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JET GROUTING
RACCOMANDAZIONI
EDIZIONI AGI
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by Associazione Geotecnica Italiana – Roma
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per tutti i Paesi. È inoltre vietata la riproduzione, anche parziale, compresa la fotocopia, anche ad uso interno
o didattico, non autorizzata.
L’Editore è a disposizione degli aventi diritto con i quali non è stato possibile comunicare nonché per eventuali involontarie omissioni o
inesattezze nella citazione delle fonti riprodotte in quest’opera.
Paolo Croce (coordinatore), Alessandro Flora, Stefania Lirer, Vittorio Manassero, Giuseppe Modoni,
Maurizio Siepi
JET GROUTING RACCOMANDAZIONI AGI
INDICE
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JET GROUTING RACCOMANDAZIONI AGI
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JET GROUTING RACCOMANDAZIONI AGI
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PREMESSA
Il presidente dell’AGI
Stefano Aversa
JET GROUTING RACCOMANDAZIONI AGI
1. OGGETTO
Il jet grouting è una particolare tecnica di trattamento dei terreni che consente di realizzare nel
sottosuolo elementi di terreno consolidato di forma e dimensioni svariate, dotati di buone
caratteristiche meccaniche e di ridotta permeabilità. Si tratta di una tecnica particolarmente
flessibile, utilizzata per la realizzazione o l’adeguamento di fondazioni, opere di sostegno, gallerie e
opere di tenuta idraulica.
Sebbene l’impiego del jet grouting sia largamente diffuso in tutto il mondo e sia particolarmente
frequente in Italia, il tema non è trattato esplicitamente dalle norme tecniche vigenti nel nostro
paese. E’ stata invece emanata nel 2001 una norma europea dedicata al jet grouting, recepita
dall’UNI nel 2003 come UNI-EN 12716 “Esecuzione di lavori geotecnici speciali – gettiniezione
(jet grouting)”, che appare tuttavia incompleta e non più aggiornata.
Si segnala inoltre che in alcuni paesi come Stati Uniti e Giappone (JJGA, 2005; ASCE, 2009)
sono state recentemente prodotte raccomandazioni tecniche sul jet grouting. La lettura di questi
documenti evidenzia comunque una certa disomogeneità dei temi trattati, con una maggiore
attenzione verso gli aspetti progettuali da parte delle raccomandazioni giapponesi e verso i controlli
di qualità da parte delle raccomandazioni americane.
Si è ritenuto quindi opportuno redigere le presenti Raccomandazioni Tecniche sul Jet Grouting
per offrire una guida aggiornata a committenti, progettisti e costruttori sulla progettazione,
l’esecuzione e il controllo degli interventi. Il testo è stato redatto in forma snella, concentrandosi
sugli argomenti principali e rimandando ai riferimenti bibliografici per i necessari approfondimenti.
Parimenti, le figure sono state disegnate in modo schematico con l’obiettivo di evidenziare e
classificare le principali soluzioni tipologiche.
Nel testo è stato mantenuto il termine originale in lingua inglese che si è affermato nella pratica
tecnica anche nel nostro Paese, evitando il ricorso a traduzioni in italiano (es. gettiniezione) che non
hanno incontrato il favore degli operatori.
Le raccomandazioni si compongono di sei capitoli, compreso il presente capitolo introduttivo.
Nel secondo capitolo, si illustra la tecnologia del jet grouting, distinguendo i diversi sistemi di
trattamento attualmente in uso (Monofluido, Bifluido, Trifluido) e definendo per ciascuno di essi i
cosiddetti parametri di trattamento. Si descrivono inoltre le attrezzature di cantiere, le modalità
esecutive e le caratteristiche delle miscele di iniezione.
Nel terzo capitolo vengono esaminati gli effetti che il jet grouting determina sui terreni.
L’analisi viene condotta considerando l’influenza dei parametri di trattamento e delle caratteristiche
geotecniche dei terreni, al fine di individuare i fattori principali dai quali dipende l’esito del
trattamento. Ci si sofferma quindi sul prodotto finale, le cosiddette colonne consolidate, riportando
intervalli di valori tipici del diametro e delle caratteristiche fisico-meccaniche del materiale
consolidato. Nello stesso capitolo si forniscono alcuni abachi e tabelle utilizzabili, in fase di
progetto, per una stima di massima delle caratteristiche geometriche e meccaniche delle colonne. Si
segnalano inoltre i limiti di applicazione del trattamento e si evidenzia la variabilità fisiologica del
diametro delle colonne e delle proprietà meccaniche del materiale consolidato.
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Nel quarto capitolo si fornisce una descrizione delle più frequenti applicazioni del jet grouting
(fondazioni, opere di sostegno, diaframmi, tamponi di fondo, gallerie), considerando diversi
possibili obiettivi progettuali e varie soluzioni tipologiche. Si segnalano, inoltre, alcuni tipici
inconvenienti che sono stati riscontrati in sede esecutiva.
Il quinto capitolo è dedicato al progetto degli interventi. Il tema è trattato distinguendo i
seguenti fattori principali:
x le funzioni richieste all’intervento di jet grouting;
x le caratteristiche geometriche del trattamento;
x i requisiti progettuali da rispettare;
x le caratteristiche fisico-meccaniche da garantire.
Viene quindi indicata una sequenza ordinata di attività sperimentali, elaborazioni grafiche e
calcoli di verifica, che dovrebbero essere rispettate nella redazione del progetto. Per quanto riguarda
i calcoli di verifica, si evidenzia la necessità di modificare opportunamente criteri e metodi
normalmente adottati per altre strutture interrate di uso convenzionale. Il carattere distintivo del
problema è rappresentato dalla variabilità fisiologica delle dimensioni delle colonne e delle
caratteristiche fisico-meccaniche del materiale consolidato. Il problema può essere affrontato sia
con l’ausilio di metodi semplificati, di tipo deterministico, sia con un approccio più avanzato, di
tipo probabilistico.
Infine nel sesto capitolo si fornisce una dettagliata rassegna dei metodi di controllo degli
interventi di jet grouting. Si distinguono, in particolare, i controlli effettuati durante l’esecuzione dei
trattamenti da quelli eseguiti sugli elementi consolidati, dopo l’esecuzione dei trattamenti stessi. Per
questi ultimi, si passano in rassegna diversi tipi di prova, in sito ed in laboratorio, e si presentano
varie tecniche di misura, distruttive e non distruttive.
Come può dedursi da questa succinta introduzione, il jet grouting è una tecnica di
consolidamento particolarmente versatile, che si presta a fornire soluzioni a svariati problemi di
ingegneria geotecnica. Si evidenzia tuttavia che non tutti i terreni possono essere efficacemente
consolidati con questa tecnica. Si avverte inoltre che un uso improprio del jet grouting può
determinare effetti indesiderati anche gravi sulle strutture circostanti. Ogni intervento di jet grouting
deve quindi essere preceduto da un iter progettuale molto articolato (vedi Fig. 5.2) e deve essere
confrontato con soluzioni alternative, che potrebbero rivelarsi più sicure e/o convenienti. In ogni
caso i risultati dei trattamenti devono essere verificati e monitorati con particolare attenzione.
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2. TECNOLOGIE
Il trattamento dei terreni mediante jet grouting avviene con l’iniezione ad alta velocità di uno o
più fluidi che producono un complesso fenomeno di rimaneggiamento, sostituzione e/o
permeazione, il cui risultato finale è la cementazione del terreno originario. Nella sua applicazione
tradizionale con questa tecnica si realizzano volumi di terreno trattato approssimativamente
cilindrici, comunemente denominati “colonne consolidate”, anche se esistono tecniche che
consentono di ottenere elementi di forma diversa.
Il trattamento si articola in due fasi successive (Fig. 2.1). Nella prima fase (perforazione), una
batteria di aste cave viene inserita fino alla massima profondità di trattamento, utilizzando sistemi a
rotazione o rotopercussione generalmente con l’ausilio di fluido di perforazione. Nella seconda fase
(trattamento) si procede all’estrazione della batteria di aste a velocità di risalita e rotazione
controllate. Contemporaneamente si procede all’iniezione dei fluidi da uno o più ugelli posti in
prossimità dell’utensile di perforazione (monitor). Il processo di formazione della colonna produce
un refluo, denominato spurgo (vedi par. 2.4), costituito dal fluido in eccesso e da una aliquota di
terreno rimaneggiato, che risale in superficie attraverso l’intercapedine tra aste e foro. L’estrazione
delle aste (fase di risalita) può essere effettuata in modo continuo o, secondo il metodo più diffuso,
procedendo a gradini di altezza predeterminata (definiti generalmente steps). Il procedimento viene
poi iterato per la realizzazione di più colonne, eventualmente adiacenti o compenetrate.
Figura 2.1 – Schema del trattamento con jet grouting: (a) perforazione;
(b) e (c) formazione della colonna.
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Le colonne possono essere realizzate con procedimenti alternativi alla modalità di iniezione in
risalita descritta precedentemente. In particolare, con riferimento alla singola colonna, si può
procedere anche come segue:
x trattamento in discesa (o in avanzamento) eseguito contemporaneamente alla perforazione;
x pretaglio, in cui la realizzazione di una colonna viene preceduta da una fase di disgregazione
del terreno mediante un getto d’acqua ad alta velocità.
Laddove sono previste colonne compenetrate, si possono seguire due modalità alternative (Fig.
2.2):
x sequenza a fresco (fresh-in-fresh): le colonne di jet grouting sono realizzate in successione,
senza attendere la presa della miscela cementizia negli elementi adiacenti o sovrapposti;
x sequenza primaria-secondaria: la realizzazione di una colonna si effettua dopo aver atteso la
presa delle colonne adiacenti.
La sequenza a fresco richiede particolare attenzione durante la fase di perforazione, per evitare
il dilavamento degli elementi contigui precedentemente realizzati. A questo scopo si preferisce,
generalmente, utilizzare miscela cementizia quale fluido di perforazione, almeno nella zona di
sovrapposizione degli elementi stessi.
A prescindere dalla tecnologia prescelta, si può incrementare la resistenza meccanica della
colonna, con armature in acciaio o vetroresina, che possono essere inserite all’interno della colonna
prima della presa oppure dopo parziale o completa maturazione, mediante riperforazione della
colonna e successiva cementazione.
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I procedimenti esecutivi attualmente in uso, denominati in modo diverso dalle varie imprese
esecutrici, possono essere classificati in tre sistemi di trattamento: monofluido, bifluido e trifluido
(Fig. 2.3).
Il sistema monofluido, che è il più semplice ed è stato il primo ad essere sviluppato, è tuttora
largamente utilizzato. Originariamente si definiva questa tipologia di trattamento con la sigla CCP
(Chemical Churning Pile - Miki & Nakanishi, 1984).
In fase di trattamento, dagli ugelli laterali si inietta un unico fluido (miscela acqua-cemento) che
assolve le funzioni di rimaneggiamento, permeazione e cementazione del volume trattato (Fig.
2.3.a).
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Nel sistema bifluido, introdotto originariamente con la denominazione di Jumbo Jet Special
Grout (JSG - Miki & Nakanishi, 1984), si effettua l’iniezione contemporanea di miscela cementizia
ed aria compressa (Fig. 2.3.b). In particolare, l’aria compressa viene espulsa attraverso un ugello a
forma di corona circolare, coassiale a quello preposto all’iniezione della miscela cementizia. Di
conseguenza, il getto di miscela è circondato da un velo di aria compressa che ne incrementa
l’efficienza idrodinamica e quindi il raggio d’azione. La presenza dell’aria ha anche un benefico
effetto di trascinamento verso l’alto, facilitando la risalita dello spurgo verso il piano campagna.
L’adozione di questa tecnica conduce in generale a diametri della colonna consolidata maggiori
di quelli ottenibili con il sistema monofluido.
Un altro tipo di sistema bifluido – meno diffuso del precedente - prevede l’impiego
contemporaneo di acqua e miscela cementizia. In questo caso i due fluidi sono iniettati
separatamente da due ugelli posti sul monitor a quote diverse (superiore per l’acqua e inferiore per
la miscela cementizia). Il sistema così concepito assomiglia al sistema trifluido per il fatto che
separa nettamente l’azione disgregante (affidata all’acqua) da quella legante (affidata alla miscela
cementizia).
Il sistema trifluido (Yahiro & Yoshida, 1973), a volte indicato con la denominazione originale
di metodo Kajima, consente di incrementare ulteriormente il raggio di trattamento, separando le
azioni di disgregazione e di cementazione del terreno. In particolare (Fig. 2.3.c), l’azione
disgregante viene prodotta da un getto di acqua circondato da un velo di aria compressa, attraverso
un doppio ugello coassiale simile a quello del sistema bifluido. Nell’impatto con il terreno, l’acqua
produce il rimaneggiamento e la parziale asportazione del terreno. La miscela cementizia, iniettata
tramite un ugello posto ad una quota inferiore rispetto ai precedenti, si mescola con il terreno
rimaneggiato realizzando così la colonna consolidata.
2.3. PRETAGLIO
Nei casi in cui il trattamento interessi terreni dotati di buone proprietà meccaniche e quindi
difficilmente erodibili (ad esempio, argille consistenti o sabbie addensate), utilizzando la tecnica
monofluido o bifluido, può risultare conveniente l’impiego del pretaglio (detto anche prelavaggio o
doppia passata), che consiste nell’iniezione preliminare di acqua ad elevata velocità dagli ugelli del
monitor. Generalmente, in questo modo si migliora l’efficienza del sistema perché l’acqua opera un
primo rimaneggiamento del terreno con parziale asportazione della componente fine. In tal modo il
terreno risulta così più facilmente trattabile dal getto di miscela cementizia immessa nella fase
successiva. Il pretaglio può essere eseguito sia nella fase di perforazione sia durante la prima risalita
delle aste, successivamente alla perforazione.
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Lo spazio anulare tra il terreno e la batteria di aste, dovuto alla maggiore dimensione
dell’utensile di perforazione rispetto a queste ultime, permette il flusso verso la superficie del fluido
in eccesso, comunemente definito spurgo. Quest’ultimo deve essere canalizzato e allontanato
dall’area di perforazione per poi essere smaltito o riutilizzato nel rispetto delle normative vigenti.
Generalmente, la portata dello spurgo è maggiore nei terreni a grana fine e in quelli più resistenti.
Anche se lo spurgo costituisce apparentemente uno spreco, la sua assenza potrebbe essere
indice di un cattivo esito del trattamento. In alcuni casi, infatti, può accadere che il foro tenda a
richiudersi sulle aste, provocando un forte incremento di pressione nel fluido a valle degli ugelli. Di
conseguenza, si potrebbe superare la resistenza meccanica del terreno provocandone la fratturazione
(idrofratturazione o claquage). Questo fenomeno porta evidentemente all’insuccesso dell’intervento
perché determina la formazione di lame di miscela cementante che si diffondono nel terreno anche
molto lontano dal punto di iniezione, emergendo talvolta in superficie. Per evitare questo
inconveniente, è indispensabile che durante tutta l’esecuzione della colonna lo spurgo sia il più
possibile continuo, e che l’intercapedine tra terreno e batteria di aste sia libera. A tale scopo, si
possono adottare diversi provvedimenti, quali la perforazione con miscela cementizia, con fanghi
bentonitici o polimerici, oppure il rivestimento provvisorio del foro. Quest’ultimo rimedio rende
tuttavia l’esecuzione delle colonne molto più complessa ed onerosa.
In alcuni casi l’assenza di spurgo potrebbe non essere associata ad una ostruzione del foro e
quindi non essere necessariamente indizio di un cattivo esito del trattamento. Ciò avviene ad
esempio nelle ghiaie pulite o in presenza di cavità nel sottosuolo. D’altra parte, uno spurgo
eccessivo è indicativo di scarsa efficacia del trattamento.
2.5. ATTREZZATURE
Un tipico impianto di cantiere per l’esecuzione di jet grouting è organizzato secondo lo schema
riportato in Fig. 2.4, relativo al caso della tecnica monofluido. Nei casi più complessi, in cantiere
saranno presenti anche un compressore per l’aria compressa (bifluido e trifluido) ed una pompa ad
alta pressione per l’acqua (trifluido). Le attrezzature fondamentali sono quindi: l’impianto di
confezionamento della miscela cementizia, le pompe e il compressore, la perforatrice e i circuiti per
il pompaggio dei fluidi (tubi flessibili ad alta pressione, testina di adduzione), le aste ed il monitor.
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Il fabbisogno per ogni postazione esecutiva durante la fase di trattamento è in genere compreso
tra i 10 e i 20 m3/h.
L’elemento chiave della tecnologia jet grouting è costituito dal sistema di pompaggio. Per
l’immissione della miscela cementizia nei sistemi mono e bifluido e dell’acqua, nel sistema
trifluido, si utilizzano pompe ad alta pressione (>40 MPa), a pistoni, comandate da un motore diesel
e dotate di marce in modo da poter regolare le portate richieste. Nel caso del sistema trifluido,
essendo l’azione disgregante demandata agli altri fludi, le pompe dedicate alla miscela cementizia
possono essere a medio/bassa pressione (fino a circa 10 MPa).
Il compressore per l’aria, necessario nei sistemi bifluido e trifluido, è in grado di garantire
pressioni di 1.2-2.5 MPa con portate erogate dell’ordine di 200÷300 l/s.
2.5.3. PERFORATRICI
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Le perforatrici sono equipaggiate con una batteria di aste cave, di diametro compreso tra 60 mm
e 140 mm, alla cui estremità viene montato il monitor e l’utensile di perforazione. In superficie, la
testa di adduzione è collegata alle pompe e al compressore attraverso un numero di tubi flessibili
pari al numero di fluidi utilizzati.
Le aste adottate nel sistema monofluido sono a condotto unico e risultano dotate di una
maggiore robustezza rispetto a quelle più complesse utilizzate nei sistemi bifluido e trifluido, che
sono rispettivamente a doppio e triplo condotto. In commercio sono disponibili anche speciali aste
che consentono la perforazione a rotopercussione, utili nel caso in cui si debbano attraversare strati
particolarmente consistenti oppure blocchi e/o murature.
2.5.5. MONITOR
Le caratteristiche del monitor sono diverse a seconda che si adotti il metodo monofluido,
bifluido o trifluido (Fig. 2.5).
Nel metodo monofluido il monitor consiste in un cilindro di acciaio sulla cui parete sono
posizionati i fori per l’alloggiamento di uno o più ugelli da cui fuoriesce la miscela cementizia (Fig.
2.5.a). Gli ugelli hanno generalmente diametro variabile da 2 mm a 8 mm e possono essere
posizionati nel monitor in varie configurazioni.
Figura 2.5 – Schema dei monitor: (a) monofluido; (b) bifluido; (c) trifluido.
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All’interno del monitor, al di sotto degli ugelli, è alloggiata una valvola oppure una sede porta
biglia. In fase di iniezione, questo dispositivo consente di chiudere il condotto che in fase di
perforazione alimenta l’utensile tagliante, obbligando l’espulsione della miscela dagli ugelli laterali
(Fig. 2.5.a).
Il monitor utilizzato per il trattamento bifluido (Fig. 2.5b) presenta anche un condotto per l’aria
compressa, la quale fuoriesce da un foro a forma di corona circolare, coassiale all’ugello per
l’iniezione della miscela.
Il monitor per il trattamento trifluido è dotato di due diverse uscite di iniezione sovrapposte
(Fig. 2.5.c). Quella superiore, costituita da due ugelli coassiali, consente l’uscita di un getto di acqua
ad alta velocità e di aria compressa al suo contorno, con uno schema analogo a quello del bifluido;
dall’ugello inferiore si inietta invece la miscela cementizia ad una velocità minore.
Le miscele di iniezione sono composte da acqua (A) e cemento (C) dosati secondo rapporti in
peso variabili, talvolta con l’aggiunta di additivi. Si adopera in genere una sospensione cementizia
avente rapporto A/C compreso tra 0.6 e 1.25.
A meno di prescrizioni vincolanti di progetto, non vi sono particolari restrizioni nella scelta del
tipo di cemento da utilizzare nella preparazione della miscela. Tuttavia, in alcuni casi può essere
necessario fare ricorso a particolari tipi di cemento. Ad esempio, se si ha necessità di ottenere tempi
di presa rapidi, si può utilizzare cemento Portland macinato fine. Per garantire un buon esito del
trattamento anche in ambiente chimicamente aggressivo, conviene invece l’impiego di cemento
pozzolanico o eventualmente d’alto forno.
Tra gli additivi utilizzabili il più diffuso è la bentonite, che può essere addizionata sotto forma
di sospensione con funzione stabilizzante quando il rapporto A/C supera valori tali da rendere la
miscela acqua-cemento eccessivamente instabile. Altri additivi che possono essere talvolta utilizzati
sono il cloruro di calcio, con funzione di accelerante di indurimento, e il silicato di sodio, con
funzione di accelerante di presa e di antidilavante; quest’ultimo non viene però, di norma,
addizionato alla miscela prima del pompaggio, ma immesso attraverso un condotto separato da
quello della miscela, in modo tale da mescolarsi al cemento all’uscita dal monitor del getto ad alta
velocità, all’interno della colonna in fase di formazione, dove l’inizio della presa avviene con
effetto praticamente immediato.
I parametri di trattamento (Tab. 2.1) possono essere distinti in tre categorie: parametri relativi
alla geometria del sistema meccanico, parametri relativi al movimento delle aste, parametri relativi
alle miscele di iniezione.
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Unità di misura
Parametri Definizione Simbolo
S.I. pratica
Numero degli ugelli M - -
geometrici
Diametro degli ugelli d m mm
Passo di sollevamento 's m cm
movimento Intervallo di tempo per passo di
't s s
delle aste sollevamento
Velocità di rotazione Z rad/s giri/min
Rapporto ponderale
acqua/cemento A/C - -
miscele di
iniezione Pressione dei fluidi (*) pm, pw, pa MPa bar
(*) 3
Portata dei fluidi Qm, Qw, Qa m /s l/min
Nota:
(*)
I pedici si riferiscono rispettivamente alla miscela (m), all’acqua (w) e all’aria (a).
La pressione e la portata non sono indipendenti, e la loro correlazione dipende soprattutto dai
parametri geometrici del sistema. Dai parametri elencati in Tab. 2.1 discendono alcune grandezze
derivate, comunemente utilizzate per la descrizione del trattamento (Tab. 2.2).
In Tab. 2.3 sono riportati gli intervalli di riferimento tipici dei parametri di trattamento più
significativi, ricavati dalla pratica consolidata. L’evoluzione tecnologica nel settore è però molto
rapida, per cui è lecito attendersi scostamenti dai valori orientativi indicati nella Tab. 2.3.
's
velocità media di risalita delle aste vr [m/s]
't
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Il jet grouting rimaneggia il terreno in sede grazie all’energia di impatto posseduta da uno o più
fluidi iniettati ad alta velocità attraverso appositi ugelli. Uno dei fluidi iniettati (vedi capitolo 2) è
una miscela cementizia che consolida il volume di terreno rimaneggiato.
La capacità erosiva del getto all’impatto con il terreno dipende da:
a) energia fornita dalla pompa;
b) perdite di carico lungo il circuito di alimentazione;
c) perdite di carico concentrate all’ugello;
d) dissipazione di energia successiva alla fuoriuscita del fluido dall’ugello e prima dell’impatto.
L’energia alla pompa (a) è nota perché imposta dall’operatore. Le perdite di carico lungo il
circuito di alimentazione (b) possono essere determinate collocando appositi strumenti di misura (ad
es. un trasduttore di pressione) il più vicino possibile alla fuoriuscita del getto, tipicamente sulla
perforatrice. Queste perdite si riducono usando tubazioni di adduzione di diametro opportuno e
collocando l’impianto il più vicino possibile al punto di trattamento. Una parte dell’energia viene
tuttavia dissipata in alcuni particolari punti dell’impianto. Ad esempio, si stima che in
corrispondenza della testina di adduzione posta in cima alla batteria di aste e del collegamento con
il tubo flessibile, si dissipi un’energia pari solitamente al 2-3% di quella fornita dalla pompa. Le
perdite distribuite crescono all’aumentare della profondità di trattamento e, per trattamenti molto
profondi, possono assumere valori elevati.
Le perdite di carico all’ugello (c) dipendono marcatamente dai dettagli tecnologici di
quest’ultimo (Shibazaki, 2002) e dal suo stato di manutenzione. E’ necessario perciò che l’ugello
abbia una forma tale da ridurre al minimo le perdite localizzate e che esso sia realizzato con
materiali di elevata qualità e ridottissima rugosità superficiale.
Dopo la fuoriuscita del getto dall’ugello e prima dell’impatto con il terreno in sede, il fluido
subisce ulteriori perdite di energia (d). Queste sono causate dalla complessa interazione tra il getto e
il materiale presente nell’intercapedine tra la batteria di aste e il terreno (composto da eventuale
acqua di falda, fluido di perforazione e sostegno del foro, spurgo e terreno precedentemente
rimaneggiato). Tale interazione genera un’apertura del getto ed una riduzione di velocità (Fig. 3.1),
con una riduzione dell’energia di impatto. La quantificazione di queste perdite di energia dopo la
fuoriuscita dall’ugello è molto difficile. In generale, esse si incrementano all’aumentare:
x della viscosità del fluido iniettato;
x della viscosità del fluido presente nell’intercapedine tra ugello e terreno non trattato;
x della distanza tra l’ugello e il terreno indisturbato da rimaneggiare.
La presenza di un getto coassiale d’aria in pressione, impiegato nei sistemi bifluido e trifluido,
riduce sensibilmente lo scambio di energia tra i due fluidi (iniettato e di intercapedine) migliorando
l’efficienza del sistema (Fig. 3.2). Per quanto detto, la massima energia di impatto si ha con un getto
d’acqua circondato da un velo d’aria (sistema trifluido). Il sistema monofluido è invece quello meno
efficace dal punto di vista fluidodinamico.
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Figura 3.2 - Efficacia di un getto d’acqua al variare della distanza dall’ugello (Shibazaki, 2003).
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L’energia del getto si riduce nel percorso dall’impianto di produzione (pompa) al punto di
impatto. Le possibili espressioni dell’energia specifica di trattamento (energia per unità di
lunghezza del trattamento, tipicamente espressa in MJ/m) sono:
x energia specifica alla pompa (Tornaghi, 1989):
p m Qm
E s, p (3.1)
vr
U m Qm vu2
E s ,u (3.2)
2 vr
Qm
in cui vu ( ) è la velocità di fuoriuscita del fluido all’ugello.
d2
M S
4
Il significato delle grandezze (eq. 3.1 e 3.2) è indicato nelle tabelle 2.1, 2.2 e 2.3 ed anche
nell’elenco dei simboli alla fine del testo.
Il calcolo dell’energia specifica di impatto è particolarmente complesso, e quindi in pratica si
utilizzano le due espressioni (3.1) e (3.2).
I valori dei parametri da introdurre nelle (3.1) e (3.2) sono relativi al fluido che esercita l’azione
erosiva sul terreno, acqua o miscela a seconda del sistema utilizzato. Il limite di queste espressioni è
quello di non tenere conto della possibile presenza del getto coassiale d’aria che, come visto
precedentemente, aumenta l’efficacia dei trattamenti nei sistemi bifluido e trifluido.
Il legame tra i due valori di energia si può esprimere come:
E s ,u F E s, p (3.3)
con F<1. Per un impianto ben concepito e posto in prossimità del punto di iniezione, la somma delle
perdite distribuite e concentrate è dell’ordine di grandezza del 10% dell’energia alla pompa.
L’energia da impiegare nel trattamento dipende sia dal diametro della colonna che si intende
ottenere, sia dalle caratteristiche del terreno da trattare. Per tale motivo, l’energia fornita può
assumere valori compresi in un intervallo molto ampio.
Il diametro finale delle colonne dipende dal meccanismo di interazione tra il getto e il terreno,
ed è quindi determinato sia dal sistema e dai parametri di trattamento prescelti, sia dalle proprietà
geotecniche del terreno in sede.
In generale, a parità di energia di trattamento, l’efficacia del getto è tanto maggiore quanto
minore è la resistenza al rimaneggiamento idrodinamico dei terreni. Questa resistenza è in primo
luogo legata all’erodibilità, intesa come la predisposizione di un mezzo granulare a modificare il
proprio stato (o configurazione) sotto l’azione dinamica dell’acqua o di un altro fluido. L’erodibilità
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JET GROUTING RACCOMANDAZIONI AGI
aumenta all’aumentare della dimensione dei grani e al diminuire della resistenza al taglio del
terreno. In generale, i terreni sabbiosi non cementati sono i materiali più idonei ad essere trattati. Per
essi, si riconosce il ruolo fondamentale della densità relativa, tanto che le colonne di diametro
maggiore si ottengono solitamente in terreni sciolti. Per i terreni ghiaiosi, soprattutto se privi di
componente fine e ben addensati, l’interlocking (mutuo incastro di particelle di grosse dimensioni)
tra le particelle può essere tale da rendere modesta o addirittura nulla la capacità di
rimaneggiamento del getto (Croce et al., 1990) che in casi del genere, funziona quasi
esclusivamente per permeazione, consentendo comunque di ottenere colonne di grande diametro.
L’erodibilità è minima nei terreni a grana fine dotati di elevata plasticità; i materiali a grana fine
chimicamente inerti (ad esempio, le ceneri vulcaniche e le pozzolane), viceversa, sono trattabili in
modo molto efficace. Per i terreni a grana fine, oltre alla plasticità del materiale gioca un ruolo
negativo anche l’elevato valore della consistenza e del grado di sovraconsolidazione, e quindi della
coesione non drenata. Infatti, quando la resistenza al taglio non drenata di questi terreni raggiunge
valori abbastanza elevati (superiori a 40y60 kPa), è opportuno adottare il sistema bifluido o
trifluido, ovvero impiegare il pretaglio. In ogni caso, il trattamento dei materiali a grana fine e
plastici è oneroso anche per lo scadente rendimento volumetrico.
Le colonne consolidate non hanno forma cilindrica perfetta ma presentano una notevole
variabilità del diametro lungo l’asse. Per definire l’esito del trattamento in termini dimensionali, è
quindi conveniente fare riferimento ad un valore medio del diametro D ed alla sua variabilità
rispetto a tale valore medio.
Sulla base dell’esperienza italiana, i valori massimi del diametro medio di una colonna che è
possibile ottenere con le differenti tecnologie esecutive nei diversi terreni sono riportati in Tab. 3.1.
In questa tabella non sono riportati valori tipici per le torbe, per le quali si dispone di informazioni
ancora insufficienti.
Legenda:
S = sconsigliato.
Per stimare il diametro medio, esistono in letteratura numerose indicazioni che suggeriscono
valori orientativi per le diverse tecniche e i diversi terreni (Xanthakos et al., 1994, Kutzner, 1996,
Croce et al., 2004). Queste indicazioni fanno riferimento alla tipologia di trattamento (monofluido,
16
JET GROUTING RACCOMANDAZIONI AGI
bifluido o trifluido) e alle proprietà del terreno, espresse in modo qualitativo attraverso una
descrizione granulometrica oppure con riferimento ai risultati di prove in sito (tipicamente, SPT o
CPT).
Altri metodi di previsione del diametro sono basati sull’energia di trattamento (Tornaghi 1989,
Croce e Flora 2000; Tornaghi e Pettinaroli 2004, Croce et al., 2011). Si segnala infine che in
letteratura sono presenti anche modelli analitici più complessi, che si prefiggono di simulare i
meccanismi di diffusione del getto e di interazione con i diversi tipi di terreno (Modoni et al., 2006).
Per effetto di differenze anche minime delle caratteristiche iniziali del terreno, si possono
registrare diametri talora molto variabili anche all’interno di una singola colonna. Le implicazioni
che ciò comporta sulla riuscita di un trattamento dipendono ovviamente dalla tipologia di opera da
realizzare e dalla finalità degli interventi, e devono essere considerate attentamente in sede di
progetto e di controllo.
Sulla base di una raccolta di informazioni sperimentali, Croce et al. (2004) hanno osservato che
in un terreno omogeneo la variabilità del diametro è rappresentabile con una legge di distribuzione
di tipo normale, con una dispersione dei dati (espressa attraverso il coefficiente di variazione
CV(D)) che dipende essenzialmente dalla granulometria del terreno (Tab. 3.2).
Tabella 3.2 - Coefficienti di variazione dei diametri delle colonne per terreni privi di
discontinuità stratigrafiche (da Croce et al., 2004).
TERRENO
Argilla e Limo Sabbia Ghiaia
CV(D) 0.02-0.05 0.02-0.10 0.05-0.25
Sulla base delle indicazioni di Tab. 3.2 è possibile effettuare una stima cautelativa del diametro
di progetto, definito in riferimento ad una data probabilità P che i valori siano minori di esso (si
veda al proposito il Capitolo 5). Fissando una probabilità P pari al 5%, ad esempio, tale valore può
essere calcolato semplicemente con la relazione:
Un’altra importante differenza riscontrata in sito tra lo schema di progetto e la colonna reale
riguarda la posizione dell’asse, che può essere diversa da quella teorica. A prescindere da eventuali
17
JET GROUTING RACCOMANDAZIONI AGI
errori di posizionamento della macchina, la deviazione casuale della direzione di perforazione può
essere rilevante per colonne lunghe e può rappresentare un difetto critico dal punto di vista
progettuale nel caso in cui è necessario garantire la sovrapposizione di colonne contigue. Questa
deviazione si può rappresentare (Croce et al., 2004) attraverso i due angoli D e E (Fig. 3.3)
rispettivamente pari, nel caso di colonna verticale, all’angolo di deviazione dalla verticale e
all’azimut.
Le misure disponibili per colonne verticali indicano che la variabilità di D e E può essere
rappresentata mediante distribuzioni rispettivamente di tipo normale per D ed uniforme per E. Si
può inoltre ipotizzare che l’inclinazione D sia caratterizzata da un valore medio nullo e da una
deviazione standard correlabile all’accuratezza e alla lunghezza della perforazione, solitamente
dell’ordine di grandezza della frazione di grado.
Per definire la legge di variazione dell’azimut E non occorre invece alcun parametro, dato che
ogni valore tra 0° e 180° ha la stessa probabilità di verificarsi.
Per colonne orizzontali, l’errore sistematico è solitamente dominante dato che le colonne
deviano generalmente verso il basso.
18
JET GROUTING RACCOMANDAZIONI AGI
3.6.1. RESISTENZA
Figura 3.4 - Campi di valori di resistenza a compressione semplice per diversi tipi di terreno.
Occorre poi tenere presente il ruolo svolto dal contenuto di acqua della miscela di iniezione sui
valori della resistenza del materiale consolidato. Dati sperimentali riportati da Kutzner (1996)
mostrano che sono possibili riduzioni della resistenza a compressione fino al 50% passando da
rapporti acqua-cemento pari a 0,67 a rapporti pari ad 1. Oltre che sul valore finale della resistenza a
compressione, l’aumento del contenuto d’acqua della miscela incide anche sul tempo di
19
JET GROUTING RACCOMANDAZIONI AGI
maturazione, determinando un ritardo che potrebbe non essere compatibile con i tempi previsti per
le lavorazioni.
La variabilità della resistenza a rottura del materiale consolidato, valutata direttamente in base
ai risultati di prove di compressione semplice, è generalmente molto elevata (con coefficienti di
variazione in alcuni casi prossimi all’unità). Qualora si faccia riferimento alla resistenza puntuale
del materiale consolidato, si raccomanda di tenere conto di tale variabilità.
Tuttavia il parametro di maggiore interesse tecnico è la resistenza a compressione di porzioni
più estese di terreno consolidato (ad esempio la sezione trasversale delle colonne o l’area di
intersezione di colonne compenetrate). Su questa grandezza la variabilità della resistenza risulta
molto più contenuta e i relativi valori dei coefficienti di variazione possono essere stimati dalla Tab.
3.3.
Tabella 3.3 - Coefficienti di variazione della resistenza a compressione semplice del materiale
consolidato (Croce et al., 2004)
3.6.2. RIGIDEZZA
La rigidezza dei materiali consolidati è solitamente molto più elevata di quella dei terreni
circostanti non trattati. Ai fini pratici è possibile correlare il modulo E alla resistenza a
compressione Vc con legami di tipo lineare (Croce et al., 1994) del tipo E=kVc, con k solitamente
compreso nell’intervallo 200-700.
I pochi dati di letteratura disponibili (Katzenbach et al., 2001) mostrano che i valori del modulo
di rigidezza E sono affetti da un’elevata variabilità e che le distribuzioni di frequenza assumono una
forma simile a quella della resistenza a compressione semplice. I parametri di distribuzione dei
moduli di rigidezza possono essere quindi stimati direttamente dai corrispondenti parametri della Vc,
applicando le seguenti relazioni:
E kV c
(3.5)
CV ( E ) CV (V c )
3.6.3. PERMEABILITÀ
Escludendo il caso particolare di ghiaie pulite, per le quali la permeazione della miscela
potrebbe non saturare i pori, in generale la permeabilità dei terreni trattati con jet grouting è bassa o
molto bassa. Si può assumere che il coefficiente di permeabilità del terreno trattato abbia valori
compresi tra 10-7 e 10-9 m/s in funzione delle caratteristiche fisiche del terreno in sede. Solitamente,
il problema della permeabilità si pone in grande, cioè per l’opera nel suo complesso a causa della
20
JET GROUTING RACCOMANDAZIONI AGI
presenza di difetti dimensionali o di posizione delle colonne, piuttosto che per la permeabilità del
materiale trattato in sé.
Il peso dell’unità di volume del terreno trattato è non molto diverso da quello del terreno
originario, di solito appena più basso. Nel caso in cui si usi la tecnica bifluido, il peso dell’unità di
volume è sistematicamente minore di quello del terreno originario perché le bolle di aria compressa,
intrappolate nella miscela fresca, la alleggeriscono significativamente. Questa riduzione è molto
meno sentita per la tecnica trifluido, perché in questo caso l’aria circonda il getto d’acqua,
posizionato superiormente rispetto al getto di miscela, e quindi le bolle d’aria vengono espulse più
facilmente.
21
JET GROUTING RACCOMANDAZIONI AGI
4. APPLICAZIONI
Il jet grouting può essere utilizzato con diverse finalità poiché consente di costituire nel
sottosuolo elementi consolidati di forma e dimensioni svariate, dotati di buone caratteristiche
meccaniche e di ridotta permeabilità.
Infatti, gli elementi consolidati possono essere sagomati riducendo opportunamente l'interasse
dei trattamenti, al fine di collegare tra loro diverse colonne consolidate, e ricorrendo a diversi
possibili accorgimenti costruttivi, ad esempio variando l’inclinazione delle colonne o interrompendo
il trattamento in alcuni tratti di perforazione (perforazione a vuoto). Gli elementi consolidati
possono essere inoltre rinforzati con l’inserimento di armature metalliche o di vetroresina, per
conferire alle colonne una certa resistenza a trazione e/o a flessione quando richiesto.
In questo capitolo, si illustrano le principali tipologie costruttive distinguendo quattro campi di
applicazione del jet grouting: fondazioni, opere di sostegno, gallerie, opere di tenuta idraulica
(diaframmi e tamponi). Per ciascuna categoria di opere, si considerano le diverse funzioni
progettuali e si descrivono le possibili modalità di intervento, evidenziandone vantaggi e
limitazioni. Si segnalano, inoltre, alcuni effetti indesiderati dei trattamenti.
4.2. FONDAZIONI
22
JET GROUTING RACCOMANDAZIONI AGI
Un’altra frequente applicazione del jet grouting riguarda la costruzione di fondazioni a pozzo di
grandi dimensioni (Balossi Restelli e Profeta, 1985; Croce et al.,2006). In questo caso, il
consolidamento serve principalmente ad assicurare la stabilità dello scavo durante la sua
esecuzione. A tal fine, le colonne consolidate sono disposte al contorno del pozzo, in singola o
doppia fila, in modo da realizzare un elemento consolidato di forma approssimativamente cilindrica
comunemente denominato “coronella” (Fig. 4.2).
Nel caso di pozzi a sezione circolare, se la coronella risulta effettivamente continua e presenta
uno spessore adeguato, lo scavo del pozzo può essere eseguito senza introdurre ulteriori elementi
resistenti, dato che l’elemento consolidato ha un comportamento meccanico “ad anello” compresso.
Per assorbire eventuali sforzi di trazione e flessione è possibile inserire armature metalliche verticali
in corrispondenza delle colonne consolidate. Durante la fase di scavo è generalmente opportuno
realizzare comunque un rivestimento provvisionale all’interno del pozzo, attraverso la posa in opera
di centine, rete metallica e calcestruzzo proiettato.
Nel caso di scavo sotto falda la coronella svolge anche la funzione di impermeabilizzare le
pareti dello scavo. In tali circostanze è generalmente necessario eseguire anche il trattamento del
terreno posto sotto la base del pozzo, realizzando il cosiddetto “tampone di fondo”. Tale operazione
viene in genere eseguita prima di effettuare lo scavo, operando direttamente dal piano campagna
mediante una perforazione a vuoto di opportuna lunghezza. Trattamenti sotto falda vanno controllati
con particolare attenzione verificando l’effettiva compenetrazione delle colonne.
23
JET GROUTING RACCOMANDAZIONI AGI
Figura 4.2 - Pozzo di fondazione con l’ausilio di jet grouting (a. in assenza di falda;
b. in presenza di falda).
Il jet grouting viene a volte utilizzato per consolidare le fondazioni di opere già esistenti. In
questi casi è necessario eseguire i trattamenti in modo da collegare adeguatamente le colonne
consolidate con le fondazioni (Fig. 4.3). I trattamenti possono essere eseguiti in verticale ovvero
inclinati e nelle colonne vengono a volte inserite armature metalliche. Per strutture in muratura il
consolidamento deve essere realizzato con particolare prudenza, evitando di provocare vibrazioni e
di indurre sforzi concentrati o spostamenti indesiderati.
24
JET GROUTING RACCOMANDAZIONI AGI
25
JET GROUTING RACCOMANDAZIONI AGI
I trattamenti di jet grouting vengono impiegati anche per garantire il sostegno di scavi a cielo
aperto. In uno scavo a pianta circolare, i trattamenti sono configurati in modo da produrre una
struttura a guscio, di forma cilindrica, simile a quella descritta nel caso delle fondazioni a pozzo
(vedi Fig. 4.2). Invece, in uno scavo di sbancamento di grandi dimensioni o in uno scavo con
andamento lineare, le colonne consolidate sono disposte in modo da formare elementi verticali con
andamento planimetrico rettilineo o sub-rettilineo (Fig. 4.5). Nei due casi citati, le sollecitazioni
agenti sugli elementi consolidati risultano quindi profondamente diverse. In particolare, nei
trattamenti di forma cilindrica, si genera un effetto arco in direzione orizzontale ed il materiale
consolidato viene quindi sollecitato prevalentemente da sforzi di compressione. Questo stato
26
JET GROUTING RACCOMANDAZIONI AGI
tensionale è adatto alle caratteristiche meccaniche del materiale consolidato, generalmente dotato di
buona resistenza agli sforzi di compressione ma di resistenza molto modesta agli sforzi di trazione.
La buona riuscita dell’intervento risulta dunque in genere assicurata a patto che le colonne siano
effettivamente compenetrate tra loro, in modo da garantire la continuità dell’elemento consolidato
cilindrico, con spessori minimi adeguati.
Nel caso di interventi finalizzati al sostegno di scavi a fronte piano, negli elementi consolidati si
producono invece significative sollecitazioni di flessione. Questo problema può essere affrontato
inserendo nelle colonne opportune armature metalliche (Fig. 4.5.a), dimensionate in modo da
assorbire gli sforzi di trazione, realizzando colonne inclinate ed armate (Fig.4.5.b) (Santoro e
Bianco, 1995) o impiegando ancoraggi sub orizzontali (Fig. 4.5.c) (Sondermann e Toth, 2001).
Figura 4.5 - Sostegno di scavi a fronte piano (a. colonne rinforzate con armature;
b. colonne inclinate; c. con tiranti di ancoraggio; d. trattamenti massivi).
27
JET GROUTING RACCOMANDAZIONI AGI
4.4. GALLERIE
Il jet grouting viene frequentemente impiegato nella costruzione delle gallerie, per contribuire al
sostegno provvisionale della sezione di scavo. I trattamenti possono essere effettuati operando
dall’esterno della galleria, prima di effettuare lo scavo, o più frequentemente dall’interno della
galleria stessa durante l’avanzamento.
Questo procedimento costruttivo (Fig. 4.6) presenta il vantaggio di svincolare i trattamenti dalle
operazioni di scavo e può quindi consentire di abbreviare i tempi di costruzione. Tuttavia, i
trattamenti dall’alto sono applicabili solo nei tratti con bassa copertura e se la superficie del terreno
è facilmente accessibile.
28
JET GROUTING RACCOMANDAZIONI AGI
I trattamenti sono eseguiti operando dall’interno della galleria, in modo da realizzare una serie
di elementi consolidati di forma tronco-conica detti comunemente “coronelle” o “ombrelli”
(Fig.4.7). La tecnica viene spesso adottata in associazione con altri interventi di preconsolidamento
e presostegno (“infilaggi” metallici, elementi di vetroresina, iniezioni, calcestruzzo proiettato, ecc.).
La geometria dell’intervento dipende dalla dimensione e dalla forma della galleria e può variare
significativamente in dipendenza della sequenza costruttiva prescelta. In particolare, si distinguono
due soluzioni tipologiche di base, che corrispondono rispettivamente alla metodologia di
avanzamento a “piena sezione” ovvero a “sezione parzializzata”.
La scelta e il dimensionamento degli interventi più opportuni varia notevolmente da caso a caso.
Si precisa comunque che, nei trattamenti eseguiti dall’interno della galleria, si adotta il sistema
monofluido che pone meno problemi di sicurezza nel corso delle lavorazioni poiché non richiede
l’uso di aria compressa.
La sequenza costruttiva è organizzata procedendo per campioni successivi di scavo, di
lunghezza compresa di norma tra 6 e 10 m circa, detti “campi”. Per ciascun campo, si distinguono i
seguenti interventi provvisionali (Fig. 4.7):
x preconsolidamento, mediante jet grouting, del contorno di scavo ed eventualmente del fronte;
x eventuale inserimento di tubi metallici sul contorno (“infilaggi”) e di elementi in vetroresina
(VTR) sul fronte;
x eventuale inserimento di dreni sub-orizzontali;
x prerivestimento della sezione di scavo mediante centine, rete metallica e calcestruzzo proiettato
(ovvero calcestruzzo proiettato fibrorinforzato).
29
JET GROUTING RACCOMANDAZIONI AGI
Per quanto riguarda il consolidamento del fronte di scavo, il jet grouting può essere impiegato
per garantirne la stabilità e per ridurre le deformazioni del terreno retrostante, limitando quindi i
cedimenti del piano campagna. Considerato lo stato tensio-deformativo, è opportuno integrare il
trattamento del fronte con l’inserimento di elementi dotati di adeguata resistenza a trazione. In
particolare, per facilitare le successive operazioni di scavo, si adottano generalmente barre o tubi in
vetroresina (VTR).
Un altro aspetto da considerare, quando si impiega il jet grouting nella costruzione delle
gallerie, è rappresentato dal rischio di generare sollevamenti eccessivi del piano campagna durante
l’esecuzione dei trattamenti (Croce et al. 2004).
4.5. DIAFRAMMI
Il jet grouting può essere adottato per realizzare diaframmi di tenuta (cut-off) sia nell’ambito
delle opere di ingegneria idraulica (dighe e traverse) sia nel campo dell’ingegneria ambientale
(confinamento di siti contaminati e discariche).
30
JET GROUTING RACCOMANDAZIONI AGI
Un’altra tipica applicazione del jet grouting come elemento di tenuta idraulica è rappresentata
dall’impermeabilizzare del fondo di scavi eseguiti sotto falda.
31
JET GROUTING RACCOMANDAZIONI AGI
32
JET GROUTING RACCOMANDAZIONI AGI
5. PROGETTO
Le attuali Norme Tecniche sulle Costruzioni (D.M. 14 Gennaio 2008) riportano nel § 6.9 le
prescrizioni relative al miglioramento e rinforzo dei terreni e delle rocce. Nel § citato, il cui testo
integrale è mostrato in Fig. 5.1, non si tiene conto della specificità delle diverse tecniche,
limitandosi a formulare requisiti di carattere generale per il progetto, la verifica sperimentale ed il
monitoraggio degli interventi.
In generale, l’applicazione delle NTC al caso specifico del jet grouting richiede l’identificazione
dei “fattori geotecnici modificabili” e degli “effetti meccanici connessi a tali modificazioni”, nonché
le “indicazioni per poter valutare l’efficacia degli interventi”.
Nei casi in cui il jet grouting sia impiegato per realizzare interventi di Consolidamento
Geotecnico di Opere Preesistenti, come raccomandato nel § 6.10 delle NTC, occorre “valutare
l’efficacia del consolidamento geotecnico quando agli interventi consegue una ridistribuzione delle
sollecitazioni al contatto terreno-manufatto”.
Quando, a causa della particolare complessità della situazione geotecnica e dell’importanza e
impegno dell’opera, dopo estese ed approfondite indagini permangano documentate ragioni di
incertezza risolvibili solo in fase costruttiva, la progettazione può essere basata sul metodo
osservazionale descritto nel § 6.2.4 delle NTC.
6.9.2 MONITORAGGIO
Il monitoraggio ha lo scopo di valutare l’efficacia degli interventi e verificare la rispondenza
dei risultati ottenuti con le ipotesi progettuali. Ha inoltre lo scopo di controllare il
comportamento nel tempo del complesso opera-terreno trattato.
Il monitoraggio deve essere previsto nei casi in cui gli interventi di miglioramento e di
rinforzo possano condizionare la sicurezza a la funzionalità dell’opera in progetto o di opere
circostanti.
Figura 5.1 – Estratto dalle Norme Tecniche sulle Costruzioni – D.M. 14 gennaio 2008.
33
JET GROUTING RACCOMANDAZIONI AGI
Il jet grouting è oggetto di una specifica norma europea (EN-12716: Execution of special
geotechnical works – jet grouting ). Tra le diverse indicazioni contenute in tale norma si
evidenziano in Tab. 5.1 le operazioni raccomandate per il progetto e l’esecuzione di trattamenti con
jet grouting.
Tabella 5.1 – Elenco delle operazioni raccomandate per il progetto e l’esecuzione di trattamenti
con jet grouting (estratto da EN 12716, 2001).
No Operazioni
1 Reperimento dei risultati di indagini in sito per l’esecuzione del jet grouting.
2 Scelta sull’eventuale impiego del jet grouting: prove preliminari ed eventuali indagini; redazione di
specifiche tecniche.
3 Ottenimento delle autorizzazioni dagli organismi di controllo e da eventuali soggetti coinvolti.
4 Progetto completo della struttura da realizzare con il jet grouting e definizione della categoria
geotecnica.
5 Definizione delle più importanti fasi esecutive.
6 Verifica dei risultati delle indagini in sito in relazione alle ipotesi progettuali.
7 Verifica della fattibilità del progetto.
8 Esecuzione di campi prove, ove richiesti, e di altre eventuali indagini.
9 Valutazione dei risultati dei campi prove e delle indagini.
10 Scelta del sistema di trattamento.
11 Verifica del sistema prescelto e definizione delle procedure di prova.
12 Definizione delle dimensioni, delle posizioni e degli allineamenti degli elementi di jet grouting.
13 Istruzioni, ove richieste, riguardanti la sequenza delle operazioni.
14 Definizione della sequenza costruttiva.
15 Comunicazione a tutte le parti coinvolte degli elementi più importanti della progettazione per le
quali è richiesta una particolare attenzione.
16 Indicazioni per il monitoraggio degli effetti delle lavorazioni sulle strutture adiacenti (tipo ed
accuratezza degli strumenti, frequenza delle misure) e per l’interpretazione dei risultati.
17 Definizione dei limiti di tolleranza per gli effetti delle lavorazioni sulle strutture adiacenti.
18 Esecuzione dei lavori di jet grouting e monitoraggio dei parametri esecutivi.
19 Supervisione dei lavori e definizione dei requisiti di qualità.
20 Monitoraggio degli effetti delle lavorazioni sulle strutture adiacenti e presentazione dei risultati.
21 Controllo della qualità dei lavori.
Come si può osservare, le norma europea si concentra maggiormente sugli aspetti tecnologici e
sui metodi di controllo, e fornisce soltanto indicazioni di carattere generale riguardo la
progettazione degli interventi.
34
JET GROUTING RACCOMANDAZIONI AGI
35
JET GROUTING RACCOMANDAZIONI AGI
Scelta di un
intervento
alternativo
SI
Scelta di un
intervento
alternativo
SI
Stima del diametro delle colonne e delle caratteristiche del materiale cementato
Calcoli di verifica
Campo prove
36
JET GROUTING RACCOMANDAZIONI AGI
Evidentemente, sarebbe opportuno realizzare i campi prove in fase di progetto. Tuttavia nella
maggior parte dei casi ciò risulta alquanto problematico e pertanto i campi prove vengono di norma
realizzati in sede di esecuzione dell’opera. Di fatto quindi gli interventi di jet grouting vengono
progettati secondo l’approccio osservazionale (vedi § 6.2.4 delle NTC) adeguando le soluzioni
progettuali ai risultati dei campi prove.
E’ comunque necessario eseguire calcoli di verifica che attestino il rispetto degli stati limite
ultimi e di esercizio, secondo quanto prescritto dalla normativa.
I calcoli di verifica devono essere condotti conformemente alla normativa vigente al fine di
garantire il soddisfacimento dei seguenti requisiti:
Tali verifiche devono riguardare tutte le fasi del processo costruttivo. In particolare, se il jet
grouting è impiegato con funzioni provvisionali, vale quanto stabilito dalle Norme Tecniche, ovvero
che “Le verifiche sismiche di opere provvisorie o strutture in fase costruttiva possono omettersi
quando le relative durate previste in progetto siano inferiori a 2 anni”.
Le verifiche agli stati limite ultimi (SLU) dovranno esaminare le seguenti condizioni,
prendendo in considerazione tutti i possibili cinematismi di collasso e prestando particolare
attenzione a quelli che coinvolgono le porzioni di terreno cementato.
Le verifiche devono essere condotte sia globalmente per l’intera opera, sia localmente sugli
elementi consolidati. Per le verifiche globali è possibile adottare i metodi in uso per le diverse
categorie geotecniche (fondazioni, opere di sostegno, ecc.) considerando la presenza del materiale
cementato. Per gli interventi con funzione statica, si raccomanda di verificare che gli stati tensionali
agenti sugli elementi consolidati siano compatibili con la resistenza del materiale. Si raccomanda
inoltre di verificare la continuità degli elementi consolidati nei casi in cui questo requisito sia
necessario.
Nella Tab.5.2 si riportano le applicazioni più frequenti del jet grouting, evidenziando le
possibili funzioni del materiale consolidato, le configurazioni geometriche tipiche, le caratteristiche
geometriche e meccaniche fondamentali per il buon funzionamento e le verifiche da compiere.
Nelle verifiche statiche sono possibili due approcci diversi: il primo consiste nell’ammettere che
gli elementi consolidati contribuiscano ad incrementare le caratteristiche medie del terreno, e nel
calcolare queste ultime mediante opportune tecniche di omogeneizzazione; con il secondo
37
JET GROUTING RACCOMANDAZIONI AGI
approccio si schematizzano gli elementi consolidati come corpi solidi, distinti dal terreno
circostante, similmente alle consuete sottostrutture geotecniche.
In ogni caso, è necessario stimare le dimensioni delle colonne e le caratteristiche fisico-
meccaniche del materiale cementato, attribuendo ad esse opportuni valori caratteristici, che devono
intendersi come una stima ragionata e cautelativa delle grandezze considerate, secondo quanto
previsto dalle NTC 2008. Successivamente si raccomanda di definire valori di progetto dei
parametri di calcolo applicando opportuni coefficienti riduttivi. Quest’ultimi non sono definiti dalla
normativa vigente e sono pertanto affidati alla libera scelta del progettista. Nei paragrafi successivi
si forniscono alcune indicazioni per la stima di tali coefficienti.
In alternativa si possono adottare metodi probabilistici di calcolo. Tali metodi hanno il pregio di
fornire risultati in termini di affidabilità ovvero di probabilità di collasso delle opere, ma la loro
validità è subordinata alla conoscenza della variabilità delle grandezze caratteristiche del problema.
Applicazioni di metodi probabilistici sono disponibili in letteratura nella verifica di fondazioni su
colonne isolate (Modoni et al, 2010), fondazioni a pozzo (Croce et al., 2006), diaframmi (Croce e
Modoni, 2005), tamponi di fondo (Eramo et al., 2010; Flora et al, 2011) e gallerie (Flora et al.,
2007; Arroyo et al., 2011).
38
Requisiti del materiale
Applicazioni Funzioni del trattamento Possibili configurazioni Requisiti geometrici Verifiche
cementato
· Diametro minimo delle
· Incremento della capacità · Colonne isolate · Resistenza/Rigidezza · Carico limite
JET GROUTING
colonne
Fondazioni portante · Cedimenti
· Riduzione dei cedimenti · Continuità/intensità · Resistenza del materiale cementato
· Elementi massivi · Resistenza/Rigidezza
dei trattamenti
· Stabilità
· Spostamenti
· Elementi bidimensionali · Spessore minimo · Resistenza/Rigidezza
· Continuità
Opere di · Contenimento della spinta · Resistenza del materiale cementato
sostegno dei terreni
· Stabilità
· Continuità/intensità
· Elementi massivi · Resistenza/Rigidezza · Spostamenti
dei trattamenti
· Resistenza del materiale cementato
· Continuità · Bassa permeabilità
· Sostegno dei terreni sul · Calotte tronco coniche
· Spessore minimo · Resistenza/Rigidezza
contorno
· Stabilità
· Rinforzo del fronte di scavo · Elementi massivi sul · Continuità/intensità · Bassa permeabilità · Cedimenti (ove richiesto)
Gallerie · Impermeabilizzazione dello fronte dei trattamenti · Resistenza · Continuità
scavo
· Spessore minimo · Resistenza del materiale cementato
· Riduzione della spinta sul · Elementi continui · Bassa permeabilità
rivestimento definitivo realizzati dall’alto · Continuità/Intensità di
· Resistenza/Rigidezza
trattamento
· Barriera al passaggio dei · Filtrazione
Diaframmi di
fluidi (acqua, fanghi, fluidi · Elementi bidimensionali · Continuità · Bassa permeabilità · Sifonamento
tenuta idraulica contaminanti etc.) · Continuità
· Filtrazione
· Impermeabilizzazione degli
Tamponi di · Elementi bidimensionali o · Continuità/intensità · Bassa permeabilità · Resistenza alla sottospinta idraulica
scavi
fondo massivi dei trattamenti · Resistenza · Continuità
· Incastro di paratie
· Resistenza del materiale cementato
· Diametro minimo delle
· Stabilità
· Colonne isolate colonne
· Sottofondazione · Resistenza/Rigidezza · Cedimenti
· Elementi massivi · Intensità dei
· Resistenza del materiale cementato
trattamenti
Consolidamento · Riduzione della spinta a · Intensità dei · Stabilità
di opere · Elementi massivi · Resistenza/Rigidezza
tergo di opere di sostegno trattamenti · Resistenza del materiale cementato
preesistenti
· Elementi bidimensionali · Filtrazione
· Impermeabilizzazione · Continuità · Bassa permeabilità
o massivi · Continuità
· Integrazione/riparazione di · Intensità dei · Resistenza/Rigidezza
RACCOMANDAZIONI AGI
39
· Interventi puntuali
altri interventi trattamenti · Bassa permeabilità
Tabella 5.2 – Requisiti e verifiche per le tipiche applicazioni del jet grouting.
JET GROUTING RACCOMANDAZIONI AGI
L’attribuzione delle caratteristiche geometriche delle colonne consolidate costituisce uno dei
passi più delicati nello svolgimento delle verifiche. Ai fini del calcolo è, infatti, necessario definire
la posizione e le dimensioni delle colonne tenendo conto in maniera sufficientemente cautelativa di
tutti i fattori di incertezza insiti nel trattamento.
Se per alcune grandezze geometriche, come la lunghezza delle colonne e la posizione del punto
iniziale di perforazione, i margini di incertezza sono relativamente contenuti e le strumentazioni
consentono un accurato controllo, non altrettanto può dirsi per il diametro delle colonne e per
l’inclinazione del loro asse.
In assenza di dati sperimentali, si può stimare un valore di progetto del diametro Dd basandosi
su correlazioni di letteratura (vedi Cap.3). Tale valore dovrà essere comunque verificato mediante
misure sperimentali da campo prove (vedi par 5.4).
In presenza di un numero limitato di misure, si suggerisce di individuare un valore caratteristico
Dk mediante una analisi ragionata e cautelativa dei dati disponibili, e di ridurre tale valore con un
coefficiente di sicurezza parziale JD. Pertanto il diametro di progetto può essere definito come:
Dk
Dd (5.1)
JD
Dd D 1.65 s D (5.2)
40
JET GROUTING RACCOMANDAZIONI AGI
Vk
Vd (5.3)
JV
Per la definizione di questo coefficiente si suggerisce di adottare i valori indicati in Tab. 5.4.
° ª §s ·
2
º ª §s ·
2
º ½°
V
Vd exp ®ln V c 0.5 ln «1 ¨¨ c ¸ » 1.65 ln «1 ¨ V c ¸ »¾ (5.4)
« © Vc ¸ » « ¨© V c ¸ »°
° ¬ ¹ ¼ ¬ ¹ ¼¿
¯
Ed k V d (5.5)
41
JET GROUTING RACCOMANDAZIONI AGI
I dati attualmente disponibili indicano valori di k compresi generalmente tra 200 e 700.
Il campo prove consiste nel simulare la fase esecutiva realizzando un numero ridotto di
trattamenti, colonne singole o gruppi di colonne a seconda dell’intervento previsto e delle finalità
della prova, verificandone gli effetti. Esso costituisce un delicato e fondamentale momento di
passaggio tra progetto ed esecuzione degli interventi, in quanto ha l’obiettivo di sciogliere le
incertezze che contraddistinguono la prima fase impedendo che si ripercuotano negativamente nella
seconda. L’esame dei risultati potrebbe in alcuni casi portare a riformulare l’iter progettuale e a
correggere le soluzioni in esso proposte.
Vista la sua importanza, si raccomanda di progettare il campo prove con la massima cura,
mettendo in risalto tutti gli aspetti che necessitano di chiarimenti attraverso le più accurate tecniche
sperimentali (vedi Cap.6). La significatività dei risultati dipenderà fortemente dalla similitudine
delle condizioni geotecniche e della strumentazione impiegata nel campo prove con quelle
dell’intervento da realizzare. A tale scopo è opportuno che le prove siano eseguite nelle immediate
vicinanze dell’opera, o quanto meno in un analogo contesto geotecnico.
Le finalità specifiche del campo prove possono essere di seguito riassunte:
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JET GROUTING RACCOMANDAZIONI AGI
La misura degli effetti del jet grouting sull’ambiente circostante può essere necessaria in
contesti particolarmente sensibili. A tale scopo è opportuno misurare gli effetti (sollevamenti,
abbassamenti, variazioni delle pressioni interstiziali, variazioni di temperatura ecc.) prodotti dalla
realizzazione delle colonne di prova.
L’esame dei risultati del campo prove, sia in termini di efficacia dei trattamenti sia come effetti
sull’ambiente circostante, presuppone l’impiego di tecniche sperimentali di controllo analoghe a
quelle che saranno messe in azione nella fase esecutiva dei trattamenti. Durante la realizzazione del
campo prove è quindi opportuno verificare l’efficacia delle metodologie di indagine e degli
strumenti di monitoraggio, possibilmente confrontando tra loro diverse metodologie, per stabilire
quali rispondano con maggiore affidabilità e prontezza interferendo meno con le operazioni di
cantiere.
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JET GROUTING RACCOMANDAZIONI AGI
6. CONTROLLI
6.1. PREMESSA
Per verificare il rispetto dei requisiti progettuali è necessario prevedere opportune prove di
controllo da attuare nelle diverse fasi esecutive e al termine dei lavori. Tali controlli devono essere
applicati sia nella fase di realizzazione dei campi prove, sia in sede di esecuzione dei
consolidamenti. In quest’ultima fase, è inoltre importante controllare gli effetti secondari indotti dal
jet grouting sull’ambiente circostante prevedendo, se necessario, un piano di monitoraggio.
In sintesi, le attività di controllo devono mirare a:
x verificare che i materiali impiegati posseggano caratteristiche idonee;
x verificare che le operazioni di cantiere siano svolte correttamente senza subire modifiche
impreviste e dannose per gli elementi consolidati e/o per l’ambiente circostante;
x assicurare che gli elementi consolidati rispondano, localmente e globalmente, alle prestazioni
loro richieste in progetto.
Prima di esporre in dettaglio le modalità con cui tali controlli possono essere eseguiti, è
opportuno ricordare che gli elementi consolidati presentano generalmente una forte variabilità.
Il tema dei controlli è trattato, sebbene in maniera sintetica, nel testo aggiornato delle Norme
Tecniche per le Costruzioni (Decr. Min. del 18 gennaio 2008). In particolare, nel § 6.9 dedicato al
Miglioramento e Rinforzo dei Terreni e delle Rocce, si precisa che:
x Nel progetto devono essere definiti il dimensionamento degli interventi, le caratteristiche degli
elementi strutturali e degli eventuali materiali di apporto, le tecniche necessarie e le sequenze
operative, nonché le indicazioni per poter valutare l’efficacia degli interventi realizzati (§ 6.9.1).
x Il monitoraggio ha lo scopo di valutare l’efficacia degli interventi e di verificare la rispondenza
dei risultati ottenuti con le ipotesi progettuali. Ha inoltre lo scopo di controllare il
comportamento nel tempo del complesso opera-terreno trattato. Il monitoraggio deve essere
previsto nei casi in cui gli interventi di miglioramento e di rinforzo possano condizionare la
sicurezza e la funzionalità dell’opera in progetto o di opere circostanti (§ 6.9.2).
Inoltre nel § 6.10 dedicato al Consolidamento Geotecnico di Opere Esistenti si afferma che:
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JET GROUTING RACCOMANDAZIONI AGI
Il tema dei controlli è trattato anche nella norma UNI-EN 12716, denominata “Esecuzione di
Opere Geotecniche Speciali: gettiniezione” (vedi Cap.5). La norma prescrive di verificare le
proprietà dei materiali utilizzati, ponendo particolare attenzione alle caratteristiche dei cementi,
dell’acqua, degli additivi e delle armature.
In mancanza di esperienze dirette, acquisite in condizioni simili a quelle in esame, la normativa
suggerisce di eseguire campi prove specifici, che hanno il duplice scopo di determinare la fattibilità
degli interventi e di stabilire i parametri di trattamento più appropriati. Tali indagini possono essere
eseguite con l’ausilio di diversi strumenti: scavo ed ispezione diretta delle colonne; carotaggio;
verifica con metodi indiretti. Qualora sia possibile attuare simultaneamente diverse tecniche di
indagine occorre verificare la congruenza dei risultati sperimentali ponendoli in relazione tra loro.
I controlli attuati durante l’esecuzione dei trattamenti hanno lo scopo di verificare la qualità del
processo produttivo e la sua conformità alle specifiche di progetto. Tra le indicazioni riportate nella
norma europea è prevista la misura in continuo (ed eventualmente la registrazione elettronica) dei
parametri di trattamento, la verifica periodica delle caratteristiche della miscela iniettata e dei
materiali impiegati per il suo confezionamento, l’osservazione diretta e la misura di alcuni
parametri significativi sulla miscela rifluente a boccaforo (spurgo).
I controlli finali sulle colonne servono, infine, a verificare la conformità del prodotto dei
trattamenti alle ipotesi di calcolo progettuale. A questo scopo la norma europea prescrive che siano
eseguite verifiche sperimentali per determinare la geometria delle colonne, le caratteristiche di
resistenza e di permeabilità sia in grande scala, con l’ausilio di prove di pompaggio e/o misure
piezometriche, sia sui singoli elementi con prove in foro.
Tali controlli hanno lo scopo di assicurare che i materiali utilizzati per il confezionamento delle
miscele posseggano i necessari requisiti di conformità alle specifiche di progetto. In particolare,
occorre operare una distinzione tra materie prime come cemento, additivi e armature, fornite dai
produttori, e materiali reperiti o confezionati in cantiere (acqua, miscele). Infatti, mentre nel primo
caso le caratteristiche sono controllate direttamente dai produttori e risultano riportate in appositi
certificati che devono necessariamente accompagnare i prodotti, per le seconde è necessario
predisporre uno specifico piano di controlli. Comunque, per tutte le tipologie di materiali è
opportuno procedere ad una registrazione degli approvvigionamenti, delle produzioni e dei
quantitativi impiegati nell’esecuzione di ogni singolo elemento consolidato.
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JET GROUTING RACCOMANDAZIONI AGI
Nel confezionamento delle miscele di iniezione devono impiegarsi i leganti idraulici previsti
dalle disposizioni vigenti in materia, dotati di certificato di conformità ad una norma armonizzata
della serie UNI EN 197. Nel caso di leganti non conformi a tale norma, sono da prevedersi prove
preliminari in accordo con la norma armonizzata UNI EN 12716.
I cementi giungono in cantiere generalmente in forma sfusa, e occorre richiedere i certificati
rilasciati dal fornitore, al quale è affidata la cura di eseguire i controlli direttamente all’interno della
propria linea produttiva. Ulteriori controlli possono essere richiesti in relazione all’uso specifico
del jet grouting ed alle condizioni ambientali. Ad esempio, è opportuno valutare la compatibilità dei
cementi con le caratteristiche chimiche dell’acqua usata per confezionare le miscele, degli additivi
eventualmente utilizzati, dei terreni da trattare e dell’acqua di falda. Questi controlli possono essere
richiesti direttamente ai produttori, oppure possono essere eseguiti a cura dell’impresa, in
conformità alle specifiche contenute nella serie di norme standardizzate UNI EN 196, avvalendosi
di laboratori in possesso dei requisiti di idoneità.
6.3.2. ADDITIVI
Gli additivi possono essere usati nel confezionamento delle miscele con obiettivi diversi. Per le
specifiche sulle caratteristiche degli additivi si può fare riferimento alle normative europee
armonizzate UNI EN 480 e UNI EN 934-2, in vigore per il confezionamento dei calcestruzzi.
Tra gli additivi maggiormente adoperati vi è la bentonite la cui composizione chimico-
mineralogica deve essere chiaramente indicata nel certificato che correda il prodotto. Tipici
controlli sulla bentonite consistono nella verifica della sua composizione granulometrica, dei limiti
di consistenza, del pH e dell’umidità. I controlli sulla miscela acqua-bentonite riguardano invece la
verifica del tempo di sedimentazione e della viscosità (con prova Marsh).
6.3.3. ARMATURE
Per le caratteristiche delle armature metalliche si rimanda alle Norme Tecniche per le
Costruzioni (Decr. Min. del 14.01.2008), che stabiliscono tre forme di controllo obbligatorie:
Per gli elementi di rinforzo in vetroresina, la rispondenza ai requisiti progettuali deve essere
verificata negli stabilimenti di produzione e pertanto, in sede di posa in opera, è richiesto un
controllo della documentazione che accompagna i prodotti. Questa deve quindi specificare
chiaramente le proprietà del materiale con particolare riferimento alla sua resistenza, alla sua
rigidezza ed alla durabilità.
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JET GROUTING RACCOMANDAZIONI AGI
6.3.4. ACQUA
In generale l’acqua potabile, priva di odori e sapori particolari può essere utilizzata per produrre
miscele di jet grouting. Tali requisiti non sono tuttavia indispensabili e possono subire deroghe in
assenza di fonti di approvvigionamento nelle vicinanze del cantiere. L’acqua usata per il
confezionamento delle miscele deve comunque possedere caratteristiche tali da non compromettere
le reazioni di presa ed indurimento del cemento.
I controlli sulle apparecchiature di perforazione e di iniezione, e sul loro corretto impiego, sono
non meno importanti delle verifiche sui materiali. E’ inoltre opportuno effettuare una calibrazione
periodica dei dispositivi di dosaggio presenti nell’impianto di miscelazione.
Per il monitoraggio delle fasi di perforazione e di iniezione si raccomanda di registrare in
continuo i principali parametri. Nelle apparecchiature più moderne l’esecuzione di queste misure è
affidata ad un sistema di acquisizione automatico, composto da sensori, centralina, computer
portatile e software di acquisizione ed elaborazione dati. Particolare importanza assume in questi
casi la taratura periodica dei sensori, che deve essere eseguita prima di ogni campagna di lavori e,
per lavori di lunga durata, deve essere ripetuta più volte con cadenza periodica.
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JET GROUTING RACCOMANDAZIONI AGI
Durante la fase di perforazione si registrano in funzione della profondità i valori della spinta e
della coppia applicate, delle velocità di rotazione e di avanzamento delle aste e delle quantità di
fluido di perforazione. Tali valori consentono di rilevare tempestivamente eventuali anomalie nei
terreni attraversati, quali cavità, ostruzioni oppure livelli di maggiore consistenza.
Durante la fase di iniezione si registrano i valori delle velocità di rotazione e di risalita delle
aste, delle pressioni e delle portate con cui vengono iniettati i diversi fluidi. Tali valori dovrebbero
essere restituiti in tempo reale al fine di individuare eventuali malfunzionamenti e di apportare gli
opportuni correttivi. La loro registrazione permette inoltre di certificare le operazioni svolte anche
ai fini del collaudo. Tutte queste misure divengono poi assolutamente necessarie nei casi in cui si
preveda di variare i parametri di iniezione lungo la profondità, per ottenere colonne di forma
predeterminata o per assecondare le variazioni delle caratteristiche dei terreni naturali.
Tra i controlli da eseguire in corso d’opera, è infine opportuno procedere all’osservazione dello
spurgo, annotandone eventualmente le anomalie in termini di portata, all’eventuale campionamento
per la misura delle proprietà fisiche e/o meccaniche dello spurgo stesso.
I controlli finali hanno lo scopo di verificare che le caratteristiche delle colonne siano conformi
ai requisiti progettuali. Essi possono essere classificati in due categorie distinte:
• controlli prestazionali, che servono ad accertare la funzionalità dei consolidamenti
sottoponendoli alle condizioni d’esercizio ed esaminandone la risposta;
• controlli delle caratteristiche degli elementi consolidati, finalizzati ad accertare le caratteristiche
geometriche e meccaniche delle colonne.
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JET GROUTING RACCOMANDAZIONI AGI
Tali controlli devono riguardare le specifiche funzioni del consolidamento previste in sede di
progetto.
Le modalità esecutive di queste prove sono analoghe a quelle tipicamente adottate per i pali di
fondazione (AGI, 1984), con la differenza che le colonne di jet grouting presentano una minore
resistenza del fusto e quindi una maggiore propensione al collasso strutturale. Tra i pochi esempi
riportati in letteratura si segnalano Cicognani e Garassino (1989), Maertens e Maekelberg (2001) e
Bzòwka e Pieczyrak (2008). A causa dell’elevata eterogeneità che solitamente caratterizza la
geometria e le caratteristiche meccaniche delle colonne, è logico attendersi peraltro una notevole
variabilità dei risultati.
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JET GROUTING RACCOMANDAZIONI AGI
controlli delle caratteristiche degli elementi consolidati si avvalgono di prove in sito o di prove di
laboratorio.
Lo scavo finalizzato alla visione diretta degli elementi consolidati costituisce il mezzo più
sicuro per valutare l’estensione e la continuità di un trattamento, nonché la qualità del terreno
trattato. I profili dettagliati delle colonne, o di insiemi di esse, ottenuti mediante scavi esplorativi,
consentono di valutare l'influenza dei parametri di trattamento sulle dimensioni delle colonne.
Lo scavo degli elementi consolidati ha inoltre il vantaggio di consentire l’esecuzione di altre
prove in sito e il prelievo di campioni indisturbati da sottoporre a successive analisi di laboratorio.
Tuttavia, tale metodo risulta praticabile come strumento di controllo di routine soltanto nei campi
prova e per profondità limitate. Nel caso di gallerie o pozzi, invece, l’osservazione sistematica degli
elementi consolidati può rivelare eventuali difetti e può consentire una calibrazione delle procedure
di trattamento da attuare nelle successive fasi di costruzione dell’opera (metodo osservazionale).
Per verificare la dimensione, la regolarità e la corretta conformazione degli elementi
consolidati, si raccomanda di procedere ad un ideale sezionamento delle colonne in tratti di
dimensioni pari all’incirca al diametro teorico, e quindi alla misurazione dei singoli diametri per
ogni tratto. È bene che i valori rilevati vengano diagrammati in funzione della profondità, del
diametro teorico di progetto e delle caratteristiche dei terreni.
L’esecuzione di sondaggi a carotaggio continuo costituisce una delle tecniche di indagine più
utilizzate per ricavare informazioni sulla qualità del trattamento. Il riconoscimento del diametro
della colonna è tuttavia incerto. In particolare, il grado di approssimazione è decrescente con la
profondità a causa della possibile deviazione della perforazione e della colonna stessa. Stime più
attendibili del diametro possono essere ottenute rilevando l’inclinazione del sondaggio e dell’asse di
trattamento.
I sondaggi a carotaggio continuo consentono la stima della qualità del trattamento attraverso
diversi criteri empirici quali percentuale di recupero, RQD (Rock Quality Designation), (Croce et al.
1990, Mongiovì et al., 1991). Si ritiene normalmente accettabile un trattamento in cui la percentuale
di recupero sia maggiore dell’ 80%.
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JET GROUTING RACCOMANDAZIONI AGI
Il carotaggio sonico (ASTM D5753-95e1) consente di misurare la velocità delle onde di taglio
e/o di compressione lungo un asse di perforazione. Supponendo che il terreno consolidato sia un
mezzo elastico di densità costante, le velocità di propagazione delle onde (vp, vs) sono correlabili
alla rigidezza del terreno consolidato (E , G). Nell’interpretazione delle misure occorre tuttavia
considerare l’influenza dell’acqua nel caso di terreni saturi.
Le prove cross-hole (standard ASTM D6760-02) sono particolarmente efficaci per valutare le
caratteristiche di colonne contigue attraverso la misura delle onde di compressione e/o di taglio.
Come per il carotaggio sonico, supponendo che il terreno consolidato sia un mezzo elastico di
densità costante, le velocità di propagazione delle onde sono correlabili alla rigidezza del terreno
consolidato. Si raccomanda di verificare la reale posizione dei fori mediante misure inclinometriche
al fine di evitare errori nell’elaborazione dei dati.
Questa tecnica si basa sullo stesso principio della prova cross-hole con la sola differenza che
l’onda sismica prodotta dalla sorgente viene rilevata in vari punti di ricezione. Le misure vengono
quindi elaborate in modo da restituire una mappatura delle velocità di propagazione delle onde nel
volume analizzato. Qualora l’indagine venga eseguita tra due fori si ricostruisce un’immagine
bidimensionale (tomografia sismica 2D); se l’indagine viene eseguita invece utilizzando una maglia
di fori si può ottenere un modello tridimensionale del volume di terreno investigato (tomografia
3D). Questo tipo di indagine applicata all’esecuzione del jet grouting dà quindi la possibilità di
verificare l’omogeneità e l’estensione del trattamento.
Sono stati proposti ulteriori metodi di indagine per la verifica dell’esito del trattamento. Tra
questi si citano:
• la sismica parallela, talvolta usata per la misura della lunghezza dei pali di fondazione e per
la valutazione della velocità di propagazione delle onde elastiche all’interno del materiale
costituente i pali stessi (Sols reconnaissance et essais – Auscultation d’un élément de
fondation. Partie 3 : Méthode sismique parallèle (MSP) - NF P 94-160-39) ;
• il metodo del cilindro elettrico, che misura la differenza di potenziale tra gli elettrodi
posizionati in un foro al centro della colonna in jet grouting, su un elemento tubolare e su
un foro all’eterno della colonna. Confrontando i voltaggi così misurati con quelli relativi al
terreno vergine alle medesime profondità, è possibile risalire al diametro della colonna, per
confronto con dati di calibrazione.
• le prove geoelettriche, basate sulla circolazione di correnti elettriche ed utilizzate per la
valutazione della permeabilità. Generando una differenza di potenziale tra due poli
opportunamente disposti, e misurando il campo così generato mediante sensori distribuiti in
superficie su una maglia regolare, è possibile valutare l’omogeneità del trattamento e
l’esistenza di difetti.
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JET GROUTING RACCOMANDAZIONI AGI
• le prove termiche, utilizzabili per scavi sotto falda isolati da tamponi di fondo e/o diaframmi
in jet grouting. Tali prove consentono di localizzare eventuali perdite, sfruttando una serie
di sensori di temperatura disposti secondo una maglia regolare, in piani a diverse quote.
Le procedure per l’esecuzione di questa prova sono di fatto analoghe a quelle adottate per il
calcestruzzo. Le prove di compressione semplice, possibilmente con lettura delle deformazioni
assiali, si realizzano nel rispetto della norma ASTM 2166 per una resistenza a rottura attesa minore
di 10-15 MPa; per resistenze a rottura superiori al suddetto limite dovrà invece essere applicata la
norma UNI EN 12390.
Le prove di compressione triassiale (UNI CEN ISO/TS 17892-9) e di taglio diretto (UNI CEN
ISO/TS 17892-10) sono raramente utilizzate come indagini di controllo. Queste prove sono tuttavia
necessarie quando le verifiche di calcolo fanno riferimento al criterio di resistenza di Mohr-
Coulomb.
Questi controlli sono indispensabili quando gli interventi di jet grouting avvengono in
prossimità di manufatti sensibili alle variazioni dello stato tensionale e deformativo. L’obiettivo
principale consiste nel valutare, con rapidità tale da consentire di prendere tempestivamente gli
opportuni provvedimenti, gli effetti delle lavorazioni sui manufatti. Uno degli effetti indesiderati più
frequenti consiste nel sollevamento del piano campagna, che si può determinare in trattamenti
superficiali e massivi. A tal fine occorre in primo luogo predisporre un sistema di controllo
topografico dell’area circostante. E’ inoltre opportuno effettuare misure piezometriche e/o
inclinometriche. I dati rilevati in corso d’opera devono essere confrontati con le soglie di
accettabilità definite in progetto.
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JET GROUTING RACCOMANDAZIONI AGI
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