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LANFRANCHI

Definizione di agricolo e rurale: quando parliamo di agricolo, ci riferiamo a


condizioni legate ad aspetti occupazionali e settoriali e quindi possiamo
definire agricola la realtà che ruota attorno al settore primario. La definizione
di rurale, invece, porta in se aspetti residenziali e quindi territoriali; per esempio
definiamo agricola, ma non rurale, l’agricoltura cittadina (quella che si
sviluppa nelle periferie delle nostre città, e definiamo rurale, ma non agricola,
la realtà che caratterizza alcune aree del nord Europa. Dunque possiamo dire
che agricolo è colui che svolge l’attività produttiva legata alla “coltivazione”
della terra e rurale è colui che vive in campagna indipendentemente dal
lavoro che svolge. Esistono molteplici aspetti soggettivi, ma anche oggettivi,
che possono definire la ruralità; ad esempio si identificano come rurali:
 Le aree caratterizzate da una bassa densità di popolazione (espressa
come numero di abitanti per km2).
 I centri abitati che presentano una dimensione limitata
 Le aree che presentano spazi verdi che vengono utilizzati dall’uomo
come la campagna
 Le aree che non consideriamo urbane.
 Le aree agricole

Se si vuole definire la ruralità attraverso indicatori numerici ci dobbiamo basare


su altri parametri quali:
- La percentuale di occupati nel settore agricolo rispetto alla totalità degli
occupati
- La densità della popolazione (abitanti per km2)
- La percentuale di aree verdi non edificate di un certo territorio.
Questi parametri individuano oggettivamente un territorio rurale ma
dovrebbero essere utilizzati contemporaneamente e non singolarmente.
L’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico)
definisce come aree rurali quelle che presentano una densità di popolazione
al di sotto dei 150 abitanti per km2 (risultano così essere rurali in Toscana le
provincie di Grosseto, Siena, Arezzo). L’Unione Europea ha invece una
definizione più stretta di aree rurali. Essa definisce tali quelle aree che
presentano una densità di popolazione inferiore a 100 abitanti per km2. Altro
parametro che potremmo prendere in considerazione per definire la ruralità è
quello relativo alla percentuale di abitazioni presenti in un centro abitato.
A tal proposito L’OCSE classifica infatti le regioni in base al loro grado di ruralità
che viene così indicato:
1. Rurale predominante (aree nelle quali almeno il 50% della popolazione
vive in comunità rurali)
2. Significativamente rurali (aree nelle quali dal 15 al 50% della
popolazione vive in comunità rurali)
3. Urbano predominante (aree nelle quali meno del 15% della popolazione
vive in comunità rurali)

L’ECONOMIA RURALE
Possiamo definire l’economia rurale come l’insieme delle attività economiche
che insistono sul territorio rurale. I principali indicatori a questo proposito sono
l’occupazione e il valore aggiunto. La composizione delle attività economiche
in aree rurali è sostanzialmente diversa da quella delle aree urbane. In genere,
il peso dell’attività agricola è maggiore che non nelle aree urbane. Tuttavia,
in nessuna delle aree rurali europee il settore primario è predominante.
Le aree rurali possono essere classificate secondo il grado di integrazione nel
resto del territorio:
 Aree rurali integrate: In queste aree una quota rilevante della
popolazione è occupata nell’industria e nei servizi;
 Aree rurali intermedie: queste aree sono relativamente distanti dai centri
urbani e presentano un mix di attività primarie e secondarie
 Aree rurali remote: queste presentano bassa densità di popolazione, età
media elevata ed occupazione fortemente dipendente dal settore
agricolo.

L’occupazione agricola: ci sono differenze significative tra i valori relativi all’


impiego in agricoltura dei vari Paesi dell’UE 27.
Anche in alcuni Paesi dell’UE 15 i valori degli occupati nel settore primario sono
relativamente elevati, ma Il trend generale nell’ UE 15 è la continua riduzione
del tasso occupazionale in agricoltura. Un problema comune a tutti I Paesi
dell’UE sono l’invecchiamento e la scarsità di giovani imprenditori in
agricoltura, conseguente alla mancanza di turn-over (ricambio
generazionale) e L’ Unioncamere indica che nel 2008 in Italia per 1 azienda su
10 si avvicina il momento del “passaggio generazionale”.
Secondo i dati della Coldiretti in agricoltura lavorano circa 120000 immigrati.
Le principali mansioni svolte dalla manodopera extracomunitaria nei campi
riguardano principalmente la raccolta della frutta e la vendemmia (42,4%), la
preparazione e la raccolta di pomodoro, ortaggi e tabacco (32,1%), e
l'allevamento (12,8%). Ma la presenza di lavoratori immigrati è in crescita
anche in attività innovative, come dimostrano i circa 2000 lavoratori impiegati
nell'agriturismo. L’assunzione di lavoratori stagionali e/o saltuari si conferma la
modalità principale sull’offerta di lavoro.
I problemi delle aree rurali: molteplici e complessi sono i problemi connessi alle
aree rurali, tra i principali possiamo ricordare: Esodo dalle aree rurali ed in
particolar modo esodo dei giovani più qualificati. Il termine “esodo” è un
termine biblico che individua una migrazione di massa che, soprattutto in certi
momenti storici, ha interessato le campagne con la popolazione rurale che si
spostava sistematicamente verso le città. Le motivazioni sono spesso
complesse ma riguardano aspetti economici, culturali, sociali etc. Possiamo
avere un esodo rurale legato all’emigrazione dalle aree rurali ed un esodo
agricolo legato ad una riduzione dell’occupazione nel settore primario.
In molti paesi d’Europa l’esodo rurale si può dire ormai finito, anzi assistiamo a
migrazioni inverse per effetto della nuova immigrazione da paesi
extracomunitari, che investe anche le campagne. Esodo rurale ed esodo
agricolo possono non coincidere. Ad esempio, si può avere un esodo agricolo
legato ai bassi redditi realizzabili in agricoltura ma per contro si ha un contro
esodo rurale legato a persone che pur non essendo impiegate nel settore
primario decidono, per diversi motivi, di vivere in campagna. Gli effetti
scatenanti questi esodi possono essere ricondotti a due grandi categorie:
 Push effect (basso rapporto terra/lavoro, bassi redditi agricoli, patriarcato
dove il nonno prende le decisioni per l’intera famiglia, compressione delle
libertà personali, isolamento e mancanza di servizi) e
 Pull effect (aumento della domanda di lavoro in altri settori, maggiori
redditi realizzabili nei settori extra agricoli, disponibilità di servizi al di fuori
delle aree rurali, mobilità sociale con possibilità di “far carriera”).
L’esodo agricolo è oggi presente in tutta Europa, il trend è una flessione
dell’impiego nel settore primario ma contemporaneamente si assiste anche
ad una flessione dell’impiego nel settore secondario che determina
deindustrializzazione e un aumento dell’impiego nel settore terziario che porta
alla terziarizzazione delle città: il settore terziario si sviluppa anche nelle aree
rurali determinando un aumento dei servizi.
Questo esodo porta spesso, salvo rare eccezioni, ad un invecchiamento della
popolazione rurale legato all’abbandono delle campagna da parte dei
giovani ed al ridotto tasso di natalità nelle aree rurali. Il livello di istruzione è
maggiore nelle città rispetto a quello delle campagne, aspetto questo legato
all’esodo dei giovani più qualificati e alle maggiori possibilità di istruzione che
hanno i giovani che vivono in città.

Isolamento legato alla soppressione di servizi: questo aspetto spinge la


popolazione a spostarsi dalla campagna alle città (pull effect). Spesso infatti,
nelle aree rurali, i costi di gestione delle strutture pubbliche sono elevati
(aspetto legato ad una ridotta utenza) e quindi si assiste alla soppressione, nei
piccoli borghi, di: asili nido; scuole materne, elementari e medie; uffici postali;
Esclusione sociale: con l’esclusione sociale non ci si sente parte integrante
dell’intera comunità, la popolazione rurale quindi si trova a viaggiare su una
cinquecento quando il mondo urbano viaggia su di un Ferrari e le distanze si
fanno sempre più grandi. Inoltre aspetto sociale è legato allo scarso peso
elettorale, infatti vi è un limitato coinvolgimento negli aspetti politico-
economici del paese.

Problematiche ambientali legate all’abbandono delle aree rurali: questo


aspetto è importante in quanto l’uomo svolge un ruolo fondamentale nel
controllo dell’ambiente. Infatti L’abbandono determina una mancata
manutenzione dei boschi con aumento del rischi di incendi, delle opere
idraulico agrarie con aumento dei rischi di alluvioni ed esondazioni, ecc e Tutti
questi aspetti se non controllati e limitati possono innescare una spirale che
porta sempre più ad un isolamento delle aree rurali.

La rivitalizzazione del rurale: per evitare tutto ciò occorre mettere in atto azioni
politiche, economiche e sociali al fine di ridurre le problematiche inerenti la
ruralità. L’UE a partire dal 2000 ha messo in atto tutta una serie di politiche di
sviluppo rurale atte a favorire uno sviluppo equilibrato del territorio rurale, il
quale rappresenta l'80% del territorio europeo. I principi sono: riconoscimento
del ruolo multifunzionale dell'agricoltura, miglioramento della competitività,
integrazione delle sfide ambientali, diversificazione delle attività economiche,
conservazione del patrimonio rurale. In questi anni si è quindi cercato di
invertire le tendenze sopradescritte cercando di:
• Valorizzare i beni pubblici come “amenità” cioè come qualcosa che
genera piacere
• Migliorare l’accessibilità delle aree rurali e quindi ridurre le distanze
(fisiche e non) dai centri urbani, industriali e commerciali favorendo
l’instaurarsi del pendolarismo.

Il ruolo dell’agricoltura nelle aree rurali, Evoluzione delle aziende agrarie in


Italia ed Europa: una prima valutazione che può essere fatta sull’evoluzione
delle aziende agricole, è quella relativa alla variazione del numero di queste
tra il 1993 e il 2003. Analizzando i dati europei si vede come il trend generale
sia una riduzione del 15% delle aziende agricole. Essendo questo un dato
medio, avremmo paesi in cui la riduzione è stata più accentuata come in
Olanda e Gran Bretagna e paesi in cui la riduzione è stata minore come in
Italia e in Grecia. Questa riduzione generalizzata del numero di aziende
agricole è legata all’esodo agricolo (da non confondere con l’esodo rurale)
e quindi abbiamo una riduzione del numero di occupati nel settore primario
causato da Push e Pull effect. In paesi dove l’esodo è più marcato può essere
maggiore il ruolo attrattivo di altri settori d’impiego. La riduzione del numero di
aziende può essere correlata alla percentuale di agricoltori con età superiore
ai 55 anni. Per quanto riguarda l’Italia prevalgano le piccole (anche
piccolissime) aziende e il loro numero non è diminuito molto negli anni perché
la maggior parte delle persone non abbandona completamente l’agricoltura,
ma pur lavorando altrove, svolge sempre un’attività part-time in ambito
agricolo.

La modernizzazione agricola: il processo di modernizzazione agricola, ha


portato ad un forte aumento della produttività del lavoro. L’aumento della
produttività del lavoro fa si che a parità di produzione realizzata sia necessaria
una ridotta manodopera che viene ad essere sostituita dalla
meccanizzazione, uno dei motori della modernizzazione. Altro motore della
modernizzazione è rappresentato dalla chimica agraria che nasce dalla
scoperta della concimazione. L’utilizzo di elementi minerali nelle colture
agrarie ha determinato l’abbandono della concimazione organica in quanto
gli agricoltori hanno osservato da subito un effettivo incremento delle rese.

Effetti della modernizzazione agricola


Grazie alla maggior disponibilità di mezzi tecnici reperibili all’esterno delle
aziende, la struttura di quest’ultime viene rapidamente a cambiare: i concimi
chimici di sintesi liberano l’agricoltore dalla produzione di letame, la nascita di
aziende mangimistiche non rende più necessaria la produzione di foraggi nelle
aziende con allevamento zootecnico etc.; Inoltre per risolvere gran parte dei
problemi agronomici, con la sempre maggior disponibilità di input esterni, molti
agricoltori scelgono le colture da produrre in azienda solo in base alla loro
redditività. Dunque I profondi cambiamenti che hanno interessato le aziende
agricole negli ultimi 50 anni sono da annoverare nella così detta “rivoluzione
verde” che promuove la specializzazione della produzione agricola,
l’ingrandimento delle dimensioni aziendali e una progressiva separazione
dell’agricoltura in senso stretto dalle altre attività rurali.

Redditi degli agricoltori e crisi agricola: il reddito degli agricoltori è spesso


minato da crisi agricole legate ad un aumento dei costi di produzione e alla
riduzione (o costanza) dei prezzi di vendita dei prodotti agricoli che può far
precipitare l’azienda agricola e più in generale una regione geografica in una
crisi economica. Si assiste in questi casi ad una riduzione del numero di aziende
che comporta una migrazione verso le aree urbane. (Un esempio attuale di
crisi agricola che sta colpendo un’intera regione è quella della mozzarella di
bufala campana D.O.P.; tale prodotto ha subito un calo nelle vendite che si
aggira sul 60% in quanto viene associato all’emergenza rifiuti che da tempo
sta interessando tutta la regione Campania e allo “scandalo” diossina che
attualmente sta frenando le esportazioni). In una prima fase, il processo di
modernizzazione, ha determinato un aumento dei ricavi legato all’aumento
della quantità dei prodotti. I costi, pur salendo consentono comunque di
ottenere buoni redditi. In una seconda fase, e più precisamente a metà degli
anni ’70 in corrispondenza della prima crisi petrolifera, si ha un forte incremento
dei costi di produzione (legati al costo del petrolio come carburanti,
fertilizzanti, etc.) a cui non corrisponde un aumento dei ricavi. Ciò determina il
così detto effetto “squeeze” cioè una “spremitura” dei redditi degli agricoltori.
Le problematiche connesse alla recente crisi, oltre alla spremitura dei redditi,
sono molteplici e riguardano anche: la mancanza di alternative nei settori
altamente specializzati, in quanto l’agricoltore che non riesce più a trovare
remuneratività nell’attività che svolge, per non peggiorare la situazione, ha
come unica alternativa quella di ingrandire le dimensioni della propria
azienda: l’indiscriminato uso dei mezzi tecnici ha reso incapace il moderno
modello agricolo di sviluppare esternalità positive, l’azienda agricola viene
paragonata ad un’industria e questo ha determinato un cambiamento delle
aspettative da parte della società nei confronti dell’agricoltura.
La società, analizza i benefici ed i danni dovuti all’agricoltura e dato che a
questa viene attribuito il ruolo di gestore del territorio e dell’ambiente
cronache attuali come il caso della mucca pazza, dell’influenza aviaria e
dell’inquinamento, sviluppano nell’opinione pubblica un sentimento di
sfiducia che genera esternalità negative.

UNA RISPOSTA ALLA CRISI: LA VISIONE NEOMODERNA


La visione neo moderna assegna alla tecnologia il compito di coniugare
competitività con sostenibilità. IN UNA VISIONE NEO moderna le piccole
imprese familiari Sono destinate ad essere riassorbite in gran parte dalla
crescita economica urbana e possono essere beneficiarie di aiuti per la
fornitura di servizi ambientali. Questa visione presenta alcuni rischi da non
sottovalutare: sotto il profilo economico, non è affatto Certo che l'incremento
della produttività centro di mantenere il reddito dei produttori; sotto il la
tendenza allo sfruttamento dei suoli limite standard minimi potrebbe minarne
la fertilità Futura; sotto il profilo sociale, la marginalizzazione delle aziende di
sussistenza e l’esodo rurale potrebbero generare significative patologie sociali.
La visione non moderna comporta una riduzione dei costi di produzione è un
aumento dei redditi agricoli: la riduzione dei costi di produzione viene
perseguita attraverso l'abbattimento dei costi del lavoro sostituendolo con
mezzi tecnici esterni che trovano una loro economicità solo attraverso un
ulteriore ampliamento dell'azienda.
MODELLI ALTERNATIVI DI AGRICOLTURA
Alla visione neo moderna se no oppone un'altra che potremmo definire neo-
rurale. Questa visione considera l’azienda agraria come parte integrante di un
più ampio sistema locale, che la sostiene e che da essa è sostenuto.
L'azienda agraria, secondo questa visione, contribuisce alla costruzione al
mantenimento del paesaggio, della cultura locale, dei prodotti del territorio e
al tempo stesso beneficio dell'immagine della reputazione di quel territorio
gode all'esterno, incorporando il nome le caratteristiche del territorio nel
proprio prodotto. Piuttosto che la tecnologia, per questo tipo di azienda è la
diversità biologica e culturale del territorio il vero motore dell'innovazione. Essa
diventa consente di generare nuovi prodotti e servizi O di introdurre nuovi input
nel processo produttivo. Infine, nella visione neo rurale, la competitività è
concepita come creazione di valore, Ovvero come capacità di offrire beni e
servizi qualitativamente superiori a quelli convenzionali e di mantenere sotto il
controllo dell'attività aziendale un altro numero di funzioni e di operazioni. Per
creare valore, L'azienda che si ispira questa divisione fa leva sulla
comunicazione dei valori rurali con i consumatori e i cittadini e costruisce,
attraverso l'azione collettiva, modelli organizzativi della produzione alternativi
a quelli convenzionali

CRESCITA, SVILUPPO E SOSTENIBILITÀ - Cos è lo sviluppo?


E’ largamente accettato da tutti il fatto che lo sviluppo comprende una
componente di cambiamento buono senza il quale Appunto non si
assisterebbe ad uno sviluppo. Mentre tutti concordano sul L'idea dello
sviluppo inteso come cambiamento, molti discutono Su quale possa o non
possa essere un cambiamento buono. Un cambiamento buono Può Essere
legato all'aumento della ricchezza, al miglioramento delle condizioni di salute
O più semplicemente all'aumento del benessere. In riferimento al
cambiamento possiamo affermare che Affinché si realizzano sviluppo questo
debba essere permanente, Infatti per esempio in presenza di un annata
agraria particolarmente ricca non possiamo affermare di essere in presenza di
uno sviluppo in quanto i risultati ottenuti sono maturati da particolari condizioni
che si sono realizzate nell'ambito dei cicli naturali. Oltre al concetto di
permanenza abbiamo sviluppo solo quando si vengono a realizzare dei
processi cumulativi, per cui il cambiamento di oggi genera la base per il
cambiamento di domani. Lo sviluppo Inoltre è un processo che coinvolge tutta
la collettività, dunque possiamo dire che è una dimensione collettiva.

L’APPROCCIO DI SEN
Per valutare la bontà del cambiamento occorrono dei parametri che la
misurino in modo soddisfacente, Quindi bisogna considerare gli aspetti che
crescano il benessere di un individuo è di una comunità. Se da una parte gli
economisti convenzionali danno per scontato che attraverso i soldi si compra
tutto, dall'altra l'approccio di Sen approfondisce gli aspetti legati alla qualità
della vita e afferma che questo non è generato soltanto dal reddito.
A parità di reddito, secondo Sen, si possono vedere le condizioni molto diverse
per cui si realizzano livelli anche molto diversi di qualità della vita. Sen propone
di studiare il benessere non solo attraverso la disponibilità di beni materiali,
come la ricchezza e il reddito, ma soprattutto analizzando la possibilità di
vivere esperienze cui l’individuo attribuisce un valore positivo.

Dunque distinguiamo i costituenti e determinanti della qualità della vita: i


determinanti sono le risorse necessarie per garantire un certo livello di qualità
della vita come i beni immateriali e materiali. Un primo determinante, forse il
più importante, è il reddito che si lega ai beni materiali e anche ai beni
immateriali (carica Nobiliare); mentre i costituenti sono quei fattori che si
trovano alla base dei nostri bisogni, che possono essere soddisfatti o
insoddisfatti. A tal proposito possiamo classificare i bisogni in cinque categorie:
- La sopravvivenza: rappresenta un bisogno fondamentale, Infatti
quando abbiamo bisogno di sopravvivere Siamo disposti a correre rischi
compiendo degli atti che non compiranno mai se avessi una base sicura
di sopravvivenza;
- La sicurezza: oggi rappresenta un problema forte anche dal punto di
vista politico. Il senso di insicurezza che deriva da elementi di tipo
esterno, porta dimenticare tutta un'altra serie di bisogni che abbiamo,
come il senso di umanità.
- Il senso di appartenenza: una volta soddisfatte le condizioni di
sopravvivenza e sicurezza, posso cercare di mantenere strette le
relazioni con i miei cari, il territorio eccetera. Ma se questi elementi
vengono meno, Sono disposto ad emigrare Perché il mio territorio la mia
famiglia non mi consentono appunto di soddisfare il mio bisogno di
appartenenza.
- Il riconoscimento sociale: si intende quel individuo che presenta
determinati comportamenti in quanto ha bisogno di essere valutato
positivamente all'interno di un certo ambiente. Se una persona non
ottiene un riconoscimento sociale, si sente esclusa e marginalizzata.
- L'autorealizzazione: autorealizzarsi significa fare effettivamente quello
che si desidera. Questo però è l'ultimo gradino per raggiungere questo
si rinuncia perché, dovendo vivere all'interno di una società,
l'autorealizzazione non è sempre possibile.
Per introdurre la libertà nello schema della qualità della vita, Sen Chiama
funzionamenti i bisogni che un individuo può desiderare di soddisfare.
Questi funzionamenti rappresentano un ampio insieme rispetto ad un
sottoinsieme di bisogni più ristretto cioè le capacitazioni, che sono le
combinazioni di funzionamenti che potenzialmente Ognuno è in grado di
ottenere. Un individuo pertanto sempre a sua disposizione un budget di risorse
con le quali può realizzare una serie di capacitazione, per esempio può
decidere di comprare un Suv e avere una soddisfazione personale creando sì,
all'interno del giornata ambiente, un certo stato sociale, Oppure può decidere
di dare in beneficenza i soldi per aiutare chi ne ha bisogno. Queste sono due
concezioni opposte che però caratterizzano la libertà di ogni singolo individuo.
Dunque possiamo dire che lo sviluppo è libertà in quanto mi consente di
realizzare appieno le mie aspirazioni.

SVILUPPO SOSTENIBILE
Lo sviluppo sostenibile è quello sviluppo che soddisfa i bisogni del presente,
senza compromettere la possibilità, per le generazioni future di vedere
soddisfatti propri bisogni. Questa definizione poi l'attenzione sul fatto che le
azioni compiute In nome del progresso, usando in modo intensivo risorse non
rinnovabili, possono rappresentare in realtà una minaccia per il progresso
stesso. Tuttavia A più di vent'anni da questa definizione sono in molti a rilevarne
i problemi risolti:
 Il primo problema riguarda il concetto di bisogni in quanto non possiamo
decidere dall'esterno Quali sono i bisogni da soddisfare né tantomeno
possiamo definire quali saranno i bisogni delle future generazioni;
 Il secondo problema riguarda gli eventuali conflitti nella definizione dei
bisogni da parte di comunità differenti o da parte di gruppi che fanno
parte della stessa comunità. Ad esempio il bisogno di silenzio, aria pulita
e godimento dei paesaggi agrari da parte di alcuni può entrare in
conflitto con il bisogno di ricchezza materiale da parte di altri,
soprattutto se il soddisfacimento di quest'ultima implica inquinamento;
 Infine il terzo problema è quello di comparare il livello di sostenibilità di
diverse configurazioni di funzionamenti.
Ad oggi si tende a considerare la sostenibilità come risultato di tre componenti:
ambientale, sociale ed economica. Perché sia sostenibile, lo sviluppo deve
essere equo, Vitale e realizzabile.
Dall'intersezione della storia economica con la sfera sociale nasce il principio
di equità: il parametro per misurare il grado di equità in un paese è il reddito.
Maggiore è la differenza di reddito tra coloro che guadagnano di più e quelli
che guadagnano di meno e maggiore è la disuguaglianza punto un
indicatore della disuguaglianza è l'indice di gini, che varia da 0 a 1 e che
misura la concentrazione del reddito: un indice pari a zero rappresenta
uguaglianza assoluta, mentre un indice pari ad uno è il caso limite, in cui una
sola persona detiene la totalità del reddito.
Dall'intersezione della sfera ambientale con la sfera sociale nasce il concetto
di sviluppo vitale. Non sempre questa condizione soddisfatta, a causa dei
conflitti tra l'uso delle risorse e la sopravvivenza di alcune comunità.
uno dei dilemmi in questo ambito è rappresentato dalla questione delle tre F:
Food, feed & fuel (cibo, alimentazione zootecnica e combustibili) e possono
avere origine biologica partendo dalle biomasse vegetali. Di fronte alla
scarsità di queste risorse emerge la competizione: Per esempio, se investiamo
una certa superficie a mais da destinare alla produzione di combustibile, si
sottraggono ettari che potrebbero essere coltivati a grano e questo comporta
la riduzione del grano disponibile sul mercato determinandone un incremento
del prezzo.

Dall’Intersezione della sfera ambientale con quella economica nasce il


concetto di sviluppo realizzabile: In questo caso lo sviluppo dovrebbe
garantire processi produttivi che rispettino l'ambiente e che siano però anche
economicamente fattibili, perché se si dà luogo a processi produttivi ecologici
ma non economicamente sostenibili, nel lungo periodo nessuno avrà la
convenienza ad adottarli. Diventano dunque fondamentali le politiche
dell'innovazione, cioè obiettivi ambientali che al momento possono non essere
considerati tali Ma lo diventano in virtù dei processi innovativi sotto il profilo
tecnologico ed organizzativo.

EVOLUZIONE DEL CONCETTO DI SVILUPPO RURALE


Fasi dello sviluppo rurale: negli anni 50 si ebbe un’economia duale:
Esistono due settori, un settore di sussistenza e uno moderno. Il settore di
sussistenza ha una produttività marginale praticamente nulla, piccole isole
industriali possono godere di un offerta di lavoro illimitata a salari al livello della
sussistenza. La crescita economica generata da questo modello consente di
migliorare il tenore di vita di tutti e il settore tradizionale può solo godere di una
trasformazione passiva.

Negli anni 60 sì ebbe la modernizzazione:


- L'agricoltura contadina ha potenzialità di crescita della produttività
- La crescita della produttività delle aziende contadine e favorisce la crescita
dell'economia rurale, perché: crea Domanda di input, sviluppa un mercato di
beni non agricoli e senza lo sviluppo agricolo nelle aree rurali non c'è crescita
economica.
Negli anni 70 vi fu l'intervento dello Stato: la stragrande maggioranza dei
poveri vive in aree rurali; le teorie dualistiche hanno portato ad un pregiudizio
a favore della città; per ridurre la povertà è necessario redistribuire gli interventi
di aiuto a favore delle aree rurali e in primo luogo dell'Agricoltura.
Negli anni 80 vi fu la liberalizzazione e approcci neoliberali. Negli anni 90
partecipazione ed empowerment e negli anni 2000 lo sviluppo neo endogeno.

LA CRISI DELLA MODERNIZZAZIONE: SVILUPPO ENDOGENO E NEO-ENDOGENO


Gli approcci allo sviluppo rurale pongono progressivamente attenzione alle
dinamiche spaziali e alle differenze che lo spazio genera ed è in quest'ottica
che lo sviluppo rurale si configura sempre più strettamente con il concetto di
sviluppo locale. La globalizzazione ha portato a compimento il progetto di
cambiamento radicale dell'organizzazione delle cose e delle persone nello
spazio e nel tempo insito nella modernizzazione. Castells distingue lo spazio
dei luoghi e lo spazio dei flussi: Il primo è uno spazio continuo modellato da
elementi materiali e immateriali che si accumulano nel tempo, che manifesta
una coerenza interna è una chiara differenziazione rispetto all'esterno punto Il
secondo è uno spazio discontinuo, fatto da nodi localizzati spazialmente che
si collegano tra di loro attraverso i flussi di cose, di persone, di informazioni ed
è continuamente trasformato dalla ristrutturazione dell'ambiente costruito,
dunque lo spazio dei luoghi e governato dalla storia e dalla cultura me lo
spazio dei flussi è governato dalla tecnologia e dal mercato.
Un'altra differenza riguarda le economie locali che si dispiegano nello spazio
dei luoghi e l'economia totali che caratterizzano lo spazio dei flussi: Le prime
sono basate sul controllo da parte di attori locali delle attività economiche e i
comportamenti economici sono influenzati dalle norme del luogo. Nelle
seconde ovvero Nelle economie totali tutto ha un prezzo e può essere
venduto ed acquistato e le scelte più importanti sono compiute da istituzioni
globali. Di fronte al l'espansione dell'economia totale, le economie locali sono
costrette ad arretrare: tra gli esempi più evidenti del rapporto tra economia
totale ed economia locale è l'insediamento non controllato dei Grandi
Supermercati in un territorio. Quando questo avviene, l'accoglienza della
popolazione spesso favorevole in quanto promette una grande varietà di beni
a buon mercato. Ma la chiusura delle piccole attività commerciali non più in
grado di reggere alla concorrenza, crea disoccupazione, desertifica i centri
urbani, aumenta la dipendenza dei consumatori dall'automobile ed esclude
coloro che non posseggono un auto o che non possono guidare.
Dunque i problemi delle aree rurali sono un caso particolare della progressiva
contrazione delle economie a favore delle economie globali. tuttavia, è
soltanto nel 1988 che gli aspetti legati ad uno sviluppo locale sostenibile per
le aree rurali si concretizzano in un documento della commissione europea,
detto anche documento DELORS che introduce il concetto di rurale nella
politica agricola europea e getta le basi della Futura politica di sviluppo rurale.
L'approccio territoriale, introdotto dal documento Delors, consiste nel partire
dalle specificità di un dato luogo come quelle umane, culturali ed ambientali,
riscoprendo così le risorse endogene di un dato territorio. L'ascolto del territorio
e quindi dei bisogni delle persone, istituzioni ed enti diventa il punto di partenza
per una programmazione degli interventi integrata e condivisa.
Gli studi rurali Dunque hanno consolidato progressivamente questo
approccio, arrivando a definire sviluppo endogeno quello in cui Esiste un buon
grado di autonomia dei soggetti locali nei confronti di attori esterni e di
controllo sulla produzione e riproduzione delle risorse del territorio. In
particolare oggi si fa riferimento al concetto di capitale territoriale per indicare
l'insieme delle risorse specifiche di un territorio che alimentano l'attività
economica. A sua volta il capitale territoriale può essere distinto in cinque
diverse tipologie: Naturale, sociale, umano, istituzionale e culturale.
Il capitale naturale E alla base dello sviluppo locale e rurale e il suo utilizzo
implica la riscoperta e la valorizzazione delle risorse naturali presenti all'interno
di un territorio. Le risorse naturali sono per esempio il clima, il suolo, la
biodiversità animale E vegetale. A proposito di biodiversità, quest'ultima è una
componente fondamentale del capitale naturale. Ma comunque la
biodiversità non è solo quella naturale ma esiste anche una biodiversità
artificiale che può essere creata dalla stessa agricoltura nel momento in cui si
associano più colture, si creano siepi eccetera.
Il capitale culturale È costituito da tutti quegli elementi che fanno parte della
conoscenza, dei valori, dei modi di essere, di vita e rappresenta il patrimonio
conoscitivo e storico legato alla società locale.
Il capitale sociale Può essere definito come l'abilità di fare le cose in modo
collettivo; gli individui individui, I gruppi, Le organizzazioni e le istituzioni
lavorano insieme per raggiungere obiettivi e benefici comuni. Con questo
capitale spesso si genera la competitività in un territorio perché se in un
territorio prevale l'individualismo, anche se i singoli sono molto capaci, questo
sarà svantaggiato rispetto ad un territorio che presenta una forte coesione
sociale e si potrebbero verificare rapporti di conflittualità. Inoltre all'interno del
capitale sociale si possono instaurare tre diverse tipologie di contratti sociali: Il
bonding, il i bridging e il linking. Si parla di bonding quando ci troviamo in
presenza di legami che si instaurano tra pari per realizzare un mutuo supporto.
Un esempio sono le associazioni di Agricoltori che si raggruppano per aiutarsi
a vicenda in un'ottica di un reciproco sostegno.
Il bridging e la realizzazione di un legame che si instaura tra persone diverse.
ne è un esempio il rapporto che si instaura tra la città e la campagna, perché
il rapporto che si instaura tra un agricoltore un cittadino era un vantaggio per
l'agricoltore che può venire a conoscenza con Maggiore facilità delle
necessità dei consumatori, delle novità eccetera.
Il Linking è un legame che si instaura tra persone che occupano gradi diversi
della scala sociale; Questo legame si realizza con lo scopo di facilitare
l'ottenimento degli obiettivi comuni ed è tipico di alcune strategie di tipo
territoriale. Per esempio quando un individuo, è nascere un paese molto
piccolo, assume un ruolo importante nelle istituzioni, i cittadini di quell’area
potranno ottenere dei forti vantaggi dovuti al legame (linking) che si realizza
tra loro e un individuo di scala sociale più elevata.
Il capitale istituzionale È costituito da forme organizzative specifiche come i
servizi e le istituzioni, e dipende dalle modalità con cui queste interagiscono
tra di loro. Un territorio dove i cittadini hanno facile e rapido accesso a queste
organizzazioni e con le quali instaurano rapporti di fiducia diventa più
competitivo rispetto ad altri.
Infine il capitale umano È rappresentato dall'insieme di conoscenze,
competenze ed abilità personali e il singolo individuo mette a disposizione del
territorio E inoltre danno luogo alla capacità umana di svolgere attività di
trasformazione di creazione.

IMPRESA MULTIFUNZIONALE
Per capire le caratteristiche dell'impresa multifunzionale bisogna
concettualizzare in modo diverso rispetto alla teoria convenzionale. Come
Noto, la teoria convenzionale considera l'impresa come un insieme di attività
regolate dai prezzi degli input e da quelli degli output. Secondo Questa teoria
una variazione dei costi della manodopera favorisce Tecnologie meccaniche
e chimiche Che risparmi non lavoro, Mentre una variazione relativa dei prezzi
dei prodotti finali porta la produzione verso quest'ultimi. Nel caso dell'azienda
multifunzionale dobbiamo invece guardare molto più in profondità al rapporto
dell'azienda con il suo ambiente, che invece nella teoria convenzionale è
limitato al mercato. Riguardo la concezione dell'ambiente esterno nella teoria
convenzionale è stato introdotto il concetto di esternalità, che viene definito
come l'insieme degli esperti esterni alla relazione di mercato. L'esempio più
facile di esternalità è quello delle qui lamento, risultato non voluto dall'attività
economica ma esistono anche esternalità positive, e l'agricoltura è un'attività
che ne produce molte. Nel caso della teoria dell'impresa multifunzionale
Invece l'ambiente può essere definito come l'insieme di elementi che al tempo
stesso influenzano il comportamento dell'impresa e che l'impresa può
modificare attraverso la propria azione. Se poniamo l'attenzione sulle relazioni
che l'impresa intrattiene con l'ambiente esterno, possiamo descrivere l'azienda
come sistema di relazioni.
A tale proposito possiamo distinguere le relazioni interne da quelle esterne: le
relazioni interne Sono quelle tra proprietà dell'azienda, proprietà dell'impresa
e ruolo delle diverse figure nella gestione. Nel caso dell'impresa contadina
familiare Ad esempio la proprietà e la titolarità della gestione possono
coincidere nella stessa persona oppure essere disgiunti. Quando consideriamo
le relazioni esterne Dobbiamo considerare tutte le relazioni che ciascun
elemento intrattiene con l'esterno. Tra le relazioni esterne possiamo distinguere
le relazioni con il mercato e le relazioni con il territorio. Tra le relazioni con il
mercato includeremo tutti i soggetti che vendono all'impresa o che comprano
dall'impresa, Mentre tra le relazioni con il territorio includere nei rapporti con la
comunità locale, con le istituzioni e con il resto della società. Sulla base di
queste distinzioni possiamo rappresentare l'impresa agraria come l'intersezione
di Tre sfere di relazioni: il mercato, il territorio e le risorse interne. La struttura di
queste relazioni Dipende dalle scelte dell'impresa e dalle relazioni esterne che
la condizionano. Nel modello della modernizzazione agricola le imprese sono
sempre più specializzate e riducono le proprie relazioni con il territorio e le
risorse interne mentre Si consolidano le relazioni con il mercato e con gli
operatori della filiera. In questo modello le imprese diventano dipendenti dalle
relazioni di mercato. Nel caso in cui l'azienda ha subito processi di
modernizzazione, l'impresa convenzionale si trova ad essere inserita in una
filiera produttiva che presenta un ponte i fornitori di input e a valle i
trasformatori Che successivamente vendono il prodotto finito al consumatore
finale. L'azienda agraria non ha rapporti diretti con il consumatore finale, vede
atrofizzati i rapporti con il territorio e ha una forte compressione delle risorse
interne non commerciali.

Riguardo la multifunzionalità, quest’ultima avviene agendo sulle Tre sfere di


azione:
• Agendo Sulla sfera delle relazioni con il territorio si avvia un processo di
diversificazione
• Agendo Sulla sfera delle relazioni con il mercato si avvia un processo di
creazione di valore
• Agendo Sulla sfera delle relazioni interne si avvia un processo di
Rifondazione.

CREAZIONE DI VALORE
Sul lato del mercato l'impresa multifunzionale sceglie di creare valore agendo
sui prezzi di vendita dei prodotti piuttosto che sui costi di acquisto delle materie
prime. La creazione di valore si realizza attraverso prodotti di qualità che
possono essere sia trasformati sia venduti direttamente in azienda. L'azienda
comunica direttamente con i consumatori che possono acquistare
direttamente dal produttore a prezzi più bassi. il produttore a sua volta
valorizza il proprio lavoro ed evitando di passare attraverso il trasformatore
ottiene il valore aggiunto che altrimenti andrebbe ai soggetti intermediari.
Riguardo la DIVERSIFICAZIONE, L'impresa agraria riscopre le componenti del
territorio come possibili risorse economiche e attraverso programmi di vario
tipo realizza i cosiddetti servizi verdi, servizi sociali, servizi turistici e servizi
commerciali. Un esempio italiano di diversificazione è il caso dell'Azienda
Agricola La Parrina: Questa azienda offre, oltre alla vendita diretta di prodotti,
servizi agrituristici con organizzazione di weekend tematici all'insegna della
degustazione di formaggi e vini tipici, Inoltre l'azienda svolge molteplici attività
come la produzione dell'olio, frutta, verdura e vino.
Riguardo la RIFONDAZIONE, Il terzo lato del triangolo la strozzo multifunzionale
tende a ricondurre, all'interno dell'azienda alcune attività che vengono
delegate all'esterno come la trasformazione dei prodotti, la vendita e la
riproduzione della fertilità. In questo modo si riducono i costi di produzione e si
trattiene il valore aggiunto. Un esempio di Rifondazione quello legato
all'agricoltura biologica con la quale si vuole rompere il legame che l'azienda
ha con i fornitori di input ritornando a realizzare un ciclo aziendale chiuso Dove
la fertilità dei suoli proviene dall'interno. Occorre però dire che negli ultimi anni
si è assistito ad un forte incremento dell'offerta di concimi biologici ed alcuni
Agricoltori sono nuovamente ricaduti nella dipendenza nei confronti dei mezzi
esterni in questo caso non sono più chimici ma organici.

LO SVILUPPO RURALE IN EUROPA


Il Ministero dell'Agricoltura del Regno Unito definire gli obiettivi dello sviluppo
rurale nel cosiddetto “rural White Paper”, whitepaper nel quale primo piano la
necessità vi va con comunità ai Pubblici servizi E che questi siano di alta
qualità. Una delle dinamiche del mancato sviluppo delle aree rurali, E infatti
legata all'abbandono del territorio rurale da parte della popolazione. Sempre
nel RURAL WHITE PAPER Ci si pone l'obiettivo di favorire lo sviluppo di una
campagna che presenti attività economiche diversificate Ma che allo stesso
tempo sia protetta e l'ambiente venga sostenuto, migliorato E goduto da tutti.
Un importante definizione di sviluppo rurale è quella di Moseley: Lo sviluppo
rurale è un cambiamento economico, sociale, culturale, ed ambientale,
sostenuto è sostenibile, disegnato per migliorare il benessere di lungo periodo
dell'intera comunità.
Gli elementi che caratterizzano questa definizione sono i termini: sostenibile,
inteso come la capacità di utilizzare le risorse in modo da renderle fruibili anche
alle generazioni future; sostenuto, inteso come cambiamento consolidato nel
tempo che genera processi cumulativi; e economico, sociale, Culturale ed
ambientale sono le varie direzioni che questo cambiamento deve percorrere;
Infine disegnato Individua la presenza di un progetto che sia però centrato sul’
idea di comunità e che venga proposto ed attuato nel lungo periodo.

LA POLITICA DI SVILUPPO RURALE


La politica di sviluppo rurale è una politica territoriale che fa che leva sulle
politiche settoriali. E’ in primo luogo una politica territoriale Perché esiste una
diversità nelle aree rurali che va tenuta in conto Mettendo in luce diverse
strategie. Quando parliamo di territorio dobbiamo Infatti essere consapevole
del fatto che non si può agire nello stesso modo sui diversi attori, ma si deve
analizzare il contesto e agire in modo coerente con quelle che sono le sue
caratteristiche. Se così non fosse, basterebbe una politica settoriale.
Altro fattore che identifica la politica di sviluppo rurale come una politica
territoriale e la presenza di un identità locale, del senso di appartenenza.
IL riconoscere collettivamente l'appartenenza ad una stessa comunità è Un
elemento mobilitante che può facilitare è generare sviluppo in quanto fattore
di comunanza. Il raggiungimento di obiettivi comuni e’ pertanto lo scopo delle
politiche di sviluppo rurale che sono favorite dalla presenza di fattori che
accomunano le persone che vivono in un territorio.
L'ultimo fattore che definisce lo sviluppo rurale una politica territoriale e la
presenza di peculiari risorse locali. la presenza, in una data area, di uno
specifico capitale territoriale garantisce al territorio stesso una maggiore
resistenza agli shock.

Compiti e strumenti delle politiche di sviluppo rurale


Le politiche di sviluppo plurale si prefiggono lo scopo di superare i fallimenti del
mercato. Spesso infatti la logica di mercato non riesce a far sviluppare al
massimo i territori rurali. In particolare determina spesso un impoverimento dei
servizi come la riduzione di scuole, ospedali eccetera è un peggioramento
dell'ambiente come l'inquinamento. Uno degli obiettivi fondamentali da
perseguire è pertanto quello di garantire la vicinanza dei servizi e il
mantenimento dell'ambiente. Poi le politiche di sviluppo rurale devono mirare
a migliorare la capacità locale intesa come la capacità da parte degli attori
locali di controllare le fonti del sostentamento e gli elementi dello sviluppo.
Inoltre se nel corso e lo sviluppo si è generato uno squilibrio di potere tra la città
e la campagna, le politiche di sviluppo rurale devono avere lo scopo di
garantire e facilitare le empowerment cioè l'acquisizione di potere da parte
dei territori rurali. Dunque gli strumenti da mettere in atto per realizzare uno
sviluppo rurale sono molteplici e specifici: In primo luogo, occorre mettere in
atto l'animazione di gruppi locali in grado di realizzare un processo di capacity
Building; queste prime fasi sono dette di sviluppo ed è sempre necessario
attuarle.
Un secondo strumento di sviluppo rurale È la formazione di partnership locali
ed è indispensabile per definire una serie di obiettivi comuni. Per realizzare
questi obiettivi occorre che gli indebiti facenti parte di una comunità marzino
tutti alla stessa parte e quindi soggetti di una comunità devono essere
individualmente capaci e in grado di istituire alleanze. Inoltre con la
realizzazione di partnership locali si limita il fenomeno dell'esclusione sociale;
Pertanto il ruolo delle partnership locali è quello di promuovere progetti di
comunità e di gruppo. Il terzo passo verso lo sviluppo rurale è la pianificazione
strategica Ovvero la definizione degli obiettivi da perseguire e l'individuazione
degli strumenti da mettere in atto per raggiungerli.

IL PAESAGGIO E POLITICHE DI SVILUPPO RURALE


Nella letteratura economica convenzionale IL paesaggio viene classificato
come bene pubblico, un bene di cui possono godere tutti e il cui godimento
da parte di alcuni non pregiudica il godimento di altri. questo approccio
postula l'individualismo, implicando che l'attività economica possa mettere in
pericolo i beni pubblici quando questa produce effetti che non hanno
ripercussioni sulle transazioni di mercato. Possiamo identificare 5 categorie
diverse di agenti in relazione all'influenza sulle modifiche del paesaggio:
 Land managers:
 Opinion makers
 Utilizzatori dei processi di trasformazione
 Tecnici e gli esperti
 Decision makers
I land makers, cioè gli agricoltori e i forestali, i possessori di seconde case, i
gestori di Cave e discariche eccetera, sono quelli le cui pratiche come
edificazione e coltivazione, influiscono direttamente sul paesaggio. Tutti gli altri
agenti agiscono indirettamente sul paesaggio influenzando l'azione dei primi.
Numerosi studi hanno analizzato il ruolo dei land managers Soprattutto in
relazione alla l'opzione degli schemi agroambientali promossi dall'Unione
Europea, sottolineando di volta in volta l'importanza del livello e del tipo di
conoscenze che essi possiedono, il sistema di valori a cui fanno riferimento e
le reti sociali in cui sono inseriti. Da tali studi si comprende In che modo i land
managers Agiscono sul paesaggio e viene proposto un modello decisionale
composto da 4 fasi: in una prima fase, l'intuizione, il land manager è sollecitato
(da agenti esterni o dalla propria osservazione) A collegare la propria azione
e i cambiamenti del paesaggio punto l'intuizione però non consente di
attribuire valore di causa-effetto alle proprie azioni, in quanto sussiste un certo
grado di certezza. Nella seconda fase il rapporto causa-effetto è confermato
dall'esperienza e da adeguate informazioni: il land manager è consapevole
degli effetti che la sua azione produce.
Questa consapevolezza non impedisce però la perpetrazione Di azioni con un
impatto negativo, infatti il land manager potrebbe non dare sufficiente valore
gli effetti provocati. Nella fase successiva il valore degli effetti dell'azione è
adeguatamente percepito, e il land manager è motivato a modificare le
proprie pratiche, ma sussistono Vincoli di natura economica che impediscono
l'azione. Solo dopo aver rimosso anche questi vincoli sarà possibile ottenere
una modifica delle pratiche. Le scelte che ogni agente compie in relazione
ad azioni rilevanti per il paesaggio derivano infine da delicati compromessi
che si determinano in Ciascun individuo tra conoscenze, interessi e valori, è
dal modo con cui compromessi individuali sono influenzati e mediati attraverso
l'interazione sociale.

UN MODELLO DI ANALISI DELL’IMPATTO SUL PAESAGGIO DELL’AGRICOLTURA


Il modello DPSIR (driving forces, pressures, states, impacts, responses) coglie
bene L'importanza di un approccio integrato all'analisi degli effetti
dell'Agricoltura sul paesaggio. A tal proposito vi è uno schema di analisi
dell'impatto dell'Agricoltura sul paesaggio rurale ispirato a questo modello che
prevede fattori esterni in cui vengono presi in considerazione la tecnologia e
le conoscenze disponibili, i prezzi relativi dei prodotti e dei fattori di produzione.
Questi fattori agiscono su fattori di cambiamento interni, come le motivazioni
etiche ed estetiche, economiche, funzionali che influenzano l'organizzazione
dello spazio a livello aziendale e le pratiche colturali.

UNA POLITICA DEL PAESAGGIO: PRINCIPI E STRUMENTI


Nella convenzione Europea Troviamo dei principi: “politica del paesaggio”
che Designa la formulazione, da parte delle autorità pubbliche competenti,
dei principi generali che consentono l'adozione di misure specifiche finalizzate
a salvaguardare e pianificare il paesaggio; “Obiettivo di qualità
paesaggistica” che designa la formulazione delle aspirazioni delle popolazioni
per quanto riguarda le caratteristiche paesaggistiche del loro ambiente di
vita; “salvaguardia dei paesaggi” che Indica le azioni di conservazione e di
mantenimento degli aspetti significativi di un paesaggio; “gestione Dei
paesaggi” che indica le azioni volte, in una prospettiva di sviluppo sostenibile,
a garantire il governo del paesaggio al fine di armonizzare le sue trasformazioni
provocate dai processi di sviluppo sociali, economici e ambientali; infine
“pianificazione dei paesaggi” che indica le azioni volte alla valorizzazione, al
ripristino o alla creazione di paesaggi. La politica del paesaggio va Dunque
ben oltre la necessità di difendere mettere in valore le maggiori bellezze
d'Italia, naturali ed artistiche, anche se una mancanza di una chiara politica
del paesaggio e di adeguati strumenti di governance ha fortemente
compromesso anche i siti di Maggiore pregio. Nel momento in cui tutto il
territorio, anche se con obiettivi di protezione diversi, è considerato sotto
tutela, è necessario dotarsi di strumenti in grado di gestire la trasformazione.
A tal proposito possiamo distinguere tre grandi categorie di strumenti di
intervento sul paesaggio: i vincoli, gli incentivi, e l'azione sul contesto.
I Vincoli Sono norme che stabiliscono ciò che è lecito e ciò che non lo è,
incentivi hanno principalmente carattere economico e sono finalizzati a
rendere convenienti alcune pratiche virtuose e l'azione sul contesto agisce
sulle premesse dell'azione: la consapevolezza e la motivazione.
Mentre i vincoli e gli incentivi Sono ampiamente utilizzati e conosciuti, minore
è la conoscenza dell'apporto che un'azione sul contesto può ottenere.
Questa riguarda tanto aspetti immateriali come l'informazione, la formazione,
la comunicazione, quanto la creazione di infrastrutture materiali che
catalizzano altre iniziative. Infine, Uno degli strumenti più importanti in ambito
settoriale è la condizionalità, che ha la duplice veste di vincolo ed incentivo.
Questo strumento Infatti legga gli aiuti della PAC al rispetto di alcune norme di
comportamento che contribuiscono a mantenere l'ambiente e il paesaggio
rurale, e dunque sancisce due principi: il sostegno ai redditi non è da
considerare a prescindere, Ma è una contropartita delle funzioni svolte
dall'agricoltore; e chi inquina paga.
È Importante sottolineare che bisogna creare un nuovo sistema di relazioni tra
città e campagna. Fino a pochi anni fa, la campagna era vista come un
serbatoio di cibo, materie prime, e come spazio libero per l'espansione delle
attività urbane. Oggi però si fa strada, ad esempio nei documenti ufficiali
dell'ONU, una visione secondo cui la campagna è fornitrice di servizi
dell'ecosistema, servizi che dipendono da risorse rinnovabili Ma non inesauribili
è che hanno un costo. Tra questi servizi, oltre al cibo, Oggi consideriamo fattori
importanti le risorse idriche, la biodiversità, il paesaggio, il riciclo dei rifiuti. Il fatto
che questi servizi Abbiano un costo implica, da una parte, che si deve fare il
massimo sforzo per consumare soltanto quel quantitativo di servizi che
l'ecosistema può produrre senza intaccare la propria capacità di riproduzione,
e dall'altra che la collettività deve essere pronta a pagare tali servizi.
E’ inoltre necessario Acquisire consapevolezza che nel nuovo sistema di
relazioni tra città e campagna anche i modelli di consumo svolgono un ruolo
determinante. Ad esempio consumare un prodotto fuori stagione proveniente
dall'altro emisfero non è affatto, in termini ambientali, la stessa cosa che
consumare un prodotto locale nella stagione giusta. Il prezzo di mercato non
riesce a tenere conto di questi costi ambientali, cosìcché i comportamenti
basati su un limitato insieme di informazioni come il prezzo e la pubblicità
Commerciale, generano modelli di consumo che oltre a non essere sempre
corretti sotto il profilo della salute, non sono sostenibili sotto il profilo
ambientale.
L’IMPORTANZA DEL PROGETTO
Un progetto è un insieme di interventi volti a raggiungere un obiettivo.
Progettare Vuol dire che identificare degli obiettivi, individuare alternative,
selezionare le priorità, quantificare le risorse necessarie e definire indicatori per
la valutazione della realizzazione. Il processo di progettazione può essere un
momento fondamentale delle politiche di sviluppo rurale. Attraverso il
progetto è possibile attivare in modo sinergico più misure di sostegno, coerenti
tra di loro. Inoltre virgola se non applicato in modo puramente burocratico, il
progetto facilità processi di apprendimento, mobilitando capitale umano e
capitale sociale. Un imprenditore che predisponga un progetto raccoglie
informazioni, analizza punti di forza e di debolezza nella propria azienda,
ordina le priorità di azione e collabora con altri attori. Per Far comparire il
progetto all'interno della programmazione dello sviluppo rurale, bisogna
distinguerlo in tre livelli diversi: Il progetto territoriale Coinvolge l'intero territorio
ed Esso presuppone l'identificazione di uno statuto del territorio su cui creare e
mobilitare risorse endogene. Il progetto territoriale è il perno intorno a cui
possono essere definiti nuovi modelli di governance e il punto di partenza delle
politiche.
Il progetto collettivo Coinvolge soprattutto soggetti privati legati da una
visione e da obiettivi comuni. La capacità di creare un effetto visibile sul
territorio deriva anche e soprattutto dalla capacità di mettere a punto modelli
organizzativi innovativi, in grado di integrare in modo originale le risorse.
Infine il progetto di impresa È lo strumento di gestione aziendale e attraverso il
progetto aziendale, si fa leva sul capitale umano, stimolando l'acquisizione di
competenze e la maturazione di una visione strategica.

COMPONENTI DEL TURISMO RURALE (AGRITURISMO)


Turismo rurale è un insieme di caratteristiche che risponde ai bisogni di utenti
appartenenti a specifici segmenti di mercato. Ogni forma di turismo si qualifica
per:
- Gli aspetti del territorio oggetto di turismo;
- Le caratteristiche dell'ospitalità;
- L'offerta di attività che il turista può svolgere;
- Le attrazioni presenti nel territorio;
- Gli elementi di integrazione tematica presenti.
A caratterizzare il turismo rurale sono le componenti naturali del territorio come
le piante, animali, acqua, O meglio le particolari forme di coproduzione tra
uomo e natura che sono alla base dell'Agricoltura e delle attività forestale. Da
un'esperienza di turismo rurale il turista si accende paesaggi agrari con una
forte identità, forme e strutture di ospitalità coerenti con i tratti fisici e culturali
del luogo. Il silenzio e clima confortevole, creati artificialmente attraverso la
tecnologia, nelle strutture agrituristiche sono forniti Dalle condizioni naturali
dell'ambiente e riguardo il cibo questo deve essere coerente con la cultura e
le tradizioni del luogo. E’ Importante sottolineare che molte forme di turismo
rurale pretendono o comunque sono indipendenti dallo sviluppo
dell'agriturismo. E’ a partire dalla svolta nelle politiche europee per la
coesione economica e sociale, che l’azienda agraria Ha cominciato a
svolgere un ruolo più incisivo. In effetti, poiché le aziende agricole Gestiscono
una parte importante del territorio rurale, il loro mancato coinvolgimento limita
in modo consistente le possibilità di sviluppo rurale, e dunque le opportunità di
crescita economica e sostenibile per tutta la regione. Dunque il progressivo
coinvolgimento delle aziende agricole nel turismo rurale viene considerato
come risposta ad una crisi del modello produttivo affermatosi in Europa a
partire dal secondo dopoguerra. La percezione della crisi porta molte aziende
a cercare delle alternative che si indirizzano su tre direzioni:
 La diversificazione delle attività agricole
 La crescita di valore aggiunto per unità di prodotto
 La riorganizzazione delle risorse interne
Ciascuna delle tre modalità di transizione è legata alla capacità dell'azienda
di attivare rapporti con reti relazionali diverse.
Nel caso della diversificazione, l'azienda sviluppa le relazioni con il territorio
rurale, sfruttando le opportunità offerte dal già esistente turismo rurale.
Nel caso della creazione di valore, l'azienda Esplora nuove relazioni all'interno
della filiera, ad esempio con operazioni di vendita e trasformazione oppure
sviluppando strategie di differenziazione basate sulla qualità (prodotti
biologici). Infine nel caso della Rifondazione l'azienda riorganizza la propria
disponibilità di lavoro attraverso il part-time e la pluriattività familiare.

La transizione aziendale e il turismo rurale


Negli ultimi anni ha avuto luogo una transizione dal “turismo in azienda”
all'agriturismo vero e proprio: In una prima fase il turismo rurale trova nelle
aziende agrarie un appoggio logistico, soprattutto per la disponibilità di alloggi
e l'offerta di pasti. Questa attività però a carattere accessorio in quanto
costituisce un’integrazione del reddito aziendale ma non influisce in modo
rilevante sulle operazioni produttive. In Una seconda fase l'ospitalità diventa
per alcune aziende l'attività principale. Questo cambiamento rende
necessario un ripensamento dell'organizzazione complessiva dell'azienda
come ad esempio l'acquisizione di nuove competenze Oppure lo sviluppo di
nuove attività. Infine è nella terza fase Che vediamo emergere un’azienda
agrituristica a tutti gli effetti: Ovvero quella azienda che non solo svolge le
attività turistiche più convenzionali, come ospitalità e ristorazione, Ma che da
una parte diversifica le proprie attività alle attività tipiche del turismo rurale
come l'escursionismo e dimostrazioni in azienda, e dall'altra, attraverso la
creazione di valore, finalizza il più possibile l'attività agricola vera e propria alla
domanda dei turisti. Quindi In questa fase il turista non è soltanto chi pernotta
o fruisce di passi in azienda, ma anche chi prenota un'escursione, vieni a
vedere le razze autoctone Di animali, Compra il vino l'olio il formaggio.
Dunque potremmo chiamare questo tipo di azienda “ agriturismo
multifunzionale” che sottolinea l'integrazione tra operazioni agricole ed
operazioni legate al turismo.

STRADE TEMATICHE
Una componente sempre più decisiva nello sviluppo del turismo rurale è L’
integrazione tematica: Questa consente di creare una narrativa comune tra
i diversi elementi del territorio rurale, coinvolgendo i diversi soggetti in un
progetto comune e facilitando in questo modo la cooperazione tra di loro.
Uno degli esempi più riusciti di integrazione tematica è il cammino di Santiago
di Compostela, Che basandosi sul percorso effettuato dai Pellegrini in epoca
medievale ha creato attraverso una combinazione di iniziative e azioni di
sostegno diverse integrate tra loro, un tipo di turismo che oggi attrae migliaia
di turisti da tutto il mondo. Ma più In generale le strade tematiche, dalle Strade
del Vino alla enorme varietà di strade tematiche che oggi caratterizzano il
panorama turistico italiano, rappresentano la fase culminante di percorsi di
sviluppo basati sulla azione collettiva E su reti di relazione che coinvolgono
attori di varia natura, pubblici e privati.
Il turismo del vino ad esempio Rappresenta una delle forme più diffuse di
integrazione tematica sul turismo rurale e. attualmente esistono in Italia 112
Strade del Vino. Il turista delle Strade del Vino cerca, come tutti i turisti rurali,
ospitalità, ristorazione, riposo e silenzio. al tempo stesso però richiede
specifiche attività legate al vino, come la degustazione, nuove conoscenze,
interazione sociale con altri appassionati e possibilità di acquisto.
Infine Per quanto riguarda l'azienda agricola , l'evoluzione da azienda
agrituristica multifunzionale ad azienda agrituristica Distrettuale si basa su una
più piena consapevolezza del contributo dell'azienda alla produzione di beni
pubblici che facilitano la visibilità e la reputazione del territorio in cui operano
favorendo strategie di differenziazione. Questi Beni pubblici vengono definiti
capitale territoriale; a sua volta può essere distinto in sei categorie:
 Il capitale naturale
 Il capitale culturale
 Il Capitale umano
 Il capitale sociale
 Il capitale istituzionale
 Il Capitale simbolico
Rientrano nel capitale naturale le razze e le varietà autoctone, il paesaggio è
la fertilità dei suoli.
Fanno parte del capitale culturale non solo i monumenti e reperti storici, ma
anche le ricette tradizionali, le storie locali e gli stili di vita eccetera.
Il capitale umano è l'insieme delle capacità presenti negli individui come Arti
e Mestieri specifici, la conoscenza di fenomeni naturali, la capacità di
organizzazione e di comunicazione eccetera.
Il capitale sociale e il potenziale di azione collettiva legato a Reti locali cioè la
famiglia, il vicinato e l'associazionismo.
Il capitale istituzionale è l'insieme delle regole e delle organizzazioni generatosi
all'interno di una comunità Ed infine il capitale simbolico deriva
dall'interazione della comunità locale con il mondo esterno, ovvero con coloro
che direttamente o indirettamente beneficeranno del valore creato. il
capitale simbolico incorpora le simboli distintivi di un territorio la notorietà, la
reputazione, la fiducia da parte di osservatori esterni nei confronti del territorio
e dunque diventa una risorsa di per sè in quanto, oltre ad aggiungere valore
ad un prodotto anonimo, può essere estesa ad altri prodotti del territorio.

LA VALORIZZAZIONE
Il concerto di valorizzazione Ha che fare con la capacità di creare o
redistribuire il valore attraverso la trasformazione di un insieme di risorse. La
valorizzazione avviene all'interno di un sistema di relazioni: con chi ci fornisce
lavoro e materia prima oppure con chi compra il nostro prodotto. Porter
analizza il processo di valorizzazione in un contesto competitivo attraverso il
concetto di catena del valore. Secondo questo concetto, il valore Viene
creato ogni volta che un'impresa produce un bene che L'acquirente è
disponibile a comprare sceglierlo tra un certo numero di prodotti concorrenti.
Secondo Porter la creazione di valore sta Dunque nell’ apportare delle
modifiche al prodotto Tali da far percepire al cliente l'aumento di valore che
ne potrebbe ottenere nel preferirlo ad un prodotto concorrente.
Possiamo rappresentare la valorizzazione come un processo composto da
alcune fasi:
a) La mobilizzazione delle risorse locali;
b) la qualificazione del prodotto;
c) la commercializzazione;
d) e l'attivazione di Sinergie.

Il concetto di mobilizzazione parte dal presupposto che ogni area rurale abbia
delle risorse specifiche che la distinguono da altre aree e che per valorizzare
un prodotto tipico sia necessario attivare e rafforzare i legami tra queste risorse
e il prodotto. In molti casi le risorse locali sono poco conosciute e apprezzate
anche dalla comunità locale e In molti casi vanno ricostruite, difesa da possibili
aggressioni e sviluppate attraverso azioni appropriate.
Lo scopo del processo di immobilizzazione ed incorporazione delle risorse locali
nel prodotto che avviene quando: le caratteristiche distintive del prodotto
derivano in modo chiaro dalle risorse locali e quando gli osservatori esterni, e
in particolare consumatori, associano in modo chiaro e stabile il prodotto alla
specificità delle risorse locali. La mobilizzazione delle risorse locali inoltre è
necessaria per garantire l'evoluzione del prodotto in un contesto di mercato
che cambia quindi possiamo dire che la mobilizzazione è alla base di un
percorso di innovazione basato sul recupero della tradizione, ed È un processo
continuo che aspira a mantenere e accentuare le condizioni della diversità e
unicità di un prodotto all'interno di un contesto in continuo cambiamento.

La qualificazione del prodotto Consiste nella progettazione, specificazione e


modulazione degli attributi della qualità del prodotto stesso. Attraverso la
qualificazione si specifica Quali sono gli elementi che leggono la qualità del
prodotto il suo territorio e che distinguono il prodotto da valorizzare da i
prodotti esistenti sul mercato. Con la qualificazione si codificano in un
disciplinare, ovvero un sistema di regole scritte, la delimitazione dell'area di
produzione e gli elementi che danno al prodotto le sue qualità caratteristiche,
la descrizione delle caratteristiche tecniche che il prodotto deve avere e le
modalità di produzione. Sotto il profilo commerciale La qualificazione
determina il posizionamento del prodotto che Può variare in funzione del livello
qualitativo minimo e della definizione di una gamma di livelli qualitativi che
possono dipendere dai tempi di stagionatura e dall'uso o meno di determinate
tecniche di produzione o di trasformazione. Il disciplinare e anche il tramite è
più importante con le politiche di sviluppo rurale, Perché esso può contenere
norme che, anche se non Incidono sulla qualità del prodotto, regolano la
qualità dell'ambiente di produzione. In molti disciplinare italiani ad esempio è
stato introdotto il divieto di uso di OGM, una regola volontaria che ne limita
appunto la diffusione.

La commercializzazione Dei prodotti locali sta nella capacità di trasmettere in


modo efficace ai consumatori i valori che si incorporano. Sotto questo profilo
le strategie di Maggiore successo riguardano la costruzione di reti alternativa
a quelle convenzionali. L'esperienza di questi anni Infatti dimostra che partner
come supermercati garantiscono Ampi sbocchi e quindi favoriscono la
crescita produttiva, ma al tempo stesso sono in grado di tagliare fuori i
produttori dalla comunicazione con i consumatori, In questo modo limitando
la possibilità di imparare attraverso l'interazione diretta i loro bisogni e dunque
gli aspetti per migliorare il prodotto. E’ dunque nella costruzione di queste reti
di commercializzazione alternative che si misura la chiave di una diversa
distribuzione del potere sul mercato. Queste modalità distributive sono
accumulate dalla tendenza ad accorciare le distanze sia geografiche che
culturali tra il mondo della produzione e il mondo del consumo, rendendo
maggiormente possibile L'esperienza di partecipazione e condivisione dei
valori all'interno del canale tra produttori, distributori e consumatori.

Infine riguardo l'attivazione di Sinergie, Attraverso la rete di relazioni che si


viene a creare nel processo di valorizzazione si realizzano forme di Interazione
diverse che coinvolgono elementi materiali ed immateriali e cui effetti sono
quantitativamente e qualitativamente superiori a quelli raggiungibili attraverso
l'azione dei singoli. Si parla in questo caso appunto di Sinergie, le quali
dipendono dalle dimensioni della rete di relazioni, dall'intensità delle stesse
relazioni e dal tipo di risorse scambiate. Un esempio è rappresentato dai
vantaggi direttamente legati alla presenza di un certo numero di aziende
accomunate dallo stesso tipo di attività Infatti si vengono a creare delle vere
e proprie economie di scala le quali, per quanto meno importanti nei processi
che caratterizzano lo sviluppo rurale, assumono ancora un notevole rilievo se
considerate a livello internazionale.
APPUNTI LEZIONE

ECONOMIA
-> Oykos = casa e famiglia
-> Nomos = spirito delle leggi
Comportamento di una singola unità o di una comunità. Bisogna studiare il
comportamento anche della governance nazionale e locale (politica)

*un bene economico è escludibile come i beni di lusso, denominati ‘rifugio’.

Lo sviluppo economico differisce da quello sostenibile, e riguarda lo studio del


PIL, PNL, della crescita economica, mirando ad un ottimo assoluto. Lo sviluppo
sostenibile invece mira ad un ottimo paretiano, che è proteso al
miglioramento della situazione individuale senza peggiorare quella altrui;
viene inteso come sviluppo realizzabile, sia sotto il profilo economico che
ambientale, un compromesso, un punto di incontro. Rappresenta il principio
cardine delle aree protette e dei parchi, in quanto permette di creare delle
attività economiche per garantire una fruizione degli stessi, creando indotto
(la collettività lo deve vedere tale normativa come una opportunità e non
come un vincolo).

Prima parte de programma: il ruolo dell’agricoltura nello sviluppo economico,


l’area rurale e i parametri di riferimento (densità abitativa, altitudine, elevata
disoccupazione, reddito pro capite inferiore), le zoonizzazioni (A non beneficia
del piano rurale - strumentale dei finanziamenti, B, C = problemi di
spopolamento e criticità strutturale, lontananza del centro urbano, scarsità dei
servizi offerti, D).

Le priorità dell’Unione Europea sono due: il problema occupazionale dei


giovani e lo sviluppo delle aree rurali (85/90%). Queste ultime devono essere
sfruttate come una risorsa, poiché zone non sviluppate come le città.
• Area rurale: si producono dei beni alimentari per soddisfare il bisogno
prioritario dell’individuo (fame e sete); allo scopo di prevenire il degrado
ambientale e lo spopolamento delle suddette aree (abbandono).
• Paesaggio agricolo: tramite le imprese pilota, volano per il territorio, si
può avere un aumento della redditività, stimolando anche l’interesse e
l’intervento delle istituzioni, il cui sistema di governance è inadatto
(diventare una forza economica supportando le aziende del territorio).
• Logica bottom up: è uno strumento europeo che, in primo luogo, cerca
di ti rintracciare la prioritaria esigenza del territorio con l’apporto di tutte
le forze presenti internamente allo stesso (progetto leader plus e gruppi
di azione locale). Bisogna svolgere delle attività di promozione,
attuando delle scelte turistiche su un determinato prodotto.
• Messa in sicurezza dei flussi turistici: chi viene a visitare il territorio deve
essere tutelato, bisogna che intervengano le istituzioni per la creazione
di un sistema reticolare che può diventare un vero e proprio Destination
Management per il territorio.
• Individuare la criticità e risolverle: spesso non si riconoscono, e si
indagano le conseguenze piuttosto che le cause:
- Economia sommersa vs reddito di cittadinanza
- Centri turistici terapeutici e attività di gestione giovanile
- Paradosso de voto, prendendo decisioni politiche non ottimali per
il territorio solo allo scopo di essere rieletti

Ruolo ed importanza del settore primario: il settore agricolo ha un ruolo


fondamentale nello sviluppo di un sistema economico nonostante incida
sempre meno sul PIL; tecnicamente, invero, è stato trainante in diverse fasi del
sistema economico. Esso produce beni di prima necessità (alimentari), che se
uno stato non ha la possibilità di autoprodurre è costretto ad importare,
portando la propria bilancia commerciale in rosso (nonostante potesse
compensare con altri settori). Tipicamente l’Italia non ha molte materie prime,
si qualifica come esperta nella raffinazione e nella lavorazione della materia
prima ma, oggi, l’innovazione passa attraverso la rete e può essere utilizzata
da altri Paesi grazie allo scambio di informazioni; da ciò si può dedurre che
l’Italia ha perso il peso commerciale che aveva prima della globalizzazione,
pertanto il proprio mercato è stato aggredito attraverso guerre di prezzo,
estensione dell’offerta con aggiunta di servizi come optional e allungamento
dell’assicurazione (nel settore automobilistico, l’Italia primeggia ancora nel
design).

Sistema economico: viene diviso in tre fasi, ed ha il ruolo di importare,


elaborare e collocare sul mercato i prodotti. La tecnologia favorisce lo
sviluppo del settore (si parla di agricoltura 5.0) e l’operaio deve specializzarsi
nella robotica e nell’utilizzo di internet (anche perché la gestione si attua da
qui) -> progetto di Sensoristica nell’allevamento delle api create da
imprenditori italiani che ci permette di elaborare un indici di efficienza.
L’importanza dell’agricoltura è legata in passato allo scambio dei prodotto
agricoli, e vi era una netta demarcazione tra città e campagna, ma
nonostante ciò il sistema non era chiuso poiché vi era una continua
interazione. In seguito, quando la popolazione iniziò a trasmigrare dalla
campagna alla città (esodo agricolo) causo uno spopolamento delle zone
agricole (i giovani decidono di non proseguire l’attività agricola dei genitori,
abbandonando i terreni ed andandosene a lavorare in fabbrica,
perseguendo il ‘mito della città’). Tale scelta non apportò un miglioramento
della loro qualità della vita, bensì un peggioramento, in quanto si sceglieva la
fabbrica alla campagna finendo per vivere in periferia in condizione
disagevole e ad orari disumani. Ciò ha portato ad uno sviluppo dell’Industria
che non sarebbe cresciuta senza l’apporto di forza lavoro derivante dalle aree
rurali.
Arrivati a questo punto si penso, erroneamente, che l’industria potesse trainare
l’intero sistema economico ma ciò portò ad un aggravio della bilancia
economica (crebbe l’importazione), ad un’impennata della crescente
demografica con la continua richiesta di prodotti agricoli, ad una espansione
delle città per contenere l’elevata presenza della popolazione (espansione
edilizia) a discapito dell’agricoltura che si è vista ridurre i terreni.
Quindi due dei tre fattori cardine dell’agricoltura (Lavoro e Terra) sono stati
compromessi per la crescita delle fabbriche. Tale processo continuo fino a
quando non si esaurì la forza lavoro proveniente dalle aree agricole che causò
un aumento dei salari degli operai con il conseguente aumento della richiesta
di prodotti agricoli prima non accessibili. L’agricoltura invece si trovò ad
investire sull’unico fattore disponibile, il capitale, cercando di rispondere alla
domanda sempre più crescente, attraverso l’utilizzo della tecnologia ed il
passaggio ad una agricoltura industrializzata, con l’utilizzo intensivo del
terreno, l’ausilio di fertilizzanti e prodotti chimici. Inoltre, le aziende, che prima
erano caratterizzate da una loro economia, attuarono una produzione
specializzata (concetto di Marshall) per ovviare alla riduzione dei propri terreni.
Ciò condusse alla impostazione di una duplice teoria:
• Crescita Sbilanciata
• Crescita Bilanciata

I fautori della prima teoria pensarono di puntare tutto sull’industria per uno
sviluppo ‘maturo’. Ciò ha attirato tutti gli investimenti in questo settore
causando una crescita smodata, l’aumento dei laboratori e una crescita dei
costi con la continua richiesta di manodopera che l’agricoltura non era più in
grado di dare; il tutto sfociò nell’Inflazione che portò alla recessione: aumento
del prezzo al consumo con la conseguente contrazione del potere di acquisto,
rimanendo immutati gli stipendi e stimolando guadagni fittizi.
In tale prospettiva l’unica possibilità di ripresa sembra essere il ritorno al settore
primario, fortemente promosso dall’Unione europea per il rilancio del 91% delle
aree agricole presenti nel suo territorio.
Sviluppo economico:
- Ogni settore produttivo fa parte di un sistema interdipendente
(economia nazionale)
- Non è facile determinare il contributo di ogni settore produttivo nello
sviluppo economico di un paese, non è possibile astrarlo dal contesto
poiché dipendente dall’andamento degli altri settori produttivi.

Agricoltura e sviluppo economico


• Decremento degli occupati (esodo ed urbanizzazione)
• Diverso sviluppo tecnologico
• Sacrifici del settore agricolo (per dare spazio ed avviare la crescita
industriale)
• Incremento proporzionalmente inferiore dei consumi alimentari rispetto
al reddito pro capite: LEGGE DI ENGEL= all’aumentare de reddito la
domanda dei prodotti non aumenta proporzionalmente, poiché la
parte di reddito eccedente viene utilizzata per l’acquisto di altri beni.
Il risparmio si può avere per un consumo differito nel tempo (mettere soldi da
parte per l’acquisto di un’auto), per un piano di accumulo (pensionistico,
assicurativo) o per un Investimento che può essere: rischioso o garantito (in
base al tasso di interesse). La conseguenza dei punti prima descritti porta allo
spostamento della domanda verso beni aventi un’elevata elasticità rispetto al
reddito. Il passaggio dall’economia Agricola ad una economia Industrializzata
si ha attraverso il trasmigramento delle risorse globali (umane e finanziarie), ciò
ha portato agli investimenti delle famiglie nelle industrie e nelle banche,
tralasciando il settore primario.
Ai giorni nostri molti individuano una relazione tra il Benessere ed il peso
dell’agricoltura in termini di PIL -> lavorare in agricoltura come ‘fosse
terapeutica’ secondo la legge sull’Agricoltura Sociale e la legge quadro
sull’Agriturismo

PNL E PIL: indica il valore complessivo di mercato di tutti i beni e servizi prodotti
da un settore economico in un anno. Misurano il benessere economico di una
comunità, valuta la produttività annua
Di beni e servizi calcolata in contabilità statale con questi due indicatori.

Macro-tematiche:
• Retroinnovazione: rivoluzione con una mentalità di governance per una
pianificazione sistematica
• Innovazioni nelle aree rurali: somministrazione dei pesticidi
• Silent Spring
FASI DELLO SVILUPPO ECONOMICO
 Agricoltura arretrata e manodopera in eccesso
 L’industria assorbe forza lavoro dall’agricoltura
 Fine dell’eccedenza della manodopera in agricoltura
 Incremento dei salari in industria e aumento della domanda dei beni
agricoli (prima erano tanti lavoratori con stipendi bassi, adesso bisogna
far lavorare di più aumentando il salario)
 Offerta agricola che non si adegua alla domanda (non riesce a
soddisfare la domanda sempre maggiore)
 Inflazione ed aumento dei prezzi agricolo (come soluzione per
attenuare la domanda, impossibile da soddisfare)
 Arresto dei processi di sviluppo e contrazione del potere di acquisto
(impossibilità di investimenti delle aziende, stagnazione)
 Offerta agricola che si adegua con una crescita equilibrata dei settori:
bisogna favorire gli investimenti ed il progresso tecnologico per
incrementare la base della produzione senza l’ausilio dei fertilizzanti.
Favorire questi investimenti in agricoltura attraverso la tecnologia è possibile,
degli esempi possono essere considerate le biotecnologie e la produzione
transgenica (OGM per combattere la fame nel mondo), che però hanno dato
vita a due modelli di pensiero opposti:
• Europeo, PRINCIPIO DI PRECAUZIONE: secondo cui l’utilizzo di questi
alimenti ha un contenuto proteico sempre minore e può permettere lo
sviluppo di diverse intolleranze e malattie per l’uomo
• Americano, PRINCIPIO DI EQUIVALENZA: fino a prova scientifica sali
prodotti potranno essere commercializzati, l’osservazione si attua su
base ventennale (iniziati nel 2000 e finanziati dalle stesse multinazionali).

Beni di Giffen: secondo una sua analisi durante un periodo di carestia in


Irlanda, egli elaboro un paradosso per il quale l’aumento del prezzo dei beni
di prima necessità (pane, uova, patate) invece che contrarre la domanda la
aumento a sua volta (preoccupati della carenza si rifornivano di scorte). Tale
studio può essere utilizzato anche per comprendere i campanelli d’allarme
della crisi, in quanto il consumatore medio si orienta verso beni poveri come
pane e uova piuttosto che prodotti denominati ‘superiori’.
*Principio dei vasi comunicanti per riequilibrare la fame nel mondo, interesse
non perseguito dalle multinazionali poiché sfruttano quelle stesse zone
arretrate.

Le vie dello sviluppo secondo Rostow, suddivise in 5 fasi:


 Primitiva o statica tradizionale: economia agricola, settore primario in
cui il sistema è caratterizzato da scarsa produttività, mancanza di
innovazione tecnologica e le intere risorse vengono riversate
nell’agricoltura
 Transizione e Precondition: sviluppo tecnologico supportato anche per
la stessa agricoltura, apporta dei mutamenti al sistema
 Supremazia del moderno processo produttivo, Take Off: aumenta la
produttività e si può sostituire il capitale alla forza lavoro (soluzione per
l’esodo agricolo verso l’industria). Importanti incrementi reddituali
(prima fase di benessere collettivo); introduzione della tecnologia in
agricoltura per adeguarsi alla domanda derivante dal settore
industriale; trasformazione dell’intera struttura economica e sociale
 Maturità: dopo 50 anni dalla diffusione tecnologica (non è detto che
avvenga); porta ad una diffusine della tecnologia in tutti i settori
produttivi (sviluppo del terziario); riduzione delle importazioni
(autosufficienza) ed incremento delle esportazioni
 Consumi di massa e diffusione del benessere collettivo: aumenta il
reddito pro capite e vi è più benessere, tant’è che l’obiettivo primario
cambia, dall’espansione tecnologica al miglioramento della qualità
della vita dell’uomo (più sicurezza ed assistenza sociale).

Andrebbe aggiunta una sesta fase mancante, quella della post-modernità,


costituita da un benessere sostenibilità e da una ecocompatobilità del sistema
economico. Ma l’ambiente può essere salvaguardato solo da chi ha
raggiunto la ricchezza e dovrebbero contribuire maggiormente alla sua
salvaguardia gli stessi paesi sviluppati, cambiando la loro mentalità. È
comunque possibile applicare questa teoria ai territori rurali per comprendere
la fase in cui essi si trovano.

“The European for the development of rural areas of The UE using the
multifunctional farm model”
• Concerto di agricoltura multifunzionale
• Funzioni svolte dall’agricoltura
• Multifunzionalità ed aspetti evolutivi della PAC

Perché rurale?
- Poiché la superficie dell’Unione Europea è rappresentata circa dall’80%
dalle zone rurali
- A causa di circa la metà degli abitanti dell’Unione Europea che vive in
queste aree
- Perché in queste zone ci sono 12 milioni di agricoltori
- Perché l’agricoltura rappresenta il 6% del PIL (settore agricolo) con 15
milioni di imprese e 46 milioni di posti di lavoro
Cos’è rurale?
 Aree caratterizzate da attività di agricoltura (tutto ciò che non è
urbano)
 Aree con bassa densità di popolazione per chilometro quadrato
 Aree dove il reddito è più basso che in altri settori produttivi, circa del
30% rispetto all’industria e al settore terziario (il miglioramento di queste
aree parte da qui)

Dov’è rurale?
 Località situate in montagna con evidenti problemi infrastrutturali, come
la viabilità stradale ed i collegamenti in generale (si valutano trasporti e
livello dei servizi). I territori sono caratterizzati dalla quasi scomparsa dei
giovani, in cui mancano anche i servizi assistenziali per i residenti che
spesso sono costretti ad allontanarsi; non esistono servizi sociali per i
giovani, bambini e anziani. La causa di ciò può essere ricercata nel non
aver voluto investire nello sviluppo delle aree rurali al sud.
 Nell’Unione Europea la superficie è maggiore a 4 milioni di chilometri
quadrati e in queste aree vivono 503 milioni di persone; è situata al terzo
posto nella classifica per estensione dopo Cina e India, da ciò la
necessità di investire nelle aree rurali (essendo un’unione di paesi rurali).

Concetti chiave dello sviluppo rurale:


 Sviluppo integrato: integrazione delle risorse locali (agricoltura,
artigianato, turismo, piccole e medie imprese industriali come caseifici,
cultura locale). Bisogna capire quali sono le attrazioni dell’area, settore
per settore; la cultura locale è un UNICUM che distingue la propria
identità da quella di altre comunità e deve essere visibile non lungo tutta
l’area (promozione e brochure). Spesso non si realizza ciò perché è la
stessa società che si stacca dalla propria identità ma ‘si può avere un
futuro solo se si conosce il proprio passato’. La tradizione, il background
delle aree rurali, in particolar modo delle aziende vitivinicole italiane e
francesi, le distingue dalle restanti aziende del settore, gap permanente
che non possono colmare per mancanza di tradizione.
 Sviluppo dal basso: bottom up, partecipazione attiva e sviluppo
endogeno tra istituzioni e le forze economico-sociali (chi decide le
priorità su cui basarsi, le strategie da seguire)
 Sviluppo endogeno: valorizzare delle risorse locali, scegliendo quelle più
importanti presenti nel territorio
 Sviluppo territoriale e non settoriale: il territorio deve essere visto come
un fattore di competitività
Conseguenze dell’esodo rurale: allarmante situazione demografica,
determinata dall’abbandono delle attività agricole, condiziona
pesantemente l’economia delle aree rurali. Il settore agricolo ha comunque
una importanza strategica nel modello economico delle regioni rurali
dell’Unione Europea (nonostante non sia più il serbatoio di manodopera
dell’industria). Ciò è dimostrato dal fatto che all’aumento del livello di ruralità
di un determinato territorio aumenta anche la percentuale di occupati nel
settore primario; viceversa, in base alle variabili socio demografiche riferite alla
seconda metà del secolo scorso, al diminuire delle attività agricole
corrisponde una contrazione della popolazione rurale, causata dalla crescita
sbilanciata. Questo in quanto l’agricoltura ha delle ricadute anche sugli altri
settori poiché impedisce la saturazione delle aree urbane, che spesso sforano
la capacità di carico (nascita della lega nord per la continua migrazione dal
sud verso il loro delle territorio, oggi si rifanno contro gli immigrati).

Obiettivi:
- Presentare il dibattito sulla riforma della PAC post 2020 sull’ambiente e
sulla sviluppo rurale
- Evidenziare il contributo della letteratura economico agrario

Il PSR = ancora la Sicilia deve sviluppare il programma precedente, del


2013/2017, nonostante abbia avuto comunque il budget più elevato. Ha
rallentato i propri investimenti in virtù del precedente principio attraverso cui si
poteva spendere i fondi a disposizione anche durante l’ultimo anno (non
riuscendo però così a raggiungere gli obiettivi minimi). In seguito
all’introduzione del principio del disimpegno automatico, adesso i fondi
devono essere spesi entro il 31 dicembre dell’anno corrente, ed in caso
contrario vengono tolti e smistati in altre zone (obiettivo posto in essere dalla
Sicilia era quello di portare la banda larga in tutte le zone rurali ma,
attualmente, non si riscontra un buon risultato). Bisognerebbe cercare di
capire perché non si è riusciti a sviluppare le economia presenti in queste zone,
le problematiche possono essere:
Ricambio generazionale inesistente: ogni otto aziende una è gestita da un
giovane in Italia, pertanto tra un tempo determinato si potrà ridurre la
produzione tipica delle aziende; in Francia il rapporto è di uno su tre e nell’est
Europa di due su uno.
Background: è un tema di estrema attualità e di interesse; dove il contributo
delle aree rurali è vitale per la sviluppo dell’Europa (91% del territorio Europeo
e 60% della popolazione). Bisognerebbe attuare una sviluppo economico
attraverso l’uso sostenibile delle risorse naturali e delle energie rinnovabili,
promuovendo il ricambio generazionale e nuovi modelli di business.
Sviluppo territoriale: politica comunitaria settoriale fino alla agenda 2000
(sostegno ai redditi per il settore agricolo poiché si pensava che ne potesse
beneficiare anche il territorio rurale). Da Agenda 2000 si parla invece di
territorio, intervenendo sull’infrastruttura e sui trasporti, interventi a misura che
non erano previsti in un PSR (come il recupero dei beni architettonici).
L’agricoltura è stata soltanto assistita e ciò non è permesso lo sviluppo, non vi
era nessuno stimolo e spinta alla crescita (cassa del mezzogiorno e zero
investimenti ed attrazione di risorse). E proprio perché non dava reddito alla
famiglia si è dato vita all’esodo dei figli degli agricoltori, che andavano a
lavorare nelle fabbriche, generando delle conseguenze negative:
1. Saturazione urbana
2. Abbandono delle zone agricole
Oggigiorno però non c’è più spazio per sviluppare la città, pertanto l’Unione
Europea ha compreso che il proprio sviluppo non può che passare dallo
sviluppo delle stesse aree rurali (significa anche avere una maggiore
attenzione all’ambiente integrando con il settore economico lo sviluppo).
Essendo che gran parte delle zone rurali manca di servizi sociali e assistenziali,
è necessario interpretare strategicamente, ai fini occupazionali, tale
problematica, offrendo un qualcosa di mancante nel territorio in cui ci si vuole
inserire. Inoltre queste aree sono soggette alla denatalità (età avanzata e un
numero di decessi che supera le nascite).
Diventa necessaria l’attuazione di una politica nazionale che favorisca il
ricambio generazionale e l’accorpamento fondiario delle piccole aziende. La
criticità è rappresentata per i giovani dal poco reddito che può riconoscere
una piccola azienda (a meno che non si rientri in un mercato di nicchia).

PRINCIPALI NOVITÀ PAC 2014-2020


 Pagamento unico (sostegno sul reddito se gli agricoltori rispettano i
criteri sociali, ambientali e sanitari; viene riconosciuto il ruolo
multifunzionale)
 Regionalizzato
 Convergenza interna modello Irlanda soglie 30/60
 Greening = Maggiore importanza all’ambiente, finanziamenti
aggiuntivi per chi lascia improduttive delle aree sul proprio fondo, a
tutela ambientale (alberi per ridurre l’emissione del carbonio). La
mancanza di reddito viene compensata.
 Pagamento per i giovani agricoltori
 Pagamento per i piccoli agricoltori con metodo storico
 Capping
 PSR con focus specifici e su nuove misure (innovazione)
 Revisione enti accoppiati
Excursus: gli obiettivi dei sei paesi fondatori, dal 1960 1990 erano:
l’autosufficienza alimentare; preferenza di scambio con i paesi dell’Unione
Europea prima di importarli fuori da essa; migliorare il reddito degli agricoltori
e aumentare la qualità della vita; garantire un prezzo equo ai consumatori
(questi ultimi due difficilmente raggiungibili entrambi). Così l’Unione Europea
incentivò alla produzione alimentare per garantire l’autosufficienza alimentare
aiutando gli imprenditori agricoli sul prezzo (stabilito in modo che esso sia
remunerativo); avendo così questi ultimi la certezza che il proprio prodotto
fosse collocato sul mercato si accinsero a produrre illimitatamente (ma
aumentò il costo del lavoro ed anche quello di produzione a causa di
cambiamenti dei fattori contingenti, come l’esodo giovanile e l’eccesso di
produzione). Con la nuova PAC si sarebbe dovuto evolvere anche il pensiero
dell’ottica contadina verso delle leve gestionali manageriali, ciò analizzando
i reali bisogni del mercato (in continua evoluzione). Ma il non adattamento
degli imprenditori agricoli favorì l’industria alimentare, di trasformazione, che
comprava a prezzo inferiore da essi producendo beni a lunga conservazione,
principalmente acquistati dal consumatore (meno presente in casa, alla
ricerca di beni pronti e preparati). La soluzione dovrebbe essere un ritorno del
modello di impresa agricola condotta dai giovani, fondata sul marketing,
sull’uso delle risorse rinnovabili, sull’e-commerce e su tutte quelle fonti di
reddito che sommate danno vita ad una cospicua fonte reddituale. Per fare
ciò esistono anche degli strumenti di sviluppo derivanti dai fondi europei,
finanziati e co-finanziati.

PAC POST 2020 (Conferenza di Cork)


 Sfide della PAC
- Sviluppo economico
- Crescita demografica
- Digitalizzazione
- Gestione del territorio
- Gestione dei servizi economici
 Cork 2.0
- Vitalità delle aree rurali
 Rafforzamento delle economi rurali (catena del valore)
 Aree centrali per:
- Gestione delle risorse (livello di innovazione delle imprese e mobilità
delle conoscenze, benchmark e divulgazione)
- Promuovere una transazione verso nuovi modelli di business sostenibili e
resilienti
Alcuni dati:
• 47,7 % della superficie soggetto ad agricoltura, il 30,9 % alla foreste
• 13,7 milioni di aziende agricole (il 70% delle quali con meno di 5Ha, ciò
genera un problema di sviluppo delle stesse, che comunque puntano
sulla qualità)
• Il settore agroalimentare ha 17,5 milioni di lavoratori (7,7%
dell’occupazione complessiva, potrebbe anche migliorarsi)
• Le aree coprono il 77% dell’Unione Europea e i loro abitanti
rappresentano circa la metà dell’intera popolazione
• 12 milioni di agricoltori rappresentano il 6% del PIL della UE; 15 milioni di
imprese e 46 milioni di posti di lavoro sono un ottimo patrimonio su cui
puntare
• L’Italia ha il 32,9% di popolazione che vive in aree urbane, nonostante
rappresentino soltanto il 13% della superficie

OBIETTIVI PAC 2014 PAC post


- 2020 2020
Ambiente e benessere sociale +++ ++
Cambiamenti climatici (cambiano le colture in base ++ +++
ai cambiamenti climatici)
Competitività del settore agro-alimentare ++ ++
Cibo, salute, alimentazione (riduce anche il costo +++
della spesa sanitaria, snellisce previsione e cura)
Occupazione delle aree rurali +++
Stabilizzazione dei mercati (forme diverse dal + ++
sostegno del prezzo, consociati)
Funzionamento filiera alimentare (legato alla + +++
riduzione degli sprechi
Innovazione (di processo, marketing attraverso la ++ +++
riduzione del packaging, lancio dei nuovi prodotti,
aziende dinamiche)
Vitalità delle aree rurali (miglioramento della qualità ++ +++
della vita, strutture e servizi sociali, assistenziali

Sfide territoriali: aree rurali hanno una struttura socio economica differenziata
ma in cui vi è centralità dell’agricoltura; diversità delle aree rurali e delle
tipologie di agricoltori. Sviluppo endogeno: ruolo dell’agricoltura nel generare
altra attività economiche strettamente legate all’industria alimentare, al
turismo e al commercio (base per lo sviluppo di tradizioni locali e dell’identità
sociale).
SPAZIO AGRICOLO
1. Aspetto occupazionale
2. Aspetto settoriale (agricoltura)
3. Realtà che ruotano attorno al primario
SPAZIO RURALE
1. Aspetto residenziale
2. Aspetto territoriale
Bisogna far conciliare lo sviluppo economico (agricolo) con un miglioramento
della qualità della vita.

INDICI DI RURALITA’ – Indicatori oggettivi e soggettivi


 Le aree caratterizzare da una bassa densità di popolazione (va espressa
come numero di abitanti per Km quadrato)
 Le aree che presentano spazi verdi che vengono utilizzati dall’uomo
(campagna)
 Le aree che non si considerano urbane
 Le aree agricole

Aree Rurali:
- OCSE = densità di popolazione al di sotto dei 150 abitanti per km
- UE = densità al di sotto dei 100 abitanti per km

Grado di ruralità:
• Predominante: almeno il 50% della popolazione vive in comunità rurali
• Significatamente rurale: dal 15 a 50 % vive in una comunità rurale
• Predominante urbano: meno del 15% della popolazione vive in aree
rurali

Classificazione secondo il grado di integrazione con il resto del territorio:


 Aree rurali integrate: una quota importante di popolazione è occupata
nell’industria e nei servizi (sinergia, come nella pianura padana)
 Aree rurali intermedie: relativamente distanti dai centri urbani e
presentano un mix di attività primarie e secondarie
 Aree rurali remote: bassa densità di popolazione, età media elevata,
occupazione dipendente dal settore agricolo (età media elevata, tasso
di alfabetizzazione basso)

Problematiche legate all’esodo delle aree coinvolte:


1. Push Effect: basso rapporto terra/lavoro, bassi redditi, patriarcato,
compressione delle libertà personali, isolamento e mancanza dei servizi,
i giovani vengono spinti fuori da questo contesto
2. Pull Effect: più lavoro disponibile in altri settori, settori che danno la
possibilità di realizzare più crediti in settori extra agricoli, disponibilità
aldilà del contesto rurale che attrae i giovani che decidono di spostarsi
I problemi più gravi rimangono l’isolamento connesso alla scarsità dei servizi,
esclusione sociale, problematiche ambientali (abbandono che alimenta il
degrado con la nascita di fenomeni negativi come le discariche e la pastorizia
abusiva.
ESODO AGRICOLO: causato da una riduzione dell’occupazione nel settore
primario
ESODO RURALE: causato dall’occupazione delle aree rurali

Sviluppo Rurale: Moseley, è un cambiamento economico, sociale,


ambientale che deve essere sostenuto e sostenibile, disegnato per migliorare
il benessere di lungo periodo dell’intera comunità.
La governance deve pianificare uno sviluppo SOSTENIBILE E SOSTENUTO,
incentivando la popolazione a non migrare e abbandonare le aree agricole.

LE TRE DIMENSIONI DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE

SOCIALE

E
V
S
ECONOMICO
AMBIENTA R

Le tre sfere dello sviluppo sostenibile sono come un sottosistema in cui ogni
sfera interagisce con l’altro, pertanto i sistemi non sono chiusi, possono essere
isolati se non si riesce a farli colloquiare tra di loro. Come interagiscono?
• SOCIALE + AMBIENTALE = Interazione VIVIBILE (V)
• ECONOMICO + AMBIENTALE = Interazione REALIZZABILE (R)
• SOCIALE + ECONOMICO = Interazione EQUA (E)
L’interazione con l’ambiente genera rispetto per lo stesso ma bisogna
consentire che vi siano delle ricadute economiche per la società (cercando
di non favorire solo pochi, sviluppo intra e inter generazionale). Prima il
rapporto con la natura era di osservazione; in seguito esso ha cercato di
assecondarla, agevolandone il ciclo di vita; per passare a delle forme di
innesto, naturale; infine per intervenire su di essa con la tecnologia (chimica,
alternandone gli equilibri ambientali) = Agricoltura NO TILL (una soluzione,
lavorando solo in superficie per non intaccare la fertilità del terreno.

CONCETTO DELLE TRE F:


 FOOD
 FEED (allevamento degli animali per produrre carne e pelli)
 FUEL (riconversione energetica delle coltivazioni in biocombustibile di 1’
e 2’)

SOSTENIBILITA’ (S)
Environment component + Social component = development vital
- 805 milioni soffrono la fame
- 1,3 miliardi di tonnellate di cibo vengono buttate
- 98% di chi soffre la fame vive nel sud del mondo
Per uno sviluppo realizzabile, che sia sostenuto e sostenibile è necessario
attuare delle politiche di innovazione: attraverso la riduzione del packaging o
il bilancio sociale che punta sull’immagine etica rappresentata dall’azienda
(è comunque un marketing strategico, non solo etico, come quello attuato
dalla Barilla Foundation).
L’innovazione può avvenire attraverso la pianificazione:
 PSR: programma di sviluppo rurale che risponde a delle linee guida
comunitarie che vengono realizzare dalle varie regioni (contiene dei
fondi ma non lo è).
 PAC: Politica Agricola Comune
Riforma della PAC 2014-2020
Dal primo gennaio 2014 al 31 dicembre 2020 l’impatto globale del sostegno
dell’Unione Europea allo sviluppo rurale è di 84.936.000.000 di Euro. Durante
tale riforma l’architettura della PAC è rimasta invariata, sostanzialmente
confermata, con un edificio che si regge su 2 pilastri, 2 fondi e 4 regolamenti:
1. POLITICA DEI PREZZI DI MERCATO -> Pagamenti diretti, interventi di
Mercato (Feage)
2. POLITICA DI SVILUPPO RURALE -> sostegno dello sviluppo rurale (Feasu)
(Fondamento, gestione e monitoraggio della PAC)
Il Sostegno dello Sviluppo Rurale promuove la competitività delle imprese
agricole e lo sviluppo rurale, con misure programmatiche a livello territoriale; si
adottano le misure europee in base a ciò che necessita il territorio su una lista
ampia di scelta.
Obiettivi (guidati dalla misura generale della strategia Europa 2020):
 Produzione alimentare sostenibile, aumentare la competitività del
settore agricolo e la redditività della produzione
 Gestione sostenibile delle risorse, al fine di garantire la produzione di beni
pubblici e la lotta contro gli effetti del cambiamento climatico
 Sviluppo territoriale equilibrato per migliorare la differenzazione
dell’agricoltura e delle zone rurali

Le sei priorità comunitarie:


1. PROMUOVERE IL TRASFERIMENTO DI CONOSCENZA E L’INNOVAZIONE
DEL SETTORE AGRICOLO E FORESTALE E DELLE AREE RURALI
• Stimolare l’innovazione e la base di conoscenza delle zone rurali
• Rinsaldare i nessi tra agricoltura e silvicoltura da un lato e la ricerca
e l’innovazione dall’altro
• Incoraggiare l’apprendimento lungo tutto l’arco della vita e la
formazione professionale nel settore agricolo e forestale
(impostazione poliedrica con aggiornamento sulle nuove
tecnologie)
2. INCORAGGIARE LA RISTRUTTURAZIONE DELLE AZIENDE AGRICOLE CON
PROBLEMI STRUTTURALI CONSIDEREVOLI, IN PARTICOLARE QUELLE CHE
DETENGONO UNA QUOTA DI MERCATO ESIGUA, DELLE AZIENDE
ORIENTATE AL MERCATO; IN PARTICOLARE SETTORI E AZIENDE CHE
RICHIEDONO UNA DIFFERENZAZIONE DELL’ATTIVITÀ
• Favorire il ricambio generazionale
3. PROMUOVERE L’ORGANIZZAZIONE DELLA FILIERA AGROALIMENTARE E LA
GESTIONE DEL RISCHIO NEL SETTORE
• Migliorare l’interazione dei produttori primari della filiera
agroalimentare attraverso i regimi di qualità, la promozione dei
prodotti nei mercati locali, le filiere corte, l’associazione di
produttori e le organizzazioni interprofessionali
• Sostegno della gestione dei rischi aziendali (greening-integrato;
spiegato all’imprenditore attraverso degli aggiornamenti)
4. PRESERVARE E RIPRISTINARE E VALORIZZARE GLI ECOSISTEMI DIPENDENTI
DALL’AGRICOLTURA E DALLE FORESTE
• Salvaguardia e ripristino della biodiversità (zone di natura 2000 e
zone di certo pregio naturale) nonché l’assetto paesaggistico
europeo
• Migliorare la gestione delle risorse agricole
• Migliorare la gestione del suolo
5. INCENTIVARE L’USO EFFICIENTE DELLE RISORSE E IL PAESAGGIO CON
UN’ECONOMIA A BASSI CONSUMI DI CARBONIO E RESILIENTE AL CLIMA
• Efficientamento dell’uso delle acque nell’agricoltura
• Effcientamento dell’uso energetico in agricoltura e nell’industria
alimentare
• Favorire l’approvvigionamento e l’utilizzo delle FER, dei
sottoprodotti, naturali e di scarto e residui ai fini della creazione di
biocombustibili
• Ridurre le emissioni di metano e azoto dell’agricoltura
• Promuovere il sequestro del carbonio nel settore agricolo e
forestale
6. ADOPERARSI PER L’INCLUSIONE SOCIALE, RIDURRE LA POVERTA’ E
INCENTIVARE LO SVILUPPO ECONOMICO DELLE ZONE RURALI
• Favorire la diversificazione, la creazione di nuove piccole imprese
• Migliorare l’occupazione nel settore
• Stimolare lo sviluppo locale nelle zone rurali
• Promuovere l’accessibilità, l’uso e la qualità delle tecnologie e
delle informazioni e delle telecomunicazioni (TIC) nelle zone rurali

I PRINCIPI DELLA NUOVA PAC


 Plurifunzionalità dell’agricoltura: gli agricoltori possono sviluppare dei
servizi sociali, turistici, di manutenzione del territorio; ruolo polivalente
aldilà dell’attività di produzione (riconoscimento ed incentivazione dello
stesso)
 Impostazione plurisettoriale e integrata dell’economia rurale:
diversificazione delle attività, nuove fonti di reddito ed occupazione
proteggendo, nello stesso tempo, il patrimonio rurale
 Flessibilità degli aiuti allo sviluppo rurale: basati sul principio di
sussidiarietà e sull’essere favorevole al decentramento, alla
consultazione a livello regionale e locale, al partneriato (progetti
comuni e rete leader)
 Trasparenza nell’elaborazione e nella gestione dei programmi: deve
partire da una normativa semplificata e più accessibile (nonostante
l’eccessiva burocrazia appesantita dalla Regione).

I TRE GRANDI ASSI


 IMPRESA: potenziamento del settore a agricolo e forestale; sono previste
delle misure riguardanti l’ammodernamento delle strutture di
produzione, di trasformazione e di commercializzazione dei prodotti
agricole, soprattutto indirizzate ai giovani agricoltori (promuovere
prodotti agricoli di qualità)
 AMBIENTE: salvaguardia dell’ambiente e del patrimonio rurale europeo
attraverso delle misure agro-ambientali e forestali, per integrare
dinamicamente le questioni ambientali della PAC con dei pagamenti
compensativi alle zone svantaggiate
 TERRITORIO: miglioramento della competitività delle zone rurali,
attraverso una migliore qualità della vita della comunità rurale e nuove
fonti di reddito per agricoltura e famiglia (riqualificare il territorio)

TERRITORIAL CAPITAL:
- Istituzionale
- Naturale: è alla base dello sviluppo locale e rurale, il suo utilizzo implica
la riscoperta e la valorizzazione delle risorse naturali presenti (clima,
suolo e corsi d’acqua); sono degli attrattori che devono essere
preservati. Rappresentato come la naturale vocazione cha ha un
territorio per la propria biodiversità
- Culturale: da valore aggiunto al prodotto locale, insieme di elementi
che fanno parte della conoscenza, valori e modi essere che creano
l’identità della popolazione locale (patrimonio conoscitivo e storico). Il
vantaggio competitivo è riferito alla tradizione, alla storia che il
produttore può vantare di avere alle spalle (la storia non si inventa, vino
italiano vs australiano)
- Sociale/ Umano: abilità di fare le cose in modo collettivo, capacità
degli individui inseriti in un contesto; lavorano insieme per raggiungere
degli obiettivi o dei benefici comuni (lotta all’individualismo). All’interno
del k sociale è possibile identificare tre tipologie diverse di contratti
sociali:
1. BONDING: legami tra pari per realizzare un mutuo supporto e
delle economie di scala (associazione di agricoltori che si
raggruppano insieme per reciproco sostegno)
2. BRIDGING: legame instaurato tra persone diverse; città e
campagna, agricoltore e cittadino/consumatore; ciò genera
un vantaggio poiché vengono conosciute le reali esigenze di
mercato (box agricolo con consegna diretta alla residenza).
3. LINKING: legame che si instaura tra persone che occupano
gradini diversi della scala sociale, allo scopo di facilitare
l’ottenimento degli obiettivi comuni -> strategie territoriali dei
vantaggi attribuibili attraverso il legame che si realizza con il
politico (esempio)

POLITICHE DI SVILUPPO RURALE, Strumenti:


 Animazione dei gruppi locali
 Formazione partnership locali
 Pianificazione strategica: dovrebbe essere la pianificazione armonica
di tutti glie enti locali, regionali e nazionali; ha il compito di definire
l’obiettivo che possa consentire lo sviluppo del territorio (capire le cause
dei problemi).

PAESAGGIO RURALE: è un bene pubblico, utilizzabile da tutti e caratterizzato


da:
- Indivisibilità
- Principio di non rivalità
- Principio di non escludibilità
I presupposti per rispettare l’ambiente dovrebbero essere quelli appena
descritti, essendo esso stesso un bene pubblico. I problemi legati allo sviluppo
delle aree rurali sono, in primo caso, l’identificazione delle stesse aree e la
diversificazione delle attività rurali che possono essere svolte nelle rispettive
aree
I FASE: area rurale vista come una problematica
• Progresso: urbanizzazione (verso il nuovo, il tecnologico)
• Rurale nella visione residuale: ciò che non si poteva definire urbano
• Rurale in una visione univoca: associazione all’agricoltura
• Rurale nell’accezione negativa: arretratezza, analfabetizzazione
II FASE: area rurale da problema a risorsa
• Caduta del mito metropolitano: alle comodità si associano le
problematiche
• Miglioramento della qualità della vita nel terreno rurale: passa attraverso
il miglioramento delle condizioni professionali e reddituali
• Rurale come possibilità: risorsa; creazione di nuovi modelli nei quali gli
elementi di caratterizzazione rurale assumono significato di risorsa
sociale ed economica
• Investimenti: si generano dalle famiglie benestanti che si spostano in
queste aree rurali per migliorare la loro qualità di vista (sviluppo anche
esogeno)

Il graduale passaggio da una politica di sviluppo settoriale ad una territoriale:


- AMBITO AGRICOLO: dall’approccio tecnologico orientato verso la
massimizzazione della produzione
- AMBITO RURALE: approccio socio economico orientato verso il
raggiungimento del benessere collettivo
- FOOD SAFETY: salvaguardia della salute del consumatore, aspetto
qualitativo (PDO, PGI)
- FOOD SECURITY: good supply (sicurezza quantitativa del cibo)
INTEGRAZIONI:

Concetto di distretto: “concentrazione di industrie specializzate in località


particolari che determinano un ispessimento localizzato sul settore delle
relazioni inter industriali aventi carattere di ragionevole stabilità nel
tempo” Marshall.
 Omogeneità delle imprese (stessa filiera)
 Omogeneità dei territori
 Non fa perdere l’individualità delle singole aziende
 Valorizza il team ad ombrello a livello globale
 Consorzio e distretto (disciplinare da leggi diverse, il secondo è più
ristrettivi per fatturato, numero di occupati e numero di aziende)
Definizione di distretto: insieme di imprese professionali in territori omogenei
(non solo a livello di vicinanza ma di caratteristiche morfologiche e
particolarità etiche e tradizionali) che provoca una valorizzazione e un
miglioramento del territorio con relazioni diverse (oblique, verticali, orizzontali)
-> aziende che producono, che trasformano e che erogano servizi in un’ottica
di lungo periodo, rendendo il rapporto durevole.

Vantaggi:
• La riproduzione delle competenze: capacità che hanno più aziende a
trasferire il proprio know how; confronto (miglioramento) e circolazione
delle competenze aziendali (open innovation).
• La diffusione della conoscenza: consequenziale, si riesce a migliorare il
sistema (si portano le aziende sullo stesso livello), la competizione porta
il miglioramento a livello locale (non devono raggiungere un vantaggio
competitivo)
• Sviluppo dell’attività sussidiarie: differenzia la produzione, permette di
variare e dare più possibilità; sistema circolare che porta più sbocchi
• Impiego di macchinari specializzati: le piccole aziende non hanno la
capacità economica di acquistarli
• Formazione di un mercato di lavoro specializzato: spesso manca una
figura, quella del professionista, che le piccole aziende, da sole, non
riescono ad acquistare le competenze mentre in gruppo è molto più
semplice (esempio può essere un veterinario per le prese zootecniche
di un’area)
• Sviluppo di industrie complementari: ottica sinergica dei rapporti
• La presenza di una norma critica: logistica, la comunicazione, la
tempistica nei mercati di sbocco

TIPOLOGIE DI DISTRETTI
1. Agroindustriale: vi è la realizzazione di un prodotto tipico (certificato,
diverso dai tradizionali), sia la scomponibilità e la divisibilità del processo
produttivo; vi è una concentrazione e una specializzazione delle
imprese; vi sono delle relazioni Inter industriali che creano un mercato
comunitario; vi sono delle relazioni interpersonali favorevoli ad una
speciale atmosfera informativa (definizione di Iacoponi che riprende
Marshall). “Nasce dall’integrazione fra un sistema locale di imprese
agricole ed un sistema locale di industrie di trasformazione della materia
prima agricola”, Piatti.
2. Agroalimentare: legge di orientamento 228 del 2001, art. 13: i sistemi
produttivi locali, anche a carattere Inter settoriale, che hanno una
significativa presenza economica e delle relazioni di interdipendenza
produttiva delle imprese agricole e agroalimentari, nonché di una o più
produzioni certificate e tutelate ai sensi della vigente normativa:
interazione tra imprese efficienti, un’opera di marketing agroalimentare,
definizione delle priorità e degli aiuti agli investimenti, identificazione dei
fabbisogni di formazione, identificazione delle esigenze e delle richieste
di ricerca, creazione delle strutture di supporto, favorisce un know how
per identificare le abilità future.
3. Rurale: È più ampio, si parla di territorio e complesso residenziale, non di
impresa e filiera: comprende tutte le attività di piccole e medie imprese
che fanno parte dell’economia locale di un territorio locale, anche dal
punto di vista sociale (forme di vita di cultura sedimentare) ed
ambientale (valorizzazione del paesaggio)
4. Turistico: ambito geografica dov’è opera una popolazione di PMI che
condividono il patrimonio culturale sufficientemente omogeneo e che
racchiude in se diversi sistemi di prodotto che si rivolgono a diversi
segmenti di clientela, secondo processi di integrazione (capacità di
contenere in uno stesso ambito dei filoni diversi) e di omogeneità

TURISMO RURALE
Sono parte di esso sia il turismo verde (più estremo, si parla di ecoturismo nelle
aree protette; sia l’agriturismo, disciplinato dalla legge 96/2006.
Si crea turismo solo se il reddito è di beneficio delle aree rurali; quota di reddito
generata dal settore turistico. In funzione alla percentuale di reddito che viene
destinata all’insieme della popolazione locale o, nel caso dell’agriturismo, solo
ai singoli agricoltori.
 Se il reddito è direttamente a beneficio della popolazione locale
(moltiplicatore) il turismo è Rurale
 Se il reddito è a beneficio solo dei singoli agricoltori allora ha ricadute
solo nell’agriturismo
Turismo in aree rurali -> turismo turale -> agriturismo
La seconda definizione si basa sui contenuti dell’offerta: il turismo sarà rurale
quando la cultura rurale rappresenterà una componente importante
dell’offerta. In base alla principale attività specifica dell’offerta si parlerà di
agriturismo, di turismo verde, equestre, di turismo gastronomico, cinegenetico
(termine spagnolo, cultura popolare), storico culturale.
Turismo culturale: di iniziativa locale, a gestione locale, con progetti locali,
caratterizzato da paesaggi locali, valorizzante per la cultura locale
Il know how del turismo locale è crescere attraverso gli imprenditori locali:
capacità di farsi conoscere, di comunicare mediante parole, atteggiamenti,
ambiente e attività, con i cittadini che hanno perso il contatto con la
campagna e con la natura, per loro il rurale è un nuovo esotismo, lusso
supremo delle cose semplici.

POTENZIALI FORME DI TURISMO RURALE


 Visite alle aziende agricole
 Spiegazioni sui tipi di colture praticate, la loro origine, la tecnologia
utilizzata, i mercati
 Le degustazioni di frutti o prodotti del territorio derivati, nonché la
partecipazione a taluni valori (vendemmia)
PUNTI DI FORZA
− Permette di soddisfare la domanda di spazi propri alle pratiche di una
vasta gamma di attività ludiche, sportive e ricreative e culturali
− Soddisfa il crescente interesse verso il patrimonio naturale e la cultura
rurale di un ‘pubblico urbano’ privato di questi valori
− Crea un moltiplicatore per gli attori locali che sviluppa redditi
complementari per i privati e la popolazione, sviluppando delle sinergie
e la richiesta di infrastrutture e servizi di sostegno al mondo rurale,
nell’interesse della popolazione e dei turisti
− Si constata l’impegno degli enti pubblici e dei diversi operatori socio
economici nel garantire la presenza del turismo rurale
Obiettivi:
• Creare un equilibrio ambientale (sostenibilità)
• Dare un miglioramento economico alla popolazione locale (reddito)
• Contribuire alla diversificazione delle attività turistiche, ampliando servizi
e prodotti locali (offerta)
• Promuovere lo scambio culturale (etico), la conoscenza, la coesione e
la solidarietà sociale
• Formare una politica coordinata di richiesta del territorio che permetta
di intensificare la competitività delle attività economiche nelle zone più
svantaggiate e consente di fornire a queste ultime le infrastrutture e le
attrezzature indispensabili ad una corretta qualità della vita, sia per le
popolazioni locali che per i visitatori.
AGRITURISMO
 Elementi esogeni: territorio (aspetto esterno, acquisito così com’è,
ambiente) e componente antropologica (architettonica come musei,
culturali, gastronomiche)
 Elementi endogeni: risorse agricole, architettoniche (interni alle
aziende), umane (famiglia) e finanziarie (capacità patrimoniale)
Le scelte imprenditoriali sono condizionati dagli elementi essi fattori esogeni ed
endogeni.

MERCATO AGRITURISTICO - DOMANDA


− Dal lato della domanda: è interessante la presenza dell’attività agricola
ma non la sua prevalenza; il prodotto agricolo e non l’attività agricola
(si parla di turismo enogastronomico); è convincente la presenza di un
ambiente rurale, non dell’agricoltura e/o dei prodotti (turismo rurale)
− Dal lato dell’offerta: necessaria natura/struttura agricola
dell’agriturismo; esistenza dell’impresa agricola; complementarità e non
prevalenza con l’attività agricola.

Evoluzione della Domanda Turistica:


− Anni 50: élite, relax, elevati standard
− Anni 60: aumento dei turisti, nascita dei soggiorni turistici
− Anni 70: migliori costi dei trasporti, incremento della domanda ovvero
dei turistiche che possono permettersi la vacanza, viaggi organizzati,
divertimento e novità territoriale, fenomeno delle seconde case
− Anni 80: incremento domanda e offerta, fenomeno delle secondo case
− Anni 90: necessità a tutti i livelli, vacanze personalizzate, culturali e
naturali, benefit fisico e spirituale
− Anni 2000: dati positivi per l’agriturismo, vacanze rigenerative a contatto
con la natura, rottura con il turismo di massa, prodotti tipici, naturali e
biologici
TIPOLOGIA DELL’AGRITURISTA:
Età media di 25 45 anni, cultura media, reddito medio-alto, incremento dei
turisti 17-25 anni per soggiorni scolastici.

La nuova cultura della vacanza:


 Riscoperta della natura, benessere e tranquillità
 Storia dei borghi, dei paesi, tradizioni ed usanze
 Evocazione dei ritmi e delle abitudini del passato
 Soggettività e distrazione (rifiuti della vacanza di massa)
Bisogna far tesoro dell’attuale interesse verso l’agriturismo, cercando di
conquistare l’ospite ed indurlo a soggiornare per periodi più lunghi, stimolando
un passaparola positivo.
Cliente tipo: il 20% stranieri dai 30 ai 35 anni in aziende vicino al centro storico
e ad attrazioni culturali. Spesso prediligono sistemazioni in appartamenti
autonomi
Si individuano 4 tipologie di offerta agrituristica, derivanti da un mix tra la
professionalità e le attrattive territoriali, ciò genera una matrice con quattro
quadranti:

Attrattività

Bassa Alta
Professionalità

Bassa

AGRITURISMO AGRITURISMO
OCCASIONALE INERZIALE
Alta

AGRITURISMO AGRITURISMO
DI SERVIZIO PROFESSIONALE

 Agriturismo occasionale: bassa attrattività e bassa prof., per un turista di


passaggio caratterizzato dai pochi investimenti degli imprenditori
 Agriturismo inerziale: bassa prof e alta attrattività, la struttura vive di un
turismo di riflesso dovuto al contesto e il turista è disinteressato alla
struttura
 Agriturismo di servizio: alta prof. e bassa attattività, gli imprenditori sono
consapevoli e puntano al miglioramento investendo nella struttura per
creare delle attività capaci di attrarre il turista che vive appieno
l’agriturismo (super attività)
 Agriturismo professionale: alta prof. e alta attrattività, zona attrattiva in
cui l’imprenditore investe, per un turista dal reddito pro capite alto. Si
investe su servizi ristoratevi e complementari, è un’offerta di alto livello e
i turisti sono consapevoli e predisposti all’acquisto
PAC
Evoluzione della PAC, dal modello protezionistico a quello multifunzionale:
Fu prevista dal trattato di Roma nel 1957, impostata in senso chiaramente
protezionistico, e prevedeva un sostegno generoso agli agricoltori, attraverso
la fissazione di prezzi elevati per i loro prodotti e dall’altro lato la difesa della
concorrenza estera attraverso un sistema di prelievi sulle importazioni e di
sussidi alle esportazioni. Per i primi vent’anni di operatività quindi la PAC ha
sostenuto la produzione interna, applicando il principio della garanzia
automatica e illimitata.
La spesa per il sostegno alle produzioni agricole assorbì gran parte delle risorse
comunitarie; la crisi economica generale nel 1970 costrinse i governi dei paesi
europei a concentrare gli sforzi per risanare e difendere le loro economie; ciò
contribuì a ridurre l’attenzione rispetto alle questioni agricole e alle tematiche
della PAC, nonostante fossero bisognosi di adeguamento.
La necessità di correggere gli squilibri della PAC fu affrontata attraverso
l’adozione di misure amministrative, quali il prelievo di corresponsabilità, i limiti
di garanzia e le quote. Con l’istituzione del mercato unico, della realizzazione
dell’unione economica e monetaria e dell’ampliamento degli attuali 27 Paesi
con il trattato di Lisbona, sorgeva una forte incompatibilità tra l’assetto
originario protezionistico della PAC e il nuovo contesto al quale avrebbe
dovuto adeguarsi.
Da qui il cambiamento verso una politica di sviluppo rurale, integrata nel più
ampio contesto delle politiche socio-strutturali, finalizzate alla riduzione degli
squilibri economici e sociali, all’interno dell’Unione Europea. Ne discende che
l’elemento, l’evento discriminante, nella lunga storia della PAC, è stato
costituito dall’inserimento dell’agricoltura tra le materie soggette alle regole
multilaterali del commercio (introduzione degli aiuti disaccoppiati, neutrali
rispetto alla produzione).

Nuovi regimi di aiuti:


Il primo vero atto della riforma PAC si è avuto nel 1992 con la riforma Mac
Sharry, che avvenne con la graduale sostituzione dell’originario sostegno:
introdusse gli aiuti disaccoppiati; la diversificazione degli interventi finalizzati al
riconoscimento di attività e funzioni diverse da quelle produttive. Tali aiuti si
caratterizzano per non influire sulla produzione, né sul commercio, per non
gravare sul consumatore ma sul contribuente, ed inoltre per non essere
concessi automaticamente ma a condizione che gli agricoltori rispettino una
serie di regole in materia di tutela dell’ambiente. La nuova PAC è impostata
per orientare l’agricoltura verso modelli che sembrano molto vicini a quelli
fondati su di un concetto di multifunzionalità, secondo i precetti enunciati in
Agenda 2000, “assicurando un’agricoltura sostenibile competitiva e
multifunzionale”. Pertanto essa si fonda su due pilastri:
 Reddito degli agricoltori: la misura principale è il pagamento unico
aziendale, ovvero un sostegno diretto al reddito, indipendente dalla
produzione ma condizionato al rispetto di alcune pratiche in materia d
mantenimento della fertilità del suolo, dell’ambiente e degli animali.
 Politiche di sviluppo rurale, attività multifunzionali: è alimentato dalle
risorse provenienti dal primo pilastro attraverso il meccanismo della
modulazione, con degli interventi articolati in quattro assi:
− Miglioramento della competitività del settore agricolo e forestale
(ammodernamento delle strutture produttive agricole)
− Miglioramento dell’ambiente e dello spazio rurale
− Qualità della vita e diversificazione dell’economia rurale
− Sviluppo rurale (tutti e tre rivolti all’agricoltura multifunzionale)
Nell’ambito del secondo pilastro sono presenti anche degli interventi di
assistenza tecnica e quindi più vicini alle misure sostenute nell’ambito del primo
asse. L’attuazione degli interventi avviene nell’ambito dei Piani di sviluppo
rurale (PSR).

Multifunzionalità nella PAC del futuro:


Il lungo processo di riforma avviato nel 1992 ha condotto la PAC ad una
condizione di stabilità che non necessita di nuove radicali riforme, ma solo di
aggiustamenti finalizzai ad adeguarne i contenuti. Essi dovranno
necessariamente inserirsi nella strategia “Europa 2020”, che si fonda su tre linee
strategiche e cinque obiettivi, finalizzati a favorire una crescita fondata su
conoscenza, innovazione, sostenibilità ambientale e inclusione sociale. Gli
strumenti e gli obiettivi della nuova PAC dovranno ruotare attorno ai seguenti
punti di riferimento:
• La giustificabilità degli aiuti al reddito degli agricoltori, posti in relazione
ai servizi che l’agricoltura rende alla collettività, attraverso l’azione di
presidio del territorio
• Rivedere le misure di mercato al fine di orientarle in favore
dell’accrescimento della competitività delle imprese agricole e del
rafforzamento della loro presenza nelle filiere agroalimentari
• La valorizzazione delle diversità derivanti dal modello territoriale delle
tante forme di agricoltura presenti in Europa
• Esigenza di accrescere la partecipazione dell’agricoltura alle sfide
ambientali e alle iniziative di contrasto ai cambiamenti climatici.
La Commissione UE aveva evidenziato tre possibili scenari futuri per
l’agricoltura europea:
• Un primo scenario di aggiustamento fondato sul mantenimento
dell’attuale quadro politico e normativo, con dei correttivi finalizzati ad
una migliore distribuzione degli aiuti diretti
• Uno scenario definito d’integrazione, con la chiara finalizzazione
ambientale dei pagamenti diretti ed un maggiore orientamento della
politica di sviluppo rurale
• Un ripensamento della PAC in chiave ambientale attraverso la
progressiva eliminazione dei pagamenti diretti, nell’ipotesi di mantenere
in produzione solo le realtà agricole più efficienti ed orientare le altre
verso attività multifunzionali da sostenere attraverso politiche diverse da
quelle agricole.
La Commissione UE si è espressa in favore del secondo scenario, con
particolare riferimento alle misure di sviluppo rurale, integrate con le altre
politiche socio-strutturali sulla base di quanto sarà previsto dalle nuove regole
sui fondi a finalità socio-strutturali. In linea con la strategia di “Europa 2020”
dovranno tradursi nelle seguenti sei priorità:
1. Promuovere il trasferimento di conoscenze e l’innovazione nel settore
agricolo e forestale e nelle zone rurali
2. Potenziare la redditività delle aziende agricole e la competitività
dell’agricoltura in tutte le sue forme
3. Incentivare l’organizzazione della filiera agroalimentare e la gestione
dei rischi nel settore agricolo
4. Preservare, ripristinare e valorizzare gli ecosistemi dipendenti
dall’agricoltura e dalle foreste
5. Incoraggiare l’uso efficiente delle risorse e il passaggio a un’economia
a basse emissioni
6. Promuovere l’inclusione sociale, la riduzione della povertà e lo sviluppo
economico nelle zone rurali
È stato previsto inoltre di accrescere il coordinamento tra le misure del primo
e del secondo pilastro. Inoltre per migliorare, a decorrere dal 2014, l’attuale
pagamento unico fondato su diritti storici e dovrebbe essere sostituito da un
nuovo regime, denominato ‘pagamento di base’, fondato sull’assegnazione
a livello nazionale o regionale di diritti all’aiuto a tutti gli agricoltori in funzione
degli ettari ammissibili detenuti nel primo anno di applicazione. Per la
finalizzazione degli aiuti dovrebbe essere posto l’obbligo per gli Stati membri di
destinare fino al 30% del massimale nazionale agli agricoltor che si impegnano
nell’adozione di comportamenti finalizzati alla tutela ambientali. L’agricoltura
biologia avrebbe automaticamente accesso a questo tipo di pagamento. di
analogo significato è la possibilità di destinare il 5% del massimale nazionale
per pagamenti agli agricoltori operanti in zone soggette a vincoli naturali
specifici.
IMPRENDITORE AGRICOLO ED ITTITURISMO

Secondo L’articolo 2135 cc È imprenditore agricolo colui che esercita


un’attività diretta alla coltivazione del fondo, alla silvicoltura, all’allevamento
del bestiame e attività connesse. Quest’ultima riguardano la trasformazione
dei prodotti agricoli quando rientrano nell’esercizio normale dell’agricoltura.
La definizione di imprenditore agricolo distingue le imprese agricole essenziali
e per connessione: La prima è l’attività diretta alla coltivazione del fondo, alla
silvicoltura e all’allevamento del bestiame. Quindi vi sono due elementi
importanti:
- Il primo costituito dal rapporto con il fondo
- Il secondo in costante evoluzione rappresentato dal mutevole modo in
cui questo rapporto si realizza. Inoltre Per “coltivazione del fondo” si
intende quell’attività rivolta allo sfruttamento delle risorse naturali della
terra.
Quindi possiamo dire che è imprenditore agricolo:
L’affittuario del fondo, l’enfiteuta, il mezzadro e l’usufruttuario. Non sono
invece imprenditori agricoli: il nudo proprietario del fondo e il conducente nel
rapporto enfiteutico.
Per Silvicoltura si intende quell’attività agricola diretta alla produzione del
legname, però l’articolo 2135 nel corso degli ultimi anni è stato rettificato ed
integrato da vari decreti legislativi. Il decreto legislativo 228 del 2001 per
esempio ha dato un contributo determinante e si è basato sul principio della
multifunzionalità dell'azienda agricola e tra i vari obiettivi vi è quello della
modernizzazione del settore primario.
Dunque La nuova definizione di imprenditore agricolo è contemplata
all'articolo 1 di tale decreto e Dispone che: è imprenditore agricolo chi
esercita una delle seguenti attività: coltivazione del fondo, silvicoltura,
Allevamento di animali e attività connesse. Per coltivazione del fondo, per
silvicolture e per allevamento di animali si intendono le attività dirette alla cura
e allo sviluppo di un ciclo biologico di carattere vegetale o animale che
utilizzano il fondo, il bosco o le acque dolci o marine. Si intendono comunque
connesse le attività, esercitate dallo stesso imprenditore agricolo, dirette alla
manipolazione, conservazione, trasformazione, commercializzazione, e
valorizzazione di prodotti ottenuti prevalentemente dalla coltivazione del
fondo o del bosco o dall'allevamento di animali.
Dunque possiamo scorgere delle differenze: Nella prima si parla di bestiame
mentre nel decreto legislativo 228 del 2001 si fa riferimento all'allevamento di
animali, includendo quindi non solo l'allevamento diretto a ottenere prodotti
agricoli ma anche altre forme come la zootecnia, L'allevamento di cavalli da
corsa o di animali da pelliccia, l'acquacoltura eccetera.
La legge del 1975 aveva introdotto la figura dell'imprenditore agricolo a titolo
principale (IATP), ma è stata rivista e modificata dal decreto legislativo 99 del
2004 che sostituisce la figura dell'imprenditore agricolo a titolo principale Con
quella dell'imprenditore agricolo professionale (IAP), cioè colui in possesso di
conoscenze e competenze professionali e che dedica all'attività agricola
almeno il 50% del proprio tempo di lavoro complessivo e ricava dalla stessa
attività almeno il 50% del proprio reddito globale di lavoro.

ITTITURISMO E PESCATURISMO
Ai sensi del decreto legislativo 154 del 2004 è un imprenditore ittico colui che
esercita un'attività di pesca in modo professionale, volta alla cattura di
organismi acquatici in ambiti Marini o svolga attività ad essa connesse.
Quest'ultime possono essere: Attività di ospitalità, didattiche, culturali
finalizzate alla corretta fruizione degli ecosistemi acquatici e delle risorse della
pesca e alla valorizzazione degli aspetti socio-culturali delle imprese ittiche
esercitate da imprenditori attraverso l'utilizzo della propria abitazione
denominata appunto Ittiturismo; e attività di lavorazione dei prodotti del
mare, conservazione e trasformazione e commercializzazione, nonché azioni
di promozione e valorizzazione. Dunque l'ittiturismo consiste in quelle attività
di ricezione ed ospitalità esercitata dai pescatori professionisti che mettono a
disposizione le loro abitazioni e che offrono servizi di ristorazione e
degustazione dei prodotti tipici marini. è importante quindi sfruttare le risorse
che si hanno a disposizione attraverso abitazioni tipiche dei Pescatori che oltre
a rappresentare un valore storico comune monumentale costituiscono un
vantaggio competitivo rispetto a quelli che non possono sfruttare lo stesso
patrimonio ambientale e strutturale.
Comunque si potrebbero ottenere altri profitti attraverso per esempio
l'allestimento di botteghe dove, oltre a vendere il prodotto ittico appena
pescato possono far conoscere le tradizioni e le leggende del mondo della
pesca. al riguardo da molti anni le associazioni del Movimento Cooperativo
pesca Aspettano l'approvazione di una legge che possa definire Ittiturismo
come agriturismo del mare. in Sicilia sono stati adottati provvedimenti per
ampliare questa attività turistica infatti nel marzo 2005 la regione ha stanziato
circa €7000000 a sostegno dei Pescatori che vogliono avviare questa attività.
i singoli beneficiari possono ottenere massimo €20000 per la creazione
dell'attività, Mentre per la ristrutturazione di edifici un massimo di €50000.
Le strade del pesce Sono iniziative a cui aderiscono ad esempio i mercati ittici,
i commercianti, i ristoranti, le pescherie Con lo scopo di far conoscere al
consumatore I differenti prodotti ittici, la loro stagionalità, le loro caratteristiche
e la loro qualità attraverso eventi e manifestazioni lungo tutta la costa dei
territori di riferimento.
Pescaturismo, Cioè l'imbarco di persone non facenti parte dell'equipaggio
su navi da pesca a scopo Turistico ricreativo. Il pescaturismo quindi consente
la attività di ristorazione che può essere effettuata bordeaux e di escursioni
che consentono l'esplorazione dell'ambiente costiero e possono praticare
queste attività tutti gli armatori in possesso di imbarcazione per la pesca
costiera.
Deve essere presentata una domanda al capo del compartimento
Marittimo del luogo di iscrizione della nave allegando la copia delle
annotazioni di sicurezza dell'unità, la copia della prova di stabilità e la copia
delle annotazioni di sicurezza, finalizzate solamente all'esercizio del
pescaturismo. l'autorizzazione deve essere rinnovata ogni tre anni ed è
necessario Inoltre possedere il registro navale italiano. per rinnovare
l'autorizzazione è necessario presentare la domanda presso la Capitaneria
di Porto e in questo caso non è necessario eseguire le prove di stabilità punto
infine il numero massimo di passeggeri che può ospitare un'imbarcazione è
fissato a 12 persone.
Acquacoltura È una forma di allevamento intensivo che attraverso apposite
gabbie situata in zone costiere o sulla terraferma all'interno dei baci naturali,
mantiene in cattività gli organismi da allevare.
Maricoltura Ha l'obiettivo di incrementare la produttività nel settore ittico E
comprende varie forme come quella di piscicoltura e molluschicoltura.

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