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DIVINA sedia

1. Il primo canto del Paradiso si svolge il 13 Aprile 1300, il mercoledì


dopo Pasqua, verso mezzogiorno. Ci troviamo nella salita dal
Paradiso Terrestre al Paradiso Celeste.

2. Dal v.4 al v.12 troviamo la Protasi, qui Dante racconta il suo viaggio
dal Paradiso fino all’Empireo e ha vissuto situazioni che la ragione
non è in grado di esporre. L’invocazione è rivolta ad Apollo da v.13 a
v.36. Apollo è il dio della poesia, della saggezza e della musica, ed è
considerato da la sfida, vinse e lo scuoiò vivo. Nel canto vengono
invocate anche le Muse, ma questa invocazione al momento è
inutile perché il loro intervento non è sufficiente.

3. Dal v.37 al v.42 si ha la prima sequenza astronomica del Paradiso. Al


v.39 si evidenziano le tre croci formate dai quattro cerchi,
quest’ultimi corrispondono all’Equatore, all’Orizzonte, all’Eclittica e
al Coluro Equinoziale. Allegoricamente le tre croci sono le tre virtù
teologali che sono: Fede, Speranza e Carità, mentre i quattro cerchi
corrispondo alle quattro virtù cardinali che sono: Prudenza,
Giustizia, Temperanza e Fortezza. Nel Paradiso ci sono circa 40 passi
astronomici, nel Purgatorio 30 e nell’Inferno 20.

4. Il tema centrale del Paradiso è la luce; per Dante è la primaria


raffigurazione di Dio, inoltre viene rappresentata come l’essenza
divina che penetra in ogni parte dell’universo. L’ambito semantico
della luce viene presentato già dal v.2 con “penetra e risplende”, qui
si fa riferimento alla Grazia divina; il termine penetra si riferisce
all’essenza, cioè l’interiorità delle cose; mentre il termine risplende
si riferisce all’esistenza, cioè l’esteriorità delle cose. Troviamo altri
termini come: al v.4 la parola “luce”, al v.34- “favilla e fiamma”, al
v.38- “lucerna” che rappresenta il sole, al v. 82 e al v.122- “lume”, al
v.80 “fiamma e sol”. Appartengono anche a questo ambito i versi
che vanno da 49 a 54, nei quali Dante riesce per poco tempo a
guardare i raggi del sole attraverso il riflesso negli occhi di Beatrice.

5. Dante dalle Metamorfosi di Ovidio prende un’idea espressa nei versi


da 64 a 72. Dante si serve di questo mito per spiegare il suo
mutamento interiore, tale cambiamento è dovuto all’amore che
prova verso Beatrice. Qui viene spiegato il modo in cui Dante si
perde negli occhi di Beatrice; loro si sollevano da terra e volano
verso l’alto, non accorgendosi di quello che stava accadendo. Il mito
di cui si serve è quello di Glauco, ovvero un pescatore che
osservando i pesci da lui pescati, quando mangiavano un’erba
particolare, riprendevano vigore e saltavano in mare, così anche lui
mangiò l’erba e si trasformò in una creatura marina.

6. Beatrice nel Paradiso assume una funzione di guida nei confronti di


Dante, così come Virgilio assumeva tale funzione fino alla fine del
Purgatorio. Beatrice funge anche da maestra in quanto risolve i
dubbi di Dante e si scontra contro la corruzione e la superbia
umana. Ad un certo punto Beatrice lo affida a S. Bernardo,
considerato da Dante un padre accogliente.

7. Dante ha una visione dell’Universo propria e che deriva


dall’astronomia tolemaica. Nei primi versi della risposta di Beatrice
(vv. 103-108) viene detto che tutto è stato modellato sull’impronta
di Dio; ogni creatura ha in sé un diverso grado di somiglianza (vv.
109 - 111) e che la spinge verso il suo destino e inoltre spinge lo
spirito verso la luna (v. 115). Il principio divino muove l’animo degli
animali, cioè delle creature che hanno anima mortale (v. 116), tiene
coesa la Terra (v. 117), e, naturalmente, determina l’esistenza degli
Uomini che sono dotati di sentimenti ed intelletto (vv. 118 - 120).
Intelletto e amore infatti sono due metonimie per ragione e
sentimento (v.120).
8. Le espressioni in cui viene utilizzato il lessico della filosofia scolastica
si trovano al v.70 “trasumar significar per verba”; al v.71
“essemplo”; al v.72 “esperienza”; v.180 “norma”; v.104 “forma”. Il
Paradiso è stato composto secondo la retorica della conviventi. A
contenuti elevati corrisponde uno stile elevato e personaggi nobili. A
differenza del Purgatorio e dell’Inferno, il Paradiso ha uno stile più
alto perché affronta temi più importanti come la realtà e le verità
del regno di Dio. Per quanto riguarda il lessico, l’innalzamento dello
stile si può riscontrare nell’uso dei latinismi, nei termini collegati alla
fisica, filosofia e astronomia; abbiamo anche l’uso dei gallicismi, cioè
termini derivati dal francese o dal provenzale; abbiamo anche
l’utilizzo del linguaggio metaforico e per questo vanno a diminuire le
parti narrative.

9. All’interno di questo assetto rigido del creato solo all’uomo è


concesso, il libero arbitrio, cioè la facoltà di decidere sulla propria
vita. Dante infatti afferma il principio della libertà di volere, che è la
prima dignità dell’uomo. Per spiegare questo concetto Dante utilizza
una similitudine: dai vv.139-141, dove lui non deve meravigliarsi si
salire verso l’alto, ora che è una persona libera dal peso del peccato
“come non deve meravigliarsi di vedere l’acqua di un ruscello
scorrere a valle, ma deve stupirsi se un fuoco nel mondo materiale
rimanesse fermo e non salisse verso l’alto”.

10. La nostra Costituzione Italiana dice che la libertà dell’uomo è


una cosa inviolabile, infatti gli articoli 3, 13 e 24 parlano di essa.
L’articolo 13 è il più importante perché dice che la libertà è una cosa
inviolabile a condizione che questa non comprometta il benessere
degli altri e deve essere condivisibile con gli altri, perché dove la mia
libertà finisce inizia la libertà di un’altra persona, quindi se la mia
libertà comprometta la libertà di un’altra persona è giusti che si
limiti, ed è questo che impone l’articolo 13. L’articolo 24 parla di
difesa dei propri diretti e anche della propria libertà. Qualsiasi
cittadino ha diritto a difendere la propria libertà, anche in caso di
reato può avere un avvocato davanti a un tribunale. Se non può
permetterselo ha diritto ad un avvocato nominato e pagato dal
tribunale per difenderlo.

11. Nel canto sono presenti diverse metonimie e diversi poliptoti:


al v.16 “l’un giogo di Parnaso”,(metonimia) una sola cima del monte
Parnaso, cioè la sede delle divinità; al v.25 “legno”, (metonimia) per
indicare la pianta di alloro; al v.36 “Cirra”, (metonimia) per indicare
il dio Apollo; al v.37 “mortali”,(metonimia) per indicare gli uomini; al
v.120 “intelletto e amore” (metonimia) per indicare ragione e
sentimento; al v.128 “arte”, (metonimia) per indicare l’artefice; al
v.66 “luci”, (metonimia) per indicare occhi; al v.55 “licito là, che qui
non lece” troviamo il poliptoto.

12. Il Paradiso viene collocato tra il 1315 e il 1321, data della


morte del poeta. Fu elaborata fra gli ultimi tre anni di permanenza a
Verona e gli ultimi anni trascorsi a Ravenna. A Verona si trovò molto
sicuro e vitale dal punto di vista politico, qui Cangrande della Scala
gli permise una permanenza tranquilla. Così Dante iniziò ad
appassionarsi agli scontri politici dei Guelfi e dei Ghibellini, lui poté
dare una formulazione alla rifondazione dell’Impero cristiano
vedendo in Cangrande l’immagina di una guida per tale
rigenerazione. La cantica si concluse alla fine dalla fine del 1328 al
settembre 1321 a Ravenna. Fu proprio a Cangrande della Scala a cui
dedicò la cantica.

13. La struttura del Paradiso è costruita sul sistema geocentrico di


Aristotele e di Claudio Tolomeo: al centro dell'universo sta la Terra,
nella regione sublunare, e intorno ad essa nove sfere concentriche,
responsabili del movimento dei pianeti. Mentre l'Inferno è un luogo
presente sulla Terra, il Paradiso è un mondo immateriale, etereo,
diviso in nove cieli: i primi sette prendono il nome dai corpi celesti
del sistema solare (nell'ordine Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte,
Giove, Saturno), gli ultimi due sono costituiti dalla sfera delle stelle
fisse e dal Primo mobile. Al di là dei nove cieli troviamo l’Empireo
dove troviamo i beati.

14. Nella Cantica, la suprema perfezione della corte celeste e la


condizione di beatitudine delle anime di Dio, vivono in contrasto con
il sentimento e le passioni politiche. Il tema politico si riscontra
anche in questa Cantica, infatti salendo i cieli della felicità eterna si
rivelano l’influenza dei poteri terreni sui destini degli uomini. Come
sappiamo il destino di salvezza o beatitudine o di dannazione
dipende dalla condotta morale sulla terra, legati ai due sommi poteri
della terra: Impero e Chiesa, che dovrebbero creare le condizioni
per una vita semplice, felice, ma soprattutto giusta vivendo secondo
le leggi, invece queste conducono gli uomini in una strada sbagliata,
cioè quella del peccato.

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