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Le basi chimiche

dell’ereditarietà

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L’isolamento del DNA
Il DNA venne isolata per la prima volta da medico tedesco Friedrich
Miescher nel 1869 (dieci anni prima Darwin pubblicava l’opera L’origine
delle specie).
Miescher aveva isolato una sostanza bianca, zuccherina, leggermente
acida, contenente fosforo. Poiché era stata trovata solo nei nuclei delle
cellule, fu chiamata acido nucleico. In seguito fu attribuito il nome
specifico acido deossiribonucleico per distinguerlo dall’RNA (acido
ribonucleico).

All’epoca, però, si pensava che il materiale genetico della cellula fossero


le proteine e non il DNA. Furono necessari molti studi e molti esperimenti
prima di giungere alla conclusione che era invece il DNA ad avere il ruolo
di materiale genetico.

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Il ruolo del DNA nell’ereditarietà
Gli esperimenti di Fredrick Griffith sullo pneumococco (nel 1931) dimostrarono
la presenza di un «principio trasformante» ereditabile.

Risultò chiaro che alcuni componenti chimici presenti nei batteri morti dovevano agire da
fattore trasformante nei batteri vivi, dando luogo ad un cambiamento che poteva essere
trasmesso ai discendenti.
Successivamente altri biologi, soprattutto attraverso esperimenti sui batteriofagi, riuscirono
a dimostrare che il principio trasformante era in realtà il DNA.
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Uno degli esperimenti più importanti fu sicuramente quello di Alfred
Hershey e Marta Chase compiuto nei laboratori di genetica a New York.
I due scienziati prepararono due campioni separati di fagi (virus dei batteri):
uno contenente l’isotopo radioattivo del fosforo 32P, che veniva incamerato
nel DNA, mentre l’altro contenente l’isotopo radioattivo dello zolfo 35S, che
veniva incamerato nelle proteine.
Alla fine dell’esperimento, si scoprì che l’isotopo radioattivo dello zolfo era
rimasto fuori dalle cellule, mentre l’isotopo radioattivo del fosforo era entrato
nelle cellule ed era presente nelle nuove particelle virali.

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Il DNA e l’RNA, gli acidi nucleici, sono
polimeri di nucleotidi
Il DNA è un polinucleotide,
cioè un polimero di nucleotidi,
ognuno formato da tre parti:

• uno zucchero C5 detto


desossiribosio;

• un gruppo fosfato;

• una base azotata.

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Il DNA e l’RNA, gli acidi nucleici, sono
polimeri di nucleotidi
Esistono diversi tipi di basi azotate. L’adenina (A) e la
guanina (G) sono caratterizzate da un doppio anello e sono
chiamate purine. La timina (T) e la citosina (C) sono
caratterizzate da un anello singolo e sono chiamate pirimidine.

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Il DNA e l’RNA, gli acidi nucleici, sono
polimeri di nucleotidi
L’RNA (acido ribonucleico) differisce dal DNA per il tipo
di zucchero C5 che contiene, il ribosio, e perché al posto
della base azotata timina contiene un’altra pirimidina,
l’uracile (U).

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Il DNA ha i requisiti adatti per
funzionare come materiale genetico
• Il DNA è variabile tra le diverse specie.
• Il DNA è in grado di custodire le informazioni che fanno
una specie diversa dall’altra.
• Il DNA è costante all’interno di una stessa specie.
• Il DNA è in grado di duplicarsi con grande precisione
durante la divisione cellulare.
• Il DNA è soggetto a rari cambiamenti, chiamati
mutazioni, che forniscono la variabilità genetica che
permette agli organismi di evolversi nel tempo.

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La struttura del DNA
La molecola del DNA ha la forma di una doppia elica di
nucleotidi in cui la base A è sempre in coppia con la base
T, e la base C con la base G.

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La molecola del DNA ha la forma di
una doppia elica
James Watson e Francis Crick costruirono il primo
modello tridimensionale del DNA basandosi sui risultati dei
lavori di Rosalind Franklin e Maurice Wilkins, che
avevano studiato la struttura del DNA usando la
cristallografia a raggi X.

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La molecola del
DNA ha la forma
di una doppia elica
L’appaiamento
complementare delle basi
azotate suggerisce che il
DNA è una molecola a
doppio filamento, simile
a una scala a pioli in cui i
montanti sono costituiti
dallo scheletro zucchero-
fosfato, e i pioli dalle basi
accoppiate unite da
legami idrogeno.

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Il DNA è una molecola adatta alla
duplicazione
La duplicazione del DNA (o
replicazione) è semi-
conservativa, dato che ogni
filamento funge da stampo
per la formazione del
filamento complementare,
cosicché ogni nuova
molecola di DNA ha un
filamento «conservato»
dall’originale e uno
neoformato.

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Il DNA è una molecola adatta alla duplicazione
La duplicazione del DNA è affidata a specifici enzimi che
formano il COMPLESSO DI DUPLICAZIONE.
La DNA elicasi che apre la doppia elica;
La DNA topoisomerasi che aiuta a srotolare il DNA e ne
consente l’avanzamento;
L’enzima primasi che sintetizza un primer (innesco),
breve molecola di RNA, permettendo l’inizio dell’attività
della DNA polimerasi.
La DNA polimerasi che aggiunge un nucleotide alla volta
all’estremità 3’ del primer, generando un nuovo filamento
in direzione 5’-3’.
La DNA ligasi, unisce i filamenti di DNA in un filamento
unico.

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Fase iniziale della duplicazione del DNA

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Dopo l’innesco, la DNA
polimerasi aggiunge nucleotidi
all’estremità 3’ del DNA
La DNA polimerasi può unire nucleotidi solo
all’estremità 3’ del filamento in formazione
(in direzione 5’-3’).

Siccome i due filamenti di DNA sono


antiparalleli, cioè i due scheletri zucchero-
fosfato sono orientati in direzioni opposte, la
replicazione avviene in modo diverso sui due
filamenti.

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Dato che la DNA polimerasi può allungare il filamento in direzione 5’- 3’,
il filamento veloce è assemblato in modo continuo.

L’altro filamento, invece, non può essere assemblato in modo continuo


poiché la DNA polimerasi unisce nucleotidi solo in direzione 5’-3’ (non 3’-
5’), pertanto viene sintetizzato un frammento alla volta (frammenti di
Okazaki), via via che si apre la forcella di duplicazione.

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Dettaglio della sintesi di un segmento di filamento lento

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Nel citoplasma
RNA e DNA Nel nucleo delle cellule,
nei mitocondri e nei
Lo zucchero è il ribosio cloroplasti (poco)
citosina citosina Lo zucchero è il
Al posto della base timina
desossiribosio
c’è l’uracile
Al posto della base
guanina
Molecole di decine, guanina uracile c’è la timina
centinaia o migliaia Lunghissime molecole di
decine di migliaia o
di nucleotidi adenina adenina centinaia di migliaia di
Una singola catena milioni di coppie di
nucleotidi
di nucleotidi
uracile timina Doppia catena di
Sintetizzato su
stampo DNA nucleotidi

(non in grado di Basi azotate Basi azotate Sintetizzato su stampo


autoduplicazione) DNA (autoduplicazione)
l’RNA
Il ruolo dell’RNA è quello di collegamento tra
l’informazione contenuto nel DNA, sottoforma di
sequenze nucleotidiche, e le proteine, ovvero
specifiche sequenze di amminoacidi.

Esistono diversi tipi di RNA con funzioni distinte


m RNA o RNA messaggero
Viene sintetizzato nel nucleo
(trascrizione) ed è complementare
a un tratto di una delle due catene Trascrizione
di DNA.
Porta nel citoplasma l’istruzione
“fotocopiata”.
traduzione
Inserito nei ribosomi, viene letto e
l’informazione viene “tradotta”
dagli enzimi che sintetizzano la ribosomi
proteina disponendo gli proteina
amminoacidi secondo l’ordine
scritto sull’mRna.
tRNA o RNA transfer
Ogni molecola di amminoacido
viene legata nel citoplasma a
una specifica molecola di RNA.
Il tRNA è una corta catena di
nucleotidi a forma di trifoglio
(75-80 nucleotidi). anticodone
Una estremità è formata da 3
nucleotidi →anticodone
C’è una esatta corrispondenza
tra l’amminoacido e
l’anticodone del tRNA cui viene
legato.
RNA ribosomiale o rRNA
L'RNA ribosomiale (o RNA ribosomale, abbreviato
come rRNA) è la tipologia più abbondante di RNA
presente nella cellula. Non codifica direttamente le
proteine, ma è il componente essenziale (circa i due
terzi) del ribosoma, macchina catalitica (ribozima) che
provvede all'assemblaggio delle proteine.
La funzione dell'rRNA è quella di fornire, durante la
sintesi proteica, un meccanismo per la decodifica
(traduzione) dell'mRNA in sequenze di amminoacidi
garantendo l'interazione dell'mRNA con il tRNA.
Il codice genetico
Come in un libro in cui una sequenza di lettere forma le parole, le
frasi e i capitoli, nel DNA quattro basi nucleotidiche (le lettere)
formano geni (le frasi) e i cromosomi (i capitoli).
Ogni cromosoma è costituito da un filamento molto lungo e
compatto di DNA che contiene un elevato numero di geni.
Ogni gene porta l’informazione per una specifica funzione della
cellula.

L’azione di un gene consiste, come prima tappa, nella


«trascrizione» della sequenza di basi del DNA in una sequenza
complementare di quelle basi nell’RNA.
In definitiva, si può affermare che i geni dirigono la sintesi delle
proteine.
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Una tripletta di basi
codifica per un
amminoacido
Noi la traduzione da una lingua
straniera la facciamo tramite un
vocabolario, la cellula invece utilizza un
meccanismo specifico chiamato
CODICE GENETICO, attraverso il quale
converte la sequenza di nucleotidi
contenuti in mRNA in amminoacidi.
Una sequenza di 3 nucleotidi dell’
mRNA è chiamato CODONE.
Ad un codone corrisponde un
amminoacido.
E’ ovvio che se una tripletta di basi
codifica per un amminoacido, sono
possibili 43 = 64 triplette, sufficienti per i
20 amminoacidi necessari. Inoltre, ad
ogni amminoacido corrispondono più
triplette (es.: leucina: UUA, UUG, CUU,
CUC). 26
La costruzione di una proteina prevede
due fasi: la trascrizione e la traduzione
1. Durante la trascrizione il DNA viene usato come
stampo per la formazione dell’RNA messaggero (mRNA).
2. Durante la traduzione, un RNA trascritto dirige la
sequenza degli amminoacidi di un polipeptide che deve
essere costruito.

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Nella trascrizione ogni gene
trasferisce l’informazione
all’RNA messaggero (mRNA)
Un segmento di doppia elica
di DNA si srotola e si apre al
centro, cosicché i nucleotidi
di RNA si possano appaiare,
man mano che il filamento di
DNA viene trascritto.
I nucleotidi si uniscono uno
alla volta grazie al lavoro
dell’RNA polimerasi.

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Nella traduzione, ogni
RNA di trasporto
(tRNA) veicola un
amminoacido
I tRNA trasferiscono gli
amminoacidi che si trovano
nel citoplasma ai ribosomi,
dove l’mRNA viene
trasformato nella sequenza
di amminoacidi che
corrisponde a una proteina.
Gli anticodoni del tRNA si
accoppiano con i codoni
complementari dell’mRNA.

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La traduzione ha luogo presso i
ribosomi presenti nel citoplasma
I ribosomi hanno un sito di legame per l’mRNA e tre siti di legame per il
tRNA. Quando un ribosoma si sposta lungo una molecola di mRNA, il
polipeptide in formazione si allunga di un amminoacido alla volta.

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La 1 afase della traduzione dell’mRNA
in polipeptidi è detta «inizio»
L’inizio è la fase che
mette insieme tutti i
componenti necessari
alla traduzione. Il
codone di inizio è
AUG.
Ogni ribosoma ha 3 siti
di attacco per i tRNA:
sito E (da exit), sito P
(da peptide) e sito A
(da amminoacido).

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La 2 a fase della traduzione è
l’allungamento
Durante l’allungamento, un tRNA
che porta un peptide si trova sul sito
P e un tRNA associato al proprio
amminoacido sta arrivando al sito A.
Una volta che il tRNA successivo si
aggancia al sito A, il peptide in via di
formazione sarà trasferito a questo
tRNA.
Il ribosoma si sposta in avanti, in
modo che il tRNA che porta
agganciato il peptide si trovi ora al
sito P del ribosoma. Infine, il tRNA
usato fuoriesce dal sito E.

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La 3a fase della traduzione è la
terminazione
Il processo di allungamento si ripete più volte, con il tRNA
usato che fuoriesce dal sito E, mentre sul sito A si
aggancia un nuovo codone, pronto a ricevere un altro
tRNA.
Quando il ribosoma raggiunge un codone di terminazione,
la traduzione si conclude con la fase di terminazione, in
cui il polipeptide viene rilasciato.

La trascrizione e la traduzione rendono possibile


l’espressione genica.

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