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Il CERIMONIALE va distinto dai comportamenti privati -> dobbiamo distinguere il cerimoniale

rispetto ad altre discipline che riguardano comportamenti che però sono in forma privata, di
persone che intervengono nella propria sfera soggettiva.
Quando parliamo di bon ton, di regole e di buon comportamento ci riferiamo a regole che
riguardano il singolo nella propria sfera privata, nella propria sfera individuale.
Nel momento in cui una persona rivestisse anche un incarico pubblico o privato che sia, il suo
comportamento si rifletterebbe non solo su sé stesso ma anche sulla collettività -> se ignorassi una
richiesta, un saluto, i riflessi di questo comportamento cadrebbero esclusivamente su me stesso.
Immaginiamo che questo tipo di comportamento sbagliato sia tenuto da una persona che ha una
certa rilevanza (professore, rettore) -> sarebbe e darebbe il cattivo esempio verso gli altri.

CERIMONIALE O PROTOCOLLO -> sono regole di comportamento che riguardano soggetti che
ricoprono incarichi. Solo con la loro presenza, non rappresentano sé stessi ma la collettività
oppure una organizzazione. Ad esempio, il comportamento del CEO dell’Eni o ENEL coinvolge un
gruppo elevato di persone.

CASO DOLCE E GABBANA  Qualche tempo fa, ci fu un caso che coinvolse D&G in CINA ->
l’azienda Dolce e Gabbana fece una campagna di comunicazione tesa a promuovere i prodotti
dell’azienda nella Repubblica Popolare Cinese; questa campagna ebbe un impatto sulla
popolazione cinese molto forte e i due titolari dell’azienda furono costretti a presentare le proprie
scuse alle autorità della repubblica popolare cinese e alla popolazione.
Quel comportamento, ascrivibile al signor Dolce e Gabbana, avrebbe coinvolto, se non avessero
posto rimedio, un’organizzazione -> avrebbero perso fatturato.

Questo tipo di reazione allargata riguarda tutti quei soggetti che si presentano in una situazione
pubblica rappresentando altri soggetti -> la caratteristica tipica di tutte le autorità pubbliche non
rappresentano sé stesse ma la collettività che sono chiamate a guidare.
Il presidente della repubblica rappresenta l’unità nazionale; il presidente del Senato rappresenta
tutto quell’organo come anche il presidente della Camera.
Sono dei soggetti il cui comportamento non ricade solo su di loro ma anche la collettività che sta
dietro di loro.

Un comportamento in una sede internazionale non appropriato da parte del Premier è un


comportamento che non viene rilevato tanto come inadeguato dal punto di vista personale ma dal
punto di vista della collettività nazionale -> ad esempio la scelta di partecipare o no ad un
appuntamento (G20, G7). In alcune occasioni, può accadere che un’autorità di un paese non
partecipi personalmente oppure deleghi un altro soggetto al posto suo.
Tutti questi comportamenti sono regolati dalla materia -> CERIMONIALE.

CERIMONIALE e i PROTOCOLLI NAZIONALI -> sono quell’insieme di regole, di segni, di simboli, di


espressioni linguistiche e verbali che consentono ad un soggetto organizzato di mettersi in
relazione con altri soggetti organizzati. È un complesso linguaggio fatto di gesti, di simboli, di
espressioni sia fisiche sia verbali che regola la convivenza e la relazione tra soggetti che non sono
persone fisiche (individui) ma sono soggetti organizzati (sia ORGANIZZAZIONI di tipo pubblico –
stato o altri organi- o di tipo privato – imprese, aziende, organizzazioni private-).

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Il comportamento tenuto da un rappresentante di una collettività potrebbe riflettersi sulla
condotta degli altri -> se togliessi la mascherina non rispettando le regole, creerei un danno nei
confronti della collettività. Il comportamento di alcuni soggetti qualificati (cioè che il loro
comportamento non è ascrivibile alla loro sfera privata, ma riguarda un gruppo maggiore di
soggetti) deve essere ponderato.
L’attenzione a quello che si svolge in un luogo deve essere non solo misurata ai partecipanti ma
anche allo spazio oltre quel luogo che quell’evento può trovare -> il fatto che, ad esempio, si
utilizzino delle espressioni di carattere religioso è dato dalla certezza che chi è presente in un
determinato luogo la pensi allo stesso modo. Queste affermazioni possono essere autorizzate in
un ambiente mentre in un altro superiore no -> possono non essere accettate.

ESEMPIO – SCATOLA TIFFANY e CO  c’era una scatolina azzurra di Tiffany e Co che la signora
Trump consegna alla signora Obama. Quel pacchetto ha suscitato la curiosità perché tutti ci siamo
chiesti cosa c’era dentro.
Chi si occupa di cerimoniale, la prima cosa a cui ha pensato è stata: come mai la signora Trump è
scesa dalla macchina con una scatola creando un grave imbarazzo alla signora Obama. Con questa
scatola ricevuta, comincia a passarsela fra le mani come a dire – e adesso?. C’erano solo i militari
che non si potevano muovere e ai quali lei non poteva dare questo scatolo.
Il commento è stato sulla inopportunità del gesto -> Obama prende questa scatola e la posa
dentro la Casa Bianca. Lo fa lui perché l’unico che può rompere il protocollo del momento.
Quel momento voleva indicare il simbolo di assenza di vuoto di potere -> anche nel momento del
cambio, non c’è la coppia da sola che lascia o la coppia da sola che entra, ma sono insieme. Si
indica un passaggio in cui la Casa Bianca non è rimasta vuota neanche per un’istante -> la coppia
vecchia aspetta la coppia nuova. Solo nel momento in cui la coppia nuova è entrata, la coppia
vecchia è uscita.
La scatola non era un’attività concordata perché sennò la signora Obama sarebbe stata pronta ad
accogliere -> ci sarebbero stati degli assistenti che dopo lo scambio avrebbero preso in consegna i
pacchetti e non avrebbe costretto il presidente Obama ad allontanarsi dalla scena per posare il
dono all’interno della Casa Bianca.

Il cerimoniale deve sempre tendere a comportamenti OBIETTIVI -> il comportamento di colui che
rappresenta altri soggetti non deve mai apparire come comportamento personale, ma come
comportamento corretto nell’ambito di quell’insieme di regole codificate di una determinata
organizzazione. Il comportamento deve essere spersonalizzato ed obiettivo che trasmetta dei
significati -> la trasmissione e la comprensione di questi significato è tanto più efficace quanto quei
messaggi, simboli, comportamenti sono codificati.

PRASSI -> è uno degli elementi dominanti dell’ambiente del cerimoniale; il cerimoniale è fatto di
regole scritte e questa parte è quella del protocollo di uno stato. Tuttavia, è fatto anche di
comportamenti che si ripetono e che non sono scritti -> sono appunto le prassi.
Questo non vuol dire che se c’è una prassi non si debba avere un comportamento diverso -> ciò
che viene fatto nell’ambito del cerimoniale risponde sempre ad una ragione, ad un perché.
Potrebbero esserci dei casi specifici nei quali l’applicazione di quella prassi, anziché confermare
quella ragione o significato, potrebbe testimoniare un’attività contraria a quella funzione.

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Una delle caratteristiche principali del cerimoniale è di essere OBIETTIVA, ovvero ripulirsi da
qualsiasi tipo di soggettivizzazione. Fondamentale del cerimoniale è di mantenere sempre un
equilibrio -> questo equilibrio è quello dell’organizzazione alla quale si riferisce.
Ad esempio, l’equilibrio dello Stato.
La cosa fondamentale che cerca il cerimoniale è quella di far in modo che non appaia che ci sia una
qualunque preferenza di qualcuno a discapito di qualcun altro -> deve fare in modo che il gesto,
l’espressione o il comportamento suonino sempre come espressione corretta per quell’occasione,
per quell’evento e non deve risultare come un comportamento che avvantaggia uno rispetto ad un
altro -> questo diventerà importante quando dobbiamo decidere chi entra per primo, chi esce per
ultimo, come ci si dispone in un tavolo.
A volte, la scelta di attribuzione di un posto particolare potrebbe apparire come un’azione di
privilegio di un soggetto rispetto ad un altro.
Per evitare favoritismi e vantaggi per qualcuno, bisogna seguire delle norme del Cerimoniale.

ORIGINI DEL CERIMONIALE

La prima parte del Cerimoniale proviene da COSTANTINO, Imperatore dell’Impero Romano nel
905 d.c. -> questo imperatore sente la necessità di tracciare alcuni elementi fondamentali per far
capire quanto sia importante la materia del cerimoniale. In particolare, lui spiega la ragione per la
quale ha pensato di regolare le attività e gli eventi con un cerimoniale specifico.
Costantino dice: “Solo in virtù di un ordine lodevole il potere imperiale apparirà più maestoso,
configurandosi più grande il suo prestigio, così da suscitare l’ammirazione dei popoli e dei sudditi il
consenso. Giudicheremo infatti malformato un corpo di membra disarticolate e prive di armonia, e
non altrimenti diremmo di uno Stato che, desolato dal disordine, sia come privo di una guida.
Per non cadere deplorevolmente in tanta negligenza, e perché non sembri che sia senza ordine il
nostro stesso agire, sminuendo altresì la maestosità imperiale, abbiamo ritenuto utile raccogliere
da ogni parte e con meticolosa cura, quanto di tal materia fosse possibile rinvenire nei testi degli
antichi e nelle testimonianze, senza tralasciare quelle consuetudini che per noi, ai nostri giorni,
sono state oggetto di una diletta osservazione”.
L’intento dell’imperatore Costantino è di DARE UN ORDINE alle cose che si svolgono, perché
questa modalità ordinata di svolgimento farà apparire qualunque attività dell’imperatore e della
corte in generale come attività articolata, che altrimenti apparirebbe come un corpo che si muove
in modo disarticolato, senza armonia, senza un ordine.

ENRICO IV DI FRANCIA E LUIGI XIV, tra 1500 e 1600, utilizzano il cerimoniale per regolare la vita di
corte; per loro l’etichetta e il cerimoniale sono una fonte di ragionevolezza, ovvero di razionalità di
comportamento che dipende direttamente dalla struttura della società.
Luigi XIV ha introdotto il cerimoniale a corte dandogli la funzione di rendere il rapporto reciproco
tra le persone della corte indipendente dalla mutevolezza degli individui o dalle oscillazioni dei
loro rapporti personali privati. Utilizzando il cerimoniale, Luigi XIV suddivide la corte e questa
scelta non serviva solo ad una manifestazione per la conquista di status e di potere, ma anche a
distanziarsi verso l’esterno.
Il meccanismo dell’etichetta e del cerimoniale di corte sottoponeva ogni passo al controllo del
sovrano e il meccanismo fungeva come un segnale che rivelava ogni errore del singolo.
Dunque alla corte di questi due sovrani il cerimoniale, l’etichetta di corte e i vari comportamenti
vengono considerati come strumenti di equilibrio all’interno della collettività.

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Vediamo un differenza tra i due: Costantino ricerca il cerimoniale come forma ordinata, quasi
estetica, ovvero l’apparenza della maestosità, del comportamento del principe, del sovrano.
Luigi XIV utilizza il cerimoniale per regolare i rapporti tra le persone della corte, e per attribuire a
ciascuno un piccolo segmento di comportamento. Così facendo, ritiene di riuscire a controllare in
maniera più immediata anche eventuali errori o defezioni dall’attività di corte, in quanto con Luigi
XIV il cerimoniale veniva applicato dal momento in cui il re si svegliava fino al momento in cui
andava a dormire, dunque era una giornata intera e lunghissima e dunque la distribuzione dei
compiti iniziava nel momento in cui il sovrano si svegliava e finiva quando andava a dormire,
attribuendo a ciascuno dei compiti e questo faceva sì che questi soggetti ricevessero anche una
sorta di status: ad esempio il soggetto che veniva ammesso nel momento in cui il re si svegliava o
si coricava aveva uno status molto elevato, perché erano quei momenti più privati del sovrano e
dunque chi riusciva a stargli vicino riusciva anche a parlargli di più.
Però in queste due forme del cerimoniale, sia quello di Costantino che quella di Enrico IV o Luigi
XIV, accadeva che i soggetti a cui veniva affidata una funzione, venivano scelti direttamente dal re
o dal sovrano, dunque era anche un modo del sovrano per controllare l’attività, un modo dunque
autonomo e proveniente da una persona, il sovrano, che aveva la possibilità di modificare la forma
del cerimoniale e la partecipazione delle persone che erano presenti.
Vediamo dunque che questo elemento di equilibrio che abbiamo evidenziato prima è
fondamentale, e lo è anche nel cerimoniale di oggi.

Il cerimoniale moderno nasce a seguito di questi due fatti storici: LA PACE DI WESTFALIA DEL 1648
E IL CONGRESSO DI VIENNA DEL 1815.
PACE DI WESTFALIA -> nasce in quel momento perché la pace ridisegna un equilibrio, un nuovo
ordine internazionale; gli Stati si riconosco tra di loro e quindi non si hanno più solo riconoscimenti
unilaterali provenienti da sovrani che appartengono alla stesse fede ad esempio, o da sovrani che
sono anche appartenenti alla medesima famiglia, ma sono Stati che si riconoscono in quanto tali,
in quanto ordinamenti sovrani.
Assume, da quel momento in poi, un grande rilievo il concetto della sovranità dello Stato come noi
la intendiamo oggi, che si sviluppa fino al CONGRESSO DI VIENNA DEL 1815 che sanziona
ufficialmente il concetto di sovranità dello Stato.
Questo nuovo ordine internazionale comporta dei cambiamenti anche riguardanti il cerimoniale,
perché il rapporto tra i sovrani e tra gli Stati, non è più il rapporto tra soggetti appartenenti alla
medesima religione o tra soggetti che appartengono a famiglie vicine o addirittura alla stessa
famiglia, ma diventa un rapporto tra soggetti che si considerano pari fra di loro, e questo comporta
la necessità di trovare dei criteri per stabilire ad esempio in un incontro tra sovrani, quale sia il
modo più adatto per far apparire insieme questi sovrani.

Chiaramente il sovrano è abituato ad una relazione solo all’interno del suo Paese in cui il monarca
assoluto non aveva paragoni, dunque non si era mai chiesto se ci fosse qualcuno che aveva
un’autorità uguale alla sua o se c’era qualcuno che aveva un’autorità tale per entrare in una sala
dopo di lui o addirittura insieme a lui. Questo perché per il monarca assoluto il momento di inizio e
di fine di ogni attività o cerimonia era il momento in cui entrava e quando usciva lui stesso.
La pace di Vestfalia e questo nuovo ordine internazionale comporta una serie di domande: in
quale ordine vanno collocati i sovrani dei diversi Stati?

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Quando le 5 potenze di riunirono al Congresso di Vienna per ridisegnare il nuovo ordine europeo,
le 5 potenze erano 5 e le porte erano 4, quindi uno dei 5 capi sarebbe dovuto entrare per primo e
per ultimo. Nel cerimoniale, chi entra per primo deve aspettare gli altri mentre chi entra per
ultimo è colui il quale determina l’inizio dell’attività. Anche in termini pratici, chi ha un grado di
autorità superiori agli altri, viene tenuto più libero fino all’ultimo momento, e questo accade anche
quando entrano le autorità. Quando questa autorità entra nella sala in questione inizia la
cerimonia, e non appena varca la porta per uscire, la cerimonia si conclude. E se per un caso
quell’autorità di rango più elevato lasciasse la cerimonia prima del dovuto, la cerimonia si
concluderebbe comunque.
Le cinque grandi potenze volevano essere trattate allo stesso modo e chi le rappresentava non
ammetteva di entrare per prima da sola -> fu creata la quinta porta, in quanto prima ce n’erano
due, in modo che entrassero tutti nello stesso momento, in modo che non ci fosse una scala
gerarchica tra di loro, qualcuno che potesse affermare di essere entrato dopo gli altri o qualcuno
che si fosse messo in imbarazzo essendogli stato chiesto di entrare per primo.

Questo accade ancora oggi quando ci sono situazioni particolari, come l’arrivo di due o più
delegazioni di paesi stranieri.
ESEMPIO  pensiamo all’ipotesi in cui arrivino 4 delegazioni di 4 stati sovrani che devono
prendere posto intorno ad un tavolo. La scelta della forma del tavolo farà la differenza -> a
seconda della forma geometrica del tavolo, potremmo dire se le delegazioni sono tutte uguali o se
hanno avuto trattamenti differenziati.
Se avessi un tavolo rettangolare e mettessi due delegazioni nei due lati esterni del lato e le altre
due nei due posti a capotavola, le delegazioni sedute esternamente hanno più spazio quindi
sembra che abbiano avuto più prestigio -> è evidente che, se anche tutti potessero prendere posto
al tavolo, abbiamo trattato le delegazioni in mood diverso perché qualcuno ha una spazio più
ampio rispetto a qualcun altro.
Se avessi un tavolo quadrato o rotondo, posso dire di averli trattati tutti allo stesso modo.

Per quanto riguarda LO STATO ITALIANO, le fonti sono tutte fonti che vanno dall’800 in poi.
1. REGOLAMENTO DEL 1816;
2. PRIMO REGOLAMENTO UNITARIO DEL REGNO D’ITALIA DEL 1868;
3. REGIO DECRETO DEL 1927 E DEL 1937 DEL PERIODO FASCISTA;
4. CIRCOLARE DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI DEL 1950;
5. DECRETO DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI DEL 14 APRILE DEL 2006 con le integrazioni
introdotte dall’altro DPCM del 16 APRILE DEL 2008.

Il primo testo che studieremo è quello del 1816 -> è un regolamento per il cerimoniale da
osservarsi nelle pubbliche funzioni dai governatori, comandanti, magistrati, ufficiali di giustizia e i
corpi di pubblica amministrazione approvato da sua maestà il re il 4 giugno del 1816.
In questa data siamo ancora in un momento pre-unitario, però siamo all’indomani del Congresso
di Vienna, all’indomani della restaurazione, a questo processo che viene avviato in molte corti
europee di ripresa e recupero di alcuni territori.
Inoltre, sempre nel 1816 i Savoia ottengono alcuni territori, allargano quindi il dominio sul
territorio italiano, e emanano, adottano questo nuovo regolamento del cerimoniale.
L’evoluzione delle norme che attengono al cerimoniale è andata di pari passo con l’evoluzione
dell’ordinamento sia in termini giuridici che di territorio, dunque anche di influenza sulla
popolazione.

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Nel 1816 è abbastanza innovativa -> risulta evidente che la scelta di introdurre un nuovo
cerimoniale fu dettata dall’idea che anche la forma di cerimoniale viene ritenuta forma adeguata
per rappresentare e sostenere il cambiamento, perché con quel regolamento di cerimoniale tutte
le autorità del territorio della corte sabauda assumevano lo stesso tipo di comportamento, si
mostravano sempre con lo stesso tipo di ritualità. La ripetizione di quei comportamenti era
ritenuta manifestazione sufficiente per mostrare il cambiamento.
Nel 1868, quando lo Stato diventa un regno pressoché unitario, cambiano nuovamente le norme
che riguardano il cerimoniale -> non è più uno Stato limitato nel territorio e con una popolazione
contenuta, ma uno Stato che assume delle dimensioni che sono alla stregua di altri Stati europei; si
stabiliscono nuove regole anche sociali che sono adeguate a uno standard europeo.
Le norme che vengono introdotte derivano in parte da cerimoniali già esistenti in altre corti e in
altri Stati europei.
Con questi due primi passaggi, 1818-1868, già il cerimoniale mostra questa capacità di unire, di
uniformare, di rendere il comportamento dell’autorità dello Stato uguale in tutte le sedi del
territorio, nonostante le differenze di cultura e anche sociali che ci sono nel territorio subito dopo
l’unificazione del regno.

Nel 1927-1937 le forme del cerimoniale mutano di nuovo -> è cambiata la situazione politica
nazionale: c’è un nuovo status e per sostenere il proprio potere ha bisogno anche di
manifestazioni diverse e nuove.
Tali manifestazioni vengono abbandonate nel 1950 quando la nuova circolare stabilisce criteri e
norme che sono conformi al nuovo ordinamento repubblicano che non solo non è più dittatoriale,
ma non è nemmeno monarchico, e quindi fonde le forme che mettono in assoluta evidenza anche
il mutamento della forma di Stato.
Nei testi del 1868 e 1927 la gran parte delle cariche della prima fascia, sono tutte cariche militari
oltre la famiglia reale, mentre nel testo del 1950, assumono grandissimo valore le cariche
parlamentari, perché questo è il segno evidente del mutamento della forma di Stato.

Questo excursus storico è importante per capire che il cerimoniale, proprio perché si riferisce alla
società organizzata, sia un ente privato o sia lo Stato, segue l’evoluzione di quell’ordinamento.
C’è un rapporto stretto tra l’ordinamento e il cerimoniale -> il mutare dell’ordinamento comporta
mutazioni anche delle forme di cerimoniale, in quanto è un complesso linguaggio di forme, di
gesti, di simboli, di comportamenti, di espressioni, che, chi rappresenta uno Stato, utilizza per
mettersi in relazioni con gli altri.
Come già è contenuto nel Regio decreto del 1968, del 1927-37 e del 1950, la volontà delle norme
di cerimoniale è proprio quella di essere conformi all’ordinamento giuridico vigente, dunque al
mutare dell’ordinamento, mutano le forme di cerimoniale.

Nel 1999 e poi nel 2001 è stato modificato il titolo 5 della Costituzione Italiana -> è stato
introdotto un forte autonomismo delle regioni, fatto che ha comportato modificazioni alla carta
costituzionale che si sono poi riflesse anche nell’ordinamento del cerimoniale.
Il fatto che sia stato attribuito alle regioni un potere legislativo primario, come è attribuito allo
Stato, e anche una capacità di relazione con l’estero che è stata riconosciuta alle regioni come
enti territoriali autonomi, ha comportato nuove forme sotto il profilo del cerimoniale che ha
portato alla nascita del dpcm del 2006, poi modificato con alcune correzioni del 2008.
Ognuno di questi cambiamenti, si riferisce ad un cambiamento normativo, dell’ordinamento,
politico e ad un cambiamento sociale. Quindi il cerimoniale è una sorta di cartina tornasole di un
ordinamento statuale, e si riferisce direttamente ad un ordinamento giuridico.
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A chi spetta regolare la materia, ovvero chi è chiamato a fissare le norme del cerimoniale?
C’è da richiamare da subito una norma del Regio Decreto del 1901, che affida proprio al Consiglio
dei Ministri la competenza a disegnare e dirimere tutte le questioni che attengono alle precedenze
tra le cariche pubbliche. Quando parliamo di precedenze delle cariche pubbliche ci riferiamo alla
spina dorsale di un sistema di cerimoniale nazionale. Quella norma del 1901 ha sempre trovato
applicazione.

Alcuni dubbi sono sorti in occasione della riforma costituzionale del titolo V del 1999 e del 2001 ->
qualche regione ha iniziato a dire che, ora che le regioni avevano un’autonomia legislativa di rango
primario, potevano provvedere a regolare il loro cerimoniale senza far riferimento ad un
cerimoniale dello Stato.
Per fare chiarezza, è intervenuta la Corte Costituzionale con due sentenze fondamentali: la n.311
del 2008 e la n.104 del 2009. Con queste due sentenze la Corte rileva che la materia
dell’organizzazione e dell’ordinamento sono rimaste in capo allo Stato centrale.

La disciplina adottata dal DPCM del 2006 e del 2008 è disegnata dagli Organi Costituzionali, dalla
Presidenza Della Repubblica e del Consiglio Dei Ministri, dai Due Rami Del Parlamento e dalla
Corte Costituzionale e disciplina che è stata concertata con le regioni proprio per rispettare il
grado di autonomia che è stato concesso alle regioni stesse, dunque nel rispetto degli equilibri
stabiliti.

Quindi, c’è un legame indissolubile tra lo Stato, il suo ordinamento e il suo sistema protocollare,
aspetto che vale sia oggi ma anche in passato, in quanto la prima autorità nell’ordine delle
precedenze tra le cariche pubbliche nel Regio decreto del 1868 e del 1927 era il re, nella disciplina
invece del 1950 e quella attuale del 2006-2008 è il Presidente della Repubblica.
L’articolazione che segue poi evidenzia ovviamente sistemi differenti -> quindi avremo uno Stato
monarchico nella disciplina del 1868, uno Stato dittatoriale nel 1927 e 1937, e nel 1950 invece
tutto l’impianto con le autorità parlamentari e questo equilibrio tra le cariche del potere
legislativo, esecutivo e giudiziario mostra il cambiamento che nel 1946-48 è avvenuto, in seguito
alla proclamazione della Repubblica e all’entrata in vigore della Costituzione Italiana.
Nel DPCM del 2006-2008 si fa riferimento al desiderio di conformarsi alle norme del protocollo
rispetto all’ordinamento giuridico dello Stato, legame tra i due stretto e indissolubile.

Si cerca di codificare queste norme per creare una certezza di significati, in modo che non ci sia la
possibilità per chi guarda e per chi commenta di cogliere in quello che viene fatto elementi di
privilegio nei confronti di qualcuno e di svantaggio nei confronti di qualcun altro.
Quindi la codificazione risponde ad un elemento di certezza.

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Nella materia del Cerimoniale esistono norme, consuetudini e comportamenti, in quanto non ha
un’unica fonte -> trattandosi di un linguaggio complesso, anche le fonti sono variegate.
Abbiamo fonti principali, come il DPCO del 14 aprile del 1996, insieme all’altro DPCM del 16 aprile
del 2008, però ci sono anche fonti pattizie che discendono da accordi multilaterali, bilaterali.
Il fatto che piova ha una rilevanza -> quindi la meteorologia non può essere considerata una fonte,
ma ci sono comunque una serie di fatti che incidono sullo svolgimento della nostra attività.
Fatti che possono essere la meteorologia, i trasporti, le pandemie, le forme architettoniche e
urbanistiche, le innovazioni tecnologiche, ma sono tutti fatti che hanno riflessi rilevanti anche nella
materia del cerimoniale.
Tutte le situazioni che possono incidere in un evento protocollare sono chiamate “FONTI FATTO”
-> ad esempio una pandemia, un cambiamento culturale, alimentare, religioso, sociale.

Ci sono dei fatti che hanno una grande rilevanza nella nostra attività e comportano come
conseguenza dei segni, sei simboli o dei comportamenti differenti rispetto a quelli previsti.
Incide anche l’ETÀ -> siccome più volte è capitato che piovesse quando si doveva andare a deporre
la corona all’altare della patria, e anche nel secondo mandato del presidente Napolitano egli ha
chiesto ai suoi collaboratori se ci fosse un modo alternativo di quello di salire in cima ogni volta, in
quanto nel suo mandato iniziava ad avere una certa età.
Tutte queste occasioni mostrano che la medesima attività o il medesimo evento può svolgersi con
modalità diverse, senza perdere la sua solennità.
Ad esempio proprio l’altare della patria, ci sono stati momenti in cui tutta la scalinata è stata
percorsa dai corazzieri con la corona e le autorità rimanevano invece alla base dell’altare della
patria e da lì seguivano tutta la cerimonia in onore ai caduti. Dunque non mancavano i segni
simbolici per onorare i caduti, ma cambiavano le modalità delle funzioni, ma l’alto valore simbolico
di quel gesto non cambiava.

Modalità diverse possono essere suggerite anche dalla METEOROLOGIA -> ci sono eventi che
devono svolgersi quel giorno, perché svolgersi in un giorno diverso, perderebbero di significato.
Immaginiamo l’accoglienza di un capo di Stato nel nostro Paese -> in occasioni di visite di Stato o di
visite ufficiali, uno dei primi gesti simbolici è proprio la deposizione di una corona d’alloro all’altare
della patria e quando poi l’autorità straniera viene ricevuta dal capo dello Stato, ci sono gli onori
militari, cioè lo Stato che accoglie rende onore allo Stato che giunge.
C’è un reparto militare schierato che comprende una sezione di banda musicale per l’esecuzione
degli inni nazionali, c’è schierata la bandiera di guerra del reggimento, e poi c’è lo schieramento
del picchetto armato per rendere gli onori.
Questa è la forma più solenne di accoglienza che si svolge con l’accoglienza da parte dell’autorità
padrone di casa nei confronti dell’ospite che può essere o capo di Stato o capo di Governo, la
banda esegue prima l’inno straniero poi quello italiano e a quel punto c’è la cosiddetta rassegna,
ovvero l’autorità che ha accolto accompagna l’autorità ospite nella rassegna del reparto schierato,
ovvero sfilano davanti al reparto schierato ricevendo questa forma di saluto solenne dal reparto
militare.
Se diluvia, gli onori militari vengono resi lo stesso, non viene rimandata la cerimonia.
In questa materia non solo è importante vedere che oggi piove, ma è importante anche prevedere
per ogni evento che ci sia la possibilità di pioggia, e stabilire un programma alternativo.

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La PANDEMIA ha cambiato un po’ le modalità di questo tipo di cerimonie, in quanto la distanza tra
una persona e l’altra è aumentata -> prima un tempo era di 60/70 centimetri ora invece è di
almeno 1 metro e mezzo.
Lo spazio previsto tra i componenti della banda musicale è addirittura superiore, in quanto lì ci
sono gli istrumenti a fiato, io lì devo anche abbassare la mascherina per suonare lo strumento, e
chi mi sta davanti e di lato può essere colpito anche da qualche esalazione, in quanto non ho la
protezione della mascherina, dunque sono schierati ad almeno 2 metri di distanza l’uno dall’altro.
Questo comporta necessariamente una spazio maggiore; se sei in un palazzo in cui lo spazio è
limitato, allora devi trovare una sistemazione diversa.

Altri fattori incidono su questo come dicevamo prima, come L’ARCHITETTURA -> se il mio palazzo
non ha un cortile d’onore, mi dovrei mettere in mezzo alla piazza per rendere gli onori militari per
accogliere l’ospite, altrimenti mi devo limitare nell’androne di accesso a schierare un piccolo
picchetto e a rendere gli onori in questa forma.
L’architettura incide anche in termini di accoglienza all’ospite -> se il mio ufficio è in un grattacielo
di molti piani e termina sulla strada, dunque l’ingresso affaccia su una strada principale e non ci
sono spazi dove la macchina possa fermarsi e far scendere la personalità, cambia anche la
procedura di accoglienza: lo aspetterò magari non all’entrata ma nell’androne, per scambiare
qualche parola, per fare una foto, per dargli una stretta di mano.

INNOVAZIONI TECNOLOGICHE -> Pensiamo in questo anno quanto può essere stato modificato il
cerimoniale; gli incontri tra i capi di Stato e di Governo dell’UE che si incontravano periodicamente
a Bruxelles, hanno continuato ad incontrarsi, ma non di persona. Si sono riuniti attraverso un
collegamento video, ognuno nella propria sede.
Si sono cercate forme alternative per sostituire ad esempio la consueta foto di famiglia, quella cioè
che vedeva nello stesso luogo i rappresentanti.
Decisioni particolari che prima venivano presi solo in presenza come il G7, G20, in quanto si
pensava che si potessero svolgere solo in presenza, in questo anno di pandemia si è capito che
anche le decisioni importanti possono essere prese con altre forme, in videoconferenza ad
esempio.
Anche in questa nuova modalità di incontro tra autorità europee, si è cambiata la forma
dell’incontro, in quanto non è più un incontro personale e non c’è più l’esposizione di tutte le
bandiere, ma l’immagine che viene veicolata è quella di tutti i soggetti presenti nella stessa
schermata, ognuno dei quali ha alle spalle la propria bandiera nazionale e quella europea.
Quest’ultimo aspetto è stato davvero una grande novità -> fino a prima della pandemia, molti Stati
anche fortemente europeisti non avevano la prassi di esporre insieme a quella nazionale anche la
bandiera europea, come ad esempio la Spagna che, nonostante sia un Paese europeista
fortemente convinto, fino allo scorso anno esponeva solo la bandiera spagnola alle spalle del
presidente del governo spagnolo.

Una cosa però sicuramente non è cambiata: l’ORDINE DI INTERVENTO, ovvero l’ordine secondo il
quale sono stati chiamati dal presidente del Consiglio europeo i vari capi di Stato e di Governo,
dunque seguendo un ordine di carica, quello legato all’ordine alfabetico dei Paesi membri
dell’Unione.
Cambia la modalità con cui si vedono i soggetti, ma non cambia affatto l’ordine di precedenza tra
le cariche presenti.

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QUESTIONI DI ABBIGLIAMENTO -> se partecipa ad una cerimonia il Capo dello Stato vengono
indossate le onorificenze, ovvero quei segni distintivi che lo Stato concede ad alcuni soggetti che si
sono particolarmente distinti nello svolgimento o dei loro compiti o per comportamenti tenuti,
come ad esempio gesti eroici oppure l’aver raggiunto risultati importanti nello sport, nella musica
ecc, tali da far guadagnare lustro al nostro Paese, come gli atleti che vincono medaglie alle
olimpiadi, i grandi artisti di fama internazionale di origine italiana oppure le onorificenze concesse
a scienziati, a studiosi che con la loro capacità hanno dato lustro al nostro Paese anche a livello
internazionale.
Fino a circa 50 anni fa, nelle situazioni più solenni, gli invitati indossavano il FRAC.
Le onorificenze sono costituite da segni di varia forma: vanno da un bottoncino chiamato rosetta a
delle spillette che si applicano alla giacca, oppure un nastrino che viene portato nelle cerimonie
più solenni.
Fino a quando nel nostro Paese è stato in uso il Frac, ovvero la massima espressione di solidità
sotto il profilo dell’abbigliamento, si potevano indossare le onorificenze di grande formato,
insegne che oggi non vengono più indossate in quanto il frac non viene più indossato.
In altre occasioni invece ancora si usa, ad esempio per la cerimonia del Nobel, mentre nel nostro
Paese non viene indossato più nemmeno nei momenti più solenni.

10
Quello che incide maggiormente è tutto ciò che attiene all’ordinamento di uno Stato, quindi le
FONTI ATTO -> qualunque modificazione nell’ordinamento interno, incide sulla disciplina giuridica
della nostra materia.
Alcuni cambiamenti nella forma di Stato e di Governo hanno poi prodotto aggiornamenti nella
disciplina del Protocollo -> tanto che proprio la nuova disciplina del Cerimoniale segue un
cambiamento precedente intervenuto nell’ordinamento.

La norma di riferimento principale è L’ARTICOLO 54 DELLA COSTITUZIONE.


Dice che tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservane la
Costituzione e le leggi -> qualunque cittadino ha questo dovere e deve rispettare la Costituzione.
Ma l’art.54 2° comma pone in carico su alcuni soggetti dei doveri in più -> questi cittadini sono
quelli a cui sono affidate funzioni pubbliche. La Costituzione dice che questi hanno il dovere di
adempiere delle funzioni pubbliche con disciplina e onore prestando giuramento nei casi stabiliti
dalla legge.
Questa dichiarazione aggiuntiva è stata vista negli anni ’50-’60-’70 dai maggiori Costituzionalisti
come la fonte del comportamento particolare richiesto a questi soggetti -> per l’effetto di questa
norma, si riferisce ai soggetti questo COMPORTAMENTO DI CORRETTA ISTITUZIONALE O
COSTITUZIONALE a secondo della rilevanza delle funzioni che sono chiamati a svolgere.
Da questa correttezza di comportamento, discende la necessaria osservanza di quella forma
organizzata che è contenuta nel protocollo di Stato.

COMPORTAMENTO ISTITUZIONALE -> coloro che svolgono funzioni pubbliche non possono
liberamente scegliere un comportamento o l’altro (il rappresentante di un’istituzione non può
rifiutare un invito di un altro rappresentante solo perché gli sta antipatico).
Quando un soggetto ricopre una carica pubblica, quel soggetto deve SPERSONALIZZARE il proprio
comportamento, ripulirlo da quelle possibili manifestazioni legate all’io personale. Deve tenere ad
un comportamento obiettivo ed oggettivo -> deve separare la propria funzione dalla persona
umana.
Per i soggetti che ricoprono una carica pubblica, non è sufficiente avere buona educazione o
l’elevato grado di professionalità ma ci vuole la capacità di immedesimarsi nella funzione a
prescindere dal giudizio personale -> tendere ad un atteggiamento obiettivo.
Per fare questo, dobbiamo distinguere un comportamento ordinario da uno istituzionale -> il
comportamento istituzionale assume come punto di riferimento l’ordinamento dello Stato.
(Ad esempio, se rappresento un ente territoriale e sono un sindaco, quando manifesto il mio
comportamento nelle occasioni pubbliche, devo ricordarmi che il mio comportamento deve essere
riferito all’ordinamento – vedere quindi cosa prevede l’ordinamento – se posso o no manifestare
pubblicamente un dissenso o un fastidio verso una persona o qualcosa, se posso rifiutare un
invito).
In questi casi, il comportamento istituzionale è OBBLIGATORIO per questi soggetti e sempre TERZO
-> non è legato alla scelta personale, al mio giudizio ma comportamento obiettivo.
È il comportamento che esalta le regole dell’ordinamento, il quale non ammette situazioni in cui
non vi sia collaborazione fra i soggetti che compongono lo Stato.

Ricordiamo che questo comportamento istituzionale è una GARANZIA DI DEMOCRAZIA, quindi di


un ordinamento democratico -> perché la democrazia e tutte le cariche che esprimo un
ordinamento democratico hanno dei confini anche nella manifestazione del proprio
comportamento. Un soggetto che rappresenta un ente dello Stato non si comporta al di là di
quello previsto dal suo ordinamento; i compiti sono già affidati.
11
Per questi cittadini che hanno ricevuto una qualificazione particolare da parte della Costituzione
per il fatto di essere impiegati pubblici, la forma è uno strumento legato alla sostanza.
Per esprimere la sostanza, bisogna tenere un comportamento di un certo tipo.
Ci occupiamo di questa materia che è un insieme complesso di segni, simboli che sono codificati
per riuscire ad esprimere significati e a manifestare la sostanza dell’ordinamento.

A CHI TOCCA DISCIPLINARE LA MATERIA DEL CERIMONIALE? Lo stabilisce la Costituzione all’art.


117 2° comma, il quale afferma che lo Stato ha legislazione esclusiva nelle seguenti materie.
Alla lettera g, troviamo l’ordinamento e l’organizzazione dello Stato e degli Enti pubblici nazionali.
La Corte Costituzionale ha affermato che la disciplina della materia protocollare spetta allo Stato, il
quale è l’unico che dalla sua visione generale ha la capacità di disciplinare questa materia che non
riguarda un singolo ente territoriale ma è una disciplina unica legata alla struttura e alla sostanza
dell’ordinamento e quindi è una norma nazionale.
Questa disciplina deve essere tratta proprio da un esercizio di confronto con le autonomie
regionali o locali, e la regolazione della materia rientra, però, tra quelle di esclusiva competenza
dello Stato.

Questo tipo di indicazione deriva anche dal REGIO DECRETO 466 DEL 1901 che disciplina le
attribuzioni del Consiglio dei Ministri -> stabiliva che sono sottoposte proprio al Consiglio dei
Ministri la risoluzione delle questione di precedenza di cariche pubbliche.
Questa attribuzione non è venuta meno con il passare del tempo anzi è stata richiamata dalla
Corte Costituzionale che, rifacendosi anche alle modifiche del titolo V, ricollega la capacità dello
Stato a disciplinare la materia del cerimoniale all’art. 117 della Costituzione a questa competenza
esclusiva, ma anche riferendosi ad altre questioni come quelle in materia di politica estera,
questioni di precedenza tra gli ambasciatori o tra gli Stati con cui il nostro Paese intrattiene
relazioni stabili, oppure alle cariche europee, al sistema delle forze armate, ai rapporti con le
confessioni religiose.
Quindi abbiamo l’evidenza dall’esame dell’art. 117 2° comma che la MATERIA È DI COMPETENZA
E DI ATTRIBUZIONE STATALE.

È fondamentale tenere conto che il comportamento delle cariche pubbliche è un


COMPORTAMENTO NON ORDINARIO, cioè diverso da quello che possono tenere i cittadini che
non sono investiti di queste cariche pubbliche.
Come dice l’art.54 2° comma, il comportamento delle cariche pubbliche è un COMPORTAMENTO
QUALIFICATO -> è un comportamento istituzionale sia nel modo di atteggiarsi, sia nel modo di
tenere le relazioni con gli altri. Rispetta i codici comportamentali, quindi la codificazione
protocollare di cerimoniale e le forme nazionali e internazionali.
Il comportamento di una carica pubblica è un comportamento che si adegua e fa propri questi
ordinamenti dell’istituzione -> il rispetto dell’inno, dei simboli dello stato, della bandiera.
È quindi un comportamento adeguato a quello che l’ordinamento prevede.
Sotto questo profilo, la Costituzione richiama al contemperamento dei vari interessi in gioco e al
rispetto dei rapporti fra Repubblica e Confessioni religiose -> è un comportamento aperto, che
richiama alla pari dignità, all’equità. Manifesta sempre l’adesione ai valori costituzionali.
Le cariche pubbliche, nel momento in cui assumono la carica, se fossero iscritti ad un partito
politico o ad un gruppo religioso, si spogliano dei tratti personali e dall’appartenenza a questi
gruppi per assumere un comportamento che si pone in modo paritario, oggettivo nei confronti di
tutti i soggetti, senza nessun tipo di distinzione.
12
Sul piano del riconoscimento giuridico di queste fonti, in particolare del dpcm del 2006 e del 2008,
la Corte Costituzionale in due sentenze recenti legate alla disciplina del cerimoniale (n.104 del
2009 e la n.311 del 2008) dice che:
SENTENZA 311 DEL 2008 -> “La determinazione dell’ordine delle precedenze rientra tra le più
antiche e tradizionali prerogative dello Stato”, ma la Corte stessa afferma che la modifica del titolo
V della costituzione impone di legare questa disciplina e questa competenza alle norme rinnovate,
cioè alla Costituzione dopo la riforma del titolo V, e quindi la Corte continua che: “il
coinvolgimento di organi statali che, nell’individuazione e coordinamento del sistema delle
precedenze nelle cerimonie pubbliche viene in rilievo, comporta che ad essere implicata sia la
materia ordinamento e organizzazione amministrativa dello Stato e degli enti pubblici nazionali,
materia che, ai sensi dell’art. 177, II comma, lettera G della Costituzione, è attribuita alla
competenza esclusiva dello Stato per assicurarne l’esercizio unitario.”
Di conseguenza, la competenza appartiene allo Stato e non ad altri soggetti.

La Corte infatti, sia nel 2008 che nel 2009, si è pronunciata su due giudizi per conflitto di
attribuzione nati tra lo Stato e alcune regioni, perché alcune regioni avevano inteso regolare in
maniera diversa la disciplina delle precedenze tra le cariche pubbliche del cerimoniale perché
ritenevano nell’autonomia rinnovata soprattutto dopo la modifica del titolo V della Costituzione, di
poter incidere anche in questa materia che fino a prima era stata materia di competenza esclusiva
dello Stato, o comunque attribuita in maniera specifica allo Stato.
Dunque la Corte ribadisce che la competenza a regolare la materia del cerimoniale e delle
precedenze tra le cariche pubbliche, proprio perché discende da quella competenza
sull’ordinamento e sull’organizzazione dello Stato, è legata alla competenza dello Stato, perché lo
Stato, come dice la Corte in un passaggio della sentenza, ha quella capacità di visione dall’alto
non legata al singolo particolarismo.

Peraltro la Corte fa richiamo anche alle altre lettere dell’art. 117 2° comma, cioè la lettera A sulla
parte della politica estera, sui rapporti internazionali e sui rapporti dello Stato con l’Unione
Europea, oppure la lettera C sui rapporti tra la repubblica e le confessioni religiose, la lettera D
sull’organizzazione della difesa delle forze armate, la lettera F sugli organi dello Stato, il sistema
elettorale. Dunque ci sono diverse norme che richiamano la competenza dello Stato sulla materia.

Ed è per questa ragione che la norma che noi assumiamo come riferimento per la nostra materia il
DPCM del 14 aprile del 2006, con le modifiche portate dal DPCM del 16 aprile del 2008 -> è la
norma nazionale, quella che disciplina la materia in tutto il territorio dello Stato, inteso come
Repubblica italiana, disciplinando sia le situazioni di rilevanza nazionale, sia quelle di rilevanza
territoriale.
Il preambolo della norma con cui è stato adottato il DPCM fa richiamo alla necessità di rimanere
conforme all’ordinamento vigente, ed è emanata all’indomani della modifica del titolo V della
Costituzione del 1999 e del 2001.
Quelle norme costituzionali hanno cambiato profondamente il rapporto tra le autonomie
territoriali, quindi le regioni e lo Stato, tanto che l’articolo 117, quello cioè sulla potestà legislativa,
è stato completamente ridisegnato, contemplando adesso una bipartizione della competenza
legislativa tra lo Stato e le regioni, anche a livello primario, mentre invece prima della riforma del
1999 e del 2001 le regioni a statuto ordinario avevano soltanto una capacità legislativa di tipo
secondario, di riempimento rispetto a norme quadro che fissavano limiti nella legislazione
regionale.
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La riforma del titolo V avvia una serie di riflessioni anche riguardo la questione del protocollo, del
cerimoniale, perché cambiano i pesi all’interno dei vari organi e dei vari enti dello Stato, e si arriva
a modificare un impianto, quello del 1950, che rispecchiava la forma dello Stato subito dopo
l’entrata in vigore della Costituzione che è fortemente centralista, mentre invece l’impianto
attuale è un impianto ordina mentale, costituzionale che lascia grande spazio alle autonomie
territoriali, ovvero le regioni, ma anche alle autonomie locali, ovvero alle province e ai comuni.
La norma del DPCM del 2006-2008 nasce proprio per l’esigenza di una rinnovata conformità anche
nelle manifestazioni dello Stato, manifestazioni istituzionali, alla disciplina dell’ordinamento, e
quindi questo legame è indissolubile tra la forma dell’ordinamento e la forma protocollare, e
afferma appunto i principi innovatori, come ad esempio il fatto che è lasciata una parte di
centralismo per avvicinarsi alle autonomie regionali, dando loro ampio spazio.

Sulla base di ciò, il DPCM stabilisce una nuova bipartizione, prima inesistenza tra cerimonie che
hanno una rilevanza nazionale e quelle che hanno una rilevanza territoriale.
Dunque, come dice l’art. 1, la disciplina del DPCM 2006-2008 si riferisce a tutti gli eventi e le
manifestazioni organizzate dallo Stato, dagli enti territoriali, locali, ecc, nonché la materia deve
disciplinare anche tutte quelle cerimonie o manifestazioni, sia organizzate da enti pubblici che da
enti privati, alle quali prenda parte il Presidente della Repubblica oppure una delle cariche
istituzionali, dunque Presidente del Senato della Repubblica, Presidente della Camera dei deputati,
Presidente del Consiglio dei Ministri o Presidente della Corte Costituzionale, oppure da un
Presidente emerito della Repubblica, dunque in questi casi la forma del cerimoniale sarebbe
regolata da questa disciplina, ovvero la materia è necessariamente regolata dal DPCM nell’ipotesi
in cui la cerimonia non sia di iniziativa di una delle istituzioni dello Stato, governative o locali, ma
anche quando una cerimonia è organizzata da un privato ma veda la partecipazione di una delle
cariche costituzionali.
In questi casi abbiamo un’applicazione diversa, imposta dalla norma, se invece a partecipare fosse
un sindaco o un prefetto o un parlamentare ad esempio, in quei casi l’applicazione della norma
non è necessaria, ma sapendo che alla cerimonia partecipa una carica pubblica, è bene tenere
conto della presenza di quel soggetto al quale va data assicurazione di un certo trattamento.
La principale distinzione nell’impianto del dpcm è fondata sulla rilevanza di una cerimonia.
Alcune norme si applicano se una cerimonia ha caratteri nazionali o territoriali. Sotto questo
profilo, la disciplina fa chiarezza e stabilisce quali sono le occasioni nazionali e quali sono quelli
territoriali.

Sono CERIMONIE DI RILEVANZA NAZIONALE:

1. PRESENZA DI CELEBRAZIONE DI FESTIVITÁ NAZIONALE -> 17 marzo per la Celebrazione


dell’Unità d’Italia, il 25 aprile per la Liberazione, il 1 maggio per Festa dei Lavoratori, 2
giugno per la Festa della Repubblica e il 4 novembre per le Forze Armate.
2. LA CERIMONIA SI SVOLGE NELLA PRESENZA DI UNA DELLE CARICHE COSTITUZIONALI ->
Capo dello Stato, Presidente del Consiglio dei Ministri, Presidenti/e di una delle Camere,
Presidente della Corte Costituzionale.
3. CELEBRAZIONE CHE VEDE LA PRESENZA DI RAPPRESENTANTI STRANIERI -> ad esempio
Presidente del Consiglio di un altro Stato.
4. CELEBRAZIONE DI ESEQUIE DI STATO.

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Sono CERIMONIE DI RILEVANZA TERRITORIALE tutte quelle cerimonie che non sono nazionali -> si
va in base al criterio di residualità ed esclusione.
L’unica cosa su cui bisogna fare attenzione solo le CERIMONIE INTERNAZIONALI -> dopo la
modifica del titolo V della Costituzione, anche le Regioni hanno capacità di avere rapporti con
l’estero, soprattutto con le regioni di altri Stati (Regione italiana che stringe accordi con una
straniera).
Non c’è bisogno di considerarla una cerimonia di carattere nazionale perché gli effetti giuridici di
quell’accordo si rifletteranno solo su quella determinata porzione di territorio -> non si passa a
cerimonia di rilevanza nazionale nonostante entrino in gioco rappresentanti stranieri.

Uno dei tratti più importanti per cui questa distinzione tra cerimonie nazionali e territoriali esiste,
ed è uno dei tratti essenziali introdotti dalla disciplina 2006-2008, è il fatto che nelle cerimonie
territoriali le cariche che rappresentano direttamente le autonomie territoriali (alla regione, al
comune, alla provincia, ma anche alle altre cariche legate al territorio come i prefetti, i
rappresentanti del territorio) vengono considerate in modo particolare, cioè hanno una sorta di
salto qualificazione che vedremo quando leggeremo i due ordini di precedenza.

Non c’è in tutta la disciplina del cerimoniale una sola norma sanzionatoria, non esiste e non la
vedremo mai una previsione di sanzione per coloro che non si attenessero alla disciplina
protocollare, allora ci viene spontaneo chiederci: a cosa serve questa disciplina se non c’è una
norma sanzionatoria?
Questo modo di ragionare in termini sanzionatori lo abbiamo in quanto viviamo in una società in
cui un comportamento si osserva se non possiamo farne del tutto a meno, dunque io ad esempio
non devo svoltare a sinistra se c’è obbligo di svolta a destra perché altrimenti mi becco una multa,
e via dicendo.
Il modo di ragionare in termini sanzionatori è un modo di ragionare che tralascia l’aspetto
fondante della materia di cui ci occupiamo, ovvero qui parliamo di Costituzione, di ordinamento, di
cariche pubbliche dunque soggetti che debbono adempiere ai loro doveri con disciplina ed onore,
sono concetti che non si rifanno alle sanzioni ma a valori e a ideali morali, magari molto spesso
prestano anche giuramento.
La sanzione nella violazione di norme protocollari non è una sanzione in termini monetari o penali,
ma è dovuta alle regole di reciprocità: se io non mi sono comportato bene nel corso di una
cerimonia o di fronte ad un invito, allora quando saranno gli altri ad invitarmi o a partecipare ad
un qualcosa che organizzo io, si potrebbero comportare allo stesso modo con me, cioè vengo
ritenuto un soggetto inaffidabile e magari mi lasciano anche fuori dalla vita di relazioni, cosa che è
inaccettabile per le istituzioni dello Stato.

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Il testo fondamentale è il dpcm del 14 APRILE DEL 2006. Il dpcm successivo del 2008 apporta
alcune modifiche ma non incide sull’impianto delle disposizioni generali.

LIMITI DELL’APPLICAZIONE DI QUESTE DUE NORME -> non è sempre obbligatoria la sua
applicazione ma ha un ambito in cui deve essere necessariamente applicato.
Siamo tenuti ad osservare queste norme quando si tratta di cerimonie che sono eventi pubblici
che vedono la presenza contestuale di più persone o anche di una sola, dipende se si tratta di un
convegno, una cerimonia o un incontro e queste iniziative sono promosse dallo Stato o da altre
istituzioni dello Stato, compresi gli enti territoriali o locali, quindi gli enti pubblici in generale
oppure quando la cerimonia è anche di iniziativa di soggetti privati, ad esempio un’impresa, alla
quale partecipino alcune autorità dello Stato, in particolare le autorità che appartengono alla
prima categoria dell’ordine di precedenza nazionale oppure alla prima categoria dell’ordine di
precedenza territoriale. Se la cerimonia o l’evento è promosso da un ente pubblico, un’istituzione,
ente territoriale o locale dello Stato si applica necessariamente la normativa.
Si applica anche se si tratta di convegni, congressi, riunioni di lavoro, cerimonie, inaugurazioni
private con la partecipazione di autorità che appartengono alla prima categoria all’ordine di
precedenza nazionale o territoriale.

Le autorità la cui partecipazione ad un evento richiede obbligatoriamente l’applicazione delle


norme del dpcm sono le autorità che appartengono alla prima categoria dell’ordine nazionale di
precedenza, sono le AUTORITÀ COSTITUZIONALI ovvero i vertici degli organi costituzionali:
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, I PRESIDENTI DELLE DUE CAMERE, PRESIDENTE DEL CONSIGLIO
DEI MINISTRI, IL PRESIDENTE DELLA CORTE COSTITUZIONALE, I PRESIDENTI EMERITI DELLA
REPUBBLICA.
Se ad una cerimonia, qualunque essa sia, partecipa una di queste cariche siamo sicuri di dover
necessariamente applicare le disposizioni dei DPCM del 2006 e 2008.

Le autorità che appartengono alla prima categoria dell’ordine territoriale di precedenza sono le
autorità che appartengono e caratterizzano più fortemente le cerimonie del territorio, quelle che
hanno rilevanza più forte per il territorio e sono: Il Presidente Della Giunta Regionale, Il
Presidente Del Consiglio Regionale, la Presenza del Ministro Competente o di un Rappresentante
delle due Camere che abbia rango di vicepresidente o membro dell’ufficio di presidenza o
comunque un soggetto che venga delegato ufficialmente dai presidenti del Senato e della Camera,
(al presidente della giunta regionale e al presidente del Consiglio regionale, ad essi sono parificati i
presidenti delle giunte delle due province autonome di Trento e Bolzano e i presidenti dei consigli
provinciali delle province autonome di Trento e Bolzano), I Membri Del Parlamento Nazionale O
Europeo eletti nella circoscrizione, Il Sindaco, Il Prefetto, Il Presidente Della Provincia, Il
Presidente Della Corte d’Appello E Il Vescovo Della Diocesi.

AUTORITÀ ECCLESIASTICHE -> laddove troviamo vescovi della diocesi, dobbiamo considerare che
devono essere intesi i rappresentanti di TUTTE le confessioni religiose che hanno stipulato
un’intesa con lo Stato. Lo Stato italiano è laico, non ha fatto propria una religione di Stato ma
intrattiene rapporti con varie confessioni religiose, ammettendo il culto religioso nel nostro Paese.

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Quindi laddove troviamo “vescovo della diocesi” dobbiamo considerare non soltanto il
rappresentante della chiesa cattolica, ma in alcune comunità territoriali dove magari è forte la
presenza di una comunità ebraica o islamica radicata nel territorio, presente, collaborativa,
partecipativa. Le autorità religiose da sole, con alcune eccezioni, non comportano la necessaria
applicazione di queste norme.
ESEMPIO -> se il vescovo della diocesi dà luogo ad una iniziativa religiosa invitando alcune
persone, non per questo vuol dire che a quella celebrazione si applicherà la disciplina del DPCM. La
disciplina del DPCM si applica quando l’iniziativa è pubblica o quando l’iniziativa è privata e vede il
coinvolgimento di alcune autorità dello Stato o comunque pubbliche. Partecipando queste
autorità si rende necessaria l’applicazione delle disposizioni ma nelle iniziative religiose non è una
prescrizione obbligatoria.

ORDINE DI PRECEDENZA DELLE CARICHE PUBBLICHE

Esistono due ordini di precedenza: ORDINE DI PRECEDENZA NAZIONALE e ORDINE DI


PRECEDENZA TERRITORIALE.
L’ORDINE DELLE PRECEDENZE è la forma ordinata che rispecchia la forma tipica di un ordinamento
giuridico di uno Stato disponendo in modo conforme all’organizzazione stessa dello Stato le
autorità delle istituzioni che partecipano a un evento. Il modo corretto di disporre la presenza
contemporanea di diverse autorità dello Stato è quello che emerge da questo ordine di
precedenza delle cariche pubbliche -> è uno strumento di lavoro che ci aiuta a mettere queste
autorità nell’ordine corretto.
Se sono presenti tutti gli organi costituzionali avremo ovviamente come primo il PRESIDENTE
DELLA REPUBBLICA, in quanto la nostra Costituzione indica in diversi punti questa figura come
colei che rappresenta l’unità nazionale, che è a capo delle diverse istituzioni democratiche dello
Stato (la magistratura, le forze armate, gli ordini cavallereschi); ha il potere di indire le elezioni e
sciogliere le Camere, nomina il Presidente del Consiglio dei ministri, quindi è una figura che
emerge rispetto alle altre.
Ci sono le altre figure costituzionali che abbiamo richiamato in precedenza ovvero: I Due
Presidenti Dei Due Rami Del Parlamento, Senato E Camera Dei Deputati, Il Presidente Del Consiglio
Dei Ministri Come Capo Dell’esecutivo E Il Presidente Della Corte Costituzionale, che è l’organo di
garanzia giuridica costituzionale cioè sulla legittimità giuridica delle leggi che il Parlamento
approva.

Secondo l’impianto precedente della normativa protocollare, l’ordine delle precedenze è unico ->
veniva applicato e andava bene per tutte le occasioni.
La NUOVA DISCIPLINA contenuta nei DPCM del 2006 e 2008 distingue e crea due ordini di
precedenza differenti: uno per le cerimonie nazionali e uno per le cerimonie territoriali.
Questa duplicazione contenuta nelle nostre norme non è una novità assoluta -> non è la prima
volta che c’è un doppio binario per l’organizzazione di cerimonie e di eventi con riferimento alla
presenza di autorità pubbliche. Questa duplicazione si trova anche in altri ordinamenti protocollari
in particolare in quello francese, nel quale l’ordine di precedenza è tripartito perché c’è un ordine
di precedenza che vale per le cerimonie e gli eventi che si svolgono a Parigi, un altro ordine di
precedenza tra le cariche che vale per le cerimonie che si svolgono nel territorio francese e un
altro ancora per le cerimonie che si svolgono nei territori delle colonie.

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Per quanto riguarda la nostra disciplina, la bipartizione non si fonda sul luogo in cui si svolge la
cerimonia -> non c’è un ordine per le cerimonie che si svolgono a Roma e un ordine diverso per le
cerimonie che si svolgono in altre città italiane.
La distinzione è fondata sulla caratterizzazione, sulla rilevanza -> ci si chiede prima se la cerimonia
che siamo chiamati ad organizzare o a cui siamo chiamati a partecipare ha una rilevanza nazionale
o territoriale, quindi legata al territorio in cui si svolge l’evento. Sulla base di questa distinzione
saremmo chiamati ad applicare uno dei due ordini e l’applicazione di uno o dell’altro comporta
delle differenze in termini posizioni di rango delle cariche che partecipano.
Nella prima categoria dell’ordine di precedenza nazional, ci sono solo cariche costituzionali mentre
nella prima categoria dell’ordine territoriale ci sono cariche di rango diverso e hanno una
caratterizzazione protocollare molto differenziata, sono livelli differenti.
La categoria delle precedenze nazionali è omogenea, sono tutti e cinque vertici di organi
costituzionali; nella prima categoria dell’ordine di precedenza territoriale le autorità invece non
sono omogenee -> ci sono i Vicepresidenti Del Senato E Della Camera, Del Consiglio Dei Ministri, I
Presidenti Delle Giunte Regionali, I Presidenti Dei Consigli Regionali e poi ci sono le autorità di
livello locale come il Sindaco, Il Prefetto, che hanno competenza in un ambito ristretto del
territorio.
I due ordini si applicano non secondo un criterio fisico, ovvero di dove ci troviamo, ma nella
disciplina italiana il discrimine è dato dalla rilevanza -> se una cerimonia ha carattere nazionale si
applica l’ordine nazionale, se la cerimonia ha carattere territoriale si applica l’ordine territoriale

Per capire se una cerimonia è nazionale o territoriale, lo capiamo dalla disciplina portata dai due
DPCM agli art. 2 e 3, nei quali troviamo la distinzione dell’ambito di applicazione, quindi quando
una cerimonia si definisce nazionale e quando si definisce territoriale.

CERIMONIA NAZIONALE -> una cerimonia si dice nazionale quando ricorrono uno dei 4 criteri
elencati:

1 CRITERIO -> quando alla cerimonia partecipi almeno una delle CARICHE COSTITUZIONALI.

2 CRITERIO  se si svolge in occasione di una FESTIVITÀ NAZIONALE:


- 17 MARZO -> ricorrenza dell’Unità d’Italia;
- 25 APRILE -> LIBERAZIONE DALL’OCCUPAZIONE NAZIFASCISTA;
- 1 MAGGIO -> FESTA DEI LAVORATORI
- 2 GIUGNO -> ANNIVERSARIO DELLA PROCLAMAZIONE DELLA REPUBBLICA ITALIANA;
- 4 NOVEMBRE -> prima del 17 marzo era la data dell’unità nazionale; ANNIVERSARIO DELLA
VITTORIA NELLA PRIMA GUERRA MONDIALE CON LA RIUNIFICAZIONE DEL TERRITORIO
ITALIANO.

La ricorrenza non basta -> è necessario che la cerimonia sia connessa ad una di queste festività
nazionali per essere cerimonia nazionale.
ESEMPIO -> se organizzo una cerimonia il 2 giugno e la Cerimonia è connessa alla celebrazioni
dell’anniversario per la proclamazione della Repubblica
Se il 2 giugno volessi organizzare una presentazione di un libro che racconta la storia di un uomo
che ha scalato 4 vette -> quell’evento, cioè la presentazione del libro, non ha nulla a che fare con
l’anniversario della Repubblica. Anche se invitassi a partecipare il Sindaco, il Prefetto o il
Presidente della Provincia, quella cerimonia non ha le caratteristiche dell’Anniversario della

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Repubblica e quindi non comporterebbe la caratterizzazione di quell’evento come evento di
rilevanza nazionale ma solo territoriale.
Se in quella presentazione ci fossero autorità che richiedono attenzione al protocollo perché sono
autorità di un certo rango, si farà luogo all’applicazione delle disposizioni in materia di cerimoniale.

3 CRITERIO  la CELEBRAZIONE DI ESEQUIE DI STATO. Nell’ipotesi in cui ci sia la celebrazione di


esequie di Stato e quindi la proclamazione del lutto nazionale, tutte le autorità e le persone che
partecipano alla celebrazione, anche liturgica, richiedono l’applicazione del Cerimoniale Nazionale.

4 CRITERIO -> il fatto che la Cerimonia che abbiamo promosso abbia la caratteristica di essere una
CERIMONIA INTERNAZIONALE.
Qui bisogna fare attenzione perché le cerimonie internazionali possono avere sia una rilevanza
nazionale ma anche territoriale -> le cerimonie internazionali hanno due livelli: uno che coinvolge
tutto lo Stato ed una che coinvolge solo una porzione del territorio.
Ad esempio lo Stato che sottoscrive un accordo sull’istruzione, come l’Erasmus, con un altro Stato
–> se la firma dell’accordo tra queste due università riguarda la singola università, quella rilevanza
è circoscritta all’ambito territoriale di quella università; se sono invece accordi nazionali stipulati
fra due Stati e riguardano tutte le università allora la rilevanza di quella cerimonia sarà nazionale.
Pur essendo essendo senza dubbio una cerimonia che ha una portata internazionale perché
riguarda territori di due stati diversi, i riflessi di questi accordi hanno invece un ambito legato ai
territori dei singoli paesi.
Quindi le cerimonie internazionali potrebbero essere sia nazionali sia territoriali. Qui bisogna
indagare alla rilevanza soggettiva dell’evento, cioè andare a vedere se l’evento in concreto ha una
rilevanza nazionale o territoriale.

Per primi tre criteri il riscontro è oggettivo -> basta che sia presente uno di quegli elementi
(presenza di una delle autorità che appartengono alla prima categoria, che la cerimonia o l’evento
si svolga in una delle ricorrenze delle festività nazionali ed abbia attinenza con la ricorrenza stessa,
che si tratti di una cerimonia che si svolge in occasione di esequie di stato).
Il fatto che si sia in presenza di una cerimoniale internazionale non basta -> bisognerà andare a
vedere qual è la rilevanza di questa Cerimonia.
Se è tale da produrre effetti nell’ambito intero dello Stato, la cerimonia si dirà nazionale.
Se le autorità che la pongono in essere o le ricadute e la rilevanza sono esclusivamente legata ai
due territori la cerimonia sarà territoriale.
Questo ci serve per sapere quale dei due ordini di precedenza bisogna applicare e da lì
discenderanno una serie di conseguenze per quanto riguarda anche il posizionamento delle
autorità.

L’art. 4 del DPCM ci dà alcuni chiarimenti, porta degli elementi ulteriori per l’applicazione delle
due norme.
Stabilisce che, laddove non potessimo utilizzare o bastassero le indicazioni che derivano
dall’applicazione dei due ordini di precedenza, (quello nazionale e quello territoriale) ci sono dei
criteri ausiliari che possiamo applicare.
ESEMPIO -> parlamentari. Se in un evento, come l’inaugurazione dell’anno accademico, avessi la
presenza del Ministro dell’Università e della Ricerca, del Rettore e del presidente della regione,
avrei un’autorità per ogni rango; la loro posizione viene definita dall’ordine di precedenza delle
cariche e non si hanno difficoltà a capire chi viene prima e chi viene dopo.

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Ma poniamo che oltre al rettore che ospita la cerimonia ce ne fossero altri di altre università ->
nell’ordine di precedenza nazionale i rettori sono all’inizio della quinta categoria con il codice E5,
se guardiamo l’ordine territoriale il rettore è nella seconda categoria -> di questi 10 rettori, 6
andranno in prima fila (dopo aver posizionato il ministro e il presidente della regione), chi sono i
restanti 4 che vanno in seconda fila?
Sulla base dell’ordine di precedenza non lo sappiamo; qui ricorriamo all’elemento introdotto
dall’art.4, uno dei criteri ausiliari di precedenza, che si applicano quando ci sono autorità dello
stesso rango come nel caso dei nostri 10 rettori. Qual è il criterio per non turbare la sensibilità di
nessuno? Nei casi in cui ci siano più autorità che appartengono alla stessa categoria si fa ricorso a
quei criteri ausiliari di precedenza che sono indicati nell’art.4:
In assenza di diverse prescrizioni la determinazione dell’ordine in cui prendono posto le autorità si
basano su criteri ausiliari:
- Se riferiti alle istituzioni e sono più istituzioni, a prescindere da chi li rappresenta il criterio
è ANZIANITÀ DI COSTITUZIONE O ISTITUZIONE o L’ORDINE ALFABETICO;
- Se sono riferiti alla persona, si basano SULL’ANZIANITÀ DI ASSUNZIONE DELLA CARICA,
sull’ORDINE ALFABETICO oppure sull’ANZIANITÀ ANAGRAFICA.

LE REGIONI -> tra le regioni come si fa a sapere quale regione viene prima delle altre? Abbiamo
una riunione a cui partecipano 21 regioni (le 19 regioni italiane e le province autonome di Trento e
Bolzano) dobbiamo farle sedere in una platea che ha 10 posti in ogni fila quindi ci sarà chi andrà in
prima fila, chi in seconda e in terza.
La disciplina del protocollo fissa due criteri obiettivi:
- il primo è L’ANZIANITÀ DI COSTITUZIONE -> ordine in cui sono state istituite le istituzioni;
ovvero qual è la regione istituita per prima o l’ordine alfabetico.
La prima è stata la regione SICILIA, la legge che ne ha approvato lo statuto è antecedente
all’entrata in vigore della Costituzione; è l’unica che ha il proprio organo legislativo che si
chiama in modo diverso da tutte le altre regioni, per la regione siciliana si chiama
“Assemblea regionale siciliana”.
La seconda regione ad essere istituita fu la SARDEGNA e poi quelle A STATUTO SPECIALE.
Quelle a statuto ordinario sono state tutte istituite lo stesso giorno dello stesso mese dello
stesso anno.
- PRECEDENZA REGIONI A STATUTO ORDINARIO -> la precedenza di queste regioni se sono
state costituite contemporaneamente si distingue sulla base DELL’ORDINE DI
NUMERAZIONE DELLA LEGGE -> ogni regione ordinaria vede approvato il proprio statuto
con una legge ordinaria.
Essendo state create con leggi che hanno una numerazione differente progressiva, questo
numero consente di aver un criterio di precedenza.
La regione Piemonte ha il numero d’ordine precedente rispetto alla Lombardia. Il criterio
alfabetico è il criterio che rispetto a quello dell’anzianità di costituzione è residuale, siamo
portati ad applicarlo se i soggetti a cui dobbiamo applicarlo sono molto più numerosi.

FORZE ARMATE -> Per le Forze armate l’ordine di precedenza è il seguente: ESERCITO, MARINA
MILITARE, AERONAUTICA MILITARE, CARABINIERI secondo l’ordine di anzianità.
L’esercito è il primo ad essere stato costituito e di seguito tutti gli altri. In realtà l’arma dei
carabinieri è la più antica di costituzione però è stata costituita come forza armata solo negli anni
2000.

L’ordine alfabetico lo applichiamo quale criterio di precedenza tra le PROVINCE E I COMUNI.


20
Il primo ad essere posizionato è sempre il presidente di regione o provincia, o il sindaco, in sede;
successivamente gli altri sono disposti in ordine alfabetico.

PRESIDENTI DELLE PROVINCE


1. PRESIDENTI DELLE PROVINCE CAPOLUOGO DI REGIONE TRA DI LORO IN ORDINE ALFABETICO
2. PROVINCE NON CAPOLUOGO DI REGIONE TRA DI LORO IN ORDINE ALFABETICO.
Esempio: la provincia di Catania segue la provincia di Palermo. Palermo è capoluogo di regione,
quindi anche indiziando per “P” precede la provincia di Catania. La provincia di Catania precede la
provincia di Messina, così come la provincia di Frosinone precede la provincia di Viterbo.

SINDACI
1. SINDACI DI CAPOLUOGO DI REGIONE TRA DI LORO IN ORDINE ALFABETICO (Ancona-Torino-
Venezia)
2. SINDACI DI CAPOLUOGO DI PROVINCIA TRA DI LORO IN ORDINE ALFABETICO (Frosinone-
Savona-Viterbo)
3. SINDACI DI COMUNI CHE NON SONO CAPOLUOGO (Ancona-Torino-Venezia-Belluno-Frosinone-
Viterbo-Gorgonzola-Sabaudia).
Questi criteri ausiliari ci servono nell’ipotesi in cui ci siano più cariche dello stesso rango.

MINISTRI -> si segue L’ORDINE DI PIÙ ANTICA COSTITUZIONE dei ministeri. Il più antico è il
Ministero degli Esteri, a seguire gli altri.

AMBASCIATORI -> Vale un criterio particolare che assomiglia un po’ a quello dell’anzianità di
costituzione che si rifà ALL’ANZIANITÀ DI ACCREDITAMENTO, cioè l’anzianità di presentazione
delle lettere credenziali nel Paese.
Se partecipano 20 ambasciatori in una cerimonia in Italia per conto di una regione o un’autorità
locale, l’ordine di precedenza è legato all’anzianità di accreditamento -> dovremmo andare a
vedere tra quegli ambasciatori qual è l’ordine di presentazione delle lettere credenziali.
L’ambasciatore che ha presentato con una data più antica le lettere credenziali quando è arrivato
nel nostro Paese sarà il primo e poi a seconda dell’anzianità della presentazione delle lettere tutti
gli altri.

Gli ordini di precedenza non sono elencazioni tassative, che contengono tutte le autorità che
dobbiamo considerare, se non troviamo un’autorità non significa che non vada considerata, questi
due ordini sono due strumenti di lavoro che ci consentono di arrivare alla definizione della
posizione protocollare anche di quelle cariche che apparentemente non sono presenti nel nostro
ordine di precedenza.

21
PRECEDENZE NELLE CERIMONIE NAZIONALI
DPCM COORDINATO 2006 E 2008

Le norme che abbiamo a disposizione consentono l’interpretazione delle norme stesse; sono
generali ed astratte, hanno una portata generale che va bene per una serie definita di casi e poi
vanno applicate di volta in volta al caso concreto.
Bisogna cercare di far sì che la previsione normativa possa essere adattata al caso di specie, senza
mai dire qual è la funzione della norma.
Per quanto è possibile riferirsi alle precedenze tra cariche pubbliche, sia per le precedenze
territoriali (art.9) che quelle nazionali (art.5), non abbiamo un elenco tassativo che contempla
tutte le cariche pubbliche esistenti nell’ordinamento italiano -> non potrebbe essere così perché al
posto di uno schema sarebbero migliaia di pagine.
L’ordinamento italiano è composto dallo Stato, autonomie territoriali, provincie, comuni, regioni
-> ognuno di questi enti è dotato di autonomia statutaria e alcuni anche autonomia legislativa;
ogni ente ha la possibilità di organizzare in proprio e autonomamente la propria struttura
organizzativa. Questo si traduce nel fatto che ognuno di loro potrebbe organizzare l’attività in
modo autonomo. Ad esempio, allo stesso incarico potrebbero corrispondere diverse funzioni ed
attribuzioni.
Per converso, di fronte all’identità di funzioni potremmo avere cariche che sono state denominate
con nomi diversi -> ad esempio, quello che in un comune è l’incarico svolto da un direttore
generale dall’altra parte è svolto da un’agenzia esterna all’amministrazione.

Questo ci porta a considerare che non è efficace avere una descrizione univoca, un elenco con
tutte le cariche pubbliche esistenti in Italia; è più semplice e più consultabile avere uno schema
che ci consente di sapere che un certo tipo di soggetti che svolgono quelle determinate funzioni,
comunque si chiamino, hanno un rango protocollare di un certo tipo.
Ad esempio, nell’art.5 dell’ordine di precedenza delle cariche pubbliche, nella 5° categoria c’è una
casella dedicata ai “PRESIDENTI TITOLARI DI SEZIONE DELLE MAGISTRATURE SUPERIORI”.
All’interno di questa casella E3, ci sono una serie di soggetti che hanno e svolgono funzioni
analoghe: sono presidenti di sezione dell’ultimo grado della magistratura a cui si riferiscono. Nel
nostro ordinamento, abbiamo una magistratura ordinaria, una amministrativa, contabile.
Ci riferiamo a tutti quei soggetti che sono presidenti di sezioni della Corte Suprema di Cassazione o
del Consiglio di Stato o della Corte dei Conti Centrale, cioè dell’ultimo grado di ognuno di questi
giudici, ordinario, amministrativo e contabile.
Quindi, questo esempio ci consente di capire che se andiamo a cercare nell’ordine delle
precedenze quale rango è attribuito al presidente della sezione centrale della Corte dei Conti non
22
lo troviamo; se andiamo a cercare quale rango è stato attributo al presidente del Consiglio della
Giustizia Amministrativa siciliana, lo troviamo.
Se, però, andiamo a vedere lo statuto della Regione Sicilia e cerchiamo di capire chi è questo
presidente, troviamo che questo organismo è una sezione autonoma del Consiglio di Stato che ha
sede presso la Regione Sicilia e che giudica gli atti derivanti dall’amministrazione siciliana.
Se sappiamo che il Consiglio di Giustizia Amministrativa presso la Regione Sicilia è una sezione
autonoma del Consiglio di Stato, allora sappiamo anche che il Presidente del Consiglio di Giustizia
Amministrativa presso la Regione Sicilia è anche un Presidente di Sezione del Consiglio di Stato,
quindi, il Presidente di sezione di una Magistratura superiore -> va collocato nella posizione E3.

Sempre ragionando sull’art.5 del testo coordinato dpcm 2006 e 2008, possiamo vedere che alla
fine di ogni categoria dalla 4 in poi, ci sono delle caselle generiche.
Alla fine della 4°, troviamo gli ambasciatori di grado e alla fine della 5° le cariche statali che hanno
una qualifica componente ai generali di corpo armato, alle fine della 6° troviamo cariche statali
aventi qualifica o grado corrispondente a Generale di divisione; alla fine della 7° troviamo le
cariche statali che hanno qualifiche o grado corrispondente al Generale di Brigata.
La dicitura più generale e ampia “Cariche statali aventi qualifica o grado corrispondente a…” serve
a trovare la collocazione di quelle autorità che non sono state specificatamente descritte o
individuate nell’ordine di precedenza -> vuol dire che, a stabilire il posto che spetta a quella carica
rispetto ad altre, si può arrivare attraverso un meccanismo diverso, cioè attraverso una forma di
rappresentazione della norma e non serve che sia espressamente prevista.
Quelle caselle alla fine della 4,5,6,7 categoria servono a darci la possibilità di individuare la
posizione, all’interno della categoria, della carica della quale pensiamo di non poter dare altra
forma di indicazione.
ESEMPIO -> se vogliamo sapere qual è il rango protocollare da attribuire al viceprefetto vicario
della Prefettura, non troviamo questo tipo di indicazione nell’ordine di precedenza perché non è
stata espressamente prevista una posizione protocollare per il viceprefetto vicario. Ha un grado di
amministrazione corrispondente ad altri gradi dell’amministrazione -> per cui possiamo stabilire
che ha una posizione protocollare simile a quella che avrebbe il Generale di corpo d’Armata.
Quindi possiamo utilizzare questa FINESTRA DI CHIUSURA, ovvero una procedura che consente di
far entrare nel posizionamento una serie di cariche che non hanno una loro casella, nell’ordine di
precedenza, che si riferisce propriamente a loro. È un modo per collocare questi soggetti che non
hanno una loro collocazione.

ART.5
ORDINE NAZIONALE DI PRECEDENZA

Costituisce l’ordine principale e descrive l’ordinamento statuale vigente.

Se guardiamo l’impianto dell’ordine di precedenze nazionali, vediamo che vi è una PRIMA


CATEGORIA costituita dagli organi costituzionali -> i soggetti inseriti sono il PRESIDENTE DELLA
REPUBBLICA, PRESIDENTE DELLE DUE CAMERE, PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI,
PRESIDENTE DELLA CORTE COSTITUZIONALE, PRESIDENTI EMERITI DELLA REPUBBLICA.
Questi sono gli ORGANI FONDAMENTALI nello Stato e sono gli organi ai quali sono affidate le 3
competenze legislative, esecutive e giudiziarie -> le due Camere potere legislativo, il Consiglio dei
Ministri potere esecutivo e potere giurisdizionale la Corte Costituzionale.

23
SECONDA CATEGORIA -> i soggetti contenuti sono le cariche vicarie degli organi costituzionali,
quindi i Vice presidenti dei due rami del Parlamento, del Consiglio dei Ministri, della Corte
Costituzionale, i Ministri.
Successivamente, vi sono sia il presidente della Giunta Regionale che il Presidente del Consiglio
Regionale -> dopo la riforma del titolo 5 della Costituzione, le Regioni sono oggi titolari del potere
legislativo di rango primario, quindi possono creare delle norme di competenza regionale.
Sempre nella seconda categoria, troviamo i vertici degli organi ausiliari o strumentali dello Stato ->
dopo il vicepresidente del Consiglio superiore della Magistratura, che è il primo rappresentante di
garanzia della giustizia ordinaria, ci sono i Parlamentari, gli altri membri del Governo e gli
Ambasciatori abilitati presso lo Stato Italiano. Quindi, nella seconda categoria troviamo presenti
tutte quelle cariche di vertice, vicarie o di rango molto elevato (presidenti, parlamentari, senatori a
vita, ambasciatori).

TERZA CATEGORIA -> enti strumentali e ausiliari dello Stato che sono il PRESIDENTE DEL
CONSIGLIO DI STATO, PRESIDENTE DELLA CORTE DEI CONTI, GOVERNATORI DELLA BANCA
D’ITALIA, AVVOCATO GENERALE DELLO STATO, CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA DIFESA.
Sono compresi alcuni soggetti che non hanno una carica pubblica, ovvero che non appartengono al
panorama delle funzioni dello Stato ma rappresentano alcuni soggetti del mondo della cultura,
delle arti, come il Presidente UnionCamere, organismo che unisce le camere di commercio sparse
in ogni provincia italiana e riguardano il mondo dell’imprenditoria; il presidente dell’accademia
nazionale dei Lincei, quale rappresentante del mondo della cultura; il presidente del CNR, quale
rappresentante del mondo delle scienze e della tecnologia.

QUARTA CATEGORIA -> sono tutte quelle autorità territoriali. Abbiamo il Prefetto, il Sindaco, il
Presidente della Provincia, il Vescovo e altre figure che si riferiscono agli organi statali, come i Capi
di Gabinetto dei Ministeri. Ci sono sia rappresentanti degli enti locali della Repubblica sia enti che
sono al vertice di istituzioni statali.

QUINTA CATEGORIA -> cariche sia statali sia regionali, ad esempio gli assessori regionali, capi
dipartimento dei ministeri, rettori delle università, presidenti delle camere di commercio, consoli
di carriera, presidenti del TAR, procuratore della Repubblica presso la Corte d’Appello.

Tutta questa schematizzazione ripercorre e ripete la forma organizzativa dello Stato prima a livello
centrale dell’amministrazione e poi a livello periferico.
L’ordine di precedenza serve non solo per sapere in quale ordine dovremmo collocare in una
cerimonia le diverse autorità ma anche ad individuare una serie di regole che servono a risolvere
problemi, come ad esempio il caso della rappresentanza o delle visite di cortesia.

RAPPRESENTANZA -> è quell’istituto a cui si ricorre ogni volta che il titolare di un invito non possa
partecipare all’invito, partecipando a quell’evento fisicamente. In alcuni casi particolari, il fatto che
un’autorità non possa partecipare ad un evento non esclude che quel determinato ente possa
essere rappresentato a quell’appuntamento.
Ad esempio, pensiamo alla cerimonia del 2 giugno -> è una cerimonia nazionale che si svolge a
Roma nel corso della quale il Presidente della Repubblica invita molte cariche, tra le quali i
presidenti della Regione. Supponiamo che dei 20 presidenti delle regioni (tra cui 2 delle province
autonome di Trento e Bolzano), 7 non possano partecipare personalmente; affinché le 7 regioni
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possano essere presenti, ricorrono all’istituto della rappresentanza. È necessario che siano
presenti perché, se non lo fossero, qualcuno potrebbe ritenere che la loro assenza sia dettata da
una volontà di far trasparire una contrapposizione con la festa della Repubblica o il ricordo di quel
momento celebrativo; oppure l’assenza potrebbe essere vista come un momento di disaccordo
con l’autorità che ha promosso l’evento. In questo caso, un’altra carica di quella stessa istituzione
sostituisce, con la propria presenza, la presenza del legittimo titolare di quell’ente -> ad esempio,
se non può partecipare il sindaco, partecipa il vice sindaco. Nell’impossibilità da parte del titolare
di assicurare la propria presenza, la presenza dell’istituzione non viene meno ma è garantita e
assicurata mediante la presenza di un altro soggetto che sia investito di una carica pubblica vicaria,
rispetto a quella del titolare invitato, od omologa, ovvero di pari rango.
In conclusione, la rappresentanza serve quindi ad assicurare, nelle cerimonie ufficiali, che
l’istituzione possa essere presente e partecipare ugualmente anche se il titolare non possa farlo
fisicamente e personalmente.
L’ordine di precedenza protocollare serve a definire come sarà qualificata quella rappresentanza ->
in base al protocollo distinguiamo una RAPPRESENTANZA PIENA e una RAPPRESENTANZA
IMPROPRIA.
- RAPPRESENTANZA PIENA -> si ha quando il rappresentante è una carica vicaria od
omologa, cioè che ha lo stesso rango del rappresentato, oppure una carica
immediatamente inferiore di quella del rappresentato;
- RAPPRESENTANZA IMPROPRIA -> si ha quando il delegato è un soggetto che ha un rango
protocollare molto diverso rispetto a quello del titolare, cioè del rappresentato. L’ente sarà
presente ma con una persona di rango non adeguato, cioè improprio.
Ad esempio, se ad una cena di Capi di Forza Armata partecipa un Sottocapo di Forza
Armata è una rappresentanza piena, perché ne sa quanto il capo; ma se ad essere delegato
fosse un soggetto diverso ci potrebbero essere delle differenze anche di competenze dei
temi affrontati.
Quindi, quando si fa luogo ad una delega per rappresentare un’istituzione, bisogna
ponderare la nostra scelta perché rischieremo di causare problemi di questo tipo. Bisogna
avere attenzione nella scelta del soggetto che può essere compiuta guardando alle
precedenza tra cariche pubbliche che ci fanno capire se il soggetto al quale stiamo
affidando la rappresentanza dell’ente è un soggetto che ha delle competenze adeguate a
quell’incarico.

A parità di rango protocollare, per più soggetti che appartengano allo stesso gruppo (presidenti di
gruppo, di commissione, tutti sindaci, tutti ministri) vi sono dei criteri ausiliari, cioè dei criteri che si
aggiungono rispetto al criterio principale:
- AMBASCIATORI -> l’ordine di precedenza si basa sull’anzianità, si considera l’ambasciatore
più anziano accreditato presso lo Stato italiano.
- CARICHE PARLAMENTARI -> l’ordine specifico di precedenza è quello alfabetico.
- MINISTERI -> l’ordine di precedenza è dato dall’anzianità di istituzione.

Quindi, il criterio che viene adottato di più è quello dell’anzianità di istituzione; quando però i
soggetti sono numerosi oppure potrebbe risultare difficile fare riferimento alle fonti che fanno
riferimento all’anzianità di istituzione, si utilizza l’ordine alfabetico. Ad esempio, fra i paesi membri
dell’UE l’ordine è alfabetico ma in base alla loro lingua ufficiale mentre l’ONU vede tutti i paesi in
ordine alfabetico ma in lingua inglese.

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ORDINE DI PRECEDENZA NELLE CERIMONIE TERRITORIALI
ART.9

In base al dpcm del 2006-2008, le cerimonie territoriali, per un criterio di natura residuale, sono
quelle che non sono nazionali, ovvero le cerimonie celebrate alla presenza di appartenenti a
cariche della 1 categoria, feste nazionali, cerimonie internazionali oppure esequie di Stato.
L’art.3 comma 3 ci dice testualmente: “ Nelle cerimonie territoriali che afferiscono a relazioni o
rapporti intercorrenti tra Regioni e Stati esteri o enti territoriali interni a Stati esteri in vista o a
corollario, rispettivamente, di accordi o di intese tra gli stessi soggetti, si applicano, quanto alle
precedenze tra le autorità, gli articoli 9 e 10, tenuti in considerazione, altresì, gli indirizzi in
materia definiti dal Cerimoniale diplomatico della Repubblica.”

Quindi capiamo che oltre al criterio residuale, quindi tutto ciò che non è compreso in una
cerimonia nazionale, vi è anche questa situazione in cui deve essere applicato l’art.9 che tiene
conto dell’ordine territoriale di precedenza.
Nell’ordine di precedenze delle cerimonie territoriali, all’art.9 troviamo le categorie dalla A alle E.
È importante andare a leggere le note -> dentro le note si leggono le caratteristiche che possono
intercorrere in una posizione di precedenza; a prescindere da quello che è l’ordine, le note ci
dicono quali possono essere i casi dentro i quali possiamo trovare dei problemi.

CATEGORIA A -> va dal codice 1 al codice 11; si parte dal Vicepresidente per poi seguire all’organo
che all’interno della Regione è il più importante, ovvero il Presidente della Giunta Regionale e i
Presidenti delle Province Autonome di Trento e Bolzano, segue il Presidente del Consiglio
Regionale.
Andando a leggere quelle che sono le note, sappiamo che dentro una cerimonia di natura
territoriale, quando è presente un ministro che interviene in materia di propria competenza,
questo precede il presidente della Giunta regionale, ovvero il caso massimo.
Riguardo al Sindaco, se questi è quello del comune capoluogo, precede i Parlamentari presenti a
quell’evento.
Allo stesso modo, quando parliamo del Prefetto, che rappresenta il governo all’interno di una
determinata porzione di territorio, qualora il prefetto, in quel convegno sia rappresentante
ufficiale del Governo, precede il sindaco del comune capoluogo e anche i membri del parlamento.
Al posto 11, abbiamo il vescovo della diocesi, che sono delle ripartizione territoriali sulle quali la
chiesa cura la propria amministrazione -> nel caso in cui ci trovassimo all’interno di una diocesi e in

26
quella diocesi il vescovo avesse il rango di cardinale, in quel caso sarebbe precedente a tutte le
posizioni della categoria A.

Uno degli aspetti importanti da capire è QUALI SONO I CRITERI CHE REGOLANO LA PRECEDENZA
TRA REGIONI, COMUNI, PROVINCIE E CITTÀ METROPOLITANE (sulla base della Legge del Rio che
ha posto alla città metropolitana una centralità che precedentemente non aveva - in Italia
attualmente le città metropolitane sono dieci e hanno come estensione territoriale quella
originariamente in capo alla provincia – l’estensione territoriale delle città metropolitana è uguale
a quella della provincia)

Per quanto riguarda le PRECEDENZE TRA REGIONI, le prime regioni in termini di precedenza sono
quelle che vengono definite A STATUTO SPECIALE, che sono state istituite dal 1946 al 1963.
Successivamente, abbiamo le regioni A STATUTO ORDINARIO, nate tutte dal 1970 fino ad oggi.

Rispetto alle PRECEDENZE TRA I COMUNI, il criterio generale da stabilire è che TUTTI I SINDACI
HANNO PARI RANGO, indipendentemente dalla dimensione del comune -> è il criterio da cui
partire. Tutti i sindaci hanno pari dignità e sono uguali davanti alla legge.
Ma se dovessimo costituire un ordine di precedenza in una cerimonia in cui sono presenti più
sindaci contemporaneamente, si usa un criterio che tiene conto della rappresentatività del ruolo
-> il primo criterio da rispettare è quello del SINDACO DEL COMUNE IN SEDE, quello che viene
definito padrone di casa. Viene posizionato in modo preminente rispetto agli altri, essendo il
sindaco che fa gli onori di casa, il sindaco della città all’interno della quale si svolge la cerimonia.
Successivamente, vi sono i SINDACI DELLE CITTÀ CAPOLUOGO DI REGIONE, seguendo l’ordine
alfabetico di città e dando comunque la precedenza al sindaco di Roma Capitale, che ha un ruolo
preminente.
Poi vi sono i SINDACI DELLE CITTÀ CAPOLUOGO DI PROVINCIA, anche essi in ordine alfabetico.
Questo criterio da un lato tende a tutelare il pari rango di ogni sindaco ma, se ci dovessimo trovare
in una cerimonia in cui sono presenti più sindaci, bisognerebbe classificarli secondo l’ordine delle
precedenze stabilito -> ci consente di dare a tutti un criterio.

Le PRECEDENZE TRA PROVINCE si determinano adottando lo stesso criterio dei comuni -> con la
legge 56 del 2014, la Legge dell’allora ministro del Rio, sono state istituite le CITTÀ
METROPOLITANE.
È una legge che mirava ad un riassetto riorganico di quelle che sono le autonomie locali.
È stato quindi ridefinito il sistema della provincie -> il n. delle provincie è stato ridotto e sono state
istituite 10 città metropolitane, il cui territorio coincide con quello dell’allora provincia.
La provincia metropolitana è un ENTE DI SECONDO LIVELLO -> vuol dire che, attualmente, non vi
sono delle elezioni, come in passato, per cui il cittadino si recava alle urne e eleggeva il presidente
di provincia. Adesso, il sindaco metropolitano coincide con il sindaco della città capoluogo -> ad
esempio, il sindaco della città metropolitana di Roma è l’attuale sindaco della città di Roma.
Vi è un CONSIGLIO METROPOLITANO -> sono una serie di consiglieri o amministratori locali di
comuni del territorio metropolitano; il consigliere metropolitano può essere solo colui che già
ricopre una carica di amministratore locale all’interno di uno dei comuni della città metropolitana.
Vi è anche la CONFERENZA METROPOLITANA, ovvero la riunione dei sindaci della città
metropolitana, del territorio.

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La creazione delle città metropolitane ha degli impatti all’interno della gestione del cerimoniale ->
la legge del Rio, pur essendo nata come legge provvisoria, ha ancora una sua presenza; è evidente
che la città metropolitana assume un ruolo importante all’interno del cerimoniale.

SIMBOLOGIA DEGLI ENTI LOCALI

I simboli degli enti locali sono:


- GONFALONI -> è il massimo simbolo distintivo degli enti territoriali; hanno tutti una loro
uniformità secondo le leggi ma anche per formalità -> in alcune cerimonie ci troveremmo
di fronte a qualcosa di disorganico e disarmonico. Ci aiuta a riconoscere questo simbolo.
Non deve avere la forma di una bandiera anche per evitare delle confusioni tra bandiera e
gonfalone. Secondo il dpr del 12 gennaio del 1991, demanda al capo dello Stato la
concessione di stemmi, di gonfaloni e di bandiere.
Non si può mai far uso SOLO DEL GONFALONE -> deve essere accompagnato alla bandiera
nazionale, che deve avere sempre il posto d’onore. Non sempre il gonfalone viene
utilizzato correttamente. Gli enti territoriali possono emanare delle leggi o regolamenti
specifici in materia del gonfalone -> non possono decidere un criterio diverso di
esposizione ma possono disciplinare l’utilizzo del gonfalone.
Negli anni, ci siamo trovati alla presenza di gonfaloni in cerimonie in cui questo non era
necessario -> il gonfalone deve essere presente in una cerimonia di lutto cittadino.
Non si deve MAI svilire la presenza dei gonfaloni portandola a qualunque tipo di
manifestazione -> bisogna fare un ragionamento simbolico sul come utilizzare il gonfalone;
ad esempio, utilizzarlo a tutte le sagre di paese può essere un modo di svilire il suo valore.
In alcune cerimonie, possiamo trovare più gonfaloni contemporaneamente -> l’ordine di
precedenza segue l’ordine dei rispettivi titolari delle cariche rappresentative, quindi
regioni, provincie e comuni.
Vi è comunque un ordine generale delle bandiere e dei gonfaloni che parte dalle bandiere
di guerra, concesse dal presidente della Repubblica, e a seguire ci sono le bandiere
nazionali civili e militari.
Non c’è un regolamento che disciplina tutte le regole di utilizzo del gonfalone -> bisogna
riconoscere l’importanza di una cerimonia e decidere se applicarlo.

- FASCE TRICOLORE -> il distintivo del sindaco è la fascia tricolore, con lo stemma della
Repubblica e lo stemma del Comune. È sancito dal decreto legislativo 267 del 2000, art.50.
Spesso, il sindaco del comune o il sindaco metropolitano non hanno adeguatamente
indossato la fascia -> la fascia, proprio perché rappresenta il distintivo del sindaco, deve
essere indossata secondo dei criteri particolari.
La fascia si porta a TRACOLLA DELLA SPALLA DESTRA in occasioni ufficiali e deve partire dal
verde della bandiera, che deve essere più vicino al collo.
La fascia si porta in occasioni ufficiali -> nelle cerimonie ufficiali sulle piazze pubbliche,
l’accoglienza di un’altra autorità (sindaco, Ministro, capo di Stato straniero), esercizio del
proprio ruolo all’interno di cerimonie collettive (ad esempio una ricorrenza dei caduti della
2 guerra mondiale), celebrazione di matrimoni civili.
Qualora ci trovassimo in una riunione di giunta comunale, la fascia non va ovviamente
indossata. Anche all’interno di congressi nel comune, è raro che il sindaco indossi la fascia.
L’utilizzo della fascia tricolore è strettamente riservata alla persona del sindaco.

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- FASCIA AZZURRA -> il distintivo del presidente della Provincia è la fascia azzurra. La
indossa nelle stesse occasioni del Sindaco: cerimonie ufficiali sulle piazze pubbliche,
l’accoglienza di un’altra autorità, esercizio del proprio ruolo all’interno di cerimonie
collettive.
Viene portata anch’essa A TRACOLLA DELLA SPALLA DESTRA e riporta lo stemma della
Repubblica e della Provincia. Ha le stesse regole della fascia tricolore.

I presidenti delle REGIONI non hanno la fascia -> qualora un presidente di Regione decidesse di
dotarsi della fascia, non rientra nella simbologia degli enti locali.
Alcune regioni nel passato hanno introdotto nei propri statuti o regolamenti l’esistenza di un
simbolo distintivo del presidente della giunta o consiglio regionale -> un caso particolare è quello
della regione Valle d’Aosta che aveva introdotto, quale simbolo distintivo della giunta regionale,
un collare, classico simbolo distintivo dei borgomastri tedeschi e degli inglesi.
In quell’occasione, il Governo manifestò la propria contrarietà dell’utilizzo di questo simbolo in
quanto non appartenente alla tradizione nazionale simbolica.
Ci sono altre regioni, come Toscana, che hanno previsto l’uso di una fascia con una definizione
cromatica che riprende i colori della bandiera regionale o dello stemma regionale -> la fascia serve
a contraddistinguere le cariche regionali.

L’ordine di precedenza territoriale non si rifà a criteri diversi rispetto a quelli presenti in tutto il
sistema protocollare nazionale -> non è diverso rispetto ai criteri dell’ordine di precedenza
nazionale. Se è uguale, perché quindi è nato un secondo ordine di precedenza territoriale? Non
sono diversi i criteri ma è diversa la rappresentazione, anche grafica, di questo ordine.
Se li compariamo, notiamo che l’ordine territoriale di precedenza è quasi semplificato rispetto a
quello nazionale -> le cariche che sono ricordate nell’ordine territoriale sono inferiori in senso
numerico rispetto a quelle di ordine nazionale. È quindi una griglia, uno schema più snello.
L’ordine di precedenza territoriale fissa due concetti importanti:
1. NON SUPERABILITÀ DELLA CATEGORIA A - LE CARICHE CHE APPARTENGONO ALLA
CATEGORIA A NON POSSONO ESSERE SUPERATE  sono fissate e necessariamente devono
trovare collocazione in quel modo, seguono quell’ordine.
2. L’ORDINE TERRITORIALE NON ESCLUDE CARICHE CHE SONO CITATE IN QUELLO NAZIONALE
 se scorriamo l’art.9 e cerchiamo il capo di stato maggiore della difesa, non lo troviamo
perché non sono espressamente citate nell’ordine territoriale. Ma questo vuol dire che queste
autorità non sono escluse nel caso in cui dovessero partecipare ad un evento territoriale ->
conservano il loro ruolo e il loro rango ma in una cerimonia di carattere territoriale queste
autorità non potranno andare a precedere le autorità della categoria A.
Ad esempio, il presidente del consiglio di Stato presente ad una cerimonia nel territorio
nazionale, seguendo l’art.5, avrebbe un rango superiore a quello del Sindaco.
Secondo l’ordine di precedenza nazionale, secondo l’art.5, dovremmo posizionarlo prima del
Sindaco -> questo lo faremmo nelle cerimonie nazionali.
Nelle cerimonie territoriali, regolate dall’art.9, il Sindaco di capoluogo precederà il presidente
di consiglio di Stato e il capo di stato maggiore della difesa, che troveranno posto
immediatamente dopo le autorità della 1 categoria.

Le VISITE DI CORTESIA sono quelle visite che, all’atto dell’insediamento o della cessazione
dell’incarico di un funzionario pubblico, vengono normalmente rese per prendere contatto con le
cariche con cui dovrà colloquiare. Mettono in contatto i soggetti che dovrebbero lavorare insieme
nella comunità in cui lavorano.
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Ad esempio, il neoeletto sindaco compie una serie di visite di cortesia, va a salutare introducendo
se stesso e il suo incarico. Incontra le cariche presenti nel territorio che sono di rango pari o
superiore al suo.
Tra le cariche di pari rango al sindaco vi sono il vescovo, il presidente della Provincia, il presidente
della Corte d’Appello e il prefetto, soprattutto se si tratta di sindaco di comune non capoluogo, in
quel caso il prefetto ha valenza superiore rispetto a quella del Sindaco.
Le cariche di rango superiore sono il presidente della Regione e il Presidente del Consiglio
Regionale.
Il sindaco appena eletto prende contatti con la segreteria di queste cariche cercando di fissare un
appuntamento con questi soggetti -> lo fa non durante una cerimonia ma in forma privata, perché
alcune di queste autorità potrebbero non essere riconoscibili da parte del Sindaco.

VESCOVI -> laddove oggi leggiamo nell’ordine di precedenze territoriale e nazionale la dicitura
“vescovo di diocesi”, dovremmo considerare non solo il rappresentante della confessione religiosa
cattolica ma di tutti i rappresentanti delle confessioni religiose con le quali lo Stato intrattiene delle
relazioni. Per norma costituzionale, lo Stato intrattiene rapporti stabili con confessioni religiosi con
cui sono stati stipulati accordi che regolano i caratteri di convivenza tra lo Stato e le confessioni.
Ad esempio, in Germania, quando si fa riferimento al primate della chiesa cattolica tedesca si fa
riferimento anche al rappresentante della chiesa protestante, delle comunità ebraiche che si
trovano ad operare nella repubblica federale di Germania.
Il dpcm regola la questione della RAPPRESENTANZA PROTOCOLLARE (art.14) , ovvero la possibilità
che le cariche hanno di farsi sostituire in alcune situazioni -> nelle situazioni conviviali, ovvero inviti
che giungono per colazioni, per cene di gala, pranzi formali, ma anche durante incontri al teatro
all’Opera, la rappresentanza non è ammissibile perché l’invito è rivolto proprio a quel soggetto; la
presenza di altri soggetti, soprattutto quando ci si trova a tavola, non è consentita.

CARICHE CESSATE -> sono gli ex, cioè l’ex Presidente del Consiglio di Stato, l’ex presidente della
Corte dei Conti, ex Sindaco, ex Presidente della Provincia e della Regione, ex Ministro, ex
Parlamentare, ex Presidente delle due Camere. Queste cariche NON sono regolate o normate -> la
presenza degli ex nell’ordine di precedenza delle cariche pubbliche non è regolato; non troviamo
una posizione per loro.
L’unica posizione di ex che troviamo è quella del PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA -> il presidente
della repubblica cessato del proprio incarico permane nella vita pubblica dello Stato come
senatore a vita e la sua figura è espressamente contemplata dall’ordine di precedenza perché è
emerito, e come tali, sono riconosciuti e collocati in una posizione distinta e prevista nell’ordine di
precedenza delle cariche pubbliche, che è la carica di chiusura della prima categoria dell’art.5.
Normalmente gli inviti alle cerimonie ufficiali sono rivolti SOLO a cariche che al presente svolgono
la loro funzione -> quindi alle autorità in carica non quelle cessate.
Non vado ad invitare le cariche cessate A MENO CHE non sia una cerimonia che si riferisca alla
STORIA DI QUESTE ISTITUZIONI -> ad esempio i 70° anni dall’istituzione della regione a statuto
ordinario, in quanto si tratta di un momento celebrativo oppure l’anniversario di fondazione delle
cariche armate.
Di norma, le cariche cessate prendono posto SUBITO DOPO le cariche che in questo momento
sono in carica, cioè i loro successori -> l’ex presidente della Regione prenderà posto dopo il
presidente della Regione. Di massima, seguono gli omologhi in carica.

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CARICHE SUPPLENTI O AD INTERIM -> a queste cariche supplenti o alle cariche che svolgono
l’incarico ad interim, spetta la medesima posizione protocollare che sarebbe toccato al titolare
della carica.
I commissari straordinari, ad esempio nei comuni o province, non sono NÉ SUPPLENTI NÉ CARICHE
AD INTERIM ma sono cariche che vengono nominate in SOSTITUZIONE delle cariche elette in
ipotesi di scioglimento del comune o della regione. Ha lo stesso rango e considerazione
protocollare che avrebbe avuto la sua carica legittima -> ad esempio il commissario straordinario
sostituisce il sindaco in tutto e per tutto.

RANGO DELLE CARICHE EUROPEE E STRANIERE


ART.8 DEL DPCM

L’art.8 del dpcm regola una serie di casi; è composto di 3 commi:

- 1 COMMA -> ove non sia espressamente diversamente stabilito, le autorità̀ europee e
straniere che intervengano a pubbliche cerimonie seguono immediatamente le autorità̀
italiane che rivestono cariche omologhe, salvi gli obblighi di cortesia e di reciprocità̀,
nonché́ le eventuali indicazioni del Cerimoniale diplomatico della Repubblica.
Se è presente ad una cerimonia una carica europea o straniera, dovrò cercare di capire il
suo rango -> per fare questo, devo verificare l’ordine di precedenza tra le cariche di
quell’ordinamento straniero e capire che posizione hanno in quell’ordinamento perché
potrebbe succedere che a corrispondenza di denominazione potremmo avere funzioni
diverse attribuite. Ad esempio, può darsi che un semplice segretario di stato della difesa in
un ordinamento straniero abbia le stesse funzioni del nostro ministro della difesa.
Non bisogna mai fermarsi davanti alla denominazione ma bisogna capire come quella
carica che dobbiamo accogliere si inserisca nel suo ordinamento.

- 2 COMMA -> I Presidenti del Parlamento europeo, del Consiglio europeo, del Consiglio dei
Ministri dell’Unione europea, della Commissione europea e della Corte di Giustizia
dell’Unione europea, seguono immediatamente le cariche appartenenti alla prima
categoria di cui all’articolo 5.
Per quanto riguarda le cariche europee, dobbiamo riferirci all’ordinamento europeo -> le
istituzioni europee seguono questo ordine: il PARLAMENTO EUROPEO, CONSIGLIO
EUROPEO, COMMISSIONE EUROPEA, CORTE DI GIUSTIZIA, CORTE DEI CONTI.

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All’interno del PARLAMENTO EUROPEO la disciplina di precedenza è la seguente: il
presidente; gli 8 vicepresidenti nell’ordine di nomina annuale; i presidenti dei gruppi
parlamentari secondo l’ordine di consistenza numerica dei gruppi; presidenti delle
commissioni del parlamento secondo la loro anzianità di età; i vicepresidenti delle
commissioni, in ordine di anzianità di età; membri del parlamento europeo, in ordine di
anzianità di età.
In quanto al CONSIGLIO EUROPEO abbiamo il presidente del Consiglio; i membri del
Consiglio Europeo, i cui rappresentanti di ogni Stato membro vengono posizionati
seguendo l’ordine alfabetico della lingua ufficiale dei paesi membri e si parte dalla lettera
alfabetica del paese che in questo momento ha la presidenza di turno.
Per quanto riguarda la COMMISSIONE EUROPEA, vi è il Presidente; i 5 vicepresidenti
secondo l’età anagrafica; i membri della commissione per ordine di età anagrafica.
Infine, la CORTE DI GIUSTIZIA in cui abbiamo il Presidente; Presidente della 1° Camera, 2°
Camera e 3° Camera; gli altri giudici.

Quando le istituzioni europee si riuniscono e si incontrano per una cerimonia tutti insieme,
l’ordine di precedenza tra le cariche dell’Unione Europea vede al primo posto il Presidente
del Parlamento Europeo, il Presidente del Consiglio Europeo, il Presidente della
Commissione Europea, il Presidente della Corte di Giustizia, il Presidente della Corte dei
Conti e infine i membri del consiglio europeo, i vicepresidenti della commissione europea, i
membri del consiglio che non abbiano rango di ministro degli esteri, i membri della
commissione, i vicepresidenti del parlamento europeo.
CASO SOFAGATE

Il caso SOFAGATE deve essere considerato dall’inizio, dal momento in cui le due macchine stanno
arrivando davanti la sede della presidenza della Repubblica della Turchia, dove il padrone di casa li
sta aspettando. Questo perché sin dall’arrivo ci sono dei segnali.

È un incontro internazionale di tipo bilaterale, in quanto c’è la Repubblica di Turchia e l’Unione


Europea.
Per quello che è il sistema istituzionale dell’UE ci sono 2 parti che rappresentano l’Unione: da un
lato il Presidente del Consiglio Europeo, in questo caso Charles Michel, e dall’alto la Presidente
della Commissione Europea, Ursula von der Leyen.
Il Consiglio dell’Unione è l’organo di indirizzo politico, formato da tutti i capi di Stato e di governo
dei Paesi membri, e raccoglie la summa delle valutazioni di indirizzo politico dell’Unione stessa.
Quindi possiamo dire che il presidente del Consiglio Europeo è un po’ lo speaker dell’Assemblea
dei capi di Stato e di Governo dell’UE.
Dall’altro lato abbiamo invece il Presidente della Commissione Europea, che è il rappresentante
del potere esecutivo dell’Unione.
Allora, l’Unione è rappresentata da due soggetti, e questa è una scelta politica, e dall’altro canto
abbiamo il presidente della Repubblica di Turchia.

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QUESTIONE BANDIERA -> guardando questa immagine io potrei non riconoscere i soggetti; le
bandiere alle loro spalle servono proprio a questo, ma qui abbiamo a sinistra la bandiera dell’UE e
poi a destra la bandiera della Repubblica di Turchia, dunque questa immagine ci dice dove siamo
perché la bandiera dell’ospite è a destra.
Se questo è un incontro bilaterale, la parte dell’UE sta a sinistra e quella turca a destra, quindi la
presidente Von der Leyen dovrebbe essere a sinistra mentre il presidente Erdogan a destra, in
corrispondenza della bandiera turca.
All’interno dell’ordinamento dell’UE esiste un ordine di precedenza tra le istituzioni e tra le cariche
pubbliche -> l’ordinamento mette al vertice il Parlamento europeo, a seguire il Consiglio e poi
l’organo esecutivo, la Commissione europea, successivamente la Corte di Giustizia.
Il Presidente del Consiglio Europeo è il soggetto che coordina l‘assemblea formata dai capi di Stato
e di governo dell’Unione ed è un omologo del capo di Stato.
Il presidente della Commissione Europea è il presidente dell’organo esecutivo dell’Unione. Quindi
anche qui il presidente è un omologo di coloro che esprimono l’esecutivo di ogni Stato, qualsiasi
sia la loro nomenclatura.
Con questo abbiamo evidenza del fatto che entrambi i due soggetti hanno rango, nell’ambito
dell’UE, di Capo di Governo -> questo comporta il fatto che quando tu accogli un soggetto che ha
quel rango, sono previste dal protocollo internazionale una serie di prassi; accade che i due
soggetti sono pari ordinati, anche se tra le due istituzioni che loro rappresentano c’è una scala
gerarchica, cioè prima c’è il Consiglio e poi c’è la Commissione, però i due soggetti hanno il rango
di Capo di Governo.

Essendo le due cariche pari ordinate, dovrebbero avere lo stesso trattamento protocollare -> nella
scena iniziale, quando arrivano le due vetture, entrambe sono contraddistinte dal guidoncino che
reca l’insegna dell’UE.
Qui è stato scelto di far arrivare con due vetture distinte, forse per ragione di COVID, il presidente
del consiglio dell’UE e della commissione dell’UE -> le immagini mostrano due soggetti che si
muovono come se fossero rappresentanti di un soggetto distinto, mentre qui il soggetto è uno solo,

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perché ci sono solo due bandiere e due rappresentanti, due dell’UE e uno della Repubblica di
Turchia.
La cosa che è sembrata più strana è stato il fatto che il primo che ha sceso la vettura non ha
aspettato il secondo, ma è andato da solo verso il padrone di casa e si è posto vicino a lui per
accogliere il secondo soggetto, che è di pari rango rispetto a lui -> se andiamo in due a
rappresentare l’UE o stiamo insieme o non ci stiamo per niente.

L’analisi di quello che è accaduto all’interno del salotto è diversa da quello dei commentatori che
dicono che il Presidente del Consiglio dell’UE avrebbe dovuto cedere la poltroncina, non ci
pensiamo nemmeno che la cosa avrebbe potuto risolversi in questo modo.
Qualcuno ha detto che il padrone di casa non ha nessuna considerazione per le donne -> in realtà
stiamo parlando del capo di uno Stato islamico e noi sappiamo che nella cultura islamica c’è una
considerazione per le donne diversa da quella che c’è nei Paesi occidentali.
Per questo noi possiamo dire che la pensiamo diversamente, ma non possiamo imporre la nostra
idea di cultura.
Allora quello che per noi è ordinario, normale o inaccettabile in termini di sensibilità sociale, in
altri ordinamenti invece è normale e necessario.

Quello che deve unicamente sorprenderci è la CARICA -> il padrone di casa sta ricevendo soggetti
che hanno esattamente lo stesso rango, i due soggetti vanno trattati così come quell’ordinamento
prevede.
Il presidente Charles Michel non doveva solo cedere la poltroncina ma i due presidenti europei
avrebbero dovuto porsi tutti e due a sinistra e non uno a dx e uno a sx mettendo Erdogan al
centro; Sarebbero dovuti rimanere in piedi tutti e due davanti alla loro bandiera -> neanche il fatto
di sedersi entrambi sul sofà andava bene perché questo altrimenti significa che la considerazione
che il presidente turco dava ai due rappresentanti dell’UE era pari a quella data da parte del
Presidente turco al proprio Ministro degli esteri, seduto anche lui sul sofà.
Quello che attraverso l’attività del cerimoniale si deve sempre cercare di mettere a riparo è
proprio la sostanza di ciò che si cerca di rappresentare -> l’attenzione deve essere sempre
all’ordinamento.
ESEMPIO -> Se dovessimo organizzare un incontro tra un rappresentante dello Stato italiano e il
capo dell’opposizione di un paese straniero, qui dovremmo cercare di intendere se questo
soggetto ha o no una rilevanza pubblica per quell’ordinamento.
Nel nostro ordinamento statale non esiste la figura del capo dell’opposizione -> l’ordinamento
italiano non dà una rilevanza specifica e non attribuisce una capacità rappresentativa ad un
soggetto che rappresenti l’opposizione.
Negli ordinamenti anglosassoni questa figura esiste ed è considerata anche dall’ordinamento
pubblico e attribuisce al capo dell’opposizione una rilevanza pubblica con delle capacità anche
rappresentative e gli attribuisce anche un rango protocollare.

Lo stesso dicasi nel caso in cui dovessimo considerare la visita di un Primo Ministro incaricato. Se
dovessimo organizzare un incontro tra un rappresentante dello stato o del governo con un
rappresentante incaricato straniero, la prima cosa da fare è verificare che tipo di rilevanza ha
quell’incarico. Ovvero: il soggetto che dobbiamo ricevere chi è? Quale rilevanza il suo ordinamento
gli attribuisce? Gli attribuisce una capacità di avere relazioni con l’estero oppure no?
Se l’ordinamento dello stato non attribuisce al soggetto al quale è stato affidato quel particolare
incarico nessuna rilevanza, l’incontro tra quel soggetto e il rappresentante dello stato italiano si
svolgerà come se fosse un incontro tra un rappresentante dello stato italiano e un soggetto
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privato. Se quell’incarico fosse riconosciuto dall’ordinamento tanto che l’ordinamento gli
attribuisce delle potestà pubbliche e riconosce la sua capacità anche di spendere la sua attività
come attività che rappresenta il suo Paese, allora l’incontro avrebbe un carattere e un senso
diverso.
Questo perché si tratterebbe di un incontro tra due soggetti che rappresentano entrambi due stati
sovrani.

Nella sostanza ci si deve sempre interrogare, soprattutto nelle situazioni in cui si ha un rapporto
con un soggetto che proviene da un altro stato -> si deve sempre comprendere quale rilevanza ha
quel soggetto per l’ordinamento da quale proviene.
Questo serve anche per capire quale forma di accoglienza deve essergli riservata -> stabilire se a
quel soggetto devono essere tributati onori militari, con l’esecuzione dell’inno del paese dal quale
proviene, se debba essere esposta la bandiera nazionale del paese dal quale proviene.
ESEMPIO -> immaginiamo di accogliere con onori militari, con l’esposizione della bandiera dello
stato dal quale proviene, un soggetto che ha un incarico (potrebbe essere anche l’incarico a
formare un nuovo governo nel suo paese) ma questo incarico non è stato ancora portato a
compimento.
Se lo stato che riceve la visita attribuisse a quel soggetto un rango ed un ruolo superiore rispetto a
quelli che gli sono riconosciuti o che gli spettano nel paese dal quale proviene, lo stato che accoglie
tratta quel soggetto in maniera non conforme alla volontà dell’ordinamento dal quale proviene.
Questo rischia di mettere in imbarazzo il paese che accoglie e anche quello da cui proviene quel
soggetto.

In linea con questo c’è la VERIFICA DELLA SOSTANZA DELLA CARICA PUBBLICA -> a volte accade
che, a parità di denominazione, la figura o la potestà pubblica siano differenti, succede che ci siano
delle differenze nella sostanza della manifestazione e dipendono dalla denominazione
dell’incarico.
ESEMPIO -> Nel nostro paese i ministri sono i titolari del dicastero, sono l’organo di vertice dei
dicasteri.
Negli altri stati i titolari del dicastero non si chiamano ministri ma si chiamano segretario di stato.
Questo a volte può trarci in inganno perché nel nostro ordinamento i sottosegretari di stato sono
invece sono figure vicarie rispetto a quelle dei ministri. Nel nostro ordinamento all’interno del
dicastero noi troviamo i ministri, i viceministri che hanno una funzione vicaria e i sottosegretari di
stato che sono soggetti a cui vengono delegate alcune materie all’interno del dicastero.
In ordinamenti stranieri, insieme ai ministri ci sono i ministri aggiunti o i ministri delegati, poi ci
sono i segretari di stato.
In altri ordinamenti ancora invece la figura dei dicasteri è quella del segretario di stato, i ministri
sono spesso organi vicari o comunque subordinati rispetto alla potestà del segretario di stato.

Quello che va considerato con grande attenzione è l’ORDINAMENTO DAL QUALE PROVENGONO I
SOGGETTI CONSIDERATI -> non bisogna mai confondere il fatto che, anche se quel soggetto è
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denominato ministro nel suo ordinamento, noi la dobbiamo prendere come carica omologa del
nostro ministro o se invece giunge un segretario di stato possiamo ritenere che la figura sia
sostanzialmente omologa al nostro sottosegretario di stato.
Va analizzata sempre la realtà ordinamentale dalla quale provengono i soggetti stranieri.

Una volta verificata la reale sostanza, cioè la potestà attribuita al soggetto straniero, allora si cerca
nell’ordinamento nazionale quel è l’omologo di quel soggetto straniero.
Viene fatta un’analisi specifica sull’ordinamento straniero per capire se quel soggetto abbia un
rango omogeneo rispetto ad altri che appartengono al nostro ordinamento -> questa analisi può
essere fatta direttamente se siamo in grado di verificare l’ordinamento straniero, e questo per gli
ordinamenti più vicini a noi non è un problema, lo possiamo vedere con gli stati membri
dell’Unione Europea.
Se andiamo oltre potrebbe non essere così semplice, per cui ci rivolgiamo alle ambasciate italiane
presso il paese dal quale proviene il nostro interlocutore oppure all’ambasciata da cui proviene il
nostro interlocutore a Roma e chiediamo indicazioni precise sul rango del soggetto che stiamo per
accogliere.
Normalmente, durante un incontro bilaterale o multilaterale, ogni paese notifica all'organizzatore
la composizione della delegazione, quindi indicando chi è il capo e gli altri membri della
delegazione. Quando viene resa nota la formazione della delegazione, il paese organizzatore ha il
dovere di verificare il rango di ciascuno dei membri della delegazione.
Quindi la delegazione formata da un Capo di Governo e da ministri è diversa ad una delegazione
composta da un capo di governo e da funzionari, cioè da direttori di dipartimenti del ministero o
da consiglieri o da collaboratori del capo del governo.
Questo perché ad alcuni soggetti ministri potrebbe aspettare un tipo di accoglienza e di
considerazione protocollare specifica -> ad esempio ministri della difesa o degli esteri che hanno
dei trattamenti personali.

Quello che oggi dobbiamo considerare è la QUESTIONE DI PRECEDENZE RISPETTO A PAESI


STRANIERI, cioè delegazioni, capi delegazioni e componenti di delegazioni di paesi stranieri e
confrontare questi ordinamenti con quello nazionale.
FRANCIA -> Anche nell’ordinamento francese esistono più ordini di precedenza tra le cariche
pubbliche. Però nell’ordinamento protocollare francese la distinzione è una distinzione territoriale,
in base al luogo in cui si svolge l’evento.
Quindi per l’ordinamento francese c’è un ordine di precedenza tra le cariche pubbliche che regola
gli eventi che si svolgono a Parigi, un altro per le cerimonie che si svolgono nel territorio della
Repubblica Francese e un altro per le cerimonie che si svolgono nelle colonie.
Questi tre ordini di precedenza attribuiscono il rango preminente a soggetti diversi.
Nell’ordine di precedenza delle cerimonie che si svolgono a Parigi, la prima autorità ad essere
considerata è il Presidente della Repubblica.
La seconda è il primo ministro, segue poi il presidente del Senato, il presidente dell’Assemblea
nazionale (il Senato e l’Assemblea nazionale sono le due camere che compongono il parlamento
francese), poi ci sono gli ex Presidenti della Repubblica (tra di loro si considera l’anzianità della loro
presa di incarico ovvero quello eletto per primo), poi troviamo gli ex primi ministri e il presidente
del Consiglio costituzionale, il vicepresidente del consiglio di stato, il presidente del consiglio
economico, i deputati, i senatori, il primo presidente della Corte di Cassazione e il procuratore
generale presso la Corte di Cassazione che rappresentano l’intero potere giudiziario, il primo
presidente della Corte dei Conti e il procuratore generale presso la Corte dei Conti, il Gran
Cancelliere della regione d’onore, il capo di stato maggiore della difesa, il prefetto della regione
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Île-de-France e il prefetto di Parigi, il capo della polizia e il sindaco di Parigi. Seguono il presidente
regionale dell’Île-de-France e i rappresentanti eletti presso il Parlamento Europeo.
Per le cerimonie che si svolgono negli altri dipartimenti la prima carica ad essere considerata è il
Prefetto che rappresenta lo stato nel dipartimento o nella collettività locale territoriale.

Rispetto all’ordinamento italiano, subito dopo la figura del Capo dello Stato, nell’ordinamento
francese è indicata quella del Primo Ministro, e anche le due figure dei vertici del parlamento
Camera e Senato sono distinte: prima quella del presidente del Senato e poi dell’Assemblea
nazionale.
L’Assemblea nazionale è l’organo sostanzialmente omogeneo rispetto a quello della Camera dei
Deputati nostra -> quando andiamo a veder la precedenza tra i membri dei due membri del
Parlamento, troviamo che i deputati, cioè i membri dell’Assemblea nazionale precedono i senatori.
In questo ordinamento protocollare è data una rilevanza specifica e un rango specifico non solo
agli ex presidenti della Repubblica ma anche agli ex presidenti del Consiglio dei ministri -> tutti
questi precedono il presidente del consiglio costituzionale.

C’è una differenza rispetto al nostro ordinamento -> nel nostro ordinamento non esistono ranghi
specifici attribuiti agli ex cessati dall’incarico, tranne che per i Presidenti emeriti della Repubblica,
che in ogni caso seguono le cariche di vertice istituzionale, mentre invece qui li precedono.
Il criterio di precedenza all’interno del governo è dato dall’ordine di precedenza stabilito dal
presidente della Repubblica mentre nel nostro ordinamento la precedenza tra i ministri è stabilita
sulla base della anzianità di istituzione del dicastero.
La distinzione forse più rilevante è la posizione nell’ordinamento protocollare francese del primo
ministro che è immediatamente seguente rispetto al Presidente della Repubblica -> questo
dipende non dalla volontà di chi ha scritto l’ordine protocollare in Francia, ma dipende dalla
struttura, dalla forma di governo propria della Repubblica francese che è di tipo presidenziale e
non parlamentare come la nostra.

GERMANIA -> la Repubblica Federale di Germania vede, dopo il Presidente delle Repubblica
Federale la figura del Cancelliere federale, dopo il presidente del Bundenstag, che è la Camera
nazionale, e poi il presidente del Bundesrat, che è come la Camera delle regioni.
In uno stato federale come quello tedesco, la figura del presidente del Bundesrat ha un rango
diverso e inferiore rispetto a quello del presidente del Bundenstag, che riunisce i rappresentanti
della repubblica federale nella sua interezza e non nella distinzione territoriale.
Nell’ordinamento protocollare tedesco sono espressamente considerate le cariche straniere che
esprimo organizzazioni internazionali, come ad esempio il segretario generale dell’ONU e della
NATO e i vertici degli organi dell’Unione Europea.
Nell’ordinamento francese questo specifico riconoscimento di posizione all’interno dell’ordine
delle precedenze non c’è così come non c’è nell’ordinamento italiano, salvo stabilire che le cariche
straniere prendono posto insieme e di seguito alle cariche omologhe italiane.
Ecco perché è fondamentale analizzare quel è il contenuto sostanziale della carica, al di là del
nome, per trovare la figura corretta e con potestà omologhe nell’ordinamento italiano.

STATI UNITI -> Nell’ordinamento protocollare statunitense la carica di vertice è quella del
Presidente degli Stati Uniti d’America; la seconda posizione è attribuita al vicepresidente degli Stati
Uniti e insieme in questa seconda posizione ci sono i governatori dello Stato quando sia padrone di

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casa ovvero quando ci sia una visita nel suo stato federato; la terza posizione è attribuita allo
speaker della Casa dei rappresentanti, che è la Camera statunitense.
Vi è un riconoscimento per gli ex presidenti degli Stati Uniti e in questo spazio trovano collocazione
anche gli ambasciatori americani in sede; c’è una posizione specifica attribuita al Segretario di
Stato e di seguito alcune figure specifiche come gli ambasciatori straordinari stranieri accreditati
presso gli Stati Uniti d’America (tra gli ambasciatori vi è l’ordine di presentazione delle credenziali
quale criterio di precedenza protocollare) e i ministri e gli inviati straordinari accreditati presso gli
Stati Uniti e poi ci sono in ordine di precedenza i componenti del gabinetto, cioè i ministri.

Questo ci fa cogliere una differenza di trattamento attribuita al Segretario di Stato rispetto agli altri
membri del governo -> spesso il Segretario di Stato è considerato come il ministro degli Esteri degli
Stati Uniti.
Bisogna andare a verificare chi è il Segretario di Stato per l’ordinamento degli Stati Uniti -> è il
soggetto al quale sono attribuiti, oltre al poter di rappresentanza nei confronti dell’estero, anche
potestà; in altri ordinamenti internazionali tra i quali anche il nostro, sono qualifiche che vengono
attribuite a soggetti diversi.
Il Segretario di Stato americano ha una figura specifica che non è paragonabile semplicemente a
quella di ministro degli Esteri di un altro paese -> al Segretario di Stato sono attribuite delle
funzioni che lo collocano al di sopra degli altri membri del gabinetto.

CANADA -> il capo dello stato è un monarca. Nel Canada, paese facente parte del Commonwealth,
c’è la Regina d’Inghilterra; la seconda carica è quella del Governatore Generale del Canada e poi
troviamo il Primo ministro, al quale è attribuita la potestà di rappresentare il Canada nella politica
internazionale. Quindi nelle relazioni con l’estero, chi rappresenta lo stato canadese è il primo
ministro, come in Gran Bretagna.

SPAGNA -> La prima carica nell’ordinamento spagnolo è quella del Re, segue la Regina consorte, il
principe delle Asturie in questo momento e gli infanti di spagna, poi troviamo il Presidente del
governo, il presidente del congresso dei deputati, al quale segue il presidente del Senato, il
presidente del tribunale costituzionale, il presidente del Consiglio Generale del potere giudiziario, i
vicepresidenti del governo secondo il loro ordine, i ministri che compongono il governo secondo
l’ordine di precedenza specifico, il decano del corpo diplomatico, gli ambasciatori stranieri
accreditati in Spagna, gli ex presidenti del governo, i presidenti del Consiglio del governo delle
comunità autonome secondo il loro ordine, il capo dell’opposizione, il sindaco di Madrid, seguono
poi il presidente del Consiglio di Stato, il presidente della Corte dei Conti e altre figure.
Qui i nomi delle cariche cambiano -> nell’ordinamento francese c’è il Primo Ministro come carica
dell’esecutivo, nella Repubblica federale di Germania c’è il Cancelliere Generale, nel protocollo
spagnolo il Presidente del Governo, nel nostro il Presidente del Consiglio dei ministri, per il Canada
il Primo Ministro.
Nell’ordinamento spagnolo le figure di vertice dei due rappresentanti delle due Camere che
compongono il Parlamento sono considerate in modo distinto -> Il Presidente Del Congresso Dei
Deputati precede Il Presidente Del Senato; nell’ordinamento spagnolo, come in quello francese,
tedesco e statunitense, ai due rami del parlamento sono attribuiti pesi specifici diversi.

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CINA -> nell’ordinamento della Repubblica Popolare Cinese ci sono delle cariche che esprimono lo
Stato ed altre che esprimono il Partito Comunista Cinese. Le cariche che esprimono il partito
hanno una rilevanza pubblica nell’ordinamento statale.
Bisogna fare attenzione perché quello che potrebbe apparire, paragonandolo al sistema italiano
per esempio come espressione di un partito politico, in realtà non è così nell’ordinamento della
Repubblica Popolare Cinese perché quella carica esprime un potere nazionale e non solo di una
parte come potrebbe sembrare paragonandolo ad altri ordinamenti nazionali.

Negli ordinamenti stranieri, come quello italiano, esiste un ordine protocollare tra le cariche
pubbliche che discende direttamente dalla forma di organizzazione di Stato e di governo. Ad
esempio in Francia, in Germania, negli Stati Uniti la carica di vertice del governo, comunque essa si
chiami, precede i rappresentanti dei due rami del Parlamento e ai due rappresentanti dei due rami
del Parlamento sono attribuiti due ranghi specifici, cioè non è attribuito ai due soggetti lo stesso
identico rango come nell’ordimento italiano, ma sono attribuiti due ranghi distinti. Quindi, la
successione nell’organizzazione dello stato comporta anche una diversa rilevanza protocollare per
le cariche pubbliche che esprimono quegli organi.
Negli ordinamenti che abbiamo appena considerato (Germania, Francia, Spagna, Stai Uniti) la
rilevanza protocollare precedente al Primo Ministro rispetto alle cariche parlamentari dipende dal
fatto che quegli ordinamenti non hanno una forma di governo parlamentare (cancellierato,
presidenzialismo) -> non sono forme di governo parlamentari, cioè l’esplicazione del potere
dell’esecutivo non dipende da un rapporto fiduciario con il parlamento.
In quegli ordinamenti il capo dell’esecutivo viene eletto direttamente dal popolo, quindi
l’investitura fiduciaria ce l’ha dall’elezione popolare, con suffragio universale diretto quasi sempre,
ma non dal fatto di essere espressione della fiducia parlamentare, che invece è lo strumento
mediante il quale nel nostro ordinamento si arriva ad avere la precedenza alle cariche
parlamentari rispetto a quelle dell’esecutivo.
Lo stesso vale per le cariche che fanno capo ai due rami del Parlamento -> sono separati in quanto
hanno poteri e funzioni diversi.

TRADIZIONI CULTURALI E RELIGIOSE

La regola delle visite internazionali prevede la prevalenza dello IUS LOCI cioè il diritto -> si
rispettano le regole protocollari del paese che ospita e che sta organizzando la visita, ma senza mai
dimenticare che ci sono dei doveri di ospitalità; il non andare incontro alle necessità che derivano
dal comportamento o da ragioni religiose o culturali è far qualche cosa non conforme al
protocollo.
Ricordiamo quindi che nell’organizzazione di una visita c’è la presenza di queste due identità: le
regole protocollari del paese che organizza da un lato e le ragioni di ospitalità e cortesia d’uso nei
confronti dell’ospite. Quindi bisogna cercare di contemperare la norma con la necessità di
comportarsi in modo attento e rispettoso nei confronti di regole culturali e religiose di altri popoli.

REGOLE DEI PAESI DI TRADIZONE EBRAICA -> l’autorità di religione ebraica non mangia carne
suina e nemmeno derivati perciò non possiamo proporre una carbonara o una amatriciana.

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L’attenzione, quindi, va posta nei confronti di tutto -> se siamo soliti fidarci a uno chef per la
preparazione di questo incontro, bisogna sempre chiedere di indicare esattamente il contenuto di
ogni piatto quindi TUTTI gli ingredienti con delle apposite targhette.
Per le autorità di religione ebraica, la cucina deve essere una cucina prescelta -> non basta che si
conoscano gli ingredienti ma è necessario che anche sia controllata la macellazione degli animali o
la raccolta di frutta e verdura, che sia stata pulita in un certo modo.
In occasione di questo tipo, perciò, bisogna affidarsi a cucine e ditte che svolgono questo tipo di
servizio e che siano pratiche a questo tipo di attività.
Oltre alla carne di maiale non potremmo servire carne di cavallo, di coniglio o lepre né pesci senza
squame né crostacei e frutti di mare. Bisogna rispettare quindi la Regola KOSHER.
Nello stesso pasto non possono essere inoltre mescolati la carne con il latte che devono essere
inoltre conservati in modalità diverse; il cibo deve essere cotto, MAI al sangue e la frutta che viene
proposta può essere raccolta dall’albero solo dopo che quest’ultimo abbiamo compiuto minimo
tre anni di vita.
Le stoviglie vanno tenute nelle 24h precedenti a bagno in acqua e sale e tenute separate quelle
usate per i latticini e quelli per le carni.
Il digiuno per le autorità di religione ebraica è previsto soltanto principalmente nel giorno del YOM
KIPPUR, il giorno della ricorrenza ebraica. Nella giornata di sabato e in altre festività non si
possono programmare incontri o riunioni con autorità di religione ebraica.

Gli abiti che vengono indossati da uomini e donne ebraiche sono abbigliamenti normali,
occidentali nulla di particolare, solo gli uomini indossano la Kippah che è una sorta di copricapo
simile a quella indossata dai cardinali che è adagiato sulla sommità del capo. Può capitare che in
una delegazione di personalità ebraica siano ortodossi.

Gli ORTODOSSI non stringono la mano agli altri soggetti. Principalmente non la stringono alle
donne, ma in realtà se sono ortodossi non la stringono neanche agli uomini.
(visita di Obama all’imperatore del Giappone – Un occidentale si sarebbe dovuto inchinare
all’imperatore perché, comunque, il Giappone ha ancora questa figura divina.
Il presidente Obama all’arrivo fece un profondissimo inchino, mentre l’anziano imperatore
nonostante la sua anziana età, tese la mano a Obama. Si vedono queste immagini di Obama chino
di fronte al padrone di casa quale però cerca di rispondere al saluto con la mano.) Nelle esequie
non ci sono fiori quindi né nei funerali né sulle tombe si portano fiori.

RELIGIONE ISLAMICA -> nella cultura islamica non si conosce la laicità -> non c’è una separazione
tra la cultura, la persona e la religione. La religione influenza tutto anche la vita pubblica -> è
impossibile venire meno al rispetto di regole di origine religiosa.
Ad esempio, se invitiamo a tavola una autorità islamica e noi siamo un paese di grandi produttori
di vino e vogliamo mettere una bottiglia sul tavolo per non rinunciare alle nostre tradizioni, questo
significherebbe attenersi alle proprie tradizioni ma mettere in grossa difficoltà l’ospite, fare in
modo che quando rientra nel proprio paese rischia di non avere più una autorità pubblica.
Mettere quindi la bottiglia di vino sul tavolo, per mostrare l’etichetta e far vedere che il mercato
italiano possa avere altri orizzonti, nei confronti di un paese di cultura islamica è un gesto
profondamente sbagliato e ingiusto -> in quel territorio non c’è mercato di alcolici e vini e dal
punto di vista commerciale è un gesto ininfluente, inutile, anzi diventa poi dannoso perché se si
insiste, si mette in difficoltà l’altra persona.

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Anche l’ospite di tradizione islamica NON MANGIA CARNE DI ORIGINE SUINA O LE SUE
DERIVAZIONI, NESSUN ALCOLICO, NON MANGIANO NEANCHE CARNE DI ASINO, nulla che sia
preparato o cotto con dell’alcol, NESSUN PESCE SENZA SQUAME E NEMMENO CROSTACEI.
I cibi devono essere cotti a Regola HALAL quindi anche questa approvata dalla comunità islamica.
Durante il mese del Ramadan è previsto il digiuno -> questo è un momento molto importante da
tenere in considerazione perché potrebbe capitare di ricevere un incontro con una autorità
islamica in quel periodo. Certamente non sarà proposta una cena o una colazione o un pranzo di
lavoro perché devono osservare dall’alba al tramonto il digiuno, ma bisogna ricordarci che, se per
abitudine durante un incontro si portano dei caffè o dei cioccolatini, l’ospite di cultura islamica
non può mangiarli; quindi non possiamo portarli perché sarebbe come tentarli e violare la regola
del digiuno.

Anche per le autorità di religione islamica NON STRINGONO LA MANO ALLE DONNE -> non è un
fatto di educazione, ma è proprio una questione culturale. (questione del sofagate e critiche
sessiste, ma attribuire colpe e responsabilità di una cultura diversa dalla propria quindi per venirsi
incontro due culture differenti l’ospite che non viene salutato non deve sentirsi offeso e così
perché dal punto di vista culturale quella è abitudine.)

È cortese ricordare che loro hanno obblighi di preghiera (5 volte al giorno) e se l’incontro dura più
di un’ora ed è molto articolato, è cortese trovare uno spazio ed arredarlo con dei tappeti con
orientamento verso la Mecca così che loro possano pregare se lo desiderano.
Durante l’incontro, se è previsto un colloquio in salotto e quindi i padroni di casa sono seduti uno
di fronte all’altro o uno accanto l’altro, bisogna ricordare che è bene NON ACCAVALLARE LE
GAMBE perché nella tradizione islamica se il padrone di casa mostra la suola delle scarpe questo è
segno di mancanza di riguardo e di rispetto ed è come se lo guardasse dall’alto al basso per
l’ospite.
L’ospite potrebbe essere poligamo ma nel momento in cui viene ricevuto giungerà con una sola
consorte in modo che non si creano imbarazzi sotto il profilo interno.

Bisogna FARE ATTENZIONE AI DONI -> Il dono deve avere un valore inferiore a un certo importo;
nel nostro paese non possono essere ricevuti doni che abbiano un importo superiore ai 300euro,
negli Stati Uniti 100dollari.
Molti paesi della tradizione islamica, soprattutto della Penisola Araba, sono abituati a proporre
doni molto ricchi e costosi -> lì l’autorità italiana non può riceverli, ma comunque rifiutare un dono
diventa imbarazzante sia per chi lo ha ricevuto sia per chi lo ha fatto e quindi il dono costoso che
viene fatto diventa una bene acquisito dallo Stato (un vaso d’oro o un oggetto d’oro).

TRADIZIONI E REGOLE DEL MONDO HINDU -> non si mangia la carne bovina, molto spesso gli
ospiti prediligono vegetali a patto che però non siano tuberi ossia che non siano sottoterra. Anche
nella tradizione hindu non sono ammessi alcolici.
La caratteristica tipica dei popoli orientali è l’atteggiamento e il momento del saluto che NON
PREVEDE UN CONTATTO FISICO -> c’è un cenno con il capo quanto più profondo quanto è
maggiore la differenza di rango tra le due autorità e non sono previste molte altre attenzioni.
L’abbigliamento per autorità hindu è un po’ diverso: gli uomini indossano camice con il collo alla
coreana, giacche morbide più lunghe e abbigliamenti formali diversi alle nostre abitudini.

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REGOLE DELLA TRADIZIONE GIAPPONESE -> il contatto fisico non c’è mai stato neanche qui. Il
popolo giapponese è un popolo molto formale e attenta alla forma anche in privato, anche nel
saluto e nell’abbigliamento.
L’inchino è tanto profondo quanto più è differente il rango delle persone che si incontrano e c’è
questa grande attenzione a tutti gli aspetti dell’incontro dal momento del saluto,
all’abbigliamento, alla postura del corpo, la posizione, mai troppo vicini, la presentazione di
qualunque cosa, il dono preparato con grande cura e attenzione, i colori e il fiocco utilizzato per
racchiudere il dono. Fanno molta attenzione al minimo dettaglio, mettono grande cura in tutto
anche nella preparazione della tavola e dei cibi preparati e nel modo in cui vengono impiattati i
cibi.
Queste attenzioni sono necessarie se mantenute anche se riceviamo ospiti giapponesi perché in tal
modo l’ospite si può sentire a proprio agio, e si fa capire che ci stiamo dedicando a lui e alle sue
tradizioni che sono state frutto di attenzione e studio.
Ci sono dei numeri appropriati, positivi o negativi -> per esempio, la tradizione occidentali il 13 e il
17 sono dei numeri particolari anche se può succedere che qualcuno non ci fa caso per niente,
qualcuno è molto scaramantico e neanche si siede a tavola se i numeri sono.
Per i giapponesi il 7 è un numero sfortunato mentre l’8 è il numero della fortuna.
Il fatto di aver verificato ed essersi interessati su quali sono le tradizioni e gli elementi positivi e
negati fa comprendere all’ospite che c’è stata cura e attenzione nella preparazione di questo
incontro, che si è voluto tendere una mano in gesto di amicizia dell’altro.

Nella tradizione culturale giapponese NON C’È LA TRADUZIONE SIMULTANEA -> durante gli
incontri, se è prevista una traduzione, questa sarà sempre consecutiva quindi si metta sempre
l’interprete dietro l’ospite quale soffia nelle orecchie la traduzione delle parole che rivolge il
padrone di casa mentre dall’altra parte del tavolo viene messo un interprete che possa fare lo
stesso con il padrone di casa quando parla lo straniero.
I giapponesi amano molto la condivisione del cibo, non iniziano da soli, anche se questo diventa
difficile in un pranzo formale.
I giapponesi sono molto riservati, questo anche nella vita privata e non solo in quella pubblica.
Hanno ritmi di lavoro molto elevati e nelle visite preparatorie faranno mille domande perché
vogliono essere sicuri di ogni minimo dettaglio per far sì che non sfugga nulla ed è bene rispondere
molto cortese e non in modo interlocutorio.
Grande attenzione è dedicata alla CERIMONIA DEL THÈ in cui c’è un rituale che viene preparato
con grande cura e attenzione, viene fatto individualmente e questo è il simbolo del formalismo
giapponese.

Il bianco è un colore di lutto, perché è il colore della purità e per loro la purezza è la morte.
Il crisantemo è il fiore più solenne che c’è in Giappone, mentre in Italia è utilizzato nei riti funebri.

TRADIZIONE CINESE -> anche qui GRANDISSIMO FORMALISMO, quasi maniacale, però solo
pubblico perché poi in privato sono chiassosi, molto simpatici e di compagnia.
Sono molto rispettosi della gerarchia per cui non possiamo dire di no al capo del protocollo e dire
di si poi al funzionario del protocollo. Questo è impossibile per la loro mentalità e lo
prenderebbero come forma di disprezzo per il capo. Sono molto insistenti se voglio ottenere
qualcosa.
Tengono moltissimo alle presentazioni, sono molto curati e normalmente porgono i loro biglietti
da visita e tengono molto al fatto che il loro biglietto da visito sia subito preso in considerazione,
che venga letto e considerato e che ci sia un gesto di compiacimento e considerazione.
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Le loro decisioni non sono mai immediate e quasi sicuramente non sono mai individuali e una
volta che arrivano sono immodificabili, non ci sono ripensamenti o volontà di modifiche.
Hanno una grandissima attenzione per la loro bandiera che esporrebbero ovunque e chiedono
particolare attenzione ogni volta che la bandiera viene esposta.
Il blu è il colore del potere, riservato alle autorità; il verde è il colore della pace; il porpora il colore
della lealtà.
Se riceviamo un dono in Cina non possiamo scartarlo, se invece lo riceviamo a casa nostra, in Italia,
possiamo aprirlo e possiamo anche commentare oltre all’incarto bellissimo, il dono che riceviamo.
Non bisogna mai perdere la pazienza perché perdere la calma dimostra mancanza di saggezza,
controllo e forza interiore.
ATTENZIONE AI NOMI E COGNOMI -> la loro composizione molto spesso è complessa e in ogni
caso la prima parola è il cognome e il secondo è il nome.
L’età per la tradizione cinese è fattrice di grande attenzione perché è indice di saggezza e di
gerarchia. La persona più anziana deve essere trattata con maggiore rispetto.
Durante i colloqui, anche se questi durano molto, bisogna rimanere sempre molto composti.
Sono abituati a rimanere a tavola a lungo e ci rimangono volentieri e non bevono mai da soli,
quello che gli sta accanto deve bere con lui e se non si risponde al loro brindisi e invito si risulta
scortesi.
Il 4 per loro è numero sfortunato mentre l’8 è il numero fortunato, come 6 e 9.
Non bevono caffè, non sono abituati al latte e ai formaggi; preferiscono non mangiare carne di
vitello.
Il 2 aprile è la festa dei morti per i cinesi.

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In questa foto, ci sono due posizioni, una a sinistra con due poltrone azzurre e una a destra con
due poltrone azzurre e due gialle.

FOTO SINISTRA -> sono contraddistinti con due numeri -> il posto a sinistra con il numero 1, tra i
due posti seduti a quel tavolo, è il più importante; quello che noi vediamo a sinistra in realtà si
trova alla destra del posto n.2.
Questa è la posizione che assumono due soggetti che siedono ad un tavolo insieme, allo stesso
momento, nel momento in cui il soggetto del posto 1 è di rango superiore del soggetto del posto
n.2.
Quindi, l’ordine di precedenza ci fa capire chi fra i due soggetti che deve sedere al tavolo deve
occupare la seduta n.1 e chi la n.2 -> potrebbe essere il tavolo per la firma di un accordo, durante
un convengo, durante una presentazione di una nuova attività o di un libro.
Tra di loro, la posizione più importante è quella a destra (del numero 1) mentre quella secondaria
è a sinistra (numero 2).

FOTO DESTRA -> se consideriamo questa immagine vediamo che la n.1 rappresenta la nostra
destra mentre la n.2 è la nostra sinistra. Se dovessimo posizionare 2 cariche nelle sedie gialle,
andremo a posizione il n.1 a destra, di fronte al n.2 azzurro, mentre la n.2 a sinistra, di fronte al n.1
azzurro.
Se le due personalità che siedono hanno rango pari, la distinzione potremmo averla sulla base
dell’età anagrafica o ordine alfabetico.

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Se invece di due poltrone ce ne sono 3 o 5, il posto n.1 è al centro. Se ci trovassimo nella
situazione di dover sistemare in un tavolo di relatori il Rettore e i professori, al posto n.1
dobbiamo sistemare la persona di rango più importante al convegno e alla sua destra (2) e alla sua
sinistra (3) i due professori ordinari, e al n.4 e 5 i professori a progetto, quindi che hanno un rango
inferiore.
Vanno sistemati a seconda dell’anzianità di ruolo o, se non la conosciamo, di età.

Ci sono situazioni nelle quali noi abbiamo una figura che emerge rispetto alle altre e quindi torna
utile poter avere un posizionamento con un posto centrale così si riesce a mettere in evidenza
quella centralità.
Tuttavia, ci sono questioni in cui la centralità potrebbe metterci in difficoltà -> ad esempio quando
sono presenti due ministri, due presidenti delle Camere.

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Qui abbiamo 8 posti pari ad un tavolo -> ad esempio un tavolo di relatori con 8 persone non è la
cosa migliore poiché nessuno riesce ad avere un ruolo centrale rispetto agli altri, mentre in un
tavolo un po’ più rispetto con una composizione a 5 o a 3 è più semplice.
Se conto da destra arrivo fino al posto numero 2 che è quello centrale mentre se conto da sinistra
arrivo al numero 1, che è quello centrale -> mi trovo ad avere due posti centrali, l’1 e il 2.
Questa situazione si parla di DOPPIO CENTRO -> non c’è un posto centrale, ma ce ne sono due.
Quei due posti centrali sono paritetici, hanno graficamente lo stesso tipo di peso, perché entrambi
sono al centro del tavolo.
Questo tipo di situazione ci aiuta in casi in cui abbiamo due autorità di vertice, due autorità di
rango uguale (ad esempio due Ministri, due Presidenti delle Camere).

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Abbiamo un tavolo di relatori con 3 poltrone e accanto c’è il podio che viene posizionato nella sala
molto spesso se sono previsti interventi.
Lasciare posti liberi nel tavolo dei lavoratori o nella prima fila della platea è sempre poco
opportuno perché facciamo fare brutta figura alla persona che si doveva sedere in quel posto.

ASSEGNAZIONE DEI POSTI IN PLATEA -> Le sedie della prima fila proseguono dall’1 all’8 mentre
nella seconda fila dal 9 al 16 e nella terza fila dal 17 al 24 ; sono tre file di posti e ciascuna fila ha un
numero di posti pari (8 posti a fila) con un corridoio centrale.
Nella platea posizioniamo gli ospiti e li dividiamo in base a quanti sono -> in tempo di covid, una
sala grande ci consente maggior distanziamento e areazione ma fino a prima della pandemia, una
sala grande e pochi posti avrebbe dato l’impressione di un evento poco ben organizzato, un
evento che era stato ridotto o ridimensionato in fase finale perché magari avevano aderito poche
persone rispetto a quelle presenti.
Bisogna considerare che non tutte le persone possono venire a quell’incontro; una volta valutato
questo, prendiamo il nostro elenco in ordine alfabetico e segniamo chi viene e chi non viene.
Nel momento in cui si arriva a dover definire la lista con le adesioni, la lista bisogna trasformarla in
ordine protocollare -> dobbiamo mettere i nostri invitati in ordine protocollare dal rango più alto a
quello più basso. Inizieremo a vedere se c’è il Presidente della Repubblica, il Presidente del
Consiglio dei Ministri, i Presidenti delle due Camere, Ministri, Ambasciatori, Giudici Costituzionali.
Con l’elenco riordinato in termini di precedenza, cominciamo a posizionarli nella platea in ordine
protocollare -> il rango più alto e, se sono di pari rango, seguendo l’età.
Si seguono i posti 1,2,3,4… -> c’è l’alternanza tra posto a destra e posto a sinistra. A destra ci sono i
numeri dispari, a sinistra i pari.

Una volta ordinate le autorità, dobbiamo vedere quali sono le situazioni in concreto -> se
nell’elenco ci fossero diversi parlamentari (4 presidenti di Commissione Parlamentare o 4
presidenti di Regione o 4 ambasciatori) e siamo in una cerimonia in cui ci sono poi le autorità
territoriali, queste autorità di rango così alto andrebbero nei posti della prima fila.
Invece di metterli seduto alternandoli con un posto a destra e uno a sinistra, possiamo metterli
tutti o a destra o a sinistra.
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Questa è la soluzione con una platea con posti dispari senza il corridoio centrale -> è una
sistemazione utile per le ipotesi in cui noi abbiamo un’autorità che emerge rispetto alle altre (ad
esempio il Presidente del Senato o della Camera o il Presidente del Consiglio); abbiamo un numero
di altre presenze che hanno rango pari e ce n’è una che emerge sopra le altre.
Questo posizionamento con un posto principale mette in risalto la figura centrale come il
Presidente del Consiglio dei Ministri, il Presidente della Regione.
Il posizionamento avviene partendo dal centro, che è attribuito alla carica di maggior rango; poi si
prosegue a destra al posto n.2, a sinistra al posto n.3, a destra al posto n.4, e via dicendo.

Se volessimo mettere le bandiere, in quanto al convegno partecipano l’ambasciatore italiano a


Washington e l’ambasciatore americano a Roma, seduti a destra e sinistra al tavolo di presidenza,
devono essere messe alle spalle del tavolo di presidenza -> la bandiera americana dietro
l’ambasciatore americano e dietro l’ambasciatore italiano la bandiera italiana.
Oppure, è possibile mettere le bandiere alle spalle del podio -> la bandiera americana al centro a
destra, la bandiera italiana al centro a sinistra; a sinistra della bandiera italiana bisogna mettere
quella europea (vanno esposte insieme) e alla destra della bandiera americana potremmo esporre
la bandiera dell’università (se l’incontro è alla LUMSA).

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SCELTA DEL TAVOLO -> la scelta del tavolo attorno al quale riunire le delegazioni non può mai
essere una scelta casuale perché queste scelte non sono spesso equivalenti.

LETTERA A -> c’è un tavolo rettangolare con due schieramenti di poltrone sui due lati lunghi del
tavolo, uno di sopra all’altro. Nel lato superiore ci sono 5 poltrone azzurre nel lato inferiore sono 5
poltrone marroni.
Supponendo che sia un incontro bilaterale, le due delegazioni hanno un posizionamento
omogenea -> i soggetti posizionati hanno la parità di rango. Le due posizioni sono identiche,
equivalenti e nessuna delle due delegazioni potrà lamentarsi di un trattamento diverso.

LETTERA B -> è un tavolo a ferro di cavallo. Sono tre delegazioni: la delegazione superiore sono 5
posti verdi, quella a destra sono 5 rossi e quella a sinistra sono 5 blu.
Essendo sedute su due lati della U, il loro posizionamento è uguale (blu e rossa) -> ma la loro
posizione non è uguale a quella della delegazione verde.
Questo tipo di seduta è il tipo di seduta che viene utilizzata normalmente nell’ipotesi in cui ci sia
un padrone di casa che ospita altre 2 delegazioni. Non è una posizione paritaria.

LETTERA C -> è un tavolo perfettamente quadrato, con 4 delegazioni che hanno 4 lati uguali.
Quindi hanno tutti la stessa posizione e la stessa capacità.

LETTERA D -> abbiamo 6 delegazioni diverse: ne abbiamo due che hanno ognuna un lato corto
mentre le altre 4 delegazioni sono sul lato superiore e sul lato inferiore.

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Qui, le delegazioni non hanno un posizionamento omogeneo ed equivalente -> potrebbero avere
tutte lo stesso tipo di posizionamento se il tavolo avesse una forma esagonale oppure rotonda.

È una delle situazioni che viene utilizzata per la SOTTOSCRIZIONE DI ACCORDI.


In questo caso, al tavolo seguono i sottoscrittori -> alle spalle ci sono le bandiere; alle spalle del
sottoscrittore ospite c’è la bandiera dell’ospite e alle spalle del sottoscrittore ospitante c’è la
bandiera del padrone di casa.
Ciascuno dei sottoscrittori avrà la posizione per ospitare la delegazione che ha accompagnato i
firmatari -> a destra c’è quella ospitante e a sinistra c’è quella dell’ospite.
Di fronte al tavolo dei sottoscrittori, ci sono i fotografi e i cineoperatori che riprendono e utilizzano
le immagini per veicolare l’informazione.

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SOTTOSCRIZIONE DI UN ACCORDO

1. LA PRIMA FASE -> si ha l’originale a per l’ente x e l’originale b per l’ente y. I due originali
sono identici quanto a contenuto ma potrebbero differire per la posizione della firma dei
sottoscrittori. Questo cambia perché nel diritto internazionale un atto e un accordo si
hanno per conclusi quando il secondo sottoscrittore, vedendo che il primo ha apposto la
propria firma, sottoscrive anche lui e a quel punto quando ci sono tutte e due le
sottoscrizioni l’accordo si ritiene concluso.
In questo caso i due originali vedono le posizioni delle firme invertite e l’ente x una volta è
il proponente e una volta è l’accettante -> nei due, tutti e due hanno la possibilità di dire
che hanno sottoscritto a destra dopo aver visto che l’altro contraente aveva già apposto la
propria firma. La firma viene apposta da sinistra a destra; nell’originale a sinistra l’ente x
firma per primo dopodiché gli accordi vengono scambiati e vengono sottoscritti dall’altra
parte.
Il contenuto dell’accordo è lo stesso perché entrambi firmano lo stesso tipo di accordo ma
c’è soltanto una differenza nell’intestazione -> nell’originale, in alto a sinistra, ci sarà lo
stemma dell’ente x mentre a destra ci sarà il logo dell’ente y. In alto, in corrispondenza
della firma ci sarà il corrispettivo stemma.
I due originali potrebbero essere diversi nel caso in cui ci fossero due diversi tipi di
sottoscrittori -> ad esempio ministro della cultura italiano e ministro della cultura austriaco
allora questo potrebbe essere redatto in una doppia lingua, italiano e in tedesco, e la lingua
del testo originale per l’ente x (ministro) ci sarà sulla facciata di destra il testo in italiano e
su quella di sinistra il testo in tedesco. Per il ministro austriaco ci sarà sulla facciata di
destra il testo in tedesco e su quella di sinistra il testo italiano.
In alcuni casi può essere redatto l’originale anche in una lingua comune -> ad esempio
quando si sottoscrivono patti e accordi con paesi arabi o con altri paesi la cui lingua sia
difficile da interpretare può essere stabilito di comune accordo che ci sia un testo comune
redatto ad esempio in inglese. A quel punto il testo viene redatto in tre lingue: in italiano,
nella lingua ufficiale del paese contraente, in inglese. Chiaramente il testo sarà sempre
identico ma verrà espresso nella lingua dei sottoscrittori e della lingua comune ad
entrambi. Una volta che l’ente x ha firmato a sinistra e l’ente y ha firmato a sinistra
sull’altro originale, i due originali vengono scambiati quindi il sindaco x da l’originale al
sindaco y perché lo sottoscriva a destra e viceversa.
2. LA SECONDA FASE - SCAMBIO DEGLI ACCORDI -> è quella relativa allo scambio dei testi.
Normalmente lo scambio avviene o direttamente dai due sottoscrittori o mediante l’aiuto
di un commesso o di un funzionario del cerimoniale.
3. LA TERZA FASE - SOTTOSCRIZIONE -> è quella in cui il sindaco x, che aveva firmato per
primo l’originale x, adesso firma per secondo l’originale che il sindaco y aveva firmato per
prima. Sindaco x firma a destra l’originale che il Sindaco y aveva firmato per prima mentre
il sindaco y che aveva firmato quest’altro originale alla sinistra firma a destra per
accettazione.
Questo è il momento in cui l’accordo si ritiene perfezionato e si ha per concluso. Una volta
che entrambi i sindaci firmano il secondo originale, l’accordo è concluso.
4. LA QUARTA FASE – SCAMBIO DEGLI ORIGINALI -> prevede che gli originali vengano
scambiati di nuovo perché il Sindaco x che ha firmato a destra deve tornare in possesso del
suo originale dove lui aveva firmato per primo. È fondamentale che il sindaco x abbia in
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possesso l’originale che ha firmato per prima perché questo dimostra che il sindaco y ha
firmato per secondo dopo aver visto che il sindaco x aveva già firmato e aveva proposto la
firma di questo accordo.
INVITI  essi possono essere di tre tipi:
1 L’INVITO CON LETTERA -> è quello più formale e di solito si rivolge a cariche di rango
elevato; si fa per spiegare qual è l’occasione in cui si svolge l’evento e per dare notizie in
più rispetto a quelle che si mettono nel cartoncino di invito.
Se un sindaco deve invitare all’inaugurazione della nuova sede municipale il presidente
della Repubblica, il sindaco gli scriverebbe una lettera che si distingue anche dagli inviti per
tutti gli altri invitati in cui dirà, ad esempio, che dopo lunghi anni di restauro dell’immobile
che fa parte del patrimonio storico, la presenza del presidente della repubblica è molto
importante. La lettera formale può essere ricca di dettagli ma non può essere troppo
prolissa. Si può anche annettere un allegato come un dépliant o una brochure.

1. CARTONCINO DI INVITO -> è simile alla cartolina ma non c’è la possibilità di inserire molti
particolari e l’invito deve essere semplice ed essenziale e contenere gli elementi che
servono ad identificare il luogo senza la possibilità di esprimere altro.
Nel cartoncino dell’invito in alto ci sarà il nome del rettore che ha il piacere di invitare un
certo tipo x all’evento che si svolgerà nell’aula magna dell’università e in basso a sinistra ci
sarà l’indirizzo del luogo dove si svolge l’evento. Accanto ci sarà RSPV con il numero
(respondez s’il vous plait). In basso al centro ci può essere scritto l’indicazione
dell’abbigliamento particolare, ad esempio lo smoking o il frac.
Cravatta nera vuol dire smoking, cravatta bianca vuol dire frac e abito scuro vuol dire abito
a tre pezzi quindi giacca, pantalone e gilet con camicia bianca e cravatta sobria.

2. CARTONCINO DI INVITO IMPERSONALE -> Il nome dell’invitante viene indicato come


anche i titoli accademici quindi Massimiliano Bianchi ha l’onore di invitare l’ingegnere
Giuseppe Rossi, comandante provinciale dei vigili del fuoco di Bellagio oppure il dottor
massimo Verde. L’invitato viene invitato con i suoi titoli mentre l’invitante si spoglia dei
suoi titoli sia accademici sia onorifici.
La differenza tra cartoncino personale e impersonale è che nel cartoncino impersonale non
c’è il nome dell’invitato ma c’è l’indicazione generica e non c’è l’abbreviazione (signoria
vostra). Nella terza forma di invito non si scrive l’invitato e viene stampato ed è uguale per
tutti.

Tutte le informazioni che vogliono descrivere bene l’occasione dell’evento non possono entrare
interamente nel cartoncino di invito ma solo nella lettera formale.
La seconda indicazione nella lettera è l’attività che si svolge in quella data ad esempio in occasione
dell’inaugurazione del consiglio della seduta e poi la parte centrale sarà dedicata al soggetto che
viene invitato e la terza parte è quella del giorno e del luogo.
Nel cartoncino di invito si indica l’indirizzo esatto e a destra si mette l’indicazione della richiesta di
risposta che è sempre necessaria sia in caso di adesione che in caso di declinatoria perché chi ha
rivolto l’invito deve sapere se potrà esserci o meno.
Grazie alla lista delle adesioni, colui che sta organizzando può avere una visione chiara e sulla base
di questo elenco riporta gli invitati che hanno accettato l’invito.

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I SIMBOLI DI STATO -> le bandiere. Le bandiere del g7 a Taormina vennero posizionate alle spalle
di ogni rappresentante. Partendo da sinistra la prima bandiera è quella europea dove c’è il
presidente europeo, poi davanti alla bandiera canadese c’è il primo ministro canadese, ecc..
Il g7 era a Taormina in Italia, ragione per la quale il presidente del consiglio dei ministri italiano era
al centro e alla sua destra e sinistra ha rispettivamente il presidente degli Usa e il presidente
repubblica francese che sono due capi di stato mentre tutti sono tutti ministri; fra di loro si è
eseguito il criterio dell’anzianità di ruolo quindi la Merkel precede il primo ministro giapponese
perché lo era da più tempo. Il presidente degli stati uniti è a destra perché è stato eletto prima del
presidente francese.

SCHEMA TAVOLO DI PRESIDENZA -> devono prendere posto il sindaco della città in sede,
l’assessore al bilancio, il rettore dell’università e il sottosegretario all’istruzione. In quale ordine
vengono posizionati questi soggetti?
Se a questo tavolo devono essere sistemate queste quattro autorità, bisogna metterle in ordine di
rango quindi dalla più elevata di rango alla più bassa di rango -> tra queste il sottosegretario
all’istruzione, poi il sindaco, poi il rettore e poi l’assessore provinciale.
Per sapere come vanno posizionate al tavolo, bisogna ricordarsi la regola della destra e del centro
-> quindi in questo caso nel tavolo si hanno 4 posti in cui ci sono due posti centrali e due posti
laterali. Tra questi ci sono due a destra e due a sinistra e quindi se si devono mettere in ordine
questi quattro posti: quindi mettono le Quattro cariche stabilendo che, in base all’’ordine delle
precedenze il sottosegretario è il primo, il sindaco la seconda, il rettore la terza e l’assessore
provinciale la quarta il sottosegretario è il posto primo (b), il sindaco (c), il rettore (a) e poi
l’assessore posto D. Se la cerimonia non si svolge in un giorno di festività nazionale e quindi se
non riconoscono le caratteristiche per cui si dovrebbe applicare il cerimoniale nazionale allora si
applica l’ordine di precedenza territoriale tra le cariche.

In una cerimonia che si svolge a Bologna in cui partecipano il presidente della Regione della Sicilia
ed Emilia Romagna poi i sindaci di varie città, l’ordine applicato è di precedenza territoriale.
Bisogna ricordarsi che tra i Presidenti Di Regione E Sindaco la carica tra le due più alta è quella del
Presidente Della Regione; quando c’è il Presidente Della Regione e il Sindaco In Sede, il presidente
della regione in sede precede gli altri presidenti e il sindaco precede gli altri sindaci.
Questa cerimonia si svolge a Bologna e quindi il Presidente Della Regione Emilia Romagna precede
quello della Sicilia perché il sindaco della regione Emilia Romagna è in sede.
Se non fossimo stati a Bologna ma Roma i due presidente sarebbero stati collocati seguendo il
criterio dell’anzianità di istituzione delle regioni e quindi prima quello della Sicilia e poi Emilia
Romagna ma se fossimo stati a Roma ed era presente il presidente della regione Lazio, ci sarebbe
stato lui poi Sicilia e poi Emilia Romagna.

Tra i sindaci il criterio vigente è dell’ordine alfabetico -> prima devono essere collocati i sindaci di
comuni di capoluoghi di regione, poi i sindaci di comune capoluogo di provincia e poi gli altri.
Il sindaco in sede ha la precedenza sugli altri e, anche se non è il sindaco di una città capoluogo,
precede comunque tutti gli altri e poi gli altri sindaci in ordine di precedenza tra i comuni.
Quindi prima quelli capoluogo di regione tra di loro poi i diversi capoluoghi di provincia.

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