Sei sulla pagina 1di 5

La poesia in classi L2/LS:

strumento didattico o
trappola inutile?
Giugno 19, 2016 by itxstra

di Roberto Gamberini

Sull’utilizzo della letteratura in prosa nei corsi di italiano


per stranieri si è scritto molto, e nella nostra quotidianità
didattica spesso attingiamo allo sconfinato panorama del
quale la narrativa italiana ci fa disporre. Il mercato
editoriale ci offre anche parecchie antologie già
didattizzate per contesti L2/LS, oppure, lì dove altri autori
di materiali didattici non sono arrivati, la nostra creatività
ci aiuta a rendere apprezzabile dalla classe un testo che ci
sta particolarmente a cuore.

L’esperienza ci insegna, all’inizio non senza un certo


stupore, che non è difficile introdurre materiale letterario
già in livelli bassi: è piuttosto sorprendente come alcuni
autori di libri di italiano L2/LS presentino con successo dei
testi della nostra narrativa sin dalle primissime lezioni del
livello A1! (Un esempio su tutti: Un giorno in Italia, libro di
italiano L2/LS edito da Bulzoni, fa lavorare su un testo
autentico di Francesco Piccolo già nella prima unità di A1).

In questo contesto la poesia è spesso messa in secondo


piano, sia dagli autori di materiale editoriale, sia dagli
insegnanti stessi, i quali, nella migliore delle ipotesi,
confinano il testo poetico ai livelli di maggiore competenza
(C1/C2).

L’obiettivo di questo intervento è invece suggerire


praticamente alcuni utilizzi di testi poetici già a livelli
elementari. Per un inquadramento teorico del tema, si
suggerisce Delucchi (2012).

La prima obiezione: e l’obiettivo comunicativo? A che


serve, in un’ottica funzionale, insegnare la poesia? Cosa
impara il mio studente principiante leggendo una
filastrocca? Impara, altroché se impara! Punto primo: è
davvero gratificante, per uno studente che ha seguito
dieci ore di lezione, scoprire che può comprendere il
significato di una poesia di un grande autore italiano. È un
obiettivo che sembra molto distante, ma che in realtà è più
a portata di mano di quanto ci si possa aspettare e che ci
aiuta a lavorare in maniera mirata sulla motivazione del
nostro studente, motivazione che, come sappiamo bene,
dopo un picco iniziale rischia di precipitare dopo qualche
mese di studio.

Senza contare l’aspetto culturale: troppo spesso


rimandiamo ai livelli più avanzati l’introduzione di elementi
culturali ben caratterizzanti del nostro patrimonio,
elementi che invece il testo poetico ci aiuta a introdurre
sin dalle prime lezioni.

Ma non solo motivazioni, gratificazioni e cultura: l’utilizzo


di un testo poetico può, anche in A1, essere utile per
presentare un fenomeno linguistico che ci interessa
introdurre alla classe.

Un esempio: la classe già conosce gli aggettivi regolari dei


due gruppi, i sostantivi maschili e femminili, gli articoli
determinativi. Il mio obiettivo è far ripassare gli aggettivi
regolari e presentare alcuni accrescitivi e diminutivi, e mi
faccio aiutare dal buon Gianni Rodari:

Filastrocca corta e matta,


il porto vuole sposare la porta,
la viola studia il violino,
il mulo dice: – Mio figlio è il mulino -;
la mela dice: – Mio nonno è il melone -;
il matto vuole essere un mattone,
e il più matto della terra
sapete che vuole? Fare la guerra!

Già in A1 un testo così ricco? Certo! Di sicuro non


capiranno tutto (non è questo il mio obiettivo), ma,
complice la ricca musicalità del testo (alternanza tra
ottonari ed endecasillabi, figure retoriche di suono), i
giochi di parole e i calembour dei quali la poesia è
piuttosto esemplificativa, si può essere certi che i versi
scorreranno via piacevolmente per tutta la classe. Non
conoscono i modali? Non hanno studiato la
comparazione? Ma non importa! Noi siamo lì per questo!
Li dobbiamo guidare gli studenti verso i significati del
testo, quelli più espliciti, quelli più sotterranei, e li
dobbiamo condurre il più possibile verso la comprensione
dei vari livelli di lettura che il testo offre. L’introduzione
degli accrescitivi e dei diminutivi verrà spontanea, anche
ricorrendo a disegni o fotografie che rappresentino i
vocaboli nuovi presenti nel testo, e insieme a questa non
si potrà non pensare ad attività di comprensione e di riuso
del nuovo fenomeno osservato.

E perché non lavorare anche sulla produzione poetica?

Già con i principianti la produzione di poesia è un’attività


creativa molto interessante. Certo, come già detto, non c’è
uno scopo comunicativo vero e proprio, ma le stesse linee
guida del QCER ci ricordano che stimolare l’aspetto
creativo dei nostri studenti con attività mirate riveste dei
grandi benefici funzionali anche in chiave comunicativa.

La produzione poetica è un’attività che si suggerisce per


classi ben avviate, e non tanto per la quantità di lingua
necessaria, quanto piuttosto per l’atmosfera che
dev’essere già consolidata in classe, un ambiente di
cooperazione, sereno e nel quale la voglia di mettersi in
gioco degli studenti sia palpabile. Richiede anche un quid
in più dell’insegnante, il quale dovrà essere in grado di
stimolare la classe verso la produzione di idee poetiche, di
raccogliere le idee della classe e di dirigere l’aspetto
puramente creativo del fare poesia. Dovrà,
sostanzialmente, moltiplicare per il numero dei suoi
studenti un’azione, un fare che di solito è solitario e
mediato, che non risponde ad esigenze e dinamiche di
gruppo.

Lavorare con testi poetici è, sia in fase produttiva, sia in


fase ricettiva, un’attività molto gratificante per la classe.
Forse richiede un piccolo sforzo in più da parte nostra, e
riguardo la preparazione delle nostre lezioni, e durante le
lezioni stesse, che saranno più fuori dagli schemi ai quali
gli studenti sono abituati. Ciò non toglie che si tratta di
un’operazione diversa dal solito che può dare risultati
realmente esaltanti.

Delucchi F, in Italiano LinguaDue, n. 1. 2012, Il testo


poetico nell’insegnamento del’italiano L2/LS.

Potrebbero piacerti anche