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ARCHEOLOGIA
2013
POSTMEDIEVALE
S o c i e t à A m b i e n t e P r o d u z i o n e
A RCHEOLOGI A POSTMEDIEVA LE
ologia postmedievale italiana: l’archeologia delle risorse ambien
tali. A partire da oggetti concreti – le montagne e le pietre incise
appunto – e attraverso punti di vista eterogenei, i contributi offro
delle risorse
no un’ampia rassegna di metodi e percorsi di ricerca, ampliando la nella montagna
discussione a una riflessione sui paesaggi culturali e sui problemi
della loro patrimonializzazione. Il volume si caratterizza per il taglio mediterranea
fortemente diacronico (dalla preistoria al XXI secolo) e il confronto
tra discipline e procedure di ricerca. L’approccio non è nuovo per
la rivista e, in particolare, rimanda al numero 6 (L’approccio stori-
Carved mountains
co ambientale al patrimonio rurale delle aree protette) che già aveva Engraved stones
proposto alla ricerca archeologica “convenzionale” i temi dell’archeo
logia ambientale e dell’ecologia storica. Il monografico raccoglie Environmental
i risultati dell’International Workshop on Archaeology of European
Mountain Landscapes (Borzonasca, GE, 20-22 ottobre 2011), promos
resources archaeology
so dal Laboratorio di Archeologia e Storia Ambientale dell’Univer in the Mediterranean
sità di Genova e finanziato dal Parco Naturale Regionale dell’Aveto.
mountains
€ 54,00
ISSN 1592-5935
2013
ISBN 978-88-7814-603-7
a cura di
Anna Maria Stagno
Editoriale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11
Anna Maria Stagno, Archeologia delle risorse ambientali nella montagna mediterranea . . . . . . . . . . . . . . 13
5. Significati e rappresentazioni
Meanings and representations
Giovanni Leonardi, Il sole e il capo guerriero: spunti interpretativi sul rapporto tra iconografia e ideologia sociale
nell’Età del Rame fino alla primissima Età del Bronzo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .255
Mark Pearce, Into the realm of “obscurity and thick darkness”: can we reconstruct the belief systems of past miners? . . 271
Maurizio Rossi, Anna Gattiglia, Riflessi ambientali dell’attività mineraria e metallurgica nella montagna
piemontese . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .279
Carlo Montanari, Bruna Ilde Menozzi, Maria Angela Guido, The vegetation of prehistoric and historic
mining sites around Sestri Levante (GE, NW – Italy) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .289
Rachel Braithwaite, Stuart Black, Nicholas P. Branch, Roberto Maggi, Evaluating the environmental
impact of metallurgical activities during the Copper Age and Bronze Age (~5800-2900 cal yrs BP) in the Ligurian
Apennines, north-west Italy: a pilot study . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .297
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Archeologia Postmedievale
17, 2013, pp. 95-105
Francesco A. Cuteri, Maria Teresa Iannelli, Stefano Mariottini
quella medievale e oltre. Infatti, le fonti antiche Particolarmente emblematica è la cava di calca-
segnalano, per il tratto di mare in questione, la renite di Pizzo Calabro (fig. 1, n. 1), ubicata in
presenza di almeno tre complessi portuali: quello località Prangi, che si sviluppa lungo il tratto di
di Hipponion-Valentia, il portus Herculis di Tropea costa (circa 1000 m) compreso tra il Santuario
e l’emporio della città di Medma 1. della Madonna di Piedigrotta e l’insenatura della
Seggiola, prossima al moderno porto. Si tratta di
un’area di estrazione di notevoli dimensioni che ha
1
Il porto di Hipponion-Valentia è stato identificato nella profondamente mutato la morfologia della linea di
località Trainiti (Lena 1989; Iannelli, Lena, Givigliano 1992,
pp. 19-23); per gli altri due complessi non vi è alcuna evidenza costa sia per le tracce di coltivazione a cielo aperto
archeologica che ne consenta l’esatta ubicazione. poste a livello della spiaggia e sia per la formazione
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Cave costiere in Calabria tra Jonio e Tirreno
della falesia, alta dai 10 ai 20 m, che rappresenta il tracciati sul tetto dell’affioramento 2 (figg. 3, 4). Il
residuo fronte di cava determinato da un’intensa piano di lavoro prosegue quindi, fin nella zona ora
coltivazione a gradini. sommersa, con tagliate per l’estrazione di blocchi,
La cava, per la diversità dei tagli effettuati nel lungo con segni dell’attrezzo utilizzato, e coltivazioni a
sviluppo dell’impianto, è stata suddivisa in cinque cielo aperto evidenziate da vasche di estrazione
aree. Il primo tratto inizia dal Santuario rupestre di nelle cui adiacenze rimangono abbandonati al-
Piedigrotta, piccola chiesa che mostra la precedente cuni dei blocchi cavati. Sulla superficie sono stati
pertinenza all’impianto di cava in quanto ingloba
un ambiente già dedicato a magazzino o cisterna
dove è presente una piccola sorgente di acqua dolce. 2
Simili lavorazioni preparatorie compaiono nelle cave per
la costruzione delle mura di Siracusa e in quelle di gesso ad
Le tracce di coltivazione sono del tipo a forma aper- Entella (Adam 1990, p. 25, fig. 22; Gennusa 2003, pp. 688-
ta, con blocchi risparmiati e canali di escavazione 689, tavv. C-CI).
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Francesco A. Cuteri, Maria Teresa Iannelli, Stefano Mariottini
rilevati fori circolari da riferire a opere di sostegno parte sommerso, sono presenti numerose tagliate
per ricoveri o alle attrezzature utilizzate per la e riseghe che evidenziano le modifiche apportate
movimentazione degli elementi lapidei; resti di alla linea naturale di costa.
questa attività sono chiaramente visibili dall’alto Il tratto finale della cava inizia con il cosiddetto sco-
della falesia, nei solchi sul piano di cava, lasciati glio “Catena”, sulla cui sommità risulta ricavata una
dalle traverse di legno della cosiddetta “via di lizza”, grossa bitta che ha svolto la funzione di punto di
lungo la quale i blocchi cavati scivolavano verso il ancoraggio della rete di sbarramento della Tonnara
punto di raccolta per l’imbarco. di Pizzo, attiva almeno dalla fine del Quattrocento
Tra le aree A e B vi è una zona di coltivazione con fino alla metà del secolo scorso.
blocchi di consistenti dimensioni, alcuni dei quali Le prospezioni subacquee hanno confermato la
risultano chiaramente in fase di lavorazione. presenza di blocchi entro la profondità di circa 10
Il secondo tratto di cava inizia con l’alta falesia m, dispersi lungo la linea costiera della cava nei
che, attualmente, termina in mare e impedisce il tratti denominati “Gradinate” e “La Seggiola” e
passaggio diretto alla zona successiva. Sul fronte le indagini eseguite con una telecamera a circuito
residuo sono evidenti le tracce delle assise e nel chiuso hanno consentito di identificare, tra i 16
breve tratto in cui la falesia retrocede è possibile ed i 40 m di profondità, un’area circoscritta ca-
notare le tracce di coltivazione a gradini, un bloc- ratterizzata dalla presenza di 97 blocchi lapidei.
co non distaccato e una grotta. La zona, inoltre, Le successive indagini dirette hanno confermato
è caratterizzata dalla presenza di una tagliata e di questa imponente presenza di elementi lapidei:
lavorazioni poste a livello del mare o vasche che si tratta prevalentemente di blocchi squadrati,
hanno esaurito completamente, in antico, la pos- giacenti sul fondale sia a gruppi che isolati, che
sibilità di coltivazione. spesso mostrano i segni degli attrezzi impiegati
Il tratto di cava successivo si sviluppa lungo la cresta per l’estrazione.
del pianoro e sulla sua superficie; nonostante le Circa la formazione del giacimento, sembra possi-
diverse manomissioni, risultano evidenti sia l’in- bile escludere il trascinamento a mare dei manufatti
tensiva coltivazione a gradini e sia la coltivazione dal piano di cava, considerata sia la loro distanza
a cielo aperto, con vasche per blocchi di grandi di- dalla costa (circa 500 m), sia la loro dispersione in
mensioni 3. L’analisi della terra di discarica presente un ampio intervallo batimetrico. Del tutto non giu-
tra la sommità del pianoro e la costa ha consentito stificata è l’ipotesi di un naufragio di imbarcazioni
di individuare la presenza di numerosi frammenti da trasporto, per la mancanza di dati al riguardo e
fittili di età romana (sigillata e ceramica comune) soprattutto per la dispersione dei reperti e del loro
frammisti a materiale moderno. numero (diverse centinaia). È probabile, dunque,
Il penultimo tratto di cava presenta una morfologia che il giacimento si sia formato nel corso dell’at-
del tipo cosiddetto “a gradinate” o “ad anfitea- tività di trasporto, a mezzo di piccolo cabotaggio
tro” caratterizzata dalla coltivazione a gradini di o di zattere, dal luogo di raccolta della cava fino al
piccoli blocchi, di alcune decine di centimetri punto di carico su imbarcazioni maggiori, chiatte
di lato, destinati all’edilizia forse recente o alla o zattere, come evidenziato per altre aree estrattive
realizzazione delle cosiddette “mazarre”, utilizzate (Buscemi Felici, Felici 2004, pp. 167-168).
in grande quantità nelle tonnare di posta per l’ap- Per l’inquadramento cronologico della cava non
pesantimento delle reti. Una notevole quantità di si dispone di elementi utili e gli stessi abitanti del
questi contrappesi, realizzati in calcarenite, è stata luogo non conservano alcuna memoria dell’attività
segnalata a S. Irene di Briatico intorno allo stabi- estrattiva. Si possono però formulare alcune osserva-
limento per la lavorazione del pesce riferito all’età zioni partendo dall’identificazione dell’antemurale
romana (Iannelli, Lena 1987; Iannelli, Lena del porto romano di Valentia in località Trainiti alla
Givigliano 1992; Iannelli, Cuteri 2007, pp. Marina di Vibo Valentia. Infatti, si era osservato che
285-300). In questo settore della cava si riscontra il tratto finale della struttura appariva contornato da
una variazione del litotipo, con strati di minor un notevole numero di manufatti lapidei dispersi,
spessore rispetto a quelli delle zone A e B. Inoltre, composti principalmente da blocchi squadrati e da
nel tratto terminale del banco roccioso, ora in almeno una colonna; ulteriori blocchi isolati erano
stati rinvenuti all’interno del corpo della struttura o
3
Anche in questo settore la cava prosegue con aree attual- dispersi sul fondo sabbioso, lungo il versante orien-
mente sommerse e uno scoglio emergente posto a poca distanza
dalla costa, modificato artificialmente, è forse legato all’imbarco tale. Queste evidenze, in un primo momento consi-
dei manufatti. derate poco significative, possono ora essere messe
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Cave costiere in Calabria tra Jonio e Tirreno
in relazione con la cava di Pizzo. Infatti, la ricerca grande quantità di materiale sommerso, disperso
del 2002 ha permesso di definire che il materiale che lungo il percorso, dimostra la chiara volontà di
costituisce l’antemurale è la calcarenite e la campio- perseverare nelle attività di estrazione e di trasporto
natura di venti elementi mostra dimensioni simili a del materiale, certo convenienti, nonostante le
quelle riscontrate nei lapidei rinvenuti sommersi a notevoli perdite di prodotto.
Pizzo. In ogni caso, questi dati non sono sufficienti Il trasporto dei manufatti, dunque, veniva effettuato
per stabilire la funzione dei blocchi dispersi a Trai- dalla cava di Pizzo alla vicina Trainiti e cioè al porto
niti e al momento si possono avanzare più ipotesi: di Hipponion-Valentia, e da qui i prodotti veniva-
a) che essi siano parte integrante dell’antemurale no smistati lungo due percorsi: uno localizzato a
e che corrispondano alle banchine calpestabili occidente nell’odierna contrada Silica; l’altro, più
semidistrutte dagli stessi eventi naturali che hanno orientale, corrispondente ad un stradone chiamato
portato alla sommersione della struttura; b) che si in una pianta del ’700 «strada per il porto».
tratti di un carico di materiali lapidei disperso, nel Nella cava di Parghelia, caratterizzata da affiora-
momento di attracco, all’interno dell’area portuale. menti consistenti di granito, il progetto di ricerca
Per quanto riguarda il problema cronologico, al di là archeologica subacquea si è svolto tra il 2005 ed
dei generici riferimenti che si hanno per l’antemu- il 2008.
rale, la mancata identificazione delle località a cui L’estrazione del granito qui si inquadra a partire
erano destinati i prodotti lapidei e la momentanea dal I sec. d.C., periodo durante il quale si diffonde,
assenza di precisi riscontri nell’edilizia urbana non nell’edilizia pubblica romana, l’uso del marmo. An-
permettono di definire un quadro più preciso. che per Paolo Orsi «la Magna Grecia mai usò graniti
In ogni caso, alcuni confronti si possono stabilire calabresi …il loro uso s’inizia solo nell’età romana»
con il calcare utilizzato a Vibo Valentia sia negli e marmi dall’Italia e dalle isole maggiori saranno
edifici sacri di età greca che nelle coeve mura di estratti dal I secolo e impiegati accanto ad altre
cinta (Orsi 1922). Sempre a Vibo Valentia, blocchi famose pietre bianche e colorate greche, asiatiche,
di calcare sono utilizzati nel castello federiciano, africane (Bruno 2002, p. 277). Simili materiali
così come un impiego della calcarenite è stato se- saranno ricercati ed estratti anche in Calabria, come
gnalato per gli elementi decorativi cinquecenteschi mostra la cava di granito presente a Nicotera, in lo-
della chiesa di S. Michele; l’impiego del calcare è calità Petti Agnone (Solano 1985a, b; Antonelli
diffuso anche nel centro storico di Tropea 4 e in et al. 2003). Nell’area sono presenti grandi quantità
costruzioni poste lungo la costa, sia di età romana di manufatti: fusti di colonne di medie e grandi
che medievale: a Bivona, nella banchina portuale dimensioni, particolari architettonici e due labbra
e nel castello; a Briatico, nella “Rocchetta”. semilavorati. Il periodo di utilizzo della cava è stato
Per il momento, purtroppo, non si dispone di collocato tra il I e il IV secolo d.C.
riscontri analitici circa la composizione chimica e Costituita dallo stesso affioramento roccioso, un
la caratterizzazione geologica dei materiali prove- granito grigio minuto, il piano originale della cava
nienti dalle strutture indicate, ma sembra evidente, di Parghelia (fig. 1, n. 2) si sviluppava sulla sommità
anche utilizzando le sole annotazioni di Orsi, che e lungo le pendici del pianoro prospiciente la costa
distingue tra pietre di migliore e mediocre qualità, de “La Pizzuta”; proseguiva quindi nella località
che il calcare impiegato nelle diverse fabbriche vi- Caputo, che sovrasta la punta della Tonnara, e nel
bonesi deve provenire da più cave, probabilmente fondo Accorinti, dove è stato rinvenuto un semi-
locali. In conclusione, dunque, è possibile ipotizza- lavorato in forma di parallelepipedo, lungo oltre
re che anche la cava di Pizzo sia servita a fornire il 9 m, destinato alla realizzazione di uno o più fusti
materiale lapideo impiegato sia per l’edilizia urbana di colonna (Romano 2008, p. 11). Altro materiale
che per quella del territorio. Del resto, osservando è depositato nel giardino di una proprietà privata:
l’impianto di estrazione del materiale lapideo, si tratta di semilavorati a forma di parallelepipedo
appare evidente che siano stati estratti migliaia destinati alla realizzazione di fusti di colonna, uno
di metri cubi di pietra, con centinaia di blocchi o dei quali è lungo più di 6 m, assieme ad altri pezzi
semilavorati che sono finiti in mare; e proprio la architettonici e ad un piano di cava residuo.
Dalla base del pianoro si stacca una piattafor-
4
Nel pieno centro di Tropea (fig. 1, n. 3), le ricerche archeo- ma rocciosa, intervallata da rientranze e scogli
logiche condotte nel cortile del Palazzo Vescovile hanno portato al emergenti, sulla quale sono evidenti diversi fori
rinvenimento dei resti di una cava, con evidenti segni dell’estrazione
di blocchi di calcarenite, datata dal dott. Claudio Sabbione (So- per alloggiamento di mine, che indicano attività
printendenza per i Beni archeologici della Calabria) al V sec. a.C. estrattive recenti. Questi interventi hanno sostan-
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Francesco A. Cuteri, Maria Teresa Iannelli, Stefano Mariottini
zialmente occultato l’eventuale piano di cava posto vasellame di impasto grezzo e tegole. Dispersi sulla
a livello della costa, dove pure sono visibili parec- superficie, assieme ai grezzi di cava, si notano alcuni
chie tracce dell’attività di estrazione e trasporto: manufatti relativi a fusti di colonne, talvolta anche
impronte dei cunei per il distacco dei grezzi (fig. spezzati, e blocchi squadrati.
5); segni degli attrezzi di lavorazione; vaschette re- Lungo la costa di Parghelia sono stati effettuati
siduali; parte di una possibile “via di lizza”; bitte da alcuni interventi subacquei, a batimetrie inferiori
ormeggio. I canaloni e le spaccature presenti lungo ai 10 m di profondità, a partire dagli scogli delle
il pendio sono colmi di scaglie di granito di risulta Aringhe e fino a quello della Pizzuta. La prospe-
dalla lavorazione dei grezzi, miste a frammenti di zione ha messo in evidenza che un’area della cava,
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Cave costiere in Calabria tra Jonio e Tirreno
estesa per circa 300 m, conteneva la totalità dei re- granito di Nicotera, forse in direzione di Roma,
perti sommersi (68 elementi): semilavorati, blocchi e di evidenziarne un riuso, in ambito regionale,
squadrati e lavorati a gradini, lastre pavimentali e nelle chiesa di S. Eufemia Vetere e nella cattedrale
fusti o spezzoni di colonna (fig. 6). di Mileto (Antonelli et al. 2003, p. 636).
La dispersione dei manufatti anche in aree dense
di scogli emergenti e la loro presenza a profondità
talvolta comprese tra 1-2 m possono indicare che 3. Le cave di mole
i reperti stazionassero originariamente sulla piat-
taforma rocciosa, o che fossero in lavorazione sulle Nel 2007 si è intervenuti in una località costiera
pendici della collina, o, infine, che siano precipitati posta a sud di Tropea denominata “Petri i mulinu”
in acqua sia per cause naturali che per la recente (fig. 1, n. 3).
azione delle mine. Nel corso delle ricerche sono state individuate al-
Altri fusti di colonne erano state segnalati nel 1986 cune piattaforme rocciose, che si protendono ben
nella vicina insenatura della Tonnara ed in particola- oltre la battigia, dove è stato rinvenuto, in linea
re una decina di colonne di granito giacenti a bassa con quanto indicato dal toponimo, un impianto
profondità in una ristretta zona antistante la spiaggi di cava per la realizzazione di macine.
e una colonna di notevoli dimensioni, giacente in La cava, costituita da un banco di calcarenite, si
un terreno poco sopra la Tonnara. Le prospezioni presenta intensamente sfruttata: il piano è comple-
subacquee hanno permesso di verificare l’esistenza tamente occupato da una coltivazione a cielo aperto
di un giacimento, costituito esclusivamente da fusti costituita da vaschette a sezione circolare. Lungo
di colonne in granito, che dalla profondità massima la superficie della cava sono visibili tutti gli stadi
di circa 4 m si spinge fino al livello della battigia. dell’attività di estrazione, dalle semplici tracce delle
Il complesso sommerso è costituito da 19 fusti di incisioni circolari del compasso praticate per la
colonna che si presentano in stato di finitura molto guida allo scavo (fig. 7), ai diversi livelli di distacco
avanzato. Il fusto di una colonna termina ad una delle forme lapidee. Di un certo interesse è anche
estremità con uno scapo e lungo la superficie late- la presenza di alcune vaschette di scavo a sezione
rale sono visibili tre cerchi radiali incisi a distanza triangolare, con vertici arrotondati, praticate utiliz-
costante, utilizzati per l’impostazione dei diametri zando il materiale residuo dal distacco della maci-
necessari ad ottenere la rastremazione della colonna na; la forma in negativo, in un primo tempo, aveva
(Ponti 2002, p. 294). Il fatto che i diametri incisi portato a riferirle alla cavatura di ancore litiche, del
siano presenti al livello superficiale e che quindi, il noto tipo a sezione triangolare, ma il rinvenimento
materiale superfluo sia stato asportato, indica che in area di battigia di un manufatto munito di foro
la lavorazione della colonna era già giunta alla fase passante, delle stesse dimensioni delle vaschette di
di lucidatura della superficie. estrazione, ha permesso di riferirle alle cosiddette
La prospezione ha anche messo in evidenza i resti “pietre da trebbia”, utensili largamente utilizzati
della banchina originaria, distrutta dall’azione delle nelle attività agricole fino alla metà del XX secolo,
onde e trascinata in mare. con esemplari diffusi in tutta la regione ed esposti
Considerando la profondità di giacenza dei reperti in diversi musei della civiltà contadina 5.
e la loro distanza dalla costa, circa 700 m, si può Attigue alle aree di cava, sulla superficie di un
ipotizzare che ci si trovi in presenza di un carico piccolo scoglio appena lambito dalle acque, sono
disperso in navigazione, la cui estensione e consi- state rinvenute due vaschette a sezione circolare il
stenza non sono per ora ulteriormente definibili. cui materiale interno non era stato distaccato e si è
I pochi dati utili per fissare la cronologia del ipotizzato che questi due manufatti avessero la fun-
complesso estrattivo sono offerti dalla presenza zione di bitte di ormeggio per le imbarcazioni im-
di frammenti fittili, genericamente attribuibili ad piegate nel trasporto marittimo di quanto estratto.
età romana, inglobati all’interno dello strato di Sulla stretta spiaggia che separa le piattaforme roc-
accumulo degli scarti di lavorazione, e dal con- ciose dalla falesia si trovano accumulati numerosi
fronto con la cava di Nicotera, dov’è presente un grezzi di cava e semilavorati in granito, sicuramente
fusto di colonna con anelli incisi radialmente sulla non estratti in questa località dove sono assenti affio-
superficie laterale, analogo a quello de La Tonnara. ramenti di questa roccia; è probabile, dunque, che
Per quanto riguarda l’uso di graniti calabresi nell’e-
dilizia romana, un recente studio archeometrico ha 5
Ad esempio a Nicotera, presso il “Centro per lo studio e la
permesso di ipotizzare un uso extra-regionale del conservazione della civiltà contadina del Poro”.
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Francesco A. Cuteri, Maria Teresa Iannelli, Stefano Mariottini
fig. 7 – Tropea (VV). Cava di macine in loc. “Petri i mulinu”. fig. 8 – Santa Maria di Ricadi (VV). Cava di macine.
questi materiali fossero stati accumulati in quest’area calcarenite, completamente sommerso, posto ad
di lavoro per essere completati e per usufruire degli una profondità di 30-40 cm (fig. 8).
stessi mezzi di trasporto marittimo impiegati per le Il tratto costiero in cui è ubicata questa cava si
macine (Romano 2008, pp. 37-38, fig. 64). presenta, dal punto di vista archeologico, molto
Le prospezioni subacquee condotte nell’area prossi- interessante e la sua particolare conformazione
ma alla linea di costa hanno portato al rinvenimen- geomorfologica permette di ipotizzare la presenza
to, alla profondità massima di 4 m, di tre macine di un ormeggio in relazione alle attività di carico-
con il foro centrale già realizzato. Le caratteristiche scarico di merci. Il banco roccioso si proietta in
di questi manufatti ed il loro stato di conservazione mare per circa una decina di metri e la sua esten-
li fanno ritenere scarti di produzione. sione, in direzione dello scoglio Galea, è di circa
Da quanto esposto, sembra evidente che il com- 650 m. L’opposto lato costiero è limitato da una
plesso rinvenuto a “Petri i mulinu” di Tropea barriera rocciosa che costituisce un efficace prote-
debba identificarsi con un impianto di cava per la zione dai venti settentrionali ed il rinvenimento,
produzione di macine, o mole. L’impiego di questi a poca distanza dalla linea di battigia, di un ceppo
manufatti, sia per la molitura dei cereali che per la plumbeo per ancora lignea, del tipo a perno fisso
spremitura delle olive, è ben attestato in Calabria in piombo, giacente a circa 40 m di profondità
a partire almeno dal XVI-XVII secolo, quando ne (Archeomar, Atlante: 242, sito n. 121), contri-
è documentato un utilizzo nei mulini ad acqua. buisce a rafforzare l’idea dell’esistenza di un’area di
Tuttavia, la grande diffusione delle macine e la stazionamento dei mezzi da trasporto.
continuità d’uso della stessa tipologia tra l’età greca Altre aree di estrazione di macine sono presenti lun-
e l’età moderna pongono non pochi problemi di go la costa jonica: a Capo dell’Armi, in provincia
cronologia, anche se, recentemente, lo studio della di Reggio Calabria (fig. 1, n. 8), e a Soverato (CZ),
variazione del livello del mare in alcune aree quali in località Paliporto (fig. 1, n. 6).
Sicilia e Calabria ha permesso di proporre, per le La cava di macine di Soverato, nota fin dal passato
cave di macine prese in esame (Capo D’Orlando, e riaffiorate in seguito a mareggiate nel 1972 e
in Sicilia e Capo d’Armi in Calabria), una datazione 1993, quando fu possibile eseguirne documenta-
all’età ellenistica (Scicchitano et al. c.s.). zione fotografica, è stata interessata nel 2005 da
Per completare il quadro delle cave di macine esi- limitate prospezioni 7. L’impianto, che utilizza una
stenti nel Vibonese è necessario accennare a quella piattaforma di beach rock, si estende per circa 500
di Santa Maria di Ricadi 6, individuata nel 2008 (fig. meri su un tratto di battigia proseguendo, in egual
1, n. 4). Il piano di cava, chiaramente indicato dalla lunghezza, sia in mare, e sia sotto la retrostante
presenza di vaschette residue e di molti manufatti
non distaccati, si sviluppa su un banco roccioso di 7
La cava, nuovamente segnalata alla Soprintendenza nel
2005, è ben nota in letteratura e la sua prima attestazione compare
nel 1570 nella Platea dell’antica Baronia di Soverato, quando si
6
Una ulteriore area è ipotizzabile, seppur con qualche riserva, parla di: «…petri de catoyo che sono alla livera, le quali sono
in località Torre Marino, sempre nel comune di Ricadi. martellate» (Gnolfo 1984, p. 32).
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Cave costiere in Calabria tra Jonio e Tirreno
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Francesco A. Cuteri, Maria Teresa Iannelli, Stefano Mariottini
più difficile è delimitare l’arco cronologico in cui Gennusa I. 2003, Le cave di Entella. Tipologie e tecniche di coltiva-
zione del gesso nell’antichità, in Quarte giornate internazionali
vennero estratte le macine di calcarerite e conglo- di studi sull’area elima, Scuola Normale Superiore di Pisa,
merato a Tropea, Santa Maria di Ricadi e Soverato, Pisa, pp. 685-692.
anche se gli studi compiuti a Capo d’Orlando, in Gnolfo G. 1984, Paliporto (Soverato Marina), Davoli M.
Sicilia, ed a Capo d’Armi, in Calabria, sembrano Iannelli M.T. 1989, Hipponion-Vibo Valentia: documenta-
rimandare all’età ellenistica. zione archeologica e organizzazione del territorio, «Annali
della Scuola Normale Superiore di Pisa», XIX, 2, Pisa, pp.
Circa un utilizzo delle macine in età romana o 683-736.
successiva, importanti indicazioni potranno co- Iannelli M. T. 1995, Dalla preistoria all’età romana, in F. Mazza
munque venire da un più approfondito studio (a cura di), Vibo Valentia, Storia Cultura economia, Soveria
dell’area di Soverato, dove i vecchi rinvenimenti e Mannelli, pp. 29-68.
la più tarda documentazione attestano l’esistenza Iannelli M.T., Cuteri F. A. 2007, Il commercio e la lavorazione
di un porto e di horrea di età romana. del pesce nella Calabria antica e medievale, con particolare
riferimento alla costa tirrenica, in L. Lagòstena. D. Bernal,
Infine, lo sfruttamento dei graniti affioranti nelle A. Arévalo (a cura di), Cetariae 2005, Salsas y Salzones de
aree montuose interne (Serra San Bruno, Mon- Pescado en Occidente durante la Antiguedad, Actas del Con-
greso internacional (Càdiz 2005), BAR, I.S. 1686, Oxford,
giana e Nardodopace), per evidenti motivazioni pp. 285-300.
storiche ed insediative, appare avviarsi in maniera Iannelli M. T., Lena G. 1985. Variazione della linea di riva in
continuativa ed impegnativa solo a partire dal tardo territorio di Briatico (Catanzaro): la villa marittima di S. Irene,
Medioevo, in relazione all’importante ruolo svolto in Deplacement des lignes de rivage en Méditerranée d’apres les
dalla struttura monastica certosina. Mancano, données de l’archeologie, Actes Colloque Intern. C.N.R.S., Aix
en Provence-Marseille, pp. 125-133.
infatti, per le età più antiche, riferimenti sia nelle Iannelli M.T., Lena G., Givigliano G. 1992, Indagini su-
fonti documentarie che in quelle archeologiche bacquee nel tratto di costa tra Zambrone e Pizzo Calabro, con
mentre sono ben riconoscibili, per questioni di particolare riferimento agli stabilimenti antichi per la lavora-
tecnica estrattiva, i più recenti interventi che zione del pesce, in Atti V Rassegna di archeologia subacquea, V
premio Franco Papò (Giardini Naxos, 19-21 ottobre 1990),
hanno in parte alterato un paesaggio che si era Messina, pp. 9-53.
magnificamente fossilizzato, a partire dal tardo Lena G. 1989, Vibo Valentia. Geografia e morfologia della fascia
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104
Cave costiere in Calabria tra Jonio e Tirreno
Abstract Riassunto
Quarries along the Ionic and Tyrrhenian Calabrian coast. This La studio si propone di illustrare, in riferimento all’attività
article provides an archaeological framework for the extraction of estrattiva di materiale litico, i risultati delle ricerche condotte
stone materials in the territory of Hipponion Vibo Valentia. We dalla Soprintendenza per i Beni archeologici della Calabria,
present the results of studies started in 1998 by Soprintendenza in collaborazione con l’Associazione culturale Kodros, nella
per i Beni archeologici della Calabria in cooperation with the provincia di Vibo Valentia ed a Soverato (CZ). Le ricerche,
Associazione culturale Kodros (Roma). The survey, which is still avviate nel 1998 ed ancora in corso, hanno portato ad identi-
in progress, has identified a series of open quarries along the sea ficare e caratterizzare alcuni impianti estrattivi costieri dove è
coast. In these installations different extractive methods were in stata praticata la coltivazione a cielo aperto, mediante l’utilizzo
use to treat several types of rocks, including granite, sedimentary, di tecniche estrattive di diverso tipo; anche i materiali estratti
calcareous and calcirudite. In Parghelia we found few excavation riguardano diverse tipologie di rocce: sedimentarie, calcareniti,
pits and several cut marks by wedging. Moreover, in front of calciruditi e graniti. A Parghelia sono visibili poche fosse residue
the quarry we found by subaqueous exploration several tens of dall’estrazione, molteplici tracce di distacco effettuato con cunei
blocks and sheets of stone as well as fragments of columns. These ed una significativa dispersione di grezzi utilizzati quasi esclusi-
materials are similar to those found in the close granite quarry vamente per la realizzazione di fusti di colonna. Per questo sito,
of Nicotera studied by P. Pensabene in the eighties of the last infatti, la prospezione subacquea ha rivelato la presenza di decine
century and dated between I and IV AD. The chronology of the di manufatti sommersi, blocchi, lastre e fusti di colona, diffusi
quarry in Pizzo is quite more problematic. However, geological sull’intera estensione della cava. Il confronto tra i manufatti di
materials and the extractive methods are similar to those observed Parghelia e quelli della vicina cava di granito di Nicotera, datata
in Entella. Moreover, calcarenite found in this quarry is similar to al I-IV sec. d.C., fornisce un preciso riferimento cronologico. A
that employed for edifying the city walls of the Greek Hipponion Pizzo la datazione delle attività di cava è più problematica, anche
(now Vibo Valentia). The subaqueous findings in front of the se la tecnica estrattiva e le analogie petrografiche permettono di
quarry in Pizzo spreading up to the remains of the Greek-Roman stabilire confronti rispettivamente con la cava di Entella e con i
port of Hipponion/Valentia, suggest a central role for this port for blocchi di calcarenite con cui è stata realizzata la cinta muraria
local and long distance trading of stone materials. In the quarries della greca Hipponion (attuale Vibo Valentia). Il ritrovamento
identified in Tropea (in the so called area of “Petri i mulino”) di centinaia di blocchi sommersi tra 15 m e 40 m di profondità
and Ricadi S. Maria made by sedimentary calcareous/calcirudite in un’area prospiciente l’impianto estrattivo, e la dispersione di
and granite rocks, we found evidence for the production of big manufatti lungo un percorso subacqueo che arriva alle strutture
cylindric millstones mainly employed for the grinding of grains portuali greco/romane di Hipponion/Valentia indicherebbero
and olives. Similar productions of millstones have been found in questo porto come il punto di carico dei prodotti lapidei destinati
the eastern Calabrian coast in Soverato (CZ), area Poliporto and al commercio di piccolo e più ampio raggio. Le cave localizzate a
Saline Ioniche (Rc). Finally in the inner mountains of Serre there Tropea, località “Petri i mulino” e Ricadi, S. Maria, testimoniano
is evidence for active granite extraction up to the modern age. la realizzazione di mole cilindriche utilizzate per la lavorazione
Key words: mining quarrying, ancient quarries, Calabria, delle olive e dei cereali. Impianti simili sono stati rinvenuti anche
grindstones, stones grains, underwater archeology, granite sulla costa orientale della Calabria, a Soverato (CZ), in località
extraction, Hipponion, roman columns, ancient ports. Paliporto. Nell’area montuosa più interna, quella delle Serre, è
stata inoltre documentata, per l’età moderna, un’intensa attività
estrattiva del granito.
Parole chiave: attività estrattiva, cave antiche, Calabria, macine,
pietre da Trebbia, archeologia subacquea, estrazione granito,
Hipponion, colonne età romana, porti antichi.
105
17
ARCHEOLOGIA
2013
POSTMEDIEVALE
S o c i e t à A m b i e n t e P r o d u z i o n e
A RCHEOLOGI A POSTMEDIEVA LE
ologia postmedievale italiana: l’archeologia delle risorse ambien
tali. A partire da oggetti concreti – le montagne e le pietre incise
appunto – e attraverso punti di vista eterogenei, i contributi offro
delle risorse
no un’ampia rassegna di metodi e percorsi di ricerca, ampliando la nella montagna
discussione a una riflessione sui paesaggi culturali e sui problemi
della loro patrimonializzazione. Il volume si caratterizza per il taglio mediterranea
fortemente diacronico (dalla preistoria al XXI secolo) e il confronto
tra discipline e procedure di ricerca. L’approccio non è nuovo per
la rivista e, in particolare, rimanda al numero 6 (L’approccio stori-
Carved mountains
co ambientale al patrimonio rurale delle aree protette) che già aveva Engraved stones
proposto alla ricerca archeologica “convenzionale” i temi dell’archeo
logia ambientale e dell’ecologia storica. Il monografico raccoglie Environmental
i risultati dell’International Workshop on Archaeology of European
Mountain Landscapes (Borzonasca, GE, 20-22 ottobre 2011), promos
resources archaeology
so dal Laboratorio di Archeologia e Storia Ambientale dell’Univer in the Mediterranean
sità di Genova e finanziato dal Parco Naturale Regionale dell’Aveto.
mountains
€ 54,00
ISSN 1592-5935
2013
ISBN 978-88-7814-603-7