Sei sulla pagina 1di 3

Il territorio di Agrigento tra consumo di suolo e abusivismo

Il crescente consumo di suolo, il cui contenimento solo di recente inizia a rientrare tra le priorità
delle politiche territoriali del nostro Paese, nel caso della Sicilia, può essere declinato anche
attraverso la lettura di un altro fenomeno con cui in parte coincide e si intreccia, quello
dell’abusivismo edilizio, le cui pesanti ricadute sulla qualità del paesaggio, sul corretto sviluppo
urbanistico, sull’economia e sulla sicurezza del territorio hanno ormai compromesso, solitamente
in maniera irreversibile, l’immagine di diversi centri urbani e di interi tratti di costa dell’isola.

La mancanza di una cultura del suolo come bene comune, del senso di appartenenza ai luoghi e
di responsabilità civile, ha contribuito a far dilagare il fenomeno dell'abusivismo edilizio,
espressione di un malcostume di uso, che ha visto coinvolti politici, amministratori e più in
generale un’intera classe dirigente tollerante e compiacente.

Il caso Agrigento rispecchia la grave situazione riscontrabile in un numero sempre maggiore di


città di ogni latitudine dove la disordinata cementi cazione dei suoli e la conseguente dispersione
insediativa sta generando un modello di città che non punta sul recupero dell’esistente ma
sull’urbanizzazione di nuove aree solitamente a bassa densità, quindi molto poco sostenibile dal
punto di vista ambientale ed economico, oltre che per l'elevato e spesso ingiusti cato consumo di
suolo, anche per i nuovi squilibri che determina come l'aumento del tra co motorizzato
individuale e l’assenza di spazi pubblici e di luoghi di aggregazione.

Il fenomeno dell'abusivismo edilizio nella provincia di Agrigento investe tutti i centri urbani
gravitanti attorno al capoluogo, anche se in maniera di erenziata. Le maggiori percentuali di
edilizia illegale interessano, oltre che la città di Agrigento, quei centri urbani con popolazione
superiore ai 15.000 abitanti in cui, a partire dagli anni Cinquanta, si sono registrati incrementi
demogra ci anche superiori al 40%. I ussi migratori, dall'interno verso le località in pianura e
costiere dell'isola, hanno pesantemente in uito sull'espansione urbana di molti centri medi e
medio-grandi, avvenuta ad un ritmo accelerato e prescindendo dalla tutela dei caratteri storici,
artistici, archeologici, paesaggistico-ambientali ed idrogeologici.

La proliferazione incontrollata di patrimonio edilizio ad uso abitativo è stata comunque non


sempre proporzionale agli incrementi demogra ci che, negli ultimi decenni, si sono registrati nei
diversi centri urbani, rivelandosi ampiamente superiore a quelle che sarebbero state le reali
necessità per colmare il de cit abitativo.

L'investimento nell'edilizia ha esercitato un ruolo trainante per l'economia locale e per il mercato
occupazionale e ha messo in moto un meccanismo perverso e inarrestabile che ha prodotto una
quantità smisurata di nuova edilizia pressoché totalmente abusiva, priva di qualsivoglia qualità e
rimasta in larga misura inutilizzata.

I quartieri periferici che accerchiano i nuclei urbani storici del territorio di Agrigento presentano
caratteri comuni riassumibili in pochi punti:

• l'orientamento della viabilità generalmente risponde a regole che non dipendono dall'orogra a
dei luoghi ma dalla geometria dei con ni delle proprietà fondiarie;

• gli isolati sono organizzati all'interno di uno schema ortogonale secondo la logica del massimo
sfruttamento dei suoli;

• presenza di strade che terminano a cul de sac e di sezioni stradali con un'ampiezza modesta;

• le aree di verde pubblico o privato/ condominiale sono assenti ;

• i parcheggi pubblici e gli spazi di pertinenza per la sosta delle auto sono assenti;

• la rete fognaria spesso è assente o incompleta.

Ulteriore caratteristica che si riscontra in tali ambiti urbani è la perenne con gurazione di non
nito. Spostando lo sguardo dal basso verso l'alto si vedono scomparire progressivamente gli
intonaci, gli in ssi, le ringhiere dei balconi, i muri di tamponamento, no ad arrivare all'ultimo
piano in cui, in corrispondenza dei pilastri fuoriescono una serie di ferri pronti ad accogliere
un'altra eventuale elevazione.

fi
fi
fi
fi
ff
fi
fl
fl
fi
fi
ff
fi
ffi
fi
fi
fi
La storia urbanistica di Agrigento, a partire dal secondo dopoguerra, risulta caratterizzata dalla
progressiva a ermazione di una prassi edilizia disinvolta e illegale, che trovava d’accordo politici,
amministratori e privati.

Sono gli anni in cui il centro storico viene accerchiato da un’edilizia di pessima qualità e con
volumetrie scandalose che raggiungono i sedici piani, la stessa tipologia di edi ci multipiano che
è stata utilizzata anche nei diversi interventi di sostituzione edilizia condotti all’interno del centro
storico.

Epilogo di tale prassi fu la devastante frana del 1966, causata dall’enorme sovraccarico edilizio:
circa 8500 vani realizzati sulle pendici del colle di Girgenti, particolarmente fragili dal punto di vista
idrogeologico.

Nel corso degli anni ’70 e ’80 anche per e etto delle previsioni del PRG, adottato nel 1978 e
approvato nel 1983, che pre gurava uno sconsiderato sviluppo policentrico, si assiste alla
disgregazione della città contemporanea con la formazione di nuovi nuclei urbani distanti dal
centro storico e la conseguente realizzazione di numerose opere di infrastrutturazione viaria che,
avvolgendo la città storica, si snodano in diverse direzioni non risparmiando neanche l’area
archeologica.

Le previsioni del Prg del '78 risultavano visibilmente "sbilanciate" verso la parte nord della città,
quella di minor pregio, dove si prevedeva di a astellare la maggior parte delle nuove attrezzature
pubbliche.

Le ampie aree pianeggianti a sud-est del lido di San Leone, in occasione della redazione del PRG
del ’78, diventano oggetto di una convergenza di interessi a aristico-speculativi, ma non essendo
stato raggiunto un accordo "politico", vengono escluse da qualsivoglia previsione, e aggredite
dall'abusivismo edilizio.

Oggi la fascia costiera compresa tra Porto Empedocle e località Zingarello comprende diverse
tipologie di ambiti:

Ambiti coincidenti con le località denominate Maddalusa, Dune, Cannatello e Zingarello

dove sono ancora leggibili le caratteristiche ambientali originali (come tratti del cordone dunale),
anche se compromessi da episodi di abusivismo di uso (perlopiù seconde case) e interessati da
fenomeni di erosione delle spiagge.

Ambito di Porto Empedocle

l’area interessata da impianti produttivi che si è sviluppata intorno al porto oggi appare semi-
abbandonata e degradata anche per la presenza di infrastrutture viarie invasive e mai ultimate;

Ambito di S. Leone

borgata marinara a vocazione turistico-balneare (soggetta



ad una forte stagionalità), interessata negli anni ‘60 e ‘70 da un massiccio e incontrollato sviluppo
edilizio che, oltre alle immancabili ville e villette, ha visto proliferare una svariata gamma di altre
strutture, da quelle turistico- ricettive, a quelle destinate alla ristorazione, alla balneazione e al
tempo libero.

Il fenomeno dell'abusivismo non ha risparmiato neanche la Valle dei Templi, vincolata con il
decreto ministeriale Gui-Mancini sin dal 1968. L'area protetta si estende su una super cie di circa
1400 ettari, di cui oltre 70 risultano interessati da edilizia abusiva, costituita principalmente da
case unifamiliari a bassa densità.

Il vincolo imposto dallo Stato è apparso n dall'inizio parecchio ingombrante rispetto alle iniziative
locali che si sarebbero volute intraprendere nel settore edilizio, considerato peraltro che l'ambito
vincolato non si limita al sito archeologico dell'antica Akragas ma si estende ben oltre, includendo
ampie porzioni di territorio potenzialmente edi cabile. Nel tempo ha così acquistato sempre
maggiori consensi da parte dell'opinione pubblica la convinzione che tale perimetrazione fosse
eccessiva.

ff
fi
fi
ff
ff
fi
ff
ff
fi
fi
L'intensità edilizia nella Valle dei Templi ha registrato una netta essione già nel 1985, quando la
legge di sanatoria regionale ha escluso dal bene cio le costruzioni ricadenti nella zona A di
inedi cabilità assoluta. Una ulteriore battuta d'arresto nell'attività edilizia si è avuta nel 1991,
quando è stato approvato il decreto di perimetrazione del parco archeologico di competenza del
Presidente della Regione Siciliana che ha ri-confermato i vincoli del decreto Gui-Mancini,
deludendo le aspettative di un ridimensionamento atteso e promesso per anni e inducendo gli
agrigentini a desistere dal realizzare nuove costruzioni nel dispregio delle regole.

Lo sconfortante quadro n qui delineato si completa con uno sguardo al centro storico di
Agrigento (circa 80 ettari) adagiato su un declivio in leggera pendenza rivolto verso il mare e la
Valle dei Templi. Lo spopolamento progressivo e la prolungata assenza di manutenzione ha
accelerato le condizioni di degrado di uso che oggi pervadono larga parte del centro storico.

Le condizioni in cui versa il centro storico di Agrigento, costituiscono una scon tta per la
comunità agrigentina, che nora non è riuscita ad avviare il recupero organico della città storica,
riuscendo a perdere un’opportunità come quella o erta dalla legge speciale n. 70 del 1976.

La controversa approvazione del piano particolareggiato per il centro storico avvenuta nel 2007,
non ha avuto alcun esito ed il piano ad oggi rimane inattuato.

La maggior parte del tessuto edilizio del centro storico versa in uno stato di degrado talmente
avanzato che i crolli si susseguono ad un ritmo preoccupante.

Tra i crolli più recenti, quello del settecentesco palazzo Lo Iacono- Maraventano, dovuto alla
totale assenza di manutenzione. Sapendo bene che il destino del centro storico di Agrigento è
legato indissolubilmente alle dinamiche socio-culturali e di sviluppo (o sottosviluppo) economico
del più vasto contesto territoriale in cui è inserito, ma essendo anche convinti che non può esserci
nessuna forma di sviluppo sostenibile prescindendo dal riuso e valorizzazione del patrimonio
storico-culturale presente in un determinato sistema territoriale locale, si è dell’avviso che la
“rinascita” della città di Agrigento non possa che avvenire se non a partire da una ricon gurazione
complessiva del ruolo del suo centro storico, come luogo di particolare pregio ma anche di
sviluppo e innovazione, attraverso la ride nizione dei rapporti con la città contemporanea e il
sistema territoriale, puntando alla costruzione di appropriate politiche urbane centrate su un
corretto riuso di tutto il patrimonio edilizio, anche quello più degradato e sulla riquali cazione degli
spazi pubblici.

Pur nell’ottica di privilegiare le funzioni culturali e turistiche appare indispensabile non precludere
alla città storica il ruolo di struttura urbana vitale dotata di un mix di funzioni, tra cui quella
residenziale, facendo in modo che il centro storico di Agrigento e più in generale i centri storici
meridionali ritornino ad essere parti abitate e vitali delle città, contrastando allo stesso tempo
l’ulteriore spreco di suoli e la cementi cazione di nuove porzioni di territorio.

fi
fi
fi
fi
ff
fi
fi
ff
fl
fi
fi
fi

Potrebbero piacerti anche