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OLTRE LA

DEMOCRAZIA
di Salvatore Brizzi
Torino, 16/08/2007
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SOMMARIO

La democrazia non esiste


Uomini e ideologie
Libertà e uguaglianza
Il valore del voto
Il principio quantitativo
A ognuno il suo governo
Passare da una forma di governo all’altra

Non ci sono uomini di destra e uomini di sinistra: c’è il sistema e i nemici del
sistema.

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LA DEMOCRAZIA NON ESISTE

La libertà non sta nello scegliere tra bianco e nero, ma nel sottrarsi a questa
scelta prescritta.
Theodor W. Adorno, filosofo

Non voglio qui affermare che la democrazia (dal gr. demos kratos=potere del
popolo) sia sbagliata, bensì che essa semplicemente non esiste, o meglio, che
può esistere solo come maschera dell’oligarchia (dal gr. oligoi –archia=governo
di pochi).
Niente può governarsi da sé. È logicamente impossibile che ciò possa avvenire,
perché ogni ente che vuole esprimere in maniera ordinata le proprie azioni
deve necessariamente fare riferimento a qualcosa che gli è evolutivamente
superiore e che quindi possiede una visione più ampia della realtà in cui esso
deve muoversi. L’ordine sociale deve quindi procedere dall’autorità spirituale, e
non, come qualcuno assurdamente crede, da se stesso. Sia chiaro che per
autorità spirituale si vuole qui intendere l’autorità della propria anima e non il
controllo da parte di qualche organo religioso.

Medesimo discorso può essere fatto per scienza, medicina, educazione,


economia... Se esse non procedono da un’autorità spirituale – che si manifesta

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sul piano sociale in una Gerarchia Spirituale – non potendo trovare in se stesse
i valori cui aspirare, si ritroveranno senza direzione né etica, senza un fine
evolutivo da seguire e da trasmettere alle nuove generazioni. E ciò che non ha
come obiettivo la propria evoluzione spirituale – sia esso un singolo o una
civiltà – inevitabilmente degenera.

Governato e governante devono necessariamente costituire due enti separati,


non perché io creda sia meglio così, ma perché questo è nella logica naturale
delle cose. Il corpo non può autogovernarsi, ma deve evidentemente affidarsi
al piano mentale che gli è superiore. Corpo, emozioni e mente dovrebbero
essere a loro volta governati dal piano animico.

È pertanto irrazionale che una moltitudine pretenda di autogovernarsi, poiché,


per essere in grado di prendere le decisioni migliori per il proprio benessere,
tale moltitudine dovrebbe “uscire da sé” e osservarsi dall’esterno. Chi governa
un ente deve infatti averne una visione globale, deve possedere un punto di
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vista più ampio, superiore all’ente stesso, che serve a valutarne innanzi tutto
gli scopi evolutivi e quindi i bisogni immediati. Come può un popolo osservare
se stesso da un punto di vista più ampio e inclusivo del suo? Non è forse un
tentativo contraddittorio? Questo genere di amministrazione dello Stato
costituisce un’illusione, perché non può mai divenire realizzabile nei fatti. Un
organismo da governare che non fa riferimento a un governante esterno a sé,
è come un corpo con la testa mozzata che pretende di sapere dove andare e
cosa fare.

Dal momento che ogni ente deve necessariamente, per forza di cose, trovare
fuori da sé il proprio governante, il risultato dell’infantile desiderio di
autogoverno del popolo è la fatale sottomissione a chiunque possegga l’abilità
di illuderlo che ciò sia effettivamente possibile. L’irrazionale desiderio di
democrazia avrà quindi sempre come effetto l’oligarchia, che, non a caso, è
oggi la forma di governo più diffusa nel mondo cosiddetto ‘democratico’. La
democrazia non è possibile, ma se il popolo non si rende conto di questa
impossibilità e vuole comunque illudersi di potersi autogovernare, allora
un’oligarchia è autorizzata a stabilirsi al potere per decenni facendosi chiamare
‘governo democratico’.

Per raggiungere i propri scopi nell’ambito di quell’attività che viene oggi


erroneamente definita ‘politica’ è indispensabile non rendere mai noto ciò per
cui ci si batte, ma esclusivamente ciò per cui la gente vuole che ci si batta. Non
possedere alcuna idea propria, ma limitarsi a riflettere quelle del popolo,
rappresenta oggi la peculiarità capace di trasformare un politico mediocre in un
politico di successo! Per assicurarsi il successo è sufficiente che il politico non
sia mai un e-ducatore – cioè un individuo che riesce ad estrarre il meglio delle
qualità del cittadino –, né che sia portatore di intuizioni originali provenienti
dall’anima, ma sempre solo uno specchio dei desideri orientati alla
sopravvivenza che il popolo di norma esprime. Questi trucchi sono tanto antichi

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quanto elementari, ma se non si entra in un paradigma che presuppone il
risveglio delle coscienze attraverso un percorso iniziatico, simili meccanismi di
asservimento saranno applicabili ancora per centinaia di anni.

Il livello di coscienza dei politici non si discosta da quello del popolo che essi
vorrebbero dirigere. Gli uomini di governo dimostrano ogni giorno di essere
nati per escrezione e non per parto, come nel passato ha affermato qualcuno
che di politica se ne intendeva. Essi, a causa dei loro pesanti attaccamenti a
potere, denaro e idee di parte, non possono ancora, anche volendo, agire per il
Bene Comune, e ne è la dimostrazione il fatto che si vantino di essere i
portavoce del popolo, cioè, in ultima analisi, di non riuscire a governarlo.
Reggere uno Stato non significa infatti limitarsi ad assecondare i voleri egoistici
(=rivolti alla propria sopravvivenza) della popolazione, bensì e-ducare i
cittadini portandoli progressivamente su un nuovo livello di consapevolezza. La
strada dell’accumulare voti promettendo ciò che il popolo vuole sentirsi
promettere, è una strada senza uscita, poiché sul piano della materialità sarà
sempre impossibile accontentare tutti. Essi non si preoccupano di e-ducare,
cioè di modificare lo status-quo in cui giace la società, non innalzano la qualità
della coscienza del popolo, si preoccupano esclusivamente di assecondarne gli
istinti di sopravvivenza e le emozioni più basse... e il popolo li acclama per
questo! Non potendo però, una volta eletti, soddisfare i bisogni egoistici di
tutti, si trovano nella condizione di non poter mantenere ciò che hanno
promesso.

La tecnica usata per irretire i cittadini è sempre la stessa ed è molto semplice:


mai proibire apertamente qualcosa, bensì concedere un surrogato del valore
che viene richiesto dal popolo definendolo con il termine che identifica il valore
autentico. La gente vuole democrazia? Le diamo un’oligarchia e la chiamiamo
democrazia. La gente vuole libertà? Le diamo un sistema che è condizionante
fin dall’infanzia e lo chiamiamo ‘società libera’. La gente vuole uguaglianza? La

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costringiamo all’omologazione e la chiamiamo uguaglianza o globalizzazione.
La gente vuole arte? Le diamo – e le insegniamo nelle scuole – la tecnica
(un’attività della mente) e la chiamiamo arte (un’attività del Cuore).

Chi ci condiziona la mente con idee di democrazia, uguaglianza, libertà per


tutti... in realtà non ci fornisce mai il mezzo per raggiungere la completa
serenità interiore indispensabile perché le cose nel mondo funzionino. Ci
inculcano delle parole vuote convincendoci che i valori siano ‘cose’ che devono
essere inseguite e pretese, anche con la lotta, sempre al di fuori di noi stessi,
in una nuova ideologia o in un nuovo governo. Ci convincono che la libertà
possa essere data da un governo di sinistra o di destra, democratico o
repubblicano, ma non ci suggeriscono che se non diventiamo liberi
interiormente dai nostri attaccamenti e dai nostri bisogni non saremo mai in
alcun modo liberi. La società fa di tutto perché cerchiamo la felicità fuori di noi
– in un nuovo sistema di governo, in uno stipendio maggiore, in una diversa
posizione sociale – cioè nell’unico luogo dove essa non può trovarsi. In questo
modo i nostri condizionamenti possono essere sfruttati a piacimento dalle
agenzie pubblicitarie così come dai partiti politici attraverso le promesse pre-
elettorali: votiamo infatti chi ci garantisce una migliore sopravvivenza, in
ottemperanza all’atavica paura di morire. Un cittadino decondizionato, privo di

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attaccamenti e paure, non potrebbe più essere manipolato. Un politico
decondizionato, privo di attaccamenti e paure, non potrebbe più essere
corrotto.

Le oligarchie che sono attualmente al governo nei diversi Stati subiscono a loro
volta la manipolazione – a volte connivente, a volte inconsapevole – da parte
di mafia e potere economico. Ad esclusione di alcuni casi eccezionali è sempre
questo potere economico a decidere chi deve governare all’interno di ogni
Stato, ed esso si trova saldamente nelle mani di pochi finanzieri internazionali
che, per ovvie questioni di convenienza, collaborano assiduamente fra di loro,
anche quando apparentemente sembra che siano in concorrenza (l’illusione del
libero mercato).

Non si vota mai per forze politiche sostanzialmente differenti, ma per la stessa
forza che appare sotto diverse e multicolori forme. Le differenze fra gli
schieramenti sono illusorie, sono dei miraggi che servono ad alimentare il
grande inganno: se crediamo di poter scegliere fra opposte fazioni che si
combattono, crediamo di vivere in una nazione libera. Ma l’aspetto veramente
ridicolo di tutto questo è che le diverse fazioni sono realmente convinte di dire
cose diverse nella sostanza, e non solo nella forma, e sono convinte di poter
difendere nel modo migliore quella condizione inesistente che è la democrazia.
I vari esponenti e gli stessi segretari di partito sono in maggioranza solo
vittime inconsapevoli del meccanismo che contribuiscono ad alimentare; sono
essi stessi schiavi di paure e attaccamenti materiali, cioè di quei medesimi
condizionamenti che sfruttano per aggraziarsi l’opinione pubblica o per
denigrare un avversario agli occhi degli elettori. Chi viene eletto non si rende
conto di essere stato scelto unicamente in virtù del suo particolare livello di
mediocrità e della sua inconsapevolezza riguardo ciò che gli accade intorno. I
partiti politici sono in mano a un gruppo di banchieri ebrei e alla mafia. I
cittadini sono burattini di altri burattini. Per avere una panoramica della

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situazione si leggano i libri di Oliviero Beha, di Giorgio Galli (in particolare “La
venerabile trama”) e soprattutto il capolavoro di Jan Van Helsing, Le società
segrete e il loro potere nel ventunesimo secolo.

D’altronde se uno schieramento lavorasse sinceramente per il Bene, le sue


azioni non sarebbero volte ad alimentare il conflitto con gli oppositori, né allo
screditamento del loro operato, bensì all’ampliamento della coscienza dei
cittadini, affinché questi possano assumere una libertà di pensiero reale e siano
in grado di decidere autonomamente chi votare per il Bene della comunità. La
campagna elettorale, come viene realizzata comunemente, si muove invece
nella direzione opposta: si insultano e si screditano gli oppositori, si tendono
trappole, si pagano fotografi e intercettatori, si promette ciò che il popolino
vuole sentirsi dire, si tenta, insomma, di evitare che il cittadino pensi con la
sua testa, si fa di tutto perché resti addormentato nella personalità agendo sui
suoi bisogni legati alla sopravvivenza.
Libertà, democrazia, lavoro per tutti, meno tasse, lotta contro il crimine, più
attenzione all’ecologia, guerra alla droga... Amen.

Solo se noi siamo liberi interiormente, se ci troviamo in uno stato interiore di


libertà, in uno stato interiore di pace e in uno stato interiore di giustizia, allora
queste qualità sono veramente nostre, perché non ci limitiamo a parlarne, ma
le siamo, e si irradieranno da noi verso l’esterno.
Un partito che vuole la pace deve stare in pace, e se vuole la giustizia deve
essere giusto, e se vuole la libertà deve essere libero. Nella misura in cui
ognuno dei suoi componenti avrà realizzato in se stesso questi stati di
coscienza, il partito li manifesterà anche esteriormente con le sue azioni. Solo
un uomo che ha raggiunto la pace può agire per la pace nel mondo, perché
irradia pace e continua a irradiarla anche quando esteriormente deve lottare
come un Samurai, un Templare o un’Amazzone. Un uomo in conflitto all’interno
di sé, alimenta il conflitto nel mondo, in quanto irradia questa disarmonia e

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continua a irradiarla anche quando esteriormente appare pacato, misurato e
tranquillo.

UOMINI E IDEOLOGIE

La democrazia funziona quando a decidere sono in due e uno è malato.


Winston Churchill

Il problema non riguarda mai l’ideologia, ma gli uomini che vogliono metterla
in pratica. Il comunismo, il capitalismo, il fascismo non sono di per se stessi
giusti o sbagliati, perché tutto dipende dal grado di apertura della coscienza di
chi sta professando tali idee. Alcune delle idee di Marx rivestono un importante
significato nel percorso evolutivo dell’umanità: quando si sono diffuse hanno
portato il popolo ad un balzo di coscienza. Chi ha sostenuto le sue idee
all’interno di un sistema di governo durante tutto il ’900 non possedeva però lo
stesso livello di coscienza di chi le aveva espresse per primo, di chi cioè le

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aveva pensate e non solo seguite. Tanti si sono detti marxisti o comunisti dopo
Marx, ma ognuno ha interpretato questi termini secondo il suo personale livello
di coscienza.

Così parlava Stalin nel novembre 1937, mentre la propaganda lo esaltava


come “padre dei popoli”, simbolo vivente del socialismo e dell’“uomo nuovo”:
Noi distruggeremo ogni nemico, anche se è un vecchio bolscevico.
Distruggeremo tutti i suoi parenti, tutta la sua famiglia. Chiunque attenti nei
fatti come nei pensieri – sì anche nei pensieri – all’integrità dello Stato
socialista, sarà annientato senza pietà.
Bertelli e Bigazzi, La storia dimenticata

Questa ‘roba’ qualcuno la chiamava socialismo o comunismo. In realtà è la


cosa più distante che possa esserci sia dal comunismo di Marx che
dall’autentico «comunismo» [se ne parla più avanti]. Comunismo, democrazia,
fascismo... sono solo etichette che acquistano un valore unicamente in virtù
delle capacità e delle intenzioni di chi se le applica sulla fronte.

Il comunismo e il fascismo non esistono di per se stessi come entità perfette e


immutabili, di modo che tutti possono attingere nella stessa misura a tali
dogmi, ma esistono solo nelle varie interpretazioni che ogni uomo ne dà in
relazione a ciò che lui stesso è. Il comunismo può allora divenire una terribile
dittatura, oppure una democrazia, o un socialismo, o una comunità spirituale
dove si pratica la condivisione dei beni, o cento altre cose. Se Gandhi si
dichiarasse fascista, il suo fascismo non sarebbe lo stesso di quello di Bush se
anch’egli si dichiarasse fascista. Pur attenendosi entrambi a certi principi di
base, i generi di governo che ne deriverebbero sarebbero molto diversi, perché
molto diversa è la loro ‘anzianità animica’ e, di conseguenza, la qualità della
loro interpretazione di quell’ideologia. Inutile quindi appropriarsi di un’idea e

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agitarla in faccia alla folla, perché non è la bandiera che fa la differenza, ma chi
la sventola.

LIBERTÀ E UGUAGLIANZA

Democrazia significa semplicemente colpi di randello dalla gente per la gente.


Oscar Wilde

In realtà la ‘stravaganza’ dell’attuale modo di concepire la politica è sotto gli


occhi di tutti, ma per condizionare la moltitudine narcotizzata, affinché non
veda ciò che accade, è sufficiente gridare da un palco alcuni precisi ‘ordini
postipnotici’, cioè quei termini che vengono inseriti come condizionamento nel
cervello della cittadinanza in stato semi-ipnotico con la tecnica della ‘ripetizione
continua tramite mass media’. Da quando il condizionamento diviene
permanente – già in giovane età – ogni qualvolta vengono pronunciate quelle
parole si ha sempre la medesima reazione di esaltazione emotiva nel popolo.
Le parole più efficaci a questo scopo sono: libertà, uguaglianza e democrazia.

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Chi usa queste parole ‘a effetto’ per arringare la folla, di norma non si avvede
nemmeno di porsi alla stregua di un commerciante che truffa i propri clienti,
perché egli stesso non riflette mai sul significato dei termini che usa e si limita
a selezionarli in base alla forza persuasiva che possono esprimere.
E il cittadino viene ubriacato d’acqua!

La libertà è sinonimo di risveglio spirituale, dunque non è una condizione


attuabile per l’uomo che rimane lontano dalla sua anima e in uno stato semi-
ipnotico. Libertà significa essere liberi da ogni attaccamento interiore... anche
l’attaccamento ultimo... quello alla vita; solo allora l’essere umano può dirsi
libero e non più soggetto a manipolazioni. L’individuo che ha paura di morire
non sarà mai libero, indipendentemente dalla forma di governo attuata nella
sua nazione. La libertà non può essere data dall’esterno, ma è una conquista
interiore. Se io sono psicologicamente uno schiavo, lo sono anche in una
società democratica o in una situazione di anarchia. Se, al contrario, sono un
‘liberato in vita’, lo sono anche sotto una dittatura. O si comprendono
pienamente questi concetti, oppure si continua a vivere inseguendo fuori ciò
che può esser realizzato solo dentro.
La punizione per chi crede che la libertà possa essere data dall’esterno come
una strenna di Natale, è di passare la propria vita a votare chiunque non si fa
scrupolo di prometterla.

L’uguaglianza è una fantasia, in quanto ogni specie sta attraversando una


differente fase nell’evoluzione della propria consapevolezza, e così pure ogni
singolo individuo all’interno di ogni singola specie. Proprio nell’estrema
diversità dimora la Bellezza, si tratta solo di riuscire a vederla.
Diversità nell’apertura di coscienza significa diversa attitudine ad ascoltare la
‘voce dell’anima’, il che si traduce in una più o meno ampia acquisizione
interiore del Vero e del Bene. Ne consegue che gli uomini non posseggono tutti
la stessa capacità di distinguere ciò che è meglio per la nazione in cui abitano.

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Ai lettori allarmati vogliamo subito chiarire che qui non si vuole promuovere la
negazione del diritto di voto per alcuni in favore di altri, ma si sta unicamente
ponendo l’accento su un fatto naturale e inconfutabile: non tutti gli uomini
sono dotati dello stesso discernimento riguardo ciò che è bene per lo Stato, e il
grado di tale attitudine è intimamente legato al grado di apertura della
coscienza. È difficile accettare questo per chi è stato condizionato fin da
bambino a credere che “tutti gli uomini sono uguali”. Egli potrebbe infatti far
notare che: “Se tutti gli uomini sono uguali nei diritti, tutti possono fare politica
esprimendo il proprio voto e decidendo per la nazione”.

Ma se tutti gli uomini posseggono gli stessi diritti, allora perché non tutti hanno
il diritto di comprendere la filosofia o la matematica con la stessa acutezza,
mentre si pretende che tutti siano in grado di comprendere la politica? Voglio
ricordare che andare a votare significa ‘fare politica’, e questa non è un’azione
da poco. Al cittadino che esprime il suo voto si sta chiedendo di compiere un
atto politico, ma non lo si mette nelle condizioni di studiare e comprendere a
fondo questa materia. La politica – la capacità di decidere per il Bene della
comunità – è una materia (un’Arte) come tutte le altre, che richiede una certa
predisposizione innata, una buona preparazione intellettuale e un continuo
esercizio. I cittadini invece vanno a votare così come scelgono il nuovo
contratto telefonico, ‘per simpatia’, seguendo gli slogan gridati da un palco.

Non si può decidere ‘per legge’ che da oggi tutti i cittadini diciottenni possono
comprendere la filosofia e la matematica ed esprimere pareri a riguardo, e che
la loro opinione possiede lo stesso valore dell’opinione di un qualunque filosofo
o di un qualunque matematico, in virtù del fatto che tutti abbiamo gli stessi
diritti. Non si può decidere circa la giustezza di una teoria filosofica ‘per alzata
di mano’ – democraticamente – in base a ciò che pensa la maggioranza! E se
non si può seguire questa condotta palesemente assurda per la filosofia e la

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matematica, non vediamo ragione perché lo si debba invece fare per la
politica. È forse la politica la materia più elementare fra tutte? È forse la meno
importante, per cui non ha grande importanza chi la faccia e quali siano le sue
capacità, purché la si faccia... come la pulizia dei gabinetti pubblici?

Più l’essere umano entra in contatto con la sua anima grazie a un percorso
iniziatico, più si espande la sua coscienza, che così smette progressivamente di
occuparsi della sua sopravvivenza e della sopravvivenza della sua famiglia, per
cominciare a pensare al Bene Comune. In altre parole, più si espande la sua
coscienza, maggiore è la porzione di umanità che riesce a sentire come parte
di sé. Per fare politica, e quindi anche per andare a votare, servono
un’accurata preparazione intellettuale e un altrettanto accurato sviluppo della
consapevolezza.

Data questa premessa, il voto di un iniziato, quale potrebbe essere un Gesù,


un Buddha, un Socrate o un Lao-tsu – una persona in costante contatto con la
sua anima, e quindi costantemente capace di vedere nell’anima degli altri e
sentire gli altri come parte di sé – dovrebbe valere più del voto del cittadino
medio, il quale non possiede alcuna capacità di comprendere lo sviluppo
animico di un candidato elettorale e si reca a votare solo nella speranza di
ricavarne agevolazioni fiscali, un aumento dello stipendio e una pensione
decente. Ma dal momento che non sappiamo più riconoscere le anime
maggiormente evolute che si trovano in mezzo a noi, siamo costretti ad
appianare e appiattire ogni diversità evolutiva, decidendo ‘democraticamente’
che il voto di una persona col livello di coscienza di Duilio Poggiolini (ministro
della Sanità condannato durante Tangentopoli 1992) e quello di una persona
col livello di coscienza di Gandhi valgono entrambi uno.

Affinché si possa costituire una società autenticamente «tradizionale», cioè una


società ordinata gerarchicamente, dove si tenga conto dell’evoluzione animica

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di ciascuno, è necessario che l’Esoterismo – cioè l’insieme delle Leggi dello
Spirito – venga insegnato a scuola, e che le scuole diventino delle Scuole
Iniziatiche, in tal modo ognuno avrebbe la possibilità di intraprendere un
percorso di crescita interiore in grado di portarlo a contattare la propria anima.
Nella misura in cui la sua coscienza si sarà espansa – ed egli avrà abbandonato
gli attaccamenti personali e sarà in grado di agire per il Bene Comune – potrà
in futuro ricoprire posti di potere e cariche decisionali.

IL VALORE DEL VOTO

La differenza tra dittatura e democrazia è che in democrazia prima si vota e poi


si prendono ordini, in dittatura non dobbiamo sprecare il nostro tempo
andando a votare.
Charles Bukowski, poeta e scrittore

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Il terzo condizionamento ipnotico cui abbiamo accennato, l’idea di
«democrazia», concerne qualcosa di materialmente irrealizzabile: come già
abbiamo accennato, il popolo non può autogovernarsi, pena la sottomissione a
una ristretta minoranza. Tale assurda idea nell’antichità non esisteva
nemmeno, giacché si riteneva evidente che anche la politica, esattamente
come ogni altro mestiere, fosse un’attività che richiedeva studio e attitudini
particolari. Se vogliamo diventare atleti è necessario che possediamo delle doti
naturali e che ci alleniamo costantemente; allo stesso modo, se vogliamo
trovare un lavoro come ingegneri nucleari dobbiamo possedere un’innata
dimestichezza con la matematica e le materie tecniche, e anni di studio alle
spalle. Ma se veniamo presi dal desiderio di ‘fare politica’, se vogliamo cioè
decidere per mezzo del nostro voto chi deve governare il Paese, non è
necessario che possediamo doti naturali, non è necessario che conosciamo la
sociologia, la storia, la filosofia o la psicologia sociale, e ancor meno è
necessario che sviluppiamo ‘occhi per vedere’, ossia che la nostra coscienza sia
aperta ai segnali intuitivi dell’anima. Se noi vogliamo fare politica – sia per
eleggere che per essere eletti – è sufficiente che abbiamo compiuto diciotto,
venticinque o quarant’anni!!

Questa è una situazione palesemente aberrante! Se vogliamo imparare a


riparare le scarpe dobbiamo lavorare in una bottega come apprendisti e se
vogliamo suonare il violino dobbiamo applicarci già da bambini. Inoltre
dobbiamo possedere una predisposizione naturale per entrambe le attività:
non possiamo infatti svolgere un mestiere che non sentiamo pienamente
nostro, perché altrimenti rischiamo di svolgerlo male. Ma per ‘fare politica’ –
cioè per andare a votare – che è poi l’occupazione cardine all’interno di una
società, in quanto dal corretto svolgimento di tale attività da parte del singolo
cittadino dipende l’armonia fra i settori economico, sanitario, educativo e
militare, non è nemmeno necessario l’addestramento a cui viene sottoposto un

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calzolaio, anzi, non è necessario nessun addestramento. Per votare è
sufficiente essere maggiorenni – quindi automaticamente in grado di decidere
per il Bene Comune e immuni da ogni influenza massmediologica che potrebbe
alterare le nostre decisioni (!?) – e non aver mai ucciso qualcuno, o meglio, è
sufficiente che non ci abbiano ancora scoperto!
Davanti ad una situazione sociale così ridicola bisognerebbe avere un cuore di
pietra per non mettersi a ridere.

Grazie al principio democratico di cui siamo schiavi, in qualunque campo,


nella politica come nella scienza o nella filosofia, ognuno può pronunciarsi
pubblicamente su un qualunque argomento e il suo parere essere ‘di diritto’
considerato democraticamente alla pari di quello di chiunque altro. Ciò che ha
pensato Gesù circa il significato della vita assume lo stesso valore di ciò che
pensa l’‘esperto’ di turno intervistato da Maurizio Costanzo. Nel regno delle
opinioni tutto può assumere un valore di facciata; ogni pensiero, per quanto
sterile, conquista automaticamente rilevanza per il solo fatto che non esiste un
termine di paragone più alto al quale rapportarsi. Partendo dal presupposto
democratizzante che nessuno può conoscere il Vero più degli altri, allora tutti
hanno le stesse possibilità di essere creduti e seguiti.

Con il procedere sulla strada del risveglio della coscienza, gli uomini potranno
intuire animicamente il valore oggettivo di una frase o di una teoria qualunque,
e smascherare gli pseudo-intelligenti, i quali dall’ignoranza della collettività
hanno sempre tratto forza e fortune. D’altronde si sa che il mulo accanto
all’asino fa la figura del cavallo!

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Se noi fossimo permanentemente in contatto con la nostra anima la scienza, la
religione, l’arte e la politica non potrebbero più esistere come istituzioni
dogmatiche, perché dovrebbero confrontarsi ogni giorno con l’intelligenza di
iniziati che posseggono già in se stessi la reale conoscenza, e non più con
scolari obbedienti che attendono la verità dalla bocca degli ‘esperti’. In futuro
tutti manterranno il loro sacrosanto diritto alla parola, anche in politica, ma
solo chi avrà qualcosa da dire eserciterà una reale influenza su un pubblico
sempre meno manipolabile.

La democrazia è la forma di governo degli schiavi. Schiavi che eleggono altri


schiavi. Mai in passato era accaduto che gli schiavi – i non-liberi –
esprimessero opinioni concernenti la politica e addirittura potessero andare al
governo. Le masse di oggi discendono dagli schiavi che milioni di anni fa taluni
esseri provenienti da altri pianeti – e dimensioni – avevano progettato
geneticamente al fine di creare manodopera da sfruttare nelle miniere. Queste
linee genetiche, abilmente manipolate da chi lavora per scopi di potere
personale, grazie alla ‘libera espressione del voto’ oggi decidono su quali binari
devono muoversi l’educazione, la religione, la medicina, l’economia... del
nostro pianeta.

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In particolare l’educazione scolastica è impartita da
schiavi con lo scopo di creare altri schiavi. Tutto ciò è perfetto, in quanto la
Gerarchia Spirituale non può venire imposta a masse umane inconsapevoli che
non sono ancora pronte per riceverla. Le masse umane, come le mucche,
vengono semplicemente sfruttate per ciò che possono dare.

Chi di voi si sente ‘diverso’ dal bestiame – e se realmente ne è diverso anche


nei fatti – allora saprà crearsi una realtà differente... dal momento che solo noi
possiamo essere responsabili per la realtà che stiamo vivendo in questo
momento. Dare la colpa a qualcun altro per gli aspetti che non
funzionano nella nostra vita è il segno più inequivocabile
dell’appartenenza al succitato bestiame.

IL PRINCIPIO QUANTITATIVO

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Il fatto che un’opinione sia ampiamente condivisa non è affatto una prova che
non sia completamente assurda.
Bertrand Russell, matematico e filosofo

La saggezza non può essere trasmessa. La saggezza che un saggio tenta di


trasmettere suona sempre simile alla follia.
Hermann Hesse, filosofo

L’errore fondamentale del concetto di democrazia, risiede nel credere possibile


che ci possa essere un «valore» nel principio quantitativo anziché in quello
qualitativo. Detto in altri termini, in democrazia si è costretti a
considerare una decisione come la più giusta in un dato contesto
unicamente perché è sostenuta da un gran numero di persone e non
perché essa sia la più giusta in sé. Per fare un esempio, è come
condannare all’ergastolo un uomo in quanto ritenuto colpevole da una giuria,
senza considerare se egli sia poi, nella realtà dei fatti, veramente colpevole
oppure no. Si viene ritenuti colpevoli o innocenti in base al numero di persone
che lo pensa.
I nostri giudici non sono in grado di giudicare nulla, in quanto hanno perso
l’antica capacità di vedere nell’anima dell’altro – poiché non sanno vedere nella
propria e nella maggior parte dei casi non sanno nemmeno di avere un’anima!
– per cui sono costretti a giudicare in base alla quantità di prove oppure in
base al parere di una giuria, cioè... per alzata di mano!

Questo barbaro modo di procedere è comunemente utilizzato nella cosiddetta


‘civiltà’ occidentale e si asserisce come giustificazione per tale comportamento
l’impossibilità di stabilire una verità oggettiva. La quantità diviene così un
criterio di valore, e quindi di giudizio.
Se in Parlamento deve essere presa una decisione, non si considera se essa sia
oggettivamente – in se stessa – la più giusta o meno per le attuali condizioni

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del Paese, ma si adotta il parere della maggioranza. Non è detto però che
quanto viene deciso dalla maggioranza sia la cosa più giusta. Va tenuto sempre
presente che le nostre attuali demento-crazie sono la conseguenza
dell’incapacità di costruirci ‘occhi per vedere’, pertanto nell’accettare come vero
ciò che ha deciso la maggioranza, si cerca solo di ovviare temporaneamente a
questa incapacità. Ma ciò che ha stabilito la maggioranza non è per principio la
soluzione migliore per il Bene Comune. È semplicemente ciò che la
maggioranza desidera per i suoi scopi di sopravvivenza.

Siamo così assuefatti a questo modus operandi che non ci accorgiamo più della
sua assurdità. Ci lamentiamo del fatto che in una dittatura non ci sia libertà
perché una sola persona decide per tutti gli altri, ma non c’è alcun motivo per
cui la decisione di una sola persona debba essere peggiore della decisione della
maggioranza, non essendo quest’ultima più vicina al Vero – a ciò che è più
utile all’evoluzione della nazione – per il solo fatto che è sostenuta da tanti.
Pensare in tal modo significa adottare la quantità come «valore»: è più valido
ciò che pensa una maggioranza, rispetto a quanto pensano una minoranza o
un singolo dittatore. Ma in tale concetto non c’è alcuna logicità. Non c’è
nessuna ragione per cui un imperatore o un dittatore non debbano essere
persone intelligenti e assennate, capaci di operare il Bene Comune molto
meglio che una maggioranza di pecore ignoranti.

Le nostre visioni della monarchia e della dittatura sono state falsate dal
pensiero democratico che imperversa nel Kali Yuga. Vale a dire che solo in
una democrazia la democrazia può essere vista come un’evoluzione rispetto a
un sistema di governo assolutista!
Gli stessi fatti storici che hanno interessato le dittature del passato sono stati
pesantemente alterati da quei poteri che hanno costruito sulla democrazia il
proprio vantaggio (a tal proposito si indaghi sul tema del revisionismo). In
realtà stiamo assistendo alle peggiori espressioni di governo che siano mai

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esistite. Il nostro modo di fare politica è paragonabile alle volgari risse da
strada e non ha nulla da spartire con l’autentica politica, ossia il tendere dei
governanti verso il Bene Comune dei cittadini.

Questa aberrazione coinvolge anche la scienza. La teoria di Darwin secondo la


quale l’uomo si sarebbe evoluto dalla scimmia non è ancora stata provata.
Molti scienziati infatti non la pensano così e sostengono sia semplicemente
impossibile che da un animale in grado solo di emettere versi si sia giunti al
cervello umano in 6 milioni di anni grazie a “mutazioni casuali”! Eppure su tutti
i libri di testo ci fanno vedere la successione di disegni dove appare una
scimmia che poi diviene sempre meno curva fino a diventare homo erectus.
Essa è diventata una teoria insegnata in tutte le università, pur non essendo
mai stata provata, per il solo fatto che la maggior parte degli scienziati ha
cominciato a pensarla così... non avendo a disposizione una teoria migliore!
Un altro esempio è dato dalla teoria del big-bang, utilizzata come ipotesi per la
nascita dell’Universo e della vita in genere: essa dal punto di vista logico è
semplicemente folle. Già illustri filosofi del passato avevano dimostrato che
l’Universo non può aver avuto un punto d’origine, né nello spazio né nel
tempo, ma quanti di noi lo sanno? Il cittadino medio non è forse convinto che
l’Universo sia nato qualche miliardo di anni fa da un’esplosione? Che l’Universo
fisico sia nato da un big-bang non c’è dubbio (lo dicono anche i Veda), ma che
l’Esistenza stessa si sia originata in questo modo – e che, più in generale,
possa aver avuto un’origine – non è accettabile da chiunque abbia un minimo
di sale in zucca.
Ma se tanti scienziati la pensano così... allora dev’essere vero!
Se a pensarla diversamente è solo una minoranza... allora questa minoranza
ha torto!

Qual è l’implicazione più terribile che risiede in questo modo di pensare? Qual è
la filosofia che sottende un qualunque sistema demento-cratico? Che un

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individuo valga quanto un altro e le loro opinioni siano sempre comunque
equivalenti, perché entrambi rappresentano ugualmente bene un’anonima
unità numerica. L’importanza dell’uomo è ridotta a quella di numero, per cui
uno vale l’altro purché si raggiunga la quantità sufficiente, sul lavoro come in
politica, nella religione o nella scienza. Un uomo vale 1, due uomini valgono 2,
e così via, e si considera superiore unicamente ciò che è quantitativamente
maggiore. Su tale mostruosità, che è poi a ben guardare la primitiva
legge del più forte, si fonda l’illusione della democrazia – dove, per
l’appunto, vince sempre il più forte e non il più saggio. Per quanto possa
essere scomoda da accettare... questa è la realtà: in democrazia vale la legge
del più forte. Tale sistema di amministrazione della cosa pubblica può
sopravvivere solo fino a quando non si riconosce valido un altro criterio di
valutazione: il grado di consapevolezza di un essere umano, cioè la sua
capacità di entrare in contatto con l’anima e apprendere Verità oggettive.

Più un uomo diviene consapevole grazie a un costante lavoro su di sé, più sarà
capace di conoscere il Vero e agire per il Bene Comune, non per una sua
scelta, ma perché non potrà fare altrimenti. Sintetizzando il significato del
lavoro di risveglio spirituale possiamo dire che esso costituisce l’insieme di
quei momenti di osservazione cosciente e priva di giudizio che portano
un uomo a conoscersi profondamente. Conosci te stesso e conoscerai
l’Universo. Se non ci conosciamo non possiamo sapere cosa è Bene per noi, e
se non sappiamo cosa è Bene per noi a maggior ragione non sapremo cosa è
Bene per la comunità. Partendo da queste premesse come possiamo arrogarci
con leggerezza il diritto di votare o, ancor peggio, di essere eletti?

Al potere occulto rappresentato dalla collusione mafia-polica-economia (per


maggiori chiarimenti si veda la bibliografia) che si muove in particolare dietro il
governo italiano, ma che in realtà, sotto forme solo leggermente diverse, si
nasconde dietro tutti i governi, conviene che il criterio atto a designare gli

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aventi diritto al voto rimanga confinato nell’ordine della quantità (il
raggiungimento della maggiore età) piuttosto che nell’ordine della qualità
(l’acquisito contatto con la propria anima e lo sviluppo di “occhi per vedere”).
Fino a quando gli elettori resteranno in uno stato di addormentamento della
coscienza, e in una condizione di ignoranza riguardo l’eventualità di essere
psichicamente manovrati, essi non saranno capaci di cogliere il livello di
coscienza dei candidati alle elezioni, non saranno capaci di pensare in maniera
autonoma e si limiteranno a ripetere quelle forme di pensiero comuni che i
partiti immettono nell’atmosfera durante la campagne elettorali.

Sia ben inteso che io non sono nella maniera più assoluta per la negazione del
diritto di voto a qualcuno. Tutti avranno sempre il diritto di votare, ma con il
passare del tempo e il crescere del livello di consapevolezza dei votanti, gli
imbecilli al governo saranno sempre meno.

Sia pure ben inteso che questo nostro discorso sull’impossibilità della
democrazia è rivolto alle nazioni che sperimentano tale forma di governo già
da molto tempo. Per esse è giunta l’ora di abbandonarla e muoversi verso
qualcosa di nuovo: una Gerarchia Spirituale finalmente composta di individui
risvegliati in grado di prendere decisioni per il Bene Comune. Questo passaggio
avverrà quando saremo stanchi di subire passivamente le decisioni di
un’oligarchia che mira a difendere i suoi meschini interessi personali. Resta il
fatto che non tutti i popoli sono uguali e dunque ognuno sta attraversando una
differente fase del suo cammino evolutivo: ciò che vale per l’Italia e per la
Francia può non valere per l’Afghanistan.

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SULLE DIFFERENTI FORME DI GOVERNO
di Salvatore Brizzi
Torino, 17/08/2007

La sicurezza del potere si fonda sull'insicurezza dei cittadini.


Leonardo Sciascia

La democrazia fondata sull'uguaglianza assoluta è la più assoluta tirannide.


Cesare Cantù, scrittore e politico
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A OGNUNO IL SUO GOVERNO

Nell’ambito dell’Esoterismo, una fra le più importanti Leggi dello Spirito viene
indicata con il nome di Scala della Relatività: ogni essere, o comunità di
esseri, fa sempre la cosa giusta e si trova nel posto giusto
relativamente al suo livello di consapevolezza.

Ogni nazione si organizza in una forma di governo piuttosto che in un’altra in


base al livello medio di apertura della coscienza di cui di dispongono i suoi
cittadini in un particolare periodo della storia. La democrazia, la monarchia, la
dittatura e tutti i regimi militari non sono dunque giusti o sbagliati in senso
assoluto, ma evolutivi per alcuni popoli e involutivi per altri, in relazione al
grado di apertura della coscienza in cui essi si trovano. Il medesimo sistema di
governo può inoltre rivelarsi evolutivo per un popolo in una precisa fase della
sua storia, ma involutivo in una fase successiva.

La successione evolutiva delle forme di governo, dalla più primitiva alla più
avanzata, è questa:

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Tribù separate

Governo assolutista (monarca, dittatore)

Democrazia/Oligarchia

Gerarchia spirituale

Comunismo spirituale

-- Le tribù rappresentano la fase infantile dell’organizzazione umana, quando


non è ancora presente una linea comune che identifichi un popolo come
unitario. Il destino delle tribù è infatti quello di essere conquistate da un
imperatore o un monarca che le unifichi e dia loro un’identità nazionale
comune: si deve creare un «ego nazionale». Nell’essere umano corrisponde
alla fase del bambino (0-7 anni), quando non ha ancora un ego definito e deve
crearlo per poter affrontare la vita da individuo.

-- Monarchia e dittatura svolgono l’indispensabile compito di fornire


un’identità unitaria al popolo. In molti casi la monarchia è sufficiente per
questo scopo, ma essa talvolta viene sostituita dalla dittatura quando la
divisione fra le varie tribù, o correnti di pensiero, risulta ancora
eccessivamente problematica e radicata, tanto da impedire un agevole
cammino al Paese. In casi estremi è necessario per la nazione costruirsi
un’individualità coscienziale ben delineata attraverso il governo di una dittatura
militare. Corrisponde alla fase del fanciullo nell’essere umano (7-13 anni):
talvolta, per educarlo e aiutarlo nello sviluppo del suo ego, è sufficiente
trasmettergli solo un accenno di energia autoritaria, altre volte è indispensabile
maggiore severità.

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-- La democrazia è il tentativo del popolo di autogovernarsi. Serve affinché i
cittadini avvertano su di essi la responsabilità dell’amministrazione di uno
Stato. È una fase di transizione solitamente caotica durante la quale si rischia
periodicamente di tornare alla dittatura o, dall’altra parte, di defluire
nell’anarchia e nell’ingovernabilità. Generalmente si costituisce
spontaneamente un’oligarchia: alcune decine di persone prendono il potere e lo
mantengono creando quello che potremmo anche definire un ‘sistema
democratico chiuso’. Ciò significa che nonostante in apparenza continuino a
effettuarsi le votazioni, possono entrare a far parte dell’oligarchia solo coloro
che posseggono determinate caratteristiche psicologiche: arrivismo,
attaccamento al potere e al denaro, attitudine a mentire, capacità ridotta di
utilizzare la mente astratta e quindi di produrre pensiero originale. Per le
ragioni spiegate nell’articolo Sulla democrazia questa non è una forma di
governo vera e propria, ma serve solo da ponte fra la monarchia e la
«gerarchia spirituale».

Talvolta accade che la democrazia scada nella dittatura: apparentemente quel


popolo sta compiendo un passo indietro, ma se accade è perché la popolazione
non ha ancora assunto un’individualità tale da reggere lo sforzo della
democrazia. Ogni volta che la democrazia non si dimostra stabile abbastanza,
torna la dittatura, la quale consente un’ulteriore azione di accentramento e
rafforzamento dell’energia nazionale. Corrisponde alla difficile fase
dell’adolescenza nell’essere umano (14-20 anni).

-- La «gerarchia spirituale» o «gerarchia dell’essere» è un governo


composto da uomini – maschi e femmine – illuminati, che sono cioè totalmente
identificati con la loro anima, il loro centro spirituale. La loro coscienza è così
espansa che percepiscono la comunità come parte di sé. Di conseguenza non
possono che agire per il Bene Comune. Stiamo parlando di Amore, di Cuore
aperto, espressioni pressoché sconosciute nel panorama politico odierno, che

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saranno invece qualità indispensabili dei governanti futuri, i quali sapranno
attingere alla Forza – il vir o vril – ma anche al Cuore. Dalla fusione di Rigore e
Misericordia si origineranno i leader, il Condottieri della nuova era, il cui
Carisma proverrà dal centro del petto e non solo dalla testa.

I nuovi Condottieri non hanno più attaccamenti materiali né interessi personali.


I primi di loro ci sono già stati, sono coloro che hanno deciso di agire in politica
e nel sociale consapevoli del fatto che, chi realmente si propone cambiare lo
stato delle cose, viene ucciso dai poteri costituiti (politica-mafia-economia). Lo
Spirito di Sacrificio portato alle estreme conseguenze è ciò che si richiede e si
richiederà da loro.
Nella misura in cui la coscienza di una persona sarà aperta al richiamo della
sua anima e manifesterà le suddette caratteristiche, avrà l’onore di occupare
posizioni di maggiore responsabilità decisionale e più alto rischio per la sua
stessa vita. Corrisponde alla fase del giovane adulto nell’essere umano (21-27
anni).

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-- Il «comunismo spirituale» è la forma di aggregazione sociale ideale.
Consiste in una comunità dove non esiste più la proprietà privata, i beni
vengono condivisi e non c’è più un’autorità esterna, in quanto ognuno è
perfettamente in grado di governarsi da sé. Esiste ancora una struttura
amministrativa in quanto è necessaria per il buon funzionamento della vita
quotidiana, ma niente è necessario che venga imposto in quanto ognuno sa già
‘per intuizione’ ciò che deve fare e come deve farlo ai fini del benessere della
Comunità. Ciò è possibile solo quando tutti i cittadini hanno raggiunto
l’apertura di coscienza che in precedenza era caratteristica della sola
«gerarchia spirituale». Il buon funzionamento di una società gerarchica deve
infatti focalizzarsi sul tentativo di portare ciascun cittadino – ognuno secondo le
sue capacità e i suoi tempi – alle realizzazioni interiori che inizialmente erano
appannaggio degli appartenenti alla sola Gerarchia. Per fare ciò utilizza
l’educazione in primis, ma anche l’arte, l’economia, la politica, la Via del
guerriero...

Unicamente l’essere umano identificato in maniera totale con la sua anima può
affermare: “Io non posseggo più nulla, nemmeno la mia vita”. A questo punto
egli può autogovernarsi, nel senso che l’anima governa la mente, le emozioni e
il corpo: tutti i pensieri, le emozioni e gli atti provengono dal Cuore, sono in
armonia con quelli degli altri e perennemente rivolti al Bene Comune.
Corrisponde alla fase dell’adulto maturo nell’essere umano (dai 28 anni in poi).

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PASSARE DA UNA FORMA DI GOVERNO ALL’ALTRA

Non nobis, Domine, non nobis, sed nomini Tuo da gloriam.


(Non a noi, o Signore, non a noi, ma al Tuo nome da’ gloria)

A un certo punto della fase tribale – anteriore a monarchia e dittatura – è


quasi sempre necessario che un insieme di tribù venga unificato per un lungo
periodo da un monarca o da un dittatore prima di poter passare alla
democrazia. Affrettare questo passaggio significherebbe far precipitare un
popolo nell’anarchia e nella guerra tribale. C’è un tempo per ogni cosa. Non si
deve pretendere che il sistema di governo del proprio Paese sia il migliore e
che quindi debba essere applicato subito a tutti – pretesa che l’occidente ha
sempre manifestato... e non solo in campo politico. Ogni popolo, che noi lo
vogliamo o no, dovrà comunque attraversare tutti gli stadi evolutivi che gli
sono necessari e dovrà restarci per tutto il tempo che gli è necessario,
esattamente come ogni singolo uomo. Lo stesso sistema di governo che per un
Paese svolge ancora una funzione evolutiva, per un altro è ormai qualcosa di
superato, e quindi involutivo. Tutto ciò che possiamo fare è intervenire –
possibilmente seguendo la via diplomatica – in alcune nazioni per cercare di
favorire i diversi passaggi, ma non possiamo illuderci che esista un forma di
governo ideale applicabile ugualmente bene a tutti.

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Dittatura e monarchia sono strutture che appartengono a stadi evolutivi
precedenti a quello della democrazia. È quindi auspicabile che chiunque si trovi
sottoposto a tali condizioni di governo miri al raggiungimento della democrazia.
Pertanto, relativamente allo stato di coscienza di talune nazioni, ottenere un
governo democratico significa compiere un passo evolutivo essenziale, passo
che viene spesso effettuato dal popolo anche in maniera violenta.
L’Afghanistan e l’Iraq, per esempio, devono faticosamente arrivare alla
democrazia; il rischio è che ricadano periodicamente nella dittatura o
nell’anarchia, ma la democrazia resta ormai il loro vero obiettivo evolutivo.

D’altra parte sarebbe impossibile spiegar loro già adesso cosa è un’autentica
«gerarchia spirituale» in quanto a quel livello di coscienza essa viene
regolarmente confusa con il ‘potere religioso’, cioè la comune «gerarchia
ecclesiastica», ma questa è ai nostri giorni quantomai distante dalla vera
«gerarchia dell’essere», poiché la prima non implica alcuna particolare
espansione nella coscienza dei suoi appartenenti, mentre la seconda fa di tale
espansione il metro di giudizio per stabilire chi deve occupare posizioni di
potere.

Risulterebbe altrettanto prematuro spiegare a questi popoli che la democrazia


in realtà non esiste e non è possibile. Avranno tempo di scoprirlo più avanti...
come abbiamo fatto noi. Per adesso si deve invece spiegare loro che l’attuale
forma di governo cui devono sottostare è lesiva della libertà dell’individuo e
quindi, se vogliono progredire come popolo, devono sforzarsi di passare a
un’amministrazione dello Stato che si colloca su un altro piano evolutivo. In
altre parole devono mirare alla democrazia, perché non hanno ancora fatto
esperienza di questa forma, e devono farlo prima di passare a quella
successiva.

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Ingerire negli affari interni di una comunità è compito piuttosto delicato, che
dovrebbe essere svolto da anime ‘adulte’ (con più incarnazioni alle spalle e
quindi più ampia espansione di coscienza) che vedono oltre le apparenze della
forma e delle dicotomie mentali e quindi sanno qual è l’intervento più adatto
per favorire il cammino evolutivo di un certo popolo. L’apertura di coscienza
degli esseri umani lungo la storia si è in media grandemente accresciuta, tanto
che da qualche decennio si fanno le marce per la pace ed esiste il volontariato
– comportamenti dettati all’individuo dalla sua anima e impensabili fino a un
secolo fa. Ciò che gli esseri umani pare non riescano a comprendere è che sulla
Terra si trovano rappresentati contemporaneamente tutti i livelli di coscienza,
pure quelli che, mediamente, sono stati superati da migliaia di anni, e questo
perchè anche le anime più ‘giovani’ (con meno incarnazioni alle spalle) possano
trovare il loro spazio di espressione. Un livello di coscienza non è infatti più
sbagliato di un altro solo perché noi lo abbiamo già superato.

Imporre un sistema democratico ad un popolo costituito in media da anime


molto ‘giovani’ sarebbe assurdo, così come non si può pretendere che un
bambino di quattro anni sviluppi da un giorno all’altro la stessa capacità di
giudizio di un adulto. Arrabbiarsi e trattarlo con durezza non servirebbe, perché
il bambino continuerebbe comunque a operare secondo la sua apertura di
coscienza e non sarebbe capace di fare altrimenti solo in conseguenza di un
ordine che gli viene dall’esterno. Allo stesso tempo chi è più adulto deve
preoccuparsi di stare vicino al bambino ed evitare che si faccia troppo male: se
il piccolo sta imparando a camminare è inevitabile che cada e provi dolore,
perché questa sofferenza fa parte della sua crescita, questo sforzo È la sua
crescita, ma tuttavia noi, se siamo veramente più adulti, faremo di tutto per
limitare la sua sofferenza durante il compiersi di tale processo naturale.

L’organizzazione che dovrebbe rappresentare la parte adulta di questo pianeta,


l’ONU, e che pertanto dovrebbe occuparsi del fatto che le anime ‘bambine’ non

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si facciano troppo male durante il loro processo di crescita e non distruggano
l’intera ‘casa’, in molte circostanze si comporta da bambina essa stessa. Ad
esempio in Ruanda nel 1994 gli Hutu hanno affettato con il machete centinaia
di migliaia di Tutsi. L’ONU, per una questione di ‘convenienze’ internazionali
che qui sarebbe troppo lungo indagare, è rimasta a guardare mentre alcuni
uomini – che per settimane erano stati addestrati a uccidere e pesantemente
condizionati a livello mentale quasi fino all’ipnosi – riducevano a pezzi altri
uomini che non avevano fatto loro assolutamente nulla. Come può d’altronde
un’organizzazione composta da anime ‘bambine’ svolgere la funzione di baby-
sitter del pianeta? Non si limiterà a proteggere gli interessi dei bambini più
grandi e più forti permettendo loro di possedere tutti i giocattoli disponibili?

Per i Paesi dove impera da lungo tempo la cosiddetta democrazia è giunto il


tempo di accorgersi della sua inapplicabilità ed effettuare un balzo di
consapevolezza verso l’alto. Per esempio, in Italia il sistema della
democrazia/oligarchia è ormai divenuto ‘frenante’ per l’evoluzione delle
coscienze e si dovrebbe chiedere a gran voce una «gerarchia spirituale» in
grado di agire per il Bene Comune invece che per quello personale. Ma fino a
quando gli elettori resteranno in maggioranza dei burattini, al potere ci
saranno dei burattini. Se gli insegnamenti spirituali tradizionali non vengono
impartiti su scala nazionale – per mezzo di una riforma, o meglio, di un totale
capovolgimento dell’educazione – il livello medio della coscienza non può
sollevarsi.

Salvatore Brizzi
NON DUCOR DUCO
(non vengo condotto, conduco)
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Bibliografia:
Il regno della quantità e i segni dei tempi
di René Guénon – Adelphi – 1945
La crisi del mondo moderno
di René Guénon – Mediterranee – 1927
Considerazioni sull’iniziazione
di René Guénon – Luni Editrice – articoli 1928-51
Rivolta contro il mondo moderno
di Julius Evola – Mediterranee – 1951
Le società segrete e il loro potere nel ventunesimo secolo
di Jan Van Helsing,
L’Esoterismo nella cultura di destra, l’Esoterismo nella cultura di
sinistra
di Fabrizio Ponzetta – Jubal Editore – 2005
Italiopoli
di Oliviero Beha – Chiarelettere Edizioni – 2007
La venerabile trama. La vera storia di Licio Gelli e della P2
di Giorgio Galli – Edizioni Lindau – 2007

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