La dialettica è la legge fondamentale che regola il
movimento del Pensiero - e quindi della realtà -; eppure Hegel, nelle sue opere, non ne tratta quasi mai in maniera esplicita e “separata”: non intende fare un “discorso sul metodo” (o sulle regole), quanto mostrare nell’intero “sistema” il modo di operare vivo e concreto della dialettica. La dialettica hegeliana è la successione di tre momenti: tesi, antitesi e sintesi. Abbiamo già incontrato questi momenti nell’esposizione generale del percorso del Pensiero per raggiungere l’autocoscienza; proponiamo la lettura di un’altra pagina dell’Enciclopedia nella quale questo processo viene ulteriormente schematizzato. 2. Parla dell’arte in Hegel ? Il fine dell’arte, secondo Hegel, non è né l’imitazione della natura né il tentativo di suscitare sentimenti e purificare le passioni, né l’ammaestramento o il perfezionamento morale: il vero scopo dell’arte è “rivelare la verità sotto forma di configurazione artistica sensibile”. Nel bello artistico si ha la manifestazione sensibile della verità, la rivelazione concreta e individuale dell’universalità dello spirito , “l’apparire sensibile dell’idea”. In questo senso l’arte è essenzialmente mediazione e conciliazione tra spirito e materia, universale e particolare, infinito e finito, pensiero e sensibilità: essa è un prodotto dello spirito con il quale questo dà vita a una prima forma di “conciliazione tra ciò che è semplicemente esterno, sensibile e transeunte , ed il puro pensiero, tra la natura e la realtà finita e l’infinita libertà del pensiero concettuale”. L’opera d’arte è dunque al tempo stesso sensibile e spirituale, si offre alla nostra apprensione sensibile e al contempo rivela attraverso di essa il proprio contenuto spirituale: “Perciò il sensibile nell’opera d’arte, in confronto con l’esistenza immediata della cosa naturale, è elevato a semplice parvenza, e l’opera d’arte sta nel mezzo tra la sensibilità immediata e il pensiero ideale. L’opera d’arte non è ancora puro pensiero, ma, nonostante la sua sensibilità, non è più semplice esistenza materiale, come le pietre, le piante, la vita organica”. A differenza delle pur varie forme del bello naturale, l’opera d’arte reca in sé un momento della vita dello spirito e fa appello a un pensiero capace di comprenderla nella sua essenza: essa “è essenzialmente una domanda, un’apostrofe , rivolta ad un cuore che vi risponde, un appello indirizzato all’animo e allo spirito”. 3. Il pensiero in Hegel ? La filosofia di Georg Wilhelm Friedrich rappresenta una delle linee di pensiero più profonde e complesse della tradizione occidentale Partendo dal lavoro dei suoi predecessori nell'idealismo (Fichte e Schelling ) e con influenze e suggestioni di altri sistemi di pensiero (come Immanuel Kant), sviluppò una filosofia innovativa, profonda e articolata. La sua visione storicista e idealista della realtà nel suo complesso ha rivoluzionato il pensiero europeo, gettando le basi della filosofia continentale e del marxismo successivo . Hegel sviluppò un quadro teorico completo come non veniva sviluppato dall'epoca di Platone e Aristotele , un "sistema"(idealismo assoluto), studiando il rapporto tra mente e natura , soggetto e oggetto della conoscenza e della psicologia ; e tenendo conto nella sua prospettiva dello stato, della storia , dell'arte, della religione e della filosofia . In particolare, ha sviluppato un concetto di mente o spirito, manifestatasi in una serie di contraddizioni e di opposizioni e, in ultima analisi, pervenendo ad una filosofia della totalità. Esempi di contraddizioni che vengono superate nel suo sistema filosofico sono quelle tra natura e libertà o tra immanenza e trascendenza . 4. Descrivi brevemente le sue due opere principali. Di cosa parlano? Le sue opere principali sono: Fenomenologia dello spirito (1807); Scienza della logica (1812-16); Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio (1817, 1827, 1830); Lineamenti di filosofia del diritto (1821). Oltre che a questi lavori, la conoscenza del pensiero hegeliano è consegnata anche ai risultati del suo insegnamento universitario: le celebri Lezioni (di Storia della filosofia, di Filosofia della religione, di Filosofia della storia e di Estetica), redatte a cura degli allievi e pubblicate dopo la sua morte. 5 . Fenomenologia dello spirito. Enciclopedia delle scienze filosofiche? La Fenomenologia dello spirito (in tedesco Phänomenologie des Geistes) è un'opera filosofica di Hegel, pubblicata per la prima volta nel 1807 dove si descrive il percorso che ogni individuo deve compiere, partendo dalla sua coscienza, per identificare le manifestazioni (la "scienza di ciò che appare", la "fenomenologia") attraverso le quali lo spirito si innalza dalle forme più semplici di conoscenza a quelle più generali fino al sapere assoluto. Hegel sviluppa il tema della risoluzione del finito nell'infinito nella Fenomenologia dello Spirito intesa come approccio alla filosofia che inizia con l'esplorazione dei "fenomeni" (che si presentano a noi nell'esperienza conscia) come mezzo per cogliere lo Spirito Assoluto che è dietro il fenomeno. Nel caso della fenomenologia hegeliana si parla dunque di "fenomenologia dialettica". La fenomenologia, come scienza dell'esperienza della coscienza, è la storia romanzata dello Spirito (Geist) che «attraverso erramenti, contrasti e quindi infelicità e dolore, esce dalla sua individualità e si riconosce come ragione che è realtà e realtà che è ragione.», a partire cioè dalla forme più semplici della coscienza individuale, perviene gradualmente, ma progressivamente al sapere assoluto. Il compito e la funzione della Fenomenologia consistono nel condurre la coscienza naturale e finita al punto di vista della scienza filosofica, ovvero al sapere assoluto (absolutes Wissen), ovvero dal conoscere finito al conoscere infinito; la Fenomenologia mostra il passaggio dall'opposizione ed estraneità del soggetto rispetto all'oggettività della coscienza finita, al riconoscimento da parte della coscienza di essere in identità e unità con la realtà. Il percorso della coscienza esposto nella Fenomenologia intende presentarsi come un movimento dialettico immanente alla coscienza, e non come qualcosa di imposto arbitrariamente dall'esterno; in virtù di questa necessità interna la coscienza stessa riconosce, volta per volta, l'inadeguatezza del proprio punto di vista. La Fenomenologia, dunque, rappresenta l'esperienza che la coscienza fa di sé e del proprio oggetto