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mediante analisi del DNA di assumere, nell’attività investigativa, un ruolo spesso determinante. Nei
reati quali omicidi, violenze sessuali, aggressioni, si può infatti confrontare l’impronta genetica del
sospettato con l’impronta genetica ottenuta da tracce di materiale biologico rinvenuto rinvenute
sulla scena criminis.
Tutti gli organismi possono essere identificati mediante l’esame delle sequenze del DNA, che sono
uniche per ogni individuo.
Fonti di luce forensi: ossia sistemi di emissione di luce in grado di filtrare la stessa in singole
bande di lunghezza d’onda, il che consente di esaltare la rilevazione delle prove attraverso fenomeni
di interazione luminosa che includono la fluorescenza, l’assorbimento e la luce bliqua; per
l’appunto la maggior parte dei fluidi biologici è dotato di fluorescenza naturale, se latenti esse
possono essere evidenziate solo attraverso fonti di luce forense (ad es. Crimescope). Strumenti che
selezionano le singole lunghezze d’onda da 365 a 630 nm e che mediante l’utilizzo di diversi giltri
consentono di adoperare la lampada senza incorrere in danni alla vista.
Test orientativi e i specie per sangue, saliva e sperma: i test orientativi non consentono di
confermare con certezza la presenza né di affermare la natura di un determinato campione
biologico; permettono unicamente di escludere la presenza di una determinata sostanza, dal
momento che una certa varietà di composti offre un risultato altrettanto positivo. Poiché non si tratta
di test confermativi ma di esclusione, tutti i saggi eseguiti con test orientativi devono essere
confermati da altri metodi. La loro utilità ai fini investigativi è importante non solo per scremare la
gran quantità di tracce non biologiche che possono essere rinvenute sulla scena, ma soprattutto per
la ricostruzione della dinamica, fornendo importanti prove circostanziali o probatorie. Questi test
devono essere sicuri, economici semplici da effettuare e da interpretare, il più possibile sensibili
così da ridurre al minimo la quantità di campione necessario per il test.
Sangue:
- test catalitici da attività perossidasica del gruppo eme: 1) strisce reattive Combur Test impregnate di
un idroperossido organico e un indicatore colorimetrico che vira dal giallo al verde blu in presenza
di emoglobina che catalizza l’ossidazione. Si tratta di test molto sensibili in grado di rilevare anche
una diluizione fino a centomila volte. 2) test Luminol soluzione alcalina di luminolo e sodio
carbonato reazione con l’emoglobina provoca un emissione blu brillante al buio.
- test immunocromatografici: utilizza anticorpi monoclonali mobili anti-emoglobina umana con
sostanza cromogena, che va a formare una striscia colorata nell’arco di pochi minuti in presenza di
sangue
- analisi istologica della tipologia di sangue se sangue mestruale se epistassico o rettale
Sperma: tramite sorgenti luminose forensi in quanto lo sperma assieme alla saliva emette a
maggiore fluorescenza, quindi le aree evidenziate dalla sorgente luminosa vengoo poi testate da
metodi catalitici, immunografici e citologici. Test orientativo tramite PAP fosfatasi acida prostatica
o antigene prostatico specifico
Estrazione del DNA : metodo di elezione tramite assorbimento selettivo del DNA su particelle di
gel di silice che rivestono un nucleo paramagnetico (assorbimento-separazione-eluizione)
Quantificazione: Determinazione della quantità di DNA amplificabile Real-time PCR (diversi kit e
sonde Taq Man frammenti a singolo filamento che contengono una molecola reporter che emette
fluorescenza e al 3’ il quencer che ne spegne l’effetto durante l’elongazione il distanziarsi dei due
produce fluorescenza e in base alla quantità della stessa si può risalire alla quantità del campione) –
spettrofotometro – elettroforesi in gel d’agarosio
Amplificazione PCR Si tratta di una reazione enzimatica nella quale una regione del DNA è
replicata in maniera esponenziale a opera di una DNA polimerasi.
Profilo genetico
Per l’identificazione personale vengono attualmente esaminate 16 regioni ipervariabili del DNA
(short tandem repeats – STR) in diversi punti del genoma dell’individuo, che essendo diverse da
persona a persona consentono di creare un profilo di quell’individuo con possibilità estremamente
ridotte che il profilo ottenuto possa appartenere a qualcun’altro. In ogni caso, allo scopo di valutare
con attenzione il significato di queste informazioni, ogni profilo del DNA che viene utilizzato in
genetica forense, viene accompagnato da una analisi statistica che evidenzia, in base alla frequenza
di popolazione di ciascun STR esaminato, quale sia la probabilità che esista un altro soggetto con lo
stesso identico STR nella popolazione generale.
Inoltre, lo stesso tipo di analisi si applica in ambito civile per stabilire la paternità di una certa
persona, basandosi sul principio che ogni individuo eredità il proprio patrimonio genetico dai
genitori, il 50% dal padre ed il 50% dalla madre. Il test di paternità consiste nel confrontare le
caratteristiche genetiche del figlio oggetto di indagine di paternità con quelle del presunto padre e
della madre. Il padre presunto, per essere considerato padre biologico, dovrà possedere metà del
profilo genetico presente nel figlio/a.
La paternità viene ESCLUSA nel caso in cui le caratteristiche genetiche del padre putativo
discordino con quelle del figlio oggetto di indagine. La paternità viene, invece, ATTRIBUITA
qualora le caratteristiche genetiche del padre e del figlio concordino.
Il ruolo del consulente tecnico è quindi di importanza fondamentale, sia quando è necessario per
conto di un giudice che vengano eseguite queste analisi (CTU), sia per tutelare i propri interessi,
qualora vi sia un contenzioso, per far si che ogni analisi sia eseguita nel rispetto del rigore
scientifico in modo da vivere la vicenda giudiziaria più serenamente con l’ausilio del proprio
consulente tecnico (CTP). Tali consulenze, proprio per la complessità che le caratterizza, richiedono
una profonda competenza sia nell’ambito giuridico che nella specifica area biologica specialistica
medico-legale. Si tratta infatti di consulenze estremamente delicate che il medico- legale può
affrontare collegialmente con l’ausilio di colleghi biologi o medici esperti nella specifica materia
del caso in esame, evitando pericolose improvvisazioni.
Una consulenza non corretta, infatti, potrà orientare erroneamente il magistrato o le parti, che molto
spesso non conoscono i dettagli di materie specialistiche, e che si devono pertanto affidare al sapere
di esperti della materia.
Occorre infatti sfatare l’idea che per il perito o il consulente sia obbligatoriamente uno specialista in
medicina legale, ma anzi, con la capillarizzazione delle indagini scientifiche diventa sempre più
necessario che l’incarico venga assegnato ad un collegio peritale in cui siano presenti le varie figure
professionali, con esperienza specifica nei diversi settori della criminalistica.