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GIORDANO BRUNO
Nacque nel 1548 a Nola, in Campania. A circa 15 anni entrò nel chiostro domenicano di Napoli,
dove per le sue qualità eccezionali di memoria e di ingegno crebbe come un ragazzo prodigio. Ma
a 18 anni i primi dubbi sulla verità della religione cristiana lo posero in urto con l’ambiente
ecclesiastico e dieci anni dopo fu costretto a riparare prima a Ginevra, poi a Tolosa e infine a Parigi.
Qui pubblicò, nel 1582, la commedia il Candelaio e il suo primo scritto filosofico, Le ombre delle
idee, dedicato al re Enrico III di Francia. E qui ottenne i suoi primi successi come maestro dell’arte
lulliana della memoria.
Da Parigi, nel 1583, Bruno passò in Inghilterra, dove insegnò a Oxford e fu in relazione con la corte
elisabettiana. A questo periodo appartengono i cosiddetti “dialoghi italiani” e anche alcuni scritti
latini, che terminò però in seguito.
Ritornato a Parigi, si scontrò con l’ostilità degli ambienti aristotelici. Si trasferì allora in Germania e
qui insegnò a Marburgo, a Wittenberg e a Francoforte sul Meno, dove concluse i poemi latini.
Intorno al 1590 accolse l’invito del patrizio veneziano Giovanni Mocenigo, che si aspettava di
essere istruito nell’arte magica, e si recò a Venezia, credendosi al sicuro sotta ka protezione della
Repubblica. Ma, denunciato dallo stesso Mocenigo, il 23 maggio 1592 venne arrestato
dall’Inquisizione di Venezia per sospetto di Eresia. Bruno si sottomise e riscorse alla dottrina della
doppia verità, propria dell’averroismo. Ma nel 1593 fu trasferito all’inquisizione di Roma. Qui
rimase in carcere sette anni e rifiutò i ripetuti inviti a ritrattare le sue dottrine, affermando di non
aver nulla da smentire. Il 17 febbraio 1600, in Campo dei Fiori, fu arso vivo.