Sei sulla pagina 1di 11

(Libro che se vogliamo possiamo prendere: Marco Antonio

Bazzocchi, Leopardi, il Mulino, 2008)


Testi sul sito: Biblioteca italiana (collezioni→ bibit → catalogo →
autori→ scegliere l’autore che si vuole cercare→ opere→
selezionare quella che ci interessa)

Edizione delle operette morali del 1835


Edizione Starita, perché l’editore di Napoli, che l’ha pubblicata si
chiamava Starita.

L’edizione delle Operette che leggiamo oggi, sono il risultato di un
lavoro di scrittura e di pubblicazione composito, che attraversa
varie fasi successive. Quindi quando Leopardi dice “Operette
compose nel 1824” → dà un’informazione parziale, perché nel
1824 Leopardi scrive solo 20 delle Operette totali che ha scritto.
Quindi è come se Leopardi affermasse che il lavoro delle Operette
era il risultato di più fasi, che ha avuto inizio nel 1824. Per
esempio il Leopardi del 1824 è diverso dal Leopardi del 1832.
Sia le Operette Morali, che i Canti, sono libri compositi. Cioè sono
libri che giungono a una fisionomia, attraverso delle continue
aggiunte, c’è una scrittura in evoluzione. La fisionomia finale
delle Operette Morali è diversa da quella iniziale. Leopardi era
partito nel 1824 scrivendo 20 operette, per poi finire il suo lavoro
anni dopo, in cui ne troviamo in totale 24.
Nel 1818
Lettera di Leopardi a Giordani. Carteggio di Leopardi e Giordani è
bellissimo, i due entrano in contatto nel 1817. I due si scambiano
anche confidenze personali. Leopardi, attraverso una lettera, dà
una serie di informazioni a Giordani su quelli che erano i suoi
obiettivi.
Questa lettera del 27 Novembre del 1818:
-Leopardi inizia a parlare del fatto che una parte del carteggio tra
loro era andata perduto.
-Poi Leopardi accenna a dei suoi disegni letterali
Altra lettera: 12 febbraio 1819
Leopardi dice che scrive questa lettera perché sta progettando di
scrivere certe Operette, che però sono troppo rischiose
filosoficamente. Che pensa siano rischiose, e per prevenire la
censura dice di usare il greco. Leopardi usa il greco per occultare
dei pensieri, sia per prevenire la censura politica, che la censura
domestica (per sottrarsi alla censura del padre, infatti Monaldo
non conosceva il greco).
I disegni letterari: sono brevi cenni di quelli che erano i progetti
letterali di Leopardi. Questi disegni vengono inseriti all’interno
del Carteggio tra Leopardi e Giordani.
Lettera 4 settembre 1820
Immaginato e abbozzato certe prosette satiriche
Dal 1818 al 1820, Leopardi passa dal parlare di disegni letterali
(=progetti) a vere proprie bozze, che si trovano nella Biblioteca
Nazionale di Napoli.
Lettera 5 gennaio 1821
Leopardi dice a Giordani che ha tante idee, ma a cui non
basterebbero 4 vite per realizzarle.
↓In cui Leopardi dice che:
I disegni vengono coloriti, poi terminati. Ma prima sono stati
schizzati e delineati. E’ come se Leopardi si muovesse
dall’ideazione iniziale (schizzare) → poi c’è una stesura iniziale
(delineare)→ stesura finale (colorire)→ infine rifinire (terminare).
Leopardi in questo senso ci mostra il suo modo di lavorare.
Il disegno letterario che desidera Leopardi
Comprendiamo il terzo disegno letterario, datato all’inizio del
1819.
Queste operette dovrebbero avere la forma del dialogo satirico,
tipico di Luciano da Samosata dal 100 al 185 d.C. E’ stato un
personaggio interessante, uno dei massimi esponenti della
retorica. Questo Luciano rimane famoso per la scrittura di una
serie di dialoghi. Luciano viene riconosciuto come il fondatore del
genere del dialogo filosofico contaminato con la commedia. →
Utilizzare la forma dialogica contaminata dalla commedia, per
questo si parla di dialogo satirico.
Luciano è autore di 26 dialoghi sugli dei dell’olimpo, 15 dialoghi
sugli dei marini, 15 dialoghi delle cortigiane. Poi ci sono altri testi,
che non fanno parte di cicli monografici.

Leopardi legge in più momenti della sua formazione i dialoghi di
Luciano. Nel 1824 vengono ripresi nel dettaglio per la scrittura
delle prime operette.

Leopardi scrive dialoghi satirici (=Luciano), a cui Leopardi vuole
escludere i morti e gli dei. Concentrando l’attenzione sui costumi
e sui moderni. Non vuole scrivere dialoghi sui morti, perché a
proposito di questo tema c’è molta abbondanza→ per esempio:
-Monti, era un letterato eminente, scrive un’opera in cui confuta
certe scelte dell’Accademia della Crusca, inserendo proposte
linguistiche nuove. In quest’opera ci sono dei dialoghi, che monti
ha pubblicato sulla rivista “La Biblioteca italiana” fondata a
Milano nel 1816, che accende la polemica classico-romantica
(guardare questa polemica).
-Tommaso Bellini: “dialoghi, ossia la conversazione degli antichi
letterati negli elisi”, opera pubblicata nel 1816, in cui ci sono
dialoghi sui morti

Leopardi non vuole scrivere dialoghi sui morti, perché di quelli
c’era molto abbondanza (Monti, Bellini).

MA vuole scrivere dialoghi tra chi si finge vivo e dialoghi sugli
animali.
Tema del ridicolo
Dialoghi satirici: dialoghi filosofici + commedia (il ridicolo
appartiene alla commedia) → alla maniera di Luciano→ che
Leopardi vuole rinnovare secondo modalità espressive moderne. Il
ridicolo è il tema comico, nel discorso di Leopardi il ridicolo va di
pari passo con la lingua. Il ridicolo è l’elemento parodico e
caricaturale.
Descrizione sul lavoro delle operette morali
Le operette morali non sono un’operazione di getto, ma
un’operazione di getto, in cui lo stile ha un ruolo centrale.
Un nuovo stile
Leopardi vuole scrivere prose satiriche, ma si rende conto che nel
suo tempo mancano dei modelli, nemmeno il modello di Monti,
perché quest’ultimo è letto e percepito come attardato, perché i
dialoghi dei morti di Monti, sono stati superati.

Quindi Leopardi deve inventare uno stile nuovo per scrivere prose
satiriche.
Genere misto tra dialogo satirico: dialogo + commedia. Sia il
linguaggio comico sia il linguaggio satirico in Italia mancano.

Il limite del genere comico è la ripetitività, non c’è più niente di
nuovo nella scena comica. Inoltre manca il particolare, cioè
manca il ridicolo raffinato. E poi la lingua è invecchiata ed è
anch’essa ripetitiva.

L’operazione che Leopardi intente apportare è incentrata sia
sull’intreccio→ apportando anche un rinnovamento dei temi, sia
sulla lingua (che deve essere: pura, popolare e conveniente), sia
sullo stile.
La satira
La satira deve mordere e pungere i tempi moderni, non è semplice
comicità. Oltre a strappare il sorriso, deve pungere e mettere in
ridicolo.

Tutto quello che ci viene esposto in questo momento è un disegno,
quindi è limitato ad essere un pensiero iniziale. Ma proprio in
questo periodo Leopardi si esercita nel tradurre i dialoghi di
Luciano. Per esempio Leopardi traduce il dialogo di Luciano su
“Caronte e Menippo”. Si vede il lessico estremamente popolare.
Questa è un esempio di prova di prosa, in cui Leopardi sta
cercando di mettere a fuoco un proprio stile.

Prosette satiriche
E’ Leopardi che le ha definite così in una lettera a Giordani. Non
sono operette morali, datate tra il 1821 e il 1822→ datazione
incerta.
Le prosette satiriche sono dei semplici bozzetti, delle
approssimazioni. Quindi sono dei lavori schizzati e delineati, ma
non hanno raggiunto la loro forma colorita e terminata.
↓Tra queste prosette ricordiamo:
Dialogo tra due bestie: esempio del desiderio di Leopardi di
inserire anche gli animali.
Differenza tra il comico degli antichi (Plauto, Luciano) e quello
dei moderni→ tratto dallo Zibaldone
1. Il comico degli antichi si basava sulle cose: cioè ridicolo delle
scene comiche. Anche se Goldoni tiene con se qualche
traccia del comico delle cose (Arlecchino servo di tre
padroni).
2. Il comico antico fa ridere a crepapelle.
DIVERSAMENTE
1. Il comico dei moderni si basa sulle parole, cioè la comicità di
Molier (autore moderno francese), trascura l’aspetto
materiale della messa in scena e della gestualità comica,
concentrandosi sul testo.
2. Il comico dei moderni fa appena sorridere.

Dialogo… Filosofo greco, Murco senatore romano, popolo


romano, congiurati
-Questa è una prosetta satirica.
-Il Panaro era molto appassionato a questa prosetta, che la
considera un autentico gioiello di prosa satirica.
-Siamo nel momento successivo all’uccisione di Cesare
-I personaggi sono:
Il filosofo greco: colui che è stato dalla parte di Cesare finché era
in vita, ma una volta morto il filosofo dice il suo vero pensiero
politico;
Murco il senatore→ che rappresenta il ridicolo, cioè il pusillanime
che cerca di salvarsi dopo le Idi di marzo. Murco cerca di
collocarsi nella posizione dove non rischia (Murco: significa proprio
Poltrone). Aveva trovato la propria stabilità durante la monarchia
di Cesare, e visto che gli mancava il coraggio ha paura della
libertà. Esempio eclatante di Pusillanime;
Il popolo romano;
I congiurati.

C’è una dimensione concitata in cui si crea un confronto corale tra
il popolo e i congiurati.
↓Temi:
• Polemica dell’incivilimento dei contemporanei di Leopardi
• La virtù, l’amor di patria e la gloria, sono dei fantasmi, che
nella “Storia del genere umano” di Leopardi, sono state
mandate dagli dei sulla Terra, nella quale non avranno
nessuna concretezza.
• Questa ancora è una comicità di cose→ ridicolo delle cose: la
concitazione dei personaggi, l’andare di qua e di là.
• Lingua molto popolare.

Questa prosetta ha già un buon livello di articolazione, MA non è
così in tutte le prosette. Questa prosetta è in tutto e per tutto un
testo Lucianesco.

Passaggio dalla fase preparatoria delle prosette alla fase della
scrittura dei primi 20 testi del 1824 delle operette morali.
In un piccolo cartiglio di Leopardi, abbiamo osservato:
-datato alla fine del 1823. Nel 1822 Leopardi va a Roma, quando
torna a Recanati, inizia a dare una coloritura narrativa ai suoi
schizzi. Questo cartiglio è da ricondurre all’esperienza romana,
perché ci sono una serie di spunti letterari, che sono derivati dal
suo soggiorno romano.
-Foglio molto piccoli su cui Leopardi lavora, in generale Leopardi
ha sempre scritto in fogli piuttosto piccoli, perché la carta era un
lusso.
-Questo che abbiamo visto anche se è un cartiglio è fitto di
scritte, in cui Leopardi aveva appuntato delle sue idee.
-Ci sono dei titoli che poi Leopardi ha portato a termine, mentre
altri titoli come il “Dialogo tra due topi”, che è stato solo indicato
e NON è stato portato a termine. Perciò alcune opere, utilizzando
il gergo di Leopardi, non sono state “colorite” e “terminate”,
MENTRE altre SI.
Edizione critica
Non è un’edizione fatta da un critico, perché quella che fa il
critico si chiama edizione commentata.
L’edizione critica è quella che attraverso i manoscritti e le
stampe, prova ricostruire la storia del testo. Tutte queste
informazioni utilizzate per la comprensione di un testo letterario
forma l’oggetto dell’edizione critica→ questo lavoro viene fatto
dai filologi.
Viene ricostruita la storia del testo attraverso dei testimoni.
Anche il cartiglio di cui parlavamo prima è stato utilizzato per
ricostruire la storia del testo.
Manoscritto A
-E’ un manoscritto autografo, perché è stato redatto e composto
dall’autore stesso. Nei tempi più recenti è più facile trovare
manoscritti autografi, andando indietro nel tempo è sempre più
difficile trovare manoscritti autografi.
-Quello che è interessante vedere è lo specchio di scrittura: spazio
all’interno delle pagine coperto dalla scrittura. Leopardi tende ad
usare la carta risparmiando il più possibile, infatti le pagine dello
Zibaldone e dei suoi appunti in generale, sono fittissime.

MENTRE questo non avviene all’interno del Manoscritto A, che non
è un testo scritto di getto, ma una trascrizione.

Quindi i testi del Manoscritto A sono trascritti, a partire da delle
redazioni precedenti. Quindi Leopardi prima ha usato altre carte e
altri punti→ che poi ha ricopiato nel Manoscritto A, in cui c’è
proprio un’impaginazione precisa. Le correzioni che vediamo a
margine sono numerose, ma sono tutte significative di un lavoro di
trascrizione. Questo Manoscritto racchiude uno stato intermedio,
tra la prima stesura dell’opera e la stampa successiva→ nel
Manoscritto A non troviamo in tutto e per tutto il contenuto della
stampa del 1827.
1)Abbozza testi e raccoglie materiali provvisori, quando torna da
Roma nel 1823.
2)Composizione di 20 operette del 1824.
3)Correzioni e aggiunte apportate alle operette nel Manoscritto A
(testo di trascrizione) → stato intermedio. Il testo A non è quello
ad essere mandato in stampa, nel 1827.
4)Copia in un altro manoscritto (che poi è andato perduto) per
essere mandato alla stampa di Milano nel 1827.
La parte relativa alla “Storia del genere umano” è l’unica ad
avere una numerazione autografa. Inoltre questo testo è quello
che ha più correzioni. → Questo ci fa capire che il testo sulla
“Storia del genere umano” è l’unico che appartiene ad un’altra
stesura rispetto alla trascrizione del Manoscritto A.

Indizi che ci fanno comprendere che l’A sia una trascrizione:
• Indizio a proposito dell’inchiostro.
• Quando Leopardi finiva di scrivere un testo, passava ad un
nuovo fascicolo, atto tipico della trascrizione.
• In A si trovano i tipici errori meccanici del trascrittore→
questo afferma ulteriormente l’idea che il Manoscritto A sia
un testo frutto di una trascrizione.
-Le date segnate al principio di ogni operetta fanno riferimento
alle date di pura composizione delle varie operette.
-Varianti alternative: parole che appunta ai margini del testo, per
ricordarsi che per certe parole possono essere utilizzati anche dei
sinonimi.

EDIZIONI DELLE OM- PRIMI SAGGI


Ag= Antologia, XXI, fasc. 61, gennaio 1826, pp. 25-43—> è una
rivista che ha un ampia circolazione, è una rivista di scienza e
arte.
Nr= Nuovo Ricoglitore, II, fasc. 15, marzo 1826, pp. 217-225; fasc.
16, aprile 1824, pp. 249-258
Nre= Operette morali del Conte Giacomo Leopardi. Primo saggio,
Milano, presso ant. fortunato stella e figli, MDCCCXXVI
Mi= Biblioteca amena e istruttiva per le donne gentili. Vol.
XXXVIII, p.8: Operette morali del Conte Giacomo Leopardi, Milano,
presso Ant. Fort. Stella e Figli, 1827; pp. 9-40: storia del genere
umano.
Queste sigle si usano per convenzione per indicare i singoli
testimoni
È grazie a Pietro Giordani che Leopardi entra in contatto con Jean
Pietro Versier che ha aperto il Gabinetto scientifico a Firenze,
aprendo così una biblioteca con sala di lettura. Affianca a questa
sua attività anche la pubblicazione della rivista Antologia che
serve per promuovere le attività del gabinetto rendendo note le
attività dei libri. Avrebbe voluto che Leopardi diventasse un
PUBBLICISTA (giornalista) ma Leopardi non lo vuole praticare in
quanto gli interessa poco scrivere articoli.
Pietro Giordani vive a Firenze fino al 1834, qua ha stretto rapporti
con i letterati del Gabinetto, e gli viene l’idea di fare un tentativo
di stampa

Primo saggio delle operette nell’antologia comprende questi tre


dialoghi:
-
-
-
È preceduto da questa nota di Pietro Giordani

Leopardi non aveva accettato di pubblicare le operette a puntate.

Potrebbero piacerti anche