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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE 2010

Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 1
Titolo: INTRODUZIONE AL CORSO.
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

Introduzione al corso
Buongiorno, oggi inizia il corso di Elettrotecnica,
esso appartiene al Corso di Laurea in Ingegneria
Informatica e dell’Automazione ed ha 9 CFU. Elenco
di seguito i nuclei tematici che affronteremo durante
il corso:
1. Circuiti elettrici in corrente continua
2. Circuiti elettrici in regime sinusoidale
3. Sistemi trifase
4. Fenomeni elettromagnetici
5. Circuiti dinamici del primo e del secondo ordine
6. Macchine elettriche
(trasformatore e motore asincrono)
7. Impianti elettrici
Il corso prevede 72 lezioni, ognuna di esse sarà costituita da quattro parti in cui tratteremo
argomenti teorici, esercizi svolti, esercizi proposti, test, verifiche e approfondimenti.

© 2007 Università degli studi e-Campus - Via Isimbardi 10 - 22060 Novedrate (CO) - C.F. 08549051004
Tel: 031/7942500-7942505 Fax: 031/7942501 - info@uniecampus.it
Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE 2010
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 1
Titolo: INTRODUZIONE AL CORSO.
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

Introduzione al corso
OBIETTIVI DEL CORSO
Acquisizione di tutti gli strumenti necessari ad analizzare il comportamento dei circuiti elettrici a
parametri concentrati in corrente continua, in transitorio e in regime sinusoidale; gli aspetti
energetici e di potenza; i circuiti magnetici; le macchine elettriche; gli impianti elettrici.

AUTOVERIFICHE DURANTE IL CORSO


All’interno del corso sono presenti diversi momenti di autoverifica. Gli strumenti usati sono gli
esercizi proposti, i questionari a risposta aperta e i test a risposta multipla. Alla fine di ogni
nucleo tematico è prevista un’ autoverifica dell’intero nucleo. Alla fine del corso è presente una
simulazione dell’esame. Si raccomanda di affrontare con grande attenzione tutte le
autoverifiche.
Non è necessario inviare nessun documento al docente.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 1
Titolo: INTRODUZIONE AL CORSO.
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

Introduzione al corso
MODALITA’ DI SVOLGIMENTO ESAME:

l’esame consiste in una prova scritta (somministrata presso tutte le sedi) con orale eventuale
(solo presso la sede di afferenza del docente)
lo studente che consegua nello scritto una votazione pari o superiore alla sufficienza (18/30)
può alternativamente accettare la valutazione o chiedere di sostenere anche la prova orale.
la prova orale si svolge esclusivamente presso la sede di afferenza del docente e deve essere
svolta, previa prenotazione, non oltre l’appello immediatamente successivo a quello nel quale si
è sostenuto lo scritto.
in presenza di una valutazione dello scritto inferiore alla sufficienza (comunque non inferiore a
16/30) lo studente può svolgere la prova aggiuntiva orale, intesa quale ulteriore possibilità per
raggiungere il minimo consentito per il superamento dell’esame, alle medesime condizioni
indicate al precedente punto.
MODALITA’ D’ESAME: risoluzione di esercizi numerici, accompagnati da domande a risposta
aperta e/o domande a risposta chiusa (quiz)

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Lezione n°: 1
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Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

Introduzione al corso
SEMINARI
Durante l’anno verranno svolti dei seminari in concomitanza degli appelli d’esame. Si
raccomanda la partecipazione ad almeno uno di essi. In tale occasione verrà affrontata
l’impostazione metodologica per lo studio della disciplina.

PROPEDEUTICITA’
Conoscenza dei contenuti dei corsi di Analisi Matematica, Geometria e Fisica Generale

TESTI DI RIFERIMENTO (l’acquisto non è obbligatorio)


Consigliato: Renzo Perfetti, “CIRCUITI ELETTRICI”, ZANICHELLI (ULTIMA EDIZIONE)
Fortemente consigliato: Gennaro Infante, "ESERCIZI SVOLTI DI ELETTROTECNICA“, Società
Editrice Esculapio, ISBN 978-88-7488-899-3.

MATERIALE DIDATTICO
Dispense del corso.

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Lezione n°: 1
Titolo: INTRODUZIONE AL CORSO.
Attività n°: 1

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Introduzione al corso
MODALITA’ DI INTERAZIONE CON IL DOCENTE
• Sistema di messaggistica

• Indirizzo di posta elettronica : gennaro.infante@uniecampus.it

• Orario di ricevimento settimanale ufficio virtuale: martedi 16.00-17:00. Nel ricevimento


verranno trattati argomenti su richiesta degli studenti (generalmente sulla risoluzione di
esercizi) oppure, in assenza di richieste specifiche verrà affrontata ciclicamente la risoluzione
di esercizi/trattazione teorica relativi ai vari nuclei tematici

• Orario ricevimento telefonico: mercoledì 16.00-17:00

• In generale qualsiasi mezzo messo a disposizione dall’Università

(Non esitate a contattarmi per qualsiasi chiarimento).


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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 1
Titolo: INTRODUZIONE AL CORSO.
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

Introduzione al corso
RINGRAZIAMENTI
Ringrazio tutti i colleghi che negli anni mi hanno dato un grande supporto nella realizzazione e
“manutenzione” del corso.
Ringrazio gli studenti che con il loro studio attento del materiale didattico mi hanno consentito
di migliorarlo nel tempo; aspetto, naturalmente, i Vostri suggerimenti “migliorativi”.

Ringrazio la mia Famiglia, Sandra Alfredo ed Antonio perché, nonostante tutto, mi ha consentito
e mi consente ancora di svolgere questo lavoro in serenità.

A questo punto non mi resta che “augurarci” BUON LAVORO

Ing. Gennaro Infante

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 1/S1
Titolo: CORRENTE ELETTRICA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CORRENTE ELETTRICA
In questa sessione di studio introdurremo il concetto di corrente elettrica.
Una modellizzazione dell’atomo utile alla comprensione degli argomenti trattati nel corso è
quella in cui ogni atomo è formato da un nucleo centrale, in cui sono presenti protoni (cariche
elettriche elementari positive, vincolate al nucleo) e neutroni (cariche elettriche neutre), e da
una nuvola di elettroni che orbitano intorno al nucleo (cariche elettriche elementari negative di
dimensioni ridotte, libere di muoversi). Il numero degli elettroni è uguale al numero dei protoni
cioè ogni atomo è elettricamente neutro.
Nel Sistema Internazionale (SI) l’unità di misura della carica elettrica Q è il coulomb (C), noi
scriveremo [Q] = C.
Un coulomb è un valore di carica estremamente grande se confrontato con la carica di un
singolo elettrone (o di un singolo protone), infatti, si ha che 1 C=6,24*1018 e, di conseguenza la
carica e di un elettrone (o di un protone) in valore assoluto è pari a 1.602 x 10-19 C.
La carica elettrica contenuta in una data regione di spazio è la somma delle cariche positive e
negative contenute in essa: ciascuna carica deve essere sommata con il proprio segno. Si ha
cioè: QTOT = (Q+) + (Q-)

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 1/S1
Titolo: CORRENTE ELETTRICA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CORRENTE ELETTRICA
Fenomeno di attrazione-repulsione di cariche elettriche

Q1 * Q2
F =k Forza di Coulomb
d2

In figura abbiamo indicato con il simbolo – la carica di un elettrone e col segno + la carica
di un protone.
Il lato destro polarizzato positivamente attrae gli elettroni e respinge i protoni, il lato sinistro
polarizzato negativamente attrae i protoni e respinge gli elettroni. La forza F con cui le
cariche interagiscono è detta forza di Coulomb, secondo quest’ultima cariche (ferme) dello
stesso segno si respingono e cariche di segno opposto si attraggono con una forza
proporzionale ai valori delle cariche (Q1 e Q2) ed inversamente proporzionale al quadrato
della distanza esistente tra esse (d).
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 1/S1
Titolo: CORRENTE ELETTRICA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CORRENTE ELETTRICA
Se consideriamo il rame ogni atomo contiene 29 protoni e 29 elettroni. Per ogni atomo vi è
all’incirca un elettrone libero di muoversi all’interno del materiale.
In assenza di campi elettrici esterni, gli elettroni liberi si muovono in maniera casuale a
causa dell’agitazione termica. Si ha una corrente elettrica quando le cariche si muovono in
maniera ordinata all’interno di un conduttore sotto l’azione di un campo elettrico esterno
prodotto da sorgenti come, ad esempio, una pila. Quando c’è una corrente elettrica al moto
disordinato degli elettroni liberi, dovuto all’agitazione termica, si sovrappone un moto di
insieme avente velocità media diversa da zero in una data direzione.
Se consideriamo una superficie generica S, un intervallo di tempo T (che inizia all’istante t e
termina all’istante t+∆T), definiamo la carica elettrica netta che attraversa la superficie S
nell’intervallo (t, t +∆T) come la somma,
qS (t;t+∆T) = Σ(±)qi

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 1/S1
Titolo: CORRENTE ELETTRICA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CORRENTE ELETTRICA
Il rapporto IS(t;t+∆T)=qS(t;t+∆T)/∆T definisce l’intensità media della corrente elettrica che
attraversa la superficie S nell’intervallo (t,t+∆T).
Se introduciamo la quantità QS(t) definita come la carica elettrica netta che attraversa la
superficie S nell’intervallo di tempo (0, dt) avremo
iS (t) = dQS/dt.
Possiamo affermare che l’intensità della corrente elettrica che attraversa la superficie S al
generico istante t è uguale alla derivata prima rispetto al tempo della carica elettrica netta
che attraversa la superficie S nell’intervallo (0,dt).
L’unità di misura della corrente I è l’ampere, [I]= A, 1A=1C/1sec; diremo che una sezione è
attraversata da una corrente di un ampere quando essa, in un secondo, è attraversata da
una carica di 1 coulomb.
Nel caso in cui la superficie è attraversata da una carica costante nel tempo diremo che
l’intensità della corrente è costante.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 1/S1
Titolo: CORRENTE ELETTRICA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CORRENTE ELETTRICA
E’ evidente allora che la carica netta che attraversa la superficie S nell’intervallo di tempo
infinitesimo (t,t+dt), cioè dQS , può essere espressa come dQs = iS(t)dt . La carica netta QS
che attraversa la superficie S in un generico intervallo (t1,t2) (con t2>t1) è data dall’integrale
definito sull’intervallo t1 ,t2 dell’intensità della corrente elettrica iS(t).

QS = ∫tt12 is (t )dt

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 1/S2
Titolo: RESISTENZA ELETTRICA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

RESISTENZA ELETTRICA
In questa sessione studieremo la resistenza elettrica.
La resistenza elettrica è un parametro che indica quanto un dato componente circuitale si
oppone al passaggio della corrente; quanto maggiore è il valore della resistenza tanto più
l’elemento si oppone al passaggio della corrente. La resistenza dipende dalle dimensioni fisiche
del componente (lunghezza e sezione), dalla struttura atomica del materiale e dalla
temperatura (resistività).
La relazione che consente di calcolare la resistenza è la seguente:
R= ρ . l / s (*)
ρ = resistività elettrica [Ω x m] (è funzione della temperatura)
l = lunghezza conduttore [m]
s = sezione conduttore [m2]

Nel SI l’unità di misura della resistenza R è l’ohm (Ω), ([R]= Ω).

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 1/S2
Titolo: RESISTENZA ELETTRICA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

RESISTENZA ELETTRICA
Dall’espressione (*) si evince che, per un dato conduttore, maggiori sono la sua lunghezza e la
sua resistività, maggiore sarà la sua resistenza; minore è la sua sezione maggiore sarà la sua
resistenza.
La resistività dei materiali (e quindi la resistenza) varia al variare della temperatura.

Il rame a 20 °C ha una resistività ρ=0.0175 Ω ⋅ mm 2 / m

Quesito:
Si considerino 4 conduttori in rame di sezione 1.5 - 2.5 - 6 - 10 mm2 , lunghezza 10 m alla
temperatura di 20 °C, si calcolino le resistenze (risposta 0,12-0,07-0,03-0,0175 Ω).

La resistività di un materiale varia con la temperatura, essa può sia aumentare che diminuire al
crescere della temperatura. In alcuni casi per lo stesso materiale, i due comportamenti possono
essere presenti in diversi intervalli di temperatura.

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Lezione n°: 1/S2
Titolo: RESISTENZA ELETTRICA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

RESISTENZA ELETTRICA

La resistività di un materiale dipende da numerosi parametri quali:


 temperatura;
 sollecitazione dielettrica;
 sollecitazioni meccaniche;
 composizione chimica (presenza di impurità, prodotti di ossidazione).
Se consideriamo solo la dipendenza di ρ dalla temperatura, per i conduttori usati generalmente,
notiamo che questa dipendenza risulta pressoché lineare in un ampio intervallo di temperatura

ρ 2 = ρ1 + α (θ 2 − θ1 ) In cui α è il coefficiente di temperatura, θ è la temperatura

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 1/S2
Titolo: RESISTENZA ELETTRICA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

RESISTENZA ELETTRICA
Il resistore può essere anche caratterizzato attraverso la conduttanza G definita come G = 1/R.
Nel sistema SI l’unità di misura della conduttanza elettrica è denominata siemens (S) ([G]=S).
Il dispositivo fisico “resistore”, impiegato nei circuiti, è un componente a due terminali costituito
da materiale conduttore. Quando nel conduttore è presente un campo elettrico nasce una
corrente elettrica.
La resistenza elettrica riveste notevole importanza in elettrotecnica in quanto essa rappresenta
un modello per studiare il comportamento di molti componenti quali lampade ad
incandescenza, resistenze di una stufa elettrica o di un forno etc.
Un’altra classificazione utile per le resistenze è quella che le vuole divise in due classi:
• resistori a valore fisso. Per resistori di piccola potenza il valore della resistenza (e della
tolleranza) sono individuabili tramite bande colorate la cui corrispondenza con i valori è
tabellata.
• resistori e valore variabile (in gergo potenziometri). A loro volta possono essere distinti in
resistori a contatto rotante, resistori a contatto strisciante.

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Lezione n°: 1/S2
Titolo: RESISTENZA ELETTRICA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

RESISTENZA ELETTRICA
COMPORTAMENTO ELETTRICO DEI MATERIALI
In base alla loro struttura atomica i materiali hanno diverso comportamento elettrico,
distingueremo in:
 Materiali conduttori , sono quelli che mettono a disposizione alcuni dei loro elettroni più
esterni per formare la corrente elettrica. Questi sono i metalli come il rame, l’alluminio, etc. I
materiali conduttori hanno meno di 4 elettroni sull’ultimo orbitale. Se ai capi di tali materiali
colleghiamo un generatore di tensione avremo che gli elettroni poco legati ai rispettivi nuclei
si muoveranno formando la corrente elettrica;
 Materiali isolanti , sono quelli all’interno dei quali gli elettroni sono fortemente legati ai nuclei,
pertanto, anche se soggetti ad una differenza di potenziale non mettendo a disposizione
elettroni, non consentono il crearsi del flusso degli stessi cioè della corrente. Questi sono le
materie plastiche, ceramica, vetro, PVC etc.). I materiali isolanti hanno più di 4 elettroni
sull’ultimo orbitale;
 Materiali semiconduttori , sono quei materiali che hanno sull’ultimo orbitale quattro elettroni.
Sono fortemente utilizzati in elettronica, hanno un comportamento elettrico intermedio tra
conduttori ed isolanti. I più utilizzati sono il silicio ed il germanio.

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Lezione n°: 1/S3
Titolo: TENSIONE ELETTRICA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

TENSIONE ELETTRICA
Dalla fisica sappiamo che il campo elettrico presente nello spazio circostante alle cariche elettriche
può essere descritto sia dal vettore campo elettrico E sia da una grandezza scalare denominata
potenziale elettrico V. Se consideriamo una regione di spazio in cui è presente un campo elettrico E,
e spostiamo una carica elettrica q0 (positiva) dal punto A al punto B, misurando il lavoro WAB che
bisogna compiere contro le forze del campo possiamo definire la differenza di potenziale tra i punti
A e B come segue:

WAB
VB − V A = ( 1 volt = 1 joule/1 coulomb )
q0

Il lavoro WAB può essere positivo, in tal caso il potenziale del punto B sarà maggiore di quello del
punto A; negativo in tal caso il potenziale del punto B sarà minore di quello del punto A; nullo in tal
caso il potenziale del punto B sarà uguale a quello del punto A.
Se immaginiamo di scegliere il punto A a distanza infinita e gli assegniamo un potenziale pari a zero
possiamo definire il potenziale in un punto generico come
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Lezione n°: 1/S3
Titolo: TENSIONE ELETTRICA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

TENSIONE ELETTRICA
W
V=
q0

In tale espressione W è il lavoro che un agente esterno deve compiere sulla carica q0 per spostarla
dall’infinito al punto in questione.
Facciamo adesso alcune considerazioni:
 il potenziale intorno ad una carica positiva è positivo in quanto per spostare dall’infinito al punto
finale una carica q0 positiva bisogna compiere lavoro positivo contro le forze di repulsione;
 il potenziale intorno ad una carica negativa è negativo in quanto per spostare dall’infinito al punto
finale una carica q0 positiva bisogna compiere lavoro negativo contro le forze di attrazione;
 la differenza di potenziale tra due punti, cioè il lavoro da compiere, è indipendente dal percorso
che si compie ma dipende unicamente dalla posizione reciproca dei due punti;
 la differenza di potenziale tra due punti che coincidono vale zero ( la circuitazione del campo
elettrico lungo una qualsiasi linea chiusa è sempre uguale a zero ).

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 1/S3
Titolo: TENSIONE ELETTRICA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

TENSIONE ELETTRICA
Come vedremo durante il corso la tensione elettrica o differenza di potenziale è misurabile ai
morsetti dei componenti circuitali.
Così come nella fisica quando esiste una differenza di quota tra due punti si ha il moto dei corpi dal
punto in alto (quello a quota maggiore) verso quello in basso (quello a quota minore), nei circuiti
elettrici quando si ha un generatore di f.e.m. collegato ad un circuito si crea la corrente cioè un
moto di elettroni dovuto alla differenza di potenziale elettrico tra i due morsetti del generatore.
Possiamo pertanto dire che la tensione è la causa della corrente.
Da un punto di vista operativo per calcolare la differenza di potenziale elettrico VAB tra il punto A ed
il punto B bisogna eseguire la seguente differenza

VAB = VA − VB
Si ha che VAB = −VBA per ogni A e B

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Lezione n°: 2
Titolo: BIPOLI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

BIPOLI

Prima di iniziare a trattare degli argomenti previsti per questa lezione, dobbiamo introdurre due
concetti aventi validità generale.
Il primo è quello di modello ; nel presente corso studieremo i circuiti elettrici, alcuni esempi di
circuiti elettrici reali sono: il circuito elettrico che costituisce la scheda madre del PC, il circuito
elettrico dell’impianto elettrico del nostro appartamento etc.. Questi sono costituiti da svariati
componenti fisici collegati opportunamente tra di loro, ma come è possibile studiare i circuiti
elettrici reali? Si utilizzano i modelli rappresentativi dei singoli componenti , si “collegano” tali
modelli (come i singoli componenti fisici sono collegati tra loro a formare il circuito reale) per
ottenere il modello dell’intero circuito. Attraverso lo studio sul modello del circuito (svolto
tramite impostazione e soluzione di equazioni matematiche) otteniamo i risultati riguardanti il
comportamento del sistema reale.
Il secondo concetto è quello di circuiti a parametri concentrati ; ossia quei circuiti ottenuti
collegando tra di loro elementi concentrati quali resistori, induttori, condensatori etc.

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 2
Titolo: BIPOLI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

BIPOLI

Diremo che un elemento è concentrato quando ha una dimensione d ridotta rispetto alla
lunghezza d’onda λ corrispondente alla frequenza di funzionamento d<<λ. Per gli elementi
concentrati a due morsetti si ha che in ogni istante di tempo la corrente entrante in un
morsetto coincide con quella uscente dall’altro morsetto e che la tensione tra i due morsetti può
essere stabilita univocamente tramite misure (la corrente e la tensione sono definite in ogni
istante). Ad esempio, se consideriamo il circuito di un amplificatore audio avremo la frequenza
massima pari a fM=25 kHz, essendo la velocità di propagazione delle onde elettromagnetiche
pari a c=3*108 m/s si ottiene λ=c/fM=1,2*104 m , quindi essendo verificata la condizione d<<
λ possiamo ritenere il circuito a parametri concentrati.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 2
Titolo: BIPOLI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

BIPOLI

BIPOLI
L’importanza dello studio dei bipoli consiste nel fatto che collegando vari
bipoli a formare una rete di bipoli otteniamo un modello rappresentativo
dei circuiti elettrici di interesse.
Un bipolo è un componente circuitale dotato di due morsetti, tra essi
esiste una tensione V e circola una corrente I. Il comportamento elettrico
del bipolo può essere studiato analizzando la sua caratteristica tensione-
corrente (V-I). Tale caratteristica rappresenta l’insieme delle coppie
tensione-corrente possibili per il funzionamento del bipolo stesso. Per una
data condizione di funzionamento il bipolo lavorerà sempre e solo su un
punto della caratteristica; questo punto verrà denominato punto di
lavoro.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 2
Titolo: BIPOLI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

BIPOLI

CLASSIFICAZIONE DEI BIPOLI


Una prima suddivisione può essere fatta tra bipoli lineari e bipoli non lineari.
I bipoli lineari hanno la caratteristica lineare, cioè rappresentabile tramite una retta passante
per l’origine; i bipoli non lineari hanno la caratteristica che non è rappresentabile tramite una
retta o è una retta non passante per l’origine.
Un’ulteriore suddivisione può essere fatta tra bipoli tempo-invarianti e bipoli tempo-varianti. I
bipoli tempo-invarianti hanno una caratteristica, e quindi un comportamento, che non varia nel
tempo, i bipoli tempo-varianti hanno una caratteristica, e quindi un comportamento, che varia
nel tempo.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 2/S1
Titolo: CONVENZIONI DEI SEGNI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CONVENZIONI DEI SEGNI


Durante il corso studieremo il comportamento dei circuiti elettrici, prima di iniziare lo studio di
un circuito è fondamentale stabilire la convenzione con cui assegnare i versi alle tensioni e alle
correnti sui bipoli e, in generale per i vari elementi circuitali. Inoltre, è importante sottolineare il
fatto che le correnti e le tensioni nel circuito hanno i loro versi reali indipendentemente dalle
convenzioni da noi utilizzate.

CONVENZIONE DEGLI UTILIZZATORI


La corrente entra dal morsetto contrassegnato con il segno
della tensione + (morsetto A) e lascia il bipolo dal morsetto
contrassegnato col segno – della tensione (morsetto B)

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 2/S1
Titolo: CONVENZIONI DEI SEGNI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CONVENZIONI DEI SEGNI

CONVENZIONE DEI GENERATORI


La corrente esce dal morsetto contrassegnato con il segno +
della tensione (morsetto A) ed entra nel morsetto
contrassegnato col segno – della tensione (morsetto B).

In generale useremo la convenzione degli utilizzatori in tutti i


casi in cui ipotizziamo di essere di fronte ad un utilizzatore,
useremo la convenzione dei generatori in tutti i casi in cui
ipotizziamo di essere di fronte ad un generatore.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 2/S2
Titolo: TRIPOLI,QUADRIPOLI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

TRIPOLI
Un tripolo è un elemento circuitale caratterizzato dalla presenza di tre morsetti 1, 2 e 3; il suo
funzionamento è descritto dalle relazioni tra le tre tensioni ai morsetti e le tre correnti (supposte
positive se entranti nel tripolo). Le relazioni non dipendono tutte dalla costituzione fisica del
componente che si intende modellare, come vedremo in seguito le tre correnti e le tre tensioni
non sono tra di loro indipendenti.

La somma algebrica di tutte le tensioni del


tripolo è uguale a zero: nella somma le tensioni
che hanno verso concorde con il verso di
percorrenza avranno il segno positivo, le
tensioni che hanno versi discordi con il verso di
percorrenza avranno il segno negativo.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 2/S2
Titolo: TRIPOLI,QUADRIPOLI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

TRIPOLI
Ogni tripolo è completamente descritto da due correnti e due tensioni. L’insieme delle correnti e
delle tensioni descrittive dipende dalla scelta del terminale comune. L’unione di questi due
insiemi di grandezze è in grado di caratterizzare univocamente l’elemento e consente, inoltre, la
determinazione di tutte le altre: esso costituisce un insieme minimo fondamentale.
Un bipolo ha una sola corrente e una sola tensione descrittiva. Il funzionamento di un tripolo è
descritto attraverso due relazioni indipendenti tra le correnti e le tensioni descrittive: esse
dipendono dalla costituzione fisica del bipolo e costituiscono le relazioni caratteristiche
dell’elemento.
Esistono numerosi componenti con tre terminali, menzioniamo i transistori (bipolari, MOSFET
etc.), i generatori di tensione trifase e i motori trifase.
Secondo la classificazione introdotta per i bipoli un transistore bipolare ideale è un tripolo (cioè
un elemento a tre terminali), non lineare e tempo invariante.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 2/S2
Titolo: TRIPOLI,QUADRIPOLI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

QUADRIPOLI
Molti componenti sono caratterizzati dall’avere quattro morsetti, ad esempio, in un amplificatore
audio la coppia dei terminali di “ingresso” è collegata a un microfono e la coppia dei terminali di
“uscita” a una cassa acustica. Il trasformatore è un elemento circuitale a quattro morsetti.
Una coppia di morsetti è detta porta se la somma delle correnti che li attraversano è uguale a
zero o in altre parole la corrente che entra da un morsetto esce dall’altro. A ciascuna porta è
possibile associare una corrente e una tensione.
Un doppio bipolo è un elemento circuitale a due porte. Per entrambe le porte i versi di
riferimento per la corrente e la tensione sono scelti concordemente con la convenzione
dell’utilizzatore.
Come vedremo meglio in seguito, il funzionamento di un doppio bipolo è descritto da due
relazioni indipendenti che legano tra di loro le due correnti e le due tensioni di porta.
L’importanza dello studio dei doppi bipoli consiste nel fatto che questi modellizzano numerosi
elementi circuitali (trasformatori, linee elettriche etc.).

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 2/S2
Titolo: TRIPOLI,QUADRIPOLI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

DOPPI BIPOLI

Le grandezze che caratterizzano il doppio


bipolo sono le due tensioni V1 e V2 e le due
correnti I1 ed I2, possiamo definire il vettore
delle tensioni e il vettore delle correnti,

V1 I1
V = , I=
V2 I2

Nel seguito del corso


analizzeremo i legami
esistenti tra i due vettori.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 2/S2
Titolo: TRIPOLI,QUADRIPOLI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

QUADRIPOLI
Riportiamo di seguito i circuiti relativi ad un doppio bipolo resistivo (a), tripolo transistor npn
(b), amplificatore operazione (c) induttori accoppiati (trasformatore ideale ) (d).

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 2/S3
Titolo: RETI DI BIPOLI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

RETI DI BIPOLI
Una rete di bipoli è un insieme di bipoli collegati elettricamente tra di loro. L’importanza delle
reti di bipoli risiede nel fatto che esse rappresentano un modello per poter studiare circuiti
elettrici reali comunque complessi.
DEFINIZIONE DI NODO-LATO-MAGLIA
Per lo studio delle reti di bipoli abbiamo l’esigenza di definire i concetti di nodo, lato e maglia;
familiarizzaremo meglio nel seguito del corso con tali concetti. Per gli scopi attuali possiamo
considerare valide le seguenti definizioni intuitive:
• Nodo, un punto del circuito dove si collegano almeno tre lati;
• Lato, un percorso compreso tra due nodi;
• Maglia, qualsiasi percorso chiuso cioè un percorso che inizia da un nodo, attraversa uno o più
lati e termina nello stesso nodo;
• Maglie indipendenti: per le reti piane , cioè per le reti che si possono immaginare stese su di
un piano senza che i lati si intersechino, sono le maglie contigue che non contengono lati al
loro interno (in alcuni testi sono detti anelli). (le maglie dipendenti sono quelle maglie che
possono essere ottenute “sommando” maglie indipendenti)

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 2/S3
Titolo: RETI DI BIPOLI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

RETI DI BIPOLI
Per la rete di bipoli riportata in figura
possiamo individuare:

• Sette bipoli
• Due nodi (n=2) (A e B)
• Tre lati (l=3) (A-1-B, A-B, A-2-B)
• Due maglie indipendenti (m=2) (A-1-B-A ,
A-B-2-A).

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 2/S3
Titolo: RETI DI BIPOLI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

RETI DI BIPOLI
ESERCIZIO PROPOSTO

Per la rete di bipoli riportata di seguito determinare :


• Il numero dei bipoli
• Il numero dei nodi n
• Il numero dei lati l
• Il numero delle maglie indipendenti m

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 2/S3
Titolo: RETI DI BIPOLI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

RETI DI BIPOLI

RISPOSTA

• numero dei bipoli 13


• Il numero dei nodi n=5
• Il numero dei lati l=8
• Il numero delle maglie indipendenti m=4

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 3
Titolo: RESISTORI LINEARI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

RESISTORI LINEARI TEMPO INVARIANTI


Sono componenti circuitali a due morsetti, in ogni istante di tempo t la corrente i(t) che li
attraversa e la tensione v(t) presente ai morsetti sono legate da una relazione rappresentabile
nel piano corrente-tensione (I,V) (oppure (V,I)) denominata caratteristica all’istante t. Un
resistore può appartenere ad una delle seguenti tipologie: lineare e tempo-invariante, non
lineare e tempo-invariante, lineare e tempo-variante, non lineare e tempo-variante. Analizziamo
separatamente i quattro tipi:
RESISTORE LINEARE TEMPO-INVARIANTE
La sua caratteristica è una retta passante per l’origine che non varia nel tempo. Per esso vale la
legge di Ohm:

v(t ) = R ⋅ i (t ) dove R è la resistenza che si misura in ohm [R]=Ω ed è indipendente da v,i,t

Alternativamente possiamo scrivere


i (t ) = G ⋅ v(t )
dove G è la conduttanza che si misura in Siemens [G]=S ed è
1 indipendente da v,i,t
G=
R
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 3
Titolo: RESISTORI LINEARI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

RESISTORI LINEARI TEMPO INVARIANTI


Riportiamo il simbolo e la caratteristica (I,V) per tre resistori lineari tempo-invarianti

I tre resistori R1, R2 ed R3 hanno valore R3>R2>R1


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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 3
Titolo: RESISTORI LINEARI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

RESISTORI LINEARI TEMPO VARIANTI


RESISTORE LINEARE TEMPO-VARIANTE
La sua caratteristica è una retta passante per l’origine che però ha la pendenza che varia nel
tempo. Per essi vale la legge di Ohm scritta nella seguente forma:

v(t ) = R(t ) ⋅ i (t ) dove R(t) è la resistenza che si misura in Ω ed è indipendente da v,i, ma


dipendente da t

Alternativamente possiamo scrivere

i (t ) = G (t ) ⋅ v(t ) dove G è la conduttanza che si misura in Siemens (S) ed è


1 indipendente da v,i ma dipende da t
G (t ) =
R(t )

Possiamo realizzare un resistore lineare tempo variante tramite un potenziometro con contatto
scorrevole .

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 3
Titolo: RESISTORI LINEARI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

RESISTORI LINEARI TEMPO VARIANTI


Riportiamo il simbolo e la caratteristica (I,V) per un resistore lineare tempo-variante in tre
istanti di tempo t1, t2 e t3

Nei tre istanti il resistore assume tre valori diversi in particolare R(t3)>R(t2)>R(t1)
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 3/S1
Titolo: BIPOLI CORTO CIRCUITO E CIRCUITO APERTO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

BIPOLO CORTO CIRCUITO


Consideriamo due casi particolari di bipoli lineari e tempo-invarianti, il circuito aperto ed il corto
circuito.
Bipolo Corto circuito, la sua resistenza vale R=0, la tensione ai suoi morsetti vale
costantemente zero, la corrente che lo attraversa può assumere tutti i valori possibili in
dipendenza del circuito a cui esso è collegato. Riportiamo di seguito la sua caratteristica
corrente-tensione.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 3/S1
Titolo: BIPOLI CORTO CIRCUITO E CIRCUITO APERTO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

BIPOLO CIRCUITO APERTO


Bipolo Circuito aperto, la sua resistenza vale R=∞, la tensione ai suoi morsetti può assumere
qualsiasi valore, la corrente che lo attraversa vale I=0. Riportiamo di seguito la sua
caratteristica tensione-corrente.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 3/S2
Titolo: DIODO IDEALE E REALE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

DIODO IDEALE
Un esempio molto importante di bipolo non lineare tempo invariante è il diodo ideale.
E’ un bipolo non lineare in quanto la sua caratteristica tensione-corrente non è una retta ma una
spezzata. Il suo comportamento è il seguente: quando la tensione ai suoi morsetti è negativa
(polarizzato inversamente) si comporta come un circuito aperto (OFF); quando la tensione ai suoi
morsetti è positiva (polarizzato direttamente) si comporta come un corto circuito (ON). Ha, in
dipendenza del segno della tensione applicata ai suoi morsetti, il comportamento da interruttore
nelle posizioni ON/OFF. Riportiamo di seguito il simbolo e la sua caratteristica tensione-corrente.

Nota operativa sulla risoluzione di circuiti contenenti un


diodo ideale.
Nel momento in cui dobbiamo risolvere un circuito
contenente un diodo ideale basta stabilire il segno della
tensione ai morsetti del diodo. Se il diodo risulta
polarizzato direttamente deve essere sostituito con un
corto circuito (ON), se il diodo risulta polarizzato
inversamente deve essere sostituito da un circuito
aperto (OFF).

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Lezione n°: 3/S2
Titolo: DIODO IDEALE E REALE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

DIODO REALE
I diodi reali sono costituiti da una giunzione pn tra due materiali semiconduttori drogati con
impurità di diversa natura. Il comportamento del diodo reale, e quindi la caratteristica tensione-
corrente di seguito riportata, dipendono dalla temperatura alla quale il componente opera. Se
immaginiamo di far lavorare un diodo in condizioni di temperatura variabile otterremo un
componente non lineare e tempo variante.
Durante il corso studieremo i circuiti elettrici in cui sono contenuti sia componenti lineari sia
componenti non lineari ma comunque tempo invarianti.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 3/S3
Titolo: GENERATORE DI TENSIONE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

GENERATORE DI TENSIONE
Studiamo in questa sessione il generatore di tensione indipendente, che deve essere distinto da
quello dipendente che verrà studiato nel seguito del corso; per brevità parleremo di generatore
di tensione omettendo il termine indipendente.
È un bipolo che ha la caratteristica tensione corrente rappresentabile tramite una retta. Ha la
peculiarità di mantenere ai suoi morsetti la tensione v(t)=V*(t) costante; l’intensità di corrente
i(t) può assumere tutti i valori possibili. Esso è tempo-invariante se la v(t) è costante, se v(t)
varia è tempo-variante .

Riportiamo il simbolo
rappresentativo e la caratteristica
tensione-corrente.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 3/S3
Titolo: GENERATORE DI TENSIONE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

GENERATORE DI TENSIONE
Per tale bipolo abbiamo adottato la convenzione dei generatori. Il bipolo descritto in precedenza
nella realtà non esiste, tuttavia ci sono alcuni dispositivi che approssimano il suo
comportamento; questi dispositivi sono chiamati comunemente batterie.
Nel caso in cui v*(t) è identicamente nulla esso si comporta come un corto circuito e la sua
caratteristica coincide con l’asse delle ascisse.

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 4
Titolo: GENERATORE DI CORRENTE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

GENERATORE DI CORRENTE
Il generatore di corrente è un bipolo che ha la caratteristica tensione corrente rappresentabile
tramite una retta; questo ha, inoltre, la peculiarità di mantenere la corrente pari a i*(t) nel lato
del circuito in cui è inserito; la tensione ai suoi morsetti può assumere qualsiasi valore. Esso è
tempo-invariante se la i*(t) è costante, se i*(t) varia è tempo-variante .
Riportiamo di seguito il simbolo rappresentativo e la caratteristica tensione-corrente.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 4
Titolo: GENERATORE DI CORRENTE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

GENERATORE DI CORRENTE
Anche per tale bipolo abbiamo adottato la convenzione dei generatori. Nel caso in cui i*(t) è
identicamente nulla esso si comporta come un circuito aperto e la sua caratteristica coincide
con l’asse delle ordinate.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 4/S1
Titolo: CONDENSATORI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CONDENSATORI
I condensatori sono bipoli in cui in ogni istante di tempo la carica q(t) immagazzinata sulle
armature e la tensione v(t) presente tra le armature stesse soddisfano una data relazione
rappresentabile nel piano (v,q).
Il simbolo del condensatore è riportato in figura, la grandezza che caratterizza il condensatore é
la capacità C la cui unità di misura è il Farad (F) ([C]=F).

dq
i (t ) =
dt

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 4/S1
Titolo: CONDENSATORI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CONDENSATORI
Se la caratteristica nel piano (v,q) è una retta passante per l’origine esso è lineare, altrimenti è
non lineare.
Se la caratteristica non cambia nel tempo è tempo-invariante altrimenti è tempo-variante.
CONDENSATORI LINEARI TEMPO-INVARIANTI
La capacità C non dipende da t e da v

dq dv 1
i (t ) = =C ⇒ dv = i (t )d (t )
dt dt C

Integrando su un intervallo di tempo (0-t) otteniamo


1t
v(t ) = v(0) + ∫ i (t )d (t )
C0

In ogni istante di tempo la tensione ai capi del condensatore è data dalla somma di due
termini, la tensione all’istante iniziale v(0) e la tensione all’istante t di un condensatore avente
capacità C che a t=0 è scarico.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 4/S1
Titolo: CONDENSATORI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CONDENSATORI
I condensatori sono componenti in grado di immagazzinare carica elettrica sulle armature.
Un condensatore molto diffuso che può rappresentare un condensatore lineare tempo
invariante potrebbe essere quello ad armature piane e parallele. Possiamo considerarlo
costituito da due superfici conduttrici dette armature, fra le quali è interposto un mezzo
isolante, detto dielettrico. La capacità dipende in maniera direttamente proporzionale dalla
carica Q, e in maniera inversamente proporzionale dalla tensione applicata alle armature.

Q
C=
V

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 4/S1
Titolo: CONDENSATORI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CONDENSATORI
Per un condensatore ad armature piane avente una geometria come quella riportata in figura
per il calcolo della capacità possiamo scrivere la seguente equazione

S
C = εa ⋅
d

In tale espressione S è la superficie di una armatura, d è la distanza tra le armature e εa è la


costante dielettrica del mezzo che si trova interposto tra le due armature. La costante dielettrica
assoluta εa è data dal prodotto tra la costante dielettrica del vuoto εo e la costante dielettrica
relativa del materiale εr

εa = ε0 ⋅εr in cui ε 0 = 8,85 ⋅10 −12 F / m

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 4/S1
Titolo: CONDENSATORI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CONDENSATORI
CONDENSATORE LINEARE TEMPO-VARIANTE
La capacità C dipende dal tempo, la caratteristica è una retta che passa per l’origine del piano
(v,q) ma ha una pendenza che varia nel tempo. Possiamo immaginare di realizzare un
condensatore ad armatura piane e parallele dove un’armatura è fissa e l’altra si muove nel
tempo , variando S e/o d si ha come conseguenza una variazione della capacità C.

q (t ) = C (t )v (t )

CONDENSATORE NON LINEARE


E’ un condensatore che ha nel piano (v,q) ha una caratteristica non lineare (o che non passa
per l’origine).

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 4/S2
Titolo: INDUTTORI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

INDUTTORI
Gli induttori sono bipoli in cui in ogni istante di tempo il flusso magnetico concatenato Φ(t) e la
corrente i(t) che lo attraversa soddisfano una relazione rappresentabile nel piano (Φ,i).
Il simbolo dell’induttore è riportato in figura, la grandezza che caratterizza l’induttore é
l’induttanza L la cui unità di misura è l’Henry (H), ([L]=H).


v(t ) =
dt

Se la caratteristica nel piano (Φ,i) è una retta passante per l’origine esso è lineare, altrimenti è
non lineare; se la caratteristica non cambia nel tempo è tempo-invariante altrimenti è tempo-
variante.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 4/S2
Titolo: INDUTTORI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

INDUTTORI
INDUTTORE LINEARE TEMPO INVARIANTE
L’induttanza L non dipende da t e da i

dΦ di
v(t ) = e Φ (t ) = L ⋅ i (t ) ⇒ v(t ) = L
dt dt

Se integriamo su un intervallo di tempo (0-t) otteniamo

1t
i (t ) = i (0) + ∫ v(t )d (t )
L0

In ogni istante di tempo la corrente che attraversa l’induttore è data dalla somma di due
termini, la corrente all’istante iniziale e la corrente all’istante t di un induttore avente induttanza
L che a t=0 ha una corrente nulla.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 4/S2
Titolo: INDUTTORI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

INDUTTORI
INDUTTORE LINEARE TEMPO-VARIANTE
L’induttanza L dipende dal tempo, la caratteristica è una retta che passa per l’origine del piano
(Φ,i) ma ha una pendenza che varia nel tempo.

Φ (t ) = L(t ) ⋅ i (t )

INDUTTORE NON LINEARE


L’induttore non lineare è un induttore che ha nel piano (Φ,i) ha una caratteristica non lineare (o
che non passa per l’origine).

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 4/S3
Titolo: GENERATORI CONTROLLATI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

GENERATORI CONTROLLATI
I generatori controllati o dipendenti di tensione o di corrente hanno il loro valore che dipende
da una grandezza che può essere una corrente in un lato qualsiasi del circuito o una tensione
tra due punti qualsiasi del circuito.
Questi sono rappresentati dai i seguenti simboli. Per definirli per ognuno di essi bisogna
specificare la legge che consente di stabilire da quale grandezza e in che modo sono
controllati.

GENERATORE DI TENSIONE CONTROLLATO GENERATORE DI CORRENTE CONTROLLATO


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Insegnamento:E =ELETTROTECNICA
K·I
Lezione n°: 4/S3
Titolo: GENERATORI CONTROLLATI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

GENERATORI DI TENSIONE CONTROLLATI


Esistono quattro tipi di generatori controllati.

GENERATORE DI TENSIONE GENERATORE DI TENSIONE


CONTROLLATO IN TENSIONE CONTROLLATO IN CORRENTE

E = K · VAB E=K·I
[V]= […] · [V] [V] = [Ω] · [A]
(K è adimensionale) (K ha le dimensioni
di una resistenza)
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Insegnamento:E =ELETTROTECNICA
K·I
Lezione n°: 4/S3
Titolo: GENERATORI CONTROLLATI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

GENERATORI DI CORRENTE CONTROLLATI


GENERATORE DI CORRENTE GENERATORE DI CORRENTE
CONTROLLATO IN TENSIONE CONTROLLATO IN CORRENTE

I = K · VAB I=K·I
[A]= [G] · [V] [A] = […] · [A]
(K è una conduttanza) (K è adimensionale)

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n : 5
Titolo: LEGGI DI KIRCHHOFF
Attività n : 1

Facoltà di Ingegneria

LEGGI DI KIRCHHOFF
Capirete durante il corso l’enorme l’importanza che rivestono le due leggi di Kirchhoff nello
studio dei circuiti elettrici.
LEGGE DI KIRCHHOFF DELLE CORRENTI (LKC)
La legge di Kirchhoff esprime la conservazione della carica elettrica ai nodi, cioè il fatto che in
ogni nodo tutta la carica elettrica in ingresso deve uscire; ai nodi non si verificano ne accumuli
ne ammanchi di carica. La LKC può essere enunciata così: per ogni nodo, in ogni istante di
tempo, la somma delle correnti in ingresso è uguale alla somma delle correnti in uscita.
Da un punto di vista operativo, nella risoluzione dei circuiti, come prima cosa bisogna assegnare
le direzioni di riferimento a tutte le correnti nei lati e, successivamente, considerare nelle
somme algebriche col segno positivo, le correnti uscenti dal nodo e col segno negativo le
correnti entranti nel nodo (o viceversa).
Possiamo fare alcune considerazioni:
• dall’applicazione della LKC ai vari nodi di un circuito scaturiscono equazioni algebriche lineari
a coefficienti costanti 0,1,-1
• la LKC ha validità generale, nel senso che essa è indipendente dalla natura dei componenti
per quanto attiene a linearità e tempo invarianza.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n : 5
Titolo: LEGGI DI KIRCHHOFF
Attività n : 1

Facoltà di Ingegneria

LEGGI DI KIRCHHOFF

Esempio
Per il nodo rappresentato in figura possiamo scrivere la LKC
come segue

i1 (t ) + i2 (t ) − i3 (t ) + i4 (t ) + i5 (t ) − i6 (t ) = 0

RACCOMANDAZIONE OPERATIVA:
“DAL PUNTO DI VISTA DIMENSIONALE TUTTI I TERMINI
COSTITUENTI L’EQUAZIONE ALGEBRICA DEVONO ESSERE CORRENTI”
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n : 5
Titolo: LEGGI DI KIRCHHOFF
Attività n : 1

Facoltà di Ingegneria

LEGGI DI KIRCHHOFF
LEGGE DI KIRCHHOFF DELLE TENSIONI (LKT)
Per qualsiasi circuito elettrico, per ogni maglia, in ogni istante di tempo, la somma algebrica
delle tensioni dei lati è pari a zero. Per applicare la LKT si assegna arbitrariamente ad ogni
maglia un verso di percorrenza e si considerano di segno positivo le tensioni concordi con tale
verso, di segno negativo le tensioni discordi con tale verso. Anche per la LKT possiamo fare
alcune osservazioni:
• dall’applicazione delle LKT scaturiscono equazioni algebriche lineari a coefficienti costanti;
• la LKT non dipende dalla natura dei componenti, nel senso che essi possono assumere
qualsiasi combinazione riguardo linearità e tempo invarianza.

RACCOMANDAZIONE OPERATIVA:
“TUTTI I TERMINI COSTITUENTI L’EQUAZIONE ALGEBRICA DAL
PUNTO DI VISTA DIMENSIONALE DEVONO ESSERE TENSIONI”

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n : 5
Titolo: LEGGI DI KIRCHHOFF
Attività n : 1

Facoltà di Ingegneria

LEGGI DI KIRCHHOFF
Esempio
Per la maglia riportata in figura applichiamo la LKT, partendo dal punto 1 percorrendo la maglia
in senso orario e ritornando nel punto 1, possiamo scrivere la seguente equazione
e1 (t ) − vR1 (t ) + e2 (t ) − vR 2 (t ) = 0

Si ha un’ulteriore conferma del


fatto che la differenza di
potenziale tra due punti
coincidenti è pari a zero, infatti
nel lato 1-2 il potenziale cresce,
nel lato 2-3 decresce, nel lato
3-4 cresce, nel lato 4-1
decresce; tutte queste
variazioni sommate danno zero
in quanto i punti di partenza e
di arrivo coincidono, ed anche i
loro potenziali.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n : 5/S1
Titolo: COLLEGAMENTO IN SERIE DI BIPOLI
Attività n : 1

Facoltà di Ingegneria

COLLEGAMENTO IN SERIE DI BIPOLI


Nei circuiti elettrici due o più bipoli possono essere collegati tra di loro in diversi modi. Nei casi in
cui i due (o più) bipoli sono collegati come riportato nella figura seguente, diremo che essi sono
collegati in serie, essi hanno un morsetto in comune (quello B).
In questo collegamento la LKT impone che V=VR1+VR2 cioè la tensione totale ai capi della serie è
data dalla somma delle tensioni ai capi dei singoli bipoli, inoltre risulta che i=i1=i2.
In generale, se i bipoli hanno ognuno la propria caratteristica (I-V) qual e’ la caratteristica (I-V) del
bipolo equivalente al collegamento serie?
Da un punto di vista grafico, la caratteristica del bipolo serie (Rs) è ottenibile sommando per ogni
valore della corrente I le tensioni corrispondenti sui due bipoli (R1 ed R2), come illustrato in figura.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n : 5/S1
Titolo: COLLEGAMENTO IN SERIE DI BIPOLI
Attività n : 1

Facoltà di Ingegneria

COLLEGAMENTO IN SERIE DI BIPOLI


Analizziamo cosa succede collegando in serie n bipoli di diversa tipologia.

COLLEGAMENTO IN SERIE DI RESISTENZE


Nel caso in cui gli n bipoli sono resistori lineari tempo-invarianti
si ha che Vk=Rk* i per K=1..n è la tensione ai capi della
resistenza k.
La resistenza equivalente vista dai morsetti della serie è pari a

n
Rs = ∑ Rk
k =1

ESEMPIO (banale ma importante!)


Calcolare la serie di R1,R2 ed R3 in cui Ri=i Ω
Rs=R1+R2+R3=1+2+3=6 Ω

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n : 5/S1
Titolo: COLLEGAMENTO IN SERIE DI BIPOLI
Attività n : 1

Facoltà di Ingegneria

COLLEGAMENTO IN SERIE DI BIPOLI


COLLEGAMENTO IN SERIE DI GENERATORI DI TENSIONE
Un caso particolare di collegamento serie è quello in cui i bipoli sono n generatori di tensione
aventi ognuno tensione vk con k=1..n. La loro serie è un generatore equivalente con tensione
data dalla somma algebrica delle singole tensioni .

n
v s = ∑ vk
k =1

COLLEGAMENTO IN SERIE DI GENERATORI DI CORRENTE


Il collegamento in serie tra due o più generatori di corrente è possibile solo se essi hanno tutti
la stessa corrente i che coincide con la corrente della serie.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n : 5/S1
Titolo: COLLEGAMENTO IN SERIE DI BIPOLI
Attività n : 1

Facoltà di Ingegneria

COLLEGAMENTO IN SERIE DI BIPOLI


COLLEGAMENTO IN SERIE DI CONDENSATORI
Consideriamo n condensatori aventi ciascuno capacità Ck con k=1..n , lineari e tempo
invarianti. Abbiamo visto che per ognuno di essi si ha
1t
v(t ) = v(0) + ∫ i (t )d (t )
C0

Se supponiamo che tutti i condensatori siano inizialmente scarichi avremo vi(0)=0 per i=1..n,
per la LKT avremo

n n 1 t 1
v(t ) = ∑ vi (t ) = ∑ ∫ i (t )dt Cs =
i =1 i =1 Ci 0 n 1

i =1 Ci

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n : 5/S1
Titolo: COLLEGAMENTO IN SERIE DI BIPOLI
Attività n : 1

Facoltà di Ingegneria

COLLEGAMENTO IN SERIE DI BIPOLI


COLLEGAMENTO IN SERIE DI INDUTTORI
Consideriamo n induttori lineari e tempo invarianti, aventi ciascuno induttanza Lk con k=1..n. ,
abbiamo visto che per ognuno di essi si ha
di
v(t ) = L
dt

Se supponiamo che tutte le correnti iniziali siano nulle, avremo ik(0)=0 con k=1..n, per la
LKT avremo

n n di n
v(t ) = ∑ vk (t ) = ∑ Lk Ls = ∑ Lk
k =1 k =1 dt k =1

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n : 5/S1
Titolo: COLLEGAMENTO IN SERIE DI BIPOLI
Attività n : 1

Facoltà di Ingegneria

GENERATORE DI TENSIONE REALE


Consideriamo un generatore reale (ad esempio una batteria per l’automobile), questo può
essere rappresentato attraverso un generatore di tensione E collegato in serie ad una resistenza
RS che rappresenta la resistenza elettrica dei circuiti interni al generatore. La caratteristica
esterna del generatore può essere ottenuta determinando due punti di funzionamento, ad
esempio quello con i morsetti AB aperti (I=0, V=E), e quello con i morsetti AB in cortocircuito
(V=0, I=E/Rs)

V = E − Rs I

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n : 5/S1
Titolo: COLLEGAMENTO IN SERIE DI BIPOLI
Attività n : 1

Facoltà di Ingegneria

PARTITORE RESISTIVO DI TENSIONE


Consideriamo due resistenze R1 ed R2 collegate in serie, attraversate dalla corrente I, e
supponiamo che la serie sia soggetta alla tensione V.. La domanda a cui vogliamo rispondere è
la seguente: come si suddivide la tensione V tra R1 ed R2 ?

R1 ⋅ V R ⋅V
VR1 = R1 ⋅ I = , VR 2 = R2 ⋅ I = 2
R1 + R2 R1 + R2

La tensione si suddivide tra le due resistenze in maniera


direttamente proporzionale ai loro valori.
Il risultato ottenuto è facilmente estendibile al caso di n
resistenze collegate in serie.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n : 5/S1
Titolo: LE LEGGI DI KIRCHHOFF
Attività n : 2

Facoltà di Ingegneria

COLLEGAMENTO IN PARALLELO DI BIPOLI


Se consideriamo i due bipoli della figura seguente diremo che essi sono collegati in parallelo in
quanto sono collegati tra gli stessi punti.
In questo collegamento la LKC impone che i=i1+i2 , ossia la corrente totale assorbita dal
parallelo è data dalla somma delle correnti dei singoli bipoli, inoltre risulta che v=v1=v2.
In generale, se i bipoli hanno ognuno la propria caratteristica (V-I), qual è la caratteristica (V-I)
del bipolo equivalente al collegamento parallelo?
Da un punto di vista grafico la caratteristica del bipolo parallelo (Rp) è ottenibile sommando per
ogni valore di tensione le correnti che attraversano i bipoli, i1 ed i2 , come illustrato in figura.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n : 5/S1
Titolo: LE LEGGI DI KIRCHHOFF
Attività n : 2

Facoltà di Ingegneria

COLLEGAMENTO IN PARALLELO DI BIPOLI


Analizziamo cosa succede collegando in parallelo n bipoli dei diversi tipi.

COLLEGAMENTO IN PARALLELO DI RESISTENZE


Nel caso in cui gli n bipoli sono resistori lineari tempo-invarianti si ha ik=Gk*v per K=1..n,
la conduttanza equivalente è pari a

n 1 1 1
G = ∑ Gk R = = n = n
k =1 G ∑G 1
k ∑
k =1 k =1 Rk

ESEMPIO (anch’esso banale ma importante!)


Calcolare il parallelo tra R1 ed R2 in cui Ri=i Ω
Rp=(R1*R2)/(R1+R2)=2/3 Ω

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n : 5/S1
Titolo: LE LEGGI DI KIRCHHOFF
Attività n : 2

Facoltà di Ingegneria

COLLEGAMENTO IN PARALLELO DI BIPOLI


COLLEGAMENTO IN PARALLELO DI GENERATORI DI CORRENTE
Un caso particolare di collegamento in parallelo è quello in cui ci sono n generatori di corrente
aventi ognuno corrente ik con k=1..n, il loro parallelo è un generatore equivalente con corrente
data da

n
i = ∑ ik
k =1

COLLEGAMENTO IN PARALLELO DI GENERATORI DI TENSIONE


Il collegamento in parallelo tra due o più di due generatori di tensione è possibile solo se hanno
tutti la stessa tensione v che coincide con la tensione del parallelo.
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Lezione n : 5/S1
Titolo: LE LEGGI DI KIRCHHOFF
Attività n : 2

Facoltà di Ingegneria

COLLEGAMENTO IN PARALLELO DI BIPOLI


COLLEGAMENTO IN PARALLELO DI CONDENSATORI
Consideriamo n condensatori aventi ciascuno capacità Ck con k=1..n lineari e tempo invarianti.
Se supponiamo che tutti i condensatori siano inizialmente alla stessa tensione vi(0)=Vk(0) con
i=1..n, avremo

n
C = ∑ Ck
k =1

COLLEGAMENTO IN PARALLELO DI INDUTTORI


Consideriamo n induttori aventi ciascuno induttanza Lk con k=1..n lineari e tempo invarianti. Se
supponiamo che tutti gli induttori siano inizialmente attraversati da una corrente i(0) avremo

1
Lp = n 1

i =1 Li

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Attività n : 2

Facoltà di Ingegneria

PARTITORE RESISTIVO DI CORRENTE


Consideriamo due resistenze R1 ed R2 collegate in parallelo, esse sono soggette alla stessa
tensione V e assorbono la corrente I. La domanda a cui vogliamo rispondere è la seguente:
come si suddivide la corrente I tra R1 ed R2 ?

R1 R2
I
V RP I R1 + R2 R2
I1 = = = = I;
R1 R1 R1 R1 + R2
R1
I2 = I
R1 + R2

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Titolo: LE LEGGI DI KIRCHHOFF
Attività n : 2

Facoltà di Ingegneria

COLLEGAMENTO STELLA TRIANGOLO


COLLEGAMENTO STELLA (Y) E TRIANGOLO (D)
Tre resistenze (lineari e tempo invarianti) possono essere collegate tra loro, oltre che in serie e
parallelo, in altri due modi: a stella e a triangolo. Tali collegamenti sono fondamentali nei
sistemi trifase che studieremo in seguito.

Collegamento a stella Collegamento a triangolo

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Attività n : 2

Facoltà di Ingegneria

COLLEGAMENTO IN PARALLELO DI BIPOLI


TRASFORMAZIONE TRIANGOLO-STELLA
In alcuni casi è necessario sostituire al triangolo connesso ai morsetti 1-2-3 la stella
equivalente. Si possono utilizzare le seguenti espressioni:
R12 ⋅ R31 R12 ⋅ R23 R23 ⋅ R31
r1 = r2 = r3 =
R12 + R23 + R31 R12 + R23 + R31 R12 + R23 + R31

TRASFORMAZIONE STELLA-TRIANGOLO
Nei casi in cui è necessario sostituire alla stella connessa ai morsetti 1-2-3 un triangolo
equivalente, si possono utilizzare le seguenti espressioni:

r1 r2 + r2 r3 + r3 r1 r1 r2 + r2 r3 + r3 r1 r1 r2 + r2 r3 + r3 r1
R12 = R23 = R31 =
r3 r1 r2

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Lezione n : 5/S1
Titolo: LE LEGGI DI KIRCHHOFF
Attività n : 2

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n : 5/S1
Titolo: LE LEGGI DI KIRCHHOFF
Attività n : 2

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO PROPOST0

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 5/S2
Titolo: LE LEGGI DI KIRCHHOFF
Attività n°: 1

Resistenze in serie e parallelo

1
Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 5/S2
Titolo: LE LEGGI DI KIRCHHOFF
Attività n°: 1

Resistenze in serie e parallelo

2
Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 5/S2
Titolo: LE LEGGI DI KIRCHHOFF
Attività n°: 1

Resistenze in serie e parallelo

3
Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n : 5/S3
Titolo: RISOLUZIONE DI CIRCUITI CON LE LKT E LKC
Attività n : 1

Facoltà di Ingegneria
RISOLUZIONE DI CIRCUITI ATTRAVERSO LE LEGGI DI
KIRCHHOFF
Se assumiamo come note le caratteristiche V-I di tutti i bipoli componenti una rete elettrica e i
collegamenti tra loro, attraverso l’analisi della rete si ottengono le tensioni e le correnti relative
ai bipoli della rete. Attraverso la sintesi è possibile scegliere delle caratteristiche da assegnare
ad uno o più bipoli affinché la rete nel suo complesso abbia un dato comportamento.
Supponiamo per semplicità di considerare una rete costituita esclusivamente da elementi lineari
e da generatori di tensione e di corrente; supponiamo che questa abbia l lati e n nodi: per
risolvere la rete, cioè per conoscere tutte le correnti e tutte le tensioni, possiamo scrivere un
sistema di l equazioni lineari come segue:
• scriviamo n-1 equazioni ai nodi applicando la LKC ( l’equazione relativa all’n-mo nodo dipende
dalle n-1 quindi non fornisce informazioni utili)
• scriviamo m=l-(n-1) equazioni ad altrettante maglie indipendenti applicando la LKT
Il sistema sopra descritto è lineare ed ha l equazioni in l incognite. Una volta risolto,
dall’applicazione delle l equazioni caratteristiche dei bipoli, è possibile pervenire alla conoscenza
di tutte le tensioni e tutte le correnti dei bipoli della rete. L’unico limite di questo metodo risiede
nella risoluzione del sistema per l maggiore di tre.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n : 5/S3
Titolo: RISOLUZIONE DI CIRCUITI CON LE LKT E LKC
Attività n : 1

Facoltà di Ingegneria
RISOLUZIONE DI CIRCUITI ATTRAVERSO LE LEGGI DI
KIRCHHOFF
ESERCIZIO RISOLTO 1. Per il circuito riportato di seguito calcolare I1, I2, I3 e VAB

E1 = E3 = 12 V
E2 = 6 V
DATI R1 = R12 = 1 Ω
R2 = 2 Ω
R3 = R32 = 3 Ω

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n : 5/S3
Titolo: RISOLUZIONE DI CIRCUITI CON LE LKT E LKC
Attività n : 1

Facoltà di Ingegneria
RISOLUZIONE DI CIRCUITI ATTRAVERSO LE LEGGI DI
KIRCHHOFF

Notate che le tensioni e le correnti hanno il verso determinato applicando la convenzione degli
utilizzatori alle resistenze e la convenzione dei generatori ai generatori di tensione (possiamo
dire fin da ora che almeno una corrente dovrà risultare negativa).
A questo punto bisogna stabilire il numero dei nodi ed il numero dei lati (che coinciderà con il
numero di equazioni).
Si ha
n=2, l=3
n-1 = 1 LKC nodo A - I1 - I2 - I3 = 0
E1 - R1I1 - R12I1 + R2I2 - E2 = 0
l-(n-1) = 2 LKT M1 ed M2 E2 – R2I2 + R3I3 + R32I3 - E3 = 0

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n : 5/S3
Titolo: RISOLUZIONE DI CIRCUITI CON LE LKT E LKC
Attività n : 1

Facoltà di Ingegneria
RISOLUZIONE DI CIRCUITI ATTRAVERSO LE LEGGI DI
KIRCHHOFF
Sostituendo tutti i termini noti si ottiene il seguente sistema:

- I1 - I2 - I3 = 0
-2I1 + 2I2 =-6
- 2I2 +6I3 = 6

Che risolto fornisce I1=-2,14 A, I2=0,85 A, I3=1,29 A

Per il calcolo della VAB si può utilizzare la seguente espressione

VAB=E2-R2I2 =10,3 V

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⎧ E1 = 12 V Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
⎪E = 6V Insegnamento: ELETTROTECNICA
⎪ Lezione n : 5/S3
DATI ⎨ 3 Titolo: RISOLUZIONE DI CIRCUITI CON LE LKT E LKC
⎪ I2 = 5 A Attività n : 1
⎪⎩ Ri = i Ω

Facoltà di Ingegneria
RISOLUZIONE DI CIRCUITI ATTRAVERSO LE LEGGI DI
KIRCHHOFF
ESERCIZIO RISOLTO 2. Per il circuito riportato di seguito calcolare I1, I3, V2

E1 = 12 V
E3 = 6 V
DATI I2 = 5 A
Ri = i Ω

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n : 5/S3
Titolo: RISOLUZIONE DI CIRCUITI CON LE LKT E LKC
Attività n : 1

Facoltà di Ingegneria
RISOLUZIONE DI CIRCUITI ATTRAVERSO LE LEGGI DI
KIRCHHOFF

Notate che nel lato dove è presente il generatore di corrente la corrente è fissata, l’incognita
sarà la tensione V2 ai morsetti del generatore di corrente.
Individuiamo il numero dei nodi ed il numero dei lati (che coinciderà con il numero di
equazioni).
Si ha
n=2, l=3
n-1 = 1 LKC nodo A -I1+I2+I3=0
E1 – R1I1 - R2I2 +V2 = 0
l-(n-1) = 2 LKT M1 ed M2 -V2 + R2I2 - R3I3 + E3 = 0

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n : 5/S3
Titolo: RISOLUZIONE DI CIRCUITI CON LE LKT E LKC
Attività n : 1

Facoltà di Ingegneria
RISOLUZIONE DI CIRCUITI ATTRAVERSO LE LEGGI DI
KIRCHHOFF

Sostituendo tutti i termini noti si ottiene il seguente sistema:

I1 - I3 = +5
-I1 + V2 = -2
- 3I3 - V2 = -16

Che risolto fornisce I1=8,25 A, V2=6,25 V, I3=3,25 A

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 6
Titolo: PRINCIPIO DI SOVRAPPOSIZIONE DEGLI EFFETTI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

PRINCIPIO DI SOVRAPPOSIZIONE DEGLI EFFETTI

Questo principio rappresenta uno strumento fondamentale per la soluzione di circuiti lineari. Sia
data una rete lineare, contenente n generatori di tensione ed m generatori di corrente se
indichiamo con Wi una generica tensione-corrente del circuito si ha che

n m
Wi = ∑ H ij E j + ∑ K ij I j
j =1 j =1

Ossia, qualsiasi tensione-corrente è ottenibile come somma di una combinazione lineare dei
generatori di tensione E e una combinazione lineare dei generatori di corrente I.

H ij e K ij Sono coefficienti costanti che dipendono dai parametri costituenti il circuito


(es. dal valore delle resistenze) e dal collegamento tra i componenti; detti
parametri non dipendono dai generatori di corrente e di tensione.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 6
Titolo: PRINCIPIO DI SOVRAPPOSIZIONE DEGLI EFFETTI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

PRINCIPIO DI SOVRAPPOSIZIONE DEGLI EFFETTI

Facciamo alcune considerazioni sull’applicabilità del principio di sovrapposizione degli effetti:


• la rete deve essere lineare, cioè deve essere costituita da generatori di tensione e/o di
corrente e da elementi lineari quali resistori lineari, induttori lineari, condensatori lineari etc.;
• il principio vale anche se la rete contiene componenti tempo-varianti;
• la forma d’onda dei generatori può essere qualsiasi.

Dal punto di vista della risoluzione delle reti, il contributo di un generico generatore può essere
valutato considerando un circuito contenente solamente il generatore in questione in cui tutti i
generatori di tensione sono sostituiti da un corto circuito e tutti i generatori di corrente sono
sostituiti da un circuito aperto.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 6/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO 1
Per il circuito riportato in figura calcolare simbolicamente i coefficienti H31 e K31 tali che

I3 =H31⋅ES +K31⋅ IS

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 6/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO 1
CALCOLO DI H31

Es I 1
I3 = ⇒ H 31 = 3 Is = 0 =
R1 + R2 Es R1 + R2

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 6/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO 1
CALCOLO DI K31
R1 I R1
I3 = I S ⇒ K 31 = 3 ES =0 =
R1 + R2 IS R1 + R2

CALCOLO DI I3

1 R1
I 3 = H 31Es + K 31 I S = ES + IS
R1 + R2 R1 + R2

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E1 = 12 V Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
E2 = 6 V Lezione n°: 6/S2
Ri = i Ω Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO 2
Dato il circuito in figura, calcolare la corrente I3 utilizzando il principio di sovrapposizione degli
effetti

E1=12 V

DATI E2=6 V

Ri=i Ω

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E = 12RV⋅ R 3⋅ 2 6 11 Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
RT1 = 3 2 + R1 = +1 = +1 = = 2,2 Ω Insegnamento: ELETTROTECNICA
3 + R2
E 2 = 6RV 3+ 2 5 5 Lezione n°: 6/S2
Ri = i Ω Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO 2
Consideriamo due circuiti aventi ciascuno un generatore. Per il circuito in figura calcoliamo I’3
(componente di I3 dovuta al generatore E1)

R3 ⋅ R2 3⋅ 2 6 11
RT = + R1 = + 1 = + 1 = = 2,2 Ω
R3 + R2 3+ 2 5 5
E1 12
I* = = = 5,45 A
RT 2.2
R2 2
I3 ' = −I * ⋅ = −5,45 ⋅ = −2,18 A
R2 + R3 2+3

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E = 12RV⋅ R 3⋅ 2 6 11 Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
RT1 = 3 2 + R1 = +1 = +1 = = 2,2 Ω Insegnamento: ELETTROTECNICA
3 + R2
E 2 = 6RV 3+ 2 5 5 Lezione n°: 6/S2
Ri = i Ω Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO 2
Consideriamo due circuiti aventi ciascuno un generatore. Per il circuito in figura calcoliamo I’’3
(componente di I3 dovuta al generatore E2)

R1 ⋅ R3 1⋅ 3 3 11
RT = + R2 = + 2 = + 2 = = 2,75 Ω
R1 + R3 1+ 3 4 4
E2 6
I* = = = 2,18 A
Rtot 2.75
R1 1
I3 ' ' = I * ⋅ = 2,18 ⋅ = 0,54 A
R1 + R3 1+ 3

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E = 12RV⋅ R 3⋅ 2 6 11 Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
RT1 = 3 2 + R1 = +1 = +1 = = 2,2 Ω Insegnamento: ELETTROTECNICA
3 + R2
E 2 = 6RV 3+ 2 5 5 Lezione n°: 6/S2
Ri = i Ω Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO 2
A questo punto per il calcolo della I3 basta sommare i contributi dati dai singoli generatori.

I3 = I3 '+ I3 ' ' = −2,18 + 0,54 = −1,64 A

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 6/S3
Titolo: ESERCIZIO PROPOSTO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO PROPOSTO
Dato il circuito in figura, calcolare la corrente I4 utilizzando il principio di sovrapposizione degli
effetti.

E1 = 12 V

DATI Ri = i Ω
I2 = 3 A

RISULTATO I4 = 1,1 A

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 7
Titolo: TEOREMA DI THEVENIN
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

TEOREMA DI THEVENIN

In questa lezione studieremo un teorema che consente di pensare non all’intera rete
lineare ma solo a due morsetti della stessa.
Il teorema di Thevenin può essere enunciato come segue: data una rete lineare R
(tempo-invariante o tempo-variante) e dati due suoi morsetti A e B a cui è connessa una
rete generica RAB di qualsiasi natura (rispetto a linearità e tempo invarianza),
supponendo che tra la rete R e la rete RAB non ci sia alcun collegamento se non quello
tra i morsetti AB (esempio accoppiamento di tipo magnetico o con generatori controllati),
la rete lineare R è equivalente ad un circuito costituito da una resistenza RTh in serie ad
un generatore di tensione VTh.

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 7
Titolo: TEOREMA DI THEVENIN
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

TEOREMA DI THEVENIN

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 7
Titolo: TEOREMA DI THEVENIN
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

TEOREMA DI THEVENIN
Con il termine equivalente si intende che i due circuiti (rete lineare R e circuito equivalente di
Thevenin) ai morsetti AB hanno le stesse forme d’onda per quanto riguarda tensione v(.) (*) e
corrente i(.); o detto in altri termini i due circuiti hanno lo stesso comportamento elettrico.
Diamo di seguito i criteri per calcolare i componenti del circuito equivalente di Thevenin.
RTh è la resistenza equivalente calcolata ai morsetti A e B dopo aver reso passiva la rete R (si
cortocircuitano i generatori di tensione e si aprono i generatori di corrente). Se la rete lineare R
ha una resistenza equivalente infinita (circuito aperto) non si può applicare il teorema di
Thevenin.
VTh è la tensione che si misura tra i morsetti A e B quando questi sono scollegati dalla rete RAB
(indicazione operativa: attenzione al verso di VTh, deve essere con il + in A e con il – in B).
Dopo aver determinato i parametri del circuito equivalente di Thevenin, sarà possibile
determinare il punto di lavoro di una qualsiasi rete RAB connessa tra i morsetti AB, esso potrà
essere ottenuto come intersezione tra la caratteristica del generatore equivalente VAB=VTh-RThI
e la caratteristica (V,I) ai morsetti AB della rete RAB.

(*) con la notazione g(.) indichiamo la forma d’onda generica


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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 7/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO 1
Per il circuito riportato in figura calcolare simbolicamente la corrente I3 utilizzando il teorema di
Thevenin

VTh
I3 =
RTh + R p 3

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Rth = Rs = 1,5 Ω Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Vth = VRs = -Rs I2 - E1 = 12 – Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 7/S1
4,5 = 7,5 V Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO 1
Di seguito riportiamo i circuiti da risolvere per calcolare VTh ed RTh

VTh = -Rs I2 + E1 RTh = Rs

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 7/S2
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO 2
Per la rete in figura calcolare il circuito equivalente di Thevenin ai morsetti AB.

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 7/S2
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO 2
Per calcolare, la resistenza equivalente di Thevenin RTh bisogna rendere la rete passiva,
cortocircuitando i generatori di tensione, ed aprendo quelli di corrente. Otterremo il circuito
riportato di seguito.

R1 ⋅ R3
RTh = R1 // R3 =
R1 + R3

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 7/S2
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO 2
Valutiamo VTh utilizzando il principio di sovrapposizione degli effetti.
L’ effetto del generatore di tensione sulla VTh si valuta facilmente utilizzando il partitore di
tensione.

VTh ' = E1 ⋅
R3
R1 + R3

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 7/S2
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO 2
L’effetto del generatore di corrente sulla VTh può essere valutato risolvendo il seguente circuito.
Applicando la formula del derivatore di corrente, otteniamo la corrente che attraversa la R3,
applicando la legge di Ohm possiamo ricavare VTh’’. E’ importante tenere presente che la
tensione ai capi di R3 ha verso discorde rispetto quello di VTh è quindi sarà negativa.

I3 = I 2 ⋅ R
R1
1 + R3

VTh ' ' = − I 3 ⋅ R3

I3

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 7/S2
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO 2
Il circuito equivalente di Thevenin ai morsetti AB sarà il seguente:

VTh = VTh ' + VTh ' '

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Corso di Laurea: #corso#
Insegnamento: #insegnamento#
Lezione n°: #lezione#
Titolo: #titolo#
Attività n°: #attività#

Facoltà di Ingegneria

AVVISO
Se lo Studente lo ritiene necessario, può inviare al docente usando l’opportuna procedura
presente nel portale (e-portfolio) lo svolgimento del/degli Esercizio/i proposto/i nella
seguente attività, per ricevere un feedback da parte del docente.
Si precisa che tale attività non inciderà in alcun modo sullo svolgimento/esito dell’esame
finale.

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1
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 7/S3
Titolo: ESERCIZI PROPOSTI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI PROPOSTI
ESERCIZIO PROPOSTO 1. Per la rete in figura calcolare il valore di I4 utilizzando il circuito
equivalente di Thevenin ai morsetti AB.

E1 = 12 V
DATI Ri = i Ω
I2 = 3 A

Risposta I4=1,1 A

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 7/S3
Titolo: ESERCIZI PROPOSTI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI PROPOSTI
ESERCIZIO PROPOSTO 2. Per la rete in figura determinare il bipolo equivalente di Thevenin ai
morsetti AB. ( i numeri in corrispondenza dei bipoli rappresentano i valori in ohm, ampere e volt )

Risposta: VTh=7 V, RTh=2 Ω


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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 8
Titolo: TEOREMA DI NORTON
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

TEOREMA DI NORTON
In questa lezione studieremo un teorema che consente di pensare non all’intera rete
lineare ma solo a due morsetti della stessa.
Il teorema di Norton può essere enunciato come segue: data una rete lineare R (tempo-
invariante o tempo-variante) e dati due suoi morsetti A e B a cui è connessa una rete
generica RAB di qualsiasi natura (rispetto a linearità e tempo invarianza), supponendo che
tra la rete R e la rete RAB non ci sia alcun collegamento se non quello tra i morsetti AB
(esempio accoppiamento di tipo magnetico o con generatori controllati), la rete lineare R
è equivalente ad un circuito costituito da una resistenza RN in parallelo ad un generatore
di corrente IN.

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 8
Titolo: TEOREMA DI NORTON
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

TEOREMA DI NORTON

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 8
Titolo: TEOREMA DI NORTON
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

TEOREMA DI NORTON
Con il termine equivalente si intende che i due circuiti (rete lineare R e circuito equivalente di
Norton) hanno le stesse forme d’onda per quanto riguarda tensione v(.) e corrente i(.) ai
morsetti AB; o detto in altri termini i due circuiti hanno lo stesso comportamento elettrico.
Diamo di seguito i criteri per calcolare i componenti del circuito equivalente di Norton:
RN è la resistenza equivalente calcolata ai morsetti A e B dopo aver reso passiva la rete lineare
R (si cortocircuitano i generatori di tensione e si aprono i generatori di corrente), essa coincide
con RTh. Se la rete lineare R ha una resistenza equivalente nulla (corto circuito), non si può
applicare il teorema di Norton.
IN è la corrente che si misura tra i morsetti A e B quando questi sono cortocircuitati (indicazione
operativa: attenzione al verso della IN deve essere quello da A verso B).
Dopo aver determinato i parametri del circuito equivalente di Norton, sarà possibile determinare
il punto di lavoro di una qualsiasi rete RAB connessa tra i morsetti A e B.
(Nel caso in cui 0<Req=RTh=RN<∞ esistono entrambi i circuiti di Thevenin e Norton.
Se Req=∞ esiste solo l’equivalente di Norton, se Req=0 esiste solo l’equivalente di Thevenin).

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 8/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO 1
Dato il circuito in figura calcolare la corrente I3 utilizzando il teorema di Norton.

E1 = 12 V
Ri = i Ω
Dati
RS = 7 Ω
E2 = 6 V

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 8/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO 1
Per calcolare RN cortocircuitiamo i generatori di tensione ed otteniamo la rete in figura

3R1 ⋅ R2
Otteniamo RN = = 1,2 Ω
3R1 + R2

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 8/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO 1
Per calcolare IN utilizziamo la sovrapposizione degli effetti, studieremo due circuiti, il primo è
riportato in figura e considera il contributo alla IN proveniente dal generatore E1

E1
Otteniamo I 'N = =4A
3R1

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 8/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO 1
Il secondo contributo alla IN è dato dal generatore E2, il circuito corrispondente è riportato in
figura

E2
Otteniamo I ' 'N = − = −3 A
R2

Sovrapponendo otteniamo I N = I N '+ I ' ' N = 1 A

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 8/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO 1
A questo punto possiamo eseguire il calcolo della I3 considerando il circuito riportato in figura

RN
Otteniamo I3 = I N = 0,14 A
RN + RS

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 8/S2
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 2
Attività n°:

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO 2
Dato il circuito in figura calcolare la corrente I5 utilizzando il teorema di Norton.

E1 = 12 V
Dati Ri = i Ω
I7 = 7 A

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 8/S2
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 2
Attività n°:

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO 2
Per calcolare RN cortocircuitiamo i generatori di tensione ed otteniamo la rete in figura

R S1 ⋅ R3 3⋅3
Otteniamo R p1 = R S1 + R3
= 3 + 3 = 1.5 Ω

RN = R p1 + R4 + R6 = 1.5 + 4 + 6 = 11.5 Ω

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 8/S2
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 2
Attività n°:

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO 2
Per calcolare la corrente IN, ovvero la corrente che circola nel cortocircuito tra i morsetti AB,
possiamo utilizzare la sovrapposizione degli effetti.
Considerando gli effetti del generatore di tensione E1, avremo il seguente circuito:

Otteniamo

RS 2 = R4 + R6 = 4 + 6 = 10 Ω
R3 ⋅ R S 2 3 ⋅10
R p1 = R3 + R S 2
= 3 +10 = 2.3 Ω
RT = RS1 + R p1 = 3 + 2.3 = 5.3 Ω
IT = = 512.3 = 2.26 A
E1
RT

I N ' = − IT ⋅ R = −2.26 ⋅ 3 + 43 + 6 = − 6.78


= −0.52 A
R3
3 + R 4 + R6 13

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 8/S2
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 2
Attività n°:

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO 2
Il secondo contributo alla IN è dato dal generatore di corrente I7, il circuito corrispondente è
riportato in figura

Otteniamo

R S ⋅ R3 3⋅3
R p1 = 1
RS + R
= 3 + 3 = 1.5 Ω
1 3

RS 2 = RP1 + R4 = 1.5 + 4 = 5.5 Ω


I ' 'N = I 7 ⋅ R = 7 ⋅ 5.56+ 6 = 3.6 A
R6
S 2 + R6

Sovrapponendo otteniamo I N = I ' N + I ' ' N = 3,08 A

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 8/S2
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 2
Attività n°:

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO 2
A questo punto possiamo eseguire il calcolo della I5 considerando il circuito riportato in figura

Otteniamo

I5 = −I N ⋅ R = −3.08 ⋅ 1111.5.+5 5 = −2,14 A


RN
N + R5

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Titolo: #titolo#
Attività n°: #attività#

Facoltà di Ingegneria

AVVISO
Se lo Studente lo ritiene necessario, può inviare al docente usando l’opportuna procedura
presente nel portale (e-portfolio) lo svolgimento del/degli Esercizio/i proposto/i nella
seguente attività, per ricevere un feedback da parte del docente.
Si precisa che tale attività non inciderà in alcun modo sullo svolgimento/esito dell’esame
finale.

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1
Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 8/S3
Titolo: ESERCIZI PROPOSTI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI PROPOSTI
ESERCIZIO PROPOSTO 1
Dato il circuito in figura calcolare il circuito equivalente di Norton ai morsetti AB.

R1 = 4 Ω
R2 = 2 Ω
R3 = 6 Ω
Dati R4 = 6 Ω
R5 = 4 Ω
R6 = 2 Ω
R7 = 2 Ω
I1 = 3 A
E1 = 12 V
E2 = 18 V

Risposta: RN=8 Ω, IN=-0,25 A


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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 8/S3
Titolo: ESERCIZI PROPOSTI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI PROPOSTI

ESERCIZIO PROPOSTO 2
Risolvere gli esercizi della lezione n. 8 utilizzando il circuito equivalente di Thevenin.

ESERCIZIO PROPOSTO 3
Risolvere gli esercizi della lezione n. 7 utilizzando il circuito equivalente di Norton.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 8/S3
Titolo: ESERCIZI PROPOSTI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO PROPOSTO
ESERCIZIO PROPOSTO 4
Per la rete in figura determinare il bipolo equivalente di Norton ai morsetti AB.
( i numeri in corrispondenza dei bipoli rappresentano i valori in ohm, ampere e volt )

Risposta: IN=3,5 A , RN=2 Ω

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 9
Titolo: MILLMANN
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

MILLMANN
In questa lezione studieremo il teorema di Millmann, attraverso la sua applicazione ad un
circuito lineare e tempo invariante in cui sono presenti solamente due nodi A e B sarà possibile
calcolare la tensione VAB esistente tra di essi.
Vediamo l’enunciato: in un circuito lineare tempo invariante costituito da l lati e da due nodi A e
B la tensione VAB presente tra di essi è ottenibile tramite la seguente espressione:

Ei
∑ + ∑ IG
Ri
VAB =
1

Ri

Sui lati in cui è presente un generatore di corrente la conduttanza di lato Gi=1/Ri da


considerare a denominatore è zero mentre la corrente da considerare al numeratore è IG.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 9/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO 1
Per il circuito riportato in figura calcolare la VAB utilizzando il teorema di Millmann.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 9/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO 1
Per ogni lato costituito da generatore di tensione in serie con resistenza calcoliamo il circuito
equivalente di Norton, ottenendo

RN 1 = R1

E1
I N1 =
R1

Lo stesso ragionamento può essere ripetuto per il lato contenente E2 ed R2

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 9/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO 1
Il circuito può essere visto come segue

RN 2 = R2

E2
IN2 =
R2

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 9/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO 1
Il circuito può essere ridisegnato come segue

GT = G1 + G2 + G4

I = I N1 − I N 2 + I3

E1 E2
− + I3
I R1 R2
VAB = =
G1 + G2 + G4 1
+
1
+
1
R1 R2 R4

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 9/S2
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO 2
Per il circuito riportato in figura calcolare la I3 utilizzando il teorema di Millmann

Sono noti

E1= 12 V
I2=3 A
Ri=i Ω

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 9/S2
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO 2
E1
+ I 2 12 + 3
R 12 + 3 15
VAB = 1 = 1 = = = 11,5 V
1 1 1 1 1 + 0,3 1,3
+ +
R1 R3 1 3

VAB 11,5
I3 = = = 3,8 A
R3 3

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Lezione n°: #lezione#
Titolo: #titolo#
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Facoltà di Ingegneria

AVVISO
Se lo Studente lo ritiene necessario, può inviare al docente usando l’opportuna procedura
presente nel portale (e-portfolio) lo svolgimento del/degli Esercizio/i proposto/i nella
seguente attività, per ricevere un feedback da parte del docente.
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finale.

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1
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 9/S3
Titolo: ESERCIZIO PROPOSTO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO PROPOSTO
Dato il circuito in figura calcolare la corrente I4 utilizzando il teorema di Millmann.

E1 = 12 V

DATI Ri = i Ω
I2 = 3 A

RISULTATO I4 = 1,1 A

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 10
Titolo: POTENZA ED ENERGIA 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

POTENZA ED ENERGIA
Consideriamo il circuito elettrico riportato in figura, in esso un generatore è collegato ad un
bipolo attraverso due morsetti; siamo interessati al trasferimento di potenza attraverso tali
morsetti. Per il momento non prendiamo in considerazione il contenuto del bipolo.

La potenza p(t) espressa in Watt (W) entrante nel bipolo è pari al prodotto tra la tensione v(t) e
la corrente i(t), si utilizza per il bipolo la convenzione degli utilizzatori.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 10
Titolo: POTENZA ED ENERGIA 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

POTENZA ED ENERGIA
Dalla fisica sappiamo che l’energia W(t0,t) è l’integrale della potenza nel tempo, possiamo
scrivere

t t L’unità di misura dell’energia è il joule,


W (t0 , t ) = ∫ p (t ) ⋅ dt = ∫ v(t ) ⋅ i (t ) ⋅ dt 1J=1W*1sec, spesso nella pratica tecnica
t0 t0
utilizziamo i suoi multipli come ad esempio il
kW*h

Analizziamo il segno della potenza in un bipolo; come abbiamo visto in precedenza ogni bipolo
è caratterizzato da una curva nel piano V-I (o I-V), una volta stabilito il punto di lavoro (cioè la
coppia tensione v(t) e corrente i(t)) la potenza p(t)=v(t)i(t) è univocamente determinata ed è
pari all’area del rettangolo formato tra il punto di lavoro e gli assi V-I. Se il punto di lavoro si
trova nel I o nel III quadrante (v*i>0) la potenza è positiva, cioè il bipolo riceve potenza
dall’esterno, per lo stesso motivo se il punto di lavoro è nel II o nel IV quadrante la potenza è
negativa, cioè il bipolo fornisce potenza all’esterno.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 10
Titolo: POTENZA ED ENERGIA 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

POTENZA ED ENERGIA
Diremo che un bipolo è passivo se per ogni istante t la caratteristica si trova nel I o nel III
quadrante, esso non fornisce mai potenza all’esterno; diremo che un bipolo è attivo se non è
passivo, ad esempio un generatore di tensione (con tensione diversa da zero) è un bipolo attivo
in quanto non ha tutta la caratteristica nel I e III quadrante.
Vediamo alcuni aspetti energetici di interesse applicativo.
LEGGE DI JOULE
Tutti sappiamo dall’esperienza quotidiana che ogni volta che una corrente elettrica percorre un
conduttore (che possiamo rappresentare come una resistenza lineare e tempo–invariante)
quest’ultimo si riscalda. In effetti la resistenza si oppone al passaggio della corrente
determinando una caduta di tensione ai suoi capi vR(t)=R*i(t), nel caso di corrente continua si
ha VR=R*I, a tale coppia tensione-corrente corrisponde la potenza dissipata per effetto joule
Pj=VR*I=R*I2=VR2/R.
POTENZA GENERATA, EROGATA E RENDIMENTO DI UN GENERATORE
Consideriamo un generatore avente una f.e.m. costante pari ad E, sia esso attraversato da una
corrente I, indichiamo come potenza generata Pg la potenza Pg=E*I. La presenza della
resistenza interna Ri del generatore provoca una dissipazione di potenza Pd=Ri*I2
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 10
Titolo: POTENZA ED ENERGIA 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

POTENZA ED ENERGIA
La potenza elettrica erogata all’esterno dal generatore è pari a P=Pg-Pd=E*I-Ri*I2
Se consideriamo il generatore come un sistema in cui individuiamo l’ingresso e l’uscita,
possiamo definire il rendimento del sistema generatore come rapporto tra la potenza erogata
all’esterno e la potenza generata

P V ⋅ I E ⋅ I − Ri ⋅ I 2 R ⋅I
ηe = = = = 1− i
Pg E ⋅ I E⋅I E

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 10
Titolo: POTENZA ED ENERGIA 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

POTENZA ED ENERGIA
POTENZA ASSORBITA DA UN GENERATORE
Supponiamo di collegare ai morsetti di un generatore G2 avente f.e.m. E un secondo generatore
G1 avente una fem E1>E in tal caso circolerà nel circuito una corrente I=(E1-E)/(Ri1+Ri). In
questo caso il generatore G1 genera la potenza Pg1 che decurtata dalle perdite interne Pd1=Ri1*I2
da la potenza erogata ai morsetti AB (e quindi al generatore G2). Il generatore G2 assorbe una
potenza Pa=V*I

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 10
Titolo: POTENZA ED ENERGIA 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

POTENZA ED ENERGIA
La potenza assorbita da G2 è costituita da due parti Pa=E*I+Ri*I2, il termine Ri*I2 è la potenza
dissipata per effetto joule nella resistenza interna del generatore Ri, il termine (E*I) è una
potenza trasformata in potenza di altra forma; si pensi a due batterie di auto, in questo caso la
batteria G1 si sta scaricando mentre la batteria G2 si sta caricando.
Possiamo dire che, nel momento in cui per un generatore la corrente esce dal morsetto a
potenziale maggiore, questo sta generando; se al contrario la corrente entra dal morsetto a
potenziale maggiore il generatore sta assorbendo potenza.
In sintesi, dal punto di vista energetico un generatore avente una f.e.m. E ed una resistenza
interna Ri collegato ad un bipolo B può funzionare in uno dei tre modi:
• E=VAB il generatore funziona a vuoto, non circola corrente, non ci sono scambi energetici;
• E>VAB il generatore eroga potenza al bipolo B;
• E<VAB il generatore assorbe potenza dal bipolo B.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 10/S1
Titolo: POTENZA ED ENERGIA 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

POTENZA ED ENERGIA 2
In questa sessione di studio applicheremo a diversi bipoli i concetti visti nell’attività precedente.
RESISTORE LINEARE TEMPO-INVARIANTE

Se R>0 il resistore assorbe


potenza; P>0; il punto di lavoro si
trova nel I oppure nel III
quadrante.
Se R<0 il resistore cede potenza;
P<0; il punto di lavoro si trova nel
II oppure nel IV quadrante.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 10/S1
Titolo: POTENZA ED ENERGIA 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

POTENZA ED ENERGIA 2
GENERATORE DI TENSIONE

Se i(t)>0 il generatore di tensione


genera potenza; P>0; il punto di
lavoro si trova nel I quadrante.
P<0 P>0

Se i(t)<0 il generatore di tensione


assorbe potenza; P<0; il punto di
lavoro si trova nel II quadrante.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 10/S1
Titolo: POTENZA ED ENERGIA 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

POTENZA ED ENERGIA 2
GENERATORE DI CORRENTE

Se v(t)>0 il generatore di corrente


genera potenza; P>0; il punto di
P>0 lavoro si trova nel I quadrante.

Se v(t)<0 il generatore di corrente


assorbe potenza; P<0; il punto di
P<0 lavoro si trova nel IV quadrante.

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Lezione n°: 10/S1
Titolo: POTENZA ED ENERGIA 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

TEOREMA DI TELLEGEN
Ipotizziamo di avere un circuito con n nodi ed l lati. Stabiliamo i versi di riferimento per tutti
i lati secondo la convenzione dell’utilizzatore.
Sia {V1… Vl } l’ insieme di tensioni che soddisfano la LKT per il circuito considerato e sia {I1,
..., Il } l’ insieme di correnti che soddisfano la LKC per il circuito considerato.

Il teorema di Tellegen dice che la somma estesa a tutti i lati del circuito dei prodotti Vk* Ik è
nulla

l
∑ Vk ⋅ I k = 0
k =1

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 10/S2
Titolo: ESERCIZI RISOLTI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO 1
Dato il circuito in figura calcolare la potenza generata, le potenza dissipata dalle resistenze di
linea Rl e la potenza utilizzata dalle resistenze RU1 ed RU2.
Verificare l’uguaglianza tra la potenza generata e la somma delle potenze dissipata e utilizzata.

 E 1 = 12 V

R l = 1 Ω
DATI 
R U 1 = 4 Ω
R = 8 Ω
 U2

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 10/S2
Titolo: ESERCIZI RISOLTI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO 1

U1 ⋅ U 2
R R
Rp = RU + RU
= 2.66 Ω Calcoliamo la potenza generata
1 2

I= E
Rl + R p + R l
= 2.57 A Calcoliamo la potenza dissipata nelle resistenze di
linea
Pg = E ⋅ I = 30,7 W
Pd Rl = R l ⋅ I 2 = 6.6 W
Pd = 6.6 + 6.6 = 13.2 W

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 10/S2
Titolo: ESERCIZI RISOLTI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO 1
VRp = R p ⋅ I = 6.83 V Calcoliamo la potenza utilizzata dalle resistenze di
V2
carico
PU RU 1 = = 11.66 W
RU
1 Verifichiamo l’uguaglianza tra la potenza generata
V2 e la somma delle potenze dissipate ed assorbite
PU RU 2 = = 5.83 W
RU 2 (a meno di approssimazioni)
P U = 11.66 + 5.83 = 17.49 W
PU + Pd = Pg
17.49 + 13.2 = 30,7 W

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 10/S2
Titolo: ESERCIZI RISOLTI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO 2
Per il circuito in figura verificare che la somma algebrica delle potenze erogate dai generatori
coincide con la somma delle potenze dissipate nelle resistenze o utilizzate nei generatori. Per
quanto riguarda i segni delle tensioni e delle correnti si adottino per tutte le resistenze la
convenzione degli utilizzatori, per tutti i generatori la convenzione dei generatori.

DATI:
R1=50 Ω,
R2=5 Ω,
R3=10 Ω,
R4=1Ω,
E1=100 V,
E2=50V,
E3=150 V,
E4=200 V,
A1=2 A,
A2=1 A

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 10/S2
Titolo: ESERCIZI RISOLTI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO 2
VR1
VR1 = E1 − E4 = −100 V ; I E1 = = −2 A; PE1 = E1 I E1 = −200 W
R1
I E 4 = − A2 − I E1 = 1 A; PE 4 = E4 I E 4 = 200 W
VA1 = E2 − E3 = −100 V ; PA1 = VA1 A1 = −200 W
I E 2 = I E1 + I E 4 − A1 = −3 A; PE 2 = E2 I E 2 = −150 W
VR 4 = R4 A2 = 1 V ; VA2 = VR 4 + E4 + VA1 = 101 V ; PA2 = VA2 A2 = 101 W
E3
I R2 = = 10 A; I E 3 = I R 2 − I E 3 = 13 A; PE 3 = E3 I E 3 = 1950 W
R1 + R2

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 10/S2
Titolo: ESERCIZI RISOLTI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO 2
La potenza totale generata dai generatori vale Pg=PE4+PA2+PE3=200+101+1.950=2.251
W.
Valutiamo la potenza dissipata nelle resistenze

V r21
PR1 = = 200 W
R1
PR 4 = R4 A22 = 1 W
PR 2 = R2 I R2 2 = 500 W
PR 3 = R3 I R2 2 = 1.000 W

La potenza totale assorbita è pari a:


Pass=PR1+PR2+PR3+PR4 +PE1+PA1+PE2 =200+500+1.000+1+200+200+150=2.251 W
come volevamo dimostrare.

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Corso di Laurea: #corso#
Insegnamento: #insegnamento#
Lezione n°: #lezione#
Titolo: #titolo#
Attività n°: #attività#

Facoltà di Ingegneria

AVVISO
Se lo Studente lo ritiene necessario, può inviare al docente usando l’opportuna procedura
presente nel portale (e-portfolio) lo svolgimento del/degli Esercizio/i proposto/i nella
seguente attività, per ricevere un feedback da parte del docente.
Si precisa che tale attività non inciderà in alcun modo sullo svolgimento/esito dell’esame
finale.

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1
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 10/S3
Titolo: ESERCIZI PROPOSTI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI PROPOSTI
ESERCIZIO PROPOSTO 1. Si considerino tre utilizzatori che assorbono le potenze P1, P2 e P3 e
funzionano in un giorno rispettivamente per i tempi T1, T2 e T3 in ore indicati di seguito:
P1= 1.000 W, T1=12 h/giorno; P2=100 W, T2=6 h/giorno; P3=0,1 W, T3=24 h/giorno.
Disegnare i diagrammi di carico e calcolare l’energia assorbita in un giorno dall’intero sistema.

(risposta: WTOT=12,6 kWh )


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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 10/S3
Titolo: ESERCIZI PROPOSTI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI PROPOSTI
ESERCIZIO PROPOSTO 2. Dato il circuito in figura verificare l’uguaglianza tra la somma delle
potenze generate e la somma delle potenze dissipate/assorbite.

R1 = 1 Ω E1 = 6 V
R2 = 1 Ω E2 = 6 V
R3 = 2 Ω E3 = 18 V
R4 = 1 Ω
R5 = 2 Ω

(risposta: Pg=Pd=201 W).

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 11
Titolo: TOPOLOGIA CIRCUITALE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

TOPOLOGIA CIRCUITALE

Per una migliore comprensione degli argomenti proposti riprendiamo alcuni concetti visti in
precedenza. Rivediamo il concetto di nodo, questa volta, però il nodo può essere
rappresentato come segue:

In questo contesto diremo quindi che un nodo è l’estremo di un componente (morsetto) o


l’unione di almeno due morsetti; si individuano perciò come nodi i morsetti terminali di
ogni componente. I nodi possono essere in comune con altri nodi di altri componenti.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 11
Titolo: TOPOLOGIA CIRCUITALE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

TOPOLOGIA CIRCUITALE
- Un ramo (o lato) è un qualunque collegamento compreso tra 2 nodi; se non c’è alcun elemento
circuitale tra i due nodi si dice che il ramo è un corto circuito.

Corto circuito

Ramo con un elemento circuitale

• Una maglia è un percorso chiuso che contiene un insieme di elementi circuitali connessi
fra di loro. In una maglia si individuano i nodi e i rami o lati.
• Un bipolo è un qualunque elemento circuitale a 2 morsetti (ad esempio una resistenza,
un generatore, una induttanza, una capacità, etc.).
• Un tripolo è un qualunque elemento circuitale a 3 morsetti (ad esempio un transistor).
• Un quadripolo è un qualunque elemento circuitale a 4 morsetti (ad esempio un
trasformatore).

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 11
Titolo: TOPOLOGIA CIRCUITALE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

TOPOLOGIA CIRCUITALE
Tripoli: se l’elemento circuitale è a 3 morsetti si ha un tripolo T.
Si possono applicare le convenzioni viste sui versi di corrente e
tensione (convenzioni degli utilizzatori e dei generatori).

T
corrente
tensione

Nodo (o morsetto)

Quadripoli: se l’elemento circuitale è a 4 morsetti si ha un


Q quadripolo Q. Si possono applicare le convenzioni viste sui versi
di corrente e tensione (convenzioni degli utilizzatore e dei
generatori).

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 11
Titolo: TOPOLOGIA CIRCUITALE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

TOPOLOGIA CIRCUITALE
Un grafo G è un insieme di nodi connessi attraverso degli archi (un arco collega un nodo A
ad un nodo B). Ad ogni circuito si può associare un grafo in cui un nodo è collegato ad un
altro nodo solo se nel circuito è presente tra di essi un qualsiasi elemento circuitale (non ha
importanza quale).

A A

Il verso dell’arco sarà concorde con


quello della corrente nel lato.

B
B

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 11
Titolo: TOPOLOGIA CIRCUITALE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

TOPOLOGIA CIRCUITALE
Diremo che un grafo G è connesso quando da un qualunque nodo si può raggiungere un
qualsiasi altro nodo muovendosi esclusivamente sui lati del grafo.
Un grafo non connesso è costituito da almeno due parti non collegate.
Si può passare da un grafo non connesso ad un grafo connesso inserendo un arco fittizio che
si può dimostrare non avere alcuna influenza in quanto la corrente che lo attraversa è nulla.

1 2

I
3 4
Lato fittizio dove I=0

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 11
Titolo: TOPOLOGIA CIRCUITALE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

TOPOLOGIA CIRCUITALE

DEFINIZIONI DI ALBERO, COALBERO E INSIEME DI TAGLIO


Sia dato un grafo connesso G, un albero A di G è un suo sottografo connesso costituito da
tutti i nodi del grafo che non contiene maglie.
Il coalbero di G, corrispondente all’albero A, è l’insieme dei lati complementare a quelli
dell’albero. L’unione dei lati dell’albero e del coalbero coincide con l’insieme di tutti i lati del
grafo G.

Un insieme di taglio è un sottoinsieme dell’insieme dei lati ed è tale che:


1. per tutti i lati che lo costituiscono, qualora eliminati dal grafo, fanno si che il grafo
stesso rimane non connesso.
2. basta eliminare dal grafo tutti i lati di un insieme di taglio tranne uno qualsiasi perché il
grafo rimanga connesso.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 11
Titolo: TOPOLOGIA CIRCUITALE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

TOPOLOGIA CIRCUITALE
Esempio: sia dato il seguente grafo orientato ottenuto da un circuito:

7
2 3
1

8
4
6 5

Il grafo è non connesso ma si può rendere connesso aggiungendo un lato fittizio tra il
nodo 4 e il nodo 8. Si ottiene il grafo connesso riportato nella figura seguente
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 11
Titolo: TOPOLOGIA CIRCUITALE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

TOPOLOGIA CIRCUITALE

7
2 3
1

I=0 8
4
6 5

In base alle definizioni date, un insieme di taglio potrebbe essere costituito dai lati (1-6, 1-5),
chiaramente questo non è l’unico insieme di taglio che si può definire.
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 11
Titolo: TOPOLOGIA CIRCUITALE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

TOPOLOGIA CIRCUITALE
MATRICE DI INCIDENZA
Consideriamo un grafo orientato con n nodi ed l lati. A questo possiamo associare una matrice,
avente n righe ed l colonne, detta di incidenza.
Gli elementi possono essere calcolati usando la seguente regola:

+ 1 se il lato j esce dal nodo " i"; 


 
aij = − 1 se il lato j entra nel nodo " i"; i = 1,2,....., n 
 0 se il lato j non è collegato al nodo " i". j = 1,2,......, l 

Ad esempio, al grafo corrispondente al circuito in figura possiamo associare la matrice A di
seguito riportata.

1 1 0 0 −1 Nodo 1
−1 0 0 1 0 Nodo 2
A=
0 0 −1 −1 1 Nodo 3

0 −1 1 0 0 Nodo 4

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 11/S1
Titolo: TOPOLOGIA CIRCUITALE, GRAFI, MATRICI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI
ESERCIZIO RISOLTO 1: Data la rete di bipoli in figura, individuare il grafo corrispondente.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 11/S1
Titolo: TOPOLOGIA CIRCUITALE, GRAFI, MATRICI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI
Il grafo non orientato G corrispondente è il seguente

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 11/S1
Titolo: TOPOLOGIA CIRCUITALE, GRAFI, MATRICI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI
ESERCIZIO RISOLTO 2: Data la rete di bipoli in figura per la quale è stabilito il verso della
corrente in ogni lato, individuare il grafo orientato G corrispondente.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 11/S1
Titolo: TOPOLOGIA CIRCUITALE, GRAFI, MATRICI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI
Il grafo orientato G corrispondente è riportato in figura

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 11/S2
Titolo: ESERCIZI PROPOSTI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI PROPOSTI
ESERCIZIO PROPOSTO 1: Dato il seguente grafo orientato G, individuare un possibile insieme
di taglio

Risposta, lati (1-5-4)


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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 11/S2
Titolo: ESERCIZI PROPOSTI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI PROPOSTI
ESERCIZIO PROPOSTO 2: Per il grafo orientato riportato in figura, individuare le possibili maglie
indipendenti, un possibile albero e relativo coalbero.

Maglie : (“1”-”4”-”3”-”1” );
(” 1”-”3”-”2”-”1”),
Albero: lati (1-5-4)
Coalbero: lati (2-3).

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 11/S3
Titolo: GRAFI E LEGGI DI KIRCHHOFF
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

GRAFI E LEGGI DI KIRCHHOFF


In questa sessione utilizziamo i grafi e le LKT e LKC per risolvere un circuito elettrico.
Ricordiamo che la soluzione di un circuito elettrico costituito da l lati può essere ottenuta
scrivendo (e risolvendo) un sistema di n-1 equazioni date dalla applicazione della LKC ad
altrettanti nodi, ed l-(n-1) equazioni date dalla applicazione della LKT ad altrettante
maglie indipendenti.
Ciascun lato del coalbero individua almeno una maglia indipendente, pertanto le l-(n-1)
equazioni alle maglie indipendenti possono essere scritte alle maglie che contengono un
lato del coalbero.
Le n-1 equazioni date dall’applicazione della LKC si ottengono considerando n-1 nodi a
nostra scelta.

Chiariamo meglio quanto detto con un esempio.

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 11/S3
Titolo: GRAFI E LEGGI DI KIRCHHOFF
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

GRAFI E LEGGI DI KIRCHHOFF


Data la rete di bipoli in figura A, dopo avere disegnato il grafo orientato corrispondente e
scelto un albero, scrivere un sistema di equazioni utilizzando le leggi di Kirchhoff.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 11/S3
Titolo: GRAFI E LEGGI DI KIRCHHOFF
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

GRAFI E LEGGI DI KIRCHHOFF


Alla rete data che ha l=6 lati e n=4 nodi corrisponde il grafo orientato riportato in figura B.
Se scegliamo ad esempio l’albero indicato con tratto continuo in figura C possiamo
ottenere il seguente sistema completo di equazioni

Sistema di sei equazioni in sei incognite (l=6);


− I 1 + I 2 + I 6 = 0
 le prime tre equazioni sono ottenute applicando la LKC ad
− I 2 − I 3 + I 4 = 0 n-1=3 nodi;
− I 4 + I 5 − I 6 = 0

+ V1 + V2 − V3 = 0 le ultime tre equazioni sono ottenute applicando la LKT a
+ V3 + V4 + V5 = 0 tre maglie indipendenti cioè alle tre maglie che
 contengono un lato del coalbero
− V2 − V4 + V6 = 0

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 12
Titolo: METODO DELLE CORRENTI CICLICHE DI MAGLIA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

METODO DELLE CORRENTI CICLICHE DI MAGLIA


Abbiamo visto nelle lezioni precedenti che, per ottenere la soluzione di un circuito avente l lati
applicando la LKC e la LKT è necessario scrivere (e risolvere) un sistema di l equazioni in l
incognite. Il metodo che studieremo in questa lezione consente di ridurre il numero di
equazioni. Per un dato circuito consideriamo tutte (e solo) le m maglie indipendenti e
introduciamo una corrente fittizia circolante in ognuna di esse. Scrivendo la LKT a tali maglie si
ottiene un sistema di m=l-(n-1) equazioni che risolto restituisce le correnti fittizie di maglia. Se
sommiamo algebricamente le correnti fittizie che interessano i vari lati (considerandole col segno
positivo se sono concordi alla corrente circolante nel lato), avremo un legame tra le correnti
fittizie e le correnti sui lati, sarà così possibile valutare queste ultime.
La procedura da seguire per applicare il metodo è la seguente:
- scegliere una corrente fittizia per ogni maglia indipendente indicandone il verso;
- orientare tutte le correnti fittizie nello stesso verso (ad esempio il verso orario);
- rappresentare tutti i lati non puramente resistivi tramite il circuito equivalente di Thevenin (per
gli ni lati contenenti solo un generatore di corrente si introducano ni equazioni);
- scrivere il sistema di m+ni equazioni che risolto fornisce le correnti fittizie alle maglie più le
tensioni sui generatori di corrente.
L’esempio che segue ci aiuterà a capire meglio.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 12
Titolo: METODO DELLE CORRENTI CICLICHE DI MAGLIA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

METODO DELLE CORRENTI CICLICHE DI MAGLIA


Consideriamo il seguente circuito per il quale possiamo individuare le quattro maglie
indipendenti: M1 (4-2-3-4), M2 (4-1-2-4), M3 (4-5-1-4), M4 (5-1-5) e due lati contenenti
esclusivamente un generatore di corrente (ni=2)

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Lezione n°: 12
Titolo: METODO DELLE CORRENTI CICLICHE DI MAGLIA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

METODO DELLE CORRENTI CICLICHE DI MAGLIA


Immaginiamo che ognuna delle maglie indipendenti sia attraversata da una corrente fittizia:
J1, J2, J3 =-Ig1, J4 =Ig2 .
Se applichiamo la LKT ad ogni maglia otteniamo le prime quattro equazioni del sistema,
aggiungiamo due equazioni per i due lati contenenti i generatori di corrente. Otteniamo il
seguente sistema che risolto fornisce i valori di J1, J2 , Vg1 e Vg2:

(R1+R4) J1 - R4 J2 =-E1
-R4 J1 +(R3+R4) J2 -R3J3 =E2
-R3 J2 (R2+R3) J3 -R2 J4 =Vg1
-R2 J3 R2 J4 =-Vg2

J3=-Ig1
J4=Ig2

Le correnti J3 e J4 a meno del segno sono le correnti note dei generatori Ig1 e Ig2 (difatti le
maglie 3 e 4 sono quelle attraversate dalle correnti dei due generatori). Le tensioni Vg1 e
Vg2 sono le tensioni incognite ai capi dei due generatori Ig1 e Ig2 rispettivamente.
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Lezione n°: 12
Titolo: METODO DELLE CORRENTI CICLICHE DI MAGLIA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

METODO DELLE CORRENTI CICLICHE DI MAGLIA

Il sistema può essere risolto con uno dei metodi noti dalla matematica in quanto è ben
posto essendo è costituito da 6 equazioni in 6 incognite.
Una volta risolto saranno note le correnti fittizie delle maglie Ji e le tensioni sui generatori di
corrente. Sarà possibile successivamente valutare le correnti in ogni lato. Ad esempio,
supponendo che la corrente nel lato 2-4 abbia verso dal nodo 2 al nodo 4, essa sarà
ottenibile come J2-J1. Possiamo ripetere tale ragionamento per valutare tutte le correnti reali
di tutti i lati della rete.
Se avessimo risolto il circuito con l’applicazione delle leggi di Kirchhoff avremmo impostato
un sistema di l=7 equazioni in 7 incognite, applicando il metodo delle correnti cicliche di
maglia abbiamo impostato e risolto un sistema di m+ni=l-(n-1)+ni=6 equazioni (di cui due
identità).

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Lezione n°: 12
Titolo: METODO DELLE CORRENTI CICLICHE DI MAGLIA
Attività n°: 1

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METODO DELLE CORRENTI CICLICHE DI MAGLIA


Supponiamo per un dato circuito di aver ottenuto il seguente sistema, per generalizzare il
metodo è interessante riscriverlo in forma matriciale:

(R1+R4) J1 - R4 J2 = - E1
-R4 J1 (R3+R4) J2 -R3J3 = E2
-R3 J2 (R2+R3) J3 -R2 J4 = Vg1
-R2 J3 R2J4 = - Vg2

(R1+R4) - R4 0 0 J1 = - E1
-R4 (R3+R4) -R3 0 J2 = E2
0 -R3 (R2+R3) -R2 J3 = Vg1
0 0 -R2 R2 J4 = -Vg2

La matrice delle resistenze ottenute è detta matrice dei coefficienti, essa è simmetrica.
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Lezione n°: 12
Titolo: METODO DELLE CORRENTI CICLICHE DI MAGLIA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

METODO DELLE CORRENTI CICLICHE DI MAGLIA


Possiamo generalizzare il metodo come segue: una volta ricavata la matrice delle resistenze, si
impone il seguente legame tra quest’ultima il vettore delle correnti fittizie ed il vettore delle
tensioni (dopo avere sostituito eventuali lati contenenti generatori di corrente e resistenze col
circuito equivalente di Thevenin):

Rii : auto-resistenza della maglia i, si calcola come somma di tutte le resistenze che si incontrano
lungo la maglia i (prese col segno positivo). Rij : mutua resistenza tra la maglia i-esima e la maglia
j-esima, è la resistenza presa col segno negativo del lato comune tra le maglie i e j. Se le maglie i e
j non hanno lati in comune si considera Rij=0. Ji corrente fittizia della maglia i. Ei generatore di
tensione della maglia (se sono più di uno si sommano considerando positive le tensioni col verso
concorde alla corrente fittizia della maglia).
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Lezione n°: 12
Titolo: METODO DELLE CORRENTI CICLICHE DI MAGLIA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

METODO DELLE CORRENTI CICLICHE DI MAGLIA


Esempio: dato il seguente circuito in cui i versi delle correnti fittizie J1, J2 e J3 sono indicati in
figura, risolverlo con il metodo delle correnti cicliche di maglia

Si ricava la matrice delle resistenze:


R11= 2+1 =3 Ω
R22 =3 + 2 + 1 = 6 Ω
R33 = 4+3+2 = 9 Ω
R21= -1 Ω
R23 = -3 Ω
R12= - 1 Ω
R13 = -2 Ω
R31= - 2 Ω
R32= - 3 Ω

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 12
Titolo: METODO DELLE CORRENTI CICLICHE DI MAGLIA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

METODO DELLE CORRENTI CICLICHE DI MAGLIA


Si ottiene il seguente sistema

3 − 1 − 2   J 1  6 
− 1 6 − 3  ⋅  J  = 12
   2  
− 2 − 3 9  J 3  0 

Dalla soluzione del sistema si ricava il vettore delle correnti di fittizie di maglia J=(J1,J2,J3).

Anche in questo caso notiamo che applicando tale metodo è stato possibile ridurre la
dimensione del sistema da 6 a 3 equazioni.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 12/S1
Titolo: CORRENTI E MATRICE DI INCIDENZA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CORRENTI E MATRICE DI INCIDENZA


In questa sessione mettiamo in relazione i concetti di LKC e di matrice di incidenza di un grafo.
Consideriamo il seguente grafo orientato ottenuto da un circuito elettrico:

Si individuano
1
quattro nodi, n=4 ( 1 – 2 – 3 – 4)
e sette lati, l=7
i6 i1 i2 i7 Si possono scrivere 3 (n-1)
4 i3 equazioni indipendenti per le correnti,
2
i4 difatti se scriviamo le 4 equazioni
i5 per le correnti:
Nodo1: i1+i2 = i6+i7
Nodo2: i5 = i2+i3
3
Nodo3: i6+i7 = i4+i5
Nodo4: i3+i4 = i1
Solo 3 di queste equazioni sono linearmente indipendenti e lo dimostra il fatto che sommando
membro a membro le 4 equazioni si ottiene una identità.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 12/S1
Titolo: CORRENTI E MATRICE DI INCIDENZA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CORRENTI E MATRICE DI INCIDENZA

Indichiamo con Ī il vettore delle correnti nei lati, e con A la matrice dei coefficienti delle correnti
che deduciamo dal sistema delle 4 equazioni precedentemente ricavato:

i1 
1 1 0 0 0 − 1 − 1
i  0 − 1 − 1
 2 0 1 0 0
 
i3  A = 0 0 0 −1−1 1 1 
   
I = i4  − 1 0 1 1 0 0 0
 
i5 
 
i6 
i  Notiamo che la matrice A coincide con la matrice di incidenza.
 7

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 12/S1
Titolo: CORRENTI E MATRICE DI INCIDENZA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CORRENTI E MATRICE DI INCIDENZA


Il sistema di equazioni sulle correnti può essere riscritto in forma matriciale come segue:
A *Ī =0
Se si sommano colonna per colonna i coefficienti della matrice A, la somma è 0, quindi il
determinante della matrice A è nullo. Le 4 righe non sono indipendenti per cui è possibile
eliminarne una che corrisponde all’equazione ridondante. Se ne può eliminare una a caso, ad
esempio quella corrispondente al nodo 3.
Cancellando un’ equazione la matrice di incidenza A diventa una matrice detta matrice di
incidenza ridotta Ar, si avrà:

Ar *Ī= 0

La matrice Ar avrà n-1 righe tante quanti sono i nodi meno uno, e l colonne tante quanti
sono i lati del circuito.

Ar (n-1,l)

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 12/S2
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO
Dato il seguente circuito, calcolare le correnti che attraversano le resistenze applicando
il metodo delle correnti cicliche di maglia.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 12/S2
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO
Nel circuito ci sono tre maglie indipendenti, quindi avremo un sistema di tre equazioni
(LKT alle tre maglie indipendenti) in tre incognite (J1,J2,J3). Come primo passo indichiamo
le correnti fittizie di maglia e il loro verso.

J1
J2

J3

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Lezione n°: 12/S2
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO
Possiamo scrivere le tre equazioni ottenute dall’applicazione della LKT alle tre maglie
ottenendo:

V01 − R1 ⋅ J 1 − R3 ⋅ ( J 1 − J 2 ) = 0

− V02 − R3 ⋅ ( J 2 − J 1 ) − R2 ⋅ J 2 = 0
− V + V − R ⋅ J = 0
 01 02 4 3

Risolvendo il sistema si ottengono le correnti fittizie di maglia; a questo punto si possono


ricavare le correnti reali in funzione delle correnti fittizie di maglia:
I1 = -J1 , I2 = -J2 , I3 = +J1-J2 , I4 = -J3 , I5 = +J1-J3 , I6 = +J2-J3 .
Notare che è stato necessario risolvere un sistema di 3 equazioni, se avessimo utilizzato
le leggi di Kirchhoff sarebbero state necessarie 6 equazioni.
Per esercizio scrivere direttamente il sistema in forma matriciale e verificare l’uguaglianza
con il sistema ottenuto.
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Corso di Laurea: #corso#
Insegnamento: #insegnamento#
Lezione n°: #lezione#
Titolo: #titolo#
Attività n°: #attività#

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AVVISO
Se lo Studente lo ritiene necessario, può inviare al docente usando l’opportuna procedura
presente nel portale (e-portfolio) lo svolgimento del/degli Esercizio/i proposto/i nella
seguente attività, per ricevere un feedback da parte del docente.
Si precisa che tale attività non inciderà in alcun modo sullo svolgimento/esito dell’esame
finale.

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1
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Lezione n°: 12/S3
Titolo: ESERCIZI PROPOSTI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI PROPOSTI
ESERCIZIO PROPOSTO 1. Dato il seguente circuito, determinare le correnti nei lati utilizzando
il metodo delle correnti cicliche di maglia, verificare l’esattezza della soluzione ottenuta
applicando la LKC a tutti i nodi del circuito.

E1=460 V, E2=230 V, E3=115 V, R1= 8 Ω,


R2=4 Ω, R3=10 Ω, R4=2 Ω, R5=6 Ω,
R6=12 Ω.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 12/S3
Titolo: ESERCIZI PROPOSTI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI PROPOSTI

Suggerimento:

scrivere le LKT per tre le maglie M1, M2


e M3 considerando per ognuna di esse
una corrente fittizia J1, J2, J3.
Risolvere il sistema nelle incognite Ji
quindi calcolare le correnti reali nei lati
Ii come funzioni delle correnti fittizie Ji

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 12/S3
Titolo: ESERCIZI PROPOSTI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI PROPOSTI
Il sistema che si ottiene è il seguente

E1-R4J1+R2J1-E2-R1J1=0
E2-R2J2-R5J2-E3-R3J2=0
R5J3-R4J3+R6J3=0

Risolvendo il sistema si ottengono le correnti fittizie di maglia J1, J2 e J3; note queste ultime
si possono ricavare le correnti reali nei lati (ad esempio I4=J1-J3)

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Lezione n°: 12/S3
Titolo: ESERCIZI PROPOSTI
Attività n°: 1

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ESERCIZI PROPOSTI
ESERCIZIO PROPOSTO 2. Dato il circuito in figura, calcolare le correnti nei lati con il metodo delle
correnti cicliche di maglia.

V01= 100 V, V02= 200 V, R1= 1 Ω,


R2= 2 Ω, R3= 3 Ω, R4= 4 Ω

Risposta: I1= 9 A, I2= 45,5 A, I3= 36,4 A


I4= -25 A, I5= -34 A, I6= -70,5 A
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 13
Titolo: METODO DEL POTENZIALE AI NODI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

METODO DEL POTENZIALE AI NODI


Il metodo del potenziale ai nodi consente di risolvere una rete avente l lati risolvendo un sistema
di dimensioni minori di l.
Consideriamo un circuito avente n nodi e scegliamone uno di riferimento; l’obiettivo è quello di
calcolare le tensioni tra gli n-1 nodi ed il nodo di riferimento, fatto questo possiamo determinare
qualsiasi tensione d’interesse.
Le n-1 tensioni si possono calcolare risolvendo un sistema di n-1 equazioni ottenute applicando la
LKC agli n-1 nodi.
I passi da seguire per applicare correttamente il metodo in esame sono i seguenti:
- scegliere un nodo come riferimento ed indicare con V1,V2, … Vn-1 le tensioni esistenti tra gli n-1
nodi ed il nodo di riferimento;
- rappresentare tutti i bipoli della rete che non sono puramente resistivi tramite il circuito
equivalente di Norton. Se ci sono ne lati in cui è presente solamente un generatore di tensione
aggiungere ne equazioni al sistema;
- scrivere un sistema di n-1+ne equazioni ottenute come segue: n-1 applicando la LKC agli n-1
nodi ed ne identità, una per ogni generatore di tensione presente da solo sul lato.
Di seguito vedremo un esempio di applicazione del metodo.

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 13
Titolo: METODO DEL POTENZIALE AI NODI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

METODO DEL POTENZIALE AI NODI


Consideriamo il circuito in figura, esso ha n=4 nodi, scegliamone uno come riferimento ad
esempio il nodo 4. Lo scopo è quello di calcolare le tensioni V1,V2, e V3 tra gli n-1 nodi ed il nodo
di riferimento. Dalla conoscenza di queste n-1 tensioni possiamo determinare qualsiasi tensione
d’interesse. Le n-1 tensioni si possono ricavare risolvendo un sistema di n-1 equazioni ottenute
applicando la LKC agli n-1 nodi.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 13
Titolo: METODO DEL POTENZIALE AI NODI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

METODO DEL POTENZIALE AI NODI


Scriviamo un sistema di n-1=3 equazioni ottenute applicando la LKC ai 3 nodi, otterremo:

− J 1 + I 1 + I 2 = 0

− I 2 + I 3 + I 4 = 0
− J − I − I = 0
 2 1 3

Esprimiamo le correnti dei lati I1,I2,I3,I4 in funzione dei potenziali ai nodi V1, V2 e V3, otterremo:

V1 − V3 V2 − V3
I1 = = G1 ⋅ (V1 − V3 ) I3 = = G3 ⋅ (V2 − V3 )
R1 R3
V1 − V2 V2
I2 = = G2 ⋅ (V1 − V2 ) I4 = = G 4 ⋅ V2
R2 R4

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 13
Titolo: METODO DEL POTENZIALE AI NODI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

METODO DEL POTENZIALE AI NODI


Sostituendo i valori delle correnti sui lati ed ordinando rispetto ai potenziali V1,V2 e V3 otteniamo

(G1 + G 2 ) ⋅ V1 − G 2 ⋅ V2 − G1 ⋅ V3 = J 1

 − G2 ⋅ V1 + (G 2 + G3 + G4 ) ⋅ V2 − G3 ⋅ V3 = 0
 − G1 ⋅ V1 − G3 ⋅ V2 + (G1 + G3 ) ⋅ V3 = J 2

Risolvendo il sistema si ottengono le tensioni dei tre nodi V1,V2 e V3 rispetto al nodo di
riferimento. Conoscendo le tensioni V1,V2 e V3 si possono calcolare tutte le tensioni e correnti
della rete.

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Lezione n°: 13
Titolo: METODO DEL POTENZIALE AI NODI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

METODO DEL POTENZIALE AI NODI


Per generalizzare possiamo riscrivere il sistema in forma matriciale

G1 + G2 − G2 − G1  V1   J 1 
 −G
 2 G 2 + G3 + G 4 − G3  ⋅ V2  =  0 
 − G1 − G3 G1 + G3  V3   J 2 

La matrice è detta matrice delle conduttanze ed ha dimensioni (n-1)*(n-1).

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Lezione n°: 13
Titolo: METODO DEL POTENZIALE AI NODI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

METODO DEL POTENZIALE AI NODI


Riscrivendo tutto in forma matriciale genericamente otteniamo:

 G11 G12 ... G1n −1 


       V1   J 1 
 ⋅   =   
     
  Vn −1   J n −1 
G( n −1)1 G( n −1) 2 ... G( n −1)( n −1) 

dove Gii è detta auto-conduttanza del nodo i e si calcola come somma (col segno positivo) di
tutte le conduttanze che fanno capo al nodo i. Gij è detta mutua conduttanza tra i nodi i e j e
si calcola considerando col segno negativo le conduttanze presenti tra i nodi i e j. Se tra i nodi
i e j non ci sono resistenze Gij=0. La matrice delle conduttanze è simmetrica.
Vi è la tensione incognita tra il nodo i ed il nodo preso a riferimento.
ji è la somma algebrica di tutte le correnti impresse al nodo i (positive se entranti al nodo)

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Lezione n°: 13
Titolo: METODO DEL POTENZIALE AI NODI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

METODO DEL POTENZIALE AI NODI

Prendiamo ad esempio il circuito in figura:


se sostituiamo ai lati dove sono presenti i
generatori di tensione il circuito
equivalente di Norton (ad esempio per il
lato contenente E1 ed R1 si ha RN=R1,
IN=E1/R1), potremo scrivere il seguente
sistema di tre equazioni che risolto ci
consente di ottenere i valori di V1, V2 e V3.

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Lezione n°: 13
Titolo: METODO DEL POTENZIALE AI NODI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

METODO DEL POTENZIALE AI NODI

Matrice delle conduttanze Vettore delle tensioni incognite

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 13/S1
Titolo: TENSIONI E MATRICE DI INCIDENZA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

TENSIONI E MATRICE DI INCIDENZA


Consideriamo un grafo G avente n nodi ed l lati vogliamo determinare il legame esistente tra le
l tensioni dei lati Vi e le n-1 tensioni ei esistenti tra n-1 nodi ed un nodo di riferimento da noi
individuato.

V2 V1
Se prendiamo come nodo di riferimento il V3
nodo 3 avremo: 4 2 V6
e1= tensione tra il nodo 1 ed il nodo 3,
V4 V5
e2= tensione tra il nodo 2 ed il nodo 3
e4= tensione tra il nodo 4 ed il nodo 3
3
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 13/S1
Titolo: TENSIONI E MATRICE DI INCIDENZA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

TENSIONI E MATRICE DI INCIDENZA


Analizzando il grafo otterremo le seguenti equazioni che rappresentano il legame tra le
tensioni di lato Vi e le tensioni di nodo ei:

V1= e1 -e2
V2= e1 -e4
V3= -e2 +e4
V4= -e4 Questo sistema scritto in forma matriciale diventa V=M*E
V5= e2 (i coefficienti della matrice sono i coefficienti delle ei del sistema)
V6=-e1

V1 1 -1 0
V2 1 0 -1
e1
V3 0 -1 1
e2
V4 = 0 0 -1
e4
V5 0 1 0
V6 -1 0 0

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 13/S1
Titolo: TENSIONI E MATRICE DI INCIDENZA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

TENSIONI E MATRICE DI INCIDENZA

Si può facilmente verificare che M= ArT dove ArT è la matrice di incidenza ridotta
trasposta introdotta nella lezione n. 12 (senza il nodo tre),

quindi V= ArT * E

In conclusione: Sia per scrivere le equazioni sulle correnti, sia per scrivere
le equazioni sulle tensioni è importante determinare la matrice di incidenza
ridotta.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 13/S2
Titolo: ESERCIZI RISOLTI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO 1

ESERCIZIO RISOLTO 1.
Dato il circuito in figura
calcolare la tensione ai
capi di R4 utilizzando il
metodo dei potenziali ai
nodi.

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Lezione n°: 13/S2
Titolo: ESERCIZI RISOLTI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO 1
Il nodo scelto come riferimento è il nodo D; applicando la LKC ai nodi A B e C si ottiene .

i1 + i2 + i3 + i4 = J1 + J 2
G1V A + G2V A + G3 (V A − V B ) + G4 (V A − VC ) = J 1 + J 2
 
 − i3 + i5 = J3 − G3 (V A − VB ) + G5VB = J 3
 − i 4 + i6 = − J 3 − G (V − V ) + G V = − J
  4 A C 6 C 3

o equivalentemente in forma matriciale

G1 + G2 + G3 + G4 − G3 − G4  V A   J 1 + J 2 
Risolvendo il sistema si

 − G3 G3 + G5 0  ⋅ V B  =  J 3  ottiene il vettore delle
 − G4 0 G4 + G6  VC   − J 3  tensioni VA,VB e VC

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 13/S2
Titolo: ESERCIZI RISOLTI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO 2
ESERCIZIO RISOLTO 2. Dato il circuito in figura calcolare tutte le correnti mediante il metodo
dei potenziali ai nodi.

E1 = 10 V, E3 = 70 V, E4 = - 20 V, R1 = 10 Ω, R2 = 5 Ω, R3 = 2 Ω, R4 = 4 Ω, R5 = 1 Ω.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 13/S2
Titolo: ESERCIZI RISOLTI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO SVOLTO
Il circuito ha n=3 nodi quindi dobbiamo impostare un sistema di due equazioni in due incognite,
la matrice delle conduttanze avrà dimensioni 2x2.
Scegliamo il nodo 3 come riferimento e sostituiamo ai lati contenenti i generatori di tensione il
circuito equivalente di Norton otteniamo:

 E1 
G1 + G 2 + G5 − G5  V1   R1 
  ⋅  =  
− G5 G3 + G 4 + G5  V2   − E E
 3
+ 4
 R3 R4 

G1=1/R1, G2… G5 sono le conduttanze dei lati.


Ricavate le tensioni V1 e V2 si possono ricavare tutte le grandezze.
N.B.: Se avessimo risolto l’esercizio utilizzando le LKT e LKC avremmo dovuto impostare
un sistema di cinque equazioni in cinque incognite.

Risposta: I1 = 4 A, I2 = 6 A, I3 = 15 A, I4 = 5 A, I5 = 10 A.
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Corso di Laurea: #corso#
Insegnamento: #insegnamento#
Lezione n°: #lezione#
Titolo: #titolo#
Attività n°: #attività#

Facoltà di Ingegneria

AVVISO
Se lo Studente lo ritiene necessario, può inviare al docente usando l’opportuna procedura
presente nel portale (e-portfolio) lo svolgimento del/degli Esercizio/i proposto/i nella
seguente attività, per ricevere un feedback da parte del docente.
Si precisa che tale attività non inciderà in alcun modo sullo svolgimento/esito dell’esame
finale.

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1
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 13/S3
Titolo: METODO DEL POTENZIALE AI NODI
Attività n°: 1

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ESERCIZI PROPOSTI
ESERCIZIO PROPOSTO 1: Per il circuito in figura determinare la corrente I

Suggerimento: spostare il generatore E1 prima di applicare il metodo dei potenziale ai nodi


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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 13/S3
Titolo: METODO DEL POTENZIALE AI NODI
Attività n°: 1

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ESERCIZI PROPOSTI
Il circuito che si ottiene dopo lo spostamento del generatore E1 è riportato in figura :

Sostituiamo alla serie dei due generatori di tensione un unico generatore dato dalla somma
algebrica tra E1 e E2
Risposta I=5 A
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 13/S3
Titolo: METODO DEL POTENZIALE AI NODI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI PROPOSTI
ESERCIZIO PROPOSTO 2: Dato il circuito in figura, calcolare le correnti in tutti i rami applicando il
metodo dei potenziali ai nodi.
E = 50 V, J = 0.75 A, R1 = 800 Ω, R2 = 80 Ω, R3 = 40 Ω, R4 = 50 Ω, R5 = 200 Ω.

Risposta I= 0,196 A , I1= - 4 mA , I2= 0,2 A , I3= - 0,48 A , I4= 0,68 A , I5= 0,266 A
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 14
Titolo: DOPPI BIPOLI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria
MATRICE DELLE RESISTENZE PER UN DOPPIO BIPOLO

DOPPI BIPOLI DI RESISTORI LINEARI


Esaminiamo i doppi bipoli costituiti da resistori lineari e tempo invarianti.
Possiamo considerare le seguenti rappresentazioni:
- rappresentazione su base corrente: le correnti I1 e I2 sono le variabili indipendenti, le
tensioni V1 e V2 sono le variabili dipendenti;

- rappresentazione su base tensione: le tensioni V1 e V2 sono le variabili indipendenti, le


correnti I1 e I2 sono le variabili dipendenti;

- rappresentazione ibrida: la tensione V1 e la corrente I2 sono le variabili indipendenti, la


corrente I1 e la tensione V2 sono le variabili dipendenti (o il duale);

- rappresentazione di trasmissione: la tensione V1 e la corrente I1 sono le variabili


indipendenti, la tensione V2 e la corrente I2 sono le variabili dipendenti (o il duale).

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Lezione n°: 14
Titolo: DOPPI BIPOLI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria
MATRICE DELLE RESISTENZE PER UN DOPPIO BIPOLO

Nella rappresentazione su base corrente le tensioni V1 e V2 vengono espresse in funzione delle


correnti I1 e I2 attraverso le seguenti equazioni:

V1 = R11 ⋅ I1 + R12 ⋅ I 2



V2 = R21 ⋅ I1 + R22 ⋅ I 2

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 14
Titolo: DOPPI BIPOLI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria
MATRICE DELLE RESISTENZE PER UN DOPPIO BIPOLO
I parametri R11, R12, R21 e R22 del doppio bipolo possono essere determinati come segue.

R11 è la resistenza vista dalla porta 1 quando la porta 2 è aperta (circuito aperto), è la
resistenza equivalente vista dai morsetti della porta 1 quando la porta 2 è aperta

V1
R11 = I 2 =0
I1

R22 è la resistenza vista dalla porta 2 quando la porta 1 è aperta (circuito aperto), è la
resistenza equivalente vista dai morsetti della porta 2 quando la porta 1 è aperta

V2
R22 = I1 = 0
I2

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Lezione n°: 14
Titolo: DOPPI BIPOLI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria
MATRICE DELLE RESISTENZE PER UN DOPPIO BIPOLO

R12 ed R21 sono chiamate resistenze mutue del doppio bipolo:

R12 è il rapporto tra la tensione V1 della porta 1 quando essa è aperta e l’intensità della corrente I2 .
Per il suo calcolo bisogna esplicitare V1 in funzione di I2.

V1
R12 = I1 = 0
I2

R21 è il rapporto tra la tensione V2 della porta 2 quando essa è aperta e l’intensità della corrente I1 .

Per il suo calcolo bisogna esplicitare V2 in funzione di I1.

V2
R21 = I 2 =0
I1

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 14
Titolo: DOPPI BIPOLI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria
MATRICE DELLE RESISTENZE PER UN DOPPIO BIPOLO

Se introduciamo i due vettori colonna I =(I1 ,I2)T e V = (V1 ,V2)T , possiamo riscrivere in
forma matriciale le equazioni:

V1 = R11 ⋅ I1 + R12 ⋅ I 2


[R] = 
R12 
V = [R ] ⋅ I
R11

V2 = R21 ⋅ I1 + R22 ⋅ I 2  R21 R22 

Alla matrice [R] si dà il nome di matrice delle resistenze del doppio bipolo.

La potenza assorbita dal doppio bipolo vale

P = V1 ⋅ I 1 + V2 ⋅ I 2 = V T ⋅ I

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 14
Titolo: DOPPI BIPOLI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria
MATRICE DELLE CONDUTTANZE PER UN DOPPIO BIPOLO

Se per il doppio bipolo, si rappresentano le tensioni in funzione delle correnti otteniamo la


Matrice delle conduttanze

 I1 = G11 ⋅ V1 + G12 ⋅ V2

 I 2 = G21 ⋅ V1 + G22 ⋅ V2

I coefficienti G11, G12 , G21 e G22 si possono valutare come segue:

I1 I2
G11 = V2 = 0 ; G22 = V1 = 0
V1 V2

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 14
Titolo: DOPPI BIPOLI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria
MATRICE DELLE CONDUTTANZE PER UN DOPPIO BIPOLO

I1 I2
G12 = V1 = 0 ; G21 = V2 = 0
V2 V1

Possiamo definire la Matrice delle conduttanze come segue

[G ] = 
G11 G12 

G21 G22 

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 14
Titolo: DOPPI BIPOLI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria
MATRICE IBRIDA PER UN DOPPIO BIPOLO
Se vogliamo determinare il legame esistente tra la corrente in uscita I2 e la tensione in ingresso
V1, con la corrente di ingresso I1 e della tensione di uscita V2, dobbiamo valutare la Matrice
ibrida H

V1 = H11 I1 + H12V2 H H12 


 H =  11
 I 2 = H 21 I1 + H 22V2  H 21 H 22 

V1 I2 V1 I2
H11 = H 22 = H12 = H 21 =
I1 V V2 V2 I1 V
2 =0 I1 = 0 I1 = 0 2 =0

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 14
Titolo: DOPPI BIPOLI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria
MATRICE DI TRASMISSIONE PER UN DOPPIO BIPOLO

Se si considerano la tensione e la corrente di ingresso in funzione della corrente e della


tensione di uscita, si ottiene la Matrice di trasmissione T del doppio bipolo

V1 = T11V2 + T12 (− I 2 ) T T 


 T =  11 12  Matrice di trasmissione
 I1 = T21V2 + T22 (− I 2 ) T21 T22 

V1 V1 I1 I1
T11 = , T12 = , T21 = , T22 =
V2 I 2 =0
− I2 V V2 − I2 V
2 =0 I 2 =0 2 =0

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 14/S1
Titolo: DOPPI BIPOLI A T E PI GRECO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria
RAPPRESENTAZIONI A T E A PI GRECO DI DOPPI BIPOLI
I doppi bipoli a T o a Π possono essere utilizzati, ad esempio, negli impianti elettrici per
rappresentare l’unità di lunghezza (1 km) di una linea elettrica in alta tensione:

Alla configurazione in figura (a) si dà il nome di configurazione a T, alla configurazione in figura


(b) si dà il nome di configurazione a Π. E’ possibile rappresentare un doppio bipolo di cui è
nota la matrice delle resistenze tramite la configurazione a T. E’ possibile rappresentare un
doppio bipolo per il quale è nota la matrice delle conduttanze tramite la configurazione a Π.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 14/S1
Titolo: DOPPI BIPOLI A T E PI GRECO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

RAPPRESENTAZIONI A T E A PI GRECO DI DOPPI BIPOLI

Se sono noti i valori della matrice delle resistenze (R11, R12, R22, R21) si possono ricavare le
resistenze della configurazione a T (Ra, Rb ed Rc) e viceversa. Si utilizzano le seguenti
espressioni:

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 14/S1
Titolo: DOPPI BIPOLI A T E PI GRECO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

RAPPRESENTAZIONI A T E A PI GRECO DI DOPPI BIPOLI

Se sono noti i valori della matrice delle conduttanze (G11, G12, G22, G21) si possono ricavare le
conduttanze della configurazione a Π (Gx, Gy e Gz) e viceversa. Si utilizzano le seguenti
espressioni:

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 14/S1
Titolo: DOPPI BIPOLI A T E PI GRECO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria
PASSAGGIO DALLA FORMA A T ALLA FORMA A PI GRECO
E’ possibile passare dalla rappresentazione a T a quella a Π e viceversa tramite le seguenti
espressioni

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 14/S2
Titolo: ESERCIZI SVOLTI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI
ESERCIZIO RISOLTO 1: Per il doppio bipolo riportato in figura si calcoli la matrice delle
resistenze

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 14/S2
Titolo: ESERCIZI SVOLTI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI
Calcolo di R11 =V1/I1|I2=0. Il circuito da utilizzare per calcolare la R11 è il seguente

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 14/S2
Titolo: ESERCIZI SVOLTI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI
Nel circuito le resistenze R3 e R4 sono in serie (ricordiamo che questo circuito è stato
ottenuto ponendo uguale a zero la corrente I2 = 0 , di conseguenza la corrente ia attraversa
le due resistenze R3 e R4).
A sua volta la serie R3 ed R4 è in parallelo con il resistore R1 e il risultante gruppo di
resistenze è in serie con il resistore R2.
In sintesi R11 è data da:

( R3 + R4 ) ⋅ R1
R11 = R2 +
( R3 + R4 ) + R1

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 14/S2
Titolo: ESERCIZI SVOLTI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI
Calcolo di R22=V2/I2|I1=0. Il circuito da considerare per il calcolo di R22 è il seguente. Le
resistenze R1 e R4 sono in serie ( ricordiamo che questo circuito è stato ottenuto ponendo
I1 = 0, di conseguenza la corrente ib le attraversa.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 14/S2
Titolo: ESERCIZI SVOLTI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI
A sua volta la serie di R1 ed R4 è in parallelo con la resistenza R3 e il risultante gruppo di
resistenze è in serie con la resistenza R2.
In sintesi R22 è data da:

Calcolo di R12 =V1/I2|I1=0 bisogna determinare V1 in funzione di I2 nel circuito della slide
precedente (C2). In questo caso si ha

V1 = R1ib + R2 i2

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 14/S2
Titolo: ESERCIZI SVOLTI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI
Siccome la serie R1 ed R4 è in parallelo con la resistenza R3, la corrente ib può essere
determinata applicando il partitore di corrente. Troviamo

R3
ib = i2 ⋅ Sostituendo la ib nell’espressione della V1
( R1 + R4 ) + R3 e dividendo tutto per i2 otteniamo

V1 R3
R12 = = R2 + R1 ⋅
I2 ( R1 + R4 ) + R3

Si determini per esercizio il parametro R21 procedendo in modo analogo (deve risultare
R21=R12).

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 14/S2
Titolo: ESERCIZI SVOLTI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI
ESERCIZIO RISOLTO 2: per il circuito in figura dopo avere calcolato i parametri della matrice
delle conduttanze G e calcolato i parametri del doppio bipolo equivalente a pi greco,
calcolare la potenza assorbita dal doppio bipolo

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 14/S2
Titolo: ESERCIZI SVOLTI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI
I parametri della matrice G di un doppio bipolo si ricavano dalle relazioni seguenti:

 I1 = G11 ⋅ V1 + G12 ⋅ V2

 I 2 = G21 ⋅ V1 + G22 ⋅ V2

Calcolo di G11
Si calcola la conduttanza equivalente vista dalla porta 1 con la porta 2 cortocircuitata.

Si ottiene
G11=I1/V1|V2=0= 8/5 S

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 14/S2
Titolo: ESERCIZI SVOLTI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI
Calcolo di G22.

Si calcola la conduttanza equivalente alla porta 2 con la porta uno cortocircuitata.

si ottiene
G22= I2/V2|V1=0= 8/5 S

Circuito con V1=0

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 14/S2
Titolo: ESERCIZI SVOLTI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI
Calcolo di G12. (fare riferimento al circuito con V1=0 della slide precedente)

G12= I1/V2|V1=0=-2/5 S

Si deve inizialmente mettere in relazione I2 con la V2 , dopo di che si mette in relazione tra I1 ed I2,
a questo punto si ha la I1 come funzione di V2 e sarà possibile ottenere G12

I2=Geq*V2 =1/Req*V2 =8/5 *V2 Relazione tra I2 e V2

I’=I2*1/1+R’=3/8*I2 Relazione tra I2 e I’ (partitore di corrente al nodo C)

I1=-I’*2/3=-2/8*I2 =-2/8*8/5*V2=-2/5*V2 Relazione tra I1 e V2 (partitore di corrente al nodo A)

Per esercizio calcolare G21 (deve essere G21 =G12)


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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 14/S2
Titolo: ESERCIZI SVOLTI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI
Per determinare i parametri della rete a pi greco si usano le relazioni viste in precedenza, si
ottengono i valori riportati in figura:

Per calcolare la potenza assorbita dal doppio bipolo si calcolano le tensioni V1 e V2 ai morsetti
dei generatori. Applicando la sovrapposizione degli effetti otteniamo V1=5/3+20/3=25/3 V,
V2=20/3+5/3=25/3 V. La potenza assorbita vale: P=V1*I1+V2*I2=500/3 W
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Corso di Laurea: #corso#
Insegnamento: #insegnamento#
Lezione n°: #lezione#
Titolo: #titolo#
Attività n°: #attività#

Facoltà di Ingegneria

AVVISO
Se lo Studente lo ritiene necessario, può inviare al docente usando l’opportuna procedura
presente nel portale (e-portfolio) lo svolgimento del/degli Esercizio/i proposto/i nella
seguente attività, per ricevere un feedback da parte del docente.
Si precisa che tale attività non inciderà in alcun modo sullo svolgimento/esito dell’esame
finale.

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1
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 14/S3
Titolo: ESERCIZI PROPOSTI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO PROPOSTO
Dato il circuito in figura determinare la matrice delle conduttanze

Risposta: G11=G22= 1/3 S G12=G21=1/12 S


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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 15
Titolo: STUDIO DI CIRCUITI CON COMPONENTI NON LINEARI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria
STUDIO DI CIRCUITI NON LINEARI

I circuiti non lineari sono circuiti in cui almeno un componente non è lineare. Per studiare tali
circuiti è possibile procedere per via analitica ma è preferibile procedere per via grafica.
Il simbolo grafico utilizzato per indicare un bipolo non lineare è il seguente:

I bipoli non lineari sono caratterizzati da una caratteristica nel piano V-I (o I-V) che non è una
retta oppure è una retta che non passa per l’origine.
E’ importante determinare il punto di lavoro del bipolo non lineare che coincide con
l’intersezione tra due curve: la caratteristica V-I del bipolo non lineare e la caratteristica V-I
equivalente della rete a cui il componente non lineare è connesso.
In dipendenza da come è fatta la caratteristica del bipolo non lineare potrebbero esserci più di
un punto di intersezione.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 15
Titolo: STUDIO DI CIRCUITI CON COMPONENTI NON LINEARI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria
STUDIO DI CIRCUITI CON COMPONENTI NON LINEARI

Abbiamo visto che il comportamento di una rete lineare può essere rappresentato tra due
morsetti A-B attraverso il circuito equivalente di Norton o di Thevenin.
Se per una rete è noto il circuito equivalente di Norton ai morsetti AB, la sua caratteristica è
ottenibile considerando due condizioni di funzionamento, ad esempio il funzionamento con AB
aperti ed il funzionamento con AB cortocircuitati. Si ottiene la caratteristica riportata in figura.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 15
Titolo: STUDIO DI CIRCUITI CON COMPONENTI NON LINEARI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria
STUDIO DI CIRCUITI CON COMPONENTI NON LINEARI
Se per una rete è noto il circuito equivalente di Thevenin ai morsetti, AB la sua
caratteristica è ottenibile considerando due condizioni di funzionamento, ad esempio il
funzionamento con AB aperti ed il funzionamento con AB cortocircuitati. Si ottiene la
caratteristica riportata in figura.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 15/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 1

Dati i due bipoli riportati in figura determinare le caratteristiche V-I nei caso in cui essi siano
connessi in serie ed in parallelo.

R=1 Ω

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 15/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 1

COLLEGAMENTO IN SERIE
Riportiamo le caratteristiche V-I per i due bipoli

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 15/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 1

Per ottenere la caratteristica del collegamento serie bisogna sommare le tensioni sui bipoli a
parità di corrente che li attraversa, si ottiene la caratteristica V-I tratteggiata.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 15/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 1
COLLEGAMENTO IN PARALLELO
Per ottenere la caratteristica del collegamento in parallelo bisogna sommare le correnti dei due
bipoli a parità di tensione, si ottiene la caratteristica V-I tratteggiata.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 15/S2
Titolo: CIRCUITI NON LINEARI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 2

Valutare graficamente la caratteristica V-I per il circuito riportato in figura. Il circuito è costituito
da due componenti non lineari B1 e B2 di cui sono note le caratteristiche in forma grafica sul
piano V-I ed il loro collegamento (parallelo).

La caratteristica sopra riportata è quella del bipolo B1 (diodo ideale), B1 conduce quando la
V≤0 (corto circuito), mentre non conduce quando la V>0 (circuito aperto).
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 15/S2
Titolo: CIRCUITI NON LINEARI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 2
Il bipolo B2 è anch’esso non lineare ed ha la caratteristica riportata in figura.

I due bipoli B1 e B2 sono collegati tra di loro in parallelo, pertanto per ottenere la caratteristica
V-I del parallelo bisogna riportare nel piano V-I le due caratteristiche e per ogni valore di
tensione V bisogna sommare le due correnti assorbite/generate da B1 e B2 per ottenere la I
(applicazione grafica della LKC al nodo I=IB1+IB2)
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 15/S2
Titolo: CIRCUITI NON LINEARI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 2

La caratteristica V-I del parallelo è riportata tratteggiata.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 15/S3
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 3
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 3

Per il circuito non lineare riportato in figura determinare la caratteristica ai morsetti del
generatore di tensione (1-1’) e la corrente erogata dal generatore di tensione E.

E=10 V
Ri=1Ω

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 15/S3
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 3
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 3

Procediamo per sezioni dalla 4-4’ verso il generatore (sezione 1-1’); calcoliamo la caratteristica
equivalente alla sezione 4-4’ (diodo in serie con R3)

essendo i componenti in serie a parità di corrente si sommano le tensioni


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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 15/S3
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 3
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 3

sezione 3-3’ (bipolo 4)

Essendo i lati in parallelo, per ottenere


la caratteristica alla sezione 3-3’
bisogna sommare le correnti nei due
lati per ogni valore di tensione. A
partire dalla caratteristica della
resistenza R2 (in grigio) e del bipolo
costituito dalla serie tra il diodo ed R3
(in nero), si ottiene la caratteristica
alla sezione 3-3’ (tratteggiata)

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 15/S3
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 3
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 3
LATO 2-2’ (BIPOLO A)
Per ottenere la caratteristica V-I da utilizzare per il bipolo A (quella con V positiva sul morsetto
x e negativa sul morsetto y), la caratteristica originaria deve essere specchiata rispetto ai due
assi

Caratteristica originaria Caratteristica da utilizzare

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 15/S3
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 3
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 3

A questo punto il circuito equivalente è quello riportato in figura, conosciamo le caratteristiche


dei due bipoli che abbiamo chiamato A e 4.

Notiamo che il bipolo A ha il verso della tensione V coincidente con quello del bipolo 4.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 15/S3
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 3
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 3
A questo punto il parallelo tra il bipolo A, che ha la caratteristica riportata in nero, ed il bipolo 4
,che ha la caratteristica riportata in grigio, si ottiene sommando per ogni tensione V le correnti
I, esso ha la caratteristica tratteggiata:

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 15/S3
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 3
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 3

Il bipolo F ottenuto dal parallelo tra i bipoli A e C risulta essere in serie con la resistenza R1. Per
ottenere la caratteristica richiesta dal problema sovrapponiamo le caratteristiche e per ogni
valore di corrente I sommiamo le tensioni V, otterremo la caratteristica tratteggiata.

Vediamo ad esempio alcuni punti “notevoli”:


per I=10 A sul bipolo F si hanno 5 V, sulla
resistenza R1 si hanno 10 V, sulla serie tra F e R1
si hanno 15 V.
per I=1 A sul bipolo F si hanno 0,5 V, sulla
resistenza R1 si ha 1 V, sulla serie tra F e R1 si
hanno 1,5 V.
Per I>10 A sul bipolo F si hanno 5 V sulla R1 si
hanno I volt (la pendenza della risultante
coincide con la pendenza di R1 , cioè 45°)

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 15/S3
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 3
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 3

La corrente erogata dal generatore I* si ottiene intersecando la caratteristica del circuito con la
caratteristica del generatore di tensione (10V)

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 16
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO 1
Dato il circuito rappresentato in figura determinare la corrente I.

Sono noti:
R1=1 Ω
R2=5 Ω
E=45 V

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 16
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO 1
Applichiamo la LKT alla maglia

3 ⋅ V − 45 − V − 5 ⋅ I = 0
3 ⋅1 ⋅ I − 45 − 1 ⋅ I − 5 ⋅ I = 0
− 3 ⋅ I = 45
45
I = − = −15 A
3

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 16/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO 2
Per i due circuiti riportati in figura calcolare la resistenza equivalente Req vista ai morsetti AB.

V R ⋅ I1 R
Req = = =
I I1 + kI1 1 + k

V R ⋅ I1 R ⋅ ( I − kI ) R ⋅ I ⋅ (1 − k )
Req = = = = = R ⋅ (1 − k )
I I1 + kI ( I − kI ) + kI I

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 16/S2
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 3
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO 3
Per il circuito riportato in figura calcolare la tensione V.

Sono noti:
E=9 V
R1=2 Ω, R2=3 Ω, R=6 Ω

⎧ E − R1 ⋅ I1 − V = 0

⎨V + R2 ⋅ I 2 − 2V = 0
⎪V = R ⋅ ( I + I )
⎩ 1 2

⎧ 9 −V
⎪ 9 − 2 ⋅ I 1 − V = 0 ⇒ I 1 =
2

⎪ V
⎨V + 3 ⋅ I 2 − 2V = 0 ⇒ I 2 =
⎪ 3
⎪ 9 −V V
⎪⎩V = 6 ⋅ ( + ) ⇒ V = 13,5 Volt
2 3
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 16/S3
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 4
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO 4
Per il doppio bipolo riportato in figura calcolare la matrice delle resistenze.

Sono noti:

R1=5 Ω
R2=3 Ω
R=10 Ω

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 16/S3
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 4
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SVOLGIMENTO ESERCIZIO

V1
R11 = = R1 + R = 15 Ω
I1 I 2 =0

V1 R ⋅ (kI 2 + I 2 )
R12 = = = R ⋅ (k + 1) = 10 ⋅ (k + 1) Ω
I2 I1 = 0
I2 I 1= 0

V2 R2 ⋅ I 2 + R ⋅ ( I 2 + kI 2 )
R22 = = = R2 + R (1 + k ) = 13 + 10k Ω
I2 I1 = 0
I2
V2 R ⋅ I1
R21 = = = R = 10 Ω
I1 I 2 =0
I1

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 17
Titolo: ESERCIZI D'ESAME I
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO ESAME 1
Per il circuito riportato in figura, calcolare la corrente I.

Sono noti:

R1=1 Ω
R2=3 Ω
R=3 Ω
E=12 V

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 17
Titolo: ESERCIZI D'ESAME I
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SVOLGIMENTO
Trasformo il triangolo costituito dalle tre resistenze R nella stella equivalente, ottengo il circuito in
figura.

R
Ra = =1Ω
3
calcolo la resistenza RT vista dal generatore
RT = [( R1 + Ra ) //( R2 + Ra )] + Ra = 2,33 Ω
Calcolo la corrente I T erogata dal generatore
E
IT = = 5,15 A
RT
( R2 + Ra )
I1 = I T ⋅ = 3,43 A
( R2 + Ra ) + ( R1 + Ra )
( R1 + Ra )
I 2 = IT ⋅ = 1,72 A
( R1 + Ra ) + ( R2 + Ra )

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 17
Titolo: ESERCIZI D'ESAME I
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SVOLGIMENTO
V AB + R1 ⋅ I1 − R2 ⋅ I 2 = 0 ⇒
V AB = − R1 ⋅ I1 + R2 ⋅ I 2 = 1,73 V
V AB
I= = 0,576 A
R

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 17/S1
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO ESAME 2
Per il circuito riportato in figura, determinare il valore di J tale che la corrente I sia pari a zero.

Sono noti:

E1=12 V
R1=10 Ω
R2=20 Ω
E2=6 V

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 17/S1
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO
I = 0 ⇒ I1 = J e quindi V AB = E2
in questa condizione
E1 − J ⋅ R1 − E2 = 0
E1− E2 12 − 6
J= = = 0,6 A
R1 10

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 17/S2
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 3
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO ESAME 3
Per il circuito riportato in figura, verificare il bilancio energetico e calcolare VCD.

Sono noti:

E1=12 V
Ri=i Ω
J2=2 A

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 17/S2
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 3
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO
La resistenza R2 è cortocircuitata
E1
+ J2
R1 12 + 2
V AB = = = 10,5 V
1 1 4
+
R1 R3 3
V AB
I= = 3,5 A
R3
I1 = I − J 2 = 1,5 A
potenza generata
Pg = E1 ⋅ I1 + V AB ⋅ J 2 = 12 ⋅ 1,5 + 10,5 ⋅ 2 = 39 W
potenza assorbita
Pa = R1 ⋅ I1 + R3 ⋅ I 2 = 1 ⋅1,52 + 3 ⋅ 3,52 = 39 W
2

si ha Pg = Pa
V AB = VR1 = R1 ⋅ I1 = 1,5 V

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 17/S3
Titolo: ESERCIZIO ESAME 4
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO ESAME 4
Dato il circuito non lineare rappresentato in figura
determinare la potenza assorbita (o generata) dal bipolo
non lineare.

Sono noti:
R1=1 Ω
R2=1 Ω
R3=2 Ω
E=12 V
Caratteristica (V-I) del
bipolo non lineare

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 17/S3
Titolo: ESERCIZIO ESAME 4
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO
Calcolo il circuito equivalente di
Thevenin ai morsetti del bipolo non
lineare.

RTh = ( R1 + R2 ) // R3 = 1 Ω
E
VTh = ( R1 + R2 ) ⋅ = 6V
( R1 + R2 + R3 )

Traccio la caratteristica tensione-


corrente per il circuito equivalente di
Thevenin individuando due punti (a
vuoto e in corto circuito)
vuoto (V=VTh=6; I=0)
corto circuito (V=0; I=VTh/RTh=6/1=6)

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Tel: 031/7942500-7942505 Fax: 031/7942501 - info@uniecampus.it
Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 17/S3
Titolo: ESERCIZIO ESAME 4
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO

Sovrapponendo le due caratteristiche si ottiene il punto di


lavoro del doppio bipolo.
La potenza richiesta vale
P=V*I=3*3=9 W (assorbita).

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 18
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 5
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO ESAME 5
Per il circuito riportato in figura, calcolare la potenza PR1 assorbita dalla resistenza R1 e la
tensione VAB sia con il tasto T aperto sia con il tasto T chiuso.

Sono noti:

V=12 V
R=2 Ω
R1=1 Ω

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 18
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 5
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO
Tasto T chiuso: PR1=0, VAB=0.
Tasto T aperto: il circuito da considerare è riportato in figura.

Il diodo è polarizzato direttamente,


esso equivale ad un cortocircuito
Rt = ( R // R1 ) + 3R = 6,66 Ω
V
I= = 1,8 A
Rt
R
I1 = I ⋅ = 1,2 A
R + R1
PR1 = R1 ⋅ I1 = 1,44 W
2

V AB = R ⋅ I + R ⋅ ( I − I1 ) = 4,8 V

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 18/S1
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 6
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO ESAME 6
Per il circuito riportato in figura calcolare la tensione VAB.

Sono noti:
V=6 V
J=5 A
Ri=i Ω

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 18/S1
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 6
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO
Utilizzo la sovrapposizione degli effetti

RT = ( R1 // R2 ) + ( R4 // R5 ) = 2,88 Ω
V AB ' = RT ⋅ J = 14,44 V

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 18/S1
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 6
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO
RT = ( R1 + R2 ) //( R4 + R5 ) = 2,25 Ω
V
IT = = 2,66 A
RT
( R4 + R5 )
I1 = I T ⋅ = 2A
( R4 + R5 ) + ( R1 + R2 )
( R1 + R2 )
I 4 = IT ⋅ = 0,665 A
( R1 + R2 ) + ( R4 + R5 )
V AB ' '+ R1 ⋅ I 1 − R4 ⋅ I 4 = 0 ⇒
V AB ' ' = R4 ⋅ I 4 − R1 ⋅ I 1 = 0,66 V

V AB = V AB '+V AB ' ' = 15,1 V

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 18/S2
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 7
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO ESAME 7
Per il circuito riportato in figura, determinare il valore di R tale che il trasferimento si potenza ai
morsetti AB sia massimo. Determinare la potenza P e l’energia W trasferita dal sistema al carico
in 24 ore. Determinare,inoltre, il rendimento del sistema in tale condizione di funzionamento.

Sono noti:

V=12 V
Ri=i Ω

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 18/S2
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 7
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SVOLGIMENTO ESERCIZIO
Determino il circuito equivalente di Thevenin ai morsetti AB:

1⋅ 2
RTh = ( R1 // R2 ) + R3 = + 3 = 3,66 Ω
1+ 2
V
VTh = V R 2 = R2 ⋅ = 8V
R1 + R2

2
⎛ VTh ⎞
2
La condizione di massimo ⎛ 8 ⎞
P = R ⋅ I 2 = R ⋅ ⎜⎜ ⎟⎟ = 3,66 ⋅ ⎜ ⎟ = 4,37 W
trasferimento di potenza si ha quando ⎝ RTh + R ⎠ ⎝ 3,66 + 3,66 ⎠
R=RTh=3,66 Ω. W = P ⋅ t = 4,37 ⋅ 24 = 104,8 W ⋅ h
Il diodo ideale è sostituito con un corto
Pg = VTh ⋅ I = 8 ⋅ 1,09 = 8,74 W
circuito in quanto è polarizzato
direttamente. η=
P
=
4,37
= 0,5
In tale condizione si ha Pg 8,74
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 18/S3
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 8
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO ESAME 8
Per il circuito riportato in figura, calcolare i circuiti equivalenti di Thevenin e di Norton ai
morsetti A-B.
Disegnare le caratteristiche corrente-tensione dei due circuiti e verificarne l’identicità.

Sono noti:

V=12 V
Ri=i Ω

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 18/S3
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 8
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO

Calcolo il circuito equivalente di Thevenin ai


morsetti AB.

RTh = [(R1 + R2 ) // R3 ] + R4 = (3 // 3) + 4 = 5,5 Ω


R3
VTh = V ⋅ = 6V
R1 + R2 + R3

Disegno la caratteristica corrente-tensione


considerando i due punti di funzionamento a
vuoto ed in corto circuito.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 18/S3
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 8
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO

Calcolo il circuito equivalente di Norton ai


morsetti AB.

RN = RTh = [(R1 + R2 ) // R3 ] + R4 = (3 // 3) + 4 = 5,5 Ω


RT = (R3 // R4 ) + R2 + R1 = 4,71 Ω
V
I= = 2,54 A
RT
R3
IN = I ⋅ = 1,1 A
R3 + R4

Disegno la caratteristica corrente-tensione


considerando i due punti di funzionamento a
vuoto ed in corto circuito.
Le due caratteristiche sono identiche cvd.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 19
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 9
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO ESAME 9
Per il circuito in figura calcolare il circuito equivalente di Thevenin ai morsetti AB.
Sono noti E=12 V, Ri=i Ω, J=2 A

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 19
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 9
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SVOLGIMENTO ESERCIZIO N.
Calcolo RTh dopo aver reso passiva la rete
RTh =[(R1//R2)+R1+R3]//R4=2,15 Ω
Calcolo VTh=VAB utilizzando il PSE

generatore E
Req=[(R1+R3+R4)//R2]+R1 =2,6 Ω
Itot=E/Req=4,61 A
IR4’=Itot*[R2/(R2+R1+R3+R4)]= 0,92 A
VAB’=R4*IR4’= 3,68 V

generatore J
RSX=(R1//R2)+R1 = 1,66 Ω; RDX=R3+R4=7 Ω
IR4’’=j*[RSX/(RSX+RDX) = 0,38 A
VAB’’=R4*IR4’’= 1,53 V
VTh=VAB’+VAB’’=5,21 V
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 19/S1
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 10
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO ESAME 10
Per il circuito riportato in figura calcolare la tensione VAB e la potenza PR1 dissipata nella
resistenza R1 utilizzando il metodo del potenziale ai nodi.

Sono noti:

V1=12 V
V2=6 V
Ri=i Ω
J=2 A

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 19/S1
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 10
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SVOLGIMENTO
Prendo a riferimento il nodo C
Nodo A : + I 1 − I 2 − I 3 − I 4 + I 5 = 0
Nodo B : − I 5 − J + I 4 + I 9 = 0
V A = tensione tra A e C
VB = tensione tra B e C
VA V V
I1 = ; I3 = − A ; I9 = B ;
R1 R3 R9
V A − VB
I5 = ;
R5
V1 − V A
I 2 : V1 − R 2 ⋅I 2 − V A = 0 ⇒ I 2 = ;
R2
I 4 : V2 − R 4 ⋅I 4 − (V A − VB ) = 0 ⇒
V2 − (V A − VB )
I4 = ;
R4

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 19/S1
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 10
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SVOLGIMENTO
 V A V1 − V A V A V2 − (V A − VB ) V A − VB
+ R − R + − + =0
 1 2 R 3 R 4 R5

− V A − VB − J + V2 − (V A − VB ) + VB = 0
 R5 R4 R9
 1 1 1 1 1   1 1  V V
 + + + +  ⋅ V A +  − −  ⋅ VB = 1 + 2
 R1 R2 R3 R4 R5   R4 R5  R2 R4

 − 1 − 1  ⋅ V +  1 + 1 + 1  ⋅ V = J − V2
 R R  A R R R  B R4
  4 5   4 5 9 
2,28 ⋅ V A − 0,45 ⋅ VB = 7,5

− 0,45 ⋅ V A + 0,56 ⋅ VB = 0,5
V A = 4,11 V , VB = 4,17 V
V AB = V A − VB = −0,06 V
2
V
PR1 = A = 16,89 W
R1

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 19/S2
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 11
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO ESAME 11
Per il circuito riportato in figura, utilizzando il metodo delle correnti cicliche di maglia, calcolare
la potenza dissipata nella resistenza R2.

Sono noti:

V1=12 V
V2=6 V
Ri=i Ω
J=2 A

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 19/S2
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 11
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SVOLGIMENTO ESERCIZIO
Sostituisco i due lati riportati in figura con il circuito equivalente di Thevenin

RTh = R4 = 4 Ω
VTh = R4 ⋅ J = 8 V
calcolo le correnti fittizie J 1 e J 2

V1 − R1 ⋅ J 1 − R2 ⋅ J 1 + R2 ⋅ J 2 + V2 = 0

− V2 + R2 ⋅ J 1 − R2 ⋅ J 2 − RTh ⋅ J 2 − VTh = 0
− 3 ⋅ J 1 + 2 ⋅ J 2 = −18

 2 ⋅ J 1 − 6 ⋅ J 2 = 14
risolvendo ottengo J 1 = 5,71 A ; J 2 = −0,428 A
I 2 = J 1 − J 2 = 6,138 A
2
PR 2 = R2 ⋅ I 2 = 75,35 W

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 19/S3
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 12
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO ESAME 12
Per il circuito riportato in figura calcolare la matrice delle resistenze del doppio bipolo compreso
tra le porte 1-1’ e 2-2’ e la potenza assorbita dalla resistenza RU.

Sono noti:

R=1 Ω
I1=1 A
RU=0,1 Ω

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 19/S3
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 12
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SVOLGIMENTO ESERCIZIO
V1 = R11 ⋅ I 1 + R12 ⋅ I 2
(*) 
V2 = R21 ⋅ I 1 + R22 ⋅ I 2
calcolo R11
V1
R11 = = R // 2 R = 0,66 Ω
I1 I 2 =0

calcolo R22
V2
R22 = = R // 2 R = 0,66 Ω
I2 I1 = 0

calcolo R12 (vedi circuito)


R
R ⋅ I2 ⋅
V1 R⋅I 2 R + R = 0,33 Ω
R12 = = =
I2 I1 = 0
I2 I2

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Lezione n°: 19/S3
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 12
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SVOLGIMENTO ESERCIZIO
calcolo R21 (vedi circuito)
R
R ⋅ I1 ⋅
V2 R⋅I R + 2 R = 0,33 Ω
R21 = = =
I1 I 2 =0
I1 I1

Calcolo della potenza assorbita dalla resistenza RU


Dalla sec onda equazione del sistema (*) si ha
V2 = R21 ⋅ I 1 + R22 ⋅ I 2
− RU I 2 = R21 ⋅ I 1 + R22 ⋅ I 2
− 0,1 ⋅ I 2 = 0,33 ⋅ 1 + 0,66 ⋅ I 2
I 2 = −0,43 A
2
P = RU ⋅ I 2 = 0,018 W

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 19/S3
Titolo: ESERCIZI III
Attività n°: 2

Facoltà di Ingegneria

MAPPA CONCETTUALE

Lo studente costruisca una mappa concettuale relativa agli argomenti trattati nel nucleo
tematico.
Si può utilizzare il programma cMap tool o creare la mappa con ausili diversi.
Coloro che lo desiderano possono inviarmi il proprio elaborato in modo da ricevere un
feedback. L’invio delle mappe deve avvenire esclusivamente tramite e-Portfolio.
Non verranno prese in considerazione elaborati copiati o scaricati da internet o realizzate da
altri studenti.
Si precisa che tale attività non verrà presa in considerazione ai fini della valutazione finale
dell'esame.

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 20
Titolo: VERIFICA 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

VERIFICA N. 1
CORRENTE CONTINUA

INDICAZIONI OPERATIVE PER L’AUTOVERIFICA

Risolvere tutti gli esercizi ed il test proposti di seguito.


Si suggerisce di mostrare in sede d’esame al docente gli esercizi svolti durante lo
studio.
Nel caso in cui non si riuscisse a risolvere qualcuno degli esercizi proposti si
contatti il docente all’indirizzo gennaro.infante@uniecampus.it
E’ auspicabile che svolgiate altri esercizi simili a quelli risolti, proposti nelle lezioni
precedenti e nella presente verifica.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 20
Titolo: VERIFICA 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO PROPOSTO 1
Per il circuito in figura si ha
R1=10 Ω, R2=6 Ω, R3=8 Ω, R4=15 Ω.
Calcolare R12, R34, R23

Risposta: R12=10 Ω, R34=0 Ω, R23 =2,8 Ω.

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 20
Titolo: VERIFICA 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO PROPOSTO 2
Per il circuito in figura verificare l’uguaglianza tra la potenza generata e la potenza assorbita

Risposta: Pg=886 W

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 20
Titolo: VERIFICA 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO PROPOSTO 3
Dato il circuito in figura dove I=2 A, R1=3 Ω, R2=7 Ω, R3=5 Ω e R4=12 Ω, calcolare il circuito
equivalente di Thevenin ai morsetti AB

Risposta VTh=5,1 V, RTh=6,3 Ω

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 20
Titolo: VERIFICA 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO PROPOSTO 4
Utilizzando il metodo delle correnti alle maglie, calcolare le potenze erogate/assorbite dai
generatori e da ogni resistenza

Risposta: PE=-1,5 kW, PI=180 kW, PR1=4,5 kW, PR2=1 kW, PR3=98 kW, PR4=75 kW
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 20/S1
Titolo: VERIFICA 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

VERIFICA N. 2
CORRENTE CONTINUA
INDICAZIONI OPERATIVE PER L’AUTOVERIFICA

Risolvere tutti gli esercizi ed il test proposti di seguito.


Si suggerisce di mostrare in sede d’esame al docente gli esercizi svolti durante lo
studio.
Nel caso in cui non si riuscisse a risolvere qualcuno degli esercizi proposti si
contatti il docente all’indirizzo gennaro.infante@uniecampus.it
E’ auspicabile che svolgiate altri esercizi simili a quelli risolti, proposti nelle lezioni
precedenti e nella presente verifica.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 20/S1
Titolo: VERIFICA 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO PROPOSTO 1
Per il circuito in figura calcolare il circuito equivalente di Norton ai morsetti AB.
Sono noti R1=5 Ω, R2=7 Ω, R3=16 Ω, R4=22 Ω, I1=4 A, I2=3 A.

Risposta: IN=-1,9 A, GN=0,24 S

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 20/S1
Titolo: VERIFICA 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO PROPOSTO 2
Per il circuito in figura calcolare la potenza erogata/assorbita dai due generatori

Risposta: PE=-7,7 W (potenza assorbita), PI=740 W


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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 20/S1
Titolo: VERIFICA 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO PROPOSTO 3
Utilizzando il metodo delle correnti alle maglie calcolare la I2

Risposta: I2=-1,5 A
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 20/S1
Titolo: VERIFICA 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO PROPOSTO 4
Calcolare la potenza dissipata in R5 e in R3 usando il metodo del potenziale ai nodi

Risposta: PR5=2,08 μW, PR3=0,43 μW

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 20/S2
Titolo: VERIFICA 3
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

VERIFICA N. 3
CORRENTE CONTINUA
INDICAZIONI OPERATIVE PER L’AUTOVERIFICA

Risolvere tutti gli esercizi ed il test proposti di seguito.


Si suggerisce di mostrare in sede d’esame al docente gli esercizi svolti durante lo
studio.
Nel caso in cui non si riuscisse a risolvere qualcuno degli esercizi proposti si
contatti il docente all’indirizzo gennaro.infante@uniecampus.it
E’ auspicabile che svolgiate altri esercizi simili a quelli risolti, proposti nelle lezioni
precedenti e nella presente verifica.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 20/S2
Titolo: VERIFICA 3
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO PROPOSTO 1
Dato il circuito in figura calcolare la potenza dissipata nella resistenza R4 utilizzando il
circuito equivalente di Thevenin (le tensioni sono espresse in Volt, le resistenze in Ω)

Risposta: PR 4 ≅ 7 W

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 20/S2
Titolo: VERIFICA 3
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO PROPOSTO 2
Dato il circuito in figura calcolare la potenza dissipata nella resistenza R1 utilizzando il
principio di sovrapposizione degli effetti.
(Le unità di misura delle tensioni, delle correnti e delle resistenze sono espresse
rispettivamente in Volt, Ampere, Ohm)

Risposta : PR1 = 264 W

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 20/S2
Titolo: VERIFICA 3
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO PROPOSTO 3
Dato il doppio bipolo in figura, determinare la matrice delle resistenze

Risposta: R11=6,7 Ω, R22=10,3 Ω, R12=R21=0,8 Ω


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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 20/S2
Titolo: VERIFICA 3
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO PROPOSTO 4
Per la seguente rete di bipoli individuare un albero, il corrispondente coalbero e le maglie
indipendenti

Risposta: albero (1-2,1-4,2-3) , coalbero (2-4,3-4,2-X-3), maglie indipendenti (1-2-4-1, 2-3-


4-2,2-X-3-2)
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 20/S3
Titolo: VERIFICA 4 (QUESTIONARIO)
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

QUESTIONARIO DI VERIFICA SU CIRCUITI IN


CORRENTE CONTINUA
Lo studente affronti le seguenti questioni:
1. Elencare dieci grandezze elettriche e indicarne le relative unità di misura;
2. Enunciare le LKT e LKC commentandone il significato fisico e l’applicazione nella risoluzione
dei circuiti;
3. Enunciare il Principio di Sovrapposizione degli Effetti e le condizioni di applicabilità;
4. Dato un sistema reale individuando uno (o più) ingresso ed una (o più) uscita svolgere
considerazioni energetiche e sul rendimento;
5. Nella risoluzione di un circuito esporre in quali casi conviene utilizzare il metodo delle
correnti cicliche di maglia, il metodo del potenziale ai nodi o le leggi di Kirchhoff;
6. Perché utilizzare i teoremi di Thevenin e Norton;
7. Disegnare le caratteristiche V-I per due bipoli non lineari, indicare come procedere per
valutare la caratteristica corrispondente al loro collegamento in parallelo;
8. Si considerino N resistenze connesse tra di loro una prima volta in serie, una seconda volta
in parallelo, fare delle considerazioni rispetto alla dualità (similitudini).

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 21
Titolo: GRANDEZZE PERIODICHE E SINUSOIDALI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

GRANDEZZE PERIODICHE E SINUSOIDALI


GRANDEZZE PERIODICHE E GRANDEZZE ALTERNATE
Le grandezze periodiche sono rappresentabili tramite funzioni del tempo che assumono tutti i
valori possibili in un determinato intervallo di tempo T. Tutti i valori si ripetono ordinatamente
negli intervalli di tempo successivi e di ampiezza T. Il parametro T caratterizza la funzione, è
chiamato periodo e la sua unità di misura è il secondo.
Se la grandezza periodica ha il valore medio nel periodo pari a zero diremo che essa è una
grandezza alternata.
La quantità che si ottiene dall’espressione f=1/T è detta frequenza e rappresenta il numero di
periodi al secondo, essa si misura in hertz (Hz).
Oltre al periodo, un altro parametro necessario a definire le grandezze alternate è la forma
d’onda, cioè la legge con cui varia la grandezza in un periodo. Tale legge può essere definita
tramite un’ espressione analitica oppure in forma grafica.
Nelle due figure che seguono riportiamo un esempio di grandezza periodica ed un esempio di
grandezza alternata.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 21
Titolo: GRANDEZZE PERIODICHE E SINUSOIDALI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

GRANDEZZE PERIODICHE E SINUSOIDALI

Grandezza periodica Grandezza alternata

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 21
Titolo: GRANDEZZE PERIODICHE E SINUSOIDALI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

GRANDEZZE PERIODICHE E SINUSOIDALI


GRANDEZZE SINUSOIDALI
Fra le infinite grandezze alternate, una categoria molto importante per il nostro corso è quella
delle grandezze che hanno la forma d’onda sinusoidale. I motivi dell’importanza di tali
grandezze sono molteplici: in Italia le tensioni e le correnti per usi impiantistici sono di tipo
sinusoidale con frequenza pari a 50 Hz; inoltre, se conosciamo il comportamento di un circuito
lineare e tempo-invariante nei confronti di qualunque sinusoide conosciamo il comportamento
del circuito nei confronti di qualsiasi segnale.
Definiamo grandezza sinusoidale una grandezza la cui espressione analitica è la seguente:

v(t ) = VM ⋅ sen(ωt + α ) Diremo che essa è data in forma trigonometrica

La rappresentazione grafica è riportata nella figura seguente.


I parametri che caratterizzano le grandezze sinusoidali sono:
- il periodo T, che è il tempo impiegato dalla grandezza per assumere tutti i possibili valori.
Come diretta conseguenza si ha la frequenza f=1/T che è il numero di cicli al secondo compiuti
dalla grandezza;
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 21
Titolo: GRANDEZZE PERIODICHE E SINUSOIDALI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

GRANDEZZE PERIODICHE E SINUSOIDALI


- il valore massimo VM cioè il valore massimo assunto dalla grandezza;
- il valore efficace Veff =VM/√2 (nel caso di correnti elettriche il valore efficace è quel valore che
dovrebbe avere una corrente continua per avere gli stessi effetti termici);
- la pulsazione ω o frequenza angolare ω=2πf si misura in rad/sec.;
- α angolo di fase della grandezza all’istante t=0 espresso in radianti o in gradi

(α = 0)

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 21
Titolo: GRANDEZZE PERIODICHE E SINUSOIDALI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

GRANDEZZE PERIODICHE E SINUSOIDALI


PRECISAZIONE SULLE NOTAZIONI
Per quanto attiene alle notazioni per tutto il corso cercheremo, per quanto possibile, di indicare:
• con lettera minuscola le grandezze variabili nel tempo, esempio v(t), i(t);
• con lettera maiuscola le grandezze costanti, esempio VM, Ieff ;
• con lettera maiuscola col punto sopra o con lettera maiuscola in grassetto (V, I) un vettore o
un numero complesso;
• con f(.) una forma d’onda qualsiasi (non specificata).

E’ possibile incontrare espressioni in cui sono presenti somme o differenze tra angoli espressi gli
uni in radianti, gli altri in gradi , esempio (π+90°), tale operazione formalmente non è corretta
ma verrà utilizzata.

In qualsiasi caso, il contesto in cui si trova il simbolo contribuirà a stabilirne il corretto


significato.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 21/S1
Titolo: OPERAZIONI TRA GRANDEZZE SINUSOIDALI IN FORMA TRIGONOMETRICA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

OPERAZIONI TRA GRANDEZZE SINUSOIDALI


Siano date due grandezze sinusoidali espresse in forma trigonometrica v1(t) e v2(t) (ad
esempio due tensioni), diamo di seguito le regole per compiere le operazioni necessarie alla
risoluzione dei circuiti.
v1 (t ) = V1M ⋅ sen(ωt + α ) e v2 (t ) = V2 M ⋅ sen(ωt + β )

SOMMA s(t) e DIFFERENZA d(t)

s (t ) / d (t ) = v1 (t ) ± v2 (t ) = VM sen(ωt + γ )
V1M ⋅ senα ± V2 M ⋅ senβ
con VM = V12 M + V22 M ± 2V1M ⋅ V2 M ⋅ cos(α − β ) e tgγ =
V1M ⋅ cos α ± V2 M ⋅ cos β

La s(t) è la somma tra v1(t) e v2(t) in ogni istante di tempo.


La d(t) è la differenza tra v1(t) e v2(t) in ogni istante di tempo.
(la somma algebrica di sinusoidi aventi stessa pulsazione ω e le derivate di qualsiasi ordine
sono sinusoidi che hanno la stessa pulsazione ω).
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 21/S1
Titolo: OPERAZIONI TRA GRANDEZZE SINUSOIDALI IN FORMA TRIGONOMETRICA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

OPERAZIONI TRA GRANDEZZE SINUSOIDALI


PRODOTTO PER UNA COSTANTE K

v(t ) = Kv1 (t ) = KV1M ( senωt + α )

Se ad esempio la costante è K=2, si


ottiene il grafico in figura dove le due
sinusoidi v(t) e v1(t) sono in fase, la v(t)
ha ampiezza doppia .

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 21/S1
Titolo: OPERAZIONI TRA GRANDEZZE SINUSOIDALI IN FORMA TRIGONOMETRICA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

OPERAZIONI TRA GRANDEZZE SINUSOIDALI


PRODOTTO TRA DUE SINUSOIDI
V1M ⋅ V2 M
vP (t ) = v1 (t ) ⋅ v2 (t ) = ⋅ [cos(α − β ) − cos(2ωt + α + β )]
2

Il prodotto tra due sinusoidi aventi stessa


pulsazione è dato dalla somma di due
componenti: una componente costante e
una componente sinusoidale avente
pulsazione doppia rispetto alla pulsazione
delle sinusoidi.
Ad ogni periodo delle sinusoidi originarie
ne corrispondono due della grandezza
prodotto. (vedi il grafico qualitativo
riportato in figura).

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 21/S1
Titolo: OPERAZIONI TRA GRANDEZZE SINUSOIDALI IN FORMA TRIGONOMETRICA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

OPERAZIONI TRA GRANDEZZE SINUSOIDALI


CONSIDERAZIONI

Evidenziamo due casi particolari:


α=β le due sinusoidi tra cui eseguiamo il prodotto sono in fase il cos(α-β)=1 => la componente
costante è massima => vp(t) ha un valore medio diverso da zero.

α-β=π/2 le due sinusoidi sono sfasate di π/2, cos π/2=0 => la componente costante è nulla =>
vp(t) ha valore medio nullo.

(N.B.: Queste considerazioni saranno utili in seguito quando tratteremo di potenza in regime
sinusoidale).

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 21/S1
Titolo: OPERAZIONI TRA GRANDEZZE SINUSOIDALI IN FORMA TRIGONOMETRICA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

OPERAZIONI TRA GRANDEZZE SINUSOIDALI


DERIVATA RISPETTO AL TEMPO

dv(t ) d (VM sen(ωt + α )) ⎛ π⎞


v' (t ) = = = ω ⋅ VM ⋅ sen⎜ ωt + α + ⎟
dt dt ⎝ 2⎠

Si ottiene una sinusoide che ha modulo pari a ω volte il modulo della sinusoide di partenza, e
fase pari alla fase α della sinusoide di partenza +π/2 (+90°)

INTEGRALE

VM ⎛ π⎞
∫ v(t ) ⋅ dt = ∫ VM sen(ωt + α ) ⋅ dt = ⋅ sen⎜ ωt + α − ⎟
ω ⎝ 2⎠

Si ottiene una sinusoide che ha modulo pari a VM/ω e fase pari alla fase α della sinusoide di
partenza -π/2 (-90°).
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 21/S2
Titolo: NUMERI COMPLESSI FORMA CARTESIANA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

NUMERI COMPLESSI IN FORMA CARTESIANA


Abbiamo visto che le grandezze di interesse, come ad esempio la tensione e la corrente in un
circuito, sono rappresentabili da funzioni sinusoidali; le operazioni tra tali grandezze (come ad
esempio la somma di tutte le correnti entranti in un nodo) sono operazioni che coinvolgono
funzioni sinusoidali. Ad esempio applicando la LKC ad un nodo otteniamo l’equazione

i3 (t ) = i1 (t ) + i2 (t ) = I1M sen(ωt + α1 ) + I 2 M sen(ωt + α 2 )

Da un punto di vista analitico tale calcolo può risultare “abbastanza” complicato in quanto porta
ad eseguire operazioni su funzioni sinusoidali. Il problema si può risolvere se ogni grandezza
sinusoidale viene rappresentata con un numero complesso. In tal caso le operazioni tra
grandezze sinusoidali (come ad esempio la somma o la sottrazione) possono essere eseguite
come operazione sui numeri complessi rappresentativi delle sinusoidi.

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Tel: 031/7942500-7942505 Fax: 031/7942501 - info@uniecampus.it
Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 21/S2
Titolo: NUMERI COMPLESSI FORMA CARTESIANA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

NUMERI COMPLESSI IN FORMA CARTESIANA


NUMERI COMPLESSI IN FORMA CARTESIANA
Se un numero complesso V è rappresentato nel piano complesso tramite la sua parte reale Vx
e la sua parte immaginaria Vy diremo che esso è rappresentato in forma cartesiana.

V& = Vx + jV y dove j = −1

Valgono le seguenti relazioni:

V = Vx2 + V y2 (modulo del vettore )


Vy
α = arctg (fase del vettore )
Vx

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 21/S2
Titolo: NUMERI COMPLESSI FORMA CARTESIANA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

NUMERI COMPLESSI IN FORMA CARTESIANA


Vediamo cosa comporta l’applicazione dell’operatore j ad un numero complesso V .
Svolgiamo alcuni semplici prodotti:

V&1 = j ⋅ V&

V&2 = j ⋅ V&1 = j ⋅ j ⋅ V& = −1 ⋅ V& = −V&

V&3 = j ⋅ V&2 = j ⋅ −V& = − j ⋅ V&

Rappresentando i quattro numeri complessi sul piano complesso notiamo che, moltiplicando
uno qualsiasi di essi per l’operatore j, si ottiene un numero complesso che ha lo stesso modulo,
ma risulta sfasato di π/2 nel senso antiorario (diremo π/2 o 90° in anticipo).
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 21/S2
Titolo: NUMERI COMPLESSI FORMA CARTESIANA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

NUMERI COMPLESSI IN FORMA CARTESIANA


OPERAZIONI CON I NUMERI COMPLESSI IN FORMA CARTESIANA

Siano dati due numeri complessi in forma cartesiana A& = Ax + jAy e B& = Bx + jB y
ed una costante reale positiva K

SOMMA E DIFFERENZA S& = A& ± B& = ( Ax + jAy ) ± ( Bx + jB y ) = ( Ax ± Bx ) + j ( Ay ± B y )

PRODOTTO P& = A& ⋅ B& = ( Ax + jAy ) ⋅ ( Bx + jB y ) = ( Ax ⋅ Bx − Ay ⋅ B y ) + j ( Ax ⋅ B y + Ay ⋅ Bx )

& A& ( Ax + jAy ) ( Ax + jAy ) ( Bx − jB y ) P&


QUOZIENTE Q= = = ⋅ =
B& ( Bx + jB y ) ( Bx + jB y ) ( Bx − jB y ) Bx 2 + B y 2

PRODOTTO PER UNA COSTANTE P&K = K ⋅ A& = K ( Ax + jAy ) = KAx + jKAy

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 21/S2
Titolo: NUMERI COMPLESSI FORMA CARTESIANA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

NUMERI COMPLESSI IN FORMA CARTESIANA


COMPLESSO CONIUGATO

Sia dato un numero complesso A

A& = Ax + jAy

Definiamo complesso coniugato di A, e lo indichiamo con A*, il numero complesso stessa


parte reale di A e parte immaginaria cambiata di segno.
A& * = Ax − jAy

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 21/S3
Titolo: NUMERI COMPLESSI FORMA POLARE ED ESPONENZIALE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

FORMA POLARE ED ESPONENZIALE


NUMERI COMPLESSI IN FORMA POLARE
Possiamo rappresentare un numero complesso V in forma polare considerando il modulo V e la
fase α. Sia dato un numero complesso V in forma cartesiana, quindi siano note la sua parte
reale Vx e la sua parte immaginaria Vy, possiamo calcolare il suo modulo e la sua fase (o
argomento), questi due valori consentono di rappresentare il numero complesso in forma
polare

V& = Vx + jV y

V = VX + VY
2 2

Vy
α = arctg
Vx
V& = V < α Rappresentazione di un numero complesso in forma polare (modulo e fase)

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 21/S3
Titolo: NUMERI COMPLESSI FORMA POLARE ED ESPONENZIALE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

FORMA POLARE ED ESPONENZIALE


OPERAZIONI CON VETTORI IN FORMA POLARE
Siano dati due numeri complessi V1 e V2 espressi in forma polare

V&1 = V1 < α1 e V&2 = V2 < α 2

PRODOTTO: il numero complesso prodotto P ha modulo pari al prodotto dei moduli e fase pari
alla somma delle fasi

P& = V&1 ⋅ V&2 = V1 ⋅ V2 < α1 + α 2

QUOZIENTE: il numero complesso quoziente Q ha modulo pari al rapporto dei moduli e fase
pari alla differenza delle fasi

V& V
Q& = 1 = 1 < α1 − α 2
V&2 V2
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 21/S3
Titolo: NUMERI COMPLESSI FORMA POLARE ED ESPONENZIALE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

FORMA POLARE ED ESPONENZIALE


NUMERI COMPLESSI IN FORMA ESPONENZIALE
Possiamo rappresentare un numero complesso V in forma esponenziale considerando modulo V
e fase α dello stesso. Sia dato un numero complesso V in forma cartesiana, quindi siano note la
sua parte reale Vx e la sua parte immaginaria Vy, possiamo calcolare il suo modulo e la sua fase,
questi due valori consentono di rappresentare il numero complesso in forma esponenziale

V& = Vx + jV y = V cos α + jVsenα = Ve jα

Infatti dalla formula di Eulero si ha cos α + jsenα = e jα

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 21/S3
Titolo: NUMERI COMPLESSI FORMA POLARE ED ESPONENZIALE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

FORMA POLARE ED ESPONENZIALE


OPERAZIONI CON VETTORI IN FORMA ESPONENZIALE
Siano dati due numeri complessi V1 e V2 in forma esponenziale

V&1 = V1e jα1 , V&2 = V2 e jα 2

PRODOTTO: il numero complesso prodotto P ha modulo pari al prodotto dei moduli e fase pari
alla somma delle fasi

P& = V&1 ⋅ V&2 = V1 ⋅ V2e j (α1 +α 2 )

QUOZIENTE: il numero complesso quoziente Q ha modulo pari al rapporto dei moduli e fase
pari alla differenza delle fasi

V& V
Q& = 1 = 1 e j (α 1−α 2)
V&2 V2

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 22
Titolo: RAPPRESENTAZIONE DI GRANDEZZE SINUSOIDALI MEDIANTE FASORI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria
RAPPRESENTAZIONE DI SINUSOIDI CON FASORI
Sia data una grandezza sinusoidale v(t)=VMsen(ωt+α) dove VM, ω e α sono rispettivamente il
valore massimo, la pulsazione e la fase. La grandezza può essere studiata attraverso un vettore
rotante; vediamo come. Con riferimento alla figura di seguito riportata la grandezza v(t)
all’istante t=0 ha valore pari a zero (scelta a fase zero per comodità di rappresentazione),
all’aumentare del tempo il suo valore istantaneo aumenta passando dal valore corrispondente al
punto 1 al valore corrispondente al punto 2 , 3 e 4 e così di seguito per i quattro quadranti.

Osserviamo il vettore rotante


che ha modulo pari a VM che
ruota in senso antiorario nel
piano complesso compiendo
un giro completo per ogni
periodo T della sinusoide; se
consideriamo la proiezione di
tale vettore rotante sull’asse
immaginario otteniamo per
ogni t il valore della v(t).
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 22
Titolo: RAPPRESENTAZIONE DI GRANDEZZE SINUSOIDALI MEDIANTE FASORI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria
RAPPRESENTAZIONE DI SINUSOIDI CON FASORI
A questo punto, possiamo affermare che è possibile rappresentare, e quindi studiare, una
qualsiasi sinusoide attraverso la proiezione su un asse (noi considereremo quello immaginario
Im) di un vettore rotante con velocità angolare ω=2πf e fase all’istante t=0 pari ad α.

v(t ) = VM sen(ωt + α ) = Im(VM e j (ωt +α ) )

Ad esempio se VM=√2*110, ω=2*3,14*60 e α=60°=π/3 rad si ha


π
π j ( 2 ⋅π ⋅ 60 + )
v(t ) = 2 ⋅ 110 ⋅ sen(2 ⋅ π ⋅ 60 + ) = Im( 2 ⋅ 110e 3 )
3

Definiamo fasore di una grandezza sinusoidale v(t) la quantità V& = VM e jα

Se conosciamo il fasore di una grandezza sinusoidale, conosciamo il suo modulo VM e la sua


fase α all’istante t=0, cioè tutte le informazioni necessarie a definirla completamente.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 22
Titolo: RAPPRESENTAZIONE DI GRANDEZZE SINUSOIDALI MEDIANTE FASORI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria
RAPPRESENTAZIONE DI SINUSOIDI CON FASORI

Se consideriamo anche la pulsazione ω, possiamo rappresentare la grandezza sinusoidale v(t)


attraverso il suo fasore V come segue

v(t ) = VM sen(ωt + α ) = Im(V& ⋅ e jωt ) = Im(VM e jα ⋅ e jωt )

A questo punto, vista la corrispondenza biunivoca tra grandezze sinusoidali e fasori, le correnti
e le tensioni di un circuito in regime sinusoidale possono essere rappresentate attraverso fasori.
Lo studio dei circuiti richiederà, in questo caso, la risoluzione di equazioni algebriche lineari e
non di equazioni algebriche e differenziali lineari.
Una volta determinati i fasori rappresentativi delle grandezze sinusoidali sarà sempre possibile
risalire alle corrispondenti funzioni sinusoidali nel dominio del tempo.
In questo consiste il metodo dei fasori comunemente detto metodo simbolico.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 22/S1
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI
ESERCIZIO RISOLTO 1.Dati i seguenti numeri complessi A& = 2 + j 3, B& = 3 − j 3, C& = 1 − j 4
e la costante K=3
Calcolare: modulo e fase di A& , A& + B& , C& − B& , A& ⋅ B& , C& ÷ A& , K ⋅ A&

A = A2 x + A2 y = 2 2 + 32 = 13
3
ϕ = arctg = (56,30)°
2
A& + B& = (2 + j 3) + (3 − j 3) = 5
C& − B& = (1 − j 4) − (3 − j 3) = −2 − j
A& ⋅ B& = (2 + j 3) ⋅ (3 − j3) = [(2 ⋅ 3) − ( −3 ⋅ 3)] + j[(−3 ⋅ 2) + (3 ⋅ 3)] = (6 + 9) + j (−6 + 9) = 15 + j 3
C& (1 − j 4) (1 − j 4) (2 − j 3) 2 − j 3 − j8 − 12 − 10 − j11
= = ⋅ = = = −0,77 − j 0,85
A& (2 + j 3) (2 + j 3) (2 − j 3) 4+9 13
K ⋅ A& = 3 ⋅ (2 + j 3) = 6 + j 9

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 22/S1
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI
ESERCIZIO RISOLTO 2. Dati i due numeri complessi A e B rappresentati in figura calcolare
l’angolo di fase compreso tra di essi.

Dal grafico si ottiene

A& = 5 + j 3, B& = 4 + j 2

AY 3
α A = arctg = arctg = 30,96°
AX 5
VY 2
α B = arctg = arctg = 26,56°
VX 4
α A − B = 30,96° − 26,56° = 4,4°

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 22/S2
y1( t ) Titolo: ESERCIZI RISOLTI 2
in forma cartesiana: Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO
Date le grandezze sinusoidali y1 (t ) = 5sen(ωt + 30°) e Y&2 = 2 + j 4

riportarle in forma trigonometrica ed in forma cartesiana ed eseguirne la somma sia in forma


trigonometrica che in forma cartesiana.

Trasformiamo innanzitutto y1(t) in forma cartesiana ed y2(t) in forma trigonometrica

Y&1 = (5 ⋅ cos 30°) + j (5 ⋅ sen30°) = 4,33 + j 2,5


Y2 = 2 2 + 4 2 = 20 = 4,47
4
α 2 = arctg = arctg 2 = 63°
2
y2 (t ) = 4,47 ⋅ sen(ωt + 63°)

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 22/S2
y1( t ) Titolo: ESERCIZI RISOLTI 2
in forma cartesiana: Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO
Eseguiamo la somma in forma cartesiana S& = (2 + j 4) + (4,33 + j 2,5) = 6,33 + j 6,5

Eseguiamo la somma in forma trigonometrica

S (t ) = y1 (t ) + y2 (t ) = y M ⋅ sen(ωt + γ ) = [5 ⋅ sen(ωt + 30°)] + [4,47 ⋅ sen(ωt + 63°] = 9,05 ⋅ sen(ωt + 45,5°)


dove
yM = y1M + y2 M ± 2 y1M ⋅ y2 M ⋅ cos(α1 − α 2 ) =
2 2

= 52 + 4,47 2 + 2 ⋅ 5 ⋅ 4,47 ⋅ cos(30° − 63°) = 9,05

con fase
y ⋅ senα1 ± y2 M ⋅ senα 2 5 ⋅ sen30° + 4,47 ⋅ sen63° 6,48
tgγ = 1M = = = 1,02
y1M ⋅ cos α1 ± y2 M ⋅ cos α 2 5 ⋅ cos 30° + 4,47 ⋅ cos 63° 6,36
γ = arctg1,02 = 45,5°

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 22/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 3
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI
ESERCIZIO RISOLTO 1. Data una costante K=3 ed i vettori

A& = 1 + j , B& = 2 − j 2, C& = 3 + j 3

Calcolare e rappresentare sul piano complesso

S& = A& + B& , D& = B& − C& , P& = A& ⋅ C& , Q& = A& ÷ B& , N& = K ⋅ S&
S& = A& + B& = (1 + j ) + (2 − j 2) = 3 − j
D& = B& − C& = (2 − j 2) − (3 + j 3) = −1 − j 5
P& = A& ⋅ C& = (1 + j ) ⋅ (3 + j3) = [(1 ⋅ 3) − (1 ⋅ 3)] + j[(1 ⋅ 3) + (1 ⋅ 3)] = (3 − 3) + j (3 + 3) = j 6
& A& (1 + j ) (1 + j ) (2 + j 2) 2 + j 2 + j 2 − 2 j 4
Q= = = ⋅ = = = j 0,5
B& (2 − j 2) (2 − j 2) (2 + j 2) 4+4 8
N& = K ⋅ S& = 3 ⋅ (3 − j ) = 9 − j 3

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 22/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 3
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI
Riportando sul piano complesso i
risultati ottenuti si ottiene il
seguente diagramma vettoriale

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 23
Titolo: CIRCUITI PURAMENTE RESISTIVI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CIRCUITO PURAMENTE RESISTIVO


Consideriamo un circuito costituito da un generatore di tensione sinusoidale collegato ad un
resistore lineare e tempo invariante. Supponiamo che il circuito si trovi a regime e che la
corrente abbia la seguente espressione

i(t ) = I M sen(ωt + α i ) = Im(I& ⋅ e jωt ) A

la tensione ai capi della resistenza sarà sinusoidale e per la legge di Ohm varrà vR(t)=R*i(t)

vR (t ) = R ⋅ I M sen(ωt + α i ) = VM sen(ωt + α v ) = R ⋅ Im(I&e jωt ) = Im(V&R e jωt ) dove

V&R = VM e jα v , I& = I M e jα i , V&R = R ⋅ I&, VM = R ⋅ I M , α v = α i = α

Dalle precedenti equazioni si evince che:


• il modulo VM del fasore della vR(t) è pari al modulo IM del fasore della i(t) moltiplicato R;
• i due fasori hanno la stessa fase (diremo che tensione e corrente sono in fase).
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 23
Titolo: CIRCUITI PURAMENTE RESISTIVI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CIRCUITO PURAMENTE RESISTIVO


Possiamo sintetizzare il comportamento del circuito puramente ohmico come segue. (abbiamo
supposto R=2 Ω).

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Lezione n°: 23/S1
Titolo: CIRCUITI PURAMENTE INDUTTIVI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CIRCUITO PURAMENTE INDUTTIVO


Consideriamo un circuito costituito da un generatore di tensione sinusoidale collegato ad un
induttore lineare e tempo invariante. Supponiamo che il circuito si trovi a regime e che la
corrente abbia la seguente espressione

i (t ) = I M sen(ωt + α i ) = Im(I& ⋅ e jωt )

la tensione ai capi dell’induttore sarà sinusoidale e varrà vL(t)=L*di(t)/dt


vL (t ) = VM sen(ωt + α v ) = ωL ⋅ I M cos(ωt + α i ) = Im(V&L e jωt ) = jωL Im(I&e jωt ) dove

π
V&L = VM e jα v = jωL ⋅ I& = jX L I& , I& = I M e jα i , VM = ωL ⋅ I M , α v = α i +
2

Dalle precedenti equazioni si evince che:


• il modulo VM del fasore relativo alla tensione vL(t) è pari al modulo IM del fasore della corrente
i(t) moltiplicato ωL, definiamo XL=ωL come reattanza induttiva [Ω];
• i due fasori sono sfasati tra di loro di π/2 (90°) con la tensione in anticipo.
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 23/S1
Titolo: CIRCUITI PURAMENTE INDUTTIVI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CIRCUITO PURAMENTE INDUTTIVO


Possiamo sintetizzare il comportamento del circuito puramente induttivo come segue (abbiamo
ipotizzato XL=2 Ω) .

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 23/S1
Titolo: CIRCUITI PURAMENTE INDUTTIVI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CIRCUITO PURAMENTE INDUTTIVO


Analizziamo il comportamento della reattanza induttiva e quindi, di conseguenza, dell’intero
circuito, al variare della frequenza

X L = 2π ⋅ f ⋅ L = k ⋅ f Ω

All’aumentare della frequenza, la reattanza induttiva aumenta, quindi l’induttore tende a


diventare un circuito aperto. Al contrario, al diminuire della frequenza, la reattanza induttiva
diminuisce, quindi l’induttore tende a diventare un corto circuito. In corrente continua essendo
f=0, esaurito il transitorio, l’induttore si comporta come un corto circuito.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 23/S2
Titolo: CIRCUITI PURAMENTE CAPACITIVI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CIRCUITO PURAMENTE CAPACITIVO


Consideriamo un circuito costituito da un generatore di tensione sinusoidale collegato ad un
condensatore lineare e tempo invariante. Supponiamo che la corrente abbia il seguente andamento

i (t ) = I M sen(ωt + α i ) = Im(I& ⋅ e jωt ) Essa è legata alla tensione ai capi del condensatore vC(t)
tramite la seguente espressione i(t)=C*dvC(t)/dt

1 1
VC (t ) = VM sen(ωt + α v ) = Im(V&C e jωt ) = ∫ i (t )dt = − I cos(ωt + α i ) =
C ωC M
1 π 1
= I M sen(ωt + α i − ) = I M sen(ωt + α v ) dove
ωC 2 ωC

1 & 1 π
V&C = VM e jα v = − j I = − jX c ⋅ I& , VM = I M , αv = αi −
ωC ωC 2
Dalle equazioni precedenti si evince che:
• il modulo VM del fasore relativo alla vC(t) è pari al modulo IM del fasore della i(t) moltiplicato 1/ωC,
definiamo Xc=1/ωC come reattanza capacitiva [Ω];
• i due fasori sono sfasati tra di loro di π/2 (90°) con la tensione in ritardo.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 23/S2
Titolo: CIRCUITI PURAMENTE CAPACITIVI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CIRCUITO PURAMENTE CAPACITIVO


Possiamo sintetizzare il comportamento del circuito puramente capacitivo come segue. Abbiamo
ipotizzato che Xc=2 Ω.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 23/S2
Titolo: CIRCUITI PURAMENTE CAPACITIVI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CIRCUITO PURAMENTE CAPACITIVO


Analizziamo il comportamento del circuito al variare della frequenza

X C = 1 /[(2 ⋅ π ⋅ f ) ⋅ C ] = k / f Ω

All’aumentare della frequenza, la reattanza capacitiva diminuisce, quindi la capacità tende a


diventare un corto circuito. Al contrario, al diminuire della frequenza, la reattanza capacitiva
aumenta, il condensatore tende a diventare un circuito aperto.
In corrente continua essendo f=0, esaurito il transitorio, il condensatore si comporta come un
circuito aperto.

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Lezione n°: 23/S2
Titolo: CIRCUITI PURAMENTE CAPACITIVI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

TABELLA RIASSUNTIVA CIRCUITI R-L-C


Riportiamo di seguito una tabella riepilogativa riguardante i circuiti R-L-C in corrente alternata.

Simbolo Impedenza Legame Grandezze nel tempo Legame vettori Diagramma


[Ω] moduli vettoriale

Ri V = R⋅I v(t ) = VM sen(ωt + α ) V& = R ⋅ I&


i(t ) = I M sen(ωt + α )

XL = ω ⋅ L V = XL ⋅ I π V& = jX L ⋅ I&
v(t ) = X L ⋅ I M sen(ωt + α + )
2
i(t ) = I M sen(ωt + α )

1 V = XC ⋅ I π V& = − jX C ⋅ I&
XC = v(t ) = X C ⋅ I M sen(ωt + α − )
ω ⋅C 2
i(t ) = I M sen(ωt + α )

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 23/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI SU CIRCUITI R-L-C
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI
ESERCIZIO RISOLTO 1. Per il circuito in figura

R = 10 Ω
Dati
e(t ) = 2 ⋅ 220 sen(ωt )

i(t) = ?
E=?
Calcolare
I=?
Tracciare il diagramma
vettoriale

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 23/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI SU CIRCUITI R-L-C
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI
Innanzitutto calcoliamo la corrente i(t)

e(t ) 2 ⋅ 220
i (t ) = = ⋅ sen(ωt ) = 2 ⋅ 22 ⋅ sen(ωt ) A
R 10
E = EM / 2 = 220 V (valore efficace della tensione)
I = I M / 2 = 22 A (valore efficace della corrente)

I vettori rappresentativi saranno quindi uguali a:

E& = EM cos α + jEM senα = 2 ⋅ 220 cos 0 + j 2 ⋅ 220 sen0 = 2 ⋅ 220 + j 0


I& = I M cos α + jI M senα = 2 ⋅ 22 cos 0 + j 2 ⋅ 22 sen0 = 2 ⋅ 22 + j 0

Possiamo rappresentare i fasori delle grandezze, come mostrato nel diagramma che segue

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Lezione n°: 23/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI SU CIRCUITI R-L-C
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 23/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI SU CIRCUITI R-L-C
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI
ESERCIZIO RISOLTO 2. Per il circuito in figura

E& = 2 ⋅ 220 + j 0
Dati f = 50 Hz
L = 30 mH

i(t) = ?
αE = ?
Calcolare
I=?
Tracciare il diagramma
vettoriale
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 23/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI SU CIRCUITI R-L-C
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI
La prima cosa da calcolare è la fase della tensione, e la sua espressione in forma
trigonometrica:
Ey 0
α E = arctg = arctg =0
Ex 2 ⋅ 220

EM = E x + E y =
2 2
( )2
2 ⋅ 220 + 0 2 = 2 ⋅ 220 V
e(t ) = VM sen(ωt + α E ) = 2 ⋅ 220sen(ωt )

Calcoliamo ora la corrente i(t):


e(t ) 2 ⋅ 220 2 ⋅ 220 π
i (t ) = = sen (ω t ) = sen (ω t ) = 2 ⋅ 23,35 sen (ω t − )
jω ⋅ L j 2π ⋅ 50 ⋅ 30 ⋅ 10 − 3 j 9,42 2

Pertanto, il vettore rappresentativo della corrente i(t) sarà uguale a:


π π
I& = I M cos α I + jI M senα I = 2 ⋅ 23,35 cos (− ) + j 2 ⋅ 23,35sen(− ) = 0 − j 2 ⋅ 23,35 A
2 2

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 23/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI SU CIRCUITI R-L-C
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI
Possiamo rappresentare i fasori delle grandezze (valori efficaci):

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 23/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI SU CIRCUITI R-L-C
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI
ESERCIZIO RISOLTO 3. Per il circuito in figura

E& = 2 ⋅ 220 + j 2 ⋅ 10 V
Dati f = 5.000 Hz
C = 1·10-6 F

I=?
Calcolare I=?
E=?
Tracciare il diagramma
vettoriale
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 23/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI SU CIRCUITI R-L-C
I:
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI

Calcoliamo innanzitutto la corrente

E& E& 2 ⋅ 200 + j 2 ⋅ 10 2 ⋅ 200 + j 2 ⋅ 10 j 31,83


I& = = = = ⋅ = − 2 ⋅ 0,31 + j 2 ⋅ 6,28
− jX C − j 1
−j
1 − j 31,83 j 31,83
2π ⋅ f ⋅ C 2π ⋅ 5000 ⋅ 10 − 6

I M = I X + I Y = ( 2 ⋅ 0,31) 2 + ( 2 ⋅ 6,28) 2 = 2 ⋅ 6,287


2 2
Possiamo calcolarne il valore A
massimo

Possiamo calcolare il valore massimo della tensione

EM = V X + VY = ( 2 ⋅ 200) 2 + ( 2 ⋅ 10) 2 = 2 ⋅ 200,25 V


2 2

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 23/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI SU CIRCUITI R-L-C
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI
Possiamo tracciare il diagramma vettoriale (valori efficaci):

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 24
Titolo: CIRCUITO RL SERIE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CIRCUITO RL SERIE
Consideriamo il circuito in figura, se scriviamo la LKT alla maglia otteniamo
e(t ) = vR (t ) + vL (t ) che in ter min i vettoriali diventa
E& = V&R + V&L = R ⋅ I& + jX L ⋅ I& = ( R + jX L ) ⋅ I& = Z& ⋅ I&

Z& = R + jX L

Z è l’impedenza del circuito e si misura in Ω

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 24
Titolo: CIRCUITO RL SERIE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CIRCUITO RL SERIE
E& E X
Valgono le seguenti relazioni I& = • , I = , Z = R 2 + X L , γ = arctg L
2

Z Z R
Z è il modulo dell’impedenza, γ è l’angolo caratteristico dell’impedenza, ovvero l’angolo tra le due
sinusoidi corrente i(t) e tensione e(t) ovvero ancora l’angolo compreso tra i relativi fasori.
La corrente è in ritardo sulla tensione dell’angolo caratteristico γ. I vettori stanno tra di loro come
riportato nel seguente diagramma vettoriale.

Se dividiamo i lati del


diagramma vettoriale per I
otteniamo il triangolo
dell’impedenza.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 24/S1
Titolo: CIRCUITO RC SERIE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CIRCUITO RC SERIE
Consideriamo il circuito riportato in figura, se scriviamo la LKT alla maglia otteniamo

e(t ) = vR (t ) + vC (t ) che in ter min i vettoriali diventa


E& = V&R + V&C = R ⋅ I& − jX c ⋅ I& = ( R − jX C ) ⋅ I& = Z& ⋅ I&

Z& = R − jX C

Z è l’impedenza del circuito e si misura in Ω

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 24/S1
Titolo: CIRCUITO RC SERIE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CIRCUITO RC SERIE
&
Valgono le seguenti relazioni &I = E , I = E , Z = R 2 + X C 2 , γ = −arctg X C

Z Z R
Z è il modulo dell’impedenza, γ è l’angolo caratteristico dell’impedenza, ovvero l’angolo tra le due
sinusoidi corrente i(t) e tensione e(t) ovvero ancora l’angolo compreso tra i rispettivi fasori. La
corrente è in anticipo sulla tensione dell’angolo caratteristico γ. I vettori stanno tra di loro come
riportato nel seguente diagramma vettoriale.

Se dividiamo i lati
del diagramma
vettoriale per I
otteniamo il
triangolo
dell’impedenza.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 24/S2
Titolo: CIRCUITO RL PARALLELO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CIRCUITO RL PARALLELO
Consideriamo il circuito in figura, se scriviamo la LKC al nodo A otteniamo

i (t ) = iR (t ) + iL (t )
che in ter min i vettoriali diventa
& & E&
&I = I&R + I&L = E + E = ( 1 + 1 ) ⋅ E& =
R jX L R jX L Z&

& E& E& 1 1


Z= = = =
I& E& ( 1 + 1 ) ( 1 + 1 ) Y&
R jX L R jX L
1 1
Y& = + = G − jBL
R jX L

Y è l’ammettenza, G=1/R è la conduttanza, BL=1/XL è la suscettanza induttiva.


Y, G e BL si misurano in Siemens [S].
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 24/S2
Titolo: CIRCUITO RL PARALLELO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CIRCUITO RL PARALLELO
BL
Valgono le seguenti relazioni I& = Y& ⋅ E& , I =Y ⋅E , Y = G 2 + BL , γ = arctg
2

Y è il modulo dell’ammettenza, γ è l’angolo caratteristico dell’ammettenza ovvero l’angolo tra la


corrente e la tensione ovvero ancora l’angolo compreso tra i fasori della corrente e della
tensione. La corrente I è in ritardo sulla tensione E dell’angolo caratteristico γ. I vettori tensione
e corrente stanno tra loro come riportato nel seguente diagramma vettoriale.

Se dividiamo i lati
del diagramma
vettoriale per E
otteniamo il
triangolo
dell’ammettenza

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 24/S3
Titolo: CIRCUITO RC PARALLELO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CIRCUITO RC PARALLELO
Consideriamo il circuito in figura, se scriviamo la LKC al nodo A otteniamo

i (t ) = iR (t ) + iC (t )
che in ter min i vettoriali diventa
& & E&
&I = I&R + I&C = E + E = E& ⋅ ( 1 + j 1 ) =
R − jX C R XC Z&

& E& E& 1 1


Z= = = =
I& E& ⋅ ( 1 + j 1 ) ( 1 + j 1 ) Y&
R XC R XC
1 1
Y& = + j = G + jBC
R XC

Y è l’ammettenza, G=1/R è la conduttanza, BC=1/XC è la suscettanza capacitiva.


Y, G e BC si misurano in Siemens [S].
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 24/S3
Titolo: CIRCUITO RC PARALLELO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CIRCUITO RC PARALLELO
BC
Valgono le seguenti relazioni I& = Y& ⋅ E& , I = Y ⋅ E , Y = G 2 + BC , γ = arctg
2

Y è il modulo dell’ammettenza, γ è l’angolo caratteristico dell’ammettenza ovvero l’angolo tra la


corrente e la tensione ovvero ancora l’angolo compreso tra i fasori della corrente e della tensione .
La corrente è in anticipo sulla tensione dell’angolo caratteristico γ.
Se riportiamo su un diagramma le correnti e le tensioni otterremo il seguente diagramma vettoriale.

Se dividiamo i lati del


diagramma vettoriale
per E otteniamo il
triangolo
dell’ammettenza

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Tel: 031/7942500-7942505 Fax: 031/7942501 - info@uniecampus.it
Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 25
Titolo: CIRCUITI RLC SERIE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CIRCUITO RLC SERIE


Consideriamo il circuito in figura, se scriviamo la LKT alla maglia otteniamo

e(t ) = vR (t ) + vL (t ) + vC (t ) che in ter min i vettoriali diventa

E& = V&R + V&L + V&C = R ⋅ I& + jX L ⋅ I& − jX C ⋅ I& =


= ( R + jX L − jX C ) ⋅ I& = Z& ⋅ I&

Z& = R + j ( X L − X C )

Z è l’impedenza del circuito e si misura in Ω

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 25
Titolo: CIRCUITI RLC SERIE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CIRCUITO RLC SERIE


&
Valgono le seguenti relazioni &I = E , I = E , Z = R 2 + ( X L − X C ) 2

Z Z
γ è l’angolo caratteristico dell’impedenza ovvero l’angolo tra la
X L − XC
γ = arctg corrente e la tensione ovvero ancora l’angolo compreso tra i
R rispettivi fasori. La corrente è in ritardo/anticipo sulla tensione
dell’angolo caratteristico γ. Il diagramma vettoriale che segue
illustra le posizioni reciproche tra i vettori.

Se dividiamo i lati del


diagramma vettoriale per
I otteniamo il triangolo
dell’impedenza

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 25
Titolo: CIRCUITI RLC SERIE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

COLLEGAMENTO IN SERIE DI IMPEDENZE


Consideriamo il collegamento in serie tra n impedenze riportato in figura.
Valgono le seguenti relazioni:

I&1 = I&2 = L = I&n = I&

V& = V&1 + V&2 + L + V&n

V& = Z&1 ⋅ I& + Z& 2 ⋅ I& + L + Z& n ⋅ I& = Z& s ⋅ I&

n
Z& s = ∑ Z& i
i =1

ZS è l’impedenze equivalente ai morsetti AB detta anche impedenza serie.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 25/S1
Titolo: CIRCUITI RLC PARALLELO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CIRCUITO RLC IN PARALLELO


Consideriamo il circuito in figura, se scriviamo la LKC al nodo otteniamo

i (t ) = iR (t ) + iL (t ) + iC (t ) che in ter min i vettoriali diventa


& & & E&
&I = I&R + I&L + I&C = E + E + E = ( 1 + 1 + 1 ) ⋅ E& =
R jX L − jX C R jX L − jX C Z&

& E& E& 1 1


Z= = = =
I& E& ⋅ ( 1 + 1 + 1 ) ( 1 + 1 + 1 ) Y&
R jX L − jX C R jX L − jX C
1 1 1
Y& = + + = G − jBL + jBC = G + j ( BC − BL ) = G + jB
R jX L − jX C

Y è l’ammettenza, G=1/R è la conduttanza, BL=1/XL è la suscettanza induttiva, BC=1/XC è la


suscettanza capacitiva.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 25/S1
Titolo: CIRCUITI RLC PARALLELO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CIRCUITO RLC IN PARALLELO


Valgono le seguenti relazioni I& = Y& ⋅ E& , I = Y ⋅ E , Y = G2 + B2

γ è l’angolo caratteristico dell’ammettenza ovvero l’angolo tra la


B corrente e la tensione ovvero ancora l’angolo compreso tra i fasori
γ = arctg
G della corrente e della tensione. La corrente è in ritardo/anticipo sulla
tensione dell’angolo caratteristico γ. Il diagramma vettoriale che
segue illustra le posizioni reciproche tra i vettori.

Se dividiamo i lati
del diagramma
vettoriale per E
otteniamo il
triangolo
dell’ammettenza

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 25/S1
Titolo: CIRCUITI RLC PARALLELO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

COLLEGAMENTO IN PARALLELO DI IMPEDENZE


Consideriamo il collegamento in parallelo tra n impedenze riportato in figura.
Valgono le seguenti relazioni:

V&1 = V&2 = L = V&n = V&

I& = I&1 + I&2 + L + I&n

I& = Y&1 ⋅ V& + Y&2 ⋅ V& + L + Y&n ⋅ V& = Y&P ⋅ V&

n
Y&P = ∑ Y&i
i =1

Y è l’ammettenza equivalente vista dai morsetti AB

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 25/S1
Titolo: CIRCUITI RLC PARALLELO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

TEOREMA DI STEINMETZ E KENNELLY


Questo teorema consente di applicare all’analisi dei circuiti in regime sinusoidale tutti i metodi di
analisi visti per i circuiti in corrente continua. Basta utilizzare, al posto delle espressioni algebriche
viste per la corrente continua, espressioni simboliche cioè espressioni contenenti le grandezze
vettoriali.
Si possono utilizzare i metodi di risoluzione basati su:
• LKC e LKT;
• principio di sovrapposizione degli effetti;
• metodo del potenziale ai nodi;
• metodo delle correnti cicliche alle maglie;
• teoremi di Thevenin e Norton;
• teorema di Millmann;
• collegamenti serie e parallelo, partitori di tensione e corrente;
• trasformazioni stella-triangolo e triangolo-stella.
Nota operativa
Per eseguire i calcoli con il metodo simbolico si consiglia di utilizzare calcolatrici
scientifiche dotate di funzioni operanti sui numeri complessi.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 25/S2
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI 1
ESERCIZIO RISOLTO 1
Dato il circuito in figura calcolare il fasore della i(t), il suo modulo I e rappresentare i vettori su
un diagramma vettoriale (possibilmente su carta millimetrata o al PC).

E& = 220 + j 50
Dati R = 10 Ω
X L = 30 Ω

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 25/S2
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI 1


calcoliamo l’impedenza equivalente vista dai morsetti Z = R + jX L = 10 + j 30
del generatore

E& 220 + j 50 10 − j 30
calcoliamo il vettore della corrente che circola nel I& = • = ⋅ = 3,7 − j 6,1
circuito: Z 10 + j 30 10 − j 30

calcoliamo il modulo della corrente: I M = I X + I Y = 3,7 2 + 6,12 = 7,13 A


2 2

XL 30
calcoliamo lo sfasamento tra tensione e corrente γ = arctg = arctg = 71,56°
R 10
(ritardo)

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 25/S2
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI 1

Per poter rappresentare il diagramma vettoriale


dobbiamo calcolare le tensioni sui singoli
componenti

V&R = R ⋅ I& = 10 ⋅ (3,7 − J 6,1) = 37 − j 61


V&L = jX L ⋅ I& = j 30 ⋅ (3,7 − j 6,1) = 183 + j111

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 25/S2
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI 1
ESERCIZIO RISOLTO 2.
Dato il circuito in figura calcolare la corrente i(t).

e(t ) = 2 ⋅ 220 ⋅ sen(314t + 30°)


R1 = 10 Ω
Dati R2 = 20 Ω
XL = 5 Ω
XC = 2 Ω

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 25/S2
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI 1
Calcoliamo il fasore della tensione e(t) E& = 2 ⋅ 220 ⋅ e j 30

Calcoliamo l’impedenze equivalente ZT vista dai morsetti del generatore, valutando prima
l’impedenza Z1 equivalente al parallelo tra R2 e Xc e successivamente la serie tra Z1 ed R1 in serie
con XL

R ⋅ (− jX C ) − j 40 °
Z&1 = 2 = = 0,19 − j1,98; Z&T = 10 + j 5 + 0,19 − j1,98 = 10,19 + j 3,02 = 10,62e j16
R2 + (− jX C ) 20 − j 2

E& 2 ⋅ 220e j 30
j14 °
Calcoliamo il fasore della i(t) I& = = = 29,3e
Z& 10,62e j16

Calcoliamo la i(t) i (t ) = Im(I& ⋅ e jωt ) = 29,3sen(ωt + 14°)

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 25/S2
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI 1
ESERCIZIO RISOLTO 3.
Dato il circuito in figura calcolare la vR(t) utilizzando il metodo delle correnti cicliche alle maglie

sono noti
e(t ) = EM sen(ωt + φ E )
R1 , R2 , X L , X C
Calcoliamo il fasore della i(t)

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 25/S2
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI 1
Facendo riferimento alle correnti fittizie delle maglie I1, I2 ed I3 come riportato nel circuito,
applichiamo la LKT alle maglie 1, 2 e 3

⎧ E& − R1 ⋅ I&1 + R1 ⋅ ( I& 2− I&1 ) + jX L ( I&3 − I&1 ) = 0 per la maglia 1



⎨− (− jX C I&2 ) + R1 ( I&3 − I&2 ) + R1 ( I&1 − I&2 ) = 0 per la maglia 2
⎪ jX ( I& − I& ) + R ( I& − I& ) − R I& = 0 per la maglia 3
⎩ L 1 3 1 2 3 2 3

ordinando rispetto alle incognite I&1 , I&2 ed I&3 otteniamo

⎧(−2 R1 − jX L ) I&1 + R1 I&2 + jX L I&3 = − E



⎨ R1 I&1 + ( jX C − 2 R1 ) I&2 + R1 I&3 = 0
⎪ jX L I&1 + R1 I&2 + (− jX L − R1 − R2 ) I&3 = 0

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 25/S2
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI 1
Risolvendo il sistema utilizzando ad esempio il metodo di Cramer, si ottengono i tre fasori delle tre
correnti fittizie I1, I2 ed I3. Chiaramente in ogni lato del circuito la corrente reale che circolerà, sarà
ottenibile come somma algebrica delle correnti di cui sopra (ad esempio la corrente I che attraversa
la reattanza induttiva XL è pari ad I=I1-I3).
Supponiamo di aver ottenuto

I&3 = (a + jb)
avremo che
V&R = R2 ⋅ I&3 = R2 ⋅ a + jR2 ⋅ b = c + jd
d
VR = c 2 + d 2 , φVR = arctg
c
vR (t ) = VR sen(ωt + φVR )

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 25/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI 2
ESERCIZIO RISOLTO 1.
Dato il circuito in figura calcolare i circuiti equivalenti di Thevenin e Norton ai morsetti AB

i (t ) = 10 ⋅ sen(ωt + 45°)
Dati R=2Ω
X L = 10 Ω
XC = 5 Ω

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 25/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI 2
Thevenin ai morsetti AB

Calcoliamo la ZTh annullando il generatore


di corrente

Z&Th = ( R + jX L ) //(− jX C ) = 1,72 − j 9,31

Calcoliamo il vettore corrente del generatore

I& = 7,07 + j 7,07

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 25/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI 2
Calcoliamo VTh

V&Th = Z&Tot ⋅ I& = 78 − j 53,66

VTh

Circuito equivalente di Thevenin

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 25/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI 2
Circuito equivalente di Norton ai morsetti AB

Calcolo di ZN
Anche in questo caso annulliamo il generatore
di corrente, notiamo che ZN=ZTh

Z& N = ( R + jX L ) //( − jX C ) = 1,72 − j 9,31

1
Y&N = = 0,019 + j 0,103
Z&Th

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 25/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI 2
Calcoliamo IN Circuito equivalente di Norton

I&N = I& = 7,07 + j 7,07

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 25/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI 2
ESERCIZIO RISOLTO 2
Dato il circuito in figura calcolare la VR utilizzando il metodo del potenziale ai nodi

sono noti
e(t ) = EM sen(ωt + φ E )
Calcoliamo il fasore della i(t) R1 , R2 , X L , X C

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 25/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI 2
Scegliamo il nodo A come riferimento, utilizziamo come incognite le tensioni ai nodi V1, V2 e
V3 come riportato nel circuito. Applicando la LKC ai nodi 1, 2 e 3 otteniamo il seguente
sistema

⎧ & 1
⎪ − I + (1 / R ) ⋅ V& + ⋅ (V&1 − V&3 ) + (1 / R1 ) ⋅ (V&1 − V&2 ) = 0 nodo 1
− jX C
1 1

⎪ 1 & 1 1
⎨ V2 − (V&1 − V&2 ) + (V&2 − V&3 ) = 0 nodo 2
⎪ jX l R1 R1
⎪1 1 1
⎪ V&3 − (V&2 − V&3 ) − (V&1 − V&3 ) = 0 nodo 3
⎩ R2 R1 − jX C

Ordinando rispetto a V1, V2 e V3 e risolvendo il sistema, utilizzando ad esempio il metodo di


Cramer, si ottengono i tre fasori delle tre tensioni V1, V2 e V3. Chiaramente, in ogni lato del
circuito la tensione reale sarà determinabile come somma algebrica tra le tensioni di cui sopra.
In questo caso VR=V3
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 26
Titolo: POTENZE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

POTENZE 1
CIRCUITO PURAMENTE OHMICO
Consideriamo un circuito in regime sinusoidale costituito da un generatore e da una
resistenza R. Se è nota la corrente che attraversa la resistenza i(t)=IMcos(ωt+Φi)
possiamo calcolare la potenza istantanea come p(t) = v(t)*i(t) = R*IMcos(ωt+Φi)*IMcos(ωt+Φi)
= R*I2Mcos2 (ωt+Φi)=R*i2 (t), si noti che essa è una funzione periodica.
Possiamo definire la potenza media o potenza attiva come

1T 1T 2 RT 2 RT 2
P = ∫ p(t )dt = ∫ Ri (t )dt = ∫ i (t )dt = ∫ I M cos 2 (ωt + φi )dt =
T0 T0 T0 T0
R 2 T1 1 R 2 T I 2M
= I M ∫ + cos(2ωt + 2φi )dt = I M + 0 = R = RI 2 eff = RI 2 [Watt ]
T 02 2 T 2 2

Il termine pari a zero deriva dal fatto che l’integrale definito di una funzione sinusoidale in un
intervallo pari al periodo (o ad un numero multiplo di periodi) è pari a zero.
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 26
Titolo: POTENZE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

POTENZE 1
Possiamo giungere allo stesso risultato considerando un altro punto di vista. Come abbiamo
visto in precedenza in un circuito puramente ohmico la tensione e la corrente sono in fase,
essendo la potenza istantanea p(t)=v(t)*i(t) se consideriamo il diagramma di seguito riportato
avremo che la potenza istantanea (tratteggiata) è sempre positiva tranne negli istanti in cui i(t)
e v(t) valgono zero. La potenza attiva P risulta anch’essa positiva, essendo definita come
l’integrale sul periodo T della potenza istantanea.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 26
Titolo: POTENZE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

POTENZE 1
CIRCUITO PURAMENTE INDUTTIVO
Consideriamo un circuito in regime sinusoidale costituito da un generatore e da una induttanza
L. Se è nota la corrente che attraversa l’induttanza i(t)=IMcos(ωt+Φi) possiamo calcolare la
potenza istantanea come p(t)=v(t)*i(t), come abbiamo visto v(t)=Ldi(t)/dt=-
LωIMsen(ωt+Φi)=LωIMcos(ωt+Φi+90°), sostituendo si ha:

p(t)=ωLI2Mcos(ωt+Φi)cos(ωt+Φi+90°)=XLI2M1/2[cos(-90)+cos[2(ωt+Φi)+90°]] (*) =
XLI2M1/2cos[2(ωt+Φi)+90°]

Si noti che, a meno di una costante, la p(t) ha andamento sinusoidale con pulsazione doppia
rispetto a i(t) e v(t)

(*) formula di Werner cos(α)*cos(β)=1/2[cos(α+β)+cos(α-β)]


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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 26
Titolo: POTENZE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

POTENZE 1
Essendo la potenza media o potenza attiva definita come

1T
P = ∫ p (t )dt = 0 [Watt ]
T0

L’induttanza è un elemento circuitale che non ha dissipazioni in termini di potenza attiva, cioè la
potenza media è pari a zero.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 26
Titolo: POTENZE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

POTENZE 1
Anche in questo caso possiamo giungere alla stessa conclusione facendo riferimento alle seguenti
considerazioni: in un circuito puramente induttivo tensione e corrente sono sfasate di 90° con la
corrente in ritardo. Essendo la potenza istantanea p(t)=v(t)*i(t), se consideriamo il diagramma
riportato di seguito avremo che la potenza istantanea (tratteggiata) ha pulsazione doppia rispetto a
v(t) ed i(t) ed ha valore medio nullo. Essendo la potenza attiva data dall’integrale su un periodo T
della potenza istantanea essa risulta nulla.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 26
Titolo: POTENZE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

POTENZE 1
CIRCUITO PURAMENTE CAPACITIVO
Consideriamo un circuito in regime sinusoidale costituito da un generatore e da una capacità C.
Se è nota la tensione ai morsetti della capacità v(t)=VMcos(ωt+Φv) possiamo calcolare la
potenza istantanea come p(t)=v(t)*i(t), come abbiamo visto i(t)=Cdv(t)/dt=-
CVMωsen(ωt+Φv)=(VM/Xc) cos(ωt+Φi+90°), sostituendo si ha:
p(t)=(V2M/XC)*cos(ωt+Φv)*cos(ωt+ΦV+90°)]=V2M/2XC[cos(-90)+cos[2(ωt+Φi)+90°]] (*) =
(V2M/2XC)cos[2(ωt+Φi)+90°]
Si noti che, a meno di una costante, la p(t) ha andamento sinusoidale con pulsazione doppia
rispetto a i(t) e v(t)

(*) formula di Werner cos(α)*cos(β)=1/2[cos(α+β)+cos(α-β)]

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 26
Titolo: POTENZE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

POTENZE 1
Essendo la potenza media o potenza attiva definita come

T
1
P = ∫ p (t )dt = 0 [Watt ]
T 0

La capacità è un elemento circuitale che non ha dissipazioni in termini di potenza attiva cioè la
potenza media è pari a zero.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 26
Titolo: POTENZE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

POTENZE 1
Anche in questo caso possiamo giungere alla stessa conclusione facendo considerazioni diverse.
In un circuito puramente capacitivo tensione e corrente sono sfasate di 90° con la corrente in
anticipo. Essendo la potenza istantanea p(t)=v(t)*i(t), se consideriamo il diagramma riportato di
seguito, avremo che la potenza istantanea (tratteggiata) ha pulsazione doppia rispetto a v(t) ed
i(t), ed ha valore medio nullo. Essendo la potenza attiva essendo data dall’integrale su un
periodo T della potenza istantanea essa risulta nulla.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 26/S1
Titolo: POTENZE 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

POTENZE 2
Analizziamo cosa avviene in termini di potenze per un bipolo generico.
Supponiamo che v(t)=VMcos(ωt+ΦV) e che i(t)=IMcos(ωt+Φi), la potenza istantanea p(t) vale

VM ⋅ I M
p(t ) = v(t ) ⋅ i (t ) = [cos(φV − φI ) + cos(2ωt + φV + φI )]
2

La potenza media o attiva vale

1T VM ⋅ I M
P= ∫ p(t )dt = [cos(φV − φI )] = Veff ⋅ I eff ⋅ cos φ = V ⋅ I ⋅ cos φ [W ]
T0 2

Nell’ultima espressione abbiamo posto V=VM/√2, I=IM/√2 e Φ=ΦV-ΦI , tali grandezze


rappresentano rispettivamente i valori efficaci della tensione e della corrente e l’angolo di fase
tra tensione e corrente. Diremo che P è la potenza attiva e che cosΦ è il fattore di potenza.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 26/S1
Titolo: POTENZE 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

POTENZE 2
Analizziamo meglio la potenza istantanea

VM ⋅ I M
p(t ) = v(t ) ⋅ i (t ) = [cos(φV − φI ) + cos(2ωt + φV + φI )] = V ⋅ I ⋅ cos φ + V ⋅ I ⋅ cos(2ωt + φV − φI )
2

Dall’ultima espressione possiamo dire che la potenza istantanea è data dalla somma di due
componenti, uno costante pari alla potenza attiva o media, l’altro sinusoidale a pulsazione
doppia (2ω) rispetto alla pulsazione di v(t) ed i(t), (ω). Mediante alcuni artifici matematici è
possibile pervenire alla seguente espressione per la potenza istantanea

p (t ) = v(t ) ⋅ i (t ) = P + ( P cos 2ωt + Qsen 2ωt )

In quest’ultima espressione Q=V*I*senΦ è detta potenza reattiva , si misura in Volt Ampere


Reattivi [VAR], e coincide con la potenza messa in gioco dagli induttori e dai condensatori (non
è dissipata ma è scambiata).

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 26/S1
Titolo: POTENZE 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

POTENZE 2
POTENZA APPARENTE COMPLESSA
Abbiamo definito P e Q, definiamo la potenza apparente A=V*I la cui unità di misura è il Volt
Ampere [VA].
Consideriamo il prodotto tra il fasore della tensione V ed il complesso coniugato del fasore della
corrente I*, a tale prodotto diamo il nome di potenza apparente complessa A.

A& = V&I&* = VM e jφV ⋅ I M e − jφ I = VM ⋅ I M e j (φV −φ I ) =


= VM ⋅ I M ⋅ cos(φV − φ I ) + jVM ⋅ I M ⋅ sen(φV − φI ) =
= VM ⋅ I M ⋅ cos φ + jVM ⋅ I M ⋅ senφ =
= V ⋅ I ⋅ cos φ + jV ⋅ I ⋅ senφ = P + jQ
Q
A = P 2 + Q 2 , φ = arctg
P

Le potenze attiva P, reattiva Q e apparente


complessa A, stanno tra di loro come i lati di un
triangolo detto triangolo della potenza.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 26/S1
Titolo: POTENZE 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

POTENZE 2
MASSIMO TRASFERIMENTO DI POTENZA DA UN GENERATORE AD UN CARICO
Vogliamo analizzare il circuito in figura dal punto di vista del trasferimento della potenza dal
generatore al carico (Load) attraverso i morsetti AB. Il generatore, o il circuito equivalente serie
o di Thevenin tra i punti AB del circuito, ha un’impedenza interna Zi=Ri+jXi, è connesso ad un
carico che ha un’ impedenza ZL=RL+jXL con fase ϕ.
La domanda a cui vogliamo rispondere è la seguente:
quali condizioni si devono verificare nel circuito affinché
ci sia massimo trasferimento di potenza attiva dal
generatore al carico?
La potenza attiva assorbita dal carico vale
P=VIcosϕ=RLI2=RLE2/[(RL+Ri)2+(XL+Xi)2]
Affinché ci sia massimo trasferimento di potenza attiva
dal generatore al carico devono essere verificate le
seguenti condizioni:
ƒ RL=Ri
ƒ XL=-Xi
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 26/S1
Titolo: POTENZE 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

POTENZE 2
In termini di impedenza si ha
ZL=Z*i
cioè l’impedenza del carico deve essere pari al complesso coniugato dell’impedenza interna del
generatore.
In tali condizioni si ha una potenza trasferita pari a
PMAX=E2/4Ri .
Per quanto riguarda il rendimento del sistema si ha
P RL I 2
η MAX = = = 0,5
Pg RL I 2 + R i I 2

Il rendimento massimo sarà pari a 0,5, cioè di tutta la potenza generata solo metà sarà
utilizzabile, l’altra metà sarà dissipata all’interno del generatore.
Tutto quanto detto sul massimo trasferimento di potenza può essere riportato ai circuiti
funzionanti in regime continuo. In tal caso si ha la semplificazione dovuta al fatto che vengono a
mancare le reattanze.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 26/S2
Titolo: BOUCHEROT
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

TEOREMA DI BOUCHEROT
Se consideriamo un circuito comunque complesso dove sono presenti resistori, induttori e
condensatori il calcolo delle potenze può essere fatto utilizzando il teorema di Boucherot.
Il teorema dice che la potenza attiva totale PT è data dalla somma aritmetica delle potenze
dissipate da ogni resistore:

PT = P1 + P2 + ... + PN

La potenza reattiva totale QT è data dalla somma algebrica delle singole potenze reattive. Le
potenze induttiva e capacitiva hanno segno opposto, quindi nel momento in cui sono uguali in
valore assoluto la potenza reattiva complessiva è pari a zero.

QT = QL1 + QL 2 + ... + QLN − (QC1 + QC 2 + ... + QCN )

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 26/S2
Titolo: BOUCHEROT
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

TEOREMA DI BOUCHEROT
La potenza apparente complessa totale AT è data dalla somma vettoriale delle singole
potenze apparenti complesse.

A&T = A&1 + A& 2 + ... + A& N

Per quanto detto sopra la potenza apparente totale può essere calcolata come:

AT = P 2T + Q 2T

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 26/S2
Titolo: BOUCHEROT
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

TEOREMA DI BOUCHEROT
Se consideriamo ad esempio un circuito costituito da tre componenti (tre carichi), ognuno dei
quali ha le sue Pi, Qi e Ai, da un punto di vista grafico avremo che le potenze parziali e le potenze
totali stanno tra di loro come riportato in figura.
Si noti che gli angoli γi rappresentano lo sfasamento tra la tensione e la corrente del carico i.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 26/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI
ESERCIZIO RISOLTO 1.
Dato il circuito in figura, utilizzando le potenze, calcolare la tensione V alla sezione 1-1’

PU = 3 kW
cos φU = 0,6
VU = 220 V (efficaci)
Dati
f = 50 Hz
L = 1 mH
R = 0,1 Ω

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 26/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI SVOLTI
Nella risoluzione applichiamo il teorema di Boucherot. Iniziamo dalla sez. 2-2’ e ci spostiamo verso
la sez. 1-1’
QU = PU ⋅ tgφU VAR Potenza reattiva alla sezione 2-2’
PU
IU = = 22,7 A Corrente assorbita dal carico
VU ⋅ cos φU
QL = X L ⋅ I 2U = 2 ⋅ 3,14 ⋅ 50 ⋅ 0,001 ⋅ 22,7 2 VAR Potenza reattiva della reattanza di linea

PR = R ⋅ I 2U = 0,1 ⋅ 22,7 2 W Potenza attiva della resistenza di linea


P1−1' = PU + PR = 3.050 W
Potenza attiva alla sezione 1-1’
Q1−1' = QU + QL = 4.140 VAR
Potenza reattiva alla sezione 1-1’
A1−1' = P 2
1−1' +Q 2
1−1' VA
Potenza apparente alla sezione 1-1’
A1−1'
V1−1' = = 226 V
IU Tensione alla sezione 1-1’

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELLA AUTOMAZIONE
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 27
Titolo: RIFASAMENTO 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

RIFASAMENTO 1
Consideriamo il circuito in figura dove un utilizzatore U di natura ohmico induttiva, avente
resistenza RU, reattanza XLU e fase Φ, è alimentato da un generatore di tensione sinusoidale
attraverso una linea di resistenza R e reattanza induttiva XL. I fasori delle varie grandezze sono
riportati nel diagramma vettoriale seguente.

Il carico assorbe le seguenti


potenze:
PU = EUIcosΦ = EUIa
QU = EUIsenΦ= EUIr
Facciamo alcune considerazioni:
ƒ la componente Ia della corrente I
è legata alla potenza attiva PU.
ƒ la componente Ir della corrente I
è legata alla potenza reattiva QU.
ƒ per il dimensionamento di
macchine ed impianti si considera
l’intera corrente I.
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELLA AUTOMAZIONE
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 27
Titolo: RIFASAMENTO 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

RIFASAMENTO 1
Se inseriamo in parallelo al carico un condensatore, esso assorbirà una corrente di modulo IC a
90° in anticipo sulla tensione EU.

Notiamo quanto segue:


ƒ PU=EUIcosΦ=EUIa non varia
ƒ QU=EUI’senΦ’=EU(Ir-Ic)
diminuisce
ƒ L’angolo di fase tra tensione e
corrente diminuisce da Φ a Φ’
ƒ Il modulo della corrente
diminuisce da I ad I’

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 27
Titolo: RIFASAMENTO 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

RIFASAMENTO 1
Analizziamo cosa avviene nel sistema a seguito dell’inserimento del condensatore in parallelo al
carico, cioè a seguito del rifasamento:
ƒ il funzionamento del carico rimane invariato, esso continua ad assorbire la corrente I alla
tensione EU;
ƒ il generatore prima del rifasamento erogava una corrente I, dopo il rifasamento eroga una
corrente I’ dove I’<I;
ƒ sulla linea di alimentazione si ha una diminuzione della caduta di tensione, infatti prima del
rifasamento essa valeva ∆V=ZLI, dopo il rifasamento vale ∆V’=ZLI’;
ƒ le perdite di potenza per effetto Joule sulla linea diminuiscono da PL=RI2 prima del
rifasamento a PL’=RI’2 dopo il rifasamento.
Se consideriamo che la misura dell’energia elettrica, da pagare al fornitore , avviene ai morsetti
del carico, ci rendiamo conto che l’ente fornitore trae i vantaggi sopra elencati dal rifasamento
del carico, pertanto “impone” il rifasamento dei carichi (oltre certi limiti di potenza
contrattuale).

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELLA AUTOMAZIONE
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 27/S1
Titolo: RIFASAMENTO 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

RIFASAMENTO 2
A questo punto è importante stabilire quanto deve valere la capacità C da inserire in parallelo al
carico per far diminuire l’angolo di fase da Φ a Φ’.
Distingueremo due casi: rifasamento totale e rifasamento parziale.
RIFASAMENTO TOTALE
In questo caso si elimina completamente la potenza reattiva Q. Dopo il rifasamento si ha A=P;
Φ’=0; Q’=0. Operativamente calcoleremo il valore della potenza reattiva del carico Qu e lo
porremo uguale alla potenza reattiva del condensatore QC da usare per rifasare. Nota la
potenza reattiva e la tensione che interessano il condensatore calcoleremo la reattanza
capacitiva e quindi la capacità da utilizzare.
In formule:

QC = QU
E 2U E 2U 1 1
dall ' espressione QC = ⇒ XC = = ⇒ C= [F ]
XC QC ωC ωX C

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 27/S1
Titolo: RIFASAMENTO 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

RIFASAMENTO 2
RIFASAMENTO PARZIALE
In questo caso si riduce la potenza reattiva in modo da passare da quella messa in gioco
normalmente dal carico Q (a cui corrisponde l’angolo Φ) a quella messa in gioco dall’insieme
carico+condensatore di rifasamento Q’ (a cui corrisponde l’angolo Φ’). Se considerando il
triangolo delle potenze la QC del condensatore è pari a Q=PtgΦ meno la Q’=P*tgΦ’.
Nota la potenza reattiva e la tensione del condensatore calcoleremo la reattanza capacitiva e
quindi la capacità da utilizzare.

In formule:

QC = Q − Q' = P ⋅ tgφ − P ⋅ tgφ ' = P ⋅ (tgφ − tgφ ' )


E 2U E 2U 1 1
dall ' espressione QC = ⇒ XC = = ⇒ C= [F ]
XC QC ωC ωX C

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELLA AUTOMAZIONE
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 27/S1
Titolo: RIFASAMENTO 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

RIFASAMENTO 2
In realtà la potenza assorbita dal carico varia nel tempo; se ad esempio consideriamo una
piccola azienda di produzione di ceramiche, durante la giornata avremo delle variazioni del
carico. Ciò comporta che la capacità da utilizzare per rifasare il carico non può essere costante,
ma deve variare nel tempo. Allo scopo si utilizza una centralina di rifasamento che, una volta
collegata al carico, determina ad intervalli di tempo regolari la potenza reattiva QC necessaria a
mantenere un dato sfasamento tra tensione e corrente. La capacità necessaria è ottenuta
collegano in vario modo (serie-parallelo) i condensatori contenuti nella centralina.

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELLA AUTOMAZIONE
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 27/S2
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI 1
ESERCIZIO RISOLTO 1
Dato il circuito in figura provvedere al rifasamento totale

⎧V& = 200 + j 0 (efficaci)


⎪•
DATI ⎪⎨Z U = 10 + j 20
⎪ f = 50 Hz
⎪⎩

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELLA AUTOMAZIONE
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 27/S2
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI
V = VX + VY = (200) 2 + (0) 2 = 200 V
2 2 Calcoliamo il valore efficace della tensione

ZU = Z X + Z Y = (10 ) 2 + (2 0) 2 = 22,36 Ω
2 2
Calcoliamo il modulo dell’impedenza
V 200
I= = = 8,94 A Calcoliamo il valore efficace della corrente
ZU 22,36

QU = X L ⋅ I 2 = 20 ⋅ (8,94) 2 = 1.598 VAR = QC Calcoliamo la potenza reattiva assorbita dal


carico e imponiamo l’uguaglianza alla Qc
V 2 (200) 2 Calcoliamo il valore della reattanza
XC = = = 25,03 Ω
QC 1598 capacitiva

1 QC 1 Q 1 1598
C= ⋅ 2 = ⋅ C2 = ⋅ = 127 μF Calcoliamo il valore della capacità
ω V 2π ⋅ f V 2π ⋅ 50 (200) 2

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELLA AUTOMAZIONE
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 27/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI 2
ESERCIZIO RISOLTO 2
Dato il circuito in figura provvedere al rifasamento a cosΦ’=0,95, (φFIN = 18,19°)

⎧V& = 200 + j 0 (efficaci)


⎪•

DATI ⎨Z U = 10 + j 20
⎪ f = 50 Hz
⎪⎩

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELLA AUTOMAZIONE
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 27/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI 2
V = VX + VY = (200) 2 + (0) 2 = 200 V
2 2
Calcoliamo il modulo della tensione

ZU = Z X + Z Y = (10 ) 2 + (2 0) 2 = 22,36 Ω
2 2
Calcoliamo il modulo dell’impedenza
V 200
I= = = 8,94 A
ZU 22,36 Calcoliamo il modulo della corrente
PU = R ⋅ I 2 = 10 ⋅ (8,94) 2 = 799 W
Calcoliamo la potenza assorbita dal
φ = arctg
20
= 63,43° carico
10 Calcoliamo l’angolo di fase del
carico
QC = P ⋅ (tgφ − tgφ ' ) = 799 ⋅ (tg 63,43° − tg18,19°) = 1.335 VAR
2 2
Calcoliamo la potenza reattiva
V (200)
XC = = = 29,96 Ω
QC 1.335 Calcoliamo la reattanza capacitiva
1 QC 1 Q 1 1.335
C= ⋅ 2 = ⋅ C2 = ⋅ = 106 μF Calcoliamo la capacità
ω V 2π ⋅ f V 2π ⋅ 50 (200) 2

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 28
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 13
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO ESAME 13
Dato il circuito in figura in cui sono noti Pu = 400 W, Qu = 800 VAR (induttivi), Iu = 10 A, R1 = 4
Ω, R2 = 2 Ω, L = 20,5 H, C = 0,16 F, ω = 1 rad/sec, determinare V1, I1 e ϕ1.

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 28
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 13
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SVOLGIMENTO
Risolvo con Boucherot, individuo le sezioni indicate in figura.

sezione A
PA = Pu = 400 W
Q A = Qu = 800 VAR
I A = I u = 10 A
sezione B
I B = I A = 10 A
PB = PA + 2 I B = (400 + 200 ) = 600 W
2

QB = Q A = 800 VAR
AB = PB2 + QB2 = 600 2 + 800 2 = 1000 VA
AB
VB = = 100 V
IB
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 28
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 13
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

sezione C SVOLGIMENTO
VC = VB = 100 V
PC = PB = 600 W
2
V
QC = QB − C = 800 − 1600 = −800 VAR
6,25
AC = PC2 + QC2 = 600 2 + 800 2 = 1.000 VA
AC
IC = = 10 A
VC
sezione D
I D = I C = 10 A
PD = PC + 4 I D = 1.000 W
2

Q D = QC = −800 VAR
AD = PD2 + Q D2 = 1.280,62 VA
AD
VD = = 128,062 V
ID
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 28
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 13
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SVOLGIMENTO
sezione E
V E = V D = 128,062 V
PE = PD = 1.000 W
2
V
Q E = QD + E = 0 VAR
20,5
AE = PE
AE
IE = = 7,8087 A
VE
ϕ 1 = 0°
V1 = V E = 128,062 V

I 1 = I E = 7,8087 A

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 28/S1
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 14
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO ESAME 14
Per il circuito in figura calcolare V1 e V2 e tracciare il diagramma vettoriale delle grandezze.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 28/S1
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 14
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SVOLGIMENTO
tgϕ=Q/P= 0,75 => ϕ=arctg 0,75=36°,8

V2=P/I*cosϕ= 249,7 V ; arg V2=45°+ϕ=81°,8 ;

V2=35,61+j247,14

V1=(R+jXl)*I+V2=
=(0,2+j0,314)*(70,7+j70,7)+(35,61+j247,14)=
=27,56+j283,48

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 28/S2
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 15
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO ESAME 15
Per il circuito in figura calcolare la corrente I, la tensione VAB, le correnti IR ed IL e disegnare il
diagramma vettoriale delle grandezze.

R1=20 Ω
R2=10 Ω
R3=3 Ω
XL1=37,7 Ω
XC2=53,1 Ω
XL3=4 Ω
V=230 V

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 28/S2
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 15
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SVOLGIMENTO
Z&1 = R1 + jX L1 , Z& 2 = R2 − jX C 2 , Z& 3 = R3 + jX L 3
Z& P = Z&1 // Z& 2 = 67,36 + j11,74 Ω
Z& = Z& + Z& = 70,36 + j15,74 Ω
T P 3
& 230 + j 0
&I = V = = 3,11 − j 0,69 A
&
Z T 70,36 + j15,74
V& = Z& ⋅ I& = 217,5 − j 9,96 V
AB P
&
&I = V AB = 2,18 − j 4,61 A
Z&1
R

&
&I = V AB = 0,926 + j 3,92 A
Z&
L
2

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 28/S3
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 16
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO ESAME 16
Per il circuito in figura calcolare la potenza apparente complessa A erogata dal generatore.

Sono noti:

R1=10 Ω
R2=10 Ω
L=5.10-3 H
C=100 μF
e(t)=√2.400 sen(1.000t+30°) V

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 28/S3
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 16
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SVOLGIMENTO
E& = 400 ⋅ cos 30° + j 400 ⋅ sen30° = 346,41 + j 200 V
X L = ω ⋅ L = 1.000 ⋅ 5 ⋅ 10 −3 = 5 Ω
1
XC = = 10 Ω
ω ⋅C
R ⋅ (− jX C )
Z& SX = 1 = 5 − j5 Ω
R1 − jX C
R ⋅ jX L
Z& DX = 2 = 2 + j4 Ω
R2 + jX L
Z& = Z& + Z& = 7 − j Ω
T SX DX
&
&I = E = 44,44 + j 34,92 A
Z& T
A& = E& ⋅ I&* = (346,41 + j 200) ⋅ (44,44 − j 34,92) = 22.378 − j 3.208
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 29
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 17
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO ESAME 17
Per il circuito in figura verificare il bilancio energetico per le potenze attiva e reattiva.

Sono noti:
e(t)=√2.10.cos(ωt)
j(t)=√2.5.cos(ωt+90°)
f=50 Hz
R1=1 Ω
L=1.10-3 H
C=200 μF

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 29
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 17
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SVOLGIMENTO
1
E = 10 V , J = j 5 A , X L = ω ⋅ L = 0,314 Ω, X C = = 15,91 Ω
ω ⋅C
Applico la sovrapposizione deg li effetti utilizzando il metodo simbolico
(è possibile usarlo in quanto le grandezze sono isofrequenziali )
Agisce solo il generatore E
E
I' = = 9,10 − j 2,85 ; V ' = −VR1 = − R1 ⋅ I' = −9,1 + j 2,85
R1 + jX L1
Agisce solo il generatore J
R1
I' ' = J ⋅ ( ) = 1,429 + j 4,55 ; V ' ' = Z T ⋅ J = 78,125 + j 0,4485
R1 + jX L
R ⋅ jX L
in cui Z T = 1 − jX C = 0,0897 − j15,625
R1 + jX L
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 29
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 17
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

sovrapponendo si ottiene
SVOLGIMENTO
I = I'+ I' ' = 10,529 + j1,7 da cui I = 10,66 A
V = V '+V ' ' = 69,025 + j 3,298
calcolo le potenze apparenti complesse dei due generatori
A = E ⋅ I* = 105,29 − j17
E

A J = V ⋅ J* = 16,49 − j 345,125


sommando parti reali e parti immaginarie ottenengo la potenza attiva e reattiva generata
Pg = 121,78 W ; Q g = −362,125 VAR
Verifico che le potenze attiva Pg e reattiva Q g erogate dai generatori
coincidono con le potenze attiva P e reattiva Q dissipate nei componenti R − L − C
I = J − I = −10,529 + j 3,3 da cui I = 11,034 A
R1 R1
2
P = R1 ⋅ I R1 = 1 ⋅ 11,034 2 = 121,75 W = Pg (a meno di approssimazioni )
Q = X L I 2 − X C J 2 = 0,314 ⋅ 10,66 2 − 15,91 ⋅ 5 2 = −362,06 VAR = Q g (a meno di approssimazioni )
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 29/S1
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 18
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO ESAME 18
Dato il circuito rappresentato in figura funzionante a regime, determinare la corrente i(t).

Sono noti:
R=10 Ω
XL=10 Ω
V=100 V
j(t)=100*sen(ωt) A
ω=314 rad/sec

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 29/S1
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 18
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SVOLGIMENTO
Applichiamo la sovrapposizione degli effetti
agisce solamente il generatore di tensione
l ' indut tan za in continua equivale ad un corto circuito
V 100
i ' (t ) = −
=− = −10 A
R 10
agisce solamente il generatore di corrente
J = 100 A
jX L j10
I '' = J ⋅ = 100 ⋅ = 50 + j 50 A
R + jX L 10 + j10
I '' = 2 ⋅ 50, ϕ = π / 4
i '' (t ) = 2 ⋅ 50 ⋅ sen (ω t + π / 4) A
la corrente i (t ) è data dalla sovrapposizione
della componante i ' (t ) (cos tan te) con la
componente i ' ' (t ) (sin usoidale)
i (t ) = i ' (t ) + i '' (t ) = −10 + 2 ⋅ 50 ⋅ sen (ω t + π / 4) A

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 29/S2
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 19
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO ESAME 19
Per il circuito riportato in figura, funzionante a regime, calcolare la corrente i3(t).

Sono noti:
Z1=-j4 Ω
Z2=j10 Ω
Z3=2 Ω
v(t)=√2*220*sen(314t+30°) V
i(t)=√2*10*sen(628t+60°) A

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 29/S2
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 19
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria
SVOLGIMENTO
Applico la sovrapposizione deg li effetti.
Avendo i generatori frequenze diverse bisogna
sommare le correnti nel do min io del tempo.
Agisce solo il generatore di tensione
V = 2 ⋅ 220 ⋅ cos 30° + j 2 ⋅ 220 ⋅ sen30° = 269,44 + j155,56 V
Calcolo l ' impedenza totale vista dai morsetti del generatore
ZT = Z1 + Z 3 = 2 − j 4 Ω
Calcolo la corrente erogata dal generatore
I 3' = V = 269,44 + j155,56 = −4,16 + j 69,44

A
ZT 2 − j4
' ' 69,44
I 3 = 69,56 A ; arg( I3 ) = arctg = −86°
− 4,16
(rispetto all ' asse reale negativo)
' ' ' 47
i3 (t ) = I 3 sen(314t + faseI3 ) = 69,56 sen(314t + ⋅π )
90
'
(lo sfasamento di i3 deve essere espresso rispetto all ' asse reale positivo)
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 29/S2
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 19
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SVOLGIMENTO
Agisce solo il generatore di corrente
I = 2 ⋅ 10(cos 60° + jsen60°) = 7,07 + j12,24 A
''
Calcolo la corrente I3
'' Z1 (− j 4)
I3 = I ⋅ = (7,07 + j12,24) ⋅ =
Z1 + Z 3 ( − j 4) + 2
= 10,55 + j 6,96 A
'' '' 6,96 11
I 3 = 12,63 A, arg( I3 ) = arctg = 33° = π rad
10,55 60
'' 11
i3 (t ) = 12,63 ⋅ sen(628t + π)
60
' ''
La corrente i3 (t ) è ottenibile sommando le due correnti i3 (t ) e i3 (t )
' '' 47 11
π ) + 12,63 ⋅ sen(628t + π )
i3 (t ) = i3 (t ) + i3 (t ) = 69,56 ⋅ sen(314t +
90 60
(non sommo i fasori in quanto hanno frequenza diversa.
La corrente i3 (t ) NON è sin usoidale).
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 29/S3
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 20
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO ESAME 20
Per il circuito riportato in figura, funzionante in regime sinusoidale, dopo aver calcolato il circuito
equivalente di Thevenin ai morsetti di Z5 , calcolare la potenza apparente complessa assorbita da
Z5.

Sono noti:
Zi=i+ji Ω
v(t)=√2*220*sen(314t+30°) V

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 29/S3
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 20
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria
SVOLGIMENTO
V = 2 ⋅ 220 ⋅ cos 30° + j 2 ⋅ 220 ⋅ sen30° = 269,44 + j155,56 V
Calcolo l ' impedenza equivalente di Thevenin
ZTh = [(Z1 + Z 2 ) // Z 3 ] + Z 4 = 5,5 + j 5,5 Ω
Calcolo la VTh
V
VTh = Z 3 ⋅ = 134,72 + j 77,78 V
Z1 + Z 2 + Z 3
considerando il circuito in figura
VTh 10,47
I = = 10,12 − j 2,71 A ⇒ I= = 7, 4 A
ZTh + Z 5 2
P = R5 ⋅ I 2 = 5 ⋅ (7,4 ) = 274 W
2

Q = X L 5 ⋅ I 2 = 5 ⋅ (7,4 ) = 274 VAR


2

A5 = P + jQ = 274 + j 274 VA

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 29/S3
Titolo: ESERCIZI V
Attività n°: 2

Facoltà di Ingegneria

MAPPA CONCETTUALE

Lo studente costruisca una mappa concettuale relativa agli argomenti trattati nel nucleo
tematico.
Si può utilizzare il programma cMap tool o creare la mappa con ausili diversi.
Coloro che lo desiderano possono inviarmi il proprio elaborato in modo da ricevere un
feedback. L’invio delle mappe deve avvenire esclusivamente tramite e-Portfolio.
Non verranno prese in considerazione elaborati copiati o scaricati da internet o realizzate da
altri studenti.
Si precisa che tale attività non verrà presa in considerazione ai fini della valutazione finale
dell'esame.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 30
Titolo: VERIFICA LEZIONI 21-29 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

VERIFICA N. 2
CIRCUITI ELETTRICI IN REGIME
SINUSOIDALE
INDICAZIONI OPERATIVE PER L’AUTOVERIFICA

Risolvere tutti gli esercizi ed il test proposti di seguito.


Si suggerisce di mostrare in sede d’esame al docente gli esercizi svolti durante lo
studio.
Nel caso in cui non si riuscisse a risolvere qualcuno degli esercizi proposti si
contatti il docente all’indirizzo gennaro.infante@uniecampus.it
E’ auspicabile che svolgiate altri esercizi simili a quelli risolti, proposti nelle lezioni
precedenti e nella presente verifica.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 30
Titolo: VERIFICA LEZIONI 21-29 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO PROPOSTO 1
Per il circuito in figura si ha : R = 5 Ω, X1 = 3 Ω, X2 = 10 Ω, X3 = 4 Ω.
Calcolare ZAB

Risposta: ZAB = 8.2 + j3.1 .


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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 30
Titolo: VERIFICA LEZIONI 21-29 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO PROPOSTO 2
Per il circuito in figura calcolare il circuito equivalente di Thevenin ai morsetti AB

Risposta: VTh=j/(2+j) , ZTh=(1+j)/(2+j)

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 30
Titolo: VERIFICA LEZIONI 21-29 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO PROPOSTO 3
Per il circuito in figura

Calcolare:
La capacità da collegare in parallelo al carico per rifasarlo completamente
C=0,29 mF
La corrente di linea prima e dopo il rifasamento Iprima=41 A, Idopo=22,8 A
La potenza attiva dissipata sulla linea prima e dopo il rifasamento Pprima=675 W, Pdopo=208 W
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 30/S1
Titolo: VERIFICA (LEZIONI 21-29) 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

VERIFICA N. 2
CIRCUITI ELETTRICI IN REGIME
SINUSOIDALE
INDICAZIONI OPERATIVE PER L’AUTOVERIFICA

Risolvere tutti gli esercizi ed il test proposti di seguito.


Si suggerisce di mostrare in sede d’esame al docente gli esercizi svolti durante lo
studio.
Nel caso in cui non si riuscisse a risolvere qualcuno degli esercizi proposti si
contatti il docente all’indirizzo gennaro.infante@uniecampus.it
E’ auspicabile che svolgiate altri esercizi simili a quelli risolti, proposti nelle lezioni
precedenti e nella presente verifica.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 30/S1
Titolo: VERIFICA (LEZIONI 21-29) 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO PROPOSTO 1
Per il circuito in figura, che funziona a regime, calcolare la tensione VR(t) utilizzando il principio
di sovrapposizione degli effetti.

Nota: quando agisce il generatore in corrente continua la capacità è un circuito aperto,


l’induttanza è un corto circuito. Risposta: VR(t)=12+cos (1000t) V
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 30/S1
Titolo: VERIFICA (LEZIONI 21-29) 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO PROPOSTO 2
Per il doppio bipolo in figura calcolare la matrice delle impedenze

Risposta: Z11=Z22=6-j, Z12=Z21=1

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 30/S1
Titolo: VERIFICA (LEZIONI 21-29) 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO PROPOSTO 3
Dato il circuito in figura si considerino due casi:
Tasto S aperto calcolare P e Q;
Tasto S chiuso calcolare la capacità tale da rifasare completamente il circuito (angolo tra E ed I
pari a zero)

Risposta: Tasto aperto P=3.620 W , Q=3.980 VAR, Tasto chiuso C=79 μF


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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 30/S2
Titolo: VERIFICA (LEZIONI 21-29) 3
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

VERIFICA N. 2
CIRCUITI ELETTRICI IN REGIME
SINUSOIDALE
INDICAZIONI OPERATIVE PER L’AUTOVERIFICA

Risolvere tutti gli esercizi ed il test proposti di seguito.


Si suggerisce di mostrare in sede d’esame al docente gli esercizi svolti durante lo
studio.
Nel caso in cui non si riuscisse a risolvere qualcuno degli esercizi proposti si
contatti il docente all’indirizzo gennaro.infante@uniecampus.it
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precedenti e nella presente verifica.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 30/S2
Titolo: VERIFICA (LEZIONI 21-29) 3
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO PROPOSTO 1
Per il doppio bipolo riportato in figura calcolare la matrice di trasmissione

Risposta:

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 30/S2
Titolo: VERIFICA (LEZIONI 21-29) 3
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO PROPOSTO 2
Per il circuito in figura, calcolare la corrente I col tasto S aperto. Col tasto S chiuso ricalcolare la
corrente dopo aver provveduto al rifasamento totale.

Risposta: I S aperto=13,5 A. Con il tasto chiuso C=79 μF, I S chiuso= 9,1 A


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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 30/S2
Titolo: VERIFICA (LEZIONI 21-29) 3
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

QUESITI PROPOSTI
DOMANDA. Si consideri un circuito funzionante a regime, costituito esclusivamente da
componenti lineari, si supponga che nel circuito agiscano due generatori, uno in continua (di
tensione o di corrente) ed uno sinusoidale con pulsazione ω (anch’esso di tensione o di
corrente). Come è possibile determinare l’espressione di una qualsiasi tensione/corrente nel
dominio del tempo all’interno del circuito?

(RISPOSTA. La tensione/corrente incognita è costituita da due componenti, una continua ed


una sinusoidale. Per risolvere il problema si può applicare il PSE, si fanno agire i generatori
separatamente e si sommano i risultati ottenuti. Quando agisce il generatore in continua si
esclude il generatore in alternata (se quest’ultimo è di tensione si cortocircuita, se è di corrente
si apre), studiando il circuito si ottiene la componente continua della grandezza incognita.
Viceversa, quando agisce il generatore in alternata si esclude il generatore in continua, si studia
il circuito operando con il metodo simbolico e successivamente si trasforma la grandezza
ottenuta nel dominio del tempo, si ottiene la componente sinusoidale della grandezza incognita.
La tensione/corrente incognita si ottiene sommano algebricamente le due componenti.
E’ possibile generalizzare il metodo per circuiti aventi n generatori in continua e m generatori in
alternata sinusoidale.)
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 30/S2
Titolo: VERIFICA (LEZIONI 21-29) 3
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

QUESITI PROPOSTI
DOMANDA. Si consideri un circuito funzionante a regime, costituito esclusivamente da
componenti lineari. Si supponga che nel circuito agiscano due generatori sinusoidali, uno avente
pulsazione ω1, l’altro avente pulsazione ω2. I generatori possono essere indifferentemente di
tensione o di corrente. Come è possibile determinare l’espressione di una qualsiasi
tensione/corrente nel dominio del tempo all’interno del circuito?
(RISPOSTA. La tensione/corrente incognita è costituita da due componenti, entrambe
sinusoidali ma a pulsazioni diverse ω1 ed ω2. Per risolvere il problema si può applicare il PSE, si
fanno agire i generatori separatamente e si sommano i risultati ottenuti. Quando agisce il
generatore avente pulsazione ω1 si esclude il generatore avente pulsazione ω2, studiando il
circuito col metodo simbolico si ottiene la componente sinusoidale a pulsazione ω1 della
grandezza incognita. Si riporta nel dominio del tempo la grandezza calcolata. Viceversa, quando
agisce il generatore avente pulsazione ω2 si esclude il generatore avente pulsazione ω1, si
studia il circuito operando con il metodo simbolico e successivamente trasformando la
grandezza ottenuta nel dominio del tempo; si ottiene la componente sinusoidale a pulsazione
ω2 della grandezza incognita. La tensione/corrente incognita si ottiene sommano
algebricamente le due componenti nel dominio del tempo .
E’ possibile generalizzare il metodo per circuiti aventi n generatori in alternata sinusoidale aventi
pulsazioni diverse. Notare che la grandezza ottenuta non è sinusoidale.)
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 30/S3
Titolo: VERIFICA (LEZIONI 21-29) 4
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

QUESTIONARIO SU CIRCUITI ELETTRICI IN


REGIME SINUSOIDALE
Rispondere alle seguenti domande:

1. Quali sono i parametri che caratterizzano le grandezze sinusoidali?


2. Discutere delle varie rappresentazioni di funzioni sinusoidali e dei passaggi tra le
rappresentazioni
3. Confrontare il comportamento di circuiti RL ed RC evidenziandone gli aspetti legati alla
dualità
4. Tracciare i diagrammi vettoriali per circuiti RLC serie e parallelo
5. Definire i vari tipi di potenza ed i legami che intercorrono tra queste
6. Discutere sul teorema di Boucherot
7. Analizzare i vantaggi che si hanno nel rifasamento
8. Si considerino N impedenze connesse tra di loro una prima volta in serie, una seconda volta
in parallelo; fare delle considerazioni rispetto alla dualità (similitudini).

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 31
Titolo: SISTEMI TRIFASE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SISTEMI TRIFASE
Gli argomenti che affronteremo in questo nucleo tematico riguardano i sistemi trifase. Questi
sono di grande interesse applicativo in quanto tutti i sistemi di generazione-trasmissione-
distribuzione dell’energia elettrica, a qualsiasi livello di tensione, appartengono a tale tipologia.
Un generatore trifase G è una macchina elettrica, denominata generatore sincrono o
alternatore, generalmente installato nelle centrali elettriche. Per descriverne brevemente il
funzionamento possiamo utilizzare lo schema riportato in figura. Un motore primo M, ad
esempio un motore diesel, una turbina idraulica, un sistema di pale eoliche, fornisce attraverso
un asse rotante a velocità angolare Ω l’energia sotto forma meccanica al generatore G.

Il generatore G ha la capacità di trasformare


l’energia meccanica in ingresso, presente
sull’asse, in energia elettrica in uscita, disponibile
ai morsetti 1-2-3.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 31
Titolo: SISTEMI TRIFASE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SISTEMI TRIFASE
Tra i morsetti 1-2-3 ed il morsetto N (neutro) del generatore si ha una terna di tensioni
sinusoidali e1(t), e2(t) ed e3(t), aventi lo stesso modulo EM, stessa frequenza e fase relativa di
120°. Diremo che tale terna è simmetrica (e diretta). Possiamo rappresentare la terna di
tensioni attraverso tre fasori come riportato in figura. Nel diagramma, per comodità grafica,
abbiamo scelto Φ=0°. Chiameremo questa terna col nome di terna delle tensioni stellate.

e1 (t ) = EM sen(ωt + φ ) ⇔ E&1
e2 (t ) = EM sen(ωt + φ − 120°) ⇔ E& 2
e3 (t ) = EM sen(ωt + φ − 240°) ⇔ E& 3

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 31
Titolo: SISTEMI TRIFASE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SISTEMI TRIFASE
Se consideriamo le tensioni presenti tra i morsetti 1-2-3 senza tenere in conto il morsetto di neutro
N, si ha una terna di tensioni sinusoidali v12(t), v23(t) e v31(t), aventi lo stesso modulo VM, stessa
frequenza e sfasate tra di loro di 120°, anche in questo caso diremo che la terna è simmetrica.
Possiamo rappresentare la terna di tensioni attraverso tre fasori come riportato nella figura che
segue (abbiamo scelto per la terna delle tensioni stellate con la E1 a Φ=90°). Chiameremo tale
terna con il nome di terna delle tensioni concatenate. E’ facile dimostrare che le terne delle tensioni
stellate e concatenate sono sfasate tra di loro di 30° e che VM=√3EM.

v12 (t ) = e1 (t ) − e2 (t ) = VM sen(ωt + φ + 30°) V


V&12 = E&1 − E& 2
v2 3 (t ) = e2 (t ) − e3 (t ) = VM sen(ωt − 120° + φ + 30°) V
V&23 = E& 2 − E& 3
v31 (t ) = e3 (t ) − e1 (t ) = VM sen(ωt − 240° + φ + 30°) V
V&31 = E& 3 − E&1

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 31
Titolo: SISTEMI TRIFASE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SISTEMI TRIFASE
Per le terne delle tensioni stellate e concatenate sussistono le relazioni seguenti.

e1 (t ) + e2 (t ) + e3 (t ) = 0 ∀t
E&1 + E& 2 + E& 3 = 0
v12 (t ) + v2 3 (t ) + v31 (t ) = 0 ∀t
V&12 + V&23 + V&31 = 0

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 31
Titolo: SISTEMI TRIFASE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SISTEMI TRIFASE
Vediamo il legame esistente tra una generica tensione concatenata V ed una generica tensione
stellata E

V
2 = cos 30°
E
V
= cos 30° ⋅ E
2
V 3
= ⋅E
2 2

V = 3⋅E

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 31
Titolo: SISTEMI TRIFASE
Attività n°: 2

Facoltà di Ingegneria
IMPEDENZE A STELLA E A TRIANGOLO

Così come avviene per le resistenze, anche tre impedenze possono essere collegate tra di loro a
stella o a triangolo. Questi collegamenti sono diffusi nelle macchine e negli impianti, si pensi ad
esempio ai motori elettrici trifase, in essi gli avvolgimenti statorici possono essere connessi o a
stella o a triangolo.

IMPEDENZE COLLEGATE A STELLA (Y)


Consideriamo tre impedenze (che
possono essere identiche o diverse tra
di loro), diremo che queste sono
collegate a stella se hanno un estremo
collegato in comune (punto o) e gli
altri tre estremi collegati ad altrettanti
punti del circuito (1-2-3).

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 31
Titolo: SISTEMI TRIFASE
Attività n°: 2

Facoltà di Ingegneria
IMPEDENZE A STELLA E A TRIANGOLO

IMPEDENZE COLLEGATE A TRIANGOLO (D)


Consideriamo tre impedenze (che possono
essere identiche o diverse tra di loro), diremo
che queste sono collegate a triangolo se il
morsetto finale della prima è collegato al
morsetto iniziale della seconda, il morsetto
finale della seconda è collegato al morsetto
iniziale della terza e il morsetto finale della
terza è collegato al morsetto iniziale della
prima. Il collegamento che si ottiene è
riportato in figura.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 31
Titolo: SISTEMI TRIFASE
Attività n°: 2

Facoltà di Ingegneria
TRASFORMAZIONI TRIANGOLO-STELLA e STELLA-
TRIANGOLO

TRASFORMAZIONE TRIANGOLO-STELLA
In alcuni casi è necessario/conveniente sostituire al triangolo presente tra i morsetti 1-2-3 una
stella equivalente. Si possono utilizzare le seguenti espressioni:

Z&12 ⋅ Z& 31 Z&12 ⋅ Z& 23 Z& 23 ⋅ Z& 31


Z&1 = ; Z& 2 = ; Z& 3 =
Z&12 + Z& 23 + Z& 31 Z&12 + Z& 23 + Z& 31 Z&12 + Z& 23 + Z& 31

Nel caso in cui le tre impedenze a triangolo sono uguali si ha Z12=Z23=Z31=Z∆


conseguentemente anche le tre impedenze a stella saranno uguali tra di loro a varranno

Z& 2 Δ Z& Δ
Z&Y = Z&1 = Z& 2 = Z& 3 = =
3Z& Δ 3

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 31
Titolo: SISTEMI TRIFASE
Attività n°: 2

Facoltà di Ingegneria
TRASFORMAZIONI TRIANGOLO-STELLA e STELLA-
TRIANGOLO

TRASFORMAZIONE STELLA-TRIANGOLO
In alcuni casi è necessario sostituire alla stella presente tra i morsetti 1-2-3 un triangolo
equivalente, si possono utilizzare le seguenti espressioni:

& Z&1 ⋅ Z& 2 + Z& 2 ⋅ Z& 3 + Z& 3 ⋅ Z&1 & Z&1 ⋅ Z& 2 + Z& 2 ⋅ Z& 3 + Z& 3 ⋅ Z&1 & Z&1 ⋅ Z& 2 + Z& 2 ⋅ Z& 3 + Z& 3 ⋅ Z&1
Z12 = ; Z 23 = ; Z 31 =
Z& 3 Z&1 Z& 2

Nel caso in cui le tre impedenze a stella sono uguali si ha Z1=Z2=Z3=ZY


conseguentemente le tre impedenze a triangolo saranno uguali tra di loro a varranno

& & & & 3 ⋅ Z& 2Y


Z Δ = Z12 = Z 23 = Z 31 = = 3 ⋅ Z&Y
&
ZY

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 31/S1
Titolo: IMPEDENZE A STELLA Y E A TRIANGOLO?
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

IMPEDENZE A STELLA E A TRIANGOLO


Così come avviene per le resistenze, anche tre impedenze possono essere collegate tra di loro a
stella o a triangolo. Questi collegamenti sono diffusi nelle macchine e negli impianti, si pensi ad
esempio ai motori elettrici trifase, in essi gli avvolgimenti statorici possono essere connessi o a
stella o a triangolo.

IMPEDENZE COLLEGATE A STELLA (Y)


Consideriamo tre impedenze (che
possono essere identiche o diverse tra
di loro), diremo che queste sono
collegate a stella se hanno un estremo
collegato in comune (punto o) e gli
altri tre estremi collegati ad altrettanti
punti del circuito (1-2-3).

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 31/S1
Titolo: IMPEDENZE A STELLA Y E A TRIANGOLO?
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

IMPEDENZE A STELLA E A TRIANGOLO


IMPEDENZE COLLEGATE A TRIANGOLO (D)
Consideriamo tre impedenze (che possono
essere identiche o diverse tra di loro), diremo
che queste sono collegate a triangolo se il
morsetto finale della prima è collegato al
morsetto iniziale della seconda, il morsetto
finale della seconda è collegato al morsetto
iniziale della terza e il morsetto finale della
terza è collegato al morsetto iniziale della
prima. Il collegamento che si ottiene è
riportato in figura.

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 31/S1
Titolo: IMPEDENZE A STELLA Y E A TRIANGOLO?
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

TRASFORMAZIONI TRIANGOLO-STELLA e
STELLA-TRIANGOLO
TRASFORMAZIONE TRIANGOLO-STELLA
In alcuni casi è necessario/conveniente sostituire al triangolo presente tra i morsetti 1-2-3 una
stella equivalente. Si possono utilizzare le seguenti espressioni:

Z&12 ⋅ Z& 31 Z&12 ⋅ Z& 23 Z& 23 ⋅ Z& 31


Z&1 = ; Z& 2 = ; Z& 3 =
Z&12 + Z& 23 + Z& 31 Z&12 + Z& 23 + Z& 31 Z&12 + Z& 23 + Z& 31

Nel caso in cui le tre impedenze a triangolo sono uguali si ha Z12=Z23=Z31=Z∆


conseguentemente anche le tre impedenze a stella saranno uguali tra di loro a varranno

Z& 2 Δ Z& Δ
Z&Y = Z&1 = Z& 2 = Z& 3 = =
3Z& Δ 3

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 31/S1
Titolo: IMPEDENZE A STELLA Y E A TRIANGOLO?
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

TRASFORMAZIONI TRIANGOLO-STELLA e
STELLA-TRIANGOLO
TRASFORMAZIONE STELLA-TRIANGOLO
In alcuni casi è necessario sostituire alla stella presente tra i morsetti 1-2-3 un triangolo
equivalente, si possono utilizzare le seguenti espressioni:

& Z&1 ⋅ Z& 2 + Z& 2 ⋅ Z& 3 + Z& 3 ⋅ Z&1 & Z&1 ⋅ Z& 2 + Z& 2 ⋅ Z& 3 + Z& 3 ⋅ Z&1 & Z&1 ⋅ Z& 2 + Z& 2 ⋅ Z& 3 + Z& 3 ⋅ Z&1
Z12 = ; Z 23 = ; Z 31 =
Z& 3 Z&1 Z& 2

Nel caso in cui le tre impedenze a stella sono uguali si ha Z1=Z2=Z3=ZY


conseguentemente le tre impedenze a triangolo saranno uguali tra di loro a varranno

& & & & 3 ⋅ Z& 2Y


Z Δ = Z12 = Z 23 = Z 31 = = 3 ⋅ Z&Y
&
ZY

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 31/S2
Titolo: SISTEMI TRIFASE A STELLA EQUILIBRATA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SISTEMI TRIFASE A STELLA EQUILIBRATA


In questo tipo di collegamento, come riportato in figura, al generatore trifase è collegato un
utilizzatore costituito da tre impedenze identiche connesse tra di loro a stella. Il punto in
comune O è detto centro stella. Considereremo impedenze ohmico-induttive in quanto
rappresentano la quasi totalità dei carichi elettrici.

Z& = R + jX L
Z = R2 + X L
2

XL
α = arctg
R

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 31/S2
Titolo: SISTEMI TRIFASE A STELLA EQUILIBRATA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SISTEMI TRIFASE A STELLA EQUILIBRATA


In ogni fase della stella circolerà una corrente determinabile dalla legge di Ohm.

& & &


&I F 1 = I&L1 = E1 ; I&F 2 = I&L 2 = E2 ; I&F 3 = I&L 3 = E3 ;
Z& Z& Z&
I&N = I&F 1 + I&F 2 + I&F 3 = 0
V = 3⋅E

Ci sono da fare alcune considerazioni:


• la corrente che attraversa i conduttori di linea coincide con la corrente che attraversa i
conduttori di fase;
• per ogni t la somma delle tre correnti di linea, che coincide con la corrente che attraversa il
conduttore di neutro, è pari a zero (pertanto il conduttore di neutro è superfluo)
• il modulo della tensione concatenata V è pari a √3 volte il modulo della tensione stellata E.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 31/S2
Titolo: SISTEMI TRIFASE A STELLA EQUILIBRATA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SISTEMI TRIFASE A STELLA EQUILIBRATA

Le terne delle tensioni stellate e


delle correnti di fase(o di linea)
stanno tra di loro come riportato
nel diagramma.
In ogni fase la tensione e la
corrente sono sfasate di un angolo
α coincidente con l’angolo
caratteristico dell’impedenza.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 31/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI SU SISTEMI TRIFASE A STELLA EQUILIBRATA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI
Dato il sistema trifase simmetrico ed equilibrato rispondere ai quesiti proposti

Dati
E&1 = 2 ⋅ (220 + j 0)
Z& = 20 + j 25
Calcolare
E& 2 , E& 3 , I&F 1 , I&F 2 , I&F 3 , I&N

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 31/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI SU SISTEMI TRIFASE A STELLA EQUILIBRATA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI
Innanzitutto calcoliamo i vettori delle tensioni stellate o di fase; per fare ciò basta riferirsi al
diagramma riportato in figura

E& 2 = 2 ⋅ [−(220 ⋅ sen30°) − j (220 ⋅ cos 30°)] = 2 ⋅ (−110 − j190)


E& 3 = 2 ⋅ [−(220 ⋅ sen30°) + j (220 ⋅ cos 30°)] = 2 ⋅ (−110 + j190)

Calcoliamo le correnti di fase, che coincidono con le correnti di linea

E& 2 ⋅ (220 + j 0)
I&L1 = I&F 1 = 1 = = 2 ⋅ (4,29 − j 5,37)
Z& 20 + j 25
E& 2 ⋅ (−110 − j190)
I&L 2 = I&F 2 = 2 = = 2 ⋅ (−6,78 − j1,02)
Z& 20 + j 25
E& 2 ⋅ (−110 + j190)
I&L 3 = I&F 3 = 3 = = 2 ⋅ (2,49 + j 6,39)
Z& 20 + j 25

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 31/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI SU SISTEMI TRIFASE A STELLA EQUILIBRATA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI
Possiamo così calcolare la corrente che circola sul neutro:

I&N = I&F 1 + I&F 2 + I&F 3 = (4,29 − j 5,37) + (−6,78 − j1,02) + (2,49 + j 6,39) = 0 + j 0

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 32
Titolo: SISTEMI TRIFASE A STELLA SQUILIBRATA CON NEUTRO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SISTEMI TRIFASE A STELLA SQUILIBRATA


CON NEUTRO
In questo tipo di collegamento, come riportato in figura, il generatore trifase è collegato a tre
impedenze tra di loro diverse connesse a stella, il punto in comune O è detto centro stella.
Esempio: un fabbricato è alimentato attraverso una linea trifase con neutro; le tre unità
immobiliari che costituiscono il fabbricato sono alimentate ognuna con una fase e con il neutro.

Z&1 = R1 + jX L1 , arg γ 1
Z& 2 = R2 + jX L 2 , arg γ 2
Z& 3 = R3 + jX L 3 , arg γ 3

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 32
Titolo: SISTEMI TRIFASE A STELLA SQUILIBRATA CON NEUTRO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SISTEMI TRIFASE A STELLA SQUILIBRATA


CON NEUTRO
In ogni fase della stella circolerà una corrente determinabile dall’applicazione della legge di
Ohm.

& & &


&I F 1 = I&L1 = E1 ; I&F 2 = I&L 2 = E2 ; I&F 3 = I&L 3 = E3 ;
Z&1 Z& 2 Z& 3
I&N = I&F 1 + I&F 2 + I&F 3 ≠ 0

Possiamo fare alcune considerazioni:


• le correnti che attraversano i tre conduttori di linea coincidono con le correnti che
attraversano i conduttori di fase;
• la somma delle tre correnti di linea coincide con la corrente che attraversa il conduttore di
neutro. In generale non è pari a zero, pertanto il conduttore di neutro è necessario.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 32
Titolo: SISTEMI TRIFASE A STELLA SQUILIBRATA CON NEUTRO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SISTEMI TRIFASE A STELLA SQUILIBRATA


CON NEUTRO

Le terne delle tensioni stellate e delle


correnti di linea (o di fase) stanno tra
di loro come riportato nel
diagramma.
In ogni fase la tensione e la corrente
sono sfasate di un angolo pari
all’angolo caratteristico
dell’impedenza di fase.
La corrente che attraversa il neutro è
ottenibile come somma vettoriale
delle correnti delle tre fasi (LKC al
nodo O).

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 32/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO STELLA SQUILIBRATA CON NEUTRO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO
ESERCIZIO RISOLTO 1: Per il circuito trifase simmetrico e squilibrato in figura

DATI
E&1 = 2 ⋅ (100 + j100)
Z& = 5 + j 3
Z&1 = 0 + j 3
Z& 2 = 0 − j 4
CALCOLARE
I&N
e verificare che
I&N = I&1 + I&2

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 32/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO STELLA SQUILIBRATA CON NEUTRO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO
Facendo riferimento al diagramma riportato in figura calcoliamo le tensioni stellate

EM = ( E X + EY ) = 2 ⋅ 141,42 V
2 2

E& 2 = 2 ⋅ (141,42 ⋅ sen15° − j141,42 ⋅ cos15°) =


= 2 ⋅ (36,6 − j136,6) V
E& 3 = 2 ⋅ (−141,42 ⋅ sen75° + j141,42 ⋅ cos 75°) =
= 2 ⋅ (−136,6 + j 36,6) V

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 32/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO STELLA SQUILIBRATA CON NEUTRO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO
Calcoliamo le correnti assorbite dalla stella e le correnti assorbite dai due carichi monofase:

E& 2 ⋅ (100 + j100)


I&L1 = I&F 1 = 1 = = 2 ⋅ (23,53 + j 5,88)
Z& 5 + j3
E& 2 ⋅ (36,6 − j136,6)
I&L 2 = I&F 2 = 2 = = 2 ⋅ (−6,67 − j 23,31)
Z& 5 + j3
&
&I L 3 = I&F 3 = E3 = 2 ⋅ (−136,6 + j 36,6) = 2 ⋅ (−16,89 + j17,43)
Z& 5 + j3
&
&I1 = E1 = 2 ⋅ (100 + j100) = 2 ⋅ (33,33 − j 33,33)
Z&1 0 + j3
E& 2 ⋅ (−136,6 + j 36,6)
I&2 = 3 = = 2 ⋅ (−9,15 − j 34,15)
Z& 2 0 − j4

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 32/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO STELLA SQUILIBRATA CON NEUTRO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO
Calcoliamo la corrente che circola sul neutro sommando le correnti calcolate in precedenza,
otteniamo

I&N = I&L1 + I&L 2 + I&L 3 + I&1 + I&2 =


= 2 ⋅ (23,53 + j 5,88) + 2 ⋅ (−6,67 − j 23,31) + 2 ⋅ (−16,86 + j17,43) +
+ 2 ⋅ (33,33 − j 33,33) + 2 ⋅ (−9,15 − j 34,15) = 2 ⋅ (24,18 − j 67,48) A

Possiamo verificare che la corrente circolante sul neutro coincide con la somma delle due
correnti circolanti nei carichi monofase

I&1 + I&2 = 2 ⋅ (33,33 − j 33,33) + 2 ⋅ (−9,15 − j 34,15) = 2 ⋅ (24,18 − j 67,48) A

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 32/S2
Titolo: SISTEMI TRIFASE A STELLA SQUILIBRATA SENZA NEUTRO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SISTEMI TRIFASE A STELLA SQUILIBRATA


SENZA NEUTRO
In questo tipo di collegamento il generatore trifase è collegato a tre impedenze tra di loro
diverse, connesse a stella; il punto in comune O’ è detto centro stella. Non è presente il
conduttore di neutro, pertanto le correnti dovranno avere una risultante nulla e dovranno
richiudersi sui conduttori delle tre fasi. Questo comporta che varieranno le tensioni stellate sulle
singole impedenze. Si ha il cosiddetto spostamento del centro stella, consistente nel fatto che le
tensioni stellate devono generare una terna di correnti avente risultante nulla.

Z&1 = R1 + jX L1 , arg γ 1
Z& 2 = R2 + jX L 2 , arg γ 2
Z& 3 = R3 + jX L 3 , arg γ 3

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 32/S2
Titolo: SISTEMI TRIFASE A STELLA SQUILIBRATA SENZA NEUTRO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SISTEMI TRIFASE A STELLA SQUILIBRATA


SENZA NEUTRO
Indichiamo con E1, E2 ed E3 le tre tensioni di fase nel caso di stella equilibrata (ideale), e con
E’1, E’2 ed E’3 le tre tensioni di fase nel caso di stella squilibrata (reale). Il vettore Vo’-o
rappresenta la tensione esistente tra il centro stella reale e il centro stella ideale. Dal
diagramma in figura si evince che:

E& '1 = E&1 − V&o '− o


E& '2 = E& 2 − V&o '− o
E& '3 = E& 3 − V&o '− o
se Y&1 , Y&2 ed Y&3 sono le ammettenze
dei lati della stella si ha :
I&1 = Y&1 ⋅ E& '1
I&2 = Y&2 ⋅ E& '2
I&3 = Y&3 ⋅ E& '3

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 32/S2
Titolo: SISTEMI TRIFASE A STELLA SQUILIBRATA SENZA NEUTRO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SISTEMI TRIFASE A STELLA SQUILIBRATA


SENZA NEUTRO
Dovendo essere verificata la condizione che la somma delle tre correnti è pari a zero, possiamo
scrivere le seguenti equazioni e quindi determinare la tensione Vo’-o

I&1 + I&2 + I&3 = 0


Y&1 ⋅ ( E&1 − V&o '− o ) + Y&2 ⋅ ( E& 2 − V&o '− o ) + Y&3 ⋅ ( E& 3 − V&o '− o ) = 0
che risolta rispetto a V&o '− o restituisce
Y& ⋅ E& + Y& ⋅ E& + Y& ⋅ E&
V&o '− o = 1 1 2 2 3 3
Y&1 + Y&2 + Y&3
( formula di Millmann)

Nota: nella soluzione degli esercizi possiamo trasformare la stella squilibrata in un triangolo
squilibrato e risolvere il circuito, si otterranno gli stessi risultati’
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 32/S3
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO STELLA SQUILIBRATA SENZA NEUTRO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO
Dato il sistema trifase in figura, sapendo che il valore efficace delle tensioni concatenate vale
400 V, calcolare le correnti di linea.

Z&1 = 5 + j10
Z& 2 = 10 + j 5
Z& 3 = 5 − j 2,5

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 32/S3
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO STELLA SQUILIBRATA SENZA NEUTRO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO
400 Calcoliamo la terna delle tensioni stellate nel
E&1 = (cos 0° + jsen0°) = 230 + j 0 V caso di carico a stella equilibrata (tensioni ideali
3
400 diverse da quelle reali E’1, E’2 ed E’3)
E& 2 = (cos 240° + jsen240°) = −115 − j 200 V
3
400
E& 3 = (cos120° + jsen120°) = −115 + j 200 V
3
1 1 5 − j10
Y&1 = = ⋅ = 0,04 − j 0,08 S
Z&1 5 + j10 5 − j10 Calcoliamo le ammettenze delle fasi della stella
1
Y&2 = = 0,08 − j 0,04 S
Z& 2
1
Y&3 = = 0,04 − j 0,08 S
&
Z3

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 32/S3
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO STELLA SQUILIBRATA SENZA NEUTRO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO
Calcoliamo la tensione V0’-0

& Y&1 ⋅ E&1 + Y&2 ⋅ E& 2 + Y&3 ⋅ E& 3


Vo '− o = =
Y&1 + Y&2 + Y&3
(0,04 − j 0,08) ⋅ (230 + j 0) + (0,08 − j 0,04) ⋅ (−115 − j 200) + (0,16 + j 0,08) ⋅ (−115 + j 200)
= = −145 − j 46
(0,04 − j 0,08) + (0,08 − j 0,04) + (0,16 − j 0,08)

E& '1 = E&1 − V&o '− o = 376 + j 46 V Calcoliamo le tensioni reali sulle fasi della stella E’1,
E& '2 = E& 2 − V&o '− o = 29,6 − j153,9 V E’2 ed E’3
E& '3 = E& 3 − V&o '− o = 29,6 + j 246 V
Calcoliamo le correnti reali nelle tre fasi che coincidono
I&1 = E& '1 ⋅Y&1 = 18,7 − j 28,2 A con le correnti di linea.
I&2 = E& '2 ⋅Y&2 = −3,78 − j13,5 A Notiamo che la loro somma risulta pari a zero.
(dopo avere studiato i sistemi a triangolo squilibrato
I&3 = E& '3 ⋅Y&3 = −14,9 + j 41,7 A svolgere l’esercizio effettuando la trasformazione stella-
triangolo) .
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 33
Titolo: SISTEMI TRIFASE A TRIANGOLO EQUILIBRATO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SISTEMI TRIFASE A TRIANGOLO EQUILIBRATO


In questo tipo di collegamento il generatore trifase è collegato a tre impedenze identiche
connesse tra di loro a triangolo. Questo è il caso pratico di tutte le macchine elettriche trifase
con collegamento a triangolo.

Z& = R + jX L
Z = R2 + X L
2

XL
α = arctg
R

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 33
Titolo: SISTEMI TRIFASE A TRIANGOLO EQUILIBRATO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SISTEMI TRIFASE A TRIANGOLO EQUILIBRATO


In ogni fase del triangolo circolerà una corrente determinabile tramite la legge di Ohm.
Valgono le relazioni riportate di seguito:

V&12 = E&1 − E& 2 ; V&23 = E& 2 − E& 3 ; V&31 = E& 3 − E&1


& & &
&I F 1 = V12 ; I&F 2 = V23 ; I&F 3 = V31
Z& Z& Z&
I&L1 = I&F 1 − I&F 3 ; I&L 2 = I&F 2 − I&F 1; I&L 3 = I&F 3 − I&F 2
IL = 3 ⋅ IF

Alcune osservazioni:
• l’ impedenza di fase è soggetta alla tensione concatenata;
• la corrente che attraversa i conduttori di linea non coincide con la corrente che attraversa i
conduttori di fase del triangolo ma risulta √3 volte maggiore (vedi dimostrazione fatta per le
tensioni);
• in ogni istante di tempo la somma delle correnti di linea è pari a zero.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 33/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO SU TRIANGOLO EQUILIBRATO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO 1
Per il circuito in figura

DATI
E&1 = 2 ⋅ (220 + j 0) V
Z& = 20 + j 25 Ω
DETERMINARE
E& 2 , E& 3 , V&12 , V&23 , V&31 , I&F 1 , I&F 2 , I&F 3 ,
I&L1 , I&L 2 , I&L 3

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 33/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO SU TRIANGOLO EQUILIBRATO
E2 Attività n°: 1
ed
E:3

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO 1
Calcoliamo innanzitutto le tensioni stellate mancanti
E& 2 = 2 ⋅ (−(220 ⋅ sen30°) − j (220 ⋅ cos 30°)) = 2 ⋅ (−110 − j190)
E& 3 = 2 ⋅ (−(220 ⋅ sen30°) + j (220 ⋅ cos 30°)) = 2 ⋅ (−110 + j190)

Calcoliamo le tensioni concatenate


V&12 = E&1 − E& 2 = 2 ⋅ ((220 + j 0) − (−110 − j190)) = 2 ⋅ (330 + j190)
V&23 = E& 2 − E& 3 = 2 ⋅ ((−110 − j190) − (−110 + j190)) = 2 ⋅ (0 − j 380)
V&31 = E& 3 − E&1 = 2 ⋅ ((−110 + j190) − (220 + j 0)) = 2 ⋅ (−330 + j190)

Calcoliamo le correnti di fase

V& V& V&


I&F 1 = 12 = 2 ⋅ (11,07 − j 4,34); I&F 2 = 23 = 2 ⋅ (−9,27 − j 7,42); I&F 3 = 31 = 2 ⋅ (−1,8 + j11,76)
Z& Z& Z&

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 33/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO SU TRIANGOLO EQUILIBRATO
Attività n°: 1
:

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO 1
Il valore efficace della corrente di fase è uguale a

I F = I X + I X = (11,07) 2 + (4,34) 2 = 11,89


2 2
A

Possiamo determinare le correnti di linea

I&L1 = I&F 1 − I&F 3 = 2 ⋅ ((11,07 − j 4,34) − (−1,8 + j11,76)) = 2 ⋅ (12,87 − j16,1)


I&L 2 = I&F 2 − I&F 1 = 2 ⋅ ((−9,27 − j 7,42) − (11,07 − j 4,34)) = 2 ⋅ (−20,34 − j 3,07)
I&L 3 = I&F 3 − I&F 2 = 2 ⋅ ((−1,8 + j11,76) − (−9,27 − j 7,42)) = 2 ⋅ (7,47 + j19,18)

Il valore efficace della corrente di linea è pari a

I L = I X + I X = (12,87) 2 + (16,1) 2 = 20,59 A


2 2

Si può verificare l’uguaglianza

I L = 3 ⋅ I F = 3 ⋅ 11,89 = 20,59 A
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 33/S2
Titolo: SISTEMI TRIFASE A TRIANGOLO SQUILIBRATO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SISTEMI TRIFASE A TRIANGOLO SQUILIBRATO


In questo tipo di collegamento (come riportato in figura) il generatore trifase è collegato a tre
impedenze diverse connesse tra di loro a triangolo.

Z&1 = R1 + jX L1
Z& 2 = R2 + jX L 2
Z& 3 = R3 + jX L 3

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 33/S2
Titolo: SISTEMI TRIFASE A TRIANGOLO SQUILIBRATO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SISTEMI TRIFASE A TRIANGOLO SQUILIBRATO


In ogni fase del triangolo circolerà una corrente determinabile tramite la legge di Ohm.

V&12 = E&1 − E& 2 ; V&23 = E& 2 − E& 3 ; V&31 = E& 3 − E&1


V& V& V&
I&F 1 = 12 ; I&F 2 = 23 ; I&F 3 = 31 in genere diverse per mod ulo e fase
Z&1 Z& 2 Z& 3
I&L1 = I&F 1 − I&F 3 ; I&L 2 = I&F 2 − I&F 1 ; I&L 3 = I&F 3 − I&F 2 in genere diverse per mod ulo e fase

Facciamo alcune considerazioni:


• ogni impedenza di fase è soggetta alla tensione concatenata;
• la corrente che attraversa i conduttori di fase è ottenibile come rapporto tra la tensione
concatenata e l’impedenza della fase;
• l’angolo di sfasamento tra la tensione concatenata e la corrente di fase è quello caratteristico
dell’impedenza;
• le correnti di linea possono essere calcolate applicando la LKC ai nodi;
• in ogni istante di tempo la somma delle correnti di linea è pari a zero.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 33/S3
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO SU SISTEMI A TRIANGOLO SQUILIBRATO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO SVOLTO
Dato il circuito simmetrico e squilibrato in figura calcolare le correnti di fase e di linea

V&12 = 210 + j 0 V
Z&1 = 7 + j 0 Ω
Z& 2 = 9 + j12 Ω
Z& 3 = 6 + j8 Ω

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 33/S3
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO SU SISTEMI A TRIANGOLO SQUILIBRATO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO SVOLTO
Calcoliamo le tensioni concatenate mancanti

V&23 = −105 − j181,6 V


V&31 = −105 + j181,6 V

Calcoliamo le correnti di fase

&
&I F 1 = V12 = 30 A
Z&1
&
&I F 2 = V23 = −13,88 − j1,66 A
Z& 2
&
&I F 3 = V31 = 8,23 + j19,3 A
Z& 3

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 33/S3
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO SU SISTEMI A TRIANGOLO SQUILIBRATO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO SVOLTO
Calcoliamo le correnti di linea

I&L1 = I&F 1 − I&F 3 = 21,7 − j19,3 A (notare che la somma vettoriale delle correnti di
linea è nulla. In ogni istante di tempo c’è almeno
I&L 2 = I&F 2 − I&F 1 = −43,88 − j1,66 A
un conduttore di linea attraverso cui si richiude la
I&L 3 = I&F 3 − I&F 2 = 22,12 + j 20,96 A corrente proveniente dal carico)

A cui corrispondono i seguenti moduli

I L1 = 29,1 A
I L 2 = 43,9 A
LL 3 = 30,4 A

Per esercizio tracciare il diagramma vettoriale delle terne delle tensioni stellate e concatenate e
delle correnti di fase e di linea.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 34
Titolo: POTENZE NEI SISTEMI TRIFASE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

POTENZE NEI SISTEMI TRIFASE


In ogni istante di tempo la potenza istantanea assorbita (o erogata) da un sistema trifase
generico è pari alla somma algebrica delle potenze istantanee delle singole fasi.
Indichiamo con e1(t), e2(t) ed e3(t) i valori istantanei delle tensioni di fase e con i1(t), i2(t) ed
i3(t) i valori istantanei delle correnti che attraversano le tre fasi. Avremo che la potenza
istantanea p(t) è data dalla seguente espressione:
p(t)=p1(t)+p2(t)+p3(t)=e1(t)*i1(t)+e2(t)*i2(t)+e3(t)*i3(t).

Nel caso in cui il sistema è simmetrico ed equilibrato avremo che le terne delle tensioni e
delle correnti possono essere espresse come segue:

e1(t)=EMsen(ωt) EM è il valore massimo della tensione sulle tre fasi,


e2(t)=EMsen(ωt-120°) E=EM/√2 è il valore efficace della tensione sulle tre fasi
e3(t)=EMsen(ωt-240°)

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Tel: 031/7942500-7942505 Fax: 031/7942501 - info@uniecampus.it
Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 34
Titolo: POTENZE NEI SISTEMI TRIFASE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

POTENZE NEI SISTEMI TRIFASE


i1(t)=IMsen(ωt+ϕ) IM è il valore massimo della corrente nelle tre fasi,
i2(t)=IMsen(ωt+ϕ-120°) I=IM/√2 è il valore efficace della corrente nelle tre fasi,
i3(t)=IMsen(ωt+ϕ-240°) ϕ è l’angolo caratteristico dell’impedenza di fase

In tal caso la potenza istantanea del sistema vale:


p(t)=p1(t)+p2(t)+p3(t)=e1(t)*i1(t)+e2(t)*i2(t)+e3(t)*i3(t)=3/2(EMIMcosϕ)=3EIcosϕ
Notiamo che la potenza istantanea p(t) è costante nel tempo, essa coincide con la potenza
attiva o media P.

1T
P = ∫ p (t )dt = 3EI cos ϕ = p(t )
T0

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 34/S1
Titolo: POTENZE NEI SISTEMI SIMMETRICI ED EQUILIBRATI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

POTENZE NEI SISTEMI SIMMETRICI


ED EQUILIBRATI
Abbiamo visto che nei sistemi simmetrici ed equilibrati valgono le seguenti relazioni (valori
efficaci):
E1 = E2 = E3 con angolo di fase pari a 120°
V12 = V23 = V31 con angolo di fase pari a 120°
I L1 = I L 2 = I L 3 con angolo di fase pari a 120°
I F 1 = I F 2 = I F 3 con angolo di fase pari a 120°

Supponiamo che ogni fase abbia un’impedenza Z=R+jXL con fase ϕ=arc tg (XL/R)

Vediamo come determinare la potenza attiva, la potenza reattiva e la potenza apparente


complessa nei sistemi a stella e a triangolo.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 34/S1
Titolo: POTENZE NEI SISTEMI SIMMETRICI ED EQUILIBRATI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

POTENZE NEI SISTEMI SIMMETRICI


ED EQUILIBRATI
COLLEGAMENTO A STELLA: le potenze attiva PT, reattiva QT ed apparente complessa AT sono
date da
V
PT = P1 + P2 + P3 = 3 ⋅ R ⋅ I F = 3 ⋅ E ⋅ I F ⋅ cos ϕ = 3 ⋅ ⋅ I F ⋅ cos ϕ = 3 ⋅ V ⋅ I L ⋅ cos ϕ W
2

3
V
QT = Q1 + Q2 + Q3 = 3 ⋅ X L ⋅ I F = 3 ⋅ E ⋅ I F ⋅ senϕ = 3 ⋅ ⋅ I F ⋅ senϕ = 3 ⋅ V ⋅ I L ⋅ senϕ VAR
2

A&T = PT + jQT
AT = PT + QT
2 2

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 34/S1
Titolo: POTENZE NEI SISTEMI SIMMETRICI ED EQUILIBRATI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

POTENZE NEI SISTEMI SIMMETRICI


ED EQUILIBRATI
COLLEGAMENTO A TRIANGOLO: Le potenze attiva PT, reattiva QT ed apparente complessa AT
sono date da
IL
PT = P1 + P2 + P3 = 3 ⋅ R ⋅ I F = 3 ⋅ V ⋅ I F ⋅ cos ϕ = 3 ⋅ V ⋅ ⋅ cos ϕ = 3 ⋅ V ⋅ I L ⋅ cos ϕ W
2

3
I
QT = Q1 + Q2 + Q3 = 3 ⋅ X L ⋅ I F = 3 ⋅ V ⋅ I F ⋅ senϕ = 3 ⋅ V ⋅ L ⋅ senϕ = 3 ⋅ V ⋅ I L ⋅ senϕ VAR
2

A&T = PT + jQT
AT = PT + QT
2 2

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 34/S2
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI 1
Date tre impedenze identiche collegate prima a stella e successivamente a triangolo, quando
queste sono alimentate da una terna simmetrica di tensioni, calcolare la potenza attiva PT, la
potenza reattiva QT e la potenza apparente AT.
COLLEGAMENTO A STELLA

DATI
E1M = 2 ⋅ 220 V
Z& = 10 + j8 Ω

CALCOLARE
PT , QT , AT = ?

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 34/S2
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI 1
Determiniamo innanzitutto i vettori costituenti la terna delle tensioni stellate:

E&1 = 2 ⋅ 220 + j 0
E& 2 = −( 2 ⋅ 220 ⋅ sen30°) − j ( 2 ⋅ 220 ⋅ cos 30°) = 2 ⋅ (−110 − j190)
E& 3 = −( 2 ⋅ 220 ⋅ sen30°) + j ( 2 ⋅ 220 ⋅ cos 30°) = 2 ⋅ (−110 + j190)

Calcoliamo la corrente, di linea (che coincide con quella di fase):


E& 2 ⋅ (220 + j 0)
I& = I&L1 = I&F 1 = 1 = = 2 ⋅ (13,41 − j10,73) A
Z& 10 + j8

Il cui valore efficace è pari a:

I = I L = I F = (13,41) 2 + (10,73) 2 = 17,17 A

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 34/S2
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI 1
Calcoliamo la tensione concatenata:

V&12 = E&1 − E& 2 = 2 ⋅ (220 + j 0) − 2 ⋅ (−110 − j190) = 2 ⋅ (330 + j190) V

Il cui valore efficace è pari a:

V = (330) 2 + (190) 2 = 380 V

L’angolo di sfasamento tra la tensione e la corrente, è pari a:

X 8
α = arctg = arctg = 38,66°
R 10

Possiamo così PT = 3 ⋅ V ⋅ I ⋅ cos α = 3 ⋅ 380 ⋅17,17 ⋅ cos 38,66° = 8.820 W


calcolare le potenze QT = 3 ⋅ V ⋅ I ⋅ senα = 3 ⋅ 380 ⋅17,17 ⋅ sen38,66° = 7.060 VAR
attiva, reattiva ed
apparente AT = PT + QT = (8.820) 2 + (7.060) 2 = 11.290 VA
2 2

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 34/S2
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI 1
COLLEGAMENTO A TRIANGOLO

DATI
E1M = 2 ⋅ 220 V
Z& = 10 + j8 Ω

CALCOLARE
PT , QT , AT = ?

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 34/S2
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI 1
Determiniamo la terna dei vettori delle tensioni stellate:

E&1 = 2 ⋅ 220 + j 0
E& 2 = −( 2 ⋅ 220 ⋅ sen30°) − j ( 2 ⋅ 220 ⋅ cos 30°) = 2 ⋅ (−110 − j190)
E& 3 = −( 2 ⋅ 220 ⋅ sen30°) + j ( 2 ⋅ 220 ⋅ cos 30°) = 2 ⋅ (−110 + j190)

Calcoliamo le correnti di fase:

&
&I F 1 = V12 = 2 ⋅ (330 + j190) = 2 ⋅ (29,39 − j 4,51) A
Z& 10 + j8
&
&I F 2 = V23 = 2 ⋅ (0 − j 380) = 2 ⋅ (−18,54 − j 23,17) A La corrente di linea è pari a:
Z& 10 + j8

I& = I&L 2 = I&F 2 − I&F 1 = 2 ⋅ [(−18,54 − j 23,17) − (29,39 − j 4,51)] = 2 ⋅ (−47,93 − j18,66) A

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 34/S2
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI 1
Il cui valore efficace è pari a: I L = (47,93) 2 + (18,66) 2 = 51,43 A

X 8
L’angolo di sfasamento tensione-corrente è pari a: α = arctg = arctg = 38,66°
R 10

Possiamo calcolare la PT = 3 ⋅ V ⋅ I l ⋅ cos α = 3 ⋅ 380 ⋅ 51,43 ⋅ cos 38,66° = 26.430 W


potenza attiva, reattiva QT = 3 ⋅ V ⋅ I l ⋅ senα = 3 ⋅ 380 ⋅ 51,43 ⋅ sen38,66° = 21.145 VAR
ed apparente:
AT = PT + QT = (26.430) 2 + (21.145) 2 = 33.850 VA
2 2

OSSERVAZIONE: A parità di impedenza, variando solo il collegamento, nel collegamento a


triangolo si ottengono una corrente di linea, una potenza attiva reattiva ed apparente triple
rispetto a quelle che si ottengono nel collegamento a stella.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 34/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI 2
ESERCIZIO RISOLTO 1: Per il circuito in figura calcolare la potenza apparente complessa
fornita dal generatore trifase ai morsetti 1-2-3.

E = 480 V
Z& Δ= 5 − j 2 Ω
Z&Y = 2 + j 4 Ω
RL = 2 Ω
RN = 10 Ω

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 34/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI 2
Dopo aver trasformato il triangolo nella stella equivalente e dopo aver osservato che la corrente
sul neutro è nulla, possiamo fare riferimento al seguente circuito monofase equivalente ad una
fase (ad esempio la prima).

Z&
Z& eq = Δ = 1,66 − j 0,66
3

Calcoliamo l’impedenza totale vista dal generatore

(1,66 − j 0,66) ⋅ (2 + j 4)
Z& T = ( Z& eq // Z& Y ) + R L = + 2 = 3,62 − j 0,018 = RT + jX T ⇒ Z T = 3,62 Ω
(1,66 − j 0,66) + (2 + j 4)
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 34/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI 2
Calcoliamo la corrente erogata dal generatore, e successivamente la potenza attiva e reattiva
erogata:

E1 480
I= = = 132 A
Z T 3,62
PT = 3 ⋅ RT ⋅ I 2 = 3 ⋅ 1,62 ⋅ 132 2 = 84.680 W
QT = 3 ⋅ X T ⋅ I 2 = 3 ⋅ 0,018 ⋅ 132 2 = 940 VAR

La potenza apparente complessa sarà pari a

A& T = PT + jQT = 84.680 + j 940

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 34/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI 2
ESERCIZIO RISOLTO 2: I carichi in figura sono alimentati da una terna simmetrica di tensioni
aventi valore efficace pari a 380 V, calcolare:
• la corrente di linea quando Q2=1 kVAR
• il valore di Q2 tale che il carico complessivo sia puramente ohmico e la corrente di linea in tali
condizioni (rifasamento)

P1 = 10 kW
Q1 = 6 kVAR
P2 = 2 kW

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 34/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI 2
Per rispondere al primo quesito calcoliamo la potenza attiva e reattiva totali, l’angolo di fase e
infine la corrente di linea

PT = P1 + P2 = 12 kW
QT = Q1 + Q2 = 7 kVAR
QT
α T = arctg ≅ 30°
PT
PT
I= = 21,2 A
3 ⋅ V ⋅ cos α T

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 34/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI 2
Per rispondere al secondo quesito imponiamo che la Q2 sia uguale alla Q1 e di segno opposto
(capacitiva). Q2=-Q1=-6 kVAR
In tali condizioni avremo

PT = P1 + P2 = 12 kW
QT = Q1 + Q2 = 0 kVAR
QT
α T = arctg = 0°
PT
PT
I= = 18,2 A
3 ⋅ V ⋅ cos 0°

( la corrente è diminuita, questo è dovuto all’effetto del rifasamento)


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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 35
Titolo: GENERALITA' SULLE MISURE ELETTRICHE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

GENERALITA' SULLE MISURE ELETTRICHE


La presente lezione ha lo scopo di introdurre alcuni concetti fondamentali riguardanti le misure
elettriche; non vuole essere considerata esaustiva in quanto la materia è vasta e per essere
trattata esaustivamente necessita di interi corsi.
Per la presente lezione non sono previsti esercizi ma esclusivamente argomenti teorici che
potranno essere oggetto d’esame.
Misurare una grandezza fisica, nel nostro caso una grandezza elettrica, significa determinarne il
valore in rapporto ad un’altra grandezza dello stesso tipo assunta come unità di misura.
Tra il valore misurato Am ed il valore vero della grandezza AV c’è sempre una differenza (in
difetto o in eccesso) che costituisce l’errore di misura. E’ fondamentale stabilire il grado di
precisione che si vuole raggiungere nella misura, a tal proposito distingueremo tra misure
industriali (quelle in cui il grado di precisione non ha importanza) e misure di laboratorio (quelle
in cui il grado di precisione ha importanza). Alla prima tipologia appartengono ad esempio le
misure di tensione e/o di corrente realizzate in un quadro elettrico di tipo industriale, per esse
non si pretende un “elevato” grado di precisione ma delle indicazioni legate alla funzionalità
degli impianti (ad esempio: le tre fasi assorbono pressoché la stessa corrente; c’è tensione su
ogni fase).
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 35
Titolo: GENERALITA' SULLE MISURE ELETTRICHE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

GENERALITA' SULLE MISURE ELETTRICHE


Alla seconda tipologia appartengono ad esempio le misure fatte per la taratura ed il controllo dei
campioni delle grandezze elettriche, per tali misure oltre che al metodo utilizzato ed al circuito di
misura bisognerà tenere in considerazione l’ambiente in cui esse vengono svolte.
Possiamo classificare le misure (e gli strumenti di misura) in funzione della grandezza da misurare,
ad esempio misure di corrente, misure di tensione, misure di energia etc. Possiamo classificare gli
strumenti di misura in base al loro principio di funzionamento; per i nostri scopi possiamo
immaginare che siano tutti di tipo elettronico.
ERRORE ASSOLUTO E CLASSE
Definiamo errore assoluto ∆A della misura la differenza tra il valore misurato Am ed il valore vero
Av della grandezza (ammesso che si possa conoscere).
Definiamo classe dello strumento Cl l’errore assoluto massimo espresso in % rispetto alla portata
P (massimo valore misurabile dallo strumento), avremo Cl=(∆A/P)*100. Se ad esempio un
voltmetro (strumento adatto alla misura della tensione ) ha una classe di 0,5 e portata P=300 V
se misuriamo Vm=220 V in effetti VV=Vm±∆ =220 ± 1,5 V dove ∆A=Cl*P/100 =1,5 V è l’errore
massimo commesso dallo strumento.
In genere le classi degli strumenti vanno da Cl=0,05 degli strumenti campione a Cl=1 strumenti
portatili per verifiche su impianti a Cl=5 per strumenti da quadro.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 35/S1
Titolo: GlLI STRUMENTI DI MISURA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

STRUMENTI DI MISURA
Elenchiamo i principali strumenti utilizzati per la misura delle grandezze elettriche:
VOLTMETRO
Il voltmetro è uno strumento in grado di misurare la tensione sia in continua (dc) che in
alternata (ac).
Deve essere collegato tra i due punti tra cui si vuole misurare la tensione. Essendo connesso in
parallelo è auspicabile che la sua resistenza interna tenda ad infinito, in modo che non venga
attraversato da corrente e quindi non “perturbi” con la sua presenza il funzionamento del
circuito (una parte di corrente verrebbe shuntata al suo interno non interessando il carico,
quindi variandone il reale funzionamento).
E’ possibile selezionare una portata tra quelle previste; ad esempio il voltmetro la cui immagine
è riportata di seguito ha una portata selezionabile tra i seguenti valori 0,2 V – 2 V – 20 V – 200
V - 750 V (ac) e 1000 V (dc).
E’ necessario, inoltre, selezionare tra misure di tensioni continue e misure di tensioni alternate.
Per poter funzionare deve essere alimentato alla tensione di rete (220 V).

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 35/S1
Titolo: GlLI STRUMENTI DI MISURA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

STRUMENTI DI MISURA

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 35/S1
Titolo: GlLI STRUMENTI DI MISURA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

STRUMENTI DI MISURA
AMPEROMETRO
L’amperometro è uno strumento di misura in grado di misurare la corrente sia in continua (dc)
che in alternata (ac).
Deve essere collegato in serie al lato in cui si vuole misurare la corrente. Essendo connesso in
serie è auspicabile che la sua resistenza interna tenda a zero in modo che la caduta di tensione
ai suoi morsetti risulti nulla (caso ideale) e quindi non “perturbi” con la sua presenza il
funzionamento del circuito (il carico sarebbe alimentato ad una tensione minore).
E’ necessario selezionare una portata tra quelle previste; ad esempio l’amperometro la cui
immagine è riportata di seguito ha una portata che varia tra 0,002 A - 0,02 A - 0,2 A - 2 A - 10
A.
Anche in questo caso bisogna selezionare il tipo di misura da effettuare tra continua o alternata.
Per poter funzionare deve essere alimentato alla tensione di rete (220 V).

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 35/S1
Titolo: GlLI STRUMENTI DI MISURA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

STRUMENTI DI MISURA

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 35/S1
Titolo: GlLI STRUMENTI DI MISURA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

STRUMENTI DI MISURA
WATTMETRO
Il wattmetro è uno strumento in grado di misurare la potenza sia in continua (dc) che in
alternata (ac).
Per ogni fase si hanno due circuiti uno voltmetrico ed uno amperometrico. Il primo deve essere
collegato in derivazione al carico, il secondo in serie. Essendo connesso sia in parallelo che in
serie è importante che la resistenza interna del circuito amperometrico tenda a zero e che la
resistenza del circuito voltmetrico tenda ad infinito in modo che la sua inserzione all’interno del
circuito di misura non “perturbi” il funzionamento del circuito (variazioni di tensione e corrente
sul carico dovute alla presenza dello strumento nel circuito).
Anche in questo caso è necessario selezionare tra misura di potenza in continua o in alternata.
Ad esempio il wattmetro trifase la cui immagine è riportata di seguito ha una portata
amperometrica di 5 A ed una portata voltmetrica di 400 V.
Per poter funzionare deve essere alimentato alla tensione di rete (220 V).

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 35/S1
Titolo: GlLI STRUMENTI DI MISURA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

STRUMENTI DI MISURA

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 35/S1
Titolo: GlLI STRUMENTI DI MISURA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

STRUMENTI DI MISURA
MULTIMETRO
Il multimetro è uno strumento in grado di misurare la corrente e la tensione sia in continua (dc)
che in alternata (ac) e la resistenza.
E’ necessario selezionare il tipo di misura da effettuare (tensione continua/alternata, corrente
continua/alternata o resistenza) e la portata dello strumento.
Per quanto riguarda le portate, ad esempio, il multimetro la cui immagine è riportata di seguito
ha una portata amperometrica selezionabile tra 0,0002 A - 0,002 A - 0,02 A - 0,2 A - 2 A – 10
A. Una portata voltmetrica selezionabile tra 200 mV - 2 V - 20 V - 200 V - 750 V in ac e 1000 V
in dc ed una portata ohmmetrica selezionabile tra 200 Ω - 2000 Ω - 20 kΩ - 200 kΩ - 2000
kΩ e 20 MΩ.
Per poter funzionare deve essere alimentato alla tensione di rete (220 V).

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 35/S1
Titolo: GlLI STRUMENTI DI MISURA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

STRUMENTI DI MISURA

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 35/S2
Titolo: MISURA DI POTENZA NEI SISTEMI TRIFASE 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

MISURE DI POTENZA NEI SISTEMI TRIFASE


MISURA DI POTENZA ATTIVA SU SISTEMI A QUATTRO CONDUTTORI
Il sistema trifase più neutro è quello utilizzato nella distribuzione in bassa tensione dell’energia
elettrica. Per la misura della potenza attiva lo schema di riferimento è riportato nella figura
seguente. La terna delle tensioni stellate, e di conseguenza quella delle tensioni concatenate,
può essere comunque dissimmetrica, le tre correnti di linea possono essere comunque
squilibrate (diversi moduli e diverse fasi).
Per tale sistema la corrente sul neutro è pari alla somma vettoriale delle correnti sulle fasi
(cambiata di segno) IN=-(I1+I2+I3).
Nei wattmetri le bobine amperometriche saranno attraversate dalle correnti di linea, le bobine
voltmetriche saranno soggette alle tensioni stellate.
Si ha P=P1+P2+P3=E1I1cosϕ1+E2I2cosϕ2+E3I3cosϕ3
La potenza attiva totale è data dalla somma delle potenze misurate dai tre wattmetri.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 35/S2
Titolo: MISURA DI POTENZA NEI SISTEMI TRIFASE 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

MISURE DI POTENZA NEI SISTEMI TRIFASE

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 35/S2
Titolo: MISURA DI POTENZA NEI SISTEMI TRIFASE 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

MISURE DI POTENZA NEI SISTEMI TRIFASE


MISURA DI POTENZA ATTIVA SU SISTEMI A TRE CONDUTTORI
Si possono considerare due metodi distinti:
1) Metodo dei tre wattmetri
Il carico può essere comunque squilibrato. Lo schema di inserzione dei tre wattmetri è riportato
in figura. Si noti che attraverso l’uso di tre resistenze R (o di tre impedenze) si crea
artificialmente il centro stella O.
In questo caso la somma delle correnti sulle tre fasi è in ogni istante di tempo nulla, cioè
I1+I2+I3=0
La potenza attiva P sarà data da P=P1+P2+P3=E1I1cosϕ1+E2I2cosϕ2+E3I3cosϕ3
Nel caso particolare in cui il sistema è simmetrico ed equilibrato i tre wattmetri danno la stessa
indicazione, sarà possibile misurare la potenza attiva utilizzando un solo wattmetro. Per non
squilibrare il sistema sarà necessario aggiungere, in serie alla resistenza R sulle due fasi in cui
non ci sono wattmetri, una resistenza pari alla resistenza voltmetrica del wattmetro.
In tal caso si avrà P=3P1 essendo P1 l’indicazione dell’unico wattmetro.

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Lezione n°: 35/S2
Titolo: MISURA DI POTENZA NEI SISTEMI TRIFASE 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

MISURE DI POTENZA NEI SISTEMI TRIFASE

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 35/S2
Titolo: MISURA DI POTENZA NEI SISTEMI TRIFASE 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

MISURE DI POTENZA NEI SISTEMI TRIFASE


2) Metodo dei due wattmetri (inserzione Aron)
Tale metodo è applicabile a sistemi comunque dissimmetrici e squilibrati. Lo schema di
inserzione degli strumenti è riportato nella figura che segue.
In tale metodo si fa coincidere il centro stella con uno dei conduttori di fase (in questo caso il
terzo). I due wattmetri segnano rispettivamente:
P13=V13*I1*cos(V13-I1), e P23=V23*I2*cos(V23-I2) in cui (Vij-Ii) è l’angolo compreso tra i due
vettori Vij ed Ii.
Anche in questo caso in ogni istante di tempo la somma delle tre correnti di linea deve essere
nulla, cioè I1+I2+I3=0.

La potenza attiva P è data da P=P13+P23 essendo P13 e P23 le indicazioni dei wattmetri con
voltmetrica sui conduttori di fase 1-3 e 2-3 rispettivamente.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 35/S2
Titolo: MISURA DI POTENZA NEI SISTEMI TRIFASE 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

MISURE DI POTENZA NEI SISTEMI TRIFASE

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 35/S2
Titolo: MISURA DI POTENZA NEI SISTEMI TRIFASE 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

MISURE DI POTENZA NEI SISTEMI TRIFASE


Nel caso di sistema simmetrico si ha il seguente
diagramma vettoriale da cui si evince che
P13=V13*I1*cos(V13-I1)=V13*I1*cos(ϕ1-30°), e
P23=V23*I2*cos(V23-I2)=V23*I2*cos(ϕ2+30°)
P=P13+P23
Per carichi ohmico induttivi ϕ1 e ϕ2 sono positivi
ne consegue che cos(ϕ1-30°)>cos(ϕ2+30°)
pertanto il primo wattmetro darà una indicazione
maggiore rispetto al secondo. Per ϕ2=60° il
secondo wattmetro segna 0, per ϕ2>60° si ha che
il secondo wattmetro tende a segnare un valore
negativo in tal caso si inverte la corrente nella
voltmetrica e si considera la lettura negativa cioè
P=P12-P23.
Nel caso in cui i due wattmetri danno la stessa
indicazione siamo di fronte ad un carico
puramente ohmico.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 35/S3
Titolo: MISURA DI POTENZA NEI SISTEMI TRIFASE 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

MISURE DI POTENZA NEI SISTEMI TRIFASE


MISURA DI POTENZA REATTIVA SU SISTEMI A QUATTRO CONDUTTORI
Il sistema trifase più neutro è quello utilizzato nella distribuzione in bassa tensione dell’energia
elettrica. Per la misura della potenza reattiva lo schema di riferimento è riportato in figura. Si
possono utilizzare tre varmetri monofase.
Si ha Q=Q1+Q2+Q3=E1I1senϕ1+E2I2senϕ2+E3I3senϕ3
IN=-(I1+I2+I3)

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 35/S3
Titolo: MISURA DI POTENZA NEI SISTEMI TRIFASE 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

MISURE DI POTENZA NEI SISTEMI TRIFASE


Metodo dei due varmetri (inserzione Aron)
Nel caso di sistema a tre conduttori lo schema di riferimento è riportato in figura, vale per
sistemi comunque dissimmetrici e squilibrati. I due varmetri segnano rispettivamente
Q13=V13*I1*cos(V13-I1), Q23=V23*I2*cos(V23-I2)
La potenza reattiva Q è data da Q=Q13+Q23
I1+I2+I3=0

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 36
Titolo: RIFASAMENTO DI CARICHI TRIFASE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

RIFASAMENTO DI CARICHI TRIFASE


Abbiamo visto nella in che cosa consiste il rifasamento, quali sono i vantaggi che ne derivano e
come rifasare totalmente o parzialmente un carico monofase. In questa lezione studieremo come
rifasare un carico trifase.
Dato un sistema simmetrico ed equilibrato, per rifasare un carico si può utilizzare una terna di
condensatori collegati in parallelo al carico stesso. I tre condensatori possono essere collegati tra
di loro a stella o a triangolo. Anche nel caso trifase possiamo avere un rifasamento totale, in cui si
elimina totalmente la potenza reattiva, o un rifasamento parziale, in cui si ha una riduzione della
potenza reattiva.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 36
Titolo: RIFASAMENTO DI CARICHI TRIFASE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

RIFASAMENTO DI CARICHI TRIFASE


Indichiamo con QT la potenza reattiva del carico e con QC la potenza reattiva della batteria di
condensatori. Diremo che il rifasamento è totale quando la QC=QT pertanto il carico
complessivo risulterà essere puramente ohmico; diremo che è parziale quando la QC<QT.
Stiamo supponendo che il carico assorba una potenza reattiva induttiva e cioè che sia di tipo
ohmico-induttivo. Se così non dovesse essere, cioè se il carico dovesse essere di tipo ohmico-
capacitivo il rifasamento dovrà essere eseguito utilizzando un terna di induttanze (tale
eventualità nella pratica impiantistica è remota).

Rifasamento Rifasamento
Totale Parziale

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 36
Titolo: RIFASAMENTO DI CARICHI TRIFASE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

RIFASAMENTO DI CARICHI TRIFASE


RIFASAMENTO TOTALE A STELLA
In questo caso si collega in parallelo al carico una terna di condensatori identici collegati a
stella; la potenza reattiva QC messa in gioco dalla terna dovrà essere pari alla QT del carico.

E2
QC = 3 ⋅ VAR da cui
XC
QC Ptgϕ
CY = = F
3ωE 2 3ωE 2

RIFASAMENTO TOTALE A TRIANGOLO


In questo caso si collega in parallelo al carico una terna di condensatori identici collegati a
triangolo; la potenza reattiva QC messa in gioco dalla terna dovrà essere pari alla QT del carico.

V2
QC = 3 ⋅ VAR da cui
XC
QC Ptgϕ
C∆ = = F
3ωV 2 3ωV 2
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 36
Titolo: RIFASAMENTO DI CARICHI TRIFASE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

RIFASAMENTO DI CARICHI TRIFASE


RIFASAMENTO PARZIALE
Nel caso in cui volessimo rifasare parzialmente il carico, quindi passare da un angolo di fase ϕ
ad un angolo di fase ϕ’, bisognerà considerare nelle espressioni precedenti QC=PT(tgϕ-tgϕ’).
Alcune considerazioni:
• si evince che la capacità dei condensatori collegati a triangolo C∆ è la terza parte della
capacità dei condensatori collegati a stella CY
• i condensatori collegati a triangolo sono soggetti alla tensione concatenata V, mentre i
condensatori collegati a stella sono soggetti alla tensione stellata E, pertanto i condensatori
connessi a triangolo richiedono accorgimenti costruttivi maggiori (che generalmente
comportano un aumento di prezzo)
• in genere la potenza reattiva totale QT assorbita dal carico non è costante ma varia nel tempo
secondo, ad esempio, la curva riportata con linea continua nel diagramma di carico seguente.
La curva con linea tratteggiata indica la QC dei condensatori. Si nota che le curve non si
sovrappongono perfettamente in quanto le centraline di rifasamento “inseguono” la potenza
reattiva del carico ma non riescono ad azzerarla completamente (cosϕ’=0,9999). In pratica i
valori di QC non sono continui ma, essendo ottenuti collegando in serie e parallelo un certo
numeri di condensatori, variano secondo un andamento a gradini.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 36
Titolo: RIFASAMENTO DI CARICHI TRIFASE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

RIFASAMENTO DI CARICHI TRIFASE

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 36/S1
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI 1
Dato il circuito in figura calcolare il valore della corrente di linea IL prima e dopo la chiusura del
tasto T. I tre condensatori sono connessi a stella e provvedono a rifasare totalmente il carico.

E1 = 2 ⋅(220 + j100 ) V


P1 = 10 kW
γ 1 = 40° (induttivi )
Z 2 = 15 + j 3 Ω

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 36/S1
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI 1
Notiamo che il sistema è simmetrico ed equilibrato, tutti i carichi sono connessi a stella,
pertanto possiamo considerare il circuito monofase equivalente.
Calcoliamo i valori efficaci della tensione stellata E e della tensione concatenata V

E = (220) 2 + (100) 2 = 241 V ; V = 3 ⋅ E = 418 V

TASTO T APERTO
P1 10.000
calcoliamo la corrente I1 assorbita dal primo carico I1 = = = 18 A
3 ⋅ V ⋅ cos γ 1 3 ⋅ 418 ⋅ cos 40°

che in forma vettoriale vale: I1 = 2 ⋅ (18 ⋅ cos16° − j18 ⋅ sen16°) = 2 ⋅ (17,3 − j 4,96) A

calcoliamo ora la potenza reattiva del primo carico: Q1 = P ⋅ tgγ 1 = 10.000 ⋅ tg 40° = 8.390 VAR

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Lezione n°: 36/S1
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI 1
Passiamo ora al secondo carico, possiamo calcolare la corrente I2, il suo valore efficace e la
potenza reattiva Q2:

E 2 ⋅ (220 + j100)
I2 = 1 = = 2 ⋅ (15,38 + j 3,59) A
Z 2 15 + j 3
I 2 = (15,38) 2 + (3,59) 2 = 15,79 A
Q2 = 3 ⋅ X L ⋅ I 2 = 3 ⋅ 3 ⋅ (15,79) 2 = 2.240 VAR
2

Calcoliamo la corrente di linea I’L ed il suo valore efficace I’L

I'l = I1 + I2 = 2 ⋅ (17,3 − j 4,96) + 2 ⋅ (15,38 + j 3,59) = 2 ⋅ (32,68 − j1,37) A


I 'l = (32,68) 2 + (1,37) 2 = 32,7 A

La potenza reattiva QT dei due carichi vale: QT = Q1 + Q2 = 8.390 + 2240 = 10.635 VAR

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 36/S1
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI 1
TASTO T CHIUSO
Affinché la batteria dei condensatori provveda al rifasamento totale dell’impianto devono
verificarsi le seguenti condizioni:
QC = QT
E2 (241) 2
XC = 3⋅ = 3⋅ = 16,47 Ω
QC 10.635
1 1
CY = = = 193,36 µF
ω ⋅ X C 314 ⋅16,47
E 2 ⋅ (220 + j100)
IC = 1 = = 2 ⋅ (−6,07 + j13,36) A

ZC − j16,47
Calcoliamo la corrente IC che
I' 'l = I1 + I2 + IC =
attraversa i condensatori e
successivamente la corrente di = 2 ⋅ [(17,3 − j 4,96) + (15,38 + j 3,59) + (−6,07 + j13,36)] =
linea a tasto chiuso I’’L = 2 ⋅ (26,61 + j11,99) A
I ' 'l = (26,61) 2 + (11,99) 2 = 29,19 A.
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 36/S1
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI 1
Il diagramma vettoriale qualitativo, che comunque ci consente di stabilire le posizioni
reciproche dei vettori, è il seguente:

argE1=arc tg(110/220)=24°
γ1=40°
γ2=arctg(3/15)=11°

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 36/S2
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI 2
Dato il circuito in figura rispondere ai quesiti di seguito riportati.

E1 = 220 + j 0 V
Q1 = 15 kVAR
cos γ 1 = 0,6
Z = 10 + j 5 Ω
f = 50 Hz

Sono noti il costo di un kWh=0,15 € e di un kVarh=0,30 €. Si supponga che il sistema


funzioni per otto ore al giorno per due mesi (60 gg). Calcolare il costo prima e dopo il
rifasamento totale (realizzato con tre condensatori connessi a triangolo).

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 36/S2
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI 2
Utilizzatore a stella.
E’ necessario calcolare la potenza attiva. Per fare questo occorrono il modulo della tensione
concatenata, l’angolo di sfasamento e il modulo della corrente della stella.

E = (220) 2 + (0) 2 = 220 V


V = E ⋅ 3 = 220 ⋅ 3 = 380 V
γ 1 = arc cos 0,6 = 53°
Q1 15.000
I1 = = = 28,53 A
3 ⋅ V ⋅ senγ 1 3 ⋅ 380 ⋅ sen53°
P1 = 3 ⋅ V ⋅ I1 ⋅ cos γ 1 = 3 ⋅ 380 ⋅ 28,53 ⋅ cos 53° = 11,3 kW

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 36/S2
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI 2
Utilizzatore a triangolo.
Calcoliamo la potenza attiva e reattiva.

Z = (10) 2 + (5) 2 = 11,18 Ω


V 380
IF = = = 33,99 A
Z 11,18
I L = 3 ⋅ I F = 3 ⋅ 33,99 = 58,87 A
5
γ 2 = arctg = 26,6°
10
P2 = 3 ⋅ V ⋅ I L ⋅ cos γ 2 = 3 ⋅ 380 ⋅ 58,87 ⋅ cos 26,6° = 34,6 kW
Q2 = 3 ⋅ V ⋅ I L ⋅ senγ 2 = 3 ⋅ 380 ⋅ 58,87 ⋅ sen26,6° = 17,3 kVAR

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 36/S2
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI 2
Calcoliamo la potenza attiva totale e la potenza reattiva totale, successivamente le energie
attiva WA e reattiva WR ed i relativi costi.

PT = P1 + P2 = 11,3 + 34,6 = 45,9 kW


QT = Q1 + Q2 = 15 + 17,3 = 32,3 kVAR
WA = PT ⋅ t = 45,9 ⋅ 8 = 367,2 kW ⋅ h (al giorno)
WR = QT ⋅ t = 32,3 ⋅ 8 = 258,4 kVAR ⋅ h (al giorno)
€ A = WA ⋅ € ⋅ 60 gg = 367,2 ⋅ 0,15 ⋅ 60 = 3.304 € (cos to energia attiva )
€ R = WR ⋅ € ⋅ 60 gg = 258,4 ⋅ 0,30 ⋅ 60 = 4.651 € (cos to energia reattiva )
€TOT = € A + € R = 7.955 € (cos to totale)

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 36/S2
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI 2
Effettuiamo il rifasamento totale a triangolo

QC = QT
QC 32,3 ⋅ 103
C∆ = = = 237,45 µF
3 ⋅ ω ⋅ V 2 3 ⋅ 2 ⋅ 3,14 ⋅ 50 ⋅ (380) 2
1 1
XC = = = 13,41 Ω
ω ⋅ C 314 ⋅ 237,45 ⋅10 − 6
Q'T = QT − QC = 32,3 − 32,3 = 0 kVAR
W ' R = Q'T ⋅t = 0 ⋅ 8 = 0 kVAR ⋅ h
€' R = W ' R ⋅€ ⋅ 60 gg = 0 ⋅ 0,30 ⋅ 60 = 0 €
€'T = € A + €' R = 3.304 + 0 = 3.304 €

Il costo totale dopo il rifasamento coincide con il costo dell’energia attiva.

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Corso di Laurea: #corso#
Insegnamento: #insegnamento#
Lezione n°: #lezione#
Titolo: #titolo#
Attività n°: #attività#

Facoltà di Ingegneria

AVVISO
Se lo Studente lo ritiene necessario, può inviare al docente usando l’opportuna procedura
presente nel portale (e-portfolio) lo svolgimento del/degli Esercizio/i proposto/i nella
seguente attività, per ricevere un feedback da parte del docente.
Si precisa che tale attività non inciderà in alcun modo sullo svolgimento/esito dell’esame
finale.

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1
Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 36/S3
Titolo: ESERCIZI PROPOSTI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI PROPOSTI
Una linea trifase con tensioni concatenate simmetriche pari a 380 V, alimenta alla frequenza di
50 Hz i seguenti carichi ohmico induttivi:
1. Un impianto che assorbe 12 kW a cosϕ1=0,7;
2. Un motore asincrono che assorbe 18 kW con cosϕ2=0,62;
3. Un impianto che assorbe 10 kW con cosϕ3=0,69.

Calcolare
La corrente IL sui conduttori di linea ed il cosϕ complessivo dell’impianto;
La potenza reattiva QC e la capacità CY tali da portare il cos ϕ dell’impianto complessivo a 0,82

Risposta: IL =92,1 A, cosϕ=0,66, QC =17,6 kVAR, CY =387,5 μF

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 37
Titolo: TERNE ALLE SEQUENZE DIRETTA-INVERSA-OMOPOLARE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria
TERNE ALLE SEQUENZE DIRETTA-INVERSA-OMOPOLARE

Abbiamo visto che tre vettori A1, A2 ed A3 costituiscono una terna simmetrica se valgono le
seguenti condizioni: i tre moduli coincidono A1=A2=A3 e i tre vettori sono sfasati tra di loro di
120°. Abbiamo sempre supposto che A2 fosse sfasato di 120° in ritardo su A1 e che A3 fosse
sfasato di 120° in ritardo su A2.
Consideriamo l’operatore matematico α=ej120°=ej2π/3=cos120°+jsen120°=-0,5+j√3/2, se
applichiamo α ad un vettore V otterremo un nuovo vettore V ‘=αV che si trova a 120° in anticipo
rispetto a V ed ha lo stesso modulo di V.
Sia ad esempio V=220+j0, V’=αV=(-0,5+j0,866)(220+j0)=-110+j190 che ha modulo pari al
modulo di V ed è a 120° in anticipo su V.
L’operatore α2=ej240° provoca una rotazione del vettore V a cui è applicato di 240° in anticipo e ne
lascia inalterato il modulo.
L’operatore α3=ej0°=1 applicato ad un vettore V restituisce il vettore cioè ne lascia inalterato il
modulo e la fase.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 37
Titolo: TERNE ALLE SEQUENZE DIRETTA-INVERSA-OMOPOLARE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria
TERNE ALLE SEQUENZE DIRETTA-INVERSA-OMOPOLARE

TERNE ALLA SEQUENZA DIRETTA


Supponiamo di avere la terna di vettori (A1, A2, A3) riportata in figura, possiamo riscriverla come:

⎧ A&1 = A&
⎪&
⎨ A2 = α ⋅ A&
2

⎪& &
⎩ A3 = α ⋅ A
oppure
S d : A& : 1, α 2 , α

NOTA
Tutte le terne fin ora considerate sono terne
alla sequenza diretta.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 37
Titolo: TERNE ALLE SEQUENZE DIRETTA-INVERSA-OMOPOLARE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria
TERNE ALLE SEQUENZE DIRETTA-INVERSA-OMOPOLARE

TERNE ALLA SEQUENZA INVERSA


Supponiamo di avere la terna di vettori (A1, A3, A2) riportata in figura, possiamo riscriverla come:

⎧ A&1 = A&
⎪&
⎨ A2 = α ⋅ A&
⎪&
⎩ A 3 = α 2
⋅ A&
oppure
S i : A& : 1, α , α 2

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 37
Titolo: TERNE ALLE SEQUENZE DIRETTA-INVERSA-OMOPOLARE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria
TERNE ALLE SEQUENZE DIRETTA-INVERSA-OMOPOLARE

TERNE ALLA SEQUENZA OMOPOLARE


Supponiamo di avere la terna di vettori (A1, A2, A3) riportata in figura, possiamo riscriverla come:

⎧ A&1 = A&
⎪&
⎨ A2 = A&
⎪& &
⎩ A3 = A
oppure
S o : A& : 1,1,1

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 37/S1
Titolo: SCOMPOSIZIONE ALLE SEQUENZE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SCOMPOSIZIONE ALLE SEQUENZE


Data una terna generica di vettori A1, A2 ed A3 aventi moduli diversi tra di loro e sfasamenti
reciproci diversi tra di loro , brevemente una terna dissimmetrica , possiamo ottenere tale terna
dalla somma di tre terne opportunamente calcolate, una alla sequenza diretta, una alla sequenza
inversa ed una alla sequenza omopolare.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 37/S1
Titolo: SCOMPOSIZIONE ALLE SEQUENZE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SCOMPOSIZIONE ALLE SEQUENZE


⎧ A&1 = A& o + A& d + A& i
⎪&
⎨ A2 = A& o + α ⋅ A& d + α ⋅ A& i
2

⎪& & + α ⋅ A& + α 2 ⋅ A&


⎩ A 3 = A o d i

risolvendo rispetto ad A& o , A& d e A& i si ottiene

& & &


&A = A1 + A2 + A3 è ottenuta sommando le tre equazioni
o
3
& & & è ottenuta sommando le tre equazioni dopo aver
&A = A1 + α ⋅ A2 + α ⋅ A3
2

d
moltiplicato la seconda per α e la terza per α2
3
& + α 2 ⋅ A& + α ⋅ A&
A
A& i = 1 2 3 è ottenuta sommando le tre equazioni dopo aver
3 moltiplicato la seconda per α2 e la terza per α

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 37/S1
Titolo: SCOMPOSIZIONE ALLE SEQUENZE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SCOMPOSIZIONE ALLE SEQUENZE

Possiamo affermare che data una qualsiasi terna comunque dissimmetrica essa è ottenibile dalla
somma di tre terne, determinate come abbiamo visto, una alla sequenza diretta, una alla
sequenza inversa ed una alla sequenza omopolare.
Questo risultato è utilizzabile nella soluzione dei circuiti trifase dissimmetrici e squilibrati e/o in
condizioni di guasto. L’idea è questa: al posto di lavorare su un unico circuito trifase dissimmetrico
e squilibrato opero su tre circuiti monofase ottenuti considerando le sequenze diretta-inversa-
omopolare, e “sommo” i risultati ottenuti.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 37/S2
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO
Data la terna di correnti di linea che attraversa una linea trifase a quattro fili determinare le
componenti alle sequenze diretta-inversa-omopolare

⎧I&1 = 100 + j 0 A
⎪&
⎨I 2 = 50 − j 200 A
⎪&
⎩I 3 = −50 + j100 A
basta utilizzare le seguenti equazioni

I& + I& + I& 100 + j0 + 50 − j 200 − 50 + j100


I&o = 1 2 3 = = 33,33 − j33,33
3 3
& + α ⋅ I& + α 2 ⋅ I& 100 + j 0 + (−0,5 + j 0,866) ⋅ (50 − j 200) + (−0,5 − j 0,866) ⋅ (−50 + j100)
I
I&d = 1 2 3
= = 119,9 + j 45,5
3 3
& 2 & &
&I = I1 + α ⋅ I 2 + α ⋅ I 3 = 100 + j 0 + (−0,5 − j 0,866) ⋅ (50 − j 200) + (−0,5 + j 0,866) ⋅ (−50 + j100) = −53,27 − j12,2
i
3 3
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 37/S3
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO
Determinare la terna di correnti di linea I1 , I2 ed I3 essendo note le correnti alle sequenze diretta,
inversa ed omopolare

⎧I&o = 17 − j37,8 A
⎪&
⎨I d = 124,4 + j33,3 A
⎪&
⎩I i = −41,4 + j 4,5 A
basta utilizzare le seguenti equazioni
⎧I&1 = I&o + I&d + I&i = (17 − j37,8) + (124,4 + j33,3) + (−41,4 + j 4,5) = 100 A
⎪&
⎪I 2 = I&o + α ⋅ I&d + α ⋅ I&i = (17 − j37,8) + (−0,5 − j 0,866) ⋅ (124,4 + j33,3) + (−0,5 + j0,866) ⋅ (−41,4 + j 4,5) =
2


⎪= 0,44 − j 200 A
⎪I& = I& + α ⋅ I& + α 2 ⋅ I& = −49,44 + j86,88 A
⎩ 3 o d i

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 38
Titolo: ESERCIZIO ESAME 21
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO
Per il circuito riportato in figura determinare il modulo delle correnti assorbite dal triangolo e dalla
stella e stabilire in che rapporto stanno.

Sono noti:

E1=220+j0 V (terna simmetrica


alla sequenza diretta)
Z∆=ZY=5+j5 Ω

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 38
Titolo: ESERCIZIO ESAME 21
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SVOLGIMENTO
Calcolo la terna delle tensioni stellate
E& = 220 + j 0 V
1

E& 2 = − 110 − j190 V


E& 3 = − 110 + j190 V
Calcolo la terna delle tensioni concatenat e
V& 12 = E& 1 − E& 2 = 330 + j190 V
V& = E& − E& = − j 380 V
23 2 3

V& 31= E& 3 − E& 1 = − 330 + j190 V


Confronto i valori delle correnti sulla prima fase . Per il carico a triangolo si ha

& V&12 330 + j190


fase 1 − 2 I 12 f = = = 52 − j14 A
Z& Δ 5 + j5
V& − 330 + j190
fase 3 − 1 I&31 f = 31 = = − 14 + j 52 A
Z& Δ 5 + j5
corrente sulla prima fase del triangolo
I&1lΔ = I& 12 f − I&31 f = ( 52 − j14 ) − ( − 14 + j 52 ) = 66 − j 66 A ⇒ I 1lΔ = 93 ,33 A
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 38
Titolo: ESERCIZIO ESAME 21
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SVOLGIMENTO
Per il carico a stella si ha che la corrente di linea coincide con quella di fase
&
&I = I& = E 1 = 220 + j 0 = 22 − j 22 ⇒ I = 31,11 A
Z& 5 + j5
1lY 1 fY 1lY
Y

Le correnti assorbite dal triangolo e dalla stella s tan no nel rapporto


I 1l Δ 93 ,33
= =3
I 1lY 31,11

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 38/S1
Titolo: ESERCIZIO ESAME 22
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO
Per il circuito riportato in figura, determinare il costo dell’energia attiva e reattiva con T aperto.
Con il tasto T chiuso provvedere al rifasamento totale determinando il valore di CY; ricalcolare il
costo previsto per l’energia attiva e reattiva
In entrambi i calcoli si supponga che l’utilizzatore funzioni per 60 giorni e per 8 ore al giorno.

Sono noti:

V=380 V
PU=5 kW
cosϕU=0,6
f=50 Hz
costo Wa=0,15 €/kW*h
costo Wr=0,25 €/kVAR*h

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 38/S1
Titolo: ESERCIZIO ESAME 22
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SVOLGIMENTO

Pr ima del rifasamento (tasto T aperto)


calcolo la potenza reattiva assorbita dall ' utilizzatore
QU = P ⋅ tgϕU = 5.000 ⋅ 1,33 = 6.650 VAR ;
potenza apparente complessa assorbita dall ' utilizzatore
A&U = PU + jQU = 5.000 + j 6.650 VA
h €
cos to per Wa = 5kW ⋅ 60 g ⋅ 8 ⋅ 0,15 = 360 €
g kW ⋅ h
h €
cos to per Wr = 6,65kVAR ⋅ 60 g ⋅ 8 ⋅ 0,25 = 798 €
g kVAR ⋅ h

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 38/S1
Titolo: ESERCIZIO ESAME 22
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SVOLGIMENTO
provvedo al rifasamento totale (tasto T chiuso)
E2 E2
QC = QU = 6.650 VAR (capacitivi); QC = 3 ⋅ ⇒ XC = 3⋅ = 21,71 Ω
XC QC
1 1
XC = ⇒ CY = = 1,46 ⋅10 − 4 F
ω ⋅ CY ω ⋅ XC
Dopo del rifasamento
potenza apparente assorbita dall ' utilizzatore + batteria di condensatori
A& = A& + A& = (5000 + j 6.650) + (− j 6.650) = 5.000 VA
Tot U C

il cos to coincide con il solo cos to dovuto all ' energia attiva
h €
cos to per Wa = 5kW ⋅ 60 g ⋅ 8 ⋅ 0,15 = 360 €
g kW ⋅ h
cos to per Wr = 0 €

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 38/S2
Titolo: ESERCIZI ESAME 23
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO
Per il circuito riportato in figura verificare che la somma delle correnti erogate dal generatore è
nulla.

Sono noti:

e1(t)=220*sen(ωt+0°) V,
Zl=10+j10=Z2=Z3 Ω
Za=10-j5 Ω

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 38/S2
Titolo: ESERCIZI ESAME 23
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SVOLGIMENTO
Calcolo la terna delle tensioni di fase o stellate
facendo riferimento al diagramma vettoriale riportato in figura
E&1 = 220 + j 0 V
E& 2 = −110 − j190 V
E& 3 = −110 + j190 V
Calcolo la terna delle tensioni di linea o concatenate
V&12 = E&1 − E& 2 = 330 + j190 V
V&23 = E& 2 − E& 3 = − j 380 V
V&31 = E& 3 − E&1 = −330 + j190 V

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 38/S2
Titolo: ESERCIZI ESAME 23
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SVOLGIMENTO
Calcolo le correnti di fase assorbite dal triangolo
V&
I& f 1 = 12 = 26 − j 7 A
Z&1
V&23
If2 = = −19 − j19 A
Z& 2
V&
I& f 3 = 31 = −7 + j 26 A
Z& 3
calcolo le correnti di linea assorbite dal triangolo
I&l1 = I& f 1 − I& f 3 = (26 − j 7) − (−7 + j 26) = 33 − j 33 A
I&l 2 = I& f 2 − I& f 1 = (−19 − j19) − (26 − j 7) = −45 − j12 A
I&l 3 = I& f 3 − I& f 2 = (−7 + j 26) − (−19 − j19) = 12 + j 45 A
Calcolo la corrente assorbita dall ' impedenza Z& a
&
&I a = V12 = 18,8 + j 28,4 A
Z& a
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 38/S2
Titolo: ESERCIZI ESAME 23
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SVOLGIMENTO
Calcolo le correnti erogate dal generatore
I&1 = I&l1 + I&a = (33 − j 33) + (18,8 + j 28,4) = 51,8 − j 4,6 A
I&2 = I&l 2 − I&a = (−45 − j12) − (18,8 + j 28,4) = −63,8 − j 40,4 A
I&3 = I&l 3 = 12 + j 45 A
verifico che la somma delle correnti erogate dal generatore è nulla
I&1 + I&2 + I&3 = (51,8 − j 4,6) + (−63,8 − j 40,4) + (12 + j 45) = 0 + j 0 A

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 38/S3
Titolo: ESERCIZIO ESAME 24
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO
Per il circuito riportato in figura, determinare il costo dell’energia attiva e reattiva con T aperto.
Con il tasto T chiuso provvedere al rifasamento totale determinando il valore di CD; ricalcolare il
costo previsto per l’energia attiva e reattiva
In entrambi i calcoli si supponga che l’utilizzatore funzioni per 60 giorni e per 8 ore al giorno.

Sono noti:

V=220 V
PU=5 kW
cosϕU=0,6
f=50 Hz
costo Wa=0,15 €/kW*h
costo Wr=0,25 €/kVAR*h

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 39
Titolo: ESERCIZI D'ESAME VII
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO
Per il circuito riportato in figura determinare la tensione VO’O’’.

Sono noti:

V12=380 V, arg(0°)
(terna simmetrica diretta)
Zl=10 Ω
Z2=20 Ω
Z3=30 Ω

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 39
Titolo: ESERCIZI D'ESAME VII
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SVOLGIMENTO

Le due stelle di impedenze sono a lim entate ognuna


da un sistema simmetrico di tensioni stellate E 1 , E 2 ed E 3
Aplicando la LKT tra i punti O, O' e O' ' si ottiene
V = V + V , essendo V = 0 (in quanto la stella
o 'o o ''o o 'o '' o 'o

corrispondente è equilibrata ) si ha
V = −V
o 'o '' o ''o

E 1 E 2 E 3
+ +
Z1 Z 2 Z 3
V o ''o =
1 1 1
+ +
Z1 Z 2 Z 3

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 39
Titolo: ESERCIZI D'ESAME VII
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SVOLGIMENTO
Dal diagramma vettoriale si evince che
V
E= = 220 V
3
E1 = 220 ⋅ (cos 30° − jsen30°) = 190 − j110 V
E = 220 ⋅ (− cos 30° − jsen30°) = −190 − j110 V
2

E 3 = 220 ⋅ (cos 90° + jsen90°) = j 220 V


E1 E 2 E 3
+ +
Z1 Z 2 Z 3
V o ''o = = 51,91 − j 50,1 V
1 1 1
+ +
Z1 Z 2 Z 3
Vo 'o '' = −51,91 + j 50,1 V

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 39/S1
Titolo: ESERCIZI D'ESAME VII
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO
Per il circuito trifase (simmetrico ed equilibrato) riportato in figura determinare:
1- le espressioni nel dominio del tempo delle correnti erogate dal generatore;
2- le potenze attiva e reattiva assorbite dal carico a triangolo;
3- tracciare il diagramma vettoriale qualitativo delle tensioni stellate e delle correnti erogate dal generatore.

Sono noti:
e1(t)=√2*220*sen(ωt) V
e2(t)=√2*220*sen(ωt-120°) V
e3(t)=√2*220*sen(ωt+120°) V
ZL=0,5+j Ω
Z∆=30+j15 Ω

Utilizzatore a stella:
PN=6 kW
QN=5 kVAR
VN=380 V

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 39/S1
Titolo: ESERCIZI D'ESAME VII
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SVOLGIMENTO
1 − Calcolo la terna delle tensioni stellate
E 1 = 220 + j 0 V ; E 2 = −110 − j190 V ; E 3 = −110 + j190 V
Eseguo la trasformazione triangolo stella

 Z ∆
ZY = = 10 + j 5 Ω
3
Per l ' utilizzatore a stella calcolo l ' impedenza di una fase
Q 5.000
tgϕU = N = = 0,833 ⇒ ϕU = 39°,8
PN 6.000
PN 6.000
IU = = = 11,86 A
3 ⋅ V N ⋅ cos ϕU 1,73 ⋅ 380 ⋅ 0,768
EN 380 / 3
ZU = = = 18,49 Ω
IU 11,86
dal triangolo dell ' impedenza si ha
RU = Z U ⋅ cos ϕU = 18,49 ⋅ 0,768 = 14,2 Ω
X U = Z U ⋅ senϕU = 18,49 ⋅ 0,64 = 11,83 Ω
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 39/S1
Titolo: ESERCIZI D'ESAME VII
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SVOLGIMENTO
a questo punto posso considerare il circuito monofase equivalente
Z = Z + ( Z // Z ) = (0,5 + j ) + (10 + j 5) //(14,2 + j11,83) =
T L Y U

= (0,5 + j ) + (5,97 + j 3,66) = 6,47 + j 4,66 Ω

 E 1 220
I1 = = = 22,38 − j16,12 A
Z T 6,47 + j 4,66
⇒ I 1 = 27,58 A = I 2 = I 3 = I
Le tre correnti erogate dal generatore sono sfasate in ritardo rispetto
alle tensioni stellate di un angolo
16,12
α = arctg = 35°,7
22,38
i1 (t ) = 2 ⋅ I ⋅ sen(ωt − 35°,7) A
i 2 (t ) = 2 ⋅ I ⋅ sen(ωt − 35°,7 − 120°) A
i3 (t ) = 2 ⋅ I ⋅ sen(ωt − 35°,7 + 120°) A

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 39/S1
Titolo: ESERCIZI D'ESAME VII
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SVOLGIMENTO
2 − Per det er min are le potenze assorbite dal carico a
triangolo det er min o la tensione sul cappio parallelo
E = E − Z ⋅ I = 220 − (0,5 + j ) ⋅ (22,38 − j16,12) =
1 L 1

= 220 − (27,31 + j14,32) = 192,69 − j14,32


 E 192,69 − 14,32
IY = = = 14,84 − j8,85
Z Y 10 + j 5
calcolo la potenza apparente complessa del
generatore trifase
A = 3( E ⋅ I *Y ) = 3 ⋅ (192,69 − j14,32) ⋅ (14,84 + j8,85) =
Y

= 8.958 + j 4.476

3 − il diagramma vettoriale è riportato in figura

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 39/S2
Titolo: ESERCIZI D'ESAME VII
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO
Per il circuito riportato in figura determinare Aa e Ab.

Sono noti:

E1=220+j0 V,
Zl=10+j5 Ω
Z2=20+j10 Ω
Z3=30+j15 Ω
Za=2+j
Zb=4+j2

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 39/S2
Titolo: ESERCIZI D'ESAME VII
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SVOLGIMENTO
per l ' impedenza Z a si ha

I a = E1 = 220 = 88 − j 44

A
Z a 2 + j
I a = 98,38 A
2
Pa = Ra ⋅ I a = 19.357 W
2
Qa = X La ⋅ I a = 9.678 VAR
A a = Pa + jQa = 19.357 + j 9.678
det er min o le tensioni stellate E 2 ed E 3
E 2 = −220 ⋅ sen30° − j 220 ⋅ cos 30° = −110 − j190 V
E 3 = −220 ⋅ sen30° + j 220 ⋅ cos 30° = −110 + j190 V
calcolo l ' impedenza parallelo tra Z1 e Z b
Z p = Z1 // Z b = 2,85 + j1,42 Ω

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 39/S2
Titolo: ESERCIZI D'ESAME VII
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SVOLGIMENTO
E1 E 2 E 3
+ +
Z p Z 2 Z 3
Vo ' o = = 157 − j 7,24 V
1 1 1
+ +
Z p Z 2 Z 3
 
'
E1 = E1 − Vo ' o = 220 − (157 − j 7,24) = 63 + j 7,24 V
E1'
Ib = = 13,32 − j 4,85 A
Z b
I b = 14,17 A
2
Pb = Rb ⋅ I b = 803 W
2
Qb = X Lb ⋅ I b = 401,5 VAR
Ab = Pb + jQb = 803 + j 401,5

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 39/S3
Titolo: ESERCIZI D'ESAME VII
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO
Per il circuito riportato in figura verificare che la somma delle correnti erogate dal generatore è
nulla.

Sono noti:

e1(t)=220*sen(ωt+0°) V,
Zl=10+j10 Ω
Z2=20+j5 Ω
Z3=10+j10 Ω
Za=10-j5 Ω

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 39/S3
Titolo: ESERCIZI D'ESAME VII
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SVOLGIMENTO
Calcolo la terna delle tensioni di fase o stellate
facendo riferimento al diagramma vettoriale riportato in figura
E1 = 220 + j 0 V
E 2 = −110 − j190 V
E 3 = −110 + j190 V
Calcolo la terna delle tensioni di linea o concatenate
V12 = E1 − E 2 = 330 + j190 V
V23 = E 2 − E 3 = − j 380 V
V31 = E 3 − E1 = −330 + j190 V

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 39/S3
Titolo: ESERCIZI D'ESAME VII
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SVOLGIMENTO
Calcolo le correnti di fase assorbite dal triangolo
V
I f 1 = 12 = 26 − j 7 A
Z1
V
I f 2 = 23 = −4,47 − j17,88 A
Z 2
V
I f 3 = 31 = −7 + j 26 A
Z 3
calcolo le correnti di linea assorbite dal triangolo
Il1 = I f 1 − I f 3 = 33 − j 33 A
Il 2 = I f 2 − I f 1 = −30,47 − j10,88 A
Il 3 = I f 3 − I f 2 = −2,53 + j 43,88 A
Calcolo la corrente assorbita dall ' impedenza Z a
V
Ia = 12 = 18,8 + j 28,4 A
Z a
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 39/S3
Titolo: ESERCIZI D'ESAME VII
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SVOLGIMENTO
Calcolo le correnti erogate dal generatore
I1 = Il1 + Ia = 51,8 − j 4,6 A
I2 = Il 2 − Ia = −49,27 − j 39,28 A
I3 = Il 3 = −2,53 + j 43,88 A
verifico che la somma delle correnti erogate dal generatore è nulla
I1 + I2 + I3 = (51,8 − j 4,6) + (−49,27 − j 39,28) + (−2,53 + j 43,88) = 0 + j 0 A

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 39/S3
Titolo: ESERCIZI VII
Attività n°: 2

Facoltà di Ingegneria

MAPPA CONCETTUALE

Lo studente costruisca una mappa concettuale relativa agli argomenti trattati nel nucleo
tematico.
Si può utilizzare il programma cMap tool o creare la mappa con ausili diversi.
Coloro che lo desiderano possono inviarmi il proprio elaborato in modo da ricevere un
feedback. L’invio delle mappe deve avvenire esclusivamente tramite e-Portfolio.
Non verranno prese in considerazione elaborati copiati o scaricati da internet o realizzate da
altri studenti.
Si precisa che tale attività non verrà presa in considerazione ai fini della valutazione finale
dell'esame.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 40
Titolo: VERIFICA TERZO NUCLEO TEMATICO (LEZIONI 31-39)
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

VERIFICA N. 3
SISTEMI TRIFASE

INDICAZIONI OPERATIVE PER L’AUTOVERIFICA

Risolvere tutti gli esercizi ed il test proposti di seguito.


Si suggerisce di mostrare in sede d’esame al docente gli esercizi svolti durante lo
studio.
Nel caso in cui non si riuscisse a risolvere qualcuno degli esercizi proposti si
contatti il docente all’indirizzo gennaro.infante@uniecampus.it
E’ auspicabile che svolgiate altri esercizi simili a quelli risolti, proposti nelle lezioni
precedenti e nella presente verifica.

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 40
Titolo: VERIFICA TERZO NUCLEO TEMATICO (LEZIONI 31-39)
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO PROPOSTO 1
Dato il sistema trifase in figura, alimentato da una terna simmetrica di tensioni, determinare la
corrente I che attraversa i conduttori di linea

Risposta: I=25,62 A
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 40
Titolo: VERIFICA TERZO NUCLEO TEMATICO (LEZIONI 31-39)
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO PROPOSTO 2
Dato il circuito in figura, determinare la capacità dei condensatori collegati a stella per rifasare a
cosϕ=0,9. Il sistema è alimentato da una terna di tensioni simmetrica.

Dati: R=XL=5 Ω, V12=380 V, f=50 Hz

Risposta: CY=164 μF

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 40
Titolo: VERIFICA TERZO NUCLEO TEMATICO (LEZIONI 31-39)
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO PROPOSTO 3
Ad una linea trifase a tre fili, alimentata da una terna simmetrica di tensioni concatenate aventi
valore efficace V=220 V e f=50 Hz, sono allacciati un triangolo ed una stella in parallelo.
Il triangolo è così costituito: tra i fili 1-2 una resistenza Ra=8 Ω, tra i fili 2-3 una resistenza Rb=3
Ω in serie ad una reattanza induttiva Xb=4 Ω; tra i fili 3-1 una resistenza Rc=4 Ω.
La stella è costituita da tre resistenze identiche RY=5 Ω ciascuna.
Determinare le correnti di linea.

Risposta: I1=97,8 A, I2=94,7 A, I1=79,8 A.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 40/S1
Titolo: VERIFICA TERZO NUCLEO TEMATICO (LEZIONI 31-39)
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

VERIFICA N. 3
SISTEMI TRIFASE

INDICAZIONI OPERATIVE PER L’AUTOVERIFICA

Risolvere tutti gli esercizi ed il test proposti di seguito.


Si suggerisce di mostrare in sede d’esame al docente gli esercizi svolti durante lo
studio.
Nel caso in cui non si riuscisse a risolvere qualcuno degli esercizi proposti si
contatti il docente all’indirizzo gennaro.infante@uniecampus.it
E’ auspicabile che svolgiate altri esercizi simili a quelli risolti, proposti nelle lezioni
precedenti e nella presente verifica.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 40/S1
Titolo: VERIFICA TERZO NUCLEO TEMATICO (LEZIONI 31-39)
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO PROPOSTO 1
Con riferimento al sistema trifase in figura, alimentato da una terna simmetrica di tensioni,
calcolare la potenza apparente complessa totale.

Risposta:
A=21,6+j16,6
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 40/S1
Titolo: VERIFICA TERZO NUCLEO TEMATICO (LEZIONI 31-39)
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO PROPOSTO 2
Dato il circuito in figura rifasare a cosϕ=0,9 utilizzando tre condensatori connessi a triangolo. Il
sistema è alimentato da una terna di tensioni simmetrica.

Dati: R=XL=5 Ω, V12=380 V, f=50 Hz

Risposta: C∆=54,6 μF

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 40/S1
Titolo: VERIFICA TERZO NUCLEO TEMATICO (LEZIONI 31-39)
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO PROPOSTO 3
Una stella di impedenze è così costituita: sulla prima fase Z1=30+j40, sulla seconda fase
Z2=20+j0, sulla terza fase Z3=0-j40. La stella è alimentata da una terna di tensioni
concatenate simmetrica di valore efficace pari a V=260 V.
Determinare le tensioni stellate reali E’1, E’2 E’3 e le correnti di linea.
(fissare E1=150+j0)

Risposta:
E’1=256,7+j158
E’2 =31,7+j28,3
E’3 =31,7+j287,7
I1=6 A
I2=2,13 A
I3=7,2 A.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 40/S2
Titolo: VERIFICA TERZO NUCLEO TEMATICO (LEZIONI 31-39)
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

VERIFICA N. 3
SISTEMI TRIFASE

INDICAZIONI OPERATIVE PER L’AUTOVERIFICA

Risolvere tutti gli esercizi ed il test proposti di seguito.


Si suggerisce di mostrare in sede d’esame al docente gli esercizi svolti durante lo
studio.
Nel caso in cui non si riuscisse a risolvere qualcuno degli esercizi proposti si
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precedenti e nella presente verifica.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 40/S2
Titolo: VERIFICA TERZO NUCLEO TEMATICO (LEZIONI 31-39)
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO PROPOSTO 1
Il circuito trifase riportato in figura è alimentato da una terna simmetrica di tensioni.
Calcolare I1, I2 ed I3

Dati: V12=√3*220 +j0 V


PM=1,5 kW
QM=1,5 kVAR
R=XL=10 Ω

Risposta:
I1=18,7<-75°,
I2=18,7<165°,
I3=18,7<45°

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 40/S2
Titolo: VERIFICA TERZO NUCLEO TEMATICO (LEZIONI 31-39)
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO PROPOSTO 2
Per il circuito in figura, determinare le correnti assorbite I1, I2 e I3.

E& 1 = 220 + j 0
Z&1 = 10 + j10, Z& 2 = 10 Ω
Z& = j10 Ω, Z& = 5 Ω
3 4

Z& 5 = j 5 Ω, Z& 6 = 5 + j 5

Risposta :
I1=31,3-j97 A,
I3=39,8+j161 A,
I2=-71-j64 A,

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 40/S2
Titolo: VERIFICA TERZO NUCLEO TEMATICO (LEZIONI 31-39)
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO PROPOSTO 3
Per il circuito in figura, alimentato da una terna simmetrica di tensioni, determinare le
correnti assorbite dalla stella J1, J2 e J3. e le correnti assorbite I1, I2 e I3

V&12 = 220 + j 0
Z&1 = 10 + j 0, Z& 2 = 2 − j 6 Ω
Z& = 6 + j10 Ω, Z& = 3 + j 4 Ω
3 4

Risposta :
J1=4,4+j7,6 A, J2=-19,7-j23,8 A,
J3=15,2+j16,2 A, I1=4,42+j7,6,
I2=-35,9-j24,4, I3=31,5+j16,8

(trasformare la stella nel triangolo equivalente.


Le correnti di linea del triangolo coincidono con
le correnti assorbite dalla stella)
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 40/S3
Titolo: VERIFICA TERZO NUCLEO TEMATICO (LEZIONI 31-39)
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

QUESTIONARIO DI VERIFICA SU SISTEMI


TRIFASE
Lo studente affronti le seguenti questioni:
1. Per un sistema simmetrico ed equilibrato a stella in che rapporto di modulo e fase stanno
tra di loro le tensioni stellate e le tensioni concatenate
2. Per un sistema simmetrico ed equilibrato a triangolo in che rapporto di modulo e fase
stanno tra di loro le correnti di linea e le correnti di fase
3. Fare considerazioni sulla dualità tra sistemi trifase simmetrici ed equilibrati a stella e a
triangolo
4. Come deve essere la resistenza interna di un voltmetro? e di un amperometro?
5. Nel rifasamento in che rapporto stanno tra di loro CY e C∆
6. Per un sistema trifase a stella senza neutro che valori assumono le tensioni sulle fasi 2 e 3
se sulla fase 1 c’è un corto circuito
7. Cosa si può fare per rifasare a cosϕ=1 un carico puramente induttivo a stella
8. Cosa succede alle tensioni di fase di una stella squilibrata senza neutro.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 41
Titolo: RISONANZA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CIRCUITI RISONANTI SERIE


In questa lezione studieremo il comportamento dei circuiti al variare della frequenza del generatore
di alimentazione.

Consideriamo il circuito in figura, in cui i bipoli R, L e


C sono collegati in serie. Calcoliamo l’impedenza
totale vista ai capi del generatore:

1
Z = R + j (ω ⋅ L − )
ω ⋅C

Diremo che il circuito è in risonanza quando la parte immaginaria dell’impedenza è nulla, ossia
quando:

1 1 1 1 ωr ed fr sono dette pulsazione e


ω⋅L = ⇒ ωr = ⇒ fr = ⋅
ω ⋅C L ⋅C 2 ⋅π L ⋅C frequenza di risonanza.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 41
Titolo: RISONANZA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CIRCUITI RISONANTI SERIE

In condizioni di risonanza il modulo dell’impedenza è minimo e coincide con il valore della


resistenza. Di conseguenza la corrente nel circuito, a parità di modulo della tensione, è massima,
inoltre tensione e corrente sono in fase.
Se la parte immaginaria dell’impedenza Z non è nulla, il circuito non è in risonanza ed occorre
specificare due casi:

1 Comportamento ohmico-induttivo
ω > ωr = La reattanza induttiva prevale su quella capacitiva e quindi il
L ⋅C circuito è ohmico-induttivo. La corrente è in ritardo sulla tensione

1 Comportamento ohmico-capacitivo
ω < ωr = La reattanza capacitiva prevale su quella induttiva e il circuito è
L ⋅C ohmico-capacitivo. La corrente è in anticipo sulla tensione.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 41
Titolo: RISONANZA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CIRCUITI RISONANTI SERIE


La figura seguente riporta
l’andamento del modulo
dell’impedenza Z, del valore della
corrente I nel circuito, e della
fase tra corrente e tensione arg
(I) (e quindi della natura del
circuito) al variare della
frequenza f.
E’ definita graficamente la
“Banda passante B” del circuito.
Essa è l’intervallo di frequenze (f2
– f1) all’interno del quale vale la
seguente relazione:

I max
I>
2
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 41/S1
Titolo: CIRCUITI RISONANTI PARALLELO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CIRCUITI RISONANTI PARALLELO


In questo circuito i bipoli R, L e C sono collegati in
parallelo. Calcoliamo l’ammettenza totale vista ai capi
del generatore:

1 1
Y = + + jω ⋅ C
R jω ⋅ L

La condizione di risonanza si ottiene quando si pone a zero la parte immaginaria dell’ammettenza


cioè quando:

1 1 1 1
ω ⋅C = ⇒ ωr = ⇒ fr =
ω⋅L L⋅C 2π L ⋅C

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 41/S1
Titolo: CIRCUITI RISONANTI PARALLELO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CIRCUITI RISONANTI PARALLELO


In condizioni di risonanza il modulo dell’ammettenza è minimo e coincide con il valore della
conduttanza; di conseguenza la tensione nel circuito, a parità di modulo della corrente, è
massima.

Se la parte immaginaria dell’ammettenza Y non è nulla, il circuito non è in risonanza ed occorre


specificare due casi:

1 La suscettanza induttiva prevale su quella capacitiva e quindi il circuito


ω < ωr =
L⋅C è ohmico-induttivo. La corrente è in ritardo sulla tensione.

1 La suscettanza capacitiva prevale su quella induttiva e il circuito è


ω > ωr =
L ⋅C ohmico-capacitivo. La corrente è in anticipo sulla tensione.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 41/S1
Titolo: CIRCUITI RISONANTI PARALLELO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CIRCUITI RISONANTI PARALLELO


La figura seguente riporta
l’andamento del modulo
dell’ammettenza Y, del valore della
tensione e della fase tra corrente e
tensione arg(V) ( e quindi della
natura del circuito) al variare della
frequenza f.
La “Banda passante B” del circuito è
definita come l’intervallo di
frequenze (f2 – f1) all’interno del
quale vale la seguente relazione:

Vmax
V =
2

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE 2010
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 41/S2
Titolo: RISONANZA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE 2010
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 41/S2
Titolo: RISONANZA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE 2010
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 41/S2
Titolo: RISONANZA
Attività n°: 1

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 41/S2
Titolo: RISONANZA
Attività n°: 1

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 41/S2
Titolo: RISONANZA
Attività n°: 1

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 41/S2
Titolo: RISONANZA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 42
Titolo: FENOMENI TRENSITORI E RICHIAMI DI MATEMATICA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

FENOMENI TRANSITORI

In questa lezione studieremo il comportamento dei circuiti nella fase transitoria.


E’ noto dalla fisica che un componente capace di immagazzinare energia non può
modificare il suo contenuto energetico istantaneamente, bensì necessita di un certo
tempo perché ciò avvenga.
In elettrotecnica gli elementi che immagazzinano energia sono il condensatore e
l’induttore. Il primo immagazzina energia in forma elettrostatica (½CV²), il secondo
energia in forma elettromagnetica (½LI²).
Quando un circuito elettrico, nel quale sono presenti condensatori e/o induttori, passa da
una condizione di regime di funzionamento ad un’altra, la nuova condizione di
funzionamento viene raggiunta in un intervallo di tempo non nullo , tutto ciò che avviene
in tale intervallo di tempo (durata dell’intervallo, modalità di variazione delle grandezze
elettriche ecc.) viene definito con il termine di transitorio.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 42
Titolo: FENOMENI TRENSITORI E RICHIAMI DI MATEMATICA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

FENOMENI TRANSITORI

Nello studio dei circuiti in fase transitoria valgono, ovviamente, i principi di Kirchhoff.
Per determinare il valore istantaneo o gli andamenti nel tempo delle grandezze di
interesse si potranno scrivere le equazioni alle maglie e/o ai nodi e risolvere di volta in
volta il circuito in esame con procedimenti matematici adeguati.
E’ utile richiamare le relazioni che intercorrono tra tensione e corrente con riferimento
al condensatore e l’induttore:
1
Per il condensatore i (t ) = C ⋅
dv(t ) v(t ) = ⋅ ∫ i (t )dt
dt C

1 di (t )
Per l’induttore i (t ) = ⋅ ∫ v(t )dt v(t ) = L ⋅
L dt

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 42
Titolo: FENOMENI TRENSITORI E RICHIAMI DI MATEMATICA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

FENOMENI TRANSITORI

Appare chiaro, a questo punto, che nello studio di fenomeni transitori, dovendo scrivere
relazioni valide istante per istante fra le varie grandezze elettriche, si perverrà ad
equazioni differenziali. Opportune ipotesi condurranno, comunque, alla risoluzione di
equazioni differenziali lineari a coefficienti costanti.
I circuiti in cui è presente un solo tipo di componente reattivo (condensatore o
induttore) sono detti circuiti del primo ordine. L’analisi di tali circuiti conduce a scrivere
equazioni differenziali del primo ordine.
I circuiti in cui sono presenti entrambi i componenti reattivi (condensatore e induttore)
sono circuiti del secondo ordine. L’analisi di tali circuiti conduce a scrivere equazioni
differenziali del secondo ordine.
Laddove risulti possibile e conveniente si potrà ricorrere al teorema di Thevenin o di
Norton per semplificare una parte del circuito in esame, riconducendola ad un semplice
circuito serie o parallelo.
Di seguito riportiamo alcuni richiami sulle equazioni differenziali del primo e del secondo
ordine e su come risolverle.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 42
Titolo: FENOMENI TRENSITORI E RICHIAMI DI MATEMATICA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

Richiami sulle equazioni differenziali lineari del primo ordine


Le equazioni differenziali lineari del primo ordine a coefficienti costanti assumono la forma:

dy (t ) la cui soluzione è data da: y (t ) = y g (t ) + y p (t )


+ a ⋅ y (t ) = b
dt
Dove yp(t) rappresenta una soluzione (o integrale) particolare dell’equazione che si può
determinare conoscendo le condizioni finali di y(t); yg(t) è la soluzione generale
dell’equazione, ottenibile risolvendo l’equazione omogenea associata:

dy (t )
+ a ⋅ y (t ) = 0
dt
la cui soluzione è ⇒ y g (t ) = A ⋅ e − a⋅t

Come vedremo in seguito A è una costante determinabile in base alle condizioni iniziali di y(t).

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 42
Titolo: FENOMENI TRENSITORI E RICHIAMI DI MATEMATICA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

Richiami sulle equazioni differenziali lineari del secondo ordine


La equazioni differenziali lineari del secondo ordine a coefficienti costanti hanno la forma:

d 2 y (t ) dy (t ) la cui soluzione è del tipo: y(t) = yg(t) + yp(t)


2
+ a ⋅ + b ⋅ y (t ) = c
dt dt
yp(t) rappresenta una soluzione particolare dell’equazione, mentre yg(t) è l’integrale
generale che si ottiene risolvendo l’equazione omogenea associata:

λ2 + aλ + b = 0
le cui soluzioni sono λ1 e λ2 . Indicato con ∆ = a 2 − 4b il discriminante dell’equazione
omogenea, possono verificarsi tre casi:

• ∆ > 0 ⇒ le soluzioni sono reali e distinte e la soluzione generale dell’equazione è:

y (t ) = c1 ⋅ e λ1t + c2 ⋅ e λ2t
• ∆ = 0 ⇒ le soluzioni sono coincidenti e la soluzione generale dell’equazione è:

y (t ) = c1 ⋅ e λt + c2 ⋅ t ⋅ e λt
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 42
Titolo: FENOMENI TRENSITORI E RICHIAMI DI MATEMATICA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

Richiami sulle equazioni differenziali del II ordine

•∆ < 0 ⇒ le soluzioni sono complesse coniugate del tipo α ± jβ e la soluzione generale


dell’equazione è:

y (t ) = eαt (c1 ⋅ cos β t + c2 ⋅ senβ t )

Le costanti c1 e c2 si ottengono conoscendo le condizioni iniziali di y(t) e della sua derivata


prima.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 42/S1
Titolo: CIRCUITI DEL PRIMO ORDINE R-C
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria
CIRCUITI DEL PRIMO ORDINE R-C
CARICA DEL CONDENSATORE
Consideriamo il circuito rappresentato in figura, nel quale un generatore di forza elettromotrice
continua E è collegato, per mezzo di un tasto T, alla serie di un condensatore C ed un resistore R.
Indichiamo con t=t0=0 l’istante iniziale del fenomeno transitorio e con t=t∞ l’istante in cui tale
fenomeno può considerarsi esaurito. Supponiamo che il condensatore sia inizialmente scarico,
quindi: vC(t0) =0.
Con il tasto T chiuso si può scrivere la LKT alla maglia:

v r (t ) + vC (t ) = E
R ⋅ i (t ) + vC (t ) = E
dvC (t )
R ⋅C ⋅ + vC (t ) = E
dt
dvC (t ) vC (t ) E
+ =
dt RC RC

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 42/S1
Titolo: CIRCUITI DEL PRIMO ORDINE R-C
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria
CIRCUITI DEL PRIMO ORDINE R-C
L’equazione differenziale precedente può essere riscritta nella seguente forma:

dvC (t ) vC (t ) E
+ =
dt τ τ
dove τ=RC è la costante di tempo del circuito; τ è un parametro che indica la rapidità di
evoluzione del transitorio e si misura in secondi. La costante di tempo è quel tempo trascorso
il quale la carica (o la scarica) del condensatore ha raggiunto il 63%. Trascorso un tempo t
pari a circa 5τ il fenomeno transitorio può considerarsi esaurito.
Torniamo alla soluzione dell’equazione e risolviamo l’equazione omogenea associata:
dvC (t ) vC (t )
+ =0
dt τ
t

Per quanto visto in precedenza si ottiene l’integrale generale: vC (t ) = A ⋅ e τ

L’integrale particolare è dato dal valore a regime della vC(t), che vale: vC(t∞)=E, in quanto il
condensatore si comporta, in continua, come un circuito aperto.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 42/S1
Titolo: CIRCUITI DEL PRIMO ORDINE R-C
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria
CIRCUITI DEL PRIMO ORDINE R-C
La soluzione dell’equazione differenziale è ottenibile sommando la soluzione generale e la
soluzione particolare:
t

vC (t ) = A ⋅ e τ
+E
0 = A+ E ⇒ per determinare il valore della costante A si tenga presente
A = −E che all’istante iniziale t0 = 0 il condensatore è scarico, vC(t0)=0:

pertanto l’espressione della tensione ai capi del condensatore è data da:


 −
t

vC (t ) = E ⋅ 1 − e τ 

 
( identico discorso si può fare nel caso in cui il
condensatore a to=0 è carico ad una tensione
generica V, in tal caso V=A+E⇒A=V-E ).

In figura è riportato l’andamento della vC(t).


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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 42/S1
Titolo: CIRCUITI DEL PRIMO ORDINE R-C
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CIRCUITI DEL PRIMO ORDINE R-C


SCARICA DEL CONDENSATORE
Si prenda ora in esame il circuito riportato in figura, nel quale si suppone che il condensatore
sia inizialmente carico: vC(t0)=E. Si vuole determinare l’andamento della vC(t) a partire
dall’istante t0 di chiusura del tasto. In questo caso l’equazione differenziale, che si scrive
applicando la LKT alla maglia, coincide con l’equazione omogenea associata:

vr (t ) + vC (t ) = 0
R ⋅ i (t ) + vc (t ) = 0
dvc (t )
R ⋅C + vc (t ) = 0
dt
dvC (t ) vC (t )
+ =0
dt τ
t

vC (t ) = A ⋅ e τ
sapendo che vC (t0 = 0) = E si ricava A = E
sostituendo il valore di A si ottiene
t

vC (t ) = E ⋅ e τ

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 42/S1
Titolo: CIRCUITI DEL PRIMO ORDINE R-C
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria
CIRCUITI DEL PRIMO ORDINE R-C
Nella figura seguente è riportato l’andamento della vC(t).
Noto l’andamento della vc(t) l’andamento della corrente nei due circuiti esaminati (carica e
scarica) si determina come segue:
 −
t

E − E ⋅ 1 − e τ 
 E −t
Carica del condensatore: i (t ) = E − vC (t ) =   = ⋅e τ
R R R
t
vC (t ) E −τ
Scarica del condensatore: i (t ) = − = − ⋅e
R R

Nel caso della scarica il segno negativo della


corrente indica che durante il transitorio la
corrente circola nel verso opposto a quello
relativo al transitorio di carica del condensatore.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 42/S2
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO CIRCUITO R-C

Nel circuito in figura i tasti S1 ed S2


vengono azionati contemporaneamente e
in modo complementare, se S1 è ON (tasto
chiuso) S2 è OFF (tasto aperto) e
viceversa.
All'istante t=0 il condensatore è scarico ed
S2 viene posto ON (S1 OFF).
All’istante t1=10 ms il tasto S1 viene posto
ON (S2 OFF). Determinare l’andamento
della tensione ai capi del condensatore.

SOLUZIONE
A partire dall’istante t=0 il circuito da
considerare è quello della figura seguente.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 42/S2
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO CIRCUITO R-C
Applicando il teorema di Thevenin ai morsetti AB si ottiene
il circuito semplificato della figura successiva, dove si ha:

R1 ⋅ R2
RTh = R3 + = 5 kΩ
R1 + R2
E
VTh = ⋅ R1 = 8 V
R1 + R2

La costante di tempo del circuito è:

τ = RTh ⋅ C = 5 ⋅ 10 3 ⋅ 1 ⋅ 10 −6 = 5 ⋅ 10 −3 s
a partire dall’istante t=0 l’andamento della tensione ai capi
del condensatore è dato da:
 −
t
  −
t

vC (t ) = VTh ⋅ 1 − e τ  = 8 ⋅ 1 − e 5⋅10−3  V
  
   
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 42/S2
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO CIRCUITO R-C

All’istante t1=10 ms avviene la commutazione dei tasti, la tensione ai capi del condensatore
ha raggiunto il valore:

 
−3
10⋅10

vC (t1 ) = 8 ⋅ 1 − e 5⋅10  ≈ 6,92 V
−3

 
 

Il circuito da prendere in esame è quello riportato nella figura seguente, considerando la


resistenza equivalente ai morsetti del condensatore, si ha:

R3 ⋅ R4
Req = R1 + = 8 kΩ
R3 + R4

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Lezione n°: 42/S2
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO
Attività n°: 1

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ESERCIZIO RISOLTO CIRCUITO R-C

A partire dall’istante t1 il condensatore si scaricherà con costante di tempo:

τ = Req ⋅ C = 8 ⋅ 10 3 ⋅ 1 ⋅ 10 −6 = 8 ⋅ 10 −3 s

L’andamento della tensione ai capi del condensatore, a partire dall’istante t1, è dato da:
t −10⋅10 −3

vC (t ) = 6,92 ⋅ e 8⋅10 −3
V
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Lezione n°: 42/S2
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO
Attività n°: 1

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ESERCIZIO RISOLTO CIRCUITO R-C

In figura è riportato l’andamento della vC(t) a partire dall’istante iniziale t = 0


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Lezione n°: #lezione#
Titolo: #titolo#
Attività n°: #attività#

Facoltà di Ingegneria

AVVISO
Se lo Studente lo ritiene necessario, può inviare al docente usando l’opportuna procedura
presente nel portale (e-portfolio) lo svolgimento del/degli Esercizio/i proposto/i nella
seguente attività, per ricevere un feedback da parte del docente.
Si precisa che tale attività non inciderà in alcun modo sullo svolgimento/esito dell’esame
finale.

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1
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 42/S3
Titolo: ESERCIZIO PROPOSTO 1
Attività n°: 1

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ESERCIZIO PROPOSTO
Nel circuito di figura il tasto è inizialmente aperto. All’istante t = 0 esso viene chiuso.
Determinare l’espressione della tensione v(t) ai capi del condensatore

Risultato:

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 42/S3
Titolo: ESERCIZIO PROPOSTO 2
Attività n°: 2

Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO PROPOSTO
Per il circuito di figura determinare la costante di tempo e l’espressione della tensione v(t)
ai capi del condensatore a partire dall’istante t=0 di chiusura del tasto.

e(t) = 12 V

R1 = 20 Ω , R2 = 5 Ω

R3 = 10 Ω , C = 1 mF

 −
t

Risultato: τ =11,7 ms; 
v (t ) = 4 ⋅ 1 − e 11, 7⋅10 − 3  V
 
 
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Tel: 031/7942500-7942505 Fax: 031/7942501 - info@uniecampus.it
Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 43
Titolo: CIRCUITI DEL PRIMO ORDINE R-L
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CIRCUITI DEL PRIMO ORDINE R-L


CARICA DELL’INDUTTORE
Consideriamo il circuito riportato in figura, nel quale un generatore di forza elettromotrice
continua E è collegato, per mezzo di un tasto T, alla serie di un induttore L ed un resistore R.
Indicheremo con t=t0=0 l’istante iniziale del transitorio e con t=t∞ l’istante in cui tale fenomeno
può considerarsi esaurito. Supponiamo che l’induttore sia inizialmente scarico, quindi: i (t0)=0.
Con il tasto T chiuso si può scrivere la LKT alla maglia:

R ⋅ i (t ) + vL (t ) = E
di (t )
R ⋅ i (t ) + L =E
dt
L di (t ) E
⋅ + i (t ) =
R dt R

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 43
Titolo: CIRCUITI DEL PRIMO ORDINE R-L
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CIRCUITI DEL PRIMO ORDINE R-L


L’equazione differenziale precedente può essere riscritta nella seguente forma:

di (t ) E
τ⋅ + i (t ) =
dt R

Dove τ = L/R è la costante di tempo del circuito (il cui significato è stato già dato in
precedenza).
Per la soluzione dell’equazione si risolve l’equazione omogenea associata:

di (t )
τ⋅ + i (t ) = 0
dt −
t

ottenendo la soluzione generale: i (t ) = A ⋅ e τ

L’integrale particolare è dato dal valore a regime della i(t), che vale: i(t∞) = E/R, in
quanto l’induttore si comporta, in continua, come un cortocircuito.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 43
Titolo: CIRCUITI DEL PRIMO ORDINE R-L
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CIRCUITI DEL PRIMO ORDINE R-L


La soluzione dell’equazione differenziale è, quindi:
t
− E per determinare il valore della costante A si tenga presente
i (t ) = A ⋅ e τ
+ che all’istante iniziale t0 = 0 l’induttore è scarico, i (t0)=0:
R
0 = A + E/R ⇒ A = - E /R

pertanto l’espressione della corrente nel circuito è data da:

E  −
t

i (t ) = ⋅ 1 − e τ 

R  

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 43
Titolo: CIRCUITI DEL PRIMO ORDINE R-L
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CIRCUITI DEL PRIMO ORDINE R-L


In figura è riportato l’andamento qualitativo della corrente nel circuito i(t) in funzione del
tempo.

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Lezione n°: 43
Titolo: CIRCUITI DEL PRIMO ORDINE R-L
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CIRCUITI DEL PRIMO ORDINE R-L


SCARICA DELL’INDUTTORE
Si prenda in esame il circuito riportato in figura, nel quale si suppone che l’induttore sia
inizialmente carico: i(t0)=E/R. Si vuole determinare l’andamento della i(t) a partire dall’istante
t0 in cui viene cortocircuitato il generatore E che alimentava il circuito. In questo caso
l’equazione differenziale che si scrive coincide con l’equazione omogenea associata, la cui
soluzione è:
R ⋅ i (t ) + vL (t ) = 0
di (t )
R ⋅ i (t ) + L =0
dt
L di (t )

R dt
+ i (t ) = 0 sapendo che i (t0=0)=E/R

t si ricava: A=E/R
i (t ) = A ⋅ e τ

t
E −τ
i (t ) = ⋅e
R

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 43
Titolo: CIRCUITI DEL PRIMO ORDINE R-L
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CIRCUITI DEL PRIMO ORDINE R-L

Nella figura seguente è riportato


l’andamento della i (t).

Noto l’andamento della i(t), l’andamento della tensione ai capi dell’induttore nei due circuiti
esaminati (carica e scarica) si determina applicando la LKT alle maglie come segue:

Carica dell’induttore: E  −
t
 −
t

vL (t ) = E − R ⋅ i (t ) = E − R ⋅ ⋅ 1 − e τ  = E ⋅e τ

R  
t t
E − −
vL (t ) = − R ⋅ i (t ) = − R ⋅ ⋅ e τ = − E ⋅ e τ
Scarica dell’induttore: R

Il segno negativo della tensione ai capi dell’induttore indica che nel transitorio di scarica essa
assume polarità opposte rispetto a quelle assunte nella fase di carica.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 43/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO
Per il circuito riportato in figura determinare l’andamento temporale della corrente
nell’induttore L, nell’ipotesi che all’istante t0=0 venga chiuso il tasto.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 43/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO
Prima della chiusura del tasto il circuito è a regime e la corrente che attraversa l’induttore è
data da:

V 12
i (t ) = = = 0,04 A
R1 + R2 300

Infatti a regime, in corrente continua, l’induttore si comporta come un cortocircuito. Il valore


appena determinato sarà anche il valore iniziale da cui partirà la corrente i(t) nell’istante di
chiusura del tasto.
A partire dall’istante t0=0 viene cortocircuitato il resistore R1 e per il nuovo circuito si può
scrivere la LKT alla maglia:

di (t )
R2 ⋅ i (t ) + vL (t ) = E ⇒ R2 ⋅ i (t ) + L =E
dt
L di (t ) E
⋅ + i (t ) =
R2 dt R2
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 43/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO

La soluzione dell’equazione omogenea associata si determina, come visto in precedenza:


t

i (t ) = A ⋅ e τ
dove: τ = L/R2

L’integrale particolare è dato dal valore finale della corrente nel circuito:
E 12
i (t∞ ) = = = 0,06 A quindi si ha:
R2 200
t

i (t ) = A ⋅ e τ
+ 0,06
All’istante iniziale la corrente vale 0,04 A pertanto si può determinare il valore della costante
A:

0,04 = A + 0,06 ⇒ A = - 0,02 . L’espressione della corrente nel circuito è data da:
t

25 µs
i (t ) = 0,06 − 0,02 ⋅ e A
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 43/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO
Nella figura seguente è riportato l’andamento della corrente nel circuito in funzione
del tempo t.

i(t)

0,07
0,06
0,05
0,04
0,03
0,02
0,01
0
0,000014
0,00003
0,000046

0,000062

0,000078
0,000094
0,00011
0,000126

0,000142

0,000158
0,000174
0,00019
t

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Corso di Laurea: #corso#
Insegnamento: #insegnamento#
Lezione n°: #lezione#
Titolo: #titolo#
Attività n°: #attività#

Facoltà di Ingegneria

AVVISO
Se lo Studente lo ritiene necessario, può inviare al docente usando l’opportuna procedura
presente nel portale (e-portfolio) lo svolgimento del/degli Esercizio/i proposto/i nella
seguente attività, per ricevere un feedback da parte del docente.
Si precisa che tale attività non inciderà in alcun modo sullo svolgimento/esito dell’esame
finale.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 43/S2
Titolo: ESERCIZIO PROPOSTO 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO PROPOSTO 1

Per t < 0 il tasto T è aperto e il circuito è a regime.


All’istante t = 0 il tasto T si chiude. Determinare l’espressione di iL(t) per t > 0.

Risultato il(t)=-4e(-9t)+10 A

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 43/S3
Titolo: ESERCIZIO PROPOSTO 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO PROPOSTO 2

Per t<0 l’interruttore è chiuso e il circuito è a regime. All’istante t=0 l’interruttore viene
aperto. Determinare l’espressione di i2(t) per t>0.

Risultato i2(t)=-0,5e(-6t)+0,5 A

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 44
Titolo: CIRCUITI DEL SECONDO ORDINE R-L-C
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CIRCUITI DEL SECONDO ORDINE R-L-C

Per il circuito di figura, supponendo inizialmente scarichi


sia il condensatore che l’induttore, si può scrivere la LKT
alla maglia (tasto T chiuso):
R ⋅ i (t ) + vC (t ) + vL (t ) = E
Ricordando che:
dvC (t ) di (t )
i (t ) = C ⋅ ; vL (t ) = L
dt dt
L’equazione diventa:

dvC (t ) d 2 vC (t ) d 2 vC (t ) R dvC (t ) 1 E
R ⋅C ⋅ + vC (t ) + L ⋅ C ⋅ =E ⇒ + ⋅ + ⋅ vC (t ) =
dt dt 2 dt 2 L dt LC LC

L’equazione omogenea associata è:

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 44
Titolo: CIRCUITI DEL SECONDO ORDINE R-L-C
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CIRCUITI DEL SECONDO ORDINE R-L-C


R 1
λ2 + ⋅λ + =0
L LC
1
Ponendo: = ωn pulsazione naturale
LC
R C
ζ = ⋅ fattore di smorzamento
2 L
si ottiene:

λ2 + 2ζω n λ + ωn 2 = 0 le cui soluzioni sono: (


λ1− 2 = ωn ⋅ − ζ ± ζ 2 − 1 )
Se ζ > 1 si hanno soluzioni reali e distinte
Se ζ = 1 si hanno soluzioni reali e coincidenti
Se ζ < 1 si hanno soluzioni complesse coniugate

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 44
Titolo: CIRCUITI DEL SECONDO ORDINE R-L-C
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CIRCUITI DEL SECONDO ORDINE R-L-C

Per quanto visto in precedenza la soluzione generale fornita dall’equazione omogenea è, per
ciascuno dei tre casi esaminati:

ω n  −ζ + ζ 2 −1  t ω n  −ζ − ζ 2 −1  t
λ1t λ2 t
vC (t ) = c1 ⋅ e + c2 ⋅ e = c1 ⋅ e  
+ c2 ⋅ e  

vC (t ) = c1 ⋅ e λt + c2 ⋅ t ⋅ e λt = c1 ⋅ e −ωnζt + c2 ⋅ t ⋅ e −ωnζt

(
vC (t ) = eαt (c1 ⋅ cos β t + c2 ⋅ senβ t ) = e −ωnζt c1 ⋅ cos(ωn 1 − ζ 2 )t + c2 ⋅ sen(ωn 1 − ζ 2 )t )
Per ottenere la soluzione all’integrale generale deve essere sommato un integrale particolare
dell’equazione differenziale. Si potranno quindi determinare le costanti c1 e c2 conoscendo i
valori iniziali della vC (t) e della sua derivata prima.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 44
Titolo: CIRCUITI DEL SECONDO ORDINE R-L-C
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CIRCUITI DEL SECONDO ORDINE R-L-C

Nelle figure seguenti sono riportati alcuni esempi


dell’andamento di vC (t) per diversi valori di ζ.
ζ=2

ζ=1 ζ = 0,5

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 44/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO

Per il circuito di figura, supponendo inizialmente scarichi


sia il condensatore che l’induttore, sono noti:

L=100 mH - C=1 mF - R=40 Ω - E=12 V

Determinare l’andamento di vC (t) , a partire dall’istante


iniziale t0=0 di chiusura del tasto T.

Scrivendo la LKT alla maglia si ha:

dvC (t ) d 2 vC (t ) d 2 vC (t ) R dvC (t ) 1 E
R ⋅C ⋅ + vC (t ) + L ⋅ C ⋅ =E ⇒ + ⋅ + ⋅ vC (t ) =
dt dt 2 dt 2 L dt LC LC

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Lezione n°: 44/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria
R 1
L’equazione omogenea associata è: λ2 + ⋅λ + =0
L LC
si pone: 1
= ωn = 100 rad / sec pulsazione naturale
LC
R C
ζ = ⋅ =2 fattore di smorzamento
2 L

si ottiene:

λ2 + 2ζω n λ + ωn 2 = 0 ⇒ λ2 + 400λ + 10 4 = 0

le cui soluzioni sono: (


λ1− 2 = ωn ⋅ − ζ ± ζ 2 − 1 = 100 ⋅ − 2 ± 4 − 1 ) ( )
Un integrale particolare dell’equazione è dato dal valore a regime della vC (t) che vale E,
in quanto, a transitorio esaurito il condensatore, in continua, si comporta come un
circuito aperto.

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Lezione n°: 44/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

Si ha pertanto:

vC (t ) = c1 ⋅ e100 (−2+ 3 )t + c2 ⋅ e100 (−2− 3 )t + 12


Per le condizioni iniziali si suppone che sia: vC (t0=0)=0 V e v’C(t0=0)=0
Tali condizioni permettono di scrivere un sistema che risolto restituirà i valori delle costanti c1
e c2 :

0 = c1 + c2 + 12

0 = 100(−2 + 3 ) ⋅ c1 + 100(−2 − 3 ) ⋅ c2

Dal sistema si ricava: c1 = -12,9 e c2 = 0,9 pertanto si ottiene:

vC (t ) = −12,9 ⋅ e100 ( −2+ 3 )t


+ 0,9 ⋅ e100 ( −2− 3 )t
+ 12 V

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 44/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

Nella figura seguente è riportato l’andamento di vC(t)

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AVVISO
Se lo Studente lo ritiene necessario, può inviare al docente usando l’opportuna procedura
presente nel portale (e-portfolio) lo svolgimento del/degli Esercizio/i proposto/i nella
seguente attività, per ricevere un feedback da parte del docente.
Si precisa che tale attività non inciderà in alcun modo sullo svolgimento/esito dell’esame
finale.

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Lezione n°: 44/S2
Titolo: ESERCIZIO PROPOSTO 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO PROPOSTO

Per il circuito riportato in figura, supponendo


inizialmente scarichi sia il condensatore che l’induttore,
sono noti:

L=100 mH - C=1 mF - R=20 Ω - E=12 V

Determinare l’andamento di vC(t) , a partire dall’istante


iniziale t0=0 di chiusura del tasto T.

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 44/S2
Titolo: ESERCIZIO PROPOSTO 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

Risultato:

vC (t ) = −12 ⋅ e −100t − 1200 ⋅ t ⋅ e −100t + 12 V

N.B. il grafico riportato può


essere tracciato con diversi
strumenti software: foglio
elettronico, MATLAB, ecc.
Argomenti che, comunque,
esulano dagli scopi di questo
corso.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 44/S3
Titolo: Esercizio proposto 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

Esercizio proposto

Per il circuito di figura, supponendo inizialmente scarichi


sia il condensatore che l’induttore, sono dati:

L = 100 mH - C = 1 mF - R = 10 Ω - E = 12 V

Determinare l’andamento di vC (t), a partire dall’istante


iniziale t0 = 0 di chiusura del tasto.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 44/S3
Titolo: Esercizio proposto 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

Risultato:

vC (t ) = −12 ⋅ e −50t ⋅ cos(86,6 ⋅ t ) + 12 V

N.B. il grafico riportato


può essere tracciato con
diversi strumenti
software: foglio
elettronico, MATLAB, ecc.
Argomenti che,
comunque, esulano dagli
scopi di questo corso.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 45
Titolo: ESERCIZIO ESAME 29
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO
Per il circuito in figura
determinare il valore
della tensione vc(t) ai
capi della capacità C e
disegnarne l’andamento
per 0≤t<∞.
Il tasto T è aperto da
moltissimo tempo e
all’istante di tempo t=0
viene chiuso.

DATI
Ri=i kΩ
e(t)=10 V
C= 1mF

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 45
Titolo: ESERCIZIO ESAME 29
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SVOLGIMENTO ESERCIZIO N.

TASTO APERTO

considero Thevenin ai morsetti del condensato re


R sx 1 = {[(R 7 + R 6 ) // R 5 ] + R 4 } = 7 , 61 k Ω
R1 + R 2
V Th 1 = e ( t ) ⋅ = 2 , 83 V = v c ( 0 )
R 1 + R 2 + R sx 1
v c ( 0 ) è la tensione ai capi del condensato re
all ' is tan te t = 0

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 45
Titolo: ESERCIZIO ESAME 29
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SVOLGIMENTO ESERCIZIO N.
TASTO CHIUSO

Rsx 2 = ({[( R6 + R7 ) // R5 ) + R4 }// R3 ) = 2,15 kΩ


RTh 2 = ({[( R6 + R7 ) // R5 ) + R4 }// R3 ) //( R1 + R2 ) = 1,25 kΩ
( R1 + R2 )
VTh 2 = e(t ) ⋅ = 5,82 V = vc (∞)
Rsx 2 + ( R1 + R2 )
vc (∞) è la tensione ai capi del condensatore per t − > ∞

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 45
Titolo: ESERCIZIO ESAME 29
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SVOLGIMENTO ESERCIZIO N.
dv c (t )
VTh 2 = RTh 2 ⋅ i (t ) + v c (t ) = R Th 2 ⋅C ⋅ + v c (t ) definisco τ = RTh 2 ⋅ C = 1,25 s
dt
VTh 2 dv c (t ) v c (t )
= + la cui soluzione è v c (t ) = v g (t ) + v p (t ) (**)
τ dt τ
dove v p (t ) è una soluzione particolar e che conosciamo , (v c (∞ ) = 5,82 V ),
v g (t ) è la soluzione dell ' omogenea associata
t
dv c (t ) v c (t ) −
+ = 0 che vale v c (t ) = Ae τ
dt τ
t

v c (t ) = Ae τ
+ 5,82
A si calcola consideran do t = 0 ( sappiamo che v c (0) = 2,83 V )
v c (0) = A + 5,82 ⇒ A = v c (0) − 5,82 = 2,83 − 5,82 = −2,99 V
per tan to ritornando alla (**) otteniamo
t

v c (t ) = −2,99 ⋅ e τ
+ 5,82 V di seguito è riportato l ' andamento grafico
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 45
Titolo: ESERCIZIO ESAME 29
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SVOLGIMENTO ESERCIZIO N.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 45/S1
Titolo: ESERCIZIO ESAME 30
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO
Per il circuito in figura
determinare il valore
della tensione vc(t) ai
capi della capacità C e
disegnarne l’andamento
per 0≤t<∞.
Il tasto T è chiuso da
moltissimo tempo e
all’istante di tempo t=0
viene aperto.

Sono noti:
Ri=i kΩ
e(t)=10 V
C= 4mF

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 45/S1
Titolo: ESERCIZIO ESAME 30
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SVOLGIMENTO ESERCIZIO N.

TASTO CHIUSO

calcolo la tensione ai morsetti del condensatore


R5
vC (0) = e(t ) ⋅ = 6,25 V
R 1 + R2 + R5
vC (0) è la tensione ai capi del condensatore
all ' is tan te t = 0

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 45/S1
Titolo: ESERCIZIO ESAME 30
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SVOLGIMENTO ESERCIZIO N.
TASTO APERTO

calcolo il circuito equivalente di Thevenin


ai morsetti della capacità
RTh = ({[( R1 + R2 ) // (R5 + R4 )) + R3 } = 5.250 Ω
( R4 + R5 )
VTh = e(t ) ⋅ = 7,5 V = vC (∞)
( R4 + R5 ) + ( R1 + R2 )
vC (∞) è la tensione ai capi del condensatore per t − > ∞

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 45/S1
Titolo: ESERCIZIO ESAME 30
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SVOLGIMENTO ESERCIZIO N.
dv C (t )
VTh = RTh ⋅ i (t ) + v C (t ) = R Th ⋅C ⋅ + v C (t ) definisco τ = RTh ⋅ C = 21 sec .
dt
VTh dv c (t ) v c (t )
= + la cui soluzione è v C (t ) = v g (t ) + v p (t ) (**)
τ dt τ
dove v p (t ) è una soluzione particolar e che conosciamo , (v C (∞ ) = 7,5 V ),
v g (t ) è la soluzione dell ' omogenea associata
t
dv C (t ) v C (t ) −
+ = 0 la cui soluzione vale v C (t ) = Ae τ
dt τ
t

v C (t ) = v g (t ) + v p (t ) = Ae τ
+ 7,5
A si calcola consideran do t = 0 (conosciamo v C (0) = 6,25 V )
v C (0) = 6,25 = A + 7,5 ⇒ A = 6,25 − 7,5 = −1,25 V
per tan to ritornando alla (**) otteniamo
t

v C (t ) = −1,25 ⋅ e 21
+ 7,5 V di seguito è riportato l ' andamento grafico
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 45/S1
Titolo: ESERCIZIO ESAME 30
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SVOLGIMENTO ESERCIZIO N.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 45/S2
Titolo: ESERCIZIO ESAME 31
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO
Per il circuito riportato in figura calcolare l’espressione della vc(t) e della vR(t) per t≥0 e
disegnarne gli andamenti qualitativi.
I tasti T1 e T2 sono aperti da molto tempo, all’istante t=0 il tasto T1 viene chiuso mentre il tasto
T2 rimane aperto. All’istante di tempo t=10 sec. il tasto T1 viene aperto ed il tasto T2 viene
chiuso.

Sono noti:

E=12 V
R=1 Ω
R1=2 Ω
C=1 F

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 45/S2
Titolo: ESERCIZIO ESAME 31
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SVOLGIMENTO dvC (t )
E = R ⋅ i (t ) + vC (t ) ; i (t ) = C
dt
Per 0≤t≤10 sec. il circuito da dvC (t )
considerare è il seguente: E = R ⋅C + vC (t ) ; τ = R ⋅ C = 1 sec .
dt
dv (t ) v (t ) E
1) C + C =
dt τ τ
omogenea associata
t
dvC (t ) vC (t ) −
+ = 0 ; vC (t ) = A ⋅ e τ
dt τ
soluzione particolare per t − > ∞ ; vC (t − > ∞) = E
t

soluzione dell ' equazione 1) vC (t ) = A ⋅ e τ
+ E = A ⋅ e −t + 12
det er min o A per t = 0
vC (0) = 0 = A + E ⇒ A = − E = −12 V
t t
− −
vC (t ) = A ⋅ e τ
+ E = −12 ⋅ e τ
+ 12 = 12 ⋅ (1 − e −t )
v R (t ) = E − vC (t ) = 12 − 12 ⋅ (1 − e −t ) = 12 ⋅ e −t
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 45/S2
Titolo: ESERCIZIO ESAME 31
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SVOLGIMENTO
Per t>10 sec. il circuito da considerare è il seguente:

vC (0) = E , v R (0) = 0
dvC (t )
vC (t ) + R1 ⋅ i (t ) = 0 ; i (t ) = C
dt
dvC (t )
R1 ⋅ C + vC (t ) = 0 ; τ 1 = R1 ⋅ C = 2 sec .
dt
t
dvC (t ) vC (t ) −
+ = 0 ; vC (t ) = A ⋅ e τ1
dt τ1
det er min o A per t = 0
vC (0) = 12 = A
t t
− −
vC (t ) = A ⋅ e τ1
= 12 ⋅ e 2

v R (t ) = 0

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 45/S2
Titolo: ESERCIZIO ESAME 31
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SVOLGIMENTO

Andamenti qualitativi delle tensioni vC(t)


e vR(t) per 0≤t≤+∞

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 45/S3
Titolo: ESERCIZIO ESAME 32
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO
Per il circuito riportato in figura, funzionante in regime sinusoidale, determinare la potenza
apparente complessa erogata dal generatore e verificare il bilancio energetico del circuito.

Sono noti:
v(t)=√2 220 sen (ωt+60)
R=100 Ω
f=50 Hz
L=0,0318 H
C=3,18 10-4 F

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 45/S3
Titolo: ESERCIZIO ESAME 32
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

X L = 2 ⋅ π ⋅ f ⋅ L = 10 Ω
1
XC = = 10 Ω
ω ⋅C
Z& T = R + j ( X L − X C ) = R = 100 Ω (circuito risonante)
V& = 220 ⋅ cos 60° + j 220 ⋅ sen60° = 110 + j190 V
&
&I = V = 1,1 + j1,9 A
Z&
I = 1,21 + 3,61 = 2,195 A
A& = V& ⋅ I&* = (110 + j190) ⋅ (1,1 − j1,9) = 482 + j 0 = PT + QT
la potenza attiva dissipata nella resistenza vale
P = R ⋅ I 2 = 100 ⋅ 2,195 2 = 481 W ≅ PT = 482 W (a meno di approssimazioni )
la potenza reattiva assorbita dalle reat tan ze è pari a zero

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 46
Titolo: ESERCIZIO ESAME 33
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO
Per il circuito riportato in figura, risolvere
i seguenti esercizi:
1) Si supponga che il tasto T sia in
posizione 1 da tempo illimitato,
calcolare I, vc(t), e l’energia erogata
dal generatore nelle ultime 24 ore;
2) all’istante di tempo t=0 il tasto T
passa dalla posizione 1 alla posizione
2, calcolare la vc(t), ed il tempo t1
necessario affinchè vc(t) possa
essere considerata pari a zero V
3) all’istante di tempo t=10 t1 il tasto T Sono noti:
passa nella posizione 3, calcolare la E=12 V, Ri=i kΩ
vc(t) e la potenza apparente e1(t)=√2 220 sen(ωt+45°) V
complessa erogata dal generatore e1
L=10 mH , f=50 Hz, C=1,5 mF

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 46
Titolo: ESERCIZIO ESAME 33
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO
Esercizio 1) Tasto in posizione 1 da moltissimo tempo.
Il circuito da considerate è quello riportato in figura, esso si trova in condizioni di regime
continuo (l’induttanza è un corto circuito, la capacità è un circuito aperto con tensione tra le
armature pari a VR2).

E 12
I= = = 0,004 A
R1 + R2 3.000
vc (t ) = V R 2 = R2 ⋅ I = 2.000 ⋅ 0,004 = 8 V
l ' energia si ottiene come prodotto
tra la potenza ed il tempo
P = E ⋅ I = 12 ⋅ 0,004 = 0,048 W
W = P ⋅ t = 0,048 ⋅ 24 = 1,152 W ⋅ h

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 46
Titolo: ESERCIZIO ESAME 33
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO
Esercizio 2) Il tasto T all’istante t=0 è passato dalla posizione 1 alla posizione 2.
Il circuito da considerate è quello riportato in figura, esso si trova in condizioni di regime
transitorio (la capacità a t=0 è carica alla tensione vc(0)= 8 V, essa si scarica su una
resistenza equivalente al parallelo tra R1 ed R2).

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 46
Titolo: ESERCIZIO ESAME 33
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

R ⋅R
ESERCIZIO
R = 1 2 = 667 Ω
R1 + R2
ponendoτ = R ⋅ C = 667 ⋅ 0,0015 = 1 sec .
applicando la LKT alla maglia si ha
dvC (t ) vC (t )
− = 0 che ha come soluzione
dt τ
t

vC (t ) = A ⋅ e τ
con A det er min abile dalla condizione
iniziale
vC (0) = 8 = A
vC (t ) = 8 ⋅ e −t V
essendoτ = 1 sec, cautelativamente possiamo
dire che dopo t1 = 10 ⋅ τ = 10 sec .
la tensione vc (10) = 0 V
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 46
Titolo: ESERCIZIO ESAME 33
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO
Esercizio 3) Il Tasto T all’istante t=10 t1 = 100 sec è passato dalla posizione 2 alla posizione 3.
Il circuito da considerate è quello riportato in figura, esso si trova in condizioni di regime
sinusoidale.

E 1 = 220 cos 45 + j 220sen 45 =


= 155,5 + j155,5 V
X L = 2 ⋅ π ⋅ f ⋅ L = 3,14 Ω
1 1
XC = = = 2,12 Ω
ω ⋅ C 314 ⋅ 0,0015

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 46
Titolo: ESERCIZIO ESAME 33
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO
Calcolo l ' impedenza totale vista dai morsetti del generatore
R ⋅ (− jX C ) 2.000 ⋅ − j 2,12
Z P = 2 = = 0,0022 − j 2,12 Ω
R2 − jX C 2.000 − j 2,12
Z = Z + R + jX = 1.000 + j1,02 Ω
T P 1 L

calcolo la corrente erogata dal generatore



I = E1 = 155,5 + j155,5 = 0,155 + j 0,155 Ω
1
ZT 1.000 + j1,02
VC = I1 ⋅ Z P = (0,155 + j 0,155) ⋅ (0,0022 − j 2,12) = 0,32 − j 0,32 V
VC = 0,32 2 + 0,32 2 = 0,45 V
arg VC = arctg (−1) = −45°
vC (t ) = 2 ⋅ 0,45 ⋅ sen(314t − 45°)
La potenza apparente complessa la calcolo come segue
A = E ⋅ I * = (155,5 + j155,5) ⋅ (0,155 − j 0,155) = 48,2 + j 0
1 1
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 46/S1
Titolo: ESERCIZIO ESAME 34
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO
Per il circuito riportato in figura, calcolare la corrente iL(t) sapendo che il tasto T è chiuso da
tempo lunghissimo e che a t=0 viene aperto.

Sono noti:

V1=10 V
L=100 mH
Ri=i kΩ

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 46/S1
Titolo: ESERCIZIO ESAME 34
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO
Tasto T chiuso, t<0.
L’induttanza è un corto circuito, il circuito da considerare è riportato in figura.

Rt = ( R3 // R5 ) + R1 + R2 = 4,87 ⋅ 103 Ω
calcolo la corrente erogata dal generatore
V
I = 1 = 2 mA
Rt
R5 5 ⋅ 103
iL (t ) = I ⋅ = 3
⋅ 2 ⋅ 10 − 3 =
R5 + R3 (5 + 3) ⋅ 10
= 1,25 mA = iL (0)

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 46/S1
Titolo: ESERCIZIO ESAME 34
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO
Tasto T aperto, t≥0.
Calcoliamo il circuito equivalente di Thevenin ai morsetti dell’induttanza

calcolo RTh , resistenza ai morsetti dell ' indut tan za


con rete passiva
RTh = [( R1 + R2 ) //( R4 + R5 )] + R3 = 5,25 kΩ
calcolo VTh , tensione esistente tra i morsetti
dell ' indut tan za aperti
V1
VTh = (R4 + R5 ) ⋅ = 7,5 V
(R1 + R2 + R4 + R5 )

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 46/S1
Titolo: ESERCIZIO ESAME 34
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO
diL (t )
VTh − RTh ⋅ iL (t ) − VL (t ) = 0 ; VTh − RTh ⋅ iL (t ) − L =0
A questo punto dt
considero il diL (t ) V
circuito in figura
τ + iL (t ) = Th
dt RTh
L 100 ⋅ 10 − 3
τ= = = 19 µ sec
RTh 5,25 ⋅ 103
t

iL (t ) = A ⋅ e τ + iL (∞ )
VTh 7,5
iL (∞ ) = = = 1,4 mA
RTh 5.250
per valutare A si considera l ' is tan te t = 0
VTh
iL (0) = 1,25 ⋅ 10 − 3 = A + ⇒ A = (1,25 − 1,4) ⋅ 10 − 3 = −0,15 ⋅ 10 − 3 A
RTh
t

iL (t ) = −0,15 ⋅ 10 − 3 ⋅ e 19 µ sec
+ 1,4 ⋅ 10 − 3 A
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 46/S2
Titolo: ESERCIZIO ESAME 35
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO
Per il circuito riportato in figura, calcolare iL(t), vL(t), iC(t), vC(t) e tracciarne gli andamenti nel
tempo. Il tasto T è in posizione 1 da tempo indefinito, passa nella posizione 2 dove rimane per
1 sec. successivamente passa nella posizione 3 dove rimane per un secondo, dopo di che si
porta nella posizione 4 dove permane per un tempo indefinito.

Sono noti:

V1=10 V
L=1 H (inizialmente scarico)
R=1 Ω
C=1 F (inizialmente scarico)

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 46/S2
Titolo: ESERCIZIO ESAME 35
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO
Tasto T in posizione 2 per un secondo vc (t )
dvc (t )
V = R ⋅ ic (t ) + vc (t ) = R ⋅ C + vc (t )
dt
τ = R ⋅ C = 1 sec .
t

vc (t ) = V (1 − e ) τ

vc (0 sec .) = V (1 − 1) = 0 V
vc (1sec .) = V (1 − e −1 ) = 6,32 V

ic (t )
t
− t t
V − vc (t ) V − V (1 − e τ ) V − τ −
ic (t ) = = = ⋅ e = 10 ⋅ e τ
R R R
ic (0 sec .) = 10 A
ic (1sec .) = 10 ⋅ e −1 = 3,67 A
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 46/S2
Titolo: ESERCIZIO ESAME 35
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 46/S2
Titolo: ESERCIZIO ESAME 35
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO
il (t )
Tasto T in posizione 3 per un secondo diL (t )
V = R ⋅ il (t ) + vl (t ) = R ⋅ il (t ) + L ⋅
dt
L
τ= = 1 sec .
R
t
V −
il (t ) = (1 − e τ )
R
V
il (0 sec .) = (1 − 1) = 0 A
R
V
il (1sec .) = (1 − e −1 ) = 6,32 A
R
vl (t )
t t
V − −
vl (t ) = V − R ⋅ il (t ) = V − R ⋅ (1 − e τ ) = V ⋅ e τ
R
vl (0 sec .) = 10 V
vl (1sec .) = 10 ⋅ e −1 = 3,67 V
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 46/S2
Titolo: ESERCIZIO ESAME 35
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 46/S3
Titolo: ESERCIZI O ESAME 36
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO
Per il circuito in figura
determinare le correnti i(t), i1(t)
e i2(t) per -∞<t<+∞ sapendo
che il tasto T è aperto da
moltissimo tempo e che
all’istante t=0 viene chiuso.
Rappresentare graficamente le
tre correnti ottenute. (il
condensatore è inizialmente
scarico)

Sono noti:
R=1 Ω
R1=2 Ω
V1=12 V
C= 1 F
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 46/S3
Titolo: ESERCIZI O ESAME 36
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SVOLGIMENTO

TASTO T APERTO
−∞ <t <0
in questa condizione
V1 12
i (t ) = i1 (t ) = = =4A
R + R1 1 + 2
i2 (t ) = 0 A

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 46/S3
Titolo: ESERCIZI O ESAME 36
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SVOLGIMENTO
TASTO T CHIUSO
t≥0

calcolo il circuito equivalente di Thevenin


ai morsetti del condensatore
RTh = R // R1 = 0,666 Ω
V1
VTh = R1 ⋅ = 8 V = vC (∞)
R + R1
vC (∞) è la tensione ai capi del condensatore per t − > ∞

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 46/S3
Titolo: ESERCIZI O ESAME 36
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SVOLGIMENTO
dvC (t )
VTh = RTh ⋅ ic (t ) + vC (t ) = RTh ⋅C ⋅ + vC (t ) definisco τ = RTh ⋅ C = 0,666 sec .
dt
VTh dvc (t ) vc (t )
= + la cui soluzione è vC (t ) = v g (t ) + v p (t ) (**)
τ dt τ
dove v p (t ) è una soluzione particolare che conosciamo, (vC (∞) = 8 V ),
v g (t ) è la soluzione dell ' omogenea associata
t
dvC (t ) vC (t ) −
+ = 0 la cui soluzione vale vC (t ) = Ae τ = Vg (t )
dt τ
t

vC (t ) = v g (t ) + v p (t ) = Ae τ +8
A si calcola considerando t = 0 (conosciamo vC (0) = 0 V )
vC (0) = 0 = A + 8 ⇒ A = −8 V
per tan to ritornando alla (**) otteniamo
t t
− −
0 , 666 0 , 666
vC (t ) = −8 ⋅ e + 8 = 8 ⋅ (1 − e )V
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 46/S3
Titolo: ESERCIZI O ESAME 36
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SVOLGIMENTO

t t
VTh − vc (t ) VTh − 0,666 −
i2 (t ) = = ⋅e = 87,87 ⋅ e 0,666 A
RTh RTh
t
vc (t ) −
i1 (t ) = = 4 ⋅ (1 − e 0,666 ) A
R1
i (t ) = i1 (t ) + i2 (t )

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 46/S3
Titolo: ESERCIZI O ESAME 36
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SVOLGIMENTO

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 46/S3
Titolo: ESERCIZI IX
Attività n°: 2

Facoltà di Ingegneria

MAPPA CONCETTUALE

Lo studente costruisca una mappa concettuale relativa agli argomenti trattati nel nucleo
tematico.
Si può utilizzare il programma cMap tool o creare la mappa con ausili diversi.
Coloro che lo desiderano possono inviarmi il proprio elaborato in modo da ricevere un
feedback. L’invio delle mappe deve avvenire esclusivamente tramite e-Portfolio.
Non verranno prese in considerazione elaborati copiati o scaricati da internet o realizzate da
altri studenti.
Si precisa che tale attività non verrà presa in considerazione ai fini della valutazione finale
dell'esame.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 47
Titolo: VERIFICA LEZIONI 41-46
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

VERIFICA N. 1 CIRCUITI DEL PRIMO ORDINE


INDICAZIONI OPERATIVE PER L’AUTOVERIFICA

Risolvere tutti gli esercizi proposti di seguito.


Si suggerisce di mostrare in sede d’esame al docente gli esercizi svolti durante lo
studio.
Nel caso in cui non si riuscisse a risolvere qualcuno degli esercizi proposti si
contatti il docente all’indirizzo gennaro.infante@uniecampus.it
E’ auspicabile che svolgiate altri esercizi simili a quelli risolti, proposti nelle lezioni
e nella presente verifica.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 47
Titolo: VERIFICA LEZIONI 41-46
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

VERIFICA N. 1 CIRCUITI DEL PRIMO ORDINE

ESERCIZIO PROPOSTO 1
Nel circuito in figura sono noti E=1 V,
L1=L2=1 H, R1=R2=R3=1 Ω.
L’interruttore è chiuso da moltissimo tempo.
All’istante t=0 l’interruttore viene aperto.
Determinare l’andamento di i1(t) e di i2(t)
per t=0-∞.
Tracciarne il grafico qualitativo
dell’andamento delle due correnti.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 47
Titolo: VERIFICA LEZIONI 41-46
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

VERIFICA N. 1 CIRCUITI DEL PRIMO ORDINE


Risposta: i1(t)=2e-t , i2(t)=e-2t

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 47
Titolo: VERIFICA LEZIONI 41-46
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

VERIFICA N. 1 CIRCUITI DEL PRIMO ORDINE

ESERCIZIO PROPOSTO 2
Per il circuito in figura sono noti E=50
V, R=10 Ω, C=1 μF.
Inizialmente il tasto T è aperto ed il
condensatore C è scarico. Al tempo t=0
il tasto T viene chiuso.
Calcolare la i(t) nel circuito. Calcolare la
tensione ai capi del condensatore al
tempo t=20 μs.

Risposta: i (t ) = 5 ⋅ e −105 t
A , vc (20 µs ) = 43,23 V
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 47/S1
Titolo: VERIFICA LEZIONI 41-46 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

VERIFICA N. 2 RISONANZA
INDICAZIONI OPERATIVE PER L’AUTOVERIFICA

Risolvere gli esercizi proposti di seguito.


Si suggerisce di mostrare in sede d’esame al docente gli esercizi svolti durante lo
studio.
Nel caso in cui non si riuscisse a risolvere qualcuno degli esercizi proposti si
contatti il docente all’indirizzo gennaro.infante@uniecampus.it
E’ auspicabile che svolgiate altri esercizi simili a quelli risolti, proposti nelle lezioni
e nella presente verifica.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 47/S1
Titolo: VERIFICA LEZIONI 41-46 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

VERIFICA N. 2 RISONANZA
ESERCIZIO PROPOSTO 1
Per il circuito in figura calcolare la pulsazione di risonanza ωr e il coefficiente di risonanza Qr.
Calcolare le tensioni parziali ai capi dei tre componenti e stabilire il rapporto esistente tra i
moduli. Sono noti V=200 V, R=10 Ω, L=2 mH, C= 50 nF,

Risposta: ωr=105 rad/sec , Qr=20 , VR=200 V, VL=4000 V,


VC=4000 V, il rapporto tra i moduli è pari a 20.

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 47/S3
Titolo: VERIFICA QUARTO NUCLEO TEMATICO (LEZIONI 41-46)
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

QUESTIONARIO DI VERIFICA LEZIONI 41-46

Lo studente relazioni brevemente sui seguenti argomenti ed invii un file word (max 1 pagina)
tramite l’e-portfolio:
1. Coefficiente di risonanza
2. Transitorio di carica di un condensatore
3. Transitorio di scarica di un induttore
4. Risonanza parallelo
5. Costante di tempo per circuiti del primo ordine RC ed RL.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 48
Titolo: RICHIAMI DI FISICA 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

RICHIAMI DI FISICA 1
Consideriamo il campo magnetico prodotto dal passaggio della corrente elettrica in uno o più
conduttori.
CONDUTTORE RETTILINEO
E’ noto dalla fisica che se in un conduttore circola una corrente elettrica I si genera nello spazio
circostante un campo magnetico. Se avviciniamo al conduttore un ago magnetico notiamo che
quest’ultimo si orienta secondo le linee di forza del campo magnetico. Le linee di forza sono
concentriche al conduttore stesso. H è l’intensità del campo magnetico.
Il verso del campo magnetico è ottenibile utilizzando la regola della mano destra, se il pollice
indica il verso della corrente, le dita della mano destra che si chiudono indicano il verso del
campo magnetico. La relazione quantitativa tra le grandezze è data dalla legge della
circuitazione magnetica

∫ H ⋅ dl =i
In cui H.dl ha modulo pari a H*dl*cosθ, in cui θ è l’angolo compreso tra H e dl

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 48
Titolo: RICHIAMI DI FISICA 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

RICHIAMI DI FISICA 1
Consideriamo il conduttore rettilineo attraversato da una corrente di intensità I riportato in
figura. Applichiamo la legge della circuitazione di Ampere per calcolare l’intensità del campo
magnetico a distanza R dal conduttore. Se integriamo sulla linea di forza avente raggio R e
notiamo che H e dl sono paralleli otteniamo

i
∫ H ⋅ dl = ∫ H ⋅ dl =H ⋅ 2π ⋅ R = i ⇒H =
2π ⋅ R

L’intensità del campo magnetico


decresce man mano che ci
allontaniamo dal conduttore.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 48
Titolo: RICHIAMI DI FISICA 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

RICHIAMI DI FISICA 1
SOLENOIDE
Consideriamo un solenoide cioè N spire attraversate da una corrente I avvolte intorno ad un
mezzo (eventualmente aria). Supponiamo che la lunghezza l sia molto superiore al diametro. Il
campo magnetico risultante è ottenibile come somma vettoriale di tutti i campi magnetici
prodotti dalle singole spire.
Abbiamo considerato come linea chiusa su cui
effettuare la circuitazione il perimetro di un rettangolo i
cui vertici sono a-b-c-d. Il lato lungo ha lunghezza l,
solamente uno dei due lati lunghi è posto all’interno
del solenoide ed è parallelo alle linee di forza.
Il campo magnetico H è costante all’interno del
solenoide.

b c d a

∫ H ⋅ dl =∫ H ⋅ dl + ∫ H ⋅ dl + ∫ H ⋅ dl + ∫ H ⋅ dl = H ⋅ l = I ⋅ N
a b c d

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 48
Titolo: RICHIAMI DI FISICA 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

RICHIAMI DI FISICA 1
TOROIDE
Consideriamo il toroide riportato in figura. Si individuano N spire, una corrente I, il raggio interno Ri
ed il raggio esterno Re. Il modulo del vettore campo magnetico è costante lungo ciascuna linea di
forza (circolare) che si trova a distanza R dal centro del toroide. Possiamo calcolare il campo
magnetico a distanza R applicando la legge della circuitazione di Ampere.

N ⋅I
∫ H ⋅ dl = ∫ H ⋅ dl = H ⋅ 2π ⋅ R = N ⋅ I da cui H=
2π ⋅ R
L’intensità del campo magnetico dipende da R.
Approssimando possiamo immaginare che le linee di
forza abbiano tutte la stessa lunghezza coincidente con
quella relativa la raggio medio Rm=(Ri+Re)/2.
Otteniamo un campo magnetico Hm costante all’interno
del toroide la cui intensità vale

N ⋅I
Hm =
2π ⋅ Rm
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 48
Titolo: RICHIAMI DI FISICA 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

RICHIAMI DI FISICA 1
FORZE AGENTI SU CONDUTTORI PARALLELI
Consideriamo il caso di due conduttori rettilinei attraversati da due correnti aventi intensità I1
ed I2 posti in aria ad una distanza d. Il conduttore attraversato dalla corrente I1 alla distanza d
crea un campo magnetico di induzione B1,

μ 0 I1
B1 =
2πd

Il conduttore attraversato dalla corrente I2 sarà soggetto


ad una forza avente modulo F21=I2*l*B1 . La direzione ed
il verso di F21 sono determinabili con la regola della mano
sinistra. Analogamente, sul conduttore attraversato dalla
corrente I1 si ha la forza F12. Si nota che: i conduttori si
attraggono e che le due forze hanno lo stesso modulo.
Nel caso in cui una delle due correnti dovesse essere
invertita i due conduttori si respingerebbero.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 48/S1
Titolo: RICHIAMI DI FISICA 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

RICHIAMI DI FISICA 2
IL CAMPO MAGNETICO
E’ facile sperimentare che lo spazio che circonda un magnete o un conduttore percorso da
corrente è sede di un campo vettoriale denominato campo magnetico. Per il vettore induzione
magnetica B è necessario definire direzione verso ed intensità. La direzione in ogni punto è
quella tangente alle linee di forza del campo magnetico, l’intensità è proporzionale al numero di
linee di forza per unità di superficie, il verso è diretto dal polo nord al polo sud.

Altra grandezza di fondamentale importanza è il flusso magnetico Φ = ∫ B ⋅ nˆ ds


s

Dove l’integrale è esteso alla superficie s (chiusa o aperta) interessata dal flusso Φ.
Nel caso in cui l’induzione B è costante e la superficie S è perpendicolare a B si ha

Φ = B⋅S

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 48/S1
Titolo: RICHIAMI DI FISICA 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

RICHIAMI DI FISICA 2
L’induzione magnetica è la densità del flusso magnetico. Le unità di misura sono per l’induzione
magnetica B il Tesla [T] e per il flusso magnetico Φ il Weber [Wb], 1T = 1 Wb/m2 .

FORZA AGENTE SU UN CONDUTTORE ATTRAVERSATO DA CORRENTE (o di Lorentz)


Consideriamo un conduttore di lunghezza l attraversato da una corrente I e posto all’interno di
un campo magnetico di induzione B. In questa condizione se la corrente è perpendicolare al
vettore induzione si avrà una forza agente sul conduttore pari a
F=I*l*B
Tale forza, come mostrato nella figura seguente, avrà direzione ortogonale sia al campo
magnetico che alla corrente.
Per qualsiasi orientamento reciproco tra corrente e linee di forza del campo magnetico la forza
vale F=IlXB dove l è un vettore parallelo al filo con verso concorde a quello della corrente e
intensità pari alla lunghezza l. Il modulo della forza F è F=I*l*B*senθ con θ pari all’angolo
compreso tra l e B.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 48/S1
Titolo: RICHIAMI DI FISICA 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

RICHIAMI DI FISICA 2
La regola pratica per individuare la direzione della forza è quella della mano sinistra. Nel caso di
induzione e corrente ortogonali tra di loro se disponiamo pollice, indice e medio della mano
sinistra in modo da formare tra loro un angolo di 90° e disponiamo la mano in modo che il
pollice abbia la direzione dell’induzione magnetica B, l’indice sia posizionato nel verso della
corrente elettrica che circola nel conduttore, il medio indicherà la direzione della forza generata
dell’interazione tra campo magnetico e corrente.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 48/S1
Titolo: RICHIAMI DI FISICA 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

RICHIAMI DI FISICA 2
FORZE AGENTI SU UNA SPIRA
Consideriamo una spira rettangolare immersa in un campo magnetico di induzione B disposta
come riportato in figura. La forza totale agente sulla spira è pari alla risultante delle forze agenti
sui quattro lati. Le forze agenti sui lati 2 e 4 essendo uguali ed opposte si elidono. Le forze
agenti sui lati 1 e 3 provocano una coppia c che tende a far ruotare la spira intorno all’asse x-x’.
Si può dimostrare che c = 2(iaB )(b / 2) senθ = iabBsenθ

La coppia c
prodotta su una
spira immersa in un
campo magnetico
ed attraversata da
una corrente I è
alla base del
funzionamento dei
motori elettrici.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 48/S1
Titolo: RICHIAMI DI FISICA 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

RICHIAMI DI FISICA 2
INTENSITA’ DEL CAMPO MAGNETICO
H è il vettore intensità del campo magnetico, la sua direzione è tangente alle linee di forza, il suo
verso dal nord al sud, l’ intensità è H. L’unità di misura dell’intensità del campo magnetico è A/m.
Vale la seguente relazione detta teorema della circuitazione di Ampere

∫ H ⋅ dl = i
L’integrazione deve essere fatta su una linea chiusa (eventualmente una linea di forza).
Di seguito è riportato il legame esistente tra l’intensità del campo magnetico H e l’induzione
magnetica B. Indicando con μ è la permeabilità magnetica assoluta del materiale in H/m, con μr la
permeabilità relativa del materiale (adimensionale) e con μ0 la permeabilità magnetica del vuoto
otteniamo la seguente relazione

H
B = μ ⋅ H = μr ⋅ μ0 ⋅ H , μ 0 = 4π ⋅10 −7
m
Come vedremo in seguito, la permeabilità assoluta dei materiali non è costante.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 48/S2
Titolo: RICHIAMI DI FISICA 3
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

RICHIAMI DI FISICA 3
CICLO DI ISTERESI
Consideriamo un solenoide costituito
da un materiale ferromagnetico di
lunghezza l intorno al quale sono
avvolte N spire attraversate da una
corrente I. Supponiamo di poter
variare il valore ed il verso della
corrente che attraversa il conduttore.
Come conseguenza delle variazioni
della corrente avremo variazioni
dell’intensità del campo magnetico.
Valgono le seguenti espressioni:

N ⋅I
B =Φ/S , H =
l
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 48/S2
Titolo: RICHIAMI DI FISICA 3
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

RICHIAMI DI FISICA 3
Se iniziamo l’esperimento con un valore di corrente pari a zero e aumentiamo fino al valore IMax
(a cui corrisponde l’intensità di campo magnetico HMax), l’induzione magnetica cresce secondo
una curva detta di prima magnetizzazione. Quando si riporta il campo da HMax a 0 l’induzione
magnetica all’interno del materiale non ritorna a 0 in quanto il materiale rimane “magnetizzato”.
Per riportare a zero il valore dell’induzione è necessario invertire la corrente.
Se si fa variare ciclicamente la corrente, e quindi l’intensità del campo H, tra Hmin e Hmax
l’induzione magnetica percorrerà la curva riportata nella figura precedente.
Per magnetizzare alternativamente il materiale, il generatore deve fornire energia. L’energia
dissipata è proporzionale all’area del ciclo di isteresi. L’energia si dissipa in calore nei domini
magnetici. Possiamo immaginare che i domini magnetici per cambiare il loro orientamento
subiscono urti e quindi produzione di calore. Per tale motivo nella realizzazione dei nuclei
magnetici delle macchine elettriche è preferibile utilizzare materiali che hanno un ciclo di isteresi
con l’area “piccola”.
Se prendiamo in considerazione la curva di magnetizzazione si evince che: il legame esistente
tra H e B non è lineare e quindi la permeabilità μ non è costante.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 48/S2
Titolo: RICHIAMI DI FISICA 3
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

RICHIAMI DI FISICA 3
PERDITE PER CORRENTI PARASSITE E PER ISTERESI
Consideriamo un materiale ferromagnetico soggetto ad un flusso variabile (ad esempio
sinusoidalmente). All’interno del materiale si ha una dissipazione di potenza sotto forma di
calore. Le perdite sono date da due contributi:
Perdite per correnti parassite Pcp
Se consideriamo un lamierino di materiale ferromagnetico di spessore δ soggetto ad un flusso
magnetico variabile sinusoidalmente, per la legge dell’induzione elettromagnetica nascono
delle forze elettromotrici indotte nei circuiti elettrici concentrici ortogonali alle linee di forza.
Tali tensioni provocano la circolazione di correnti dette di Focault. La perdita di potenza per
unità di volume può essere valutata con la seguente espressione:
Pcp= Kcp* f2 * B2M * δ 2 [W/m3] in cui

Kcp è un coefficiente che dipende dal materiale;


f è la frequenza [Hz];
BM è il valore massimo dell’induzione [Tesla]
δ è lo spessore del lamierino [mm]
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 48/S2
Titolo: RICHIAMI DI FISICA 3
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

RICHIAMI DI FISICA 3
Per ridurre le perdite per correnti parassite i circuiti magnetici delle macchine elettriche vengono
realizzati utilizzando lamierini con spessori δ compresi tra 0,3 - 0,5 mm. Tali lamierini sono isolati
tra di loro tramite carte speciali, vernici, film.
Perdite per isteresi Pi
Abbiamo visto che nei materiali ferromagnetici soggetti a magnetizzazioni alternative si hanno
delle perdite di potenza per isteresi magnetica. Tali perdite sono proporzionali all’area del ciclo di
isteresi del materiale e possono essere quantificate per unità di volume attraverso la seguente
espressione:
Pi= Ki * f * B1,6M [W/m3] in cui
Ki è un coefficiente costante che dipende dal materiale, f è la frequenza in Hz, BM è l’induzione
massima in Tesla.
Un accorgimento riguardante la realizzazione dei lamierini è l’aggiunta del 3-4% di silicio. Questa
aggiunta lascia inalterate le proprietà magnetiche del materiale ma ne diminuisce la conducibilità
riducendo di conseguenza le perdite.
Il parametro che sintetizza la qualità del materiale nei confronti delle perdite di potenza è la cifra
di perdita. La cifra di perdita rappresenta la potenza dissipata per isteresi e correnti parassite in
un Kg di materiale con BM=1 T ed f=50 Hz. Valori tipici sono dell’ordine di 1 W/Kg.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 48/S3
Titolo: RICHIAMI DI FISICA 4
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

RICHIAMI DI FISICA 4
PROPRIETA’ MAGNETICHE DEI MATERIALI
Una calamita (o un solenoide) si circonda di un campo magnetico che ha le linee di forza che
fuoriescono dal polo nord e confluiscono nel polo sud. Se suddividiamo la calamita in due parti
otteniamo due calamite ciascuna delle quali ha un polo nord ed un polo sud in quanto i poli
magnetici isolati non esistono. Possiamo affermare quanto segue: il flusso magnetico che
attraversa qualsiasi superficie chiusa s è nullo

φ = ∫ B ⋅ nˆ ds = 0
s

Dal punto di vista del comportamento magnetico possiamo classificare i materiali come segue:
-Diamagnetici, che hanno una permeabilità μr<1.
-Paramagnetici, che hanno una permeabilità magnetica μr>1.
-Ferromagnetici, che hanno una permeabilità magnetica μr>>1.
I materiali ferromagnetici vengono utilizzati per la realizzazione dei nuclei magnetici delle macchine
elettriche. Tali materiali possono essere immaginati come costituiti da dei domini all’interno dei
quali esiste un nord ed un sud. Quando il materiale non è soggetto ad alcun campo magnetico
esterno tali orientazioni in parte si compensano. Se assoggettiamo il materiale ad un campo
magnetico esterno i domini si orientano secondo il nord-sud imposto.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 48/S3
Titolo: RICHIAMI DI FISICA 4
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

RICHIAMI DI FISICA 4
LEGGE DELL’INDUZIONE ELETTROMAGNETICA DI FARADAY
Colleghiamo un galvanometro (strumento in grado di segnalare il passaggio di una corrente ed il
verso di circolazione) ai due estremi di una spira immobile. Se avviciniamo alla spira un campo
magnetico l’ago del galvanometro si sposta. Se fermiamo il campo magnetico l’ago ritorna a
segnare zero. Se allontaniamo il campo magnetico il galvanometro segna passaggio di corrente nel
verso opposto. Nel momento in cui si ha un moto relativo tra spira e magnete (o perché uno dei
due è fermo mentre l’altro e mobile, o perché esiste moto relativo), nasce una forza elettromotrice
indotta. La forza elettromotrice indotta è uguale alla derivata rispetto al tempo (cambiata di segno)
del flusso magnetico concatenato con la spira.
La seconda espressione vale nel caso in cui si hanno N spire interessate dalla variazione di flusso


e=− ;
dt

e = −N
dt

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 48/S3
Titolo: RICHIAMI DI FISICA 4
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

RICHIAMI DI FISICA 4
LEGGE DI LENZ
Se la forza elettromotrice indotta è applicata ad un circuito chiuso si ha circolazione di corrente
indotta. La corrente indotta ha un verso tale da opporsi alla variazione di flusso che l’ha
generata. Se consideriamo la figura precedente mentre avviciniamo il campo magnetico, si ha un
aumento del flusso concatenato con la spira; di conseguenza la corrente indotta circolerà in
modo da far diminuire il flusso totale concatenato con la spira. Viceversa, quando allontaniamo il
campo magnetico si ha una diminuzione di flusso, in tal caso la corrente indotta circolerà in modo
da far aumentare il flusso concatenato con la spira. Analoghe considerazioni possono essere fatte
considerando le forze agenti tra la spira e il sistema induttore. Quando il magnete si avvicina col
suo nord la corrente indotta crea una campo magnetico che gli oppone il polo nord (il magnete è
respinto). Quando il magnete si allontana con il polo nord la corrente indotta crea un campo
magnetico che offre il polo sud (il magnete è attratto). Vale il principio di conservazione
dell’energia: l’agente esterno per vincere le forze di attrazione-repulsione a cui è soggetta la spira
deve compiere un lavoro pari all’energia termica dissipata nella spira stessa. Se il segno meno
non sarebbe “vero” il magnete entrerebbe ed uscirebbe senza che nessuno “spenda” energia.
Questo significherebbe che l’energia elettrica prodotta dai generatori avrebbe un costo pari a
zero (bello e impossibile!).
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELLA AUTOMAZIONE 2010
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 49
Titolo: LEGGI DEI CIRCUITI MAGNEITICI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CIRCUITI MAGNETICI 1
LEGGI DEI CIRCUITI MAGNETICI
Consideriamo una porzione di circuito magnetico come quella riportata in figura. Consideriamo
l’intera superficie del cilindro come costituita da tre superfici S1, S2 ed S3. Se calcoliamo il flusso
che attraversa la superficie totale otterremo

∫ B ⋅ nˆds = ∫ B ⋅ nˆds + ∫ B ⋅ nˆds + ∫ B ⋅ nˆds = φ − φ + 0 = 0


s s1 s2 s3

Ne deriva, quindi, la seguente legge,


importantissima per lo studio dei circuiti
magnetici: in ogni nodo di un circuito
magnetico la somma algebrica dei flussi è
nulla. In simboli

∑ (±)φ
i =1
i =0

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELLA AUTOMAZIONE 2010
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 49
Titolo: LEGGI DEI CIRCUITI MAGNEITICI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CIRCUITI MAGNETICI 1
Consideriamo il circuito magnetico riportato in figura avente lunghezza L, sezione S, lunghezza
del traferro δ. L’induzione nel ferro e nel tratto in aria (detto traferro) valgono rispettivamente

B = µH B = µ0 H
Possiamo valutare la riluttanza del tratto in ferro e la riluttanza del tratto in aria. Sommando le
due riluttanze si ottiene la riluttanza totale del circuito

L −δ
ℜ fe = ;
µ 0 ⋅µ r ⋅ S
δ
ℜ aria = ;
µ 0 ⋅S
ℜ tot = ℜ fe + ℜ aria

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELLA AUTOMAZIONE 2010
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 49
Titolo: LEGGI DEI CIRCUITI MAGNEITICI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CIRCUITI MAGNETICI 1
La legge di Hopkinson, fondamentale per lo studio dei circuiti magnetici, può essere enunciata
come segue: in ogni maglia di un circuito magnetico la somma algebrica delle tensioni
magnetiche deve uguagliare quella delle forze magnetomotrici.

M P

∑±ℜ
m =1
m ⋅φ m= ∑ ± N p⋅I p
p =1
Applicando tale legge al circuito precedente
otteniamo la seguente relazione
ℜtot ⋅ φ = N ⋅ I

Utilizzando le due leggi enunciate è possibile risolvere i circuiti magnetici; ad esempio è possibile
calcolare il flusso presente in ogni lato. Noti i flussi di tutti i lati possiamo calcolare l’induzione in
ogni lato come Bk=Φk/Sk. Inoltre possiamo calcolare l’intensità del campo magnetico in ogni lato
con l’espressione Hk=Bk/μk.
Nello studio dei circuiti magnetici possiamo considerare un circuito elettrico associato ed utilizzare
gli stessi metodi usati nella risoluzione dei circuiti elettrici. La corrispondenza tra grandezze
elettriche e grandezze magnetiche è riportata nella tabella seguente.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 49
Titolo: LEGGI DEI CIRCUITI MAGNEITICI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CIRCUITI MAGNETICI 1
CORRISPONDENZE TRA CIRCUITI ELETTRICI E CIRCUITI MAGNETICI

CIRCUITO ELETTRICO CIRCUITO MAGNETICO


CORRENTE I FLUSSO Φ
RESISTENZA R=ρ*l/s RILUTTANZA MAGNETICA R=l/μs
TENSIONE V FORZA MAGNETO MOTRICE (NI)
LEGGE DI OHM I=V/R Φ=NI/R

Nello studio dei circuiti magnetici, si possono applicare tutte delle leggi studiate per i circuiti
elettrici.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 49/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CIRCUITI MAGNETICI 1
Esercizio risolto 1. Dato il circuito magnetico in figura calcolare il flusso Φ.
(supporre che i due generatori di f.m.m. siano concordi)

DATI:
µR = 100.000
N1 =10 spire
N2 = 100 spire
I1 = 2 A
I2 = 3 A
l=1m
S = 0,1 m2

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 49/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CIRCUITI MAGNETICI 1

µ = µ r ⋅ µ O = 10 5 ⋅ 1,257 ⋅ 10 −6 = 1,257 ⋅ 10 −1 H / m permeabilità assoluta del


materiale
l 1
ℜ= = = 79,55 H −1 riluttanza di un tronco
S ⋅ µ A 0,1 ⋅ 0,1257 riluttanza totale dei quattro
ℜ tot = 4 ⋅ ℜ = 318,2 H -1 tronchi in serie

∅=
∑ N ⋅ I (10 ⋅ 2) + (100 ⋅ 3)
= = 1,01 Wb flusso nel circuito magnetico
ℜ tot 318,2

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 49/S2
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CIRCUITI MAGNETICI 1
Esercizio risolto 2. Dato il circuito magnetico in figura calcolare il flusso Φ3. Tenere in conto la
presenza delle due traverse di materiale contrassegnate con (2)

DATI:
S = 0,15 m2
N = 100 spire
I=2A
l=1m
µr1 = 1.000
µr2 = 25.000
lt = 1 cm

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 49/S2
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CIRCUITI MAGNETICI 1

µ1 = µ r1 ⋅ µ 0 = 1,257 ⋅ 10 −3 H / m permeabilità assoluta dei due


materiali
µ 2 = µ r 2 ⋅ µ 0 = 34,42 ⋅ 10 −3 H / m
l 1
ℜ1 = = = 5.303 H −1 riluttanze dei tronchi di
S ⋅ µ1 0,15 ⋅ 1,257 ⋅ 10 −3
materiale di tipo 1 e di tipo 2
l 1
ℜ2 = = = 214,14 H −1
S ⋅ µ 2 0,15 ⋅ 34,425 ⋅ 10 −3

l 0,01 −1
ℜt = = = 53 . 036 H riluttanza del traferro
S ⋅ µ O 0,15 ⋅ 1,257 ⋅ 10 −6
l 0,99 −1
ℜ* = = = 5 . 250 H riluttanza del tronco
S ⋅ µ1 0,15 ⋅ 1,257 ⋅ 10 −3 contenente il traferro (tranne
il traferro)
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 49/S2
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CIRCUITI MAGNETICI 1

ℜ s1 = ℜ1 + ℜ * +ℜ t + ℜ 2 = 63.802 H -1 calcoliamo la riluttanza vista


dal lato contenente
ℜ1 ⋅ ℜ S1 5.303 ⋅ 63.802 l’avvolgimento
ℜ p1 = = = 4.896 H −1
ℜ1 + ℜ S1 5.303 + 63.802
ℜ tot = ℜ p1 + ℜ1 + ℜ1 + ℜ 2 = 15.716 H -1

φ=
∑ N ⋅ I 100 ⋅ 2
= = 0,0127 Wb
flusso uscente dal generatore
ℜ tot 15.716 di f.m.m.

ℜ1
φ3 = φ ⋅ = 0,00098 Wb flusso richiesto
ℜ1 + ℜ S1

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Insegnamento: #insegnamento#
Lezione n°: #lezione#
Titolo: #titolo#
Attività n°: #attività#

Facoltà di Ingegneria

AVVISO
Se lo Studente lo ritiene necessario, può inviare al docente usando l’opportuna procedura
presente nel portale (e-portfolio) lo svolgimento del/degli Esercizio/i proposto/i nella
seguente attività, per ricevere un feedback da parte del docente.
Si precisa che tale attività non inciderà in alcun modo sullo svolgimento/esito dell’esame
finale.

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1
Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELLA AUTOMAZIONE 2010
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 49/S3
Titolo: ESERCIZIO PROPOSTO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CIRCUITI MAGNETICI 1
Esercizio proposto. Dato il circuito magnetico in figura calcolare il flusso Φ3. Confrontare il
risultato ottenuto con il risultato ottenuto nell’esercizio precedente (cambia solo il traferro).

DATI:
S = 0,15 m2
N = 100 spire
I=2A
l=1m
µr1 = 1.000
µr2 = 25.000

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELLA AUTOMAZIONE 2010
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 50
Titolo: COEFFICIENTI DI AUTO E MUTUA INDUZIONE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CIRCUITI MAGNETICI 2
COEFFICIENTE DI AUTOINDUZIONE (o induttanza)
Se consideriamo una bobina costituita da N spire in cui circola una corrente variabile si ha un
flusso variabile concatenato con la bobina stessa, nasce allora per la legge di Faraday una forza
elettromotrice autoindotta.

dNφ (t )
e(t ) = −
dt
Nφ N 2
Possiamo definire l’induttanza L come L= = sostituendo si ottiene
i ℜ
dNφ (t ) dLi (t ) di (t )
e(t ) = − =− = −L L’induttanza L si misura in Henry (H).
dt dt dt

Il verso della forza elettromotrice di autoinduzione si determina con la legge di Lenz, si oppone
sempre alla causa che l’ha generata.
L’induttanza dipende esclusivamente dalle caratteristiche geometriche del sistema.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 50
Titolo: COEFFICIENTI DI AUTO E MUTUA INDUZIONE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CIRCUITI MAGNETICI 2
COEFFICIENTE DI MUTUA INDUZIONE
Consideriamo due bobine costituite da N1 ed N2 spire posizionate come riportato nella figura
seguente. Nel momento in cui nella prima bobina circola una corrente I1 nasce un campo
magnetico di induzione B1; nella seconda bobina si ha un flusso concatenato Φ21. Definiamo
coefficiente di mutua induzione della bobina due rispetto alla bobina 1 la quantità

N 2φ 21
M 21 = avremo una f.e.m.i. e2(t) sull’avvolgimento due.
i1

dN 2φ21 (t ) dM 21i1 (t ) di (t )
e2 (t ) = − =− = − M 21 1
dt dt dt

Se scambiamo la bobina 1 con la bobina 2 avremo che, come conseguenza ad una corrente I2
variabile nella bobina 2 si avrà una variazione di flusso concatenato Φ12 con la bobina 1. Tale
variazione di flusso genererà la forza elettromotrice indotta e1(t).

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 50
Titolo: COEFFICIENTI DI AUTO E MUTUA INDUZIONE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CIRCUITI MAGNETICI 2
Avremo

N 1φ12
M 12 =
i2

dN1φ12 (t ) dM 12i2 (t ) di (t )
e1 (t ) = − =− = − M 12 2
dt dt dt

In effetti si ha che M 12 = M 21 = M questo risultato indica che i due avvolgimenti si


“influenzano” tra di loro allo stesso modo.
Poniamoci ora due problemi:
1. quanto vale M per due circuiti perfettamente accoppiati? (tutto il flusso generato dal primo
avvolgimento si concatena con il secondo e viceversa)
2. quanto vale M per due circuiti completamente disaccoppiati? (di tutto il flusso generato dal
primo avvolgimento neanche una linea di forza si concatena con il secondo e viceversa)
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 50
Titolo: COEFFICIENTI DI AUTO E MUTUA INDUZIONE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CIRCUITI MAGNETICI 2
Supponendo che tutto il flusso si richiuda all’interno del circuito
magnetico (non ci sono linee di flusso che si richiudono in aria)
avremo che

M = M MAX = L1 ⋅ L2 [ H ] , K = 1

M = 0 [H ] , K = 0

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 50
Titolo: COEFFICIENTI DI AUTO E MUTUA INDUZIONE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CIRCUITI MAGNETICI 2
Osserviamo che 0≤M≤√L1*L2
Possiamo introdurre il coefficiente di accoppiamento K=|M|/√L1*L2. K è sempre compreso tra
zero e uno. Notiamo, inoltre, che il coefficiente di mutua induzione M può avere segno positivo
o negativo a seconda che i flussi mutuamente concatenati, risultino concordi o discordi con i
flussi dovuti alle auto induzioni. Generalmente si indicano con un punto marcato i due morsetti
corrispondenti ad un coefficiente M positivo. In pratica il segno di M dipende dal verso con cui
sono avvolti i due avvolgimenti.
In generale un avvolgimento sarà soggetto sia al flusso che ha prodotto sia al flusso prodotto
da altri avvolgimenti con cui esso è magneticamente accoppiato. Nel caso di due avvolgimenti
avremo:
φ1 = L1 ⋅ i1 + M ⋅ i2
φ 2 = M ⋅ i1 + L2 ⋅ i2
le tensioni indotte var ranno
 di di 
e1 = − L1 1 + M 2 
 dt dt 
 di di 
e2 = − M 1 + L2 2 
 dt dt 
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 50/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CIRCUITI MAGNETICI 2
Esercizio risolto 1. Per il circuito magnetico in figura calcolare i coefficienti di auto induzione L1
ed L2

Dati:
l = 1m
S = 0,2 m2
lT = 1,8 mm
N1 = 200 spire
N2 = 100 spire
µR = 1600

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 50/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CIRCUITI MAGNETICI 2

µ A = µ R ⋅ µ O = 16 ⋅ 10 2 ⋅ 1,257 ⋅ 10 −6 = 20,112 ⋅ 10 −4 H / m permeabilità assoluta del materiale


l 1 −1
ℜ= = = 2. 486 H riluttanza del singolo tronco
S ⋅ µ A 0,2 ⋅ 20,112 ⋅ 10 − 4
l 0,0018 riluttanza del traferro
ℜT = = = 7.160 H −1
S ⋅ µ O 0,2 ⋅ 1,257 ⋅ 10 −6

l 0,9982 −1
ℜ* = = = 2 .482 H riluttanza del lato col traferro (tranne
S ⋅ µ A 0,2 ⋅ 20,112 ⋅ 10 − 4
il traferro)

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 50/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CIRCUITI MAGNETICI 2
Per calcolare L1 ed L2 possiamo utilizzare rispettivamente i circuiti “elettrici” I e II

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 50/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CIRCUITI MAGNETICI 2
Circuito I

ℜ s1 = 3 ⋅ ℜ = 7.458 H −1 Per il calcolo di L1 si procede valutando la


ℜ S1 ⋅ ℜ riluttanza magnetica equivalente Rtot vista dal
ℜ p1 = = 1.864 H −1 primo avvolgimento. Si usano le leggi viste per le
ℜ S1 + ℜ resistenze serie e parallelo.
ℜ s 2 = 2ℜ + ℜ p1 = 6.836 H −1
ℜs = ℜ * +ℜt = 9.641 H −1
Considerando il circuito II e svolgendo calcoli
ℜS ⋅ ℜS2 analoghi si ottiene L2=1,06 H
ℜ p2 = = 4.000 H −1
ℜ S +ℜ S 2
ℜ tot = 3 ⋅ ℜ + ℜ p 2 = 11.458 H −1
2
N1 (200) 2
L1 = = = 3,49 H
ℜ tot 11.458
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 50/S2
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CIRCUITI MAGNETICI 2
Esercizio risolto 2. Per il circuito magnetico in figura calcolare il coefficiente di mutua induzione
M e verificare che i due avvolgimenti sono accoppiati perfettamente (M=Mmax)

l=1m
S = 0,11 m2
lT = 0,0015 m
µr = 30.000
N1 = 1.000 spire
N2 = 2.000 spire
I1 = 2 A
I2 = 4 A

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 50/S2
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CIRCUITI MAGNETICI 2
µ = µ r ⋅µ 0= 3,77 ⋅10-2
H permeabilità assoluta
m
ℜ=
l
=
1
= 241 H −1 riluttanza di un tronco
S ⋅ µ a 0,11 ⋅ 3,771 ⋅10 −2

ℜ1 = 3 ⋅ ℜ = 723 H -1 Calcoliamo la riluttanza totale vista dal


lato con N1 spire
l 0,0015 −1
ℜT = = = 10. 848 H riluttanza del traferro
S ⋅ µ o 0,11 ⋅1,257 ⋅10 −6
l 0,9985
ℜ* = = = 241 H −1 riluttanza del tronco contenente il traferro
S ⋅ µ a 0,11 ⋅ 3,771 ⋅10 −2
(tranne il traferro)
ℜ 2 = ℜT + ℜ * = 10.848 + 241 = 11.089 H -1 riluttanza del tronco col traferro
ℜ1 ⋅ ℜ 2 723 ⋅11.089
ℜp = = = 679 H −1 riluttanza dei tronchi in parallelo
ℜ1 + ℜ 2 723 + 11.089
riluttanza totale. (verificare che le
ℜ tot = ℜ p + 3 ⋅ ℜ = 678,94 + 3 ⋅ (241,07) = 1.402 H -1 riluttanze totali viste o da N1 o da N2 sono
identiche)
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELLA AUTOMAZIONE 2010
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 50/S2
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CIRCUITI MAGNETICI 2

N1 ⋅ I1 1.000 ⋅ 2 flusso generato dal primo avvolgimento


Ø 2-1 = = = 1,43 Wb che interessa il secondo avvolgimento
ℜtot 1.402

N ⋅I 2.000 ⋅ 4 flusso generato dal secondo


Ø1-2 = 2 2 = = 5,71 Wb avvolgimento che interessa il primo
ℜtot 1.402
avvolgimento

N 2 ⋅ Ø 2-1 2.000 ⋅1,43


M 2−1 = M = = = 1.426 H
I1 2
N1 ⋅ Ø1-2 1.000 ⋅ 5,71
M 1− 2 = M = = = 1.426 H
I2 4

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELLA AUTOMAZIONE 2010
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 50/S2
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CIRCUITI MAGNETICI 2
Possiamo calcolare i coefficienti di auto induzione L1 ed L2 e verificare che il coefficiente di
mutua induzione M è massimo, cioè che gli avvolgimenti sono accoppiati perfettamente.

2
N1 (1.000) 2
L1 = = = 713 H
ℜ tot 1.402,16
2
N2 (2.000) 2
L2 = = = 2.852 H
ℜ tot 1.402,16
M max = L1 ⋅ L2 = 713 ⋅ 2.852 = 1.426 H = M c.v.d .

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Corso di Laurea: #corso#
Insegnamento: #insegnamento#
Lezione n°: #lezione#
Titolo: #titolo#
Attività n°: #attività#

Facoltà di Ingegneria

AVVISO
Se lo Studente lo ritiene necessario, può inviare al docente usando l’opportuna procedura
presente nel portale (e-portfolio) lo svolgimento del/degli Esercizio/i proposto/i nella
seguente attività, per ricevere un feedback da parte del docente.
Si precisa che tale attività non inciderà in alcun modo sullo svolgimento/esito dell’esame
finale.

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1
Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELLA AUTOMAZIONE 2010
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 50/S3
Titolo: ESERCIZIO PROPOSTO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CIRCUITI MAGNETICI 2
Esercizio proposto 1.
Per il circuito magnetico riportato in figura calcolare L1, L2 ed M. Verificare che i due circuiti sono
accoppiati perfettamente. (si supponga M>0)

l=1m
S = 0,1 m2
N1 = 100 spire
N2 = 1.000 spire
µr = 100.000
I1 = 2 A
I2 = 4 A

Risultato: L1=41,9 H, L2=4190 H, M=419 H=Mmax=√L1*L2

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELLA AUTOMAZIONE 2010
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 51
Titolo: ESERCIZIO D'ESAME 37
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO
La spira in figura è immobile e indeformabile, al suo interno si ha un campo magnetico variabile
nel tempo (ortogonale al piano del foglio, entrante nel foglio). Calcolare la corrente circolante
nella spira (indicandone il verso di circolazione) e la potenza dissipata nel circuito.

Sono noti:

x=2m
y = 0,5 m
B(t)=2t T
R=1 Ω

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELLA AUTOMAZIONE 2010
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 51
Titolo: ESERCIZIO D'ESAME 37
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SVOLGIMENTO
La sezione della spira è S = x ⋅ y = 1 m 2 ,
il mod ulo della f .e.m.i. vale
d φ (t ) d ( S ⋅ B (t )) d ( 2t )
e (t ) = = = 1⋅ = 2 V (cos tan te ),
dt dt dt
e (t ) si oppone alla causa che l ' ha generata
( aumento del flusso concatenat o con la spira ).
Usando la regola della mano destra si può
stabilire che la corrente circola nel verso antiorario .
e (t )
I = =2A
R
P = R⋅I2 = 4W

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELLA AUTOMAZIONE 2010
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 51/S1
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 38
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO
La spira in figura ha tre lati fissi ed un lato mobile a velocità v(t). Al suo interno si ha un campo
magnetico costante (ortogonale al piano del foglio, entrante nel foglio). Supponendo che il lato
mobile al tempo t=0 si trovi in posizione x=0, calcolare la corrente circolante nella spira
(indicandone il verso di circolazione) e la potenza dissipata nel circuito.

Sono noti:

v(t) = 3 m/sec
y=1m
B(t)=2 T
R=1 Ω

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 51/S1
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 38
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SVOLGIMENTO
La sezione della spira è S = S (t ) = x (t ) ⋅ y = v (t ) ⋅ t ⋅ 1 = 3 ⋅ t m2,
il mod ulo della f .e.m.i. vale
d φ (t ) d ( S (t ) ⋅ B (t )) d (3t ⋅ 2 )
e (t ) = = = = 6 V (cos tan te ),
dt dt dt
e (t ) si oppone alla causa che l ' ha generata
( aumento del flusso concatenat o con la spira ).
Usando la regola della mano destra si può
stabilire che la corrente circola nel verso antiorario .
e (t )
I = =6A
R
P = R ⋅ I 2 = 36 W

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 51/S2
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 39
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO
Il sistema fisico rappresentato in figura ha un lato mobile a velocità costante v(t) all’interno di
un campo magnetico di intensità B2. I campi magnetici B1(t) e B2 sono ortogonali al piano del
foglio, ed entranti nel foglio. Supponendo che il lato mobile al tempo t=0 si trovi nella posizione
X=0, calcolare la corrente i(t) circolante nella resistenza R2.

Sono noti:
Ri=i Ω
v(t) =1 m/sec
a=1 m
b=2 m
B1(t)=2t T
B2=2 T

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 51/S2
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 39
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SVOLGIMENTO
Per la spira a sezione cos tan te di sin istra avente lati a e b si ha S 1 = a ⋅ b = 1 ⋅ 2 = 2 m 2
d φ1 (t ) d ( B1 (t ) ⋅ S 1 ) d ( 2t ⋅ 1 ⋅ 2 )
e1 (t ) = = = =4 V
dt dt dt
Per la spira a sezione var iabile di destra avente lati b e x (t ) = v (t ) ⋅ t si ha S 2 (t ) = b ⋅ x (t )
d φ 2 (t ) d ( B 2 ⋅ S 2 (t )) d ( 2 ⋅ 2 ⋅ 1 ⋅ t )
e 2 (t ) = = = =4 V
dt dt dt
consideran do che le forze elettromot rici indotte si oppongono alla causa
che le ha generate , si perviene al circuito equivalent e rappresent ato di seguito

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 51/S2
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 39
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SVOLGIMENTO
Deter min o la tensione tra i punti A e B con Millmann
E E 4
− 1+ 2 −4+
R1 R 3 3 = −1,45 V
V AB = =
1 1 1 1 1
+ + 1+ +
R1 R2 R3 2 3
V AB
I= = −0,725 A
R2

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELLA AUTOMAZIONE 2010
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 51/S3
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 40
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

QUESITI D'ESAME
Riporto di seguito alcuni quesiti d’esame riguardanti i circuiti magnetici.

Legge di Lenz

Coefficienti di auto e mutua induzione

Coefficiente di mutua induzione

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELLA AUTOMAZIONE 2010
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 52
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 41
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO

Del circuito magnetico riportato in


figura sono noti N1= 500 spire, I1=
4 A, S = 0,5 m2, N2= 400 spire, I2=
8 A, l= 1,2 m e µr= 2.000.
Determinare il valore dell’induzione
magnetica B nel tronco AB.

(tutti i tronchi hanno uguale sezione


S e uguale lunghezza l; si assuma
µ0= 1,257*10-6 H/m).

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 52
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 41
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SVOLGIMENTO

Sono presenti sette riluttanze di uguale valore R=l/(µS), due generatori di tensione magnetica
Fmm1=N1I1 e Fmm2=N2I2 corrispondenti agli avvolgimenti percorsi dalle correnti I1 e I2.
Semplificando le riluttanze in serie, si ottiene il seguente circuito:

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 52
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 41
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SVOLGIMENTO
Per determinare l’induzione B nel tronco AB si
deve calcolare il flusso Φ3.
Si procede determinando dapprima la tensione
magnetica tra i nodi A e B mediante Millman:

l
ℜ= = 954,65 H −1
µ0 ⋅ µr ⋅ S

Fmm1 Fmm2

Fmm AB = 3 ℜ 3ℜ = Fmm1 − Fmm2 = 2.000 − 3.200 = −240 A * spire
1 1 1 5 5
+ +
3ℜ ℜ 3ℜ
Fmm AB 240
Φ3 = =− = −0,251 Wb
ℜ 954,65
Φ3
B= = 0,5 T
S
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 52/S1
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 42
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO
Per il circuito riportato in figura, funzionante in regime sinusoidale, calcolare la potenza apparente
complessa erogata dal generatore.

Sono noti:
Z1=1-j2 Ω
V1=220+j110 V
N=10 spire
μr=10.000
μ0= 1,257*10-6 H/m
a=1 m
S=0,1 m2
f=50 Hz

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 52/S1
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 42
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SVOLGIMENTO
Calcolo l ' indut tan za del circuito magnetico
N2 100
L= = = 0,0314 H
ℜ 3.182
a 1
ℜ = 4⋅ = 4⋅ 4 = 3.182 H −1
µr ⋅ µ0 ⋅ S −6
10 ⋅ 1,257 ⋅ 10 ⋅ 10 −1

Calcolo l ' impedenza vista dal generatore


X L = 2πf ⋅ L = 314 ⋅ 0,0314 = 9,86 Ω
Z = Z + jX = 1 + j 7,86 Ω
1 L

calcolo la corrente erogata dal generatore



I = V1 = 220 + j110 = 17,27 − j 25,79 A
Z 1 + j 7,86
A = V1 ⋅ I* = (220 + j110) ⋅ (17,27 + j 25,79) = 962 + j 7.573

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 52/S2
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 43 A
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO

Del circuito magnetico riportato in


figura sono noti N1=500 spire,
N2=400 spire, S= 0,5 m2, l=1,2 m,
µr=∞, d1=1 mm, d2=2 mm, d3=3
mm, µ0= 1,257*10-6 H/m .

Determinare L1, L2 .

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 52/S2
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 43 A
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SVOLGIMENTO
Sono presenti tre riluttanze di valore R=d1/(µ0S), 2R e 3R corrispondenti ai tre traferri.
Le riluttanze corrispondenti ai tratti non in aria sono nulle in quanto la permeabilità di tali tratti è
infinita. Il circuito elettrico corrispondente è riportato in figura

0,001 −1
ℜ= = 1 . 591 H
1,257 ⋅ 10 −6 ⋅ 0,5
2ℜ = 3.182 H −1
3ℜ = 4.773 H −1
2
NΦ N1 500 2
L1 = 1 1 = = = 71,42 H
I1 I 2 =0
(2ℜ // 3ℜ) + ℜ 1.909 + 1.591
N1 ⋅ I1
Φ1 =
(2ℜ // 3ℜ) + ℜ I 2 =0

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 52/S2
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 43 A
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SVOLGIMENTO
2
NΦ N2 400 2
L2 = 2 2 = = = 27,43 H
I2 I1 = 0
(2ℜ // ℜ) + 3ℜ 1.060 + 4.773
N2 ⋅ I2
Φ2 =
(2ℜ // ℜ) + 3ℜ I1 =0

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 52/S3
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 43 B
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO

Del circuito magnetico riportato in


figura sono noti N1=500 spire,
N2=400 spire, S= 0,5 m2, l=1,2 m,
µr=∞, d1=1 mm, d2=2 mm, d3=3
mm, µ0= 1,257*10-6 H/m .

Determinare L1, L2 ed M.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 52/S3
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 43 B
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SVOLGIMENTO
Sono presenti tre riluttanze di valore R=d1/(µ0S), 2R e 3R corrispondenti ai tre traferri.
Le riluttanze corrispondenti ai tratti non in aria sono nulle in quanto la permeabilità di tali tratti è
infinita. Il circuito elettrico corrispondente è riportato in figura

0,001 −1
ℜ= = 1 . 591 H
1,257 ⋅10 −6 ⋅ 0,5
2ℜ = 3.182 H −1
3ℜ = 4.773 H −1
2
NΦ N1 500 2
( L1 = 1 1 = = = 71,42 H
I1 I 2 =0
(2ℜ // 3ℜ) + ℜ 1.909 + 1.591
N1 ⋅ I 1
Φ1 =
(2ℜ // 3ℜ) + ℜ I 2 =0

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 52/S3
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 43 B
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

2
SVOLGIMENTO
NΦ N2 400 2
L2 = 2 2 = = = 27,43 H
I2 I1 = 0
(2ℜ // ℜ) + 3ℜ 1.060 + 4.773
N2 ⋅ I2
Φ2 = )
(2ℜ // ℜ) + 3ℜ I1 =0
con riferimento al circuito riportato in figura
N 2 ⋅ Φ 21 N 2 ⋅ N1 2ℜ 400 ⋅ 500 3.182
M= = ⋅ = ⋅ = 22,85 H
I1 I 2 =0
(2ℜ // 3ℜ) + ℜ (2ℜ + 3ℜ ) (1.909 + 1.591) (3.182 + 4.773)
2ℜ N1 ⋅ I 1 2ℜ
Φ 21 = Φ1 ⋅ = ⋅
(2ℜ + 3ℜ) (2ℜ // 3ℜ) + ℜ (2ℜ + 3ℜ)

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 52/S3
Titolo: ESERCIZI XI
Attività n°: 2

Facoltà di Ingegneria

MAPPA CONCETTUALE

Lo studente costruisca una mappa concettuale relativa agli argomenti trattati nel nucleo
tematico.
Si può utilizzare il programma cMap tool o creare la mappa con ausili diversi.
Coloro che lo desiderano possono inviarmi il proprio elaborato in modo da ricevere un
feedback. L’invio delle mappe deve avvenire esclusivamente tramite e-Portfolio.
Non verranno prese in considerazione elaborati copiati o scaricati da internet o realizzate da
altri studenti.
Si precisa che tale attività non verrà presa in considerazione ai fini della valutazione finale
dell'esame.

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELLA AUTOMAZIONE 2010
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 53
Titolo: VERIFICA LEZIONI 48-52 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

VERIFICA CIRCUITI MAGNETICI

INDICAZIONI OPERATIVE PER L’AUTOVERIFICA

Risolvere gli esercizi proposti di seguito.


Si suggerisce di mostrare in sede d’esame al docente gli esercizi svolti durante lo
studio.
Nel caso in cui non si riuscisse a risolvere qualcuno degli esercizi proposti si
contatti il docente
all’indirizzo gennaro.infante@uniecampus.it
E’ auspicabile che svolgiate altri esercizi simili a quelli risolti, proposti nelle lezioni
e nella presente verifica.

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELLA AUTOMAZIONE 2010
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 53
Titolo: VERIFICA LEZIONI 48-52 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

VERIFICA CIRCUITI MAGNETICI


ESERCIZIO PROPOSTO
Per il circuito riportato in figura, in cui
tutti i lati del circuito magnetico sono
tra di loro identici, calcolare l’induttanza
L del circuito magnetico e l’impedenza
Z(ω) vista dai morsetti AB.
Sono noti:
N=7 spire, R=1 Ω, C=1 F, l=1 m,
S=0,01 m2, μr=100, si assuma μ0=1
H/m.

RISPOSTA: L=14 H,
Z(ω)=R+(1/jωC)+(jωLR)/(R+jωL)

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELLA AUTOMAZIONE 2010
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 53/S1
Titolo: VERIFICA LEZIONI 48-52 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

VERIFICA CIRCUITI MAGNETICI

INDICAZIONI OPERATIVE PER L’AUTOVERIFICA

Risolvere gli esercizi proposti di seguito.


Si suggerisce di mostrare in sede d’esame al docente gli esercizi svolti durante lo
studio.
Nel caso in cui non si riuscisse a risolvere qualcuno degli esercizi proposti si
contatti il docente
all’indirizzo gennaro.infante@uniecampus.it
E’ auspicabile che svolgiate altri esercizi simili a quelli risolti, proposti nelle lezioni
e nella presente verifica.

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELLA AUTOMAZIONE 2010
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 53/S1
Titolo: VERIFICA LEZIONI 48-52 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

VERIFICA CIRCUITI MAGNETICI


ESERCIZIO PROPOSTO
Per il circuito magnetico riportato in
figura calcolare il coefficiente di
autoinduzione LAB.
Sono noti N1=100 spire, N2 =150 spire
e la riluttanza magnetica di un tronco
R=105 H-1.
(tutti i tronchi sono identici)

(in caso di necessità nella pagina


seguente riporto un aiuto)

RISPOSTA: LAB=177 mH

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 53/S1
Titolo: VERIFICA LEZIONI 48-52 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

VERIFICA CIRCUITI MAGNETICI


ESERCIZIO PROPOSTO
Disegnare il circuito elettrico equivalente.
Per assegnare i versi ai generatori di Forza Magneto Motrice (N1I ed N2I) osservare il verso
di circolazione della corrente ed il verso di avvolgimento delle spire.
Per il calcolo dei flussi φ1 e φ2 che si concatenano con le bobine N1 ed N2 si usi la
sovrapposizione degli effetti.
Usare l’espressione L=Φ/I dove Φ è il flusso totale concatenato con le N1 ed N2 spire (N1φ1
+ N2φ2).

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 54
Titolo: IL TRASFORMATORE IDEALE GENERALITA’
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

GENERALITA'
Il trasformatore è una macchina elettrica statica in quanto non ha organi in movimento. La
funzione svolta è quella di trasformare i parametri della potenza (tensione e corrente). L’energia
non cambia forma tra l’ingresso e l’uscita, entra energia elettrica ed esce energia elettrica. Il
trasformatore è costituito (nella versione monofase) da un nucleo magnetico a bassa riluttanza
magnetica realizzato con lamierini di ferro isolati e serrati tra di loro. Per realizzare il nucleo si
usano lamiere legate al silicio in percentuali dall’1% al 3%, gli spessori tipici sono di 4/10 mm,
oppure lamiere a cristalli orientati tali da presentare cifre di perdita di 0,5 W/Kg. Le strutture
tipiche del nucleo magnetico sono riportate di seguito:
NUCLEO A COLONNE NUCLEO A MANTELLO

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 54
Titolo: IL TRASFORMATORE IDEALE GENERALITA’
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

GENERALITA'
Le porzioni verticali del nucleo sono dette colonne ed hanno sezioni quadrate, rettangolari o a
gradini. Le porzioni orizzontali sono dette gioghi ed hanno sezione rettangolari.
Attorno al nucleo magnetico sono presenti gli avvolgimenti in rame isolato che sono chiamati
primario e secondario (nei trasformatori trifase si hanno due terne di avvolgimenti).
Le disposizioni tipiche degli avvolgimenti sono le seguenti: disposizione concentrica (fig. a) in cui gli
avvolgimenti hanno lo stesso asse ed uno è all’interno dell’altro; disposizione alternata (fig. b) in cui
gli avvolgimenti sono divisi in bobine parziali e hanno lo stesso asse e lo stesso diametro ma sono
disposti alternativamente sulle colonne.
La fig. c rappresenta i simboli grafici utilizzati nel caso di trasformatore monofase e trifase (es.
triangolo/stella).

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 54
Titolo: IL TRASFORMATORE IDEALE GENERALITA’
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

GENERALITA'
Il trasformatore è una macchina reversibile nel senso che può essere alimentato
indifferentemente dal primario o dal secondario; chiaramente il comportamento varierà, ad
esempio se un trasformatore alimentato dal primario riduce la tensione, alimentato dal
secondario la eleva.
Vediamo all’interno di un sistema di distribuzione dell’energia elettrica quali posizioni occupa il
trasformatore. Facciamo riferimento allo schema unifilare riportato nella figura seguente (il
sistema elettrico nella realtà ha una struttura a rete).

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 54
Titolo: IL TRASFORMATORE IDEALE GENERALITA’
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

GENERALITA'
In tutte le trasformazioni di tensione immaginiamo idealmente che non ci siano perdite di
potenza, quindi ad innalzamenti di tensione corrispondono riduzioni di corrente e, viceversa a
riduzioni di tensione corrispondono aumenti di corrente. Seguiamo le diverse trasformazioni:
• T1- nelle centrali elettriche viene prodotta energia elettrica generalmente ad una tensione
dell’ordine di qualche kV (immaginiamo V1=12 kV). Per il trasporto dell’energia sulle linee
elettriche, per diversi motivi impiantistici, la tensione V1 viene innalzata attraverso un
trasformatore elevatore a valori dell’ordine delle centinaia di kV (immaginiamo V2=220 kV/380
kV)
• T2- all’arrivo delle linee nelle vicinanze dei luoghi di utilizzo (es. area urbana) la tensione V2,
attraverso l’utilizzo di un trasformatore abbassatore di tensione, viene riportata a valori
dell’ordine dei V3=20 kV e successivamente distribuita localmente tramite un sistema di linee a
media tensione
• T3- in maniera capillarmente distribuita sul territorio si ha un’ulteriore riduzione della tensione
effettuata da un trasformatore dai V3=20 kV ai V4=380 V/220 V, (siamo giunti a casa!!!)
• T4- nei nostri appartamenti in tutti gli apparecchi elettronici abbiamo un’ulteriore riduzione
della tensione da V4=220 V (corrente alternata) a V5=6-12 V (corrente continua).
Provate ad immaginare un sistema elettrico senza il trasformatore.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 54
Titolo: IL TRASFORMATORE IDEALE GENERALITA’
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

GENERALITA'
Per dare un’ idea di come si può presentare il trasformatore guardiamo le tre immagini che
seguono, esse riportano tre esempi di trasformatori visti nel precedente schema unifilare.
Trasformatore T4 appartenente alla sezione di alimentazione di un decoder TV (1,5cmx2,0 cm).

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 54
Titolo: IL TRASFORMATORE IDEALE GENERALITA’
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

GENERALITA'
Trasformatore T3: in ingresso ha
una linea aerea a 20 kV, in uscita
ha due linee trifase con neutro, in
cavo, da 380/220 V.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 54
Titolo: IL TRASFORMATORE IDEALE GENERALITA’
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

GENERALITA'
Trasformatore tipo T1/T2
(notare il sistema di
raffreddamento).

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 54/S1
Titolo: IL TRASFORMATORE A VUOTO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

TRASFORMATORE IDEALE
In questa sessione studieremo il funzionamento di un trasformatore monofase ideale. Le ipotesi
che faremo sono le seguenti:
• gli avvolgimenti (in rame) primario e secondario hanno resistenza nulla R1=R2=0;
• nel nucleo magnetico non ci sono perdite di potenza per isteresi e per correnti parassite
PFe=0;
• il nucleo magnetico ha una permeabilità magnetica infinita (riluttanza magnetica nulla);
• Φd1=0 non c’è flusso disperso nell’avvolgimento primario; tutto il flusso generato dalla
corrente che attraversa l’avvolgimento primario si concatena, attraverso il nucleo magnetico,
con l’avvolgimento secondario;
• Φd2=0 non c’è flusso disperso nell’avvolgimento secondario; tutto il flusso generato dalla
corrente che attraversa l’avvolgimento secondario si concatena, attraverso il nucleo
magnetico, con l’avvolgimento primario.
Esiste un unico flusso contenuto totalmente nel nucleo magnetico, in altri termini i circuiti
elettrici primario e secondario sono accoppiati magneticamente perfettamente.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 54/S1
Titolo: IL TRASFORMATORE A VUOTO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

TRASFORMATORE IDEALE
FUNZIONAMENTO A VUOTO
Supponiamo che il trasformatore sia alimentato
sul primario con una tensione V1 sinusoidale e che
i morsetti secondari siano aperti.
Applicando la tensione V1 circola nell’avvolgimento
primario una corrente detta magnetizzante Iμ la
quale genera un flusso magnetico nel nucleo
anch’esso sinusoidale. Nella realtà il flusso non è
sinusoidale a causa del comportamento dei
materiali ferromagnetici, ma per i fini del nostro
corso tale approssimazione è accettabile. In effetti
il comportamento è quello di un circuito
puramente induttivo Iμ= V1 /(jXl). La variazione
del flusso Φ(t) concatenato con gli avvolgimenti
primario (costituito da N1 spire) e secondario
(costituito da N2 spire) genera per la legge di
Faraday due fem sinusoidali E1 ed E2.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 54/S1
Titolo: IL TRASFORMATORE A VUOTO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

TRASFORMATORE IDEALE
Quantifichiamo il valore delle forze elettromotrici indotte E1 ed E2

d φ (t )
e (t ) = −
dt
φ (t ) = φ M sen ωt
per il primo avvo lg imento si ha
dφ (t ) − d ( N 1φ M sen ωt )
e1 (t ) = − c = = −ω ⋅ N 1 ⋅ φ M ⋅ cos ω t = ω ⋅ φ M ⋅ N 1 ⋅ sen (ω t − 90 °) =
dt dt
= E1M ⋅ sen (ωt − 90 °)
il valore efficace di tale tensione è ottenibile tramite la relazione seguente
E ω 2 ⋅π
E1 = 1 M = ⋅ φM ⋅ N1 = ⋅ f ⋅ φ M ⋅ N 1 = 4,44 ⋅ f ⋅ φ M ⋅ N 1
2 2 2
ana log amente avremo
E ω 2 ⋅π
E2 = 2M = ⋅φM ⋅ N 2 = ⋅ f ⋅ φ M ⋅ N 2 = 4,44 ⋅ f ⋅ φ M ⋅ N 2
2 2 2
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 54/S1
Titolo: IL TRASFORMATORE A VUOTO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

TRASFORMATORE IDEALE
CIRCUITO EQUIVALENTE
Per il trasformatore monofase ideale valgono le seguenti espressioni e circuito equivalente.

V&1 + E& 1 = 0
V& − E& = 0
20 2

E& 1 E1 N 1 V1
K= = = = rapporto di trasformazione
E& 2 E 2 N 2 V20
V1
I0 = Iμ =
XL
XL =ω⋅L
N 12
L=

N ⋅I
φ= 1 μ

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 54/S1
Titolo: IL TRASFORMATORE A VUOTO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

TRASFORMATORE IDEALE
DIAGRAMMA VETTORIALE
Le grandezze elettriche sono rappresentabili attraverso il seguente diagramma vettoriale.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 54/S2
Titolo: TRASFORMATORE IDEALE SOTTO CARICO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

TRASFORMATORE IDEALE SOTTO CARICO


FUNZIONAMENTO SOTTO CARICO
Diremo che la macchina funziona sotto carico
quando è alimentata alla tensione V1 e
alimenta un carico rappresentabile tramite
un’impedenza Z (in genere ohmico-
induttiva). Applicando una tensione
sinusoidale V1 circola nell’avvolgimento
primario una corrente Iμ detta corrente
magnetizzante, tale corrente genera un
flusso magnetico sinusoidale (supposto tale)
all’interno del nucleo. La variazione del flusso
concatenato con gli avvolgimenti primario
(costituito da N1 spire) e secondario
(costituito da N2 spire) genera per la legge di
Faraday due forze elettromotrici indotte
sinusoidali E1 ed E2.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 54/S2
Titolo: TRASFORMATORE IDEALE SOTTO CARICO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

TRASFORMATORE IDEALE SOTTO CARICO


I morsetti dell’avvolgimento secondario si trovano a tensione V2 ed essendo il secondario
chiuso su un carico di impedenza Z si ha una corrente I2 sfasata sulla tensione V2 di un
angolo pari all’angolo caratteristico dell’impedenza Z. La corrente I2 circolando nelle N2 spire
del secondario genera un flusso magnetico Φ2 che si sovrappone al flusso preesistente Φ.
Questa sovrapposizione tenderebbe a far variare il flusso Φ, ciò non può accadere in quanto
V1 (che è costante in modulo in quanto è imposta dalla rete di alimentazione) deve essere
uguale ad E1 (per la LKT alla prima maglia). La condizione E1=Kost=4,44*f *N1*ΦM è
soddisfatta solo se il flusso rimane costante. Per mantenere costante il flusso nel nucleo la
macchina richiama dalla rete di alimentazione una corrente detta di reazione primaria I1’ che
sommata ad Iμ forma la I1. La corrente di reazione primaria è tale da generare una forza
magnetomotrice N1*I1’ uguale ed opposta alla forza magnetomotrice generata dalla corrente
I2 (cioè N2*I2). Intuitivamente questo è chiaro, la macchina a vuoto assorbe una corrente Iμ
(relativamente piccola), quando alimenta un carico assorbe una corrente I1 che è maggiore
rispetto alla corrente assorbita a vuoto.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 54/S2
Titolo: TRASFORMATORE IDEALE SOTTO CARICO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

TRASFORMATORE IDEALE SOTTO CARICO


Valgono le seguenti espressioni ed il seguente circuito equivalente

V&1 + E& 1 = 0
V& 2 − E& 2 = 0
V& = Z& ⋅ I&
2 2

I& 1 = I& μ + I& 1 '


E& 1 E1 V1 N
K = = = = 1

E& 2 E2 V2 N 2

dall ' uguaglianz a


N I& ' = − N I&
1 1 2 2 si ha
N 1I1'= N 2 I 2 da cui
I2
K =
I1 '
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 54/S2
Titolo: TRASFORMATORE IDEALE SOTTO CARICO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

TRASFORMATORE IDEALE SOTTO CARICO

DIAGRAMMA VETTORIALE
Al circuito equivalente visto
in precedenza corrisponde
il seguente diagramma
vettoriale.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 54/S3
Titolo: TRASFORMATORE IDEALE BILANCIO ENERGETICO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

BILANCIO ENERGETICO
BILANCIO ENERGETICO
Abbiamo detto che nel trasformatore ideale non ci sono dissipazioni di potenza. Se consideriamo
un trasformatore come un blocco avente un ingresso ed un’uscita avremo che tutta la potenza in
ingresso la ritroveremo in uscita. Varieranno i parametri tensione e corrente, ad esempio se la
tensione sul secondario risulta dimezzata la corrente sul secondario risulterà raddoppiata.

K=V1/V2=I2/I1
Questa equazione implica che

V1I1=V2I2
Cioè
A1=A2
Tutta la potenza in ingresso la ritroviamo in uscita

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELLA AUTOMAZIONE 2010
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 54/S3
Titolo: TRASFORMATORE IDEALE BILANCIO ENERGETICO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

BILANCIO ENERGETICO
Se valutiamo il rendimento otterremo che esso vale uno (sistema fisico ideale).

η=P2/P1=1

Come vedremo meglio nel seguito il sistema fisico trasformatore (quello che chiameremo
trasformatore reale) come tutti i sistemi fisici ha al suo interno delle dissipazioni di potenza.
Non essendoci parti meccaniche in movimento che comportano perdite di potenza per attrito e
ventilazione nel trasformatore le perdite di potenza si hanno nel ferro del nucleo magnetico per
isteresi e correnti parassite e nel rame degli avvolgimenti primario e secondario per effetto joule.
Nel seguito faremo spesso riferimento alle grandezze nominali del trasformatore quali tensioni
correnti potenza etc. Tali grandezze sono le grandezze per le quali il trasformatore è progettato
e costruito, esse definiscono i valori limite per i quali il riscaldamento dei componenti garantisce
la vita prevista per la macchina.

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 55
Titolo: FUNZIONAMENTO A VUOTO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

FUNZIONAMENTO A VUOTO
In questa sessione studieremo il funzionamento a vuoto del trasformatore reale monofase.
Le ipotesi di idealità vengono a mancare cioè:

• gli avvolgimenti primario e secondario essendo costituiti da rame ed aventi una data sezione e
lunghezza hanno resistenza R1 ed R2 diverse da zero;
• a causa delle alterne magnetizzazioni nel nucleo magnetico ci sono perdite di potenza per
isteresi e correnti parassite che chiameremo perdite nel ferro PFe;
• esiste un flusso disperso nell’avvolgimento primario Φd1, cioè un flusso generato
dall’avvolgimento primario che non si concatena con l’avvolgimento secondario, si richiude in
aria =>Xd1=ωLd1 dove Ld1= Φd1 /Iμ ;
• esiste un flusso disperso nell’avvolgimento secondario Φd2, cioè un flusso generato
dall’avvolgimento secondario che non si concatena con l’avvolgimento primario, si richiude in
aria =>Xd2=ωLd2 dove Ld2= Φd2 /I2.

Nel seguito utilizzeremo il pedice 0 per indicare le grandezze a vuoto.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 55
Titolo: FUNZIONAMENTO A VUOTO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

FUNZIONAMENTO A VUOTO
FUNZIONAMENTO A VUOTO
Il trasformatore funziona a vuoto quando è
alimentato alla tensione V1 e non alimenta alcun
carico. In questo caso la macchina assorbe dalla
rete una corrente chiamata corrente a vuoto I0,
essa è costituita dalla corrente magnetizzante Iμ in
fase con il flusso, e dalla corrente attiva Ia legata
alle perdite di potenza nel ferro. Anche in questo
caso, a causa della variazione del flusso
concatenato con le N1 ed N2 spire degli
avvolgimenti, nascono due forze elettromotrici
indotte E10 ed E20. Le espressioni per valutare tali
tensioni sono le seguenti :

E10 = 4,44 ⋅ f ⋅ φ M ⋅ N 1
E 20 = 4,44 ⋅ f ⋅ φ M ⋅ N 2
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 55
Titolo: FUNZIONAMENTO A VUOTO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

FUNZIONAMENTO A VUOTO
Per il trasformatore reale a vuoto valgono le seguenti espressioni e circuito equivalente.

V&1 = −E&10
V& = E&
20 20

I&0 = I&μ + I&a


V1
R0 =
Ia
V1
X0 =

P0 = R0 ⋅ Ia =V1 ⋅ I0 ⋅ cosϕ0 =V1 ⋅ Ia = PFe
2

Q0 = X0 ⋅ Iμ =V1 ⋅ I0 ⋅ senϕ0 =V1 ⋅ Iμ


2

A0 = P0 + Q0 =V1 ⋅ I0
2 2

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 55
Titolo: FUNZIONAMENTO A VUOTO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

FUNZIONAMENTO A VUOTO
DIAGRAMMA VETTORIALE
Le grandezze elettriche sono rappresentabili
attraverso il seguente diagramma vettoriale (nelle
equazioni sopra scritte e nel diagramma vettoriale sono
state trascurate le cadute di tensione sulla resistenza
primaria e sulla reattanza di dispersione primaria
causate dal passaggio della corrente I0, per estrema
precisione V1=-E10+(R1+jXd1)*I0).
Ulteriori espressioni utili nei calcoli sono:

I0
I0 % = ⋅ 100 corrente percentuale a vuoto
I 1n
P0
P0 % = ⋅ 100 potenza percentuale a vuoto
An
P0 %
cos ϕ 0 =
I0 %
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 55/S1
Titolo: FUNZIONAMENTO SOTTO CARICO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

FUNZIONAMENTO SOTTO CARICO


Diremo che la macchina funziona sotto carico
quando è alimentata dalla tensione V1 e
alimenta un carico rappresentabile tramite una
impedenza Z (in generale ohmico-induttiva). In
dipendenza della potenza richiesta dal carico si
stabilirà un punto di lavoro in cui la macchina
eroga tale potenza.
Applicando una tensione sinusoidale circola
nell’avvolgimento primario una corrente detta
corrente a vuoto I0 la quale ha la componente
magnetizzante Iμ che genera un flusso
magnetico sinusoidale Φ all’interno del nucleo.
La variazione del flusso concatenato con gli
avvolgimenti primario (N1 spire) e secondario
(N2 spire) genera per la legge di Faraday due
forse elettromotrici indotte E1 ed E2.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 55/S1
Titolo: FUNZIONAMENTO SOTTO CARICO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

FUNZIONAMENTO SOTTO CARICO


Essendo il secondario chiuso su un carico rappresentato dall’impedenza Z circola una corrente I2,
tale corrente genera un flusso magnetico che si sovrappone al flusso preesistente Φ. Questa
sovrapposizione tenderebbe a far variare il flusso preesistente; ciò non può accadere in quanto
essendo V1=E1=kost=4,44*f *N1*ΦM deve essere Φ costante. In definitiva per mantenere costante il
flusso nel nucleo la macchina richiama dalla rete di alimentazione una corrente detta di reazione
primaria I1’ tale da generare una forza magnetomotrice N1I1’ uguale ed opposta alla forza
magnetomotrice N2I2 generata dalla corrente I2.
Da un punto di vista intuitivo è chiaro che la macchina nel passaggio da vuoto (dove non alimenta
alcun carico) a carico assorbe una corrente che va da I0 ad I1=I0+I1’.
FLUSSI DISPERSI

la reattanza di dispersione primaria X1 tiene conto del flusso disperso


φ d 1 = L1 ⋅ I 1 , X 1 = ω ⋅ L1 Φd1 generato dall’avvolgimento primario che non si concatena con
l’avvolgimento secondario.
la reattanza di dispersione secondaria X2 tiene conto del flusso
φ d 2 = L2 ⋅ I 2 , X 2 = ω ⋅ L2 disperso Φd2 generato dall’avvolgimento secondario che non si
concatena con l’avvolgimento primario.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 55/S1
Titolo: FUNZIONAMENTO SOTTO CARICO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

FUNZIONAMENTO SOTTO CARICO


CIRCUITO EQUIVALENTE
Il trasformatore reale funzionante sotto carico può essere rappresentato dal circuito equivalente
riportato in figura. Valgono le seguenti espressioni.

I&0 = I&μ + I&a


I&1 = I&0 + I&1
'

V&2 = Z& ⋅ I&2


Z& = R + jX
1 1 1

Z& 2 = R2 + jX 2
E& 2 = V&2 + Z& 2 ⋅ I&2
V& = − E& + Z& ⋅ I&
1 1 1 1

E& 1 E1 I&2 I 2
K= = =− =
E& 2 E 2 I&1 I 1
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 55/S1
Titolo: FUNZIONAMENTO SOTTO CARICO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

FUNZIONAMENTO SOTTO CARICO


DIAGRAMMA VETTORIALE
Al circuito equivalente visto in precedenza
corrisponde il seguente diagramma vettoriale.

Il carico ha impedenza

Z& = R + jX
X
ϕ u = arctg ( )
R

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 55/S2
Titolo: BILANCIO ENERGETICO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

BILANCIO ENERGETICO
In un trasformatore reale possiamo individuare le seguenti potenze attive espresse in watt:

P0 = PFe = V1 ⋅ I 0 ⋅ cos ϕ 0 = R0 ⋅ I a P0 è la potenza elettrica dissipata nel ferro a causa


2

dell’isteresi e delle correnti parassite

Pcu = Pj = R1 ⋅ I 1 + R2 ⋅ I 2
2 2
Pcu è la potenza elettrica dissipata nel rame degli
avvolgimenti primario e secondario

P2 = V2 ⋅ I 2 ⋅ cos ϕ u P2 è la potenza elettrica fornita al carico dalla


macchina
P1 = P2 + PJ + Pfe = V1 ⋅ I 1 ⋅ cos ϕ1 P1 è la potenza elettrica assorbita dalla rete di
alimentazione

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 55/S2
Titolo: BILANCIO ENERGETICO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

BILANCIO ENERGETICO
Lo stesso bilancio può essere fatto per le potenze reattive espresse in VAR:

Q0 = V1 ⋅ I 1 ⋅ senϕ 0 = X 0 ⋅ I μ Q0 è la potenza reattiva legata al flusso nel nucleo


2

Qx = X 1 ⋅ I1 + X 2 ⋅ I 2
2 2
Qx è la potenza reattiva relativa alle reattanze di
dispersione primaria e secondaria

Q2 = V2 ⋅ I 2 ⋅ senϕ u
Q2 è la potenza reattiva del carico

Q1 = Q2 + Q0 + Q x = V1 ⋅ I 1 ⋅ senϕ1 Q1 è la potenza reattiva assorbita dalla rete di


alimentazione

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 55/S2
Titolo: BILANCIO ENERGETICO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

BILANCIO ENERGETICO
La potenza apparente complessa assorbita dalla rete è data da:

A1 = P1 + Q1
2 2

I triangoli delle potenze del carico, e del


trasformatore (ferro (0)+rame (j)), possono
essere rappresentati come in figura.
RENDIMENTO
Definiamo il rendimento convenzionale come
P2
η=
P2 + P0 + Pcu
In dipendenza della potenza nominale della
macchina esso assume diversi valori.
Trasformatori di elevata potenza possono
avere un rendimento pari a 0,99.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 55/S2
Titolo: BILANCIO ENERGETICO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

BILANCIO ENERGETICO
Se definiamo la frazione della corrente di
carico come α=I2/I2N e riportiamo su un
grafico l’andamento del rendimento di
un generico trasformatore al variare del
parametro α, otteniamo il grafico in
figura. Nel grafico sono riportate due
curve parametrizzate con il valore del
fattore di potenza del carico. Notiamo
che:
• il rendimento è massimo quando le
perdite nel ferro PFe (costanti rispetto
a I2) e le perdite nel rame PJ (variabili
con il quadrato di I2) sono uguali
• il rendimento aumenta all’aumentare
del fattore di potenza del carico cosϕu
• il rendimento massimo si ottiene per
frazioni di corrente di carico comprese
tra 1/2<α<3/4
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 55/S3
Titolo: IL TRASFORMATORE MONOFASE REALE 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria
BILANCIO ENERGETICO
In un trasformatore reale possiamo individuare le seguenti potenze attive espresse in watt:

P0 = PFe = V1 ⋅ I 0 ⋅ cos ϕ 0 = R0 ⋅ I a P0 è la potenza elettrica dissipata nel ferro a causa


2

dell’isteresi e delle correnti parassite

Pcu = Pj = R1 ⋅ I 1 + R2 ⋅ I 2
2 2
Pcu è la potenza elettrica dissipata nel rame degli
avvolgimenti primario e secondario

P2 = V2 ⋅ I 2 ⋅ cos ϕ u P2 è la potenza elettrica fornita al carico dalla


macchina
P1 = P2 + PJ + Pfe = V1 ⋅ I 1 ⋅ cos ϕ1 P1 è la potenza elettrica assorbita dalla rete di
alimentazione

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 55/S3
Titolo: IL TRASFORMATORE MONOFASE REALE 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria
BILANCIO ENERGETICO
Lo stesso bilancio può essere fatto per le potenze reattive espresse in VAR:

Q0 = V1 ⋅ I 1 ⋅ senϕ 0 = X 0 ⋅ I μ Q0 è la potenza reattiva legata al flusso nel nucleo


2

Qx = X 1 ⋅ I1 + X 2 ⋅ I 2
2 2
Qx è la potenza reattiva relativa alle reattanze di
dispersione primaria e secondaria

Q2 = V2 ⋅ I 2 ⋅ senϕ u
Q2 è la potenza reattiva del carico

Q1 = Q2 + Q0 + Q x = V1 ⋅ I 1 ⋅ senϕ1 Q1 è la potenza reattiva assorbita dalla rete di


alimentazione

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 55/S3
Titolo: IL TRASFORMATORE MONOFASE REALE 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria
BILANCIO ENERGETICO
La potenza apparente complessa assorbita dalla rete è data da:

A1 = P1 + Q1
2 2

I triangoli delle potenze del carico, e del


trasformatore (ferro (0)+rame (j)), possono
essere rappresentati come in figura.
RENDIMENTO
Definiamo il rendimento convenzionale come
P2
η=
P2 + P0 + Pcu
In dipendenza della potenza nominale della
macchina esso assume diversi valori.
Trasformatori di elevata potenza possono
avere un rendimento pari a 0,99.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 55/S3
Titolo: IL TRASFORMATORE MONOFASE REALE 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria
BILANCIO ENERGETICO
Se definiamo la frazione della corrente di
carico come α=I2/I2N e riportiamo su un
grafico l’andamento del rendimento di un
generico trasformatore al variare del
parametro α, otteniamo il grafico in figura. Nel
grafico sono riportate due curve
parametrizzate con il valore del fattore di
potenza del carico. Notiamo che:
• il rendimento è massimo quando le perdite
nel ferro PFe (costanti rispetto a I2) e le
perdite nel rame PJ (variabili con il quadrato
di I2) sono uguali
• il rendimento aumenta all’aumentare del
fattore di potenza del carico cosϕu
• il rendimento massimo si ottiene per frazioni
di corrente di carico comprese tra
1/2<α<3/4

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 56
Titolo: FUNZIONAMENTO IN CORTO CIRCUITO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

FUNZIONAMENTO IN CORTO CIRCUITO


Diremo che il trasformatore funziona in corto circuito quando i morsetti secondari sono chiusi in
cortocircuito (Zu=0) ed il primario è alimentato alla tensione V1. Questa è una condizione di
funzionamento di guasto. Mancando l’impedenza del carico, se la tensione primaria è quella
nominale le correnti nei due avvolgimenti risultano elevate (circa 20 volte la corrente nominale) .
Se non si interrompe tempestivamente il circuito di alimentazione si perviene in breve tempo al
danneggiamento della macchina. Come vedremo in seguito tale funzionamento opportunamente
“pilotato” (cioè alimentando a tensione ridotta) consente di acquisire informazioni preziose sulle
caratteristiche della macchina. Prendiamo in considerazione un trasformatore che ha come
circuiti equivalenti quelli riportati nelle figure seguenti.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 56
Titolo: FUNZIONAMENTO IN CORTO CIRCUITO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

FUNZIONAMENTO IN CORTO CIRCUITO


Consideriamo il circuito equivalente secondario e immaginiamo di applicare ai suoi morsetti
primari la tensione di corto circuito Vcc definita come quel valore di tensione da applicare ai
morsetti primari (o secondari) con i morsetti secondari (o primari) in corto circuito per far si che
circolino nei due avvolgimenti le due correnti nominali. Generalmente Vcc è dell’ordine di 4%-7%
della tensione nominale.

V1cc V
Vcc % = ⋅ 100 = 2 cc ⋅ 100
V1n V2 n

La tensione E2cc presente sulle spire secondarie sarà data dal prodotto dell’impedenza Zeq’’ per
la corrente nominale I2n

( )
E& 2 cc = Z& eq" ⋅ I&2 n = Req" + jX eq" ⋅ I&2 n
X eq"
tgϕ cc =
Req"

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 56
Titolo: FUNZIONAMENTO IN CORTO CIRCUITO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

FUNZIONAMENTO IN CORTO CIRCUITO


La potenza assorbita in tali condizioni viene calcolata come prodotto tra la tensione di cortocircuito,
la corrente nominale ed il coseno dell’impedenza di corto circuito. Non fornendo alcuna potenza
all’esterno tutta la potenza assorbita si trasforma in perdite all’interno della macchina. Tali perdite
si localizzano nel rame primario e secondario in quanto le perdite nel ferro sono trascurabili
essendo la tensione ridotta ed anche l’induzione.

Pcc = V1cc ⋅ I 1n ⋅ cos ϕ cc = V 2 cc ⋅ I 2 n ⋅ cos ϕ cc = R1 ⋅ I 1n + R 2 ⋅ I 22n = R eq "⋅I 2 n


2 2

Pcc E 2 cc V
R eq " = 2
; E 2 cc = Z eq " I 2 n ⇒ Z eq " = = 1 cc
I 2n I 2n k * I 2n
X eq " = Z eq " 2 − R eq " 2
Pcc
Pcc % = ⋅ 100
An
Pcc
⋅ 100
Pcc % An P ⋅V Pcc ⋅ V1n Pcc
cos ϕ cc = = = cc 1n = =
V cc % V cc An ⋅ V cc V1n ⋅ I 1n ⋅ V cc I 1n ⋅ V cc
⋅ 100
V1 n
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 56
Titolo: FUNZIONAMENTO IN CORTO CIRCUITO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

FUNZIONAMENTO IN CORTO CIRCUITO


Per quanto visto in precedenza, si può affermare che facendo funzionare in corto circuito il
trasformatore ed alimentandolo con la tensione di corto circuito Vcc è possibile determinare i
parametri del circuito equivalente secondario (o primario).

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 56/S1
Titolo: PARALLELO DI TRASFORMATORI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

PARALLELO DI TRASFORMATORI
In alcuni impianti, per fornire sufficiente potenza
al carico, è necessario che due (o più di due)
trasformatori A e B funzionino in parallelo. Diremo
che due trasformatori sono in parallelo quando
sono collegati ad una stessa linea dalla quale
prelevano energia, e, a loro volta, forniscono
energia al carico U attraverso una stessa linea. Per
semplicità nella trattazione seguente faremo
sempre riferimento a due trasformatori. Diremo
che il funzionamento in parallelo è perfetto
quando ogni macchina fornisce alla linea una
potenza apparente proporzionale alla sua potenza
di targa. Affinché il parallelo sia perfetto devono
essere soddisfatte alcune condizioni che
analizzeremo separatamente per trasformatori
monofase e trifase e per il funzionamento a vuoto
o sotto carico.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 56/S1
Titolo: PARALLELO DI TRASFORMATORI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

PARALLELO DI TRASFORMATORI
FUNZIONAMENTO A VUOTO
Se il carico non è presente e si alimentano i trasformatori dalla linea primaria, fra le coppie di
morsetti secondari non deve essere presente alcuna differenza di potenziale in modo che non ci
siano correnti di circolazione sui due secondari. Vediamo quali condizioni devono essere
soddisfatte.
Trasformatori monofase: è necessario che siano costruiti per la stessa tensione primaria e
abbiano lo stesso rapporto di trasformazione.
Trasformatori trifase: è necessario che abbiano la stessa tensione primaria, lo stesso rapporto di
trasformazione ed appartengano allo stesso gruppo (vds la lezione n. 44).

FUNZIONAMENTO SOTTO CARICO


E’ necessario che la ripartizione del carico tra le due macchine sia proporzionale alla potenza di
targa di ognuna di esse. Questa condizione è soddisfatta quando i due trasformatori hanno la
stessa tensione di corto circuito Vcc e lo stesso fattore di potenza in corto circuito cosϕcc. Nella
pratica queste condizioni sono soddisfatte solo per trasformatori identici sia per quanto riguarda
il circuito magnetico sia per quanto riguarda gli avvolgimenti.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 56/S1
Titolo: PARALLELO DI TRASFORMATORI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

PARALLELO DI TRASFORMATORI
Nel caso in cui il parallelo non è perfetto l’opportunità di accoppiare due trasformatori in
parallelo è legata alla valutazione della corrente di circolazione a vuoto e al diverso contributo
dato da ogni macchina con riferimento alle potenze nominali. E’ comunque necessario che i due
trasformatori abbiano la stessa tensione nominale primaria, e appartengano allo stesso gruppo.
Per quanto attiene le corrente di circolazione a vuoto essa potrà essere tollerata nel caso in cui
risulti dello stesso ordine di grandezza della corrente a vuoto (circa il 10% della corrente di
pieno carico). La circolazione delle correnti a vuoto determina perdite di potenza per effetto
Joule, tale potenza è assorbita dalla rete.
Analizziamo come si ripartisce la corrente tra le due macchine facendo riferimento allo schema
riportato nella figura seguente: la tensione E02, è la tensione secondaria ai morsetti dei
trasformatori. Si ha:

Z& eq " B Z& eq " A


I&2 A = ⋅ I&2 ; I&2 B = ⋅ I&2
Z eq " A + Z eq " B Z eq " A + Z eq " B

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 56/S1
Titolo: PARALLELO DI TRASFORMATORI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

PARALLELO DI TRASFORMATORI

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 56/S2
Titolo: TRASFORMATORI DI MISURA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

TRASFORMATORI DI MISURA

In molti casi pratici è necessario misurare una


tensione o una corrente che assume valori molto
grandi rispetto alle portate degli strumenti a
disposizione. In tal caso si interpone tra la linea su
cui si deve misurare la grandezza e lo strumento di
misura un trasformatore di misura.

TRASFORMATORI DI MISURA VOLTMETRICI (TV)

I TV sono caratterizzati da una tensione primaria V1


e da una tensione secondaria V2 es. 20.000 V/220 V.
Lo schema di inserzione del TV è riportato nella
figura seguente.

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Lezione n°: 56/S2
Titolo: TRASFORMATORI DI MISURA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

TRASFORMATORI DI MISURA
In condizioni ideali (assenza di cadute di tensione sugli avvolgimenti primario e secondario)
valgono le seguenti relazioni K=V1/V2 , quindi, conoscendo il rapporto di trasformazione del TV e
il valore misurato dallo strumento V2 , si risale facilmente al valore da misurare V1. Nella realtà le
cadute di tensione sugli avvolgimenti ci sono e questo comporta che la relazione scritta in
precedenza non è più vera ma, essendo K=E1/E2, ed essendo V1>E1 e V2<E2 , si ha un rapporto
di trasformazione reale che è maggiore del rapporto di trasformazione ideale pertanto nel
“risalire” dalla tensione misurata alla tensione da misurare si commette un da errore. I TV
vengono costruiti utilizzando accorgimenti costruttivi atti a ridurre le cadute di tensione sugli
avvolgimenti. I principali accorgimenti sono i seguenti: per ridurre le induttanze di dispersione L1
ed L2 occorre diminuire i flussi dispersi primario e secondario quindi si aumenta il grado di
accoppiamento tra i due circuiti. A parità di tutto l’induttanza è proporzionale al quadrato del
numero delle spire (L=N2/Rm) conviene limitarne il numero. Nel suo funzionamento deve avere
correnti piccole in modo da avere piccole cadute di tensione, in pratica nel suo normale
funzionamento deve lavorare come lavora un trasformatore di potenza “quasi” a vuoto.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 56/S2
Titolo: TRASFORMATORI DI MISURA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

TRASFORMATORI DI MISURA
TRASFORMATORI DI MISURA AMPEROMETRICI (TA)

I trasformatori di misura sono caratterizzati da una


corrente primaria e da una corrente secondaria es. 100
A/5 A.
Lo schema di inserzione del TA è riportato nella figura
seguente. In condizioni ideali (assenza della corrente
I0) valgono le seguenti relazioni K=I2/I1 e quindi
conoscendo il rapporto di trasformazione del TV e il
valore misurato dallo strumento I2 si risale facilmente
al valore da misurare I1. Nella realtà la corrente I0 c’è e
questo comporta che la relazione scritta in precedenza
non è più vera (ma è vera la relazione K=I2/I1’).
Pertanto il “risalire” dalla corrente misurata alla
corrente da misurare è affetto da errore. I TA vengono
realizzati utilizzando particolari costruttivi atti a ridurre
la corrente a vuoto.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 56/S2
Titolo: TRASFORMATORI DI MISURA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

TRASFORMATORI DI MISURA
Vediamo gli accorgimenti per rendere più piccola possibile la I0.
Si dimostra che la corrente I0 è proporzionale alla riluttanza del nucleo magnetico (i=Rm*Φ/N1)
pertanto si realizzano nuclei magnetici toroidali e non con forma rettangolare.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 56/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI
ESERCIZIO RISOLTO 1. Un trasformatore monofase con K=5000/250 ha le seguenti
caratteristiche: R1=1,8 Ω, R2=0,005 Ω, Xd1=3,6 Ω, Xd2=0,009 Ω, I0=2 A, cosϕ0=0,2.
La macchina alimenta un carico ed assorbe dalla rete una corrente I1=30 A, con V1=5000 V e
cosϕ1=0,8 rit.
Calcolare: V2, I2 e cosϕu.
Per risolvere l’esercizio si fa forte riferimento al circuito equivalente del trasformatore reale sotto
carico. Imponiamo il fasore V1 a fase zero e utilizziamolo come riferimento per i fasori.

V&1 = 5.000 + j0
I&1 = 30 ⋅ (cos37° − jsen37°) = 24 − j18A; essendo 37° = arccos(0,8)
I&0 = 2 ⋅ (cos78° − jsen78°) = 0,4 − j1,96A; essendo 78° = arccos(0,2)
I& = I& − I& = (24 − j18) − (0,4 − j1,96) = 23,6 − j16,04
'
1 1 0

I&2 = −K ⋅ I&1 = −20 ⋅ (23,6 − j16,04) = −472 + j320A


'

E&1 = −V&1 + Z&1 ⋅ I&1 = −(5.000 + j0) + [(1,8 + j3,6) ⋅ (24 − j18)] = −4.892 + j54 V

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 56/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI
E&
E& 2 = 1 =
(− 4 .892 + j 54 ) = −244 ,6 + j 2,7 V
K 20

V&2 = E& 2 − Z& 2 ⋅ I&2 = (− 244 ,6 + j 2,7 ) − [(0,005 + j 0,009 ) ⋅ (− 472 + j 320 )] =
= − 249 ,84 + j 0,06 V

& V&2 (− 249 ,84 + j 0,06 )


Zu = = = 0,36 + j 0, 24 Ω ;
&I
2 (− 472 + j 320 )

Xu ⎛x ⎞
tg ϕ u = ⇒ ϕ u = arctg ⎜⎜ u ⎟⎟ ≅ 33 ° ⇒ cos ϕ u = 0,83 .
Ru ⎝ Ru ⎠
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 56/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI
ESERCIZIO RISOLTO 2. Utilizzando lo stesso trasformatore dell’ ESERCIZIO RISOLTO 1,
calcolare V2, I ed il fattore di potenza del carico cosϕu mediante il metodo delle potenze. Si
utilizzi il circuito equivalente secondario del trasformatore.
Il circuito da prendere in considerazione è il seguente: abbiamo indicato le sezioni S1,S2 ed S3
in cui si hanno variazioni delle potenze. Procediamo dalla sezione S1 alla sezione S3.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 56/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI
P1 = PS1 = V1 ⋅ I 1 ⋅ cos ϕ1 = 5.000 ⋅ 30 ⋅ 0,8 = 120.000 W ;
Q1 = QS1 = V1 ⋅ I 1 ⋅ senϕ1 = 5.000 ⋅ 30 ⋅ 0.6 = 90.000 VAR;
A1 = AS1 = P1 + Q1 =
2 2
(120.000)2 + (90.000)2 = 150.000 VA;
P0 = V1 ⋅ I 0 ⋅ cos ϕ 0 = 5.000 ⋅ 2 ⋅ 0,2 = 2.000 W ;
Q0 = V1 ⋅ I 0 ⋅ senϕ 0 = 5.000 ⋅ 2 ⋅ 0,9 = 9.700 VAR;
A0 = P0 + Q0 =
2 2
(2.000)2 + (9.000)2 = 9.220 VA;
PS 2 = PS1 − P0 = 12.000 − 2.000 = 11.8000 W ;
QS 2 = QS1 − Q0 = 90.000 − 9.700 = 80.300 VAR;
AS 2 = PS 2 + QS 2 =
2 2
(118.000)2 + (80.300)2 = 142.730 VA;

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 56/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZI RISOLTI
E10 5.000
E 20 = = = 250 V ;
K 20
A 142.730
I 2 = s2 = = 571 A;
E 20 250
PRe q" = Req ⋅ I 2 = 0,009 ⋅ (571) = 2.934 W ;
" 2 2

Q Xeq" = X eq ⋅ I 2 = 0,018 ⋅ (571) = 5.869 VAR;


" 2 2

P2 = PS 3 = PS 2 − PRe" = 118.000 − 2.934 = 115.066 W ;


Q2 = QS 3 = QS 2 − Q Xeq" = 80.300 − 5.869 = 74.431 VAR;

A2 = AS 3 = P22 + Q22 = (115.066)2 − (74.431)2 = 137.041 VA;


A2 137.041
V2 = = = 240 V ;
I2 571
P2 115.066
cos ϕ u = = = 0,83;
A2 137.041
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 57
Titolo: ASPETTI COSTRUTTIVI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ASPETTI COSTRUTTIVI
In questa lezione studieremo gli aspetti salienti dei i trasformatori trifase. Possiamo immaginare un trasformatore
trifase come tre trasformatori monofase ognuno dei quali “trasforma” una fase del sistema. Per motivi legati alla
semplicità ed economicità della realizzazione la struttura tipica di un trasformatore è quella riportata nella figura
seguente. Si individua un unico circuito magnetico costituito da due gioghi e da tre colonne sulle quali sono
avvolti gli avvolgimenti primario e secondario delle tre fasi.
Possiamo individuare due avvolgimenti trifase quello primario e quello secondario, questi possono essere connessi
a stella o a triangolo. Esistono due terne di tensioni quella primaria coincidente con quella della rete di
alimentazione della macchina, e quella secondaria coincidente con quella della rete alimentata dal trasformatore.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 57
Titolo: ASPETTI COSTRUTTIVI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ASPETTI COSTRUTTIVI
SISTEMI DI RAFFREDDAMENTO
All’interno della macchina si hanno perdite di potenza nel ferro e nel rame, entrambe si
manifestano sotto forma di calore che in qualche modo deve essere smaltito. I trasformatori di
piccola potenza sono raffreddati per convezione dell’aria. Per potenze in cui tale fenomeno non è
sufficiente a smaltire il calore prodotto si utilizzano i sistemi descritti di seguito.
Si aumenta la superficie disperdente del calore ad esempio utilizzando delle alettature sul
cassone oppure facendo passare attraverso le alette un liquido refrigerante.
Il raffreddamento potrà essere, ad esempio naturale (N) o forzato (F).
Per quanto attiene il tipo di refrigerante si può avere ad esempio olio minerale non infiammabile
(O), L per altro liquido non infiammabile, gas (G).
Un sistema di raffreddamento molto utilizzato è il cosiddetto ONAF (cioè Olio Naturale in
movimento spontaneo e Aria Forzata attraverso l’uso di ventilatori).
Negli ultimi anni stanno prendendo piede i trasformatori inglobati in resina.

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Lezione n°: 57
Titolo: ASPETTI COSTRUTTIVI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ASPETTI COSTRUTTIVI
LA TARGA DEI TRASFORMATORI, fornisce le seguenti indicazioni:
• numero di fasi e tipo di collegamento, nel caso trifase fornisce indicazioni su come sono
collegate le fasi primarie e secondarie (stella, triangolo o zig-zag)
• gruppo di appartenenza, (vedi definizione nel seguito del corso)
• tensioni nominali primaria V1N e secondaria V2N (nel caso trifase si riferisce alle tensioni
concatenate)
• correnti nominali primaria e secondaria (per i trasformatori trifase sono le correnti di linea)
• potenza nominale, è la potenza apparente nominale resa, caso monofase AN=V2N*I2N, caso
trifase AN=√3*V2N*I2N
• fattore di potenza nominale, è il cosϕ2N
• frequenza nominale fN, in Italia fN=50 Hz
• rapporto spire
• tensione di corto circuito percentuale
• rendimento
• natura del servizio (es. servizio continuativo cioè il trasformatore può funzionare per un tempo
indefinito con tensioni/correnti nominali. Servizio ad intermittenza.)
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 57
Titolo: ASPETTI COSTRUTTIVI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ASPETTI COSTRUTTIVI
Riportiamo di seguito le espressioni da utilizzare per svolgere i calcoli su trasformatori trifase

P1 = 3 ⋅ V1 ⋅ I 1 ⋅ cos ϕ1 = P2 + Pfe + Pcu


P2 = 3 ⋅ V2 ⋅ I 2 ⋅ cos ϕ u
2 2 2 2
Pcu = 3 ⋅ R1 ⋅ I 1 + 3 ⋅ R2 ⋅ I 2 = 3 ⋅ Req' ⋅ I 1 = 3 ⋅ Req" ⋅ I 2
2
P0 = 3 ⋅ V1 ⋅ I 0 ⋅ cos ϕ 0 = 3 ⋅ R0 ⋅ I a
Q1 = 3 ⋅ V1 ⋅ I 1 ⋅ senϕ1 = Q2 + Q fe + Qcu = P2 ⋅ tgϕ u + Po ⋅ tgϕ 0 + Pfe ⋅ tgϕ cc
Q2 = 3 ⋅ V2 ⋅ I 2 ⋅ senϕ u
2 2 2 2
Qcu = 3 ⋅ X 1 ⋅ I 1 + 3 ⋅ X 2 ⋅ I 2 = 3 ⋅ X eq' ⋅ I 1 = 3 ⋅ X eq" ⋅ I 2
2
Q0 = 3 ⋅ V1 ⋅ I 0 ⋅ senϕ 0 = 3 ⋅ X 0 ⋅ I µ
(
∆V = 3 Req" ⋅ I 2 ⋅ cos ϕ u + X eq" ⋅ I 2 ⋅ senϕ u )
P2
η=
P2 + Pcu + Pfe
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Lezione n°: 57/S1
Titolo: COLLEGAMENTO TRA LE FASI E RAPPORTO DI TRASFORMAZIONE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

RAPPORTO DI TRASFORMAZIONE
Il rapporto di trasformazione trifase KT è definito come il rapporto tra le tensioni concatenate
primaria e secondaria, come vedremo esso dipende dal collegamento delle fasi. Analizziamo i
diversi casi.
Collegamento stella-stella Y/Y
Il circuito da considerare è riportato nella figura che segue. Il rapporto di trasformazione trifase
coincide con il rapporto spire, infatti:

V1 3E1 E1 N
KT = = = =K= 1
V2 3E 2 E 2 N2

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Tel: 031/7942500-7942505 Fax: 031/7942501 - info@uniecampus.it
Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 57/S1
Titolo: COLLEGAMENTO TRA LE FASI E RAPPORTO DI TRASFORMAZIONE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

RAPPORTO DI TRASFORMAZIONE
Collegamento stella-triangolo Y/D
Il circuito da considerare è riportato nella figura a fianco. Il
rapporto di trasformazione trifase coincide con il rapporto spire
moltiplicato per √3. Questo fatto può essere usato nei casi in
cui a parità di spire primarie e secondarie è necessario avere V1 3E1 N
KT = = = 3 ⋅ K0 = 3 ⋅ 1
un rapporto di trasformazione maggiore. V2 E 2 N2

Collegamento triangolo-triangolo D/D


Il circuito da considerare è riportato nella figura a fianco. Il
rapporto di trasformazione trifase coincide con il rapporto
spire.

V1 E1 N
KT = = = K0 = 1
V2 E 2 N2

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 57/S1
Titolo: COLLEGAMENTO TRA LE FASI E RAPPORTO DI TRASFORMAZIONE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

RAPPORTO DI TRASFORMAZIONE
Collegamento triangolo-stella D/Y
Il circuito da considerare è riportato nella figura a
fianco. Il rapporto di trasformazione trifase coincide
con il rapporto spire diviso per √3. Questo fatto
può essere usato nei casi in cui a parità di spire
primarie e secondarie è necessario avere un
rapporto di trasformazione minore.

V1 E1 K N1
KT = = = 0 =
V2 3E 2 3 3 ⋅N 2

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 57/S1
Titolo: COLLEGAMENTO TRA LE FASI E RAPPORTO DI TRASFORMAZIONE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

RAPPORTO DI TRASFORMAZIONE
FUNZIONAMENTO IN CASO DI CARICO SQUILIBRATO
Analizziamo come il collegamento delle fasi primarie e secondarie influenza il funzionamento della
macchina nel momento in cui essa alimenta carichi squilibrati, cioè carichi che assorbono correnti
diverse sulle tre fasi. Nella trattazione che segue considereremo un carico squilibrato costituito da
una sola impedenza collegata sulla seconda fase, le fasi prima e terza non alimentano alcun
carico.
Collegamento stella con neuto-stella con
neutro Yn/Yn
Il funzionamento è possibile in quanto la
corrente I2 che circola sulla seconda fase del
secondario e si richiude sul neutro, richiama
sulla corrispondente fase primaria una corrente
I1 di reazione che si richiude anch’essa sul
neutro. Nelle fasi prima e terza del circuito
primario e secondario non circolano correnti.
Questo collegamento tra le fasi non comporta
funzionamenti “anomali”.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 57/S1
Titolo: COLLEGAMENTO TRA LE FASI E RAPPORTO DI TRASFORMAZIONE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

RAPPORTO DI TRASFORMAZIONE
Collegamento stella-stella con neutroY/Yn
Nella seconda fase del secondario circola
una corrente I2 che si richiude sul neutro,
essa richiama nella fase corrispondente
del primario una corrente di reazione Ib
che si richiude attraverso la prima e la
terza fase del primario (Ib=Ia+Ic),
queste due correnti avranno un effetto
magnetizzante. Pertanto creeranno due
flussi che faranno crescere le forze
elettromotrici sulle fasi prima e terza
dell’avvolgimento secondario. Tale
collegamento non è “consigliato”
all’interfaccia media bassa dove
l’aumento di tensione sulla prima e terza
fase si ripercuote negativamente sulle
utenze.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 57/S1
Titolo: COLLEGAMENTO TRA LE FASI E RAPPORTO DI TRASFORMAZIONE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

RAPPORTO DI TRASFORMAZIONE

Collegamento D/Yn
La corrente I2 che circola nell’unica fase
secondaria caricata richiama al primario
una corrente Ib che circolerà solamente
nella seconda fase e si richiuderà come
nella figura. Non si hanno le
sovratensioni viste per il collegamento
Y/Yn. Questo tipo di collegamento tra le
fasi è quello usato nei trasformatori posti
all’interfaccia MT/BT.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 57/S2
Titolo: GRUPPI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

GRUPPI
In questa sessione analizziamo il concetto di gruppo di appartenenza di un trasformatore.
Come abbiamo visto nel collegamento in parallelo di due (o più di due) trasformatori trifase
è necessario che essi appartengono alle stesso gruppo. Definiamo lo spostamento angolare
fra l’alta e la bassa tensione come l’angolo α compreso tra le rette uscenti dai centri N ed n
dei diagrammi delle tensioni dell’alta e della bassa tensione e passando per due vertici
omonimi. L’angolo α dipende da come sono collegate le fasi e da come sono avvolti gli
avvolgimenti sulle colonne (es. nel caso del trasformatore monofase abbiamo supposto che
il primario e il secondario fossero avvolti nello stesso verso e quindi α=0°, perciò E1 ed E2
risultano in fase.
Nei trasformatori trifase è possibile collegare le fasi primarie e secondarie o a stella o a
triangolo, inoltre possiamo avere avvolgimenti di bassa tensione e di alta tensione
appartenenti alla stessa fase avvolti nello stesso verso o in versi opposti.
Dalla tabella riportata di seguito si vede che gli angoli α possono valere 0°,150°,180°330°.
Definiamo come gruppo il numero che si ottiene dividendo α per 30° , avremo quattro
gruppi 0-5-6-11.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 57/S2
Titolo: GRUPPI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

GRUPPI
- GR UP P O “0”: con collegamento stella-stella e triangolo-triangolo e avvolgimenti nello
stesso verso, spostamento angolare di 0°;

- GR UP P O “5”: con collegamento stella-triangolo e triangolo-stella e avvolgimenti in verso


opposto, spostamento angolare di 150°;

- GR UP P O “6”: con collegamento stella-stella e triangolo-triangolo e avvolgimenti in verso


opposto, spostamento angolare di 180°;

- GR UP P O “11”: con collegamento stella-triangolo e triangolo-stella e avvolgimenti nello


stesso verso, spostamento angolare di 330°;

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 57/S2
Titolo: GRUPPI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

GRUPPI

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 57/S2
Titolo: GRUPPI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

GRUPPI

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 57/S3
Titolo: PROVA A VUOTO E PROVA IN CORTO CIRCUITO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

PROVA A VUOTO E PROVA IN CORTO CIRCUITO


PROVA A VUOTO: è importante per la valutazione di alcuni parametri del circuito equivalente
della macchina. Nella sue esecuzione si misura la corrente a vuoto I0, la potenza assorbita a
vuoto P0 . Mediante calcolo è possibile determinare il cosϕ0, ed i valori di R0 e X0 relativi al
cappio parallelo. La prova deve essere eseguita alla frequenza nominale (f=50 Hz) alimentando
il trasformatore da un lato alla tensione nominale e lasciando aperti i morsetti dell’altro lato. La
potenza P0, visto il valore nullo della corrente I2, coincide con le perdite di potenza nel ferro nel
nucleo. Il circuito da utilizzare per la misura è riportato nella figura seguente.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 57/S3
Titolo: PROVA A VUOTO E PROVA IN CORTO CIRCUITO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

PROVA A VUOTO E PROVA IN CORTO CIRCUITO


Le formule da utilizzare sono le seguenti; per determinare i parametri del circuito equivalente i
calcoli vanno eseguiti con riferimento alla tensione nominale V1N.
I0=(I01+I02+I03)/3 in quanto il nucleo magnetico non è simmetrico. Nel caso in cui le fasi del
primario sono connesse a stella la corrente I20 che interessa la colonna centrale è sensibilmente
minore delle altre due.

cosϕ0=P0/(√3*V1*I0)
Ia=I0cosϕ0
Iμ=I0senϕ0
R0=V1/Ia
X0=V1/Iμ

Se diagrammiamo la P0 e la I0 in funzione
della V1 otteniamo le curve in figura.
Le perdite a vuoto P0 sono dell’ordine del
0,5%-2% della potenza nominale dai grandi
ai piccoli trasformatori.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 57/S3
Titolo: PROVA A VUOTO E PROVA IN CORTO CIRCUITO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

PROVA A VUOTO E PROVA IN CORTO CIRCUITO


PROVA IN CORTO CIRCUITO: anche questa prova è utilizzabile per valutare alcuni parametri del
circuito equivalente della macchina. Viene misurata la potenza assorbita Pcc. Mediante calcolo è
possibile determinare il cosϕcc, ed i valori Req’’ ed Xeq’’ (fondamentali nella valutazione del
circuito equivalente della macchina). I calcoli vanno eseguiti con riferimento alla corrente I1N. La
prova deve essere eseguita alla frequenza nominale (f=50 Hz) alimentando il trasformatore da
un lato con una Vcc in grado di far circolare negli avvolgimenti primario e secondario le correnti
nominali. I morsetti dell’altro avvolgimento vanno cortocircuitati. La Pcc misurata, visto il valore
nominale delle correnti I1 ed I2 ed il basso valore della tensione (e quindi delle perdite nel
nucleo), coincide con le perdite di potenza nel rame della macchina. Il circuito da utilizzare è il
seguente.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 57/S3
Titolo: PROVA A VUOTO E PROVA IN CORTO CIRCUITO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

PROVA A VUOTO E PROVA IN CORTO CIRCUITO

Riportiamo le formule da utilizzare:


cosϕcc=Pcc/(√3* V1cc*I1N)
Req’’=Pcc/(3* I2N2)
Zeq’’=V1cc/(√3*K*I2N)
Xeq’’=√(Zeq’’2-Req’’2)

Se diagrammiamo la Pcc e la V1cc in


funzione della I1 otteniamo le curve in
figura. La prova è eseguita a
temperatura ambiente ed i risultati
ottenuti vanno riportati alla temperatura
convenzionale di 75°.
La tensione necessaria ad ottenere le
correnti nominali è dell’ordine del 4-10%
della tensione nominale.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 57/S3
Titolo: IL TRASFORMATORE TRIFASE
Attività n°: 2

Facoltà di Ingegneria

MAPPA CONCETTUALE

Lo studente costruisca una mappa concettuale relativa agli argomenti trattati nel nucleo
tematico.
Si può utilizzare il programma cMap tool o creare la mappa con ausili diversi.
Coloro che lo desiderano possono inviarmi il proprio elaborato in modo da ricevere un
feedback. L’invio delle mappe deve avvenire esclusivamente tramite e-Portfolio.
Non verranno prese in considerazione elaborati copiati o scaricati da internet o realizzate da
altri studenti.
Si precisa che tale attività non verrà presa in considerazione ai fini della valutazione finale
dell'esame.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 58
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO
ESERCIZIO RISOLTO. Un trasformatore monofase con K=5000/250 ha le seguenti
caratteristiche: R1=1,8 Ω, R2=0,005 Ω, Xd1=3,6 Ω, Xd2=0,009 Ω, I0=2 A, cosϕ0=0,2.
La macchina alimenta un carico ed assorbe dalla rete una corrente I1=30 A, con V1=5000 V e
cosϕ1=0,8 rit.
Calcolare: V2, I2 e cosϕu.
Per risolvere l’esercizio si fa forte riferimento al circuito equivalente del trasformatore reale sotto
carico. Imponiamo il fasore V1 a fase zero e utilizziamolo come riferimento per i fasori.

V1 = 5.000 + j 0
I1 = 30 ⋅ (cos 37° − jsen37°) = 24 − j18 A; essendo 37° = arccos(0,8)
I0 = 2 ⋅ (cos 78° − jsen78°) = 0,4 − j1,96 A; essendo 78° = arccos(0,2)
I = I − I = (24 − j18) − (0,4 − j1,96) = 23,6 − j16,04
'
1 1 0

I2 = − K ⋅ I1 = −20 ⋅ (23,6 − j16,04) = −472 + j 320 A


'

E1 = −V1 + Z1 ⋅ I1 = −(5.000 + j 0) + [(1,8 + j 3,6) ⋅ (24 − j18)] = −4.892 + j 54 V

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 58
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO

 E 1 (− 4.892 + j 54)
E2 = = = −244,6 + j 2,7 V
K 20

V2 = E 2 − Z 2 ⋅ I2 = (− 244,6 + j 2,7 ) − [(0,005 + j 0,009 ) ⋅ (− 472 + j 320 )] =


= −249,84 + j 0,06 V

V
Z u = 2 =
(− 249,84 + j 0,06) = 0,36 + j 0,24 Ω;
I2 (− 472 + j320)

Xu x 
tgϕ u = ⇒ ϕu = arctg  u  ≅ 33° ⇒ cos ϕ u = 0,83.
Ru  Ru 
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 58/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO 2
ESERCIZIO RISOLTO 2. Utilizzando lo stesso trasformatore dell’ ESERCIZIO RISOLTO 1,
calcolare V2, I ed il fattore di potenza del carico cosϕu mediante il metodo delle potenze. Si
utilizzi il circuito equivalente secondario del trasformatore.
Il circuito da prendere in considerazione è il seguente: abbiamo indicato le sezioni S1,S2 ed S3
in cui si hanno variazioni delle potenze. Procediamo dalla sezione S1 alla sezione S3.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 58/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO 2
P1 = PS 1 = V1 ⋅ I 1 ⋅ cos ϕ1 = 5.000 ⋅ 30 ⋅ 0,8 = 120.000 W ;
Q1 = QS 1 = V1 ⋅ I 1 ⋅ senϕ1 = 5.000 ⋅ 30 ⋅ 0.6 = 90.000 VAR;
A1 = AS 1 = P1 + Q1 =
2 2
(120.000)2 + (90.000)2 = 150.000 VA;
P0 = V1 ⋅ I 0 ⋅ cos ϕ 0 = 5.000 ⋅ 2 ⋅ 0,2 = 2.000 W ;
Q0 = V1 ⋅ I 0 ⋅ senϕ 0 = 5.000 ⋅ 2 ⋅ 0,9 = 9.700 VAR;
A0 = P0 + Q0 =
2 2
(2.000)2 + (9.000)2 = 9.220 VA;
PS 2 = PS 1 − P0 = 12.000 − 2.000 = 11.8000 W ;
QS 2 = QS 1 − Q0 = 90.000 − 9.700 = 80.300 VAR;
AS 2 = PS 2 + QS 2 =
2 2
(118.000)2 + (80.300)2 = 142.730 VA;

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 58/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO 2
E10 5.000
E 20 = = = 250 V ;
K 20
A 142.730
I 2 = s2 = = 571 A;
E 20 250
PRe q" = Req ⋅ I 2 = 0,009 ⋅ (571) = 2.934 W ;
" 2 2

Q Xeq" = X eq ⋅ I 2 = 0,018 ⋅ (571) = 5.869 VAR;


" 2 2

P2 = PS 3 = PS 2 − PRe" = 118.000 − 2.934 = 115.066 W ;


Q2 = QS 3 = QS 2 − Q Xeq" = 80.300 − 5.869 = 74.431 VAR;

A2 = AS 3 = P22 + Q22 = (115.066)2 − (74.431)2 = 137.041 VA;


A2 137.041
V2 = = = 240 V ;
I2 571
P2 115.066
cos ϕ u = = = 0,83;
A2 137.041
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 58/S2
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 3
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO 3

Un trasformatore trifase ha le seguenti caratteristiche:


An = 25 kVA
V1n = 6.000 V
f = 50 Hz
V20=240 V
Il trasformatore è alimentato da una linea trifase e alimenta a sua volta un carico trifase
equilibrato che alla tensione V2=220 V, assorbe una corrente pari alla corrente nominale del
trasformatore con cosφu regolabile da 0,8 ant., a 0,8 rit. In una prova in C.C. si sono rilevati i
seguenti dati: Vcc1 = 562,25 V, cosφcc = 0,385, le letture sui due wattmetri in inserzione ARON
hanno dato: A=895 W; B=-145 W.
Trascurando la I0, calcolare la tensioni da dare in partenza per avere ai capi del carico una
tensione di 220 V in 2 casi:
- con cosφu=0,8 rit.
- con cosφu=0,8 ant.

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Tel: 031/7942500-7942505 Fax: 031/7942501 - info@uniecampus.it
Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 58/S2
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 3
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO 3

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 58/S2
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 3
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO 3

Pcc = 3 ⋅ Vcc 2 ⋅I 2 cc ⋅ cos ϕ cc = A + B = 750 W = 2 ⋅ Req ⋅ I 2 cc


'' 2
calcoliamo Req’’ e Xeq’’ per
V1n l’insieme linea-trasformatore.
k0 = = 25
V20
per poter calcolare la I2cc,
Pcc Pcc abbiamo bisogno della tensione
I 2 cc = = 50 A
3 ⋅ Vcc 2 ⋅ cos ϕ cc V
3 ⋅ cc1 ⋅ cos ϕ cc sul secondario Vcc2, che
K0 otteniamo col rapporto tra Vcc1 e
Pcc Ko.
Req = = 0,1 Ω
''

3 ⋅ I 2 cc
2

X eq =R eq ⋅tgϕ cc = 0,24 Ω
'' ''

calcoliamo la I2n che ci servirà


An
I 2n = = 60,2 A per il calcolo della ΔV.
3 ⋅ V20

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 58/S2
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 3
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO RISOLTO 3

(
∆V0,8 rit . = 3 ⋅ I 2 n ⋅ Req ⋅ cos ϕ u + X eq ⋅ senϕ u = 23,29 V
'' ''
)
E 20 = ∆V0,8 rit + V2 = 243,29 V

V p = K 0 ⋅ E 20 = 6.082 V

Seguire lo stesso procedimento per il carico capacitivo con cosφu = 0,8 ant.

Risultato : Vp=5.334 V (minore della tensione in arrivo)

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Corso di Laurea: #corso#
Insegnamento: #insegnamento#
Lezione n°: #lezione#
Titolo: #titolo#
Attività n°: #attività#

Facoltà di Ingegneria

AVVISO
Se lo Studente lo ritiene necessario, può inviare al docente usando l’opportuna procedura
presente nel portale (e-portfolio) lo svolgimento del/degli Esercizio/i proposto/i nella
seguente attività, per ricevere un feedback da parte del docente.
Si precisa che tale attività non inciderà in alcun modo sullo svolgimento/esito dell’esame
finale.

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1
Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 58/S3
Titolo: ESERCIZIO PROPOSTO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO PROPOSTO
Un trasformatore ha i seguenti dati di targa:
An= 5 kVA
V1n=380 V
V20=250 V
f=50 Hz
P0%=1 %
I0%=4 %
Pcc%=2 %
cosϕcc=0,45
Il trasformatore, alimentato a tensione e frequenza nominali, alimenta un carico trifase
equilibrato costituito da tre resistenze identiche R=20 Ω collegate a stella.
Determinare
la potenza P2 assorbita dal carico
la corrente I1 assorbita dal trasformatore
il rendimento μ del trasformatore

Risultati: P2=3.046 W, I1=4,78 A, μ=0,972

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 58/S3
Titolo: ESERCIZIO PROPOSTO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ESERCIZIO PROPOSTO
(suggerimento: utilizzare il circuito equivalente secondario ed il metodo delle potenze.)

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 59
Titolo: ESERCIZIO PROPOSTO 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

VERIFICA SUL TRASFORMATORE

ESERCIZIO PROPOSTO 1
Un trasformatore MONOFASE IDEALE alimenta un carico di impedenza Z=2+j5 Ω, se
V1=220 V e V2 =50 V determinare l’impedenza vista dal primario.

Risultato: Z1eq=39+j97 Ω

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Corso di Laurea: #corso#
Insegnamento: #insegnamento#
Lezione n°: #lezione#
Titolo: #titolo#
Attività n°: #attività#

Facoltà di Ingegneria

AVVISO
Se lo Studente lo ritiene necessario, può inviare al docente usando l’opportuna procedura
presente nel portale (e-portfolio) lo svolgimento del/degli Esercizio/i proposto/i nella
seguente attività, per ricevere un feedback da parte del docente.
Si precisa che tale attività non inciderà in alcun modo sullo svolgimento/esito dell’esame
finale.

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1
Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE 2010
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 59/S1
Titolo: VERIFICA LEZIONI 54-58
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

VERIFICA SUL TRASFORMATORE


(QUESTIONARIO)

Lo studente affronti le seguenti questioni:

1. Prova a vuoto e prova in corto circuito di un trasformatore trifase


2. gruppi dei trasformatori
3. parallelo di trasformatori
4. principio di funzionamento del trasformatore
5. il trasformatore trifase, caratteristiche costruttive

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 60
Titolo: ASPETTI COSTRUTTIVI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ASPETTI COSTRUTTIVI
GENERALITA’
La macchina asincrona è una macchina elettrica rotante. Questa è costituita da una parte fissa,
detta statore, che contiene gli avvolgimenti induttori, e da una parte rotante, detta rotore, che
contiene gli avvolgimenti indotti. La macchina può avere un comportamento reversibile nel
senso che può funzionare sia da motore, trasformando energia elettrica in energia meccanica, e
sia da generatore, trasformando energia meccanica in energia elettrica. Nella trattazione che
segue considereremo il funzionamento da motore. Faremo particolare riferimento al motore
asincrono trifase. Il motore realizza una trasformazione di energia da elettrica, assorbita dalla
rete di alimentazione alla quale è connessa, a meccanica ceduta all’asse. Una caratteristica
importante dei motori asincroni risiede nella loro semplicità realizzativa e nella loro robustezza.
Gli utilizzi di tale sistema elettromeccanico sono svariati si pensi ai montacarichi, macchine
utensili, carri ponte etc.

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 60
Titolo: ASPETTI COSTRUTTIVI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ASPETTI COSTRUTTIVI
I simboli rappresentativi del motore asincrono trifase sono riportati di seguito. Riportiamo,
inoltre, una sezione della macchina. Individuiamo il circuito magnetico statorico, il traferro che è
uno strato di aria di spessore costante, ed il circuito magnetico rotorico. Nelle cave statoriche e
rotoriche sono alloggiati rispettivamente gli avvolgimenti induttore ed indotto.

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 60
Titolo: ASPETTI COSTRUTTIVI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ASPETTI COSTRUTTIVI
STATORE
Lo statore è la parte fissa della macchina. E’ costituito da un
pacco di lamierini impaccati tra loro e rigidamente collegato alla
carcassa. I lamierini hanno la forma di una corona circolare, sono
realizzati in ferro legato a silicio e sono isolati tra di loro. Lo
statore ha simmetria cilindrica. Al suo interno vengono realizzate
le cave che costituiscono gli alloggiamenti in cui vengono inseriti
gli avvolgimenti statorici. Le cave possono essere aperte chiuse o
semichiuse, a seconda delle azioni elettrodinamiche presenti nella
macchina. Le matasse di conduttori isolati costituiscono le fasi
statoriche, esse sono tre e possiamo immaginare che siano
sfasate di 120° fisici. Le fasi statoriche possono essere collegate a
stella o a triangolo.
Per consentire il collegamento a stella oppure a triangolo delle fasi
statoriche i sei estremi delle tre fasi sono accessibili tramite una
morsettiera posta sulla carcassa della macchina.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 60
Titolo: ASPETTI COSTRUTTIVI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ASPETTI COSTRUTTIVI
CARCASSA
Lo statore è posto all’interno della carcassa la quale
costituisce la struttura portante del motore. La
carcassa è fissata rigidamente al piano in modo da
resistere alle sollecitazioni meccaniche prodotte dal
motore stesso. Generalmente la carcassa viene
realizzata o in ghisa o in alluminio. La forma assunta
dalla carcassa è tale da favorire lo smaltimento del
calore prodotto all’interno della macchina. Sulla
carcassa è presente la morsettiera dove possiamo
effettuare il collegamento stella o triangolo.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 60
Titolo: ASPETTI COSTRUTTIVI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ASPETTI COSTRUTTIVI
ROTORE
E’ possibile costruire il rotore della macchina asincrona in
diversi modi; considereremo quelli denominati rotore avvolto,
rotore a gabbia e rotore a doppia gabbia. In tutti i casi il
rotore ha simmetria cilindrica ed è coassiale con lo statore.
Per mantenere costante il traferro il rotore è mantenuto in
opportuna posizione da un sistema di cuscinetti.

Rotore avvolto
Il rotore avvolto è costituito da un pacco di lamierini in cui vengono realizzate le cave. Per
migliorare la cifra di perdita e nello stesso tempo non avere un materiale fragile (viste le
sollecitazioni meccaniche) la percentuale di silicio è minore dell’1%. Al centro del rotore si ha l’asse
di rotazione da cui il carico preleva l’energia meccanica. Nelle cave vengono alloggiati i conduttori
isolati che costituiscono le fasi rotoriche. Esse sono tre, sono sfasate di 120° fisici e sono collegate
in cortocircuito tra loro. Nel caso in cui dovesse essere necessario variare la resistenza di fase degli
avvolgimenti rotorici, l’inizio e la fine delle fasi sono accessibili tramite un sistema di spazzole.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 60
Titolo: ASPETTI COSTRUTTIVI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ASPETTI COSTRUTTIVI
Rotore a gabbia
Il rotore a gabbia è utilizzato per motori di piccola e media potenza.
In questo tipo di rotore in ogni cava del nucleo magnetico si
inserisce una barra di rame o alluminio. Tutti gli estremi di tali barre
vengono collegate in corto circuito tramite due anelli di materiale
conduttore. La sezione delle barre ne determina la resistenza, come
vedremo meglio in seguito è desiderabile avere elevati valori di
resistenza rotorica per avere una elevata coppia motrice allo spunto
(alla partenza). Nello stesso tempo è auspicabile avere bassi valori
di resistenza rotorica in modo da ridurre le perdite per effetto joule.
Per tali motivi si perviene alla realizzazione di rotori a doppia
gabbia.
Rotore a doppia gabbia
Ogni cava contiene una sbarra esterna avente sezione ridotta (e
quindi resistenza elevata e reattanza ridotta vista la vicinanza al
traferro), ed una sbarra interna avente elevata sezione elevata (e
quindi resistenza ridotta e reattanza elevata vista la distanza dal
traferro).
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 60
Titolo: ASPETTI COSTRUTTIVI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ASPETTI COSTRUTTIVI
TRAFERRO
Il traferro è lo spazio compreso tra lo statore ed il rotore. Tale spazio è necessario affinché il
rotore ruoti all’interno dello statore senza venirne mai a contatto. Per motori di piccola potenza
si hanno valori del traferro di 0,2 mm, per motori di grande potenza lo spessore del traferro può
arrivare a 1,5 mm.

Raffreddamento della macchina


Le perdite di potenza presenti nella macchina sono dovute a dissipazioni di potenza nel rame
statorico e rotorico, a perdite di potenza per attrito e ventilazione e a perdite di potenza nel
ferro statorico e rotorico. Tutte le perdite viste tendono a provocare il riscaldamento della
macchina. Esistono diversi sistemi di raffreddamento naturale-forzato o tramite degli scambiatori
di calore dipendenti dalla potenza della macchina. In generale il raffreddamento è necessario in
quanto l’aumento della temperatura nuoce ai materiali isolanti i quali perdono le loro
caratteristiche all’aumentare della temperatura. La vita di un isolante, cioè il periodo di tempo in
cui esso mantiene inalterate le sue caratteristiche, è inversamente proporzionale alla
temperatura in cui l’isolante opera.

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 60
Titolo: LA MACCHINA ASINCRONA 1
Attività n°: 2

Facoltà di Ingegneria
IL CAMPO MAGNETICO ROTANTE
In questa sessione studieremo come si genera un
campo magnetico rotante (c.m.r.) utilizzando tre
avvolgimenti sfasati tra di loro di 120° nello spazio
e percorsi da tre correnti sinusoidali sfasate di
120° tra di loro. Consideriamo il sistema riportato
nella figura di fianco in cui una bobina fissa nello
spazio è percorsa da una corrente alternata
sinusoidale. Come sappiamo dalla fisica,
all’interno del solenoide si genera un campo
magnetico alternativo di intensità H, la cui
direzione coincide con l’asse x del solenoide.
L’intensità varia in maniera sinusoidale ed il verso
si alterna invertendo in ogni semiperiodo il polo
nord ed il polo sud. H può essere ottenuto dalla
somma di due vettori rotanti D ed S. I vettori D
ed S ruotano in direzioni opposte (destra e
sinistra) a velocità angolare ω coincidente con la
pulsazione della corrente ω. S e D valgono metà
di Hmax. © 2007 Università degli studi e-Campus - Via Isimbardi 10 - 22060 Novedrate (CO) - C.F. 08549051004
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 60
Titolo: LA MACCHINA ASINCRONA 1
Attività n°: 2

Facoltà di Ingegneria

IL CAMPO MAGNETICO ROTANTE

Vettorialmente si ha H=D+S, in termini di valori


istantanei si ha H=D*sen(ωt)+S*sen(ωt).

CAMPI MAGNETICI ROTANTI TRIFASE


Consideriamo il sistema fisico riportato nella
figura a fianco. Notiamo che esso è costituito da
tre avvolgimenti sfasati tra di loro di 120°.
Alimentiamo i tre avvolgimenti con un sistema
trifase di tensioni sfasate tra di loro di 120°.
Osservando separatamente la scomposizione
lungo gli assi X1, X2 ed X3, secondo i vettori
rotanti S e D corrispondenti, otteniamo i tre
diagrammi di seguito riportati.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 60
Titolo: LA MACCHINA ASINCRONA 1
Attività n°: 2

Facoltà di Ingegneria
IL CAMPO MAGNETICO ROTANTE

Notiamo che le tre componenti S1, S2 ed S3 sono uguali in modulo e sfasate di 120°, queste
danno perciò una risultante nulla. Le tre componenti D1, D2 e D3 risultano in fase, pertanto si
sommano dando luogo ad un campo risultante che ha modulo pari ad 1,5 Hmax.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 60
Titolo: LA MACCHINA ASINCRONA 1
Attività n°: 2

Facoltà di Ingegneria
IL CAMPO MAGNETICO ROTANTE

Se sovrapponiamo i tre campi magnetici


alternativi otteniamo il diagramma riportato in
figura. Possiamo concludere che tre correnti di
uguale valore efficace e sfasate di 120° tra loro,
percorrendo tre avvolgimenti sfasati di 120° nello
spazio, generano un c.m.r. di ampiezza pari a 3/2
del valore massimo di ciascuno dei tre campi
magnetici alternativi. Il c.m.r. ruota con velocità
angolare costante compiendo un giro per ogni
periodo delle correnti di alimentazione. Il verso di
rotazione è determinato dalla successione delle
tre correnti nelle fasi. Scambiando tra di loro due
fasi si ha l’inversione del verso di rotazione del
c.m.r. (e quindi di rotazione del rotore).

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 60/S1
Titolo: LA MACCHINA ASINCRONA 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria
PRINCIPIO DI FUNZIONAMENTO

IDEA GENERALE
Abbiamo visto che un sistema induttore costituito da tre avvolgimenti sfasati nello spazio di 120°
fisici, percorsi da tre correnti sfasate di 120° elettrici, genera un c.m.r.. Se all’interno di tale
sistema inseriamo tre avvolgimenti indotti chiusi su se stessi, questi, per la legge di Faraday-
Lenz, saranno sede di tre forze elettromotrici indotte (f.e.m.i.) e, conseguentemente, di tre
correnti indotte. Le f.e.m.i. si oppongono alla causa che le ha generate, cioè alla variazione del
flusso. Si hanno così nelle fasi rotoriche tre correnti che circolando all’interno di un campo
magnetico generano coppie di forze, e si assiste alla rotazione del rotore. Il rotore “insegue” il
campo magnetico rotante con lo scopo di “raggiungerlo” (e quindi di eliminare la causa che ha
portato alla rotazione, cioè la variazione del flusso). Il rotore non raggiungerà mai il c.m.r. in
quanto se ciò avvenisse cesserebbe la causa che ha prodotto la sua rotazione. L’indotto ruota
sempre ad una velocità minore rispetto della velocità del c.m.r. (da qui il nome di asincrona).
All’equilibrio si ha una velocità relativa tra campo magnetico rotante induttore e indotto tale che
le correnti nell’indotto siano tali da sviluppare una coppia motrice necessaria a bilanciare la
coppia resistente presente all’asse. La coppia resistente a vuoto (senza carico applicato all’asse)
coincide con la coppia resistente dovuta agli attriti e alla ventilazione.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 60/S1
Titolo: LA MACCHINA ASINCRONA 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria
PRINCIPIO DI FUNZIONAMENTO
Abbiamo visto che, alimentando con una terna di tensioni simmetrica tre avvolgimenti sfasati di
120° fisici, nello spazio compreso tra gli avvolgimenti si genera un c.m.r.. Tale campo magnetico
è sinusoidale. Sia n1 la velocità di rotazione del campo magnetico rotante,

60 ⋅ f ⎡ giri ⎤
n1 = ⎢⎣ min ⎥⎦ in cui
p

n1 è il numero di giri al minuto del campo magnetico rotante [giri/min]


60 è un numero fisso pari al numero di secondi per ogni minuto [sec/min]
f è la frequenza della tensione di alimentazione [Hz]
p è il numero di coppie polari (Nord-Sud) della macchina

In dipendenza del numero di coppie polari della macchina il c.m.r. può assumere solo
determinate velocità. Ad esempio per f=50 Hz se p=1 si ha n1=3.000 giri/min, se p=2 si ha
n1=1.500 giri/min.

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Tel: 031/7942500-7942505 Fax: 031/7942501 - info@uniecampus.it
Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 60/S1
Titolo: LA MACCHINA ASINCRONA 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria
PRINCIPIO DI FUNZIONAMENTO

Consideriamo cosa succede dal punto di vista di una spira del rotore che ricordiamo è chiusa in
corto circuito. La spira è interessata da un flusso sinusoidale, questo implica una forza
elettromotrice indotta sinusoidale ai suoi capi, con conseguente circolazione di corrente. Questa
corrente circola in un conduttore immerso in un campo magnetico, come abbiamo visto si hanno
due forze uguali ed opposte sui lati attivi della spira. Tali forze generano una coppia che provoca
la rotazione del rotore. Diremo che il rotore ruota con una velocità pari a n2 giri/min.
Vediamo quali sono le velocità limite assumibili dal rotore:
ƒ n1=n2 (sincronismo), tale condizione è teorica in quanto il numero di giri del rotore n2 non
può mai essere uguale al numero di giri del campo magnetico rotante n1. Infatti se ciò
accadesse verrebbe a mancare la variazione di flusso che è la causa della rotazione.
ƒ n2=0 (rotore bloccato), tale condizione è anomala e coincide con un corto circuito come
vedremo meglio in seguito.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 60/S1
Titolo: LA MACCHINA ASINCRONA 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria
PRINCIPIO DI FUNZIONAMENTO

SCORRIMENTO s
Lo scorrimento s rappresenta la frazione di giro persa dal rotore per ogni giro del c.m.r.; questo è
definito come segue s=(n1-n2)/n1, s è una grandezza adimensionale.
Se lo scorrimento vale zero, (cioè il rotore non perde giri nei confronti del c.m.r.), il numero di giri al
minuto del rotore n2 è uguale al numero di giri al minuto del campo magnetico rotante n1.
Se invece lo scorrimento vale uno, (cioè il rotore perde un giro per ogni giro del c.m.r.), il numero di giri
al minuto del rotore n2 è uguale a zero, cioè il rotore è bloccato.
s=0 ⇔n1=n2 ; s=1 ⇔ n2=0
s%=s*100 esprime il numero di giri che il rotore perde per 100 giri del campo magnetico rotante.
Normalmente lo scorrimento varia da 0,8-1,3 % per macchine di grande potenza e 6-7 % per macchine
di piccola potenza.
Frequenza delle correnti rotoriche
Abbiamo visto che il rotore ruota a velocità n2=n1*(1-s) e che per ogni fase si generano una forza
elettromotrice indotta con conseguente corrente. La frequenza f2 delle grandezze rotoriche è legata alla
frequenza di alimentazione tramite lo scorrimento

f 2 ( s) = s ⋅ f1
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 60/S1
Titolo: LA MACCHINA ASINCRONA 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria
PRINCIPIO DI FUNZIONAMENTO

Se lo scorrimento è uguale a uno (rotore bloccato) f2(1)=f1, se invece lo scorrimento è uguale a


zero la frequenza delle grandezze rotoriche sarà f2(0)=0. Tutte le altre condizioni di
funzionamento sono comprese tra questi due estremi. Visti i bassi valori di scorrimento a cui
lavora il motore si hanno dei bassi valori della frequenza delle grandezze rotoriche. Per tale motivo
le perdite nel ferro rotoriche a regime sono trascurabili.
ESPRESSIONE DELLE FORZE ELETTROMOTRICI
Nelle tre fasi statoriche nascono tre f.e.m. indotte aventi modulo E1 e sfasamento reciproco di
120°.
E1=k1*f1*N1*Φ in cui
Φ è il flusso per polo del c.m.r., f1 è la frequenza di alimentazione del motore, N1 è il numero dei
conduttori che costituisce la fase. k1 è il fattore di Kapp (tiene in conto la distribuzione delle spire
sulla periferia dell’indotto).
Analogamente a quanto avviene per le fasi statoriche nelle tre fasi rotoriche nascono tre f.e.m.i
aventi modulo E2 e sfasamento reciproco di 120°.
Il valore efficace delle f.e.m.i nelle fasi rotoriche vale:
E2=k2*f2*N2*Φ=k2*s*f1*N2*Φ in cui i simboli hanno significato analogo a quelli dell’espressione
precedente.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 60/S1
Titolo: LA MACCHINA ASINCRONA 1
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria
PRINCIPIO DI FUNZIONAMENTO
REAZIONE ROTORICA
Le f.e.m.i. rotoriche, essendo le fasi di quest’ultimo chiuse in corto circuito, generano tre correnti I2
che circolando nelle tre fasi rotoriche. Le tre correnti I2 generano un c.m.r. che si sovrappone al
c.m.r. induttore generato dallo statore. Il c.m.r. generato dalle tre correnti rotoriche, ruota (rispetto
al rotore) alla velocità di

60 ⋅ f1 ⋅ s
= n1 ⋅ s = n1 − n2 giri / min
P
Se sommiamo a tale velocità la velocità di rotazione propria del rotore n2 otteniamo che il c.m.r.
prodotto dalle correnti rotoriche ruota a velocità n1, cioè i due c.m.r. ruotano alla stessa velocità.
In ogni fase rotorica la circolazione della corrente genera una f.m.m. che tenderebbe a variare il
flusso preesistente Φ, ma il flusso non può variare dovendo essere soddisfatta la condizione
V1=E1=Kost*Φ. Ogni fase statorica assorbirà dalla rete di alimentazione una corrente I1’ la cui
f.m.m. annulla la f.m.m. generata dalla I2. E’ soddisfatta la seguente condizione
K1*N1*I1’=-k2*N2*I2
In effetti avviene quello che avviene nel trasformatore quando si passa dal funzionamento a vuoto
al funzionamento sotto carico.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 60/S2
Titolo: PRINCIPIO DI FUNZIONAMENTO-SCORRIMENTO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

PRINCIPIO DI FUNZIONAMENTO
IDEA GENERALE
Abbiamo visto che un sistema induttore costituito da tre avvolgimenti sfasati nello spazio di 120°
fisici, percorsi da tre correnti sfasate di 120° elettrici, genera un c.m.r.. Se all’interno di tale
sistema inseriamo tre avvolgimenti indotti chiusi su se stessi, questi, per la legge di Faraday-
Lenz, saranno sede di tre forze elettromotrici indotte (f.e.m.i.) e, conseguentemente, di tre
correnti indotte. Le f.e.m.i. si oppongono alla causa che le ha generate, cioè alla variazione del
flusso. Si hanno così nelle fasi rotoriche tre correnti che circolando all’interno di un campo
magnetico generano coppie di forze, e si assiste alla rotazione del rotore. Il rotore “insegue” il
campo magnetico rotante con lo scopo di “raggiungerlo” (e quindi di eliminare la causa che ha
portato alla rotazione, cioè la variazione del flusso). Il rotore non raggiungerà mai il c.m.r. in
quanto se ciò avvenisse cesserebbe la causa che ha prodotto la sua rotazione. L’indotto ruota
sempre ad una velocità minore rispetto della velocità del c.m.r. (da qui il nome di asincrona).
All’equilibrio si ha una velocità relativa tra campo magnetico rotante induttore e indotto tale che
le correnti nell’indotto siano tali da sviluppare una coppia motrice necessaria a bilanciare la
coppia resistente presente all’asse. La coppia resistente a vuoto (senza carico applicato all’asse)
coincide con la coppia resistente dovuta agli attriti e alla ventilazione.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 60/S2
Titolo: PRINCIPIO DI FUNZIONAMENTO-SCORRIMENTO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

PRINCIPIO DI FUNZIONAMENTO
Abbiamo visto che, alimentando con una terna di tensioni simmetrica tre avvolgimenti sfasati di
120° fisici, nello spazio compreso tra gli avvolgimenti si genera un c.m.r.. Tale campo magnetico
è sinusoidale. Sia n1 la velocità di rotazione del campo magnetico rotante,

60 ⋅ f ⎡ giri ⎤
n1 = ⎢⎣ min ⎥⎦ in cui
p

n1 è il numero di giri al minuto del campo magnetico rotante [giri/min]


60 è un numero fisso pari al numero di secondi per ogni minuto [sec/min]
f è la frequenza della tensione di alimentazione [Hz]
p è il numero di coppie polari (Nord-Sud) della macchina

In dipendenza del numero di coppie polari della macchina il c.m.r. può assumere solo
determinate velocità. Ad esempio per f=50 Hz se p=1 si ha n1=3.000 giri/min, se p=2 si ha
n1=1.500 giri/min.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 60/S2
Titolo: PRINCIPIO DI FUNZIONAMENTO-SCORRIMENTO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

PRINCIPIO DI FUNZIONAMENTO
Consideriamo cosa succede dal punto di vista di una spira del rotore che ricordiamo è chiusa in
corto circuito. La spira è interessata da un flusso sinusoidale, questo implica una forza
elettromotrice indotta sinusoidale ai suoi capi, con conseguente circolazione di corrente. Questa
corrente circola in un conduttore immerso in un campo magnetico, come abbiamo visto si hanno
due forze uguali ed opposte sui lati attivi della spira. Tali forze generano una coppia che provoca
la rotazione del rotore. Diremo che il rotore ruota con una velocità pari a n2 giri/min.
Vediamo quali sono le velocità limite assumibili dal rotore:
ƒ n1=n2 (sincronismo), tale condizione è teorica in quanto il numero di giri del rotore n2 non
può mai essere uguale al numero di giri del campo magnetico rotante n1. Infatti se ciò
accadesse verrebbe a mancare la variazione di flusso che è la causa della rotazione.
ƒ n2=0 (rotore bloccato), tale condizione è anomala e coincide con un corto circuito come
vedremo meglio in seguito.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 60/S2
Titolo: PRINCIPIO DI FUNZIONAMENTO-SCORRIMENTO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

PRINCIPIO DI FUNZIONAMENTO
SCORRIMENTO s
Lo scorrimento s rappresenta la frazione di giro persa dal rotore per ogni giro del c.m.r.; questo è
definito come segue s=(n1-n2)/n1, s è una grandezza adimensionale.
Se lo scorrimento vale zero, (cioè il rotore non perde giri nei confronti del c.m.r.), il numero di giri
al minuto del rotore n2 è uguale al numero di giri al minuto del campo magnetico rotante n1.
Se invece lo scorrimento vale uno, (cioè il rotore perde un giro per ogni giro del c.m.r.), il numero
di giri al minuto del rotore n2 è uguale a zero, cioè il rotore è bloccato.
s=0 ⇔n1=n2 ; s=1 ⇔ n2=0
s%=s*100 esprime il numero di giri che il rotore perde per 100 giri del campo magnetico rotante.
Normalmente lo scorrimento varia da 0,8-1,3 % per macchine di grande potenza e 6-7 % per
macchine di piccola potenza.
Frequenza delle correnti rotoriche
Abbiamo visto che il rotore ruota a velocità n2=n1*(1-s) e che per ogni fase si generano una forza
elettromotrice indotta con conseguente corrente. La frequenza f2 delle grandezze rotoriche è
legata alla frequenza di alimentazione tramite lo scorrimento
f 2 ( s) = s ⋅ f1
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 60/S2
Titolo: PRINCIPIO DI FUNZIONAMENTO-SCORRIMENTO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

PRINCIPIO DI FUNZIONAMENTO
Se lo scorrimento è uguale a uno (rotore bloccato) f2(1)=f1, se invece lo scorrimento è uguale a
zero la frequenza delle grandezze rotoriche sarà f2(0)=0. Tutte le altre condizioni di
funzionamento sono comprese tra questi due estremi. Visti i bassi valori di scorrimento a cui
lavora il motore si hanno dei bassi valori della frequenza delle grandezze rotoriche. Per tale
motivo le perdite nel ferro rotoriche a regime sono trascurabili.
ESPRESSIONE DELLE FORZE ELETTROMOTRICI
Nelle tre fasi statoriche nascono tre f.e.m. indotte aventi modulo E1 e sfasamento reciproco di
120°.
E1=k1*f1*N1*Φ in cui
Φ è il flusso per polo del c.m.r., f1 è la frequenza di alimentazione del motore, N1 è il numero dei
conduttori che costituisce la fase. k1 è il fattore di Kapp (tiene in conto la distribuzione delle
spire sulla periferia dell’indotto).
Analogamente a quanto avviene per le fasi statoriche nelle tre fasi rotoriche nascono tre f.e.m.i
aventi modulo E2 e sfasamento reciproco di 120°.
Il valore efficace delle f.e.m.i nelle fasi rotoriche vale:
E2=k2*f2*N2*Φ=k2*s*f1*N2*Φ in cui i simboli hanno significato analogo a quelli dell’espressione
precedente.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 60/S2
Titolo: PRINCIPIO DI FUNZIONAMENTO-SCORRIMENTO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

PRINCIPIO DI FUNZIONAMENTO
REAZIONE ROTORICA
Le f.e.m.i. rotoriche, essendo le fasi di quest’ultimo chiuse in corto circuito, generano tre correnti I2
che circolando nelle tre fasi rotoriche. Le tre correnti I2 generano un c.m.r. che si sovrappone al
c.m.r. induttore generato dallo statore. Il c.m.r. generato dalle tre correnti rotoriche, ruota (rispetto
al rotore) alla velocità di

60 ⋅ f1 ⋅ s
= n1 ⋅ s = n1 − n2 giri / min
P
Se sommiamo a tale velocità la velocità di rotazione propria del rotore n2 otteniamo che il c.m.r.
prodotto dalle correnti rotoriche ruota a velocità n1, cioè i due c.m.r. ruotano alla stessa velocità.
In ogni fase rotorica la circolazione della corrente genera una f.m.m. che tenderebbe a variare il
flusso preesistente Φ, ma il flusso non può variare dovendo essere soddisfatta la condizione
V1=E1=Kost*Φ. Ogni fase statorica assorbirà dalla rete di alimentazione una corrente I1’ la cui
f.m.m. annulla la f.m.m. generata dalla I2. E’ soddisfatta la seguente condizione
K1*N1*I1’=-k2*N2*I2
In effetti avviene quello che avviene nel trasformatore quando si passa dal funzionamento a vuoto
al funzionamento sotto carico.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 60/S3
Titolo: CIRCUITO EQUIVALENTE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CIRCUITO EQUIVALENTE
Circuito equivalente del motore asincrono
Ogni fase del motore asincrono può essere rappresentata attraverso il circuito equivalente
riportato in figura

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 60/S3
Titolo: CIRCUITO EQUIVALENTE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CIRCUITO EQUIVALENTE
Descriviamo i vari elementi che costituiscono il circuito equivalente.
•R1 ed R2 sono le resistenze degli avvolgimenti dello statore e del rotore;
•X1=ω*L1 è la reattanza di dispersione statorica che tiene conto del flusso generato dalla fase
statorica che non si concatena con il rotore;
•X2(s)=ω2(s)*L2=s*ω1*L2=s*X2(1) è la reattanza di dispersione rotorica. Siccome la pulsazione
rotorica dipende dallo scorrimento anche la reattanza dipenderà da s.

1− s
R(s ) = ⋅ R2
s

R(s) è una resistenza fittizia il cui valore dipende dallo scorrimento s e tiene in conto del carico
meccanico.
K=E1/E2(1)

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 60/S3
Titolo: CIRCUITO EQUIVALENTE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CIRCUITO EQUIVALENTE
Quando lo scorrimento è uguale a zero, il numero di giri al minuto del campo magnetico rotante
n1 è uguale al numero di giri al minuti del rotore n2 , la resistenza variabile R(s) è infinita (il
circuito rotorico è aperto). In questa situazione si ha I2(0)=0 e I1’=0. In tale condizione di
funzionamento la corrente assorbita dalla macchina sarà I0=Ia+Iμ. Questo funzionamento è
paragonabile al funzionamento del trasformatore a vuoto.
Quando invece lo scorrimento è uguale a 1, il rotore è bloccato e la resistenza variabile R(s) è
uguale a 0 (il circuito rotorico è in corto circuito). Questo implica che I2(1) è massima, la
corrente I1’ è massima e la macchina assorbirà una corrente I1 massima. Questo funzionamento
è paragonabile al funzionamento in corto circuito del trasformatore. Le correnti negli
avvolgimenti sono dell’ordine delle 8/10 volte quelle nominali.
In condizioni di funzionamento normali la macchina assorbe dalla rete una corrente necessaria e
sufficiente affinché la coppia motrice resa all’asse bilanci la coppia resistente applicata dal carico
all’asse.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 61
Titolo: BILANCIO ENERGETICO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

BILANCIO ENERGETICO
Possiamo pervenire al bilancio energetico del motore asincrono prendendo come riferimento lo
schema riportato in figura.

Come per ogni sistema fisico è possibile definire il rendimento effettivo come rapporto tra la
potenza meccanica resa all’asse P e la potenza elettrica assorbita dalla rete Pa, η=Pr/Pa. Per un
dato motore, il valore del rendimento dipende dalla particolare condizione di funzionamento, a
piano carico per motori ad alta efficienza di grande potenza (oltre i 90 kW) può valere intorno al
95%. Il rendimento diminuisce al diminuire della potenza del motore, per motori di potenza intorno
ai 5 kW vale 88 %.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 61
Titolo: BILANCIO ENERGETICO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

BILANCIO ENERGETICO
Descriviamo le singole potenze iniziando da quella assorbita spostandoci verso quella resa

Pa = 3 ⋅ V1 ⋅ I 1 ⋅ cos ϕ1 è la potenza elettrica assorbita dalla rete dal


motore

2 è la potenza elettrica dissipata nel rame


Pcu ' = 3 ⋅ R1 ⋅ I 1
statorico

2
3 ⋅ E1
Pfe = è la potenza elettrica dissipata nel ferro dello
R0 statore per isteresi e correnti parassite

2π ⋅ n1 è la potenza trasmessa dallo statore al rotore


Pt = Pa − Pcu '− Pfe = ⋅C tramite il c.m.r.
60

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 61
Titolo: BILANCIO ENERGETICO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

BILANCIO ENERGETICO

2 Pcu’’ è la potenza attiva dissipata nel rame


Pcu ' ' = 3 ⋅ R2 ⋅ I 2 rotorico.
Se definiamo Pm come la potenza meccanica
Pr = Pa − Pcu '−(Pfe + Pm ) − Pcu ' '
dissipata per attrito e ventilazione otteniamo
che Pr è la potenza meccanica resa all’asse.
2π ⋅ n2 1− s 2
PM = Pr + Pm = ⋅C = 3⋅ ⋅ R2 ⋅ I 2 PM è la potenza meccanica resa + le perdite
60 s
meccaniche per attrito e ventilazione Pm
2π ⋅ C
Pcu ' ' = Pt − PM = ⋅ (n1 − n 2 ) =
60 Pcu’’ è la potenza dissipata nel rame rotorico e
2π ⋅ C come vediamo è proporzionale allo
= ⋅ n1 ⋅ s = Pt ⋅ s scorrimento.
60

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 61/S1
Titolo: FUNZIONAMENTO A VUOTO E A ROTORE BLOCCATO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

FUNZIONAMENTO A VUOTO E A ROTORE BLOCCATO


FUNZIONAMENTO A VUOTO
Il motore asincrono funziona a vuoto quando è alimentato alla tensione V1 e non ha alcun carico
meccanico applicato all’asse. In tale condizione il circuito equivalente della macchina è quello
rappresentato nella figura seguente.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 61/S1
Titolo: FUNZIONAMENTO A VUOTO E A ROTORE BLOCCATO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

FUNZIONAMENTO A VUOTO E A ROTORE BLOCCATO


In questo caso (idealmente) s=0 e I2(s)=0, la corrente assorbita a vuoto per motori di grande
potenza (2.000-3.000 kW) vale 35-50%, per motori di piccola potenza può arrivare al 50%. Il
confronto con la corrente a vuoto dei trasformatori evidenzia che nei motori, a causa del
traferro, la corrente magnetizzante è molto elevata (N*Iμ=R*Φ).
Da un punto di vista energetico si ha che
 la macchina non cede potenza all’asse;
 tutta la potenza assorbita serve a bilanciare le perdite nel rame statoriche, le perdite nel ferro
statoriche, e le perdite per attrito e ventilazione.

Pa = P0 = Pcu '+ Pfe + Pm = 3 ⋅ V1 ⋅ I 0 ⋅ cos ϕ 0


2
Pcu ' = 3 ⋅ R1 ⋅ I o
2
2 3 ⋅ E1
Pfe = 3 ⋅ R0 ⋅ I a =
R0
Pm ≠ 0
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 61/S1
Titolo: FUNZIONAMENTO A VUOTO E A ROTORE BLOCCATO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

FUNZIONAMENTO A VUOTO E A ROTORE BLOCCATO


FUNZIONAMENTO A ROTORE BLOCCATO
Quando l’asse della macchina è bloccato, il circuito equivalente è quello rappresentato nella
figura seguente.

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 61/S1
Titolo: FUNZIONAMENTO A VUOTO E A ROTORE BLOCCATO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

FUNZIONAMENTO A VUOTO E A ROTORE BLOCCATO


Tutta la potenza elettrica assorbita dalla rete di alimentazione si trasforma in perdite di potenza
nella macchina. Si ha che Pt=Pcu’’ e PM=0; tutta la potenza trasmessa dal c.m.r. al rotore si
trasforma in perdite nel rame rotorico. La corrente assorbita dalla macchina è di circa 8/10 volte
la corrente nominale.

E (1)
I2 cc = 2

R2 + jX 2 (1)
I = I + I '
1cc 0 1

Pcc = 3 ⋅ V1 ⋅ I 1cc ⋅ cos ϕ cc = Pcu '+ Pfe + Pcu ' '

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 61/S2
Titolo: LA MACCHINA ASINCRONA 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CARATTERISTICA MECCANICA
L’andamento della coppia motrice resa C disponibile all’asse al variare dello scorrimento
percentuale è riportato nella caratteristica meccanica del motore asincrono di seguito riportata.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 61/S2
Titolo: LA MACCHINA ASINCRONA 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CARATTERISTICA MECCANICA
Nella figura seguente è riportata la coppia al variare della velocità di rotazione del rotore.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 61/S2
Titolo: LA MACCHINA ASINCRONA 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CARATTERISTICA MECCANICA

Osservando le caratteristiche precedenti si nota che se allo spunto abbiamo applicata all’asse
una coppia resistente Cr inferiore alla coppia di avviamento Ca la macchina si avvierà; aumenterà
la sua velocità fino a quando si avrà uguaglianza tra coppia motrice e coppia resistente C=Cr . In
questo punto la macchina lavorerà per un tempo indefinito.
In generale, nel momento in cui si applica all’asse un carico meccanico (coppia resistente) la
macchina si porterà nella condizione di funzionamento in cui si ha uguaglianza tra la coppia
resistente e la coppia motrice. Dal punto di vista grafico data la retta della coppia resistente
(supposta costante), dove questa interseca la caratteristica meccanica si stabilisce il punto di
lavoro, rimane determinato univocamente il valore dello scorrimento.
La macchina lavora nella zona di stabilità nel momento in cui ad un aumento della coppia
resistente gli corrisponde un aumento della coppia motrice e una diminuzione della velocità. Al
contrario, nella zona di instabilità avviene che ad ogni rallentamento del motore corrisponde una
diminuzione della coppia motrice.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 61/S2
Titolo: LA MACCHINA ASINCRONA 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CARATTERISTICA MECCANICA

Di seguito è riportata l’espressione analitica della coppia motrice in funzione dei parametri da cui
essa dipende:

2
 
 
60 ⋅ Pt 60 Pj" 60 3 ⋅ R2 ⋅ I 22 ( s ) 60 3 ⋅ R2  E 2 (1)  =
C= = ⋅ = ⋅ = ⋅ ⋅ 
2π ⋅ n1 2π ⋅ n1 s 2π ⋅ n1 s 2π ⋅ n1 s R2 2
 ( ) + ( X 2 (1) )
2

 s 
2
3 ⋅ p ⋅ E1 s ⋅ R2 60 ⋅ f 1 E1
= ⋅ ; ( n1 = , E 2 (1) = )
2π ⋅ f 1 ⋅ m 2 R2 2 + s 2 ⋅ X 2 (1) p m
Approssimando poniamo l' uguaglianza V1 = E 1 otteniamo
3 ⋅ p ⋅ V12 s ⋅ R2
C≅ ⋅
2π ⋅ f 1 ⋅ m 2 R22 + s 2 ⋅ X 2 (1)

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 61/S2
Titolo: LA MACCHINA ASINCRONA 2
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CARATTERISTICA MECCANICA
Notiamo che la coppia, per un dato valore di scorrimento, è proporzionale al quadrato della
tensione di alimentazione.
Il valore di coppia massima si ottiene per quel valore di scorrimento (s*) tale che la resistenza
ohmica e la reattanza dei circuiti rotorici si uguagliano s*=R22/X22(1)
Se sostituiamo nell’espressione della coppia ad s il valore di s* otteniamo:
2
3 ⋅ P  V1  1
CMAX = ⋅  ⋅
2π ⋅ f1  m  2 ⋅ X 2 (1)

Il valore della coppia massima è indipendente dal valore della resistenza rotorica ma risulta
inversamente proporzionale all’induttanza di dispersione rotorica.
In effetti possiamo concludere dicendo che, variando il valore di R2 , riusciamo a traslare sull’asse
degli scorrimenti la caratteristica meccanica della macchina. Se dovesse essere utile variando
opportunamente il valore della resistenza rotorica si potrebbe avere il valore di coppia massima in
corrispondenza dello spunto (s=1). Questo consentirebbe l’avviamento in condizioni di carico
gravoso (es. un motore che deve sollevare un blocco di marmo precedentemente agganciato).

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 61/S3
Titolo: Sistemi di avviamento
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

Sistemi di avviamento
All’avviamento abbiamo visto che il motore assorbe una corrente elevata e fornisce all’asse una
coppia minore alla coppia massima. Con i sistemi di avviamento si vogliono evitare questi due
inconvenienti.
Per motori di piccola potenza si esegue l’avviamento ad inserzione diretta senza attuare alcun
accorgimento. Per motori di potenze elevate si procede come segue.

Avviamento Reostatico
Come si evince da quanto esposto in precedenza all’avviamento la macchina presenta:
 elevata corrente assorbita (la macchina spunta a rotore bloccato)
 bassa coppia (vedi caratteristica meccanica)

Inserendo un reostato in serie alle fasi rotoriche, si ha un aumento della resistenza che
comporta una diminuzione delle correnti ed un aumento della coppia allo spunto. L’avviamento
reostatico è indispensabile per macchine che devono partire con elevati carichi meccanici. Per
avere la coppia massima allo spunto si deve aggiungere al rotore una resistenza tale che la
resistenza complessiva del circuito rotorico ( R2+RReostato) sia uguale alla reattanza X2(1).
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 61/S3
Titolo: Sistemi di avviamento
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

Sistemi di avviamento

Nella figura a fianco si nota


come varia la caratteristica
meccanica del motore
asincrono al variare del
valore della resistenza
rotorica (R’’2>R’2>R).
Il valore della coppia
massima rimane invariato.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 61/S3
Titolo: Sistemi di avviamento
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

Sistemi di avviamento
Motori con rotore a doppia gabbia
Le corone costituenti il nucleo magnetico rotorico si realizzano come riportato in figura.
All’avviamento la frequenza delle correnti rotoriche f2(s) è massima e pari ad f1. La gabbia interna
presenta una reattanza (e quindi un’ impedenza) molto elevata. La corrente circola esclusivamente
nella gabbia esterna. La gabbia esterna ha maggiore resistenza e minore reattanza. Il rotore
presenta all’avviamento una elevata resistenza e fornisce la coppia massima.
Man mano che il motore accelera la frequenza rotorica diminuisce, la reattanza della gabbia interna
diminuisce fino a diventare trascurabile. La corrente circolerà nella gabbia interna, che ha sezione
maggiore e quindi minore resistenza.

Realizzando un motore con rotore a


doppia gabbia si ottiene una
caratteristica meccanica che presenta
una coppia di avviamento, pari alla
coppia massima e nello stesso tempo
correnti allo spunto ridotte.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 61/S3
Titolo: Sistemi di avviamento
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

Sistemi di avviamento

Avviamento a tensione ridotta


Questo avviamento è possibile nei casi in cui non è necessaria una coppia allo spunto elevata.
Essendo la coppia proporzionale al quadrato della tensione, alimentando a tensione ridotta si ha
una limitazione della corrente allo spunto. Si può usare allo scopo un autotrasformatore
(trasformatore a rapporto di trasformazione variabile).

Avviamento stella/triangolo
Se abbiamo la necessità di ridurre la corrente allo spunto possiamo operare come segue. Se il
motore è costruito per funzionare con le fasi statoriche collegate a triangolo all’avviamento si fa
partire la macchina con le fasi statoriche collegate a stella. Questo comporta una riduzione della
tensione della fase di un fattore pari a √3 . La corrente di linea viene ridotta ad 1/3 del valore.
Esaurito lo spunto le fasi statoriche vengono collegate a triangolo.

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 61/S3
Titolo: LA MACCHINA ASINCRONA 2
Attività n°: 2

Facoltà di Ingegneria

MAPPA CONCETTUALE

Lo studente costruisca una mappa concettuale relativa agli argomenti trattati nel nucleo
tematico.
Si può utilizzare il programma cMap tool o creare la mappa con ausili diversi.
Coloro che lo desiderano possono inviarmi il proprio elaborato in modo da ricevere un
feedback. L’invio delle mappe deve avvenire esclusivamente tramite e-Portfolio.
Non verranno prese in considerazione elaborati copiati o scaricati da internet o realizzate da
altri studenti.
Si precisa che tale attività non verrà presa in considerazione ai fini della valutazione finale
dell'esame.

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE 22010
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 62
Titolo: LA MACCHINA ASINCRONA 3 E VERIFICA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

REGOLAZIONE DELLA VELOCITA'


In alcune applicazioni è necessario poter variare la velocità di rotazione della macchina n2, vediamo alcune
soluzioni tecniche adottate allo scopo.
Reostato in serie al rotore
Se colleghiamo in serie una resistenza sulle fasi rotoriche otteniamo uno spostamento della caratteristica
meccanica e per una fissata coppia resistente otteniamo delle velocità variabili.
Variazione della frequenza (n1=60*f/p)
La velocità di rotazione può essere variata variando la frequenza di alimentazione f1 in due modi:
alimentando la macchina con un proprio alternatore oppure alimentando la macchina con un variatore di
frequenza (inverter). Quest’ultima soluzione è utilizzata per ottenere sensibili risparmi energetici.
Variazione del numero di coppie polari
Abbiamo visto che n1=60*f/p, a parità di frequenza all’aumentare del numero di coppie polari p diminuisce la
velocità del c.m.r. n1 e di conseguenza la velocità di rotazione del rotore. Notiamo che le variazioni di velocità
possono avvenire solo a scatti nel senso che per p=1 si ha n1=3000 giri/min, per p=2 si ha n1=1500 giri/min,
per p=3 si ha n1=750 giri/min.

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE 22010
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 62
Titolo: LA MACCHINA ASINCRONA 3 E VERIFICA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 63
Titolo: FONTI ENERGETICHE E GENERAZIONE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

FONTI ENERGETICHE E GENERAZIONE


L’energia elettrica è la forma di energia che si presta meglio di ogni altra alle trasformazioni. A
partire dall’energia elettrica, infatti, è possibile ottenere energia meccanica, energia termica etc.
L’energia posseduta dai diversi “materiali”, quali ad esempio i combustibili derivati dal petrolio, o
l’energia cinetica posseduta da una massa d’acqua in movimento, viene convertita in energia
elettrica attraverso apposite centrali. Dai siti di generazione l’energia elettrica viene trasportata
ai siti di utilizzo. L’uso dell’energia elettrica avviene attraverso la conversione in altre forme,
quali l’energia luminosa, l’energia termica, l’energia meccanica ecc.
Il fabbisogno energetico procapite è in continuo aumento. E’ importante affiancare alle fonti
utilizzate tradizionalmente per la produzione di energia elettrica altre fonti energetiche
alternative. Grande attenzione è prestata alle fonti energetiche rinnovabili tra cui quella eolica e
quella solare.
Lo schema seguente mostra le varie fonti di energia primaria. E’ interessante notare i passaggi
intermedi in cui si ha essenzialmente che l’energia elettrica si trova a valle dell’energia
meccanica. L’energia meccanica è a valle dell’energia termica o dell’energia di posizione. Fa
eccezione la fonte fotovoltaica in cui, come vedremo in seguito, non si hanno forme intermedie
di energia, si ha direttamente produzione di energia elettrica.
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 63
Titolo: FONTI ENERGETICHE E GENERAZIONE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

FONTI ENERGETICHE E GENERAZIONE

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 63
Titolo: FONTI ENERGETICHE E GENERAZIONE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

FONTI ENERGETICHE E GENERAZIONE

E’ importante diagrammare la potenza richiesta da una determinata utenza in funzione del


tempo (l’utenza può essere ad esempio una industria o una città, una regione, l’Italia intera). Si
ottiene un diagramma di carico come quello riportato di seguito per due diversi giorni dell’anno.
Supponendo che il diagramma di carico sia relativo alla potenza assorbita dall’Italia, il sistema
elettrico (generazione-trasporto-distribuzione) deve funzionare in modo tale da soddisfare la
richiesta di potenza proveniente dagli utilizzatori. In ogni istante di tempo l’energia prodotta da
tutti i generatori deve essere trasportata dal sistema elettrico e deve essere uguale all’energia
assorbita dagli utilizzatori (più le perdite di potenza presenti nel sistema).
In Italia l’energia elettrica è ottenuta da un mix tra le diverse fonti energetiche utilizzate nelle
diverse centrali. La composizione percentuale è riportata nel grafico seguente (non sono
considerate alcune fonti energetiche che influiscono in minima parte quali l’eolico ed il
fotovoltaico).

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 63
Titolo: FONTI ENERGETICHE E GENERAZIONE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

FONTI ENERGETICHE E GENERAZIONE

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 63
Titolo: FONTI ENERGETICHE E GENERAZIONE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

FONTI ENERGETICHE E GENERAZIONE

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 63
Titolo: FONTI ENERGETICHE E GENERAZIONE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

FONTI ENERGETICHE E GENERAZIONE

GENERATORE SINCRONO
Nella quasi totalità delle applicazioni, la macchina preposta alla generazione dell’energia
elettrica è il generatore sincrono o alternatore. L’alternatore è una macchina elettrica in grado di
trasformare l’energia meccanica applicata al suo asse in energia elettrica disponibile ai suoi
morsetti. L’energia elettrica è disponibile sotto forma di una terna trifase avente valore efficace
dell’ordine di 10 kV e frequenza f=50 Hz. L’asse della macchina sincrona è rigidamente
collegato all’asse di una turbina. Esistono diversi tipi di turbina; queste si differenziano in base
alla forma di energia in ingresso; l’energia in uscita è sempre energia meccanica.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 63/S1
Titolo: IMPIANTI FOTOVOLTAICI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

IMPIANTI FOTOVOLTAICI
LA CELLA FOTOVOLTAICA
I materiali utilizzati per la realizzazione delle celle fotovoltaiche sono gli stessi semiconduttori
usati per i componenti elettronici. Tra questi il silicio è quello più diffuso. Per ottenere un
generatore elettrico bisogna realizzare la cosiddetta giunzione P-N. I due diversi tipi di
giunzione si ottengono drogando il silicio con delle impurità costituite ad esempio da atomi di
fosforo (cinque elettroni di valenza) per il tipo N, per il tipo P si usano ed esempio atomi di boro
(tre elettroni di valenza). Se mettiamo in contatto le due giunzioni si ha una tensione. Se
facciamo investire dalla luce la giunzione si liberano cariche, dalla somma di questi due
fenomeni si ha una corrente elettrica. Le celle fotovoltaiche hanno la caratteristica tensione-
corrente riportata in figura ed esprimibile dalla seguente espressione.
Icc è un parametro della cella, esso aumenta con l’area della
giunzione e con l’irraggiamento solare, valori tipici per silicio
qV cristallino sono 30-35 mA/cm2
I = I cc − I 0 (e kT − 1) I0 è la corrente di saturazione del diodo
q è la carica dell’elettrone (1,6 *10-19 C)
K è la costante di Boltzmann (1,38*10-23 J/K)
T è la temperatura espressa in gradi Kelvin
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 63/S1
Titolo: IMPIANTI FOTOVOLTAICI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

IMPIANTI FOTOVOLTAICI
Vo è la tensione a vuoto e dipende
dal materiale, per il silicio si ha
Vo=0,5-0,6 V

Il punto di funzionamento del circuito


cella-carico è dato dall’intersezione
della caratteristica della cella con la
curva che rappresenta la
caratteristica del carico. Nel caso di
due carichi costituiti da due
resistenze otteniamo i due punti
rappresentati in figura. E’ auspicabile
che il punto di lavoro sia tale da
avere tensione e corrente massimi.

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 63/S1
Titolo: IMPIANTI FOTOVOLTAICI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

IMPIANTI FOTOVOLTAICI
La caratteristica tensione corrente della cella varia con l’irraggiamento solare (W/m2) e con la
temperatura come riportato nelle figure seguenti. Notiamo che all’aumentare
dell’irraggiamento solare la corrente Icc cresce mentre la Vo rimane pressoché costante.
All’aumentare della temperatura la tensione a vuoto Vo diminuisce mentre la corrente Icc
rimane quasi costante. Dalla sovrapponiamo di questi due fenomeni si ha che la potenza
erogata dalla cella diminuisce per ogni grado di circa 0,2%-0,5%.

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 63/S1
Titolo: IMPIANTI FOTOVOLTAICI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

IMPIANTI FOTOVOLTAICI
MODULI , STRINGHE e CAMPI FOTOVOLTAICI
La singola cella produce potenze basse per poter essere utilizzate in applicazioni comuni. Più
celle collegate elettricamente e assemblate meccanicamente formano un modulo. Il modulo è
l’elemento di base reperibile in commercio, esso è utilizzato per la realizzazione degli impianti
fotovoltaici. Le celle sono collegate tra loro in serie ed in parallelo. La tensione totale del
modulo è data dalla somma delle tensioni delle celle collegate in serie. La corrente totale del
modulo è data dalla somma delle correnti delle celle collegate in parallelo. Come dicevamo la
modularità è uno dei vantaggi della tecnologia fotovoltaica, più moduli collegati tra di loro in
serie formano una stringa, più stringhe collegate tra di loro in parallelo formano il cosiddetto
campo fotovoltaico. Il campo fotovoltaico è un insieme di moduli opportunamente collegati in
serie per ottenere la tensione prestabilita. Le stringhe sono collegate tra di loro in parallelo
per ottenere la potenza necessaria. Bisogna sottolineare che la tensione e la corrente in uscita
dal campo fotovoltaico sono grandezze continue.
A fine 2006 la potenza installata nel mondo ha superato i 5,7 GW. In Italia a fine 2007 la
potenza fotovoltaica installata ammontava a 60 MW.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 63/S2
Titolo: IMPIANTI EOLICI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

IMPIANTI EOLICI

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 63/S2
Titolo: IMPIANTI EOLICI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

IMPIANTI EOLICI

Le centrali eoliche usano come fonte di energia primaria quella eolica. Tale fonte è rinnovabile,
teoricamente infinita e gratuita. Gli impianti eolici sono impianti la cui produzione di energia è
estremamente aleatoria in quanto è legata alle condizioni meteorologiche dell’area in cui sono
realizzati.
Gli aerogeneratori sono costituiti da un rotore eolico che aziona un generatore elettrico. Gli
aerogeneratori più diffusi sono quelli ad asse orizzontale in cui il rotore ad elica ha
generalmente tre pale, è montato all’estremità di una navicella contenente gli organi di
trasmissione e generazione. La navicella è montata sopra una torre di altezza opportuna ed ha
la capacità di orientarsi automaticamente nella direzione del vento. Allo stato attuale le potenze
nominali degli aerogeneratori sono 2-3 MW con diametro del rotore fino a 90 m; potenze
superiori sono tipiche nelle installazioni offshore. Gli impianti eolici sono costituiti da un certo
numero di aerogeneratori posizionati in modo da sfruttare al massimo il vento. L’energia
prodotta da ogni aerogeneratore è convogliata mediante una rete di cavi interrati ad una
stazione da cui parte la linea di collegamento alla rete elettrica.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 63/S2
Titolo: IMPIANTI EOLICI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

IMPIANTI EOLICI
Affinché un aerogeneratore inizi a produrre energia è necessario che la velocità del vento sia
compresa in un determinato range di valori generalmente compreso tra 3-5 m/sec e 12-15
m/sec. Per velocità oltre i 20-25 m/sec l’aerogeneratore è messo fuori servizio. Per quanto
riguarda il territorio italiano la mappa delle velocità medie annue del vento a 75 m sopra il
livello del terreno (o del mare) va da 3 a 9 m/sec.
Con il passare degli anni, in Italia, l’energia prodotta da fonte eolica è aumentata come
riportato nella tabella seguente. Alla fine del 2006 in Italia la potenza elettrica eolica era di
2.123 MW (dati ENEA); l’energia prodotta è stata di circa 3 TWh, pari all’1% della produzione
elettrica nazionale.

ANNO POTENZA INSTALLATA
ANTE 1995 ZERO
2000 CIRCA 500 MW
2003 CIRCA 1.000 MW
2006 CIRCA 2.100 MW
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 63/S2
Titolo: IMPIANTI EOLICI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

IMPIANTI EOLICI

PAESE POTENZA INSTALLATA (MW)
L’EOLICO NEL MONDO
GERMANIA 20.622
Alla fine del 2006 la potenza eolica
SPAGNA 11.615
mondiale ha raggiunto i 74,2 GW. La
suddivisioni tra i paesi è riportata in STATI UNITI 11.603
tabella (dati Global Wind Energy INDIA 6.270
Council). Nel 2006 l’eolico ha DANIMARCA 3.136
soddisfatto il 5% della domanda in
CINA 2.604
Germania, il 9% in Spagna quasi il
17% in Danimarca. ITALIA 2.123
Alla fine del 2007 la potenza eolica GRAN BRETAGNA 1.963
ha superato i 94 GW. PORTOGALLO 1.716
FRANCIA 1.567
RESTO DEL MONDO 11.004

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 63/S3
Titolo: CLASSIFICAZIONE DEI SISTEMI ELETTRICI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CLASSIFICAZIONE DEI SISTEMI


ELETTRICI
Prima di iniziare la trattazione è necessario definire la tensione nominale di un sistema elettrico;
questa è la tensione per cui l’impianto è progettato. Nel caso di corrente alternata si considera
il valore efficace, per i sistemi trifase si considera la tensione concatenata. La tensione nominale
di un sistema elettrico deve appartenere ad un ben determinato insieme di tensioni definite da
apposite norme CEI (6, 12, 24, 48, 60, 80, 230, 3 kV, 6kV, 10 kV, 15 kV, 20 kV, 30 kV, 66 kV,
132 kV, 220kV, 380 kV).
Una prima classificazione dei sistemi elettrici può essere fatta in base alla tensione nominale.
Diremo che un sistema è di categoria:
• 0 se Vn≤50 V in alternata o Vn≤120 V in continua
• I (bassa tensione) se 50<Vn≤1.000 V in alternata o 120<Vn≤1.500 V in continua
• II (media tensione) se 1.000<Vn≤30.000 V in alternata o 1.500<Vn≤30.000 V in continua
• III (alta tensione) Vn>30.000 V in alternata o in continua

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 63/S3
Titolo: CLASSIFICAZIONE DEI SISTEMI ELETTRICI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CLASSIFICAZIONE DEI SISTEMI


ELETTRICI
Possiamo rappresentare un sistema elettrico utilizzando il seguente schema. Si
individuano diverse funzioni: Produzione (G); Trasformazione (S1 ed S2 stazioni primarie,
S3 stazione secondaria, C1 cabina di trasformazione); Trasmissione (L1 ed L2);
Distribuzione (L3 ed L4); Utilizzazione.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 63/S3
Titolo: CLASSIFICAZIONE DEI SISTEMI ELETTRICI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CLASSIFICAZIONE DEI SISTEMI


ELETTRICI
Gli impianti utilizzatori in bassa tensione vengono alimentati da una (o più di una) cabina di
trasformazione. In cabina è presente un (o più di uno) trasformatore che ha il secondario a
stella, si hanno a disposizione tre fasi ed il conduttore di neutro che nasce dal centro stella. Il
centro stella può essere collegato a terra oppure può essere isolato da terra.
Gli utilizzatori in genere hanno la massa, cioè una parte conduttrice che normalmente non è in
tensione ma potrebbe diventarlo a causa di un difetto di isolamento tra parti attive e carcassa
(si pensi alla lavatrice).
I sistemi elettrici possono essere classificati anche in funzione dello stato del neutro e delle
masse. Allo scopo si usano due lettere, la prima è T se il neutro è collegato direttamente (o
tramite impedenza trascurabile) a terra, è I se il neutro è isolato da terra o è collegato a terra
tramite un’impedenza. La seconda lettera è T se le masse sono connesse a terra, è N se le
masse sono connesse al neutro del sistema. Si possono avere i seguenti sistemi di
distribuzione: TT, TN, IT.
In dipendenza del tipo di collegamento del neutro e delle masse avremo diversi comportamenti
del sistema in caso di guasto. Di conseguenza dovremo adottare delle misure di protezione
diverse a seconda che il sistema sia TT, TN o IT.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 63/S3
Titolo: CLASSIFICAZIONE DEI SISTEMI ELETTRICI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CLASSIFICAZIONE DEI SISTEMI


ELETTRICI
Sistema TT: il neutro è connesso a terra in cabina, le masse sono connesse a terra presso
l’utenza

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 63/S3
Titolo: CLASSIFICAZIONE DEI SISTEMI ELETTRICI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CLASSIFICAZIONE DEI SISTEMI


ELETTRICI
Sistema TN: il neutro è connesso a terra in cabina, le masse sono connesse al conduttore di
neutro. Si hanno due tipologia TN-C (a quattro conduttori), TN-S (a cinque conduttori)

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 63/S3
Titolo: CLASSIFICAZIONE DEI SISTEMI ELETTRICI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CLASSIFICAZIONE DEI SISTEMI


ELETTRICI
Sistema IT: il neutro è isolato da terra, le masse sono connesse a terra.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 64
Titolo: EFFETTI FISIOPATOLOGICI DELLA CORRENTE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

EFFETTI FISIOPATOLOGICI DELLA CORRENTE

Nel momento in cui la corrente elettrica attraversa gli organi del corpo umano possono
verificarsi per l’uomo eventi anche mortali. La pericolosità dipende da vari fattori legati alla
corrente quali: il percorso seguito all’interno del corpo, l’intensità, la frequenza e la forma
d’onda, la durata del contatto. Vediamo i principali effetti prodotti dal passaggio della corrente
nel corpo umano:
Tetanizzazione. La contrazione dei muscoli avviene a seguito dei segnali fisiologici di natura
elettrica. Nel momento in cui c’è passaggio di corrente all’interno dei muscoli si hanno
contrazioni involontarie. Se l’impulso si ripete il muscolo si contrae fino al massimo valore e
permane in tale stato. In alcuni casi tale condizione non permette alla persona di “mollare la
presa” della parte in tensione. Per valori elevati di corrente si ha una risposta muscolare
talmente elevata da staccare il soggetto dalla sorgente.
Arresto della respirazione. La contrazione dei muscoli addetti alla respirazione e la paralisi dei
centri nervosi da cui dipende la respirazione possono portare in un tempo compreso tra i 2-3
minuti a danni irreversibili per il cervello.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 64
Titolo: EFFETTI FISIOPATOLOGICI DELLA CORRENTE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

EFFETTI FISIOPATOLOGICI DELLA CORRENTE


Fibrillazione ventricolare. Una corrente alternata che interessa la regione toracica può provocare
la perdita del coordinamento dei muscoli cardiaci che determinano il naturale susseguirsi dei
“battiti cardiaci”.
Ustioni. La corrente che attraversa i tessuti, per effetto Joule produce calore che ustiona i
tessuti stessi.
La tetanizzazione, il blocco respiratorio e la fibrillazione ventricolare sono provocati
generalmente da correnti alternate. E’ possibile avere l’arresto cardiaco e le ustioni anche in
corrente continua.
Il diagramma (non in scala) riportato nella figura seguente, per la corrente alternata a 50 Hz,
mette in relazione la corrente passante nel corpo umano e la durata in cui questo passaggio
avviene. E’ possibile individuare quattro zone aventi le caratteristiche di seguito descritte:
Zona 1. Per correnti inferiori ai 0,5 mA e per qualsiasi durata non si ha alcun effetto sul corpo
umano
Zona 2. In questa zona non si hanno effetti dannosi. Il confine tra seconda e terza zona è il
limite della corrente di rilascio (valore massimo di corrente per il quale una persona può lasciare
la presa)
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 64
Titolo: EFFETTI FISIOPATOLOGICI DELLA CORRENTE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

EFFETTI FISIOPATOLOGICI DELLA CORRENTE

Zona 3. Per tutti i punti di questa zona possono aversi contrazioni muscolari, difficoltà nella
respirazione, e fibrillazione atriale
Zona 4. I punti appartenenti a questa zona possono portare a fibrillazione ventricolare, arresto
cardiaco, arresto della respirazione e gravi ustioni (… meglio evitarla!).

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 64
Titolo: EFFETTI FISIOPATOLOGICI DELLA CORRENTE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

EFFETTI FISIOPATOLOGICI DELLA CORRENTE

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 64/S1
Titolo: CONTATTI DIRETTI E INDIRETTI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CONTATTI DIRETTI E INDIRETTI


La corrente elettrica attraversa il corpo umano nel momento in cui parti diverse del corpo
(esempio mano e piede) vengono in contatto con parti a diverso potenziale. Si distingue tra
contatto diretto e contatto indiretto. Per entrambi i contatti è necessario proteggere le persone.
Il contatto diretto si ha ogni qualvolta una persona viene in contatto con parti metalliche di
impianti o apparecchiature normalmente in tensione. Esempi di contatto diretto sono il taglio di
un cavo in tensione con delle forbici oppure l’entrare in contatto con un conduttore in tensione
e privo di isolante.
Il contatto indiretto si ha ogni qualvolta una persona viene in contatto con parti metalliche
normalmente non in tensione ma che possono entrare in tensione a causa di un cedimento
dell’isolamento. Esempio di contatto indiretto è quello con la carcassa di un elettrodomestico.
Protezione dai contatti diretti
Le norme CEI prescrivono la protezione dai contatti diretti. Elenchiamo i sistemi più diffusi.
La protezione totale è quella atta ad assicurare alle persone anche non addestrate di non
entrare in contatto con parti in tensione. Esempi tipici sono l’isolamento delle parti attive sono
la protezione con involucri e la protezione con barriere.

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Lezione n°: 64/S1
Titolo: CONTATTI DIRETTI E INDIRETTI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CONTATTI DIRETTI E INDIRETTI


La protezione parziale usata nei luoghi accessibili solo a personale addestrato (ad esempio una
cabina MT/BT) consiste nel realizzare ostacoli o distanziamento.
Protezione dai contatti indiretti (sistemi TT)
Può avvenire seguendo due logiche, una prevede l’interruzione automatica del circuito, l’altra
non prevede tale interruzione. Nel primo caso si ha un coordinamento tra l’impianto di terra ed
un dispositivo (ad esempio l’interruttore differenziale) in grado di aprire automaticamente il
circuito in caso di guasto. La norma pone a V=50 volt la tensione di contatto per ambienti
ordinari e a V=25 volt la tensione di contatto per ambienti speciali.
A questo punto è importante studiare il principio di funzionamento dell’interruttore differenziale.
Consideriamo lo schema riportato nella figura seguente. In condizioni normali la corrente I che
attraversa il conduttore di fase coincide con la corrente I che attraversa il conduttore di neutro.
All’interno del circuito magnetico si ha una forza magneto-motrice (e quindi un flusso nel nucleo
magnetico) nulla. Infatti le due bobine 1 e 2 hanno lo stesso numero di spire N1 e sono avvolte
in senso opposto tra di loro. Nel momento in cui si ha un difetto di isolamento la carcassa
dell’utilizzatore entra in tensione e sul conduttore collegato a terra circola una corrente Id .
Chiaramente se una persona dovesse entrare in contatto con la massa in tensione sarebbe
attraversata da una corrente potenzialmente pericolosa.
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Lezione n°: 64/S1
Titolo: CONTATTI DIRETTI E INDIRETTI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CONTATTI DIRETTI E INDIRETTI

A causa della corrente Id nasce nel nucleo


magnetico un flusso variabile che interessa la
bobina 3. Nasce una tensione indotta sulla
bobina 3 che comanda l’apertura dell’interruttore
e quindi del circuito.
A questo punto ritorniamo alla protezione, se RT
è la resistenza dell’impianto di terra, dalla
disequazione RT*Id≤V possiamo coordinare
l’impianto di terra con l’interruttore differenziale.
Un valore molto diffuso per la Id è Id =30 mA, in
tal caso per ambienti normali (V=50 V) basta
avere una resistenza di terra RT≤1.666 Ω (valore
facilmente ottenibile).

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Lezione n°: 64/S2
Titolo: IMPIANTO DI TERRA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

IMPIANTO DI TERRA
L’impianto di terra costituisce un mezzo per disperdere nel terreno correnti elettriche e ridurre i
rischi di elettrocuzione.
E’ necessario introdurre i concetti di tensioni di passo e contatto. La tensione di passo Vp è la
differenza di potenziale applicata tra i piedi di una persona posti alla distanza di un metro durante
il cedimento dell’isolamento. La tensione di contatto Vc è la differenza di potenziale alla quale può
essere soggetta una persona in contatto con parti simultaneamente accessibili durante il
cedimento dell’isolamento. Le tensioni di passo e contatto sono importanti negli impianti a
tensione nominale superiore ai 1.000 V.
Nello schema seguente è rappresentato un impianto di terra, possiamo individuare le diverse parti
che lo costituiscono.
Dispersore. Può essere intenzionale o di fatto. Diremo che è intenzionale quando è installato
appositamente per far parte dell’impianto di terra (ad esempio un picchetto). Diremo che è di
fatto quando è un corpo metallico in contatto con il terreno la cui installazione viene effettuata per
scopi diversi dall’impianto di terra (ad esempio i ferri di fondazione).
Gli elementi costituenti i dispersori intenzionali possono essere a picchetto, a corda a piastra ecc.
Le dimensioni minime ed i materiali sono indicati dalle norme CEI. I dispersori possono assumere
diverse configurazioni, ad anello, a maglia, a maglia con integrazione di picchetti verticali ecc. In
seguito riportiamo una tabella con le dimensioni minime per i dispersori in rame.
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 64/S2
Titolo: IMPIANTO DI TERRA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

IMPIANTO DI TERRA
Conduttore di terra . E’ un conduttore normalmente non in contatto con il terreno che collega
le parti metalliche da mettere a terra con il dispersore, oppure gli elementi che costituiscono il
dispersore tra di loro. Anche in questo caso in dipendenza della tipologia dell’impianto vengono
definite le caratteristiche dei conduttori di terra. In ogni caso la loro sezione non deve essere
inferiore a 16 mm2 se sono realizzati in rame. Nella posa dei conduttori di terra si debbono
prendere precauzioni atte a evitare danni meccanici e fenomeni di corrosione. Nella tabella
seguente riportiamo le sezioni minime dei conduttori di terra.
Collettore. E’ un punto in cui vengono collegati tra di loro il conduttore di terra e tutti i
conduttori di protezione.
Conduttori di protezione (PE). A tali conduttori vanno collegate tutte le masse (parti metalliche
che normalmente non sono in tensione ma a seguito di un cedimento dell’isolamento possono
entrare in tensione). Anche per i conduttori di protezione le norme CEI indicano le sezioni
minime in relazione alla tipologia dell’impianto. Nella seguente tabella riportiamo tali sezioni
minime che dipendono della sezione dei conduttori di fase.
Collegamenti equipotenziali. Sono impiegati per mantenere al potenziale di terra le masse e le
masse estranee. Le norme CEI stabiliscono le dimensioni minime.
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 64/S2
Titolo: IMPIANTO DI TERRA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

IMPIANTO DI TERRA

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 64/S2
Titolo: IMPIANTO DI TERRA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

IMPIANTO DI TERRA
Sezioni minime dei conduttori di terra

Condizioni di posa Materiale Sezione minime (mm2)


Protetto contro la corrosione Rame 16
Non protetto contro la corrosione Rame 25

Sezioni minime dei conduttori di protezione

Conduttore di fase (mm2) Conduttore di protezione (mm2)
S≤16 Sp=S
16≤S≤35 16
S>35 Sp=S/2

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 64/S2
Titolo: IMPIANTO DI TERRA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

IMPIANTO DI TERRA
Dimensioni minime dei dispersori

Tipo  Dimensioni Rame


Piastra Spessore mm 3

Nastro Spessore mm 3
Sezione mm2 50
Per posa nel  Tondino sezione 35
terreno Conduttore  Diametro filo  1,8
cordato elementare 
mm
Sezione corda  35
mm2
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 64/S2
Titolo: IMPIANTO DI TERRA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

IMPIANTO DI TERRA
Di seguito è riportato un esempio di impianto di terra per un edificio civile.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 64/S3
Titolo: ALTRI SISTEMI DI PROTEZIONE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ALTRI SISTEMI DI PROTEZIONE


PROTEZIONE SENZA INTERRUZIONE AUTOMATICA DEL CIRCUITO
Esistono diversi metodi che analizzeremo di seguito
Uso di componenti di II classe. I conduttori e le apparecchiature all’interno di tali componenti
hanno un doppio isolamento. Hanno evidenziato sull’involucro il simbolo grafico seguente. Non
devono essere collegati a terra. In genere sono datati di doppio isolamento alcuni
elettrodomestici o parti di impianto, la restante parte dell’impianto è protetta tramite
interruzione automatica del circuito.
Locali equipotenziali. In questi locali tutte le parti con cui la persona può venire in contatto si
trovano allo stesso potenziale. Il locale non deve essere collegato a terra.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 64/S3
Titolo: ALTRI SISTEMI DI PROTEZIONE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ALTRI SISTEMI DI PROTEZIONE


Protezione per separazione elettrica.
Il metodo si basa sulla separazione elettrica tra la sorgente e l’utilizzatore. Tale separazione è
realizzata tramite un trasformatore di isolamento. Se si ha un difetto di isolamento la massa
entra in tensione, in teoria non si ha circolazione di corrente in quanto non c’è la possibilità per
la corrente di richiudersi. (in realtà ci sono correnti piccolissime, dipendenti dall’estensione del
circuito, che si richiudono attraverso la capacità di accoppiamento tra i cavi , trasformatore e
terra.
Consideriamo alcuni sistemi di protezione a bassissima tensione. (contatti diretti e indiretti)
Circuiti SELV. Sono basati sulla separazione galvanica dei circuiti elettrici e delle masse della
parte dell’impianto. Le masse non vanno collegate né a terra, né ai conduttori di protezione, né
a masse di altri circuiti elettrici. L’alimentazione deve essere fornita da una delle seguenti
sorgenti: trasformatore di sicurezza, motore-generatore con avvolgimenti isolati, gruppo
elettrogeno, batteria. Il trasformatore di sicurezza è un particolare tipo di trasformatore di
isolamento avente una tensione sul secondario non superiore a 50 V. La potenza non può
superare i 10 kVA monofase o 16 kVA trifase. Lo schema seguente riporta un sistema SELV.
Circuiti PELV. Hanno le stesse caratteristiche dei sistema SELV ma hanno un punto collegato a
terra.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 64/S3
Titolo: ALTRI SISTEMI DI PROTEZIONE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

ALTRI SISTEMI DI PROTEZIONE

Per il sistema SELV nel momento in cui si ha un difetto di isolamento il circuito di guasto
non si chiude, la corrente non può circolare. Nel sistema PELV la corrente si richiude
attraverso il collegamento a terra del secondario; la non pericolosità deriva dalla tensione
ridotta.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 65
Titolo: TRASMISSIONE E DISTRIBUZIONE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

TRASMISSIONE E DISTRIBUZIONE
Per comprendere la struttura dei sistemi elettici conviene fare riferimento al seguente schema.
In effetti il sistema elettrico reale ha una conformazione a maglia e contiene diversi componenti
di ogni tipo, tutti i componenti sono interconnessi tra di loro.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 65
Titolo: TRASMISSIONE E DISTRIBUZIONE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

TRASMISSIONE E DISTRIBUZIONE
Notiamo che sono presenti diversi livelli di tensione, analizziamo i motivi che hanno portato a
tale scelta:
ƒ L’isolamento delle macchine e delle apparecchiature è proporzionale alla tensione. Gli
alternatori sono macchine con parti rotanti, hanno tensioni relativamente basse dell’ordine
dei 2-3 kV. I trasformatori non hanno parti in movimento per cui è più semplice isolarle, per
tale ragione si raggiungono livelli di tensione elevati (380 kV).
ƒ A parità di potenza apparente da trasportare (A=√3*V*I) conviene utilizzare tensioni elevate
con conseguenti correnti ridotte. Questa scelta implica minori sezioni dei conduttori e minore
peso degli stessi (struttura ridotta dei sostegni).
ƒ Sicurezza delle persone; è consigliabile tenere bassi i livelli di tensione nelle parti di impianto
accessibili alle persone (220/380 V)

Analizziamo separatamente i diversi tipi di stazioni di trasformazione dell’energia elettrica.


Faremo particolare riferimento alle stazioni di trasformazione secondarie (S3 nello schema). Le
stazioni di trasformazione hanno lo scopo di interconnettere due (o più) reti a tensioni
differenti.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 65
Titolo: TRASMISSIONE E DISTRIBUZIONE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

TRASMISSIONE E DISTRIBUZIONE
Stazioni di trasformazione primaria (S1 ed S2)
Le stazioni di trasformazione primaria S1 sono impiegate per innalzare il livello di tensione da
quello prodotto dagli alternatori (massimo 30 kV) al livello di trasmissione 220/380 kV.
Le stazioni di trasformazione S2 abbassano la tensione dal livello di trasmissione al livello di sub
trasmissione (120/150 kV).
In entrambi i casi il cuore delle stazioni è costituito dai trasformatori che ricevono energia alla
tensione primaria e la innalzano nelle stazioni tipo S1 o la riducono nelle stazioni tipo S2.

Stazioni di trasformazione secondaria (S3)


Le stazioni di trasformazione secondaria S3 sono impiegate per abbassare il livello di tensione
da 120/150 kV al livello di distribuzione 20 kV. Nelle immagini che seguono sono riportati alcuni
particolari di una stazione di trasformazione secondaria.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 65
Titolo: TRASMISSIONE E DISTRIBUZIONE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

TRASMISSIONE E DISTRIBUZIONE
Si noti il
collegamento
elettrico alla linea
AT (150 kV). Il
collegamento
elettrico avviene
attraverso tre
conduttori
collegati in
derivazione alla
linea a 150 kV .

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 65
Titolo: TRASMISSIONE E DISTRIBUZIONE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

TRASMISSIONE E DISTRIBUZIONE
I conduttori di AT vengono collegati al trasformatore MT/BT attraverso un sistema capace di
provvedere all’isolamento, al sezionamento ed alla protezione.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 65
Titolo: TRASMISSIONE E DISTRIBUZIONE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

TRASMISSIONE E DISTRIBUZIONE
In figura sono mostrate le quattro linee
in MT a 20 kV in partenza dalla
stazione.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 65/S1
Titolo: LINEE ELETTRICHE AT-MT
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

LINEE ELETTRICHE AT-MT


Una parte fondamentale dei sistemi elettrici è costituita dalle linee elettriche. Attraverso le linee
elettriche l’energia elettrica viene trasportata da un punto A ad un punto B. La realizzazione delle
linee è molto varia ed è legata fortemente al valore della tensione di esercizio. Nel seguito
considereremo separatamente le linee in alta e media tensione e le linee in bassa tensione.
Linee elettriche in AT e MT
Nel nostro schema sono denominate con L1, L2 ed L3. Possono essere molto estese (migliaia di
km). Possono essere aeree o in cavo. In genere sono costituite da tre conduttori. Nelle linee aeree
per valori elevati di tensione si nota un quarto conduttore posto alla sommità del traliccio detto
fune di guardia. La fune di guardia protegge la linea dai fulmini.
Distinguiamo fondamentalmente tra conduttori, sostegni, isolatori e apparecchiature di protezione
e manovra.
I conduttori hanno lo scopo di condurre la corrente elettrica minimizzando le cadute di tensione e
le dissipazioni di potenza per effetto Joule. Sono nudi cioè privi di isolamento; in effetti l’isolante
usato è l’aria che li circonda. I conduttori hanno sezione circolare e possono essere costituiti
anche da più di un unico conduttore. Ciascun conduttore ha un’anima di acciaio ad alta resistenza
meccanica ed un mantello esterno di rame o alluminio costituito da diversi conduttori avvolti ad
elica.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 65/S1
Titolo: LINEE ELETTRICHE AT-MT
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

LINEE ELETTRICHE AT-MT

L’immagine mostra un
conduttore per linee in AT.
E’ possibile individuare
l’anima centrale in acciaio ed
i conduttori in alluminio.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 65/S1
Titolo: LINEE ELETTRICHE AT-MT
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

LINEE ELETTRICHE AT-MT

I sostegni generalmente sono a


traliccio. Per le linee in MT in alcuni
casi sono costituiti da pali in c.a.
centrifugato. I profilati usati per i
tralicci sono in acciaio e sono
protetti dalla corrosione. Le
dimensioni e la forma dei sostegni
dipendono dalla posizione dei
conduttori e quindi dalla tensione.
Per bilanciare i parametri elettrici
della linea si cerca sempre di
realizzare la condizione in cui i tre
conduttori sono disposti ai vertici di
un triangolo equilatero.

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Lezione n°: 65/S1
Titolo: LINEE ELETTRICHE AT-MT
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

LINEE ELETTRICHE AT-MT


Gli isolatori sono i componenti che
collegano meccanicamente i
conduttori ai sostegni. Gli isolatori
devono garantire l’isolamento elettrico
tra sostegno e conduttore. I più diffusi
sono gli isolatori a cappa e perno in
cui si ha una campana di vetro o
porcellana. Gli isolatori devono avere
elevata resistività superficiale in modo
da limitare le correnti di dispersione;
elevata rigidità dielettrica in modo da
evitare la scarica al loro interno;
elevata resistenza meccanica. Nelle
linee si usano gli isolatori a
sospensione costituiti da una catena
di isolatori il cui numero è
proporzionale alla tensione della linea.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 65/S1
Titolo: LINEE ELETTRICHE AT-MT
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

LINEE ELETTRICHE AT-MT


Le linee in cavo usano generalmente
cavi tripolari con conduttori in rame. Lo
schema in figura rappresenta una
sezione di cavo tripolare. Individuiamo: il
conduttore vero e proprio, il materiale
isolante, lo schermo realizzato in
materiale metallico, il materiale di
riempimento e la guaina esterna di
protezione realizzata con materiale
isolante. L’isolante fino a 60 kV è carta
impregnata sotto forma di nastrature.
Per tensioni superiori ai 60 kV si usano
cavi ad olio fluido o cavi a gas
compresso. Il materiale isolante ha una
rigidità dielettrica RD [kV/cm]. Se le
sollecitazioni in tensione superano tale
valore si ha la distruzione del materiale.
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Lezione n°: 65/S1
Titolo: LINEE ELETTRICHE AT-MT
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

LINEE ELETTRICHE AT-MT


Le immagini mostrano un cavo tripolare con conduttori e schermi in rame ed un cavo unipolare
con conduttore in alluminio e schermo in rame.

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Titolo: LINEE ELETTRICHE AT-MT
Attività n°: 1

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LINEE ELETTRICHE AT-MT


Apparecchiature di protezione e manovra.
Prima di prendere in esame le apparecchiature consideriamo due fenomeni di fondamentale
importanza.
Sovratensioni. In un sistema elettrico possono manifestarsi delle tensioni sensibilmente superiori a
quelle di normale esercizio. Possiamo distinguere tre sovratensioni di origine interna dovute a
chiusura e apertura di circuiti, rapide variazioni del carico, fenomeni di risonanza, guasti. Si hanno
anche sovratensioni di origine esterna dovute a fenomeni di induzione ad esempio dovuti a
fulminazione della linea.
Le sovratensioni possono portare al cedimento dell’isolamento con danni irreparabili ai materiali
isolanti e conseguenti cortocircuiti con conseguenti danni.
Sovracorrenti. In un sistema elettrico possono manifestarsi correnti superiori e quelle di normale
esercizio. Tali correnti possono essere dovute ad un sovraccarico transitorio, ad esempio
l’avviamento di un motore asincrono, o ad un sovraccarico permanente, ad esempio un
utilizzatore che assorbe una potenza maggiore rispetto a quella preventivata. Le sovracorrenti di
guasto si hanno nel momento in cui l’impedenza del circuito diminuisce (ad esempio in condizioni
di corto circuito).

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Lezione n°: 65/S1
Titolo: LINEE ELETTRICHE AT-MT
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

LINEE ELETTRICHE AT-MT


Sezionatori ed interruttori. L’apertura o la chiusura di un circuito possono avvenire o quando non
circola corrente, o quando circola una corrente paragonabile alla corrente nominale del circuito
oppure quando circola una sovracorrente. L’apertura del circuito avviene attraverso sezionatori o
interruttori. Entrambi i dispositivi creano un allontanamento tra due elettrodi originariamente in
contatto in fase di apertura del circuito, un avvicinamento in fase di chiusura del circuito. In
entrambi i casi si ha un arco che se permane a lungo può portare alla distruzione del dispositivo.
Un interruttore automatico è un apparecchio capace di stabilire, portare ed interrompere correnti in
condizioni normali; inoltre è capace di stabilire, portare per una durata specificata e interrompere
correnti in condizioni anormali (esempio il corto circuito). Gli interruttori possono essere unipolari o
multipolari. La manovra può essere manuale o automatica gestita da un relè che interviene ogni
qualvolta rileva condizioni anormali di funzionamento (anomalo valore di tensione, anomalo valore
di corrente, corrente dispersa verso terra ecc). Negli interruttori per pervenire ad un rapido
spegnimento dell’arco si usano diverse tecniche. Il fluido usato negli interruttori è l’esafluoruro di
zolfo SF6. Questo gas usato come fluido dielettrico contenuto nella camera di interruzione consente
di “minimizzare” gli effetti dell’arco. Le caratteristiche fondamentali degli interruttori sono la
tensione nominale, la corrente nominale, il potere di interruzione nominale (la massima corrente
che è in grado di interrompere).

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Titolo: LINEE ELETTRICHE AT-MT
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

LINEE ELETTRICHE AT-MT


I sezionatori sono dispositivi in grado di interrompere la continuità del circuito a vuoto. Nelle
linee in esame generalmente sono del tipo a coltello, sono visibili in modo da assicurare
l’avvenuto “sezionamento” della linea. Le manovre di apertura e chiusura dei sezionatori
devono avvenire ad interruttore aperto.
Riportiamo i simboli grafici per

SEZIONATORE

INTERRUTTORE

INTERRUTTORE AUTOMATICO

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Tel: 031/7942500-7942505 Fax: 031/7942501 - info@uniecampus.it
Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 65/S1
Titolo: LINEE ELETTRICHE AT-MT
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

LINEE ELETTRICHE AT-MT

Gli scaricatori sono dispositivi di protezione contro le


sovratensioni. Essi sono costituiti da due elettrodi
affacciati posti ad una certa distanza: uno di essi è
connesso alla linea da proteggere, l’altro è collegato
direttamente a terra. Quando la tensione di linea
supera la rigidità dielettrica dell’aria interposta fra le
punte dello scaricatore, si verifica un arco, che
costituisce la via preferenziale attraverso la quale si
scarica la sovratensione. La distanza fra le punte
dipende dal valore della tensione per la quale si
desidera che avvenga l’innesco dell’arco.

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 65/S2
Titolo: COSTANTI ELETTRICHE DELLE LINEE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

COSTANTI ELETTRICHE DELLE LINEE


Il funzionamento delle linee elettriche è caratterizzato da quattro parametri detti costanti
elettriche della linea che sono: la resistenza elettrica e l’induttanza, le quali sono da considerarsi
in serie ai conduttori della linea; la capacità e la conduttanza di dispersione, che sono da
considerarsi in parallelo tra coppie di conduttori ed ogni conduttore con il terreno. La resistenza
e la conduttanza danno luogo a dissipazione di potenza, l’induttanza e la capacità non
provocano dissipazioni ma scambi energetici fra la linea ed i campi magnetico ed elettrico. Per
quanto detto la trasmissione di energia lungo una linea è sempre accompagnata da variazioni di
corrente e di tensione tra la partenza e l’arrivo. Analizziamo separatamente le quattro
grandezze. Considereremo tronchi di linea aventi lunghezza pari ad un kilometro.
Resistenza
La resistenza elettrica di un conduttore di lunghezza pari ad un km e sezione pari ad s mm2 è
esprimibile come R=ρ1/s dove ρ è espresso in Ω*mm2/km. Per il rame si ha a 20° ρ=17,8
Ω*mm2/km, per l’alluminio si ha ρ=28,3 Ω*mm2/km. Per temperature maggiori o minori di 20°
la resistività ρt alla temperatura t del materiale varia secondo la legge ρt=ρ20[1+α20(t-20)] in
cui per il rame α20=0,0039, per l’alluminio α20=0,0040.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 65/S2
Titolo: COSTANTI ELETTRICHE DELLE LINEE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

COSTANTI ELETTRICHE DELLE LINEE

Induttanza dei conduttori


Una linea percorsa da corrente può essere immaginata come una o più spire attraversate da
corrente. Se le correnti variano sulle spire si generano forze elettromotrici indotte tenute in
conto tramite un coefficiente di auto induzione L. In effetti L tiene in conto anche dei fenomeni
di mutua induzione.
Se consideriamo un conduttore di una linea monofase o trifase a conduttori simmetrici avremo
L=10-3(0,46log10(2D/d)+0,05) H/km in cui D è la distanza fra gli assi dei conduttori, d è il loro
diametro.
Moltiplicando tale induttanza per la pulsazione otteniamo la reattanza
Xl=ωL Ω/km.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 65/S2
Titolo: COSTANTI ELETTRICHE DELLE LINEE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

COSTANTI ELETTRICHE DELLE LINEE


Capacità fra conduttori e rispetto al suolo
Ogni conduttore rispetto agli altri e rispetto al suolo costituisce un particolare condensatore, si
individuano le armature costituite ad esempio da i due conduttori, ed il dielettrico costituito
dall’aria che li separa. La capacità dei vari condensatori cresce con la lunghezza della linea. Se
la linea trasporta correnti alternate e tra le armature dei condensatori di capacità C si ha una
tensione V si avrà una corrente capacitiva I=ωCV, sfasata a 90° in anticipo sulla tensione V. Per
studiare linee in cui non è possibile trascurare tale fenomeno (linee con tensioni superiori ai 66
kV e distanze oltre 100 km) si suddivide la linea in tronchi (ad esempio di lunghezza pari ad
1km) e si deriva al centro di ogni tronco un condensatore di opportuna capacità.
La capacità totale equivalente di un km di linea bifilare (quella che tiene in conto della capacità
tra i due conduttori e delle due capacità esistenti tra i due conduttori ed il suolo) con diametro
dei conduttori uguale a d, distanza tra i conduttori pari a D, ed altezza h dal suolo molto
maggiore della distanza D vale C12=0,012/[log10(2D/d)]. Per linee trifilari con i conduttori
disposti ai vertici di un triangolo, per valutare gli effetti capacitivi sul funzionamento della linea,
si dovranno considerare nel caso di tre capacità a triangolo C∆=2/3*C12, nel caso di
collegamento a stella CY=2*C12.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 65/S2
Titolo: COSTANTI ELETTRICHE DELLE LINEE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

COSTANTI ELETTRICHE DELLE LINEE


Conduttanza di dispersione
Lungo le linee sono presenti delle correnti di dispersione che possono provocare notevoli
dissipazioni di energia. Tali correnti circolano per difetto di isolamento fra i conduttori senza passare
attraverso gli utilizzatori. Il valore di tali correnti dipende dal valore della tensione e dal valore della
resistenza di isolamento cioè dalla distanza tra i conduttori e dalla conduttanza superficiale degli
isolatori. Per i normali isolatori a sospensione si hanno 1-3 Watt in condizioni di bel tempo, 5-20
Watt con tempo piovoso. Quando la tensione di esercizio V supera il valore critico Vc le correnti di
dispersione tra i conduttori risultano elevate a causa del cosiddetto effetto corona. Si ha una scarica
distruttiva nel momento in cui il campo elettrico (che è massimo nelle vicinanze dei conduttori)
supera la rigidità dielettrica dell’aria. In questi strati si ha una scarica che comporta perdite di
energia. Quando la tensione di linea V supera il valore di tensione critico VC si hanno le seguenti
perdite per effetto corona
pc= 3,44*(f/δ)*[√(r/D)]*(V-Vc) W/km in cui f è la frequenza, r è il raggio dei conduttori in cm, d è la
distanza tra i conduttori in cm, δ è la densità dell’aria. Complessivamente indicando con pd le
perdite in watt/km dovute alla dispersione ordinaria e con pc le perdite in watt/km dovute all’effetto
corona si hanno le perdite totali pt=pd+pc. Se V è il valore efficace della tensione tra i conduttori si
ha che la conduttanza di dispersione equivalente G∆ per ogni km vale G∆=pt/V2 S/km.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 65/S2
Titolo: COSTANTI ELETTRICHE DELLE LINEE
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

COSTANTI ELETTRICHE DELLE LINEE


Per linee trifasi si dovranno considerare tre conduttanze pari a G∆ derivate a triangolo tra i fili
oppure tre conduttanze a stella pari a GY=3*G∆.
Per una linea trifase a tre fili aventi diametro pari ad 8 mm, posti a distanza D=1m in condizioni di
normale pressione atmosferica , la tensione critica per l’effetto corona Vc=95.000 V. La perdita di
energia è pari a 100 W per ogni km di conduttore alla tensione V=100.000,: La perdita raggiunge i
500 W/km se la tensione sale a 150.000 V.
Una fase di un tratto di rete di lunghezza pari ad un km può essere rappresentata tramite un
doppio bipolo come quello mostrato di seguito.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 65/S3
Titolo: IMPIANTI ELETTRICI 3
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

PERDITE DI POTENZA E CADUTE DI TENSIONE

Consideriamo una linea trifase a conduttori simmetrici e carico equilibrato. Se introduciamo un


neutro fittizio possiamo studiare la singola fase.
Avremo in partenza la potenza
Pp=3EPIPcosφp
All’arrivo la potenza
Pa=3EaIacosφa
La differenza p=Pp-Pa è la perdita di potenza sulla linea.
Il rapporto
μ=Pa/Pp è il rendimento della trasmissione alle condizioni di carico considerate.
La differenza ΔE=Ep-Ea è la caduta di tensione stellata tra partenza ed arrivo.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 65/S3
Titolo: IMPIANTI ELETTRICI 3
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

PERDITE DI POTENZA E CADUTE DI TENSIONE


Linee con capacità e conduttanza trascurabili
Sono linee con capacità e conduttanza trascurabili tutte le linee aeree con tensione nominale
inferiore a 66 kV e lunghezza inferiore a 100 km.
La corrente tra l’arrivo e la partenza rimane invariata. Ia=Ip=I, il circuito equivalente è riportato in
figura.
La reattanza di un filo di linea vale X=X’l dove l è la lunghezza della linea e X’ è la reattanza di un
kilometro di linea. La resistenza di un conduttore vale R=R’l dove R’ è la resistenza di un kilometro
ed l è la lunghezza della linea.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 65/S3
Titolo: IMPIANTI ELETTRICI 3
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

PERDITE DI POTENZA E CADUTE DI TENSIONE


Al circuito sopra riportato corrisponde l’equazione alla maglia
Ep=Ea+RI+jXI
A cui corrisponde il seguente diagramma vettoriale.
Per valutare la caduta di tensione stellata fra partenza ed arrivo si può utilizzare la seguente
espressione semplificata:
ΔE≅(Rcosφa+Xsenφa)I
La caduta di tensione, per un dato valore della corrente di linea, aumenta all’aumentare
dell’angolo di sfasamento del carico. Nel caso in cui il carico ha natura ohmico-capacitiva si ha
un aumento di tensione sul carico (effetto Ferranti). Quanto visto ci consente di regolare la
tensione nella stazione di arrivo variando il fattore di potenza del carico ad esempio inserendo
opportuni condensatori statici.
PERDITE DI POTENZA SULLA LINEA
In arrivo si ha Pa=EaIcosφa
In partenza
Pp=EpICosφp
La perdita di potenza sulla linea per ogni fase vale p=RI2

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 65/S3
Titolo: IMPIANTI ELETTRICI 3
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

PERDITE DI POTENZA E CADUTE DI TENSIONE

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 66
Titolo: CAVI E CARICHI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CAVI E CARICHI
In questa lezione studieremo i cavi in bassa tensione e le apparecchiature in grado di effettuarne la
protezione.
Per piccole utenze (potenze massime dell’ordine dei 100-200 kW) la fornitura avviene in corrente
alternata trifase a 50 Hz in bassa tensione. Le utenze civili in genere sono alimentate a 230 V ed
assorbono da 1,5 a 4,5 kW. Lo schema generale di un impianto in bassa tensione è riportato nella
figura seguente. Si noti che il quadro generale alimenta un certo numero di quadri di zona che a
loro volta alimentano i quadri locali, a valle di questi ultimi ci sono gli utilizzatori.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 66
Titolo: CAVI E CARICHI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CAVI E CARICHI
CLASSIFICAZIONE DEI CAVI IN BT
Una prima distinzione riguarda il tipo di isolante usato, i tipi più diffusi sono i cavi isolati in PVC o in
gomma. Un’ulteriore distinzione riguarda il numero delle anime (conduttore+isolante), possono
essere unipolari, bipolari, tripolari o multipolari. Le caratteristiche distintive dei cavi sono:
• la tensione nominale,
• la portata, che rappresenta la massima corrente che può circolare in ogni conduttore in
determinate condizioni di posa senza che la temperatura dell’isolante superi quella ammissibile
• la temperatura massima di corto circuito, cioè il valore massimo di temperatura ammissibile
dall’isolante in seguito a corrente di corto circuito circolante per il tempo necessario affinché
intervenga il dispositivo di protezione.
Altre caratteristiche riguardano il comportamento nei confronti di propagazione della fiamma,
propagazione dell’incendio, resistenza al fuoco ed emissione di gas e fumi.
I cavi vengono designati con sigle alfanumeriche, ad esempio la sigla N07V-K indica un cavo N
Nazionale - 07 con tensione nominale 450/750 V - V isolato in polivinilcloruro - K corda flessibile
per installazione fissa. La sigla N1VV-K indica un cavo N nazionale - 1 con tensione nominale 1000
V - V isolato in PVC - V con guaina in PVC - K corda flessibile.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 66
Titolo: CAVI E CARICHI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CAVI E CARICHI
Riportiamo alcune caratteristiche per tre tipi di cavo molto diffusi negli impianti in BT

DESCRIZ A B C D VN TMAX TMAX CC


IONE ESERCIZ
IO

N07V-K Conduttore Isolante in 450/750 V 70° C 160 ° C


in corda PVC
flessibile di
rame ricotto

N1VV-K Conduttore Isolante in 0,6/1 kV 70° C 160° C


in corda PVC
flessibile di
rame ricotto

FG7(O)R Conduttore Isolante in Riempit Guaina 0,6/1 kV 90° C 250° C


in corda HEPR ivo in in PVC
flessibile di (Gomma) materia
rame ricotto le
fibroso

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Lezione n°: 66
Titolo: CAVI E CARICHI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CAVI E CARICHI
PORTATA DEI CAVI (IZ)
I cavi elettrici hanno una loro resistenza R, nel momento in cui vengono attraversati da una
corrente I si ha una dissipazione di potenza per effetto Joule P=RI2. Tale potenza deve essere
dissipata sotto forma di calore. In pratica si deve creare una condizione di equilibrio termico in cui il
calore prodotto dal passaggio della corrente deve essere smaltito. La portata di un cavo è
influenzata da diversi fattori quali la sezione, il tipo di materiale conduttore, la temperatura
ambiente, le caratteristiche dell’isolante, il tipo di posa (in aria, interrati,in tubo, in canali etc), il
numero di conduttori del cavo o cavi adiacenti. Le portate dei cavi per le diverse condizioni sono
tabellate, di seguito riportiamo alcune tabelle per le tipologie di cavo più diffuse.
Calcolo di progetto e verifica.
Per ogni linea è necessario determinare, in funzione delle specifiche di ingresso, la sezione, il tipo di
cavo, le modalità di posa ed ogni dettaglio necessario. Il calcolo di verifica consiste nel controllare
che ogni conduttura possegga determinati requisiti e soddisfi ai vincoli prefissati. Un criterio molto
utilizzato in fase di progettazione di linee in BT in cavo è quello della caduta di tensione
ammissibile. La norma CEI 64-8, che riguarda gli impianti utilizzatori fino a 1000 V in corrente
alternata, impone che la caduta di tensione tra il punto di alimentazione e qualunque utilizzatore
dell’impianto sia inferiore al 4% della tensione nominale dell’impianto stesso.
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Lezione n°: 66
Titolo: CAVI E CARICHI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CAVI E CARICHI
CAVI tipo N07V-K
Numero Sez ione Diametro Spes s ore medio Diametro es terno Pes o Res is tenz a Res is tenz a Portata (A ) c on
is olante indic ativ o di indic ativ o del is olamento temp. amb. di
c onduttori nominale indic ativ o produz ione c av o a 20°C a 70°C min. 30 ° C c av
c onduttore in tubo in aria

N° mm2 mm mm mm Kg/Km Ohm/Km MOhm/Km


1 1.03 0.07 2.09 17 19.05 0.095 12
1.05 1.06 0.07 3.01 21 13.03 0.082 15.05
2.05 2 0.08 0,177083333 33 0,359722222 0.077 21
4 2.06 0.08 4.04 48 0,232638889 0.062 28
6 3.04 0.08 4.09 66 3.03 0.05 36
10 4.04 1 6.04 112 0,104861111 0.049 50
16 5.07 1 7.04 167 1.21 0.039 68
25 6.09 1.02 9.01 254 0,054166667 0.039 89
35 8.01 1.02 10.35 340 0,384722222 0.034 110
50 9.08 1.04 12.04 485 0,268055556 0.033 154
70 11.06 1.04 13.06 674 0,188888889 0.029 171
95 13.03 1.06 15.08 894 0,143055556 0.028 207
120 15.01 1.06 17.04 1110 0,111805556 0.025 239
150 16.08 1.08 19.08 1400 0,089583333 0.025 275
185 18.08 2 21.06 1700 0,073611111 0.025 314
1x 240 21.04 2.02 24.06.00 2230 0,55625 0.024 369

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Lezione n°: 66
Titolo: CAVI E CARICHI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CAVI E CARICHI
CAVI tipo N1VV-K
Numero c onduttor i Sez ione Diametro Spes s or e Diametr o Res is tenz a Pes o Portate di c orr ente ( A )
nominale indic ativ o medio es ter no 20°C indic ativ o c on temperatura
c onduttor e is olante indic ativ o di del c av o
produz ione ambiente
30 °C in t u b o o
in a ria 2 0 °C int e rra t o

N° mm 2 mm mm mm Ohm/Km Kg/Km In a ir pip e in g ro u n d

1 .0 5 1 .0 6 0 .0 8 1 2 .1 5 1 3 .0 3 217 15 18
2 .0 5 2 0 .0 8 1 3 .0 7 0 ,3 5 9 7 2 2 288 20 24
4 2 .0 6 1 1 5 .0 7 0 ,2 3 2 6 3 9 392 27 31
6 3 .0 4 1 1 6 .0 9 3 .0 3 488 34 39
10 4 .0 6 1 1 9 .0 8 0 ,1 0 4 8 6 1 728 46 52
16 5 .0 7 1 2 2 .0 3 1 .2 1 1000 62 67
4x 25 6 .0 9 1 .0 2 2 6 .0 4 .0 0 0 ,0 5 4 1 6 7 1446 80 86
3x35 + 1x25 8 .0 1 1 .0 2 2 9 .0 3 .0 0 1808 0 ,3 8 4 7 2 2 111 109
3x50 + 1x25 9 .0 8 1 .0 4 3 4 .3 6 .0 0 2416 0 ,2 6 8 0 5 6 135 127
3x70 + 1x35 1 1 .0 6 1 .0 4 3 8 .9 4 3227 0 ,1 8 8 8 8 9 172 157
3x95 + 1x50 1 3 .0 3 1 .0 6 4 3 .8 3 4277 0 ,1 4 3 0 5 6 207 190
3x120 + 1x70 1 5 .0 1 1 .0 6 4 8 .8 1 5337 0 ,1 1 1 8 0 6 255 231
3x150 + 1x95 1 6 .0 8 1 .0 8 5 3 .0 4 .0 0 6627 0 ,0 8 9 5 8 3 308 287
3x185 + 1x95 1 8 .0 6 2 5 7 .0 3 .0 0 7768 0 ,0 7 3 6 1 1 365 348
3x240 + 1x150 2 1 .0 4 2 .0 2 6 5 .0 3 .0 0 10224 0 ,5 5 6 2 5 400 381

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 66
Titolo: CAVI E CARICHI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CAVI E CARICHI
DETERMINAZIONE DEL CARICO CONVENZIONALE
Per ogni linea elettrica dell’impianto è necessario stabilire la potenza convenzionale Pc e la
corrente d’impiego Ib in modo da poter determinare la portata e quindi la sezione del
conduttore da utilizzare. La corrente assorbita dipende dalla natura del carico e dalla sua
potenza. Per valutare la potenza convenzionale è importante introdurre i seguenti coefficienti.
Coefficiente di utilizzazione. In generale, non è vero che un utilizzatore assorbe la sua potenza
nominale. Si pensi ad esempio al motore dell’ascensore, in condizioni di funzionamento normali,
non assorbe quasi mai la potenza nominale ma assorbe una potenza di valore minore. Di
questo fatto si tiene conto tramite un coefficiente di utilizzazione Ku≤1.
Coefficiente di contemporaneità. In effetti non è vero che tutte le parti costituenti un carico
assorbano contemporaneamente potenza. Si pensi alla linea luce in un appartamento,
supponiamo che la linea alimenti dieci lampade da 25 W cadauna; non tutte le lampade
saranno utilizzate contemporaneamente, allora si introduce un coefficiente di contemporaneità
Kc≤1.
La potenza convenzionale Pc si ottiene considerando entrambi i coefficienti. La corrente
convenzionale è il valore efficace della corrente da considerare nella scelta dei componenti della
linea.
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 66
Titolo: CAVI E CARICHI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CAVI E CARICHI

Nota la potenza convenzionale Pc la corrente d’impiego può essere determinata utilizzando le


seguenti espressioni a seconda che il carico sia monofase o trifase.
per carico monofase Pc= V*I*cosϕ ⇒ Ib= Pc /(V*cosϕ)
per carico trifase Pc =√3 V*I*cosϕ ⇒ Ib= Pc /(√3*V*cosϕ)

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 66
Titolo: CAVI E CARICHI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CAVI E CARICHI
SOVRACORRENTE E CORTO CIRCUITO
Per un dato circuito oltre alle normali condizioni di funzionamento ne esistono alcune “anomale”
che è importante eliminare nel minor tempo possibile.
Una sovracorrente è una corrente superiore alla portata del cavo. A causa della sovracorrente la
temperatura del cavo salirà, l’isolante sarà sollecitato maggiormente, come conseguenza la vita
del cavo (legata fortemente alla vita dell’isolante) sarà ridotta. Le cause che portano un circuito
ad assorbire una sovracorrente possono essere molteplici, le durate in cui le sovracorrenti
persistono possono essere elevate.
Il cortocircuito è una particolare condizione di guasto. Si ha un corto circuito nel momento in
cui, due punti di un circuito a diverso potenziale vengono in contatto tra di loro senza che vi sia
interposta alcuna impedenza. La corrente che ne deriva è costituita da due componenti: una
componente simmetrica, ottenibile dalla nuova condizione di funzionamento, ed una
componente asimmetrica, decrescente esponenzialmente a causa delle induttanze presenti nel
circuito. E’ fondamentale conoscere la corrente presunta di corto circuito nei diversi punti
dell’impianto. Nel punto di consegna dell’energia tale valore può essere richiesto all’ente
distributore, in genere non supera i 4,5 kA per forniture monofase ed i 6 kA per forniture
trifase.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 66/S1
Titolo: IMPIANTI ELETTRICI 4
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

RELE' TERMICO E RELE' MAGNETICO

RELE’
Sono dispositivi capaci di pilotare l’apertura di un interruttore. Possono essere distinti in
relazione alla grandezza a cui sono “sensibili”, voltmetrici, amperometrici , wattmetrici ecc. Altra
classificazione riguarda il valore della grandezza agente, distinguiamo relè di massima che
interviene quando la grandezza agente supera un determinato valore, relè di minima etc.
Ulteriore classificazione riguarda il tipo di azione svolta: relè ad azione diretta, possiede un
organo mobile che agisce direttamente sul dispositivo comandato. Relè ad azione indiretta,
interviene sul dispositivo comandato non direttamente ma mediante un altro meccanismo etc.
RELE’ TERMICO
Abbiamo visto che in alcune condizioni di funzionamento può essere presente in linea una
corrente maggiore rispetto a quella considerata come nominale Ib. E’ necessario prevedere la
protezione della linea in quanto l’aumento di corrente provoca un aumento della temperatura
con conseguente degrado dell’isolante. Un’apparecchiatura in grado di soddisfare questa
esigenza è il relè termico. Tale relè è provvisto di un dispositivo di sgancio sensibile alla
temperatura.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 66/S1
Titolo: IMPIANTI ELETTRICI 4
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

RELE' TERMICO E RELE' MAGNETICO


Il relè termico è costituito da una lamina bimetallica, si sfrutta il diverso coefficiente di dilatazione
termica posseduto dai metalli. Se facciamo riferimento allo schema riportato nella figura seguente
possiamo comprendere il principio di funzionamento. La corrente I è la corrente che attraversa il
circuito, in condizioni normali le due lamine rimangono in posizione orizzontale il meccanismo di
sgancio rimane tale da mantenere il circuito chiuso. Nel momento in cui la corrente cresce l’insieme
delle due lamine si deforma come riportato in figura. La deformazione può provocare lo scatto del
meccanismo di sgancio che provoca a sua volta l’apertura del circuito. L’apertura del circuito è
legata a fattori dipendenti dalla temperatura, dalle condizioni in cui lavora il relè e dalla durata della
corrente di sovraccarico.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 66/S1
Titolo: IMPIANTI ELETTRICI 4
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

RELE' TERMICO E RELE' MAGNETICO

CARATTERISTICA DI INTERVENTO
A parità di temperatura ambiente il
relè termico ha una caratteristica di
intervento a tempo inversa. Fino a
quando nel circuito la corrente è
minore o uguale alla corrente
nominale del relè IN non si ha
apertura del circuito. Per valori
superiori di corrente l’apertura avviene
in tempi sempre minori all’aumentare
della corrente. Questo dispositivo si
presta alla protezione delle linee dalle
sovracorrenti (correnti superiori alle
correnti di normale esercizio che si
protraggono nel tempo).
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 66/S1
Titolo: IMPIANTI ELETTRICI 4
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

RELE' TERMICO E RELE' MAGNETICO

RELE’ MAGNETICO
In alcune condizioni di funzionamento può essere presente in linea una corrente di molto
maggiore rispetto a quella di impiego Ib, ad esempio decine di volte maggiore. E’ necessario
prevedere la protezione della linea in quanto l’aumento di corrente provoca un aumento della
temperatura con conseguente degrado dell’isolante. Si possono presentare, inoltre, fenomeni
legati ad azioni elettrodinamiche che portano al danneggiamento fisico delle apparecchiature.
Possono esserci, inoltre, inneschi di incendio con le conseguenze derivanti. Un’apparecchiatura
in grado di aprire il circuito in caso di correnti di corto circuito è il relè magnetico. Tale relè è
provvisto di un dispositivo di sgancio sensibile alla corrente. Per comprendere il principio di
funzionamento facciamo riferimento allo schema riportato nella figura seguente. Si ha un
elettromagnete fisso E ed un nucleo magnetico mobile NM. Per correnti Ib di valore “normale” la
molla antagonista tiene i contatti C aperti (F1) ed il circuito rimane chiuso. Nel momento in cui
la corrente assume valori “elevati” la forza di attrazione magnetica F2, vincendo la resistenza
elastica della molla, attrae il nucleo mobile provocando la chiusura dei contatti C e la
conseguente apertura del circuito.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 66/S1
Titolo: IMPIANTI ELETTRICI 4
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

RELE' TERMICO E RELE' MAGNETICO

Il relè magnetico ha la caratteristica di intervento riportata nella seguente figura. Si noti che
l’apertura del circuito avviene praticamente istantaneamente nel momento in cui la corrente
supera il valore della corrente di soglia Is. Questa caratteristica è fondamentale per la
protezione di linee ed apparecchiature dalle correnti di corto circuito.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 66/S1
Titolo: IMPIANTI ELETTRICI 4
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

RELE' TERMICO E RELE' MAGNETICO

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 66/S1
Titolo: IMPIANTI ELETTRICI 4
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

RELE' TERMICO E RELE' MAGNETICO

RELE’ MAGNETO-TERMICO
Se nello stesso apparecchio fondiamo un relè termico ed un relè magnetico otteniamo un relè
magneto-termico. Nella figura seguente è riportata la caratteristica di intervento di un
interruttore magneto-termico di tipo B, adatto a quasi tutte le applicazioni civili ed industriali.
Osservandola si desume che per correnti “non troppo elevate” (3-4 IN) interviene la protezione
termica. Per correnti “elevate” (>6-7 IN) interviene in tempi brevissimi la protezione magnetica.
In commercio esistono interruttori dotati di relè magneto-termico tali da soddisfare
praticamente tutte le esigenze impiantistiche.
Le caratteristiche fondamentali degli interruttori automatici sono le seguenti:
• tensione nominale è il valore di tensione a cui sono riferite le prestazioni dell’interruttore;
• corrente nominale è il valore di corrente che l’interruttore può condurre in determinate
condizioni;
• potere nominale di interruzione è il massimo valore efficace della componente simmetrica
della corrente di corto circuito.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 66/S1
Titolo: IMPIANTI ELETTRICI 4
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

RELE' TERMICO E RELE' MAGNETICO

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 66/S1
Titolo: IMPIANTI ELETTRICI 4
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

RELE' TERMICO E RELE' MAGNETICO


CARATTERISTICA DI INTERVENTO PER RELE’ DIFFERENZIALE
In figura riportiamo la caratteristica di intervento per interruttori differenziali chiamati ad
intervenire nel momento in cui sono presenti correnti differenziali. Idn è la corrente differenziale
nominale. Gli interruttori che hanno la caratteristica di tipo G sono quelli normalmente usati; gli
interruttori che hanno la caratteristica di tipo S sono ritardati e vengono utilizzati in particolari
applicazioni.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 66/S2
Titolo: PROTEZIONE DEI CAVI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

PROTEZIONE DEI CAVI


In questa attività studieremo come proteggere un cavo dal sovraccarico e dal corto circuito
utilizzando un interruttore automatico o un fusibile. Le norme CEI indicano i criteri da utilizzare.
Protezione dal sovraccarico
Ricordiamo che Ib è la corrente di impiego della linea, IZ è la portata del cavo ed IN è la corrente
nominale del dispositivo di protezione; introduciamo If che è la corrente che determina lo sgancio in
un tempo determinato. Devono essere soddisfatte le due condizioni:
Ib≤IN≤IZ (condizione necessaria e sufficiente se si usano interruttori automatici)
If≤1,45 IZ

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 66/S2
Titolo: PROTEZIONE DEI CAVI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

PROTEZIONE DEI CAVI


Protezione dal corto circuito
Il dispositivo di protezione deve interrompere il circuito prima che si abbiano effetti indesiderati di
tipo termico e/o meccanico. Il parametro da considerare è l’energia specifica passante. Bisogna far
si che l’energia passante ∫i2(t)dt (tra 0 e ti) sia inferiore all’energia specifica sopportata dal cavo
K2S2.
K è una costante dipendente dall’isolante e dal materiale conduttore con cui è realizzato il cavo. Ad
esempio, per un cavo avente conduttore in rame e isolante in PVC, K=115; per un cavo avente
conduttore in rame ed isolante in gomma K=143.
S è la sezione del cavo.
L’energia specifica passante è un dato caratteristico dell’interruttore ed è fornito dal costruttore
generalmente sotto forma di grafico.
Se per la protezione dal corto circuito utilizziamo un interruttore automatico abbiamo la situazione
riportata nella figura che segue.
I valori della corrente di corto circuito nei vari punti di un impianto possono essere valutati
utilizzando le leggi generali dell’elettrotecnica, o con l’ausilio di software dedicati.
I dispositivi di protezione dal sovraccarico e dal corto circuito devono essere installati nel punto di
partenza della linea.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 66/S2
Titolo: PROTEZIONE DEI CAVI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

PROTEZIONE DEI CAVI

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 66/S3
Titolo: FUSIBILI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

FUSIBILI
Un fusibile è un dispositivo in grado di proteggere un circuito dalle sovracorrenti e/o dalle
correnti di corto circuito. questo è costituito essenzialmente da un conduttore a basso punto di
fusione alloggiato in un contenitore isolante. Nel momento in cui il calore prodotto dal
passaggio della corrente per effetto Joule supera il punto di fusione, il conduttore si fonde e si
interrompe il passaggio di corrente. Chiaramente il tempo in cui avviene l’apertura del circuito è
inversamente proporzionale al valore della corrente che attraversa il fusibile. Nella pratica si
hanno delle cartucce che contengono l’elemento fusibile che dovranno essere sostituite una
volta che il fusibile è intervenuto (fondendosi). La caratteristica di intervento è molto simile a
quella del relè termico. Possiamo dividere il piano in due zone, la zona F è quella di sicura
fusione, la zona S è quella in cui l’intervento della protezione non è necessario.
I dati di targa dei fusibili sono i seguenti:
• la corrente nominale (portata), è la massima corrente che può attraversarlo senza fonderlo;
• la tensione nominale che deve essere non inferiore alla tensione di esercizio della linea da
proteggere;
• il potere nominale di interruzione definito come per gli interruttori;
• la forma d’onda della corrente.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 66/S3
Titolo: FUSIBILI
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

FUSIBILI
Il simbolo grafico del fusibile è il seguente:

Caratteristica di intervento per fusibili.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 67
Titolo: CABINE MT/BT STRUTTURA ED IMPIANTO DI TERRA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CABINE MT/BT STRUTTURA ED IMPIANTO DI TERRA


La connessione degli utenti alla rete di distribuzione avviene il MT. Recentemente l’Autorità per
l’Energia Elettrica e il gas (AEEG) ed il CEI hanno pubblicato la norma CEI 0-16 “Regola tecnica
di riferimento per la connessione di utenti attivi e passivi alle reti AT e MT delle imprese
distributrici di energia elettrica”. Nelle cabine MT/BT avviene la trasformazione della tensione (e
della corrente) da media tensione in bassa tensione, generalmente da 20 kV a 400 V. In Italia le
reti in MT hanno tensioni di 15 kV, 20 kV. In uscita dalle cabine MT/BT si ha una o più linee
elettriche in BT trifase. All’interno delle cabine MT/BT sono presenti essenzialmente un quadro
MT, uno (o più di uno) trasformatori, un quadro BT, un quadro di rifasamento per ogni
trasformatore oltre ai servizi ausiliari di cabina.
Il vano cavi è necessario quando i cavi provengono dal basso, è ricavato sotto la soletta sulla
quale sono posati i quadri oppure si realizza allo scopo un pavimento rimovibile alto circa un
metro.
Esistono diverse tipologie di cabine, molto diffuse sono quelle a palo. Una struttura tipica è
quella riportata nella figura seguente. Si individuano tre locali: il locale consegna, ad uso
esclusivo dell’ente distributore; il locale misure, in cui vengono installati i gruppi di misura,
accessibile sia dal distributore e sia dall’utente; ed il locale utente che contiene il quadro MT, le
linee di alimentazione del/dei trasformatore/i, il/i trasformatore/i con le relative apparecchiature
di manovra e protezione.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 67
Titolo: CABINE MT/BT STRUTTURA ED IMPIANTO DI TERRA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CABINE MT/BT STRUTTURA ED IMPIANTO DI TERRA

La cabina è una costruzione e per tale motivo è soggetta a concessione edilizia. Le indicazioni
urbanistiche ed edilizie sono contenute nel regolamento edilizio locale. Possono essere
prefabbricate in calcestruzzo armato vibrato, in calcestruzzo armato o in mattoni pieni.
Nella progettazione, e quindi nella realizzazione, devono essere presi in considerazione i
seguenti punti: la resistenza al fuoco (REI 60), le vie di fuga, la segnaletica, l’illuminazione, la
ventilazione (naturale o forzata), la raccolta dell’olio dei trasformatori.
Nella figura seguente riportiamo una pianta per una generica cabina.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 67
Titolo: CABINE MT/BT STRUTTURA ED IMPIANTO DI TERRA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CABINE MT/BT STRUTTURA ED IMPIANTO DI TERRA

MT quadro media tensione - TR trasformatore - BT quadro bassa tensione

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Lezione n°: 67
Titolo: CABINE MT/BT STRUTTURA ED IMPIANTO DI TERRA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CABINE MT/BT STRUTTURA ED IMPIANTO DI TERRA

IMPIANTO DI TERRA
Per garantire la sicurezza delle persone è necessario limitare le tensioni di contatto al valore
ammissibile VTP. VTP è legato al tempo di eliminazione del guasto. Inoltre, è necessario limitare
le tensioni di passo a valori ammissibili VSP, la norma ha stabilito che VSP=3VTP.
Il distributore deve comunicare all’utente il valore della corrente convenzionale di guasto a terra
IFC ed il tempo tF impiegato per interromperla. In genere (per reti a neutro compensato) la
corrente convenzionale di guasto a terra vale IFC=50 A (a 20 kV) con tF>10 sec. L’impianto di
terra dell’utente deve essere dimensionato tenendo presenti tali valori.
Se consideriamo una rete a 20 kV con IFC=50 A e tF>10 sec. se VTP = 75 V (valore tabellato e
dipendente dal tempo di eliminazione del guasto) si ha che una resistenza di terra RE≤VTP/IFC Ω
è sufficiente a garantire la sicurezza.
In genere si realizza un impianto di terra unico per la media e per la bassa tensione. Per
aumentare la sicurezza delle persone si può ridurre il valore della resistenza di terra RE usando i
dispersori naturali ad esempio i ferri di fondazione. Se all’impianto di terra viene collegato il
neutro si realizza un sistema TN.

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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 67
Titolo: CABINE MT/BT STRUTTURA ED IMPIANTO DI TERRA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CABINE MT/BT STRUTTURA ED IMPIANTO DI TERRA

Per quanto riguarda la realizzazione dell’impianto di terra, i componenti fondamentali sono i


dispersori e i conduttori di terra che devono resistere alle sollecitazioni meccaniche ed alle
sollecitazioni termiche dovute alla corrente di guasto a terra. I dispersori possono essere cordati,
piattine o nastri, picchetti. Per ogni tipologia la norma stabilisce le dimensioni/sezioni minime. I
conduttori di terra sono quei conduttori isolati che uniscono tra loro due dispersori. Anche per i
conduttori di terra la norma impone le dimensioni minime, (16 mm2 se in rame, 50 mm2 se in
acciaio).
Tutte le masse e tutte le masse estranee presenti in cabina devono essere collegate a terra.
Nella figura seguente riportiamo un esempio di dispersore per una cabine MT/BT. Le soluzioni
costruttive sono molteplici, tutto dipende dal valore di resistenza di terra che si deve ottenere
che è funzione, tra le altre cose, dalla resistività del terreno. La prima soluzione è quella di un
dispersore ad anello con quattro picchetti agli spigoli, la seconda è quella di un dispersore ad
anello con elementi radiali e quattro picchetti periferici, la terza è quella a due anelli interrati a
profondità diverse (quello interno a 0,5 m, quello esterno a 1,2 m).
L’utente deve mantenere in efficienza l’impianto di terra; è necessario pertanto effettuare la
verifica iniziale e le verifiche periodiche.
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 67
Titolo: CABINE MT/BT STRUTTURA ED IMPIANTO DI TERRA
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CABINE MT/BT STRUTTURA ED IMPIANTO DI TERRA

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 67/S1
Titolo: CABINA MT/BT SCHEMA ELETTRICO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CABINA MT/BT SCHEMA ELETTRICO


Facciamo alcune considerazioni riferendoci allo schema elettrico generale riportato nella figura
seguente. Il cavo di collegamento collega il punto di consegna dell’energia ai morsetti di entrata del
dispositivo generale (DG). Il cavo di collegamento deve avere una sezione di 95 mm2 in modo da
soddisfare la condizione I2t≤K2S2 con I=12,5 kA, t=1 sec., K=143.
Per eseguire i lavori elettrici a monte del dispositivo di sezionamento generale dell’utente, cioè sulle
sbarre o sul cavo di collegamento, occorre richiedere al distributore la messa fuori tensione e in
sicurezza del cavo di collegamento e mettere a terra il cavo di collegamento lato utente, (questo
dopo avere ricevuto la conferma scritta da parte del distributore che il cavo di collegamento è stato
sezionato e messo a terra lato distributore). Per evitare la chiusura del sezionatore di terra sul lato
utente il sezionatore deve essere chiudibile solo con una chiave consegnata all’utente dal
distributore, la quale viene liberata solo dopo la chiusura del sezionatore di terra del distributore.
Il dispositivo generale (DG) separa l’impianto utilizzatore dalla rete, può essere costituito da un
interruttore automatico associato ad un sezionatore. L’interruttore automatico dell’utente interviene
su comando dei relè di protezione in caso di guasto nell’impianto utilizzatore. L’insieme dei relè di
protezione PG riceve i segnali dai TA e dai TV.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 67/S1
Titolo: CABINA MT/BT SCHEMA ELETTRICO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CABINA MT/BT SCHEMA ELETTRICO

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 67/S1
Titolo: CABINA MT/BT SCHEMA ELETTRICO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CABINA MT/BT SCHEMA ELETTRICO


Per la progettazione dell’impianto elettrico di una cabina MT/BT sono necessari i seguenti parametri
resi noti dall’ente distributore:
 tensione primaria di alimentazione V1N (generalmente V1N=20 kV)
 tensione nominale di riferimento per l’isolamento VM (generalmente VM=24 kV)
 potenza di corto circuito nel punto di installazione (ad esempio Acc=500 MVA)
 corrente convenzionale di terra (ad esempio I=150 A)
 tempo di eliminazione dei guasti a terra (ad esempio entro 0,5 sec).
Per determinare la potenza apparente contrattuale (in kVA) da richiedere come fornitura, bisogna
analizzare i carichi, pesare le potenze con opportuni coefficienti complessivi di utilizzazione e
contemporaneità, mantenere un margine di potenza non inferiore al 30% della potenza
contrattuale, ed infine tenere in conto il fattore di potenza globale dell’impianto (ad esempio 0,9 se
è previsto il rifasamento dell’impianto).
Nota la potenza contrattuale possiamo scegliere la potenza del trasformatore (tra quelle
normalizzate).
Consideriamo lo schema unifilare riportato nella figura seguente, si individua una linea di
alimentazione MT, un trasformatore ed una linea in BT.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 67/S1
Titolo: CABINA MT/BT SCHEMA ELETTRICO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

SCHEMA ELETTRICO

I componenti essenziali sono:


Q1: è il sezionatore di terra,
utilizzato per la messa a terra
Q2: è il sezionatore generale
Q3: è l’interruttore automatico MT
per manovre sotto carico e
protezione del trasformatore
Q4: è l’interruttore automatico sul
lato BT

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 67/S1
Titolo: CABINA MT/BT SCHEMA ELETTRICO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CABINA MT/BT SCHEMA ELETTRICO


Supponiamo di avere individuato per il nostro impianto un trasformatore avente i seguenti dati di
targa:
 potenza nominale AN=500 kVA
 tensione secondaria a vuoto V20=400 V
 Vcc%=6%
 V1N=20 kV
Calcolo della corrente di corto circuito sul lato MT ICC1
Acc=√3*VM*Icc1 da cui si ricava Icc1=Acc/√3*VM=(500*106)/(√3*24.000)=12 kA
Questo valore deve essere considerato nella scelta del sezionatore e dell’interruttore sul lato MT
Calcolo della corrente di corto circuito sul lato BT ICC2
Consideriamo il corto circuito trifase ai morsetti del trasformatore, possiamo usare l’espressione
semplificata
Icc2=100*I2N/Vcc% dove I2N=AN/√3*V20=721 A, Icc2=12 kA in base a tale valore si determina il
potere di interruzione di Q4
Calcolo della corrente nominale primaria I1N
I1N=AN/√3*V1N=14,4 A che serve per determinare le caratteristiche delle apparecchiature in MT.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 67/S1
Titolo: CABINA MT/BT SCHEMA ELETTRICO
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

CABINA MT/BT SCHEMA ELETTRICO


Riportiamo una possibile scelta per le apparecchiature sul lato MT

Sezionatore tripolare in aria con coltelli di terra interbloccati con quelli di linea. Tensione nominale
VN=24 kV, corrente nominale 400 A (minimo valore commerciale superiore a I1N), corrente
ammissibile di breve durata 12,5 kA (>Icc1)

Interruttore tripolare in SF6 V1N=24 kV, IN=630 A (minimo valore commerciale superiore ad I1N),
potere d’interruzione nominale 16 kA (>Icc1)

Interruttore lato BT
Interruttore quadripolare in aria, tipo scatolato, IN=800 A (>I2N), potere di interruzione 50 kA
(>Icc2).

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 67/S2
Titolo: QUADRI ELETTRICI MT
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

QUADRI ELETTRICI MT
In questa sessione di studio considereremo un esempio di quadro MT, vedremo alcuni
particolari costruttivi. I quadri MT trovano applicazione nelle cabine MT/BT, in genere hanno
una struttura modulare. Nell’esempio che segue considereremo un quadro isolato in aria avente
le apparecchiature interne isolate in SF6.

Caratteristiche elettriche
• tensioni nominali fino a 24 kV
• corrente nominale di breve durata fino a 25 kA × 1 sec.
• corrente d’esercizio nominale delle derivazioni fino a 630 A
• corrente d’esercizio nominale della sbarra fino a 1250 A

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 67/S2
Titolo: QUADRI ELETTRICI MT
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

QUADRI ELETTRICI MT
L’installazione dei quadri MT
può avvenire o a muro o stand-
alone. Riportiamo una vista
laterale

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 67/S2
Titolo: QUADRI ELETTRICI MT
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

QUADRI ELETTRICI MT
Installazione a muro o stand-alone
vista dall’alto

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 67/S2
Titolo: QUADRI ELETTRICI MT
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

QUADRI ELETTRICI MT
Interruttore sottovuoto
• interruttore estraibile, isolato in aria
• poli dell’interruttore disposti in sequenza
• comando separato posto sul fronte della
porta MT
• larghezza 750 mm, profondità 1080 mm
• correnti 630 A/1250 A

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 67/S2
Titolo: QUADRI ELETTRICI MT
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

QUADRI ELETTRICI MT
Sezionatore a tre posizioni
• Incapsulatura metallica, esente da manutenzione e isolata in gas
• funzioni di sezionatore sottocarico e sezionatore di terra
• Posizioni di manovra: ON-OFF-TERRA, correnti fino a 1250 A
Funzioni
• Interrompere e sezionare sotto carico, comando a molla con leva
ad innesto o comando manuale mediante leva
Interblocchi
• Apertura della protezione inferiore del pannello e del coperchio
del vano cavi solo in posizione di “TERRA“

Larghezza 500 mm, profondità 1080 mm

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 67/S2
Titolo: QUADRI ELETTRICI MT
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

QUADRI ELETTRICI MT

Sbarre
• protezione contro i contatti mediante incapsulatura
metallica
• vano per sbarre blindato
• esecuzione unipolare, avvitabile da pannello a pannello
• correnti da 630 A fino a 1250 A

Larghezza 375 mm, profondità 1080 mm

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 67/S2
Titolo: QUADRI ELETTRICI MT
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

QUADRI ELETTRICI MT

Fusibili
• Fusibile HRC secondo DIN 43 625 (dimensioni standard);
esecuzione secondo VDE 0670 parte 4/IEC 60 282
• Requisiti secondo IEC 60 420 combinazione di un fusibile HRC
con sezionatore a tre posizioni
• Sostituzione di fusibile possibile solo con derivazione collegata
a terra

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 67/S3
Titolo: QUADRI ELETTRICI BT
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

QUADRI ELETTRICI BT
Un quadro elettrico è un componente dell’impianto
costituito da un involucro contenente le
apparecchiature di protezione, manovra, comando,
regolazione e misura. Le norme CEI 17-13
prevedono che ogni quadro sia identificato tramite
una targa (in figura in alto a destra) in cui siano
indicati il costruttore, il tipo ed altre informazioni. I
quadri svolgono funzioni diverse, esistono quadri di
distribuzione, quadri di comando e regolazione. I
quadri di distribuzione contengono prevalentemente
interruttori. Tali quadri consentono di smistare una
linea in arrivo su diverse linee in partenza. Le linee
in partenza sono protette e sezionabili. I quadri di
comando e regolazione contengono tutti gli
apparecchi (quali contattori, relè ecc.) necessari per
il funzionamento di una unità operatrice, si pensi ad
esempio ai quadri di bordo macchina per le
macchine utensili.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 67/S3
Titolo: QUADRI ELETTRICI BT
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

QUADRI ELETTRICI BT
I quadri elettrici BT costituiscono un
componente fondamentale per gli
impianti di distribuzione. In generale tutti
i carichi dell’impianto elettrico sono
connessi al quadro generale o
direttamente o attraverso quadri
interposti.

Nella figura sono riportati un interruttore


generale quadripolare dotato di relè
magneto-termico e tre interruttori
bipolari dotati di relè magneto-termico-
differenziale. Per quanto riguarda il
cablaggio sono installati utilizzando la
cosiddetta guida DIN, in generale ogni
costruttore utilizza un suo sistema di
cablaggio.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 67/S3
Titolo: QUADRI ELETTRICI BT
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

QUADRI ELETTRICI BT
Per comprendere meglio l’argomento oggetto della presente sessione, prendiamo come
esempio la parte riguardante i quadri elettrici di un progetto redatto dallo scrivente. L’attività
oggetto del progetto è un liceo scientifico. La struttura è costituita da due piani denominati
piano terra e piano primo. Consideriamo lo schema unifilare di collegamento dei quadri elettrici
riportato nella figura seguente. L’impianto dell’utente ha inizio a valle del contatore ENEL in cui
viene effettuata la misura dell’energia attiva e dell’energia reattiva. Dal contatore viene
alimentato il quadro generale QGEN. Dal QGEN vengono alimentate direttamente tutte le utenze
comuni quali i locali tecnici, l’ascensore e la centralina di rifasamento (notare che le pompe
antincendio sono alimentate prelevando l’energia elettrica a monte dell’interruttore generale). Il
quadro generale alimenta, inoltre, tutti i quadri di zona presenti ai due piani. Al piano terra il
QT1 alimenta a sua volta i quadretti presenti nei laboratori.
L’alimentazione dei quadri di zona avviene attraverso cavi unipolari tipo N07V-K di sezione
compresa tra 6 mm2 e 10 mm2 posati in tubo sotto traccia. L’ascensore e le pompe antincendio
vengono alimentati tramite cavi quadripolari tipo FG7OR di sezione compresa tra 10 mm2 e 16
mm2 anch’essi posati in tubo sotto traccia.

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Lezione n°: 67/S3
Titolo: QUADRI ELETTRICI BT
Attività n°: 1

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Lezione n°: 67/S3
Titolo: QUADRI ELETTRICI BT
Attività n°: 1

Facoltà di Ingegneria

QUADRI ELETTRICI BT
Riportiamo di seguito l’elaborato esecutivo del quadro elettrico generale QGEN.
Per ogni linea, a partire dalla conoscenza della potenza convenzionale richiesta (e la tensione
che in questo caso è 380/220 V), è possibile individuare tutte le caratteristiche del cavo e tutte
le caratteristiche dell’interruttore da utilizzare a protezione del cavo stesso.
Tra le caratteristiche dell’interruttore è fondamentale indicare:
Il tipo (magneto-termico, magneto-termico-differenziale, differenziale puro), il numero di poli,
la corrente nominale, il potere di interruzione, la corrente differenziale nominale, la
caratteristica di intervento (tipo C, D, S ritardata).
Per le linee è fondamentale indicare:
Il tipo di posa, le fasi interessate (R+N, o S+N o T+N o RST+N o RST), la composizione (es.
4X6X1+T), la lunghezza e la portata.
Tutte le informazioni sono condensate nel disegno esecutivo del quadro elettrico.
Nella redazione del progetto dovranno essere prodotti tutti gli esecutivi di tutti i quadri elettrici.
E’ fondamentale, inoltre, eseguire per ogni linea la verifica della caduta di tensione massima.

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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 67/S3
Titolo: QUADRI ELETTRICI BT
Attività n°: 1

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Lezione n°: 67/S3
Titolo: IMPIANTI ELETTRICI 5
Attività n°: 2

Facoltà di Ingegneria

MAPPA CONCETTUALE

Lo studente costruisca una mappa concettuale relativa agli argomenti trattati nel nucleo
tematico.
Si può utilizzare il programma cMap tool o creare la mappa con ausili diversi.
Coloro che lo desiderano possono inviarmi il proprio elaborato in modo da ricevere un
feedback. L’invio delle mappe deve avvenire esclusivamente tramite e-Portfolio.
Non verranno prese in considerazione elaborati copiati o scaricati da internet o realizzate da
altri studenti.
Si precisa che tale attività non verrà presa in considerazione ai fini della valutazione finale
dell'esame.

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