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numero del
magazine, dopo la 'prova tecnica' dell'altra volta. Diciamo
che è andata oltre previsione, Creativity Papers è stata
accolta con un entusiasmo che rischia di farci tremare i pixel
sullo schermo, quindi ci montiamo la testa e con questo Uno cerchiamo di aggiustare
la rotta, proseguendo nel nostro cammino per la dominazione del Mondo Virtuale.
Prima tappa: impossessarci dei vostri cervelli, con un numero del mag che, uscendo
alle porte dell'estate, tratta il tema del Cambiamento, ma in realtà tratta dell'essere
alle porte dell'estate, da ogni punto di vista: socio-politico-attuale; esoterico-magico;
scientifico; censorio e recensorio.
Il Cambiamento impregna ogni pagina di questo numero, per il quale abbiamo
lavorato sodo in fase preparatoria, così da avere una rivista 'editorialmente' più
professionale di quelle professionali (chi ha detto: "non ci siete riusciti"?; via dalla
classe, dal Preside, con una nota). Quindi impaginazione, grafica, lunghezza degli
articoli, contenuti e bla bla, sicuramente implementati rispetto allo Zero.
E implementando di questo passo, una volta preso il controllo dei vostri cervelli,
passeremo alla fase Due. Ma dovrete aspettare il Due del mag.
Cosa c'è qui dentro, stavolta? Come per l'altra, una scorsa al sommario può essere
sufficiente per evitare domande idiote buone solo a far perdere tempo al Direttore,
che ha mille cose da fare, iniziando dal dar da mangiare il canarino al gatto. Ma due
righe per dire che alcuni pezzi proseguono discorsi già cominciati l'altra volta - politica
e attualità - ci sono rubriche che diventano fisse - Il Ballista di Giovanni Pili e lo spazio
sull'esoterismo curato da Maria Papa - e altre che vanno delineandosi come spazi
puntuali in questo buco nero di rivista, vedi gli interventi scientifici di Alessandro
Sasso.
La nostra strategia di conquista mentale del virtuale ci ha portati anche a varare
una serie di allegati speciali, senza periodicità, inaugurati già da questo numero con
un libro scritto da Simone Stricelli, che ripercorre i 150 anni dell'Unità d'Italia, e che
potete scaricare gratuitamente qui.
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Attualità
Il recente omicidio di Osama Bin Laden ha suscitato il giubilo di
conservatori ultraoccidentali, come il direttore del Giornale, Alessandro
Sallusti, il quale, non curante degli stomaci più deboli, ha pubblicato in
prima pagina una bandiera a stelle e strisce. Particolarmente eclatante è
stata l’esultanza patriottica dei cittadini americani a Times Square. Qual
è il motivo di tanto entusiasmo? Per dirla con il Giornale: “Siamo tutti
americani. Osama ci aveva dichiarato guerra e per questo ora
brindiamo”. In realtà la questione è più complessa; innanzitutto perché
Al Qaeda percepisce se stessa come difensiva, poi perché è fuor di
dubbio che il movimento dello sceicco saudita sia stato generato,
rafforzato e giustificato proprio dalle ingerenze occidentali nel mondo
arabo e islamico.
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di Peshawar, finanzia lo spostamento di questi dal Pakistan
all’Afghanistan ed impiega soldi e macchinari per la
costruzione di strade e infrastrutture, ma anche rifugi,
gallerie e trincee.
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magnate, in collaborazione col
Governo: costruisce campi di
addestramento militare; finanzia
l’islamizzazione; fonda aziende
agricole; costruisce strade, ponti e
aeroporti; inoltre commercia materie
come il mais o la gomma arabica.
Militanti pakistani e afghani
raggiungono il proprio leader in
Sudan e da qui saranno inviati a
compiere azioni nel nuovo campo di
battaglia.
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americano viene abbattuto nei pressi della capitale somala, la folla
infierisce sui cadaveri dando segno evidente del sostegno popolare alla
guerriglia islamica;3 tra il 3 e il 4 ottobre i combattenti qaedisti sfidano gli
USA, sostenendo la milizia di Aidid nella decisiva battaglia di Mogadiscio4:
muoiono 18 soldati americani e ne vengono feriti 78. Una settimana
dopo, le truppe internazionali iniziano a ritirarsi dalla Somalia e a breve gli
USA abbandoneranno l’obiettivo di catturare il generale nemico.
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un processo i rapporti tra questi paesi e la resistenza afghana. Il Sudan
espelle Bin Laden; egli trova ospitalità in Afghanistan, forse grazie a
Massoud ma comunque rispettato dai talebani del Mullah Omar, leader
dell’emirato afghano e fautore di leggi teocratiche. Osama si prodiga
anche stavolta in finanziamenti e militanti qaedisti possono addestrarsi
nel paese ed aiutare i talebani nella guerra civile contro l’Alleanza del
Nord.5
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motivo razionale, rade al suolo una azienda farmaceutica di Kartoum
accusata ingiustamente di fabbricare armi chimiche per il terrore. Nel
1999 Clinton minaccia i talebani di ritorsioni nel caso non consegnino
Osama Bin Laden; in giugno gli USA impongono sanzioni commerciali
contro il governo afghano. Il 5 ottobre 2000 nel mare dello Yemen, i
qaedisti abbattono un cacciatorpediniere statunitense uccidendo 17
marinai americani e ferendone 39. Due mesi dopo, le Nazioni Unite
votano la risoluzione 1333 che intima il governo di Kabul di consegnare
Osama e proibisce ogni accordo militare con esso. Il 9 settembre 2001 il
guerrigliero antitalebano Massoud viene ucciso ed è probabile la mano
qaedista.
L’11 settembre 2001 giunge il più famoso successo di Bin Laden, i cui
seguaci hanno mostrato la vulnerabilità degli Stati Uniti, che subiscono un
gravissimo attacco sul proprio suolo e nella città simbolo: New York. 19
qaedisti (per lo più sauditi, nessuno afghano) dirottano 4 aerei: 2 si
scagliano sulle Torri Gemelle, 1 sul Pentagono, 1 precipita. Alle Twin
Towers muoiono 2.974 persone. Il presidente Bush dopo aver chiesto
invano la consegna del capo qaedista, il 7 ottobre decide l’invasione
dell’Afghanistan. È in atto un circolo vizioso per cui gli attacchi qaedisti,
contro la presenza americana, provocano una nuova invasione americana
e ne giustificano ideologicamente un’altra (in Iraq) e gli attacchi americani
contro gli atti terroristici finiscono per generare nuovi atti terroristici.
Bin Laden scompare da Kandahar, probabilmente prima è a Tora Bora e
poi nel nord del Pakistan; comparirà comunque in dei messaggi video.
Negli anni successivi ci saranno altre azioni di terrore nelle città: l’8
maggio 2002 a Karachi (Pakistan) un autobus-bomba uccide 10 francesi
impiegati in un’impresa navale del paese transalpino per costruire un
sottomarino per contro del governo di Islamabad, muore anche un
pakistano; il 12 ottobre, a Bali (Indonesia) sono colpiti due locali notturni
frequentati da turisti: 187 morti e 309 feriti, le vittime furono soprattutto
australiane; il 17 maggio 2003 a Casablanca una bomba esplode in un
ristorante spagnolo uccidendo 41 persone.
Intanto nei primi mesi del 2003 si compie la guerra contro l’Iraq di
Saddam; gli Stati Uniti accusano ingiustamente il leader di Tikrit di
possedere armi di distruzione di massa e di sostenere il terrorismo
fondamentalista. Il tempo farà presto giustizia di tali falsità, mostrando
invece gli interessi privati di Bush e compari oltre che quelli colonialisti
degli USA in generale, alla ricerca del petrolio.
L’Iraq occupato dagli occidentali diviene una polveriera, per Al Qaeda è un
terreno fertile per nuovi arruolamenti e nuovi attentati. Il 19 agosto, a
Baghdad, un camion bomba si scaglia contro l’Hotel Canal ospitante il
Quartier Generale delle Nazioni Unite; muoiono 22 persone – fra cui il
rappresentante speciale ONU per l’Iraq: De Mello – oltre 100 i feriti. L’11
marzo 2004 ci sarà l’ultimo successo di Al Qaeda, culmine della sua
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potenza anche più dell’11 settembre; a Madrid, nella stazione di Atocha,
ci sono 10 esplosioni su 3 treni: 192 morti, 1.427 feriti. Il successo politico
qaedista è enorme: il governo conservatore di Aznar, favorevole alla
presenza spagnola in Iraq, fino ad allora in testa ai sondaggi e favorito per
la rielezione, cade drasticamente di consenso e poco dopo perderà le
elezioni contro il socialista Zapatero, il quale ha ritirato gli spagnoli dalla
regione mesopotamica.
Note
1 Egli diverrà l’ideologo qaedista ed il braccio destro di Osama.
2 Fondatore del Fronte Nazionale Islamico.
3 Ricordiamo che il 13 giugno 1993 dei soldati pachistani fecero fuoco sui civili somali
uccidendo 20 persone.
4 Cfr. il film dedicato alla vicenda “Black Hawk Down. Durante la battaglia vennero
impiegati anche i Navy Seals, e gli appositi elicotteri Black Hawk, che si sono “visti”
durante il blitz contro Osama. Un frame del film è stato utilizzato per produrre la
seconda foto falsa sulla morte del noto terrorista, (ndr).
5 Altri gruppi mujahidin opposti ai talebani.
6 Ad opera del Center Combating Terrorism.
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Attualità
Chi era Bin Laden?
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compito di convogliare denaro, armi e combattenti
per la guerra afgana. Il MAK ricevette finanziamenti
anche dalla CIA che, secondo lo stesso Consigliere
per la Sicurezza Nazionale del presidente americano
Carter, Zbigniew Brzezinski, intervenne direttamente
ed indirettamente nel finanziamento, nella fornitura
di armi e nella preparazione dei guerriglieri afgani.
Osama lasciò il MAK e molti dei suoi militanti
confluirono nella nuova organizzazione terroristica di
al-Qa‘ida, nata probabilmente nel 1988, proprio al
tempo dell'invasione sovietica dell'Afghanistan.
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imporre sanzioni contro l'Afghanistan nel tentativo di forzare il
regime talebano a estradarlo.
Note
1. Il semiologo italiano Alessandro Amadori
2. Maktab al-Khidmat
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Attualità
Oh Madonna. Oh Madonna de mater Deus!
È triste il fatto che la cosa ormai non stupisca più di tanto. Pensiamo al
sindaco di Firenze, Matteo Renzi: colui che si erge a simbolo del nuovo
che avanza, il rottamatore che il Primo Maggio incoraggia l’apertura dei
negozi. Ecco, adesso figuriamoci come sono i rottamandi.
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meno l’interesse dei promotori. Invece no, si dice di non andare a votare,
che non se ne farà più niente. Celentano scrive sul Fatto un appello al
voto, invita tutti ad andare lo stesso a votare, magari con foglietti
improvvisati, Di Pietro gli scrive una lettera complimentandosi: “Caro
Adriano, in questi tempi faziosi in cui ci si schiera sempre non a seconda di
quello che si pensa e che si crede che sia giusto ma a seconda di cosa
conviene di più a se stessi e alla propria parte politica, c’è bisogno di
uomini liberi come te,” infatti tra tutti i rischi in cui incorre l’Italia ce n’è
uno peggiore degli altri: “Che il nostro Paese si abitui e si rassegni a tutto,
si convinca che tanto non c’è niente da fare, che è normale che la
democrazia venga tradita senza che nessuno muova un dito, che chi
governa cerchi di fregare i cittadini e se ne vanti pure pubblicamente.”
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della politica creativa berlusconiana ha detto:
“confondono la sicurezza con la rassicurazione,” si
finge di prendere provvedimenti privi di consistenza,
per lo più inapplicabili, quando non illegali di fronte
al diritto internazionale, (non si può considerare
reato uno stato sociale, come quello di clandestino)
senza contare che la maggior parte degli immigrati
risultano irregolari, semplicemente perché lavorano
in nero e i datori – i caporali – italiani non li
regolarizzano. L’unica cosa sensata da fare sarebbe
quella di costringere con leggi concrete gli
imprenditori, ad essere onesti con gli stranieri che
assumono, e limitarsi a rimpatriare quelli che
commettono sul serio dei reati. Questo non è
possibile con una politica di tagli e di agevolazioni ai
furbi.
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Attualità
Simone Stricelli, redattore della rivista Creativity Papers, ha incontrato
tre tra i più importanti scrittori giapponesi. Si è fatto raccontare
l'esperienza catastrofica del terremoto, che ha colpito duramente tutto il
Giappone.
Kazumi Saeki: Il sisma è durato ben sei minuti e ha colpito una zona al
largo di Miyagi, che va dalla regione di Sanriku nella prefettura di Iwate, a
nord, a quella della prefettura di Fukushima, a sud.
I mezzi pubblici per Sendai, la grande città più vicina all'epicentro,
avevano sospeso il servizio, i cellulari non funzionavano e tutti i canali di
informazione si erano bloccati. Davanti ai miei occhi si susseguivano scene
catastrofiche, ma in tutta onestà avevo l'impressione che la devastazione
non fosse tanto grave. Sono arrivato a casa ho trovato la serratura della
porta d'ingresso rotta e il pavimento coperto di libri, CD e piatti. Tutto però
era asciutto e non c'era nulla che potesse modificare la mia percezione
della portata del disastro.
Poco a poco ho capito la gravità dei danni ascoltando la radio a
manovella, la mia unica fonte di informazioni fino alla fine del blackout.
Questo sisma ha generato onde alte dieci metri che hanno spazzato via
intere città. Ormai sappiamo che le vittime potrebbero essere decine di
migliaia. Sono mancati sia l'acqua sia il gas, e di notte le uniche nostre fonti
d'illuminazione erano le candele e la luna. Senza le luci della città, di notte
il cielo era rischiarato dal bagliore delle stelle.
Quando il mattino dopo mi sono affacciato a guardare l'oceano ho visto
con orrore che i quartieri più vicini al mare erano scomparsi. Ho ritrovato
mia madre che viveva vicino a noi e si era rifugiata in un centro
d'accoglienza. Il centro era gremito e mia madre ha deciso di venire a stare
con me e mia moglie. Andando e tornando dal centro, sono passato
davanti a un benzinaio dove le persone facevano la fila nella speranza di
ottenere un po' di carburante. Poi sono arrivate le notizie sulla catastrofe
della centrale di Fukushima, dove erano state registrate fughe di
radioattività.
Ora si sta diffondendo una contaminazione invisibile. Mentre ti scrivo
questa mail continuano le scosse di assestamento. Un mio amico ha
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parlato di 'caos calmo'. È vero che davanti a
questa calamità gli abitanti di Sendai hanno
mantenuto la calma. Forse più che al riserbo
tipico degli abitanti del Tohoku questa
reazione è dovuta allo svuotamento emotivo.
Travolte dal vortice di un disastro
inconcepibile, le persone non hanno ancora
avuto il tempo di provare dolore, tristezza e
rabbia.1
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in casa e mangiare alghe kelp2 per prevenire l'assorbimento della
radioattività.
Voglio rimanere qui, accanto alla mia famiglia, ai miei amici e a tutte le
vittime del disastro. Voglio provare a trasmetter loro coraggio, come loro
lo trasmettono a me. E, almeno per ora, voglio continuare a fidarmi di chi
è più informato di me, soprattutto degli scienziati, dei medici e degli
ingegneri che leggo in rete. Sui giornali le loro opinioni non hanno molto
spazio, ma di tutte le informazioni che circolano mi sembrano le più
affidabili.
Dieci anni fa ho scritto un romanzo in cui uno studente fa un discorso
davanti al parlamento e dice: "Questo paese ha tutto. Qui si può trovare
qualunque cosa. Tranne la speranza". Oggi potremmo dire il contrario: nei
centri di soccorso mancano cibo, acqua e medicine, a Tokyo l'elettricità e
alcuni beni scarseggiano. Il nostro stile di vita è minacciato, e lo stato non
ha reagito in modo adeguato.
Abbiamo perso tante cose, ma ne abbiamo riconquistata una: la
speranza. Il terremoto e lo tsunami ci hanno sottratto molte vite e risorse.
Eppure, noi che eravamo così intossicati dalla ricchezza, abbiamo
riscoperto il seme della speranza. Per questo ho scelto di credere.3
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di Hiroshima e Nagasaki, quelli che sono rimasti contaminati durante i
test di Bikini e le vittime degli incidenti alle centrali nucleari. Se leggiamo
la storia giapponese alla luce di questi eventi, il loro senso tragico è
evidente.
Oggi possiamo confermare che il rischio dei reattori nucleari è
diventato realtà. Comunque si concluderà questo disastro – e con tutto il
rispetto per i tentativi di contenerlo – il suo significato è chiaro: la storia
del Giappone è entrata in una nuova fase, e ancora una volta dobbiamo
guardare gli eventi con gli occhi delle vittime del nucleare, degli uomini e
delle donne che hanno dimostrato il loro coraggio attraverso la
sofferenza. Potremo dire di avere imparato una lezione da questa
catastrofe solo se chi sopravvivrà deciderà di non ripetere gli stessi errori.
In questo disastro s'intrecciano in modo drammatico due fenomeni: da
una parte la vulnerabilità del Giappone di fronte ai terremoti, dall'altra il
rischio legato all'energia atomica. La prima è una realtà con cui questo
paese deve fare i conti fin dall'alba dei tempi. La seconda, che potrebbe
rivelarsi perfino più catastrofica del terremoto e dello tsunami, è opera
dell'uomo.
Che cosa ha imparato il Giappone dalla tragedia di Hiroshima? Nel
brano si parlava di 'qualcosa che sembra molto vicino'. La catastrofe
nucleare sembra un'ipotesi remota, improbabile; la sua possibilità,
tuttavia, è sempre presente. I giapponesi non dovrebbero guardare
all'energia atomica in termini di produttività industriale, non dovrebbero
trarre da Hiroshima una 'ricetta' per la crescita. Come i terremoti, gli
tsunami e le altre calamità naturali, l'esperienza di Hiroshima dovrebbe
essere scolpita nella memoria dell'uomo. Il fatto stesso che sia stata
causata dall'uomo la rende molto più drammatica di qualsiasi catastrofe
naturale.
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Costruire reattori nucleari significa ripetere lo stesso errore,
mostrando la stessa mancanza di rispetto per la vita umana. È il modo
peggiore ti tradire il ricordo delle vittime dell'atomica. Quando il
Giappone venne sconfitto, l'anno seguente venne promulgata la nuova
costituzione.4 Per anni mi sono chiesto se rappresentasse gli ideali
fondamentali del Giappone postbellico. I morti, guardandoci dall'alto, ci
obbligano a rispettare quegli ideali, e la loro memoria ci impedisce di
minimizzare la natura devastante degli armamenti nucleari in nome del
realismo politico. Noi siamo contrari. E qui sta l'ambiguità del Giappone
contemporaneo.
Dobbiamo augurarci che l'incidente di Fukushima dia modo ai
giapponesi di ripensare alle vittime di Hiroshima e Nagasaki,
riconoscendo i pericoli dell'energia nucleare e mettendo fine all'illusione
che le armi atomiche siano un deterrente efficace.
Raggiunta l'età della maturità, scrissi un romanzo intitolato Insegnaci a
superare la nostra pazzia. Oggi sto scrivendo 'l'ultimo romanzo'. Se
riuscirò a superare quest'ultima pazzia, il mio libro comincerà con l'ultimo
verso dell'Inferno di Dante: "E quindi uscimmo a riveder le stelle".5
Note
1 Intervista a Kazumi Saeki, scrittore giapponese. Nel 2007 ha vinto il premio Noma con
il romanzo Norge.
2 È un elemento essenziale per la sintesi degli ormoni tiroidei.
3 Intervista a Ruy Murakami, scrittore giapponese. Il suo ultimo libro pubblicato in Italia
è Tokyo soup.
4 Non possedere centrali nucleari, non fabbricare o far entrare armi atomiche su
territorio giapponese e il rifiuto all'uso della forza.
5 Intervista a Kenzaburo Oe, scrittore giapponese, Nobel per la letteratura nel 1994. Il
suo ultimo libro pubblicato in Italia è Il salto mortale.
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Attualità
Dopo il già di per sé tardivo intervento militare della coalizione dei
volenterosi dopo la risoluzione 1973 in favore del CNT libico la situazione,
dopo 40 giorni di incursioni aeree sostenute in principal ruolo da caccia
francesi e britannici, e più timidamente da velivoli spagnoli, danesi e,
notizia dell'ultim'ora dagli italiani, appare in una situazione di stallo, se si
esclude, notizia dell'ultim'ora, la morte di Saif, ultimogenito di Gheddafi
per mano di un preciso colpo dei caccia NATO, che pare abbia lasciato illesi
il rais e la consorte per puro miracolo.
Non sarebbe male sapere che succede su questi due teatri, riguardo
l'Afghanistan l'autunno venturo ricorre il decennale dall'inizio della
campagna, mentre per l'Iraq si diede grande risalto l'estate scorsa al
completo ritiro del contingente USA dal teatro mesopotamico. Tutto risolto
dunque? Chi lo sa! Se Sparta piange Atene non ride, infatti in Italia, gran
parte della classe politica si chiama fuori dall'ultima discutibile azione
personale del suo primo ministro, azione che rischia, alla prossima verifica
parlamentare di mandare in frantumi una maggioranza già fin troppo ricca
di peones.
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chiaro no?
La non belligeranza italiana in salsa anni 40 dimostra
che la storia ci ha insegnato qualcosa, ci siamo affrettati a
partecipare per garantirci un buon posto al baccanale di
spartizione della torta libica; ragionando in termini
economici il ragionamento non fa una grinza, con l'unica
eccezione dei costi, vista la particolare austerithy in cui
versa attualmente l'intero occidente.
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voce secondo cui “la Siria non costituisce una priorità” così come non lo
fu l'Iran che già nel 2009 perse grazie all'ONU l'occasione di liberarsi di
Ahmadinejad, di cui attualmente sorprende il totale silenzio, magari
causato da sommosse mai sopite, sarà per un'altra volta anche per
l'Algeria, per il Marocco, per lo Yemen, per il Bahrain, tutte nazioni dove il
nobile germoglio della sommossa popolare é stato subito stroncato
nell'indifferenza sì delle potenze occidentali ma soprattutto di quella dei
media, troppo presi dalle abluzioni dei rampolli Windsor o dell'ennesimo
rutto di un porporato.
Come poi stia andando per chi ce l'ha fatta, Egitto, Tunisia e Costa
d'Avorio, pregasi leggere come sopra.
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Focus
Certo che erano proprio belli
William e Kate, illuminati dal sole –
metaforicamente parlando,
ovviamente – nei loro abiti nuziali.
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programmato eh, non traiamo conclusioni
affrettate. Ma Miss Middleton madre, ha
spinto la figlia fin da piccola ad ambire al
Regno d’Inghilterra. Al punto che, quando
seppe quale college avrebbe frequentato il
figlio di Lady D., convinse la figlia a fare
altrettanto. E cos’è successo poi? Beh, sembra
che Cupido abbia scagliato la freccia nei cuori
giusti. Lui, timido e riservato rampollo di
sangue blu, cresciuto a suon di scandali – di cui
non è mai stato protagonista - e rotocalchi; lei
ragazza di campagna, figlia di due ex
dipendenti della British Airways che, non si sa
come, sono riusciti a creare un impero
imprenditoriale, che li ha resi ricchissimi.
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Hawitt, suo amante dell’epoca. Di John John Kennedy la Principessa
disse: “Ci siamo incontrati a New York, ci siamo piaciuti e siamo finiti a
letto. Un’alchimia perfetta. John a letto è da dieci e lode”. Ma che
vogliamo dirle, la principessa era triste, e si consolava come poteva. Del
resto, il suo Carlo era troppo preso da Camilla, per pensare a lei. La loro
relazione durava da anni, fu la stessa Camilla a consigliare a Carlo di
sposare Diana Spencer. Chissà poi perché telefonava alla moglie del suo
amante, informandola del linguaggio molto poco british usato dal
principe con lei. “Sei brutta e sei vecchia, lo vedi che sei vecchia?”, diceva
Diana in una conversazione intercettata. E Camilla rispondeva: “Ma ti sei
vista con quel naso? Non vali niente, sei una nullità. Lui dice che a letto
fai schifo, io sarò anche vecchia ma a letto sono brava”.
Ma questa è un’altra storia. Stiamo parlando di William e Kate, del loro
favoloso matrimonio. Tra gli invitati illustri si sono visti David Beckham e
consorte in dolce attesa, con tanto di parrucchiere portato dagli Stati
Uniti per scarsa fiducia negli artisti inglesi. Che dire di loro? David era
elegantissimo e bellissimo nel suo abito, peccato per la vistosissima
croce rossa che si è appuntato sul petto, la stessa avuta dai Beatles
quando furono nominati baronetti… una cafonaggine assolutamente
evitabile. E la sua Victoria? Elegantissima anche lei, con un abito blu
scurissimo, e un cappello con un ammennicolo stile puntale di albero di
natale. Sicuramente tra gli ospiti più 'eccentrici' del grande evento.
Tornando ai neo sposi, si spera e si prospetta per loro una vita meno
movimentata rispetto a quella dei loro illustrissimi parenti. Chissà se
saranno capaci di confrontarsi col mondo intero. Quando si vedono certi
matrimoni in tv, tutti pensano alla fortuna che la sorte ha dato a certe
famiglie. Ma siamo proprio sicuri che si tratti di fortuna? Personalmente
non mi riterrei fortunata se ogni mio passo, falso o no che sia, fosse
immortalato per quel Grande Fratello che è il mondo intero. Ma d’altra
parte, il protocollo educativo-comportamentale dei futuri re di una
dinastia importante come quella dei Windsor, comprende anche questo.
Il matrimonio di William e Catherine entrerà nella storia come la prima
unione tra un futuro re del Regno Unito e una ragazza ‘normale’. William
dice che se la madre è stata la Principessa del popolo, lui sarà il Re del
popolo. Ed ha già iniziato a farlo. Come lista nozze il neo Duca di
Cambridge e consorte hanno scelto la beneficenza. Sì, chiunque degli
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invitati avesse voluto fare agli sposi un presente in denaro, poteva fare
un versamento sul conto di una delle trenta associazioni umanitarie da
loro scelte e inserite nel sito ufficiale. Una bella cosa, no?
Ma c’è comunque chi ha voluto fare di testa sua, e ha regalato agli sposi,
per esempio, uno stallone bianco. Regalo che meno azzeccato non
poteva essere, considerando l’allergia ai cavalli della sposa! E poi c’è chi,
come una giovane stilista di Roma, ha voluto omaggiare gli sposi anche
se non invitata, con un piccolo copricapo da lei realizzato.
Forse la vita di questi due giovani non sarà come la favola immaginata
dal popolo mentre sfilava il corteo reale tra le strade di Londra,
acclamato come un gruppo di Rockstar. Al di là dell’obbiettivo delle
telecamere e del vestito giallo della regina Elisabetta, la vita di coppia è
uguale per tutti. Si litiga e si fa pace, o si litiga e basta. O ci si cornifica
per la vita (Charlie & Diana insegnano).
Ma comunque, William e Kate la loro favola, anche se sotto forma di
evento mediatico che ha coinvolto oltre due miliardi di telespettatori in
tutto il mondo, e ha il sigillo di essere il primo matrimonio trasmesso in
contemporanea anche sul web, sono riusciti a viverla. E se proprio
vogliamo fare un commento, diciamo solo che di sicuro sono la coppia
più bella del Reame. Già, perché belli come i personaggi delle favole,
William e Kate lo sono sul serio.
Tanti auguri quindi. A loro e a chiunque riesce a realizzare la sua piccola
favola.
Focus
In Occidente si è generalmente concordi nell’avversare la Repubblica
Popolare Cinese; i liberali, i moderati e la zona grigia guardano ad essa
come uno stato autoritario e repressivo. Gli epigoni romantici del
marxismo-leninismo vedono nella Cina di oggi il frutto del tradimento del
maoismo, ovvero della retta via di un socialismo popolare ed egalitario.
È chiaro che l’opinione sulla Cina del XXI secolo sia viziata dalla
memoria del maoismo. Infatti, pur non essendo un modello di
democrazia o di giustizia sociale, è senz’altro vero che la Repubblica
Popolare oggi si presenta meno autoritaria e crudele, così com’è meno
povera e affamata rispetto all’epoca del socialismo reale. Altro luogo
comune che va sfatato è quello che vede la Cina come un paese
improvvisamente passato dal comunismo al neoliberalismo. Ebbene, se il
paese della Grande Muraglia non è più comunista , non si può dire che sia
neoliberista.
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All’inizio degli anni settanta, spinta anche dalla
vicinanza ostile dell’Unione Sovietica, la Cina fu
costretta ad aprire le relazioni con l’Occidente e a
cercare il riconoscimento internazionale. Così, Chou En
Lai organizzò la visita del presidente Nixon a Pechino nel
1971. Dopo questo incontro la Cina comunista si
guadagnò il diritto di entrare a fare parte delle Nazioni
Unite. Il suo seggio – fino ad allora – era riservato ai
rivali di Taiwan.
Nel 1971 venne siglata la riapertura dei rapporti tra un grande paese
dinamico e capofila della produzione economica mondiale ed un grande
paese povero, i cui abitanti guadagnavano 31 dollari all’anno, e la cui
alimentazione faceva spesso a meno della carne (nel 1976 solo 5 milioni
di maiali e 12 milioni di polli venivano allevati).
Nel 1976 Mao Tze Tung muore. Si aprono nuovi scenari per la gestione
del partito comunista. La testa del fanatismo maoista – la Banda dei
Quattro – fu decapitata con uno spettacolare processo. Il cosiddetto
'deviazionista di destra' Deng Xiaoping, sino a poco tempo prima escluso
dai ranghi del comando e costretto a fare l’operaio, ritornò in auge e alla
fine degli anni ’70 divenne capace di controllare il Partito e lo Stato, pur
essendo “solo” il capo di stato maggiore dell’esercito.
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affittare terreni e vendere i prodotti coltivati sul
mercato cittadino e anche allo stato.
Nel 1989, con la protesta studentesca di Piazza Tien An Men, parve che
la 'democratizzazione' dei paesi comunisti dovesse investire anche la
Cina. Il Partito Comunista andò invece avanti con la sua politica di riforme
graduali e di conservazione del potere. La fine della protesta è cosa nota:
la cosiddetta “Primavera di Pechino” fu repressa nel sangue e fu reso
chiaro a tutti che la riforma economica non avrebbe portato ad un
mutamento politico.
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succursali cinesi di imprese straniere). C’è però una distinzione
fondamentale: la gerarchia di Pechino comprese l’importanza del ruolo
statale. Lo stato continuò a svolgere un ruolo fondamentale
nell’economia cinese e si pose, nei confronti delle multinazionali, non
come un servo, ma come socio. Il Fondo di Stato Cinese (Chinese
Investment Corporation) ha investito 9,6milioni di dollari in grandi
aziende quali: Apple, Coca Cola e Visa.2 Inoltre, il governo cinese non ha
mai accettato di applicare le politiche del FMI, ma ha sempre agito
indipendentemente. Oggi sappiamo che ha fatto bene. La Cina – grazie al
ruolo dello stato, la cui importanza è ben radicata nell’identità nazionale
dagli insegnamenti di Confucio, fino alla concezione maoista di uno stato
al servizio del popolo – si è salvata dalle tre grandi tragedie economiche
degli ultimi vent’anni (che, invece, non hanno risparmiato i paesi neo-
liberali). La politica neo-liberale nell’est post-sovietico (72 milioni di
persone sotto la soglia di povertà solo in Russia), la crisi asiatica (1997-98)
e la crisi del 2008.
Le ultime due crisi – le più gravi della storia dopo quella del 1929 – non
hanno toccato la Cina a causa di un'altra caratteristica fondamentale del
socialismo di mercato: il controllo statale delle finanze. Mentre
Thailandia, Indonesia, Malesia, Filippine e Sud Corea crollarono a causa
dell’apertura sciagurata alla speculazione monetaria straniera, e
l’Occidente (in particolare gli USA) dovettero inginocchiarsi a causa della
deregolamentazione dei mercati finanziari, la Cina crebbe
inesorabilmente fino a diventare – nel 2010 – il secondo paese al mondo
per PIL.
34
deboli che hanno abbandonato le campagne per le città.
La Cina del 2011, pur con tanti difetti, sembra piuttosto aperta ad
evolversi da sola. Il suo obiettivo principale è quello di diventare il
principale produttore di energia verde. I progetti energetici sono stati
blindati: solo banche cinesi – quindi solo i risparmi delle famiglie e delle
imprese autoctone – possono finanziarli. C’è un grosso problema da
affrontare però: l’inflazione, cui il primo ministro Wen Jiabao vuole
rispondere con la rivalutazione dello Yuan. Inoltre, dopo sei anni il bilancio
della Cina è tornato in rosso.
Note
1. Manifesto o giornale murale scritto a mano, usato come strumento di propaganda o di
denuncia politica dagli studenti cinesi durante la Rivoluzione culturale.
2. I profitti ricavati dalle partecipazioni sono stati utilizzati per progetti ambientali,
energetici e sfruttamento delle materie prime, come i metalli rari.
3. Lo stesso non si può dire dei governi occidentali.
35
Focus
Il nucleare ritorna nell'attuale programma di governo. L'accordo siglato
con i francesi nel 2009 dall'allora Ministro dello Sviluppo Economico
Claudio Scajola, prevede la fornitura di tecnologie per la realizzazione di
centrali nucleari di terza generazione in Italia, per regalarle energia a
basso costo e per tagliare i consumi di petrolio. In poche parole, torniamo
ai galeoni perché le navi costano troppo.
36
nei vari poli di PortoVesme e Porto Torres.
“Italia non abbiamo una
Non dimentichiamo inoltre, l'impatto che
sufficiente cultura della avrebbero queste strutture sull'ambiente; una
sicurezza, come potrebbe centrale nucleare ha un'elevata produzione di
scorie, le pile di uranio una volta esaurite, oltre ad
essere altrimenti in una avere un costo di stoccaggio elevatissimo,
nazione che vanta cifre rappresentano con la loro elevata radioattività una
bomba ecologica grazie al quale l'inverno nucleare
record di morti sul diverrebbe realtà. Inoltre la folta presenza
lavoro?” nell'isola di pozzi minerari in disuso rappresenta
anche un'ottima possibilità di stoccaggio delle scorie, pile di combustibile
che emanano radioattività per periodi tra i 300 e il milione di anni. Solo
allora potremo sapere se sono state stoccate correttamente... nel
frattempo chissà.
Poi per fare le cose per bene, oltre alla centrale ci vorrebbe anche un
impianto di riprocessamento, ossia uno stabilimento in cui le pile esaurite
vengono incamiciate in fusti metallici e a loro volta chiusi in casseri
successivamente colmati di calcestruzzo, in dimensioni standard pronti
per lo stoccaggio sotterraneo, a cui si deve arrivare per via stradale.
Immaginate un tir carico sulle strade sarde, adatte più alle diligenze che a
trasporti simili, basterebbe un gatto che attraversa la strada a provocare
un disastro...
37
quota 4,5 miliardi, il cantiere
dovrebbe chiudersi nel 2012 salvo
ulteriori imprevisti. Senza contare
tutte le infrastrutture necessarie
alla centrale, linee di
comunicazione, elettriche e
idriche, e gli enormi costi di
stoccaggio di cui abbiamo già
parlato. Inoltre l'uranio ha
curiosamente visto – complice il
cartello operato dalle
multinazionali dell'arricchimento
– un rialzo delle sue quotazioni. Il costo é passato dai 7 dollari a libbra (1
libbra =0.45 Kg) del 2001 ai 115 del 2010.
38
della sicurezza, come potrebbe essere altrimenti in una nazione che vanta
cifre record di morti sul lavoro? Il pericolo concreto che su queste
strutture possano arrivare i tentacoli dei Balducci e degli Anemone di
turno ci farebbe dormire tranquilli?
A conti fatti le opzioni per produrre energia pulita e a basso costo non
mancano, ciò che manca agli occhi dei nostri governanti è la ridotta
possibilità di speculazione. Pensate solamente ad un elemento, il
calcestruzzo; ce ne vogliono migliaia di tonnellate per erigere le centrali,
esattamente come per il Ponte sullo Stretto, opera che si sussurra
concepita per garantire alla mafia un business adeguato, fiumi di
calcestruzzo, appalti da pilotare, rifiuti da gestire, insomma una pacchia
per la criminalità organizzata. In definitiva il 15 Maggio il popolo sardo
verrà chiamato al referendum “consultivo” a decidere sul seguente
quesito: "Sei contrario all'installazione in Sardegna di centrali nucleari e
siti per lo stoccaggio di scorie radioattive da esse residuate e
preesistenti?“ Ovviamente bisogna votare SI, potrebbe non bastare, è
vero, ma chi non lotta ha già perso. Il popolo italiano dal canto suo dovrà
dire la sua il 12 e 13 giugno, riguardo nucleare e acqua pubblica. Non ci
sono più scuse, bisogna andare a votare anche se fosse il giorno di Natale,
Capodanno e Pasqua messi insieme...
39
Focus
Proviamo ad immaginare un mondo dove ogni singola famiglia, DICO,
gruppo di amici e quant'altro siano in grado di produrre energie da
immettere in tutta la rete della comunità, racimolando così un sussidio da
parte delle aziende produttrici tradizionali. Proviamo ad immaginare un
mondo dove piante come la Canapa Indiana1 possano essere utilizzate
come combustibili per le auto, fibre analoghe a quella di carbonio,
medicine, e tanta allegria.
40
Il Prof. Luciano Burderi, docente di astrofisica
delle alte energie all'Università di Cagliari, fornisce
una stima aggiornata, considerando la crescita
media del PIL e quella delle riserve fossili: il petrolio
si esaurirà entro trentuno anni, il gas entro i
trentaquattro anni e il carbone entro trentasei anni.
41
Stato" ammonisce il Prof. Burderi, "i conti
non sono opinabili, sono ovvi come 2+2=4", in
riferimento ai procrastinatori di cui si è parlato.
Poi Burderi avverte: "il ritmo con cui bruciamo
è aumentato di sette volte"... SETTE VOLTE LA
MEGALOPOLI USATA COME ESEMPIO!
La fonte inesauribile di energia ce l'abbiamo
sopra le nostre teste, è pulita e non ci farà
morire asfissiati da questo immenso volume di
42
Il contro di energie rinnovabili come l’eolico e il solare è che oggi
sono molto diluite e, appunto, intermittenti. Tutto dipende non solo dal
ciclo notte-giorno, ma anche dalle condizioni meteo. Nella rete elettrica
non è possibile elargire energia in tempi casuali, per tanto sarà
necessario investire nella ricerca di nuovi tipi di accumulatori più
economici, che riducano questa intermittenza. Le eventuali spese per il
loro impianto potrebbero benissimo essere compensate dalla fruizione
di energia prodotta dalle singole case, o dalle pale eoliche. La filosofia è
quella del pire to pire. Pago l’energia che consumo e guadagno su quella
che produco. Il problema estetico delle pale eoliche può essere risolto
invece costruendo gli impianti al largo delle coste. L’Enel aveva in
progetto la costruzione di una piccola centrale eolica da 50 MWatt a sud
delle coste siciliane, per esempio.
C’è una speranza anche per le automobili, ed è il bioetanolo,
producibile da diversi tipi di vegetali, come la barbabietola, il mais, altri
tipi di cereali e canna da zucchero. Già oggi è possibile diluirci la benzina,
come previsto da alcune direttive europee. Inoltre esiste già la
possibilità di produrre auto al bioetanolo. Il vantaggio non sarebbe solo
economico ma anche ambientale; col bioetanolo, infatti, le emissioni di
anidride carbonica di fatto non ci sarebbero, in quanto la CO2 emessa
sarebbe quella precedentemente assorbita dalle piante con cui il
carburante è stato prodotto. Un saldo pari a zero. Esiste anche il
biodiesel, che si ottiene dalla lavorazione di oli vegetali ricavati da colza,
soia, girasole, palma e alghe.
Per quanto possa sembrare melenso dirlo, la più potente fonte
energetica siamo noi. Progettare case coibentate, fresche d’estate e che
trattengono il calore d’inverno, ridurrebbe considerevolmente i consumi.
Senza contare il grande potenziale di competenze che oggi rimangono
inutilizzate: quelle dei giovani. Già l’eolico è considerato un settore
competitivo. Una burocrazia meno cieca permetterebbe anche al
fotovoltaico di diffondersi e, quindi, di creare nuovi posti di lavoro. Idem
dicasi per il riciclo, che riducendo i rifiuti, riduce anche i costi per
smaltirli: quindi il consumo di energia speso solo per questo.
Note
1. Un vegetale che può essere coltivato anche nelle regioni temperate.
2. In particolare il problema della produzione e conservazione in larga scala di questo
gas.
43
Focus
Anno 2012. Quali sono le menzogne pubblicitarie che si nascondono
dietro questa sequenza di quattro cifre, eletta a spauracchio dell’ultimo
decennio da numerose trasmissioni pseudo-scientifiche? E’ giustificabile,
per tale data, il timore della fine del mondo? Numerose volte nel corso
della storia questa paura ha influenzato l’opinione globale; questa volta è
supportata da basi scientifiche?
44
Così come dal 2012 in poi nell'equinozio di primavera il
Sole sorgerà nella costellazione dell’Acquario, il giorno del
solstizio d'inverno dello stesso anno il Sole nascerà nella
costellazione del Sagittario, dove gli scienziati hanno
individuato da tempo il centro della Galassia. Il 21 dicembre il
Sole risulterà così allineato con il buco nero super-massiccio
attorno a cui girano tutti i miliardi di stelle della via Lattea, da
centinaia di milioni di anni. A quest’insolita congiunzione
astrale si aggiungeranno, secondo alcuni scienziati, altre
circostanze astrofisiche, che già da ora stanno scatenando la fantasia
comune: si tratta della previsione, risalente al 2007, di un’intensissima
attività solare che inizierà all’incirca nello stesso periodo
dell’allineamento. Queste fasi di iperattività stellare, chiamate 'Cicli',
corrispondono solitamente a fenomeni di espulsione di massa della
corona che, se direzionati verso la Terra, danno luogo a tempeste
geomagnetiche, disturbi temporanei nella magnetosfera che si
manifestano in modo spettacolare: sono le famose aurore polari.
45
Focus
È il 1925, nel pieno dei ruggenti anni ’20 a Dayton, una cittadina
tranquilla del Tennessee, in cui la gente di campagna lavora sodo per tutta
la settimana, soltanto alla domenica indossa i vestiti migliori per andare a
messa.
Nella scuola del paese è arrivato il professor John T. Scopes, una sorta di
Mary Poppins della biologia, che sconvolgerà per sempre la tranquillità
agreste e timorata dei suoi concittadini, per la gioia dei produttori
cinematografici e teatrali. Con la sua storia ci hanno campato per gli anni
successivi. Scopes è un buon insegnante, adorato dai suoi studenti e con
una strana mania: insegna la teoria evoluzionista. Reato grave nel
Tennessee, dove il pluricandidato alla Casa Bianca William Jennings Bryan
è riuscito, a suon di campagne puritane, a fare approvare una legge che
puniva l’insegnamento dell’evoluzionismo nelle scuole. Così il 25 maggio
dello stesso anno il prof. Scopes finisce sotto processo. La comunità
cittadina è profondamente scossa dalla vicenda. Anche perché la stampa
locale e nazionale ci va a nozze: si tratta del primo evento mediatico della
storia, ovvero, per la prima volta si fa di un caso marginale un evento di
larga portata, grazie anche agli interessi politici di Bryan che si offre subito
di rappresentare i creazionisti del Tennessee.
Tutto sarebbe filato liscio come l’olio, se non fosse per il fatto che
l’avvocato Clarence Darrow si è offerto di difendere Scopes. Darrow è un
amico di vecchia data di Bryan, che ha anche partecipato e sostenuto le
campagne presidenziali del candidato. I due sembrano usciti da una
commedia di Neil Simon con Jack Lemmon e Walter Matthau: due amici
anziani, irresistibilmente scorbutici, che cominciano fin dai primi dibattiti in
aula a sfottersi. Insomma, come incolpare la stampa, con due personaggi
simili? Presto il processo diventa una sfida dialettica tra i due avvocati, sul
banco dei deputati solo formalmente abbiamo un giovane professore di 24
anni. Di fatto sotto accusa viene messo il demonio; quell’essere infimo che
dissemina prove – montagne di prove! – contro la Genesi, dove Dio in
persona afferma di aver creato il creato, in soli sei giorni.
46
Secondo Darrow, il processo metteva in gioco la
libertà di insegnamento, la stessa legge
antievoluzionista era da considerarsi
anticostituzionale. Sebbene Scopes perse la causa, il
creazionismo subì un duro colpo. Infatti Bryan parlava
ad una giuria di bigotti, di fronte ad un pubblico
formato per lo più da uomini e donne di campagna;
ma la presenza della stampa, e della radio, fu un
boomerang. Infatti tutta l’America poté sentire le
“Darrow continuò esilaranti arringhe di Darrow, che metteva in ridicolo il
la sua lotta in suo collega, evidenziando le incoerenze del
ragionamento biblico.
difesa della scienza
ispirando futuri Ad un certo punto del processo, Darrow finisce per
chiamare a testimoniare lo stesso Bryan, chiedendo di
divulgatori spiegare alla giuria come il creazionismo pretendesse
scientifici come di misurare l’età della terra. Bryan vacilla e Darrow lo
incalza: "Insomma, non è possibile che quel primo
Richard Dawkins” giorno possa essere durato 25 ore anziché 24? Non c'è
modo di misurarlo? Non si può saperlo? Non può
essere stato un giorno di 25 ore?". Bryan rispose: "Be’, è possibile". A quel
punto Darrow lo ha in pugno: "Lei sta dicendo, davanti a questa giuria e al
mondo, che il primo giorno della Creazione è stato un giorno di una durata
indeterminata?". Quindi Bryan rispose: "Sto dicendo che Dio non fa
riferimento ad un giorno di 24 ore". La conclusione di Darrow è
magistrale: "Può essere durato 30 ore, allora, o un mese, o un anno, o un
centinaio di anni. O... dieci milioni di anni!". Bryan morì pochi giorni dopo
la chiusura del processo, per i postumi della fatica sostenuta. Il verdetto
finale fu di colpevolezza e John Scopes fu multato per 100 dollari,
sentenza che fu poi rivista ed annullata per un
vizio di forma. Dopo il processo, Scopes fu
prevalentemente impiegato nell'industria del petrolio,
nel suo paese e in Venezuela. Si tenne a debita
distanza dalle scuole.
47
interrogatorio di Darrow a Bryan sono ancora oggetto di polemiche. Oggi
il 40% degli americani è convinto che la Genesi vada presa alla lettera, i
creazionisti (sostenitori delle campagne presidenziali di Bush padre, e
figlio) partiti cercando di introdurre il reato di 'apologia del darwinismo',
oggi affermano di essere loro i perseguitati. Si cerca attraverso studi
pseudoscientifici di dimostrare l’infondatezza dell’evoluzionismo
negando, anzi, censurando tutte le prove incontrovertibili a suo favore.
Del resto quel che poteva essere comprensibile negli anni ’20 non lo è
più oggi. Sarebbe sufficiente trovare fossili di conigli in strati geologici
risalenti all’età dei dinosauri, per smontare la teoria evoluzionista.
Trent’anni dopo il processo a Scopes, Stanley Miller e Arold Urey,
ricostruirono le condizioni – previste dalla scienza attuale – della terra
300milioni di anni fa. Inserirono vapore acqueo, idrogeno, ammoniaca e
metano in un contenitore. La miscela fu bombardata con scintille
elettriche simulando l'azione dei fulmini, poi lasciarono condensare il
composto. Dopo alcuni giorni, gli scienziati trovarono amminoacidi,
purine e primidine, ovvero le molecole organiche di base che occorrono
per fare una cellula. Se tutto questo si genera in laboratorio in pochi
giorni, cosa succede nell'arco di 300 milioni di anni?
48
che “Dio avesse creato gli esseri viventi 'superiori', come l'uomo e i grandi
animali, mentre quelli inferiori, come i vermi e gli insetti, potessero
nascere spontaneamente dal fango o da carcasse in putrefazione.” Se i
creazionisti cercano un colpevole è bene che si guardino allo specchio.
Idem riguardo a Louis Pasteur. Secondo i creazionisti, il famoso scienziato
si batté contro la scienza dell'epoca per smentire la credenza della
generazione spontanea. Altra menzogna, egli infatti confutò
definitivamente questa credenza religiosa nel 1864, proprio a seguito di
un concorso indetto dall'Accademia delle Scienze di Parigi. Quindi non
solo la scienza non sostenne mai questa credenza, ma Redi e Pasteur
fecero di tutto per confutarla, malgrado i creazionisti. Oggi –
evidentemente – se ne vergognano, tanto da attribuirla disonestamente
(o per spudorata ignoranza) agli scienziati dell'epoca.
49
Cultura
Molto in voga negli anni '70, tanto da scomodare la Scienza ufficiale,
oggi più o meno relegata all'oleografia post-New Age, l'ipotesi
extraterrestre continua a far discutere. Di che si tratta, in poche parole?
Della possibilità che intelligenze aliene abbiano pilotato in modo invisibile
l'evoluzione e il progresso umano, e continuino a farlo.
Non stiamo qui a cercare ragioni inconsce e/o metafisiche per cui
l'uomo senta il bisogno di delegare le opere di 'costruzione' (lui,
naturalmente votato a quelle di 'distruzione') a demiurghi più o meno
tecnologizzati, è così da sempre. Vediamo alcuni esempi di intervento
alieno nello sviluppo della Civiltà, così come i vari divulgatori e ufologi, dai
pionieri Kolosimo, Von Däaniken e Sagan, ai moderni Malanga, hanno
cercato di spiegare alcuni fatti inspiegabili, o poco spiegabili, della Storia.
E partiamo proprio dalla Preistoria.
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Spostandoci più in avanti col tempo, e nella Storia, le
civiltà precolombiane sono state oggetto di studio da
parte dei fautori dell'ipotesi extraterrestre per decenni.
Prendiamo ad esempio la celeberrima Pietra di Palenque,
incisione tombale Maya del 600 d.c., rinvenuta nel
Chiapas, che raffigurerebbe inequivocabilmente un
astronauta che pilota un razzo. O la complessa struttura
astronomica Inca, capace di predire, sulla base di calcoli
complessi che non prevedono l'utilizzo di strumenti di
misura e visione diretta degli astri, eventi cosmici e
cosmologici per secoli e millenni a venire, chiaramente -
dicono gli ufologi - insegnata loro da intelligenze aliene.
Per non parlare delle Linee di Nazca, una serie di 800 disegni che ricopre
un altopiano del Perù per una cinquantina di chilometri, raffiguranti
alcuni animali, tracciate fra il 300 a.c e il 500 d.c., e visibili solo dall'alto
(vennero infatti scoperte solo nel 1927, quando gli aeroplani iniziarono a
solcare i cieli). Perché furono tracciate, in quei remoti secoli? Chi, allora,
era in grado di vederle, volando? Rimanendo in campo di misteri
astrofisici, spostiamoci in Africa, nel Mali, dove risiedono i Dogon, etnia
tribale in possesso da millenni di conoscenze cosmiche che i moderni
astronomi hanno scoperto soltanto da pochi decenni, con l'ausilio di
attrezzature avanzate. Per esempio, i Dogon hanno sempre saputo che
Sirio è una stella binaria, che la più piccola, Sirio B, invisibile a occhio
nudo, si muove su un'orbita ellittica ed è formata da materia più pesante
di Sirio A. Chi ha detto loro tutte queste cose?
51
E la suggestione che queste strutture continua a
suscitare in chi cerca risposte disconnesse
dall'esperienza materiale, sembra avvalorare l'ipotesi
che, in quei luoghi, permanga un'aura proveniente da
altri mondi.
Potremmo andare avanti ancora per molto, perché non abbiamo per
nulla toccato la moderna ufologia, quella che, a partire da Roswell,
arriva ai cerchi nel grano e X-Files, passando per Adamski e le adduzioni.
Magari ne parliamo un'altra volta, sempre che gli alieni non mi
rapiscano.
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Cultura
Per iniziare:
È solo l'intenzione a dare l’impronta ad una pratica magica che è, di per sé, PURA. È lo
scopo per cui si mettono in opera questi riti che cambia il risultato, ma a parte lo scopo,
positivo o negativo che sia, in tutti i tipi di magia compaiono parole ben precise da recitare. Le
cosiddette 'parole di potenza'. Per la Magia Nera è risaputo l'utilizzo di parole blasfeme e
sacrileghe oltre che di pergamene animali, sacrifici di animali, invocazioni ai Demoni ed entità
spirituali della stessa matrice che si pensa scatenò la creazione. L'applicazione di riti di Magia
Nera utilizzano energie fluide che circolano come boomerang: potrebbero tornare indietro
causando pericolo a chi le ha invocate.
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A cominciare dal XII secolo si inizia a non distinguere chiaramente le
persone umane dedite alla magia nera e gli esseri demoniaci.
54
La Magia Rossa è la magia dei sensi
o del sesso, la magia che utilizza il
corpo come fonte per accumulare,
espandere, plasmare ed inviare
energia. Da molti, oggi, la Magia Rossa
viene considerata “neutra”, ma è più
corretto pensare ad essa come una
cosa ben distinta sia dalla Magia
Bianca sia dalla Magia Nera, con
differenti scopi e riti totalmente
diversi. Già in uso ai tempi degli antichi
egizi, essa prende il suo “nome”
proprio dal colore delle tuniche
indossate dai sacerdoti Tolemaici,
color rosso sangue, durante i loro alti
rituali. Questo tipo di magia può
essere considerata, infatti, la magia
ritualistica per eccellenza, prevede
l’uso di erbe e in alcuni rari casi del
sangue. La Magia Rossa libera forze
potenti che deviano il corso negativo
degli eventi verso strade positive. Con
essa è possibile liberarci della
presenza di un nemico o attirare a noi
la persona amata. Non ha nulla a che
fare con il ‘demoniaco’, ma si avvale
dell'aiuto di potenze superiori positive
che sono comunque distanti dai geni
benevoli della Magia Bianca.
L’unione tra uomo e donna non deve avere solo un carattere carnale: è
necessario mirare a trarre l’energia da una fonte sia spirituale che
corporea. L’orgasmo deve essere raggiunto contemporaneamente da
entrambi, solo così la magia del rito si realizza. I corpi devono essere
puliti, meglio se con un bagno di purificazione fatto di acqua e sale.
55
La Magia Bianca è una pratica
esoterica che, a differenza della
Magia Nera, si propone di
intervenire unicamente sui
fenomeni della natura attraverso lo
studio delle sue leggi, servendosi di
ricerche, esperimenti,
trasformazioni. Mentre la Magia
Nera mira ad accrescere il potere
della strega tramite l'invocazione di
forze soprannaturali e paranormali,
la Magia Bianca intende operare in
armonia con esse, ritenendo che
ogni organismo, fenomeno o
evento abbia un suo posto nel
disegno universale stabilito da Dio.
Più precisamente, chi fa della
Magia Nera cerca di sottomettere
le entità del cosmo al proprio
volere; chi fa della Magia Bianca
sottomette invece la propria
volontà alle leggi del cosmo. Ciò
significa che per operare in
armonia con l'universo occorre
sviluppare un senso morale basato
sull'obbedienza a Dio e sul rispetto
della sua volontà.
56
una religione che si concentra attorno
al rispetto della Natura nella quale
vengono riconosciuti il Dio e la Dea.
57
Cultura
AVVERTENZE Il presente articolo è stato scritto mischiando
fatti reali con balle colossali. Spesso semplici indizi vengono
riportati come prove. Sta a voi verificare la differenza, così
come dovreste fare con tutti gli articoli che leggete, nei giornali
come su internet.
L’ultimo film di Mario Martone parla del Risorgimento.
Lo fa attraverso le storie di due protagonisti che scelgono
strade diverse, seguendo i medesimi insegnamenti: quelli di
Mazzini; incarnano in questo modo le due diverse vie
attraverso le quali i mazziniani lottarono per la causa
comune. Osservando più volte il film si può constatare che
vi sono degli indizi, i quali ci portano in una strada occulta, il
regista manda dei segnali subliminali importanti che adesso
andremo ad analizzare.
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personaggio interpretato da Servillo: “penso con
A dolore al sacrificio di questo nostro amico, ma … in
questo modo egli comincerà una seconda vita …
questo lui lo sa, ed è un pensiero che gli darà
conforto morendo". Adesso confrontiamolo con il
monologo di Andreotti, nel film Il Divo, di Paolo
Sorrentino, interpretato dal medesimo attore:
“bisogna amare così tanto Dio, per capire quanto è
necessario il male, per avere il bene; questo Dio lo
sa e lo so anch’io". La somiglianza è notevole,
certamente non casuale. Giulio Andreotti è stato
“Da Gladio a Ustica osservatore di molti episodi oscuri della prima
c’entra sempre repubblica, da Gladio ad Ustica, passando per le
stragi di stato e una sentenza di tribunale che
Andreotti. Per non riconosce come fosse stato connivente fino agli
parlare dei trascorsi anni ’80 con la mafia. Sarebbe interessante
approfondire gli eventuali rapporti con la
risorgimentali!” massoneria; questo monologo – seguendo il
metodo Franceschetti – è un potente messaggio
B occulto, che ci invita ad indagare; probabilmente
l’accusa di connivenza con la mafia è solo una
copertura per depistarci dalla verità.
59
I due personaggi a cavallo ad un certo punto
fanno sosta vicino ad un cantiere; (cfr. foto E) si E
tratta di una fondazione in calcestruzzo vicino al
mare – l’episodio in questione si svolge nella
seconda metà del XIX secolo – mentre quella
sembra una moderna fondazione in cemento
armato.2 Cosa vuole significare? Evidentemente la
massoneria non ha mai perso, in Italia come
altrove, i connotati che l’etimologia da al loro
nome: quella di costruttori. In nessun posto come
l’Italia la speculazione e l’abusivismo edilizio
rappresenta un così fiorente business. Nel film si
accenna, oltre al sistema carbonaro e mazziniano
(quindi massone) anche alla repressione F
piemontese del cosiddetto brigantaggio; (cfr. foto
F) entrambi i fenomeni non scompariranno del
tutto; semplicemente confluiranno assieme
(anche con l’aiuto dell’aristocrazia decaduta)
potenziando fenomeni preesistenti di criminalità
organizzata come la camorra e il sistema corrotto
dei gabellisti siciliani, da cui deriva la mafia.
60
Passiamo invece al cane, ch’è nero ed in latino 'Cane Nero' sta a
significare 'Canta Nerone', l’imperatore è il tiranno per antonomasia; così
ecco che abbiamo un importante indizio di come da millenni
organizzazioni preesistenti la massoneria si prefiggono il loro scopo
principale: quello di fondare un Nuovo Ordine Mondiale. Qui si apre un
argomento che ben si allontana da quello scelto per questo articolo; per
approfondimenti sulla ipotesi extra terrestre rimandiamo all’articolo del
nostro Direttore: Visioni aliene, che trovate in questo numero.
Note
1. Cfr. anche “Sarà vero?” di Errico Buonanno, edito Einaudi, 2009
Tra il serio ed il faceto forse abbiamo scoperto uno strafalcione del film.
2. Pare infatti che non potessero esistere fondazioni in cemento armato nel periodo in
cui si svolge la scena in questione: cfr.
http://www.diseg.unige.it/studenti/Scienza_delle_Costruzioni_(CI)_(ED)_(NA)/StoriaCA.
pdf (Dipartimento di Ingegneria Strutturale e Geotecnica, Università degli Studi di
Genova.)
61
Cultura
Il Cantico dei Cantici1 è il primo libro delle Meghilloth e prende tale
nome dal primo verso del primo capitolo, che costituisce il titolo del libro.
Gli otto capitoli che lo compongono racchiudono soltanto parole d'amore,
descrizioni della bellezza di due giovani innamorati e descrizioni della
natura.
I protagonisti sono due pastori, forse uno sposo e una sposa, che si
parlano con molto affetto e ardore del loro grande e reciproco amore, del
desiderio di gioire insieme in ogni momento e in ogni luogo, in casa, nei
giardini, nei campi, nelle vigne; essi lodano l'uno la bellezza dell'altro.
Il libro è unico nel suo genere tra i libri della Bibbia e la mancata presenza
del Nome divino o dei Suoi attributi, e l'assenza esplicita di espressioni
religiose, furono i principali elementi che resero difficile ai Maestri
l'inclusione del libro nel Canone finché il deciso atteggiamento di Rabbì
Akivà e la sua autorità non dissiparono ogni dubbio. Egli, infatti,
affermando che il “mondo intero non è stato prezioso quanto il giorno in
cui fu dato a Israele il Cantico dei Cantici, perché tutti gli Scritti sono sacri,
ma il Cantico dei Cantici è il sacro per eccellenza”2 determinò l'inclusione
del libro nel Canone.
62
La seconda interpretazione (allegorica) è molto più
antica. L'amore di Dio per Israele e quello del popolo
per il suo Dio sono presentati come i rapporti tra due
sposi. Questa lettura, per gli esegesi cattolici, si riferisce
al matrimonio di Cristo con la Chiesa o all'unione mistica
dell'anima con Dio. Altri, invece, cercano le conversioni
di Israele, delle sue delusioni e delle sue speranze. Però
le giustificazioni che essi portano a favore di questo
senso allegorico, sembrano forzate e artificiali. Oggi tutti
ritornano all'interpretazione letterale, abbandonando
quella allegorica.
Cenni storici
Il Cantico dei Cantici non sono una raccolta di canti
popolari. Israele ha dovuto avere, come tutti i suoi
vicini, una poesia d'amore e, in contesto uguale, il
linguaggio d'amore utilizza le stesse immagini e le stesse
iperboli. Inoltre il Cantico non segue un piano
prestabilito. È una raccolta di canti, uniti solo dal loro
soggetto comune, cioè l'amore.
Note
1. In ebraico: Shìr Hasshirìm
2. Mishnà Fadàim
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Cultura
C’erano una volta, in Babilonia,
popolazioni pacifiche improntate
all’uguaglianza fra uomini e donne. E
c’erano nuovi popoli, fra cui quello ebraico,
spesso nomadi e dalla struttura patriarcale.
Gli ebrei scrissero un libro sacro, la Bibbia.
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Chi è Lilith?
In generale, Lilith rappresenta una
parte oscura della nostra natura, il lato
negativo, i desideri nascosti ed i pensieri
inconfessabili che si preferisce rimuovere
o non ammettere a livello conscio, ma
che continuano ad esistere. La Luna Nera
rappresenta la colpa, la vergogna, l’odio,
l’invidia e la vendetta, spesso causata da
ferite personali e da qualcosa di oscuro
che fa star male, il vero lato oscuro delle
cose che cerchiamo di nascondere. Lilith
è la causa delle emozioni incontrollabili,
il desiderio di vendetta e la paura,
connessi specialmente alla sessualità,
nella persona. Lilith è dominante per le
persone che vivono una vita separata da
norme e convenzioni sociali, non sempre
del tutto correttamente, fragili,
vulnerabili o sensibili. Il Transito di Lilith
nel corso della vita porta spesso
esperienze di dolore o la perdita: aborto,
sterilità, nonché gli atti di violenza o di
morte fatale. Lilith è anche molto
potente sui rapporti affettivi: le relazioni
che hanno avuto inizio sotto l'influenza
di Lilith possono rivelarsi un’impresa
pericolosa, dolorosa, intensa e ossessiva.
Le Lune Nere più sospette sono tre: Luna
Nera in Leone (volontà di dominio), Scorpione (violenza) e Capricorno
(cinismo assoluto); quelle più passive, Cancro e Pesci.
65
Cultura
Per discutere di tutto il Cinema italiano, delle sue trasformazioni dal
dopoguerra ad oggi, ci vorrebbe un numero intero del mag. Mi limito
quindi a prendere in esame un genere, o meglio, più generi che, a parer
mio, sono legati da un filo comune. Non fosse altro la genealogia della
Famiglia De Sica. Ready, steady, Go!
Cinema di idee-
C'era una volta il neorealismo, che scriveva o riscriveva le regole del
creare film, prendendo la strada e la vita come punto di partenza per una
riflessione di carattere universale sull'uomo. Il 'pedinamento' della realtà
teorizzato e poi messo in pratica da Vittorio De Sica e Cesare Zavattini a
cominciare, naturalmente, con Ladri di biciclette, e seguito, più o meno a
livello personale, da tanti altri autori, con plausi universalmente noti,
molte polemiche interne (leggendario il commento in un articolo su Il
Popolo di Giulio Andreotti a proposito di Umberto D., e la legge che lo
stesso Giulione l'Highlander ideò per limitare al massimo la produzione di
film neorealisti), un fuoriuscire del Cinema italiano dai patri confini per
conquistare il mondo. Frutti che, almeno fino agli anni '70, e in certe
cinematografie povere di mezzi, ma piene di idee, fanno scuola anche
oggi.
66
I toni sono rilassati, ci si abbandona spesso
alla risata, ma in fondo permane uno sguardo
verso il sociale che, critico, contemplativo,
cinico, divertito che sia, farà da leit-motiv per un
Cinema creato su misura per una scuola di attori
quale non si è mai vista, né più si vedrà, dalle
Alpi al Mediterraneo: Gassman, Tognazzi, Sordi,
Mastroianni, Manfredi tanto per citare i più
famosi, ma anche Franchi e Ingrassia, Renato
Salvatori, Memmo e Mario Carotenuto, Franco
Fabrizi, e gli inossidabili Totò, Peppino De
Filippo, Aldo Fabrizi. E dall'altra parte del cielo:
Anna Magnani, Silvana Mangano, Monica Vitti,
Sophia Loren, Stefania Sandrelli, Claudia
Cardinale, Lea Massari, la troppo sottovalutata
Marisa Allasio.
Cinema di (s)coperta-
Poi arrivano i Settanta, e alla commedia
all'italiana ormai tradizionalmente intesa, si
affianca un cinema molto più terrigeno, facile,
anche pruriginoso se vogliamo, ma che,
utilizzando gli stessi stilemi dei film da cui nel
bene e nel male deriva (e la stessa predilezione
per attori con le contropalle), incarna
perfettamente lo spirito di liberazione,
soprattutto sessuale, dell'epoca che esamina,
67
diventando, a bocce ferme e col senno di poi, non un'anestesia al
clima degli Anni di Piombo (quella, semmai, era rappresentata dagli
sbirri dal volto angelico del Poliziottesco),
ma un Cinema profondamente eversivo,
nel portare in superficie il lurido che, di
solito, si tiene nascosto sotto (o a lato
del)le coperte, e spiato dal buco della
serratura di un'Italietta squallida e
reazionaria, impregnata dall'amplesso fuori
inquadratura del cattolicesimo comunista
ipocrita e benpensante malagendo.
Pecoreccio, trash, misogino e maschilista,
tutto è stato detto di quel cinema. Che
continua a essere apprezzato; con nostalgia
dalla generazione, ormai invecchiata (la
mia) che ha scoperto a tempo e luogo il
Graal delle curve di Anna Maria Rizzoli,
Edwige Fenech, Nadia Cassini, Gloria
Guida; con sorpresa da quella che, abituata
alla realtà siliconata dei Grandi Fratelli di
Silycon Valley, si affaccia oggi su un mondo
di cui non avrà mai il controllo. Merito delle
signore di cui sopra, senza dubbio, ma
soprattutto di uno stuolo di grandi artisti
che rispondono ai nomi di Lino Banfi,
Alvaro Vitali (ha esordito con Fellini, non
ridete troppo di lui; ridete con lui), Renzo
Montagnani, Lando Buzzanca, Gianfranco
D'Angelo, Aldo Maccione.
68
Cinema di merda-
E arriviamo a oggi. A Neri Parenti va dato il merito di aver inventato
una formula, e il demerito di essersi attenuto ad essa oltre i limiti del
decente, con la saga fantozziana, quella di Scuola di Ladri, quella,
infinita, dei cinepanettoni. Se avesse girato, che sò?, tre film e basta con
quella formula, magari sarebbe considerato il Kubrick della comicità
grossolana.
69
degli ultimi anni, hanno visto all'opera i talenti marketizzati e facenti
mercato di Stefano Accorsi, Raul Bova, Riccardo Scamarcio, moderni
contaminatori della tradizione dei Gassman e Tognazzi, Manfredi, alla
pari dei figli di Gassman e Tognazzi.
Sento il tuo
profumo
e non conosco
il tuo corpo.
voglio possederti,
voglio declamarti.
Osservo il letto
di lenzuola spoglie,
su cui ansimano i tuoi
pensieri e voglie.
72
Fra le onde del tuo crine
Cuor mai domo ho navigato
ed approdato sono al tuo
sorriso
in cerca d'un sicuro asilo.
73
Non so mai
se è Lei
che attende me
o io
che attendo Lei.
Ma quando
arriverà
per portarmi
all'Ade
Le chiederò
una fine lenta,
ansimante,
sofferta,
straziante,
perchè devo
ricordarla
anche Altrove.
Le chiederò
un foro,
netto,
che trapassi
questo cuore
da parte a parte,
praticato con
un'Arma a Inchiostro.
E non avrà
vinto Lei.
Avrò vinto io.
Su tutti.
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Carezzato da Dio,
sto guardando le montagne
senza gli occhi: il vento
è il mio poeta.
Umida la terra
è linfa alle mie radici,
mentre la vetta sottile
fende il freddo
e si innamora di una nuvola.
La volpe scivola
sul ghiaccio verde,
il fiore propone colori
e l’Hornstrandir scrive per
me.
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Aprile sta per cadere inesorabilmente in maggio e il sole, tornato tra
noi più a lungo, inizia a scaldare l'aria intorno. La vita non è facile
d'inverno per chi dorme all'aperto, è come cercare rifugio nel nulla, come
restare ad aspettare qualcuno che non verrà. Così, quando il sole torna
noi siamo migliori, felici.
Tutto è iniziato tre anni fa, quando ho perso gli ultimi euro che mi
erano rimasti, giocando. Mia moglie e mia figlia se ne erano già andate da
qualche mese e io, pensando di poter recuperare ho finito per mettermi
un cappio al collo. Incollato a quattro lampadine colorate quattro nel
retro di un bar scalcinato a scolarmi litri e litri di vita. Ogni euro è volato
via lentamente gocciolando prima ed evaporando poi in una discesa che
mi ha portato fino in fondo a quella scala che chiamiamo sociale. Sono
sceso uno scalino per volta e come sempre, ognuno non sembra alto e
scenderlo non costa molta fatica, ma poi quando ti ritrovi in fondo e
guardi in alto, il mondo ti sembra troppo distante e non sempre trovi la
forza per tornare, rimanendo incollato a un passo più lento. Le scarpe si
fanno pesanti e non ci sono appigli abbastanza forti per riuscire ad
agganciare il senso di ciò che ti sta succedendo e, come gli alpini durante
la ritirata di Russia, ti siedi nella neve e ti lasci assiderare. Non c'è lotta e
la disperazione ti succhia via ogni buonsenso asciugando ciò che ti rimane
e lasciandoti in balia di un corpo che ha freddo e fame. Solo freddo e
fame.
E' andata via così, senza troppi scossoni, non c'è mai fine al peggio.
Alla sera devi lottare per un posto sotto le pensiline, alla stazione. Decine
e decine di persone come me, ognuna con la sua storia, la sua
disperazione. Ognuna li per un posto. I migliori sono quelli dove ci sono le
grate dell'aria calda, gli unici dove, dormendo, sei sicuro di essere uno di
quelli che si sveglierà, il mattino dopo. Il giorno è ancora peggiore perché
puoi avere sprazzi di lucidità che devi innaffiare di vino per sopravvivere.
Altrimenti è meglio buttarsi giù da un ponte. Avevo fatto una vita quasi
normale, prima. Mi portavo dentro solo la voglia di avere di più, di poter
vivere un po' meglio, in cui sentirmi più comodo e in un posto migliore
dell'ottavo piano alle case popolari: un pianerottolo da dividere in
quattro, senza balconi e stanzette, buie e soffocanti.
76
Le finestre piccole, l'ascensore che funziona un giorno si e due no e
soprattutto una carta da parati madida d'umidità e voglia di andarsene.
Non mi sono voluto accontentare mentre il tempo volava via,
inesorabile. Le ore passate in fabbrica mi si scioglievano in mano come
cubetti di ghiaccio, fermo immobile ad osservare una macchina che
costruisce oggetti che io non mi sarei mai potuto permettere. Un
capannone squallido, sporco, troppo alto, troppo caldo d'estate e troppo
freddo d'inverno. Mi sono ritrovato a quarant'anni con una famiglia alla
quale non ero riuscito a dare quel po' di più che meritava e ho iniziato a
giocare sperando in quella fortuna che già aveva ampiamente fatto
sapere cosa pensasse di me. Ed è stato l'inizio della fine.
Abbiamo iniziato a fare fatica ad arrivare alla fine di un mese che già
prima sembrava lunghissimo e mia moglie ha deciso di andarsene
portandosi dietro il ricordo di un uomo mai veramente soddisfatto.
Perché la disperazione di un barbone in mezzo al lusso, al tutto che
splende attraverso le vetrine del centro io ce l'avevo già. Io sono un
barbone da sempre, solo che adesso sono riuscito a mettermi nella
condizione di non poter arrivare a tanto così dall'avere ciò che desidero.
Adesso tutto è lontano, distante, inarrivabile. Tutto è deserto. Ieri è
venuta in stazione. Io ero seduto a due passi dall'entrata a fare un po' di
elemosina. Ho fatto fatica a riconoscerla. Si è tinta i capelli di rosso e mi
è sembrata anche più bella. Enormemente di più, sicuramente più di
quanto non lo fosse veramente. Mi è sembrata innamorata.
Leggermente truccata e vestita di nero, come sempre, i capelli tirati
indietro su una coda alta a far vedere l'attaccatura del collo alle spalle, la
parte più femminile di una donna. L'ho vista scendere da una macchina
nel parcheggio. Ma non era lì per me ed è passata vicino al relitto che
devo essere diventato senza degnarlo di uno sguardo, tra viaggiatori
distratti e luci basse e sporche. Ci avevo sperato. Non vorrei pietà o
compassione, non chiedo di essere riaccolto. Vivo solo per un attimo di
tepore, come quando ti infili un maglione nei mattini d'inverno, appena
uscito dal bagno. Poi, improvvisamente è tornata di corsa indietro, forse
aveva lasciato qualcosa in auto. Un biglietto o un regalo, forse un
mascara. O delle unghie finte, un cioccolatino al latte o una borsa di
Chanel o meglio ancora un cioccolatino al latte dentro a una borsa di
Chanel. O peggio un nuovo amore e due occhi da ammirare o, più
probabilmente, le chiavi di casa.
77
riconoscere che potessi arrivare a ridurmi così. Non ha aperto bocca. E'
rimasta a guardarmi e fissarmi ancora per un po'. Mi sono ritratto per non
sentirmi i suoi occhi addosso, per non sentirmi avvolto da quel modo che
la gente ha di dare giudizi affrettati sentendosi sempre un palmo più in alto
degli accadimenti. Quel modo di essere sempre accusatore e giuria, di
darsi sempre e comunque ragione e di non porgere mai, veramente, l'altra
guancia. Non ho visto, nei suoi occhi, nessun segno di compassione, di
comprensione, di affetto o pietà.
– Barbara è morta.
Mi sono accucciato senza guardarla in faccia. Tu non esisti, non sei mai
venuta qui e soprattutto non mi hai mai più parlato da quella volta in cui te
ne sei andata con lei per mano, lei che non capiva perché, lei, che non ha
ancora 10 anni, oggi. Mi sono voltato per dire solo due parole:
– Anche io.
78
Fin dai tempi del liceo Simone Lampreda era
conosciuto come un tipo schivo, riservato, ma
non per questo antipatico. I suoi interessi per la
medicina, dall’università all’arma, lo portarono
all’obitorio, certamente il suo stomaco forte lo
avvantaggiava tantissimo. Le autopsie erano
diventate il suo mestiere. I suoi rapporti umani
erano meccanici.
Pochi amici, ognuno deputati ad un particolare momento tipo della
vita: il momento del caffè al bar, il momento della sbronza nei week end,
e infine le puttane. “Costano meno delle donne vere”, questo era tutto
quello che Simone sapeva delle donne. Per comodità e per timidezza,
pagava e si serviva. Quella notte era il momento della puttana. Quando
suonò il citofono, Simone si alzò di scatto dal computer, sapeva chi era a
quell’ora, davanti alla porta apparve una bella ragazza, una studentessa
come tante, vestiva una t-shirt rosa da cui si intravedevano i contorni del
reggiseno, due coppe di champagne, come piacevano a lui, dalla mini
gonna, poco sopra il triangolo spuntava un tribale, gli stivaletti scandivano
i suoi passi dentro la stanza. Il rossetto leggero, rosa e brillante,
prometteva deliziosi preliminari.
Cento euro, subito. Bisogna andare sulla fiducia, questo Simone non se
lo faceva più dire. Levata la t-shirt volle subito, con una certa avidità
provare il sapore delle sue coppe, a piccoli morsi, ora una ciliegia, ora una
gustosa porzione alle falde delle saporite colline. Lei lo assecondò per un
po’, sorridendogli candidamente, poi lo scostò per continuare a spogliarsi,
era un peccato non poterla scartare, ma cosi sono le regole. Disteso sul
letto ancora non era pronto, situazione che ormai non lo imbarazzava più,
l’unico fastidio sarebbero stati i soldi buttati. Lei non doveva essere una
pivella, sapeva bene cosa fare, si piegò sopra la sua pancia, con
movimenti lenti e sinuosi della schiena e del bacino, e … magia, una forza
misteriosa ridestò la sua potenza. Con un movimento invitante della
lingua lei anticipò la sua opera, mentre gli infilava la divisa di gala. E poi
dolci bocconi, sorbiti, leccati; avrebbe potuto rimanere così fino alla fine,
ma si sarebbe perso tutto il resto. La mise sotto di se, con le mani sulla
parete liscia, era l’unico modo per sentirla, per avere la conferma che
anche lei partecipava. Ritmici, decisi movimenti del bacino, mentre tirava
i suoi capelli, sculacciava i suoi glutei, fino a renderli rosei, e le sue moine
che assecondavano il passo lo invitavano a non fermarsi,
79
anche se la prova di forza era stancante più per lui che per lei.
80
Era sceso alla stazione di Roma, Luigi, e in mezzo a quella confusione, a
quel via-vai di ometti indaffarati, aveva perso se stesso. Non era più lui. Si
tastava, cercando di riconoscersi, ma si rendeva conto che qualcosa era
cambiato. Non era più lui. Cercò nelle tasche del suo cappotto giallo
qualcosa che lo convincesse, che lo rassicurasse. Un vecchio block notes,
un mazzo di chiavi, un portafogli. Erano suoi, non c'era dubbio. Ma
bastava questo? No, a Luigi non bastava affatto. Prese la carta d'identità e
studiò le fattezze della fotografia. Vi era raffigurato un uomo di quasi
quarant'anni. Lì, in quella carta, c'era tutto quello che di sé doveva
sapere: era altro un metro e rotti, aveva gli occhi di tal colore, era
sposato, abitava in via x nella città y. Sembrava proprio lui. Avrebbe
potuto fermare uno qualunque di quegli omini smaniosi, mostrargli la
carta e chiedere:
– Le sembro io questo?
E quello avrebbe risposto tranquillamente:
– Sicuro. Proprio lei.
Come alla gente bastava poco: un nome, una faccia. A volte anche un
cane, una moglie, un lavoro, dei ricordi.... e quelli erano loro, quella la
loro vita. Ed erano così legati a quelle cose! Proprio vero che l'ignoranza
rende felici. Non avrebbero mai, nemmeno per un momento, potuto
pensare che quelli non fossero loro. E come no? Poteva biasimarli? Anche
lui si era sempre comportato in quel modo. Ma adesso non ci riusciva.
Aveva scoperto qualcosa, qualcosa che non poteva condividere.
L'avrebbero preso per pazzo. Era visibilmente angosciato. Perché se n'era
accorto solo allora? Avrebbe potuto uccidersi prima. Prima di
commettere quegli sbagli: la moglie, la casa, il lavoro. Prima di darsi
un'identità che non era la sua. Identità, che parola sporca. Come si poteva
permettere a un concetto così ignobile di inquinare le menti delle
persone? Di quelle persone che alla domanda: - Chi sei? - rispondevano: -
Io sono tizio. Vivo là e faccio questo. E tutti mi conoscono così. Ma non
era vero, non era vero per niente. Era lì, ancora in piedi in quella stazione
dove era giunto per chissà quale motivo, quando seppe cosa fare. Salì su
un treno a caso, trovò uno scompartimento vuoto e vi si sedette.
Tirò fuori il block notes si mise a scrivere. Quando i primi passeggeri,
inzuppati dalla pioggia, entrarono nella carrozza aveva già trovato il suo
incipit: "Una delle poche cose, anzi forse la sola ch'io sapessi di certo era
questa: che mi chiamavo Mattia Pascal."
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Recensioni
Il Cimitero di Praga chiude un cerchio – con la speranza che ne riapra
uno nuovo – lungo trent’anni, seguendo un’evoluzione narrativa
cominciata da Il Nome della Rosa. Il Capitan Simone Simonini è il nuovo
protagonista cialtrone dei romanzi di Umberto Eco. Sì, proprio la
cialtroneria è il filo conduttore di tutti i suoi romanzi, eccezion fatta per
La Misteriosa Fiamma della Regina Loana, che è una parentesi
'psichedelica' all’interno del suo universo narrativo, fatto di sette e
organizzazioni segrete immaginarie, che poi – a furia di parlarne –
trascendono la realtà, diventando decisive a livello storico e sociale, più
degli eventi reali.
"Sara vero?", è questa la domanda chiave che caratterizza tutte le sue
storie. È questo anche il titolo di un saggio scritto da Errico Buonanno,
edito dalla Einaudi, che potrebbe essere utilizzato come guida alla
lettura dei romanzi di Eco.
Simonini, personaggio di fine ottocento, incontra personaggi realmente
esistiti. Impara il mestiere di falsario dal notaio Rebaudengo (unico
personaggio, assieme al protagonista, di fantasia) e scopre una regola
fondamentale dello spionaggio: non importa se una notizia è vera,
l’importante è che possa essere utile per ricattare e influenzare le scelte
politiche ed economiche. Il luogo comune e i pregiudizi si fanno scienza,
in un mondo dove gesuiti, sionisti e massoni si scambiano i ruoli di
carnefici e vittime, attribuendosi l’un l’altro complotti e intrighi. Alla
base di tutto sta l’odio verso le culture altre, viste come impure ed
inferiori rispetto alla propria.
In questo crogiolo ottocentesco nasceranno le premesse
dell’antisemitismo moderno; non a caso Eco fa redigere proprio a
Simonini i Protocolli dei Savi di Sion. Uno dei più micidiali falsi storici mai
prodotti. Il protagonista si potrebbe definire uno psicotico con difese
nevrotiche: la sua personalità si sdoppia, sublima la pulsione sessuale
attraverso il cibo e perde completamente la misura tra la realtà e i falsi
che produce.
Si ripetono nel romanzo diversi temi cari all’autore: le società segrete
vere, false o presunte tali, come i Rosacroce o gli Illuminati di Baviera,
compaiono anche ne Il Pendolo di Foucault. In questo come in
Baudolino, abbiamo la passione per i libri e la mania di fabbricare falsi
storici a scopi politici, come i Diari del Prete Gianni o le finte teste di
83
Giovanni Battista. Ne L’Isola del Giorno Prima abbiamo
una esposizione di varie filosofie e credenze d’epoca, e
una sorta di alter ego immaginario – il fratello del
protagonista – che ricorda molto l’idiosincrasia vissuta
dallo stesso Simonini. La monomania del cibo e le
numerose ricette d’epoca dell’ultimo romanzo di Eco, sono
uno dei tanti aspetti che costituiscono la firma dell’autore,
che ricorre in tutti i suoi romanzi a digressioni costituite
per lo più da elenchi di concetti alla rinfusa, che
certamente suonano bene, ma portano spesso il lettore a
saltare, passando al capoverso successivo.
84
Recensioni
Walt Whitman fu il poeta col più grande valore
artistico degli Stati Uniti dell'800. Il suo valore fu ancora
più alto se paragoniamo l'influenza che la sua letteratura
ebbe sul piano storico. Con lo slancio della poesia,
Whitman creò le premesse per una poesia americana. Fu
letta e assorbita dai maggiori letterati dell'antico
continente,1 i quali più tardi imitarono il suo verso libero.2
I primi ad apprezzarlo, tuttavia, furono i simbolisti
francesi.3
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si nutrisse con voracità dei grandi libri della storia umana
e assimilasse ogni cosa riuscendo a trasformarla in vita e
versi. Concentrato sulla propria individualità, ma aperto
agli altri senza tregua. Riuscì ad essere uno e molteplice e
ad esprimere, nei suoi versi così diversi, la sua gioiosa
voglia di esistere. Il poeta Whitman ritenne che ogni cosa
fosse nobile, la malattia come la salute, la sconfitta come
il trionfo e grazie ai suoi versi anche la cosa più
insignificante diventa solenne.
86
Recensioni
Stufo dei soliti ritardi sul set per via della pioggia,
SCHEDA DEL FILM Simon Pegg giurò a sé stesso che il suo prossimo film
sarebbe stato girato in un clima caldo e secco, un
punto dove non piove mai, come un deserto. "In
Paul America sono tutti degli alieni", partendo da questa
(tit. or. Paul) battuta Pegg propose un soggetto di un alieno in giro
(2011) per l’America. Una sorta di fuga con l’alieno. Già di per
Regia: Greg Mottola sè un viaggio on the road – oltre che molto rock – è
Soggetto e anche un’occasione ideale per conoscere luoghi e
Sceneggiatura: Simon personaggi, che altrimenti non si sarebbe mai
Pegg, Nick Frost incontrato nella vita. Intanto un amico di Pegg scolpì il
Prodotto da: Nira Park, busto di un alieno, chiamandolo 'Paul', le foto del
Tim Bevan, Eric Fellner modello vennero subito spedite alla produzione, la
Fotografia: Lawrence quale accolse con entusiasmo l’idea.
Sher
Musiche: David Arnold Pegg e Frost stesero la sceneggiatura durante un
Scenografia: Jefferson periodo di preparazione nel quale studiarono oltre 50
Sage film riguardanti il tema degli alieni, e il tema on the
Montaggio: Chris road. Vennero fatte anche incursioni nelle possibili
Dickens location e – ironia della sorte – dal momento che tali
Cast: sopralluoghi vennero fatti d’inverno, i nostri dovettero
Simon Pegg (Graeme affrontare climi freddi e piovosi. Pegg e Frost, uniti da
Willy) una profonda amicizia hanno già avuto modo di
Nick Frost (Clive collaborare assieme in film come L'alba dei Morti
Gollings) Dementi (Shaun of the Dead, 2004), dove veniva
Seth Rogen (Voce di omaggiato il tema degli zombi nel cinema, e i film di
Paul) George A. Romero in particolare, e Hot Fuzz (2007)
Jeffrey Tambor (Adam dove si parodiano i film d’azione. Con Paul i due
Shadowchild) sceneggiatori e attori hanno pensato ad un omaggio ai
Jane Lynch (Pat Stevens) film di fantascienza anni ’70. Ma non solo; il film è
Jason Bateman (Agente anche una critica feroce – molto più di quanto possa
Zoil) sembrare – al pregiudizio ed in particolare al
Sigourney Weaver (il creazionismo, di fronte al quale le credenze sui
Pezzo Grosso) complotti tra governo e alieni appaiono utili sub-
culture, che incrementano fortemente il settore
turistico in località desertiche dove scarseggiano altri
tipi di risorse.
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Il personaggio Paul è stato reso vivo grazie al prezioso lavoro della CGI
Wizards e la sua voce è stata affidata a Seth Rogen, una star della
commedia americana che ha già collaborato in diverse occasioni col
regista Greg Motolla. L’interpretazione di Rogen è stata decisiva per il
carattere del personaggio alieno, il quale cadde sulla terra decenni prima
dell’inizio della storia, quindi appare come un uomo vissuto che contrasta
enormemente coi nerd interpretati da Pegg e Frost. L’alieno Paul ha in sé
l’archetipo del vecchio hippy (se volete, una sorta di Lebowski extra-
terrestre) il quale cambia la vita di tutti quelli che lo incontrano; dalla
creazionista Ruth, interpretata da Kirsten Wiig, all’uomo in nero, che deve
trovarlo per riportarlo nell’Area 51. Creato con la tecnica dell’animatronic,
Paul raccoglie in sé il contrasto tra il classico aspetto dell’uomo grigio
delle leggende sulle abdution, e una grande umanità, grazie anche alla
voce di Rogen e alla vasta gamma di espressioni facciali, con cui si è
riusciti a dare vita al personaggio.
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Recensioni
Che dire di un film su cui è già stato detto tutto, fra i più discussi,
sezionati, analizzati della Storia del Cinema? Proviamo a concentrarci su
uno solo dei molteplici aspetti del capolavoro di Kubrick, quello inerente
l'ipotesi extraterrestre.
Nel film questo c'è, ma prima ancora c'è la lunga sequenza ambientata
nella preistoria, L'alba dell'Uomo, in cui i nostri antenati scimmieschi,
sempre grazie all'intervento del monolito nero alieno, scoprono l'uso
degli utensili (in questo caso le ossa di animali morti da utilizzare come
arma), compiendo il primo passo nella civiltà - e non suoni ironico che
Kubrick abbia identificato questo passo con la scoperta della violenza, è
pur sempre il regista di Arancia Meccanica.
Nel finale, poi, il monolito nero torna, per accompagnare l'uomo verso
l'ultimo passo della propria evoluzione, quello teso a raggiungere un
grado di divinità cosmica, rinascendo quale 'feto spaziale' dopo avere
attraversato vari stadi di coscienza.
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La sequenza preistorica del film è, a tutti gli effetti,
una rappresentazione cinematografica la più accurata
possibile delle teorie archeoufologiche di Peter
Kolosimo e Erich Von Däniken.
90
Recensioni
L’avanguardismo dei Radiohead ha avuto l’ennesima svolta. Non è
bastato al quintetto dell’Oxfordshire rivoluzionare il rock nel 1997 con Ok
Computer, e non è bastato loro stravolgere l’intero universo sonoro nel
2000 con Kid A, il cui cambiamento di rotta aveva trasmesso fiducia negli
appassionati più esigenti. Anche oggi, con l’ultimo The King Of Limbs,
ottavo album, i Radiohead hanno strappato la regola, e la
sperimentazione di ampio respiro degli anni precedenti ha subito una
nuova trasformazione.
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ricercatori del sogno (o dell’incubo). Give Up The
Ghost è una ballata costruita attorno a una chitarra
battuta e una voce solista che con la consueta cura
dei particolari si sovrappone magicamente a cori
carichi d’effetto. Separator colpisce subito per
l’eleganza e la scioltezza con cui la batteria trascina
l’ascoltatore in un limbo di balli sospesi; le chitarre
emergono pian piano dalla psichedelia più dolce,
rievocando appena Tim Buckley.
The King Of Limbs è un disco spiazzante, mai
scontato. Probabilmente non è il miglior lavoro dei
Radiohead ma indubbiamente è un’opera pregna del
fascino dell’ennesima scoperta. Nonostante duri
appena poco più di trentasette minuti, The King Of
Limbs è denso di significati sonori che non possono
passare inosservati a chi è alla costante ricerca di
qualcosa di nuovo e, soprattutto, di diverso.
I Radiohead non conoscono la banalità né la
monotonia; essi rappresentano il vero punto di
riferimento sonoro di questi ultimi tempi
oggettivamente poveri d’ispirazione e di stile (fa
eccezione forse Third dei Portishead del 2008). Ci si
aggrappa fortemente alla band inglese con la
speranza che dalla loro perenne e instancabile
rivoluzione nasca un nuovo panorama musicale
originale, in cui la passione per l’arte si confonda con
uno stile innovativo e non con i fritti e rifritti da fast
food cui ormai ci stiamo tristemente abituando.
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