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L’arte della concentrazione Rel 0.

Ciao da Simone Pacchiele e benvenuto (o benvenuta) alla lettura di questo


piccolo libretto sulla concentrazione.

Questo piccolo libro è molto denso. Pur essendo molto breve, non è una
introduzione ad altri corsi.

Nasce dagli appunti di un seminario che ho preparato in queste settimane per


gli studenti dell’Università Bocconi, in cui tengo corsi sulla performance e la
comunicazione da circa dieci anni.

Questo da una parte vorrà dire che non mi dilungherò con storielle ed esempi
che diluiscono le idee importanti in 300 pagine. E quindi che avrò rispetto del
tuo tempo.

Dall’altra che se vorrai trarre un vantaggio da questi contenuti dovrai leggere


e portare attenzione su ogni singola riga perché ho davvero distillato le mie
osservazioni di anni di lavoro con le persone relativamente alla capacità di
concentrarsi.

Esistono tantissimi libri sulla concentrazione. Però quasi tutti (almeno


quelli che conosco io) trattano questo tema da una prospettiva ‘assoluta’,
separata dal resto della vita.

Forniscono esercizi per concentrarti mentre sei seduto su un tappetino yoga


o sdraiato sul letto, ti guidano a focalizzare il tuo pensiero, a calmare ‘il
rumore nella tua mente’ e così via. Ma non ti dicono niente su come portare
poi questa ‘nuova abilità’, che si presuppone tu abbia sviluppato nel
frattempo, nel tuo mondo di tutti i giorni, nel lavoro e nel tempo libero.

Altri libri invece contengono metodi di ‘gestione del tempo’. Ti forniscono


procedure per dividere la giornata in porzioni ben definite e ti dicono quali
attività svolgere in ciascuna parte e quando è opportuno passare da una
attività all’altra.

Questo piccolo libro invece ha lo scopo di darti un metodo di focalizzazione


che puoi iniziare usare non solo IN ciò che fai, ma anche GRAZIE a ciò che
fai tutti i giorni. Può essere il tuo lavoro, ma in realtà mi riferisco a qualsiasi
attività in cui produci risultati.

Non ti insegnerò una pratica della concentrazione che devi imparare in un


contesto ‘astratto’ per poi applicarla nella tua area di produttività.

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L’arte della concentrazione Rel 0.1

Ma inizierai subito da ciò che è importante per te, cioè essere più efficace, più
produttivo e generare risultati con minore sforzo.

Sii onesto con te stesso: nel tempo che ti richiederà leggere questo
manuale riceverai diverse notifiche sul telefono, email, forse telefonate.

Avvisi e popup di 3 o 4 siti a cui ti sei registrato.

La mia domanda è: quale impatto avrà tutto questo sulla tua


comprensione dei contenuti che stai leggendo?

C'è una buona probabilità che sarai meno concentrato e che magari ti
perderai alcune sottigliezze del testo.

In un'epoca in cui la tecnologia ti consente di sapere qualsiasi cosa e te lo


ricorda continuamente, devi sviluppare l'abilità di focalizzarti su una cosa alla
volta SENZA INTERROMPERTI. Di lavorare con profondità.

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L’arte della concentrazione Rel 0.1

In questo breve libro lavoreremo fondamentalmente su 6 idee:


(cliccando sui punti qui sotto andrai alla pagina corrispondente)

1. Come crei il tuo valore

2. Le abitudini e i 'riti'

3. Misurare e proteggere

4. Ambiente e contesto

5. Migliorare la tecnica del pomodoro

6. Il ruolo dell’alimentazione (importante perché senza questo è difficile


far funzionare tutto il resto)

Essere produttivo non significa semplicemente saper gestire il tuo tempo, ma


soprattutto sapere come andare in profondità e sviluppare una capacità di
concentrazione completa su quello che stai facendo senza essere distratto
dalle cose che accadono intorno a te.

O dentro di te.

Facendo una sola cosa e non lavorando in multitasking.

Certo, suddividere la giornata in diverse parti in cui ti auto-assegni delle cose


da fare e poi e rispettare gli impegni che hai preso con te stesso è una delle
parti più complesse di tutta la storia.

Nessuno... ma proprio nessuno ha la capacità di gestire il proprio tempo


in maniera totale.

Tutti siamo sottoposti continuamente a quelle che chiamiamo


'distrazioni' e che in realtà sono... la vita che accade all'interno di un
contesto in cui interagisci con altre persone.

In realtà le cosiddette 'distrazioni' spesso sono solo il segnale che ancora non
hai la capacità di focalizzarti su quello che stai facendo, senza che la tua
attenzione continui a vagare come una scimmia da una cosa all'altra.

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Eppure tutti noi siamo in grado di controllare almeno un po' del nostro tempo.
È in questo spazio che puoi giocare e, oserei dire, devi giocartela bene.

Più impari ad esercitare, un pezzetto alla volta, un po' di controllo sul tuo
tempo e sulla tua attenzione, più risultati riuscirai ad ottenere.

Più inizi a generare risultati migliori più impari a controllare il tuo tempo.

Una cosa che negli anni ho notato essere vera delle persone più produttive
che conosco è che hanno continuamente l’obiettivo di ottenere un maggiore
controllo sul loro tempo.

E questo piccolo libro serve per aiutarti a muoverti nella stessa direzione.

Se riesci a ritagliarti 30-90 minuti al giorno PER TE e ad usare questo tempo


per lavorare su UNA SOLA cosa alla volta allora non c'è quasi limite a ciò
che puoi fare.

Tuttavia il modo migliore per arrivarci è farlo in maniera lenta e


incrementale.

Molte persone pensano che fare decine di cose contemporaneamente sia


l'uso più produttivo che possano fare del loro tempo, ma questa logica è
assolutamente sbagliata.

Questo perché il multitasking - fare tante cose insieme - non significa


essere produttivo.

Quando passi da svolgere un primo compito A a svolgere un secondo


compito B, la tua attenzione in realtà rimane attaccata alla prima attività, il
che significa che puoi concentrarti solo a metà sulla seconda, e questo
peggiora le tue prestazioni.

Sono stati compiuti degli esperimenti a questo riguardo. In uno di questi si


creano due gruppi: il gruppo A lavora per diverso tempo facendo alcuni giochi
linguistici, fino al momento in cui le persone non vengono interrotte per
passare alla lettura di alcuni curriculum e valutare ipotetiche decisioni sulla
opportunità di assumere alcuni candidati.

Al gruppo B invece viene permesso di finire i propri giochi di parole prima di


passare ad occuparsi dei curriculum.

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Tra un compito e l'altro c'era un rapido test per vedere quante parole chiave
del gioco erano ancora impresse nella mente dei partecipanti.

Il risultato?

Il gruppo A, interrotto a metà del gioco, era molto più concentrato sulla attività
che aveva svolto prima, e quindi meno concentrato sull'importante compito di
assumere la persona giusta.

La morale è che il multitasking non fa bene alla tua produttività.

Né le fa bene essere sempre collegati a internet.

Infatti, anche se può sembrare privo di effetti, tenere aperte le schede dei
social media e delle e-mail nel browser web, il solo fatto di vedere con la
visione periferica le cose che appaiono sullo schermo è sufficiente a
distogliere la tua attenzione dal compito principale, anche se ti sembra che le
notifiche rimangano semplicemente sullo sfondo.

Uno studio del 2012 della società di consulenza McKinsey ha fatto emergere
che l’impiegato medio passa oltre il 60% della settimana lavorativa utilizzando
strumenti di comunicazione online e navigando su internet e appena il 30%
occupandosi della lettura e della gestione delle email.

Nonostante questo dato, i lavoratori hanno la sensazione di lavorare


tantissimo. Questo perché portare a termine piccoli compiti e processare
tante informazioni ti fa sentire impegnato e realizzato, ma in realtà ti
impedisce di concentrarti veramente.

Adesso conosci alcuni dei blocchi che ti impediscono un lavoro fatto


con concentrazione, in profondità.

Ma come puoi superarli? Anche se non esiste una ‘strategia definitiva’, qui
voglio suggerirti alcuni approcci che potresti trovare utili:

Il primo è l'approccio monastico. Questa strategia consiste nell’eliminare


tutte le fonti di distrazione e isolarti come una specie di ‘monaco moderno’.
Qualcuno lo fa: artisti, scrittori, persone possono permettersi di isolarsi per
essere creativi. Per altri invece questa è semplicemente una scelta non
percorribile.

Il secondo è l’approccio bi-modale, che consiste nell'impostare un lungo e


un ben definito periodo di isolamento per il lavoro, e lasciare il resto del
tempo libero per tutto il resto.
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Il terzo è l'approccio ritmico. L'idea centrale di questo approccio è quella di


prendere l'abitudine di svolgere un lavoro profondo per blocchi di, diciamo, 90
minuti e di usare una agenda per tenere traccia dei tuoi risultati.

E infine, la strategia giornalistica, che è quella di dedicare del tempo libero,


non preventivato prima, nella routine quotidiana per fare un lavoro profondo.

Ma indipendentemente dalla tecnica che utilizzi, è fondamentale ricordare


che queste sono metodiche, non approcci casuali. Sono approcci che
vanno provati e riprovati per capire qual è quello che meglio si adatta a te.

E poi vanno messi alla prova per un certo periodo di tempo più o meno lungo
per trovare il modo di renderne uno o due sostenibili nel lungo periodo.

Un rituale con cui iniziare potrebbe essere quello di ‘occupare il tuo spazio’.
Può essere qualcosa di semplice come mettere un cartello "non disturbare"
sulla porta del proprio ufficio, o andare a studiare/lavorare in una biblioteca o
in un caffè. Quest'ultimo è particolarmente utile se si lavora in un open space
o in un ufficio condiviso.

Una altra cosa importantissima è quella di rendere possibile il lavoro


profondo. La tua capacità di concentrazione è profondamente
influenzata dal contesto, dal tuo stato fisico e dalla tua alimentazione.

Perché, che si tratti di esercizio fisico o di alimentazione, è essenziale


mettere il proprio corpo nelle condizioni migliori per concentrarsi.

Se non lo fai, non avrai mai l'energia mentale di cui hai bisogno per rimanere
nella modalità di lavoro profondo.

Parleremo di questo più avanti, nella parte dedicata all’alimentazione.

L’idea centrale di questo piccolo manuale è che anche se non puoi evitare del
tutto di lavorare in multitasking... in cui fai molte cose nello stesso momento e
gestisci nel frattempo le distrazioni... Puoi però diventare consapevole di
QUANDO stai lavorando in multitasking, con lo scopo di minimizzare questo
tempo.

Puoi contenerlo. Puoi raggrupparlo.

Quando riesci a lavorare in modo focalizzato e profondo allora sei


semplicemente più produttivo.

È così che ottieni risultati superiori al tempo che ci hai messo per realizzarli.
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È così che usi la concentrazione come LEVA per generare più risultati.

Nelle prossime pagine ti darò alcuni suggerimenti un po' più avanzati per
approfondire l'arte di lavorare in maniera concentrata.

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1. Come crei il tuo valore


Il primo suggerimento è di comprendere profondamente come crei
valore.

Capire questa cosa non è semplice: significa capire dove è che produci
davvero il tuo valore maggiore PER GLI ALTRI. Capire il tuo ruolo ed il ruolo
del lavoro che nel lungo periodo vuoi fare.

Capire come TU aggiungi valore alla tua attività.

In ogni lavoro ci sono dei vincoli da rispettare: questi vincoli sono le cose
che devi fare solo per il fatto che svolgi quel lavoro.

Sono le cose che magari non ti piace fare, ma esistono e vanno fatte. Pulire
la cucina se hai un ristorante, fare le fatture e andare dal commercialista se
sei un professionista, quelle cose lì.

Ed è importante che tu faccia queste cose, che sono quelle che mantengono
l'intera struttura in piedi e ti consentono di continuare a fare le cose in cui
sei più bravo.

Molte persone pensano che, se le fanno bene, queste sono le cose con cui
loro aggiungono valore alla loro attività. Non è così.

I vincoli che apparentemente costituiscono ‘le cose noiose’ e necessarie sono


certamente quelli che ti permettono di continuare a fare il tuo lavoro senza
problemi, ma non è qui che devi mettere tutta la tua energia.

Uno degli aspetti più belli del lavoro con le persone che ho aiutato fino ad ora
nei corsi ReSonance è proprio quello di aiutarle ad implementare una
'modalità di lavoro concentrata' nelle cose in cui loro sono davvero in
grado di fare la differenza.

Comprendere perché le persone si rivolgono proprio a loro.

Comprendere cosa è che hanno di unico da dare agli altri è qualcosa


che parte dal capire la differenza che c'è tra ciò che per te è urgente fare
oggi e quello che invece genera il tuo vero valore sulla lunga distanza.

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Anche solo renderti conto di questo e iniziare ad infondere maggiore energia


e concentrazione in quello che ti rende differente e unico, ti farà ottenere
risultati entro poco tempo.

Qual è la differenza tra qualcuno che fa semplicemente il suo lavoro e


qualcuno che eccelle?

Spesso la differenza sta solo in quanto riescono a concentrarsi.

Una recente ricerca indica che l’impiegato medio passa solo 11 minuti di
tempo ininterrotto nel lavoro profondo prima di distrarsi.

Ti sembrerà strano, ma secondo me 11 minuti sono un tempo ESAGERATO,


verso l’estremo superiore. Per la maggior parte delle persone che conosco, in
realtà questo tempo è molto più basso… Arriva a 4 o 5 minuti AL MASSIMO.

Questo tempo di solito non è sufficiente neanche per iniziare ed ‘entrare


dentro’ una attività, figuriamoci per portarla a termine.

Per la maggior parte delle persone è come se i loro giorni lavorativi fossero
solo una serie di frammenti di tempo che non gli permettono né di impegnarsi
né di essere libere.

Sono presenti a metà in tutto e questo influisce sul loro rendimento. La


maggior parte del loro tempo viene spesa semplicemente passando da un
compito all'altro.

Sono spinte in così tante direzioni che hanno la sensazione che lavorare in
modalità multitasking sia l'unico modo per portare a termine tutte le cose che
percepiscono di dover fare.

Ragionano in termini di: ”posso rispondere ad una telefonata e scrivere gli


appunti della riunione allo stesso momento”.

Ma in realtà non è così.

Cercare di dividere tutto in pezzettini non è il modo in cui il tuo cervello


funziona in modo ottimale. E, peggio ancora, cercare di concentrarti su più di
una cosa contemporaneamente divide il tuo cervello.

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Molte volte dai per scontato il fatto che ottenere piccoli progressi incrementali
e piccoli risultati su molte cose contemporaneamente sia la misura e la
dimostrazione di quanto sei bravo e di come puoi fare tutto nello stesso
momento.

E devo dire anche che la società, sin da quando sei un bambino, ti ha


incentivato a dare sempre l'illusione al mondo (e a te stesso) che sei molto
impegnato.

Probabilmente confondi il fatto di ‘essere impegnato’ con il fatto di creare


valore per te e per gli altri, e questo è un errore enorme.

L’importante è ‘avere tante cose da fare’. Perché hai l’illusione che se arrivi
a sera con ancora tante cose da portare a termine questo vuol dire che
sei DAVVERO impegnato, e se sei impegnato vuol dire che stai
lavorando bene e che stai facendo progressi. Che il mondo ha bisogno
di te.

Ma questo semplicemente non è vero.

Le persone di maggior successo che conosco non lavorano in questo modo.

Non permettono che la loro giornata sia riempita da un incastro di lavori fatti a
metà.

Vanno a letto la sera avendo completato quello che si erano prefissati di fare,
perché non riempiono la propria giornata di cose poco significative e
frammentate, ma portano l’attenzione su quello che è davvero importante
completare.

Di conseguenza, non solo portano a termine un numero maggiore di attività,


ma apprendono anche di più, hanno una visione più profonda e articolata dei
problemi e generano maggiori performance.

Questa è una intuizione controintuitiva e incredibilmente importante, di


cui parliamo in maniera estremamente approfondita nel percorso di
formazione in Coaching ReSonance.

Si può ottenere di più facendo in modo di sviluppare l’abitudine di


concentrarsi su meno.

Ma imparare a concentrarti non basta. Hai anche bisogno di riposo.

E di alimentarti in maniera corretta per generare questo tipo di


concentrazione (parleremo di alimentazione nell’ultimo capitolo).
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Ciò che rende una persona indispensabile per qualsiasi organizzazione è il


LAVORO che fa e i RISULTATI CHE È IN GRADO DI GENERARE.

E per semplicità, prenderò in prestito alcuni termini da Cal Newport (autore


del libro Deep Work) per dividere ogni attività cognitiva che puoi fare in due
tipi di lavoro: superficiale e profondo.

Prenderò in prestito solo i termini, perché in realtà userò queste parole con
un significato leggermente diverso.

In ogni organizzazione moderna e in ogni aspetto della vita di oggi c'è un


elenco infinito di cose che devi fare.

Ci sono riunioni a cui partecipare, bollette da pagare, e-mail e telefonate a cui


rispondere, documenti da leggere e a cui pensare, persone da incontrare,
pranzi e cene da preparare, e una lista di cose da fare che sembra non finire
mai.

In ogni momento ci sono centinaia di cose da fare.

Spesso sono urgenti, ma non veramente importanti. Una volta completata


una cosa, come la mitica Idra, ne saltano fuori due nuove al suo posto.

Questa è la realtà del lavoro moderno.

Risale al presidente USA Eisenhower il principio/metodo di gestione del


tempo secondo cui c'è una grande differenza tra urgenza e importanza.

Quella che oggi viene chiamata la Matrice di Eisenhower ha lo scopo di


aiutare le persone a stabilire le proprie priorità.

Reagisci istintivamente a ciò che è urgente, che sia realmente o


implicitamente urgente.

Per esempio, c'è una e-mail nella tua casella di posta elettronica, e so che te
l’ha scritta qualcuno che vuole una risposta da te, ed è lì da una settimana.

Più si allunga il tempo in cui non rispondi, più ci pensi. Tuttavia, questa e-mail
non è né urgente né importante.

Ma ti distrae da ciò che è importante.

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In questo mondo del lavoro in cui tendenzialmente sei sempre connesso, devi
capire come puoi creare davvero valore.

La cosa di cui la maggior parte delle persone non si rende conto è che si può
aggiungere più valore al proprio lavoro facendo le cose che sono importanti
ma non necessariamente urgenti.

Come ti ho detto poco fa, per semplicità lavoreremo su due idee polarizzate:
lavoro profondo e lavoro superficiale.

Metterò nella categoria del lavoro superficiale ‘le cose che si devono fare’, ma
non il lavoro in cui TU, proprio tu, sei in grado di infondere la tua unicità.

Scrivere una fattura, rispondere ad una mail di un fornitore è un lavoro che


quasi tutti possono svolgere, e in cui è difficile che tu riesca a mettere in
gioco le pochissime abilità che ti contraddistinguono.

Invece metterai nel lavoro superficiale le attività a basso valore aggiunto.


Questo tipo di lavoro non è cognitivamente impegnativo.

Tra le cose che rientrano in questa categoria ci sono rispondere alle e-mail, la
partecipazione a riunioni di aggiornamento, l'editing di presentazioni in
powerpoint, l'aggiornamento di fogli di calcolo, fare le fatture.

Penso che tutti abbiano avuto qualche volta venti finestre aperte sul computer
contemporaneamente, tutte con un avviso acustico o un segnale di altro tipo
per ottenere attenzione.

Giornate piene di e-mail non lette, tweet, messaggi su facebook e


aggiornamenti che si susseguono sullo schermo.

Passa un'ora e hai la sensazione di aver lavorato tantissimo. Hai inviato e-


mail e letto gli aggiornamenti. Sei aggiornato su quello che sta succedendo e
hai consumato un sacco di attenzione, che è una risorsa limitata, ma non hai
fatto nulla di concreto.

SENTI anche di aver usato male il tempo.

C'era qualcosa che dovevi fare, qualcosa di difficile e importante, ma ora, per
poterti dedicare a quel compito hai prima bisogno di prendere un caffè.

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E dopo che hai preso il caffè hai solo un’ora per portare a termine l’unica
cosa davvero importante che ti eri prefissato di fare entro la giornata.

Questa attività superficiale ti consuma e ti ostacola nel raggiungimento dei


risultati. Corri all'infinito da un incontro all'altro dove non hai la percezione che
non si faccia nulla di concreto. Spesso rispondi alle e-mail perché devi, non
perché stai aggiungendo qualcosa alla conversazione.

Questa attività ‘che ti impegna’ sulle cose inutili è quello che molte
organizzazioni ti richiedono come condizione necessaria per continuare a
fare il tuo lavoro.

Essere impegnato nella attività necessarie è la modalità con cui puoi


continuare a giocare. Ma non è il modo in puoi vincere, e cioè con puoi
davvero generare risultati significativi.

Ma allora cosa devi fare se vuoi eccellere? E se vuoi ottenere più risultati di
altre persone? E se vuoi una realtà professionale diversa da quella che vivi
ora? E se vuoi generare performance di livello superiore?

Qui entra in gioco il contenuto di questo libro.

Se vuoi essere una superstar nel tuo settore, un lavoro superficiale è


necessario ma non sufficiente.

Devi trovare qualche modo per migliorare la qualità del tuo lavoro e svolgere
compiti importanti ma non urgenti prima che diventino urgenti.

Il lavoro profondo è quando ti concentri esclusivamente su un compito


cognitivamente impegnativo che crea valore per il tuo presente ma
soprattutto per il tuo futuro. Niente altro.

Concentrarti significa dedicare la tua completa attenzione a una cosa sola, al


limite delle tue capacità. Questo vuol dire saper portare attenzione continua e
profonda alle cose.

Attenzione continua non è controllare la tua e-mail e parlare al telefono.

Non è scrivere la lista della spesa e navigare sul web.

È essere totalmente immerso in qualcosa che sottopone le tue capacità


cognitive ad un impegno che porta al limite le tue capacità.

La concentrazione è ciò che ti permetterà di imparare nuove abilità davvero


preziose per il futuro, non attività che gestiscono il quotidiano.
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La concentrazione è ciò che ti permetterà di ottenere di più.

La concentrazione è il modo in cui riuscirai a lavorare sui compiti importanti


ma non urgenti, mentre in altri momenti continuerai a fare il lavoro
superficiale.

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2. Le abitudini e i ‘riti’
La seconda idea riguarda l'importanza di 'avere dei riti' e l'abitudine di
lavorare con profondità almeno in un'area della tua vita.

Gli schemi di comportamento che crei preparano la mente per quello che
farai.

Chiunque abbia figli piccoli o problemi di sonno sa bene quanto questo sia
vero.

Il primo consiglio che si riceve quando si hanno bambini è quello di dare loro
una routine di sonno costante, in modo che il loro corpo, inconsciamente,
sappia cosa aspettarsi e come comportarsi la prossima volta.

Anche da adulto, se vai da un medico ti chiederà quali sono le tue abitudini: a


che ora fai i pasti, a che ora vai a letto. Quante volte a settimana ti alleni.

Puoi potenziare la tua capacità di entrare in ‘modalità concentrazione’


sfruttando le abitudini o i rituali per aiutarti a entrare e uscire da essa.

Se lavori in un open space, quando vuoi entrare nella tua modalità di


concentrazione puoi prendere un caffè e scegliere di lavorare per il tempo in
cui vuoi essere concentrato in un posto diverso nell'edificio. Ogni volta che ti
troverai in questo punto dell'edificio con un caffè, ti riuscirà più semplice
entrare in modalità di ‘attenzione concentrata’.

Puoi chiedere alle persone di non disturbarti e dire loro esattamente perché
non devono farlo, e perché questo è così importante per te, in modo che
siano più propense a rispettarti.

Dopo qualche giorno il tuo cervello assocerà il caffè e il luogo alla modalità di
lavoro concentrato, il che rafforzerà la tua capacità di entrarci più
velocemente.

NOTA IMPORTANTE: questa strategia è qualcosa che devi sviluppare in


modo PERSONALE.

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L’arte della concentrazione Rel 0.1
Osserva il tuo ambiente, ciò che ti circonda e quali routine e abitudini puoi
adottare in maniera abbastanza semplice da poter essere messe in pratica
ogni giorno.

Il pezzo importante qui è che il rituale in sé non è la cosa importante. Il rituale


è semplicemente il punto di accesso alla modalità, la porta di entrata per
entrare in quello spazio in cui puoi permetterti di essere concentrato.

Non è importante se il tuo rituale è fare dieci push-up o salire una rampa di
scale. L’importante è che trovi il modo di accedere ad uno stato di profonda e
intensa concentrazione.

A volte questa cosa avviene attraverso una serie di tentativi ed errori.

Magari ti concentri mettendo le cuffie e ascoltando Mozart, anche se nella


vita quotidiana non ascolteresti MAI Mozart. Ma forse ad un certo punto ti sei
reso conto che se usi quel tipo di musica per entrare in uno stato di
concentrazione, la cosa per te è molto efficace.

Devi PROVARE e TROVARE cosa funziona per te.

Qual è la sequenza di azioni e in quale contesto per te è più FACILE e ti


richiede meno sforzo concentrarti.

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3. Misurare e proteggere
La terza idea è che devi imparare a misurare e proteggere il tempo in cui
lavori concentrato.

Se vuoi passare da lavorare in modalità superficiale a fare un lavoro


profondo, devi iniziare a misurare le tue ore di lavoro profondo.

E a prenderti la responsabilità delle ore in cui lavori nella modalità profonda.

Iniziare a lavorare in maniera concentrata è qualcosa che riguarda TE, non la


tua azienda o il tuo capo.

Sei tu che all’interno dei tuoi orari di lavoro e quando sei nel tuo ufficio (se sei
un dipendente) decidi di ritagliarti in maniera più o meno invisibile dagli altri
uno spazio in cui lavorare in questa nuova modalità.

Oltre a prenderti la responsabilità e a misurare quanto tempo passi


concentrato puoi fare in modo che la tua ‘modalità di lavoro concentrata’
avvenga alla stessa ora e abbia la stessa durata ogni giorno.

La pianifichi una volta per tutte e non devi più trovare il tempo per farlo.

È già in agenda.

Questo vuol dire che inizi a fare dei tentativi per non permettere ai tuoi
colleghi di fissare delle riunioni durante questo tempo.

Questo è il TUO spazio.

La cosa interessante è che se riesci ad ‘imporre’ gradualmente a chi ti è


intorno di non disturbarti durate questo tempo che hai pianificato, dopo
un po’ le persone troveranno normale rispettare la tua decisione e
prenderla come un dato di fatto.

Un altro aspetto importantissimo è l’ambiente in cui lavori: un contesto può


rafforzare o indebolire il tuo comportamento e la tua capacità di andare in
profondità più di quanto pensi.

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È davvero bizzarro prendere una persona, metterla a lavorare in un


ufficio moderno con tutte le sue distrazioni e aspettarsi che generi
performance di alto livello.

Ma ovviamente tutti sono portati a pensare che se qualcuno non ottiene


risultati ci sia qualcosa di sbagliato in lui.

Magari diranno che è lui ad avere un ‘problema di prestazioni’ e non


prenderanno mai in considerazione l’ambiente in cui quella persona genera le
sue prestazioni.

È molto più facile scaricare la responsabilità sulle persone e non


sull’ambiente che qualcuno ha creato per farcele lavorare dentro, il che
è abbastanza normale, per come sono fatti gli esseri umani e le realtà
organizzative, ma certo questo non aiuta a risolvere il problema della
performance.

Sarebbe più corretto concentrarsi sull'ambiente e modellarlo in modo che sia


facile per la persona che ci lavora dentro sviluppare performance al suo
meglio, piuttosto che il contrario.

Più è facile e probabile che tu sia interrotto, più è difficile costruire abitudini
che facilitano la concentrazione.

Più tempo passi a svolgere compiti in maniera frammentata e distratta, meno


tempo ed energia avrai per fare un lavoro profondo.

Adesso, cambiare le abitudini è difficile perché il corpo umano, e qualsiasi


sistema complesso umano come un'organizzazione aziendale, sono entità
omeostatiche.

Ogni volta che provi ad inserire un grande cambiamento nella tua vita,
l'omeostasi si attiva rapidamente e inizia a riportarti verso ciò che è facile,
comodo e consueto per te.

Questo rende molto difficile cambiare abitudini profondamente radicate.

(Ne parlo nel corso ReWrite)

Cambiare una abitudine significa anche che avrai la necessità di ri-cablare


letteralmente il tuo cervello.

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Uno dei modi più efficaci che ho trovato per ‘riscrivere’ le impostazioni
predefinite è quello di iniziare a creare comportamenti automatici.

I comportamenti automatici semplicemente tolgono la possibilità di scegliere


se fare una cosa o no.

Prendi ad esempio le diete, che comportano una scelta, e le malattie, che


non ti lasciano libero di scegliere.

Ti faccio un esempio:

immagina due persone che devono entrambe perdere peso.

Ad uno dei due viene diagnosticata la celiachia (intolleranza al glutine).


Cambia la sua alimentazione e inizia a perdere peso.

L’altro invece è sovrappeso anche lui ma non è celiaco, e si mette


semplicemente ‘a dieta’.

Siccome entrambi mangiavano molto, all’inizio del percorso di cambiamento


si trovavano entrambi in situazioni in cui ad ogni pasto avrebbero dovuto fare
scelte salutari.

Ma la persona con la celiachia riesce ad avere un ‘comportamento


automatico’, perché qualcuno gli ha detto che ‘ha una malattia’. Non ha
davvero una scelta, deve farlo e basta.

L'altro, invece, ha dovuto continuare a fare scelte positive ogni volta che si
sedeva a tavola, e ha finito per cedere dopo poche settimane ed è tornato al
punto di partenza.

Questo è un ‘meccanismo perverso’ a volte usato da chi ha più autorità per


fare in modo che le persone facciano cose che altrimenti non farebbero,
magari non sempre a loro vantaggio? Non lo so, forse si.

Ma sicuramente è un meccanismo che puoi iniziare a sfruttare a tuo


vantaggio.

C'è una grande differenza tra dire: "Mi piace fare un lavoro concentrato ogni
giorno" e "Lavoro concentrato ogni giorno".

Puoi creare una ‘finzione’ che rende impossibile per te fare qualsiasi altra
cosa, e generare così una nuova omeostasi dove il tuo tempo in cui lavori
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L’arte della concentrazione Rel 0.1
concentrato diventi normale e confortevole non solo per te, ma anche per le
persone che ti circondano.

All'inizio ti sembrerà un po' difficile, ma una volta che il tuo contesto si è


abituato a questo cambiamento, da nemico si trasformerà in alleato.

È così che fai lavorare la realtà per te, piuttosto che mettertela contro.

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4. Ambiente e contesto

La quarta idea riguarda il rapporto tra tipi di lavoro e contesto

Ci sono diversi tipi di lavoro profondo.

Nel mio lavoro per esempio mi capita spesso di pensare in modalità di lavoro
profondo e di scrivere in modalità di lavoro profondo.

Per me pensare e scrivere sono due attività molto diverse.

Quando penso non voglio passare del tempo bloccato a casa o in studio.

Voglio camminare. Voglio stare al mare, magari dentro l’acqua a 100 metri
dalla riva, e trarre ispirazione da come le onde si infrangono sulla spiaggia
mentre le guardo dall’interno del mare (mi è capitato molte volte).

Voglio giocare con il problema che sto affrontando in quel momento in tre
dimensioni. Voglio muovermi.

Quando scrivo invece preferisco stare in studio.

Non voglio distrazioni. Voglio lo stesso pezzo di Bill Evans che suona in loop
sulle mie casse KEF mentre bevo un thè.

Sono due tipi di lavoro profondo molto diversi, e due ambienti diversi che
associo a ciascuno di essi.

Non significa che penso esclusivamente mentre sono al mare e che scrivo
solo in studio.

Anzi, negli anni ho allenato la capacità di scrivere ovunque e di pensare


ovunque. Ma quando cerco di andare veloce mi viene più facile pensare di
adattare l'ambiente al compito che devo svolgere.

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L’arte della concentrazione Rel 0.1

Se lavori in un open space in mezzo alla confusione, magari prenota una


saletta riunioni più tranquilla. Se stai scrivendo un libro, magari vai in un bar
con un tavolino vicino al muro.

Pensa al tipo di lavoro che stai cercando di fare e a come lo fai al meglio.

Vale la pena prenderti il tempo per capire in quale ambiente ti riesce meglio
farlo.

Se non lavori bene nel silenzio del tuo ufficio, non farlo. Se non riesci a
concentrarti in un bar, non farlo.

Magari è banale, ma il fatto è che spesso le persone imitano gli altri e fanno
quello che pensano dovrebbe funzionare (per esempio andare a scrivere al
bar) anche se in realtà non funziona per loro.

Insomma, fai solo quello che funziona per te.

Se sei un dipendente, crea per te lo spazio mentale e di tempo, e chiedi lo


spazio fisico di cui hai bisogno presentando la richiesta in un modo
ragionevole e sensato ai tuoi superiori.

Se sei il capo di un team e vuoi che il tuo team generi performance migliori,
osserva bene l'ambiente e la cultura che vuoi creare.

Elimina le distrazioni per i tuoi dipendenti (riducendo il numero delle riunioni,


per esempio) e fornisci ai tuoi dipendenti gli strumenti di cui hanno bisogno
per lavorare.

Anche il riposo è incredibilmente importante.

Dopo ogni sessione di lavoro profondo devi anche assicurarti di avere una
‘modalità di riposo’.

Come gli animali che cacciano riescono ad esprimere tutta la loro potenza
per periodi brevi e che subito dopo aver mangiato tornano in uno stato di
relax assoluto e VERO, devi anche tu imparare a creare questo differenziale
tra riposo vero e lavoro vero.

Non devi restare in quello stato ‘a metà’ in cui in realtà non stai né
davvero lavorando, né davvero riposando.

(Di nuovo, sviluppare questa modalità è una delle prima cose che ti insegno a
fare nel percorso ReSonance)
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L’arte della concentrazione Rel 0.1

Non può esserci profonda concentrazione e capacità di lavorare concentrato


se non sviluppi la capacità di riposarti davvero.

Più alto è il differenziale di concentrazione e di tensione che crei tra lavoro


profondo e riposo profondo, più le tue performance miglioreranno.

Quando sei concentrato non vedi tutto, vedi solo quello su cui stai lavorando.

Quando non sei concentrato, stai lavorando in più direzioni


contemporaneamente.

Devi imparare a passare velocemente da una modalità all’altra, e questo


parte dal riconoscere quando sei in una modalità e quando sei nell’altra.

Ma sono entrambe due modalità che devi assolutamente avere.

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L’arte della concentrazione Rel 0.1

5. Migliorare la tecnica del Pomodoro

La Tecnica del Pomodoro è uno strumento di gestione del tempo sviluppato


negli anni '80.

È una tecnica che ha avuto e ha ancora un certo successo perché è facile da


implementare, e consiste nell’utilizzare un timer, tradizionalmente impostato a
25 minuti, per lavorare con la massima concentrazione seguito da una breve
pausa di 5 minuti in cui ti riposi

(ATTENZIONE; distrarsi non vuol dire usare il computer per andare su


Facebook, ma fare qualche esercizio, sgranchirsi le gambe e cose simili).

Probabilmente sono anni che non ti concentri per 25 minuti sullo stesso
compito. Non è facile per nessuno partire da zero e arrivare a 25 minuti di
concentrazione.

Però puoi iniziare con periodi di concentrazione di 8-10 minuti e aumentare


questo tempo in maniera incrementale, fino ad arrivare a 90 minuti o più.

È come allenare un muscolo. Ma all’inizio è fondamentale fare delle pause


dopo il lavoro profondo.

Andare a fare una passeggiata. Uscire in giardino. Parlare con qualcuno


fisicamente davanti a te. Andare a prendere un caffè al bar. Non siamo fatti
per essere sempre operativi.

Quando lavori in ufficio ci sono alcune cose che puoi fare da subito per
aumentare le probabilità che tu possa concentrarti e per minimizzare le
distrazioni che ricevi dagli altri.

La cosa più ovvia che puoi fare è comunicare al mondo il messaggio che c’è
un luogo specifico che usi per concentrarti in profondità, o di usare una sorta
di segnale in codice con le persone.

Un mio cliente indossa le cuffie, e quando ha le cuffie in testa significa che è


immerso nella soluzione di un problema. Il messaggio che manda al resto del
mondo è “Per favore, lasciatemi in pace.”

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L’arte della concentrazione Rel 0.1
Una cosa meno ovvia è utilizzare una strategia di tipo più psicologico. Metti in
chiaro che sei il tipo di persona che ha bisogno di concentrazione profonda
per fare il tuo lavoro al meglio.

Comunicando questo alle persone intorno a te si ottengono due risultati:

Primo, tu ti sforzerai di essere all'altezza di quello che hai detto agli altri.

Seconda cosa, quando NON ti vedranno farlo saranno LORO a chiederti


perché in quel momento non ti stai concentrando.

Un'altra cosa che ho implementato in una azienda in cui tempo fa ho svolto


un percorso di business coaching è fare in modo che si stabilisse una regola
condivisa sulle riunioni.

In questa azienda alla fine del lavoro tutti avevano stabilito che non si
sarebbero svolte riunioni al mattino, a meno che non ci fosse stata
un'emergenza.

Perché la mattina è il momento in cui le persone fanno il loro lavoro migliore.

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L’arte della concentrazione Rel 0.1

6. Il ruolo dell’alimentazione sulla


concentrazione

L’alimentazione è un tema molto sottovalutato quando si parla di


concentrazione.

Infatti nulla di quanto detto fino ad ora darà i risultati sperati se la tua
neurochimica non funziona in maniera adeguata per supportare e favorire la
capacità di concentrarti. E il modo migliore di influire su di essa è attraverso
l’alimentazione.

Chiunque abbia dei bambini sa riconoscere con facilità come l’alimentazione


influisca sulla loro capacità di concentrarsi.

Il mio lavoro qui non è aiutarti a cambiare la tua dieta, forse a un certo punto
ne parleremo in un altro corso.

Ma se si parla di attenzione, allora non dovresti assumere qualsiasi


cosa che contenga zucchero raffinato nelle due ore che precedono il
lavoro.

Niente. Zero. Nemmeno una bustina nel caffè.

Il punto è che il livello di energia cambia nel corso della giornata.

E devi sincronizzare le attività che vuoi svolgere al meglio con il livello di


energia e di attenzione che prevedi di avere in quel momento.

Ciò che mangi influisce sui tuoi livelli di energia.

Non puoi essere attento e concentrato alle tre di pomeriggio dopo aver
pranzato con un piatto abbondante di pasta e la frutta.

Te lo dico ancora meglio: il livello di insulina che si genera dopo aver


mangiato zuccheri rende impossibile concentrarti al meglio delle tue
possibilità (e favorisce anche l’accumulo dei grassi nel corpo)

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L’arte della concentrazione Rel 0.1
Se ti stai facendo un lavoro cognitivamente impegnativo, devi essere sicuro di
avere una grande capacità di concentrazione.

E questo avviene quando la tua glicemia non subisce i picchi che ha quando
ingerisci carboidrati.

Insomma mangiare zuccheri abbasserà automaticamente la tua


concentrazione.

Il sistema che per un periodo ho usato con un certo successo per mantenere
basso il livello di zuccheri nel sangue la mattina è stato quello di saltare la
colazione e fare il primo pasto a pranzo.

Questo perché la mattina è il periodo della giornata in cui le persone sono


normalmente più riposate e in cui è generalmente più facile concentrarsi.

Se ci riesci, per una volta prova a dedicarti ad una attività che richiede la tua
massima attenzione senza fare colazione, magari prendendo solo un caffè
non zuccherato.

Alcune persone ci riescono e lo trovano addirittura facile.

Noterai che mano a mano che inizi a lavorare e ti dimentichi di non aver
mangiato nulla nelle ultime 8-10 ore la tua concentrazione sarà naturalmente
molto alta.

Per altri invece è praticamente impossibile mettersi a lavoro senza aver


prima mangiato qualcosa. Probabilmente questo richiede un certo sforzo di
volontà per cambiare le proprie abitudini, e per qualcuno questo sforzo è
esso stesso una distrazione. Io ti consiglio di provarci ma certamente capisco
che non è una cosa per tutti.

Dopo un po’ di tempo comunque ho trovato un metodo che va bene per


mantenere stabile il livello di zuccheri nel sangue e non avere picchi di
insulina. Questo metodo va bene per tutti: per chi ha necessità di mangiare a
colazione, ma anche per tutti gli altri (che possono utilizzarlo magari per il
pranzo).

Si tratta di un integratore che ho trovato molto efficace e che spesso prendo


prima della colazione e/o del pranzo.

E, al di là di aver perso 4 chili abbastanza velocemente (non era questo


l’obiettivo ma ho comunque apprezzato l’effetto), il risultato che ne ho
ricavato in termini di concentrazione senza saltare nessun pasto è stato
significativo.
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L’arte della concentrazione Rel 0.1

Ti lascio qui il link alla descrizione.

Mentre questo è il link se vuoi provarlo

Per concludere:

per la maggior parte delle persone mettere in pratica queste idee è davvero
difficile perché… sono cose oggettivamente difficili.

Si tratta di capire te stesso, di riscrivere le tue abitudini e di fare cose che ti


sembrano innaturali.

Tutto il lavoro del ReSonance (che trovi qui) e dei corsi a distanza che trovi
sul sito hanno proprio lo scopo di rendere naturale e più semplice questa
trasformazione senza che tu debba sbatterci la testa da solo.

In qualche maniera, se anche queste strategie non faranno proprio tutto il


lavoro per te, ti daranno almeno una mappa piuttosto precisa per orientarti in
questo processo.

Anche solo utilizzando queste idee avrai un vantaggio significativo perché,


diciamocelo, le cose che ti suggerisco di fare qui non sono esattamente
quelle che fanno tutti.

Sarai diverso. E quando sei diverso vieni notato.

E infine voglio darti un’ultima idea importante: guarda tutte le persone


che conosci e che generano davvero risultati significativi.

Quelle che sembrano avere a loro disposizione il doppio delle ore rispetto a
te: c’è una buona probabilità che se le osservi abbastanza a lungo noterai
che queste persone stanno facendo qualcosa di simile a quanto hai trovato
scritto in queste pagine.

Concentrare il tuo tempo su ciò che conta è una strategia corretta che ti
permetterà di aumentare i tuoi risultati.

Ricordati di spegnere il tuo cervello. Non siamo strutturati per essere sempre
in funzione, anche se questo è ciò verso cui siamo indirizzati dal sistema
intorno a noi.

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L’arte della concentrazione Rel 0.1
Una delle cose più efficaci che puoi fare per la qualità delle tue relazioni, del
tuo sonno, della tua felicità, è assicurarti di non portare l’attenzione sulla tua
attività - qualunque essa sia - 24 ore su 24, 7 giorni su 7.

Questo impedisce la possibilità che tu possa entrare in modalità di lavoro


profondo.

Imparando progressivamente ad entrare nelle due modalità, 100% quando


vuoi lavorare con profondità e 0% quando sei a riposo, e implementando
entrambe queste strategie come parte della tua giornata, otterrai molti più
risultati.

A presto,

Simone Pacchiele

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