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Sommario
La presente comunicazione riassume i risultati di una ricerca, svolta con finanziamenti Murst-Prin e
GNDCI, coordinata dal prof. ing. A. Pellegrino, riguardante la stabilizzazione di una frana di grandi
dimensioni. L’intervento consiste nel rimodellamento e nella parziale sostituzione del corpo di frana. Il
pendio in questione è sotto osservazione dal 1985; recentemente è stata sviluppata la modellazione
geotecnica del problema sulla base dei dati raccolti e dei comportamenti osservati.
M. Ramondini e L. Caserta
Incontro Annuale dei Ricercatori di Geotecnica 2004 - IARG 2004
Trento, 7-9 luglio 2004
6
4 2
a) Inclinometro (I)
FOSSO A
N
I6 Piezometro Casagrande
TRIN
TRIN
CEA TRINC
con presa al di sotto del
CEA DRE EA DR
rilevato (PC)+
DRE NAN ENAN
N ANT
12
TE "B
"
10 TE "A"
E "C
" piezometro a tubo
Lioni
aperto con presa nel
materiale del rilevato
rsi (TA)
Contu
9 I5
I3 7 I1
MURO DI CONTRORIPA 8
Piezometro Casagrande
con presa al di sotto
del rilevato (PC)
6
Piezometro a tubo
4 aperto con presa nel
materiale del rilevato
I4 (TA)
I2 I7
Picchetto per il
monitoraggio del pendio
C e del rilevato
1
250 Piano di
campagna
b)
Quote (m s.l.m.)
240
B preesistente
230 C B
C B
220 B C rilevato
C
B B D
210
5a 5a
Fiume Sele
200 2b 2a
2b
190 2b
180 175.00
SEZIONE 6-6'
0 10 20 30 40 50 m
Fig. 1 – Planimetria (a) e sezione (b) del pendio dopo la realizzazione del rilevato stabilizzante.
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Incontro Annuale dei Ricercatori di Geotecnica 2004 - IARG 2004
Trento, 7-9 luglio 2004
Passando al monitoraggio degli spostamenti (v. fig. 3) gli inclinometri ubicati in prossimità
della strada, prima della realizzazione dell’intervento, avevano registrato spostamenti dell’
ordine di 3 cm in circa 6 mesi di osservazione.
Dopo l’intervento in circa 4 anni si sono registrati spostamenti di circa 2 cm. E’ evidente,
quindi, l’efficienza dell’opera realizzata la quale ha inibito il ripresentarsi di dissesti sulla
carreggiata stradale.
a) a) b)
Fig. 3 – Confronto fra le deformate lungo la verticale (a) e gli spostamenti alla testa degli inclinometri (b) prima e
dopo la realizzazione degli interventi.
Modellazione
Con la modellazione eseguita si è inteso quantificare lo sviluppo dei meccanismi di rottura ed
interpretare in maniera univoca i dati del monitoraggio.
Il caso descritto è stato modellato agli elementi finiti, in condizioni 2D, mediante un codice di
calcolo commerciale (Plaxis).
La geometria della sezione longitudinale rappresentativa è stata estesa sino a 60 m di
profondità dal fondo dell’alveo del fiume.
Le condizioni cinematiche al contorno consistono in: spostamenti del fondo impediti;
spostamenti orizzontali della formazione di base impediti sui contorni verticali di monte e di
valle. Viceversa per la frontiera di monte del corpo di frana sono stati imposti, in alcune fasi,
gli spostamenti orizzontali misurati.
Per le condizioni idrauliche risultano nulle le pressioni interstiziali nelle alluvioni (via di
drenaggio preferenziale) e nelle altre formazioni la distribuzione è supposta idrostatica con il
fondo impermeabile.
Si è adoperato per i terreni argillosi della formazione di base (2b) e del corpo di frana (4c) il
modello costitutivo Cam Clay modificato, mentre per le alluvioni (5a) ed i terreni del rilevato
(Ril) si è impiegato un modello elasto-plastico, con criterio di rottura di Mohr-Coulomb.
Il calcolo è stato suddiviso in fasi a partire dalla ricostruzione dello stato tensionale in sito, in
cui sono stati imposti i valori dei coefficienti k0 elaborati da prove pressiometriche.
Lungo la superficie di scorrimento esistente, individuata come contatto tra il terreno 4c ed i
terreni sottostanti, sono stati collocati elementi di interfaccia, caratterizzati da resistenza
residua e modesta rigidezza tagliante.
Il monitoraggio ha messo in luce che il pendio a monte della strada è ancora in lento
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movimento, così come era lecito attendersi. Pertanto la fase successiva al consolidamento è
stata analizzata imponendo nella sezione di monte della mesh esaminata gli spostamenti
realmente registrati in sito.
Dall’analisi dei risultati delle analisi numeriche si evince che il pendio era in condizioni di
precaria stabilità già in condizioni naturali (FS=1,05). Inoltre si osserva, in seguito
all’intervento di stabilizzazione, un notevole aumento del coefficiente di sicurezza sino a
1,65 (v. fig. 4). Ciò è in pieno accordo con le analisi di stabilità all’equilibrio limite eseguite
in fase di progetto. Tale soluzione è conseguenza del fatto che la resistenza disponibile è
quella residua che, come è noto, non dipende dal livello di deformazione attinto localmente
lungo la superficie di scorrimento. Dopo l’intervento si riduce notevolmente l’escursione di
FS grazie alla minore fluttuazione delle pressioni neutre (misurate in sito ed in parte
estrapolate nel tempo), ovvero all’effetto drenante del rilevato.
Infine gli spostamenti orizzontali ottenuti dall’ultima fase di calcolo sono stati messi a
confronto con quelli misurati dagli inclinometri e dai picchetti superficiali a monte della
strada e nel resto del corpo di frana. I risultati mettono in evidenza, meglio delle misure, che
ovviamente sono affette da dispersione, la tendenza della frana a comprimersi sulla parte di
valle, direttamente stabilizzata dal rilevato.
FASE
1,8 I II III IV V
intervento
di stabiliz-
1,7 zazione
Coefficiente di sicurezza, FS
1,6
1,5
pozzi rilevato
drenanti stradale
1,4
quota massima falda
frana
1,3
quota minima falda
1,2
da misure
1,1 da estrapolazione
1,0
'85 '86 '87 '88 '89 '90 '91 '92 '93 '94 '95 '96 '97 '98 '99 '00 '01 '02 '03 '04
tempo
Conclusioni
E’ stata svolta l’analisi di un complesso problema al finito di stabilità dei pendii. La notevole
complessità del caso reale non consente di tenere in conto alcuni aspetti fondamentali, per cui
la modellazione degli spostamenti solo parzialmente coglie il comportamento reale della
frana. Si prevede nel prossimo futuro l’utilizzo di modelli costitutivi più sofisticati che,
supportati da opportune indagini in sito e di laboratorio, possano cogliere anche il
comportamento viscoso del corpo di frana.
Bibliografia
Di Nocera S., Fenelli G.B., Pellegrino A., Ramondini M. (1996) “Geological and geotechnical
problems in slopes involved in large old landslides”.VII Int. Symposium on Landislides, Trondheim.
Pellegrino A., Ramondini M., Urciuoli G. (1999) “Il Monitoraggio per il controllo dell’efficacia degli
interventi di stabilizzazione dei pendii”. Atti della giornata di studio C.I.A.S. Monitoraggio del
Territorio: Previsione e prevenzione delle frane. Bolzano, 3 Dicembre 1999.
Di Placido M,. Pellegrino A., Ramondini M., Urciuoli G. (2003) “Stabilizzazione di un pendio in
Argille Varicolori mediante sostituzione parziale del corpo di frana”. Workshop
internazionale“Convivere con le frane: effetti su infrastrutture e insediamenti urbani. Strategie di
intervento per la mitigazione del rischio.” Anacapri, 27-28 Ottobre 2003.
M. Ramondini e L. Caserta