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14/10/2021
La letteratura epica nasce con un retroterra, c’è quindi una storia che la precede. Questa è una
caratteristica dei testi preceduti da una lunga trasmissione orale che, a differenza di quelli scritti, non
consentono la diffusione per secoli.
Un’altra conseguenza è che l’Iliade e l’Odissea nascono già adulte, avendo alle spalle una storia. Si tratta
quindi di testi già maturi dal punto di vista stilistico, tematico e narrativo perché precedute da una
narrazione orale.
La terza conseguenza riguarda il pubblico a cui si rivolge il cantore o l’aedo (figure rappresentate anche
all’interno dello stesso testo). Questo conosceva già la storia, per questo l’aedo poteva permettersi di
dare alcune cose per scontate, già note, e di lasciare dei vuoti (per esempio, non era necessario che
spiegasse chi fosse Odisseo oppure Agamennone). Ad oggi la situazione è diversa e c’è una difficoltà in
quanto i fatti e i personaggi non appartengono al nostro orizzonte culturale.
Una volta che il testo viene consolidato nel testo scritto, viene scelta una forma che introduce, presenta
le lacune che possono essere riempite dal lettore.
La durata della guerra di Troia è di 10 anni; l’Iliade racconta solo circa 50 giorni dell’ultimo anno della
guerra e alcuni fatti (per esempio i motivi per cui essa è iniziata) sono dati per noti in quanto si trattava
di conoscenze consolidate nell’orizzonte culturale del tempo.
La presenza dei vuoti rappresenta una ricchezza perché consente una narrazione parallela (come lo
sono oggi le fan-fiction) e l’elemento necessario è che l’opera sia universalmente riconosciuta. Può
trattarsi di narrazioni alternative, parallele o riscritture (reboot). Per Odisseo esistono varie riscritture
che ne riprendono alcune caratteristiche e le sviluppano.
Le trame alternative nascono dal fatto che esiste una tradizione orale conosciuta che sovrasta il testo,
quindi, i vuoti sono già colmati ma nascono anche dalle contraddizioni derivate dalle numerose versioni.
Dal momento che il mito è originato dalla conflagrazione di più tradizioni che convivono e si fondono ma
mantengono delle contraddizioni dell’universo mitico.
L’Odissea stessa si sviluppa per riempire alcuni vuoti dell’Iliade:
1. Che fine fanno gli eroi dopo la fine della guerra? Ritornano a casa e tra i viaggi di ritorno il più
importante è quello di Odisseo;
2. Come termina la guerra? L’ultimo libro dell’Iliade racconta l’incontro tra Achille (che ha ucciso Ettore
e ne ha deturpato il corpo) e Priamo. Achille sa che deve morire e sa che il suo punto debole gli
costerà la vita, quindi, conosce il proprio destino. È una caratteristica del mito, gli eroi conoscono il
proprio destino perché è fatto già noto e raccontato (oralmente). Di fronte a Priamo si presenta con
durezza, ma dopo quest’ultimo gli ricorda il padre per farsi restituire il corpo del figlio Ettore, Achille
acconsente. Questa è la scena che conclude il poema ed è intrisa di compassione e lacrime.
La conclusione della guerra di Troia si trova nell’Odissea.
La differenza dell’Eneide è che nasce già scritta (pur avendo alle spalle una tradizione) e l’autore è ben
noto. Inoltre, l’Eneide è costituita da 12 libri (a differenza dell’Iliade e dell’Odissea costituiti da 24 libri
ciascuno), rappresentando un ulteriore differenza con i poemi precedenti. L’Eneide nasce già come testo
letterario e Virgilio sa che deve fare comunque i conti con i due grandi poemi epici della Grecia classica,
quindi con la cosiddetta “angoscia dell’influenza” (Harold Bloom), rappresentata da Omero. Virgilio
deve, da un lato, rispettare i vincoli formali e tematici del genere epico:
- dal punto di vista del contenuto, l’Eneide è divisa in due parti Prima parte che presenta il viaggio e la possiamo
definire “parte odissiaca”