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KOMODO E SIBILLA

I lizardfolk sono una popolazione nomade, che si aggira per le paludi, e nelle zone vicine, senza mai
allontanarsi troppo; sono abili cacciatori, che sfruttano l'ostico ambiente paludoso per catturare le
loro prede.
Solitamente si dividono in cacciatori solitari, o piccoli branchi, in cui ognuno ha un proprio ruolo,
sempre basato sulla sopravvivenza.
Un lidarfolk non pensa ad altro, sopravvivere: cacciare e mangiare, e in particolare icacciatori
solitari, che passano la proprio vita a vagare, anche oltre la palude, alla ricerca di piatti prelibati.
Caratteristico il temperamento freddo e distaccato, fino al punto da non pensare in prima persona,
ma in modo oggettivo, lontano dagli altri e anche da se stessi.
La lotta è un istinto naturale, un espressione del proprio essere, il modo più preciso e definito per
comunicare; assumendo così, sia l'aspetto violento della lotta, dei morsi, e dei tagli, e sia l'aspetto
comunicativo, parlare attraverso una dolce e pacifica lotta nello spirito del proprio istinto
combattivo.
Komodo è un cacciatore solitario, anatomicamente molto legato alle proprie radici: dalle scaglie
definite, agli artigli affilati, e i denti appuntiti; ma dal carattere piuttosto bizzarro per la sua specie.
Si staccò dal suo branco per i suoi modi stravaganti, eccentrici: il suo modo di agire e pensare è
molto umano, razionale, sia nelle modalità di caccia, che nella scelta della preda, ragionava in
termini alienanti per la propria razza: eleganza, prelibatezza, e altre visioni folli per un cacciatore.
Sostiene la caccia come forma d'arte, come espressione dell'intelletto e delle proprie capacità
strategiche, nonostante le abilita fisiche della propria forza, e inoltre considerava necessario
cacciare solo animali dal gusto sopraffino, mirando sopratutto alle uova, la preda più ambita e
difficile da catturare.
La divisione con il suo branco avvenne proprio nel tentavo di cacciare un grosso carico di uova di
Yuan-ti, uomini serpenti, durante il quale morì un loro compagno, e litigò con i rimanenti
proponendo un sistema di uguaglianza e parsimonia nella divisione del bottino.
Komodo, ormai solo, è alla ricerca di un bel posticino in cui mettere le uova e godersi la vita: aveva
abbastanza uova per tutto l'inverno, ma per il suo istinto di caccia, e quell'irrefrenabile avidità,
continuò a cacciare, e a depositare nel suo nascondiglio: agnelli, cervi e di rado qualche uova.
Serenamente trascorre il suo tempo a mangiare, finché no sente degli strano rumori: un uova si sta
schiudendo, rilasciando veleno tutto intorno, consumando le carni vicine, e deteriorando il terreno;
da quell'uovo esce un cucciolo di Yuan.ti, una femmina purosangue.
Inizia a bollire il sangue, che per quanto freddo, arriva vicino allo stato di panico; non solo il veleno
sta distruggendo parte del prezioso bottino, ma deve sbarazzarsi di quella piccola creatura, che non
può neanche mangiare, poiché sono solo leggende le teorie che legano i lizardfolk ha proprietà di
veleno.
Komodo avvolse il pargolo in un panno, e lo portò via, ma ahimè le sue sventure non sono finite.
Nel percorso per arrivare al dirupo, da cui avrebbe tirato il pasto mancato, viene catturato e portato
via.
Un gruppo di monaci della mano incatenata, che abitano queste zone di confine, al di sotto del
dirupo, ha notato il lizardfolk, e consapevoli della loro natura combattiva, lo catturarono.
I monaci non ebbero pietà neanche della piccola creature, che come komodo, fu marchiata, con il
simbolo degli schiavi: una mano dalle dita spezzate, incisa sul collo usando un attizzatore
incandescente.
I due si ritrovarono a vivere insieme, condividendo una cella e vivendo al freddo, con poco cibo, e
sottoposti costantemente a prove di resistenza e d'abilità, a combattimenti sanguinosi, e torture di
qualsiasi tipo.
Komodo sopravviveva grazie alle sue abilità innate di cacciatore, e grazie alle sue attitudini umane,
che permettevano di mantenere il sangue freddo e resistere, consapevole, che quando la yuan.ti
fosse divenuta grande, sarebbero scappati di lì.
Sibilla, chiamata così da Komodo, cresceva e diveniva una ragazza superba, orgogliosa come la sua
razza, e altrettanto letale, che con il suo spirito combattivo riusciva a superare ogni tipo di prova,
sopratutto con le abilità magiche innate nella sua specie.
Passarono poco più di dieci anni, ormai Sibilla era matura, e pronta ad affrontare i monaci: il suo
compito era di togliere di mezzo ogni guardia, mentre Komodo escogita delle vie di uscita dal quel
luogo in cui sovrana la follia e la violenza.
Le strategie e gli schemi di Komodo, uniti al potere di Sibilla, permisero ai due di uscire di lì,
portandosi via qualche libro, un po' di armi, e un nuovo piano: dirigersi a Waterdeep e uccidere il
capo dei monaci della mano incatenata.

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