Sei sulla pagina 1di 1

LA VITA DI DANTE

Dante Alighieri nacque a Firenze nel 1265 da una famiglia della piccola nobiltà cittadina di parte
guelfa. Ricevette da sempre una buona educazione, lui riconoscerà Brunetto Latini come uno dei
suoi primi maestri. Dante manifestò anche una propensione verso la poesia, leggendo i poeti
provenzali, i siciliani subendo l’influenza del suo amico “stilnovista” Guido Cavalcanti. La sua
esperienza intellettuale e sentimentale è incentrata su una donna, che lui chiama Beatrice (Bice di
Folco Portinari). Dante sposò Gemma Donati da cui ebbe 3 figli.
La morte di Beatrice segnò molto Dante, che condusse un periodo di smarrimento, che però lo
portarono verso lo stilnovismo. Egli inoltre, si rivolge con entusiasmo agli studi filosofici e
approfondisce la sua cultura poetica leggendo poeti latini, tra cui Virgilio, suo “più grande
maestro”.
Dal 1295 a queste esperienze si aggiunge quella politica. Dante entrò nell’arte dei Medici e Speziali
(attuali farmacisti), e ricoprì cariche politiche fondamentali, tant’è che fu eletto tra i Priori.
Firenze in quegli anni affrontava un periodo difficile, e a seguito della vittoria dei guelfi sui
ghibellini si divise in:

 Guelfi bianchi: propensi a una gestione autonoma del comune


 Guelfi neri: propensi a un’intromissione del pontefice per la gestione del comune
Dante cercò di ristabilire la pace a Firenze e tentò di contrastare le manovre del Papa, per questo
fu più vicino ai Guelfi Bianchi. Il delegato di quest’ultimo, Carlo di Valois, favorì la vittoria dei G.
neri, che si impadronirono di Firenze, scatenando le persecuzioni verso i membri della fazione
opposta. Lo stesso Dante mentre era a Siena fu condannato all’esilio con l’accusa di corruzione
nell’esercizio di cariche pubbliche. Non si presentò al tribunale per discolparsi, e due mesi dopo fu
condannato al rogo.
Nei primi tempi D. non rinunciò alla speranza di ritornare in patria, ma ogni sforzo fu vano. Ebbe
quindi iniziò il pellegrinaggio per varie regioni italiane, fu accolto da signori molto importanti tra
cui gli Scaglieri di Verona e i De Polenta di Parma, che ospitavano artisti per ricavarne lustro e
prestigio. Il suo più grande desiderio restò quello di tornare a Firenze non solo per essere
riscattato da ogni accusa ma anche per ricevere il giusto riconoscimento.
D’altra parte bisogna riconoscere che l’esilio gli garantì la possibilità di conoscere meglio la realtà
italiana ed europea. Esse erano lacerate da lotte civili, sopraffazioni e violenze. La principale causa
di questa profonda crisi consisteva, nell’assenza di un imperatore. Dante si convinse quindi di
essere stato investito da Dio della missione di indicare all’umanità le cause della sua disgregazione
e condurla sulla via del riscatto. Da questo pensiero, nascerà l’opera di genio (Divina Commedia).
Nel 1310 il suo sogno di una restaurazione del potere imperiale parve doversi realizzare con il
nuovo imperatore Enrico VII di Lussemburgo, ma ben presto le illusioni del poeta svanirono.
Nel 1315 a Dante venne concesso un “perdono” a patto che lui riconoscesse la propria
colpevolezza e si sottoponesse a un’umiliazione pubblica, ma egli rifiutò sdegnato. Negli ultimi
anni, circondato da una fama altissima, visse a Ravenna, presso i De Polenta. Morì a Ravenna il 14
settembre del 1321 all’età di 56 anni.

Potrebbero piacerti anche