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La serva padrona Atto 1, scena 1

Anticamera.
Uberto non interamente vestito, e Vespone di lui servo, poi Serpina.

UBERTO
Aspettare e non venire,
stare a letto e non dormire,
ben servire e non gradire,
son tre cose da morire.

Da Le nozze di Figaro (Atto II,)

Voi che sapete


che cosa è amor,
donne, vedete
s'io l'ho nel cor.
Quello ch'io provo
vi ridirò;
è per me nuovo,
capir no 'l so.
Sento un affetto
pien di desir
ch'ora è diletto,
ch'ora è martir.
Gelo, e poi sento
l'alma avvampar,
e in un momento
torno a gelar.
Ricerco un bene
fuori di me,
non so chi 'l tiene,
non so cos'è.
Sospiro e gemo
senza voler,
palpito e tremo
senza saper,
non trovo pace
notte né dì:
ma pur mi piace
languir così.
Voi che sapete
che cosa è amor,
donne, vedete
s'io l'ho nel cor.

Dalla Bohème (Atto I)


RODOLFO (tenendo la mano di Mimì, con voce piena di emozione)

Che gelida manina!


Se la lasci riscaldar.
Cercar che giova? ~ Al buio non si trova.
Ma per fortuna ~ è una notte di luna,
e qui la luna ~ l'abbiamo vicina.
Aspetti, signorina,
le dirò con due parole
chi son, che faccio e come vivo. Vuole?

(Mimì tace: Rodolfo lascia la mano di Mimì, la quale indietreggiando trova una sedia sulla quale si lascia quasi
cadere affranta dall'emozione)

Chi son? Sono un poeta.


R ODOLFO

Che cosa faccio? Scrivo.


E come vivo? Vivo.
In povertà mia lieta
Scialo (sperpero) da gran signore
rime ed inni d'amore.
Per sogni, per chimere
e per castelli in aria
l'anima ho milionaria.
Talor dal mio forziere
ruban tutti i gioielli
due ladri: gli occhi belli.
V'entrar con voi pur ora
ed i miei sogni usati
e i bei sogni miei
tosto son dileguati.
Ma il furto non m'accora,
poiché vi ha preso stanza
la dolce speranza!
Or che mi conoscete,
parlate voi. Chi siete?
Vi piaccia dir?

MIMÌ Sì.

(è un po' titubante, poi si decide a parlare; sempre seduta)

Mi chiamano Mimì,
ma il mio nome è Lucia.
La storia mia
è breve. A tela o a seta
ricamo in casa e fuori...
Son tranquilla e lieta
ed è mio svago
far gigli e rose.
Mi piaccion quelle cose
che han sì dolce malìa,
che parlano d'amor, di primavere,
di sogni e di chimere,
quelle cose che han nome poesia...
Lei m'intende?

RODOLFO (commosso)
Sì.

MIMÌ
Mi chiamano Mimì,
il perché non so.
Sola, mi fo
il pranzo da me stessa.
Non vado sempre a messa,
ma prego assai il signore.
Vivo sola, soletta
là in una bianca cameretta:
guardo sui tetti e in cielo;
ma quando vien lo sgelo
il primo sole è mio
il primo bacio dell'aprile è mio!
Germoglia in un vaso una rosa...
Foglia a foglia la spio!
Così gentile
il profumo d'un fiore!
Ma i fior ch'io faccio, ahimè! non hanno odore.

G. Rossini, Il Barbiere di Siviglia, Atto 2.10b

TUTTI
Buona sera, mio signore,
presto, andate via di qua.
Maledetto seccatore
Pace, sonno e sanità,

BASILIO
Buona sera ... ben di core …
poi doman si parlerà.
Non gridate, ho inteso già.
Parte

G. Rossini, Il Barbiere di Siviglia, Atto I

CONTE Avanti, avanti.


(dà la borsa a Fiorello, il quale distribuisce denari a tutti)

CONTE
Più di suoni, più di canti
io bisogno ormai non ho.

FIORELLO Buona notte a tutti quanti


più di voi che far non ho.

I Suonatori circondano il Conte ringraziandolo, e baciandogli la mano, e


il vestito. Egli indispettito per lo strepito che fanno li va cacciando. Lo
stesso fa anche Fiorello.
CORO
Mille grazie... mio signore...
del favore... dell'onore...
Ah di tanta cortesia
obbligati in verità.
(Oh che incontro fortunato!
È un signor di qualità.)

CONTE Basta basta, non parlate...


ma non serve, non gridate...
maledetti, andate via...
ah canaglia, via di qua.
Tutto quanto il vicinato,
questo chiasso sveglierà.

FIORELLO Zitti, zitti... che rumore!...


ma che onore? che favore!...
maledetti, andate via,
ah canaglia, via di qua.
Ve' che chiasso indiavolato
ah che rabbia che mi fa.

Scena da Le nozze di Figaro (Atto I, 1)

Camera non mobiliata: un seggiolone in mezzo.


Susanna e Figaro.

[N. 1 Duettino]

FIGARO (misurando la camera)


Cinque... dieci... venti... trenta...
trentasei... quarantatré...

SUSANNA (fra sé, guardandosi nello specchio davanti al quale sta provandosi un cappellino
ornato di fiori)
Ora sì ch'io son contenta:
sembra fatto inver per me.
(a Figaro, seguitando a guardarsi)
Guarda un po', mio caro Figaro,
guarda adesso il mio cappello.

FIGARO
Sì, mio core, or è più bello:
sembra fatto inver per te.

SUSANNA e FIGARO
Ah, il mattino alle nozze vicino
quanto è dolce al mio tenero sposo
questo bel cappellino vezzoso
che Susanna ella stessa si fe' (fece).

Cavatina da Le nozze di Figaro (Atto I, 2)

FIGARO
Se vuol ballare,
signor Contino,
il chitarrino
le suonerò.

Se vuol venire
nella mia scuola,
la capriola
le insegnerò.

Saprò... Ma, piano:


meglio ogni arcano,
dissimulando,
scoprir potrò.

L'arte schermendo,
l'arte adoprando,
di qua pungendo,
di là scherzando,
tutte le macchine
rovescerò.

Se vuol ballare,
signor Contino,
il chitarrino
le suonerò.

Aria da Le nozze di Figaro, di W.A. Mozart (Atto I, 8)

Non più andrai, farfallone amoroso,


notte e giorno d'intorno girando,
delle belle turbando il riposo,
Narcisetto, Adoncino d'amor.
Non più avrai questi bei pennacchini,
quel cappello leggero e galante,
quella chioma, quell'aria brillante,
quel vermiglio, donnesco color.
Tra guerrieri, poffarbacco!
Gran mustacchi, stretto sacco,
schioppo in spalla, sciabla al fianco,
collo dritto, muso franco,
un gran casco, o un gran turbante,
molto onor, poco contante,
ed invece del fandango,
una marcia per il fango.
Per montagne, per valloni,
con le nevi e i sollïoni,
al concerto di tromboni,
di bombarde, di cannoni,
che le palle in tutti i tuoni
all'orecchio fan fischiar.
Cherubino, alla vittoria!
Alla gloria militar!

Cavatina da Le nozze di Figaro (Atto II, 1)

CONTESSA
Porgi, amor, qualche ristoro
al mio duolo, a' miei sospir.
O mi rendi il mio tesoro,
o mi lascia almen morir.

Recitativo dall’Otello di G. Rossini (Atto II, 1)

OTELLO
Che feci? . . . over mi trasse
un disperato amor! io gli posposi
la gloria, l'onor mio!
Ma che! . . . mia non è forse? . . . in faccia al Cielo
fede non mi giurò? Non diemmi (mi die’= mi diede) in pegno
la sua destra, il suo cor? . . .
Potrò lasciarla?
Obbliarla potrò? . . . Potrò soffrire
vederla in braccio ad altri,
e non morire?

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