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Il termine tamarindo deriva dall'arabo تمر هندي traslitterato in tamr hindī, "dattero dell'India".
Diversi erboristi e medici del primo medioevo scrivevano tamar indi, il latino medievale
scriveva tamarindus e Marco Polo scrisse tamarandi.
Descrizione[modifica | modifica wikitesto]
Tamarindus indica
Frutti di tamarindo
Nella cucina occidentale il tamarindo viene utilizzato nella preparazione di bevande rinfrescanti,
nella salsa Worcestershire e nella salsa HP, un tipico condimento britannico.
La parte commestibile è polpa che circonda i semi nei frutti. La polpa verde e dura di un frutto giovane
è considerata da molti troppo acida, ma viene spesso utilizzata come componente di piatti salati,
trasformata in sottaceti o usata per rendere commestibili alcuni igname velenosi in Ghana[4].
Man mano che il frutto matura diventa più dolce, meno acido e più appetibile. L'acidità varia tra le
cultivar e alcune cultivar di tamarindo dolce non hanno alcuna acidità quando sono mature.
La pasta di tamarindo ha molti usi culinari tra cui l'uso nei chutney (in particolare quelli indiani e
pakistani), nei curry e negli sciroppi.
Nella cucina thailandese viene utilizzato nella preparazione di svariati piatti, tra i quali il pad thai e
alcuni tipi di curry.
In Messico e nei Caraibi, la polpa viene diluita con acqua e zucchero per fare una bevanda denominata
"agua fresca".