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ANDREA VICINI

Boston/MA (USA)

Alla ricerca di un'etica universale


li recente documento della Commissione
teologica internazionale sulla legge naturale

I molti problemi etici che oggi affrontiamo - dall'ecologia


alle biotecnologie - richiedono la nostra responsabilità perso-
nale e sociale nel promuovere una solidarietà globale. I diritti,
i valori, le virtù e i princìpi sono le risorse etiche disponibili,
ma lenfasi data a ognuna di esse cambia considerevolmente
rendendo spesso difficile il dialogo e l'impegno. Un approccio
etico interculturale che sia fondato nella nostra comune umani-
tà potrebbe promuovere l'interazione e l'impegno etico.
Nel giugno 2009 la prestigiosa Commissione teologica
internazionale (CTI) 1 ha pubblicato il documento Alla ricerca

1
Cf www.vatican.va/ roman_curia/ congregations/ cfaith/ cti_documents/
rc_con_cfaith_pro_14071997_ictheology_it.html (consultato il 20 aprile 2010).

I> ANDREA VICINI


Gesuita, medico, pediatra, docente di teologia morale e bioetica presso la Pontificia Facoltà
Teologica dell'Italia meridionale - Sezione S. Luigi - di Napoli e, attualmente, titolare della
Gasson Chair nell'Università Boston College (Boston/MA, USA). Le sue aree di ricerca inclu-
dono: inizio e fine della vita umana, tecnologie riproduttive, genetica, etica medica, ecologia e
biotecnologie.
Tra le sue pubblicazioni: Genetica umana e bene comune, San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi)
2008.
(Indirizzo: Boston College - Theology Department, 140 Commonwealth Avenue, Chestnut
Hill/MA 02467, USA. E-mail: vicini.a@gesuiti.it).
150 [550] ANDREA VICINI

di un'etica universale: nuovo sguardo sulla legge naturale2 per indi- b


care come una rinnovata interpretazione della legge naturale n
possa fornire la base etica comune di cui c'è bisogno3. Dal mio
punto di vista, finora questo documento ha ricevuto scarsa at-
tenzione nei dibattiti teologici, nonostante il suo interesse e la e
sua importanza. Questo contributo intende presentare il docu- i
mento(§ 1) e discutere le scelte fatte dalla CTI (§ 2).
o

1/ Una visione generale r

Nei suoi cinque capitoli, la CTI presta attenzione al con- :


testo (I) e all'esperienza umana (II), sviluppa una fondazione i
teoretica (III), considera l'importanza della legge naturale
nell'affrontare le questioni sociali e politiche (N) ed esamina la
relazione fra ragione e fede (V).
L'urgenza di trovare valori condivisi apre il documento.
Questi valori sono già vissuti da molte persone che si sforza-
no di promuovere «la pace, un ordine politico più giusto, il
senso della comune responsabilità, un'equa ripartizione delle
ricchezze, il rispetto dell'ambiente, la dignità della persona
umana e i suoi diritti fondamentali» (n. 2 [526]) 4 . Perché que-
sto succeda è necessario che vi sia «un valido accordo di base
circa i beni e i valori che rappresentano le aspirazioni più pro-
fonde dell'essere umano, a titolo individuale e comunitario»
(n. 2 [ibid.]) e una continua «esperienza di conversione» (n. 4

2
Cf www.vatican.va/roman_curia/ congregations/ cfaith/ cti_documents/
rc_con_cfaith_doc_20090520_legge-naturale_it.html (consultato il 20 aprile
2010) [in Il Regno - documenti 17 /2009, 525s.]. Il documento è composto da circa
50 pagine (116 sono i paragrafi numerati). Attualmente è disponibile solo in
italiano e in francese. Nella versione italiana, alcuni riferimenti bibliografici,
qualche errore nella traduzione e parole mancanti indicano che il documento
originale è stato redatto in francese.
3 Il documento è stato preparato da una sottocommissione ad hoc ed è stato

discusso nelle sessioni plenarie della CTI nel 2006, 2007 e 2008 (quando è stato
approvato alYunanirnità).
4
I numeri indicati riguardano i paragrafi del documento [in parentesi qua-
rr
dm l• p<>gma dell' edizimtt de &gno - d~mmti 17i 2009].
Alla ricerca di un'etica universale [551] 151

[ibid.]). La CTI apprezza i tentativi che mirano a promuovere


un «linguaggio etico comune» (n. 3 [ibid.J)- come nel caso della
Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, del 1948 (nn. 5, 115
[526 e 552]), e delle proposte per un'etica mondiale (n. 6 [526])
- e critica «il positivismo giuridico che rifiuta di riferirsi a un
criterio oggettivo, ontologico, di ciò che è giusto» (n. 7 [526]) e
«un'etica della discussione» (n. 8 [527]) che appare solamente
procedurale.
Nel cercare un'etica universale, la legge naturale mostra un
maggior vantaggio: è la nostra ragione che, malgrado i diversi
retroterra, ci fa riconoscere nelle nostre azioni alcuni orienta-
menti etici naturali fondamentali e ci permette di esprimerli
normativamente in precetti specifici (cf n. 9 (ibid.]). Poiché
sono radicate nella natura umana, queste inclinazioni sono
fondamentali, oggettive e universali; promuovono la dignità
umana e criticano qualsiasi minaccia ideologica a persone e
comunità.
L'attenzione prestata all'esperienza umana e ai contesti
sociali nell'Introduzione, prosegue nel primo capitolo, intitola-
to: Convergenze. Le inclinazioni generali che caratterizzano la
legge naturale non sono né specificamente né esclusivamente
cristiane. Possono essere rintracciate nelle religioni del mondo
e nelle tradizioni sapienziali5 . Inoltre, uno sguardo generale
storico della legge naturale fornisce elementi per la sua com-
prensione. Nelle tragedie greche, in Platone, Aristotele e nello
stoicismo romano ciò che appartiene alla legge naturale viene
prima di qualsiasi legge civile ed è il cuore di ogni legge (cf nn.
18-21 [530s.]).
Nella prima tradizione cristiana, i testi biblici scelti - l'al-
leanza noachica, la letteratura sapienziale, la regola aurea del
vangelo e la sottolineatura che Paolo dà alla legge non scritta
presente in ogni cuore (cf nn. 22-25 [53ls.]) - enfatizzarono
ciò che abbiamo in comune. In seguito, Tommaso d'Aquino
e gli scolastici articolarono un'interpretazione compatta del
rapporto fra la fede, la natura e la ragione (cf. n. 26 [532]).

5
Esse sono l'hinduismo (n. 13 [529]), il buddhismo (n. 14 [ibid.]), il daoismo
eil confucianesimo (n. 15 [ibid.]), le tradizioni africane (n. 16 [529s.J) e l'islam (n.
17[530]).
152 [552] ANDREA VICINI

Durante il Medioevo, la legge naturale divenne una dottrina


matura con una struttura teologica metafisica (cf n. 27 [532s.]).
Mentre Francisco de Vitoria fece di essa una norma universale
per regolare le relazioni tra gli stati, il successivo scolasticismo
enfatizzò il volontarismo, idealizzando un soggetto libero da
ogni influenza - naturale o trascendente (cf nn. 28-30 [533s.]).
Nell'Età moderna, per Hobbes la legge dipendeva solo
dalY autorità che la promulgava e la applicava, senza alcuna re-
lazione al bene. Di conseguenza, la natura e la ragione restaro-
no separate, autonome. Per reazione, la legge naturale divenne
statica, razionalistica, a-storica, slegata dall'esperienza umana
- un insieme di regole e di norme rigidamente determinato. Le
scienze empiriche giustamente richiesero una rinnovata inter-
pretazione della legge naturale (cf n. 33 [534]).
La CTI termina la sua indagine storica indicando che l'inse-
gnamento del magistero propone la legge naturale: per fondare
i diritti sulla ragione e per promuovere il dialogo interculturale
e interreligioso e la pace; per affermare il carattere naturale e
oggettivo delle norme fondamentali che regolano la vita socia-
le e politica; per sostenere ciò che rafforza la ricerca del bene
comune della società; per difendere l'obiezione di coscienza o
la disobbedienza civile (cf n. 35 [535s.]).
Il secondo capitolo - La percezione dei valori morali - articola
un approccio genealogico in cui le relazioni umane e il contesto
culturale formano la coscienza morale e la nostra percezione
dei beni morali fondamentali. Ciò porta a formulare i precetti
generali della legge naturale6. Il primo principio morale del-
1' Aquinate - fare il bene ed evitare il male - qualifica il «bene
morale», cioè quanto va oltre l'utile e mira alla realizzazione
umana (cf nn. 39s [536s.]). In tal modo, la ragione è d'aiuto nel
discernere i beni particolari che contribuiscono alla realizzazio-
ne umana (cf n. 41 [537]) e promuove il dialogo tra le culture e
le religioni (cf n. 42 [ibid.]). La legge naturale favorisce la nostra
comprensione dell'obbligo morale non come se quest'ultimo
fosse esteriore alla persona («pura eteronomia»), ma come as-

6
Questi precetti «non costituiscono un codice completo di prescrizioni intan-
gibili, ma un principio permanente e normativo di ispirazione al servizio della
vita morale concreta della persona» (n. 11 [528]).
N Alla ricerca di un'etica universale [553] 153

solutamente inseparabile dalla persona (esso «nasce dal cuo-


re»: n. 43 [537]). Come conseguenza, la percezione del bene
morale è immediata. Seguendo lAquinate, la CTI indica che
questa comprensione si articola in tre «dinamismi naturali»
che costituiscono la legge naturale (cf n. 46 [538]). Essi sono:
il primo, «l'inclinazione a conservare e a sviluppare la propria
esistenza», nel caso di ogni essere sostanziale; il secondo, «l'in-
: clinazione a riprodursi per perpetuare la specie», nel caso di
· tutti i viventi; il terzo, «l'inclinazione a conoscere la verità su
Dio e a vivere in società», a proposito di tutti gli esseri umani
(n. 46 [538])7. L'obiettivo morale generale è vivere una vita rela-
zionale pienamente significativa e costruire dinamiche e strut-
ture sociali eque. Questi precetti generali sono considerati uni-
versali e immutabili perché possono essere riconosciuti nella
nostra natura (cf n. 52 [539]). A motivo del peccato personale e
delle influenze culturali, dovremmo essere «modesti e pruden-
ti» nell'affermare la loro evidenza, ma dovremmo servircene
per promuovere il dialogo 8. L'essere cauti dipende anche dalla
necessità di articolare e di applicare in modo diverso questi
precetti nelle culture e nel tempo (cf nn. 47, 53s. [538, 539s.]).
Discernimento è richiesto a tutti gli agenti morali, mora-
listi o meno9, invitando ognuno a conservare la tensione fra i
precetti di base della legge naturale e quanto riguarda i pre-
cetti concreti particolari (cf n. 56 [540]). La formazione della
coscienza, il discernimento e il processo decisionale (cf n. 59
[540]) richiedono una crescita in sapienza, un rafforzamento
della volontà e una vita morale informata dall' «intelligenza
emozionale» (n. 57 [ibid.]) e dalle virtù, in particolare dalla pru-
denza (cf nn. 56, 58 [ibid.]).

7
Cf anche i nn. 48-50 [538s.] e Summa theologiae I-II, q. 94, a. 2 [trad. it., La
somma teologica XII (La legge), Salani, Firenze 1965, 96 (respondeo)].
8 Quelli che vogliono promuovere il dialogo dovrebbero «imparare a non

considerare i propri interessi particolari per aprirsi ai bisogni degli altri e lasciar-
si interpellare dai valori morali comuni» (n. 52 [539]).
9
«Il moralista [ ... ] deve ricorrere alle risorse combinate della teologia, della
filosofia, come pure delle scienze umane, economiche e biologiche per ricono-
scere bene i dati della situazione e identificare correttamente le esigenze concre-
te della dignità umana» (n. 54 [540]).
154 [554] ANDREA VICINI

Il terzo capitolo - I fondamenti teorici della legge naturale -


delinea i fondamenti teoretici metafisici della legge naturale e
riflette sui modi in cui la natura umana possa essere considera-
ta moralmente normativa. Inoltre, offre una cornice esplicativa
per fondare e per legittimare i valori morali. La giustificazione
filosofica della legge naturale è data sia su una base antropolo-
gica (alcuni comportamenti virtuosi più di altri promuovono
la realizzazione umana e sociale) sia su un fondamento meta-
fisico. Il nostro dinamismo umano comprende quanto noi spe-
rimentiamo circa la nostra origine (siamo creature) e quello a
cui miriamo come nostro fine (ciò in vista di cui ci adoperiamo
per natura). Questo dinamismo è trascendente (viene da Dio),
ma è pure immanente (è parte di chi siamo) 10 • Perciò, l'identità
ontologica specifica del soggetto è «il principio interno del
movimento che orienta il soggetto verso la sua realizzazione»
(n. 64 [542]). La natura - che include l'ambito spirituale - è il
«principio dinamico reale dello sviluppo del soggetto e delle
sue attività specifiche» (n. 64 [ibid.]). Il tessuto sociale è il risul-
tato delle interazioni e dei rapporti fra ciascuna identità ontolo-
gica (cf n. 65 [ibid.]). A questa visione il cristianesimo aggiunge
la dimensione della libertà, che è essenziale per comprenderci
come creature e persone (cf nn. 66s. [ibid.]).
Pertanto, la legge naturale presuppone l'armonia e la par-
tecipazione fra Dio, la persona e la natura (cf nn. 69s. [542s.]),
e ci orienta alla realizzazione di noi stessi (cf n. 70 [543]) e ad
agire senza cadere nella fallacia naturalistica (cf n. 73 [544]).
Il quarto capitolo - La legge naturale e la città - mostra quan-
to la legge naturale sia rilevante nel riflettere su problematiche
sociali e politiche, nel definere il bene comune e nel tendere
verso la sua attuazione (cf n. 85 [546]). A causa della nostra
natura sociale, la legge naturale è «l'orizzonte normativo nel
quale l'ordine politico è chiamato a muoversi» (n. 86 [546])
e ci consente di identificare tutti i valori che ci rendono più
umani - libertà, verità, giustizia, solidarietà (cf n. 87 [546]).
Nei confronti della persona umana, la società, quindi, «deve
promuovere la realizzazione delle sue inclinazioni naturali» (n.

10
Cf n. 63 [54ls.].
I Alla ricerca di un'etica universale [555] 155

86 [546]) 11 • Infi:he, ~a Commissione ci ricorda di distinguere fra


l'ordine politico e quello soprannaturale, preservando la laicità
dello stato (cf nn. 96-100 [548s.]).
Il quinto capitolo - Gesù Cristo, compimento della legge natu-
rale - sottolinea la relazione che intercorre tra ragione e fede cri-
stiana. Mentre la legge naturale esprime la ricchezza della ragio-
ne, attraverso la grazia la fede arricchisce la ragione (cf n. 101
[549]). In particolare, Gesù «manifesta nella sua persona una vi-
ta umana esemplare, pienamente conforme alla legge naturale.
Perciò egli è il criterio ultimo per decifrare correttamente quali
sono i desideri naturali autentici dell'uomo» (n. 105 [550]). Poi-
ché «la nuova legge del vangelo include, assume e porta a com-
pimento le esigenze della legge naturale» (n. 112 [552]), viven-
do per il vangelo noi sviluppiamo pienamente la nostra uma-
nità, il dialogo e la ricerca del bene comune (cf n. 112 [ibid.]).

2/ Osservazioni

Nell'odierno mondo globalizzato, le problematiche etiche


richiedono soluzioni specifiche, ma potrebbero anche trarre be-
neficio da un quadro etico consistente e coerente centrato sulla
dignità umana e sul bene comune. La CTI crede nella ricerca
continua e attiva di un'etica universale radicata in una condi-
visa comprensione della natura umana e propone un'interpre-
tazione della legge naturale come suo fondamento etico. Come
è per lAquinate, la legge naturale non viene considerata un
insieme statico e predeterminato di norme e di regole, ma una
teoria dinamica, che integra progressivamente tutto ciò che è
umano (cf n. 114 [552]) e che vede Dio, la creazione e le perso-
ne umane dinamicamente correlate (cf nn. 70, 113 [543, 552]) 12•
La CTI sceglie un approccio induttivo che valorizza I'espe-
rienza umana, la riflessione antropologica e i contributi che

11
Sulla legge naturale, i diritti naturali e i diritti positivi, cf nn. 88-92 [546s.].
12
La legge naturale «non consiste in una lista di precetti definitivi e immu-
tabili. È una fonte di ispirazione che zampilla sempre nella ricerca di un fonda-
mento obiettivo a un'etica universale» (n. 113 [552]).
156 [556] ANDREA VICINI

provengono da culture diverse, dalla filosofia, dalle religioni e


dalle tradizioni sapienziali. Questa metodologia ermeneutica
promuove il dialogo 13 • La fondazione metafisica è considerata
importante per rendere ragione della nostra essenza di esseri
umani (cf n. 113 [552)). Il rischio di una comprensione biologi-
ca dell'essenza umana è evitato, considerando la natura umana
quale concetto teologico e proponendo un'ontologia relazio-
nale incentrata sulla socialità e che trova nella ragione umana
l'unità spirituale e materiale (cf n. 72 [543s.]). Comunque, ogni
fondamento metafisico presuppone una visione del bene da
perseguire, pur notando che l'accordo su tale visione del bene
è messo alla prova nel nostro mondo postmoderno frammen-
tato e multiculturale (cf n. 2 [525s.]). Nel documento della CTI
viene data l'attenzione dovuta all'insegnamento del magistero,
ai padri della chiesa e agli autori medievali; avremmo però
apprezzato un dibattito esplicito con quanti contribuiscono at-
tualmente a livello internazionale allo studio della legge natu-
rale, ma questo non è lo stile della CTI14 •
Un'ulteriore scelta fatta dalla CTI è quella di centrare la
propria analisi critica sulla società e sulla politica15 • Mentre
queste sono aree importanti, la legge naturale è usata anche
estensivamente nell'insegnamento del magistero sulla vita
umana16, l'amore 17, la sessualità18, la procreazione e, in gene-

13 Per i cristiani Cristo rivela la pienezza dell'essere umano realizzandolo

nella sua persona, «ma tale rivelazione[ ... ] conferma elementi già presenti nel
pensiero razionale delle sapienze dell'umanità» (n. 114 [552]).
14
Un'eccezione è H. KUNG - K.-J. KuscHEL (edd.), Erkliirung zum Weltethos.
Die Deklaration des Parlamentes der Weltreligionen, Piper, Miinchen - Ziirich 1993
(trad. ingl., A Global Ethic. The Declaration of the Parliament of World's Religions,
SCM Press, London 1993). Cf nota 5.
15
La CTI considera anche brevemente l'ecologia (cf nn. 1, Sls. [525, 545]).
16
Un'eccezione è la seguente:«[ ... ] il suicidio deliberato e voluto va contro
l'inclinazione naturale a conservare e a far fruttificare la propria esistenza» (n.
80 [545]).
17
«[ ... ]l'alto valore spirituale che si manifesta nel dono di sé nel reciproco
amore degli sposi è già inscritto nella natura stessa del corpo sessuato, che trova
in questa realizzazione spirituale la sua ultima ragion d'essere [raison d'etre]»
(n. 79 [544]).
18
Cf n. 34 [534s.]. I comportamenti sessuali sono peccati contro la natura
«nella misura in cui contraddicono più direttamente il senso oggettivo dei dina-
mismi naturali che la persona deve assumere nell'unità della sua vita morale»
I Alla ricerca di un'etica universale [557] 157

rale, a proposito di tematiche bioetiche. Tali ambiti avrebbero


potuto beneficiare dell'analisi critica della CTI.
Per esempio, la CTI avrebbe potuto chiarire come la ri-
flessione sulle inclinazioni umane fondamentali conduca ad
i articolare norme e princìpi nei processi decisionali, prestando
. attenzione all'importanza ermeneutica del contesto socia-
le e dell'esperienza umana, e alle implicazioni teoretiche di
un'ontologia relazionale. Inoltre, avrebbe potuto affrontare
la tensione fra la finalità teleologica della legge naturale - la
realizzazione personale e sociale - e il suo aspetto deontolo-
gico, riguardante le norme specifiche che richiedono di essere
formulate in modo personale, storico e sociale. In ambito bio-
etico, per esempio, continua il dibattito su come articolare, da
un lato, i valori fondamentali e gli obiettivi che ci si propone e,
dall'altro, norme specifiche.
La Commissione afferma un'etica universale e oggettiva
e differenzia le pretese universali fondamentali, che sono im-
mutabili perché radicate nella nostra natura, da norme etiche
più specifiche, che sono culturalmente generate e mutevoli. Di
conseguenza, ci si può chiedere come la CTI osservi questa di-
stinzione nel concreto. Qual è l'importanza data all'esperienza,
alla storia e alla cultura nei giudizi della nostra ragione pratica
e nei confronti dell'azione morale nel contesto della variabilità,
dell'incertezza e dell'indeterminazione della vita e della storia
umane (cf nn. 53s. [539s.])?
Infine, il documento sarebbe rafforzato da una spiegazione
di ciò che è "oggettivo" nel caso dei valori, del bene, della veri-
tà e dei precetti etici specifici (cf nn. 1, 5, 7-10, 29, 35, 59, 72, 80,
92 [525, 526, 526-528, 534, 535s., 540, 543s., 545, 547]). Questo

(n. 80 [545]). Inoltre, «la valutazione morale dei peccati contro natura deve tener
conto non soltanto della loro gravità oggettiva ma anche delle disposizioni sog-
gettive, spesso attenuanti, di coloro che li commettono» (nota 76 [545]). Inoltre,
«alcune pratiche sessuali si oppongono direttamente alle finalità inscritte nel
corpo sessuato dell'uomo. Perciò contraddicono anche i valori interpersonali
che devono promuovere una vita sessuale responsabile e pienamente umana»
(n. 80 [545]). Dopo la critica a qualsiasi approccio dualista (cf n. 74 [544]), la CTI
aggiunge che «l'ideologia del gender, che nega ogni significato antropologico
e morale alla differenza naturale dei sessi, si inscrive in [s'inscrit dans J questa
prospettiva dualista» (nota 72 [545]).
158 [558] ANDREA VICINI

risulterebbe particolarmente utile mentre si ricerca un'etica


universale all'interno dei contesti culturali, sociali e filosofici
contemporanei che sfidano la stessa possibilità di affermare
qualcosa di "oggettivo" per tutti e in ogni luogo.
Con la CTI si può concludere invitando tutti gli esperti del-
le religioni e delle tradizioni sapienziali (e, aggiungerei, tutte
le persone di buona volontà), a continuare a ricercare un'etica
universale. In primo luogo, tutti devono riflettere sulle fonti
rilevanti delle proprie tradizioni. In secondo luogo, in uno
spirito di critica reciprocamente rispettosa, tutti possono lavo-
rare per esprimere «i valori fondamentali per la nostra comune
umanità, in modo da lavorare insieme a promuovere compren-
sione, riconoscimento reciproco e cooperazione pacifica fra
tutte le componenti della famiglia umana» (n. 116 [552]).

(traduzione dall'inglese di GUIDO FERRAR!,


rivista e corretta dall'Autore)
CONCILIUM
rivista internazionale di teologia
INTERNATIONAL REVIEW OF THEOLOGY
INTERNATIONALE ZEITSCHRIFT FùR THEOLOGIE
REVUE INTERNATIONALE DE THÉOLOGIE
REVISTA INTERNACIONAL DE TEOLOGIA
REVISTA INTERNACIONAL DE TEOLOGIA

Anno XLVI, fascicolo 3 (2010)

NATURA UMANA
E LEGGE NATURALE
Lisa Sowle Cahill - Hille Haker
Éloi Messi Metogo (edd.)

EDITRICE QUERINIANA
VIA FERRI, 75 - 25123 BRESCIA

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