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Jacopo

Fo

Guarire ridendo
Illustrazioni di Jacopo Fo
ed Eleonora Albanese
Dedico questo libro
a Gabriella Canova,
dolcissima persona,
splendida curatrice
di tutti i miei libri,
campionessa di scarabeo
e spirito luminoso.
INDICE

PROLOGO

LIBRO PRIMO
CHE COS’È LA MALATTIA?
Capitolo primo
LE SCOPERTE MEDICHE DEGLI ULTIMI 20 ANNI…
RIDERE E GIOCARE

Capitolo secondo
LE MIE CISTITI (la diagnosi e la cura)
Capitolo terzo

LIBRO SECONDO
CAMBIARE IDEA SUL CORPO E SULLA MENTE
Capitolo primo
A PROPOSITO DI ALCUNE CONVINZIONI ERRATE CHE CI IMPEDISCONO DI RIDERE E DI
STAR BENE
Capitolo secondo
LE 7 CHIAVI DEL CAMBIAMENTO
1ª chiave: SCOPRI LA FORZA E LA VELOCITÀ DEL TUO CERVELLO SEGRETO
2ª chiave RILASSARSI
3ª chiave: RESPIRARE
4ª chiave: È POSSIBILE MANEGGIARE GLI STATI D’ANIMO
5ª chiave LE PERCEZIONI SOTTILI
6ª chiave SMETTERE DI AVER PAURA DI CAMBIARE
7ª chiave UNIRSI AL MIRACOLO DELL’ APPARTENENZA COSMICA

LIBRO TERZO
COME GUARIRE DALLE MALATTIE
DECALOGO DEL MALATO CHE GUARISCE
LE MALATTIE CRONICHE

INDICE DELLE TERAPIE MIRACOLOSE


MASSAGGIO A 5
DORMIRE IN ACQUA
SONNO
MOVIMENTO RALLENTATO
AUTOMASSAGGIO PIACEVOLE
IL MASSAGGIO E LE COCCOLE
L’APPOGGIO
RESPIRAZIONE

DIETA

LIBRO QUARTO
MALATTIE da errori di comportamento FACILI DA GUARIRE
LA CURA DELLE MALATTIE DA DISINFORMAZIONE
CALVIZIE
MAL DI TESTA
MAL DI SCHIENA
DISTURBI DELL’AREA SESSUALE
INSONNIA
PICCOLI TRAUMI, COLPI, STORTE, STIRAMENTI, CRAMPI E DOLORI ARTICOLARI

CURARE I SEGNI DELLA VECCHIAIA IN MODO NATURALE

10 TESORI NATURALI
GUARIRE LA MENTE

LA MALATTIA È IL TUO MIGLIOR ANALISTA


MA PERCHÉ FUNZIONA QUESTO PENSIERO POSITIVO?
IN CHE MODO I PENSIERI NEGATIVI AGISCONO CONTRO DI NOI?
LE SCELTE INSIGNIFICANTI CREANO LA NOSTRA REALTÀ

LA MEDITAZIONE CHE AIUTA A SCIOGLIERE I PENSIERI NEGATIVI


ATTENZIONE!

APPENDICE
Alcune ricerche mediche a proposito del ridere, del buon umore, della generosità e di
altri passatempi benefici

COLTIVARE L'ORTO FA BENE ALLA SALUTE.

FARE L'AMORE FA BENE ALLA SALUTE!


Fare l'amore fa bene al cuore
Le buone azioni fanno bene alla salute

Ridere fa bene alla salute e...


La felicità è contagiosa
Crampi allo stomaco? Mal di testa? Una nuova cura azzera questi malanni!!! (ed è
gratis)
L'allattamento al seno è una ginnastica per i polmoni dei neonati
Aggiungi un filo di salute a crudo
Vecchi rimedi
Placebo

APPENDICE 2
APPENDICE 3
PUNTO UNO: perché è UNA MALATTIA GRAVE. Psicologica e fisica.

PUNTO DUE: LE RAGIONI


PUNTO TRE: PARLARE È INDISPENSABILE PER LA PROPRIA VITA!

PUNTO QUATTRO: CONTRO IL GOVERNO DEI CENSORI


È ereditario o no?
L’epigenetica rovescia l’idea sulle cause di molti malanni.
DOPO 60.000 ANNI DI
ESPERIMENTI
FINALMENTE
POSSIAMO
CONDENSARE
LA SAGGEZZA
DELL'ORIENTE
E DELL'OCCIDENTE
IN POCHE
PAGINE
NON CONTIENE
MISTICISMI
MIRACOLI
E GRANDI GURU

100% REALTÀ NUDA


E CRUDA!

(ed estremamente sexy)


Prologo
Nasciamo, moriamo e tra le due cose ci becchiamo pure un sacco di
ro ure di scatole. Non ci sarebbe tanto da stare allegri... Invece abbiamo
la fantastica possibilità di ridere. E ridendo rovesciamo la prospe iva
del mondo.
Non abbiamo scelto i genitori, il posto dove nascere, il nostro
corpo, però possiamo scegliere di ridere. Ridere ci distingue dagli
animali e dalle macchine. Ridere ci rende pari agli dei.
La vita contiene un segreto meraviglioso. La vita è una domanda:
“Che senso ha la vita?”. Ridere è la via per trovare la risposta. Ridere è la
risposta.
Le filosofie umane si dividono in due categorie. Ci sono i filosofi
seri che pensano che non soffriamo abbastanza e che ci propongono di
farci un po’ di male anche da soli. E ci sono i filosofi poco seri che
pensano che gli spaghe i sono già buoni ma che si possono migliorare.
Questi filosofi buffoni sono sempre stati pochi e le persone serie hanno
sempre cercato di strozzarli.
Ciononostante le loro idee non sono mai morte. Sono giunti fino a
noi i Papiri Magici greci che raccontano che Dio creò i se e pianeti
ridendo. Gli insegnamenti di Democrito ed Epicuro considerano sacro il
ridere. L’indovino Calcante morì dal ridere. E nei Misteri Eleusini,
Demetra, la Dea Madre matriarcale, giunta a Eleusi accompagnata da un
corteo di vecchie, scoppia a ridere comunicando, così, che il riso è parte
sacra del rito.
I sacerdoti dei Misteri di Cibele concludevano il corteo scoppiando
in un riso incontenibile e giocoso. A Roma, i Luperci ridevano quando il
sacerdote li toccava sulla fronte con un coltello insanguinato. C’erano
rabbini ridanciani presso gli ebrei e il primo miracolo di Gesù fu quello
di cambiare l’acqua in vino. E con tu o quel vino così buono è mai
possibile che nessuno si sia messo a raccontare barzelle e? E pare anche
che San Francesco, quando parlava agli uccelli, stesse in realtà
prendendo in giro gli uomini che non riuscivano a capire quel che lui
diceva.
Ci sono grandi maestri come Tanzan e Kunga Legpa; il primo era
famoso per le sue ba ute al vetriolo, il secondo faceva sghignazzare la
gente durante le sue prediche con battute scurrili.
Oggi finalmente non c’è più nessuno che neghi che il ridere è bene.
Ma c’è ancora chi pensa che i problemi seri si debbano affrontare in
modo serio.
Cavolata mostruosa !
Uno che ha un problema serio vuole che diventi un problema da
ridere. Se fate le persone serie i problemi diventano ancor più seri. Cosa
ci guadagnate?
Perciò, prima di tu o, di qualunque tipo siano i tuoi guai, la prima
cosa che devi fare, la più importante, quella decisiva, è cerca re di trovare
dov’è che il tuo problema fa ridere. E se un politico ti dice che è una
persona seria non votarlo. E se il tuo medico non ti fa ridere cambialo.
UNA MALATTIA
TI FA SOFFRIRE?
NON TI PREOCCUPARE!!!

HAI TRA LE MANI


UNA MEDICINA
FORMIDABILE
LEGGERE
QUESTO LIBRO
È GIÀ UNA CURA!
(Una cura pazzesca)
INNANZI TUTTO NON PRENDERE
LE COSE SUL SERIO.
NON TI FA RIDERE
CHE PROPRIO TU TI SIA BECCATO UNA
MALATTIA CON UN NOME COSÌ SCEMO?

Trovatemi una malattia con un nome intelligente se ne siete capaci. Le


malattie odiano chi non le prende sul serio. Per questo si sono scelte dei
nomi così altisonanti.
LIBRO PRIMO
CHE COS’È
LA MALATTIA?
Capitolo primo

LE SCOPERTE MEDICHE DEGLI ULTIMI 20 ANNI… HANNO


SCONVOLTO L’IDEA DELLA MALATTIA. OGGI SAPPIAMO
CHE L’ATTEGGIAMENTO DEL MALATO È PIÙ
IMPORTANTE DI MOLTE MEDICINE E RIDERE È
L’ATTEGGIAMENTO PIÙ SALUTARE
Nel 1989 David Spiegel fece un esperimento per dimostrare
l’importanza delle emozioni nello stato di salute. Ma di certo non poteva
immaginare che la semplice possibilità di parlare dei propri problemi
potesse raddoppiare le aspettative di sopravvivenza dei malati di cancro.
L’esperimento iniziò individuando un gruppo di donne, malate
terminali di tumore al seno, che venivano curate tu e con gli stessi
farmaci dagli stessi medici.
Le donne vennero divise in due gruppi. A metà di loro venne
offerta la possibilità di incontrarsi ogni se imana e scambiarsi opinioni
sulla loro situazione potendo esprimere liberamente quel che stavano
vivendo (cosa che in casa non avevano in coraggio di fare per non
ra ristare i familiari). All’altra metà vennero somministrate le cure
senza particolare sostegno psicologico.[1]
Le donne che ebbero la possibilità di condividere le loro emozioni,
vissero mediamente tre anni. Quelle del secondo gruppo, un anno e
mezzo.
Se esistesse una medicina che potesse raddoppiare le aspe ative di
vita nei malati terminali di tumore, tutti correrebbero a comprarla.
Un’altra prova dell’importanza dei fa ori psicologici nella salute
viene dalle ricerche sugli effetti dei farmaci.
Normalmente per verificare l’efficacia di un farmaco si procede
somministrandolo a un gruppo di 100 persone (il numero è indicativo).
A un altro gruppo di pazienti, il più possibile simili a quelli del primo,
per stato di salute e condizione sociale, viene somministrato un farmaco
finto (de o placebo), costituito da un po’ di zucchero (o da altra
sostanza neutra). Nessuno dei pazienti sa se prende la medicina vera o
quella falsa.
Il primo fenomeno strano osservato è che gli effe i non sono molto
diversi nei due gruppi. Su100 persone che prendono il farmaco, magari
88 sentono qualche cambiamento ma anche molti del gruppo che
sperimenta il placebo subiscono il medesimo effetto.
Se gli effe i positivi osservati sul gruppo che prende la medicina
vera superano dell’8% gli effe i positivi osservati nel gruppo che ha
preso acqua e zucchero, si può già dire che la medicina funziona!
Ovviamente questa differenza aumenta nel caso di anestetici e sonniferi
e di altri medicinali che agiscono sulle funzioni fisiologiche
fondamentali.
Però anche nella sperimentazione degli anestetici si verificano casi
di totale scomparsa del dolore, in pazienti gravemente sofferenti,
iniettando unicamente acqua distillata fatta passare per morfina.[2]
Ma un altro curioso fenomeno ha stupito i ricercatori: se alcuni
membri del gruppo che prende il medicamento vero soffrono di effe i
collaterali (bolle, arrossamenti o altro), questi fenomeni colpiscono
anche una percentuale consistente, anche se minore, di pazienti che
prendono il placebo. Fenomeni del genere hanno sempre suscitato
l’interesse di molti scienziati, inducendoli a interrogarsi sul rapporto tra
mente e corpo.
Questo interesse ha portato a un’altra scoperta. C’è uno stre o
rapporto tra la simpatia del do ore e l’effe o della cura. Il medico più
comunicativo guarisce il 25% dei malati in più rispe o al terapeuta che
non entra in empatia con i pazienti.
Sono ormai decine le ricerche mediche che hanno dimostrato il
rapporto tra mente e reazioni fisiologiche. È ormai certo che
l’a eggiamento verso la vita, l’o imismo e il buon umore sono
condizioni che statisticamente favoriscono la buona salute.
Essere collerici o stressati è invece un fa ore di rischio. E ha
un’incidenza più grave del fumo o dell’alcool.
Queste scoperte mediche sono poi state convalidate da ricerche
fatte con obiettivi totalmente diversi.
Ad esempio, le compagnie di assicurazione francesi, cercando di
individuare i clienti migliori per le polizze vita, si sono accorte che tra i
fa ori di longevità è determinante svolgere un’a ività mentale, sociale e
lavorativa oltre l’età pensionabile (ad esempio, insegnare all'università o
fare l’artista), avere una casa grande, essere sposati, essere ricchi e girare
il mondo.[3]
Insomma i poveri, tristi, incazzati e pessimisti muoiono prima.
E comunque i pessimisti stressati ricchi muoiono prima degli
ottimisti poveri.
Un’altra conferma di questa tesi è venuta dall’esperienza dei
medici che si sono occupati di autopsie legali nelle zone infestate da
mafia e camorra. Essi hanno constatato che i malviventi, vivendo in un
costante stato di paura di essere ca urati o eliminati dalle bande rivali,
hanno tu i le stesse disfunzioni di alcuni organi interni. Una vera e
propria sindrome del mafioso. Sono cose che i buoni medici sanno
almeno dai tempi di Ippocrate, e che la medicina psicosomatica ha
contribuito a diffondere. Ma non è mai stato ben chiaro come ciò
avvenisse. Solo a partire dal 1974 (grazie alle ricerche di Robert Ader e
David e Suzanne Felten) si è scoperto come le reazioni emotive
influenzino il funzionamento degli organi.
Ro b e r t Ader, della School of Medicine and Dentistry della
Ro c h e s t e r University, stava facendo esperimenti con i topi.
Somministrava loro un farmaco che riduceva artificialmente il numero
di cellule circolanti. Queste cellule fanno parte del sistema immunitario
e hanno il compito di difendere l’organismo dalle mala ie. I topi
assumevano la medicina sciolta in acqua dolcificata con saccarina. Dopo
un certo periodo, Ader provò a dar loro solo acqua e saccarina e con
stupore si accorse che o eneva comunque l’abbassamento delle cellule
T. E questo, secondo le conoscenze scientifiche di allora, non sarebbe
dovuto succedere. Era come se il sistema immunitario dei topi, avendo
imparato a sopprimere le cellule T per difendersi dal farmaco, e avendo
imparato ad associare la presenza del farmaco con il sapore dolce
dell’acqua, avesse imparato anche a reagire subito, prima di percepire
gli effe i del farmaco. Il cervello registrava l’emozione prodo a dal
sapore dolce dell’ac qua e provvedeva ad abbassare la produzione delle
cellule T. Questo errore, indo o artificialmente, aveva una tale
persistenza che, continuando a somministrare acqua e saccarina, il
numero delle cellule T diminuì a un tale livello che alcuni animali si
ammalarono e morirono.
I l neuroscienziato Francisco Varela, della École Polytechnique di
Parigi, ha definito il sistema immunitario “Cervello del corpo”, sede del
“senso di sé dell’organismo”, con la funzione di distinguere tra ciò che
fa parte del corpo e ciò che è estraneo.[4]
“Le cellule immunitarie viaggiano nel sangue circolante in tu o il corpo,
e pertanto possono entrare in conta o con qualunque altra cellula. Quando
riconoscono le cellule in cui si imba ono, le lasciano stare; ma se non le
riconoscono, le a accano. L’a acco consiste dunque o in una difesa contro
virus, batteri e cellule cancerose, oppure in una mala ia autoimmune come le
allergie o il lupus, qualora le cellule immunitarie a acchino per errore altre
cellule dell’organismo non avendole riconosciute come tali. Finché Ader non
fece la sua scoperta fortunata e ina esa, ogni anatomista, ogni medico e ogni
biologo credette che il cervello (con i suoi collegamenti in tu o il corpo) e il
sistema immunitario fossero entità separate, e che nessuno dei due fosse in
grado di influenzare il funzionamento dell’altro. Non c’era alcuna via che
collegasse i centri cerebrali (che monitoravano quel che il ra o assaggiava) con
le aree del midollo osseo (che producono le cellule T). Quanto meno, per un
secolo questa era l’opinione corrente.[5]”
Dal 1974 a oggi sono state innumerevoli le scoperte che hanno
confermato l’esistenza di una comunicazione tra mente e corpo.
In particolare, le emozioni non sono solo un fenomeno mentale.
Esse hanno un effe o potente sul sistema autonomo centrale che
regola le funzioni più disparate dalla quantità di insulina secreta dal
pancreas al livello di pressione del sangue. Che uno spavento possa
provocare l’aumento del ba ito cardiaco o la vista di un dolce la
secrezione di saliva, è risaputo da sempre. Ma David e Suzanne Felten
riuscirono a descrivere minutamente questo processo, scoprendo che si
replica a tu i i livelli dell’a ività fisiologica. Essi, con la loro équipe,
individuarono inizialmente uno dei luoghi della comunicazione tra
sistema nervoso autonomo e cellule del sistema immunitario (linfociti e
macrofagi). Utilizzando dei potentissimi microscopi ele ronici,
scoprirono stru ure simili alle sinapsi del cervello là dove il sistema
immunitario entra in conta o con le terminazioni del sistema nervoso
autonomo.
Grazie a queste sinapsi, le cellule nervose comunicano con le
cellule immunitarie attraverso neurotrasmettitori.
In questo modo il sistema nervoso autonomo regola l’a ività delle
cellule immunitarie. Ma, nota bene, la comunicazione può avvenire nei
due sensi. Non si era mai pensato che le cellule immunitarie potessero
comunicare col sistema nervoso! Successivamente verificarono su cavie
che, isolando chirurgicamente dal sistema nervoso milza e pancreas
(organi che producono o immagazzinano le cellule immunitarie), questi
organi sme ono di reagire in modo corre o alle invasioni ba eriche
virali. Cioè in un modo non ancora del tu o chiarito, il sistema nervoso
autonomo stimola il sistema immunitario a riconoscere gli elementi
estranei al corpo. Quindi non solo le emozioni influenzano il sistema
nervoso autonomo, ma a raverso questo esse arrivano al sistema
immunitario.
Ma questo fenomeno avviene contemporaneamente per diverse vie.
Infatti si è scoperto anche che
le emozioni provocano l’emissione di ormoni.
Ad esempio, in stato di stress vengono liberati nel sangue
adrenalina, noradrenalina, prola ina, cortisolo e oppiacei naturali (beta-
endorfina e encefalina), tu e sostanze che hanno un forte impa o sul
sistema immunitario. Principalmente producono l’effe o di inibire
l’a ività delle cellule immunitarie per far sì che tu e le energie
disponibili siano concentrate nella difesa dal pericolo che ha provocato
lo stress (fuggire dal leone è più urgente che curare la tosse asinina). Il
che spiega perché una persona stressata si ammala più facilmente.
Infine la ricerca new age ha evidenziato il rapporto tra stress,
cervello istintivo inconscio e contrazioni muscolari involontarie. La
rigidità dei muscoli ha un effe o dire o sulla circolazione del sangue. A
sua volta il sangue nutre e rigenera le cellule. Se, senza accorgermene,
tengo una zona del corpo contra a per lungo tempo, tu i i tessuti di
questa parte ne soffriranno.

Riassumendo: si va disegnando una nuova mappa della fisiologia


umana, dove pensieri ed emozioni (che sono soltanto scariche ele riche
che viaggiano nel nostro cervello) si interconne ono stre amente con il
corpo.[6]
Si è così dimostrato in modo inoppugnabile che esiste un rapporto
tra stress, emozioni e salute (su questo tema ritorneremo nelle prossime
pagine).
In sostanza la saggezza popolare ha trovato conferma. Si è sempre
de o che arrabbiarsi “fa sangue ca ivo e rovina il fegato” e che “cuor
contento il ciel l’aiuta”. È ovvio che una persona soddisfa a, capace di
comunicare e di essere o imista, avrà non solo un migliore stato di
salute ma pure una maggiore capacità di vivere bene il rapporto con gli
altri e di realizzarsi nella vita. Questo maggiore successo porterà, a sua
volta, gratificazione e un’ulteriore ricaduta positive sullo stato
psicologico e quindi sulla salute.
Ancora vent’anni fa i medici “ufficiali” si accapigliavano con
omeopati, agopuntori e terapisti bioenergetici sul rapporto tra psiche e
salute. Oggi tu i pensano che il buon esito di una cura dipenda molto
dall'a eggiamento mentale del malato e che alcune mala ie, come
l’ulcera, siano causate sopra u o da fa ori legati allo stress emotivo.
D’altra parte anche la medicina alternativa ha acce ato l’importanza
delle nuove tecnologie mediche che, sopra u o nel se ore diagnostico,
vengono sempre più usate parallelamente ai metodi empirici di
diagnosi.
RIDERE E GIOCARE

Di tu i i fa ori emotivi che possono contribuire a creare un buono


stato di salute, la risata è di certo il più potente. Innanzi tu o è una
buona ginnastica. Mentre per piangere impegniamo meno di 20 muscoli,
per ridere ne usiamo più di 60.
Ridere provoca una sollecitazione meccanica della zona delle
tempie e ha un’azione galvanizzante sulle funzioni del cervello e di
alcune ghiandole. Mobilita il diaframma, tonifica gli intestini, ossigena i
polmoni. Provoca l’aumento del ritmo di sintesi delle encefaline, che
sono dei mediatori del sistema nervoso centrale. Aziona la secrezione di
endorfine e altre sostanze che, oltre a dare una sensazione di benessere,
rendono vispe le funzioni cellulari e ringalluzziscono il sistema
immunitario (le difese del corpo contro infezioni, virus e altri a acchi
esterni).
La funzione positiva del ridere sul metabolismo è stata verificata
anche osservando che i neonati che ridono molto crescono di più e sono
più sani.
Si è verificato che il ridere ha un effe o positivo persino sui tumori
e le leucemie. Ho le o che fu un giornalista americano, Norman
Cousins, a fare la scoperta. Gli avevano diagnosticato una terribile
mala ia, la spondilo artrite anchilosante. Egli decise di curarsi
dedicandosi al ridere e assistendo intensivamente a spe acoli comici,
clownistici e cabare istici, a leggere libri di barzelle e, a guardare film
esilaranti e a cercare il lato ridicolo in ogni cosa.
Dopo sei mesi scoprì d’essere guarito.
Fu lui l'inventore della comicoterapia.
Da anni ormai in alcuni ospedali americani e francesi si usano le
videocasse e comiche e i clown come medicine per i malati terminali. A
volte il ridere non funziona ma almeno le persone muoiono allegre. Si è
anche usato molto il gioco, il conta o emotivo e il ridere con i bambini
ricoverati negli ospedali, ottenendo risultati incoraggianti.
Ci si è accorti infa i, che l’atmosfera opprimente dei luoghi di cura
è un elemento che non facilita certo la guarigione dei piccoli.[7]
Persone allegre sono state mandate a far giocare e ridere i neonati
abbandonati. Bura inai, a ori e animatori sono entrati nei reparti
ospedalieri. Di recente anche in Italia, nel reparto pediatrico
dell’ospedale di Padova, si è iniziato a sperimentare la presenza di
cuccioli: gli animali hanno un incredibile capacità di indurre al gioco e al
riso.
Gli effe i positivi di queste medicine a qua ro zampe, del resto,
non sono una novità, ad esempio la notevole efficacia dell’ippoterapia
nella cura dell’handicap e dei disturbi mentali è stata verificata da
decenni di pratica medica.
Ma ridere è importante sopra u o perché provoca un particolare
stato di coscienza che è di per sé estremamente positivo. Non posso
scoppiare a ridere se il mio umore non è disponibile a ciò.
Quando guardiamo un comico, e sappiamo che ci farà ridere,
entriamo in uno stato emotivo di a esa felice e giocosa. Se non entriamo
in questo stato, ridere ci è impossibile. E ogni risata ci induce a calarci
sempre più in questo atteggiamento aperto e leggero. In un crescendo di
spensieratezza che ci fa arrivare, nei casi migliori, al famoso “fou rire”
(riso folle).
Durante questa crisi di riso inarrestabile che si autoalimenta,
trascendiamo la realtà e arriviamo magicamente a vedere il mondo come
una complicatissima, esilarante, barzelletta cosmica.
Tu o diventa ragione di burla e di sganasciamento. E ridiamo fino
al pianto, fino a sentire i dolori di pancia, i crampi che, finalmente,
esaurite le forze, fermano la risata (ah, quant’è bello ridere!).
Queste crisi di riso non sono solo fisicamente benefiche. Hanno
anche l’effe o di rilassare la mente, sdrammatizzare i pensieri, rendere
inconsistenti le paure. Insomma liberano il cervello dalle scorie dei
pensieri negativi, lo ripuliscono, lo riordinano.
Ridere è un’esperienza culturale, filosofica.
Ti fa cambiare idea sul mondo.
E poi quando riusciamo a ridere di qualche cosa che ci fa paura o
che ci ha addolorato, siamo già avanti nel processo di cicatrizzazione
delle ferite psicologiche che la vita ci lascia.
Ridere è un cicatrizzante per l’anima.
Vedendo le cose dal punto di vista della risata, scopriamo gli errori
della nostra mente. Quando siamo presi da un’ondata di seriosità, ci
sentiamo importanti, tronfi, sicuri di noi. Facciamo le cazzate più
spaventose e ci cacciamo nei guai. Se so oponiamo ogni volta al setaccio
del ridere i nostri proge i, le nostre ambizioni, le nostre idee, allora
avremo uno strumento di valutazione eccezionale. Castaneda dice che
devo aver paura in tre casi:
• Quando sono sicuro di me.
• Quando sono sicuro che sono gli altri a sbagliare.
• Quando sto facendo una cosa nella quale non c’è niente da ridere.
Se rido cambia il mio modo di vedere il mondo, i potenti non sono
poi così potenti e gli aggressivi spesso si fanno male da soli. E la morte,
sebbene così inelu abile, non è poi quel grave danno che sembra. In
fondo che importa di morire? L’importante è vivere, ridere e far ridere.
Nell’immensità di miliardi di miliardi di anni, per un a imo, siamo
giunti qui, sul palcoscenico degli eventi. Abbiamo pochi minuti per
viverci il nostro show. Che fai? Te ne stai nell'angolo a rimuginare
perché prima o poi finirà? Ma vogliamo scherzare? Fare un gran
baccano è molto, molto meglio!
Ma non è ancora finita.
Ridere è uno strumento per ottenere risultati positivi.
Ridere spegne il cervello razionale, lo travolge annullando i suoi
vincoli emotivi e liberando tu e le energie che abitualmente si
consumano pensando. Energie che, mentre ridete, il corpo sfru a per
rigenerarsi. E in quegli a imi privi di autocontrollo razionale, abbiamo
una percezione più aperta del nostro essere parte del mondo. Per questo
molti Maestri considerano il ridere un atto sacro di empatia con il creato.
Il vizio principale, nella mentalità se aria e burocratica di certi
religiosi, consiste nella seriosità e nella mancanza di senso
dell’umorismo, e quindi dell’elevazione spirituale che l’ilarità comporta.
Essi temono lo sganasciarsi perché può me ere in crisi il potere che li
sostiene e che è improntato sulla paura e sulla superstizione.
L’umorismo per loro è una capacità misteriosa, un terreno sconosciuto e
infido. Per questo non vogliono che si rida nei templi. Temono che si
rida di loro. Al contrario i veri Maestri hanno riso innanzi tu o di se
stessi. Hanno sempre visto il ridere come un gesto sacro.
Il primo miracolo di Gesù Cristo fu di trasformare l'acqua in vino
perché la gente ballasse e ridesse! Se ci voleva tristi avrebbe distribuito
a tutti un bel bicchierozzo di bromuro.[8]
Capitolo secondo

LE MIE CISTITI
(la diagnosi e la cura)
Il cattivo medico cura i sintomi del male. Così facendo non guarisce
la mala ia e essa diventa più profonda e dopo poco tempo spunta di
nuovo in un altro punto del corpo, aggravata.
Il bravo medico scopre quali sono le cause del male e le rimuove.
Solo così il paziente guarisce veramente.
Questa è l'idea della medicina che avevano i medici cinesi già 2500
anni fa. E ormai il diba ito su questa questione ha investito tu o
l’ambiente medico.
Inizia a vacillare la convinzione che guarire il malato equivalga a
liberarlo dal malessere il più velocemente possibile, a accando i sintomi
della malattia con ogni mezzo efficace.
Questo modo di procedere è valido nella medicina d’urgenza,
quando vi è un imminente pericolo di morte.
Quando i sintomi stanno per uccidere il malato vanno combattuti
senza esclusione di colpi.
Ma è stupido accanirsi contro i sintomi quando la mala ia non
minaccia immediatamente la sopravvivenza. In questo caso bisogna
andare a cercare le ragioni del male.
Quando avevo 18 anni mi venne una noiosissima cistite. Andai da
uno specialista che mi prescrisse degli antibiotici, ma senza risultati
apprezzabili: ogni volta che urinavo o eiaculavo, i dolori persistevano.
Mi rivolsi a un medico, che mi fece fare nuove analisi e mi
prescrisse altri antibiotici più forti e specifici.
Nessun risultato.
Consultai un terzo specialista che mi consigliò iniezioni di
disinfiammanti, ricostituenti e antibiotici. Niente.
Un quarto aggiunse, ad antibiotici e disinfiammanti, uno
psicofarmaco rilassante e il massaggio prostatico: quest’ultimo consiste
nella pratica barbara di infilarti un dito nel sedere e schiacciare la
prostata, provocandoti un male cane.
Guarii completamente.
Ma dopo sette giorni i bruciori ripresero.
Visitai un quinto luminare che mi centrifugò di pasticche. Alla fine
della cura perdevo sangue orinando.
Il sesto medico mi consigliò di rinunciare ai rapporti sessuali.
Alla fine mio padre mi accompagnò da uno dei più grandi urologi
del paese, il professor Dell’Adami che per mia fortuna si rivelò di
tutt’altra pasta.
Mi rifece fare le analisi, appurò che c’era un’infezione ba erica ma
la cosa non lo interessò più di tanto. Per lui l’infezione non era la causa
ma l’effetto di uno squilibrio dell’intero apparato genitale.
Quando funziona, il nostro corpo è perfe amente in grado, da solo, di sconfiggere una
piccola infezione.
Quindi non si occupò dei ba eri, con i quali, nonostante gli
antibiotici, convivevo ormai da due anni.
Fu invece il primo a chiedermi se studiavo molto.
Gli dissi che lavoravo. Facevo il disegnatore, otto-dieci ore al giorno
seduto al tavolo. Mi disse che il mio problema colpiva sopra u o quelli
che stanno seduti a lungo come i camionisti e gli studenti di medicina. Il
sangue circola male, si crea eccessivo calore e va in tilt la valvola che
determina l’uscita di orina o di liquido seminale. Era un disturbo che
aveva scoperto lui dopo anni di ricerche.
Mi prescrisse di camminare, di stare seduto a lungo nella vasca
d’acqua calda (immerso fino al bacino) e di procurarmi un cuscino di
crine di cavallo bucato nel centro (a ciambella).
Non guarii ma iniziai un lento miglioramento. Però era troppo
lento. Mi rivolsi così a una pranoterapeuta, una signora anziana che mi
metteva del ghiaccio sul pisello dicendomi: «Non ti preoccupare, potrei
essere tua nonna».
Non ebbi risultati e così, come molti che sono affli i da mala ie
ormai croniche, resistenti a qualsiasi cura, intrapresi un lungo
pellegrinaggio. Viaggiando in Cina andai da un agopuntore e tornato in
Italia mi recai da un altro... ne visitai cinque, ma nessuna delle loro cure
ebbe un effetto risolutivo, sebbene ne ricavassi un sollievo momentaneo.
Feci due cure omeopatiche, mi fecero bene ma non guarii. Andai da
un paio di maghi che mi tolsero il malocchio e mi prescrissero preghiere
e talismani. Provai svariati infusi di erbe, impacchi, supposte d’aglio,
clisteri di olio e lavanda, bagni d’erbe aromatiche. Smisi di mangiare
carne, uova, la e, formaggi, dolci e cioccolato. Provai la macrobiotica .
Sperimentai massaggi indiani, automassaggio cinese, rilassamento yoga,
medicine tibetane e meditazione zen. Ma dopo qua ro anni avevo
ancora, spesso, violenti bruciori orinando e raggiungendo l’orgasmo.
Di tu e le decine di medici che mi avevano curato a nessuno era
venuto in mente di chiedermi come facessi l’amore.
Il mio problema stava nel fa o che ero un fantastico eiaculatore precoce: eiaculavo alla
velocità della luce.
E, purtroppo, il sistema che avevo scoperto per aumentare i miei
tempi di copula era quello di contrarre il basso ventre. Questo
comportamento insano era aggravato dal fa o che avevo “il vizio” di
contrarre quella zona anche nei momenti di tensione, mentre disegnavo
e mentre compivo degli sforzi fisici. Ero molto ansioso e questo
a eggiamento si manifestava anche nel mio modo di far l’amore. A
causa della paura del dolore che accompagnava l’eiaculazione, non
riuscivo ad abbandonarmi completamente neanche durante l’orgasmo.
Si era creato un circolo vizioso. Iniziai a rendermi conto di tu o questo
facendo l’amore con una meravigliosa giovane rivoluzionaria
femminista che mi disse: «Calmati, tesoro!». E mi spiegò che potevamo
fare l’amore con meno ansia e uno spirito più giocoso. Tranquillizzato
dal suo piglio materno, riuscii a lasciarmi andare e, dopo anni,
sperimentai i primi orgasmi senza dolore. Così finalmente (sono un po’
tardo) mi resi conto che c’era un rapporto dire o tra il mio stato di
tensione emotiva e muscolare e l’infiammazione. Se riuscivo a
rilassarmi, a distrarmi, a lasciarmi andare morbidamente e senza ansia,
il dolore non si manifestava. Ma farlo era per me molto difficile.
Ero ormai un giovane di 23 anni, molto esigente e perfezionista,
facile al malumore e alla rabbia; spesso ero incapace di stare con gli altri
e mi rinchiudevo a rimuginare, in solitudine, sulle mie sfighe
esistenziali. Un musone insomma. Con saltuari scatti isterici.
Poco più tardi, verso i 24 anni, mi resi conto che non mi andava più
di vivere in città. Mi trasferii in campagna e ritrovai una certa tranquillità
passeggiando a lungo nei boschi. Stavo meglio. Mangiavo molte verdure
e molto riso integrale biologico. Ogni tanto mi tornavano lievi bruciori,
sopra u o nei periodi di maggior lavoro e tensione. Mi curavo
divorando carciofi crudi e cipolle lesse e stendendomi per ore a
rilassarmi, respirare e muovere le gambe e il bacino al rallentatore.
Facendo l’amore limitavo i coiti e mi dedicavo piu osto a pratiche
sessuali più passive nelle quali non era necessario che io durassi a lungo.
Il fa o di sapere esa amente dove fosse la clitoride mi perme eva di
comportarmi così senza peraltro lasciare insoddisfatta la mia ragazza.
I numerosi calci in faccia ricevuti dalla vita mi avevano via via
insegnato a essere meno ansioso e aggressivo. Un po’ di distacco fa
molto bene. Non ha senso prendersela per questioni di poco conto.
Spesso non ha senso incazzarsi neanche per le storie importanti.
Se incazzarsi non serve a niente, perché farlo?
Tanto le cose vanno comunque come devono andare.
Anzi spesso prendersela troppo peggiora la situazione.
Invece, se sei un po’più distaccato, ragioni meglio e la tua calma ha un effe o
pacificatore sugli altri.
Arrivare a capire questo fu comunque un processo che richiese
molto tempo.
La svolta definitiva arrivò in seguito a un aggravamento dei
sintomi. Erano passati 20 anni dall’inizio della mia mala ia e potevo
considerarla quasi guarita. In quel periodo iniziai a tenere conferenze in
pubblico e a cantare in un gruppo di rock demenziale.
Ogni volta che dovevo affrontare una platea ero colpito da un
a acco fulminante di emorroidi e contemporaneamente la cistite
ricominciava a ululare. Dopo lo spe acolo, a causa della paura e della
tensione, ero in condizioni dolorosissime e vergognose, visto che
nessuno si esime dal prendere in giro chi è affli o da questo malanno.
Non ci voleva molto a capire che i due disturbi erano intimamente
collegati. Così mi trovai a dover restare a le o per giorni e a pensare di
sottopormi a un intervento.
Per mia fortuna, dopo 2 anni di questa recrudescenza dolorosa,
scoprii che adoravo far l’amore a lungo, senza preoccuparmi
dell’erezione e dedicandomi invece a rilassare, respirando
profondamente, tu o il ventre fino al pube e all’ano. Fu questa tecnica
di amore in totale abbandono psicologico e muscolare che liquidò
finalmente sia le emorroidi che i residui di cistite.
In realtà, nonostante gli infiniti tentativi, non ero mai riuscito a
rilassare veramente la zona genitale. Farlo senza sapere come procedere
è veramente difficile. Alla fine ci riuscii, in parte, con la respirazione
profonda (ne parleremo nel capitolo RESPIRARE), in parte immaginando
che la zona compresa tra pube, ano e vescica fosse come un palloncino
pieno d’acqua.
È un sistema un po’ stupido ma funziona. Ascoltare come la forza
di gravità deforma questo palloncino dentro di sé in modo diverso a
seconda delle posizioni che si assumono. Cercare di rilassare il
palloncino e di abbandonarlo alla pressione dell’a razione terrestre .
Così riuscii finalmente a raggiungere uno stato di totale decontrazione.
Fu allora che mi accorsi che facevo sempre la pipì troppo in fre a.
Non svuotavo mai fino in fondo la vescica e questo contribuiva a
mantenere contra o il muscolo pubococcigeo. Imparando a svuotarmi
fino in fondo e praticando l’esercizio del palloncino, iniziai a vivere con i
muscoli pelvici rilassati. Fu così che ritrovai la piena salute di tu a l’area
e, finalmente, riuscii ad avere rapporti sessuali totalmente appaganti
(solo ogni tanto nei giorni di tempesta, quando la furia degli elementi si
abba e sul veliero del mio cuore e la paura mi artiglia il pe o sento
lieve un piccolo bruciore. Ma è così lieve che non è un problema, semmai
è un primo campanello d’allarme che mi fa capire quando chiedo troppo
a me stesso).
Vi ho raccontato questa mia esperienza perché chiarisse, più di
tanti discorsi, la necessità di affrontare globalmente certi disturbi,
collegati al modo di vivere e di pensare di una persona.
A accare i soli sintomi non serve. Lo testimoniano milioni di
persone che passano la vita a curare mala ie croniche che non
guariscono mai e che li costringono a convivere col dolore e il disagio.
Debellare una mala ia cronica significa vincere una grande sfida,
stabilire una premessa formidabile per evolversi psicologicamente.
Quasi tu i i do ori si ostinano a curare la parte più superficiale
della mala ia (nel mio caso l’infezione), per niente scoraggiati
dall’inutilità delle cure. E lo stesso a eggiamento è seguito da molti
terapeuti alternativi. Sono se oriali, non vedono il malato come un
insieme e non vanno a cercare le cause profonde dello squilibrio che, nel
caso delle mala ie croniche, sono sempre errori di atteggiamento
emotivo e di abitudini di vita.
È da notare però che questa prassi medica ha in realtà una causa
diversa dalla semplice pigrizia o incompetenza.
Il problema sono i pazienti e la loro passività verso il male.
Spesso il terapeuta è visto come un guaritore miracoloso e ci si
abbandona passivamente nelle sue mani. Non è possibile curare un
malato che non diventi sogge o della cura, che non si incarichi di capire
egli stesso la natura del proprio male e gli errori di a eggiamento e
comportamento che lo fanno ammalare. La guarigione prevede un
cambiamento nel modo di pensare. Bisogna chiedere al medico non di
guarire il malato, ma di dargli gli strumenti per guarire da solo. Se
quando avevo 19 anni mi avessero insegnato l’amore morbido, senza
erezione, e il rilassamento, avrei probabilmente risolto i miei malanni
molto rapidamente. Ma solo a pa o di diventare da subito il
protagonista della cura.
Guarire dalle mie cistiti in un mese sarebbe stato comunque
impossibile, perché erano il segnale di uno squilibrio non superficiale,
accumulato nel tempo e causato da un modo di essere radicato nella mia
personalità. Superare queste mala ie croniche comporta perciò una
rivoluzione d e l modus vivendi. Ovviamente questo pone un problema
pieno di implicazioni filosofiche. Non è possibile guarire un paziente
che non capisce come deve collaborare con il medico o che non è in
grado di cambiare se stesso.
Come dicevano anticamente i cinesi
“Nessuna cura può guarire uno stupido”.
Questa realtà spiega anche perché la medicina storicamente abbia
incontrato tante difficoltà ad affrontare la mala ia alla radice. I medici
lavoravano per vivere e perciò curavano sopra u o i ricchi e i potenti.
Gente spesso arrogante e presuntuosa, che rifiuta l’idea di essere nel
torto e che vuole essere servita senza fare tanta fatica. E in fondo questo
è l’atteggiamento che abbiamo un po’ tutti...
Perciò non possiamo limitarci a biasimare i medici se le cose sono
andate così. È certo però che, se ti trovi ad avere una mala ia cronica e
vuoi veramente guarire, devi innanzi tu o guarire il tuo punto di vista
sui medici.
Gesù disse: “Ama il prossimo tuo come ami te stesso”. Cioè, se non ami te stesso come
puoi pensare di amare qualcun altro?
La mala ia non è un elemento estraneo da vincere, è un fenomeno
da capire, un’occasione per conoscere quali sono i comportamenti che si
allontanano dalla tua natura e danneggiano il tuo essere.
Curarti diventa così un’appassionante indagine alla ricerca di te
stesso. Tu diventi l’ogge o della tua a enzione, il mondo da scoprire, la
cosa più importante. Ci hanno insegnato a non essere egoisti né
egocentrici, ma è un insegnamento che induce in errore.
Se non sei curioso di conoscerti, di scoprire cosa ti fa stare meglio,
come puoi avere la sensibilità per comprendere gli altri, amarli, aiutarli,
ridere e giocare con loro?
Sapere che io sono per me la cosa più importante del mondo e che
la mia missione è vivere con gioia e allegria, è il secondo passo della
guarigione.
Bisogna poi imparare a distinguere le proprie esigenze essenziali
primarie e difenderle con dignità. Troppe persone sono afflitte da mali
incurabili solo perché non hanno la forza né la
fiducia
necessarie per abbandonare situazioni invivibili.
Per tornare a un esempio già fa o, quante donne intelligenti
stanno con uomini che le picchiano solo perché sono prigioniere di un
sistema di valori morali che nega loro il diri o alla felicità in nome “dei
figli”, “per evitare lo scandalo” o semplicemente perché non possono
“acce are la sconfi a”? Quest’ultima motivazione è particolarmente
curiosa quanto diffusa. Non ci si sacrifica per gli altri ma per se stessi,
solo che
l’obie ivo non è la nostra felicità o il nostro benessere, ma il nostro
onore, la nostra autostima. Si tra a di un egoismo rivolto non verso la
propria persona reale, in carne e ossa, ma verso un’immagine di se stessi
alla quale si è affezionati.
La propria identità, il personaggio, l’autostima... chiamatela come
volete ma questa è la più grande cazzata megagala ica che mai sia stata
inventata, e tritura più vi ime lei di qualunque epidemia di virus ca ivi
che si divertono a farci a pezzi i linfonodi. E bada bene che tu i ce
l’abbiamo dentro questo grossolano errore di pensiero, e ci vorrà tempo
per eliminarlo.
Trovare la tua vera natura significa innanzi tu o capire cosa fai per
te veramente (cosa ti fa ridere e ti dà piacere fisico, serenità e
soddisfazione) e cosa invece fai per onorare il feticcio mentale della tua
personalità, la soddisfazione unicamente psicologica di corrispondere
alla tua immagine precostituita.
Bisogna imparare a chiedersi “ma perchè voglio fare così?”
Il gusto dov’è?
La cartina di tornasole per capire se vuoi fare qualche cosa solo per
un tuo feticcio sta nel fa o che i desideri veri sono indirizzati verso una
soddisfazione dire a di un bisogno. Faccio questo perché mi piace e mi
piacerà anche il risultato che o errò. I piaceri mentali invece ti
costringono a eseguire un compito che ti fa schifo. Insisti solo perché sei
convinto che così o errai quello che vuoi. E quando lo o ieni ti accorgi
che vuoi già un’altra cosa.
Non stai mai lì a goderti quel che hai e spali merda per trovare i diamanti.
E poi ricordati che i finti desideri, le fisime mentali, non fanno mai
ridere. I desideri autentici, in carne e ossa, invece sono buffi.
Questo è l’inizio.
Nelle prossime pagine illustreremo un modo inusuale di
considerare la cura. Ti proporrò alcuni esperimenti in grado di farti
scoprire la potenza della tua mente inconscia e come utilizzarla per
sviluppare la tua personalità naturale e la tua
capacità di autocurarti.
Nell’ultima parte del libro troverai invece alcuni consigli per
affrontare, caso per caso, le mala ie più diffuse. Infa i, avendo avuto la
fortuna di ammalarmi molto spesso, posso darti un parere di prima
mano sulla maggioranza dei disturbi elencati nell’enciclopedia medica.
Capitolo terzo
CI SONO DUE TIPI DI MALATTIE:
MORTALI E NON MORTALI.
QUELLE NON MORTALI
SONO LE MIGLIORI

Questo capitolo lo potete saltare se non avete una mala ia incurabile e se non avete
intenzione di procurarvene una nei prossimi mesi.
Se c’è una cosa che odio sono le malattie mortali. Le odio anche se non ne ho mai
sperimentata una.

Io sono più il tipo che si procura malanni lunghi e dolorosi e poi


muore per uno starnuto.
Questa convinzione non mi ha però impedito di precipitarmi dal
medico per ogni sintomo chiedendogli su quanti mesi di vita potessi
contare. Un medico mi ha de o che sono un “ipocondriaco” (cioè uno
che se la fa so o al solo pensiero e vede dietro a ogni foruncolo un
tumore). Ma non è vero, sono solo prudente e prima di curarmi con le
medicine dolci preferisco essere sicuro. Adoro le ecografie e la risonanza
magnetica, le analisi del sangue e quelle delle orine.
Disgraziatamente il mio omeopata, che ha studiato da chirurgo,
non vuole visitarmi, mi riceve solo per telefono e mi dice
invariabilmente che non sto morendo, è solo stress. Essendo un
omeopata serio mi prescrive sempre la stessa medicina. Io la compro, la
metto sul comodino e già a guardarla mi sento meglio.
Tengo in casa anche una spaventosa scorta di analgesici e sonniferi.
Perché non si sa mai, mi venisse qualche cosa di selvaggio e di
improvviso che non riuscissi a sopportare nemmeno con lo yoga, potrei
pur sempre entrare in anestesia totale per una settimana.
L’anestesia totale è meravigliosa.
E anche quella locale non è male. Dal dentista non apro neanche la
bocca prima che mi abbia desensibilizzato tu o fino alle orecchie.
Quando sono totalmente sordo apro le fauci e inizio a fare “Aaaaaahh!”
urlando come un forsennato. Il dentista mi dice di piantarla che non mi
deve guardare le tonsille e che i vicini si sono già lamentati e i clienti
scappano. Ma io non sento niente e continuo a urlare perché non voglio
rischiare di sentire il rumore del trapano.
Ma torniamo alle mala ie mortali. Cosa si fa quando ce ne capita
una?
Il problema delle mala ie mortali è il tempo. In realtà tu e le mala ie mortali sono
curabili. Solo che alcune guariscono troppo tardi.
Però c’è una buona notizia: non esiste una mala ia mortale che sia
onnipotente. C’è sempre qualcuno che si salva. Persino se ti piglia la
peste bubbonica hai una possibilità su tre di scamparla.
Le epidemie non sono mai riuscite a far fuori tu a la popolazione,
neanche nel Medio Evo.
Per ogni mala ia, c’è un 33% di malati che guarisce comunque, e un 33% di malati che
non guarisce in nessun caso.
La cosa importante è far parte del 33% giusto.[9]
Sarebbe stupido se ti dessi consigli su come affrontare una malattia
mortale. Non ho esperienze dire e e non sono un medico. Però questo
principio statistico mi sembra molto importante.
Quali sono le qualità che permettono a un “condannato” su tre di salvarsi sicuramente?
È solo questione di fortuna e predisposizione genetica, o c’è
qualche cosa che a volte possiamo fare per rientrare nella percentuale
agognata?
Abbiamo già de o che molto dipende dal nostro a eggiamento di
fondo, ma c’è di più.
Negli ultimi anni alcuni ricercatori hanno portato la loro attenzione
sul fenomeno dei miracoli, proponendo un punto di vista totalmente
nuovo.
Si sono verificati indiscutibilmente migliaia di casi di persone
guarite “miracolosamente”, cioè contro ogni previsione medica. Queste
guarigioni vengono o enute nei modi più strani: fede, magia, terapie
energetiche, figurazioni mentali, terapie motivazionali, meditazione,
ecc... Certo, queste tecniche guariscono molto raramente, ma è un fa o
che in alcuni casi abbiano successo.
I ricercatori hanno iniziato a catalogare queste tecniche e ne hanno
trovate di ogni tipo. C’è chi immagina centinaia di coniglie i bianchi e
gentili (la cura) che divorano una prateria di erba verde (il male). C’è chi
prega, chi va a Lourdes. Chi inizia a dipingere il suo male. Chi usa il
sorriso e sorride a ogni organo dedicando a questa a ività mentale
un’ora al ma ino e una alla sera.[10] C’è chi partecipa a riti sciamanici.
Chi usa i minerali, chi la luce colorata, la musica, il viaggio
extracorporeo, intrugli rivelati in sogno da una vecchia zia morta in
Burundi. C’è chi viene curato dagli angeli e chi comba e il male
trasformandosi nel proprio animale guida, chi usa gli allucinogeni e chi
si dedica alla cerimonia del the o usa il Chi-Kung (altrimenti de o Qi-
Gong).
Come ho de o, queste tecniche originali hanno
ognuna la capacità di guarire pochissimi sogge i.
Ma, nell'insieme, possono rappresentare una risorsa
di incredibile efficacia per persone che sono state
date per spacciate.
Queste cure fantasiose in effe i sono complessivamente l’unico
sistema efficace se la medicina normale non lascia speranze. Come
diceva qualcuno (forse Sherlock Holmes): «Scartate tu e le ipotesi
possibili, restano soltanto le ipotesi impossibili».
La difficoltà sta nel riuscire a trovare quella particolare terapia
alternativa che funzioni con te, e prima ancora, nel riuscire a spiegarci
queste guarigioni miracolose.
Anch’io, come molti, ritengo che non si tra i di miracoli nel vero
senso della parola, ma del risultato di un rapporto corre o con il nostro
subconscio. Esso ha potenzialità inespresse enormi.
La vita di ognuno di noi soffre di determinati squilibri dovuti al
disordine alimentare, allo stress, all’ambiente dove viviamo, alle
abitudini sbagliate. L’inconscio registra questo squilibrio e decide quale
mala ia particolare dovrà servire a ristabilire quell'armonia che
garantisce la sopravvivenza.
Con la malattia il corpo si mantiene in vita.
Per questo avere piccole mala ie spesso non è un male. Vuol dire
che il subconscio reagisce subito a ogni stato di disordine. Ed è la
malattia stessa che, provocando i sintomi ada i, inizia a curare lo
squilibrio. Alla fin fine, il dolore che un malanno provoca è esso stesso
la medicina.
Questo è importante perché la mala ia mortale è guaribile solo nel
caso che sia provocata da un errore del subconscio. Infa i solo se il
subconscio ha realmente la possibilità di correggere l’errore possiamo
sperare in un successo delle terapie non convenzionali.
Voglio dire che ci sono casi nei quali nessuna medicina può avere
effe o, perché le cause del male sono indipendenti dal subconscio e
fuori dalla possibilità della medicina ufficiale.
Se vi sparano, mangiate un chilo di cianuro, vi becca un virus
davvero micidiale o avete una tara genetica, non c’è antibiotico né
miracolo che tenga. Ma questo lo potete sapere solo dopo che siete
morti. Finché c’è vita, c’è la possibilità di scovare il tasto giusto che
potrebbe attivare “miracolosamente” la guarigione.
Questo discorso è particolarmente valido per alcune mala ie
degenerative, come i tumori o le leucemie. Le più recenti indagini
dimostrano proprio che questi processi di autodistruzione delle cellule
sono attivati da meccanismi difensivi dal nostro corpo che si sbagliano e
iniziano ad attaccare le cellule sane.
In casi come questi è proprio come se l’inconscio avesse schiacciato
un pulsante sbagliato. L’unica possibilità di guarire sta nel riuscire a
riportare l’interru ore nella posizione corre a. Ma la mente razionale
non ha la possibilità di accedere dire amente all’interru ore, né di
comunicare all’inconscio la necessità di farlo.
Ecco che subentra lo sciamano che, se è fortunato, riesce a dire al
subconscio «Fai sca are di nuovo l’interru ore!» e viene obbedito. Che
lo faccia vestito da indiano, parlando in latino, mimando un’operazione
chirurgica, eme endo polverine dorate dalle dita o vestendo un camice
bianco da grande medico europeo, poco importa.
L’importante è che trovi la parola “magica” che porterà l’inconscio
a capire il proprio errore.
Qualcuno chiederà: «Ma allora è colpa del subconscio?». A volte sì,
magari solo in parte, a volte no. Comunque è “colpevole” solo per modo
di dire. Lui fa il suo mestiere ed è bene così. Non è colpa sua se ci sono
tante difficoltà di comunicazione tra conscio e inconscio, per ragioni che
hanno radici molto lontane nella storia della nostra cultura.
Come vedremo è però possibile risolvere questi problemi di
comunicazione, prevenendo così l’insorgere delle malattie gravi.
Ma se vi trovate già a fronteggiare un bru o male, allora non avete
tempo per piangere sul latte versato.
Nessuno può decidere per te.
L’unica possibilità che hai è affidarti alla cura che più ti ispira, sperando di beccare
quella che funziona.
Come si fa a incontrare qualcuno che ti faccia il miracolo giusto?
Riuscire a godersi un miracolo non è una questione di intelligenza. Le persone
intelligenti sono spesso anche molto razionali. E questo è un problema.
Il subconscio è molto irrazionale. Se tendi a mantenere il controllo sulla situazione non
ottieni niente. Perché le terapie non convenzionali e le magie funzionino, lasciati andare
liberamente alla suggestione. Solo così arriverai a toccare la zona giusta del tuo cuore,
della tua pancia... sì, perché il cervello inconscio non sta solo nella testa, è una facoltà
diffusa.
Si tra a di seguire un filo affascinante di casualità e suggestioni. Si
tra a di dare spazio ai desideri che l’inconscio esprime facendoti
apparire più luminosa, armonica o morbida un’idea.
La tua razionalità non può da sola trovare questa chiave di
guarigione. Devi seguire l’intuizione, la curiosità, le casualità, le
coincidenze, il capriccio. Acce are che sia l’inconscio a guidare la danza,
a indicare la strada giusta con il linguaggio delle emozioni. È una scelta
ardua e affascinante. Devi trovare molta fiducia per seguire così, senza
senso apparente, il girovagare di questa ricerca. E proprio perché la
posta in gioco è la tua vita devi affidarti alla clemenza dei giudici, alla
divina provvidenza, alla tua buona stella. Sei come Indiana Jones nel
film L’ultima crociata, quando deve a raversare il ponte che non c’è. Se
sarai certo dell’esistenza del ponte invisibile, i tuoi piedi lo troveranno,
ma se non hai fiducia non ci sarà nessun ponte a sostenerti e precipiterai
nell’abisso.
Devi avere una smodata fiducia nel fa o che la forza vitale sia in te
abbastanza forte da salvarti. Forse fallirai comunque ma, in ogni caso,
avrai realizzato un’intimità nuova con la tua stessa vita. E questa sola,
pur nella tristezza della tua esistenza, ti avrà ripagato della fatica di
vivere.
L’unica traccia che in questo viaggio si può seguire è la piccola luce
che brilla dentro di noi. No, non sto parlando in modo retorico. Parlo di
qualche cosa di concreto e tangibile che puoi sentire se chiudi gli occhi e
ti ascolti.
Quante volte l’hai sentita? Cerca di ricordare come ti sentivi nei
tuoi momenti di gioia di innamoramento o come ti senti ogni volta che
scoppi a ridere. Questi stati di felicità sono generalmente associati a una
percezione maggiore della luminosità intorno a noi.
A tra i, per brevi istanti, sembra addiri ura di sentire che questa
luminosità si sprigiona anche dentro di noi.
La forza misteriosa che ci fa vivere diventa quasi palpabile.
Viviamo queste esperienze per troppo poco tempo e dedichiamo
troppo poco tempo ad ascoltare in ogni particolare le sensazioni
meravigliose che questi stati di coscienza ci regalano.
Vedremo ora proprio come si può ampliare la percezione di questa
dimensione.
LIBRO SECONDO
CAMBIARE IDEA
SUL CORPO
E SULLA MENTE
Capitolo primo
A PROPOSITO DI ALCUNE CONVINZIONI
ERRATE CHE CI IMPEDISCONO DI RIDERE E DI
STAR BENE
Ti propongo alcuni piccoli esperimenti... Ti basteranno alcuni
minuti. Non pretendo che tu creda a quello che dico. Ma se farai questi
esperimenti, potrai provare direttamente alcune reazioni fisiologiche del
corpo e della mente.
Questa è la grande novità di questo libro.

È possibile cambiare
ridendo?
(piccola digressione sul metodo
e sulla disciplina)

È pieno il mondo di gente che ti offre un futuro migliore... in cambio


però ti chiedono di aderire a qualche fede o ideologia, di credere in loro,
di fare sacrifici, essere disciplinati e soffrire.
La filosofia del ridere nega tutto questo.
Non è possibile migliorare la tua vita facendo qualche cosa
che non ami fare.
Dicendo questo non voglio negare che nella vita ci sia sempre un
certo grado di difficoltà.
Ma un conto è spalare la merda del tuo cavallo perché lo
ami e vuoi che la sua stalla sia pulita. Un conto è spalare merda
perché ti pagano e tu lavori per comprarti una pistola per
ammazzare tutti i cavalli.
Non ho niente contro la disciplina.
Io adoro la disciplina a patto che sia gradevole e gioiosa. Passo
tutti i giorni almeno quattro ore a scrivere o disegnare. È un esempio di
disciplina. Ma è una disciplina alla quale non posso rinunciare. Mi piace
troppo.
Sì. Si può fare!
La nostra sofferenza non dipende infatti da qualche vizio lubrico che
dobbiamo estirpare a martellate.
No.
L’umanità soffre a causa di ignoranza, malintesi e pregiudizi.
Ci hanno dato informazioni sbagliate.
Se questi dati errati vengono scoperti e corretti, tutto il nostro comportamento
cambia automaticamente. Non è necessaria nessuna disciplina sgradevole.
Si tratta di infilare idee nuove nel cervello. È un’attività
appassionante. Scopri il gusto di allargare le conoscenze. È un
mutamento immediato, semplice. Perché le idee semplici sono facili da
capire e, appena le capisci, tutta la situazione ti appare
immediatamente, radicalmente diversa.
Ti sarà già capitato un fenomeno del genere. Quando risolvi un
indovinello, quando trovi una soluzione fantasiosa per uscire da una
difficoltà... È come aggiungere sale alle verdure. Tutti i sapori restano
uguali ma ognuno è più nitido.
Si tratta di posizionare meglio, sentire meglio i singoli elementi che
compongono la scena. Non c’è niente di veramente nuovo ma tutto è
improvvisamente diverso.
È cambiato il punto di vista. Un elemento che prima non prendevi in
considerazione ora ha assunto la sua reale importanza, e l’insieme
acquista un senso differente. Qualcuno dubiterà che mutare
profondamente sia così facile. Eppure è veramente semplice.
La vita ci porta a cambiare di continuo. Non cambiare è davvero
impossibile.
Tutto cambia.
Tutti cambiano.
La difficoltà sta nel far seguire al cambiamento nuovi moduli, nuovi
frattali,[11] che ci facciano uscire dai binari dei nostri errori abituali.
È la politica dei piccoli passi.
Mirare subito a cambiamenti lievi che però portino ad avviare un
processo di modificazione.
Come moduli, frattali, che via via si espandono dando vita a nuove
forme.
Ecco, gli esperimenti che ti propongo nelle prossime pagine sono
così. Piccole modificazioni di sette punti di vista su sette questioni
centrali nel nostro sistema di giudizio. Se farai tue queste esperienze,
avrai attivato un processo che naturalmente, senza sforzo e dandoti
spesso occasioni di ridere e divertirti, ti porterà a rivoluzionare
pigramente la tua vita.
Incredibile?
Giudicherai tu stesso. In realtà questo libro non farà niente di
veramente speciale. Se lo stai leggendo, se ne capisci il linguaggio e il
ritmo, è perché tutte queste idee sono già maturate dentro di te. In
fondo non è mai possibile comunicare qualche cosa di veramente
nuovo... Questo libro è solo uno strumento col quale, se vuoi, puoi
riordinare in modo più efficiente concetti e esperienze che hai già
acquisito.
Per concludere, vorrei chiarire che, in realtà, quest’idea del
cambiamento profondo e rapido non è mia. A partire dagli anni ’70,
diversi gruppi di brillanti psicologi iniziarono a mettere in dubbio
l’efficacia delle psicoterapie che durano anni.
Watzlawick raccolse le sue idee rivoluzionarie nei libri Istruzioni per
rendersi infelici[12], divertentissimo, e Change[13] (scritto con Weakland
e Fisch).
Bandler ha scritto Usare il cervello per cambiare.[14]
Per spiegare meglio questo approccio, ecco come Bandler affrontò
la situazione di un bimbo gravemente traumatizzato perché, mentre
stava giocando in un covone di fieno, ne aveva presa una manciata dove
c’era dentro un serpente. Lo spavento era stato tale che il bambino non
era più riuscito a dormire e aveva difficoltà a mangiare. Bandler si era
fatto raccontare il fatto dal bambino e subito aveva esclamato: «Ecco chi
era quel bambino! Ma lo sai che è appena andato via un serpentello che
era terrorizzato perché mentre stava giocando in un covone di fieno un
mostro enorme lo aveva afferrato, gli aveva urlato in faccia e lo aveva
lanciato lontanissimo?».
Il bambino sbarrò gli occhi e poi scoppiò a ridere.
Guarito
Sempre Bandler, nel suo libro Usare il cervello per cambiare, racconta di come “disattivò”
un padre autoritario che aveva trascinato nel suo studio la figlia adolescente e ribelle “per
farla curare”. Mentre era lui che aveva bisogno di cure. Bandler lo vede entrare come una
furia nel suo studio, mentre tira per il braccio la ragazzina ed esclama: «C’è qualcosa che
non va?».
Il padre risponde: «Questa ragazza è una puttanella».
«Non mi serve una puttana; perché me l’ha portata?».
Ecco un'interruzione degna di questo nome. Questo genere di
battuta iniziale è la mia preferita; con una battuta del genere, si può
veramente mandare uno in corto circuito. Se subito dopo gli si rivolge
una qualsiasi domanda, non riuscirà mai più a tornare là da dove era
partito.
«No, no! Non è questo che volevo dire...»
«Chi è questa ragazza?»
«Mia figlia».
«Lei ha costretto sua figlia a prostituirsi!!!»
«No, no! Lei non capisce...»
«E l'ha portata qui, da me! Che schifo!»
«No, no, no! Ha capito male».
Quest'uomo, che era entrato urlando e ringhiando, adesso mi sta
supplicando di capirlo. Ha completamente cambiato prospettiva: ora non
aggredisce più sua figlia, ma si sta difendendo. Nel frattempo, sua figlia,
in cuor suo, si sta facendo matte risate. La scena la diverte moltissimo.
«Beh, cosa vuole che io faccia, allora? Cos'è che vuole?»
Lui allora comincia a spiegarmi cosa voleva.
Quando ha finito, dico: «Lei l'ha portata qui tenendole un braccio
piegato dietro la schiena, e l'ha sballottata qua e là. Questo è
esattamente il modo in cui vengono trattate le prostitute; ecco cosa le
sta insegnando a fare».
«Beh, io voglio costringerla a...»
«Oh, 'costringerla'... insegnarle che gli uomini controllano le donne
sbatacchiandole qua e là, comandandole a bacchetta, storcendo loro un
braccio dietro la schiena e costringendole a fare cose che non vogliono
fare. È così che fanno i protettori. Le resta soltanto da chiederle dei soldi
in cambio».
«No, io non sto facendo questo. È lei che va a letto col suo
ragazzo».
«Si è fatta pagare?»
«No».
«Lo ama?»
«È troppo giovane per poter amare».
«Forse che non amava lei, suo padre, già da piccolissima?» Ecco
che prende forma l'immagine di lei piccolissima, seduta sulle ginocchia
del babbo. Con un'immagine del genere si può mettere nel sacco
qualsiasi padre autoritario.
«Mi permetta di farle una domanda. Guardi sua figlia... Non vuole
che riesca a provare il sentimento dell'amore, e che viva il
comportamento sessuale come una cosa piacevole? La morale di oggi
non è più quella di una volta, e lei può benissimo non condividerla. Ma le
piacerebbe forse che l'unico modo in cui sua figlia imparasse ad avere
rapporti con gli uomini fosse lo stesso che ha avuto con lei, quando l'ha
fatta entrare in questa stanza qualche minuto fa? E che aspettasse i
venticinque anni per sposare qualcuno che la picchiasse, la
sbatacchiasse, la maltrattasse e la costringesse a fare cose che non
vuole fare?»
…A questo punto il padre non sa più cosa pensare, e allora è il
momento di colpire duro. Lo guardi diritto negli occhi, e gli dici: «Non è
forse meglio che sua figlia impari ad avere dei rapporti d'amore...
anziché imparare a far propria la moralità del primo uomo capace di
costringerla a fare ciò che lui vuole? I protettori fanno proprio questo".
Provate a trovare una via d'uscita. Non ce ne sono. Il suo cervello
non aveva più modo di tornare indietro al punto di prima. E lui non
poteva più comportarsi come un protettore. Non importa se si costringe
qualcuno a fare o a non fare qualcosa di “buono” o di “cattivo” che sia. È
il fatto stesso di costringerlo che gli inculca l’abitudine a farsi controllare
in qualche modo.
Ma a questo punto il padre autoritario non sa più cosa fare. Ha
smesso di fare quel che faceva prima, ma non ha niente da sostituirvi.
Devo suggerirgli qualcosa da fare; potrebbe per esempio insegnare a sua
figlia qual è il modo in cui un uomo deve comportarsi nei confronti di una
donna. Perché allora, se l'esperienza che sua figlia vive con il suo
ragazzo è insoddisfacente, lei la interromperà. L'ho messo nel sacco.
Sapete cosa significa? Adesso lui deve costruire una solida relazione
positiva con sua moglie, ed essere gentile con gli altri membri della
famiglia, e fare in modo che sua figlia stia meglio con loro che con quel
tizio che le ronza intorno. Che ve ne sembra, come coazione?"
A me sembra un ottimo procedimento.
Bene. E ora entriamo nel vivo del discorso.
Capitolo secondo
LE 7 CHIAVI DEL CAMBIAMENTO

spiegate attraverso
esperimenti buffi
«Cavolo, che titolo pretenzioso!» dirai tu, caro lettore. E avrai
anche ragione. Ma le prossime pagine contengono davvero una proposta
risolutiva, immediatamente realizzabile e molto semplice e concreta.
Come ho detto, l’idea è che gran parte dei nostri problemi derivino
da una serie di malintesi su questioni elementari tipo: “Chi sono, come
faccio a chiudere la mia mano, perché a volte odio tutti in modo
pazzesco e sbatto la testa contro gli spigoli?”.
Ecco alcuni esperimenti. Impiegherai solo pochi minuti. Ma una
volta che avrai sperimentato tu stesso queste reazioni oggettive,
fisiologiche, del tuo corpo e del tuo cervello, l’idea che fai di te stesso
cambierà radicalmente. Eppure, dopo questo cambiamento, non ci sarà
niente nella tua mente che, in qualche modo, non ci fosse già da prima.
1ª chiave:
SCOPRI LA FORZA E LA VELOCITÀ DEL TUO
CERVELLO SEGRETO
(in 1 minuto)

Noi abbiamo una risorsa eccezionale di cui non sappiamo niente: il


nostro cervello irrazionale.
Si tratta di un circuito mentale che lavora a grande velocità e controlla particolari fasce
muscolari: la “muscolatura profonda”.
Ecco il primo esperimento: ti farà capire immediatamente come funzionano questi
muscoli.
IL TUO BRACCIO
SI MUOVE DA SOLO
Appoggia il dorso di una mano contro un mobile o a un muro. Inizia
a spingere con forza il braccio come se volessi spostare l’ostacolo.
Continua per un minuto. Poi spostati dall’ostacolo e rilassa il braccio.
Incredibile ma vero, il braccio si alza da solo come per magia.
È strano vedere il braccio muoversi senza che il cervello lo stia
coscientemente ordinando.
Mentre succede senti una strana sensazione di fresca leggerezza
(ascoltala, vedremo poi perché).
NON SENTI CHE I MUSCOLI LAVORANO PERCHÉ I MUSCOLI
PROFONDI AGISCONO FUORI DAL CONTROLLO DEL CERVELLO
RAZIONALE
PERCHÉ SUCCEDE?

Mentre spingevi la mano contro l’ostacolo, i muscoli volontari


superficiali (comandati dal cervello razionale) si sono stancati
rapidamente. Questa stanchezza è stata segnalata al cervello inconscio
che ha attivato la muscolatura di sua competenza (la muscolatura
profonda), che serve tra l’altro per sostenere i muscoli volontari quando
questi sono stanchi. Quando alla fine dello sforzo hai rilassato i muscoli
del braccio, l’ordine, espresso dal cervello razionale, non ha raggiunto il
cervello inconscio e quindi non è stato ritrasmesso alla muscolatura
profonda, che perciò non ha ricevuto l’ordine di smettere di spingere.
Così, mentre tu credi di aver cessato lo sforzo, il braccio si alza da solo.
Non siamo in grado di sentire consciamente la fatica fatta dai
muscoli profondi proprio perché il segnale che essi emettono lavorando
si ferma al cervello inconscio. Quindi la mente razionale non sente il
lavoro della muscolatura “irrazionale”.
Questa muscolatura la usiamo comunemente, ad esempio, andando
in bicicletta, quando, pur facendo sempre lo stesso movimento, non
sentiamo più lo sforzo. La utilizziamo anche nei momenti di paura,
quando le adrenaline liberano tutto questo tipo di potenza muscolare.
A volte invece tale processo si inceppa: mentre un’auto ci sta
venendo addosso, può succedere che non riusciamo a disattivare il
cervello razionale e a far partire quello irrazionale. Così ci troviamo a
essere perfettamente coscienti che l’auto ci sta venendo addosso, ma
siamo incapaci di muovere un passo. E intanto annotiamo
diligentemente, fra noi e noi:
“Ecco, l’auto mi sta venendo addosso. Non riesco a
muovermi, l’auto si avvicina, mi spiaccicherà, mi farà malissimo!
Finirò all’ospedale. Ahi che male, cazzo!”.
È quel che si dice farsi prendere dal panico.

COME RADDOPPIARE LA TUA FORZA IN UN ISTANTE

Non sarebbe meglio imparare a usare questi muscoli inconsci? È


facilissimo, perché è naturale saperli usare. Innanzi tutto respira
profondamente. Poi ripeti quattro o cinque volte l’esperimento del
braccio che si alza da solo. Respira profondamente e assaporando questa
strana leggerezza sentirai, per frazioni di secondo, anche una lieve
freschezza. È una sensazione molto lieve ma concreta. Ascoltala,
identificala, “fotografala” (per così dire).
Ora devi provare a fare una sciocchezza. Immagina di sentire
questa sensazione fresca nelle braccia mentre sollevi un peso. Pensa
solo a questo e a sollevare il peso, non contrarre le braccia (è un
evidente controsenso).
Uno si sente idiota a farlo, ma se provi ci riesci. Devi fingere di
provare quella sensazione lieve come te la ricordi. Sentirai pochissima
fatica, non sentirai lo sforzo.
Ripetendo l’esercizio due o tre volte al giorno per una settimana,
ripristinerai la possibilità di controllare volontariamente la muscolatura
profonda. Potrai attivarla in un istante a tuo piacimento, basterà
ordinare ai muscoli di rilassarsi e diventare freschi mentre stai
compiendo uno sforzo. È come se tu comunicassi con il tuo cervello
inconscio “di rimbalzo”, riproducendo nella mente razionale la sensazione
che accompagna il risultato che vuoi ottenere.
La muscolatura profonda provoca freschezza, pensando alla freschezza
provoco l’attivarsi della muscolatura profonda.

Sorprendente, vero?
Ma c’è ben altro!

MOLTIPLICA PER 4 LA VELOCITÀ DEI TUOI RIFLESSI USANDO LE TUE


REAZIONI
ISTINTIVE

Questa è una tecnica che ti permetterà di vincere un mucchio di


soldi scommettendo col solito cugino o zio che crede di saper fare tutto
(ce n’è uno in ogni famiglia). Si fa con una banconota da 5 Euro ma puoi
usare anche banconote da 10, 50 o 100, a seconda delle possibilità.
Uno tiene la banconota e l’altro deve stare con il pollice e l’indice
distanti un centimetro dalla banconota. Quando chi ha la banconota la
lascia cadere, l’altro la deve prendere chiudendo le dita, senza spostare
la mano verso il basso.
Sembra facile ma è difficilissimo, prova a farlo e verifica di persona.
In realtà il problema è che ci si impegna troppo nel fare attenzione a
quando l’avversario lascia cadere la banconota. Così si fa lavorare il
cervello razionale che verbalizza tutto e quindi è lentissimo. Se vuoi, puoi
moltiplicare per 5 la velocità dei tuoi riflessi. Anche in questo caso, si
tratta soltanto di attivare la mente inconscia e la muscolatura profonda
(che quando vuole è fulminea). Come si fa? Anche qui useremo un
trucco.
Bisogna pensare, come al solito, una cosa assurda... cioè bisogna
pensare di avere già preso la banconota. Non devi pensare ad altro. Non
ordinare alle dita di afferrare i soldi. Fai finta di averli già presi.
Immagina le tue dita che stringono già la banconota, il contatto dei
polpastrelli sulla carta. Vedrai che dopo uno po’ ci riuscirai acquistando
una velocità sorprendente. Arriverai a prendere la banconota lasciandola
cadere solo per 2 cm.
Per riuscire non devi pensare.
COME FUNZIONA

Sembra strano che le dita si chiudano automaticamente, ma non lo


è poi tanto.
Ritorniamo all’esempio già fatto.
Se un auto ti sta investendo, non ti metti a pensare che devi
muovere prima la gamba destra o quella sinistra. Altrimenti l’auto ti
stritola.
La paura che ti prende quando il mezzo sta per travolgerti, modifica
il normale modo di funzionare del tuo cervello. Non pensi più a cosa devi
fare, ma a dove spostarti per salvare la pelle. Cioè la tua attenzione si
sposta sull’obiettivo che vuoi raggiungere. Come raggiungerlo è un
compito che viene trasferito naturalmente dal cervello razionale a quello
istintivo.
Se ti è capitato di salvarti da un pericolo attraverso un’azione
rapida, avrai notato dopo che ti ricordi solo il momento precedente e
quello successivo all’azione. Il momento dell’azione non l’hai registrato.
Proprio perché il tuo cervello razionale, durante l’azione, era disattivato,
e perciò non ha potuto registrare gli avvenimenti.
LE DITA SI CHIUDERANNO, SE TU LO DESIDERI,
AUTOMATICAMENTE. LA DIFFICOLTÀ STA NEL CREDERCI!

SOLTANTO QUANDO IL TUO CERVELLO È SPENTO OTTIENI IL


MASSIMO DELLA VELOCITÀ DEL TUO CORPO

PERCHÉ PUOI AVERE DIFFICOLTÀ A PRENDERE LE MILLE LIRE AL VOLO?


Comunemente usiamo il nostro cervello razionale per comandare le
azioni.
Tu guardi le 1000 lire.
Le 1000 lire iniziano a cadere.
Il tuo cervello identifica quello che succede.
Ordina alle dita di chiudersi.
Le dita si chiudono.
Tutto questo procedimento è troppo lento. Infatti la banconota
cade, per questo bisogna agire usando i riflessi istintivi. Siamo troppo
abituati a pensare che si dominano tutti i movimenti e che nulla può
accadere fuori dal nostro controllo razionale. Ma, come si è visto, non è
così.
Ripeti questo esercizio fino a che non arrivi a prendere al volo la
banconota.
Se non ti riesce di pensare che l’hai già presa prova semplicemente
a rilassarti e insisti con i tentativi. Prima o poi riuscirai.
Quando finalmente sarai riuscito, continua ancora. Cerca di
“fotografare” la sensazione che hai nel cervello mentre acchiappi le 1000
lire, e prova a riprodurla.
Usa questo sistema quando ti lanciano un paio di chiavi o ti cade un
bicchiere. Dopo i primi tentativi riusciti, vedrai che diventa facilissimo.
Esercitati per qualche giorno e, quando ti capita, usa lo stesso sistema
(pensare di esserci già riuscito). Oppure usalo mentre giochi a freccette,
a tennis o a pallavolo.
Anche in questo caso, nel tempo, assisterai a una mutazione. Via
via ti viene spontaneo usare questa tecnica per prendere un oggetto al
volo o per mirare.
Gli arcieri giapponesi lo impiegano da secoli.
Mirano immaginando che la freccia abbia già colpito il bersaglio, o immaginando
la freccia conficcata nel centro, oppure pensando di essere tutt’uno con la freccia e il
paglione. È solo un trucco attraverso il quale si attiva la mente inconscia. È lei a prendere
la mira. Questa capacità non ha niente a che vedere con “i poteri della mente” che
spingono la freccia... Infatti il cervello inconscio è in grado di mirare solo dopo che ha
imparato tutto sulla traiettoria della freccia, e questo avviene solo dopo centinaia di ore
passate a scagliare frecce con l’arco.
Non è un miracolo, è solo una tecnica elementare per sviluppare
appieno le nostre potenzialità. Però funziona talmente bene che ormai
anche gli arcieri occidentali che praticano il tiro rapido la utilizzano.
Seguendo questo metodo ti accorgerai di essere in grado di
riafferrare al volo gli oggetti che ti cadono di mano senza neppure averlo
deciso.
Ciò accade quando si è concluso il processo di riattivazione dei
circuiti inconsci della muscolatura profonda e dei riflessi istintivi. Perché
accada, ripeto, non occorrono mesi di noiosa pratica quotidiana. Basta
ripetere l’esperimento per alcuni giorni per fissare l’esperienza e
ricordarsi poi, quando serve, di usare questi circuiti.
Il processo di perfezionamento è automatico. Infatti non si
tratta di imparare qualche cosa di nuovo o di creare nuove
capacità, ma soltanto di riattivare un sistema operativo naturale
che ci siamo dimenticati di usare.
È come per i neonati, se li butti in acqua subito appena nati
nuotano ma se non hanno più occasione di farlo, in seguito non ne sono
più capaci. Solo quando si è imparato a stare a galla ridiventa istintivo
muoversi nel modo giusto (ovviamente imparare a nuotare “con stile”
richiede l’apprendimento di una particolare tecnica, ma questo è un altro
paio di maniche).
Il discorso sulla riscoperta dei processi naturali è molto importante
ed è centrale per spiegare meglio perché il cambiamento rapido è
possibile, proprio seguendo questa politica dei piccoli passi che
propongo.
Se ti è stato possibile sollevare una valigia senza sforzo e prendere
la banconota al volo, hai già ottenuto un cambiamento profondo del tuo
modo di essere. La soddisfazione del risultato raggiunto ti ha fatto
piacere e avrai voglia di riutilizzare questi sistemi per ottenere altri
risultati positivi, che ti gratificheranno e ti motiveranno a continuare
ulteriormente a sperimentare. E questo avverrà senza sforzo, senza
doverti autoimporre una disciplina.
La soddisfazione di cambiare senza sforzo ti darà allegria e
incomincerai ad apprezzare questo tuo cervello inconscio che,
poverino, quando gli spieghi bene cosa vuoi, usando un
linguaggio che lui capisce, ti ubbidisce fedelmente, regalandoti
performance strabilianti.
Così, la riscoperta di un piccolo elemento della tua personalità
diventa un piccolo cambiamento, un modulo, un frattale che si
autoriproduce.
Alla fine la tua concezione di te stesso sarà modificata. Davanti a
un problema, prima di tutto, sceglierai quale circuito mentale utilizzare.
Così come quando ti siedi davanti al computer decidi per
prima cosa quale programma usare, a seconda del lavoro che
vuoi svolgere (è ovvio che anche il cervello razionale ha i suoi
vantaggi, se devo compilare la dichiarazione dei redditi e cerco
di farlo usando la mente inconscia ottengo risultati spaventosi).
Chiedersi quale circuito usare porta inevitabilmente a riscoprire,
identificare finalmente un mondo che fa parte di noi ma che non
guardiamo mai. Avete riflettuto su quante cose facciamo usando almeno
in parte il circuito istintivo?

LO STATO DI FLUSSO

Se mentre balli pensi a quali movimenti fare, i gesti


risultano senza grazia.
Devi spegnere la mente razionale e lasciar fare all’inconscio se vuoi
muoverti con armonia. Ti è mai capitato di scrivere qualche cosa “di
getto”? Hai notato che sembra di scrivere sotto dettatura e le parole
vengono fuori soltanto un istante prima che la penna le scriva? Da dove
escono? Proprio dal cervello inconscio.
È come quando hai una parola proprio sulla punta della
lingua ma non riesci a dirla. Continui a cercarla con il cervello razionale
sforzando la volontà. Ma non ottieni nessun risultato. Trovare le parole
giuste non è un’attività razionale. È l’inconscio che va a cercarle negli
archivi della memoria. Non riesci a ricordare perché sei troppo
impegnato razionalmente. Per ritrovare la parola perduta devi distrarti.
Se lo fai, il processore inconscio riprende a lavorare correttamente, e
poco dopo la parola scomparsa ti torna magicamente alla mente.
Lo stesso vale per le intuizioni che non vengono se ti sforzi e arrivano da sole
mentre ti lavi i denti o fai una passeggiata.
Costruire nella nostra mente un cassetto e metterci dentro tutte
queste attività che compiamo in uno stato “di flusso” sposterà
ulteriormente il tuo punto di vista. Identificare questi momenti vuol dire
valorizzarli, riconoscerli, averne coscienza. Tirarli fuori da quella zona
d’ombra dove stanno gli avvenimenti che non hanno valore e ai quali non
si pensa mai. Vuol dire valorizzare risorse dimenticate. Così poi, quando
non riesci a scrivere qualche cosa o non riesci a lasciarti andare alla
musica ti ricordi che non ne sei capace perché stai usando la mente
razionale invece di lasciarti andare al “flusso”. Cioè a quello stato
rilassato nel quale tutto fluisce senza sforzo, quando razionale e
irrazionale lavorano in sinergia. E sai che per raggiungere questo stato
puoi entrare in uno stato di coscienza lento.

CONSCIO E INCONSCIO UNITI NELLA LOTTA (LA SINERGIA DELLA FRESCHEZZA


MENTALE)

Lo stato di flusso lo potrai evocare con lo stesso metodo sciocco già


usato: immaginare, prefigurare, proiettare la sensazione di quel che vuoi
ottenere. Una volta fotografata quella sensazione, la puoi rivivere a
piacimento fingendo di sentirla.
Comunichi alla mente irrazionale quel che vuoi
“visivamente”, facendole “sentire” il tuo desiderio. E lei
ubbidisce.
Respira, rilassati e vai, dopo poco ritrovi le parole che ti sfuggivano.
Se ancora non ci riesci lascia perdere, dormi o fai dell’altro. L’ordine l’hai
dato, la tua servizievole mente inconscia ha ricevuto il comando giusto.
Abbi fiducia e vedrai che “ti ritornerà l’ispirazione”. E quando arriverà
potrai abbandonarti al suo flusso.
Tutti i grandi artisti, da che l’arte esiste, ci hanno detto mille e mille
volte che l’arte sboccia così. Sembra che si faccia da sé. Devi aver
pazienza e attendere che arrivi e poi limitarti a farti possedere da lei.
Michelangelo diceva che le statue erano già dentro ai blocchi di marmo.
Lui si limitava a farle uscire. Ma come accade questo?
L’idea è che sotto la superficie della cose scorre l’energia che
sostiene il mondo. Un’energia che, se ascoltiamo, possiamo vedere. Essa
ci guida se ci lasciamo trasportare dalla sua armonia. Se ci fidiamo della
sua armonia le permettiamo di guidare la nostra esistenza nel modo
migliore. E da chi altro potremmo farci guidare se non dal ritmo naturale
degli elementi?
Inizia a dialogare con la forza vitale, ascolta il tuo
inconscio, inizierai un viaggio diverso.
Sì, questa è magia.
La magia della vita.
Ti basta renderti conto che un braccio si può alzare da solo, e in
pochi minuti ti ritrovi a ragionare sulla scintilla vitale che puoi percepire
lasciando spazio alla tua parte inconscia. Così puoi toccare con le dita il
miracolo dell’essenza del mondo.
2ª chiave
RILASSARSI

Abbiamo già visto come la muscolatura


profonda funzioni al di fuori del controllo
razionale. Paure, ansia, posizioni sbagliate,
cattiva respirazione fanno sì che
inavvertitamente teniamo contratti i muscoli
profondi.
Questo provoca difficoltà di circolazione
del sangue e un insufficiente afflusso di
plasma alle cellule, che quindi tendono a
deteriorarsi più del dovuto. Ad esempio, dopo troppe ore passate a
lavorare alla scrivania, ci troviamo, senza avvertirlo, con la muscolatura
profonda di collo, nuca e spalle contratta. Il sangue defluisce male dalla
testa, aumenta così la pressione e ci viene il tipico mal di testa di tipo
“pulsante”.
Sarebbe sufficiente rilassare quei muscoli per non sentire
più il dolore.
Un altro esempio è la gastrite, che può portare all’ulcera, cioè al
danneggiamento dei tessuti dello stomaco. Tutto inizia con il
nervosismo, che mette in tensione i muscoli del ventre...
SPERIMENTA QUANTO LA TUA MUSCOLATURA PROFONDA È TESA

Ci sono diversi modi per farlo.


1 • Prova a fletterti verso il pavimento arrivando il
più possibile in basso con le mani (senza piegare le
ginocchia). Non importa quanto ti pieghi. Memorizza a che
altezza arrivi. Poi siediti comodo e massaggiati tutta la
metà sinistra del corpo (o la destra, è indifferente). Inizia
dalle dita del piede e sali fino al sedere, poi massaggia
spalla, metà del collo e della testa, braccio e mano.
Massaggia ogni punto, ma solo della metà sinistra del tuo
corpo, cercando di praticare con la mano una pressione
che sia gradevole. Puoi frizionare , grattare, accarezzare,
massaggiare in profondità. Fai su ogni punto quel che più
ti piace fino a che ti piace. Devi impiegare in questo massaggio almeno
otto minuti.
Poi rialzati e riprova a fletterti. Vedrai che la parte sinistra è molto
più sciolta ed elastica. La mano sinistra arriva molto più in basso della
destra.
Il massaggio ha rilassato i muscoli profondi.
Ti rendi conto di quanto erano contratti?
(Ora però massaggia anche l’altra metà del corpo, sennò ci rimane male).

Quando sei stanco, quando sei teso, quando non riesci a


prender sonno, quando vuoi aumentare il tuo piacere, allargare le
tue percezioni, prepararti a uno sforzo, ricordati di respirare e
anche di rilassarti. Ci sono tre modi per farlo a seconda delle
zone sulle quali vogliamo agire.
1 • Rilassare la muscolatura profonda con il

MOVIMENTO
RALLENTATO

La contrazione muscolare può essere causata, oltre che da posizioni sbagliate,


anche da tensioni emotive, paure o angosce. Molte persone per auto-
rassicurarsi contraggono una parte del corpo, il ventre, il pube, le ginocchia o
altro.
Proviamo con una mano che è più facile. Sdraiati, chiudi gli occhi,
rilassati e inizia a chiudere una mano al rallentatore. Tutta la difficoltà di
questo esercizio sta nel capirsi sul termine “al rallentatore”. Intendo
proprio dire di cercare di muoversi il più lentamente possibile, in modo
che il movimento sia impercettibile. Più è lento, più è efficace. All'inizio
avrai un po' di difficoltà a farlo e la mano si muoverà a scatti, non
preoccuparti e cerca di muoverti ancora più piano.
Dopo un minuto circa (se sei abbastanza lento) sentirai un formicolìo, un
aumento di peso o un aumento di calore nella mano.
Questo è il segnale che l'esercizio funziona. Sei riuscito a rilassare
completamente i muscoli profondi che perciò non comprimono più vene e
arterie, così il sangue scorre più abbondante e provoca sensazioni di
calore, formicolìo o aumento di peso. Questa ginnastica rilassante è la
più semplice del mondo. Non funziona soltanto con i muscoli del ventre,
che vedremo poi come rilassare.
Per il resto, puoi muovere qualunque parte di te in
qualunque modo e ottenere rapido un sollievo per qualunque
dolore causato da contrazione muscolare.
Ricordati che il movimento non deve essere ampio, le torsioni
vanno solo accennate. Piccoli movimenti lentissimi. Abbiamo detto che
generalmente il mal di testa è causato dalle contrazioni della
muscolatura profonda. Per farlo passare, è sufficiente ruotare testa e
spalle di qualche centimetro (sempre superlentamente). Attenzione:
evitare ogni movimento doloroso. Il dolore provoca contrazione e quindi
rende tutto inutile.
2 • Le zone del ventre traggono poco beneficio dai movimenti
rallentati. Per agire su di esse ci sono due modi.
Il primo è di limitarsi ad ascoltare le zone contratte senza fare
nulla. Provaci, vedrai che non fare nulla non è facilissimo come può
sembrare. Siamo sempre portati ad agire. Se invece contempli la
contrazione, dopo meno di un minuto inizia generalmente a sciogliersi.
Se con il sistema dell’ascolto non ottieni un beneficio completo, prova
con un’altra tecnica. Immagina che l’organo da rilassare sia un palloncino
pieno d’acqua. Bisogna sentire come questo si adatta alla semplice
pressione della forza di gravità. Immagina che si deformi proprio come
se fosse appoggiato sopra un tavolo (la conformazione
dell’organo-palloncino cambia se cambi posizione e stai seduto o
sdraiato sul ventre o sulla schiena o sul fianco). Via via che prenderai
confidenza con il rilassamento e ti ricorderai di usarlo per combattere
tensioni, stanchezza e piccoli malesseri, ti renderai conto che se sei
rilassato stai meglio, sei più in forma, sei più attraente perché il tuo viso
non è teso e quando il tuo stato d’animo è rilassato le persone ti stanno
vicino con più piacere, perché la morbidezza dà fiducia. Potrai affrontare
meglio qualunque sforzo fisico, partendo da uno stato di distensione
muscolare. Sarai più ricettivo e predisposto a far lavorare in sinergia
mente razionale e irrazionale. Infine, via via che sperimenterai il potere
dei nervi distesi, apprezzerai sempre di più la calma che ti permette di
reagire più efficacemente davanti alle difficoltà.
Lo so che a questo punto avresti preferito che ti dicessi che se stai
in relax non incontrerai mai più e incresciose difficoltà della vita.
Purtroppo la mia religione mi vieta di sparare balle così grosse. Però ti
posso dire che… la calma è tranquillizzante, dà fiducia, aiuta a ragionare,
è affascinante e migliora i rapporti con gli altri.
3ª chiave:
RESPIRARE

LA TERZA CHIAVE È LA PIÙ SEMPLICE. PER


QUESTO È VERAMENTE DIFFICILE. MA SE
SUPERERAI LA DIFFICOLTÀ DI CONQUISTARE
QUALCHE COSA DI MOLTO PICCOLO AVRAI
FATTO UN PASSO GIGANTESCO.

QUALCOSA DI VERAMENTE BANALE:

RESPIRARE
Lo facciamo tutto il tempo da quando siamo nati. Non abbiamo mai smesso. È la cosa che
abbiamo fatto di più. È un continuo.
Ma hai mai provato ad ascoltare
VERAMENTE
il respiro?
P R O VA !
RESPIRA
RESPIRA
RESPIRA
RESPIRA
RESPIRA
RESPIRA
RESPIRA
RESPIRA. È DA QUI CHE COMINCI A CAMBIARE LE SENSAZIONI CHE LA VITA TI DÀ!
PIGRAMENTE
impegnandoti nella pratica più semplice del mondo.
Puoi fare quel che vuoi ma non puoi smettere di respirare.
Se lo fai sei morto.
Lo sai. Se respiri sei vivo.

Se respiri di più sei più vivo?


Sì, il respiro è la chiave che apre alla vita.
Assapora il tuo respiro!

IL NOSTRO CORPO È NATO PER


IL PIACERE

IL RESPIRO APRE I RICETTORI DEL PIACERE

SE AUMENTI L'ARIA CHE ENTRA NEI TUOI POLMONI ALZI IL VOLUME DEI
RICETTORI DEL PIACERE

I RICETTORI DEL PIACERE SONO UNA COSA OTTIMA. VANNO


ESERCITATI, VANNO SVILUPPATI, E SOPRATTUTTO GODUTI.
PER RESPIRARE BENE
PUOI SEMPLICEMENTE
SBADIGLIARE.
OPPURE RESPIRA COL NASO
E LASCIA ANDARE IL FIATO
COME NEL SOSPIRO DI SOLLIEVO
NON FORZARE IL RESPIRO.
NON SVUOTARE E NON RIEMPIRE COMPLETAMENTE I POLMONI
IMPARA A RESPIRARE
IMPARA A
RESPIRARE
Respira lentamente, con il naso
e lasciando che il diaframma,
una specie di membrana che divide i polmoni dallo stomaco,
andando verso il basso, muova tutto il ventre.
Se svuoti completamente i polmoni o se li riempi completamente stai
facendo una respirazione forzata.
In alcuni casi può essere utile. Ma generalmente la cosa migliore è la più semplice:
respirare normalmente, aspirando l’aria che serve.
Poi è fondamentale non spingere fuori l’aria ma lasciarla uscire da sola. Quando i polmoni
sono abbastanza pieni semplicemente lasciandoli andare si svuotano parzialmente, come
succede nel sospiro di sollievo.
Respirando così pigramente ascoltando i movimenti spontanei del diaframma, senza
forzarli si muove tutto l’intestino con una funzione tonificante e benefica per tutte le
funzioni fisiologiche. Si aiuta persino il cuore a pompare il sangue nelle vene.
MUOVI IL
DIAFRAMMA

COSA SUCCEDE QUANDO


IL DIAFRAMMA SI MUOVE

• Si svuotano e si riempiono alcune zone dei polmoni che hanno la


funzione di “riserva d'aria” (questa funzione si svolge in modo completo,
ad esempio, durante lo sbadiglio. Proprio per questo sbadigliare è così
bello).
• Respirando profondamente in modo rilassato si muovono
stomaco, intestini, vescica, retto e visceri vari. Questo movimento
favorisce il rilassamento del ventre e il buon funzionamento di tutte le
funzioni. Il miglior afflusso di più sangue galvanizza i ricettori del piacere
e li mette in uno stato dionisiaco di esaltazione.
Nella respirazione serve l’ossigeno, ma non troppo. Non a caso
l’aria rarefatta di montagna fa bene. E serve pure l’anidride carbonica.
Nell’atmosfera terrestre ce n’è circa un 4%, nel nostro organismo ce n’è
un 6,5% circa. Respirare morbidamente con il naso aiuta a mantenere il
giusto rapporto tra anidride carbonica e di ossigeno.[15]

COME SI MUOVE IL DIAFRAMMA


Prova a sbadigliare. Inizia eseguendo dei finti sbadigli. Dopo
qualche tentativo lo sbadiglio diventa vero e irrefrenabile. Ascoltalo,
verso la fine si sente una lieve sensazione di piacere alla bocca dello
stomaco. È il diaframma che si muove.
Identifica questa sensazione. Fotografala. Continua a sbadigliare
finché non l'avrai riconosciuta bene.
Ora inizia a respirare immaginando (come al solito)[16] di risentire
questa sensazione di piacere mentre inspiri e espiri. Dopo un po’ la
sentirai davvero. Ecco. Stai respirando muovendo il diaframma. Riempire
e svuotare bene i polmoni, e rilassare il ventre fino al pube, ti risulterà
più facile.
RESPIRARE NATURALMENTE APRE LO SPIRITO SPEGNE IL
CERVELLO

il respiro
è
una droga
naturale,
curativa,
legale
e
gratuita!

Non fare nulla.


Limitati a sentire la sensazione.
Lascia corre re i pensieri senza
dedicar loro energia.
Il disagio svanirà.

ABBANDONATI PURE QUI,


IN QUESTO MONDO PAZZESCO.

Quando rilassandoti
arriverai a un livello
più completo di abbandono,
passerai sempre attraverso
uno stato di malessere.
È una specie di porta
che devi superare.
Via via che imparerai
e raggiungerai stati
di abbandono più profondi,
troverai altre porte, aperte
su altri stati di coscienza.
Queste porte sono
contraddistinte da momenti
di ansia, vertigine, malessere.
Se osservi le sensazioni ti renderai conto che si tratta di uno “stato
strano” ma non proprio sgradevole.

Tutto inizia nella primissima infanzia. La maggioranza di noi è stata


divisa, alla nascita, dalla madre e portata nella nursery insieme ad altri
neonati che strillavano perché volevano la mamma.
Nessun altro mammifero viene trattato così. La natura ha
predisposto infatti che nella prima mezz’ora di vita il cervello del neonato
registri tutte le caratteristiche della madre (il famoso “imprinting”
descritto da Lorenz già all’inizio del 1900).[17]
Nasciamo come perfetti esseri selvatici, ma gran parte dei nostri
istinti naturali viene negata. Siamo costretti a dormire da soli, spesso
non veniamo allattati al seno, poi, invece di esser nutriti direttamente
dalla bocca con fantastico ci bo premasticato, ci insegnano a usare il
cucchiaio e a ingurgitare disgustose pappine omogeneizzate e
conservate.
Lo so che adesso come adesso l’idea del cibo premasticato ti fa
schifo. Ma quando eri un animaletto la pensavi diversamente. I bambini
sono stati nutriti così fino a pochi decenni fa. Ma i comportamenti più
normali ci sono stati talmente negati che ora li troviamo vomitevoli.
Il modo di comunicare, la scarsità di contatti fisici, i vestiti, i
pannolini, gli odori... tutto ci pareva allora scandalosamente senza
senso. E lo abbiamo vissuto come un sopruso. Non potevamo capire cosa
stava succedendo, non potevamo comunicare il nostro disagio, le nostre
richieste di aiuto non venivano capite. E questo fece sì che dentro di noi
si sviluppasse la paura

ANZI
IL TERRORE

Così è scattata dentro di noi la molla primordiale dell’allarme davanti al pericolo


NELLA NOSTRA MENTE L’ISTINTO DI CONSERVAZIONE HA PRESO IL
POTERE
L'istinto di conservazione è molto utile, ti permette di capire che c'è
differenza tra te e il treno che sta per investirti (e che è meglio che ti
sposti).

Si tratta di un meccanismo complesso che regola le nostre reazioni


seguendo una procedura elaborata in milioni di anni.
Sicuramente la miglior procedura, in caso di pericolo.
L'ISTINTO DI CONSERVAZIONE AGISCE IN MODO MOLTO
SEMPLICE. È CONVINTO CHE PER SALVARSI CI SIA BISOGNO
DI TUTTE LE ENERGIE, QUINDI CONTINUA A RIPETERTI:

«SE CE LA METTI TUTTA TI PUOI SALVARE»

Non importa se non c'è nessuna possibilità di


salvarti da una carica di 500 bisonti imbufaliti, se per
caso ti salvi aveva ragione, se muori saresti morto
comunque.
Questo modo di pensare suscitato dall'istinto di
sopravvivenza provoca però effetti rovinosi.

Quando ti succede una disgrazia, anche


se non avevi nessuna possibilità di evitarla, tu sei convinto
comunque che “se ce la mettevi tutta potevi salvarti”.
Sarà sicuramente successo anche a te. Sai benissimo che non
potevi fare niente per impedire quel disastro, sai che non hai nessuna
responsabilità, eppure continui a sentirti in colpa perché dentro di te un
meccanismo primitivo e stupidissimo continua a urlare:
SE CE LA METTEVI TUTTA LO POTEVI EVITARE. È COLPA TUA!
IMBECILLE
(Non lo fa per cattiveria.
È una stupidità automatica. Involontaria).

Ora è chiaro che non potrai mai entrare in uno stato di abbandono
profondo ma potrai gioire della vita se deciderai dentro di te che non hai
colpa per ciò di cui non hai colpa. Spiegalo al tuo Istinto di
Conservazione. Digli che si sbaglia, e perdonati.

Hai delle vere colpe?


Hai commesso crimini orrendi?
Allora guarda ciò che hai fatto.
Rivivi il dolore provocato da te.
Il dolore che hai finto di non vedere.
Contempla la vita che hai negato e perso.
Vivi il lutto per ciò che hai distrutto.
Poi però perdonati e volta pagina.
Negarti il presente è un crimine
contro l'umanità e la vita
che non cancellerà il tuo passato.

SCIOGLI
IL SENSO
DI COLPA

Devi farlo davvero. Mettiti in un posto tranquillo, guardati dentro e


dì a te stesso, a voce alta, che ti perdoni. Farlo è indispensabile. Devi
sentire che ti perdoni e proiettare un sorriso verso tutto il tuo essere.
Solo così il messaggio di perdono, arriverà anche al tuo subcosciente (se
non comunichi a tutto te stesso il tuo perdono, rischi di andare in giro
con un killer annidato nel subconscio. Ha ricevuto un contratto per
ucciderti e non avrà tregua finché non sarai morto).

L'ISTINTO DI SOPRAVVIVENZA FA ANCHE UN’ALTRA COSA:

È CONVINTO CHE PER SOPRAVVIVERE DEVI ESSERE SEMPRE PRONTO A


DIFENDERTI

Puoi essere sotto un bunker


con cibo per 100 anni
e una persona che ti ama
e l'Istinto di Sopravvivenza continua a ripeterti:
«Ci sono i bisonti, stai all'erta!»
«Ci sono i bisonti, stai all'erta!»
e tu senti che c'è qualche cosa che non va
e magari dai la colpa a te stesso
o all’altra persona.

Bisogna imparare a riconoscere queste reazioni e osservarle.


Sono all'origine di continue tensioni, mentali, muscolari ed emotive.
Il comportamento dissennato dell'Istinto di Sopravvivenza è anche il motore
della difficoltà nel provare piacere.

Infatti
l'Istinto di Sopravvivenza è convinto che per sopravvivere ha sempre bisogno di tutte le
energie disponibili.
Quindi spegne i sistemi biologici non indispensabili in un momento di pericolo.

La prima cosa che viene spenta sono i


RICETTORI
DEL
PIACERE

Questo è il quarto disastro causato dall'Istinto di Sopravvivenza


1° disastro:
PERDITA DEL SENSO DI COMUNIONE CON L'UNIVERSO; VIVI IL MONDO COME
UNA MINACCIA E FINISCI IN SOLITUDINE.

2° disastro:
SENSO DI COLPA

3° disastro:
STATO DI ALLARME PERMANENTE, TENSIONE MUSCOLARE ED EMOTIVA

4° disastro:
BLOCCO DEI SENSORI DEL PIACERE

Tutti i meccanismi provocati dall'Istinto di Sopravvivenza agiscono simultaneamente


quando passi a uno stato di rilassamento più profondo.
– Il senso di unione col mondo
– la rinuncia al senso di colpa
– l'abbandono della tensione mentale
– la riapertura dei sensori del piacere
– il rilassamento muscolare

GETTANO NEL PANICO L'ISTINTO DI SOPRAVVIVENZA

Non che sia cattivo, è solo stupido.


Devi prenderlo con calma e spiegarglielo.
Diglielo:
«Senti tu, testa di zanzara, ma lo sai che ci sono altri Istinti di Sopravvivenza più gentili e
più intelligenti di te che sono meno assillanti?
Ma lo sai che mi provochi la gastrite e poi sono tanto teso che rischio di ammazzarmi
cadendo giù dal letto?
Che poi lo sanno tutti che il grande karateca colpisce nel relax del vuoto della sua mente.
Altro che bisonti. Non ce n'è neanche più di bisonti.
Modernizzati! Pirla!»
Lui ci resta malissimo, e la smette di rovinarti la vita.

Chiarito questo problema delle paure inconsce riprendiamo il discorso sul respiro.
RESPIRARE È ILMODO PIÙ SEMPLICE PER FAR SCAPPARE I BISONTI
Respirare apre i ricettori del piacere

Ora prova a rifare l’esperimento di respirare profondamente, ma stavolta continuando per


tre minuti. Te ne accorgerai subito.

• La tua capacità di vedere aumenta e tutto diventa più luminoso.


• Senti i suoni più nitidi.
• Prova ad assaggiare qualche cosa, vedrai che i sapori sono più
forti.
• Prova a toccare una superficie, la percepirai con maggiore
definizione.

Se respiri profondamente, anche far l’amore diventa diverso. Senti di più il tuo partner.

Nei film fanno sempre vedere la gente che si ama ansimando. Fanno respiri
corti e superficiali.
È una cazzata colossale.

Se mentre provi piacere inspiri profondamente, sentirai che questa sensazione


gradevole si espande dentro di te e dura più a lungo.

Respira profondamente, stando rilassato mentalmente e muscolarmente, e


sentirai che anche l’orgasmo diventa più potente e dura più a lungo.

Respirando ti abbandoni al flusso, e tutto scivola via meglio e ti dà più


soddisfazione.
Respirare aiuta anche di fronte alle difficoltà. Dà forza, rende sopportabile la
paura, risveglia le capacità inconsce. Tirare un bel respiro di sollievo, infine,
allevia la tristezza perché allenta la morsa pessimista e paranoica dell’istinto di
sopravvivenza.

Respirare ti aiuta a spegnere la mente razionale passando al


circuito mentale inconscio.
Respirare incentiva il buonumore, predispone al ridere. E, come
abbiamo visto, ridendo si provoca un’iperossigenazione dei polmoni.

• Respirare.
• Riconoscere che certi stati d’ansia dipendono da un
errore dell’istinto di sopravvivenza e non temere gli attacchi
d’angoscia che accompagnano certe fasi del rilassamento.
• Usare il respiro per calmare l’ansia e aumentare il
piacere.
Facendo questo consciamente per qualche giorno ti impadronirai
della terza chiave. Anche questa si svilupperà nel tempo. Infatti ti verrà
spontaneo e abituale influenzare il tuo modo di essere e di sentirti
respirando.
Quest’abitudine è sufficiente perché tu non ti senta un ricettore
passivo di sensazioni provocate da quel che ti succede.
No! Se vuoi, puoi alzare il volume. Hai uno strumento per modificare le tue
sensazioni e il tuo stato d’animo.
Avrai curiosità di verificare quanto potere su di te questo ti dia e
così, con la pratica casuale, il respiro si affinerà e otterrai risultati
sempre più gratificanti.
E ora qualcosa di completamente diverso!

4ª chiave:
È POSSIBILE MANEGGIARE GLI STATI D’ANIMO

Siamo abituati a considerare il buono o il


cattivo umore come dati di fatto immutabili. Eventi
che ci colpiscono senza che noi si possa fare nulla.
Abbiamo visto che a volte questi stati d’animo
derivano da incrostazioni psicologiche risalenti al
nostro passato. Lo abbiamo visto parlando
dell’istinto di conservazione.
Negli anni settanta l’americano Bandler ha scoperto che si possono
influenzare positivamente anche gli stati d’animo, intervenendo non sulle
idee (come fa la psicanalisi) ma sui modi di pensare. Detta così sembra
una cazzata mostruosa ma lasciate che mi spieghi. Tutti facciamo così,
senza esserne consapevoli. In ogni momento scegliamo quali modalità
operative deve seguire il nostro cervello (Bandler le chiamò
submodalità).
Ad esempio, c’è chi la mattina, quando la sveglia suona, si motiva
ad alzarsi pensando a come starà bene quando sarà arrivato in orario al
lavoro e a quante cose soddisfacenti farà poi durante tutta la giornata.
C’è chi invece esce dal letto spinto da una voce interiore minacciosa che
enumera i disastri che lo colpiranno se non schizza fuori dalle lenzuola.
Ovviamente utilizzando la prima motivazione avremo meno
probabilità di suicidarci mangiando 800 chilogrammi di aringhe marce e
cipolle con la nutella (almeno avremo meno probabilità di farlo prima di
aver compiuto i 37 anni). È possibile che una persona che usa una
motivazione terroristica per alzarsi dal letto, si renda conto dello sbaglio
e inizi a motivarsi più dolcemente?
Sì. Per farlo bisogna usare, come al solito, un sistema idiota.
Bisogna “dialogare con se stessi”. Chiedere alla voce interiore
minacciosa di parlare più lentamente, con un tono più basso e più dolce.
Incredibilmente questa voce interiore cambia accontentandoci. Si può
così modificare lo stato d’animo col quale ci si alza dal letto non
imponendosi di pensare cose diverse ma intervenendo sulle submodalità
che producono gli stati d’animo. Ancora una volta agiamo usando una
tecnica “di rimbalzo”. E ancora una volta la mente irrazionale, quando
capisce che cosa vuoi, subito segue il tuo desiderio. Svegliarsi con un
pensiero positivo diventa automatico.
So di non averti ancora convinto. Come può essere che “parlando
con me stesso” mi ubbidisco? Beh, non sarebbe poi così strano...
Ma vediamo meglio la questione. Facciamo un esperimento.

RENDIAMO PIÙ BELLI I RICORDI

Scusa se te lo chiedo: prova a ricordare un evento triste che ancora


ti dia fastidio rammentare. Osserva come ti torna alla mente. Molto
probabilmente le immagini ti appaiono così come le hai viste quando
l’episodio sgradevole è accaduto. Rivivi la scena in prima persona. Il film
registrato dal tuo cervello viene riproiettato così com’è, a colori, con il
volume alto.
Prova ora a ricordare un avvenimento gioioso. Probabilmente lo
rivedrai come se fossi al cinema, vedi tutto come se guardassi la scena
dal di fuori, da lontano, diventando spettatore di te stesso. Ricordando le
cose così, si valorizzano i ricordi negativi e si annacquano quelli positivi.
Prova a fare il contrario. Rivivi il fatto negativo vedendolo da fuori,
allontanandolo, togliendo i colori, abbassando il volume. Ti sembrerà
meno forte la sensazione negativa. Se comunque ancora la senti, prova
a immaginarti nella stanzetta del proiettorista mentre guardi te stesso
seduto in platea che osservi lo schermo sul quale scorrono le immagini
del ricordo. Prova a far scorrere in avanti la pellicola velocemente. Poi
rivedi tutto il film al contrario e poi di nuovo in avanti a velocità normale.
La carica di emotività negativa inizia a diminuire?
Ora prova a prendere un ricordo bello, riguardalo come se lo
rivivessi. Metti dei bei colori, aggiungi riflessi luminosi, spargi nell’aria
stelline luccicanti, mettici una colonna sonora appassionante. Aumenta
l’emozione piacevole di ricordare?
Se ripeterai questa operazione per quattro o cinque ricordi positivi,
e altrettanti negativi, la tua mente istintiva capirà che questo è meglio, e
provvederà, con il solito automatismo, a riposizionare tutti i ricordi nel
modo più gradevole.
Il vostro passato non cambierà ma ne trarrete un bilancio
leggermente più positivo e questo incoraggerà un maggior ottimismo.
Ma non è certo questo l’elemento che ci interessa di più. Se tutto si
riducesse a un’opera di maquillages dei ricordi forse non ne varrebbe la
pena.
Fare questi esperimenti è fondamentale perché
maneggiando i nostri ricordi, senza accorgercene, modifichiamo
in modo drastico il punto di vista sulla nostra mente.
Dopo aver sperimentato la modificazione delle submodalità dei
ricordi, qualunque cosa succeda io considererò il fatto in sé solamente
come una parte dell’avvenimento. Sarò conscio che il mio stato d’animo
non dipende solo da quel che accade ma pure da come lo recepisco, lo
leggo, lo memorizzo. Il puro avvenimento diventa di importanza relativa.
Non è più il tutto ma solo una parte. Imparo così che, se non posso agire
sugli avvenimenti, posso maneggiare il mio rapporto con i fatti.
Questa coscienza cambia la prospettiva attraverso la quale guardo
le cose. Quando il tuo amore ti sfugge, pur essendo disperato, mantieni
uno spazio di manovra. La tua visuale non è completamente occupata
dall’evento, se sei cosciente delle submodalità operative che la tua
mente utilizza. Automaticamente dedichi una parte della tua attenzione
a osservare che la sofferenza più intensa non è provocata dal fatto,
quanto dai pensieri che ci fai sopra. Dalla forma di questi pensieri.
Le persone gelose, ad esempio, trovano sempre un
particolare del tradimento che ne amplifica la gravità: «L’hai
fatto col mio miglior amico!». «L’hai fatto col mio peggior
nemico!» «Non sei venuto a dirmelo!» «Sei stato tanto
insensibile da farmelo sapere!»
In realtà non esiste tradimento perfetto.
Comunque tradiate una persona gelosa, questa si imbestialirà come
un canguro a cui abbiano pestato la coda. La sofferenza in sé per il
rifiuto che leggiamo nel tradimento non ci basta. La amplifichiamo,
cercando nell’evento gli aspetti più sgradevoli. Può sembrare poca cosa
detto così, ma quando inizia a succedere ti accorgi che è un mutamento
molto profondo.
Mentre i fatti accadono, la tua curiosità mette in moto un
atteggiamento distaccato e imperturbabile che non sembra coinvolto
dagli accadimenti.
Dentro di noi ci sono alcune di queste voci interiori. Per l’esattezza,
tre.
Quella paranoica, rapida, imperiosa, iperrazionale e minacciosa,
che è l’espressione dell’istinto di sopravvivenza.
Quella sognante, infantile, piena di speranza, desiderante, con la
quale ti crogioli quando resti a letto, al mattino, a poltrire. È la voce che
si esprime nei momenti di flusso, la voce dell’inconscio.
Infine, quella voce distaccata. Gli orientali la chiamano
“l’osservatore”. È l’espressione di una specie di personalità meccanica,
che ha la funzione di comunicatore tra mente razionale e mente
irrazionale.
Potremo dire che è la razionalità dell’inconscio o l’irrazionalità del
conscio. Ha un funzione stabilizzatrice.
Nei momenti di pericolo, come nello stress del lavoro, è in grado di
ripetere e suggerire le modalità operative precedentemente apprese.
Come le due altre voci interiori, ha vita propria. Tutte e tre sono fuori dal
controllo del nostro io razionale. Dicono quel che vogliono e non c’è
modo di tacitarle. Ed è “l’osservatore” che attribuisce valore agli eventi.
MOTIVARSI IMPARANDO AD ATTRIBUIRE VALORE
(ovvero come arricchirsi di nuove passioni)

Da dove nasce il piacere di leggere, ascoltare musica,


dipingere, coltivare cavoli, ballare il tip-tap, aiutare i ciechi ad
attraversare la strada o rovinarsi i pomeriggi dandosi cazzottoni
in faccia fingendo che sia boxe?
Perché alcuni hanno molte passioni rilassanti e piacevoli, che
riempiono la loro vita, e altri non c’è nulla che li diverta e non sorridono
neanche se una cassa d’oro gli piove sulle mani fracassandogliele?
È risaputo che le passioni fondamentali della vita nascono nei primi
anni. Io adoro disegnare perché che mio padre disegnava con me con i
pennelli e i tubetti di tempera. Mi piace lo stile romanico perché mio
padre mi portava nelle chiese romaniche e mi diceva: «Guarda qua che
bello! Vedi questo mostro com’è spiritato? E questo giallo? Il pittore ha
avuto un bel coraggio a mettere qui questo giallo». Mi piace respirare
profondamente perché mia nonna, quando avevo paura, mi diceva:
«Respira profondamente!» e poi mi sorrideva e mi faceva una carezza.
Gli adulti insegnano così ai bambini ad apprezzare le cose.
Ai bambini piace perché si sentono considerati e amati. Lo vivono
come un gioco e un gesto di attenzione. È anche risaputo che tante più
passioni i genitori avranno coltivato insieme ai figli, tanto più facile sarà
per questi scoprire nuove passioni in età adulta. È come se avessero
allenato un muscolo che gli dà la forza di innamorarsi più facilmente del
mondo.
Succede così anche per i sentimenti. Le persone che amano molto
gli altri sono state fatte oggetto d’amore e hanno imparato, insieme ai
genitori, ad apprezzare il prossimo, identificarne le doti, godere della
convivialità.
Visto che apprezzare le esperienze è una dote acquisita, è possibile
imparare a crearsi nuove passioni.
Incredibile ma vero. Anche un musone depresso può diventare un
esuberante tifoso delle partite internazionali di scacchi, talmente tifoso
da avere dei veri e propri orgasmi cerebrali quando il suo idolo fa scacco
matto.
Come si fa?
Come al solito, si tratta di fare una cazzata mostruosa. Bisogna
usare l’osservatore. Ogni volta che casualmente ti capita di divertirti,
devi dedicare cinque secondi all’osservatore e dirgli:
«Registra che mi sto divertendo»
Lui, compìto e distaccato, come al solito dirà: «Questa situazione è
divertente!». Lo dirà con la voce poco espressiva di Frankestein, ma
l’effetto ci sarà ugualmente. Ogni volta che vi ritroverete poi in una
situazione analoga vi ricorderete che è divertente. La gratificazione
ricevuta la prima volta, casualmente, verrà riprodotta le volte successive.
In questo modo eviterete di ripetere, come spesso accade, l’errore
fatto da quella signora che, dopo una serata passata a ridere, scherzare
e ballare, si rovesciò sbadatamente il caffè addosso ed esclamò:
«Che serata di merda!»
Cioè, il gusto della vita dipende in gran parte dalla capacità di
identificare e memorizzare in modo proficuo e utilizzabile il ricordo delle
esperienze positive. E di riprovare a ogni nuova analoga esperienza una
piacevole sintesi del piacere provato le volte precedenti. Questo fa sì
che, coltivando una passione, se ne trae un piacere sempre più forte via
via che il tempo passa e la pratica aumenta. A questo ci si riferisce nel
Piccolo Principe di Saint-Exupery quando la volpe chiede al Piccolo
Principe di “addomesticarlo”.
Chi è depresso lo è non perché la sua vita non gli ha mai
dato modo di provare momenti di gioia, passione e
soddisfazione. Chi non ha provato nulla di gradevole nella sua
esistenza probabilmente è già morto.
Il problema dei depressi e dei pessimisti è che non hanno imparato
a coltivare le esperienze positive. Custodiscono gelosamente solo le loro
sfighe cosmiche. Per questo la gente li fugge come se fossero
scoreggioni professionisti.
5ª chiave
LE PERCEZIONI SOTTILI

Abbiamo parlato delle sensazioni


di freschezza del braccio che si solleva
da solo e della mano che si chiude al
rallentatore.
Queste sensazioni appartengono a
un livello più basso, più sottile rispetto
alle sensazioni comuni. Sono sensazioni
lievi che puoi ascoltare dentro di te.
Durano poco, anche meno di un secondo. Se respiri, ti rilassi, sbadigli e
sorridi, ed entri in uno stato d’animo ricettivo, puoi iniziare ad ascoltare
queste subsensazioni. Assomigliano a pruriti, tensioni, sommovimenti,
fruscii, scariche di energia, luci, colori, variazioni di temperatura... ma
non sono così nitide come le sensazioni vere e proprie che provengono
dall’esterno. Sono meno nitide non perché siano meno reali, ma perché
sono talmente veloci che stenti a identificarle. Ma se rallenti il tuo ritmo
vitale, rilassandoti, le puoi cogliere pienamente. Hai mai ascoltato il
rumore del silenzio? È una specie di ronzio che senti nelle orecchie
quando non c’è alcun suono. È il sangue che scorre nelle vene e nelle
arterie intorno alle orecchie. Hai mai sentito il tuo battito cardiaco?
Aprirsi a questi “ascolti” ci permette di riconoscere la voce del
nostro corpo fisico, sentirne l’attività incessante. Cogliere
volontariamente questi segnali fa sì che la mente razionale collabori al
processo di comunicazione tra gli organi, le funzioni e la mente inconscia
(che sovraintende anche all’attività fisiologica del corpo).
Aprire questo canale di ascolto è non solo utile per la salute ma
pure per un altro motivo.
Quante volte, dopo una delusione, hai detto “Lo sentivo di
pancia”, oppure “A naso non andava”, oppure “A pelle ero
diffidente”...
Quante volte abbiamo invece avuto ragione nel seguire “quel che
sentivo dentro”. Il cervello istintivo ha una fantastica capacità di recepire
e correlare toni di voce, piccoli lapsus, linguaggio corporeo, analogie e
strutture verbali, e ne trae indicazioni. Inoltre, il tuo inconscio sa sempre
qual è la scelta che corrisponde di più alle tue aspirazioni profonde e alle
tue reali possibilità.
Se si vuole riunificare la propria personalità e ascoltare anche quel
che dice il subconscio, bisogna imparare ad ascoltarsi. Sentire come il
nostro corpo reagisce alle diverse situazioni, al pensiero di far questo o
quello.
Che subpercezioni senti? Che colori ha il film mentale nel quale ti
vedi mentre realizzi il progetto che stai accarezzando? Se osservi queste
subsensazioni, ne ricavi un costante dialogo interiore e unisci le tue
conoscenze razionali con le tue impressioni inconsce.
Non è poco. Gli animali vivono usando unicamente le impressioni, e
se la cavano benissimo.
Solo riscoprendo questo meccanismo bestiale potrai trovare la via
maestra che il destino ha in serbo per te, e quindi scoprire il senso della
tua vita. Il tuo scopo.
Insomma, distinguere la direzione del flusso cosmico che ci trascina
e ci protegge.
Chennesai?! Magari la tua missione è allevare lumache
schettinatrici nel Burundi. E solo così potrai essere veramente felice.
Ma come lo scopri, se non segui l’istinto che ti suggerisce di
partecipare a un concorso di striptease e lancio del cocomero
che si terrà ad Amsterdam, grazie al quale conoscerai la lumaca
della tua vita?
Ora che ho illustrato l’importanza di scoprire l e subsensazioni, ti
propongo un esperimento per entrare subito in questo livello di sintonie.

CHIUDERE GLI OCCHI, APRIRE I SENSI


Respira, rilassati, stiracchiati, sorridi, sbadiglia, mettiti in posizione
comoda e resta cinque minuti così, semplicemente ad ascoltare. Dopo
circa trenta secondi, inizierai a sentire questo livello percettivo. Non
cercare di catturare o di ascoltare a lungo, le singole subsensazioni.
Lasciale scorrere come se fossero note di una canzone. Vedrai che così
facendo questi istanti percettivi diventeranno sempre più frequenti e
udibili. Ripeti questo esperimento per qualche giorno e poi, sempre più
spesso, automaticamente, ti troverai ad ascoltare come “senti” dentro di
te la voce di una persona o che subsensazioni ti provoca starle vicino o
toccarla. Questa riacquistata capacità di trarre indicazioni dalla realtà
introduce a un secondo livello di coscienza. Ed è troppo intrigante e
rassicurante perché tu non ne senta il fascino. Via via che seguirai
l’attrazione sottile che ti spinge a certe scelte, seguendo ispirazioni e
coincidenze, ne trarrai benefici pratici. Svilupperai un nuovo senso della
realtà. La capacità di intuire, almeno a volte, il corso delle cose. Ciò
migliorerà il risultato dei tuoi sforzi e così trarrai nuove gratificazioni che
ti motiveranno a coltivare questo approccio sensitivo alle situazioni.
Attenzione: non nel senso delle esperienze extrasensoriali. Non
parlo di miracoli. “SENSITIVO” nel senso di “sentire”. Se ti guardi in
giro cogliendo globalmente il significato dei particolari più sottili, hai
molte probabilità di evitare di sbattere gli stinchi e la testa contro gli
spigoli che sono lì in bella vista nella loro riverbante concretezza. In
effetti, ogni volta che si sbatte contro uno spigolo ci si stupisce
moltissimo. Pare proprio incredibile che si sia riusciti a farsi male in
modo così stupido. Però non esistono modi intelligenti per farsi male.
6ª chiave
SMETTERE DI AVER PAURA DI CAMBIARE
(com’è che ho ormai capito tutto, ma
in realtà me la faccio sotto dalla paura
alla sola idea di cambiare veramente la
mia vita?)

Non stiamo qui a vedere


com’è successo.[18] Fatto sta che la
vita sembra spesso una pasta
riscaldata condita col caprino marcio.
E fin da piccolo nessuno mi capiva.
Mi hanno separato alla nascita da mia mamma: per tre ore mi sono
sentito orfano e anche lei non stava tanto bene. Ci sono stati dei giovedì
che mi sono sentito proprio di merda. Mi pareva che un'organizzazione
internazionale di aerofagi si fosse data appuntamento in casa mia per
fare un concorso di peti col fischio. Dei giovedì da incubo: lei mi aveva
lasciato, e i componenti di un reparto di polizia di Padova provavano su
di me una partita di nuovi manganelli che dovevano collaudare alla
svelta. E tutte queste esperienze mi hanno un po' scioccato.
È giusto e utile rendersi conto delle origini del nostro disagio, ma è
anche inutile dedicare i prossimi vent’anni a piangere e ad autopunirsi
finanziando l'acquisto della villa al mare del nostro psicanalista. C'è però
una questione prettamente psicologica che non possiamo non affrontare.
Anche dopo aver assimilato le 5 chiavi che ti ho proposto, ti troverai
davanti un ostacolo apparentemente insormontabile. Un freno. Qualche
cosa che dentro di te si oppone all'ascolto, al lasciarsi andare e dice
fermamente:
«Non voglio cambiare!»
Bisogna riconoscere questa volontà. Non combatterla, ma capirla e
soddisfarne le aspirazioni. Non ha senso scatenare una guerra interiore
contro se stessi. Bisogna imparare ad amarsi e a capirsi. Quello che ci
spaventa è che, dopo i primi semplici passi, la coscienza diversa di noi
stessi ci porta a sentire in modo più vivo e potente le nostre emozioni.
La delusione o la gioia, l'ansia o la soddisfazione sono più forti, le
sentiamo con più nitidezza proprio perché abbiamo aperto il canale
dell'ascolto di noi stessi.
Nell'infanzia eravamo capaci di vere e proprie tempeste emotive.
Ci sconquassavano. E spesso erano collegate ai rimproveri e alla
disciplina incomprensibile che veniva imposta a noi animaletti.
Scariche di aggressività e ribellione che finivano per rivolgersi
contro i genitori e gli adulti. Scatti che provocavano riprovazione,
sgridate e rifiuti. Non c'è nulla di più grave per un bimbo del non sentirsi
più in sintonia con il papà e la mamma. È un allontanamento che il suo
cervello inconscio vive in modo drammatico. Per questo abbiamo
imparato a mettere le emozioni sotto vetro e, appena le sentiamo venir
fuori, ci prende il panico.
Abbiamo il terrore di non saper controllare queste scariche emotive.
In quei momenti d'ira o di pianto ci sembrava di essere
posseduti da un demone, il corpo si contraeva, arrossiva,
avvampava, tremava senza che la nostra volontà di bambini
potesse controllarlo.
Non siamo più bambini, possiamo tranquillamente ascoltare
le nostre emozioni senza lasciarci andare necessariamente a
comportamenti asociali.
Quindi, la prossima volta che sentirete partire il freno della paura
delle emozioni, tranquillizzatevi: potete ascoltare la tempesta di
sensazioni che si abbatterà su di voi senza rimanerne sopraffatti.
La potenza della possessione emotiva è fisiologicamente impressionante, ma
non ti farà male. Anzi è benefica. Piangere, ridere, fremere, sentire il cuore che
ti balza in petto o il latte alle ginocchia, sono esperienze vivificanti che
fluidificano le energie e liberano dalle contrazioni profonde. Respira e goditele.
7ª chiave
UNIRSI AL MIRACOLO DELL’ APPARTENENZA COSMICA
Detto così potrà apparirvi una banalità. Ma è una
banalità essenziale.
Facciamo parte di questo mondo in modo inscindibile.
Non c’è alternativa. Siamo in questo universo e ci
resteremo per tutta la vita. La solitudine è un modo di
dire.
Siamo ammassati a miliardi in ogni metro quadrato. Noi e i 5
miliardi di microrganismi che ci considerano la loro calda megalopoli.
Tanti grandi filosofi hanno spiegato che percepire questa
appartenenza cosmica è il piacere più sublime del vivere. L'illuminazione,
il nirvana, lo stato di grazia, il satori, non sono altro che un modo di
percepire se stessi come una scintilla del mondo.
Percepire l’unità tra sé e il resto è una sensazione fisica udibile
concretamente.
In realtà, tutti abbiamo sperimentato questo stato di estasi almeno
qualche volta. Svegliandoci da un bel sogno, sentendo l’amore che
sboccia, trovando la soluzione di un problema. Oppure abbandonandoci a
una risata travolgente.[19]
Qualche cosa del genere possiamo sperimentarlo in un rapporto
sessuale, ed è il modo più semplice di accedere a un tale stato di
coscienza.
LA PENETRAZIONE MORBIDA
Si tratta di far l’amore in modo completamente diverso.
1 • Non avere lo scopo di fare bella figura.
2 • Entrambi i partner hanno voglia di fare un esperimento buffo.
3 • Si respira profondamente e si fa tutto molto lentamente (e si
può anche stare fermi che è meglio).
4 • Dopo essersi massaggiati reciprocamente per un po’ in modo
lento e delicato ci si mette nella posizione della forbice.
Si infila il sesso. Se non è eretto, tanto meglio.

Lubrificate le parti interessate (anche con la saliva) e fatelo


scivolare dentro aiutandovi con le dita, usando la famosa tecnica “strizza
il tubetto del dentifricio”. Non è facile, ma se riuscite a guidare un’auto in
centro nell’ora di punta, potete riuscire anche in questo.
5 • La posizione della forbice permetterà al pene di restare inserito
anche non eretto. Trovata la posizione giusta perché ciò accada (e lui
resti dove deve restare), approfittatene per non fare nient’altro.
Immobili. Ascoltate soltanto il vostro respiro. Rilassate il basso ventre, la
zona del pube e dell’ano.

Lascia
che il tuo
respiro
arrivi
fino
a

Se respirando non riesci a rilassare


completamente la zona genitale, prova con
l’esercizio del palloncino pieno d’acqua (vedi il
capitolo sulla “Terza chiave”).
Rilassando questa zona si aumenta la capacità di provare piacere.
Se sei femmina dovresti poi provare a contrarre i muscoli vaginali. Inizia
facendo il movimento che utilizzi per bloccare la pipì. Poi prova a trovare
altri movimenti.
6 • L’importante comunque è restare in questa posizione di calma
per 35 minuti (non importa se sei già venuto dopo 35 secondi. Stai fermo
lì).

FARLO AL RALLENTATORE

Dopo 35 minuti circa si verifica una reazione fisiologica. Le onde


cerebrali si omogenizzano, diventano simili.[20] È un fenomeno reale
misurabile con opportuni strumenti. Provoca un diffuso senso di piacere e
di appagamento, e un morbido calore in una zona, grande quanto una
mela, situata sotto l’ombelico. Goditi questo stato di grazia. Stai
sperimentando un “orgasmo di valle”. Poi puoi concludere il rapporto
sessuale con un orgasmo normale, ma puoi anche addormentarti, così e
gusterete un pieno e profondo appagamento (e, se sei maschio e non sei
venuto, non sperimenterai la tipica sensazione di gonfiore ai testicoli
anche se non sei venuto).[21]

La meditazione dev’essere passiva

Un altro modo di percepire questa dimensione che supera i confini


dell’individuo è la meditazione passiva. Consiste nel mettersi comodi
(sbadigliare, sorridere, ecc.), non fare nulla, non opporsi ai pensieri, ma
neppure spendere energie nel seguirli. I pensieri arrivano, li guardi, li
lasci andare, ne arrivano altri intervallati da istanti di distrazione o di
semplice ascolto di sensazioni. La cosa più importante è distrarsi. In
quegli attimi, mentre la mente razionale si spegne, le nostre energie,
non più impegnate nel pensiero verbale, sono libere di ristorare il corpo.
Le tensioni si allentano, circola più ossigeno, i ricettori del piacere si
aprono e la nostra mente inconscia percepisce di partecipare a qualche
cosa di più vasto del corpo fisico.

Se la meditazione passiva statica non ti riesce, prova la meditazione passiva


dinamica. È facilissima.

Se hai difficoltà a rilassarti e a lasciarti andare, prova a correre fino a sentirti stanco. Poi
lasciati crollare a terra. Per recuperare le energie, il corpo spegnerà la mente razionale e
tu potrai veleggiare verso sensibilità più sottili.

ORA CHE POSSIEDI QUESTE SETTE CHIAVI, HAI FATTO UN GRANDE PASSO
VERSO IL TUO BENESSERE. HAI MOLTE PIÙ PROBABILITÀ DI FAR PARTE DI
QUEL 33% DI PERSONE CHE GUARISCONO DA TUTTE LE MALATTIE E CHE,
QUANDO MUOIONO, LA GENTE DICE:

«INCREDIBILE!
L’HO VISTO IERI.
STAVA COSÌ BENE!»

ATTENZIONE.

CI SONO MOLTE PERSONE CHE DIVENTANO FANATICHE


DELLA MEDITAZIONE (come altre diventano fanatiche del calcio, della
rivoluzione comunista, dei videogames, del sesso o degli psicofarmaci).
LA MEDITAZIONE È UN’ESPERIENZA IMPORTANTE PER MOLTI.
MA PER ALTRI NON VA BENE.
CI SONO ALMENO 1.000 SAGGI CHE CI DICONO CHE PUOI ESSERE “PRESENTE
A TE” FACENDO QUALSIASI COSA.
PUOI MEDITARE BALLANDO, MANGIANDO, PASSEGGIANDO, CURANDO I
FIORI, LAVANDO I PIATTI, FACENDO L’AMORE O QUALUNQUE ALTRA COSA
ECCETTO LA DICHIARAZIONE DEI REDDITI.
Tutte le persone che sono abbastanza soddisfatte della loro vita
passano un certo tempo ogni giorno a ascoltare la sensazione di essere
lì, in quel momento a fare quel che stanno facendo. Non importa cosa,
importa ascoltare.
Mi ascolti?
LIBRO TERZO
COME GUARIRE
DALLE MALATTIE
(con indicazioni specifiche sui singoli malanni e alcune
prescrizioni divertenti)
DECALOGO DEL MALATO CHE GUARISCE
Alcune malattie guariscono da sole.
Perché curare un'influenza? Che senso ha abbassare la febbre? La
febbre è la cura che il corpo ha scelto. Serve per uccidere i batteri. Il
corpo ha fatto un sacco di fatica per provocare la febbre e tu, bestia,
pigli l’aspirina!
Prendere medicinali ha senso solo se sopravvengono complicazioni
gravi, o se il paziente hameno di 3 anni, o più di 80, o è già gravemente
debilitato. In questi casi, l’influenza e la febbre oltre i 38° può essere
pericolosa (ed è meglio consultare il medico).

Discorso sui farmaci


L’aspirina non cura l’influenza. Abbassa la febbre e attenua i
sintomi. Ma se attenui anche i sintomi dell’influenza, come fa il tuo corpo
a capire che cosa ha? Pigliare l’aspirina è un insulto alle tue capacità di
autocura.
Certo, se uno soffre in modo insopportabile, è giusto che prenda
antidolorifici. Ma l’influenza non dà sintomi così terribili. Certo, magari sei
costretto ad andare lo stesso al lavoro, oppure non sopporti neppure
l’idea di avere un piccolo malanno... ma se pigli l’aspirina non agisci in
modo sensato.
Tra l’altro, ancor oggi, nessuno sa percheccavolo l’aspirina funzioni,
e come funzioni realmente. Lo so che pare incredibile, ma è così. Questo
mistero sui reali meccanismi attivati dai principali farmaci dovrebbe
consigliare tutti a usarli con molta parsimonia.
Le medicine vanno prese solo se c’è pericolo.
Sennò ci si può curare con metodi non aggressivi. Ad esempio, un
bel bicchiere di latte caldo con il miele e il cognac, o seppellirsi sotto le
coperte per sudare, sono rimedi che valorizzano lo sforzo del corpo nel
combattere l’influenza. Oppure potete scegliere il metodo macrobiotico:
riso integrale biologico bollito, poco sale e poco olio e qualche spicchio
d’aglio. I raffinati che amano le erbe possono consumare propoli e
pastiglie d’aglio deodorato. I duri, uno spicchio d’aglio sbucciato unto
d’olio d’oliva a mo’ di supposta. L’influenza durerà comunque quei 3 o 4
giorni. Ci si cura più che altro per rassicurarsi e alleviare i sintomi, ma in
realtà tutti questi sistemi fanno poco. Né più né meno dell’aspirina, o
degli antibiotici.

Gli antibiotici vanno presi con le pinze


L’influenza è provocata da un virus, gli antibiotici uccidono i batteri.
I virus non sono batteri. Checcavolo serve prendere gli antibiotici? A
niente. È utile solo nel caso ci sia il rischio di complicazioni gravi
(polmonite, ecc.). Cioè nel caso che l’indebolimento, causato dalla
malattia, permetta lo sviluppo di gravi infezioni batteriche. Ormai anche
gli organismi medici internazionali si sono accorti del rischio enorme
provocato dall’uso indiscriminato degli antibiotici. Infatti, ogni strage di
batteri comporta un passo avanti nella selezione genetica di questi
microrganismi, che stanno diventando sempre più immuni agli antibiotici.
Insomma, nel vano tentativo di evitare qualche giorno di malessere,
stiamo selezionando nuove razze di batteri antibioticoresistenti e muniti
di laser incorporato. Diventeranno alti due metri, mangeranno piombo e
cagheranno tempesta. Saremo noi i loro virus e ci massacreranno a
martellate.

NON MITIZZIAMO LA MEDICINA

IL NOSTRO CORPO È ANCORA IL MEDICO MIGLIORE

Ci sono molte idee sbagliate intorno alla medicina (a tutti i tipi di


medicina). I medici sono meno bravi di quel che vorrebbero farci credere.
È opinione diffusa che sia stata la medicina moderna a elevare così
tanto il livello di sopravvivenza e longevità. Questo è falso.
La grande riduzione della mortalità in Europa e Nord
America è avvenuta prima che le medicine moderne arrivassero
alle popolazioni. Fu provocata non dall’abilità dei medici, ma
dall’aumento della quantità di cibo, dall'arrivo dell’acqua
corrente dalle fognature, dai servizi di nettezza urbana, dall’uso
dei disinfettanti, degli insetticidi e del sapone, dal
miglioramento generale delle condizioni igieniche, dovuto alla
maggior ricchezza e alla scolarizzazione di massa. La penicillina,
il primo antibiotico, inventato nel 1936, arrivò sul mercato
soltanto negli anni ’40.
Ancor oggi dobbiamo la crescente longevità alla qualità dei cibi, al
riscaldamento delle case, alla disponibilità di vestiti, alla migliore
situazione dei posti di lavoro, alla progressiva razionalizzazione
dell’alimentazione e alla crescita della cultura della salute fisica più che
alle medicine. E ovviamente sono convinto che l’enorme proliferare di
spettacoli comici e la crescita della cultura del ridere abbia dato un
notevole contributo alla salute dei popoli.
Oggi circa il 50% degli spettacoli (film e tv) e dei libri “consumati”
sono comici. Le opere ridicole sono in testa a tutte le classifiche. Basta
andare a vedere a che livello stavano agli inizi del 1900 per capire
quanta strada sia stata fatta.
Raccontavano delle barzellette che non si sa come potessero far
ridere! D’altra parte, bisogna osservare che i benefici delle medicine
sono stati in parte vanificati da un consumo esagerato di pillole e
iniezioni che spesso provocano effetti collaterali pessimi. Lo stesso vale
per i ricoveri ospedalieri, che statisticamente generano una certa
percentuale di malattie contratte proprio in ospedale.[22]
LE MALATTIE CRONICHE
Ci sono malattie da 36 ore, piccole infezioni e squilibri passeggeri.
Poi ci sono le malattie che non guariscono da sole.
Quasi sempre in questi casi non si tratta di malanni mortali, ma di
un problema di comunicazione. Il subconscio è vittima di un malinteso,
non capisce bene di che malanno si tratti. Qualche cosa lo confonde. La
cura di base per tutti questi casi è l’ascolto. Cercar di ascoltare le
sensazioni sottili aiuta il corpo a informarsi su quel che gli sta
succedendo.
O.K., questo è tutto. Lo so che come decalogo, essendo di soli 5
punti, è un po’ breve (chiamiamolo allora “pentalogo”). A volte la mia
capacità di sintesi stupisce anche me. Da giovane soffrivo come
eiaculatore precoce. Poi ho scoperto che, nell’eiaculazione letteraria, la
rapidità aveva i suoi vantaggi.
INDICE DELLE TERAPIE MIRACOLOSE
Comicoterapia di base

Qualunque malattia vi colpisca, incominciate la cura vedendovi


qualcuno dei seguenti film comici:
ALTO, BIONDO, CON UNA SCARPA NERA, regia di Yves Robert, con
Bernard Blier e Jean Rochefort.
A QUALCUNO PIACE CALDO, regia di BillyWilder, con Jack Lemmon,
Tony Curtis e Marilyn Monroe.
FRANKESTEIN JUNIOR, regia di Mel Brooks, con Gene Wilder, Peter
Boyle e Marty Feldman.
GHOSTBUSTER, regia di Ivan Reitman, conBill Murray, Dan Aykroyd
e Harold Ramis
IL DOTTOR STRANAMORE ovvero come imparai a non preoccuparmi
e ad amare la bomba, regia di Stanley Kubrick, con Peter Sellers, George
C. Scott, Sterling Hayden.
I SOLDI DEGLI ALTRI, regia di Norman Jewison, con Danny De Vito,
Penelope Ann Miller, Gregory Peck.
LA CARICA DEI 101 di Walt Disney.
LA DONNA CHE INVENTÒ LO STRIP TEASE, regia di Mervyn Le Roy,
con Natalie Wood, Rosalind Russel e Karl Malden.
LA RETATA, regia di Tom Mankiewicz, con Dan Aykroyd, Tom
Hanks, Cristopher Plummer.
LA STANGATA, regia di George Roy Hill, con Robert Redford, Paul
Newman, Robert Shaw.
LO STRIZZACERVELLI, regia Michael Rithie, con Dan Aykroyd,
Walter Matthau e Charles Grodin
LO SVITATO, regia di Carlo Lizzani, con DarioFo, Franca Rame e
Giorgia Moll.
SCUSI DOV'È IL WEST?, regia di Robert Aldrich, con Gene Wilder,
Harrison Ford, Ramon Bieri.
THE BLUES BROTHERS, regia di John Landis, con John Belushi, Dan
Aykroyd, Kathleen Freeman .
TOOTSIE, regia di Sydney Pollack, con Dustin Hoffman, Jessica
Lange e Teri Garr.
TUCKER, regia di Francis Ford Coppola, con Jeff Bridges, Joan Allen,
Martin Landau.
TUTTO IN UNA NOTTE, regia di John Landis, con Jeff Goldblum,
Michelle Pfeiffer, Irene Papas.
TUTTO QUELLO CHE AVRESTE VOLUTO SAPERE SUL SESSO (e non
avete mai osato chiedere), di Woody Allen, con Woody Allen, Lyn
Redgrave e Anthony Quayle.
UN PESCE DI NOME WANDA, regia di Charles Crichton, con John
Cleese, Jamie Lee Curtis, Kevine Kline.
UNA POLTRONA PER DUE, regia di John Landis, con Eddie Murphy,
Dan Aykroyd e Ralph Bellamy.
VENDESI MIRACOLO, regia di Richard Pearce, con Steve Martin,
Debra Winger, Liam Neeson.
UN BIGLIETTO IN DUE, regia di John Hughes, con Steve Martin,
John Candy e Laila Robbins.
MA CHE SIAMO TUTTI MATTI?, regia di Jamie Uys, con Nxau, Lena
Farugia e Hans Shydom.
BABY BIRBA - Un giorno di libertà, regia di Patrick Read Johnson,
con Joe Mantegna, Lara Flynn Boyle.
INOLTRE: tutti i film di Totò, Alberto Sordi, Vittorio De Sica, un paio
di Benigni, di Pieraccioni, di Troisi, di Chaplin e Buster Keaton e
shakerare! (consumarne uno dopo ogni pasto principale e ricordarsi di
ridere sguaiatamente).
Anche stare 10 minuti al giorno in posizione da sorriso a 60 denti è
utile.
MASSAGGIO A 5
L’unico modo per guarire dall’influenza in 45 minuti, e ottenere
altri prodigi.

Cinque persone massaggiano il paziente. Due si occupano delle


mani, due dei piedi e uno della testa.
Il massaggio deve essere il più delicato possibile. Soprattutto quello
alla testa deve essere quasi impercettibile.
Il massaggiato deve stare comodo e va mosso con estrema cura
senza far assumere alle sue articolazioni posizioni scomode o tese.
Anche i massaggiatori devono stare a loro agio.
Dopo 35 minuti (come si è detto a proposito della penetrazione
morbida, 7ª chiave UNIRSI AL MIRACOLO DELL’ APPARTENENZA COSMICA ), si
verifica una sintonizzazione delle onde cerebrali tra massaggiatori e
massaggiato (il che è piacevole anche per i “terapisti”).
Inoltre la sollecitazione contemporanea di zone così sensibili come
gli arti e il cuoio capelluto fa sì che (se il massaggio è sufficientemente
armonizzato e delicato) arrivi una miriade di segnali al cervello, tanto
simili da mandare in tilt la mente razionale e provocare uno stato di
abbandono molto profondo.[23]
I monaci orientali impiegano anni di esercizi per arrivare a questo.
Restare una decina di minuti in questo stato è sufficiente per
liberare energia e ottimizzare le funzioni biologiche.
Dopo 45 minuti di trattamento, si lascia che il paziente si
addormenti in compagnia di qualcuno che gli stia vicino. Infatti la delizia
che ha provato è talmente intensa da rendere consigliabile una presenza
amica nella fase di uscita da questo vero e proprio “bagno di affetto”.
Per fare un ottimo “massaggio a 5” è sufficiente essere dotati di
buona volontà e di senso della lentezza. L’errore più diffuso è
massaggiare troppo velocemente o con troppa forza. I movimenti
devono essere davvero lentissimi, e quasi impercettibili. È strano che
molta gente trovi così difficile praticare un movimento veramente lento.
Abbiamo sperimentato questa terapia centinaia di volte, e sempre
le reazioni sono state entusiastiche. Ciò avviene perché, fin dalla prima
volta, si sperimenta uno stato di coscienza del tutto diverso e
profondamente appagante. L’abbiamo provata per curare piccoli
malanni. Si è dimostrata assolutamente risolutiva in casi di influenza,
sinusite, dolori mestruali (se s’interviene immediatamente prima
dell’inizio del periodo), mal di testa, tonsillite.
Non abbiamo avuto ancora occasione di sperimentarla su altre
malattie, ma sono convinto che si tratti di una cura veramente efficace e
spero che altri si convinceranno a condurre ricerche specifiche per
verificare le nostre esperienze.
Intanto possiamo dire che un metodo analogo, con 5 massaggiatori
che frizionano il corpo del paziente con oli particolari, da secoli fa parte
dei rimedi della medicina tradizionale indiana (l’Aiurvedica). E in
America, il d o t t o r Doman ha sperimentato da trent’anni
l’iperstimolazione di gruppo su bambini cerebrolesi e persone in coma.
Quattro-cinque operatori massaggiano il paziente con materiali di
diverso tipo: legno, stoffe, pietre, spazzole, carta, ecc. Poi muovono il
corpo del paziente, infine usano la voce e la musica. Così attraverso i
canali percettivi, riescono a stimolare il cervello del paziente.
Si tratta di terapie che durano fino a 8 ore al giorno, per anni. Ma i
risultati sono sconvolgenti. Si arriva fino a un 30% di bambini che
riprendono a camminare e un 20% che riacquistano la vista. E sono tutti
casi nei quali la medicina moderna non vedeva possibilità di
miglioramento.
DORMIRE IN ACQUA

Un tubo galleggiante o due salvagenti gonfiabili a ciambella sotto le


ginocchia e un cuscino da viaggio sotto la nuca, immergersi nell’acqua di
una piscina termale (a 34 gradi di calore). Restare così a galleggiare
rilassati, respirare, meditare, ascoltarsi, fantasticare, dormire. È
grandioso. In 45 minuti cadi in uno stato di rilassamento profondo di
poco inferiore a quello che si ottiene con il massaggio a 5. Volendo, una
persona può trascinarti delicatamente nell’acqua segnando un percorso a
zig zag, per sciogliere così la spina dorsale. Ti tira prendendoti per le
caviglie o per le ascelle. Oppure ti abbraccia e, con le mani appoggiate
sulla schiena, segue il movimento spontaneo del tuo respiro. Molto bello.
Il massimo comunque è se ti fanno il massaggio a 5 in acqua mentre
galleggi coi cuscini. Stratosferico.
NON TI FREGA PIÙ NIENTE DI NIENTE.
Tecnicamente il grande potere dell’acqua calda sta nel rilassamento
che induce e nella sollecitazione di tutti i ricettori della pelle (per cui il
cervello razionale, inondato di stimoli, tende a spegnersi).
Questo metodo è stato inventato da Gunter Freude per curarsi
un’artrite che, poco più che ventenne, lo costringeva sulla carozzina a
rotelle per molti mesi all’anno.
SONNO
Dormire rigenera le energie e permette al corpo di usare tutte le
forze per ottimizzare le funzioni fisiologiche. Nell’incoscienza del sonno
torniamo a essere tutt’uno con il creato. Dormire è una forma potente di
esplorazione inconscia e di meditazione passiva. Molti disturbi spariscono
semplicemente dormendo in modo profondo. E anche la lucidità mentale,
la creatività e l’immaginazione, dipendono dalla quantità e dalla qualità
di sonno. Non date retta a quei dottori che dicono che dopo i 40 anni si
può dormire meno. Non si può mai dormire meno di 9 ore per notte
senza intaccare le proprie energie vitali e far ricorso a riserve che invece
devono usarsi solo in casi di emergenza come i periodi di crisi, le
malattie gravi e i momenti di pericolo.
Dormire galvanizza lo spirito, dà il buonumore, evita gli sprechi energetici e gli
inquinamenti, e rende meno frequenti gli errori, i malintesi e gli infortuni.
Quando dormiamo siamo perfetti.
Non rinunciate a questo elisir di lunga vita e di felicità. Non è vero
che chi dorme non piglia pesci. La via lenta alla vita vi farà pigliare forse
meno pesci ma non vi perderete quelli migliori (vedi anche nel prossimo
capitolo, la voce: “insonnia”).
MOVIMENTO RALLENTATO
Ne abbiamo già parlato (vedi capitolo: RILASSARSI) e ne parleremo
ancora a proposito di dolori articolari, mal di testa e nel capitoletto su
come curare i segni della vecchiaia.
Il movimento rallentato è un’autoterapia formidabile. Richiede un
minimo di pazienza e calma, ma ne vale la pena. Per farlo devi applicarti
a muoverti veramente al rallentatore. La prova che ci riesci sul serio è
che la zona interessata si scalda, formicola o sembra aumentare di peso.
Basta riuscirci una sola volta per imparare tutto quello che c’è da
imparare.
Nonostante questo, le persone hanno difficoltà ad accostarsi a
questa tecnica. Nella nostra civiltà maniaca della grandezza, ricca e
consumista, pare assurdo che un piccolo movimento lentissimo possa
ottenere un vero grande risultato. Ma è così. I cinesi praticano tecniche
analoghe da secoli.
Sembra assurdo poi che per ottenere i migliori risultati da questa
tecnica non vi sia proprio nient’altro da sapere oltre alla necessità di
produrre un movimento davvero lento. Possibile che sia così facile? In
effetti per molti è difficilissimo. Ma non c’è proprio nient’altro da
imparare.
Muovete tutti i muscoli che potete nella zona che volete
curare e fatelo il più lentamente possibile.
Oltre ai disturbi che già abbiamo citato, c’è da dire che muovere
veramente tutti i muscoli del corpo riuscendo a controllarli pezzo per
pezzo, è una terapia che ha dato risultati strabilianti nelle malattie che
provocano la degenerazione dei muscoli. Da una parte si rallenta il
decadimento, dall’altra si riesce a sostituire in parte i muscoli inerti con
altre fasce muscolari educandole a muoversi in modo appropriato.
Infine il movimento totale, secondo alcuni, solleciterebbe lo
sviluppo della mente. Infatti ogni muscolo sarebbe collegato a una
precisa zona del cervello. Riattivando i muscoli che generalmente non
utilizziamo, o utilizziamo male, si otterrebbe un risveglio delle zone
cerebrali a essi collegate.
AUTOMASSAGGIO PIACEVOLE
Era una notte buia e tempestosa, una colica mostruosa mi
sconquassava i visceri. Non avevo in casa analgesici, e avevo già
verificato che il movimento rallentato è miracoloso per i dolori
articolari e la calvizie, ma non c’entra nulla col mal di pancia.
La meditazione e l’autoascolto mi aiutavano a sopportare il dolore,
ma non riuscivano a scioglierlo. Era evidente che dentro di me si stava
svolgendo una battaglia titanica nella quale i miei organi cercavano di
riequilibrarsi. Per rendere meno doloroso il conflitto, dovevo trovare un
efficace sistema d’intervento.
La medicina tradizionale cinese vede il corpo come una rete di
canali dove scorrono l’energia maschile yang e l’energia femminile yin.
La malattia dipende da uno squilibrio tra queste due energie. Lungo i
canali ci sono dei punti che, manipolati, funzionano come rubinetti e
permettono di regolare il flusso dell’energia ristabilendo l’equilibrio negli
organi malati. Se fossi stato un abile agopuntore avrei potuto usare un
ago sottilissimo per rimuovere la causa energetica della colica e far
cessare subito il dolore.
Purtroppo non lo ero. Però mi venne un’idea. Da anni sono convinto
che il corpo comunica alla mente razionale le sue esigenze
preferibilmente attraverso il piacere. Ricorre al dolore solo se non c’è
altra possibilità. Pensai allora che, se avessi esplorato il mio corpo
massaggiandolo centimetro per centimetro, avrei trovato, lungo i canali
energetici, dei punti gradevoli da massaggiare. Questi punti dovevano
essere i rubinetti giusti da manipolare per placare la tempesta
energetica che stava triturandomi.
Se avessi massaggiato quei punti uno per uno, fino a che persisteva
la sensazione di piacere, avrei alla fine ristabilito l’equilibrio nella mia
pancia.
Praticamente si trattava di fare un massaggio sotto dettatura.
Volevo affidarmi alla saggezza del mio corpo biologico e
seguire le indicazioni che lui mi impartiva attraverso le
sensazioni piacevoli.
Iniziai. Non fu facile perché il dolore era forte. Cominciai dalle dita
dei piedi e iniziai a trovare dei punti che mi inviavano tenui segnali
gradevoli, che insistendo si intensificavano. Provavo a toccare ogni zona
in modi diversi, lievi carezze, pressioni, frizioni, grattini… fino a trovare il
modo che dava un qualche piacere. Dopo circa 5 minuti, sentii che il
dolore stava allentando la sua morsa. Continuai ancora per mezz’ora, e
alla fine
IL MALE ERA SPARITO,
e mi addormentai. Da allora ho sperimentato su di me numerose altre
volte questa tecnica, non ho più coliche ormai da tre anni, e ne ho tratto
giovamento per tutta una serie di altri malanni collegati a un cattivo
funzionamento degli organi (ovviamente ho superato la gastrite anche
perché ho modificato il mio modo ansioso di vedere la vita e ho
rinunciato a lavorare in modo stressante).
È proprio l’uovo di colombo.
L’unico problema è che non la si può praticare sugli altri, perché
solo tu puoi sapere esattamente come ti piace in quel punto, istante per
istante. Ammetto che su questa tecnica la mia sola testimonianza è poco
convincente. Però devi ammettere che l’idea di poterti curare seguendo i
messaggi di piacere inviati dal corpo biologico è affascinante (oltre che
antica). Provaci, di sicuro non rischi di farti male. Se funziona, scrivimi
due righe. Ogni medicina ha bisogno di cavie volontarie.
IL MASSAGGIO E LE COCCOLE
Non si vive di solo pane. L’essere umano ha naturalmente bisogno
del contatto fisico con i suoi simili. I nostri progenitori passavano ore a
spulciarsi, grattarsi, pulirsi, o semplicemente a stare uno attaccato
all’altro. Dormivano anche tutti insieme.
Noi, al confronto, soffriamo di una quasi totale mancanza di contatti
fisici amicali o parentali. Per molti, l’attività sessuale è l’unico momento
di contatto fisico. E questo non aiuta ad avere una sessualità serena.
Il rapporto di coppia è chiamato a colmare un vuoto troppo grande,
per cui viene sovraccaricato di aspettative e ansie.
Le coccole sono un presupposto essenziale per vivere in buona
salute. Confortano, tranquillizzano e ristorano.
Perché non si può passare una serata con gli amici e le amiche a coccolarsi e
massaggiarsi?
Qui c’è un grosso problema sociale, perché le nostre consuetudini e
tradizioni non prevedono simili passatempi. Tutto ciò che ha a che fare
col corpo è relegato in una zona di ansia, sessualità e peccato. Da più di
dieci millenni ormai è così. Ma forse è arrivato il momento di cambiare.
L’APPOGGIO
Abbiamo già parlato del rilassamento e del sistema del palloncino.
Aggiungo qui che la tecnica del rilassamento “del palloncino” ci introduce
a un settore di ricerca di nuovi procedimenti terapeutici. Ne è un
esempio la terapia dell’appoggio sulla quale lavora Vezio Ruggieri,
professore presso la facoltà di psicologia di Roma. L’idea di fondo è che
alla base delle contrazioni inconsce ci sia un atteggiamento tipo “stare
sulle spine”, “essere seduti sull’orlo della sedia”, “vivere in punta di
piedi”. Qualche cosa che potremmo chiamare “tensione verso l’alto” o
“essere sospesi” o “non pesare completamente sui propri piedi”. Un po’
come camminare con un sassolino nella scarpa.
Applicare la tecnica del palloncino a tutto il proprio corpo, “sentirsi
ben appoggiati” dentro di sé e sulle superfici, stando sdraiati o seduti,
ascoltare il continuo fluire dei punti d’appoggio mentre si cammina,
sembra proprio essere un efficace approccio all’autoterapia. E questo ci
rimanda all’importanza “dell’immagine di sé”, di come ci pensiamo.
To apply the balloon technique to one's whole body, "to feel well
supported" inside oneself and on surfaces, lying down or seated,
listening to the steady flow of the points of support while one walks,
seems precisely an effective approach to self-therapy. And this takes us
back to the importance of "self-image", of how we think about ourselves.
Scoprire l’immagine positiva di noi stessi, il nostro essere un
granello vitale del miracolo cosmico è il primo piccolo cambiamento che
ci dà la chiave per iniziare questa fantastica, incredibile esplorazione del
mistero della nostra esistenza.
RESPIRAZIONE
Abbiamo già parlato di questa formidabile tecnica di autocura nel
capitolo che parla della 3ª chiave: RESPIRARE.

TERAPIA DEL DOLORE

Ci sono casi nei quali neanche l’automassaggio piacevole ti può


tirare fuori dai guai.
È il caso del mal di denti, ad esempio. Un ascesso è un processo
meccanico di gonfiamento doloroso provocato da un’infezione che solo
un’incisione può risolvere. Se è notte, non hai analgesici né dentisti a
portata di mano, l’unica cosa che puoi fare è sopportare. In casi simili,
l’unica cosa è prendere il dolore per il verso giusto.
Innanzi tutto bisogna separare il dolore dalla paura del dolore.
Spesso infatti la tensione psicologica agisce da moltiplicatore del male.
C’è da dire subito che la sofferenza ha un tetto fisiologico. Schiacciarsi un
dito o maciullarsi un braccio non fa molta differenza. Inoltre, aldilà di un
certo livello, il corpo decide che il dolore è troppo e quindi si cade in uno
stato confusionale, si sviene o si muore.
Quindi non c’è da temere. Rinfrancati dall’esistenza di questo
fantastico meccanismo di auto-bloccaggio del dolore, puoi quindi
affrontarlo con calma e determinazione. Che fare?
La strategia deve mirare a far scattare il più presto possibile uno
stato di abbandono mentale. Quanto più tu resisti al dolore, tanto più
attivi la mente razionale e la volontà e tanto più a lungo soffri. Al
contrario bisogna cessare ogni resistenza. Abitualmente tendiamo a
circondare il dolore con un’area di contrazione. Prova invece a non
interferire, a lasciare che il dolore si espanda. Per qualche istante il male
aumenterà d’intensità, finché raggiunto il culmine, scatta qualche cosa e
il cervello entra in uno stato di torpore che ti porta rapidamente al sonno
(o al coma... ma via, cerchiamo di essere ottimisti!).
Un’altra tecnica per annullarsi davanti alla sofferenza me l’ha
suggerita Cinzia Lenzi. Consiste nel rilassarsi immaginando che il corpo si
espanda e che cessino di esistere i confini tra sé e il letto, l’aria e tutto il
resto. Una notte in cui ben quattro denti del giudizio mi tormentavano le
gengive, sperimentai un’altra figurazione estremamente efficace per
mettere K.O. la mente razionale e non registrare il dolore. Immaginai di
morire. Mi dissi “O.K. sto per morire, non ce la faccio più, muoio! Addio
tramonti, donne fantastiche, imprese colossali. Ho vissuto abbastanza,
ho avuto un’immensa fortuna quasi tutti i giorni. Ecco muoio. Click”. E ho
fatto come se stessi morendo, mi sono rannicchiato, compattandomi tra
le lenzuola e ho fatto “click” dentro di me, spegnendo la luce e cercando
di accettare con un mezzo sorriso qualunque cosa fosse successa.
Insomma, mimai la morte migliore che potessi immaginare. Non fu difficile,
anche perché sapevo che è molto raro morire per una cosa del genere. Infatti
non morii.
In compenso il dolore diventò un evento che percepivo, ma al di là
della dimensione nella quale vivevo. Non so come spiegarlo meglio. Poi
mi addormentai. Il giorno dopo, i denti del giudizio avevano finalmente
perforato le rispettive gengive, e io avevo soltanto un normalissimo male
cane.
DIETA
“Tu sei quel che mangi” dice uno slogan della macrobiotica.
E fin qui è tutto chiaro. I problemi nascono quando ci si pone il
problema di che cosa sia meglio mangiare (ed essere).
Magari uno apprezza i principi nutrizionali della
macrobiotica, ma non vorrebbe mai essere un involtino di tofu e
salsa di soia.
Tu cosa vorresti essere?
La medicina moderna esalta la dieta mediterranea in voga
cinquant’anni fa: poca carne, pochi grassi e latticini, cereali e verdure di
stagione e frutta in abbondanza.
I vegetariani sostengono che bisogna eliminare i grassi animali
perché sono insalubri e amorali. I macrobiotici esaltano l’alimentazione
composta da un 50% di cereali integrali biologici e un 40% di verdure e
un 10% di alghe, semi vari, frutta cotta e mostruosità culinarie
giapponesi. Sostengono che questa è l’alimentazione più adatta alla
biologia dell’uomo.
“Col cavolo!”, ribattono i crudisti, “l’umanità per migliaia di anni non
ha mangiato cereali cotti!”. Bisogna cibarsi solo di verdura e frutta cruda.
Molta frutta. Il pane uccide! E poi l’uomo primitivo ci metteva giorni a
trovare 50 grammi di cereali.
“Pazzi!” dicono altri, “l’umanità non può sopravvivere senza il più
tradizionale alimento che ci ha sostenuto per milioni di anni: gli insetti!”.
Ora razionalmente hanno ragione gli insettisti, ma gli psicosomatici
[24] non sbagliano a sostenere che mangiare vermi, formiche e
cavallette vive, fa talmente schifo che la conseguente depressione ha
effetti più nocivi sull’organismo di quanto siano positivi quelli della dieta
insettivora.
Io sono arrivato alla conclusione che per trovare
un’alimentazione equilibrata bisogna seguire i desideri e il buon
senso. Soprattutto il buonsenso. Se mangi carne non rinunciare
alla Coca Cola. È un potente corrosivo, ti aiuta a sciogliere le
bistecche. Ma se mangi solo soja e gioia, non bere Coca Cola. Se
non trova le bistecche da sciogliere, ti scioglie le budella.
Anche alcune rigide prescrizioni alimentari vanno prese con
circospezione. È vero che l’umanità dei primordi era vegetariana e
insettivora come lo sono oggi i gorilla, i nostri parenti più vicini; però è
anche vero che, circa una volta al mese, gli scimmioni sono presi da una
strana frenesia che li porta a sbranare piccoli mammiferi e a divorarli
crudi.
Ugualmente, la rigida prescrizione della macrobiotica che vieta i
latticini è un po’ sospetta. Negli anni ’70 i brasiliani si lamentarono che il
latte in polvere inviato come aiuto alimentare dagli Usa provocava loro
dolori di pancia. Gli statunitensi dissero allora: “Stupidi! Il latte in polvere
va sciolto in acqua sennò è chiaro che vengono i dolori!”.
“Col cavolo che lo mangiamo asciutto, non siamo mica fessi”
risposero i brasiliani.
“Allora è perché usate acqua non bollita e vi bevete dei coliformi
fecali che sembrano anguille” replicarono i nordamericani.
“Non siamo mica cerebrolesi!” si incazzarono i brasiliani. A questo
punto a qualcuno venne voglia di indagare meglio sulla questione. Così
analizzarono i liquidi gastrici di un certo numero di brasiliani e scoprirono
che non avevano un particolare enzima che rende digeribile il latte. Si
scoprì anzi che questo enzima ce l’hanno solo I popoli che hanno basato
la loro dieta sui latticini per millenni.[25]
I cinesi e i giapponesi non sanno neanche cos’è il
formaggio, e bere il latte è per loro una pratica disgustosa.
E hanno ragione, visto che non hanno neanche l’ombra degli enzimi
per digerirlo.
Così non è del tutto stupido che la macrobiotica, nata in Giappone,
sostenga che il latte fa malissimo. È vero. Per loro.
Quindi credo che ognuno debba formarsi un suo progetto di
alimentazione seguendo istinto o desideri senza prendere niente in modo
troppo rigido.
Ci sono però alcuni principi generali che credo tutti possano
condividere.
1 • Non mangiare troppo. 1700-2000 calorie sono più che sufficienti
per mantenersi in splendida forma. Bisognerebbe mangiare solo finché si
ha fame e non arrivare mai a sentirsi la pancia scoppiare. Anzi
dovremmo alzarci da tavola con ancora un filo di appetito.
2 • La prima digestione avviene in bocca. Bisogna masticare i cibi.
C’è chi dice addirittura 36 volte. E poi è buona norma mangiare
tranquillamente.
3 • Eliminare dalla dieta tutti i cibi ad alto contenuto chimico.
Coloranti, insaporenti, conservanti e pesticidi non fanno bene. Ma anche
qui non facciamoci prendere dal panico. Si è notato, ad esempio, che le
persone che mangiano molta frutta e verdura hanno meno probabilità di
ammalarsi di tumore. Le verdure, in particolare cavoli, cavolfiori e
broccoli, hanno il potere di liberare il corpo dalle sostanze tossiche.
Questo beneficio è stato verificato monitorando le abitudini alimentari di
migliaia di persone. Il che vuol dire che anche se il 50% circa dei
vegetali è trattato chimicamente, la nocività di erbicidi e antiparassitari è
inferiore al beneficio che i vegetali sono capaci di darci.
Consumare invece carne di animali allevati con ormoni e altre
porcherie fa solo male. Se mangiate carne sceglietela bene. E comunque
c’è da dire che nei paesi dove il consumo di carne è cresciuto
paurosamente negli ultimi 50 anni (ora è in calo) si è registrato, oltre a
un aumento spropositato del colesterolo e degli infarti, un altrettanto
spropositato allungarsi della vita media. Cioè a dire, mangiare troppi
grassi è meglio che mangiare troppo poco.
Infine è però indiscutibile che, eliminando i prodotti più “chimici” e
artefatti, le scatolette di carne e le alchimie in polvere precotte, si
ottengono enormi vantaggi. Non ci vuole Einstein per capire che le
patatine fritte dei Mc Donald non sono un toccasana per il fegato. Basta
annusare l’odore che si espande per un centinaio di metri tutt’intorno
(comunque io ogni tanto me le mangio, lo confesso). In ogni caso,
attenti al fritto, se proprio non resistete fatevelo in casa con olio di oliva
extravergine spremuto a freddo. Il vero olio di oliva si chiama così. Deve
esserci scritto sull’etichetta. Questa è l’assurda legge italiana sulla
classificazione degli alimenti. Se non c’è scritta tutta la pappardella
rischiate di pigliare olio spremuto con i solventi a caldo e poi filtrato e
rettificato. Evitatelo.
Così come dovete evitare tutti gli oli di semi pubblicizzati dalla tivù.
Sono anch’essi ottenuti per via chimica e non per spremitura.
4 • Non consumare molta carne. Mai più di una o due volte alla
settimana. Preferire alla carne il pesce (secondo la macrobiotica la
classifica negativa è: maiali, bovini, ovini, conigli, volatili, pesci,
crostacei).
5 • Privilegiare cereali integrali biologici, verdura e frutta. In
particolare i cereali integrali aiutano a tener pulito l’intestino e ad andare
di corpo regolarmente. Ma devono essere biologici, perché la buccia del
cereale raccoglie gli agenti chimici.
La verdura e la frutta va lavata sempre bene, magari lasciandola a
bagno qualche minuto con un po’ di bicarbonato che pare neutralizzi
alcune sostanze potenzialmente tossiche.
6 • Variare la dieta. Il nostro organismo ha bisogno di una grande
varietà di microelementi. Più la dieta è varia e più il corpo è in grado di
trovare tutto quello di cui abbiamo bisogno.
7 • Mangiate bene. Il cibo deve essere un piacere per la bocca, il
naso e gli occhi. Conosco un uomo che ha guarito la moglie da un
costante e terribile mal di testa e la figlia dalla depressione e dal
desiderio di suicidio (più volte tentato), mettendosi a cucinare
manicaretti uno dopo l’altro. Ogni singolo pasto deve essere il più
possibile omogeneo. Per esempio, o solo latticini, o uova, o pesce, o
carne, per quanto riguarda i grassi.Verdura e cereali invece vanno
mischiati. La frutta è meglio consumarla prima dei pasti o da sola.
In particolare ascoltate sempre il vostro olfatto. È il naso che vi
segnala se non è il caso di mangiare un cibo. Quindi, prima di
ingurgitare, annusate.
Queste credo siano regole essenziali.
Per finire, una parola sul digiuno. È un grande metodo di cura. Per
digiuno si intende in realtà una dieta liquida a base di succhi di frutta e
verdura (spremuti al momento). Non bisogna mai lasciare il corpo privo
degli zuccheri e dei sali indispensabili. E attenzione a non intraprendere
un digiuno se siete molto debilitati. Può essere più dannoso che utile.
Con una dieta a base di succhi si purifica il corpo, si eliminano le tossine
e si rivitalizzano le funzioni fisiologiche. Tre giorni sono un’ottima
medicina. Ma, sotto controllo medico, si può arrivare anche a 12-15
giorni.
Un’altra cura disintossicante consiste nel mangiare solo riso
integrale biologico bollito. Riuscirci è dura, perché dopo un giorno il riso
ti fa veramente schifo. Però inizi a perdere muco da tutte le parti e il tuo
sudore puzza in modo spaventoso. Hai proprio l’impressione di buttare
fuori tutto lo sporco. Ma forse la ragione è un’altra: che il corpo si
disgusta a tal punto che te lo segnala in tutti i modi.
Io non ci sono mai riuscito, ho sempre ceduto “tagliando” il riso con
due carote e zucchine lesse e prendendo alla mattina cialde di riso
integrale soffiato con burro e marmellata sopra. Insomma un
comportamento godereccio. Comunque la cura mi ha fatto bene lo
stesso. Questo è il senso del discorso: “Ci vuole orecchio”.
LIBRO QUARTO
MALATTIE
da errori di comportamento
FACILI DA GUARIRE

COME GUARIRLE
LA CURA DELLE MALATTIE DA DISINFORMAZIONE
Il discorso fatto fin qui vale per tutti i mali.
Bisogna poi valutare attentamente i disturbi per decidere se è il caso di
affrontarli con una cura medicinale o chirurgica, o se è meglio lasciar fare al
corpo stesso.

Per fare questo, disponiamo di adeguati strumenti diagnostici. Il


buon senso consiglia di usarli per accertarsi che non vi siano minacce
gravi. La scelta migliore è autocurarsi quando, come succede il più delle
volte, si tratta solo di piccoli disturbi o squilibri funzionali, seguendo i
consigli del medico, ma senza imbottirsi di farmaci.
Tra l’altro, facendo così rafforziamo la conoscenza di noi stessi, ci
assumiamo la responsabilità della nostra salute e accumuliamo
esperienze positive che ci motiveranno a mantenerci sani.

Ogni vittoria contro una piccola malattia, conseguita con le tue


sole forze, allontana mali peggiori (perché sentirsi gratificati è
bello).

Infine curarsi da soli fa sì che si debba concentrare l’attenzione


sullo scopo di star meglio, e questo atteggiamento rafforza nella tua
mente inconscia l’idea che star meglio sia la priorità assoluta.
Ciò è valido in modo particolare con una serie di malattie che, in
realtà, dipendono unicamente da errori di comportamento, e che quindi
non hanno alcuna ragione di essere curate. È sufficiente correggere gli
errori di comportamento che le hanno provocate e i disturbi scompaiono
subito.
Ingurgitare medicine o sottoporsi a interventi chirurgici per
attenuare i sintomi di queste “malattie” è pura follia.
Molti penseranno che io sia eccessivamente presuntuoso
nell’affermare che migliaia di medici siano stupidi. Ebbene, non credo
che sia solo una questione di stupidità. Dietro c’è un atteggiamento
antiscientifico che a volte si incontra nell’ambiente medico, e che è del
tutto in contrasto con l’etica della medicina. C’è una vera e propria
idolatria della pasticca. E si dimentica che “il medico cura malattie che in
realtà non conosce con medicine che non conosce”.
Il corpo è un prodigio della natura del quale sappiamo ancora poco, e che forse
non riusciremo mai a conoscere fino in fondo.
Quindi dobbiamo prima di tutto rispettare quel poco che abbiamo scoperto sul
naturale funzionamento di questa meravigliosa macchina.

Alcuni medici si occupano poco della questione. Prescrivere pillole è


più facile. Una causa fondamentale di questa situazione è che i medici fin
dall’università sono completamente dipendenti dall’immenso business dei
farmaci. Le case farmaceutiche fanno il bello e il cattivo tempo,
determinando l’indirizzo della ricerca scientifica sempre verso rimedi
costosi che promettono lauti guadagni. Nessuno investe una lira per
verificare in quanto tempo si può guarire un’ulcera con un po’ di dieta,
meditazione passiva, automassaggio e film comici. Sarebbe come
buttare i soldi dalla finestra. I pochi ricercatori indipendenti, che sono
riusciti a ottenere risultati clamorosi nella cura delle malattie causate da
errori di comportamento, sono stati isolati dalle case farmaceutiche, e le
loro scoperte sono poco conosciute. E quando si presentano ai simposi
scientifici per spiegare I risultati del loro lavoro, i grandi accademici di
tutto il mondo si mettono in fila per fare loro la pipì sulle scarpe.
Nelle prossime pagine elencherò questi disturbi, ne spiegherò le
cause fondamentali e il modo per eliminarli.

DOLORI ALLA PANCIA O ALLO STOMACO, CON SENSAZIONE DI


ACIDITÀ, GONFIORE, SPASMI DOLOROSI (GASTRITE, COLITE,
ULCERA)

CAUSE:
• Dieta sbilanciata.
• Eccesso di stress.
• Eccesso di ansia, che provoca contrazioni della muscolatura
profonda nella zona del ventre.

RIMEDI:
• Regolare la dieta (vedi DIETA), e in particolare: diminuire la
quantità di cereali (se superano il 50% del cibo consumato),
privilegiando il riso integrale biologico (ha effetto calmante ed è
facilmente digeribile); aumentare la quantità di verdure (in primo luogo i
finocchi crudi); diminuire il consumo di grassi, carne (privilegiare il
pesce) e cibi pesanti.
• Combattere lo stress, praticare la meditazione passiva (vedi 7ª
chiave) e dormire abbondantemente. Se si hanno problemi di insonnia,
vedi il capitoletto relativo (vedi SONNO e INSONNIA).
• Ottenere il rilassamento della muscolatura profonda. Ci sono
diversi trucchi
1. Respirare il più possibile muovendo i muscoli del basso
ventre (vedi 3ª chiave). Muovere questi muscoli, tra l’altro,
evita produzione di gas intestinale dovuta all’immobilità degli
intestini.
2. Quando si percepiscono spasmi di dolore, non opporsi con
contrazioni, ma lasciare che il dolore si “muova” nella
direzione verso la quale “spinge” (chi ha sperimentato
questotipo di coliche, sa che le fitte danno l’impressione di
muoversi verso una direzione).
3. Affrontare le coliche rilassandosi e ascoltando la diversità di
“tensione” nelle varie zone del ventre. Ascolta e lascia che le
“energie” si spostino liberamente (ovviamente stiamo
parlando in modo figurato di sub-sensazioni, se mi prendi alla
lettera il discorso diventa delirante).
4. Provare anche l’esercizio del palloncino pieno d’acqua (vedi
LE MIE CISTITI e RILASSARSI).
• Praticare l’automassaggio piacevole (v e d i AUTOMASSAGGIO
PIACEVOLE).
• Tisane digestive: una parte di semi di finocchio, una di anice, una
di liquirizia[26] (buonissima).
• Mangiucchiare spesso cialde di riso soffiato biologico. Anche il
latte di riso è un buon calmante (sono prodotti che trovate in
erboristeria).
• Una buona idea è iniziare la cura con due o tre giorni di dieta
liquida: succhi fatti in casa di carote, mele e uva.
CALVIZIE
Causata nel 90% dei casi da cattiva circolazione del sangue ed
eccesso di cibi grassi e dolci.
• Regolare l’alimentazione, in particolare aumentare la quantità di
fibre, soprattutto attraverso il consumo di riso integrale, che è anche un
buon depuratore generale.
• Imparare a muovere il più possibile lentamente orecchie, fronte e
tutto il cuoio capelluto (vedi 2ª chiave e MOVIMENTO RALLENTATO ) fino a
sentire un forte calore. Minimo 10 minuti al giorno. Nel giro di tre mesi la
caduta si fermerà e inizieranno a ricrescere i capelli nelle zone calve (lo
giuro!).
• È utile anche usare shampoo a PH neutro, non portare il cappello
(che scaldando la testa rende superflui i capelli) e fare impacchi di argilla
bagnata (vedi 10 TESORI NATURALI) per rivitalizzare le cellule della pelle.
MAL DI TESTA
Almeno il 90% delle emicranie sono provocate da:
• Contrazione dei muscoli delle spalle e del collo (disturbi
passeggeri).
• Alimentazione eccessiva (disturbi passeggeri).
• Posizione errata della spina dorsale (disturbi cronici).
Nei primi due casi è sufficiente stendersi, faremo vimento rallentato
con il collo e le spalle (vedi RILASSARSI e MOVIMENTO RALLENTATO ) e poi
addormentarsi.
I disturbi cronici invece sono generalmente dovuti a errori nelle
posizioni che si assumono durante la giornata e dalla conseguente
deformazione dell’assetto della spina dorsale. In alcuni casi, questi
squilibri sono dovuti anche alle scarpe strette o a cure dentarie che
hanno deformato la naturale posizione della mandibola. Una volta
individuato esattamente l’errore di posizione, i dolori scompaiono in
modo istantaneo.
Ma per ottenere un simile risultato devi consultare uno specialista e
seguire un breve corso. Ci sono varie “scuole” rieducative: Mezière,
Alexander, la ginnastica isometrica e altre simili. Sulle riviste di new age
troverai decine di proposte, esercitati a scegliere quella che va bene per
te.
N.B. In alcuni casi, il dolore alla testa ha anche con cause di tipo
prettamente psicologico. Vale allora il discorso generale sulla
meditazione passiva, il rilassamento, il modificare il punto di vista sulla
vita, ecc.
MAL DI SCHIENA
Dipende essenzialmente da errori di postura, vedi quanto detto per
il mal di testa cronico.
DISTURBI DELL’AREA SESSUALE[27]
DOLORI MESTRUALI
Sono provocati per lo più da tensioni nervose e cattiva tonicità dei
tessuti.
RIMEDI:
• Esercitare i muscoli vaginali (vedi paragrafo successivo).
• Praticare tecniche di rilassamento (vedi LE MIE CISTITI, 1ª chiave e
2ª chiave).

INCONTINENZA DELLE ORINE E PROLASSO VAGINALE


Sono disturbi causati dal non utilizzo e conseguente deperimento
dei muscoli vaginali. È necessario contrarre il muscolo pubococcigeo per
5 secondi (quello che si usa per bloccare il flusso facendo la pipì), e
quindi rilassarlo per 10 secondi. Facendo questa ginnastica per 20 minuti
al giorno si risveglia questa muscolatura e s’impara, piano piano, a
muovere tutti i muscoli della zona.

IMPOTENZA
È dovuta, nella maggioranza dei casi, a un atteggiamento troppo
ansioso verso il sesso. La cura è la penetrazione morbida (vedi 7ª
chiave).

FRIGIDITÀ
È soprattutto di origine psicologica, ma
molte donne l’hanno risolta prendendo
confidenza con il loro sesso, imparando a
toccarsi, e soprattutto praticando la
ginnastica vaginale. Anche scoprire il punto
G è utile, si trova internamente dietro l’osso
pubico (vedi disegno). Toccate il vostro
punto G praticando una certa pressione, profonda, verso la parte interna
dell’osso pubico. Modulate la pressione per scoprire qual è il punto più
piacevole. Dopo un minuto dovreste iniziare a sentire una certa
gradevolezza. Continuate.

FRIGIDITÀ MASCHILE
Disturbo del quale quasi mai si parla. In realtà è molto diffuso. Si
ha un rapporto sessuale normale, con erezione ed eiaculazione, ma non
si prova alcuna sensazione di piacere. È soprattutto una questione di
troppo autocontrollo. Non si riesce a spegnere il cervello e lasciarsi
andare. Dipende anche da un’eccessiva contrazione involontaria del
muscolo pubococcigeo (vedi dolori mestruali), che soffoca i ricettori del
piacere posti internamente alla radice del pene (il punto G maschile si
trova tra lo scroto e l’ano, vedi disegno). Questo punto si può
raggiungere massaggiando questa zona o aspirando ritmicamente.
Naturalmente questa aspirazione dovrebbe avvenire durante il coito
grazie alle possibilità dei muscoli vaginali. Ma, per riuscirci, una donna
deve esercitarsi parecchio, perché nella nostra cultura questi sono
muscoli dimenticati.
Anche praticare la penetrazione morbida può aiutare (v e d i 7ª
chiave).

EIACULAZIONE PRECOCE
In realtà non è un disturbo.
Durare a lungo è una capacità che
si acquisisce con l’esperienza.
Occorre rilassarsi, respirare
profondamente (soprattutto
quando si provano scariche di
piacere) e ascoltare le sensazioni
sottili (v e d i 4ª chiave) . Non
concentrarsi ad ascoltare solo il piacere genitale.

URETRITE (NELLE DONNE)


Anche le donne possono eiaculare, durante l’orgasmo, un liquido
per molti versi simile allo sperma maschile (ma senza spermatozoi).
Molte donne non lo sanno, sentono lo stimolo, lo scambiano per
desiderio di orinare, lo trattengono e ciò crea una irritazione. Impara a
lasciarti andare e a contrarre liberamente la vagina durante l’orgasmo
come se volessi espellere il pene dal tuo sesso. Così potrete eiaculare
fino in fondo ripristinando l’equilibrio fisiologico.

STERILITÀ NELLA DONNA


Può avere molte cause. Tra queste, recentemente, si è individuato
il cattivo tono della muscolatura vaginale. Prova a vedere se ottieni
risultati contraendo e rilassando la muscolatura vaginale.

CISTITE, PROSTATITE ED EMORROIDI


Bruciori a orinare. Negli uomini anche durante l’eiaculazione.
Ne ho già parlato a lungo (vedi LE MIE CISTITI).
In breve si tratta di:
• Regolare la dieta (vedi DIETA).
• Imparare a fare pipì fino in fondo.
• Rilassare la zona ano-genitale.
• Respirare (vedi 3ª chiave) e praticare l’esercizio del palloncino
(vedi LE MIE CISTITI e RILASSARSI).
• Non contrarsi durante i rapporti sessuali (vedi 7ª chiave).
• Praticare l’automassaggio (vedi AUTOMASSAGGIO PIACEVOLE).
• Seguire una specifica dieta alimentare: acqua molto leggera (tipo
Fiuggi o Sangemini), molte verdure, in particolare sedani, carciofi crudi o
cotti, cipolle lesse.
INSONNIA

Per addormentarsi bisogna prima riuscire a entrare in uno stato di


coscienza intermedio tra la veglia e il sonno (vedi SONNO). Per ottenere
questo, si può ricorrere alla meditazione passiva e all’ascolto di se stessi,
o al movimento rallentato. Un esercizio specifico molto efficace è
immaginare di passare attraverso un cerchio molto lentamente,
visualizzando le parti del corpo che lo attraversano una dopo l’altra. Si
comincia dalle dita dei piedi. Dopo pochi secondi si sente che I piedi e le
gambe diventano caldi e si ha la sensazione di un aumento di peso o di
un formicolìo. Il sonno arriva in pochi minuti, generalmente prima che si
arrivi a far passare il bacino attraverso il cerchio.
Facendo questo tipo di esercizi a volte sembra di restare per ore
sospesi tra la veglia e il sonno, mentre l’osservatore (vedi 4ª chiave)
resta sveglio. In realtà si sta dormendo profondamente e solo a tratti si
sperimenta un basso livello di coscienza. Al mattino si è comunque
perfettamente riposati.
V i a via che si fa esperienza si può imparare anche a rilassarsi
completamente e addormentarsi per una trentina di minuti, così da
riacquistare in pieno le energie.
PICCOLI TRAUMI, COLPI, STORTE, STIRAMENTI,
CRAMPI E DOLORI ARTICOLARI
Per le contusioni, procedere innanzi tutto raffreddando la zona
contusa con acqua e ghiaccio.
Quindi accarezzare il più lievemente possibile la zona circostante,
divenuta insensibile subito dopo la contusione. In tutti i casi, procedere
poi con movimenti lentissimi dell’area interessata, scegliendo quelli che
non provocano dolore.
CURARE I SEGNI DELLA VECCHIAIA IN MODO
NATURALE
La chirurgia può molto, ma è seccante farsi sbucciare come
un’arancia. Creme e altri intrugli fanno ben poco. Il movimento rallentato
permette invece di cancellare le rughe, togliere il doppio mento,
rassodare il seno, dare più luminosità alla pelle e, alla lunga, rimodellare
i muscoli della faccia sciogliendo le contrazioni e quindi rendere più
armonioso il viso. È difficile credere che sia così semplice. Ma prova. Un
giorno che sei a pezzi, con le borse sotto gli occhi che ti arrivano
all’ombelico, mettiti lì a fare le smorfie al rallentatore. Ripeti ogni
smorfia fino a che la zona non si è scaldata, poi passa a un altro gruppo
di muscoli. In 15 minuti otterrai un risultato strabiliante. Funziona anche
con il seno, ma ci vuole un po’ di impegno. Prova a muovere al
rallentatore prima le fasce muscolari della parte alta di ogni mammella
finché non si scalda. Poi prova con la parte laterale. Poi con la parte
sotto (è un po’ più difficile). Quindi passa al lato interno e infine all’area
intorno ai capezzoli. Se non riesci a produrre nessun movimento non ha
importanza. Dopo qualche minuto sentirai comunque che la parte si
scalda; continua per un altro paio di minuti prima di passare a un’altra
zona. I primi risultati li noterai sorprendentemente dopo una decina di
giorni. Per quanto riguarda la pancetta e i glutei invece il movimento
rallentato fa poco. È necessario camminare molto e farlo in posizione
corretta (vedi MAL DI SCHIENA).
10 TESORI NATURALI
Sostanze curative mostruose

Questa lista non ha la pretesa di esaurire il discorso sulle erbe e i


rimedi naturali. Ci sono molti testi su questo argomento, scritti da autori
molto più qualificati di me. Cito solo alcune sostanze che ho
personalmente sperimentato e dalle quali ho tratto grossi benefici. Può
essere un inizio per una tua personale ricerca.

ARGILLA - impacchi - maschere


Miscelarla con l’acqua, impastare un po’, spalmare uno strato di
almeno 5 millimetri. Lasciare agire fino a che non si è seccata.
Stupefacente, disinfiammante e rigenerante. Cura contusioni, dolori
articolari, eruzioni cutanee, irritazioni. Ottima per rendere più elastica e
vitale la pelle. Aiuta a cancellare (in parte) le cicatrici (in questo caso
l’impacco va tenuto per tutta la notte).

FOGLIE DI LATTUGA O CAVOLO


Effetto calmante e disinfiammante. Far bollire e poi applicare a mo’
di impacco. Lasciar agire per una ventina di minuti, o più.

PROPOLI
Portentoso antibatterico. Consumare per bocca. Attenti a non
esagerare. Ormai lo mettono ovunque.

OLIO ESSENZIALE DI LAVANDA


Non il profumo alcolico, ma l’olio ottenuto per distillazione. Super
disinfettante emostatico e cicatrizzante. Ideale per le ferite sanguinanti.
Risolutivo. Non brucia. Non usare sui graffi e le escoriazioni superficiali (lì
sì che brucia, non chiedermi perché).

TISANA: semi di finocchio, anice stellata e liquirizia (in pari dosi)


Per problemi di stomaco (colite, acidità ecc.).Ottima anche per le
coliche dei lattanti: la mamma ne deve bere una tazza ogni sera, il
lattante ne succhia un po’ col biberon. Questa tisana è utile anche per
combattere le nausee in gravidanza.

FOGLIE DI SALVIA
Benefiche, ricostituenti e regolarizzanti.
Aggiungere all’insalata minutamente tagliuzzate o alle verdure
cotte. Ottime anche sfregate sui denti, li puliscono e tonificano le
gengive.
PEPERONCINO ROSSO
Il suo uso moderato è tonificante. Usare una tisana di peperoncino
per alleviare i dolori articolari (impacchi! Non bere). Evitare nel caso di
irritazioni della pelle.

AGLIO
Antibatterico. Va succhiato crudo per il mal di gola. Oppure misto a
olio di oliva per impacchi, sempre alla gola (spalmare e poi scaldare con
una pezza calda). Ricostituente, energetico, abbassa il colesterolo.
Antinfluenzale (anche usato come supposta con una goccia d’olio, non
brucia). Regolatore della pressione arteriosa. Insomma, una bomba
immunitaria.

OLIO EXTRA VERGINE DI OLIVA SPREMUTO A FREDDO


Ricostituente, lassativo, ottimo aggiunto ad acqua calda per i
clisteri. I gas emessi da una bottiglia d’olio curano gli orzaioli (guardare il
fondo della bottiglia per 5 minuti muovendo lentamente le pupille).
Qualche goccia di olio tiepido nell’orecchio calma le otiti.

OLIO DI IPERICO
Consiste in fiori di iperico macerati per 15 giorni in olio di oliva
extravergine spremuto a freddo. Miracoloso per le punture di insetti, le
bruciature, i lividi, le irritazioni della pelle, in particolare quelle del
glande maschile e di altre zone delicate (nessuna medicina ha effetti
altrettanto rapidi per alcuni tipi di ulcerazioni del glande). Queste
ulcerazioni molto diffuse, dipendono dalla cattiva abitudine di non
asciugarsi dopo essersi lavati. Provocano forti bruciori durante la
penetrazione. Scompaiono in meno di 12 ore. In caso persistano hanno
altre cause, e conviene consultare il medico.
Ottimo anche per reumatismi e dolori articolari (massaggi).
Attenzione: è controindicato per chi prende la pillola
anticoncezionale in quanto ne annulla l’effetto. Incredibile ma vero.[28]
GUARIRE LA MENTE
Tutte le tecniche fin qui descritte sono molto importanti. Ma da sole
non potranno risolvere tutti i tuoi problemi di salute.
Come si è detto fin dall’inizio di questo libro, lo stato d’animo,
l’umore, il ridere o la depressione influenzano la salute determinando la
secrezione di determinate sostanze. Ormai tutti i ricercatori sono
d’accordo su questo. È ancora in discussione soltanto un punto: quanto è
importante l’elemento psicologico? Io credo che il nostro atteggiamento
verso la vita, verso noi stessi, sia molto più essenziale di quanto
comunemente si pensi. L’idea che noi abbiamo di noi stessi e del mondo
nel quale viviamo determina tutta la nostra esistenza, minuto per
minuto.
Ora ti invito a fare un piccolo esperimento. Fermati per un
minuto, respira, rilassati e chiediti perché non riesci ad avere
dalla vita quello che desideri. Potrebbe anche essere utile
scrivere queste cause. Allora, che cosa non va nel mondo? Che
cosa non va in te?
In questa lista troverai il disagio verso un mondo che non ti capisce,
che non ti protegge, che non ti rispetta, che non ti ama. E, se hai avuto
veramente voglia di guardarti dentro, ci sarà anche il disagio di non
sentirti capace, abbastanza forte, piacente, efficiente. Forse sei
incostante, forse hai le mani bucate, forse non hai qualità, dignità, voglia
di vivere.
Sicuramente hai le tue buone ragioni per pensarla così. Hai
verificato decine, centinaia di volte quanto il mondo, la gente, sia
cattiva, volgare, meschina, sadica. Hai visto infinite volte quanto tu sia
capace di distruggere le occasioni fortunate, bruciare in un attimo quello
che avevi accumulato con enormi sacrifici, deluso chi ti amava. È ovvio
che prima di arrivare a idee così negative su di te e gli altri tu abbia
riflettuto a lungo.
Forse però vorrai prendere in considerazione un punto di vista
completamente diverso.
Io penso che, nei secoli, l’umanità abbia costruito un gigantesco
errore mentale, un’ideologia folle che viene tramandata di padre in figlio.
La nostra capacità di ragionare è costruita intorno a una serie di idee
sbagliate. Fin dalla nascita non ci viene insegnato a sentirci parte del
mondo. Ma come faremmo a vivere se l’universo non ci amasse? Ci viene
insegnato che non siamo abbastanza bravi, buoni, intelligenti. Ma come
potremmo essere sopravvissuti a tutte le difficoltà che abbiamo
incontrato se non fossimo stati all’altezza di superarle? E quante volte il
mondo ci ha aiutato?
Trovatemi una sola persona che non abbia mai detto: “Mi sono salvato per
miracolo”. Accade continuamente, ma non prendiamo sul serio neppure le
nostre parole.

Questo modo di vedere il mondo è devastante. Vanifica i nostri


sforzi, garantisce fallimenti, amplifica le difficoltà e gli errori, crea
depressione. Ed è all’origine dei 5 terribili sentimenti negativi che
affliggono l’umanità.

SEPARAZIONE
Non sentirsi parte del mondo

RISENTIMENTO
Nutrire odio e desiderio di vendetta

DISAPPROVAZIONE
Criticare gli altri e se stessi

SENSO DI COLPA
Sentire il rimorso per i propri errori e le proprie inadeguatezze

PAURA
Il mondo non ti ama. Tutti sono sempre pronti a sfruttarti, saltarti addosso, aggredirti.
Questi cinque sentimenti avvelenano la nostra vita. Si cristallizzano
in un atteggiamento, una modalità di parlare, agire, relazionarsi,
progettare, essere, che determina più di ogni altro fattore il trascorrere
dei nostri giorni.
Quante volte, guardando il comportamento di un’altra persona, hai
pensato che gli sarebbe stato possibile, migliorare la propria vita,
cambiare una certa situazione, tentare una nuova esperienza, e hai visto
che la sfiducia, la paura, il risentimento glielo impedivano? Non credi
forse, sotto sotto, che questo valga anche per te?
Quante volte hai notato un’analogia tra il male che ha colpito quel tale e il suo
modo di essere?
In effetti sono molte le persone che davanti a gravi malattie hanno
basato la cura soprattutto sullo sforzo di modificare l’idea di se stessi,
l’atteggiamento verso il mondo. È un percorso non facile.
1 - Nessuno ti può convincere che il mondo ti accoglie con amore.
Nessuno ti può insegnare a sentire che ovunque, in tutto ciò che esiste,
c’è una magia positiva che tu puoi sentire e condividere. Nessuno può
darti questa sensazione positiva di essere parte dell’universo. E già quasi
impossibile trasmettere a un altro adulto il piacere che provi davanti a
un quadro, una musica, una danza, un tramonto.
Solo i bambini, che sono molto ricettivi, apprendono rapidamente
a gioire di queste esperienze se vengono proposte loro con amore. Da
grandi è molto più difficile. Solo se tu vuoi veramente scoprire in te
questo piacere dell’appartenenza puoi farlo, partendo dalle cose che
nella vita ti hanno dato gioia e entusiasmo: l’amore, l’arte, l’amicizia, il
gioco, lo sport, l’impegno, l’avventura. Sviluppare il senso di
appartenenza al mondo, la convinzione che tu sei vivo perché il mondo ti
desidera e ti ama, ti permetterà di sperimentare un diverso
atteggiamento verso le cose e i primi successi che sperimenterai ti
incoraggeranno. Il mondo è pieno di ricchezze infinite. Tutto è prodotto
con grande abbondanza. L’aria, l’acqua, l’infinita varietà della bellezza,
migliaia di frutti deliziosi sono lì, pronti a nutrirci, ristorarci, darci piacere.
Se non ci fosse la stupidità umana a rovinare i piaceri, vivremmo davvero
in un paradiso terrestre, assistiti da macchine meravigliose che ci
divertono e ci risparmiano i lavori più faticosi. Basta che tu trovi
l’atteggiamento giusto verso la vita perché tu ne possa godere in
abbondanza.
2 - Nessuno ti può convincere a guardare sinceramente dentro di te
e vedere nel tuo intimo come il risentimento, il senso di colpa, la paura,
l’idea di essere incapace, si sono cristallizzate in un modo particolare di
sentirti, di vederti, di considerarti. Tutta la tua vita, le tue scelte, le tue
malattie ruotano intorno a questo fulcro, a quest’immagine segreta di te
che non confessi neppure nei tuoi pensieri più segreti.

***

Capire questo è difficile.


Guardare in faccia il disprezzo che nutriamo per noi stessi e per
gli altri è duro.
Ma la difficoltà sta solo in questa prima fase: capirsi, capire. Poi
diventa naturale accorgersi quando dietro un pensiero, una frase, c’è la
paura, il risentimento, il senso di colpa o di inferiorità. Sostituire tutta
questa immondizia accumulata negli anni con pensieri positivi, con
l’amore per se stessi, gli altri, il mondo, diventa facile perché dà vantaggi
costanti e immediati e diventa un formidabile strumento per affrontarele
difficoltà, cercando in primo luogo di sciogliere l’atteggiamento sbagliato
che ha provocato il male. È vero che non tutto quel che ci succede
dipende da noi, è vero che cambiando l’atteggiamento non diventeremo
onnipotenti e immortali. Però è anche vero che ci sono donne che
finiscono sempre con uomini che le picchiano e donne che non si
fidanzano mai con qualcuno che le picchia. La differenza sta
nell’atteggiamento.
Gli uomini violenti fuggono le donne che hanno stima e amore per
se stesse. A una donna simile potrà certo capitare un’aggressione
casuale per strada, ma mai si sposerà con un manesco. E, bada bene,
avrà comunque meno probabilità di essere aggredita da uno sconosciuto
perché porta scritto in faccia che non sarà una vittima facile. Lo dice il
suo modo di muoversi, di parlare ecc.
I violenti sono vigliacchi e cercano persone malate di sfiducia, di paura, di poca
autostima: persone, insomma, che non riusciranno a mobilitare tutte le energie
per reagire, si faranno prendere dal panico e resteranno paralizzate davanti al
sopruso.
LA MALATTIA È IL TUO MIGLIOR ANALISTA
Visto che gli schemi mentali negativi sono tra le cause della
malattia e ne determinano la forma, possiamo usare i mali che ci
affliggono come uno strumento prezioso per capire che cosa ancora non
abbiamo capito di noi stessi.
Cito il lavoro sul Pensiero Positivo fatto da Louise Hay e riportato
nel suo libro Puoi guarirela tua vita, Ed. Armenia. La Hay si è curata
seguendo il metodo del pensiero positivo dai postumi psicologici di
violenze e stupri subiti nell’infanzia e da un conseguente tumore alla
vagina per il quale le erano stati dati pochi mesidi vita.
Il suo metodo si basa sulla dieta, la preghiera, l’ottimismo, l’amore
per se stessi e gli altri, la meditazione. Assistita da uno psicoterapeuta,
la Hay si è curata anche sfogando emozioni e rabbie represse, urlando e
prendendo a pugni i cuscini. Inoltre si è dedicata alla pratica di dirsi ad
alta voce, davanti allo specchio:
“Io ti voglio bene, io ti amo, tu sei una persona meravigliosa” e complimenti
simili.
Può sembrare una sciocchezza parlare da soli davanti allo specchio,
ma lei sostiene che queste ritualità hanno un grande potere di
influenzare l’inconscio,“riprogrammare” il nostro computer interno e
cancellare i vecchi “nastri mentali” che costantemente ci ripetono che
non valiamo niente e il mondo è la cacca di un dinosauro stitico.
MA PERCHÉ FUNZIONA QUESTO PENSIERO
POSITIVO?
La difficoltà di capire il pensiero positivo sta nel fatto che ci
propone un modo di vedere il mondo totalmente diverso. Essenzialmente
si tratta di considerare le idee come fatti reali e concreti. Pensare di
essere incapaci non solo limita le nostre effettive capacità di fare
qualche cosa di più complicato di una scoreggia. Il pensiero di non valere
niente crea intorno a noi una realtà che moltiplica, a ogni passo, le
difficoltà, aumentando la possibilità di insuccesso. A sua volta,
l’insuccesso rafforza in noi la convinzione che non valiamo niente, ci
caccerà così in situazioni ancor più difficili e spiacevoli.
IN CHE MODO I PENSIERI NEGATIVI AGISCONO
CONTRO DI NOI?
Quando stai male non c’è armonia; il lavoro non va, l’amore è un
supplizio, la famiglia una gabbia di tigri rabbiose, ti sembra di non avere
via d’uscita, che nulla possa cambiare. In realtà non è così.
Ogni giorno, ogni ora, noi compiamo senza accorgercene
un’infinita quantità di scelte. Diciamo una cosa con un tono o
con un altro, decidiamo di stare zitti. Rivolgiamo la parola con
disponibilità e interesse a qualcuno che non conosciamo, oppure
evitiamo il contatto limitandoci a dare l’informazione richiesta o
il servizio che ci viene pagato. Seguiamo una strada o un’altra,
cogliamo o no un’occasione, sperimentiamo o no un approccio
diverso, leggiamo o no un libro.
Scartiamo ogni giorno migliaia di scelte potenziali, senza
neppure rendercene conto.
Ogni giorno della nostra vita può prendere una via, una sola. E noi
la scegliamo senza dare molta importanza a questa scelta. Ci
comportiamo come se fossero scelte irrilevanti. Invece ogni piccola
scelta apre la possibilità di incontrare successive opportunità e
coincidenze. Si determinano così altre scelte che via via faranno
prendere alla nostra vita una direzione. Per ogni direzione scelta ne
scartiamo mille altre.
Non ci preoccupiamo del fatto che ogni decisione ha infinite ricadute, apre
possibilità a diverse coincidenze, casualità, contatti, opportunità.
No. Noi ragioniamo moltissimo sulle scelte importanti, quelle che
determinano veramente il nostro futuro. Certo le scelte importanti sono
importanti. Ma quante sono? 10, 20, 50 al massimo. Ogni giorno
compiamo 100 scelte poco importanti che diventano decine di migliaia in
un anno. Sono queste che costituiscono il tessuto della nostra esistenza
e che finiscono per dominare la nostra realtà globale.
LE SCELTE INSIGNIFICANTI CREANO LA NOSTRA
REALTÀ
E noi lasciamo che queste scelte vengano fatte dal nostro ego,
automaticamente. Per ego intendo proprio il modo che noi abbiamo di
pensare a noi stessi. L’idea che ho di me diventa la mia potenzialità.
Il pensarmi in un certo modo è la prima realtà che il pensiero crea.
Io creo me stesso pensandomi, e a partire da questa idea di me
immagino un mondo a mia immagine e somiglianza. Un mondo
speculare, un mondo che è la proiezione della mia idea. E vedo solo ciò
che io credo esista. E cerco ciò in cui credo.
E se credo che tutti mi aggrediscono, alla fine, seguendo il flusso di
tante piccole scelte negative, trovo veramente persone interessate ad
aggredirmi. Oppure credo che il mondo sia essenzialmente pronto a
donarsi a chi desidera accoglierlo, e alla fine trovo persone e situazioni
che confermano quest’idea.
In tal modo l’atteggiamento verso le cose diventa la realtà, o
meglio, realizzazione del desiderio insito nel punto di vista iniziale.
In sostanza è un’idea vecchia di secoli:
“Aiutati che Dio t’aiuta”, “Cuor contento il ciel l’aiuta”, “Chi non risica non
rosica”, “La fortuna aiuta gli audaci”, “Chiedete e vi sarà dato” diceva Gesù.
Se tu desideri qualche cosa, devi diventare ciò che la ottiene. Se
vuoi affondare nell’acqua, non nuotare. Diventa un sasso. Il sasso
affonda nell’acqua perché è un sasso, è nella sua natura di sasso
affondare, diceva il Buddha di Herman Hesse.

COME IL PENSIERO NEGATIVO SI CRISTALLIZZA

Louise Hay dice che la malattia è il tentativo del corpo di adeguarsi,


di rappresentare le idee sbagliate. Il corpo ci ubbidisce. La paura ci fa
tendere i muscoli della testa fino a strozzare la radice dei capelli. Così
diventiamo calvi. Il rifiuto di sapere cosa ci sta accadendo intorno crea
malattie agli occhi e alle orecchie. Quando nella nostra vita c’è qualche
cosa che giudichiamo totalmente inaccettabile o vogliamo negare il
nostro valore, viene il mal di testa. L’ira trattenuta porta a brufoli, febbri
e macchie della pelle. I mali alle ginocchia sono segno di rigidità,
incapacità di essere flessibili ecc.
Louise Hay propone tutta una serie di ipotesi del genere, e dice che
le ha verificate corrispondenti alla realtà nel 90-95% dei casi. La sua
ricetta è di opporre, all’idea negativa sulla capacità che ha provocato il
mal di testa, una frase ripetuta che affermi il contrario, tipo: “Io sono
perfettamente adatto a realizzare i miei desideri, e amo farlo”. Questo
metodo può aiutare forse alcuni. Ma se non ti convince, come non
convince del tutto me, puoi limitarti a capire l’essenza di questo metodo,
trovando un modo diverso di applicare i principi di base.
Io ho letto i libri della Hay per capire il suo pensiero, che ho trovato
molto sollecitante anche se un po’ estremista. La Hay non ha mai voglia
di ridere su quel che dice. Ma forse ha le sue buone ragioni. Anche
questa è una cosa che ho faticato a imparare: non accettare tutto o
scartare tutto delle idee degli altri, ma cercare di cogliere ovunque
quella frazione di verità, derivata dall’esperienza concreta (vale a dire,
dalla ricchezza che ciascuna persona può regalarti). La soluzione che ho
trovato più adatta a me è quella di fare uno sforzo di sincerità, di
guardarmi dentro e vedere come io mi immagino veramente. Mi è
successo quando mi sono rotto il menisco. Come abbiamo visto, per la
Hay le ginocchia sono un simbolo di flessibilità. In altri termini, io ero
troppo rigido.
Ho riflettuto su questo, e ho scorto come dentro di me il
risentimento e la paura abbiano creato un ego (un’idea di me stesso, un
cristallo che è il fulcro della mia personalità), solo apparentemente
aperto e disponibile. C’è in me un nucleo piccolo, ma durissimo. Una
sbarretta di acciaio al vanadio che rifiuta di aprirsi, di unirsi, di fluire. È la
mia fortezza inespugnabile, la presunzione di poter fuggire al mondo
creando un luogo che è mio dominio assoluto, che ha la forza di non
essere parte di questo mondo. Ne ho parlato con la mia amica Gabriella
e lei mi ha detto che al contrario si sente una scatola vuota che esiste
solo come produttrice di monete da scambiare con gli altri. Lei si rifiuta,
rifiuta l’idea di poter essere amata e considerata. Non si ama e non si
stima. Lei non ha male alle ginocchia, soffre però di terribili mal di testa.
Ho iniziato a meditare su questa mia visione di me. Ho cercato di
percepire il funzionamento del meccanismo di base, di vedere come
avveleno la mia vita e, soprattutto, ho cercato di vedere quante
opportunità perdo ogni giorno, seguendo le mie vie altezzose.
Mi sono accorto di quanto sia pazzesco, inutile e faticoso pensare
che sei separato dal mondo; lottare per creare un luogo dentro di te
dove il mondo non possa raggiungerti e colpirti. Far così vuol dire anche
creare un luogo dentro di te dove il mondo non possa far giungere la sua
energia, il suo nutrimento vitale. Cioè crearsi una personalità, un ego,
che inaridisce, perché non è più nutrito dalla corrente della vita.
Lo stesso accade a chi crede di non esistere. Anche ciò che non c’è
non può ricevere la linfa vitale dell’universo. Sostanzialmente tutti
soffriamo in varie forme delle molteplici affascinanti conformazioni dello
stesso male. In un modo o nell’altro neghiamo il nostro essere parte del
mondo. Inventiamo un’identità, il nostro ego malato, che non fa parte
del mondo e che afferma se stessa come altro, come antagonista del
mondo.
Milioni di persone hanno provato a camminare sui carboni
ardenti.
Non si sa come ciò sia possibile, ma è un fatto che si ripete
ovunque nel mondo. Si può imparare a farlo in un paio di giorni al costo
di poche centinaia di euro. A me non interessa, però è una prova
indiscutibile del potere della mente. Se penso che i carboni ardenti siano
acqua fresca posso camminarci sopra, per qualche metro, senza pericolo
di scottarmi.
Se questo è possibile, è possibile anche che una persona si
convinca di non essere un frammento indivisibile dell’universo. E così
invece di godere del tuo essere cellula, nutrita e consigliata dalla linfa
vitale che scorre ovunque, vivi questa follia dell’ego cristallizzato nella
paura, nel senso di colpa, di inadeguatezza, di risentimento.
Per liberarti da tutto questo è necessario importi una strana
disciplina. Se capisci veramente il tuo errore, se lo contempli, lo
identifichi, ci dormi sopra, dopo un poco inizierai a riconoscerlo nella
quotidianità dei tuoi gesti e delle tue piccole scelte. E inizierà a starti
antipatico questo pensiero di te, perché avrai capito quanto caro ti costa.
E via via che sperimenterai la forma positiva del pensarti in modo non
diviso dal mondo, sarai invogliato dal piacere che ne ricavi a
perfezionarti, ad approfondire quelle scelte, identificare e smascherare i
comportamenti che negano il tuo diritto alla vita e all’amore e alla gioia.
Non è semplice, non è immediato, ma è vincente e molto
appassionante.
Buona fortuna!
LA MEDITAZIONE CHE AIUTA A SCIOGLIERE I
PENSIERI NEGATIVI
Abbiamo detto che il nucleo delle idee negative sta nel sentire il
proprio ego come qualche cosa di altro rispetto all’universo. Il problema
è questa interruzione, questa frattura, questa contrapposizione tra me e
tutto il resto.
Una volta che l’hai capito e hai visto come, giorno per giorno, vivi
nella proiezione dei tuoi pensieri negativi, puoi praticare due tecniche di
meditazione molto utili. La prima consiste nell’immaginare di perdere i
propri confini corporei e fondersi con l’ambiente, la seconda è la
meditazione sulla luce interiore.
Dopo le prime esperienze con la meditazione passiva sentirai,
rilassandoti, una sub-sensazione luminosa e colorata dentro di te. Dura
pochi istanti ma è identificabile. Seguila pigramente. Lascia che questa
pseudo-luce ti invada sciogliendo il cristallo duro o riempiendo la scatola
vuota del tuo ego. Riesci a immaginare che la luce invade tutto il tuo
essere e rende ugualmente trasparente e luminoso te e tutto ciò che ti
circonda?
Segui questi giochi mentali per alcuni minuti senza
preoccuparti se ti distrai. È sufficiente sentire un’idea per pochi
secondi, poi lascia pure che la mente vaghi senza meta mentre
tu assapori il gusto che questi nuovi pensieri hanno lasciato
dentro di te. Così si aiuta il subconscio ad assimilare le nuove
idee.
ATTENZIONE!
Imparando ad ascoltare se stessi bisogna stare attenti a non
“innamorarsi dei propri doloretti”. Se nell’autoascolto mi fisso a
individuare le sensazioni negative “per poi curarle”, invio al mio
subconscio un messaggio negativo che lo indurrà ad accontentarsi
producendo sempre più numerosi doloretti. Nell’autoascolto è meglio
(molto meglio) privilegiare sempre le sensazioni piacevoli. È ascoltando
il piacere che facciamo crescere il nostro benessere. Ad esempio, ai primi
sintomi dell’influenza, ascoltare tutte le sensazioni senza opporsi ma
anche individuare (soprattutto) le sensazioni gradevoli che,
nell’intorpidimento influenzale, accompagnano il malessere. Questo è
importante perché generalmente anche in una situazione “dolorante” ci
sono molte sfumature percettive: non tutte sono dolorose, alcune sono
neutre, altre leggermente piacevoli. Mi spiego meglio: da bambini capita
di far giochi “dolorosi” come mordersi da soli o fare il gioco del battimani
con altri. Il gioco ci porta a sentire il dolore ma a non fermarci a
identificarlo, tesi come siamo al divertimento.
Ritrovare quest’attitudine “che non si sofferma sul dolore” è uno
straordinario metodo di autocura. Non si tratta, ripeto, di resistere al
dolore o di contrarsi; come si è detto queste due reazioni tendono a
negare il dolore e quindi non permettono la comunicazione mente-corpo
e l’innescarsi dei processi spontanei di autocura. Si tratta di accettare il
dolore, guardarlo, arrendersi, accoglierlo in modo rilassato, perché è un
nostro alleato, è la cura.
Contemporaneamente però bisogna evitare di crogiolarsi nelle
sensazioni dolorose: una volta che il dolore ha raggiunto il cervello
liberamente, è più gradevole e strategicamente corretto, sintonizzarsi
sulla percezione del piacere, non concentrarsi sul dolore ma distogliere
l’attenzione lasciandosi attrarre da una sensazione interna piacevole (o
anche esterna: un odore, un suono, una carezza, ecc.).
P.S.: questo libro è scaturito dai corsi di Comicoterapia e Yoga
Demenziale che tengo da quasi vent’anni in giro per l’Italia e ad Alcatraz,
un centro culturale e terapeutico situato tra i boschi sulle colline di
Gubbio. Qui si incontrano molti ricercatori, sperimentatori, matti di vario
tipo e nuove idee arrivano spesso a sconvolgerci la mente.
Questo testo è quindi la fotografia del livello attuale raggiunto da
questo lavoro. Aspettatevi in futuro altre novità sconcertanti.
Vi segnalo infine che ad Alcatraz fa capo una “Banca del Tempo”
incentrata sullo scambio di “Massaggi a 5”e sulla meditazione acquatica.
Per informazioni: tel. 075/9229914 -9229938
fax 075/9228714.
www. a l c a t r a z . i t
APPENDICE
Alcune ricerche mediche a proposito del ridere,
del buon umore, della generosità e di altri
passatempi benefici
Secondo uno studio dell'università di Pi sburgh (Pennsylvania)
condo o su 100mila donne vi è uno stre o legame tra uno stato d'animo
brillante e propositivo e il minor rischio di ammalarsi di tumori,
malattie cardiache o morire prematuramente. Hilary Tindle, autrice della
ricerca, ha dichiarato: "Le donne o imiste ado ano uno stile di vita più
salutare. È meno probabile che fumino, sono di solito più a ive e hanno
quasi sempre un indice di massa corporea più basso. Questi sono tu i
fattori di rischio che certamente determinano lunghezza di vita e salute".
Coltivare l'orto fa bene alla salute.
Secondo uno studio dell'Università di Uppsala in Svezia durato 35
anni e ora pubblicato sul British Medical Journal, orticoltura e
giardinaggio hanno così tanti effe i benefici sul corpo e sulla mente da
poter allungare la vita fino a 2 anni. Si registra inoltre una drastica
riduzione delle mala ie cardiache ma purtroppo anche un aumento
esponenziale dei decessi per grandine.
Fare l'amore fa bene alla salute!
L'Adnkronos Salute raccoglie i risultati di alcuni recenti studi sul
tema, svelando le incredibili proprietà terapeutiche del sesso. Gli
studiosi dell'Università di No ingham hanno dimostrato che fare sesso
regolarmente, anche dopo i 50 anni, riduce il rischio di ammalarsi di
cancro alla prostata. Una ricerca della Queens University di Belfast
evidenzia che fare l'amore dimezza il rischio di ictus o infarto, mentre
uno studio inglese lo paragona a una sana ginnastica: un rapporto
sessuale equivale a una lunga passeggiata o a due o più rampe di scale.
Buone notizie anche per le donne. Uno studio statunitense mostra che
coloro che non rinunciano al sesso dopo la menopausa hanno livelli di
estrogeni più alti, il che significa ossa più robuste e minori rischi di
fratture. “Usalo per non perderlo!” è invece il curioso titolo di uno
studio finlandese condo o su m ille uomini tra i 55 e i 75 anni di età. Il
sesso contrasta la disfunzione ere ile, riducendo il rischio di ammalarsi
di ben quattro volte per chi fa l'amore tre o più volte alla settimana.
Gli «over 60» che hanno una vita sessuale a iva godono di una
salute migliore rispe o a chi non ce l'ha. Resta da stabilire quale sia la
causa e quale sia l'effe o, ma l'associazione statistica fra i due dati è
garantita da uno dei più seri studi mai eseguiti su questo tema, una
ricerca completa e approfondita sulle abitudini sessuali di uomini e
donne americani dai 57 agli 85 anni condo a dall’università di Chicago
NSHAP (National Social Life, Health and Aging Project) e pubblicata
sulla prestigiosa rivista New England Journal of Medicine.
Fare l'amore fa bene al cuore
Si dice da anni e non si tra a solo di una questione di sentimenti:
una regolare e appassionata vita sessuale riduce il rischio
cardiovascolare (infarti del miocardio e ictus). La conferma arriva oggi
da una recente ricerca scientifica pubblicata sulla rivista American
J ourn al of Cardiology e condo a dal Massachuse s Male Aging
Study. Per 16 anni sono stati monitorati 1.100 uomini di età compresa
fra i 40 e i 70 anni. Se è ormai palese che esiste una relazione tra salute e
sesso, non è ancora chiaro come essa avvenga. Secondo gli autori dello
studio ci sono due possibili spiegazioni: la prima è che l'a ività sessuale
sia solo indice di uno stile di vita più sano e in generale di condizioni di
salute migliori mentre la seconda propende invece per il sesso come
vera e propria “ginnastica terapeutica”. La ricerca è open source:
chiunque può sperimentare la tesi.
Le buone azioni fanno bene alla salute
Ora è scientificamente dimostrato, grazie a uno studio condo o dai
ricercatori del Mindlab dell’Università di Sussex. Prima le cavie sono
state costre e a compiere gesti di solidarietà e altruismo per 9 giorni,
poi gli scienziati hanno misurato tu i i livelli di stress (tensione, ansia,
sudorazione), notando una sensibile diminuzione. Le persone più
gentili e disponibili con gli altri sono anche le meno stressate e vanno
incontro a minori rischi per la propria salute fisica.
Ridere fa bene alla salute e...
Lo diciamo da anni, lo dimostrano ormai centinaia di ricerche e
studi. Ridere è come fare ginnastica, riduce gli ormoni dello stress,
aumenta le difese immunitarie, riduce il colesterolo e la pressione
sanguigna. Ora uno studio condo o da Lee Berk, dell'Università di
Loma Linda in California, rivela che ridere me e anche appetito
stimolando la produzione dell'ormone Grelina.
La felicità è contagiosa
J am e s Fowler dell’Università della California di San Diego e
N i c o l a s Christakis dell’Harvard Medical School, analizzando il
comportamento di più di 5 mila persone per 20 anni hanno dimostrato
che la felicità si trasme e come l’influenza. Perché il contagio avvenga è
però necessario un conta o dire o, via telefono o via chat non funziona
nello stesso modo. Interessante il particolare che (racconta Repubblica)
un amico contento che abita vicino (e che si incontra spesso) può dare
una probabilità di essere di buon umore del 25% o più. Mentre la
trasmissione della tristezza, che pur esiste, genera al massimo un
aumento della probabilità di piombare nella negatività del 7%.
Esisterebbero, cioè, dei meccanismi naturali che rendono più probabile
la diffusione della gioia e limitano quella del ca ivo umore. L’universo
contiene una matrice positiva! L’indagine ci dice anche che la felicità ha
la capacità di superare 3 gradi di separazione. Cioè, puoi sentirti meglio
perché hai incontrato uno che aveva incontrato uno che aveva incontrato
uno che era sorridente. Ma non solo: l’esperimento dimostra anche che
ci rende più felice veder felice una persona esterna alla famiglia. La
felicità di un familiare aumenta le probabilità di allegria in modo
minore. È come se vedessimo meno la felicità delle persone con cui
viviamo, ci facciamo insomma l’abitudine. L’allegria di chi vediamo
invece saltuariamente ci stupisce e ha un effe o più potente. Ma in
questo meccanismo è insita anche una molla verso la generosità: non
siamo interessati solo alla felicità dei nostri familiari.
Crampi allo stomaco? Mal di testa?
Una nuova cura azzera questi malanni!!!
(ed è gratis)
L’Università di Harward non ha certo bisogno di presentazioni. E
quindi o iene una certa credibilità il professor Sigfrid Hersillon quando
presenta, con l’avvallo della medesima, uno studio che dimostra che chi
soffre di crampi allo stomaco e mal di testa ha, nel 67% dei casi, un
profilo psicologico e comportamentale incredibilmente simile. L’idea di
Hersillon è che alcuni tra i malanni più diffusi potrebbero essere curati
intervenendo sul comportamento delle persone proprio perché esiste
una correlazione provata, nel 67% dei casi, quindi non in tu i, con alcuni
meccanismi comportamentali. La cura che Hersillon propone è molto
particolare: intensificare i rapporti sessuali (almeno 21 al mese, non
avendo un partner si possono conteggiare anche rapporti autoerotici),
ricevere almeno due massaggi di 45 minuti alla se imana, fare almeno
due massaggi alla se imana (scambiandoseli non c’è nulla da pagare)
regalare qualche cosa di bello a una persona ogni giorno (valgono anche
mazze i di fiori raccolti nei prati o sveglie telefoniche gentili). Infine il
ricercatore prescrive ai suoi pazienti di iscriversi ogni mese a un corso di
qualche cosa e poi, finito il mese, lasciare quel corso e passare a un altro:
lo scopo è quello di poter partecipare almeno una volta al mese a una
festa con gente nuova e avere la possibilità di chiacchierare per almeno
40 minuti con una persona nuova ogni settimana.
L'allattamento al seno
è una ginnastica per i polmoni dei neonati
Nuova virtù del la e materno scoperta da ricercatori americani e
britannici della Southampton University e della Michigan State
University con uno studio condo o su 1.456 bambini per 10 anni e
pubblicato sulla rivista Thorax. Lo sforzo fisico dei neonati che
succhiano il la e materno (triplo rispe o ai bambini nutriti col biberon)
migliora la crescita dei loro polmoni e li protegge da una serie di
malattie dell'infanzia.
Aggiungi un filo di salute a crudo
Gary Beauchamp, ricercatore del Monell Chemical Senses Center di
Philadelphia, stava partecipando a un meeting sulla cucina molecolare
in Sicilia quando, assaggiando un cucchiaino di olio novello extravergine
di oliva ha percepito al palato la stessa sensazione di pizzicore che si
prova assumendo una dose di ibuprofene, uno degli antidolorifici non
steroidei più usati al mondo nel tra amento delle mala ie reumatiche,
con effe i anche antinfiammatori e antipiretici. Tornato nel suo
laboratorio, in collaborazione con il collega Paul Breslin, ha studiato,
analizzato, messo nelle prove e, sintetizzato, finchè è arrivato alla
scoperta: 50 grammi di olio di oliva, circa 4 cucchiai, corrispondono al
10% di una dose per adulti di ibuprofene da 800 mg, ma senza i suoi
effe i collaterali: nausea, vomito, epigastralgie, sanguinamenti gastrici,
vertigini, sonnolenza, cefalea... li elenchiamo tu i? Avete mai sentito
qualcuno star male così dopo una brusche a all'olio? Il segreto,
pubblicato su Nature Reviews Rheumatology del dicembre 2005, è
l'oleocanthal (oleocantale), componente finora sconosciuto, capace di
inibire gli enzimi COX-1 e COX-2, gli stessi bersagli presi di mira
dall'ibuprofene. La sua stru ura molecolare è uguale a quella
dell'ibuprofene, dell'aspirina e di altri farmaci antinfiammatori de i
FANS. “La dieta mediterranea, della quale l'olio d'oliva è una
componente centrale - ha dichiarato Breslin - è da tempo associata a
molteplici effe i benefici per la salute, riducendo rischio di infarto e
ictus, alcuni tipi di tumore e di demenza. Effe i benefici simili sono
associati all'uso prolungato di alcuni NSAIDs come aspirina e
ibuprofene”. Considerate che l’assunzione regol are di aspirina a basse
dosi è utilizzata anche nella cura e prevenzione di mala ie
cardiovascolari.
Tessute le lodi dell'oro verde, chiariamo un conce o: le cifre sopra
riportate danno un'impressione sbagliata. Sembra che per assumere una
dose di ibuprofene serva bere mezzo chilo di olio d'oliva ma non è così.
Il consumo quotidiano di oleocanthal crea una condizione di
"cambiamento della soglia del dolore" persistente, per cui è sufficiente
utilizzare l'olio d'oliva come unico condimento per avere ben poco
bisogno di ibuprofene. In caso di dolori durevoli, mal di testa, fra ure,
distorsioni, basta aumentare un po' il dosaggio. Esistono diverse
ricerche scientifiche che dimostrano come la dieta mediterranea alzi la
soglia del dolore e non di poco! Inoltre l'olio di oliva è un vasodilatatore
naturale: favorisce la circolazione sanguigna a raverso vene e arterie e
allo stesso tempo “alimenta” la massa muscolare.
Bibliografia: Beauchamp G et al. Ibuprofen-like activity in extra-
virgin olive oil enzymes in an inflammation pathway are inhibited by
oleocanthal, a component of olive oil. Nature 2005
Vecchi rimedi
Il do or Brian King, ricercatore dello University College di Londra,
durante il congresso annuale della Physiological Society, ha scoperto la
borsa dell'acqua calda. Il famoso rimedio delle nonne per il mal di
pancia o di stomaco ha ora una solida e inoppugnabile base scientifica.
Il calore proveniente dalla borsa blocca i messaggi che dallo stomaco
trasme ono al cervello la sensazione del dolore. In pratica, la borsa
dell'acqua calda agisce come un anestetico, fornendo sollievo al corpo
per un'ora o più. "Il calore non si limita a produrre conforto e ad avere
l'effe o psicologico di un placebo", ha dichiarato il do or King, "bensì
riesce effe ivam ente a dea ivare il dolore a un livello molecolare in un
modo molto simile a quello in cui agiscono gli antidolorifici che si
comprano in farmacia senza ricetta".
Placebo
Per capire meglio il rapporto tra stato d’animo, salute e benessere è
importante parlare dell’effetto placebo.
Una realtà assodata, che tutti gli specialisti confermano.
Quando viene sperimentata una medicina nuova la si dà a 100
malati e per provare l’a endibilità del test si prendono altri 100 malati e
a loro invece della medicina si offre acqua distillata, cioè un placebo, una
medicina finta.
Per maggiore precisione di indagine si tiene anche so o
osservazione un gruppo di altri 100 malati ai quali non si somministra
nessuna cura.
Quel che si verifica è curioso: molti malati, a volte più della metà,
guariscono col placebo.
Anche nel terzo gruppo di malati ai quali non si dà nessuna
medicina alcuni guariscono ma sono meno di quelli che guariscono con
il placebo.
Cioè: il placebo funziona. Ovviamente meno delle medicine vere
ma funziona.
Osservando questa realtà ho pensato a quante volte si interpella un
do ore che pressato dall’ansia del paziente alla fine, mentre prescrive
analisi approfondite, gli dà una medicina comunque. Anche cure di una
certa rilevanza come antibiotici o cortisone. Non dico che lo fanno tu i i
medici, ci sono di quelli ligi agli insegnamenti di Ippocrate, ma ci sono
anche quelli che alla fine si scocciano per l’apprensione del paziente e
gli scodellano una ricettazza azzardata. Alcuni (pochi per fortuna) poi
incassano addirittura la percentuale dalla casa farmaceutica.
Allora mi chiedo perché non si lancia una dire iva ministeriale che
chiede ai medici di cambiare sistema?
Quando un medico non è ancora sicuro della diagnosi perché non
sono state fa e tu e le analisi, invece di azzardare una cura come a volte
succede, potrebbe prescrivere una medicina placebo. Poi quando ha i
risultati delle analisi, se il malato è ancora malato, gli prescrive la cura
vera.
Una riforma della medicina spe acolare a costo zero. Anzi
risparmiamo tonnellate di medicamenti che vengono prescri i senza le
dovute sicurezze. Comunque una parte dei pazienti guarisce, con
medicine a bassissimo costo (quelle placebo) perché non c’è dentro
niente. Gli altri li si cura con maggiori garanzie di esattezza terapeutica.
Ti sembra una follia?
Beh, in Germania lo fanno da decenni. Ci sono proprio delle
dire ive in proposito. E prescrivono delle rice e, e nelle farmacie
vendono tu i i tipi di placebo: iniezioni, pillole di diversi colori, spry
nasale, crema, gocce, supposte, impacchi. Tutto placebo.
Ma quello che mi interessa dire è che l’effetto placebo, cioè l’idea di
prendere una buona medicina, anche se non è vero, riesce a guarire in
alcuni casi.
Il che dimostra, se qualcuno avesse ancora dei dubbi, che c’è un
nesso tra salute fisica e stato mentale. Ma questo legame è molto più
potente di quel che si pensa generalmente. Nella sperimentazione di
nuovi farmaci ci sono svariate ricerche che dimostrano un altro fa o
apparentemente strano: se nel gruppo che prende la medicina vera ci
sono alcuni che hanno un effe o collaterale (ad esempio brufoli sulle
chiappe) anche nel gruppo di pazienti che prende una medicina finta
(placebo) ce n’è qualcuno che ha lo stesso effe o collaterale. Come ha
fa o a sapere che quella medicina (che lui non ha preso) poteva
provocare quell’effe o collaterale? Chi glielo ha de o? È stato
evidentemente un messaggio che ha ricavato guardando alcuni pazienti
e percependo che eme evano il segnale corporeo: “Brufolo sulla
chiappa”. Quindi, siccome era convinto di prendere la medicina vera è
sca ato dentro di lui uno strano meccanismo imitativo e s’è fa o venire
un brufolo sul sedere per sentirsi ancor più parte del gruppo.
La potenza del meccanismo placebo spiega anche tu a una serie di
guarigioni apparentemente miracolose.
Una parte dei paralitici non ha nulla di spezzato fisicamente. Sono
paralisi di tipo psichico. E ci sono tumori che hanno la stessa origine. Poi
esistono altri casi che sono destinati a guarire in ogni caso. Parla con
qualunque medico, assistono continuamente a guarigioni inspiegabili.
Ci sono migliaia di guaritori che possono dimostrare in modo certificato
di aver guarito un malato terminale. Un medico francese ha catalogato
più di tremila guarigioni inspiegabili. Il fa o curioso però è che queste
guarigioni si erano verificate in 1.500 modi diversi. Nessun grande mago
ha la fortuna di guarire più di una decina di casi. Ma tu i possono
sperare di incontrare almeno un paio di malati terminabili e paralitici
guaribili con una bella scossa psicologica.
A enzione però se sono malato posso avere dall’effe o placebo un
aiuto che magari non otterrei da una medicina vera.
Tra i 1.500 casi di guarigioni miracolose censite nella ricerca
francese c’erano persone che erano guarite andando a Lourdes, altre che
semplicemente avevano trovato un medico simpatico e o imista (che
guarisce il 30% di più di un musone catastrofista). Ma c’erano anche
alcune tecniche terapeutiche a dir poco strane. Ad esempio, un tale di
Trieste guarì dalla leucemia ge andosi tu e le ma ine all’alba nel
fiume ghiacciato. Altri leucemici lo imitarono e morirono quasi subito.
Infa i, la cara eristica comune a tu e queste guarigioni
miracolose è che la persona che guarisce è convinta di sapere
esa amente cosa l’ha fa a guarire. È questa convinzione la chiave della
guarigione, non i riti o i medicamenti più o meno strani. Non voglio dire
con questo di rinunciare a cure vere, tu ’altro. Ma è importante capire
che il paziente non dev’essere paziente manco per il cavolo. Deve
diventare attore della propria cura, e cercare pratiche complementari che
gli diano gusto.
Patch Adams, il clown shamano, o enne grandi risultati
terapeutici chiedendo ai suoi pazienti: quando senti meno dolore? Uno
rispose: “Quando suono la tromba, gioco a Risiko e faccio l’amore.” E
Patch scrisse sulla prescrizione medica: “Ogni giorno dopo i pasti
suonare la tromba, giocare a Risiko e fare l’amore.” Il malato seguì
scrupolosamente la prescrizione medica e ebbe miglioramenti
incredibili.
Mio padre e mia madre, più semplicemente, mi hanno sempre
detto: fai quel che vuoi che campi di più.
Un’altra definitiva prova di questo discorso ci viene da un medico
statunitense che lavora in un ospedale al centro di un quartiere di
ca olici italiani, e a un certo punto si rende conto che qualche giorno
prima di Natale muoiono pochissime donne anziane.
Gli viene un dubbio e allarga la ricerca e scopre che tra le donne
anziane appartenenti a gruppi etnico religiosi particolarmente a accati
alle tradizioni si verifica un arresto quasi totale dei decessi nei giorni
immediatamente precedenti alle grandi festività durante le quali tu a la
famiglia si ritrovava e le nonne hanno la possibilità di rivedere tu i i
figli e i nipoti. Dopo le festività si registra un’impennata di decessi e la
media statistica è salva.
Il semplice, meraviglioso e potente desiderio di riabbracciare i
nipoti è una medicina capace di fermare la morte per alcuni giorni. Qual
è altro medicamento che sia capace di fermare per un poco la morte
quando ormai la vita è finita?
Appendice 2
L’autoascolto può far male? Pratichi discipline psicofisiche (yoga, ci
kung, bio danza, arti marziali ecc.)? Ti occupi di terapie alternative?
Questo articolo riguarda la tua salute. I laboratori segreti di Alcatraz
hanno scoperto una nuova insidiosa sindrome.
Una delle grandi scoperte della controcultura post ’68 è stato
l’ascolto delle sensazioni del corpo. Può sembrare un’affermazione
azzardata. Qualcuno obie erà che gli esseri umani hanno ascoltato
sempre le proprie sensazioni. E questo è sicuramente vero. Ma solo la
cultura degli ultimi decenni ha messo al centro di tu o l’ascolto di sé.
Per provare questo mi basta far notare che nella nostra lingua manca
addiri ura una parola forgiata dal linguaggio comune, che indichi
l’azione di ascoltarsi, tanto che si sono coniati solo recentemente goffi
neologismi come PROPRIOCEZIONE o AUTOASCOLTO.
Sono assolutamente convinto che la capacità di ascoltare se stessi
sia un elemento essenziale del benessere psicofisico e della crescita
interiore. Sono 30 anni che traggo piacere e informazioni preziose da
questo ascolto. E più ascolto, più conosco il mio corpo, i miei movimenti,
il mio respiro. E in effe i l’ascolto di sè è la porta di tu a l’esperienza
umana, tu o ciò che percepisco dell’esterno mi arriva non dire amente
ma ricostruito a raverso le sensazioni interne. Io sento il mondo
esterno a raverso i sensi che sono allocati internamente. Io non vedo il
mare. I miei occhi trasformano l’ineguale rifrarsi della luce sul mondo in
segnali ele rici che a raverso il nervo o ico giungono al cervello. Qui
vengono trasformati in un modello del mondo esterno. E io aggiungerei
che questa ricostruzione in effe i è solo parzialmente un’immagine. La
mente crea un insieme di SEGNI intimamente legati a sensazioni:
guardo il mare e VEDO impastate nelle onde le sensazioni di tu i i
bagni che ho fa o. Si tra a di un aspe o centrale della nostra
percezione che finora non è stato tenuto nella giusta considerazione.
Quando io guardo il mare e mi emoziono, ciò avviene perché io ri-sento
TRIDIMENSIONALMENTE, con tu i i sensi, tu o ciò che è associato
alla mia esperienza con il mare.
Le persone che non si emozionano davanti al mare sono molte e
solo recentemente si sta diffondendo l’idea che questa frigidità emotiva
sia una disfunzione della percezione di sé. Queste persone che non si
emozionano, non si innamorano, non riescono a trarre piacere dalla
contemplazione nelle sue mille forme (arte, amore, gioco, cooperazione)
soffrono di mancanza di autoascolto.
Se non sei capace di ascoltarti profondamente, ti sfugge tu o un
livello delle percezioni. Non hai identificato l’immensa diversificazione
delle sensazioni minute, so ili, del tuo corpo. Non guardi in quella
direzione (verso il centro di te) e quindi non identifichi i microtuffi al
cuore, i piccoli blob allo stomaco, i fruscii irregolari del cuore. Classifichi
tu o questo minuto fiorire di piccole sensazioni come un RUMORE DI
FONDO privo di interesse e quindi ignori tu o tenendo basso il volume
delle percezioni.
Milioni di esseri umani non hanno mai messo tu a la loro
a enzione nell’ascolto totale della sensazione della mano che
semplicemente sta appoggiata, ferma, morbida, in ascolto sulla pelle
calda della persona amata. Perché questa sensazione prenda corpo nella
tua mente è necessaria una scelta, un interesse, la comprensione della
centralità di questa esperienza nella vita. Io voglio ascoltare la
sensazione che il corpo della persona mi dà a prescindere dalla sequenza
dell’atto sessuale. Voglio ascoltare il suo corpo perché sono curioso della
magica unicità della sensazione che lei mi trasme e. E so che ascoltando
e crogiolandomi in questa sensazione, amplifico addiri ura il volume
della vita che vivo in ogni istante. Più ascolto, più vivo!
L’impegno essenziale al quale mi sono dedicato negli ultimi 30
anni è stato proprio questo: vivere di più ogni istante ascoltando il più
possibile.
Ma ad un certo punto mi sono reso conto che c’era qualche cosa che
non andava. E devo ringraziare le mie preziose emorroidi per avermi
dato un segnale robusto: sono state un campanello d’allarme che non
potevo ignorare. Ed ecco cosa ho scoperto.
Quando ascolto me stesso posso cadere in un grave errore, una
sorta di autismo endogeno. Sostanzialmente mi ascolto, scopro che è
gradevole e via via divento sempre più bravo ad ascoltarmi. Diventa il
mio rifugio, la mia droga. Ascolto solo verso l’interno.
Infa i, anche nell’autoascolto ci sono due possibilità: ascoltare in
modo chiuso o aperto verso l’esterno. Mi rendo conto che si tra a di una
frase un po’ ostica da capire ma non trovo modo migliore di esprimermi.
Comunque, provo a dare qualche altro elemento. Abbiamo de o che
mentre percepisco l’esterno in realtà ascolto l’interno di me stesso. Ma
comunque questa funzione di ascolto esterno cara erizza un’area della
mente (un sistema di funzioni) che potremmo indicare come IL
MONDO ESTERNO DENTRO DI ME. Quando io ascolto me stesso lo
posso fare in qualche modo chiudendo l’area dell’ascolto interno tipo
bozzolo oppure mantenendo un flusso verso l’esterno, cioè facendo
vibrare le sensazioni interne insieme a quel che intanto ascolto
all’esterno. Quel che io facevo era di CONTRARMI in qualche modo
mentre ascoltavo le sensazioni interne impedendomi così di ascoltare
contemporaneamente quelle esterne. Per me l’autoascolto era diventato
un modo per NON ascoltare il mondo esterno, quindi non coinvolgere
l’area del cervello che se ne occupa. Fino a qui potrebbe sembrare un
discorso solo cervellotico se non fosse che nel momento in cui ho
iniziato a ascoltare le sensazioni interne senza chiudermi a quelle
esterne ho notato un immediato rilassarsi di una serie di contrazioni che
non riuscivo a sciogliere. E le mie emorroidi hanno beneficiato di un
grande miglioramento. E registro che questo autismo dell’autoascolto da
eccesso di yoga e simili, ha vari corollari. Ad esempio, la
sopravvalutazione del lavoro sull’area del bacino, rispe o a quella
collo/spalle, quasi fosse nel basso ventre/sesso che risiede questo sé che
andiamo ad ascoltare in modo esagerato. Ugualmente spesso si
privilegiano gli esercizi respiratori incentrati sull’impegno dell’area del
basso ventre. La stessa cosa possiamo dirla a proposito di molti esercizi
sulla voce: si spinge troppo verso il basso e si privilegiano le note e i toni
bassi. Non mi stupirei se una statistica registrasse una forte presenza di
disturbi legati a troppa pressione nell’area inferiore del corpo tra i
praticanti occidentali di tecniche psicofisiche orientali.
E noto anche quanto sia diffusa negli ambienti new age una
tipologia umana che fa della ricerca interiore un sistema per fortificarsi
contro il dolore e le delusioni, me endo sé stessi al centro di tu o
invece di ricercare la collaborazione e la convivialità.
E potremmo aggiungere che lo schema stesso guru-allievo è
stru urato intorno a questa forma di a enzione smodata verso
l’interno/comunicazione unidirezionale.
Mi fermo qui perché se mi hai preso per pazzo è inutile che
continuo, se hai inteso quel che voglio dire ho detto abbastanza.
Appendice 3
SOFFRI DEL MORBO DEL MUSONE SOLITARIO?
SE NON TI VEDI MAI CON NESSUNO, SE I TUOI AMICI SI CONTANO SULLE
DITA DELLA MANO DI UN FALEGNAME DISTRATTO, SE L’ULTIMA VOLTA
CHE HAI VISTO PIÙ DI 5 PERSONE TUTTE INSIEME È STATO IL V2-DAY
ALLORA HAI UN GRAVE PROBLEMA. SEI UN ESSERE SOLITARIO. E NON È UNA
COSA AFFASCINANTE, È UNA MALATTIA.
La domanda semplice che ti perme e di diagnosticare quanto tu
sia vi ima del morbo è: sei tu che vai verso gli altri o sono gli altri che
devono venire verso di te?
L’a eggiamento solitario è una mala ia gravissima che né medici
né psicologi “ufficiali” riconoscono e che pochi tra i terapisti alternativi
hanno “fotografato”.
Parliamo della non capacità di passare del tempo a parlare con altre
persone.
PUNTO UNO:
perché è UNA MALATTIA GRAVE. Psicologica e
fisica.
Si tra a di una mala ia molto più diffusa di quel che si crede. Ma
molti potrebbero non essere d’accordo con questa affermazione.
STARSENE DA SOLI È ADDITTURA CONSIDERATO UN SEGNO
DI EFFICIENZA E FORZA! Ma si tra a di un grave errore di
valutazione. Siamo esseri sociali, per milioni di anni la vita dei nostri
antenati ha ruotato intorno alla colle ività della tribù. La nostra
intelligenza, il nostro linguaggio, la nostra capacità di creare arte, ridere
e amare sono derivati della vita sociale. Abbiamo bisogno di parlare con
le altre persone. È una banalità che viene poco considerata in campo
clinico. Quasi nessun medico ordina a un paziente di iscriversi a un
corso di salsa o di scri ura creativa. E questo è molto grave. La
mancanza di conta i umani, di scambio di opinioni, di chiacchiere futili,
convivialità, gioco, sono un disturbo dell’anima che ha forti effe i sul
fisico. È ormai noto che i comportamenti giocosi e creativi, l’ascolto delle
sensazioni piacevoli e il ridere, provocano la produzione di dopamina e
di altre sostanze essenziali per il benessere. Ed è stato stradimostrato
che l’umore e le emozioni hanno un effe o immediato sul sistema
immunitario. Un bacio di dieci minuti devasta i virus meglio degli
antibiotici.
PUNTO DUE:
LE RAGIONI
Non voglio qui fare un tra ato sulla tristezza e le ragioni che ci
spingono a comportamenti autolesionisti. È chiaro però che una persona
che non è capace di trascorrere una quota considerevole della propria
vita godendo del rapporto con gli altri ha subito un grande trauma. Ma
al di là dei traumi passati vi sono alcuni modi di vedere che cementano
l’incapacità di comunicare:
· Paura di raccontarsi: ma checcavolo hai fa o nella vita per
pensare che non sia conveniente raccontarla?
· Avarizia: raccontare di se stessi vuol dire dare qualche cosa
agli altri.
· Senso di inferiorità: la mia vita e quel che penso sono privi
di interesse. Percheccavolo pensi che la tua vita non valga la
pena di essere raccontata? Sei una straordinaria unicità!
· Paura degli altri: se uno viene a farti una domanda lo fa solo
per farsi i cazzi tuoi.
· Disinteresse: sono tutti coglioni cosa ci parlo a fare?
· Mancanza di tempo: ho cose più urgenti da fare che perdere
tempo a chiacchierare!
Credo che se una persona rifle e su queste idee può capire
facilmente che si tratta di trappole mentali.
PUNTO TRE:
PARLARE È INDISPENSABILE PER LA PROPRIA
VITA!
Chiacchierare con le persone, aprirsi, raccontarsi, ascoltare i
racconti, condividere emozioni e sogni, giocare, sono cibo per la nostra
anima. Di fronte alla morte e al dolore tu o il resto perde importanza e
significato. Ma l’amore, l’amicizia, il gioco e il ridere restano valori,
motivi per i quali ha avuto senso vivere. Anche in punto di morte.
Dedicare un posto fondamentale nella nostra vita ai rapporti con gli altri
non è solo piacevole è l’essenza della vita. È anche necessario! Hai
bisogno che la gente sia partecipe della tua gioia. Condividerla la
amplifica e la rende più efficace come medicina. E ne hai doppiamente
bisogno quando una mala ia o un lu o ti colpisce. Affrontare questi
momenti tragici da soli è terribile.
Speriamo che queste parole ti inducano ad aumentare la tua
tensione verso gli altri. All’inizio può sembrare difficile. Ma poi è come
l’eroina: non ne puoi più fare a meno. E a differenza dell’eroina la
comunicazione con gli esseri umani fa bene, è legale e arricchisce la tua
vita. Per iniziare a godersi questa droga naturale è sufficiente guardare
un essere umano e pensare: “Questo è un meraviglioso, unico esemplare
di una specie fantastica e io ho l’incredibile opportunità di sapere
qualche cosa di lui!” (Non devi assolutamente pensare: “UN ALTRO
ESSERE UMANO! CHE PALLE CE NE SONO MILIARDI E SONO
TUTTI STRONZI”). Trovare qualcuno con cui parlare è facile, porca
miseria, smetti di dire che non è facile, vai lì e gli fai una domanda.
PUNTO QUATTRO:
CONTRO IL GOVERNO DEI CENSORI
Lanciamo una campagna di intensificazione dei rapporti umani. Per chi non lo avesse
ancora capito esiste un rapporto dire o tra la possibilità di Schifani di rompere i coglioni
a Travaglio e il numero di italiani che si abbracceranno nelle prossime 24 ore. Non
credere ai parametri della vecchia politica: AMARE È RIVOLUZIONARIO! Ti invitiamo
a pubblicare sul tuo sito questo appello: PARLA CON UN ESSERE UMANO! È PIÙ
AFFASCINANTE DI UN PANDA!
È ereditario o no?
L’epigenetica rovescia l’idea sulle cause di molti
malanni.
Sul numero del novembre 2006 della rivista Usa "Discover", è stato
pubblicato un articolo intitolato "Dna is not destiny” che illustra una
scoperta epocale per la medicina. Si racconta infa i di alcuni gruppi di
scienziati che, con diversi esperimenti, hanno dimostrato che il Dna non
è in grado, da solo, di provocare mala ie ereditarie. Ad esempio,
l'equipe di Randy L. Jirtle, Duke University, ha scoperto che, nutrendo in
un certo modo cavie geneticamente malaticce, giallognole e grassocce,
esse partoriscono topi sani, marroni e magri. Si è verificato che ciò
avviene perché alcune sostanze si legano ad alcune parti del Dna
invalidandone il messaggio. In altre parole, per diventare operativi i
messaggi contenuti nel Dna hanno bisogno di precise reazioni chimiche.
L'alimentazione è in grado di bloccare o provocare l'a ivazione di questi
messaggi genetici. E non solo l'alimentazione. Un gruppo di ricercatori
ha analizzato alcune mamme tope che accudivano i piccoli leccandoli
molto. Contemporaneamente è stato selezionato un gruppo di madri che
accudivano per molto meno tempo i loro piccoli. Si è poi visto che le
cavie che avevano ricevuto una dose maggiore di leccate erano molto
meno paurose delle altre. E fino a qui sembrerebbe una dimostrazione
classica degli effe i del comportamento materno sullo stato psicologico
dei piccoli. Quelli accuditi amorevolmente per più tempo si sentivano
più sicuri. Ma gli scienziati hanno scoperto che il comportamento dei
piccoli era determinato non da semplici particolarità psicologiche ma dal
fa o che alcune funzioni del Dna legate alle reazioni chimiche dovute
allo stress erano state bloccate nei sogge i più coccolati. Le leccate
materne avevano modificato, anche in questo caso, l'efficienza dei
meccanismi a raverso i quali la cellula "legge" gli ordini del Dna,
arrivando in pratica a modificarli.
Da queste scoperte è nata l'idea che l'EPIGENETICA
(epi=vicino+genetica) determini almeno il 50% dei destini di una
creatura. È così saltata la chiave di volta del modello ufficiale del corpo e
la tesi secondo cui gran parte dei malanni avrebbero basi genetiche. E si
è dimostrato che il comportamento è una concausa determinante in
quanto inibisce o rafforza alcune predisposizioni mutando la stru ura
funzionale del Dna.
La tesi del Dna responsabile in modo preminente della salute è
stata in questi decenni sponsorizzata dalle case farmaceutiche. L'idea
della centralità del destino scri o nei geni ha avuto un'importanza
ancora maggiore al di fuori del mondo accademico. Per 30 anni i media
hanno continuato ad annunciare la scoperta che questo o quel male,
ormai era certo, aveva una causa ereditaria legata al patrimonio genetico.
Ogni volta che durante il pranzo di Natale ci si trovava a discutere di
salute si doveva fare i conti con il solito zio (suocera o cognato) che
sosteneva che tanto era inutile perdere tempo con la macrobiotica e i
massaggi shatsu, la meditazione zen e la gestione delle emozioni
negative. Che tu discutessi di diabete o di allergie, di tumore o di mal di
testa finivano sempre a dire: "No, nel mio caso è una cosa ereditaria, ce
l'aveva anche mia mamma!"
Il modello che vedeva nell'ereditarietà le cause essenziali della
durata e della qualità della vita andava a bracce o con l'idea che le
pasticche e gli interventi chirurgici potessero e dovessero risolvere tu i i
malanni e che le mala ie refra arie ai poteri della chimica fossero
irrisolvibili "e certo con le tue visualizzazioni non risolverai mai niente!"
Per più di un secolo i baroni della medicina avevano deriso le
ipotesi olistiche che immaginavano un rapporto stre o tra psiche,
comportamenti, alimentazione e salute. La scienza ufficiale amme eva
soltanto l'esistenza di un rapporto secondario, misterioso e impalpabile,
tra l'umore e la mala ia. Questo è un punto importante: nel modello
accademico non si vedeva come una sensazione "psicologica" potesse
trasformarsi in un mal di gola. Il mal di gola veniva considerato una
realtà materiale che non poteva essere determinata dall'immaterialità di
un pensiero.
Negli anni '90 questa teoria era stata scardinata dalla scoperta che
esistevano precisi rapporti funzionali (chimici) tra lo stato d'animo e
l'efficienza del sistema immunitario. Si scoprì che lungo la spina dorsale
possediamo vere e proprie sinapsi che trasme ono messaggi
provenienti dal "cervello" e destinati al "corpo". E decine di studi
dimostrarono che un bacio d'amore o un film comico non cambiano solo
lo stato PSICOLOGICO ma l'efficienza funzionale del "corpo". D'altra
parte la stessa natura dello stato psicologico si è recentemente
dimostrata essere chimica. Il buon umore, così come la tristezza, non
sono processi meramente mentali ma stati anche fisici che si
concretizzano in precisi processi chimici. Si è addiri ura dimostrato che
se si finge di essere contenti e si sta lì col sorriso stampato sulle labbra,
il cervello reagisce come se fosse in presenza di un vero stato di allegria:
rafforza la rea ività del sistema immunitario e secerne sostanze che
producono una sensazione di benessere.
La teoria della preminenza del corpo fisico ha preso un'ulteriore
batosta quando le moderne tecnologie ci hanno permesso di osservare
cosa avviene esa amente quando un falso medicinale riesce a indurre
una vera anestesia. Anche questo evento, innegabile e riscontrato
continuamente, veniva spiegato come un processo mentale nel quale il
cervello, misteriosamente, sme eva di "vedere" il segnale del dolore. Ma
osservando la realtà concreta del fenomeno si è scoperto che le cose
stanno in modo completamente diverso. Quando il paziente assume il
falso anestetico il cervello invia segnali che a ivano tu e le reazioni
chimiche che il corpo ha sperimentato in presenza del vero
medicamento. Cioè, l'anestesia non avviene a livello mentale ma viene
provocata chimicamente dall'organismo anche in assenza delle sostanze
chimiche necessarie per indurre la reazione.
E se ancora non bastasse, l'articolo di Internazionale ci racconta di
un'altra recente scoperta sui poteri dell'epigenetica.
Grazie all'evidenza delle statistiche comportamentali, già negli
anni '90 si era fa a strada l'idea che se il grille o del tumore era
genetico, la forza che lo faceva sca are era legata in primo luogo alla
dieta e in secondo luogo alla quantità di agenti tossici assorbiti (ad
esempio, vivendo in ci à inquinate). Ora le ricerche sull'epigenetica ci
portano un'ulteriore definitiva prova che rovescia addiri ura la
concezione stessa dell'ereditarietà. Infa i, si è dimostrato che gli effe i
di alcune sostanze si trasme ono per diverse generazioni anche se i figli
non hanno conta o con de e sostanze e a se non vi sono modifiche nel
patrimonio genetico. Dunque non solo trasme iamo un patrimonio
genetico, ma anche un codice di comportamento dei meccanismi chimici
che leggono i messaggi genetici. Si può trasme ere alla prole
(soprattutto alla discendenza dello stesso sesso) anche la modalità con la
quale alcune parti del Dna vengono assopite e altre vengono risvegliate.
Questo fenomeno è stato, ad esempio, esaminato studiando il rapporto
tra la fame sofferta da individui durante la gestazione e nei primi anni di
vita e il metabolismo dei loro discendenti.
Queste nuove conoscenze porteranno a rivoluzionare il pensiero
scientifico su cause ed effe i delle mala ie. E contengono gli elementi
di una rivoluzione culturale e comportamentale di massa.
Sostanzialmente passiamo da un messaggio passivo: "il medico conosce
le medicine in grado di guarirti", a un massaggio responsabilizzante: "la
tua salute e quella dei tuoi discendenti dipende dal tuo stile di vita, da
quel che mangi, da quante coccole dai e ricevi, da quel che pensi".
L'alimentazione, l'affe ività e l'a eggiamento verso la vita possono
essere potenti medicine o potenti veleni. E la coscienza di questo fa o
non potrà che avere ricadute eccellenti sui comportamenti umani.
A questo punto resta in piedi solo uno dei bastioni della scienza
accademica. La visione del mondo che ha dominato la scienza per due
secoli concepiva il corpo alla stregua di un motore meccanico governato
dalla genetica e dalla chimica bruta. Ora che la capacità di "azione
chimica" degli stati d'animo e dei comportamenti è stata provata,
a endiamo che venga "scoperta" un'altra idea rivoluzionaria portata in
auge dalla rivoluzione culturale del '68. Una costante teorica presente in
quasi tu e le terapie alternative e nei circoli scientifici olistici è che
l'essere vivente sia governato da un "centro di compensazione". Si tra a
di un'idea in realtà semplicissima. Il modello di funzionamento del
corpo secondo la "scienza ufficiale" è quello di una serie di macchine che
svolgono determinate a ività. Il motivo essenziale per cui si è negato il
rapporto tra psiche, abitudini e chimica degli organismi sta proprio nel
fa o che risulta tu ora inspiegabile come il corpo coordini la
complessità della quantità sterminata delle funzioni. Già era difficile
immaginare un coordinamento delle funzioni fisiologiche "meccaniche"
dei diversi organi e sistemi, con miliardi di cellule che comunicavano
solo chimicamente... Ma d'altra parte non si vedeva da nessuna parte un
organo che si occupasse di armonizzare tra loro le funzioni vitali. Quindi
non c'era nient'altro che la virtuosa efficienza di un sistema basato sulla
somma di piccole macchine perfe e. Ovvio che l'idea di complicare
ulteriormente questo modello, che già stava in piedi con difficoltà,
faceva paura agli scienziati. E così per due secoli hanno tenuto fuori la
psicologia dai meccanismi fisiologici. Figuriamoci cosa sarebbe successo
alle loro teorie moltiplicando in modo esponenziale la molteplicità delle
interconnessioni funzionali, aggiungendo le varianti chimiche indo e
dagli stati d'animo, dai pensieri e dalle azioni. Ma adesso che le coccole
sono diventate un fattore chimico son dolori.
Tu o il modello accademico della comunicazione tra le parti del
tu o non sta più in piedi. Ci deve essere per forza un qualche cosa di
estremamente concreto e chimicamente rilevante che agisce come
centrale globale di intercomunicazione. Ma è ovvio che questo centro di
armonizzazione non può essere un organo fisico nel senso classico. Deve
essere qualche cosa di completamente diverso, che usa sistemi di
comunicazione ed elaborazione delle informazioni non semplicemente
chimici.
Un esempio extramedico lo abbiamo avuto proprio nello sviluppo
del web. Negli anni '90 c'erano continuamente allarmi per l'imminente
crollo della rete telefonica che non avrebbe potuto reggere alla mole di
informazioni che viaggiavano in internet. Poi si è scoperto che potevamo
inviare stringhe di impulsi nei modi più disparati e che addiri ura tu a
la rete ele rica poteva essere trasformata in linea di comunicazione:
intanto che trasportava energia ele rica poteva far viaggiare anche le
informazioni.
Scoprire in modo scientifico quali funzioni l'organismo utilizza per
gestire le informazioni su se stesso è la sfida dei prossimi anni. E
sicuramente la scienza può trarre ispirazione dai modelli empirici
costruiti nel passato dall'umanità. Il modello della medicina tradizionale
cinese individua il luogo fisico di questa funzione di coordinamento nel
sistema dei canali energetici, concepiti come una specie di sistema di
"vasi comunicanti" che grazie alla pressione del "liquido" contenuto
sintonizza i cicli vitali. E questo sistema è governato a sua volta da cicli
a raverso i quali l'organismo stabilisce momenti della giornata nei quali
a turno gli organi hanno la precedenza nel rifornimento di "energia" e
sostanze. Gli aghi infissi nel corpo dagli agopuntori sono visti come
regolatori non dire amente degli organi ma del sistema che sovrintende
il coordinamento tra gli organi. Anche l'omeopatia è basata su un
conce o simile. Qui troviamo una funzione centrale dell'organismo, una
specie di orecchio interno che ascolta le vibrazioni emesse dai singoli
organismi. Esiste qualche cosa di simile a un dire ore di orchestra che
cerca di far andare tu i a ritmo "regolando" questo o quello strumento
musicale. La mala ia viene vista come un errore compiuto dal direttore
d'orchestra che non riesce più a sentire bene una data vibrazione. Il
medicamento omeopatico agisce quindi in virtù della sua vibrazione
"simile" a quella dell'organo malato. La mala ia è un errore di
procedura, l'organo stona. Il medicamento omeopatico amplifica la
stonatura (i simili curano i simili). L'idea è che il dire ore di orchestra
finalmente senta la stonatura dell'organo che la medicina ha amplificato
e quindi sappia riportare l'organo a suonare correttamente.
Una fronda minoritaria della scienza moderna si muove ormai da
anni in questa direzione. Il mondo viene visto come una serie di sistemi
nei quali l'importanza delle informazioni è essenziale. L'idea è che la vita
sia basata su una rete interconnessa. È l'idea del pianeta terra come un
unico organismo (la teoria di Gaia). La Terra sarebbe capace, ad
esempio, di sentire le esplosioni di calore del sole. In qualche modo
riuscirebbe a percepire il problema e a elaborare una strategia difensiva.
La Terra sarebbe in grado di indurre l'esplosione del numero e
dell'a ività di alcuni tipi di microrganismi capaci di produrre sostanze
che (a raverso un complesso meccanismo che coinvolge altri organismi
e fenomeni climatici) annullano gli effe i dei periodi di ipera ività
solare. E questo addiri ura determinando modificazioni nell'atmosfera.
Se questo non avvenisse, da milioni di anni ci sarebbero stati effe i
disastrosi per la vita sul nostro pianeta. Su questo tema vedi di Fritiof
Capra "La rete della vita".
Ma ancora non sono stati "fotografati" i luoghi "fisiologici" dove
questa comunicazione ed elaborazione avvengono. Non abbiamo visto
ancora quali sono i meccanismi elementari e basilari che determinano
una sorta di intelligenza e di capacità di organizzazione "a rete" in ogni
singolo organismo. Possiamo essere convinti che questo sia il modo di
lavorare della natura e possiamo portare prove indire e dell'esistenza di
una funzione intelligente di coordinamento e sintonizzazione ma non
abbiamo ancora "ca urato" questo aspe o. Non lo abbiamo ancora
analizzato, pesato, misurato. Ma è solo questione di tempo. I cacciatori
sono partiti.

I siti del nostro circuito:


www.adomandarisponde.it www.ecofiera.it www.ecotecno.tv www.energiarcobaleno.it
www.stradaalternativa.com www.sessosublime.it www.clinicaverde.it www.jacopofo.it
www.amoreamore.it www.cacaonline.it www.alcatraz.it www.commercioetico.it
www.francarame.it www.dariofo.it www.mariopirovano.it www.eleonoraalbanese.it
www.atlantide.tv www.comicoterapia.it www.jacopofo.com www.mercidolci.it

[1] David Spiegel et al., “Effect of Psychosocial Treatment on Survival of Patients with Metastatic
Breast Cancer”, Lancet, 8668, ii, 1989. Per l’esa ezza sopravvissero in media per 37 mesi le
donne del primo gruppo, per 19 mesi le donne del secondo.
[2] Questo discorso ovviamente non contraddice il fa o che se somministro un chilo di cianuro
a cento persone ottengo un’alta percentuale di decessi.
[3] I dati di questa ricerca sono stati pubblicati da “L’Echo des Savanes” n. 147.
[4] Intervento al Third Mind and Life meeting, Daharamsala, India, dicembre 1990.
[5] Daniel Goleman, L’intelligenza emo va, che cos’è, perché può renderci felici, trad. I. Blum e
B. Lotti, pagg. 200-201.
[6] Vedi su questo tema il geniale libro di Vezio Ruggieri, Mente, corpo, mala a, Il pensiero
scientifico editore.
[7] I veterinari lo sanno da anni. Infa ricoverare un animale domes co per più di tre giorni è
risaputo che fa più male che bene alla bes a. Molte volte, infa , ritardare la dimissione
dell’animale annulla l’effetto della cura creando una situazione di depressione molto grave.
[8] Si dice che questa sostanza venisse distribuita ai soldati di leva, sciolta nei cibi, per calmare i
loro “bollenti spiriti” , cioè i loro impulsi sessuali.
[9] Il restante 34% a volte guarisce a volte non guarisce. Se lo si cura in modo corre o ha più
probabilità di guarire.
[10] Non solo il riso, quindi, ma anche il semplice sorriso può provocare reazioni fisiologiche
positive.
[11] Fra ale: il modulo base che prolifera espandendosi secondo il suo stesso schema. Lo
schema fra ale origina le forme apparentemente irregolari, e perme e di comprendere
fenomeni caotici come il clima o la forma delle coste di un’isola o il bordo di una foglia.
[12] Ed. Feltrinelli
[13] Ed. Astrolabio
[14] Ed. Astrolabio
[15] Per saperne di più vedi il video su: http://www.tuttorespiro.it/
[16] Ripe amo: benché sia vero che non possiamo comandare dire amente la muscolatura
profonda (perché essa non è so o il controllo dire o della mente razionale), possiamo però
aggirare l'ostacolo. È sufficiente iden ficare la sensazione del movimento della muscolatura
profonda e poi proiettare questa sensazione volontariamente per ottenere il movimento.
[17] Vedi L’anello di Re Salomone, Ed. Adelphi.
[18] Su come nasce il disagio umano ho scri o un libro che è una bomba: Cervelli verdi fri
(Modestamente sono scemo), Ed. Demetra.
[19] Sul tema dell'illuminazione vedi Come fare il buddista senza farsi male e Cervelli verdi fri ,
Ed. Demetra.
[20] Vedi la ricerca di Nittamo Montecucco pubblicate su Cyber.
[21] Vedi anche L’Enciclopedia del sesso sublime di Jacopo Fo, capitoli dal numero 1 al 10.
[22] Se vuoi approfondire questo argomento consulta F. Capra, Il punto di svolta, Feltrinelli.
[23] Queste reazioni sono state misurate dal dottor Nittamo Montecucco.
[24] Quelli che credono che le mala e abbiamo sopra u o ragioni psicologiche. Vedi l’ul mo
capitolo
[25] Anche in Italia molte persone non digeriscono il la e normale, ma solo il la e ad alta
digeribilità
[26] La liquirizia non va usata se hai problemi di ipertensione (pressione alta). La sana è
ottima anche senza
[27] Tra are qui per esteso le tecniche per risolvere i disturbi dell’area sessuale non è possibile
per ragioni di spazio. Per un discorso più approfondito vedi i capitoli da 1 a 10 de L’Enciclopedia
del Sesso Sublime di Jacopo Fo -Ed. Hobby & Work, Bresso - Milano. Più in sintesi vedi Lo zen e
l’arte di scopare, Edizione Giunti.
[28] In realtà non è del tu o incredibile, l’iperico è un regolatore ormonale quindi annulla
l’effetto ormonale degli anticoncezionali come la pillola o il cerotto.
PUNTO QUATTRO:
CONTRO IL GOVERNO DEI CENSORI
Lanciamo una campagna di intensificazione dei rapporti umani. Per chi non lo avesse
ancora capito esiste un rapporto dire o tra la possibilità di Schifani di rompere i coglioni
a Travaglio e il numero di italiani che si abbracceranno nelle prossime 24 ore. Non
credere ai parametri della vecchia politica: AMARE È RIVOLUZIONARIO! Ti invitiamo
a pubblicare sul tuo sito questo appello: PARLA CON UN ESSERE UMANO! È PIÙ
AFFASCINANTE DI UN PANDA!

È ereditario o no?
L’epigenetica rovescia l’idea sulle cause di molti
malanni.
Sul numero del novembre 2006 della rivista Usa "Discover", è stato
pubblicato un articolo intitolato "Dna is not destiny” che illustra una
scoperta epocale per la medicina. Si racconta infa i di alcuni gruppi di
scienziati che, con diversi esperimenti, hanno dimostrato che il Dna non
è in grado, da solo, di provocare mala ie ereditarie. Ad esempio,
l'equipe di Randy L. Jirtle, Duke University, ha scoperto che, nutrendo in
un certo modo cavie geneticamente malaticce, giallognole e grassocce,
esse partoriscono topi sani, marroni e magri. Si è verificato che ciò
avviene perché alcune sostanze si legano ad alcune parti del Dna
invalidandone il messaggio. In altre parole, per diventare operativi i
messaggi contenuti nel Dna hanno bisogno di precise reazioni chimiche.
L'alimentazione è in grado di bloccare o provocare l'a ivazione di questi
messaggi genetici. E non solo l'alimentazione. Un gruppo di ricercatori
ha analizzato alcune mamme tope che accudivano i piccoli leccandoli
molto. Contemporaneamente è stato selezionato un gruppo di madri che
accudivano per molto meno tempo i loro piccoli. Si è poi visto che le
cavie che avevano ricevuto una dose maggiore di leccate erano molto
meno paurose delle altre. E fino a qui sembrerebbe una dimostrazione
classica degli effe i del comportamento materno sullo stato psicologico
dei piccoli. Quelli accuditi amorevolmente per più tempo si sentivano
più sicuri. Ma gli scienziati hanno scoperto che il comportamento dei
piccoli era determinato non da semplici particolarità psicologiche ma dal
fa o che alcune funzioni del Dna legate alle reazioni chimiche dovute
allo stress erano state bloccate nei sogge i più coccolati. Le leccate
materne avevano modificato, anche in questo caso, l'efficienza dei
meccanismi a raverso i quali la cellula "legge" gli ordini del Dna,
arrivando in pratica a modificarli.
Da queste scoperte è nata l'idea che l'EPIGENETICA
(epi=vicino+genetica) determini almeno il 50% dei destini di una
creatura. È così saltata la chiave di volta del modello ufficiale del corpo e
la tesi secondo cui gran parte dei malanni avrebbero basi genetiche. E si
è dimostrato che il comportamento è una concausa determinante in
quanto inibisce o rafforza alcune predisposizioni mutando la stru ura
funzionale del Dna.
La tesi del Dna responsabile in modo preminente della salute è
stata in questi decenni sponsorizzata dalle case farmaceutiche. L'idea
della centralità del destino scri o nei geni ha avuto un'importanza
ancora maggiore al di fuori del mondo accademico. Per 30 anni i media
hanno continuato ad annunciare la scoperta che questo o quel male,
ormai era certo, aveva una causa ereditaria legata al patrimonio genetico.
Ogni volta che durante il pranzo di Natale ci si trovava a discutere di
salute si doveva fare i conti con il solito zio (suocera o cognato) che
sosteneva che tanto era inutile perdere tempo con la macrobiotica e i
massaggi shatsu, la meditazione zen e la gestione delle emozioni
negative. Che tu discutessi di diabete o di allergie, di tumore o di mal di
testa finivano sempre a dire: "No, nel mio caso è una cosa ereditaria, ce
l'aveva anche mia mamma!"
Il modello che vedeva nell'ereditarietà le cause essenziali della
durata e della qualità della vita andava a bracce o con l'idea che le
pasticche e gli interventi chirurgici potessero e dovessero risolvere tu i i
malanni e che le mala ie refra arie ai poteri della chimica fossero
irrisolvibili "e certo con le tue visualizzazioni non risolverai mai niente!"
Per più di un secolo i baroni della medicina avevano deriso le
ipotesi olistiche che immaginavano un rapporto stre o tra psiche,
comportamenti, alimentazione e salute. La scienza ufficiale amme eva
soltanto l'esistenza di un rapporto secondario, misterioso e impalpabile,
tra l'umore e la mala ia. Questo è un punto importante: nel modello
accademico non si vedeva come una sensazione "psicologica" potesse
trasformarsi in un mal di gola. Il mal di gola veniva considerato una
realtà materiale che non poteva essere determinata dall'immaterialità di
un pensiero.
Negli anni '90 questa teoria era stata scardinata dalla scoperta che
esistevano precisi rapporti funzionali (chimici) tra lo stato d'animo e
l'efficienza del sistema immunitario. Si scoprì che lungo la spina dorsale
possediamo vere e proprie sinapsi che trasme ono messaggi
provenienti dal "cervello" e destinati al "corpo". E decine di studi
dimostrarono che un bacio d'amore o un film comico non cambiano solo
lo stato PSICOLOGICO ma l'efficienza funzionale del "corpo". D'altra
parte la stessa natura dello stato psicologico si è recentemente
dimostrata essere chimica. Il buon umore, così come la tristezza, non
sono processi meramente mentali ma stati anche fisici che si
concretizzano in precisi processi chimici. Si è addiri ura dimostrato che
se si finge di essere contenti e si sta lì col sorriso stampato sulle labbra,
il cervello reagisce come se fosse in presenza di un vero stato di allegria:
rafforza la rea ività del sistema immunitario e secerne sostanze che
producono una sensazione di benessere.
La teoria della preminenza del corpo fisico ha preso un'ulteriore
batosta quando le moderne tecnologie ci hanno permesso di osservare
cosa avviene esa amente quando un falso medicinale riesce a indurre
una vera anestesia. Anche questo evento, innegabile e riscontrato
continuamente, veniva spiegato come un processo mentale nel quale il
cervello, misteriosamente, sme eva di "vedere" il segnale del dolore. Ma
osservando la realtà concreta del fenomeno si è scoperto che le cose
stanno in modo completamente diverso. Quando il paziente assume il
falso anestetico il cervello invia segnali che a ivano tu e le reazioni
chimiche che il corpo ha sperimentato in presenza del vero
medicamento. Cioè, l'anestesia non avviene a livello mentale ma viene
provocata chimicamente dall'organismo anche in assenza delle sostanze
chimiche necessarie per indurre la reazione.
E se ancora non bastasse, l'articolo di Internazionale ci racconta di
un'altra recente scoperta sui poteri dell'epigenetica.
Grazie all'evidenza delle statistiche comportamentali, già negli
anni '90 si era fa a strada l'idea che se il grille o del tumore era
genetico, la forza che lo faceva sca are era legata in primo luogo alla
dieta e in secondo luogo alla quantità di agenti tossici assorbiti (ad
esempio, vivendo in ci à inquinate). Ora le ricerche sull'epigenetica ci
portano un'ulteriore definitiva prova che rovescia addiri ura la
concezione stessa dell'ereditarietà. Infa i, si è dimostrato che gli effe i
di alcune sostanze si trasme ono per diverse generazioni anche se i figli
non hanno conta o con de e sostanze e a se non vi sono modifiche nel
patrimonio genetico. Dunque non solo trasme iamo un patrimonio
genetico, ma anche un codice di comportamento dei meccanismi chimici
che leggono i messaggi genetici. Si può trasme ere alla prole
(soprattutto alla discendenza dello stesso sesso) anche la modalità con la
quale alcune parti del Dna vengono assopite e altre vengono risvegliate.
Questo fenomeno è stato, ad esempio, esaminato studiando il rapporto
tra la fame sofferta da individui durante la gestazione e nei primi anni di
vita e il metabolismo dei loro discendenti.
Queste nuove conoscenze porteranno a rivoluzionare il pensiero
scientifico su cause ed effe i delle mala ie. E contengono gli elementi
di una rivoluzione culturale e comportamentale di massa.
Sostanzialmente passiamo da un messaggio passivo: "il medico conosce
le medicine in grado di guarirti", a un massaggio responsabilizzante: "la
tua salute e quella dei tuoi discendenti dipende dal tuo stile di vita, da
quel che mangi, da quante coccole dai e ricevi, da quel che pensi".
L'alimentazione, l'affe ività e l'a eggiamento verso la vita possono
essere potenti medicine o potenti veleni. E la coscienza di questo fa o
non potrà che avere ricadute eccellenti sui comportamenti umani.
A questo punto resta in piedi solo uno dei bastioni della scienza
accademica. La visione del mondo che ha dominato la scienza per due
secoli concepiva il corpo alla stregua di un motore meccanico governato
dalla genetica e dalla chimica bruta. Ora che la capacità di "azione
chimica" degli stati d'animo e dei comportamenti è stata provata,
a endiamo che venga "scoperta" un'altra idea rivoluzionaria portata in
auge dalla rivoluzione culturale del '68. Una costante teorica presente in
quasi tu e le terapie alternative e nei circoli scientifici olistici è che
l'essere vivente sia governato da un "centro di compensazione". Si tra a
di un'idea in realtà semplicissima. Il modello di funzionamento del
corpo secondo la "scienza ufficiale" è quello di una serie di macchine che
svolgono determinate a ività. Il motivo essenziale per cui si è negato il
rapporto tra psiche, abitudini e chimica degli organismi sta proprio nel
fa o che risulta tu ora inspiegabile come il corpo coordini la
complessità della quantità sterminata delle funzioni. Già era difficile
immaginare un coordinamento delle funzioni fisiologiche "meccaniche"
dei diversi organi e sistemi, con miliardi di cellule che comunicavano
solo chimicamente... Ma d'altra parte non si vedeva da nessuna parte un
organo che si occupasse di armonizzare tra loro le funzioni vitali. Quindi
non c'era nient'altro che la virtuosa efficienza di un sistema basato sulla
somma di piccole macchine perfe e. Ovvio che l'idea di complicare
ulteriormente questo modello, che già stava in piedi con difficoltà,
faceva paura agli scienziati. E così per due secoli hanno tenuto fuori la
psicologia dai meccanismi fisiologici. Figuriamoci cosa sarebbe successo
alle loro teorie moltiplicando in modo esponenziale la molteplicità delle
interconnessioni funzionali, aggiungendo le varianti chimiche indo e
dagli stati d'animo, dai pensieri e dalle azioni. Ma adesso che le coccole
sono diventate un fattore chimico son dolori.
Tu o il modello accademico della comunicazione tra le parti del
tu o non sta più in piedi. Ci deve essere per forza un qualche cosa di
estremamente concreto e chimicamente rilevante che agisce come
centrale globale di intercomunicazione. Ma è ovvio che questo centro di
armonizzazione non può essere un organo fisico nel senso classico. Deve
essere qualche cosa di completamente diverso, che usa sistemi di
comunicazione ed elaborazione delle informazioni non semplicemente
chimici.
Un esempio extramedico lo abbiamo avuto proprio nello sviluppo
del web. Negli anni '90 c'erano continuamente allarmi per l'imminente
crollo della rete telefonica che non avrebbe potuto reggere alla mole di
informazioni che viaggiavano in internet. Poi si è scoperto che potevamo
inviare stringhe di impulsi nei modi più disparati e che addiri ura tu a
la rete ele rica poteva essere trasformata in linea di comunicazione:
intanto che trasportava energia ele rica poteva far viaggiare anche le
informazioni.
Scoprire in modo scientifico quali funzioni l'organismo utilizza per
gestire le informazioni su se stesso è la sfida dei prossimi anni. E
sicuramente la scienza può trarre ispirazione dai modelli empirici
costruiti nel passato dall'umanità. Il modello della medicina tradizionale
cinese individua il luogo fisico di questa funzione di coordinamento nel
sistema dei canali energetici, concepiti come una specie di sistema di
"vasi comunicanti" che grazie alla pressione del "liquido" contenuto
sintonizza i cicli vitali. E questo sistema è governato a sua volta da cicli
a raverso i quali l'organismo stabilisce momenti della giornata nei quali
a turno gli organi hanno la precedenza nel rifornimento di "energia" e
sostanze. Gli aghi infissi nel corpo dagli agopuntori sono visti come
regolatori non dire amente degli organi ma del sistema che sovrintende
il coordinamento tra gli organi. Anche l'omeopatia è basata su un
conce o simile. Qui troviamo una funzione centrale dell'organismo, una
specie di orecchio interno che ascolta le vibrazioni emesse dai singoli
organismi. Esiste qualche cosa di simile a un dire ore di orchestra che
cerca di far andare tu i a ritmo "regolando" questo o quello strumento
musicale. La mala ia viene vista come un errore compiuto dal direttore
d'orchestra che non riesce più a sentire bene una data vibrazione. Il
medicamento omeopatico agisce quindi in virtù della sua vibrazione
"simile" a quella dell'organo malato. La mala ia è un errore di
procedura, l'organo stona. Il medicamento omeopatico amplifica la
stonatura (i simili curano i simili). L'idea è che il dire ore di orchestra
finalmente senta la stonatura dell'organo che la medicina ha amplificato
e quindi sappia riportare l'organo a suonare correttamente.
Una fronda minoritaria della scienza moderna si muove ormai da
anni in questa direzione. Il mondo viene visto come una serie di sistemi
nei quali l'importanza delle informazioni è essenziale. L'idea è che la vita
sia basata su una rete interconnessa. È l'idea del pianeta terra come un
unico organismo (la teoria di Gaia). La Terra sarebbe capace, ad
esempio, di sentire le esplosioni di calore del sole. In qualche modo
riuscirebbe a percepire il problema e a elaborare una strategia difensiva.
La Terra sarebbe in grado di indurre l'esplosione del numero e
dell'a ività di alcuni tipi di microrganismi capaci di produrre sostanze
che (a raverso un complesso meccanismo che coinvolge altri organismi
e fenomeni climatici) annullano gli effe i dei periodi di ipera ività
solare. E questo addiri ura determinando modificazioni nell'atmosfera.
Se questo non avvenisse, da milioni di anni ci sarebbero stati effe i
disastrosi per la vita sul nostro pianeta. Su questo tema vedi di Fritiof
Capra "La rete della vita".
Ma ancora non sono stati "fotografati" i luoghi "fisiologici" dove
questa comunicazione ed elaborazione avvengono. Non abbiamo visto
ancora quali sono i meccanismi elementari e basilari che determinano
una sorta di intelligenza e di capacità di organizzazione "a rete" in ogni
singolo organismo. Possiamo essere convinti che questo sia il modo di
lavorare della natura e possiamo portare prove indire e dell'esistenza di
una funzione intelligente di coordinamento e sintonizzazione ma non
abbiamo ancora "ca urato" questo aspe o. Non lo abbiamo ancora
analizzato, pesato, misurato. Ma è solo questione di tempo. I cacciatori
sono partiti.

I siti del nostro circuito:


www.adomandarisponde.it www.ecofiera.it www.ecotecno.tv www.energiarcobaleno.it
www.stradaalternativa.com www.sessosublime.it www.clinicaverde.it www.jacopofo.it
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www.francarame.it www.dariofo.it www.mariopirovano.it www.eleonoraalbanese.it
www.atlantide.tv www.comicoterapia.it www.jacopofo.com www.mercidolci.it

[1] David Spiegel et al., “Effect of Psychosocial Treatment on Survival of Patients with Metastatic
Breast Cancer”, Lancet, 8668, ii, 1989. Per l’esa ezza sopravvissero in media per 37 mesi le
donne del primo gruppo, per 19 mesi le donne del secondo.
[2] Questo discorso ovviamente non contraddice il fa o che se somministro un chilo di cianuro
a cento persone ottengo un’alta percentuale di decessi.
[3] I dati di questa ricerca sono stati pubblicati da “L’Echo des Savanes” n. 147.
[4] Intervento al Third Mind and Life meeting, Daharamsala, India, dicembre 1990.
[5] Daniel Goleman, L’intelligenza emo va, che cos’è, perché può renderci felici, trad. I. Blum e
B. Lotti, pagg. 200-201.
[6] Vedi su questo tema il geniale libro di Vezio Ruggieri, Mente, corpo, mala a, Il pensiero
scientifico editore.
[7] I veterinari lo sanno da anni. Infa ricoverare un animale domes co per più di tre giorni è
risaputo che fa più male che bene alla bes a. Molte volte, infa , ritardare la dimissione
dell’animale annulla l’effetto della cura creando una situazione di depressione molto grave.
[8] Si dice che questa sostanza venisse distribuita ai soldati di leva, sciolta nei cibi, per calmare i
loro “bollenti spiriti” , cioè i loro impulsi sessuali.
[9] Il restante 34% a volte guarisce a volte non guarisce. Se lo si cura in modo corre o ha più
probabilità di guarire.
[10] Non solo il riso, quindi, ma anche il semplice sorriso può provocare reazioni fisiologiche
positive.
[11] Fra ale: il modulo base che prolifera espandendosi secondo il suo stesso schema. Lo
schema fra ale origina le forme apparentemente irregolari, e perme e di comprendere
fenomeni caotici come il clima o la forma delle coste di un’isola o il bordo di una foglia.
[12] Ed. Feltrinelli
[13] Ed. Astrolabio
[14] Ed. Astrolabio
[15] Per saperne di più vedi il video su: http://www.tuttorespiro.it/
[16] Ripe amo: benché sia vero che non possiamo comandare dire amente la muscolatura
profonda (perché essa non è so o il controllo dire o della mente razionale), possiamo però
aggirare l'ostacolo. È sufficiente iden ficare la sensazione del movimento della muscolatura
profonda e poi proiettare questa sensazione volontariamente per ottenere il movimento.
[17] Vedi L’anello di Re Salomone, Ed. Adelphi.
[18] Su come nasce il disagio umano ho scri o un libro che è una bomba: Cervelli verdi fri
(Modestamente sono scemo), Ed. Demetra.
[19] Sul tema dell'illuminazione vedi Come fare il buddista senza farsi male e Cervelli verdi fri ,
Ed. Demetra.
[20] Vedi la ricerca di Nittamo Montecucco pubblicate su Cyber.
[21] Vedi anche L’Enciclopedia del sesso sublime di Jacopo Fo, capitoli dal numero 1 al 10.
[22] Se vuoi approfondire questo argomento consulta F. Capra, Il punto di svolta, Feltrinelli.
[23] Queste reazioni sono state misurate dal dottor Nittamo Montecucco.
[24] Quelli che credono che le mala e abbiamo sopra u o ragioni psicologiche. Vedi l’ul mo
capitolo
[25] Anche in Italia molte persone non digeriscono il la e normale, ma solo il la e ad alta
digeribilità
[26] La liquirizia non va usata se hai problemi di ipertensione (pressione alta). La sana è
ottima anche senza
[27] Tra are qui per esteso le tecniche per risolvere i disturbi dell’area sessuale non è possibile
per ragioni di spazio. Per un discorso più approfondito vedi i capitoli da 1 a 10 de L’Enciclopedia
del Sesso Sublime di Jacopo Fo -Ed. Hobby & Work, Bresso - Milano. Più in sintesi vedi Lo zen e
l’arte di scopare, Edizione Giunti.
[28] In realtà non è del tu o incredibile, l’iperico è un regolatore ormonale quindi annulla
l’effetto ormonale degli anticoncezionali come la pillola o il cerotto.

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