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ICT

E
COMUNICAZIONE
MULTIMEDIALE
NELLA DIDATTICA
INDICE

La TIC nella didattica ......................................................................................................................... 3

Il Cloud Computing per una didattica inclusiva e interattiva ........................................................ 5

I Software per la didattica ................................................................................................................... 6

E-learning e piattaforme ..................................................................................................................... 9

Sicurezza in internet e i protocolli per un sano utilizzo dei device……………………………….11

Il BYOD ............................................................................................................................................... 12

Bibliografia .......................................................................................................................................... 16

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LE TIC NELLA DIDATTICA

L’innovazione digitale permette alla scuola il superamento del concetto tradizionale di classe, allo
scopo di creare uno spazio di apprendimento aperto e flessibile, nonché di realizzare le tre priorità di
"Europa 2020", che prevedono una crescita intelligente, sostenibile, inclusiva.
Le nuove tecnologie permettono di fare evolvere gli ambienti di apprendimento verso percorsi
personalizzanti, superando la logica del semplice laboratorio di informatica e trasformando tutte le
classi in laboratori, all'interno dei quali gli studenti divengono protagonisti del loro processo di
apprendimento.
Le azioni intraprese e realizzate dalla scuola, a partire dal 2007, hanno portato all’introduzione nelle
classi della LIM (classi 2.0) e nel 2008 si realizzarono le prime "Scuole 2.0". Successivamente prese
avvio l’azione editoria digitale e altri accordi furono sottoscritti nel 2012 a vantaggio del mondo
digitale.
Oggi gli ambienti per la didattica digitale sono aule “aumentate”, cioè con postazioni per la fruizione
individuale e collettiva del web e dei contenuti; spazi alternativi per l’apprendimento, cioè aule più
grandi in grado di accogliere più classi o gruppi di classi in plenaria; laboratori mobili, ovvero
dispositivi in carrelli e box mobili a disposizione di tutta la scuola promuovendo inoltre il BYOD,
identificando i possibili usi misti dei dispositivi privati nelle attività scolastiche.
L’aula di tipo tradizionale, centrata sulla lezione frontale, viene superata a favore di un setting e di
arredi innovativi, aperti e flessibili (es. classe 3.0) che privilegiano strategie metodologiche e
didattiche quali il cooperative learning, il learning by doing, il TEAL, il project posing and solving e,
non ultimo, il metodo BYOD ( "Bring your own device"). Molte discipline scolastiche possono trarre
vantaggio dall’utilizzo delle nuove tecnologie: le nuove tecnologie grafiche digitali, ad esempio,
consentono a tutti gli alunni la massima libertà di espressione.
Il PNSD e le Indicazioni nazionali richiedono la realizzazione di produzioni Multimediali quali:
Presentazioni, video, slideshow, e-book.
Oggi per rendere l’insegnamento/apprendimento più motivante ed efficace, dal punto di vista
metodologico, occorre integrare la didattica con la tecnologia e gli strumenti digitali didattici,
prendendo spunto da varie opportunità offerte dalla Rete.
Per le nuove proposte didattiche non è necessario disporre di strumentazioni particolarmente costose e
sofisticate, ma è sufficiente uno smartphone, un tablet, e un computer con semplici programmi di
elaborazione grafica.
Questo tipo di attività consente una reale didattica per competenze. Gli alunni, sotto la guida del
docente, messi in situazione operativa riescono ad acquisire competenze organizzative di problem
solving e di team working, acquisendo conoscenze e abilità disciplinari specifiche. Bisogna, perciò
partire dal vissuto dei ragazzi, dagli strumenti tecnologici che sono loro più familiari e guidarli,
attraverso il corretto utilizzo dei “devices” dai quali non si staccano mai, verso la consapevolezza e la

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comprensione dei saperi essenziali, per divenire competenti cittadini digitali. Nello svolgimento della
nostra funzione di docente risulta necessario mantenere il passo, avere la consapevolezza di questo
uso diffuso del digitale e del percorso mediatico da adottare. Diventa fondamentale il controllo sui
media e il confronto con il nuovo stile cognitivo che oggi manifestano i nostri ragazzi.
La tecnologia può aiutare ad attrarre la loro attenzione, favorendo il loro apprendimento e creando un
ambiente virtuale dove può avvenire lo scambio di idee, materiali e informazioni e dove gli studenti
possano essere attori e coattori del processo di apprendimento.
Quindi integrare le ICT, nella pratica della tradizione scolastica, e adottare modelli formativi più
consoni al nostro stile di insegnamento, anche attraverso una didattica mista, diventa fondamentale
per facilitare l’apprendimento degli studenti, anche di coloro che per vari motivi si trovano in
situazioni particolari e ostative alla loro crescita personale e culturale, come con DSA e BES.
L’adozione di un modello formativo di didattica mista, che chiameremo BLENDED, è preferibile ed
innovativo nei confronti della didattica tradizionale.
Si potrebbe definire più che altro un MODELLO ORGANIZZATIVO, che tiene conto della classe in
cui si opera, del contesto sociale di riferimento, delle esigenze di ciascuno, anche di quelle familiari.
In una didattica che preveda anche “inclusione”, specie in presenza di DSA, affinché ogni lezione
possa essere interattiva e stimolare la creatività di ciascuno, occorrerà prevedere soprattutto:
1) un video/presentazione della lezione;
2) una bacheca su cui scrivere ed elaborare testi;
3) una mappa tematica/concettuale da costruire;
4) produzione di immagini ed editarle (Fumetti);
5) verifica sotto forma di gioco.

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IL CLOUD COMPUTING PER UNA DIDATTICA INCLUSIVA E INTERATTIVA.

Cloud computing, letteralmente “nuvola informatica”, indica una serie di tecnologie che permettono
di elaborare, archiviare e memorizzare dati grazie all’utilizzo di risorse hardware e software distribuite
nella rete.
“Il cloud computing, quindi, è la possibilità di utilizzare risorse che non sono presenti localmente, ma
disponibili in remoto, cioè attraverso una connessione. L’insieme di tutte le risorse e i servizi viene
chiamato cloud (nuvola)”.
Generalizzando possiamo affermare che stiamo utilizzando un servizio "cloud" quando, tramite pc,
smartphone o altri dispositivi sfruttiamo delle risorse o dei servizi attraverso la rete.
“Una cloud si può suddividere essenzialmente in 5 livelli:
 Client: sono l’hardware e il software che vengono utilizzati per la connessione e l’utilizzo
dei servizi da parte dell’utente. Appartengono a questo livello il computer domestico, il
software utilizzato per la connessione e l’autenticazione oppure il programma browser.
 Software as a Service (in italiano software come servizio): sono i programmi utilizzabili
dall’utente direttamente dalla rete, cioè senza installazione o copia dei file sul proprio
computer. Un esempio è Google Docs che permette di creare, modificare e gestire documenti
e fogli di calcolo direttamente sul server utilizzando il browser.
 Platform as a Service (in italiano piattaforma come servizio): sono piattaforme utilizzabili in
remoto dall’utente. In questo caso, oltre ai programmi, viene reso disponibile, di fatto, l’intero
ambiente in cui i programmi sono eseguiti.
 Infrastructure as a Service (in italiano infrastruttura come servizio): oltre al software, sono
fornite via rete anche risorse hardware utilizzabili all’occorrenza.
 Server: sono hardware e software che vengono utilizzati per fornire i servizi precedenti.”
L’innovazione apportata dalle configurazioni cloud riguarda la distribuzione in rete dei servizi,
rivoluzionando completamente l’approccio dell’utente, il quale “… può usufruire degli stessi servizi
da luoghi diversi, utilizzando macchine diverse con sistemi operativi differenti; per esempio può
accedere a un servizio con un PC, un tablet o uno smartphone, senza preoccuparsi di trasferire file o
configurare ogni volta il software”.
Un esempio di cloud, utilizzabile liberamente dagli utenti Internet, è l’insieme dei servizi offerti da
"Google Calendar", che permette di creare uno o più calendari che possono essere sincronizzati tra più
dispositivi e condivisi con vari utenti, oppure "Google Docs" che consente di creare, modificare e
condividere documenti di testo, fogli di calcolo, presentazioni.
Un secondo esempio di cloud computing sono i servizi di cloud storage, per esempio "Dropbox", che
consentono di fare una copia on line (backup online) di una o più cartelle e di sincronizzarne il
contenuto su tutti i dispositivi che normalmente l’utente utilizza nella connessione alla rete. In pratica:

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ogni volta viene modificato il contenuto della cartella, viene salvata una copia di backup e,
automaticamente, vengono aggiornate tutte le cartelle presenti sui dispositivi collegati.
Se si acquista un nuovo dispositivo basta configurare il servizio e automaticamente si hanno a
disposizione tutti i file presenti nella nuvola.
In realtà, ad uno sguardo più attento, risulta chiaro che la rivoluzione non è data da una nuova
tecnologia, ma da un nuovo modo di fornire risorse, rivoltosi al mondo del business e della pubblica
amministrazione attraverso la virtualizzazione di hardware e software con collegamenti online verso
centri banche dati remoti, finendo per coinvolgere anche la scuola e le prassi didattiche.
Nel processo di ammodernamento della Scuola pubblica e privata sono state introdotte numerose
iniziative finalizzate al miglioramento dell’efficienza dei servizi, mediante un ulteriore sviluppo delle
reti e una gestione sempre più ampia di atti, documenti e procedure, attraverso modalità informatiche
e telematiche.
Molti aspetti dell’organizzazione scolastica possono essere trasferiti in rete: dalla gestione dell’orario
scolastico, l’archiviazione di materiali didattici, la documentazione didattica e normativa etc.
In futuro sarà possibile realizzare delle vere e proprie “scuole senza carta”, dove anche i compiti a
casa, i lavori e le verifiche degli studenti saranno in rete. L’uso delle nuove tecnologie è stato
incentivato, negli ultimi anni, dal MIUR con azioni di sistema che hanno contribuito a rendere
“familiare” la presenza di una LIM e di un computer di classe nelle aule, ma anche l’uso di risorse
digitali e di Internet nella didattica.
Ci limiteremo ad analizzare gli aspetti del cloud computing che stanno entrando a far parte del
processo di apprendimento- insegnamento, divenendo utili strumenti di buone pratiche educative e di
didattica attiva quali:
 Piattaforme e-learning;
 Registro elettronico;
 Classi virtuali
 Repository di L.O. (Learning objects), ovvero archivi di “oggetti di apprendimento”, che
costituiscono una preziosa risorsa per docenti e alunni.

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I SOFTWARE PER LA DIDATTICA

Diversi sono i software applicativi a disposizione dei docenti ed alunni.


Tra tanti i più efficaci e facilmente utilizzabili, anche perché gratuiti, primeggiano app di
archiviazione (storage). Nella modalità “nuvola”, i file non sono salvati sul disco fisso di un computer
o su memorie flash (le classiche chiavette USB), ma sono archiviati in un server remoto che offre
spazi, gratuiti o a pagamento, accessibili attraverso un browser web: "Dropbox", "I-Cloud" oppure
"Google Drive" sono due tipologie di servizi che offrono agli utenti internet Gigabyte di memoria per
“depositare” i propri documenti e sono organizzati, per molti aspetti, come i sistemi a cartelle per
l’archiviazione di documenti in locale. "Google Drive", in particolare, è dotato di una suite di
strumenti, che si prestano ad ogni soluzione e forniscono uno strumento per ogni fase. Per usufruire di
tale servizio l’unico requisito richiesto è avere un account Google. Di seguito ecco la molteplicità di
strumenti:
- "Presentazioni Google" per introdurre la lezione;
- "Google documenti e disegni" per le produzioni scritte e iconografiche;
- "Fogli google" per creare griglie, tabelle e altro;
- "Moduli Google" per un questionario di verifica, dove si trasferiscono i risultati direttamente
su Fogli e si crea una statistica valutativa della classe;
- "Google Doc" si presta moltissimo alla scrittura collaborativa, alla condivisione dei
contenuti, all’autodettatura con sintesi vocale e all’utilizzo di diversi componenti aggiuntivi,
per l’inserimento di mappe ecc

Numerosi sono i software pensati per la didattica e fruibili gratuitamente in rete.

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Tutti questi programmi non sono “oggetti” che l’utente possiede (dietro pagamento o gratuitamente, a
seconda della licenza di utilizzo), ma servizi di cui usufruisce.
1. Padlet, come bacheca virtuale, permette di inserire i propri lavori, i commenti, i link trovati
sul web e di collaborare anche da casa.
2. Mindomo e Coggle sono utilissimi per costruire mappe tematiche o concettuali.
3. TimelineJS3, consente di costruire le Linee del tempo.
4. Adobe Spark (prima Slateadobe), permette di presentare in forma discorsiva alla stregua di
uno StoryTelling, un argomento disciplinare, inserendo immagini e link ad altri siti.
ScreencastOMatic permette di creare un video personale per introdurre e per spiegare la
lezione e i vari momenti di lavoro, con le attività da eseguire in gruppo.
5. Utilissimo il canale RaiScuola che dà l’opportunità di creare momenti di lezione con
presentazioni e video scaricabili dalla teca documentaria.
6. Kahoot, come pure Quizlet, sono utili per una verifica istantanea, anche di gruppo, formando
squadre che interagiscono con il Tablet e la Lim.
7. Babyflash.com è per i giochi interattivi durante il sostegno.
8. Altro strumento è YouTube, piattaforma social di condivisione video.

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E-LEARNING E PIATTAFORME
Il Piano Nazionale della Scuola Digitale definisce, all’interno dell’azione #22, i “requisiti tecnici per
gli Ambienti on line per la didattica”, in particolare il percorso per arrivare alla definizione dei
requisiti necessari all’utilizzo di piattaforme on line. In dettaglio, il PNSD fa riferimento a due
tipologie di piattaforme: “… tra le piattaforme didattiche possono farsi rientrare sia quelle
univocamente dedicate alla didattica, sia quelle nate per altri scopi e utilizzate poi in modalità mista”.
Nel primo gruppo si menzionano, tra gli altri, i "L.M.S." (Learning Management System), che offrono
contenuti strutturati in un percorso con attività organizzate, i "L.C.M.S." (Learning Content
Management System), per il deposito, la descrizione e il recupero di contenuti di apprendimento.
Al secondo gruppo afferiscono, invece, i Social Network, dedicati a contesti e contenuti di
apprendimento, che offrono strumenti per la gestione di un proprio profilo digitale e per l’interazione
con altri utenti individuali o in gruppo, per condividere contenuti, forum, discussioni; e le Piattaforme
editoriali dove, accanto alla fruizione di contenuti editoriali specifici (ad esempio libri di testo
digitali), si offre sempre più spesso la possibilità di integrare i materiali editoriali originali con quelli
prodotti nel corso delle attività didattiche o reperiti in rete.
Le piattaforme strutturate dei siti didattici, connesse ai libri di testo adottati dalle singole scuole, si
pongono come valido supporto e singolare aiuto anche offrendoci materiali facilmente scaricabili e da
utilizzare in classe con il supporto della LIM.
Pertanto gli insegnanti, nel loro lavoro quotidiano, possono avvalersi delle piattaforme connesse ai
libri di testo o di piattaforme utili alla realizzazione delle U.D.A. della progettazione, come
Curriculum Mapping, oppure di servirsi di materiali scaricabili da siti come Essediquadro.
Esistono inoltre le piattaforme di condivisioni come Edmolo, Fidenia e Classdoio, che permettono la
modalità e-learning, attraverso la creazione di classi virtuali dove inserire i video utilizzati nelle
presentazioni delle lezioni, in modo che gli alunni possano, attraverso una password, entrare
nell’ambiente virtuale e rivederli a casa dai loro device e poter rispondere, eventualmente, ad un
questionario creato con questbase.
Gli alunni possono anche comunicare tra di loro e con l’insegnante, chiedere ulteriori spiegazioni, alla
stregua di un Social, ma tutto sotto la supervisione dei genitori.

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Schema app per la didattica

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SICUREZZA IN INTERNET E I PROTOCOLLI PER UN SANO UTILIZZO DEI DEVICE

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Il BYOD (Bring Your Own Devices)

Configurazione
L’azione #6 del PNSD è finalizzata a rendere le classi 2.0 ambienti per la didattica digitale integrata,
dunque:
- Sostenibili;
- Potenzialmente replicabili (a patto di un’adeguata connessione non solo della scuola ma
anche personale, di ogni singolo studente).

In tale azione si legge testualmente “La scuola digitale, in collaborazione con le famiglie e gli enti
locali, deve aprirsi al cosiddetto BYOD (Bring Your Own Device), ossia a politiche per cui l’utilizzo
di dispositivi elettronici personali durante le attività didattiche sia possibile ed efficientemente
integrato”.
"BYOD" è l’acronimo di Bring Your Own Device, ovvero “porta il tuo strumento a scuola”. Indica
una configurazione di setting d’aula e di utilizzo delle tecnologie, che prevede la collaborazione degli
studenti; i quali possono lavorare con dispositivi di loro proprietà, integrati con gli strumenti di base
che l’istituto fornisce a ogni classe.
La logica del BYOD prevede che l’istituto metta a disposizione alcuni strumenti: si occupi della rete,
acquisisca hardware a fruizione collettiva (LIM videoproiettore, monitor TV), oppure doti di
dispositivi gli studenti che non possono permetterselo.
Il BYOD è nato in ambito aziendale con l’obiettivo di ridurre i costi, permettendo ai dipendenti di
utilizzare un dispositivo che già conoscono e utilizzano; con lo stesso obiettivo il BYOD può essere
configurato nelle scuole, che si trovano a dover fare i conti con la necessità di innovazione didattica
nonostante budget ridotti.
Poter lavorare in classe con il proprio dispositivo digitale è una possibilità realistica, perfettamente
congruente con l’approccio attivo e costruttivista, nella logica di Jonassen del “not to learn from but
to learn with”.
Il BYOD, se da un lato può apparire come effetto delle scarse possibilità finanziarie delle scuole,
dall’altro può rivelarsi un’opportunità interessante e realistica per riqualificare l’organizzazione
scolastica e innovare la didattica, rafforzando la collaborazione tra i soggetti coinvolti nei processi
educativi.
La soluzione BYOD è integrata: scuola e alunni lavorano con ciò che hanno, a patto che siano chiari
gli obiettivi del lavoro.
I dispositivi si usano per lavorare insieme e l’utilizzo del software in base all’attività è tematica di
meta-formazione comune, al fine di produrre materiali didattici ordinati e condivisibili.
Non è tanto importante con quale software/applicazione si producano contenuti, né è necessario che il
docente sia esperto di tutte le applicazioni esistenti; ciò che conta è utilizzare software/applicazioni

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che consentano di ricercare, selezionare e produrre contenuti didattici, permettendo a chiunque altro
di potervi accedere.
Molti i motivi per cui non si può improvvisare una configurazione BYOD, che va strutturata su una
precisa politica di gestione, ritagliata in base alle esigenze e possibilità del singolo istituto.
Requisiti necessari per portare la configurazione BYOD a scuola:
- Una buona connettività;
- Navigazione protetta con autenticazione degli utenti;
- Ambienti cloud amministrati dall’istituto per svolgere attività e condividere contenuti, nonché
archiviarli;
- Dispositivi funzionanti con i software/applicazioni utilizzati;
- Gestione responsabile dei dispositivi, sia in classe che fuori;
- Informative specifiche per l’utilizzo dei dispositivi utilizzati (sia quelli personali che quelli
eventualmente forniti dall’istituto);
- Formazione adeguata per i docenti sulle possibilità dell’ambiente digitale integrato.

I possibili vantaggi della configurazione BYOD sono:


- Notevole risparmio per gli istituti scolastici;
- Gli studenti conoscono il dispositivo che utilizzano e possono fornire nuovi spunti di utilizzo
ai docenti;
- Gli studenti sono attivamente protagonisti del loro stesso processo di apprendimento in
quanto utilizzano il proprio dispositivo, senza limitazioni di spazio e tempo;
- Viene favorito l’apprendimento individuale e collaborativo, una volta forniti gli input di
utilizzo didattico;
- Il software/applicazione è sempre a disposizione di tutti, specialmente se in cloud;

Queste, invece, le possibili criticità da tenere in considerazione per un’adeguata configurazione


BYOD:
- Non tutti i dispositivi degli studenti sono compatibili tra loro;
- Potrebbe essere più difficoltoso per il docente programmare le lezioni in base ai diversi
dispositivi disponibili;
- Alcuni studenti potrebbero confondere la sfera pubblica e quella privata, dovendo svolgere
attività didattiche con il dispositivo di loro proprietà, generalmente utilizzato per le
comunicazioni private;
- La connettività della scuola potrebbe non sostenere un numero elevato di connessioni
contemporaneamente, se tutti gli studenti si appoggiassero al wi-fi dell’istituto.

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BYOD a scuola: consigli pratici.
Nel momento in cui si va a strutturare una configurazione BYOD, è importante che il personale
coinvolto (docenti, amministratori, tecnici informatici) si riferisca a regole pratiche da rispettare:
- L’uso dei dispositivi è a scopo educativo, quindi dev’essere regolamentato (vedi Patto
BYOD)
- I dispositivi vanno utilizzati responsabilmente e secondo un codice etico, nella prospettiva
dell’apprendimento collaborativo;
- È preferibile utilizzare unicamente la Rete Wi-Fi dell’istituto per la connessione dei
dispositivi, efficacemente protetta da antivirus;
- Gli studenti devono utilizzare consapevolmente i dispositivi anche fuori istituto, imparando a
comportarsi responsabilmente nel momento in cui sono online;
- È il docente che organizza e gestisce le attività secondo modi, tempi e metodi che egli
ritiene opportuni; la configurazione BYOD non prevede una didattica unicamente basata
sull’utilizzo dei dispositivi, ma un’integrazione secondo modi, tempi e spazi con la didattica
tradizionale;
- L’istituto deve fornire un dispositivo agli studenti che non lo possiedono/non possono
permetterselo. Registrazioni audio/video sono consentite previo permesso del docente;
- La manutenzione del dispositivo spetta al proprietario dello stesso; può essere utile che
l’istituto offra delle sessioni di manutenzione, se possibile.
- I dispositivi vanno tenuti sul banco, con lo schermo rivolto verso l’alto;
- È importante il monitoraggio delle attività da parte del docente, il quale dovrebbe muoversi
nell’aula e tra i banchi mentre queste cose vengono svolte dagli studenti, che sta alla base
della formulazione dei problemi e delle loro soluzioni così che le soluzioni siano
rappresentate in una forma che può essere implementata in maniera efficace da un elaboratore
di informazioni, sia esso umano o artificiale”

Byod, E-learning e pensiero computazionale per la didattica innovativa.


Oggi il pensiero computazionale è una skill fondamentale, che permette all’individuo di utilizzare in
modo attivo i dispositivi e di sviluppare competenze logiche, nonché capacità di problem solving: il
pensiero computazionale utilizza concetti e strumenti propri dell’informatica per trovare soluzioni
creative ai problemi quotidiani. Il pensiero computazionale costituisce la quarta abilità di base oltre a
saper leggere, scrivere ed eseguire calcoli.
L’attuale mondo del lavoro impone questa particolare attitudine mentale caratterizzata da flessibilità,
adattabilità, capacità di problem solving; infatti i giovani devono imparare a muoversi e
padroneggiare diverse discipline in quanto, rispetto alla precedente generazione, sono e saranno
portati a cambiare lavoro più frequentemente, in relazione al cambiamento delle richieste del mercato.
Con questo non significa che gli esseri umani devono imparare a pensare come il computer, in quanto
il pensiero computazionale è il modo in cui gli esseri umani insegnano al computer a risolvere

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problemi, non viceversa. Esercitare il pensiero computazionale è saper utilizzare la creatività e
l’immaginazione in modo logico, per risolvere un problema; non è saper scrivere passivamente righe
di codici.
“I ragazzi imparano meglio quando sono attivamente coinvolti nel costruire qualcosa che ha un
significato per loro, sia esso un poema, un robot, un castello di sabbia o un programma per il
computer.” (S. Papert)

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Bibliografia

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