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<3660184509001 1

<3660184509001 1

Bayer. Staatsbibliothek
I PONTI

Deiringegno.
I FONTI

Dell' Ingegno

RIDOTTI AD ARTE,

Et all' Illustrissimo

SENATO
DI BOLOGNA
DEDICATI
DA MATTEO PELLEGRINI
BOLOGNESE,
Dell* Saera Tatlogia-e deli vna,t l'altra
legge Datore, 4 nei public» patrie
STFDIO di Filosofi*
maturale Presedete
Ordinari».

IN BOLOGNA, MDCL.
Illustrifflmi

SIGNORI,

EPA DR O N 1
COLENDISSIMI.

Onfdo che la gran


dezza dell'animo
delle SS.VV.Jllu-
Jìrijjtme non fta-j
per isdegnare Io-j
piccolezza del volume , che qui
loro di notamente offerisco ; men
tre molto ben fanno , che le^ì
A 3 fsM-
v
6
fruna deW ingegno non sono di
quelle dell'horto , che qhantese
nt piugrofji , tangopiìtsonoprc*
giate . Anxà in questa mate- ,
ria il huono hà sì foca fami*
gliarità eoí grande t theanticd-
mente passe in prouerhi» Vit^
gran libro vn gran malt/ .
Così fia' Sam , eonuttati allc__»
cene d'Atcneoyfìtgii definitiua-
mente prtnuneiato : etostmo-
Qrarono di stntirla platonc-j ,
dristotele , & altri valenthuo-
mini dique'secoli , ne' qualifi
sapea molto , perchefistudiaua->
molto : mentre di quai fivogli*
fiu ampiosnggetto strettornent»
inpochisoglifispediront . Vien-
sent dunque haldanxss» il mi»
Uhro ,sen^a temere u* effèrepri
ma spregiat» , che eonosciut» .
ïii hopoi illuminât» e»l chiaris-
fimo nome di VV. SS. jIImfini
me ilfiontispicio ; nongii par
dargli con sìpeder$fapadre»ah*
%a qualchesaluaguardia,no,per*
chehe iofòrte amo d' essere fitto
confàpeuole de, miei difettile già
che hoggidtvnsì gran beneficio
nisttt puòpiù dalle riprensioni de
gli amici aspettarsi, misaria cor
totbatterne obltgo anche allego
maledicendo de' nemici. Ne me*
no persodisfare à parte alcuna
di que* debiti, cheper tanti tito
lile specialmenteper Phonorcuo-
liflhmo di primo loro Minitiro ; a
vr. SS. /llu/rrijftme,fin che ha.
ucrò spirito profusero: poscia,
che non efide da huomodabbene
ilpagar i Cuoi Creditori diparo-
le, ne da buon Sernidore lospen
dere colsuo Prencipe, in vece di
finezza di buonstruigio , genti-
A 4 K-
8
le%za di co.: -•ptimemi . Ho dun
que ciòfattosoloper autenticare
vnpublico te (limonio\che ne an
che neIPbore , che libere dal loro
scruigio mi restano,so io mai di-
fubbligare il mio pensiero dal-
tossequio da me loro domito ; e—»
che quantunque micejfr talfia
ta l'occasione di esercitar le par
ti di Maggior Segretario di VV^
SS. Illustrissime , mi continuo
tir''adimeno sempre in quella^
di coltiuare la diuotiom dt loro
sempre

- , - i
* - i

- Humiliss.& Obligatiss.Serii.
Mtttt» ttUegrini •
UAVTOR.É

A5 Letton-

I Oscajioae âel compommento , ri-


fyofta ad obbttttioni , e ricor-
di fer agttiolar la fratiez
de' Fenti »

' Ocio di Gcnoaa , af


quale , satio delie fati-
che puWicbe lungamé.
te in varij-carichii íbtto
y. il gran Pqntisicato des
Jn BeatissimoVrbanob.in.
<h mè porta.ee ; q«asi in porto di tran
quillité (giàcorre í'anno decimotec-
70 ) mi condusíî ; mi diede occasione
d'acquistére in quella nobilifsrna Cictà
U cognitione , e famiglian'tà di molti
valorosiiïimi Iugegni . Vno srà gli al,
tri ( il cui nomè altrimcnti a mè carií-
ssimo > non mi è per .degni risprtti , in.
grado qui ricordare^ ) conobbi j & a_»
strertitsuno paragone prouaí tanto
più sfaui liante di tutti glialtri > quanto
più di tinte le atee nationi sfamíla or-
diaariamenced'lngegno la Gsnouese .
Non hauea nulladimeno il nobile Ca-
ualiece cokiuato la felicita delia siu_*
ingc^noí» liaturalezza cô alcuna quali.
ta di itudio graue ; ne si auanzaua nelle
kttere humanc più oltre chevnalegge-
ra,e ben me/. .1 na iufjrinacura£>i più)al-
V íità i n r o :tv p arab i le d el gítili ssi m o
ingegno net c.iuare gratie , e concerti
iì» ogai occonente materia , non ris-
ponlea puntodapoi, tafuoche molt»
medioere sinezza d'intelíerto per le
(cirnze speculatiue.
Vtefo egli dáque da gran vaghezza
di hauer câpo da sar le proue delia su*
marauigliola , e gentile velocità d'In-
gegno ; mi richielè più volte d'aleun-
arce breue , e facile , mercè délia qua-
le » senza altro studio poteffe , dicrtia
cgli i hauer in ogni propofito larghez-
za di panno a suo talent© . lo gli som-
ministrai prima l'Arte Topica, c nu
ssor? ai anche di ageuolargliene l'vío i
ma non ne trahendo egliiffrutto pre
test) , prontaua pure argomentando »
che alcun'altra più opportuna necefla-
riamente si ritrouasie . Applicando io
perciò I'animo più da douera alodií-
fárlo ; mi riuícîdi sormate vno sl»ozze,
di questa, chehora lottoil titolo di '
Fonti de gllngegni , qniui abbandono
aile Stampe • Ne resto molto pago
l'Atnic» i perche ripartitasela a soggia
di tauole in pochlfoglijfacédosi pot te.
ma di quai si voglia coterelia »- col
mirare aquesto, c quell ' Ecci tante ;
ieriucua a penna cotrente , senza can-
cel-
Л1
cellar (¡Haba .iec'mt difogli t in ogff;
elaufola de'quali briliaui vno fpirito-
fcintillaua vna gratiofitl , fcoppiante
dalle viícere delTa materia propofta .
Sà il mio dolciflîmo Anaíco » e Si-
gnore > Piergiufeppe Giuftiniaпi (del-
la m»derna Tolcana lira mirabile Si-
gnor fourano ) fe qui fauello da (en-
no, 6 pur gabbo; egli, che commune» *
famigliariflimo Amico > attonito fpef-
io per la marauiglia i fû teftimonio dî
veduta di quel , ch'ie ícriuovJÍquale
pure fù quegli , che diuulgando il ghi-
ribizzo » ne luegliö la curioficà in altri
Amici . onde io non potei negaro
prima al Signer Marchefe Antongiulie
Brignole; il cur ingegno> per natura
prima, e poi per iftudio maggiore, co
rne d'ogn'altro Ingegno , eosi anche
d'ogni arte; non ne hauea ccrtamcnte
punto meítiere- Poi ali'Ingegnofîflî-
mo Don Lodouico Antenori, ruperio-
re altresi per glihabiti delia faconde, e
delie fcienze, a tutto quello » che po
tt île da vna taie inuentione promener,
fi. La vollero, dice, 1' voo, e i'alrrn, per
l'honor deH'Atnieo » credfio , già cht
per l' vio proprio era loro fouaerchia .
Io veramente mi accorlî fin da princi
pio » ch'era cofa imperfetta , e che re-
Пaнa ancora anzi (eme, che parro t e
che perö hauea bifogno d'eflere coua-
to moltce con gran diligenza matura
te. Mala conditione del mio debole
A * inge-
Il
ingegпo , feftipre pîù vago di princi
piar il nuouo i che di darcompnnento
al principiare ; hà prolungato fempre >
e prolungherebbe ancora , fe dall'an-
torirà d' vn fîg»»rii|e, e Iludiolo gran
de intellerto» io non fort* ftaro íoípin -
to , a finalmente fpedirmene - Coû è
flato . L' HJuRriflimO Signor Federi-
cо del Serenifs. Sig. Giactmo de' Fran
chi Gian Duce al prefente , delia Sere-
nijfima Republica di Genou» > che'! Cic
lo coníertii i e fempre felkiti (mier
Signoii benigniífími Padre > e Figliuo-
lo) nel partirmi l'anno paiTato da queK
1a Città, per venire al caricri>del-qua,.
le mi hà la mia buena patria > e padre »
tanto lvonoreuolmente fauorlt o ; mi
fio che l'hattefTe ripafTata> & alia me-
glio rafrazzonata > e di farlo ben quan-
to prima. Peroíubito chelaneceffità
di corriípondere a' miei cariehi p*-
blichi mi hà lafciato libere quell'hore >
che cottotю dalla meza norte verío
l'alba (il che non èfeguito prima del
Natale, poco hàpaffato) hopoftola
mano al già polueroío mio fcarta-
bello. Hor fe dirb che ííriuedere l*
frecn^att (bto vn rifarla di miono,
eonferíiferanno ch'io díco il vero»que-
gli Amici , che l'hebbero manuícritta
nella forma d'embiione. Q¡ielto, fri
tantialtri, è mio difertb naturale non
potere mai emendare vn mio eompo-
ni-
nimento fenza da capo a picdi юral'-
mente cangiarlo . Ne' feni delî fnteK
lerto humano i componirnentibanno
ciaícímo cento milja rami di partem
gncnze > e lfntrecciamento di ciafcu-
na particeila hà cento milla dritti > e
rouefci ; ptrb in queU'occiWto lemen-
zaio hanno > fpecie per fpecie j infinit*
varierà • Sono derla medefima condi-
tione in quelle con quelli della Natu
ra, la quale generando Huomo > о Ca-
nallo , ancorche faccia quello che già
tante volte ella feceî nnlhdimenó iîfâ
l'v'tioia voira fempre nelle fue parti-
cularità molto différente da quello »
che per l'auanti tante fíate l'ha f'atto .
Perö non èmarauiglia , che nella re
condita dell' humano intellerto polía
incontrarfi iNíteño^Matroppoinfelice
feconditài le percio > non fipendo lec-
care i parti , ma Tolo r'partorirne de* v
nuoui i rimant V ¡ngegno poi condan-
nato a (tpeíirgli in faíce , 6 híciargü
gir per le piazze(q(iantunqn; altrimen-
ti peramittura beri robiifti ) fperlo non»
dimeno gobbi »zoppiCanti , e íparuti •
lo íjueílo de' miei , replicando conj
mio gran 'rammarico' ,,ld' eilere rr.fill
cemente pi;u¡-> della bella virtù dí;í<
mendar: vn mio compbríimentc^feW-
za aecreícerlo, ícemarlb > & ogni'Vaîï
ta da capo a piedi poco nie. , che in-
tieramente fraftornatlo . Se alermo mi
moiKífe q'ullionck qwelhib altra del
ie fa-
s fatiche d' ingegno da mèpuMicate
>ía veramente mia, ò nò , io non potrei
già per prouarmene Autore , mollra-
re Originale alcuno , rimasene appres
so di mè i che non ne porlo hauer mai
saluoche quell'vnoj sù'l quale compo
ne il Lauorante di Stamperia.
Sia derto questo, non già per iscusa-
rel difetti del presente , è d'altro mio
cemponimento : anzi (blamente per
così quasi prenenirne iigni altro ac
cusante. Mi accuso! dico, io lteffo
per quella guisa , e lascio a tutti licen -
» di fare il medesimo in quella parte:
ma non rorrei mica poi, che di più mi
foflero noneratiper diferti quelli , che
veramente non tono tali. Ne hà l'ope
ra tanti de' reali , che se altri le ne vo
glia aggiugnere anche quelli , che non
m mentane il titole-.d- troppo cattiua
eonditione il rimarrà ella .
Però se alcuno primieramente tor
ceffe il ceffo sopra la semplicità dello
ftile » io il prego a lasciarsi persuader:
dal Maestro dell' Arte ned- Oratore a
Bmtê ; mentre • quello del Filoíoso , <
cioè d'ogni dottrinante, nega ogni ge
nere d'omamento. Anti da chi è buon
Giudice di queslo mestiere , poffo te
mere d'effere forfè in alcun luogo col-
scuole del contrario. Tutto l'omamé-
to j che amrtte il componimento dot-
trinale.stà ne gli seritti d'Aristotele co
piosamente; dico a segno» che Qce-
ro-
-J
ront, souran» Prencipe dell'Arte, prc-
dica iteratamente lo stile del medesi-
mo A ristotele, per mirarwlméte façon-
do . E H*ttm , che taluolta s' auanr ò ,
fuperòda Ditmgi Alitàmafit notato
in molti luoghi per frcddo. La Domi
na èvna Dama grauissima, altaquait
però di fdicono liíciameni i gia cti'tl-
ta è aftrimenti di colori propr ij , t sue
naturali rattczze a marauiglia sernpre
bella . Parlo doue etta esca m publicó
eondottaui da chi è degnaméte ames-
(o alla (ua domestica piena conuerst-
tione . In listrerto le tazze d- oro non
s'indorano, ma sì bene le facture di ra-
mc) di stucco, c di legno •
Incontrandoti dunque in quaícho
claufola ruuida ail' oreccnia . ricordati
che la prima legge Rerorícale, laíerata
da Tullio al Dottrinante, I'esenta libe-
ralmente dal numéro . Qnesta non è
musica intauolata per la lemualità del-
1* orecchia , ma per quella dell' intel
letto . Delle parole souente repïicate ,
soríe anche nella medesima riga , no»
parlo ; menuet che eriandio r isteflb
Tullio, Rè del ben tauellarc , non poíe
CMraaqueíia leggier«za; c Quinti-
liano dichiarò la sollecitudine del guar
darsène, a parole ronde, per totalmen-
tepnerile.
Ne incontrerai poialcune» che da'
tecercate nel vocabolario delia Cru-
íca , non si lascieranno trouare . Cht_»
voi.
14
t voì, ch'io ti risponda ì Non direi íbrfe
maie , se ti rilpondessi, chetutte quel
le parole. , senia .le quali n#n p?iò4o
Serittore comodameiue saisi nuende-
re , sono seavpre ottime . Fui altreuoU
te íerupuloso in questa parte • Mi sono
diíingannato . Noi non habbiamoan-
cora delia lingua Toscana Vocabola-
;io compito. L'iíleiîa Crusca ne hà più
dicinqueeento delie parole , che poi
non trouerai nr>cate a luogo rtell' ordi-
ne de) suo Alfabero . Quasi diflì altre..
tante ne reglstra > senza giulUsicarlc*
con altra autorità, che con qut.Ha del-
I'vsa com-une . Che cola è egli quello?
vndichiarare per buone tutte quelle
parole, che sono fràglMngeg/úciuili
comunemente viate.
. -Vi sarà torse taie, che (ara t urioso dì
saper la cagione deH'haueie io-quì
ki kto in illilc nonintieraméte a qutl»
lo de gli al-.i miei Libri íomigliante-
D-a-no dûque anche a questa reccíoía
curiosità íodisfattione . Sa isit il s*ui»
inCorund primo bollore delia gio-
uentíi, inteiuoa prenJer saggiodelk <
locutio.ie di struc* in Tolcano , sc be,-
ne perauuentura non l'imitai(come !b.
uentepure auuiene achi vuole far--' la
Simiaje gli huomini grandi )íaluoche
ne' difetti . La Prêtiez. co nnue a Prend»
pi , t ìtruidori , con la Uifisa del S im'Oì
siirono poi seritte da ir.è dieci anni
dopo, c cosìcome frutri di ítaginn;
più
piû temperata, rimaie in esfi altres»
- i[uella prima íouuerelva vehemenzu
molto rimefla : e quello veramenteè
lo stile.che al natural mio talents è più
confacente . Le Acutnxê poi , che (o.
no Arte, non voleano altro stile. Nclla
Politiea mxflim* sinalmente mi sfoi zai
di cenditionare la locutione (econdo )
che giudicai conuenirsi a quelle Dccla-
mationi, portate tutte sù la nota vehe-
mrtne. Quiui dunque , douehòpre-
so a-tnseguare vn'Arte . io douea per
accordarmi con me stesto , fbrse con.
tinu are la locutione vsata nell' Accu,
tezze.ma io non voglio in questo strec.
tezza di lcgge alcuna . Mi sono muta,
to io di peso . e alquanto anche dl sor.
ze : così portando il quinto annc so.
prail cinquantesima . Se sono diuerso
ogni giomo più da inè steflb , anche in
sentimenti , e giuàicio; perche non hà
da (eguirmi con ttute lemie altre cose
anche il mio stile?Notò Fiufatiliimo che
Ciceron», il quale i\vix>. forte per hia
profêffione sù quf|la fat'enda ; inuec-
- chiarjào, íeriffe che il stu' stile ancor'e-
gji còfninciana CÏntfrtr*. E Ortenftot
che vecchio voile ritenere i fiori , e
vczzi di quello stile , che ingiouentà
gli sece honore ( dice il medesimo ci-
cerom ) riuícì ítomacheuole , e ridico.
lolo. Ma passiamo auanti.
In alcun luogo inculco folla d'eíem-
pi , in alcur i aìtri ne searseggio . Così
è: l' vnoj cTaltro con raçione. Quello,
perch' era neceflârio con la copia mo-
strare la fertilità dell' Ec.citante . Qyc-
sto, perche fe.io mi trattenea ad elem-
pliMcare ogni coía , non hauerei facto
vn L'brètto i ma vna Poliantèa .
Dirai almeno qualche elempio del
valer si de'Fonti.non lolo nel tema íem
pi'ice , ma eriandio nel compoítajcioè
quando non è çoía , ma propositione .
Di più . perche non portamevn gené
rale , nel quale da capoa piedi corn-
pariflè la secondità» ei'víodi tutti i
Fonti? Conrentati, cheti hò dato la
materiaj e t i ho generalmente diuisato
la Forma. L'accrescere il valumeera
vno spauétare.-mafftmejch'egll è cópo-
sto (pecialmente per quelli , che sema
fatica di studio. vogfiono gloria di bej-
J'ingegno. Quel primo Amico , a ri-
ehiesta del quale sbozzai da princi-
pioquelta mia fantasia ; se ne valea_»,
eome hò derto » compendiatala in_»
poche facciar*aj e gli riusciuano mara-
uiglie. Non dëbbo io masticarti il boc-
eone. PrenUla penaatùj c prouati |
con hauer gli Eccitanti dauanti , 8c an-
co se così ti piace.ristrert i in vn soglio,
e vedrai la second ità de' miei Fonti , e
imparerai da tè stelío di trame facil-
mente il prosittti .
Ma proíeguiamo le accule íconside-
rate , delie quali vna (arà principalisti-
ma , che in alcuni luoghi la mia dottr í.
na non riuscirà chiariflìma per tutti • Il
coniento , che vi hò tal siata rifleffio
ni , che seno solamente per gl'Intellet
ti molto riabituati . Così è ; ma ti ris
pondo che mi è necellario (criuere per
tutti , benche non tutto per tutti . Lo
(calco non pu» aggiustare le viuande *
rnaper vnaa tutti i gusti, a tutti gli
stomachi. Per compimento del ban
chetto a lui basta , che ve ne siano in_»
qualità , e copia tante . che ancora.»
coloro , i qu jli ò bamboli , ò deerepi
ti; non portano i denti a tauola; poí
sano abbondeuolmente satollarsi , ej
Sodere della sontuosità del suo imban.
imento .
Ti auuieni entro il mio libro m vi
pasto che ti riesce faticoso '• lasciai*
che quella piatanza non è ordinata pei
tè : ma solo sorse per chi viene con !t
gengiua bene armata . Stenditi più ol
tre , e ben trouerai ancor tu la tua_j :
Non è il mio libro fatto,come vna sca
la . ma come vn conuito , come vn_»
fondaco. Dirai meglio, sei raiTbmi-
glierai a vna gran cala.nella quale s'en
tri per molte porte . A tè che vuoi go
dere delle doni tic riposte in effa , basti
il poterui entrare per quella de' carri •
Insomma i miei Fonti hanno acqua_j
per tutti , e porte per tutti : chi non
può per vna. v'entrerà per molte al
tre. I Dedali volatori v'entreranno
anco per le sineflre » e pe'l terto .
Altrî diuerfamente fatieuole ripren-
derà, che fpeffble medefimecoiegli
veagano fuggerite da differentt Ecci-
tanti i e taluolta ancora di Font! diuer-
fi . Hor quefti deue accufare parimerw-
te la Natura , che ci hà farto il fecond*
occhio , e ia feconde orecchia ; men-
tre che non icruono per vedere > e per
vdire » cole diuerfc » ma le medefime -
Biafimerebbe altresî che Bologna hab-
bia dodici porte , m entre , che cialcu-
no» per vus che h'X¿ entrato , poteaj
goiere di tueta ¡a Città . In vna pa
rola, fe di qur ño mi aecufi, ti rifpondo
che ia nan debb.o, rifpondere л tutte le
nientecartagj'ni .
Ale uni Eccitanti non hanno di loro
natura forfe^a íf,^!* ch'io p^idb lo
ro.. Non fllb contenderne : даз lame-
rft£|¡iaFi»caIe non è ella ^n'arte fondata,
mente su cafe , o|te hanno virtù
4^Hb6|fu|;gerer4te,fob perche l'Aiv-
tore'lralom data , mencre in ¡oro ve-
c^e potea vaferfi di mille alt*ediíí;.ren.
tjffinw i? le quiui io haueflv giudicat*
Tfthp ¿n qiuîche parte fare il
ÍjW, rhaatel fatco per tua mag-
geuofezza .
«mente la prima volta ¡o hauea
il láuoroper la via del riparti-
to delie Vniucriîtàdelle cole; co-
inciando d'al fantafino generaliflîmo
di ciaícuna, e ícendendo ordinatam en
te» per quanto pub l'humaciadebole2-
za
u verso l'vltime specie a! più , che mi
era stato conceduto . Ma qutsto , la
sciato ne' puri termini di semplice ri
partimento , rimaneua incastellamento
arido , c troppo scolastico ; E che
imbandito capo per capo, sora ere
sciuto pisi di quello i che qui compor
ta il propoíito • In ogni caso io haue-
rò obiigo a chi vorrà migliorare il imo
nouato . Se abbondaffi di tempo , po
trei migliorarlo forse ancor'io . Ma le
occupatiorti pubiidie,le sorze deboli ,
e'l Sole » elie gira verso l'Occidente ;
né mi danno lieéza di molto pensarui ;
Replico però , che mi terrò obliga-
to a chi si degnaffe di farlo . Non par
lerò già così di chi mi trattaffe , come
vn certo , che tradotto fl mio librerto
delle Acutezze in Castigiiano , se ne
sece Autore . e di più si gloriò che sot
se star© da mè trasportato in Toscano.'
Nel primo io non haurei-dimcultà in
darcene il perdono , e quasi diffi ito
compiacermene » perche non pOtea
quel bell'Ingegno dar altra maggior
proua di fame stima grandissima . Il
secondo poi è bene flato vn tiro , per
non dir'altro , ssoggiatamente indt-
sereio.
Finalmente chiederà sorse alcuno ;
debbo io sempre quando vorrò parla
re , e seriuere , volgermi a i Fonti , r_»
mendicare tutti i Concertila gli Ecci
tanti? certamente nò. L'Ingegno noo
vu»-
vuole pillole . Egli è iostantiato di
spiriti agilissimi, mobilissimi j e però
sempre guizzanti , suolazzanti , e scin
tillanti. Non è egli però da lasciarsi-
per coti dire, condurre a mano . I
Fonti * gli Eccitanti , prima gli hanno
da sentire » per non rimanere mai in
penuria : poi per hauere pronte le mi
re maestre , e per potere fondare la sua
fabrica su angoli , e proíperti ue conue-
neuoli : e per tutti gli altri vii » che ap.
Sresto nel quartoCapkolo ho diuisato.
Itrimenti la sua naturale agilità non
vuole ne carcere » ne legami , e si po
trebbe temer del caso dell' Vssignuolo.
che pollo in gabbia, miseramente am
mutolisce.
Tanto dunque, è cortesi Lertori* mi
è per voi aproposito qui souuenuto .
Mi ricordo poi d ' effere vostro de
bitore delle Cornttele dell'Eloquenza
promefleui già nel sine delle Acutet-
se. Non ho ancora preseritto > maii-
me chtmttr mijtnut non basta il de
cennio . Il contante è in ordine : s«r
disfarò.che sorse non andrà guari, nel
la forma che potrò migliore . Era tatù.
co A Dio.
Pi Bologna il di f.d'Aprile del if;*:

imam

Mr*»
ERuditìJJímut» ifus, tut tumita tfi
Fonti de gl' Ingegni fetillustru ,
tf iictlientifs. Demtnt MMltbu Ptregri-
%i Thetl*li* t PhilcftphU . Cf vlriusaui
lurit DêStert , me nen m Arthiyinnafit
lintnitnst Phihsophu publici, <jy trdtn-
rìj LtRtru , mtturmtì ptrligi »j# Fruit
ttiertufmttt ATíèvtiS^trgrum tmprimm-
icrum fri• Reueriiîdiffimi P. In^uismrt
Mininu Cmfir, me in lortptri vmkrmm
.Hiitm.yu Cttli&ns rtp*ín„ de£mnt$.
lut ,f»i *t*f!r.**^,A Uìptïfundt dispos-
tum.vt itere mérite tppillnri pejfìt.fr Au-
tìir , ér epeU OeleMeS» IMeìe imm/ ingi-
nitrum Ttntti êrtgmem trnhunt ,jy ,*,,,
itullAi ii» tttsseriptterifatr» tit vittum
Irnfnimm rtperintmr. Ht* pottst .nuedU-
li eiêejt MiftlUutifmus Petepinut fitp-
fltat , ftefrtteimqmsm tptu ûàmìrubilt :
*t nmrtis i*r»8triiut iimtuttii typis m
frimmtur iígnmm tiedit» .

Feo Frtter Hieroo/moi A lle Saer
Th&ol- >4«8i*ff Archigyiïi.
nasio Bonon. Sacr. Lícerji. pubF
cus iDterprcs , & in Còngfegàt/c
ne Fcfulana Prouincîalis .
*4
Vidit Francifcus Ferrarías pre
Eminentifs. & Reuerendifs.
D. Nicolao Card. Ludouißo
Arsbiepife. Bomn. fjr Princ.

D. Inttentius Tonus der. Reg.


S. Pauli, Ptenir, in MetropoL
JSenon. pro eodem Eminent-
tip. Card. Arehiepifc.

fr. Hieronymus Allepro Reue'


rendifs. p.Inquifit. Bonon.

Imprimatur

Sr.VincentiusPratus a StrauaU
le Inquijil. Вши.

FON.
F О N T I

DELL'INGEGNO,
Che cola fieno in generale .

CAP. I.

Onte degl'Ingegni £,¿<I7;


fuîntitolato di_- Ct c
Gaio flmio il gra
de Om-ro, perche
ne'díuíni íuoi роe-
mi fi troua per
ogni genere di öudio nobile co-
piofaraente materia. Non dico Го.
lamere per la Repиblica Poetica»
si come parue additar Manilio>
col dire > che da quel Prencipe de'
Poeri , Сeи Fonte perenmOmws Мa-
pefleritai Utices in carmina du- ?-
xit : Ma per rotte l' arti più belle, dßron*
per turre le feienze più graui , e
per 1' iftefla Filofofia d;uiiáin_j
tuttele Serte; come ne moßra Lib. dt
diffofamente plutarco . Нот.
Cicerone ancor' egli coftamo
d'appellar Fonti que'principij»da'
qualii non alttimenti, che da tan-
В te
i6 Fonti dtU'Ingegnt
te forgentí fi ofier¡(cono ticchez-
2e abbondeuofmente * gl'Inge-
gni . In quefto fenfo ei fcrúTe, che
le difpute filofofali > e la ragion
ciuñe haueanogli Aeflî Fewrt.pot
i. de rifcaldarofi in perfuaderne» che'l
OrAt. perfetto Eloquente hà bifogno dî
hauer notifia de' Poeri , deil' An-
tichità , dell' Iftorie > del la Filofo-
fia Naturald e Moraie» con-
chiude coldire* vi h6 moiîrato
E0¿ü Fonm vnde hmrirttis , non vt
Libro- ^ux efftm 'fee* vt d1g'tos <*d Fon
us inttndtrtm .
Apollo , e le Миfe > nomî ap-
preffoall'Antichità di quella par
te delia Dfuína prouidenza , ch'è
prcfidentea gl'Ingeni;(ono altre-
si da tutt' i Poeri celebrare per
Cap.\ 5. Fontanierc . L'Ecelefiaftico pari-
ità Phi mente ricordando le faluteuoli
acque fapientiali , e Platone col
dareil fuo Fonte proprio ali.i_.
Sapienza > s'accordano a dettarci
per buona forma di locatione il
chiamar Föti de gl' Ingegni quel
le aicofaglie, dalle quali eiriraa-
ne per tutte le fue occafioni libe-
ralmente prouilto. Fontí, per
che quafi irrigando l'Ingegno.fe.
li-
Cap. I. 17
Kcemente il fccondano . Fonti »
perche ad ogni lieue picchiata-j »
aprono » e sgorgano gran píena di
maceria ingegnosa . Fonti sinal-
mente , perche attignendosi d'es-
si quanto altri voglia , da vena_*
inesausta perperuaméte alimen
ta r:, resta no egualmente, come
puma sempte ricolmi .
Tali Fonti vado cercandoqui
io, ne altroue gii cerco , che den-
tro il seno de'. medesimo Inge-
gno: Pc-reloche fuori di lui quan>
do ben foffero FontMion íaranno
suoi Fonti. Ma neanco saranno
verame!ìtc Fonti 1 ce.-chei vola
nl", sieno d'Omero , d'A, istotelej
di Platonc.e d'altri grandi Auto-
ri, aon hanno più di quello che
faanno : la loro lòrgente rion ten
de più: eserwn foffe che loglio-
no aprire de nuo l' Ingegno di chi
ben gl'intende» nuoiu íert!l;'tà,es-
sihauerebbooo» anzi di poueri
Stagni.che di viui Fci.u,i'vsiìcio,
ei'vso.
Ma intendiamlo p,ù chiaro
come nel seno deli' ìngegno si
troaino que' Fonts , che noi cer-
chiamo . Stanno idealmente den-
B 1 tro
i8 TonlidtWlngegM
tro l'anima bamano»per alto rtu«
gifterodelladiuina creatrice Sa-
pienza, aggomicolate, e nafcofte
în va certo modo cuete le cofe.
Nafcano con effo j ofeneiogra-
nidiegliper viade'fenfi, ionon
debbo qui difputarlo . Neil' vno ,
bnell'aleromodo vi fono. Altri-
menti come farebbe ríufcito a
Socrate il cauare con le fue beru»
ordinate dimande dall' Idiotas
mente d'Alcfbiade»Te^teco,& al-
flat m "i nobili garzonetti il midolio di
silcib. ognipiù difficile fcienza? Arißo-
Thert. tele purel'iní'cgno quando feuffe,
&c. che l'intelierto habituato era tur-
3. De te le cofe ;& altre volte > ch'egli
aштa era la forma fuggellata di tutee le
t. 8. altre forme. Omero quande nel
Et itu, fare la raflegna dell'efercito Gre-
frobl. co > riuolto alie Mnfe canta : Di-
SeEl. tevotoCittaeilne del Cielo, voi
Lib. 2. ehe[aperecefete tutto,e da pertut-
Iliad, te ; ci additö querta medelîinu_»
dottrina . Cosi anche l' interpre
ta , procuran do imitarloj benche
non gli riefea molto felicemente ,
Ta[Ja ¡| Tofcano Poera in que' verfi :
c; " Mere del tepo,t del'oblio rítmica»
Dele cofe ttiñode, e difpenfier*.
Stan-
Слр. I. Z9
Sta uno díco entro î fcnî del no-
firo Ingegno tutee le cofe, cioè le
loro Idee» dicanfl Imaginî.o Fan-
tafmi, poco rileua . Vi ftannn,ma
non già ifcompofte , a muechio ;
I nonifparfe>e vaganti, come fta-
rebbono in grande vccelliera tut-
t'i gencri di volantí,ancorcbe ap-
preflb Platone cö tale fomiglian- /«
za (e ne fauelli. Anzi vi ftanno co Thee-
me tutte le merci in vna gran_* tete.
Piazza, o Fiera; eiafeuna forte
ne l proprio fondaco : o pure più
a prcpofito, come tutt' i carattert
in vna grande Stamperia » nelle
proprieceilerte difuntamente ri«
parriti. Simili ripartimenti delie
Idee > o Fantafmi di tutte le cofe
dentro l' animo humano fono
quelli, ebe quiпi per nó fouuenir-
mi nome piu eófacente i Fóti del-
l'logegoe foaoda me chisma ti.
Sono quelli ftefli, che Cicerone
appello Fontes omnium remm , f.
quA ad dicendum pertinent . Per- de Ota
eioche tutte le cole » che fl appar- tor.
tengono al fauellare, fono le me-
défi me, che il apparrengonoal
penfare , & ad ogni al tro lauoro
dell'Ingegno.
В í Di
'3o FontitltU'Ingegno
Diqucftî Font! adunque iu-
diando io d'i dare contezza al me.
defimo Ingegnn.vcrtb a farlo co-
nofcirore, c padrone del fuoric-
chifllmo patrimonio»de'fuoí pro
prîcopiofiiTîmi teforî» A'trimen-
Ar'u t¡ c¡ m, f; (buuenire del Pluto di
flopb.itt Ariftofmcil quale ptrch'è il Nu.
finta, me delle ricchezze , hà tutto l'ar-
gento > tutto Poro» tutte le gioie :
maperch'eglî èciecc, nefapreb-
be percö doue- dar di mano per
feruírfene ; rimane in conditions;
d'vn ¡ro, d'vn roiferabile .
Ilbell'lngegno fenza la noticia
de' fuoi f nri » habita vn gran Pa
lagio d'ogni vertouaglia, e d'ogni
bene riccamente fornito ; ma non
eflendo informato doue fia il cel-
laio»doue la difpenfa ¡ ne con quai
chiaue fi apra quefta » 6 quella_*
fianza ; è ben ricco per capitale»
maper l'vfo fi troua fpefioinbi-
(ogno » fenza forma da ripararfc-
re. Se pure, come ordinariamen
te adiuiene, fattofi agile > e deftro
alla feberrna- dell'efercû'o i ?pli
fuolazza tanto, e tanto С ,¡b".,p
di quà, e di là, che alla fi w т ua
forcuitanunte copia di materia.
Cap. 1. ii
bene fpeffo perch'egli è ico In vna
Calzoleria per capellíi o per con
fetti al Tripparo riefce a'giudi-
ciofi fpertatori iaerto , e ridicolo-
(b. Colui pure, che nonpratico
delie celle de' Caratteri', compo
ne a tentone>s'auuerra ancor'egli
fouenteîn hauer comporto Tape-
rain veced'4qi4fla;ePteoroneln
cambio di Sapiente •
Il mío defiderio dunque è d! li
berare l'Ingegno dalla neccilkà
di pendere tanto dal Cafo, e d'in-
formarlo d'vna immenfità di te-
foro , ch'egli pofliede ; In fomma
di porlo in ¡(lato , che per manca-
mento di concerti, c materia op
portune , ei non fia mai coito alle
firerte di non fapere a propofitOj
che û pen far c, o che fi dire.

В 4 Ter-
j2 TontidilPIugegno
ferehe i Fonti delí Ittgègnô
nonfien» fiad dagli An
tichi Maeßri moftrati , e
ridotti ad arte diftintá-
mente erdinata .
Cap. II.
NOn fono le forgent! dell*
Ingcgno tanto ¡ncauerna.
te entro le regioni Intellcttuali»
chenonfieno ftateda gli antichi
ingegnofi Maeflri facilmente au
llen ¿tr.
Que'famofi » che veneratícol
títolo di Sofifta > tanto gloriofo a*
buoni fecoli>quanto ñ vede ap-
InCor pteíTo platene,e più larganaente
ne' due Libri , che ddle loro vite,
anzi delle loro glorie fcrífleFf'fo-
flratoiñ tirauanodierro la più no
bile gionemu di tutte le Città
Greche-í moftrarono molto be
ne, che di tutti! Fonti dell'Inge-
gno effi erano felîeemence pa
droni. Gorgia Leontino, quel fe-
condo lume dell'antica Cicili«_*
(g'à che il primo dee gîudicarfi
Èmpedoele da Giorgento) intro
duce
dufeegli fràessiilcostumedof.
serírsi próto a rispondere ad om- . ..
ni» , de qmbtu quisque audire vel- C,rtr'
Ut. Sono patoic dfi diuino Cras- L
(o Cicer nmno ,il quale soggîu- Orau
gne : pottea vero id vulgè fitetrt
c,tferunt,hodteq,factunt (cioè ere-
ctnto.e pìu anr,ï dopo Gorgía)
Dt mìlasu res neq, tanta,neq,tam
impromfa ntq, tam noua; ut qu/t
ft non amnt»,qu» dici pojjunt pro
fiteantur ejje dtfluros , L'hauer
forma da tintracoare tuttoquel-
lo , che intorno a ciascuna cosa
poffa opportunamente conside-
tarsije faueliarsi; non é altro,che
bensapete tuttelc venedel con-
fìderabilc, tutte le sorgenti de'
penfieri » c delie parole .
Il sò a ncor'iO) che anche il me-
stíer delie lettere ha î sooiTrasoni.
Ma i Sosiíìí non si faceano scn-
tïre con quefle vanterie Verue-
€um in pairta, crajjoq; fié aere,
douefoteflero a lor piacere ven-
der vefliche . Fioriuano in me-
zo la Grecia , seminario de gì'ln-
gegni í regnauano in Atene , pa-
tria delsaperejtriorjfauano in_*
Roraa, teatro dell'Vniuerso. Fio,
34 Fonildtinngegn»
riuano»regnauano » rnonfâuano»
fl ¡mati, honorat!, ammicati al pa
ri degli Eroi, c de' Semidei.Dun-
que rifpondeano almirabil van-
tOi dunque haucano dell'Ingegno
molto ben noti i Fonti .
Ma perche non furonoeflî li
berai; diquefta grand'attealla_*
ftudiofa pofterità? Se alcunotnl
rifpondeffe quello , che fù detto
de' Giureconfulti antíchi prima,
che Gneo Flawo publicafle le for.
me-deHe Attioni giudiciali , cioè,
jibud c^e °bUn'nd* , atq, augendt (ut
Cteer ' PotentuC eaufa ,feruulgari arttm
i dels fuam Hanert/M , io non latei diffi-
Ôrat. c,le a ci" confentirglí. Aggiagne-
rei nondimeno , che lo ftudio»e
profcfîione de' Sofifti , fù più d'e
loquente > che d'infegnanteje fi
dilertarono più delia gloria delia
lingua i che di quella delia penna.
MaiFilofofiî Ariftotele.e Ci
cerone, che profeffarono , fui per
dire > di fare le parti di Guida , di
Macftro,e d'Aio, all'lngegno per
tuwi i fecoli; perche non glidie-
dero effi quefta mirabil'arte ? Il
dire perche nonfcppero,farebbe
xifpofta, che meriterebbe le ceffa.
te,
Cap IL Jí
te juon chc le ruate . Il dire , che
la raceffcro per inuidîa .sarebbe
vn'obliate il pregio del Sauio , il
quale di sua sapienza fauellando,
dice altamente : Quam fine pílio £CC•
ne didifi , fine inuidm commu- 7,
nico -
Vna nïposia mi suggeriscono
lc parole di Cicerone, che di que.
siodarc nocitià de'Fonti dell'In-
gegno , benche non del rutto a
mio proposito fauellando y serifle
cîò effere infinitum , & non necef
sarium. Perocbe se btne il dar "
notitia de'Fonti,e de' lorocapi, *^raí
e rami in generale , quanto è ne-
ceffario all'vío , non è racenda ne
malageuole, ne lungartuttauia,
chi voleffe poi dimoflrare minu-
tamente tutte le maniere de' loro
inrrecciamenti 1 e rintrecciamen-
ti 5 sarebbe impresa da non sinir
mai. Si come pure, secondo che
ne intenderemo appreflso ,s'inui-
lupperebbe nell'inrínito . chi vo
leffe considerare dicosaproposta
tutto quello , che ne suggeriffero
i Fontï .
Può altresì parrre non neceC
sarioil dare otdinatamentel'Ac
B 6 te
36 Fonti dell'Ingegno
te de' Foutijperche a gl'Ingegno
si, c ben esercitati ne' buoni stu-
di la propria selicità frutta po
co meno di quello , che l'Art<_>
poffa promrtter da i Fonti. A
gl'Ingegni poi materiali ,ò meno
che medioeri, si può temere il ca
so d'Ila ! cioè che nello sfotzo d'
attignere, s'annegaffero .
Il diffe Cicerone affai chiaro,
che alla naturalezza del bell'In
gegno j aguzzata da bene intenta
meditatone» s'offenuano da sè
facilmente tutti i Fonti. Le sue
1. De parole sono queste :Omnts loci*
OraU fiue Attù »fiut Ingtni] , qui modo
insuni tn r$ • d< qua sc nhimut ) se
afhndunt mbts, & occurrmtt om-
nefq;scnttntia,verùaqut.Qac&o>
dice egli , amitene all'Ingegnoso,
quando si afferta al tauolinocort
la penna in mano .ruminando ,e
considerando. Questi, ch'ei chia
ma luoghi attaccale incorpora
ti alla cosa » non sono altro , che !
Fonti da noi cercati. Dice sieno
dell'Arte sòdel medesimo Inge
gno, perche poflono seruire posti
insieme, & otdina ti dall' Arte , fi-
come qui è mia intentione di fa-
te:
Cap. II. $7
te : poíTono anche seruìre pa-
randosi casualmenre auanti al-
l'Ingegno , corne auuiene spes-
ÍOi dou'egli Ha in vcdere acuto, c
in agg^rarfl vcloce . Perciocbe
k bene lo Studioso trauagli a ca
se, e fabbrichi di que l lo , che
buonafortuna glíofferiscc; nul-
ladimeno mottiuîjargometî,con-
ccttî.eparole» tutto traheneces-
sariamente da' Fonti . Può beo -
egli bon sapcrgli , ma cauar ma-
teiia altronde>che da cflsî non puà,
giamai. Però stimerebbe facil-
mente alcuno, che il dite bcll'In-
gegno, volt île dite furtunato In-
gegno . Tale era , oltra l'efferc
raolto acuto, & agile, per venta-
ra queilo àì Cícctone: però men-
ttesi volgea a considera reinten-
tamente il suo proposito , tutti í
Fonti cotreano offequiosamente
a seruirlo • Per questo forse ne
egli,ne Aristotele, ne altro de'
Saui (sicutarono nedi compor-
ne l'Arte, ne d'insegnarla ad altri.
Ma perche non tutti gl'Inge-
gnì siudiosi sono parecchi a quel-
lo di Cicerone, e d' Aristotele; ne
tutti quellUebe sono altrimeote
acn-
38 FontidtU'fngegiió
acutí/ono po¡ aglli, c fortunan', e
perche la Vita humana non fi
contenta del necefIario» ma chic-
de anche commodicà , e facilita :
lo ftimo tnttaprefa degna della
fatica ¡lmoftrare î Fontí dell'In-
gcgno.e quanto è poffibile dat
loro ordînc, regola, e forma d'ar-
te . Per quefta gui fa potranno
feruire non folamente all'Inge-
gnofo Filofofante, al ptofefíore
d'Eloquenza ; ma generalmente
all'vfo della Prudenza>per tutte
le occorrenze humane. Se non
alero , liberera gl'Ingegni da vna
mifera necefficà di pendere inte-
ramente dal cafo .

L'Arte Rationale , Logica, e


Rerorica , non hauer то-
ßratofirfhora iprimi
Fonti deW In-
gegno .

Cap. III.

IO non fouelleroquiuidell'Ar.
ti Magnt , ö Mirabili , o al-
tre
Cap. III. J?
tre tali Inuentioni,pefche la qua-
litàdel ti telo, che per poco non4
diflî ciurmctefco, col farnc mbito
(oaazn'nt'Qttid dabtt hic degnum
tanto promtjjor hiam , ne toglie lo
i ftomaco di paliare la carta de)
Frontifpicio . E doue pureaku-
no»foprafatto dalla cariofità,s'in-
terni nella lettura di fimîli volu-
mijeis'auuerrà facilmente in_*
qtul'o.che di sè fauellanHo già
d'ffe l'Otatore Anton!o,appreífo
Cicerone ïln-fbthftplm refíroí, Lib. i.
. (i quaп do incidi i deceptui tndter dtOra-
huí hbrorui» , quod fint ferè in- tore,
fcrtpti de rebus iiluilribuswerbum
prorfus nullum intelligo - Io ne la-
ïcio nondimenoil giudicio a chi
volefle di cosi fa tri lauori feruir-
fl,e che delia Scarpa>fe (la ben fat-
ta,b maie , corne dicea Socratt, pUto
fia giudice, chi Ce l'hà da cal- in Cor-
zare. gin,
Fauellero si bene dell 'Arre
Rationale, diuifa pid codo per
la differenza del modo > che per la
foftanza della cofa > in Loica , e
Rerorica > alla quale per verîtà
s'appartiene îmieramente il go-
uerno dell'Ingegno, per tutto
quel-
40 Fonti âtWIngegno
quello , che gli poffa far di biso
gno. Peroche i'vna.c l'altta è
stara ritronaca per guida , per
Aio, per lucema, del nostro Inge
gno. Dico Ingegno, «oripren
dendo ranto quella parte dell' A-
niuK, , che speculatiua, tfguarda,
e procura loto il vero , la quale
propriamente s'appella Inteller
to , e ch'è gouernata dalla Loica:
quanto quella, che in vn certo
modo prattica,mira,e cerca di
trouare , e di fabbricare il bello , e
l'efficace; la quale separatamen
te ritiene il commune titolo d'In
gegno^ che resta del tutto in
balìa della Rrtorica . Sia ricor
data questa di Rimane di páffag-
gio per Tempre, affine di non la-
sciar'occasione di dubirare,che
cosa io intenda , quando dico In
gegno; dichiarandomi qui, che
prendo »&vso la parola in senti- i
mento generale., abbracciando
l'Intellerto , e l'lngegno insieme.
Tocca, dico, alla Loica , e Re
torica la cura di prouedere l'In,
geguo , benche in diuersa manie
ra, per tutti i suoi bisogni ; cioè la
ptima nell'ineliiefla del vero, la
se-
Cap. III. 41
seconda nel m -gistero, e fabbrica
dell'esiìcace»edel bello. Perque-
fto diffe Aristorele nel princípio
ieHa Rrtorica a Teodertc,chc—í
quest'arte andaua dei pari con la
Loîea; perche l'vna,e l'aitra_*/
egualmeote seruiua all'Ingegno '
per tutee le cose . Cioè a dire
î'vna per ischifare l'inganno 1 li-
berarsi dall'Ignoranza , e firme-
nire il.vero»ò verisimile:l'airra
per isceglíere T e fabbricare anco
ra il bello»e l'esisicace , seconJo
l'opportunità delia materîa,e del-
l'occorrenza . Non dico già nelle
coscelie questo è vfficío del!' Arti
materiali j dico ne' concrtti, dico
nelle parole ,dico in tutti i lauori
deil'intellerro,edeiringegno;on.
de ne segua il bene- & opportuna.
mente considt'rarè> diícorrere , e
fauellarein tut te l'occasionî .
Taie è l'vfficio di queste due
parti dell'Arte RationalcDimo-
flratoci anebe nelle loro desini- JÍriflo-
tionì;mentrechela Loiçaèdtsi- tel. 3.
tilta, Medus scttndi: ò dicaflfa- mrt. t.
coltà regolatiua di tutte l'opere 1 5.
dell'Intell«to: e la Rerorica Ra. ?. de
ti* çogitandi , vify) dierndi , pa- Orato-
rôle r».
41 Fond dill'Ingegno
role di Matto Tullio : il quale pe
ro feguentemente portando ¡1 ca
ractere del perferto Retore. o di-
j. de caii Ora tore, diff. qmomniaqu&
Oraи a<H qu*meumq¡ rem perttnent or*,
natc copiofeqiie dieat .
Nulladim:-no confiderando îo
quefte due faculta tanto ne gl!
feritti de' Saui Ant'chi, quanto in
quelli de' Moderni, da principio
a fine diligentemente difeuffe,.
non m! riefee troua te > che l'vna,
ol'altta,otuttt'iiueinGemç_J> >
prouidano l' Ingegno perifpedi-
tamenteintutte le fue occafionî
¿I mareria con quJla copia, e fa.
cilità> ch'egliafperta daii' Arte.
Quanto-alla Loica m;tata nello
flato fuo d'hoggîaî, ella è del tut-
to trafoftantiara diuenuta quel-
lo» chediffe TÚllioa fuofig¡iuo-
ln par. lo , Concertatio , captatitq} verbo-
tu.' rum. Cicè l' èauucnuto, quelle
che auuiene all'altre vîrtù . quan-
áodi virtù,fecondo pureofferua-
ua il medefimo Tullio, paflano
i :i cor rutel j , cioè nel vitio a cia-
feuna, fecundola loro qualità,
confinante. Il fuo maggior frutto
fi e riftrerto a vn dibattimente
fiel-
- Cap. Ut, 45
dellÏBtellerto frà ftrane fottigliez
ze . Cioè a dire a forza d'eiercitio
ella il rende agile , il forbïce , l' a-
¿uzza. Il conlento; ma ê purç_ji
quafidiffi, barbara foggiailvo-
1ere alienare vn Corridore col
dargll carriere sù per la ghiaia_>
dell' Acno , o gîù рt' roustai dî
Maremma. Maionon vubten-
zonarefopra di cfö, perche non
debb-j prenderla con gli Ercoli
delie tenzoni. Solo ml baita,che
si come dell'arte di b.n valerfi
dehfigure dell' Incellerro nellc^j»
Seaole moderne poco fi parla :
cosidiquella di fouuenirlo delia
materia opportuna per rutte le-
ecca fîoni (econdo il bifogno tut
eo fi tace.
La Rerorica altresî delie Scuo-
le moderne èridotea in iftato dî
rimanere vn' Epitafio fepolcro
fenza corpo , per non dire vn' In-
fegnafcnzaHoikria. Non dîro
( e forfe ne haurei cagioru.) ch'el-
la fÎ3 fatta 1nanti qu&dam fro- In par-
fluentia dicendi . Сaoe cangiata ùtion.
ncivtio adiitacoci per fua cor
ratela d Л medefimoTuliio. Di
to si bsne»che i noflri l' banno rî-
éotta
44 FontidelslHtegttO
dotta a vn mero esercitio dellc *
forze naturali dell'Ingegno. Sen-
z'arce quasi del tutto ; ienza pru-
denza, e senza giudiòo esercîtata
da uioltí. Mi perdouinoi begl' In-
gegni; bcnehe non solo da bel lí»
ma da belíissimí bò bisogno qui
di perdono. Sr» bene che per le. »
Scuole a' ûnc-'uHi si balbettano
alcuni prmcfpij reroricali , mu
quefia non è ane da ingegno fan-
ciullelco» ne da tale che non fia
prima prtferr-UTiente padront__j
delia vera Loica. Chi ia intende
altrimenti, intende, che si mandi
ilCocchio auanti le mule,e si fab-
brichi il terto prima del fonda-
mento.
Se poî contempleremo queste
due Bobi'i facultà nel loro più se-
lice siato antico , le trouefemodï
precctti drr giudicare, e da fabbrí-
care multo faconde;ma per quel-
lotocca al farne abbondeuolidí
materia, se non del tutto mutole»
certamente scilingoate, emolto
scarse . Parlo più çhiaro : Dist in-
guere ne' concctti glï ambigui da'
semplicî , i proprij da' comuni, gli
eíentiali da gli accidentali:nelle
pro-
c*p. nr. 4;
proposition! le generai! dalle par.
ticulari, le neceffarie dalle con.
tingenti , e ne gli argcmentî i di-
mostratiui da'probabili» isince-
ri da gl' inganneuoli i ben diuide-
rc, ben desinire i e simili operç_>
veramente neceffarie pervalerfl
del proprio ìnrellerto, si legge,c
s'impara copiosomente da' Mac-
Un antichí e» principalmente. daU
l' inuentore delf arte Loica , die»
Aristotele. Parimente tutto quel
le , cbe paò l' Ingegno desiderare
per comporre , e dar giudicio di
Proemi. Narrationi , proue, rï-
spostej epiloghi; delia teíïìtura
delie cose» e delia locutione ; si hà
da Cicerone ; e più liberalmente
da Quintiliano tutto quello, che
posia prerendere vnasirema cu-
ttosuà. Malaformadell'abbon.
dare di concerti , di propositionÎ ,
di proue , e generalmente di ma-
teria pertutteleoccasioni; non
pare a me, che ci sia ne da' LoicíS
re da' Rerori sofficieutemente
diinoflrata. E* pure questo è il
punto principale i poicheniunoíì
rimase mat di considerarcjdiícor-
rere > e fauellace d' vna coía; a ca
46 Fertti delï Ingegno
gîone di non fapere, o le dlfferen-
ze de' concerti , delie propefitic-
ní , e de gli argomenti > o le rego-
le del proemio, della narratione»
dell'epilogo ; quelle delia tcfii tu
ra, delie elaufole , de' tropi, e
delie figure: Mafl reftasîbene
fpeffo ciafcuno di noi,si reйa,рer.
che non hà concerti , non hà pro-
pofitioni, non hà mottiui. non hà
argomenti ; in vna parola , non
hà materia.
Quefla dunque è quella parte,
nella quale haueuamo noi biib-
gnoH'aiuto da' Loici , e da' Re-
tori, e quando anche non v' ba-
ueflerQ poi tanto diöintamente
infegnato l' altre loro cofe » ci po-
teuamo con quefio chiamare ben
regala tí Ja loro.
Dammi tanto campo in Cici-
lia,quanto ne die Marcantonio
alíuo Maeflrodi Rerorica Seño:
che fe bene non m'infegncrai poi
tanto d'Agricoltura, quanto ne
moftra Varrone, Catone, Co-
ftantino Ccfare, Ъ Columella;
io ti hauero obligo compiuto , e
faro proueduto al mío bifogno.
Dammi il capitale de'Fucari,c
Caf. III. 47
ntîenîper teturte lefottfgliezze
delmefticre mercadantefco ,che
dell'officio tuo ml chiamero sfojg.
giatamente ibd ¡sf.и сo.
Vi hanno (è vero) la dottrina»
che appellano Topica i cioè de'
luoghi. Ariftotele la diftefe in
otro l'bri ; î qmlipoco intefi dal
Gsureconiulta Trchatio > diedero
occafione a Marco Tullio di far-
ne quel b-cue compendio , che
pure habbiamo ben comentato
daBoetio. 1 Rcu riantichi ha-
ueano di pîù quei ''ertí da loro;
Loet comntines tit Amort dt Fe-
luptatt , dt D-wtijs. dt Virtute^i;
tSc aitri taln da Jcerone, Qu nti.
liano, e Seneca fpeflo mentouati :
opportuni alle Ampliation? i зПe
D'grcffioni» e particolarm^nce al
far bmbanza d'ingrgno. Tutto
è vero » ma hogg;di lo ftudio del
ia Topica primiernmente fi è tra-
lafciato, quail nulla lileui. Poií
chiamati luoghi, che per effa ci
moftrarcnogli Antichi , .¡on fo-
no Fonti » ma certi ram;; e qnefti
piùtoftodi paffaggio da loro t.:!.
ditatî , che di propoñco , e diftin-
tamente moftrati . In rPicuo
flu-
48 Fomideltlngegt»
studiati, e ben pofftduti ,' seere-
diamo a Cicerone , reodono faci
le all' Ingegno il poterc ( parlerò
$.dts con le parole del medesimo) r«-
Orat- tari t vel reseilcrt ) asuo talenco
l'vna, el'altraparted'ogníqui-
Eode st'oni; ^ AriflsteUomore de om-
Libro n1^HS rt^ut ,n vtr*mlM sente».
tiamdicere, & de omni causant
duas contrarias explicare oratio-
»«. Questo veramente non sa-
tebbe se non grandistìma félicita,
ma prima egli non riesce a tutti il
cauaresi granfrutto dalla Topi-
ca , forse perche non hanno col-
tíuateilcampoconla dilfgenza,
che 1' haueacoltiuato Cicerone.
Foi qnandosia facile il raccorre
da' luogbi Topici fertilità d'argo,
menti , questo non è I' intiero del
nostro bisogno . Gran serragine
di conce«í, fuori di quellijche ri-
guardano la proua, desidera l'In- i
gegnoper sodisfareatutteleoc-
casioni . Il mostreremo di prope-
fico nel seguente Capitolo, fa-
cendoci da ricapo .
Cap. IV. q

Vficìj delVlngegMt che d


mejîrane ifiêt btsogni.

Cap. IV.

GLí vffici-j dell'Ingegno huí


manu iì riducono a trè ca-
pigenerali. Il primo faà perog-
gerro la Notifia, il secondo YOfi.
iwowe , i) terzo VAfftttt .
Il primo hi tre occasioni, delle
quali principalissima c quella del-
l'acquistare noi quelle notifie»
che delia cosa proposta non hab-
bíamo. Dicoacquistarle da noi
medesimi senza ne legger libri ,
ne scnrire lertioni : perche , sì co»
me hògià detto»quì si cerca_j
l'arte » onde l'Ingegno si vaglia
del proprio capitale, non di pre
stance. Questo acquisto di no
tifie i íntorno a qual si voglia co
sa , si si mediante le rifl?íîioni » e
considerationi opportune sù la
medesima cosi, per varíj versi.
La seconda ë quella del com-
mnnicare altuii le notifie, ò con-
crtti nosiri. Qocsto nelle cose
C par.
fo Fonti dell'Ingegno
particolari si fa narrando , ò de-
ieriirendo , cioè a dice ne' ratti»
persone» luogbi,e tempi. nelle ge
nerali 6 sì insegnando facoltà,
dottrine» c scienze, qualunque a
sieno.
La terza è quella de! ripescare,
e cauar fuori le notitie.e concerti
da-' conigli dell'Ingegno altrui ; e
que ilo si ottiene a forza dìroac-
íireuol i interrogation;, l'arte de!,
ie quali non è solamente neceffa
ria a- Giudici» per ca uare da boc
ca al Reo la consessione del delit
ro,- ma opportuna ogni volta.chc
si vogliano le notitie da chi le hr,
osare scandaglio di quello» die
altri sjppia, ò non sapp:a.
Il secondo capo b\ per ogger
to l'opinione, diciamo la ereden
za , ò sede . Hà pure questo due
principali occasioni :Vna è l'in
trapresa di generare nell'animo
altrui vna opinione , ebe prima
non vi era »' ò consermamela.^
se per ventura già v'era : L'al
tra è l'opposta» cioè sbatbearc
vna opinione dall'animo,. ò al
meno farla vacillare, e porla in
dubbio. D.co nell'ai.imo altrui,
per-
Cap. IV. 5*
perche questa c la più pratica ta .-
ma può nondimeno accadercan-
zi accade tutto il gtorno,che l'In-
gegnohabbia bisognodi persua-
dere a sè medesimo. L'»no,c l'af-
trosi façon tertimoni, congict-
ture» conttasegni, e sillogismi .
Il terzo capo mira l'Affcttoi
Questohà trcgeneralioccasioni:
La prima è d'esprimere vn'affer-
to vero » ò sinto , e viuamente_j
rapprcsentark). Questo puòac-
cadercin tut(igli affrtci i maor-
A'oariaméte si pratfca nell'espres-
fione deiì'jámtrt , deila Gratta,
delia Gratitudtne ,t delia v.ccn-
rfeuole communicatione ne gli
affctti altrui;quali sono la C««-
gratulationti\3. ContLog(un\<t \ e
la CtMfaffiane . La seconda è del
generare vn nuouo afFrtto,acere-
seerlOi insiammarlo ; la terza per
opposto è di sptgoerlo j ò cempe-
rarlo. Ne qaeflo íòlamente nel-
l'animo altrui.ma lpeffoancora
ncl nostro proprío . Peroche se
benel'vso delia vin ciuilecomu-
nemcnrenà bis gnos«lo,che l'In.
g-.gno nostro poíía facilmente
ccckare neH'animo ahiui odio,
.C z ira,
yi Fouit ttelsIngegno
ira i amot e , speranza , tcma . fti-
tna,dispregioi marauiglia ; ò altro
taie mouimento òpportuno a'
suoi sini ; contuttociò per la pro
pria interna honeftà, e felicitai hà
forte neceíïìtà dipotere eccitare
in sè medesimo vnainfinita ve-
««rarione verso la Deità , vn'a-
roore,e (lima grandiíïìma delia
vittù, e dell'honore : vn'odio.vna
stomacaggine sieriíïìma verso i
vitij , e tutce le opere indegne: vn
disprezzo del dolore, delie scia-
gure, delia morte istefía.e di tutti
que' mali , che non sono ìnuestiti
di vitio.
Hor questitrè capi d'vsiSci, e
<soccafîòni dell'Ingegno , hanno
tale incatenamento frà di loto,
che i bîsogni del (econdo abbrao
cino queidel primo ;equellipoi
del terzo racchiudono quellí , e
questi. Cioè a dire acq jifiar no-
titia, darne, e caaarne ; può faci '-
mente praticarsi , senza eflingue-
re.ò generarc eredenzaie sede
nell'animo altrui . Ma non sia
già , die si Habilita , ò si ccoElt*
opinione» senza maneçgîareno-
uttà di Qocitîe . Accaderà speffo
an'
Cty IF. st
aneora dí sucllere opíoíoDÎ , e i u-
seicarne delie nuoue , senza sat
mouímento nell'Afferte . Questo
auuiene scmpre net le maccrie spe-
culatîae: nu far germogliar nuo>
no moto d'affecco in vn'anirao»
ò diaellerne vno già radicato , nô
suole accadere senza noaítà di
notîtîe, est nza introduttione ,ò
sbaccimento d'opinione .
Daquesto segue » che 1 proue*
dere al biíogno dell'lngegno , pet
que U o tocca al primo Capo, sia il
punto • e cardine supremo di tut-
la questa facenda : e che rima»
nendo egji íprouedùto de' soe-
corsi neceffarif, gli altri due ri»
tnaogano (proueduti necclíaria-
mente ancor'cflì -
L'arte Loica hà cura solameru
te de' primi dueoapi-la Rctorica
gli abbraccia tutti , ancorche íl
síio peoprio campe , il suo legiti-
mo. tegn«, su veramente nel
terzo -
Hor i bisogni deH'Ingegno,per
tutte le occasionì de i prederti
Capi, primierarDente ricercano
abbondanza di matttia , pofeia
maniera i & at te d a farne lauor o.
C } Di'
54 Tontì delFIngegnt
Di qricsto secondo , ancorcbe
ci sia mol to, ehe defiderare , mas-
sime nella Logica, io non sauello,
perche il mio proposito hà mira
solamente aHa douma delta ma-
tería . Hor la pronisione di que-
sta e nelta Logica » e nella Rcto-
rica.ci c promeffa dal campo To-
pico , il quale effe , come amore-
uoli sorellc» poflfcdono in co
nanne.
Hor se mi accada considerant
per tutto il considerabìle vna_*
ftella , vn porno , vna foglia , vn
Îieio : Narrare vna batraglia , de-
críuerc vn siro ,íenza tralasciare
cosa degrta di curiosità : volere
squadrare per via d'interro^atio-
ni vn profeffore dt mariner ìa . di
caccra,ò d'al t ra proseíïione, nel
la quai c non sono maestro : dire
quanta manca al Fedorie, a! Fe-
dro»alla Fisica , alla Merasisica,
& altri voîumi di Plarfcne, d'Ari-
stotele,e d'altri grandi Autori:
Seriuere di materia trattaia da
cento penne , senza ricantare il
già derto , e riderto ; e fare altre
rali opere dell'lngcgno i Sarò io
prontamente souuenuto di tutto
- quel-
G* IV, 55
queilo,che mi fora neceflfarîo dal
le Topíche replícate di Cicerone,
di QaintiKano » e d'Ariftoteleî Se
mi fi puà rifpondere francamen
te def si , fa mfa in t raprefa e foa-
' uerchia » e puö di quefto qnader-
no dîrmi Giunenate: Dona fV Sdtyr.
turis Ttltfînt marito . 7.
Cettamente H vedere tanto
nella Loica > qttanto nella Rero
rica, che i luoghi ferio quella par
te , cbe piu di quakinque al tra re
lia neglerta , mi fà dubitare più
tofto del no , che altrîmenti . Ne
pare aîtresî > che gl'iftc flî grande
Mae ft ri poneffero infierne i luo
gbi Topici » per al tr' Wo, che per
fomminiftrare entimemi.efillo-
girmi: Cioè a dire mirando a pro-
Hedere il bifogno dell'Ingegno
nel folo fecondo Capo, che tra-
uaglia per fondarc»e fermare opi-
nione; e piantar fede, e fpian-
»arla .
Ma quando alia Topica potef-
fe parimente ricorrere l'Ingegno
per tutti gli aim. fuoi bifogni , e
che in que'luoghi foffeintar.ata
quella gran fupellertile tutta , che
fáraeñiere alle occaíioni dell'ln-
! С 4 6->
f€ Fonùdell'lngtgn»
gegno i certo è » che non a tutti
fácilmente riufcirà il trarnela > e
valer fene a compimcnto del fiio
bifogno.
Sonoîluoghi de' Rerori patte
rami de'Fonti dell'Ingegno , al-
cuni anche gi'ifteíîi Fonti in bar-
lume . Dal ramo veramente fi
kà via da penerrate nel Fonte, &
indi portará per tutti ifuoialtri
rami re dal karlume fi hà il prin
cipio delia chiarezza ; e l'ingegno
già praticode'propri paefi ,puo
camminare auantUe portarfi al
Jume del giorno chiaro. Ilcotv
fento, nía q acйa non è pratica da
Ingegno d'agilità dozinaie , ne da
toediocremente addbttrinato E
pure le dottrine fi dermo fcriuerc
anzi a gl' Ignorantí, che a' Sac-
centime gli atati deuono eifere ta.
li »che feruanoa' gagliatdi non_*
íolo, ma principalmente a i debo-
li.Quando.adunque iluoghi der-
tatici nell'arre Topica nonfîcno,
önon poflano feruire di F¡;ntia
tutti gl'Ingegni » ma folamente a
¡ Craili, a gli Antonia i Cicero
ni, a gli Ariftotell;e tali perfo-
naggi a al ta faccenterîajnon fono
:- -J effi
effipunto quello.che richiedeil
nostro bisogno.
Finalmente considero , che î
Fonti dell'Iogegno bânodasoni-
mini strargli ttnta la materia, solo
► per via d'eccitamento. Non pot
so io.noapuò cutta la potenza
dell'Arte ereata,aprire tali Fontï,
che ofíeriscano all'Ingegno que'
concetti tutti per appunto» cbc
poffonp effere opportuni ad ogni
sua occauone corrente : ma (o-
lo oífsrirgli tali ecciranti» che
destandolo , e volgendolo a mira-
re secondo la loto prospertiut-. j -
per questa via gli prouedauo al
suo bisogno.
-. Quaiido tnì è mostrata la Di
spensa, e laCucina ben fornite-
poílopoi dame steffo imbandir-
mi le tauole a mio- talento , e sco-
perte lepedatcsono a segno di
trouare racilmente quellaòPer-
sona, ò Fiera, ch'io cerchí.
Horï luogbi delia Topica so
no eccit anci deboli affaí , e segna-
no traccia troppo confusa . DU
chiaro , e dico il luogo de' Rela-
tiui, òcotrispondentî serued'ec-
titáte a suegliarc l'ingegno> e faï-
Si Fontt átinngegn'o
lo pot mente , c cercar quelli del
ia cosa propoít a : ma questo è so-
lamente ricordatgli di che cosa
egiî tià bisogno , e che cosa gK sa-
rebbc opportuna : e non già ra*
cfferirglidc , vn porlo sù la st ra-
da, che lo conduca a speditamen-
te tromrla. Il luogo altresi ab
mnttetdtnúbm, & confequtntibus;
mr eccita a cercare gli Antece-
denti , e Consequent!1 alla cola-*
proposiajroa il mio bt'sogno ía-
rbbbe i'hauere tali eccuanti»
scorre,chemî ponefleroin trac-
cia di subitamenre rinuenirglf . H
lacgo ab oppofitit , non soggiace
tanto veramente a questa quere-
lajperochesehenc foramestiere
segnare piû chiaro , e dar la trac-
da da trouat totce le maniere de
gli opposti alia cosa ; nuliadime-
no i perche altrimenti sono affai
noti ; egli è di grand' vso » ma solo .
per quellojch'eglî è.cioè adire
per poco, eflendo non più,che va
riuolrtro del grandissimo Fonte
de' CorrispòBdenti .
Discorri ttì con la mrdesima
propnrtinne de gli a'tri hicgbf
dtlu Trpscaa vr.opct vnoir no-
ue-
C*p- IV. 19
nerai, che tutu' sono eccttanti
pouerispefloiesempre troppoai
di lungi , e troppo consosi , c gui
de zoppicanti, che si restano , e cî
lasciano net bel princîpio del
1 cammino .
lo dunque míproneròd'aprir
Fonti , che prouedano coptosa-
menceper tuttete occasioni del-
l'Ingegno . Saranao funtî,e non
luoghi ; e però non fì potranno
mai vuotare, íupplendo scmpre
h sorgente nuoua materia. Fonti
d'eccitâti opportuni a fame cor-
si derare ta cosa proposta per tutti
i suoi versi:a liberarci dalla ne-
ccíïìtà di pendere, nel pensare-nel
disconere , nel comporte dalla_j
cortesia delia fortuna : A segnar-
citutroquello»chefà a proposi-
to» almeno a mostrarci sempte
doue cescatto,e farci conoscere
diciascunoconcrtto , e parola_,
che ne dia la fortuna ; ond'effí_*
l'habbia cauato . Perocheicon-
certi.e le parole , tutti eseonodat
loro posto, dalla loro partico'at
vena r ancorche da vns cieca agi
tations deli'lngegno moííï],edî-
ue'.tij sbuch'no ruori a caso . Qj»-
C 6 pot-
6o Fonti delîlngtgno
portuni sinalmente a farne rico-
noscere, quanto sia immenso il
Regno dellcScíenze, e dell'Artî
poQl bilî : e quanto sia poco, e vi-
cinoal nullaquctlorchesin'hota
si è dall'huomo offeruato/aputo,
trouato. Anzi poco,.pochiíïìmo j
in paragone ditanta immensità, í
quello che nelle grandi, emirabi- "
li opere dell'Altistímojpaò giu- t
gnerea sapere ,e trouare i'Inge-
gno humano. A confusione di !
quella puerile i e ridicolosa supet- j
bia , la quale gonfìa tal siata alcu-
noinselice ingegno»con la pec- I
suasionedi prosonda íaccenteria,
Queste virtù denno hauere i
Fonti dell'Ingegno,cioèoíserir-
gli forme eccitanti a fargli vedere
tutto qucll'affai poco , che si puo
sapere : e fargli vedere ancora,
quasi da cima sublime , e roolto
da lontano, tutto queH'iramenso
limanenre, che l'buor»o» fuori
che qualche particella, più d'bog,
-gidì>non ë mai per sapere .

'j Id*
Cap. V- &i

I dodeci Fúttt't delílngegno.

Cap, r.

f\ Gní concct ro , e parola op-


V_-J portuna aila proposta ci
fouuiene semprc neceflariamente
sóministrarodall'occorío di qual-
ch'altro concrtto» h parola , ò dU
ciam-'i fafntasmo, destantr,& cc-
c: ta me . Ne può il Fantasme cc-
cottente ceci tare conc. t to appar-
tenente alla cosa proposta, sc non
quáto egK parimente alla medeli-
ma si appat téga. Per abbódar dú-
que d' eccitant i è necessario ba-
ner próto i capi dellc cose appar-
tenenti a ciaícun soggt ttedie al-
l'ingegno nostro venga proposto,
perche i loro Fantasmi, e nomi
i semiranno tutti d'eceitante .
Veraméteio non gli trouo più
di seree , cioè i suoi Coîlttutnti , le
suc Quantitàtc Qnalità,'\ suoi At.
ti, LueghhTtmpix Corrifeondto-
ti • Prendasi pure a contiderare
quale si vogua suggerto imagina-
bile* c cerchinû tutte lcsueáp
61 Fofiil deH Inge*no *
parcenenze per tutt'i tionî > e na-
fcondigl del moodo materials 6c
anco intellertuale > non fi offerirá
cofa appartenentcgli ,che non ûa
ïamo d'alcuno de' prefatí ferte^j
generaliffimi capí .
Se: te dunqoe nauira'mente » e -
nöpiàidourebbono effere i Fon-
ti dell'Ingegno» cioè gli ordini, 8c
vniuerfuà di Fantaiîmi eccitanti,
cioè che mediante l'eccitamento
opportuno petfbno della materia
necesaria al fuo biiogno copiofa-
mente prouederlo . ^
Ma perche all' orte coouîene
accomodarfi più toflo ail' vio no-
ftro , che alla natura deile cofe;io
ftimo a propoftto t idurgli di ferre
a dodeci nella maniera » che qui"
foggiungo .
Oiuido ю dunque glî Attî îrt_*
dueelafTî, ponendo nella prima
qoelli che featurifeono dali'in ter- j
do della cofa propofta , chiaman-
dogli Efferri» Ъ Attioni : e nel
feconda qu t lli> che nafeono si be
ne dentro la cofa.ma origina ti dal
di fuori > e figiiuoli per ces! dire »
d'vn genitore feparato»e fi appel.
l*nc ftfiuait dko-con quelle
. • . • dif-
Cap. V. 6$
dîfferenza > che Ci сопоl'cc frà l' il»
laminare,& effece illumina to, frà
l'inflruire, & effere inftrutto.
Achille Arafcina E t tore, e Attio
ne: Eccore è Arafcinato da Achil
le,e Patfione: fono vocaboli della
(cuola.
Diuido pariroente i luoghi in
Aie altre elaiTî» ebe fono i luoghi»
e i quad luoghi, che la Scuola ap-
pdla fubietti. Il ler to ¿ uogo del
flume, il fonte luogo ddfacqua.il
Tempio luogo delie Sacre cofe. E
qnetta forma di luogo è quello»
che fola filofoficamente luogo fi
appelle. Ma perche gcneralmí ote
luogo delia cofa è quel !o, dou'ella
fi trouajfcgue che luogo dell'Ani.
ma fia il corpo, luogo delia feien-
sa > e della »ir tu , e del vîtio , (la
l'Anima . Cos) la neue è il loogo
delia fua bianchezza » il mele è
quello dttla tuadokeîza, eognî
Subierto è luogo de' fuoi Acci
dentt . Ma perche la Scuoia noa
vfa di appeliar luogo il Subierto *
noi potremo chiamarlo a imita-
lionede' Giurefconfulii in âmili
c>ntîngenze,ooBloogo»roa Qua-
fi iuogo; ó put di.ccao Subierto,
1 COI-
&\ Vonûidïingegm . v *
I corrispondenti , ò corrisppn-
denze, dalla Scuela chiafmi Re-
latiui i e R elationi ; sono vna ca-
rauana a sì numerosa in ciascu-
na cosa i e con tante differenzc y e
sì grand/.frà kxo distinte;elie pu
re èncceflacioordinargli in piû
claslì.
Vna sarà de' princ!pij, da'qua.
ti dipéde l' cSeitì el nó effere dtlr
la cosi . Vn' altra satà de' sini » a'
quali è, sucle» ò può ella effere in?
drrizzata» Queste sono due cjaífi
i fcarse di numero, ma traboccanti .
-dipeso.
... E perche l'Ingegnoy a cui
fi procura douit/a» è l'Ingegno
dell'huoroo ; e perche le cose più
vicine seno le più comode» e le
piùfamigliariali'vso; egli sia op
portune perauuenîura hauere se
para tamente ordinatstuttequel
le corrispondenze, cbe sogliono „
paffareftà gli huomini,e lealtre
.cose. Perquesta guîsa dunquei
Fonti sararnododici» come qui
segue. fc- .. . .
i . Il Commercio frà l'huomce
la cosa proposta , li I Coflituemi
ddla medtsimai J-Lî Quanti.
, . ú.
Cap. V. •• 6j
tà. 4. Le Quœluà. f.l Priuci-
pif. 6.1 Fini dell'itteiïa. 7. Lc sue
Attiom. 8. Le sue Paffioni. 9. 1
suoi Luoghi . 1 o. I Tempi. 11.X
Subtttn. 1 2. 1 Comfpondtntï. *
Potrebbe l'intellctto có la diuí-
sione multiplicargli , ò con 1' ag-
giogaisnc molti insieme, ridurgiî
a tncno , ma fín' hora a me non è
souuenuto numero più commo-
do. L'ordine ancora potrebbe
riceuere varíc consideration! , e
dispute: maquesta faticanonè'
fatta per disputarcma per opera-
re. Il prima luogo, ch'io dò al cô-
mercio frà gii haorrtfnr , e la cosa;
se glí deue non già per narura,ma
perl'vso. Nelrimancotel' Inge-
gno non bà da valersene con que-
fl'ordine ; ma secundo che porta,
hqualftàdelTema, e la forma
nella quale ei prende a coníida-
tarnce parlarne . Anche il Com-
ponitote di Stamperia hà le Cel-
lerte de' Caratteri diíposte con_,
vn ordine-al quale nel comporre
non attende già egli puntoj Il me-
desimo quasi per lo più suole ac-
cadere all'Ingegno nel valersi del
la materia f che stà nsile asccsa-
glie
66 Fmidelflbgegm
g'ie de' Fonti . Diffi qusfl > e pet
lo pîù ; perche tal fiata , maífirnc
ne' ca pi de' due fuoi primi vflSci ,
eg h' potrebbe ordina tameiite cor-
fcc tei Font i .

'Helle fit Qgefiiôni trafien*


denti » e vaganti , per te
quaIt davnfil» eеcitante
fi trabe doHitia di eмet*~
tiper ciafeuno de' Fonú .

Сир. VI.
- - • - . -i .
IL Fonte ferue all'Ingegno>perw -
che gl¿ pane aaanti copia>e va-
rictà d'eccitanti > i'occorío di cia-
ícunode'qualideila i'applicatio-
ne a mirare fe la cefa dertatagli» fc
íuggeritagli, (i appartenga alíug-
gerto propofto.ono. Horquefto f
non è altro cht vn' ecciure Que-
âione . Si che fecoodo la qualità
del Fonte » e dell'ecci tante , ch'ct
ne offerifce.feguirà la qualità del
la Queflione ecci tata . Gli Ecci-
tanti in ciafeuno de' Fonti fono
prima il fuu Fantafmo generalero
• Ctp. VI. 67
dicasi ïl soo nomrfperelic ntl no •
meèinuestíto neceffaiiarnenteil
Fantasme , òdiciamo ('imagtne
- mentale delia cosa ) poî di mano
ïnrmnoilfantasimo, ònome Ji
ciascnno suo capo » ò dícíatnla al
la scotastica, ciascuno suo Gtntre,
Sstrie, e Indimdua . Questi dun-
que tutti sono Eccitanti ; ne som»
mínifirano robba ail' Ingegno
per altra via , che destandolo a
eonsiderare se la cosa incíïì rap,
ptesen ta ta, e suggerita sia, ò non
> sia» delie appartenenti al ptopo-
sito-
Sia propoflo a cagion d' esem-
pio la Bttlena, mi volgo al Fonte
de' Coílituentí, che naruralmeri-
te è il primo ; e subito mi compa?--
risoe ananti nel suo píimo capo-P-
effere il quale nome» ò dicasi fl
Fantastno congiunto con effo, mi
eccita subito la Qnistícne , se \l*
Balertasia, ò non (ta. cioès'ella
sia cosa imaginaria , ò reale. ïndi
seguendo pel medesimo primo
capo, incontto altrt Fanrasmi»
che mi ecri tano qnìst rone,f&e eë-
sa si*U Balena . Paffoal secon
da capo, ei me ne desta vn'alera »
6Í Vontiàilîlngigtm
cioèfe la Balín* ßa d vna fola->
forte i ó di piitjorti , t di quame-
il terzomicccuaa cercare fe la
Balería ß componga di varie par-
ti > di qualite di quantt-
PaÜo al Feinte tk lla qu amità, e
de' Fantafmi , che incontro» fono
defiatoaconfiderare/e la Bal*-
nafi agrande . o pícerela > lunga,
larga, großa, e quanta • In quelle»
delie qualita mi iarà fuggerîta la
queftione, quale ßa il colore , ql*A-
Ufialaßgura, quai fiai' odore;
ca si di turco quello»che da ilmil
Fonte pnö venirmî foggerito . .
La prima quiftione dunqr
che fia deftara darantafmi u quai
fi voglia Fonte, e qnella dell' effe
r«. Perche fe bene Vtfftrt sépHce.S
nado fi cerca íolo a fuggeftionc
delfantafrao poftonel primo ca
po de'Coftituenti:tutrau¡a in cia-
feonn de gl' altri Fótí fi cerca pu
re l' tfjére, ma veftito couTag-
gíunto. Uico Vtfftrt nudo in que-
fta guifa:/í/« Balenaßa.ono.Yef.
fere veil: to d agrumofe la Bale-
naßa pera maruima • fe fianel
mart di Breragna , e in quale al-
tro :ie vaAa lenta, о tarda , di che
C*p. VI. 69
fipafca , e quanto viita : e simili
quistioni ecciratemi da' fantafmi
incontra ti nel Fonte deÏÏuogo ,del
tempo, e deìVattione . Doue è da
offeruarsi . che tutte le fotme di
locutione legate diverbo nel loro
ventre contengono \'ejstre . Però
se ben cerco quanto v:ua la Baie,
na.ò s'ella si muoua presto, ò tar-
di ,' pure la quistione è íntorno al-
i'eûere , nonscmplice » ma con_j
l'aggiunto.
fiat la quistione deïï'tffere tan-
nudo,quarrto vestito d'aggiun.
ío, nemaiaíecoakruncaltrç^
quasi laterali , ò suffeguentij le
quali sono .
1. Sepoffaeffere òni.
3. Se debba effere , ò nò.
'4. Sesoghaeffere ,ònò-
J. St Me, ò nonsosse, chefegitU
reobe .
6. Perche fia, ò nonsta: pojf» effe
re. 0 non poffa effere - sogtia ,
ò non joglia effere 1 e perche
d*l prtfttpp jìo ghe soffe , è
non foffe, ne jegmrebbe quefto,

Perquestaguisa dunq'ue dopo


la questione dóì'ejsere, ch eìa pri
ma
70 FomìdtU'lngegn*
nia excita ta dai fanraUno occor-
rente.seguono le ahre cinque in
de; te. Egli è vero, che non sc ra-
pi c operano , ne sernpre hanno
luogo ru Ha medesima sorma. Pe
ine he doue si t ta tri dîcosa , ch- è
g'à Ha ta , ò puce è di presente * e
tantopaleltmente che non resti
luogo al dubbio ,• la quiflione del
poter' tflwe non iià luogo saluo-
chepet viadinegarionï: cioè se
poreua , òpuònon efíere. Che
Ce/krevtnceffe Pompioin Ttff*
gît* non amtttt quistune , je ciè
fotesse ejsere , cicèjt pote vincerlo :
\ air>: tie si bene (e poteu non vin
cerlo. Ne lià luogo laqu iîiotv st
il Sole fia. ònòijetl Scier'se/tlcti,
ònò: ftese possa tsjtre , ò possa ri-
Jcaldare: Ma I h à sì oene , Je po(s*
U Scie nan ejsere , se pejsa non rt-
scaldart •
Qoella del douer ejsere ò «<ì,ha..
uerà lempre luogo , f ci che c!l*_*
risguarda la ragiene pied. dalla
consonanza , e dal prositte, dirlo-
nanza , ò necumento; che dall'es-
sere ò non effere cioche si propo-
t\e jseguirebbe risperto,ò a rutro l'
Vniueiso,ò akuna deílc suc parti:
ein
t Cap. Vi. 71
e'm tuttelecoíe create fono a_¿
quefto ragtoni per l'vna » e l'altra
parte fcrapic molte,o poche.
Quclla del folertefjtrt non hi
luogoin quelle cote, che fono
fempre ; ma (bio in quelle che tai-
цoкa fono, e taluolta non fono .
Quella del fefoffe entra per vfa
¿' afflrmatione dopo la negatiua;
eper via di negatione dopo Г af-
ferrnatiua. Inquefla roaniera_*
AleffandtoHon volioVormi ver/o
fontntt ; тa fei haueße rmolten
in quefla parte. bauerebbe egli vin~
to ilfacilmïttî Cefart vtnje Pom-
feo ; mafe non l bautße Vtnto, che
farebbe ¡late delía Repibltea i II
Soieß тноиe fei Zodiaco, ma í'í-
gli rimaneffe ferma nel medtfimo
Segno, come la Canteola ó Botte,
chegtutrnofatebbe diqtteße meti
do wferitre î La vena di materia,
che di quería forma diquiftiona-
rc è infinita,ne puo adeguarla al-
tro Ingcgno > chcquello deli' infi
ni ra Dcita.
Quclla finalmente d' I ptnhe
ha Itiugo frmprcquádo l'aggiun*
lo non fia vna ftmpüce elplica-
tiont. Q. ando io dico trè vclte
due
yi Tonti àtltjngegno
due sono k i; non hà luogo il per»
che ; e la ragion e viene dall' effe,
re il sei il medesimo , che tré vol
te due,e però l'effere sei non è ag
giunto del due volte tré , ma è
semplice esplicatione . Ma se dirò
Achille fù inuulnerab'le; poíffo
cercare perchefoffe tale ; poscia-
che t'effere inuulnerabile è vna
cosa aggiunta ad Achille . e così
è diuer fa da lui . Quando dunque
l'aggiunto è nel primo-capo de'
costituenti, resta chiuso l' entrata
alla quistione del perche , effendo
te cole di quel ca po tutte non più
che vna esplicationc del soggrtto
proposto i chiara rheno » ò più se
condo che il grado è più i ò meno
generale. Però dell'etfere sempli
ce, dei l'effere cosa reale»non ima-
ginaria, non iì può cercare il per
che: ma si può ben cercare del
l'effere già statojdell'cffereal pre.
sere, e di douer'cffer'in anaenire:
perche questo è l' effere con l'ag
giunto del tempo j in quella guisa
che l'effere dotto» l'estere buono,
c có l'aggiunto della qualità . Nel
rimanente dunque la quistione
dei psiche giuoca in tune le cose,-
e dopo
Cap. VI. fi
cdopo quella dell'essere iella è la
più importante, c la più frequen
tata; perch' ella c la genitrice re-
ra , Ce vnica di tutta la scienza
parte per parte.
Ella però seme egualmente
tanto nelle materie Filososiche!
quanto nelle Ciuili» e Nego tiosr.
Quelle del Potere , Doutrc , e So
lere, non fono tanto famigliari al
Filosofo contemplando, quanto
al morale i al Medico» al Giure»
consulto » Se a' negotianti d'ogni
genere : perche la Prudenza fon»
da tutto il suo regno in effe.
Quella del Se , che del Presup
posto, ò conditionale , può intito
larli , hà pur luogo in ogni cosa
ancot 'ella ; ma non è sempre di
quella importanza» ne di quel
frutto» ch'è quella del Perche**.
Hà vario vso» perche alle volte
seruesolo ad aprir nuouo campo
dì dottrina ,ò disputa , come ; Si
Adam nonpec cajstit .nunquid Ver'-
bum Cameni eijsumpsiffct ? Altre
volte per dare argomento a diffi-
nircla quillione già moPa : Co-
me,se ti vacuo so([e, potrebbesarsi
moto in istante ?segl'ini erudii ce
to Ufo
74 Fonti ЛeйЧщцпФ
i U^ifofJtretHtlofmco.giil'vniutr.
i' fa inferten farebbetotalmentt in-
" fintruo . Manon eaeccйarю al
mío propofito dire qui pifi a lun
go dell'vfo di tali quiftioní,îl qua
le ci farà picnamente poi manife-
flo nella dottrina de' Fonti .

1 cinque Traрф dell'lu


gegao,

C*p. VII,

L' Ingegno noftro alToccorfo


del fantaímo» puö muouecfi
per cinque differerai maniere .
La prima è quafi di moto cir-
colare , perche fecondoeûo l'In-
gegno fi muoue rimanendo fem-
pre sù'l medefimo perno « aggîra-
to,per cosi dirci dalle quatero
prime quifiioni trafeendenti, del
ie quali fi è nel precedente capi
tulo fauellaro •
Ccsi cercando io a cagîone
d'efsmpio ,fc il tradinttnto Sin,
Pejfa, Dibba , t Soglta фre, à ni:
Ho s: bene vatiamtnte moflo
l'Ingegno ücondo la tjuiítione,
che
Cáp. VII. 7S
cbe 1' h i girato ; ma con tutto ciò
lé serbato sempre il medeûmo
centro, ch'è il Tr*dimttito; lion,
de siraíl suo moto hà del gira-
mentOj non del Trapaffo .
IV secondo moto , ch'è il primo
Trapafo » si fà trasportando Va:-
tentîoncdalpropositoal suogra-
do comu nc , ch'è quasi vn mno-
oersi all'insù . Taie farebbc » íe
dal Trtdemmto io facefíì trapas.
{oaÏÏInganno - Questoè quello,
che Cicerone tanto loda all'Ora-
tore i e lo chiama Mocurtcontro- Orétt.
Mirfiam ad Tbefin. Trattando ad
dunque del Tradimtnto. poffo aL ^rut.
Mt l'Ingtgno al suo gtado ccmu-
ne, ch'è \'Ingatmv, ò anche ad vn
più geoerale , ch'è la Doppieiz.a;
e così in vece di biaflmar il Tra.
dtmtnto, busimar prima \'lagMtt-
no, & anche prima la Doppttz.xjt,
cbe sono gradf comuni del mede-
flmo.
Il terzo moto » e secondo Tra
paffo è all'opposto , e quafl all'ín*
giù , cioê ver/o le speoie , e parti -
colari. ò parti del proposin,quan-
done babbi'a. Ccsì da 7 radi-
wM/apaflerei aquella suaptsli-
D t ma
j6 FomideWIngegHê
ma specie » che si fà alla parti*-*»
qaaleseccTarpeaaRoma: a^»
quella che si fá a gl'Initnicí , qua-
kfù quello di Sinonc aTroíani:
a quello che st fà sceleratamente
a gli Amiel .quale fà del Rè di
Tracia , quando vecise il consida-
to Polîdoro : e di Bocco , quando
diede Giugurta a Silla .
Il quarto moto, e terzoTra-
paffo èquasi per trauerso, e suole
accadere in trè maniere . Vna è
a' differentï : Taie forai! paffare
dal Tradtmtnto ail' Adulationt,
azW'Amicitia finta. Vn'altra é
a gli egualt, partechi, simili, è prg.
portiontti : quale sarebbe patiar>
do dal tradinaento all'inganno,
che fà con l'esca il Pescatore . e
l' Vccellatore a' Pesci,& a gli Vc-
cellî . Vna cerza è al contrario i
quale satebbe il trapportare la
mira dell'Ingegno dal rradimen-
tojche fà la moglie Ensile ad Am-
siarao allasedeltà d'Alceste,ehe
s'offerisce alla motte per iscam-
patne il Rè tnatito .
Questi dunquesono trèprimi
Trapastï, d'vso grandiíBmo nell'-
eloquenza i non solo perche cia-
scu-
G* VIU T?
scano di loto apre sorgente di ar-
gomencî alla persuasions ; ma_*
etiandio perche da eífi n'e mini-
flraca tutea la nateria de' trasla-
«i , comparationi , & altra supel-
lerttlt reroricale. II Filosofo pei
gli pratica non perche solamencc
gli sieno comodi , e prositteuoli;
ma perche sono î gangheri mae-
stridi tuttoil negotio Filosofale.
Vi bi solo questa gran differenza,
che tanro il Rerore, quanto il Po
li tico, & ogn'altro Ingegno applû
cato all'opera ; cala sino a' singo-
lari , che il Loico appella Indità-
dui: ma. il Filosofo , & ogn'altro
semplice spéculat iuo si serma , e si
ritiene sù ie specie vltime • Cioè
adire il Filosofo, òaltro Dcttri-
nante çomlderando, e faUellando
del tradimento, trattera « bene
di quello, che si fanno gli Amant i
1' vno all'altro , di quello , che fan-
no i Capitani al Rc loro , i Fígli-
uoli a' Padri ; ma non mirera poi
(saluo che a caso,per dame escm-
pio) quello, che secc Teseo ad
Arianna , Beffo a Dario , Sciila , e
Medea a' loro Padri.
Hor questi moti , e Trapaífi
D 5 tat-
78 Imìit\tlng*gM
tutti sin'hora entro i consins dVn
medeflmo Fonte : oltta qucsti vc
ne hà di quelli, che paflano fuori»
e questo può accadere in daç »
modi: vno primo,e dïritto : l'altro
sccondo,equaflritorto. Chîamo
paflaggioj ò Trapaffo diritto quel
primo , che si fà dai proposito,
entrando in alcun Fontcmedîan-
te laquistionesua natnralcad in-
uestigare le partegnenze . Taie
sarebbe , se io cercaffe , perche si
fi i' tradimentoî Quando sijole
fatsiîChi sono quellijche soggiac-
ciono all'eBere traditi ì Chr sono
quellit che poffono, ò sogliono
tradire? QuestisonoTrapaíïrdal
proposito al Fonte de' Fini, des
Tempo, de' Stèittti , e de' princi-
pif, ò diciamo de gli Efficit»ti,fìt.
ti tutti medianrela (uaquistione
opportuna, e naturale .
Trapaffo secondo » e ritorto è
quello»che íï fà dopoil diritto-
Tale sarebbe se dopo» median-
te la qnistione, chi faccîa i tradi-
mcsi ti ; hò trouato , cbe gli fanno
gli animijò vili.ò soprafattida
passionc suribonda; io paffafle. a
auanti cercando la viltà dell'ani.
mo
Op. VII. 79
mo onde germogli ; e la passionc
furcnte » chc cosa faccia » ò soglia
fâre-
Queflo sccódo trapaffo c qtiel-
lo, che fàgraD parte, perche di
vena apre varie » e di ramo fà ra-
mi in grande abbondanza t però
lasciando il prirrroje semplice, co
rne non capacedimolt'atee, dò
ratto questo quarto luogo al se-
condo trapaffo , ch> chiarrteremo-
Intrecciamfnto, ò Ritrupuflo .
Maquis' apre vomarc» nel
quale se nauigherai senza por mé.
«e alla. tramontana , facilraente ti
perderai . Egli è neccíîario, dsco»
ne' ritrapaíïì, che si poffono mol-
típlicare vnoydue , trequattro, e
quanti si vuole , hauersemprç_j
l'occbio al Fantasmei principale
delnostroproposito. Almmentï
Centreral nel pecoreccio, salterat
di paiinfrasca » e irobarcatg-a-Ge-
noua per Lísbona,approderai soc-
se ad Aîeffandria d' Egitro .
Dichiaro; hal preíb a trattât
delia guerta: per laquistione det
dout :hai trouato ch' ella si fà an
che !n mare - Intrecci la quistio-
nc-del quando si facciano le guer
D 4 rc
So Fomi dell'Ingegni
re in mare , e ti occorre » che d* e*
siate. Il Tra paso da generali a'
particolari suggerisce quelli—»
d'Augusto a Curzolari ? quella dì
Serse co' Greci a Salamina,quelle
di Pompeojè d'Andrea Doria co'
Pirati , e cento altre . Hor se tiri
sempre ananti , con nuoui Ritra-
pa flì,puoi perderti t non dirò iru»
vna delle gran battaglie ricorda
te ; ma nell' abbordo del {^segan
tino de' Corsari col batelloj che
pcrtaua Cesare . Bisogna dunque
ritener sempre sitto nell'attentio-
ne il tema» ch' era la guerra» per
non discostarf) » e non vscire , co
me accade a molti, totalmente
fuori del seminato .
Il quinto Trapaffo » eh' io qui
quasi posticcio aggiungo, è quel
lo i che si fà alle differenze del te-
pt>. Perciochese bene prima dal
tema preso, per la quistione» v. g.
del doue , si và per Trapasso sem
plice al Fonte de' luoghi , e per
quella del quanto al Fonte della—»
quanti tà,c così di mano in mano:
e seguentemente all' occorso del
Fantasmo di quai si voglia Fonte
per secondo Trapaffo,ò Ritrapas-
Cap. VU. u
so» fi può andarceome sì e detto t
ad altri Fonti da ricapo } con tut-
tociò più famigliare» più proto, e
più opportuno che in alcun'aitro
è ciò fare in quello del tempo.
Cioè tanto della cosa proposta,
quanto delle sue partegnenzcche
fi t rouino ne' Fonti , volgersi so»
bica a cercare se talee flato per
lo paffato » e di presente» ò sia per
effere in auuenire.
Questo adiutene , perche tqtte
le cose create hanno il (oro etTerc
in continuamente paffare. Il dis»
fero dopo Eraeleto > Platone an
cora, l'hanno consentito i Filoío-
fi tutti » ne in buona Teologia.*
quel , tu autem permane; , può
dirsi ad altri » che all' immuta-
bile sempiterno » cioè a Dio » co
me il disse il buon Teologo Dani
ele . Hauendo dunque tutte le co
se il loro effere in corso , e roga »
come ben rapida siumana; elle ti
rano l'Ingegno, che loro attenda»
quasi necessariamente sempre al
la consideratione del paffato , e
del futuro. Per questo dunque
pongo le differenze del tempo
più tosto che quelle del luogo , ò.
D S d'ai-
tt Fonüdtll*Ingegno-
d'altro Fonte, pervno de' gene»
rali TrapaTî dell' Ingegno .
Eglí è ben vero > che il Filofo-
fb non fe ne ferue tanto > quanto
il Prudente . Percioche nell' Vni-
uerfo naturale, fe bene tutto
ftà continuamente in parlare, con:
tutto cio ferbandofi,quafi in ogni
cofa fempre i lmedefimo teuere;
non bà l* Intellerto fpeculatiuo
molta occafione di attendere le
differenze del tempo. L'huomo
bebbe fempre doe piedi , fempre
cinque dita per mano; la rofa_*
feropre odoro i e fempre odorerà:
Cosi dell' altre cofe , parlo cost
lafeiando alle moftruofítá fempre
il loro fuogo -
Egliè vero, che la natura ha
fpefofateo comparare nella fuá
fcena qualche neouo perfonag-
Lib.4. gio . Plinio il diffe pacricularroen-
c. i . te delle malatie ; e pur troppo fi
no al gjorno ¿' boggi rratnie for
me di malí incontrano fouente i
Medici .. Cerramente la natura-*
há teforiinefaufli di nouità ; da'
quali pno ella caim fuori ogni
giotno fprcie non p n vfete di
cefe ; ma è anche vero ,ch' eUa¡
non.
Cap. Vth ■ t$
non, hà per costume fatlo, fuot
cbc di rado-
Il contrario accade nelle cose
dell' huotn» ,- e quello che'l Giu»
reconsulto'dîflc , che naturaftm- ^ut^
per nouas dtproperat tderesormat, nott
è veriíïìmo non solamente per
quello tocca alla prudenza Lega
le, ma e nella politica ,e nell'artî.e
ra tutto îf gouerno delie cose hu
mane. Peroinquestel'Ingegno
hà bisogno contînuamente del
Trapaffo aise distercnze del faf-
fato, presente, & Aunenire; edi
piùauuertîreinquella del Paffa-
to \'Anticih ò midernotïï di raào,
o (pf/o.-Cosrin quella dell'Auue-
uíre ii Vicineyc Lontane, il Certo,

Rimane dunque proprio que-


flo. Trapaffo de' Giudiciv de gli
Auuocatifcde' Coníultâíi. de'Re-
tori , e di tutte quelle proseflíloni,
che soggiacciono a gli Accident':
peròdella Medicina , delia Mari-
naresca»dell'Agsicolrara,&altre
talí,ssorzate a mirare ilpaffato
per delibf rar del peesenreje inue-
fligareil futuro» per aruiciparít
ne gli apparecchi . Non inculco
D 6 esera-
84 f«nn àiWlngegM
esempí, perchelamaceriaèdase
fleíTa moltochiata. .
Cinque dunque sono i Trapas-
íì , cioè A' Generait * ò Comunî ,
A' Particulari, A' Lalerali, il Ri-
trapajso, e\zDtffertnz.edeltem-
p». Peroche il primo motodel-
l'Ingegno , come hò detto, bá del
gtro, non del Trapaffo .
S'intrecciano poi » e fl rícaual-
cano qtiistioni con quistiorii, Tra-
passi con Trapaffi,e quistionì con i
Trapassi; per ínsinke maniere , |
ende l' Ingegno etiamdio senza
i'arte de'Fontipuò rimaner dí
rtfateria più che medioerementc
ptouedato.

il Commerch dell' huomo


con /* cose. Fonteprimo. \

Cap. VIII. 4

L'Vniuersità delie cose flacon '\


taie mirabile artisicio con- j
certata, che tuctehanno moite
vicendeuolî corrispcn Jenzc l'vca B
con l'altra . Que st o accade anche >
-molto rmgfiorrocme rìsperraal- H
1 -» * " l'huo-
Cap. Vili 85
Fhuomo» che neli' Vniuerso fi
parte segnalatamente principale»
e che non è vna sola cosa , ma più
! tosto è vn mondo di cose . Per
questo dunque il Confronto , ò
diciamo Commercio delle cose
con rhuomo,riesce per l'Ingegno
vn Fonte di materia molto co
pioso.
10 il propongo ripartito in sei
capi d'eccitanti generali , ciascu
no de' quali seco ne mena la par-
ticularesuaschiera.Quest; sono i4
Senso , V Intellrtto , f' E/presuta.*
Vaffrtto, P Effrtto-tele Corrifyoiu
denze ociose .
11 Sensotptimo Eccitante gene
rale» subito ne desta le qui st ioni se
la cosa , che nabbiamo per le ma-
nijcada, sia caduta.poffa, ò soglia
cadere in alcuno de' noflri Sensi .
Quando dico de' nostri - intendo
j primieramente di noi stessi . Per-
ciocbe sì come l' huomo in gene
rale risperto a noi è prima di tut
te le altre cose; co» ciascuno di
noi risperto a se stesto » è prima di
tutti.gli altri buomini . Però tut-
ti gli Eccitanti di questo Fonte ci
, ddlanolesolirequifypnii prima
-i/" 'ver-
%6 FontidtWIngegm
vcrfo voî fieíîî » pol verfo gli altrt
buominíj coroinciando da' pió
conglimc!, c anteponcndo fempre
ipiufegnalati.
Appreffoil Senfoy Eccitante
generale » feguono fubito t fuoî '
particulari, che fono la Vcdnta »
l'Уdito, XOdarm , il Gußo> il
ТaШ} econ ogni vna d'eífi ¡1
Senfo interno fuo rifpondentç_/.-
Ciafcuno di quefti maneggiato
con le queflioni trafcendéti.j e co''
Trapaffí nella forma a fuoluogo
diu''iata,frutterà ferraggine immê
l'a di fantafmip'ù particulart , e '
cosí di cócer&e parole fenza fine.
Hodaconfiderarei e parlare
della guerra * l'hb io mai veduta Ь
almeno dipinta í l' bopotuta ve-
Лre? doutî quando ? qua n te vol
te • con chcoccafione ? ebe cofa
operoin me 6mil veduta ? Гс_>
iol'haucffejononl'haueffevedu- À
ta i e per quello tocca al fenfo in
terno fuo corrifpondente > 1'hcV
ímaginata 7 l'hö fognata ? ne ho
formato concetto e quale f
Le medeiîme rifteiïioni facc'o>
opelíofareprimarifpertoa cia-
fcuno de' miei farn'gliari > amici , '
vL-
c*t. rnr, 87
vìcínì j conoscenti : poi rispe tro *
tutti gli alteî per tutta la diuersitì
delie Na tioni »e de' Te mp;, mas-
sìmerispertoapersonaggi segna-
lati » e noti .
Ilroedesimo dico de gli altrí
Sensi a vno per vno ► E gli è vero
che poche sono le cote cadenti
Cotto i Sensi : ma per la qaistione
ciel douerci e del presupposto, va-
riate con l'affermationc , e nega-
tidne» eílìpurc seruonod' Eccí-
tanti» e ftuttano copiosameme „
Diciamo per que fia guisa . Il lu-
me si vede , ma non si ode : mo
sTeglí si vdifleel satebbe ail' orec-
chie moito più soaue » che ogni
musica più delicata . Se si odoraí-
se, non agguaglierebbono la sua
soauità tutti iprofumi delia Sa-
bea . Se si toccaffe , e' satebbe pfii
motbidov epiùdelitiofo, che le
moi bídìffìme, e delitiosì ssim; la-
ne . Si doutebbe pot ere vedere la
feugia , per porece guardatsi dal
suo tradimenro - S' eHaspandesse
f odor suo , síche gïugnefe aile
nostrenarici,. òsi saporeggiasse
con la ltogua,e palato,come ìl vi-
r.u ; non satebbe akuno , cheal
pat
88 fonûdelîlftgegno
passar d' vn bugiardo non fl ta
raffe il nafo: ne vî íarebbe sorso dl
velenoaltrctantoabborrito. ',
Ionon mi distendo a darç_Ji
esempi percíafcuno de'Sensi,ne
roídilatoin quello delia viílt_*
quanto l'arte mi portrtcbbe, per
che prima di venire a sine , etntí-
naîa di risme di carta hanerei ne-
ceffariamente guastato . Ma cía-
scuno » cbe sia ben padrone délie
quistioni , e de' Trapassi, può ve-
dcre da sè quanto sia largo il
campo.
Qaelto poí che si è drtco dei .
no to attiuo del Senso intocno al-
i'oger to, s'inrenda altresì del mo
to pastíuo . Dico se la vtsta ne rc-
ftafíe.ò poteffe restarc ingannata,
abbagliata , accecata , debilit ata ,
c così d' ogni al 1 1o Senso tisperco
al proprio ogerto .
Il secondo Eccitante c ¥ Intel.
Ittto , ò diciamo la faculcà cono-
scitiua interiore. Riuolto dunque
a questo Fantasmo in faccia alla
cosa proposta , egli mi suçgerisce
quistioni di tutti gli attt tntdluú-
*ti , fatti da me , òda altri intorno
alla medeflma : dico fattî,ò potu- -
to
e¿í>. vin. 89
to fare » in generale, o in partícu -
lare ; intorno al fimile , o al con
trario con cutte le altre quiftienf,
e Trapaiïï ricordati al loro luogc.
Hor gli Atri Intellettiui fono il
¡1 Tcnptro , \4maginationt A'jif-
frenßom > la Сощrcпропc > cioà
laengnitionedel vero; il Dubbio»
Y Ofinione ,0 credenza ¡ la Fedt
all'altruî detto , l' Inganno ,
freuiftonti il Rammentamento .
Quefti tutti fono Fantafmi Ec-
. citanti , ciafeuno de' quali mi de-
fianell'animolefuequefticnî, e
Trapaffi infierne. Mi fi propone»
diciamo» lanauigatione del Co-
limbe agit Antifodi . Da que fio
drapello d' Eccitanti fubîto mî è
fuggerito come cadeffe nel pen-
fiero a quel grand' huomo di na-
uîgare alla parte oppofta , e non
prima tentara da altri , del noftro
mondo: Come fia poffîbîleche
prima di lui altri non penfaffea
cofa tale . Se alcuno vi penso, che
apprenfione poté farne , che non
lo ftimolaiïe a si-bell' opera. La
gindicarono forfe gli Antichi pee
impoflibile? Dubitarono fe vi
folie Contínéte, o no? o pure die
Vomi itïïì ngtgno .
áero sede a quei Saui1- chc nega»
tono trouarsi pacsc d'Anripodi?
Per questo , e simili maniere si
puòtrarre matecia diccncertîj c
parole in abbondanzà da questo
secondo Capo,per tuttelc cose
îmaginahili . Non è cglf » com»
quello delSenscchejjer suana-
tura è lim'tato alla vniuerfltà det
sensibileme serue fuori di tal con
fìne, saluo che per cbliquo.me-
dianre laquiflione del Se : ma_j
traualì'ca , e penetra da per tutto i
Perciocbe il Pensiero è quell'vni-
co gran Signore, che regna, e do
mina erîandio per l'in fini tomon-
do del Posll bile » e deirimpoíïl bi
le . Doue poi entra egli , aprç_j
strada a tutta la famiglia de gli
Atti intèilertuali . Quello che di-
co del Pensiero , dico molco più
delia Fmaginatione , arebitertrice
infaticabile più dt quello» che io
quipofïa spiegare. L'hò riposta
frà gli Atti delia sacoltà Inrellec
liua , auuegna ch'ella , corne an-
che la mcmoría , sieno del Senso-
interne ; perche quello di più, che
dell'vna, e Naîtra l'Huomo hà
sourai Bruti.dee giudiear si pat
re-
t.Cm P/U, 91
tegnenza dell'lnteller to»ne io qui
fono per difputare , ma per dar
mano a chi vuole operare .
Il terzo Capo de gl¡ Eccitantt
di queflo Fóte, è la facoltà effref-
fiua, cioè íígnificaiiua , e manifc-
fiatiua ddnoftro interno a d al-
tri . Il fuo drapelio è diuiTo in_*
due elaffi : vna contiene i fegní
Focad, l'a ltra i Muti •
l Vocall fono Parole, e Loen-
ticm in уоct , 6 ferтo , in quai fi
voglia linguaggio- c oc materno, o
ßraniero, anuco.o moderno-Тйп*
to le parole pa > qua n:o le locu
tiont ci luggerifcono turre quelle
dîfiërenze , che in efle hannoof-
ftruato , o anche fabbricato la_*
fcuola Logicale.o Retoricalç^j :
Cioè chiare, ofcuro > fempl'cç_j»
. cquiuocoi o dicafi certo.& ambi-
gao, Paronimo, Sinonimo, proprio,
traslato, naturale, figurata , con_*
tutto quello , che porta la dottri
na de' Tropi, e delle Figure-
La Locutione mena feco tutte
le fue variera t Cioè Verfo,e Pre-
fa,Narratiom , Interpreration,
Dimanda, Infegnamento.Dtfpu-
ta, Decißont, Aprmatione, Ne-
ga-
<ji Fonti áeW Fngguo
géttione, Propofla, Risfofl*, Preki»
Confutatione » Amfhficationc,
Auutrtimento, Esortationci frit-
go,Comando, Conàoglìtn\AìCon-
gratvlaùont i con tutte le altre
espreíïloni tan to d'aífetto , quan-
to di concerto ; le quaH si riparto-
no poí tutte in vtrcsalse , vcrifî-
milu inuerifimili, e dubbiose .
jSc dunque io mi soísi proposto
ditrattate degli Habitantî dell'-
America ,riuelto al capo dell'e-
spreflìua, subito il fantasmo Tara,
'la mi eccitaa cercareil vocabo-
Jo»eol quale sia nominato quel '
paese , e suoi habítatort . Que sto
è vn cereare il nome , ch'è la qut-
sticne posta dal Filoscfo per chia.
ue di tutte le altre quistioni. Tbo-
uo dunque nominarsi Anùpoàu
Seguo cercando da quale Idiuma
sia preío simil nome ; chi l'impo-
neííe.dacheloderruaffe.òpren- j
deffejche cosa,quaptoalsuono
delie sillabe, veramente signisichi.
Quale sia il suo contrario ,i suoí
Sinonimi ,e Paronimi. Se sia_*
equîuocoso , ò semptice : & altri
simili quistioni formate sù vatJ
trapassi. Seguo altresi cercando, .
cnî \
cap: mr. <«
chí ne habbia par la to , e serítto,
tn
che linguaggio, se molto, ò poco,
e così del timanente .
Hanno questi segni vocal!
vfo comunissimo , prontiffimo >
& aflsai facile per tutte lç__#
occasioni. Se ne vagliono tutti
gl' Insegnanti » mentre prima_*
di venire a decidere » portano
le opinionî di chî già delia mede-
sima materia habbia parlat©, à
scritto:Se ne vagliono íRerorfi
eDialrttici pervn luogod'argo-
menti , e proue » che chiamano
òaW'/Úutontà. Egli è proprijfTi-
mo de'Giurcconsultite ferue ai-
trcsì molto nella facondia Ciuî-
se ; ne è del tutto alieno dalle qui-
flioni Filosofalircostumando Pi
ste ffo Aristotele dopo hauere le
sue conclusionì altrimenti già sia.
bilite, di adornarle ancora col pa
rere» & autorità de' Saui antichi.
I segni muti poi sono Figures
sculte,ò d'pinte : Simboli, Ztjre,
Gterogltfichi , Insegnt, Imprtscs'.
nella medesima ciaflè sono i Cen-
ni , e tutti i generi di Contrasegni»
concertatî per manisestare vn no-
stto afferto, è concerto .
Qui
94 Tdntidttr Ingegtn
Qui dunque siamo eccttati a
ccrcare se la cosa proposta fia mai
flata, ò poffa effere, sculta, dipin-
ta > ò per Simbolo ,b Gieroglîsi»
co , ò altro talc , íecondo gli ecci-
tantî qui sourapofli, rapprescnta-
ta : Con che , da chi , a che sine»
conie» doue.quandO) variando
tuttoconle quistioni trascenden-
ti, e con quelle de' Trapassi .
Doue ricerdo, che se aseuno fi
foffe valuto delia cosa propofia
per GíerogKsicoiInsegna, Impre-
sa, Emblema , ò Simbolo j ò altro
contrasegnoi questa sarebbe sug.
geflione del capo de gli effrtti,
non di quesio dell'cspressiua . Il
medesimo auulene di molti de'
segnivocali. Peroche se il nome
delia cosa perventura invitai di
proportione , ò di altro accorgí-
roento sia fìato vsato a íîgnisicarc
altro: ò per effere equiuoco.ò pa-
ronîmo : habbia seruito , ò poffa
scruire a moteggíi escherzi; que-
stoè tuteopartegnenza deleapo
de gli effrtti.
L'AffertOich'èil quarto capo
generalc d'eccitanti , hà seco i se-
gijenti particolari fantasmi : cioè
«X*.
CAf. Vitt,
Dilefo> t MoleflUiAmirtiOdto,
Deßäerio, Auutrßtnt > 7ndtgna-
tionc, dira. SftranzA > Timorh
Fcntratione t Marawglw, Di-
fpreXz.0, StemAcagginc , Compaf-
fiont-, Gratиudme , IngrAtitudine*
con tutti gli al tri mot i , che la co
fa propoflaci in fembiante di be
ne> o di male , di nobile , Ъ di vile;
poda generare nell* Animo no-
flro-
Riuolto dunque a quefto ca
po fubito faro eccitato a cercare
lela cofa mi rechi, o habbfa re
cato mai, o poflarecarmi dilerto»
•o moleftia,- fia , o polla effere da
me a ma ta, defi derata, o cofa ra-
le , fecondo î fantafmi già riferiti.
Efe non a me, ad altri,achí,
come, douej e quando .mediante
la variatione deile quiítioni tra-
fcendenti, e delle fuggeritc da i
Trapaffi.
Quefto èCapo tutto del Re-
totcjdel Poera, e del Sauio mora
le , martîme nella paite efortarc-
ria,derta da Seneca Parenctico. ¿
Verb Giuuen3le, gtan maeftro „
in fimile prcftffione, porto lafua
propofla in quefla forma :
Quid-
S) б Fontidell'lngegtñ
guidqttid agunt homines » Vo
tum, timer, ira, voluntas,
Candía, difcHrfus,noßri eftfar*
rogo libellé .
Per Г vio poî più ageuole di
quefto capo giouerà l'haaece ben
famigliare la neceiTari jilîma doc
trina de gli Arîerti cfpoftaci nel
fecondodella Rerorica d'Arifto-
rek.
Il quinto è l'Efferto.il qual ge
nerale eccitante ci chiama a con-
fiderare tutto quello > che la cofa
propofla verfo noi, e vicendeuoi-
mente noi verfo effa ; habbia fat-
to , faccia , pofla , debba , o foglia
fare. Qui ci fi aprirà vn gtan_j
fotmicaio di fantafmi > ma fà me-
fliere cercarli nel fonte delie Au
fiant , del quale fono proprij : ma
ícruono and ic a queflo luogo .
Debbo nulladimeno qui auuî-
fare, che qncgli effetti , che fanno
le eofein noi, operando nel no-
ftro Senfo » Intellerto , ö Affertoi
si come anche tuteo quello. che
per figura di locutions opera in
effe il medefimo noflro Senfo.In-
tellerto.e AfFcteoifi apparticne
a'capi antecedentt'. Qui fauello
| 'fülO
C*p. VIIU ; 97
solo d'efferti materiali, quelli in
vn certo modo (ono spirituali.
Propostaci dunque la cosa , nel
volgerci a questo Capo siamo
destati a cercare , che posa ella
fare in noi , e intorno a noi : così
noi in efía , ò intorno ad estt_* .
E perche intorno alle cose incor
poree, & anco a que' corpi , a cui
non è in potestà nostra accostar
ci} quali sono Stelle, Cielo, l'Ae
re da poche canne in sù i la Terra
da poche canne in giù .- noi non_j
potiamo operar nulla : risperto
ad effe questo capo dalla nostra
banda rimane vano , se bene per
via delie trascendenti, maifime
del ,S'e» può facilmente ucolmar-
lì . Non et sì da; la parte dt liceo,
se, le quali hanno forze vaile ,e
ci trouano sgeffe con e sic, ancor
che habitino iòuta la circonse
renza del sirmamento.
Si ristrigne dunque tutto quel
lo, che noi potiamo fare intorno
alle cose»ò nelle cose; a quelle che
sono nellà^ supersicie della Terra,
e dell'Acqua , c luoghi lor vici
nanti, che non è ccn tutto ciò
piccolo cairipn. 1\ reclusiir. que-
s_ Bay*rtsche \sto
$1 FontìÀell'lngegnB
Aol'Huomo opera per tuttasua
vita . con tutta la numerosa turba
deU'artî da lai rrouatcc de gli
vsi , che secondo le sue occorrcn-
ze erahe dalle cose . Però i nomi
di tutte le Arti , quelli di tutti i
Fitij » e Virtn : De gii Stati , Età,
e Stffe , & attri nostri Aesiienti;
Seruiranno tutti di ccocanti per
farci auuertire , che cosa noi ope»
riamo intotnoalla materia pro-
pofla i eche cosa áibene , di mulet
e ^indifférente opeii ella in noi.
Fia dunque a proposuo l'hauerne
il caralogo a m; moria : così \ ure
qoello dellespecie de'nostii bioi,
c mali; per offeruare quai ella
poffa, ò logHa recarne.
Il st fì o, & vlumo capo,e ge
nérale eccitante,è UComfpon-
dtnXM otiosa ,la qnalcmena seco
i faotasmi dell7/?<$tf,del Differen
te, del Parecchio, deïï'Eguale , del
Simtlt y dd Dtffimile , e de l Con
trario ,ò Rouejcie, Qucste chia-
mo corrispondenze otiose, per
che secondo effe , ne daisHue m a
verso le cose. ne dalle cose verío
i'Hjnmr», si opera cosa veruna.
iicviunqu. si pariaffe del corso
Cép. Pill. 99
del Sole, già ci farcbbe fuggcrito
dal fan taimo del Simile, che il fuo
giro dall'Orto all'Occafo e fomi-
glianteal corfo delia noftra vita,
cioè dalla naícita alla morte ; dal
ventre al fepolcro . Ma poi diffí-
miie perch'egli fi aíconde , ma nó
s'interrompe > e torna all'ift efíb
in poche hore: noî all'incontro
non torniamo,ne reAiamo.fal-
uochcnella prole. Que Ho poi del
Centrarte ci fuggeriíce, che'l Sole
è velocísimo» & indefeffo nel fuo
moto» noi tardi.e languenti,e
iemprefuenenti. Ccsîdellcaltre
cofe a proportione .
Quefto capo fatebbe molto co.
piofo di materia, doue il foggerto
fofle alcnn'Huomo » o fatto d'-
Huomo. All'horacntrerebbono
non folamente le confiderationii
con leqoali Plutarco fè que'fuoi
douilTimi paraielli.ma irrfinire al-
tre infierne. Perciochc fe parlo
di Romok) , pofío riferirlo ad
Achille» ad Ercolcad Alexandre ,
a Cefare , a Caí lo Magno >& a
quanti perfonaggi mi amienta :
ne' quali tntei , ptr via del luogo,
del etrope > dt t viti^, detfa viriù, e
El di
i«o Fotti WIngegno '
di tutti gli accidenti deil'Huomor
t roucrò riflesiso, il simile , il diffe
rente» il parecchio , il contrario .
. Hor tutto questo primo Fonte
È proprio forteméte dell'eloquen
za Prosaica) e Poerica; delia Pru
denza parimente » Etica , Econo-
mica.e Politica in pace» in guerra,
& in ogn'altra sua differenza .
Nel primo , e secondo capo Là
nondimeno molto che fare il Lo
gico* e'l Filosofo ancorai Ma io
nè poíffo, nè debbo dir tutto , per
che sarei lungo di scuuerchio ,• e
da quello, che dico» ciascuno di
medioere ingegno può 'da sè me
desimo riconoscere il rimanente.
Questo nondimeno debbo par
titamene auuertire(e seruirà per
l'vso di tutti gli altri Fonti) che
sì come nè la consi deratione , nè
il discorso può , ò dee ordinaria
mente fabbricarsi vna parte con
tutta la materia d'vr> Fonte, e la
seguente separatamente có quel
la dell'altro.e così di mano in ma
no : anzi si fabbrica mescolando
gli speffo in vn breue periodo tut
ti; così ne anche può, ò dee sten
dersi puma tutti i concrtti d'vn
ca-
' CUp. VIII. . lor
capo, e dapoi quelli de gli altei del
medeflmo Fonte . Certamentc
nò » raa si deono intrecciace î ca-
pî con l'isteflo artisicio , col quale
s'incteçcîanoi Fonti. Nobile^ji
escmpio me ne souuîene in questî
ver si del Prtcarca :
St Vtrgtlio , & Ornera , hauts.
ser viïlo
Qutl Soie,tiqual ved'io ctngli
occhimiei;
Tutto lor sludio in dar sama a
etíiei
Haurian poslo, l' vn íìil conJ
ïaltromisio.
Tûtto questo concerto cteffu-
to di rantasmî raccolti da vari c i-
pì del presente Fonte; mantggía-
ticon letrascendenti.e co- Tra>
passi »che secondo le cosc dichia-
rate a suo luogo , pub ciaïchedu-
no da sè facilmente atmertjrç /•
Altri esempî a propoQto si hannò
beHiflSmi ne,' proeraí de'Po:tî,i
quaji intonando la loro muíîca,
edúggiano ordinatiamente subi
to per lesponde» e senidïqu:sto
fonte. Giuuenalc:
Set>1;,er ego auditor tantum-? Sal
nunquamncrtPtnam? ',
E 3 'V
i oi Venùàdïlngtgno
Ftxatus mitt raиe* Theftide
Codri.
Cosí Omt ro, cos i Vergi lio, del
quale icgnalariflîmo c l'efempio,
chêne dà il principio della fua_*
Ceiri .
Gli Orator! parimenri entra
no fpeffo ancor'effi in arringo per
qjefta banda, mentree dalla pro
pria perfona , e da queila de' Giu-
dicij 5 d'altri Afcoltanti , prendo-
no concetti da proemio. Ma
pafliamo a' Coßituenti .

/ Coßituenti. Fontefécond**

Сaр. IX.

IN quefto Fonte Gcercatutto


qucHo , che per neceiTîtà , de
bito, o folito, concorre a coflituî-
re la cofa propofta .
Egli hà dur.que rrècapî d'eo
citami generali . Il primo è quel.
lo de' Gradi Efentiali3 Comuni, t
frofrio . Íl (econdo quello de'
famculari , cioè fpecie , e fingo-
lari . Il terzo è quello delie Par
tit pure è cofa, che fia comporta
di parti. Ц
Cap. IX. ioj
U 1 1 primo ci muoue subito la_#
quistionc Quidtstï checosa sia
i la eosa propotta. Horpcrcht_>
w qacsto cccitante de' Gradi Esen-
j tiédi y Commù , t Proprie , ò dicia-
tno cbe eosafie , poffa al suo pri-
i mo nccorfo facilmente operare,
; e destare i faotastni opportuni i
: egli èneceffirio hauere dauanti
I a gliocchii lerte genera lissimi,ò.
i diciamo le seue ordinanze di tut,
to l'intellïglbilejle quasi sono pri-
mieramente la Soflanzjtxhç pro-
priamente può appellarsi Co/a :
Dapoi i suoi seì Accidentî , che
non cose i ma partegnenze di eo
sa, in quella maniera ,che Aristo-
tele diflfe : Non tnuftà tntit; dou- £f£. g,
riano ctiîamarsi,e sono Quanti- mt.
• tà-, Qualità. A4oto.òd\c,sì Altoì task.
Luogt, Tempo, t Rispondmi, c he t.
la Scuoladice Relatiui . Qualun-
quc si siail tema proposto,cer-
canJosi.che cosaegli sia.evol-
gendo L'actentione a qucfleserte
vniuersuà, troueremo neceísaria.
mente l'intenro : percioche ninna
Cosa puòcadere neH'imaginatio-
ne , che non sia deseritta in alcu-
pa di loto. Abbracciano tutto»
E 4 fuo-
io4 Fonti dell' ingegno
fuori d'effe è nulla . Ne dico so
lamente le cose t che sono' ò pos
sono effere; ma le fauolose, e l'irti,
podi bili ancora.
' Aggiungo! che tál siata la cosa.
proposta sarà in molte* delle se
derte ordinanze . cioè quando sa
rà vn'aggregaro di cose diuerse,
quale è la CittàyV Esercito , e cose
tali ma non già mal fuori d'effe.
Non voglio hora tenzonare co'
Merasisici , a' quali sodisfarÒin_j
altro tempo; chequi non è luogo
opportuno da ciò fate .
Ne solo è neceffario l'hauerei
sette fanrasmi generali , offertici
ne' nomi qui sopra ricordati ; ma
sii molto a propositon>auerç >
tutta la ordinanza ripartita da'
gcnera'i sino a' particolari.
Di q-icSo noi rimaniamo ere
ditori de' Logici ne' loro Predi-
rame;'; ti; Tri a per quello può ri.
chiedersi All'intento nostro , l'ha-
ueremo ne' Fonti titolati del me
desimo nome ,saluoche della so-
sia'iza, il cui ripartimento porre-
. ino al Fonte de' Subirtti . Es
sendo a nostro proposito la so
stanza da sè non è Fonte , perciò-
.. :» che
Cap. IX. ioj
cte i Fonti in tanto sono Fonti-
in quanto somministrano all'In
gegno le partegnenze della cosa
proposta • La sostanza non è par-
tegnenza d'altri , che di sè mede
sima. Però non hi vfficio di Fon
te » fc non quando ella si cerca , ò
fra i Costituenti , ò fra i Sabietti*
perche a ll'hora ella diuentain vn
certo modo d'altri , e si fà quasi
par tegnenza di cosa . Però quan
do la proposta è nell'vrifuarsiù
delle sostanze, il Fonte de' Su
binti rimane secco. Ma lasciamo
le mrtasisiche.
Cercando adunque, che cosa
sia la mia proposta, riuolto at
tentamente a i srtte prefati ge
nerali eccitanti, subito raffigura
il suo grado generalissimo; dal
quale calando per via di riparti-
raento di grado in grado , verso i
particolari, arriuerò sinalménte
al grado proprio. Il ripat cimen
to si fà per due membri, riparten
do sempre di nuouo quello , nel
quale rimane la proposta, ordina
tamente sino, die ci si pari dauan-
ti il suo proprio, che la distingue
da ogn'altra cosa . Aristotele do-
E J ne '
UaS Fonù àelCIngtgno
ue insegnò l'arte del ben desinìre»
ce ne lasciò sofficiente dottrina»
ch'ïo non debbo qui replicare_;»
doue proseflòdi feriuere » non di
trascjtaere . Soggíugnerò sola-
mentíyl lume d'alcun'esempio .
Siamî propoflol'Aquila. Ri-
nolto ai íertegenerali eccitanti,
subito la rauuisofrà kSoSìanz.h
perche vedojch'ella non è vna
partegnenza di cosa , ma ê vna
cosa in se stefla, e di se steda- Indt
dal generaliíïìmo pian piano ca
sa n do, vedcj che a diffrtéza d'Id-
dio grandiflìmo ella è [o[ìa>>z.<i-,
crtata , e sini ta . Indi adifferen-
zade gli AngioU la vedo Corsa,
ria, ò Corpo. Poi distingue ndola
dalle Stelle,la vedo Corpo caducat
poi a fronte de gli Elemenri la
conosco per Corpo mifte : poi la
separn da' mrtalli,e sassi, per cor
po Vtntntt : poi a differenza del
Ficc, e del Prezzemolcjio la rau-
uiso per vioente sensitiuo.ò dicia-
mo A ,imait : seguendo, la cor.si-
dero Animale di Cpelllj che â
m iouonp» e vanrrn da loogo a
luogp, n;lla Scm \a Pta»rcjsr»ìp.
pclla:;,eci si a s-faro dail O Ire-
Сaр. IX. 107
ghe - Segno , e la trouo frà i Pro-
greift u i cо' piedi i onde ríruane di.
ftinta da' ¿crpenti 1 e da' Pefc'.
Poi riconofeo l'Aquila eflere dtt
duepiedr, c cosi differente dalla
Rana» dal Cane > & al tri quadra-
pedí . Poi la rauuMo frà gVIrra-
tionali » dift inguendola cosi dall -
Huomo . Poi frà' Bipedi Irratio»
nali Seluaggit a ditferenza delle
Galline. Poi frà' Seluaggi Volait-
ti, e cosi diftinta dal Cerno, & li
tre Fiere non volatili. Poi frà'
Volanti Pennuti, cbiamati Vccil-
li» e peib differente dall' Api» Mo-
fcb.ee Vipifirelli . Poi frà gli Vc-
ce¡l» Sdingbi ,e cosi difiinta dalle
Grù,& altri Vccelli compagne-
uoli к Poi frà' Solinghi dal becca
torta > e cosi t imane diftinta dai
Pico 5 e da l'a Bubboia : Poi frà'
Solinghi di buceo tarto rapad ti
d fferen¿a del Papagallo, e fe vi è
al tro taje vccelluioungodalb.ee-
co torto» e non rapace
Finalmente frá gli Vccellíta-
pací vedo l'Aquila, a d'lT-тeпza di
ruпt gli altri »eilcrc la più forteí
la più violenta , e più împeriofa î
e cosi 1i1: fon-i a mie nut o nd gra
E 6 do
í 08 Fonti diltlñgegno
do fjo proprio -, e non più comu-
nccon altroVccello;chefecon-
do l'vfo delfauellare acconciofi
èfpiegato conquefta ftafe Regi'
na tle gli Vceèlli. Per talc guifa
dùnque ripeica l'Ingegno materia
HCrprfmo ramodi quefto Fonte.
F.gli è vero >'che per la notitia
delia cofa nonè neceflario prin
cipiare la tela dal primo frlo.e co
me dice il ptouerbio cotninciare
ab Оно , ma bail a tronare il gra
do cfentiale comane si 1 ma prof-
fimo, al quale aggiunto il proprio
fi forma la definltione » cioc il có«
certo adeguato» e chiaro della
medefima -cofa . Con tuttocio*
perche qui fi cerca di aprîre le ve.
ne de' concerti , ho ftimato op»
portuno portare efempio del pro-
greffo , difcendendo dal generali£,
fimo di grado in grado fir& a'
particolari . •
-Doue perche m'ro ío'o all'vfo
d'efempio,non douro eflere da'
Signori Metafifici con-íottiglicz-
zc fcoüftiche cenfurato .
. Ne paia ad alomo .chequeóla
fia grande fcampanata per poca
fefta, cioè a dire j che da molta
fa.
Cap. IX, 109
fatîca si raccoíga poco;peroche
primierurrunte , il peso ricom-
pensa la fearsezza del numero:
poi ciascuno de' gradi esentiali
attentamente mirato,e con
quistioní, e co' trapassi maneggia-
to.ciapre graníòrgente dicou-.
certî,e d'argomenti . Perciociie
eiascuno d'essi è quasi vnceppo,
dal quale spunta numero copioso
diproprijgerojogli.
Piendïamo \' Effare ,ch'è vn_*
primo grado comunissimu (cOf
munque ci» sia) a tutti, e srtteî
pritni generaìisïìmi acçennatù
.Eglici presenta subito vnsuo dra-
pelto » clie quasi dal suo ventr<_j
seaturcndG, si dirama poi per tut-
ta la îmmenía vniuersità delie co-
se esistenti , ò come esiíìenti conT
cepute, Cioèa dire la Duraiio~
»e»il Lw>go,ì\ Numeroy\'Qrdw()
cVFfficio. . ('.|
• Perciochedítuttelecoseima'-
ginabilisi può confíderare sesìa
sempre , ò solo in aiçun tempo: fp
sia da per ructo , ò in vn luogo so
lo f sçsia vna,ù molt.e quale sia
il suo po'lo neU' Vniucr suà delia
<ioss.»taa:o li'pctto al siti?> quan-
i...
1 1 o Fonti dûs Ingeçnit
to alla perfrt:ione»e impsrfettío-
ne. E ftnalmentequalesia,dtbba>
ò poOa eílerc il suo vfsicio ; per-
ci oche tutte lccosebantK) in que-
fia Rcpublica loro,che chiaroia-
movninerso, il proprio vfficio.
Questi fols cinque Fantasmi at-
•accsu al grado át\ì' ejsere » atteg-
fpati con lt- q ì stioni, c co'Tra-
pa'îV, ncp: tsjno imbandire la
ftntasia di concrtti da fauellare
di quai íì voglia cnfa , che si pro
pon<a per bote, e giorni.
Jiniedesinoatìaiencde glial-
tri gradi. Ma perche le torme dt
Fantasmi, cbeci poffeno venite
(uggeriti da cîascun grado» ci sa-
ranno suggerire da' loro Fomi
proptij.e p'ù prontamente;e il pe-
scargliquiui é solo da ingegno
vererano; basti hauerloaccenna-
to t perche si sapp> a , che s' incon-
irano anche per questa part^jî - ,
Si secondano poi î gradi con le-
quistioni , e Trapaífi inquesta_*
maniera . Lagntrra t vna ái quel-
it cosc » che non doutttno mut p itè
re ejjere aimondo . L* rtputert{st-
Cap. IK. ni
imaginariasfauolofa, come lOr
co, le Fürte, e Cerbero . S ella non
fojfe » oh da quante calamua fora
libere il mondo.Non doueano mai
vdirfi qiußi nerni , ne prouarfi
qutïít tofe » dicogli odi » le iф , It
ofefe, ltguerre ; mafoie regnarc**
perperuamente , e da per tutto l' a-
mort , la bentficenia > la paces.
Pec ûmil guil.i il grado dell' effe-
re í ttrgglat . su le quiiîiuni'.e ma,
neggiato co' Trapaffi » puo frut-
tarn: douîtia di maten' a inge.
gnofa .
E fe il tema non foffe inJerer-
minato, corne (i è efemplificara
dell' Aquila» ma riftretto a vna
mira part;coUre,ccme farebbea
iodare fimile vccello.. o pure a
perfuadere, díciamo» che fi dee
aiutart la Repиblica dt Ventil*
nella (иa prtfimeguerra contra Ц
I TwTOîSeruiràpurcperlamede-
fima gaifa la confidtfatione dt'
gradi efermali.Seruirà.dico.ccr-
candogh' partit améte nella guerra
nel a Republica,* ve\Turca>c in
citícuna air- a i arte coercia r.elia
príiporta.F p ilum'natc via t»;g-
I g'oi№e;¡;e coiii aiuimenti ana'
efcu.
m Fonti dell' sngegn»
oscura, che ctvara y & anchepec,-
che l'esempio dell'Aquila può pa
rere dominale ,e Filososico , ag-
giugniamo quello della Guerra »-
materia da consultai da pratica
Paffando dunque il comuni flft-
mo grado delfici, ch'eisprimo".
irvogni cosa ; ci li fi alianti il suo
secondo» che ci fa veder la guer^'
ra non certo come sostanza , q
cesa, ma come accidente,ò pant;
gnen\a di «/rttQuesto oltra il far.
Pela vedere differente dai fuoco»
dal Cielo, e da tutte le sostanze»ci
apre il gran canapo della conside- I
ratione de' Subierti , ne' quali
su' quali si sostiene» e regge la
guerra. Paffando auanti» e mi
rando a' sci generalissimi Fan-
n tasmi dell'Accidente» la vediamo
subirò efisere un'Atto, ò moto , e
cosi difTerente»dalla qualità.quâ-
tità, & altri accennati . Poivn i
Atto ojsenfiuo a differenza de' bc»
nesici» e gioueuoli . Poi o Sensi uo
deliberate a differenza dell' offe,
sa » che si fà per natura » come il
freddo alle piante , ò per calco
lile Lamech mentre trasigge^
Caim, Adrasto il sigliuolo di Cre.
so, '
Сaр. IX.. 11J
fo. Poîper intereße di StAto, e cc-
si differente dal furto > dalla ven»
derta, &altreoffefe fatte per fi
ne ptiuato . Seguo»e la vedo fatta
con violentafcoperta, a differen-
za de' roaneggi , che fi fanno tal-
ùolta di folleuar popofî» e cofe ta
li per fare perdere gli Stati a' Pic-
dpi Emolí jo nemxl. Indi feguen-
âo, s dioidendo fimili violcnze
fcopertextrouo la guerra frà quel
lei che fi fanno con moltiiudincs
àarmaii . Poi con giufto eiercicrc
a differenza delle fcorrerie» che i
fanno con moltitudine d' arma»
tisi, ma non hà di neceilkàdî
tantij che forroinoeferc to. So
guo»e trouo > che fi fà punira sic»
m'iccichefi difende^z cosi ririuna
differente da vno ípoglio , che íi
faccia, leuando io Stato cuu eier-
ci to a P ten c i рe» c i) e non f1 à i fe Гa.
Poi diuitkndo le furnie del di feti
ded! j vedo chela guerra è fola»
mente (piando la difefa è coп_^»
.efereito competente » e da potere in
qualche modo refiriere . Ccsifi-
nalméte ho trouato l'vltimo pro
prio eíènriale шo grado conftitu-
duo . Ne ho faltato io veramente
1 1 4 Fmti delílngegna
m ,lti, ma cercando iosolamen-
te i'esempio, non la dottrina , po*
co rileua .
Ilsëcondo generale Eccitante
in questo Fonte cil rìpartîmento
deípropositonella diuersità pri
ma delte sue Specie , foi de'suoí
Indiuiiui . La quistione »la quale
et cî muoue al suo primo occcrfo
ì'.An res propostafit fimplextVtl
multiplex , & quotuplex: íè sia di
?na scia sortcò d pù,edi quáte-
Ritenendo dunqiîe gh" escmpi
g àintrodottî» qucsto Eccitante
mi sus gHa la quistione ,se l'Aquí-
lasiad' vna.òdi piûspec e, edi
quante:c sì delia gnerra,e d'ogni
altrotalc Trouerò dunque per
simile inchieSa che l' Aquile sono
di moite sorti ; peroebe Aristote-
Hist. lc>ePlinio,ne contanoscîdifferen-
Itb. lo. ze. Ccsì delia guerra trouerò»
e.j. che altre sono guerre maritimey
altte terrtflri, altre fatte solo con
la forza contra la forza t altre di
più con la barbarie de gl'incendi,
c saiantellamenti. Quando qui
dico sorti d ffrtenti ,intendo non
solamentí la diff.tenza di specie ,
ma eriam jio di quasi specie.Ccsì
l'viV»
Cap- IX. 115
l'fue » isichi, e i ponii; cani , co-
lombiî c vacche , sono di íortî dif
fcrent! , lequalinun veramente
specîe,ma quasi specic denno ap -
pcilatsi .
Hor questo c apo p íù luminoso
del primo, è anche p ù secondo :
perocheciascina sp; cie.ò siaqua.
sispecie, porraseco darieapoin
vn certo modo vn nuouo sogger-
toi eperciò :uanegt,iato con le
quiAioni, eTiapafíì, ne aprirà
íorgenteirnmensa âi matera .
Per sod'îfare poi aila quisttone
molïacî qui dall'Eccitanre , egli è
neccffario,nellecosesensibil?, va-
lersidell'informationi.elje ne dâ>
b ne hà dato îl Senso , dt4U_<
veduta.e dell'vdito,ò altro,c nei-
leinteHertuali consultarsi coldi-
fcor(bdeH':nrellctto.
Hor sino a questo segno tutti
f,riogegr>i pdcaoo in questo gran
Fonte. Ma nel ramo,che íeçoe de
%\' Indiuidui non entra il F ioso
fo» nealtto Dottrinante» saluó-
che per cccasione d' illuminaíct
con l' esempio . Sirimane adun.
quesimìlecampoall'lflorico» al-
l'Oratore , alla ptudenza Etica »
Eco-
1 1 6 Fonù dell'Ingegno
Economicate Ciuile , al Medico,
ali'Agricoltore, alNauigante »c
in riArettu a gl' ingegni negotian-
ti • I qnali ne anche hanno pore-
flà , ò bisogno d' incauernarsi pec
tutti i seni di questo Abiffo • Anzí
picciolissima parce ne to.ccano .
ímpercioche l'istorico pon mente
ad alcuna particella de gl'indiui-
dui paffati ; 1' Indouinante atten-
de'alcuni, quasi futuri , che per lo
più non soglioho comparire. 11
Medico ,e'í Prudente, conlidera
que' pochi, che parte paffaui par
te prcsenti , parte futuri ,ò"posei-
bilij rileuano al sno proposito»
Nel rirnanenrc l' ìnfinità de' sin>
goUrì.ò indúiidui rispetto ail' bu-
mano ingegno è quasi totalmen-
te ociosa . Perche ne l' vso hà b:»
sognoalcuno di tipescargli : e{a
curtofità ,qnandos' inuaghifle di
ande-rneincaccia, si trouerebbe
-chiusoil vàrcoda vna ttïncfera di
ten< bre insuperabile.. Fauelli del-
l'Aquita» doue volgeraitù la mi
ra, (quando ti roccaffe questo
sciocco solleiico) perhauereno-
titia di tutte quelle, che sono sta-
te , ò sono \ù occorrerà ne' Porti
quel-
C4f. IX. 117
quellaj cbe rapì G anime dr; nelle
Storie quel la , che lasciò caderc la
Tartaruga sù la fpelata nuca del
misero Eschiloi e poche altte taíï;
nel resto rimarrai per forza intic-
ramente alí'oscuro. Però alla pri
ma pacte delia quistfone moffa_>
qui dall'Eccitante , ch' è se'l pro-
posito habbia indiuidui, si dá l'at-
tentione douuta^ma alla seconda,
ch'è quanti ne habbia , nulla pun-
to»òpoco siat tende.
Ilterzo, & vltimo Eccîtante
eraquello delie Parti. Egli èil
vero, chei gradi esenriali sono
concepitti ar.cor essi quasi parti,
celle dellxíenza delia coía ; eche
le specie sono da Cicerone , & al-
tri Saui chiamate parti : ma que-
ste.e quelle , doue fi vogiiano se-
gnare con simiJ nome , si diranno
Parti mtntali: loin questoluo-
go fauello delie reali, che però
appeilo Parti comçontmi.
Simile Eccitante dunque ci
muouelaquistione se il propòsi-
to habbia parti , quante , e quali .
A queste nen si può ageuolmen.
te sodisfare, se non habbiamoa
mente la diuisione delle parti in
Estn-
1 1 8 Fonti itll'Iiegegn»
EsenltMÍi, Integrals, Aggmntt, 8C
Ordinati -
Pauicsentîalísono Materia,i
Forma. Appelliamo materia qtid.
lo, di che la cosa c com posta: For
ma quella speciale qualisica tionc
(per così dire ) délia materia, che
dà l'cfftrt- alla coía.Ccsì la mate-
ria delcoltello è il ferre- la forma
pot è il tag'io con qutlla particu-
lare sigurarione del medesimo,
chedi serroil fà colttiio. Perla
sleffaguisa la materia delia Re-
publ'cascnogli huommií la for*
ni3 poi è quel concerto di ltgg? ,
che gli vniícè, c conttituííce di lo.
ro il corpo Guile. La materia
delia frodenza parimente c s oo
casionedf ilVtile , edeldatmo ;e
generalméredelbene.e del malts
soggertoin qualche maniera al-
l'opera oolua: la forma poi è
quell'elctnone, e delibéra tîone,
per la qualc ne segue * ò dcuttbbe
fcguíme il bene .
Le Parti integrât ci occorro.
no solamente nelle cose, che han-
no mole » ò d'easi corpo : -"cMç^j
qualialcuncsonc trà sè d rTv«mii
che la Scuola nomir.a cco voce
gre-
'Caf. IX. n»
greca Eterogenee , ò Di ss 'm ilari ;
altee Omogenee, ò similari. Et rro-
genee nell'animale sono oflo,nci -
uo.carne, sangue, latte , semç_j •
Parlo secondo quello che rileua
al mio intento, replicando, che
questo non è luogo da dispute.
Di queste poi altre sono semplici ,
quali sono le già drtte, alcune so
no composte d'altre parti , Quale
è il capo • M ventre • il braccio! il
piede: che sono parti, ma suri
cate d'altre parti . cioè <s osto . di
cameadi netuo, di cartilagine .
Le Similati , e Vniformi , ò di-
cansi Omogenee, sono quellcdie
ritengono il nome del tutto , et sì
le parti dell'acqu3,della pittr*_ ,
dell'oro, e cole tali, so no Omo.
genee;percheogni parte d ' acqua
è acqua; ogni parte d'oro è oro .
Parti Aggiunte sono quelle^; ,
senza le quali può la cosa parere
intiera , e compita , e che aggio n
te , le danno splendore di maggior
compimento* ò altrimenti sono
sue parregnenze a foggia di parfì.
Così negli animali i peli , ersi ne
gli alberi le togliere generaln.cce
tutt'i generi d' eserementi denno
CXjsl -
íió FontiMl'IfigegHo
eontarfiinqueflo luogopetpat-
tiaggiunte.
' Queue hannoqualche diuerfi-
tà: perche aleone fono qaañ di
mei.o fí à l'Integtalî , e 1c Aggiun-
fí! quali feno le vgna > e le coma ,
тe gli animali, perche mancando
pare quafi che l'animale refti im-
perferto . Alcune fono Pcrfewo-
mantii cicè íenza le qusli lacola
non manca del fuo compimento >
na cen tile; i imane piú compita .
Cosi Capitelli,Cowj<'e«f»e fimí-
lifono parti perfertionanti nelle
fabriche nobili . Cesi la Selua > fe
oltra quella certa copia di piante»
che la nndono Selua; nehabba
altra maggior vareree numero,
quefle rc-tf. no come fue parti per
•fertionanti . Tali nelle Città fono
Teatri,numero di Piazze.di Fon-
ti, Archi, eGugl'c, e fimili.
Cosi in vna Fi fia , in vn Conui-
to fogliono eflfere fempre oltre le
parti integrantt , moite alueag-
giunteperfí ttíonanti .
Le parti finalmente íuggeríte-
ci dall'ordine . che pe ro lio ci n_j
licenzadel Dittionatk» nomina-
li Ordinali , fono Prtr.cpu> , me
zo,
Céf. ÍX. 1 tzt
KOt e fine • Talicî occorrono in_*
tutte quelle cose, cbe sono aggio-
gate al tempo : come il ballo , e la
giostra , il giomo, il mese , la sta-
gione, lavita: illoogo pare dà
questa sorte di parti : Così dicia-
mo il Phncifio,W meut, il íínt, del
CàmpO) delia Città , del Regno .
Di piû nelle parti sorgenti dal-
l' ordine del luogo si considerant)
le Suftriori t le Inseriori , le Latt-
rali,\t InternCiC V Efierne .
Talidunquesono gli Eccitan-
tigeneraii, e particulari, checí
suegliano a trouare materia ne!
rerzo capo di questo Fonte .
Se poi la ptoposta non haueffe
parti , come gli fpiriti , gli atomi»
il pensiero,il colore,' all' hora, per
hauerconcertida questo luogo,
fora neceflario volgersi aile qui-
stíoniicioèsepojsa hauerlt: perche .• .
nonl' habbta , ò non posa bauerle :
seU hdtieffeichcfdreblnlW medesi-
mo r.fugio ci rimane doue il pro*
posito non haueffe più che vna
specie,come l'biiomc, ò più d'vn
indiuiduo, come è il Sole . Per si
ne di nucuo ricordo nu!!a rilcua-
•rcjcheii proposito siacosa realS,
F ò fa-
Fmt itlUngigno
ò fauoloía , csistente > ò imagint-
ta: Perche ii piesupposto sorto in-
teso agg.ua.glia tutte queste diffe-
renze pcr quellojcheq'iì si vu»
le . Tanto sia decto del Fonte de'
-îostuueiui .

i ptincipìj , emn gli Origi-


-nMH .Fonte tefty

PRincipío tntendo ttjttaqtjel.


lo , da! qualc ha !ì- pendenza
la cosa proposta . Díeo nonsola-
ratmeq ui?to al suo Ejseet} ma
i.nsica)!? quanio a tutti ì íluii accî-
dend, òpartegnenze. Questoè
il gtan Fente delia seitnza,la qua.
i. «ost. JcveriçndodesiDítaper^ír^e/e/i>
s i- tffece vna cognitiooe dclle cose
mediame lc loto cagioní ? tutta fl
racdiiude neceffariaroente it\~*
qtjesto Fonte; Perciochequesti ,
cbe quîut con nome a'quaríto più
largo apptllo príncîf! j», sono lc
Caçiem delie cose , c d! più le Oc-

ttje tuuo quelle jctit pu quaiun-


que
que tmoiera concurre a cofiitui-
rc il propofito, Л quale fotto la
prefente coniideratione vienç_#
dalla Scuola nomina to V effetto.
Pero gh' alen' tutti fono Fonti di
notitie si bene , ma non propria-
menta di ícienze .
' Si cntta duhque nel prefente
Fonteconlafcfánquiftíone pm-
pter qüidt o dieafi Aquo efi?cio¿
a dire perche e egliqueßo? o Akfo-
mojí*the den na ¿ dipendef Ptí-
to tale qnifticne preíuppone Che
quella ácW'Antñ ffa gil del tutto
decifa , t еiк: lu cpTa fia fuoridî
dabbioquantoaJFeffcre: Altrî-
menti non. fora hlogo a cercar
perch eЛa 'i ''
Nía bifоgna pr'rrt* ('apere » che
indue cart non rimane luogoal
quefixo de*' ferchi . Tl ptimo è
qoando fiarrn ocl prim?, capo de'
Cnöimenti.P; iciocftt- n' n fi cer .
cл m.ïi, perche \' Лquila fiavc-
tello, percha la guerra fPa'^nd

'^ljfecondoè qoafldb íiàrnôîn' -


ccrtepTopofitioni.cbe Arfftptde Pofl-
apellà^ge/'/ji.echedîciamoàR. c- i,
- Э F 2 che
¡1*4 fonlidilNti&gnè -
che A4affile, Afiomi , eprimi
fr$ncipijdeli*fcieHz.4.Qaa\c ia-
4rcbbe.il dite egni ,purte e minen
diltkUt. .r.r,:;.K • :. : :c
La ragiooe perche in quefti due
cafl non fi cerchi il percha > doe
ondë deriui l'eflere quello , che ß
propone ,• i è perche nel concerto
inueflito nella prima parola, fono
ílati oceultamente inutftiti gli
al tri tutti, che nelle feguenti fi
fpiegano. Dîchiaro , quandoio
dico ['Affûlai vccello-, non pof-
(o darne la cagitfne , perche fu bi
ro, che difei Aquila > difsi tacita-
mente anche veeeilo. Dimodo¿
çhe l' aggiugnere è vceeelo , non
fù aggiugnere cofa alcana di più ,
maiolo fû vn dichiarare il già
derto. ; •, . . í .
Cosi ín quefta propeíitione
Ognipartti minare del tutte , fu-
biro,çhe hö derto parte > hö dette
tacitamente ancor s , minore del
mto ; cosi ta le gio nta non è ve
ramente giun ta,ma è folo diebia-
ratione. Cbsinel dire, che di tut
te lecofe ¿ vtre ti à » o'l nô : Cioé
che ogni derto»o è vero>,o è falfo»
fubi tüj che fi pronuncia dedo » ta.
ci eamente ancora si pronuncia
cosa neceffariamente vera » ò fal
sar per modo , che l'aggiugnere è
V&0 àsalso non è altro , che spie
gare il già derto . Di quest i A ssio-
mi » ò Massime veramente il nu-.
mero non è grande: ma le propo
sitionî del primo capo de' Costi
tuenti fono innunaerabiii ; però-.
non è picciolo campo quel lo) che
qui si toglie al perche • . ,,
Fuori di questi due casi dunque.
ogni propoli toh à il suo perche»
il quale trouatcsà ordinariamen.
te luogo a cercarne va secondo >
pot va terzo» poi vn quarto : Sia
tasto che Í gì ugna a vn supremo:
che sarà vn giugnere ad vni delle
due maniere accennate di primi
principi; , chiamate ancora pro
position! i'mmediate»e note per se
medesime; si tiraauantt la curió
si tà, cercando cagione di cagione»
sin che giunga al primo ,. che non
Riabbia ; altrimenti la scienza--
n«n è perferta,petehe non hà tut.
tp i-Mao lume. Tirando poî auan-
tisigiugnerà sempre neceffaria-
mente al prirt^o ,-come ij medesi- 1
(no ^t>/</; ne dimostrò.. II e
1 2.6 Fomidtts trt/egno
ptrtht dunquc ò ditíamo te ca-
giont»e pri n ci pij origiaamùû cet »
cano primieramerue de ll' effetc
scm plíce, cioè con siderando qua-
li sieno le cagioni , per te qua K la
cosa proposta sia..po$4,d*ìóa ò s*-.
gìia tj[trt,ì «ir.dioo ifl quel* a gui-
ta. // Sole perchee egli? perche de-
ne egli ejsert f Perche pui egli nom
tffere? Perche no» suoleeglt non~.
ejfere ? perche srt mnfvfje , queftv
mondnsarebbe vn'altre ì
Seeeudariamente si cerca il
perche di tucti i íuoi accidentï , ò
parregnenae per rucri i Fótî,c per
tnttì i gerreci loro.Dfco nella fotw
H» segtKnte : // Sole, ptrch'èegli
grandectnto.es tu vnlttclttla /»».
ta ? Perche m pareegti pteciok f
Perche su egli adorat» à u Petfia
nt? Perche e eglèrmndo ? Perche i
eglt lucido ? Perche hà eglt jorz.»
di riscaldare , e tuutficare U mon-
d* mseriore f perchefi muout pe'l
Zodiaco? Perche giuntv alsegne-
del Granchio , tdet Caprteorno»
torna egli indietro ì Perche non fi
ferma egli mai ? perche fù egli
creato? Perche dura egli tantes
mtgltaia d anm ì perche non su
eglipofto immediatementtfofra il
quarto Eitmtmt ? In firmle guifa
di tut ti g li accidentt della cofa , e
per rutti i Fon t¡ í & puo cercare il
perche- Sipoö>dico,edalFilofo-
fo.e da ogni ingegno dottrinante,
fi dee cercare- Ma dal Rerore,
dal Pf udente»ö Deliberante, dal-
l' Artefice » e daqualunque altro
applicatoali'operare, non fi dee
cercare il ftrehe più di quelle ,che
gli (Гa prelenteroente opportuno .
Ma veniamo alla prattiea. Af-
rlpcche gli Eccitunti da porfi qui
appreño к poflano al loro primo
occorfo fügter ¡me ltmgjncprîn-
ci pio o cagione del propofio cf-
ferto i è ncctffano auuertire, che
la prefente i nchieft a procede con
qualche differeuza fecödo la qua-
lità della quiflione , e della mace-
ria. Cioè a dire l'origine» e cagio-
nideircflètefernplice, 6 potere
eflere delia cofa, denno cercatiî
çer vn verfo; quelle de' fuoi acci-
dentí , ö diciamo dell' ellere tale »
dentro cercar ti per vn'altro. Cost
purelecofe humane» ö moralii -
banno vna forma di cagioni ín_*
parce aflai differenti da quelle
E 4 del-
liS Tonti diU'Ingtgm
delle coíe della natuia.e dell'arte. .
Non dico già totalmente , ma in
buona parte; Ne parlo in genera»
le,mainparticulare. Percioche
nella generalità ì principi) sono i
medesimi , e comuni a tutti i ge- 1
neri d'efferti.
Raccorrò dunque gli Eccitan
ti generali di quesio Fonte in sei
capi .Nel primo i Fantasmi saran.
no f Efficiente , che generante , ì>.
producente , ò primo princîpio, c.
prima origine , fl appella: \ 0cea~
fiondi suoi Aiutantt\ç?tehs di ras
do sicun' efficienti: è solo ) i suoi
Stromentiit i mtzj y co' quali , e
per gli quali produce ri-ffctio.. j
Il fine , per lo quale û mueiie a
produrr? . ci formera Fente a
parse. La Matermì nella quale,
ò della quaie producete fabbrica .
Dico la materia precedente: per
che , fatta la cola» tanto la mate-
ria.quanto la forma fono più prò.
ptiamenté le sue patti . che le sue
cagioni: Te .bene dell'vso de' domi
non è mio Aile il disputare.
Il secondo haurt caio conside»
•andò, che l'Efficiente, come an
co l' occasione, gli Aiutanti , e
f i sito-
v^/Çâp. X.. \ rip
flromehti; рoвcпo eÛcte Remo-,
ti, vicinhche didamo anche vtti-'i
wirfair, tparticulari: Medinti, t
Immediate Primario prmcipa-
li: Seconda) ij>e menoprincrpal'.-
fc bene quefli meno principaK-
pcflon© parer cemprefi ne gli;
Äiuranti , cheabbracc'ano pan-,
menee gli Efficient! Partiali.Non.
patio de Totaii , perche fimile
diifcrenza timaneaiTorbita nelle-
altre. Gii efficientt fmmedlati pol
taluoita fono Separau,, raluol-
t» fono Congiuntt i e queftí (( m-
pre»-ö fono Eßewh o fono Eßcr-
ni* . ' .
Il terzo farà > che done ff trat ti.
del Totere eßere, о поп eßtrt » nek
l''tfficiente» 6 producente fi con
fiaer»no{ fia fl ¡ncoie natutalúo-
ta mqraJi. )' le qualità di Neceffa-
rio,?. d! Contingente » <îi Fortuito,
che appelliamo Cafo, e Fortuna ;
e d' Intentionato , cicè ebe opera
cenmíradttetminata. all'efferto
propoûo t in oHle dî Debole ,tdi
Poderofo; dl/mptdibele, e nonlm-\
peiibilt. Nelia maieria pot'fi'fl
gran có?o dell' effere Preparata-, o»
nmPrqiarata ; Perche da ció di*.
..: F Í Р«Ч
ifO1 Fonùdell'lngtgna
pendeaíTai i i Facile, il Difficile, e
\'ImpoffibiU ancora .
Questi dunque sono gli eccitá-
ti generali.i qualînon bò illustra-
toa vnoper vno con l'esempio»
per noainuiluppar i' ingcgno con
moltttudtnedi cote , ma rirmran-
no chiari a lustkienza. da quel lo ».
che dirò appreíio .
Il quarto sia, che cercandoil
perchc» c principîj Dell' ejsere , i
del potere eflere semplicc nellc cose
naturalí , gli c ffi cien ti vníuersalí
c rirrroti * sono prima D/Vgrati-
disï mo, poi il Ciel»} con lc virtù
de' suoi mouimenti yco' lumi . 6d
altre qualità efficaci del Stlt, c
delie SulU .
Qi vniueríalicongiuntlsonoir
Caldo, \\ Freddo , \ Humido, il
Stcco, il moto , e la Quitte, che
anche InîlromtntttmeXi&{taxi~
dicfficienci poílono dirli.
Gli cfficienti particusarijquáto
aile pari te,&" a gli anima li soglio •
no efifere M Stmiltidóè vn' altrx
pi anta ,va a 1 1 r o animale délia mc-
desirm specie. Crsì anco ne git
Élero.mri , ne^quaii parimtnte il.
£ioco genera íauco, sari1 g.-rw-
«ft
Cap. X. i$c
ra » cia , e corì de gli a1 1rî. Ne ' mi-
nerali poi la vircù Celeste , parri-
culan'zaca dalla matería , òdat
lu ogo, e da! caso ancora, si rim a ne
ella medesima a face l' vfficio dí.
padree di madre loro .
Gli Aiutanti voinersali sono
prinopalmenre il caso , il ter»ft, il
lucgos 'Acoktrtntt *\ vieinMnti,e le-
difposuiom antecedenft 1 le quali
coie (utee iopportune aiurano; sì
come ^contrarie impediscono;
La matefta riìnòta.'e vnitrersa-
le, di cbscuna cota-narotale sono
prima gli Eiemenri pa-lesi, terra ,.
acqua, Aerrtsutco i poi gli cccul-
ti , c (coperti-dalla cliimica,^o/j&,
sale t M ercuno . La vicin»,c par-
ticulareè quello xcbenella gene-
ra rfone de g lËanimaiî „e piante si
appellà Semeiln quella de* mine-
ralí non hàproptisi nome, con_*
tnttociò ecosa rìspódenre al Se
me. Cercandodunque (perchia-
nrela dotttina con gli cs-mpî )
perche lìbcefalo faffe, ]' (patente
V#w^/<iro,tîi:íuggersee quaJcbq-
g! neroso Cau-tío,eCau»l;a, cha
nefurnno i génltorí. .G'iMiutami*
t mtz.ï. mîlu^eiisronnrçKi-pa*
-F & dicoc
Ь$* Fonùdiltlngegno
drone che ordinol' accoppiamé—
làfi\ CauallatOj che gl i pofe Ínfle
me : ['occaßoue mi fuggeriíce la
cornu na nza , o vicir.a nza del pa -
feolo , e cecto forme d'acc¡dentí»
che per auuentura fi giunferoa
fare,chetrue' giumenti fi congiu-
gneffcíO.Hpderto l'efficiente im.
mediaiOjöpartîcularerperche l'v-
niuerfaie > tanto ne gli t ffic'enli,
quanto oella malcria, non fuo-
le ccrcatfi faluo che doue none
facile ríntraccrare il proprio - e
paniculate^
, La n\iter;a rimotn , mi fugge-
rùà l'het be»e fiumi» e i ton ti 9 ehe.
pafcolauano» e nutriuano quei
due , giumento, cgiumenta: la
proflima i feral, cfangue > e latte.
dell'vno,edeH'altra. ц .. . i
Nel potere, o non pocere effe
te fi mira in ifpetlah'tà curíofa-
rnente a gli efficient] > & alla ma-,
tería: perche il potere eflere di
quella coja, che non c ; dipende
totalmente dai trouarfi , cht la_*»
poda produrre >,.e giuntamente
«lateria, delia quale» otielJa qua
le poffa l'Efliciente fate il latjoro-
Dic&g;untamcnte unto nejlft_j
eu-
Cap. X. iff
I cok humane, quanto in quelle
della Natura, e dell'Arte. Accio
che la flatua, diciamo, del Gioue:
Olímpico, poffa fatfi,cicè poffa
effere; è neceflario vn Fidia, ch'c
l'crSciente, derto qui Scultofe ; e
infierne il marracj o bionzo , de'
qua 'i pofia il grande Л i:t t fice for
mare ¡l Gioue j non vi eííendo»,,
1 fuori che Dio Omnipotente, che
fi. poda crear e la materia, e lauo-
raresiVl Nulla.. 5.
Il quinto Capo di eecitaivricí
fifô incontro mencre che cercan
do noi gli Orig!nanti,non dtll'eú .
fere, ma deil'elfcrc tale, cioè non
deiia cofa , ma de' íuoi acciden ti, ,
b partegnenze: l'efficiente ci fug-
gerîrànonpiù il Cielo, à le Stel
le; ma si bene i (uoigrudi efentia-
U < le fue parti , le fue interne qua-;
hta , il fu o luogo » il fuo tempo , le
fue ait ют, e ptfjioni , e le colé vi-
cint, c contiene . PercioebequeflE
fogliono ellere gli efficienti dd-
l'cЙere»o non eflere tale; Pero:
effi (ono i fantafmi eccitanti ,1
* che qui- dt.bb;.*.mo hauste a me
moria, e.a quelii dobbiam ?oltar-
ci. Puche (jiircmoj L'Hиomo€i
mor-' .
i î 4 Fotui delCsngtgnê'
mtrtale ? perche(inutrt? percher
cresee ì perchegenerai perche dor
me? Se mi volgerò a- (aol geadi
csentiali, vedrò tí»auuenire^)er~
cheognî corpoelementare èca-
doco : perche ogni vìuente si nu-
irci eresee . e ordinaTÎamente gê
nera r perche ogni Animale bà bi-
sogno di requie .
Perche non hk egli ,saluoehedi
ra.do, (satura G tgantea ? perches
non hÀ calo-e, ò non Ihebbetlfe
rue dtl padre , tanto che hait a sa»
re st notabUetrafmutatione , e di-
taiatione dt materia. Perche hà \
le mani , i pied», e Paître parti di
q>tettagrande'7i.*, tfigura,che hàf
perche ilsuocaíore artefice digefli-
no accomoda ogni cossa all vffiew
desttnato . Perche la sua- carne i:
motle? ptr l humtdoinnato . fer-
chs la sua vttadi radot ptudot»
' tant» ar.m? perche l kumido, eca-
Ivr fuo, chesempre fi delegua , non-
ètantoycbe pojsa d'irardt piu-Per.
ehe fi veste egh ? perche habtta »e/V
ie Case ? perche la sua complefftonet
ìt ddieata, e sacile da effere ijfisa
dal freddo , t ial caldo . Perche
fcmua , perche mute ? perche hÀ
Ctjfk X. iff
blsegno di nutrtmento. Ptrch'iegli
fcrfido » tngrato y sceller ato ì ftr-
chegtiè íiolto .
In que lia maniera dunqueme.
diante gli acetnna ti Eccitanti , íl
cerca, c troua il perche dtll ester
taie, doêde gli Accidents della_j
"'cosa ncit'ordine delia Natura,e
ckiTAtte ancora.
Ma nelle tacende humane, an-
corcheilCielorlc Scelle , gli Elc-
menti, &a]tre cagioni vniuersalí»
babbiamo ral'hora patte j e cr sì
tutti gli ordí'ni de' già propolli
Eccitáïiquì ancora seruanomoru
dimeno vi hà di più quì.nuoua_rf
sebura propria della materia .
Sarà dunque il sesto, & vltitno
Capo-proptio delia vitanegotio-
sa ve t suoi Eccitanti saranno la
ftrsoua ò Ntflr*, ò de' Nestri t
de' Vicin'h de gli Amici, de'.A?*-
mkì, e de g)' Indifferenti: Le qua-
li Persone tutteoperano moïse òi
dal Cafo, ò-dalla Ragione, ò dalla

La Ragione è cal vol» En»-


ntth tal votra Prudente..
La Pa/ïione è d' Amorti d'Û>-
di»i ii Destdenm, c á'Auuerfionfï.
i } 6 > Fonti dtll Ingigno
à AllegreXta . e di Мфйa^ Ш
V'enirationt i.z-á\ Spregicr, á'jim*\
bitione, & altre , frá.le qoali prin- 1
cipaliífima è Yim i e Ii Libídine.
Molre di quefte poi rampollarra
da! Bifogno , e daf l' ЛbbaпЛяпt.a^
da! Beneficio, e dzW'Cffsfa, пеши-
ti» l'pi:ra:i»ö ttmuti . . . r. j
La Forzî, 6 N ectflità, nafcen-.
te akre volte d.1l Comando della
hgge . o del Prencipe , o alccí a'
quaiiè giufto vbbidircí o dallan
lÇioisnz.a , alia quale non fi puó
reüiiere :che puoeöere natura
le , come il formo , la fame , la de-*
bo'ezza i pub anche venirci adof-
fo da peifona ingiuriofa , di forzer
fissenorea|lenoftre»comeda vn'
Acbille a vnTroilo .
, Dunque ne tfli affari humará
la cagicije efficknt^ci appellaa
coufideiasetutte queñecofe__j>
perche turre ícno Eccitanti ©p-
portuni afamela rinuenire .
Aggíugni la Confuttudin^zt-
che l'Huomo facilmente ít laida
gouernare neU'opereíue dáli'víb
comnne.e pîù dal proprio.
L'Occafione.t la Comodità pa-
tîmente hanco potente fecttro
Cap. X. i Yf
fopra l'operationi buonc > e catti-
ue dell'Huorao .
Aggîungo anche il Preteße,che
quantunque eglí no fia veramen
te cagíone i con tutto cío opera
fpeffo, come fe foffe tale. ' ;
Non fauello dellW/f, e del
Dmnt ¡ del P/acere, e del Dolore,
áeWtípnortrt della Pergognaxhc
fono le prime cagioni cffertrici
d'ogпi cofa nel gouerno humano»
perche s-'appartengono al fine»
del quale colrituiroqui appreffo
Fonte parrtcola re. ,
. Nell ' Inchiefta delle cagioni»
maffime nellecofenoftrc; alcuna
fiata è aflai facile il vedm qusli
Oeno tutt-ÇjO parte:, ma fpоfio an
cora fogliono effere occulte % &
all' hora- non fi. cerca più tanto
quali firao , qnsnto quali poffano
eQcre. Per i/coprirle è opportu
ne ruminare quali debbano effe
re >.e più ancora quali fogliono
eflere. .1
Dunque il Pottre (intendo fa»
cilnsente poterej il Douere,e'\ Sa~
leri, fono qui rrè grandi Eccitatv
ti . Se bene la loro vittù , & vffir
cio puö parere quafi l'îfleflo >chc
i j 8 Fonti ddV Ingegna
Cjudlo della OccaftoHttcbt rifpon.
de al Pettre > della Confiutndint*
che riffonde al Selertx della Ra-
gicne , legge , e forza >che fi cor
rí) pondeno in certa guífa cor Do-

S'io cercaílídunqne ¡l percha


hogg! il guerreggia in Candia,
cioè lecagioni eííettriri di fimil
guerra: la perfona mi (uggerireb-
be il Gran TurcorCo'fuoi Confia
glieri di flato : mi fueglierebbe
anche a confiderarefe alcun altro-
Potentate/ haueffe per ventura
ñimolato quel ßarbaro a taJ^_¿ *
iciprefa*
Il Cafo mmcorderebbe la prev
l'a , che fecero le Galcre. di Malta
di quel Vafcello » che pottaua la
Saltana alia Meca , che quafi fer-
uidi prereño* L'Odio mifareb-
Ьe fouuerrire il'mal talento della
Serta Maomrttana verfo i Çri-
ftianí. L'Orceßonemi rappreien-
»erebbe le accanite guerre»che in.
quefto mentre tengono irá di lo
ro miferamente inpegnati i Pren-
cipi Barrezzati - La Cemmedità
mi darebbe da confiderare la ví-
cinanza di Candia alleforze del ,
Tufr
Tarco , che veramente gli è in_j
bocca. \JAbbo*iàdnz.œ mi fait b-
be subito tuuertire le íorze , deile
quait hi soura i Veneriam- tan<
ta van 1 3 ggio i senza veruna com-
paratione , il fìarbato. Così del
rionncnte; perche dareesernpio
ditutto» sarebbs vn non venìrne
mai a capo.
l&lcuni fantasmi , ancorcht_,<,
dirsercn ci , suggeriranno il mede-
flmo ; c questo accadf rà speffo,
anche risprtto a gli altri Fónri :
ma ciò nulla distutba l'intenro.
Perciocbe anche in vna Città-
s'entra per moire porte, e per
moite vie si và alla m;desima
piazza : ne per questo alcuna di
loto è (buuctchia -
Quest'arre poi des trouare îl
perebe , non ferue folamente pet
saper e le cagíoní di quellò ch'è , ò
può esiere :ma serueancora per
coogimurare se vna c.cta. ûa jla-
tJhfîahora.òfia per tjjere in auue-
mrt te cori è veile a preuedere,&
iodoiunate. Scrue parimenre a
interprerare i fatti, le parole, e
rintentioni dell'Huomo : Però a
gli Auuocati, & a' Gîudici,gll
. Eo
1 40 F»nti ddl'lngegno
Eccitantidell'vltimo ordmefono
opportunifilmi . -J
Nel fare inchiefia de' malfat-
tori > efll mirano al vîdno > a chi
rninaccio, a chi altrimenti è ne-
mico» a chi c folico peccate nel
medefimo ; & a chi del delitto
hebbe occafione > e commoditi .
Co' motiui. puce del Totere i del
Solere, del Douere > & altci dartftoî
qui íopra toccatt,tl gouernano
nell'interpre tare contrat ti , tefta-
menti', & ogni forte di ferîtture.. .
Il medefimo. a proportíone di-
go de' Confultantt politic! > e dî 1
tutti gli ordini de gli Huomînî
pmdentí- ; .la ri .<*•_ л
. Tuito quello pobche fi è derto-
în tintracciamenta delie cagioni
tanto dell'effere > quanto dell'ef-
fere talc : ferue ancora per inten-
derc quelle del eonfcruarfi,eper*
ftttioriMrfi : ;del dettrioramtntt » e;
dçlia d%ïtruttione - Percioche per
la medefirrw via fi trouano i Соя-i
ftrnanti > e Ptrfiitionattti > i Dete-
riormti%e Dißmggentis perla_-.
quale fi trouano i produeentijper.
cbe tutti fono iríyn certo modo
Efficient1. ; •„ Л-.: líxK' i-. ,
Pa-
Pàrimenrc quello, che fi e der-
to del tema preío indefinitamen
te ; hauerà luogo anche doue egli
bada diTputare , 6 da prouare>c
perfuadere. Dico quale farebbé
fe laguerra ¿Alejandro contra-*
Darioftffe giufla : Che queäa del
Turco heggidt contra Venetiani
fiaitigiufia. Chela Republica di
Venenafia degna deßertaltame
te flimata>e verieratada tuttoil
A4ondo , i fer tutti »feëoti i e cofe
tali. Itnpfrciocbeinqueftefi cer
cano lecagioni del la g:uñ¡tia,e
fpecialmente nella guerra; e quel-
iodella dignità , della grandezza,
e del merito. LequalidaH'occor-
fo de' far,rafimi fopra ordinati, ne
faranno facilmente fuggeríte, e
per tal guifa haueremoconl'aiu*
to dell'arte fodisfatto all'intento.
E tanto bafli di queilo Fonte »
• i ; • л
.• ' j :.l ! i : 1.»

. r, . --- '; í i • • ••>


i i >:• . '. -' !•!•"- •.
. ' i. . . .1 \ ' ' * ' "
m Fontiiiill'frlgegtté

JlFitté,* Me%i. Fviitè

M habile magiflero delia sa.-


gact Nawja, Sacrosanto
Arcano delia Sapitflga iîiuíp».^ ,
l'hajiefe lçgatoic ^emipideAcQ,
trari voa .con l'altra , t ïabòrtca ro
turtetc cosefer vn ccrro modo a
! cerchio. Qocsta-í lagr«B"Filoso-
6a fitagoriçAt la qualexi ícopii t
le sigure Matrtnaticbeper peìroí
imellerruali principij di -tunç te
«ose, c per supremo principio di
rut te le fìgure la Cir colare . Ma
lafcíandoJa vn lato1 questa verís-
fima , benche non<la tuttiben'in-
resa, conLemplatipne, díciamo a
nostroproposito »che il sine delie
cose èveramente il loro primo» j
sourano prfHtìpio Iucomprensi-
bile verità (certaflMpte al primo
vdire) che ì'vfriukofia ilprimc, e
chequello» ilqualenon puòmal
eflercsaluoche dopo tutti glial-
tri , habbia il primo lqjçgo , e sia (
ve-
Cap XI. 143
Veramente auanti a tutti. Di ta
ie conditione è queila cagione,
che final d ö fine 1 da noi iî appeé-
la . Percioche tutee Je cofe crea
te fono deflina te a qua lebe fine :
auuegna the Die , t la Natura-» -
Jiabbiano (file dinon aperar mai „n
ceja veruna in darno ..
Ne ilfine poo meouere l'Arte- *' ^ 1
fice a íormar ¡'opera , s'egli non è
antecedentemente da lui appre-
ío. Laonde il fine d'ogni cofa e
necesariamente nell 'apprenfio-
иc,& intemionedell'Autorcrpri-
ma ch'efca alla loce deû'efferç^
alcuná parte delia medtfima. Eglí
c veramente, per fua natura viu
ramo del Fonte precedente de gli
Oiig'nanti, o Ptincípi); ma la fua
gran fecondità , digniis , impor-
tanza , e famigliarità , riebiede > e
vuole-»ch'iogli dianeU'Arte qui
luogo proprio, e feparato .
noria quifiione.per la quale fl
entra in quefio Fente > è il Çmm i
gratia ? cuero Си» ? Diciamo Ctn
qualt intento , o per chi , f) foccia
la Сol'a. o 1 Operatione ?
Per haucie noi dunquegli Ec-
ciianti oppt . tuai a deftaine l« ^
con-
. jJj.4 Fonti deWlngegno
çonfiderationi qui necelTarîe tan.
toad auuertirei fini , per lîquali
fà,h poté cliefc, fatta la cofa;
quanto perintendere quelli,per
Ii qualifi fà-,o pub fare l'opera-
tiene ; ripattiremo quî appreffoil
prefente Fonce in dîeci capi ge
nerali.
Il primo ci fi para d'auanti,con
ricordarci noi i! fine dí tutee lç_J»
cole » e di butte le operationt nul-
i'altro effere.che qualche ramo
di Bene. Dico il bene delia mede-
fima Cofa, o dell Operante.o d'aj-
cnn'altra congiunta > o anche lat
íana : Del priuato > del publice ; e
fpeffodeU'vne,edeil'altre. Qoe-
fto duque fia quiui il primo ftuo-
lo d'Eccitanti.
Dico tanto nel Regno delia
Natura, quanto inlquello delia
Vita humana. Miriamo nel lu-
minofo gran teatro de' Cielî ¿ mi.
iiamo il Sole»la Luna, le Steile
vaganti , e fille ; cioè i primi fou-
rani perfonaggi nella Republica
delia Natura : Tutti iono'pcodcr-
ti dall'onnipocente dero del gran-
diiTîmo Iddioj per loro proprio
•btne» per gloria del Creator?iacr
l'har-
Caf. XL 145
Phartnonícogran concerto dell'-
Vniuecfo. Corrono in giro fol-
leciti i e veloci a par del vento » e
del fulmine, carrière inceflabilií
Rifplendono diraggi ineftingui-
b: li, illuminano, rifcaldano, auuí-
oano con chiarezza > calore» e vi
gore ammirabile tutti glî angolî
delia machina del Mondo, si nel-
la parte corruttibile» come nella
perperua : Tutto prima per con-
feguireil mantenimentodel pro
prio flato; poi per giouare alla
grande vniuerfità delie coie , fe
conda che richiede il bifogno di
ciafcuna, e di tutte infierne ; e pet
tnaggior gloria femprc del glo-
riofifîîmo Iddioich'è l'vltimo fi
ne di tutto .
Nel mondo inferiore ferbano
il medefimo tenore>prima la ter
ra H' acqua , e gli altrí Elementi :
poi il ferro , le pietre , l'herbe > le
piante, le riere di terra! e di marc:
Infomma tutti i corpi viuenti > e
non viuenti, e fegnalatamente
l'huornonelle fue opere vitali,
fenfitiue.cragioncuoli. Perödi
qtulurquecofacifiapropofta, e
di quaiunque fua operatione > che
ï 46 Fonti dell'Ingegno
ci si pari d'auanti ; potremo , de
sti da questo prim' ordine d'ecci
tanti) rintracciare facilmente i
sini.
Il secondeper ageuolare mag-
giormenre l'vsodel primo» sia il
ripartimento de' beni , che poffo-
no fare l'visicio di sine. Questi
dunque , oltre la gloria del Crea
tore, e'l compimento, e perfrttione
dell' Vniuerso , che sono generali,
e concorrono in ogni cosa , & in
ogni operatone ; si riducono a
cinque capi .
si primo è quello de\\'ejsere,e
conseruarfi. E questo è il sine pro
prio , al quale ogni cosa prodotta
è destinata dal suo producente»
che non solo produce la cosa per-
ch'ella sia , ma insieme perche si
conserui il piò che sia poffìbile»
Eceles. secondo il deno,Deus
c. 3 . '' nia, W . . effent
ir . , e giusta
• .\ la riflessio- I
siriíl. ne del Filosofo , doue serine niella
8, fhy. generarsi per mancarsulfite •
Il secondo è lT«/e dell'i steffo
operante . ò d'altri ancora : que
sto è il sine , al quale, spronate dal
bisogno, indirizzano sue opera-
tioni) tutta cose mortali. None
l'imo-
Cap. XI. 147
l'huomo solo , che ari, naufghí , e
traffichi , per trarne vtilità ma il
fumo istesio ascendendo , il siume
calando , & ogr/altra cosa varia»
mente operando, tutto fà correa.
do dirtro al proprio intereffe^i
fuggendo il nemico, accostandoíi
all'Amico ; & altrimenti facendo
quello, che l' è giouenole .
Il terzo è il Dilttto,cb'è vn bc-
ne proprio de'viuécì séfltiui.i qua
li, se bene per lo più sono sforzati
a sudare dirtro all'vtilitàj r al siata
pure cercano solo il piacerc_>.
"Scherzano i Pesci.giuocano i Ca.
gnolerti , cantano gli Vccellerti»
tutti per solo dilerto , tutti senza
mira d'altro prositto^
Il quarto e la vittoria ,ò dicali
EcctÙtnz.a,ò precedenza.Ma qua
le è amata , e da' Galli riffanti , e
da' Barbari volanti al pallio , e da
-molti altri Bruti; ma principal-
mente ê appresa per bene , e bene
-sourano , dall'Huomo , dicoda_*
itutti quelli , che non hanno cuore
•di pecora. Egli -è veramente il
souramontare per eccellenza a
-gli altri vn bene di dolcrfltìmo sa
pore: con tuttociò non si cerca
G 1 per
14? Fonti dell'Ingegno
per la dolcezza , ma solo per se
medesimo , a segno , che l'animo
generoso il procaccia non sola
mente per iscialacquaméti d'oro,
ò d'argento; ma eciandio di san
gue, c di spiritoi per treccie lun
ghissime di molestie, di pericoli*
e d'accidenti calamitosi , Mira la
guerra, mira la Corte , mira la_*
trauagliosa vita di que' dominan
ti , che gloriosamente rispondono
al debito loro ; e vedrai, se io par
lo da gabbo, ò pur da senno .

rebbe edere d'ogni generoso ope


rante , è il ConutntHolc , che nelle
cose bumane si appella Honesto.
Questo è il debito i e l'vfficio di
tutte le cose. Nel gouernodella
Natura non vi hà personaggio,
che nó faccia il debito suoi il qua
le non è altro , che operare a pro
sitto dell'Vniuersità . Come nel
vascello, che nauiga, nella casa,
chebà buon gouerno, l'vfficio di
ciascuno è il fare quello, che gli
tocca per l'intereie comun<_j :
cesi anche auuiene tanto nella.*
Republica Ciuile, quanto nella
naturale, ch'c 1' Vniuerso •
Il
Cap. XI. 149
H terzo capo d ' Eccitanti ci
viene dal ripartimento de. sini in
vItimi , e mt\nnu Il sine vi timo,
chiamato anche principale , suole
etere vno solo, cioè quello» al
quale talmente è destinata la co
sa » ò l'opera , ch'egli non è desti
nato piò oltre. Pero egli sarà sem
pre ò il conueneuole, ò l'eccellen»
za , ò il dilerto , perche l'vtilc ser
ue sempre di roezo • Niuno cer
ca il danaro, perche ami il danaro
(parlo doue l'huomo sia h uomo)
ma cerca il danaro per proueder-
si di vitto , di vestimenta, e di ciò».
che pub bisognargli per sè , ò per
altri . Ma il diletto si cerca non
per al tro,cke per godere sua ama
bile compagnia . L'eccellenza-^*
e'i conuencuole fruttano si bene
dilrttatone, e comodità: ma quá-
do anche dout stero riuscire iteri-
. li , e fruttar nulla , pure sariano si»
nì dell' operante ; dico dell' ope
rante saggio, e di sensi nobili .
Fini mezani , ò secondati) sono
quelli, che dal producente , e dal
l'operate sono intesi, e procaccia
ti , perche gli seruano di scaglioni
a conseguir l'vltimo. Così Dio»
G ì eia
1 5o Fonti àdiìngtgm
e la natura generò lc piaDte » per*
che foflero , e si conseruaffero .-
ma questo fù vn sine mczano , Sc
ordinâto per l'alí mento de gli anN
raali . Con l'herbe , e frondi pot
la Natura alimenta questimede-
simi , perche sieno » e si coníerui-
no:ma questoaltresì èsine me-
zano , e destinato alla conserua*
tione, e commodità deH'Huomo^
ch'c giudicato , anche a sentire
i. pby. d'yiristotele, vltimo sine dellc »
t. ereature mortalite delle loro ope.
re tutte .
Clsì anche l'operatione pro- 1
priadi ciascunacofa operante è if
siio sine , come scriue altre volte
i.CceU 1'isteffo Fíiosofojmasine meza-
t- 17, no.cheflà destinato alla conser-
uatione dell' Aurore » e delia spe-
cie.e deH'vniuerso. Germoglia*
e eresce il sico, il pomo ; siorisce il
pero, il giglio j pattoriscono frut-
to , e («ne : A questo sine (ono
ereati da Dio ; ma è vn sine me.
zano a conseruar loro , a conser-
uate la loro specie ; il qual'è sine
di sine ; con tutto ciò noué pot
l'vltímo, perch'è indirizzato al

todelMondo. So-

% Caf. XI. iji
Sono ì sini mezani ordinaria-
mente molti.emolti. L'Anima
le nascepec senti re: sente ilgio-
condo,e'l moleAo»pec cercar il
prositteuole, e (chifare il noceuo-
ìc : schifa questo , c seguequello,
per conseruat si in migliore stato :
fi conserua per generare , c pro-
pagare la specie , e conserua la_
specie per seruigio dell'Huomo, c
per compimento dell'VniuerlOi
comesi èderto. Col medesimo
tenore procede il silo dell'opera-
te dell'Huomo ; il quale poi » non
haucndo la terra altra ercatura
pîù perferta (peroche tutto que-
sto concerto è indirizzaméto del
ie cose meno perferte» di grado in
grado scmpre alle più persette)
hà nclla vita cîtule , e mortale per
sine suo naturale , e primario l'es-
sere vtileaU'altr'Huomo Questo
èquello.che diffe Aristotele^, l-Polit.
l'Huomo effere Animale per sua c i.
natura nato a viuerein compa-
gnia . Vtile dico a' Congimti , a'
Vtctni i a gli Amici , alla sua pa-
trta, alla sua Republica , a tutto il
genere Humano. Questo, dico,
èil sine ptimario ,dopo lagloria
G 4 del
î j i Fonti dtll' Ingeg no
del Creatore , e la perfertione del
mondo ereato ; al quale è nato
l'Huomo» edf uriano nascere, e
sempre camminare tutte l'opere
del medesimo.
Quello, che sin'hora si è ra
gionato, è comune tanto al go»
uerno della Natura, quanto a
quello della vita humana . Egli è
comune.dico, tanto a' Filosofl,&
altri dottrinanti, e sludiosi, quan
to a gl'Ingegni, ebe negli affari
morali , e ciuili hanno da maneg
giar la prudenza. H r veniamo
a quella parte, che toccando se- 1
paratamente all'Hucmo, rimane
del tutto nostra propria .
Sia dunque il quarto capo nel
la diuisinne del sine in quello del-
l'Huomo, e. in quello dtWArtt^f.
Fine del'"\iomo è quello, che
secondo .uo,ò bisogno , ò pas
sione, egli prefìgge alla sua fati- .
ca : sine dell' arte poi è quello »
per lo quale su 1' Arte già da
principio trouata . Li/ìppo pren
de a scolpire Aleffandro f ti sine
dell'Arte è imitare il sembiante
del gran Rè,per modo,che subito
sia rauuisato quel bronzo pei la
sigli-
Cap. XI. i|j
ñgura d'Aleffandro . Quedo eil
fine dell'Arte...Ma l'Artefice vi
ha forfe per fine l'argento > pre
mio del fuo trauaglio ; la gloria
d'hauer meftraro il fuo valore»
forfe anche l'acquilta delia gra
tia del Re fcolpito .
De' fini dell'Huomo alcuai
fono frineiptli > alcuni Acctffirift
Alcuni Qrdtnary, alcuni Acci
dentait. Pompeo fpnso la figli.
uoladi Cefare: non miro al fi-
ne principale delia política , di
era il generar prole a conierua-
ttone delia fcbiatta>ein feruigio
delia patria . Non miró forfe ne
anche alla dote» dire ne anche al
la padronaпza di vna bellezza de.
ñata » che fogliono effcre in que-
ßoaffare finiordinari dell'Huo
mo : miro foro alio fiabilirfi
maggiormente nell'altezza delia
in a potenza in Roma. Quefto
fù il fuo fine » ma fa vn fine acci
dentale » perche dirado aauiene»
che alamo babЫa occafione di
nmitarfi a tale efferto .
Il quîhto fia per vn'altra diul-
fionc de' fini dell'Huomo in D*-
ritti» I Rtucftt. Dico io diritií
G > quel-
i/4 ïonûitltlngegn*
quelli ,che st reggono dalla coi>
uenienzaje ragionc, qualî sono
sempre , quando ei s'accorda con
quelli delia Natura je tpeffoan-
cora glialtri,chc) se non sono i
naturali» n6 sono aimeno nc con-
trarí, nè ircagioneuoli.
Il Padre ricorda a'giouanrtti
Figliuoli la nobiltà del songue , 1»
splendore de glí Auoli . e Bisanolí.
Il sà per obligargliadilertarsi del
ia benesicenza, delia verità, e del-
l'altre opcre virtuose ; ìi sine è di»
ritto y perche «accorda con quel-
lo dell'arte politica , la quale (otto
questa beitffTíma larua dalla no
biltà machinò stratagema da ob.
ligare î posteri a imitate il valore
de gli Antenati»e da innamorar
gli animl dell'opere gloriose a be-
nesiciodelpublicn. Mag'egliac-
cendeíèquestesiaccolc, per ac-
cendere ne gli animi tore spititi
d'orgoglio , di rrato llrapazzeuo-
li, ingiurioû, licentiosi : e (e alcu-
no» come speffo accède» si pao<
neggiafle di sua nobil» per vela-
te l'otio , l'inectía »i costumi sce
lerat I , laidi , vili , e peggiori , tal
voltadi quelli dello Sbirro:que-
sto
Cap. XI. if;
fto farebbe vn fine rouefcio> vn_*
fine trauolto > vn fine dereftabile»
e da porte in fila con quello dt
tale vigliacco, che prende roo-
glie auuenente, per fame traf-
fico.
Di quefti fini rrauolci alcuní
fono dertati dull'Entre, alcunî
dalla Maluagttà. Per dertati
dall'errore û Sforza moftrare il
grau Satírico le Riechest, la Pe- ?UI*
ttnzA , la Fama, .'Eta lungbißi- Satyr,
ma, !a Beilez.ua} e tali beni, e fi ni 1 e-
dell'opere noitre, che poâeduti
olcremifura » guidano fpefib il lo
ro poieflore a graui calamita.
Fine erroneo direi maggiorrnen»j
te io quellodeli'eloquente , quan-
do . hauendo per le mani negotio
importante da ben'incaminare
col valor dell'arte fuarfi perde»
riuolgendofî tutto alio (ludio di
> fare pompa d'ingegno ; fine erro-
neo» perche neceffar ¡amente im-
pedLfce il fine dell' Arte.
Fine poi trauolto dalla malua-
gità farebbe, fe'l Generale dl
grand'efercito cercaffe la vi ttoria
per deíolate paefi con diroeca-
menti, e con incendij, e per func^
G 6 ß»:
i$6 FontidrìFIngtgno
stare di stupri , e di lactilegì gH
stati dell'Inimico . Peroche non
solo sarebbe sine rouescio» per-
ch'è contrario alsine della guer
ra, ch'è di dominare Terre,e Cit
tà ben popolate , e selici , e non a
campagne desolate; ma fora in
sieme fortemente maluagio , per
che tenderebbe al disertamemo
del genere humano .
Di quesla dittisa è parimente
il sine di quel vano , che si condu*
ce al Tempio (anione ordinata.*»
dall'atte a meritar la gratia di
Dio) per vagheggiare la Dama»
c per far qua si del Ctodio, empia-
méte ingiurioso al saerato luogo.
Vn sesto capo d'Eccitanti ci è
suggerito da quella distintione,
2. fhy. cnc & Aristotele del sine Cttius,
$.Mt' e ^ne Ctt'' Cioè a dire fine, al
-taffj, quale aspira il producente»e l'ope
rante per conseguirlo ; quali sono
quelli iche ne gli esempi sia'hora
portati , si sono di mano in mano
auuertiti: e sine, io gratia del qua-
le si epera, cioè per seraitgli ,gio-
«largii, obedirglf. Così nella Re-
pnblica,cne'Regni,il sineCw,
. voi «ngratiadelqualciilMagi-
fixa*
Cap. Xt. ij7
ftrato»il Prencìpe , e la leggeie
nella guerra ìl suprcmo Capíra-
no, anzî il Rè, percui si guerreg-
gîa . Nel Vascello il Piloca,ò prí-
j tno Marinaío : Nel gouemo deU
l'amala to il Medic©»in queìlo del
ia Casa il Padrc di famiglia , & in
ogni gferarchia beneordinata il
suprcoio suo Comandante .
Non già che in ogni operatîo-
ne non fatía a caso non si cerchi
il sine Cuiusgratta : ma solo con •
fîdero, che in ohre v'hà il sine cuL
Cou l' vbbidire alla legge bà per
sine cuius gratta la publica félici
ta: e nel medesimo tempo vi hà il
sine cui , ch' è la medesima legge
animata, ò morta .
Il sertimo generale capo de'
Fantasmi eccitanti di questo Fon
te ci fi presenta , mentre ci riuol-
giamoai wez.t- Percioche ogni
[ fìne si conseguiice , caminandouî
I pe' suoi mezi s e ogni operante »
dopo cbe si è preseritto il sine , è
ssorzato pensas e a i mezi , che
quasi scaglioni , gii íono necesisa-
rij agìugnerui . Pcendono poi î
mezivncerto scmbiante di sine »
íecoado cbe U aìedesimo cperatv.
.-• . te
ij8 FontidelV Ingegno .
te ordina i primi a i fecondite quel
(ìl z l ter\t ; perche cosi il siiffe-
guente è sine del precedente . Di-
co nella maniera , che vediamo
fare il Prencipe , che si è presiíío
per sine la conquîsta d' vn Regno.
Dà fuoradanari affine di far le-
uata di gente: fà questa gente pec
formarneesercito. Forma l'eser-
cîtoper mandare ad affaltare l'í-
nimico ; l'affalta per vincerlo , il
vince per torgli ilRegno ; gli to-
glic il Regno , per efferne egli il
padrone . Per questa gutfa dun-
quesi vedel'ordinede'mezi , e
come sieno sinì,e mezi nel mede-
simo tempo , e quale sia la uaccia
da rinuenirgli .
Querto poi è il ramo proprio »
e principal istímo del i' humana_*
prudenza. Ella ttnta diguazza r
miota , e tîionfa in q jcíio sciîo»
dico nellìnuestigatione de' mezi» i
e nel sapìcntf menre ordinargli, •
perche poSa fcliccmentc stgiiiî-
oeil sine .
Ma perche de' mezi varie sono
le differenze, per vn' ottauo capo
d'eccitanti diremo,ch'eglino pos-
sono effere 0/p5r/«w>quali cerca
scm-
Cap. XI. îjp
ferapre la ptadema,Imporiunh&c
anche taluolta Contrari,cbe chia.
meremo Impedimenti , he' quali
iuole il difauuedimento »l'impm-
denza, e la ftolcczza fpeflb intop-
pare . Alcfiandro , AnnibalejCe-
fare> hauendofi'prefiffo va fine
generofo , quale fi è la gloria mi
litare; fi danno al meftier dell'ar-
mi i al maneggiar cauallij vibrar
iancic > e fpadej fi auezzano a (of
frir caldo»e freddo > fame>e fere,a
tolerare le pertofle* e le ferite pià
cо tt an tí , che al tri il Го!l er ico. Be
ne ft à, i mezi fono opportuni . Si
portano a fronte dell'inimico.cbe
mînacciaoa violenze > e feruitü »
alla loro patria per vincerto, b rt-
butrarlo ; eípongono il petto alle
freocie > alle lande, a t pili : Tuttî
fono mrzî opportuni al grade in
tento. Ma fe per mala ventura fl
fono incamînati al fegnocol to-
gliere lo tato a chi fungi dall' of-
tendere alcuno, fi viuea in pace ;
fe col diferiare, funeftarc> incru-
delire ,. atterrare Gitta , ardere
Prouincic , fate correre, fenza ef-
ferui tirati da onta alcuna,fiuma-
ne di langue innocente : ¡o non-*
dito
i6o Fontideil'ii%eg>3st
diiògîamaî, se non perdoílscn-
no det tutto , ch' eglino si sieno
sceltimezi opportuni alla bella
gloria di Marte.Anzi non pauen-
teròdi predicargli permezÎDon
íolt) poco a ptoposno» ma in-
tierameiwe contrari .» ne da cffi
gîudicherò mai bauerei gratis
capitani, (per non dire i gran car-
ncfíci del gencre huroanojraccol-
to raggio alcuno di gloria , ma si
bened'infamia, cdi vituperio.
Cosi certo si pronuncierà doae
la causa debba decidersi neli*_*
Ruora Ciuiiedel giuaissimoTrU
bunale delia diritta Ragione,
Buon Rè desidera gouernafe
feliceméte le sue Prouincie. Cer-
ca però vfsicialï, e ministri per
queSo,e quel carico;peroche non
può egli far tutto. Ma poi si c6si-
da in persone » delie quali non hi-
ne cerca sicurezza alcuna.A que- '
fli di i posti perche sono d'alto sá.
guca quelli,perche sono aroíaSò
parenti: aquegli altri , perche (i
feanno comperato la patente. Per.
merscchc si vendane la giustitia,
c le gratie ; non ricerca conto de*
taancamenti de'rainiffri, ecosc
uli,
Cap. XI. 16 1
talíi Se anche più lagt imenei; .
Oh Dio, che questi non sono me.
zi opportuni al buon incento , so
no contrarisi sono impedimenti ,
I Neroni , i Palati f i Tiranni , in
queita parte non seppero mai far
di pegg;o -
E peiche qui seruiarao al buon
gouerno del,' ingegno diciamo."
Questi si è preseritto per segno
I' acquisto glorioso dell'eloquen
za. Per colpire , e giugnere all'in
tento fa gran prou'sione di com
ponimenti siammaki alla moder
na jguerniti di concerti, pellegrini
di locuuone, trapunti di acumi ,
ricamati tutti di gigli , e tose.
In questi consuma l'hore, sù que
sti attonito stupisce, impallidisce.
Cicerone» Demostene non sì chi
sieno : ò pure de' loro seritti fi
prende g^bb.-i,come d'opera d'in
gegni materiali , e scimuniti. Mi-
scroisi è ben egli proposto il segno
nobile , ma non isceglie già dardi
a proposito per colpirlo,non saer
ta già pe'l buon verso per dar nel
bianco . Intese d'imbarcarsi per la
costa di Sona, e si rrouerà appro
dato a quella di Spagna- Diciamla
chia-
\6i FonildtU'Ingegne
chiaro» in vece di far conquîfta
delia gloriofa eloquenza , fi tro-
uarà da iezzo hauer fatto 1' habi
to in vn baftardume di freddez-
ze> difanciulleria, ed'inettia.
Soggiungo (èfaràilnonoca-
po)la confideratione de' mezi of-
prtuni imptditi. Nobile padre
vorrebbe nel garzonetto figlio
tutti i p'iù virtuofi ralenti .chc_p
poffano adornare vn nobile Ca-
«allere. Spendein maeftri, in li-
bri> intuito do che bifogna , fen-
za'rifparmio j l'eforta» losgri-
ca > gii moftra gli efempi de' |
g'ioriofîantennati , ne tralafci*-*
alcuno di qud mezi » ebe al ma-
gnanimo intento poffonodefide-
xarfi. Manelmedefimo tempo»
fe pai Hamo di ftudio, non vede
egli mai ne anco la coperta d' vn
Bouo d' Antona y fe de' coftumi *
hà le (ale » ecamere tapezzare de' <
fut ti di Gioue.di Paride: Spende
l'hore fue in gîuochi , in b'fcaccie»
in comedie» in crapule» in libidini.
Quefti fono impedimenti rroppo
gagliardi alla vir ш di que' mezi >
altrimenti da lui fcelti opportuni ,
per formare» e guernire di vera.*
Сар. X/. 16}
nobîltà la tenera mente del gio-
uanerto figliuolo . In vano fi di-
batte in predicare! il dígiuno , chi
mat tina , e ft ta fe de a pranzi > С
cene Lucol liaue - Prediclierebbe
egli fruttuoiamente Nerone la
clemenza, Eliogabalo lapudíci»
tia ? Exptflas i ut nonfit adultera Jw.it-
L-arg& Filia qu& manquant ma- nal. Sa-
ternos dicere machos Tam cito ». tyr. 1 4.
nec tama potent contexere curfit ,
Ft non ter deaesrefpiret ê
Perfio pure a quelle» propofito
firidea di coloco > chefi piegano
da Dio ianitá , c vecebiaia robu-
fia i poi riel medefi mo tempo de-
folano la propria robuftezza > e la
fepelifeono (otto le crapule, po Sa1%
fcii opem neruis,corpufqut fidelo
fentÙ* > Eño age tfedgrandes pa-
tina,tuceraq; era^a-, Anmere his
Superos vttuere » /ouemqi moran-
tar. Per queda guifa dunquela_*
rifleffione de' men oppottuni,
a&lmptditi da no¡, o anche da
altri ( come auuiene qnando il
medico porge al febricitante be*
uanda opportuna a refti iuirgli la
fanita iSc egli nel medefimo tem
po t racauna fiafchi di mofcatello>
i64 Fontidell'lngegHO
òd'albano) itruiràdi Fantasma
eccitante. e secondante dell'inge-
gno nel presente Fonte de' sini.
Ma chiudíamlo sinalmente col
decîmo capo nella riflessione del
sinetaluolca censeguito taluolta
con lut .ga fatica ctrcdtt ináarno .
Qùeítanonhà veramente gtan
luogo nel mondo naturale ; ma
l'hà sì bene grandissime in quel-
lode'negotîj humani . La mtura
diradorimane fraudata de'suoi
sihíeRimane tuttauia alcune vol
te perimpedimento actraaersato.
le dal caío , che le disordina , ò le
forze produci trici , ò la qualità »
c quantità delia matería. M«_*
tnolto p.ù speffo rettiamo noi de-
lufl ne' nnSri ïntentî Prima per
nostra fleltezz.a propria , che non
bà sceltî i mezi a proposito , ò do-
po bauerglî scclti , gl i hà ella stes-
saimpediti. Poi perglí comrssti
fátticíjò ái'Ntmìciò da gli Enta,
h , ò da a 1 tri Inttnffatiì e speíso
ancora àzfortuiti accidents- Que-
fiì tutti sono Faotalmiiche aggio.
gaticon le quistioni vaganti del
fotere , douere , esolert , seruono
venturosamente a U' lngegno ne-
go-
, Cas. XI. 16$
gotioso per gouemare í suoi affa
ti con intiera prudenza . Perciò •
che proposto il sine, e deliberati
i mezi » subico ei mira chi habbia
forza i e maniera da impedirgli e-
le : chi ria quegli , che per qualità
d'affrtto j ò d' intereffe , ò per al
tra ragione debba a lui» ò soglia
ad altri» in casi simili erear con
trasto. In somma il prudente dili
gentemente maneggerà ( che n«
bà ben gran bis!; gno ) con le qui-
flioni vaganti , eco' trapaffi an»
corai tutti i capi de gli eccitanti
di questo fonte .

Le Attimi. Fonte quinti.

C*p. XII.

NOn permerte il gouerno


dell' Vniuerso, che nel tea
tro dell'effere alcuna cosa compa.
tisca per far solamente numero, e
sta! si totalmente ociosa • Non è
ameffo in que sio gran Choro,chi
non entra per far parte nella Mu
sica , ne si lascia vscire sù questa
scena , chi non vi bà da far perso
naggio . Per-
1 66 Fonti dtïï IngegBO
Perciò qualunquc sia la cosa »
ch'al nostro iDgegno si presents,
eglihàscmpreoccasione di con
fie! cra r quid ttgau ch' è la quistio
nemacstradi questoluogo.
Ne solo bà egli quì da cercare»
checosaoperi» ma piû ancora,
checosa poffia operate. Percio-
chela quistione del potere, ch'è
vaganre, c però comune nel mo
do giàseritto, a tutti i Fonri ; ri-
mane in vnacerta maniera quasi
propria» e domestica diquesto,
particularmete nelle cose moráli.
II medesimo dieo di -quella del
douere, e filtre i maffime doue
sifarli delie Ciise humane. Impe-
rochele coíe naturali sonoeertt
operaíi i qualijancorche senza al-
cuna mercede sopra lespeíe , ser-
uanonella giornata di loro v:ta
al comune Fadre di famiglia , di-
co al granCreatore,- tuttauia se-
delij e diligenti » se non sonodî.
stornati.fannocoutinuamcnteil
debîtoíoro.»Non vi hà Stelluccia
sù nel Cielo » c lie non attenda_*
gìorno,e notte a compiere hono-
ratamente aile sue parti; nonvi
'bà couero in Selua , che a sua
tera-
Cap. XII. 167
tempo non frondeggi\e fiorîfca, c
faccia quella fua opericiuola, che
il gran Padrone per vfficio gli de-
flino; ne vî hà ne' deferti di Lib'a
Bafilifcosiraaluagioi ebenen^»
open a gloria dell' Altiflîmo tut-
to quellO> ch'eideue. Rimane
l'huomo folo»che lauorante prez-
zolato , e certo di mercede tanta >
e tale ; quanta » e quale è l'eterni-
tà d'vn Paradifo ; per fua mirabi-
le ftoltezza , e feiagura hà Aile di
feordarfi molto foutnre del fuo
debito»e lralafeiando l'opere , per
le quali fùcreato» e lequali deue
corne Optraio del Creatore efc-
guire ; e fare fpeffo per malitia , o
per ignoranza le contrarie > e to
talmente oppofte. Per queflo»do-
ue fi i fferifca di confiderar^à fa-
uellaredi cofe toccanti all'huo-
mo> è nfccffario attendere non_*
tanto quello > che open. . quanto
quílio , ch'egli poffa > dtbba> ofo-
¿lia operare .
Нor prima di fchîerare gl? ee-
citantiopportunial prefente Fó-
te>debbo auuertire> che queLli
del Fonte de' principij> & anche
de' fini i fi adattano, e poffono
» б 8 Fonti dtU'lnçegne
Teruire per la loro maggior parte
a querto ancora. Perciocheiui ii
cerca quali fieno i principij, e fini»
da' quali hà origine, e dipendenza
j| propofito ; e qui fi attende , e
tratta di quali eíf-tti egli come
principio i ó come fine fia origi
ne > e cagione . La cofa dunqoein
vncerto modoè la medefima»
ancorche la confideratione fia
diferente • Pero non hà maraui-
glia, fe le mede fime Idee » ö Fan-
tafmi, poflono feruire neH'vno*e
nell'altro luogo d'eccitantí.
Hor perche tatte le cofe dan-
tití tricenono ( che la fcuola chiai.
mafdrt,- patirt ) fecondo l' tjftre
loro > e fecódu le loro parte gnen-
7.e , cu è quantità » quai ità. luogo,
teiпporfuhietto , ecorrtfpondenti;
legue,che ciafeuno di quefii Fan-
tafmi puo fue l' víficio di fugge-
rirne, cosinel prefente Fonte,
come anco nel feguente . Qnefto
qui farà dunque il primo capo
generale de gli eccitanti .
Ma per venirne píú ageuoU
mente alla pratíca è neceffario
ricordare quiui il partimento deí-
le attioni in rimmtmi > tlrapaf-
fan-
Cap, XII. Щ
fanti fi appellano . Rimancnti
quelle > che nafcendo dalla pote-
ftà operatrice , fi reflano entro ¡1
proprio nido i l'eпza vfcire Fuori
del l' operante . I penfo . inttndo,
Vede,im4gma , îlptombo difccn-
.dc i Hfumofait : iono tutte attio-
ni» che fcfermano*ntro quel me-
deiimoj-che lepartorifceiNon le
d à l' artefice ad altrt » ma fe le ri-
tiene per fe medefimo -
Trapaffanti poi quelle > che
vanno a porfi in -cofa differentcî
quali fono Urtfcaldare , \\ptrcu»-
tere, e fimili . Perö Rimantnte , e
Trapaflante i Fahtafmi proprij di
quetto Font! (perclie fono con di-
tioni delfattione ) fono due Ecci-
tantij cheáccompagnati congü
altricomimi, qní fopra contati
ageaoltrannol'rnchiefta : fe be
ne il primo non daca molco » per
che egli e affai pouero . Agg'un-
go i chrle artioni rimanenti han-
no aöai della paífíont , e per paf-
fioni foglicno ordinariamente^
paíare. Ce si Ariftn'ele bene
ícriffe, cht Sentire, &imefíige- j,^^
re e¡i quoddam рatí,рercю Kama
ve i odiare, Штare, fprezz.are, тa'
H if
ï 7° Fntti itWlíegegnt
sperare , temere , etutti\gli'altïï
, . acci dell' aíf.'tro , sono appellati
fajfiom delfanimo . S'appaiteo-
• gonp dunque , arízî al seguente
Foate del satire, che a questodel

Mi volgo duaque al Fantasmo


.deH' e^r*» c quiiûo a frontc , »
deii'fttjone trafaffame, wì desta
a çoiìsiderare ,k- ìacotaproposta
generi , ò pofsa, ò souli a , genera-
rt,pcrsrttituare+cwsernAre , con-
sutnare, e dtstrúggere, cosa alco.
na. La suprtb a » che può ella a
che suole ella , partorire , e pro»
durre ! genera t odio , t / abbomi-
»atione neH anima altrui verso tl
suferbo . La cwnpagnia , che co(à
può ella gcnerate , e conieruare?
fomiglumz.a di coflumt 4 comu-
naxzjtdintercffi . lifucco? nulla
può gener are, salua che calore, t
fuoco : può bene tutto tjsendercs ,
t dtjìruggere. Se pure genera-* ,
il fa quasi per accidente, consu-
waodojc distruggendo,e cangíáo-
do vna cosa in vn altra .
N d vclgermi alla qnâtità risper.
to alla medesima co!a operante
misouuienc) che secondo ilsuo
effere
' - Cap. XII. *7í
eifere maggtote , 6 minore ,• l' ef-
ferto iuo parimen te faià maggío-
te , o minore ; conforme ai de tra
to de' Filofofi in maiori quanta
maioreß virtus: sintende prcíup-
pofta la parità nel timanente .
RtfperropoialSubierro, cWe
rJccue \' a'tiione , b diciamo î
mofijnella quant't^Ypera potrà
t-flcrr aumentarlo ,fcemarlo,b al-
trimenti da pîù a тeao » o da me.
no a pin tramutarlo^ 1 • 1 1
. Optra il Sole, operant) le Stelle,
in qutilo campo elementare - Мa
ftUforttmente û Sole-, the Ventre ;
perch tila i minore ; e piugagliar-
áamente la Carneola, o Boote,che
4M* delle pleiadi , o altra tale^>\
firche quelle fono pi'ugrandi.Que.
{to dxo rifperto alia loro quanti-
*à jriiperrofofalfoggertOf che
riceuela loro atfione > il Sol<^>
aumenta le fiante -, mediante il
fuo calore: Saturna aumenta > di-
cct\ürelfreddo:Martet ira efv-
no, e l altro, con le maligne confi-
gurationi » non [oh generóme > ma
acere/ceno le malaucture al mote-
do inferiore .
Debbo nulladimeno auuetti-
H i te,
lyt FontidtWIngegn»
jrcche veramenre k case operano
solo seconde le Qualità , ne può
Ja Quanti tà, Luogo, Tempo . Sa-
bierco , ò Coerìspondente , eflere
origine d' operatione a diritrura ;
ma lolofare le parti di Cooperais
U , e concorrere a dar ma >r e ,
ò minore agio alla Qualità, se-
condOcui si fà Topera. Siader-
. todi paflaggio , per noningag-
giar piatoco'gauillosi. '
La Qualità mi desterà a consi
déra re quellochepoffafare la co.
sa ; prima secondo cîaícuna delie
sue Qualità: Poisecondo quelle di
cîafcun Subierto » soprail quale
cita poffa eíercitare '.la sua poten-
za II dotto secondo lasua dottnna
può tnsegnart : U prudente per lit-'
stm pmdcn%apm ben configl tare »
t bensare i proprysattheglt Miruu
llgiouant seconda tl calore delia
suagtouentù - può operaresciocca-
mtnte II yinogtnerososecondo la
suajumosttÀ può vbbriacare . Se
guardo poi a' Subii.tt , per lapere
se la cusa poflsa operare nelle luro
qualità : mi occorre i díciamo , il
Prencipe: checosa può tl Dotto
operare Del Prencipe íecondo le
qua-
Cap. XII. 171
qualîtidel roedefimo Prencipe)
puo auualorArgH 1a pruden\a go-
turnante puimodtrargli qualehe
fernere di fpiritt bellicofi trefft
vehement* : puo alterarglt le qua-
Uta dell' ammo domíname in ti
tre varie moniert .
Ma perche quefto Eceitante
pofla copiofamente fetuire í c ne-
ceflario hauer pronti tutti i capí
delie qua'ità , che Del Fonte di fi-
mil dorm diíportemo apprtllo ..
lifaogo coopera all' attioni , e
pa (Boni , prima perche quelle co-
fe » che hanr.o da operare vna nel-
l'al tra.neceíTariamente come ben
dlfcorreil Filofefo: denno toccar- m,pU
fi : poi perche i vicinanti di luogo
fomentarlo anco indeboîiíco-
noie virtù operatrici der loro vi
ciai i e ípeffo le cangiano > e ne
compartono loro delie nuoue.
Cosí alcuno parlera ftn franco-
menu in pia'{z.afrà perfone doz.i.
naît icbe in Сapella alla prefenz.o
del Pontífice j coronate dal [aero
CollegiotCoapik baldanza il Cit-
tadmo dirá ti falta Jno netla pa
ma i che non Jará tronando/i tJt*
foreflitro paeft . Tutto dico rifper-
H } to
174 fonùàtlïlngtgm
to all'operante . Rîlperto poî alle
operation* loca Ii ,e Sub ctii at ci
a ríceuer1e;c¡ fi prnporri/* pnfl*
nmoutrt in gire о per drtttot per
quai yerfo queß* , * quell* coja .
Dal Famajwo del tempo fift-
mochiamatia vedere> acagion
d'efcmpfo, cpelfo che facera, Ь
p ll с fare l'huemo o altro anima-
Ido píanta,nelíafua prima ttápoi
titila pmferma : psi nell vltima:
cosi pure quale fu la íua vi nú in
ritardart»o accellerare,o fare al
ero cale ín alcona co:a.
I Subitttt pure ci defteranno
prirm (fe la cofa hahb'a Sobiecco^
a riflertere che rilieuîeffo alle*
operatione della medí fima./ít*-
lore r.el vim ci nutrifee, nel pipi ci
di ноia l'vmiäo radicale- Uiícot-
r ¡ t b l'i fletTo ne' fonvg îaíwî ¿
Dalla parte del Subícrco , che
rfcene l'орcшюt)e>а è pure fug-
geriro varierà d? concerti; perche
iifuoco ml leg/tofà -pna operatione»
ml ferre vn'altra, nell aro vna di-
•uerfa. Il fnedefimo dico dî tune rc
a нre cofe , aggf ungendo » che qui
lti naicofta vnagriп forgente,
1 Coßuutnti fuggetifeono con-
certí
C*£ XI f. 17$
cetti da! prefen te Fonte 1 fecondo
che que fto » equel grado efent ia-
le » quert a5o quella parte délia co-
fa prepofia» è radice di varie qua-
lit à opera trici , come fi r agio пe
ra al Fonte délie Qualità .
Non ho recato eferopidelle at.
tîoni iшaпcпй i ma elleno fono
tait 1 toecanti ail' effere il nàfcert*
viusre, e mancare . NeHa Quan
tita «rí/«rf, b fiemarepèt vn_*
*erfo,ö per vn'altro . Nella Qua
lité > mirando i vîuenti, ne occor-
tonoiaulgliatti delie pottu%c>
-deU''Anima > dico délia vegetale »
tfenfitiua.e ragior)euol«>tanto ncL
.'aficttejquanto nellaiparte cono-
fcente ...
' Nelle piante , e laro partí ver-
deggiare > fiorîre, maturare.Toe
canti a 1 tempo indugiarcaffrertar'
ß. luogo camtnare^ calare..». »
montare, e generalmente muo-
tK'tfi per quai fi voglià maniera ,
Sí anco il fofarey che qui conto
per foggia d'attion Rémanente .
Con quefti Fantaími dunque
accoppiati a i poftiqui foр ra > fa-
remo facilmente auuifati.fe la co
fa propofta habbia, o pofTa ha-
H 4 ue-
176 Tonti cltlílngtgn»
Dere ífmil genere d' operation? ì
Il secondo capo d'Eccicanti ge-
Rerali qui saranno gli Effcttr îm-
tnediaci , che seguono , quasi sinî-
mentote termine dell'opecatione,
Dîchiaro : l'effrtto è tal vol ta $ì
fattamente incarnato alla mede-
sima operationc , che non può rc-
starne separato ; e sempre cotnin-
cia,e sempre sinisce eon essa.
La siaccola presente illamina
le pare ti , e dalla siaccola sono es
se illuminate , maspento il lume,
aullapiù resta , come efíètro del
ia precedente illuminatione. II
Do t tore insegna , il Predicat ore
déclama : se gli Scolaci» se gli
Ascoltanti non attendono i sinisa
la lrttior+ç» finita la-pïëdicaj tutto
è sinitoj senza che nè a quella , nc
aqucstaíoprauiua proie , e fauto
alcnno.
Alrre voire per opposto rima-
ne dopo l'operare nel Subirtto
patiente il lauoro:cosi lostudia-
re lascia la scienza ; così il medi-
care tal voka fabbrica la sanità,
tál voira carica U bara : Il vince-
K lagiornata conquista prouin-
cie ai Rè yc frutta glotia al Cagi-
,. i . u.
Слр. Х/Л 177
tano i Gosi l'орere vitiofc i e fer-
uili sfregiano la nobiltà, e la vcci-
dono ancora : si come le viccuofe
la guernifcono dinuoui raggi,e
la cteano anche > e cal voira più
luminoía , che not) I a ctea la chia-
rezza ifl effa del faugue .
Pero effettofaanente , e relian*
te > faranno due fecondi Eccitanti
in quedo luogo:i qualipiù feli
cemente tiípondeianno al bifo
gno» fe volgeremo l'animo a' pri-
mifeue generidelle coie.&alle
loro (pecie, dico almeno alle piü
ptincipali, fecondo la norma, che
fe ne hauerà nel Fonte medeflmo
de' Subietti.
Dicoper quefta guifa : Ho dl
fpscolare intorno al calore: к mi
volgoalla qnantita >mi l'oиш'eпе
cU'egli fo crefeere , dilata , ajfoeti-
gli* . Se al a quahtà, mi è logge- ,
r-ito »ch'egli aileggerifce , afciuga*
indura, fà ruuidezAa, da ödere > е
fapere:(e al luogo- vedro . chîegli
muoue vetío il Cielo; fe al tempe*
mi ricordo ch'egli fà la frimaae-
raA'Eßate. Se Mefeflanzie vedo»
che temperalo genera , confería
inctalli, plantee animalice ch'ec-
1 7& Fonti delf îngegn»
cefóuo offende , & anche vccíde
tutte queste cose .
' Conseflo.chequesto fantasme»
de' Subierti ci porterà speffo que'
medesimi argoroenti.econcertf,
chene hauerà egliroedesimo sug
gers to poco sopra »accoppinto ai
le ateioni ttapaflsantî.-perch'egli è
l'isteuo» e questi effrttî restantî
sono proie di quelle mfdesimt^- î
nia ciò non dee turbarci pun-
to, raromentandoci» che il potere
mitare vnacosa permolti versi,
e da moite bande »non è impedi-
mento alcuno^anzi ègran van» j
taggio per meglio veder la.
Il terzo generalecapo d'Eccï*
nnti sarà quello de' Consegutnti.
Cbiamo effrtti confeguenti qnel-
li , che fanno coda , e eorteggio a
quel ptimo,nel qua'e hà sao cotn-
pîmentol'operationr. Sono que
sti puro frutto.eprole delia me
desimaoperationei«on già come
•siglíuoli , ma fseclecîto cosìdi-
-re.) corne nepotij pronepotîj econ
tu r ta la catena delía dtfcendenza.
; Dicain qnesta guis» î 11 Prtn-
€,ft amntiniftr* buonagiuslttia-j,
ma.nr.int l'abfandar.za , \* peu
C*p. XIT. 179
rezz.a, U f^et, U tranquiliità ; »»
riflrrtto fà Ivfpcio d* fero frtnci-
fttchì qtttlto d'ottimo PadrC^J»
Queíli smotutfi effttti immediat*
dti (no optrare. I Consignent!*
qutfìt poif«no, cite isuoi popolt l a-
mtno, come figltuetiy t [pendant
<volentitri l hauerei t Invita /'«-,
fargli tffiqum :smo, ckegii non hà
fcsogno dt luardieisaluo cht pet
ornamtnto delia Adaeïìà ; non hà
da ttmernesollcuatioMi, rtbúlioníi
t la gloria dtl suo nome rifuona-i
ehianfsima per mtte U parti tdeí
mondo, t dtl tempo .
Questa p»i è cbiaoed''vna sor-
gcme pìù larga ,chc i Fonti » non
dirò del Nitoimadell'Oceano.
lí dfctiiaro,e prend o il porno
d"oro gettato dalla Discordia in
mezo al conuito de glï Deí Poe-
tici .. Il primo immediato eíecto
fù il dilettare qucî conuttatî, e
muouere nelle Dec la fc»ama d'es-
ferne poíïeditrici - IConseguen-
ti poîfusono innumerabìli , l'elit-
tionediParide inGiudice,ladi-
fies» di Aitrama a portart lt->
commifíìonc délia Causa ;qutlla
uppreflo lui delle trt belle titiganti»
ki 6 U
ïSo FontidelCIngipi»
laspogliarfi le (lejft tgnnde,l'efami.
ne dt loro membra fatto dal Gi»~
dtct, le promesse del premta , quasi
depofita del salaria . la senten^a a
fauor dt Ventre: ú dtfio d'hautr
Eleva in ?aride , U sabbrtear »<*•
Mhil raptrla.la fouuerfions di Ttjo\
ia , U ptlltgrtnaggio d Enta cou-,
tutti tfiai aceidentt , l edifications
dt Cttta Lamnia, d ' Alba.di Ro-
ma, tt Regna deglt Albam, la Re.
publtea Romana , con tutte le sut
tonseguenze ychenonsono per mài
finire -faim che net pntre t tflefla
monda . Tutta queiia gran tela
viene da quel pomùjcome da pri
mo silo.
E nelle cose naturali l'effitto dit
Sole immtdtato 1 * primo , è il lu-
mt : l Conseguenu lono ilcaldo
frôle del lume , il vapore proie del
caldo edetl'humidoUa nmola pro
ie del vapore. « la pioggia effrtt»
eonfegutntt alla numla. Ccsi pu- !
te proie del calore dit Soje son*
foro, , egíi altri metallt ; le-piantt, I
Igli animait - con ttnta quell'un-
roeníatuibadkose ,eheappreflb
fiascono ,sogliono , ò poflòno na- I
&ere da queste j per taie guiû-i3 |
che
Cap. XII. tit
cheaon ci fata cola imaginabile»
la quale non fia effertodel Suie»
dico efferto dell'otdine de' Con-
figuenti.
Ma l'iogegno diïcreto non fi
i abbandoneràin quefte voragini»
non fi perderá ¡n quefto Abíflo :
prenderá parcamente, econgiu-
dicio da fíumana infinita quelle
poche Iiil le , che faranno oppor
tune al (uo bifogno-
RiTponde queftp capo a que'
fantafmi di vieini » e lontani ; im-
mtdiati > e mtdiati ; che ci leruo-
» no d'Eccitanti nel Fonte de' prin
cipé; тa coя quefta diírerenza»
che iuifi mira verfo l'addierro »-e
qui 0 guarda in auantí fpercioche
con tale diftintione ¡ fantafmi di
queftidtie Fon ti fono comuni.fi
che poffono feruire nell'vno, e
Bell'al tro in vfikio d'Eecitante .
Il quarto faràquello de' modi*
\\ quale fà l'vfficiofuo, chiamato
ui dalla quiftione del eome? Il
modo»ö tf>«*r .rifguarda la fleffa
cofa operante » rifguarda ancora
il tenore deU'ifteffa operatione .
Dal rigmrdo dtU'operantt fia-
jao fuegllati a mirare >, fe oрer*
jquello»
182 Fantidtll'lnçegn*
que) lo, che opera, come efficientes.
ò comf fine , come cccafione , co-
me preiefta, come /?rasw»/0>come
Mutante .
Nonparlo delia materi*\e sor
ma; p erche rutro quello»che fà
quella, oltra l'etfere parto,e sostc
gno i questa, oltre il sugellarç_j»
qua'isicare, e daret'estere alla_v
maieria ; il farmo » non piùccme
forma , ò materia , nò ; ma come
caponeerficicateise bene íoquì
nódebbo entra rein Mrtasisiche.
I modt d'operare - corne effî-
tttnte, òcome materia, toccano *
al Fonre de' principy'- come /î»e a
queilo defini. Vero neirinchìe-
sta fatta per sapere » che cosa ope-
fi » ò poffa opera re la cosa propo-
sií,come efficiente, ò materia, h
£w»seruono£li Eccitanci di que'
Fonti. Agçîugnerò- nondimeno
lumc d'esempio toccanteall'ope-
rare, come fine , che forse pu» pa- "
rerequì ncceflàrio-
Dieo dunque operare y come
fintyáoè confbrza disine,l'ap-
prensionedi bene, h A\ maleì che
si vogKa ottenere^e schifare - Pec
quetta guise; la fame caccia d £.«•
Cap- XII. i8j
podel bosco,avè ildeflderio del
ribo i e'i perícolo apprcío d' altri-
menti morire . Cosï il Falcont
mfagmi Cotomkiidoè perche que-
flibannoper sinedicamparç ,••,
Ccsì la legge,il comandamenta
del Çrenctpt , la pena ,sa rbbtdirt-
i popoli . C' sì / amerefà seruire
alla persona amata : cioè l'hauer
per sine di coneeguite alcan bene
desiderato, t: di schifare alcuii_*
maie abborrito.
Con qnesta maniera d'attione
il eentro tira a sè i graui tla cala»
mua tl ferro .illuoga suptriere le
çosseput leggiere : c sì tl Cie'.Ot dis-
se il Filoloíb,/fg«ei/ cennodtlF- ti
lurilligtma,ó diciamo di Dia; ta
cioè cercando tutti l'adempìmen-
to del propeiodesiderie,e'l tbuue.
nimento del loro bisogno. DiciV
mo , cbe laglma fììmcla i CapU
tant , le dignitk dtftderate tirari-
neggianoglt Ambtttefi, la volutti
glt animi befliali. La fptranz*
del guadaguo pteunìarie homme
1m/*, t mercadanttfche: L vtiit^*
rt^ge » tmit d clU p**dtnX<* -U
cemandamenío - ttt minat*e dts
vitltntijtir(M»,[t[piHQiuQ.
1 84 Fonti delï Ingeg no
no , convioltn\a maggiore » chC->
non sarcbbe U braccio di vcntì
jìcbillt, edi cento Ataci. Qucsto
è tutto vn'opcrare per modo di

11 modo r-iguardante la forma


dell'pper ire , è di questa diaìsa'.
Comt refifit la Republica di Vent'
tia alla vasta , horrenda pottniA
dtll ' armi Turohtfcht f Difficil-
tncnte,ma coraggtosamentc&lo-
riossamente . Comt fkosofò Ansto-
ttle ì acutamtnte . Come platane
facondamente. Tutto quello, che
íuole ipiegarsi con i'auueib o , c ,
modo delí'attione. St spiega_*
nondimeno speífo ancora con al»
tra locutione . Came dte-morirt
tlgranCaptmoì Rondo in piedi,
solta dire Velpasiano . Come drt
gouemarc il Prencipe ? da padrei
se tente tl nome di Tiranno. Co
xne àte coflumare l'ammo nobiltì
du Ri : Co' potentigenerosanttntt, l
co' bajst hwnanamentt .
Di modo parimente sanno a
qucsto proposito ì'opetitcptnh
fer accidente , per natura , per sor*
%a , per elrttione ,per caso imofjit
daeifmoJTofiafilfri.
Die» \
_ Cty XIÍ. 1*5
t - Dico in questa maniera : Ihm-
> mo da bene persi fisa amare da
I tutti , e la (telui a dt tutti i cuori-
Í Per accidente e odiati/fimo, perche
i cattiti* , chesono la maggior far-
, u,sono offe/i fpesso dalla bontà del
I mtdesimo , chegli riprende , cht^*
tflÀ loro, ò eoi paragonegli vitape •
i ra. Non mi aliai go in esemplisi
care più oltre, perche dalle cose
ragionate nel Fonte de' principi^
questo luogo può riceuer lume
i a bastanza.
i Il quinto vltiino qui generale
li Eccitante, è la ragione dell'opera-
/ re , cioè lì radice , onde si origina
l'operationc .
i Questa può effere prima ogni
, grado tfsòtiale del medesimo ope-
I rame» e lesue parti , poi tutti i gc-
i neri delle lue partegnenze : Qua
lttà, quantuà, luoghi, tempi. anio
ni , passioni » corrispondenti. Ho
' derto anche ameni , perche vna
è radice d'vn'altra ; e si tirano
i speffo le attieni vna vn'altra »co-
i me gli annelli della catena.
Che cosa può fare pe'l grado
i dell'eflere corpo la Selce? può.
muoversi , può mare • Che cosa
pe'l
i8ó Tonúdûtlngtgm
pe'l fao grado di Cf>rpo Wrteo ?
calare albaffo, e prtmtre d»*e
fit . Qk può l'aíaimale seconda il
ívto piede ^ caminare - SccondO
l'occhio? vedere. Gtoecosapnò la
Lurva per la sua qualità?*//w»i«*.
Yt.tmmuerel'himidità. Pe^l suo
luogo ? impedirne l* viS,# d vttìt
farte del L'ttlo 4 tti (uperwr&jfv
Pe'l suo moto ) e lu^g - í futeïee»
ttijse del Sole - & ecctiffurfitlliu
ffeff* • IVf (a., tempo, ò ioratio-
ne ; sarft semtre ne suot tffrtti dd-*
tutti isecoli . Pei le sueopetacio,
ni, e passioni ? pno sare quagiHtut.- |
tt quelle muità . che «e seriuont
Tolomeot Albmnttfi^M gh Afjtr».
loghi tutti.
Nel rìinanente seruTramîa gli
Ecritanti dispofli r>el Fonte de'
principiji tornanio a dire, ch?__j>
rjî » e quíaí seruono i medesimi
con la di&renza di mirare in vn
iuógo airindierro- nell'altro da-
uanti . Non itiîmo opportune il
fottilizearepià mínutàmentt^,-;
paíïìamo dunque aile Passioni-
Ca^ XIII. 1Ï7

Patene. Fonte Sefot

Cap. XIII.
Q Vesta parola Patilone vale
tn questo lungo l'isteffo
che Rtccaimtnto ; cesi il
patire , e'l poter patire , non è al
tro che vn riceuerc » e vn potere
iiceucie .- ò diciamo soggiacere
a quale si voglia auueniticcio ac
cidente: dico auuenitícero» per-
che i proptij della cosa , ancorche
si appellino passioni da' Filososi»
s'appartengono al Fonte della--»
Qualità, e non a questo. Sì co
me dunque il dare, e riceuere,
fono la medesima cosa , rimirata
perdue VSsS >. i'vnoal contrario
dell'altro ; così l'Attionei e ?às=
flotte» ttstano an2i due facci* del-
la medesima cosa , che due cose
tra sè veramente distinte . Per
quelle maniere dico.che la Ssinge-
ò altra sigura da sugellàre » è la
medesima intagliata nel sugello,
& improntata nella cera; diffe
renti solo , che l'vna risponde at
rouescio dell'altra .
Da
iS8
' Fontideiringept*
— —-— оо л_ ,
Па quattoauutcucCbegU fcC-
citantí del Fonte precedente » col
femplice trauolgimento delia—*
profpertùui feraano ancora ncl
prefente:pero quiui secadera fog-
giugnere poco altro pià che l-_*•
pratíca.
Ricoido adunque primfera-
Bleute > ehe fi comelaQuiftione
del perere ( comune a tutti i Fon-
tí > e pero nouer a ta-frà le trafcen-
denti, e vaganti ) ènulladimeno
più famîgliate che ad alcun'al-
tro ► a queHo delle Amoní ¿ cosi
ancora a quefto delle Pañioni- ,
Anzi incoroparabilroente molto
più ; pero cheil poter patire > «
riceuere tanto nel Regno della
Natura > quamo in quello delle
humane faceode» è fempre mol-
to più facile, e molto più copiofo»
che non è il poter fare » o dare .
Mira Г H nomo: quanto poche
fono le cofe ich'egli pub fare in_j '
paragone di quelle , che pub U
medeiimo patire? per patire ogni
fuo 'memoro » ogni fua minima
parrîcella , gli ferue di fttomen»
to. Infetmo, legato, languido,
dormente , nel ventre tôefto in
cgni
C*f. XII/. 189
ogni ldogo > e tempo per mille_*
sorme puè egli ticeuere , e per
cento railla guise pacíre . Dirò
ctiandio dopo la motte, emitî-
corderò d'Ettore strascinato pe*
pìedi dierro alla volante Carrerta
del vittorioso Achille , diGieza-
.belle sbranata nel campo diGiez-
rael da' Cani; del teíchio di Pom-
peo, di Craffo, diCiro resta to
icherno nelle mani de gli Egittij,
Parti» e Scitî. Ma per operare
hebbele sole mani» le quali han-
no bisogno d'erà, di sanità, di fur-
ze , di libertà .
Questa gran focc del potet
pacire, maggiormente ancoras*
apte » e Ipalanca verso il ma!c .
Certamente si che la but na for-
tuna bà poche Rrade aperte pet
venir da noi, all'incontro quelle
delia disauuentuta sonoinnume-
rabili, tuttelfbere» rutteageuo-
liflìme^ Qell'asiomade' Mecasi-
sici : Bonum ex tntegra causa- ma-
lum ex quocunqne descfïu : Ad
defiruedumJuffìctt vnum, adeon-
prurtìàum rtqutr.tmtHr omnia-, è
rtoppo "ero , e troppo fa egli a
quístoptoposuo.
+yo Ftntid IVln&egm
Percîò si i opportuno il poire
il Malt per Eccitatue princípa-
liíîìmo a cercar materia da que»
sio Fonte . Può aggitmgneruisi
anche il Bene » ma la coppia poi
zoppìcherá stranamente. D un-
que Alale e Bent nel cercare, che
patisca i ò tict.ua; poffa , debba,
ò soglia pa tire , e riceuere la cosa
proposia , si hauerannoopporta-
namentedauanti. Potesnoje pos-
sono seruite anche nel preceden
te: ma perche qui sono piò serti-
li , restìno appropriat! a qutsto
lucgo ; da valerienecon tutto cià
nell'vno » e nell'altros per la ta-
gione dell'accennata comunan-
za • Oico ípecialmente intomo
aile cose .dell'huomo i nelle quali
solo il maie» é'l bene è cosa parre-
gnenteanoi. Armìbalt marthi*
€*n Vestrato da Spagna fer la-t
Francta verso l ' ítalia: Que Ho
capo d'Eccitanti roi fà (ubito con-
siderareche cosa di bene , che co
sa di maleinquesto paffaggio, e
inqueíla proutncíaglipuòacca-
dere? I beni/ì contanoin vn sia-
to : Fintere i Romani, arricchirsi
dt' Urt ttsori, imfadronirft dt' /«•
Слр. XIII. »5*
re Statt; male vorrai fire cata-
Jogbi de' pa timen tí, che fcffrî per
le balze dell'Alpi , per le neui di
Lombatdia > per gli trarupi deU
l'Apermino, eper tut ta Italia in
fedici anni che vi gueneggio;
troppo íárai proliffo ; e quando
poi volgeffi la fantafia a quelli ?
ciie potea patire.9 eche non patîî
non la fornireiii in {resta due
anni.
_v ^Douc poi fi coniulti per deli
berare jènecçflarî© oirra leQuir
fiioni del fotert , dauere , efeiert»
agitare la propolîa ancora con
.quelladel prcfuppofto. Dico la
quefla guifa¿fe il Ctiíh'aneímp
jionaccorreal (occorfo<k' Vene-
tiani í attaccati tanto ottinata-
«nente dal Turco, acheper?«olo
íoggacc'amo î d'efferefrà qmlchfi
tempo tutti fuddui di quel Bar
baro.
Ma feguiamo il noftro fije».
Dunque nel prinjo capo d'Ecci-
tanti difpofti ne! Fe nre preceden
te, Yejfere ci farà qui giuoco in
quefta gu h : // Cielo è fon'egp
generabde , à cerruttbile ; o pure il
conir*rieî Quando dico genera
Fonti âilïlngegno
-bîle dîco il medefimo > che potère
eflcre generate : cosi cormttfbi-
le, cioè cofa, che poffa effere cor-
rotta . Vn nauiglio , in che cofa
puo egli cangîïrfi? Quellt d Enta
fi cangiarono m tante Ninfo -
D'vna Donna che cofa puö egli
farflJ Vn faffo-, come dí Niobe:
>vna ftatua âtfatty conte delia то-
glie dt Loth i che hon è fantafia di
Poco-.
La Quantità feruîrà d'Eccitan-
te in quefta maniera? potrsbbe
egli hoggídi da vn Cittadino di
•Bologna eflere alzata vna Torre
eguàlealr'altiflfîma degli Afinei-
hi? perche molti , îngratfati dalla
Crapalajfonogrofll .ctarchiatij
corne vr> Eghn, e come va_*
Dio Bacci •' ma crefeerc al pari di
.Golia » e d¡ Poltfemo > non fi vede
alcuno?
La ОHalиà poi cosi î la Luna
ferebe riceue H lиme dal Solefog-
giace a murium} -eу1eт1ипц-, fog-
giace parimente all'ecclijfi : Silio ,
perch era beiliffmo , laftto la vиa
Iv.u. ne gli aaultiru con Me(falma-
S,>tp 10. Secondo l'Eccitante del Temfo
parlp il Satirico > doue lerifle;
De-
Cap. Xi77. 195
Definit pê* Et pelagi patient, jksu
& caffîdthatqucligonis. Priamo ^at.v'
perche inuecchtò, vide caderesot
to il serro ntmico miseramente i
figliuoli ì torsi il Regno » ardere .
la Reggia , e die finalmente ti col
lo allascimitarra di Pirro •
Per quello del luofo mi souuie-
ne » che \'Etiope e adusto dal Sole
il Biarmese e agghiacciato dal-
l'Aquilone : che la Stella di Boote
è lenta quella del cuor del Leone »
e l'altre pik vicine ali Equatore,
sono veloci .
In generale il luogo più, che al-
cun'altro fantasmo, ci da occa
sione d'auuertire quello, che la
cola proposta posta patire» e ri-
ceuere ; non già per sua natura dì
luogo» ma perla conditionc de"
coherenti confinanti. e vicini. Per-
cioche , sì come è vero che le co- jtm
se non poffono produrre effrtto» _ y j
l'vna nell'altra ,{e nonfi toccano',, *-
ò non toccano altra, che tocchi;
così è vero ancora , che tutte le
còse»cheli toccane, riceueno più,
o meno , qualità l'vna dall'altra .
Ne solo quelle che si toccano, ma
parimente le vicine, cioè che tec-
I cano
ï«4 Fontideltítegegn»
canole tuccami. Cosìauuíene*
òsempre, ò lpcffo» conforme la
focza dell'opcrare , e lecondo le
dispoli tioni 3 ricnîerf ; dell'vne»
e dell'ai tre . La terra frende htt-
midttà dall'acqua . ne prtndC-J
Variai perche l banno m mtty.
firgil. Mantua.vt mtsertntmium vici-
Eglog. naCrtmons, perche anche nelle
cose humant i vïcimpartecîpano
sempre de gh accidenri del vicino.
Per queíia via dunque volg' ndosi
al fresente Fonte , tantoil F.loso-
fonaturale, q janto il prudente»
e polit ico ; hanno gran materia
dal fantasmodel luogo. 1 Giure,
corí'ultî, ì Giudicî , ne canano pa-
rimente grand' vso . Vicinttm pra-
sumitur sctresaQavtetnt ; èloco
concerto preío da questo seno»
conc ntoaltri delia medesima_#
diuisa .
Da' ftêirtti pure si bà norraa
íuut per auuertirele passioni • Rar&
nal- est tntenui sapientiapannot Dat
Satir. vemam Coruts , vexat censurai
litm Columbat : lono sensi proueibiali
Sat.i. dcl Sacirico, suggerai alla kn_*
musa, per questo verso de' subier-
tù Nelle cose uaturali accade il
me-
Слр. XllL 1 195
medefimo . Il calore nella pie tra,
nel ferro > rungamente refifte al-
l'inímico» chedi fuoriglldabat-
teria : ma nella crufca , opaglia,
rímane íubíto abbattuto > e ípéto.
I Corrifpondtnti altresî ci dan-
no gtan lurac per gli accident!
ftranieri , a' quali puo foggiacere
la cofa . Efercitof;»z.a Capitano?
rimane facilmente disfatto; chi è
fenzaforzc » fenza çarenti, fenza
ainici>è facilmente efpoflo aU'on-
te, a gi'ínínln i alle Wolenze. Nen fftlm.
confttnder .r cum loquetur > cum 1 16.
inimittsfutsm porta, il Padre che
da felice drapeilo d'amoreuoli fi-
güuoli ñácoronato : e Platone fe-
gpalatamente ricordaua a Dionî-
gi, che i Rè tragici nelleJorodi- Ep.y.
fauuenture non fi lamentano d'
attro j die dell ' hauere hauuto
fcarfezza di buonî amici .
I Cradi , lt parti , in (ommt_,#
tiK.te ie partegnenze delia cofa»
poflono (èruirne d'Eccitanti per
ami tt time tato le pa ffioni, quan-
to le attioni, folltei o polTibilî
delia medefima ; ma riufciro te-
dioío» fe di tutto vorrö fchierare -
fiia d'efempi .
I i Il
1 9 6 Fottti âtil'ingtfnò
11 secondo capo era \'tffrtto,che
qui íerue,accoppiatoa' Faotasmì
di Reîlarttttò Suantnte.Cioè a di
re pereccitame a confìderare, se
U pasilone , che la cosa riccue fia
talc , che ceflando • ò allontanan-
dosi l'operante,clla parimentesen
furga con cffo, e suanisca, ò pure
si rcrti consiccata mlRiceuente.
Eneacolpito dal durdo nemico »
riceue piaga'nel prtto d'Achille**
peflono romperft tuttel bafle Tro
tantsema, che vi resti vn minimo
liutdore. Al suonar di Ttmoteo
Dion. Alejfundro salta ftmofamtntes
Chn[. ail ArmtrLa 'Musica Fregia ptt-
«rat. i . re hà quefla sorza dt concìtaregli
Ariîl. aflantt aguisa di Coribanti . Ma
% polit, sinuoilíuono, ceffata l'harmo-
nia ; gli spiriti infuriaci ritorna-
no alla prima tranquillità . Così
tsiinto il torchierto» l'arianoc-
tuma si rimane tenebrofa come
prima . Nongià con partito il So'
le: ptrche ft btne l Emifpero perde
subuo diume de'/uoi raggi , nc?L,
perde però tì subito il calore gene
rato da loro ; non perde qutUa se
condat vitalesorz-a ,ntedianteia
qualc da quel Lomunegran Padre
delit
Cdf. XllT. 197
delie cose rimant tngrauidato il
monda infertore .
Quello de Censeguenti , Ait'
diatith Immtdiatiiì a proposito
delie passioni secondo . che vna
suole tirame vn'al tra . Androma-
ta nelUprisa di Treia rimano
catttua , traportata al paese del
vincttore Neottolcmo , tolera /c_v
jciagurt del catttuaggto , esoggiace
a tutto qttello , che dt male,ò dise
tte , puòsopra la persona schtau<t-,
l' autorisa del padrone . La Ger
manta beurtte l' Heresìa di Lute-
roiel altre ancora: leguerrey che
apprejfa V hanno ptr tant' anntst
proccllosamctc sbanuta.cht i han
no , fer cos't dire quasi fmantella.
ta;sono tuttefut passioni conjeyun-
ti a qaetla dell Heresta . Per que-
sta guisa dunque taiuo net campo
delia natura, quanto in quello
delia vita humana , ripescar si pô-
no le passioni da i Consegnenti •
L'occorso del Fantalmo del
Modo ci suggeriseequì materia
peilimil guisa. Come restiamo
noi ingannati dalla voluttà ? Fa-
cilmente , esotto[embianzjt di be
tte. Come íonogouernatii soddi-
1 } tida
j 98 Fonti delTlngegno
ti da Miniftro ignorance) negli
gente , maluagio, venale î miff
rabilmente cjcggw che da befite-
Come fi pona ('animo nobile co'
grandi > come con gli humiliair*
fi quellt vfa tratti digenefofo.ver.
fo qucfli di cortefe . С ome puö re-
ftarceflinto l' huomoî dimala-
tia > difame i trafino > affogatat
44 auuelenatcprettpitato come Aßia
нaш, appiecato come Brunelh .
Come imendono quei Filoiofi >
che giudicarono 1' Vniuerfo per
ererno, che nódimeno Dio gran-
diíTimo ne fia veramente ¡1 Crea»
tore? l'intendonoie dicono in_^
Amtt* Ч11er*o rondo , c!oè ch'egli i dalla
i diurna
roes de- r 'pottfi7av continuamente^
r . . .
a n conjertiato , e trattojuon dal nien-
2 te i conmaggior dipendenz.a di
*' quellade' raggi del ¿ole : s't cho
abbandonato a feñejfo>ricadtrelf
be nel¡uo nulla .
L'vltimo era ln Ragione del
fare , che qui farà la Ragione del
V fatire-, c riceuere . La íua virtu di
Eccirante fi regge da quefto» che
douunque è la ragione di foggia-
cere ad alcuna pafllone, im pari-
mente fuole> etaluoltadeue, e
fem-
Cap. XIII. 199
fempre pub ella accadere . Egli c
il vigore delH afioma Dialertico ,
e Merafifico : foßtacaufa ,poni-
tttreffeclus . Ii dcb .lc iil codardOt
puo tllere ageuolraente vinco , e
pofto in fuga ; perche la dt bol cz-
za , e la codardia > fono ragioni a
prop' Tito per l'vno , e per l' altrc.
L'huomo fccllerato , perche di
ragione ha da temar fempre il col-
po delia dtuiriA » fe non dill huma
na vendetta; ha perorl ammo con-
finitamente tanto flagellatо , e la
céralo dalla fpauentata cofcien-
\a , quanta deel ama nilla duode
cima Satira Gtuuenale . Il bu-
giardo, С ingrato , {то il btrf->glio
doll odio- (là per direiche demiano
anco eßere quelle delle faßated*
chiunqtiepaffa ¡ peichi; la bugî^».e
l' ingratitud ne iirendono fegec-
to merittuole di tali incontri .
Lhv.omo da bene e amato fouentt
anche da maluagi \ perche dalla
bclleZza sfolgoreggiante dell2_*
virtù ne hanno potente cagionc .
Se poi ccrae auuiene piùfrtqué-
temtnte » V odiano , e gli fenno
guerra; ne hanno parimente la
lagionc foodata sù la contrarie»
I 4 tà»
xoo Fonti deïï îngegn»
tà , che paísa frà la conditione de
gli vnï,e dell'altraLa ragione poí
del soggiacere a questa , òquella
passione.si bà da cercare da'giadi
esentiall , e dais altre pattegnen-
ze delia coía , ma priocipalmente
dalle sue Qualità .

Qualità . Fonte settimo .

Cap. XIV.
QVesta paroia Qualità è vna
di cjueìle, le quali per este-
rechiare dise m;desime, non_* !
poffono riceuere lume dl mag-
gior tsplieatione . Anche nelle
proposition; sono alcune prime
palesi , c !uminose da se siefle T le
quali sensa proua , che se ne fac-
cía , appagano subito l'intellerto*
Qaestc, dico, amiiene ancora nc'
vocaboli, cioè che alcanidiloro I
bannolaloro signìsicatione tan-
to nota,che non è poíïìbile mag-
giormenre, econpiònorcparo-
'»c*- ledichiararglî. Però Aristotele,
J?*r', dflla Qualità fauellando.pernon
tap.de dije affatto nul a, diffe : La Qua-
H"* » lttàìqutlla, mediante cuiìecoft ;
appel-
Cap. XIV. ibl
apptllanft Quali. Se io diceíle .
La Qmlità delia cosa e quella-*
sua partegnen\a, fer la quale ellx
thabilt asare,tparire } iohaue-
rei derto il vero ( le brne alcun_*
Quistionante torcerebbe forsc il
ceffe) ma per ventura ,in veccdi
acerelcere chiarezza, haaerei ap-
portato tenebre. Ma da parte le
íouîgliezze.
Comparrirò donque breoo
tr.éte gli Eccitanti di questo Fon
te in íeicapi iclie Taranno. i.Be-
ne , e male: i. Le Qualttà occul
te , sono la scorta delie attiouit t
paffioni. i.lSevst. 4. Le Dtf
jerenzt di naturale', e d'auueniiic-
cto. 5. Le Aggimte. b.Ladi-
fpositione del corpo nd [m Iuogo.
7. £ sinalmente !o Stato, è Con
ditions.
Onde il primo Eccítame quais
sarà l'Idea gene raie del Bene,eàc\
Matei e perche più cornparifca-
no in sembiante di Quah'tà , ch'è
il loro proprio, diciamo Buono y e
Cattiuo , prima in seflejjò , poi ri-
Jpetto al refk dcW Pnuurso- Le
Qualità di Bene,ò dicasi di Buon»
in se medeíimo íonoiPersrtnÌDe-
I $ &<h.
zo î Fonti delí Ingegno
gtto,Nobile, Ecctlltnth Felice^:
all' incontro del male sono : Im -
perfctto, Vtltt Mediocre, InjeUeu
e(c vièaltro tale.
In riguardo poîdelfalrrecose
l'effere Buono,o Cattim è l'effere»
ò potereeflere, loro Neceffario, ò
Ctousuole òNoceuole.òò'oHuerchio
Hò potto pec primo questo ge
ncre di Qualítà , perche sono ge-
neraíisïime , eehe neoccorrono
nelle ererne , e nelle mortaliVncK
le Corporee,e Belle Incorporee»
in mue le cose » con tutte le loia
partegnenze.
Dirçi dnnque fuegiìatoda que,
sto primo Eccirante , che Lucife-
ro persua conditiont ifpirito nobi-
liffimo , e nelprimo pofio d' eccel-
hnz.asopra tutte le ereature mxa
resopoidal suomtssatto , vtltffì-
mc,ignot>Ut(JimQi inselictjftmo .
Mirandolo in riguardo dell'aL
tre cose» il raffignrereiperf<*«i-
Mjsemo.perniciopffimOfdoèiBten-
to prima a seemare , s' egii potes-
se , l honore domto aU'AlffJlmo ;
folleeìto i» machmar sempre pre-
tipitio all'huomo; pieno.d'odw,
d astio contra il Ctelo , e contra U
Cap. XIV. 20j¡
T'erra, t vago per quaпto ei pu¿,di
¡concertare, efcemelgere l harmo
nico gouerno ael mondo Celeße , e
delL'elementare , t dt tutta la Na»
tura. Indi piflandodalla fepre-
ma Crcatutaali'nfima ,cioc alia
materia prima , ia vedero iwpír-
ferttffima,e egnobiUßima m fe me
dí lima : Nocemliffima a ciafeuna
cufa> perche Vé cccaííoue di rice-
ucre offefe>debokzze,e finalmeo-
le di perire: Gioueuoliffima nel
medeñmo terapo all' intento ge
nerale della Natura ». il cui mira-
bilegouerno quaçgiù it reggesù
l' alternationi perpetue delie for
me cerruttibili. Ccsî ella è non
iolo gioueuole , ma di pîù c necef-
fariaper beneficio dell'Vniuerío¿
Diícorri tùdel timanerote.Ccn-
fe flo »che la Qualirà di Buono , e
di Cattiuo riiperto aU'altre col'i ,
sà di Relation^ 6 Corril'ponden-
za; ma per quellofà a m'opro-
poiito fi appartengono pure a
quefio luogo.
. Ilfecondo era le Qaalità oc
culte . & aggiunfi , fotto lafcorlA
delie attiom, e paffiom: perche al-
irimenti l'Eccitante non frmi
16 ub-
104 Fonti delílngegno
rebbe a più, che a dettare vna cu- {
riofttà di trouarle - Stanno ri tira- l
tene'couiglidelletenebre» inao I
cefTibili al noftro fenfche douc__j I
Ï attione > ö pajfione » tramandata I
fuori da loro» non ce ne porti no- S
nella> non potiamo noí Taper nul-
la de' fatd loro. Per qnefto forto I
il nome di virtit , faculta, potente,
impaenz.t, habilitât fono da nui
chiamste.
Ch! haurebbe faputo, chç__j
mil a calamita, o nelferro, allog-
piaffe habilita di tirare -, ed effere ;
tirata ; fe l'tffetta non l hautße iф- I
rito a 7 occhioí che Circe fiffc^*
Alaga, non haurtbbefognato al-
eто , chi non l hauejfe vedttta con
vn tocco di baccherta > e brew pa
role . cangiare bor i compagni di
Vl iffe m Porcherti , hor il proprie
Ai arito in Pfio. La vircù d'O-
rijnedifraftornarlemarinç_1>» ¡
quella del Dittamo di trarrcle r
freccie dalla ferita ; ecentofim>
i¡, farebbono a noî del tutto qua*
lità ignore, ne fapreffimo punto >
chefoSero al mondo. Ilmedefi.
mofarebbe délia [agacità-, emi-
itnfaggine, ignoraba > efcitnta; |
di
Cap. XIV. iof
dí tutti gli affitti , di tutte le vtrttt,
di tutt'i vttij. La qualità di corag.
gioso in Ettore, di lasciuo in pari-
dti di d' iracondo in Achille j di
sagace in Vlijsc , corae furono co-
nolciuteîdas.c loro attioni.Quan-
tt cuoei libidinosissimi godono
fama d' honestà y ò perche man-
eano dell'occasione, ò perche ric-
sce lorodi ben coprire l'operç_j,
laide ^ Inrithttto l' attioni sono
lesenestre, per lequali sole pue,
la nostra accortezza mirare nel
seno degl'huominiïe delia natura.
Dico il medesimo delie pafTioní,
posciachenela qualità dì fragile
nel verro,ne quella dìsolubile nel-
ie piètre , e metàMi , di congtlabil»
neli'acqua^osìdell'altrenelquat
to delie mtteore dal Filosofo con-
íklerate, íarebbono a noipunto
note , se non ce nc haueffe da to
notifia l'effrtto in pratica più voL
te da noi sperimentato.
Il Senfo erail terzo. Questoè
vn'Eccitante prontissimo, e fací-
liíïìmo . La veduta ci suggerisçe
la beUc\z.a, la bruttezjutìlepgwre
d'ogni sorte, Uluce, ['opacité, e te-
mbrt y % colori oatutali » ò artifl-
cia-
xo6 Fonti dell'Ingegno
esali , di tutti i generi i che siero
soliti , ò poíi; bili, alla cola propo
staci, & anche gl'ira poiTì biii-Dis-
si anche gl'imponìbili; perche
questa è la virtù di tatti gli Eccî- t
tanti mediante il trapaffo del
Contrario- Però nel latte suggeri
ta il nero, il roflo, per non solito »
ma per postìbile , perche può ti-
gnersije nella musica , e nell'ani
ma ci farà fbuuenire di tatti i co
lori , ma sotóper via d'impoffi bi
le . Sia ricordato di paffaggio,co-
ine rifleffione opportuna a secó-
dare la sterilità .
V vdito ne suggerirà il vocale,
sonoro, fin dmte , si[chiante (Irch
ioso , e tutto ciò, che si ode , e non
lì ode. Il medesimo a u ut rrà del-
YO dorato risperto a gli odori : del
Cusso risprtto a' sapori: e sinal-
mere del Tatto risprtto alle Qua-
j. lità toccabili! che sono Caldo, '
j'' Freddo, H umido, Secco, Grane* |
2 I' Leggiero, Duro, Morbido, Li-
»«'.*.». imiio t pnf0 1 gnidi, Molle ,
Sçtfìo j Tenue .
Il quarto sia la differenza delle
qualità Naturali , e Amtemticcie.
Questo non è capo d'Eccitanti,
che
Cap. XIV. î©7
che ne porga nuoua materia fuo-
rí diquella , che ci è fommiriiftra-
ta da gli altri capi antiraeiîi ; ma
ncdeíta fulamente, a fare q.iefia
opportunarifleiTione intotno al
ia medefima. Labille\z.aa-PKx
Lncretia*a vn Elena , a vna Ve
ntre >¿ naturale ; ma in quella—
sbdíertala laida > della quale dice
¡I Satírico » ch'eîla porta ful vol;o
ptnguia Popp¡tana, onde poi mife-
rt vifcantur. labra marui,\zbt\- Ituct.
lezza è auueniticcia, e fatta a SAt. 6-
mano .
Cade quefla differenza forte-
mente nelle qualità dell'animo.*
perche quanto alie buone è verif-
iimojche folida virtus n.tfatur, Valer-
cemeferifle quelbell'ingegno . Max.
Portano molti la fagacitá dal
íiafcimentoíaltrí l'acquiflano con
l'efperienza lunga dellecofe. La
virtù deH'aßerto parimeme hà
fpeffoaíte radicinella naturalez-
za, onde nelle carte diuine leg-
giamo : Strtitus eß Animam ba
ñar». Quell'Anime pure fabri
cate con bella fauola da Socrait
altre d' oro, altre di ferro,bronzo»
ciaajc>appreffo Pfa tone , cj van»
io8 Fonti dût sngegno
no deRando questa medcsima ve
nta . Nuliadimeno la vircò,e pîù
anche il vitio,soprauengono all'-
animo, e se gl'infîggono dal di
faori. Mi rimertoa Giuucnaíe» t
(» doue fà quella sierissima schia-
raizzata contra i Padri,elie gua-
ítano co' loro vitiosi escrapi
tenerclle anime de'proprij siglî-
uoictti .
Ilquinto appellaì delie qualítì
dvgtunte. Vene hàdiquefleal-
cuucidicoin quella guisaychea
fìile ÚOmtro'A Rc si appella fier-
trate: cosi nudo, veflitot addabba. j
to,cencioso calz.aio,scalz.o.arma-
to. dtsarmata, togate,6c altri sitni.
li ; che lono tutte qualità germo-
glianti per via di vtftimtntoyd'or-
namtnto, d infegrie, ò coía tale;
ìruoroo al!e perlbne»alle fiatue>
i.ile bestie, aile piamc, & altre
cose- Peroche si addobbano, e
. ípogliano % non solamente glîAl-
tari , ma le sepolture , le porte , le
parrtt,i sonti, le sttade ,e cento
altre milla cose . Patio de gli or-
nammti , e vestimenti aggiuntij
perche i fabbricati nella bottega
delia Natura, ci sono già suggeri-
û
Cap. XIV. 209
ti dall'Eccitante délie Parti.
Persesto generale Eccitantedt
questo Fonte contal la dispo/ìtio-
ne deûi parti del corpoml suo Im-
go . Ccsi vn pezzo didrappo stà
dtfleso, ò p.egato : Vna colonna
dtrttta , ò abbattuta ; così vn fag-
gio,ò alrro alb--ro» e cose tali ^
Al dtntta. al routfciotappeso ,e si,
mile » totte sono qualita di questo
luogo. Ne gli Animais partico-
latiTtîntelo state inpitdi icoriau
to » boccont , supinir , //e/o . rannic-
chinto NclJ'Hu m , sedentes,
ingmoccbìit'.o a mangiunlt , e fa
it ponture-deilc qjalr i Dialertîcï
fí fabbricarono U loro predicat
mentodel Sit<r.
L'vltsmo era lo staro » ò condT-
tione, cíoè qualitàfantasti'ca , che
riguarda l'vso » e gouemo huma-
no . Queste sono prima Domi'
nantt, Suddito, con tutti î gradi
deila g'erarchia politica, e cosi le
conditioni di Giudice, á'jimota-
to,à', Rto ; e tutta la varierà de'
Maeílratt.ç de MinifltrhQiài-
nati al gouerno publico .
Dopo questo le qualit à toccan.
tí ît gouerno domesiico» di
dr»-
i i o Fonti delïlngegna
drene > d' , d¡ Ricco , di Pe-
ttero j Cí//£í > Мaпш» » e fomi-
glianti .
Dapoi le propríe della perfo-
na > Nobile , Ignobele (parlo della
Nobiltà morale » perche la natu
rale ftà al primo capo) Mifer$»
Felice » Glvriofo % VitufertfalC-J ,
e mol?e altre.lequali arten.iere
fi appartiene al Filofofo morale»
alRctorcal Poera »aH'Iflorico»
e fimili fiudiofi .

lÏQuanto, Fonte ottauo.

Cap. XV»

IL Quanta > Doue . e Quandey


fono Font! i pui di quai li vo-
gliaaltro, facili, corauni >& op
portunt. Scruono all ingegno per
tutte le occafîoni » e q^antunque
îaloro venaron fia perauuentu-
ra delie più copiofe ; ella è nondi-
meno delie più famigiiari > e più
luminofc. Hanno anche ira di
loro vna certa, cosi flrctta, pa
rentela » che Ariftotele rauuisö
Luogo, e Temp per due rami
del.
Cap. XV. iи
della famiglia , e eeppo della_» jn g¿
Quantità. Perè fiimai bene di C,J¿J,
ordînargli qui l'vno feguetemen- пиa№.
teall'aitro, parendo conueneuo-
le 5 cbf quellí del la medefima
fchiatta alberghino nel medeii-
mo rio ne »V no m vítmanza del-
Farrro.
In quefto del Quanto adunqae
due generali Eccitanti bafteran-
no a tarne (buuenire tutta la ma
teria del Fonte. Il primo farà
Vno, o Molti : il fecondo Molio,
b Poco •
UVno > o Aíoltrcl fueglia fubi-
to a c,. nfiderare.fe la cofa propo-
ftaci fia riftrerta a11Т»t/4> o pure
fia comparlira in Numero >'&
Moltimdint: Appreffopoi,quan.
do ci fie fteriícavffd , fegue l'au.
uertire , fe qnefta fua Vnità fia di
tale conditione»che amerta.o non
amerta in sé diuifionealcuna;o
pure fiadiuifa,6 diuifibile ,\n-a
moite altre. Cosi parimentt_y>
doue ci fl offerífea Moleuuiine,
fe tale fia, che riceua . o non rice-
ua legamento alcuno d'Vnità .
Dico per quefta gnifa > e mi
faccio oggetto deil'Ingegno il So-
le >
in Fontidclïlngegno
le. Riuoltoal presente Ecckan-
te, subito sono desto a ceccarc ;
// Sole t egli vn»t i molli ? Voo
solo , se non cont îamo quel primo
Ideale ,che neila mente des gran
Crea tore a b rtemo,più radiante I
aSai di questo a noi visibile i sì'oì-
gorcgg à. Potrebèe egli ejserc**
àofpto il Sole ì Nella goasta fan
tasia d'vn'agitato dalle Furiç t*
come accadea altragico Oreste,
af quale parca vedere
Et Sohm geminum ,& dupliccs
JLneid. seostendereThebat.
o pure nel modo , che per ap»
parcnza nelía íeena delie Nu-
uole,a ciò rer eaío epportuna-
m n edîsposfe , speffo ancota tri-
plicato, tira a sè quasi a miracolo
prodígioso, la vednta delia gente
Idiots . Verche dourtteeglt il Sole
tffsresolamer.te vno ì Se soffe due,
quatti 0 -. venu , ò ctnto y che scgui.
rtbke i Perche deuendo i'vníuer-
so corpoteo bauere lcgamento
d'vnità ,è neceffario»cheiJprin.
cipio suo viuisicante » per cosi di-
rd sia ancor'egli vno , e non mol-
ti: Altrimenti seguirtbbe mostro,
come se accadefle a vn'Animale
fha.
Cap. XV. ili
; l'hauereduc cuori: il quale pero
sarebbe i anzi due» che vn solo.
Così posto che sofferò due Soli»
l non più vn Mondo , ma più tosto
in vncerto modo due Mondi, fa
rebbe questo.
M a Ivnità del Sole ìsorse di*
si scbieKiii che no» amena came-
rata di moltitudine ? C ertamente
l'amene, prima pache ogni cosa
creata è vna tcstìtura di moltitu
dine sù l'vniià. Poi pei che il So
le è vn corpo, e mol tes gtandç_;,
c però, secondo la comune ccndi-
tione di tutti i corpi, ei rimane
composto di moltitudine di parti;
c si può íc-guen- emente, almeno
col pensiero, diuidet e , e così egli
bà neceffatiamrte nelt'vr.o i mól
ti . Ma il numero di queste farti
del Sole qualcì egli f N. n èdesi-
nito, perche le patti, vnite conia
continuartene in vn corpo, non
Iranno moltitudine dtterminats.
Gli Astronomi , secondo le lo
to misure , ci dicono , che la Ter
ra con la lua gtandezza i>à quel
paragone con quella del Sole, che
ha l'vno al cento seffanta . Da
questo» cacando le patti di quel
?.i4 Vonttdell'lngegnn
Celeste siammante ^lobo , pub U
curíosità aprirsi campoj non so-
lamentelarga,mainsinito . A4*
potrebbe egli il Sole ejjere diuiso es-
frttiuumente in brandeni , ftparati
l'vno dail itltro . fer quella guisa,
che fer violtnz.a dt mm* vedt.t-
mo volare m brani scheggtato vno
fcoglto ? Dice ii Filoíofo di nò..- se
beneqnesta èeredulicà , non già
scienza. Ma è certo, che almeno
con vn colpo auuentatoglí da!
braccíodel Cteatore , potrebbe il
Sole spezzarsi » e sciogliersi in mi-
nutiflìme scheggie. Caminando
dunqueauantiper questa vìa,ma.
neggiando,e intrecciaodo le Quu
ïlioniyC í Trafaffi , mi sgorgtie-
rebbe.tn virtù dell'Eccitante.qui
larga vena di concrtti , per siJoio-
fate, e fauel'ate del Sole-
Ma se io mi foíïì proposto il
Ciclo, cercaudo se egli sia vno » ò
Oolti," hauerei trouatOiche moltî.
Indi haHrei,scorto dall'Eccitan-
te i cercato quantisono i Cielt? di-
ciamo vndici. Pojsono egltno ejsere
di piit/ E ftrchesono tffì Itmitatt m
qutflo numero ? Se sojjero cento . ò
mtllet cht(eguirebbeï Questa mol
Сар- XV. íij
thuâint di Cieli ha ella vitícola
alcunodvmtà? Come, t qualo?
Per íomigliante guifa,díco, mí
abbondcrebbe la materia merec
deU'Eccitante del Melei.
E per aggiugnere chiarezza,
pongo i che io voleílí , (corto dal
prefentecapo >confiderare »efa-
uellare dell'Huomc. Quifubito
al primo occorfo vedrci,chç^_j
l'Huorao è vna fpecie fola, ma
v'hà me ltitudine d'indiuidui , o
d'ciamo perfone. Hor potea jor
fe la fpecie humana compartiríi in
alirefpettc come deglt vccelliM-
tri fono slqu'le) altrt Falconi , al.
tri CiHtttt î Perche non accadc~s
egli dell ti uomo i come del ¡>ole > t
deila Luna , c che dwono ifeguaci
di San Tomafo , auuemre ne gli
Angwli i cue che non ve ne hab-
bia p u d vno pirfpeae! Se douea-
no eßere molti, perche non bailaro-
m dieci • cento , o mille ? H oggidi
quantifono glt ь uomtm ? quanti
fono Slatt nel paßato ? quanti fa-
ranno in auuemre ? H anno effi , о
deuono hauere moltttudint derer,
mtnata? lnqucfice cemoatere
guUC(puóqui l'mgcgno farfi gi-
uocodell'£tcUa.rne. Se
X 1 6 Fonti delílngegno
Se pei mi riuolgeíle ali'vnìià
delia persona, c cercaísc di quale
molt/tudine sia ella-inrtîsuta,e in
quali, e quante parti , e particelle,
col peníìero, e in cffctto, pofla el-
la compartirtlimí si farebbe auan.
ti vnagra-nde ordinanza di mem-
bra dittinte: In ciascun membro
vn drapelio di paru' dirTerenri,car-
ne , offa 9 ncrui , ò cole tali : e da
ricapoin c'afcun'tsio nomerodi
scheggie indesinito ; e'si nella_rf
carne particelle di carne senza
numt ro : discorrí tùsù'l medeû.
mo u nore del rima nente .
-E per dite delie cose humane*
ragiooo delia guerra. Quanteso
no ïlate le guerre stno al giorno
d ltoggi . e quantesono al presente ì
Mottf, pur trcppo moite' ce nC-J
daranno cor.to tn partegU Sterlrt.
Sogltono elle tjfere in cgm jecolo
tante , quantesono hoggidì, mtntre
ogni Prouincta d Eurosa sente fi-
schiarefpade, t tuonar bombarde ?
Perche sono mai tante? percher
tante nesecero i Romani ? Quante
volte pafjarono i Persìani aguereg-
viare tn Crecia ? Quante volte i
Grec r if Asia ì Quanti fi ate s'aU
Cap. XV. Atj
íò Cartagine aguerreggiar centra
Roma ? Quanteguerrese Cesare ?
Fi Carie Magnof Fecero ì Fran
cesi , i Tedeschi in Italia f
ïn queua , e somiglianti ma
niere, mediante l'occorso del pri
mo Eccitante, s'apre «rada, e fi
cacciagione di robba l'Ingegno .
Ne ci turbi > che ci porti in vn_*
certo modo a quella medesima
minera , che ci additò il terzo ca
po de' Coítituenti, ch'era le par-
tt\: percioche si come speffo hò
derto, non è-suantaggio alcuno,
che in vn pa lazzo s'en tri per piti
d'vna porta; evisipoHa entrare
anco pe!balconi . Le parti mena
no lece la quantità , e la quantità
spesio nasce dalle parti; però non
tià marauiglia, se facilmente s'in
contrino .
fi secondo capcch'era del poco?
e del molto , ci scorge a mirare la
$rande\X.a » e pkciole\iLa della
cola . Qui ricorderò i che Yvno »
t txolt , ò diciamo» il numero,
palleggia per la ssera di tutte le
cose. Non vi hà seno alcunoj do
ue poffa penerrare l'imaginatio-
act che prima d'effa non vi sia- *
K en-
1 1 8 Fenti dilVIngtgne
cnt aro ¡\ numero. Ma i poco, С
tnolto ¡ o dicafi grandezza , e pic-
ciolezza non bà comercio faluo-
che con quelle cofe» nellc quali bà
luogo la miíurasl'bá pero ne' car -
fi i ne' luoghu ne' tempi > nellt po-
operatricè » in moite qualttà ,
e ginnt amente in moite atttoni, e
pajfioni : perochein tuttequeftc
cole ci fi prefenta nella condirio-
ne digrandi, epiccole ; il .
c'l poco. Quanto > diciamo a ca-
gion d efempio, èalro il Aient»
Atbos'i VAilante» V Olimpo î
Quanto è lungo 1 ' Apenmno in
Italia > il Taure in Afia ? Quan
to era minore Pltjft di foltfema }
Qusnto è largo i lungo > & alto
/ Ottano ? Quanto era grande la
Domas aurea di Nerone , che oc-
cupaua me¿a Roma? La guerra
Troiana duro died annt : 11 dop-
fio ne Bette abfente da cafa Vltfje .
La Luna compie tnmeno dvtL*
mefe ti fuo vtaggio : Saturno len
to i il fimfee m trentaine anni .
Ilraggio del Sole nafctnte» tt«-
dtnte bà poca for\a ; a тeхя di
t"hà grandi/fima t fempre tante
m aggiore, quanto fm dirittamtnu
Cap XV. irg
saetta] e peròfour4 1 Etitpia e tut-
ta lajafrta delia Terrai ch è uella
z.ona di mez.o , la sua operattone h
gagltardtjsima : ptr tpposto vteino
a' poli è debclissima > cice piccio-
liffìma,ònulla. Nelcalote» nel
fte ri do , tu- 1 suono . nel dolce, ne 1-
l'amaro , & altre simili qualità
naturali ; il presente Ecci tante ci
suegliapure a corsiderareil mol-
to1e'lpoco. Il medesimofà nel-
le qualiíà . Cinilii diconella tic-
chezza » relia gioria , nella dígni-
tà . & altre ra W . In questa guisa
dunquedal Fente delia Qnantità
può abbondate di materia l'Inge-
gno Humano.
Egli è poi queflo Fonte il p!ù
chiaro , cl più luminoso di tutti ,
eJ'Inrellertohì incO'o maggiot
signoria , che in quai si voglîa de
glialtri; perche tutti ifaiualmi»
€ tutte l'Itíee toccanti la Quanti-
tà . si ereano de' medeíimi atti
dcli'ifleSo Intellerto; all'incontro
l'altre ,riceueegli da' sens) : però
sono tutte copie , e speffo di mol-
tocattiua mano.
Aggiungcchequeflo è il Fon
te delie scienze Matematiche,- e
K 2. cesì
i lo VenlidtWitígegHb
coи per dominio direrto (fe mîe
lecito pariate alia legale ) toccan-
teal Geomerra» all' Aritmetico»
Se a|tri loro Suddirbe dipendenti»
Quanto all' vfonulladimeno è co-
muniflimo a tutti i Profeffori . Il
Filofofo vi s'immerge per la fua
patte ; pofciache la quantità è
conditione de' corpi naturalis Sc
anche di molti altritoro acciden-
ti > dico di luogo, tempo, qualità »
attioni > e paffioni i come fi è ae-
cennato . Le Artí , la prudenza
Cuite , il Rerore , î Negotiantt.*
e tutte leoperationi dell'Ingegno»
ne lianno parimente bifogno » «
per mille tintrecciamenti conti
nuamente fe-ne vagliono. Que-
ftoauuiene, fe non per altro, al
meno perche tutti nella loro fa-
cenda, hanno diritta la mira fem-
pre alVaJfai .-cioèal mezzo irá ¡1
peo, e'l moho, ftàil treppet e'l
mtno. II liberale hà nel donate
l'occhio intento aWaJJai ; perche
il troppo il rende prodigo , il me-
noiJ porterebbe nell'auaritia : Sc
in generale il dire che l'opeía del
ia vitcù ftà, corne ferifle Arißt-
' tele , nel mezo èvn direche ftà
Cap. XV. lîi
nella quantîtà opportuna • Dun-
que il morale h à per mira
quantità . Il Giudice nell'ammi-
niflrarela giustitia cerca il doue-
re.-chepure non èaltro, chç_*
(quadrareil mezo nella quanti tà ;
c però le bilancie sono amese
d'Astrea . Il prudente in ogni co-
sabâ l'occhio teso, per guardarsì
dal poco, edal souuerchio . In
ristrrtto la ragione, e Tarte in tur-
te le cose non fanno altro». che
scbermire ftà lo scarso , e Pabbon-
deuolej per fuggire il meno, e'1
souuerchioi eccgliere ndì'ajjai,
ch'è loro bersaglio » perch'egli è ìl
perno dellotobene.

llQaando. Fonte nono.

Cap. XVI.

Clascuna cosa.tanto seconde


l'effere ,quantosecondo le
sue operationi , & altre parte-
gnenze hà il suo Quando.ò dicía-
mo ilfuoTempojeccertuato Dio
grandissimo , che in luogo del
Tempo hà l' Ettrnità. Però doue
ni Fonti delïlngegt»
si volga la mira aita Deìù,questo
Fonce non puo dame concerti
saluoebe per questi guisa : Quale
è la duratione del Creatort?l'erer-
nità. pnòegli Dio nnnefferç.j'
ererno? Nò, perche non sarebbt
Dio. Sequello, che diciam» Diot
riensosse rterno, che fegmrebbefCht
sojje creatura , potchetutto cò cht
comincta,nceue tlfuo efere da al-
tri , che prima - Perche Dio è egli
rterno ? percheglt ba l efftre dafe
mtdtsimo , e non pm hautrlo da->
altri: e perè tgtifik pm dtre q ' ìel-
\oegosttm, qmjwieìtut t u ne ra-
Exod. tv'c algran Mote Vthà sorma
C. j. alain a tmagtnaètte , per la quale
pojsa ejstre suori , ihe Dio cosa al
cuna rttrr.a ,ccmt egti? Ne difptt
Ariïì. tanoi Sapitnti I ?e,ipatrtici dot.
8. phy. trinaronò dtl n, mentrt fftmarono
& 12. l'Fniuerso effere ab eierro, maçon
Mer. ttermtà dipcdente, c pei cos í di
re tmpreflat*-
Per íimil guísa dunque f rttr*
^«oFantasmo poste sù'i margine
di queflo Fonte , arteggiato va-
riamentecon lequistioni , e tra-
paílì; darà qunlche venareliadí
conceuiaH'ingegno.
Слр. XVI. 4i$
Ma per inoltrarci ne' fcmi del
medefimo ci prenderemo per
ifcorca, e introdutori cinque cap!
d'Eccitanti, cheiaranno- i.Le
dfferenzedel tempo tagenerale.
2. Lt feconde pa^n del medefimo
tempo, j. Il tempo proprio, 4. La
torrtfpondtniut-i. 11 tempo appro-
prtato .
Il primo dunque farà ladiffe-
renza deW'alleuolte, e delfemprt .
Non dico il fempre infinitive pro-
prio della Deita ; dico quelle che
mozzo i e limitato » rimane frà le
creature: Qnefti due Fantafmi
dunque, inutfliti ne lie rrrprims
parti delTempej p^jfuo, prefcr.te»
e-futuro; qui ci owannu il pri-
m'ordine d'Eccitanti .
Egliè I en vero» che pîù co-
piofamente frutteranno nelle ma.
terie morali j perche le naturali
vanno con vn renore quafi fem
pre il medefimo. Lï Stelle erran-
t¡, e fifle gii ano hoggidicon_¿
quella fterîa intauolatura » che gi-
rauano al tempo di Noè. Hanno
quella medeiîma grandezza,che
nel giorno deila general Creatio-
nefù data loro: e tale perauuen-
К 4 JUI*
21* Fomdell'lngegno '
tura sino al sine del mondo fi ser-
beranno. L'Iride fù sempte dî ttè
colori, il Coruo fù scmpre nero:
Il medesimo dico del rìmanenre .
Dissi quasi -, perche moite d!
loro soggiacciono secondo la va-
rierà de' tempí in lungo girar dî
secolo,al variare.
'jírijl, L'Estate»el' Inuerno non sec-
i.M e- beranno ;empre l' isteffo fttle , se-
teor. c. conio le speculation! d' Aristote-
vlt' ' lf ; ilqualcpuresoggiugne.chei
Diluai; guastano là faccia alla-#
Terra , e che doue hoggi è mare ,
alere voire fù suoloasciucto; così
quello ch'è continences altre vol-
te fù mare » & io replko qui an-
cora , che la natura bà tesori ine-
íausti da partorite al mondo in-
numerabili nouirà. Però la cesa
proposta qualunque ella sia,viic-
le che si tenga gran conto di que-
sto primo capo d' Eccitami » che
cidestanoacontemplarla secon-
do la disiintione del pajsato» frt-
sentCì tsutura -
Ma più aflai nelle cose moral! »
e nelle facende humanc . Perche
la prodenza hà bisogno di consi-
derarc le cose paffate per benw
go-
Cap. XVI. 225
gouernareleprefenti: edí pren
dere dali' vne » e dalf altre > con-
giettura, e norma per le future.
Alle prime flà riuolta la memo-
n^dico alie palíate i alle prefentí
l' opera j alle future miranolefpe-
ranz.t,i timori , le canities la pro-
uidenz.a. In riflretto quefto ca
po è tanto cpportuno alla pratica
per tutte le occafioni dell'inge-
gno > che ftîmaî di (opra, che fof-
fe a ptopotito il nouerarlo irai
trapafi .
Da queflo prefe Giuuenale,
doue parlando degli buominl » al
tempo antico più rebufii di quel*
lid'hoggidi,fcrîfle:
Л' am genus hoc vim ,¡am dure- _
fcebat Homero.
Terra malos famtnes nunc edit-1'' ¿
eat»atquepufillos.
Alle difierenze de' tempi fi riuol-
fe parimente Velleio, quando
mofle quella gentile, ecuriofa_j*
quiiHone, perche nel cor¡$ de'fe- Jjb. ti
coli ßeno gl' ingegni venutofiiarit
quafï a truppe . Cosi Artßotele , 1ппщ .
doue fcrille > che gl'ifle fifi pareri >
girando ritornauano infinite^»
Volte 0$ gí întellerti Filoíofanti .
К 5 ' Cosi
n6 Touti delïlngegn»
| iy. Così Vergilio doae ricordando
ttor. c. lafcparationeseguita dellaCíci-
. ' ' Ha dal continente d'Italia, víbì in
quella grauííïìma sclaniatione.
Tantum tui mutart valrt longin-
, quavrtuflas.
"'"*• Qaì mirò aí paflato . Al presente
•ll'bora che diffe .
E&l- J. VlttmaCums.i venitiam carmi-
ntœtas .
Al fuiuro.
Alterent Tifbys , altera qu,£ ve-
bat Argo, Deleilos Heroat.
Maqudio nonè luogo ofeuro»
che abbisogní di mo'ti- esempi .
Aggiungo solo, che il paffato hà
ícco \'antico , e modemo : \\juturo
hà Xtmmmtnte , il vicino, e lonta •
no, pnfto, e tardi .
il íccondo ci & forma dallç »
seconde parti del tempo; tìoèseco-
ii, olimpiadi, anni, mt[i,srtttma -
ne,gtorni,hore,mtz.e q»arti, t mo
ment». Sccondo q iesti Eccitanti
... cerco delia Cornacchia, quanti
' , nfìni viue? trteento Quanti anni
su dallaguerra Trotana alla fon
dation dt Roma f cire* treernto .
Quantigiornisttttt amalato Mes.
fandro , quindo foi morse, m Ba
il-
Cap xvr. n7
Monta?srtte - Quanti anni tenne
la dittatura Stlia, quanti Cesare ?
tre ptr ciascuno . Quanta tempo
ftanno sermo in un proposito i gio»
uant ? vn hora.vn quarto , vn mo
mento . Quanto t' huomo saut»?
tanto, che del cangiarfi moua , <
conueneuole ragione seglt ojftnsca .
iirerzo forge dalle patti delia
duratîone delia cosa,chedircmo
Tempo proprio , come nel giarntfx
matttnœ , me^o d) , e sera : Ndla
vita deU'Huomo Bambtlttà,Fan-
ttullez.\a , Adolektnzjt , Gtouen-
> tu Vertlitá, Vecchiaia, Deerepuà.
Nell'Anno Primauera, Estates»
Autttnno , Inuemo • In semmi_«
qui st attende U diff renza del
tempo secondoil princípio.mezo,
c stned'ogni cusa ,ein riguardo
delia varirtà, delie sue opçrationt»
& altri accidentï. Çhtale i ÍHuo»
mo nel tempo y cbe fia nel ventre**
dtlla Madre ? quasi vna Birto-
la ,vn Cauofo nel£Horto ,1* cui
epera non è attro , chesnicbiartsì
teriscere. Qndle nellaBambotf
ta? tpmlt vha fecora - che non tà
sare alira , ibe mangtare , bere , t
hlart. Da qoe \,,c^f. , íù prêta
K 6 l'ea'itn-
nS 'Fontìâtll'Ingegno
l'enimma delia Ssingc . che dítio-
raua í paffaggieri , per non sapcre
indouinare qual'è quels Animale,
che la mattina và con quattropie~
di i con dut solo a mezogiorno , la
sera con trè; allegoria delta vita
dell'Huomo.che bambclo và car.
pone, deerepitocol bastone.
Questo Eceitante non opera
molto in quelle cose , le qaali dal
princip 'o delia loro nascita íîno ai
sine , perseuerano scmpre nel me-
desimo gouemo. Peròíl mondo
Celestiale amertepîù scarsamen-
te i'vso di queflo iuogo , percha
serba sino a certo fêgno in géne
rale scmpre il roedesimo tenore;
se pute è vero > che colassò aon_»
sia cangiamenco fuor che di luce,
e d! luogo, come argomentano,
benche poco concludenteraence»
'rfriff. » Filesosanti. Nel paese clemen-
ì.dc^ ta,e veramente può dubitarsi,
Ççlo. che invn certo modo il mondo
babbia hauu ta la sua giouentù , il
su o sìaro, & habbia la sua vec-
chiaia . Così discorrono purç^
quel delia scuola di Pi tagora, che
ílimano l ' yniuerso andare peg-
gierando, e indebolendo 5 sin che
Cap, XVI. - г 19
finalmente muoia » e fi rîtornî ru-
uinoiarncnte nel íuo, preíuppofto
da loro» antico Chaos >o materia
prima. Artßotele pure fcпгТe_.> i Me
che le parti delia Terra fbggiacea. teor.c.
no alla vecchiaianon altrimenti, vit-
che le Piante, e gli Animal?. Il
medefimo fl predica più franca-
mente del mondo noÜroCiuile,
onde il Satírico ;
Noua utas agitur » peioraq;fecula
ftrri Temporibus .
£ poco prima ;
JmprobttAS tilo fuit admirabais luu.
*ио. SatM.
Inrrfttertos'appofe al vero il Pa-
ßorello Arcadico , ali'bor cl<_j
difledel Mondo..
Tanto piggiora piu , quanta pik
inutttra.
Generalmente in tntte le cofe
caduche , fecondo la conditione
diciafcuna,quî habbiamo pcca-
fione di confiderate gîouentfi.ft a-
coi e vecchiezza. Hanno i perio-
di loro vitali non folamente gl|
Huomini- , i Leoni , gli Elefantí»
gli Vliuij le Qùercie , ma l'hanno
le Città * i Regni» le Monarchie;
ïbanno l'Arti.gli Studi,l'Vfaa:
i jo Fanú ieïïlngegm
ze: forgono tuite queue cofe pri
ma con deboli principij , poi cre-
fcendo giungono a fermezza di
pieno vigore ; indi peruenute al
fommo del cerchio > di ritorno»
vanno mancando > e cosi final
mente înuecchiano > e muoiono.
Con quefla traccia caminó ['Im
perio de gli Aífiri. Quello de'
Greci morfe nel primo fio re dt
Ría erà . Quello de' Romani da
to molto > ma pure al fineindec-
chiato»manc6. Non vi hi me
moria, dal principio del Mondo ^
lm'hoggí» di poten2a dominante»
che fia durato tanto »quanto la
Veneriana »che Dio grandiiTímo
fetbi ererna i come ben fondata-
mente potiamo pronofticarnc
Il quarto capo fi bà dalla vi-
cendeuole corriípondenza delle
cofe>mirando4l tempo dell'vna
-nTperto a quello delfaltra . \
• In que Ha maniera . Alejan
drofu prima d' Annibale ducento,
ttanti ami. Citerone, e Cefart
furono ndmedtfimo fecolo. De-
moßenejSori .mentrtm Maceda-
rúa regno il padre d'Alexandre,
Fihppe. Omero, e Damdt can. J
/4«
Cap. XVI. Ht
taronoquaß nel medefimo tempo.
I Liguri erano famofi fino al/e-
colo deile guerre Troiane . Fra U
moderne Monarchie la Francefe
ilapiit antica -, la Spagпuola è ia
maggiore » la Ottomaua e la ¡un
potente. Eglièben vero, che que-
Ilocapo s'appartiene più tofto al
Fonte dclle Corrifpondenze •
Il quinto è il tempo apprepria^-
to > cioè nel quale ft fà , o ch'è de-
fiinato ,ctnheneuole,folи-o , oppor-
tuno a fare alcun'operatione. Se
cando quefto Eccitante fauellà
Salomone, one' feriffe omnia urn-
put habent : tempus ridendi , tent'
pusfttndi, ccosi del refto. Ledf-
ferenze di tempoferiato , e da la-
uoro> á'ocio, e da negotio ; toccano
pure a quefto luogo.
Nunc ammis opus Аeтa% nunc
petlore firmo; JLntid.
dice la vbilla, quando s'accigne a
prendere il viaggio fpauenteuole
d' A cher on te . Secondo queflo
medefimo : Tempus putaùonu
aduenitiàtfic lo Spofo ne' Sacri
Canticî. In generale tempo d'vna
cofa qui fi appella l'opportnnità
difailabene. Cosi Didant coн-
xi i FontidtlCItegegno
fîdaua ad Anna l'importante Cao
negoriodi ritenere Enea » perche
queftaiapea
Qu* mollia fundi tempora:
JEnstd- cioè fapea cqnolccte lacongiun-
tur a i & offer ua re l'occafionç^_j • '
Querto è ¡l campo coltiuato íol-
lecitamente dalla PrudenzarQue-
fia è la traccia délia profperiti
per tutte le întraprefe : Per di quà
proprio fi pub afterrare la buona
fortuna pe'l ciuffo- Tutte le im-
pre fe tenta te a tempo » fortifcono
facile riufcita: Ali'incontro il fuot
di tempo s'arma tuno di mala- j
geuolezze>ed'¡mpoffib¡li. Pero
nellc facende è neceffarto , Are-
mamente necesario > non perder
mat di viña il fantafmo dell'«p-
fortuno .
Ne folamente Г Opportunität
: ma 1a pratica> e l'vfe ci fuggerifee
la qualità del tempo in quefto me.
delimo capo. Dico fecondo quel- '
la ftomacante fclamationç_j
Tulliana : O tempora, в тот:
feeondo il Prouerbío tanto a pro
рol'кo hoggidi : Ineidimus in ma.
' U '.cтроra; g fecondo la grauiífi-
Lihj. roafentenza di iatagliata |
Cap. XVI.
poi nel sepolero del Pontesice*
Adriano Sesto : Quantum resert
in qui tempora cmusque virivirz
tus tncident.
Nel gouerno della Natura pa
rimente diciamo tempo sereno*
piouoso, dolce, aspiro , caldo,fred
do: attribuendo il nome dell'epe-
ta al tempo i nel quale ella acca
de . Per queste varie guise dun
que dal Fonte del Quando ci sarà
la materia abbondeuolmentcj
somministrata .

Il Doue;ò Luogo . Fonte


decimo .

Cap. XVII.

I Fantasmi del luogo hanno più


di quelli di tutti gli altri Fonti
facilissimo l'occorso. Però a no
stro proposito sono di grandifïï-
ma comodità ; mentre che offe
rendosi prontamente , ne sugge
riscono subito tutta la loro serti
lità . Di più perche dopo Dio
grandissimo , ch'è da per tutto,
ogni cosa è neceffariamente i h_j
A) 4 Fontiddíltigegno
qualche luogo ; qualunque sia il
tena proposto , l'ingegno haurà
sempre occasione di tearre con-
certi i e materia da quesio Fonte,
Ripartiamlodunque co' seguentî
otto capî d'Eccitantí. t. Parti í
deltVniuerso . i. Comune , e fro- 1
prit. $ . Natwale, eper Acciden
te. 4. Diffèrenx.e local». ^. Con
tinente , e Ftemante . 6. QttalttÀ
locah. 7. Luogo cw.lt. S.Pote-
stàlocali .
Il primo sioffeiSsoe daVxditd-
Jìone dtlí Fmaerso in mue le par
ti delia sua grandtzza per ogiií \
banda. Percioche egli tutto è
luogo gentrale» e ogni sua partf-
cella c luogo partìcolare. Qui
dunque occorre prima tl Cicto,
ta Terra , FAria, tl Fuoeo ,1'Ac-
qua. ApprcCso vengonoi ripar-
tímenti naturali del medesirao
Cielo: Così luogo c il Firmamen, j
to, luogo la ssera di Saturno. luo
go queiladi Giane,c così de glì
aftri Pianerí . Boreale . Aulhalet
Orientale , Occidentalefano pure
fantasmi di luogo tanto sù nel
Cielo ,quanto nell'vníuersna cle-
meotare . Il Zodiaco , i Tropici, I
if»-
Cap. XVII. zj5
í polit íl Circolo Artico i Anurtt-
$o, Afogeo Ftregeo, Nadir,e Ze
nith, Coluri, Aitrtdtano.Onfeifr
te; sono parimenti vocalwli di
luogo del Celestiale Vniuerso ap.
preffo gli Astronomie Conu-
grasi . Le cinque fjfcie , ò Zone,
che appropriate al passe morrale
si appellano due sredde , duc tem -
ferate , c la Torrida ; i serte C7»»
w/, i trentasei Paralelíhb striscît;
nellcquali tantoda Leuantein^»
Ponente» quanta da vnPoloaíl'-
altro, flà da' medefìuv" a mîggíor
comojità del Mrstrointelletto» £Íi
partiro tutrol'Voiuerso Celestra-
le, & Etemenrare : sono altttsì
tutti luoglii ,il fantasmode' quali
nel presente Fonte può eíereitar
rvfsiciod'Eccitante,
Maggiormente ancora il com-
partinicnto delia faccîa delli^
Terra in Continent!, Isole. e Ma-
r; :distinti queil'in Afìa, Afjricay
America, & Eurosa : qurtti in_*
Oceance Medtterrane»; con tuai
gli altri píù speciali nomi di paesi,
e di marine. Questi»dico,íbno
fantasmi di luogo p:ù famîgliati»
c pià fertilij perche le cose che so-
no,
i $6 Fontidtiringegno
no > fogliono > 6 poffono eflere in
cífí ; hanno maggiore varierà , e
fono anche piùefpofti allanottra
notitia»che non fono quelle d'vna
parce > o d'vn'altra deli' Aria , del
Fuoco, e del Cieio .
Qualunque coíadunque fíala
mia propofta, riuolto a quedo
primo Eccitante > cioè alle parti
dell ' Vniutrfo , potrà facilmente
fouuenirmi,dou'ella fia, doue non
lia : doue poda, 6 non potTaj deb-
ba, ö non debba ; fog'ia, o non fo-
glia eflere. Le minere dell'oro, do-
ue fwo eße ? hoggtdi [mo fpettal- 1
mente nà Perii, anticamente яо
bauta copiofîffime Spagua . Doue
fogliano ,, o dtnno effere f douela->
-pirtu dil Sole » e dell'altre Stellet
s'intrteciano ,e svmfcotto ferma*
niera » che in tait tntrteciamento
fia la forma dell'oro. Dico per
queila guiia,che iraggi paffanti _
per Ciiítallo» o Verro» nonpar-
toriftono l'ar'ura faluoche circa
quel la di fianza , chegli vmTcein
punto > perche in quella vnione
folo hanno la forma del fuoco.
Equefta ê la cagione, perchc_j
NonomnisftrtomniaTillm:
Ep«-
Cap. XVlt. 137
E perche Virg.t-
India mittit ebur% molks sua -wr-. *
thura S abêti. " '
Cosí cercando oue debbano
effere roinere di bitume , dî zolfo,
e fuochi sotterranei,Tisponderà
semprc proportioneuolmente l'i-
steflb, eioè, che doue le virtù ere-
ree háno il debito rintrecciamen-
to.Ma cercádo oue siano in fatto,
è neceffaiio dare vn'occhìata al
ripartimento de' luoghi per tutre
le patticelle dell'Vniuerío terre*
ftre.
Ne solamente qui mi è sugge-
rito il luogo delie cose corporalùe
che propriatnente hanno luogo ;
ma eriandio di quelle , che notu»
l'hanno saluo che median te il su-
bierto . Perciò quando cerco do
ue stà la frode, e rispondo nelle
botteghe, e nelle piazze : hòr^
sposto il luogo . Se io haueslì det
te : ella (là nelle donne , ne' corti-
j/dw.ne' mtrcadanthtxglischia-
ui .e nc^i *mmi piccioli ; hauc*
rci rispoflo U subierto; e nell'vncy
e l' altro modo la risrosta sarebbe
(tataopportnna . Doue/là la pru-
dtv\*>. t la coflana* f ne Ven*
tia»
i?S Fomi deltîngegnt
tiani ; doue l' aeшtхa , e l' indu-
firta fnt Genoueß; doue la fínce
nla ? ne Tedefchi i doue la gene-
rafitÀ ? ne gli Spagnuolt ; doue la
brauura? ne' Franceß.Qai ho ri-
fpofto i luoghí > e i íubierti infie
rne. Pero meriere cerco il luogo
d'vn'operationco qualità j riuol-
to alfubierro „fubito hauero tro-
uatol'vno.e l'altro .
IJ fecondo farà il iuogo proprio,
¡¡comunes Vaheno- Chiamo luo
go proprio quell'interuallcche la
cofa per/e medefima occupa^ :
Comune quelio»che tantee diffe-
gnatoalla largare che pero atner-
redifferenze di più,emeno.-4/«-
no quello.eheiononèccnuenc-
uble, o non ê folito . Gtnoua i in
Europa, i in Italia , e nella Ligu
ria : tutti fuoi luoghi, vno più eо-
tnune, l'aкroтeпo- '£\\&tfrà'l
tbrrtnte Befagno , tl vkino pro-
momorio ver¡o Pomme : ho derto
îl Rio proprio . Il Ri Ài ferfia è in
Apa: ma qoefioè luogo tanto
comune . ehe poco > o nulla ne ri
mare pago l'intellerto . £ in Per-
fia : mi fono aecoftato va poco
più : rrj» non ho per ancora quel-
la
Cap. XVU. ij9
la notifia, che cerco . E nella Cit
tà di Tauris.già Ebaria:\\h mag.
gior contezza, che prima del luo
go di sua Maestà,ma non l'hò an
cora compiuta . Egli è milasua-,
Reggia , Egli e nelsuo Real treno:
bora sì. clic so proptiamente.do-
ue sia quel Rè . Per questa guisa
dunque la riflefsione fatta al luo-
g.) comune e proprio fi qui 1' vffi-
cio d'Eccitante .
Il terzo sia quello di luogo na
turale » ò accidentale ; luogo ào-
uutv; luogosoluo, luogo violento.
Naturale appello que Ut;» ch'è de
stinato a ciascuna cosa dall' ordi
ne de'l' Vniuerso . Così della-)
Terra è il centro : dell'acqua tise * .n
m efleriore della mtdesima Ter- i ^* j
rag ddt aria quell tnteruallo, eh e ...
pia l acqua , e l quartosuptrtort^»
semslice cvrposchc per mancamrth
io di nomt appelliamo suoco.
Parlo dì quelle cose le quali na
no proprio luogo, preseritto lo
ro con termini particularizarf
dalla natura, per modo , che sen
za violenza non poflono etTere
altroue. Percioche ve ne hà mol
te , le quali non snebberò ta ie . li
Cie-
Tontidélfln^egno
Culo di Saturno в frà quelle dt
Сtout, e delle Stelle fifle . Quefti
fono i fuoi confini , fuorî de' qua-
li non pu ö eg' i trouarfi » mentte í
ebe l' Aurore della natura con_j
l'onnipo^nte fua deßranon vo-
glia fconuolgere lafabbrica del-
l'Vniuerfo . Ma Vielefante-, l'hue-
тc, l'oro, il aiamante»e fimili na-
ture; non hanno !l loro luogo na
turale circoícritto da contorno
definíto 9 e fiabi le ; perche egual.
rnente,fenza ne víolenza.ne onta
alcuna , poffono eifere ¡n qnefla ,
e quella parte della faccia , o feno
deltó Terra . Pero hanno natura
le il luogo comune > ma ¡l propria
l' hanno > o dal nafeimento » o da
quello , che loro piu facilmente
conferua, che apptvierenWnaj»-
propriatot o foltto. Cosiluego-nàK
rurale del Delfino è timare; ma
luogo comuniilimo. Il proprio
non hà egli , perche douunque
per la marina guizzi, fempre fi
troua nel (bo luogo naturale. Hà
ben forfe il luogo íolito, o appro
priate ch' è doue gH è più copio-
famente apparecchiato il paleo
lo. Ç<*rcioche quel vbtbomsm, %Ы
patria,
Cap. XVII. 24I
I fatria, è proucrbio întefo ancora
I frà le Fíere tanto marine , quan-
• toterreftri,el'intendono, come
derco per sé, nonfolamente le
mofche, e tutti glialtrimeno in-
gegnofi anímalí,maiefpugne)glí
fierpi, l'a flfi , meralli, etuttc le
creature;
Ciafcnna cofa per molte ra-
gíoni fuole hauere nel luogo, do
ue nafce vantaggi maggiorijpero
la patria è luogo appropriatefo*
liteái ciaftuno. Se-bene, come
le Piante, cosi ancora pli Huo-
mini,&a,ltri Anímalij trapfanta. .
r.í per cosi dire, trouatid fpí!Io
luogo pîù loro confacente > e più
propiti'ccheqnèllo'de' lor natal?.
Pero di queH'é cofe fauel ¡an
do» alie quali con termini fegna ti
. non è ftato da Dio prcíctitto ¡1
iuogo , quello hà da ftimarfl Iota
proprio iCh'è per loro più fot fu-
nato. Quello dunque , che An-
ftotele diffe , il luoco kauere vffi- i •
cto di Cemjeruatare della cofa al- fit
luogata : potta forfe più conue-
neaolmente portarfi per queftii
guifa.cioè, che quel luogo , che
meg'io conferua ¡a cofa /hi div
L <U-
142 FontiddPIngegno
ft ímar l'; il fuo luogo . Quedo s p-
pelie ro 10 luogo doutito » perche a
ciafcunacoià tutcocio,chc mag-
giormentele profirtajè per leg-
ge di natura quad douuto.
Sarebbe poiragione, che il
luogo douuto foíe anche fern-
pre il folito : non è ruttauiá fcm-
precosb fuori cheijelle'cofe Ce-
lefttali: perche Jafsu nel Cielo fo-
lo accade fcmpre il meglio : пoр
çosîquagrù neH'vniujçrfo morta
je; perche dí Jà fi yâ verfo la Dei-
tà> di qui verfo il Nulla .
E perche, l'iptentione delljL-*
Natura, hà per mira fefljrçre il
meglio , fegue xbe'l luogo fuori
del donato re fi i luogo accidenta-
Ico per accidentele tal volta an
che violento. Luogo douMo al
Cittadino Ha patria prima» fot
la cafa paterna. Per accidente il
Francelc > l'í ngle/e i farà ral voira
in Coflantinopolijin Darrafco»
in Aleífandria, Se ppj fofle o pri-
gione del Giudice , o fchiauo.dejf
l'inimico ; il Гцo luogo l'aiёbbе
violento , che fí appella pr'tgione.
Ci'íi piombo, o faflb» ö diciamo
.Ц fpada foura ¡l capo del Tirano
ÇaprXnf. iц
ц in aria ,col tirar forte Tappics-
,i glio ..morira the quel luogogl'è
¡j violentOni e-v¡,dímora*-come pfí-
¡j gíoni'era .
.11 quarto capo <f Eccítantí fa-
rarno-quelle» chí appellano leiei
» difference locah., çioè aяапщ die-
j tro, da vn lato-, daä'altro,difopra,
I di fotto ; aggiugni dirimpitto, e
verfo . :Ma perveriràqueftenop
fono falupehe xorriípondenze di
luogo verfb î confinant?.. Doue
fono le ßatue d, Altftadro doman
te Bucefalo >fcolplto da Fidia~>
€,Pr.aßtilef dauantial Palazo
del Quiriñale verfo mezjo di. Do
ue il Giardino di Belutder.e ? die-
kßMpalafyi-odelJ'aticano. Dom'
era Сartagine ? Iiфaт шит
Tyberinaq, longe ofiiit , cioê ; nel
lido di Barbería dirimperto al'a
foee del Teu«e. . , , j
i . P il quinto fi prenderá dzUonti-
nente, aUaccato, confinant*, vici-
nante, t difame,. Dau è.Napoli?
qmtttro giaifnate lontano da Ro-
tpa, ftiari della porta anticamtnte
Ça рeпa, hoggtdi S. Seèofliano .
DeueFioren%a! in T ofeanadon-
tana da Bologna cinquantacinque
L2 mt-
*44 Fonti de'1'Iregegno
miglta < Doue Paregi ? in Fr.tn-
cta, sk la Stntia . Doue Lisbo/iaf
su't HdodeWOceano ,a!la bocca
delTago. Esc aggiugiieròígra-
iil si rfell'altezza del l'olo , come
delia l'.tnghezza, e larg!tezza_*
Cosmograsica, haurògoduto piâ
pienatnente dell'Ecciiame .
Per qucstavia suggeriscono i
distanri, vicinanrf,e consinmfî.
Il conttnente così. Dou e l'afa
q-;a ? ml po\i.o , nel sort! , nerfiii'
me : Doue il yino? nd dogiio,net
buccale , neila ta\z.a . Dette il
Cuortîftit mezxvdelpttn dell'Ani
male i saluocbe netl' Huomo pen-
de alquanto allapane manet-:
Al contnenie aggingni l'ateacca-
to. Dou e ilfico non ancor cóltó?
œ:t;tceato ail albtro Doue 10-
{hega? dttacc.it a àlUscogUo.. '
: scstp prçnderòáallí quàlitâ
l'ètali . 'Coûypaesefréddtr, caldo;
suc asciitto.sarigoso, (sertie, ferti
le, ameno, brullo, horrrdò , feluag-
gio, domtfltço , culto \ vefttto dïaU
ìberi, nudo. berbqso, arenàso; diffî-
renze íacili da íouuenirc. ~Che
qualttà diiuagoe la LtbiaïinCtd»
to,KHdo,arenoso,çald'fftmo . Lm
Сaр. ХМ?. 245
, Suedia? freddoi feluofo , inameno.
La Spagna ? afciutto ,gran parte
, ignudo-, tnculto, fierde. La Fran'
. cia? fertiliffimo, coltiuatiffimo, fe»
> liciffimo . Tt ra di lauoro? trattot
ameno,vbenofo-fc- a ragione chia-
mato da' Latin! Campania felix .
Hfertimo ftail luogoCtuelcs*
Dico quali (an:> Caja,Pilta. Bor-
go, Città, Piaz.za, Tempio, Тea-
tro, Bottega, Strada , e luoglii fo-
rnîgliantí, ordinär! я glivfi della
vita humana > che fono compar-
tlti in publico » e priuato ; facro,tt
profana ¡noflro > ö d aЦп ; aggiu-
gnt folingo > habíuto > èfrequenta-
to, & altte tali dfftrrenze . Dtue
font gh Altari} nel Tempio . Do-
uefi fame i traffichi ? in lrierxj*
Quale luego mínUñ ilmalnagitp
per efeguire fue maluagità ? il fe-
lingo . Derne pue l H нотe pian-
' tare ,fabbricare , e fare cofe tali a
fuo talento? su l proprio . Doues
ßannogli Adulaton ? nelle Cortu
L'ottauo.& vltímofarà la_*
pottfla particolart del luogo. Ve
ramente Г internado occupat»
dalla cofa non hà vigore alcuno
da fe fleíTo : ma per l'intreccia-
L } men-
2 4 6 Fnnti dtÏÏ Ingigno
mentojc rintrecciaroento»chcï
raggí delia virtù delie Stelle , e di
tuue 4e parti del Cielo» hanno
sempre differente ioquesta i c >
quella distanzajei rimane inue-
ttitodi sorza ,e podestà parrico-
lare . Per questa cagionc il Vc-
fuuio i e l'Etna hanno le visccre
di zolso , e di fuoco : Për questo
sono bionde te barbe de' Tedes-
cbi , nere quelle de gli Affricani.
Per la medesima la Terra in al-
cuna parte è tufo»ín altreargilla *
aitroue sabbiòne , aitroue nera,
al troue roíïiccia : Quà vestita di
selue , là spoglîata anche d'bcrba.
Qiesti dico»e simili sono effrtti-
tutti delia podestà speciale di que.
flo % e di quel si to , parrecipatagli
dalla cotrisoondenza, che riene
«on l'altre parti dell'Vniueríò,
niaflsiroe de' corpi Celrstiali .
Dunque la podestà del luegt
serue per vn'Eccitante segnala-
to ,non tanro a suggerirne , doue
lia la cosa . quanta rfou'ella poffa
estc-re : e più aflai a farci auuede-
re delie qualità . 8c altre parte-
gnenze dell'alluogato .
Aggiungo , che per coglîerne
il
Cap. XVII. 147
il fr 11 с to , che qui fe ne attende » è
neceiTario aggiogare queft'vlti-
rao col primo ca po .
Dîco col primo per flmil gui-
fa: Hauendo perobiertodell'Io-
gegno il Diamante > hauerb tro-
uato, mercè del primo generale
Eccitante , che i luoghi delia fua
nafcita fono VIndia , la Mactdt-
nias ÏArahia^Ctpro > 6 taie al no
paeiê - Нoi feguentemente. la
podeflà parricolare del luogomî
fuggerifce tcht l' Indico nafctncl fUit,
Crifiaelo , V Arábico » ti Mace- Цb. j 7.
dorn cо neU'orortuttt di colore, edt e,¿,
durera différend; e the l Cipriot.
tvnè medicament? e. pottnttffimoi-
e tali altri brodiuerfi accidentia
Cosi degli Smeraldi la Stitia mi C. $».
offerifce i fuoi tanto pîù prerioil
J. ,1! .1..! г •»
и- gil -111 1 j-ijuamu ШПО ptn prf-
tiofe le gemme delle felci . Neglî
altri vndeci generi delia medefi-
ma gioia mi occorrono altresi
quali ta , e graodezze , mercè la
diuerfîtà de' luogh! , mtte diffe
rentí. Per dîquà parimente mi
ricordo » che le ghiandc ci bo di
Porcherte ne gli altri paefi »nelht
Spagna banno tale gratia di fa-
L 4 pore.
1+% Fontideiï Ingegtio
porc, che îmbandiscono le tauo'e
più nobilii non meno, che appres-
so noí lc Castagne. Le Piante
sono in India tanto più grandi,
pli^ che ne glî altri paesi , ebrsotto vn
lib- 7. F'co fi *M intitra com-
c. 2. fagnia dt Caualli • Doue gli al-
ber i non fanno ombra , cioc íblto
l'Ecelitica 1 gli Huomini vìuono
cento,etrent'anni. Peropposi-
to nelpacse àt'Calingi le do tine
ingranidane di cinqut anni, e l'erà
dell'Huomo non paffa gli otto.
. Così ne fauellarono gli Storicí
antichí.e quando foffero anche
fauole , pure fanno al propoí! to
per dar macerìa ail'lngegno . Per
queíla guisa danque le podestà
fartteolart del luogo ne porge no
abbondauza da ben corredare íl
JLH' WV.
In generale sina '(rente , tanto
il /«ig0,quanto il eiwpo, hanho 1
taie 1 e sì chiara corrilpondenza
con le foro coíe, che gli vni.e l'al-
tre a vicenda 6 suggerìseono . //
Cttlo misuggerisce le Stelte- e que-
fie vtcendeuoln>tnte mtsuggerìseo
no tl Cielo. La Prtmauera mi
s-ggerifee il verdigg-.amento , t ri-
fio-
Cap. XVII. 249
fiorimentc del Monde;» la vtr-
dura, i Sort , el '%cfirt, mifuggert-
fcono la Primautra . Con que fta
medefiroa confonanza vicende-
uolmente feruono d'eccitanti , e
ruggeremi ogni laogo>ele cofe
in effe alluoga te > ogni tempo > e
le cofe accadute , o accadenti in
effi . Sia derto in paffando > per
che il confiderare ció di propofi-
to fi a ppartiene al Fonte de' Cor*
yijpondenti.

I Suhietti. Fonte vndccimo-

Cap. XV11U

IL Subiercoînqueftolnogoîn-
tcndo quellc>nel qual¡..»ö pué*
o l'иo''e(l'ere la proprietà (6 :licafî
Accidente, o Àggiunto) conteim-
* ta nelquefito.. Cerco in ehiio-
glia effere la pallia > la legçiercz.-
7<w trono elic fono ne gli vbbna.
cht, c ne'giouani, quelle fono pro-
frittài quefti fono Subietti.E per
che nonfà amio propofito il ri-
ftrignîre quefto v JCabolo fabict-
to» e preptierà a-que' tenninî , a¡'
1 5 qua-
»jo FonùâtÏÏlMgegno
quai! gli riitrinlc Àrittotelc , con
glialtri Loici;fe dirol'hauere il
iiteco t proprio 4e$t vctelli , l'ha-
mtteMmami è proprio dtW Hнo*
то; il portare il diadema i il:ci-
muro » è proprio ; quello de' Rii
qucflo de Canaiuri .• hauerö pu
re derto fubierti, e proptierà ..
Per dare la dottrina, c пecc(Гa>
rio valerfi di. vocaboli » e perche
fono piùle cole > che le parole» c
forza viame tal volia alcunicon
fignificato «alignante, e ragio-
neuoímente alteralo. Ma in vece
di proprierá diciamo queftione, 6
quefuo , cheíchiferemo i gauilli.
Propofta dunque laquiflione,
l'vfficio dell'intellcrto è trouare
in qua li cofeella fia, pofta, debba,
b íoglia effere. Queíta veramen-
re è vna grande intraprefa : per
che sbbraccia l'intento di tutte le
frienze,.editutteledottrinç_Ji :
Auuegnacbe in altro non fi fuda
in quale- fi voglia ícaola,chein_j
cercare le proprietá. ( il Merafifí»
co» e Loico le appellano paífioni)
delia cofa propofta. Pcrcioche
non eflendo nelle facoltà piu che
«è fele cof::; Principij, cioè
pro-
Cap. XVIn. iSi
proposition!' dasc chiare ,tiOc-
ntrt foggttto , cioe il cema , ouero
obiccto , c le Pafsioni , che noî di-
ciamo Proprtcta ; tut ta laseienza
si ríflrignea queste. E'dottrina
' tut ta á'Artstotelc , ne v'bà chî no i. p0.
muoua tenzone. LaondeTinsc- sttr.e.
gnare di trouare il Subittto di
quale si voglia proprutà ,è vn vo
ler e dare la chiaue maestra del te-
sorodi tut te le dortrine : Dícoin
quella maniera , che può dalla_j
noflca sieuolezza sperarsi. Ma
perche quefloè ncgotio da pi-Li,
cbe da breue discorio , quale bà
qui da cflere il mio ; il porterè sù
le traccie geoerali , poiche nc Jn-
che il íottilizzarloi e minuziarlo,
fora moltoa proposito;doue si
vuole aprir fonte, da l qnalepos-
sano ateignere anche gl'ingegfii
meno) che mcdioctemente ad-
, dottrinati.
Dtinqtie i generali eccítanti
qui saranno cinque. i . La Cagiv-
m - i>GS Effrtti,e Contrasegni.
}.L'Ocm/?«»i. 4, L'IndMtionc.
$. La Rcgola.
La Cagtone , ch'è il primo , ne
íbggerisce il Subittto delia pro-
L 6 paria
iji Fontidtll' lngegno
posta proprittà ; percbe sì corne
si è deno di íbpra , fotle più vot-
tc i doivesono lc cagionicompiu-
te . e non ímpedire ; iui ancors_rf
Éemprc sono i loroefïrtti . L'ope-
n virtuose di cht sono proprie ? do-
ut U troutrtmo } Nelle perfonc^*
esanima , ò ptr natura ò per habi
ta, ottimamtntt dtspoflc e nptrau+
ti con attentions , t p u denia non
ingunnata i coji ne glt animt y cht
ttngonv eonto dell homre , m quel-
lii cht amane Uio- e che tttmno la
ptna douuta all epere vttiose, rtiâ
die quella , che fi [cartea dal solo
tnbttnale seerete della coserema-
Qucsii tutti sono i subieru dell'-
opere virtuose, e me gH hanrro
c ! ilaramente additati le cag-oni
tid benoperare. Cerco il íub:'er»
to i ò subierti del caldo . Quali
sono lecese cuide;'quelle che sono
percosse dal Soit , che sono ncin»
al Jnoco , che ntlla loro compleffio-
ne hanno dell egneo; quelle cho •
hanno l anima quelle ches'«i fia-
gellate da percosft , & altre tali»
percioche quelte sono tutte «•
gionidicalere.
{1 secon do c gli tssrtti , e contrat, \
fi'
i
Cap. XVIII. 2JJ
figni Qualtfono ifubierti del mel
ía caloi c? ó diciamo quali fono le
co/e molto ealdt f le dure , le ruui-
de, le mello odorcfe , le fumofc^\
¿k airre tali, perche dure\t.a > r«-
uidc\z.a, odorefità, e fumoSogMo-
no elíere tutti effetti di calore:
Qualifono gh animi buotti! que-
gli che optrar.o vtrtuofamentCS.
Qualifono i NobAi ? quegli cho
abborrtjicno i'opere vili , indegnty
в malHig'c • Quali fono i ver*
prencipi ? quellt , che gouernavo
eon follecitudine del bene dt' loro
Suddùi. Qualii Tiranni? que-
git > che per norma del lorogouerno
non hanno altro , the il propriogu-
fio i ilproprio tntertffe- Queílo è
tu tro vo trouarc ¡1 fubierto della
quielione, perche ci è fug^erito da
gli effem .
Л rredefimo pure operario i
eontrafegni . In cht domina-'
lira? tn coloro » che vediamodi
najo aguz.7^0 , e dipelifottili , e rt-
toru . In ein U libídtne imqtiegli
da gli occht molh , d&W andare
Jveruato, dal molto pelo . In cht
Podio, e mal talento '( tn quilluchv
di rado nemirano m faccia» che
454 Fotttidell'!ngegno
fchifanoil conuerfare con not i e
che fanno» 6 s'aflengono > per al-
tra fomigliame maniera . Tutti
queftifono fobierti dertatici da'
contrafegni .
Ma si come le cagioni fono le
pîù volte occulte , cosi gli efjerti
poffono (buente dipendere da di f-
fereoticagioni, e perö confug-
geflione fallace ingannarciVeiyi-
gni parfmente fono fpeffo bugiar-
di: Pero della loro fuggeftione
non è facilmente da fUaríí .
1 1 terzn è l' оcе ont . In chî fi
trouera l'accortezjut?in quelli,cbe
per lunga età,optrmoltopellegri-
narchannopraiicato moite cofe, e
ton moite per(one . In cht farà 1a
Virtu ? nelfigtmolo dt buon-padre >
e in colm , che tiene conuerfationt
eonptrfonevtrtuofe • 11 ladronee-
tie dt chi fuol ejfere proprio? di cht
i alleuato in bifognofa fortuniui . s
Tutti queui fono lubierti nigge- ,
titici dal fantafmo deWoccafione >
И quale è pure ancor' egli forte»
mente înganoeuole .
Il quarto ecci tante è Yinduttlo-
ne da farft per curte le Cette vni-
Herli tà deile cofe • L'iogegno hu
ma-
Caf. XVÏH. 155
tmnoèvelocc più del vento» t
del fulmine; perch' e§\l vola {sù
l'ali del pcniicro . Percio non gli
c diffiulein va batter dipalpebra
dare vn'occhiata per nmi gli or-
dini dell' vniueriîrà delie coiè. £'
dunque ncceiiario.ch'egli ne hab.
b;a appreffodi se vn breue sboz-
zo.e le tenga dauanti come fi ten.
gono in tante tauole geografiche
tutu; le parti vifib li del mondo
corporeo ..
Il primo iarà quel'o delie Siflatil
\t t il quale noníolo èil primo»
ma il principaliflîmo > perch'eile
veramente fono i fondamcntali
fubiertt, sü quali Ii reggono tutte
Jcaltre vniuerlha. Fanno si be*
ne gli acridenti ancor effi qui le
partí di fubierto per molti verfii,
ma quefto pure è vfficío , che go-
dono condipendenza fempre dal
la Regina íoftanza . . , *.
L'ordinanza dunque delie io-
flanze flà ripartita nelle nuoue
frguenti , per cosi dire , gierar-
cbie.. î. l il
Nel primo luogo è £>/Vgrai>
diilîmo» vno.ttino, infinito» On*
nipotente,& Autote dtilfcflere» e
FmtideR' Irf^tgno
della vèta , atutte lecolc.
¡Nelfecondo fono gli fpirrti
Creati , cioè Angioli , Demoni > e
í'Anime g'àl Lent'arc da^corpi ..
Nelterzo H mondo Celefte,
Sole, Litna, Stelle, e Sfcre loro .
Nel quarto i prîroi femplící,
corp! Elementari¡Terra» Acqиa,
Aria, e'l quarto confinante col
Cielo » e per vna cerra fomigliaa-
ЩЛ chia ma to Ftioco.
Nel quinto ! corp! ntereorologi-
-ci , cómere, nuuole ,fulmini , fiog-
gie , neui, ruggiade , venti, ghiac-
cio ,grandi»i ,iridi ,efimeli.
Nel fefto i rmnt-ah e mez.o mi-
neralt; pietre, mttaik con tune
к loro numero fifíi me differenze.
Nel fettimo i viueMi femplici »
che diciamo vegttanti,4-u'.ñ iit^
herbe, vergület, & ¿úbiri, de' qua-
li airees! il numero conLàftnea
notitia noH ra , í
. . Nell' ottauo i «acutí fenfiâuî» .
ehiamat¡¿í/?»f. ricé, pefci,Serpi,
Quadruped* , ^ccíli, Permittuo-
li, Mofche, F ermiche, eceiдо
rnillígenerí d'ai.iniaiibrutij ¡Jar
te hofi»e parte anche ignoti. ' ,
. Nel nono ftà la Jpecie huma- ,
"-;'' nx,
Cap XVIU. i$7
»4.la quale a nosiro proposito hà
qui maggior eampo per l' inge-
gno , che non hanno tutte insie-
me le altrc elassi delie cosei per-
" cioche quelle dell'huomoînqua-
iità sono píù facílî , e pià bote al-
I l'humano îngegno , che non sono
I quelle diDio.e delia naturajein
quantità sanno dell'insinito.Que-
st o secondo auuiencperche fuoti
dell'huomo.è neceffario sermar-
si íntorno a generi » e specíe : ma
nella ssera buroana l'ingegno»
mer cè detle storie, e Jel comme t-
cîò cínile ; bà supellrttile anche
da gl' indtuidui , à conditione de'
qualï guarda verso V însinità . Vn
solo Ahjsandro , vn solo Ereole ,
»n solo Cesare , Annibale , Carlo
Magno , Ctrlo Qmnto , e cento
iniia rmli itran r>*ruinâuoi l nrnwfla
•» •—- o- — f- etv 'r
derebbonociascutio da se di ma
ter ia alle fatiche d' vn'ingegno, di
vtnti, cé\ cento ; per tutto vn.*
corso intierod! vira . Posciacheí
singolar! qui si cercaro solo j co
rne subierti d'accidenti , i quali dï
loro conditione hánno minera-*
reH'insinito.
Inquesta dico, ò altra guisa
'. . so-
158 Fonti dtlïlngegno
somigliante. La Btllez.nA, doue
alberga ì Dio n' eil sonte vtro : ti
solo} il belle (incero. Dopo lui bel-
ltstTìmt sonogli Angioli . Bellezza
mirabile síauUla nelle Scelle i sia.
ineggia nel Sole. Relia frà gli au-
gelli è la Fenìce , P Vpupa , il Pa-
pagallo: frà gli huomini Alci-
fiade t.C/trmoleo , Aitloncoma,
l'Elene, le Frini , U Flore : e gê
ner aì mente le persone di tempera-
mtnta but concertato. Lecoses
grandi qualt sono ? It Ssere Celc-
fti, il Sole , le SrelU di primai
grandiz.z.a , l'Olimpo, e f sítUrt»
wfràimonri : gli Elefanti ftále
siese terrestri: le Balrtie frà le
marine : ìPt/ltsemi frà i personag-
gi fauolosi : i Golia, i Nemhrottt »
& áìíri Gegantt frà le vexttà del-
1' fstorîa . P.r -„„a, r,
que la rastrgna nell' voiurtsità
delie íbstanze ferue d' eccitante
per iícorgernea rinrracciarci su.
birtti del Que(it$.
Olera i'vuiuersità dellesostan-
za è necefTario hauer. d' auanri al
nostro pensiero lealtrc sei . cíoè
quella de gli Àtti , diuisi in aerío-
ni, e passioai } Quelle delie quart-
Utà,
Cap. XVì M 259
tttà, delie qualità , de'luogbi , de
tempi , e de' corrifpondenii, aboz- ,
zate già da me ne- loro Fonti: pe-
roche gran numero di quesiti ha.
iierà i (uoi subierti in alcuna , e
speffo in moite di loro , e. tal siata
in tutte.
•Gerco quali sieno i subierti del
ia lúghezzai cioè qualtfieno quel
le nse . cheJene ,po$ono .segltono »
ò deuono ejjere lunghtl Ne gli Atti
mi si offeriscono lungbe le naui-
gationi da Genoua al Giapone, ò
aile Filîppine : lungbe le pellegri-
nationi dsquà alla Cbina.e all'In-
die Orientali: lunghigli Scrítcî di.
Bàrtolo.dî Giasone,deirAbulese,
del Baronio: lunghe dourebbono
effere le opere virtuose: lungbi
noioíamente sono molti ne' cica-
leci importuni .'lunghe palono le
dimore, a chì dà sproni di frer ta
sia stimolato. Ne' Tempi lungbe
fiirono le vite delj' Humana gene-
ratiene auanti il diluuio.'di Caim,
di Set h , di Matusala . Ne'luoghi
parimence lungo tratto bà dal ca-
po di Buona speranza , nell' AfriV
ca verso mezo di sino allo scoglio
di Sammes, nell'vi tima Sucdit_*
ver-
l6o Fonti âtiringegno
verso il nostro Polo: Lunga da
Occident; in Oriente la distanza
del capo finis terri. , nella Spagna
verso i' Oceano sino aile marine
dell'Indie verso il Giapone .
Cerco quali/i«o le cosse deholi ,
òlegagliarde ì la quant::à mi sug-
gerilce lc sortiti per deboli in rc-
íìstere , .ehe facilmente però sog-
giacciono all'csíere scauezzec'nu*
operare pariaiente ciascuna cosa
per l'ordinario, quâto è più gra ri
de , tan to dourer.be la sua forza_^
effere maggiore . Nella (qualuà
sono dtboli taluolta,e taluolta ga-
gliardi , il caldoyiifreddo:e gerte-
ralmente tut te forze natnrali , &
ancole c\\ì\\t ; foggiacciono alla-*
AtboìexxA . Dtboli fono-glt mser-
VHt-ii femme , glt tffeminati, quelli
huomini , eeose.nelltquali predo
mina ï hum ; do ; Dtboli ipalUdiy
i ferp- cíì dal timore i venehàin
sgfmrofrdellc qualità molte»e mol-
te » che san'no debolezza ne' su,
bierti. Nelle qualità ciuilidebo-
Uzza bà la pouertà. il bisogno , la
Signoría di poro stato , e somi-
gliaotî . Debolisono quelli yfktso»
no fmunú dalla (ìrauhe\z.a_ ,
ttr-
Cap. xvui: tit
terckiati della fotica ; e cosi
trouo il íubierto ne gü atti ; fo
no parimente deboli i fanttulli,
deboli i vecchi .. cosi Îl trouo nel
tempo : Deboli, t imbelli faro-
no ßimdti gli Afiani, e general
mente íl Cielo ,molle , e delîcatd
fimili a tt'gh hzv-.taior produce*
e queflo è iiiB'ètto dato Aúftiogo ?
Ricefcoquálî Лeпo quelli, ctïe
fog! ¡oii o eifere benïgni, efacili'Ü
Se tnircrla quàffthà , mi occштe ,
Che ordfnsriamente ferro> 'akz¿ i
cvrpпfetói i theí magf î'î feferreí .:
Se f¿ Í¡itálítáiVcAobtnigr}t', .(fncili
i foriuпnti , e quelli > çbt uhrimehty
fono di1 cmr contento : b Mtnarfa*
menlé ancora gli xbbóndeublt di,
ifangtte > gil addobbetU drbil feht-
Ыaпц , gh'huomim 4' ahofaperc ?
iHfyM'iisqlli > 'cbcAanbrkefrdira-
#fà tttdqtii, ifperdno-ïifirakniidT
talí (ónbHyb-i noéilt, Ы/í i b-.ioni
frjkciptöf tah qtréílil&efîпbfatHi
tbbbbmdeuoíi, fabi^ifognofi*
S- tttij¡64icrr)pb^ééo faielLigafr/
t.o)teШ1Щф^1a^тЩ7р^1^
guardo ñ luogo , vedo'í|írliaiiT^-í
tbri d! vn paefepir\ben'JgiTrj r jtiv
fecili da^conueriliréíí-'ícfie'qbclií
iбt Fonti dell Ingegno
dell'altro . Non cfacile chegil Ai-
]¡igia>fi> & altri habliatori di fita
rígido > e.bofrjdo., mn fieno dt -c-Or.
¡}ume anz,i.ruitida, che. .molle., -e
dolce. Per oppoftog/t alleuatt neU
le amtmtà delia Campagna felice
porteranno ffejfol' ammofugellata
della benignaà dell' aria» che da
continuo nutrimento a ¡ loro fpirity
vfali.Se guardo a' corrifpondenti,
trono la benigmtàfia fimilt 9 maf-
fimedi coßumi >e dtfortuna.La-j
trouo пe' padrt verlo i figlíuolí»
ne gli amia > nt'paefani» & aitri
tali . Per quefla guífa rintracde-
,remo ífubíerti del quefito , .cic^e,
girando l' attétionc per le vniuer^
fità delle cofe . Egli è ¡1 vero , che
la cagwnt, e glí efferti, l'occafionc,
e i contrait gm , ci poteano fcor-
gere al medefimo : ma quefta via
della rafl^na gencrakç più/pe-
dita, epiù fertile. Si put) bene il
Pefcatore valere dell hamo , e
dçj|,e vaqgaigioje. faxjdj.jcfc
yctye, nebp^rM^i^^^f^fprç.
da di Ceíali , come di tofdi , con

^ßac^K^jraJerideljo йц
^ Cap. XVIII. %H
scinosùlcgírauolte delia Tarca-
na . L' Arte sua nulladimeno hi
l'vna, e l'ajtra manieraie dell' vna»
e dell' altra deu' egK hauere íntie-
ra notitia .
Per vltimo pongq la RegoU,
chequando serua rscq perl'vfo
di qualche ingegoa ; seruirà non-
ditneno molro per compimenN*
dcll'Aite.. Ella étale: Doue il ne-
(ìro umœfia di tal condstione , cht
seue dtbba cercare ilfubirtto , ( il
çhe auerrà ogni volta .ch'ei non
sia nell' vníuusità délie sosianze)
trouandfi quelgrade deil'ejjéretdal
qual'egliscaturisce, isubt(tti
cifi prejepuranno d' auantt ,
ì i Hò per tema íl dtffitto » í' im?
pe,fctticnt/ lasaliac ta ì il maie, il
yripcipie, ilmez.o,û finet òcosa
taie. Voglio saperne i subiecti-
cioè quali.sieno quelle cose, che
sono ,ò goísono effere diffettuese p
imperfttte.sallacit e cattiue, àche
banno pripetpie , t»ezjt, efine.iPqfi
. hauere il silo maestro delia tt la, e
la pierra fondamentale delia fab-
i brica, è ncceffario ch'io cerchi da
quale grado deW'ejJerc germogii il.
.; difetto i ò la fallacia, e qualunque
al-
i#4 Ftnti âtlCIngegno
.ttitro» che de' preckt.i accident!
fosse miotemï.Trouerò dunqus
ciòeffere il grado di Creatura,
cioc l' efsere ertato . Perocbe Dia
foloi il ftrfctto scn.zA disrtto , ed
vorace senzasallacta , il puro bent
senz.amalt. Kjuoltatotnidunque
a qual ereatura fl sis , pot rò t ro-
uarla diffrttuostt ,fallace. efoggrt-
ta al malt , c che princtpiò , t può
»ncoca flnirc Così bauerò rroua.
to il subierco del mio propoflto .
Se poi baueffe per !c mani le. «
v qualità di necejsario» d'infmio,
d'ctcrrto , d ir.dcptndtntcb simt'le,
trouesei» che il grado deìfejjere
dal quale germogliaoo , è l' ejjere
Dio : percioche fuoti delia Deità
ogni çosa í contingente , cioè può
non eflerej ogni cosa è fimta, sog-
giace al tenapo , & è diptndentt .
Ma se io tra taffe del numero, e
àácogitabtUi tiouerei che sono
germogli del primo generalîflí-
mogtado dell'effere ( abbraccio
qui sotto nome dinumero anche
J'vnjtà,)e cosi tutte le cose mi oc_-
correrebboaopersubiertodel te* |
*na preso . [| numero corne pure
hògiàdertojprecederisteffopen-. j
cap. xrm. x6s
fiero, nell'entrarc in tutte !c cose,
anche itnpossibíli,- ricaualcando
meglio, che'l Centauro , per insi-
nitiversi sesteffo- Dierroglivà
il pensieco, che dà la qualità di
cogítabile a cuttociò, ch'egli può
inuestíre. i- • mU^.v.'i •
Se la mia proposta folle la mi-
suray ò diciarno la grandezzajper
trouarne i subiectî, cioè quati sie-
oole cose, che poffono efler<_>
grandi ; cercherei da quale grado
deireffereelladipenda. Trouerei
dunque , che'l grado sua radice, è
ì'ejfere eontinmto. Percioche il
dire grande nel numero» non si-
gnifíca grandezza , ma solo mol-
titudine verso l'ecceflo . Hor» tro-
uate le cose contînuate » haue-
rò trouato i subierti.Vederò adú-
que, che i rempi, le atttoni , t fas-
sioni per la maggior parte : c cer
te quahtàt nel le quajt s'incontra
nel più i e nel meno ; sono tutte
cose continue per vri solo Yerso :
vedrò parimente » chè í <*r^í!íei
luoghiìoao contînufper-frè versí,
cioè per Imgo , largo , ë prosonde.
Così hauerò trouato i "íubierti
ddla mi/ura,cioè qualisieno le
M co-
lí6 Font*' dtlïlngegno
cose i che sono grundi . c pica oie .
Se la mia proposta fofleil ver*,
c'isalso,i\ reale,c\' apparentes;
il certo , ò'I dMiofa : cercherei il
grado deH'cfferc,dal qua le talï ac-
cidenù si reggono ; e trouerci»
«h'egli c ì'ejsere delie cese ncil*_*
pcuenza conolcierice. Onde tuc-
te le cose, pec qu amo sono, ò pos-
sono e9 ere pec v i a di senso . oeil.-
Imiginatione , ò nell'Inrellcico;
iarcbbono i subierti del ccm^.
ftoportomî.
S io spfcoiaffe intorno a'la_*
corpercità,ò alla vira: dourei cer-
came i subierti ; e roi sarebbono
da ti da quel grado d e 1 fester e,ch' è .
laro prima radice ; cioèl'vna dal-
fíjjtre materielle » í'altra da\UJisrt
vegetale . \ Hatuci dunque troua
it», che corporce sono tutre le ca
se matertait , e vrac uiwe k vtgt-
'iKHni'a i!.- .-. . i.i...'.
C»stftj89.ip.tjchcíl fïpuat« il
grado deli'essere, dal quaie ,corae
da prima radice , Ipkcia vna qua-
liùtò aliroaccídente (ebe Âtir
storelc dií«e ttouare VvnmerfateJ
4. c impresa da o teimo Logfco, anzi
da persetco Mecasisico; pure il sa-
t.{ / pere»
Cap. Xf'Ilf. 167
pe«,che sructi,crcu»toisia oppor.
tunoad ogni alero gerorile inge-
gno . Perche se no 'l trooeremo
sçaiptcíotse almeno -ce gK acco-
stererno: Almeno-ilcercbertmo»
e cercandQ/errtpre troaereroo più
dt quello. che ci haurebbe pec
ventura datoil.cafo.. Mi siapip-
poíia Plnuidia: vartçi ttouarc nef
Fonte de' subietti , quali lono gl'-
imiidiosi : e mi piace inçiestigargli
per la regoia del grade dtll'e lîeie.
M!«uoigo££ròaípia.rne. OfR >
tomifl.che questosia itffere ntl
mtdtsìmo ordtnt dt fiat* Ciuilt,
se nonakro, hauerò alaieno tro- \
uato questo , e ditò * foggun all'-
Intddia {ont foloro* che sono ntl
mtdefimo ordtnt 'e fiat* dt surfi
ne. Calando adunqac tncdianie
•il trapaíïo daH'vBiaersalc verso i
patticolari , abbonderò conuene-
uolmente di quel lo, chïo qui cer-
caua . Se poi mi fofle tîoscîto dt
vedere più distintamente, che'l
grado, onde span« il líuorcí è
particolarizato dali ' effere moltí
bisognosi, desidtrosi . e capaci del
medesiajo appreso bene; baurei
■ rncffo la matio vn pocopiùauan-
M 2 ti,
*б8' FoHtiMl'lngegnn
ti j e mí farci accoftato pîà da ví-
cîno all'intento. In fomina.chi
prende camino per giugnere al
iiio fine » benche fempre non per-
uenga, hà fempre almeno facto
viaggio . Finalmente puo lo itu-
diofo volgerfi a glial tri capi ; e
fequefto nongli riefce taie, che
pofla goderne heneficio j pafH
auant i, che cosi non -ne hauerà
ne anco impedimento. Ilmede-
fimo dico per tutti quegli aitrf
pa(Tí,che gtí riuîciflèro ma-lage-
uoli. Quefla è vria Arada , nella
quale î paffi>ches'íncontrino»dif-
flcñi da camina rfi, fono tutti faci-
tfffimi ààfaltarft.

Klmifonâmi . Tbnte
duodecimo,

f' ' ' 1 » ' . u -'» :r iliX¡ . - -


\ Priamo Analmente îl gran
j£\. Fonte dè'Corrfcrpondenth
AfFacciamoci alla bpcea di que-
flo abiffodelle notitïê4gnote > er
delle marauíglie di Otó . Richia-
rilando adunque l'intellertoacé.
cem-
Cap. XIX. 169
templare la gtan fabbrica dell'-
vniuerfità délie cofe > la raunife-
rerao vna mirabíle commeflura
per cento veril di prima , e dopo;
vna incomprenfibile teffi tura di
THoltitiidtne su l'vnitàiC d'vnità
su lamelmudine » e percio vn vi-
ceodeaole rintrecciamento délia
ßej£oiedt\ diuerfo, per mille guife
trauifato. ; . ,i .
Hor pet son per derci îa que-
fie immenurà » per non confoп-
dtrci in quefte infinita: Sei capí
d'eccitantí, qu a fi fei guid e,e (cor-
te, ci proporremo. 1. Primat 9
Dopo. 2. Steßo, e Dшеф, che fri
te cofe délia mede fi ma elaffe Dif.
ferífj/ífuolesppel lar fi. 3. Equate*
e DifugHoie^. Simile, Dißimile*
e Contrario. s.Congiuntioned'at'
to. 6- lnfieme,Vicmo ,c Lentaпe,
Uprima fe depo- che importa
erdine, e tira feco principio,mezjt»
e fine; hi trèpiù (egnalate pro-
fpertiae. Vna è del piu temen»
perferto, o d'tciû ordîne di Natte
ra. Vn'al tra fia Bella continuaría,
ne, o (ucee(Hone del luogo , la ter-
za in quella del tempo. Quefli,
dico i fono le ere i r¡ с anclat u re del
M } fri.
170 Fe» i deWIngegnù
primait de\ dop», limo i rrc prin-
eipaJi differend' ordíni, chïo raffi-
guto nelle cote . D'Co per quefta
guiïa ; chi è prima il S'oie ГЪ Sa
turno? Ncll'ordtne dtlla perfettte*
m (¡l quale comîneiando da Dio-
grádiflfimo» tende per ?rad »ft -ct-
tiffimamtnte commelTî a vicen
ala , verfo il nalla) egli e frima it
Sole. In quelle del luego calando,
r prima Saturno > afetndendo i di
mono prima il Sole . Ntll'ordine
del tempo vanno del pari: perche
mel medefimo punto Рунo, e l altro
vfci' fabbncato dalla créatrices
mano delt Alttflimo* r ••'
Hor si come in generale ho
cercate fulamente il prime , e do~
fo; cosi poSoaltresi cercare il fe-
tondo, il terz.o, il quarto > il centtfi-
mo, e miUefimo ; fecondo ciai cu
no de' trè ordini predetri . Dico
in quefta forma ; rifpetto alia pri
ma creatura mil'ordtne della per.
fettione i» che grado в egli el Sole}
ó pure cost : Quante creatures
hi it Solefnpmoriin perfertione?
Quale corpo celefie » dope il Sole,
•ccupa il primo podo di nobdta ?
Somigliamí confiderationi peí j
ca-
Cas. XIX. 171
p cadono in ciascuna cosa risperto
.'; à ciascuna dell'altre : cadono nel-
: la medesima ft à pa r te, e part<_» i
I cadono parimente fri tutte le tU
: ite sue partegnenze. In tutto, di-
ì co, hà luogo l aquilone del prin-
i apia, e del firn, ò dicasi del primo»
t e deWvltimT: e ne' meri entr*
,i poi quelli del fecondo , del terzo*
l del qwrtt. e così del resto,
i - Ma in quello prim'ordinc_>
t della perfertfone , ò dignità, è dir",
( sicile toccare il segoo preciso,
i Cioè a- dire il prima, c deporti gc-
/ taerale si raffigura facilmente: ma
ffprimo, secondo, terzo, e tali al-
i tri gradicer ti, non è postibi le 3 Il -
, bumano ingegno,
i c Nell'ordine del luogo, e del té'
ì po si bene è facile appagare la cu
riosi tà . Dopati firmamentofan •
slendo, il primo Cieli è quello di
Satumo , segue quello dtGioue^s*
indi M art* , pi il Solo; e così
fln'al centro si sà l'ordine locale
de' corpi costituenti l ' vninerso*-
non altrimenti, che de' conuitatiV
aflottati a pranzo.
fi prima , e dopo del tempo » è
pariméte ItKninòfo. Il primo Im
M 4 f'
-íjl Font'titil'ingegnò
peradore fit Cesare , Nerone ilse>
fto, Dommauo il duodecimal così
di tuttele cose otdinate fecondo
ii tempo. r ! ,-
Il secondo generale capod'eo
citantî era lo sttjs* , e differentes.
Tralafcio il diuerso, perche non è
oppottuno rnendicare concrtti
tanto da lontauO) menttein suo
luogo il differente ce ne dà gran_*
douitia da vicino * Anzî ne anche
atutte lecoíe de>la medesima_*
claffe dee volgersi rattentione_j
per adocchiarne te differenze , ri-
sprtto alla cosa pjoposta. Se îo
fauellerò detfallero, non sarà son»
se opportune il considerare in che
cosa sia rist effo con l'Angcta, e in
che sia differente dal medesimo»
ancorcheper effere nella medesi-
ma elaffe delie sostanze, patteci-
pîno dello steffo ,e del differente»
neceffariamente a vìcenda . Ma
per ventnra ne anche il mirerò
paragonatocon le Stelle', ne foríc
anche col Zafiro, e col Diaman-
te ; ma pin toflo.col Ciprejjo , con
VAbrteyzo\ plata»o, con ìz Ro-
kere . Con «|ueûc piante, dico,
etreherò, come sia l'isteffo » e co-
. . me.
/
Cap. XIX. tyi
mediffvicntc. Può nulladimeno
il fantasmo eccitante snggerirne
tutti iCollegbi ,cioc a dire tuttc
le cote delia medesima generalc
vnioersità;si che resta l'arbitrio
all'Ingegno valersi del poco, e del
moltoasuo talento.
Qui debbo rammemorare, cbe
nell?inchiefla delie corrisponderv
ze occorrono due maniere : vna
èdi cercareseoondo che nescor-
ge i'cccitanre indesinitamente î
corriipondef tî : l'altra èpropor-
mi cose dererminate , e inne-
stigai e frà ioro in quante guise , e
per quanti versi si corrispondano..
Parlo di fergilioye volgendomi al
fantasrao dell'isteffo,e del diffe-
rente» mi è suggerito Omero.dn*
u maco , Luerrtio, Statio» l'/irio-
fto,il Taf[o,t tutu U turha de'
Porti , Latmi , Tescaniye Greà.
yerche tutu sono persona-gi, rifprt-
to a Vtrgilio , gl'iste/JÏ dt presejsia•
nt,e tutti ntlla maeíìrta portica
dtffertnti.. Vado poi , le mi è ft
propusi to , inuesiîgar. do le mede-
simezze icle disferenze frà Vers.
gilio > eciaícuDo di loro a vno pec
vno > c-cosi , mercè deH'Eccitan-
M S tey
174 Ponti dell'Ingegm
te, haurò fatto gran pesca di con-
crtti . Ma se mi ristringo a- con-
sidcrasc Qtiiero. con VergìUo j il
eampo è più anguítoj ma non_rf
maocherà' d'effer sertile , mentre
con ateentione diligente siacolti-
uato.
Questo medesimo sia derto des
frima, e del dopo, e de g!i aJrri se-
guenti eccitanti , i quali non íono
altro»ehe \'tfîejs*,e differmte^
per varie guise r a cagionc delits
sottoposta materia trautstico» e
però caogiato di nome .
il terzo era l'eguale, e incgutUy
contutto ildrapello di questo se
cond j , che contìene il maggto-
rt,\\ minore rll doppio,'û triplat
fi quadruyío ; ía meta , il ter\o , il
quarto : e generaìmen te \*prtfor-
none • L' eguale veramente non
èalero.ehelo sieffo Delia quanti-
tà , si come l'ineguale cil diuersoi
ma questo poco tilieua ..
Suggerisce dunque il presente
Cceirante la considerationc,e l'in-
cbiesta di quelle cose tutte.che
seconde la quantità hanno corri,.
ípondenza con la proposta,e que*
ftc satannatutte quellcjchepec
v • - quai
C*p. XIX. 17f
quai si voglia guisa amertono miV
fura.ò rmmero. Intendest misu-
ta delia medesima sperie. Per
che se io cercaffe , qnanto sia pi»
lunga iIliade d'Omer» , che no»
eta l'baîìa d' Achille ;òse sojst-J
piifgrande l'arder di Paride , ò il
CaualloTrotano ; sariano quesiti
da Zanî ín Commedia .
Cercherò bene a propofito/îr
U Monsaneftstu maggiorc, ò mi
nore dtl monte Athot . Quante**
volte l'Aria fia maggior deliait
Terra- Se la Moglied Archida-
mosesse molto maggiore delia Nai
na d* Giulia Augusla- Quanti
Zacheici sarebbonoflato nterssa-
rij a sormare vn Ntmbroth Qui
to foffe piìt aita U flatua d'Attte
netTcmpio delie Muse yche non
era laflaturadel mtdefimo Poera~
Per questafoggia dunque . ò so-
migliante » il fantasmo dell'egua-
le, c del disuguale ci íomminiílre-
tanno materia .•
lìqazno era'ûíìmile.dtffìrmUr
e contrario. Questopure è l'istes-
fo, ci differente nella quanta. Cor . ,
sì parimente diflb Aristotelc^;. X,M*fi
Nulladiraeao pervertti il simile *-
M 6 èvn
iуб Verni ddílngegno
è vn cer сo fîeffo, ma feemo , e tra-
I.! гпaпсc . Il candore d'vn mede-
fimo latte, ditnfo în due tazzç ¿,
вол è ßmile . è lo Hejfo , Simile i
ti bene il candore del latte a quello
del marmo , àdella neue > à del gu
glw , ó di bianco[ene - It firailç »
¿ttnque c¡ addita l'inchiefta delie
cofe di qualità non iftefle , mu
ditferenti,la quale diíîerenza l'рel'.
fe volte amerte i¿ piU>e'\ merit*
Dal che viene, cbeogntiîmilç »
habbia incorporate» neceflatia-
mente qualche diffomiglianza—. .
Sb ehe Vcrgilio difle di Timbrole
Laride .
oo.ЛЕя. Sinnillimm proles lndi[crera fuh, I
gratufq; partntibtts errer t
Ma ch¡ haueffe minutamente nu
rato eon occhio tefo i due fratel-
Ji>q(jalche febizzod'interuegnen.
te diffomiglianza, per mio crede
re, haurebbe raffigurato . \
Cosi pure ogni diffimile bà mi- 1
fturadi fomiglianza r altrimenct
non farà diñlmile, Tarà contrario .
Quefti fantafmi poi di fimile »
diffimile -, t contrario , fe bene ci
mandano alle qualità di primo
tratto ; ci fijggerifcono aachç_,» y
poi
Cap. XIX. 177
poi ì'a-ttioni, le paffioni » e le corri»
sponden\e. Aggîungo,checaden-
do ml(imiU\ e dtfjìmile , il pt'u, il
mtne . il che auuiene per certe^*
qual ità , che sono conditionate di
\ estenlîoncc di quantirà loro pro
portionna; segue ancora.che qui
rientrino f'egude ? inegualt , e la
proportione, seconde che fi è derto
nelle quanrità .
Questo aneora vuò soggîugne-
te , che se bene secondo [' otdine
delia naturadopo l' isteffo è pri
ma il stmtle, poi il dtfsimtle, e ì'vl-
timoèil contrariai. nuliadimeno
\' vlo di quesio eccitante è di sug» .
gerime foríe pin faciimente il c5-
trar!o,che i simili , ò dissimili.Pri
ma perche più sortemente cam-
pegçia la raccia del contrariojche
quella del somigliante: poi perche
ii contrario ordinariamenreè vn
solo. Contrariant vnum w»,dice- Infra»
ua Platone . Ai più i contratî) (o- tagora.
no wiacoppia, ma solo doue si
patli di mezo . Al rofìo contraria.»
no . tlbianco » il nero , perch' egli
è vno di mez.isrà questt durtïlrc-
mi. Con pure la viriu, perches} r*,
para nel mtz.9 ,suolt cwmmnttn-
tt
xji Fonti deïïlngegno
H bauer due contrartj , vno per
banda.
Diciamo dunque per questa_*#
guísa : calore , c luce , qualità del
fuoco , in virtù del presente ecci-
tante » che coía mi fuggertranno ?
La luce del Sole, e delit SttUc^i
qutlla del erepufcolo, e delgiorno,
€ delia lucctola ; il colore del Ltt~
glto, qttello dtll' amante, quello del
faticante , Hfreddo della nrtte del
ia grandine, delghiaceio . del Bo
re* i le ténèbre dtllxnottt% V oscu-
ruk dtllebano,t dtll inehioïïro » e
Ai mille ttnture . Infommasugge*
riranno tutu le cosse di qualuà ft'
mili, dtlfìmilh e contrant -
Variansi poi co' fantasmi del
più, edelmeno in insini to. Pih
bianco e ilgiglicehe'l mttrmo : pi»
palltdo vn tramortito , cho vno tn-
timorrto: più sorttmtnttriscalda
il fest , xhttl vwo. Era-miglior
taatilro Anstottle , àpur Stneca ì
Ers ftu amica Cicerone d' Attico*
ìpure Atuco di Cicerone ? Quart»
tigradi e più fre ddn la cicuta , cbe
la zucca î Chi fa pw Audaces
Alexandre » ò Cefart ì Eu mxglior
Filojoso platone . ò peggior ttranno
Die.
Cap. XIX. 279
Dionigif In si mil guise dtmque
per le qualità.attinti, pafsioni, O
eerrifptndenTj , il prclenie capo
d'eccitar.tiintrecciato all' antéce
dente ci apre venc di concetti
moite copiosc -
Hor qui debòo io auuertirç_*
duecose ; vna èche'l similccoa
la sua schiera.c il più selice, e'l più
pronto ceci tan t e , e for se anche il
più veile . che ne' Fonti del.'Ingc-
gno- posta incontrarsi. L'altraè
ch' egji è fostemente pericololò ,
perch'eg i il couile de gl'Inganni y
egliè la tagliuoladeir errorç_; .
SÏrcioche a chi sconsìderatamerw
te il tra pasta», il simile st diípaccia
per l'isteffo, e'l dissimile per simi-
ie. A quettolaccioreflanopresii
Filoíbsonti poco accortùcon que-
sta trappola i Sosistí si prendone
gabbo dcl compagno : con quefla
larua r che Platonechiama s artt
di Pillante<fc,gli eloquenti ci dan- In?h*
no a diaedere nero per bianco . dro.
Peròitecatamente ciauuiíaua
Socrait , che ci doueíïìmo guaf.
dare dalle lòmiglianze, come da Soph.
fìni m- me ingannacrici, • . Jm pha
D'alera parte l' iiauer pronto il ^r
fan-
280 Fonti delslngegno
fantasmo délia similitudine »e de!
contrario, è semprc d'insinito vá-
taggio . Percioche tutte le atri .
lutte le scienze»efacultà,incastel-
lano la loto maggior directîone
siV pernì del simile , e del contra
rio. H Retore onde traheegiii pitt
shiari guernimtnti delia sua sa-
condta? alcuni de tropi , e figure

e dtuerso : ma la maggior parte, e t


piìt lumtmfi, dal somigliante . Ver
crearsedeal suodirty quande hì
mala causa, dtche hà èisogno ? di
majcherareilsatso cale somigliâ\e
del vero. Il Filossoso, ondefptaegìi
le traceit delia generattione,coser~
uattone, e dt'iìrutttont dette cosej;
dalstmtle, e dul contrario. 11 poe~
taì il mufico ft aggtra-tutto s'u'l te»
-feramento dé consonanti , e dijso-
nanti . // logteo sonda ifillogifmi
parte s'ulo tlejjo , e dtuerso ; tu et o il
resto sit l stmtlcik'l contrario. U !
Legi(latore,mentre cerca l'eguale à
fia U douere ; non tfludut ad altro
the a comrapesare i cantrarti). H
morale il polttteo , altrisì hanm
fur mira aile contrarierà , per U'.
ìanctarfi nel mez.o . E final moite
Cap. XIX. 481
tutu quellesacu.lta > ebe nonbunna
l'emdenXfi matcmatica, veerSat»
conttnuamtnteal prababúc, ctoi *
quelle ch'èstmile al vtro. L'adde-
slrarsi dunque oell'vso del presen
te capo d'eccitant i è prositeuolis-
si ma cura.
Ii quinto è la congiuntiontntHo
stejsoafte; il che pet varie gais»
suolcauuenire.
1 Perche due, ò píù cosr, opei
rino vicendeuolmente l'vna verso
l'al tra, t'i stefo . Tali sono Camica
verse i amico , f intmico verso i'í-
nimiccvndutlUnte , vngiuoca*
tort ,--*'» emolo , e egm ten\onanttt
•g*reggiantty verso tlsuo tmpf%
strie r :. .í ; s
x Perche le cose operíno ft
medefimo verso vna rerza . Talì
sono i riualt , chesemant la mede-
fima Dama, i Corridor* , che cor-
ronoal medejìme pallie, i Conter,
renti i che afpirano al mtdtstm»
peste. Le eamerate,i colleghi,i coît"
sederati , e ccntotali .
; Perche soggracciano ail' í-
steflb tersoicome i consenti,*sud»
diti del mtdefimo Signore, »/r#-
telli, ealtridi soroigliantî corri-
ípondenze. 4Per-
l8t Wo*lidilNngegn$
4 Perche vnodi'a, l'ai tro пeе-
Иa, Ъ dicafi faccia , o pat¿fea , o
habbia riceuuto, ö lia per ricene-
rej //«/i ye«* padre, efigimolo ,
maeffro, e difetptlo, prencipt, C-*
fuddиo i padrone , efchorno , Gtu-
diet , e Rte» Autiocate ) e Citent* »
'Sptfe-»t Spofa , e cento alteî sù la
medefima dinifa .
Generalmente» douunqtie in
feroenga potenza di fa re , o pari
te: , variando per nitre le prime
quam o quiftioni vaganti ; s' au-
«crrîrà fempre il rorrifpondente ;
nela ft efla potenza di fare , o pa
dre, èmioftarrzaaltrojche vua
certa corrifpondeoza .
Quefta è minera » che non bà
fine: foori dellerofe humanele
relation! , b corrifpondenze non
hanno ¡ loro nomi > ma non per-
cio reftino d'eflerui . Sofromfco ,
penhe genera SotrMc, rimafe pa
dre . Il Scie > che gtntra U (netola
mil' hart» acquitta pure alt rerin
to di relatione ancor egli , ma_*
perche noi>l'è porto il nome , non
viene cófiderara. Benohe ne forle
è aeeе(Tarío , mentre che I' effere
padre non è alero > che hauerc^»
• ge-
Caf. XIX. aSj
generato il sigliuolo; ma questo
non rocca all'intento -
H sesto capo d' ecciranti , eh' è
i' v ! timo , bà l' infume , ò dicasi il
congiunto , il wíw , I' «nttceden
te, il conseguente, e'i Intano.
Generalmente in qualunque
luogo r ò tempo sia' la cosa pro
posta ,. consideràta risprtto a cia
scuna dell' altre poste in qual si
sia luogo , ò «wpe ; le corrispon
denze saranno sempre» che sieno »
è insiemi, h vicine , ò lontane , c
Antecedenti , ò suffegtunti; I' voa
all'altra . Le insieme ,ò longìmtiy
veramente sono limitate a m.'nor
numero: delle vichi* la torba è
maggiore; maiTime perche fi al
largano molto nel pia > e nel me
ne. Le lontane poi tanto di tem
po , quanto di luogo , sono ionu-
merabìli ; ma fuori d' alcune po
che più campeggiami, non han
no gra nd' vso per le occasioni del
l'ingegno -
Neil' tnsieme comprendo!! non
solamente le contenute attaccate,
è commtjft, a vicenda ; ma di più
altre cose ancora , che matema ti-
cameate non seno congiunte, ma
so-
a84 Fentidtll'Ingegno
folamente vicine, epcro quefto
nominer emo l''infierne comunale »
quel lo infierne propria .
Il tutto, e le parti > il eminente »
e le cofe contennte,e le alt t ¡mentí
eontignt l'vna ali'altra; fono (cam.
bieutrmente fuggerenti » e fugge-
rite . L' albere mi íuggeri fee le ra-
dici, U trenca, i rami,fieri ifrutti,
foglie»ntidello,» corteccia: ¡l Car*
neuale mi pont in penüero le жa>
fchareil Eftate il btrfrefco; il ban-
gherto mideßa nella memoria bi
tiende, coppieri > [caichi , crápula*
. evtbriaehezxa, íanneUo mijà ri.
iterdar del dito » della eelata il ci-
mitro-:: - Л-'т '.;•„:, -.ou: :
Pcïftnficmecomnnale Acate mí
íuggerifce Enea; Patroclo, Achii-
le,pt rfonaggi, ch'crano a'loro té-
pi ordinariamente fempre infie
rne . Dal Giudice altresi per la
medefitna cagione m'ê defto il
fanufmo del VrtTorie, del Reot
dell Auocatо,delle Sentence, Ap-
fillationúc cofe tali .
Per la corrí fpondenza del vick
no, F'lerenda mí fà rienrdar di
Ftefolc» Genoua del bel Faffuolo :
La Primaners dell' Eßate i e la
vec-
Сaр.'ХГХ. iZ$
vecchitXt-A mi rammemora (a
morte > la vendemmia It fementt ;
difcotrijO Lerture»del rimanente --
U Antecedente rifpertoalluo-
go» mi roggerifce tutto queflo»
che ordinatamente s'incontra per
viaggio prima di giugnere alia
cofapropofta ; . '
Il confeguéte altresî tutto queV
lo, al quale, trapa flandola, di тa
ao in mano í e tirando auanti rt
peruieпe. Se bene più propria-
mente antecedente, e tonftgutntei
fontafmo appropriate aiuggeric-
tiele cofe nella fiicceíîîône del
tempo- Rifperto aHe quaK, ¿nie
vedentt fono quelle , che non folá.
mente farono prima della cefa ,
ma che di piùs'appartengono alla
medefima; Cosi puredelle con-
feguemi.
Peró fauellando io di Ctfare
rrafitto in Senato , "A f.mtaf-
шo delf'antecedenre non mí f#g-i
gerirà , che Bruto , e Caífío» &
aitri Congiurati > cenaffero
f*ra precedente» dormíffero la
rtotte , fi veftiffero la mattina , e
veniflero a Corte: percioche le
medefime cofe fecero Marcan
te-
£ 86 Fwtft Ingerto
tonto » e gli air ri Amici d! Ccfe re.
Mi fuggerit à si btne, che qucí ce.
«arono infierne , che rinaicofero
(otto l'atmi > che Syurmna Stro-
iago bauea predetto quel giorno
per infauflo all'itpperadore : ch'-
eflendogli daco in vnmemoriale
anuifo della congiura , egli Tenia,
leggerlo» feM pcfe in fenoî e fitni-
li alrre cofe rutte pertinenti al
mcmorabile auuenimento . La
medefimaragione çadene' Con-
feguenti. «
Da queflo Ecc'tante pten<k>
no gran traccia di congeetture ».
prudenti . I Criminalifti- per de
fendere^ per incalzare i Rfi*
fianno ancor'effi qua totalmente
riuolti, e qui fatmo que' lorotan-
x\ dibattimcnti de Indies. Splen
dide efempio ne habbiamo da Ci.
cerone nella gran AlUvttan^,
eleDcdamationi di Quimilian»
poflono fatollareene ajia t to .
Il Fantafmo poi del l*ntane,
opcrerebbe riipetto aqualunque
cofa di quel fi voglia luogo , о
tempo» perche rut te hauranno
íempre corrifpondeza decermraa-
ta per diftanza di tante miglia.e i
di
I
.. CMf. XIX. 2Ü7
di tantí anoi , dalla cofa propofta %
Ma per l'occafioni ordina rie del-
l'Ingegno»non fà a propoffco l' n-
golfarfi in si grande Oceano .
Viene rüttauia, e prontameate
n'è íuggerito i| iontaníffimo»ch'è
il coptr^tio,. Il Tropico dtl Gr«Wu
chiovпi gerra arnmi allacó/idera-
tíone fubito quellp del Capricor
ne ;l' Equinatio delia Pnmauera
quell» dtiV Awunnoi 1- Aufiro
mi ricorda l' Aquiheti* epsi del- ;
l'altre cofe . Tutto qucllo anco
ra, che ¡>« del fegnalaip , n'è fpef-

tarianza . Cosi verra a propofi-


todi cercare ,quanto fia dalla-»
fabbricA dtW Arca di Noe aW-
edißcatiaiie di Roma: c quanta da
Lisbona a Coßütinopoli: da Ma
drid a Stccolmo, o coia tale .
Finalmére íoggiungo per chia-
4JC vniuerfale di quefto » c di Гinri
i Fonti de)l'Ingegno>ilfantafmf»
de\ Congiunto. Quefloé il ¿cn¡>
taliílímcche Ggnoreg£ia,e com
parte vigore a qual fi fiagen;re
d'Eccitante. Nonpuct vnaidea,
o fantafmojdeüarnc; vn'alirt^.
ndla noära canfideratione, (<^¿
ama
xt8 Fonti àdtlngegno .
nonquanto fleno attaccati • e în-
annellaci per qualche guisa l'vno
con l'altro. Anche quádo vn con-
trario mi sucglia la memoría deJ-
l'altro» il fà perche sono congiun-
t< insirme: Par rouesciosì bene»
tna in ristrerto sono congionti .
Dunque il voltarsi a' congîunti
sarà sempre partîto pronto pet
abbondar di concerti .
£ tanto basti per hpra tiauere
specolato entro a' Fond dell'In-
gegno : A gloria di quel grandissi.
mo,chesolo è Lux mundt, (o\o
vtit Veritas, & vit» . Amtn .
_j "- y ; •.. i,--:>; , .' s \, ..
,"V -. -, . . ' "í* • ' - • - -•.
\h FINE.
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" ., •. .1
r ' 'if - t- - .-

- . :..
,.,..,.- ' .. • r ï.i
i8?
T A V O L A

Delle cofe più notabiíi.

A Biffo di notifie ignoto, Cap. 1 9.


pag. léS
AMejccap.io. i$9
Acate, eaрлу. 2^4
Accidente non ens, cap. 9. 103
Achille, cap. 19. 2З4
Achille inmlnerabilc* cap. 6. 72
Strafeina Ettore,cap,$. 6$
Iracondo, 205
Accorte%ZA in cht, cap. 18. 2 Í4
Aequo fapuntiali,cap.i- 26
Acute\z.e opera dell'Autore. 17
Adriano Seßa, cap. 16. lj}
Adulatori doue, cap. 17. 245
Äffer11 numeratt, cap. 8. 95

Ingegno»cap. 4. 50
^««» gtur/o ecertante nel Fonte del
commerao, дер. 8, 94
Ajfctthcap.4. Si'S2'
Amanti, cap. 10. 12S
Qualifient. 1î»
Albumafarc, cap. 12. 1 s¿
N ¿tyl
ií>o Tauola delie cofc
Alexandria, cap.7. _. y$ 1
Alexandra domate Bucefale,e.i7.ia}
sJti\za di Polo, cap. 1 7. ¿44
Amte- тaпcaiопо a' Re, cap.i }. 195
And, i a Doria, cap.7. So
Ая', maca,cap.i}. 197
Лшя « ¿ore» « <м rawe, edf.. 1 4. 207
Л»'» eftparate, cap-i ff. ¿56
я л»<íle nato alla copagniaf. t 1. ifi
Arma, cap 16. 131
Armibale m Italia, cap. 1 f. i 99
Armibale,Aicftidro:Cefart,e.\ 1. 1
Angioli vno per fpette,Jteondo S. Te-
maforCap-ij. 11 f
Antimaco, cap. 19. 275
Antipodigta negati » 85
Chifitne,sbi. . -и i- . íNt
Antonio Ciceroniano, cap }. $9
Aquile dt fctfom.cap.y. ШЩ
Aquilape fuotgradi tßentiali dicftia
. rata.cap.y. to6. 1 07.
Arabia, cap. 17. 147
-4rf4 ¿» A/aè, cd/>. 1 9. 187
Arioso, cap. ij>. • 1 '• •• *7J
Archidamo r.e fua fieteta* moglics,
cap. 1 9. wr.« 275
AriRotele,e fua mirabiU rifieffîone,
cap. 16. . \i.-, : = 214
Arte mirabile, cap.}. 98. 59
^i/t Rationale mu hè moftrate 4
Piíinotabili. 291
Fonti ddl'lngcgno.capl. $1
Ajjai rktrcato dal morale ,e da tuât,

Aftotn perche non . habbiano cagttn ;


<ap i9. 114
Aflianatte precipitato,cap- 1 }. ipí
Aune paerta delsapert, cap. 3i
j4thes,cap.i<). 17 i
Atti delfenso, e deiïintelUttesono paf-
fioni.cap 14. - •
Atti intelltítfiuycapS). 88
Attw pocta.cjux statua, c.\9. 27 fr
Attione tc pastone, come fi corrispon-
danotcap.ii> 1 67
Atuonìrimantnú , t pajsanti, cap. 1 1.
ifag. e6S, 169
.AttioniFÁnudelllngegnot c. 1 a. 1 6j
^tftto sorti, cap. 5 . . íx
Augusto,cap.7- 80
Autert ama i riprcnsori- . 7
. Autert » Genoua. 9
B . o
BAromo,cap.iX. 2J9
Bartolo, cap. 1 8. , 15 9
Battagite nouaitì cap.y . 80
Belle-. cap. i^. a«7
BeUezxAttsuoisubitttircap.1%. 158
Bine /z»i <ft /««f /e optrationi j « co/e,
cap.11. 144
Bencemale qualità gtntralt'fftmcs,
2)i Tauola del'e cofe
cap. 14. îoi
Beni che peffon« effete fine ridottt a
ctnque capt, caр. 1 1 • 1 4 6. 1 47. 1 4t
Bentgni cht fient, cap.t.ü. 161.161
Biarmefe agghiacciato, cap.i$. 19}
Bifognt delllngegnoxap.^. 49.«feqq.
Bologna.capAj. 2+3
Bonum ex integra caula, caр. J j. 1 89
Boole,eл^ai. .... 171
Boceo, cap 7. :..». ^(5
Bruneilo appiccato,cap.i 3. 1918
Bruto, cap.19. 285
2toj»/<í áí propria, cap. 17. 157
С >> . >
CAgione non ft puo cercare indue
foil caft, cap- 10. i j 3.124.1 25
Сagi oni come ft ccicИпсcaрлo. 1 27.

Caim cap.1%. 1 259


Calore, efuot e-fferti, cap. ib 1 77
Calore qualrcoje habiiaper fubierti,
capis. 25 a
CaUngh e loro vita breutxap. 1 7. 248
Capid'rctttantt nel ftnte.de'ftnijnnm.
10. cap 1 1. . 144
C«J» ¿i c»¿> c¿« appartient alie cofes,
numeroferte, cap. j . . • . 61
Capitana лee morire in piedt , cap.i 1.
pag. 1 84
C<y><? <ft £иoя<* fperat?z.a, cap. 1 8. 25$
Piû notabilí . 293
Capo finit terra, cap.1$. 260
Caratteri di Stamperia , come fîmilì
a santasmi deïï Ingegne cap. i>
pag. ' s.* ' '
Carie Magno- cap.8. 99
Carlo M agno guerritro, cap. 15. 217
Carlo Quinto,Cdp.i%. 257
Cartagtne contra Roma, cap. lf.*af.
il 7 CMp.iji 24$
Ca(suie4p.i9. 13$
Causa posita ponitur effcctus^dp.i J.
/><».?, i99
Chaos, cap.16. 129
Canal lo Trotano, cap. 1 9. 27$
C«>» Vérgttuh cap S- lot
Centaure, cap. 1 8. 26 j
Cesare.cap.j. ! 80
Cesare, cap. 19. 272. 28-5
Cbi.iuc delie dottrine, cap. 18. 2j 1
Cicerone parlòde' Foníi delllngegnt%
tas t. - 16
Ckerone vecchie variòfltle, c.7. ' , 7 $
C«// />e prodotti, cap. tt. * 44
Perchegtririo,tbi. 145
C«//» e /or» pluralttà, cjp. 1 5. ( i
Cipro,cap.ï7. 247
CfCi M aga, eap-ìd. 204
Ctro,cap.i j. 189
Cottanctnobili,cap.16~
Commercto frà l'timmo ,tle c«/c-»
N 3 F»«-
ij>4 Ta uola délie cose
Fonte dell' lngegno, cap. $.p*g. 64.
O" cap 8. pag. 84. &seqq.
Concettt cemefouuengano, cap. S. 6 1
Cencttti » 1 parole tut e fi banno da
Fonthcap.i. 57
Congtunto chiaut vxiuersale dell/c
fuggeíltone de' santafmi , cap. 1 9.
. f*p .0 *»7. *8*
Conjegutnti cffctthcap.il. -f79
Contrarium vnum vni.c4f.i9; 177
Contrafegni d'ira.e d'odio, c- 1 8. 25 3
Caribanti. cap. 1 J. 1 96
C$rnacchiaviuace,cap?i6. íz6
Cerrutele dell eloquenz.a. 4 . 12
Cerporcità in chefia, cap. 18, 266
Cosctenza de' mtluagi, cap. 1 |* 1 99
C*(lanttnopolt,cap.r% , . 287
Corrifpondenz.e ottosc sono eccitate ntl
commercioi cap.%. 9$
Cofrifpondeni.a ptri'atUhçap.i^. z8i
Çorrispendenn Fonte dell' lngegno,
- cap.i9- 16S
.ÇrajJo,cap.})r. . - 189
'-jQzajso CiccronianOì cap.u }j
Qnmonay cap) 1 3» 194
Çnminaliïli, cap. 19. z 8 <S
Crusca vsa vocaltoli , che non pone al
Dttttonarto. 16
<l*ert in mezjo dell' Animale, cap. 17.
: j. Piùnotabilï. 295
D
DAuide buon Teologo, eap.y. 8 r
DtMez.z.a m qualt cose, e, 1 S.
p*g-Y 'T'í >ïi,»»:i l6CU<ít
Definitioni, esue parti, nonhannoca^
gtont,e perche , cap. 10. 124.127
Dtttaturadt Stlia ,e Cesarc, cap- t 6.
pag. •- "7
D 'amant i dcue.,cjp. 17. 2^7
Didone,cap.t6. r3 I
Disefadtl Sauta. 16
Dijlrt:9in quali cose fïa.cap.iS. 26$,
Z)» come Crearort del tutto, anche[e-
condo i Filosofi, çjp 1 $. - - 1 9.8
Z>ii da pertutto, cap- t~- Z54
J}wnoitfÀcofati».darmyCiìf.ii^ 14$
Jìia'ugi, cap. 1 J-- '- . i?J
Qtmigi Aitc arnafitt r
Dotmnano.cap. r 9. i7í
2>«.-i LodouicQ Antenori ingegnefìflì-
mo- 11
-Dottrt.14 per tt essere bellas tgraue. t J
Duce d* Cì- noua il Seratifftmo Gia-
cvm*dt Franchu) tx
Durationegtrmogito dtlt'c.Jere,cap 9-
pç. - v- 10»
E
EÇbatan*,hoggiT*wrisiC.X7. 1J9
Eecitanti ntl Fonte de' pnnci , >
itf»i/î in[ticapi. cap. 1 o- IAS
-•o i N 4- -Eí-
%9б Tauola delle cofè
Eccitanti offertici da' Fonthtdp.4. 60
Comeferuano ,cap.6. 67
Ectttanti poiiictt - 10
Eccitanti del Fonte del Comerciefei >
• cap.S. 85
EdificAtione di Roma, cap. 1 9. 287
Effetti immediati, cap. 12. 180
Effelti cofeguenti tnfimthC.il. 179.18e
Effetto quinto E cei tante nil Commet
cioi cap.8. . 96
Effitto Suanentce Re¡lante,c. 1 2. 1 77
Efficiente cap.io. 128
Sua dmifione, ibid. 1 t9
Efflcienti deilecofe qualifier/a caрao.
pag. 130.IJI
Eglon Rè paffttto, cap. I }» 19)
Egualejncgualc , cap.19. 274
Eloquente da Cicerone. 15
Empedocle da Giorgento, с 2. }1
Екca,ca<). 284
Eraelcto, cap.7. 81
Errore interno a' mei.i,cap.\\. 160.

Cfprefßua te>X? capo del Fonte del


• Соттercю,eaрЛ. 9.1
!2^rí áí//< cofe mpajfare, cap 7. 81
EJfere di due maniere fempli ce , e ag-
giu»to,cap.6. 69.70.71.71
Etadelí Amoved .. 17
EtadcW hmmo,cap.iG' . 117
Pîû пoсabПl' . 19?
Eternità propria di Dio, cap. 1 6. 1 22
Etiope aduflo, cap.\ 3. 19$
Ettorecoraggiofo,cap.\^ 205
F
FAcuita occulte come H0teiC.14.to4
Fantafmi delie cafe, cap 1. 28
Fantafmi ecçitanu , chefieno, c.6. 67
Fantafmo eccчante, cap. 5. 62.
Faffutle luogo bello, cap. ; 9. 2 84
Federteo de Franchi . 12
Fico albtro douegrandísimo , cap. 1 7-
> MS- 248
FiglmolanXa numerofa ytile al pa
dre, cap. rj. -" 19 f
Figure Matematiche principe delle
cofe naturalisa р.м. 14*
Fiefolevicim a F trente , cap 19.284
Filippine, cap. 18. 259
Felippo Maeedone. cap. 16^' 2 jo
Felofoß oftttrt, cap. J. 39
Ftne dell' Arte, e dell'huomo c. 1 MJ 2
Fine dell'Autore tn quefto Ltbro.cap 1.
pagi }v
Fini > e me\i . Fonte quarto,с 11.142
Fmi Ф/büMM тeХaпн f. ti. 1 49
FinifrMßratorificap.bT* 164
Ftorenz.a,cap 17. 24}
Flauio publícele Attioni,cap- 2. 54:
Fo«e áe/ítf fapien\a apprejfo plato-
nticap.u *6
*9& Tauola delie oose
Fontt de' Ctrrifpondtnti mmenfo , e
ahjjo dtlle marawgltc dt Dto, cap'
19- 268
Fonte dc'Subirtti quando fia vano ,
cap.<). ' ci6
Fontt dtll'Ingegno dodici.cap. 5. 6 j
Fonti dell' Ingegno- tnefauftt , Mp. 4.
p*g- . ...
LorovúVuAtcap.4,.- 4st,&se,i.
Fonti dell' Ingegno, perche non inse-
gnatici da' Saui,cap.i. $5-}6.}7
Fonti dell'Ingegno noua sopfihcap-i'
p*gr 3*
Fonti dell' Ingegno seruono a tutt' 1
prosejjarhcap 1. 38
Foti dell'ingegnosenzjtjondo, ci.} f
Fenudiuerfi danno fpejso te medefìwe
cesc.' ia
Ftmi tn cht senso gli Antorì, cap: s*
pyeg- \ 1 f. 16.1?
Fonthptrthe ptktoílo, che lueghi, c. t.
pag.
Fontt dell' Ingegno mentouati da Ci
cerone. cap.i. \ . -, ; .., » z£-
CJie:cosafiew, cap-U . .48,29.50
Fontt délie cose , cheinttnda Cteeio
nr,CMf.v- . 1' 29
Francep Bratti.capAj--- H^ì
Fr.uictaì cap. 1 7, 245.
Frztelltsimili, cap, 1$, . vj.(r
. x 1 :,. Futeo
Fusco dttto il quarto eUwtnto per mît.
camento di nome,eap-iJ. 239-
G
GEnoua.cap.-j. 79-
G(noua, cap ■ 1 S. 2 5 9. 1 6 1- 2 84
Ge áo«e, c<jp. 17.- , z18
Ùcnouefr tndiiltrtefì' cap. 17. X} 8
G ermanta , perchefiagtllata , cap. \
p*& 197
Ghiande di Spagna, cap. 1 7. £47-
Giaponccap.iS. 259.260
Giafone,capAlSr 259
(ìtardtuo dt Beluedere,cap. 17. 143
Gu7abelltcap.ii. 1 89
Gtautnin» fVtcchte7j.a tnogni cof*-,
mondana, cap x6- 229
Giudice dette ccsech*si*tcap-}r $y
GtHgwrttocapT. 76
Giulta Augufloycap 19. 17 f
Giurecefulti arttichi maliùofi Ci. 34
Golta,cap-ii> 193
Gorgianobtitffimo sofifîa,cap. 2. 32
Gradi come fi fccondmo,c-9. 1 1 o. 1 1 1
Graiic(enctalt,cap. 9. .102.103
Gride7jia.mqM'altiose,c.iKiyKi6y
Gréa* Semtnartadegt Ingegmy<;•*,

Gucrradel Tursscontr* Veneúani,


cap.ïo. 14*
&M>r4 dtebtarata ptr supi gradi
N 6
}co Taaola dellecose
efentialiì cap. 9- Hl.l t jva i<
Cuerrattsua pluralttà, cap. 15. 2 1 G
H
HAÍia d'Achille, cap. 191 ' 2 7.5
Humana spectt dtterterata^ ,
cap.16. zi$
• H uomodabbtnt come odrato.c12. 14s
Huomo solo manca al debito, cap. 1 2.
\ 1(>7.Ftntd'ognicos*)C.ii. ijo
1
IDèe delie cose, cap. 1 . 28
India, cap.ij. 24?
Indtutdutnm ttecanoa' Dottrinart'
thcap.9. 115.116
Infittìt0 proprit delia Deità , e*^. 1 6.

Jngegni Gtntuesi. 9
Ingegno dtfferente dalCmtllrtto, c. }.

Iniellrttoagiliflìmo. ••-,'.. 21
A'e» 1/ko/e paíìoit. - - - •
Inuidia in cbi, cap- 18. 266
Aliena dal Sauto, cap. 2. }5
Inuocafíone delie muse, cap.*. 28
/ra *« dominitCap. 1 ï. *<î
Iridi,cap.iS. . .2j6
Iro miserable, cap.i. 30
L
LEgamento de contrari i C4p. 1 1.
H?- 141
. - -• Li-
Più notabilí ." 301
Liùia.cap.ij. 244
Libre grandt maie grande. ' 6
Liib»na,c.7.-}9. c. 17. 244. e 19.287
Logica mira solo netttta , e optntone,
cap.*,. 53
Logica, che cosafia, cap. ^. 41
Logica,e Rrtorica,e Uro vfficit.cap. 3 .
pag. x
Loro íìato antico, cap. ?. 44-4í
Logica d'hoggtát guaïla,cap.$.41.4$
Logtei diffrttuofi ni predicamenti,
cap 9. 104
Luerrtio, cap. 1 9. 273
Lnngbe'Çz.a in quali cosse,cap.ï2. 159
Luoghi Topici, 1 1oro virtk , c. Ji 48
Luogbidcttt Comunhcap. yt 47
Luogodt duesorti, cap. 63
Luogo come construite cosceap.17.
pag. 241
Z/Mog» Fc»rff <fc//' lngegno , cap. 1 7.
pag. 233
L»o.?o deliageneratione delit coseu »
cap. 17.
Z.«»<i , c/h; operatitni, capM. 186
Luthero,cap.i$. -, *, r.. ip.7

M Acedoma . f<»/>. 17. 247


Malesccondt([tnto,c.\i' ip©
Malum ex quecunq; deftctu,c«j?.i J.'
jo2 Tauola delk cofe
Manilla, caрл. 2y
Mantoa, cap. м- 194
Marcanton' o cap. 1 9. 285
Liberale al fuo- Wueßro.cap.}. 46
Marchefe Bregnole - 31
M arte domtna all'Ira,cap.\i* 171
Maiematiche.cap.iS* 219
Materia pr**»a, cap 14. 20}
altriA neR apere 4dl Ingegno »cap.

AIedict intornoaßogtlarh c.9. 1 1 ó


Mentortate nett ltttoda Cefart, c. 1 9'
pdg. :- a..ч» ) .. : : *8é
Mtntetni<ocMa¿AlT(ifc,c-1.
Mereorologictcorpi.iap.iü. x\6
Mtneralt ,cлр.\Ъ. ; i sé
Modi dell'operare, cap 1 z- : 1 84
Modo da trarre profiito à.i Fonti. i#
vnarchte. t loro durale > r. 1 6. 2 j o
oderne, cap^ 1 6- 131
Mondo pexgtora,cap.i6. Ч<?
Monfaneft->cap.\<). 17$
Monti alti, cap.íS- ii£
MosèiCap.16. i iii
Mufica Frigia, cap.i }. 196
o<; -i., N .
Ana di Ginlia > r4f. 19. 27 j
i, cap.ij. 45
Na-
Più notabili. jo j
Naturafàsempre dtfferente. .... if\
Naiurajtmgre la medtftma, cap. i f~
pag- 21$. 224.
Nauid' Enee fatte Ninse, cap.ii.i 91.
Necejjario in quali cofi.cap.i 8. 2 64.
Neottolemo,cap. 1 5. 197
Nembroth, cap. 1 9. 27 f
Neronce sua Domu$aurea,c.ij. 218
JSltobty cay.iy. 19X
JS/obtliveri^cap.li-". 15$
Noè,cap.i6..
A/otme.o Idee delie coscyComeneWin-
iellertotcap 1. ìS.e? 2p,
Numero , 1 cogttabile in tutte le cefe ,
cap.ìS.. 164
°
OCcafienei cap. 10. 128
Occaftoni teccanti la- sempltee
notitta.cap.4. 49
Toccanti t optniont, cap. 4. 59
Qccorso delíeccitantt, cap..6. 66
Omer» Fonte degl In/jgni ct. 25
Come muocht le m «/<?, cap. 1 . 2#
Omer0% t Dam de cortanet, cl 6^ 1} O
Opera dé Fontt ptr chif(ritta. i$
Operatiom fmcïhe, cap 1 4- lOj^
Opere vertuose dtcht propriete 18.2 J 2*
Opimonesicondo vfficta- áeU'lngegno.
cap.A,.- 49. ço.
Opporiunità, cap. 16. 251.252
Ora-
-

j©4 TauoU deHe eose !


Qr4torepersetto,cap.}. 42
Ordini principal tri, cap. 19. 269
Ordine dj Cieli,cap 19. 271
Orestesanatice, cap. if. 21*
Orione.efuavir;u.cap.i 4. 209
Orttnfio erro nelgiudicio. 17
- P
Pjíá-i rei ite' coflami de Bgli.c. 1 4.
M?- 20S
P,iiJÍr< erranti né mefi del ben'cdrtea*
reifigliuoti,cdp,ii. i6i
Paralelli dt Vlutarco, cap&. 98
Paridelasciuo, cap. 14- 2 oj
Parigi, capnj. 244
Parole replieate. , ' \ 1$
Parti , terait eccitante ne ÇpQitutnti,
t cap.^ f'n 7.
Dïípiante sortt, ibidèto. 118
Ptfime Fonte delílngegno,c r 3-. ^87
fa/fione diffxrente âall attiont fdodi
profprttma , cap. 1 3 . 1 87. 1 ti b"
Patrij d ognì co/a qualefia-, c. 1 7. 24 1-
Patroclo,cap. 191 •, " 284
pa\z.ia dt ch* prtprïa. cap. 18. 249^
penfiera esuagrarifigntriatcap.i. 90
Ptrjrtttone m quait cosc. cap 18. 264
Peripatrttei eloroopimone et 6. 222
Pw» i/e d'tro, cap. 17. 236
Pefcagtonectul ' Archibugio ,CAp. 1 8.
f*£. 2.62
Píünotabilí. 305
piante d'India,cap-i7. 288
pico marito di Circe, cap.14. 204
piergiujeppe Ginñiniani nobile poera
lírico. 1I
pirro, eap.i}. 195
Pttageria, cap. 11.141.c16. i 19
Platone, cap. 7. 81. Riprefo. I$
plinio- cap.i. 25
Plutarco, ibidem .
Pluto d'Ariflojant, cap.ù 3o
Podela dilnogo,c*2'x7' H6
Po Itfemo, cap. 13. 195
política maffima. 17
Pompeo, cap.'). 80
Porta Сapena cap 17. 243
pratteacommunt afrtncip'u 16
Tredicamenti, cap.9. 104
Prtncipe, come dtbbagoutrnare,c.i 1.
pag. 184
Prencipiverhcap.iS. 253
friamoicap.ii. 193
Principii Fonte dell'lngegno, 1. 1 o. i i i
Proemi preß dal primo Fоnte » мр. 8.
i M?.- ; . lt>1- IO*
i frnden{a interno a' mez.ii с И» 158
i О.
i /"Л Рa//л» Fmiít delilngegnoiС.i 4.
I pdg. - 100
|, Quando Fonte dell'lngepto, eaб. ч i
¡i Quanta Fonte dell'Ingegno, f-M. i j 9
Qui-
J06 Tauola dtllc cofe
Quirinale, cap. 17. i4 ;
Quiñfoni trafcendenth cap.'* pag.615.

R
RAggifolari, cap. 1 y. xxq
Ragione di ¡u tli detti non fi
' í ро/a dart, t perche' eap.6. 71
Retorica, che cofa ßa, capí «
Moderna corrotta^cap.^- - 4\
Non e deruina Ал4aaetнПa,e. ?. 44
Retorica , t topea m aиeкe da gü
Antchipfx¡tttam*tt\M{agutt-J*
Cap.S. 41
Rerorica mira l'affetto^caf^. -*> ?
Ibtrap.iflo, cap.7. «-ч umv»'' f& 79
Кода* teatrodoll'Уttimrfb tap, к $\
s . - • . z
SAwtHieifagtn,**?яA t . tfír
Saper dett' H йоте corto,CJt* 6o-
Saturno aumtvta djrcddv, ea i. 1 fi
Saturno lento, eap.i $. ', .
Sauiii* Corte* -v>- • \u; *Ф
Seienta ebecofa ßa,cap.\o, - : ir:
Stitпz.c & Arti non fapute, c. 4. 60
Scienter ha-яне tri coft, c. 1 8. iJ>
Sciña, cap 17* t 47
itlgaиaaneh cap. 1 8. 254
Seg-nivocati, e mutile. 8. 91. 9t. 9}
StHHa,c49 i?, ¿44
Stafoprimo tec*tante nel commente,
cap.
-_' Pîù notabîli . д<>7
cap. 8. , Аз
Seßo matßro di Marcantonio, cap.$.
pag. 46
Stthcap.it. 2jí>
Sftnge, tfuo cnimma cap.16. . 228
Sibila Cumana ,c.i6. 1x6
. Siciltagia vmta conï Italia, caр. i6°
pag. 226
Silto mfdteemente bello, cap. 13. 192
Simile, diffimile, cap. 1 9. 269
Sirr,ile cofatnganneuole, cap.19. 179
Con¡¡ derato da tutti i profesori. 280
Smgolari poco non, cap ?r 107
Smone.capj. . 7<*
Jim predicamento, cap. 1 4. 209
Smeraldi, cap. 17. 247
Socrate, tfua arta cap. r. 2$
Sofrontfco padre di ¿ocratcag. 282
Sole efuavmtà,c i 5. 211.113.2 14
Лí dellecofe, cap. 1 3. 196. 1 97
SofiHt^elorovantt.cap.i. 32
SoílanTjt perche nonfiafonte, cap. 9.
10J
S$anXavtramentfcofa,cap.9. 103
. Soßanze per le loro daf¡e,c. 1 8, 15 5
.Spagna càp.17. 245
G'w riccadimtnere d oro, c.17. 2 \6
Sp.ignuoligcnerofi,cap 17- 238
Specie, e quafi ¡prcie, cap. 9. » 14
Spurinna Strolago, cap. 1 9- 18É
3o8 Taaôla delie cose
Stagioni muteranno tenon , cap. i6.
pag. 214
Statio, cap. 1 9- *73
Stato,qu*lit*santa[ficA,c. 14. 209
•S></« dottrmate. . '• ' 14- 15
Subutto quasi luogo.cap.î. fy
Subirtti Fente deWlngegmtcap. iS.

SuddtthcomtinselkiiCap.i^. i?8
Sucdia, cap.ij. Mí
- - T -

JL Taffo- cap t. 28. cap.ly. 27J


Tatto neeefarto all'attione, c 1
Taurit regta dé Persta, cap. 1 7. 1 '^ i^j
Tedesehistnteri, cap.i-fi t$$
Tenta determinat*ì cerne fi tratti n'
Fonti, eap.9» »11
Temptò délie Muse, cap ty. 2 78
Terra onde habbia tante ditterft• qua-
HtàtCapAJr \ 246
Terrad:ttamro,cap.tj. 245
Ttna mut* sacciadi continente in-.
mare, cap. i6- 224
Timoteofd infwiare Aieffandroic.x.)-
pag. 1 96
Tiranni cbiflam, cap. 18. 2JJ
Tolomeo cap 1 2. 186
Tomapt cap. 1 J.
T^/d hoggidt negtrtta, cap- J • 47
Piùnotabili. 309
Commune alla Lt^tea, e Rettrktun
eap.4. 54
Nonprtnedcl'lfegegnoa sofficitnzA,
cap.}. 48
A chevtiltycap.i,. 48
WAnjlottU » comptndiata da Çice-
rone c*p\. 47
TradtmtntirCaf.j. 76.77
TrapaffidelïJ ngegno.cdp.j. 74. 75
Troptch.Ç4p.iJ). \ .. . . 187.
Truffa fatta all'Anton. i.V zï
TullioRc dtl ten parlate. 1$
Turco contra Vtntttani% cap. 9. tu
y
VAticano, cap. 17. 24}
Vcctllttra platomc.it> cap.t. 19
Vtlocxtà dell'Ingegnoicap.iS. 255
Vtnrtta, cap>9- à 111
Degna a' altiffìmajUma, cap.10.141
Refííle al Turco, cit. 184
Venctiani dnnosoccorrersi. c.ij. 19 1
Cofíanti, c.e 7. 237
Vtrgilto,cap.\<). •— - — - 17$
Ffo, e^//o , « /«ri suHttti, c.iS. 166
Fefpafiano, cap. 1 1. - l#4
V§.c%àtlllngigno,cap^Â,. -\ 49
f^zcso de/ki lucoi e RrtoncarCap.í'
pag. 4e- 41
VtetnanXa quarto optri ,cap. 1 } .f
Tauoladellecose
7èrtk di Cuit, cap iy. 146
Virtunelmtz.o,cap.i9. *77
Virtassolidaaascittir.c»^.t^ 107
Vit* humatt* non çontenta dtlntcej-
fario cap. 2.. jS
Wtjstsagact.sap.n. j.oj
VntMersaleLogico, capit. %6&
FniHfí'se.-esut parti, cap. 1 7. 2 ? 4. z 5 >
Vocabolario Toscano nm compito. i G
Volmàingannatricn eap. 13. 197
Vrb*noVUL 9
Vfode'Fentù 21
Vso delit Qmstionìv*g*nti,t*p-6.7i
VJsigmolomgabbia. -i*

IL f i n e.

Se alcuno maí pensera a ristampare


la presente Optra, l'Aurore deside-
ta d' effcrnc auuisato .
IN BOLOGNA, MDCL.

Pcr CarloZencro .
^Ctnlicen^deSupenorì.
1

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