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ISSN: 0024-3868

Art. 2 comma 20/B legge 662/96 filiale di Firenze


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Vol. LXXIX, Fasc. 3-4 Settembre-Dicembre 2018


Casa editrice Le Lettere - Firenze

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SOMMARIO sigle e abbreviazioni adottate nella rivista

AIS = Sprach- und Sachatlas Italiens und der Süd- LEI = Max Pfister, Lessico etimologico italiano, Wies-
schweiz, von Karl Jaberg und Jakob Jud, Zofingen, Rin- baden, Reichert, 1979 e segg.
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B. G. Russo, Insegnare grammatica a fine Ottocento: il metodo “pre-fumettistico” renze, Manni, 1729-17384, Firenze, Tip. Galileiana, 1863- stian Schmitt, Tübingen, Niemeyer, 1988-2005
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lingua italiana e dei suoi dialetti, Torino, Einaudi, vol. I,
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Libri ed articoli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 123 DELI = Dizionario Etimologico della Lingua Italiana
Fonetica, 1966, vol. II, Morfologia, 1968, vol. III, Sintassi
e Formazione delle parole, 1969 [si cita per paragrafo]
di Manlio Cortelazzo e Paolo Zolli, Bologna, Zanichelli,
SFI = Studi di filologia italiana, Firenze, 1927 segg.
1979-1988 (2a ed. a cura di Manlio Cortelazzo e Michele
A. Cortelazzo, ivi, 1999 con cd-Rom) SGI = Studi di grammatica italiana, Firenze, 1979
DI = Wolfgang Schweickard, Deonomasticon itali- segg.

LINGUA NOSTRA intende promuovere l’interesse per la lingua italiana e lo studio dei cum. Dizionario storico dei derivati da nomi geografici e da SLeI = Studi di lessicografia italiana, Firenze, 1979
nomi di persona, Tübingen, Niemeyer, 1997 segg. segg.
FEW = Walther von Wartburg, Französisches Etymolo- SLI = Studi linguistici italiani, Friburgo, poi Roma,
problemi di essa, mirando a conciliare due esigenze ugualmente importanti: la consapevo- 1960 segg.
gisches Wörterbuch, Bonn (poi Leipzig e Basel), 1922 segg.
lezza di una antica tradizione e la rispondenza alle necessità moderne. GAVI = Giorgio Colussi, Glossario degli antichi TB = Niccolò Tommaseo-Bernardo Bellini, Diziona-
La rivista, fondata nel 1939 da Bruno Migliorini e Giacomo Devoto, quindi diretta da volgari italiani, Helsinki, University Press, 1983-2006 rio della lingua italiana, Torino, Unione Tipografico-Edi-
Gianfranco Folena e da Ghino Ghinassi, è ora diretta da Andrea Dardi e Massimo Fanfani. GDLI = Grande dizionario della lingua italiana, fon- trice, 1865-1879
dato da Salvatore Battaglia, Torino, Utet, 1961-2002 (Sup- TLIO = Opera del Vocabolario Italiano, Tesoro della
Si articola in varie parti: lingua italiana delle origini [fondato da Pietro G. Beltra-
plemento 2004, a c. di Edoardo Sanguineti)
storico-filologica: storia della lingua; grammatica storica; etimologia, lessicologia e se- GRADIT = Grande dizionario italiano dell’uso, diret- mi; leggibile in rete all’indirizzo <http: //tlio.ovi.cnr.it/
mantica storica; retorica e stilistica; metrica; storia della questione della lingua e del pensiero to da Tullio De Mauro, Torino, Utet, 1999 con cd-Rom tlio/>]

linguistico; storia della grammatica e della lessicografia; onomastica; testi e documenti; (Nuove parole italiane dell’uso, 2003; Nuove parole italia- VEI = Angelico Prati, Vocabolario etimologico italia-
ne dell’uso, II, 2007) no, Torino, Garzanti, 1951
descrittiva: grammatica e lessicologia dell’italiano d’oggi; neologismi, forestierismi e
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paci di offrirmi. In questi ultimi giorni, nell’ap- UNA PAROLA VENEZIANA:


prossimarsi di questo incontro, qualcuno si è ma- COLADENA
nifestato e mi ha procurato un immenso piacere.
Dal lontano Giappone una laureata mi scrive:
«Professore, Lei sarà sempre il mio professore, ca-
pisce? Sono sicura di sì. È una delle poche perso- Lo spunto per questo scritto viene dalla re-
ne che ha avuto fiducia in me, che è stata contenta censione che Lorenzo Tomasin ha dedicato al bel
del mio lavoro ma non per questo mi ha rispar- volume di Francesco Crifò sulla lingua dei Diarii
miato i dubbi e le domande. […] Intanto aspetto di Marin Sanudo (1496-1533)(1). Nel presentare i
sue notizie, si goda la libertà dalle lezioni perché ci punti più rilevanti del glossario generale – lo stu-
sarà sempre chi avrà voglia di ascoltarla e impara- dio contiene anche un glossario tematico, relativo
re da Lei». E dalla meno lontana Parigi un’altra al lessico dell’artiglieria – il recensore addita su-
laureata mi scrive: «Desidero esprimerLe la mia bito due parole, coladena ‘sorta di collana di gran
gratitudine per quanto Lei ha rappresentato nella pregio’ e furatola ‘commercio illecito di vini’, di
mia formazione intellettuale e umana». Dalle por- indole diversissima ma in ugual misura bisognose
te di Firenze mi è giunta addirittura una racco- di spiegazioni riguardo alla loro origine. Ora, le
mandazione seneciana: «Vindica te tibi, et tempus due parole hanno in comune anche l’essere qua-
quod adhuc aut auferebatur aut subripiebatur aut drisillabiche, cosa che le espone più di altre alle
excidebat collige et serva». A questa laureanda cer- aggressioni etimologiche: cerchiamo di approfit-
cherò di dare retta, ma ho il dubbio pauroso di non tarne, affrontando subito la prima (l’altra prossi-
sapere colligere e servare il tempus, perché ancora mamente).
non mi pare giusto lasciare l’insegnamento univer-
sitario; anzi oggi è come se mi dovessi pronuncia- 1. La voce coladena – si può ben dire – è molto
re per un diverso e rinnovato modo di essere tra poco nota, facendo il suo esordio nella lessicografia
voi. Avendo mancato all’appuntamento della pro- solo col Cortelazzo del veneziano cinquecentesco,
lusione tanti anni fa, è come se ad oggi avessi ri- che mette a lemma coladèna con la chiosa ‘collana’
mandato quella indicazione di impegno. Perciò ho e ne dà cinque esempi, tutti dai Diarii del Sanudo(2).
intitolato questo incontro Quasi una prolusione. Eccone uno del 1498: «Era vestito di brochà d’oro
Una mano impietosa e acre ha corretto su un con una coperta di raso cremesin e una grossa co-
avviso esposto in Facoltà Quasi una delusione(6). Da ladena»; e uno del 1501: «e una coladena al collo,
un certo punto di vista ci sarebbe ampio spazio per grossa». Veniamo però a Crifò, che chiosa più este-
la “delusione”, ma non corrisponde al mio carat- samente – e si è già visto – ‘sorta di collana di gran
tere nemmeno quest’oggi: credo che ancora conti- pregio’ e allega un altro paio di esempi da altre ope-
nuerà ad animarmi una forte illusione, quella illu- re dello stesso Sanudo, uno dei quali pare dirci che
sione che non soltanto mi ha guidato come remo- la parola poteva non essere nota a tutti(3):
ta stella da un cielo lontano, ma che sempre mi ha
Quando vien alcuna signora per veder Venetia ghe
spinto dal di dentro. Quindi niente delusione; mi si vanno incontra 130 e più donne adornate, et vestite con
conceda ancora un’illusione, un’illusione che mi
sono illuso di aver porto e coltivato al servizio del-
la comunità universitaria e al profitto della compa-
gine sociale. (1)
Lorenzo Tomasin, recensione a Francesco Crifò, I
«Diarii» di Marin Sanudo (1496-1533). Sondaggi filologici e
CARLO ALBERTO MASTRELLI † linguistici, Berlin, De Gruyter, 2016, in Revue de linguistique
romane, LXXXI (2017), pp. 512-18. Per le loro importanti
osservazioni su questo scritto l’autore ringrazia molto il re-
censito e il recensore, nonché Vittorio Formentin.
(2)
Manlio Cortelazzo, Dizionario veneziano della lingua
e della cultura popolare nel XVI secolo, Limena, La Linea,
2007, pp. 356-57, s. v. coladèna.
(3)
Crifò, I «Diarii» di Marin Sanudo, cit., p. 409. La ci-
tazione è da Marin Sanudo il Giovane, De origine, situ et
magistratibus urbis Venetae ovvero La città di Venezia (1493-
(6)
[Oggi si può rivelare che la mano era quella, invece 1530), a cura di Angela Caracciolo Aricò, Venezia, Centro
bonaria, di Pär Larson (che però ricorda di aver alterato il di studi medievali e rinascimentali «E. A. Cicogna», 20112,
prefisso in più di un modo)]. p. 23.

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zoie di grandissimo valor et precio; et tal c o l a d e n a – Moyen Français, inoltre, assegna al lemma il valore
c h e c u s ì s i c h i a m a – porta de valor da ducati di ‘pièce de harnais fixée au cou du cheval’(7). Pa-
300 in suso fino a ducati mille. re evidente che è necessario cercare ancora, e in
altre direzioni.
Fuori dagli scritti del Sanudo Crifò rintraccia
diverse altre attestazioni, che vanno dal 1492, data 2. Prima di tutto bisognerà mettere bene a fuo-
di una relazione di viaggio stilata dal pure venezia- co la parola e anche la cosa, riprendendo perciò in
no Andrea de’ Franceschi(4), fino al 1552, anno del- mano le attestazioni. Che non sono poi rarissime e
la stampa di un testo pavano di Giacomo Morello, che, rispetto al Sanudo, si rintracciano già vari de-
dove si riscontra la forma colaina(5), che del resto cenni addietro: due esempi della voce compaiono
compare nello stesso Sanudo. Si vedrà tra poco che infatti nel cosiddetto Codice Morosini, cronaca ve-
il ventaglio della documentazione si può allargare, neziana che passa a diario (1094-1433) sotto la pen-
ma rimane vero che a Venezia e dintorni le attesta- na di Antonio di Marco Morosini (circa 1368-post
zioni della parola, nelle sue varianti, si limitano al 1433). Gli esempi si presentano nella variante del
Quattro e al Cinquecento. Ai dati antichi Crifò af- tipo colaina, in brani che ricordano fatti del 1415 e
fianca poi una forma moderna golàina ‘collana’, re- che saranno databili a quell’anno. Il primo parla
gistrata nella provincia di Udine (AIS VIII 1571, del limite imposto dal governo veneziano «per que-
318). li de la Ruga Granda da i Zoieli una cholaina d’oro,
Quanto alla relazione fra coladena e colaina, se- over zoia de molti zoieli lavorada artificial mente,
condo Crifò la seconda verrebbe dalla prima, per de vaiuda de priexio de duchati CC L d’oro»(8); si
via del dileguo di -d-. Però per la forma colaina (che noterà che anche qui la parola viene glossata. Il se-
va letta colàina, come suggerisce anche l’appena vi- condo brano ci fa sapere che, nell’occasione di una
sto golàina) si può pensare – continua l’autore – a giostra, il vincitore avrebbe potuto indossare e por-
una provenienza dal francese medio collaine (FEW tare in giro per Venezia «la cholaina d’oro con mol-
II, p. 912a), essendo lì ammissibile una lunga con- te zoie lavorada per vaiuda de duchati CC in CC L»
servazione del dittongo -ai-. appartenente al Marchese di Ferrara(9). Le due
Si rimane subito un po’ insoddisfatti perché la menzioni ci danno anche una qualche idea del-
prima affermazione, che è in alternativa con la se- l’oggetto, una sorta di catena d’oro arricchita da
conda e che si intuisce preferita, non arriva a un più perle o pietre preziose.
vero etimo. Se poi si va a guardare meglio, i moti- Se lasciamo provvisoriamente da parte alcuni
vi di insoddisfazione aumentano. Anzitutto c’è il esempi padovani, per la fase iniziale della docu-
supposto dileguo di -d-: il fenomeno è antico, e mentazione si possono riportare – con fiducia non
suona strano se la forma è tarda come pare. Circa pienissima perché si tratta di dati trascritti – altre
poi la possibilità di una provenienza dal francese, due ricorrenze della parola presenti nelle Vite dei
a parte la questione del dittongo, è di ostacolo il dogi del Sanudo e citate anche da Crifò; la forma è
fatto che in questa lingua, dove per ‘ornamento da sempre colaina. Il primo caso è in una lettera del
collo’ il tipo collier è ben frequente, la voce collai- 1441 che riferisce delle sontuosissime nozze fra Lu-
ne è invece molto rara; tanto rara che il lessico del crezia Contarini e Giacomo Foscari, figlio del do-
Godefroy, da cui dipende il FEW, ne riporta un ge Francesco, e in particolare delle vesti e degli or-
solo esempio, datato 1401(6). Il Dictionnaire du namenti regalati per l’occasione, fra i quali il mo-
nile – un pezzo d’eccezione – è di gran lunga il più
prezioso(10):

(4)
Con rinvio a Wolfgang Schweickard, Un viaggio del
1492 nel Sacro Romano Impero, in Zeitschrift für romanische
Philologie, CXXIX (2013), pp. 85-95, a p. 92. L’attestazio- ‘ornement de cou’ (la voce presenta anche due esempi del-
ne è tratta da Enrico [Henry] Simonsfeld, Itinerario di Ger- la forma collane, da un testo del 1561).
(7)
mania dell’anno 1492, in Miscellanea di storia veneta, s. II, t. Presso il sito http://www.atilf.fr/dmf/, s. v. collainne.
(8)
IX (1903), pp. 275-345, a p. 316. Il Codice Morosini. Il mondo visto da Venezia (1094-
(5) 1433), a cura di Andrea Nanetti, Spoleto, Centro italiano di
Cfr. Ivano Paccagnella, Vocabolario del pavano (XIV-
XVII secolo), Padova, Esedra, 2012, p. 149, s. v. colaina (la studi sull’alto Medioevo, 2000, II, p. 595.
(9)
chiosa è ‘collanina’). Ivi, p. 597.
(6) (10)
Frédéric Godefroy, Dictionnaire de l’ancienne lan- Marin Sanudo il Giovane, Le vite dei dogi. 1423-
gue française, Paris, Vieweg, II, 1883, p. 182, s. v. collainne 1474, a cura di Angela Caracciolo Aricò, Venezia, La Mal-

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Anchora li ha dado uno fermaceto da dreza [‘trec- Del 1476 è un altro decreto col quale si vieta «l’uso
cia’] bello che ha una grossa perlla, uno rubin et un sme- di vesti ed ornamenti con gemme e perle “excepto
raldo et uno diamante, el qual val assai danari; uno fer- una c o l l a d e n a per la vesta over sula zorneda,
maio da spalla con uno gran diamante et una perlla et
uno balasso di precio di ducati 3500; u n a c o l a i n a , non portando la cappa”, ma non di maggior valo-
che fo quella portava la Rezina di Cipri, d i p r e c i o d i re di ducati 500»(15).
d u c a t i 8 0 0 0 ; in dedo molti anelli, fra i qual ne sé ba- La forma appena vista, con o senza la trascu-
lassi 4 grandi di precio di ducati 2000, che basteria tut- rabile geminazione grafica di l, si manifesta all’in-
te queste cosse a ogni gran Reina. circa in quegli anni, dunque secondariamente. I
primi casi che si sono rintracciati compaiono in due
Il secondo caso è nella copia di un provvedi- decreti del 1463: sono due occorrenze del plurale
mento del 1453, che obbliga «quelli che hano fer- colladene(16). Vari altri esempi si trovano nel Decor
magij da dreza e da spala, colaina, anelli da affitar» puellarum stampato a Venezia da Nicolas Jenson
a darne notizia ai tesorieri della Repubblica(11). Si con l’impossibile data 1461, emendabile in 1471(17).
nota che il nome è al numero singolare: probabil- Qui la parola fregia l’intero quarto libro, «chiama-
mente perché di questi oggetti si arrivava ad aver- to de belli costumi in similitudine de una preciosa
ne uno solo. coladena»(18), dove a un certo punto l’oggetto che
In qualche occasione particolare le autorità ne si ha in mente viene descritto:
richiedono lo sfoggio, come succede per una festa
in onore degli oratori di Francia, dell’ottobre del La coladena novitiale sì è gli belli e pelegrini costu-
1459, quando il senato di Venezia decreta che mi che apertiene a le savie e discrete donzellete, la qua-
le coladena sì è de durissimo oro, ne la quale sonno sep-
omnes domine, que invitabuntur et venient ad dictum te saphili de grandissimo precio circundati de grandissi-
festum, deponere debeant vestes lugubres, si illas porta- me e grossissime perle(19).
rent, omnesque dicte domine, que venient ad festum,
possint pro illa die portare c o l a i n a s , fermaleos, per- Per la stessa forma possiamo poi citare un trat-
las et omnia alia iocalia et ornamenta que sibi videbun- tato di mnemotecnica, sempre veneziano, databile
tur, ut sint bene ornate(12).
al 1479. L’anonimo autore, nel punto in cui si trat-
ta della memorizzazione di cose giuridiche, per le
Un oggetto così prezioso era adatto a fare da glosse consiglia la seguente associazione: «in gut-
pegno, come testimonia un altro decreto, dell’an- ture imaginis ponas monile quod vulgo dicitur la
no 1472, con cui si ordina alla famiglia Corner Pi- coladena gemmata»(20).
scopia la restituzione di «unum torquem sive co- A Padova, però, nel 1488 troviamo di nuovo
lainam» del valore di 4000 ducati avuto dal re di colaina, in un provvedimento che ribadisce la sud-
Cipro(13).
Negli atti ufficiali, però, dell’oggetto si fa men-
zione più spesso per questioni suntuarie, come in
(15)
alcuni dei casi già visti. Così è anche, per esempio, Si riprende da Pompeo G. Molmenti, La storia di
Venezia nella vita privata, Torino, Roux e Favale, 1880,
in un provvedimento del 1463 con cui il senato ve- p. 313.
neto proibisce di indossare varie cose preziose, (16)
In Acta Albaniae Veneta saeculorum XIV et XV, a
«excepto iocale in capite et collaina sive collari»(14). cura di Giuseppe Valentini, München, Trofenik, 1979, par-
te III, vol. XXV, p. 116 («Jtem che tutte Zoie, Colladene,
anelli […]») e p. 120 («danarj occupadj in Colladene, fer-
maieti, ballassi, perle, et altre zoie de valor […]»).
(17)
Vedi Martin J. C. Lowry, Humanism and anti-semi-
contenta, I, 1999, p. 350 (l’edizione si basa su un mano- tism in Renaissance Venice: the strange story of Decor Puel-
scritto della fine del XVI secolo). larum, in La Bibliofilia, LXXXVII (1985), pp. 39-64; Id.,
(11)
Ivi, p. 493. Nicolas Jenson e le origini dell’editoria veneziana nell’Euro-
(12)
Giovanni Battista Picotti, La dieta di Mantova e la pa del Rinascimento, Roma, Il Veltro, 2002 (ed. originale
politica de’ Veneziani, Venezia, R. Deputazione veneta di 1991), pp. 104-5 e 366.
storia patria, 1912 (Miscellanea di storia veneta, s. III, t. IV), (18)
Questa sì è una opera la quale si chiama decor puel-
p. 460. larum, zoè honore de le donzelle […], [Venezia], Per magi-
(13)
Louis de Mas Latrie, Histoire de l’Île de Chypre sous strum Nicolaum Ienson, 1461 [ma 1471]. Si cita dall’esem-
le règne de la Maison de Lusignan, III, Paris, Imprimerie Im- plare BNCF, Pal. E.6.4.113 (I), c. 47r (numerazione a lapis).
périale, 1855, pp. 331-32. (19)
Ivi, c. 48v (con qualche ammodernamento).
(14)
Giulio Bistort, Il magistrato alle pompe nella Repub- (20)
Roger A. Pack, Artes memorativae in a Venetian ma-
blica di Venezia, Venezia, R. Deputazione veneta di storia pa- nuscript, in Archives d’histoire doctrinale et littéraire du
tria, 1912 (Miscellanea di storia veneta, s. III, vol. 5), p. 175. Moyen Âge, LVIII (1983), pp. 257-300, a p. 276.

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ditanza della città a Venezia anche negli abbelli- Del Sanudo si riparlerà tra poco, dopo aver vi-
menti delle donne, alle quali viene proibito di sto tre attestazioni più tarde, che sono le ultime che
«portar publice aut private suxo la sua persona si sono trovate, tutte del tipo colaina. Alla prima si
c o l a i n e , colari, cadene, cadenelle over altro or- è già accennato; si trova in un testo in pavano a
namento da qual condizione se sia et se chiame» (è opera di Giacomo Morello, compreso in un volu-
da notare che il nostro monile è messo in prima po- me che porta la data 1551 sul frontespizio e 1552
sizione)(21). E col(l)aina si legge più volte in un atto nel colophon. Qui l’uso della parola è scherzoso,
triestino del 1501(22). dato che si ha che fare con una collana di agli:
Va inoltre ricordato il lessico veneto-tedesco di «Barba Ceola di Reviersi ghe metté una resta d’agio
Adam von Rottweil, che nella sua prima stampa al collo diganto: “Tuo’ sta colaina e tiéla inchina
(Venezia 1477) presenta una variante ancora di- que se farbica la caena que te tegnerà”»(28). La se-
versa, nell’equivalenza «La c h o l a i n g i a – das conda si legge nella relazione stesa da Andrea Mi-
halspand»(23). Quell’accumulo di lettere riflette chiel, conte di Spalato, al suo ritorno a Venezia nel
l’imbarazzo dell’autore davanti alla nasale palatale maggio del 1573, in un passo in cui loda i funzio-
e – lo dice già il Mussafia(24) – va letto colaña o, se nari locali per aver ovviato ai ritardi delle paghe dei
si vuole, colagna (più avanti nel lessico si trova Ali- soldati impegnando «le loro colaine d’oro, bacili
maingia a indicare la Germania). Bisogna anche d’argento et altre simil robbe di proprio»(29). La ter-
notare che in seguito la sequenza passa a «La co- za attestazione è del 1578 e si trova in un docu-
laina – das halsband», come si legge nell’edizione mento relativo alla spartizione di alcuni beni ap-
dell’anno 1500(25). partenuti a Tiziano Vecellio (1488/1490-1576), tra
Torniamo ora ai Diarii del Sanudo, che quan- i quali figurano «tre colaine d’oro, una con sua me-
to alla forma della parola, comprensibilmente, pre- dagia qual portava al collo el signor Titian»(30); che
sentano una generale oscillazione: l’interrogazione somigliano a quelle di un autoritratto del 1562, ora
elettronica della riproduzione del testo a stampa(26) a Berlino(31).
ha prodotto una maggioranza di risposte per il ti-
po coladena, con 25 esempi, contro i 16 del tipo co-
laina, senza che nei 38 anni coperti dai Diarii i due
tipi si possano associare a fasi diverse. Si registra-
no inoltre due casi di coladina (I 676, a. 1497, e il
plurale coladine in V 24, a. 1503), nonché uno di
colaena (XLVI 313, a. 1527)(27).

(21)
Antonio Bonardi, Il lusso di altri tempi in Padova.
Studio storico con documenti inediti, in Miscellanea di storia
veneta, s. III, t. II (1910), pp. 1-291, a p. 152.
(22)
Biblioteca Civica di Trieste, Archivio dei Vicedomi-
ni, 47, c. 44r. Il documento è citato da Jacopo Cavalli, Com-
mercio e vita privata di Trieste nel 1400, Trieste, Vram, 1910,
p. 290, che però riporta per errore una forma golainam.
(23)
Vito R. Giustiniani, Adam von Rottweil. Deutsch-
italienische Sprachführer, Tübingen, Narr, 1987, p. 71, n.°
979. teca Nazionale Marciana, It. VII 228 (9215), It. VII 233
(24)
Adolf Mussafia, Beitrag zur Kunde der norditalieni- (9220), c. 11r, e It. VII 274 (9261), c. 199r.
(28)
schen Mundarten im XV. Jahrhunderte, Wien, Gerold, 1873, Si cita da Paccagnella, Vocabolario del pavano, cit.,
p. 10, nota 4. p. 149, s. v. colaina.
(25) (29)
Sempre in Giustiniani, Adam von Rottweil, cit., Mletac#ka uputstva i izvieštaji, I, Od 1572 do 1590
p. 71, n.° 979. godine, a cura di Grga Novak, Zagreb, Jugoslavenska Aka-
(26)
Condotta attraverso il sito http://asa.archiviostudia- demija Znanosti i Umjetnosti, 1964, p. 134.
(30)
driatici.it/ dell’Istituto di Scienze Marine (Venezia) del In Charles Hope, Titian’s family and the dispersal of
C. N. R. (nel riportarne i risultati non si distingue tra forme his estate, in Late Titian and the Sensuality of Painting, a cu-
con -l- e con -ll-). Il testo a stampa è I Diarii di Marino Sanu- ra di Sylvia Ferino-Pagden, Venezia, Marsilio, 2008 (ed.
to, a cura di Nicolò Barozzi, Guglielmo Berchet, Rinaldo Fu- originale 2007), pp. 29-41, a p. 40, nota 84.
(31)
lin, Federico Stefani e poi di Marco Allegri, 58 voll., Venezia, Cfr. Rodolfo Pallucchini, Tiziano, Firenze, Sansoni,
Visentini, 1879-1903, da cui si cita per volume e colonna. 1969, I, p. 313, n.° 466 (a. 1562 c.); Filippo Pedrocco, Ti-
(27)
Si sono ricontrollati gli autografi, Venezia, Biblio- ziano, Milano, Rizzoli, 2000, pp. 272-73.

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LINGUA NOSTRA

3. Le attestazioni ci permettono di affrontare L’idea della catena è poi ben evocata in questo
un po’ più sicuri il problema della forma della pa- resoconto da Londra, dove si dice che i dignitari
rola. Abbiamo visto che il tipo colaina si distende che accompagnano il re sono «tutti con le sue co-
su tutto l’arco della documentazione, mentre il ti- laine d’oro, che in vero era tal signor che havea sì
po coladena compare accanto all’altro nella parte grossa, che chi la metesse a li pie’ di un ladro, in
centrale di quell’arco. Secondo una sorta di norma locho de un per de ferri, saria bastante a costudir-
delle aree laterali cronologica, la conclusione a cui lo, tanto erano grosse; val assaissimi danari» (XVIII
si arriva è la seguente: delle due forme la più anti- 352, a. 1514). E in due casi la parola per ‘catena’ è
ca è colaina. E in questo quadro è coladena a ri- chiamata in causa espressamente: «si messe una co-
chiedere anzitutto una spiegazione, e le possibilità ladena over cadena d’oro al collo» (XXV 522, a.
ci paiono due. 1518); «con manto di restagno d’oro et coladena
La prima possibilità è l’incrocio con un’altra over cadena d’oro al colo» (LIII 312, a. 1530).
parola, e il Sanudo, al quale torniamo, sembra I dati appena visti indurrebbero insomma a
metterci il fatto quasi davanti agli occhi. Nei Dia- pensare che colàina si sia incrociato con cadena.
rii si parla sempre di colaine o coladene indossate Stando così le cose, coladena avrebbe come cadena
da uomini, alti dignitari di varie parti d’Europa, e un accento piano e sarebbe dunque coladéna (va
le gemme e le perle che altrove si sono viste pre- da sé che l’accentazione della forma non ci è nota,
senti nei monili da donna non sono chiamate in perché nessuno dei nostri documenti è in versi). Va
causa mai. L’elemento che invece persevera è ov- detto, però, che l’ipotesi ha un prezzo molto alto,
viamente quello portante, che è una sorta di cate- perché rispetto alla forma di partenza si sarebbe
na, quasi sempre d’oro; talvolta oro massiccio, co- verificata una dislocazione dell’accento, un fatto
me nel caso seguente (XXIV 116, a. 1517): «Ve- davvero traumatico: sarà dunque meglio pensare
neno 6 oratori bergamaschi, li do primi cavalieri, che l’accentazione fosse colàdena.
et il primo era vestito di panno d’oro a la france- Se la forma va letta colàdena, a prima vista la
se con una grossissima coladena d’oro al collo». sua spiegazione è anch’essa costosa, in quanto il
Ora, il personaggio è identificabile con sicurezza passaggio da colàina a colàdena comporta la rottu-
nel patrizio bergamasco Francesco Albani, che in- ra dell’unità di un dittongo, cosa che non pare mol-
torno al 1520 si fece ritrarre da Giovanni Cariani to naturale. Qui però non è richiesta un’ipotesi del
proprio in quella veste, sotto una catena d’oro tutto ad hoc, come è quella dell’incrocio, perché ci
davvero imponente(32). si può appellare alla nota alternanza, nelle parlate
venete, tra forme con -d- intervocalico e forme con
consonante assente per dileguo, alternanza osser-
vabile per esempio nella coesistenza di cadéna e
caéna(33). Il fenomeno innesca casi di falsa restitu-
zione: negli stessi anni di colaina/coladena, a Vene-
zia troviamo per esempio zornèa ‘giornea’ (dal fr.
medio journée, cfr. FEW III 103a) che alterna con
zornèda (sopra si è visto un documento del 1476
con «una colladena per la vesta over sula zorne-
da»)(34). E tra le parole soggette ad alternanza ce n’è
almeno una che ha una struttura prosodica vicina
alla nostra, cioè piàdena ‘scodella’, di cui conoscia-

(33)
Cfr. Cortelazzo, Dizionario veneziano, cit., p. 246,
s. v. caéna; Giuseppe Boerio, Dizionario del dialetto vene-
(32)
Cfr. Rodolfo Pallucchini-Francesco Rossi, Giovan- ziano, Venezia, Cecchini, 18673, p. 133, s. v. caèna o cadèna.
ni Cariani, Bergamo, Credito Bergamasco, 1983, pp. 58 e Per il fenomeno vedi Crifò, I «Diarii» di Marin Sanudo, cit.,
123. Augusto Gentili, Lorenzo Lotto e il ritratto cittadino: pp. 282-83 e 364-66.
Leonino e Lucina Brembate, in Il ritratto e la memoria. Ma- (34)
Vedi anche Cortelazzo, Dizionario veneziano, cit.,
teriali, I, a cura di A. Gentili, Roma, Bulzoni, 1989, pp. 155- p. 1539, s. v. zornèa, con un esempio di zorneda dai Diarii del
81, alle pp. 170-72. Sanudo.

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LINGUA NOSTRA

mo la variante duecentesca plàena(35) e le più recenti cosa ritenuta invece impossibile dallo sloveno Ka-
piàena (trevigiano), piegna e piena (pavano), piana rel Štrekelj, che ricostruiva perciò un lat. *colla@nea
(vicentino e polesano), con queste ultime che pas- da porre alla base della forma romanza da una par-
sano attraverso *piaina(36). Per la forma quadrisil- te e di quella slava dall’altra(40). Il Meyer-Lübke,
labica, dunque, la spiegazione più semplice pare nella prima edizione del REW (1911-1920), sotto il
quella che presuppone un’accentazione sdrucciola: n.° 2053 co*llum, rilevava la problematicità della
colàdena. forma golàine, affermando che «kann nicht roma-
La forma coladena, che dai documenti si intui- nische Ableitung sein» e con ciò respingendo im-
sce secondaria, può trovare insomma una giustifi- plicitamente il *colla@nea dello Štrekelj, ma acco-
cazione e dunque per l’etimologia bisognerà rifar- glieva senz’altro la sua critica all’ipotesi dello slavi-
si senz’altro alla forma colàina. Prima però di an- smo. Nell’edizione definitiva del REW, però, il Me-
dare a cercare l’etimo, per amore di completezza, ci yer-Lübke cambiava idea e, sempre sotto il n.°
occupiamo di un altro fatto, un’altra possibile va- 2053 col* lum, alla base di tutto metteva l’istriano ko-
riante della parola, anch’essa quadrisillabica, sta- laṅa, variante dell’it. collana (con ṅ che equivale a
volta nella forma colaìna, la cui esistenza si può so- [ŋ], a indicare la nasale velare), che sarebbe stato
spettare se si allarga un po’ il nostro quadro. adattato in kolajna dal serbo-croato e di qui si sa-
rebbe riverberato nel friulano.
4. Il quadro si allarga per comprendere le lin- Questo kolaṅa istriano, però, è un candidato
gue slave meridionali, dove troviamo lo sloveno ko- molto debole: a prescindere dal mutamento che la
la'jna ‘medaglia da collo’ e il serbo-croato kòla'jna forma avrebbe subito passando nel croato, per
‘monile da collo, medaglia’. Dal punto di vista eti- niente scontato, c’è molto da dubitare dell’esisten-
mologico le due forme sono riducibili a una, dato za della forma stessa. Nelle fonti del REW, gli scrit-
che lo sloveno kola'jna, documentato in epoca re- ti di Antonio Ive41, quella parola infatti non si tro-
cente, proviene sicuramente dal serbo-croato(37). va; si può immaginare che il Meyer-Lübke l’abbia
Quanto al punto di partenza, di solito si rimanda costruita applicando all’it. collana il fenomeno di
all’italiano collana, talvolta rilevando il problema velarizzazione – questo sì registrato dall’Ive(42) – che
dell’elemento -j- che pare aggiuntivo(38). riguarda la nasale alveolare in sillaba postonica (per
Il piccolo problema slavo è in realtà anche un esempio in luṅa) nella parlata di Valle d’Istria; ma
piccolo problema romanzo, che coinvolge il friula- di tutte le parlate istriane, solo in quella. Le condi-
no golàine ‘collana’ di cui sopra si è citata una va- zioni per il supposto prestito sono davvero labili.
riante golàina e su cui, tra la fine dell’Ottocento e C’è anche il fatto che nella lingua nazionale croata,
gli inizi del Novecento, si è dibattuto tutto som- stando a quanto afferma Giovanni Maver, non ci
mato non poco. Il Pirona e il Gartner davano in- sono casi di parole prese dall’istriano; mentre ce ne
fatti golàine come prestito dallo sloveno kolaj' na(39), sono – naturalmente – dal veneziano(43). E ora sap-

(35) lio Andrea Pirona, Venezia, Antonelli, 1871, p. 190; Theo-


Vittorio Formentin, Baruffe muranesi. Una fonte
giudiziaria medievale tra letteratura e storia della lingua, Ro- dor Gartner, Raetoromanische Grammatik, Heilbronn, Hen-
ma, Edizioni di storia e letteratura, 2017, p. 102. ninger, 1883, p. 32.
(36) (40)
Vedi Angelico Prati, Etimologie venete, Venezia-Ro- Karel Štrekelj, Vermischte Beiträge zum slavischen
ma, Istituto per la collaborazione culturale, 1968, p. 127, etymologischen Wörterbuch, in Archiv für slavische Philolo-
s. v. piàdena. gie, XXVIII (1906), pp. 481-539, alle pp. 519-20.
(37) (41)
France Bezlaj, Etimološki slovar slovenskega jezika, Antonio Ive, Die istrianischen Mundarten, in Pro-
Ljubljana, Slovenska Akademija Znanosti in Umetnosti, II, gramm des K. K. Gymnasium in Innsbruck (1892-1893),
1982, p. 55, s. v. kola'jna; vedi anche Marko Snoj, Slovenski Innsbruck, Wagner, 1893, pp. 2-41; Id., I dialetti ladino-ve-
etimološki slovar, Ljubljana, Založba Mladinska Knjiga, neti dell’Istria, Straßburg, Trübner, 1900.
(42)
1997, p. 246, s. v. kola'jna. Ivi, p. 96.
(38) (43)
Franz Miklosich, Etymologisches Wörterbuch der Giovanni Maver, Kleiner Beitrag zur Lehnwortkun-
slavischen Sprachen, Wien, Braumüller, 1886, p. 123, s. v. de Dalmatiens, in Festschrift für Max Vasmer zum 70. Ge-
kolajna; Erich Berneker, Slavisches etymologisches Wörter- burtstag, a cura di Margarete Woltner e Herbert Bräuer,
buch, Heidelberg, Winter, I, 1908-1913, p. 542, s. v. kolàji- Wiesbaden, Harrassowitz, 1956, pp. 319-23, a p. 320. Per la
na; Petar Skok, Etimologijski rjec#nik hrvatskoga ili srpskoga voce croata il Maver proponeva anche una sua etimologia,
jezika, Zagreb, Jugoslavenska Akademija Znanosti i Umjet- ma poco verosimile: un incrocio, prodottosi a Ragusa, fra il
nosti, II, 1972, p. 123, s. v. kòla@na. lat. *colla@na e il gr. καλλάϊνα ‘turchese’ (in realtà la parola è
(39)
Jacopo Pirona, Vocabolario friulano, a cura di Giu- κάλ(λ)αϊς -ιδος, da cui l’aggettivo καλ(λ)άϊνος).

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LINGUA NOSTRA

piamo che esisteva un veneziano colaina. versi che si possono citare ne prendiamo uno solo,
Con l’ipotesi di una provenienza dal venezia- un classico decasillabo trocaico, dalla raccolta di
no i dati del serbo-croato paiono subito ben com- Vuk Karadžic!: «ни на грло златна колаина» (ni na
patibili. Le attestazioni di kòlaj' na partono nel XVI grlo zlatna kolaina) ‘e non ha al collo la colaina
secolo, già numerose, e provengono con forte pre- d’oro’(49).
valenza dalla Dalmazia – la voce si trova, per
esempio, negli scritti del ben noto Marino Darsa 5. Il quadro si può allargare ancora, a include-
(Marin Držic!, Ragusa 1508-Venezia 1567) – o sen- re l’area di lingua greca, dove – sempre dal XVI se-
nò da regioni prossime dell’interno, come la Bo- colo – si registra la presenza di una parola eviden-
snia; e da principio il monile è soprattutto ma- temente vicina alla nostra, anch’essa con forma tri-
schile(44). E, benché stilato a Venezia, è qui un po’ sillabica, κολάινα (koláina), o quadrisillabica, κο-
pertinente il testamento di Pribislav Vukotic!, ca- λαΐνα (kolaḯna). La più frequente pare quest’ulti-
merlengo del voivoda bosniaco Stjepan Vukc#ic! ma, che è anche quella che si trova a lemma nel di-
Kosac#a (21 marzo 1475): «Item lasso ala dita [cioè zionario di Dimitrakos, a fianco della variante gra-
alla consorte] una arma che pende avanti, la co- fica κολλαΐνα, con la spiegazione ‘collana femmi-
laina che me donò re de Cipri con una perla e con nile composta solitamente da una catena di mone-
certe piere»(45). te d’oro convenientemente adattate’(50). Il monile
Quanto agli aspetti formali, la prosodia dell’at- era tipico in particolare dell’isola di Creta, dove ve-
tuale kòlaj' na si spiega per via dell’inserimento del- niva portato, anche sotto altri nomi, fino a qualche
la parola nel sistema neoštokavo, dove l’accento ha decennio fa(51); ed è tuttora in uso nella vicina Scar-
subito una generale ritrazione: il tono ascendente panto (Κάρπαθος), dove rappresenta un importan-
della sillaba tonica è indice sicuro della primitiva to- te simbolo identitario e assume forme particolar-
nicità della sillaba interna(46). Per il numero di silla- mente vistose(52).
be, fin dal Cinquecento si riscontrano forme trisil-
labiche, per esempio nel lessico di Fausto Veranzio
di Sebenico, con kolayna in corrispondenza del lat.
torques, nonché dell’it. collana(47). Ma in quel secolo
e anche più tardi – arriviamo così al nostro punto –
si registrano varianti che hanno forma indubitabil-
mente quadrisillabica, in sequenze come kolaina (in
alfabeto cirillico колаина), che i lessici e le edizioni
moderne rendono anche come kolajina. Oltre alle
grafie, che spesso distinguono la vocale /i/ dalla se-
mivocale corrispondente, questa condizione è rive-
lata anche dalla metrica dei canti popolari(48). Tra i

(44)
Rjec#nik hrvatskoga ili srpskoga jezik, a cura di Pero
Budmani, Zagreb, Jugoslavenska Akademija Znanosti i Um-
jetnosti, V, 1898-1903, pp. 180-81. wortkunde Dalmatiens, cit., p. 319.
(49)
(45)
Si cita da Bartolomeo Cecchetti, La donna nel Me- Vuk Stefanovic! Karadžic!, Srpske narodne pjesme,
dioevo a Venezia, in Archivio veneto, XXXI (1886), pp. 307- Državno izdanje, Biograd, Štamparija Kraljevine Srbije, V,
49, a p. 309, nota 2. Il testamento è pubblicato per intero da 1898, p. 313.
Ludwig von Thallóczy, Studien zur Geschichte Bosniens und (50)
Δημήτριος Δημητράκος, Μέγα λεξικὸν τῆς ἑλληνικῆς
Serbiens im Mittelalter, München-Leipzig, Duncker & Hum- γλώσσης, Ἀθῆναι, Ἀρχαῖος ἐκδοτικὸς οἶκος Δημητρίου
blot, 1914, alle pp. 436-39 (il brano in questione è a p. 438). Δημητράκου, V, 1939, p. 3994: «γυναικεῖον περιδέραιον ἀπο-
(46)
Cfr. August Leskien, Grammatik der serbo-kroati- τελούμενον συνήθως ἐξ ἁλύσεως καταλλήλως προσηρ-
schen Sprache, Heidelberg, Winter, 1914, pp. 120-22. μοσμένων χρυσῶν νομισμάτων».
(47)
Dictionarium quinque nobilissimarum Europae lin- (51)
Ιωάννης Τσουχλαράκης-Θρασύβουλος Τσουχλαρά-
guarum, Latinae, Italicae, Germanicae, Dalmatiae et Unga- κης, Η ιστορία και η λαογραφία της κρητικής φορεσιάς, s. l.,
ricae, Venetiis, apud Nicolaum Morettum, 1595, p. 107 (il Κλασσικές εκδόσεις, 1997, p. 69.
grafema y qui è usato per la semivocale e per la semiconso- (52)
Βιργινία Σκιαδά, Πολιτισμική αλλαγή και υλικός πο-
nante palatale). λιτισμός. Η κοινωνική ιστορία της «κολαΐνας» στην Όλυμπο
(48)
Le due cose sono già rilevate da Štrekelj, Vermischte Καρπάθου, in Εθνολογία. Περιοδική έκδοση της Ελληνικής
Beiträge, cit., p. 519, e da Maver, Kleiner Beitrag zur Lehn- Εταιρείας Εθνολογίας, I (1992), pp. 85-116. L’immagine, da-

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LINGUA NOSTRA

Quanto alla forma della parola, il vocabolario Si possono poi citare il vocabolario del crete-
dialettale cretese dà prima κολάϊνα(53) e poi se Gerasimos Vlachos (1659), che dà κολαΐνα ‘tor-
κολαΐνα, aggiungendo che la parola appartiene sia ques, collana’ accompagnandolo con molti sinoni-
alle parlate orientali, sia a quelle occidentali(54). Ma mi greci(59), e il grande lessico greco-italiano di Ale-
per la documentazione conviene partire dall’inizio. xis de Sommevoire, messo insieme nella seconda
Le attestazioni cominciano intorno al 1500, metà del XVII secolo, dove si riuniscono in un
con la versione poetica del romanzo di Apollonio unico lemma, con la traduzione ‘collana’, i tre no-
re di Tiro composta dal cretese Konstantinos Te- mi κολάνα, κολαΐνα e καϊνέτα (quest’ultimo di
menos. Il glossario del Du Cange, che mette a lem- chiara provenienza veneziana: letteralmente cate-
ma κολαΐνα (insieme a κολάνα, che ovviamente netta)(60). I primi due nomi si trovano invece di-
viene dall’it. collana) con la traduzione torques, stinti in un dizionarietto greco-russo del 1783, che
monile, trae dal testo due esempi, uno dei quali traduce κολαϊνα (senza accento) con zolotaja cep’
con κολάϊνα, l’altro con κολαΐνα (questo garantito (‘catena d’oro’) e κολλάνα con cepock # a (‘catenina’)
dalla rima)(55). Di poco più tarde sono tre ricor- e ožerel’e (‘collana’)(61). E si possono infine ricor-
renze di κολάϊνα, sempre accompagnate dall’ag- dare due ricorrenze di κολαΐνα in un canto popo-
gettivo χρυσῆ ‘aurea’, nel poema sulle gesta del ca- lare cretese della raccolta di Antonios Giannaris,
pitano di ventura Mercurio Bua, opera di Tzanes cretese(62).
Koronaios di Zacinto. Viene quindi il manuale di I dati, insomma, sono ben compatibili con
autoapprendimento pubblicato a Venezia nel 1527 l’ipotesi di una provenienza da Venezia: del resto
col titolo Corona preciosa(56), dove la forma è l’isola di Creta, dove si può localizzare buona par-
κολαΐνα e traduce l’it. collana; una delle varie ri- te della documentazione, fu per la Serenissima il
stampe ha invece κολάϊνα(57). Del secolo successi- Ducato di Candia, amministrato dal 1212 al 1669.
vo sono tre inventari stilati a Nasso (degli anni E infatti per quella voce i coniugi Kahane avevano
1632, 1638 e 1650) che danno vari esempi di proposto un etimo non veneziano, ma quasi: rifa-
κολ(λ)αΐνες, per lo più μαργαριταρένιες ‘decorate cendosi al già visto friulano golàina e all’istriano
con perle’(58). golagna ‘collare (degli animali)’ – l’uno e l’altro li
rivedremo fra poco – pensavano a un veneto
“orientale” colagna/golagna(63). La spiegazione pa-
re un po’ stiracchiata, ma è comunque migliore di
tata al 1989, è presa dalla p. 107 di questo studio. quella data in precedenza da Gustav Meyer(64), che
(53)
Nell’appendice delle parole escluse, in quanto di rimandava κολαΐνα al veneziano colarìna ‘quella
origine straniera, dal primo glossario: Γεώργιος Πάγκαλος,
Περί τοῦ γλωσσικοῦ ἰδιώματος τῆς Κρήτης, Ἐν Ἀθήναις, Ἐκ
τοῦ τυπογραφείου Μ. & Κ. Τσεβδοῦ, ΙΙ, 1959, p. 553. Si se-
gnala che nella vecchia grafia κολάϊνα la dieresi non indica
iato, bensì che la sequenza αι non corrisponde a [ɛ].
(54)
Ivi, II, 2, 1969, p. 470. (59)
Θησαυρὸς τῆς ἐγκυκλοπαιδικῆς βάσεως τετράγλωσ-
(55)
Charles du Fresne, sieur du Cange, Glossarium ad σος […] συλλεχθεὶς παρὰ Γερασίμου Βλάχου τοῦ Κρητός /
scriptores mediae et infimae Graecitatis, Lugduni, Apud Thesaurus encyclopaedicae basis quadrilinguis […] collectus
Anissonios, Joan. Posuel & Claud. Rigaud, 1688, I, p. 682. a Gerasimo Vlacho Cretensi, Venetiis, Ex typographia Ducali
Per la datazione del testo vedi Albert H. Smyth, Shake- Pinelliana, 1659, p. 334.
(60)
speare’s Pericles and Apollonius of Tyre, in Proceedings of the Alessio da Somavera, Tesoro della lingua greca-vol-
American Philosophical Society, XXXVII (1898), pp. 206- gare ed italiana, cioè ricchissimo dizzionario greco-volgare et
312, alle pp. 243-47. italiano, Parigi, Appresso Michele Guignard, 1709, p. 186.
(56)
Introduttorio nuovo intitolato corona preciosa, per (61)
[Mefodij Smirnov], Λεξικὸν ῥωμαϊκὸν ἁπλοῦν /
imparare, legere, scrivere, parlare, & intendere la lingua gre- Leksikon prostago grec#eskago jazyka, [Moskva], Universitet-
ca volgare & literale […] compilato per lo ingenioso huomo skaja tipografija, 1783, p. 64.
Stephano da Sabio stampatore da libri greci et latini nella in- (62)
Ἄισματα κρητικὰ μετὰ διστίχων καὶ παροιμιῶν /
clita città di Vineggia, Venetiis, Per Ioan. Antonium & fra- Kretas Volkslieder nebst Distichen und Sprichwörtern, he-
tres de Sabio, 1527, c. B4v. rausgegeben von Anton Jeannaraki, Leipzig, Brockhaus,
(57)
Corona pretiosa, laqual insegna la lingua greca vol- 1876, p. 105 (n.° 95, vv. 5 e 6).
(63)
gare & literale […], In Venegia, Per Pietro & Gio. Maria Henry Kahane-Renée Kahane, Abendland und By-
fratelli & Cornelio Nepote, di Nicolini da Sabio, 1549, c. zanz. Literatur und Sprache – B. Sprache, in Reallexikon der
B2v. Byzantinistik, I, 1968-1976, coll. 345-640, alle coll. 569 e
(58)
Ἀντώνιος Φλ. Κατσουρός, Ναξιακὰ δικαιοπρακτικὰ 585.
ἔγγραφα τοῦ 17 αἰῶνος, in Ἐπετηρὶς Ἑταιρείας Κυκλαδικῶν (64)
Gustav Meyer, Neugriechische Studien, Wien, Temp-
Μελετῶν, VII (1968), pp. 24-337, alle pp. 67 (tre ricorren- sky, IV, 1895 («Sitzungsberichte der kais. Akademie der
ze), 79, 175, 176. Wissenschaften in Wien», CXXXII), p. 36.

— 78 —
LINGUA NOSTRA

striscia di pannolino finissimo che si porta dagli 336 Ponte nelle Alpi), e colàina (punti 317 Pozzale,
uomini attaccata alla goletta’(65) e, probabilmente Pieve di Cadore e 307 Padola); questi dati sono sta-
per spiegare la differenza tra le due forme, ag- ti confermati e integrati da successive inchieste, che
giungeva la voce collaen ‘collarino’ del dialetto ge- hanno portato alla luce il tipo colagna anche nel Ca-
novese(66); nel quale dialetto, però, il dileguo di -r- dore, soprattutto nel Comelico(68). Ancora più a
è un fenomeno che si manifesta solo alla fine del oriente, in Friuli (punto 319 Cedarchis, Arta), sem-
Seicento e si generalizza nel secolo successivo(67). pre per ‘giogaia’ riscontriamo un’altra forma che è
Ma ora che si sono visti i nuovi dati veneziani, per stata menzionata più volte, e cioè golàine. E ora
l’etimo di κολάινα/κολαΐνα il nostro colaina sembra quest’ultima bisognerà vederla più da vicino.
proprio imporsi.
7. Per osservare il friulano golàine conviene
6. I dati del serbo-croato e del greco fanno partire dal Nuovo Pirona, che dà la voce come de-
dunque sospettare l’esistenza di una variante colaì- sueta, ormai sostituita da golane o colane, regi-
na quadrisillabica. Se è esistita, si tratta evidente- strando però vari usi residui. Leggiamo l’intero ar-
mente di una forma secondaria e quindi per la que- ticolo(69):
stione dell’etimo non ha rilevanza; comunque sia,
merita una spiegazione, anche perché qui si tratta Golàine sf. = Collana; ma è t. dis. e oggi dicesi Go-
del mutamento di un dittongo in una sequenza di lane (colane). Resta in senso scherz. per qualunque or-
namento o fascia intorno al collo: Ce golaine mi àstu mi-
vocali in iato, mentre sappiamo che è normale il tude sù? Cfr. Golèt, golete, golarine | Resta pure in alcu-
mutamento inverso (Rohlfs § 310). Una motiva- ni sensi particolari: Collare di cuoio dei cani, anche Gor-
zione fonetica è difficile da immaginare, per cui si ziere; collarino dei gatti, e simili (cfr. Ciàvine); – catenel-
può piuttosto pensare all’attrazione di un’altra pa- la con cui s’assicurano i buoi al giogo; – e, per sim., col-
rola, che può essere un diminutivo in -ìna; magari lare, caratteristica naturale d’alcuni animali: Mierli de go-
proprio la voce colarìna appena vista, che oltre al laine = Merlo dal collare | Cfr. Golâr.
significato registrato dal Boerio (‘striscia di panno-
lino finissimo ecc.’), equivalente di cro(v)àta, ne ha Sopra si è detto che la voce è stata considerata
anche uno apparentemente più distante, che è ‘gio- alternatamente come base etimologica di parole
gaia’, ossia ‘la pelle pendula dal collo dei bovini’: la slave o come replica di queste, e inoltre si è detto
carta VI 1055 dell’AIS registra il tipo per vari pun- che entrambe le possibilità si devono escludere.
ti del Veneto e del Trentino, nonché del Friuli, do- Per l’etimo c’è in campo anche un’ipotesi avanza-
ve la parola si manifesta come golarìne, dopo evi- ta da Giovan Battista Pellegrini, che è un tentativo
dente accostamento a gola. di giustificare golàine come sviluppo indigeno del
La lettura di quella carta ci fa capire che colài- tipo collana(70). Il discorso del Pellegrini parte in
na e colarìna sono in realtà parole vicine. La gioga-
ia ha nomi piuttosto vari: nell’Italia settentrionale
il più diffuso risulta il tipo collana – proprio colla- (68)
Vedi Carlo Tagliavini, Nuovi contributi alla cono-
na –, che compare nella Liguria centro-orientale, scenza del dialetto del Comèlico, Venezia, Ferrari, 1944, p.
nell’Emilia occidentale, in buona parte dell’area dia- 44, kuláinä ‘giogaia’; Giovanni Battista Rossi, Vocabolario
lettale lombarda, compreso il Novarese e il Canton dei dialetti ladini e ladino-veneti dell’Agordino, Belluno, Isti-
tuto bellunese di ricerche sociali e culturali, 1992, p. 526,
Ticino, e infine nel Trentino; più a oriente, oltre al kolàña de la vaka ‘giogaia’, nonché kolàina1 ‘merlo dal col-
tipo colarìna, in area bellunese e cadorina troviamo lare’ (con variante kolàña), kolàine pl. ‘maggiociondolo’ (Cy-
altre due forme che per noi sono interessanti, non- tisus laburnum); Enzo Croatto, Spigolature lessicali cadorine
ché familiari, rappresentabili come colagna (punto (prima parte), in Ladin!, VIII, 2 (2011), pp. 8-12, a p. 10, co-
làina e colagna ‘giogaia’. Vedi anche Vito Pallabazzer, Lingua
e cultura ladina, Belluno, Istituto bellunese di ricerche so-
ciali e culturali, [1989], p. 297, kolàina3 ‘giogaia dei bovi-
ni’, nonché kolàina1 ‘collare del cane’, kolàina2 ‘merlo dal
collare’; p. 298, kolèina1 ‘collare del cane’, kolèina2 ‘merlo
(65)
Boerio, Dizionario del dialetto veneziano, cit., p. 178. dal collare’.
(66)
Giovanni Casaccia, Dizionario genovese-italiano, (69)
Giulio Andrea Pirona-Ercole Carletti-Giovanni Bat-
Genova, Schenone, 18762, p. 236. tista Corgnali, Il nuovo Pirona. Vocabolario friulano, Udine,
(67)
Vedi Fiorenzo Toso, Il tabarchino. Strutture, evolu- Bosetti, 1935, p. 393.
zione storica, aspetti sociolinguistici, in Il bilinguismo tra con- (70)
Giovan Battista Pellegrini, Schizzo fonetico dei dia-
servazione e minaccia, a cura di Augusto Carli, Milano, Fran- letti agordini, in Atti dell’Istituto Veneto di scienze, lettere ed
co Angeli, pp. 21-232, alle pp. 182-86. arti, XXIII (1954-1955), pp. 282-424, alle pp. 299-300, no-

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LINGUA NOSTRA

realtà da altre forme, chiaramente collegate, che passaggio del Friuli sotto il controllo di Venezia(75).
vanno aggiunte al nostro confronto, l’agordino Inoltre, se si osserva dal punto di vista friulano,
kolàyna, kolèyna ‘collana’ e il bellunese colàina, che la forma colàina può avere una spiegazione piutto-
è il nome locale del Turdus torquatus, il ‘merlo dal sto semplice, e in fondo non nuova; una spiegazio-
collare’(71), quello che nel Nuovo Pirona è detto ne che rende inoltre conto del bellunese e cadori-
mierli de golaine. no colagna ‘giogaia’, dell’omofono cholaingia ‘col-
In queste voci, come in quella friulana, se- lana’ di Adam von Rottweil, nonché dell’istriano
condo il Pellegrini la presenza dell’elemento se- golagna ‘collare (degli animali)’ chiamato in causa
mivocalico sarebbe imputabile a una precedente dai Kahane per κολάινα, registrato nel lessico del
nasalizzazione della vocale tonica, a sua volta in- Rosamani e proveniente, per la precisione, dal con-
dotta da una velarizzazione della nasale successi- tado di Capodistria(76).
va, fenomeni che nel loro complesso hanno pa-
ralleli in altre varietà romanze. C’è però il pro- 8. Il friulano ha una parola che nella parte suf-
blema che in queste varietà il fatto è regolare, fissale è del tutto conforme alla nostra, ed è filài-
mentre in quelle che ci interessano si tratterebbe ne; si tratta di un vecchio termine dell’uccellagio-
di un caso unico, o quasi(72): la ricostruzione, che ne, usato per indicare lo «spago per far giocare la
tiene presente anche l’ipotetico istriano kolaṅa civetta o l’uccelletto, attaccato alla pastoia, che
posto dal Meyer-Lübke alla base del serbo-croato serve da zimbello»(77). Questo tipo di caccia era
kòla'jna, è come quella una spiegazione ad hoc. E ben diffuso(78) e lo spago in questione era molto
lascia comunque fuori la forma bellunese e cado- lungo – gli zimbelli erano spesso più d’uno, di-
rina colagna. stanziati –, tanto che il nome è andato a significa-
Per golàine si può ora pensare a un prestito dal re anche «filatessa, lunga e noiosa serie di cose».
veneziano colaina, che, come si è visto, ha avuto Nel senso proprio la voce si ritrova come filàina
una grossa forza espansiva, ma questa soluzione, a nel triestino(79) e nel bisiacco(80). Va anche detto
prima vista soddisfacente e quasi scontata, è mes- che il friulano conosce la variante filagne, e che
sa un po’ in crisi dalla precocità dei dati friulani: forme simili si riscontrano da diverse altre parti,
c’è infatti un documento di Cividale datato 1429 anche remote, per esempio – riprendiamo dal Fa-
dove una colaina viene menzionata diverse volte in
quanto oggetto lasciato in pegno a un’usuraia ebrea
(il primo caso è «certam colainam quam habet pro
(75)
pignore»)(73). E a Udine si trova una «colayna pre- In friulano non mancano comunque venetismi pre-
cii et valoris ducatorum auri centum» in un patto cedenti a quella data; un esempio è in Fabiana Fusco, Ve-
neto, in Manuale di linguistica friulana, a cura di Sabine Hei-
dotale risalente addirittura al 1382, con un antici- nemann e Luca Melchior, Berlin-Boston, Walter de Gruyter,
po di oltre un trentennio rispetto alla prima atte- 2015, pp. 296-315, a p. 299.
(76)
stazione veneziana che si è rintracciata(74); e con un Enrico Rosamani, Vocabolario giuliano dei dialetti
parlati nella regione giuliano-dalmata, quale essa era stata co-
anticipo anche maggiore rispetto al 1420, anno del stituita di comune accordo tra i due Stati interessati nel Con-
vegno di Rapallo del 12-XII-1920, Bologna, Cappelli, 1958,
p. 445.
(77)
Questa definizione e la successiva vengono da Pi-
ta 1; Id., Appunti sugli effetti della nasalizzazione in porto- rona-Carletti-Corgnali, Il nuovo Pirona, cit., p. 315.
(78)
ghese e altrove [1961], in Id., Dal venetico al veneto. Studi È descritto con precisione in Amedeo Giacomini,
linguistici preromani e romanzi, Padova, Editoriale Pro- L’arte dell’andar per uccelli con vischio, Milano, All’insegna
gramma, 1991, pp. 309-18. del Pesce d’oro, 1969, pp. 20-21, e quindi, con maggior at-
(71)
Altre attestazioni si erano citate nella nota 68. tenzione linguistica, in Id., Terminologia friulana dell’uccel-
(72)
Il Pellegrini adduce anche il caso di fontàyna ‘fon- lagione con vischio, in Studi linguistici friulani, III (1973),
tana’ registrato a Selva di Cadore. pp. 87-109, alle pp. 92-93.
(73) (79)
Biblioteca Civica di Cividale, Archivio Storico, Se- Mario Doria, Grande dizionario del dialetto triesti-
zione antica, serie Deliberazioni e Atti (1417-1802), Defini- no, Trieste, Il Meridiano, 1987, p. 234: «filo per far giocare
tiones n.° 2, c. 36v (12-9-1429). Il testo, reperito attraverso la civetta».
(80)
una pubblicazione in rete dell’erudito locale Faustino Naz- Silvio Domini-Aldo Fulizio-Aldo Miniussi-Giorda-
zi, si è controllato sull’originale. no Vittori, Vocabolario fraseologico del dialetto «bisiàc», Bo-
(74)
In Miriam Davide, Lombardi in Friuli. Per la storia logna, Cappelli, 1985, p. 177: «tipo di insidia per catturare
delle migrazioni interne nell’Italia del Trecento, Trieste, Cen- gli uccelli consistente in un lungo spago che va dalla base
tro Europeo Ricerche Medievali, 2008, p. 390. Anche di que- del palmone al capanno e sul quale, allacciati con fili più
sto testo si è controllato l’originale (Archivio di Stato di Udi- corti, vi stanno due o tre uccelli che servono da zimbello e
ne, Fondo Della Torre-Torriani, busta 22, fasc. 18, c. 1r). che vengono agitati per attirare lo stormo di passaggio».

— 80 —
LINGUA NOSTRA

ré(81) – firagna in Lombardia col valore di ‘filare di re simile si trova nell’occitano antico, dove accan-
viti’, filagna ‘guinzaglio’ in parmigiano, ‘filastroc- to al normale montanha si hanno esempi sicuri di
ca, ramanzina’ in veronese, ‘spago (per l’uccella- montaina(84).
gione)’ in bresciano, e inoltre felagne ‘lungo palo’ Se dunque si hanno i tipi filàina e filagna di-
in abruzzese. scendenti entrambi da *fīla@nea, per assegnare una
Le voci che si sono appena viste sono ben dif- base a entrambi i nostri colàina e colagna nulla vie-
ficili da separare, e infatti lo Zamboni le ha riman- ta di recuperare il vecchio latino volgare *colla@nea
date tutte a un’unica base *fīlan @ ea, der. di fīlum ‘fi- immaginato dallo Štrekelj. Si tratterebbe di una
lo’, con l’approvazione del Pellegrini(82). Bisogna in- semplice variante del più diffuso *colla@na, i cui
somma ammettere che questa base abbia prodotto continuatori dialettali – si è visto – coprono una
due diversi esiti, uno con l’attesa palatalizzazione buona parte dell’Italia settentrionale, a cui va ag-
della nasale, cioè il tipo filagna, e uno con resisten- giunta una sezione della Francia sud-orientale(85).
za della nasale e anticipo dell’elemento semiconso- E, alla pari di quelli di *colla@na, gli esiti di *col-
nantico successivo, esito di -e- in iato, ossia il tipo la@nea sarebbero stati usati sia per gli ornamenti
filàina. Si può trattare di un fenomeno simile a delle persone, sia per ciò che sta intorno al collo
quello che porta extra@neus da una parte a stragno, degli animali.
per esempio in qualche testo veneto, e dall’altra, in Del resto, il suffisso aggettivale -a@neus aveva
Toscana, allo «sviluppo particolare» (Rohlfs § 282) una funzione analoga a quella di -a@nus e ha avuto
straino, da cui poi si arriva a strano (c’è però chi come quello una buona produttività (Rohlfs §
suppone una trafila semidotta: VEI s. v. strànio). 1067), dando all’italiano, nella sua veste femmini-
Un’evoluzione differente, ma ugualmente disso- le, nomi come campagna, montagna e vari altri, fra
ciata, a partire in sostanza dallo stesso nesso *-ni̯- si cui almeno due derivati di nomi di parti del corpo,
ha anche in francese, con forme antiche come cioè capitagna ‘testata del campo’ e pedagna ‘peda-
estraigne e mençoigne che prima alternano con na della barca’ (simile appunto a pedana, che ha
estrange e mençonge e poi vengono da queste sop- l’altro suffisso). E della base in questione c’è un
piantate(83). Per il nostro caso, però, è possibile im- probabile esito anche altrove: nel libro dei conti di
maginare una trafila un po’ diversa: l’esito iniziale un cuoiaio aretino degli anni 1332-1335 figura più
può essere stato l’atteso filagna, alla cui nasale, for- volte e in più varianti grafiche la parola colagna,
se per la pressione dei nomi in -ana, sarebbe poi che Arrigo Castellani interpreta come ‘taglio di
stata restituita l’articolazione alveolare mediante cuoio ricavato dal collo d’un bovino’ e rimanda
l’anticipazione del tratto palatale. Un caso che pa- proprio a *colla@nea(86).

9. Per chiudere il discorso è il caso di fare una


(81)
Paolo A. Faré, Postille italiane al «Romanisches ety- sintesi della spiegazione, ma prima aggiungiamo
mologisches Wörterbuch» di W. Meyer-Lübke comprendenti qualche altro dato da una zona prossima al Friuli e
le «Postille italiane e ladine» di Carlo Salvioni, Milano, Isti-
tuto Lombardo di Scienze e Lettere, 1972, p. 184, n.° 3306
più volte chiamata in causa, cioè l’Istria. Sopra si è
fīlum (adattiamo come gn il segno ñ). vista la forma golagna ‘collare (degli animali)’ rac-
(82)
Alberto Zamboni, Sul neolatino delle aree margina- colta dal Rosamani presso Capodistria; i dizionari
li friulane: il problema del «bisiacco» e la presenza storica del dialettali usciti più di recente presentano dati mol-
veneto, in Raetia antiqua et moderna. W. Theodor Elwert zum
80. Geburtstag, a cura di Günter Holtus e Kurt Ringger, to solidali con questa forma e con quelle friulane:
Tübingen, Niemeyer, 1986, pp. 617-46, a p. 624, nota 19;
Giovan Battista Pellegrini, Noterelle linguistiche «bisiacche»,
in Romania et Slavia Adriatica. Festschrift für Žarko Muljac#ic!,
(84)
Hamburg, Buske, 1987, pp. 223-36, a p. 233. Non è quindi Vedi Kurt Baldinger, Dictionnaire onomasiologique
necessario ricorrere al problematico *fīlag@ ine(m) costruito da de l’ancien occitan, Tübingen, Niemeyer, fasc. I, 1975, pp.
Mario Doria nei suoi Nuovi materiali per lo studio degli ele- 74-75.
(85)
menti lessicali friulaneggianti del dialetto triestino, in Archi- Si rimanda a FEW II, 912a e 918a, nota 2.
(86)
vio per l’Alto Adige, LXXII (1978), pp. 65-100, a p. 80, e poi Arrigo Castellani, Grammatica storica della lingua
nel suo Grande dizionario del dialetto triestino, cit., p. 234. italiana, I, Introduzione, Bologna, il Mulino, 2000, p. 403. Si
(83)
Gaston Zink, Phonétique historique du français, Pa- è controllato il manoscritto, il n.° 3296 dell’Archivio della
ris, Presses Universitaires de France, 1986, p. 228. L’esito Fraternita dei Laici di Arezzo (già Benefattori n.° 2; vedi
del secondo tipo è attribuito a uno strato linguistico più re- Luca Serianni, Ricerche sul dialetto aretino nei secoli XIII e
cente, a partire almeno da Wilhelm Meyer-Lübke, Gram- XIV, in SFI, XXX [1972], pp. 59-191, alle pp. 62-63): la pa-
matik der romanischen Sprachen, I, Lautlehre, Leipzig, Fues, rola ricorre numerose volte (c. 15r 3, 11 «una colagnia e me-
1890, p. 433. ça», c. 18v 18 «iii colagne», ecc.).

— 81 —
LINGUA NOSTRA

culagna ‘collana’ (accanto a culana) a Rovigno(87); molto più importanti delle collane erano i gioielli
colagna ‘collana’ a Valle d’Istria(88) e a Gallesano(89); da testa, le corone, e anche le cinture(92); e infatti
colàina ‘collana’ a Fiume(90). L’Istria pare dunque Cacciaguida biasima questi due tipi di ornamento,
darci una buona conferma dell’esistenza di un lati- oltre che le gonne contigiate e le catenelle, che pro-
no volgare *colla@nea. babilmente erano portate sopra le vesti. La stessa
voce collana – è significativo – si manifesta solo nel
10. Si è partiti dal veneziano coladena ‘sorta di Trecento avanzato, e in modo sommesso. Convie-
collana di gran pregio’ e si è cercato di mostrare ne osservare questa situazione, ma prima vediamo,
come questa forma sia secondaria rispetto al pure per contrasto, un passo del resoconto di Marco Po-
veneziano colàina, che trova riscontri in aree vicine lo nelle sue prime versioni.
– Bellunese e Cadore, Friuli, Istria –, arrivando a ri- Il passo che ci interessa è nel capitolo in cui si
mandare il tutto a un lat. volgare *colla@nea a cui si parla della regione indiana del Mabar, e in parti-
può assegnare il valore di ‘catena da collo’, non ne- colare del suo re, che va in giro quasi nudo. La re-
cessariamente ornamentale, e forse già anche quel- dazione francese reca: «au cuel a tout environ un
lo di ‘giogaia’, in parallelo col *collan@ a che continua f r e j e l les quel est tout plen de pieres presioses,
altrove con significati analoghi. ce sunt robin e çafin et esmaraut et autres qieres
Questo è il quadro nei suoi tratti essenziali. La pieres, si qe ceste c o l e r vaut bien un grandisme
campitura che ora bisogna dare – pare ovvio – è di treçor»(93); questo è il corrispondente veneto, che è
colore storico. Anzitutto, però, va detto che qui le più breve: «à al collo uno f r i x o pieno de zafiri et
tinte non sono chiarissime, e questo a causa della de smeraldi et de rubini et de molte altre rare pie-
documentazione, piuttosto tarda – siamo risaliti so- re»(94); vediamo poi la versione latina: «Circa col-
lo al 1382 – e all’inizio molto frammentaria. Que- lum habet a r m i l l a m unam totam plenam peru-
sta situazione dipende certo dall’accessibilità delle lis magnis et lapidibus preciosis, videlicet zafiris, et
fonti, ma forse anche da altre ragioni, delle quali è rubinis et aliis lapidibus pulcris, ita quod valet ma-
bene dare spiegazione. Le ragioni, in sostanza, so- gno thesauro»(95); e infine quella toscana, che è la
no di costume: per lungo tratto del Medioevo i gio- più generosa: «E’ porta […] a collo un c o l l a -
ielli di maggior pregio, dunque più capaci di affio- r e t t o tutto pieno di pietre preziose, sì che quel-
rare nei testi, non sono stati quelli da collo, per il la g o r g i e r a vale bene .ij. grandissimi tesori»(96).
semplice fatto che non era ammesso il contesto nel La collana come oggetto, insomma, era cosa ben
quale oggi risaltano e al quale insieme danno risal- nota e ha avuto molti altri nomi (come collare: ve-
to, ossia il décolleté (91). Fino alla fine del Trecento di TLIO s. v. collare1), alcuni magari di motivazio-
ne più generica e diversi a seconda della realizza-
zione del monile (per esempio anche vezzo, catena,
filo di perle).
(87)
Libero Benussi, Vocabolario italiano-rovignese e Ap- Vediamo ora collana: il corpus TLIO ne dà so-
pendice del Vocabolario del dialetto di Rovigno d’Istria 1992-
2013, Rovigno, Comunità degli Italiani «Pino Budicin», lo sei esempi, due dal volgarizzamento toscano del
2013, p. 78. Per il reperimento dei dati istriani si ringrazia De contemptu mundi di Lotario di Segni, della se-
Ornella Rossetto.
(88)
conda metà del XIV secolo, e quattro dall’anche
Sandro Cergna, Vocabolario del dialetto di Valle
d’Istria, Fiume, Unione italiana-Trieste, Università popola-
re-Valle, Comunità degli Italiani, 2015, p. 88.
(89)
Maria Balbi-Maria Moscarda Budic!, Vocabolario del
(92)
dialetto di Gallesano d’Istria, Fiume, Unione italiana-Trie- Vedi Rosita Levi Pisetzky, Il costume e la moda nel-
ste, Università popolare, 2003, p. 62. la società italiana, Torino, Einaudi, 1978, pp. 148-49 e 168.
(90) (93)
Il nuovo Samani. Dizionario del dialetto fiumano, Il manoscritto della Bibliothèque Nationale de Fran-
Roma, Società di studi fiumani, 2007, I, p. 48. ce Fr. 1116, I, Testo, a cura di Mario Eusebi, Roma-Padova,
(91)
Cfr. Erich Steingräber, L’arte del gioiello in Europa. Antenore, 2010, p. 184.
(94)
Dal Medioevo al Liberty, Firenze, Edam, 1965, p. 27: «Brac- Marco Polo, Il «Milione» veneto. Ms. CM 211 della
cialetti e collane, che hanno bisogno di mostrarsi su braccia Biblioteca Civica di Padova, a cura di Alvaro Barbieri e Al-
nude e décolleté, non avevano allora [i. e. nell’alto Medioe- vise Andreose, Venezia, Marsilio, 1999, p. 230.
(95)
vo] alcun senso». Per le norme in materia di scollo nel bas- Marco Polo, Milione. Redazione latina del mano-
so Medioevo italiano vedi per esempio il capitolo A norma scritto Z, a cura di Alvaro Barbieri, Milano, Fondazione Pie-
di legge. La disciplina suntuaria dal XIII al XV secolo di Ma- tro Bembo-Parma, Guanda, 20082, pp. 312 e 314.
(96)
ria Giuseppina Muzzarelli, Gli inganni delle apparenze. Di- Marco Polo, Milione. Versione toscana del Trecento,
sciplina di vesti e ornamenti alla fine del Medioevo, Torino, a cura di Valeria Bertolucci Pizzorusso, Milano, Adelphi,
Scriptorium, 1996, pp. 99-154. 1994 (I edizione 1975), p. 255.

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LINGUA NOSTRA

più tarda Bibbia volgare. Grazie al Du Cange, a iese(99), ma è ben chiara anche per l’Istria(100) e – se-
quelli si possono affiancare due esempi mediolati- condo Pellegrini – anche per l’alta provincia di Bel-
ni, sempre del secondo Trecento, da Milano e da luno, col Cadore che, comunque sia, rimane sotto
Modena(97), mentre i due lessici di Pietro Sella non la diocesi di Aquileia fino alla fine del XIX seco-
ci offrono nulla. Ora, gli inventari dei beni, che lo(101). La posizione di Venezia, che è quella che qui
spesso non arrivano a farsi spogliare dai lessico- più interessa, è invece difficile da valutare e richie-
grafi, ci danno altre attestazioni relativamente pre- de perciò un discorso a parte.
coci, per esempio ancora da Milano e dalla Tosca- Il problema per Venezia è stabilire se quel *col-
na(98); però queste attestazioni non spostano la da- la@nea che è possibile assegnare alla latinità aquile-
ta dell’affioramento e in sostanza fanno sospettare iese possa aver avuto una vita ininterrotta anche lì
che la diffusione del nome vada legata a questioni lungo tutto il Medioevo fino alle sue manifestazio-
di moda, cioè all’affermarsi di nuovi ornamenti da ni nella veste colaina, cosa in fondo possibile(102), vi-
collo particolarmente preziosi e vistosi. sta anche la tarda attestazione del parallelo colla-
Veniamo dunque alla valutazione di colaina. na; oppure se questo colaina non sia piuttosto un
La cui documentazione è scarsissima – si è visto – elemento di recente accatto.
fino alla metà del Quattrocento, dopo di che per Cominciamo da un fatto che sembra far pro-
qualche tempo diventa abbondante a Venezia, a pendere per la prima possibilità: sulla base dei da-
designare anche qui un monile ben prezioso. Da ti si può affermare che del tipo collana Venezia ini-
Venezia poi la parola si spinge molto in fuori, ma zialmente è molto avara e che, anzi, con quel tipo
i dati dialettali moderni, che includono il tipo co- è sostanzialmente non familiare. Le testimonianze
lagna e presentano anche il valore di ‘giogaia’, reperite, pochissime e per niente limpide, sono le
hanno tutta l’aria di essere indipendenti rispetto a seguenti: (a) le stime dei gioielli impegnati presso
questa spinta e, inoltre, coprono aree che sono so- usurai ebrei di Venezia da Antonio della Scala (a.
stanzialmente autonome le une rispetto alle altre. 1387), nelle quali figura una colanda over devixa e,
Questa autonomia, in realtà, vale per oggi, come poco sopra, una comida over devixa(103); si tratta cer-
per molti secoli da oggi a ritroso, ma la situazio- to di ornamenti da collo usati come insegne, col no-
ne era ben diversa nell’Evo antico, epoca a cui si me collana che pare incrociato con ghirlanda, quan-
può rimandare la base *colla@nea, se è davvero del- do non è scritto in modo errato; (b) il codice mar-
la fase latina volgare: quelle aree, al tempo, rien- ciano Lat. XIV 290 (4261), sezione III, che con-
travano tutte nel più immediato raggio di in-
fluenza dell’importantissimo centro di Aquileia.
La cosa è ovvia per il Friuli, le cui parlate rurali
discendono per linea diretta dalla latinità aquile- (99)
Vedi da ultimo Giovanni Frau, Sviluppo storico del
friulano. Storia linguistica esterna, in Manuale di linguistica
friulana, cit., pp. 73-93, a p. 76.
(100)
Vedi Franco Crevatin, Istroromanzo. Storia lingui-
stica esterna, in Lexikon der romanistichen Linguistik, a cu-
(97)
Charles du Fresne, sieur du Cange, Glossarium me- ra di Günter Holtus, Michael Metzeltin, Christian Schmitt,
diae et infimae Latinitatis, vol. II, Graz, Akademische Tübingen, Niemeyer, III, 1989, pp. 549-54, a p. 550.
(101)
Druck- u. Verlagsanstalt, 1954 [ristampa dell’edizione 1883- Vedi Frau, Sviluppo storico del friulano, cit., p. 84.
1887], II, p. 401). Per il DELI la prima attestazione è ante Pellegrini afferma che il Cadore «in origine è una appendi-
1502 (Cammelli); per il GDLI è un esempio dalle Storie fio- ce del Friuli» (La genesi del retoromanzo (o ladino), Tübin-
rentine di Machiavelli. gen, Niemeyer, 1991, p. 30).
(98) (102)
Cfr. «collanam unam, in qua sunt perlæ CXXXV» e Sulla complessa formazione della parlata veneziana
varie altre collane in un inventario di gioielli di Valentina ci limitiamo a rimandare a Giovan Battista Pellegrini, Il ve-
Visconti, datato 1389, negli Annales Mediolanenses (Rerum neziano e l’aquileiese (friulano) del Mille, in Antichità altoa-
Italicarum Scriptores, Milano, ex Typographia Societatis Pa- driatiche, XXXII (1988), pp. 363-86; Alfredo Stussi, Me-
latinae, XVI, 1730, col. 809); più ricorrenze del nome in due dioevo volgare veneziano [1995-1997], in Id., Storia lingui-
inventari di gioielli (aa. 1417 e 1418) appartenuti a suo pa- stica e storia letteraria, Bologna, il Mulino, 2005, pp. 23-80,
dre (in Pier Giacomo Pisoni-Maria Paola Zanoboni, I gio- alle pp. 23-27; vedi anche Formentin, Baruffe muranesi, cit.,
ielli di Gian Galeazzo Visconti, in Archivio storico lombar- pp. 3-7.
(103)
do, s. XII, vol. II [1995], pp. 333-96); una «collana d’oro fi- Le due stime si trovano in Carlo Cipolla, I gioielli
no smaltato e ponsonato, con dodici balasci e dodici zaffi- dell’ultimo principe scaligero, in Versi e prose per nozze Kay-
ri, et con septantadue perle» tra i beni di Paolo Guinigi cen- ser-Gasperini, Verona, Tip. Civelli, 1880, pp. 23-38, con le
siti nel 1430 (Clara Altavista, Lucca e Paolo Guinigi (1400- due forme alle pp. 30 e 31. Il testo pubblicato si è riscontrato
1430): la costruzione di una corte rinascimentale, Pisa, ETS, col manoscritto (Venezia, Archivio di Stato, Collegio, No-
2005, p. 183). tatorio, Registro 1383-1391, c. 153v).

— 83 —
LINGUA NOSTRA

serva copia dei provvedimenti presi dai podestà di Diremmo insomma che a Venezia colaina è
Padova, veneziani, contro gli usurai ebrei di quel- una parola di breve tradizione e che dunque deve
la città poco prima della metà del Quattrocento (le venire dalla terraferma. E se ora ci chiediamo – è
date delle registrazioni che ci interessano vanno dal inevitabile – quale possa essere più precisamente
1435 al 1449); negli elenchi in volgare la parola per la sua provenienza, dobbiamo ammettere che i da-
‘collana’ figura più volte, con forme molto varie (le ti non ci permettono di dire molto; il vicino Tre-
scritte sono di due o tre mani diverse)(104): colana vigiano, a sua volta vicino al Bellunese anche nel
(24v, 25v due volte), collana (38r), golana (39v)(105) dialetto, per questa parola pare tacere. Un candi-
e subito sotto, nella stessa registrazione, colaina dato più remoto ma forse più forte ci pare il Friu-
(ma si può leggere anche colania; e più chiaro si leg- li, che del resto è la regione dove la voce si mani-
ge unam colaniam in un estratto in latino alla c. festa per la prima volta. Quanto al tramite, si può
37r); più avanti si ha di nuovo colaina (41r) e infi- pensare a persone di nascita friulana, attirate, co-
ne culana (44r)(106). me molte altre, dalla metropoli lagunare(107), ma
Ma il tipo collana a quel tempo è raro un po’ forse è meglio pensare ai molto mobili usurai, che
dovunque. E, sempre a quel tempo, a Venezia è ra- sopra ci è capitato di incontrare. È comunque un
ro anche colaina, con la sua prima attestazione che fatto che il Friuli nella lavorazione dei preziosi
non è la prima in assoluto e che è accompagnata – vanta una tradizione ricca e duratura, che ha ini-
si è detto – da una sorta di glossa («una cholaina zio in epoca romana, quando Aquileia era il pun-
d’oro, over zoia de molti zoieli»): questi dati pos- to di arrivo della via dell’ambra, e prosegue in età
sono essere visti come elementi a favore dell’accat- longobarda e per tutto il Medioevo, con Cividale
to. In questa direzione spingono inoltre due indizi, che diventa e rimane per lungo tempo un impor-
e in primo luogo le fluttuazioni formali: accanto a tante centro di produzione orafa(108). Nel Friuli,
colàina si è avuto forse colaìna e senza dubbio co- del resto, la voce è rimasta viva fino a tempi mol-
ladena (verosimilmente colàdena), cosa che può es- to recenti, prima di cedere il passo a golane e co-
sere imputata a uno scarso radicamento della vo- lane – lo dice il Nuovo Pirona –, cioè al tipo ita-
ce. E c’è il fatto che il particolare esito di -ni8- qui a liano collana; che sarà anche il responsabile del ra-
Venezia non trova paralleli, cioè non ha l’appoggio pido tramonto di colaina a Venezia. A questo pro-
di filàina o di altro. posito è il caso di segnalare che nei Diarii del Sa-
nudo, accanto alle forme viste sopra, si contano
oltre venti esempi di colana(109).
(104)
Il testo è parzialmente edito in Antonio Medin- ALESSANDRO PARENTI
Guido Tolomei, Per la storia aneddotica dell’Università di
Padova nel secolo XVI, in Atti e memorie della R. Accade-
mia di scienze, lettere ed arti in Padova, n. s., XXVII, 2
(1910-1911), pp. 89-130.
(105)
La forma golana è attestata anche in Emilia, in do-
cumenti d’archivio («una golana d’oro» a Bologna nel 1514,
in La legislazione suntuaria. Secoli XIII-XVI. Emilia-Roma-
gna, a cura di Maria Giuseppina Muzzarelli, Roma, Mini-
stero per i beni e le attività culturali, 2002, p. 166; «una go-
(107)
lana de argento» ancora a Bologna nel 1517, in Cinzia Fer- Vedi per esempio gli antroponimi di chiara matri-
retti, I Memoriali dei Mamellini, notai bolognesi, Bologna, ce friulana in Vittorio Formentin, Il mercante veneziano del
CLUEB, 2008, p. 38) e in qualche parlata (vedi Giuseppe Duecento tra latino e volgare: alcuni testi esemplari [2015], in
Malagoli, Fonologia del dialetto di Novellara, in Archivio Id., Prime manifestazioni del volgare a Venezia. Dieci avven-
glottologico italiano, XVII (1910-1913), pp. 29-197, a p. 148, ture d’archivio, Roma, Edizioni di storia e letteratura, 2018,
golan@ a; Angelo Guastalla, Dal dialetto guastallese alla lingua pp. 45-76, a p. 61.
(108)
nazionale, Guastalla, Torelli, 1929, p. 68, s. v. coliè, e p. 111, Giuseppe Bergamini-Paolo Goi, Romani e Longo-
golana). bardi e Il periodo romanico e gotico, in Storia dell’oreficeria in
(106)
Ancora a Padova troviamo la sequenza «collanas Friuli, a cura di Giuseppe Bergamini, Ginevra-Milano, Ski-
de auro vel argento» in due provvedimenti del 1459 e del ra, 2008, pp. 15-24 e 41-64. Vedi inoltre Mario Brozzi, Ora-
1460 (Antonio Bonardi, Il lusso di altri tempi in Padova, fi e argentieri a Cividale del Friuli (XIII-XVIII sec.), in Sot la
cit., pp. 144 e 148). Segnaliamo che è errata la trascrizio- nape, XXX, 2 (1978), pp. 35-97, e XXXII, 3-4 (1980), pp.
ne «colana alta nisi usque ad mentum» (a. 1400) in G. Bi- 94-104.
(109)
stort, Il magistrato alle pompe nella Repubblica di Venezia, Per esempio II 321 «li suoi zentilhomeni […] tut-
cit., p. 122: il documento originale (Venezia, Archivio di ti con colane d’oro» (a. 1499); XVIII 58 «et colane d’oro al
Stato, Senato, Deliberazioni, Misti, Registro 45, c. 19r) colo» (a. 1514); XIX 204 «cum le colane d’oro di 50 in 60
presenta colaria. ducati l’una» (a. 1514).

— 84 —
SOMMARIO sigle e abbreviazioni adottate nella rivista

AIS = Sprach- und Sachatlas Italiens und der Süd- LEI = Max Pfister, Lessico etimologico italiano, Wies-
schweiz, von Karl Jaberg und Jakob Jud, Zofingen, Rin- baden, Reichert, 1979 e segg.
C. A. Mastrelli †, Quasi una prolusione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 65 gier, 1928-1940 LIZ1, 2, 3, 4 = Letteratura italiana Zanichelli (su cd-
A. Parenti, Una parola veneziana: coladena . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 71 ALI = Atlante linguistico italiano, Roma, Istituto poli- Rom), a c. di Pasquale Stoppelli ed Eugenio Picchi, Bolo-
grafico dello Stato, 1995 segg. gna, Zanichelli, 19931, 19952, 19973, 20014
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Crusca, Venezia, Alberti, 16121, Venezia, Sarzina, 16232, LRL = Lexikon der Romanistischen Linguistik, Her-
e dialetti meridionali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 85 Firenze, Stamperia dell’Accad. della Crusca, 16913, Fi- ausgegeben vor Günter Holtus, Michael Metzeltin, Chri-
B. G. Russo, Insegnare grammatica a fine Ottocento: il metodo “pre-fumettistico” renze, Manni, 1729-17384, Firenze, Tip. Galileiana, 1863- stian Schmitt, Tübingen, Niemeyer, 1988-2005
19235 (interrotta alla lettera O) LS = Lingua e stile, Bologna, 1966 segg.
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tuto della Enciclopedia Italiana, 1960 segg.
G. Fredianelli, Il linguaggio politico alla vigilia della Grande Guerra (XX) . . . . . . 105 DCECH = Diccionario crítico etimológico castellano e
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RID = Rivista italiana di dialettologia, Bologna, 1977
F. Toso, Pesto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 112 hispánico por Joan Corominas con la colaboración de José segg.
A. Pascual, Madrid, Gredos, 1980-91 Rohlfs = Gerhard Rohlfs, Grammatica storica della
DEI = Carlo Battisti-Giovanni Alessio, Dizionario eti-
lingua italiana e dei suoi dialetti, Torino, Einaudi, vol. I,
mologico italiano, Firenze, Barbera, 1950-57
Libri ed articoli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 123 DELI = Dizionario Etimologico della Lingua Italiana
Fonetica, 1966, vol. II, Morfologia, 1968, vol. III, Sintassi
e Formazione delle parole, 1969 [si cita per paragrafo]
di Manlio Cortelazzo e Paolo Zolli, Bologna, Zanichelli,
SFI = Studi di filologia italiana, Firenze, 1927 segg.
1979-1988 (2a ed. a cura di Manlio Cortelazzo e Michele
A. Cortelazzo, ivi, 1999 con cd-Rom) SGI = Studi di grammatica italiana, Firenze, 1979
DI = Wolfgang Schweickard, Deonomasticon itali- segg.

LINGUA NOSTRA intende promuovere l’interesse per la lingua italiana e lo studio dei cum. Dizionario storico dei derivati da nomi geografici e da SLeI = Studi di lessicografia italiana, Firenze, 1979
nomi di persona, Tübingen, Niemeyer, 1997 segg. segg.
FEW = Walther von Wartburg, Französisches Etymolo- SLI = Studi linguistici italiani, Friburgo, poi Roma,
problemi di essa, mirando a conciliare due esigenze ugualmente importanti: la consapevo- 1960 segg.
gisches Wörterbuch, Bonn (poi Leipzig e Basel), 1922 segg.
lezza di una antica tradizione e la rispondenza alle necessità moderne. GAVI = Giorgio Colussi, Glossario degli antichi TB = Niccolò Tommaseo-Bernardo Bellini, Diziona-
La rivista, fondata nel 1939 da Bruno Migliorini e Giacomo Devoto, quindi diretta da volgari italiani, Helsinki, University Press, 1983-2006 rio della lingua italiana, Torino, Unione Tipografico-Edi-
Gianfranco Folena e da Ghino Ghinassi, è ora diretta da Andrea Dardi e Massimo Fanfani. GDLI = Grande dizionario della lingua italiana, fon- trice, 1865-1879
dato da Salvatore Battaglia, Torino, Utet, 1961-2002 (Sup- TLIO = Opera del Vocabolario Italiano, Tesoro della
Si articola in varie parti: lingua italiana delle origini [fondato da Pietro G. Beltra-
plemento 2004, a c. di Edoardo Sanguineti)
storico-filologica: storia della lingua; grammatica storica; etimologia, lessicologia e se- GRADIT = Grande dizionario italiano dell’uso, diret- mi; leggibile in rete all’indirizzo <http: //tlio.ovi.cnr.it/
mantica storica; retorica e stilistica; metrica; storia della questione della lingua e del pensiero to da Tullio De Mauro, Torino, Utet, 1999 con cd-Rom tlio/>]

linguistico; storia della grammatica e della lessicografia; onomastica; testi e documenti; (Nuove parole italiane dell’uso, 2003; Nuove parole italia- VEI = Angelico Prati, Vocabolario etimologico italia-
ne dell’uso, II, 2007) no, Torino, Garzanti, 1951
descrittiva: grammatica e lessicologia dell’italiano d’oggi; neologismi, forestierismi e
dialettalismi contemporanei; lingue speciali e terminologie tecniche; livelli sociali di lingua;
varietà regionali; l’italiano all’estero; testimonianze linguistiche di letterati e di scienziati;
didattica: discussioni sulla norma linguistica e sull’insegnamento della lingua; uso delle
comunicazioni di massa; esperienze di insegnanti; insegnamento della lingua agli adulti; in-
segnamento dell’italiano all’estero; problemi di linguistica contrastiva e di traduzione.
Direzione: Andrea Dardi e Massimo Fanfani dell’Università di Firenze.
Redazione: Alessandro Parenti (Trento), Antonio Vinciguerra (Firenze).
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