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Presentazione generale metodo Chitarra Jazz

La chitarra, a differenza della maggior parte degli strumenti (pianoforte, archi e fiati in genere) che sono studiati con il
metodo classico nei conservatori di tutto il mondo, ha subito nel 900 moltissimi cambiamenti di utilizzo che hanno fatto in
modo si creassero tecniche in molti casi profondamente diverse da quelle utilizzate dallo strumento originale, diventando
sicuramente il più popolare degli ultimi 60 anni.

Il blues che si evolve progressivamente nel jazz all’inizio del secolo scorso, il rock & roll, il rhythm and blues, il pop anni
60, il rock da Hendrix in poi (che ha influito più di ogni altro sul cambiamento del modo di suonare la chitarra), il funky e
altri generi derivati dai precedenti hanno fatto sì che la chitarra diventasse spesso uno strumento completamente diverso
da quello classico con cui condivide in alcuni casi solo il numero di corde e la posizione delle note.

I conservatori non hanno saputo o potuto adeguarsi a cambiamenti così profondi e rapidi, anche perché a molti generi (a
torto o a ragione), non è riconosciuto lo stesso valore artistico della musica cosiddetta colta.

Solo negli ultimi vent’anni è stato introdotto lo studio del jazz e solo negli ultimissimi anni lo studio è diventato specifico
per ogni strumento ma è limitato (senza che ci sia un vero metodo che accomuna gli insegnanti con differenze quindi
enormi da caso a caso) al triennio, cui si approda con preparazioni troppo disomogenee da parte degli allievi.

Quindi mentre da un lato il sistema classico non tiene conto dell’utilizzo moderno dello strumento, troppo spesso la
chitarra elettrica è insegnata in modo eccessivamente pratico, facendo uso spesso esclusivamente delle intavolature,
escludendo la lettura della musica dai propri percorsi didattici (togliendo, di fatto, in un futuro all’allievo la possibilità di
poter attingere al materiale musicale di altri strumenti) e preferendo allo studio del sistema tonale le pentatoniche che
consentono sì ai più dotati di realizzare rapidamente le frasi dei principali chitarristi di riferimento ma non pongono le basi
per suonare in seguito altri generi più ricchi da un punto di vista armonico (e non solo) cui con il passare del tempo si
tende nella maggior parte dei casi ad avvicinarsi.

Per semplificare di molto il concetto la più importante distinzione da fare è tra lo strumento usato polifonicamente, quindi
completo in tutte le sue parti musicali (la chitarra classica e le varie forme di "fingerstyle"), e la chitarra utilizzata assieme
ad altri strumenti (utilizzo prevalentemente melodico o di accompagnamento), il più delle volte suonata con il plettro.

La chitarra utilizzata con il plettro è raramente autosufficiente e la tecnica necessaria per suonare generi all'apparenza
molto diversi (jazz, rock, country, funky, musica leggera e via discorrendo) dovrebbe avere delle basi molto simili e
iniziare a differenziarsi in modo consistente (a parte alcuni aspetti legati alla produzione del suono) solo ad uno stadio
abbastanza avanzato dello studio. Ecco perché la principale distinzione che andrebbe fatta non è tra l'insegnamento di
un determinato genere e un altro, ma tra la chitarra classica (e tecniche derivate) e quella a plettro.

Il rischio più comune per chi si avvicina allo studio di uno strumento ed all'utilizzo dello stesso in un determinato genere
musicale è di crescere in modo disomogeneo nei singoli aspetti formanti il musicista. Ad esempio serve a poco avere
delle dita molto agili se il nostro orecchio non è in grado di riconoscere un intervallo o un accordo, così com’è
sicuramente poco utile conoscere a fondo aspetti teorici avanzati e non essere in grado di realizzarli sullo strumento.

Uno degli scopi di questo metodo è tenere costantemente sotto controllo questo problema, cercando di indirizzare il
lavoro di volta in volta dove ce n'è più bisogno.
Presentazione generale metodo Chitarra Jazz

Grafico a Torta del Metodo

Il grafico a forma di torta illustra in modo chiaro questo concetto: Ogni "fetta" rappresenta una categoria che, a sua volta
è suddivisa in alcune sottocategorie. Come un'alimentazione sana è basata sulla varietà dei cibi da noi ingeriti, la nostra
formazione come musicisti dovrà seguire il principio di non "mangiare" troppo di una sola "fetta" lasciando intatte le altre.
Le numerose indicazioni contenute in questo sito potranno essere utili agli insegnanti e ai chitarristi in genere, che
troveranno suggerimenti su come impostare il proprio lavoro. Gli esercizi e gli studi collegati a ogni singola categoria e
approfondimenti teorici particolari, non troveranno per ovvi motivi (se non in minima parte) posto in questa sede e
dovranno essere approfonditi separatamente. Esistono naturalmente delle priorità che riguardano l'aspetto tecnico (è
poco utile conoscere cose che non si possono applicare anche solo parzialmente allo strumento), e lo sviluppo parallelo
dell'orecchio, con molto ascolto ed esercizi mirati di Ear training.

Nei filmati scaricabili vi saranno inoltre alcuni esempi audio e, nella parte riguardante la tecnica, alcune immagini e filmati
riguardanti la postura e i principali movimenti delle mani con gli errori più comuni e i suggerimenti in merito. Ciò che
realmente conta rimane comunque il risultato, non il modo con cui si ottiene, ma le due cose, nella maggior parte dei
casi, sono strettamente collegate.

Mantenere un argomento per periodi sufficientemente lunghi è indispensabile per assimilarlo e quindi lo stabilire un
percorso didattico, inevitabilmente diverso da persona a persona, diventa la cosa più importante al fine di ottenere il
massimo dallo studio. Troverete spiegazioni e consigli d'uso nelle singole categorie e sottocategorie che com’è ovvio
non costituiscono comparti stagni ma servono ad avere una visione d'insieme e a mettere ordine nel proprio programma
di studio.

Principi generali di studio


Uno dei motivi principali per cui oggi rimane centrale la figura dell’insegnante, benché l’attuale facilità di reperire
materiale didattico (in particolare tramite Internet), è quello di spiegare all'allievo in che modo studiare.

Un’altra ragione, forse ancora più importante, è quella di individuare quali sono gli aspetti su cui l’allievo, in base alle
proprie carenze e peculiarità, è preferibile concentri il proprio lavoro. Si dovranno considerare i due principali aspetti di
seguito esposti.

Principi generali sull'organizzazione dello studio


A parità di tempo a disposizione è preferibile studiare in periodi diversi della giornata. Ad esempio è meglio studiare tre
volte per mezzora che un'ora e mezza consecutiva (questo per dare al nostro cervello la possibilità di ricaricarsi). Tenuto
Presentazione generale metodo Chitarra Jazz

conto del principio precedente, va in ogni caso considerato che l'allungamento dei tempi di concentrazione durante lo
studio (una migliore resa, quindi) è migliorabile con l'esercizio. Soprattutto nelle fasi iniziali (o correttive), è importante
tenere sott'occhio il problema (quindi chiederci se siamo concentrati mentre lavoriamo).

La diversificazione dei lavori consente di ottimizzare ulteriormente lo studio.

Alternare quindi situazioni in cui è maggiormente coinvolto il cervello (teoria, lettura, improvvisazione razionale, ecc.) e
altre in cui è più importante la manualità (tecniche di base, assimilazione di diteggiature o di sequenze di accordi).

Mantenere i singoli studi per un periodo sufficiente all'assimilazione (anche parziale) di quanto trattato, evitando di
passare troppo rapidamente a un altro argomento (meglio poche cose fatte bene, che tante fatte male; meglio ancora:
tante fatte bene!).

Mantenere sempre nel proprio programma studi che toccano, a vari livelli, tre aspetti principali:

 Tecnico (Tecnica di Base, Diteggiature, brani, ecc.)


 Teorico (lettura, teoria di base, Armonia, Improvvisazione, ecc.)
 Musicale (ascolto, trascrizioni, Ear Training ecc.)
Fare in modo che, con il passare del tempo, questi aspetti siano presenti contemporaneamente nella maggior parte dei
lavori.

Situazione particolare dell'allievo


Stabilire di cosa ha più bisogno l'allievo, individuandone i punti deboli. Adattare, nei limiti del possibile e nel rispetto dei
principi generali esposti prima, il programma di studio al carattere dell'allievo (buoni risultati vengono soprattutto se si è
convinti della bontà di quanto sta facendo). Fategli in ogni caso notare che è solo con la costanza dell'impegno che è
possibile avere risultati tangibili.

Controllare che sia meticoloso nello svolgimento dei compiti assegnati, onde evitare di dover ogni volta ricominciare da
capo. Informarsi sui gusti musicali e sugli ascolti fatti, spronandolo, sotto quest'aspetto, a variarli il più possibile.
Stimolare pratiche di gruppo (solo nella primissima fase possono non essere indispensabili) di generi anche diversi
(suonando in ogni caso musiche di proprio gusto). Stabilire un programma di studio che tenga conto, oltre che del tempo
a disposizione dell'allievo, dei vari aspetti sin qui considerati. Rinnovarlo costantemente e gradualmente, essendo pronti
a modificarlo anche drasticamente quando ci si accorge che alcune situazioni sono cambiate.

 Melodia
o Scale
o Famiglie degli Accordi
o Analisi Melodiche
o Studi di Temi e Assolo
 Armonia
o Con Strumento
o Armonia Funzionale
 Tecnica
o Postura
o Tecnica di Base
o Diteggiature
 Ear Training
o Intervalli
o Scale
o Accordi
Presentazione generale metodo Chitarra Jazz

 Improvvisazione
o Improvvisazione Razionale
o Improvvisazione Istintiva
 Ritmo
o Lettura Ritmica
o Scrittura Ritmica
o Accenti e Dinamiche
o Poliritmie
 Melodia
  
 La melodia, come il ritmo, può essere in buona parte appresa inconsciamente, semplicemente con
il piacere di ascoltare e di ripetere cantando la musica che ascoltiamo sin da bambini.
  Tutto ciò, naturalmente, non ha nulla a che vedere con la tecnica vocale, che può anche non
essere eccelsa, ma iniziare a formarsi "l'orecchio" in questo modo è senz'altro la via meno
faticosa e al contempo non così ovvia e banale come potrebbe sembrare a chi l'ha sempre fatto.
  In ogni caso non è mai troppo tardi, perciò se non siete abituati a farlo, recuperate il tempo
perduto, perché non esiste altra strada che possa compensare questa mancanza.
  Naturalmente questo non basta e va abbinato a un solido lavoro di ear training e alla pratica di
cantare tutto quello che eseguite melodicamente con lo strumento (compresa la prima voce degli
accompagnamenti e le voci interne che riuscite a identificare).
 A ulteriore conferma di quanto detto sinora potrete constatare che la scala maggiore e tutti gli
esercizi legati ad essa saranno facilmente cantabili, in quanto abbondantemente depositati nel
nostro inconscio musicale, mentre le difficoltà aumentano notevolmente quando si passa alle
scale minori (melodica ed armonica), o a quelle di sintesi (diminuita ed aumentata).
  Solo dal superamento di queste difficoltà (e non dal puro apprendimento meccanico sullo
strumento, anche se indispensabile) si avranno benefici duraturi e riversabili nella nostra musica
(sia scritta che improvvisata).
 Dopo questa lunga ma necessaria premessa passiamo all'aspetto teorico-pratico, che può essere
a sua volta suddiviso in due grandi categorie:
  
 A) La scelta delle note da usare su una determinata armonia.
 B) il modo di raggrupparle per formare un linguaggio musicale che dia un senso compiuto a ciò
che suoniamo.
  
 Il suonare le note "giuste" (che oltre un certo livello diventa in parte relativa) è il primo obiettivo
da conseguire, e sarà quindi necessario conoscere la scala (o scale) adatta a un dato accordo e le
note che lo compongono.
  Ma, mentre per le note dell'accordo, quando sono chiaramente indicate dalla sigla non ci sono
problemi, per la scala (e quindi per le estensioni) si dovrà identificare il grado della tonalità su cui
l'accordo è collocato (armonia funzionale) per scegliere la scala (modo) da usare.
  Le note dell'accordo e le tensioni disponibili (vedi famiglie) sono dette cordali, vale a dire che
formano l'ossatura della melodia, possono avere qualsiasi durata ed essere avvicinate con varie
forme d'approccio (analisi melodica).
 L'analisi di temi e melodie di vario genere è di grande utilità per capire le varie possibilità e
assimilarne l'effetto, ma non potrà essere svolta efficacemente se non abbinata allo studio
dell'armonia.
  È necessaria anche per la scrittura di seconde voci e per offrire diverse varianti
all'armonizzazione di melodie.
 La tendenza (nel contesto tonale) di alcune note a risolvere in un determinato modo è senz'altro
da conoscere ma, anche in questo caso, si tratta di un aspetto strettamente connesso
all'armonia.
Presentazione generale metodo Chitarra Jazz

  Quando si afferma che la musica è matematica c’è sicuramente del vero (vedi per esempio le
scale simmetriche e armonie correlate), ma le analogie con il linguaggio parlato e, in misura
minore, scritto sono ancora più importanti.
  Suonare melodie lunghissime, prive di pause e di respiri più o meno consistenti è un errore in cui
rischiano di incorrere tutti gli strumenti che non usano il fiato per emettere il suono.
  Ecco perché, anche per questo motivo, è importante cantare (o immaginare di farlo) tutto ciò che
si suona, se non altro garantendoci in questo modo una durata "naturale" delle frasi.
  La trascrizione di assolo suonati da strumenti a fiato, oltre a stimolarci a usare diteggiature meno
ovvie, si dimostra particolarmente utile anche per questi motivi.
 Scale
  

 La conoscenza delle scale (ovviamente non tutte quelle esistenti, ma una scelta effettuata
secondo criteri di una sufficiente completezza e al tempo stesso sintesi) è indispensabile per
acquisire automatismi, sia tecnici sia musicali, necessari per reagire rapidamente a ogni armonia
che sentiamo, o per seguire idee melodiche di ogni genere, non necessariamente collegate ad
accordi.
 La divisione dell'ottava in dodici semitoni ci conduce alla prima e più universale (nel senso che può essere
usata in pratica in ogni situazione) scala: quella cromatica.

 A cominciare da questa, proprio perché comprende tutte le note possibili, sarà indispensabile, mentre si
assimilano le diteggiature, cantare tutto ciò che si suona, perché solo in questo modo potremo pensare di
riutilizzare consciamente (e non solo meccanicamente) quanto imparato sullo strumento.

 La scala su cui si basa la maggior parte dell'armonia della musica che ognuno di noi ascolta da quando è nato,
e di conseguenza quella maggiormente depositata nel nostro inconscio (mi riferisco ovviamente ai paesi
occidentali), è quella maggiore.

 Per questo motivo, prima di passare alle altre, è indispensabile approfondire a sufficienza questa che, tra le
scale diatoniche (scale composte di un'alternanza di toni e semitoni), è di gran lunga la più
utilizzata.

 Partendo da gradi diversi della stessa scala se ne ricavano altre sei (dette comunemente modi), che
avranno un appropriato utilizzo sui vari gradi della tonalità d'impianto nella musica tonale, o
potranno servire per ottenere un determinato "colore" nella musica cosiddetta modale (basata
sull'armonizzazione di vario tipo della scala in questione ma non legata a una progressione di
accordi).

 Questi colori potranno essere ricavati non solo dai modi della scala maggiore, ma anche da quelle minori e di
sintesi.

 La scala minore melodica (ascendente) è, dopo la maggiore, il più importante serbatoio da cui


attingere per l'utilizzo tonale.

 Senza di essa sarebbe impossibile rappresentare correttamente alcuni tipi di accordi come quelli di 7alt, 7#11,
min-maj7 e altri ancora, sempre indispensabili nella tonalità minore e spesso anche in quella maggiore (in ogni
caso di possibile impiego).

 La scala minore armonica, (esempio audio 3) come dice il nome stesso, è più utile ai fini
armonici che melodici, a causa dell'intervallo di seconda aumentata presente tra il 6° e 7° grado,
ma ha anche alcuni utilizzi caratteristici da non trascurare (come sull'accordo di 7b9) che ne
consigliano lo studio (dopo le altre due).
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 Pur essendo possibile avere altre scale diatoniche (come ad esempio la maggiore armonica, in cui il 6° grado è
abbassato) è consigliabile privilegiare un approfondito studio di queste e passare, in seconda battuta alle scale
di sintesi.

 La scala diminuita è una scala simmetrica composta da otto note (nasce quindi la necessità, non
presente nelle scale diatoniche, di averne una ripetuta), formata da un'alternanza regolare di toni
e semitoni, utilizzata sugli accordi diminuiti e su molti tipi di accordi di settima (con b9, #9, b5,
13 e varie combinazioni) che, proprio grazie alla sua simmetria che determina la presenza di sole
3 scale invece di 12, ne consente l'uso su molti accordi con fondamentali diverse.

 L’utilizzo di questa scala è molto spesso possibile in situazioni tonali, offrendo una valida alternativa ad altri
colori, ed è perciò particolarmente legato alla conoscenza teorica, oltre che tecnica, dei possibili usi della
stessa.

 Discorso analogo si può fare per la scala esatonale (in questo caso sarà inevitabile "saltare" una
nota), di cui esistono due sole versioni, ed è formata dalla successione, come anticipa il nome, di
sei toni.

 E' usata su accordi di settima con 5+ (b5, 9), anche in questo caso con diverse possibili fondamentali e, per il
suo colore caratteristico, adattissima a rappresentare particolari effetti psicologici.

 La scala pentatonica può essere di due tipi (1°,2°,3°,5°,6° grado della scala maggiore  o della
minore melodica  ma, a causa dell'esiguo numero di note da cui è composta, (cinque, come dice il
nome) offre un gran numero di utilizzi, con esiti sonori anche molto diversi.

 La versione più "gettonata" in ambito Rock (ma non solo) è la pentatonica maggiore con partenza dal 6° grado
(in un certo senso impropriamente detta minore) che, sovrapposta a un accordo maggiore con
fondamentale la nota di partenza della scala, genera le cosiddette "blue notes" (3m e 7m).

 (Un altro modo di considerarla è pensare a un arpeggio m7 cui è stata aggiunta l'11).

 Aggiungendo la "blue note" mancante (b5 o #11) si ottiene la scala Blues, che richiede, per essere usata con
pertinenza, non tanto uno studio meccanico di pattern di vario genere (questo vale naturalmente per tutto, ma
qui il problema è particolarmente evidente), ma una consistente pratica del genere da cui ha origine.

 In seguito sarà possibile caratterizzare con questa scala brani e progressioni che, apparentemente, hanno poco
da spartire con essa.

Famiglie degli Accordi


 

Con il raggruppamento di accordi simili in "famiglie" (è usato anche il termine "specie"), si ottengono
soluzioni alternative alla sigla base.
Ad esempio, potremo sostituire un Cmaj con un C6, Cmaj7, C6/9 e così via.
Questa tabella non tiene conto della posizione dell'accordo rispetto al centro tonale (funzione dei gradi)
ma elenca tutte le possibilità di una determinata famiglia nella più ricca (dal punto di vista delle tensioni)
delle ipotesi.
 

 
Presentazione generale metodo Chitarra Jazz

 
Prevalente funzione di tonica

 
Prevalente funzione di sottodominante

 
Prevalente funzione di dominante
Presentazione generale metodo Chitarra Jazz

 
 
Le tensioni sono note con tendenza risolutiva sulla nota dell'accordo posta un tono sotto (possono
sostituirla o possono sovrapporsi ad essa, il più delle volte un'ottava sopra).
L'intervallo di 9b, tra due parti qualsiasi dell'accordo, è generalmente da evitare.
ECCEZIONE: La 9b tra la fondamentale e la 9b sull'accordo di 7a di dominante.


 undefined

 Facebook

Analisi Melodiche
Le note che compongono una melodia possono essere sostanzialmente di due tipi:

Cordali
 Note che possono avere qualsiasi durata ed effettuare salti di ogni tipo, che a loro volta si dividono in due
categorie: Le note dell'accordo e le tensioni (per un elenco dettagliato vedi Famiglie degli Accordi).

Di approccio
Comprendono tutte le forme di note non cordali (non appartenenti quindi all'accordo su cui sono suonate), che tratteremo
in questa sezione, ma possono anche essere note cordali con funzione d'approccio. E' importante innanzitutto chiarire
qual è la principale differenza tra queste due categorie di note:

 Le note cordali possono avere qualsiasi durata e, nel caso delle note dell'accordo, possono essere usate in
qualsiasi ordine. Le tensioni hanno la tendenza a risolvere sulla nota dell'accordo posta un tono sotto. Le precauzioni
che è necessario avere (per ogni tipo di nota cordale) sono prevalentemente di tipo armonico e riguardano l'altezza in
cui possono essere suonate queste note e la relazione con la disposizione delle voci dell'accordo (vedi lezioni
specifiche).Esse costituiscono l'ossatura di una melodia e spesso sono le uniche note presenti in essa.
Presentazione generale metodo Chitarra Jazz

 Le note non cordali devono essere di breve durata e devono avere come obiettivo una nota cordale, che
possono raggiungere nei modi che saranno elencati di seguito. Si troveranno principalmente (ma non esclusivamente)
sui tempi deboli della battuta (nel caso di una melodia in 8vi ce ne saranno probabilmente di più su quelli pari) e
possono essere cromatiche o diatoniche. Sono diatoniche se fanno parte della scala scelta per quell'accordo,
cromatiche tutte le altre. Questa distinzione è particolarmente utile se si deve "armonizzare" una melodia (che significa
assegnare ad ogni nota un accordo diverso) e anche l'analisi potrà spesso essere fatta in più modi per poter scegliere
strade diverse di armonizzazione.

 Nell'es. 1 le note di passaggio diatoniche (F e D) collegano sui tempi deboli le note della triade di base. E'
questa una situazione classica, che non può essere interpretata diversamente.
 Nell'es. 2 sono usate di passaggio il A (la 6a), e il C (la1a). Essendo queste di solito due note cordali, può
risultare più difficile analizzare questo frammento melodico, tuttavia è la loro collocazione che ce le fa giudicare in
questo modo.
 Nell'es. 3 la 9a, che è una tensione, effettua il movimento naturale di risoluzione verso la tonica e viene inserito
un cromatismo tra le due note.
 Nell'es. 4 i due cromatismi sono ascendenti ed il secondo è inserito tra la 9a (che stavolta non risolve) e la 3a.
Questa situazione può essere anche classificata come doppio cromatico (specie se il D dura un 8vo e parte in levare).

 Nell'es. 1 il E non essendo preceduto da nessuna nota può essere considerato di avvicinamento.
 Nell'es. 2 le note dell'arpeggio sono avvicinate dal basso diatonicamente, mentre nell'es. 3 gli avvicinamenti
sono cromatici.
 Nell'es. 4 sono avvicinate la 9a e l'11ma (il F, anche se è la 3a, in questo caso ha funzione d'approccio).
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Essendo la risoluzione ritardata composta di 2 note ci potevano essere altre possibilità di arricchire la stessa melodia,
ma per esigenza di sintesi ci siamo limitati a questi esempi.

 Gli es. 1 e 3 usano note diatoniche rispettivamente dal basso e dall'alto.


 Negli es. 2 e 4 sono state usate anche note cromatiche.
E' importante osservare che dal basso i cromatismi funzionano sempre (in tutte le forme d'approccio) mentre dall'alto
possono risultare più aspri (la scelta sarà legata allo stile e al gusto personale).

 Nell'es. 4 il F# è stato ritardato di un 8vo perché, se il tempo non è troppo veloce, può risultare  più dissonante.
Per lo stesso motivo nell'es. 2 è stato usato il A e non il Ab.
Presentazione generale metodo Chitarra Jazz

 Nell'es. 1 il doppio cromatico unisce prima due note dell'accordo e poi 2 tensioni.
 Nell'es. 2 c'è un cromatismo triplo che collega il B al G ed un doppio cromatico tra il G e il E.
 L'es. 3 è l'esatto contrario del 2
 Nell'es. 4 il dc tra il G e il B non riempie completamente lo spazio tra le due note (come negli esempi
precedenti) ed il E (ultima nota della battuta) è raggiunto da due note cromatiche (la prima delle quali inizia sul tempo
forte) senza essere collegato con altre note cordali.
A conclusione di questa parte teorica e prima di eseguire gli esercizi che vi saranno assegnati osservate con attenzione
l'esempio seguente.
Si tratta delle prime 8 battute del tema di "Darn that dream" una ballad di Van Heusen.
Osservate l'analisi melodica della melodia originale e poi come è diventata con l'utilizzo delle varie forme d'approccio.
Le note non indicate, per comodità, sono quelle con funzione cordale. 
Sono evidenziate solo le tensioni e le forme d'approccio.
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Studio di Temi e Assolo


Contemporaneamente (nei limiti del possibile) a un approfondito studio dei pattern applicati alle principali scale, che ci
daranno una padronanza diversamente non raggiungibile nel breve-medio periodo, è doveroso (oltre che più divertente)
dedicarsi allo studio, sia pratico sia teorico, delle melodie da noi preferite.

Anche (anzi, soprattutto) chi non si sente portato a farlo dovrà applicarsi a questo tipo di lavoro, per il motivo che è solo
dall'attento ascolto (non ci si deve stancare di ripeterlo) che si possono comprendere a fondo i vari aspetti della musica.

Tutta la "carta" di questo mondo sarà quasi inutile se non si abbina la lettura all'ascolto (e trascrizione) della musica.

Viceversa è possibile sviluppare un'ottima musicalità anche nella totale (o quasi) ignoranza delle regole musicali,
ripetendo quello che è già stato fatto da altri. Naturalmente le due cose insieme … Per ovvi motivi i soggetti più a rischio
provenivano, fino a qualche tempo fa, dagli studi classici o dalle Bande, ma con la diffusione di Scuole di Musica private,
non esclusivamente indirizzate alla musica classica, ci s’illude che anche generi che per "tradizione" s’imparavano dai
dischi possano essere insegnati con gli stessi risultati.

Cercare di ricavare con esattezza un assolo di chitarra Rock (ma non solo, ovviamente) dalla carta è, a causa della
complessità del risultato, una partita persa in partenza, se non si abbina all'ascolto.

Pratica
È consigliabile iniziare studiando temi brevi (particolarmente adatti allo scopo i Blues, utilissimi anche per la necessità di
acquisire la sonorità particolare), allungandola gradualmente quando la velocità di apprendimento migliora.

Meglio iniziare con i temi anche perché si tratta di melodie particolarmente efficaci e curate, per loro stessa natura
destinate a resistere maggiormente all’usura del tempo.

Nel caso della musica tonale (che rappresenta la stragrande maggioranza dei casi), la melodia deve rispettare i cambi
armonici del brano, avendo di conseguenza alcuni vincoli che conducono alla creazione di "frasi tipo", cui non si potrà
sfuggire completamente.

Per non uniformarsi troppo è importante imparare temi (o assolo) di autori diversi, senza fissarsi troppo su un unico
interprete (sempre che ci sia il tempo di farlo anche con diversi altri).

Inizialmente è opportuno cercare alcuni temi già diteggiati (vedi diteggiature), meglio se da persone diverse, per
impadronirsi di varie tecniche e poter fare più consapevolmente, in seguito, la propria scelta.

E' preferibile scegliere le melodie da imparare tra quelle che preferiamo, sempre che siano alla nostra portata dal punto
di vista tecnico.

Suddividendo le melodie in alcuni (3 o 4) livelli di complessità (non legati alla sola velocità, ma soprattutto (vedi tecnica
di base) all'uso del legato, vibrato, snodo, trillo, accenti, dinamiche, allargamenti ecc.) si riuscirà a dar la giusta gradualità
al nostro lavoro e a ottenere, di conseguenza, i migliori risultati.
Molto utile può essere riprendere lo stesso gruppo di temi a ogni livello, andando di pari passo con la nostra crescita sia
tecnica sia teorica.
Meglio trascriversi il brano che ricavarlo da una partitura, anche se può significare, inizialmente, mettere sulla carta
cose molto semplici e impararne, con lo strumento, altre più impegnative.

Cercare di ricavare, ascoltandole, le diteggiature e le tecniche usate per ottenere un dato effetto, indicando nella
trascrizione anche gli accenti e le dinamiche.

Imparare le stesse melodie al capotasto, in posizione e in orizzontale (su una o più corde secondo l'estensione),
sfruttando le caratteristiche che ognuna di queste tecniche offre (vari tipi di legato, accento, differenze timbriche, glissati,
bending, ecc…).
Presentazione generale metodo Chitarra Jazz

Eseguire temi di difficoltà adeguata alle nostre possibilità (se è possibile senza studiarli preventivamente) in diverse
tonalità.

Quando si suona divertirsi a eseguire brani conosciuti anche dagli altri senza dare nessuna indicazione di tonalità,
affidandosi solo all’orecchio, allenando in questo modo la reattività indispensabile in fase improvvisativa.


 undefined

 Facebook

Armonia con Strumento


Prima di iniziare gli studi armonici sullo strumento è opportuno precisare le sue peculiarità e individuare le principali
differenze con quello che offre il maggior numero di possibilità armoniche e che è, per la logica con cui si susseguono le
note sulla tastiera, in assoluto il migliore per lo studio dell'armonia: il pianoforte.

Il grande vantaggio della chitarra è di essere uno strumento simmetrico, il che significa che imparato un accordo o una
frase in un punto si possono trasportare ovunque mantenendo la stessa diteggiatura.

Questo non succede se sono interessate corde vuote, ma tale impiego, anche se importante, è secondario nel caso del
repertorio Jazz (in cui prevalgono tonalità più semplici per gli strumenti a fiato) e dovrà seguire uno studio in gran parte
separato. Il suonare accordi uguali che si spostano cromaticamente, per noi facilissimo, è impegnativo per un pianista,
che dovrà cambiare posizione alla mano ogni volta.

D'altro canto eseguire la stessa posizione a ottave diverse o eseguire passaggi diatonici di ogni genere è molto più
complesso per il chitarrista che per il pianista.

Un'altra caratteristica della chitarra è di avere delle "disposizioni" (il modo di distribuire le note dell'accordo)
particolarmente semplici (il drop 2 ed il drop 3), altre un po' meno (il drop 2 & 4 ed il drop 4) ad altre ancora di difficile
esecuzione ed in alcuni casi irrealizzabili (le parti strette). Queste ultime al contrario sono molto facili per il pianista che,
potendo usare entrambe le mani, è comunque in grado di eseguire anche tutte le altre disposizioni.

La distanza delle note che compongono un accordo, che per il pianista riguarda la posizione delle dita sulla tastiera,
dando in questo modo anche un grosso aiuto a livello inconscio, sulla chitarra non segue invece lo stesso tipo di logica
(se non quando si suonano melodie su di un'unica corda) e ci costringe a memorizzare posizioni che non hanno una
corrispondenza intuitiva con quello che sentiamo.

Fermo restando che lo studio (meglio se fatto senza partitura) dei nostri chitarristi e pianisti preferiti resta una pratica
imprescindibile, è opportuno, nello studio dell'armonia, darsi alcune finalità che mettano ordine e, pur con i limiti che ha
ogni schematizzazione, ci consentano di assimilare al meglio ciò di cui avremo bisogno per armonizzare melodie e per
accompagnare solisti con vari stili.

Ecco quindi i progetti di studio e le motivazioni per cui sono state fatte queste scelte.

 Studio dei bicordi: 

per la necessità di rappresentare l'armonia in modo più agile e asciutto e che lasci al solista libertà di scelta a livello di
tensioni e scale.

 Armonizzazione di scale con lo stesso accordo:


Presentazione generale metodo Chitarra Jazz

In tutta l'estensione utile dello strumento (dal A sulla corda di G) armonizzare le principali scale con le famiglie degli
accordi (7, m7 ecc.). Questo ci consentirà di armonizzare melodie e di accompagnare seguendo idee melodiche.

 Armonizzazione diatonica di scale (nelle 5posizioni):

Restando nell'area di ognuna delle 5 posizioni armonizzare le principali scale (con triadi e con accordi di 7).

 Armonizzazione diatonica di scale (nei vari set):

Su ognuno dei set di corde armonizzare scale con triadi e accordi nei vari rivolti e nelle varie disposizioni.

 Varianti da una disposizione base:

Nelle principali disposizioni chitarristiche (drop 2 e drop 3), in posizione fondamentale e nei tre rivolti, assimilare i
cambiamenti che avvengono all'interno della stessa disposizione passando da una specie all'altra.

 Disposizioni degli accordi nei vari set:

Una raccolta di 43 schede (ognuna comprendente lo stesso accordo in 44 disposizioni diverse) seguita da una serie di
studi (anche walkin' bass) su giri armonici di ogni genere.


 undefined

 Facebook

Armonia Funzionale
Prima di iniziare a cercare di comprendere le strutture armoniche dei brani, assegnare agli accordi le possibili scale,
intervenire sulle strutture con modifiche, sostituzioni, aggiunta di nuovi accordi, è necessario avere alcune conoscenze di
base.

È naturalmente indispensabile conoscere a fondo i primi elementi di teoria (scala maggiore, alterazioni di chiave e
intervalli), prima di affrontare l'armonizzazione delle scale.

Armonizzare una scala significa sovrapporre per 3e le note da cui è composta, ricavando gli accordi costruiti su ogni
grado.

Accordi che possono essere a tre o quattro parti (triadi o settime) e che possono ulteriormente arricchirsi con l'aggiunta
di tensioni (9e, 11e e 13e), il cui utilizzo è legato, oltre che alle possibilità generiche di ogni singolo accordo (vedi
Famiglie degli Accordi), alla posizione dello stesso rispetto al centro tonale.

Si dovranno poi conoscere gli accordi ricavati dalla scala maggiore, che in una fase iniziale in cui si devono apprendere i
primi principi della musica tonale, è sufficiente a gestire, sia melodicamente sia armonicamente, esempi completi di
strutture diatoniche.

L’armonia tonale si basa sulla relazione tra la dominante (V grado, movimento) e la sua tendenza risolutiva sulla tonica
(I grado, riposo).

La sottodominante (IV grado) svolge una funzione intermedia, come da "cerniera" tra le due precedenti.
Presentazione generale metodo Chitarra Jazz

Gli accordi delle strutture armoniche tonali sono sempre riconducibili ad almeno una di queste tre funzioni.

A completare la scala mancano però altri quattro gradi, che non sono altro che variazioni dei tre principali, ma che
offrono vie alternative allo sviluppo del basso (funzione dei gradi).

L’andamento delle fondamentali del basso (le cadenze) corrisponde alle fondamenta dell'armonia, e va assimilato prima
di ogni altra cosa, per comprendere e apprezzare le tendenze, più o meno risolutive, delle altre parti.

La terza determina il modo (maggiore o minore) dell'accordo.

La settima, risolvendo di grado congiunto inferiore su una delle note della triade base dell'accordo seguente, compie un
movimento primario, imprimendo una spinta in avanti all'armonia.

Si dice invece movimento secondario quando questa risoluzione non è possibile, non avendo la settima la possibilità di
scendere su una di queste tre note e dando così la sensazione di arresto del flusso armonico.

La maggior parte dei movimenti armonici costituenti una struttura sono primari, e in alcuni casi anche interi brani
possono essere composti soltanto da questo tipo di movimento.

La quinta quando è giusta può essere omessa, poiché ampiamente udibile negli armonici della fondamentale; viceversa
sarà importante (anche se spesso non essenziale come le precedenti) quando è alterata.

Le tensioni (9, 11 e 13) hanno tendenza risolutiva di tono inferiore verso la nota che sostituiscono e, pur se non
indispensabili alla struttura armonica di base, contribuiscono decisivamente al colore dell'armonia.

Imparare a collegare armonicamente gli accordi di una struttura (continuità armonica) è molto utile per abituarsi ad
assecondare le consuetudini risolutive sovresposte, osservare come la tendenza dell'armonia nei movimenti primari sia
discendente ed estrarre melodie ricavate da una stessa voce (prime forme di note guida).

Gli accordi possono essere in molti casi sostituiti da altri, con effetti che possono essere anche considerevoli.

La sostituzione più importante e usata è quella di tritono in cui, la 3a e la 7a dell'accordo di dominante mantengono i
loro ruoli (invertite) nell'accordo di 7a posto sul bII7 dell'accordo di arrivo (es. G7 - C diventa Db7 - C).

Identificare i punti fermi di una struttura è la prima operazione da fare. Si troveranno più frequentemente nelle battute
dispari di ogni sezione di 8 (di diversa rilevanza), e saranno gli unici a non poter essere facilmente sostituiti, a meno di
non voler modificare considerevolmente la logica armonica del pezzo.

Dopo un accordo di tonica di questa importanza lo sviluppo armonico può arrestarsi e riprendere in un'altra tonalità,
eseguendo una modulazione (semplificando con una regola: dopo un accordo di tonica ce ne può essere qualsiasi
altro).

Per modificare l'armonia di un brano si dovrà tener conto della velocità del brano stesso, della densità dell'armonia e
della forma della struttura.

Il turnaround (I-VI-II-V e sostituzioni di vario genere) sia in tonalità maggiore che minore, sintetizza in modo efficace i
ruoli della musica tonale, ed essendo largamente presente nelle strutture dei brani (può anche rappresentarla
interamente) occupa una parte essenziale del nostro studio (sia armonico che melodico).

Le forme più usate sono:


 Il blues (sia minore sia maggiore) è una struttura di dodici battute che nella forma arcaica è legato all'omonima
scala ed ha uno sviluppo melodico riassumibile con la forma AAB. 
I punti fermi, anche nelle forme più arricchite, restano la 1a, 4a e 11a battuta.
Presentazione generale metodo Chitarra Jazz

 La forma AABA (32 battute) indica una struttura in cui le prime otto battute (A) sono ripetute quasi esattamente
(saranno diverse probabilmente le ultime 2) una prima volta prima dell'inciso (B), e una seconda dopo (la penultima
battuta accoglie di regola la conclusione del tema, con un’inevitabile modifica melodica - armonica).

 Altra forma composta di trentadue battute molto usata è quella ABAC, in cui la C è solitamente una variazione
logica della B.

Ci sono naturalmente anche forme più complesse o strutturate diversamente, ma queste tre rappresentano la stragrande
maggioranza dei casi.

La scala da cui si estraggono la maggior parte degli accordi in tonalità minore è quella armonica, ma il più delle volte se
ne troveranno anche altri, originati dalla minore naturale e minore melodica e, in alcuni casi anche da altri modi come il
dorico ed il frigio.

Gli accordi ricavati dalle scale minori possono essere usati in aggiunta o in sostituzione a quelli della tonalità maggiore,
aumentando di conseguenza le possibilità, mentre, a causa della condotta melodica risultante dalle singole voci,
funziona certamente meno bene il procedimento opposto (con le dovute eccezioni).

Le modulazioni sono allontanamenti di sufficiente durata dalla tonalità d'impianto e la loro distanza, in termini di
alterazioni, è proporzionale all'effetto di cambiamento e sorpresa ottenuto.

La ricchezza armonica di una struttura è spesso legata alla presenza di modulazioni e il saperle riconoscere e usare in
fase compositiva è perciò di vitale importanza.

Il basso, oltre al suonare le fondamentali, suo principale compito, può eseguire pedali (la stessa nota ripetuta su più
accordi, con effetti spesso molto interessanti), e seguire linee melodiche meno prevedibili utilizzando i vari tipi di rivolto.

Una volta in grado di riconoscere l'"ossatura" di una struttura, si passerà ad analizzare i vari tipi di accordi di passaggio
(collocati di norma sui tempi deboli):

 Diatonici:

Ricavati dalla scala d'impianto (o usata su un dato accordo) collegano o avvicinano gli accordi cardine.

 Dominanti secondarie:

Accordi posti sul V grado (o loro sostituzioni di tritono) dell'accordo di arrivo, possono essere alterati o no.

 Diminuiti:

A causa della loro simmetria possono avere vari nomi e costituiscono una validissima variante di dominante
secondaria, di uso molto flessibile.

 Cromatici:

Ogni accordo può essere avvicinato da uno o più accordi formati dalle stesse note disposte nello stesso modo, posto
un semitono sopra (non sempre ideale anche se possibile) o sotto (sempre buono).

 Paralleli:

estensione del principio cromatico ad altri intervalli.


Presentazione generale metodo Chitarra Jazz

Postura

Prima di iniziare qualsiasi esercizio di tecnica di base è essenziale acquisire una corretta posizione delle due mani
e dello strumento rispetto al corpo.

La mano sinistra può mantenere inizialmente una posizione simile a quella


impiegata per la chitarra classica, con la tendenza a far cadere la prima falange di
ogni dito perpendicolarmente alla corda, ma sempre mantenendo una posizione
della mano naturale e senza eccessiva torsione del polso (Foto 1).

Foto 1

Foto 2

Il pollice appoggia sulla parte posteriore del manico circa a metà (Foto2), ed è in
corrispondenza del medio in prossimità della paletta (Foto 3) ma, salendo verso la
buca (o i Pick-up) si porta in corrispondenza dell'indice ed oltre (foto 4).

Foto 3

Foto 4
Presentazione generale metodo Chitarra Jazz

Altre posizioni, con il pollice che va a toccare il E basso (per l'esigenza di


stopparlo o per avere una presa più salda in modo da poter effettuare il bending)
andranno considerate in un secondo tempo (Foto 5).

Foto 5

La paletta, che con la chitarra classica si trova all'altezza degli occhi, dovrà essere
un po' più bassa per consentire una posizione corretta del plettro senza (anche in
questo caso) eccessiva torsione del polso. Il plettro non dovrà essere troppo
sottile (1 mm può andar bene) per poter imprimere accenti ed effettuare
dinamiche con buona efficacia. La posizione dovrà essere perpendicolare ed
orizzontale rispetto alla corda, per bilanciare il suono nelle due diverse direzioni (si
tende ad avere un attacco più preciso e "rotondo" con la pennata in giù) (Foto 6).
Foto 6

L' emissione del suono deve coincidere con l'appoggio del plettro sulla corda e,
per dare stabilità e un riferimento alla mano, il mignolo (ed in parte l'anulare)
potranno essere appoggiati alla cassa dello strumento (Foto 7). (C'è comunque
chi preferisce non usare questo tipo di appoggio).

Foto 7

La posizione dello strumento rispetto al corpo può variare a causa delle diverse forme e spessori della cassa, e
del fatto che si suoni seduti o in piedi. In ogni caso è preferibile che, suonando con la cinghia, lo strumento non si
venga a trovare troppo in basso, per poter mantenere le mani in una posizione corretta. Da seduti l'appoggio sarà
di norma sulla gamba destra con un piccolo rialzo per il piede, se necessario. Alla fine in ogni caso, come sempre,
ciò che conta è il risultato, e se scoprite che ci sono posizioni per voi più comode o adatte non esitate a provarle e
a modificare gradualmente il vostro assetto.

Tecnica di Base
Fin dall'inizio, nello studio della chitarra, è preferibile prendere in considerazione i vari aspetti della tecnica
separatamente, per riuscire a controllarli e assimilarli meglio.

Fin dall'inizio, nello studio della chitarra, è preferibile prendere in considerazione i vari aspetti della tecnica
separatamente, per riuscire a controllarli e assimilarli meglio.

La postura delle mani e dello strumento rispetto al corpo saranno le prime cose da osservare attentamente.

Ogni argomento trattato in questa fase sarà molto specifico per poterci concentrare a fondo su ogni singolo problema.

Sarà formato da una scheda esplicativa in cui saranno fornite le informazioni utili allo scopo ed alcuni esercizi di base
non legati a strutture d'alcun tipo, che serviranno ad introdurre l'argomento.
Presentazione generale metodo Chitarra Jazz

A questi saranno subito dopo affiancati alcuni studi in ordine crescente di difficoltà che, per poterne trarre la massima
utilità, andranno eseguiti su una base (preferibilmente utilizzando il computer).

Dipende dal livello dell'allievo (e quindi dal tempo necessario all'assimilazione) il fatto di farli tutti subito o solo alcuni
riprendendo gli altri solo in un secondo tempo.

I più complessi ci torneranno utili anche per mantenere la tecnica a distanza di anni.

In ogni caso questa prima fase (intesa come lavoro principale) non dovrà durare troppo a lungo, per consentirci di
passare in tempi relativamente brevi, ma con un controllo che ci consentirà di far fruttare al meglio tutti i nostri lavori
successivi, all'assimilazione di diteggiature di vario genere e di studi con intenti più musicali.

 Esercizi Cambi corde:


 Questo primo esercizio coinvolge solo la mano dx, ed ha lo scopo di insegnarci a passare da una corda all'altra
(adiacente e non) senza guardare e mantenendo lo stesso suono sia con la pennata in su che in giù.

 Sincronia:

Qui è la mano sinistra a essere impegnata (necessariamente insieme alla dx) a eseguire le ventiquattro possibili
combinazioni delle dita.

 Scioglimento:

Per aumentare la velocità della dx questo esercizio sarà prima eseguito solo a corde vuote, e sarà seguito da alcuni
studi che coinvolgono la mano sx in spostamenti laterali in vari punti di ogni corda, su tempi semplici e composti, con
diteggiature prestabilite e da eseguire senza guardare il manico.

 Snodo:

L'esigenza di mantenere il suono fino alla nota successiva ma di non accavallarlo rende necessario questo esercizio
che implica il movimento della prima falange di ogni dito su corde adiacenti.

 Trillo:

Il rapido alternarsi di due note con tutte le combinazioni di dita possibili, dapprima "pennandole" tutte e in seguito
sempre meno, aumenterà notevolmente la forza della sx (in particolare 3° e 4° dito), la sincronia tra le due mani e
l'agilità.

 Legato:

Varie forme di legato (in parte già introdotte con il trillo) applicate a diteggiature di vario genere, sia in posizione sia in
orizzontale.

 Vibrato:

Alcuni modi di modulare il suono, al fine di arricchire l'espressività dell'esecuzione, sia verticalmente (più marcato) che
orizzontalmente (più delicato).

 Bending:
Presentazione generale metodo Chitarra Jazz

Con possibilità diverse secondo il tipo di corde e della loro altezza sulla tastiera, alcuni esercizi che curano la durata,
tipo d’intonazione e modulazione del suono nell'uso del "bending". (A molti di questi esercizi sarà possibile affiancare le
variazioni ricavate dalle varianti ritmiche).

La postura delle mani e dello strumento rispetto al corpo saranno le prime cose da osservare attentamente.
Ogni argomento trattato in questa fase sarà molto specifico per poterci concentrare a fondo su ogni singolo problema.
Sarà formato da una scheda esplicativa in cui saranno fornite le informazioni utili allo scopo ed alcuni esercizi di base
non legati a strutture d'alcun tipo, che serviranno ad introdurre l'argomento.

A questi saranno subito dopo affiancati alcuni studi in ordine crescente di difficoltà che, per poterne trarre la massima
utilità, andranno eseguiti su una base (preferibilmente utilizzando il computer).
Dipende dal livello dell'allievo (e quindi dal tempo necessario all'assimilazione) il fatto di farli tutti subito o solo alcuni
riprendendo gli altri solo in un secondo tempo.

I più complessi ci torneranno utili anche per mantenere la tecnica a distanza di anni. In ogni caso questa prima fase
(intesa come lavoro principale) non dovrà durare troppo a lungo, per consentirci di passare in tempi relativamente brevi,
ma con un controllo che ci consentirà di far fruttare al meglio tutti i nostri lavori successivi, all'assimilazione di
diteggiature di vario genere e di studi con intenti più musicali.

 Esercizi Cambi corde:

Questo primo esercizio coinvolge solo la mano dx, ed ha lo scopo di insegnarci a passare da una corda all'altra
(adiacente e non) senza guardare e mantenendo lo stesso suono sia con la pennata in su che in giù.

 Sincronia:

Qui è la mano sinistra a essere impegnata (necessariamente insieme alla dx) a eseguire le ventiquattro possibili
combinazioni delle dita. Scioglimento: Per aumentare la velocità della dx questo esercizio sarà prima eseguito solo a
corde vuote, e sarà seguito da alcuni studi che coinvolgono la mano sx in spostamenti laterali in vari punti di ogni corda,
su tempi semplici e composti, con diteggiature prestabilite e da eseguire senza guardare il manico.

 Snodo:

L'esigenza di mantenere il suono fino alla nota successiva ma di non accavallarlo rende necessario questo esercizio
che implica il movimento della prima falange di ogni dito su corde adiacenti.

 Trillo:

Il rapido alternarsi di due note con tutte le combinazioni di dita possibili, dapprima "pennandole" tutte e in seguito
sempre meno, aumenterà notevolmente la forza della sx (in particolare 3° e 4° dito), la sincronia tra le due mani e
l'agilità.

 Legato:

Varie forme di legato (in parte già introdotte con il trillo) applicate a diteggiature di vario genere, sia in posizione sia in
orizzontale.

 Vibrato:

Alcuni modi di modulare il suono, al fine di arricchire l'espressività dell'esecuzione, sia verticalmente (più marcato) che
orizzontalmente (più delicato).
Presentazione generale metodo Chitarra Jazz

 Bending:

Con possibilità diverse secondo il tipo di corde e della loro altezza sulla tastiera, alcuni esercizi che curano la durata,
tipo d’intonazione e modulazione del suono nell'uso del "bending". (A molti di questi esercizi sarà possibile affiancare le
variazioni ricavate dalle varianti ritmiche)

Diteggiature
La scelta dei principi su cui si baseranno le diteggiature utilizzate per studiare scale, salti, arpeggi e melodie di vario
genere e difficoltà, è un aspetto molto importante del nostro studio. Questo perché assimilare un movimento fino a
renderlo automatico costa fatica e richiede tempo.

Vale quindi la pena riflettere sul perché usare una soluzione piuttosto che un'altra ed esserne convinti, mentre si svolge
questo lavoro.

Usando la tecnica dell'allargamento del 1° e 4° dito è possibile realizzare scale di ogni genere in ogni tonalità (quindi 12)
mantenendo la mano sullo stesso capotasto.

Questo è il vantaggio.

In questo modo però il lavoro sarà considerevole, costringendoci a un periodo più lungo di studio per ogni scala, con
maggiori difficoltà di memorizzazione.

Inoltre ritarderà l'inizio di altri lavori più utili, giacché la difficoltà maggiore, a livello di programmazione di studio, risiede
nella scelta delle cose da fare di volta in volta, alla ricerca di un buon equilibrio fra gli studi di tecnica "pura" (diversi modi
di eseguire le scale, varie applicazioni sulle stesse, pattern e così via), e gli studi più "musicali" (temi, assolo, trascrizioni
di vario genere).

Questo equilibrio dovrà essere cercato anche all'interno dello stesso tipo di studi (ad esempio vari modi di eseguire lo
stesso tipo di scala, che mettano in risalto diversi aspetti tecnici e, di conseguenza, espressivi).

Si deve quindi evitare di affogare in un dato lavoro, rimandando in continuazione di iniziarne altri, ma è anche molto
importante, perché si possa raccoglierne i frutti, che il compito che ci siamo fissati sia mantenuto sufficientemente a
lungo.

Questo dunque un primo motivo per fare delle scelte ridotte (ad esempio: cinque posizioni invece di dodici) ma non è il
solo; il costringere la mano ad allargamenti che, in prossimità della paletta possono essere molto faticosi, non
ricompensa adeguatamente lo sforzo fatto.

Spostandosi, al bisogno, lateralmente con la mano di un solo tasto, senza modificarne l'assetto, saremo in grado,
usando cinque posizioni, di portarci in ogni altra tonalità.

L'obiettivo di partenza rimane un'esecuzione in cui il suono non s’interrompe e non si accavalla, rimandando l'uso delle
varie forme di legato a una fase successiva e andrà quindi inizialmente limitato l'uso dello snodo alle corde adiacenti.

Su ogni posizione sarà necessario fare un certo numero di studi che, a note uguali, richiederanno di volta in volta l'uso di
dita diverse e quest’aspetto sarà più marcato negli esercizi sugli arpeggi e salti più ampi.

Contemporaneamente a questi studi verticali, che troppo spesso restano isolati, rendendo l'esecuzione troppo
meccanica e prevedibile, si dovranno studiare le scale anche in orizzontale, prima su un'unica corda e poi a tutta
estensione.

Altro aspetto importante, generalmente meno usato da chi suona Jazz, sono le diteggiature al capotasto, utilizzando
corde vuote. Questo comporta un notevole dispendio di energie, e va rimandato (a causa dell'utilizzo ridotto rispetto agli
Presentazione generale metodo Chitarra Jazz

studi precedenti, che ci consentono di spostare la stessa diteggiatura per portarci in un'altra tonalità), a una fase
successiva, sempre che non veniate da studi classici o abbiate praticato il fingerstyle.

Le diteggiature apprese andranno studiate con varie partenze ritmiche, con accenti di ogni genere e, dove possibile, con
varie tecniche di legato.

Affidarsi all'altrui esperienza è certamente cosa saggia e sarà quindi molto importante, oltre agli esercizi citati, analizzare
diteggiature di vari autori, cercare di dedurle dalle registrazioni (nel limite del possibile) per poi, alla fine, fare
autonomamente le proprie scelte.


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 Intervalli
 Prima di ogni altra cosa il nostro orecchio deve essere educato a riconoscere la distanza tra due suoni
(intervallo), sia melodicamente (in successione), che armonicamente (contemporaneamente).

 Mettendo in relazione le note che compongono un accordo si ottengono diversi intervalli (il numero varia
secondo quante note è composto l'accordo), mentre in una melodia si dovrà riconoscere la distanza tra note
adiacenti ma anche tra punti "cardine" (ogni frase è composta di note cordali e d'approccio, vedi analisi
melodica).

 Chi ha studiato solfeggio cantato a fondo non avrà particolari problemi, mentre i consigli che seguono sono
rivolti a chi possiede solo una sommaria infarinatura o non si è posto la questione per niente.

 Associare a ogni intervallo (ascendente e discendente) un inizio di melodia conosciuta, è la via più rapida e
intuitiva per imparare a riconoscerlo.

 Ognuno dovrà prepararsi una propria tabella (non essendo possibile stabilirne un'universale) in cui, in parte a
ogni intervallo, sia indicato il brano o frammento cui fare riferimento.

 Non è necessario tentare di completarla tutta sin da subito (per alcuni intervalli non è semplice trovare
associazioni), ma è possibile farlo anche strada facendo.

 Chi ha una buona conoscenza del repertorio Jazzistico può trovarne alcune già compilate nelle basi Aebersold.

 Alcuni programmi per PC sono di grande aiuto, permettendoci di esercitarci con intervalli, scale e accordi,
riconoscendoli o riproducendoli con uno strumento midi.

 Abituatevi a riconoscerli e a ripeterli con lo strumento anche nella musica che ascoltate abitualmente, fino a
diventare molto rapidi, perché qualunque rallentamento in questa fase si ripercuote inevitabilmente sul lavoro
riguardante le scale, gli accordi e le strutture.

Scale
Prima di affrontare il riconoscimento di una scala è opportuno fare pratica con gruppi diatonici composti di tre e quattro
note.

Sarà poi semplice riconoscerli all'interno delle singole scale, velocizzandone l'individuazione.
Presentazione generale metodo Chitarra Jazz

I gruppi sono i seguenti:

Scala Maggiore
La scala maggiore e i modi ricavati da essa saranno le prime da affrontare.

Il modo migliore per assimilarle non è la disposizione per grado congiunto (ionian, dorian ecc…) ma l'ordine dalla più
chiara alla più scura.

Le note evidenziate sono quelle caratteristiche della scala.

Questo modo di disporre le scale, oltre a facilitarne la memorizzazione, ci fa prendere confidenza con un tipo di
modulazione (ai toni vicini) molto usato.

Non è possibile fare lo stesso discorso per le scale minori melodica ed armonica ma sarà utile riferire i modi ricavati a
quelli della scala maggiore.

Per prima cosa ricaviamo le scale su ogni grado:

Minore melodica

Minore armonica
Presentazione generale metodo Chitarra Jazz

Tabelle Comparazione Scale


Nelle tabelle seguenti queste scale (quelle meno usate sono indicate con il colore più scuro) saranno rapportate alla
scala di riferimento (tratta dalla scala maggiore):

Le scale di sintesi (diminuita, anche con partenza di ½ tono, ed esatonale), pur essendo composte di 6 e 8 note,
possono essere raffrontate a quelle diatoniche nei modi seguenti:
Presentazione generale metodo Chitarra Jazz

La scala pentatonica, sia maggiore (e relativa minore) che minore (da minore melodica), ha note in comune con le
seguenti scale:

La conoscenza delle scale di riferimento (evidenziate in verde) renderà più semplice l'assimilazione delle altre.

Il nome delle scale meno usate (e quindi meno urgenti) è evidenziato diversamente e non sarà necessario approfondirle
allo stesso modo.


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 Accordi
Presentazione generale metodo Chitarra Jazz

 Dopo lo studio degli intervalli e parallelamente a quello delle scale si dovrà imparare a riconoscere i vari tipi di
accordo.

 Per identificarli con facilità è importante osservare gli intervalli formatisi tra le varie parti sia nella posizione
fondamentale sia nei rivolti.

 Fatelo prima melodicamente e poi armonicamente, il lavoro può dirsi completato nel momento in cui riuscirete a
riconoscerli di getto, senza dover più fare alcun tipo di ragionamento.

 Inizieremo dalle triadi osservando le variazioni dei gradi rispetto a quella maggiore.

 Posizione fondamentale

 1° rivolto


Presentazione generale metodo Chitarra Jazz

 2° rivolto

  

 Accordi a quattro parti


 I seguenti accordi a quattro parti hanno in comune la quinta giusta, quindi una maggiore stabilità e sono perciò
indicati per essere usati con funzione di tonica: 

 I prossimi, invece, hanno la quinta alterata:


Presentazione generale metodo Chitarra Jazz

  

 Accordi di nona
 Nelle seguenti forme con le 9, 11 e 13, alterate e non, sono elencate tutte le note possibili ma, per le
caratteristiche della chitarra è più frequente un utilizzo parziale:


Presentazione generale metodo Chitarra Jazz

  
Presentazione generale metodo Chitarra Jazz

 Accordi di undicesima

  
Presentazione generale metodo Chitarra Jazz

 Accordi di tredicesima

 molti accordi di 9a possono essere rappresentati efficacemente con le similitudini, che ci consentono un
approccio più schematico e pratico, facilitando la memorizzazione e guidandoci più rapidamente al risultato.

Improvvisazione Razionale
Saper pensare in tempo reale le note possibili su una determinata armonia non porta, di per se, a saper creare una bella
melodia. Però aiuta…

E' comunque necessario che l’approccio a questo tipo di pratica, che può risultare pesante ad alcuni, sia molto graduale.

Ci vuole una solida conoscenza teorica di base, che riguardi gli intervalli, le specie degli accordi, le principali scale e la
loro armonizzazione. Inoltre, sullo strumento, non ci dovranno essere dubbi nella localizzazione delle note.

Ogni esercizio andrà eseguito, secondo le possibilità, su una o più corde per volta, al capotasto, in posizione e a tutta
estensione.

Avvalendosi di basi di vario genere (prima seguendo il ciclo delle 5e e poi una sequenza casuale, il computer in questo
ci sarà di grande aiuto), sia su una che su più specie, ci si potrà esercitare nei seguenti modi:

 1 nota:
Su ogni tipo d'accordo (disposti prima per 5e e poi casualmente) suonare, una alla volta, tutte le note cordali (vedi
famiglie). Tenere, quando possibile, la nota comune o muoversi per grado congiunto seguendo una direzione
prestabilita.
Presentazione generale metodo Chitarra Jazz

 2 note:
avvicinare diatonicamente e cromaticamente note cordali (analisi melodica) suonare i vari tipi di tensioni e le loro
risoluzioni usando gruppi di 2 note adiacenti mantenere su accordi diversi le note comuni, quando non ci sono andare
in una direzione prestabilita stabilire un intervallo e ripetere l' esercizio precedente partendo da un intervallo di 2a
muoversi per moto contrario fino a raggiungere una 10a e tornare nello stesso modo

 3 note:
avvicinare diatonicamente e cromaticamente note cordali (doppi cromatici, risoluzioni ritardate) triadi dalla
fondamentale e nei rivolti gruppi di 3 note utilizzando i criteri precedenti (note comuni e direzione obbligatoria) triadi
come sostituzioni combinazioni di note diatoniche con intervalli fissi (gruppi anomali, es. : 2a e 4a ecc...) dalle scale
principali

 4 note:
avvicinare diatonicamente e cromaticamente note cordali (risoluzioni ritardate con cromatismi, collegamento di 2 note
cordali con doppio cromatico) arpeggi di 7 in posizione fondamentale e nei rivolti gruppi di 4 utilizzando i criteri
precedenti arpeggi di 7 in posizione fondamentale e nei rivolti come sostituzioni

 5 o più note:
o vari tipi di scale
o
o melodie "ancorate" a delle note guida
o
o sviluppo di un'idea ritmica
o
o sviluppo di un'idea melodica
o
o improvvisazione tematica
o
o stessa frase su ogni modo delle varie scale (toniche diverse)
o
o stessa frase su scale diverse (stessa tonica)
o
Queste, naturalmente, sono solo alcune proposte di lavoro ma, in quest'ambito non ci sono limiti alla fantasia. Ciò che
conta è avere un buon numero di possibilità da usare all'occorrenza, per alimentare, ancor prima del nostro cervello, il
nostro orecchio (improvvisazione istintiva).

Improvvisazione Istintiva
Allenare la mente è relativamente facile (improvvisazione razionale).

Basta applicarsi per un periodo sufficientemente lungo a determinati studi, ben pianificati, per ottenere risultati tangibili.

Questo non avviene troppo spesso per quanto riguarda lo sviluppo dell'orecchio musicale (ear training), lasciato
frequentemente al caso, mentre anche questo tipo di studio può essere organizzato in modo da trarne maggiori
vantaggi.
Presentazione generale metodo Chitarra Jazz

Oltre al proprio patrimonio genetico, ognuno di noi ha un'esperienza di vita che influenza le nostre azioni, e questo
avviene, naturalmente, anche in ambito musicale.

Chi ascolta fin da piccolo un certo tipo di musica, avrà confidenza, come risulta ovvio, con gli elementi, ritmici, melodici
ed armonici, che la compongono.

L’ambiente ha quindi una parte decisiva sulla nostra formazione, ma anche ciò che non si è appreso con facilità nei primi
anni di vita, può diventare familiare con una costante applicazione.

Com'è già stato ampiamente ripetuto, la trascrizione di brani, in ordine crescente di difficoltà, è la pratica che dovrebbe
accompagnare costantemente ogni nostro lavoro di altro genere, dando un apporto decisivo alla nostra formazione.

I lavori elencati di seguito andranno eseguiti solo quando la tecnica in nostro possesso ci consentirà di farlo.

Sarà quindi, anche in questo caso, necessario trovarsi un passo avanti con la conoscenza dello strumento prima di
affrontare il seguente lavoro.

Naturalmente possono bastare anche pochi elementi discretamente controllati (ad esempio quattro note cromatiche in
qualsiasi punto dello strumento) per iniziare con profitto il lavoro.

Anche la conoscenza teorica (per certi versi non così indispensabile), sarà necessaria nei casi dubbi, abituandoci a
sonorità poco familiari.

Si potranno combinare in vari modi tre fattori:

 Il tipo d'armonia cui rapportarsi:



 Il tipo di esercizio:

 Il tipo di tecnica - diteggiatura:

Pur non essendo le sole vie percorribili, è intuibile che combinando questi 3 elementi le possibilità sono moltissime.

Sarà vostro compito (o dell'insegnante) scegliere gli esercizi più adatti al caso specifico, ciò che conta è che affianchino
e completino lo studio della tecnica e dell'applicazione in tempo reale della teoria, evitando il rischio di renderlo una
pratica troppo arida e fine a se stessa.

Lettura Ritmica
Spesso capita di sentir pronunciare la frase: "Conosce la musica" riferendosi alla capacità di decifrare una partitura.

Questo è un modo incompleto di esprimere il concetto, poiché la lettura è soltanto uno dei molti fattori (e certo non il più
importante) che concorrono a formare il musicista.

Ciò non toglie che il saper leggere è spesso indispensabile e può accelerare notevolmente i processi di apprendimento
ma, se per alcuni musicisti questa pratica è imprescindibile (pensiamo a chi frequenta un Conservatorio o fa parte di una
Banda), per altri le occasioni e gli stimoli per "imparare a leggere" sono decisamente rari (ad esempio chi ha fatto
esclusivamente esperienze di musica Rock o simile).

Questo è sicuramente l'handicap principale, ma non è il solo.


Presentazione generale metodo Chitarra Jazz

Gli strumenti a corda, infatti, per la loro conformazione, creano maggiori problemi, perché la stessa nota può essere
dislocata in più punti della tastiera, dando vita a molte combinazioni possibili per eseguire la stessa scala, frase o gruppo
di note.

Per alcuni, quindi, può essere necessario molto tempo per raggiungere un discreto livello di lettura (anche ammesso che
ci s’impegni in questa direzione) e perciò, dividere la lettura in ritmica e melodica, può essere di grande aiuto.

L'aspetto ritmico è, tra i due, senz'altro il più urgente per vari motivi: esercitandoci con ritmi di diverso tipo aumenteremo
la nostra fantasia, prenderemo rapidamente coscienza della durata delle battute o gruppi di esse, saremo in grado di
leggere qualsiasi cosa ci capiterà davanti (anche se all'inizio molto lentamente) e, con alcuni consigli supplementari (vedi
lezione sulla scrittura ritmica), potremo trascrivere ciò che ascoltiamo.

Per esercitarsi il consiglio è di utilizzare il libro "Solfeggio ritmico N. 1" (o qualcosa di analogo) tratto dal metodo per
batteria di Dante Agostini (e in seguito il "Solfeggio sincopato N. 1) che, dopo un iniziale approccio vocale (sostituendo
alle note una sillaba ripetuta), sarà eseguito con lo strumento, rendendo il lavoro meno noioso e di grande utilità tecnica,
accrescendo l' elasticità mentale e mettendo alla prova la vostra fantasia nel creare nuovi esercizi (se vi avanzerà il
tempo dopo aver eseguito quelli indicati nella scheda : lettura ritmica).

La dislocazione delle note sulla chitarra e sugli strumenti a corde in genere, ha il vantaggio di rendere il trasporto di una
frase o di un accordo da una tonalità all'altra molto semplice (grazie alla posizione simmetrica delle note sulla tastiera)
ma, come già accennato, ci complica la vita nel momento in cui dobbiamo scegliere come eseguire una frase tra le molte
possibili diteggiature che lo strumento offre.

I chitarristi classici avranno, di norma, meno difficoltà a leggere melodie al capotasto e nelle tonalità da loro più
frequentate (E, A, D ecc.), mentre chi è abituato a leggere un repertorio nato soprattutto per ance e ottoni (com’è il caso
del Jazz) si troverà maggiormente a proprio agio in una zona centrale dello strumento e in altre tonalità (F, Bb, Eb ecc.).

Per migliorarsi in questo senso si dovranno studiare le diteggiature dei pattern in vari modi (in posizione, al capotasto,
orizzontalmente, a tutta estensione) per essere pronti a eseguire le stesse cose in vari modi ed essere, di conseguenza,
meno legati ai cliché tipici dello strumento.

Come prima cosa bisognerà saper individuare rapidamente le note, e per fare questo è utile, come sempre, affrontare il
problema da più punti di vista.

Usando una corda alla volta si possono eseguire scale, dapprima seguendo il ciclo delle 5e e in seguito con una
sequenza casuale, partendo con la prima nota a disposizione (questo è un esercizio molto utile anche perché ci si abitua
a suonare le scale partendo da ogni grado e in ogni direzione).

Ponendosi al XII capotasto eseguire una sequenza casuale costringendosi a usare solo tre corde alla volta e a muovere
la mano (compiendo l'allargamento) solo quando è indispensabile.

Ripetere negli altri 3 set di tre corde e poi su tutti gli altri tasti fino a usare le corde vuote.

Fare gli esercizi precedenti senza guardare lo strumento (è ammesso farlo solo sporadicamente quando la mano sx
deve eseguire movimenti molto ampi).

Se durante lo studio non riuscite a impedirvi di guardare, sistemate un leggio a novanta gradi con un fazzoletto sopra, in
modo che ogni vostro tentativo di "sbirciare" sia vano.

Sempre usando una sequenza casuale eseguire la prima nota in basso, a proprio piacere, e le successive sempre
salendo finché è possibile, per poi tornare usando lo stesso criterio (continuare fino allo sfinimento!).

Fare la stessa cosa raggruppando, sempre seguendo un ordine casuale, 2 o più note.

Procurarsi materiale per la lettura inizialmente non troppo difficile ed il più possibile graduale (esistono vari libri in
proposito).
Presentazione generale metodo Chitarra Jazz

Scrittura Ritmica
Si è portati a pensare che saper leggere la musica porti automaticamente a saperla scrivere.

Questo è vero solo in parte e avviene in misura molto differente da persona a persona.

Alcune pratiche mirate renderanno questo importantissimo strumento alla portata anche di chi non ha una lettura molto
spedita (è essenziale che però lo sia almeno quella ritmica).

Alcuni tradizionali metodi di dettato melodico possono essere utili allo scopo, ed è fondamentale anche in questo caso,
come per la lettura, che siano preceduti da una consistente pratica di scrittura ritmica.

A questo proposito, prima di cimentarsi con la trascrizione di ciò che si sente (esercizio o brano che sia) è meglio fare
molti esercizi rispettando alcune indicazioni generali (non possiamo definirle vere e proprie regole) per imparare a
rendere facilmente leggibile ciò che fisseremo sulla carta (vedi scrittura ritmica).

Inizieremo a trascrivere melodie non troppo lunghe, possibilmente indicando anche le sigle, perché uno degli aspetti più
importanti riguarda l'identificazione della struttura cui è collegata la melodia.

La prima cosa da individuare è il tempo (se è binario o ternario e il numero delle pulsazioni) e il punto in cui ha inizio la
melodia. Per fare questo è molto importante saper isolare i singoli strumenti, con una particolare attenzione al basso,
che già da solo è in grado di darci la maggior parte delle indicazioni necessarie all'identificazione della struttura
armonica.

Saper riconoscere dove iniziano e finiscono le sezioni di una struttura, il più delle volte composte da gruppi di otto
battute, è il primo indispensabile passo per trascrivere correttamente ciò che sentiamo.

A questo proposito è molto utile fare attenzione ai punti in cui la batteria compie passaggi particolarmente densi, che
saranno il più delle volte in corrispondenza delle battute deboli (la quarta e in particolar modo l'ottava delle sezioni).

Una volta fatto questo, prima di dedicarsi all'individuazione delle note da trascrivere, si dovrà individuare il ritmo della
frase e, nella maggior parte dei casi solo in un secondo tempo, quando la pratica si sarà consolidata, sarà possibile
riuscire a fare tutto ciò contemporaneamente.

Accenti e Dinamiche
Imparare ad accentare è essenziale per colorare e rendere riconoscibile dal punto di vista stilistico la nostra musica.

La scelta di quali note accentare può essere fatta in vari modi, e l’ascolto di quanto fatto dai nostri musicisti preferiti è, a
questo proposito, la migliore scuola.

Abbinandole studi di assolo e temi diteggiati e con l'indicazione degli accenti s’imparerà a compiere, in seguito, le proprie
scelte.

Per prepararsi ad affrontare situazioni di vario genere è importante allenarsi ad accentare i nostri esercizi in vari modi.

Questo può essere fatto mentre si stanno assimilando le diteggiature dei nostri studi e abbinato a partenze diverse
dell'esercizio.

La prima distinzione da fare riguarda le suddivisioni binarie e ternarie e tutte le possibili soluzioni a esse collegate.

Tutti gli esercizi di tecnica che faremo andranno prima di tutto ripartiti secondo il numero di note che li compongono:

 2 note: salti d'ogni tipo


 3 note: gruppi di tre note, triadi di vario genere
Presentazione generale metodo Chitarra Jazz

 4 note: gruppi di quattro, arpeggi di settima


E' possibile ovviamente continuare ancora, ma già così le soluzioni possibili sono moltissime e, come sempre, si devono
fare delle scelte.

Per ognuna delle tre categorie precedenti avremo una scheda dettagliata in cui saranno mostrate le principali possibilità.

E' importante che l'accento sia chiaramente riconoscibile (inizialmente si tende più a pensarlo che a eseguirlo realmente)
ma, durante lo studio, si dovrà assegnargli una dinamica omogenea e nettamente diversa dalle note non accentate, pur
senza esagerare (evitare di far sbattere la corda).

La scelta del plettro, a questo proposito, è importante, e andrà fatta tenendo conto anche del diametro delle corde e
della loro distanza dalla tastiera. Più le corde avranno un maggiore diametro e saranno distanti dalla tastiera più sarà
necessario usare un plettro di maggior spessore.

In ogni caso, per aumentare le possibilità dinamiche il consiglio è di non usarne di troppo fini, a meno che il loro utilizzo
non sia prettamente ritmico.

L'abbinare a ogni studio dinamiche di vario genere porterà, oltre che al miglioramento del controllo della mano dx, al
moltiplicarsi delle possibilità espressive delle nostre esecuzioni.

Anche in questo caso, naturalmente, l'ascolto è insostituibile e gli esercizi di seguito proposti faranno sì, che al momento
opportuno, non ci faremo trovare troppo impreparati.

 Stabilire alcune dinamiche e, su una durata di alcune battute (2, 4 o 8), cambiarle di volta in volta seguendo un
determinato ordine.
 Effettuare crescendo e diminuendo tra le dinamiche usate precedentemente sugli stessi esercizi.
 Fare le stesse cose anche con accordi.
 Farlo usando turnaround, progressioni di vario genere e strutture complete (ad esempio il Blues).
 Farlo assieme ad altri.

 Poliritmia
 La sovrapposizione di più ritmi contemporaneamente è detta poliritmia.

 Imparare a dare a una melodia sistemazioni ritmiche diverse da quelle che generalmente ci si possa aspettare
significa, in molti casi, rigenerarla, sfuggendo a soluzioni ovvie.

 Non ci si deve mai scordare però che il fine ultimo deve essere il fare musica, cercando di non assecondare, se
non in fase di studio, pratiche di pura ginnastica mentale.

 Fatta questa doverosa premessa, consideriamo ora alcuni possibili modi di affrontare la questione.

 Come sempre, è possibile imparare ciò che ci interessa con un attento ascolto in prima battuta e con
l’esecuzione di quanto appreso in un secondo tempo.

 Questo resta il modo migliore e il più musicale per acquisire qualsiasi nozione, e il nostro compito, a questo
punto, potrebbe ritenersi terminato.

 Comunque, a parte il fatto che molti commettono il grave errore di affidarsi completamente alle "cure"
dell'insegnante, tralasciando di operare l'imprescindibile pratica sopraccitata, per i più questo non è
assolutamente sufficiente, ed è qui che si deve intervenire, affrontando la questione nel modo più razionale
possibile.
Presentazione generale metodo Chitarra Jazz

 Ogni gruppo melodico ha un suo "habitat naturale", ad esempio una sequenza ripetuta di 3 note sarà facilmente
associabile ad un tempo composto (9/8, 12/8 ecc.).

 Gruppi di 3

 Sarà sufficiente, in questo caso, inserire tra un gruppo e l'altro una pausa di un 8vo, per ottenere il seguente
effetto:

 4 su 3

 Un gruppo di tre sovrapposto a un tempo binario darà questo risultato:

 3 su 4

 Variazioni analoghe sono naturalmente possibili anche per gruppi di 2, di 4 o più note (vedi "varianti ritmiche"),
ed applicabili ai vari tipi di pattern (vedi tabella generale pattern) in moltissimi modi sullo strumento.

 Utilizzando delle basi, al posto del metronomo, sarà possibile abituarsi all'effetto di queste poliritmie sulle
principali strutture armoniche, traendo maggiori vantaggi dallo studio.

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