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<3660184509001 1
<3660184509001 1
Bayer. Staatsbibliothek
I PONTI
Deiringegno.
I FONTI
Dell' Ingegno
RIDOTTI AD ARTE,
Et all' Illustrissimo
SENATO
DI BOLOGNA
DEDICATI
DA MATTEO PELLEGRINI
BOLOGNESE,
Dell* Saera Tatlogia-e deli vna,t l'altra
legge Datore, 4 nei public» patrie
STFDIO di Filosofi*
maturale Presedete
Ordinari».
IN BOLOGNA, MDCL.
Illustrifflmi
SIGNORI,
EPA DR O N 1
COLENDISSIMI.
- , - i
* - i
- Humiliss.& Obligatiss.Serii.
Mtttt» ttUegrini •
UAVTOR.É
A5 Letton-
imam
Mr*»
ERuditìJJímut» ifus, tut tumita tfi
Fonti de gl' Ingegni fetillustru ,
tf iictlientifs. Demtnt MMltbu Ptregri-
%i Thetl*li* t PhilcftphU . Cf vlriusaui
lurit DêStert , me nen m Arthiyinnafit
lintnitnst Phihsophu publici, <jy trdtn-
rìj LtRtru , mtturmtì ptrligi »j# Fruit
ttiertufmttt ATíèvtiS^trgrum tmprimm-
icrum fri• Reueriiîdiffimi P. In^uismrt
Mininu Cmfir, me in lortptri vmkrmm
.Hiitm.yu Cttli&ns rtp*ín„ de£mnt$.
lut ,f»i *t*f!r.**^,A Uìptïfundt dispos-
tum.vt itere mérite tppillnri pejfìt.fr Au-
tìir , ér epeU OeleMeS» IMeìe imm/ ingi-
nitrum Ttntti êrtgmem trnhunt ,jy ,*,,,
itullAi ii» tttsseriptterifatr» tit vittum
Irnfnimm rtperintmr. Ht* pottst .nuedU-
li eiêejt MiftlUutifmus Petepinut fitp-
fltat , ftefrtteimqmsm tptu ûàmìrubilt :
*t nmrtis i*r»8triiut iimtuttii typis m
frimmtur iígnmm tiedit» .
•
Feo Frtter Hieroo/moi A lle Saer
Th&ol- >4«8i*ff Archigyiïi.
nasio Bonon. Sacr. Lícerji. pubF
cus iDterprcs , & in Còngfegàt/c
ne Fcfulana Prouincîalis .
*4
Vidit Francifcus Ferrarías pre
Eminentifs. & Reuerendifs.
D. Nicolao Card. Ludouißo
Arsbiepife. Bomn. fjr Princ.
Imprimatur
Sr.VincentiusPratus a StrauaU
le Inquijil. Вши.
FON.
F О N T I
DELL'INGEGNO,
Che cola fieno in generale .
CAP. I.
В 4 Ter-
j2 TontidilPIugegno
ferehe i Fonti delí Ittgègnô
nonfien» fiad dagli An
tichi Maeßri moftrati , e
ridotti ad arte diftintá-
mente erdinata .
Cap. II.
NOn fono le forgent! dell*
Ingcgno tanto ¡ncauerna.
te entro le regioni Intellcttuali»
chenonfieno ftateda gli antichi
ingegnofi Maeflri facilmente au
llen ¿tr.
Que'famofi » che veneratícol
títolo di Sofifta > tanto gloriofo a*
buoni fecoli>quanto ñ vede ap-
InCor pteíTo platene,e più larganaente
ne' due Libri , che ddle loro vite,
anzi delle loro glorie fcrífleFf'fo-
flratoiñ tirauanodierro la più no
bile gionemu di tutte le Città
Greche-í moftrarono molto be
ne, che di tutti! Fonti dell'Inge-
gno effi erano felîeemence pa
droni. Gorgia Leontino, quel fe-
condo lume dell'antica Cicili«_*
(g'à che il primo dee gîudicarfi
Èmpedoele da Giorgento) intro
duce
dufeegli fràessiilcostumedof.
serírsi próto a rispondere ad om- . ..
ni» , de qmbtu quisque audire vel- C,rtr'
Ut. Sono patoic dfi diuino Cras- L
(o Cicer nmno ,il quale soggîu- Orau
gne : pottea vero id vulgè fitetrt
c,tferunt,hodteq,factunt (cioè ere-
ctnto.e pìu anr,ï dopo Gorgía)
Dt mìlasu res neq, tanta,neq,tam
impromfa ntq, tam noua; ut qu/t
ft non amnt»,qu» dici pojjunt pro
fiteantur ejje dtfluros , L'hauer
forma da tintracoare tuttoquel-
lo , che intorno a ciascuna cosa
poffa opportunamente conside-
tarsije faueliarsi; non é altro,che
bensapete tuttelc venedel con-
fìderabilc, tutte le sorgenti de'
penfieri » c delie parole .
Il sò a ncor'iO) che anche il me-
stíer delie lettere ha î sooiTrasoni.
Ma i Sosiíìí non si faceano scn-
tïre con quefle vanterie Verue-
€um in pairta, crajjoq; fié aere,
douefoteflero a lor piacere ven-
der vefliche . Fioriuano in me-
zo la Grecia , seminario de gì'ln-
gegni í regnauano in Atene , pa-
tria delsaperejtriorjfauano in_*
Roraa, teatro dell'Vniuerso. Fio,
34 Fonildtinngegn»
riuano»regnauano » rnonfâuano»
fl ¡mati, honorat!, ammicati al pa
ri degli Eroi, c de' Semidei.Dun-
que rifpondeano almirabil van-
tOi dunque haucano dell'Ingegno
molto ben noti i Fonti .
Ma perche non furonoeflî li
berai; diquefta grand'attealla_*
ftudiofa pofterità? Se alcunotnl
rifpondeffe quello , che fù detto
de' Giureconfulti antíchi prima,
che Gneo Flawo publicafle le for.
me-deHe Attioni giudiciali , cioè,
jibud c^e °bUn'nd* , atq, augendt (ut
Cteer ' PotentuC eaufa ,feruulgari arttm
i dels fuam Hanert/M , io non latei diffi-
Ôrat. c,le a ci" confentirglí. Aggiagne-
rei nondimeno , che lo ftudio»e
profcfîione de' Sofifti , fù più d'e
loquente > che d'infegnanteje fi
dilertarono più delia gloria delia
lingua i che di quella delia penna.
MaiFilofofiî Ariftotele.e Ci
cerone, che profeffarono , fui per
dire > di fare le parti di Guida , di
Macftro,e d'Aio, all'lngegno per
tuwi i fecoli; perche non glidie-
dero effi quefta mirabil'arte ? Il
dire perche nonfcppero,farebbe
xifpofta, che meriterebbe le ceffa.
te,
Cap IL Jí
te juon chc le ruate . Il dire , che
la raceffcro per inuidîa .sarebbe
vn'obliate il pregio del Sauio , il
quale di sua sapienza fauellando,
dice altamente : Quam fine pílio £CC•
ne didifi , fine inuidm commu- 7,
nico -
Vna nïposia mi suggeriscono
lc parole di Cicerone, che di que.
siodarc nocitià de'Fonti dell'In-
gegno , benche non del rutto a
mio proposito fauellando y serifle
cîò effere infinitum , & non necef
sarium. Perocbe se btne il dar "
notitia de'Fonti,e de' lorocapi, *^raí
e rami in generale , quanto è ne-
ceffario all'vío , non è racenda ne
malageuole, ne lungartuttauia,
chi voleffe poi dimoflrare minu-
tamente tutte le maniere de' loro
inrrecciamenti 1 e rintrecciamen-
ti 5 sarebbe impresa da non sinir
mai. Si come pure, secondo che
ne intenderemo appreflso ,s'inui-
lupperebbe nell'inrínito . chi vo
leffe considerare dicosaproposta
tutto quello , che ne suggeriffero
i Fontï .
Può altresì parrre non neceC
sarioil dare otdinatamentel'Ac
B 6 te
36 Fonti dell'Ingegno
te de' Foutijperche a gl'Ingegno
si, c ben esercitati ne' buoni stu-
di la propria selicità frutta po
co meno di quello , che l'Art<_>
poffa promrtter da i Fonti. A
gl'Ingegni poi materiali ,ò meno
che medioeri, si può temere il ca
so d'Ila ! cioè che nello sfotzo d'
attignere, s'annegaffero .
Il diffe Cicerone affai chiaro,
che alla naturalezza del bell'In
gegno j aguzzata da bene intenta
meditatone» s'offenuano da sè
facilmente tutti i Fonti. Le sue
1. De parole sono queste :Omnts loci*
OraU fiue Attù »fiut Ingtni] , qui modo
insuni tn r$ • d< qua sc nhimut ) se
afhndunt mbts, & occurrmtt om-
nefq;scnttntia,verùaqut.Qac&o>
dice egli , amitene all'Ingegnoso,
quando si afferta al tauolinocort
la penna in mano .ruminando ,e
considerando. Questi, ch'ei chia
ma luoghi attaccale incorpora
ti alla cosa » non sono altro , che !
Fonti da noi cercati. Dice sieno
dell'Arte sòdel medesimo Inge
gno, perche poflono seruire posti
insieme, & otdina ti dall' Arte , fi-
come qui è mia intentione di fa-
te:
Cap. II. $7
te : poíTono anche seruìre pa-
randosi casualmenre auanti al-
l'Ingegno , corne auuiene spes-
ÍOi dou'egli Ha in vcdere acuto, c
in agg^rarfl vcloce . Perciocbe
k bene lo Studioso trauagli a ca
se, e fabbrichi di que l lo , che
buonafortuna glíofferiscc; nul-
ladimeno mottiuîjargometî,con-
ccttî.eparole» tutto traheneces-
sariamente da' Fonti . Può beo -
egli bon sapcrgli , ma cauar ma-
teiia altronde>che da cflsî non puà,
giamai. Però stimerebbe facil-
mente alcuno, che il dite bcll'In-
gegno, volt île dite furtunato In-
gegno . Tale era , oltra l'efferc
raolto acuto, & agile, per venta-
ra queilo àì Cícctone: però men-
ttesi volgea a considera reinten-
tamente il suo proposito , tutti í
Fonti cotreano offequiosamente
a seruirlo • Per questo forse ne
egli,ne Aristotele, ne altro de'
Saui (sicutarono nedi compor-
ne l'Arte, ne d'insegnarla ad altri.
Ma perche non tutti gl'Inge-
gnì siudiosi sono parecchi a quel-
lo di Cicerone, e d' Aristotele; ne
tutti quellUebe sono altrimeote
acn-
38 FontidtU'fngegiió
acutí/ono po¡ aglli, c fortunan', e
perche la Vita humana non fi
contenta del necefIario» ma chic-
de anche commodicà , e facilita :
lo ftimo tnttaprefa degna della
fatica ¡lmoftrare î Fontí dell'In-
gcgno.e quanto è poffibile dat
loro ordînc, regola, e forma d'ar-
te . Per quefta gui fa potranno
feruire non folamente all'Inge-
gnofo Filofofante, al ptofefíore
d'Eloquenza ; ma generalmente
all'vfo della Prudenza>per tutte
le occorrenze humane. Se non
alero , liberera gl'Ingegni da vna
mifera necefficà di pendere inte-
ramente dal cafo .
Cap. III.
IO non fouelleroquiuidell'Ar.
ti Magnt , ö Mirabili , o al-
tre
Cap. III. J?
tre tali Inuentioni,pefche la qua-
litàdel ti telo, che per poco non4
diflî ciurmctefco, col farnc mbito
(oaazn'nt'Qttid dabtt hic degnum
tanto promtjjor hiam , ne toglie lo
i ftomaco di paliare la carta de)
Frontifpicio . E doue pureaku-
no»foprafatto dalla cariofità,s'in-
terni nella lettura di fimîli volu-
mijeis'auuerrà facilmente in_*
qtul'o.che di sè fauellanHo già
d'ffe l'Otatore Anton!o,appreífo
Cicerone ïln-fbthftplm refíroí, Lib. i.
. (i quaп do incidi i deceptui tndter dtOra-
huí hbrorui» , quod fint ferè in- tore,
fcrtpti de rebus iiluilribuswerbum
prorfus nullum intelligo - Io ne la-
ïcio nondimenoil giudicio a chi
volefle di cosi fa tri lauori feruir-
fl,e che delia Scarpa>fe (la ben fat-
ta,b maie , corne dicea Socratt, pUto
fia giudice, chi Ce l'hà da cal- in Cor-
zare. gin,
Fauellero si bene dell 'Arre
Rationale, diuifa pid codo per
la differenza del modo > che per la
foftanza della cofa > in Loica , e
Rerorica > alla quale per verîtà
s'appartiene îmieramente il go-
uerno dell'Ingegno, per tutto
quel-
40 Fonti âtWIngegno
quello , che gli poffa far di biso
gno. Peroche i'vna.c l'altta è
stara ritronaca per guida , per
Aio, per lucema, del nostro Inge
gno. Dico Ingegno, «oripren
dendo ranto quella parte dell' A-
niuK, , che speculatiua, tfguarda,
e procura loto il vero , la quale
propriamente s'appella Inteller
to , e ch'è gouernata dalla Loica:
quanto quella, che in vn certo
modo prattica,mira,e cerca di
trouare , e di fabbricare il bello , e
l'efficace; la quale separatamen
te ritiene il commune titolo d'In
gegno^ che resta del tutto in
balìa della Rrtorica . Sia ricor
data questa di Rimane di páffag-
gio per Tempre, affine di non la-
sciar'occasione di dubirare,che
cosa io intenda , quando dico In
gegno; dichiarandomi qui, che
prendo »&vso la parola in senti- i
mento generale., abbracciando
l'Intellerto , e l'lngegno insieme.
Tocca, dico, alla Loica , e Re
torica la cura di prouedere l'In,
geguo , benche in diuersa manie
ra, per tutti i suoi bisogni ; cioè la
ptima nell'ineliiefla del vero, la
se-
Cap. III. 41
seconda nel m -gistero, e fabbrica
dell'esiìcace»edel bello. Perque-
fto diffe Aristorele nel princípio
ieHa Rrtorica a Teodertc,chc—í
quest'arte andaua dei pari con la
Loîea; perche l'vna,e l'aitra_*/
egualmeote seruiua all'Ingegno '
per tutee le cose . Cioè a dire
î'vna per ischifare l'inganno 1 li-
berarsi dall'Ignoranza , e firme-
nire il.vero»ò verisimile:l'airra
per isceglíere T e fabbricare anco
ra il bello»e l'esisicace , seconJo
l'opportunità delia materîa,e del-
l'occorrenza . Non dico già nelle
coscelie questo è vfficío del!' Arti
materiali j dico ne' concrtti, dico
nelle parole ,dico in tutti i lauori
deil'intellerro,edeiringegno;on.
de ne segua il bene- & opportuna.
mente considt'rarè> diícorrere , e
fauellarein tut te l'occasionî .
Taie è l'vfficio di queste due
parti dell'Arte RationalcDimo-
flratoci anebe nelle loro desini- JÍriflo-
tionì;mentrechela Loiçaèdtsi- tel. 3.
tilta, Medus scttndi: ò dicaflfa- mrt. t.
coltà regolatiua di tutte l'opere 1 5.
dell'Intell«to: e la Rerorica Ra. ?. de
ti* çogitandi , vify) dierndi , pa- Orato-
rôle r».
41 Fond dill'Ingegno
role di Matto Tullio : il quale pe
ro feguentemente portando ¡1 ca
ractere del perferto Retore. o di-
j. de caii Ora tore, diff. qmomniaqu&
Oraи a<H qu*meumq¡ rem perttnent or*,
natc copiofeqiie dieat .
Nulladim:-no confiderando îo
quefte due faculta tanto ne gl!
feritti de' Saui Ant'chi, quanto in
quelli de' Moderni, da principio
a fine diligentemente difeuffe,.
non m! riefee troua te > che l'vna,
ol'altta,otuttt'iiueinGemç_J> >
prouidano l' Ingegno perifpedi-
tamenteintutte le fue occafionî
¿I mareria con quJla copia, e fa.
cilità> ch'egliafperta daii' Arte.
Quanto-alla Loica m;tata nello
flato fuo d'hoggîaî, ella è del tut-
to trafoftantiara diuenuta quel-
lo» chediffe TÚllioa fuofig¡iuo-
ln par. lo , Concertatio , captatitq} verbo-
tu.' rum. Cicè l' èauucnuto, quelle
che auuiene all'altre vîrtù . quan-
áodi virtù,fecondo pureofferua-
ua il medefimo Tullio, paflano
i :i cor rutel j , cioè nel vitio a cia-
feuna, fecundola loro qualità,
confinante. Il fuo maggior frutto
fi e riftrerto a vn dibattimente
fiel-
- Cap. Ut, 45
dellÏBtellerto frà ftrane fottigliez
ze . Cioè a dire a forza d'eiercitio
ella il rende agile , il forbïce , l' a-
¿uzza. Il conlento; ma ê purç_ji
quafidiffi, barbara foggiailvo-
1ere alienare vn Corridore col
dargll carriere sù per la ghiaia_>
dell' Acno , o gîù рt' roustai dî
Maremma. Maionon vubten-
zonarefopra di cfö, perche non
debb-j prenderla con gli Ercoli
delie tenzoni. Solo ml baita,che
si come dell'arte di b.n valerfi
dehfigure dell' Incellerro nellc^j»
Seaole moderne poco fi parla :
cosidiquella di fouuenirlo delia
materia opportuna per rutte le-
ecca fîoni (econdo il bifogno tut
eo fi tace.
La Rerorica altresî delie Scuo-
le moderne èridotea in iftato dî
rimanere vn' Epitafio fepolcro
fenza corpo , per non dire vn' In-
fegnafcnzaHoikria. Non dîro
( e forfe ne haurei cagioru.) ch'el-
la fÎ3 fatta 1nanti qu&dam fro- In par-
fluentia dicendi . Сaoe cangiata ùtion.
ncivtio adiitacoci per fua cor
ratela d Л medefimoTuliio. Di
to si bsne»che i noflri l' banno rî-
éotta
44 FontidelslHtegttO
dotta a vn mero esercitio dellc *
forze naturali dell'Ingegno. Sen-
z'arce quasi del tutto ; ienza pru-
denza, e senza giudiòo esercîtata
da uioltí. Mi perdouinoi begl' In-
gegni; bcnehe non solo da bel lí»
ma da belíissimí bò bisogno qui
di perdono. Sr» bene che per le. »
Scuole a' ûnc-'uHi si balbettano
alcuni prmcfpij reroricali , mu
quefia non è ane da ingegno fan-
ciullelco» ne da tale che non fia
prima prtferr-UTiente padront__j
delia vera Loica. Chi ia intende
altrimenti, intende, che si mandi
ilCocchio auanti le mule,e si fab-
brichi il terto prima del fonda-
mento.
Se poî contempleremo queste
due Bobi'i facultà nel loro più se-
lice siato antico , le trouefemodï
precctti drr giudicare, e da fabbrí-
care multo faconde;ma per quel-
lotocca al farne abbondeuolidí
materia, se non del tutto mutole»
certamente scilingoate, emolto
scarse . Parlo più çhiaro : Dist in-
guere ne' concctti glï ambigui da'
semplicî , i proprij da' comuni, gli
eíentiali da gli accidentali:nelle
pro-
c*p. nr. 4;
proposition! le generai! dalle par.
ticulari, le neceffarie dalle con.
tingenti , e ne gli argcmentî i di-
mostratiui da'probabili» isince-
ri da gl' inganneuoli i ben diuide-
rc, ben desinire i e simili operç_>
veramente neceffarie pervalerfl
del proprio ìnrellerto, si legge,c
s'impara copiosomente da' Mac-
Un antichí e» principalmente. daU
l' inuentore delf arte Loica , die»
Aristotele. Parimente tutto quel
le , cbe paò l' Ingegno desiderare
per comporre , e dar giudicio di
Proemi. Narrationi , proue, rï-
spostej epiloghi; delia teíïìtura
delie cose» e delia locutione ; si hà
da Cicerone ; e più liberalmente
da Quintiliano tutto quello, che
posia prerendere vnasirema cu-
ttosuà. Malaformadell'abbon.
dare di concerti , di propositionÎ ,
di proue , e generalmente di ma-
teria pertutteleoccasioni; non
pare a me, che ci sia ne da' LoicíS
re da' Rerori sofficieutemente
diinoflrata. E* pure questo è il
punto principale i poicheniunoíì
rimase mat di considerarcjdiícor-
rere > e fauellace d' vna coía; a ca
46 Fertti delï Ingegno
gîone di non fapere, o le dlfferen-
ze de' concerti , delie propefitic-
ní , e de gli argomenti > o le rego-
le del proemio, della narratione»
dell'epilogo ; quelle delia tcfii tu
ra, delie elaufole , de' tropi, e
delie figure: Mafl reftasîbene
fpeffo ciafcuno di noi,si reйa,рer.
che non hà concerti , non hà pro-
pofitioni, non hà mottiui. non hà
argomenti ; in vna parola , non
hà materia.
Quefla dunque è quella parte,
nella quale haueuamo noi biib-
gnoH'aiuto da' Loici , e da' Re-
tori, e quando anche non v' ba-
ueflerQ poi tanto diöintamente
infegnato l' altre loro cofe » ci po-
teuamo con quefio chiamare ben
regala tí Ja loro.
Dammi tanto campo in Cici-
lia,quanto ne die Marcantonio
alíuo Maeflrodi Rerorica Seño:
che fe bene non m'infegncrai poi
tanto d'Agricoltura, quanto ne
moftra Varrone, Catone, Co-
ftantino Ccfare, Ъ Columella;
io ti hauero obligo compiuto , e
faro proueduto al mío bifogno.
Dammi il capitale de'Fucari,c
Caf. III. 47
ntîenîper teturte lefottfgliezze
delmefticre mercadantefco ,che
dell'officio tuo ml chiamero sfojg.
giatamente ibd ¡sf.и сo.
Vi hanno (è vero) la dottrina»
che appellano Topica i cioè de'
luoghi. Ariftotele la diftefe in
otro l'bri ; î qmlipoco intefi dal
Gsureconiulta Trchatio > diedero
occafione a Marco Tullio di far-
ne quel b-cue compendio , che
pure habbiamo ben comentato
daBoetio. 1 Rcu riantichi ha-
ueano di pîù quei ''ertí da loro;
Loet comntines tit Amort dt Fe-
luptatt , dt D-wtijs. dt Virtute^i;
tSc aitri taln da Jcerone, Qu nti.
liano, e Seneca fpeflo mentouati :
opportuni alle Ampliation? i зПe
D'grcffioni» e particolarm^nce al
far bmbanza d'ingrgno. Tutto
è vero » ma hogg;di lo ftudio del
ia Topica primiernmente fi è tra-
lafciato, quail nulla lileui. Poií
chiamati luoghi, che per effa ci
moftrarcnogli Antichi , .¡on fo-
no Fonti » ma certi ram;; e qnefti
piùtoftodi paffaggio da loro t.:!.
ditatî , che di propoñco , e diftin-
tamente moftrati . In rPicuo
flu-
48 Fomideltlngegt»
studiati, e ben pofftduti ,' seere-
diamo a Cicerone , reodono faci
le all' Ingegno il poterc ( parlerò
$.dts con le parole del medesimo) r«-
Orat- tari t vel reseilcrt ) asuo talenco
l'vna, el'altraparted'ogníqui-
Eode st'oni; ^ AriflsteUomore de om-
Libro n1^HS rt^ut ,n vtr*mlM sente».
tiamdicere, & de omni causant
duas contrarias explicare oratio-
»«. Questo veramente non sa-
tebbe se non grandistìma félicita,
ma prima egli non riesce a tutti il
cauaresi granfrutto dalla Topi-
ca , forse perche non hanno col-
tíuateilcampoconla dilfgenza,
che 1' haueacoltiuato Cicerone.
Foi qnandosia facile il raccorre
da' luogbi Topici fertilità d'argo,
menti , questo non è I' intiero del
nostro bisogno . Gran serragine
di conce«í, fuori di quellijche ri-
guardano la proua, desidera l'In- i
gegnoper sodisfareatutteleoc-
casioni . Il mostreremo di prope-
fico nel seguente Capitolo, fa-
cendoci da ricapo .
Cap. IV. q
Cap. IV.
'j Id*
Cap. V- &i
Cap, r.
Сир. VI.
- - • - . -i .
IL Fonte ferue all'Ingegno>perw -
che gl¿ pane aaanti copia>e va-
rictà d'eccitanti > i'occorío di cia-
ícunode'qualideila i'applicatio-
ne a mirare fe la cefa dertatagli» fc
íuggeritagli, (i appartenga alíug-
gerto propofto.ono. Horquefto f
non è altro cht vn' ecciure Que-
âione . Si che fecoodo la qualità
del Fonte » e dell'ecci tante , ch'ct
ne offerifce.feguirà la qualità del
la Queflione ecci tata . Gli Ecci-
tanti in ciafeuno de' Fonti fono
prima il fuu Fantafmo generalero
• Ctp. VI. 67
dicasi ïl soo nomrfperelic ntl no •
meèinuestíto neceffaiiarnenteil
Fantasme , òdiciamo ('imagtne
- mentale delia cosa ) poî di mano
ïnrmnoilfantasimo, ònome Ji
ciascnno suo capo » ò dícíatnla al
la scotastica, ciascuno suo Gtntre,
Sstrie, e Indimdua . Questi dun-
que tutti sono Eccitanti ; ne som»
mínifirano robba ail' Ingegno
per altra via , che destandolo a
eonsiderare se la cosa incíïì rap,
ptesen ta ta, e suggerita sia, ò non
> sia» delie appartenenti al ptopo-
sito-
Sia propoflo a cagion d' esem-
pio la Bttlena, mi volgo al Fonte
de' Coílituentí, che naruralmeri-
te è il primo ; e subito mi compa?--
risoe ananti nel suo píimo capo-P-
effere il quale nome» ò dicasi fl
Fantastno congiunto con effo, mi
eccita subito la Qnistícne , se \l*
Balertasia, ò non (ta. cioès'ella
sia cosa imaginaria , ò reale. ïndi
seguendo pel medesimo primo
capo, incontto altrt Fanrasmi»
che mi ecri tano qnìst rone,f&e eë-
sa si*U Balena . Paffoal secon
da capo, ei me ne desta vn'alera »
6Í Vontiàilîlngigtm
cioèfe la Balín* ßa d vna fola->
forte i ó di piitjorti , t di quame-
il terzomicccuaa cercare fe la
Balería ß componga di varie par-
ti > di qualite di quantt-
PaÜo al Feinte tk lla qu amità, e
de' Fantafmi , che incontro» fono
defiatoaconfiderare/e la Bal*-
nafi agrande . o pícerela > lunga,
larga, großa, e quanta • In quelle»
delie qualita mi iarà fuggerîta la
queftione, quale ßa il colore , ql*A-
Ufialaßgura, quai fiai' odore;
ca si di turco quello»che da ilmil
Fonte pnö venirmî foggerito . .
La prima quiftione dunqr
che fia deftara darantafmi u quai
fi voglia Fonte, e qnella dell' effe
r«. Perche fe bene Vtfftrt sépHce.S
nado fi cerca íolo a fuggeftionc
delfantafrao poftonel primo ca
po de'Coftituenti:tutrau¡a in cia-
feonn de gl' altri Fótí fi cerca pu
re l' tfjére, ma veftito couTag-
gíunto. Uico Vtfftrt nudo in que-
fta guifa:/í/« Balenaßa.ono.Yef.
fere veil: to d agrumofe la Bale-
naßa pera maruima • fe fianel
mart di Breragna , e in quale al-
tro :ie vaAa lenta, о tarda , di che
C*p. VI. 69
fipafca , e quanto viita : e simili
quistioni ecciratemi da' fantafmi
incontra ti nel Fonte deÏÏuogo ,del
tempo, e deìVattione . Doue è da
offeruarsi . che tutte le fotme di
locutione legate diverbo nel loro
ventre contengono \'ejstre . Però
se ben cerco quanto v:ua la Baie,
na.ò s'ella si muoua presto, ò tar-
di ,' pure la quistione è íntorno al-
i'eûere , nonscmplice » ma con_j
l'aggiunto.
fiat la quistione deïï'tffere tan-
nudo,quarrto vestito d'aggiun.
ío, nemaiaíecoakruncaltrç^
quasi laterali , ò suffeguentij le
quali sono .
1. Sepoffaeffere òni.
3. Se debba effere , ò nò.
'4. Sesoghaeffere ,ònò-
J. St Me, ò nonsosse, chefegitU
reobe .
6. Perche fia, ò nonsta: pojf» effe
re. 0 non poffa effere - sogtia ,
ò non joglia effere 1 e perche
d*l prtfttpp jìo ghe soffe , è
non foffe, ne jegmrebbe quefto,
C*p. VII,
Cap. VIII. 4
/ Coßituenti. Fontefécond**
Сaр. IX.
todelMondo. So-
•
% Caf. XI. iji
Sono ì sini mezani ordinaria-
mente molti.emolti. L'Anima
le nascepec senti re: sente ilgio-
condo,e'l moleAo»pec cercar il
prositteuole, e (chifare il noceuo-
ìc : schifa questo , c seguequello,
per conseruat si in migliore stato :
fi conserua per generare , c pro-
pagare la specie , e conserua la_
specie per seruigio dell'Huomo, c
per compimento dell'VniuerlOi
comesi èderto. Col medesimo
tenore procede il silo dell'opera-
te dell'Huomo ; il quale poi » non
haucndo la terra altra ercatura
pîù perferta (peroche tutto que-
sto concerto è indirizzaméto del
ie cose meno perferte» di grado in
grado scmpre alle più persette)
hà nclla vita cîtule , e mortale per
sine suo naturale , e primario l'es-
sere vtileaU'altr'Huomo Questo
èquello.che diffe Aristotele^, l-Polit.
l'Huomo effere Animale per sua c i.
natura nato a viuerein compa-
gnia . Vtile dico a' Congimti , a'
Vtctni i a gli Amici , alla sua pa-
trta, alla sua Republica , a tutto il
genere Humano. Questo, dico,
èil sine ptimario ,dopo lagloria
G 4 del
î j i Fonti dtll' Ingeg no
del Creatore , e la perfertione del
mondo ereato ; al quale è nato
l'Huomo» edf uriano nascere, e
sempre camminare tutte l'opere
del medesimo.
Quello, che sin'hora si è ra
gionato, è comune tanto al go»
uerno della Natura, quanto a
quello della vita humana . Egli è
comune.dico, tanto a' Filosofl,&
altri dottrinanti, e sludiosi, quan
to a gl'Ingegni, ebe negli affari
morali , e ciuili hanno da maneg
giar la prudenza. H r veniamo
a quella parte, che toccando se- 1
paratamente all'Hucmo, rimane
del tutto nostra propria .
Sia dunque il quarto capo nel
la diuisinne del sine in quello del-
l'Huomo, e. in quello dtWArtt^f.
Fine del'"\iomo è quello, che
secondo .uo,ò bisogno , ò pas
sione, egli prefìgge alla sua fati- .
ca : sine dell' arte poi è quello »
per lo quale su 1' Arte già da
principio trouata . Li/ìppo pren
de a scolpire Aleffandro f ti sine
dell'Arte è imitare il sembiante
del gran Rè,per modo,che subito
sia rauuisato quel bronzo pei la
sigli-
Cap. XI. i|j
ñgura d'Aleffandro . Quedo eil
fine dell'Arte...Ma l'Artefice vi
ha forfe per fine l'argento > pre
mio del fuo trauaglio ; la gloria
d'hauer meftraro il fuo valore»
forfe anche l'acquilta delia gra
tia del Re fcolpito .
De' fini dell'Huomo alcuai
fono frineiptli > alcuni Acctffirift
Alcuni Qrdtnary, alcuni Acci
dentait. Pompeo fpnso la figli.
uoladi Cefare: non miro al fi-
ne principale delia política , di
era il generar prole a conierua-
ttone delia fcbiatta>ein feruigio
delia patria . Non miró forfe ne
anche alla dote» dire ne anche al
la padronaпza di vna bellezza de.
ñata » che fogliono effcre in que-
ßoaffare finiordinari dell'Huo
mo : miro foro alio fiabilirfi
maggiormente nell'altezza delia
in a potenza in Roma. Quefto
fù il fuo fine » ma fa vn fine acci
dentale » perche dirado aauiene»
che alamo babЫa occafione di
nmitarfi a tale efferto .
Il quîhto fia per vn'altra diul-
fionc de' fini dell'Huomo in D*-
ritti» I Rtucftt. Dico io diritií
G > quel-
i/4 ïonûitltlngegn*
quelli ,che st reggono dalla coi>
uenienzaje ragionc, qualî sono
sempre , quando ei s'accorda con
quelli delia Natura je tpeffoan-
cora glialtri,chc) se non sono i
naturali» n6 sono aimeno nc con-
trarí, nè ircagioneuoli.
Il Padre ricorda a'giouanrtti
Figliuoli la nobiltà del songue , 1»
splendore de glí Auoli . e Bisanolí.
Il sà per obligargliadilertarsi del
ia benesicenza, delia verità, e del-
l'altre opcre virtuose ; ìi sine è di»
ritto y perche «accorda con quel-
lo dell'arte politica , la quale (otto
questa beitffTíma larua dalla no
biltà machinò stratagema da ob.
ligare î posteri a imitate il valore
de gli Antenati»e da innamorar
gli animl dell'opere gloriose a be-
nesiciodelpublicn. Mag'egliac-
cendeíèquestesiaccolc, per ac-
cendere ne gli animi tore spititi
d'orgoglio , di rrato llrapazzeuo-
li, ingiurioû, licentiosi : e (e alcu-
no» come speffo accède» si pao<
neggiafle di sua nobil» per vela-
te l'otio , l'inectía »i costumi sce
lerat I , laidi , vili , e peggiori , tal
voltadi quelli dello Sbirro:que-
sto
Cap. XI. if;
fto farebbe vn fine rouefcio> vn_*
fine trauolto > vn fine dereftabile»
e da porte in fila con quello dt
tale vigliacco, che prende roo-
glie auuenente, per fame traf-
fico.
Di quefti fini rrauolci alcuní
fono dertati dull'Entre, alcunî
dalla Maluagttà. Per dertati
dall'errore û Sforza moftrare il
grau Satírico le Riechest, la Pe- ?UI*
ttnzA , la Fama, .'Eta lungbißi- Satyr,
ma, !a Beilez.ua} e tali beni, e fi ni 1 e-
dell'opere noitre, che poâeduti
olcremifura » guidano fpefib il lo
ro poieflore a graui calamita.
Fine erroneo direi maggiorrnen»j
te io quellodeli'eloquente , quan-
do . hauendo per le mani negotio
importante da ben'incaminare
col valor dell'arte fuarfi perde»
riuolgendofî tutto alio (ludio di
> fare pompa d'ingegno ; fine erro-
neo» perche neceffar ¡amente im-
pedLfce il fine dell' Arte.
Fine poi trauolto dalla malua-
gità farebbe, fe'l Generale dl
grand'efercito cercaffe la vi ttoria
per deíolate paefi con diroeca-
menti, e con incendij, e per func^
G 6 ß»:
i$6 FontidrìFIngtgno
stare di stupri , e di lactilegì gH
stati dell'Inimico . Peroche non
solo sarebbe sine rouescio» per-
ch'è contrario alsine della guer
ra, ch'è di dominare Terre,e Cit
tà ben popolate , e selici , e non a
campagne desolate; ma fora in
sieme fortemente maluagio , per
che tenderebbe al disertamemo
del genere humano .
Di quesla dittisa è parimente
il sine di quel vano , che si condu*
ce al Tempio (anione ordinata.*»
dall'atte a meritar la gratia di
Dio) per vagheggiare la Dama»
c per far qua si del Ctodio, empia-
méte ingiurioso al saerato luogo.
Vn sesto capo d'Eccitanti ci è
suggerito da quella distintione,
2. fhy. cnc & Aristotele del sine Cttius,
$.Mt' e ^ne Ctt'' Cioè a dire fine, al
-taffj, quale aspira il producente»e l'ope
rante per conseguirlo ; quali sono
quelli iche ne gli esempi sia'hora
portati , si sono di mano in mano
auuertiti: e sine, io gratia del qua-
le si epera, cioè per seraitgli ,gio-
«largii, obedirglf. Così nella Re-
pnblica,cne'Regni,il sineCw,
. voi «ngratiadelqualciilMagi-
fixa*
Cap. Xt. ij7
ftrato»il Prencìpe , e la leggeie
nella guerra ìl suprcmo Capíra-
no, anzî il Rè, percui si guerreg-
gîa . Nel Vascello il Piloca,ò prí-
j tno Marinaío : Nel gouemo deU
l'amala to il Medic©»in queìlo del
ia Casa il Padrc di famiglia , & in
ogni gferarchia beneordinata il
suprcoio suo Comandante .
Non già che in ogni operatîo-
ne non fatía a caso non si cerchi
il sine Cuiusgratta : ma solo con •
fîdero, che in ohre v'hà il sine cuL
Cou l' vbbidire alla legge bà per
sine cuius gratta la publica félici
ta: e nel medesimo tempo vi hà il
sine cui , ch' è la medesima legge
animata, ò morta .
Il sertimo generale capo de'
Fantasmi eccitanti di questo Fon
te ci fi presenta , mentre ci riuol-
giamoai wez.t- Percioche ogni
[ fìne si conseguiice , caminandouî
I pe' suoi mezi s e ogni operante »
dopo cbe si è preseritto il sine , è
ssorzato pensas e a i mezi , che
quasi scaglioni , gii íono necesisa-
rij agìugnerui . Pcendono poi î
mezivncerto scmbiante di sine »
íecoado cbe U aìedesimo cperatv.
.-• . te
ij8 FontidelV Ingegno .
te ordina i primi a i fecondite quel
(ìl z l ter\t ; perche cosi il siiffe-
guente è sine del precedente . Di-
co nella maniera , che vediamo
fare il Prencipe , che si è presiíío
per sine la conquîsta d' vn Regno.
Dà fuoradanari affine di far le-
uata di gente: fà questa gente pec
formarneesercito. Forma l'eser-
cîtoper mandare ad affaltare l'í-
nimico ; l'affalta per vincerlo , il
vince per torgli ilRegno ; gli to-
glic il Regno , per efferne egli il
padrone . Per questa gutfa dun-
quesi vedel'ordinede'mezi , e
come sieno sinì,e mezi nel mede-
simo tempo , e quale sia la uaccia
da rinuenirgli .
Querto poi è il ramo proprio »
e principal istímo del i' humana_*
prudenza. Ella ttnta diguazza r
miota , e tîionfa in q jcíio sciîo»
dico nellìnuestigatione de' mezi» i
e nel sapìcntf menre ordinargli, •
perche poSa fcliccmentc stgiiiî-
oeil sine .
Ma perche de' mezi varie sono
le differenze, per vn' ottauo capo
d'eccitanti diremo,ch'eglino pos-
sono effere 0/p5r/«w>quali cerca
scm-
Cap. XI. îjp
ferapre la ptadema,Imporiunh&c
anche taluolta Contrari,cbe chia.
meremo Impedimenti , he' quali
iuole il difauuedimento »l'impm-
denza, e la ftolcczza fpeflb intop-
pare . Alcfiandro , AnnibalejCe-
fare> hauendofi'prefiffo va fine
generofo , quale fi è la gloria mi
litare; fi danno al meftier dell'ar-
mi i al maneggiar cauallij vibrar
iancic > e fpadej fi auezzano a (of
frir caldo»e freddo > fame>e fere,a
tolerare le pertofle* e le ferite pià
cо tt an tí , che al tri il Го!l er ico. Be
ne ft à, i mezi fono opportuni . Si
portano a fronte dell'inimico.cbe
mînacciaoa violenze > e feruitü »
alla loro patria per vincerto, b rt-
butrarlo ; eípongono il petto alle
freocie > alle lande, a t pili : Tuttî
fono mrzî opportuni al grade in
tento. Ma fe per mala ventura fl
fono incamînati al fegnocol to-
gliere lo tato a chi fungi dall' of-
tendere alcuno, fi viuea in pace ;
fe col diferiare, funeftarc> incru-
delire ,. atterrare Gitta , ardere
Prouincic , fate correre, fenza ef-
ferui tirati da onta alcuna,fiuma-
ne di langue innocente : ¡o non-*
dito
i6o Fontideil'ii%eg>3st
diiògîamaî, se non perdoílscn-
no det tutto , ch' eglino si sieno
sceltimezi opportuni alla bella
gloria di Marte.Anzi non pauen-
teròdi predicargli permezÎDon
íolt) poco a ptoposno» ma in-
tierameiwe contrari .» ne da cffi
gîudicherò mai bauerei gratis
capitani, (per non dire i gran car-
ncfíci del gencre huroanojraccol-
to raggio alcuno di gloria , ma si
bened'infamia, cdi vituperio.
Cosi certo si pronuncierà doae
la causa debba decidersi neli*_*
Ruora Ciuiiedel giuaissimoTrU
bunale delia diritta Ragione,
Buon Rè desidera gouernafe
feliceméte le sue Prouincie. Cer-
ca però vfsicialï, e ministri per
queSo,e quel carico;peroche non
può egli far tutto. Ma poi si c6si-
da in persone » delie quali non hi-
ne cerca sicurezza alcuna.A que- '
fli di i posti perche sono d'alto sá.
guca quelli,perche sono aroíaSò
parenti: aquegli altri , perche (i
feanno comperato la patente. Per.
merscchc si vendane la giustitia,
c le gratie ; non ricerca conto de*
taancamenti de'rainiffri, ecosc
uli,
Cap. XI. 16 1
talíi Se anche più lagt imenei; .
Oh Dio, che questi non sono me.
zi opportuni al buon incento , so
no contrarisi sono impedimenti ,
I Neroni , i Palati f i Tiranni , in
queita parte non seppero mai far
di pegg;o -
E peiche qui seruiarao al buon
gouerno del,' ingegno diciamo."
Questi si è preseritto per segno
I' acquisto glorioso dell'eloquen
za. Per colpire , e giugnere all'in
tento fa gran prou'sione di com
ponimenti siammaki alla moder
na jguerniti di concerti, pellegrini
di locuuone, trapunti di acumi ,
ricamati tutti di gigli , e tose.
In questi consuma l'hore, sù que
sti attonito stupisce, impallidisce.
Cicerone» Demostene non sì chi
sieno : ò pure de' loro seritti fi
prende g^bb.-i,come d'opera d'in
gegni materiali , e scimuniti. Mi-
scroisi è ben egli proposto il segno
nobile , ma non isceglie già dardi
a proposito per colpirlo,non saer
ta già pe'l buon verso per dar nel
bianco . Intese d'imbarcarsi per la
costa di Sona, e si rrouerà appro
dato a quella di Spagna- Diciamla
chia-
\6i FonildtU'Ingegne
chiaro» in vece di far conquîfta
delia gloriofa eloquenza , fi tro-
uarà da iezzo hauer fatto 1' habi
to in vn baftardume di freddez-
ze> difanciulleria, ed'inettia.
Soggiungo (èfaràilnonoca-
po)la confideratione de' mezi of-
prtuni imptditi. Nobile padre
vorrebbe nel garzonetto figlio
tutti i p'iù virtuofi ralenti .chc_p
poffano adornare vn nobile Ca-
«allere. Spendein maeftri, in li-
bri> intuito do che bifogna , fen-
za'rifparmio j l'eforta» losgri-
ca > gii moftra gli efempi de' |
g'ioriofîantennati , ne tralafci*-*
alcuno di qud mezi » ebe al ma-
gnanimo intento poffonodefide-
xarfi. Manelmedefimo tempo»
fe pai Hamo di ftudio, non vede
egli mai ne anco la coperta d' vn
Bouo d' Antona y fe de' coftumi *
hà le (ale » ecamere tapezzare de' <
fut ti di Gioue.di Paride: Spende
l'hore fue in gîuochi , in b'fcaccie»
in comedie» in crapule» in libidini.
Quefti fono impedimenti rroppo
gagliardi alla vir ш di que' mezi >
altrimenti da lui fcelti opportuni ,
per formare» e guernire di vera.*
Сар. X/. 16}
nobîltà la tenera mente del gio-
uanerto figliuolo . In vano fi di-
batte in predicare! il dígiuno , chi
mat tina , e ft ta fe de a pranzi > С
cene Lucol liaue - Prediclierebbe
egli fruttuoiamente Nerone la
clemenza, Eliogabalo lapudíci»
tia ? Exptflas i ut nonfit adultera Jw.it-
L-arg& Filia qu& manquant ma- nal. Sa-
ternos dicere machos Tam cito ». tyr. 1 4.
nec tama potent contexere curfit ,
Ft non ter deaesrefpiret ê
Perfio pure a quelle» propofito
firidea di coloco > chefi piegano
da Dio ianitá , c vecebiaia robu-
fia i poi riel medefi mo tempo de-
folano la propria robuftezza > e la
fepelifeono (otto le crapule, po Sa1%
fcii opem neruis,corpufqut fidelo
fentÙ* > Eño age tfedgrandes pa-
tina,tuceraq; era^a-, Anmere his
Superos vttuere » /ouemqi moran-
tar. Per queda guifa dunquela_*
rifleffione de' men oppottuni,
a&lmptditi da no¡, o anche da
altri ( come auuiene qnando il
medico porge al febricitante be*
uanda opportuna a refti iuirgli la
fanita iSc egli nel medefimo tem
po t racauna fiafchi di mofcatello>
i64 Fontidell'lngegHO
òd'albano) itruiràdi Fantasma
eccitante. e secondante dell'inge-
gno nel presente Fonte de' sini.
Ma chiudíamlo sinalmente col
decîmo capo nella riflessione del
sinetaluolca censeguito taluolta
con lut .ga fatica ctrcdtt ináarno .
Qùeítanonhà veramente gtan
luogo nel mondo naturale ; ma
l'hà sì bene grandissime in quel-
lode'negotîj humani . La mtura
diradorimane fraudata de'suoi
sihíeRimane tuttauia alcune vol
te perimpedimento actraaersato.
le dal caío , che le disordina , ò le
forze produci trici , ò la qualità »
c quantità delia matería. M«_*
tnolto p.ù speffo rettiamo noi de-
lufl ne' nnSri ïntentî Prima per
nostra fleltezz.a propria , che non
bà sceltî i mezi a proposito , ò do-
po bauerglî scclti , gl i hà ella stes-
saimpediti. Poi perglí comrssti
fátticíjò ái'Ntmìciò da gli Enta,
h , ò da a 1 tri Inttnffatiì e speíso
ancora àzfortuiti accidents- Que-
fiì tutti sono Faotalmiiche aggio.
gaticon le quistioni vaganti del
fotere , douere , esolert , seruono
venturosamente a U' lngegno ne-
go-
, Cas. XI. 16$
gotioso per gouemare í suoi affa
ti con intiera prudenza . Perciò •
che proposto il sine, e deliberati
i mezi » subico ei mira chi habbia
forza i e maniera da impedirgli e-
le : chi ria quegli , che per qualità
d'affrtto j ò d' intereffe , ò per al
tra ragione debba a lui» ò soglia
ad altri» in casi simili erear con
trasto. In somma il prudente dili
gentemente maneggerà ( che n«
bà ben gran bis!; gno ) con le qui-
flioni vaganti , eco' trapaffi an»
corai tutti i capi de gli eccitanti
di questo fonte .
C*p. XII.
Cap. XIII.
Q Vesta parola Patilone vale
tn questo lungo l'isteffo
che Rtccaimtnto ; cesi il
patire , e'l poter patire , non è al
tro che vn riceuerc » e vn potere
iiceucie .- ò diciamo soggiacere
a quale si voglia auueniticcio ac
cidente: dico auuenitícero» per-
che i proptij della cosa , ancorche
si appellino passioni da' Filososi»
s'appartengono al Fonte della--»
Qualità, e non a questo. Sì co
me dunque il dare, e riceuere,
fono la medesima cosa , rimirata
perdue VSsS >. i'vnoal contrario
dell'altro ; così l'Attionei e ?às=
flotte» ttstano an2i due facci* del-
la medesima cosa , che due cose
tra sè veramente distinte . Per
quelle maniere dico.che la Ssinge-
ò altra sigura da sugellàre » è la
medesima intagliata nel sugello,
& improntata nella cera; diffe
renti solo , che l'vna risponde at
rouescio dell'altra .
Da
iS8
' Fontideiringept*
— —-— оо л_ ,
Па quattoauutcucCbegU fcC-
citantí del Fonte precedente » col
femplice trauolgimento delia—*
profpertùui feraano ancora ncl
prefente:pero quiui secadera fog-
giugnere poco altro pià che l-_*•
pratíca.
Ricoido adunque primfera-
Bleute > ehe fi comelaQuiftione
del perere ( comune a tutti i Fon-
tí > e pero nouer a ta-frà le trafcen-
denti, e vaganti ) ènulladimeno
più famîgliate che ad alcun'al-
tro ► a queHo delle Amoní ¿ cosi
ancora a quefto delle Pañioni- ,
Anzi incoroparabilroente molto
più ; pero cheil poter patire > «
riceuere tanto nel Regno della
Natura > quamo in quello delle
humane faceode» è fempre mol-
to più facile, e molto più copiofo»
che non è il poter fare » o dare .
Mira Г H nomo: quanto poche
fono le cofe ich'egli pub fare in_j '
paragone di quelle , che pub U
medeiimo patire? per patire ogni
fuo 'memoro » ogni fua minima
parrîcella , gli ferue di fttomen»
to. Infetmo, legato, languido,
dormente , nel ventre tôefto in
cgni
C*f. XII/. 189
ogni ldogo > e tempo per mille_*
sorme puè egli ticeuere , e per
cento railla guise pacíre . Dirò
ctiandio dopo la motte, emitî-
corderò d'Ettore strascinato pe*
pìedi dierro alla volante Carrerta
del vittorioso Achille , diGieza-
.belle sbranata nel campo diGiez-
rael da' Cani; del teíchio di Pom-
peo, di Craffo, diCiro resta to
icherno nelle mani de gli Egittij,
Parti» e Scitî. Ma per operare
hebbele sole mani» le quali han-
no bisogno d'erà, di sanità, di fur-
ze , di libertà .
Questa gran focc del potet
pacire, maggiormente ancoras*
apte » e Ipalanca verso il ma!c .
Certamente si che la but na for-
tuna bà poche Rrade aperte pet
venir da noi, all'incontro quelle
delia disauuentuta sonoinnume-
rabili, tuttelfbere» rutteageuo-
liflìme^ Qell'asiomade' Mecasi-
sici : Bonum ex tntegra causa- ma-
lum ex quocunqne descfïu : Ad
defiruedumJuffìctt vnum, adeon-
prurtìàum rtqutr.tmtHr omnia-, è
rtoppo "ero , e troppo fa egli a
quístoptoposuo.
+yo Ftntid IVln&egm
Percîò si i opportuno il poire
il Malt per Eccitatue princípa-
liíîìmo a cercar materia da que»
sio Fonte . Può aggitmgneruisi
anche il Bene » ma la coppia poi
zoppìcherá stranamente. D un-
que Alale e Bent nel cercare, che
patisca i ò tict.ua; poffa , debba,
ò soglia pa tire , e riceuere la cosa
proposia , si hauerannoopporta-
namentedauanti. Potesnoje pos-
sono seruite anche nel preceden
te: ma perche qui sono piò serti-
li , restìno appropriat! a qutsto
lucgo ; da valerienecon tutto cià
nell'vno » e nell'altros per la ta-
gione dell'accennata comunan-
za • Oico ípecialmente intomo
aile cose .dell'huomo i nelle quali
solo il maie» é'l bene è cosa parre-
gnenteanoi. Armìbalt marthi*
€*n Vestrato da Spagna fer la-t
Francta verso l ' ítalia: Que Ho
capo d'Eccitanti roi fà (ubito con-
siderareche cosa di bene , che co
sa di maleinquesto paffaggio, e
inqueíla proutncíaglipuòacca-
dere? I beni/ì contanoin vn sia-
to : Fintere i Romani, arricchirsi
dt' Urt ttsori, imfadronirft dt' /«•
Слр. XIII. »5*
re Statt; male vorrai fire cata-
Jogbi de' pa timen tí, che fcffrî per
le balze dell'Alpi , per le neui di
Lombatdia > per gli trarupi deU
l'Apermino, eper tut ta Italia in
fedici anni che vi gueneggio;
troppo íárai proliffo ; e quando
poi volgeffi la fantafia a quelli ?
ciie potea patire.9 eche non patîî
non la fornireiii in {resta due
anni.
_v ^Douc poi fi coniulti per deli
berare jènecçflarî© oirra leQuir
fiioni del fotert , dauere , efeiert»
agitare la propolîa ancora con
.quelladel prcfuppofto. Dico la
quefla guifa¿fe il Ctiíh'aneímp
jionaccorreal (occorfo<k' Vene-
tiani í attaccati tanto ottinata-
«nente dal Turco, acheper?«olo
íoggacc'amo î d'efferefrà qmlchfi
tempo tutti fuddui di quel Bar
baro.
Ma feguiamo il noftro fije».
Dunque nel prinjo capo d'Ecci-
tanti difpofti ne! Fe nre preceden
te, Yejfere ci farà qui giuoco in
quefta gu h : // Cielo è fon'egp
generabde , à cerruttbile ; o pure il
conir*rieî Quando dico genera
Fonti âilïlngegno
-bîle dîco il medefimo > che potère
eflcre generate : cosi cormttfbi-
le, cioè cofa, che poffa effere cor-
rotta . Vn nauiglio , in che cofa
puo egli cangîïrfi? Quellt d Enta
fi cangiarono m tante Ninfo -
D'vna Donna che cofa puö egli
farflJ Vn faffo-, come dí Niobe:
>vna ftatua âtfatty conte delia то-
glie dt Loth i che hon è fantafia di
Poco-.
La Quantità feruîrà d'Eccitan-
te in quefta maniera? potrsbbe
egli hoggídi da vn Cittadino di
•Bologna eflere alzata vna Torre
eguàlealr'altiflfîma degli Afinei-
hi? perche molti , îngratfati dalla
Crapalajfonogrofll .ctarchiatij
corne vr> Eghn, e come va_*
Dio Bacci •' ma crefeerc al pari di
.Golia » e d¡ Poltfemo > non fi vede
alcuno?
La ОHalиà poi cosi î la Luna
ferebe riceue H lиme dal Solefog-
giace a murium} -eу1eт1ипц-, fog-
giace parimente all'ecclijfi : Silio ,
perch era beiliffmo , laftto la vиa
Iv.u. ne gli aaultiru con Me(falma-
S,>tp 10. Secondo l'Eccitante del Temfo
parlp il Satirico > doue lerifle;
De-
Cap. Xi77. 195
Definit pê* Et pelagi patient, jksu
& caffîdthatqucligonis. Priamo ^at.v'
perche inuecchtò, vide caderesot
to il serro ntmico miseramente i
figliuoli ì torsi il Regno » ardere .
la Reggia , e die finalmente ti col
lo allascimitarra di Pirro •
Per quello del luofo mi souuie-
ne » che \'Etiope e adusto dal Sole
il Biarmese e agghiacciato dal-
l'Aquilone : che la Stella di Boote
è lenta quella del cuor del Leone »
e l'altre pik vicine ali Equatore,
sono veloci .
In generale il luogo più, che al-
cun'altro fantasmo, ci da occa
sione d'auuertire quello, che la
cola proposta posta patire» e ri-
ceuere ; non già per sua natura dì
luogo» ma perla conditionc de"
coherenti confinanti. e vicini. Per-
cioche , sì come è vero che le co- jtm
se non poffono produrre effrtto» _ y j
l'vna nell'altra ,{e nonfi toccano',, *-
ò non toccano altra, che tocchi;
così è vero ancora , che tutte le
còse»cheli toccane, riceueno più,
o meno , qualità l'vna dall'altra .
Ne solo quelle che si toccano, ma
parimente le vicine, cioè che tec-
I cano
ï«4 Fontideltítegegn»
canole tuccami. Cosìauuíene*
òsempre, ò lpcffo» conforme la
focza dell'opcrare , e lecondo le
dispoli tioni 3 ricnîerf ; dell'vne»
e dell'ai tre . La terra frende htt-
midttà dall'acqua . ne prtndC-J
Variai perche l banno m mtty.
firgil. Mantua.vt mtsertntmium vici-
Eglog. naCrtmons, perche anche nelle
cose humant i vïcimpartecîpano
sempre de gh accidenri del vicino.
Per queíia via dunque volg' ndosi
al fresente Fonte , tantoil F.loso-
fonaturale, q janto il prudente»
e polit ico ; hanno gran materia
dal fantasmodel luogo. 1 Giure,
corí'ultî, ì Giudicî , ne canano pa-
rimente grand' vso . Vicinttm pra-
sumitur sctresaQavtetnt ; èloco
concerto preío da questo seno»
conc ntoaltri delia medesima_#
diuisa .
Da' ftêirtti pure si bà norraa
íuut per auuertirele passioni • Rar&
nal- est tntenui sapientiapannot Dat
Satir. vemam Coruts , vexat censurai
litm Columbat : lono sensi proueibiali
Sat.i. dcl Sacirico, suggerai alla kn_*
musa, per questo verso de' subier-
tù Nelle cose uaturali accade il
me-
Слр. XllL 1 195
medefimo . Il calore nella pie tra,
nel ferro > rungamente refifte al-
l'inímico» chedi fuoriglldabat-
teria : ma nella crufca , opaglia,
rímane íubíto abbattuto > e ípéto.
I Corrifpondtnti altresî ci dan-
no gtan lurac per gli accident!
ftranieri , a' quali puo foggiacere
la cofa . Efercitof;»z.a Capitano?
rimane facilmente disfatto; chi è
fenzaforzc » fenza çarenti, fenza
ainici>è facilmente efpoflo aU'on-
te, a gi'ínínln i alle Wolenze. Nen fftlm.
confttnder .r cum loquetur > cum 1 16.
inimittsfutsm porta, il Padre che
da felice drapeilo d'amoreuoli fi-
güuoli ñácoronato : e Platone fe-
gpalatamente ricordaua a Dionî-
gi, che i Rè tragici nelleJorodi- Ep.y.
fauuenture non fi lamentano d'
attro j die dell ' hauere hauuto
fcarfezza di buonî amici .
I Cradi , lt parti , in (ommt_,#
tiK.te ie partegnenze delia cofa»
poflono (èruirne d'Eccitanti per
ami tt time tato le pa ffioni, quan-
to le attioni, folltei o polTibilî
delia medefima ; ma riufciro te-
dioío» fe di tutto vorrö fchierare -
fiia d'efempi .
I i Il
1 9 6 Fottti âtil'ingtfnò
11 secondo capo era \'tffrtto,che
qui íerue,accoppiatoa' Faotasmì
di Reîlarttttò Suantnte.Cioè a di
re pereccitame a confìderare, se
U pasilone , che la cosa riccue fia
talc , che ceflando • ò allontanan-
dosi l'operante,clla parimentesen
furga con cffo, e suanisca, ò pure
si rcrti consiccata mlRiceuente.
Eneacolpito dal durdo nemico »
riceue piaga'nel prtto d'Achille**
peflono romperft tuttel bafle Tro
tantsema, che vi resti vn minimo
liutdore. Al suonar di Ttmoteo
Dion. Alejfundro salta ftmofamtntes
Chn[. ail ArmtrLa 'Musica Fregia ptt-
«rat. i . re hà quefla sorza dt concìtaregli
Ariîl. aflantt aguisa di Coribanti . Ma
% polit, sinuoilíuono, ceffata l'harmo-
nia ; gli spiriti infuriaci ritorna-
no alla prima tranquillità . Così
tsiinto il torchierto» l'arianoc-
tuma si rimane tenebrofa come
prima . Nongià con partito il So'
le: ptrche ft btne l Emifpero perde
subuo diume de'/uoi raggi , nc?L,
perde però tì subito il calore gene
rato da loro ; non perde qutUa se
condat vitalesorz-a ,ntedianteia
qualc da quel Lomunegran Padre
delit
Cdf. XllT. 197
delie cose rimant tngrauidato il
monda infertore .
Quello de Censeguenti , Ait'
diatith Immtdiatiiì a proposito
delie passioni secondo . che vna
suole tirame vn'al tra . Androma-
ta nelUprisa di Treia rimano
catttua , traportata al paese del
vincttore Neottolcmo , tolera /c_v
jciagurt del catttuaggto , esoggiace
a tutto qttello , che dt male,ò dise
tte , puòsopra la persona schtau<t-,
l' autorisa del padrone . La Ger
manta beurtte l' Heresìa di Lute-
roiel altre ancora: leguerrey che
apprejfa V hanno ptr tant' anntst
proccllosamctc sbanuta.cht i han
no , fer cos't dire quasi fmantella.
ta;sono tuttefut passioni conjeyun-
ti a qaetla dell Heresta . Per que-
sta guisa dunque taiuo net campo
delia natura, quanto in quello
delia vita humana , ripescar si pô-
no le passioni da i Consegnenti •
L'occorso del Fantalmo del
Modo ci suggeriseequì materia
peilimil guisa. Come restiamo
noi ingannati dalla voluttà ? Fa-
cilmente , esotto[embianzjt di be
tte. Come íonogouernatii soddi-
1 } tida
j 98 Fonti delTlngegno
ti da Miniftro ignorance) negli
gente , maluagio, venale î miff
rabilmente cjcggw che da befite-
Come fi pona ('animo nobile co'
grandi > come con gli humiliair*
fi quellt vfa tratti digenefofo.ver.
fo qucfli di cortefe . С ome puö re-
ftarceflinto l' huomoî dimala-
tia > difame i trafino > affogatat
44 auuelenatcprettpitato come Aßia
нaш, appiecato come Brunelh .
Come imendono quei Filoiofi >
che giudicarono 1' Vniuerfo per
ererno, che nódimeno Dio gran-
diíTimo ne fia veramente ¡1 Crea»
tore? l'intendonoie dicono in_^
Amtt* Ч11er*o rondo , c!oè ch'egli i dalla
i diurna
roes de- r 'pottfi7av continuamente^
r . . .
a n conjertiato , e trattojuon dal nien-
2 te i conmaggior dipendenz.a di
*' quellade' raggi del ¿ole : s't cho
abbandonato a feñejfo>ricadtrelf
be nel¡uo nulla .
L'vltimo era ln Ragione del
fare , che qui farà la Ragione del
V fatire-, c riceuere . La íua virtu di
Eccirante fi regge da quefto» che
douunque è la ragione di foggia-
cere ad alcuna pafllone, im pari-
mente fuole> etaluoltadeue, e
fem-
Cap. XIII. 199
fempre pub ella accadere . Egli c
il vigore delH afioma Dialertico ,
e Merafifico : foßtacaufa ,poni-
tttreffeclus . Ii dcb .lc iil codardOt
puo tllere ageuolraente vinco , e
pofto in fuga ; perche la dt bol cz-
za , e la codardia > fono ragioni a
prop' Tito per l'vno , e per l' altrc.
L'huomo fccllerato , perche di
ragione ha da temar fempre il col-
po delia dtuiriA » fe non dill huma
na vendetta; ha perorl ammo con-
finitamente tanto flagellatо , e la
céralo dalla fpauentata cofcien-
\a , quanta deel ama nilla duode
cima Satira Gtuuenale . Il bu-
giardo, С ingrato , {то il btrf->glio
doll odio- (là per direiche demiano
anco eßere quelle delle faßated*
chiunqtiepaffa ¡ peichi; la bugî^».e
l' ingratitud ne iirendono fegec-
to merittuole di tali incontri .
Lhv.omo da bene e amato fouentt
anche da maluagi \ perche dalla
bclleZza sfolgoreggiante dell2_*
virtù ne hanno potente cagionc .
Se poi ccrae auuiene piùfrtqué-
temtnte » V odiano , e gli fenno
guerra; ne hanno parimente la
lagionc foodata sù la contrarie»
I 4 tà»
xoo Fonti deïï îngegn»
tà , che paísa frà la conditione de
gli vnï,e dell'altraLa ragione poí
del soggiacere a questa , òquella
passione.si bà da cercare da'giadi
esentiall , e dais altre pattegnen-
ze delia coía , ma priocipalmente
dalle sue Qualità .
Cap. XIV.
QVesta paroia Qualità è vna
di cjueìle, le quali per este-
rechiare dise m;desime, non_* !
poffono riceuere lume dl mag-
gior tsplieatione . Anche nelle
proposition; sono alcune prime
palesi , c !uminose da se siefle T le
quali sensa proua , che se ne fac-
cía , appagano subito l'intellerto*
Qaestc, dico, amiiene ancora nc'
vocaboli, cioè che alcanidiloro I
bannolaloro signìsicatione tan-
to nota,che non è poíïìbile mag-
giormenre, econpiònorcparo-
'»c*- ledichiararglî. Però Aristotele,
J?*r', dflla Qualità fauellando.pernon
tap.de dije affatto nul a, diffe : La Qua-
H"* » lttàìqutlla, mediante cuiìecoft ;
appel-
Cap. XIV. ibl
apptllanft Quali. Se io diceíle .
La Qmlità delia cosa e quella-*
sua partegnen\a, fer la quale ellx
thabilt asare,tparire } iohaue-
rei derto il vero ( le brne alcun_*
Quistionante torcerebbe forsc il
ceffe) ma per ventura ,in veccdi
acerelcere chiarezza, haaerei ap-
portato tenebre. Ma da parte le
íouîgliezze.
Comparrirò donque breoo
tr.éte gli Eccitanti di questo Fon
te in íeicapi iclie Taranno. i.Be-
ne , e male: i. Le Qualttà occul
te , sono la scorta delie attiouit t
paffioni. i.lSevst. 4. Le Dtf
jerenzt di naturale', e d'auueniiic-
cto. 5. Le Aggimte. b.Ladi-
fpositione del corpo nd [m Iuogo.
7. £ sinalmente !o Stato, è Con
ditions.
Onde il primo Eccítame quais
sarà l'Idea gene raie del Bene,eàc\
Matei e perche più cornparifca-
no in sembiante di Quah'tà , ch'è
il loro proprio, diciamo Buono y e
Cattiuo , prima in seflejjò , poi ri-
Jpetto al refk dcW Pnuurso- Le
Qualità di Bene,ò dicasi di Buon»
in se medeíimo íonoiPersrtnÌDe-
I $ &<h.
zo î Fonti delí Ingegno
gtto,Nobile, Ecctlltnth Felice^:
all' incontro del male sono : Im -
perfctto, Vtltt Mediocre, InjeUeu
e(c vièaltro tale.
In riguardo poîdelfalrrecose
l'effere Buono,o Cattim è l'effere»
ò potereeflere, loro Neceffario, ò
Ctousuole òNoceuole.òò'oHuerchio
Hò potto pec primo questo ge
ncre di Qualítà , perche sono ge-
neraíisïime , eehe neoccorrono
nelle ererne , e nelle mortaliVncK
le Corporee,e Belle Incorporee»
in mue le cose » con tutte le loia
partegnenze.
Dirçi dnnque fuegiìatoda que,
sto primo Eccirante , che Lucife-
ro persua conditiont ifpirito nobi-
liffimo , e nelprimo pofio d' eccel-
hnz.asopra tutte le ereature mxa
resopoidal suomtssatto , vtltffì-
mc,ignot>Ut(JimQi inselictjftmo .
Mirandolo in riguardo dell'aL
tre cose» il raffignrereiperf<*«i-
Mjsemo.perniciopffimOfdoèiBten-
to prima a seemare , s' egii potes-
se , l honore domto aU'AlffJlmo ;
folleeìto i» machmar sempre pre-
tipitio all'huomo; pieno.d'odw,
d astio contra il Ctelo , e contra U
Cap. XIV. 20j¡
T'erra, t vago per quaпto ei pu¿,di
¡concertare, efcemelgere l harmo
nico gouerno ael mondo Celeße , e
delL'elementare , t dt tutta la Na»
tura. Indi piflandodalla fepre-
ma Crcatutaali'nfima ,cioc alia
materia prima , ia vedero iwpír-
ferttffima,e egnobiUßima m fe me
dí lima : Nocemliffima a ciafeuna
cufa> perche Vé cccaííoue di rice-
ucre offefe>debokzze,e finalmeo-
le di perire: Gioueuoliffima nel
medeñmo terapo all' intento ge
nerale della Natura ». il cui mira-
bilegouerno quaçgiù it reggesù
l' alternationi perpetue delie for
me cerruttibili. Ccsî ella è non
iolo gioueuole , ma di pîù c necef-
fariaper beneficio dell'Vniuerío¿
Diícorri tùdel timanerote.Ccn-
fe flo »che la Qualirà di Buono , e
di Cattiuo riiperto aU'altre col'i ,
sà di Relation^ 6 Corril'ponden-
za; ma per quellofà a m'opro-
poiito fi appartengono pure a
quefio luogo.
. Ilfecondo era le Qaalità oc
culte . & aggiunfi , fotto lafcorlA
delie attiom, e paffiom: perche al-
irimenti l'Eccitante non frmi
16 ub-
104 Fonti delílngegno
rebbe a più, che a dettare vna cu- {
riofttà di trouarle - Stanno ri tira- l
tene'couiglidelletenebre» inao I
cefTibili al noftro fenfche douc__j I
Ï attione > ö pajfione » tramandata I
fuori da loro» non ce ne porti no- S
nella> non potiamo noí Taper nul-
la de' fatd loro. Per qnefto forto I
il nome di virtit , faculta, potente,
impaenz.t, habilitât fono da nui
chiamste.
Ch! haurebbe faputo, chç__j
mil a calamita, o nelferro, allog-
piaffe habilita di tirare -, ed effere ;
tirata ; fe l'tffetta non l hautße iф- I
rito a 7 occhioí che Circe fiffc^*
Alaga, non haurtbbefognato al-
eто , chi non l hauejfe vedttta con
vn tocco di baccherta > e brew pa
role . cangiare bor i compagni di
Vl iffe m Porcherti , hor il proprie
Ai arito in Pfio. La vircù d'O-
rijnedifraftornarlemarinç_1>» ¡
quella del Dittamo di trarrcle r
freccie dalla ferita ; ecentofim>
i¡, farebbono a noî del tutto qua*
lità ignore, ne fapreffimo punto >
chefoSero al mondo. Ilmedefi.
mofarebbe délia [agacità-, emi-
itnfaggine, ignoraba > efcitnta; |
di
Cap. XIV. iof
dí tutti gli affitti , di tutte le vtrttt,
di tutt'i vttij. La qualità di corag.
gioso in Ettore, di lasciuo in pari-
dti di d' iracondo in Achille j di
sagace in Vlijsc , corae furono co-
nolciuteîdas.c loro attioni.Quan-
tt cuoei libidinosissimi godono
fama d' honestà y ò perche man-
eano dell'occasione, ò perche ric-
sce lorodi ben coprire l'operç_j,
laide ^ Inrithttto l' attioni sono
lesenestre, per lequali sole pue,
la nostra accortezza mirare nel
seno degl'huominiïe delia natura.
Dico il medesimo delie pafTioní,
posciachenela qualità dì fragile
nel verro,ne quella dìsolubile nel-
ie piètre , e metàMi , di congtlabil»
neli'acqua^osìdell'altrenelquat
to delie mtteore dal Filosofo con-
íklerate, íarebbono a noipunto
note , se non ce nc haueffe da to
notifia l'effrtto in pratica più voL
te da noi sperimentato.
Il Senfo erail terzo. Questoè
vn'Eccitante prontissimo, e fací-
liíïìmo . La veduta ci suggerisçe
la beUc\z.a, la bruttezjutìlepgwre
d'ogni sorte, Uluce, ['opacité, e te-
mbrt y % colori oatutali » ò artifl-
cia-
xo6 Fonti dell'Ingegno
esali , di tutti i generi i che siero
soliti , ò poíi; bili, alla cola propo
staci, & anche gl'ira poiTì biii-Dis-
si anche gl'imponìbili; perche
questa è la virtù di tatti gli Eccî- t
tanti mediante il trapaffo del
Contrario- Però nel latte suggeri
ta il nero, il roflo, per non solito »
ma per postìbile , perche può ti-
gnersije nella musica , e nell'ani
ma ci farà fbuuenire di tatti i co
lori , ma sotóper via d'impoffi bi
le . Sia ricordato di paffaggio,co-
ine rifleffione opportuna a secó-
dare la sterilità .
V vdito ne suggerirà il vocale,
sonoro, fin dmte , si[chiante (Irch
ioso , e tutto ciò, che si ode , e non
lì ode. Il medesimo a u ut rrà del-
YO dorato risperto a gli odori : del
Cusso risprtto a' sapori: e sinal-
mere del Tatto risprtto alle Qua-
j. lità toccabili! che sono Caldo, '
j'' Freddo, H umido, Secco, Grane* |
2 I' Leggiero, Duro, Morbido, Li-
»«'.*.». imiio t pnf0 1 gnidi, Molle ,
Sçtfìo j Tenue .
Il quarto sia la differenza delle
qualità Naturali , e Amtemticcie.
Questo non è capo d'Eccitanti,
che
Cap. XIV. î©7
che ne porga nuoua materia fuo-
rí diquella , che ci è fommiriiftra-
ta da gli altri capi antiraeiîi ; ma
ncdeíta fulamente, a fare q.iefia
opportunarifleiTione intotno al
ia medefima. Labille\z.aa-PKx
Lncretia*a vn Elena , a vna Ve
ntre >¿ naturale ; ma in quella—
sbdíertala laida > della quale dice
¡I Satírico » ch'eîla porta ful vol;o
ptnguia Popp¡tana, onde poi mife-
rt vifcantur. labra marui,\zbt\- Ituct.
lezza è auueniticcia, e fatta a SAt. 6-
mano .
Cade quefla differenza forte-
mente nelle qualità dell'animo.*
perche quanto alie buone è verif-
iimojche folida virtus n.tfatur, Valer-
cemeferifle quelbell'ingegno . Max.
Portano molti la fagacitá dal
íiafcimentoíaltrí l'acquiflano con
l'efperienza lunga dellecofe. La
virtù deH'aßerto parimeme hà
fpeffoaíte radicinella naturalez-
za, onde nelle carte diuine leg-
giamo : Strtitus eß Animam ba
ñar». Quell'Anime pure fabri
cate con bella fauola da Socrait
altre d' oro, altre di ferro,bronzo»
ciaajc>appreffo Pfa tone , cj van»
io8 Fonti dût sngegno
no deRando questa medcsima ve
nta . Nuliadimeno la vircò,e pîù
anche il vitio,soprauengono all'-
animo, e se gl'infîggono dal di
faori. Mi rimertoa Giuucnaíe» t
(» doue fà quella sierissima schia-
raizzata contra i Padri,elie gua-
ítano co' loro vitiosi escrapi
tenerclle anime de'proprij siglî-
uoictti .
Ilquinto appellaì delie qualítì
dvgtunte. Vene hàdiquefleal-
cuucidicoin quella guisaychea
fìile ÚOmtro'A Rc si appella fier-
trate: cosi nudo, veflitot addabba. j
to,cencioso calz.aio,scalz.o.arma-
to. dtsarmata, togate,6c altri sitni.
li ; che lono tutte qualità germo-
glianti per via di vtftimtntoyd'or-
namtnto, d infegrie, ò coía tale;
ìruoroo al!e perlbne»alle fiatue>
i.ile bestie, aile piamc, & altre
cose- Peroche si addobbano, e
. ípogliano % non solamente glîAl-
tari , ma le sepolture , le porte , le
parrtt,i sonti, le sttade ,e cento
altre milla cose . Patio de gli or-
nammti , e vestimenti aggiuntij
perche i fabbricati nella bottega
delia Natura, ci sono già suggeri-
û
Cap. XIV. 209
ti dall'Eccitante délie Parti.
Persesto generale Eccitantedt
questo Fonte contal la dispo/ìtio-
ne deûi parti del corpoml suo Im-
go . Ccsi vn pezzo didrappo stà
dtfleso, ò p.egato : Vna colonna
dtrttta , ò abbattuta ; così vn fag-
gio,ò alrro alb--ro» e cose tali ^
Al dtntta. al routfciotappeso ,e si,
mile » totte sono qualita di questo
luogo. Ne gli Animais partico-
latiTtîntelo state inpitdi icoriau
to » boccont , supinir , //e/o . rannic-
chinto NclJ'Hu m , sedentes,
ingmoccbìit'.o a mangiunlt , e fa
it ponture-deilc qjalr i Dialertîcï
fí fabbricarono U loro predicat
mentodel Sit<r.
L'vltsmo era lo staro » ò condT-
tione, cíoè qualitàfantasti'ca , che
riguarda l'vso » e gouemo huma-
no . Queste sono prima Domi'
nantt, Suddito, con tutti î gradi
deila g'erarchia politica, e cosi le
conditioni di Giudice, á'jimota-
to,à', Rto ; e tutta la varierà de'
Maeílratt.ç de MinifltrhQiài-
nati al gouerno publico .
Dopo questo le qualit à toccan.
tí ît gouerno domesiico» di
dr»-
i i o Fonti delïlngegna
drene > d' , d¡ Ricco , di Pe-
ttero j Cí//£í > Мaпш» » e fomi-
glianti .
Dapoi le propríe della perfo-
na > Nobile , Ignobele (parlo della
Nobiltà morale » perche la natu
rale ftà al primo capo) Mifer$»
Felice » Glvriofo % VitufertfalC-J ,
e mol?e altre.lequali arten.iere
fi appartiene al Filofofo morale»
alRctorcal Poera »aH'Iflorico»
e fimili fiudiofi .
Cap. XV»
Cap. XVI.
Cap. XVII.
Cap. XV11U
IL Subiercoînqueftolnogoîn-
tcndo quellc>nel qual¡..»ö pué*
o l'иo''e(l'ere la proprietà (6 :licafî
Accidente, o Àggiunto) conteim-
* ta nelquefito.. Cerco in ehiio-
glia effere la pallia > la legçiercz.-
7<w trono elic fono ne gli vbbna.
cht, c ne'giouani, quelle fono pro-
frittài quefti fono Subietti.E per
che nonfà amio propofito il ri-
ftrignîre quefto v JCabolo fabict-
to» e preptierà a-que' tenninî , a¡'
1 5 qua-
»jo FonùâtÏÏlMgegno
quai! gli riitrinlc Àrittotelc , con
glialtri Loici;fe dirol'hauere il
iiteco t proprio 4e$t vctelli , l'ha-
mtteMmami è proprio dtW Hнo*
то; il portare il diadema i il:ci-
muro » è proprio ; quello de' Rii
qucflo de Canaiuri .• hauerö pu
re derto fubierti, e proptierà ..
Per dare la dottrina, c пecc(Гa>
rio valerfi di. vocaboli » e perche
fono piùle cole > che le parole» c
forza viame tal volia alcunicon
fignificato «alignante, e ragio-
neuoímente alteralo. Ma in vece
di proprierá diciamo queftione, 6
quefuo , cheíchiferemo i gauilli.
Propofta dunque laquiflione,
l'vfficio dell'intellcrto è trouare
in qua li cofeella fia, pofta, debba,
b íoglia effere. Queíta veramen-
re è vna grande intraprefa : per
che sbbraccia l'intento di tutte le
frienze,.editutteledottrinç_Ji :
Auuegnacbe in altro non fi fuda
in quale- fi voglia ícaola,chein_j
cercare le proprietá. ( il Merafifí»
co» e Loico le appellano paífioni)
delia cofa propofta. Pcrcioche
non eflendo nelle facoltà piu che
«è fele cof::; Principij, cioè
pro-
Cap. XVIn. iSi
proposition!' dasc chiare ,tiOc-
ntrt foggttto , cioe il cema , ouero
obiccto , c le Pafsioni , che noî di-
ciamo Proprtcta ; tut ta laseienza
si ríflrignea queste. E'dottrina
' tut ta á'Artstotelc , ne v'bà chî no i. p0.
muoua tenzone. LaondeTinsc- sttr.e.
gnare di trouare il Subittto di
quale si voglia proprutà ,è vn vo
ler e dare la chiaue maestra del te-
sorodi tut te le dortrine : Dícoin
quella maniera , che può dalla_j
noflca sieuolezza sperarsi. Ma
perche quefloè ncgotio da pi-Li,
cbe da breue discorio , quale bà
qui da cflere il mio ; il porterè sù
le traccie geoerali , poiche nc Jn-
che il íottilizzarloi e minuziarlo,
fora moltoa proposito;doue si
vuole aprir fonte, da l qnalepos-
sano ateignere anche gl'ingegfii
meno) che mcdioctemente ad-
, dottrinati.
Dtinqtie i generali eccítanti
qui saranno cinque. i . La Cagiv-
m - i>GS Effrtti,e Contrasegni.
}.L'Ocm/?«»i. 4, L'IndMtionc.
$. La Rcgola.
La Cagtone , ch'è il primo , ne
íbggerisce il Subittto delia pro-
L 6 paria
iji Fontidtll' lngegno
posta proprittà ; percbe sì corne
si è deno di íbpra , fotle più vot-
tc i doivesono lc cagionicompiu-
te . e non ímpedire ; iui ancors_rf
Éemprc sono i loroefïrtti . L'ope-
n virtuose di cht sono proprie ? do-
ut U troutrtmo } Nelle perfonc^*
esanima , ò ptr natura ò per habi
ta, ottimamtntt dtspoflc e nptrau+
ti con attentions , t p u denia non
ingunnata i coji ne glt animt y cht
ttngonv eonto dell homre , m quel-
lii cht amane Uio- e che tttmno la
ptna douuta all epere vttiose, rtiâ
die quella , che fi [cartea dal solo
tnbttnale seerete della coserema-
Qucsii tutti sono i subieru dell'-
opere virtuose, e me gH hanrro
c ! ilaramente additati le cag-oni
tid benoperare. Cerco il íub:'er»
to i ò subierti del caldo . Quali
sono lecese cuide;'quelle che sono
percosse dal Soit , che sono ncin»
al Jnoco , che ntlla loro compleffio-
ne hanno dell egneo; quelle cho •
hanno l anima quelle ches'«i fia-
gellate da percosft , & altre tali»
percioche quelte sono tutte «•
gionidicalere.
{1 secon do c gli tssrtti , e contrat, \
fi'
i
Cap. XVIII. 2JJ
figni Qualtfono ifubierti del mel
ía caloi c? ó diciamo quali fono le
co/e molto ealdt f le dure , le ruui-
de, le mello odorcfe , le fumofc^\
¿k airre tali, perche dure\t.a > r«-
uidc\z.a, odorefità, e fumoSogMo-
no elíere tutti effetti di calore:
Qualifono gh animi buotti! que-
gli che optrar.o vtrtuofamentCS.
Qualifono i NobAi ? quegli cho
abborrtjicno i'opere vili , indegnty
в malHig'c • Quali fono i ver*
prencipi ? quellt , che gouernavo
eon follecitudine del bene dt' loro
Suddùi. Qualii Tiranni? que-
git > che per norma del lorogouerno
non hanno altro , the il propriogu-
fio i ilproprio tntertffe- Queílo è
tu tro vo trouarc ¡1 fubierto della
quielione, perche ci è fug^erito da
gli effem .
Л rredefimo pure operario i
eontrafegni . In cht domina-'
lira? tn coloro » che vediamodi
najo aguz.7^0 , e dipelifottili , e rt-
toru . In ein U libídtne imqtiegli
da gli occht molh , d&W andare
Jveruato, dal molto pelo . In cht
Podio, e mal talento '( tn quilluchv
di rado nemirano m faccia» che
454 Fotttidell'!ngegno
fchifanoil conuerfare con not i e
che fanno» 6 s'aflengono > per al-
tra fomigliame maniera . Tutti
queftifono fobierti dertatici da'
contrafegni .
Ma si come le cagioni fono le
pîù volte occulte , cosi gli efjerti
poffono (buente dipendere da di f-
fereoticagioni, e perö confug-
geflione fallace ingannarciVeiyi-
gni parfmente fono fpeffo bugiar-
di: Pero della loro fuggeftione
non è facilmente da fUaríí .
1 1 terzn è l' оcе ont . In chî fi
trouera l'accortezjut?in quelli,cbe
per lunga età,optrmoltopellegri-
narchannopraiicato moite cofe, e
ton moite per(one . In cht farà 1a
Virtu ? nelfigtmolo dt buon-padre >
e in colm , che tiene conuerfationt
eonptrfonevtrtuofe • 11 ladronee-
tie dt chi fuol ejfere proprio? di cht
i alleuato in bifognofa fortuniui . s
Tutti queui fono lubierti nigge- ,
titici dal fantafmo deWoccafione >
И quale è pure ancor' egli forte»
mente înganoeuole .
Il quarto ecci tante è Yinduttlo-
ne da farft per curte le Cette vni-
Herli tà deile cofe • L'iogegno hu
ma-
Caf. XVÏH. 155
tmnoèvelocc più del vento» t
del fulmine; perch' e§\l vola {sù
l'ali del pcniicro . Percio non gli
c diffiulein va batter dipalpebra
dare vn'occhiata per nmi gli or-
dini dell' vniueriîrà delie coiè. £'
dunque ncceiiario.ch'egli ne hab.
b;a appreffodi se vn breue sboz-
zo.e le tenga dauanti come fi ten.
gono in tante tauole geografiche
tutu; le parti vifib li del mondo
corporeo ..
Il primo iarà quel'o delie Siflatil
\t t il quale noníolo èil primo»
ma il principaliflîmo > perch'eile
veramente fono i fondamcntali
fubiertt, sü quali Ii reggono tutte
Jcaltre vniuerlha. Fanno si be*
ne gli acridenti ancor effi qui le
partí di fubierto per molti verfii,
ma quefto pure è vfficío , che go-
dono condipendenza fempre dal
la Regina íoftanza . . , *.
L'ordinanza dunque delie io-
flanze flà ripartita nelle nuoue
frguenti , per cosi dire , gierar-
cbie.. î. l il
Nel primo luogo è £>/Vgrai>
diilîmo» vno.ttino, infinito» On*
nipotente,& Autote dtilfcflere» e
FmtideR' Irf^tgno
della vèta , atutte lecolc.
¡Nelfecondo fono gli fpirrti
Creati , cioè Angioli , Demoni > e
í'Anime g'àl Lent'arc da^corpi ..
Nelterzo H mondo Celefte,
Sole, Litna, Stelle, e Sfcre loro .
Nel quarto i prîroi femplící,
corp! Elementari¡Terra» Acqиa,
Aria, e'l quarto confinante col
Cielo » e per vna cerra fomigliaa-
ЩЛ chia ma to Ftioco.
Nel quinto ! corp! ntereorologi-
-ci , cómere, nuuole ,fulmini , fiog-
gie , neui, ruggiade , venti, ghiac-
cio ,grandi»i ,iridi ,efimeli.
Nel fefto i rmnt-ah e mez.o mi-
neralt; pietre, mttaik con tune
к loro numero fifíi me differenze.
Nel fettimo i viueMi femplici »
che diciamo vegttanti,4-u'.ñ iit^
herbe, vergület, & ¿úbiri, de' qua-
li airees! il numero conLàftnea
notitia noH ra , í
. . Nell' ottauo i «acutí fenfiâuî» .
ehiamat¡¿í/?»f. ricé, pefci,Serpi,
Quadruped* , ^ccíli, Permittuo-
li, Mofche, F ermiche, eceiдо
rnillígenerí d'ai.iniaiibrutij ¡Jar
te hofi»e parte anche ignoti. ' ,
. Nel nono ftà la Jpecie huma- ,
"-;'' nx,
Cap XVIU. i$7
»4.la quale a nosiro proposito hà
qui maggior eampo per l' inge-
gno , che non hanno tutte insie-
me le altrc elassi delie cosei per-
" cioche quelle dell'huomoînqua-
iità sono píù facílî , e pià bote al-
I l'humano îngegno , che non sono
I quelle diDio.e delia naturajein
quantità sanno dell'insinito.Que-
st o secondo auuiencperche fuoti
dell'huomo.è neceffario sermar-
si íntorno a generi » e specíe : ma
nella ssera buroana l'ingegno»
mer cè detle storie, e Jel comme t-
cîò cínile ; bà supellrttile anche
da gl' indtuidui , à conditione de'
qualï guarda verso V însinità . Vn
solo Ahjsandro , vn solo Ereole ,
»n solo Cesare , Annibale , Carlo
Magno , Ctrlo Qmnto , e cento
iniia rmli itran r>*ruinâuoi l nrnwfla
•» •—- o- — f- etv 'r
derebbonociascutio da se di ma
ter ia alle fatiche d' vn'ingegno, di
vtnti, cé\ cento ; per tutto vn.*
corso intierod! vira . Posciacheí
singolar! qui si cercaro solo j co
rne subierti d'accidenti , i quali dï
loro conditione hánno minera-*
reH'insinito.
Inquesta dico, ò altra guisa
'. . so-
158 Fonti dtlïlngegno
somigliante. La Btllez.nA, doue
alberga ì Dio n' eil sonte vtro : ti
solo} il belle (incero. Dopo lui bel-
ltstTìmt sonogli Angioli . Bellezza
mirabile síauUla nelle Scelle i sia.
ineggia nel Sole. Relia frà gli au-
gelli è la Fenìce , P Vpupa , il Pa-
pagallo: frà gli huomini Alci-
fiade t.C/trmoleo , Aitloncoma,
l'Elene, le Frini , U Flore : e gê
ner aì mente le persone di tempera-
mtnta but concertato. Lecoses
grandi qualt sono ? It Ssere Celc-
fti, il Sole , le SrelU di primai
grandiz.z.a , l'Olimpo, e f sítUrt»
wfràimonri : gli Elefanti ftále
siese terrestri: le Balrtie frà le
marine : ìPt/ltsemi frà i personag-
gi fauolosi : i Golia, i Nemhrottt »
& áìíri Gegantt frà le vexttà del-
1' fstorîa . P.r -„„a, r,
que la rastrgna nell' voiurtsità
delie íbstanze ferue d' eccitante
per iícorgernea rinrracciarci su.
birtti del Que(it$.
Olera i'vuiuersità dellesostan-
za è necefTario hauer. d' auanri al
nostro pensiero lealtrc sei . cíoè
quella de gli Àtti , diuisi in aerío-
ni, e passioai } Quelle delie quart-
Utà,
Cap. XVì M 259
tttà, delie qualità , de'luogbi , de
tempi , e de' corrifpondenii, aboz- ,
zate già da me ne- loro Fonti: pe-
roche gran numero di quesiti ha.
iierà i (uoi subierti in alcuna , e
speffo in moite di loro , e. tal siata
in tutte.
•Gerco quali sieno i subierti del
ia lúghezzai cioè qualtfieno quel
le nse . cheJene ,po$ono .segltono »
ò deuono ejjere lunghtl Ne gli Atti
mi si offeriscono lungbe le naui-
gationi da Genoua al Giapone, ò
aile Filîppine : lungbe le pellegri-
nationi dsquà alla Cbina.e all'In-
die Orientali: lunghigli Scrítcî di.
Bàrtolo.dî Giasone,deirAbulese,
del Baronio: lunghe dourebbono
effere le opere virtuose: lungbi
noioíamente sono molti ne' cica-
leci importuni .'lunghe palono le
dimore, a chì dà sproni di frer ta
sia stimolato. Ne' Tempi lungbe
fiirono le vite delj' Humana gene-
ratiene auanti il diluuio.'di Caim,
di Set h , di Matusala . Ne'luoghi
parimence lungo tratto bà dal ca-
po di Buona speranza , nell' AfriV
ca verso mezo di sino allo scoglio
di Sammes, nell'vi tima Sucdit_*
ver-
l6o Fonti âtiringegno
verso il nostro Polo: Lunga da
Occident; in Oriente la distanza
del capo finis terri. , nella Spagna
verso i' Oceano sino aile marine
dell'Indie verso il Giapone .
Cerco quali/i«o le cosse deholi ,
òlegagliarde ì la quant::à mi sug-
gerilce lc sortiti per deboli in rc-
íìstere , .ehe facilmente però sog-
giacciono all'csíere scauezzec'nu*
operare pariaiente ciascuna cosa
per l'ordinario, quâto è più gra ri
de , tan to dourer.be la sua forza_^
effere maggiore . Nella (qualuà
sono dtboli taluolta,e taluolta ga-
gliardi , il caldoyiifreddo:e gerte-
ralmente tut te forze natnrali , &
ancole c\\ì\\t ; foggiacciono alla-*
AtboìexxA . Dtboli fono-glt mser-
VHt-ii femme , glt tffeminati, quelli
huomini , eeose.nelltquali predo
mina ï hum ; do ; Dtboli ipalUdiy
i ferp- cíì dal timore i venehàin
sgfmrofrdellc qualità molte»e mol-
te » che san'no debolezza ne' su,
bierti. Nelle qualità ciuilidebo-
Uzza bà la pouertà. il bisogno , la
Signoría di poro stato , e somi-
gliaotî . Debolisono quelli yfktso»
no fmunú dalla (ìrauhe\z.a_ ,
ttr-
Cap. xvui: tit
terckiati della fotica ; e cosi
trouo il íubierto ne gü atti ; fo
no parimente deboli i fanttulli,
deboli i vecchi .. cosi Îl trouo nel
tempo : Deboli, t imbelli faro-
no ßimdti gli Afiani, e general
mente íl Cielo ,molle , e delîcatd
fimili a tt'gh hzv-.taior produce*
e queflo è iiiB'ètto dato Aúftiogo ?
Ricefcoquálî Лeпo quelli, ctïe
fog! ¡oii o eifere benïgni, efacili'Ü
Se tnircrla quàffthà , mi occштe ,
Che ordfnsriamente ferro> 'akz¿ i
cvrpпfetói i theí magf î'î feferreí .:
Se f¿ Í¡itálítáiVcAobtnigr}t', .(fncili
i foriuпnti , e quelli > çbt uhrimehty
fono di1 cmr contento : b Mtnarfa*
menlé ancora gli xbbóndeublt di,
ifangtte > gil addobbetU drbil feht-
Ыaпц , gh'huomim 4' ahofaperc ?
iHfyM'iisqlli > 'cbcAanbrkefrdira-
#fà tttdqtii, ifperdno-ïifirakniidT
talí (ónbHyb-i noéilt, Ы/í i b-.ioni
frjkciptöf tah qtréílil&efîпbfatHi
tbbbbmdeuoíi, fabi^ifognofi*
S- tttij¡64icrr)pb^ééo faielLigafr/
t.o)teШ1Щф^1a^тЩ7р^1^
guardo ñ luogo , vedo'í|írliaiiT^-í
tbri d! vn paefepir\ben'JgiTrj r jtiv
fecili da^conueriliréíí-'ícfie'qbclií
iбt Fonti dell Ingegno
dell'altro . Non cfacile chegil Ai-
]¡igia>fi> & altri habliatori di fita
rígido > e.bofrjdo., mn fieno dt -c-Or.
¡}ume anz,i.ruitida, che. .molle., -e
dolce. Per oppoftog/t alleuatt neU
le amtmtà delia Campagna felice
porteranno ffejfol' ammofugellata
della benignaà dell' aria» che da
continuo nutrimento a ¡ loro fpirity
vfali.Se guardo a' corrifpondenti,
trono la benigmtàfia fimilt 9 maf-
fimedi coßumi >e dtfortuna.La-j
trouo пe' padrt verlo i figlíuolí»
ne gli amia > nt'paefani» & aitri
tali . Per quefla guífa rintracde-
,remo ífubíerti del quefito , .cic^e,
girando l' attétionc per le vniuer^
fità delle cofe . Egli è ¡1 vero , che
la cagwnt, e glí efferti, l'occafionc,
e i contrait gm , ci poteano fcor-
gere al medefimo : ma quefta via
della rafl^na gencrakç più/pe-
dita, epiù fertile. Si put) bene il
Pefcatore valere dell hamo , e
dçj|,e vaqgaigioje. faxjdj.jcfc
yctye, nebp^rM^i^^^f^fprç.
da di Ceíali , come di tofdi , con
^ßac^K^jraJerideljo йц
^ Cap. XVIII. %H
scinosùlcgírauolte delia Tarca-
na . L' Arte sua nulladimeno hi
l'vna, e l'ajtra manieraie dell' vna»
e dell' altra deu' egK hauere íntie-
ra notitia .
Per vltimo pongq la RegoU,
chequando serua rscq perl'vfo
di qualche ingegoa ; seruirà non-
ditneno molro per compimenN*
dcll'Aite.. Ella étale: Doue il ne-
(ìro umœfia di tal condstione , cht
seue dtbba cercare ilfubirtto , ( il
çhe auerrà ogni volta .ch'ei non
sia nell' vníuusità délie sosianze)
trouandfi quelgrade deil'ejjéretdal
qual'egliscaturisce, isubt(tti
cifi prejepuranno d' auantt ,
ì i Hò per tema íl dtffitto » í' im?
pe,fctticnt/ lasaliac ta ì il maie, il
yripcipie, ilmez.o,û finet òcosa
taie. Voglio saperne i subiecti-
cioè quali.sieno quelle cose, che
sono ,ò goísono effere diffettuese p
imperfttte.sallacit e cattiue, àche
banno pripetpie , t»ezjt, efine.iPqfi
. hauere il silo maestro delia tt la, e
la pierra fondamentale delia fab-
i brica, è ncceffario ch'io cerchi da
quale grado deW'ejJerc germogii il.
.; difetto i ò la fallacia, e qualunque
al-
i#4 Ftnti âtlCIngegno
.ttitro» che de' preckt.i accident!
fosse miotemï.Trouerò dunqus
ciòeffere il grado di Creatura,
cioc l' efsere ertato . Perocbe Dia
foloi il ftrfctto scn.zA disrtto , ed
vorace senzasallacta , il puro bent
senz.amalt. Kjuoltatotnidunque
a qual ereatura fl sis , pot rò t ro-
uarla diffrttuostt ,fallace. efoggrt-
ta al malt , c che princtpiò , t può
»ncoca flnirc Così bauerò rroua.
to il subierco del mio propoflto .
Se poi baueffe per !c mani le. «
v qualità di necejsario» d'infmio,
d'ctcrrto , d ir.dcptndtntcb simt'le,
trouesei» che il grado deìfejjere
dal quale germogliaoo , è l' ejjere
Dio : percioche fuoti delia Deità
ogni çosa í contingente , cioè può
non eflerej ogni cosa è fimta, sog-
giace al tenapo , & è diptndentt .
Ma se io tra taffe del numero, e
àácogitabtUi tiouerei che sono
germogli del primo generalîflí-
mogtado dell'effere ( abbraccio
qui sotto nome dinumero anche
J'vnjtà,)e cosi tutte le cose mi oc_-
correrebboaopersubiertodel te* |
*na preso . [| numero corne pure
hògiàdertojprecederisteffopen-. j
cap. xrm. x6s
fiero, nell'entrarc in tutte !c cose,
anche itnpossibíli,- ricaualcando
meglio, che'l Centauro , per insi-
nitiversi sesteffo- Dierroglivà
il pensieco, che dà la qualità di
cogítabile a cuttociò, ch'egli può
inuestíre. i- • mU^.v.'i •
Se la mia proposta folle la mi-
suray ò diciarno la grandezzajper
trouarne i subiectî, cioè quati sie-
oole cose, che poffono efler<_>
grandi ; cercherei da quale grado
deireffereelladipenda. Trouerei
dunque , che'l grado sua radice, è
ì'ejfere eontinmto. Percioche il
dire grande nel numero» non si-
gnifíca grandezza , ma solo mol-
titudine verso l'ecceflo . Hor» tro-
uate le cose contînuate » haue-
rò trouato i subierti.Vederò adú-
que, che i rempi, le atttoni , t fas-
sioni per la maggior parte : c cer
te quahtàt nel le quajt s'incontra
nel più i e nel meno ; sono tutte
cose continue per vri solo Yerso :
vedrò parimente » chè í <*r^í!íei
luoghiìoao contînufper-frè versí,
cioè per Imgo , largo , ë prosonde.
Così hauerò trouato i "íubierti
ddla mi/ura,cioè qualisieno le
M co-
lí6 Font*' dtlïlngegno
cose i che sono grundi . c pica oie .
Se la mia proposta fofleil ver*,
c'isalso,i\ reale,c\' apparentes;
il certo , ò'I dMiofa : cercherei il
grado deH'cfferc,dal qua le talï ac-
cidenù si reggono ; e trouerci»
«h'egli c ì'ejsere delie cese ncil*_*
pcuenza conolcierice. Onde tuc-
te le cose, pec qu amo sono, ò pos-
sono e9 ere pec v i a di senso . oeil.-
Imiginatione , ò nell'Inrellcico;
iarcbbono i subierti del ccm^.
ftoportomî.
S io spfcoiaffe intorno a'la_*
corpercità,ò alla vira: dourei cer-
came i subierti ; e roi sarebbono
da ti da quel grado d e 1 fester e,ch' è .
laro prima radice ; cioèl'vna dal-
fíjjtre materielle » í'altra da\UJisrt
vegetale . \ Hatuci dunque troua
it», che corporce sono tutre le ca
se matertait , e vrac uiwe k vtgt-
'iKHni'a i!.- .-. . i.i...'.
C»stftj89.ip.tjchcíl fïpuat« il
grado deli'essere, dal quaie ,corae
da prima radice , Ipkcia vna qua-
liùtò aliroaccídente (ebe Âtir
storelc dií«e ttouare VvnmerfateJ
4. c impresa da o teimo Logfco, anzi
da persetco Mecasisico; pure il sa-
t.{ / pere»
Cap. Xf'Ilf. 167
pe«,che sructi,crcu»toisia oppor.
tunoad ogni alero gerorile inge-
gno . Perche se no 'l trooeremo
sçaiptcíotse almeno -ce gK acco-
stererno: Almeno-ilcercbertmo»
e cercandQ/errtpre troaereroo più
dt quello. che ci haurebbe pec
ventura datoil.cafo.. Mi siapip-
poíia Plnuidia: vartçi ttouarc nef
Fonte de' subietti , quali lono gl'-
imiidiosi : e mi piace inçiestigargli
per la regoia del grade dtll'e lîeie.
M!«uoigo££ròaípia.rne. OfR >
tomifl.che questosia itffere ntl
mtdtsìmo ordtnt dt fiat* Ciuilt,
se nonakro, hauerò alaieno tro- \
uato questo , e ditò * foggun all'-
Intddia {ont foloro* che sono ntl
mtdefimo ordtnt 'e fiat* dt surfi
ne. Calando adunqac tncdianie
•il trapaíïo daH'vBiaersalc verso i
patticolari , abbonderò conuene-
uolmente di quel lo, chïo qui cer-
caua . Se poi mi fofle tîoscîto dt
vedere più distintamente, che'l
grado, onde span« il líuorcí è
particolarizato dali ' effere moltí
bisognosi, desidtrosi . e capaci del
medesiajo appreso bene; baurei
■ rncffo la matio vn pocopiùauan-
M 2 ti,
*б8' FoHtiMl'lngegnn
ti j e mí farci accoftato pîà da ví-
cîno all'intento. In fomina.chi
prende camino per giugnere al
iiio fine » benche fempre non per-
uenga, hà fempre almeno facto
viaggio . Finalmente puo lo itu-
diofo volgerfi a glial tri capi ; e
fequefto nongli riefce taie, che
pofla goderne heneficio j pafH
auant i, che cosi non -ne hauerà
ne anco impedimento. Ilmede-
fimo dico per tutti quegli aitrf
pa(Tí,che gtí riuîciflèro ma-lage-
uoli. Quefla è vria Arada , nella
quale î paffi>ches'íncontrino»dif-
flcñi da camina rfi, fono tutti faci-
tfffimi ààfaltarft.
Klmifonâmi . Tbnte
duodecimo,
- . :..
,.,..,.- ' .. • r ï.i
i8?
T A V O L A
Ingegno»cap. 4. 50
^««» gtur/o ecertante nel Fonte del
commerao, дер. 8, 94
Ajfctthcap.4. Si'S2'
Amanti, cap. 10. 12S
Qualifient. 1î»
Albumafarc, cap. 12. 1 s¿
N ¿tyl
ií>o Tauola delie cofc
Alexandria, cap.7. _. y$ 1
Alexandra domate Bucefale,e.i7.ia}
sJti\za di Polo, cap. 1 7. ¿44
Amte- тaпcaiопо a' Re, cap.i }. 195
And, i a Doria, cap.7. So
Ая', maca,cap.i}. 197
Лшя « ¿ore» « <м rawe, edf.. 1 4. 207
Л»'» eftparate, cap-i ff. ¿56
я л»<íle nato alla copagniaf. t 1. ifi
Arma, cap 16. 131
Armibale m Italia, cap. 1 f. i 99
Armibale,Aicftidro:Cefart,e.\ 1. 1
Angioli vno per fpette,Jteondo S. Te-
maforCap-ij. 11 f
Antimaco, cap. 19. 275
Antipodigta negati » 85
Chifitne,sbi. . -и i- . íNt
Antonio Ciceroniano, cap }. $9
Aquile dt fctfom.cap.y. ШЩ
Aquilape fuotgradi tßentiali dicftia
. rata.cap.y. to6. 1 07.
Arabia, cap. 17. 147
-4rf4 ¿» A/aè, cd/>. 1 9. 187
Arioso, cap. ij>. • 1 '• •• *7J
Archidamo r.e fua fieteta* moglics,
cap. 1 9. wr.« 275
AriRotele,e fua mirabiU rifieffîone,
cap. 16. . \i.-, : = 214
Arte mirabile, cap.}. 98. 59
^i/t Rationale mu hè moftrate 4
Piíinotabili. 291
Fonti ddl'lngcgno.capl. $1
Ajjai rktrcato dal morale ,e da tuât,
Jngegni Gtntuesi. 9
Ingegno dtfferente dalCmtllrtto, c. }.
4©
Iniellrttoagiliflìmo. ••-,'.. 21
A'e» 1/ko/e paíìoit. - - - •
Inuidia in cbi, cap- 18. 266
Aliena dal Sauto, cap. 2. }5
Inuocafíone delie muse, cap.*. 28
/ra *« dominitCap. 1 ï. *<î
Iridi,cap.iS. . .2j6
Iro miserable, cap.i. 30
L
LEgamento de contrari i C4p. 1 1.
H?- 141
. - -• Li-
Più notabilí ." 301
Liùia.cap.ij. 244
Libre grandt maie grande. ' 6
Liib»na,c.7.-}9. c. 17. 244. e 19.287
Logica mira solo netttta , e optntone,
cap.*,. 53
Logica, che cosafia, cap. ^. 41
Logica,e Rrtorica,e Uro vfficit.cap. 3 .
pag. x
Loro íìato antico, cap. ?. 44-4í
Logica d'hoggtát guaïla,cap.$.41.4$
Logtei diffrttuofi ni predicamenti,
cap 9. 104
Luerrtio, cap. 1 9. 273
Lnngbe'Çz.a in quali cosse,cap.ï2. 159
Luoghi Topici, 1 1oro virtk , c. Ji 48
Luogbidcttt Comunhcap. yt 47
Luogodt duesorti, cap. 63
Luogo come construite cosceap.17.
pag. 241
Z/Mog» Fc»rff <fc//' lngegno , cap. 1 7.
pag. 233
L»o.?o deliageneratione delit coseu »
cap. 17.
Z.«»<i , c/h; operatitni, capM. 186
Luthero,cap.i$. -, *, r.. ip.7
R
RAggifolari, cap. 1 y. xxq
Ragione di ¡u tli detti non fi
' í ро/a dart, t perche' eap.6. 71
Retorica, che cofa ßa, capí «
Moderna corrotta^cap.^- - 4\
Non e deruina Ал4aaetнПa,e. ?. 44
Retorica , t topea m aиeкe da gü
Antchipfx¡tttam*tt\M{agutt-J*
Cap.S. 41
Rerorica mira l'affetto^caf^. -*> ?
Ibtrap.iflo, cap.7. «-ч umv»'' f& 79
Кода* teatrodoll'Уttimrfb tap, к $\
s . - • . z
SAwtHieifagtn,**?яA t . tfír
Saper dett' H йоте corto,CJt* 6o-
Saturno aumtvta djrcddv, ea i. 1 fi
Saturno lento, eap.i $. ', .
Sauiii* Corte* -v>- • \u; *Ф
Seienta ebecofa ßa,cap.\o, - : ir:
Stitпz.c & Arti non fapute, c. 4. 60
Scienter ha-яне tri coft, c. 1 8. iJ>
Sciña, cap 17* t 47
itlgaиaaneh cap. 1 8. 254
Seg-nivocati, e mutile. 8. 91. 9t. 9}
StHHa,c49 i?, ¿44
Stafoprimo tec*tante nel commente,
cap.
-_' Pîù notabîli . д<>7
cap. 8. , Аз
Seßo matßro di Marcantonio, cap.$.
pag. 46
Stthcap.it. 2jí>
Sftnge, tfuo cnimma cap.16. . 228
Sibila Cumana ,c.i6. 1x6
. Siciltagia vmta conï Italia, caр. i6°
pag. 226
Silto mfdteemente bello, cap. 13. 192
Simile, diffimile, cap. 1 9. 269
Sirr,ile cofatnganneuole, cap.19. 179
Con¡¡ derato da tutti i profesori. 280
Smgolari poco non, cap ?r 107
Smone.capj. . 7<*
Jim predicamento, cap. 1 4. 209
Smeraldi, cap. 17. 247
Socrate, tfua arta cap. r. 2$
Sofrontfco padre di ¿ocratcag. 282
Sole efuavmtà,c i 5. 211.113.2 14
Лí dellecofe, cap. 1 3. 196. 1 97
SofiHt^elorovantt.cap.i. 32
SoílanTjt perche nonfiafonte, cap. 9.
10J
S$anXavtramentfcofa,cap.9. 103
. Soßanze per le loro daf¡e,c. 1 8, 15 5
.Spagna càp.17. 245
G'w riccadimtnere d oro, c.17. 2 \6
Sp.ignuoligcnerofi,cap 17- 238
Specie, e quafi ¡prcie, cap. 9. » 14
Spurinna Strolago, cap. 1 9- 18É
3o8 Taaôla delie cose
Stagioni muteranno tenon , cap. i6.
pag. 214
Statio, cap. 1 9- *73
Stato,qu*lit*santa[ficA,c. 14. 209
•S></« dottrmate. . '• ' 14- 15
Subutto quasi luogo.cap.î. fy
Subirtti Fente deWlngegmtcap. iS.
SuddtthcomtinselkiiCap.i^. i?8
Sucdia, cap.ij. Mí
- - T -
IL f i n e.
Pcr CarloZencro .
^Ctnlicen^deSupenorì.
1
I
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