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“OPERE DI FILOSOFIA DI CICERONE”

La filosofia a Roma prima di Cicerone non aveva attecchito perché i Romani


erano di indole
pragmatica e avevano come obiettivo la conquista e il buon governo dei loro
territori. Tale
genere infatti fu circoscritto in particolare alla Grecia, il cui popolo aveva una
mentalità più
propensa alla meditazione. Infatti quando i Romani conquistarono la Grecia,
con la Presa di Corinto nel 146 a.C., alcuni come gli Scipionici li
considerarono come esempio, altri come Catone li considerarono così poco
virili da vederli come un ipotetico pericolo che avrebbe indebolito il mos
maiorum.
Tale differenza della forma mentis si riscontra anche nel vocabolario, infatti a
differenza di quella greca, pregnante di significato (ogni parola infatti aveva
molteplici significati, spesso era anche presente il fenomeno
dell’enantiosemia, ossia di significati opposti di una stessa parola, come nel
caso di φάρμακον che può essere inteso sia come medicina che come
veleno), la lingua latina, essendo finalizzata all’amministrazione, era precisa e
pragmatica.
Per i latini dunque la filosofia era un conforto per la vita, perciò egli si avvicina
ad essa durante un periodo di depressione causato dalla morte per parto della
figlia Tullia. Successivamente decise di porsi come mediatore tra la filosofia
greca (che egli aveva appreso direttamente grazie al suo viaggio in Grecia) e
quella latina, traendo dalla filosofia ellenica i concetti, i problemi e le risposte,
in modo da rielaborarli nella realtà storica e alla cultura pragmatistica latina,
affinché possa rendere una materia, in precedenza considerata prettamente
astratta e speculativa, utile alla Repubblica.
Egli fu il primo a convertire i termini tecnici della filosofia dal greco al latino,
creando un linguaggio filosofico che fu l’unico ad essere usato in tale ambito
fino all’età moderna.
Il metodo di Cicerone è dossografico (da δόξα) ed eclettico (da ἐκ λέγω)
poiché egli raccoglieva varie opinioni dalle diverse dottrine filosofiche, in modo
da confrontare diverse soluzioni ad un problema in modo da scegliere quella
più adatta alla società romana.
Egli si oppone tuttavia all’epicureismo, infatti il forte interesse politico di
Cicerone e la sua visione del negotium alla base della sua vita e della
Repubblica Romana, si scontrano con il λάθε βιώσας (vivi nascosto) che
prevedeva l’astenersi dalla vita pubblica per evitare di soffrire.
Attraverso questi concetti filosofici di virtus e humanitas, Cicerone
implicitamente coglie l’occasione per attaccare l’integrità di Cesare che in quel
momento era il padrone della scena pubblica romana.
Le opere religiose di Cicerone, in base alle tematiche affrontate, si potrebbero
suddividere in:
1. Opere MORALI, in cui Cicerone ricerca il τέλος (il finis latino) ossia il
sommo bene a cui l’uomo deve tendere per ottenere la felicità eterna.
Appartengono a questa categoria due opere scritte nel 45 a.C.

· DE FINIBUS BONORUM ET MALORUM: è un dialogo dedicato a Bruto


diviso in 5 libri. L’opera si apre con una discussione riguardo le dottrine
epicuree, nei libri III e IV, Cicerone si rivolge a Marco Porcio Catone Uticenze,
presentandolo come l’incarnazione del vero saggio stoico. Infatti secondo tale
dottrina se il saggio non può godere della propria libertas poteva suicidarsi,
(questo concetto si allontana da quello presente nel Somnium Scipionis in cui
il padre di Scipione Emiliano invita il figlio ad accettare la vita in quanto
tirocinio per il mondo ultraterreno, perciò nonostante Scipione voglia morire
per rivedere il padre e raggiungere la beatitudine ultraterrena, comprende che
non è giusto perché solo le divinità possono decidere quando donargli tale
gioia). Catone, seguendo i principi dell’epicureismo, l’anno prima che
Cicerone componesse l’opera, preferì togliersi la vita ad Utica piuttosto che
cadere nelle mani del nemico della Repubblica, ossia Cesare, il quale stava
privando i cittadini come Catone della propria libertà.

Cicerone, nonostante riconosca che questa dottrina fornisca la base solida


per l’impegno dei cittadini per la collettività, non ritiene praticabili i lati più
estremisti, infatti negli ultimi due libri egli presenta la sua dottrina accademica,
a cui egli si avvicina maggiormente, basata sulla virtù, la quale tuttavia è
completa quando ai beni spirituali si aggiungono beni meno importanti ma che
hanno comunque un valore positivo come la gloria, l’agiatezza e
il benessere terreno (cose che lui possedeva da tutta la vita e non ha mai
disdegnato).
· TUSCULANAE DESPUTATIONES: in questi 5 libri dedicati a Bruto,
Cicerone, spiega tramite un dialogo con un personaggio anonimo come
mettere in pratica la dottrina dell’accademia e dunque come allontanare gli
ostacoli che lo allontanano dalla felicità (gli stessi trattati da Epicuro)
I Libro:
Paura della morte, la quale non è un male ma un bene perché non solo ci
libera dalle sofferenze, ma perché nel caso ci sia una vita ultraterrena, la
morte ci condurrebbe ad una nuova e vera felicità.
II Libro:
Il dolore fisico, che può essere mitigato con la forza d’animo
III Libro:
Il dolore spirituale (come la perdita di una persona cara), che si può
combattere con la razionalità
IV Libro:
Le passioni
V Libro:
A differenza dei precedenti qui Cicerone non tratta degli ostacoli da superare,
ma della virtù. Tuttavia se nel De Finibus Bonorum et Malorum aveva
affermato che per raggiungere la virtù completa bisognasse unire beni
spirituali a quelli terreni, in questo caso egli prova a cercare una consolazione
alle amarezze della vita terrena che egli aveva provato in prima persona con
la moglie della figlia Tullia, perciò sostiene che la virtù si può raggiungere
anche senza i beni materiali.

LA TRILOGIA TEOLOGICA

Si occupò anche di teologia e scrisse 3 opere , il de natura deorum, il de divinatione e il


defato.
IL DE NATURA
Riguardo il DE NATURA DEORUM, è un dialogo dedicato alle varie posizioni filosofiche
suddiviso in tre libri:
- nel primo egli analizza la teoria epicurea, riguardo la natura degli dei, i quali non si
interessavano minimamente dell’uomo , dal momento in cui gli dei se ne stavano per
fatti loro negli interludi;
- nel secondo parla dello stoicismo;
- nel terzo dello scetticismo
Alla fine egli ritiene come posizione più veritiera la scettica, perchè non vuole scardinare la
tradizionale religione popolare, il paganesimo , che è indispensabile per l stabilità dello stato
, dal momento in cui tutte le opere e azioni di cicerone miravano all’equilibrio politico.

DE DIVINATIONE
Tematica simile è presente nel De Divinatione, che consiste in un dialogo tra cicerone e il
fratello Quinto sulla divinazione in tutte le sue forme, interpretazione dei sogni, prodigi ,
oracoli,aruspicina, interpretazione volo uccelli, egli ritiene tutte queste pratiche delle
sciocchezze, tuttavia sono necessarie, poiché servono a tenere a bada il popolo perché
magari grazie ad un'interpretazione negativa di un volo dell’uccello o di un oracolo si evitava
un'assemblea popolare, che poteva essere pericolosa.

DE FATO
All’interno di questa opera si pone un’altro problema, Cicerone si chiede se l’uomo fosse
libero di fare le sue scelte, libero arbitrio da dante, o se tutto ciò che decide sia gia stato
scelto e stabilito dal fato. Secondo Cicerone l’uomo è libero perché sta preparando la strada
a ciò che stava avvendendp , ci troviamo, infatti , all’indomani della morta di cesare, e quindi
, poiché dopo la classe dominante doveva riprendersi le redini i mano dell politica, egli,
attraverso l’affermazione del libero arbitrio, da sostegno psicologico a quei boni che
dovevano riprendersi il controllo politico , per stimolare una presa di coscienza riguardo la
possibilità di tornare ad intervenire in modo attivo nella gestione dello stato .

LE TRE OPERE DEL 44


Immediatamente prima dell’uccisione di Cesare, il 15 marzo egli compose il “ Cato maior
sive de senectute” , mentre subito dopo compose “ il laelius sive de amicitia” , questi sono
entrambi dei trattati dedicati all’amico attico e entrambi rispecchiano rispecchiano due
differenti stati d’animo dell’autore , infatti nel “de senectute” si intuisce lo scoramento di
cicerone ai tempi della dittatura di cesare, nel “de amicitia” la speranza e gioia che egli
ripone nel periodo successivo alle idi di marzo.

Cato maior de senectute, dedicato ad attico, è un breve dialogo su Catone il censore,


ambientato nel 150 quando Catone ( il quale morirà l’anno dopo) aveva 84 anni , in cui
quest’ultimo viene preso come simbolo della vecchiaia . Cicerone si pone la domanda,
vecchiaia è un bene o un male?o meglio riguardo la considerazione che la popolazione ha
nei confronti di un uomo politico divenuto anziaano? Catone per un uomo politico che aveva
esercitato la censura con grande rigore, era colui che si era opposto al circolo degli scipione
poiché non voleva che la cultura greca contaminasse il mos maiorum latino. Quindi mentre
scipione e il circolo scipionico era favorevole alla diffusione della cultura greca , quindi erano
filoellenici, Catone si opponeva, poiché secondo lui se i loro antenati hanno reso questa
città da un piccolo numero di contadini e pastore ad un grandissima città l’hanno fatto grazie
al mos maiorum, caratterizzato dai valori della dike, probitas, onestas , pietas e questi non
devono essere contaminati dalla cultura greca.
A questo venne assegnato il soprannome di Censore , oltre che per la carica che egli esercitò
nel 184, anche per il suo carattere severo, per il suo austero moralismo e per l'asprezza delle
critiche rivolte da lui contro ogni indizio di corruzione delle antiche virtù romane. Questo
soprannome , quindi mette bene in evidenza questa severitas che caratterizzava catone,
che notiamo anche nelle sue opere, come nel “de agricoltura” , in cui egli diceva che i
contadini sono quella fetta di popolazione più degna, più valorosa , infatti a roma il
commercio veniva considerato di serie b , mentre il lavoro per eccellenza era quello del
contadino , tant’è che virgilio scriverà le georgiche , opera importantissima, dedicata
all'agricoltura .
L’agricoltura è la base vera della società Romana . Cicerone nell’elogiare la figura di catone
il censore, diciamo che lo rende un po diverso rispette a quello che era realmente nella
storia , infatti egli era un uomo molto severo , rigido , differentemente, Cicerone ce lo
presenta in modo molto più mite, intriso di cultura greca, di humanitas , quel concetto che
portava avanti il circolo scipionico , con terenzio . Non si tratta, quindi, del Catone storico,
uomo severissimo e critico nei confronti del mondo greco, ma piuttosto di Un alter ego di
Cicerone, dotato della sua stessa cultura letteraria e filosofica, come se cicerone volesse
proiettare in questo personaggio l'ideale dell’uomo politico anziano, come sarebbe voluto
diventare lui e lo fa con un sorta di nostalgia per il passato , perché nel 150 c’era un
rispetto massimo nei confronti dell’uomo politico anziano e indirettamente ci sta dicendo che
nella sua epoca ciò mancava.

Laelius , o de amicitia, scritto dopo la morte di cesare, il dialogo è ambientato nel 129 , il
protagonista è lelio, il quale dopo la morte di scipione l’emiliano si interroga sul valore
dell’amicizia, nell'antichità per i romani l’amicizia era semplicemente un alleanza politica, si
stringeva amicizia solo per i propri interessi , tant'è che era diffuso il clientelismo, in cui il
ricco signore pagava tutti i clientes per avere in cambio i voti o favori , quindi c’era questa
amicizia , intesa come accordo , o tra un patronus e un clientes o anche tra due patronus,
infatti ricordiamo che il primo triumvirato era un accordo privato. Ora morto cesare,
presentandosi per la classe dirigente, ossia per i boni, la possibilità di riprendersi in mano il
potere, egli propone un nuovo concetto di amicizia, che doveva essere diffuso tra questi , a
stringere fortemente questo gruppo di boni dovevano essere sentimenti puri senza secondi
fini , in particolari i boni dovevano condividere tra loro a virtus e la probitas , ossia l’onestà e
la virtù.

de officis, fine autonno del 44 incomincia srivere questo che mnon è un dialogo, ma un
tratato deducto akl figlio mrocm che in quel momento stava facendo il viaggio studio ad
atene, come aveva fatto lui e come facevano tutti i rampolli della società bene, infatti il goal
di cicerone era quello di far divenire la stirpe dei ciceroni piu illustri degli scauri e catuli e
quindi anche il figlio doveva portare avanti il valore del suo nome , ma purtroppo era un
nullafacente. è didecato al filio maro m si rivolge a tutti i giovani contempranei , inzio a
scrivere nell’autunno del 44 , contempiraneamente ale filippiche e sono 3 libri:
- nel primo libro espone il concetto di honestum , cos’è cio che è onesto
- il concetto di utile
- come si coincide l’utile con l’onesto , un tema scottante per l società. in campo
politico a volte cio che non è onesto è utile, per esempio l’uccisione di cesare.
- cicerone prende ispirazione da panezio di rodi, uno stoico greco che faceva parte del
circolo degli scipione, che ha scritto un opera peri tu katetenconts, sul conveniente.
la filosifa da cuo parte anezio è lo stoicismo , masiccome faceva prte del cirlcolo ,
cerca di adeguare i concetti dello stoicismo greco , a quelle che erano la clase
sociale aristocratica di quel tempo , ossia gli scipioni , tant'è vero che gli dà una
cassoitics dei comportamenti e atteggiamenti, infatti uqesta è unopera etica per
quanto riguarda al’etca, per regolare i comportamenti quotidiani della classe dirigenti
. egli tende a riportare la cultura greca nel mondo romana ( romani chimavan i gteci
effemminati ) , quando i romani erano open mided, egli doveva fare damediatoe tra le
esigenz edi quest class ee la filosofia , per esempio propone le 4 virtu cardianli
giustizia sapienza fortezza e temperanza , dice che queste virtù devono rimanre
quelle base x la classe ma non bisogna eliminare i desidere naturali , es desiderio di
ricchezza , perche la classesociale er legata al lusso , allora xerca di mediare, da un
lato questu aono i valori a cui dovete tendere, pero l’istinto non deve essere rpresoo ,
poiche naturale , solo perche gl istici hanno detto cosi , bisogna farlo , no , pero
buisogna moderare questu istinti ….è ispirato da panezio proprio in qwuesta cosa
ossia quella di proiettare e adattare la filosofia greca, stoica nell asocietà romana .
siamo nel 44 e alla base del concetto dlella giustizia, egli ponw il concetto di
beneficenza , i ricchi devono rimanere ricchi , pero devono aiutare anche coloro
meno fortunati , ossia i poveri , ma cio potrebbe creare un rischio, ossia quello che i
ricchi potrebbero demagogicamente sfruttare questo potere economico, come
facevano i patrones ocn i clientes . nell’epoca precedente i domini tutte le mattine
ricevevano i clientes e gli davano la scopula , la cassetta che contenevano il cibo del
giorno o denaro, egli avve apaura che i ricchi potessero strumentalizzare questa cos
per ricevere in ambio voti, sostegno …. invece seguendo la filosofia stoica egli dice
bisogna farela beneficenza , ma fine a se stessa . lo stesso fa per un’altra vistu
stoica, la fortezza, diche che deve essere sostituita con la magnitudo animi, che è un
istinto natural ed itutti gli uomini , quello di primeggiare su tutto gli altri .anche istinto
prorpio del poplo romano , nel momento in cui veva pprimeggiato su tutti gli sltri.
questa magnitutdo doveva esser eanch’essa modeta a dalla ragione emssa a
disposizon di tut a la società. cosoicche questi istintinaturali , desiderio di ricch
emulati dall’egoismo e dal voler prevaricre sugli altri , venivno messi al serivzio
della colettivita per rendere ancora piu gande la società romana .
nel de officis, che rappresent a un po , egli torna al suo progetto , di dare alla classe
dominantew una solida base ideale etics e politica , che combini il ripseotto per il mos
miorum

l’ideale di dicerone è COINCILIARE LA TRADIZONE ROMANA DEL MOS MAIORUM ,


BASATA SULLA SEVERITAs e sull probitas con anche l’apertura lal cultura greca
LE EPISTOLE

Quindi gli altri come seneca hanno scritto l’epistolario con l’intenzione già di pubblicarlo, in
questo modo la cosa cambia completamente .
Se io scrivo, sapendo che già quella lettera doveva esser data alla pubblicazione
sicuramente anche lo stile che utilizzerò sarà più elevato, non sarò spontaneo e sincero
nello scrivere le cose invece questo non essendo destinato alla pubblicazione di le ci rivela
il vero Cicerone quindi è un'opera importantissima, che per noi ha un valore enorme,
perché ci fa vedere l’uomo cicerone.
Si tratta di 864 lettere, che coprono l’arco di tempo dall'aprile del 68 al 44, lui muore nel 43,
però per noi costituiscono un patrimonio storico notevole, perché questo periodo storico di
roma è quello che conosciamo meglio grazie alle testimonianze di cicerone, quindi ha un
valore enorme . le ha scoperte petrarca, per la maggior parte del corpus nell'umanesimo e
da queste scoperte si riprese a rivalutare il mondo dei classici e nell’umanesimo le correnti di
pensieri furono due chi voleva seguire lo stile ciceroniano e chi invece riteneva che
bisognasse seguire altri autori come seneca, che è agli antipodi dello stile di cicerone, o altri
modelli.quindi abbiamo i ciceroniani e gli antiu ciceroniani.Quindi sono 864 lettere suddivise
in 4 raccolte:
- le epistulae ad atticum (16 libri) , il suo migliore amiche , cicerone più spontaneo e
intimo;
- epistole ad familiares (16 libri) ,non seguono ordine cronologico per familiares non si
intende solo i familiari ma anche gli amici come il servetto nerone che fu anche suo
segretario. In questa raccolta ci sono una 90 ina di missive dei corrispondenti, quindi
abbiamo anche la risposta, tranne quelle di attico ;
- epistulae ad quintum fratrem, 28 lettere in 3 libri;
- epistulae ad marcum brutum, scritte dopo l'uccisione di Cesare, quando bruto era
fuggito in oriente e si preparava allo scontro con Antonio;

Per quanto riguarda la pubblicazione furono pubblicate dopo la morte e abbiamo


detto che arrivano al 44, quindi manca l’ultimo anno di vita, e c’è un motivo per
questo. Ci sono varie lacune temporali in questo arco di tempo, ci mancano le
epistolae dell'anno del suo consolato (63) e della congiura di catilina, ci manca l’
ultimo anno di vita, infatti l’ultima epistola risale al 27 luglio del 43 e lui è morto a
dicembre e anche anno del 57, anno delle trattative per il richiamo di cicerone
dall’esilio. Di attico non c'è nessuna presenza, nessuna epistola di attico di risposta .

Come mai? perché siccome tutte le lettere parlano malissimo o di cesare o di


augusto ottaviano e marco antonio ,nella pubblicazione avvenuta dopo la morte,
quando ormai ottaviano stava cominciando il suo espluà politico , questa raccolta è
stata epurata di tutte le lettere compromettenti, sia di tutte le lettere che andavano
contro il padre quindi le lettere del suo consolato , di catilina, che era in auge contro
cesare, sia quelle che era di rientro in patria dall'esilio, poiché ci fu tutta una
macchinazione per farlo , sia ultimo anno. e di attico? attico che era il suo migliore
amico, siccome dopo la morte di cicerone , attico sostenne moltissimo ottaviano.
Ucciso cicerone, i rapporti tra attico e ottaviano si fecero assai stretti e quindi
improbabile che fu proprio su spinta del futuro Augusto a diffondere e pubblicare un
consistente numero di lettere.

Questo spiegherebbe le lacune, infatti tutte rappresenterebbero un momento


imbarazzante o per cesare o per ottaviano. Gli anni di catilina erano stati i più bui per
Cesare e senza dubbio la corrispondenza degli ultimi mesi con attico era scottante
per il futuro augusto, testimonianza dei suoi voltafaccia eccccc. Dal punto di vista
contenutistico abbiamo una varietà di contenuti , da biglietti frettolosamente scritti a
veri e propri trattati a resoconti sulla situazione politica del tempo. A questa varietà di
contenuto corrisponde una varietà di toni dallo scherzoso al preoccupato al
sostenuto e impegnato. Lo stile è proprio differente dalle opere destinate alla
pubblicazione, è un periodare che riflette molto il sermo quotidianus , la parlata
quotidiana della classe elevata della roma del tempo dei ceti alti e quindi è un
periodare spesso ellittico di soggetto o verbo,gergale , a volte ci sono allusioni cifrate
, è ricco di grecismi e colloquialismi ,prevale la sintassi paratattica ( nelle opere di
pubbl ipotattico) e spesso abbiamo un lessico un po pittoresco, caratterizzato da
diminutivi, ibridi greco-latini.
CICERONE POETA

Inizio a scrivere poesie da molto giovane, i suoi primi passi li muove proprio nell’ambito della
poesia alessandrina, e la poesia neoterica si rifaceva in tutto e per tutto a quella
alessandrina, successivamente piano piano si allontanò da questa poesia, fino a non
considerarla per nulla e ad iniziare a criticare, tant'è che egli criticherà catullo e tutti i
neoterici CANTORES EUPHORIONIS, poeti da quattro soldi. abbiamo poemetti vari di
argomento mitologico , dove segue modello alessandrino. un opera importante è la
traduzione phaenomena di arato di soli, che era un poeta greco di età ellenistica che aveva
scritto quest'opera importante di astronomia, in cui traduce dal greco l latino chiamandoli
aratea e noi abbiamo dei frammenti abbastanza estesi, dove lui utilizza uno stile più solenne
che richiama la poesia di ennio e lucrezio .

Nel de divinatione di cicerone c’è un riferimento ad ennio molto forte, viene riportato un
frammento dell'alessandro di ennio , una cothurnata di ennio, tragedie di argomento greche ,
in particolare il passo di cassandra, che a causa che non corrispondeva l’amore di apollo, fu
condannata a non essere creduta da nessuno ,sebbene avesse la possibilità di predire il
futuro e quindi questo frammento riguarda un momento di furore, quando parla alla madre
dicendole guarda mamma dei tuoi 50 figli io sono la più maledetta … passaggio dallo stile
alessandrino allo stile imponente solenne di ennio , primo autore lett latina d utilizzare
l'esametro , e sul modello arcaico di Ennio scrive anche un poema epico storico “Marius” ,
dove celebra mario, il grande arpinate, e poi compose due opere di autocelebrazione , infatti
deluso dal fatto che poeti e storici non avessero celebrato le sue imprese di console,
ricordiamo nel pro archia egli si aspettava da Archia un'opera di elogio,cosa che non
successe , decise di scriverle per se , e scrisse il Dde consulatu suo “ di 3 libri e a causa di
quest'opera fu deriso completamente dai suoi colleghi, infatti ricordiamo una celebre frase in
cui egli dici : Cedant arma toga, concedat laurea laudi, “le armi si ritirano davanti alla toga”,
i capi militari , i generali facciano un passo indietro rispetto a lui . la corona d’alloro che si
dava anche ai comandanti vittoriosi di una guerra conceda al merito civile , grandi
personaggi fatevi indietro rispetto a me che sono il grande avvocato e oratore . Scrivi anche
il de temporibus suis, di cui non ci resta nulla, quindi se non ci rimane nulla significa che già
gli antichi non ritenevano necessario tramandare.
Ha avuto sicuramente dei meriti notevoli per l'evoluzione del genere poetico.

❖ Regolarizzo l'esametro con la posizione delle cesure e anche con l'uso delle
clausole ( la parte finale dell’esametro). L'esametro , infatti, nella letteratura latina,
per la prima volta fu utilizzato da Ennio , il quale compì un’impresa straordinaria, dal
momento in cui l’aver adattato l'esametro, la cui lunghezza è nettamente superiore
rispetto a quella del saturnio , infatti si può dire sia composto da due saturni, alla
poesia latina, abituata ad un verso molto più breve, fu un’impresa molto difficile .
Tuttavia, essendo stato il primo a fare ciò era cmq un verso abbastanza rozzo, con
cicerone c’è un'evoluzione successiva dell'esametro, che fu importantissima perche
poi dopo Sallustio , nell'età augustea tutti i grandissimi elegiaci, quali Tibullo,
Properzio e Ovidio e anche virgilio useranno questo esametro , reso più duttile ,
maneggevole grazie al passaggio di cicerone .

❖ favorì lo sviluppo del enjambement ,per favorire il respiro della frase e per allargare il
senso di questa , infatti la regola base era che ci doveva essere uguaglianza tra
concetto e verso , l'enjambement è una deroga a questa regola, quindi egli spesso
usa questo trasbordare del verso , in modo tale da allargare il concetto .
❖ introduce la tecnica dell’incastro , che richiamava la poesia alessandrino, mette
sostantivo più sostantivo più verbi più aggettivo piu aggettivo , abbiamo due tipologie
di versi:

- versus aureus abCAB, e e b sono i sostantivi , C è il verbo che fa da cerniera e AB


sono gli aggettivi riferiti rispettivamente ai sostantivi a e b . Qui c’è una sorta di
parallelismo
- versus argenteus , dove c’è un chiasmo abCBA , a e A fanno da cornice , b sta con
B e C fa da cerniera.

Questo lo userà moltissimo virgilio.


LO STILE DI CICERONE

Il latino da noi studiato è quello ciceroniano, ossia quello del 1 sec a.C e della classe
elevata di Roma, ciò ci fa comprendere che ogni secolo cambiava modo di parlare,
perché la lingua si evolve.
la prosa si basa sulla CONCINNITAS, armonia tra le parte , per cui quando abbiamo
quei periodi lunghissimi, con 5 e passa gradi di subordinazione, c’è tutto un equilibrio
, quidni l’equilibrio delle subordinate all'interno del discorso è effetto di una lucidità
mentale pazzesco. Tale struttura ovviamente non implica monotonia. L'opposto della
concinnitas è la variatio, con max esponente Tacito , in cui abbiamo periodi molto
articolati senza alcuno schema , senza equilibrio.
lo stile di un autore ci fa comprendere tale persona , una persona che scrive con
concinnitas ci da l'idea di una persona con un equilibrio interiore , invece tacito ci
sarà la variatio perché lui dovrà esprimere il pathos , per narrare gli eventi politici forti
del tempo, per esprimere l'agitazione dell’anima.

- gli isocola, la corrispondenza dei vari cola ( le varie parti)delle frasi


- registri linguistici diversi a secondo del contesto
- amplificatio, la dilatazione concettuale o temporale di un argomento
- anafora, allitt, iperbati , anastrofi
- l’uso della clausola, alla quale egli tiene così tanto, poiché solitamente la
parte finale dei componimenti di ogni contesto, è quella che rimane
maggiormente
- registri stilistici vari , probare, delectare flectere con i diversi stili

-nelle opere filosofiche egli introduce una grande innovazione. Il primo autore nella
letteratura latina a scrivere un opera filosofica è lucrezio con il “ de rerum natura”, in cui egli
ha dovuto esprimere ideologie e riflessioni del mondo greco in latino. Per fare ciò, ha
dovuto coniare termini e neologismi latini per intendere lo stesso concetto greco. Cicerone
in prosa fa la stessa cosa, cerca di evitare grecismi e cerc di creare neologismi che
ricalcano la parola greca . Infatti, nelle opere ufficiali e tende ad evitare molto i grecismi,
tanto da utilizzare neologismi pur di evitarli es: per quanto riguarda il de officiis , che deriva
da pindaro, autore del “ o peri tu katecontos” , officiis è la traduzione latina di catecontos
(utile), che utilizza per riportare nel mondo latino questo concetto greco.
- quando raggiunge il suo stile definitivo, abbiamo elementi sia asiatici sia
attici , ma si allontana dallo stile asiano per eccellenza di ortensio ortalo e
prende a modello sia demostene sia iscorate, il quale addirittura arriva al 7
grado di subordinazione

Petrarca nel 1345 nella biblioteca del duomo di verona scopre un codice
contenente l’ epistolario, plutarco gli dedica un vita , dove lo confronta von
demostene, Quintiliano lo ritiene il max autore latino, nell'umanesimo si
diffonde il ciceronianesimo, con massimo esponente pietro bembo, che si
fondava su l'imitazione dello stile di Cicerone, opponendosi a quello di
Seneca. Dopo la bibbia, il secondo libro più stampato da Gutenberg fu proprio
il de officiis.

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