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I PERSIANI
TRAGEDIA D’ESCHILO

TRADOTTA

da G. FRACCAROLI .

ROMA TORINO FIRENZE


ERMANNO LOESCHER

1876 .
Pubblicazioni del medesimo autore :

Versi
Un vol. in-8° grande di pag. 168 – Prezzo L. 3.

Chiaccherata sopra una poesia


DI

PIER VINCENZO PASQUINI


Con poche digressioni a proposito, e molte fuori proposito
Un opuscolo di pag. 40 . Prezzo Cent. 50 .

Sulla traduzione di Pindaro


DI

GIUSEPPE BORGHI

Un opuscolo in - 8 ° gr. di pag. 12 Prezzo Cent . 40.

Un epitalamio di Catullo
TRADOTTO
Un opuscolo in-8° gr. di pag. 10 — Prezzo Cent. 50 .
I PERSIANI
1
I PERSIANI
TRAGEDIA D’ESCHILO
TRADOTTA

da G. FRACCAROL I.

H. C:

ROMA TORINO FIRENZE


ERMANNO LOESCHER

1876 .
PROPRIETÀ LETTERARIA
ri : ervata all'Autore

Torino , Vincenzo Bona Tip. di S. M. e RR. Principi .


Questo libro s'è fatto in due, Eschilo ed io :
dire di Eschilo è troppo lungo ; dire di me
lascio a gli altri , però ch'io vanti non debbo,
scuse non trovo a fare. Anche le note tralascio ;
primo, perchè non son necessarie ; secondo ,
perchè distraggono. I miei Greci proemi e note
non fecero : imitiamoli per una volta .

Chiavari, 12 maggio 1876 .


PERSONAGGI

CORO DI SENIORI .
ATOSSA .
UN NUNZIO .
L'OMBRA DI DARIO .
SERSE .
I PERSIANI

CORO

Ecco i canuti de la Persa gente,


Che uscia la patria a conquistar de' Greci :
Ne le sedi per molto oro opulente
Serse ne elesse a sostener sue veci ,
Serse di Dario, Serse onnipotente.
Ahi ! ma l'anima mia turbano bieci
Auguri, e il dubbio la sgomenta ... oh il giorno
Dunque mai non verrà del suo ritorno ?
E l'esercito aurato, in cui mi fido...
Poi che d’Asia partiva ogni gagliardo :
E nunzio alcun ( già mal represso un grido
Freme) non venne mai ratto nè tardo .
Ad Ecbatana, a Susa il patrio nido ,
De' Cissi hanno lasciato il baluardo ;
Ne le belle rinchiusi armi sonanti
Marinai , cavalier corsero e fanti.
Vola Artafrène, vola Astaspe, eletta
Coppia, in cui senno con valor s'aduna :
E vola Amistre , - e abbandonò soletta
La sposa sua d'amplessi anco digiuna .
Hanno arco, hanno infallibile saetta,
Terror d'eroi , se non mentia fortuna ;
8

Nembo immenso di fanti e di cavalli


Traggon , re tutti , al re dei re vassalli .
Ed Artembåre andò con lor, che d'alto
Carro stende il governo a mille e a mille ;
E Imèo , che d'archi non paventa assalto :
Morte ha Masiste entro le sue pupille:
Spiccar Sostàne a la quadriga il salto
Vedemmo, e gli assi ne schiantâr scintille ;
E sudore ai corsieri e fumo e bava ;
E Farandace dietro a lui volava.
Là da le valli del fecondo Egitto
Pegastagòne trasse i forti in guerra ;
Venne dal Nilo Susiscàne invitto ,
Da Menfi Arsace , che è di Dio la terra :
Scosse Ariomàrdo a l'inegual conflitto
Quanti l'Ogigia Tebe eroi rinserra :
Coi remi duro volgo, irto, infinito
Surse dai laghi e dal palustre lito .
Dietro i fastosi battaglier superbi
Vedova Lidia affretta i preghi e piange .
Nullo, se cuore ebbe da forte e nerbi ,
Fe' voti invan che il fato aspro si cange :
Due re li spingon fieramente acerbi ,
Artèo, che vale ei solo una falange,
E Mitrogàte , a cui su l'auree bende
Serpe lucida biscia e al sol s'accende .
Su le quadrighe eguali al vento e i cocchi
Da sei corsier cacciò l'inclita Sardi
( Formidabile pompa innanzi a gli occhi !)
Con gli aspri duci il fior de ' suoi gagliardi ;
E i Misi, a cui prima che l'arco scocchi
Chiovati al segno percoteano i dardi ,
E ognun che al Tmolo esercitossi in caccia ,
Servil giogo a la Grecia impor minaccia .
Mardo li guida, e Taribide il petto
Secura incude de le lancie ostenta :
- 9

Varia d'armi e di cor , varia d'aspetto


Tutti i suoi Babilonia in campo avventa ;
Nembo di guerra ! Il re de ' regi ha detto :
Tutta l’Asia lo segue e lo paventa :
E strano urlar di plausi e di comandi ,
Batter di remi e suon d'archi e di brandi .
Tal de la Persa gioventude il fiore
Partiva, il fiore de le Perse genti !
Ahi ! tutta l'Asia in mezzo al suo dolore
Si leva, e ridomanda i suoi possenti ,
I figli suoi ch'ella nudria d'amore ;
E le spose deserte ed i parenti
Vecchi, tremando ed iterando i lai ,
Contano i giorni che non passan mai.
Strofa 1 .
Incedea macchinando ruïne
Regal popolo d'Elle sul varco :
Di due mondi su l'arduo confine
Funi e chiovi il tragitto saldar :
Catenaro l'Océano : pel carco
S'incurvò la cervice del mar .
Antistrofa 1.
Ei che d'Asia corregge le sorti ,
Che pel sangue di Giove s'inciela,
Volse il ciglio ; ed un nembo di forti
Tutta quanta la terra coprì ;
Tutto il mare di navi si vela :
Ei ne ' forti fidato gioi .

Strofa 2 .
Qual di glauco dragone lo sguardo ,
Truce rôta del principe l'occhio :
Ei di navi , ei di schiere gagliardo,
10

Folgorante dal Sirio suo cocchio .


Quinci l'asta a la pugna inegual,
Quindi suonano l'arco lo stral .

Antistrofa 2.
Nullo attenda la corsa rubesta
De gli eroi : non ha scampo la prova ;
È l'Océano che turge in tempesta,
Contro cui salda cerchia non giova :
Stuolo immenso, ed ha l'ira nel cor :
Nullo attenda de ' Persi il valor .

Epodo.
Ma se Dio ne delude, chi vale
A scrutarne i consigli secreti ?
Dov'è il forte del piede o de l'ale,
Che balzar da que' lacci poté ?
Ma la frode distende le reti,
E benigna v'adesca la gente :
Quinci forza non vale nè mente
A ritrar velocissimo il piè .

Strofa 1 .

Giove e ' l fato protesse i gagliardi ;


Ed a ' Persi la mischia e ' l tumulto
De' cavalli , e spezzar baluardi,
E disperder cittadi fisso :

Antistrofa 1 .
E guataro de ' nembi a l'insulto
Irto il pelago largo spumante :
Passò il popol sul ponte sonante ,
E sui canapi il ponte ondeggið .
- ll

Strofa 2 .
Ahi ! ne l'anima in lutto rinchiusa
Il pensier di que ' forti mi punge ;
Che non dicano i Greci : di Susa
È deserta la vasta città.

Antistrofa 2 .
E la terra de ' Cissi da lunge
Ne risponda ; - e femminei lamenti ,
Ed i pepli squarciati cadenti ,
E dovunque la stessa pietà .

Strofa 3 .
Poi che allora pedon , cavaliere,
Tutto il popolo in campo fu pronto :
Tutto dietro al signor de le schiere,
Come d'api uno sciame parti.
Hanno steso la strada sul Ponto :
Un sol giogo due mondi copri .

Antistrofa 3 .
Ma qui lungo desio de' mariti
Empie i letti di pianto : affannosa
Ogni donna ripensa i fuggiti
Cari baci d'un dì che passo :
Addio, disse al guerriero la sposa,
E nel talamo sola restò .

Ma noi , che al trono sediamo a lato,


Antico in Persia grave senato ,
D'uopo è di presto senno e consiglio :
Serse di Dario oggi è in periglio :
È nostro figlio ! Che ne avverrà ?
12

Ampio di strali nembo irrüente,


Ferreo di lancie cozzo possente ,
Qual fia vincente? Chi ' l sa? chi ' l sa?
Taci : Ella viene :
A lei da gli occhi su per le gene
Spandesi Olimpio lume decoro . -
Madre di Serse, ecco io t'adoro .
Offrite a l'inclita largo tributo
D'omaggi : a terra tutti in ginocchio !
Io ti saluto .

(Entra Arossa)
CORO

Salve , o suprema de le donne Persiche,


Madre augusta di Serse , a Dario sposa ,
Sposa d'un nostro Dio, d'un Dio tu madre,
Se pur salvi la Persia il genio antico .

ATOSSA

Io, questo in cor, l'aurifulgenti sale


Ho abbandonate e il talamo di Dario
Comune e mio . Dubbio ho nel petto : a voi
Dirollo , amici : io per me stessa io tremo,
Non trabocchi opulenza , e seco a un tratto
Scrolli e copra di polve e di rovina
Questa, che Dario e un qualche Dio ci eresse,
Felicità . Duplice cura in petto
Ineffabil perciò serro : nè vale
Anco immensa dovizia orba d’eroi ,
Nè al forte inope è pari al cor la gloria.
In Susa immenso abbiam tesor ; paura
Pur mi siede sul volto : Occhio di Susa
Fia la presenza del suo re. - Consiglio
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A voi , Persi , domando, a voi ne l'ansia


Del tremor fidi amici , antichi savi :
In voi sempre il miglior voto è riposto .
CORO

Donna, se mente di mortal vi giunga ,


Non fia che cada il tuo comando a vuoto .
Tu chiamasti a consiglio i tuoi più fidi.
A TOSSA

Molte, dal dì che il figlio mio discese


Coi forti a sperder le città dei Greci ,
Mobili molte il mio letto fantasime
Continue visitar, nulla sì aperta
Come l'ultima notte . A me due parve
Mirar matrone adorne , in pepli Persi
L'una incedente , in Greci l'altra , auguste ,
Formose più che donna unqua vedessi :
Germane eran sorelle , e avean le sorti
Gettate , e l'una ebbe la terra Greca
Ad abitare , e l'altra ebbe la barbara .
Lite fra loro, -
o ch'io veder credetti ,
S'accese ; accorto il figlio mio quetolle ,
E manse e dome al suo cocchio le trasse,
E a le cervici impose il giogo e strinse .
L'una , docile al fren , di tanto fasto
Pettoruta incedea ; l'altra s'impenna ,
Springa , divelle con le man gli arnesi
Del carro, strappa il morso , e via disciolta
Trascina il giogo a mezzo infranto : cade,
Cade mio figlio , e il padre a lui da lato
Dario parea commiserarlo , e Serse
Vederlo e tutto lacerarsi il peplo. -

Questo ne'sogni . - Io mi levai ; di pura


Linfa scorrente le mie mani astersi ,
14 -
E coi ministri de l'altare a' Numi
Chiesi pace libando e fausti eventi .
Ed ecco muta io per terror m'affissi -

L'aquila in fuga su l'altar di Febo


Io vidi , e il falco dietro a tutto volo
Precipitarsi io vidi , e con gli artigli
Spennarle il capo, ed essa nulla, e stanca
Darsele in preda palpitante . -
Ahi duro
A me veder cotali cose , a voi
Duro è l'udirle. Or che avverrà ? S'ei vince,
Maraviglioso sarà Serse eroe ;
Se male ... Voi ben lo sapete , il figlio
Mio non sarà dei cittadin suggetto ;
Pur che sia salvo egli sui Persi impera.

CORO

Madre, nè tema or con parole accrescerti ,


Nè fidanza vorremmo . A' Dei , se lugubre
>

Vedesti imago, va, prega la sperdano,


>

E al figlio e a te , s'evvi più caro augurio,


Ed a Susa ed a' tuoi prega l'avverino.
Poscia a la Terra libagioni e a gl'Inferi
Spargere è duopo ; e al tuo consorte (estollersi
Dario vedesti entro la notte) placide
Al sol chiedi per te mandi dal tumulo
E pel figlio le sorti, e giù le trepide
Giù sotterra le acciechi entro la tenebra .
Questo farai. N'è il cor presago, il termine
De gli eventi uscirà prospero : attendilo .
ATOSSA

Tu primo e pio da le notturne imagini


Per le mie case e per mio figlio interpreti
Fauste sorti così : fauste si compiano !
A ’ Numi i preghi, a' cari estinti i funebri
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Voti là dentro, qual bramate, a rendere


-

M'affretterò. Ma questo, – Atene, — ditemi,


Dove ? in qual parte de la terra estollesi ?
CORO

Là , là, -– lungi , – a l'occaso, al sol morente .


ATOSSA

Molto tardava al figlio mio disfarla !


CORO

Saria del re serva la Grecia intera.

ATOSSA

Tanto d'armati è poderosa Atene ?


CORO

Tanto che danni altri n'ha pianti il Medo.


ATOSSA

Ed oltre ai forti hanno tesor che basti ?

CORO

L'hanno : d'argento una miniera opima .


ATOSSA

Hanno archi ?

CORO

No : salde hanno lancie e scudi.


ATOSSA

E chi è il pastore ? e chi è il signor ?


- 16

CORO

Ne servi ,
Nè soggetti a mortal .
ATOSSA

Come de ' forti


Posson dunque affrontar l'impeto ?
CORO

A tale
Che rupper Dario e il suo superbo esercito.
ATOSSA

Tremende ai padri de gli eroi lontani


Cure tu parli.

CORO

E il ver saprai tra poco :


Vedi , accorre un de' nostri : ei , lieto o reo,
Chiaro, credo , ne apporta un qualche evento .

(Entra il NUNZIO) .

NUNZIO

Ahi Persia ! ahi d'Asia città spopolate !


Ahi vasto porto di ricchezze ! ahi come
Tutta la immensa distruggea fortuna
Tutta un sol urto ! ahi come il fior de ' Persi
Cadeva, e più non è ! Ben grave è il primo
Recar l'annunzio sconsolato ! È forza
Pur dirlo intero il nostro danno : è tutto
Perduto, o Persi, tutto il nostro esercito .
- 17 -
CORO . Strofa 1.
Ahi nuova, ahi triste
Sciagura ! ahi Persi !
Pianto si versi,
Voi che l'udiste .

NUNZIO

Ahi ! fu piena la clade ! oltre la speme


Veggo la luce del ritorno anch'io.

CORO . Antistrofa 1 .
Viver tant'anni,
Perchè poi vecchi
Ci s'apparecchi
D'udir tai danni !

NUNZIO

Non l'ho udito io narrar : ben io, che v'era,


Quanta strage fu quella io dir vi posso.

CORO . -

Strofa 2 .
Tutta raccolta
L'Asia proruppe ;
Tutta la folta
De ' dardi inutile
Contro la terra
Greca si ruppe
Divina in guerra .

NUNZIO

Di corpi morti ahi miseranda cosa !


Pieno di Salamina è il lito e l'onda.
18

CORO . Antistrofa 2.
Ahi che de ' Persi
Veggo gli estinti
Mezzo sommersi
Con l'ampie clamidi
Ire e torpare
Spinti e sospinti ,
Scherzo del mare !

NUNZIO

L'arco a nulla giovo : tutto nel cozzo


De le navi fu rotto il nostro esercito .

CORO . Strofa 3.
Alza al dolor de ' Persi
Urlo di lutto .
Gli Dei tutti i possenti hanno riversi !
Tutto è distrutto !

NUNZIO

Abi Salamina ! ahi detestato nome !


Atene ! Atene ! io ti ricordo e piango.

CORO . Antistrofa 3 .
Odiosa Atene ! Ahi molte
T'imprecheranno
Spose sui letti abbandonate e avvolte
Tutte in un danno !

ATOSSA

Muta son io , tanto m’ha il duol percossa,


Misera! La sciagura è immensa troppo,
Nè dir mi lascia o interrogar. Ma è forza
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Pur ch'ei la soffra, ove gli Dei la dàndo,


La sciagura il mortal. Parla pacato,
Ancor che tu ne pianga, e il caso avverso
Disvela inter. Chi non mori ? Su quale
Duce scettrato or piangerem , che vuote
De' suoi le file abbandonò morendo ?

NUNZIO

Serse – egli vive e vede il sole .


ATOSSA

Ah ! luce
Tu annunzi immensa a le mie case e giorno
Chiaro da tetra notte .

NUNZIO

Era possente
Di diecimila cavalieri Artèmbare ,
E sul lito Silènio ei procombea .
Mille Dadàce ne condusse , e svelto
Da la nave il balzo l'urto d'un'asta .
Là Tenagon capo de' Battri e Argeste
L'ondisona d'Ajace isola preme ;
Là su lo scoglio percotean la fronte
Vinti Arsème e Lilèo ; là Feressève ,
Farnuco , Adève , che venian dal Nilo ,
Precipitâr da l'alto e Artèo con loro .
Matallo avea ben trentamila in campo
Nere cavalle , e non gli valse , addutto :
Giù per la densa tenebrosa barba
Calda correr sentia riga di sangue,
E barba e volto ei si lavò nel sangue.
E Mago anch'egli Arabo duce, anch'egli
Sepolto è Artàme a Salamina ; è morto
Amestri ed Anfistrèo , quei che la lancia
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Parea forte a vibrar: giace Sisame;
Piangi, Ariomàrdo è là con lor percosso .
Cinque volte cinquanta avea Taribi
Navi a la pugna, avea d'un Dio le membra,
E cadavere è steso : aveva ardito
Siennèsi il petto, avea Cilicia a tergo,
Mille avea spento dei nemici , e giacque
Miseramente ei pur. Questi fra' duci
Ricordo estinti ; e piccol cenno ho fatto
De le nostre sciagure .

ATOSSA

Ultimi danni
Tu annunciasti ed a' Persi onta e compianto.
Ma dimmi , e torna su le piaghe, Atene
Quanta folla di pavi ebbe, se a l'urto
Durar presunse de la Persa armata ?
NUNZIO

Per frequenza di legni era de' nostri


Tutto il trïonfo. Ebbe trecento navi
Grecia a la pugna ed altre dieci elette:
Mille ebbe Serse e di superbo volo
Sette e ducento. Or ti parrà ch'impari
Fossimo scesi a la battaglia ?

ATOSSA

Un Dio ,
Un Dio che pesa con ingiusta lance ,
La mia gente struggea .

NUNZIO
Salvano i Numi
La città di Minerva .
- 21 -

ATOSSA

È dunque Atene
Invincibil città ?
NUNZIO

Vallo la serra
Incrollabil d'eroi .

ATOSSA

Dimmi, del cozzo


Il principio qual fu ? Furono i Greci
Primi a l'assalto, o il figlio mio superbo
Di tante navi ?

NUNZIO

Un triste genio, o donna,


Qualche per noi divinità funesta
Fu principio de ' mali . Uno de ' Greci
De la gente d'Atene al figlio tuo
Presentossi , e narro, come - sì ratto
L'orba notte sul mar scenda più nullo
Rimarrebbe de l'oste , ognuno a' banchi
Correndo a gara , col sottrarsi occulti
Chi quà, chi là, si cercherien salute .
Serse ascoltollo , e non sentia del Greco
La frode, o invidia non temea da' Numi .
E tal fe ' bando a gli ammiragli : allora
Che taccia il sol ne l'occidente , e i templi
Abbia invaso del ciel notte profonda ,
Dispor le navi in tripartita schiera ,
Chiuder gli sbocchi , custodir gli scogli ,
Altre , accerchiando l'isola d'Ajace,
Negare ai Greci di sottrarsi al fato :
Se via di fuga una restasse , editto
Fu che a tutti saria tronca la testa .
22

Tale ei bandì pien di fidanza, e nulla


Seppe il futuro , che scendea da' Numi . -
E fu obbedito ; e preparar la cena
Lieti in ordine i Persi , e il remigante
Legò il remo a lo scalmo . Allor che il sole
Fu spento, e notte si diffuse, al posto
Pronto mostrossi ogni nocchiero , al posto
Pronto ogni duce, e da una squadra a l'altra
Passava il grido . E ognuno accorse al varco
Tal com'era decreto, e tutti intenti,
Obbedendo ai nocchieri , incrociar l'acque
Tutta la notte : e procedea la notte ,
Nè mai fu cenno di fuggir furtivi
Da l'armata de' Greci. -- E intanto apparve
Co' suoi bianchi corsier l'alba, ed il sole
Tutto il ciel dominava. Allor da' Greci
L'urlo di guerra ed il tumulto e il cauto ;
Allor da l'eco dei solinghi scogli
Acuto urlo di guerra ; allor paura
L'Asia percosse in suo pensier tradita ;
Chè non era di fuga inno il Peàna
Santo del Greco ; dei gagliardi è l'inno
Ch'escono a pugna ed hanno il cor sicuro .
Squilla clangor di tromba, ardono i forti,
Al cenno il mar batton co ' remi a un tratto ,
Spuma l'onda e vanisce : ecco le snelle
Navi nemiche tutte quante . E il destro
Corno in bella ordinanza ai cenni intento
Quasi duce movea ; dietro di quello
Seguian tutte le schiere. Alta una voce
Era insieme ad udirsi: - Andate, o figli
De' Greci , andate a liberar la patria,
A liberar le donne, i nati , i templi
Santi de' vostri Dei , l'urne de gli avi :
Tutto è perduto, o tutto è vinto . - Un rombo
Di Perse voci fe' risposta, e il punto
- 23 -
Fu de l'assalto allor : nave con nave
Cozza il rostro di ferro : ecco si spicca
Da' Greci un legno e ad un Fenicio legno
Squarcia gli aplustri, ecco ed un altro e un altro.
Salda la mole de la Persa armata
Da prima sostenea : quando lo stretto
Tutto di navi s'affollo, soccorso
A vicenda non fu nullo concesso,
A vicenda cozzar co' ferrei sproni ;
N'ando infranto il remeggio . E i Greci accorti
Intorno ad incalzarci , a urtarci . Allora
Vidi sossopra le carene, e il mare
Non vidi : tutto quanto era coperto
Di naufragio e d'estinti, era d'estinti
Pieno il lito e gli scogli. A scampo , a fuga,
S'altro incolume ancor dura, ogni legno
Scompigliato già voga. Ecco di tavole
Frante e di remi, qual di tonni in caccia,
Tempesta insegue e ne percote ; e un grido
Trascorre e un duolo per la rea marina,
Fin che la notte a quel furor ci tolse.
S'io dieci giorni ti seguissi i danni
A narrar, poco fia : tanta di morti
Folla non scese unqua in un giorno a l’Ade.
ATOSSA

Pelago immenso ahi ! di sciagure irruppe


A' Persi e a tutto il popolo de' barbari!
NUNZIO

Nè ancor metà sai de la strage : orrendo


Caso arrivo , che al paragon due volte
Traboccherieno le bilance .
ATOSSA

E quale
Potrà sciagura esser più acerba ? Parla :
- 24

Qual fia tal caso che a più reo baràtro


Ne rovesci di duol ?

NUNZIO

Quanti de ' Persi


Di membra insigni , di gran cor prestanti ,
Quanti di sangue eran più illustri , i fidi
Che sedean presso al re, tutti son morti
D'inonorata morte .

ATOSSA

Ahi lassa ! amici ,


Ahi sciagura ! – Ma di' , come son morti ?

NUNZIO

Di fronte a Salamina è un'isoletta


Umile, infido porto ; in riva a l'onde
Pane la cole de la danza amante .
Quivi il re li apposto : rotte le navi ,
L'oste distrutta ei si fingeva, e i vinti
Là notare a rifugio , e facil scempio
Vedea di tutti far da ' nostri , e i nostri
Là raccorsi a salvezza ; e il ver non vide .
Ma come Iddio diede la gloria a' Greci
De la pugna navale, eccoli in arme
Balzan essi da' legni, ecco s'è cinta
Da lor l'isola tutta, ecco non sanno
Dove i nostri fuggir. Nembo di pietre
Sovra d'essi piombo, nembo di dardi :
Cadean , morian . D'un solo impeto alfine
Ecco irrompono i Greci , ecco li fiedono,
Squarciano a brani le misere membra,
Ecco tutti son morti ! - Alto die ' un ululo
Serse al cospetto di cotanto duolo ; -
Di tutta l'oste ei spettator da rupe
25 -
Eminente vedea l'isola il mare ;
Die' un alto grido, lacerossi il peplo,
Sorse, accenno , fuggi : fanti e cavalli
A gran furor tutti irrompeano a scampo. -

Piangi : novella io t'annunciai sventura ,


Che a la prima s'addoppia .

ATOSSA

Ahi Dio funesto !


Tu se' a' Persi bugiardo . Il figlio mio
D'Atene ha colta la vendetta amara,
Nè basto Maratona e le sue tombe ,
Che fêr l'Asia dolente : il figlio mio
N'ha voluto vendetta, e tanta folla
S'attirò di ruïne . Or de le navi
Quelle che a fuga s'affidâr, – lo sai
Dirmi dove son esse ?

NUNZIO

Al primo scampo
Precipitarsi a la balia de ' venti
Le navi salve senza ordine o meta .
E le legioni anco perian : la terra
De ' Beoti li vide attorno al caro
Brillar de le fontane arsi di sete
Trafelati cader. Stanchi passammo
Le Focensi campagne , i Dorii colli
Stanchi passammo e il Melio golfo, dove
Di pingue onda lo Sperchio il piano irriga .
Quinci di cibo ne accoglieva inopi
Tessaglia e i prati de gli Achei : di fame
Ne moriano e di sete a cento e a cento .
Quindi Magnesia , Macedonia , il varco
De l'Assio, i salti di Pangèo , le canne
Di Bolbe e i nebi de la Tracia. Allora
26 -

Dio sciolse un verno intempestivo, allora


Si congelo de lo Strimone il corso,
Allora tale, che spregiava i Numi,
Cadde e adoro, Terra invocando e Cielo .
Ma come il fin de le iterate preci
Venne, varcâr sopra i cristalli ; e quale
Mosse e tutta non era anco diffusa
La gran lampa del Sol, questi ritorna.
Splendido il disco del Titano ardente
Divampando sorgea : sciolto fu il guado,
Cadder gli uni su gli altri : – oh quei felice
Che più presto perde l'anima e i sensi !
Quei che a caso campår salvi, passando
La Tracia a stento, fuggitivi, affranti
Dal molto duol , non molti, al dolce nido
Ritorneranno. Piangi , o Persia ; è tutta
Tutta tua bella gioventù defunta . –
Ecco il ver, tu l'udisti ; e mille affanni
Pur taccio ancora, che avventoune il cielo .
CORO

O faticosa ira di Dio, ben grave


Coi pie' calcasti il popolo de' Persi !
ATOSSA

Misera me ! tutto è perduto. Oh chiaro


Sogno! oh notturna visïone ! aperta
Tu mi mostrasti la sciagura e intera ; -
Voi leggermente la spiegaste. - Eppure
Dove fu saggio il vostro dir , seguirlo
Voglio : Dio pregherò ; poscia a la Terra
Libame e a' morti offrir voglio : – l'evento
Non torna indietro, il so ; forse il futuro
-

Potrebb’esser men triste, -


A voi sul fatto
Fidi consigli coi più fidi è duopo
27
Deliberar. - Se il figlio mio qui giunge
-

Prima di me, voi l'acquetate, e deptro


9

La reggia ei si ricovri: – a tai sciagure


Tolga il ciel che sciagura altra s'accresca !
(Esce ).
CORO

Tu dunque, o Giove , dunque de' Persi


Struggesti il popolo !
I gloriosi tu li hai riversi !
Ahi ! Susa ! Ecbatana !
In un mare di duol tutti sommersi !
Ahi ! con le fredde mani le bende
Dal capo squarciano
Le madri vecchie tremule ; scende
Pioggia di lagrime ;
Disperato dolor tutte le offende !
-

Tenere spose, – povere meste ,


Dei dolci amplessi desiderose,
I vostri giovani voi li perdeste ;
Nel freddo letto deserte siete,
I cari baci più non avrete ;
Tenere spose , su su piangete !
Su, tutti un ululo leviam dolenti ,
Leviamo un ululo sovra gli spenti !

Strofa 1 .
Trista, sola, orba de ' forti
Geme l’Asia : è stato Serse
Che guidolli ! è stato Serse - -

Dio ! che tutti ce li ha morti !


Sciagurato ! È stato Serse
Con le navi che li sperse.
Abi ! che vale, se innocente
Regno tenne Dario allor ?
28

Dario saggio, de la gente


Dario padre e correttor !

Antistrofa 1 .
Ahi ! le schiere, ahi ! la marina
Gloria, tutto, infauste navi ,
Ratte indarno infauste navi ,
Conduceste , e fu ruïna !
Ahi perdute infauste navi
Ne' doppi urti , crudi , gravi !
Ahi ! che appena, solo, incerto,
Salvo il re da Greche man ,
Là pel Tracio aspro deserto
Cerca in fuga i monti e ' l pian .
Strofa 2 .
Ahi ! color che primi caddero ,
Insepolti a la campagna
Su la spiaggia Salaminia
Li arde il sole e il mar li bagna .
Piangi piangi ! Grave, atroce
Duol ne morde : in cupa voce
Sforza al cielo un grido : ah ! ah !
Su protendi acuto un ululo,
Piangi in tuono di pietà !
Antistrofa 2.

Trabalzati in cupi vortici


De l'océano a' figli muti
Saran pasto miserabile .
Ogni casa i suoi perduti
Geme ! e i vecchi padri orbati
Tutti privi dei lor nati !
Sovrumano duolo ! ah ! ah !
29
Vecchi ! a lor non dura l'anima
A l'orribile pietà !
Strofa 3.
Sciolta l'Asia si risente
Da la Persia onnipotente.
Dunque più non serviranno ! ...
Ne tributi ! ... nè cadranno
Sotto al trono del tiranno !
La sua verga si spezzo.

Antistrofa 3 .
Nè in secreto più la gente
Freme : tutti apertamente,
Quando tema più non hanno,
Ai caduti insulteranno .
Te de ' Persi ultimo danno,
Salamina, attesterò .

( Entra ATOSSA )

ATOSSA

Amici , quale è di sciagure esperto


Sa il cor de l'uom, sa che nei di del pianto
>

Tutto è prono a temer, sa che nel riso


Propizia aura perpetua attende e riso.
Pieno a me il tutto di sgomento i Numi
Segnalâr; nel mio sguardo è la paura ;
Duolo mi romba ne le orecchie e fischio
Di malo augurio : la mia mente affatto
L'ha abbattuta il terror. Quindi io ritorno
Da le sale di pria, pur senza il cocchio
Nè la pompa di pria , questi recando
Pel genitor del figlio mio libami ,
30
Propiziatrici de gli estinti offerte :
Candido latte di giovenca pura,
Lucido mel , che sugge l'ape a' fiori,
Linfa d'intatta fonte e vino intatto
Dolce rugiada di racemi antichi :
E meco ho pur del sempre verde olivo
Frutto odoroso, e meco ho fior contesti ,
Bella famiglia del giardin . S'intuoni
L'inno de' morti, orsù : l'ombra di Dario
Dal sepolcro s'evochi : a' Dei d'Averno
Frattanto io spargo i libamenti e adoro .
CORO

Donna regal, vanto di Persia, a'chiostri


Negri sotterra de la gente morta
Versa i libami ; -
intanto i canti nostri
S'alzi a gli Iddii che l'ombre hanno in iscorta.
O Ermète, o demoni
De l'ombre pallide,
Deh a quell'anima sia schiusa la porta !
Rimedio a mali
Forse Dario saprà , Dario si mostri :
Egli solo il potria dir de' mortali .
Strofa 1 .
Che ? me non ode il prence, il padre, il santo ?
Non ode i barbari
Lugubri queruli
Strani miserrimi
Gridi acutissimi
Tonar nel pianto ?
Là ne l’Orco non ode il prence, il santo ?
Antistrofa 1 .
Voi tutti , o geni de l'Averno, o Terra ,
Fuor de le tenebre
-
31
Cinto di gloria
Sorga il magnanimo
Dio de la Persia :
Pari on serra
Tomba d'Asia un mortal: - destalo , o Terra .

Strofa 2.
O padre , o tumulo
Santo, ove dormono
Virtù sì nobili !
Re de le tenebre,
L'ombra di Dario
Dal sonno sveglisi !
1 Sveglisi ! – Ah !

Antistrofa 2 .
Nè spense i miseri
Nei casi trepidi
Di pugne improvvide .
Divo lo dissero ,
E l'era : incolume
Sempre l'esercito
Condusse ! — Ah !

Strofa 3 .
Sorgi, re, dèstati,
Vecchio re, dèstati :
Là sopra il vertice
Sommo del tumulo
Solleva il croceo
Calzar de' piedi :
Fulga la chiara
Gemma su l'apice
De la tïara :
32

Padre incolpevole,
Dario , deh riedi !

Antistrofa 3.
E udrai novissime
Stragi, novissime
Lagrime : svegliati ,
Prence de principi .
Stigia ne ottenebra
Nube : la nostra
Possa è sotterra ;
Tutti i tuoi giovani
L'Erebo serra :
Padre incolpevole ,
Dario , ti mostra !

Epodo
Ah ! ah ! ah ! ah !
Molto versarono
Sopra quel tumulo
Pianto gli amici .
Dunque dovevano,
Despota, despota,
Tanti prorompere
Doppi infelici
Casi sì gravi !
Le navi tutte
Sono distrutte !
Ahi navi ! navi !

( Si alza l'Ombra di DARIO).


DARIO

O cari , o de' miei primi anni compagni ,


Vecchi Persi, che duol novo è cotesto ?
33

Scalpitato il terren geme e si squarcia :


Ho accolto i libamenti : appo a la tomba
Sta la mia donna ... io temo. - Or voi piangete
Pur d'intorno , e con urli alti di lutto
M'evocaste da l'Orco ! -
Uscir da l'Orco
Lieve cosa non è : lasciar non gode,
Gode rapir l'inferno Dio : - pur venni,,
Ch'anco a l'Orco re sono . Or via, non lungo
Tempo ristare a me convien : qual nova
Su la Persia pesd causa di pianto ?
CORO . Strofa .
Pavento a mirarti,
Pavento a parlarti ;
L'antico tremore
Mi siede nel core .

DARIO

Venni io da l'Orco al pianger tuo : lasciamo


Di ragionar lunghe parole: in breve
Narra, e smetti la tema e la vergogna.
CORO . Antistrofa .
M'è grave obbedire,
M'è grave quel dire
Io primo a gli amici
Novelle infelici.

DARIO

Poi che a tal segno riverenza antica


La mente ingombra a voi , tu del mio letto
Vecchia compagna, inclita donna, il pianto
Cessa e il lungo ulular : chiaro or favella .
Nuovo non è che le sventure umane
3
34

Tocchino a l'uom : la terra e il mar ne ha molte


Preparate per noi : se molto è il corso
De' giorni, molte l'uomo anco ne vede.
ATOSSA

O di tutti i mortai tu di costante


Fortuna il più felice, o tu cui bella
Fulse l'età , siccome un Dio tra' Persi,
Finchè l'aure bevevi, invidïato ;
Or t'invidio il morir : tu questo abisso
Non vedesti d'affanni: odilo in breve :
Tutto è distrutto de la Persia il regno .

DARIO

Che ? Peste forse, o popolar sommossa ?


ATOSSA

No : sotto Atene il popol nostro è morto .


DARIO

De ' figli miei chi vel condusse ? Il parra .


ATOSSA

Serse furente, e tutta l'Asia ha vuota.


DARIO

Tristo ! – Fu in mar la stolta prova, o in terra ?


-

ATOSSA

Fronte avea doppia in terra e in mar l'impresa.


DARIO

Come potè passar tant'oste a' Greci ?


-
35 -

ATOSSA

Chiuse Ellesponto, e fabbricossi il varco .


DARIO

Come ? Egli ardì d'incatenare il Bosforo ?

ATOSSA

Si : qualche Dio fu che lo indusse a tale.


DARIO

Qualche gran Dio, che gli ha travolto il senno.

ATOSSA

Qual danno è stato , ecco l'evento il mostra .


DARIO

Tu piangi sì , dunque che avvenne a' Persi ?


ATOSSA

Perian le navi e tutto l'altro esercito .

DARIO

Che ? Sperse l'asta tutto il nostro popolo?


ATOSSA

Tal che di viri è vuota Susa e piagne .


DARIO

Ahi quanta speme - ahi! - dela Persia è morta !


ATOSSA

Periano i Battri, ed eran forti e giovani !


- 36

DARIO

Tristo ! qual prode ha gioventù perduta !


ATOSSA

Narran che Serse abbandonato e pochi...


DARIO

Forse mori ? dove ? od è salvo ei forse ?

ATOSSA

Giunse, e fu pago, a l'Ellesponto e al varco.


DARIO

Dunque che in Asia ei s'è salvato è vero ?


ATOSSA

Voce è comun : nullo che il neghi è giunto .

DARIO

Deh troppo presto a' vaticini il fatto


Successe, e al figlio mio del cupo oracolo
Giove il termine avventa ! ed io sperai
Che tardi molto il compiriano i Numi !
Ma s'uom l'affretta, Iddio l'incalza. A' nostri
Tutti ecco il pianto e lo squallor, mio figlio
Causa e sua stolta giovanil baldanza.
Stolto ! qual servo egli credea ne' ceppi
L'Ellesponto domar, sacra di Dio
Corrente, e a varco tramutarlo, e lacci
Collegarvi di bronzo, e immensa strada
Stendervi sopra a la sua immensa gente .
Mortal credea pazzo consiglio ! –
- i Numi
Tutti schernir non che Nettun : delirio
- 37

Non fu quello di mente ? – Ah ! i miei tesori


Con fatica raccolti, oggi rapina
De' più scaltri, saranno e andran dispersi .

ATOSSA

Questo imparò di tristi uomini amico


Serse bizzarro : e gli dicean : con l'armi
Tanto a' figli aduno Dario tesoro,
Tu in feste invan , timido cor, la bella
>

Giovinezza consumi , e non si accresce


Peso di dramma a la paterna reda.
Tali onte udendo ei da perversi amici,
Contro a' Greci pensò l'armi e la gesta .

DARIO

Tutto per essi è pieno adunque! immenso


Danno per sempre memorando, - quale
Da quel giorno giammai Susa ha deserta ,
Che Giove re prefisso ebbe che un solo
Con lo scettro e col senno a tutta quanta
La di paschi felice Asia imperasse.
Medo fu il primo reggitor ; secondo
La possanza .assodò di Medo il figlio :
Terzo fu Ciro : - oh lui felice ! in lunga
-

Pace i sudditi suoi resse, e de' Lidi


Sottomise la gente e i Frigi, e tutti
Vinse li Joni e conquistolli : ei saggio
Non ebbe invidia a lagrimar da' Numi .
Quarto regno di Ciro il figlio : al trono
Quinto Mardo saliva, onta del trono ,
Onta de' Persi : entro sue stanze a lui
Tramò il fato Artafrène (ebbe la mente
Questi saggia ed il cor) : sette consorti
L'han percosso , e Artafrène era con loro :
38

Io pure al regno estolsi il guardo, e arrise


Fortuna a me : guerre ebbi molte, eppure
Di tanto affanno io non fui causa a Susa .
Serse mio figlio è ancor garzone ; audaci
Sogna imprese inesperto : a lui non cale
– Ah per noi tutti —
Dei paterni ricordi . –
Voi lo sapete , o miei cöevi amici , –
Quanti di Susa fummo i re , sì larga
Pria giammai fu versata onda di pianto.
CORO

Dario , che vuoi tu dir ? Qual nel tuo senno


Volgi consiglio ? E sarà mai che un giorno
Possa allegra tornar Persia dolente ?

DARIO

Pur che giammai contro a la patria Greca,


Se ancor fosse maggior folla di prodi ,
Giammai si pugni : il suol con lor combatte .
CORO
Che ?

DARIO

Fame l'oste smisurata uccide .

CORO

Noi ben fornite appresterem le schiere,


Appresterem scelti gagliardi.
DARIO

Invano.
Nè quanti pur durano in Grecia ancora
Tornar vedrai .
39

CORO

Che ? Non redia d'Europa


Tutto d'Elle sul varco il popol nostro ?

DARIO

Pochi tra molti , se prestar de' Numi


A' responsi convien fede,, – l'evento
Lugubre lo consiglia , - e in parte vero ,
Falso in parte non fuvvi unqua responso .
Che se il vero è così , molte, di vana
Speranza audace il figlio mio , prescelte
Schiere in Grecia lasciò là dove pingue
Riga l'Asòpo di Beozia i piani .
Quivi li aspetta ultima clade, e il prezzo
Fia de l'audacia d'un mortal, ch'estolse
Contro al cielo il pensiero . Empi ! le mani
Stesero a l'are de gli Ellenii Dei ,
Le abbatter , le spogliaro, arsero i templi,
Giù da sgabelli venerati al suolo
Le statue rovesciar sante de ' Numi .
Inique opre han commesse : a l'opre eguali
Son le pene e saranno : esausto ancora
Non è il fonte del pianto e ancor ne sgorga .
Tale caldo a Platea guazzo di sangue
Farà l'asta de' Dori , e al terzo erede
7

Muti i cumuli ancor bianchi de l'ossa


Parleranno, se giovi alta la testa
Ai morituri inalberar . Germoglia
Spiga di colpe l'arroganza , e messe
Se ne miete di pianto. Or voi la gloria
Pensando è il fine lagrimoso, Atene
Ricordatevi e i Greci ; e mai , superbo
Per gran fato divino, oltre l'Olimpo
Levi il guardo un mortal, che il tutto avventi ,
40

E il perda . A gli occhi oltracotanti è Giove


Censor severo e punitor. Voi dunque
Lui che mente non ha, saggi consigli
Mischiando e detti ad ammollirlo accorti,
Salvate da la grave ira de' Numi,
Ch'ei prosegue a sfidar. Tu , madre antica
Di Serse mio, va ne la reggia , e un peplo
Togli ed incontro il reca al figlio : a brani
Tutto gli pende lacerato il manto
Ch'ei straccio nel dolor : - tu con benigne
Parole il molci : ascolterà te sola.
Io scendo al buio di sotterra . E voi,
Vegliardi, addio : -
s'anco l'affanno estremo
Vi pesa in cor, mentre che il sol v'arride ,
Date al diletto il vostro cor : non vale
D'auro copia raccolta ai morti nulla .
( Sparisce ).
CORO

Abi che il danno presente, ahimè! che il danno


Che a' barbari sovrasta, al cor mi piomba !
ATOSSA

Ahi Dio ! quanto dolor ! Questa mi morde


Pur sciagura più acerba, iponorato
Squallido Serse con le vesti a brani
Sentir ! Si vada ne la reggia, un manto
Nuovo si prenda : incontro al figlio mio
Proverommi affrettare: il figlio mio
Ne la sciagura abbandonar non posso .
(Parte) .

CORO . Strofa 1.
Ahi Dio ! quanta e che fida
Pace di cittadin ! quanta ventura
41

Nei dì che Dario era signore e guida ,


Dario, senza pugnar, senza sciagura !
7

Antistrofa 1 .

Gloria splendea ne l'armi ,


Immobili sedean le leggi e i dritti ,
Festanti da le pugne al suon de' carmi
Salvi in patria rediano i Persi invitti.

Strofa 2 .

Senza il passo varcar d’Ali , nè porre


Fuor de la reggia il piede,
Pur seppe ei sottoporre
Quante Tracia e Strimone isole vede .

Antistrofa 2 .
Le lontane città del continente
Servian turrite ancelle ,
Propontide ridente ,
E la foce del Ponto, e il varco d'Elle ;

Strofa 3 .

E l'isole che d’Asia appo la riva


Prona Oceán disperde,
Qual Lesbo, Paro , Chio , Nasso e la verde
Per la palladia oliva
Samo e Micono e Teno e da poc'onda
Disgiunta Andro feconda ;

Antistrofa 3 .

E Lemno, cui la curva ampia marina


D'Asia inghirlanda il lido,
3*
12

E d'Icaro la stanza e Rodi e Cnido


E Pafo e Salamina,
La cui madre in Europa a' Persi è tanto
Cagione oggi di pianto .
Epodo.
E i Joni ei vinse, ed eran ricchi e molti,
Eppur furono a Dario obbedïenti:
Correano invitti i prodi a l'armi e folti,
Folti i soccorsi de le stranie genti.
Apertamente Giove or li ha travolti
Ne le pugne fatali ! Ei ce li ha spenti!
Ei ce li ha spenti ! Ei grave
Cozzò nave con nave !

( Entra SERSE ).
SERSE

Ahi ! ahi ! ahi ! misero, misero fato


Inopinato !
Il popol Persico un Dio spietato
L’ha calpestato.
Che fo ? mi tremano
Ahi ! le ginocchia,
Vecchi miserrimi,
Quand’io vi guato .
Me pur di tenebra
Col morto popolo
Funerea avvolgermi,
Superbo Dio , che non me l'hai tu dato ?
CORO

Ahi ! ahi dolore !


Serse ! di Persia l'inclito fiore,
43

L'immenso onore
Un Dio lo spense nel suo furore
Distruggitore !
Ahi ! l'Asia vedova chiama i suoi forti
Da Serse miseri ! spenti , che Dite
Stipo di morti ! -
Gli arcieri ! gli incliti ! l'onor dei forti !
Innumerabile discese a Dite
Popol di morti ! -
Ahi forze Perse !
Ahi Serse ! Serse !
Vinta , abbattuta ,
Amaramente
Miseramente
L’Asia dolente
Su le ginocchia ,
Serse , è caduta .
SERSE . Strofa 1 .
Dunque, dunque ahi ! ahi! son io
La sciagura de la patria !
Io che spensi il popol mio !
CORO

Serse , Serse ! col tributo


D'alte strida io ti saluto :
E nel cantico fremente
Con la nota più dolente ,
Ahi! ahi ! disperatamente
Gemero .

SERSE . Antistrofa 1 .
Aspre voci orride avverse
Su levate ; un Dio volubile
Con le mani mi riverse !
44

CORO

A la patria date , date


Si - le grida sconsolate.
Con la voce più tapina
La terrestre , la marina
Clade , e tutta una ruïna
Piangero .

SERSE . Strofa 2 .
Marte dei Greci amante ,
Marte navale infido
Rase la nostra gloria
Là sovra il mar mugghiante
E l'infelice lido .

CORO

Si , piangi, e a noi rispondi:


Che hai fatto tu de principi
Che ti venian secondi ?
Farandàce, Agabàte, Susiscàne,
Susante, Pelagon , Psammi, Dotàne,
Che lasciaro Ecbatàne ?

SERSE . Antistrofa 2 .
Miseri ! li ho veduti
Tutti cader sospinti
Giù da una nave Tiria
Là su gli scogli acuti
Di Salamina estinti !

CORO

Si , piangi, e dinne : il re
Sevàlce , e Lilèo nobile,
- 45

Ed Ariomàrdo ov'è ?
E Farnuco e Masiste e Taribide
Ed Istecme ed Artembare e Menfide ?
A lor, di', il sole arride?

SERSE . Strofa 3 .

Quell'invisa Atene – ah orrendo


-

Caso ! - tutti a un tratto -


miseri !
La vedevano morendo .

CORO

Dinne : e quei che le miriadi


Trasse in campo, Alpisto il forte,
Il fido occhio de la Persia,
Dunque anch'egli, anch'ei la morte ! ....
E Sesame e Megabàti,
Parto , Ebaro , anch'essi! ah ah !
Li hai lasciati ! li hai lasciati !
Ahi che a ' Persi celebrati
Parli orribile pietà !

SERSE . Antistrofa 3 .

Non lo dir : nel petto io sento


Disperato per que' miseri
L'ineffabile tormento .

CORO

Dinne : e il re del Mardo esercito,


Xanto , e i re de la coorte
De' corsieri, Arsace ed Åncare,
Dinne , anch'essi egual la sorte ?....
E Litimna e Cigdadati,
Diexi, Tolmo, anch'essi! ah ah !
- 46 -

Sotterràti, sotterrati
Senza i plaustri atro velati
Ne la funebre pietà !

SERSE . Strofa 4.
Tutti giacciono i re de' gagliardi.
CORO

Senza gloria cadeano !


SERSE

Disdoro !
CORO

Dii crudeli a la spene bugiardi


Su la testa pesando invisibili
Ci si aggirano , ed Ate è con loro .

SERSE . Antistrofa 4.
Siamo vinti , battuti ! Mal feci !

CORO

Siamo vinti ! È palese !


SERSE

Sciagura !
CORO
Novo lutto ! Le mani de ' Greci
Ahi ! ci colsero miseri ! A l'impeto
De le pugne la Persia non dura.
SERSE . Strofa 5 .

Miserando ! io l'ho perduto !


Ho il mio popolo perduto !
-47
-

CORO

Dal profondo la possanza


De la Persia è rovesciata .

SERSE

De la clamide squarciata
Vedi, vedi che m'avanza .

CORO

Veggo, veggo . -

SERSE

Una faretra ...

CORO

Vil reliquia !
SERSE

Upa faretra !

CORO

Poco ! Ah immenso orror ci preme !


SERSE

E d'aiuto non è speme .


CORO

Greco popolo non teme .


SERSE . — Antistrofa 5.
-

Troppo è forte ! - Io vidi , io vidi


Inattesa strage - io vidi !
- 48

CORO

Tu ritocchi immenso danno


De le navi ahi Dio ! · funeste .

SERSE

Ho squarciata la mia veste


Sotto il peso de l'affanno .
CORO

Ahi ! ahi lutto !

SERSE

Doppio lutto !
CORO

Ride Atene !
SERSE

Doppio lutto !
CORO

Nostri nervi son disciolti !

SERSE

I miei fidi mi fur tolti !

CORO

Ed il mar ce li ha sepolti !
SERSE . Strofa 6.
Va, va : il caso terribile udisti :
Piangi .
49

CORO

Io gemo .

SERSE

Rispondi al mio pianto.


CORO

Triste un tristo lamento sui tristi


Casi verso .

SERSE

Nel lugubre canto


Leva un grido.

CORO

Ahimè lasso !

SERSE

Ahi dolor !

CORO

La sciagura mi lacera il cor.

SERSE . Antistrofa 6 .
Va, va : battiti l'anca ; - i miei danni
Piangi .
CORO

Io piango.

SERSE

Rispondi al mio lutto.


50

CORO

Bene il giorno de gli ultimi affanni


Quest'è, Serse !
SERSE

Sul popol distrutto


Leva un urlo .
CORO

Ahimè lasso !

SERSE

Ahi dolor !

CORO

Vedi, il crine mi straccio a furor .

SERSE . Strofa 7 .
Si : percuotiti il petto : un lamento
Miserabile sforza .

CORO

Ahi dolor !
SERSE

La canizie ti strappa dal mento .


CORO

Sì, con l'unghie, con l'unghie .


SERSE
Acutissimo
Sia il tuo grido.
- 51
-

CORO

Si. -
Immenso dolor !

SERSE . -
Antistrofa 7 .
Con le mani convulse disvelli
Le tue vesti e le squarcia.
CORO
Ahi dolor !

SERSE

Su gli estinti ti strappa i capelli.


CORO

Si, - con l'unghie, con l'unghie .

SERSE

Di lagrime
Versa un'onda .

CORO

Si. Immenso dolor ! -

SERSE

Dunque meco
Piangerete ?
CORO

Piangero.
SERSE

Ululando
Moverete !
-
52

CORO

Oh ! oh ! oh !

SERSE

Persa terra
Lagrimata !
CORO

Città in guerra
Spopolata !
SERSE

Rovesciata !

CORO

Deplorata !
SERSE

Oh ! oh ! oh !
Le mie navi!
Le mie navi !

CORO

Te coi canti
Cupi gravi,
Te coi pianti
Seguird.

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N. TOMMASÉO

Storia civile nella Letteraria


STUDII
(I. G. B. Vico e il suo secolo . – II. Gasparo Gozzi , Venezia e l'Italia
-

dei suoi tempi. – III . P. Chiari, la letteratura e la moralità del suo


tempo. – IV . Giambattista Roberti , le lettere e i Gesuiti nel secolo
decimottavo. – V. Anton Maria Lorgna, la scienza e la civiltà. VI .
Italia, Grecia, Illiria, la Corsica , le Isole Ionie e la Dalmazia) .
Prezzo L. 3.
Legato elegantemente in tela inglese L. 5.

ISIDORO LA LUMIA

I Romani e le Guerre Servili in Sicilia


SECONDA EDIZIONE PREZZO L. 2 50.

G. I. ASCOLI

Archivio glottologico italiano


Vol . I con una carta dialettologica . L. 20
II » 15
D
111, fasc. i i 5 - vol. iv, fasc . I 1. 5 .
Recenti pubblicazioni

DOMENICO COMPARETTI

Virgilio nel Medio Evo


2 vol . in 8° gr . Prezzo L. 15 .

GUHL E KONER

La vita dei Greci e dei Romani


RICAVATA DAGLI ANTICHI MONUMENTI
TRADUZIONE ITALIANA SULLA TERZA EDIZIONE TEDESCA
DI CARLO GIUSSANI
Illustrata con 864 incisioni — Prezzo L. 16
-
Legata L. 18.50.
L'opera che qui si offre ha per iscopo di illustrare la vita dei popoli classici , in
quanto questa ha trovato una esterna espressione in determinate forme e manife
stazioni classiche. Le ricerche scientifiche di questi ultimi tempi hanno fatto tanto
spesso, ed in modi cosìmolteplici, oggetto dei proprii studi la vita dei Greci e dei
Romani, e sono arrivate a così splendidi risultamenti nel loro proposito di ricono
scere i fondamenti naturali , morali ed intellettuali su cui era fondata la grandezza
di quei popoli che parve cosa desiderabile ed opportuna il raccogliere i fruiti
anche di quegli altri studi che mirano all'intelligenza dell'antichità sotto l'aspetto
delle sue manifestazioni esteriori, e metterli in certo modo accanto a questi risul
tati che hanno un carattere, se è lecito dir così , più decisamente psicologico .
È un'opera interessante non solo per chi s'occupa di studi classici, ma general
mente per ogni persona colta. Essa é splendidamente illustrata, così che s'hanno
sotto gli occhi le principali opere d'arte antica. Perciò si può raccomandare ezian
dio come dono sia in ' feste famigliari, sia scolastiche, dacchè si regala con essa
una cosa utile e dilettevole nel medesimo tempo .
ERNESTO CURTIUS

STORIA GRECA
Prima traduzione Italiana fatta sulla quarta edizione originale Tedesca
da GIUSEPPE MÜLLER I GAETANO OLIVA
Si pubblica in fascicoli a L, 2 ciascuno.
RIVISTA

di Filologia diretta
e d'Istru zione classica
dai professori
Comparetti , Müller, Flechia e Bertini
Prezzo annuale 12,50.
Le annate I , II e III complete L. 15 ciascuna.
Torino , V. Bona Tipografo di S. M. e RR, Principi.

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