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1. COS’È L’ESTETICA?

- de nizione etimologica => “Estetica” deriva attraverso il latino dal termine greco antico aisthesis
(α σθησις) che indica la sensazione e la percezione

de nizione storica => “Estetica”, da Alexander Gottlieb Baumgarten in poi - che ha coniato il
termine moderno, Aesthetica (1750–1758) - indica quella parte della loso a che si occupa
dell’arte e delle varie forme di espressione artistica

de nizione concettuale => indica il nostro rapporto percettivo-sensibile con il mondo, analizzato
dalla loso a sin dai suoi esordi e presente assai prima della nascita del termine, che comprende
il rapporto con l’arte come una delle sue parti ma si estende a tale relazione nel suo complesso. E
si sviluppa attraverso l’analisi dei suoi termini principali (bello, brutto, sublime ecc.).

- Tra ’800 e ’900 prende avvio il processo che da allora assunto dimensione planetarie della
cosiddetta “estetizzazione generalizzata”, “estetizzazione del mondo” o “estetica di usa” grazie al
quale i procedimenti n l utilizzati per rendere attraenti le opere d’arte fuoriescono da un ambito
speci co e si di ondono in tutti gli aspetti della vita quotidiana, in modo particolare in forza della
crescita di importanza del fenomeno della grande citt dalla quale essa si irradia in tutto il resto
della vita delle societ contemporanea (dall’architettura alla nascita della pubblicit , dai luoghi
delle merci alle forme e stili di vita, moda, abbigliamento, produzione di oggetti, no ai veicoli di
trasporto, al design ecc.).

Per una prima descrizione dell’estetica e della storia dei suoi concetti principali, si leggano i due
brevi testi in allegato di Remo Bodei (Estetica del bello e del sublime; Estetica del brutto).

2. Che cosa sono le “ARTI INDUSTRIALI”?

Con arti industriali si indicano architettura (1), fotogra a (2), design (3), cinema (4), televisione (5),
arte elettronica e digitale (6), nate a partire dalla rivoluzione

industriale o che dopo di essa hanno cambiato profondamente le loro caratteristiche (come
l’architettura).

Le arti industriali sono basate sulla possibilit di produrre, in massa e a costi ridotti tramite le
macchine, oggetti con caratteristiche n l riservate a oggetti d’arte. Sono generate da processi di
progettazione che coinvolgono gure molto diverse e che modi cano il tradizionale ruolo
dell’autore (per es. il lm che nasce dalla collaborazione di moltissimi specialisti, vedi il workshop
nella lezione successiva). Entrano in rapporto con il mercato e con i comportamenti di consumo e
le motivazioni che li muovono.

Per una sintesi delle loro caratteristiche e una breve storia di ciascuna delle sei arti industriali, si
legga il primo capitolo di Maurizio Vitta, Il ri uto degli d i.

3. COLLEZIONE (I)

Il termine “collezione” contiene il riferimento al termine latino collig re che signi ca “raccogliere” e
indica una raccolta per lo pi ordinata di oggetti della stessa specie, o di diverso genere ma che si
organizzano secondo un qualsiasi criterio, e pu apparire a un primo sguardo anche un
raccogliersi e un accumularsi di cose. Nella concezione estesa della nozione che si esamina qui,
essa segnata da due opposizioni fondamentali: quella tra collezione intenzionale e collezione in-
intenzionale e che pu risultare tale anche a posteriori; e quella tra collezione chiusa, che mira a
delimitare il mondo e a essere completata (compiutezza), e collezione aperta, nella quale le
esperienze successive lasciano una traccia che ne cambia i contenuti e la mantiene in uno stato
di disponibilit rispetto a nuove possibilit (ina errabile).

Di erenza tra collezionista e raccoglitore compulsivo (hoarding disorder/disposofobia/sepolti in


casa): il primo raccoglie, ordina e manutiene con cura, il secondo accumula no a non riuscire pi
a sapere dove c’ che cosa e non si preoccupa pi degli oggetti una volta accatastati, salvo
reagire con preoccupazione no al panico all’ide di disfarsene.

La nozione esplorata attraverso lo studio compiuto da W. Benjamin sulla genesi della gura del
collezionista nella Parigi del XIX secolo, all’interno della casa privata borghese/int rieur
contrapposta al luogo pubblico di lavoro/comptoir (vedi: Luigi Filippo o l'«int rieur», liberazione
degli oggetti/cose dall’obbligo di essere utili, da valore di scambio e valore d’uso ecc. vedi i
dettagli in testo), e attraverso la formazione nella sua esperienza personale di una collezione di
libri descritta in Tolgo la mia biblioteca dalle casse (in cui ciascun libro ricondotto al luogo, alle
circostanze e alle forme della sua acquisizione, ricorda le varie citt e abitazioni in cui vissuto
l’autore ecc.), oltre che dall’analisi dei materiali lmati in cui la collezione mostra i suoi diversi
aspetti.

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Bibliogra a – letture studio obbligatorie: Walter Benjamin, Tolgo la mia biblioteca dalle casse
(1931), in Id., Opere complete, vol. 4, Scritti 1930-1931, Torino, Einaudi, 2002, pp. 456-463 (e Id.,
§ 4, Luigi Filippo o l'«int rieur», di Parigi, la capitale del XIX secolo (1935), in Id., I «passages» di
Parigi, Torino, Einaudi, 2002, vol. 1, pp. 11-13).
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