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Dalla lettura dei brani biblici Genesi 1-2, Ezechiele 16 e il Cantico dei Cantici,

si trae nella sua complessità l’immagine di un Dio creatore di tutto che, in


base al suo progetto, crea ogni elemento che deve necessariamente essere in
armonia con tutte le altre cose. Questo si nota sin da subito nei due racconti
della Genesi che narrano di un Dio che crea tutte le cose ordinariamente e alla
Bibbia non importava offrire una spiegazione scientifica dei fatti ma bensì da
chi sono stati generati. Nel primo racconto si vuole sottolineare la speranza e
la fiducia che ognuno di noi, credente, deve avere nei confronti di Dio; questo
racconto è suddiviso in 7 giorni e questo ci fa già capire che c’è
un’immedesimazione umana oltre alla simbologia divina, scandita appunto
dal tempo che è proprio dell’uomo. Viene presentato un Dio che ama le sue
creature e tutta la creazione è al servizio del bene degli uomini. Molto
importante in questa prima parte è la definizione di uomo descritto come
«immagine di Dio» in quanto nell’essere umano esiste una parte simile a Dio
(anima e spiritualità), immagine che in certo senso “ci dà” una responsabilità
forte da mantenere perché l’uomo è di certo la più alta rappresentazione di
Dio che esista sulla terra. Uomo riempito da un “alito di vita”, ovvero la
capacità di entrare in relazione con Lui e instaurare, in questo modo, un
rapporto vero e autentico. Il tema della responsabilità umana viene trattata
nel secondo racconto dove si narra che Dio proibisce all’uomo di potersi
nutrire dai frutti dell’albero della conoscenza del bene e del male con
conseguente morte fisica e spirituale e raccomanda di nutrirsi, invece, dagli
altri alberi presenti nella terra. Ciò, simbolicamente, indica che l’uomo gode
di libertà ma fino a certi livelli stabiliti da Dio perché è solo Lui che decide ciò
che è bene e ciò che è male. Viene espresso anche il tema della solitudine che
noi oggi riassumiamo con la celebre frase “nessun uomo è un’isola” per cui
l’uomo ha bisogno di un suo simile, di una pari dignità che è proprio la figura
della donna che nasce dalla costola dell’uomo, costola per indicare un legame
stretto, una consanguineità. Molto interessante è stata anche la lettura di
Ezechiele 16 dove il profeta Ezechiele paragona il popolo di Israele a una
ragazza prostituta che dalla nascita è stata abbandonata in un campo per poi
essere raccolta dal Signore che se ne prende cura coprendola con il proprio
mantello e ungendola di olio prezioso e sono gesti che alludono proprio a un
matrimonio, matrimonio che simbolicamente rappresenta l’unione di Dio con
il suo popolo, appunto Israele. Questa ragazza però, crescendo, si dimentica
delle cure, degli affetti ricevuti e sfrutta la sua bellezza fisica nel prostituirsi
per le strade con qualsiasi passante si trovi. Ma l’amore di Dio è infinto e
anche di fronte a queste impurità è sempre pronto al perdono e aspetta che la
gente si vergogni per i peccati commessi in modo da instaurare nuovamente
un rapporto nuovo e profondo. La grande misericordia divina viene spiegata
anche dal cardinale Ravasi che spiega attraverso una parabola Il cantico dei
Cantici, testo contenuto nella Bibbia ebraica e cristiana: Dio si “affaccia”
sull’universo e si aspettava che ogni cosa fosse in armonia come aveva
immaginato ma invece resta sconcertato perché vede che questa unione si sta
pian piano disgregando. Allora si ritira nel primo cielo (secondo la tradizione
cosmologica antica i cieli erano 7) e col passare del tempo si impressiona
ancora di più perché vede Caino e Abele e rimare ancora più sconcertato. Si
ritira allora nel secondo cielo e vide Lamec, personaggio noto nel Canto della
spada, che auspicava alla vendetta pura e Dio, nuovamente, si impressiona
ancora di più risalendo al terzo cielo e così via fino ad arrivare al settimo. Ma
una volta arrivato al settimo cielo Dio si sente solo e decide di ritornare alla
terra. Con la parte finale di questa parabola si testimonia il grande dono che
Dio fa ritornando alla terra nonostante sia stato sconcertato dalle sue stesse
creature. Quindi questo testimonia ancora una volta la grande misericordia
divina.

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