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I. Cfr. F.0. Lindemann: Grec Beíouev èßíov, in SO, XXXIX, 1963, p. 99. Si
veda, anche, la prima versione della mia ricerca Leben und Tod nach griechiseher
Auffassung, in Mensch, Schicksul und Tod, 1963, p. 12, che Lindemann non
conosceva.
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vivente per cosi dire entra e nel quale rimane fin che muore!
Questo « tempo dell'essere» è da intendersi come un essere
Continuo, che viene racchiuso nel bíos fintanto che questo dura -
allora si chiama « zõé del bios» - " oppure da cui il bíos viene
estratto come un frammento e assegnato a questo o a quello. Il1
frammento estratto può allora chiamarsi « bíos della zõé »."
Plotino defini zõéi l « tempo dell'anima», ossia il tempo in cui
questa, nel corso delle sue ripetute nascite, procede e trapas-
da bios
sa
un all'altro." Egli
poteva dire ciò perchénella lingua
greca esistevano già zõi e bíos, I'una e l'altra parola con il suo
Suono» particolare: l'una per la vita non caratterizzata, la cui
unica definizione - se non vogliamo chiamarla con i Greci
t e m p o dell'essere» - può essere che « non e non vita ; l'altra
esperienza.
La zõë non ammette l'esperienza della sua propria distruzio-
ne: essa viene sperimentata senza una fine, come vita infinita.
In questo si discosta da tutte le altre esperienze che si fanno nel
bios, nella vita finitla. Questa discrepanza della vita come zõë dalla
vita come bíos può trovare un'espressione religiosa o filosofica.
Dalla filosofia e dalla religione ci aspettiamo persino l'annulla-
mento di questa discordanza tra le esperienze del bios e il rifiuto
della zoé di ammettere la propria distruzione. La lingua greca si
ferma alla semplice distinzione tra zõé e bíos. Ma questa distin-
zione è chiara e presuppone l'esperienza della vila infinita. La
statue e
religione greca Sicomporta come sempre: essa mostra
immagini nelle quali il segreto si approssima all'uomo. Elemen-
ti che nel linguaggio di ogni giorno, riguardo ad avvenimenti e