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1.

La finestra aperta sulla strada lasciava entrare ben poca aria e l’afa era
pesante, una coperta bagnata che rendeva difficile respirare, il rock and roll di
Ricky Nelson, suonato dal mangiadischi di Elsa Fischer al piano di sotto
risuonò ancora una volta la canzone era sempre la stessa: Hallo Mary Lou. A
Leo le canzoni americane non dispiacevano, ma Elsa aveva una vera cotta
per Ricky Nelson e da quando quel pezzo era arrivato in cima alle classifiche
lo facevano sentire a tutto il caseggiato. Leo aveva pranzato a mezzogiorno e
mezzo. Aveva letto qualche fumetto e giocato fino alle due, poi si era infilato
la fascia con il numero 10 sul braccio e aveva atteso. Il tempo pareva non
passare mai. Sbuffò e guardò la sveglia sulla mensola della radio. Erano le
15:20, ancora troppo presto. (C. Antonini, Fuori gioco a Berlino)

2. Nel bel mezzo della specchiera dell’armadio emerse un naso, il naso venne
avanti subito seguito da un paio di occhiali un’arcata sopraccigliare, una
fronte, una bocca, un mento, guance, occhi capelli, collo, orecchie. Sospesa
al centro dello specchio fino alle spalle , la faccia guardò a destra e a sinistra.
Poi, più in basso, affiorò la piega di un ginocchio portandosi dietro un corpo
che si estrasse dal vetro tutto insieme, come se uscisse da una vasca da
bagno. La figura sbucata dallo specchio consisteva in un vecchio cappotto
logoro, un paio di occhiali grigi e una lunga sciarpa a tre colori (C. Daboss,
L’attraversaspecchi 1. Fidanzati dell’inverno)
3. E così sono vissuto solo, senza nessuno con cui parlare veramente, fino a
sei anni fa, quando ebbi un guasto nel deserto del Sahara.C’era qualcosa di
rotto nel motore. E siccome non avevo con me un meccanico, né altri
passeggeri, mi apprestai tutto solo a tentare una difficile riparazione. Era una
questione di vita o di morte, per me. Avevo acqua da bere sufficiente appena
per otto giorni. La prima sera mi sono addormentato sulla sabbia, a mille
miglia da qualsiasi luogo abitato. Ero molto più isolato di un naufrago su una
zattera in mezzo all’oceano. Potete ben immaginare la mia sorpresa quando,
allo spuntare del sole, una buffa vocina mi svegliò. Diceva: “Per favore…
disegnami una pecora!”. “Che?” “Disegnami una pecora…”. Sono saltato in
piedi come colpito da un fulmine. Mi sono stropicciato per bene gli occhi e mi
sono guardato attentamente intorno. Ho visto un ometto dall’aria
straordinariamente distinta, che mi osservava serio. (Saint Exupéry, Il piccolo
principe).
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5. Mi è difficile rimanere sereno quando tutti si aspettano da me la LODE in ogni
materia. L'unico che non si aspetta nulla e mio papà perché lui aspetta solo
l'arrivo degli alieni. NON FA PROPRIO TESTO!Anche le sue battute sono
sempre più folli. L'altro giorno mi ha chiesto:"Sai perché non ho parcheggiato
sulla Luna?".ERO SPAVENTATO DA QUELLO CHE AVREBBE POTUTO
DIRE e ho solamente alzato le spalle. Lui ha risposto per me:"Perché oggi la
luna è piena!". È PROPRIO UN PESSIMO COMICO!(Philip Osbourne,IL
DIARIO DI PHIL IL NERD)
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8. Mr Faccia Grassa, il nostro preside, ha comunicato la notizia DAVANTI A
TUTTA LA
SCUOLA, NEL BEL MEZZO DI UN’ASSEMBLEA!
-Non è meraviglioso?- ha esclamato. -Due dei nostri studenti! Il loro padre è
un famoso pittore! e farà il ritratto al presidente degli Stati Uniti d’America!
(Caroline Plaisted, Fermate il mondo... voglio scendere!)
7. Mi chiamo Miguel Castillo, questo già lo sapete. Nacqui ad Aguas Calientes,
ci vissi per molto tempo. Lasciai la mia casa per amore d’avventura, curiosità
insaziabile e la voglia di scoprire il mondo. O forse la mia anima. Feci molti viaggi e
l’ultimo fu per mantenere una promessa. O, almeno è il motivo che raccontai a tutti.
A mia moglie, ai miei bambini. A Robert. Anche a me stesso. Mentivo. Mi sentivo
incompleto, come se nella mia vita mancasse qualcosa. Dovevo partire. Per mettere a
tacere la voce che avevo dentro. (Davide Morosinotto, Il fiore perduto dello sciamano di
K)
8. Margot aveva letto la lettera almeno settanta volte. Il il pezzo di carta cominciava
a rompersi,tanto lo piegava e ripiegava.Ne aveva imparato a memoria il contenuto
sebbene la busta fosse indirizzata al Signor e alla Signora Melo.A intervalli di un’ora,
puntuale come il cucù, Margot tirava fuori questa lettera ufficiale, quasi la
accarezzava, e tornava a rileggere:
gentili signori,
vostra figlia è stata ammessa in prima media presso l’istituto dei Grandi Pini
con inglese come lingua principale,tedesco,russo. (Susie Morgenstern, Prima
MEDIA!)
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10.“Sembra l’attività più gay della scuola” ha detto Jake. Alyssa si è alzata.“Andiamo nel
bosco” ha detto,accennando agli alberi al margine del giardino senza siepe dei Tate.
Tutti gli altri si sono alzati: prima Jake, poi Lance e Gretchen e,lentamente, Braden e io.
Alyssa mi ha guardata proprio come mi guardava la mia maestra di lettura di quarta
elementare quando davo una risposta sbagliata. “Tu devi rimanere qui, Apple” ha detto.”Nel
caso mia madre venga fuori a controllarci.”Lance ha dato una pacca sulla spalla a Braden e
ha detto: “Anche tu rimani qui. Le fai compagnia”. “Non se ne parla” ha detto Braden. “Io non
me ne resto su una schifosa terrazza a controllare la madre di Alyssa mentre voi limonate
nel bosco.” Jake si è avvicinato a Braden e gli ha sussurrato qualcosa all’orecchio. Si sono
messi a ridere tutti e due. I miei piedi sembravano due blocchi di cemento. “Che cosa devo
dire a tua mamma, se arriva?” ho chiesto. Alyssa ha preso la mano di Jake. Indietreggiando
ha detto: “Dille solo che siamo andati a casa di Claire Hathaway”. “Oh, Claire Hathaway!” ha
detto Braden. “Non mi dispiacerebbe portare lei a fare una passeggiata nel bosco.”
(Erin Entrada Kelly, Imparo a Volare)
11.

12. Cassandra lasciò l’infermeria cercando di fare meno rumore possibile, ma aveva appena
raggiunto il primo piano che sentì dei passi e delle voci. Si bloccò, terrorizzata, e
all’improvviso una mano guantata le tappò la bocca e due braccia la strattonarono indietro,
nell’ombra, trascinandola in uno dei vecchi stanzini delle scope. Cassandra era tanto
spaventata che non riuscì neppure a gridare, ma visto che scalciava come un toro inferocito
il proprietario della mano le sussurrò all’orecchio:- Sssssh! O ci troveranno!- Lei cercò di
liberarsi e la mano si serrò con maggiore forza sul viso, facendole male.- Se promettete di
non gridare, signorina, vi lascio andare…- Dopo tutto nemmeno lei voleva essere scoperta,
così fece un cenno con la testa. Subito la stretta attorno si allentò un po’, permettendole di
sgattaiolare a un passo di distanza, mentre il proprietario delle mani si sporgeva per scrutare
fuori. -Arrivano…- ringhiò, tirandosi indietro e richiudendo la porta - Mi raccomando alla
vostra gentilezza… se doveste gridare me ne rattristerei molto-. La ragazza sgranò gli occhi:
anche se era così buio da non riuscire a vedere lo sconosciuto, qualcosa in quel sussurro
l’aveva fatta tremare; nel frastuono del suo cuore che batteva all’impazzata sentì dei passi
avvicinarsi e fermarsi davanti alla porta. Siamo fritti!, pensò serrando i denti con il cuore che
pareva accelerare ancora di più. Una flebile luce oltrepassò il vetro smerigliato e dardeggiò
avanti e indietro, risplendendo di bagliori violacei. Poi i passi ripresero e s’allontanarono
verso le scale che conducevano al piano terra. Cassandra chiuse e aprì la bocca per
qualche istante e, ancor prima che un pensiero riuscisse a prendere forma chiara e limpida,
il suo interlocutore aveva aperto la porta e si era affacciato per sbirciare fuori. Al debole
chiarore delle luci di sicurezza del corridoio, lei si rese conto, che si trattava di un ragazzo.
Un tipo lungo e allampanato che indossava una giacca di pelle scura che pareva una
uniforme di qualche genere e degli stivali alti e infangati piene di catene e borchie
metalliche. I capelli abbastanza lunghi e arruffati gli ricadevano sul viso, nascondendolo
quasi del tutto. (M. Monticelli, Lo Stregone dei Venti)

13. Era uno spettacolo struggente. C’erano voluti anni per ripopolare la foresta dopo
la grande guerra e ora l’avrebbero nuovamente incenerita. La tristezza stava
dilagando nei cuori dei soldati, ma man mano che i minuti passavano la stessa si
stava trasformando in rabbia.Questo avrebbe reso l’esercito più forte. Le prime ore
passarono con la foresta sempre più incenerita. Il drago aveva una fiamma
spaventosa.Le piante bruciavano in poco tempo, cominciando a lasciare solo cenere
per terra. Dalle fila inferiori dell’esercito,un’enorme tinozza d’acqua che poggiava su
ruote, venne portata trainata da decine di orchi. Era stata riempita al villaggio,
svuotando tutti i pozzi che avevano. La tinozza era alta circa 10 metri e larga
altrettanti. Sarebbe bastata all’esercito per aprirsi un varco tra le ceneri ardenti. Il
drago continuava a bruciare la vegetazione lungo un percorso prestabilito, ma il
fuoco, si sa, non è controllabile, quindi, in poco tempo amp pezzi di vegetazione
finirono in cenere. In poco meno di un’ora il grande drago aveva distrutto la parte che
gli interessava dopodichè andò ad adagiarsi lontano, dietro il grande esercito. (S.
Pezzella, Le due lame)
14.Il 10 luglio mentre, in giroper la valle, si svolgevano le ultime gare dell’anno , in
Piazza, fervevano i preparativi per la festa .
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17.Sofia non riusciva a prender sonno. Un raggio di luna che andava a filtrare tra le
tende andava a cadere obliquamente proprio sul suo cuscino. Nel dormitorio gli altri
bambini sognavano già da tempo. Sofia chiuse gli occhi e rimase immobile tentando
con tutte le sue forze di addormentarsi. Ma niente da fare. Il raggio della luna vedeva
l’oscurità come una lama d’argento e andava a ferirla in piena faccia. Nell’edificio
regnava un assoluto silenzio; non una voce dal pianterreno, non un passo al piano di
sopra. Dietro le tende, la finestra spalancata, ma non si udiva un passante sul
marciapiede, né una macchina per per la strada. Non si avvertiva il più lieve il
rumore; Sofia s’era trovata in un tale silenzio. Forse si disse, questa è quella che
chiamano l’Ora delle Ombre. L’Ora delle Ombre, qualcuno le aveva confidato un
giorno, e quel particolare momento a metà della notte quando piccole grandi sono
profondamente addormentati; E allora che tutti gli esseri oscuri escono all’aperto e
tengono il mondo in loro possesso. Il raggio di luna brillava più che mai sul cuscino di
Sofia, così lei decise di scendere dal letto per accostare meglio le tende. Chiunque si
facesse sorprendere fuori dal letto dopo che la luce era stata spenta veniva
immediatamente finito. Sì aveva un bel dire che si doveva andare al gabinetto, non
valeva come scusa e si veniva puniti lo stesso. Ma in quel momento nessuno
l’avrebbe vista, Sofia ne era sicura. (Roald Dahl, il GGG.)

18.Erano scoccate le due, e William era pronto dietro l’Obitorium. sembrava


che lì la neve non venisse spalata più di tanto, perchè gli arrivava fino al
ginocchio. Ma William non avvertiva il freddo: era troppo eccitato. Non era
solito cacciarsi in situazioni del genere. Forse era successo perché aveva
dormito male, o a causa di quello che gli aveva raccontato il professor
Slapperton. Si guardò attorno frastornato. Magari Freddy si era pentito e ci
aveva ripensato… William decise di aspettare ancora cinque minuti. Almeno
avrebbe potuto dire che si era presentato. Aveva le dite indolenzite per il
freddo. Si portò le mani alla bocca, formò una sorta di cupola e ci soffiò
dentro. Non servì a nulla: continuavano a tremare. All’ improvviso sentì la
voce roca di Freddy. “Ma guardatelo! sembra un coniglietto spaventato in
mezzo alla neve.” William si girò e scorse Freddy e altri due ragazzi a una
certa distanza. “Sono pronto” dichiarò William. Era una bugia, ma cos’altro
avrebbe potuto dire? “Non sembri tanto pronto”, commentò Freddy con un
ghigno. “Scommetto che non hai mai assistito a un duello orbotico, vero?”,
prosegui, sollevando la propria sfera metallica davanti a sé. Duello orbotico?
Ma di che cosa stava parlando? William era preparato ad una lotta corpo a
corpo come ai vecchi tempi. I compari di Freddy si tirarono indietro, mentre lui
afferrò saldamente il suo orbis con entrambe le mani e le fece ruotare i vari
componenti un paio di volte. Fissò William e si avvicinò un po’, poi si
immobilizzò. William si affrettò a estrarre il proprio orbis dalla tasca della
giacca. Adesso il cuore gli batteva così forte che sembrava volergli balzare
fuori dal petto. Doveva riguadagnare il controllo delle mani. Di colpo, senza
alcun preavviso, Freddy lanciò il suo orbis contro William. La sfera schizzò via
ad una velocità pazzesca; William fece appena in tempo a gettarsi a terra
nella neve prima che il globo metallico gli sfrecciasse sopra la testa. Si rotolo
e cercò di localizzarlo, ma invece di schiantarsi sul muro dietro di lui l’orbis
invertì la rotta e tornò indietro come un boomerang. Con una mossa
consumata da giocatore di baseball professionista, Freddy lo riacciuffò al
volo. e prima che William si fosse ripreso, glielo lanciò contro un’altra volta. Di
nuovo william dovette gettarsi sulla neve fredda. L’orbis ritornò da Freddy e
William si rialzò in piedi. Volse lo sguardo intorno e notò che era arrivato
anche il resto del gruppo, ma Iscia non si vedeva da nessuna parte. (Bobbie
Peers, William Wenton e il ladro di luridium).

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21.Non scegliete in base alle probabilità: gli incidenti autostradali sono la prima causa di
morte e tutti prendiamo l'autostrada. La probabilità non è scientifica; ogni volta si azzera
come col rosso e nero alla roulette. Hai sempre il 50 per cento; anche se è uscito di fila dieci
volte nero. Tutti ci dicono: "Fai il bravo" e invece io dico: "Non fate i bravi". Se sei sul libro
delle partenze non incide fare o meno i bravi Se non fumi e bevi hai una settimana in più di
vita ma potrebbe essere che in quella settimana tu abbia l'influenza!
(Nadia Toffa, Non fate i bravi)
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23. Sono a scuola tra poco si inizia la lezione davanti a me ci sono 20 persone sedute
nel banco, io sfoglio il libro per vedere le ultime cose, ci sono piramidi immagini di Leopardi e
una pagina tutta in latino,tra poco si inizia
Devo spiegare tutto per bene, questi ragazzi vogliono sapere,imparare molti hanno la matita
in mano e i quaderni aperti e sono pronti per iniziare l'argomento e prendere appunti. Io
cerco di ripassare le ultime cose ogni pagina e diversa dall'altra ci sono argomenti di
botanica di inglese e di chimica.
Io non so niente questa e la verità forse potrei raccontargli un po della mia vita delle cose su
di me, tipo quel viaggio a Parigi o quella volta in cui sono andato in ospedale perché mi sono
rotto la gamba, o sennò gli potrei raccontare della mia prima fidanzata.
Gli potrei raccontare di tutto su di me (..., IL PERCHE’ E IL PERCOME)

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