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Decisivo è un suo viaggio a Tunisi nel 1914. Da quel momento lo stesso Klee
afferma di essersi pienamente impadronito del colore. Può così sentirsi un
pittore completo, avendo in effetti fino a quel momento esercitato la sua arte
più sul piano grafico-disegnativo che pittorico in senso stretto. Lo stesso anno
viene però richiamato alle armi per combattere nella prima guerra mondiale.
Congedato a Natale del 1918, inizia per lui il periodo più fecondo e felice della
sua carriera artistica. Nel 1920 viene chiamato da Gropius ad insegnare nella
Bauhaus. Qui Klee si applicherà alla didattica in maniera entusiasta, avendo la
possibilità di organizzare in maniera più sistematica l’aspetto teorico del suo
fare artistico.
Nel 1930 conclude la sua attività di insegnante alla Bauhaus, prima che questa
scuola tre anni dopo viene definitivamente chiusa dai nazisti. Dopo un breve
periodo trascorso in Germania si trasferisce definitivamente nella natìa
Svizzera dove muore nel 1940 a seguito di una sclerodermia.
Ad Parnassum
Nel 1926, otto anni prima
della realizzazione di Ad
Parnassum, Klee soggiorna
in Italia e rimane
profondamente colpito dai
mosaici delle basiliche
paleocristiane di Ravenna,
da allora i suoi dipinti
assumono una fisionomia
nuova caratterizzata da una
tecnica "neodivisionista"
costituita da pennellate
puntiformi poste a formare
una fitta e omogenea
tessitura cromatica.
Nella tela Ad Parnassum rivive lo splendore dei mosaici bizantini con minuscole
pennellate dense di colore che immergono l'immagine in una luce particolare,
accesa e viva; segnata da tonalità azzurro-verdi e giallo-arancio che appaiono
in continuo movimento: come un raggio di luce che si riflette su uno specchio
infranto. Il disegno risulta spezzato da linee rette e oblique, che tracciano, in
secondo piano, la sagoma di una collina di forma piramidale, affiancata da un
sole che sorge di un vivido arancione. "Il soggetto era il mondo, se pure non
questo mondo visibile" scriverà Klee nei suoi diari riguardo al dipinto.
Nel quadro Klee vuole trascendere il mondo fenomenico ma a differenza di
Vassily Kandinsky (che recede ogni legame con il mondo reale per sfociare in
un assoluto astrattismo) non perde ogni contatto con il mondo che ci circonda
e rappresenta il paesaggio come un semplice ricordo, frammentato, definito da
cromatismi e caratterizzato da una complessiva armonia, simile a quella delle
melodie musicali che ben conosceva da abile violinista. E ancora, osserva il
mondo con gli occhi di un fanciullo, componendo la realtà in tante macchie di
colore, rappresentando ciò che meglio lo aveva impresso (fulgidi colori, il sole
di un arancio acceso).
Insula dulcamara
Quadro di grande
sensibilità
cromatica, nei
passaggi graduali
dai verdi agli
azzurri ai rosa
realizza una
sensazione
atmosferica come
di visione aerea
di terre e mare.
In questa delicata cromia inserisce dei tratti neri molto netti, la cui somiglianza
con le scritture arabe è fin troppo evidente. Ma in realtà sono segni che
materializzano sprazzi di immagini, quale il viso stilizzato al centro del quadro,
quasi come apparizioni di volti che si nascondono alla vista. La sensazione di
esotico è decisamente chiara, ed è un risultato cercato con un linguaggio
decisamente originale, fatto, come era rigoroso in una pittura di matrice
astratta, solo di segni e colori.