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Nella mentalità greca non c'era la persona, c'era il cittadino. Primato del pubblico sul privato.

La fenomenologia

E' lo studio della coscienza e dei fenomeni da essa percepiti. Prende le distanze dal positivismo
secondo cui i fenomeni che percepiamo sono dati oggettivi. I fenomeni esistono invece per la
coscienza.

La coscienza non esiste di per sè, non è un soggetto psicologico, ma è sempre coscienza di
qualcosa. Il dato fenomenico è tutto ciò di cui disponiamo, non c'è altro oltre esso o prima di esso,
Non esiste uno studio dell'essere (ontologia) al di là delle fenomenologia. Non esiste alcuna
coscienza in se che precede i fenomeni.

Brentano introduce il concetto di intenzionalità della coscienza, mentre Bolzano sostiene che le
verità logiche (principio di identità e non contraddizione) siano indipendenti dal soggetto e valide al
di là dell'essere pensate. C'è un mondo logico valido in sè.

La fenomenologia husserliana persegue l'ideale di una descrizione obiettiva del mondo,


finalizzata a rintracciarne le essenze (strutture invarianti) attraverso le quali i fenomeni sono
dati all'io. Il motto è Alle cose stesse!

Obiettiva e non oggettiva, perché, a differenza delle scienze particolari, prescinde da ogni
fatto o realtà e si rivolge alle essenze.

La fenomenologia vuole fare della filosofia un sapere assolutamente certo e di fronte alla crisi delle
scienze europee si propone di tornare al concreto "mondo della vita" (Lebenswelt).

Husserl

Nella disputa con Frege (Filosofia dell'arimetica) si libera di ogni influsso psicologistico e arriva a
sostenere anche lui che le leggi logiche, universali e necessarie, non siano identificabile con i
processi psichici. Può essere la psicologia a fondare la logica e la matematica? No, altrimenti si
piomba nel relativismo. Logica e matematica sono autoconsistenti: 2+2 fa 4 a prescindere da chi lo
pensa.

Maestro di Heidegger, rompe con lui durante il nazismo. Husserl era ebreo e dovette abbandonare
l'insegnamento.

Ricerche logiche capolavoro di Husserl. Heidegger voleva costituire un circolo di amici delle
Ricerche logiche. Si dissocia dallo psicologismo. La logica è basata sui principi a priori, hanno una
loro in-seità, non dipendono dagli atti della mente. Questi principi sono ideali: hanno una struttura
oggettiva universale e necessaria, ma non sono un mondo iperuranico (non vanno ontologizzati:
antirealismo). La logica non sorge dal basso, empiricamente da un processo di generalizzazione
induttiva (psicologismo).

Atteggiamento naturale (naturalismo) pensa che le leggi logiche siano modi di funzionamento della
menti umane (posizione simile allo psicologismo). Quindi devono essere dimostrate induttivamente
dall'esperienza sensibile, per astrazione e generalizzazione.

Nel secondo volume delle Ricerche logiche compare un punto chiave della fenomenologia: l'atto
soggettivo che determina la conoscenza, il modo in cui si producono certi comportamenti. Sembra
un ricadere nello psicologismo, invece Husserl originalmente sta cercando una terza via tra
logicismo e psicologismo. Individua i limiti del logicismo astratto e i limiti del psicologismo
empirico. La logica non è a se stante, ma l'atto del pensiero non è più un'attività empirica.
Gli atti della coscienza (vissuti: rappresentare, ricordare, sperare, giudicare, amare o odiare) non
sono gli atti empirici di un individuo ma hanno una loro struttura eidetica invariante e intellegibile.
L'atto fondamentale è l'intuizione (noesi, contrapposti alla dianoia o pensiero discorsivo).

Per Husserl l'intuizione originaria della realtà è la percezione sensibile, mentre per Heidegger prima
di percepire questa sedia mi sono orientato in questa stanza (atto pratico-manipolativo). Per
Heidegger il nostro essere nel mondo (pieno di rimandi e oggetti) viene prima della percezione.

Intuizione categoriale: a differenza di Kant che ammetteva solo percezioni sensibili (intuizioni
spazio tempo), Husserl nella sesta logica (fondamentale) anche i concetti e le categorie possono
essere intuiti immediatamente. Non per astrazione. L'intuizione ci dà l'unità di un molteplice. Se
vediamo uno stormo, noi non vediamo una serie di uccelli ma vediamo/intuiamo la sua unità.

I fenomeni non sono banalmente quelli della natura ma sono le essenze intuite. Dobbiamo tornare
alle cose "in carne ed ossa" nella sua "evidenzialità offerente". Husserl: io insegno ai miei studenti
un nuovo modo di vedere. La fenomenologia è un esercizio della visione intellettuale. E' un vedere
originario ma muovendo una critica alla percezione sensibile. La fenomenologia vuole costruire un
edificio teorico sulla fondamenta dell'intuizione delle essenze, mettendo fuori gioco, tra parentesi, il
mondo (epochè). Stupore originario (thauma): guardo le cose come se le vedessi per la prima volta,
le cose stesse, in carne ed ossa.

La fenomenologia vuole andare al di là del dualismo tra io e mondo, tra idealismo e realismo.

Nelle Idee i vissuti (rappresentare, ricordare, giudicare ecc) sono atti intenzionali ma non empirici
ma analizzati fenomenologicamente diventano strutture fondamentale. Quella delle idee è una
svolta trascendentale e soggettivistica. Attraverso la riduzione eidetica si raggiunge l'io
trascendentale e non l'io empirico, psicologico o naturalistico.

La fenomenologia è un teatro degli atti fondamentali della coscienza dell'uomo che conquistano
rigore e scientificità, astraendoli dal loro contesto naturalistico. Accediamo all'attività costitutiva
dell'io, che vale per la matematica e per tutte le altre scienza. La fenomenologia diventa la scienza
delle scienze. Atto fondativo delle altre scienze (estetica, etica, psicologia ecc.).

Il precategorile e il mondo della vita a cui si appella Husserl non è il mondo naturalistico ed
empirico, ma è intuizione delle essenze pure.

Husserl parte da Cartesio e dal soggetto come centro dell'attività conoscitiva. Non possiamo pensare
a un mondo oggettivo, a un fondamento del mondo esterno alla coscienza.

La coscienza è attività trascendentale attraverso forme e principi a priori.


Diversamente da Cartesio, Husserl ripudia il realismo trascendentale, cioè la pretesa di intendere la
res cogitans come ente in sè al di là dell'atto di pensare, come sostanza che precede tale atto.
Esiste solo un "Io fenomeno" inteso come intenzionalità. La coscienza è sempre coscienza di
qualche cosa, non esiste in sè,. All'Io sono di Cartesio Husserl sostituisce l'Io conosco.

La fenomenologia si concentra sull'Erlebnisse, l'esperienza vissuta che indica ogni oganizzazione


del dato fenomenico in quanto esperienza vissuta (nella psicologia di indirizzo fenomenologico
conta il vissuto del paziente).
Fondamentale diventa la categoria dell'identificazione quale primo e originario processo delle
esperienze vissute dalla coscienza. Un cubo si presenta alla coscienza come una molteplicità infinita
di casi e di volta in volta possiamo isolare la sua forma, il suo colore, la lontanana. Ciò che lo rende
un cubo è il fatto di essere oggetto di una coscienza intenzionale che lo concepisce come unità
sintetica di tutte le percezioni (forma, colore ecc). Il processo identificativo precede e condiziona
l'esistenza di molteplici casi percettivi e a sua volta la coscienza precede questo processo
identificativo rendendolo possibile.

Husserl cerca di trovare i fondamenti universali e apodittici (intuitivi) della ricerca filosofica: una
serie di verità che abbiano la stessa evidenza del cogito. Si tratta di essenze o idee dei fenomeni,
colte attraverso il processo intuitivo dell'evidenza.

La fenomenologia diventa quindi una scienza eidetica, di queste idee universali e necessarie che
precedono i processi psichici con cui prendiamo consapevolezza dei fenomeni.

La logica, la scienza che fornisce i principi universali di tutte le altre scienze, diventa quindi scienza
delle scienze. Ogni scienza deve essere ricondotta una serie di proposizione universali e necessarie.

La fenomenologia non si occupa quindi di cose o di enti ma di forme della conoscenza, forme pure
dei fenomeni (riduzione eidetica), ignorando tutti gli aspetti accessori alle essenze dei fenomeni. La
riduzione deve arrivare all'essenza immutabile del fenomeno: il rosso di una mela, il suono di un
tamburo.

Senza il coglimento di queste essenze universali nessun caso particolare sarebbe esperibile. Le
essenze precedono i casi particolari, servono alla loro identificazione. L'intuizione eidetica
dell'essenza del triangolo è un processo precedente e distinto dall'intuizione empirica del singolo
triangolo.

Quanto al giudizio sul mondo (realtà concrete e specifiche esperite), Husserl introduce il concetto di
epochè, sospensione del giudizio. L'esistenza del mondo è indifferente allo studio dei processi
fenomenologici. In pratica la fenomenologia si occupa delle essenze che vengono prima e che
rendono possibile la percezione fenomenologica del caso particolare, mettendo tra parentesi il
problema dell'esistenza della realtà.

Psichiatria fenomenologica

Affronta la malattia mentale non in maniera organicistica. Il disagio psichico viene considerato
come appare. Si contrappone alla psichiatria tradizionale e alla psicanalisi che, pretendendo di
diventa scienza, considerano il disagio psichico sulla base della teoria che hanno elaborato.
La persona diventa un caso che conferma o meno una teoria. La fenomenologia non ha teoria alle
spalle ma guarda le cose come sono senza pregiudizi.

Psichiatria e psicanalisi guardano all'interno dell'individuo (depressione esogena, endogena, es, io


superio), la fenomenologia elimina la parola psiche (anima) e guarda al rapporto corpo-mondo.
Essere nel mondo di Heidegger (ambiente in cui sono nato, i libri letti, amici, esperienze).
Non più corpo-oggetto cartesiano (sottoposto a leggi meccanicistiche) ma un corpo che si muove
nel mondo della vita.

Il concetto di anima non appartiene alla tradizione giudaico-cristiana (dio si incarna e resuscita nel
corpo e con il corpo, parola nefesh-gola nella bibbia, tradotta in greco con psyché) ma è stato
introdotto da Platone, secondo cui, se vogliamo fondare un sapere universale e necessario,
dobbiamo fondarlo non sul corpo (sensazioni mutevoli) ma su qualcosa di stabile: le idee e i
numeri che dall'iperuranio si imprimono nell'anima.
Il neoplatonico Agostino riprende il concetto platonica di anima e ci innesta quello di salvezza,
introducendo quindi il concetto di anima nel cristianesimo, e di individualità. Ma nel Credo sono
ancora i corpi che risorgono. Cartesio riduce il concetto di corpo in quello di organismo, utile per la
medicina, che cerca il male oggettivo (ulcera ecc.). L'occhio come corpo è una figura di relazione,
come organismo diventa un oggetto depsicologizzato.Le malattie mentali, non essendo riscontrabili
nel corpo, non potevano essere indagate. La psichiatria come scienza della malattia dell'anima nasce
successivamente.

In ogni malattia grave o mortale c'è un accenno di schizofrenia. Si interrompe il rapporto corpo-
mondo (il mio io coincide con il mondo: sono stanco, non il mio corpo è stanco) e subentra quello
io-corpo, con il corpo che sostitusice il mondo.

La scienza è sapere oggettivante (universale e necessario), la psicologia nel momento in cui


pretende di diventare scienza perde la sua soggettività e quindi la sua ragion d'essere. Enigma della
psicologia di cui parla anche Husserl.

La psicologia può essere una scienza ermeneutica (dello spirito) ma non una scienza della natura,
nonostante i tentativi delle neuroscienze. Galimberti: mi possono spiegare tutto a partire del cervello
ma non i significati. Sartre: i muscoli e il sistema nervoso impiegato nel riso è lo stesso del pianto
ma non possiamo concludere che riso e pianto hanno lo stesso significato. Se la psicologia rinuncia
ai significati smette di essere psicologia.

Cita Nietzsche: la scienza vuole la regola perché toglie l'aspetto pauroso del mondo, ma la regola
non riproduce il mondo della vita. La vita dell'uomo non è riducibile a un teorema.
Il metodo psicologico è quello ermeneutico: deve interpretare, partendo dall'ambiente.

I matti venivano trattati come criminali comuni e messi in prigione. A "liberarli" è stata una
categoria religiosa cristiana: se non c'è piena avvertenza e deliberato consenso non possono fare
peccato e messi in prigione, ma devono andare altrove nei manicomi.

L'inventore della psicanalisi è Schopenhauer là dove ha scoperto che tutti abbiamo una doppia
soggettività: l'io e la specie, i cui interessi sono in conflitto. Una donna che deve generare va contro
l'interesse del suo io ma asseconda quello della specie. Sessualità per la riproduzione della specie e
aggressività per difenderla.

La tecnica è entrata nelle scuole: non si fanno più temi ma test. Se la socializzazione passa per un
mezzo tecnico (smartphone) non darlo a un bambino non permette a lui di socializzare.

Marxismo

Alla fine dell'800 nascono partiti e movimenti socialisti in tutta Europa sotto l'influenza del
marxismo. Il partito socialdemocratico tedesco guida la Seconda internazionale.

Agli inizi del '900 scontro tra revisionisti (Bernstein) e ortodossi (Karl Kautsky). Bernestein
abbandona la dialettica delle classi come causa del movimento storico e del progresso sociale.
Kautsky, in vista del crollo ritenuto inevitabile del capitalismo, si avvicina alle posizioni riformiste
socialdemocratiche di Bernstein con i metodi della democrazia rappresentativa. Critica i metodi
violenti di Lenin e cancella l'idea di rivoluzione.

Kautsky è il principale teorico del marxismo riletto in chiave positivistica (naturalismo,


evoluzionismo, economicismo). Questa visione domina nella Seconda internazionale (1889-1917).
Visione fatalistica della storia, che vedrà prima o poi il capitalismo lasciare il posto al comunismo.
Accantonamento della dialettica marxista ed hegeliana.

Imbastardimento del marxismo tramite il positivismo.

Il marxismo sovietico e il marxismo occidentale tentano invece di recuperare la fisionomia


dialettica.

Il marxismo sovietico si concretizza nel materialismo dialettico (Diamat), visione del mondo storico
e naturale. Il marxismo occidentale rilegge Marx alla luce di Hegel e lascia cadere ogni dialettica
della natura (Engels) per rivolgersi esclusivamente al mondo storico-sociale.

Per Lenin le cose esistono prima che l'uomo le conosca e sono indipendenti dalla conoscenza stessa.
Allo stesso modo non esistono sensazioni prima della sensibilità e della coscienza. L'esistenza
indubitabile della realtà materiale garantisce pieno valore oggettivo alla scienza, che progredisce
incessantemente verso la verità. Necessità dialettica della storia di cui parlavano Marx ed Engels.

Rosa Luxemburg in Germania sostiene via rivoluzionaria, sollevazione spontanea delle masse e
guarda con favore alla rivoluzione d'ottobre. Non crede nella inteluttabile caduta del capitalismo,
l'azione rivoluzionaria deve forzare gli esiti della crisi che il capitalimo porta con sè.

Lenin

In un primo momento abbraccia le teorie dei populisti russi secondo cui solo i contadini, nella loro
incontaminata coscienza pre-capitalista, sono soggetti rivoluzionari. Il capitalismo e
l'industrializzazione in Russia vanno quindi evitati perché alla radice della corruzione morale e
politica dell'Occidente.

In Svizzera Lenin entra in contatto con Plechanov, sostenitore del marxismo in Russia. Lenin si
converte all'idea che la rivoluzione proletaria deve aver luogo - dialetticamente - in aree a sviluppo
capitalistico avanzato. La rivoluzione in Russia dovrebbe quindi attendere il raggiungimento della
fase capitalistica.

Idea del partito comunista composto da rivoluzionari di professione come avanguardia che risvegli
le masse dal torpore. Questo partito deve essere guidato da un comitato centrale le cui decisioni
possono essere discussse ma non contraddette dalla base (centralismo democratico).

Nelle tesi di aprile Lenin sostiene che tutto il potere deve essere dato al proletariato senza
collaborare con il governo provvisorio Kerenskij. Ora considera la Russia matura per la rivoluzione
pur non avendo raggiunto l'industrializzazione, che viene rinviato a un secondo momento dopo la
presa del potere (NEP). Recupero delle tesi populistiche.

Una volta conclusa l'emergenza rivoluzionaria la dittatura del partito dovrà lasciare il posto a una
società senza classi e senza Stato (che si estinguerà).
Lenin oscillerà sempre tra centralismo e democrazia soviet (contraddizione irrisolta).

Imperialismo, fase suprema del capitalismo. Secondo lui la rivoluzione deve avvenire nel paese
anello debole del capitalismo (Russia). Democrazia diretta attraverso i soviet. Va mantenuto in vita
durante la transizione dal capitalismo al comunismo senza classi l'apparato di controllo e di
repressione per evitare tentativi controrivoluzionari della borghesia.
Diamat: materialismo dialettico (marxismo-leninismo). Materialismo gnoseologico:
rispecchiamento della realtà materiale da parte del pensiero.

Il materialismo dialettico è una teoria dialettica della natura e della storia, fondata sul metodo
dialettico di Hegel, utilizzato però in chiave materialista. Essa è la "concezione filosofica" del
marxismo così come sviluppata soprattutto da Engels e Lenin, ed era considerata la "filosofia
ufficiale" dell'Unione Sovietica e di altri Paesi. Essa può definirsi come dottrina della materia in
movimento e logica della contraddizione.

"Nella natura sono operanti, nell'intrico degli innumerevoli cambiamenti, quelle stesse leggi
dialettiche del movimento che anche nella storia dominano l'apparente accidentalità degli
avvenimenti; quelle stesse leggi che, costituendo del pari il filo conduttore della storia dello
sviluppo del pensiero umano, diventano gradualmente note agli uomini che pensano; leggi che per
la prima volta furono sviluppate da Hegel in maniera comprensiva, ma in forma mistificata, e che è
stato uno dei nostri intenti liberare da questa forma mistica e rendere chiaramente comprensibili in
tutta la loro semplicità e universale validità.»
(Friedrich Engels, prefazione del 1885 all'Anti-Dühring)

In contrapposizione al Diamat sovietico (ispirato dalla lettura di Engels di Marx: dialettica della
natura), si sviluppa un marxismo occidentale (tedesco anni '20): rifiuto del positivismo
(accettazione realtà), ritorno a Hegel per comprendere pensiero dialettico di Marx, la dialettica è
valida solo per il mondo umano, non per la natura e la scienza. Comunismo come stadio più
avanzato ma non conclusivo.

Gyorgy Lukàcs

Nasce a Budapest nel 1887. E' commissario nella Repubblica dei consigli operai (1919). Nel 1923
in Germania pubblica Storia e coscienza di classe. Durante il nazismo, fugge in Unione Sovietica.
Nel 1956 entra nel governo ungherese come ministro della pubblica istruzione. Dopo l'intervento
dell'Urss viene deportato in Romania. Muore nel 1971.

In Storia e coscienza di classe nega il ruolo storico dell'organizzazione del partito rivoluzionario,
parlando della classe operaia come di un soggetto autosufficiente. Per questo entra in rotta con la
Terza internazionale che lo accusa di idealismo.

Tesi centrale: dialettica come metodo di interpretazione della realtà storica. La dialettica non è una
legge universale valida anche in natura, come afferma il materialismo dialettico. Ai processi naturali
mancano i presupposti del rapporto dialettico: interazione soggetto-oggetto, unità di teoria e prassi.
Il marxismo è un metodo critico che utilizza la dialettica per analizzare la realtà

Da Hegel riprende il concetto di totalità storica: per comprendere un fenomeno bisogna coglierlo
all'interno del processo di cui è parte. Il metodo dialettico che si applica al mondo della storia
utilizza la prospettiva della totalità. Il metodo che si applica al mondo naturale ritaglia invece
singoli fenomeni e aspetti della realtà analizzandoli l'uno indipendentemente dall'altro.

Nel mondo capitalistico domina il principio della razionalità economica, del calcolo e del profitto.
Reificazione: tutto è ridotto a cosa, il lavoro è merce, i rapporti tra gli uomini si realizzano
attraverso lo scambio di merci sul mercato.

Pensiero reificato come quello della scienza basato sulla distinzione tra soggetto e oggetto, teoria e
prassi, ridotti a entità statiche e separate. Questi fenomeni non sono dati naturali ma il risultato di un
processo storico.
Con la dialettica si riapre lo spazio del pensiero critico e si arriva alla coscienza di classe:
consapevolezza di situazione di classe nel processo storico. Non viene raggiunta dalla borghesia che
vive nella falsa coscienza ma dal proletariato. La rivoluzione non è ineluttabile, ma deriva dalla
presa di coscienza come classe del proletariato.

Lukaks critica le filosofie irrazionalistiche (Nietzsche, Schopenhauer, esistenzialismo, ermeneutica)


e l'arte che ne deriva. Le ritiene espressione della degenerazione e della decadenza della borghesia.

Concezione dell'arte (Teoria del romanzo): l'arte ha il dovere di essere realista e rifuggere i simboli
e le fughe dalla realtà del decadentismo. Non è però un'asettica riproduzione della realtà. L'arte si
serve del tipo: il particolare che rimanda all'universale e che rappresenta le contraddizioni e le
conflittualità di un'epoca.

Ernst Bloch

Il principio della speranza: teorie giudicate eretiche rispetto al marxismo ortodosso. Imparare a
sperare. Filosofia della speranza. Nel 1918 pubblica Spirito dell'utopia.
Nella modernità individua una tensione spirituale rispetto alla mera realtà di fatto. Carattere
messianico mutuato da Kierkegaard. Esalta espressioni artistiche spirituali (espressionismo,
astrattismo).
Uso utopico del marxismo. Non si deve escludere l'avvento del razionale nel reale ma a differenza
di Hegel Bloch colloca questo avvento nel futuro, in una permenente tensione verso tale obiettivo.

Riprende riflessioni aristoteliche sulla materia, che è potenza, tensione verso l'atto. La ricchezza
dell'umanità sta proprio nella sua incompiutezza, in questa tensione verso l'utopia.

Per Bloch riformismo e stalinismo sono i due mali del marxismo: il riformismo addolcisce la lotta
di classe, lo stalinismo si configura come "zarificazione" del marxismo. L'aver sovrapposto il
regime socialista a quella zarista ha prodotto un corto circuito politico per effetto del quale la
dittatura del proletariato si è trasformata in dittatura sul proletariato. Condanna del realismo
socialista nell'arte.

Neomarxismo italiano

Labriola: ridiscute il rapporto struttura-sovrastruttura. Marxismo come metodo di ricerca.

Gramsci
Fondatore della rivista Ordine nuovo (1919) e protagonista della scissione di Livorno (1921) Nel
1924 dirige l'Unità. Critica Croce che secondo lui non riesce a comprendere la praxis marxiana ma
critica anche la rigida visione meccanicistica dei rapporti tra struttura e sovrastruttura. La struttura
economica non è qualcosa di statico e la relazione tra struttura e sovrastruttura è flessibile.

Per Gramsci il marxismo è una forma di umanismo perché critica la realtà nel suo contesto storico-
sociale, è un'arma critica, un metodo di contestazione del reale e anche uno strumento di
edificazione di un mondo nuovo.

Il partito deve guidare le masse verso la rigenerazione. Il partito deve diventare una sorta di divinità
morale o di imperativo categoria kantiano. Concetto di egemonia culturale: processo di
emancipazione culturale dal pensiero dominante espressione della classe antagonista. Formazione di
un blocco storico con altre forse sociali e di classe che accompagnino questo processo di liberazione
sociale. Intellettuali organici.
Blocco sociale di riferimento più largo di quello della classe egemone, comprendente anche forze
internazionali.

Per Gramsci l'unità di Italia è avvenuta grazie a un patto tra capitalisti del nord e latifondisti del sud
ed è stata guidata da elite intellettuali moderate, mentre il partito d'azione mazziniano non aveva
punti di riferimento sociali concreti. I moderati hanno potuto contare su un blocco sociale più ampio
della classe sociale di riferimento (liberali moderati) sfruttando anche la voglia di indipendenza
delle altre classi.

La scuola di Francoforte

Tenta di aggiornare la filosofia classica tedesca e in particolare marxista (marxismo occidentale alla
Lukacs). Nasce intorno al 1923-24 come teoria critica intorno all'Istituto per la ricerca sociale e a
Kark Grunberg. La svolta succede quando alla guida dell'istituto succede Max Horkheimer.
Il marxismo deve essere superato attraverso il ritorno all'idealismo tedesco: mette insieme Hegel,
Marx e Freud.

Teoria critica significa visione globale della società (economica, filosofia, sociologia ecc) ma
creando una sintesi globale. Sociologia settoriale.

Fascismo è il portato del dominio della tecnica che risale a Francesco Bacone e all’illuminismo
La lettura tradizionale dell'illuminismo era emancipatrice come base della Rivoluzione francese

Il fascismo non è più una deviazione o aberrazione del percorso emancipativo dell’illuminismo
basato sul potere della ragione, come voleva Croce, ma un naturale sbocco dell'Occidente
illuministico.

Per Adorno (Minima moralia) nel mondo non c'è sintesi, c'è solo conflitto e contraddizion.
Dialettica negativa perché non c'è mai la sintesi.

Adorno si sofferma sull'industria culturale: il sistema ci rende schiavi inconsapevoli. Crediamo di


essere liberi ma i media indirizzano i nostri gusti: quella mostra, quel concerto, quella trasmissione
televisiva
Il sistema ti fa credere che non esiste una altra realtà, questo è l'unico mondo possibile
La ragione illuminista è diventata strumento di dominio
Dominio sul tempo. Il condizionamento nel mondo occidentale ha parvenza di libertà, è più sexy, ed
è più difficile da smascherare.

L'ultimo Adorno ha perduto ogni slancio rivoluzionato e vede nell'arte uno strumento di resistenza
alla società amministrata e burocratizzata
Musica dodecafonica di Schoenberg (amico di Adorno)
La musica dissonante rompe l’armonia del sistema. Non è più musica di consumo

L'arte d'avanguardia rappresenta un elemento di rottura del sistema.


L'arte può diventare desiderio di vita nuova. L'arte sovverte il grigiore del mondo

"Il compito attuale dell'arte è di introdurre caos nell'ordine"

Il compito del filosofo, come dell'artista, è quello di mettere in luce le contraddizioni, le disarmonie
della realtà (per questo anche lo stile incomprensibile della scrittura di Adorno), deve lanciare dei
messaggi nella bottiglia all'umanità ignara (nella caverna di Platone).

Per Adorno la cultura è diventata una grande industria (mezzi di distrazione di massa). Il fine non è
solo il vendere come un'automobile ma è quello di produrre valori e una visione del mondo.

Trasmissione ideologica: l'industria culturale plasma il mondo e le mente. La visione è quella della
classe dominante. Il potere utilizza la cultura e i mass-media per orientare i consumi, organizzare il
gusto, in sintesi per dominarci, per piegarsi ai suoi valori. Manipolazione dell'uomo, che diventa un
oggetto, un consumatore passivo. Soprattutto il cinema. I media non sono neutri.
Processo deiezione e reificazione di Heidegger.

Gli individui vanno integrati nel sistema, obbedendo senza rendersene conto come schiavi, come gli
uomini della caverna di Platone.

Il dominare passa attraverso il dominio del tempo. Nel tempo libero andiamo a vedere quel film,
quel concerto, quella trasmissione funzionale al mantenimento del sistema.

Marcuse
Il capitalismo ha trasformato l'uomo non in un essere per un progetto (Heidegger) ma in un essere
per la produzione, che reprime i propri istinti e pulsioni. Repressione addizionale introiettato,
dovuto al principio di prestazione e performance rispetto alla "normale" repressione del principio di
realtà freudiano.

Il sistema riesece a riassorbire anche l'arte apparentemente più contestatrice.

Prometeo è il mito dell'Occidente perché dà la tecnica agli uomini. Ma non è una tecnica
emancipatrie, ma una tecnica che ci rende schiavi. Performance, tutto è giudicato in termine
quantitativi e non qualitativi. Mercificazione anche dei corpi.

L'arte non allineata (underground) è espressa da Orfeo, simbolo della musica, poeta, creatore. Ma
anche molti artisti underground possono essere riassorbiti dalla cultura dominante (gadget, dischi, la
grande truffa del rock and roll). L'arte deve immaginare mondi, utopie.

Bisogna andare verso una sessualità liberata (eros e civiltà). Piacere più reconditi e autentici, fuori
dalla logica di consumo. Liberare l'amore anche dalla coppia monogamica (coppie aperte).

Il grande rifiuto: il saper dire no a una società monodimensionale (l'uomo a una dimensione). Si
perde l'umanità ma si finisce alienati in una determinazione sociale. Noi siamo tante cose.

La società dovrebbe permettere di sviluppare la propria dimensione.


Il sistema verrà rotto da chi è in grado di sprigionare nuove energie, coloro che sanno sognare,
immaginare una società diversa, i precari, gli esclusi, i marginali, i drop-out. Emarginati di tutto il
mondo unitevi. Dall'immaginazione all'emarginazione al potere.
L'operaio inserito riproduce il sistema e difende le proprie catene. Bisogna liberarlo. Chi sta dentro
il sistema non ha forza di rovesciare il sistema. Ce l'ha chi sta fuori.

Dialettica dell'illuminismo

La ragione si distingue in oggettiva universale (Platone, Aristotele, scolascia), che è la ragione del
fine. La ragione soggettiva, non dei fini ma dei mezzi. Ragione strumentale, tipica di Bacone,
sapere come potere. Ragione tipica dell'occidente, cartesiana, della rivoluzione scientifica e
industriale. La ragione positivista.

Horkheimer e Adorno sostengono che la ragione sta rovesciando se stessa. L'illuminismo è una
categoria storico-filosofica tipica dell'occidente, ragione strumentale che non è più al servizio
dell'uomo per emanciparlo, ma al servizio di alcuni uomini per dominare sugli altri uomini e sulla
natura. Totalitarismi ma anche democrazie capitaliste. La logica del dominio sta alla base
dell'occidente. Ragione autodistruttiva, da illuminista si fa catena e violenza.

I fini non sono più uguaglianza e libertà ma il fine di pochi che dominano sui molti. Il fine della mia
vita è realizzare il fine di altri.
Il simbolo di tutto ciò è Ulisse e il canto delle sirene. Ulisse è l'uomo borghese che ha il desiderio di
ascoltare ma che non può farlo liberamente altrimenti sarebbe travolto. L'uomo che si fa legare al
palo per ascoltare senza vivere fino in fondo quel piacere. I marinai devono mettersi i tappi
altrimenti farebbero saltare l'obbedienza al loro capo. I marinai sono i subalterni, che non possono
permettersi di abbandonarsi ai piacere altrimenti non asservirebbero più il padrone.

Abbiamo oggi una vita di piaceri indotti (la macchina, lo stadio, ecc) che deve sublimare i piacere
autentici che non sentiamo più dentro di noi.

Marcuse

Disagio della civiltà ed Eros e civiltà. Tema freudiano della repressione. Per Freud (pessimista) la
repressione è insita in qualunque tipo di società (il principio di piacere sottomesso al principio di
realtà). Per Marcuse nella società capitalista c'è un surplus di rimozione degli istinti dovuto al
principio di prestazione (performance), orientare gli istinti verso la produzione (sublimazione). La
sessualità nel mondo capitalistico è ridotta alla procreazione (tirannide genitale).

L'unica attività umana in grado di resistere al dominio della civilità di classe e del principio di
prestazione non è la filosofia (che esalta la ragione contro l'istinto ed è funzionale al disegno
repressivo della società di classe) ma l'arte, luogo per eccellenza del ritorno del represso, in cui gli
impulsi vengono a galla. Marcuse esalta la figura di Prometeo (che ruba il fuoco a Zeus e lo dona
all'umanità sancendo l'avvento della tecnica), ma Orfeo che canta la bellezza della natura (mondo
non repressivo) e Narciso (contemplazione estetica, lontano dalle logiche della produttività e del
mercato).
Risessualizzazione della vita dell'uomo, con l'eros inteso come gioco creativo. Proprio la tecnica
puà aprire la strada a un mondo diverso: si riduce il tempo dedicato al lavoro e alla prestazione,
maggiore tempo per la cura di sè e dei rapporti interpersonali.

L'uomo a una dimensione: manipolato dai mass media, incapace di pensare il mondo
differentemente da come gli si presenta. La tecnica non è uno strumento di emancipazione ma di
dominio e di controllo totalitario sull'individuo, che bombardato da messaggi non può fare a meno
di omologarsi.

La società soggioga gli individui con metodi più raffinate rispetto ai vecchi totalitarismi, dando
un'illusione di libertà. Tolleranza repressiva o desublimazione repressiva. Il sesso è oggi libero,
viene esibito e usato come richiamo commerciale. Ma questa apparente libertà sessuale è in realtà
una nuova forma di repressione, perché istituzionalizza il carattere rivoluzionario dell'eros, facedolo
diventare parte del dominio capitalista e consumista.

La classe operaia ormai arrichitasi ha perso il suo potenziale rivoluzionario. Chi può sostituirla?
Marcuse è incerto: i movimenti di protesta studenteschi, i movimenti terzomondisti, i proletari
ancora attivi in alcuni Paesi occidentali come l'Italia (degli anni Sessanta).

Walter Benjamin

Riflette sulla civiltà di massa standardizzata (stesso abbigliamento, gusti ecc) e alienata.
L'arte ha perso il suo carattere elitario ed è diventata di massa. Con la riproducibilità tecnica
(cinema, fotografia) l'opera d'arte ha perso l'aura, cioè la sua unicità, per diventare merce (Andy
Warhol).

Benjamin rifiuta vissione rassicurante della storia, carattere messianico ebraico e della
socialdemocrazia (verrà una società più giusta). Rifiuta l'idea di un futuro felice (teoria della storia),
perché essa rimanda l'azione rivoluzionaria alle generazioni future.
Visione tragica della storia simboleggiata dall'Angelus Novus di Paul Klee che, con le ali
intrappolate nel vento del progresso, guarda indietro volgendo le spalle al futuro, vedendo solo
rovine. Il passato è il luogo dove generazioni di uomini sono state sfruttate.

Per Benjamin la rivoluzione è adesso e non può essere rimandata (spazzolare la storia contropelo,
ovvero cercare la rabbia nelle generazioni passate per cambiare il presente).
Ogni generazione è dotata di una debole forza messianica, ovvero capacità di prendere in mano il
proprio destino, al di là di ogni piano storic preordinato, e di redimere se stessa e le generazioni che
l'hanno preceduta.

La neoscolastica

Nel XIX secolo la chiesa cattolica fa della filosofia di Tommaso un punto di riferimento. All'origine
del movimento ci sono la rivista Civiltà cattolica fondata dalla Compagnia di Gesù nel 1849 e
l'enciclica Aeterni Patris di Leone XIII (1879).

La neoscolastica è polemica nei confronti del positivismo e ribadisce la necessità di una


interpretazione religiosa del mondo basandola sull'insegnamento di San Tommaso in relazione al
rapporto tra ragione e fede e alla subordinazione della prima alla seconda.

L'enciclica Pascendi di papa Pio X conferma le posizioni neotomiste e attacca i nemici dentro la
chiesa, i modernisti, che vogliono mettere in discussioni i fondamenti del dogma per renderli
compatibili con le filosofie moderne. Relativismo.
Anima come forma del corpo (materia e forma aristoteliche), ilemorfismo (sostanza come sinolo).

Jacques Maritain

Concetto di persona e personalismo. Cristianesimo come filosofia della persona, in contrasto con le
filosofie individualistiche. Con sussistenza Maritain indica la natura sostanziale della persona,
composta di essenza ed esistenza. Mentre in Dio essenza ed esistenza coincidono, nell'uomo
l'essenza è una potenza da realizzare nella dimensione del completamento della personalità
dell'uomo. Questo completamento si ottiene attraverso l'esercizio della libertà, della virtù,
dell'amore, con un'azione volontaria (volontà è un concetto connesso a quello di persona). L'uomo è
libero e attraverso la volontà si mette nelle mani di Dio, superando il limite esistenziale della vita
singolare.

Umanesimo integrale (1932): Maritain rivendica la natura antimoderna e antipositivsta del suo
pensiero. L'uomo si realizza appieno in una società democratica (contro l'individualismo liberale e il
collettivismo totalitario). L'uomo partecipa della città temporale cercando di realizzare in essa il
bene comune ma deve avere chiaro che il suo fine è oltre il mondo e lo Stato. La vita civile è
preparatoria e subordinata a quella oltremondana.

Pedagogia Maritain: rinnovamento pedagogico basato sull'inversione del processo educativo: non
più travaso di conoscenze ma costruzione della persona, formazione alla libertà e all'integrità etica.

Michel Foucault

Lo strutturalismo è una corrente filosofica della seconda metà del '900 che mette radici soprattutto
in Francia. Negli anni '60 le università francesi sono egemonizzate dallo strutturalismo. Il
paradigma (visione del mondo) strutturalista nasce in aperta polemica contro lo storicismo,
l'umanismo, il soggettivismo e l'atomismo.

La realtà è fatta di strutture in cui la soggettività si dissolve, l'uomo si spersonalizza.


Il punto di vista degli strutturali è al di fuori della struttura (ordine del sistema): famiglia, scuola,
carcere, ospedale, esercito. Strutture della modernità oggettivizzanti. Queste strutture condizionano
i giudizi che diamo sulle persone che sono dentro la struttura. Per esempio: il folle nei manicomi
(strutture della modernità). La struttura controlla: una sessualità liberata all'interno di una struttura è
sempre controllata.

L'uomo catalogato dalla struttura (studente con i voti, pazienti con i valori clinici) perde la sua
soggettività-umanità e diventa oggetto.

Resistenza plebea: soggetti che resistono come soggetti all'interno di una struttura ordinata.

Sorvegliare e punire sul carcere Panopticon, diventa metafora di molte strutture sociali.

Antiatomismo (o sostanzialismo): l'uomo è sempre in un sistema di relazione, non è mai atomo,


individuo solo. La realtà è fatta di relazioni e connessioni.
Antiumanismo: l'uomo non è libero di agire (morte dell'autore nella teoria della letteratura di
Barthes). La struttura dissolve l'uomo e lo condiziona.
Antisoggettivismo: l'uomo è oggetto non soggetto. Oggetto di scienza nella modernità. Il soggetto è
stato oggettivizzato. L'uomo non esiste.
Antistoricismo: la storia non è un processo omogeneo, continuo, di razionalizzazione hegeliana. La
storia è discontinuità, è un continuo di processi eterogenei. L'antitesi hegeliana, funzionale alla
razionalità della storia, sparisce.

Rifiuta tutte le categorizzazioni: omosessuale. Autoetichettarsi, coming out.

Foucault è tra i massimi esponenti dello strutturalismo, radicalizzato e applicato alla storia della
cultura e delle idee.

Storia della follia. Sorvegliare e punire. Storia della sessualità. Gli anormali (il mostro, l'onanista e
l'uomo da correggere). L'archeologia del sapere. Le parole e le cose.

In Le parole e le cose sostiene che la storia non va interpretata in senso progressivo: essa si rivela
nella sua discontinuità. La storia della cultura si regge su alcune strutture epistemiche (epistemi)
inconsce. Le parole sono la dizione della struttura, il modo in cui la struttura viene esplicitata
tramite il linguaggio. Sono le strutture epistemiche a mettere in relazione le varie scienze di uno
stesso periodo rendendo comunicanti i campi diversi della scienza.

Lo studio delle epistemi è definito archeologia del sapere. Il succedersi di strutture epistemiche è
del tutto casuale. Non si può parlare di continuità nellla storia dove il cambiamento è qualcosa di
selvaggio e ingovernabile. Ogni struttura non va inserita in un divenire storico ma studiata di per sè.

Tre epoche storiche: in quella fino al rinascimento c'è un rapporto diretto tra parole e cose. Le
parole indicano le cose, i segni corrispondono alla realtà. Esempio: moneta. La seconda epoca è
quella classica (XVII e XVIII secolo). Frattura tra parole e cose: la moneta diventa portatrice di un
valore nominale. La terza è quella moderna: il linguaggio rivela qualcosa di nascosto: il valoe di un
oggetto deriva dal lavoro che esso cela non da quanto denaro vale.

Nell'era moderna il linguaggio non viene più messo in relazione alle cose ma diventa una struttura:
connesioni formali.

Le discontinuità della storia sono sempre enigmatiche e non possono essere spiegate.

Negli anni Settanta il pensiero di Foucault subisce una svolta: si sofferma sulle dinamiche strutturali
del potere come forma di oppressione organizzata. Parla di microfisica del potere, basata non su un
potere centralizzato alla Hobbes ma sul binomio censura-gratificazione con l'assenso dei sottoposti.
Problema della normalità e della normalizzazione funzionale all'esercizio del potere.
Le microfisiche del potere vanno studiate nelle loro strutture tecniche e non ideologiche.
L'opposizione al potere per Foucault va cercata non nella classe operaia ma nella marginalità sociale
(periferie ecc.).

Jacques Lacan

Auspica un ritorno a Freud e allo spirito originario della psicanalisi a cui applica una prospettiva
strutturalista. Non è la consapevolezza a spiegare l'uomo ma il suo inconscio (Es). L'inconscio para
e la parola ne è la manifestazione. La psicanalisi è ascolto e analisi delle parole.

Dal momento che l'inconscio è linguaggio si può applicare ad esso l'analisi strutturale. La
psicanalisi lacaniana è analisi delle strutture linguistiche con cui l'Es si esprime. Rimozione, lapsus
e menzogne diventano segni linguistici da analizzare e interpretare.
Ogni persona ha un vocabolario personale che rivela molto del suo inconscio.

Stadio dello specchio: il bambino prima coglie l'immagine dello specchio come altro da sè, poi ne
comprende la natura non reale, infine coglie il sè, giungendo alla piena consapevolezza di sè e del
proprio corpo. E' solo attraverso un'elaborazione simbolica, attraverso il linguaggio, della propria
immagine che il bambino acquista la consapevolezza di sè.

Il desiderio è sempre desiderio dell'altro, che si esprime nella forma della domanda.

Louis Althusser

Coniuga marxismo e strutturalismo. Rifiuta la contrapposizione marxiana tra struttura e


sovrastruttura. Non esiste solo l'elemento economico, anche le componenti culturali, la politica, il
diritto sono strutturali e determinano l'ordine delle cose. Tra economia e cultura non c'è un rapporto
di causa-effetto ma una relazione "strutturale" di reciproca determinazione.

Gilles Deleuze

Tra gli esponenti più radicali della filosofia francese degli anni '60 e '70. Antihegeliano e
antidialettico, rivitalizza il pensiero di Nietzsche virandolo a sinistra in un momento di crisi degli
studi nicciani. Smonta il pensiero filosofico altrui. Seguace dello strutturalismo riflette sul concetto
di ripetizione, prendendo spunto dal concetto nicciano dell'eterno ritorno. L'eterna ripetizione
genere differenze, annulla i principi di identità e non contraddizione. Non torna l'identico ma la
capacità creativa del (super)uomo, è il divenire che è eterno. Il superuomo non deve amare la
propria identità ma il proprio differire. Bisogna essere dotati di volontà di potenza, intesa non come
dominio, ma come affermazione creativa. Vivere è sperimentare.

Il filosofo per Deleuze deve essere un genealogista (esistono solo interpretazioni). Ciascuna
interpretazione ha una sua forza e una sua capacità di imporsi sul reale (trasvalutazione).
Se dobbiamo intepretare la rivoluzione russa dobbiamo prescindere dai fatti (non esistono)
ma rifarci a chi li ha raccontati imponendo con forza la sua intepretazione.
Forze attive producono mondi, forze reattive (del risentimento) non avendo una propria forza
tendono a distruggere o depotenziare le forze altrui.

Il cristianesimo imbriglia le forze attive favorevole pregiudizialmente ai deboli che non sono in
grado di produrre mondi. Anche le classi dirigente possono essere forze reattive.
Critica della dialettica hegeliana, che vede la contrapposizione di forze e controforze per lo sviluppo
dell'identità. Deleuze è per l'autoaffermazione (superuomo che imprime le sue forze sulla realtà
tagliando i ponti con il passato e il futuro).

Destabilizzazione della logica corrente e produzione di un pensiero alternativo alle certezze


correnti. Paradosso e follia. Al di fuori del linguaggio (come per gli strutturalisti) non c'è alcun
senso. Usare il paradosso e la parola scissa da ogni riscontro ontologico significa riappropriarsi del
linguaggio contro il discorso ufficiale, contro il potere culturale e l'ordine costituito.

La pazzia diventa l'unica forma di ribellione anticapitalista. Per questo Freud con la sua
sistemazione della follia è diventato uno strumento al servizio del capitalismo con la funzione di
tenere a bada il desiderio (Anti Edipo, capitalismo e schizofrenia, scritto insieme allo psicanalista
Felix Guattari). Bisogna far saltare il banco e liberare la macchina desiderante, ossia il desiderio
rimosso dalla repressione. Serve una nuova disciplina: la schizoanalisi, che ha il compito di dare
voce alla follia schizofrenica come voce della macchina desiderante. Elogio dell'anarchia assoluta.

Costanzo Preve critica Deleuze là dove esalta il potere del desiderio per far saltare la cultura
borghese, non considerando il fatto che la liberazione del desiderio è funzionale al capitalismo. Una
posizione che affonda le sue radici nell'avversione di una certa sinistra contro il disciplinarismo,
mutuata da Foucault (Sorvegliare e punire). Marxismo deleuziano di Toni Negri.

Jacques Derrida

Nasce in Algeria nel 1930, muore a Parigi nel 2004. E' stato anche un buon calciatore, come Camus
e Pasolini. Non era quindi un tipico intellettuale accademico.
Padre del decostruzionismo: secondo Derrida la filosofia ha costruito impianti e sistemi che,
decostruiti, si sono poi rivelati niente. Nel passaggio tra pensiero, parola e scrittura si perdono
molti elementi. Interruzioni di verità. Rimane la traccia, grazie alla scrittura.

La filosofia di Derrida è una specie di sintesi tra l'ermeneutica e lo strutturalismo. Da Gadamer


Derrida apprende il rapporto ermeneutico con il testo, dallo strutturalismo l'interesse per l'analisi
delle strutture del linguaggio. La scrittura è il luogo della differenza, perché ci obbliga a cogliere
sempre altro e sempre qualcosa di nuovo dal punto di vista dei significati e delle interpretazioni.
Non bastano i segni, bisogna andare verso le cose, aprirci al mondo delle pluralità e delle
differenze.

Introduce una novità rispetto allo strutturalismo: il linguaggio è instabile, inquieto, è apertura. Da
Heidegger mutua l'idea della priorità del linguaggio rispetto all'idea che esprime. Fine della
metafisica intesa come un ordine che precede il discorso. Il linguaggio precede il significato.
La parola, i segni, sono originari. Il linguaggio produce inquietudine perché si manifesta come
apertura.

La grammatologia è la scienza che studia ciò che non c'è: è un'antiontologia, studia le tracce e le
differenze. In contrapposizione al mito platonica di Teuth, Derrida individua il pregio del linguaggio
scritto proprio nella sua superficialità, nella sua distanza dalla verità.

Differance: differire sia nello spazio che nel tempo. Differenza sostanziale tra parola e scrittura, sia
nel tempo. Conta anche ciò che è assente anche se il logocentrismo (corrispondenza e congruenza
tra parole e pensieri) ci fa pensare il contrario. Se io non parlo di una cosa, non significa che una
cosa non abbia importanza, ma potrebbe averne molta proprio in quanto assente (non parlo con un
amico della donna che mi ha lasciato: la tua assenza è un assedio di Ciampi). Mi accorgo
dell'importanza di una persona quando non c'è. Il senso di un testo letterario è nascosto nelle sue
contraddizioni, negli scarti, nei vuoti, nelle lacune, nelle omissioni (influenza di Freud). Il
decostruzionismo svela questo senso. La differance cerca questi scarti. L'essere non è sempre
attingibile dal linguaggio.

La verità è disseminata (in tante sfacettature) e non unica. L'evento è la cosa che accade e che
sembrava impossibile, che disvela e dà significato. La decostruzione svela i rapporti tra essere e non
essere.

Il lavoro ermeneutico per Derrida consiste nell'aprirsi all'altro, alla differenza. Nelle sue ultime
opere riflette sul tema dell'accoglienza dello straniero, colui che viene da fuori (Sull'ospitalità).
Colui che si lascia includere abbandona la sua alterità. L'ospite ha bisogno dello straniero per
rimarcare la sua identità (dialettica servo-padrone). Può esistere un'ospitalità incondizionata, senza
legg che la condizionino? La domanda resta senza risposta.

Filosofia torinese

Fa capo a due scuole: Bobbio-Abbagnano-Ferraris (laica), esistenzialista Pareyson (cattolica)-


Vattimo, unite dall'antihegelismo. La scuola di Bobbio-Abbagnano di matrice illuminista esaltava la
filosofia fino a Kant (neokantismo è la religione dei laici). Pareyson esaltava romanticamente
l'ultimo Shelling.
L'antihegelismo di Bobbio-Abbagnano è una reazione al neoidealismo di Croce e Gentile,
considerato prodotto di società agricola di notabili parassitari.

C'è poi l'operaismo torinese, che riduce l'anticapitalismo a una guerriglia nella fabbrica contro la
catena di montaggio. Si pensava che la questione dell'egemonia posta da Gramsci si risolvesse in
una eterna insubordinazione in fabbrica (Costanzo Preve). Il corrispettivo del padre autoritario
contestato dai movimenti studentesche diventa il cronometrista della catena di montaggio, qualcuno
da abbattere.

Martin Heidegger

La filosofia tradizionale ha sempre visto l'essere come separato dal tempo, lo ha entificato e ridotto
a un ente tra gli enti. Noi viviamo dispersi tra gli enti, tra le cose in un sonno ontico in cui questi
enti hanno perso il rinvio all’essere da cui provengono.

La scienza si occupa degli enti, la filosofia si occupa dell’esssre e viene a destarci dal sonno ontico

L’esserci è la radura dell’essere. L’essere si disvela nell’esserci. L’esserci è l’unico ente che si
interroga sull’essere e a cui va posta la domanda.

Ciascun dasein non va mai preso staticamente perché è sempre possibilita, è sempre poter essere

L’esserci è un ex-sistere, un emergere ogni volta


Fin qui siamo a Kierkegaard. Heidegger descrive l’esserci nella sua quotidianità. Questo ambito è
stato sempre trascurato dalla filosofia

L’esserci è sempre al bivio tra autenticità e inautenticità.

Heidegger demolisce il soggetto astratto (chimera della metafisica) sia inteso come sostrato che
come soggetto autonomo e sovrano. Questo soggetto della tradizione filosofia non è che il tentativo
di eliminare il tempo dell'essere.
Noi siamo nel mondo, lo abitiamo. Non c’è mondo senza esserci. Il mondo si dà solo nell’esserci. Il
mondo è un esistenziale.
Il nostro esser-ci è anche un co-esserci. Un essere con gli altri. Ma rischiamo sempre di perderci
nella dittatura del si, nel conformismo. Deiezione.
Marcuse e i movimenti studenteschi attinge da questa parte di Essere e tempo della dittatura del si,
dove ognuno altro, deietto nel conformismo. Leggiamo come si legge, vediamo come si vede,
giudichiamo come si giudica.

L'uomo è un animale ontologico e possibilità di essere. Artefice del proprio ex-sistere (stare fuori).
L'uomo è nella dimensione progettuale. Il nostro esserci (dasein) non è dato ma lo possiamo
progettare,
Comprensione ontica: riguarda l'esserci, la vita particolare. Comprensione ontologica: sul senso
dell'essere in generale. Ma devo partire dal mio essere particolare, dalla comprensione ontica.

L'esserci è sempre nel mondo dove siamo in rapporto con le cose. Noi ci prendiamo cura delle cose.
Le cose dipendono dalla mia progettualità. Se sono un pilota di macchine, la macchina per me è
qualcosa di diverso da un semplice mezzo di trasporto. La macchina assume un senso a partire dal
progetto che la utilizza. Il mondo è sempre un rimando di significati (circolo ermeneutico). Le cose
appaiono in base a come le interpretiamo.

Esistenza autentica e inautentica. L'esserci è gettato nel mondo ed entra in relazione con le cose.
Costruisce un progetto relazionandosi con le cose del mondo. Gli uomini progettano per lo più in
una prospettiva di utilizzo. Ci sono più modi di stare al mondo, perché l'esserci è possibilità (di dare
significati diversi alle cose). L'esistenza è apertura verso gli altri, verso altri esserci.

Ci sono due modi di stare in relazione con gli altri. Il primo modo è dare agli altri delle cose e non
cure autentiche. Coesistere significa esistere con gli altri essendo liberi. Aiutare gli altri ad essere
liberi.

Tendenzialmente la progettazione è inautentica. L'esistenza inautentica è quella del si. Si dice, si fa.
E' la vita anonima, l'esistenza fondata sul conformismo, sulla chiacchiera, sulla vacuità, sul sentito
dire, sul pettegolezzo, sulla curiosità superficiale e morbosa, sull'equivoco (chiacchieriamo e non ci
capiamo). L'esistenza della società di massa e della tecnica. Nell'inautenticità della chiacchiera si
sopravvive. L'uomo cade come cosa tra le cose. Reificazione e deiezione.

L'unica possibilità autentica è la morte. Bisogna quindi anticipare la morte, non il suicidio ma
vivere per la morte. Se io anticipo questa verità si apre una dimensione autentica che è l'angoscia,
che non è la paura (inautentica perché collegata ad oggetti). L'angoscia invece ci porta verso la
struttura autentica dell'esserci: il nulla. L'angoscia è la paura del nulla. L'impertinenza del nulla.
L'angoscia autentica è rara: quando noi avvertiamo questo nulla sotto i nostri piedi, dal quale
continuiamo a emergere. L'angoscia non è negativa come vuole il si, ma è sempre possibilità di
autenticità.

La dittatura del si ci spinge a fuggire la morte. La morte fa parte della vita, è un esistenziale.
Ciascuno appena nato è già abbastanza vecchio per morire. Dobbiamo riconoscere la nostra
finitezza. Non si tratta banalmente di pensare continuamente alla morte. Si tratta di pensare che la
morte non è un mero fatto (non possiamo averne esperienza). Nel defunto vediamo il passaggio
dall'esserci all'ente. Ognuno è solo nella morte. Non possiamo morire per gli altri. La morte è la
possibilità estrema, è la possibilità dell'impossibilità dell'esserci.

L'essere per la morte è la decisione anticipatrice, progettare la propria esistenza non nella fuga ma
nella possibilità della morte. Accettando la nostra temporalità e progettando nella nostra finitezza.

Sartre
Modello di intellettuale engagé, impegnato. Rapporto indissolubile tra soggetto conoscente e
oggetto conosciuto.
L'essere in sè è tutto ciò che non è coscienza, le cose del mondo. L'essere per sè è la coscienza. La
coscienza è una potenza nullificatrice, annulla le cose in sè dando loro significato. L'uomo è libero
perché è una potenza nullificatrice, domina le cose dando loro significato (progetto di Heidegger). Il
mondo è scontro di significati, scontro di libertà. L'inferno sono gli altri (A porte chiuse). Gli altri
annullano noi.

Karl Jaspers

Filosofo e psichiatra esistenzialista. Tra le opere Ragione ed esistenza; Ragione e libera. Filosofo di
un essere che si fa sfuggente e trascende il mondo, si manifesta in modo cifrato. L'uomo deve
provare a cogliere la cifra dell'essere. Porta la lezione di Kierkegaard nel '900. Tema
dell'impossibilità dell'esistenza. Prende la distanza dalla modalità di scrittura di Heidegger. Scrittura
molto sobria ed essenziale. Fare filosofia non è poetare.

Svolta linguistica (linguistic turn). Nell'antichità l'interesse dei filosofi riguarda l'oggetto-mondo, da
Cartesio in poi, passando per Kant ed Hegel, l'interesse si è spostato sul soggetto. Nel Novecento si
sposta sul linguaggio, cioè sull'elemento di mediazione tra l'oggetto e il soggetto, tra il mondo e l'io
penso.

Ludwig Wittgenstein

Il problema del linguaggio (svolta linguistica) è uno dei più dibattuti del Novecento. Alla base c'è la
convinzione che il pensiero e la realtà esistano in virtù del mezzo linguistico, inteso come un ponte
tra l'uomo e il mondo e tra l'uomo e i suoi pensieri (anche questi esistono solo per il fatto di essere
tradotti in linguaggio). Il linguaggio non è più così un problema settoriale ma "il" problema della
filosofia.

Ottavo figlio di una famiglia di ricchi industriali. Si trasferisce a Berlino, si iscriva a ingegneria, poi
a Manchester. Passione per logica e matematica. A Jena incontra Frege, grande logico tedesco, che
gli consiglia di andare a Cambridge per ascoltare le lezioni di Bertrand Russell.

Nel 1913 va in Norvegia dove da eremita studia logica e linguaggio. Dagli appunti nascerà il
Tractatus. Si arruola nella prima guerra mondiale. Poi in Austria fa il maestro elementare, ai
bambini insegna logica. Negli anni 30 torna alla filosofia e diventa docente al Trinity college di
Cambridge. Muore nel 51 per un tumore a Cambridge.

Opere principali: Tractatus e Ricerche filosofiche (53, pubblicata postuma).

Il Tractatus è composto da 7 aforismi che hanno al loro interno una serie di commenti ad albero.

Riparte dai Principia di Russell. Il linguaggio secondo W. rispecchia il mondo, la struttura dei fatti
del mondo. E' simile a una carta geografica che riproduce in scala i luoghi di una citta. A ogni nome
del linguaggio corrisponde un oggetto del mondo. Il mondo è la totalità dei fatti. Il linguaggio è la
totalità delle proposizioni. Pertanto il mondo non è costituito da singole cose separate (casa, fiore,
albero) ma da una totalità di fatti connessi (albero fiorito, il bambino gioca nella casa).
Il mondo è formato di oggetti. Gli stati di cose sono gli agenti del mutamento, sono le combinazioni
degli oggetti semplici (che restano sempre gli stessi). Gli stati di cose sono tutte le combinazioni
possibili. Diventano fatti quando gli stati di cose sono reali.

Gli enunciati si distinguono in insensati: colore rumoroso se. Tautologie: piove o non piove.
Contradditori: piove e non piove.

Un enunciato complesso è vero se lo sono gli enunciati che lo compongono: il gatto è sul tavolo e
miagola. Descrive due stati di cose possibili. E' vero se è vero che il gatto è sul tavolo e sta
miagolando.
Le proposizioni della metafisica non avendo corrispondenza con i fatti sono prive di significato.

I limiti del mio linguaggio sono anche i limiti del mio mondo. Non possiamo parlare di un soggetto
pensante ma se mai di una res extensa. La res extensa è parte del mondo, l'io pensate è al confine
del mondo, lo trascende, quindi non se ne può parlare non essendo un fatto.
Allo stesso modo non si può parlare di valori etici o estetici (buono, cattivo, bello, brutto). Anche la
morte non è un fatto descrivibile.

I problemi etici, religiosi, estetici, che la filosofia ha sempre considerato i più importanti,
trascendono il mondo e non possono essere espressi con il linguaggio. Essi riguardano un
sentimento del mondo considerato come totalità, che Wittgentstein chiama "il mistico".

La filosofia è critica del linguaggio, deve chiarirne il funzionamento.

Nelle Ricerche filosofiche Wittgenstein abbandona l'idea di un linguaggio ideale, perfetto, quello
scientifico, e la teoria del rispecchiamento.

Ci sono molte altre attività che si possono rappresentare con il linguaggio: dettare regole,
domandare, convincere, supplicare, mentire.
Teoria dei giochi linguistici: un enunciato è un mezzo per stabilire una comprensione reciproca tra
gli interlocutori entro determinate circostanze, e non la semplice descrizione di uno stato di cose.

Com'è possibile la comprensione reciproca? La risposta alla domanda è nel concetto di "forma di
vita": disposizioni naturali e culturali comuni a tutti gli uomini. Se un leone potesse parlare non lo
capiremmo.

I fatti si dividono in atomici (elementari) e complessi (molecolari). I fatti atomici o semplici sono
indipendenti gli uni dagli altri, composti da oggetti semplici. Questo libro, quella casa ecc.

Gli aggregati dei fatti atomici sono i fatti complessi: la penna che scrive, la casa illuminata ecc.
Il linguaggio traduce la struttura logica del mondo, per cogliere questa struttura devo analizzare
le proposizioni linguistiche, che colgono i fatti nella loro complessità.

Come Hume Wittgenstein vede i fatti atomici indipendenti gli uni dagli altri. Non c'è nesso di
causalità, un fatto non influenza l'altro. E' il linguggio che stabilisce dei nessi.

Il fatto e l'immagine (il segno) non sono la stessa cosa, ma il segno codifica la struttura del fatto, la
relazione tra gli oggetti. Noi conosciamo il mondo non come insieme di cose ma come insieme di
relazioni.

Il linguaggio è l'immagine della struttura logica del mondo. E' la totalità delle proposizioni sensate.
La forma logica rende possibile i fatti. I fatti sono veri e possibile se noi li traduciamo con il
linguaggio. E' il linguaggio che permette al mondo di esprimersi. Analizzare il linguaggio significa
analizzare il mondo.

Dio e anima per W. non corrispondono a nessuna cosa reale e violano regola semantica. I termini
devono essere connessi in modo corretto: questo libro è sul tavolo (regola sintattica: ordine di
connessione). Terza regola: uso logico dei connettivi (e, non, o, se, allora, pertanto). Platone fu un
filosofo e fondò l'accademia. E' vera se e solo se entrambe le proposizioni sono vere. Quarta regola:
verificare attraverso l'esperienza se una proposizione è vera. Platone fondò il liceo (proposizione
sensata ma non vera).

Linguaggio scientifico e linguaggio filosofico. Le scienze naturali sono le uniche dotati di senso
perché sono l'unica riproduzione della forma logica del mondo. Colgono la struttura vera degli
oggetti naturali: questa penna è blu.
Il linguaggio filosofico metafisico cade in non sensi, non è un linguaggio preciso e rigoroso. Nella
filosofia viene meno la verità dei fatti e si arriva all'interpretazione (cosa è bello, cosa è buono,
esiste Dio sono domande impossibile). La filosofia deve chiarificare le proposizioni valide e quelle
non valide, deve chiarificare il linguaggio, ciò che si può dire e non si può dire, diventa filosofia
del linguaggio. L'altra filosofia deve guarirci da affermazioni metafisiche prive di significati. La
filosofia è una scala a pioli, che alla fine termina (tesi poi rivista) per lasciare spazio ad altre
disciplina. La filosofia non deve più parlare di Dio, dell'anima, della giustizia ecc. Ciò di cui non si
può parlare si deve tacere.

La scienza è l'insieme delle proposizioni sensate vere. La filosofia non ha senso, è priva di valore
conoscitivo. La filosofia è una terapia, cura il linguaggio dalle sue patologie come la metafisica.
Non se ne può parlare e farne una conoscenza oggettiva ma Wittgenstein che tutto questo al di là del
linguaggio mondo paradossalmente è la cosa più importante. E' quello che W. chiama il mistico.
Scrive al suo editore dicendo: il mio trattato si divide in due parti, le cose che ho scritto e quelle che
non ho scritto, le seconde sono quelle più importanti.

Con il linguaggio io però non posso rappresentare il rispecchiamento tra linguaggio e mondo, le
costanti logiche, in quando questo rispecchiamento non fa parte del mondo. Le costanti logiche (i
connettivi booleani) non sono oggetti. L'orizzonte di significazione, ovvero la condizione di
possibilità della dicibilità del mondo, entro il quale il rispecchiamento linguaggio mondo appare
ovvio, non fa parte del mondo ma è limite del mondo. Questo orizzonte si mostra nel dire nel
mondo o nel mondo senza poter essere rappresentato.

Un certo linguaggio, inteso come rispecchiamento del mondo, ha senso solo in una forma di vita: al
di fuori di questa forma di vita un certo linguaggio è insensato. Solo nella forma di vita per cui la
realtà ha una struttura matematico, posso rappresentare la realtà con il linguaggio matematico.

Il mondo ha una struttura matematica se io lo prosuppongo, se i giochi linguistici sono già stati fatti.
Nel trattato l'orizzonte di senso è solo quello logico-matematico, viene escluso ogni altro orizzonte.
Ammesso che gli uomini siano strutturati in modo logico, questo orizzonte logico va a saturae
qualsiasi possibilità, non considerando tutti i vissuti umani per cui la logica classica non funziona.
Aneddoto in cui l'economista Sraffa chiede a W. di formalizzare il gesto delle dita che si sfregano il
mento (gesto napoletano del menefreghismo). Wittgenstein rimane sbigottito e inzia a rivedere le
sue teorie, ampliandole.

Nel tractatus non viene spiegato cosa sono oggetti: tavoli, libri o particelli, fotoni?
Una pianta studiata da un botanico sta in orizzonte di significati diversi rispetto a quello della stessa
pianta osservata da un poeta. Uscire dall'orizzonte categoriale non significa uscire dal mondo ma
dare al mondo un altro significato. Le categorie di verità e falsita hanno significati differenti entro
orizzonti differenti. Dio è un soggetto esistente per un credente, non esistente per un ateo.

Come si gioca ai linguaggi? E' il secondo Witgenstein delle Ricerce filosofiche (1953).
Wittgenstein credeva col Tractatus di aver detto tutto e che la filosofia fosse arrivata all'ultima
parola. Si accorge degli errori e riforma la sua filosofia mantenendo fermo il principio della
corrispondenza linguaggio-pensiero-mondo

Ma ora pensa che non esiste più un unico linguaggio teoretico-descrittivo scientifico, ma ci sono
molti linguaggi-mondi con pari dignità conoscitiva e sensatezza. Metafora di una città antica con
nucleo antichissimo e una parte nuova, viuzze, case diroccate, edifici uniformi e grandi viali
rettilinei: questo è l'insieme dei linguaggi-mondi.

Esempio cassetta attrezzi: martello, cacciavite, pinze. Ognuno ha un significato diverso dagli altri
ma anche rispetto a se stesso nei diversi contesti: martello per battere chiodo o per rompere un
cranio. Le proposizioni sensate non sono solo quelle scientifiche: non c'è solo il descrivere, c'è il
comandare, l'imprecare, il pregare ecc.
Questi linguaggi mondi Wittgenstein li chiama giochi linguistici, indipendenti con le proprie regole
(palla nel football o nella pallavolo). Il senso sta nell'uso: mattone! per il muratore, mattone! dopo il
cinema.

Se un leone potesse parlare noi non lo capiremmo perché noi non conosciamo il suo mondo, la sua
forma di vita. Come se qualcuno ci parla di un gioco che non conosciamo. I giochi linguistici sono
sempre collettivi, il linguaggio è sempre pubblico e mai privato. La filosofia diventa una
chiarificazione-controllo-terapia dei giochi linguistici, per rispettare le regole dei diversi giochi.

Gli errori derivano dalla confusione e mescolanza di giochi linguistici diversi.


Nuova teoria del concetto: per Platone il concetto di cane era ideale rispecchiato dalla nostra mente,
per Aristotele il concetto di cane era nel singolo cane come forma (sostanza come sinolo di materia
e forma), sempre rispecchiato dalla mete. Gli empiristi sostenevano che il concetto di cane è una
nostra costruzione mentale attraverso l'astrazione delle caretteristiche comuni dei singoli cani.

Per Wittgenstein l'errore di fondo di tutte queste teorie sta nel pensare che esistano proprietà
comuni. Nuova teoria del concetto si basa sulle somiglianze di famiglia: in una famiglia allargata ci
sono somiglianze maggiori o minori a seconda del grado di parentela. Stessa cosa per i cani: ci sono
delle comunanze.

Adesso si può parlare di etica ed estetica, ma con i linguaggi adatti. La filosofia metafisica resta un
gioco proibito.

Gettar via la scala, dopo che siamo saliti. Tutto il lavoro da me fatto, dice W, va buttato via dai miei
discepoli una volta raggiunto il vertice della conoscenza (chiarificazione linguaggio comune, quello
parlato dall'uomo semplice, che è già sapiente). La zattera, dice Budda, una volta che ti ha portato
sulla riva della salvezza, sfasciala.

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