente dall’Italia [13]. La carta di
canapa era dalle 50 alle 100 volte più resistente del papiro, e assai più facile
ed economica da produrre. Fino al 1883, il 75 − 90% della carta di tutto
il mondo era prodotta dalla fibra della pianta di cannabis, compresa quella
di libri, Bibbie, mappe,banconote, obbligazioni, titoli azionari, quotidiani, e
via di seguito [14]. Altro documento notevole realizzato in carta di canapa è
la Dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d’America, La cui prima
bozza, del venerdı̀ 28 giugno 1776, fu scritta su carta olandese, cioè di canapa,
cosı̀ come la seconda, completata il martedı̀ 2 luglio. Questo fu il documento
approvato, annunciato e presentato il giovedı̀ 4 luglio. Il venerdı̀ 19 luglio
1776 il Congresso ordinò che la dichiarazione fosse copiata su pergamena,
e questo fu il documento firmato dai delegati il venerdı̀ 2 agosto 1776 [15].
A partire dalla seconda metà del secolo scorso, in Francia, Polonia e Russia
furono selezionate le varietà destinate a usi esclusivamente agroindustriali,
ottenute dal genotipo CBDA-sintetasi, distinte da un contenuto ormai irriso-
rio (se riferito ai valori originari) di THC identificato nel 1964 dall’israeliano
Raphael Mechoulam il THC componente principale della cannabis. I primi
recettori cerebrali per gli oppioidi furono descritti negli anni 70, ma per quelli
dei cannabinoidi si è dovuto aspettare gli anni 90 [16]. Nel 1916 G. Schlingen
brevettò il ”decorticatore” [17], una macchina rivoluzionaria che permise di
separare la fibra dalla polpa subito dopo la raccolta, elimando la fase più
gravosa della lavorazione.
L’ Obiettivo della tesi è un’ analisi della canapa a tutto tondo in parti-

6
colar modo della filiera e degli usi possibili della canapa per sensibilizzare
un’evoluzione della normativa e del mercato in Italia.

7
2 Da sapere sulla canapa
La canapa è un genere di pianta angiosperme della famiglia delle Cannabaceae.
Attualmente, secondo alcuni, comprende un’unica specie, la Cannabis sativa,che
a sua volta comprende diverse varietà e sottospecie; secondo altri invece si
distinguono tre specie: sativa, indica, ruderalis. Può svilupparsi in quasi
tutti i terreni, dal limite dei ghiacci polari all’equatore; per ogni particolare
clima esistono, o almeno esistevano, varietà perfettamente adattate al clima.
Difficilmente cresce in terreni troppo acidi o estremamente alcalini, rilascia,
come detto, sostanze ”utili” per la successiva coltivazione di ortaggi, piante,
ecc. tanto che in passato si utilizzava spesso per intervallare i raccolti. E
la pianta più produttive in massa vegetale di tutta la zona temperata: una
coltivazione della durata di tre mesi e mezzo produce una biomassa quattro
volte maggiore di quella prodotta dalla stessa superficie di bosco in un anno
[18].
I cannabinoidi presenti nelle foglie sono fortemente idrorepellenti e a causa
di ciò, il THC in particolare, penetrano rapidamente dopo inalazione nella
circolazione generale e successivamente nel cervello. Dosi di 2 mg di THC
in una sigaretta sono capaci di causare effetti comportamentali, quindi prob-
abilmente di mobilitare un numero sufficiente di recettori. La sensibilità
delle tecniche di rilievo dei dosaggi nelle urine permette di riconoscere il con-
sumo di una tale dose durante i tre giorni successivi. Gli effetti psichici del
THC in un neofita compaiono da 5 a 10 minuti circa dopo l’assunzione per
via polmonare, più tardi in un consumatore assiduo, segno di leggera as-
suefazione. Questi effetti compaiono dopo 4/6 ore dall’assunzione in forma
orale. La concentrazione plasmatica diminuisce molto rapidamente con la
comparsa dei metaboliti attivi (11-OH THC) o inattivi (THC-COOH), di cui
quest’ultimo molto abbondante nel plasma sanguigno e nelle urine. Questi
dati farmacocinetici variano in presenza di differenti fattori individuali, nat-
urali o indotti (metabolismo epatico alterato naturalmente o no, alcolismo,
induzione di P450 tramite medicine ecc.) e per via di somministrazione.
Una delle caratteristiche del THC è la sua affinità non specifica per il tes-
suto lipidico da cui i cannabinoidi sono eliminati molto lentamente (fino a 6
giorni dopo l’ultima assunzione in dosi massicce); tuttavia si potranno reg-
istrare differenze dovute a diversità tra gli individui, o tra i diversi prodotti
consumati in associazione. Recentemente declassificati, gli studi segreti del
Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti riconfermano l’utilita’ terapeutica
di marijuana e simili. Il ∆9 THC penetra nelle membrane cellulari, passa
nel sangue e, in qualche minuto, si ritrova nel cervello. Lı̀ si lega brevemente
a dei recettori scoperti nel 1990, subito battezzati recettori dei cannabinoidi

8
(CB1). Lo studio della funzione naturale dei recettori CB1 e del processo
attraverso il quale il ∆9 THC va a fissarsi, forma l’oggetto degli studi attuali.
I CB1 esistono presso tutti i vertebrati, ma anche in certi invertebrati come
le sanguisughe. Normalmente essi accolgono, anche se brevemente, diversi
cannabinoidi endogeni (prodotti dal corpo). Molti lavori pubblicati nel 2001
mostrano che essi giocano un ruolo nella regolazione del segnale nervoso, con-
tribuiscono anche a regolare l’attività ormonale [2]. Oltre che nel cervello, il
∆9 THC si lega, in grado variabile, a diverse cellule del sistema immunitario,
con la mediazione di altri recettori di cannabinoidi, i CB2, scoperti nel 1993
[19].

2.1 La coltivazione industriale

Nel trattare le varie fasi della pianta e la sua coltivazione è obbligatorio


distinguere la coltivazione a uso industriale da quella a uso terapeutico; la
prima è svolta ovunque quasi esclusivamente all’aperto (outdoor) quella a
uso terapeutico è per lo più svolta indoor vista la normativa proibizionista
e quindi la necessità di occultare tale coltivazione nonchè di poter gestire in
modo completo ogni variabile della pianta al fine di ottenere cosı̀ una resa
ottimale.
Nelle tecniche colturali della canapa industriale per la scelta del metodo
colturale si distingue tra biologico e convenzionale. Per il mercato dei prodotti
della canapa da seme – alimentazione, cosmesi, salutistica – le coltivazioni
certificate biologiche hanno decisamente più opportunità (per alcune ditte
di cosmesi e salutistica, il prodotto certificato bio è un prerequisito). E’
consigliabile che i coltivatori in convenzionale quindi valutino seriamente la
coltivazione della canapa come occasione di conversione al biologico. Nella
preparazione del terreno le esigenze colturali della canapa sono molto simili
a quelle della bietola. La canapa è una pianta che predilige terreni freschi
e profondi, non teme gelate tardive mentre soffre particolarmente i ristagni
idrici, occorre quindi che le sistemazioni idrauliche siano eseguite corretta-
mente per favorire lo sgrondo delle acque in eccesso. Sono da prediligere
terreni franchi o possibilmente non argillosi e/o limosi poiché la plantula
nello stadio cotiledonare è poco vigorosa e soffre la crosta superficiale. Il ter-
reno su cui andrà seminata la canapa deve quindi trovarsi in buone condizioni
e cioè ben lavorato, senza avvallamenti e/o eccessiva zollosità altrimenti si
rischia un’emergenza disomogenea che favorisce la proliferazione delle erbe
infestanti. Si consiglia quindi
1. Un’aratura a circa 40cm di profondità, possibilmente in autunno. Sono

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sconsigliabili lavorazioni profonde in primavera poiché lascerebbero ec-
cessive zollosità e il terreno con una scarsa dotazione di acqua;
2. Concimazione di fondo;
3. Affinamento, tramite erpicatura prima della semina. Per il controllo di
infestanti, soprattutto se si intende lavorare in biologico, è consigliabile
un passaggio in presemina con erpice a maglie;
4. Si consiglia anche una falsa semina come lotta contro le infestanti.
La canapa dev’essere concimata anche se non in modo eccessivo; sono con-
sigliabili almeno 60-80 Kg/ha di N (azoto), una concimazioni eccessiva potrebbe
portare ad una elevata vigorosità con conseguente eccessiva produzione di
foglie ed allettamento della coltura. E’ consigliabile che essa avvenga in
parte in presemina (50%) e parte in post emergenza (50%). Per la canapa
da seme P-K (fosforo e potassio) nella misura di 60/85 kg sia per K2O che
per P2O5. La distribuzione di tali elementi dev’essere fatta durante le oper-
azioni di preparazione del terreno. Le concimazioni organiche, a cui la canapa
risponde molto bene sono letame, pollina o liquami o ancora meglio compost
fino a un massimo di 30 ton/ha, possibilmente in due fasi. L’interramento
di colture da sovescio (crucifere o leguminose) è un’ulteriore pratica utile e
consigliabile non solo per l’effetto concimante, ma per la conservazione della
sostanza organica nel terreno e per il suo effetto protettivo verso infestazioni
dannose (funghi patogeni e nematodi). La mancata concimazione è una delle
cause principali di produzione di seme vuoto.
Per la semina nella produzione di seme è consigliabile utilizzare varietà
monoiche con fioritura precoce come Fedora, Felina o Uso-31 il cui sviluppo
vegetativo è ridotto, ciò fa si che l’altezza non superi 1.5-1.8 metri d’altezza
e quindi consenta l’utilizzo di normali trebbiatrici.
La semina può essere effettuata da inizio a fine aprile. Semine troppo precoci
(metà-fine marzo) possono causare prefioriture con conseguente scalarità di
maturazione con perdite elevate al momento della trebbiatura. Inoltre dopo
la prefioritura le piante possono tornare a vegetare. Ovviamente la semina
può essere anticipata o anche posticipata in base all’andamento stagionale
e alla quantità di acqua nel terreno; una semina tardiva può portare a una
necessità di irrigazioni di soccorso poiché le elevate temperature del periodo
potrebbero causare il rapido essiccamento dei primi centimetri di suolo con
conseguente eccesso di sviluppo delle infestanti in seguito ai ripetuti inter-
venti irrigui. Inoltre poiché lo sviluppo della canapa nei primi stadi vegetativi
è lento, un cattivo sviluppo dell’apparato radicale. La coltura si troverebbe
cosı̀ in condizioni di stress idrico sia al momento dello sviluppo dell’apparato

10
fogliare che di conseguenza al momento del riempimento del seme a causa
della carenza di processo di fotosintesi. La semina della canapa può essere
fatta con una normale seminatrice da grano ponendo il seme a una profon-
dità di 2 cm. Se il terreno fosse troppo secco, dopo la semina è opportuna
una leggera rollatura in modo da favorire la conservazione di acqua nel suolo.
Si consiglia un’interfila di 13-20 cm per favorire la chiusura dell’interfila il
prima possibile e contrastare lo sviluppo delle infestanti. Il quantitativo di
seme consigliato è di 35-40 kg/ha, quantitativi inferiori potrebbero compro-
mettere la rapida copertura del terreno e conseguente sviluppo di infestanti.
Le capacità rinettanti della canapa, ossia di competizione con le infestanti,
sono note praticamente da sempre. Il suo rapido sviluppo le consente di
entrare quasi da subito in competizione sia di luce che di acqua con le infes-
tanti che generalmente vengono sopraffatte. E’ di fondamentale importanza
la preparazione di un buon letto di semina privo di infestanti che consenta una
rapida ed omogenea germinazione. Si è già detto altresı̀ della falsa semina cioè
una lavorazione e un irrigazione del terreno al solo scopo di estirpare le infes-
tanti. L’irrigazione della canapa normalmente non è necessaria; ma annate
particolarmente siccitose impediscono il riempimento del seme compromet-
tendo la produzione. In questo caso potrebbero essere necessari interventi
di emergenza in pre-fioritura per far sviluppare un buon apparato fogliare e
in post fioritura, per favorire il riempimento del seme, altrimenti si rischia
di raccogliere solo seme vuoto. La maturazione del seme di canapa è scalare
e trovare l’epoca di raccolta ideale non è semplice. Generalmente la matu-
razione del seme si fa procedere fino a quando i semi cominciano a cadere a
terra, ossia quando la percentuale di semi maturi dovrebbe essere intorno al
70%. Un ritardo eccessivo della raccolta potrebbe comportare un sensibile
calo di resa dovuto sia alla caduta dei semi che alla presenza di uccelli. E’
altresı̀ consigliabile procedere alla raccolta quando lo stelo è ancora verde
poiché le piante secche potrebbero andare ad arrotolarsi intorno agli organi
rotativi della trebbiatrice intasandoli e causando il cosı̀ detto “effetto corda”.
Per la raccolta del seme si possono usare normali macchine trebbiatrici quali
Laverda, CASE International, New Holland, CLASS, John Deer. Sarebbero
da preferire le macchine che presentano il battitore assiale quali CASE e le
nuove John Deer. Occorre in ogni caso ridurre la velocità di avanzamento,
dell’aspo e dei battitori. Sono preferibili trebbiatrici con lo scquotipaglia e
senza trinciapaglia che rischia d’intasarsi di fibra. E’ fondamentale che le
lame siano ben affilate per evitare che la fibra presente negli steli vada fra la
lama ed il battilama. Nella tabella 1 alcuni suggerimenti per impostare una
trebbiatrice non assiale.
Il seme dev’essere messo ad asciugare entro 4 ore dalla raccolta possibilmente

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Table 1: Tabella impostazione trebbiatrice.

Velocità battitore 250 giri/min


Velocità ventola 1070 giri/min
Griglia 3,17 mm (1/8-inch)
Controbattitore 9,5 mm (3/8-inch)

in essiccatoi orizzontali e senza fuoco diretto sul seme. In alternativa il seme


può essere steso su teli di juta possibilmente rialzati da terra per favorire l’
arieggiamento e contrastare l’insorgenza di muffe sul seme.
Il taglio e la raccolta delle paglie potrebbero presentare alcune problem-
atiche, prima fra tutte l’avvolgimento della fibra intorno agli organi rotanti
e l’intasamento della barra falciante. Il taglio può essere effettuato con
convenzionali barre falcianti preferibilmente a doppia lama, la raccolta può
essere fatta con convenzionali imballatrici (sia tonde che quadre). Prima
dell’imballatura è necessario girare gli steli tramite un normale ranghinatore
per permettere un’essicazzione delle bacchette più omogenea e soprattutto
far cadere a terra le foglie rimanenti. In genere gli steli vengono lasciati a
terra per almeno 2-4 settimane per favorire il processo di macerazione, ossia
la degradazione delle pectine (collanti delle fibre), e quindi facilitare i processi
industriali post raccolta come la stigliatura. Se gli steli superano 1.5/2 metri
di lunghezza si potrebbe creare il cosı̀ detto “effetto ponte”nelle rotoimballa-
trici, ossia lo stelo eccessivamente lungo ed elastico non si spezza impedendo
quindi la creazione del cuore all’interno della rotoballa che risulterà quindi
con un buco centrale. In ogni caso, il taglio degli steli in porzioni da 1-1.5
metri con macchine specifiche è consigliabile per favorire le operazioni di
rivoltatura ed imballo.
Le avversità su canapa possono essere sia di tipo abiotico che biotico. Quelle
di tipo abiotico sono le gelate tardive nella fasi giovanili della pianta; vento
forte che può portare all’allettamento della coltura e la grandine che può
compromettere la qualità della fibra e causare anch’essa l’allettamento della
coltura. Periodi prolungati di siccità in prossimità della fioritura e dell’allegaggione
possono portare ad un sensibile calo di resa nella produzione del seme e
semi completamente vuoti poichè “abortiti” per trattenere nella pianta i liq-
uidi necessari. Le avversità di tipo biotico sono diverse e possono causare
danni ma raramente riescono a compromettere la produzione. In ogni caso
l’Ostrinia nubilalis (Hbn.), comunemente chiamata piralide del mais, è forse
l’insetto più temibile per la canapa. La larva generalmente entra all’interno

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dello stelo e scava un tunnel causando la decapitazione della pianta con danni
sia sulla qualità della fibra che sulla produzione di seme. Un altro insetto
che può causare danni sensibili con riduzione delle rese in seme sono le cimici
(genere Lygus) che attaccano le infiorescenze causando l’aborto del seme. Nel
caso la canapa sia coltivata in terreni lungamente coltivati a bietola potreb-
bero insorgere problemi con la Sclerotinia sclerotiorum, ma anche in questo
caso risulta antieconomico l’utilizzo di fitofarmaci. Una massiccia presenza
di Orobanche ramosa (Forsh) potrebbe compromettere la resa in produzione
di seme. In annate particolarmente piovose nel periodo della trebbiatura
possono emergere problemi legati alla proliferazione di funghi Botrytis e i
Pennicilium sui semi.
Gli operatori interessati alla coltivazione dovranno dare comunicazione sull’impianto
della coltura di canapa alla piu’ vicina stazione di polizia (Polizia di Stato,
Corpo dei carabinieri, Guardia di finanza, ecc,) indicando:
• il nome del richiedente coltivatore responsabile;
• l’indicazione del luogo di coltivazione;
• delle particelle catastali;
• la superficie del terreno sulla quale sarà effettuata la coltivazione;
• la varietà coltivazione;
• i prodotti che si intendono ottenere;
• l’esatta ubicazione dei locali destinati alla custodia dei prodotti ot-
tenuti.
La coltivazione della canapa è consentita solo se viene richiesto il contributo
CE e l’agricoltore deve rispettare alcune regole riportate di seguito nel Capi-
tolo “Gli aspetti normativi” paragrafo ”La situazione in Europa e resto del
mondo” [20].

2.2 La coltivazione indoor

Per quanto riguarda la coltivazione di canapa indoor si viene catapultati in


un’ altro mondo; ovviamente non si ha più a che fare con aratura trebbiatura
e problemi atmosferici tuttavia persiste ad esempio la necessità di un terreno
non argilloso e ben areato, la necessità di mantenere un microclima ideale, la
necessità di concimazione e un adeguata esposizione alla luce; si tratta pur
sempre della stessa pianta. Fonte massima in ambito di indoor è il libro di

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Jorge Cervantes intitolato “Marijuana: orticoltura della cannabis la Bibbia
del coltivatore medico indoor e outdoor “ di cui riportiamo alcuni passi fon-
damentali. Le fasi di interesse e di studio sono la preparazione del terreno,
la germinazione, la crescita vegetativa,l’eventuale clonazione e trapianto,la
prefioritura e la fioritura. In base a tali fasi all’organizzazione ai mezzi e
alle strutture di cui si e dotati nonchè ai vincoli a cui bisogna sottostare il
processo di coltivazione può vedere processi di scomponibilità propria e im-
propria nonchè di terziarizzazione con molta più facilità che nella coltivazione
outdoor. Per la germinazione sono esclusivamente necessari acqua calore ed
aria; nasce da qui, vista l’assenza del vincolo terra, con la coltivazione in-
door,la cosiddetta tecnica idroponica” di coltivazione in acqua. E’ possibile
far germinare i semi anche fra tovaglioli di carta bagnati tuttavia si ricordi
che questi germogliano in modo ottimale in assenza di luce ad una temper-
atura di 25 gradi. Vi sono innumerevoli prodotti sia biologici che non per
agevolare la fase di preparazione del terreno quella vegetativa e di fioritura
da utilizzare come concimanti. Dopo la semina da effettuarsi a una profon-
dità di circa 1 cm la fase di attecchimento dura circa 20 giorni dopodichè la
pianta attraversa la fase vegetativa in cui aumenta il bisogno d’acqua e in
cui il bisogno di luce necessario per rimanere in tale fase supera le 16 ore.
Questo non vale per le cosiddette genetiche autofiorenti che giungono a fior-
itura dopo un periodo determinato di fase vegetativa; mediante i cicli di luce
oscurità non se ne controlla la fioritura. La clonazione non è di per se, una
fase della pianta; tuttavia la pianta può riprodursi per via asessuata tramite
talee cioè estremità di un ramo in fase vegetativa fatte attecchire nel terreno.
Anche il trapianto non è una fase della pianta tuttavia è evidente come tale
opportunità porti la possibilità di ottimizzazione degli spazi nelle fasi iniziali
e la possibilità di scomporre il processo in moltissime fasi. Ricordando le
possibilità di potatura piegatura e innesto trattiamo ora la fase di prefiorit-
ura. La prefioritura maschile interessante principalmente per gli esperti di
indoor e appassionati di creazione di genetiche particolari con determinate
caratteristiche non interessa molto il consumatore. Essa è contraddistinta
dalla nascita presso gli internodi dei rami di escrescenze globulose che altro
non diventeranno che i semi del polline. Ricordando che esistono varietà di
canapa monoiche cioè ermafrodite la più studiata prefioritura femminile an-
che vista la creazione di varietà femminizate nonchè la già citata possibilità
di clonazione è caratterizzata da pistilli filamentosi agli internodi dei rami.
Tali escrescenze di colore bianco col passare del tempo diventano sempre più
numerose e quando la fioritura raggiunge l’apice i pistilli si gonfinao e cam-
biano colore in marrone rossiccio; sta per arrivare il momento della raccolta.
Il metro di misura migliore per stabilire quando la maturazione ha raggiunto
il suo picco non è il colore dei pistilli bensi delle ghiandole di resina che de-

14
vono assumere un colore ambrato. Per vedere dettagliatamente le ghiandole
di resina è sufficiente una lente di ingrandimento a fattore 10x o una lente da
gioielliere. Il primo passo da compiere per la raccolta è l’interruzione della
somministrazione di fertilizzante due settimane prima della raccolta onde evi-
tarne il retrogusto nelle infiorescenze; alcuni coltivatori consigliano di dare
alle piante 24 ore di buio prima della raccolta in modo che le cime diventino
più resinose. La raccolta è da effettuarsi al mattino quando il livello di THC
è al picco massimo. Dopo la raccolta segue la cimatura e l’essiccamento due
pratiche in cui è necessario agire scrupolosamente onde evitare di rovinare il
lavoro svolto con l’insorgere di muffe. In queste fasi problematico è l’ambiente
di essiccazione e una corretta cimatura che stacchi le cime dal picciolo onde
evitare muffe sulle infiorescenze. E’ consigliabile un essiccamento lento di
una settimana poichè cosı̀ facendo l’umidità evapora uniformemente con una
perdita minima di THC. La temperatura ideale per l’essiccamento è tra i 18
e i 24◦ con un umidità del 50%. Temperature troppo alte causano essicca-
mento rapido e un cattivo sapore delle infiorescenze dovuto alla clorofilla che
resta al loro interno [2].

15
3 Gli aspetti normativi

3.1 Il proibizionismo

C’è stato un tempo in cui la canapa/marijuana cresceva libera su tutta la


terra, ciò è durato per 9200 anni. Già l’Inquisizione nel medioevo proibı̀
l’uso ai fedeli; la vera e propria proibizione come la intendiamo noi tuttavia
si sviluppò attorno alla figura di William Rundolph Hearst, l’industria della
carta e alla sua catena di giornali i quali dal 1910 al 1920 affermarono che
la maggior parte delle molestie sessuali contro le donne bianche, perpetrati
da persone di colore erano dovute all’uso di cocaina. Queste menzogne si
trasformarono attribuendo alla marijuana la colpa di quegli atti. Hearst, con
un continuo martellamento, inculcò negli americani il termine marijuana, che
era sconosciuto ai più e per questo in molti ne furono spaventati;non utilizzò
mai la parola canapa. Seppur influente Hearst non poteva da solo imporre
la proibizione per i suoi interessi. Alla fine del XIX secolo entrò nel mercato
degli oli il petrolio, ma per via della sua natura inquinante e la sua inferiorità
rispetto agli oli vegetali non fu inizialmente accettato. Tuttavia, attraverso
un’aggressiva commercializzazione, unita alla pesante tassazione e successiva
proibizione dei combustibili a base di alcool, il petrolio si assicurò il nuovo
mercato di carburanti liquidi per automobili. Nel contempo l’industria della
canapa stava vivendo un momento di declino perchè sotto utilizzata a causa
dei lunghi processi di lavorazione. Nel 1917 la Du Pont Company entrò
a far parte delle industrie petrolchimiche, sviluppando le materie plastiche
come nylon, cellophane, dacron, vernici alla nitrocellulosa. Divenne presto
l’azienda leader in tale produzione nonche in quella degli insetticidi e prodotti
chimici per l’agricoltura. Il principale finanziatore della Du Pont era Andrew
Mellon, della Mellon bank sesta banca degli States. Mellon prese il controllo
della Gulf Oil Corporation.
Negli anni ’20 la Mellon Bank prestò alla Du Pont il denaro per prendere
possesso della Genaral Motors (nota casa automobilistica). Du Pont, rep-
utava assolutamente necessario per creare un ”paradiso artificiale” di prodotti
chimici, che fossero assicurate le materie prime. Quando sembrò passata
la crisi nell’industria della canapa grazie all’arrivo sul mercato di apparec-
chiature efficienti per la sua lavorazione e a metà degli anni ’30 divennero
finalmente disponibili macchinari avanzati ed affidabili, nell’estrazione della
polpa, il costo della fibra di canapa crollò praticamente da un giorno all’altro
(da 50 centesimi a libbra a mezzo centesimo). La competizione portata dalla
carta di canapa, non nociva per l’ambiente, e la tecnologia della plastica nat-

16
urale avrebbero potuto mettere in pericolo gli schemi finanziari dei cartieri e
dei petrolieri. Mellon allora segretario del tesoro, nel 1931 mise il suo futuro
nipote, Harry Aslinger, a capo del ”Federal Bureau of Narcotics and Danger-
ous Drugs” (FBNDD). Incontri segreti nel dipartimento del tesoro si svolsero
dal ’35 al ’37, in cui furono progettate tassazioni proibitive e tracciate le
strategie per danneggiare il mercato della canapa. Nel congresso del 1937
Hearst disse: ”La marijuana è la droga che è la maggiore causa di violenza
nella storia dell’umanità.” Il Dott. Woodward, che era medico che legale, ma
ormai era troppo tardi, a nome dell’American Medical Association (AMA),
che l’intera struttura delle testimonianze federali fu sensazionalismo scandal-
istico. Quando il progetto di legge ”Marijuana Tax Act” venne presentato
per esser votato, una domanda pertinente fu sollevata: ”Qualcuno ha consul-
tato l’AMA e chiesto la loro opinione?” la risposta fu: ”sı̀, lo abbiamo fatto
e sono pienamente d’accordo”. Una bugia colta con l’inganno della diversa
denominazione della pianta. E cosı̀ si ebbe il ”marijuana tax act” del 1937.
Praticamente nessun altro, oltre ed una manciata di ricchi industriali e dei
poliziotti al loro servizio, sapeva che il loro principale concorrente, la canapa,
veniva messo fuorilegge con il nome di marijuana. Un controllo della pro-
duzione industriale, attuato con una serie di accordi con ogni singolo stato,
ed attraverso le Nazioni Unite, e volto a proibire la canapa in tutto il mondo
occidentale ed in gran parte dell’oriente. Nel 1961 si giunse alla Convenzione
Unica sulle Sostanze Stupefacenti che è il più grande tentativo proibizionista
di eradicamento della canapa dal mondo intero (seguito dalla convenzione
del 1971 e da quella 1988). La convenzione unica del 61 stabilisce che con
il termine cannabis sono da intendersi le sommità fiorite o fruttifere della
pianta di cannabis (esclusi i semi e le foglie che non siano uniti agli apici).
Se una Parte, cioè uno stato aderente, autorizza la coltivazione della pianta
di cannabis per la produzione di cannabis o della resina della cannabis dovrà
applicare il regime di controllo previsto dall’articolo 23 che altro non è che
quello disposto per il controllo del papavero da oppio. Fortunatamente è
espressamente detto che la presente convenzione non verrà applicata alla
coltivazione della pianta di cannabis fatta a scopi esclusivamente industriali
(fibre e semi) o di orticoltura. Gli stati adotteranno le misure che appariranno
necessarie per impedire l’utilizzazione non consentita delle foglie della pianta
di cannabis o il loro traffico illecito. Notiamo come in questa prima legge
non si faccia cenno assolutamente al livello di principio attivo su cui invece
oggi è incentrato il dibattito ricordiamo infatti che il THC 9 fu identificato
per la prima volta nel 1964 [14].

17
3.2 La situazione nell’Unione europea e nel resto del
mondo

La convenzione unica sugli stupefacenti è stata sottoscritta da 183 su 206


totali paesi del mondo [21]; questo dato ci fornisce la giusta ottica e punto di
partenza da cui sviluppare il nostro ragionamento in merito alla difficoltà di
un cambiamento di rotta sul proibizionismo. La proibizione della canapa o
cannabis è stata, ovviamente, da tale momento in poi,oggetto di un continuo
susseguirsi di nuove ed eterogenee regolamentazioni nei vari Paesi e cosı̀ anche
in Europa. Ecco una breve panoramica della situazione attuale in alcuni stati
del mondo:
In Argentina è legale esclusivamente il possesso fino a 5 g di inflorescenze
essiccate per uso privato.
In Australia è illegale in Tasmania e Nuovo Galles del Sud, depenalizzata
negli stati rimanenti. Legale per uso terapeutico.
In Belgio è illegale (ma il governo belga ha iniziato un programma di ricerca
volto a stabilirne l’efficacia medica).
In Brasile è illegale ma depenalizzata (in caso di possesso di quantità inferiore
a 20 grammi).
In Canada: legale per uso terapeutico anche l’autocoltivazione dal 24 Agosto
2016. Il ministro della Salute canadese Jane Philpott ha annunciato che nella
primavera del 2017 il Canada presenterà una legge per legalizzare la vendita
e il consumo di marijuana.
Germania: uso legale, possesso di modiche quantità (entro i 10 grammi) non
perseguito.
Giamaica: legale il possesso fino a 56,70 grammi e la coltivazione fino a
5 piante. I rastafariani (i seguaci della religione tradizionale giamaicana)
possono utilizzare, possedere e coltivare cannabis senza limitazione alcuna
all’interno dei luoghi di culto. La legge è stata approvata il 25 febbraio
2015.
Giappone: illegali tutti i preparati contenenti THC dal 1948, a seguito di una
legge introdotta dalle forze di occupazione statunitensi alla fine della seconda
guerra mondiale.
Paesi Bassi: legale, secondo normativa precisa.
Polonia: illegale.

18
Portogallo: legale il possesso dal 2001, la compravendita è un reato.
Regno Unito Regno Unito: illegale ma recentemente è stato depenalizzato
l’uso personale domestico.
Spagna: legale, nei cannabis social club.
Uruguay: L’Uruguay è stato il primo Stato al mondo a legalizzare nel dicem-
bre 2013 la coltivazione e la vendita di marijuana, rendendola monopolio di
Stato [22].
In America la recente corsa alla legalizzazione ruota attorno alla figura di
Jhon Walters il responsabile federale per la politica sulle droghe detto lo zar
della droga e ai filantropi miliardari George Soros, Peter Lewis e Sperling,
che hanno sostenuto finanziariamente la Question 9 l’emendamento costi-
tuzionale che avrebbe permesso agli adulti di possedere fino a 3 once (85g ca.)
di erba per uso personale approvato dai cittadini nel 2004. Ciò nonostante la
Corte Suprema, confermato che le leggi sulla droga federali scavalcano quelle
dello stato, ha fatto si che la Drug Enforcement Administration DEA inviasse
i suoi federali in California a fare irruzione dai coltivatori di marijuana med-
ica e nel ”Wo/Men’s Alliance for Medical Marijuana” (Alleanza di donne e
uomini per la marijuana medica) di Santa Cruz dove i proprietari della fatto-
ria, che stavano coltivando erba legalmente sotto la legge californiana, furono
trascinati in un palazzo federale a San Josè per aver disobbedito alla legge
federale. In tale episodio trattennero anche una paraplegica, Suzanne Pheil,
residente nella fattoria che si stava curando con la marijuana la cui storia
venne trasmessa ovunque. Una settimana dopo il raid, le autorità di Santa
Cruz si sono riunite in municipio per sovraintendere la pubblica distribuzione
di marijuana ai membri della ”Wo/Men’s Alliance for Medical Marijuana”
di fronte alle telecamere, un modo per dare una lezione a Washington [23].
Intanto nel 2005 Steven MacWilliams intimorito dalla minaccia di scontare
un’altra pena carceraria, con dolori cronici dovuti al fatto che il giudice nel
2003 gli aveva proibito l’uso della marijuana per curarsi; stanco di lottare
per i diritti dei pazienti pro marijuana terapeutica si suicida a San diego l’11
Luglio [2].
In Nevada la question 9 è stata approvata grazie a Billy Rogers, che mandò
quotidianamente persone porta a porta per trovare sostenitori, da condurre
poi il giorno delle elezioni alle cabine elettorali. Rogers, ha detto che all’università
si sedeva in cerchio parlando di questo e di quello in merito alla legalizzazione,
e che quando sarebbe cresciuto avrebbero cambiato queste leggi. L’ha fatto
[24].
Obama ha firmato un provvedimento che impedisce al governo federale di

19
interferire con le leggi statali sulla cannabis terapeutica e agli agenti della
Drug Enforcement Administration (DEA) di effettuare interventi dove la
cannabis terapeutica è legale [25].
Passando alla regolamentazione “moderna“ dell’argomento canapa dall’altra
parte dell’oceano Atlantico, in ambito di canapa coltivabile abbiamo che i
Paesi in cui la superficie coltivata a canapa raggiunge superfici di rilievo
sono la Cina, la Russia e la Francia. In Europa il paese in cui la canapa
viene coltivata da sempre, su superfici che oscillano attorno ai 10.000 et-
tari, è la Francia. La destinazione prevalente della canapa industriale in
questa nazione è quella per produrre carte speciali: filtri alimentari, cartine
da sigaretta, carta moneta [26].
Di estremo interesse per L’unione europea è il regolamento 1251 del 99 [27].
Palese è nell’analisi di questa legge,che l’obbiettivo di eradicare la canapa dal
mercato non è più presente, anzi vi è, la ricerca di strade per reinserirla sul
mercato nonostante l’ambiente ostile e la mentalità,anche degli stessi legis-
latori, ancora figlia del recente proibizionismo. Nel trattare i vari regimi di
sostegno a favore dei coltivatori di taluni seminativi tale regolamento prevede
infatti,insieme alle sue ratifiche (regolamenti 1673 e 1672 del 2000), un regime
di sostegno a favore della coltivazione anche della canapa delineandone per
la prima volta il livello di THC tollerabile allo 0, 2%. Inoltre:
• Il pagamento è concesso per la superficie a seminativo o ritirata dalla
produzione,per il calcolo dell’importo del pagamento si usa la resa me-
dia dei cereali diversi dal granturco;
• Si istituisce il primo sistema di controllo del THC; da applicarsi,su al-
meno il 30% delle superfici per le quali sono presentate le domande di
pagamento. E’ prevista la subordinazione della concessione dei paga-
menti all’utilizzo di determinate sementi (articolo 9 regolamento 1672);
• Gli importi dei pagamenti, possono essere modificati in base all’andamento
della produzione, della produttivita’ e dei mercati.
Il Reg. 1673 si aggiunge al 1251 nel regolare le fasi di trasformazione di
lino e canapa [28]. Occorre prevedere come troviamo scritto nella relazione
di accompagnamento della legge misure, aiuti ai primi trasformatori o agli
agricoltori che fanno trasformare le paglie per proprio conto. Bisogna tut-
tavia anche subordinare la concessione dell’aiuto a determinate condizioni
per evitare abusi. In particolare:
• Viene data una definizione di agricolture e di primi trasformatori della
materia;

20
• E’ posto l’obbligo di un contratto di acquisto della paglia da un agri-
coltore o la presa di impegno alla trasformazione nel caso ad essere
trasformatore sia l’agricoltore stesso;
• E’ escluso dall’aiuto il primo trasformatore o agricoltore che abbia cre-
ato artificialmente le condizioni richieste per beneficiarne e per approf-
ittare in tal modo di un vantaggio non conforme agli obiettivi del regime
di sostegno;
• E’ prevista una percentuale massima di impurità e di canapuli o capec-
chi nonché misure transitorie per adeguarsi a questa esigenza al fine di
incoraggiare solo la produzione di fibre corte di lino e di fibre di canapa
di qualità;
• E’ istituito, in quanto misura di controllo, un sistema di anticipi sull’aiuto;
• Nel corso dell’evoluzione dei mercati del lino e della canapa destinati
alla produzione di fibre, gli Stati membri e la Commissione devono
comunicarsi le informazioni necessarie all’applicazione del presente re-
golamento.
Al fine di valutare gli effetti delle nuove misure, la Commissione ha presentato
al Parlamento europeo e al Consiglio relazioni concernenti, nel 2003 i tassi
massimi di impurità e di canapuli o capecchi delle fibre corte di lino e delle
fibre di canapa e nel 2005 l’impatto sui produttori e sui mercati degli aiuti
alla trasformazione e dell’aiuto complementare. I regolamenti 1672 e 1673
sono stati recepiti in Italia rispettivamente con i decreti ministeriali 8 marzo
2001 e 10 maggio 2001.
A livello europeo le recenti normative quali il regolamento 1234/2007 e il
Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (GUCE 26/10/2012) man-
tengono e perseguono la strada del regolamenti 1251 lasciando inalterata la
legge in merito alla questione principe del livello percentuale discriminante
di THC dello 0, 2% [29].

3.2.1 L’attuale procedura di determinazione del contenuto di THC

Il Regolamento CE 1122/2009 nell’Allegato I stabilisce il metodo comunitario


per la determinazione quantitativa del ∆9-tetraidrocannabinolo (THC) delle
varietà di canapa. A seconda del caso in esame, il metodo è applicato secondo
la procedura A o la procedura B. La tecnica oggi utilizzata è la cromatografia
in fase gassosa (GC) del ∆9-THC dopo estrazione con un solvente adatto; ma

21
altre metodologie sono in fase sperimentale anche in Italia. Le procedure ab-
bastanza simili prevedono il prelievo in una popolazione di una determinata
varietà di canapa di una parte di 30 cm contenente almeno un’infiorescenza
femminile o ( procedura B) del terzo superiore per ogni pianta selezionata.
Il prelievo deve essere effettuato durante il periodo compreso tra il ventes-
imo giorno successivo all’inizio e il decimo giorno successivo alla fine della
fioritura, di giorno. il campione è costituito dai prelievi effettuati su 50 o
( procedura B ) 200 piante per particella. I campioni inviati al laboratorio
subiscono l’ essiccazione che deve iniziare appena possibile e comunque entro
48 ore, indipendentemente dal metodo, a una temperatura inferiore a 70◦ C.
I campioni essiccati devono essere conservati, non compressi, al buio e a una
temperatura inferiore a 25◦ C. triturati per ottenere una polvere i campioni
sono ora da conservarsi al massimo per 10 settimane in ambiente asciutto,
al buio e a temperatura sempre inferiore a 25◦ C. L’estrazione prevede la
miscelazione con una soluzione un bagno ad ultrasuoni e la centrifugazione
per 5 minuti a 3000 giri/minuto; viene prelevato infine il soluto di THC
che Iniettato nel cromatografo permette di procedere all’analisi quantitativa
[30].

3.2.2 I Cannabis social club

In merito all’uso di cannabis a scopo ludico e terapeutico in Europa è oper-


ativa in vari stati la realtà dei cannabis Social Club; associazioni No-profit,
formate da persone adulte che consumano cannabis, senza scopo di lucro.
La capacità di produzione si basa sul livello di consumo annuale previsto
dei propri membri, compreso un quantitativo da utilizzare solo come scorta
di sicurezza, per contrastare il rischio di un raccolto andato male, furti, in-
cendi e per avere a disposizione una “scorta di emergenza” per i pazienti che
consumano la cannabis per uso terapeutico.
I CSC hanno un protocollo di adesione per i nuovi membri che include una
spiegazione dei loro diritti e doveri, un’indicazione del quantitativo stimato
di consumo personale, e una conversazione privata sulla storia del consumo.
Questo permette ai club di riconoscere un eventuale consumo problematico
(psicopatologie), e di far fronte a questa situazione.
I CSC adottano una politica attiva di prevenzione di danni e rischi, e la pro-
mozione di metodi più sicuri di consumo della cannabis per i propri membri.
Tengono un registro scritto onnicomprensivo, del consumo di cannabis da
parte dei propri membri derivante dalla coltivazione collettiva con tanto di
numero identificativo del socio, i quantitativi prelevati e la data dei prelievi.

22
E’ previsto anche un registro scritto completo della produzione, nel quale
l’associazione certificherà le date del ciclo di coltivazione, i metodi utilizzati
per la coltivazione e i quantitativi raccolti ed atti al consumo. Ispezioni sono
condotte saltuariamente da rappresentanti della associazione, per verificare
la localizzazione, le misure di sicurezza ed il volume stimato della produzione.
Una volta che il raccolto è stato controllato ed il volume della produzione fi-
nale quantificata, l’associazione emetterà un’autorizzazione scritta a uno dei
suoi rappresentanti, per procedere al trasporto del raccolto dal punto di colti-
vazione fino al luogo dove è attuata la distribuzione controllata. I Cannabis
Social Club possono decidere di assumere personale, che può ricevere una
retribuzione ragionevole. In tal modo essi contribuiscono alla creazione di
posti di lavoro, alla riattivazione economica, ed a risparmi sul budget per il
rispetto della legge [31].

3.3 La Legge in Italia

La normativa italiana sulla canapa continua ad essere lacunosa, almeno fino


a quando non sarà approvato definitivamente il disegno di legge sulla canapa
industriale, fermo al Senato dal novembre 2015, e non saranno emanati i
successivi decreti attuativi. E’ all’esame del Parlamento anche il disegno
di legge per la legalizzazione della Cannabis e dei suoi derivati. In attesa
di queste nuove norme, gli ultimi e principali riferimenti normativi simili
al solito a quelli precedentemente elaborati dai regolamenti europei per la
coltivazione e trasformazione della canapa sono i seguenti:
1 Il regolamento (CE) n. 178/2002 [32] che definisce alimento (o prodotto
alimentare, o derrata alimentare)qualsiasi sostanza o prodotto trasfor-
mato, parzialmente trasformato o non, destinato ad essere ingerito, o di cui
si prevede ragionevolmente che possa essere ingerito, da esseri umani. Il
medesimo articolo stabilisce che non sono prodotti alimentari i mangimi gli
animali vivi, a meno che siano preparati per l’immissione sul mercato ai
fini del consumo umano , i vegetali prima della raccolta, i medicinali i cos-
metici il tabacco ai sensi delle direttive del Consiglio. Per gli esseri umani
(la normativa per l’alimentazione animale è quella veterinaria) infatti si pos-
sono ricavare secondo la circolare del Ministero della salute del 22 maggio
[33] prodotti alimentari solo da seme con THC 0 l’errore accettabile è dello
0, 03% dovuto a contaminazione di organi fiorali e all’adozione di inidonee
pratiche di mondatura del seme”. Non si può quindi parlare nella compo-
sizione idroalcolica come in quella della birra dell’utilizzo delle infiorescenze
della canapa cosı̀ anche per le tisane alla marijuana; tuttavia non vi è ancora

23
un regime sanzionatorio.
2 La riforma della PAC 2014-2020 (Regolamento UE n.1307/2013) che ri-
conosce la coltivazione di canapa tra quelle ammesse a ricevere i pagamenti
della PAC, purché si tratti di sementi certificate di varietà con tenore di
THC inferiore allo 0, 2%. Il Regolamento concede agli Stati membri anche
la possibilità di riconoscere un aiuto accoppiato alla coltivazione di canapa.
Federcanapa la nuova federazione Italiana per la canapa a luglio 2016 ha
richiesto in proposito al Mipaaf di riconoscere questo aiuto per alcuni soci
[34].
3Il Regolamento delegato (UE) 639/2014 che integra il Regolamento 1307/2013
stabilisce che le varietà di canapa ammesse ai pagamenti sono quelle iscritte
nel Catalogo comune delle Varietà di specie delle piante agricole e cioè:Antal
*CZ 1465,Armanca *RO 1002,Beniko *NL x, *PL 893,Bialobrzeskie *CZ
1067 DE Bialobrzeskie *PL 893, Bialobrzeskie,Cannakomp *HU 149424,Carma
*IT 15,Carmagnola *IT 15 DE (25.7.2013),Chamaeleon *NL 391,Codimono
f: 30.6.2017,CS *IT 15,Dacia Secuieni *RO 1018,∆-llosa *ES 275,∆-405
*ES 275,Denise *RO 1018,Diana *RO 1018,Dioica 88 *FR 8194,Epsilon 68
*FR 8194,Fedora 17 *FR 8194,Felina 32 *FR 8194,Férimon *FR 8194,Feri-
mon *DE 4668,Ferimon = Férimon,Fibranova *IT 15,Fibrol *HU 149424,Fi-
nola *FI 6157,Futura 75 *FR 8194,Ivory *NL 722,KC Dora *HU 149424,KC
Virtus *HU 149424,KC Zuzana *HU 149424,Kompolti *HU 151322, *NL
x,Kompolti hibrid TC *HU 149424 H,Lipko *HU 151322,Lovrin 110 *RO
1002,Marcello *NL 722,Markant *NL 722,Monoica *CZ 666, *HU 149424,Ra-
jan *PL 893,Santhica 23 *FR 8194,Santhica27 *FR 8194,Santhica 70 *FR
8194,Secuieni Jubileu *RO 1018,Silvana *RO 1002,Szarvasi *HU 108887,Ti-
borszallasi *IT 1229, *HU 149424,Tisza *HU 149424,Tygra *PL 893,Uniko
B *HU 151322 H,Uso-31 *NL x,Wielkopolskie *PL 589,Wojko *PL 893,Zenit
[35].
4 La circolare Mipaf n.1 dell’8 maggio 2002 stabilisce i metodi per il con-
trollo del THC che devono essere seguiti dalle autorità competenti e stabilisce
che “il pagamento per superficie è subordinato all’utilizzazione di varietà di
canapa aventi tenore in THC non superiore allo 0, 2%” e che “gli opera-
tori interessati dovranno dare comunicazione sull’impianto della coltura di
cannabis sativa alla più vicina stazione di polizia (Polizia di Stato, Corpo
dei carabinieri, Guardia di Finanza, ecc.)”. Molte di tali previsioni già pre-
senti nei regolamenti europei 1673 1672 1251 di sedici anni fa; ci portano alla
conclusione che la normativa a differenza dell’opinione pubblica Italiana sia
rimasta sostanzialmente invariata [36].
5 Il decreto ministeriale n.98 del 28 aprile 2007 che riconosce per la prima

24
volta l’uso medico della principale sostanza attiva della cannabis, il THC, e
di altri due analoghi di origine sintetica (Dronabinol e Nabilone) seguito dal
recente Decreto del Ministero della Salute del 9 novembre 2015 che autorizza
finalmente “la coltivazione delle piante di cannabis da utilizzare per la pro-
duzione di medicinali di origine vegetale a base di cannabis”. Prima di esso
la marijuana per tale fine poteva essere solo importata a un prezzo altissimo
che tuttavia tutt’oggi non scende sotto i 20 euro al grammo. Il decreto del
2015 specifica che per piante di cannabis “si intendono le piante diverse da
quelle di canapa coltivate esclusivamente da sementi certificate per la pro-
duzione di fibre o per altri usi industriali, come consentito dalla normativa
dell’Unione europea”. In tal modo introduce una distinzione inequivocabile
tra piante per usi industriali e piante per uso farmaceutico medico [37]. Gli
impieghi di cannabis ad uso medico riguardano: l’analgesia in patologie che
implicano spasticità associata a dolore (sclerosi multipla, lesioni del midollo
spinale) l’analgesia nel dolore cronico, l’ effetto anticinetosico ed antiemetico
nella nausea e vomito, causati da chemioterapia, radioterapia, terapie per
HIV, l’effetto stimolante dell’appetito nella cachessia, anoressia, il glaucoma
resistente alle terapie convenzionali la riduzione dei movimenti involontari
del corpo e facciali nella sindrome di Gilles de la Tourette che non possono
essere ottenuto con trattamenti tradizionali se non possono essere curate con
trattamenti tradizionali.
E infine la legge che fa da padrona in merito alla canapa non legale che
risale al 1990; il famoso DPR 309, il testo unico sulla droga più volte riv-
isto in un ottica sempre più proibizionista e solo in via extraparlamentare
meno restrittiva. Ciò avvenne infatti nel 1993, tramite un referendum popo-
lare abrogativo che ha mitigato l’impianto sanzionatorio e nel 2014, tramite
la sentenza della Corte costituzionale n. 32 che dichiarò l’illegittimità costi-
tuzionale degli articoli 4-bis e 4-vicies-ter del decreto-legge 30 dicembre 2005,
n. 272, cosiddetta legge Fini-Giovanardi, cancellando l’equiparazione tra le
droghe leggere, quali l’hashish e la marijuana, e quelle pesanti.Di recente la
cassazione ha inoltre concesso la legalità di una piantina ( Cassazione sesta
sezione penale, sentenza 40030 ). Per via parlamentare le successive modi-
fiche se non per una maggior apertura e affinamento delle pratiche per l’uso
medico della canapa non hanno visto grandi novità Nonostante questi orien-
tamenti della giurisprudenza l’inasprimento delle punizioni continua ad es-
sere paradossalmente riscontrabile nel decreto legislativo del 15 gennaio 2016
sulle disposizioni in materia di depenalizzazione un maggior accanimento nei
confronti di chi coltiva cannabis. Se prima la legge prevedeva l’arresto sino
ad un anno o l’ammenda da lire un milione a lire quattro milioni oggi e’
la sanzione amministrativa pecuniaria va da euro 5.000 a euro 30.000 sem-

25
pre fatto salvo il caso in cui il fatto costituisca reato. Occorre ora stabilire
quando si sia in presenza di vera e propria coltivazione; qui più che la legge
entra in gioco la giurisprudenza. All’inizio si riteneva che la coltivazione
fosse ravvisabile gia’ all’atto della semina poi una nuova impostazione, af-
fermo’ che si poteva vedere configurata la coltivazione in presenza di piante
appartenenti al fenotipo cannabis e potenzialmente idonee a produrre THC,
senza che fosse necessaria la verifica in ordine alla presenza di principio at-
tivo. In seguito una visione più rigorosa e obbiettiva da parte della Corte
di Cassazione, richiese la presenza nelle piante di un minimo di THC, tale
da produrre effetti droganti. In merito invece al dover decidere se il fatto
costituisca o meno reato la cassazione ha stabilito che due piantine non siano
sufficienti per addurre la volontà di vendita a terzi. La distinzione che opera
la giurisprudenza è quella tra il reato di coltivazione e quello di detenzione
dello stupefacente:è la destinazione della sostanza stupefacente a decretare
l’esistenza o meno del reato: non basta il semplice pericolo, ma è necessario
che la condotta sia in concreto offensiva. Resta ferma, come detto, la sanzione
amministrativa [38].
I parametri valutativi principali nel definire una coltivazione personale sono:
• il minimo numero delle piante; tuttavia non ve ne è uno specifico;
• il limitato quantitativo di THC;
• la destinazione al consumo personale;
• la condizione di consumatore del coltivatore;
• il livello di maturazione delle piante;
• le modalità e il luogo di coltivazione.

3.4 Proposte in atto in parlamento e considerazioni in


merito

Come già detto sono attualmente in discussione in Parlamento due proposte


di legge sulla canapa; la prima è in merito alla canapa a solo uso industriale
rivolta quindi “al sostegno e promozione della coltivazione e della filiera della
canapa (Cannabis sativa L.)” che quindi si rivolge alle coltivazioni di canapa
delle varietà ammesse iscritte nel Catalogo comune delle varietà delle specie
di piante agricole. Questa prevede che:

26
1. la coltivazione delle varietà di canapa ammesse sia consentita senza
necessità di autorizzazione;
2. tutto ciò che è possibile ottenere da tali coltivazioni sia ammesso se nel
rispetto delle discipline dei rispettivi settori;
3. l’obbligo della conservazione dei cartellini della semente acquistata per
un periodo non inferiore a dodici mesi e l’obbligo di conservare le fatture
di acquisto per il periodo previsto dalla normativa vigente;
4. Per gli eventuali campionamenti con prelievo della coltura è previsto
l’obbligo che siano effettuati in presenza del coltivatore e il rilascio
di un campione prelevato in contraddittorio ,all’agricoltore stesso per
eventuali contro verifiche. Se all’esito del controllo il contenuto medio
di THC della coltivazione risulti superiore allo 0, 2% ed entro il limite
dello 0, 6%, nessuna responsabilità è posta a carico dell’agricoltore che
ha rispettato le prescrizioni di cui alla presente legge e non è possi-
bile il sequestro e la distruzione della coltivazione sotto il nuovo limite
cuscinetto dello 0, 6%;
5. Definizione di nuovi livelli massimi di THC negli alimenti da adottarsi
con decreto del Ministro della salute;
6. Un finanziamento annuo da parte del ministero delle politiche agricole
nel limite massimo di 700.000 euro, per favorire il miglioramento delle
condizioni di produzione e trasformazione nel settore della canapa;
7. La riproduzione della pianta a carattere dimostrativo sperimentale o
culturale in istituti quali università e agenzie di sviluppo e innovazione;
La proposta in materia di legalizzazione della coltivazione, lavorazione e ven-
dita della cannabis e dei suoi derivati invece dopo un ampio preambolo sulla
situazione attuale della politica repressiva nei confronti della cannabis e dopo
aver riportato il parere favorevole della stessa Direzione nazionale antimafia
propone drastiche modifiche al DPR 309 prevedendo che:
• Sia legalizza la coltivazione della cannabis a scopi cosiddetti ricreativi
e la conseguente detenzione del prodotto ottenuto nel numero massimo
di 5 piante di sesso femminile coltivate da persona maggiorenne;
• Sia legale, altresı̀, la coltivazione in forma associata, attraverso enti
senza fini di lucro, sul modello dei cannabis social club cui possono
associarsi solo persone maggiorenni e residenti in Italia, in numero non
superiore a cinquanta stabilendo che non possono far parte degli organi
direttivi coloro che siano stati condannati, in maniera definitiva, per al-

27
cuni reati di maggiore pericolosità sociale (associazione di tipo mafioso,
commercio illecito di precursori di droghe e associazione finalizzata al
traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope);
• Restino sansionabili le condotte, anche per quantitativi di sostanza in-
feriori ai limiti indicati, che integrano le previsioni dell’articolo 73 del
testo unico (piccolo spaccio e cessione gratuita). Questa disposizione,
definisce indirettamente specifici princı̀pi volti a disciplinare l’uso per-
sonale e le condotte ad esso prodromiche, stabilendo i confini quanti-
tativi della coltivazione e della detenzione consentite e di pratiche di
gruppo (tipicamente, il passaggio dello spinello) non punibili;
• Sia possibile la detenzione personale di cannabis e dei prodotti da essa
derivati se persone maggiorenni fino a 5 grammi innalzabili a 15 grammi
in privato domicilio non subordinata ad alcun regime autorizzatorio.
Restano sempre sansionabili i comportamenti dell’articolo 73 del 309;
• Non sia più punibile la cessione gratuita della sostanza;
• Siano abolite le sanzioni amministrative quali sospensione di patente di
guida, licenza di porto d’armi, passaporto in seguito all’uso personale
dei derivati della cannabis con danno alla sicurezza pubblica e sostituite
da sanzioni pecuniarie da 100 a 1000 euro;
• Sia istituito, con l’obbiettivo di giungere a un livello di offerta adeguato
ma che non incentivi il consumo, il monopolio di stato per la com-
mercializzazione le autorizzazioni per la coltivazione delle piante di
cannabis non in forma personale e la preparazione dei prodotti da
essa derivati. Restando ovviamente escluse dal regime di monopolio
la coltivazione in forma personale e associata della cannabis, nonché la
coltivazione della canapa esclusivamente per la produzione di fibre o
per altri usi industriali;
• Sia compito del Presidente della Repubblica la disciplina delle modalità
di individuazione delle aree per la coltivazione di cannabis ad uso
medico, autorizzando enti, persone giuridiche private, istituti universi-
tari e laboratori pubblici aventi fini istituzionali e di ricerca alla colti-
vazione di piante comprese nelle tabelle I e II di cui all’articolo 14
del testo unico per scopi scientifici, sperimentali, didattici, terapeutici
o commerciali finalizzati alla produzione farmacologica e semplifica le
modalità di consegna, prescrizione e dispensazzione dei farmaci conte-
nenti cannabis;
• I proventi delle sanzioni amministrative pecuniarie relative alla vio-

28
lazione dei limiti e delle modalità previsti per la coltivazione e per
la detenzione di cannabis, siano interamente destinati a interventi in-
formativi, educativi, preventivi, curativi e riabilitativi, realizzati dalle
istituzioni scolastiche e sanitarie e rivolti a consumatori di droghe e a
tossicodipendenti;
• I proventi derivanti per lo Stato dalla legalizzazione del mercato della
cannabis siano destinati per il 5 per cento del totale annuo al finanzi-
amento dei progetti del Fondo nazionale di intervento per la lotta alla
droga;
• Prevede come il già discusso Regolamento Europeo 1673, una relazione
annuale sullo stato di attuazione della stessa legge e sui suoi effetti,
fissando alcuni parametri di valutazione legati al consumo e alle sue
caratteristiche, al rapporto tra consumo di droghe leggere e pesanti .
Stabilisce che sia prevista la rideterminazione delle pene irrogate dal
giudice dell’esecuzione, con proprio decreto, anche d’ufficio, riducen-
dole di due terzi – per i reati di cui all’articolo 73 del testo unico in
applicazione delle norme della legge Fini-Giovanardi dichiarate incos-
tituzionali dalla Corte costituzionale [39].
Se per quanto riguarda la proposta in merito alla canapa industriale non è
ravvisabile salvo che , a voler essere pignoli,per le richieste di finanziamento
alcun motivo per proseguire sulla linea dura; la proposta sulla legalizzazione
della cannabis condivisibile o meno presenta dei punti critici attorno ai quali
si è sviluppato il dibattito. Sfortunatamente per coloro che auspicano una
depenalizzazione e una politica più obbiettiva in merito, tali punti critici sono
il punto di forza di coloro che a prescindere dalla buona stesura del disegno
di legge, vogliono mantenere lo stato restrittivo della normativa o addirittura
inasprirlo. Questa situazione ha portato al solito a lungaggini burocratiche
e emendamenti che potranno o meno essere accettati dal gruppo proponente
il disegno di legge. Emendamenti nocivi quindi per un’analisi obbiettiva del
voto finale che verrà espresso dai singoli parlamentari, lo Stato e la situazione
attuale in via definitiva; ma lasciamo perdere considerazioni prive di base
solida e analizziamo in dettaglio la proposta per capire meglio:
La detenzione riferita alla coltivazione non pare incontrare limiti ponderali
di alcun genere e viene regolata diversamente rispetto alla detenzione di chi
non coltiva limitata a gr. 15 . Sarebbe tuttavia opportuno che la legge fosse
più chiara in merito.
Il riferimento parametrico al solo peso lordo (è implicito infatti che ad esso ci
si riferisca nella proposta di legge) non è di massima efficienza più opportuno

29
sarebbe stato elaborare il riferimento parametrico,anche in via cumulativa al
semplice peso netto, in base al peso del principio attivo.
Per nulla condivisibile la non punibilità di cessioni gratuite di quantitativi
sino a 15 grammi soprattuto se vista in concomitanza con la disposizione
punitiva di chi detiene per sé anche sforando il tetto massimo stabilito. Il
motivo della dissonanza delle due disposizioni è presto detto: esiste nel com-
mercio, è risaputo, la possibilità di differire o anticipare il pagamento. E’
evidente il grave autogol dei proponenti il ddl tanto da dubitarne della buon-
afede nell’iniziativa di alcuni.
Ipotizzando casi come la presenza di più persone che vivano nel medesimo
ambiente, senza che alcuno svolga attività coltivativa, il rinvenimento di un
quantitativo globale superiore ai 15 grammi non essendo regolato causa una
lacuna legislativa.

30
4 Gli usi il mercato e la filiera
Abbiamo già accennato ai molteplici usi possibili della canapa trattiamoli
ora nello specifico.

4.1 Gli usi industriali

4.1.1 Edilizia: la “Calcecanapa”

Con i fusti interi della canapa, pressati con un collante, si possono fabbri-
care tavole per l’edilizia e la falegnameria, che sono di grande robustezza,
flessibilità ed assai più leggere di quelle in legno. Con la cellulosa, attraverso
un processo di polimerizzazione, si possono ottenere materiali plastici degrad-
abili che, se in molti casi non possono competere con le sofisticate materie
plastiche di oggi, hanno comunque fin dall’inizio una serie di usi importanti
per imballaggi, isolanti e cosı̀ via [40]. Il biocomposto di canapa e calce è
un materiale ottenuto dalla combinazione della parte legnosa dello stelo di
canapa ”canapulo” ed un legante a base di calce idraulica con l’aggiunta
d’acqua. La canapa ha il ruolo di materiale riempitivo, mentre la calce
idraulica da legante e conservante. Il ”canapulo” è naturalmente ricco di
silice,che aiuta l’indurimento della calce. Il mix si consolida in poche ore e
con il passare del tempo,per via del processo di carbonizzazione,la graduale
perdita di ossigeno azoto e idrogeno, acquisisce una consistenza simile alla
pietra. In Francia si costruisce con successo con calce e canapa da più di 40
anni. In Italia l’utilizzo industriale del composto è più recente, anche se ad
esempio alcuni acquedotti romani erano costruiti cosı̀ già 2000 anni fa. In
edilizia il canapulo prima dell’utilizzo può essere geomineralizzato cioè subire
una prelavorazione in fabbrica che lo arricchisce e mineralizza migliorandone
le prestazioni. La Banca della calce srl ha sviluppato una linea di prodotti per
il green building ed il restauro incentrata esclusivamente sulla calcecanapa
che migliora senza ombra di dubbio la qualità della vita, infatti:
• Le case in calcecanapa sono calde d’inverno e fresche d’estate poichè
la calcecanapa funziona come impianto di aria condizionata naturale,
determinando il benessere termico dell’abitazione;
• Fonoassorbenza e traspirabilità delle strutture convivono in perfetta
armonia;
• La calce mineralizzando la canapa la rende inattaccabile da batteri,
muffe, insetti, roditori migliora quindi la qualità dell’aria nell’abitazione;

31
• Le murature possono assorbire umidità e successivamente, rilasciarla
con grande facilità;
• A fine vita, è sufficiente un processo di frantumazione per essere di
nuovo impiegata come materia prima secondaria, senza necessità di
trattamento alcuno;
• La calcecanapa è ignifuga senza bisogno di aggiunte di sostanze tossiche
ritardanti di fiamma soddisfacendo la categoria A secondo la norma EN
13501-1;
• Assorbe anidride carbonica (biossido di carbonio – CO2) dall’atmosfera
durante la sua crescita: una tonnellata di canapulo secco cattura circa
325 Kg di CO2 [41].
Sempre in ambito edile i cips di canapulo rimanenti dopo la stigliatura, cioè
il processo di separazione della parte fibrosa da quella legnosa, insieme alla
calce sono stati utilizzati da Max Canti per un progetto di case standardiz-
zate ecobiocompatibili per la ricostruzione in Abruzzo; con essa si possono
infatti costruire case in pochissimo tempo abitabili, antisismiche, perfetta-
mente isolate termoacusticamente. I materiali isolanti a base di canapa sono
adatti praticamente a tutte le applicazioni comuni: i pannelli isolanti per
facciata possono essere utilizzati come elemento di un sistema compound
termoisolante per le facciate esterne; pannelli e tappetini isolanti trovano
utilizzo per l’isolamento termico in pareti montanti, soffitti con travatura in
legno, tetti e facciate sospese ventilate; i frammenti di canapa sfusi trovano
impiego come riempimento isolante tra i legni di imbottitura [42].
Altro esempio di bioedilizia in canapa è il progetto dello studio di architettura
Pedone “Casa di luce” realizzato dalla Pedone Working srl in collaborazione
con diverse aziende. E’ il più grande edificio abitativo realizzato in canapa
e calce in tutta Europa, e probabilmente anche nel mondo intero. Dopo la
presentazione ha riscosso un enorme successo in termine di vendite, ma so-
prattutto in termini di interesse per questo nuova tecnologia, che ormai a
Bisceglie (Puglia) e dintorni, dopo questo rodaggio in grande stile, è forte-
mente apprezzata. “Il valore di rimando è enorme”, ha detto l’architetto
Leo Pedone, sottolineando che: “Le vendite sono andate benissimo visto che
il resto dell’edilizia è bloccata da due anni; siamo riusciti a tenere botta
mantenendo gli stessi prezzi di vendita, mentre tutto il resto del comparto
è andato in picchiata.” Con la collaborazione di CanaPuglia, le aiuole da-
vanti all’edificio sono state seminate proprio con la canapa, che è cresciuta
compatta e rigogliosa ed attira gli sguardi di molti curiosi, che si fermano a
guardare e leggere i cartelli che recitano: “Coltiva la tua casa”. Ormai nel

32
Table 2: Differenza costi di produzione nell’utilizzo di materiali classici e
materiali in canapa.
COSTI COSTI
CLASSI DI OPERE
CALCE CANAPA MURATURA CLASSICA
NOLI e1.147,99 e1.147,99
OPERE MURARIE e14.290,61 e9.301,24
SOLAI e4.795,66 e4.795,66
PROTEZIONE TERMICA E ACUSTICA e2.628,25 e3.754,67
PAVIMENTI E RIVESTIMENTI e10.460,49 e10.460,49
INTONACI e11.493,73 e11.493,73
OPERE DA TINTEGGIATORE e4.339,98 e4.339,98
SERRAMENTI e13.769,90 e13.769,90
OPERE DA FABBRO e305,94 e305,94
IMPIANTO IDRO-SANITARIO e5.474,99 e5.474,99
IMPIANTO DI RISCALDAMENTO e8.342,95 e8.342,95
IMPIANTO ELETTRICO e4.679,47 e4.679,47
IMPIANTO A GAS e244,73 e244,73
IMPIANTO DI VENTILAZIONE e346,95 e346,95
ASSISTENZE MURARIE e6.665,70 e6.665,70
COSTO TOTALE e88.987 e85.124
SUPERFICIE e83,27 e83,27
COSTO AL MQ e1.068,63 e1.022,24

territorio costruire con la canapa è quasi un metodo tradizionale ma il fatto


di vedere un edificio compiuto di quelle dimensioni, fa superare immediata-
mente qualsiasi dubbio che si possa avere su un materiale innovativo come
questo. Ovviamente sempre in ottica green tutto è alimentato da solare ter-
mico e fotovoltaico. Il costo delle abitazioni, è di un 10/15% in più, rispetto
ai competitor della zona nonostante ciò le vendite sono state effettuate senza
problemi anzi mentre i competitor ogni 6 mesi hanno abbassavano il costo
gli appartamenti del progetto casa di luce hanno continuato a essere venduti
allo stesso prezzo. Il messaggio è che la qualità dell’elemento naturale, som-
mata al fatto che è un investimento che dura tutta la vita, fa vivere meglio
e risparmiare giorno per giorno. Gli inquilini non guardano solo al risparmio
energetico, che si potrebbe pensare sia la prima cosa ma apprezzano soprat-
tutto il comfort, la qualità di vita e la qualità dell’aria interna [43].
In tabella 2 possiamo notare la differenza costi di produzione nell’utilizzo
di materiali classici e materiali in canapa del progetto di tesi di laurea
dell’architetto Matthieu Narducci.
Sostituendo i blocchi in calcestruzzo cellulare utilizzati per le murature es-
terne e i mattoni forati per i tramezzi interni con i blocchi di calce-canapa il

33
costo di costruzione aumenta di 3863 euro su un costo totale di circa 89000
euro, equivalente al 4.5% del costo di costruzione. Per quel che riguarda le
murature esterne i blocchi in cls cellulare sono stati sostituiti con i blocchi in
canapa-calce. Questi due materiali hanno un costo molto differente, infatti
i blocchi in cls cellulare costano approssimativamente la metà rispetto hai
blocchi in canapa- calce. Per i tramezzi interni invece l’utilizzo di mattoni
forati, dal costo di circa 29,50 euro/mq,è meno conveniente dei blocchi in
canapa-calce (26,00 euro/mq). Quest’analisi può essere considerata impre-
cisa, con tante variabili che possono differire, ma ha comunque un risultato
importante, perché ci fa vedere come dal punto di vista economico dal lato
dei costi non ci siano differenze significative.Questo a fronte di una nuova tec-
nologia che sta prendendo piede in Francia da una decina d’anni e in Italia
solo da qualche mese, ciò fa inoltre pensare che i prezzi di questo materiale
in futuro possano diminuire [44].

4.1.2 Settore automobilistico

Ingiusto sarebbe iniziare questo paragrafo non accennando subito al fatto


che già nel 1937 La Hemp Body Car progettata da Henry Ford fu il primo
prototipo di auto fatto di un materiale plastico derivato da semi di canapa
e soia, alimentata ad etanolo di canapa. Più leggera ma anche più resistente
delle normali carrozzerie in metallo si ricorda come Henry Ford stesso nel di-
mostrarne ai giornalisti e al pubblico l’elasticità e la resistenza si fece filmare
mentre colpiva violentemente con una mazza il cofano della vettura, senza
che questa neppure si ammaccasse [45]. Più vicino ai giorni nostri invece,il
prototipo realizzato dalla LOTUS chiamato ”Eco Elise”; auto assemblata
con componenti naturali, riciclabili o biodegradabili, dove ogni processo di
fabbricazione e assemblaggio della vettura è stato ottimizzato per ridurre il
consumo di energia. I pannelli della carrozzeria e gli spoiler sono in fibra
di canapa e verniciati ad acqua; sempre in canapa la struttura dei sedili
rivestiti poi di lana grezza. L’idea di realizzare un’auto sportiva a basso
impatto ambientale si sposa perfettamente con lo sforzo della Lotus di man-
tenere tutto il ciclo di produzione quanto più pulito possibile, secondo la
logica delle “3R”: riduci, riusa e ricicla. La casa inglese già dal 2007 infatti
ha evidenziato risultati molto in linea con la corporate social responsability.
I materiali dell’autovettura provengono da colture dell’East Anglia, non dis-
tante dagli stabilimenti della Lotus a Hethel, nel Norfolk. Ciò ha comportato
una significativa riduzione nelle emissioni di CO2 per il trasporto [46].
Ricercatori in Australia e in Inghilterra stanno lavorando per sviluppare ma-

34
teriali ricavati da piante come la canapa per rimpiazzare componenti di plas-
tica e di metallo nelle auto;materiali biodegradabili per diminuire il consumo
di carburante dato che pesano il 30% in meno. ”La fibra di canapa ha una
resistenza alla trazione maggiore dell’acciaio, ed è inoltre considerevolmente
più economica da lavorare” sostiene Alan Crosky professore alla scuola dei
materiali e di ingegneria del nuovo galles del sud in Australia. Crosky sp-
iega che costruire auto, compreso il guscio esterno, usando piante come la
canapa, riduce il numero delle carcasse arrugginite e delle parti meccaniche
che giacciono nei cimiteri di automobili. Ogni anno negli Stati Uniti da 10
a 11 milioni di veicoli vengono scartati e raggiungono la fine del loro ciclo
d’uso. Una rete di incentivi per lo smaltimento e il recupero fa sı̀ che vengano
demolite il 96% di queste vecchie auto; ma circa il 25% dei veicoli in peso,
che includono plastica, fibre, schiuma, vetro e gomma, rimane come rifiuto.
”Un’auto costruita con pannelli a base di canapa, riscaldati, trattati e stam-
pati”, dice Crosky ”, può semplicemente essere bruciata alla fine della sua
vita e poi sarà consumata naturalmente dai batteri. L’idea aveva già solide
radici in paesi come la Germania e l’Inghilterra, dove le case costruttrici de-
vono pagare delle tasse per lo smaltimento dei vecchi veicoli. Dato che le
disposizioni ambientali sono sempre più pertinenti, i ricercatori credono che
le fibre naturali stiano per diventare in tutto il mondo la principale com-
ponente delle auto. L’azienda canadese Motive Industries nel 2010 usò la
canapa nella produzione della prima auto elettrica realizzata con materiali
organici. Le case automobilistiche tedesche, Mercedes (Daimler / Chrysler),
la BMW e l’Audi Volkswagen, hanno intrapreso la strada di incorporare fi-
bre vegetali nei loro modelli [47]. Per concludere sugli utilizzi della canapa
nei veicoli citiamo il caso Canadese di un inventore, Derek Kesek, che da ex
proprietario di un ristorante biologico ha spostato la sua passione verso le
applicazioni della canapa,alla progettazione e costruzione di prodotti innova-
tivi ed ecosostenibili in canapa. Un aereo da turismo in fibra di canapa con
motori funzionanti a biodiesel ricavato dalla pianta è il primo esperimento.
Con oltre il 75% della struttura e dell’involucro costruito con fibra di canapa
al posto della vetroresina. La riduzione di impatto ambientale del processo
costruttivo di una piccola serie sarebbe enorme rispetto ai materiali plastici
tradizionali e all’alluminio, anche se resta da valutare il tipo di resina uti-
lizzato per “legare” le fibre di canapa. L’aereo può ospitare 4 persone e ha
un’apertura alare di 12 metri [48].

35
4.1.3 Tessile abbigliamento e arredamento

La pianta di canapa, più produttiva in fibra tessile del cotone, oggi può essere
lavorata in impianti che sostituiscono le lunghe e faticose lavorazioni manuali
di un tempo. La sua coltivazione richiede pochi pesticidi e fertilizzanti, men-
tre il cotone,specialmente di pesticidi,ne richiede moltissimi. Attualmente
può essere lavorata in modo da renderla sottile quanto si vuole [49]. I tessuti
di canapa sono ricavati dalla lavorazione della componente fibrosa dello stelo
della pianta, detto ”tiglio”. La fibra migliore per scopi tessili è quella lunga,
non inferiore ai 250 cm. La coltivazione in suoli ben irrigati, a patto che
l’acqua non ristagni nel suolo soffocando le radici, favorisce l’ottenimento di
una migliore qualità della fibra. Se la pianta, durante il ciclo che va dalla
semina alla fioritura, incontra una fase climatica di siccità che inaridisce il
suolo, fiorisce anzitempo interrompendo il suo processo di crescita in altezza e
di conseguenza producendo fibre più corte [49]. In virtù del tipo di impiego e
della qualità che si voglia ottenere delle fibre, si scelgono diversi tipi e metodi
di coltivazione:
• Per la produzione di fibre tessili di alta qualità, si sceglie di coltivare
piante molto alte intorno ai 4 metri; successivamente si tengono riunite
le piante raccolte in fasci sottoponendoli a macerazione in acqua e suc-
cessiva essiccazione. Segue l’ estrazione delle fibre contenute nei fasci.
Un tempo l’estrazione delle fibre era manuale, oggi è completamente
meccanizzata. Con questo tipo di fibre si producono tessuti pregiati
per abbigliamento e tappeti;
• Per la produzione di canapa grossolana di bassa qualità, si sceglie di
raccogliere le piante con il metodo della fienagione, cioè si raccolgono
le piante unendole in balle che vengono depositate e lasciate ad es-
siccare per disperdere l’umidità. La successiva estrazione della fibre
viene ottenuta attraverso procedimenti chimici senza macerazione [50].
Con questo tipo di fibre (corte) si producono tessuti a basso costo per
l’arredamento ed abbigliamento casual e cordami resistenti. La tela di
canapa è utilizzata per la pittura ad olio su quadri [51].
Gran parte del tessuto che viene venduto per canapa, è in realtà di lino;
viceversa la maggior parte della biancheria fine da casa ritenuta di lino è
invece di canapa; La convinzione che la canapa sia un tessuto con trama
grossolana è dovuta al fatto che certe antiche lenzuola di canapa venivano
ottenute con piante da semi, quindi ottenendo una bassa qualità, più sca-
dente e ruvida. Le fibre sono cave e igroscopiche e la combinazione di queste
proprietà dona ai tessuti un’elevata capacità termoisolante e traspirante allo

36
stesso tempo, pertanto sono freschi d’estate e caldi in inverno, proprio come
abbiamo già visto per le applicazioni ad uso edile. La canapa è una tra le
fibre naturali più resistenti, sia all’azione meccanica (usura e strappi) che alle
deformazioni, grazie a questa caratteristiche un indumento di canapa risulta
essere morbido, confortevole, resistentissimo, indeformabile e duraturo [51].
I tessuti di canapa rivelano tuttavia altre caratteristiche ancora più spe-
ciali: sono riflettenti sia dei raggi ultravioletti che degli UVA (fino al 95%),
schermanti dai campi elettrostatici, non conducono l’energia elettrica, non
irritano la pelle perchè sono anallergici e tengono lontani i batteri dalla su-
perficie del nostro corpo perchè sono antisettici [52]. La diminuzione delle
coltivazioni ha purtroppo rallentato, tra le altre cose, il passaggio da una
lavorazione artigianale a quella industriale e la meccanizzazione dei processi
di lavorazione come la macerazione o la pettinatura successiva. Il risultato è
che oggi in Italia la produzione di tessuto di canapa è molto bassa; quello a
disposizione viene importato dall’estero, soprattutto Cina ed Europa dell’est.
Ricordando che il cotone è una delle colture più inquinanti del pianeta,
giungiamo a una delle ragioni per implementare la produzione di canapa
[53]. In una recente edizione di Pitti Uomo, la fiera mondiale al vertice per
l’abbigliamento maschile era impossibile non notare l’uso delle fibre di canapa
da parte dell’azienda olandese Hemp Hoodlamb e della britannica DAKS.
Anche la collezione Conscious di H&M comprende capi cool realizzati con
tessuti sostenibili come cotone riciclato al 100%, Tencel R e canapa. H&M
pratica il suo percorso per una moda più sostenibile con due nuove collezioni,
Conscious e Conscious Exclusive, entrambe disponibili dal 10 aprile 2014. Il
volto delle due campagne è quello della supermodel Amber Valletta, famosa
per il suo interesse verso la sostenibilità. La collezione sarà disponibile nel
reparto donna di tutti i punti vendita e online. Da un indagine sugli ori-
entamenti delle preferenze di mercato fatta da Natural. Tex è risultato che
oltre il 30% del campione dei consumatori italiani ha acquistato o provato
capi di abbigliamento naturale. Le preferenze dei consumatori si rivolgono ai
benefici ricercati nel prodotto come la salute della pelle il comfort seguiti da
prezzo tracciabilità ed eticità. Solo nelle posizioni di fondo troviamo le pref-
erenze legate agli “intagibles “ classici dell’abbigliamento quali la marca e il
made in. Questo fa ritenere che esiste una buona consapevolezza della natura
specialistica del bene “abbigliamento naturale” e eco friendly. Sempre sec-
ondo le considerazioni tecnico economiche di Natural. Tex la canapa insieme
all’ortica supera significativamente la soglia di economicità in termine di utile
netto mentre ad esempio piante come la ginestra e il lino si pongono sul lim-
ite della convenienza [54]. Secondo l’ultimo rapporto dell’Ong Greenpeace
[55], ”Toxic threads – The fashion big stitch-up”, l’industria tessile provoca
danni gravissimi non solo all’ambiente, ma anche alla salute. Lo rivelano

37
le analisi chimiche eseguite su decine di prodotti dei marchi più importanti
del pianeta. Due terzi dei quali, in base ai risultati, contengono sostanze
cancerogene. “I 20 principali brand di moda vendono indumenti contami-
nati da sostanze chimiche pericolose che possono alterare il sistema ormonale
dell’uomo” – rivela l’associazione ambientalista – Se rilasciate nell’ambiente,
possono diventare cancerogene”. Benetton, Zara, C&A, Diesel; e ancora Es-
prit, Gap, Armani, H&M, Calvin Klein: sono solo alcuni dei 20 marchi presi
in esame. Nel mirino della c’è in particolare Zara: leader internazionale nella
rivendita di capi d’abbigliamento, responsabile di devastazioni ambientali in
tutto il mondo. Soprattutto in Cina, dove oggi, non a caso, Greenpeace ha
lanciato con una “sfilata choc” la sua campagna a livello internazionale. Con
il più alto numero di prodotti contenenti sostanze tossiche, fra cui diversi
composti cancerogeni, l’azienda spagnola è quella che ha di gran lunga ot-
tenuto i peggiori risultati nelle analisi effettuate da Greenpeace.
Nel mondo dell’arredamento moderno e delle stampanti 3d che si stanno sem-
pre più imponendo su questo mercato grazie alla diminuzione dei costi, tra
le varie sperimentazioni in corso molte riguardano le bioplastiche in canapa
che possono sostituire quelle tradizionali, ed essere utilizzate con successo in
queste nuove stampanti [56]. Da esempio in merito è la start up Kanesis so-
cia di Federcanapa con il suo brevetto nell’HBP (Hemp bio plastic) e l’Hemp
filament che presenta maggior aderenza e coesione del classico pla e abs. Ci
sono anche altri esempi dell’utilizzo di questa tecnologia:
• Brian Wesphal ha fondato la start up Lotus Board con l’obiettivo di
creare skateboard in canapa con la stampa 3D;
• Il MatterLab di Brooklyn è un’altra realtà che ha creato un filamento
in canapa adatto alla stampa 3D e punterà su questa tecnologia per il
futuro;
• Liz Ciokajlo,una designer,per creare la propria linea di scarpe ha dato
vita al progetto Natural Selection, creando linee di scarpe con diversi
materiali naturali, dal cocco alla canapa.

4.1.4 Energia

In California grazie alla recente legalizzazione della coltivazione della canapa,


l’azienda Extreme Biodiesel ha immediatamente intravisto una grande op-
portunità e ha acquistato circa 16 ettari di terreno lanciando il programma
XTRM Cannabis Ventures. L’obiettivo iniziale della compagnia californiana
era la coltivazione della canapa come materia prima per la produzione di

38
biodiesel, anche se la Extreme Biodiesel non ha ancora reso pubblici i dati
sulla produttività e l’efficienza della cannabis nel settore agroenergetico. E’
stato dimostrato che bruciare combustibili da biomassa anzicchè petrolio non
fa aumentare l’effetto serra [57]. La canapa coltivata per biomassa e poi con-
vertita attraverso pirolisi (trasformazione in carbone in assenza di ossigeno)
o trasformata biochimicamente in combustibile può sostituire quello fossile.
La conversione della biomassa attraverso la pirolisi produce carbone vegetale
che brucia in modo ”pulito”; mentre lo zolfo emesso dalle ciminiere a carbone
fossile è il principale responsabile delle piogge acide. Il carbone vegetale non
contiene zolfo ; cosı̀ quando è bruciato per scopi industriali la sostanza non
viene emessa . ”La marijuana brucia con temperature estremamente elevate
ed emette una considerevole energia calorica. Bruciare marijuana potrebbe
essere più economico che bruciare carbone, inoltre produrrebbe lo stesso
quantitativo di energia” (Neil Pickard, Ministro delle Risorse Minerarie ed
Energia, South Wales, Australia, 1991). Il metanolo, prodotto della pirolisi,
viene usato oggigiorno dalla maggior parte delle auto da corsa e fu usato dagli
agricoltori e dagli autisti americani in alternativa al petrolio negli anni ’20
’30 ’40, per azionare decine di migliaia di veicoli fino alla fine della seconda
guerra mondiale. Anche l’olio dei semi di canapa può essere utilizzato per pro-
durre olio diesel di alta qualità (il primo motore diesel andava a canapa), olio
per motore di aerei e per macchinari di precisione. Avendo la più bassa per-
centuale di costo per energia prodotta e la più grande capacità di adattamento
alla tecnologia esistente, il metanolo da biomassa offre un’immediata fonte di
energia transitoria. Il metanolo però è solo una parte dell’energia totale che
si può produrre localmente, la biomassa può essere convertita praticamente
in ogni forma di energia. La pianta di canapa offre a chiunque abbia l’accesso
ad un appezzamento di terreno l’opportunità di coltivare ”pozzi di petrolio”,
con una produzione equivalente a circa 3500 litri di metanolo per acro (407
metri quadrati), ogni anno rinnovabile! La canapa è una risorsa di energia di
valore ed affidabilità maggiore rispetto ai combustibili fossili [58]. Citiamo
due studi a titolo d’esempio: il primo, di un gruppo di ricercatori europei,
dimostra che il 73% della sostanza secca della canapa sarebbe idrolizzabile
per via acida a 180◦ C (un processo applicato industrialmente da decenni),
producendo glucosio, il quale per semplice fermentazione rende il 38% di
bioetanolo. Stando a questi numeri la possibile resa di bioetanolo per ettaro
si aggira attorno ai 3.600 kg, cioè pari a circa 4.600 l, quindi sullo stesso or-
dine di grandezza della produttività minima del bioetanolo da sorgo. L’altro
studio, condotto dall’Università canadese di Manitoba, riguarda la fermen-
tazione diretta della sostanza lignocellulosica tramite l’azione di Clostridium
thermocellum. Questo batterio produce idrogeno ed etanolo in un unico pas-
saggio. La resa è massima utilizzando cellulosa pura, ricavata dalla canapa

39
(25, 5% in peso di etanolo e 2, 2% in peso di idrogeno [59]). La ricerca più af-
fascinante, fra tutte quelle effettuate in merito,riguarda la nanotecnologia che
si potrebbe sviluppare a partire dalla naturale struttura degli steli di canapa.
In sostanza: le fibre della canapa, carbonizzate con un processo relativamente
semplice, chiamato termoidrolisi, assumono una struttura molecolare tale da
consentire la fabbricazione di supercapacitori, in grado di accumulare mag-
giore carica elettrica dei loro omologhi, prodotti con l’ultra-tecnologico e
costoso grafene. Un team di ricercatori ha costruito un supercondensatore
utilizzando i nanomateriali derivati dalla canapa come elettrodi e un liquido
ionico come elettrolita. La migliore proprietà del dispositivo, spiega il pro-
fessore David Mitlin dell’università di Alberta in Canada, è la sua massima
densità di potenza. A 60◦ C, il materiale produce 49 kW/kg, mentre il car-
bone attivo usato attualmente in elettrodi commerciali fornisce, alla stessa
temperatura, 17 kW/kg. Mitlin ha fondato la CQuest Partners, start-up che
si è da poco aggiudicata un bando statale del valore di 229mila dollari per il
loro progetto. “Il nostro prodotto sarebbe il sostituto in ogni applicazione in
cui servirebbe il grafene, ma risulta troppo costoso per essere impiegato”, ha
detto. Mitlin ha anche individuato nel North Country il luogo ideale per la
coltivazione grazie alla sua terra abbondante per l’agricoltura, la vicinanza
al Canada e a diverse università [60].

4.1.5 Alimentare

In ambito alimentare la canapa trova l’utilizzo prevalente nella farina e


nell’olio che si può ricavare dai semi macinati. I semi di canapa costitu-
ivano un ingrediente tradizionale di molte cucine orientali (ad esempio in
Nepal) e di alcune zone della Russia, dove erano usati in una sorta di fari-
nata, tipicamente nei periodi di carestia [61]. Dai semi è possibile ricavare
il latte (con sapore simile alla nocciola) come dai fagioli di soia. Possono
essere macinati e usati come farina, oppure cotti, addolciti e mescolati con
il latte per farne una nutriente colazione, simile alle creme di avena o di
grano. Il sottoprodotto dei semi pressati per estrarre l’olio è un agglomer-
ato altamente proteico che è stato uno dei principali mangimi per animali
fino al secolo scorso. Fornisce una dieta quasi completa per tutti gli animali
addomesticati (cani e gatti), per molti animali da fattoria e per il pollame;
permette il raggiungimento del loro massimo peso con un costo inferiore a
quello dei mangimi attualmente impiegati senza bisogno di usare steroidi
per la crescita e altri farmaci potenzialmente tossici. La farina può risultare
molto utile nella dieta contro la celiachia non contenendo infatti la gliadina
e la glutenina (quindi il glutine). E’ inoltre molto apprezzata per contenuto

40
nutrizionale di molecole utili all’organismo, come gli acidi grassi essenziali,
le fibre, le vitamine e certi amminoacidi [62]. Apporta circa il 21% di calorie
in meno rispetto alla più nota farina di frumento di tipo 00. Ben il 49, 5%
dell’energia proviene dalle proteine (nutriente energetico prevalente), mentre
in quella di frumento tipo 00 l’89% delle calorie è fornito dai carboidrati com-
plessi. I peptidi contenuti nella farina apportano (in quantità significativa)
tutti gli aminoacidi essenziali. A tal proposito, nella dieta vegana, il consumo
di farina di canapa dovrebbe essere frequente e sistematicamente alternato
con quello della farina di soia. Gli aminoacidi essenziali della farina di canapa
soddisfano gli apporti raccomandati dalla FAO/OMS (Food and Agricolture
Organization - Organizzazione Mondiale della Sanità) necessari ai bambini
di età compresa tra i 2 e i 5 anni. La farina di canapa contiene anche una
porzione ben rilevante di trigliceridi. Rilevante non tanto per valore assoluto
degli acidi grassi essenziali, quanto per il rapporto ottimale di 2:1 o 3:1 tra
gli omega 6 e gli omega3. Grazie a questa caratteristica, la farina di canapa
(ma soprattutto l’olio di canapa) è considerata un alimento preventivo nei
confronti di molti disagi cardio-vascolari ad eziopatogenesi metabolica. Le
fibre sono molto abbondanti e la rendono un alimento ideale per la lotta o
la prevenzione alla stitichezza. I sali minerali più presenti sono: potassio,
magnesio, ferro e zinco, mentre per quel che concerne le vitamine, spiccano
soprattutto i tocoferoli (vit. E). [63] In figura 1 vengono riassunte le molecole
nutrizionali quantitativamente più importanti.

Figure 1: Valori nutrizionali della canapa.

La farina di canapa viene prodotta dalla macinazione e dalla setacciatura di


ciò che avanza in seguito alla spremitura per l’estrazione di olio. La farina
di canapa ha anch’essa un sapore molto simile a quello della nocciola e può
essere utilizzata per la panificazione, per i muffin, per i biscotti, per il latte
ecc. Viene spesso impiegata dai vegani (ma non solo) per aumentare l’apporto
proteico degli alimenti panificati. In genere si utilizza in combinazione con

41
Table 3: Tabella di confronto oli.

Olio di semi di lino 1:4


Olio di colza 2:1
Olio di oliva 9:1
Olio di arachidi 62:1
Olio di girasole 71:1
Olio di canapa 3:1

farine di cereali contenenti glutine nella misura del 15 − 20% circa per creare
paste di vario tipo nonchè impasti di pane, dolci.
La canapa è il più grande produttore di proteine del mondo, per ettaro di
terreno impiegato. Le proteine dei semi di canapa sono per il 65% edes-
tina globulare, facilmente digeribile poichè in una forma abbastanza simile
a quella trovata nel plasma sanguigno. L’olio di canapa si trova nei semi
in percentuali vicine al 30%, può essere estratto per spremitura o estrazione
con solventi; presenta un colore variante dal verde chiaro al verde intenso,
ha un odore poco marcato ed un sapore al solito che ricorda quello delle
nocciole. Una volta raffinato, l’olio di semi di canapa appare di colore chiaro,
quasi trasparente. Pressato a freddo contiene circa il 10% di acidi grassi
saturi (soprattutto il palmitico e lo stearico) e circa il 90% di acidi grassi
insaturi.
[64].
Tra questi ultimi, l’apporto di acido linoleico (acido grasso Omega 6) è pari
al 50 − 60%, mentre quello di acido alfa linolenico (Omega-tre) è pari al
15-20. Questo ottimo alimento dev’essere consumato preferibilmente crudo
e per il suo basso punto di fumo non va impiegato nelle fritture. In tabella 3
vediamo il confronto tra l’olio di canapa e altri oli, mentre in figura 2 vediamo
un profilo approssimativo degli acidi grassi in %.
Insieme ai pesci, ai semi di lino ed ai relativi oli, l’olio di semi di canapa
è una delle poche fonti alimentari di acido alfa linolenico (capostipite della
famiglia omega-tre). Dagli studi condotti per indagare l’ottimale rapporto
di acidi grassi essenziali è risultato che il rapporto ideale è di 5:1. Nella
storia evoluzionistica dell’uomo il rapporto tra Ω6/Ω3 era di 1-2/1, mentre
oggi nelle società occidentali si colloca fra 10-20/1. Si ritiene che l’eccessivo
apporto di acidi grassi omega-sei, a fronte di una ridotta assunzione di omega-
tre, faciliti l’insorgenza di svariate malattie a componente infiammatoria (der-
matite, asma, artrite reumatoide ecc.) ed aumenti il rischio cardiovascolare

42
Figure 2: Comparazione del profilo di acidi grassi di diverse oleaginose.
Fonte: Health boom boost hemp, Melody M. Bomgardner, nella rivista
C&EN della American chemical society, nov 2015.

[65].
Nella figura 3 sono riportati i prezzi di farina pasta e olio di canapa come
da pagina web del produttore tra i quali anche quelli di alcuni soci della
federazione Federcanapa. Lampanti sono le differenze con i classici prezzi
di pasta, farina di grano e olio di oliva; se ne deduce la non sostitutività
di mercato tra i prodotti da diversa pianta. Evidente anche come i prezzi
discostino e non di poco.
Ciò può essere certamente dovuto a fattori quali il lato dei costi, la qualità
del prodotto, il marchio, il livello di tecnologia implementato, la novità di
mercato; tuttavia proprio grazie ad alcuni di questi fattori i venditori hanno
comunque mercato e i prodotti alimentari in canapa si posizionano in una
tipologia assimilabile quasi a quella dei prodotto di lusso. In futuro una mag-
gior produzione di canapa in Italia da parte anche di piccoli agricoltori ben
distribuiti nella penisola potrebbe ribaltare completamente la situazione. I
coltivatori che investono nella canapa e in questo settore devono quindi val-
utare attentamente su cosa investire e in che quantità. Ipotizzando che giunti
ad un livello di produzione per il quale non sia più conveniente far essiccare il
seme o far estrarre l’olio ad altri a causa di ingenti costi di trasporto e sia con-
veniente internalizzare queste fasi, è fondamentale agire in base all’ubicazione
geografica e alla possibilità di una futura normativa più flessibile. Nel caso
infatti nei dintorni del terreno di proprietà di un investitore ci fossero molte
terre coltivabili a canapa e buone infrastrutture un’investimento massiccio

43
Figure 3: Prezzi prodotti di canapa.

in macchinari e impianti adeguati alla lavorazione del prodotto sarebbe una


scelta di gestione ideale in ottica di un futuro più amichevole nei confronti
della canapa. Viceversa se il campo è isolato l’investimento dovrebbe essere
ridotto ai minimi termini [66] [67] [68] [69].

4.1.6 Carta

Una volta estratta la fibra tessile o dopo aver raccolto i semi, rimangono la
stoppa più la parte legnosa o canapolo, che non si possono considerare solo
un semplice sottoprodotto, ma un’altra importante materia prima. Con la
stoppa si può fabbricare carta di alta qualità, sottile e resistente. Con le
corte fibre cellulosiche del legno si può produrre la carta di uso più corrente,
come la carta di giornale, i cartoni ecc. Fare la carta con la fibra e il legno
della canapa comporta importanti vantaggi: innanzitutto per la sua enorme
produttività in massa vegetale, e poi perchè la si può ottenere da un’unica
coltivazione insieme alla fibra tessile o ai semi. Un altro grosso vantaggio

44
della canapa è costituito dalla bassa percentuale di lignina rispetto al legno
degli alberi, che ne contengono circa il 20% anzichè il 40%. Attualmente le
grandi cartiere utilizzano solo il legname degli alberi. Il processo per ottenere
le microfibre pulite di cellulosa, e quindi la pasta per la carta, prevede l’uso
di grandi quantità di acidi che servono per sciogliere il legno. Questa op-
erazione, ad un tempo costosa ed inquinante, non è necessaria con la carta
di canapa ottenuta dalla sola fibra che di acidi ne richiede meno della metà.
Inoltre la fibra e il legno della canapa sono già di colore bianco e la carta
che se ne ottiene è già stampabile. Per renderla completamente bianca è suf-
ficiente un trattamento al perossido di idrogeno (acqua ossigenata), invece
dei composti a base di cloro necessari che sono una delle cause principali
dell’assottigliamento dello strato di ozono nell’alta atmosfera [70]. Grande
pregio della carta di canapa è di non ingiallire con il passare del tempo,
come accade invece alla carta da legno. Ciò è dovuto alla sua bassa con-
centrazione di lignina; nel processo di fabbricazione della carta dal legno di
alberi invece, il legno spappolato è trattato chimicamente per annullare le
proprietà coloranti della lignina, ma con il tempo questo trattamento tende
a degradare e la lignina, se esposta alla luce,si ingiallisce. L’uso della fibra
di canapa per produrre carta risale a più di 2mila anni fa. Agli albori della
stampa la carta ricavata dalla canapa ebbe un ruolo preminente: la prime
copie della Bibbia stampata da Gutenberg furono prodotte con questo tipo
di carta e gli originali delle Costituzioni americana (1776) e francese (1791)
sono scritte su carta di canapa [71]. Esempio lodevole della produzione di
carta di canapa in Italia è CanapaCruda, il primo laboratorio artigianale ital-
iano di carta di canapa ,nato a Fabriano,città ben nota per la scoperta della
filigrana e per la carta. La fondatrice, Melania Tozzi, è una giovane mamma
artista che dopo aver frequentato un corso di tessitura di canapa su telaio,
e aver girato nei mercati medievali con il suo telaio facendo dimostrazioni
e ricostruendo manufatti longobardi in canapa, si è appassionata alla fibra
dalle mille proprietà. Melania ha effettuando i primi esperimenti e prototipi
in casa, con attrezzi della sua cucina. La produzione, dice, è simile a quella
della carta ricavata dal legno; la fibra lavorata viene raccolta in un telaio
fino alla formazione del foglio che poi una volta pressato e fatto asciugare è
pronto all’uso. Anche attualmente continua a produrre carta di canapa nel
garage della sua abitazione con l’aiuto di strumenti realizzati artigianalmente,
mentre per la preparazione dell’impasto può, dopo essersi affermata nel suo
lavoro, avvalersi dei macchinari dell’istituto tecnico industriale della città in
attesa di ricevere finanziamenti che le permetteranno di acquistare macchi-
nari ed altre attrezzature per proseguire la produzione autonomamente. La
fibra che utilizza proviene da un’azienda agricola locale che da qualche anno
si è dedicata anche alla coltivazione della canapa riducendo cosı̀ i costi e

45
favorendo lo sviluppo locale.” Vorrei ampliare l’attività”, afferma Melania
all’intervista rilasciata a Canapaindustriale. It, “contare sulla collaborazione
di altri artigiani e agricoltori, per realizzare una vera e propria filiera della
canapa, partendo dalla coltivazione fino ad arrivare ai prodotti finiti (carta,
tessile, alimentare). Questo faciliterebbe la creazione di nuovi posti di lavoro,
ma per il momento mi sto concentrando nell’apertura di un punto vendita
nel centro storico di Fabriano entro la fine dell’anno” [72].

4.1.7 Mangimistica e lettiere per animali

Uno degli usi di maggior successo che si fa in Italia ma non solo della paglia
e dei semi di canapa è quello delle lettiere e mangimistica per gli animali.
Di enorme successo infatti prodotti quali la ”lettiera di canapa Hugro” la
”Super Lettiera Assocanapa” nonchè i ”semi per ornitologia”. Il prodotto
best seller la “lettiera di canapa Hemparade” invece è composto al 100%
da paglia di canapa di coltivazione biologica; priva di insetticidi, pesticidi o
simili (in quanto regolarmente sottoposta a rigidi controlli), come anche di
ulteriori sostanze chimiche, eccipienti o aromatizzanti. E’ Ideale sia per gab-
bie di roditori che di volatili, rappresenta un’alternativa davvero interessante
alle classiche lettiere in cartone e segatura. E’ indicata anche per soggetti
allergici, non si spalma ovunque e non crea polvere, può essere smaltita nel
contenitore della frazione umida o, meglio ancora, riutilizzata per il com-
post; è inoltre priva di fertilizzanti artificiali più soffice e confortevole per
l’animale rispetto ai pellet. Anche la lettiera per cavalli di Assocanapa gode
di un sacco di proprietà: è morbida e spugnosa,ha uno straordinario potere
assorbente (400%), superiore a tutte le altre lettiere, è priva di polveri, è alta-
mente traspirante, al solito calda in inverno e fresca d’estate, è antibatterica
e antimicotica, trattiene gli odori, migliora il clima della stalla, mantiene
sempre il suo volume (supporto ammortizzatore alto), ha una superficie sem-
pre asciutta e pochi cavalli la appetiscono. E’ insuperabile nel rapporto
qualità/prezzo perché protegge la salute respiratoria del cavallo, previene il
sanguinamento dal naso, i problemi agli zoccoli e gli infortuni. I semi di
canapa per gli uccellini domestici sono altamente nutrienti viste le proprietà
nutraceutiche citate del seme sono ottimi nella preparazione dei soggetti alla
riproduzione e per il canto, utilizzati anche in fase di muta. Osservando la
figura 4 dove sono riportati i prezzi e le quantità di alcuni dei prodotti citati e
dei loro sostituti sul mercato è possibile fare una breve e rudimentale analisi
di mercato e notare come:

46
• per quanto riguarda le lettiere per roditori il prezzo del prodotto in
canapa è leggermente più alto ma è compensato abbondantemente dalle
qualità sopra citate;
• Nelle lettiere per cavalli notiamo che la differenza di prezzo c’è; più
del doppio quando si ha a che fare con il mercato all’ingrosso estero,
è infatti il costo del prodotto di canapa rispetto ai sostituti in truci-
olato di legno e paglia. Rimane tuttavia un maggior prezzo rispetto
ai sostituti anche dal confronto con il mercato retail italiano. Anche
qui la qualità del prodotto tuttavia nonostante il prezzo rende questo
uso della pianta molto proficuo non per altro molta della produzione
europea di canapulo è destinata alle lettiere per i cavalli più prestigiosi
[73] [74] [75].

Figure 4: Prezzi di prodotti per l’allevamento animale.

Fa riflettere infine come l’uso di prodotti di canapa per gli animali sia cosı̀ in
voga quando l’utilizzo da parte dell’uomo è ancora visto con occhio sospetto.
(I dati dei vari prodotti sono estrapolati dai siti web dei venditori, per il
prodotto importato all’ingrosso è stato intervistato telefonicamente il centro
equestre della città di Arezzo)

47
4.1.8 Fitoremediation

Da differenti studi internazionali si evince come la pianta sia in grado di epu-


rare i terreni da nichel, piombo, cadmio assorbendoli nelle foglie e non nella
fibra. La phytoremediation è una tecnologia ecocompatibile promettente
che usa le piante superiori e i microrganismi della rizosfera a queste asso-
ciate per risanare suoli,sedimenti, superfici e acque sotterranee estraendo,
degradando,stabilizzando e volatilizzando metalli, composti organici e in-
quinanti radioattivi. E’ stato dimostrato come vi sia un incremento di
biomassa se la pianta è cresciuta in fanghi di depurazione, portando un decre-
mento nel terreno della concentrazione di 30 volte per lo zinco, 35 volte per
il rame, 10 volte per il nikel, di 6 volte per il piombo, 12 volte per il cromo,
3 volte per il cadmio rispetto alla concentrazione iniziale. Il rame assorbito
viene trasferito efficientemente dalle radici al germoglio, tale metallo non è
stato rilevato nella fibra (che risulta dunque commercializabile). In condizioni
simili a quelle del disastro nucleare di Chernobyl,la pianta ha mostrato un
elevato fattore di trasferimento di radiocesio nei semi. La canapa industriale
è quindi un candidato ideale se si vuole combinare una coltura da profitto
con la bonifica di terreni contaminati da metalli pesanti. La fibra derivata da
piante utilizzate per la fitodepurazione può essere in seguito utilizzata per la
produzione di materiali compositi oppure, l’intera pianta, consente il suo uti-
lizzo per la produzione di energia in centrali termiche [76] [77] [78]. E’ proprio
tale utilizzo no food che associazioni come Lucanapa hanno avviato in tutti
i territori che risultano compromessi dall’inquinamento al fine di evitare la
commercializzazione di alimenti contaminati e garantire ai coltivatori colpiti
dall’inquinamento un corrispettivo economico.
Anche l’Università degli Studi della Basilicata intende continuare a dare
riscontro alla ricerca scientifica della fitoremediation vagliando la possibilità,
di utilizzare le parti della pianta non compromesse per la successiva pro-
duzione di materiali innovativi a basso impatto ambientale, esplorando la
possibilità di creare manufatti in bioplastica o biocompositi a partire dalla
canapa utilizzata per la fitodepurazione [79]. Le recenti notizie riguardo la
terra dei fuochi avutesi dai verbali desecretati del pentito Carmine Schiavone
vedono tra i rimedi possibili della situazione, l’utilizzo della canapa. Non è
tutto; la fitodepurazione si può applicare anche alle acque e all’aria, non solo
per quello che riguarda l’anidride carbonica ma anche ossido di azoto, ozono
e gli inquinanti che costituiscono il cosiddetto indoor pollution. Dopo essere
stati assorbite, le sostanze vengono o metabolizzate e trasformate in qual-
cos’altro (fitometabolizzazione) o stoccate (fitodeposito) o recuperate (fitoes-
trazione) come si può fare con piombo zinco e ferro. A Taranto un progetto

48
di bonifica con la canapa è in corso da un paio d’anni, nei terreni della nota
masseria del Carmine, simbolo del dramma della comunità tarantina dove
furono abbattuti centinaia di capi di bestiame in seguito alla contaminazione
da diossina dell’ILVA contenuta anche nelle carni oltre che nel latte. Ve-
dremo in seguito come è stato strutturato [80]. L’ attuale alternativa alla
fitodepurazione nel caso dei fanghi residui delle acque nere provenienti dagli
scarichi industriali e indirizzate verso i depuratori è l’essiccazione e lo smal-
timento in discarica che richiedono costi non indifferenti: dai 90 ai 200 euro
a tonnellata e a titolo informativo, nel 2011 ne sono stati prodotti 11 milioni
di tonnellate. Ecofitomed, azienda operante nel settore, punta di abbassare
i costi, passando da 90 a 60 euro per tonnellata, piantando un bosco dalle
proprietà decontaminanti proprio sul luogo inquinato [81].

4.1.9 Uso terapeutico

Quasi due italiani su tre (64 per cento) sono favorevoli alla coltivazione della
cannabis ad uso terapeutico in Italia, per motivi di salute,economici e occu-
pazionali. E’ quanto emerge da una analisi Coldiretti, divulgata in occasione
del Forum internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione di Cernobbio
[82]. L’uso terapeutico della pianta è senza ombra di dubbio quello più de-
cantato; spesso difficilmente distinguibile dall’uso ludico vista la normativa
attuale è da ribadire che gli effetti benefici della pianta si hanno anche dal
semplice consumo dei semi senza principio attivo, infatti dalla digestione dei
semi e delle proteine al loro interno il corpo umano può:
1. Inibire l’attività della renina e dell’enzima di conversione dell’angiotensina,
enzimi chiave nella regolazione della pressione;
2. Ridurre i valori plasmatici degli enzimi sopracitati, nonchè i valori della
pressione sistolica (ovvero la massima);
3. regolare il transito intestinale, sia in caso di stipsi, sia in caso di diarrea
grazie all’elevato contenuto di fibre;
4. inibire l’aggregazione piastrinica e prevenire, in tal modo, patologie
come l’infarto e l’ictus grazie al contenuto di acidi grassi polinsaturi
(PUFA) (Richard et al., 2007; Prociuk et al., 2008; Lee et al., 2011);
5. Sempre grazie ai PUFA azionare effetti neuroprotettivi., (Lee et al.,
2011);
6. Azionare effetti adattogeni e immunomodulanti. In particolare, uno
studio sui topi, condotto da Lee et al. nel 2008, ha mostrato la capacità

49
delle proteine di: aumentare la resistenza allo sforzo, nel test del nuoto
forzato (effetto adattogeno) stimolare le difese immunitarie attraverso
un aumento dei linfociti e degli anticorpi;
7. Ridurre la secrezione sebacea e l’ arrossamento delle guance nei pazi-
enti segue quindi un potenziale trattamento dell’acne e della dermatite
seborroica(studio clinico di Ali and Aktar, del 2015);
8. Migliorare i parametri ematici e i sintomi psichici associati al calo di
estrogeni circolanti in gravidanza. (studio di Saberivand et al., del
2010);
9. Combattere la sclerosi multipla migliorando la condizione fisica dei
pazienti grazie ai PUFA (studio clinico di Rezapour-Firouzi et al., 2013,
2014, 2015).
I semi di canapa hanno tuttavia delle controindicazioni; il loro consumo in-
fatti richiede maggior cautela in pazienti in cura con antiaggreganti e an-
tipertensivi, in quanto potrebbe potenziarne gli effetti [83]. Altro utilizzo
“terapeutico” della pianta senza principio attivo è quello cosmetico; esistono
molti prodotti di svariate ditte che vendono schampi, balsami,creme, profumi
alla canapa. E’ un mercato di nicchia con prezzi relativamente alti rispetto
ai prodotti concorrenti; tuttavia per quanto riguarda gli effetti curativi di un
utilizzo cosmetico della pianta basta riportare l’esperienza di Antonio Trionfi
Honorati socio Federcanapa e coltivatore diretto. Antonio con il deposito
dell’olio fa impacchi per curarsi da eventuali dolori e lo consiglia anche come
scrub; soluzione ben più naturale degli attuali voltaren emulgel e vari scrub
per la pelle in commercio.
Venendo all’uso della pianta a scopo terapeutico vero e proprio;effettuato
tramite l’assunzione dei principi attivi del THC e del CBD, si classifica
la canapa come droga ”dispercettiva” che amplifica le sensazioni; gli effetti
dell’assunzione sono infatti molteplici. Tra quelli più frequentemente descritti
si possono elencare: una sensazione di benessere, ilarità, maggiore coinvol-
gimento nelle attività ricreative, alterazione della percezione del tempo. La
generale intensificazione delle sensazioni e delle emozioni può comprendere
anche quelle legate a situazioni o pensieri spiacevoli, normalmente tollera-
bili o inconsci e può determinare, in questi casi, stati fortemente ansiosi,
atteggiamenti e pensieri paranoici, limitatamente alla durata dello stato di
intossicazione. Nel marzo 2007, la rivista scientifica The Lancet ha pubblicato
uno studio dal quale si evince la minore pericolosità della marijuana rispetto
ad alcool, tabacco o benzodiazepine. Altre ricerche come quella del professor
David Nutt dell’Università di Bristol, presidente del comitato britannico che

50
svolge il ruolo di consulente governativo in materia di droghe, confermano
tale tesi [84]. Non esistono casi documentati di overdose dovuta all’abuso di
questa sostanza, in quanto il THC ha una tossicità estremamente bassa e i
metodi di assunzione più utilizzati non consentono di assorbirne una quantità
cosı̀ elevata; il rapporto tra la dose letale e quella necessaria per saturare i
recettori è di DL50 1000:1 [85].
Oggi la neuroscienza sa molto di più su come agiscono i cannabinoidi nel
cervello ;con la scoperta dei recettori cb1 e cb2 infatti, le prove del potere
curativo della cannabls si sono moltiplicate. I recettori CB1 e CB2 sono dis-
tribuiti in maniera molto differente, con i CB1 sostanzialmente concentrati
nel sistema nervoso centrale e i CB2 nelle cellule del sistema immunitario. Il
legame dei cannabinoidi ai recettori CB1 causa una inibizione del rilascio di
vari neurotrasmettitori e una stimolazione delle aree della sostanza grigia e
del midollo rostrale, che a loro volta inibiscono le vie nervose ascendenti del
dolore. Cosı̀ è anche per le altre parti del corpo dove il THC inibisce la pro-
duzione di altre sostanze per la segnalazione del dolore [86]. Parallelamente
al benessere che si prova durante lo sforzo è noto che nel sangue aumentino
i livelli di beta-endorfine, molecole prodotte dal nostro organismo erronea-
mente collegate alla sensazione di benessere. A queste sostanze viene spesso
attribuito anche il forte senso di disagio – e talvolta di malessere – provati da
chi, abituato a correre regolarmente, per qualche ragione non riesce a farlo.
Le molecole di beta-endorfine tuttavia sono troppo grandi per raggiungere
il cervello, perché non riescono a superare la barriera emato-encefalica che
lo isola dal resto del corpo e di conseguenza non possono essere responsabili
degli effetti della corsa sul sistema nervoso centrale. Un gruppo di studiosi
ha approfondito la cosa con un esperimento su cavie da laboratorio. Nello
studio pubblicato su “Proceedings of the National Academy of Sciences” i
ricercatori hanno fatto correre sulla ruota per circa 5 ore un gruppo di topi
e poi li hanno sottoposti a test comportamentali per misurare i loro livelli
di ansia e di sensibilità al dolore. Rispetto a un gruppo di controllo, i topi
corridori hanno mostrato di avere più alti livelli ematici di anandamide e di
reagire in modo meno stressato nei test comportamentali. L’anandamide – a
differenza delle beta-endorfine – è abbastanza piccola da attraversare la bar-
riera ematoencefalica; è uno dei principali endocannabinoidi, che si lega agli
stessi recettori dei neuroni a cui si lega anche ad esempio il THC, principio
attivo della cannabis. Un altro gruppo di topi che aveva corso, ma a cui era
stato somministrato un farmaco che blocca i recettori cerebrali per gli endo-
cannabinoidi, non ha goduto degli effetti benefici della corsa. La sensazione
di benessere riferito da chi è abituato a correre a lungo non è mediata dalle
endorfine quindi, ma dagli endocannabinoidi, gli analoghi del principio attivo

51
della cannabis prodotti naturalmente dall’organismo[87]!
Sempre da studi su cavie è stata attestata l’efficacia terapeutica dei derivati
della marijuana nella sclerosi multipla e nei gliomi cerebrali, tumori maligni.
Nel primo l’inglese David Barker, ha somministrato ai topi affetti da un
modello animale di sclerosi un derivato della marijuana che stimola i recet-
tori CB1 e cB2. ”C’è stato un netto miglioramento: erano scomparsi tremore
e spasticità. Come controprova abbiamo somministrato ai topi degli antag-
onisti di questi recettori e i sintomi sono peggiorati” spiega Barker (studio
pubblicato su “Nature” David Barker [88]).
Ciò dimostrerebbe che il sistema cannabinoide endogeno avrebbe un ruolo
tonico attivo nel controllo di tremori e spasticità. L’altro studio, pubblicato
su Nature medicine, apre invece una strada terapeutica nuova per i tumori
maligni gliali. Ismael Galve-Roperth, biochimico spagnolo ha riprodotto il
glioma nei topi iniettando cellule neoplastiche. Dopo aver successivamente
inoculato agonisti dei cannabinoidi, cioè sostanze che agiscono nel loro stesso
modo, direttamente nel tessuto tumorale il glioma è scomparso in un terzo
dei topi ed è stata prolungata la vita in un’altro terzo delle cavie. Secondo
i ricercatori dell’università di Madrid, per effetto dei cannabinoidi le cellule
tumorali attivano il processo di morte programmata, l’apoptosi. Un’altra
ricerca, pubblicata sui Proceedings of the National academy of sciences, di-
mostra come il CBD, componente non psicoattivo della marijuana, riduce
infiammazione e dolori, sopprimendo la risposta immunitaria, in topi in cui
è stata indotta una forma di artrite reumatoide. Il THC ha effetti positivi
anche per il trattamento del glaucoma; questa malattia è caratterizzata da
un aumento della pressione endooculare che causa danni alla retina e al nervo
ottico [89]. Dopo che un gruppo di oculisti della University of Arizona, gui-
dati dal dottor Robert Noecker, ha dimostrato la presenza nell’ occhio di un
gruppo di recettori per i cannabinoidi, la cui stimolazione riduce la pressione
endoculare è stato creato un collirio al THC. Se instillati direttamente negli
occhi i principi attivi della canapa riducono la pressione endoculare già a
dosaggi molto bassi, riducendo l’incidenza di effetti collaterali e quindi,senza
controindicazioni [90]. Nel 2007, presso l’Ospedale di Rotterdam, è stato
verificato che nella terapia di malati di cancro il consumo di canapa come
tisana non interferisce con i farmaci anticancro più comunemente utilizzati.
Di seguito una gerarchia delle citate e di ulteriori indicazioni terapeutiche
possibili:
• Effetti stabiliti da studi clinici contro: nausea e vomito, anoressia e
cachessia, spasticità, condizioni dolorose (in particolare dolore neu-
rogeno);

52
• Effetti relativamente ben confermati contro: disordini del movimento,
asma e glaucoma;
• Effetti meno confermati contro: allergie, infiammazioni, infezioni, epi-
lessia, depressione, disordini bipolari, ansia, dipendenza, sindrome d’astinenza;
• Effetti allo stadio di ricerca contro: malattie autoimmuni, cancro, neu-
roprotezione, febbre, disordini della pressione arteriosa;
Sono anche numerose le testimonianze di coloro che sono riusciti a super-
are la dipendenza dall’alcol o dalla cocaina grazie all’utilizzo della cannabis,
che a differenza delle precedenti sostanze, non porta a una dipendenza fisica
confrontabile, ad esempio, con quella generata dalla nicotina. Attualmente i
farmaci sperimentali contenenti versioni sintetiche della cannabis non danno
grandi risultati anzi presentano forti effetti collaterali. Il THC può essere
assunto in vari modi; uno di questi,la somministrazione orale di cannabis
è di difficile controllo poichè dipende dalla mobilità e capacità del tratto
gastrointestinale. Un’altro metodo, quello dell’inalazione, produce un inizio
d’effetto molto rapido poichè passando attraverso i polmoni è immesso im-
mediatamente nel circolo sanguigno (entro alcuni minuti comparandolo alle
ore dell’altro metodo), ed un’efficacia sicura.
L’attuale uso di sigarette o pipette per l’inalazione di cannabinoidi provoca
danni cancerogeni e un attacco da parte di altre sostanze nocive ai bronchi e
ai polmoni. Utilizzando un vaporizzatore per l’assunzione di THC si possono
evitare tali effetti. Il vaporizzatore porta i cannabinoidi alla loro temperatura
di ebollizzione e invece che accendere la cosiddetta “canna “, producendo
fumo, essicca le gemme e provoca il rilascio delle sostanze senza che pren-
dano fuoco mescolandole con le sostanze chimiche nell’aria come l’ossigeno.
L’escursione termica di vaporizzazione infine è significativamente sotto al
punto d’infiammabilità ed alla temperatura pirolitica dei cannabinoidi e dei
componenti non-cannabinoidi di cannabis grezza ciò aiuta a mantiene inal-
terato il sapore del prodotto [2]. In figura 5 uno schema degli effetti della
sostanza in base al metodo di assunzione.

Figure 5: Effetti e metodi di assunzione della canapa.

53
4.2 Il mercato della canapa

4.2.1 Il mercato della canapa commercio legale e non

In America ogni nuovo farmaco deve superare il vaglio della Food and Drug
Administration. Le società farmaceutiche presentano i dati di un’analisi
rischi-benefici, e in cambio ottengono un brevetto della durata di vent’anni,
che consente di produrre il farmaco in esclusiva. Il costo minimo dell’operazione
è di 200 milioni di dollari, e naturalmente una casa farmaceutica è disposta
a farlo solo se pensa di poter recuperare il suo gigantesco investimento fi-
nanziario con le vendite. Nessuna casa farmaceutica è interessata a condurre
ricerche sulla marijuana,perché una pianta non può essere brevettata [92]. E‘
questo il bandolo della matassa principale;le case farmaceutiche non hanno
di che guadagnarci ma solo da perderci cosı̀ come l’industria orbitante at-
torno alla sanità. Ottenere dei derivati sintetici della cannabis, che possono
essere brevettati è stata l’alternativa propinata dalle case farmaceutiche. Il
problema è che questi farmaci saranno molto costosi, e spesso presentano
moltissime e gravi controindicazioni a differenza della pianta naturale. I
primi cannabinoidi sintetici sono stati riscontrati fin dal 2008 in diverse mis-
cele vegetali, definite anche “herbal mixture” o “herbal blend”, che venivano
vendute come incensi o profumatori ambientali. I primi cannabinoidi sin-
tetici ad essere stati creati sono il JWH-018 e il JWH-073. In Germania, dal
2009, sono stati registrati casi di soggetti giunti in pronto soccorso dopo il
consumo di “herbal mixture” con disturbi del sistema cardiovascolare e del
sistema nervoso, quali tachicardia e temporanea perdita di conoscenza. In al-
cuni casi sono stati registrati effetti quali agitazione psicomotoria, attacchi di
panico e stati confusionali. Casi simili sono stati registrati in Svezia, Austria,
Romania e Italia. Dal 2010, in Italia, il Sistema Nazionale di Allerta Precoce,
attraverso le segnalazioni dei propri centri collaborativi, ha registrato 43 casi
di intossicazione acuta correlata all’assunzione di cannabinoidi sintetici (dei
quali, 2 nel 2013) per i quali e stato necessario l’ingresso in pronto soccorso.
La maggior parte dei casi sono stati registrati nel Nord Italia e hanno visto
coinvolti soggetti tra i 14 e i 66 anni. Con il Decreto del 16 giugno 2010 (G.
U. n. 146 del 25 giugno 2010) sono stati resi illegali i cannabinoidi sintetici
JWH-018, JWH-073 e il catinone sintetico mefedrone. Ciò ha reso illegali
anche tutti gli herbal blend contenenti i due cannabimimetici che venivano
commercializzati come alternativa legale alla cannabis” [93].
Di tutti questi farmaci sintetici non vi è comunque alcun bisogno . Il mercato
della canapa ad alto contenuto di thc là dove è stato ben regolamentato è
molto fiorente e le proprietà mediche del prodotto naturalmente presenti .

54
Poco dopo una settimana dalla legalizzazione in Colorado sono schizzati alle
stelle i titoli legati al business della cannabis. L’iniezione di fiducia nel set-
tore ha portato con sé un piccolo, ma significativo aumento dei prezzi delle
“penny stock”, le azioni delle aziende, che si occupano della coltivazione e
vendita della canapa, oltre che di strumenti per il suo uso. Un fenomeno che
gli esperti hanno definito come una “bubble-pot” giocando con il termine
borsistico di bolla finanziaria e il termine con cui si indica la droga leggera.
Hemp Inc. che utilizza le fibre di canapa industriale per l’abbigliamento e
l’attrezzatura da campeggio, il cui titolo ha segnato un +205% in meno di
72 ore. L’aumento del valore di GreenGro Technologies è stato addirittura
del 1.714%. Su anche Terra Tech (+29%), produttore di attrezzature per
coltivatori, e Advanced Cannabis Solutions Inc. (+144%), che gestisce lo
stoccaggio, cosı̀ come la Medical Marijuana Inc. (+300%), attiva nel campo
farmaceutico, e le bevande a base di cannabis di MediSwipe (+70%). Med-
box, produttore di macchinari per ospedali e distributori automatici per le
farmacie, ha annunciato di voler adattare i propri dispenser per vendere mar-
ijuana: la pioggia di ordini in arrivo da Colorado, Illinois, Massachusetts,
Nevada, Oregon e Washington, ha fatto guadagnare oltre il 65% in più. In
Colorado si spera che l’impatto favorevole sul turismo della legalizzazione
continui. I tour operator di Denver sono già al lavoro per proporre ai migli-
aia di turisti attesi un pacchetto ad hoc che comprenda visite guidate nei
centri di produzione e “degustazioni” nei coffee-shop [94].
Secondo un recente studio di ArcView, una delle più influenti e riconosciute
associazioni di investitori del settore, il fatturato dell’industria della cannabis
legale negli Usa quest’anno sarà di 6,7 miliardi di dollari (+25% rispetto al
2015). La ricaduta economica di questo mercato è diretta per gli stati: le
tasse “verdi” raccolte nel solo Colorado per l’anno fiscale 2014-15 ammontano
a 70 milioni di dollari circa il doppio dei guadagni statali ottenuti tassando
le vendite di alcool. Le prospettive di crescita per i prossimi anni fanno
scommettere che ci sarà un’altro boom ; almeno a dar retta alle previsioni
di Arcvew che stima per il 2020 vendite complessive per 21,8 miliardi di
dollari [95]. Rinominati ironicamente “ganjapreneurs” i nuovi imprenditori
stanno avendo uno sviluppo stupefacente (nel business, si intende). “È una
rara combinazione di elementi: abbiamo le conoscenze agricole adatte, un
prodotto fisico facile da utilizzare, rinato nell’era digitale”, ha detto Steve
Albarran, co fondatore e Ceo di Confident Cannabis, una startup che sup-
porta lo sviluppo di uno scenario economico di tracciabilità e trasparenza per
la marijuana legale. Il più complicato dei nodi da sciogliere, è proprio la trac-
ciabilità infatti;la produzione invece è tornata sulla punta delle dita e vi sono
appropriate tecniche colturali anche in Italia ,anche se da raffinare , abbiamo

55
visto. Tracciare il prodotto dal coltivatore al consumatore lungo tutta la
filiera e assicurarne la qualità, la produzione legalmente certificata e il paga-
mento delle tasse è la vera sfida. La rapida proliferazione di dati connessi alla
marjiuana legale implica una domanda crescente di elaborazione degli stessi;
non esistendo ancora un unico punto di vista sul concetto di “qualità” né il
Dipartimento dell’agricoltura (USDA) nè la FDA (food & drug amministra-
tion) hanno degli standard efficaci e non esistendo standard efficaci e uniformi
nessuno assicura che si possa ottonere quello che si vuole. Prima di legalizzare
il prodotto in Colorado, per esempio, solo tre ceppi di marijuana (su circa un
centinaio) erano stati geneticamente sequenziati. Ora il numero è aumentato
a dismisura e la mole di dati disponibile non può essere gestita da un piccolo
business, è necessario un approccio macro, con player industriali strutturati.
Delineato questo scenario, appare evidente l’interesse economico di chiunque
ad entrare e creare un mercato della certificazione di conformità anche se la
sfida non è per tutti. Ecco che quindi Microsoft il colosso di Redmond si è
lanciato in questo mercato. Il posizionamento come leader della tracciabilità
della marijuana ironicamente nominato “seed to sale” può essere sicuramente
una mossa vincente data l’attuale bassa correlazione tra farmaceutica e in-
formatica in ottica di difersificazione di portafoglio. In Italia la situazione è
ancora in fase embrionale ma giocare d’anticipo visti i problemi che in seguito
vedremo si presentano in caso di legalizzazione è d’obbligo soprattutto visto
che alcuni hanno già creato un franchising di coffe shop pronto a partire in
caso di legalizzazione . Non è affatto sicuro che la proposta di legge passerà
ma anche in caso di approvazione, visti i numerosi emendamenti, oltre che
in caso di inerzia della situazione proibizionista è probabile che dovremmo
chiedere aiuto a Microsoft. Non ci vuole molto ad immaginare infatti che
tra un poco a Washington, oltre ai lobbisti di armi, cibo, vedremo anche
quelli della cannabis e si sa come va a finire quando una cosa è di moda
in America. Negli Stati Uniti ma non solo [96], il valore di mercato delle
società del settore farmaceutico che vendono o sviluppano farmaci a base di
derivati della cannabis è pari a 3,3 miliardi di dollari. La maggior società al
mondo che opera nel business della cannabis medica la GW pharmaceuticals
produce il Sativex (primo farmaco a base di cannabis ad essere stato autor-
izzato in Italia) impiegato per la cura dei disturbi spastici legati alla sclerosi
multipla. Le azioni della società, quotata al Nasdaq, a Londra e Francoforte,
negli ultimi 10 anni hanno registrato un rialzo del 581 per cento. Ad oggi la
capitalizzazione del gruppo è pari a 2,3 miliardi di dollari. Tra le aziende di
entità “minore“ spuntate come funghi in questi anni, che si dedicano al nuovo
mercato della cannabis ludica emerge Pineapple Express che capitalizza 150
milioni di dollari operando in diversi capi del cosiddetto cannabusiness:
dai siti web al leasing di proprietà immobiliari per i commercianti. I mercati

56
azionari non regolamentati sono spesso l’unico canale di finanziamento per
queste aziende dato che le banche difficilmente danno credito a chi opera
in un campo considerato ancora ai confini della legalità. Chi ci scommette
insomma sono gli investitori speculativi non gli istituzionali. Nella figura 6
si nota che il primo boom in borsa c’è stato tra il 2013 e il 2014 già prima
dell’entrata in vigore come abbiamo detto della legislazione che liberalizzava
la vendita a scopi ludici in Colorado. A marzo di quell’anno il valore com-
plessivo delle cannastocks ha superato gli 11 miliardi di dollari secondo
la banca dati S&P ma poi la bolla è scoppiata. Da allora le quotazioni me-
die sono sprofondate del 74% [97]. In Italia ma anche nel resto del mondo

Figure 6: Andamento borsistico delle quotazioni delle società del settore.

come regolare e tassare questa sostanza è questione molto dibattuta quanto


la definizione dei canali legali tramite i quali la cannabis dovrebbe e potrebbe
essere venduta. Vediamo ora tramite proprio l’esperienza del Colorado come
la stessa tassazione possa venire in aiuto alla regolamentazione della legaliz-
zazione evitando di temere un aumento massiccio dei consumi e sconfiggendo
in modo efficace il mercato nero. Trattare i consumatori in modo diverso in
base all’uso, applicando una diversa tassazione è infatti la soluzione. Focal-
izzandoci in particolare sugli effetti della legalizzazione sul mercato medico
e sul mercato nero sia in Colorado che oltre i suoi confini possiamo giungere
a tale conclusione. I vari aspetti economici di cui tener conto nel valutare i
problemi che si presentano in caso di legalizzazione sono :
• Se i negozi medici e ricreativi vendono lo stesso tipo di prodotto;
• Se i prezzi di cannabis medica e ricreativa dipendono dalla competizione
tra i vari dispensari;

57
• Se il turismo e l’esportazione verso altri Stati influenza il numero di
negozi e le vendite pro-capite;
• Se vi è esistenza di una stagionalità nelle vendite e da cosa deriva.
Osservando la Figura 7 [98] pagina che mostra l’andamento delle vendite al
dettaglio di cannabis e il numero di pazienti fino al 2015 si vede, come poco
più di 5.000 persone erano registrate come pazienti nel 2009. Con l’apertura
dei centri medici, quindi con la possibilità di acquistare il prodotto al det-
taglio,quel numero è aumentato in modo sostanziale. Negli ultimi 4 anni

Figure 7: Vendite al dettaglio e numero di pazienti in Colorado.

infatti circa il 3 percento della popolazione adulta del Colorado ha ottenuto


una prescrizione dal medico che gli permette di acquistare cannabis nei centri
medici. In parallelo, le vendite di cannabis medica sono rimaste relativamente
stabili, nonostante un leggero aumento durante la stagione estiva. C’è da no-
tare che i costi per un paziente sono piuttosto rilevanti: nel 2013, l’anno
prima della piena legalizzazione, le vendite annuali nei centri medici avevano
raggiunto i 386 milioni l’anno. Essendoci circa 109.000 pazienti, il consumo
annuo raggiungeva i 3.500$ pro-capite. Con la legalizzazione le vendite dei
negozi ricreativi sono partite subito in quinta. Ora in parte molti consuma-
tori possono aver deciso di abbandonare il proprio ‘spacciatore’ per il mercato
legale provocando cosı̀ una riduzione del mercato nero; una parte può aver
deciso di abbandonare il mercato medico per quello ricreativo per questioni
etiche o di privacy; infine una parte di queste vendite possono essere nuovi
consumatori che hanno deciso di usare il prodotto visto che ha perso il suo
‘stigma di illegalità’. Per mettere questo nuovo mercato in prospettiva, som-
mando le vendite annuali di cannabis legale dei due segmenti, nel 2015 si è

58
raggiunto un fatturato di quasi un miliardo di dollari - quasi 200$ pro-capite -
che ammonta a circa lo 0,33 percento del PIL dello Stato del Colorado.
Adesso sia centri medici che negozi ricreativi sono sottoposti all’imposta sulle
vendite locali. Nei secondi viene però aggiunta anche un’accisa del 15 per-
cento, una tassa speciale del 10 percento sulle vendite e qualsiasi tassa locale
aggiuntiva. In generale, si stima che l’aliquota fiscale nel mercato ricreativo
sia almeno 10 volte più alta di quella sulla cannabis medica. La figura 8 di-
mostra come la diversa tassazione abbia forti ripercussioni nei prezzi al det-
taglio in Colorado. Ogni punto rappresenta il prezzo medio per un grammo
di cannabis nei dispensari presenti in Weedmaps (sito simile a Tripadvisor R
,
che offre informazioni sui dispensari legali di cannabis) Si può notare come
il prezzo medio nei centri medici è di 10$, mentre nei i negozi ricreativi è di
15$. In aggiunta, dato che quasi tutti i punti del grafico sono alla destra della
linea, è chiaro che esiste uno sconto sulla quantità che ammonta a circa il 20
percento (L’asse x del grafico riporta il prezzo al grammo mentre l’asse y il
prezzo all’oncia). E’ interessante capire quali proprietà sono maggiormente

Figure 8: Prezzo medio per un grammo di cannabis in un dispensario, Aprile


2015, Weedmaps.

ricercate dai consumatori, e soprattutto se c’è una differenza tra le varietà


usate in base all’uso medico e ricreativo che ne viene fatto. Rispetto al vino,
un consumatore sceglie una varietà di cannabis non solo per il suo gusto,
ma anche agli effetti psicologici che sta ricercando. Ci si aspetta che coloro
che comprano cannabis dai centri medici siano interessati a proprietà diverse
da coloro che la comprano nei negozi ricreativi. Per capire se i dispensari
vendano prodotti simili, occorre selezionare le parole chiave più utilizzate per
descrivere le varietà in WeedmapsT M .

59
Nella figura 9 si osserva che nell’80 percento dei dispensari è possibile trovare
varietà che attenuano il dolore. Per quanto riguarda le differenze tra i due
segmenti, i centri medici sembrano avere più varietà di cannabis, ed è più
probabile trovare al loro interno infiorescenze con alto contenuto di CBD
rispetto ai negozi ricreativi. Al contrario, in questi ultimi sembra più facile
trovare varietà che portano all’euforia e stimola no il pensiero creativo. Con-

Figure 9: Porzione dei dispensari con varietà aventi queste proprietà, Aprile
2015, Weedmaps.

siderando tutte le 23 contee che hanno permesso vendite di cannabis medica,


l’attività dei negozi ricreativi ha ridotto di quasi il 20 percento le vendite
dei centri medici come si nota nella figura 10. Se poi dividiamo il campione

Figure 10: La cannibalizzazione delle vendite ricreative sulle mediche.

tra contee turistiche (che hanno almeno un impianto sciistico o un casinò) e


contee non-turistiche, vediamo che nelle prime le vendite di cannabis medica
hanno subito una più forte riduzione (oltre il 30 percento), mentre nelle altre
regioni la riduzione è stata marginale (inferiore al 10 percento). Il differente
impatto si spiega considerando le vendite pro-capite. Nelle contee turistiche
ammontavano a più del doppio rispetto alle altre regioni. Non essendo citta-
dini del Colorado, prima del 2014 i consumatori di altri Stati avevano bisogno

60
di un paziente come ‘intermediario’ per ottenere il prodotto. La piena legal-
izzazione ha quindi cambiato le loro preferenze d’acquisto permettendogli di
comprare cannabis legale nei negozi ricreativi, nonostante i costi li siano più
alti rispetto ai centri medici [99].
Il turismo influenza ovviamente anche il numero di dispensari attivi. Più
l’industria turistica è forte in una zona infatti più dispensari medici e ri-
creativi vengono aperti. I negozi in più servono infatti per soddisfare la
domanda turistica, oltre che quella locale. In America la cannabis circola
tra giurisdizioni ed è relativamente facile per un trafficante attraversare una
frontiera portandosela. Visto che, escludendo l’Arizona, il Colorado è cir-
condato da Stati proibizionisti, c’è un potenziale bacino di consumatori al di
la del confine interessato ad un prodotto di qualità. Prima del 2014 c’era un
limite legale per i consumatori ‘stranieri’ che volevano comprare cannabis in
Colorado: la legislazione non permetteva loro di ottenere una ricetta medica.
Pur senza ricetta è però sempre stato possibile ottenere la sostanza tramite
i pazienti, che erano bendisposti ad agire da intermediari. L’ampiezza del
fenomeno di contrabbando si è notevolmente trasformata dopo l’apertura
dei negozi ricreativi. Dalla figura 11 risulta come già nel 2013 le vendite di
cannabis medica pro-capite al confine erano maggiori di circa il 30 percento
rispetto a quelle delle altre contee [100]. Nel 2015 il mercato ricreativo al

Figure 11: Differenza tra le vendite nelle contee al confine con altri stati e le
alte contee, 2013-2015.

confine era di oltre il 35 percento maggiore rispetto alle altre contee, mentre
quello medico era maggiore di appena il 10 percento. Tuttavia, le cause di
questo spostamento non sono da trovare solamente in capo ai consumatori.
Se da una parte è indubbio che molti di essi preferiscano comprare il prodotto

61
nei negozi senza il bisogno di usare un intermediario, dall’altra molti centri
medici al confine hanno deciso di convertirsi e di diventare negozi ricreativi,
probabilmente per aumentare i loro profitti.
In Italia problematiche simili di import export tramite gli stati adiacenti sono
meno probabili vista la diversità normativa dell’Unione Europea dalla Fed-
erazione degli Stati Uniti e visto il fatto che attualmente i paesi confinanti
non hanno ancora politiche estremamente liberali. La situazione potrebbe
tuttavia cambiare a breve infatti in Francia nel 2015 sono stati aperti alcuni
cannabis social club. Giocare d’anticipo risolverebbe alla radice il presen-
tarsi del problema; l’esperienza del Colorado e lo studio su esposto sono da
assimilare e tenere ben in considerazione quando si valutano i pro, i contro il
come e il se legalizzare anche in prospettiva di quello che fanno i nostri vicini
di casa.
Da noi attualmente chiunque intenda coltivare, produrre, fabbricare impie-
gare, importare, esportare, commerciare a qualsiasi titolo o comunque de-
tenere per il commercio sostanze stupefacenti o psicotrope, deve munirsi
dell’autorizzazione del Ministero della sanità. Il decreto di autorizzazione ha
durata biennale ed è soggetto alla tassa di concessione governativa. Nel caso
di enti o imprese che abbiano più filiali o depositi è necessaria l’autorizzazione
per ciascuna filiale o deposito. Dall’obbligo dell’autorizzazione sono escluse le
farmacie, per quanto riguarda l’acquisto di sostanze stupefacenti o psicotrope
e per l’acquisto, la vendita o la cessione di dette sostanze in dose e forma
di medicamenti. La dispensazzione dei medicinali è effettuata dal farmacista
che si accerta dell’identità dell’acquirente e prende nota degli estremi di un
documento di riconoscimento da trascrivere sulla ricetta. Il farmacista dis-
pensa i medicinali dietro presentazione di prescrizione medica compilata sulle
ricette nella quantità e nella forma farmaceutica prescritta. Il farmacista ha
l’obbligo di accertare che la ricetta sia stata redatta secondo le disposizioni
stabilite dalla legge, di annotarvi la data di spedizione, di apporvi il timbro
della farmacia e di conservarla tenendone conto ai fini del discarico dei medic-
inali sul registro di entrata e uscita [38]. Si può facilmente concordare come
questo gran carico burocratico non giochi affatto a favore dei pazienti che vor-
rebbero solamente curarsi tramite una pianta che cresce in modo spontaneo.
Analizziamo ora i consumi interni della sostanza grazie ai dati forniti dalla
relazione annuale antidroga del 2014. L’uso di sostanze come la cocaina, il
THC stesso o l’eroina coinvolge sempre più spesso una fascia di popolazione
variegata, professionalmente inserita in vari ambiti produttivi e con un certo
grado di istruzione. Nonostante le indagini sul consumo di droga nella popo-
lazione, siano condotte in tutti i paesi europei secondo le linee guida dellEM-
CDDA, esse sono particolarmente difficili da realizzare perché affrontano temi

62
molto sensibili, potenzialmente illegali e oggetto di stigma sociale. I limiti
di queste indagini sono ben noti. Evidenti i fenomeni di ”mancata risposta”
e ”under-reporting” nei sondaggi e più in generale, la reticenza a riferire
di assumere sostanze stupefacenti. É evidente come questa distorsione pre-
cluda la possibilità di avere una quantificazione complessiva affidabile del
volume di sostanze stupefacenti consumate e della relativa spesa. Inoltre,
un limite comune a tutte le Indagini di popolazione riguarda l’esclusione dal
disegno di campionamento di alcuni gruppi di popolazione, tra i quali è più
frequente l’uso di sostanze stupefacenti; i dati estratti dalla popolazione resi-
dente infatti escludono tutti i soggetti residenti in convivenze (in particolare
le carceri) e i senza tetto. In Italia il primo studio sulla popolazione è stato
condotto nel 2001-2002 dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) che ha
successivamente replicato l’indagine ogni due anni fino al 2013-2014. Nel 2010
il Dipartimento delle politiche antidroga a sua volta ha avviato un’ indagine
di popolazione autonoma. Nel 2014 in Italia sono state quindi condotte due
indagini sul consumo di sostanze psicotrope nella popolazione adulta:
• General Population Survey (GPS) condotta dal Dipartimento Politiche
Antidroga (DPA) su un campione di 18-64enni residenti in Italia;
• Italian Population Survey on Alcohol and other Drugs (IPSAD) con-
dotta dall ’ Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio Nazionale delle
Ricerche (CNR).
Svolte ambedue tramite l’invio postale di un questionario che i rispondenti
hanno compilato autonomamente. Tali questionari presentano, pertanto, i
limiti connessi a questa tecnica di rilevazione, in primo luogo il basso tasso
di risposta cui può essere associato un effetto distorsivo sulle stime prodotte.
Questi studi tuttavia hanno costi considerevolmente minori e ben si prestano
a rilevare informazioni sensibili perché garantiscono al rispondente la ris-
ervatezza e la possibilità di scegliere il momento in cui compilare il ques-
tionario. L’indagine postale non consente però di accertare se il rispondente
sia effettivamente quello selezionato, né di controllare la correttezza delle
risposte.
In Usa e UK, per migliorare il tasso di risposta e la qualità, si è scelto di utiliz-
zare le tecniche più costose CASI (computer assisted self interview) e ACASI
(audio computer assisted self interview). Ciò ha consentito di raggiungere un
tasso di risposta superiore al 70%. Negli USA agli intervistati viene inoltre
corrisposto, dal 2002, un compenso di $ 30. L’effetto del compenso è stato
importante; si è verificato infatti un tasso di risposta del 78, 5%. Dalla rile-
vazione IPSAD R 2013-2014 sappiamo che tra le sostanze psicoattive illecite,
la cannabis è stata la sostanza maggiormente utilizzata dalla popolazione

63
generale negli ultimi dodici mesi, dal 9, 2% dei 15-64enni, che corrisponde a
più di 3 milioni e mezzo di italiani di pari età. Il consumo nell’ultimo mese,
definito consumo corrente, ha riguardato oltre un milione e mezzo di persone
(4, 4%) e sono quasi 400mila coloro che hanno riferito di aver consumato
cannabis di frequente, ovvero 20 o più volte nei 30 giorni antecedenti lo svol-
gimento dello studio (i cosiddetti frequent users pari all’1% dei 15-64enni)
come da figura 12. Questi dati fanno riflettere su quanto molto più affollate
dovrebbero essere le prigioni italiane rispetto a quanto già non lo siano se la
legge attuale fosse applicata a tutti. La cannabis è generalmente più diffusa
tra la popolazione più giovane (15-34enni): tra questi, circa 2 milioni e mezzo
hanno consumato nell’ultimo anno (consumo recente: 19%), quasi 1 milione e
200mila nell’ultimo mese (8, 9%) e quasi 250mila sono frequent users (1, 9%).
Tra i consumatori correnti il 18% ha speso 50 euro o più nell’ultimo mese per

Figure 12: Stime di prevalenza dei residenti italiani che hanno consumato
cannabis, Anno 2013-2014.

acquistare la sostanza mentre il 54% riferisce di non averne spesi. Per quanto
riguarda il consumo recente da parte dei 15-34enni si osserva un costante au-
mento dal 2002 sino all”anno 2008, per stabilizzarsi nelle indagini successive
(figura 13). Stesso andamento, anche se con variazioni decisamente più ri-
dotte, si osserva in riferimento al consumo corrente e a quello frequente. Ciò
è dovuto probabilmente alla sempre maggior richiesta da parte degli utiliz-
zatori frequenti e quindi offerta del prodotto che innesca un circolo vizioso
anche per i consumatori sporadici che seguono con variazioni molto più evi-
denti il trend visto il consumo in compagnia che viene fatto della sostanza.
Dall’Indagine DPA 2014 che ha coinvolto complessivamente 31.661 studenti
in età dai 15 ai 19 anni, equamente distribuiti tra maschi e femmine.
Dalla figura ?? risulta che la cannabis: è stata consumata almeno una volta
nella vita dal 26, 7% degli studenti italiani, con una prevalenza che si riscontra
in aumento rispetto al 2013 (24, 6%). Il 23, 1% riferisce di averla provata
almeno una volta nel corso dell’anno antecedente l’indagine (21, 6% nel 2013),

64
Figure 13: Andamento temporale della prevalenza di consumo di cannabis
nella popolazione 15-34 anni (tassi standardizzati).

mentre il 15, 5% sostiene di aver assunto cannabis almeno una volta negli
ultimi 30 giorni (15, 2% nel 2013). Anche questo studio conferma quindi che
il consumo di cannabis è massiccio; non è certo una novità. Da un rapporto
della Commissione europea risulta che l ‘età di primo uso di cannabis più
frequente è proprio 15 anni in diversi paesi e in Italia. Questo dato fa molto
riflettere ed è la chiave di volta per appoggiare una politica non proibizionista
a prescindere dagli effetti positivi o negativi della pianta; è molto più nociva
infatti la legislazione attuale a cui da giovani si è propensi a trasgredire,
di una possibile liberalizzazione seguita da una diffusione culturale sui vari
effetti negativi e positivi dell’assunzione di THC.
Un terzo degli studenti concorda che i luoghi più frequentati dai giovani sono
anche quelli dove si potrebbe facilmente reperire cannabis: strada, giardini
e parchi. Tra coloro che usano frequentemente cannabis il 74% ritiene di
poterla facilmente trovare in strada e il 55% dallo spacciatore.
Tra i ragazzi che hanno utilizzato cannabis durante gli ultimi trenta giorni il
15% ha speso 50 euro o più nellultimo mese, il 26% non ne ha spesi più di 10
ed il 34%, invece, non ha sostenuto alcuna spesa. Tra i frequent users il 48%
ha speso oltre i 50 euro e 6% non ha speso più di 10 e [101]. Da un breve
confronto dei dati dei due sondaggi possiamo vedere come le percentuali di
ogni studio siano approssimativamente confermate dall’altro.
Valutazioni in merito tuttavia sarebbero prive di rilevanza non conoscendo
nello specifico la strutturazione dei sondaggi. Nella figura 14 dei soggetti seg-
nalati per l’uso di sostanze possiamo notare come il numero delle segnalazioni
per cannabinoidi sia 4 volte quello di tutte le altre sostanze messe insieme. Il
dato è indubbiamente foriero di due considerazioni: la prima è che anche seg-
nalando 25000 soggetti utilizzatori all’anno non si riuscirebbe mai a punire

65
Figure 14: Sostanze utilizzate dai soggetti segnalati nel 2014.

tutti coloro che violano la legge; la seconda come il consumo di cannabis non
sia da considerarsi assimilabile al consumo di altre sostanze stupefacenti e
quindi di come vada fortemente rivista la normativa attuale.
Di estremo interesse al fine di un ideale inquadramento dell’uso di cannabis è
il confronto dei dati riguardanti i vari tipi di utilizzatori ottenuti con metodi
diversi. Nella figura 15 sottostante è evidente come alcuni numeri siano molto
discordanti; una legalizzazione bene fatta permetterebbe un miglior quadro
della situazione grazie al controllo del fisco e dello Stato agevolando la sanità
pubblica nell’individuazione dei casi patologici o potenzialmente tali per giun-
gere a una società civile più vicina a quella immaginata nel 1948. Certi del
fatto che questi obbiettivi non siano la priorità dell’attuale governo visto lo
sconvolgimento della Costituzione Italiana su cui a breve dovranno esprimersi
i cittadini, è inevitabile essere pessimisti in merito all’approvazione delle at-
tuali proposte di legge viste anche le loro pecche. Utilizzando i dati relativi
ai sequestri di narcotico effettuati sul territorio nazionale che fotografano l
‘offerta ipotizzando prudenzialmente che, ad un dato quantitativo seques-
trato, corrisponda un quantitativo immesso sul mercato pari a circa 10 volte
tanto, è possibile fare valutazioni sulle quantità consumate. Per dare un sig-
nificato concreto ai dati che riguardano la relazione dell’antidroga del 2014
nell’anno precedente allo studio (dunque, dal 1 Luglio 2012 al 30 Giugno
2013), in Italia, venivano intercettati: kg 3748 di cocaina -kg 830 di eroina
kg 63.132 di cannabis, di cui 35.849 di marijuana, kg 27.282 di hashish e
kg 4074 di piante Nel periodo in esame 1/7/2013-30/6/2014 –si registra un
significativo, ma non eccezionale, aumento dei sequestri di tutte le sostanze

66
Figure 15: Confronto dati ottenuto secondo diversi metodi.

stupefacenti sopra indicate, fatto salvo il dato sulla cannabis, che evidenziava
un rilevantissimo picco di incremento di oltre il 120%.
In particolare, 109.000 di hashish, 37.151 di marijuana, 900 di piante non es-
sendo maturate nuove e particolari tecniche investigative in tale ambito deve
ragionevolmente ritenersi che a sequestri cosı̀ imponenti ed in aumento cor-
risponda una massa circolante di cannabinoidi decisamente in aumento; tale
supposizione è di fatti confermata dalla relazione annuale del 2015. Tramite
qualche semplice calcolo quindi si parla, approssimativamente, fra 1 e 1,5
milioni di Kg all’anno di cannabis, quantità che soddisfa una domanda di
mercato di dimensioni gigantesche; al grammo ipotizzando altri 2 livelli di
rivenditori dal grossista al cosiddetto pusher di strada partendo da 1 e/gr
per finire a 10 e/gr il giro d’affari si aggira senza tanti dubbi sul miliardo di
euro [101].
Interessante esperimento per la stima dei consumi è stato effettuato dalI’
Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano tramite prelievi e
analisi di campioni di acque reflue per la misura dei residui di sostanze psi-
cotrope in essi presenti. A partire dal 2013, è stata svolta per una settimana
all’anno in 17 centri urbani e in tre scuole (a Roma, a Torino e a Verona). L’
Istituto ha infatti sviluppato un metodo di stima dei consumi di sostanze psi-
cotrope a partire dalla misurazione, nelle acque reflue, dei principali residui

67
metabolici escreti per via urinaria (sostanze parentali e/o metaboliti). Tale
metodo è oggi applicato in numerose città europee e consente, in tempo reale,
di valutare i consumi qualitativi e quantitativi, anche se limitati al periodo
di rilevazione e non estendibili nel tempo e nello spazio. Il metodo aiuta la
stima della dimensione complessiva del consumo delle sostanze psicotrope.
In figura 16 un esempio della rilevazione dei consumi nelle città di Bari e
Bologna [101].

Figure 16: Percentuale di THC rilevata negli scarichi di Bari e Bologna.

4.2.2 Costi e i ricavi della coltivazione della pianta; analisi di una


possibile filiera

Di seguito un esempio di conto economico per la coltivazione della canapa


da fibra in Italia. Il conto è stato sviluppato elaborando dati forniti da
Assocanapa; si basa sulla coltivazione della canapa in rapporto ad un ettaro
di superficie. E’ necessario premettere che le rese medie di steli secchi per
ettaro registrate negli ultimi quindici anni in Italia subiscono variazioni a
seconda della varietà di sementi scelta, della fertilità naturale del terreno,
delle condizioni climatiche, della densità dell’impianto (quantità di seme per
ettaro) e del sistema di raccolta. Quando non è noto se la coltura in passato
era praticata nella zona e non sono note le proprietà del terreno, si consiglia
di provare la coltivazione su 1 o 2 ettari, possibilmente con varietà diverse,
Di seguito si ipotizzano due rese medie ragionevoli, 100 e 130 quintali per
ettaro.
• Costo semina e preparazione terreni: 517,50 e
• Rippatura 65,00 e
• Fresatura per preparazione letto semina 100,00 e

68
• Semina 50,00 e
• Costo seme kg 50 x 5,50 e kg +10% iva 302,50 e
• Costo coltivazione da 0 e a 90,00 e
• Concimazione da 0 e a 90,00 e
• Irrigazione 0 e
• Diserbo 0 e
• Costo raccolta: da 300,00 e a 348,00 e
• Falciatura (corrispettivo doppio rispetto al fieno per maggiore difficoltà
della lavorazione) 80,00 e
• Andanatura 60,00 e
• Rotopressa (q. Li 100 = 40 rotoballe da q 2.50 X 3 euro) 160,00 e
• Rotopressa (q. Li 130 = 52 rotoballe da q 2.50 X 3 euro) 208,00 e
• Totale per 100 q. Li: dagli 817,50 e ai 907,50 e
• Totale per 130 q. Li: dagli 865,50 e ai 955,50 e
Ricavi per 1 ettaro di canapa: resa media 100-130 q. Li a ettaro (la vari-
abilità dipende dalle varietà di canapa seminate, dal tipo di raccolta e dal
tipo di terreno e lavorazioni svolte) Vendita paglie di canapa in rotoballe da
consegnare ad impianto di prima trasformazione q. Li 100 – 130 X 15,00 e
al q. Le;Totale dai 1500,00 e ai 1950,00 e
Differenza costi ricavi: (100 q. Li)1500−817, 5 o 907, 5 → 682,50 e - 592,50 e
(130 q. Li)1950 − 865, 5 o 955, 5 → 1084,50 e - 994,5 e
I conti sopra riportati, sono stati confermati da agricoltori provetti di diverse
regioni italiane. C’è da tener conto però che da tali calcoli sono esclusi:
• il contributo PAC che oggi è pari al sostegno per i cereali e quindi
varia a seconda delle zone d’Italia in genere da un minimo di 250 a un
massimo di 400 euro/ettaro (pari al costo delle voci raccolta o semina);
• l’eventuale indennità di stoccaggio nel caso di consegna all’impianto
dilazionata dopo una certa data dalla raccolta (in genere dal mese di
febbraio successivo);
• l’eventuale ricavo nel caso di raccolta e vendita di seme o foglie indica-
tivamente: Costo mietitrebbia 100 e per ettaro

69
Ricavi 1,50 e al kg (1,80 e se certificato Bio)
x 600 kg = 900,00 e (1080,00 e se Bio)
x 800 kg = 1200,00 e (1440,00 e se Bio).
altri aspetti da considerare:
• il miglioramento della resa della coltivazione successiva alla canapa, che
in genere favorisce un incremento di produzione successiva compreso
tra il 10 e il 30 per cento in conseguenza dell’arricchimento dello strato
superficiale del terreno;
• la riduzione dell’impatto sul terreno rispetto alle coltivazioni intensive
di cereali, ortaggi;
• l’impegno del terreno per soli 4-4,5 mesi (in diverse zone d’Italia è
possibile la coltivazione in secondo raccolto, con riduzione percentuale
della resa in steli secchi);
• il costo della consegna delle paglie di canapa all’impianto di prima
trasformazione;
Il costo del trasporto è variabile a seconda della distanza dal primo trasfor-
matore, dalla quantità trasportata, e dal costo del trasporto (bilico con ri-
morchio); indicativamente risulta:
• un bilico senza rimorchio carica 100 q. Li con rimorchio 200 q. Li;
• il volume delle rotoballe non permette un pieno carico; al max 80 q. Li
con rimorchio 160 q. Li;
• se si caricano balle quadrate si può sfruttare il pieno carico.
I trasporti variano a seconda della ditta e dall’urgenza nel trasporto; Per 500
km possono oscillare da un minimo di 600,00 e a un massimo di 800,00 e.
Sintesi costi in media per ettaro:
• Costi agricoli: 900,00 e
• Costi trasporti: 450,00 e
• Totale costi: 1350,00 e
Ricavi in media per ettaro:
• Ricavi paglie: 1700,00 e
• Ricavi Seme: 1000,00 e

70
• Totale ricavi: 2700,00 e
Stima rimanenza totale (considerando paglie, semi, trasporto e lavorazione
agricola): 1350,00 e + Contributo PAC [102]
Coltivare canapa è quindi molto redditizio oltre che essere di aiuto all’ambiente.
Osservando il conto economico e ricordando tutti gli usi citati appare chiaro
come mai Mattia Guarnera produttore di birra artigianale alla canapa ha
fatto della frase “la canapa è come il maiale, non si butta via niente “ il suo
motto.
In ambito terapeutico la cannabis fin’ora in Italia era importata dall’Olanda
e dall’Inghilterra a prezzi molto alti; da poco è stato tuttavia finalmente
firmano un protocollo che da il via alla produzione in uno stabilimento mil-
itare di Firenze. Oggi una fiala di farmaco cannabinoide costa fino a 900 e,
ma grazie al nuovo protocollo questi prodotti “costeranno meno della metà
di quanto ora si spende per importare il principio attivo, circa 15 euro al
grammo .La produzione nello stabilimento di Firenze abbatterà i costi e ci
garantisce la sicurezza necessaria” ha detto il ministro Lorenzin . Ha poi
aggiunto che Il progetto pilota “è la risposta ai pazienti con patologie gravi
come Sla, sindrome di Tourette e sclerosi multipla. Il protocollo operativo
definisce la programmazione delle operazioni da compiere, la quantificazione
dei fabbisogni in relazione alle patologie, la fitosorveglianza, le verifiche e le
tariffe, le competenze del pool di esperti. Spetterà poi al Consiglio Superiore
di Sanità dare il via libera alla produzione, dopo l’esame del protocollo.” La
produzione presso lo stabilimento fiorentino avverrà unendo le capacità con
la sicurezza della sorveglianza militare [103].
E’ un ottimo passo avanti, un accenno di filiera molto circoscritto e fun-
zionale, tuttavia non ciò che i malati in condizioni economiche precarie ne i
cittadini consumatori per uso ludico volevano. Sempre in ambito di filiera
della canapa oltre la neonata Federcanapa di cui tratteremo in seguito, citi-
amo la già matura esperienza di “Lucanapa” società cooperativa che offre
l’approvvigionamento del seme, la formazione, l’assistenza tecnica e legale,
il supporto alla distribuzione dei prodotti sul mercato. L’associazione si im-
pegna ad acquisire le materie prime dai soci produttori per avviarle alla
trasformazione e al mercato; creando cosı̀ per i prodotti di canapa un canale
alternativo alla grande distribuzione. Coltivando 56 ettari dalla provincia
di Salerno alla Basilicata per finire in Puglia in provincia di Foggia produce
alimentari e cosmetici; ha da poco inoltre iniziato le lavorazioni della canapa
per l’industria edilizia. La cooperativa si occupa anche di garantire la conser-
vazione dei prodotti con un adeguato confezionamento che utilizza materiali
riciclabili e carta di canapa per la stampa delle informazioni utili ai con-

71
sumatori. La prima trasformazione dei semi avviene interamente nelle zone
di coltivazione riadattando impianti già esistenti. L’ obiettivo a cui Lucanapa
punta è realizzare una filiera completa che faccia convergere le diverse aree re-
gionali della Lucania. I coltivatori che si associano si impegnano a rispettare
i disciplinari per la sostenibilità nei processi di coltivazione dell’associazione,
di fondamentale importanza per la sostenibilità dell’industria agricola. I
protocolli non prevedono l’utilizzo di diserbanti e concimi chimici, anche se
purtroppo la gran parte dei produttori continua a farne uso. L’apporto di
concimi chimici causa una continua devastazione dei terreni, offre si, maggiore
produttività ma al costo di un continuo finanziamento alle multinazionali dei
fitofarmaci che sono le stesse a non avere interesse alla legalizzazione. Per
il territorio, invece, è giusto iniziare producendo meno e dando più valore
al prodotto finale. Per questo Lucanapa controlla il rispetto dei disciplinari
garantendo una qualità dei prodotti che paga ai produttori biologici, la ven-
dita del seme a 2 euro al chilogrammo. Se alcuni produttori non hanno rispet-
tato questo principio le materie prime prodotte saranno destinate al progetto
no-food e il seme pagate solamente 1,5 euro al chilogrammo. Tutela del ter-
ritorio vuol dire anche sensibilizzazione verso il consumo critico e quindi sen-
sibilizzazione del lato della domanda a comprare prodotti regionali, investire
localmente, compiere scelte critiche e non solo figlie di stereotipi commerciali.
Indossare indumenti in canapa oggi, nella maggior parte dei casi, vuol dire fi-
nanziare multinazionali cinesi che producono fibra di bassa qualità. Non solo
per i processi di trasformazione ma anche perché i loro cicli produttivi hanno
un forte impatto inquinante sui terreni a causa delle intense concimazioni
chimiche e sull’acqua con la macerazione di grandi quantità di steli.
Le aziende cinesi inoltre sfruttano mano d’opera a basso costo costretta a
separare a mano la fibra dal canapulo, lavorando con i piedi in acqua per
giornate intere. Infine il canapulo viene bruciato. Questa è la situazione in
Cina e probabilmente anche in altre nazioni, possiamo dire quindi che non
basta coltivare canapa per fare agricoltura e industria sostenibili dal territo-
rio [104]. Dall’analisi effettuata sulla filiera creata da Lucanapa e dal conto
economico esposto emerge come la presenza di un primo trasformatore nella
zona di produzione risulta di particolare importanza per poter abbattere i
costi di trasporto del prodotto raccolto in campo e tutelare il territorio e
l’ambiente. Il ruolo del primo trasformatore è quello di fare una prima sep-
arazione fra le due componenti base dello stelo di canapa, ossia il tiglio, che
contiene la fibra e la parte legnosa interna detta canapulo. Le attrezzature
per poter effettuare questo tipo di operazione sono gli impianti di stigliatura
da lino . La coltivazione della canapa in zone prive del primo trasformatore
risulta per forza di cose non economicamente efficiente [105]. Un’esperienza

72
interessante di filiera con la canapa è stata attivata, in ambito di fitoremedi-
ation a Taranto.
Inizialmente vi era dello scetticismo in materia ma è stato superato realiz-
zando un progetto regionale insieme ad azioni locali di diffusione culturale
sull’impiego della canapa attraverso:
• attività di promozione mirata del prodotto negli Enti Locali, nelle
scuole, nelle università;
• campagne pubblicitarie locali,seminari, workshop;
• protocolli di intesa con le associazioni di categoria.
Importante è stata anche la formazione di “agenti locali di filiera” che svol-
gono compiti di divulgazione ed accompagnamento del progetto locale.
E’ stato inoltre creata nuova occupazione locale senza sprechi attivando
un programma integrato locale che prevede: micro-sperimentazioni univer-
sità-territorio-imprese-associazioni specializzate,incentivazione ed accompa-
gnamento degli operatori agricoli locali entro i 5 Km dal polo siderurgico
(ILVA) nella coltivazione della canapa industriale,sottoscrizione di accordi
con i produttori locali di semenze per il recupero e la produzione delle va-
rietà autoctone italiane,finanziamento della nascita di quattro/cinque aziende
trasformatrici del prodotto, supporto allo start up,coinvolgimento delle aziende
industriali dell’indotto ILVA nei processi di trasformazione e creazione di
nuove attività produttive di filiera. I benefici diretti e i risultati attesi sono
:
• Nuova occupazione per 800 addetti “di cantiere” e 550 “a regime” nel
triennio 2016-2019;
• Riqualificazione di soggetti espulsi dall’ILVA e inserimento nei processi
di coltivazione e trasformazione;
• Riattivazione di risorse giovanili locali nelle attività di impresa;
• Aumento della velocità dei processi di ri-ambientalizzazione locale;
• Diffusione di “buone prassi di nuova cultura industriale” in Europa;
• Attrazione di nuovi investimenti privati in Regione Puglia;
• Aumento del valore aggiunto nel settore agro-industriale locale;
• Ideazione/certificazione di nuovi brevetti di prodotto;

73
• completamento definitivo delle fasi di sperimentazione scientifica della
canapa come bio-riaparatore completo.
Le stime dei costi diretti e indiretti nel programma integrato locale sono:
Azioni di promozione e diffusione sull’uso civile ed industriale della canapa
italiana:
• 0,7 mln di euro (triennio)
• Formazione/retribuzione/organizzazione “agenti locali di filiera”: 0,6
mln di euro (triennio)
• Sperimentazione “canapa = bio-riparatore completo” 0,2 mln di euro
(triennio)
• Incentivazione/accompagnamento operatori agricoli: 0,9 mln di euro
(biennio)
• Start-up n. 5 imprese di trasformazione locale: 5 mln di euro (biennio)
• Certificazione del marchio “Canapa Puglia”: 0,1 mln di euro
• Totale: 7,5 mln di euro [106]

4.2.3 Il già presente mercato dei grow shop; il paradosso del


dibattito

Focus d’obbligo sulla situazione attuale in Italia è da farsi sui cosiddetti grow-
shop; negozi rivenditori di semi di cannabis terapeutica a scopo ludico. Il
problema relativo alla vendita di semi di cannabis è dettato dall’art. 82 dpr
309/90 secondo il quale: ”chiunque pubblicamente istiga all’uso illecito di
sostanze stupefacenti o psicotrope, ovvero induce una persona all’uso medes-
imo, e’ punito...“ [38]. Dopo molte peripezie avute dai commercianti di semi
detti “growshoppers” la Corte suprema ha stabilito che la vendita dei semi di
cannabis, di per sé, non costituisce ipotesi di reato; fissando, i termini entro i
quali non è ravvisabile un comportamento penalmente rilevante. Tali termini
sono lo svolgimento di “un’attività di vendita asettica, cioè priva di elementi
di corollario, che la corroborino quale espressione di una volontà divulgativa
dell’uso di stupefacenti”.
”La contestualità temporale della vendita di semi assieme a libri, dvd illus-
trativi specifiche modalità di coltivazione, fertilizzanti e, più genericamente
strumenti atti a favorire la coltivazione appare circostanza sintomatica di una
situazione di illecito.”

74
Ora se per quanto concerne i libri ed i dvd si può convenire con il giudizio
della Suprema Corte;dubbi permangono in relazione agli strumenti agricoli
menzionati, proprio per il loro carattere di fungibile utilizzo, anche in favore
di coltivazioni di natura differente da quella illecita. Si può tuttavia senza
entrar nel merito delle decisioni della Corte evocare la sussistenza di un vero
e proprio concorso punibile solo ove alla vendita di semi si accompagni:
a L’indicazione di specifici consigli su modalità, tempi ed organizzazione
della coltivazione;
b La partecipazione con sopralluoghi del terreno messo a coltura;
c La fornitura di prodotti specificatamente concepiti per detta attività,vale
a dire, quindi, atteggiamenti sintomatici della volontà di partecipare
concretamente all’altrui condotta illegale [107].
Ora ragionando in termini meno giuridici e contorti vista l’assurdità della
fattispecie, la traduzione letterale del termine growshop è ”crescita negozio”;
vendendo tali locali semi di marijuana dovrebbe venir spontaneo notare la
dissonanza della decisione della Cassazione e della normativa vigente con
ciò che sono questi negozi. Un’altro, solito classico problema del diritto del
Bel Paese. Di fatti le procedure da assolvere per aprire un growshop non
sono altre che quelle richieste per l’apertura di un normale negozio, niente di
più. Per prima cosa occorre fare la segnalazione certificata di inizio attività
(scia) e aprire una partita Iva. Nel caso poi si abbia intenzione di vendere
anche alimenti a base di canapa occorre essere in regola con le norme e le
autorizzazioni richieste per la somministrazione di prodotti alimentari pre-
confezionati e rispettare la normativa sul. I semi e l’oggettistica per la colti-
vazione e per fumare rappresentano ancora il core business di ogni growshop,
ma l’importanza e la richiesta di merce quali appunto i prodotti alimentari a
base di canapa continua a crescere, rappresentando fette sempre più impor-
tanti dei ricavi. Il commercio online è sempre più sviluppato in ogni settore,
e naturalmente questo vale anche per il settore della canapa.
Questo non significa tuttavia che aprire uno shop online sia più vantaggioso
del negozio fisico. Per allestire un e-commerce che funzioni infatti, occorre
investire molte energie e studiare le migliori strategie per essere ben indiciz-
zati nei motori di ricerca. Inoltre su internet la guerra dei prezzi è spietata
e praticata direttamente dai fornitori dai quali ci si procura semi ed altro;
il margine di guadagno su ogni prodotto venduto è notevolmente inferiore
alla vendita fisica. Preferibile quindi il contatto con il cliente che deve tut-
tavia essere per legge il più distaccato possibile. Cosı̀ ovviamente non è, Il
growshop è un negozio come tutti gli altri e i clienti chiedono ovviamente

75
informazioni; solo un imprenditore desideroso di fallire non darebbe consigli.
E’ il paradosso completo dello status quo. I fornitori di tali prodotti attual-
mente non hanno ancora creato catene di franchising con il proprio marchio
sull’insegna proprio a causa della situazione legale; il più delle volte fanno
la prima mossa per piazzare la propria merce nei growshop dato che l’Italia
rappresenta comunque data la sentenza della cassazione nuove quote di mer-
cato. La scelta sui fornitori soprattutto se inesperti non è affatto semplice.
Nei 301 growshoop attivi in Italia un economista un medico e in definitiva
un politico con un minimo di amor di patria, possono tuttavia solo augu-
rarsi che vi siano imprenditori ben consci e ferrati su ciò che vendono [108].
Nello scegliere i fornitori comunque, un growshopper potrebbe essere portato
a pensare che a parità di prodotto la scelta debba ricadere su quello più
economico, ma il prezzo non è tutto. Alcuni particolari fanno infatti la dif-
ferenza, tra questi citiamo le politiche verso i resi, le possibilità di effettuare
pagamenti dilazionati, i corsi di formazione sui prodotti, gli aggiornamenti
sulle novità tramite cataloghi e newsletter,la vicinanza della sede. Visto
il momento embrionale del mercato una forte diversificazione dell’offerta e
quindi dei fornitori in definitiva è l’ideale per attrarre il maggior numero e
varietà di clienti nel proprio negozio; riavvicinando sempre più le persone al
mondo della canapa. Infine nello gestire un growshop occorre avere la con-
sapevolezza che quello che si fa è innanzitutto un atto politico. Il settore dei
growshop infatti marcia di pari passo con quello dell’antiproibizionismo e i
nemici della canapa sono anche i nemici di questi negozianti. Se si ignora
questo semplice assunto si rischia di fare un pessimo servizio alla causa della
legalizzazione, di conseguenza, anche alla propria attività commerciale. Da
dissuadere fortemente quindi,coloro che comprano semi per creare marijuana
da immettere sul mercato a pagamento.

4.3 Federcanapa

4.3.1 Breve introduzione dell’ente Federcanapa

Federcanapa nasce dai tavoli tecnici di filiera organizzati dall’associazione


Chimica Verde Bionet attorno al tema canapa. Molti degli adesso soci colti-
vatori si ritrovavano per dibattere dei problemi dovuti all’attuale normativa e
la necessità di un ente operante a livello nazionale per farvici fronte comune.
Dopo pochi incontri si e’ presto deciso il nome dell’ente dati gli obbiettivi
che avrebbe perseguito: Federcanapa. A seguire dopo una scelta con i soci
in merito agli elaborati pervenuti dal concorso a premio indetto in merito al
simbolo della federazione si è optato per il logo riportato in figura 17.

76
Figure 17: Logo Federcanapa.

Stabilite le cariche sociali la Federazione è attiva da Marzo 2016; in questo pe-


riodo è stata partecipe alle maggiori iniziative avvenute in merito alla canapa
come la Fiera annuale “Indica Sativa“ a Bologna e il festival Pikkanapa che
annualmente si tiene nel comune di Iesi nelle Marche.

4.3.2 L’utilità dell’ente nella filiera del prodotto; gli obbiettivi, le


potenzialità

Tutti coloro che si associano alla federazione devono sottoscrivere una carta di
impegno e un codice etico; documenti nei quali sono ben evidenti l’indirizzo
e gli obbiettivi che la federazione intende seguire. E’ espressamente detto
che:
I prodotti che il socio aderente trasforma e/o commercializza devono derivare
da canapa la cui origine è sempre indicata sulle confezioni di vendita e deriva
da sementi certificate e iscritte nell’elenco europeo;
Il socio si occupa di conservare e, anzi, di incrementare il tenore in sostanza
organica dei suoli ad esempio mediante avvicendamenti colturali, lavorazioni
minime, sovesci e/o ammendanti; Tutte le informazioni riportate in etichetta
sui prodotti debbano corrispondere al vero con il rispetto dei limiti massimi
di tetraidrocannabinolo (THC) che la legge prevede.
E’ previsto l’utilizzo esclusivo di materie prime o derivati di canapa coltivata
sul territorio italiano e l’obbligo di segnalazione motivata dell’ eventuale ec-
cezione a tale impegno . I prodotti che i soci commercializzano non devono
contenere sostanze pericolose per la salute dell’uomo e l’ambiente; i processi
e/o le tecnologie promosse devono essere ecocompatibili.
E’ prevista la massima trasparenza sulle caratteristiche, sui componenti uti-
lizzati e sull‘origine dei prodotti. I soci sono liberi di intraprendere tutte le

77
attività economiche ed organizzative relative alla canapicoltura che non siano
in palese contrasto con le finalità della federazione;
E’ evidente quindi l’intento dell’ente verso il rispetto delle comunità locali,
dello sviluppo di iniziative nel settore della canapa, la volontà di operare
in modo chiaro e trasparente, senza favorire alcun gruppo di interesse. La
Federazione infatti non persegue finalità di lucro e persegue gli obbiettivi
di
• tutela e diffusione della coltivazione della canapa in Italia e il suo
impiego nei vari settori produttivi e di utilizzo;
• sostenere la lotta contro l’inquinamento anche e soprattutto attraverso
l’utilizzo della coltivazione della canapa;
• sostenere ed effettuare la ricerca in merito alla coltivazione, lavorazione
e trasformazione sia agricola che industriale della canapa;
• fare formazione sulle tematiche elencate.
Nell’ultimo direttivo tenutosi presso il Ccbp di Bologna si è discusso proprio
in merito ai temi di diffusione e impegno della canapa convenendo che di
centrale importanza per noi Italiani anche in questo settore è la tracciabilità
del prodotto. L’attenzione che il consumatore pone alla qualità del prodotto
è sempre maggiore, soprattutto quando si parla di alimenti,di genuinità degli
ingredienti e di conoscenza della filiera produttiva. Informazioni sulla storia
e sulle origini del prodotto, come pure sulle trasformazioni cui è sottoposto
durante le fasi di lavorazione, sono sempre più gradite da parte di una fetta
sempre maggiore e sempre più esigente di pubblico che può decidere se ac-
quistare o meno un prodotto anche basandosi su questo tipo di nozioni.
Se queste affermazioni sono valide in linea di massima per tutti i prodotti
alimentari in commercio lo sono a maggior ragione per la canapa viste le
peculiari caratteristiche della pianta la stringente normativa e l’ancor pre-
sente diffidenza nel prodotto. Solo tramite un lavoro fatto ad hoc con tutti
i crismi la canapa può oggi decollare anche in Italia. Lo spazio riservato a
questo genere di informazioni è sempre stato l’etichetta del prodotto; troppo
limitato per una tracciabilità dei prodotti in canapa i quali si portano dietro
una richiesta di informazioni molto maggiore di tutti gli altri . Su proposta
di Trionfi Honorati è stato deciso di usare al fine di un’ottima e impeccabile
tracciabilità, come molti famosi consorzi vitivinicoli hanno già fatto,la nuova
tecnologia dei codici Qr. La federazione, attraverso un apposito software,
potrà generare contenuti diversi per ogni socio trasmettendo tutte le infor-
mazioni che lo riguardano direttamente sul prodotto finito grazie ad un codice

78
qr sull’etichetta. L’uso di QR code semplifica la fruizione di tali informazioni,
rendendo tale comunicazione veloce, immediata e interattiva.Questa celerità
è la benvenuta nel settore della canapa poichè è la soluzione per eventuali
prodotti eccedenti i quantitativi massimi di THC che aldilà dell’attuale nor-
mativa estremamente restrittiva possono se in dosi massicce causare effetti
indesiderati. L’interattività inoltre consentirà di divulgare la cultura della
canapa a tutti gli acquirenti i modo molto efficace.
Il QR code servirà per comunicare al consumatore dove e come un alimento
è stato prodotto e come può essere utilizzato; servirà per la misurazione del
feedback da parte dei consumatori. La federazione potrà registrare il com-
portamento, scoprendo quali soci, quali aree geografiche, generano maggiore
interazione ed interesse e in seguito condividere le best practice tra le varie
aziende al fine di ricreare un knowhow adeguato sulla pianta. La tecnologia
dei Qr code avrà quindi il compito di garantire a tutti i soci della federazione
la possibilità di usufruire anche di una rintracciabilità di filiera secondo la
normativa UNI 10939 . Ogni socio infatti, se all’interno della federazione
saranno presenti tutti gli operatori della filiera del proprio prodotto ma an-
che tramite accordi fuori dalla federazione,potrà trasferire le informazioni sul
prodotto all’operatore successivo [109].
Molto probabile che la prossima assemblea dell’ente decida per l’obbligatorietà
di tale tipo di tracciabilità. In ambito alimentare infatti è stato deciso uno
studio approfondito sui vari parametri dell’olio quali acidità ,contenuto di
:perossidi ,vitamine ,metalli pesati su tutti i soci dell’ente. L’idea è di stu-
diare tali parametri su campioni di 50 grammi di seme proveniente da tutti
i soci inserendo tra le variabili dello studio la raccolta manuale e la raccolta
con trebbiatura visto che, anche nell’olio di oliva, la raccolta del frutto an-
cora sugli alberi ha significato un notevole aumento della qualità dell’olio.
Cosı̀ si è deciso anche per la fase di vagliatura nonchè campi con diverse
condizioni climatiche o di lavorazione e concimazione. Una serie di cam-
pioni di 50 grammi ciascuno da parte di ogni socio e per ogni tipologia di
canapa coltivata per uno studio su dati panel quindi. I risultati dello stu-
dio verranno incorporati nel disciplinare in fase di creazione, per definire uno
standard qualitativo sull’olio di canapa. Altro servizio che si intende offrire ai
soci è quello di un’ accessibilità agevolata ai laboratori di analisi nonchè una
sezione FAQ sulla canapa sul sito web federcanapa.it per chiunque si associ
con una differenziazione di servizio offerto in base alla differenziazione delle
tipologie di socio. La Federazione avendo soci coltivatori in tutta la penisola
ben consapevoli dei doveri che l’iscrizione comporta è potenzialmente un ot-
timo strumento per lo sviluppo del settore della canapa in Italia visti i suoi
principi e obbiettivi.

79
5 L’analisi del caso IKHEMP la filiera del
CBD
IKHEMP (in figura 18 è visibile il logo) nasce nel 2011 da un’idea dell’imprenditore
Pietro Paolo Crocetta; operante nel settore delle energie rinnovabili quali il
fotovoltaico e le biomasse già dal 1997. Interessato all’altissimo potere di
produzione di biomassa della canapa,Crocetta si avvicinò inizialmente alla
pianta per un suo uso in tale ambito. Iniziato a frequentarne il mondo e
resosi subito conto delle infinite applicazioni possibili cambia poi indirizzo e
si dedica all’utilizzo in campo medico nella filiera del CBD (Cannabidiolo)
in particolare alla creazione di cristalli, sfruttando a pieno la versatilità del
settore e facendo un uso “più nobile“ e “meno barbaro” della pianta. A

Figure 18: Spazio espositivo IKHEMP Bologna 2016.

livello terapeutico Il cannabidiolo risulta essere in grado di controllare gli


effetti secondari del THC e non è psicoattivo in quanto è antagonista dei
recettori del THC, i recettori CB1, presenti nel cervello umano e respon-
sabili dell’effetto HIGH del THC stesso. Ultimamente è diventato molto
popolare utilizzato come integratore alimentare. Sta avanzando molto ve-
locemente, specialmente in territorio Statunitense e si sta osservando con
sempre maggiore attenzione una sua possibile applicazione per dolore cron-
ico, infiammazioni, schizofrenia, emicranie, artriti, spasmi ed epilessia.Tra
le proprietà terapeutiche del cannabinoide secondo una recente ricerca di
laboratorio effettuata da un’équipe del California Pacific Medical Center Re-

80
search Institute, vi è anche la capacità di bloccare il gene Id-1 che provoca
la diffusione delle metastasi del cancro al seno, ma anche di altre forme tu-
morali.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Molecular Cancer Therapeutics
[110]. Il consumo di olio di cannabidiolo annulla tutti gli aspetti negativi che
si ritrovano nel fumare, vaporizzare o mangiare i fiori della cannabis. La man-
canza di fumo o di cime equivale a dire che l’olio di CBD può essere usato con
discrezione in pubblico, il che consente l’assunzione regolare e scandita sotto
forma di pillole e o sciroppi [111] che sono due delle destinazioni principali
del prodotto venduto da IKhemp. Particolarmente innovativa quest’azienda
stà studiando tecniche tramite l’utilizzo di droni per verificare attraverso la
cromia e la colorazione il livello di maturazione del seme prima che venga
colto; in futuro c’è anche l’intenzione di rilanciare progetti di ricerca sui vari
utilizzi industriali della canapa. IKhemp ha tra i suoi obbiettivi quello di
contrastare il mercato di monopolio estero e riaffermare la canapa e il suo
mercato anche internamente al nostro Stato. Non vi è l’obbiettivo di creare
cartelli asserisce Crocetta i coltivatori del gruppo sono liberi di trasformare i
prodotti dove ritengono più opportuno farlo .L’azienda oltre alla filiera della
produzione e della trasformazione comunque presente alle spalle ha quindi
come core business quello della ricerca scientifica di laboratorio; d’altronde
non focalizzarsi su tale aspetto non sarebbe una buona mossa sia nella situ-
azione attuale in cui è necessario che tutto sia fatto con i dovuti crismi sia in
ottica futura di libero mercato nel quale ci si troverebbe avvantaggiati avendo
già solide basi. Si è deciso di mettere la ricerca in primo piano quindi non la
speculazione; Il gruppo partecipa infatti a studi sulle proprietà terapeutiche
del CBD e sta migliorando i propri processi di estrazione.
La ricerca all’interno di Ikhemp è guidata dal professor Maurizio Bifulco
presidente della facoltà di Farmacia e Medicina dell’Università degli studi di
Salerno che da vent’anni porta avanti una ricerca scientifica di alto livello sul
sistema endocannabinoide e sulla modulazione del sistema stesso per inter-
venire su diverse patologie. il recupero e l’ottenimento nel 2013 dal CREA
dei diritti della varietà autoctona L’ “Eletta campana”, molto produttiva per
il clima mediterraneo e molto coltivata in passato è stato il punto di svolta
dell’azienda poichè ha portato la possibilità di lavorare anche sui numeri
oltre che sulla qualità. Tutto ciò è avvenuto solo dopo molti anni di studi
e sperimentazioni sui metodi di coltivazione nonchè sulle genetiche della pi-
anta. Il Crea è l’ente per la coltivazione la ricerca in agricoltura e l’analisi
dell’economia agraria, vede come membro di spicco Giampaolo Grassi altro
membro di Federcanapa ;è anche grazie a lui che è stato possibile selezionare
questa varietà tipica della zona pugliese, naturalmente ricca di CBD come

81
tutte le varietà italiane. Il gruppo è oggi dopo 3 anni in fase avanzata per la
moltiplicazione dei semi di questa genetica ed è uno dei pochi hub italiani a
vendere il seme certificato per la coltivazione. Risolto il problema del cultivar
la produzione di CBD a livello industriale incontra come altro scoglio quello
del mercato di sbocco; in Italia il CBD non è venduto come medicina ufficiale
l’FBI stessa non tollera che le aziende facciano pubblicità della molecola in
tale ottica ; è consentito tuttavia l’utilizzo medico come farmaco galenico
cosı̀ come per il THC. Questi “farmaci galenici” ad alto contenuto di CBD
sono attualmente esclusivamente importati dall’Olanda ;Ikhemp quindi non
ha mercato nel nostro Paese nonostante sia un imprese molto all’avanguardia
negli studi scientifici e nonostante dia lavoro a numerosi italiani ( si parla di
un indotto che in totale coinvolge circa 100 persone ). I cristalli di CBD si
differenziano dagli oli perchè mantengono le caratteristiche fisiche anche ad
alte temperature sono quindi ideali per l’assunzione sotto forma di sigaretta
elettronica; occupandosi tuttavia Ikhemp più della coltivazione e produzione
del cristallo non è famosa nemmeno per questa tipologia di mercato, resta
solo il settore alimentare e in Italia in tal ambito vi è ancora una norma-
tiva proibizionista. All’estero invece l’azienda è vista come leader del settore
nonostante l’arduo terreno su cui nasce.
Paradossalmente la nazione da cui tutto il proibizionismo ha avuto inizio è
anche quella che ne sta sempre più forte promulgando la fine; è l’America
infatti lo sbocco principale di Crocetta e sarebbe inopportuno e un vero
spreco,non seguire la Nazione a stelle e strisce come siamo abituati a fare
proprio in quest’ipotesi. Di seguito una lista dei principali farmaci galenici a
base di canapa
bedrocan: titolato al 19% in THC e < 1% in CBD varietà sativa
bedrobinol: titolato al 12% in THC e < 1% in CBD varietà sativa
bediol: titolato al 6% in THC e 7,5% in CBD varietà sativa
bedrolite: titolato a ¡0,4% in THC e 9% in CBD varietà sativa
bedica: titolato al 14% in THC ) e < 1% in CBD varietà indica
vi è da questa estate inoltre la disponibilità dell’ FM2 creato dall’Istituto
Farmaceutico Militare [112].
Il bediol e il bedrolite le due tipologie ad alto contenuto di CBD accurata-
mente selezionate e con prezzi non indifferenti troverebbero una fortissima
concorrenza da parte di IKhemp già specializzata nel settore se la normativa
vigente assumesse un minimo di obiettività; importare prodotti a un prezzo

82
molto discutibile quando si può produrre tranquillamente all’interno è tut-
tavia una moda del capitalismo moderno. Dall’osservazione delle percentuali
di cannabinoidi nella marijuana venduta in farmacia dietro ricetta possiamo
notare come le percentuali di CBD siano rilevanti solo in queste due tipolo-
gie con percentuali che comunque nulla hanno a che vedere con il cristallo di
THC (in figura 19 differenze tra CBD e THC) puro al 98% estratto da Ikhemp
del quale bastano dosi leggere per sortire gli effetti notevoli. L’approccio più
efficace nella produzione di olio ricco di CBD è tuttavia ovviamente pro-
prio la lavorazione a monte utilizzando materiale preso da piante ricche di
CBD come materia prima; sciocco sarebbe quindi non sfruttare questo punto
di forza dei genotipi italiani privandoci della possibilità di essere leader o
comunque ottimamente collocati nel settore. L’estrazione a prescindere da
come avvenga richiede la presenza del cannabidiolo nella pianta; nessun senso
avrebbe coltivare varietà povere di tale principio attivo per tale scopo.
Vi sono vari metodi di estrazione; dai metodi casalinghi con solventi pericolosi
quali butano, esano, alcool isopropilico, etanolo ai più innovativi metodi di
estrazione con CO2. I costi, la sicurezza e la potenza del prodotto dipendono
fortemente dal metodo di estrazione utilizzato. Illustriamo brevemente i
metodi più usati.
Estrazione con olio vettore: la procedura per produrre olio di CBD me-
diante estrazione è il metodo più sicuro per evitare che qualcosa esploda;
l’assenza di residui chimici potenzialmente dannosi che si depositano nell’olio
di CBD quando si utilizzano altri metodi di estrazione è eliminata ma l’ olio
di canapa che fa da vettore è soggetto a scadenza di consumazione

Figure 19: Strutture chimiche CBD e THC.

83
Estrazione con CO2 super o subcritica: viene considerato in generale
il metodo di estrazione più sicuro ed è anche il più pulito utilizza tempera-
ture estremamente elevate o basse per offrire un ambiente protettivo in cui i
cannabinoidi vengono conservati o isolati. E’ un metodo tuttavia che richiede
grandi investimenti di base
Estrazione con solvente: è l’approccio più utilizzato su piccola scala, per
i costi contenuti, la strumentazione facilmente reperibile e la semplicità del
processo. Purtroppo, si tratta anche della tecnica più rischiosa a causa dei
solventi usati quali l’etanolo inoltre causa un impatto ambientale che non per-
mette di estrarre su larga scala in modo ecologicamente sostenibile. L’alcol
di cereali è il solvente con meno probabilità di lasciare impurità o residui nel
prodotto finale.
Pietro Paolo afferma che il lavoro svolto non è privo di complicazioni ; es-
traendo dice,si va in un’area in cui le concentrazione di THC,è maggiore
di quella consentita, questo non agevola sicuramente l’investimento sulla
ricerca fino a quando non ci saranno leggi adeguate per i produttori di tali
estratti volte ad evitare eventuali problemi legali. E’ necessario quindi ed
inoltre che la pianta abbia un livello di THC estremamente basso. Cru-
ciale nell’estrazione della molecola è la fase di purificazione che prevede
l’eliminazione di clorofilla e delle cere; questa fase è svolta da IKhemp tramite
l’utilizzo di CO2 supercritica con strumenti di alta tecnologia di elevata
tecnicità per i quali è richiesto tempo per il perfezionamento dell’utilizzo.
Pietro Paolo stesso in merito asserisce che le loro tecnologie sono molto
all’avanguardia e ciò gli dà a livello globale una maggior visibilità. Sebbene
la qualità del prodotto sia potenzialmente la migliore questo metodo richiede
tuttavia un investimento finanziario importante e molto tempo, oltre a un’ampia
sperimentazione fatta di prove ed errori, per poter conseguire un processo per-
fetto. Ma si capisce che la qualità all’interno del gruppo IKhemp è una delle
parole d’ordine cosı̀ come trasparenza e il rispetto della legge. Nelle fasi di
lavorazione a monte tornando al cultivar non è stato semplice trovare e met-
tere a punto le macchine per la prima lavorazione, asserisce l’agronomo del
gruppo. Mancando al solito competenze industriali solide applicate a questa
coltura ogni socio Federcanapa ha infatti in proprio elaborato soluzioni dif-
ferenti per le macchine di lavorazione Crocetta non è stato ovviamente da
meno. Questo può essere un bene poichè ora di certo si è iniziata a trac-
ciare una linea comune di indirizzo tuttavia ognuno ha dovuto investire in
proprio quando studi del genere potrebbero ben essere accorpati e svolti ad
un costo totale minore da una struttura di consorzio. Un’adattamento delle
mietitrebbie attuali è attualmente la linea comune adottata da tutti visti i
costi ingenti di questi macchinari inoltre funziona e fino a quando ci sono i

84
ricavi perchè correre il rischio vista la fase in cui attualmente si trova il set-
tore. Fino a poco tempo fa non c’era nemmeno la disponibilità nel prendere
in considerazione il finanziamento di un business plan sulla canapa, anche
perché non esistevano dati per dimostrare il ritorno economico della colti-
vazione. IKhemp è molto ottimista in merito alla varietà che si è riusciti
a selezionare vista l’alta richiesta a livello globale per il loro contenuto di
cannabinoidi. Essere riusciti a riportare in auge una specie autoctona ha
portato i suoi risultati in termini di raccolta; queste cultivar hanno infatti
risposto al clima caldo e arido in modo ottimale le varietà italiane delle zone
di origine producono molto di più di quelle francesi ed è normale visto la
diversità di clima. In centro Italia in zone dedicate alla coltura del mais un
coltivatore guadagna in media 5/600 euro a ettaro quando va tutto bene. In
annate calde in cui servono una, due o tre irrigazioni in più, che costano 70
o 80 euro ad ettaro, il guadagno cala ancora [113]. Di quanto invece si può
ricavare con la canapa abbiamo già trattato, circa 800 euro a ettaro; sarebbe
interessante poter aggiungere a quel conto economico un ulteriore voce di
ricavo data dall’estrazione del CBD. Di sicuro non è semplice sfruttare a
pieno la pianta in tutte le sue parti dalla radice al fiore viste le diverse neces-
sità di lavorazione tuttavia è proprio questa un’altra sfida che un ente come
Federcanapa potrebbe proporsi. L’ultima delle domande poste a Crocetta
era in merito ad una possibile concorrenza futura in caso di libero mercato
anche in Italia del prodotto dell’azienda da lui fondata; anche qui è emersa
l’imprenditorialità e la passione per il settore della persona: ”La concorrenza
in un libero mercato è il miglior stimolo”.

85
6 Conclusioni
Analizzato a fondo lo stato attuale della canapa in Italia e nel mondo risulta
evidente come una mentalità proibizionista abbia affossato un’intera econo-
mia ruotante attorno ad una pianta speciale. Ognuno ha avuto la sua moti-
vazione per farlo, dal settore medico al settore cartario, dal settore energetico
a quello edile; ogni imprenditore di successo ( tranne chi investe nel settore
) ha potenzialmente interesse a mantenere lo status quo. Questo metodo
di agire è tuttavia obsoleto se, ragionando da economisti, non vi è dietro
a tale resistenza la programmazione di un incorporazione in una data certa
nel futuro della legalizzazione e della nuova tecnologia nonchè del know how
arduamente acquisito sulla canapa in questi anni. Il punto cruciale è proprio
economico al solito non è questione di salute e se lo è lo è solo in minima
parte. La necessità di modificare la normativa in modo radicale sia per l’uso
industriale che per quello medico è tuttavia attuale poichè l’attesa in ottica
di fare gli interessi di chi vuole in modo programmato reinvestire e reindiriz-
zare il proprio lavoro solo al momento opportuno non è dai più condivisibile
e soprattutto in un sistema di libero mercato quale dovrebbe essere il nostro
è poco accettabile che un governo in modo subdolo si adegui a questa linea di
condotta.Tenendo in considerazione che un franchising sulla canapa ad uso
ludico è stato già programmato a tavolino dal gruppo Nativa potrebbe anche
sorgere il sospetto che chi di competenza abbia già provveduto a tali opere
di reindirizzo degli investimenti; in merito vista l’assenza di informazioni non
resta che augurarci di essere in errore.
Gli altri paesi [114] si stanno già muovendo con ottimi risultati e godono
già dei benefici di un sistema meno proibizionista;muoversi in ritardo non
porterebbe vantaggi quanto agire ora visti i boom dei paesi che hanno le-
galizzato dovuti ad un ingente entrata fiscale e un ingente flusso di turisti
causato dall’utilizzo ludico dell’infiorescenza che dai dati raccolti in Colorado
dal Dipartimento di salute pubblica non ha portato ad un aumentato dell’uso
della marijuana. Quattro studenti su 5 delle scuole superiori continuano a
riferire di non consumarla, nemmeno occasionalmente. Il fattore che influisce
di più sui ragazzi verso droga, alcol e fumo, è l’atteggiamento dei genitori: se
mostrano di ritenerlo sbagliato, i figli ne consumeranno meno [115]. La legal-
izzazione non risulta aver causato incrementi nemmeno nella criminalità ma
anzi è un ottimo sistema per quantomeno ridurre il giro d’affari del mercato
nero [?].In Italia le mafie è inutile negarlo la fanno da padrone; combatterle
e combatterle con risultati evidenti è praticamente impossibile ma la legaliz-
zazione è l’arma migliore e più semplice per ottenerli. Chiunque lo neghi o
non ha abbastanza esperienza o è in malafede. La canapa ha tutto il poten-

86
ziale per dare una scossa fortissima all’economia e rivoluzionare gli schemi
attuali di funzionamento ma in Italia si sa i cambiamenti fanno paura.
Le vie di mezzo possono nella nostra fattispecie essere delle buone soluzioni
ma vedere come via di mezzo la possibilità di coltivare una pianta legalmente
da poco concessa dalla cassazione è ancora poco e comunque in contrasto
con la normativa attuale. La canapa non ha mai ucciso, crea una dipen-
denza molto inferiore a quella provocata dal tabacco, non è una porta di
ingresso all’utilizzo di droghe pesanti in merito lo stesso senato canadese si è
schiera con il parere della fondazione britannica Drugscope, secondo la quale:
”la grandissima maggioranza dei consumatori di cannabis non passano mai
verso droghe come il crack o l’eroina”. Difatti più del 30% della popolazione
generale canadese ha sperimentato la cannabis almeno una volta nella vita,
meno del 4% ha consumato della cocaina, e meno dell’1% dell’eroina. I pro
dell’utilizzo nell’uso terapeutico anche della pianta con alta percentuale di
cannabinoidi sono stati già ben decantati cosı̀ come anche del perchè questo
potenziale farmaco non è ancora da reputarsi tale si è detto. Sensibilizzare
e sensibilizzare in modo adeguato e corretto è quindi fondamentale. Fede-
canapa ha come scopo anche questo ;in tale ottica può rivelarsi un ottimo
strumento per il dialogo con le autorità ed un passaggio adeguato a un nuovo
sistema economico in cui la canapa giocherà un ruolo fondamentale.

87
References
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[30] https://www.regione.veneto.it/static/www/agricoltura-e-foreste/reg1122 2009.pdf

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[33] https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/5813

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[35] http://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF?uri=OJ:C:2015:404:FULL&from=IT pagina


231

[36] https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/3039

[37] http://www.politicheantidroga.gov.it/media/181023/d.m. 18 04 2007.pdf

[38] http://www.altalex.com/documents/codici-altalex/2014/06/04/testo-unico-sulla-droga-ed-aprile-
2014

[39] http://www.cannabislegale.org/wp-content/uploads/2015/08/proposta-di-legge-legalizzazione-
cannabis-intergruppo.pdf

[40] http://www.usidellacanapa.it/canapa/risorsa.php

[41] http://www.bancadellacalce.it/bdc/calcecanapa/

[42] http://www.usidellacanapa.it/case.php

[43] http://www.canapaindustriale.it/2014/02/05/il-complesso-piu-grande-deuropa-in-canapa-e-calce-
prende-forma-a-bisceglie/

[44] http://www.equilibrium-bioedilizia.it/sites/default/files/allegati/Tesi%20Archietteura%20-
%20La%20Canapa%20nell’Edilizia%20-%20Matthieu%20Narducci.pdf

[45] https://www.greenme.it/muoversi/auto/953-ford-hemp-car-lauto-ecologica-esisteva-gia-70-anni-fa

[46] http://www.lotuscars.com/engineering/eco-elise

[47] http://www.usidellacanapa.it/usi/carrozzerie/autodicanapa.php

[48] http://www.canapaindustriale.it/2016/04/27/canapa-volante-parte-la-raccolta-fondi-per-la-
costruzione-del-primo-aereo/

[49] http://www.usidellacanapa.it/canapa/risorsa.php

[50] http://www.canapaindustriale.it/wp-content/uploads/2015/05/Tesi-2.pdf

[51] http://backtoselfcouture.blogspot.it/2013/01/i-tessuti-fibre-naturali-fibre-vegetali.html.V-
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[52] http://www.canapavallesusa.it/Joomla 3/breadcrumbs/tessile/88-la-canapa-per-la-fibra-tessile

[53] http://www.ecocose.com/blog/2012/06/15/le-insidie-del-tessile-linquinamento-dietro-i-nostri-
vestiti/

[54] http://docplayer.it/19672613-Natural-tex-le-fibre-naturali-nella-filiera-tessile-toscana.html

[55] hhttp://www.greenpeace.org/denmark/Global/denmark/Kemi/2012/dokumenter/121120
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[56] http://www.canapaindustriale.it/2015/07/14/canapa-per-la-stampa-3d-dallo-skateboard-alle-
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[57] http://www.greenstyle.it/biodiesel-dalla-marijuana-in-california-75458.html

[58] http://www.digionet.com/np/antipro/energia.htm

[59] Single-step fermentation of agricultural hemp residues for hydrogen and ethanol production, Valery
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[60] https://www.acs.org/content/acs/en/pressroom/newsreleases/2014/august/could-hemp-
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[61] http://blog.lalvearechedicesi.it/2015/09/14/coltivazione-canapa-italia/

[62] http://chezdansimo.altervista.org/category/conosciamo-meglio-i-vari-tipi-di-farina-alimentare/

[63] http://www.my-personaltrainer.it/alimentazione/farina-di-canapa.html

[64] http://www.pianetacanapa.com/proteine-della-canapa.html

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[66] http://www.bottegadellacanapa.com/

[67] http://lafinestrasulcielo.it/it/

[68] http://www.fiordiloto.it/IT/Prodotti-/-FOOD-/-Riso-cereali-legumi-e-semi-/-Farine/FARINA-DI-
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[69] http://sorgentenatura.it/e/abc-bio

[70] http://www.usidellacanapa.it/canapa/risorsa.php

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[72] http://www.canapaindustriale.it/2014/05/28/nasce-a-fabriano-canapacruda-il-primo-laboratorio-
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[73] http://www.zooplus.it/

[74] http://www.assocanapashop.it/catalogo.asp?sid=596050120140929175338&categoria=4

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[80] http://freeweed.it/taranto-ilva-canapa-bonifica/

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[82] http://www.coldiretti.it/News/Pagine/691–%E2%80%93-17-Ottobre-2014.aspx

[83] http://www.benessere360.com/semi-di-canapa.html

[84] http://www.corriere.it/Rubriche/Salute/Medicina/2007/03 Marzo/23/alcol fumo droghe.shtml

[85] http://www.lacasadellacanapa.it/compsizione-chimica-ezp-57.html?chapter=10

[86] Cronquist Arthur. (1981). An Integrated System of Classification of Flowering Plants.

[87] http://www.cannabisterapeutica.info/2015/11/17/il-benessere-sportivo-e-dovuto-agli-
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[89] http://www.pnas.org/content/103/20/7895.abstract?sid=8f0084c3-4d2f-4959-b8b6-f5376db7b934

[90] http://www.medicalcannabis.it/mainpage.php?do=archivio/teranews63.htm

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[91] Lester Grinspoon viaggio nella canapa intervista di Marina Impallameni fuoriluogo luglio 2001

[92] http://www.allertadroga.it/cannabinoidi.html

[93] http://www.lastampa.it/2014/01/10/economia/wall-street-schizzano-alle-stelle-i-titoli-legati-al-
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[94] http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2016-04-22/cannabis-legale-e-medica-quanto-
vale-business-borsa-182112.shtml?uuid=ACYDBnDD

[95] http://www.econopoly.ilsole24ore.com/2016/06/20/perche-microsoft-entra-nel-mercato-della-
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[96] http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2016-07-24/cannabis-legale-e-medica-quanto-
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[97] https://www.colorado.gov/pacific/cdphe/categories/services-and-information/marijuana

[98] https://weedmaps.com/earth/us/co

[99] https://www.colorado.gov/pacific/sites/default/files/Market%20Size%20and%20Demand
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[100] http://www.politicheantidroga.gov.it/media/646882/relazione%20annuale%20al%20parlamento%202014.pdf

[101] http://www.toscanapa.com/economia-della-canapa-esempio-di-conto-economico-per-la-
coltivazione-della-canapa/

[102] http://www.quotidianosanita.it/governo-e-parlamento/articolo.php?articolo id=23395

[103] http://www.canapaindustriale.it/2014/07/15/lattenzione-di-lucanapa-alla-sostenibilita-
dellindustria-agricola-intervista-al-presidente-sabatiello/

[104] http://www.canapaindustriale.it/wp-content/uploads/2015/05/Tesi-2.pdf

[105] Marcello Colao, Marcello Mastrorilli, Massimo Di Giuseppe, Alessandro Desiderato; Un progetto di
cultura ambientale industriale e di riattivazione giovanile per Taranto e la Puglia

[106] http://droghe.aduc.it/generale/files/file/allegati/2013/47604-SSUU-Bargelli.pdf

[107] http://www.dolcevitaonline.it/growshop/

[108] Belletti G., Marescotti A., “La gestione e la segnalazione della qualità nel sistema agro-industriale”,
Dispense per il corso di Economia e Gestione dell’Azienda Agraria e Agro-Industriale, Anno Acca-
demico 2000-2001, Firenze, 2000

[109] http://www.cpmc.org/sift/?cid=11&si=cpmc&sw=0&st=cbd

[110] http://www.cannabis.info/it/abc/10006987-divcome-produrre-olio-di-cbddiv

[111] http://www.farmagalenica.it/cannabis-sativa-bedrocan-farmaco-galenico-farmacia/

[112] http://www.elettacampana.com/ricerca-e-news-agronomiche/eletta-campana-e-fibranova-report-
di-coltivazione-2015/

[113] http://www.cannabisnativa.it/

[114] http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/08/22/cannabis-12-euro-al-grammo-ed-e-legale-ma-la-
sperimentazione-in-uruguay-rischia-di-fare-flop/2987071/

[115] https://www.zamnesia.com/it/blog-colorado-dopo-la-legalizzazione-profitti-in-aumento-
criminalita-in-ribasso-n306

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