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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 1
Titolo: INTRODUZIONE AL CORSO.
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
Introduzione al corso
Buongiorno, oggi inizia il corso di Elettrotecnica,
esso appartiene al Corso di Laurea in Ingegneria
Informatica e dell’Automazione ed ha 9 CFU. Elenco
di seguito i nuclei tematici che affronteremo durante
il corso:
1. Circuiti elettrici in corrente continua
2. Circuiti elettrici in regime sinusoidale
3. Sistemi trifase
4. Fenomeni elettromagnetici
5. Circuiti dinamici del primo e del secondo ordine
6. Macchine elettriche
(trasformatore e motore asincrono)
7. Impianti elettrici
Il corso prevede 72 lezioni, ognuna di esse sarà costituita da quattro parti in cui tratteremo
argomenti teorici, esercizi svolti, esercizi proposti, test, verifiche e approfondimenti.
© 2007 Università degli studi e-Campus - Via Isimbardi 10 - 22060 Novedrate (CO) - C.F. 08549051004
Tel: 031/7942500-7942505 Fax: 031/7942501 - info@uniecampus.it
Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE 2010
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 1
Titolo: INTRODUZIONE AL CORSO.
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
Introduzione al corso
OBIETTIVI DEL CORSO
Acquisizione di tutti gli strumenti necessari ad analizzare il comportamento dei circuiti elettrici a
parametri concentrati in corrente continua, in transitorio e in regime sinusoidale; gli aspetti
energetici e di potenza; i circuiti magnetici; le macchine elettriche; gli impianti elettrici.
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE 2010
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 1
Titolo: INTRODUZIONE AL CORSO.
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
Introduzione al corso
MODALITA’ DI SVOLGIMENTO ESAME:
l’esame consiste in una prova scritta (somministrata presso tutte le sedi) con orale eventuale
(solo presso la sede di afferenza del docente)
lo studente che consegua nello scritto una votazione pari o superiore alla sufficienza (18/30)
può alternativamente accettare la valutazione o chiedere di sostenere anche la prova orale.
la prova orale si svolge esclusivamente presso la sede di afferenza del docente e deve essere
svolta, previa prenotazione, non oltre l’appello immediatamente successivo a quello nel quale si
è sostenuto lo scritto.
in presenza di una valutazione dello scritto inferiore alla sufficienza (comunque non inferiore a
16/30) lo studente può svolgere la prova aggiuntiva orale, intesa quale ulteriore possibilità per
raggiungere il minimo consentito per il superamento dell’esame, alle medesime condizioni
indicate al precedente punto.
MODALITA’ D’ESAME: risoluzione di esercizi numerici, accompagnati da domande a risposta
aperta e/o domande a risposta chiusa (quiz)
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE 2010
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 1
Titolo: INTRODUZIONE AL CORSO.
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
Introduzione al corso
SEMINARI
Durante l’anno verranno svolti dei seminari in concomitanza degli appelli d’esame. Si
raccomanda la partecipazione ad almeno uno di essi. In tale occasione verrà affrontata
l’impostazione metodologica per lo studio della disciplina.
PROPEDEUTICITA’
Conoscenza dei contenuti dei corsi di Analisi Matematica, Geometria e Fisica Generale
MATERIALE DIDATTICO
Dispense del corso.
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE 2010
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 1
Titolo: INTRODUZIONE AL CORSO.
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
Introduzione al corso
MODALITA’ DI INTERAZIONE CON IL DOCENTE
• Sistema di messaggistica
Facoltà di Ingegneria
Introduzione al corso
RINGRAZIAMENTI
Ringrazio tutti i colleghi che negli anni mi hanno dato un grande supporto nella realizzazione e
“manutenzione” del corso.
Ringrazio gli studenti che con il loro studio attento del materiale didattico mi hanno consentito
di migliorarlo nel tempo; aspetto, naturalmente, i Vostri suggerimenti “migliorativi”.
Ringrazio la mia Famiglia, Sandra Alfredo ed Antonio perché, nonostante tutto, mi ha consentito
e mi consente ancora di svolgere questo lavoro in serenità.
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 1/S1
Titolo: CORRENTE ELETTRICA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
CORRENTE ELETTRICA
In questa sessione di studio introdurremo il concetto di corrente elettrica.
Una modellizzazione dell’atomo utile alla comprensione degli argomenti trattati nel corso è
quella in cui ogni atomo è formato da un nucleo centrale, in cui sono presenti protoni (cariche
elettriche elementari positive, vincolate al nucleo) e neutroni (cariche elettriche neutre), e da
una nuvola di elettroni che orbitano intorno al nucleo (cariche elettriche elementari negative di
dimensioni ridotte, libere di muoversi). Il numero degli elettroni è uguale al numero dei protoni
cioè ogni atomo è elettricamente neutro.
Nel Sistema Internazionale (SI) l’unità di misura della carica elettrica Q è il coulomb (C), noi
scriveremo [Q] = C.
Un coulomb è un valore di carica estremamente grande se confrontato con la carica di un
singolo elettrone (o di un singolo protone), infatti, si ha che 1 C=6,24*1018 e, di conseguenza la
carica e di un elettrone (o di un protone) in valore assoluto è pari a 1.602 x 10-19 C.
La carica elettrica contenuta in una data regione di spazio è la somma delle cariche positive e
negative contenute in essa: ciascuna carica deve essere sommata con il proprio segno. Si ha
cioè: QTOT = (Q+) + (Q-)
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 1/S1
Titolo: CORRENTE ELETTRICA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
CORRENTE ELETTRICA
Fenomeno di attrazione-repulsione di cariche elettriche
Q1 * Q2
F =k Forza di Coulomb
d2
In figura abbiamo indicato con il simbolo – la carica di un elettrone e col segno + la carica
di un protone.
Il lato destro polarizzato positivamente attrae gli elettroni e respinge i protoni, il lato sinistro
polarizzato negativamente attrae i protoni e respinge gli elettroni. La forza F con cui le
cariche interagiscono è detta forza di Coulomb, secondo quest’ultima cariche (ferme) dello
stesso segno si respingono e cariche di segno opposto si attraggono con una forza
proporzionale ai valori delle cariche (Q1 e Q2) ed inversamente proporzionale al quadrato
della distanza esistente tra esse (d).
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 1/S1
Titolo: CORRENTE ELETTRICA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
CORRENTE ELETTRICA
Se consideriamo il rame ogni atomo contiene 29 protoni e 29 elettroni. Per ogni atomo vi è
all’incirca un elettrone libero di muoversi all’interno del materiale.
In assenza di campi elettrici esterni, gli elettroni liberi si muovono in maniera casuale a
causa dell’agitazione termica. Si ha una corrente elettrica quando le cariche si muovono in
maniera ordinata all’interno di un conduttore sotto l’azione di un campo elettrico esterno
prodotto da sorgenti come, ad esempio, una pila. Quando c’è una corrente elettrica al moto
disordinato degli elettroni liberi, dovuto all’agitazione termica, si sovrappone un moto di
insieme avente velocità media diversa da zero in una data direzione.
Se consideriamo una superficie generica S, un intervallo di tempo T (che inizia all’istante t e
termina all’istante t+∆T), definiamo la carica elettrica netta che attraversa la superficie S
nell’intervallo (t, t +∆T) come la somma,
qS (t;t+∆T) = Σ(±)qi
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 1/S1
Titolo: CORRENTE ELETTRICA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
CORRENTE ELETTRICA
Il rapporto IS(t;t+∆T)=qS(t;t+∆T)/∆T definisce l’intensità media della corrente elettrica che
attraversa la superficie S nell’intervallo (t,t+∆T).
Se introduciamo la quantità QS(t) definita come la carica elettrica netta che attraversa la
superficie S nell’intervallo di tempo (0, dt) avremo
iS (t) = dQS/dt.
Possiamo affermare che l’intensità della corrente elettrica che attraversa la superficie S al
generico istante t è uguale alla derivata prima rispetto al tempo della carica elettrica netta
che attraversa la superficie S nell’intervallo (0,dt).
L’unità di misura della corrente I è l’ampere, [I]= A, 1A=1C/1sec; diremo che una sezione è
attraversata da una corrente di un ampere quando essa, in un secondo, è attraversata da
una carica di 1 coulomb.
Nel caso in cui la superficie è attraversata da una carica costante nel tempo diremo che
l’intensità della corrente è costante.
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 1/S1
Titolo: CORRENTE ELETTRICA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
CORRENTE ELETTRICA
E’ evidente allora che la carica netta che attraversa la superficie S nell’intervallo di tempo
infinitesimo (t,t+dt), cioè dQS , può essere espressa come dQs = iS(t)dt . La carica netta QS
che attraversa la superficie S in un generico intervallo (t1,t2) (con t2>t1) è data dall’integrale
definito sull’intervallo t1 ,t2 dell’intensità della corrente elettrica iS(t).
QS = ∫tt12 is (t )dt
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 1/S2
Titolo: RESISTENZA ELETTRICA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
RESISTENZA ELETTRICA
In questa sessione studieremo la resistenza elettrica.
La resistenza elettrica è un parametro che indica quanto un dato componente circuitale si
oppone al passaggio della corrente; quanto maggiore è il valore della resistenza tanto più
l’elemento si oppone al passaggio della corrente. La resistenza dipende dalle dimensioni fisiche
del componente (lunghezza e sezione), dalla struttura atomica del materiale e dalla
temperatura (resistività).
La relazione che consente di calcolare la resistenza è la seguente:
R= ρ . l / s (*)
ρ = resistività elettrica [Ω x m] (è funzione della temperatura)
l = lunghezza conduttore [m]
s = sezione conduttore [m2]
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 1/S2
Titolo: RESISTENZA ELETTRICA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
RESISTENZA ELETTRICA
Dall’espressione (*) si evince che, per un dato conduttore, maggiori sono la sua lunghezza e la
sua resistività, maggiore sarà la sua resistenza; minore è la sua sezione maggiore sarà la sua
resistenza.
La resistività dei materiali (e quindi la resistenza) varia al variare della temperatura.
Quesito:
Si considerino 4 conduttori in rame di sezione 1.5 - 2.5 - 6 - 10 mm2 , lunghezza 10 m alla
temperatura di 20 °C, si calcolino le resistenze (risposta 0,12-0,07-0,03-0,0175 Ω).
La resistività di un materiale varia con la temperatura, essa può sia aumentare che diminuire al
crescere della temperatura. In alcuni casi per lo stesso materiale, i due comportamenti possono
essere presenti in diversi intervalli di temperatura.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 1/S2
Titolo: RESISTENZA ELETTRICA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
RESISTENZA ELETTRICA
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 1/S2
Titolo: RESISTENZA ELETTRICA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
RESISTENZA ELETTRICA
Il resistore può essere anche caratterizzato attraverso la conduttanza G definita come G = 1/R.
Nel sistema SI l’unità di misura della conduttanza elettrica è denominata siemens (S) ([G]=S).
Il dispositivo fisico “resistore”, impiegato nei circuiti, è un componente a due terminali costituito
da materiale conduttore. Quando nel conduttore è presente un campo elettrico nasce una
corrente elettrica.
La resistenza elettrica riveste notevole importanza in elettrotecnica in quanto essa rappresenta
un modello per studiare il comportamento di molti componenti quali lampade ad
incandescenza, resistenze di una stufa elettrica o di un forno etc.
Un’altra classificazione utile per le resistenze è quella che le vuole divise in due classi:
• resistori a valore fisso. Per resistori di piccola potenza il valore della resistenza (e della
tolleranza) sono individuabili tramite bande colorate la cui corrispondenza con i valori è
tabellata.
• resistori e valore variabile (in gergo potenziometri). A loro volta possono essere distinti in
resistori a contatto rotante, resistori a contatto strisciante.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 1/S2
Titolo: RESISTENZA ELETTRICA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
RESISTENZA ELETTRICA
COMPORTAMENTO ELETTRICO DEI MATERIALI
In base alla loro struttura atomica i materiali hanno diverso comportamento elettrico,
distingueremo in:
Materiali conduttori , sono quelli che mettono a disposizione alcuni dei loro elettroni più
esterni per formare la corrente elettrica. Questi sono i metalli come il rame, l’alluminio, etc. I
materiali conduttori hanno meno di 4 elettroni sull’ultimo orbitale. Se ai capi di tali materiali
colleghiamo un generatore di tensione avremo che gli elettroni poco legati ai rispettivi nuclei
si muoveranno formando la corrente elettrica;
Materiali isolanti , sono quelli all’interno dei quali gli elettroni sono fortemente legati ai nuclei,
pertanto, anche se soggetti ad una differenza di potenziale non mettendo a disposizione
elettroni, non consentono il crearsi del flusso degli stessi cioè della corrente. Questi sono le
materie plastiche, ceramica, vetro, PVC etc.). I materiali isolanti hanno più di 4 elettroni
sull’ultimo orbitale;
Materiali semiconduttori , sono quei materiali che hanno sull’ultimo orbitale quattro elettroni.
Sono fortemente utilizzati in elettronica, hanno un comportamento elettrico intermedio tra
conduttori ed isolanti. I più utilizzati sono il silicio ed il germanio.
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 1/S3
Titolo: TENSIONE ELETTRICA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
TENSIONE ELETTRICA
Dalla fisica sappiamo che il campo elettrico presente nello spazio circostante alle cariche elettriche
può essere descritto sia dal vettore campo elettrico E sia da una grandezza scalare denominata
potenziale elettrico V. Se consideriamo una regione di spazio in cui è presente un campo elettrico E,
e spostiamo una carica elettrica q0 (positiva) dal punto A al punto B, misurando il lavoro WAB che
bisogna compiere contro le forze del campo possiamo definire la differenza di potenziale tra i punti
A e B come segue:
WAB
VB − V A = ( 1 volt = 1 joule/1 coulomb )
q0
Il lavoro WAB può essere positivo, in tal caso il potenziale del punto B sarà maggiore di quello del
punto A; negativo in tal caso il potenziale del punto B sarà minore di quello del punto A; nullo in tal
caso il potenziale del punto B sarà uguale a quello del punto A.
Se immaginiamo di scegliere il punto A a distanza infinita e gli assegniamo un potenziale pari a zero
possiamo definire il potenziale in un punto generico come
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 1/S3
Titolo: TENSIONE ELETTRICA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
TENSIONE ELETTRICA
W
V=
q0
In tale espressione W è il lavoro che un agente esterno deve compiere sulla carica q0 per spostarla
dall’infinito al punto in questione.
Facciamo adesso alcune considerazioni:
il potenziale intorno ad una carica positiva è positivo in quanto per spostare dall’infinito al punto
finale una carica q0 positiva bisogna compiere lavoro positivo contro le forze di repulsione;
il potenziale intorno ad una carica negativa è negativo in quanto per spostare dall’infinito al punto
finale una carica q0 positiva bisogna compiere lavoro negativo contro le forze di attrazione;
la differenza di potenziale tra due punti, cioè il lavoro da compiere, è indipendente dal percorso
che si compie ma dipende unicamente dalla posizione reciproca dei due punti;
la differenza di potenziale tra due punti che coincidono vale zero ( la circuitazione del campo
elettrico lungo una qualsiasi linea chiusa è sempre uguale a zero ).
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 1/S3
Titolo: TENSIONE ELETTRICA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
TENSIONE ELETTRICA
Come vedremo durante il corso la tensione elettrica o differenza di potenziale è misurabile ai
morsetti dei componenti circuitali.
Così come nella fisica quando esiste una differenza di quota tra due punti si ha il moto dei corpi dal
punto in alto (quello a quota maggiore) verso quello in basso (quello a quota minore), nei circuiti
elettrici quando si ha un generatore di f.e.m. collegato ad un circuito si crea la corrente cioè un
moto di elettroni dovuto alla differenza di potenziale elettrico tra i due morsetti del generatore.
Possiamo pertanto dire che la tensione è la causa della corrente.
Da un punto di vista operativo per calcolare la differenza di potenziale elettrico VAB tra il punto A ed
il punto B bisogna eseguire la seguente differenza
VAB = VA − VB
Si ha che VAB = −VBA per ogni A e B
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 2
Titolo: BIPOLI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
BIPOLI
Prima di iniziare a trattare degli argomenti previsti per questa lezione, dobbiamo introdurre due
concetti aventi validità generale.
Il primo è quello di modello ; nel presente corso studieremo i circuiti elettrici, alcuni esempi di
circuiti elettrici reali sono: il circuito elettrico che costituisce la scheda madre del PC, il circuito
elettrico dell’impianto elettrico del nostro appartamento etc.. Questi sono costituiti da svariati
componenti fisici collegati opportunamente tra di loro, ma come è possibile studiare i circuiti
elettrici reali? Si utilizzano i modelli rappresentativi dei singoli componenti , si “collegano” tali
modelli (come i singoli componenti fisici sono collegati tra loro a formare il circuito reale) per
ottenere il modello dell’intero circuito. Attraverso lo studio sul modello del circuito (svolto
tramite impostazione e soluzione di equazioni matematiche) otteniamo i risultati riguardanti il
comportamento del sistema reale.
Il secondo concetto è quello di circuiti a parametri concentrati ; ossia quei circuiti ottenuti
collegando tra di loro elementi concentrati quali resistori, induttori, condensatori etc.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 2
Titolo: BIPOLI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
BIPOLI
Diremo che un elemento è concentrato quando ha una dimensione d ridotta rispetto alla
lunghezza d’onda λ corrispondente alla frequenza di funzionamento d<<λ. Per gli elementi
concentrati a due morsetti si ha che in ogni istante di tempo la corrente entrante in un
morsetto coincide con quella uscente dall’altro morsetto e che la tensione tra i due morsetti può
essere stabilita univocamente tramite misure (la corrente e la tensione sono definite in ogni
istante). Ad esempio, se consideriamo il circuito di un amplificatore audio avremo la frequenza
massima pari a fM=25 kHz, essendo la velocità di propagazione delle onde elettromagnetiche
pari a c=3*108 m/s si ottiene λ=c/fM=1,2*104 m , quindi essendo verificata la condizione d<<
λ possiamo ritenere il circuito a parametri concentrati.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 2
Titolo: BIPOLI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
BIPOLI
BIPOLI
L’importanza dello studio dei bipoli consiste nel fatto che collegando vari
bipoli a formare una rete di bipoli otteniamo un modello rappresentativo
dei circuiti elettrici di interesse.
Un bipolo è un componente circuitale dotato di due morsetti, tra essi
esiste una tensione V e circola una corrente I. Il comportamento elettrico
del bipolo può essere studiato analizzando la sua caratteristica tensione-
corrente (V-I). Tale caratteristica rappresenta l’insieme delle coppie
tensione-corrente possibili per il funzionamento del bipolo stesso. Per una
data condizione di funzionamento il bipolo lavorerà sempre e solo su un
punto della caratteristica; questo punto verrà denominato punto di
lavoro.
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 2
Titolo: BIPOLI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
BIPOLI
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 2/S1
Titolo: CONVENZIONI DEI SEGNI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 2/S1
Titolo: CONVENZIONI DEI SEGNI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 2/S2
Titolo: TRIPOLI,QUADRIPOLI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
TRIPOLI
Un tripolo è un elemento circuitale caratterizzato dalla presenza di tre morsetti 1, 2 e 3; il suo
funzionamento è descritto dalle relazioni tra le tre tensioni ai morsetti e le tre correnti (supposte
positive se entranti nel tripolo). Le relazioni non dipendono tutte dalla costituzione fisica del
componente che si intende modellare, come vedremo in seguito le tre correnti e le tre tensioni
non sono tra di loro indipendenti.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 2/S2
Titolo: TRIPOLI,QUADRIPOLI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
TRIPOLI
Ogni tripolo è completamente descritto da due correnti e due tensioni. L’insieme delle correnti e
delle tensioni descrittive dipende dalla scelta del terminale comune. L’unione di questi due
insiemi di grandezze è in grado di caratterizzare univocamente l’elemento e consente, inoltre, la
determinazione di tutte le altre: esso costituisce un insieme minimo fondamentale.
Un bipolo ha una sola corrente e una sola tensione descrittiva. Il funzionamento di un tripolo è
descritto attraverso due relazioni indipendenti tra le correnti e le tensioni descrittive: esse
dipendono dalla costituzione fisica del bipolo e costituiscono le relazioni caratteristiche
dell’elemento.
Esistono numerosi componenti con tre terminali, menzioniamo i transistori (bipolari, MOSFET
etc.), i generatori di tensione trifase e i motori trifase.
Secondo la classificazione introdotta per i bipoli un transistore bipolare ideale è un tripolo (cioè
un elemento a tre terminali), non lineare e tempo invariante.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 2/S2
Titolo: TRIPOLI,QUADRIPOLI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
QUADRIPOLI
Molti componenti sono caratterizzati dall’avere quattro morsetti, ad esempio, in un amplificatore
audio la coppia dei terminali di “ingresso” è collegata a un microfono e la coppia dei terminali di
“uscita” a una cassa acustica. Il trasformatore è un elemento circuitale a quattro morsetti.
Una coppia di morsetti è detta porta se la somma delle correnti che li attraversano è uguale a
zero o in altre parole la corrente che entra da un morsetto esce dall’altro. A ciascuna porta è
possibile associare una corrente e una tensione.
Un doppio bipolo è un elemento circuitale a due porte. Per entrambe le porte i versi di
riferimento per la corrente e la tensione sono scelti concordemente con la convenzione
dell’utilizzatore.
Come vedremo meglio in seguito, il funzionamento di un doppio bipolo è descritto da due
relazioni indipendenti che legano tra di loro le due correnti e le due tensioni di porta.
L’importanza dello studio dei doppi bipoli consiste nel fatto che questi modellizzano numerosi
elementi circuitali (trasformatori, linee elettriche etc.).
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 2/S2
Titolo: TRIPOLI,QUADRIPOLI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
DOPPI BIPOLI
V1 I1
V = , I=
V2 I2
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 2/S2
Titolo: TRIPOLI,QUADRIPOLI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
QUADRIPOLI
Riportiamo di seguito i circuiti relativi ad un doppio bipolo resistivo (a), tripolo transistor npn
(b), amplificatore operazione (c) induttori accoppiati (trasformatore ideale ) (d).
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 2/S3
Titolo: RETI DI BIPOLI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
RETI DI BIPOLI
Una rete di bipoli è un insieme di bipoli collegati elettricamente tra di loro. L’importanza delle
reti di bipoli risiede nel fatto che esse rappresentano un modello per poter studiare circuiti
elettrici reali comunque complessi.
DEFINIZIONE DI NODO-LATO-MAGLIA
Per lo studio delle reti di bipoli abbiamo l’esigenza di definire i concetti di nodo, lato e maglia;
familiarizzaremo meglio nel seguito del corso con tali concetti. Per gli scopi attuali possiamo
considerare valide le seguenti definizioni intuitive:
• Nodo, un punto del circuito dove si collegano almeno tre lati;
• Lato, un percorso compreso tra due nodi;
• Maglia, qualsiasi percorso chiuso cioè un percorso che inizia da un nodo, attraversa uno o più
lati e termina nello stesso nodo;
• Maglie indipendenti: per le reti piane , cioè per le reti che si possono immaginare stese su di
un piano senza che i lati si intersechino, sono le maglie contigue che non contengono lati al
loro interno (in alcuni testi sono detti anelli). (le maglie dipendenti sono quelle maglie che
possono essere ottenute “sommando” maglie indipendenti)
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 2/S3
Titolo: RETI DI BIPOLI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
RETI DI BIPOLI
Per la rete di bipoli riportata in figura
possiamo individuare:
• Sette bipoli
• Due nodi (n=2) (A e B)
• Tre lati (l=3) (A-1-B, A-B, A-2-B)
• Due maglie indipendenti (m=2) (A-1-B-A ,
A-B-2-A).
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 2/S3
Titolo: RETI DI BIPOLI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
RETI DI BIPOLI
ESERCIZIO PROPOSTO
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 2/S3
Titolo: RETI DI BIPOLI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
RETI DI BIPOLI
RISPOSTA
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 3
Titolo: RESISTORI LINEARI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
Facoltà di Ingegneria
Facoltà di Ingegneria
Possiamo realizzare un resistore lineare tempo variante tramite un potenziometro con contatto
scorrevole .
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 3
Titolo: RESISTORI LINEARI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
Nei tre istanti il resistore assume tre valori diversi in particolare R(t3)>R(t2)>R(t1)
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 3/S1
Titolo: BIPOLI CORTO CIRCUITO E CIRCUITO APERTO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 3/S1
Titolo: BIPOLI CORTO CIRCUITO E CIRCUITO APERTO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 3/S2
Titolo: DIODO IDEALE E REALE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
DIODO IDEALE
Un esempio molto importante di bipolo non lineare tempo invariante è il diodo ideale.
E’ un bipolo non lineare in quanto la sua caratteristica tensione-corrente non è una retta ma una
spezzata. Il suo comportamento è il seguente: quando la tensione ai suoi morsetti è negativa
(polarizzato inversamente) si comporta come un circuito aperto (OFF); quando la tensione ai suoi
morsetti è positiva (polarizzato direttamente) si comporta come un corto circuito (ON). Ha, in
dipendenza del segno della tensione applicata ai suoi morsetti, il comportamento da interruttore
nelle posizioni ON/OFF. Riportiamo di seguito il simbolo e la sua caratteristica tensione-corrente.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 3/S2
Titolo: DIODO IDEALE E REALE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
DIODO REALE
I diodi reali sono costituiti da una giunzione pn tra due materiali semiconduttori drogati con
impurità di diversa natura. Il comportamento del diodo reale, e quindi la caratteristica tensione-
corrente di seguito riportata, dipendono dalla temperatura alla quale il componente opera. Se
immaginiamo di far lavorare un diodo in condizioni di temperatura variabile otterremo un
componente non lineare e tempo variante.
Durante il corso studieremo i circuiti elettrici in cui sono contenuti sia componenti lineari sia
componenti non lineari ma comunque tempo invarianti.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 3/S3
Titolo: GENERATORE DI TENSIONE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
GENERATORE DI TENSIONE
Studiamo in questa sessione il generatore di tensione indipendente, che deve essere distinto da
quello dipendente che verrà studiato nel seguito del corso; per brevità parleremo di generatore
di tensione omettendo il termine indipendente.
È un bipolo che ha la caratteristica tensione corrente rappresentabile tramite una retta. Ha la
peculiarità di mantenere ai suoi morsetti la tensione v(t)=V*(t) costante; l’intensità di corrente
i(t) può assumere tutti i valori possibili. Esso è tempo-invariante se la v(t) è costante, se v(t)
varia è tempo-variante .
Riportiamo il simbolo
rappresentativo e la caratteristica
tensione-corrente.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 3/S3
Titolo: GENERATORE DI TENSIONE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
GENERATORE DI TENSIONE
Per tale bipolo abbiamo adottato la convenzione dei generatori. Il bipolo descritto in precedenza
nella realtà non esiste, tuttavia ci sono alcuni dispositivi che approssimano il suo
comportamento; questi dispositivi sono chiamati comunemente batterie.
Nel caso in cui v*(t) è identicamente nulla esso si comporta come un corto circuito e la sua
caratteristica coincide con l’asse delle ascisse.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 4
Titolo: GENERATORE DI CORRENTE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
GENERATORE DI CORRENTE
Il generatore di corrente è un bipolo che ha la caratteristica tensione corrente rappresentabile
tramite una retta; questo ha, inoltre, la peculiarità di mantenere la corrente pari a i*(t) nel lato
del circuito in cui è inserito; la tensione ai suoi morsetti può assumere qualsiasi valore. Esso è
tempo-invariante se la i*(t) è costante, se i*(t) varia è tempo-variante .
Riportiamo di seguito il simbolo rappresentativo e la caratteristica tensione-corrente.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 4
Titolo: GENERATORE DI CORRENTE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
GENERATORE DI CORRENTE
Anche per tale bipolo abbiamo adottato la convenzione dei generatori. Nel caso in cui i*(t) è
identicamente nulla esso si comporta come un circuito aperto e la sua caratteristica coincide
con l’asse delle ordinate.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 4/S1
Titolo: CONDENSATORI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
CONDENSATORI
I condensatori sono bipoli in cui in ogni istante di tempo la carica q(t) immagazzinata sulle
armature e la tensione v(t) presente tra le armature stesse soddisfano una data relazione
rappresentabile nel piano (v,q).
Il simbolo del condensatore è riportato in figura, la grandezza che caratterizza il condensatore é
la capacità C la cui unità di misura è il Farad (F) ([C]=F).
dq
i (t ) =
dt
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 4/S1
Titolo: CONDENSATORI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
CONDENSATORI
Se la caratteristica nel piano (v,q) è una retta passante per l’origine esso è lineare, altrimenti è
non lineare.
Se la caratteristica non cambia nel tempo è tempo-invariante altrimenti è tempo-variante.
CONDENSATORI LINEARI TEMPO-INVARIANTI
La capacità C non dipende da t e da v
dq dv 1
i (t ) = =C ⇒ dv = i (t )d (t )
dt dt C
In ogni istante di tempo la tensione ai capi del condensatore è data dalla somma di due
termini, la tensione all’istante iniziale v(0) e la tensione all’istante t di un condensatore avente
capacità C che a t=0 è scarico.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 4/S1
Titolo: CONDENSATORI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
CONDENSATORI
I condensatori sono componenti in grado di immagazzinare carica elettrica sulle armature.
Un condensatore molto diffuso che può rappresentare un condensatore lineare tempo
invariante potrebbe essere quello ad armature piane e parallele. Possiamo considerarlo
costituito da due superfici conduttrici dette armature, fra le quali è interposto un mezzo
isolante, detto dielettrico. La capacità dipende in maniera direttamente proporzionale dalla
carica Q, e in maniera inversamente proporzionale dalla tensione applicata alle armature.
Q
C=
V
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 4/S1
Titolo: CONDENSATORI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
CONDENSATORI
Per un condensatore ad armature piane avente una geometria come quella riportata in figura
per il calcolo della capacità possiamo scrivere la seguente equazione
S
C = εa ⋅
d
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 4/S1
Titolo: CONDENSATORI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
CONDENSATORI
CONDENSATORE LINEARE TEMPO-VARIANTE
La capacità C dipende dal tempo, la caratteristica è una retta che passa per l’origine del piano
(v,q) ma ha una pendenza che varia nel tempo. Possiamo immaginare di realizzare un
condensatore ad armatura piane e parallele dove un’armatura è fissa e l’altra si muove nel
tempo , variando S e/o d si ha come conseguenza una variazione della capacità C.
q (t ) = C (t )v (t )
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 4/S2
Titolo: INDUTTORI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
INDUTTORI
Gli induttori sono bipoli in cui in ogni istante di tempo il flusso magnetico concatenato Φ(t) e la
corrente i(t) che lo attraversa soddisfano una relazione rappresentabile nel piano (Φ,i).
Il simbolo dell’induttore è riportato in figura, la grandezza che caratterizza l’induttore é
l’induttanza L la cui unità di misura è l’Henry (H), ([L]=H).
dΦ
v(t ) =
dt
Se la caratteristica nel piano (Φ,i) è una retta passante per l’origine esso è lineare, altrimenti è
non lineare; se la caratteristica non cambia nel tempo è tempo-invariante altrimenti è tempo-
variante.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 4/S2
Titolo: INDUTTORI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
INDUTTORI
INDUTTORE LINEARE TEMPO INVARIANTE
L’induttanza L non dipende da t e da i
dΦ di
v(t ) = e Φ (t ) = L ⋅ i (t ) ⇒ v(t ) = L
dt dt
1t
i (t ) = i (0) + ∫ v(t )d (t )
L0
In ogni istante di tempo la corrente che attraversa l’induttore è data dalla somma di due
termini, la corrente all’istante iniziale e la corrente all’istante t di un induttore avente induttanza
L che a t=0 ha una corrente nulla.
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 4/S2
Titolo: INDUTTORI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
INDUTTORI
INDUTTORE LINEARE TEMPO-VARIANTE
L’induttanza L dipende dal tempo, la caratteristica è una retta che passa per l’origine del piano
(Φ,i) ma ha una pendenza che varia nel tempo.
Φ (t ) = L(t ) ⋅ i (t )
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 4/S3
Titolo: GENERATORI CONTROLLATI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
GENERATORI CONTROLLATI
I generatori controllati o dipendenti di tensione o di corrente hanno il loro valore che dipende
da una grandezza che può essere una corrente in un lato qualsiasi del circuito o una tensione
tra due punti qualsiasi del circuito.
Questi sono rappresentati dai i seguenti simboli. Per definirli per ognuno di essi bisogna
specificare la legge che consente di stabilire da quale grandezza e in che modo sono
controllati.
Facoltà di Ingegneria
E = K · VAB E=K·I
[V]= […] · [V] [V] = [Ω] · [A]
(K è adimensionale) (K ha le dimensioni
di una resistenza)
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento:E =ELETTROTECNICA
K·I
Lezione n°: 4/S3
Titolo: GENERATORI CONTROLLATI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
I = K · VAB I=K·I
[A]= [G] · [V] [A] = […] · [A]
(K è una conduttanza) (K è adimensionale)
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n : 5
Titolo: LEGGI DI KIRCHHOFF
Attività n : 1
Facoltà di Ingegneria
LEGGI DI KIRCHHOFF
Capirete durante il corso l’enorme l’importanza che rivestono le due leggi di Kirchhoff nello
studio dei circuiti elettrici.
LEGGE DI KIRCHHOFF DELLE CORRENTI (LKC)
La legge di Kirchhoff esprime la conservazione della carica elettrica ai nodi, cioè il fatto che in
ogni nodo tutta la carica elettrica in ingresso deve uscire; ai nodi non si verificano ne accumuli
ne ammanchi di carica. La LKC può essere enunciata così: per ogni nodo, in ogni istante di
tempo, la somma delle correnti in ingresso è uguale alla somma delle correnti in uscita.
Da un punto di vista operativo, nella risoluzione dei circuiti, come prima cosa bisogna assegnare
le direzioni di riferimento a tutte le correnti nei lati e, successivamente, considerare nelle
somme algebriche col segno positivo, le correnti uscenti dal nodo e col segno negativo le
correnti entranti nel nodo (o viceversa).
Possiamo fare alcune considerazioni:
• dall’applicazione della LKC ai vari nodi di un circuito scaturiscono equazioni algebriche lineari
a coefficienti costanti 0,1,-1
• la LKC ha validità generale, nel senso che essa è indipendente dalla natura dei componenti
per quanto attiene a linearità e tempo invarianza.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n : 5
Titolo: LEGGI DI KIRCHHOFF
Attività n : 1
Facoltà di Ingegneria
LEGGI DI KIRCHHOFF
Esempio
Per il nodo rappresentato in figura possiamo scrivere la LKC
come segue
i1 (t ) + i2 (t ) − i3 (t ) + i4 (t ) + i5 (t ) − i6 (t ) = 0
RACCOMANDAZIONE OPERATIVA:
“DAL PUNTO DI VISTA DIMENSIONALE TUTTI I TERMINI
COSTITUENTI L’EQUAZIONE ALGEBRICA DEVONO ESSERE CORRENTI”
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n : 5
Titolo: LEGGI DI KIRCHHOFF
Attività n : 1
Facoltà di Ingegneria
LEGGI DI KIRCHHOFF
LEGGE DI KIRCHHOFF DELLE TENSIONI (LKT)
Per qualsiasi circuito elettrico, per ogni maglia, in ogni istante di tempo, la somma algebrica
delle tensioni dei lati è pari a zero. Per applicare la LKT si assegna arbitrariamente ad ogni
maglia un verso di percorrenza e si considerano di segno positivo le tensioni concordi con tale
verso, di segno negativo le tensioni discordi con tale verso. Anche per la LKT possiamo fare
alcune osservazioni:
• dall’applicazione delle LKT scaturiscono equazioni algebriche lineari a coefficienti costanti;
• la LKT non dipende dalla natura dei componenti, nel senso che essi possono assumere
qualsiasi combinazione riguardo linearità e tempo invarianza.
RACCOMANDAZIONE OPERATIVA:
“TUTTI I TERMINI COSTITUENTI L’EQUAZIONE ALGEBRICA DAL
PUNTO DI VISTA DIMENSIONALE DEVONO ESSERE TENSIONI”
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n : 5
Titolo: LEGGI DI KIRCHHOFF
Attività n : 1
Facoltà di Ingegneria
LEGGI DI KIRCHHOFF
Esempio
Per la maglia riportata in figura applichiamo la LKT, partendo dal punto 1 percorrendo la maglia
in senso orario e ritornando nel punto 1, possiamo scrivere la seguente equazione
e1 (t ) − vR1 (t ) + e2 (t ) − vR 2 (t ) = 0
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n : 5/S1
Titolo: COLLEGAMENTO IN SERIE DI BIPOLI
Attività n : 1
Facoltà di Ingegneria
n
Rs = ∑ Rk
k =1
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n : 5/S1
Titolo: COLLEGAMENTO IN SERIE DI BIPOLI
Attività n : 1
Facoltà di Ingegneria
n
v s = ∑ vk
k =1
Facoltà di Ingegneria
Se supponiamo che tutti i condensatori siano inizialmente scarichi avremo vi(0)=0 per i=1..n,
per la LKT avremo
n n 1 t 1
v(t ) = ∑ vi (t ) = ∑ ∫ i (t )dt Cs =
i =1 i =1 Ci 0 n 1
∑
i =1 Ci
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n : 5/S1
Titolo: COLLEGAMENTO IN SERIE DI BIPOLI
Attività n : 1
Facoltà di Ingegneria
Se supponiamo che tutte le correnti iniziali siano nulle, avremo ik(0)=0 con k=1..n, per la
LKT avremo
n n di n
v(t ) = ∑ vk (t ) = ∑ Lk Ls = ∑ Lk
k =1 k =1 dt k =1
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n : 5/S1
Titolo: COLLEGAMENTO IN SERIE DI BIPOLI
Attività n : 1
Facoltà di Ingegneria
V = E − Rs I
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n : 5/S1
Titolo: COLLEGAMENTO IN SERIE DI BIPOLI
Attività n : 1
Facoltà di Ingegneria
R1 ⋅ V R ⋅V
VR1 = R1 ⋅ I = , VR 2 = R2 ⋅ I = 2
R1 + R2 R1 + R2
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n : 5/S1
Titolo: LE LEGGI DI KIRCHHOFF
Attività n : 2
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n : 5/S1
Titolo: LE LEGGI DI KIRCHHOFF
Attività n : 2
Facoltà di Ingegneria
n 1 1 1
G = ∑ Gk R = = n = n
k =1 G ∑G 1
k ∑
k =1 k =1 Rk
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n : 5/S1
Titolo: LE LEGGI DI KIRCHHOFF
Attività n : 2
Facoltà di Ingegneria
n
i = ∑ ik
k =1
Facoltà di Ingegneria
n
C = ∑ Ck
k =1
1
Lp = n 1
∑
i =1 Li
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n : 5/S1
Titolo: LE LEGGI DI KIRCHHOFF
Attività n : 2
Facoltà di Ingegneria
R1 R2
I
V RP I R1 + R2 R2
I1 = = = = I;
R1 R1 R1 R1 + R2
R1
I2 = I
R1 + R2
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n : 5/S1
Titolo: LE LEGGI DI KIRCHHOFF
Attività n : 2
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n : 5/S1
Titolo: LE LEGGI DI KIRCHHOFF
Attività n : 2
Facoltà di Ingegneria
TRASFORMAZIONE STELLA-TRIANGOLO
Nei casi in cui è necessario sostituire alla stella connessa ai morsetti 1-2-3 un triangolo
equivalente, si possono utilizzare le seguenti espressioni:
r1 r2 + r2 r3 + r3 r1 r1 r2 + r2 r3 + r3 r1 r1 r2 + r2 r3 + r3 r1
R12 = R23 = R31 =
r3 r1 r2
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n : 5/S1
Titolo: LE LEGGI DI KIRCHHOFF
Attività n : 2
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n : 5/S1
Titolo: LE LEGGI DI KIRCHHOFF
Attività n : 2
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO PROPOST0
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 5/S2
Titolo: LE LEGGI DI KIRCHHOFF
Attività n°: 1
1
Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 5/S2
Titolo: LE LEGGI DI KIRCHHOFF
Attività n°: 1
2
Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 5/S2
Titolo: LE LEGGI DI KIRCHHOFF
Attività n°: 1
3
Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n : 5/S3
Titolo: RISOLUZIONE DI CIRCUITI CON LE LKT E LKC
Attività n : 1
Facoltà di Ingegneria
RISOLUZIONE DI CIRCUITI ATTRAVERSO LE LEGGI DI
KIRCHHOFF
Se assumiamo come note le caratteristiche V-I di tutti i bipoli componenti una rete elettrica e i
collegamenti tra loro, attraverso l’analisi della rete si ottengono le tensioni e le correnti relative
ai bipoli della rete. Attraverso la sintesi è possibile scegliere delle caratteristiche da assegnare
ad uno o più bipoli affinché la rete nel suo complesso abbia un dato comportamento.
Supponiamo per semplicità di considerare una rete costituita esclusivamente da elementi lineari
e da generatori di tensione e di corrente; supponiamo che questa abbia l lati e n nodi: per
risolvere la rete, cioè per conoscere tutte le correnti e tutte le tensioni, possiamo scrivere un
sistema di l equazioni lineari come segue:
• scriviamo n-1 equazioni ai nodi applicando la LKC ( l’equazione relativa all’n-mo nodo dipende
dalle n-1 quindi non fornisce informazioni utili)
• scriviamo m=l-(n-1) equazioni ad altrettante maglie indipendenti applicando la LKT
Il sistema sopra descritto è lineare ed ha l equazioni in l incognite. Una volta risolto,
dall’applicazione delle l equazioni caratteristiche dei bipoli, è possibile pervenire alla conoscenza
di tutte le tensioni e tutte le correnti dei bipoli della rete. L’unico limite di questo metodo risiede
nella risoluzione del sistema per l maggiore di tre.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n : 5/S3
Titolo: RISOLUZIONE DI CIRCUITI CON LE LKT E LKC
Attività n : 1
Facoltà di Ingegneria
RISOLUZIONE DI CIRCUITI ATTRAVERSO LE LEGGI DI
KIRCHHOFF
ESERCIZIO RISOLTO 1. Per il circuito riportato di seguito calcolare I1, I2, I3 e VAB
E1 = E3 = 12 V
E2 = 6 V
DATI R1 = R12 = 1 Ω
R2 = 2 Ω
R3 = R32 = 3 Ω
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n : 5/S3
Titolo: RISOLUZIONE DI CIRCUITI CON LE LKT E LKC
Attività n : 1
Facoltà di Ingegneria
RISOLUZIONE DI CIRCUITI ATTRAVERSO LE LEGGI DI
KIRCHHOFF
Notate che le tensioni e le correnti hanno il verso determinato applicando la convenzione degli
utilizzatori alle resistenze e la convenzione dei generatori ai generatori di tensione (possiamo
dire fin da ora che almeno una corrente dovrà risultare negativa).
A questo punto bisogna stabilire il numero dei nodi ed il numero dei lati (che coinciderà con il
numero di equazioni).
Si ha
n=2, l=3
n-1 = 1 LKC nodo A - I1 - I2 - I3 = 0
E1 - R1I1 - R12I1 + R2I2 - E2 = 0
l-(n-1) = 2 LKT M1 ed M2 E2 – R2I2 + R3I3 + R32I3 - E3 = 0
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n : 5/S3
Titolo: RISOLUZIONE DI CIRCUITI CON LE LKT E LKC
Attività n : 1
Facoltà di Ingegneria
RISOLUZIONE DI CIRCUITI ATTRAVERSO LE LEGGI DI
KIRCHHOFF
Sostituendo tutti i termini noti si ottiene il seguente sistema:
- I1 - I2 - I3 = 0
-2I1 + 2I2 =-6
- 2I2 +6I3 = 6
VAB=E2-R2I2 =10,3 V
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⎧ E1 = 12 V Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
⎪E = 6V Insegnamento: ELETTROTECNICA
⎪ Lezione n : 5/S3
DATI ⎨ 3 Titolo: RISOLUZIONE DI CIRCUITI CON LE LKT E LKC
⎪ I2 = 5 A Attività n : 1
⎪⎩ Ri = i Ω
Facoltà di Ingegneria
RISOLUZIONE DI CIRCUITI ATTRAVERSO LE LEGGI DI
KIRCHHOFF
ESERCIZIO RISOLTO 2. Per il circuito riportato di seguito calcolare I1, I3, V2
E1 = 12 V
E3 = 6 V
DATI I2 = 5 A
Ri = i Ω
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n : 5/S3
Titolo: RISOLUZIONE DI CIRCUITI CON LE LKT E LKC
Attività n : 1
Facoltà di Ingegneria
RISOLUZIONE DI CIRCUITI ATTRAVERSO LE LEGGI DI
KIRCHHOFF
Notate che nel lato dove è presente il generatore di corrente la corrente è fissata, l’incognita
sarà la tensione V2 ai morsetti del generatore di corrente.
Individuiamo il numero dei nodi ed il numero dei lati (che coinciderà con il numero di
equazioni).
Si ha
n=2, l=3
n-1 = 1 LKC nodo A -I1+I2+I3=0
E1 – R1I1 - R2I2 +V2 = 0
l-(n-1) = 2 LKT M1 ed M2 -V2 + R2I2 - R3I3 + E3 = 0
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n : 5/S3
Titolo: RISOLUZIONE DI CIRCUITI CON LE LKT E LKC
Attività n : 1
Facoltà di Ingegneria
RISOLUZIONE DI CIRCUITI ATTRAVERSO LE LEGGI DI
KIRCHHOFF
I1 - I3 = +5
-I1 + V2 = -2
- 3I3 - V2 = -16
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 6
Titolo: PRINCIPIO DI SOVRAPPOSIZIONE DEGLI EFFETTI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
Questo principio rappresenta uno strumento fondamentale per la soluzione di circuiti lineari. Sia
data una rete lineare, contenente n generatori di tensione ed m generatori di corrente se
indichiamo con Wi una generica tensione-corrente del circuito si ha che
n m
Wi = ∑ H ij E j + ∑ K ij I j
j =1 j =1
Ossia, qualsiasi tensione-corrente è ottenibile come somma di una combinazione lineare dei
generatori di tensione E e una combinazione lineare dei generatori di corrente I.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 6
Titolo: PRINCIPIO DI SOVRAPPOSIZIONE DEGLI EFFETTI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
Dal punto di vista della risoluzione delle reti, il contributo di un generico generatore può essere
valutato considerando un circuito contenente solamente il generatore in questione in cui tutti i
generatori di tensione sono sostituiti da un corto circuito e tutti i generatori di corrente sono
sostituiti da un circuito aperto.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 6/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 1
Per il circuito riportato in figura calcolare simbolicamente i coefficienti H31 e K31 tali che
I3 =H31⋅ES +K31⋅ IS
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 6/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 1
CALCOLO DI H31
Es I 1
I3 = ⇒ H 31 = 3 Is = 0 =
R1 + R2 Es R1 + R2
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 6/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 1
CALCOLO DI K31
R1 I R1
I3 = I S ⇒ K 31 = 3 ES =0 =
R1 + R2 IS R1 + R2
CALCOLO DI I3
1 R1
I 3 = H 31Es + K 31 I S = ES + IS
R1 + R2 R1 + R2
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E1 = 12 V Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
E2 = 6 V Lezione n°: 6/S2
Ri = i Ω Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 2
Dato il circuito in figura, calcolare la corrente I3 utilizzando il principio di sovrapposizione degli
effetti
E1=12 V
DATI E2=6 V
Ri=i Ω
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E = 12RV⋅ R 3⋅ 2 6 11 Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
RT1 = 3 2 + R1 = +1 = +1 = = 2,2 Ω Insegnamento: ELETTROTECNICA
3 + R2
E 2 = 6RV 3+ 2 5 5 Lezione n°: 6/S2
Ri = i Ω Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 2
Consideriamo due circuiti aventi ciascuno un generatore. Per il circuito in figura calcoliamo I’3
(componente di I3 dovuta al generatore E1)
R3 ⋅ R2 3⋅ 2 6 11
RT = + R1 = + 1 = + 1 = = 2,2 Ω
R3 + R2 3+ 2 5 5
E1 12
I* = = = 5,45 A
RT 2.2
R2 2
I3 ' = −I * ⋅ = −5,45 ⋅ = −2,18 A
R2 + R3 2+3
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E = 12RV⋅ R 3⋅ 2 6 11 Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
RT1 = 3 2 + R1 = +1 = +1 = = 2,2 Ω Insegnamento: ELETTROTECNICA
3 + R2
E 2 = 6RV 3+ 2 5 5 Lezione n°: 6/S2
Ri = i Ω Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 2
Consideriamo due circuiti aventi ciascuno un generatore. Per il circuito in figura calcoliamo I’’3
(componente di I3 dovuta al generatore E2)
R1 ⋅ R3 1⋅ 3 3 11
RT = + R2 = + 2 = + 2 = = 2,75 Ω
R1 + R3 1+ 3 4 4
E2 6
I* = = = 2,18 A
Rtot 2.75
R1 1
I3 ' ' = I * ⋅ = 2,18 ⋅ = 0,54 A
R1 + R3 1+ 3
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E = 12RV⋅ R 3⋅ 2 6 11 Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
RT1 = 3 2 + R1 = +1 = +1 = = 2,2 Ω Insegnamento: ELETTROTECNICA
3 + R2
E 2 = 6RV 3+ 2 5 5 Lezione n°: 6/S2
Ri = i Ω Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 2
A questo punto per il calcolo della I3 basta sommare i contributi dati dai singoli generatori.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 6/S3
Titolo: ESERCIZIO PROPOSTO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO PROPOSTO
Dato il circuito in figura, calcolare la corrente I4 utilizzando il principio di sovrapposizione degli
effetti.
E1 = 12 V
DATI Ri = i Ω
I2 = 3 A
RISULTATO I4 = 1,1 A
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 7
Titolo: TEOREMA DI THEVENIN
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
TEOREMA DI THEVENIN
In questa lezione studieremo un teorema che consente di pensare non all’intera rete
lineare ma solo a due morsetti della stessa.
Il teorema di Thevenin può essere enunciato come segue: data una rete lineare R
(tempo-invariante o tempo-variante) e dati due suoi morsetti A e B a cui è connessa una
rete generica RAB di qualsiasi natura (rispetto a linearità e tempo invarianza),
supponendo che tra la rete R e la rete RAB non ci sia alcun collegamento se non quello
tra i morsetti AB (esempio accoppiamento di tipo magnetico o con generatori controllati),
la rete lineare R è equivalente ad un circuito costituito da una resistenza RTh in serie ad
un generatore di tensione VTh.
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 7
Titolo: TEOREMA DI THEVENIN
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
TEOREMA DI THEVENIN
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 7
Titolo: TEOREMA DI THEVENIN
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
TEOREMA DI THEVENIN
Con il termine equivalente si intende che i due circuiti (rete lineare R e circuito equivalente di
Thevenin) ai morsetti AB hanno le stesse forme d’onda per quanto riguarda tensione v(.) (*) e
corrente i(.); o detto in altri termini i due circuiti hanno lo stesso comportamento elettrico.
Diamo di seguito i criteri per calcolare i componenti del circuito equivalente di Thevenin.
RTh è la resistenza equivalente calcolata ai morsetti A e B dopo aver reso passiva la rete R (si
cortocircuitano i generatori di tensione e si aprono i generatori di corrente). Se la rete lineare R
ha una resistenza equivalente infinita (circuito aperto) non si può applicare il teorema di
Thevenin.
VTh è la tensione che si misura tra i morsetti A e B quando questi sono scollegati dalla rete RAB
(indicazione operativa: attenzione al verso di VTh, deve essere con il + in A e con il – in B).
Dopo aver determinato i parametri del circuito equivalente di Thevenin, sarà possibile
determinare il punto di lavoro di una qualsiasi rete RAB connessa tra i morsetti AB, esso potrà
essere ottenuto come intersezione tra la caratteristica del generatore equivalente VAB=VTh-RThI
e la caratteristica (V,I) ai morsetti AB della rete RAB.
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 1
Per il circuito riportato in figura calcolare simbolicamente la corrente I3 utilizzando il teorema di
Thevenin
VTh
I3 =
RTh + R p 3
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Rth = Rs = 1,5 Ω Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Vth = VRs = -Rs I2 - E1 = 12 – Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 7/S1
4,5 = 7,5 V Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 1
Di seguito riportiamo i circuiti da risolvere per calcolare VTh ed RTh
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 7/S2
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 2
Per la rete in figura calcolare il circuito equivalente di Thevenin ai morsetti AB.
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 7/S2
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 2
Per calcolare, la resistenza equivalente di Thevenin RTh bisogna rendere la rete passiva,
cortocircuitando i generatori di tensione, ed aprendo quelli di corrente. Otterremo il circuito
riportato di seguito.
R1 ⋅ R3
RTh = R1 // R3 =
R1 + R3
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 7/S2
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 2
Valutiamo VTh utilizzando il principio di sovrapposizione degli effetti.
L’ effetto del generatore di tensione sulla VTh si valuta facilmente utilizzando il partitore di
tensione.
VTh ' = E1 ⋅
R3
R1 + R3
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 7/S2
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 2
L’effetto del generatore di corrente sulla VTh può essere valutato risolvendo il seguente circuito.
Applicando la formula del derivatore di corrente, otteniamo la corrente che attraversa la R3,
applicando la legge di Ohm possiamo ricavare VTh’’. E’ importante tenere presente che la
tensione ai capi di R3 ha verso discorde rispetto quello di VTh è quindi sarà negativa.
I3 = I 2 ⋅ R
R1
1 + R3
I3
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 7/S2
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 2
Il circuito equivalente di Thevenin ai morsetti AB sarà il seguente:
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Corso di Laurea: #corso#
Insegnamento: #insegnamento#
Lezione n°: #lezione#
Titolo: #titolo#
Attività n°: #attività#
Facoltà di Ingegneria
AVVISO
Se lo Studente lo ritiene necessario, può inviare al docente usando l’opportuna procedura
presente nel portale (e-portfolio) lo svolgimento del/degli Esercizio/i proposto/i nella
seguente attività, per ricevere un feedback da parte del docente.
Si precisa che tale attività non inciderà in alcun modo sullo svolgimento/esito dell’esame
finale.
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1
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 7/S3
Titolo: ESERCIZI PROPOSTI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI PROPOSTI
ESERCIZIO PROPOSTO 1. Per la rete in figura calcolare il valore di I4 utilizzando il circuito
equivalente di Thevenin ai morsetti AB.
E1 = 12 V
DATI Ri = i Ω
I2 = 3 A
Risposta I4=1,1 A
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 7/S3
Titolo: ESERCIZI PROPOSTI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI PROPOSTI
ESERCIZIO PROPOSTO 2. Per la rete in figura determinare il bipolo equivalente di Thevenin ai
morsetti AB. ( i numeri in corrispondenza dei bipoli rappresentano i valori in ohm, ampere e volt )
Facoltà di Ingegneria
TEOREMA DI NORTON
In questa lezione studieremo un teorema che consente di pensare non all’intera rete
lineare ma solo a due morsetti della stessa.
Il teorema di Norton può essere enunciato come segue: data una rete lineare R (tempo-
invariante o tempo-variante) e dati due suoi morsetti A e B a cui è connessa una rete
generica RAB di qualsiasi natura (rispetto a linearità e tempo invarianza), supponendo che
tra la rete R e la rete RAB non ci sia alcun collegamento se non quello tra i morsetti AB
(esempio accoppiamento di tipo magnetico o con generatori controllati), la rete lineare R
è equivalente ad un circuito costituito da una resistenza RN in parallelo ad un generatore
di corrente IN.
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Lezione n°: 8
Titolo: TEOREMA DI NORTON
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
TEOREMA DI NORTON
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 8
Titolo: TEOREMA DI NORTON
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
TEOREMA DI NORTON
Con il termine equivalente si intende che i due circuiti (rete lineare R e circuito equivalente di
Norton) hanno le stesse forme d’onda per quanto riguarda tensione v(.) e corrente i(.) ai
morsetti AB; o detto in altri termini i due circuiti hanno lo stesso comportamento elettrico.
Diamo di seguito i criteri per calcolare i componenti del circuito equivalente di Norton:
RN è la resistenza equivalente calcolata ai morsetti A e B dopo aver reso passiva la rete lineare
R (si cortocircuitano i generatori di tensione e si aprono i generatori di corrente), essa coincide
con RTh. Se la rete lineare R ha una resistenza equivalente nulla (corto circuito), non si può
applicare il teorema di Norton.
IN è la corrente che si misura tra i morsetti A e B quando questi sono cortocircuitati (indicazione
operativa: attenzione al verso della IN deve essere quello da A verso B).
Dopo aver determinato i parametri del circuito equivalente di Norton, sarà possibile determinare
il punto di lavoro di una qualsiasi rete RAB connessa tra i morsetti A e B.
(Nel caso in cui 0<Req=RTh=RN<∞ esistono entrambi i circuiti di Thevenin e Norton.
Se Req=∞ esiste solo l’equivalente di Norton, se Req=0 esiste solo l’equivalente di Thevenin).
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 8/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 1
Dato il circuito in figura calcolare la corrente I3 utilizzando il teorema di Norton.
E1 = 12 V
Ri = i Ω
Dati
RS = 7 Ω
E2 = 6 V
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 8/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 1
Per calcolare RN cortocircuitiamo i generatori di tensione ed otteniamo la rete in figura
3R1 ⋅ R2
Otteniamo RN = = 1,2 Ω
3R1 + R2
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 8/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 1
Per calcolare IN utilizziamo la sovrapposizione degli effetti, studieremo due circuiti, il primo è
riportato in figura e considera il contributo alla IN proveniente dal generatore E1
E1
Otteniamo I 'N = =4A
3R1
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 8/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 1
Il secondo contributo alla IN è dato dal generatore E2, il circuito corrispondente è riportato in
figura
E2
Otteniamo I ' 'N = − = −3 A
R2
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 8/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 1
A questo punto possiamo eseguire il calcolo della I3 considerando il circuito riportato in figura
RN
Otteniamo I3 = I N = 0,14 A
RN + RS
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 8/S2
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 2
Attività n°:
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 2
Dato il circuito in figura calcolare la corrente I5 utilizzando il teorema di Norton.
E1 = 12 V
Dati Ri = i Ω
I7 = 7 A
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 8/S2
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 2
Attività n°:
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 2
Per calcolare RN cortocircuitiamo i generatori di tensione ed otteniamo la rete in figura
R S1 ⋅ R3 3⋅3
Otteniamo R p1 = R S1 + R3
= 3 + 3 = 1.5 Ω
RN = R p1 + R4 + R6 = 1.5 + 4 + 6 = 11.5 Ω
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 8/S2
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 2
Attività n°:
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 2
Per calcolare la corrente IN, ovvero la corrente che circola nel cortocircuito tra i morsetti AB,
possiamo utilizzare la sovrapposizione degli effetti.
Considerando gli effetti del generatore di tensione E1, avremo il seguente circuito:
Otteniamo
RS 2 = R4 + R6 = 4 + 6 = 10 Ω
R3 ⋅ R S 2 3 ⋅10
R p1 = R3 + R S 2
= 3 +10 = 2.3 Ω
RT = RS1 + R p1 = 3 + 2.3 = 5.3 Ω
IT = = 512.3 = 2.26 A
E1
RT
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 8/S2
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 2
Attività n°:
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 2
Il secondo contributo alla IN è dato dal generatore di corrente I7, il circuito corrispondente è
riportato in figura
Otteniamo
R S ⋅ R3 3⋅3
R p1 = 1
RS + R
= 3 + 3 = 1.5 Ω
1 3
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 8/S2
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 2
Attività n°:
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 2
A questo punto possiamo eseguire il calcolo della I5 considerando il circuito riportato in figura
Otteniamo
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Corso di Laurea: #corso#
Insegnamento: #insegnamento#
Lezione n°: #lezione#
Titolo: #titolo#
Attività n°: #attività#
Facoltà di Ingegneria
AVVISO
Se lo Studente lo ritiene necessario, può inviare al docente usando l’opportuna procedura
presente nel portale (e-portfolio) lo svolgimento del/degli Esercizio/i proposto/i nella
seguente attività, per ricevere un feedback da parte del docente.
Si precisa che tale attività non inciderà in alcun modo sullo svolgimento/esito dell’esame
finale.
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1
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 8/S3
Titolo: ESERCIZI PROPOSTI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI PROPOSTI
ESERCIZIO PROPOSTO 1
Dato il circuito in figura calcolare il circuito equivalente di Norton ai morsetti AB.
R1 = 4 Ω
R2 = 2 Ω
R3 = 6 Ω
Dati R4 = 6 Ω
R5 = 4 Ω
R6 = 2 Ω
R7 = 2 Ω
I1 = 3 A
E1 = 12 V
E2 = 18 V
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI PROPOSTI
ESERCIZIO PROPOSTO 2
Risolvere gli esercizi della lezione n. 8 utilizzando il circuito equivalente di Thevenin.
ESERCIZIO PROPOSTO 3
Risolvere gli esercizi della lezione n. 7 utilizzando il circuito equivalente di Norton.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 8/S3
Titolo: ESERCIZI PROPOSTI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO PROPOSTO
ESERCIZIO PROPOSTO 4
Per la rete in figura determinare il bipolo equivalente di Norton ai morsetti AB.
( i numeri in corrispondenza dei bipoli rappresentano i valori in ohm, ampere e volt )
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 9
Titolo: MILLMANN
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
MILLMANN
In questa lezione studieremo il teorema di Millmann, attraverso la sua applicazione ad un
circuito lineare e tempo invariante in cui sono presenti solamente due nodi A e B sarà possibile
calcolare la tensione VAB esistente tra di essi.
Vediamo l’enunciato: in un circuito lineare tempo invariante costituito da l lati e da due nodi A e
B la tensione VAB presente tra di essi è ottenibile tramite la seguente espressione:
Ei
∑ + ∑ IG
Ri
VAB =
1
∑
Ri
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 9/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 1
Per il circuito riportato in figura calcolare la VAB utilizzando il teorema di Millmann.
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 9/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 1
Per ogni lato costituito da generatore di tensione in serie con resistenza calcoliamo il circuito
equivalente di Norton, ottenendo
RN 1 = R1
E1
I N1 =
R1
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 9/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 1
Il circuito può essere visto come segue
RN 2 = R2
E2
IN2 =
R2
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 9/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 1
Il circuito può essere ridisegnato come segue
GT = G1 + G2 + G4
I = I N1 − I N 2 + I3
E1 E2
− + I3
I R1 R2
VAB = =
G1 + G2 + G4 1
+
1
+
1
R1 R2 R4
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 9/S2
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 2
Per il circuito riportato in figura calcolare la I3 utilizzando il teorema di Millmann
Sono noti
E1= 12 V
I2=3 A
Ri=i Ω
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 9/S2
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 2
E1
+ I 2 12 + 3
R 12 + 3 15
VAB = 1 = 1 = = = 11,5 V
1 1 1 1 1 + 0,3 1,3
+ +
R1 R3 1 3
VAB 11,5
I3 = = = 3,8 A
R3 3
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Corso di Laurea: #corso#
Insegnamento: #insegnamento#
Lezione n°: #lezione#
Titolo: #titolo#
Attività n°: #attività#
Facoltà di Ingegneria
AVVISO
Se lo Studente lo ritiene necessario, può inviare al docente usando l’opportuna procedura
presente nel portale (e-portfolio) lo svolgimento del/degli Esercizio/i proposto/i nella
seguente attività, per ricevere un feedback da parte del docente.
Si precisa che tale attività non inciderà in alcun modo sullo svolgimento/esito dell’esame
finale.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 9/S3
Titolo: ESERCIZIO PROPOSTO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO PROPOSTO
Dato il circuito in figura calcolare la corrente I4 utilizzando il teorema di Millmann.
E1 = 12 V
DATI Ri = i Ω
I2 = 3 A
RISULTATO I4 = 1,1 A
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 10
Titolo: POTENZA ED ENERGIA 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
POTENZA ED ENERGIA
Consideriamo il circuito elettrico riportato in figura, in esso un generatore è collegato ad un
bipolo attraverso due morsetti; siamo interessati al trasferimento di potenza attraverso tali
morsetti. Per il momento non prendiamo in considerazione il contenuto del bipolo.
La potenza p(t) espressa in Watt (W) entrante nel bipolo è pari al prodotto tra la tensione v(t) e
la corrente i(t), si utilizza per il bipolo la convenzione degli utilizzatori.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 10
Titolo: POTENZA ED ENERGIA 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
POTENZA ED ENERGIA
Dalla fisica sappiamo che l’energia W(t0,t) è l’integrale della potenza nel tempo, possiamo
scrivere
Analizziamo il segno della potenza in un bipolo; come abbiamo visto in precedenza ogni bipolo
è caratterizzato da una curva nel piano V-I (o I-V), una volta stabilito il punto di lavoro (cioè la
coppia tensione v(t) e corrente i(t)) la potenza p(t)=v(t)i(t) è univocamente determinata ed è
pari all’area del rettangolo formato tra il punto di lavoro e gli assi V-I. Se il punto di lavoro si
trova nel I o nel III quadrante (v*i>0) la potenza è positiva, cioè il bipolo riceve potenza
dall’esterno, per lo stesso motivo se il punto di lavoro è nel II o nel IV quadrante la potenza è
negativa, cioè il bipolo fornisce potenza all’esterno.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 10
Titolo: POTENZA ED ENERGIA 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
POTENZA ED ENERGIA
Diremo che un bipolo è passivo se per ogni istante t la caratteristica si trova nel I o nel III
quadrante, esso non fornisce mai potenza all’esterno; diremo che un bipolo è attivo se non è
passivo, ad esempio un generatore di tensione (con tensione diversa da zero) è un bipolo attivo
in quanto non ha tutta la caratteristica nel I e III quadrante.
Vediamo alcuni aspetti energetici di interesse applicativo.
LEGGE DI JOULE
Tutti sappiamo dall’esperienza quotidiana che ogni volta che una corrente elettrica percorre un
conduttore (che possiamo rappresentare come una resistenza lineare e tempo–invariante)
quest’ultimo si riscalda. In effetti la resistenza si oppone al passaggio della corrente
determinando una caduta di tensione ai suoi capi vR(t)=R*i(t), nel caso di corrente continua si
ha VR=R*I, a tale coppia tensione-corrente corrisponde la potenza dissipata per effetto joule
Pj=VR*I=R*I2=VR2/R.
POTENZA GENERATA, EROGATA E RENDIMENTO DI UN GENERATORE
Consideriamo un generatore avente una f.e.m. costante pari ad E, sia esso attraversato da una
corrente I, indichiamo come potenza generata Pg la potenza Pg=E*I. La presenza della
resistenza interna Ri del generatore provoca una dissipazione di potenza Pd=Ri*I2
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 10
Titolo: POTENZA ED ENERGIA 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
POTENZA ED ENERGIA
La potenza elettrica erogata all’esterno dal generatore è pari a P=Pg-Pd=E*I-Ri*I2
Se consideriamo il generatore come un sistema in cui individuiamo l’ingresso e l’uscita,
possiamo definire il rendimento del sistema generatore come rapporto tra la potenza erogata
all’esterno e la potenza generata
P V ⋅ I E ⋅ I − Ri ⋅ I 2 R ⋅I
ηe = = = = 1− i
Pg E ⋅ I E⋅I E
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 10
Titolo: POTENZA ED ENERGIA 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
POTENZA ED ENERGIA
POTENZA ASSORBITA DA UN GENERATORE
Supponiamo di collegare ai morsetti di un generatore G2 avente f.e.m. E un secondo generatore
G1 avente una fem E1>E in tal caso circolerà nel circuito una corrente I=(E1-E)/(Ri1+Ri). In
questo caso il generatore G1 genera la potenza Pg1 che decurtata dalle perdite interne Pd1=Ri1*I2
da la potenza erogata ai morsetti AB (e quindi al generatore G2). Il generatore G2 assorbe una
potenza Pa=V*I
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 10
Titolo: POTENZA ED ENERGIA 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
POTENZA ED ENERGIA
La potenza assorbita da G2 è costituita da due parti Pa=E*I+Ri*I2, il termine Ri*I2 è la potenza
dissipata per effetto joule nella resistenza interna del generatore Ri, il termine (E*I) è una
potenza trasformata in potenza di altra forma; si pensi a due batterie di auto, in questo caso la
batteria G1 si sta scaricando mentre la batteria G2 si sta caricando.
Possiamo dire che, nel momento in cui per un generatore la corrente esce dal morsetto a
potenziale maggiore, questo sta generando; se al contrario la corrente entra dal morsetto a
potenziale maggiore il generatore sta assorbendo potenza.
In sintesi, dal punto di vista energetico un generatore avente una f.e.m. E ed una resistenza
interna Ri collegato ad un bipolo B può funzionare in uno dei tre modi:
• E=VAB il generatore funziona a vuoto, non circola corrente, non ci sono scambi energetici;
• E>VAB il generatore eroga potenza al bipolo B;
• E<VAB il generatore assorbe potenza dal bipolo B.
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Lezione n°: 10/S1
Titolo: POTENZA ED ENERGIA 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
POTENZA ED ENERGIA 2
In questa sessione di studio applicheremo a diversi bipoli i concetti visti nell’attività precedente.
RESISTORE LINEARE TEMPO-INVARIANTE
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Tel: 031/7942500-7942505 Fax: 031/7942501 - info@uniecampus.it
Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 10/S1
Titolo: POTENZA ED ENERGIA 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
POTENZA ED ENERGIA 2
GENERATORE DI TENSIONE
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 10/S1
Titolo: POTENZA ED ENERGIA 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
POTENZA ED ENERGIA 2
GENERATORE DI CORRENTE
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 10/S1
Titolo: POTENZA ED ENERGIA 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
TEOREMA DI TELLEGEN
Ipotizziamo di avere un circuito con n nodi ed l lati. Stabiliamo i versi di riferimento per tutti
i lati secondo la convenzione dell’utilizzatore.
Sia {V1… Vl } l’ insieme di tensioni che soddisfano la LKT per il circuito considerato e sia {I1,
..., Il } l’ insieme di correnti che soddisfano la LKC per il circuito considerato.
Il teorema di Tellegen dice che la somma estesa a tutti i lati del circuito dei prodotti Vk* Ik è
nulla
l
∑ Vk ⋅ I k = 0
k =1
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 10/S2
Titolo: ESERCIZI RISOLTI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 1
Dato il circuito in figura calcolare la potenza generata, le potenza dissipata dalle resistenze di
linea Rl e la potenza utilizzata dalle resistenze RU1 ed RU2.
Verificare l’uguaglianza tra la potenza generata e la somma delle potenze dissipata e utilizzata.
E 1 = 12 V
R l = 1 Ω
DATI
R U 1 = 4 Ω
R = 8 Ω
U2
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 10/S2
Titolo: ESERCIZI RISOLTI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 1
U1 ⋅ U 2
R R
Rp = RU + RU
= 2.66 Ω Calcoliamo la potenza generata
1 2
I= E
Rl + R p + R l
= 2.57 A Calcoliamo la potenza dissipata nelle resistenze di
linea
Pg = E ⋅ I = 30,7 W
Pd Rl = R l ⋅ I 2 = 6.6 W
Pd = 6.6 + 6.6 = 13.2 W
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 10/S2
Titolo: ESERCIZI RISOLTI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 1
VRp = R p ⋅ I = 6.83 V Calcoliamo la potenza utilizzata dalle resistenze di
V2
carico
PU RU 1 = = 11.66 W
RU
1 Verifichiamo l’uguaglianza tra la potenza generata
V2 e la somma delle potenze dissipate ed assorbite
PU RU 2 = = 5.83 W
RU 2 (a meno di approssimazioni)
P U = 11.66 + 5.83 = 17.49 W
PU + Pd = Pg
17.49 + 13.2 = 30,7 W
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 10/S2
Titolo: ESERCIZI RISOLTI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 2
Per il circuito in figura verificare che la somma algebrica delle potenze erogate dai generatori
coincide con la somma delle potenze dissipate nelle resistenze o utilizzate nei generatori. Per
quanto riguarda i segni delle tensioni e delle correnti si adottino per tutte le resistenze la
convenzione degli utilizzatori, per tutti i generatori la convenzione dei generatori.
DATI:
R1=50 Ω,
R2=5 Ω,
R3=10 Ω,
R4=1Ω,
E1=100 V,
E2=50V,
E3=150 V,
E4=200 V,
A1=2 A,
A2=1 A
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 10/S2
Titolo: ESERCIZI RISOLTI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 2
VR1
VR1 = E1 − E4 = −100 V ; I E1 = = −2 A; PE1 = E1 I E1 = −200 W
R1
I E 4 = − A2 − I E1 = 1 A; PE 4 = E4 I E 4 = 200 W
VA1 = E2 − E3 = −100 V ; PA1 = VA1 A1 = −200 W
I E 2 = I E1 + I E 4 − A1 = −3 A; PE 2 = E2 I E 2 = −150 W
VR 4 = R4 A2 = 1 V ; VA2 = VR 4 + E4 + VA1 = 101 V ; PA2 = VA2 A2 = 101 W
E3
I R2 = = 10 A; I E 3 = I R 2 − I E 3 = 13 A; PE 3 = E3 I E 3 = 1950 W
R1 + R2
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 10/S2
Titolo: ESERCIZI RISOLTI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 2
La potenza totale generata dai generatori vale Pg=PE4+PA2+PE3=200+101+1.950=2.251
W.
Valutiamo la potenza dissipata nelle resistenze
V r21
PR1 = = 200 W
R1
PR 4 = R4 A22 = 1 W
PR 2 = R2 I R2 2 = 500 W
PR 3 = R3 I R2 2 = 1.000 W
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Corso di Laurea: #corso#
Insegnamento: #insegnamento#
Lezione n°: #lezione#
Titolo: #titolo#
Attività n°: #attività#
Facoltà di Ingegneria
AVVISO
Se lo Studente lo ritiene necessario, può inviare al docente usando l’opportuna procedura
presente nel portale (e-portfolio) lo svolgimento del/degli Esercizio/i proposto/i nella
seguente attività, per ricevere un feedback da parte del docente.
Si precisa che tale attività non inciderà in alcun modo sullo svolgimento/esito dell’esame
finale.
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1
Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 10/S3
Titolo: ESERCIZI PROPOSTI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI PROPOSTI
ESERCIZIO PROPOSTO 1. Si considerino tre utilizzatori che assorbono le potenze P1, P2 e P3 e
funzionano in un giorno rispettivamente per i tempi T1, T2 e T3 in ore indicati di seguito:
P1= 1.000 W, T1=12 h/giorno; P2=100 W, T2=6 h/giorno; P3=0,1 W, T3=24 h/giorno.
Disegnare i diagrammi di carico e calcolare l’energia assorbita in un giorno dall’intero sistema.
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI PROPOSTI
ESERCIZIO PROPOSTO 2. Dato il circuito in figura verificare l’uguaglianza tra la somma delle
potenze generate e la somma delle potenze dissipate/assorbite.
R1 = 1 Ω E1 = 6 V
R2 = 1 Ω E2 = 6 V
R3 = 2 Ω E3 = 18 V
R4 = 1 Ω
R5 = 2 Ω
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 11
Titolo: TOPOLOGIA CIRCUITALE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
TOPOLOGIA CIRCUITALE
Per una migliore comprensione degli argomenti proposti riprendiamo alcuni concetti visti in
precedenza. Rivediamo il concetto di nodo, questa volta, però il nodo può essere
rappresentato come segue:
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 11
Titolo: TOPOLOGIA CIRCUITALE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
TOPOLOGIA CIRCUITALE
- Un ramo (o lato) è un qualunque collegamento compreso tra 2 nodi; se non c’è alcun elemento
circuitale tra i due nodi si dice che il ramo è un corto circuito.
Corto circuito
• Una maglia è un percorso chiuso che contiene un insieme di elementi circuitali connessi
fra di loro. In una maglia si individuano i nodi e i rami o lati.
• Un bipolo è un qualunque elemento circuitale a 2 morsetti (ad esempio una resistenza,
un generatore, una induttanza, una capacità, etc.).
• Un tripolo è un qualunque elemento circuitale a 3 morsetti (ad esempio un transistor).
• Un quadripolo è un qualunque elemento circuitale a 4 morsetti (ad esempio un
trasformatore).
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 11
Titolo: TOPOLOGIA CIRCUITALE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
TOPOLOGIA CIRCUITALE
Tripoli: se l’elemento circuitale è a 3 morsetti si ha un tripolo T.
Si possono applicare le convenzioni viste sui versi di corrente e
tensione (convenzioni degli utilizzatori e dei generatori).
T
corrente
tensione
Nodo (o morsetto)
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 11
Titolo: TOPOLOGIA CIRCUITALE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
TOPOLOGIA CIRCUITALE
Un grafo G è un insieme di nodi connessi attraverso degli archi (un arco collega un nodo A
ad un nodo B). Ad ogni circuito si può associare un grafo in cui un nodo è collegato ad un
altro nodo solo se nel circuito è presente tra di essi un qualsiasi elemento circuitale (non ha
importanza quale).
A A
B
B
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 11
Titolo: TOPOLOGIA CIRCUITALE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
TOPOLOGIA CIRCUITALE
Diremo che un grafo G è connesso quando da un qualunque nodo si può raggiungere un
qualsiasi altro nodo muovendosi esclusivamente sui lati del grafo.
Un grafo non connesso è costituito da almeno due parti non collegate.
Si può passare da un grafo non connesso ad un grafo connesso inserendo un arco fittizio che
si può dimostrare non avere alcuna influenza in quanto la corrente che lo attraversa è nulla.
1 2
I
3 4
Lato fittizio dove I=0
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 11
Titolo: TOPOLOGIA CIRCUITALE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
TOPOLOGIA CIRCUITALE
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 11
Titolo: TOPOLOGIA CIRCUITALE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
TOPOLOGIA CIRCUITALE
Esempio: sia dato il seguente grafo orientato ottenuto da un circuito:
7
2 3
1
8
4
6 5
Il grafo è non connesso ma si può rendere connesso aggiungendo un lato fittizio tra il
nodo 4 e il nodo 8. Si ottiene il grafo connesso riportato nella figura seguente
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 11
Titolo: TOPOLOGIA CIRCUITALE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
TOPOLOGIA CIRCUITALE
7
2 3
1
I=0 8
4
6 5
In base alle definizioni date, un insieme di taglio potrebbe essere costituito dai lati (1-6, 1-5),
chiaramente questo non è l’unico insieme di taglio che si può definire.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 11
Titolo: TOPOLOGIA CIRCUITALE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
TOPOLOGIA CIRCUITALE
MATRICE DI INCIDENZA
Consideriamo un grafo orientato con n nodi ed l lati. A questo possiamo associare una matrice,
avente n righe ed l colonne, detta di incidenza.
Gli elementi possono essere calcolati usando la seguente regola:
1 1 0 0 −1 Nodo 1
−1 0 0 1 0 Nodo 2
A=
0 0 −1 −1 1 Nodo 3
0 −1 1 0 0 Nodo 4
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 11/S1
Titolo: TOPOLOGIA CIRCUITALE, GRAFI, MATRICI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI
ESERCIZIO RISOLTO 1: Data la rete di bipoli in figura, individuare il grafo corrispondente.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 11/S1
Titolo: TOPOLOGIA CIRCUITALE, GRAFI, MATRICI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI
Il grafo non orientato G corrispondente è il seguente
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 11/S1
Titolo: TOPOLOGIA CIRCUITALE, GRAFI, MATRICI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI
ESERCIZIO RISOLTO 2: Data la rete di bipoli in figura per la quale è stabilito il verso della
corrente in ogni lato, individuare il grafo orientato G corrispondente.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 11/S1
Titolo: TOPOLOGIA CIRCUITALE, GRAFI, MATRICI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI
Il grafo orientato G corrispondente è riportato in figura
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Corso di Laurea: #corso#
Insegnamento: #insegnamento#
Lezione n°: #lezione#
Titolo: #titolo#
Attività n°: #attività#
Facoltà di Ingegneria
AVVISO
Se lo Studente lo ritiene necessario, può inviare al docente usando l’opportuna procedura
presente nel portale (e-portfolio) lo svolgimento del/degli Esercizio/i proposto/i nella
seguente attività, per ricevere un feedback da parte del docente.
Si precisa che tale attività non inciderà in alcun modo sullo svolgimento/esito dell’esame
finale.
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1
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 11/S2
Titolo: ESERCIZI PROPOSTI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI PROPOSTI
ESERCIZIO PROPOSTO 1: Dato il seguente grafo orientato G, individuare un possibile insieme
di taglio
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI PROPOSTI
ESERCIZIO PROPOSTO 2: Per il grafo orientato riportato in figura, individuare le possibili maglie
indipendenti, un possibile albero e relativo coalbero.
Maglie : (“1”-”4”-”3”-”1” );
(” 1”-”3”-”2”-”1”),
Albero: lati (1-5-4)
Coalbero: lati (2-3).
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 11/S3
Titolo: GRAFI E LEGGI DI KIRCHHOFF
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 11/S3
Titolo: GRAFI E LEGGI DI KIRCHHOFF
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 11/S3
Titolo: GRAFI E LEGGI DI KIRCHHOFF
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 12
Titolo: METODO DELLE CORRENTI CICLICHE DI MAGLIA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 12
Titolo: METODO DELLE CORRENTI CICLICHE DI MAGLIA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 12
Titolo: METODO DELLE CORRENTI CICLICHE DI MAGLIA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
(R1+R4) J1 - R4 J2 =-E1
-R4 J1 +(R3+R4) J2 -R3J3 =E2
-R3 J2 (R2+R3) J3 -R2 J4 =Vg1
-R2 J3 R2 J4 =-Vg2
J3=-Ig1
J4=Ig2
Le correnti J3 e J4 a meno del segno sono le correnti note dei generatori Ig1 e Ig2 (difatti le
maglie 3 e 4 sono quelle attraversate dalle correnti dei due generatori). Le tensioni Vg1 e
Vg2 sono le tensioni incognite ai capi dei due generatori Ig1 e Ig2 rispettivamente.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 12
Titolo: METODO DELLE CORRENTI CICLICHE DI MAGLIA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
Il sistema può essere risolto con uno dei metodi noti dalla matematica in quanto è ben
posto essendo è costituito da 6 equazioni in 6 incognite.
Una volta risolto saranno note le correnti fittizie delle maglie Ji e le tensioni sui generatori di
corrente. Sarà possibile successivamente valutare le correnti in ogni lato. Ad esempio,
supponendo che la corrente nel lato 2-4 abbia verso dal nodo 2 al nodo 4, essa sarà
ottenibile come J2-J1. Possiamo ripetere tale ragionamento per valutare tutte le correnti reali
di tutti i lati della rete.
Se avessimo risolto il circuito con l’applicazione delle leggi di Kirchhoff avremmo impostato
un sistema di l=7 equazioni in 7 incognite, applicando il metodo delle correnti cicliche di
maglia abbiamo impostato e risolto un sistema di m+ni=l-(n-1)+ni=6 equazioni (di cui due
identità).
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 12
Titolo: METODO DELLE CORRENTI CICLICHE DI MAGLIA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
(R1+R4) J1 - R4 J2 = - E1
-R4 J1 (R3+R4) J2 -R3J3 = E2
-R3 J2 (R2+R3) J3 -R2 J4 = Vg1
-R2 J3 R2J4 = - Vg2
(R1+R4) - R4 0 0 J1 = - E1
-R4 (R3+R4) -R3 0 J2 = E2
0 -R3 (R2+R3) -R2 J3 = Vg1
0 0 -R2 R2 J4 = -Vg2
La matrice delle resistenze ottenute è detta matrice dei coefficienti, essa è simmetrica.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 12
Titolo: METODO DELLE CORRENTI CICLICHE DI MAGLIA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
Rii : auto-resistenza della maglia i, si calcola come somma di tutte le resistenze che si incontrano
lungo la maglia i (prese col segno positivo). Rij : mutua resistenza tra la maglia i-esima e la maglia
j-esima, è la resistenza presa col segno negativo del lato comune tra le maglie i e j. Se le maglie i e
j non hanno lati in comune si considera Rij=0. Ji corrente fittizia della maglia i. Ei generatore di
tensione della maglia (se sono più di uno si sommano considerando positive le tensioni col verso
concorde alla corrente fittizia della maglia).
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 12
Titolo: METODO DELLE CORRENTI CICLICHE DI MAGLIA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 12
Titolo: METODO DELLE CORRENTI CICLICHE DI MAGLIA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
3 − 1 − 2 J 1 6
− 1 6 − 3 ⋅ J = 12
2
− 2 − 3 9 J 3 0
Dalla soluzione del sistema si ricava il vettore delle correnti di fittizie di maglia J=(J1,J2,J3).
Anche in questo caso notiamo che applicando tale metodo è stato possibile ridurre la
dimensione del sistema da 6 a 3 equazioni.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 12/S1
Titolo: CORRENTI E MATRICE DI INCIDENZA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
Si individuano
1
quattro nodi, n=4 ( 1 – 2 – 3 – 4)
e sette lati, l=7
i6 i1 i2 i7 Si possono scrivere 3 (n-1)
4 i3 equazioni indipendenti per le correnti,
2
i4 difatti se scriviamo le 4 equazioni
i5 per le correnti:
Nodo1: i1+i2 = i6+i7
Nodo2: i5 = i2+i3
3
Nodo3: i6+i7 = i4+i5
Nodo4: i3+i4 = i1
Solo 3 di queste equazioni sono linearmente indipendenti e lo dimostra il fatto che sommando
membro a membro le 4 equazioni si ottiene una identità.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 12/S1
Titolo: CORRENTI E MATRICE DI INCIDENZA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
Indichiamo con Ī il vettore delle correnti nei lati, e con A la matrice dei coefficienti delle correnti
che deduciamo dal sistema delle 4 equazioni precedentemente ricavato:
i1
1 1 0 0 0 − 1 − 1
i 0 − 1 − 1
2 0 1 0 0
i3 A = 0 0 0 −1−1 1 1
I = i4 − 1 0 1 1 0 0 0
i5
i6
i Notiamo che la matrice A coincide con la matrice di incidenza.
7
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 12/S1
Titolo: CORRENTI E MATRICE DI INCIDENZA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
Ar *Ī= 0
La matrice Ar avrà n-1 righe tante quanti sono i nodi meno uno, e l colonne tante quanti
sono i lati del circuito.
Ar (n-1,l)
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 12/S2
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO
Dato il seguente circuito, calcolare le correnti che attraversano le resistenze applicando
il metodo delle correnti cicliche di maglia.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 12/S2
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO
Nel circuito ci sono tre maglie indipendenti, quindi avremo un sistema di tre equazioni
(LKT alle tre maglie indipendenti) in tre incognite (J1,J2,J3). Come primo passo indichiamo
le correnti fittizie di maglia e il loro verso.
J1
J2
J3
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 12/S2
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO
Possiamo scrivere le tre equazioni ottenute dall’applicazione della LKT alle tre maglie
ottenendo:
V01 − R1 ⋅ J 1 − R3 ⋅ ( J 1 − J 2 ) = 0
− V02 − R3 ⋅ ( J 2 − J 1 ) − R2 ⋅ J 2 = 0
− V + V − R ⋅ J = 0
01 02 4 3
Facoltà di Ingegneria
AVVISO
Se lo Studente lo ritiene necessario, può inviare al docente usando l’opportuna procedura
presente nel portale (e-portfolio) lo svolgimento del/degli Esercizio/i proposto/i nella
seguente attività, per ricevere un feedback da parte del docente.
Si precisa che tale attività non inciderà in alcun modo sullo svolgimento/esito dell’esame
finale.
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1
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 12/S3
Titolo: ESERCIZI PROPOSTI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI PROPOSTI
ESERCIZIO PROPOSTO 1. Dato il seguente circuito, determinare le correnti nei lati utilizzando
il metodo delle correnti cicliche di maglia, verificare l’esattezza della soluzione ottenuta
applicando la LKC a tutti i nodi del circuito.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 12/S3
Titolo: ESERCIZI PROPOSTI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI PROPOSTI
Suggerimento:
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 12/S3
Titolo: ESERCIZI PROPOSTI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI PROPOSTI
Il sistema che si ottiene è il seguente
E1-R4J1+R2J1-E2-R1J1=0
E2-R2J2-R5J2-E3-R3J2=0
R5J3-R4J3+R6J3=0
Risolvendo il sistema si ottengono le correnti fittizie di maglia J1, J2 e J3; note queste ultime
si possono ricavare le correnti reali nei lati (ad esempio I4=J1-J3)
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 12/S3
Titolo: ESERCIZI PROPOSTI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI PROPOSTI
ESERCIZIO PROPOSTO 2. Dato il circuito in figura, calcolare le correnti nei lati con il metodo delle
correnti cicliche di maglia.
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 13
Titolo: METODO DEL POTENZIALE AI NODI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 13
Titolo: METODO DEL POTENZIALE AI NODI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
− J 1 + I 1 + I 2 = 0
− I 2 + I 3 + I 4 = 0
− J − I − I = 0
2 1 3
Esprimiamo le correnti dei lati I1,I2,I3,I4 in funzione dei potenziali ai nodi V1, V2 e V3, otterremo:
V1 − V3 V2 − V3
I1 = = G1 ⋅ (V1 − V3 ) I3 = = G3 ⋅ (V2 − V3 )
R1 R3
V1 − V2 V2
I2 = = G2 ⋅ (V1 − V2 ) I4 = = G 4 ⋅ V2
R2 R4
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 13
Titolo: METODO DEL POTENZIALE AI NODI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
(G1 + G 2 ) ⋅ V1 − G 2 ⋅ V2 − G1 ⋅ V3 = J 1
− G2 ⋅ V1 + (G 2 + G3 + G4 ) ⋅ V2 − G3 ⋅ V3 = 0
− G1 ⋅ V1 − G3 ⋅ V2 + (G1 + G3 ) ⋅ V3 = J 2
Risolvendo il sistema si ottengono le tensioni dei tre nodi V1,V2 e V3 rispetto al nodo di
riferimento. Conoscendo le tensioni V1,V2 e V3 si possono calcolare tutte le tensioni e correnti
della rete.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 13
Titolo: METODO DEL POTENZIALE AI NODI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
G1 + G2 − G2 − G1 V1 J 1
−G
2 G 2 + G3 + G 4 − G3 ⋅ V2 = 0
− G1 − G3 G1 + G3 V3 J 2
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 13
Titolo: METODO DEL POTENZIALE AI NODI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
dove Gii è detta auto-conduttanza del nodo i e si calcola come somma (col segno positivo) di
tutte le conduttanze che fanno capo al nodo i. Gij è detta mutua conduttanza tra i nodi i e j e
si calcola considerando col segno negativo le conduttanze presenti tra i nodi i e j. Se tra i nodi
i e j non ci sono resistenze Gij=0. La matrice delle conduttanze è simmetrica.
Vi è la tensione incognita tra il nodo i ed il nodo preso a riferimento.
ji è la somma algebrica di tutte le correnti impresse al nodo i (positive se entranti al nodo)
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 13
Titolo: METODO DEL POTENZIALE AI NODI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 13
Titolo: METODO DEL POTENZIALE AI NODI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 13/S1
Titolo: TENSIONI E MATRICE DI INCIDENZA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
V2 V1
Se prendiamo come nodo di riferimento il V3
nodo 3 avremo: 4 2 V6
e1= tensione tra il nodo 1 ed il nodo 3,
V4 V5
e2= tensione tra il nodo 2 ed il nodo 3
e4= tensione tra il nodo 4 ed il nodo 3
3
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 13/S1
Titolo: TENSIONI E MATRICE DI INCIDENZA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
V1= e1 -e2
V2= e1 -e4
V3= -e2 +e4
V4= -e4 Questo sistema scritto in forma matriciale diventa V=M*E
V5= e2 (i coefficienti della matrice sono i coefficienti delle ei del sistema)
V6=-e1
V1 1 -1 0
V2 1 0 -1
e1
V3 0 -1 1
e2
V4 = 0 0 -1
e4
V5 0 1 0
V6 -1 0 0
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 13/S1
Titolo: TENSIONI E MATRICE DI INCIDENZA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
Si può facilmente verificare che M= ArT dove ArT è la matrice di incidenza ridotta
trasposta introdotta nella lezione n. 12 (senza il nodo tre),
quindi V= ArT * E
In conclusione: Sia per scrivere le equazioni sulle correnti, sia per scrivere
le equazioni sulle tensioni è importante determinare la matrice di incidenza
ridotta.
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 13/S2
Titolo: ESERCIZI RISOLTI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 1
ESERCIZIO RISOLTO 1.
Dato il circuito in figura
calcolare la tensione ai
capi di R4 utilizzando il
metodo dei potenziali ai
nodi.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 13/S2
Titolo: ESERCIZI RISOLTI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 1
Il nodo scelto come riferimento è il nodo D; applicando la LKC ai nodi A B e C si ottiene .
i1 + i2 + i3 + i4 = J1 + J 2
G1V A + G2V A + G3 (V A − V B ) + G4 (V A − VC ) = J 1 + J 2
− i3 + i5 = J3 − G3 (V A − VB ) + G5VB = J 3
− i 4 + i6 = − J 3 − G (V − V ) + G V = − J
4 A C 6 C 3
G1 + G2 + G3 + G4 − G3 − G4 V A J 1 + J 2
Risolvendo il sistema si
− G3 G3 + G5 0 ⋅ V B = J 3 ottiene il vettore delle
− G4 0 G4 + G6 VC − J 3 tensioni VA,VB e VC
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 13/S2
Titolo: ESERCIZI RISOLTI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 2
ESERCIZIO RISOLTO 2. Dato il circuito in figura calcolare tutte le correnti mediante il metodo
dei potenziali ai nodi.
E1 = 10 V, E3 = 70 V, E4 = - 20 V, R1 = 10 Ω, R2 = 5 Ω, R3 = 2 Ω, R4 = 4 Ω, R5 = 1 Ω.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 13/S2
Titolo: ESERCIZI RISOLTI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO SVOLTO
Il circuito ha n=3 nodi quindi dobbiamo impostare un sistema di due equazioni in due incognite,
la matrice delle conduttanze avrà dimensioni 2x2.
Scegliamo il nodo 3 come riferimento e sostituiamo ai lati contenenti i generatori di tensione il
circuito equivalente di Norton otteniamo:
E1
G1 + G 2 + G5 − G5 V1 R1
⋅ =
− G5 G3 + G 4 + G5 V2 − E E
3
+ 4
R3 R4
Risposta: I1 = 4 A, I2 = 6 A, I3 = 15 A, I4 = 5 A, I5 = 10 A.
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Corso di Laurea: #corso#
Insegnamento: #insegnamento#
Lezione n°: #lezione#
Titolo: #titolo#
Attività n°: #attività#
Facoltà di Ingegneria
AVVISO
Se lo Studente lo ritiene necessario, può inviare al docente usando l’opportuna procedura
presente nel portale (e-portfolio) lo svolgimento del/degli Esercizio/i proposto/i nella
seguente attività, per ricevere un feedback da parte del docente.
Si precisa che tale attività non inciderà in alcun modo sullo svolgimento/esito dell’esame
finale.
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1
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 13/S3
Titolo: METODO DEL POTENZIALE AI NODI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI PROPOSTI
ESERCIZIO PROPOSTO 1: Per il circuito in figura determinare la corrente I
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI PROPOSTI
Il circuito che si ottiene dopo lo spostamento del generatore E1 è riportato in figura :
Sostituiamo alla serie dei due generatori di tensione un unico generatore dato dalla somma
algebrica tra E1 e E2
Risposta I=5 A
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 13/S3
Titolo: METODO DEL POTENZIALE AI NODI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI PROPOSTI
ESERCIZIO PROPOSTO 2: Dato il circuito in figura, calcolare le correnti in tutti i rami applicando il
metodo dei potenziali ai nodi.
E = 50 V, J = 0.75 A, R1 = 800 Ω, R2 = 80 Ω, R3 = 40 Ω, R4 = 50 Ω, R5 = 200 Ω.
Risposta I= 0,196 A , I1= - 4 mA , I2= 0,2 A , I3= - 0,48 A , I4= 0,68 A , I5= 0,266 A
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 14
Titolo: DOPPI BIPOLI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
MATRICE DELLE RESISTENZE PER UN DOPPIO BIPOLO
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 14
Titolo: DOPPI BIPOLI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
MATRICE DELLE RESISTENZE PER UN DOPPIO BIPOLO
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Lezione n°: 14
Titolo: DOPPI BIPOLI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
MATRICE DELLE RESISTENZE PER UN DOPPIO BIPOLO
I parametri R11, R12, R21 e R22 del doppio bipolo possono essere determinati come segue.
R11 è la resistenza vista dalla porta 1 quando la porta 2 è aperta (circuito aperto), è la
resistenza equivalente vista dai morsetti della porta 1 quando la porta 2 è aperta
V1
R11 = I 2 =0
I1
R22 è la resistenza vista dalla porta 2 quando la porta 1 è aperta (circuito aperto), è la
resistenza equivalente vista dai morsetti della porta 2 quando la porta 1 è aperta
V2
R22 = I1 = 0
I2
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 14
Titolo: DOPPI BIPOLI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
MATRICE DELLE RESISTENZE PER UN DOPPIO BIPOLO
R12 è il rapporto tra la tensione V1 della porta 1 quando essa è aperta e l’intensità della corrente I2 .
Per il suo calcolo bisogna esplicitare V1 in funzione di I2.
V1
R12 = I1 = 0
I2
R21 è il rapporto tra la tensione V2 della porta 2 quando essa è aperta e l’intensità della corrente I1 .
V2
R21 = I 2 =0
I1
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 14
Titolo: DOPPI BIPOLI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
MATRICE DELLE RESISTENZE PER UN DOPPIO BIPOLO
Se introduciamo i due vettori colonna I =(I1 ,I2)T e V = (V1 ,V2)T , possiamo riscrivere in
forma matriciale le equazioni:
Alla matrice [R] si dà il nome di matrice delle resistenze del doppio bipolo.
P = V1 ⋅ I 1 + V2 ⋅ I 2 = V T ⋅ I
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 14
Titolo: DOPPI BIPOLI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
MATRICE DELLE CONDUTTANZE PER UN DOPPIO BIPOLO
I1 = G11 ⋅ V1 + G12 ⋅ V2
I 2 = G21 ⋅ V1 + G22 ⋅ V2
I1 I2
G11 = V2 = 0 ; G22 = V1 = 0
V1 V2
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 14
Titolo: DOPPI BIPOLI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
MATRICE DELLE CONDUTTANZE PER UN DOPPIO BIPOLO
I1 I2
G12 = V1 = 0 ; G21 = V2 = 0
V2 V1
[G ] =
G11 G12
G21 G22
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 14
Titolo: DOPPI BIPOLI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
MATRICE IBRIDA PER UN DOPPIO BIPOLO
Se vogliamo determinare il legame esistente tra la corrente in uscita I2 e la tensione in ingresso
V1, con la corrente di ingresso I1 e della tensione di uscita V2, dobbiamo valutare la Matrice
ibrida H
V1 I2 V1 I2
H11 = H 22 = H12 = H 21 =
I1 V V2 V2 I1 V
2 =0 I1 = 0 I1 = 0 2 =0
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 14
Titolo: DOPPI BIPOLI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
MATRICE DI TRASMISSIONE PER UN DOPPIO BIPOLO
V1 V1 I1 I1
T11 = , T12 = , T21 = , T22 =
V2 I 2 =0
− I2 V V2 − I2 V
2 =0 I 2 =0 2 =0
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 14/S1
Titolo: DOPPI BIPOLI A T E PI GRECO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
RAPPRESENTAZIONI A T E A PI GRECO DI DOPPI BIPOLI
I doppi bipoli a T o a Π possono essere utilizzati, ad esempio, negli impianti elettrici per
rappresentare l’unità di lunghezza (1 km) di una linea elettrica in alta tensione:
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 14/S1
Titolo: DOPPI BIPOLI A T E PI GRECO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
Se sono noti i valori della matrice delle resistenze (R11, R12, R22, R21) si possono ricavare le
resistenze della configurazione a T (Ra, Rb ed Rc) e viceversa. Si utilizzano le seguenti
espressioni:
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 14/S1
Titolo: DOPPI BIPOLI A T E PI GRECO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
Se sono noti i valori della matrice delle conduttanze (G11, G12, G22, G21) si possono ricavare le
conduttanze della configurazione a Π (Gx, Gy e Gz) e viceversa. Si utilizzano le seguenti
espressioni:
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 14/S1
Titolo: DOPPI BIPOLI A T E PI GRECO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
PASSAGGIO DALLA FORMA A T ALLA FORMA A PI GRECO
E’ possibile passare dalla rappresentazione a T a quella a Π e viceversa tramite le seguenti
espressioni
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 14/S2
Titolo: ESERCIZI SVOLTI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI
ESERCIZIO RISOLTO 1: Per il doppio bipolo riportato in figura si calcoli la matrice delle
resistenze
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 14/S2
Titolo: ESERCIZI SVOLTI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI
Calcolo di R11 =V1/I1|I2=0. Il circuito da utilizzare per calcolare la R11 è il seguente
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 14/S2
Titolo: ESERCIZI SVOLTI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI
Nel circuito le resistenze R3 e R4 sono in serie (ricordiamo che questo circuito è stato
ottenuto ponendo uguale a zero la corrente I2 = 0 , di conseguenza la corrente ia attraversa
le due resistenze R3 e R4).
A sua volta la serie R3 ed R4 è in parallelo con il resistore R1 e il risultante gruppo di
resistenze è in serie con il resistore R2.
In sintesi R11 è data da:
( R3 + R4 ) ⋅ R1
R11 = R2 +
( R3 + R4 ) + R1
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 14/S2
Titolo: ESERCIZI SVOLTI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI
Calcolo di R22=V2/I2|I1=0. Il circuito da considerare per il calcolo di R22 è il seguente. Le
resistenze R1 e R4 sono in serie ( ricordiamo che questo circuito è stato ottenuto ponendo
I1 = 0, di conseguenza la corrente ib le attraversa.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 14/S2
Titolo: ESERCIZI SVOLTI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI
A sua volta la serie di R1 ed R4 è in parallelo con la resistenza R3 e il risultante gruppo di
resistenze è in serie con la resistenza R2.
In sintesi R22 è data da:
Calcolo di R12 =V1/I2|I1=0 bisogna determinare V1 in funzione di I2 nel circuito della slide
precedente (C2). In questo caso si ha
V1 = R1ib + R2 i2
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 14/S2
Titolo: ESERCIZI SVOLTI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI
Siccome la serie R1 ed R4 è in parallelo con la resistenza R3, la corrente ib può essere
determinata applicando il partitore di corrente. Troviamo
R3
ib = i2 ⋅ Sostituendo la ib nell’espressione della V1
( R1 + R4 ) + R3 e dividendo tutto per i2 otteniamo
V1 R3
R12 = = R2 + R1 ⋅
I2 ( R1 + R4 ) + R3
Si determini per esercizio il parametro R21 procedendo in modo analogo (deve risultare
R21=R12).
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Lezione n°: 14/S2
Titolo: ESERCIZI SVOLTI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI
ESERCIZIO RISOLTO 2: per il circuito in figura dopo avere calcolato i parametri della matrice
delle conduttanze G e calcolato i parametri del doppio bipolo equivalente a pi greco,
calcolare la potenza assorbita dal doppio bipolo
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Lezione n°: 14/S2
Titolo: ESERCIZI SVOLTI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI
I parametri della matrice G di un doppio bipolo si ricavano dalle relazioni seguenti:
I1 = G11 ⋅ V1 + G12 ⋅ V2
I 2 = G21 ⋅ V1 + G22 ⋅ V2
Calcolo di G11
Si calcola la conduttanza equivalente vista dalla porta 1 con la porta 2 cortocircuitata.
Si ottiene
G11=I1/V1|V2=0= 8/5 S
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 14/S2
Titolo: ESERCIZI SVOLTI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI
Calcolo di G22.
si ottiene
G22= I2/V2|V1=0= 8/5 S
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 14/S2
Titolo: ESERCIZI SVOLTI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI
Calcolo di G12. (fare riferimento al circuito con V1=0 della slide precedente)
G12= I1/V2|V1=0=-2/5 S
Si deve inizialmente mettere in relazione I2 con la V2 , dopo di che si mette in relazione tra I1 ed I2,
a questo punto si ha la I1 come funzione di V2 e sarà possibile ottenere G12
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI
Per determinare i parametri della rete a pi greco si usano le relazioni viste in precedenza, si
ottengono i valori riportati in figura:
Per calcolare la potenza assorbita dal doppio bipolo si calcolano le tensioni V1 e V2 ai morsetti
dei generatori. Applicando la sovrapposizione degli effetti otteniamo V1=5/3+20/3=25/3 V,
V2=20/3+5/3=25/3 V. La potenza assorbita vale: P=V1*I1+V2*I2=500/3 W
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Corso di Laurea: #corso#
Insegnamento: #insegnamento#
Lezione n°: #lezione#
Titolo: #titolo#
Attività n°: #attività#
Facoltà di Ingegneria
AVVISO
Se lo Studente lo ritiene necessario, può inviare al docente usando l’opportuna procedura
presente nel portale (e-portfolio) lo svolgimento del/degli Esercizio/i proposto/i nella
seguente attività, per ricevere un feedback da parte del docente.
Si precisa che tale attività non inciderà in alcun modo sullo svolgimento/esito dell’esame
finale.
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1
Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 14/S3
Titolo: ESERCIZI PROPOSTI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO PROPOSTO
Dato il circuito in figura determinare la matrice delle conduttanze
Facoltà di Ingegneria
STUDIO DI CIRCUITI NON LINEARI
I circuiti non lineari sono circuiti in cui almeno un componente non è lineare. Per studiare tali
circuiti è possibile procedere per via analitica ma è preferibile procedere per via grafica.
Il simbolo grafico utilizzato per indicare un bipolo non lineare è il seguente:
I bipoli non lineari sono caratterizzati da una caratteristica nel piano V-I (o I-V) che non è una
retta oppure è una retta che non passa per l’origine.
E’ importante determinare il punto di lavoro del bipolo non lineare che coincide con
l’intersezione tra due curve: la caratteristica V-I del bipolo non lineare e la caratteristica V-I
equivalente della rete a cui il componente non lineare è connesso.
In dipendenza da come è fatta la caratteristica del bipolo non lineare potrebbero esserci più di
un punto di intersezione.
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 15
Titolo: STUDIO DI CIRCUITI CON COMPONENTI NON LINEARI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
STUDIO DI CIRCUITI CON COMPONENTI NON LINEARI
Abbiamo visto che il comportamento di una rete lineare può essere rappresentato tra due
morsetti A-B attraverso il circuito equivalente di Norton o di Thevenin.
Se per una rete è noto il circuito equivalente di Norton ai morsetti AB, la sua caratteristica è
ottenibile considerando due condizioni di funzionamento, ad esempio il funzionamento con AB
aperti ed il funzionamento con AB cortocircuitati. Si ottiene la caratteristica riportata in figura.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 15
Titolo: STUDIO DI CIRCUITI CON COMPONENTI NON LINEARI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
STUDIO DI CIRCUITI CON COMPONENTI NON LINEARI
Se per una rete è noto il circuito equivalente di Thevenin ai morsetti, AB la sua
caratteristica è ottenibile considerando due condizioni di funzionamento, ad esempio il
funzionamento con AB aperti ed il funzionamento con AB cortocircuitati. Si ottiene la
caratteristica riportata in figura.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 15/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 1
Dati i due bipoli riportati in figura determinare le caratteristiche V-I nei caso in cui essi siano
connessi in serie ed in parallelo.
R=1 Ω
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 15/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 1
COLLEGAMENTO IN SERIE
Riportiamo le caratteristiche V-I per i due bipoli
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 15/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 1
Per ottenere la caratteristica del collegamento serie bisogna sommare le tensioni sui bipoli a
parità di corrente che li attraversa, si ottiene la caratteristica V-I tratteggiata.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 15/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 1
COLLEGAMENTO IN PARALLELO
Per ottenere la caratteristica del collegamento in parallelo bisogna sommare le correnti dei due
bipoli a parità di tensione, si ottiene la caratteristica V-I tratteggiata.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 15/S2
Titolo: CIRCUITI NON LINEARI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 2
Valutare graficamente la caratteristica V-I per il circuito riportato in figura. Il circuito è costituito
da due componenti non lineari B1 e B2 di cui sono note le caratteristiche in forma grafica sul
piano V-I ed il loro collegamento (parallelo).
La caratteristica sopra riportata è quella del bipolo B1 (diodo ideale), B1 conduce quando la
V≤0 (corto circuito), mentre non conduce quando la V>0 (circuito aperto).
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 15/S2
Titolo: CIRCUITI NON LINEARI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 2
Il bipolo B2 è anch’esso non lineare ed ha la caratteristica riportata in figura.
I due bipoli B1 e B2 sono collegati tra di loro in parallelo, pertanto per ottenere la caratteristica
V-I del parallelo bisogna riportare nel piano V-I le due caratteristiche e per ogni valore di
tensione V bisogna sommare le due correnti assorbite/generate da B1 e B2 per ottenere la I
(applicazione grafica della LKC al nodo I=IB1+IB2)
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 15/S2
Titolo: CIRCUITI NON LINEARI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 2
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 15/S3
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 3
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 3
Per il circuito non lineare riportato in figura determinare la caratteristica ai morsetti del
generatore di tensione (1-1’) e la corrente erogata dal generatore di tensione E.
E=10 V
Ri=1Ω
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 15/S3
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 3
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 3
Procediamo per sezioni dalla 4-4’ verso il generatore (sezione 1-1’); calcoliamo la caratteristica
equivalente alla sezione 4-4’ (diodo in serie con R3)
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 3
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 15/S3
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 3
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 3
LATO 2-2’ (BIPOLO A)
Per ottenere la caratteristica V-I da utilizzare per il bipolo A (quella con V positiva sul morsetto
x e negativa sul morsetto y), la caratteristica originaria deve essere specchiata rispetto ai due
assi
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 15/S3
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 3
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 3
Notiamo che il bipolo A ha il verso della tensione V coincidente con quello del bipolo 4.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 15/S3
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 3
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 3
A questo punto il parallelo tra il bipolo A, che ha la caratteristica riportata in nero, ed il bipolo 4
,che ha la caratteristica riportata in grigio, si ottiene sommando per ogni tensione V le correnti
I, esso ha la caratteristica tratteggiata:
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 15/S3
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 3
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 3
Il bipolo F ottenuto dal parallelo tra i bipoli A e C risulta essere in serie con la resistenza R1. Per
ottenere la caratteristica richiesta dal problema sovrapponiamo le caratteristiche e per ogni
valore di corrente I sommiamo le tensioni V, otterremo la caratteristica tratteggiata.
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 15/S3
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 3
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 3
La corrente erogata dal generatore I* si ottiene intersecando la caratteristica del circuito con la
caratteristica del generatore di tensione (10V)
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 16
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 1
Dato il circuito rappresentato in figura determinare la corrente I.
Sono noti:
R1=1 Ω
R2=5 Ω
E=45 V
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 16
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 1
Applichiamo la LKT alla maglia
3 ⋅ V − 45 − V − 5 ⋅ I = 0
3 ⋅1 ⋅ I − 45 − 1 ⋅ I − 5 ⋅ I = 0
− 3 ⋅ I = 45
45
I = − = −15 A
3
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 16/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 2
Per i due circuiti riportati in figura calcolare la resistenza equivalente Req vista ai morsetti AB.
V R ⋅ I1 R
Req = = =
I I1 + kI1 1 + k
V R ⋅ I1 R ⋅ ( I − kI ) R ⋅ I ⋅ (1 − k )
Req = = = = = R ⋅ (1 − k )
I I1 + kI ( I − kI ) + kI I
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 16/S2
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 3
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 3
Per il circuito riportato in figura calcolare la tensione V.
Sono noti:
E=9 V
R1=2 Ω, R2=3 Ω, R=6 Ω
⎧ E − R1 ⋅ I1 − V = 0
⎪
⎨V + R2 ⋅ I 2 − 2V = 0
⎪V = R ⋅ ( I + I )
⎩ 1 2
⎧ 9 −V
⎪ 9 − 2 ⋅ I 1 − V = 0 ⇒ I 1 =
2
⎪
⎪ V
⎨V + 3 ⋅ I 2 − 2V = 0 ⇒ I 2 =
⎪ 3
⎪ 9 −V V
⎪⎩V = 6 ⋅ ( + ) ⇒ V = 13,5 Volt
2 3
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 16/S3
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 4
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 4
Per il doppio bipolo riportato in figura calcolare la matrice delle resistenze.
Sono noti:
R1=5 Ω
R2=3 Ω
R=10 Ω
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 16/S3
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 4
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SVOLGIMENTO ESERCIZIO
V1
R11 = = R1 + R = 15 Ω
I1 I 2 =0
V1 R ⋅ (kI 2 + I 2 )
R12 = = = R ⋅ (k + 1) = 10 ⋅ (k + 1) Ω
I2 I1 = 0
I2 I 1= 0
V2 R2 ⋅ I 2 + R ⋅ ( I 2 + kI 2 )
R22 = = = R2 + R (1 + k ) = 13 + 10k Ω
I2 I1 = 0
I2
V2 R ⋅ I1
R21 = = = R = 10 Ω
I1 I 2 =0
I1
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 17
Titolo: ESERCIZI D'ESAME I
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO ESAME 1
Per il circuito riportato in figura, calcolare la corrente I.
Sono noti:
R1=1 Ω
R2=3 Ω
R=3 Ω
E=12 V
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 17
Titolo: ESERCIZI D'ESAME I
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SVOLGIMENTO
Trasformo il triangolo costituito dalle tre resistenze R nella stella equivalente, ottengo il circuito in
figura.
R
Ra = =1Ω
3
calcolo la resistenza RT vista dal generatore
RT = [( R1 + Ra ) //( R2 + Ra )] + Ra = 2,33 Ω
Calcolo la corrente I T erogata dal generatore
E
IT = = 5,15 A
RT
( R2 + Ra )
I1 = I T ⋅ = 3,43 A
( R2 + Ra ) + ( R1 + Ra )
( R1 + Ra )
I 2 = IT ⋅ = 1,72 A
( R1 + Ra ) + ( R2 + Ra )
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 17
Titolo: ESERCIZI D'ESAME I
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SVOLGIMENTO
V AB + R1 ⋅ I1 − R2 ⋅ I 2 = 0 ⇒
V AB = − R1 ⋅ I1 + R2 ⋅ I 2 = 1,73 V
V AB
I= = 0,576 A
R
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 17/S1
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO ESAME 2
Per il circuito riportato in figura, determinare il valore di J tale che la corrente I sia pari a zero.
Sono noti:
E1=12 V
R1=10 Ω
R2=20 Ω
E2=6 V
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 17/S1
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO
I = 0 ⇒ I1 = J e quindi V AB = E2
in questa condizione
E1 − J ⋅ R1 − E2 = 0
E1− E2 12 − 6
J= = = 0,6 A
R1 10
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 17/S2
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 3
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO ESAME 3
Per il circuito riportato in figura, verificare il bilancio energetico e calcolare VCD.
Sono noti:
E1=12 V
Ri=i Ω
J2=2 A
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 17/S2
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 3
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO
La resistenza R2 è cortocircuitata
E1
+ J2
R1 12 + 2
V AB = = = 10,5 V
1 1 4
+
R1 R3 3
V AB
I= = 3,5 A
R3
I1 = I − J 2 = 1,5 A
potenza generata
Pg = E1 ⋅ I1 + V AB ⋅ J 2 = 12 ⋅ 1,5 + 10,5 ⋅ 2 = 39 W
potenza assorbita
Pa = R1 ⋅ I1 + R3 ⋅ I 2 = 1 ⋅1,52 + 3 ⋅ 3,52 = 39 W
2
si ha Pg = Pa
V AB = VR1 = R1 ⋅ I1 = 1,5 V
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 17/S3
Titolo: ESERCIZIO ESAME 4
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO ESAME 4
Dato il circuito non lineare rappresentato in figura
determinare la potenza assorbita (o generata) dal bipolo
non lineare.
Sono noti:
R1=1 Ω
R2=1 Ω
R3=2 Ω
E=12 V
Caratteristica (V-I) del
bipolo non lineare
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 17/S3
Titolo: ESERCIZIO ESAME 4
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO
Calcolo il circuito equivalente di
Thevenin ai morsetti del bipolo non
lineare.
RTh = ( R1 + R2 ) // R3 = 1 Ω
E
VTh = ( R1 + R2 ) ⋅ = 6V
( R1 + R2 + R3 )
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 17/S3
Titolo: ESERCIZIO ESAME 4
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 18
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 5
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO ESAME 5
Per il circuito riportato in figura, calcolare la potenza PR1 assorbita dalla resistenza R1 e la
tensione VAB sia con il tasto T aperto sia con il tasto T chiuso.
Sono noti:
V=12 V
R=2 Ω
R1=1 Ω
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 18
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 5
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO
Tasto T chiuso: PR1=0, VAB=0.
Tasto T aperto: il circuito da considerare è riportato in figura.
V AB = R ⋅ I + R ⋅ ( I − I1 ) = 4,8 V
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 18/S1
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 6
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO ESAME 6
Per il circuito riportato in figura calcolare la tensione VAB.
Sono noti:
V=6 V
J=5 A
Ri=i Ω
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 18/S1
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 6
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO
Utilizzo la sovrapposizione degli effetti
RT = ( R1 // R2 ) + ( R4 // R5 ) = 2,88 Ω
V AB ' = RT ⋅ J = 14,44 V
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 18/S1
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 6
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO
RT = ( R1 + R2 ) //( R4 + R5 ) = 2,25 Ω
V
IT = = 2,66 A
RT
( R4 + R5 )
I1 = I T ⋅ = 2A
( R4 + R5 ) + ( R1 + R2 )
( R1 + R2 )
I 4 = IT ⋅ = 0,665 A
( R1 + R2 ) + ( R4 + R5 )
V AB ' '+ R1 ⋅ I 1 − R4 ⋅ I 4 = 0 ⇒
V AB ' ' = R4 ⋅ I 4 − R1 ⋅ I 1 = 0,66 V
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 18/S2
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 7
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO ESAME 7
Per il circuito riportato in figura, determinare il valore di R tale che il trasferimento si potenza ai
morsetti AB sia massimo. Determinare la potenza P e l’energia W trasferita dal sistema al carico
in 24 ore. Determinare,inoltre, il rendimento del sistema in tale condizione di funzionamento.
Sono noti:
V=12 V
Ri=i Ω
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 18/S2
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 7
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SVOLGIMENTO ESERCIZIO
Determino il circuito equivalente di Thevenin ai morsetti AB:
1⋅ 2
RTh = ( R1 // R2 ) + R3 = + 3 = 3,66 Ω
1+ 2
V
VTh = V R 2 = R2 ⋅ = 8V
R1 + R2
2
⎛ VTh ⎞
2
La condizione di massimo ⎛ 8 ⎞
P = R ⋅ I 2 = R ⋅ ⎜⎜ ⎟⎟ = 3,66 ⋅ ⎜ ⎟ = 4,37 W
trasferimento di potenza si ha quando ⎝ RTh + R ⎠ ⎝ 3,66 + 3,66 ⎠
R=RTh=3,66 Ω. W = P ⋅ t = 4,37 ⋅ 24 = 104,8 W ⋅ h
Il diodo ideale è sostituito con un corto
Pg = VTh ⋅ I = 8 ⋅ 1,09 = 8,74 W
circuito in quanto è polarizzato
direttamente. η=
P
=
4,37
= 0,5
In tale condizione si ha Pg 8,74
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 18/S3
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 8
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO ESAME 8
Per il circuito riportato in figura, calcolare i circuiti equivalenti di Thevenin e di Norton ai
morsetti A-B.
Disegnare le caratteristiche corrente-tensione dei due circuiti e verificarne l’identicità.
Sono noti:
V=12 V
Ri=i Ω
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 18/S3
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 8
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 18/S3
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 8
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO ESAME 9
Per il circuito in figura calcolare il circuito equivalente di Thevenin ai morsetti AB.
Sono noti E=12 V, Ri=i Ω, J=2 A
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 19
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 9
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SVOLGIMENTO ESERCIZIO N.
Calcolo RTh dopo aver reso passiva la rete
RTh =[(R1//R2)+R1+R3]//R4=2,15 Ω
Calcolo VTh=VAB utilizzando il PSE
generatore E
Req=[(R1+R3+R4)//R2]+R1 =2,6 Ω
Itot=E/Req=4,61 A
IR4’=Itot*[R2/(R2+R1+R3+R4)]= 0,92 A
VAB’=R4*IR4’= 3,68 V
generatore J
RSX=(R1//R2)+R1 = 1,66 Ω; RDX=R3+R4=7 Ω
IR4’’=j*[RSX/(RSX+RDX) = 0,38 A
VAB’’=R4*IR4’’= 1,53 V
VTh=VAB’+VAB’’=5,21 V
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 19/S1
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 10
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO ESAME 10
Per il circuito riportato in figura calcolare la tensione VAB e la potenza PR1 dissipata nella
resistenza R1 utilizzando il metodo del potenziale ai nodi.
Sono noti:
V1=12 V
V2=6 V
Ri=i Ω
J=2 A
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 19/S1
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 10
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SVOLGIMENTO
Prendo a riferimento il nodo C
Nodo A : + I 1 − I 2 − I 3 − I 4 + I 5 = 0
Nodo B : − I 5 − J + I 4 + I 9 = 0
V A = tensione tra A e C
VB = tensione tra B e C
VA V V
I1 = ; I3 = − A ; I9 = B ;
R1 R3 R9
V A − VB
I5 = ;
R5
V1 − V A
I 2 : V1 − R 2 ⋅I 2 − V A = 0 ⇒ I 2 = ;
R2
I 4 : V2 − R 4 ⋅I 4 − (V A − VB ) = 0 ⇒
V2 − (V A − VB )
I4 = ;
R4
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 19/S1
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 10
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SVOLGIMENTO
V A V1 − V A V A V2 − (V A − VB ) V A − VB
+ R − R + − + =0
1 2 R 3 R 4 R5
− V A − VB − J + V2 − (V A − VB ) + VB = 0
R5 R4 R9
1 1 1 1 1 1 1 V V
+ + + + ⋅ V A + − − ⋅ VB = 1 + 2
R1 R2 R3 R4 R5 R4 R5 R2 R4
− 1 − 1 ⋅ V + 1 + 1 + 1 ⋅ V = J − V2
R R A R R R B R4
4 5 4 5 9
2,28 ⋅ V A − 0,45 ⋅ VB = 7,5
− 0,45 ⋅ V A + 0,56 ⋅ VB = 0,5
V A = 4,11 V , VB = 4,17 V
V AB = V A − VB = −0,06 V
2
V
PR1 = A = 16,89 W
R1
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 19/S2
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 11
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO ESAME 11
Per il circuito riportato in figura, utilizzando il metodo delle correnti cicliche di maglia, calcolare
la potenza dissipata nella resistenza R2.
Sono noti:
V1=12 V
V2=6 V
Ri=i Ω
J=2 A
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Lezione n°: 19/S2
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 11
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SVOLGIMENTO ESERCIZIO
Sostituisco i due lati riportati in figura con il circuito equivalente di Thevenin
RTh = R4 = 4 Ω
VTh = R4 ⋅ J = 8 V
calcolo le correnti fittizie J 1 e J 2
V1 − R1 ⋅ J 1 − R2 ⋅ J 1 + R2 ⋅ J 2 + V2 = 0
− V2 + R2 ⋅ J 1 − R2 ⋅ J 2 − RTh ⋅ J 2 − VTh = 0
− 3 ⋅ J 1 + 2 ⋅ J 2 = −18
2 ⋅ J 1 − 6 ⋅ J 2 = 14
risolvendo ottengo J 1 = 5,71 A ; J 2 = −0,428 A
I 2 = J 1 − J 2 = 6,138 A
2
PR 2 = R2 ⋅ I 2 = 75,35 W
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 19/S3
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 12
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO ESAME 12
Per il circuito riportato in figura calcolare la matrice delle resistenze del doppio bipolo compreso
tra le porte 1-1’ e 2-2’ e la potenza assorbita dalla resistenza RU.
Sono noti:
R=1 Ω
I1=1 A
RU=0,1 Ω
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 19/S3
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 12
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SVOLGIMENTO ESERCIZIO
V1 = R11 ⋅ I 1 + R12 ⋅ I 2
(*)
V2 = R21 ⋅ I 1 + R22 ⋅ I 2
calcolo R11
V1
R11 = = R // 2 R = 0,66 Ω
I1 I 2 =0
calcolo R22
V2
R22 = = R // 2 R = 0,66 Ω
I2 I1 = 0
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 19/S3
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 12
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SVOLGIMENTO ESERCIZIO
calcolo R21 (vedi circuito)
R
R ⋅ I1 ⋅
V2 R⋅I R + 2 R = 0,33 Ω
R21 = = =
I1 I 2 =0
I1 I1
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 19/S3
Titolo: ESERCIZI III
Attività n°: 2
Facoltà di Ingegneria
MAPPA CONCETTUALE
Lo studente costruisca una mappa concettuale relativa agli argomenti trattati nel nucleo
tematico.
Si può utilizzare il programma cMap tool o creare la mappa con ausili diversi.
Coloro che lo desiderano possono inviarmi il proprio elaborato in modo da ricevere un
feedback. L’invio delle mappe deve avvenire esclusivamente tramite e-Portfolio.
Non verranno prese in considerazione elaborati copiati o scaricati da internet o realizzate da
altri studenti.
Si precisa che tale attività non verrà presa in considerazione ai fini della valutazione finale
dell'esame.
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 20
Titolo: VERIFICA 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
VERIFICA N. 1
CORRENTE CONTINUA
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 20
Titolo: VERIFICA 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO PROPOSTO 1
Per il circuito in figura si ha
R1=10 Ω, R2=6 Ω, R3=8 Ω, R4=15 Ω.
Calcolare R12, R34, R23
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 20
Titolo: VERIFICA 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO PROPOSTO 2
Per il circuito in figura verificare l’uguaglianza tra la potenza generata e la potenza assorbita
Risposta: Pg=886 W
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 20
Titolo: VERIFICA 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO PROPOSTO 3
Dato il circuito in figura dove I=2 A, R1=3 Ω, R2=7 Ω, R3=5 Ω e R4=12 Ω, calcolare il circuito
equivalente di Thevenin ai morsetti AB
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 20
Titolo: VERIFICA 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO PROPOSTO 4
Utilizzando il metodo delle correnti alle maglie, calcolare le potenze erogate/assorbite dai
generatori e da ogni resistenza
Risposta: PE=-1,5 kW, PI=180 kW, PR1=4,5 kW, PR2=1 kW, PR3=98 kW, PR4=75 kW
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 20/S1
Titolo: VERIFICA 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
VERIFICA N. 2
CORRENTE CONTINUA
INDICAZIONI OPERATIVE PER L’AUTOVERIFICA
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 20/S1
Titolo: VERIFICA 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO PROPOSTO 1
Per il circuito in figura calcolare il circuito equivalente di Norton ai morsetti AB.
Sono noti R1=5 Ω, R2=7 Ω, R3=16 Ω, R4=22 Ω, I1=4 A, I2=3 A.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 20/S1
Titolo: VERIFICA 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO PROPOSTO 2
Per il circuito in figura calcolare la potenza erogata/assorbita dai due generatori
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO PROPOSTO 3
Utilizzando il metodo delle correnti alle maglie calcolare la I2
Risposta: I2=-1,5 A
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 20/S1
Titolo: VERIFICA 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO PROPOSTO 4
Calcolare la potenza dissipata in R5 e in R3 usando il metodo del potenziale ai nodi
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 20/S2
Titolo: VERIFICA 3
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
VERIFICA N. 3
CORRENTE CONTINUA
INDICAZIONI OPERATIVE PER L’AUTOVERIFICA
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 20/S2
Titolo: VERIFICA 3
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO PROPOSTO 1
Dato il circuito in figura calcolare la potenza dissipata nella resistenza R4 utilizzando il
circuito equivalente di Thevenin (le tensioni sono espresse in Volt, le resistenze in Ω)
Risposta: PR 4 ≅ 7 W
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 20/S2
Titolo: VERIFICA 3
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO PROPOSTO 2
Dato il circuito in figura calcolare la potenza dissipata nella resistenza R1 utilizzando il
principio di sovrapposizione degli effetti.
(Le unità di misura delle tensioni, delle correnti e delle resistenze sono espresse
rispettivamente in Volt, Ampere, Ohm)
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 20/S2
Titolo: VERIFICA 3
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO PROPOSTO 3
Dato il doppio bipolo in figura, determinare la matrice delle resistenze
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO PROPOSTO 4
Per la seguente rete di bipoli individuare un albero, il corrispondente coalbero e le maglie
indipendenti
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 21
Titolo: GRANDEZZE PERIODICHE E SINUSOIDALI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 21
Titolo: GRANDEZZE PERIODICHE E SINUSOIDALI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 21
Titolo: GRANDEZZE PERIODICHE E SINUSOIDALI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
Facoltà di Ingegneria
(α = 0)
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 21
Titolo: GRANDEZZE PERIODICHE E SINUSOIDALI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
E’ possibile incontrare espressioni in cui sono presenti somme o differenze tra angoli espressi gli
uni in radianti, gli altri in gradi , esempio (π+90°), tale operazione formalmente non è corretta
ma verrà utilizzata.
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 21/S1
Titolo: OPERAZIONI TRA GRANDEZZE SINUSOIDALI IN FORMA TRIGONOMETRICA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
s (t ) / d (t ) = v1 (t ) ± v2 (t ) = VM sen(ωt + γ )
V1M ⋅ senα ± V2 M ⋅ senβ
con VM = V12 M + V22 M ± 2V1M ⋅ V2 M ⋅ cos(α − β ) e tgγ =
V1M ⋅ cos α ± V2 M ⋅ cos β
Facoltà di Ingegneria
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 21/S1
Titolo: OPERAZIONI TRA GRANDEZZE SINUSOIDALI IN FORMA TRIGONOMETRICA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 21/S1
Titolo: OPERAZIONI TRA GRANDEZZE SINUSOIDALI IN FORMA TRIGONOMETRICA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
α-β=π/2 le due sinusoidi sono sfasate di π/2, cos π/2=0 => la componente costante è nulla =>
vp(t) ha valore medio nullo.
(N.B.: Queste considerazioni saranno utili in seguito quando tratteremo di potenza in regime
sinusoidale).
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 21/S1
Titolo: OPERAZIONI TRA GRANDEZZE SINUSOIDALI IN FORMA TRIGONOMETRICA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
Si ottiene una sinusoide che ha modulo pari a ω volte il modulo della sinusoide di partenza, e
fase pari alla fase α della sinusoide di partenza +π/2 (+90°)
INTEGRALE
VM ⎛ π⎞
∫ v(t ) ⋅ dt = ∫ VM sen(ωt + α ) ⋅ dt = ⋅ sen⎜ ωt + α − ⎟
ω ⎝ 2⎠
Si ottiene una sinusoide che ha modulo pari a VM/ω e fase pari alla fase α della sinusoide di
partenza -π/2 (-90°).
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 21/S2
Titolo: NUMERI COMPLESSI FORMA CARTESIANA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
Da un punto di vista analitico tale calcolo può risultare “abbastanza” complicato in quanto porta
ad eseguire operazioni su funzioni sinusoidali. Il problema si può risolvere se ogni grandezza
sinusoidale viene rappresentata con un numero complesso. In tal caso le operazioni tra
grandezze sinusoidali (come ad esempio la somma o la sottrazione) possono essere eseguite
come operazione sui numeri complessi rappresentativi delle sinusoidi.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 21/S2
Titolo: NUMERI COMPLESSI FORMA CARTESIANA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
V& = Vx + jV y dove j = −1
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 21/S2
Titolo: NUMERI COMPLESSI FORMA CARTESIANA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
V&1 = j ⋅ V&
Rappresentando i quattro numeri complessi sul piano complesso notiamo che, moltiplicando
uno qualsiasi di essi per l’operatore j, si ottiene un numero complesso che ha lo stesso modulo,
ma risulta sfasato di π/2 nel senso antiorario (diremo π/2 o 90° in anticipo).
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 21/S2
Titolo: NUMERI COMPLESSI FORMA CARTESIANA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
Siano dati due numeri complessi in forma cartesiana A& = Ax + jAy e B& = Bx + jB y
ed una costante reale positiva K
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 21/S2
Titolo: NUMERI COMPLESSI FORMA CARTESIANA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
A& = Ax + jAy
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 21/S3
Titolo: NUMERI COMPLESSI FORMA POLARE ED ESPONENZIALE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
V& = Vx + jV y
V = VX + VY
2 2
Vy
α = arctg
Vx
V& = V < α Rappresentazione di un numero complesso in forma polare (modulo e fase)
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 21/S3
Titolo: NUMERI COMPLESSI FORMA POLARE ED ESPONENZIALE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
PRODOTTO: il numero complesso prodotto P ha modulo pari al prodotto dei moduli e fase pari
alla somma delle fasi
QUOZIENTE: il numero complesso quoziente Q ha modulo pari al rapporto dei moduli e fase
pari alla differenza delle fasi
V& V
Q& = 1 = 1 < α1 − α 2
V&2 V2
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 21/S3
Titolo: NUMERI COMPLESSI FORMA POLARE ED ESPONENZIALE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 21/S3
Titolo: NUMERI COMPLESSI FORMA POLARE ED ESPONENZIALE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
PRODOTTO: il numero complesso prodotto P ha modulo pari al prodotto dei moduli e fase pari
alla somma delle fasi
QUOZIENTE: il numero complesso quoziente Q ha modulo pari al rapporto dei moduli e fase
pari alla differenza delle fasi
V& V
Q& = 1 = 1 e j (α 1−α 2)
V&2 V2
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 22
Titolo: RAPPRESENTAZIONE DI GRANDEZZE SINUSOIDALI MEDIANTE FASORI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
RAPPRESENTAZIONE DI SINUSOIDI CON FASORI
Sia data una grandezza sinusoidale v(t)=VMsen(ωt+α) dove VM, ω e α sono rispettivamente il
valore massimo, la pulsazione e la fase. La grandezza può essere studiata attraverso un vettore
rotante; vediamo come. Con riferimento alla figura di seguito riportata la grandezza v(t)
all’istante t=0 ha valore pari a zero (scelta a fase zero per comodità di rappresentazione),
all’aumentare del tempo il suo valore istantaneo aumenta passando dal valore corrispondente al
punto 1 al valore corrispondente al punto 2 , 3 e 4 e così di seguito per i quattro quadranti.
Facoltà di Ingegneria
RAPPRESENTAZIONE DI SINUSOIDI CON FASORI
A questo punto, possiamo affermare che è possibile rappresentare, e quindi studiare, una
qualsiasi sinusoide attraverso la proiezione su un asse (noi considereremo quello immaginario
Im) di un vettore rotante con velocità angolare ω=2πf e fase all’istante t=0 pari ad α.
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 22
Titolo: RAPPRESENTAZIONE DI GRANDEZZE SINUSOIDALI MEDIANTE FASORI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
RAPPRESENTAZIONE DI SINUSOIDI CON FASORI
A questo punto, vista la corrispondenza biunivoca tra grandezze sinusoidali e fasori, le correnti
e le tensioni di un circuito in regime sinusoidale possono essere rappresentate attraverso fasori.
Lo studio dei circuiti richiederà, in questo caso, la risoluzione di equazioni algebriche lineari e
non di equazioni algebriche e differenziali lineari.
Una volta determinati i fasori rappresentativi delle grandezze sinusoidali sarà sempre possibile
risalire alle corrispondenti funzioni sinusoidali nel dominio del tempo.
In questo consiste il metodo dei fasori comunemente detto metodo simbolico.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 22/S1
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI
ESERCIZIO RISOLTO 1.Dati i seguenti numeri complessi A& = 2 + j 3, B& = 3 − j 3, C& = 1 − j 4
e la costante K=3
Calcolare: modulo e fase di A& , A& + B& , C& − B& , A& ⋅ B& , C& ÷ A& , K ⋅ A&
A = A2 x + A2 y = 2 2 + 32 = 13
3
ϕ = arctg = (56,30)°
2
A& + B& = (2 + j 3) + (3 − j 3) = 5
C& − B& = (1 − j 4) − (3 − j 3) = −2 − j
A& ⋅ B& = (2 + j 3) ⋅ (3 − j3) = [(2 ⋅ 3) − ( −3 ⋅ 3)] + j[(−3 ⋅ 2) + (3 ⋅ 3)] = (6 + 9) + j (−6 + 9) = 15 + j 3
C& (1 − j 4) (1 − j 4) (2 − j 3) 2 − j 3 − j8 − 12 − 10 − j11
= = ⋅ = = = −0,77 − j 0,85
A& (2 + j 3) (2 + j 3) (2 − j 3) 4+9 13
K ⋅ A& = 3 ⋅ (2 + j 3) = 6 + j 9
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 22/S1
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI
ESERCIZIO RISOLTO 2. Dati i due numeri complessi A e B rappresentati in figura calcolare
l’angolo di fase compreso tra di essi.
A& = 5 + j 3, B& = 4 + j 2
AY 3
α A = arctg = arctg = 30,96°
AX 5
VY 2
α B = arctg = arctg = 26,56°
VX 4
α A − B = 30,96° − 26,56° = 4,4°
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 22/S2
y1( t ) Titolo: ESERCIZI RISOLTI 2
in forma cartesiana: Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO
Date le grandezze sinusoidali y1 (t ) = 5sen(ωt + 30°) e Y&2 = 2 + j 4
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 22/S2
y1( t ) Titolo: ESERCIZI RISOLTI 2
in forma cartesiana: Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO
Eseguiamo la somma in forma cartesiana S& = (2 + j 4) + (4,33 + j 2,5) = 6,33 + j 6,5
con fase
y ⋅ senα1 ± y2 M ⋅ senα 2 5 ⋅ sen30° + 4,47 ⋅ sen63° 6,48
tgγ = 1M = = = 1,02
y1M ⋅ cos α1 ± y2 M ⋅ cos α 2 5 ⋅ cos 30° + 4,47 ⋅ cos 63° 6,36
γ = arctg1,02 = 45,5°
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 22/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 3
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI
ESERCIZIO RISOLTO 1. Data una costante K=3 ed i vettori
S& = A& + B& , D& = B& − C& , P& = A& ⋅ C& , Q& = A& ÷ B& , N& = K ⋅ S&
S& = A& + B& = (1 + j ) + (2 − j 2) = 3 − j
D& = B& − C& = (2 − j 2) − (3 + j 3) = −1 − j 5
P& = A& ⋅ C& = (1 + j ) ⋅ (3 + j3) = [(1 ⋅ 3) − (1 ⋅ 3)] + j[(1 ⋅ 3) + (1 ⋅ 3)] = (3 − 3) + j (3 + 3) = j 6
& A& (1 + j ) (1 + j ) (2 + j 2) 2 + j 2 + j 2 − 2 j 4
Q= = = ⋅ = = = j 0,5
B& (2 − j 2) (2 − j 2) (2 + j 2) 4+4 8
N& = K ⋅ S& = 3 ⋅ (3 − j ) = 9 − j 3
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 22/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 3
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI
Riportando sul piano complesso i
risultati ottenuti si ottiene il
seguente diagramma vettoriale
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 23
Titolo: CIRCUITI PURAMENTE RESISTIVI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
la tensione ai capi della resistenza sarà sinusoidale e per la legge di Ohm varrà vR(t)=R*i(t)
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 23/S1
Titolo: CIRCUITI PURAMENTE INDUTTIVI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
π
V&L = VM e jα v = jωL ⋅ I& = jX L I& , I& = I M e jα i , VM = ωL ⋅ I M , α v = α i +
2
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 23/S1
Titolo: CIRCUITI PURAMENTE INDUTTIVI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
X L = 2π ⋅ f ⋅ L = k ⋅ f Ω
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 23/S2
Titolo: CIRCUITI PURAMENTE CAPACITIVI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
i (t ) = I M sen(ωt + α i ) = Im(I& ⋅ e jωt ) Essa è legata alla tensione ai capi del condensatore vC(t)
tramite la seguente espressione i(t)=C*dvC(t)/dt
1 1
VC (t ) = VM sen(ωt + α v ) = Im(V&C e jωt ) = ∫ i (t )dt = − I cos(ωt + α i ) =
C ωC M
1 π 1
= I M sen(ωt + α i − ) = I M sen(ωt + α v ) dove
ωC 2 ωC
1 & 1 π
V&C = VM e jα v = − j I = − jX c ⋅ I& , VM = I M , αv = αi −
ωC ωC 2
Dalle equazioni precedenti si evince che:
• il modulo VM del fasore relativo alla vC(t) è pari al modulo IM del fasore della i(t) moltiplicato 1/ωC,
definiamo Xc=1/ωC come reattanza capacitiva [Ω];
• i due fasori sono sfasati tra di loro di π/2 (90°) con la tensione in ritardo.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 23/S2
Titolo: CIRCUITI PURAMENTE CAPACITIVI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 23/S2
Titolo: CIRCUITI PURAMENTE CAPACITIVI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
X C = 1 /[(2 ⋅ π ⋅ f ) ⋅ C ] = k / f Ω
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 23/S2
Titolo: CIRCUITI PURAMENTE CAPACITIVI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
XL = ω ⋅ L V = XL ⋅ I π V& = jX L ⋅ I&
v(t ) = X L ⋅ I M sen(ωt + α + )
2
i(t ) = I M sen(ωt + α )
1 V = XC ⋅ I π V& = − jX C ⋅ I&
XC = v(t ) = X C ⋅ I M sen(ωt + α − )
ω ⋅C 2
i(t ) = I M sen(ωt + α )
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 23/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI SU CIRCUITI R-L-C
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI
ESERCIZIO RISOLTO 1. Per il circuito in figura
R = 10 Ω
Dati
e(t ) = 2 ⋅ 220 sen(ωt )
i(t) = ?
E=?
Calcolare
I=?
Tracciare il diagramma
vettoriale
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 23/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI SU CIRCUITI R-L-C
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI
Innanzitutto calcoliamo la corrente i(t)
e(t ) 2 ⋅ 220
i (t ) = = ⋅ sen(ωt ) = 2 ⋅ 22 ⋅ sen(ωt ) A
R 10
E = EM / 2 = 220 V (valore efficace della tensione)
I = I M / 2 = 22 A (valore efficace della corrente)
Possiamo rappresentare i fasori delle grandezze, come mostrato nel diagramma che segue
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 23/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI SU CIRCUITI R-L-C
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 23/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI SU CIRCUITI R-L-C
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI
ESERCIZIO RISOLTO 2. Per il circuito in figura
E& = 2 ⋅ 220 + j 0
Dati f = 50 Hz
L = 30 mH
i(t) = ?
αE = ?
Calcolare
I=?
Tracciare il diagramma
vettoriale
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 23/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI SU CIRCUITI R-L-C
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI
La prima cosa da calcolare è la fase della tensione, e la sua espressione in forma
trigonometrica:
Ey 0
α E = arctg = arctg =0
Ex 2 ⋅ 220
EM = E x + E y =
2 2
( )2
2 ⋅ 220 + 0 2 = 2 ⋅ 220 V
e(t ) = VM sen(ωt + α E ) = 2 ⋅ 220sen(ωt )
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 23/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI SU CIRCUITI R-L-C
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI
Possiamo rappresentare i fasori delle grandezze (valori efficaci):
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 23/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI SU CIRCUITI R-L-C
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI
ESERCIZIO RISOLTO 3. Per il circuito in figura
E& = 2 ⋅ 220 + j 2 ⋅ 10 V
Dati f = 5.000 Hz
C = 1·10-6 F
I=?
Calcolare I=?
E=?
Tracciare il diagramma
vettoriale
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Lezione n°: 23/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI SU CIRCUITI R-L-C
I:
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 23/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI SU CIRCUITI R-L-C
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI
Possiamo tracciare il diagramma vettoriale (valori efficaci):
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 24
Titolo: CIRCUITO RL SERIE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
CIRCUITO RL SERIE
Consideriamo il circuito in figura, se scriviamo la LKT alla maglia otteniamo
e(t ) = vR (t ) + vL (t ) che in ter min i vettoriali diventa
E& = V&R + V&L = R ⋅ I& + jX L ⋅ I& = ( R + jX L ) ⋅ I& = Z& ⋅ I&
Z& = R + jX L
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 24
Titolo: CIRCUITO RL SERIE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
CIRCUITO RL SERIE
E& E X
Valgono le seguenti relazioni I& = • , I = , Z = R 2 + X L , γ = arctg L
2
Z Z R
Z è il modulo dell’impedenza, γ è l’angolo caratteristico dell’impedenza, ovvero l’angolo tra le due
sinusoidi corrente i(t) e tensione e(t) ovvero ancora l’angolo compreso tra i relativi fasori.
La corrente è in ritardo sulla tensione dell’angolo caratteristico γ. I vettori stanno tra di loro come
riportato nel seguente diagramma vettoriale.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 24/S1
Titolo: CIRCUITO RC SERIE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
CIRCUITO RC SERIE
Consideriamo il circuito riportato in figura, se scriviamo la LKT alla maglia otteniamo
Z& = R − jX C
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Lezione n°: 24/S1
Titolo: CIRCUITO RC SERIE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
CIRCUITO RC SERIE
&
Valgono le seguenti relazioni &I = E , I = E , Z = R 2 + X C 2 , γ = −arctg X C
•
Z Z R
Z è il modulo dell’impedenza, γ è l’angolo caratteristico dell’impedenza, ovvero l’angolo tra le due
sinusoidi corrente i(t) e tensione e(t) ovvero ancora l’angolo compreso tra i rispettivi fasori. La
corrente è in anticipo sulla tensione dell’angolo caratteristico γ. I vettori stanno tra di loro come
riportato nel seguente diagramma vettoriale.
Se dividiamo i lati
del diagramma
vettoriale per I
otteniamo il
triangolo
dell’impedenza.
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 24/S2
Titolo: CIRCUITO RL PARALLELO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
CIRCUITO RL PARALLELO
Consideriamo il circuito in figura, se scriviamo la LKC al nodo A otteniamo
i (t ) = iR (t ) + iL (t )
che in ter min i vettoriali diventa
& & E&
&I = I&R + I&L = E + E = ( 1 + 1 ) ⋅ E& =
R jX L R jX L Z&
Facoltà di Ingegneria
CIRCUITO RL PARALLELO
BL
Valgono le seguenti relazioni I& = Y& ⋅ E& , I =Y ⋅E , Y = G 2 + BL , γ = arctg
2
Se dividiamo i lati
del diagramma
vettoriale per E
otteniamo il
triangolo
dell’ammettenza
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 24/S3
Titolo: CIRCUITO RC PARALLELO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
CIRCUITO RC PARALLELO
Consideriamo il circuito in figura, se scriviamo la LKC al nodo A otteniamo
i (t ) = iR (t ) + iC (t )
che in ter min i vettoriali diventa
& & E&
&I = I&R + I&C = E + E = E& ⋅ ( 1 + j 1 ) =
R − jX C R XC Z&
Facoltà di Ingegneria
CIRCUITO RC PARALLELO
BC
Valgono le seguenti relazioni I& = Y& ⋅ E& , I = Y ⋅ E , Y = G 2 + BC , γ = arctg
2
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 25
Titolo: CIRCUITI RLC SERIE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
Z& = R + j ( X L − X C )
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 25
Titolo: CIRCUITI RLC SERIE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 25
Titolo: CIRCUITI RLC SERIE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
n
Z& s = ∑ Z& i
i =1
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 25/S1
Titolo: CIRCUITI RLC PARALLELO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 25/S1
Titolo: CIRCUITI RLC PARALLELO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
Se dividiamo i lati
del diagramma
vettoriale per E
otteniamo il
triangolo
dell’ammettenza
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 25/S1
Titolo: CIRCUITI RLC PARALLELO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
n
Y&P = ∑ Y&i
i =1
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 25/S1
Titolo: CIRCUITI RLC PARALLELO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI 1
ESERCIZIO RISOLTO 1
Dato il circuito in figura calcolare il fasore della i(t), il suo modulo I e rappresentare i vettori su
un diagramma vettoriale (possibilmente su carta millimetrata o al PC).
E& = 220 + j 50
Dati R = 10 Ω
X L = 30 Ω
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 25/S2
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI 1
•
calcoliamo l’impedenza equivalente vista dai morsetti Z = R + jX L = 10 + j 30
del generatore
E& 220 + j 50 10 − j 30
calcoliamo il vettore della corrente che circola nel I& = • = ⋅ = 3,7 − j 6,1
circuito: Z 10 + j 30 10 − j 30
XL 30
calcoliamo lo sfasamento tra tensione e corrente γ = arctg = arctg = 71,56°
R 10
(ritardo)
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 25/S2
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI 1
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 25/S2
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI 1
ESERCIZIO RISOLTO 2.
Dato il circuito in figura calcolare la corrente i(t).
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 25/S2
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI 1
Calcoliamo il fasore della tensione e(t) E& = 2 ⋅ 220 ⋅ e j 30
Calcoliamo l’impedenze equivalente ZT vista dai morsetti del generatore, valutando prima
l’impedenza Z1 equivalente al parallelo tra R2 e Xc e successivamente la serie tra Z1 ed R1 in serie
con XL
R ⋅ (− jX C ) − j 40 °
Z&1 = 2 = = 0,19 − j1,98; Z&T = 10 + j 5 + 0,19 − j1,98 = 10,19 + j 3,02 = 10,62e j16
R2 + (− jX C ) 20 − j 2
E& 2 ⋅ 220e j 30
j14 °
Calcoliamo il fasore della i(t) I& = = = 29,3e
Z& 10,62e j16
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 25/S2
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI 1
ESERCIZIO RISOLTO 3.
Dato il circuito in figura calcolare la vR(t) utilizzando il metodo delle correnti cicliche alle maglie
sono noti
e(t ) = EM sen(ωt + φ E )
R1 , R2 , X L , X C
Calcoliamo il fasore della i(t)
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 25/S2
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI 1
Facendo riferimento alle correnti fittizie delle maglie I1, I2 ed I3 come riportato nel circuito,
applichiamo la LKT alle maglie 1, 2 e 3
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 25/S2
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI 1
Risolvendo il sistema utilizzando ad esempio il metodo di Cramer, si ottengono i tre fasori delle tre
correnti fittizie I1, I2 ed I3. Chiaramente in ogni lato del circuito la corrente reale che circolerà, sarà
ottenibile come somma algebrica delle correnti di cui sopra (ad esempio la corrente I che attraversa
la reattanza induttiva XL è pari ad I=I1-I3).
Supponiamo di aver ottenuto
I&3 = (a + jb)
avremo che
V&R = R2 ⋅ I&3 = R2 ⋅ a + jR2 ⋅ b = c + jd
d
VR = c 2 + d 2 , φVR = arctg
c
vR (t ) = VR sen(ωt + φVR )
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 25/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI 2
ESERCIZIO RISOLTO 1.
Dato il circuito in figura calcolare i circuiti equivalenti di Thevenin e Norton ai morsetti AB
i (t ) = 10 ⋅ sen(ωt + 45°)
Dati R=2Ω
X L = 10 Ω
XC = 5 Ω
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 25/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI 2
Thevenin ai morsetti AB
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 25/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI 2
Calcoliamo VTh
VTh
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 25/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI 2
Circuito equivalente di Norton ai morsetti AB
Calcolo di ZN
Anche in questo caso annulliamo il generatore
di corrente, notiamo che ZN=ZTh
1
Y&N = = 0,019 + j 0,103
Z&Th
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 25/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI 2
Calcoliamo IN Circuito equivalente di Norton
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 25/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI 2
ESERCIZIO RISOLTO 2
Dato il circuito in figura calcolare la VR utilizzando il metodo del potenziale ai nodi
sono noti
e(t ) = EM sen(ωt + φ E )
Calcoliamo il fasore della i(t) R1 , R2 , X L , X C
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 25/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI 2
Scegliamo il nodo A come riferimento, utilizziamo come incognite le tensioni ai nodi V1, V2 e
V3 come riportato nel circuito. Applicando la LKC ai nodi 1, 2 e 3 otteniamo il seguente
sistema
⎧ & 1
⎪ − I + (1 / R ) ⋅ V& + ⋅ (V&1 − V&3 ) + (1 / R1 ) ⋅ (V&1 − V&2 ) = 0 nodo 1
− jX C
1 1
⎪
⎪ 1 & 1 1
⎨ V2 − (V&1 − V&2 ) + (V&2 − V&3 ) = 0 nodo 2
⎪ jX l R1 R1
⎪1 1 1
⎪ V&3 − (V&2 − V&3 ) − (V&1 − V&3 ) = 0 nodo 3
⎩ R2 R1 − jX C
Facoltà di Ingegneria
POTENZE 1
CIRCUITO PURAMENTE OHMICO
Consideriamo un circuito in regime sinusoidale costituito da un generatore e da una
resistenza R. Se è nota la corrente che attraversa la resistenza i(t)=IMcos(ωt+Φi)
possiamo calcolare la potenza istantanea come p(t) = v(t)*i(t) = R*IMcos(ωt+Φi)*IMcos(ωt+Φi)
= R*I2Mcos2 (ωt+Φi)=R*i2 (t), si noti che essa è una funzione periodica.
Possiamo definire la potenza media o potenza attiva come
1T 1T 2 RT 2 RT 2
P = ∫ p(t )dt = ∫ Ri (t )dt = ∫ i (t )dt = ∫ I M cos 2 (ωt + φi )dt =
T0 T0 T0 T0
R 2 T1 1 R 2 T I 2M
= I M ∫ + cos(2ωt + 2φi )dt = I M + 0 = R = RI 2 eff = RI 2 [Watt ]
T 02 2 T 2 2
Il termine pari a zero deriva dal fatto che l’integrale definito di una funzione sinusoidale in un
intervallo pari al periodo (o ad un numero multiplo di periodi) è pari a zero.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 26
Titolo: POTENZE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
POTENZE 1
Possiamo giungere allo stesso risultato considerando un altro punto di vista. Come abbiamo
visto in precedenza in un circuito puramente ohmico la tensione e la corrente sono in fase,
essendo la potenza istantanea p(t)=v(t)*i(t) se consideriamo il diagramma di seguito riportato
avremo che la potenza istantanea (tratteggiata) è sempre positiva tranne negli istanti in cui i(t)
e v(t) valgono zero. La potenza attiva P risulta anch’essa positiva, essendo definita come
l’integrale sul periodo T della potenza istantanea.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 26
Titolo: POTENZE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
POTENZE 1
CIRCUITO PURAMENTE INDUTTIVO
Consideriamo un circuito in regime sinusoidale costituito da un generatore e da una induttanza
L. Se è nota la corrente che attraversa l’induttanza i(t)=IMcos(ωt+Φi) possiamo calcolare la
potenza istantanea come p(t)=v(t)*i(t), come abbiamo visto v(t)=Ldi(t)/dt=-
LωIMsen(ωt+Φi)=LωIMcos(ωt+Φi+90°), sostituendo si ha:
p(t)=ωLI2Mcos(ωt+Φi)cos(ωt+Φi+90°)=XLI2M1/2[cos(-90)+cos[2(ωt+Φi)+90°]] (*) =
XLI2M1/2cos[2(ωt+Φi)+90°]
Si noti che, a meno di una costante, la p(t) ha andamento sinusoidale con pulsazione doppia
rispetto a i(t) e v(t)
Facoltà di Ingegneria
POTENZE 1
Essendo la potenza media o potenza attiva definita come
1T
P = ∫ p (t )dt = 0 [Watt ]
T0
L’induttanza è un elemento circuitale che non ha dissipazioni in termini di potenza attiva, cioè la
potenza media è pari a zero.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 26
Titolo: POTENZE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
POTENZE 1
Anche in questo caso possiamo giungere alla stessa conclusione facendo riferimento alle seguenti
considerazioni: in un circuito puramente induttivo tensione e corrente sono sfasate di 90° con la
corrente in ritardo. Essendo la potenza istantanea p(t)=v(t)*i(t), se consideriamo il diagramma
riportato di seguito avremo che la potenza istantanea (tratteggiata) ha pulsazione doppia rispetto a
v(t) ed i(t) ed ha valore medio nullo. Essendo la potenza attiva data dall’integrale su un periodo T
della potenza istantanea essa risulta nulla.
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 26
Titolo: POTENZE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
POTENZE 1
CIRCUITO PURAMENTE CAPACITIVO
Consideriamo un circuito in regime sinusoidale costituito da un generatore e da una capacità C.
Se è nota la tensione ai morsetti della capacità v(t)=VMcos(ωt+Φv) possiamo calcolare la
potenza istantanea come p(t)=v(t)*i(t), come abbiamo visto i(t)=Cdv(t)/dt=-
CVMωsen(ωt+Φv)=(VM/Xc) cos(ωt+Φi+90°), sostituendo si ha:
p(t)=(V2M/XC)*cos(ωt+Φv)*cos(ωt+ΦV+90°)]=V2M/2XC[cos(-90)+cos[2(ωt+Φi)+90°]] (*) =
(V2M/2XC)cos[2(ωt+Φi)+90°]
Si noti che, a meno di una costante, la p(t) ha andamento sinusoidale con pulsazione doppia
rispetto a i(t) e v(t)
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 26
Titolo: POTENZE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
POTENZE 1
Essendo la potenza media o potenza attiva definita come
T
1
P = ∫ p (t )dt = 0 [Watt ]
T 0
La capacità è un elemento circuitale che non ha dissipazioni in termini di potenza attiva cioè la
potenza media è pari a zero.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 26
Titolo: POTENZE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
POTENZE 1
Anche in questo caso possiamo giungere alla stessa conclusione facendo considerazioni diverse.
In un circuito puramente capacitivo tensione e corrente sono sfasate di 90° con la corrente in
anticipo. Essendo la potenza istantanea p(t)=v(t)*i(t), se consideriamo il diagramma riportato di
seguito, avremo che la potenza istantanea (tratteggiata) ha pulsazione doppia rispetto a v(t) ed
i(t), ed ha valore medio nullo. Essendo la potenza attiva essendo data dall’integrale su un
periodo T della potenza istantanea essa risulta nulla.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 26/S1
Titolo: POTENZE 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
POTENZE 2
Analizziamo cosa avviene in termini di potenze per un bipolo generico.
Supponiamo che v(t)=VMcos(ωt+ΦV) e che i(t)=IMcos(ωt+Φi), la potenza istantanea p(t) vale
VM ⋅ I M
p(t ) = v(t ) ⋅ i (t ) = [cos(φV − φI ) + cos(2ωt + φV + φI )]
2
1T VM ⋅ I M
P= ∫ p(t )dt = [cos(φV − φI )] = Veff ⋅ I eff ⋅ cos φ = V ⋅ I ⋅ cos φ [W ]
T0 2
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 26/S1
Titolo: POTENZE 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
POTENZE 2
Analizziamo meglio la potenza istantanea
VM ⋅ I M
p(t ) = v(t ) ⋅ i (t ) = [cos(φV − φI ) + cos(2ωt + φV + φI )] = V ⋅ I ⋅ cos φ + V ⋅ I ⋅ cos(2ωt + φV − φI )
2
Dall’ultima espressione possiamo dire che la potenza istantanea è data dalla somma di due
componenti, uno costante pari alla potenza attiva o media, l’altro sinusoidale a pulsazione
doppia (2ω) rispetto alla pulsazione di v(t) ed i(t), (ω). Mediante alcuni artifici matematici è
possibile pervenire alla seguente espressione per la potenza istantanea
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 26/S1
Titolo: POTENZE 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
POTENZE 2
POTENZA APPARENTE COMPLESSA
Abbiamo definito P e Q, definiamo la potenza apparente A=V*I la cui unità di misura è il Volt
Ampere [VA].
Consideriamo il prodotto tra il fasore della tensione V ed il complesso coniugato del fasore della
corrente I*, a tale prodotto diamo il nome di potenza apparente complessa A.
Facoltà di Ingegneria
POTENZE 2
MASSIMO TRASFERIMENTO DI POTENZA DA UN GENERATORE AD UN CARICO
Vogliamo analizzare il circuito in figura dal punto di vista del trasferimento della potenza dal
generatore al carico (Load) attraverso i morsetti AB. Il generatore, o il circuito equivalente serie
o di Thevenin tra i punti AB del circuito, ha un’impedenza interna Zi=Ri+jXi, è connesso ad un
carico che ha un’ impedenza ZL=RL+jXL con fase ϕ.
La domanda a cui vogliamo rispondere è la seguente:
quali condizioni si devono verificare nel circuito affinché
ci sia massimo trasferimento di potenza attiva dal
generatore al carico?
La potenza attiva assorbita dal carico vale
P=VIcosϕ=RLI2=RLE2/[(RL+Ri)2+(XL+Xi)2]
Affinché ci sia massimo trasferimento di potenza attiva
dal generatore al carico devono essere verificate le
seguenti condizioni:
RL=Ri
XL=-Xi
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 26/S1
Titolo: POTENZE 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
POTENZE 2
In termini di impedenza si ha
ZL=Z*i
cioè l’impedenza del carico deve essere pari al complesso coniugato dell’impedenza interna del
generatore.
In tali condizioni si ha una potenza trasferita pari a
PMAX=E2/4Ri .
Per quanto riguarda il rendimento del sistema si ha
P RL I 2
η MAX = = = 0,5
Pg RL I 2 + R i I 2
Il rendimento massimo sarà pari a 0,5, cioè di tutta la potenza generata solo metà sarà
utilizzabile, l’altra metà sarà dissipata all’interno del generatore.
Tutto quanto detto sul massimo trasferimento di potenza può essere riportato ai circuiti
funzionanti in regime continuo. In tal caso si ha la semplificazione dovuta al fatto che vengono a
mancare le reattanze.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 26/S2
Titolo: BOUCHEROT
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
TEOREMA DI BOUCHEROT
Se consideriamo un circuito comunque complesso dove sono presenti resistori, induttori e
condensatori il calcolo delle potenze può essere fatto utilizzando il teorema di Boucherot.
Il teorema dice che la potenza attiva totale PT è data dalla somma aritmetica delle potenze
dissipate da ogni resistore:
PT = P1 + P2 + ... + PN
La potenza reattiva totale QT è data dalla somma algebrica delle singole potenze reattive. Le
potenze induttiva e capacitiva hanno segno opposto, quindi nel momento in cui sono uguali in
valore assoluto la potenza reattiva complessiva è pari a zero.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 26/S2
Titolo: BOUCHEROT
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
TEOREMA DI BOUCHEROT
La potenza apparente complessa totale AT è data dalla somma vettoriale delle singole
potenze apparenti complesse.
Per quanto detto sopra la potenza apparente totale può essere calcolata come:
AT = P 2T + Q 2T
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 26/S2
Titolo: BOUCHEROT
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
TEOREMA DI BOUCHEROT
Se consideriamo ad esempio un circuito costituito da tre componenti (tre carichi), ognuno dei
quali ha le sue Pi, Qi e Ai, da un punto di vista grafico avremo che le potenze parziali e le potenze
totali stanno tra di loro come riportato in figura.
Si noti che gli angoli γi rappresentano lo sfasamento tra la tensione e la corrente del carico i.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 26/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI
ESERCIZIO RISOLTO 1.
Dato il circuito in figura, utilizzando le potenze, calcolare la tensione V alla sezione 1-1’
PU = 3 kW
cos φU = 0,6
VU = 220 V (efficaci)
Dati
f = 50 Hz
L = 1 mH
R = 0,1 Ω
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 26/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI SVOLTI
Nella risoluzione applichiamo il teorema di Boucherot. Iniziamo dalla sez. 2-2’ e ci spostiamo verso
la sez. 1-1’
QU = PU ⋅ tgφU VAR Potenza reattiva alla sezione 2-2’
PU
IU = = 22,7 A Corrente assorbita dal carico
VU ⋅ cos φU
QL = X L ⋅ I 2U = 2 ⋅ 3,14 ⋅ 50 ⋅ 0,001 ⋅ 22,7 2 VAR Potenza reattiva della reattanza di linea
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELLA AUTOMAZIONE
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 27
Titolo: RIFASAMENTO 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
RIFASAMENTO 1
Consideriamo il circuito in figura dove un utilizzatore U di natura ohmico induttiva, avente
resistenza RU, reattanza XLU e fase Φ, è alimentato da un generatore di tensione sinusoidale
attraverso una linea di resistenza R e reattanza induttiva XL. I fasori delle varie grandezze sono
riportati nel diagramma vettoriale seguente.
Facoltà di Ingegneria
RIFASAMENTO 1
Se inseriamo in parallelo al carico un condensatore, esso assorbirà una corrente di modulo IC a
90° in anticipo sulla tensione EU.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 27
Titolo: RIFASAMENTO 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
RIFASAMENTO 1
Analizziamo cosa avviene nel sistema a seguito dell’inserimento del condensatore in parallelo al
carico, cioè a seguito del rifasamento:
il funzionamento del carico rimane invariato, esso continua ad assorbire la corrente I alla
tensione EU;
il generatore prima del rifasamento erogava una corrente I, dopo il rifasamento eroga una
corrente I’ dove I’<I;
sulla linea di alimentazione si ha una diminuzione della caduta di tensione, infatti prima del
rifasamento essa valeva ∆V=ZLI, dopo il rifasamento vale ∆V’=ZLI’;
le perdite di potenza per effetto Joule sulla linea diminuiscono da PL=RI2 prima del
rifasamento a PL’=RI’2 dopo il rifasamento.
Se consideriamo che la misura dell’energia elettrica, da pagare al fornitore , avviene ai morsetti
del carico, ci rendiamo conto che l’ente fornitore trae i vantaggi sopra elencati dal rifasamento
del carico, pertanto “impone” il rifasamento dei carichi (oltre certi limiti di potenza
contrattuale).
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 27/S1
Titolo: RIFASAMENTO 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
RIFASAMENTO 2
A questo punto è importante stabilire quanto deve valere la capacità C da inserire in parallelo al
carico per far diminuire l’angolo di fase da Φ a Φ’.
Distingueremo due casi: rifasamento totale e rifasamento parziale.
RIFASAMENTO TOTALE
In questo caso si elimina completamente la potenza reattiva Q. Dopo il rifasamento si ha A=P;
Φ’=0; Q’=0. Operativamente calcoleremo il valore della potenza reattiva del carico Qu e lo
porremo uguale alla potenza reattiva del condensatore QC da usare per rifasare. Nota la
potenza reattiva e la tensione che interessano il condensatore calcoleremo la reattanza
capacitiva e quindi la capacità da utilizzare.
In formule:
QC = QU
E 2U E 2U 1 1
dall ' espressione QC = ⇒ XC = = ⇒ C= [F ]
XC QC ωC ωX C
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 27/S1
Titolo: RIFASAMENTO 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
RIFASAMENTO 2
RIFASAMENTO PARZIALE
In questo caso si riduce la potenza reattiva in modo da passare da quella messa in gioco
normalmente dal carico Q (a cui corrisponde l’angolo Φ) a quella messa in gioco dall’insieme
carico+condensatore di rifasamento Q’ (a cui corrisponde l’angolo Φ’). Se considerando il
triangolo delle potenze la QC del condensatore è pari a Q=PtgΦ meno la Q’=P*tgΦ’.
Nota la potenza reattiva e la tensione del condensatore calcoleremo la reattanza capacitiva e
quindi la capacità da utilizzare.
In formule:
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 27/S1
Titolo: RIFASAMENTO 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
RIFASAMENTO 2
In realtà la potenza assorbita dal carico varia nel tempo; se ad esempio consideriamo una
piccola azienda di produzione di ceramiche, durante la giornata avremo delle variazioni del
carico. Ciò comporta che la capacità da utilizzare per rifasare il carico non può essere costante,
ma deve variare nel tempo. Allo scopo si utilizza una centralina di rifasamento che, una volta
collegata al carico, determina ad intervalli di tempo regolari la potenza reattiva QC necessaria a
mantenere un dato sfasamento tra tensione e corrente. La capacità necessaria è ottenuta
collegano in vario modo (serie-parallelo) i condensatori contenuti nella centralina.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 27/S2
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI 1
ESERCIZIO RISOLTO 1
Dato il circuito in figura provvedere al rifasamento totale
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 27/S2
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI
V = VX + VY = (200) 2 + (0) 2 = 200 V
2 2 Calcoliamo il valore efficace della tensione
ZU = Z X + Z Y = (10 ) 2 + (2 0) 2 = 22,36 Ω
2 2
Calcoliamo il modulo dell’impedenza
V 200
I= = = 8,94 A Calcoliamo il valore efficace della corrente
ZU 22,36
1 QC 1 Q 1 1598
C= ⋅ 2 = ⋅ C2 = ⋅ = 127 μF Calcoliamo il valore della capacità
ω V 2π ⋅ f V 2π ⋅ 50 (200) 2
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 27/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI 2
ESERCIZIO RISOLTO 2
Dato il circuito in figura provvedere al rifasamento a cosΦ’=0,95, (φFIN = 18,19°)
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 27/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI 2
V = VX + VY = (200) 2 + (0) 2 = 200 V
2 2
Calcoliamo il modulo della tensione
ZU = Z X + Z Y = (10 ) 2 + (2 0) 2 = 22,36 Ω
2 2
Calcoliamo il modulo dell’impedenza
V 200
I= = = 8,94 A
ZU 22,36 Calcoliamo il modulo della corrente
PU = R ⋅ I 2 = 10 ⋅ (8,94) 2 = 799 W
Calcoliamo la potenza assorbita dal
φ = arctg
20
= 63,43° carico
10 Calcoliamo l’angolo di fase del
carico
QC = P ⋅ (tgφ − tgφ ' ) = 799 ⋅ (tg 63,43° − tg18,19°) = 1.335 VAR
2 2
Calcoliamo la potenza reattiva
V (200)
XC = = = 29,96 Ω
QC 1.335 Calcoliamo la reattanza capacitiva
1 QC 1 Q 1 1.335
C= ⋅ 2 = ⋅ C2 = ⋅ = 106 μF Calcoliamo la capacità
ω V 2π ⋅ f V 2π ⋅ 50 (200) 2
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 28
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 13
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO ESAME 13
Dato il circuito in figura in cui sono noti Pu = 400 W, Qu = 800 VAR (induttivi), Iu = 10 A, R1 = 4
Ω, R2 = 2 Ω, L = 20,5 H, C = 0,16 F, ω = 1 rad/sec, determinare V1, I1 e ϕ1.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 28
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 13
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SVOLGIMENTO
Risolvo con Boucherot, individuo le sezioni indicate in figura.
sezione A
PA = Pu = 400 W
Q A = Qu = 800 VAR
I A = I u = 10 A
sezione B
I B = I A = 10 A
PB = PA + 2 I B = (400 + 200 ) = 600 W
2
QB = Q A = 800 VAR
AB = PB2 + QB2 = 600 2 + 800 2 = 1000 VA
AB
VB = = 100 V
IB
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 28
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 13
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
sezione C SVOLGIMENTO
VC = VB = 100 V
PC = PB = 600 W
2
V
QC = QB − C = 800 − 1600 = −800 VAR
6,25
AC = PC2 + QC2 = 600 2 + 800 2 = 1.000 VA
AC
IC = = 10 A
VC
sezione D
I D = I C = 10 A
PD = PC + 4 I D = 1.000 W
2
Q D = QC = −800 VAR
AD = PD2 + Q D2 = 1.280,62 VA
AD
VD = = 128,062 V
ID
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 28
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 13
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SVOLGIMENTO
sezione E
V E = V D = 128,062 V
PE = PD = 1.000 W
2
V
Q E = QD + E = 0 VAR
20,5
AE = PE
AE
IE = = 7,8087 A
VE
ϕ 1 = 0°
V1 = V E = 128,062 V
I 1 = I E = 7,8087 A
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 28/S1
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 14
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO ESAME 14
Per il circuito in figura calcolare V1 e V2 e tracciare il diagramma vettoriale delle grandezze.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 28/S1
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 14
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SVOLGIMENTO
tgϕ=Q/P= 0,75 => ϕ=arctg 0,75=36°,8
V2=35,61+j247,14
V1=(R+jXl)*I+V2=
=(0,2+j0,314)*(70,7+j70,7)+(35,61+j247,14)=
=27,56+j283,48
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 28/S2
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 15
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO ESAME 15
Per il circuito in figura calcolare la corrente I, la tensione VAB, le correnti IR ed IL e disegnare il
diagramma vettoriale delle grandezze.
R1=20 Ω
R2=10 Ω
R3=3 Ω
XL1=37,7 Ω
XC2=53,1 Ω
XL3=4 Ω
V=230 V
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 28/S2
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 15
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SVOLGIMENTO
Z&1 = R1 + jX L1 , Z& 2 = R2 − jX C 2 , Z& 3 = R3 + jX L 3
Z& P = Z&1 // Z& 2 = 67,36 + j11,74 Ω
Z& = Z& + Z& = 70,36 + j15,74 Ω
T P 3
& 230 + j 0
&I = V = = 3,11 − j 0,69 A
&
Z T 70,36 + j15,74
V& = Z& ⋅ I& = 217,5 − j 9,96 V
AB P
&
&I = V AB = 2,18 − j 4,61 A
Z&1
R
&
&I = V AB = 0,926 + j 3,92 A
Z&
L
2
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 28/S3
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 16
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO ESAME 16
Per il circuito in figura calcolare la potenza apparente complessa A erogata dal generatore.
Sono noti:
R1=10 Ω
R2=10 Ω
L=5.10-3 H
C=100 μF
e(t)=√2.400 sen(1.000t+30°) V
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 28/S3
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 16
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SVOLGIMENTO
E& = 400 ⋅ cos 30° + j 400 ⋅ sen30° = 346,41 + j 200 V
X L = ω ⋅ L = 1.000 ⋅ 5 ⋅ 10 −3 = 5 Ω
1
XC = = 10 Ω
ω ⋅C
R ⋅ (− jX C )
Z& SX = 1 = 5 − j5 Ω
R1 − jX C
R ⋅ jX L
Z& DX = 2 = 2 + j4 Ω
R2 + jX L
Z& = Z& + Z& = 7 − j Ω
T SX DX
&
&I = E = 44,44 + j 34,92 A
Z& T
A& = E& ⋅ I&* = (346,41 + j 200) ⋅ (44,44 − j 34,92) = 22.378 − j 3.208
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 29
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 17
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO ESAME 17
Per il circuito in figura verificare il bilancio energetico per le potenze attiva e reattiva.
Sono noti:
e(t)=√2.10.cos(ωt)
j(t)=√2.5.cos(ωt+90°)
f=50 Hz
R1=1 Ω
L=1.10-3 H
C=200 μF
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 29
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 17
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SVOLGIMENTO
1
E = 10 V , J = j 5 A , X L = ω ⋅ L = 0,314 Ω, X C = = 15,91 Ω
ω ⋅C
Applico la sovrapposizione deg li effetti utilizzando il metodo simbolico
(è possibile usarlo in quanto le grandezze sono isofrequenziali )
Agisce solo il generatore E
E
I' = = 9,10 − j 2,85 ; V ' = −VR1 = − R1 ⋅ I' = −9,1 + j 2,85
R1 + jX L1
Agisce solo il generatore J
R1
I' ' = J ⋅ ( ) = 1,429 + j 4,55 ; V ' ' = Z T ⋅ J = 78,125 + j 0,4485
R1 + jX L
R ⋅ jX L
in cui Z T = 1 − jX C = 0,0897 − j15,625
R1 + jX L
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 29
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 17
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
sovrapponendo si ottiene
SVOLGIMENTO
I = I'+ I' ' = 10,529 + j1,7 da cui I = 10,66 A
V = V '+V ' ' = 69,025 + j 3,298
calcolo le potenze apparenti complesse dei due generatori
A = E ⋅ I* = 105,29 − j17
E
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO ESAME 18
Dato il circuito rappresentato in figura funzionante a regime, determinare la corrente i(t).
Sono noti:
R=10 Ω
XL=10 Ω
V=100 V
j(t)=100*sen(ωt) A
ω=314 rad/sec
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 29/S1
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 18
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SVOLGIMENTO
Applichiamo la sovrapposizione degli effetti
agisce solamente il generatore di tensione
l ' indut tan za in continua equivale ad un corto circuito
V 100
i ' (t ) = −
=− = −10 A
R 10
agisce solamente il generatore di corrente
J = 100 A
jX L j10
I '' = J ⋅ = 100 ⋅ = 50 + j 50 A
R + jX L 10 + j10
I '' = 2 ⋅ 50, ϕ = π / 4
i '' (t ) = 2 ⋅ 50 ⋅ sen (ω t + π / 4) A
la corrente i (t ) è data dalla sovrapposizione
della componante i ' (t ) (cos tan te) con la
componente i ' ' (t ) (sin usoidale)
i (t ) = i ' (t ) + i '' (t ) = −10 + 2 ⋅ 50 ⋅ sen (ω t + π / 4) A
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 29/S2
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 19
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO ESAME 19
Per il circuito riportato in figura, funzionante a regime, calcolare la corrente i3(t).
Sono noti:
Z1=-j4 Ω
Z2=j10 Ω
Z3=2 Ω
v(t)=√2*220*sen(314t+30°) V
i(t)=√2*10*sen(628t+60°) A
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 29/S2
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 19
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SVOLGIMENTO
Applico la sovrapposizione deg li effetti.
Avendo i generatori frequenze diverse bisogna
sommare le correnti nel do min io del tempo.
Agisce solo il generatore di tensione
V = 2 ⋅ 220 ⋅ cos 30° + j 2 ⋅ 220 ⋅ sen30° = 269,44 + j155,56 V
Calcolo l ' impedenza totale vista dai morsetti del generatore
ZT = Z1 + Z 3 = 2 − j 4 Ω
Calcolo la corrente erogata dal generatore
I 3' = V = 269,44 + j155,56 = −4,16 + j 69,44
A
ZT 2 − j4
' ' 69,44
I 3 = 69,56 A ; arg( I3 ) = arctg = −86°
− 4,16
(rispetto all ' asse reale negativo)
' ' ' 47
i3 (t ) = I 3 sen(314t + faseI3 ) = 69,56 sen(314t + ⋅π )
90
'
(lo sfasamento di i3 deve essere espresso rispetto all ' asse reale positivo)
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 29/S2
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 19
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SVOLGIMENTO
Agisce solo il generatore di corrente
I = 2 ⋅ 10(cos 60° + jsen60°) = 7,07 + j12,24 A
''
Calcolo la corrente I3
'' Z1 (− j 4)
I3 = I ⋅ = (7,07 + j12,24) ⋅ =
Z1 + Z 3 ( − j 4) + 2
= 10,55 + j 6,96 A
'' '' 6,96 11
I 3 = 12,63 A, arg( I3 ) = arctg = 33° = π rad
10,55 60
'' 11
i3 (t ) = 12,63 ⋅ sen(628t + π)
60
' ''
La corrente i3 (t ) è ottenibile sommando le due correnti i3 (t ) e i3 (t )
' '' 47 11
π ) + 12,63 ⋅ sen(628t + π )
i3 (t ) = i3 (t ) + i3 (t ) = 69,56 ⋅ sen(314t +
90 60
(non sommo i fasori in quanto hanno frequenza diversa.
La corrente i3 (t ) NON è sin usoidale).
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 29/S3
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 20
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO ESAME 20
Per il circuito riportato in figura, funzionante in regime sinusoidale, dopo aver calcolato il circuito
equivalente di Thevenin ai morsetti di Z5 , calcolare la potenza apparente complessa assorbita da
Z5.
Sono noti:
Zi=i+ji Ω
v(t)=√2*220*sen(314t+30°) V
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Tel: 031/7942500-7942505 Fax: 031/7942501 - info@uniecampus.it
Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 29/S3
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 20
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SVOLGIMENTO
V = 2 ⋅ 220 ⋅ cos 30° + j 2 ⋅ 220 ⋅ sen30° = 269,44 + j155,56 V
Calcolo l ' impedenza equivalente di Thevenin
ZTh = [(Z1 + Z 2 ) // Z 3 ] + Z 4 = 5,5 + j 5,5 Ω
Calcolo la VTh
V
VTh = Z 3 ⋅ = 134,72 + j 77,78 V
Z1 + Z 2 + Z 3
considerando il circuito in figura
VTh 10,47
I = = 10,12 − j 2,71 A ⇒ I= = 7, 4 A
ZTh + Z 5 2
P = R5 ⋅ I 2 = 5 ⋅ (7,4 ) = 274 W
2
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 29/S3
Titolo: ESERCIZI V
Attività n°: 2
Facoltà di Ingegneria
MAPPA CONCETTUALE
Lo studente costruisca una mappa concettuale relativa agli argomenti trattati nel nucleo
tematico.
Si può utilizzare il programma cMap tool o creare la mappa con ausili diversi.
Coloro che lo desiderano possono inviarmi il proprio elaborato in modo da ricevere un
feedback. L’invio delle mappe deve avvenire esclusivamente tramite e-Portfolio.
Non verranno prese in considerazione elaborati copiati o scaricati da internet o realizzate da
altri studenti.
Si precisa che tale attività non verrà presa in considerazione ai fini della valutazione finale
dell'esame.
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 30
Titolo: VERIFICA LEZIONI 21-29 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
VERIFICA N. 2
CIRCUITI ELETTRICI IN REGIME
SINUSOIDALE
INDICAZIONI OPERATIVE PER L’AUTOVERIFICA
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 30
Titolo: VERIFICA LEZIONI 21-29 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO PROPOSTO 1
Per il circuito in figura si ha : R = 5 Ω, X1 = 3 Ω, X2 = 10 Ω, X3 = 4 Ω.
Calcolare ZAB
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO PROPOSTO 2
Per il circuito in figura calcolare il circuito equivalente di Thevenin ai morsetti AB
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 30
Titolo: VERIFICA LEZIONI 21-29 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO PROPOSTO 3
Per il circuito in figura
Calcolare:
La capacità da collegare in parallelo al carico per rifasarlo completamente
C=0,29 mF
La corrente di linea prima e dopo il rifasamento Iprima=41 A, Idopo=22,8 A
La potenza attiva dissipata sulla linea prima e dopo il rifasamento Pprima=675 W, Pdopo=208 W
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 30/S1
Titolo: VERIFICA (LEZIONI 21-29) 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
VERIFICA N. 2
CIRCUITI ELETTRICI IN REGIME
SINUSOIDALE
INDICAZIONI OPERATIVE PER L’AUTOVERIFICA
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 30/S1
Titolo: VERIFICA (LEZIONI 21-29) 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO PROPOSTO 1
Per il circuito in figura, che funziona a regime, calcolare la tensione VR(t) utilizzando il principio
di sovrapposizione degli effetti.
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO PROPOSTO 2
Per il doppio bipolo in figura calcolare la matrice delle impedenze
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 30/S1
Titolo: VERIFICA (LEZIONI 21-29) 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO PROPOSTO 3
Dato il circuito in figura si considerino due casi:
Tasto S aperto calcolare P e Q;
Tasto S chiuso calcolare la capacità tale da rifasare completamente il circuito (angolo tra E ed I
pari a zero)
Facoltà di Ingegneria
VERIFICA N. 2
CIRCUITI ELETTRICI IN REGIME
SINUSOIDALE
INDICAZIONI OPERATIVE PER L’AUTOVERIFICA
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 30/S2
Titolo: VERIFICA (LEZIONI 21-29) 3
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO PROPOSTO 1
Per il doppio bipolo riportato in figura calcolare la matrice di trasmissione
Risposta:
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 30/S2
Titolo: VERIFICA (LEZIONI 21-29) 3
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO PROPOSTO 2
Per il circuito in figura, calcolare la corrente I col tasto S aperto. Col tasto S chiuso ricalcolare la
corrente dopo aver provveduto al rifasamento totale.
Facoltà di Ingegneria
QUESITI PROPOSTI
DOMANDA. Si consideri un circuito funzionante a regime, costituito esclusivamente da
componenti lineari, si supponga che nel circuito agiscano due generatori, uno in continua (di
tensione o di corrente) ed uno sinusoidale con pulsazione ω (anch’esso di tensione o di
corrente). Come è possibile determinare l’espressione di una qualsiasi tensione/corrente nel
dominio del tempo all’interno del circuito?
Facoltà di Ingegneria
QUESITI PROPOSTI
DOMANDA. Si consideri un circuito funzionante a regime, costituito esclusivamente da
componenti lineari. Si supponga che nel circuito agiscano due generatori sinusoidali, uno avente
pulsazione ω1, l’altro avente pulsazione ω2. I generatori possono essere indifferentemente di
tensione o di corrente. Come è possibile determinare l’espressione di una qualsiasi
tensione/corrente nel dominio del tempo all’interno del circuito?
(RISPOSTA. La tensione/corrente incognita è costituita da due componenti, entrambe
sinusoidali ma a pulsazioni diverse ω1 ed ω2. Per risolvere il problema si può applicare il PSE, si
fanno agire i generatori separatamente e si sommano i risultati ottenuti. Quando agisce il
generatore avente pulsazione ω1 si esclude il generatore avente pulsazione ω2, studiando il
circuito col metodo simbolico si ottiene la componente sinusoidale a pulsazione ω1 della
grandezza incognita. Si riporta nel dominio del tempo la grandezza calcolata. Viceversa, quando
agisce il generatore avente pulsazione ω2 si esclude il generatore avente pulsazione ω1, si
studia il circuito operando con il metodo simbolico e successivamente trasformando la
grandezza ottenuta nel dominio del tempo; si ottiene la componente sinusoidale a pulsazione
ω2 della grandezza incognita. La tensione/corrente incognita si ottiene sommano
algebricamente le due componenti nel dominio del tempo .
E’ possibile generalizzare il metodo per circuiti aventi n generatori in alternata sinusoidale aventi
pulsazioni diverse. Notare che la grandezza ottenuta non è sinusoidale.)
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 30/S3
Titolo: VERIFICA (LEZIONI 21-29) 4
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 31
Titolo: SISTEMI TRIFASE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SISTEMI TRIFASE
Gli argomenti che affronteremo in questo nucleo tematico riguardano i sistemi trifase. Questi
sono di grande interesse applicativo in quanto tutti i sistemi di generazione-trasmissione-
distribuzione dell’energia elettrica, a qualsiasi livello di tensione, appartengono a tale tipologia.
Un generatore trifase G è una macchina elettrica, denominata generatore sincrono o
alternatore, generalmente installato nelle centrali elettriche. Per descriverne brevemente il
funzionamento possiamo utilizzare lo schema riportato in figura. Un motore primo M, ad
esempio un motore diesel, una turbina idraulica, un sistema di pale eoliche, fornisce attraverso
un asse rotante a velocità angolare Ω l’energia sotto forma meccanica al generatore G.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 31
Titolo: SISTEMI TRIFASE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SISTEMI TRIFASE
Tra i morsetti 1-2-3 ed il morsetto N (neutro) del generatore si ha una terna di tensioni
sinusoidali e1(t), e2(t) ed e3(t), aventi lo stesso modulo EM, stessa frequenza e fase relativa di
120°. Diremo che tale terna è simmetrica (e diretta). Possiamo rappresentare la terna di
tensioni attraverso tre fasori come riportato in figura. Nel diagramma, per comodità grafica,
abbiamo scelto Φ=0°. Chiameremo questa terna col nome di terna delle tensioni stellate.
e1 (t ) = EM sen(ωt + φ ) ⇔ E&1
e2 (t ) = EM sen(ωt + φ − 120°) ⇔ E& 2
e3 (t ) = EM sen(ωt + φ − 240°) ⇔ E& 3
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 31
Titolo: SISTEMI TRIFASE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SISTEMI TRIFASE
Se consideriamo le tensioni presenti tra i morsetti 1-2-3 senza tenere in conto il morsetto di neutro
N, si ha una terna di tensioni sinusoidali v12(t), v23(t) e v31(t), aventi lo stesso modulo VM, stessa
frequenza e sfasate tra di loro di 120°, anche in questo caso diremo che la terna è simmetrica.
Possiamo rappresentare la terna di tensioni attraverso tre fasori come riportato nella figura che
segue (abbiamo scelto per la terna delle tensioni stellate con la E1 a Φ=90°). Chiameremo tale
terna con il nome di terna delle tensioni concatenate. E’ facile dimostrare che le terne delle tensioni
stellate e concatenate sono sfasate tra di loro di 30° e che VM=√3EM.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 31
Titolo: SISTEMI TRIFASE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SISTEMI TRIFASE
Per le terne delle tensioni stellate e concatenate sussistono le relazioni seguenti.
e1 (t ) + e2 (t ) + e3 (t ) = 0 ∀t
E&1 + E& 2 + E& 3 = 0
v12 (t ) + v2 3 (t ) + v31 (t ) = 0 ∀t
V&12 + V&23 + V&31 = 0
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 31
Titolo: SISTEMI TRIFASE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SISTEMI TRIFASE
Vediamo il legame esistente tra una generica tensione concatenata V ed una generica tensione
stellata E
V
2 = cos 30°
E
V
= cos 30° ⋅ E
2
V 3
= ⋅E
2 2
V = 3⋅E
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 31
Titolo: SISTEMI TRIFASE
Attività n°: 2
Facoltà di Ingegneria
IMPEDENZE A STELLA E A TRIANGOLO
Così come avviene per le resistenze, anche tre impedenze possono essere collegate tra di loro a
stella o a triangolo. Questi collegamenti sono diffusi nelle macchine e negli impianti, si pensi ad
esempio ai motori elettrici trifase, in essi gli avvolgimenti statorici possono essere connessi o a
stella o a triangolo.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 31
Titolo: SISTEMI TRIFASE
Attività n°: 2
Facoltà di Ingegneria
IMPEDENZE A STELLA E A TRIANGOLO
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 31
Titolo: SISTEMI TRIFASE
Attività n°: 2
Facoltà di Ingegneria
TRASFORMAZIONI TRIANGOLO-STELLA e STELLA-
TRIANGOLO
TRASFORMAZIONE TRIANGOLO-STELLA
In alcuni casi è necessario/conveniente sostituire al triangolo presente tra i morsetti 1-2-3 una
stella equivalente. Si possono utilizzare le seguenti espressioni:
Z& 2 Δ Z& Δ
Z&Y = Z&1 = Z& 2 = Z& 3 = =
3Z& Δ 3
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 31
Titolo: SISTEMI TRIFASE
Attività n°: 2
Facoltà di Ingegneria
TRASFORMAZIONI TRIANGOLO-STELLA e STELLA-
TRIANGOLO
TRASFORMAZIONE STELLA-TRIANGOLO
In alcuni casi è necessario sostituire alla stella presente tra i morsetti 1-2-3 un triangolo
equivalente, si possono utilizzare le seguenti espressioni:
& Z&1 ⋅ Z& 2 + Z& 2 ⋅ Z& 3 + Z& 3 ⋅ Z&1 & Z&1 ⋅ Z& 2 + Z& 2 ⋅ Z& 3 + Z& 3 ⋅ Z&1 & Z&1 ⋅ Z& 2 + Z& 2 ⋅ Z& 3 + Z& 3 ⋅ Z&1
Z12 = ; Z 23 = ; Z 31 =
Z& 3 Z&1 Z& 2
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 31/S1
Titolo: IMPEDENZE A STELLA Y E A TRIANGOLO?
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 31/S1
Titolo: IMPEDENZE A STELLA Y E A TRIANGOLO?
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 31/S1
Titolo: IMPEDENZE A STELLA Y E A TRIANGOLO?
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
TRASFORMAZIONI TRIANGOLO-STELLA e
STELLA-TRIANGOLO
TRASFORMAZIONE TRIANGOLO-STELLA
In alcuni casi è necessario/conveniente sostituire al triangolo presente tra i morsetti 1-2-3 una
stella equivalente. Si possono utilizzare le seguenti espressioni:
Z& 2 Δ Z& Δ
Z&Y = Z&1 = Z& 2 = Z& 3 = =
3Z& Δ 3
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 31/S1
Titolo: IMPEDENZE A STELLA Y E A TRIANGOLO?
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
TRASFORMAZIONI TRIANGOLO-STELLA e
STELLA-TRIANGOLO
TRASFORMAZIONE STELLA-TRIANGOLO
In alcuni casi è necessario sostituire alla stella presente tra i morsetti 1-2-3 un triangolo
equivalente, si possono utilizzare le seguenti espressioni:
& Z&1 ⋅ Z& 2 + Z& 2 ⋅ Z& 3 + Z& 3 ⋅ Z&1 & Z&1 ⋅ Z& 2 + Z& 2 ⋅ Z& 3 + Z& 3 ⋅ Z&1 & Z&1 ⋅ Z& 2 + Z& 2 ⋅ Z& 3 + Z& 3 ⋅ Z&1
Z12 = ; Z 23 = ; Z 31 =
Z& 3 Z&1 Z& 2
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 31/S2
Titolo: SISTEMI TRIFASE A STELLA EQUILIBRATA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
Z& = R + jX L
Z = R2 + X L
2
XL
α = arctg
R
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 31/S2
Titolo: SISTEMI TRIFASE A STELLA EQUILIBRATA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 31/S2
Titolo: SISTEMI TRIFASE A STELLA EQUILIBRATA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 31/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI SU SISTEMI TRIFASE A STELLA EQUILIBRATA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI
Dato il sistema trifase simmetrico ed equilibrato rispondere ai quesiti proposti
Dati
E&1 = 2 ⋅ (220 + j 0)
Z& = 20 + j 25
Calcolare
E& 2 , E& 3 , I&F 1 , I&F 2 , I&F 3 , I&N
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 31/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI SU SISTEMI TRIFASE A STELLA EQUILIBRATA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI
Innanzitutto calcoliamo i vettori delle tensioni stellate o di fase; per fare ciò basta riferirsi al
diagramma riportato in figura
E& 2 ⋅ (220 + j 0)
I&L1 = I&F 1 = 1 = = 2 ⋅ (4,29 − j 5,37)
Z& 20 + j 25
E& 2 ⋅ (−110 − j190)
I&L 2 = I&F 2 = 2 = = 2 ⋅ (−6,78 − j1,02)
Z& 20 + j 25
E& 2 ⋅ (−110 + j190)
I&L 3 = I&F 3 = 3 = = 2 ⋅ (2,49 + j 6,39)
Z& 20 + j 25
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 31/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI SU SISTEMI TRIFASE A STELLA EQUILIBRATA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI
Possiamo così calcolare la corrente che circola sul neutro:
I&N = I&F 1 + I&F 2 + I&F 3 = (4,29 − j 5,37) + (−6,78 − j1,02) + (2,49 + j 6,39) = 0 + j 0
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 32
Titolo: SISTEMI TRIFASE A STELLA SQUILIBRATA CON NEUTRO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
Z&1 = R1 + jX L1 , arg γ 1
Z& 2 = R2 + jX L 2 , arg γ 2
Z& 3 = R3 + jX L 3 , arg γ 3
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 32
Titolo: SISTEMI TRIFASE A STELLA SQUILIBRATA CON NEUTRO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 32
Titolo: SISTEMI TRIFASE A STELLA SQUILIBRATA CON NEUTRO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Lezione n°: 32/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO STELLA SQUILIBRATA CON NEUTRO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO
ESERCIZIO RISOLTO 1: Per il circuito trifase simmetrico e squilibrato in figura
DATI
E&1 = 2 ⋅ (100 + j100)
Z& = 5 + j 3
Z&1 = 0 + j 3
Z& 2 = 0 − j 4
CALCOLARE
I&N
e verificare che
I&N = I&1 + I&2
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 32/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO STELLA SQUILIBRATA CON NEUTRO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO
Facendo riferimento al diagramma riportato in figura calcoliamo le tensioni stellate
EM = ( E X + EY ) = 2 ⋅ 141,42 V
2 2
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 32/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO STELLA SQUILIBRATA CON NEUTRO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO
Calcoliamo le correnti assorbite dalla stella e le correnti assorbite dai due carichi monofase:
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 32/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO STELLA SQUILIBRATA CON NEUTRO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO
Calcoliamo la corrente che circola sul neutro sommando le correnti calcolate in precedenza,
otteniamo
Possiamo verificare che la corrente circolante sul neutro coincide con la somma delle due
correnti circolanti nei carichi monofase
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 32/S2
Titolo: SISTEMI TRIFASE A STELLA SQUILIBRATA SENZA NEUTRO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
Z&1 = R1 + jX L1 , arg γ 1
Z& 2 = R2 + jX L 2 , arg γ 2
Z& 3 = R3 + jX L 3 , arg γ 3
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 32/S2
Titolo: SISTEMI TRIFASE A STELLA SQUILIBRATA SENZA NEUTRO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 32/S2
Titolo: SISTEMI TRIFASE A STELLA SQUILIBRATA SENZA NEUTRO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
Nota: nella soluzione degli esercizi possiamo trasformare la stella squilibrata in un triangolo
squilibrato e risolvere il circuito, si otterranno gli stessi risultati’
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 32/S3
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO STELLA SQUILIBRATA SENZA NEUTRO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO
Dato il sistema trifase in figura, sapendo che il valore efficace delle tensioni concatenate vale
400 V, calcolare le correnti di linea.
Z&1 = 5 + j10
Z& 2 = 10 + j 5
Z& 3 = 5 − j 2,5
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 32/S3
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO STELLA SQUILIBRATA SENZA NEUTRO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO
400 Calcoliamo la terna delle tensioni stellate nel
E&1 = (cos 0° + jsen0°) = 230 + j 0 V caso di carico a stella equilibrata (tensioni ideali
3
400 diverse da quelle reali E’1, E’2 ed E’3)
E& 2 = (cos 240° + jsen240°) = −115 − j 200 V
3
400
E& 3 = (cos120° + jsen120°) = −115 + j 200 V
3
1 1 5 − j10
Y&1 = = ⋅ = 0,04 − j 0,08 S
Z&1 5 + j10 5 − j10 Calcoliamo le ammettenze delle fasi della stella
1
Y&2 = = 0,08 − j 0,04 S
Z& 2
1
Y&3 = = 0,04 − j 0,08 S
&
Z3
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 32/S3
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO STELLA SQUILIBRATA SENZA NEUTRO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO
Calcoliamo la tensione V0’-0
E& '1 = E&1 − V&o '− o = 376 + j 46 V Calcoliamo le tensioni reali sulle fasi della stella E’1,
E& '2 = E& 2 − V&o '− o = 29,6 − j153,9 V E’2 ed E’3
E& '3 = E& 3 − V&o '− o = 29,6 + j 246 V
Calcoliamo le correnti reali nelle tre fasi che coincidono
I&1 = E& '1 ⋅Y&1 = 18,7 − j 28,2 A con le correnti di linea.
I&2 = E& '2 ⋅Y&2 = −3,78 − j13,5 A Notiamo che la loro somma risulta pari a zero.
(dopo avere studiato i sistemi a triangolo squilibrato
I&3 = E& '3 ⋅Y&3 = −14,9 + j 41,7 A svolgere l’esercizio effettuando la trasformazione stella-
triangolo) .
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 33
Titolo: SISTEMI TRIFASE A TRIANGOLO EQUILIBRATO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
Z& = R + jX L
Z = R2 + X L
2
XL
α = arctg
R
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 33
Titolo: SISTEMI TRIFASE A TRIANGOLO EQUILIBRATO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
Alcune osservazioni:
• l’ impedenza di fase è soggetta alla tensione concatenata;
• la corrente che attraversa i conduttori di linea non coincide con la corrente che attraversa i
conduttori di fase del triangolo ma risulta √3 volte maggiore (vedi dimostrazione fatta per le
tensioni);
• in ogni istante di tempo la somma delle correnti di linea è pari a zero.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 33/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO SU TRIANGOLO EQUILIBRATO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 1
Per il circuito in figura
DATI
E&1 = 2 ⋅ (220 + j 0) V
Z& = 20 + j 25 Ω
DETERMINARE
E& 2 , E& 3 , V&12 , V&23 , V&31 , I&F 1 , I&F 2 , I&F 3 ,
I&L1 , I&L 2 , I&L 3
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 33/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO SU TRIANGOLO EQUILIBRATO
E2 Attività n°: 1
ed
E:3
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 1
Calcoliamo innanzitutto le tensioni stellate mancanti
E& 2 = 2 ⋅ (−(220 ⋅ sen30°) − j (220 ⋅ cos 30°)) = 2 ⋅ (−110 − j190)
E& 3 = 2 ⋅ (−(220 ⋅ sen30°) + j (220 ⋅ cos 30°)) = 2 ⋅ (−110 + j190)
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 33/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO SU TRIANGOLO EQUILIBRATO
Attività n°: 1
:
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 1
Il valore efficace della corrente di fase è uguale a
I L = 3 ⋅ I F = 3 ⋅ 11,89 = 20,59 A
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 33/S2
Titolo: SISTEMI TRIFASE A TRIANGOLO SQUILIBRATO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
Z&1 = R1 + jX L1
Z& 2 = R2 + jX L 2
Z& 3 = R3 + jX L 3
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 33/S2
Titolo: SISTEMI TRIFASE A TRIANGOLO SQUILIBRATO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO SVOLTO
Dato il circuito simmetrico e squilibrato in figura calcolare le correnti di fase e di linea
V&12 = 210 + j 0 V
Z&1 = 7 + j 0 Ω
Z& 2 = 9 + j12 Ω
Z& 3 = 6 + j8 Ω
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 33/S3
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO SU SISTEMI A TRIANGOLO SQUILIBRATO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO SVOLTO
Calcoliamo le tensioni concatenate mancanti
&
&I F 1 = V12 = 30 A
Z&1
&
&I F 2 = V23 = −13,88 − j1,66 A
Z& 2
&
&I F 3 = V31 = 8,23 + j19,3 A
Z& 3
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 33/S3
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO SU SISTEMI A TRIANGOLO SQUILIBRATO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO SVOLTO
Calcoliamo le correnti di linea
I&L1 = I&F 1 − I&F 3 = 21,7 − j19,3 A (notare che la somma vettoriale delle correnti di
linea è nulla. In ogni istante di tempo c’è almeno
I&L 2 = I&F 2 − I&F 1 = −43,88 − j1,66 A
un conduttore di linea attraverso cui si richiude la
I&L 3 = I&F 3 − I&F 2 = 22,12 + j 20,96 A corrente proveniente dal carico)
I L1 = 29,1 A
I L 2 = 43,9 A
LL 3 = 30,4 A
Per esercizio tracciare il diagramma vettoriale delle terne delle tensioni stellate e concatenate e
delle correnti di fase e di linea.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 34
Titolo: POTENZE NEI SISTEMI TRIFASE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
Nel caso in cui il sistema è simmetrico ed equilibrato avremo che le terne delle tensioni e
delle correnti possono essere espresse come segue:
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 34
Titolo: POTENZE NEI SISTEMI TRIFASE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
1T
P = ∫ p (t )dt = 3EI cos ϕ = p(t )
T0
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 34/S1
Titolo: POTENZE NEI SISTEMI SIMMETRICI ED EQUILIBRATI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
Supponiamo che ogni fase abbia un’impedenza Z=R+jXL con fase ϕ=arc tg (XL/R)
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 34/S1
Titolo: POTENZE NEI SISTEMI SIMMETRICI ED EQUILIBRATI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
3
V
QT = Q1 + Q2 + Q3 = 3 ⋅ X L ⋅ I F = 3 ⋅ E ⋅ I F ⋅ senϕ = 3 ⋅ ⋅ I F ⋅ senϕ = 3 ⋅ V ⋅ I L ⋅ senϕ VAR
2
A&T = PT + jQT
AT = PT + QT
2 2
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 34/S1
Titolo: POTENZE NEI SISTEMI SIMMETRICI ED EQUILIBRATI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
3
I
QT = Q1 + Q2 + Q3 = 3 ⋅ X L ⋅ I F = 3 ⋅ V ⋅ I F ⋅ senϕ = 3 ⋅ V ⋅ L ⋅ senϕ = 3 ⋅ V ⋅ I L ⋅ senϕ VAR
2
A&T = PT + jQT
AT = PT + QT
2 2
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 34/S2
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI 1
Date tre impedenze identiche collegate prima a stella e successivamente a triangolo, quando
queste sono alimentate da una terna simmetrica di tensioni, calcolare la potenza attiva PT, la
potenza reattiva QT e la potenza apparente AT.
COLLEGAMENTO A STELLA
DATI
E1M = 2 ⋅ 220 V
Z& = 10 + j8 Ω
CALCOLARE
PT , QT , AT = ?
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 34/S2
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI 1
Determiniamo innanzitutto i vettori costituenti la terna delle tensioni stellate:
E&1 = 2 ⋅ 220 + j 0
E& 2 = −( 2 ⋅ 220 ⋅ sen30°) − j ( 2 ⋅ 220 ⋅ cos 30°) = 2 ⋅ (−110 − j190)
E& 3 = −( 2 ⋅ 220 ⋅ sen30°) + j ( 2 ⋅ 220 ⋅ cos 30°) = 2 ⋅ (−110 + j190)
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 34/S2
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI 1
Calcoliamo la tensione concatenata:
X 8
α = arctg = arctg = 38,66°
R 10
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 34/S2
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI 1
COLLEGAMENTO A TRIANGOLO
DATI
E1M = 2 ⋅ 220 V
Z& = 10 + j8 Ω
CALCOLARE
PT , QT , AT = ?
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 34/S2
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI 1
Determiniamo la terna dei vettori delle tensioni stellate:
E&1 = 2 ⋅ 220 + j 0
E& 2 = −( 2 ⋅ 220 ⋅ sen30°) − j ( 2 ⋅ 220 ⋅ cos 30°) = 2 ⋅ (−110 − j190)
E& 3 = −( 2 ⋅ 220 ⋅ sen30°) + j ( 2 ⋅ 220 ⋅ cos 30°) = 2 ⋅ (−110 + j190)
&
&I F 1 = V12 = 2 ⋅ (330 + j190) = 2 ⋅ (29,39 − j 4,51) A
Z& 10 + j8
&
&I F 2 = V23 = 2 ⋅ (0 − j 380) = 2 ⋅ (−18,54 − j 23,17) A La corrente di linea è pari a:
Z& 10 + j8
I& = I&L 2 = I&F 2 − I&F 1 = 2 ⋅ [(−18,54 − j 23,17) − (29,39 − j 4,51)] = 2 ⋅ (−47,93 − j18,66) A
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 34/S2
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI 1
Il cui valore efficace è pari a: I L = (47,93) 2 + (18,66) 2 = 51,43 A
X 8
L’angolo di sfasamento tensione-corrente è pari a: α = arctg = arctg = 38,66°
R 10
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 34/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI 2
ESERCIZIO RISOLTO 1: Per il circuito in figura calcolare la potenza apparente complessa
fornita dal generatore trifase ai morsetti 1-2-3.
E = 480 V
Z& Δ= 5 − j 2 Ω
Z&Y = 2 + j 4 Ω
RL = 2 Ω
RN = 10 Ω
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 34/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI 2
Dopo aver trasformato il triangolo nella stella equivalente e dopo aver osservato che la corrente
sul neutro è nulla, possiamo fare riferimento al seguente circuito monofase equivalente ad una
fase (ad esempio la prima).
Z&
Z& eq = Δ = 1,66 − j 0,66
3
(1,66 − j 0,66) ⋅ (2 + j 4)
Z& T = ( Z& eq // Z& Y ) + R L = + 2 = 3,62 − j 0,018 = RT + jX T ⇒ Z T = 3,62 Ω
(1,66 − j 0,66) + (2 + j 4)
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 34/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI 2
Calcoliamo la corrente erogata dal generatore, e successivamente la potenza attiva e reattiva
erogata:
E1 480
I= = = 132 A
Z T 3,62
PT = 3 ⋅ RT ⋅ I 2 = 3 ⋅ 1,62 ⋅ 132 2 = 84.680 W
QT = 3 ⋅ X T ⋅ I 2 = 3 ⋅ 0,018 ⋅ 132 2 = 940 VAR
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 34/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI 2
ESERCIZIO RISOLTO 2: I carichi in figura sono alimentati da una terna simmetrica di tensioni
aventi valore efficace pari a 380 V, calcolare:
• la corrente di linea quando Q2=1 kVAR
• il valore di Q2 tale che il carico complessivo sia puramente ohmico e la corrente di linea in tali
condizioni (rifasamento)
P1 = 10 kW
Q1 = 6 kVAR
P2 = 2 kW
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 34/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI 2
Per rispondere al primo quesito calcoliamo la potenza attiva e reattiva totali, l’angolo di fase e
infine la corrente di linea
PT = P1 + P2 = 12 kW
QT = Q1 + Q2 = 7 kVAR
QT
α T = arctg ≅ 30°
PT
PT
I= = 21,2 A
3 ⋅ V ⋅ cos α T
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 34/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI 2
Per rispondere al secondo quesito imponiamo che la Q2 sia uguale alla Q1 e di segno opposto
(capacitiva). Q2=-Q1=-6 kVAR
In tali condizioni avremo
PT = P1 + P2 = 12 kW
QT = Q1 + Q2 = 0 kVAR
QT
α T = arctg = 0°
PT
PT
I= = 18,2 A
3 ⋅ V ⋅ cos 0°
Facoltà di Ingegneria
Facoltà di Ingegneria
Facoltà di Ingegneria
STRUMENTI DI MISURA
Elenchiamo i principali strumenti utilizzati per la misura delle grandezze elettriche:
VOLTMETRO
Il voltmetro è uno strumento in grado di misurare la tensione sia in continua (dc) che in
alternata (ac).
Deve essere collegato tra i due punti tra cui si vuole misurare la tensione. Essendo connesso in
parallelo è auspicabile che la sua resistenza interna tenda ad infinito, in modo che non venga
attraversato da corrente e quindi non “perturbi” con la sua presenza il funzionamento del
circuito (una parte di corrente verrebbe shuntata al suo interno non interessando il carico,
quindi variandone il reale funzionamento).
E’ possibile selezionare una portata tra quelle previste; ad esempio il voltmetro la cui immagine
è riportata di seguito ha una portata selezionabile tra i seguenti valori 0,2 V – 2 V – 20 V – 200
V - 750 V (ac) e 1000 V (dc).
E’ necessario, inoltre, selezionare tra misure di tensioni continue e misure di tensioni alternate.
Per poter funzionare deve essere alimentato alla tensione di rete (220 V).
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 35/S1
Titolo: GlLI STRUMENTI DI MISURA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
STRUMENTI DI MISURA
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 35/S1
Titolo: GlLI STRUMENTI DI MISURA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
STRUMENTI DI MISURA
AMPEROMETRO
L’amperometro è uno strumento di misura in grado di misurare la corrente sia in continua (dc)
che in alternata (ac).
Deve essere collegato in serie al lato in cui si vuole misurare la corrente. Essendo connesso in
serie è auspicabile che la sua resistenza interna tenda a zero in modo che la caduta di tensione
ai suoi morsetti risulti nulla (caso ideale) e quindi non “perturbi” con la sua presenza il
funzionamento del circuito (il carico sarebbe alimentato ad una tensione minore).
E’ necessario selezionare una portata tra quelle previste; ad esempio l’amperometro la cui
immagine è riportata di seguito ha una portata che varia tra 0,002 A - 0,02 A - 0,2 A - 2 A - 10
A.
Anche in questo caso bisogna selezionare il tipo di misura da effettuare tra continua o alternata.
Per poter funzionare deve essere alimentato alla tensione di rete (220 V).
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 35/S1
Titolo: GlLI STRUMENTI DI MISURA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
STRUMENTI DI MISURA
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 35/S1
Titolo: GlLI STRUMENTI DI MISURA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
STRUMENTI DI MISURA
WATTMETRO
Il wattmetro è uno strumento in grado di misurare la potenza sia in continua (dc) che in
alternata (ac).
Per ogni fase si hanno due circuiti uno voltmetrico ed uno amperometrico. Il primo deve essere
collegato in derivazione al carico, il secondo in serie. Essendo connesso sia in parallelo che in
serie è importante che la resistenza interna del circuito amperometrico tenda a zero e che la
resistenza del circuito voltmetrico tenda ad infinito in modo che la sua inserzione all’interno del
circuito di misura non “perturbi” il funzionamento del circuito (variazioni di tensione e corrente
sul carico dovute alla presenza dello strumento nel circuito).
Anche in questo caso è necessario selezionare tra misura di potenza in continua o in alternata.
Ad esempio il wattmetro trifase la cui immagine è riportata di seguito ha una portata
amperometrica di 5 A ed una portata voltmetrica di 400 V.
Per poter funzionare deve essere alimentato alla tensione di rete (220 V).
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 35/S1
Titolo: GlLI STRUMENTI DI MISURA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
STRUMENTI DI MISURA
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 35/S1
Titolo: GlLI STRUMENTI DI MISURA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
STRUMENTI DI MISURA
MULTIMETRO
Il multimetro è uno strumento in grado di misurare la corrente e la tensione sia in continua (dc)
che in alternata (ac) e la resistenza.
E’ necessario selezionare il tipo di misura da effettuare (tensione continua/alternata, corrente
continua/alternata o resistenza) e la portata dello strumento.
Per quanto riguarda le portate, ad esempio, il multimetro la cui immagine è riportata di seguito
ha una portata amperometrica selezionabile tra 0,0002 A - 0,002 A - 0,02 A - 0,2 A - 2 A – 10
A. Una portata voltmetrica selezionabile tra 200 mV - 2 V - 20 V - 200 V - 750 V in ac e 1000 V
in dc ed una portata ohmmetrica selezionabile tra 200 Ω - 2000 Ω - 20 kΩ - 200 kΩ - 2000
kΩ e 20 MΩ.
Per poter funzionare deve essere alimentato alla tensione di rete (220 V).
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 35/S1
Titolo: GlLI STRUMENTI DI MISURA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
STRUMENTI DI MISURA
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 35/S2
Titolo: MISURA DI POTENZA NEI SISTEMI TRIFASE 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 35/S2
Titolo: MISURA DI POTENZA NEI SISTEMI TRIFASE 1
Attività n°: 1
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 35/S2
Titolo: MISURA DI POTENZA NEI SISTEMI TRIFASE 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 35/S2
Titolo: MISURA DI POTENZA NEI SISTEMI TRIFASE 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 35/S2
Titolo: MISURA DI POTENZA NEI SISTEMI TRIFASE 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
La potenza attiva P è data da P=P13+P23 essendo P13 e P23 le indicazioni dei wattmetri con
voltmetrica sui conduttori di fase 1-3 e 2-3 rispettivamente.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 35/S2
Titolo: MISURA DI POTENZA NEI SISTEMI TRIFASE 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 35/S2
Titolo: MISURA DI POTENZA NEI SISTEMI TRIFASE 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 35/S3
Titolo: MISURA DI POTENZA NEI SISTEMI TRIFASE 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 36
Titolo: RIFASAMENTO DI CARICHI TRIFASE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 36
Titolo: RIFASAMENTO DI CARICHI TRIFASE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
Rifasamento Rifasamento
Totale Parziale
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 36
Titolo: RIFASAMENTO DI CARICHI TRIFASE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
E2
QC = 3 ⋅ VAR da cui
XC
QC Ptgϕ
CY = = F
3ωE 2 3ωE 2
V2
QC = 3 ⋅ VAR da cui
XC
QC Ptgϕ
C∆ = = F
3ωV 2 3ωV 2
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 36
Titolo: RIFASAMENTO DI CARICHI TRIFASE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 36/S1
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI 1
Dato il circuito in figura calcolare il valore della corrente di linea IL prima e dopo la chiusura del
tasto T. I tre condensatori sono connessi a stella e provvedono a rifasare totalmente il carico.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 36/S1
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI 1
Notiamo che il sistema è simmetrico ed equilibrato, tutti i carichi sono connessi a stella,
pertanto possiamo considerare il circuito monofase equivalente.
Calcoliamo i valori efficaci della tensione stellata E e della tensione concatenata V
TASTO T APERTO
P1 10.000
calcoliamo la corrente I1 assorbita dal primo carico I1 = = = 18 A
3 ⋅ V ⋅ cos γ 1 3 ⋅ 418 ⋅ cos 40°
che in forma vettoriale vale: I1 = 2 ⋅ (18 ⋅ cos16° − j18 ⋅ sen16°) = 2 ⋅ (17,3 − j 4,96) A
calcoliamo ora la potenza reattiva del primo carico: Q1 = P ⋅ tgγ 1 = 10.000 ⋅ tg 40° = 8.390 VAR
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 36/S1
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI 1
Passiamo ora al secondo carico, possiamo calcolare la corrente I2, il suo valore efficace e la
potenza reattiva Q2:
E 2 ⋅ (220 + j100)
I2 = 1 = = 2 ⋅ (15,38 + j 3,59) A
Z 2 15 + j 3
I 2 = (15,38) 2 + (3,59) 2 = 15,79 A
Q2 = 3 ⋅ X L ⋅ I 2 = 3 ⋅ 3 ⋅ (15,79) 2 = 2.240 VAR
2
La potenza reattiva QT dei due carichi vale: QT = Q1 + Q2 = 8.390 + 2240 = 10.635 VAR
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 36/S1
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI 1
TASTO T CHIUSO
Affinché la batteria dei condensatori provveda al rifasamento totale dell’impianto devono
verificarsi le seguenti condizioni:
QC = QT
E2 (241) 2
XC = 3⋅ = 3⋅ = 16,47 Ω
QC 10.635
1 1
CY = = = 193,36 µF
ω ⋅ X C 314 ⋅16,47
E 2 ⋅ (220 + j100)
IC = 1 = = 2 ⋅ (−6,07 + j13,36) A
ZC − j16,47
Calcoliamo la corrente IC che
I' 'l = I1 + I2 + IC =
attraversa i condensatori e
successivamente la corrente di = 2 ⋅ [(17,3 − j 4,96) + (15,38 + j 3,59) + (−6,07 + j13,36)] =
linea a tasto chiuso I’’L = 2 ⋅ (26,61 + j11,99) A
I ' 'l = (26,61) 2 + (11,99) 2 = 29,19 A.
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 36/S1
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI 1
Il diagramma vettoriale qualitativo, che comunque ci consente di stabilire le posizioni
reciproche dei vettori, è il seguente:
argE1=arc tg(110/220)=24°
γ1=40°
γ2=arctg(3/15)=11°
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 36/S2
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI 2
Dato il circuito in figura rispondere ai quesiti di seguito riportati.
E1 = 220 + j 0 V
Q1 = 15 kVAR
cos γ 1 = 0,6
Z = 10 + j 5 Ω
f = 50 Hz
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 36/S2
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI 2
Utilizzatore a stella.
E’ necessario calcolare la potenza attiva. Per fare questo occorrono il modulo della tensione
concatenata, l’angolo di sfasamento e il modulo della corrente della stella.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 36/S2
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI 2
Utilizzatore a triangolo.
Calcoliamo la potenza attiva e reattiva.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 36/S2
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI 2
Calcoliamo la potenza attiva totale e la potenza reattiva totale, successivamente le energie
attiva WA e reattiva WR ed i relativi costi.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 36/S2
Titolo: ESERCIZI RISOLTI 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI 2
Effettuiamo il rifasamento totale a triangolo
QC = QT
QC 32,3 ⋅ 103
C∆ = = = 237,45 µF
3 ⋅ ω ⋅ V 2 3 ⋅ 2 ⋅ 3,14 ⋅ 50 ⋅ (380) 2
1 1
XC = = = 13,41 Ω
ω ⋅ C 314 ⋅ 237,45 ⋅10 − 6
Q'T = QT − QC = 32,3 − 32,3 = 0 kVAR
W ' R = Q'T ⋅t = 0 ⋅ 8 = 0 kVAR ⋅ h
€' R = W ' R ⋅€ ⋅ 60 gg = 0 ⋅ 0,30 ⋅ 60 = 0 €
€'T = € A + €' R = 3.304 + 0 = 3.304 €
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Corso di Laurea: #corso#
Insegnamento: #insegnamento#
Lezione n°: #lezione#
Titolo: #titolo#
Attività n°: #attività#
Facoltà di Ingegneria
AVVISO
Se lo Studente lo ritiene necessario, può inviare al docente usando l’opportuna procedura
presente nel portale (e-portfolio) lo svolgimento del/degli Esercizio/i proposto/i nella
seguente attività, per ricevere un feedback da parte del docente.
Si precisa che tale attività non inciderà in alcun modo sullo svolgimento/esito dell’esame
finale.
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1
Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 36/S3
Titolo: ESERCIZI PROPOSTI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI PROPOSTI
Una linea trifase con tensioni concatenate simmetriche pari a 380 V, alimenta alla frequenza di
50 Hz i seguenti carichi ohmico induttivi:
1. Un impianto che assorbe 12 kW a cosϕ1=0,7;
2. Un motore asincrono che assorbe 18 kW con cosϕ2=0,62;
3. Un impianto che assorbe 10 kW con cosϕ3=0,69.
Calcolare
La corrente IL sui conduttori di linea ed il cosϕ complessivo dell’impianto;
La potenza reattiva QC e la capacità CY tali da portare il cos ϕ dell’impianto complessivo a 0,82
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 37
Titolo: TERNE ALLE SEQUENZE DIRETTA-INVERSA-OMOPOLARE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
TERNE ALLE SEQUENZE DIRETTA-INVERSA-OMOPOLARE
Abbiamo visto che tre vettori A1, A2 ed A3 costituiscono una terna simmetrica se valgono le
seguenti condizioni: i tre moduli coincidono A1=A2=A3 e i tre vettori sono sfasati tra di loro di
120°. Abbiamo sempre supposto che A2 fosse sfasato di 120° in ritardo su A1 e che A3 fosse
sfasato di 120° in ritardo su A2.
Consideriamo l’operatore matematico α=ej120°=ej2π/3=cos120°+jsen120°=-0,5+j√3/2, se
applichiamo α ad un vettore V otterremo un nuovo vettore V ‘=αV che si trova a 120° in anticipo
rispetto a V ed ha lo stesso modulo di V.
Sia ad esempio V=220+j0, V’=αV=(-0,5+j0,866)(220+j0)=-110+j190 che ha modulo pari al
modulo di V ed è a 120° in anticipo su V.
L’operatore α2=ej240° provoca una rotazione del vettore V a cui è applicato di 240° in anticipo e ne
lascia inalterato il modulo.
L’operatore α3=ej0°=1 applicato ad un vettore V restituisce il vettore cioè ne lascia inalterato il
modulo e la fase.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 37
Titolo: TERNE ALLE SEQUENZE DIRETTA-INVERSA-OMOPOLARE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
TERNE ALLE SEQUENZE DIRETTA-INVERSA-OMOPOLARE
⎧ A&1 = A&
⎪&
⎨ A2 = α ⋅ A&
2
⎪& &
⎩ A3 = α ⋅ A
oppure
S d : A& : 1, α 2 , α
NOTA
Tutte le terne fin ora considerate sono terne
alla sequenza diretta.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 37
Titolo: TERNE ALLE SEQUENZE DIRETTA-INVERSA-OMOPOLARE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
TERNE ALLE SEQUENZE DIRETTA-INVERSA-OMOPOLARE
⎧ A&1 = A&
⎪&
⎨ A2 = α ⋅ A&
⎪&
⎩ A 3 = α 2
⋅ A&
oppure
S i : A& : 1, α , α 2
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 37
Titolo: TERNE ALLE SEQUENZE DIRETTA-INVERSA-OMOPOLARE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
TERNE ALLE SEQUENZE DIRETTA-INVERSA-OMOPOLARE
⎧ A&1 = A&
⎪&
⎨ A2 = A&
⎪& &
⎩ A3 = A
oppure
S o : A& : 1,1,1
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 37/S1
Titolo: SCOMPOSIZIONE ALLE SEQUENZE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 37/S1
Titolo: SCOMPOSIZIONE ALLE SEQUENZE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
d
moltiplicato la seconda per α e la terza per α2
3
& + α 2 ⋅ A& + α ⋅ A&
A
A& i = 1 2 3 è ottenuta sommando le tre equazioni dopo aver
3 moltiplicato la seconda per α2 e la terza per α
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 37/S1
Titolo: SCOMPOSIZIONE ALLE SEQUENZE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
Possiamo affermare che data una qualsiasi terna comunque dissimmetrica essa è ottenibile dalla
somma di tre terne, determinate come abbiamo visto, una alla sequenza diretta, una alla
sequenza inversa ed una alla sequenza omopolare.
Questo risultato è utilizzabile nella soluzione dei circuiti trifase dissimmetrici e squilibrati e/o in
condizioni di guasto. L’idea è questa: al posto di lavorare su un unico circuito trifase dissimmetrico
e squilibrato opero su tre circuiti monofase ottenuti considerando le sequenze diretta-inversa-
omopolare, e “sommo” i risultati ottenuti.
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 37/S2
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO
Data la terna di correnti di linea che attraversa una linea trifase a quattro fili determinare le
componenti alle sequenze diretta-inversa-omopolare
⎧I&1 = 100 + j 0 A
⎪&
⎨I 2 = 50 − j 200 A
⎪&
⎩I 3 = −50 + j100 A
basta utilizzare le seguenti equazioni
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO
Determinare la terna di correnti di linea I1 , I2 ed I3 essendo note le correnti alle sequenze diretta,
inversa ed omopolare
⎧I&o = 17 − j37,8 A
⎪&
⎨I d = 124,4 + j33,3 A
⎪&
⎩I i = −41,4 + j 4,5 A
basta utilizzare le seguenti equazioni
⎧I&1 = I&o + I&d + I&i = (17 − j37,8) + (124,4 + j33,3) + (−41,4 + j 4,5) = 100 A
⎪&
⎪I 2 = I&o + α ⋅ I&d + α ⋅ I&i = (17 − j37,8) + (−0,5 − j 0,866) ⋅ (124,4 + j33,3) + (−0,5 + j0,866) ⋅ (−41,4 + j 4,5) =
2
⎨
⎪= 0,44 − j 200 A
⎪I& = I& + α ⋅ I& + α 2 ⋅ I& = −49,44 + j86,88 A
⎩ 3 o d i
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 38
Titolo: ESERCIZIO ESAME 21
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO
Per il circuito riportato in figura determinare il modulo delle correnti assorbite dal triangolo e dalla
stella e stabilire in che rapporto stanno.
Sono noti:
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 38
Titolo: ESERCIZIO ESAME 21
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SVOLGIMENTO
Calcolo la terna delle tensioni stellate
E& = 220 + j 0 V
1
Facoltà di Ingegneria
SVOLGIMENTO
Per il carico a stella si ha che la corrente di linea coincide con quella di fase
&
&I = I& = E 1 = 220 + j 0 = 22 − j 22 ⇒ I = 31,11 A
Z& 5 + j5
1lY 1 fY 1lY
Y
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 38/S1
Titolo: ESERCIZIO ESAME 22
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO
Per il circuito riportato in figura, determinare il costo dell’energia attiva e reattiva con T aperto.
Con il tasto T chiuso provvedere al rifasamento totale determinando il valore di CY; ricalcolare il
costo previsto per l’energia attiva e reattiva
In entrambi i calcoli si supponga che l’utilizzatore funzioni per 60 giorni e per 8 ore al giorno.
Sono noti:
V=380 V
PU=5 kW
cosϕU=0,6
f=50 Hz
costo Wa=0,15 €/kW*h
costo Wr=0,25 €/kVAR*h
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 38/S1
Titolo: ESERCIZIO ESAME 22
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SVOLGIMENTO
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 38/S1
Titolo: ESERCIZIO ESAME 22
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SVOLGIMENTO
provvedo al rifasamento totale (tasto T chiuso)
E2 E2
QC = QU = 6.650 VAR (capacitivi); QC = 3 ⋅ ⇒ XC = 3⋅ = 21,71 Ω
XC QC
1 1
XC = ⇒ CY = = 1,46 ⋅10 − 4 F
ω ⋅ CY ω ⋅ XC
Dopo del rifasamento
potenza apparente assorbita dall ' utilizzatore + batteria di condensatori
A& = A& + A& = (5000 + j 6.650) + (− j 6.650) = 5.000 VA
Tot U C
il cos to coincide con il solo cos to dovuto all ' energia attiva
h €
cos to per Wa = 5kW ⋅ 60 g ⋅ 8 ⋅ 0,15 = 360 €
g kW ⋅ h
cos to per Wr = 0 €
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 38/S2
Titolo: ESERCIZI ESAME 23
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO
Per il circuito riportato in figura verificare che la somma delle correnti erogate dal generatore è
nulla.
Sono noti:
e1(t)=220*sen(ωt+0°) V,
Zl=10+j10=Z2=Z3 Ω
Za=10-j5 Ω
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 38/S2
Titolo: ESERCIZI ESAME 23
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SVOLGIMENTO
Calcolo la terna delle tensioni di fase o stellate
facendo riferimento al diagramma vettoriale riportato in figura
E&1 = 220 + j 0 V
E& 2 = −110 − j190 V
E& 3 = −110 + j190 V
Calcolo la terna delle tensioni di linea o concatenate
V&12 = E&1 − E& 2 = 330 + j190 V
V&23 = E& 2 − E& 3 = − j 380 V
V&31 = E& 3 − E&1 = −330 + j190 V
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 38/S2
Titolo: ESERCIZI ESAME 23
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SVOLGIMENTO
Calcolo le correnti di fase assorbite dal triangolo
V&
I& f 1 = 12 = 26 − j 7 A
Z&1
V&23
If2 = = −19 − j19 A
Z& 2
V&
I& f 3 = 31 = −7 + j 26 A
Z& 3
calcolo le correnti di linea assorbite dal triangolo
I&l1 = I& f 1 − I& f 3 = (26 − j 7) − (−7 + j 26) = 33 − j 33 A
I&l 2 = I& f 2 − I& f 1 = (−19 − j19) − (26 − j 7) = −45 − j12 A
I&l 3 = I& f 3 − I& f 2 = (−7 + j 26) − (−19 − j19) = 12 + j 45 A
Calcolo la corrente assorbita dall ' impedenza Z& a
&
&I a = V12 = 18,8 + j 28,4 A
Z& a
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 38/S2
Titolo: ESERCIZI ESAME 23
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SVOLGIMENTO
Calcolo le correnti erogate dal generatore
I&1 = I&l1 + I&a = (33 − j 33) + (18,8 + j 28,4) = 51,8 − j 4,6 A
I&2 = I&l 2 − I&a = (−45 − j12) − (18,8 + j 28,4) = −63,8 − j 40,4 A
I&3 = I&l 3 = 12 + j 45 A
verifico che la somma delle correnti erogate dal generatore è nulla
I&1 + I&2 + I&3 = (51,8 − j 4,6) + (−63,8 − j 40,4) + (12 + j 45) = 0 + j 0 A
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 38/S3
Titolo: ESERCIZIO ESAME 24
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO
Per il circuito riportato in figura, determinare il costo dell’energia attiva e reattiva con T aperto.
Con il tasto T chiuso provvedere al rifasamento totale determinando il valore di CD; ricalcolare il
costo previsto per l’energia attiva e reattiva
In entrambi i calcoli si supponga che l’utilizzatore funzioni per 60 giorni e per 8 ore al giorno.
Sono noti:
V=220 V
PU=5 kW
cosϕU=0,6
f=50 Hz
costo Wa=0,15 €/kW*h
costo Wr=0,25 €/kVAR*h
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 39
Titolo: ESERCIZI D'ESAME VII
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO
Per il circuito riportato in figura determinare la tensione VO’O’’.
Sono noti:
V12=380 V, arg(0°)
(terna simmetrica diretta)
Zl=10 Ω
Z2=20 Ω
Z3=30 Ω
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 39
Titolo: ESERCIZI D'ESAME VII
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SVOLGIMENTO
corrispondente è equilibrata ) si ha
V = −V
o 'o '' o ''o
E 1 E 2 E 3
+ +
Z1 Z 2 Z 3
V o ''o =
1 1 1
+ +
Z1 Z 2 Z 3
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 39
Titolo: ESERCIZI D'ESAME VII
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SVOLGIMENTO
Dal diagramma vettoriale si evince che
V
E= = 220 V
3
E1 = 220 ⋅ (cos 30° − jsen30°) = 190 − j110 V
E = 220 ⋅ (− cos 30° − jsen30°) = −190 − j110 V
2
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 39/S1
Titolo: ESERCIZI D'ESAME VII
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO
Per il circuito trifase (simmetrico ed equilibrato) riportato in figura determinare:
1- le espressioni nel dominio del tempo delle correnti erogate dal generatore;
2- le potenze attiva e reattiva assorbite dal carico a triangolo;
3- tracciare il diagramma vettoriale qualitativo delle tensioni stellate e delle correnti erogate dal generatore.
Sono noti:
e1(t)=√2*220*sen(ωt) V
e2(t)=√2*220*sen(ωt-120°) V
e3(t)=√2*220*sen(ωt+120°) V
ZL=0,5+j Ω
Z∆=30+j15 Ω
Utilizzatore a stella:
PN=6 kW
QN=5 kVAR
VN=380 V
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 39/S1
Titolo: ESERCIZI D'ESAME VII
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SVOLGIMENTO
1 − Calcolo la terna delle tensioni stellate
E 1 = 220 + j 0 V ; E 2 = −110 − j190 V ; E 3 = −110 + j190 V
Eseguo la trasformazione triangolo stella
Z ∆
ZY = = 10 + j 5 Ω
3
Per l ' utilizzatore a stella calcolo l ' impedenza di una fase
Q 5.000
tgϕU = N = = 0,833 ⇒ ϕU = 39°,8
PN 6.000
PN 6.000
IU = = = 11,86 A
3 ⋅ V N ⋅ cos ϕU 1,73 ⋅ 380 ⋅ 0,768
EN 380 / 3
ZU = = = 18,49 Ω
IU 11,86
dal triangolo dell ' impedenza si ha
RU = Z U ⋅ cos ϕU = 18,49 ⋅ 0,768 = 14,2 Ω
X U = Z U ⋅ senϕU = 18,49 ⋅ 0,64 = 11,83 Ω
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 39/S1
Titolo: ESERCIZI D'ESAME VII
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SVOLGIMENTO
a questo punto posso considerare il circuito monofase equivalente
Z = Z + ( Z // Z ) = (0,5 + j ) + (10 + j 5) //(14,2 + j11,83) =
T L Y U
E 1 220
I1 = = = 22,38 − j16,12 A
Z T 6,47 + j 4,66
⇒ I 1 = 27,58 A = I 2 = I 3 = I
Le tre correnti erogate dal generatore sono sfasate in ritardo rispetto
alle tensioni stellate di un angolo
16,12
α = arctg = 35°,7
22,38
i1 (t ) = 2 ⋅ I ⋅ sen(ωt − 35°,7) A
i 2 (t ) = 2 ⋅ I ⋅ sen(ωt − 35°,7 − 120°) A
i3 (t ) = 2 ⋅ I ⋅ sen(ωt − 35°,7 + 120°) A
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 39/S1
Titolo: ESERCIZI D'ESAME VII
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SVOLGIMENTO
2 − Per det er min are le potenze assorbite dal carico a
triangolo det er min o la tensione sul cappio parallelo
E = E − Z ⋅ I = 220 − (0,5 + j ) ⋅ (22,38 − j16,12) =
1 L 1
= 8.958 + j 4.476
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 39/S2
Titolo: ESERCIZI D'ESAME VII
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO
Per il circuito riportato in figura determinare Aa e Ab.
Sono noti:
E1=220+j0 V,
Zl=10+j5 Ω
Z2=20+j10 Ω
Z3=30+j15 Ω
Za=2+j
Zb=4+j2
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 39/S2
Titolo: ESERCIZI D'ESAME VII
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SVOLGIMENTO
per l ' impedenza Z a si ha
I a = E1 = 220 = 88 − j 44
A
Z a 2 + j
I a = 98,38 A
2
Pa = Ra ⋅ I a = 19.357 W
2
Qa = X La ⋅ I a = 9.678 VAR
A a = Pa + jQa = 19.357 + j 9.678
det er min o le tensioni stellate E 2 ed E 3
E 2 = −220 ⋅ sen30° − j 220 ⋅ cos 30° = −110 − j190 V
E 3 = −220 ⋅ sen30° + j 220 ⋅ cos 30° = −110 + j190 V
calcolo l ' impedenza parallelo tra Z1 e Z b
Z p = Z1 // Z b = 2,85 + j1,42 Ω
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 39/S2
Titolo: ESERCIZI D'ESAME VII
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SVOLGIMENTO
E1 E 2 E 3
+ +
Z p Z 2 Z 3
Vo ' o = = 157 − j 7,24 V
1 1 1
+ +
Z p Z 2 Z 3
'
E1 = E1 − Vo ' o = 220 − (157 − j 7,24) = 63 + j 7,24 V
E1'
Ib = = 13,32 − j 4,85 A
Z b
I b = 14,17 A
2
Pb = Rb ⋅ I b = 803 W
2
Qb = X Lb ⋅ I b = 401,5 VAR
Ab = Pb + jQb = 803 + j 401,5
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 39/S3
Titolo: ESERCIZI D'ESAME VII
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO
Per il circuito riportato in figura verificare che la somma delle correnti erogate dal generatore è
nulla.
Sono noti:
e1(t)=220*sen(ωt+0°) V,
Zl=10+j10 Ω
Z2=20+j5 Ω
Z3=10+j10 Ω
Za=10-j5 Ω
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 39/S3
Titolo: ESERCIZI D'ESAME VII
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SVOLGIMENTO
Calcolo la terna delle tensioni di fase o stellate
facendo riferimento al diagramma vettoriale riportato in figura
E1 = 220 + j 0 V
E 2 = −110 − j190 V
E 3 = −110 + j190 V
Calcolo la terna delle tensioni di linea o concatenate
V12 = E1 − E 2 = 330 + j190 V
V23 = E 2 − E 3 = − j 380 V
V31 = E 3 − E1 = −330 + j190 V
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 39/S3
Titolo: ESERCIZI D'ESAME VII
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SVOLGIMENTO
Calcolo le correnti di fase assorbite dal triangolo
V
I f 1 = 12 = 26 − j 7 A
Z1
V
I f 2 = 23 = −4,47 − j17,88 A
Z 2
V
I f 3 = 31 = −7 + j 26 A
Z 3
calcolo le correnti di linea assorbite dal triangolo
Il1 = I f 1 − I f 3 = 33 − j 33 A
Il 2 = I f 2 − I f 1 = −30,47 − j10,88 A
Il 3 = I f 3 − I f 2 = −2,53 + j 43,88 A
Calcolo la corrente assorbita dall ' impedenza Z a
V
Ia = 12 = 18,8 + j 28,4 A
Z a
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Tel: 031/7942500-7942505 Fax: 031/7942501 - info@uniecampus.it
Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 39/S3
Titolo: ESERCIZI D'ESAME VII
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SVOLGIMENTO
Calcolo le correnti erogate dal generatore
I1 = Il1 + Ia = 51,8 − j 4,6 A
I2 = Il 2 − Ia = −49,27 − j 39,28 A
I3 = Il 3 = −2,53 + j 43,88 A
verifico che la somma delle correnti erogate dal generatore è nulla
I1 + I2 + I3 = (51,8 − j 4,6) + (−49,27 − j 39,28) + (−2,53 + j 43,88) = 0 + j 0 A
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 39/S3
Titolo: ESERCIZI VII
Attività n°: 2
Facoltà di Ingegneria
MAPPA CONCETTUALE
Lo studente costruisca una mappa concettuale relativa agli argomenti trattati nel nucleo
tematico.
Si può utilizzare il programma cMap tool o creare la mappa con ausili diversi.
Coloro che lo desiderano possono inviarmi il proprio elaborato in modo da ricevere un
feedback. L’invio delle mappe deve avvenire esclusivamente tramite e-Portfolio.
Non verranno prese in considerazione elaborati copiati o scaricati da internet o realizzate da
altri studenti.
Si precisa che tale attività non verrà presa in considerazione ai fini della valutazione finale
dell'esame.
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 40
Titolo: VERIFICA TERZO NUCLEO TEMATICO (LEZIONI 31-39)
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
VERIFICA N. 3
SISTEMI TRIFASE
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 40
Titolo: VERIFICA TERZO NUCLEO TEMATICO (LEZIONI 31-39)
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO PROPOSTO 1
Dato il sistema trifase in figura, alimentato da una terna simmetrica di tensioni, determinare la
corrente I che attraversa i conduttori di linea
Risposta: I=25,62 A
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 40
Titolo: VERIFICA TERZO NUCLEO TEMATICO (LEZIONI 31-39)
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO PROPOSTO 2
Dato il circuito in figura, determinare la capacità dei condensatori collegati a stella per rifasare a
cosϕ=0,9. Il sistema è alimentato da una terna di tensioni simmetrica.
Risposta: CY=164 μF
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 40
Titolo: VERIFICA TERZO NUCLEO TEMATICO (LEZIONI 31-39)
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO PROPOSTO 3
Ad una linea trifase a tre fili, alimentata da una terna simmetrica di tensioni concatenate aventi
valore efficace V=220 V e f=50 Hz, sono allacciati un triangolo ed una stella in parallelo.
Il triangolo è così costituito: tra i fili 1-2 una resistenza Ra=8 Ω, tra i fili 2-3 una resistenza Rb=3
Ω in serie ad una reattanza induttiva Xb=4 Ω; tra i fili 3-1 una resistenza Rc=4 Ω.
La stella è costituita da tre resistenze identiche RY=5 Ω ciascuna.
Determinare le correnti di linea.
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 40/S1
Titolo: VERIFICA TERZO NUCLEO TEMATICO (LEZIONI 31-39)
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
VERIFICA N. 3
SISTEMI TRIFASE
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 40/S1
Titolo: VERIFICA TERZO NUCLEO TEMATICO (LEZIONI 31-39)
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO PROPOSTO 1
Con riferimento al sistema trifase in figura, alimentato da una terna simmetrica di tensioni,
calcolare la potenza apparente complessa totale.
Risposta:
A=21,6+j16,6
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 40/S1
Titolo: VERIFICA TERZO NUCLEO TEMATICO (LEZIONI 31-39)
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO PROPOSTO 2
Dato il circuito in figura rifasare a cosϕ=0,9 utilizzando tre condensatori connessi a triangolo. Il
sistema è alimentato da una terna di tensioni simmetrica.
Risposta: C∆=54,6 μF
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 40/S1
Titolo: VERIFICA TERZO NUCLEO TEMATICO (LEZIONI 31-39)
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO PROPOSTO 3
Una stella di impedenze è così costituita: sulla prima fase Z1=30+j40, sulla seconda fase
Z2=20+j0, sulla terza fase Z3=0-j40. La stella è alimentata da una terna di tensioni
concatenate simmetrica di valore efficace pari a V=260 V.
Determinare le tensioni stellate reali E’1, E’2 E’3 e le correnti di linea.
(fissare E1=150+j0)
Risposta:
E’1=256,7+j158
E’2 =31,7+j28,3
E’3 =31,7+j287,7
I1=6 A
I2=2,13 A
I3=7,2 A.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 40/S2
Titolo: VERIFICA TERZO NUCLEO TEMATICO (LEZIONI 31-39)
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
VERIFICA N. 3
SISTEMI TRIFASE
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 40/S2
Titolo: VERIFICA TERZO NUCLEO TEMATICO (LEZIONI 31-39)
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO PROPOSTO 1
Il circuito trifase riportato in figura è alimentato da una terna simmetrica di tensioni.
Calcolare I1, I2 ed I3
Risposta:
I1=18,7<-75°,
I2=18,7<165°,
I3=18,7<45°
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 40/S2
Titolo: VERIFICA TERZO NUCLEO TEMATICO (LEZIONI 31-39)
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO PROPOSTO 2
Per il circuito in figura, determinare le correnti assorbite I1, I2 e I3.
E& 1 = 220 + j 0
Z&1 = 10 + j10, Z& 2 = 10 Ω
Z& = j10 Ω, Z& = 5 Ω
3 4
Z& 5 = j 5 Ω, Z& 6 = 5 + j 5
Risposta :
I1=31,3-j97 A,
I3=39,8+j161 A,
I2=-71-j64 A,
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 40/S2
Titolo: VERIFICA TERZO NUCLEO TEMATICO (LEZIONI 31-39)
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO PROPOSTO 3
Per il circuito in figura, alimentato da una terna simmetrica di tensioni, determinare le
correnti assorbite dalla stella J1, J2 e J3. e le correnti assorbite I1, I2 e I3
V&12 = 220 + j 0
Z&1 = 10 + j 0, Z& 2 = 2 − j 6 Ω
Z& = 6 + j10 Ω, Z& = 3 + j 4 Ω
3 4
Risposta :
J1=4,4+j7,6 A, J2=-19,7-j23,8 A,
J3=15,2+j16,2 A, I1=4,42+j7,6,
I2=-35,9-j24,4, I3=31,5+j16,8
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 41
Titolo: RISONANZA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
1
Z = R + j (ω ⋅ L − )
ω ⋅C
Diremo che il circuito è in risonanza quando la parte immaginaria dell’impedenza è nulla, ossia
quando:
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 41
Titolo: RISONANZA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
1 Comportamento ohmico-induttivo
ω > ωr = La reattanza induttiva prevale su quella capacitiva e quindi il
L ⋅C circuito è ohmico-induttivo. La corrente è in ritardo sulla tensione
1 Comportamento ohmico-capacitivo
ω < ωr = La reattanza capacitiva prevale su quella induttiva e il circuito è
L ⋅C ohmico-capacitivo. La corrente è in anticipo sulla tensione.
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 41
Titolo: RISONANZA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
I max
I>
2
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 41/S1
Titolo: CIRCUITI RISONANTI PARALLELO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
1 1
Y = + + jω ⋅ C
R jω ⋅ L
1 1 1 1
ω ⋅C = ⇒ ωr = ⇒ fr =
ω⋅L L⋅C 2π L ⋅C
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 41/S1
Titolo: CIRCUITI RISONANTI PARALLELO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 41/S1
Titolo: CIRCUITI RISONANTI PARALLELO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
Vmax
V =
2
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE 2010
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 41/S2
Titolo: RISONANZA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE 2010
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 41/S2
Titolo: RISONANZA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE 2010
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 41/S2
Titolo: RISONANZA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE 2010
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 41/S2
Titolo: RISONANZA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 41/S2
Titolo: RISONANZA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 41/S2
Titolo: RISONANZA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 42
Titolo: FENOMENI TRENSITORI E RICHIAMI DI MATEMATICA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
FENOMENI TRANSITORI
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 42
Titolo: FENOMENI TRENSITORI E RICHIAMI DI MATEMATICA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
FENOMENI TRANSITORI
Nello studio dei circuiti in fase transitoria valgono, ovviamente, i principi di Kirchhoff.
Per determinare il valore istantaneo o gli andamenti nel tempo delle grandezze di
interesse si potranno scrivere le equazioni alle maglie e/o ai nodi e risolvere di volta in
volta il circuito in esame con procedimenti matematici adeguati.
E’ utile richiamare le relazioni che intercorrono tra tensione e corrente con riferimento
al condensatore e l’induttore:
1
Per il condensatore i (t ) = C ⋅
dv(t ) v(t ) = ⋅ ∫ i (t )dt
dt C
1 di (t )
Per l’induttore i (t ) = ⋅ ∫ v(t )dt v(t ) = L ⋅
L dt
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 42
Titolo: FENOMENI TRENSITORI E RICHIAMI DI MATEMATICA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
FENOMENI TRANSITORI
Appare chiaro, a questo punto, che nello studio di fenomeni transitori, dovendo scrivere
relazioni valide istante per istante fra le varie grandezze elettriche, si perverrà ad
equazioni differenziali. Opportune ipotesi condurranno, comunque, alla risoluzione di
equazioni differenziali lineari a coefficienti costanti.
I circuiti in cui è presente un solo tipo di componente reattivo (condensatore o
induttore) sono detti circuiti del primo ordine. L’analisi di tali circuiti conduce a scrivere
equazioni differenziali del primo ordine.
I circuiti in cui sono presenti entrambi i componenti reattivi (condensatore e induttore)
sono circuiti del secondo ordine. L’analisi di tali circuiti conduce a scrivere equazioni
differenziali del secondo ordine.
Laddove risulti possibile e conveniente si potrà ricorrere al teorema di Thevenin o di
Norton per semplificare una parte del circuito in esame, riconducendola ad un semplice
circuito serie o parallelo.
Di seguito riportiamo alcuni richiami sulle equazioni differenziali del primo e del secondo
ordine e su come risolverle.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 42
Titolo: FENOMENI TRENSITORI E RICHIAMI DI MATEMATICA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
dy (t )
+ a ⋅ y (t ) = 0
dt
la cui soluzione è ⇒ y g (t ) = A ⋅ e − a⋅t
Come vedremo in seguito A è una costante determinabile in base alle condizioni iniziali di y(t).
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 42
Titolo: FENOMENI TRENSITORI E RICHIAMI DI MATEMATICA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
λ2 + aλ + b = 0
le cui soluzioni sono λ1 e λ2 . Indicato con ∆ = a 2 − 4b il discriminante dell’equazione
omogenea, possono verificarsi tre casi:
y (t ) = c1 ⋅ e λ1t + c2 ⋅ e λ2t
• ∆ = 0 ⇒ le soluzioni sono coincidenti e la soluzione generale dell’equazione è:
y (t ) = c1 ⋅ e λt + c2 ⋅ t ⋅ e λt
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 42
Titolo: FENOMENI TRENSITORI E RICHIAMI DI MATEMATICA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 42/S1
Titolo: CIRCUITI DEL PRIMO ORDINE R-C
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
CIRCUITI DEL PRIMO ORDINE R-C
CARICA DEL CONDENSATORE
Consideriamo il circuito rappresentato in figura, nel quale un generatore di forza elettromotrice
continua E è collegato, per mezzo di un tasto T, alla serie di un condensatore C ed un resistore R.
Indichiamo con t=t0=0 l’istante iniziale del fenomeno transitorio e con t=t∞ l’istante in cui tale
fenomeno può considerarsi esaurito. Supponiamo che il condensatore sia inizialmente scarico,
quindi: vC(t0) =0.
Con il tasto T chiuso si può scrivere la LKT alla maglia:
v r (t ) + vC (t ) = E
R ⋅ i (t ) + vC (t ) = E
dvC (t )
R ⋅C ⋅ + vC (t ) = E
dt
dvC (t ) vC (t ) E
+ =
dt RC RC
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 42/S1
Titolo: CIRCUITI DEL PRIMO ORDINE R-C
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
CIRCUITI DEL PRIMO ORDINE R-C
L’equazione differenziale precedente può essere riscritta nella seguente forma:
dvC (t ) vC (t ) E
+ =
dt τ τ
dove τ=RC è la costante di tempo del circuito; τ è un parametro che indica la rapidità di
evoluzione del transitorio e si misura in secondi. La costante di tempo è quel tempo trascorso
il quale la carica (o la scarica) del condensatore ha raggiunto il 63%. Trascorso un tempo t
pari a circa 5τ il fenomeno transitorio può considerarsi esaurito.
Torniamo alla soluzione dell’equazione e risolviamo l’equazione omogenea associata:
dvC (t ) vC (t )
+ =0
dt τ
t
−
Per quanto visto in precedenza si ottiene l’integrale generale: vC (t ) = A ⋅ e τ
L’integrale particolare è dato dal valore a regime della vC(t), che vale: vC(t∞)=E, in quanto il
condensatore si comporta, in continua, come un circuito aperto.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 42/S1
Titolo: CIRCUITI DEL PRIMO ORDINE R-C
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
CIRCUITI DEL PRIMO ORDINE R-C
La soluzione dell’equazione differenziale è ottenibile sommando la soluzione generale e la
soluzione particolare:
t
−
vC (t ) = A ⋅ e τ
+E
0 = A+ E ⇒ per determinare il valore della costante A si tenga presente
A = −E che all’istante iniziale t0 = 0 il condensatore è scarico, vC(t0)=0:
Facoltà di Ingegneria
vr (t ) + vC (t ) = 0
R ⋅ i (t ) + vc (t ) = 0
dvc (t )
R ⋅C + vc (t ) = 0
dt
dvC (t ) vC (t )
+ =0
dt τ
t
−
vC (t ) = A ⋅ e τ
sapendo che vC (t0 = 0) = E si ricava A = E
sostituendo il valore di A si ottiene
t
−
vC (t ) = E ⋅ e τ
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 42/S1
Titolo: CIRCUITI DEL PRIMO ORDINE R-C
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
CIRCUITI DEL PRIMO ORDINE R-C
Nella figura seguente è riportato l’andamento della vC(t).
Noto l’andamento della vc(t) l’andamento della corrente nei due circuiti esaminati (carica e
scarica) si determina come segue:
−
t
E − E ⋅ 1 − e τ
E −t
Carica del condensatore: i (t ) = E − vC (t ) = = ⋅e τ
R R R
t
vC (t ) E −τ
Scarica del condensatore: i (t ) = − = − ⋅e
R R
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 42/S2
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO CIRCUITO R-C
SOLUZIONE
A partire dall’istante t=0 il circuito da
considerare è quello della figura seguente.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 42/S2
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO CIRCUITO R-C
Applicando il teorema di Thevenin ai morsetti AB si ottiene
il circuito semplificato della figura successiva, dove si ha:
R1 ⋅ R2
RTh = R3 + = 5 kΩ
R1 + R2
E
VTh = ⋅ R1 = 8 V
R1 + R2
τ = RTh ⋅ C = 5 ⋅ 10 3 ⋅ 1 ⋅ 10 −6 = 5 ⋅ 10 −3 s
a partire dall’istante t=0 l’andamento della tensione ai capi
del condensatore è dato da:
−
t
−
t
vC (t ) = VTh ⋅ 1 − e τ = 8 ⋅ 1 − e 5⋅10−3 V
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 42/S2
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO CIRCUITO R-C
All’istante t1=10 ms avviene la commutazione dei tasti, la tensione ai capi del condensatore
ha raggiunto il valore:
−3
10⋅10
−
vC (t1 ) = 8 ⋅ 1 − e 5⋅10 ≈ 6,92 V
−3
R3 ⋅ R4
Req = R1 + = 8 kΩ
R3 + R4
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 42/S2
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO CIRCUITO R-C
τ = Req ⋅ C = 8 ⋅ 10 3 ⋅ 1 ⋅ 10 −6 = 8 ⋅ 10 −3 s
L’andamento della tensione ai capi del condensatore, a partire dall’istante t1, è dato da:
t −10⋅10 −3
−
vC (t ) = 6,92 ⋅ e 8⋅10 −3
V
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 42/S2
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO CIRCUITO R-C
Facoltà di Ingegneria
AVVISO
Se lo Studente lo ritiene necessario, può inviare al docente usando l’opportuna procedura
presente nel portale (e-portfolio) lo svolgimento del/degli Esercizio/i proposto/i nella
seguente attività, per ricevere un feedback da parte del docente.
Si precisa che tale attività non inciderà in alcun modo sullo svolgimento/esito dell’esame
finale.
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1
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 42/S3
Titolo: ESERCIZIO PROPOSTO 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO PROPOSTO
Nel circuito di figura il tasto è inizialmente aperto. All’istante t = 0 esso viene chiuso.
Determinare l’espressione della tensione v(t) ai capi del condensatore
Risultato:
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 42/S3
Titolo: ESERCIZIO PROPOSTO 2
Attività n°: 2
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO PROPOSTO
Per il circuito di figura determinare la costante di tempo e l’espressione della tensione v(t)
ai capi del condensatore a partire dall’istante t=0 di chiusura del tasto.
e(t) = 12 V
R1 = 20 Ω , R2 = 5 Ω
R3 = 10 Ω , C = 1 mF
−
t
Risultato: τ =11,7 ms;
v (t ) = 4 ⋅ 1 − e 11, 7⋅10 − 3 V
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 43
Titolo: CIRCUITI DEL PRIMO ORDINE R-L
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
R ⋅ i (t ) + vL (t ) = E
di (t )
R ⋅ i (t ) + L =E
dt
L di (t ) E
⋅ + i (t ) =
R dt R
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 43
Titolo: CIRCUITI DEL PRIMO ORDINE R-L
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
di (t ) E
τ⋅ + i (t ) =
dt R
Dove τ = L/R è la costante di tempo del circuito (il cui significato è stato già dato in
precedenza).
Per la soluzione dell’equazione si risolve l’equazione omogenea associata:
di (t )
τ⋅ + i (t ) = 0
dt −
t
L’integrale particolare è dato dal valore a regime della i(t), che vale: i(t∞) = E/R, in
quanto l’induttore si comporta, in continua, come un cortocircuito.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 43
Titolo: CIRCUITI DEL PRIMO ORDINE R-L
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
E −
t
i (t ) = ⋅ 1 − e τ
R
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 43
Titolo: CIRCUITI DEL PRIMO ORDINE R-L
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 43
Titolo: CIRCUITI DEL PRIMO ORDINE R-L
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
t
E −τ
i (t ) = ⋅e
R
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 43
Titolo: CIRCUITI DEL PRIMO ORDINE R-L
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
Noto l’andamento della i(t), l’andamento della tensione ai capi dell’induttore nei due circuiti
esaminati (carica e scarica) si determina applicando la LKT alle maglie come segue:
Carica dell’induttore: E −
t
−
t
vL (t ) = E − R ⋅ i (t ) = E − R ⋅ ⋅ 1 − e τ = E ⋅e τ
R
t t
E − −
vL (t ) = − R ⋅ i (t ) = − R ⋅ ⋅ e τ = − E ⋅ e τ
Scarica dell’induttore: R
Il segno negativo della tensione ai capi dell’induttore indica che nel transitorio di scarica essa
assume polarità opposte rispetto a quelle assunte nella fase di carica.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 43/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO
Per il circuito riportato in figura determinare l’andamento temporale della corrente
nell’induttore L, nell’ipotesi che all’istante t0=0 venga chiuso il tasto.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 43/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO
Prima della chiusura del tasto il circuito è a regime e la corrente che attraversa l’induttore è
data da:
V 12
i (t ) = = = 0,04 A
R1 + R2 300
di (t )
R2 ⋅ i (t ) + vL (t ) = E ⇒ R2 ⋅ i (t ) + L =E
dt
L di (t ) E
⋅ + i (t ) =
R2 dt R2
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 43/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO
L’integrale particolare è dato dal valore finale della corrente nel circuito:
E 12
i (t∞ ) = = = 0,06 A quindi si ha:
R2 200
t
−
i (t ) = A ⋅ e τ
+ 0,06
All’istante iniziale la corrente vale 0,04 A pertanto si può determinare il valore della costante
A:
0,04 = A + 0,06 ⇒ A = - 0,02 . L’espressione della corrente nel circuito è data da:
t
−
25 µs
i (t ) = 0,06 − 0,02 ⋅ e A
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 43/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO
Nella figura seguente è riportato l’andamento della corrente nel circuito in funzione
del tempo t.
i(t)
0,07
0,06
0,05
0,04
0,03
0,02
0,01
0
0,000014
0,00003
0,000046
0,000062
0,000078
0,000094
0,00011
0,000126
0,000142
0,000158
0,000174
0,00019
t
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Corso di Laurea: #corso#
Insegnamento: #insegnamento#
Lezione n°: #lezione#
Titolo: #titolo#
Attività n°: #attività#
Facoltà di Ingegneria
AVVISO
Se lo Studente lo ritiene necessario, può inviare al docente usando l’opportuna procedura
presente nel portale (e-portfolio) lo svolgimento del/degli Esercizio/i proposto/i nella
seguente attività, per ricevere un feedback da parte del docente.
Si precisa che tale attività non inciderà in alcun modo sullo svolgimento/esito dell’esame
finale.
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1
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 43/S2
Titolo: ESERCIZIO PROPOSTO 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO PROPOSTO 1
Risultato il(t)=-4e(-9t)+10 A
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 43/S3
Titolo: ESERCIZIO PROPOSTO 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO PROPOSTO 2
Per t<0 l’interruttore è chiuso e il circuito è a regime. All’istante t=0 l’interruttore viene
aperto. Determinare l’espressione di i2(t) per t>0.
Risultato i2(t)=-0,5e(-6t)+0,5 A
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 44
Titolo: CIRCUITI DEL SECONDO ORDINE R-L-C
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
dvC (t ) d 2 vC (t ) d 2 vC (t ) R dvC (t ) 1 E
R ⋅C ⋅ + vC (t ) + L ⋅ C ⋅ =E ⇒ + ⋅ + ⋅ vC (t ) =
dt dt 2 dt 2 L dt LC LC
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 44
Titolo: CIRCUITI DEL SECONDO ORDINE R-L-C
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 44
Titolo: CIRCUITI DEL SECONDO ORDINE R-L-C
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
Per quanto visto in precedenza la soluzione generale fornita dall’equazione omogenea è, per
ciascuno dei tre casi esaminati:
ω n −ζ + ζ 2 −1 t ω n −ζ − ζ 2 −1 t
λ1t λ2 t
vC (t ) = c1 ⋅ e + c2 ⋅ e = c1 ⋅ e
+ c2 ⋅ e
vC (t ) = c1 ⋅ e λt + c2 ⋅ t ⋅ e λt = c1 ⋅ e −ωnζt + c2 ⋅ t ⋅ e −ωnζt
(
vC (t ) = eαt (c1 ⋅ cos β t + c2 ⋅ senβ t ) = e −ωnζt c1 ⋅ cos(ωn 1 − ζ 2 )t + c2 ⋅ sen(ωn 1 − ζ 2 )t )
Per ottenere la soluzione all’integrale generale deve essere sommato un integrale particolare
dell’equazione differenziale. Si potranno quindi determinare le costanti c1 e c2 conoscendo i
valori iniziali della vC (t) e della sua derivata prima.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 44
Titolo: CIRCUITI DEL SECONDO ORDINE R-L-C
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ζ=1 ζ = 0,5
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 44/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO
dvC (t ) d 2 vC (t ) d 2 vC (t ) R dvC (t ) 1 E
R ⋅C ⋅ + vC (t ) + L ⋅ C ⋅ =E ⇒ + ⋅ + ⋅ vC (t ) =
dt dt 2 dt 2 L dt LC LC
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 44/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
R 1
L’equazione omogenea associata è: λ2 + ⋅λ + =0
L LC
si pone: 1
= ωn = 100 rad / sec pulsazione naturale
LC
R C
ζ = ⋅ =2 fattore di smorzamento
2 L
si ottiene:
λ2 + 2ζω n λ + ωn 2 = 0 ⇒ λ2 + 400λ + 10 4 = 0
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 44/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
Si ha pertanto:
0 = c1 + c2 + 12
0 = 100(−2 + 3 ) ⋅ c1 + 100(−2 − 3 ) ⋅ c2
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Lezione n°: 44/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: #insegnamento#
Lezione n°: #lezione#
Titolo: #titolo#
Attività n°: #attività#
Facoltà di Ingegneria
AVVISO
Se lo Studente lo ritiene necessario, può inviare al docente usando l’opportuna procedura
presente nel portale (e-portfolio) lo svolgimento del/degli Esercizio/i proposto/i nella
seguente attività, per ricevere un feedback da parte del docente.
Si precisa che tale attività non inciderà in alcun modo sullo svolgimento/esito dell’esame
finale.
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1
Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 44/S2
Titolo: ESERCIZIO PROPOSTO 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO PROPOSTO
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 44/S2
Titolo: ESERCIZIO PROPOSTO 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
Risultato:
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 44/S3
Titolo: Esercizio proposto 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
Esercizio proposto
L = 100 mH - C = 1 mF - R = 10 Ω - E = 12 V
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 44/S3
Titolo: Esercizio proposto 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
Risultato:
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 45
Titolo: ESERCIZIO ESAME 29
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO
Per il circuito in figura
determinare il valore
della tensione vc(t) ai
capi della capacità C e
disegnarne l’andamento
per 0≤t<∞.
Il tasto T è aperto da
moltissimo tempo e
all’istante di tempo t=0
viene chiuso.
DATI
Ri=i kΩ
e(t)=10 V
C= 1mF
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 45
Titolo: ESERCIZIO ESAME 29
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SVOLGIMENTO ESERCIZIO N.
TASTO APERTO
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 45
Titolo: ESERCIZIO ESAME 29
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SVOLGIMENTO ESERCIZIO N.
TASTO CHIUSO
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 45
Titolo: ESERCIZIO ESAME 29
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SVOLGIMENTO ESERCIZIO N.
dv c (t )
VTh 2 = RTh 2 ⋅ i (t ) + v c (t ) = R Th 2 ⋅C ⋅ + v c (t ) definisco τ = RTh 2 ⋅ C = 1,25 s
dt
VTh 2 dv c (t ) v c (t )
= + la cui soluzione è v c (t ) = v g (t ) + v p (t ) (**)
τ dt τ
dove v p (t ) è una soluzione particolar e che conosciamo , (v c (∞ ) = 5,82 V ),
v g (t ) è la soluzione dell ' omogenea associata
t
dv c (t ) v c (t ) −
+ = 0 che vale v c (t ) = Ae τ
dt τ
t
−
v c (t ) = Ae τ
+ 5,82
A si calcola consideran do t = 0 ( sappiamo che v c (0) = 2,83 V )
v c (0) = A + 5,82 ⇒ A = v c (0) − 5,82 = 2,83 − 5,82 = −2,99 V
per tan to ritornando alla (**) otteniamo
t
−
v c (t ) = −2,99 ⋅ e τ
+ 5,82 V di seguito è riportato l ' andamento grafico
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 45
Titolo: ESERCIZIO ESAME 29
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SVOLGIMENTO ESERCIZIO N.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 45/S1
Titolo: ESERCIZIO ESAME 30
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO
Per il circuito in figura
determinare il valore
della tensione vc(t) ai
capi della capacità C e
disegnarne l’andamento
per 0≤t<∞.
Il tasto T è chiuso da
moltissimo tempo e
all’istante di tempo t=0
viene aperto.
Sono noti:
Ri=i kΩ
e(t)=10 V
C= 4mF
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 45/S1
Titolo: ESERCIZIO ESAME 30
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SVOLGIMENTO ESERCIZIO N.
TASTO CHIUSO
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 45/S1
Titolo: ESERCIZIO ESAME 30
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SVOLGIMENTO ESERCIZIO N.
TASTO APERTO
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 45/S1
Titolo: ESERCIZIO ESAME 30
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SVOLGIMENTO ESERCIZIO N.
dv C (t )
VTh = RTh ⋅ i (t ) + v C (t ) = R Th ⋅C ⋅ + v C (t ) definisco τ = RTh ⋅ C = 21 sec .
dt
VTh dv c (t ) v c (t )
= + la cui soluzione è v C (t ) = v g (t ) + v p (t ) (**)
τ dt τ
dove v p (t ) è una soluzione particolar e che conosciamo , (v C (∞ ) = 7,5 V ),
v g (t ) è la soluzione dell ' omogenea associata
t
dv C (t ) v C (t ) −
+ = 0 la cui soluzione vale v C (t ) = Ae τ
dt τ
t
−
v C (t ) = v g (t ) + v p (t ) = Ae τ
+ 7,5
A si calcola consideran do t = 0 (conosciamo v C (0) = 6,25 V )
v C (0) = 6,25 = A + 7,5 ⇒ A = 6,25 − 7,5 = −1,25 V
per tan to ritornando alla (**) otteniamo
t
−
v C (t ) = −1,25 ⋅ e 21
+ 7,5 V di seguito è riportato l ' andamento grafico
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 45/S1
Titolo: ESERCIZIO ESAME 30
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SVOLGIMENTO ESERCIZIO N.
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 45/S2
Titolo: ESERCIZIO ESAME 31
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO
Per il circuito riportato in figura calcolare l’espressione della vc(t) e della vR(t) per t≥0 e
disegnarne gli andamenti qualitativi.
I tasti T1 e T2 sono aperti da molto tempo, all’istante t=0 il tasto T1 viene chiuso mentre il tasto
T2 rimane aperto. All’istante di tempo t=10 sec. il tasto T1 viene aperto ed il tasto T2 viene
chiuso.
Sono noti:
E=12 V
R=1 Ω
R1=2 Ω
C=1 F
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 45/S2
Titolo: ESERCIZIO ESAME 31
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SVOLGIMENTO dvC (t )
E = R ⋅ i (t ) + vC (t ) ; i (t ) = C
dt
Per 0≤t≤10 sec. il circuito da dvC (t )
considerare è il seguente: E = R ⋅C + vC (t ) ; τ = R ⋅ C = 1 sec .
dt
dv (t ) v (t ) E
1) C + C =
dt τ τ
omogenea associata
t
dvC (t ) vC (t ) −
+ = 0 ; vC (t ) = A ⋅ e τ
dt τ
soluzione particolare per t − > ∞ ; vC (t − > ∞) = E
t
−
soluzione dell ' equazione 1) vC (t ) = A ⋅ e τ
+ E = A ⋅ e −t + 12
det er min o A per t = 0
vC (0) = 0 = A + E ⇒ A = − E = −12 V
t t
− −
vC (t ) = A ⋅ e τ
+ E = −12 ⋅ e τ
+ 12 = 12 ⋅ (1 − e −t )
v R (t ) = E − vC (t ) = 12 − 12 ⋅ (1 − e −t ) = 12 ⋅ e −t
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 45/S2
Titolo: ESERCIZIO ESAME 31
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SVOLGIMENTO
Per t>10 sec. il circuito da considerare è il seguente:
vC (0) = E , v R (0) = 0
dvC (t )
vC (t ) + R1 ⋅ i (t ) = 0 ; i (t ) = C
dt
dvC (t )
R1 ⋅ C + vC (t ) = 0 ; τ 1 = R1 ⋅ C = 2 sec .
dt
t
dvC (t ) vC (t ) −
+ = 0 ; vC (t ) = A ⋅ e τ1
dt τ1
det er min o A per t = 0
vC (0) = 12 = A
t t
− −
vC (t ) = A ⋅ e τ1
= 12 ⋅ e 2
v R (t ) = 0
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 45/S2
Titolo: ESERCIZIO ESAME 31
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SVOLGIMENTO
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 45/S3
Titolo: ESERCIZIO ESAME 32
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO
Per il circuito riportato in figura, funzionante in regime sinusoidale, determinare la potenza
apparente complessa erogata dal generatore e verificare il bilancio energetico del circuito.
Sono noti:
v(t)=√2 220 sen (ωt+60)
R=100 Ω
f=50 Hz
L=0,0318 H
C=3,18 10-4 F
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 45/S3
Titolo: ESERCIZIO ESAME 32
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
X L = 2 ⋅ π ⋅ f ⋅ L = 10 Ω
1
XC = = 10 Ω
ω ⋅C
Z& T = R + j ( X L − X C ) = R = 100 Ω (circuito risonante)
V& = 220 ⋅ cos 60° + j 220 ⋅ sen60° = 110 + j190 V
&
&I = V = 1,1 + j1,9 A
Z&
I = 1,21 + 3,61 = 2,195 A
A& = V& ⋅ I&* = (110 + j190) ⋅ (1,1 − j1,9) = 482 + j 0 = PT + QT
la potenza attiva dissipata nella resistenza vale
P = R ⋅ I 2 = 100 ⋅ 2,195 2 = 481 W ≅ PT = 482 W (a meno di approssimazioni )
la potenza reattiva assorbita dalle reat tan ze è pari a zero
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 46
Titolo: ESERCIZIO ESAME 33
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO
Per il circuito riportato in figura, risolvere
i seguenti esercizi:
1) Si supponga che il tasto T sia in
posizione 1 da tempo illimitato,
calcolare I, vc(t), e l’energia erogata
dal generatore nelle ultime 24 ore;
2) all’istante di tempo t=0 il tasto T
passa dalla posizione 1 alla posizione
2, calcolare la vc(t), ed il tempo t1
necessario affinchè vc(t) possa
essere considerata pari a zero V
3) all’istante di tempo t=10 t1 il tasto T Sono noti:
passa nella posizione 3, calcolare la E=12 V, Ri=i kΩ
vc(t) e la potenza apparente e1(t)=√2 220 sen(ωt+45°) V
complessa erogata dal generatore e1
L=10 mH , f=50 Hz, C=1,5 mF
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 46
Titolo: ESERCIZIO ESAME 33
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO
Esercizio 1) Tasto in posizione 1 da moltissimo tempo.
Il circuito da considerate è quello riportato in figura, esso si trova in condizioni di regime
continuo (l’induttanza è un corto circuito, la capacità è un circuito aperto con tensione tra le
armature pari a VR2).
E 12
I= = = 0,004 A
R1 + R2 3.000
vc (t ) = V R 2 = R2 ⋅ I = 2.000 ⋅ 0,004 = 8 V
l ' energia si ottiene come prodotto
tra la potenza ed il tempo
P = E ⋅ I = 12 ⋅ 0,004 = 0,048 W
W = P ⋅ t = 0,048 ⋅ 24 = 1,152 W ⋅ h
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 46
Titolo: ESERCIZIO ESAME 33
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO
Esercizio 2) Il tasto T all’istante t=0 è passato dalla posizione 1 alla posizione 2.
Il circuito da considerate è quello riportato in figura, esso si trova in condizioni di regime
transitorio (la capacità a t=0 è carica alla tensione vc(0)= 8 V, essa si scarica su una
resistenza equivalente al parallelo tra R1 ed R2).
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 46
Titolo: ESERCIZIO ESAME 33
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
R ⋅R
ESERCIZIO
R = 1 2 = 667 Ω
R1 + R2
ponendoτ = R ⋅ C = 667 ⋅ 0,0015 = 1 sec .
applicando la LKT alla maglia si ha
dvC (t ) vC (t )
− = 0 che ha come soluzione
dt τ
t
−
vC (t ) = A ⋅ e τ
con A det er min abile dalla condizione
iniziale
vC (0) = 8 = A
vC (t ) = 8 ⋅ e −t V
essendoτ = 1 sec, cautelativamente possiamo
dire che dopo t1 = 10 ⋅ τ = 10 sec .
la tensione vc (10) = 0 V
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 46
Titolo: ESERCIZIO ESAME 33
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO
Esercizio 3) Il Tasto T all’istante t=10 t1 = 100 sec è passato dalla posizione 2 alla posizione 3.
Il circuito da considerate è quello riportato in figura, esso si trova in condizioni di regime
sinusoidale.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 46
Titolo: ESERCIZIO ESAME 33
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO
Calcolo l ' impedenza totale vista dai morsetti del generatore
R ⋅ (− jX C ) 2.000 ⋅ − j 2,12
Z P = 2 = = 0,0022 − j 2,12 Ω
R2 − jX C 2.000 − j 2,12
Z = Z + R + jX = 1.000 + j1,02 Ω
T P 1 L
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO
Per il circuito riportato in figura, calcolare la corrente iL(t) sapendo che il tasto T è chiuso da
tempo lunghissimo e che a t=0 viene aperto.
Sono noti:
V1=10 V
L=100 mH
Ri=i kΩ
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 46/S1
Titolo: ESERCIZIO ESAME 34
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO
Tasto T chiuso, t<0.
L’induttanza è un corto circuito, il circuito da considerare è riportato in figura.
Rt = ( R3 // R5 ) + R1 + R2 = 4,87 ⋅ 103 Ω
calcolo la corrente erogata dal generatore
V
I = 1 = 2 mA
Rt
R5 5 ⋅ 103
iL (t ) = I ⋅ = 3
⋅ 2 ⋅ 10 − 3 =
R5 + R3 (5 + 3) ⋅ 10
= 1,25 mA = iL (0)
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 46/S1
Titolo: ESERCIZIO ESAME 34
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO
Tasto T aperto, t≥0.
Calcoliamo il circuito equivalente di Thevenin ai morsetti dell’induttanza
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 46/S1
Titolo: ESERCIZIO ESAME 34
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO
diL (t )
VTh − RTh ⋅ iL (t ) − VL (t ) = 0 ; VTh − RTh ⋅ iL (t ) − L =0
A questo punto dt
considero il diL (t ) V
circuito in figura
τ + iL (t ) = Th
dt RTh
L 100 ⋅ 10 − 3
τ= = = 19 µ sec
RTh 5,25 ⋅ 103
t
−
iL (t ) = A ⋅ e τ + iL (∞ )
VTh 7,5
iL (∞ ) = = = 1,4 mA
RTh 5.250
per valutare A si considera l ' is tan te t = 0
VTh
iL (0) = 1,25 ⋅ 10 − 3 = A + ⇒ A = (1,25 − 1,4) ⋅ 10 − 3 = −0,15 ⋅ 10 − 3 A
RTh
t
−
iL (t ) = −0,15 ⋅ 10 − 3 ⋅ e 19 µ sec
+ 1,4 ⋅ 10 − 3 A
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 46/S2
Titolo: ESERCIZIO ESAME 35
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO
Per il circuito riportato in figura, calcolare iL(t), vL(t), iC(t), vC(t) e tracciarne gli andamenti nel
tempo. Il tasto T è in posizione 1 da tempo indefinito, passa nella posizione 2 dove rimane per
1 sec. successivamente passa nella posizione 3 dove rimane per un secondo, dopo di che si
porta nella posizione 4 dove permane per un tempo indefinito.
Sono noti:
V1=10 V
L=1 H (inizialmente scarico)
R=1 Ω
C=1 F (inizialmente scarico)
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 46/S2
Titolo: ESERCIZIO ESAME 35
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO
Tasto T in posizione 2 per un secondo vc (t )
dvc (t )
V = R ⋅ ic (t ) + vc (t ) = R ⋅ C + vc (t )
dt
τ = R ⋅ C = 1 sec .
t
−
vc (t ) = V (1 − e ) τ
vc (0 sec .) = V (1 − 1) = 0 V
vc (1sec .) = V (1 − e −1 ) = 6,32 V
ic (t )
t
− t t
V − vc (t ) V − V (1 − e τ ) V − τ −
ic (t ) = = = ⋅ e = 10 ⋅ e τ
R R R
ic (0 sec .) = 10 A
ic (1sec .) = 10 ⋅ e −1 = 3,67 A
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 46/S2
Titolo: ESERCIZIO ESAME 35
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 46/S2
Titolo: ESERCIZIO ESAME 35
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO
il (t )
Tasto T in posizione 3 per un secondo diL (t )
V = R ⋅ il (t ) + vl (t ) = R ⋅ il (t ) + L ⋅
dt
L
τ= = 1 sec .
R
t
V −
il (t ) = (1 − e τ )
R
V
il (0 sec .) = (1 − 1) = 0 A
R
V
il (1sec .) = (1 − e −1 ) = 6,32 A
R
vl (t )
t t
V − −
vl (t ) = V − R ⋅ il (t ) = V − R ⋅ (1 − e τ ) = V ⋅ e τ
R
vl (0 sec .) = 10 V
vl (1sec .) = 10 ⋅ e −1 = 3,67 V
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 46/S2
Titolo: ESERCIZIO ESAME 35
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 46/S3
Titolo: ESERCIZI O ESAME 36
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO
Per il circuito in figura
determinare le correnti i(t), i1(t)
e i2(t) per -∞<t<+∞ sapendo
che il tasto T è aperto da
moltissimo tempo e che
all’istante t=0 viene chiuso.
Rappresentare graficamente le
tre correnti ottenute. (il
condensatore è inizialmente
scarico)
Sono noti:
R=1 Ω
R1=2 Ω
V1=12 V
C= 1 F
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 46/S3
Titolo: ESERCIZI O ESAME 36
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SVOLGIMENTO
TASTO T APERTO
−∞ <t <0
in questa condizione
V1 12
i (t ) = i1 (t ) = = =4A
R + R1 1 + 2
i2 (t ) = 0 A
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 46/S3
Titolo: ESERCIZI O ESAME 36
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SVOLGIMENTO
TASTO T CHIUSO
t≥0
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 46/S3
Titolo: ESERCIZI O ESAME 36
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SVOLGIMENTO
dvC (t )
VTh = RTh ⋅ ic (t ) + vC (t ) = RTh ⋅C ⋅ + vC (t ) definisco τ = RTh ⋅ C = 0,666 sec .
dt
VTh dvc (t ) vc (t )
= + la cui soluzione è vC (t ) = v g (t ) + v p (t ) (**)
τ dt τ
dove v p (t ) è una soluzione particolare che conosciamo, (vC (∞) = 8 V ),
v g (t ) è la soluzione dell ' omogenea associata
t
dvC (t ) vC (t ) −
+ = 0 la cui soluzione vale vC (t ) = Ae τ = Vg (t )
dt τ
t
−
vC (t ) = v g (t ) + v p (t ) = Ae τ +8
A si calcola considerando t = 0 (conosciamo vC (0) = 0 V )
vC (0) = 0 = A + 8 ⇒ A = −8 V
per tan to ritornando alla (**) otteniamo
t t
− −
0 , 666 0 , 666
vC (t ) = −8 ⋅ e + 8 = 8 ⋅ (1 − e )V
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 46/S3
Titolo: ESERCIZI O ESAME 36
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SVOLGIMENTO
t t
VTh − vc (t ) VTh − 0,666 −
i2 (t ) = = ⋅e = 87,87 ⋅ e 0,666 A
RTh RTh
t
vc (t ) −
i1 (t ) = = 4 ⋅ (1 − e 0,666 ) A
R1
i (t ) = i1 (t ) + i2 (t )
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 46/S3
Titolo: ESERCIZI O ESAME 36
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SVOLGIMENTO
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 46/S3
Titolo: ESERCIZI IX
Attività n°: 2
Facoltà di Ingegneria
MAPPA CONCETTUALE
Lo studente costruisca una mappa concettuale relativa agli argomenti trattati nel nucleo
tematico.
Si può utilizzare il programma cMap tool o creare la mappa con ausili diversi.
Coloro che lo desiderano possono inviarmi il proprio elaborato in modo da ricevere un
feedback. L’invio delle mappe deve avvenire esclusivamente tramite e-Portfolio.
Non verranno prese in considerazione elaborati copiati o scaricati da internet o realizzate da
altri studenti.
Si precisa che tale attività non verrà presa in considerazione ai fini della valutazione finale
dell'esame.
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 47
Titolo: VERIFICA LEZIONI 41-46
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 47
Titolo: VERIFICA LEZIONI 41-46
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO PROPOSTO 1
Nel circuito in figura sono noti E=1 V,
L1=L2=1 H, R1=R2=R3=1 Ω.
L’interruttore è chiuso da moltissimo tempo.
All’istante t=0 l’interruttore viene aperto.
Determinare l’andamento di i1(t) e di i2(t)
per t=0-∞.
Tracciarne il grafico qualitativo
dell’andamento delle due correnti.
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 47
Titolo: VERIFICA LEZIONI 41-46
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 47
Titolo: VERIFICA LEZIONI 41-46
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO PROPOSTO 2
Per il circuito in figura sono noti E=50
V, R=10 Ω, C=1 μF.
Inizialmente il tasto T è aperto ed il
condensatore C è scarico. Al tempo t=0
il tasto T viene chiuso.
Calcolare la i(t) nel circuito. Calcolare la
tensione ai capi del condensatore al
tempo t=20 μs.
Risposta: i (t ) = 5 ⋅ e −105 t
A , vc (20 µs ) = 43,23 V
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 47/S1
Titolo: VERIFICA LEZIONI 41-46 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
VERIFICA N. 2 RISONANZA
INDICAZIONI OPERATIVE PER L’AUTOVERIFICA
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 47/S1
Titolo: VERIFICA LEZIONI 41-46 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
VERIFICA N. 2 RISONANZA
ESERCIZIO PROPOSTO 1
Per il circuito in figura calcolare la pulsazione di risonanza ωr e il coefficiente di risonanza Qr.
Calcolare le tensioni parziali ai capi dei tre componenti e stabilire il rapporto esistente tra i
moduli. Sono noti V=200 V, R=10 Ω, L=2 mH, C= 50 nF,
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 47/S3
Titolo: VERIFICA QUARTO NUCLEO TEMATICO (LEZIONI 41-46)
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
Lo studente relazioni brevemente sui seguenti argomenti ed invii un file word (max 1 pagina)
tramite l’e-portfolio:
1. Coefficiente di risonanza
2. Transitorio di carica di un condensatore
3. Transitorio di scarica di un induttore
4. Risonanza parallelo
5. Costante di tempo per circuiti del primo ordine RC ed RL.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 48
Titolo: RICHIAMI DI FISICA 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
RICHIAMI DI FISICA 1
Consideriamo il campo magnetico prodotto dal passaggio della corrente elettrica in uno o più
conduttori.
CONDUTTORE RETTILINEO
E’ noto dalla fisica che se in un conduttore circola una corrente elettrica I si genera nello spazio
circostante un campo magnetico. Se avviciniamo al conduttore un ago magnetico notiamo che
quest’ultimo si orienta secondo le linee di forza del campo magnetico. Le linee di forza sono
concentriche al conduttore stesso. H è l’intensità del campo magnetico.
Il verso del campo magnetico è ottenibile utilizzando la regola della mano destra, se il pollice
indica il verso della corrente, le dita della mano destra che si chiudono indicano il verso del
campo magnetico. La relazione quantitativa tra le grandezze è data dalla legge della
circuitazione magnetica
∫ H ⋅ dl =i
In cui H.dl ha modulo pari a H*dl*cosθ, in cui θ è l’angolo compreso tra H e dl
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 48
Titolo: RICHIAMI DI FISICA 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
RICHIAMI DI FISICA 1
Consideriamo il conduttore rettilineo attraversato da una corrente di intensità I riportato in
figura. Applichiamo la legge della circuitazione di Ampere per calcolare l’intensità del campo
magnetico a distanza R dal conduttore. Se integriamo sulla linea di forza avente raggio R e
notiamo che H e dl sono paralleli otteniamo
i
∫ H ⋅ dl = ∫ H ⋅ dl =H ⋅ 2π ⋅ R = i ⇒H =
2π ⋅ R
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 48
Titolo: RICHIAMI DI FISICA 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
RICHIAMI DI FISICA 1
SOLENOIDE
Consideriamo un solenoide cioè N spire attraversate da una corrente I avvolte intorno ad un
mezzo (eventualmente aria). Supponiamo che la lunghezza l sia molto superiore al diametro. Il
campo magnetico risultante è ottenibile come somma vettoriale di tutti i campi magnetici
prodotti dalle singole spire.
Abbiamo considerato come linea chiusa su cui
effettuare la circuitazione il perimetro di un rettangolo i
cui vertici sono a-b-c-d. Il lato lungo ha lunghezza l,
solamente uno dei due lati lunghi è posto all’interno
del solenoide ed è parallelo alle linee di forza.
Il campo magnetico H è costante all’interno del
solenoide.
b c d a
∫ H ⋅ dl =∫ H ⋅ dl + ∫ H ⋅ dl + ∫ H ⋅ dl + ∫ H ⋅ dl = H ⋅ l = I ⋅ N
a b c d
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 48
Titolo: RICHIAMI DI FISICA 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
RICHIAMI DI FISICA 1
TOROIDE
Consideriamo il toroide riportato in figura. Si individuano N spire, una corrente I, il raggio interno Ri
ed il raggio esterno Re. Il modulo del vettore campo magnetico è costante lungo ciascuna linea di
forza (circolare) che si trova a distanza R dal centro del toroide. Possiamo calcolare il campo
magnetico a distanza R applicando la legge della circuitazione di Ampere.
N ⋅I
∫ H ⋅ dl = ∫ H ⋅ dl = H ⋅ 2π ⋅ R = N ⋅ I da cui H=
2π ⋅ R
L’intensità del campo magnetico dipende da R.
Approssimando possiamo immaginare che le linee di
forza abbiano tutte la stessa lunghezza coincidente con
quella relativa la raggio medio Rm=(Ri+Re)/2.
Otteniamo un campo magnetico Hm costante all’interno
del toroide la cui intensità vale
N ⋅I
Hm =
2π ⋅ Rm
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 48
Titolo: RICHIAMI DI FISICA 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
RICHIAMI DI FISICA 1
FORZE AGENTI SU CONDUTTORI PARALLELI
Consideriamo il caso di due conduttori rettilinei attraversati da due correnti aventi intensità I1
ed I2 posti in aria ad una distanza d. Il conduttore attraversato dalla corrente I1 alla distanza d
crea un campo magnetico di induzione B1,
μ 0 I1
B1 =
2πd
Facoltà di Ingegneria
RICHIAMI DI FISICA 2
IL CAMPO MAGNETICO
E’ facile sperimentare che lo spazio che circonda un magnete o un conduttore percorso da
corrente è sede di un campo vettoriale denominato campo magnetico. Per il vettore induzione
magnetica B è necessario definire direzione verso ed intensità. La direzione in ogni punto è
quella tangente alle linee di forza del campo magnetico, l’intensità è proporzionale al numero di
linee di forza per unità di superficie, il verso è diretto dal polo nord al polo sud.
Dove l’integrale è esteso alla superficie s (chiusa o aperta) interessata dal flusso Φ.
Nel caso in cui l’induzione B è costante e la superficie S è perpendicolare a B si ha
Φ = B⋅S
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 48/S1
Titolo: RICHIAMI DI FISICA 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
RICHIAMI DI FISICA 2
L’induzione magnetica è la densità del flusso magnetico. Le unità di misura sono per l’induzione
magnetica B il Tesla [T] e per il flusso magnetico Φ il Weber [Wb], 1T = 1 Wb/m2 .
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 48/S1
Titolo: RICHIAMI DI FISICA 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
RICHIAMI DI FISICA 2
La regola pratica per individuare la direzione della forza è quella della mano sinistra. Nel caso di
induzione e corrente ortogonali tra di loro se disponiamo pollice, indice e medio della mano
sinistra in modo da formare tra loro un angolo di 90° e disponiamo la mano in modo che il
pollice abbia la direzione dell’induzione magnetica B, l’indice sia posizionato nel verso della
corrente elettrica che circola nel conduttore, il medio indicherà la direzione della forza generata
dell’interazione tra campo magnetico e corrente.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 48/S1
Titolo: RICHIAMI DI FISICA 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
RICHIAMI DI FISICA 2
FORZE AGENTI SU UNA SPIRA
Consideriamo una spira rettangolare immersa in un campo magnetico di induzione B disposta
come riportato in figura. La forza totale agente sulla spira è pari alla risultante delle forze agenti
sui quattro lati. Le forze agenti sui lati 2 e 4 essendo uguali ed opposte si elidono. Le forze
agenti sui lati 1 e 3 provocano una coppia c che tende a far ruotare la spira intorno all’asse x-x’.
Si può dimostrare che c = 2(iaB )(b / 2) senθ = iabBsenθ
La coppia c
prodotta su una
spira immersa in un
campo magnetico
ed attraversata da
una corrente I è
alla base del
funzionamento dei
motori elettrici.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 48/S1
Titolo: RICHIAMI DI FISICA 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
RICHIAMI DI FISICA 2
INTENSITA’ DEL CAMPO MAGNETICO
H è il vettore intensità del campo magnetico, la sua direzione è tangente alle linee di forza, il suo
verso dal nord al sud, l’ intensità è H. L’unità di misura dell’intensità del campo magnetico è A/m.
Vale la seguente relazione detta teorema della circuitazione di Ampere
∫ H ⋅ dl = i
L’integrazione deve essere fatta su una linea chiusa (eventualmente una linea di forza).
Di seguito è riportato il legame esistente tra l’intensità del campo magnetico H e l’induzione
magnetica B. Indicando con μ è la permeabilità magnetica assoluta del materiale in H/m, con μr la
permeabilità relativa del materiale (adimensionale) e con μ0 la permeabilità magnetica del vuoto
otteniamo la seguente relazione
H
B = μ ⋅ H = μr ⋅ μ0 ⋅ H , μ 0 = 4π ⋅10 −7
m
Come vedremo in seguito, la permeabilità assoluta dei materiali non è costante.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 48/S2
Titolo: RICHIAMI DI FISICA 3
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
RICHIAMI DI FISICA 3
CICLO DI ISTERESI
Consideriamo un solenoide costituito
da un materiale ferromagnetico di
lunghezza l intorno al quale sono
avvolte N spire attraversate da una
corrente I. Supponiamo di poter
variare il valore ed il verso della
corrente che attraversa il conduttore.
Come conseguenza delle variazioni
della corrente avremo variazioni
dell’intensità del campo magnetico.
Valgono le seguenti espressioni:
N ⋅I
B =Φ/S , H =
l
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 48/S2
Titolo: RICHIAMI DI FISICA 3
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
RICHIAMI DI FISICA 3
Se iniziamo l’esperimento con un valore di corrente pari a zero e aumentiamo fino al valore IMax
(a cui corrisponde l’intensità di campo magnetico HMax), l’induzione magnetica cresce secondo
una curva detta di prima magnetizzazione. Quando si riporta il campo da HMax a 0 l’induzione
magnetica all’interno del materiale non ritorna a 0 in quanto il materiale rimane “magnetizzato”.
Per riportare a zero il valore dell’induzione è necessario invertire la corrente.
Se si fa variare ciclicamente la corrente, e quindi l’intensità del campo H, tra Hmin e Hmax
l’induzione magnetica percorrerà la curva riportata nella figura precedente.
Per magnetizzare alternativamente il materiale, il generatore deve fornire energia. L’energia
dissipata è proporzionale all’area del ciclo di isteresi. L’energia si dissipa in calore nei domini
magnetici. Possiamo immaginare che i domini magnetici per cambiare il loro orientamento
subiscono urti e quindi produzione di calore. Per tale motivo nella realizzazione dei nuclei
magnetici delle macchine elettriche è preferibile utilizzare materiali che hanno un ciclo di isteresi
con l’area “piccola”.
Se prendiamo in considerazione la curva di magnetizzazione si evince che: il legame esistente
tra H e B non è lineare e quindi la permeabilità μ non è costante.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 48/S2
Titolo: RICHIAMI DI FISICA 3
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
RICHIAMI DI FISICA 3
PERDITE PER CORRENTI PARASSITE E PER ISTERESI
Consideriamo un materiale ferromagnetico soggetto ad un flusso variabile (ad esempio
sinusoidalmente). All’interno del materiale si ha una dissipazione di potenza sotto forma di
calore. Le perdite sono date da due contributi:
Perdite per correnti parassite Pcp
Se consideriamo un lamierino di materiale ferromagnetico di spessore δ soggetto ad un flusso
magnetico variabile sinusoidalmente, per la legge dell’induzione elettromagnetica nascono
delle forze elettromotrici indotte nei circuiti elettrici concentrici ortogonali alle linee di forza.
Tali tensioni provocano la circolazione di correnti dette di Focault. La perdita di potenza per
unità di volume può essere valutata con la seguente espressione:
Pcp= Kcp* f2 * B2M * δ 2 [W/m3] in cui
Facoltà di Ingegneria
RICHIAMI DI FISICA 3
Per ridurre le perdite per correnti parassite i circuiti magnetici delle macchine elettriche vengono
realizzati utilizzando lamierini con spessori δ compresi tra 0,3 - 0,5 mm. Tali lamierini sono isolati
tra di loro tramite carte speciali, vernici, film.
Perdite per isteresi Pi
Abbiamo visto che nei materiali ferromagnetici soggetti a magnetizzazioni alternative si hanno
delle perdite di potenza per isteresi magnetica. Tali perdite sono proporzionali all’area del ciclo di
isteresi del materiale e possono essere quantificate per unità di volume attraverso la seguente
espressione:
Pi= Ki * f * B1,6M [W/m3] in cui
Ki è un coefficiente costante che dipende dal materiale, f è la frequenza in Hz, BM è l’induzione
massima in Tesla.
Un accorgimento riguardante la realizzazione dei lamierini è l’aggiunta del 3-4% di silicio. Questa
aggiunta lascia inalterate le proprietà magnetiche del materiale ma ne diminuisce la conducibilità
riducendo di conseguenza le perdite.
Il parametro che sintetizza la qualità del materiale nei confronti delle perdite di potenza è la cifra
di perdita. La cifra di perdita rappresenta la potenza dissipata per isteresi e correnti parassite in
un Kg di materiale con BM=1 T ed f=50 Hz. Valori tipici sono dell’ordine di 1 W/Kg.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 48/S3
Titolo: RICHIAMI DI FISICA 4
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
RICHIAMI DI FISICA 4
PROPRIETA’ MAGNETICHE DEI MATERIALI
Una calamita (o un solenoide) si circonda di un campo magnetico che ha le linee di forza che
fuoriescono dal polo nord e confluiscono nel polo sud. Se suddividiamo la calamita in due parti
otteniamo due calamite ciascuna delle quali ha un polo nord ed un polo sud in quanto i poli
magnetici isolati non esistono. Possiamo affermare quanto segue: il flusso magnetico che
attraversa qualsiasi superficie chiusa s è nullo
φ = ∫ B ⋅ nˆ ds = 0
s
Dal punto di vista del comportamento magnetico possiamo classificare i materiali come segue:
-Diamagnetici, che hanno una permeabilità μr<1.
-Paramagnetici, che hanno una permeabilità magnetica μr>1.
-Ferromagnetici, che hanno una permeabilità magnetica μr>>1.
I materiali ferromagnetici vengono utilizzati per la realizzazione dei nuclei magnetici delle macchine
elettriche. Tali materiali possono essere immaginati come costituiti da dei domini all’interno dei
quali esiste un nord ed un sud. Quando il materiale non è soggetto ad alcun campo magnetico
esterno tali orientazioni in parte si compensano. Se assoggettiamo il materiale ad un campo
magnetico esterno i domini si orientano secondo il nord-sud imposto.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 48/S3
Titolo: RICHIAMI DI FISICA 4
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
RICHIAMI DI FISICA 4
LEGGE DELL’INDUZIONE ELETTROMAGNETICA DI FARADAY
Colleghiamo un galvanometro (strumento in grado di segnalare il passaggio di una corrente ed il
verso di circolazione) ai due estremi di una spira immobile. Se avviciniamo alla spira un campo
magnetico l’ago del galvanometro si sposta. Se fermiamo il campo magnetico l’ago ritorna a
segnare zero. Se allontaniamo il campo magnetico il galvanometro segna passaggio di corrente nel
verso opposto. Nel momento in cui si ha un moto relativo tra spira e magnete (o perché uno dei
due è fermo mentre l’altro e mobile, o perché esiste moto relativo), nasce una forza elettromotrice
indotta. La forza elettromotrice indotta è uguale alla derivata rispetto al tempo (cambiata di segno)
del flusso magnetico concatenato con la spira.
La seconda espressione vale nel caso in cui si hanno N spire interessate dalla variazione di flusso
dφ
e=− ;
dt
dφ
e = −N
dt
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 48/S3
Titolo: RICHIAMI DI FISICA 4
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
RICHIAMI DI FISICA 4
LEGGE DI LENZ
Se la forza elettromotrice indotta è applicata ad un circuito chiuso si ha circolazione di corrente
indotta. La corrente indotta ha un verso tale da opporsi alla variazione di flusso che l’ha
generata. Se consideriamo la figura precedente mentre avviciniamo il campo magnetico, si ha un
aumento del flusso concatenato con la spira; di conseguenza la corrente indotta circolerà in
modo da far diminuire il flusso totale concatenato con la spira. Viceversa, quando allontaniamo il
campo magnetico si ha una diminuzione di flusso, in tal caso la corrente indotta circolerà in modo
da far aumentare il flusso concatenato con la spira. Analoghe considerazioni possono essere fatte
considerando le forze agenti tra la spira e il sistema induttore. Quando il magnete si avvicina col
suo nord la corrente indotta crea una campo magnetico che gli oppone il polo nord (il magnete è
respinto). Quando il magnete si allontana con il polo nord la corrente indotta crea un campo
magnetico che offre il polo sud (il magnete è attratto). Vale il principio di conservazione
dell’energia: l’agente esterno per vincere le forze di attrazione-repulsione a cui è soggetta la spira
deve compiere un lavoro pari all’energia termica dissipata nella spira stessa. Se il segno meno
non sarebbe “vero” il magnete entrerebbe ed uscirebbe senza che nessuno “spenda” energia.
Questo significherebbe che l’energia elettrica prodotta dai generatori avrebbe un costo pari a
zero (bello e impossibile!).
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELLA AUTOMAZIONE 2010
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 49
Titolo: LEGGI DEI CIRCUITI MAGNEITICI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
CIRCUITI MAGNETICI 1
LEGGI DEI CIRCUITI MAGNETICI
Consideriamo una porzione di circuito magnetico come quella riportata in figura. Consideriamo
l’intera superficie del cilindro come costituita da tre superfici S1, S2 ed S3. Se calcoliamo il flusso
che attraversa la superficie totale otterremo
∑ (±)φ
i =1
i =0
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELLA AUTOMAZIONE 2010
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 49
Titolo: LEGGI DEI CIRCUITI MAGNEITICI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
CIRCUITI MAGNETICI 1
Consideriamo il circuito magnetico riportato in figura avente lunghezza L, sezione S, lunghezza
del traferro δ. L’induzione nel ferro e nel tratto in aria (detto traferro) valgono rispettivamente
B = µH B = µ0 H
Possiamo valutare la riluttanza del tratto in ferro e la riluttanza del tratto in aria. Sommando le
due riluttanze si ottiene la riluttanza totale del circuito
L −δ
ℜ fe = ;
µ 0 ⋅µ r ⋅ S
δ
ℜ aria = ;
µ 0 ⋅S
ℜ tot = ℜ fe + ℜ aria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 49
Titolo: LEGGI DEI CIRCUITI MAGNEITICI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
CIRCUITI MAGNETICI 1
La legge di Hopkinson, fondamentale per lo studio dei circuiti magnetici, può essere enunciata
come segue: in ogni maglia di un circuito magnetico la somma algebrica delle tensioni
magnetiche deve uguagliare quella delle forze magnetomotrici.
M P
∑±ℜ
m =1
m ⋅φ m= ∑ ± N p⋅I p
p =1
Applicando tale legge al circuito precedente
otteniamo la seguente relazione
ℜtot ⋅ φ = N ⋅ I
Utilizzando le due leggi enunciate è possibile risolvere i circuiti magnetici; ad esempio è possibile
calcolare il flusso presente in ogni lato. Noti i flussi di tutti i lati possiamo calcolare l’induzione in
ogni lato come Bk=Φk/Sk. Inoltre possiamo calcolare l’intensità del campo magnetico in ogni lato
con l’espressione Hk=Bk/μk.
Nello studio dei circuiti magnetici possiamo considerare un circuito elettrico associato ed utilizzare
gli stessi metodi usati nella risoluzione dei circuiti elettrici. La corrispondenza tra grandezze
elettriche e grandezze magnetiche è riportata nella tabella seguente.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 49
Titolo: LEGGI DEI CIRCUITI MAGNEITICI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
CIRCUITI MAGNETICI 1
CORRISPONDENZE TRA CIRCUITI ELETTRICI E CIRCUITI MAGNETICI
Nello studio dei circuiti magnetici, si possono applicare tutte delle leggi studiate per i circuiti
elettrici.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 49/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
CIRCUITI MAGNETICI 1
Esercizio risolto 1. Dato il circuito magnetico in figura calcolare il flusso Φ.
(supporre che i due generatori di f.m.m. siano concordi)
DATI:
µR = 100.000
N1 =10 spire
N2 = 100 spire
I1 = 2 A
I2 = 3 A
l=1m
S = 0,1 m2
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 49/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
CIRCUITI MAGNETICI 1
∅=
∑ N ⋅ I (10 ⋅ 2) + (100 ⋅ 3)
= = 1,01 Wb flusso nel circuito magnetico
ℜ tot 318,2
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 49/S2
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
CIRCUITI MAGNETICI 1
Esercizio risolto 2. Dato il circuito magnetico in figura calcolare il flusso Φ3. Tenere in conto la
presenza delle due traverse di materiale contrassegnate con (2)
DATI:
S = 0,15 m2
N = 100 spire
I=2A
l=1m
µr1 = 1.000
µr2 = 25.000
lt = 1 cm
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 49/S2
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
CIRCUITI MAGNETICI 1
l 0,01 −1
ℜt = = = 53 . 036 H riluttanza del traferro
S ⋅ µ O 0,15 ⋅ 1,257 ⋅ 10 −6
l 0,99 −1
ℜ* = = = 5 . 250 H riluttanza del tronco
S ⋅ µ1 0,15 ⋅ 1,257 ⋅ 10 −3 contenente il traferro (tranne
il traferro)
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 49/S2
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
CIRCUITI MAGNETICI 1
φ=
∑ N ⋅ I 100 ⋅ 2
= = 0,0127 Wb
flusso uscente dal generatore
ℜ tot 15.716 di f.m.m.
ℜ1
φ3 = φ ⋅ = 0,00098 Wb flusso richiesto
ℜ1 + ℜ S1
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Corso di Laurea: #corso#
Insegnamento: #insegnamento#
Lezione n°: #lezione#
Titolo: #titolo#
Attività n°: #attività#
Facoltà di Ingegneria
AVVISO
Se lo Studente lo ritiene necessario, può inviare al docente usando l’opportuna procedura
presente nel portale (e-portfolio) lo svolgimento del/degli Esercizio/i proposto/i nella
seguente attività, per ricevere un feedback da parte del docente.
Si precisa che tale attività non inciderà in alcun modo sullo svolgimento/esito dell’esame
finale.
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1
Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELLA AUTOMAZIONE 2010
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 49/S3
Titolo: ESERCIZIO PROPOSTO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
CIRCUITI MAGNETICI 1
Esercizio proposto. Dato il circuito magnetico in figura calcolare il flusso Φ3. Confrontare il
risultato ottenuto con il risultato ottenuto nell’esercizio precedente (cambia solo il traferro).
DATI:
S = 0,15 m2
N = 100 spire
I=2A
l=1m
µr1 = 1.000
µr2 = 25.000
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELLA AUTOMAZIONE 2010
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 50
Titolo: COEFFICIENTI DI AUTO E MUTUA INDUZIONE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
CIRCUITI MAGNETICI 2
COEFFICIENTE DI AUTOINDUZIONE (o induttanza)
Se consideriamo una bobina costituita da N spire in cui circola una corrente variabile si ha un
flusso variabile concatenato con la bobina stessa, nasce allora per la legge di Faraday una forza
elettromotrice autoindotta.
dNφ (t )
e(t ) = −
dt
Nφ N 2
Possiamo definire l’induttanza L come L= = sostituendo si ottiene
i ℜ
dNφ (t ) dLi (t ) di (t )
e(t ) = − =− = −L L’induttanza L si misura in Henry (H).
dt dt dt
Il verso della forza elettromotrice di autoinduzione si determina con la legge di Lenz, si oppone
sempre alla causa che l’ha generata.
L’induttanza dipende esclusivamente dalle caratteristiche geometriche del sistema.
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELLA AUTOMAZIONE 2010
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 50
Titolo: COEFFICIENTI DI AUTO E MUTUA INDUZIONE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
CIRCUITI MAGNETICI 2
COEFFICIENTE DI MUTUA INDUZIONE
Consideriamo due bobine costituite da N1 ed N2 spire posizionate come riportato nella figura
seguente. Nel momento in cui nella prima bobina circola una corrente I1 nasce un campo
magnetico di induzione B1; nella seconda bobina si ha un flusso concatenato Φ21. Definiamo
coefficiente di mutua induzione della bobina due rispetto alla bobina 1 la quantità
N 2φ 21
M 21 = avremo una f.e.m.i. e2(t) sull’avvolgimento due.
i1
dN 2φ21 (t ) dM 21i1 (t ) di (t )
e2 (t ) = − =− = − M 21 1
dt dt dt
Se scambiamo la bobina 1 con la bobina 2 avremo che, come conseguenza ad una corrente I2
variabile nella bobina 2 si avrà una variazione di flusso concatenato Φ12 con la bobina 1. Tale
variazione di flusso genererà la forza elettromotrice indotta e1(t).
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELLA AUTOMAZIONE 2010
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 50
Titolo: COEFFICIENTI DI AUTO E MUTUA INDUZIONE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
CIRCUITI MAGNETICI 2
Avremo
N 1φ12
M 12 =
i2
dN1φ12 (t ) dM 12i2 (t ) di (t )
e1 (t ) = − =− = − M 12 2
dt dt dt
Facoltà di Ingegneria
CIRCUITI MAGNETICI 2
Supponendo che tutto il flusso si richiuda all’interno del circuito
magnetico (non ci sono linee di flusso che si richiudono in aria)
avremo che
M = M MAX = L1 ⋅ L2 [ H ] , K = 1
M = 0 [H ] , K = 0
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELLA AUTOMAZIONE 2010
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 50
Titolo: COEFFICIENTI DI AUTO E MUTUA INDUZIONE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
CIRCUITI MAGNETICI 2
Osserviamo che 0≤M≤√L1*L2
Possiamo introdurre il coefficiente di accoppiamento K=|M|/√L1*L2. K è sempre compreso tra
zero e uno. Notiamo, inoltre, che il coefficiente di mutua induzione M può avere segno positivo
o negativo a seconda che i flussi mutuamente concatenati, risultino concordi o discordi con i
flussi dovuti alle auto induzioni. Generalmente si indicano con un punto marcato i due morsetti
corrispondenti ad un coefficiente M positivo. In pratica il segno di M dipende dal verso con cui
sono avvolti i due avvolgimenti.
In generale un avvolgimento sarà soggetto sia al flusso che ha prodotto sia al flusso prodotto
da altri avvolgimenti con cui esso è magneticamente accoppiato. Nel caso di due avvolgimenti
avremo:
φ1 = L1 ⋅ i1 + M ⋅ i2
φ 2 = M ⋅ i1 + L2 ⋅ i2
le tensioni indotte var ranno
di di
e1 = − L1 1 + M 2
dt dt
di di
e2 = − M 1 + L2 2
dt dt
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELLA AUTOMAZIONE 2010
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 50/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
CIRCUITI MAGNETICI 2
Esercizio risolto 1. Per il circuito magnetico in figura calcolare i coefficienti di auto induzione L1
ed L2
Dati:
l = 1m
S = 0,2 m2
lT = 1,8 mm
N1 = 200 spire
N2 = 100 spire
µR = 1600
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 50/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
CIRCUITI MAGNETICI 2
l 0,9982 −1
ℜ* = = = 2 .482 H riluttanza del lato col traferro (tranne
S ⋅ µ A 0,2 ⋅ 20,112 ⋅ 10 − 4
il traferro)
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 50/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
CIRCUITI MAGNETICI 2
Per calcolare L1 ed L2 possiamo utilizzare rispettivamente i circuiti “elettrici” I e II
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 50/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
CIRCUITI MAGNETICI 2
Circuito I
Facoltà di Ingegneria
CIRCUITI MAGNETICI 2
Esercizio risolto 2. Per il circuito magnetico in figura calcolare il coefficiente di mutua induzione
M e verificare che i due avvolgimenti sono accoppiati perfettamente (M=Mmax)
l=1m
S = 0,11 m2
lT = 0,0015 m
µr = 30.000
N1 = 1.000 spire
N2 = 2.000 spire
I1 = 2 A
I2 = 4 A
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELLA AUTOMAZIONE 2010
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 50/S2
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
CIRCUITI MAGNETICI 2
µ = µ r ⋅µ 0= 3,77 ⋅10-2
H permeabilità assoluta
m
ℜ=
l
=
1
= 241 H −1 riluttanza di un tronco
S ⋅ µ a 0,11 ⋅ 3,771 ⋅10 −2
Facoltà di Ingegneria
CIRCUITI MAGNETICI 2
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELLA AUTOMAZIONE 2010
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 50/S2
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
CIRCUITI MAGNETICI 2
Possiamo calcolare i coefficienti di auto induzione L1 ed L2 e verificare che il coefficiente di
mutua induzione M è massimo, cioè che gli avvolgimenti sono accoppiati perfettamente.
2
N1 (1.000) 2
L1 = = = 713 H
ℜ tot 1.402,16
2
N2 (2.000) 2
L2 = = = 2.852 H
ℜ tot 1.402,16
M max = L1 ⋅ L2 = 713 ⋅ 2.852 = 1.426 H = M c.v.d .
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Insegnamento: #insegnamento#
Lezione n°: #lezione#
Titolo: #titolo#
Attività n°: #attività#
Facoltà di Ingegneria
AVVISO
Se lo Studente lo ritiene necessario, può inviare al docente usando l’opportuna procedura
presente nel portale (e-portfolio) lo svolgimento del/degli Esercizio/i proposto/i nella
seguente attività, per ricevere un feedback da parte del docente.
Si precisa che tale attività non inciderà in alcun modo sullo svolgimento/esito dell’esame
finale.
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1
Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELLA AUTOMAZIONE 2010
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 50/S3
Titolo: ESERCIZIO PROPOSTO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
CIRCUITI MAGNETICI 2
Esercizio proposto 1.
Per il circuito magnetico riportato in figura calcolare L1, L2 ed M. Verificare che i due circuiti sono
accoppiati perfettamente. (si supponga M>0)
l=1m
S = 0,1 m2
N1 = 100 spire
N2 = 1.000 spire
µr = 100.000
I1 = 2 A
I2 = 4 A
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELLA AUTOMAZIONE 2010
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 51
Titolo: ESERCIZIO D'ESAME 37
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO
La spira in figura è immobile e indeformabile, al suo interno si ha un campo magnetico variabile
nel tempo (ortogonale al piano del foglio, entrante nel foglio). Calcolare la corrente circolante
nella spira (indicandone il verso di circolazione) e la potenza dissipata nel circuito.
Sono noti:
x=2m
y = 0,5 m
B(t)=2t T
R=1 Ω
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELLA AUTOMAZIONE 2010
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 51
Titolo: ESERCIZIO D'ESAME 37
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SVOLGIMENTO
La sezione della spira è S = x ⋅ y = 1 m 2 ,
il mod ulo della f .e.m.i. vale
d φ (t ) d ( S ⋅ B (t )) d ( 2t )
e (t ) = = = 1⋅ = 2 V (cos tan te ),
dt dt dt
e (t ) si oppone alla causa che l ' ha generata
( aumento del flusso concatenat o con la spira ).
Usando la regola della mano destra si può
stabilire che la corrente circola nel verso antiorario .
e (t )
I = =2A
R
P = R⋅I2 = 4W
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELLA AUTOMAZIONE 2010
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 51/S1
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 38
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO
La spira in figura ha tre lati fissi ed un lato mobile a velocità v(t). Al suo interno si ha un campo
magnetico costante (ortogonale al piano del foglio, entrante nel foglio). Supponendo che il lato
mobile al tempo t=0 si trovi in posizione x=0, calcolare la corrente circolante nella spira
(indicandone il verso di circolazione) e la potenza dissipata nel circuito.
Sono noti:
v(t) = 3 m/sec
y=1m
B(t)=2 T
R=1 Ω
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELLA AUTOMAZIONE 2010
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 51/S1
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 38
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SVOLGIMENTO
La sezione della spira è S = S (t ) = x (t ) ⋅ y = v (t ) ⋅ t ⋅ 1 = 3 ⋅ t m2,
il mod ulo della f .e.m.i. vale
d φ (t ) d ( S (t ) ⋅ B (t )) d (3t ⋅ 2 )
e (t ) = = = = 6 V (cos tan te ),
dt dt dt
e (t ) si oppone alla causa che l ' ha generata
( aumento del flusso concatenat o con la spira ).
Usando la regola della mano destra si può
stabilire che la corrente circola nel verso antiorario .
e (t )
I = =6A
R
P = R ⋅ I 2 = 36 W
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELLA AUTOMAZIONE 2010
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 51/S2
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 39
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO
Il sistema fisico rappresentato in figura ha un lato mobile a velocità costante v(t) all’interno di
un campo magnetico di intensità B2. I campi magnetici B1(t) e B2 sono ortogonali al piano del
foglio, ed entranti nel foglio. Supponendo che il lato mobile al tempo t=0 si trovi nella posizione
X=0, calcolare la corrente i(t) circolante nella resistenza R2.
Sono noti:
Ri=i Ω
v(t) =1 m/sec
a=1 m
b=2 m
B1(t)=2t T
B2=2 T
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELLA AUTOMAZIONE 2010
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 51/S2
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 39
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SVOLGIMENTO
Per la spira a sezione cos tan te di sin istra avente lati a e b si ha S 1 = a ⋅ b = 1 ⋅ 2 = 2 m 2
d φ1 (t ) d ( B1 (t ) ⋅ S 1 ) d ( 2t ⋅ 1 ⋅ 2 )
e1 (t ) = = = =4 V
dt dt dt
Per la spira a sezione var iabile di destra avente lati b e x (t ) = v (t ) ⋅ t si ha S 2 (t ) = b ⋅ x (t )
d φ 2 (t ) d ( B 2 ⋅ S 2 (t )) d ( 2 ⋅ 2 ⋅ 1 ⋅ t )
e 2 (t ) = = = =4 V
dt dt dt
consideran do che le forze elettromot rici indotte si oppongono alla causa
che le ha generate , si perviene al circuito equivalent e rappresent ato di seguito
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELLA AUTOMAZIONE 2010
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 51/S2
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 39
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SVOLGIMENTO
Deter min o la tensione tra i punti A e B con Millmann
E E 4
− 1+ 2 −4+
R1 R 3 3 = −1,45 V
V AB = =
1 1 1 1 1
+ + 1+ +
R1 R2 R3 2 3
V AB
I= = −0,725 A
R2
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 51/S3
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 40
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
QUESITI D'ESAME
Riporto di seguito alcuni quesiti d’esame riguardanti i circuiti magnetici.
Legge di Lenz
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELLA AUTOMAZIONE 2010
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 52
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 41
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 52
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 41
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SVOLGIMENTO
Sono presenti sette riluttanze di uguale valore R=l/(µS), due generatori di tensione magnetica
Fmm1=N1I1 e Fmm2=N2I2 corrispondenti agli avvolgimenti percorsi dalle correnti I1 e I2.
Semplificando le riluttanze in serie, si ottiene il seguente circuito:
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 52
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 41
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SVOLGIMENTO
Per determinare l’induzione B nel tronco AB si
deve calcolare il flusso Φ3.
Si procede determinando dapprima la tensione
magnetica tra i nodi A e B mediante Millman:
l
ℜ= = 954,65 H −1
µ0 ⋅ µr ⋅ S
Fmm1 Fmm2
−
Fmm AB = 3 ℜ 3ℜ = Fmm1 − Fmm2 = 2.000 − 3.200 = −240 A * spire
1 1 1 5 5
+ +
3ℜ ℜ 3ℜ
Fmm AB 240
Φ3 = =− = −0,251 Wb
ℜ 954,65
Φ3
B= = 0,5 T
S
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELLA AUTOMAZIONE 2010
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 52/S1
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 42
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO
Per il circuito riportato in figura, funzionante in regime sinusoidale, calcolare la potenza apparente
complessa erogata dal generatore.
Sono noti:
Z1=1-j2 Ω
V1=220+j110 V
N=10 spire
μr=10.000
μ0= 1,257*10-6 H/m
a=1 m
S=0,1 m2
f=50 Hz
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELLA AUTOMAZIONE 2010
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 52/S1
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 42
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SVOLGIMENTO
Calcolo l ' indut tan za del circuito magnetico
N2 100
L= = = 0,0314 H
ℜ 3.182
a 1
ℜ = 4⋅ = 4⋅ 4 = 3.182 H −1
µr ⋅ µ0 ⋅ S −6
10 ⋅ 1,257 ⋅ 10 ⋅ 10 −1
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELLA AUTOMAZIONE 2010
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 52/S2
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 43 A
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO
Determinare L1, L2 .
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 52/S2
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 43 A
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SVOLGIMENTO
Sono presenti tre riluttanze di valore R=d1/(µ0S), 2R e 3R corrispondenti ai tre traferri.
Le riluttanze corrispondenti ai tratti non in aria sono nulle in quanto la permeabilità di tali tratti è
infinita. Il circuito elettrico corrispondente è riportato in figura
0,001 −1
ℜ= = 1 . 591 H
1,257 ⋅ 10 −6 ⋅ 0,5
2ℜ = 3.182 H −1
3ℜ = 4.773 H −1
2
NΦ N1 500 2
L1 = 1 1 = = = 71,42 H
I1 I 2 =0
(2ℜ // 3ℜ) + ℜ 1.909 + 1.591
N1 ⋅ I1
Φ1 =
(2ℜ // 3ℜ) + ℜ I 2 =0
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 52/S2
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 43 A
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SVOLGIMENTO
2
NΦ N2 400 2
L2 = 2 2 = = = 27,43 H
I2 I1 = 0
(2ℜ // ℜ) + 3ℜ 1.060 + 4.773
N2 ⋅ I2
Φ2 =
(2ℜ // ℜ) + 3ℜ I1 =0
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 52/S3
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 43 B
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO
Determinare L1, L2 ed M.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 52/S3
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 43 B
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SVOLGIMENTO
Sono presenti tre riluttanze di valore R=d1/(µ0S), 2R e 3R corrispondenti ai tre traferri.
Le riluttanze corrispondenti ai tratti non in aria sono nulle in quanto la permeabilità di tali tratti è
infinita. Il circuito elettrico corrispondente è riportato in figura
0,001 −1
ℜ= = 1 . 591 H
1,257 ⋅10 −6 ⋅ 0,5
2ℜ = 3.182 H −1
3ℜ = 4.773 H −1
2
NΦ N1 500 2
( L1 = 1 1 = = = 71,42 H
I1 I 2 =0
(2ℜ // 3ℜ) + ℜ 1.909 + 1.591
N1 ⋅ I 1
Φ1 =
(2ℜ // 3ℜ) + ℜ I 2 =0
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 52/S3
Titolo: ESERCIZI D'ESAME 43 B
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
2
SVOLGIMENTO
NΦ N2 400 2
L2 = 2 2 = = = 27,43 H
I2 I1 = 0
(2ℜ // ℜ) + 3ℜ 1.060 + 4.773
N2 ⋅ I2
Φ2 = )
(2ℜ // ℜ) + 3ℜ I1 =0
con riferimento al circuito riportato in figura
N 2 ⋅ Φ 21 N 2 ⋅ N1 2ℜ 400 ⋅ 500 3.182
M= = ⋅ = ⋅ = 22,85 H
I1 I 2 =0
(2ℜ // 3ℜ) + ℜ (2ℜ + 3ℜ ) (1.909 + 1.591) (3.182 + 4.773)
2ℜ N1 ⋅ I 1 2ℜ
Φ 21 = Φ1 ⋅ = ⋅
(2ℜ + 3ℜ) (2ℜ // 3ℜ) + ℜ (2ℜ + 3ℜ)
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 52/S3
Titolo: ESERCIZI XI
Attività n°: 2
Facoltà di Ingegneria
MAPPA CONCETTUALE
Lo studente costruisca una mappa concettuale relativa agli argomenti trattati nel nucleo
tematico.
Si può utilizzare il programma cMap tool o creare la mappa con ausili diversi.
Coloro che lo desiderano possono inviarmi il proprio elaborato in modo da ricevere un
feedback. L’invio delle mappe deve avvenire esclusivamente tramite e-Portfolio.
Non verranno prese in considerazione elaborati copiati o scaricati da internet o realizzate da
altri studenti.
Si precisa che tale attività non verrà presa in considerazione ai fini della valutazione finale
dell'esame.
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELLA AUTOMAZIONE 2010
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 53
Titolo: VERIFICA LEZIONI 48-52 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 53
Titolo: VERIFICA LEZIONI 48-52 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
RISPOSTA: L=14 H,
Z(ω)=R+(1/jωC)+(jωLR)/(R+jωL)
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 53/S1
Titolo: VERIFICA LEZIONI 48-52 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 53/S1
Titolo: VERIFICA LEZIONI 48-52 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
RISPOSTA: LAB=177 mH
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 53/S1
Titolo: VERIFICA LEZIONI 48-52 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELLA AUTOMAZIONE 2010
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 54
Titolo: IL TRASFORMATORE IDEALE GENERALITA’
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
GENERALITA'
Il trasformatore è una macchina elettrica statica in quanto non ha organi in movimento. La
funzione svolta è quella di trasformare i parametri della potenza (tensione e corrente). L’energia
non cambia forma tra l’ingresso e l’uscita, entra energia elettrica ed esce energia elettrica. Il
trasformatore è costituito (nella versione monofase) da un nucleo magnetico a bassa riluttanza
magnetica realizzato con lamierini di ferro isolati e serrati tra di loro. Per realizzare il nucleo si
usano lamiere legate al silicio in percentuali dall’1% al 3%, gli spessori tipici sono di 4/10 mm,
oppure lamiere a cristalli orientati tali da presentare cifre di perdita di 0,5 W/Kg. Le strutture
tipiche del nucleo magnetico sono riportate di seguito:
NUCLEO A COLONNE NUCLEO A MANTELLO
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 54
Titolo: IL TRASFORMATORE IDEALE GENERALITA’
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
GENERALITA'
Le porzioni verticali del nucleo sono dette colonne ed hanno sezioni quadrate, rettangolari o a
gradini. Le porzioni orizzontali sono dette gioghi ed hanno sezione rettangolari.
Attorno al nucleo magnetico sono presenti gli avvolgimenti in rame isolato che sono chiamati
primario e secondario (nei trasformatori trifase si hanno due terne di avvolgimenti).
Le disposizioni tipiche degli avvolgimenti sono le seguenti: disposizione concentrica (fig. a) in cui gli
avvolgimenti hanno lo stesso asse ed uno è all’interno dell’altro; disposizione alternata (fig. b) in cui
gli avvolgimenti sono divisi in bobine parziali e hanno lo stesso asse e lo stesso diametro ma sono
disposti alternativamente sulle colonne.
La fig. c rappresenta i simboli grafici utilizzati nel caso di trasformatore monofase e trifase (es.
triangolo/stella).
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 54
Titolo: IL TRASFORMATORE IDEALE GENERALITA’
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
GENERALITA'
Il trasformatore è una macchina reversibile nel senso che può essere alimentato
indifferentemente dal primario o dal secondario; chiaramente il comportamento varierà, ad
esempio se un trasformatore alimentato dal primario riduce la tensione, alimentato dal
secondario la eleva.
Vediamo all’interno di un sistema di distribuzione dell’energia elettrica quali posizioni occupa il
trasformatore. Facciamo riferimento allo schema unifilare riportato nella figura seguente (il
sistema elettrico nella realtà ha una struttura a rete).
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 54
Titolo: IL TRASFORMATORE IDEALE GENERALITA’
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
GENERALITA'
In tutte le trasformazioni di tensione immaginiamo idealmente che non ci siano perdite di
potenza, quindi ad innalzamenti di tensione corrispondono riduzioni di corrente e, viceversa a
riduzioni di tensione corrispondono aumenti di corrente. Seguiamo le diverse trasformazioni:
• T1- nelle centrali elettriche viene prodotta energia elettrica generalmente ad una tensione
dell’ordine di qualche kV (immaginiamo V1=12 kV). Per il trasporto dell’energia sulle linee
elettriche, per diversi motivi impiantistici, la tensione V1 viene innalzata attraverso un
trasformatore elevatore a valori dell’ordine delle centinaia di kV (immaginiamo V2=220 kV/380
kV)
• T2- all’arrivo delle linee nelle vicinanze dei luoghi di utilizzo (es. area urbana) la tensione V2,
attraverso l’utilizzo di un trasformatore abbassatore di tensione, viene riportata a valori
dell’ordine dei V3=20 kV e successivamente distribuita localmente tramite un sistema di linee a
media tensione
• T3- in maniera capillarmente distribuita sul territorio si ha un’ulteriore riduzione della tensione
effettuata da un trasformatore dai V3=20 kV ai V4=380 V/220 V, (siamo giunti a casa!!!)
• T4- nei nostri appartamenti in tutti gli apparecchi elettronici abbiamo un’ulteriore riduzione
della tensione da V4=220 V (corrente alternata) a V5=6-12 V (corrente continua).
Provate ad immaginare un sistema elettrico senza il trasformatore.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 54
Titolo: IL TRASFORMATORE IDEALE GENERALITA’
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
GENERALITA'
Per dare un’ idea di come si può presentare il trasformatore guardiamo le tre immagini che
seguono, esse riportano tre esempi di trasformatori visti nel precedente schema unifilare.
Trasformatore T4 appartenente alla sezione di alimentazione di un decoder TV (1,5cmx2,0 cm).
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 54
Titolo: IL TRASFORMATORE IDEALE GENERALITA’
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
GENERALITA'
Trasformatore T3: in ingresso ha
una linea aerea a 20 kV, in uscita
ha due linee trifase con neutro, in
cavo, da 380/220 V.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 54
Titolo: IL TRASFORMATORE IDEALE GENERALITA’
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
GENERALITA'
Trasformatore tipo T1/T2
(notare il sistema di
raffreddamento).
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 54/S1
Titolo: IL TRASFORMATORE A VUOTO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
TRASFORMATORE IDEALE
In questa sessione studieremo il funzionamento di un trasformatore monofase ideale. Le ipotesi
che faremo sono le seguenti:
• gli avvolgimenti (in rame) primario e secondario hanno resistenza nulla R1=R2=0;
• nel nucleo magnetico non ci sono perdite di potenza per isteresi e per correnti parassite
PFe=0;
• il nucleo magnetico ha una permeabilità magnetica infinita (riluttanza magnetica nulla);
• Φd1=0 non c’è flusso disperso nell’avvolgimento primario; tutto il flusso generato dalla
corrente che attraversa l’avvolgimento primario si concatena, attraverso il nucleo magnetico,
con l’avvolgimento secondario;
• Φd2=0 non c’è flusso disperso nell’avvolgimento secondario; tutto il flusso generato dalla
corrente che attraversa l’avvolgimento secondario si concatena, attraverso il nucleo
magnetico, con l’avvolgimento primario.
Esiste un unico flusso contenuto totalmente nel nucleo magnetico, in altri termini i circuiti
elettrici primario e secondario sono accoppiati magneticamente perfettamente.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 54/S1
Titolo: IL TRASFORMATORE A VUOTO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
TRASFORMATORE IDEALE
FUNZIONAMENTO A VUOTO
Supponiamo che il trasformatore sia alimentato
sul primario con una tensione V1 sinusoidale e che
i morsetti secondari siano aperti.
Applicando la tensione V1 circola nell’avvolgimento
primario una corrente detta magnetizzante Iμ la
quale genera un flusso magnetico nel nucleo
anch’esso sinusoidale. Nella realtà il flusso non è
sinusoidale a causa del comportamento dei
materiali ferromagnetici, ma per i fini del nostro
corso tale approssimazione è accettabile. In effetti
il comportamento è quello di un circuito
puramente induttivo Iμ= V1 /(jXl). La variazione
del flusso Φ(t) concatenato con gli avvolgimenti
primario (costituito da N1 spire) e secondario
(costituito da N2 spire) genera per la legge di
Faraday due fem sinusoidali E1 ed E2.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 54/S1
Titolo: IL TRASFORMATORE A VUOTO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
TRASFORMATORE IDEALE
Quantifichiamo il valore delle forze elettromotrici indotte E1 ed E2
d φ (t )
e (t ) = −
dt
φ (t ) = φ M sen ωt
per il primo avvo lg imento si ha
dφ (t ) − d ( N 1φ M sen ωt )
e1 (t ) = − c = = −ω ⋅ N 1 ⋅ φ M ⋅ cos ω t = ω ⋅ φ M ⋅ N 1 ⋅ sen (ω t − 90 °) =
dt dt
= E1M ⋅ sen (ωt − 90 °)
il valore efficace di tale tensione è ottenibile tramite la relazione seguente
E ω 2 ⋅π
E1 = 1 M = ⋅ φM ⋅ N1 = ⋅ f ⋅ φ M ⋅ N 1 = 4,44 ⋅ f ⋅ φ M ⋅ N 1
2 2 2
ana log amente avremo
E ω 2 ⋅π
E2 = 2M = ⋅φM ⋅ N 2 = ⋅ f ⋅ φ M ⋅ N 2 = 4,44 ⋅ f ⋅ φ M ⋅ N 2
2 2 2
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 54/S1
Titolo: IL TRASFORMATORE A VUOTO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
TRASFORMATORE IDEALE
CIRCUITO EQUIVALENTE
Per il trasformatore monofase ideale valgono le seguenti espressioni e circuito equivalente.
V&1 + E& 1 = 0
V& − E& = 0
20 2
E& 1 E1 N 1 V1
K= = = = rapporto di trasformazione
E& 2 E 2 N 2 V20
V1
I0 = Iμ =
XL
XL =ω⋅L
N 12
L=
ℜ
N ⋅I
φ= 1 μ
ℜ
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 54/S1
Titolo: IL TRASFORMATORE A VUOTO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
TRASFORMATORE IDEALE
DIAGRAMMA VETTORIALE
Le grandezze elettriche sono rappresentabili attraverso il seguente diagramma vettoriale.
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELLA AUTOMAZIONE 2010
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 54/S2
Titolo: TRASFORMATORE IDEALE SOTTO CARICO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELLA AUTOMAZIONE 2010
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 54/S2
Titolo: TRASFORMATORE IDEALE SOTTO CARICO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELLA AUTOMAZIONE 2010
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 54/S2
Titolo: TRASFORMATORE IDEALE SOTTO CARICO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
V&1 + E& 1 = 0
V& 2 − E& 2 = 0
V& = Z& ⋅ I&
2 2
E& 2 E2 V2 N 2
Facoltà di Ingegneria
DIAGRAMMA VETTORIALE
Al circuito equivalente visto
in precedenza corrisponde
il seguente diagramma
vettoriale.
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELLA AUTOMAZIONE 2010
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 54/S3
Titolo: TRASFORMATORE IDEALE BILANCIO ENERGETICO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
BILANCIO ENERGETICO
BILANCIO ENERGETICO
Abbiamo detto che nel trasformatore ideale non ci sono dissipazioni di potenza. Se consideriamo
un trasformatore come un blocco avente un ingresso ed un’uscita avremo che tutta la potenza in
ingresso la ritroveremo in uscita. Varieranno i parametri tensione e corrente, ad esempio se la
tensione sul secondario risulta dimezzata la corrente sul secondario risulterà raddoppiata.
K=V1/V2=I2/I1
Questa equazione implica che
V1I1=V2I2
Cioè
A1=A2
Tutta la potenza in ingresso la ritroviamo in uscita
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELLA AUTOMAZIONE 2010
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 54/S3
Titolo: TRASFORMATORE IDEALE BILANCIO ENERGETICO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
BILANCIO ENERGETICO
Se valutiamo il rendimento otterremo che esso vale uno (sistema fisico ideale).
η=P2/P1=1
Come vedremo meglio nel seguito il sistema fisico trasformatore (quello che chiameremo
trasformatore reale) come tutti i sistemi fisici ha al suo interno delle dissipazioni di potenza.
Non essendoci parti meccaniche in movimento che comportano perdite di potenza per attrito e
ventilazione nel trasformatore le perdite di potenza si hanno nel ferro del nucleo magnetico per
isteresi e correnti parassite e nel rame degli avvolgimenti primario e secondario per effetto joule.
Nel seguito faremo spesso riferimento alle grandezze nominali del trasformatore quali tensioni
correnti potenza etc. Tali grandezze sono le grandezze per le quali il trasformatore è progettato
e costruito, esse definiscono i valori limite per i quali il riscaldamento dei componenti garantisce
la vita prevista per la macchina.
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 55
Titolo: FUNZIONAMENTO A VUOTO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
FUNZIONAMENTO A VUOTO
In questa sessione studieremo il funzionamento a vuoto del trasformatore reale monofase.
Le ipotesi di idealità vengono a mancare cioè:
• gli avvolgimenti primario e secondario essendo costituiti da rame ed aventi una data sezione e
lunghezza hanno resistenza R1 ed R2 diverse da zero;
• a causa delle alterne magnetizzazioni nel nucleo magnetico ci sono perdite di potenza per
isteresi e correnti parassite che chiameremo perdite nel ferro PFe;
• esiste un flusso disperso nell’avvolgimento primario Φd1, cioè un flusso generato
dall’avvolgimento primario che non si concatena con l’avvolgimento secondario, si richiude in
aria =>Xd1=ωLd1 dove Ld1= Φd1 /Iμ ;
• esiste un flusso disperso nell’avvolgimento secondario Φd2, cioè un flusso generato
dall’avvolgimento secondario che non si concatena con l’avvolgimento primario, si richiude in
aria =>Xd2=ωLd2 dove Ld2= Φd2 /I2.
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 55
Titolo: FUNZIONAMENTO A VUOTO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
FUNZIONAMENTO A VUOTO
FUNZIONAMENTO A VUOTO
Il trasformatore funziona a vuoto quando è
alimentato alla tensione V1 e non alimenta alcun
carico. In questo caso la macchina assorbe dalla
rete una corrente chiamata corrente a vuoto I0,
essa è costituita dalla corrente magnetizzante Iμ in
fase con il flusso, e dalla corrente attiva Ia legata
alle perdite di potenza nel ferro. Anche in questo
caso, a causa della variazione del flusso
concatenato con le N1 ed N2 spire degli
avvolgimenti, nascono due forze elettromotrici
indotte E10 ed E20. Le espressioni per valutare tali
tensioni sono le seguenti :
E10 = 4,44 ⋅ f ⋅ φ M ⋅ N 1
E 20 = 4,44 ⋅ f ⋅ φ M ⋅ N 2
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 55
Titolo: FUNZIONAMENTO A VUOTO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
FUNZIONAMENTO A VUOTO
Per il trasformatore reale a vuoto valgono le seguenti espressioni e circuito equivalente.
V&1 = −E&10
V& = E&
20 20
A0 = P0 + Q0 =V1 ⋅ I0
2 2
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 55
Titolo: FUNZIONAMENTO A VUOTO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
FUNZIONAMENTO A VUOTO
DIAGRAMMA VETTORIALE
Le grandezze elettriche sono rappresentabili
attraverso il seguente diagramma vettoriale (nelle
equazioni sopra scritte e nel diagramma vettoriale sono
state trascurate le cadute di tensione sulla resistenza
primaria e sulla reattanza di dispersione primaria
causate dal passaggio della corrente I0, per estrema
precisione V1=-E10+(R1+jXd1)*I0).
Ulteriori espressioni utili nei calcoli sono:
I0
I0 % = ⋅ 100 corrente percentuale a vuoto
I 1n
P0
P0 % = ⋅ 100 potenza percentuale a vuoto
An
P0 %
cos ϕ 0 =
I0 %
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 55/S1
Titolo: FUNZIONAMENTO SOTTO CARICO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 55/S1
Titolo: FUNZIONAMENTO SOTTO CARICO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
Facoltà di Ingegneria
Z& 2 = R2 + jX 2
E& 2 = V&2 + Z& 2 ⋅ I&2
V& = − E& + Z& ⋅ I&
1 1 1 1
E& 1 E1 I&2 I 2
K= = =− =
E& 2 E 2 I&1 I 1
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 55/S1
Titolo: FUNZIONAMENTO SOTTO CARICO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
Il carico ha impedenza
Z& = R + jX
X
ϕ u = arctg ( )
R
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 55/S2
Titolo: BILANCIO ENERGETICO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
BILANCIO ENERGETICO
In un trasformatore reale possiamo individuare le seguenti potenze attive espresse in watt:
Pcu = Pj = R1 ⋅ I 1 + R2 ⋅ I 2
2 2
Pcu è la potenza elettrica dissipata nel rame degli
avvolgimenti primario e secondario
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 55/S2
Titolo: BILANCIO ENERGETICO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
BILANCIO ENERGETICO
Lo stesso bilancio può essere fatto per le potenze reattive espresse in VAR:
Qx = X 1 ⋅ I1 + X 2 ⋅ I 2
2 2
Qx è la potenza reattiva relativa alle reattanze di
dispersione primaria e secondaria
Q2 = V2 ⋅ I 2 ⋅ senϕ u
Q2 è la potenza reattiva del carico
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 55/S2
Titolo: BILANCIO ENERGETICO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
BILANCIO ENERGETICO
La potenza apparente complessa assorbita dalla rete è data da:
A1 = P1 + Q1
2 2
Facoltà di Ingegneria
BILANCIO ENERGETICO
Se definiamo la frazione della corrente di
carico come α=I2/I2N e riportiamo su un
grafico l’andamento del rendimento di
un generico trasformatore al variare del
parametro α, otteniamo il grafico in
figura. Nel grafico sono riportate due
curve parametrizzate con il valore del
fattore di potenza del carico. Notiamo
che:
• il rendimento è massimo quando le
perdite nel ferro PFe (costanti rispetto
a I2) e le perdite nel rame PJ (variabili
con il quadrato di I2) sono uguali
• il rendimento aumenta all’aumentare
del fattore di potenza del carico cosϕu
• il rendimento massimo si ottiene per
frazioni di corrente di carico comprese
tra 1/2<α<3/4
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 55/S3
Titolo: IL TRASFORMATORE MONOFASE REALE 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
BILANCIO ENERGETICO
In un trasformatore reale possiamo individuare le seguenti potenze attive espresse in watt:
Pcu = Pj = R1 ⋅ I 1 + R2 ⋅ I 2
2 2
Pcu è la potenza elettrica dissipata nel rame degli
avvolgimenti primario e secondario
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 55/S3
Titolo: IL TRASFORMATORE MONOFASE REALE 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
BILANCIO ENERGETICO
Lo stesso bilancio può essere fatto per le potenze reattive espresse in VAR:
Qx = X 1 ⋅ I1 + X 2 ⋅ I 2
2 2
Qx è la potenza reattiva relativa alle reattanze di
dispersione primaria e secondaria
Q2 = V2 ⋅ I 2 ⋅ senϕ u
Q2 è la potenza reattiva del carico
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 55/S3
Titolo: IL TRASFORMATORE MONOFASE REALE 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
BILANCIO ENERGETICO
La potenza apparente complessa assorbita dalla rete è data da:
A1 = P1 + Q1
2 2
Facoltà di Ingegneria
BILANCIO ENERGETICO
Se definiamo la frazione della corrente di
carico come α=I2/I2N e riportiamo su un
grafico l’andamento del rendimento di un
generico trasformatore al variare del
parametro α, otteniamo il grafico in figura. Nel
grafico sono riportate due curve
parametrizzate con il valore del fattore di
potenza del carico. Notiamo che:
• il rendimento è massimo quando le perdite
nel ferro PFe (costanti rispetto a I2) e le
perdite nel rame PJ (variabili con il quadrato
di I2) sono uguali
• il rendimento aumenta all’aumentare del
fattore di potenza del carico cosϕu
• il rendimento massimo si ottiene per frazioni
di corrente di carico comprese tra
1/2<α<3/4
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 56
Titolo: FUNZIONAMENTO IN CORTO CIRCUITO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 56
Titolo: FUNZIONAMENTO IN CORTO CIRCUITO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
V1cc V
Vcc % = ⋅ 100 = 2 cc ⋅ 100
V1n V2 n
La tensione E2cc presente sulle spire secondarie sarà data dal prodotto dell’impedenza Zeq’’ per
la corrente nominale I2n
( )
E& 2 cc = Z& eq" ⋅ I&2 n = Req" + jX eq" ⋅ I&2 n
X eq"
tgϕ cc =
Req"
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 56
Titolo: FUNZIONAMENTO IN CORTO CIRCUITO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
Pcc E 2 cc V
R eq " = 2
; E 2 cc = Z eq " I 2 n ⇒ Z eq " = = 1 cc
I 2n I 2n k * I 2n
X eq " = Z eq " 2 − R eq " 2
Pcc
Pcc % = ⋅ 100
An
Pcc
⋅ 100
Pcc % An P ⋅V Pcc ⋅ V1n Pcc
cos ϕ cc = = = cc 1n = =
V cc % V cc An ⋅ V cc V1n ⋅ I 1n ⋅ V cc I 1n ⋅ V cc
⋅ 100
V1 n
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 56
Titolo: FUNZIONAMENTO IN CORTO CIRCUITO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 56/S1
Titolo: PARALLELO DI TRASFORMATORI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
PARALLELO DI TRASFORMATORI
In alcuni impianti, per fornire sufficiente potenza
al carico, è necessario che due (o più di due)
trasformatori A e B funzionino in parallelo. Diremo
che due trasformatori sono in parallelo quando
sono collegati ad una stessa linea dalla quale
prelevano energia, e, a loro volta, forniscono
energia al carico U attraverso una stessa linea. Per
semplicità nella trattazione seguente faremo
sempre riferimento a due trasformatori. Diremo
che il funzionamento in parallelo è perfetto
quando ogni macchina fornisce alla linea una
potenza apparente proporzionale alla sua potenza
di targa. Affinché il parallelo sia perfetto devono
essere soddisfatte alcune condizioni che
analizzeremo separatamente per trasformatori
monofase e trifase e per il funzionamento a vuoto
o sotto carico.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 56/S1
Titolo: PARALLELO DI TRASFORMATORI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
PARALLELO DI TRASFORMATORI
FUNZIONAMENTO A VUOTO
Se il carico non è presente e si alimentano i trasformatori dalla linea primaria, fra le coppie di
morsetti secondari non deve essere presente alcuna differenza di potenziale in modo che non ci
siano correnti di circolazione sui due secondari. Vediamo quali condizioni devono essere
soddisfatte.
Trasformatori monofase: è necessario che siano costruiti per la stessa tensione primaria e
abbiano lo stesso rapporto di trasformazione.
Trasformatori trifase: è necessario che abbiano la stessa tensione primaria, lo stesso rapporto di
trasformazione ed appartengano allo stesso gruppo (vds la lezione n. 44).
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 56/S1
Titolo: PARALLELO DI TRASFORMATORI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
PARALLELO DI TRASFORMATORI
Nel caso in cui il parallelo non è perfetto l’opportunità di accoppiare due trasformatori in
parallelo è legata alla valutazione della corrente di circolazione a vuoto e al diverso contributo
dato da ogni macchina con riferimento alle potenze nominali. E’ comunque necessario che i due
trasformatori abbiano la stessa tensione nominale primaria, e appartengano allo stesso gruppo.
Per quanto attiene le corrente di circolazione a vuoto essa potrà essere tollerata nel caso in cui
risulti dello stesso ordine di grandezza della corrente a vuoto (circa il 10% della corrente di
pieno carico). La circolazione delle correnti a vuoto determina perdite di potenza per effetto
Joule, tale potenza è assorbita dalla rete.
Analizziamo come si ripartisce la corrente tra le due macchine facendo riferimento allo schema
riportato nella figura seguente: la tensione E02, è la tensione secondaria ai morsetti dei
trasformatori. Si ha:
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 56/S1
Titolo: PARALLELO DI TRASFORMATORI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
PARALLELO DI TRASFORMATORI
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Tel: 031/7942500-7942505 Fax: 031/7942501 - info@uniecampus.it
Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 56/S2
Titolo: TRASFORMATORI DI MISURA
Attività n°: 1
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TRASFORMATORI DI MISURA
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 56/S2
Titolo: TRASFORMATORI DI MISURA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
TRASFORMATORI DI MISURA
In condizioni ideali (assenza di cadute di tensione sugli avvolgimenti primario e secondario)
valgono le seguenti relazioni K=V1/V2 , quindi, conoscendo il rapporto di trasformazione del TV e
il valore misurato dallo strumento V2 , si risale facilmente al valore da misurare V1. Nella realtà le
cadute di tensione sugli avvolgimenti ci sono e questo comporta che la relazione scritta in
precedenza non è più vera ma, essendo K=E1/E2, ed essendo V1>E1 e V2<E2 , si ha un rapporto
di trasformazione reale che è maggiore del rapporto di trasformazione ideale pertanto nel
“risalire” dalla tensione misurata alla tensione da misurare si commette un da errore. I TV
vengono costruiti utilizzando accorgimenti costruttivi atti a ridurre le cadute di tensione sugli
avvolgimenti. I principali accorgimenti sono i seguenti: per ridurre le induttanze di dispersione L1
ed L2 occorre diminuire i flussi dispersi primario e secondario quindi si aumenta il grado di
accoppiamento tra i due circuiti. A parità di tutto l’induttanza è proporzionale al quadrato del
numero delle spire (L=N2/Rm) conviene limitarne il numero. Nel suo funzionamento deve avere
correnti piccole in modo da avere piccole cadute di tensione, in pratica nel suo normale
funzionamento deve lavorare come lavora un trasformatore di potenza “quasi” a vuoto.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 56/S2
Titolo: TRASFORMATORI DI MISURA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
TRASFORMATORI DI MISURA
TRASFORMATORI DI MISURA AMPEROMETRICI (TA)
Facoltà di Ingegneria
TRASFORMATORI DI MISURA
Vediamo gli accorgimenti per rendere più piccola possibile la I0.
Si dimostra che la corrente I0 è proporzionale alla riluttanza del nucleo magnetico (i=Rm*Φ/N1)
pertanto si realizzano nuclei magnetici toroidali e non con forma rettangolare.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 56/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI
ESERCIZIO RISOLTO 1. Un trasformatore monofase con K=5000/250 ha le seguenti
caratteristiche: R1=1,8 Ω, R2=0,005 Ω, Xd1=3,6 Ω, Xd2=0,009 Ω, I0=2 A, cosϕ0=0,2.
La macchina alimenta un carico ed assorbe dalla rete una corrente I1=30 A, con V1=5000 V e
cosϕ1=0,8 rit.
Calcolare: V2, I2 e cosϕu.
Per risolvere l’esercizio si fa forte riferimento al circuito equivalente del trasformatore reale sotto
carico. Imponiamo il fasore V1 a fase zero e utilizziamolo come riferimento per i fasori.
V&1 = 5.000 + j0
I&1 = 30 ⋅ (cos37° − jsen37°) = 24 − j18A; essendo 37° = arccos(0,8)
I&0 = 2 ⋅ (cos78° − jsen78°) = 0,4 − j1,96A; essendo 78° = arccos(0,2)
I& = I& − I& = (24 − j18) − (0,4 − j1,96) = 23,6 − j16,04
'
1 1 0
E&1 = −V&1 + Z&1 ⋅ I&1 = −(5.000 + j0) + [(1,8 + j3,6) ⋅ (24 − j18)] = −4.892 + j54 V
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 56/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI
E&
E& 2 = 1 =
(− 4 .892 + j 54 ) = −244 ,6 + j 2,7 V
K 20
V&2 = E& 2 − Z& 2 ⋅ I&2 = (− 244 ,6 + j 2,7 ) − [(0,005 + j 0,009 ) ⋅ (− 472 + j 320 )] =
= − 249 ,84 + j 0,06 V
Xu ⎛x ⎞
tg ϕ u = ⇒ ϕ u = arctg ⎜⎜ u ⎟⎟ ≅ 33 ° ⇒ cos ϕ u = 0,83 .
Ru ⎝ Ru ⎠
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 56/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZI RISOLTI
ESERCIZIO RISOLTO 2. Utilizzando lo stesso trasformatore dell’ ESERCIZIO RISOLTO 1,
calcolare V2, I ed il fattore di potenza del carico cosϕu mediante il metodo delle potenze. Si
utilizzi il circuito equivalente secondario del trasformatore.
Il circuito da prendere in considerazione è il seguente: abbiamo indicato le sezioni S1,S2 ed S3
in cui si hanno variazioni delle potenze. Procediamo dalla sezione S1 alla sezione S3.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 56/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI
Attività n°: 1
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ESERCIZI RISOLTI
P1 = PS1 = V1 ⋅ I 1 ⋅ cos ϕ1 = 5.000 ⋅ 30 ⋅ 0,8 = 120.000 W ;
Q1 = QS1 = V1 ⋅ I 1 ⋅ senϕ1 = 5.000 ⋅ 30 ⋅ 0.6 = 90.000 VAR;
A1 = AS1 = P1 + Q1 =
2 2
(120.000)2 + (90.000)2 = 150.000 VA;
P0 = V1 ⋅ I 0 ⋅ cos ϕ 0 = 5.000 ⋅ 2 ⋅ 0,2 = 2.000 W ;
Q0 = V1 ⋅ I 0 ⋅ senϕ 0 = 5.000 ⋅ 2 ⋅ 0,9 = 9.700 VAR;
A0 = P0 + Q0 =
2 2
(2.000)2 + (9.000)2 = 9.220 VA;
PS 2 = PS1 − P0 = 12.000 − 2.000 = 11.8000 W ;
QS 2 = QS1 − Q0 = 90.000 − 9.700 = 80.300 VAR;
AS 2 = PS 2 + QS 2 =
2 2
(118.000)2 + (80.300)2 = 142.730 VA;
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 56/S3
Titolo: ESERCIZI RISOLTI
Attività n°: 1
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ESERCIZI RISOLTI
E10 5.000
E 20 = = = 250 V ;
K 20
A 142.730
I 2 = s2 = = 571 A;
E 20 250
PRe q" = Req ⋅ I 2 = 0,009 ⋅ (571) = 2.934 W ;
" 2 2
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ASPETTI COSTRUTTIVI
In questa lezione studieremo gli aspetti salienti dei i trasformatori trifase. Possiamo immaginare un trasformatore
trifase come tre trasformatori monofase ognuno dei quali “trasforma” una fase del sistema. Per motivi legati alla
semplicità ed economicità della realizzazione la struttura tipica di un trasformatore è quella riportata nella figura
seguente. Si individua un unico circuito magnetico costituito da due gioghi e da tre colonne sulle quali sono
avvolti gli avvolgimenti primario e secondario delle tre fasi.
Possiamo individuare due avvolgimenti trifase quello primario e quello secondario, questi possono essere connessi
a stella o a triangolo. Esistono due terne di tensioni quella primaria coincidente con quella della rete di
alimentazione della macchina, e quella secondaria coincidente con quella della rete alimentata dal trasformatore.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 57
Titolo: ASPETTI COSTRUTTIVI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ASPETTI COSTRUTTIVI
SISTEMI DI RAFFREDDAMENTO
All’interno della macchina si hanno perdite di potenza nel ferro e nel rame, entrambe si
manifestano sotto forma di calore che in qualche modo deve essere smaltito. I trasformatori di
piccola potenza sono raffreddati per convezione dell’aria. Per potenze in cui tale fenomeno non è
sufficiente a smaltire il calore prodotto si utilizzano i sistemi descritti di seguito.
Si aumenta la superficie disperdente del calore ad esempio utilizzando delle alettature sul
cassone oppure facendo passare attraverso le alette un liquido refrigerante.
Il raffreddamento potrà essere, ad esempio naturale (N) o forzato (F).
Per quanto attiene il tipo di refrigerante si può avere ad esempio olio minerale non infiammabile
(O), L per altro liquido non infiammabile, gas (G).
Un sistema di raffreddamento molto utilizzato è il cosiddetto ONAF (cioè Olio Naturale in
movimento spontaneo e Aria Forzata attraverso l’uso di ventilatori).
Negli ultimi anni stanno prendendo piede i trasformatori inglobati in resina.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 57
Titolo: ASPETTI COSTRUTTIVI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ASPETTI COSTRUTTIVI
LA TARGA DEI TRASFORMATORI, fornisce le seguenti indicazioni:
• numero di fasi e tipo di collegamento, nel caso trifase fornisce indicazioni su come sono
collegate le fasi primarie e secondarie (stella, triangolo o zig-zag)
• gruppo di appartenenza, (vedi definizione nel seguito del corso)
• tensioni nominali primaria V1N e secondaria V2N (nel caso trifase si riferisce alle tensioni
concatenate)
• correnti nominali primaria e secondaria (per i trasformatori trifase sono le correnti di linea)
• potenza nominale, è la potenza apparente nominale resa, caso monofase AN=V2N*I2N, caso
trifase AN=√3*V2N*I2N
• fattore di potenza nominale, è il cosϕ2N
• frequenza nominale fN, in Italia fN=50 Hz
• rapporto spire
• tensione di corto circuito percentuale
• rendimento
• natura del servizio (es. servizio continuativo cioè il trasformatore può funzionare per un tempo
indefinito con tensioni/correnti nominali. Servizio ad intermittenza.)
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 57
Titolo: ASPETTI COSTRUTTIVI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ASPETTI COSTRUTTIVI
Riportiamo di seguito le espressioni da utilizzare per svolgere i calcoli su trasformatori trifase
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RAPPORTO DI TRASFORMAZIONE
Il rapporto di trasformazione trifase KT è definito come il rapporto tra le tensioni concatenate
primaria e secondaria, come vedremo esso dipende dal collegamento delle fasi. Analizziamo i
diversi casi.
Collegamento stella-stella Y/Y
Il circuito da considerare è riportato nella figura che segue. Il rapporto di trasformazione trifase
coincide con il rapporto spire, infatti:
V1 3E1 E1 N
KT = = = =K= 1
V2 3E 2 E 2 N2
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 57/S1
Titolo: COLLEGAMENTO TRA LE FASI E RAPPORTO DI TRASFORMAZIONE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
RAPPORTO DI TRASFORMAZIONE
Collegamento stella-triangolo Y/D
Il circuito da considerare è riportato nella figura a fianco. Il
rapporto di trasformazione trifase coincide con il rapporto spire
moltiplicato per √3. Questo fatto può essere usato nei casi in
cui a parità di spire primarie e secondarie è necessario avere V1 3E1 N
KT = = = 3 ⋅ K0 = 3 ⋅ 1
un rapporto di trasformazione maggiore. V2 E 2 N2
V1 E1 N
KT = = = K0 = 1
V2 E 2 N2
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 57/S1
Titolo: COLLEGAMENTO TRA LE FASI E RAPPORTO DI TRASFORMAZIONE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
RAPPORTO DI TRASFORMAZIONE
Collegamento triangolo-stella D/Y
Il circuito da considerare è riportato nella figura a
fianco. Il rapporto di trasformazione trifase coincide
con il rapporto spire diviso per √3. Questo fatto
può essere usato nei casi in cui a parità di spire
primarie e secondarie è necessario avere un
rapporto di trasformazione minore.
V1 E1 K N1
KT = = = 0 =
V2 3E 2 3 3 ⋅N 2
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 57/S1
Titolo: COLLEGAMENTO TRA LE FASI E RAPPORTO DI TRASFORMAZIONE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
RAPPORTO DI TRASFORMAZIONE
FUNZIONAMENTO IN CASO DI CARICO SQUILIBRATO
Analizziamo come il collegamento delle fasi primarie e secondarie influenza il funzionamento della
macchina nel momento in cui essa alimenta carichi squilibrati, cioè carichi che assorbono correnti
diverse sulle tre fasi. Nella trattazione che segue considereremo un carico squilibrato costituito da
una sola impedenza collegata sulla seconda fase, le fasi prima e terza non alimentano alcun
carico.
Collegamento stella con neuto-stella con
neutro Yn/Yn
Il funzionamento è possibile in quanto la
corrente I2 che circola sulla seconda fase del
secondario e si richiude sul neutro, richiama
sulla corrispondente fase primaria una corrente
I1 di reazione che si richiude anch’essa sul
neutro. Nelle fasi prima e terza del circuito
primario e secondario non circolano correnti.
Questo collegamento tra le fasi non comporta
funzionamenti “anomali”.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 57/S1
Titolo: COLLEGAMENTO TRA LE FASI E RAPPORTO DI TRASFORMAZIONE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
RAPPORTO DI TRASFORMAZIONE
Collegamento stella-stella con neutroY/Yn
Nella seconda fase del secondario circola
una corrente I2 che si richiude sul neutro,
essa richiama nella fase corrispondente
del primario una corrente di reazione Ib
che si richiude attraverso la prima e la
terza fase del primario (Ib=Ia+Ic),
queste due correnti avranno un effetto
magnetizzante. Pertanto creeranno due
flussi che faranno crescere le forze
elettromotrici sulle fasi prima e terza
dell’avvolgimento secondario. Tale
collegamento non è “consigliato”
all’interfaccia media bassa dove
l’aumento di tensione sulla prima e terza
fase si ripercuote negativamente sulle
utenze.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 57/S1
Titolo: COLLEGAMENTO TRA LE FASI E RAPPORTO DI TRASFORMAZIONE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
RAPPORTO DI TRASFORMAZIONE
Collegamento D/Yn
La corrente I2 che circola nell’unica fase
secondaria caricata richiama al primario
una corrente Ib che circolerà solamente
nella seconda fase e si richiuderà come
nella figura. Non si hanno le
sovratensioni viste per il collegamento
Y/Yn. Questo tipo di collegamento tra le
fasi è quello usato nei trasformatori posti
all’interfaccia MT/BT.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 57/S2
Titolo: GRUPPI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
GRUPPI
In questa sessione analizziamo il concetto di gruppo di appartenenza di un trasformatore.
Come abbiamo visto nel collegamento in parallelo di due (o più di due) trasformatori trifase
è necessario che essi appartengono alle stesso gruppo. Definiamo lo spostamento angolare
fra l’alta e la bassa tensione come l’angolo α compreso tra le rette uscenti dai centri N ed n
dei diagrammi delle tensioni dell’alta e della bassa tensione e passando per due vertici
omonimi. L’angolo α dipende da come sono collegate le fasi e da come sono avvolti gli
avvolgimenti sulle colonne (es. nel caso del trasformatore monofase abbiamo supposto che
il primario e il secondario fossero avvolti nello stesso verso e quindi α=0°, perciò E1 ed E2
risultano in fase.
Nei trasformatori trifase è possibile collegare le fasi primarie e secondarie o a stella o a
triangolo, inoltre possiamo avere avvolgimenti di bassa tensione e di alta tensione
appartenenti alla stessa fase avvolti nello stesso verso o in versi opposti.
Dalla tabella riportata di seguito si vede che gli angoli α possono valere 0°,150°,180°330°.
Definiamo come gruppo il numero che si ottiene dividendo α per 30° , avremo quattro
gruppi 0-5-6-11.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 57/S2
Titolo: GRUPPI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
GRUPPI
- GR UP P O “0”: con collegamento stella-stella e triangolo-triangolo e avvolgimenti nello
stesso verso, spostamento angolare di 0°;
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 57/S2
Titolo: GRUPPI
Attività n°: 1
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GRUPPI
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 57/S2
Titolo: GRUPPI
Attività n°: 1
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GRUPPI
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Lezione n°: 57/S3
Titolo: PROVA A VUOTO E PROVA IN CORTO CIRCUITO
Attività n°: 1
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Lezione n°: 57/S3
Titolo: PROVA A VUOTO E PROVA IN CORTO CIRCUITO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
cosϕ0=P0/(√3*V1*I0)
Ia=I0cosϕ0
Iμ=I0senϕ0
R0=V1/Ia
X0=V1/Iμ
Se diagrammiamo la P0 e la I0 in funzione
della V1 otteniamo le curve in figura.
Le perdite a vuoto P0 sono dell’ordine del
0,5%-2% della potenza nominale dai grandi
ai piccoli trasformatori.
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 57/S3
Titolo: PROVA A VUOTO E PROVA IN CORTO CIRCUITO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 57/S3
Titolo: PROVA A VUOTO E PROVA IN CORTO CIRCUITO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 57/S3
Titolo: IL TRASFORMATORE TRIFASE
Attività n°: 2
Facoltà di Ingegneria
MAPPA CONCETTUALE
Lo studente costruisca una mappa concettuale relativa agli argomenti trattati nel nucleo
tematico.
Si può utilizzare il programma cMap tool o creare la mappa con ausili diversi.
Coloro che lo desiderano possono inviarmi il proprio elaborato in modo da ricevere un
feedback. L’invio delle mappe deve avvenire esclusivamente tramite e-Portfolio.
Non verranno prese in considerazione elaborati copiati o scaricati da internet o realizzate da
altri studenti.
Si precisa che tale attività non verrà presa in considerazione ai fini della valutazione finale
dell'esame.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 58
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO
ESERCIZIO RISOLTO. Un trasformatore monofase con K=5000/250 ha le seguenti
caratteristiche: R1=1,8 Ω, R2=0,005 Ω, Xd1=3,6 Ω, Xd2=0,009 Ω, I0=2 A, cosϕ0=0,2.
La macchina alimenta un carico ed assorbe dalla rete una corrente I1=30 A, con V1=5000 V e
cosϕ1=0,8 rit.
Calcolare: V2, I2 e cosϕu.
Per risolvere l’esercizio si fa forte riferimento al circuito equivalente del trasformatore reale sotto
carico. Imponiamo il fasore V1 a fase zero e utilizziamolo come riferimento per i fasori.
V1 = 5.000 + j 0
I1 = 30 ⋅ (cos 37° − jsen37°) = 24 − j18 A; essendo 37° = arccos(0,8)
I0 = 2 ⋅ (cos 78° − jsen78°) = 0,4 − j1,96 A; essendo 78° = arccos(0,2)
I = I − I = (24 − j18) − (0,4 − j1,96) = 23,6 − j16,04
'
1 1 0
E1 = −V1 + Z1 ⋅ I1 = −(5.000 + j 0) + [(1,8 + j 3,6) ⋅ (24 − j18)] = −4.892 + j 54 V
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 58
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO
E 1 (− 4.892 + j 54)
E2 = = = −244,6 + j 2,7 V
K 20
V
Z u = 2 =
(− 249,84 + j 0,06) = 0,36 + j 0,24 Ω;
I2 (− 472 + j320)
Xu x
tgϕ u = ⇒ ϕu = arctg u ≅ 33° ⇒ cos ϕ u = 0,83.
Ru Ru
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 58/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 2
ESERCIZIO RISOLTO 2. Utilizzando lo stesso trasformatore dell’ ESERCIZIO RISOLTO 1,
calcolare V2, I ed il fattore di potenza del carico cosϕu mediante il metodo delle potenze. Si
utilizzi il circuito equivalente secondario del trasformatore.
Il circuito da prendere in considerazione è il seguente: abbiamo indicato le sezioni S1,S2 ed S3
in cui si hanno variazioni delle potenze. Procediamo dalla sezione S1 alla sezione S3.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 58/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 2
P1 = PS 1 = V1 ⋅ I 1 ⋅ cos ϕ1 = 5.000 ⋅ 30 ⋅ 0,8 = 120.000 W ;
Q1 = QS 1 = V1 ⋅ I 1 ⋅ senϕ1 = 5.000 ⋅ 30 ⋅ 0.6 = 90.000 VAR;
A1 = AS 1 = P1 + Q1 =
2 2
(120.000)2 + (90.000)2 = 150.000 VA;
P0 = V1 ⋅ I 0 ⋅ cos ϕ 0 = 5.000 ⋅ 2 ⋅ 0,2 = 2.000 W ;
Q0 = V1 ⋅ I 0 ⋅ senϕ 0 = 5.000 ⋅ 2 ⋅ 0,9 = 9.700 VAR;
A0 = P0 + Q0 =
2 2
(2.000)2 + (9.000)2 = 9.220 VA;
PS 2 = PS 1 − P0 = 12.000 − 2.000 = 11.8000 W ;
QS 2 = QS 1 − Q0 = 90.000 − 9.700 = 80.300 VAR;
AS 2 = PS 2 + QS 2 =
2 2
(118.000)2 + (80.300)2 = 142.730 VA;
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 58/S1
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 2
E10 5.000
E 20 = = = 250 V ;
K 20
A 142.730
I 2 = s2 = = 571 A;
E 20 250
PRe q" = Req ⋅ I 2 = 0,009 ⋅ (571) = 2.934 W ;
" 2 2
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 3
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 58/S2
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 3
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 3
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 58/S2
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 3
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 3
3 ⋅ I 2 cc
2
X eq =R eq ⋅tgϕ cc = 0,24 Ω
'' ''
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 58/S2
Titolo: ESERCIZIO RISOLTO 3
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO RISOLTO 3
(
∆V0,8 rit . = 3 ⋅ I 2 n ⋅ Req ⋅ cos ϕ u + X eq ⋅ senϕ u = 23,29 V
'' ''
)
E 20 = ∆V0,8 rit + V2 = 243,29 V
V p = K 0 ⋅ E 20 = 6.082 V
Seguire lo stesso procedimento per il carico capacitivo con cosφu = 0,8 ant.
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Corso di Laurea: #corso#
Insegnamento: #insegnamento#
Lezione n°: #lezione#
Titolo: #titolo#
Attività n°: #attività#
Facoltà di Ingegneria
AVVISO
Se lo Studente lo ritiene necessario, può inviare al docente usando l’opportuna procedura
presente nel portale (e-portfolio) lo svolgimento del/degli Esercizio/i proposto/i nella
seguente attività, per ricevere un feedback da parte del docente.
Si precisa che tale attività non inciderà in alcun modo sullo svolgimento/esito dell’esame
finale.
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1
Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 58/S3
Titolo: ESERCIZIO PROPOSTO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO PROPOSTO
Un trasformatore ha i seguenti dati di targa:
An= 5 kVA
V1n=380 V
V20=250 V
f=50 Hz
P0%=1 %
I0%=4 %
Pcc%=2 %
cosϕcc=0,45
Il trasformatore, alimentato a tensione e frequenza nominali, alimenta un carico trifase
equilibrato costituito da tre resistenze identiche R=20 Ω collegate a stella.
Determinare
la potenza P2 assorbita dal carico
la corrente I1 assorbita dal trasformatore
il rendimento μ del trasformatore
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 58/S3
Titolo: ESERCIZIO PROPOSTO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO PROPOSTO
(suggerimento: utilizzare il circuito equivalente secondario ed il metodo delle potenze.)
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 59
Titolo: ESERCIZIO PROPOSTO 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ESERCIZIO PROPOSTO 1
Un trasformatore MONOFASE IDEALE alimenta un carico di impedenza Z=2+j5 Ω, se
V1=220 V e V2 =50 V determinare l’impedenza vista dal primario.
Risultato: Z1eq=39+j97 Ω
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Corso di Laurea: #corso#
Insegnamento: #insegnamento#
Lezione n°: #lezione#
Titolo: #titolo#
Attività n°: #attività#
Facoltà di Ingegneria
AVVISO
Se lo Studente lo ritiene necessario, può inviare al docente usando l’opportuna procedura
presente nel portale (e-portfolio) lo svolgimento del/degli Esercizio/i proposto/i nella
seguente attività, per ricevere un feedback da parte del docente.
Si precisa che tale attività non inciderà in alcun modo sullo svolgimento/esito dell’esame
finale.
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1
Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE 2010
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 59/S1
Titolo: VERIFICA LEZIONI 54-58
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 60
Titolo: ASPETTI COSTRUTTIVI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ASPETTI COSTRUTTIVI
GENERALITA’
La macchina asincrona è una macchina elettrica rotante. Questa è costituita da una parte fissa,
detta statore, che contiene gli avvolgimenti induttori, e da una parte rotante, detta rotore, che
contiene gli avvolgimenti indotti. La macchina può avere un comportamento reversibile nel
senso che può funzionare sia da motore, trasformando energia elettrica in energia meccanica, e
sia da generatore, trasformando energia meccanica in energia elettrica. Nella trattazione che
segue considereremo il funzionamento da motore. Faremo particolare riferimento al motore
asincrono trifase. Il motore realizza una trasformazione di energia da elettrica, assorbita dalla
rete di alimentazione alla quale è connessa, a meccanica ceduta all’asse. Una caratteristica
importante dei motori asincroni risiede nella loro semplicità realizzativa e nella loro robustezza.
Gli utilizzi di tale sistema elettromeccanico sono svariati si pensi ai montacarichi, macchine
utensili, carri ponte etc.
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 60
Titolo: ASPETTI COSTRUTTIVI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ASPETTI COSTRUTTIVI
I simboli rappresentativi del motore asincrono trifase sono riportati di seguito. Riportiamo,
inoltre, una sezione della macchina. Individuiamo il circuito magnetico statorico, il traferro che è
uno strato di aria di spessore costante, ed il circuito magnetico rotorico. Nelle cave statoriche e
rotoriche sono alloggiati rispettivamente gli avvolgimenti induttore ed indotto.
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 60
Titolo: ASPETTI COSTRUTTIVI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ASPETTI COSTRUTTIVI
STATORE
Lo statore è la parte fissa della macchina. E’ costituito da un
pacco di lamierini impaccati tra loro e rigidamente collegato alla
carcassa. I lamierini hanno la forma di una corona circolare, sono
realizzati in ferro legato a silicio e sono isolati tra di loro. Lo
statore ha simmetria cilindrica. Al suo interno vengono realizzate
le cave che costituiscono gli alloggiamenti in cui vengono inseriti
gli avvolgimenti statorici. Le cave possono essere aperte chiuse o
semichiuse, a seconda delle azioni elettrodinamiche presenti nella
macchina. Le matasse di conduttori isolati costituiscono le fasi
statoriche, esse sono tre e possiamo immaginare che siano
sfasate di 120° fisici. Le fasi statoriche possono essere collegate a
stella o a triangolo.
Per consentire il collegamento a stella oppure a triangolo delle fasi
statoriche i sei estremi delle tre fasi sono accessibili tramite una
morsettiera posta sulla carcassa della macchina.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 60
Titolo: ASPETTI COSTRUTTIVI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ASPETTI COSTRUTTIVI
CARCASSA
Lo statore è posto all’interno della carcassa la quale
costituisce la struttura portante del motore. La
carcassa è fissata rigidamente al piano in modo da
resistere alle sollecitazioni meccaniche prodotte dal
motore stesso. Generalmente la carcassa viene
realizzata o in ghisa o in alluminio. La forma assunta
dalla carcassa è tale da favorire lo smaltimento del
calore prodotto all’interno della macchina. Sulla
carcassa è presente la morsettiera dove possiamo
effettuare il collegamento stella o triangolo.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 60
Titolo: ASPETTI COSTRUTTIVI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ASPETTI COSTRUTTIVI
ROTORE
E’ possibile costruire il rotore della macchina asincrona in
diversi modi; considereremo quelli denominati rotore avvolto,
rotore a gabbia e rotore a doppia gabbia. In tutti i casi il
rotore ha simmetria cilindrica ed è coassiale con lo statore.
Per mantenere costante il traferro il rotore è mantenuto in
opportuna posizione da un sistema di cuscinetti.
Rotore avvolto
Il rotore avvolto è costituito da un pacco di lamierini in cui vengono realizzate le cave. Per
migliorare la cifra di perdita e nello stesso tempo non avere un materiale fragile (viste le
sollecitazioni meccaniche) la percentuale di silicio è minore dell’1%. Al centro del rotore si ha l’asse
di rotazione da cui il carico preleva l’energia meccanica. Nelle cave vengono alloggiati i conduttori
isolati che costituiscono le fasi rotoriche. Esse sono tre, sono sfasate di 120° fisici e sono collegate
in cortocircuito tra loro. Nel caso in cui dovesse essere necessario variare la resistenza di fase degli
avvolgimenti rotorici, l’inizio e la fine delle fasi sono accessibili tramite un sistema di spazzole.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 60
Titolo: ASPETTI COSTRUTTIVI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ASPETTI COSTRUTTIVI
Rotore a gabbia
Il rotore a gabbia è utilizzato per motori di piccola e media potenza.
In questo tipo di rotore in ogni cava del nucleo magnetico si
inserisce una barra di rame o alluminio. Tutti gli estremi di tali barre
vengono collegate in corto circuito tramite due anelli di materiale
conduttore. La sezione delle barre ne determina la resistenza, come
vedremo meglio in seguito è desiderabile avere elevati valori di
resistenza rotorica per avere una elevata coppia motrice allo spunto
(alla partenza). Nello stesso tempo è auspicabile avere bassi valori
di resistenza rotorica in modo da ridurre le perdite per effetto joule.
Per tali motivi si perviene alla realizzazione di rotori a doppia
gabbia.
Rotore a doppia gabbia
Ogni cava contiene una sbarra esterna avente sezione ridotta (e
quindi resistenza elevata e reattanza ridotta vista la vicinanza al
traferro), ed una sbarra interna avente elevata sezione elevata (e
quindi resistenza ridotta e reattanza elevata vista la distanza dal
traferro).
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 60
Titolo: ASPETTI COSTRUTTIVI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
ASPETTI COSTRUTTIVI
TRAFERRO
Il traferro è lo spazio compreso tra lo statore ed il rotore. Tale spazio è necessario affinché il
rotore ruoti all’interno dello statore senza venirne mai a contatto. Per motori di piccola potenza
si hanno valori del traferro di 0,2 mm, per motori di grande potenza lo spessore del traferro può
arrivare a 1,5 mm.
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 60
Titolo: LA MACCHINA ASINCRONA 1
Attività n°: 2
Facoltà di Ingegneria
IL CAMPO MAGNETICO ROTANTE
In questa sessione studieremo come si genera un
campo magnetico rotante (c.m.r.) utilizzando tre
avvolgimenti sfasati tra di loro di 120° nello spazio
e percorsi da tre correnti sinusoidali sfasate di
120° tra di loro. Consideriamo il sistema riportato
nella figura di fianco in cui una bobina fissa nello
spazio è percorsa da una corrente alternata
sinusoidale. Come sappiamo dalla fisica,
all’interno del solenoide si genera un campo
magnetico alternativo di intensità H, la cui
direzione coincide con l’asse x del solenoide.
L’intensità varia in maniera sinusoidale ed il verso
si alterna invertendo in ogni semiperiodo il polo
nord ed il polo sud. H può essere ottenuto dalla
somma di due vettori rotanti D ed S. I vettori D
ed S ruotano in direzioni opposte (destra e
sinistra) a velocità angolare ω coincidente con la
pulsazione della corrente ω. S e D valgono metà
di Hmax. © 2007 Università degli studi e-Campus - Via Isimbardi 10 - 22060 Novedrate (CO) - C.F. 08549051004
Tel: 031/7942500-7942505 Fax: 031/7942501 - info@uniecampus.it
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 60
Titolo: LA MACCHINA ASINCRONA 1
Attività n°: 2
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 60
Titolo: LA MACCHINA ASINCRONA 1
Attività n°: 2
Facoltà di Ingegneria
IL CAMPO MAGNETICO ROTANTE
Notiamo che le tre componenti S1, S2 ed S3 sono uguali in modulo e sfasate di 120°, queste
danno perciò una risultante nulla. Le tre componenti D1, D2 e D3 risultano in fase, pertanto si
sommano dando luogo ad un campo risultante che ha modulo pari ad 1,5 Hmax.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 60
Titolo: LA MACCHINA ASINCRONA 1
Attività n°: 2
Facoltà di Ingegneria
IL CAMPO MAGNETICO ROTANTE
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 60/S1
Titolo: LA MACCHINA ASINCRONA 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
PRINCIPIO DI FUNZIONAMENTO
IDEA GENERALE
Abbiamo visto che un sistema induttore costituito da tre avvolgimenti sfasati nello spazio di 120°
fisici, percorsi da tre correnti sfasate di 120° elettrici, genera un c.m.r.. Se all’interno di tale
sistema inseriamo tre avvolgimenti indotti chiusi su se stessi, questi, per la legge di Faraday-
Lenz, saranno sede di tre forze elettromotrici indotte (f.e.m.i.) e, conseguentemente, di tre
correnti indotte. Le f.e.m.i. si oppongono alla causa che le ha generate, cioè alla variazione del
flusso. Si hanno così nelle fasi rotoriche tre correnti che circolando all’interno di un campo
magnetico generano coppie di forze, e si assiste alla rotazione del rotore. Il rotore “insegue” il
campo magnetico rotante con lo scopo di “raggiungerlo” (e quindi di eliminare la causa che ha
portato alla rotazione, cioè la variazione del flusso). Il rotore non raggiungerà mai il c.m.r. in
quanto se ciò avvenisse cesserebbe la causa che ha prodotto la sua rotazione. L’indotto ruota
sempre ad una velocità minore rispetto della velocità del c.m.r. (da qui il nome di asincrona).
All’equilibrio si ha una velocità relativa tra campo magnetico rotante induttore e indotto tale che
le correnti nell’indotto siano tali da sviluppare una coppia motrice necessaria a bilanciare la
coppia resistente presente all’asse. La coppia resistente a vuoto (senza carico applicato all’asse)
coincide con la coppia resistente dovuta agli attriti e alla ventilazione.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 60/S1
Titolo: LA MACCHINA ASINCRONA 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
PRINCIPIO DI FUNZIONAMENTO
Abbiamo visto che, alimentando con una terna di tensioni simmetrica tre avvolgimenti sfasati di
120° fisici, nello spazio compreso tra gli avvolgimenti si genera un c.m.r.. Tale campo magnetico
è sinusoidale. Sia n1 la velocità di rotazione del campo magnetico rotante,
60 ⋅ f ⎡ giri ⎤
n1 = ⎢⎣ min ⎥⎦ in cui
p
In dipendenza del numero di coppie polari della macchina il c.m.r. può assumere solo
determinate velocità. Ad esempio per f=50 Hz se p=1 si ha n1=3.000 giri/min, se p=2 si ha
n1=1.500 giri/min.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 60/S1
Titolo: LA MACCHINA ASINCRONA 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
PRINCIPIO DI FUNZIONAMENTO
Consideriamo cosa succede dal punto di vista di una spira del rotore che ricordiamo è chiusa in
corto circuito. La spira è interessata da un flusso sinusoidale, questo implica una forza
elettromotrice indotta sinusoidale ai suoi capi, con conseguente circolazione di corrente. Questa
corrente circola in un conduttore immerso in un campo magnetico, come abbiamo visto si hanno
due forze uguali ed opposte sui lati attivi della spira. Tali forze generano una coppia che provoca
la rotazione del rotore. Diremo che il rotore ruota con una velocità pari a n2 giri/min.
Vediamo quali sono le velocità limite assumibili dal rotore:
n1=n2 (sincronismo), tale condizione è teorica in quanto il numero di giri del rotore n2 non
può mai essere uguale al numero di giri del campo magnetico rotante n1. Infatti se ciò
accadesse verrebbe a mancare la variazione di flusso che è la causa della rotazione.
n2=0 (rotore bloccato), tale condizione è anomala e coincide con un corto circuito come
vedremo meglio in seguito.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 60/S1
Titolo: LA MACCHINA ASINCRONA 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
PRINCIPIO DI FUNZIONAMENTO
SCORRIMENTO s
Lo scorrimento s rappresenta la frazione di giro persa dal rotore per ogni giro del c.m.r.; questo è
definito come segue s=(n1-n2)/n1, s è una grandezza adimensionale.
Se lo scorrimento vale zero, (cioè il rotore non perde giri nei confronti del c.m.r.), il numero di giri al
minuto del rotore n2 è uguale al numero di giri al minuto del campo magnetico rotante n1.
Se invece lo scorrimento vale uno, (cioè il rotore perde un giro per ogni giro del c.m.r.), il numero di giri
al minuto del rotore n2 è uguale a zero, cioè il rotore è bloccato.
s=0 ⇔n1=n2 ; s=1 ⇔ n2=0
s%=s*100 esprime il numero di giri che il rotore perde per 100 giri del campo magnetico rotante.
Normalmente lo scorrimento varia da 0,8-1,3 % per macchine di grande potenza e 6-7 % per macchine
di piccola potenza.
Frequenza delle correnti rotoriche
Abbiamo visto che il rotore ruota a velocità n2=n1*(1-s) e che per ogni fase si generano una forza
elettromotrice indotta con conseguente corrente. La frequenza f2 delle grandezze rotoriche è legata alla
frequenza di alimentazione tramite lo scorrimento
f 2 ( s) = s ⋅ f1
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 60/S1
Titolo: LA MACCHINA ASINCRONA 1
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
PRINCIPIO DI FUNZIONAMENTO
Facoltà di Ingegneria
PRINCIPIO DI FUNZIONAMENTO
REAZIONE ROTORICA
Le f.e.m.i. rotoriche, essendo le fasi di quest’ultimo chiuse in corto circuito, generano tre correnti I2
che circolando nelle tre fasi rotoriche. Le tre correnti I2 generano un c.m.r. che si sovrappone al
c.m.r. induttore generato dallo statore. Il c.m.r. generato dalle tre correnti rotoriche, ruota (rispetto
al rotore) alla velocità di
60 ⋅ f1 ⋅ s
= n1 ⋅ s = n1 − n2 giri / min
P
Se sommiamo a tale velocità la velocità di rotazione propria del rotore n2 otteniamo che il c.m.r.
prodotto dalle correnti rotoriche ruota a velocità n1, cioè i due c.m.r. ruotano alla stessa velocità.
In ogni fase rotorica la circolazione della corrente genera una f.m.m. che tenderebbe a variare il
flusso preesistente Φ, ma il flusso non può variare dovendo essere soddisfatta la condizione
V1=E1=Kost*Φ. Ogni fase statorica assorbirà dalla rete di alimentazione una corrente I1’ la cui
f.m.m. annulla la f.m.m. generata dalla I2. E’ soddisfatta la seguente condizione
K1*N1*I1’=-k2*N2*I2
In effetti avviene quello che avviene nel trasformatore quando si passa dal funzionamento a vuoto
al funzionamento sotto carico.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 60/S2
Titolo: PRINCIPIO DI FUNZIONAMENTO-SCORRIMENTO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
PRINCIPIO DI FUNZIONAMENTO
IDEA GENERALE
Abbiamo visto che un sistema induttore costituito da tre avvolgimenti sfasati nello spazio di 120°
fisici, percorsi da tre correnti sfasate di 120° elettrici, genera un c.m.r.. Se all’interno di tale
sistema inseriamo tre avvolgimenti indotti chiusi su se stessi, questi, per la legge di Faraday-
Lenz, saranno sede di tre forze elettromotrici indotte (f.e.m.i.) e, conseguentemente, di tre
correnti indotte. Le f.e.m.i. si oppongono alla causa che le ha generate, cioè alla variazione del
flusso. Si hanno così nelle fasi rotoriche tre correnti che circolando all’interno di un campo
magnetico generano coppie di forze, e si assiste alla rotazione del rotore. Il rotore “insegue” il
campo magnetico rotante con lo scopo di “raggiungerlo” (e quindi di eliminare la causa che ha
portato alla rotazione, cioè la variazione del flusso). Il rotore non raggiungerà mai il c.m.r. in
quanto se ciò avvenisse cesserebbe la causa che ha prodotto la sua rotazione. L’indotto ruota
sempre ad una velocità minore rispetto della velocità del c.m.r. (da qui il nome di asincrona).
All’equilibrio si ha una velocità relativa tra campo magnetico rotante induttore e indotto tale che
le correnti nell’indotto siano tali da sviluppare una coppia motrice necessaria a bilanciare la
coppia resistente presente all’asse. La coppia resistente a vuoto (senza carico applicato all’asse)
coincide con la coppia resistente dovuta agli attriti e alla ventilazione.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 60/S2
Titolo: PRINCIPIO DI FUNZIONAMENTO-SCORRIMENTO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
PRINCIPIO DI FUNZIONAMENTO
Abbiamo visto che, alimentando con una terna di tensioni simmetrica tre avvolgimenti sfasati di
120° fisici, nello spazio compreso tra gli avvolgimenti si genera un c.m.r.. Tale campo magnetico
è sinusoidale. Sia n1 la velocità di rotazione del campo magnetico rotante,
60 ⋅ f ⎡ giri ⎤
n1 = ⎢⎣ min ⎥⎦ in cui
p
In dipendenza del numero di coppie polari della macchina il c.m.r. può assumere solo
determinate velocità. Ad esempio per f=50 Hz se p=1 si ha n1=3.000 giri/min, se p=2 si ha
n1=1.500 giri/min.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 60/S2
Titolo: PRINCIPIO DI FUNZIONAMENTO-SCORRIMENTO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
PRINCIPIO DI FUNZIONAMENTO
Consideriamo cosa succede dal punto di vista di una spira del rotore che ricordiamo è chiusa in
corto circuito. La spira è interessata da un flusso sinusoidale, questo implica una forza
elettromotrice indotta sinusoidale ai suoi capi, con conseguente circolazione di corrente. Questa
corrente circola in un conduttore immerso in un campo magnetico, come abbiamo visto si hanno
due forze uguali ed opposte sui lati attivi della spira. Tali forze generano una coppia che provoca
la rotazione del rotore. Diremo che il rotore ruota con una velocità pari a n2 giri/min.
Vediamo quali sono le velocità limite assumibili dal rotore:
n1=n2 (sincronismo), tale condizione è teorica in quanto il numero di giri del rotore n2 non
può mai essere uguale al numero di giri del campo magnetico rotante n1. Infatti se ciò
accadesse verrebbe a mancare la variazione di flusso che è la causa della rotazione.
n2=0 (rotore bloccato), tale condizione è anomala e coincide con un corto circuito come
vedremo meglio in seguito.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 60/S2
Titolo: PRINCIPIO DI FUNZIONAMENTO-SCORRIMENTO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
PRINCIPIO DI FUNZIONAMENTO
SCORRIMENTO s
Lo scorrimento s rappresenta la frazione di giro persa dal rotore per ogni giro del c.m.r.; questo è
definito come segue s=(n1-n2)/n1, s è una grandezza adimensionale.
Se lo scorrimento vale zero, (cioè il rotore non perde giri nei confronti del c.m.r.), il numero di giri
al minuto del rotore n2 è uguale al numero di giri al minuto del campo magnetico rotante n1.
Se invece lo scorrimento vale uno, (cioè il rotore perde un giro per ogni giro del c.m.r.), il numero
di giri al minuto del rotore n2 è uguale a zero, cioè il rotore è bloccato.
s=0 ⇔n1=n2 ; s=1 ⇔ n2=0
s%=s*100 esprime il numero di giri che il rotore perde per 100 giri del campo magnetico rotante.
Normalmente lo scorrimento varia da 0,8-1,3 % per macchine di grande potenza e 6-7 % per
macchine di piccola potenza.
Frequenza delle correnti rotoriche
Abbiamo visto che il rotore ruota a velocità n2=n1*(1-s) e che per ogni fase si generano una forza
elettromotrice indotta con conseguente corrente. La frequenza f2 delle grandezze rotoriche è
legata alla frequenza di alimentazione tramite lo scorrimento
f 2 ( s) = s ⋅ f1
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 60/S2
Titolo: PRINCIPIO DI FUNZIONAMENTO-SCORRIMENTO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
PRINCIPIO DI FUNZIONAMENTO
Se lo scorrimento è uguale a uno (rotore bloccato) f2(1)=f1, se invece lo scorrimento è uguale a
zero la frequenza delle grandezze rotoriche sarà f2(0)=0. Tutte le altre condizioni di
funzionamento sono comprese tra questi due estremi. Visti i bassi valori di scorrimento a cui
lavora il motore si hanno dei bassi valori della frequenza delle grandezze rotoriche. Per tale
motivo le perdite nel ferro rotoriche a regime sono trascurabili.
ESPRESSIONE DELLE FORZE ELETTROMOTRICI
Nelle tre fasi statoriche nascono tre f.e.m. indotte aventi modulo E1 e sfasamento reciproco di
120°.
E1=k1*f1*N1*Φ in cui
Φ è il flusso per polo del c.m.r., f1 è la frequenza di alimentazione del motore, N1 è il numero dei
conduttori che costituisce la fase. k1 è il fattore di Kapp (tiene in conto la distribuzione delle
spire sulla periferia dell’indotto).
Analogamente a quanto avviene per le fasi statoriche nelle tre fasi rotoriche nascono tre f.e.m.i
aventi modulo E2 e sfasamento reciproco di 120°.
Il valore efficace delle f.e.m.i nelle fasi rotoriche vale:
E2=k2*f2*N2*Φ=k2*s*f1*N2*Φ in cui i simboli hanno significato analogo a quelli dell’espressione
precedente.
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 60/S2
Titolo: PRINCIPIO DI FUNZIONAMENTO-SCORRIMENTO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
PRINCIPIO DI FUNZIONAMENTO
REAZIONE ROTORICA
Le f.e.m.i. rotoriche, essendo le fasi di quest’ultimo chiuse in corto circuito, generano tre correnti I2
che circolando nelle tre fasi rotoriche. Le tre correnti I2 generano un c.m.r. che si sovrappone al
c.m.r. induttore generato dallo statore. Il c.m.r. generato dalle tre correnti rotoriche, ruota (rispetto
al rotore) alla velocità di
60 ⋅ f1 ⋅ s
= n1 ⋅ s = n1 − n2 giri / min
P
Se sommiamo a tale velocità la velocità di rotazione propria del rotore n2 otteniamo che il c.m.r.
prodotto dalle correnti rotoriche ruota a velocità n1, cioè i due c.m.r. ruotano alla stessa velocità.
In ogni fase rotorica la circolazione della corrente genera una f.m.m. che tenderebbe a variare il
flusso preesistente Φ, ma il flusso non può variare dovendo essere soddisfatta la condizione
V1=E1=Kost*Φ. Ogni fase statorica assorbirà dalla rete di alimentazione una corrente I1’ la cui
f.m.m. annulla la f.m.m. generata dalla I2. E’ soddisfatta la seguente condizione
K1*N1*I1’=-k2*N2*I2
In effetti avviene quello che avviene nel trasformatore quando si passa dal funzionamento a vuoto
al funzionamento sotto carico.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 60/S3
Titolo: CIRCUITO EQUIVALENTE
Attività n°: 1
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CIRCUITO EQUIVALENTE
Circuito equivalente del motore asincrono
Ogni fase del motore asincrono può essere rappresentata attraverso il circuito equivalente
riportato in figura
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Lezione n°: 60/S3
Titolo: CIRCUITO EQUIVALENTE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
CIRCUITO EQUIVALENTE
Descriviamo i vari elementi che costituiscono il circuito equivalente.
•R1 ed R2 sono le resistenze degli avvolgimenti dello statore e del rotore;
•X1=ω*L1 è la reattanza di dispersione statorica che tiene conto del flusso generato dalla fase
statorica che non si concatena con il rotore;
•X2(s)=ω2(s)*L2=s*ω1*L2=s*X2(1) è la reattanza di dispersione rotorica. Siccome la pulsazione
rotorica dipende dallo scorrimento anche la reattanza dipenderà da s.
1− s
R(s ) = ⋅ R2
s
R(s) è una resistenza fittizia il cui valore dipende dallo scorrimento s e tiene in conto del carico
meccanico.
K=E1/E2(1)
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 60/S3
Titolo: CIRCUITO EQUIVALENTE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
CIRCUITO EQUIVALENTE
Quando lo scorrimento è uguale a zero, il numero di giri al minuto del campo magnetico rotante
n1 è uguale al numero di giri al minuti del rotore n2 , la resistenza variabile R(s) è infinita (il
circuito rotorico è aperto). In questa situazione si ha I2(0)=0 e I1’=0. In tale condizione di
funzionamento la corrente assorbita dalla macchina sarà I0=Ia+Iμ. Questo funzionamento è
paragonabile al funzionamento del trasformatore a vuoto.
Quando invece lo scorrimento è uguale a 1, il rotore è bloccato e la resistenza variabile R(s) è
uguale a 0 (il circuito rotorico è in corto circuito). Questo implica che I2(1) è massima, la
corrente I1’ è massima e la macchina assorbirà una corrente I1 massima. Questo funzionamento
è paragonabile al funzionamento in corto circuito del trasformatore. Le correnti negli
avvolgimenti sono dell’ordine delle 8/10 volte quelle nominali.
In condizioni di funzionamento normali la macchina assorbe dalla rete una corrente necessaria e
sufficiente affinché la coppia motrice resa all’asse bilanci la coppia resistente applicata dal carico
all’asse.
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Lezione n°: 61
Titolo: BILANCIO ENERGETICO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
BILANCIO ENERGETICO
Possiamo pervenire al bilancio energetico del motore asincrono prendendo come riferimento lo
schema riportato in figura.
Come per ogni sistema fisico è possibile definire il rendimento effettivo come rapporto tra la
potenza meccanica resa all’asse P e la potenza elettrica assorbita dalla rete Pa, η=Pr/Pa. Per un
dato motore, il valore del rendimento dipende dalla particolare condizione di funzionamento, a
piano carico per motori ad alta efficienza di grande potenza (oltre i 90 kW) può valere intorno al
95%. Il rendimento diminuisce al diminuire della potenza del motore, per motori di potenza intorno
ai 5 kW vale 88 %.
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 61
Titolo: BILANCIO ENERGETICO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
BILANCIO ENERGETICO
Descriviamo le singole potenze iniziando da quella assorbita spostandoci verso quella resa
2
3 ⋅ E1
Pfe = è la potenza elettrica dissipata nel ferro dello
R0 statore per isteresi e correnti parassite
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 61
Titolo: BILANCIO ENERGETICO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
BILANCIO ENERGETICO
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 61/S1
Titolo: FUNZIONAMENTO A VUOTO E A ROTORE BLOCCATO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 61/S1
Titolo: FUNZIONAMENTO A VUOTO E A ROTORE BLOCCATO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 61/S1
Titolo: FUNZIONAMENTO A VUOTO E A ROTORE BLOCCATO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
E (1)
I2 cc = 2
R2 + jX 2 (1)
I = I + I '
1cc 0 1
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 61/S2
Titolo: LA MACCHINA ASINCRONA 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
CARATTERISTICA MECCANICA
L’andamento della coppia motrice resa C disponibile all’asse al variare dello scorrimento
percentuale è riportato nella caratteristica meccanica del motore asincrono di seguito riportata.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 61/S2
Titolo: LA MACCHINA ASINCRONA 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
CARATTERISTICA MECCANICA
Nella figura seguente è riportata la coppia al variare della velocità di rotazione del rotore.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 61/S2
Titolo: LA MACCHINA ASINCRONA 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
CARATTERISTICA MECCANICA
Osservando le caratteristiche precedenti si nota che se allo spunto abbiamo applicata all’asse
una coppia resistente Cr inferiore alla coppia di avviamento Ca la macchina si avvierà; aumenterà
la sua velocità fino a quando si avrà uguaglianza tra coppia motrice e coppia resistente C=Cr . In
questo punto la macchina lavorerà per un tempo indefinito.
In generale, nel momento in cui si applica all’asse un carico meccanico (coppia resistente) la
macchina si porterà nella condizione di funzionamento in cui si ha uguaglianza tra la coppia
resistente e la coppia motrice. Dal punto di vista grafico data la retta della coppia resistente
(supposta costante), dove questa interseca la caratteristica meccanica si stabilisce il punto di
lavoro, rimane determinato univocamente il valore dello scorrimento.
La macchina lavora nella zona di stabilità nel momento in cui ad un aumento della coppia
resistente gli corrisponde un aumento della coppia motrice e una diminuzione della velocità. Al
contrario, nella zona di instabilità avviene che ad ogni rallentamento del motore corrisponde una
diminuzione della coppia motrice.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 61/S2
Titolo: LA MACCHINA ASINCRONA 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
CARATTERISTICA MECCANICA
Di seguito è riportata l’espressione analitica della coppia motrice in funzione dei parametri da cui
essa dipende:
2
60 ⋅ Pt 60 Pj" 60 3 ⋅ R2 ⋅ I 22 ( s ) 60 3 ⋅ R2 E 2 (1) =
C= = ⋅ = ⋅ = ⋅ ⋅
2π ⋅ n1 2π ⋅ n1 s 2π ⋅ n1 s 2π ⋅ n1 s R2 2
( ) + ( X 2 (1) )
2
s
2
3 ⋅ p ⋅ E1 s ⋅ R2 60 ⋅ f 1 E1
= ⋅ ; ( n1 = , E 2 (1) = )
2π ⋅ f 1 ⋅ m 2 R2 2 + s 2 ⋅ X 2 (1) p m
Approssimando poniamo l' uguaglianza V1 = E 1 otteniamo
3 ⋅ p ⋅ V12 s ⋅ R2
C≅ ⋅
2π ⋅ f 1 ⋅ m 2 R22 + s 2 ⋅ X 2 (1)
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 61/S2
Titolo: LA MACCHINA ASINCRONA 2
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
CARATTERISTICA MECCANICA
Notiamo che la coppia, per un dato valore di scorrimento, è proporzionale al quadrato della
tensione di alimentazione.
Il valore di coppia massima si ottiene per quel valore di scorrimento (s*) tale che la resistenza
ohmica e la reattanza dei circuiti rotorici si uguagliano s*=R22/X22(1)
Se sostituiamo nell’espressione della coppia ad s il valore di s* otteniamo:
2
3 ⋅ P V1 1
CMAX = ⋅ ⋅
2π ⋅ f1 m 2 ⋅ X 2 (1)
Il valore della coppia massima è indipendente dal valore della resistenza rotorica ma risulta
inversamente proporzionale all’induttanza di dispersione rotorica.
In effetti possiamo concludere dicendo che, variando il valore di R2 , riusciamo a traslare sull’asse
degli scorrimenti la caratteristica meccanica della macchina. Se dovesse essere utile variando
opportunamente il valore della resistenza rotorica si potrebbe avere il valore di coppia massima in
corrispondenza dello spunto (s=1). Questo consentirebbe l’avviamento in condizioni di carico
gravoso (es. un motore che deve sollevare un blocco di marmo precedentemente agganciato).
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 61/S3
Titolo: Sistemi di avviamento
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
Sistemi di avviamento
All’avviamento abbiamo visto che il motore assorbe una corrente elevata e fornisce all’asse una
coppia minore alla coppia massima. Con i sistemi di avviamento si vogliono evitare questi due
inconvenienti.
Per motori di piccola potenza si esegue l’avviamento ad inserzione diretta senza attuare alcun
accorgimento. Per motori di potenze elevate si procede come segue.
Avviamento Reostatico
Come si evince da quanto esposto in precedenza all’avviamento la macchina presenta:
elevata corrente assorbita (la macchina spunta a rotore bloccato)
bassa coppia (vedi caratteristica meccanica)
Inserendo un reostato in serie alle fasi rotoriche, si ha un aumento della resistenza che
comporta una diminuzione delle correnti ed un aumento della coppia allo spunto. L’avviamento
reostatico è indispensabile per macchine che devono partire con elevati carichi meccanici. Per
avere la coppia massima allo spunto si deve aggiungere al rotore una resistenza tale che la
resistenza complessiva del circuito rotorico ( R2+RReostato) sia uguale alla reattanza X2(1).
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 61/S3
Titolo: Sistemi di avviamento
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
Sistemi di avviamento
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 61/S3
Titolo: Sistemi di avviamento
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
Sistemi di avviamento
Motori con rotore a doppia gabbia
Le corone costituenti il nucleo magnetico rotorico si realizzano come riportato in figura.
All’avviamento la frequenza delle correnti rotoriche f2(s) è massima e pari ad f1. La gabbia interna
presenta una reattanza (e quindi un’ impedenza) molto elevata. La corrente circola esclusivamente
nella gabbia esterna. La gabbia esterna ha maggiore resistenza e minore reattanza. Il rotore
presenta all’avviamento una elevata resistenza e fornisce la coppia massima.
Man mano che il motore accelera la frequenza rotorica diminuisce, la reattanza della gabbia interna
diminuisce fino a diventare trascurabile. La corrente circolerà nella gabbia interna, che ha sezione
maggiore e quindi minore resistenza.
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 61/S3
Titolo: Sistemi di avviamento
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
Sistemi di avviamento
Avviamento stella/triangolo
Se abbiamo la necessità di ridurre la corrente allo spunto possiamo operare come segue. Se il
motore è costruito per funzionare con le fasi statoriche collegate a triangolo all’avviamento si fa
partire la macchina con le fasi statoriche collegate a stella. Questo comporta una riduzione della
tensione della fase di un fattore pari a √3 . La corrente di linea viene ridotta ad 1/3 del valore.
Esaurito lo spunto le fasi statoriche vengono collegate a triangolo.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 61/S3
Titolo: LA MACCHINA ASINCRONA 2
Attività n°: 2
Facoltà di Ingegneria
MAPPA CONCETTUALE
Lo studente costruisca una mappa concettuale relativa agli argomenti trattati nel nucleo
tematico.
Si può utilizzare il programma cMap tool o creare la mappa con ausili diversi.
Coloro che lo desiderano possono inviarmi il proprio elaborato in modo da ricevere un
feedback. L’invio delle mappe deve avvenire esclusivamente tramite e-Portfolio.
Non verranno prese in considerazione elaborati copiati o scaricati da internet o realizzate da
altri studenti.
Si precisa che tale attività non verrà presa in considerazione ai fini della valutazione finale
dell'esame.
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE 22010
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 62
Titolo: LA MACCHINA ASINCRONA 3 E VERIFICA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 62
Titolo: LA MACCHINA ASINCRONA 3 E VERIFICA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 63
Titolo: FONTI ENERGETICHE E GENERAZIONE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 63
Titolo: FONTI ENERGETICHE E GENERAZIONE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 63
Titolo: FONTI ENERGETICHE E GENERAZIONE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 63
Titolo: FONTI ENERGETICHE E GENERAZIONE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 63
Titolo: FONTI ENERGETICHE E GENERAZIONE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
GENERATORE SINCRONO
Nella quasi totalità delle applicazioni, la macchina preposta alla generazione dell’energia
elettrica è il generatore sincrono o alternatore. L’alternatore è una macchina elettrica in grado di
trasformare l’energia meccanica applicata al suo asse in energia elettrica disponibile ai suoi
morsetti. L’energia elettrica è disponibile sotto forma di una terna trifase avente valore efficace
dell’ordine di 10 kV e frequenza f=50 Hz. L’asse della macchina sincrona è rigidamente
collegato all’asse di una turbina. Esistono diversi tipi di turbina; queste si differenziano in base
alla forma di energia in ingresso; l’energia in uscita è sempre energia meccanica.
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 63/S1
Titolo: IMPIANTI FOTOVOLTAICI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
IMPIANTI FOTOVOLTAICI
LA CELLA FOTOVOLTAICA
I materiali utilizzati per la realizzazione delle celle fotovoltaiche sono gli stessi semiconduttori
usati per i componenti elettronici. Tra questi il silicio è quello più diffuso. Per ottenere un
generatore elettrico bisogna realizzare la cosiddetta giunzione P-N. I due diversi tipi di
giunzione si ottengono drogando il silicio con delle impurità costituite ad esempio da atomi di
fosforo (cinque elettroni di valenza) per il tipo N, per il tipo P si usano ed esempio atomi di boro
(tre elettroni di valenza). Se mettiamo in contatto le due giunzioni si ha una tensione. Se
facciamo investire dalla luce la giunzione si liberano cariche, dalla somma di questi due
fenomeni si ha una corrente elettrica. Le celle fotovoltaiche hanno la caratteristica tensione-
corrente riportata in figura ed esprimibile dalla seguente espressione.
Icc è un parametro della cella, esso aumenta con l’area della
giunzione e con l’irraggiamento solare, valori tipici per silicio
qV cristallino sono 30-35 mA/cm2
I = I cc − I 0 (e kT − 1) I0 è la corrente di saturazione del diodo
q è la carica dell’elettrone (1,6 *10-19 C)
K è la costante di Boltzmann (1,38*10-23 J/K)
T è la temperatura espressa in gradi Kelvin
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 63/S1
Titolo: IMPIANTI FOTOVOLTAICI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
IMPIANTI FOTOVOLTAICI
Vo è la tensione a vuoto e dipende
dal materiale, per il silicio si ha
Vo=0,5-0,6 V
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 63/S1
Titolo: IMPIANTI FOTOVOLTAICI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
IMPIANTI FOTOVOLTAICI
La caratteristica tensione corrente della cella varia con l’irraggiamento solare (W/m2) e con la
temperatura come riportato nelle figure seguenti. Notiamo che all’aumentare
dell’irraggiamento solare la corrente Icc cresce mentre la Vo rimane pressoché costante.
All’aumentare della temperatura la tensione a vuoto Vo diminuisce mentre la corrente Icc
rimane quasi costante. Dalla sovrapponiamo di questi due fenomeni si ha che la potenza
erogata dalla cella diminuisce per ogni grado di circa 0,2%-0,5%.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 63/S1
Titolo: IMPIANTI FOTOVOLTAICI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
IMPIANTI FOTOVOLTAICI
MODULI , STRINGHE e CAMPI FOTOVOLTAICI
La singola cella produce potenze basse per poter essere utilizzate in applicazioni comuni. Più
celle collegate elettricamente e assemblate meccanicamente formano un modulo. Il modulo è
l’elemento di base reperibile in commercio, esso è utilizzato per la realizzazione degli impianti
fotovoltaici. Le celle sono collegate tra loro in serie ed in parallelo. La tensione totale del
modulo è data dalla somma delle tensioni delle celle collegate in serie. La corrente totale del
modulo è data dalla somma delle correnti delle celle collegate in parallelo. Come dicevamo la
modularità è uno dei vantaggi della tecnologia fotovoltaica, più moduli collegati tra di loro in
serie formano una stringa, più stringhe collegate tra di loro in parallelo formano il cosiddetto
campo fotovoltaico. Il campo fotovoltaico è un insieme di moduli opportunamente collegati in
serie per ottenere la tensione prestabilita. Le stringhe sono collegate tra di loro in parallelo
per ottenere la potenza necessaria. Bisogna sottolineare che la tensione e la corrente in uscita
dal campo fotovoltaico sono grandezze continue.
A fine 2006 la potenza installata nel mondo ha superato i 5,7 GW. In Italia a fine 2007 la
potenza fotovoltaica installata ammontava a 60 MW.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 63/S2
Titolo: IMPIANTI EOLICI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
IMPIANTI EOLICI
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 63/S2
Titolo: IMPIANTI EOLICI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
IMPIANTI EOLICI
Le centrali eoliche usano come fonte di energia primaria quella eolica. Tale fonte è rinnovabile,
teoricamente infinita e gratuita. Gli impianti eolici sono impianti la cui produzione di energia è
estremamente aleatoria in quanto è legata alle condizioni meteorologiche dell’area in cui sono
realizzati.
Gli aerogeneratori sono costituiti da un rotore eolico che aziona un generatore elettrico. Gli
aerogeneratori più diffusi sono quelli ad asse orizzontale in cui il rotore ad elica ha
generalmente tre pale, è montato all’estremità di una navicella contenente gli organi di
trasmissione e generazione. La navicella è montata sopra una torre di altezza opportuna ed ha
la capacità di orientarsi automaticamente nella direzione del vento. Allo stato attuale le potenze
nominali degli aerogeneratori sono 2-3 MW con diametro del rotore fino a 90 m; potenze
superiori sono tipiche nelle installazioni offshore. Gli impianti eolici sono costituiti da un certo
numero di aerogeneratori posizionati in modo da sfruttare al massimo il vento. L’energia
prodotta da ogni aerogeneratore è convogliata mediante una rete di cavi interrati ad una
stazione da cui parte la linea di collegamento alla rete elettrica.
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 63/S2
Titolo: IMPIANTI EOLICI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
IMPIANTI EOLICI
Affinché un aerogeneratore inizi a produrre energia è necessario che la velocità del vento sia
compresa in un determinato range di valori generalmente compreso tra 3-5 m/sec e 12-15
m/sec. Per velocità oltre i 20-25 m/sec l’aerogeneratore è messo fuori servizio. Per quanto
riguarda il territorio italiano la mappa delle velocità medie annue del vento a 75 m sopra il
livello del terreno (o del mare) va da 3 a 9 m/sec.
Con il passare degli anni, in Italia, l’energia prodotta da fonte eolica è aumentata come
riportato nella tabella seguente. Alla fine del 2006 in Italia la potenza elettrica eolica era di
2.123 MW (dati ENEA); l’energia prodotta è stata di circa 3 TWh, pari all’1% della produzione
elettrica nazionale.
ANNO POTENZA INSTALLATA
ANTE 1995 ZERO
2000 CIRCA 500 MW
2003 CIRCA 1.000 MW
2006 CIRCA 2.100 MW
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 63/S2
Titolo: IMPIANTI EOLICI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
IMPIANTI EOLICI
PAESE POTENZA INSTALLATA (MW)
L’EOLICO NEL MONDO
GERMANIA 20.622
Alla fine del 2006 la potenza eolica
SPAGNA 11.615
mondiale ha raggiunto i 74,2 GW. La
suddivisioni tra i paesi è riportata in STATI UNITI 11.603
tabella (dati Global Wind Energy INDIA 6.270
Council). Nel 2006 l’eolico ha DANIMARCA 3.136
soddisfatto il 5% della domanda in
CINA 2.604
Germania, il 9% in Spagna quasi il
17% in Danimarca. ITALIA 2.123
Alla fine del 2007 la potenza eolica GRAN BRETAGNA 1.963
ha superato i 94 GW. PORTOGALLO 1.716
FRANCIA 1.567
RESTO DEL MONDO 11.004
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 63/S3
Titolo: CLASSIFICAZIONE DEI SISTEMI ELETTRICI
Attività n°: 1
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 63/S3
Titolo: CLASSIFICAZIONE DEI SISTEMI ELETTRICI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 63/S3
Titolo: CLASSIFICAZIONE DEI SISTEMI ELETTRICI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 63/S3
Titolo: CLASSIFICAZIONE DEI SISTEMI ELETTRICI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 63/S3
Titolo: CLASSIFICAZIONE DEI SISTEMI ELETTRICI
Attività n°: 1
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 64
Titolo: EFFETTI FISIOPATOLOGICI DELLA CORRENTE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
Nel momento in cui la corrente elettrica attraversa gli organi del corpo umano possono
verificarsi per l’uomo eventi anche mortali. La pericolosità dipende da vari fattori legati alla
corrente quali: il percorso seguito all’interno del corpo, l’intensità, la frequenza e la forma
d’onda, la durata del contatto. Vediamo i principali effetti prodotti dal passaggio della corrente
nel corpo umano:
Tetanizzazione. La contrazione dei muscoli avviene a seguito dei segnali fisiologici di natura
elettrica. Nel momento in cui c’è passaggio di corrente all’interno dei muscoli si hanno
contrazioni involontarie. Se l’impulso si ripete il muscolo si contrae fino al massimo valore e
permane in tale stato. In alcuni casi tale condizione non permette alla persona di “mollare la
presa” della parte in tensione. Per valori elevati di corrente si ha una risposta muscolare
talmente elevata da staccare il soggetto dalla sorgente.
Arresto della respirazione. La contrazione dei muscoli addetti alla respirazione e la paralisi dei
centri nervosi da cui dipende la respirazione possono portare in un tempo compreso tra i 2-3
minuti a danni irreversibili per il cervello.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 64
Titolo: EFFETTI FISIOPATOLOGICI DELLA CORRENTE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
Facoltà di Ingegneria
Zona 3. Per tutti i punti di questa zona possono aversi contrazioni muscolari, difficoltà nella
respirazione, e fibrillazione atriale
Zona 4. I punti appartenenti a questa zona possono portare a fibrillazione ventricolare, arresto
cardiaco, arresto della respirazione e gravi ustioni (… meglio evitarla!).
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 64
Titolo: EFFETTI FISIOPATOLOGICI DELLA CORRENTE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 64/S1
Titolo: CONTATTI DIRETTI E INDIRETTI
Attività n°: 1
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 64/S1
Titolo: CONTATTI DIRETTI E INDIRETTI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 64/S2
Titolo: IMPIANTO DI TERRA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
IMPIANTO DI TERRA
L’impianto di terra costituisce un mezzo per disperdere nel terreno correnti elettriche e ridurre i
rischi di elettrocuzione.
E’ necessario introdurre i concetti di tensioni di passo e contatto. La tensione di passo Vp è la
differenza di potenziale applicata tra i piedi di una persona posti alla distanza di un metro durante
il cedimento dell’isolamento. La tensione di contatto Vc è la differenza di potenziale alla quale può
essere soggetta una persona in contatto con parti simultaneamente accessibili durante il
cedimento dell’isolamento. Le tensioni di passo e contatto sono importanti negli impianti a
tensione nominale superiore ai 1.000 V.
Nello schema seguente è rappresentato un impianto di terra, possiamo individuare le diverse parti
che lo costituiscono.
Dispersore. Può essere intenzionale o di fatto. Diremo che è intenzionale quando è installato
appositamente per far parte dell’impianto di terra (ad esempio un picchetto). Diremo che è di
fatto quando è un corpo metallico in contatto con il terreno la cui installazione viene effettuata per
scopi diversi dall’impianto di terra (ad esempio i ferri di fondazione).
Gli elementi costituenti i dispersori intenzionali possono essere a picchetto, a corda a piastra ecc.
Le dimensioni minime ed i materiali sono indicati dalle norme CEI. I dispersori possono assumere
diverse configurazioni, ad anello, a maglia, a maglia con integrazione di picchetti verticali ecc. In
seguito riportiamo una tabella con le dimensioni minime per i dispersori in rame.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 64/S2
Titolo: IMPIANTO DI TERRA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
IMPIANTO DI TERRA
Conduttore di terra . E’ un conduttore normalmente non in contatto con il terreno che collega
le parti metalliche da mettere a terra con il dispersore, oppure gli elementi che costituiscono il
dispersore tra di loro. Anche in questo caso in dipendenza della tipologia dell’impianto vengono
definite le caratteristiche dei conduttori di terra. In ogni caso la loro sezione non deve essere
inferiore a 16 mm2 se sono realizzati in rame. Nella posa dei conduttori di terra si debbono
prendere precauzioni atte a evitare danni meccanici e fenomeni di corrosione. Nella tabella
seguente riportiamo le sezioni minime dei conduttori di terra.
Collettore. E’ un punto in cui vengono collegati tra di loro il conduttore di terra e tutti i
conduttori di protezione.
Conduttori di protezione (PE). A tali conduttori vanno collegate tutte le masse (parti metalliche
che normalmente non sono in tensione ma a seguito di un cedimento dell’isolamento possono
entrare in tensione). Anche per i conduttori di protezione le norme CEI indicano le sezioni
minime in relazione alla tipologia dell’impianto. Nella seguente tabella riportiamo tali sezioni
minime che dipendono della sezione dei conduttori di fase.
Collegamenti equipotenziali. Sono impiegati per mantenere al potenziale di terra le masse e le
masse estranee. Le norme CEI stabiliscono le dimensioni minime.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 64/S2
Titolo: IMPIANTO DI TERRA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
IMPIANTO DI TERRA
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 64/S2
Titolo: IMPIANTO DI TERRA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
IMPIANTO DI TERRA
Sezioni minime dei conduttori di terra
Conduttore di fase (mm2) Conduttore di protezione (mm2)
S≤16 Sp=S
16≤S≤35 16
S>35 Sp=S/2
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 64/S2
Titolo: IMPIANTO DI TERRA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
IMPIANTO DI TERRA
Dimensioni minime dei dispersori
Nastro Spessore mm 3
Sezione mm2 50
Per posa nel Tondino sezione 35
terreno Conduttore Diametro filo 1,8
cordato elementare
mm
Sezione corda 35
mm2
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 64/S2
Titolo: IMPIANTO DI TERRA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
IMPIANTO DI TERRA
Di seguito è riportato un esempio di impianto di terra per un edificio civile.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 64/S3
Titolo: ALTRI SISTEMI DI PROTEZIONE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 64/S3
Titolo: ALTRI SISTEMI DI PROTEZIONE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
Facoltà di Ingegneria
Per il sistema SELV nel momento in cui si ha un difetto di isolamento il circuito di guasto
non si chiude, la corrente non può circolare. Nel sistema PELV la corrente si richiude
attraverso il collegamento a terra del secondario; la non pericolosità deriva dalla tensione
ridotta.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 65
Titolo: TRASMISSIONE E DISTRIBUZIONE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
TRASMISSIONE E DISTRIBUZIONE
Per comprendere la struttura dei sistemi elettici conviene fare riferimento al seguente schema.
In effetti il sistema elettrico reale ha una conformazione a maglia e contiene diversi componenti
di ogni tipo, tutti i componenti sono interconnessi tra di loro.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 65
Titolo: TRASMISSIONE E DISTRIBUZIONE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
TRASMISSIONE E DISTRIBUZIONE
Notiamo che sono presenti diversi livelli di tensione, analizziamo i motivi che hanno portato a
tale scelta:
L’isolamento delle macchine e delle apparecchiature è proporzionale alla tensione. Gli
alternatori sono macchine con parti rotanti, hanno tensioni relativamente basse dell’ordine
dei 2-3 kV. I trasformatori non hanno parti in movimento per cui è più semplice isolarle, per
tale ragione si raggiungono livelli di tensione elevati (380 kV).
A parità di potenza apparente da trasportare (A=√3*V*I) conviene utilizzare tensioni elevate
con conseguenti correnti ridotte. Questa scelta implica minori sezioni dei conduttori e minore
peso degli stessi (struttura ridotta dei sostegni).
Sicurezza delle persone; è consigliabile tenere bassi i livelli di tensione nelle parti di impianto
accessibili alle persone (220/380 V)
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 65
Titolo: TRASMISSIONE E DISTRIBUZIONE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
TRASMISSIONE E DISTRIBUZIONE
Stazioni di trasformazione primaria (S1 ed S2)
Le stazioni di trasformazione primaria S1 sono impiegate per innalzare il livello di tensione da
quello prodotto dagli alternatori (massimo 30 kV) al livello di trasmissione 220/380 kV.
Le stazioni di trasformazione S2 abbassano la tensione dal livello di trasmissione al livello di sub
trasmissione (120/150 kV).
In entrambi i casi il cuore delle stazioni è costituito dai trasformatori che ricevono energia alla
tensione primaria e la innalzano nelle stazioni tipo S1 o la riducono nelle stazioni tipo S2.
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Lezione n°: 65
Titolo: TRASMISSIONE E DISTRIBUZIONE
Attività n°: 1
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TRASMISSIONE E DISTRIBUZIONE
Si noti il
collegamento
elettrico alla linea
AT (150 kV). Il
collegamento
elettrico avviene
attraverso tre
conduttori
collegati in
derivazione alla
linea a 150 kV .
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Lezione n°: 65
Titolo: TRASMISSIONE E DISTRIBUZIONE
Attività n°: 1
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TRASMISSIONE E DISTRIBUZIONE
I conduttori di AT vengono collegati al trasformatore MT/BT attraverso un sistema capace di
provvedere all’isolamento, al sezionamento ed alla protezione.
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Lezione n°: 65
Titolo: TRASMISSIONE E DISTRIBUZIONE
Attività n°: 1
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TRASMISSIONE E DISTRIBUZIONE
In figura sono mostrate le quattro linee
in MT a 20 kV in partenza dalla
stazione.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 65/S1
Titolo: LINEE ELETTRICHE AT-MT
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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L’immagine mostra un
conduttore per linee in AT.
E’ possibile individuare
l’anima centrale in acciaio ed
i conduttori in alluminio.
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 65/S1
Titolo: LINEE ELETTRICHE AT-MT
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 65/S1
Titolo: LINEE ELETTRICHE AT-MT
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 65/S1
Titolo: LINEE ELETTRICHE AT-MT
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 65/S1
Titolo: LINEE ELETTRICHE AT-MT
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 65/S1
Titolo: LINEE ELETTRICHE AT-MT
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 65/S1
Titolo: LINEE ELETTRICHE AT-MT
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
SEZIONATORE
INTERRUTTORE
INTERRUTTORE AUTOMATICO
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 65/S1
Titolo: LINEE ELETTRICHE AT-MT
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 65/S2
Titolo: COSTANTI ELETTRICHE DELLE LINEE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 65/S2
Titolo: COSTANTI ELETTRICHE DELLE LINEE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 65/S2
Titolo: COSTANTI ELETTRICHE DELLE LINEE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 65/S2
Titolo: COSTANTI ELETTRICHE DELLE LINEE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 65/S2
Titolo: COSTANTI ELETTRICHE DELLE LINEE
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 65/S3
Titolo: IMPIANTI ELETTRICI 3
Attività n°: 1
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 65/S3
Titolo: IMPIANTI ELETTRICI 3
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 65/S3
Titolo: IMPIANTI ELETTRICI 3
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 65/S3
Titolo: IMPIANTI ELETTRICI 3
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 66
Titolo: CAVI E CARICHI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
CAVI E CARICHI
In questa lezione studieremo i cavi in bassa tensione e le apparecchiature in grado di effettuarne la
protezione.
Per piccole utenze (potenze massime dell’ordine dei 100-200 kW) la fornitura avviene in corrente
alternata trifase a 50 Hz in bassa tensione. Le utenze civili in genere sono alimentate a 230 V ed
assorbono da 1,5 a 4,5 kW. Lo schema generale di un impianto in bassa tensione è riportato nella
figura seguente. Si noti che il quadro generale alimenta un certo numero di quadri di zona che a
loro volta alimentano i quadri locali, a valle di questi ultimi ci sono gli utilizzatori.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 66
Titolo: CAVI E CARICHI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
CAVI E CARICHI
CLASSIFICAZIONE DEI CAVI IN BT
Una prima distinzione riguarda il tipo di isolante usato, i tipi più diffusi sono i cavi isolati in PVC o in
gomma. Un’ulteriore distinzione riguarda il numero delle anime (conduttore+isolante), possono
essere unipolari, bipolari, tripolari o multipolari. Le caratteristiche distintive dei cavi sono:
• la tensione nominale,
• la portata, che rappresenta la massima corrente che può circolare in ogni conduttore in
determinate condizioni di posa senza che la temperatura dell’isolante superi quella ammissibile
• la temperatura massima di corto circuito, cioè il valore massimo di temperatura ammissibile
dall’isolante in seguito a corrente di corto circuito circolante per il tempo necessario affinché
intervenga il dispositivo di protezione.
Altre caratteristiche riguardano il comportamento nei confronti di propagazione della fiamma,
propagazione dell’incendio, resistenza al fuoco ed emissione di gas e fumi.
I cavi vengono designati con sigle alfanumeriche, ad esempio la sigla N07V-K indica un cavo N
Nazionale - 07 con tensione nominale 450/750 V - V isolato in polivinilcloruro - K corda flessibile
per installazione fissa. La sigla N1VV-K indica un cavo N nazionale - 1 con tensione nominale 1000
V - V isolato in PVC - V con guaina in PVC - K corda flessibile.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 66
Titolo: CAVI E CARICHI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
CAVI E CARICHI
Riportiamo alcune caratteristiche per tre tipi di cavo molto diffusi negli impianti in BT
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 66
Titolo: CAVI E CARICHI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
CAVI E CARICHI
PORTATA DEI CAVI (IZ)
I cavi elettrici hanno una loro resistenza R, nel momento in cui vengono attraversati da una
corrente I si ha una dissipazione di potenza per effetto Joule P=RI2. Tale potenza deve essere
dissipata sotto forma di calore. In pratica si deve creare una condizione di equilibrio termico in cui il
calore prodotto dal passaggio della corrente deve essere smaltito. La portata di un cavo è
influenzata da diversi fattori quali la sezione, il tipo di materiale conduttore, la temperatura
ambiente, le caratteristiche dell’isolante, il tipo di posa (in aria, interrati,in tubo, in canali etc), il
numero di conduttori del cavo o cavi adiacenti. Le portate dei cavi per le diverse condizioni sono
tabellate, di seguito riportiamo alcune tabelle per le tipologie di cavo più diffuse.
Calcolo di progetto e verifica.
Per ogni linea è necessario determinare, in funzione delle specifiche di ingresso, la sezione, il tipo di
cavo, le modalità di posa ed ogni dettaglio necessario. Il calcolo di verifica consiste nel controllare
che ogni conduttura possegga determinati requisiti e soddisfi ai vincoli prefissati. Un criterio molto
utilizzato in fase di progettazione di linee in BT in cavo è quello della caduta di tensione
ammissibile. La norma CEI 64-8, che riguarda gli impianti utilizzatori fino a 1000 V in corrente
alternata, impone che la caduta di tensione tra il punto di alimentazione e qualunque utilizzatore
dell’impianto sia inferiore al 4% della tensione nominale dell’impianto stesso.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 66
Titolo: CAVI E CARICHI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
CAVI E CARICHI
CAVI tipo N07V-K
Numero Sez ione Diametro Spes s ore medio Diametro es terno Pes o Res is tenz a Res is tenz a Portata (A ) c on
is olante indic ativ o di indic ativ o del is olamento temp. amb. di
c onduttori nominale indic ativ o produz ione c av o a 20°C a 70°C min. 30 ° C c av
c onduttore in tubo in aria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 66
Titolo: CAVI E CARICHI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
CAVI E CARICHI
CAVI tipo N1VV-K
Numero c onduttor i Sez ione Diametro Spes s or e Diametr o Res is tenz a Pes o Portate di c orr ente ( A )
nominale indic ativ o medio es ter no 20°C indic ativ o c on temperatura
c onduttor e is olante indic ativ o di del c av o
produz ione ambiente
30 °C in t u b o o
in a ria 2 0 °C int e rra t o
1 .0 5 1 .0 6 0 .0 8 1 2 .1 5 1 3 .0 3 217 15 18
2 .0 5 2 0 .0 8 1 3 .0 7 0 ,3 5 9 7 2 2 288 20 24
4 2 .0 6 1 1 5 .0 7 0 ,2 3 2 6 3 9 392 27 31
6 3 .0 4 1 1 6 .0 9 3 .0 3 488 34 39
10 4 .0 6 1 1 9 .0 8 0 ,1 0 4 8 6 1 728 46 52
16 5 .0 7 1 2 2 .0 3 1 .2 1 1000 62 67
4x 25 6 .0 9 1 .0 2 2 6 .0 4 .0 0 0 ,0 5 4 1 6 7 1446 80 86
3x35 + 1x25 8 .0 1 1 .0 2 2 9 .0 3 .0 0 1808 0 ,3 8 4 7 2 2 111 109
3x50 + 1x25 9 .0 8 1 .0 4 3 4 .3 6 .0 0 2416 0 ,2 6 8 0 5 6 135 127
3x70 + 1x35 1 1 .0 6 1 .0 4 3 8 .9 4 3227 0 ,1 8 8 8 8 9 172 157
3x95 + 1x50 1 3 .0 3 1 .0 6 4 3 .8 3 4277 0 ,1 4 3 0 5 6 207 190
3x120 + 1x70 1 5 .0 1 1 .0 6 4 8 .8 1 5337 0 ,1 1 1 8 0 6 255 231
3x150 + 1x95 1 6 .0 8 1 .0 8 5 3 .0 4 .0 0 6627 0 ,0 8 9 5 8 3 308 287
3x185 + 1x95 1 8 .0 6 2 5 7 .0 3 .0 0 7768 0 ,0 7 3 6 1 1 365 348
3x240 + 1x150 2 1 .0 4 2 .0 2 6 5 .0 3 .0 0 10224 0 ,5 5 6 2 5 400 381
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 66
Titolo: CAVI E CARICHI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
CAVI E CARICHI
DETERMINAZIONE DEL CARICO CONVENZIONALE
Per ogni linea elettrica dell’impianto è necessario stabilire la potenza convenzionale Pc e la
corrente d’impiego Ib in modo da poter determinare la portata e quindi la sezione del
conduttore da utilizzare. La corrente assorbita dipende dalla natura del carico e dalla sua
potenza. Per valutare la potenza convenzionale è importante introdurre i seguenti coefficienti.
Coefficiente di utilizzazione. In generale, non è vero che un utilizzatore assorbe la sua potenza
nominale. Si pensi ad esempio al motore dell’ascensore, in condizioni di funzionamento normali,
non assorbe quasi mai la potenza nominale ma assorbe una potenza di valore minore. Di
questo fatto si tiene conto tramite un coefficiente di utilizzazione Ku≤1.
Coefficiente di contemporaneità. In effetti non è vero che tutte le parti costituenti un carico
assorbano contemporaneamente potenza. Si pensi alla linea luce in un appartamento,
supponiamo che la linea alimenti dieci lampade da 25 W cadauna; non tutte le lampade
saranno utilizzate contemporaneamente, allora si introduce un coefficiente di contemporaneità
Kc≤1.
La potenza convenzionale Pc si ottiene considerando entrambi i coefficienti. La corrente
convenzionale è il valore efficace della corrente da considerare nella scelta dei componenti della
linea.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 66
Titolo: CAVI E CARICHI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
CAVI E CARICHI
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 66
Titolo: CAVI E CARICHI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
CAVI E CARICHI
SOVRACORRENTE E CORTO CIRCUITO
Per un dato circuito oltre alle normali condizioni di funzionamento ne esistono alcune “anomale”
che è importante eliminare nel minor tempo possibile.
Una sovracorrente è una corrente superiore alla portata del cavo. A causa della sovracorrente la
temperatura del cavo salirà, l’isolante sarà sollecitato maggiormente, come conseguenza la vita
del cavo (legata fortemente alla vita dell’isolante) sarà ridotta. Le cause che portano un circuito
ad assorbire una sovracorrente possono essere molteplici, le durate in cui le sovracorrenti
persistono possono essere elevate.
Il cortocircuito è una particolare condizione di guasto. Si ha un corto circuito nel momento in
cui, due punti di un circuito a diverso potenziale vengono in contatto tra di loro senza che vi sia
interposta alcuna impedenza. La corrente che ne deriva è costituita da due componenti: una
componente simmetrica, ottenibile dalla nuova condizione di funzionamento, ed una
componente asimmetrica, decrescente esponenzialmente a causa delle induttanze presenti nel
circuito. E’ fondamentale conoscere la corrente presunta di corto circuito nei diversi punti
dell’impianto. Nel punto di consegna dell’energia tale valore può essere richiesto all’ente
distributore, in genere non supera i 4,5 kA per forniture monofase ed i 6 kA per forniture
trifase.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 66/S1
Titolo: IMPIANTI ELETTRICI 4
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
RELE’
Sono dispositivi capaci di pilotare l’apertura di un interruttore. Possono essere distinti in
relazione alla grandezza a cui sono “sensibili”, voltmetrici, amperometrici , wattmetrici ecc. Altra
classificazione riguarda il valore della grandezza agente, distinguiamo relè di massima che
interviene quando la grandezza agente supera un determinato valore, relè di minima etc.
Ulteriore classificazione riguarda il tipo di azione svolta: relè ad azione diretta, possiede un
organo mobile che agisce direttamente sul dispositivo comandato. Relè ad azione indiretta,
interviene sul dispositivo comandato non direttamente ma mediante un altro meccanismo etc.
RELE’ TERMICO
Abbiamo visto che in alcune condizioni di funzionamento può essere presente in linea una
corrente maggiore rispetto a quella considerata come nominale Ib. E’ necessario prevedere la
protezione della linea in quanto l’aumento di corrente provoca un aumento della temperatura
con conseguente degrado dell’isolante. Un’apparecchiatura in grado di soddisfare questa
esigenza è il relè termico. Tale relè è provvisto di un dispositivo di sgancio sensibile alla
temperatura.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 66/S1
Titolo: IMPIANTI ELETTRICI 4
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 66/S1
Titolo: IMPIANTI ELETTRICI 4
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
CARATTERISTICA DI INTERVENTO
A parità di temperatura ambiente il
relè termico ha una caratteristica di
intervento a tempo inversa. Fino a
quando nel circuito la corrente è
minore o uguale alla corrente
nominale del relè IN non si ha
apertura del circuito. Per valori
superiori di corrente l’apertura avviene
in tempi sempre minori all’aumentare
della corrente. Questo dispositivo si
presta alla protezione delle linee dalle
sovracorrenti (correnti superiori alle
correnti di normale esercizio che si
protraggono nel tempo).
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 66/S1
Titolo: IMPIANTI ELETTRICI 4
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
RELE’ MAGNETICO
In alcune condizioni di funzionamento può essere presente in linea una corrente di molto
maggiore rispetto a quella di impiego Ib, ad esempio decine di volte maggiore. E’ necessario
prevedere la protezione della linea in quanto l’aumento di corrente provoca un aumento della
temperatura con conseguente degrado dell’isolante. Si possono presentare, inoltre, fenomeni
legati ad azioni elettrodinamiche che portano al danneggiamento fisico delle apparecchiature.
Possono esserci, inoltre, inneschi di incendio con le conseguenze derivanti. Un’apparecchiatura
in grado di aprire il circuito in caso di correnti di corto circuito è il relè magnetico. Tale relè è
provvisto di un dispositivo di sgancio sensibile alla corrente. Per comprendere il principio di
funzionamento facciamo riferimento allo schema riportato nella figura seguente. Si ha un
elettromagnete fisso E ed un nucleo magnetico mobile NM. Per correnti Ib di valore “normale” la
molla antagonista tiene i contatti C aperti (F1) ed il circuito rimane chiuso. Nel momento in cui
la corrente assume valori “elevati” la forza di attrazione magnetica F2, vincendo la resistenza
elastica della molla, attrae il nucleo mobile provocando la chiusura dei contatti C e la
conseguente apertura del circuito.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 66/S1
Titolo: IMPIANTI ELETTRICI 4
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
Il relè magnetico ha la caratteristica di intervento riportata nella seguente figura. Si noti che
l’apertura del circuito avviene praticamente istantaneamente nel momento in cui la corrente
supera il valore della corrente di soglia Is. Questa caratteristica è fondamentale per la
protezione di linee ed apparecchiature dalle correnti di corto circuito.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 66/S1
Titolo: IMPIANTI ELETTRICI 4
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 66/S1
Titolo: IMPIANTI ELETTRICI 4
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
RELE’ MAGNETO-TERMICO
Se nello stesso apparecchio fondiamo un relè termico ed un relè magnetico otteniamo un relè
magneto-termico. Nella figura seguente è riportata la caratteristica di intervento di un
interruttore magneto-termico di tipo B, adatto a quasi tutte le applicazioni civili ed industriali.
Osservandola si desume che per correnti “non troppo elevate” (3-4 IN) interviene la protezione
termica. Per correnti “elevate” (>6-7 IN) interviene in tempi brevissimi la protezione magnetica.
In commercio esistono interruttori dotati di relè magneto-termico tali da soddisfare
praticamente tutte le esigenze impiantistiche.
Le caratteristiche fondamentali degli interruttori automatici sono le seguenti:
• tensione nominale è il valore di tensione a cui sono riferite le prestazioni dell’interruttore;
• corrente nominale è il valore di corrente che l’interruttore può condurre in determinate
condizioni;
• potere nominale di interruzione è il massimo valore efficace della componente simmetrica
della corrente di corto circuito.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 66/S1
Titolo: IMPIANTI ELETTRICI 4
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 66/S1
Titolo: IMPIANTI ELETTRICI 4
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 66/S2
Titolo: PROTEZIONE DEI CAVI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 66/S2
Titolo: PROTEZIONE DEI CAVI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 66/S3
Titolo: FUSIBILI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
FUSIBILI
Un fusibile è un dispositivo in grado di proteggere un circuito dalle sovracorrenti e/o dalle
correnti di corto circuito. questo è costituito essenzialmente da un conduttore a basso punto di
fusione alloggiato in un contenitore isolante. Nel momento in cui il calore prodotto dal
passaggio della corrente per effetto Joule supera il punto di fusione, il conduttore si fonde e si
interrompe il passaggio di corrente. Chiaramente il tempo in cui avviene l’apertura del circuito è
inversamente proporzionale al valore della corrente che attraversa il fusibile. Nella pratica si
hanno delle cartucce che contengono l’elemento fusibile che dovranno essere sostituite una
volta che il fusibile è intervenuto (fondendosi). La caratteristica di intervento è molto simile a
quella del relè termico. Possiamo dividere il piano in due zone, la zona F è quella di sicura
fusione, la zona S è quella in cui l’intervento della protezione non è necessario.
I dati di targa dei fusibili sono i seguenti:
• la corrente nominale (portata), è la massima corrente che può attraversarlo senza fonderlo;
• la tensione nominale che deve essere non inferiore alla tensione di esercizio della linea da
proteggere;
• il potere nominale di interruzione definito come per gli interruttori;
• la forma d’onda della corrente.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 66/S3
Titolo: FUSIBILI
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
FUSIBILI
Il simbolo grafico del fusibile è il seguente:
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 67
Titolo: CABINE MT/BT STRUTTURA ED IMPIANTO DI TERRA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
Facoltà di Ingegneria
La cabina è una costruzione e per tale motivo è soggetta a concessione edilizia. Le indicazioni
urbanistiche ed edilizie sono contenute nel regolamento edilizio locale. Possono essere
prefabbricate in calcestruzzo armato vibrato, in calcestruzzo armato o in mattoni pieni.
Nella progettazione, e quindi nella realizzazione, devono essere presi in considerazione i
seguenti punti: la resistenza al fuoco (REI 60), le vie di fuga, la segnaletica, l’illuminazione, la
ventilazione (naturale o forzata), la raccolta dell’olio dei trasformatori.
Nella figura seguente riportiamo una pianta per una generica cabina.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 67
Titolo: CABINE MT/BT STRUTTURA ED IMPIANTO DI TERRA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 67
Titolo: CABINE MT/BT STRUTTURA ED IMPIANTO DI TERRA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
IMPIANTO DI TERRA
Per garantire la sicurezza delle persone è necessario limitare le tensioni di contatto al valore
ammissibile VTP. VTP è legato al tempo di eliminazione del guasto. Inoltre, è necessario limitare
le tensioni di passo a valori ammissibili VSP, la norma ha stabilito che VSP=3VTP.
Il distributore deve comunicare all’utente il valore della corrente convenzionale di guasto a terra
IFC ed il tempo tF impiegato per interromperla. In genere (per reti a neutro compensato) la
corrente convenzionale di guasto a terra vale IFC=50 A (a 20 kV) con tF>10 sec. L’impianto di
terra dell’utente deve essere dimensionato tenendo presenti tali valori.
Se consideriamo una rete a 20 kV con IFC=50 A e tF>10 sec. se VTP = 75 V (valore tabellato e
dipendente dal tempo di eliminazione del guasto) si ha che una resistenza di terra RE≤VTP/IFC Ω
è sufficiente a garantire la sicurezza.
In genere si realizza un impianto di terra unico per la media e per la bassa tensione. Per
aumentare la sicurezza delle persone si può ridurre il valore della resistenza di terra RE usando i
dispersori naturali ad esempio i ferri di fondazione. Se all’impianto di terra viene collegato il
neutro si realizza un sistema TN.
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 67
Titolo: CABINE MT/BT STRUTTURA ED IMPIANTO DI TERRA
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
Facoltà di Ingegneria
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 67/S1
Titolo: CABINA MT/BT SCHEMA ELETTRICO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 67/S1
Titolo: CABINA MT/BT SCHEMA ELETTRICO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 67/S1
Titolo: CABINA MT/BT SCHEMA ELETTRICO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
Facoltà di Ingegneria
SCHEMA ELETTRICO
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 67/S1
Titolo: CABINA MT/BT SCHEMA ELETTRICO
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
Facoltà di Ingegneria
Sezionatore tripolare in aria con coltelli di terra interbloccati con quelli di linea. Tensione nominale
VN=24 kV, corrente nominale 400 A (minimo valore commerciale superiore a I1N), corrente
ammissibile di breve durata 12,5 kA (>Icc1)
Interruttore tripolare in SF6 V1N=24 kV, IN=630 A (minimo valore commerciale superiore ad I1N),
potere d’interruzione nominale 16 kA (>Icc1)
Interruttore lato BT
Interruttore quadripolare in aria, tipo scatolato, IN=800 A (>I2N), potere di interruzione 50 kA
(>Icc2).
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 67/S2
Titolo: QUADRI ELETTRICI MT
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
QUADRI ELETTRICI MT
In questa sessione di studio considereremo un esempio di quadro MT, vedremo alcuni
particolari costruttivi. I quadri MT trovano applicazione nelle cabine MT/BT, in genere hanno
una struttura modulare. Nell’esempio che segue considereremo un quadro isolato in aria avente
le apparecchiature interne isolate in SF6.
Caratteristiche elettriche
• tensioni nominali fino a 24 kV
• corrente nominale di breve durata fino a 25 kA × 1 sec.
• corrente d’esercizio nominale delle derivazioni fino a 630 A
• corrente d’esercizio nominale della sbarra fino a 1250 A
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 67/S2
Titolo: QUADRI ELETTRICI MT
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
QUADRI ELETTRICI MT
L’installazione dei quadri MT
può avvenire o a muro o stand-
alone. Riportiamo una vista
laterale
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 67/S2
Titolo: QUADRI ELETTRICI MT
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
QUADRI ELETTRICI MT
Installazione a muro o stand-alone
vista dall’alto
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 67/S2
Titolo: QUADRI ELETTRICI MT
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
QUADRI ELETTRICI MT
Interruttore sottovuoto
• interruttore estraibile, isolato in aria
• poli dell’interruttore disposti in sequenza
• comando separato posto sul fronte della
porta MT
• larghezza 750 mm, profondità 1080 mm
• correnti 630 A/1250 A
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 67/S2
Titolo: QUADRI ELETTRICI MT
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
QUADRI ELETTRICI MT
Sezionatore a tre posizioni
• Incapsulatura metallica, esente da manutenzione e isolata in gas
• funzioni di sezionatore sottocarico e sezionatore di terra
• Posizioni di manovra: ON-OFF-TERRA, correnti fino a 1250 A
Funzioni
• Interrompere e sezionare sotto carico, comando a molla con leva
ad innesto o comando manuale mediante leva
Interblocchi
• Apertura della protezione inferiore del pannello e del coperchio
del vano cavi solo in posizione di “TERRA“
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Lezione n°: 67/S2
Titolo: QUADRI ELETTRICI MT
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
QUADRI ELETTRICI MT
Sbarre
• protezione contro i contatti mediante incapsulatura
metallica
• vano per sbarre blindato
• esecuzione unipolare, avvitabile da pannello a pannello
• correnti da 630 A fino a 1250 A
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Lezione n°: 67/S2
Titolo: QUADRI ELETTRICI MT
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
QUADRI ELETTRICI MT
Fusibili
• Fusibile HRC secondo DIN 43 625 (dimensioni standard);
esecuzione secondo VDE 0670 parte 4/IEC 60 282
• Requisiti secondo IEC 60 420 combinazione di un fusibile HRC
con sezionatore a tre posizioni
• Sostituzione di fusibile possibile solo con derivazione collegata
a terra
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 67/S3
Titolo: QUADRI ELETTRICI BT
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
QUADRI ELETTRICI BT
Un quadro elettrico è un componente dell’impianto
costituito da un involucro contenente le
apparecchiature di protezione, manovra, comando,
regolazione e misura. Le norme CEI 17-13
prevedono che ogni quadro sia identificato tramite
una targa (in figura in alto a destra) in cui siano
indicati il costruttore, il tipo ed altre informazioni. I
quadri svolgono funzioni diverse, esistono quadri di
distribuzione, quadri di comando e regolazione. I
quadri di distribuzione contengono prevalentemente
interruttori. Tali quadri consentono di smistare una
linea in arrivo su diverse linee in partenza. Le linee
in partenza sono protette e sezionabili. I quadri di
comando e regolazione contengono tutti gli
apparecchi (quali contattori, relè ecc.) necessari per
il funzionamento di una unità operatrice, si pensi ad
esempio ai quadri di bordo macchina per le
macchine utensili.
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 67/S3
Titolo: QUADRI ELETTRICI BT
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
QUADRI ELETTRICI BT
I quadri elettrici BT costituiscono un
componente fondamentale per gli
impianti di distribuzione. In generale tutti
i carichi dell’impianto elettrico sono
connessi al quadro generale o
direttamente o attraverso quadri
interposti.
Facoltà di Ingegneria
QUADRI ELETTRICI BT
Per comprendere meglio l’argomento oggetto della presente sessione, prendiamo come
esempio la parte riguardante i quadri elettrici di un progetto redatto dallo scrivente. L’attività
oggetto del progetto è un liceo scientifico. La struttura è costituita da due piani denominati
piano terra e piano primo. Consideriamo lo schema unifilare di collegamento dei quadri elettrici
riportato nella figura seguente. L’impianto dell’utente ha inizio a valle del contatore ENEL in cui
viene effettuata la misura dell’energia attiva e dell’energia reattiva. Dal contatore viene
alimentato il quadro generale QGEN. Dal QGEN vengono alimentate direttamente tutte le utenze
comuni quali i locali tecnici, l’ascensore e la centralina di rifasamento (notare che le pompe
antincendio sono alimentate prelevando l’energia elettrica a monte dell’interruttore generale). Il
quadro generale alimenta, inoltre, tutti i quadri di zona presenti ai due piani. Al piano terra il
QT1 alimenta a sua volta i quadretti presenti nei laboratori.
L’alimentazione dei quadri di zona avviene attraverso cavi unipolari tipo N07V-K di sezione
compresa tra 6 mm2 e 10 mm2 posati in tubo sotto traccia. L’ascensore e le pompe antincendio
vengono alimentati tramite cavi quadripolari tipo FG7OR di sezione compresa tra 10 mm2 e 16
mm2 anch’essi posati in tubo sotto traccia.
© 2007 Università degli studi e-Campus - Via Isimbardi 10 - 22060 Novedrate (CO) - C.F. 08549051004
Tel: 031/7942500-7942505 Fax: 031/7942501 - info@uniecampus.it
Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 67/S3
Titolo: QUADRI ELETTRICI BT
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 67/S3
Titolo: QUADRI ELETTRICI BT
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
QUADRI ELETTRICI BT
Riportiamo di seguito l’elaborato esecutivo del quadro elettrico generale QGEN.
Per ogni linea, a partire dalla conoscenza della potenza convenzionale richiesta (e la tensione
che in questo caso è 380/220 V), è possibile individuare tutte le caratteristiche del cavo e tutte
le caratteristiche dell’interruttore da utilizzare a protezione del cavo stesso.
Tra le caratteristiche dell’interruttore è fondamentale indicare:
Il tipo (magneto-termico, magneto-termico-differenziale, differenziale puro), il numero di poli,
la corrente nominale, il potere di interruzione, la corrente differenziale nominale, la
caratteristica di intervento (tipo C, D, S ritardata).
Per le linee è fondamentale indicare:
Il tipo di posa, le fasi interessate (R+N, o S+N o T+N o RST+N o RST), la composizione (es.
4X6X1+T), la lunghezza e la portata.
Tutte le informazioni sono condensate nel disegno esecutivo del quadro elettrico.
Nella redazione del progetto dovranno essere prodotti tutti gli esecutivi di tutti i quadri elettrici.
E’ fondamentale, inoltre, eseguire per ogni linea la verifica della caduta di tensione massima.
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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 67/S3
Titolo: QUADRI ELETTRICI BT
Attività n°: 1
Facoltà di Ingegneria
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Insegnamento: ELETTROTECNICA
Lezione n°: 67/S3
Titolo: IMPIANTI ELETTRICI 5
Attività n°: 2
Facoltà di Ingegneria
MAPPA CONCETTUALE
Lo studente costruisca una mappa concettuale relativa agli argomenti trattati nel nucleo
tematico.
Si può utilizzare il programma cMap tool o creare la mappa con ausili diversi.
Coloro che lo desiderano possono inviarmi il proprio elaborato in modo da ricevere un
feedback. L’invio delle mappe deve avvenire esclusivamente tramite e-Portfolio.
Non verranno prese in considerazione elaborati copiati o scaricati da internet o realizzate da
altri studenti.
Si precisa che tale attività non verrà presa in considerazione ai fini della valutazione finale
dell'esame.
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