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Dal punto di vista teorico, la nozione di avanguardia si può sintetizzare nei seguenti punti:

•L'avanguardia si costituisce come risposta dell'arte alla società borghese e al predominio della
mentalità utilitaria e mercantile, nel momento in cui diventa chiaro che il mercato assorbe anche l'arte
stessa. Nello sforzo di evitare la vendibilità, l'antagonismo dell'avanguardia si sviluppa su diversi livelli:
a livello politico, con un atteggiamento sostanzialmente anarchico; a livello psicologico, con la
consapevolezza della divisione del soggetto; a livello propriamente artistico, con il rifiuto dei canoni, dei
modelli e dei generi tradizionali. L'atteggiamento estremista e provocatorio dell'avanguardia rigetta, da
un lato, l'orizzonte della tradizione (portando al massimo grado la sfida dell'originalità), dall'altro la
produzione del kitsch, ovvero l'invasione del cattivo gusto standardizzato. Si può dire, ancora più in
generale, che l'avanguardia si oppone al senso comune, al grado medio, al banale.
•L'avanguardia porta alle estreme conseguenze i caratteri della modernità, lo spirito critico e
l'ermeneutica del sospetto, tanto da poter essere definita come la modernità radicale. Arriva a mettere
in dubbio le conformazioni della rappresentazione (la mimesi classica), forzandola ai limiti fino al punto
di rottura, realizzando una rappresentazione problematica oppure deformata, parodistico-grottesca. Di
qui le difficoltà dei suoi testi, ai quali solitamente il pubblico risponde dicendo che non si capiscono.
Tuttavia, l'oscurità del significato immediato significa precisamente due cose: che il significato è da
cercare nel gesto che i testi compiono (occorre una inedita immedesimazione nell'autore); e che viene
richiesto al fruitore un atteggiamento di attenzione particolare, un vero e proprio lavoro di lettura, ben
diverso da una tranquilla e scontata fruizione.
•Nel suo intento di uscire dalle istituzioni e di organizzare una contro-egemonia, l'avanguardia tende a
costituire una istituzione alternativa ed aperta, riunendosi in gruppi, con una sua vocazione al lavoro
collettivo (che è di per sé una sfida all'idea romantica del singolo individuo geniale). Per questo spesso
è stata vista come una sorta di gruppo di pressione o di manipolo golpista, data anche l'origine militare
del termine avanguardia. Tuttavia, proprio se si pensa all'avamposto di un esercito, si può comprendere
allora che l'avversario non può essere l'esercito che viene dietro e rispetto al quale l'avanguardia
s'intende avanzata, ma quello che le si trova di fronte, o meglio il territorio ostile in cui gli esploratori
mandati in avanscoperta si trovano ad operare, privi di alcuna garanzia. Uscendo dalla metafora,
occorre considerare, nelle avanguardie artistiche, non solo la carica di innovazione, ma anche quella di
ricerca (il cosiddetto sperimentalismo). In quanto attività di ricerca, di scavo o di sabotaggio delle
configurazioni artistiche, l'antagonismo e il radicalismo artistico possono essere anche prodotti da
sperimentatori isolati, che vanno quindi tenuti in considerazione nella mappa complessiva
dell'avanguardia.

Classificazione e tipologia[modifica | modifica wikitesto]

L'Amore di Zero, da un film di Robert Florey (1927)


Dal francese avant-garde (trad. "avanti alla guardia"), il termine, tratto dal linguaggio militare
(l'avanguardia è il reparto che precede il grosso delle truppe per aprirgli il varco), è impiegato anche per
indicare i diversi movimenti artistici del primo Novecento, caratterizzati da una sensibilità più "avanzata"
rispetto a quella dominante: l'Espressionismo, l'Astrattismo, il Futurismo, il Dadaismo, la Metafisica, il
Cubismo e il Surrealismo. In questo senso il termine era passato dal linguaggio militare a
quello politico già intorno al 1830, per indicare il nuovo compito assegnato agli intellettuali, per lo più di
sinistra, consistente nell'assumere il ruolo di guida morale e ideologica delle battaglie politiche
del liberalismo dell'epoca.[1] A partire dalla fine del XIX secolo, la nozione di avanguardia era stata
usata metaforicamente per caratterizzare i movimenti letterari ed artistici che volevano essere più
"avanti" rispetto ai contemporanei. In particolare ritenevano "moderno" rompere con la tradizione e
criticare chi imitava i "classici".
Il primo ventennio del XX secolo ha visto il susseguirsi di fenomeni artistici di avanguardia, che
attraverso i loro manifesti proponevano nuove forme pittoriche e plastiche, in sintonia con il mutare dei
tempi. I movimenti di avanguardia erano formati da gruppi spesso in polemica tra loro, ma dalla critica e
dal contrasto scaturiva una grande spinta creativa. Che si
chiamassero futuristi, espressionisti, metafisici, surrealisti, dadaisti, gli artisti di questa generazione
volevano cambiare tutto. Le loro battaglie artistiche diedero una nuova impronta a tutta l'arte del
Novecento.
Gli elementi fondamentali delle avanguardie, secondo vari studiosi, sono stati:[1] attivismo esasperato,
entusiastico senso dell'avventura, gusto di opposizione e antagonismo, tendenza alla negazione,
al nichilismo, all'agonismo. Un altro elemento importante per inquadrare i movimenti di avanguardia è
stata la relazione fra oggettività e soggettività che i gruppi hanno attuato: per alcuni di essi è esistita
solo la sfera soggettiva estremizzata formata da stati onirici e inconsci, istinti e energia vitale, mentre
per altri movimenti è esistito solo l'ambito oggettivo assoluto ricavabile dalle discipline scientifiche,
oppure anche l'insieme dei due mondi in alternanza e sovrapposti.
I movimenti d'avanguardia spesso risultano intrecciati alla scienza e alle sue applicazioni tecnologiche:
basti pensare alle leggi ottiche enfatizzate dagli Impressionisti, le passioni per l'aviazione e per
l'elettricità evidenziate dai Futuristi, la psicoanalisi sviscerata dai Surrealisti, la fisica nucleare ispiratrice
della pittura informale.
Uno degli scopi dei movimenti di avanguardia è la "morte dell'arte" tradizionale e canonica, realizzabile
attraverso l'annullamento del momento comunicativo o con l'identificazione dell'espressione artistica
con un'altra azione del fare umano, come ad esempio l'urlo degli Espressionisti, l'impiego improprio di
alcuni oggetti, il ribaltamento di ogni scala di valori. I gruppi di avanguardia attuano una opposizione
alla cultura dominante o appartandosi aristocraticamente o partecipando rumorosamente al dibattito
pubblico.

Le prime avanguardie[modifica | modifica wikitesto]


Charles Baudelaire fu il primo ad applicare il termine avanguardia, tipico del linguaggio militare, per
definire con ironia gli scrittori francesi di sinistra. Il termine, ancora oggi, si riferisce quindi a tutti i
movimenti di opposizione e di sperimentazione di forme nuove sia nell'ambito letterario quanto in quello
pittorico, musicale e artistico in genere.
È nel primo decennio del Novecento che sorgono i veri movimenti tipici dell'avanguardia, come
l'espressionismo e la dodecafonia in Germania e in Austria con Vasilij Kandinskij, Georg Trakl,
il futurismo in Italia con Filippo Tommaso Marinetti e Umberto Boccioni (che si svilupperà poi
in Russia con Vladimir Majakovskij, e in Inghilterra con l'affine vorticismo) l'imagismo in Gran
Bretagna e negli Stati Uniti con Ezra Pound e nel primo dopoguerra con il dadaismo e il surrealismo. Il
manifesto di questi movimenti consiste nella provocatoria distruzione delle tradizionali forme estetiche
intese, come teorizzava Hegel, nella "morte dell'arte". Nel rifiutare l'arte borghese era infatti palese il
rifiuto della società borghese e quindi una tendenza delle avanguardie verso le ideologie e i movimenti
rivoluzionari. Tali movimenti ebbero filiazioni anche extraeuropee. Si veda il caso del Giappone, che
ebbe negli anni '20-'30 un nutrito gruppo locale di dadaisti, surrealisti e futuristi, e propose proprie
versioni delle avanguardie, come nel caso dei Neo-percezionisti (Shinkankakuha), di cui fecero parte
anche il giovane Yasunari Kawabata, poi premio Nobel per la letteratura nel 1968, e Riichi Yokomitsu.

Le seconde avanguardie[modifica | modifica wikitesto]


Nel secondo dopoguerra, pur in tempi differenti, si assiste alla rinascita di sperimentazioni di diversi
linguaggi estetici. I nuovi gruppi di intellettuali si sentono chiamati a interpretare la società, ora in piena
ricostruzione e sviluppo, e tra gli anni cinquanta e sessanta intensificano la loro attività. A differenza
delle precedenti avanguardie storiche, le nuove avanguardie abbandonano ogni atteggiamento di
polemica spettacolare e sembrano piuttosto decise a conquistare gli spazi rubati e deteriorati dai mass
media. La maggior parte delle esperienze delle nuove avanguardie si rifanno all'ideologia marxista,
apportando in più temi antropologici e psicoanalitici.
In Italia nasce per primo, nel 1947, il Gruppo Forma 1, di ispirazione marxista, formato da Carla
Accardi, Antonio Sanfilippo, Pietro Consagra, Ugo Attardi, Piero Dorazio, Mino Guerrini, Achille
Perilli e Giulio Turcato. Una parte di questi artisti aderirà o intreccerà rapporti con il M.A.C.(Movimento
arte concreta) fondato a Milano nel 1948 da Atanasio Soldati, Gillo Dorfles, Bruno Munari, Gianni
Monnet. Questo movimento si pone come fine di dare impulso all'arte non figurativa, ed in particolare
ad un tipo di astrattismo libero da ogni imitazione e riferimento con il mondo esterno, di orientamento
prevalentemente geometrico. In Germania nasce il Gruppo 47, rappresentato da Günter
Grass e Heinrich Böll che esprimono l'ideale democratico di ricostruire la cultura del paese.
In Catalogna nasce, anche nel 1947, il gruppo Dau al Set in torno all'omonima rivista, con il poeta Joan
Brossa, il pittore Antoni Tàpies ed altri. In Francia nascono, all'interno della rivista Tel quel, letterati che
dichiarano di voler abbattere i codici culturali tradizionali a favore delle nuove teorie freudiane e
delle teorie strutturaliste, come Roland Barthes, Philippe Sollers e Alain Robbe-Grillet. Non senza
importanza è stato in questo periodo il contributo di tutti quei movimenti culturali degli Stati Uniti che
con la pittura gestuale, il cinema underground, la pop art e le performance teatrali hanno gettato una
ventata nuova colta da tutti i paesi.
In Italia l'azione della neoavanguardia (o "nuova avanguardia") si colloca entro limiti temporali ben
definiti. In quello che si può definire l'ultimo movimento letterario del Novecento si possono distinguere
due periodi. Il primo periodo può essere datato partendo dal 1956, anno in cui fu fondata la rivista Il
Verri e pubblicata l'opera di Edoardo Sanguineti Laborintus, fino al 1962, anno della pubblicazione
di Opera aperta di Umberto Eco e del quinto numero della rivista Il Menabò. Il secondo periodo inizia
nel 1963 con il primo convegno di Palermo e si conclude con l'ultimo numero di Quindici. Nei primi sette
anni si assiste alla formazione e alla crescita della nuova avanguardia o neoavanguardia come alcuni
preferiscono chiamarla, mentre negli altri sette anni si delimita il momento di maggior forza del Gruppo
63, al quale fa seguito la crisi e la fine dell'esperienza collettiva. Soprattutto il Gruppo 63 con Angelo
Guglielmi, Alfredo Giuliani, Renato Barilli, Umberto Eco e Alberto Arbasino ha cercato di modificare il
rapporto tra linguaggio e letteratura decretando il primato

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