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Corso di Laurea: Percorso Formativo Docenti (D.M.

616)
Insegnamento: Psicologia dell’Educazione
Lezione n°: 11
Titolo: I. L’EGOCENTRISMO
Attività n°: 1

Piaget: Lo Sviluppo Cognitivo

I. L’EGOCENTRISMO
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Insegnamento: Psicologia dell’Educazione
Lezione n°: 11
Titolo: I. L’EGOCENTRISMO
Attività n°: 1

I. L’EGOCENTRISMO

Durante lo stadio preoperatorio il pensiero del bambino è


caratterizzato da quello che Piaget definisce egocentrismo
intellettuale. Questo vuol dire che i bambini tra 2 e 7 anni
sono in grado di percepire e pensare il mondo solo dalla loro
personale prospettiva. Persiste infatti un’incapacità di
decentrarsi dalla propria visione del mondo e delle cose.
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Lezione n°: 11
Titolo: I. L’EGOCENTRISMO
Attività n°: 1

I. L’EGOCENTRISMO

A causa dell’egocentrismo
intellettuale i bambini non sono ancora
capaci di di ragionare sulle relazioni: le
conversazioni di gruppo osservabili in
questo periodo sono in realtà dei
monologhi collettivi.
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Lezione n°: 11
Titolo: I. L’EGOCENTRISMO
Attività n°: 1

I. L’EGOCENTRISMO

I bambini in età prescolare non sono


ancora capaci di discutere fra loro ma le
loro conversazioni sono spesso una
compresenza di affermazioni
contrastanti. Anche quando il loro scopo
è dare delle spiegazioni a un pari fanno
molta fatica a vedere le cose dal punto di
vista di chi non lo sa e spesso parlano
per loro stessi.
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Lezione n°: 11
Titolo: I. L’EGOCENTRISMO
Attività n°: 1

I. L’EGOCENTRISMO

Si può facilmente assistere ai monologhi


collettivi dei bambini di questa età
quando più bambini sono seduti allo
stessa tavolo, ognuno parla per conto
proprio ma tutti pensano di ascoltare e
capire tutti gli altri. I monologhi collettivi
consistono nell’incitarsi reciprocamente
all’azione più che a comunicarsi pensieri
veri e propri.
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Titolo: I. L’EGOCENTRISMO
Attività n°: 1

I. L’EGOCENTRISMO

Alle volte gli scambi comunicativi tra più


bambini – 3 o più – possono sembrare
delle vere e proprie conversazioni poiché
possiamo già ritrovare un rispetto dei turni
di parola. In realtà stiamo assistendo più
al rispetto di una consuetudine sociale
che a un comportamento funzionale a uno
scambio comunicativo efficace.
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Lezione n°: 11
Titolo: I. L’EGOCENTRISMO
Attività n°: 1

I. L’EGOCENTRISMO

Per indagare l’egocentrismo


intellettuale tipico dello stadio
preoperatorio Piaget sviluppò ed utilizzo
un compito specifico definito il compito
delle tre montagne (Piaget e Inhelder,
1951 – La Rappresentazione dello
Spazio).
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Lezione n°: 11
Titolo: I. L’EGOCENTRISMO
Attività n°: 1

I. L’EGOCENTRISMO

IL COMPITO DELLE TRE MONTAGNE

Nell’esperimento originale i bambini


venivano posti davanti ad un plastico che
rappresentava le tre montagne di
Ginevra. Dall’altra parte del plastico
veniva messa a sedere una bambola.
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Titolo: I. L’EGOCENTRISMO
Attività n°: 1

I. L’EGOCENTRISMO

IL COMPITO DELLE TRE MONTAGNE

Al bambino venivano poi mostrate quattro foto che rappresentavano


le 4 principali prospettive del plastico plastico (F – frontale, B –
posteriore, SX – lato sinistro, DX – lato destro). E gli si chiedeva di
indicare prima la foto che rappresentava la sua prospettiva poi quella
che rappresentava la prospettiva della bambola.
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Titolo: I. L’EGOCENTRISMO
Attività n°: 1

I. L’EGOCENTRISMO

IL COMPITO DELLE TRE MONTAGNE

F SX
SX

B F
DX B

DX
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Titolo: I. L’EGOCENTRISMO
Attività n°: 1

I. L’EGOCENTRISMO

IL COMPITO DELLE TRE MONTAGNE

Il bambino diviene capace di risolvere questo compito quando


acquisisce la capacità di decentrarsi e diviene quindi in grado di
prendere in considerazione punti di vista differenti dal suo. Fino agli 8
anni i bambini però sembrerebbero essere incapaci di immaginare
quale potrebbe essere la prospettiva di un’altra persona.
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Lezione n°: 11/S1
Titolo: II. ANIMISMO
Attività n°: 1

Piaget: Lo Sviluppo Cognitivo

II. ANIMISMO
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Lezione n°: 11/S1
Titolo: II. ANIMISMO
Attività n°: 1

II. ANIMISMO

Un altro limite all’utilizzo delle operazioni mentali durante lo


stadio preoperatorio è l’animismo con cui il bambino interpreta
gli eventi del mondo. Ovvero tra i 2 e i 7 anni il bambino tende
ad estendere le caratteristiche degli organismi viventi anche a
degli esseri inanimati.
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Titolo: II. ANIMISMO
Attività n°: 1

II. ANIMISMO

Sembrerebbe infatti che il bambino sia incapacità di fare una


distinzione tra oggetti inanimati da esseri viventi. Questo fa si
che anche agli oggetti vengano attribuiti desideri, emozioni e
volontà. I prossimi esempi sul conversazioni adulto-bambino
che mettono in evidenza la presenza di un pensiero di tipo
animistico dovrebbero aiutarti a comprendere meglio.
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Titolo: II. ANIMISMO
Attività n°: 1

II. ANIMISMO

ESEMPI DI PENSIERO ANIMISTICO

Adulto: Cosa fa il sole quando ci sono le


nuove e piove?

Bambino: Va via, perché c’è brutto


tempo

Adulto: Perché?

bambino: Perché non vuole bagnarsi!


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Titolo: II. ANIMISMO
Attività n°: 1

II. ANIMISMO

ESEMPI DI PENSIERO ANIMISTICO

Adulto: …a proposito della luna...

Bambino: Ci guarda e poi ci sorveglia.


Quando cammino, lei cammina e quando
mi fermo, si ferma. Fa il pappagallo.
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Titolo: II. ANIMISMO
Attività n°: 1

II. ANIMISMO

ESEMPI DI PENSIERO ANIMISTICO

Adulto: Perché?

Bambino: Vuole fare come gli altri

Adulto: Perché?

Bambino: Perché è curiosa


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Titolo: II. ANIMISMO
Attività n°: 1

II. ANIMISMO

Il superamento del pensiero animistico avviene in modo graduale.


Da una prima fase in cui il pensiero animistico riguarda tutti gli
oggetti, si passa a una seconda fase in cui a fare da discriminante
è la presenza o meno di un movimento generico a una terza dove
il bambino prende in considerazione solo il movimento spontaneo.
Il superamento anche di questa terza fase porta il bambino a
comprendere che solo animali e uomini sono animati.
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Titolo: II. ANIMISMO
Attività n°: 1

II. ANIMISMO

GRADUALE DISTINZIONE

1. Ogni oggetto è animato e cosciente

2. Solo le cose che si muovono sono animate

3. Sono animate solo le cose con moto spontaneo

4. Solo animali ed esseri umani sono animati


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Titolo: II. ANIMISMO
Attività n°: 1

II. ANIMISMO

ANIMISMO E PAURE

Un aspetto interessante del pensiero animistico è il suo legame


con le paure. Molte delle paure infantili sono legate a questa
tipologia di pensiero che attribuisce delle caratteristiche umane
ad oggetti che in realtà non le possiedono. Ma un richiamo allo
stadio preoperatorio riesce spesso a spaventare anche gli
adulti.
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Titolo: II. ANIMISMO
Attività n°: 1

II. ANIMISMO

ANIMISMO E PAURE

Ma un richiamo allo stadio


preoperatorio riesce spesso a
spaventare anche gli adulti. Pensate
per un attimo ai libri di uno dei più
noti scrittori di horror di sempre,
Stephen King.
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Titolo: II. ANIMISMO
Attività n°: 1

II. ANIMISMO

ANIMISMO E PAURE

Scrive di Christine un’automobile dotata


di mente propria, parla di un animale
giocattolo che suona i piatti per
preannunciare uno spaventoso pericolo
che si avvicina… Sono tutti esempi di
riferimenti al pensiero animistico e ci
agganciano sulla paura.
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Lezione n°: 11/S2
Titolo: III. RIGIDITÀ DI PENSIERO
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Piaget: Lo Sviluppo Cognitivo

III. RIGIDITÀ DI PENSIERO


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Titolo: III. RIGIDITÀ DI PENSIERO
Attività n°: 1

III. RIGIDITÀ DI PENSIERO

La rigidità di pensiero tipica dello stadio preoperatorio non si


riferisce a una caratteristica personologica del bambino ma a
una modalità di pensiero tipica e condivisa da tutti i bambini in
questa fascia d’età. La rigidità di pensiero si manifesta in
diversi modi, ma gli aspetti più studiati sono l’irreversibilità del
pensiero e la difficoltà ad adattarsi ai cambiamenti
dell’aspetto delle cose.
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Titolo: III. RIGIDITÀ DI PENSIERO
Attività n°: 1

III. RIGIDITÀ DI PENSIERO

IRREVERSIBILITÀ DEL PENSIERO

I bambini nello stadio preoperatorio hanno una tendenza a


pensare oggetti ed eventi nell’ordine in cui sono stati
originariamente sperimentati. Il bambino non è in grado di
annullare gli effetti di una azione mentale attraverso
l’esecuzione di un’altra azione mentale ad essa opposta.
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Lezione n°: 11/S2
Titolo: III. RIGIDITÀ DI PENSIERO
Attività n°: 1

III. RIGIDITÀ DI PENSIERO

IRREVERSIBILITÀ DEL PENSIERO

Ad esempio, pensate di mostrare a un bambino in questo stadio di


sviluppo 10 perle di legno, di cui 7 nere e 3 bianche. Dopo di che
chiedetegli sono di più le perle nere o le perle di legno?
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Titolo: III. RIGIDITÀ DI PENSIERO
Attività n°: 1

III. RIGIDITÀ DI PENSIERO

IRREVERSIBILITÀ DEL PENSIERO

Molto probabilmente la risposta del bambino sarà

“Le perle nere! Perché quelle bianche sono solo tre!”

Secondo Piaget il fallimento in questo compito è dovuto proprio


all’irreversibilità del loro pensiero. Infatti dopo che hanno
compiuto l’azione mentale di dissociazione delle perle nere da
tutte le altre per vedere quali sono di più, non sono più in grado
di annullare questa azione.
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Titolo: III. RIGIDITÀ DI PENSIERO
Attività n°: 1

III. RIGIDITÀ DI PENSIERO

IRREVERSIBILITÀ DEL PENSIERO

Permane quindi nella mente del bambino la dissociazione delle


perle nere da tutte le altre e, poiché non riesce a ricongiungere
le perle nere alle altre, il confronto viene fatto tra le nere e
quelle che rimangono, le bianche. L’insieme totale delle perle di
legno non è ricostruibile.
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Lezione n°: 11/S2
Titolo: III. RIGIDITÀ DI PENSIERO
Attività n°: 1

III. RIGIDITÀ DI PENSIERO

IRREVERSIBILITÀ DEL PENSIERO

Questa forte tendenza che li porta quindi a non riuscire ad


invertire mentalmente le sequenze, rende molto rigide tutte le
sue percezioni. Infatti mentre, i bambini più grandi, così come
gli adulti, possono arrivare ad organizzare i simboli come
preferiscono (ad esempio, capiamo che 1 + 2 = 3 e che 3 – 2 =
1), in maniera flessibile per i bambini di questa età non è
ancora possibile.
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Lezione n°: 11/S2
Titolo: III. RIGIDITÀ DI PENSIERO
Attività n°: 1

III. RIGIDITÀ DI PENSIERO

DIFFICOLTÀ AD ADATTARSI AI CAMBIAMENTI DELL’ASPETTO

Abbiamo detto che un altro esempi di rigidità di pensiero è la


difficoltà ad adattarsi ai cambiamenti dell’aspetto delle
cose. Per questi bambini non si può parlare di costanza
dell’identità, il loro pensiero infatti sembra dominato da tratti
percettivi irrilevanti, che non riescono ad però ad ignorare.
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Lezione n°: 11/S2
Titolo: III. RIGIDITÀ DI PENSIERO
Attività n°: 1

III. RIGIDITÀ DI PENSIERO

DIFFICOLTÀ AD ADATTARSI AI CAMBIAMENTI DELL’ASPETTO

Un esempio classico che viene riportato


per i bambini in età prescolare è quello del
cane con la maschera del gatto. Se
mostriamo a un bambino di questa età un
cane e gli chiediamo che animale sia, la
risposta sarà quasi sicuramente adeguata
“Un cane!”.
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Titolo: III. RIGIDITÀ DI PENSIERO
Attività n°: 1

III. RIGIDITÀ DI PENSIERO

DIFFICOLTÀ AD ADATTARSI AI CAMBIAMENTI DELL’ASPETTO

Se però in seguito prendiamo una maschera che rappresenta il


muso di un gatto e in presenza del bambino mettiamo la
maschera al cane, assistiamo a un effetto della rigidità di
pensiero. Rifacendo infatti la domanda: che animale è? È
molto probabile che il bambino risponda “un gatto!”.
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Lezione n°: 11/S2
Titolo: III. RIGIDITÀ DI PENSIERO
Attività n°: 1

III. RIGIDITÀ DI PENSIERO

DIFFICOLTÀ AD ADATTARSI AI CAMBIAMENTI DELL’ASPETTO

Togliendo nuovamente la maschera


tornerà a dire “un cane!”.
Sembrerebbe che il suo pensiero sia
dominato da un tratto percettivo che,
seppur irrilevante per identificare
l’animale, il bambino non riesce ad
ignorare.
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Lezione n°: 11/S3
Titolo: IV. RAGIONAMENTO PRELOGICO
Attività n°: 1

Piaget: Lo Sviluppo Cognitivo

IV. RAGIONAMENTO PRELOGICO


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Lezione n°: 11/S3
Titolo: IV. RAGIONAMENTO PRELOGICO
Attività n°: 1

IV. RAGIONAMENTO PRELOGICO

Riguardo al pensiero prelogico o trasduttivo spesso si fa


riferimento a un aneddoto raccontato dalla stesso Piaget che
ha come protagonista sua figlia Lucienne. Avendo saltato il suo
solito pisolino pomeridiano la bambina avrebbe costatato con
estrema sicurezza che, non avendo appunto lei fatto il suo
sonnellino, non poteva certo essere pomeriggio!
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Lezione n°: 11/S3
Titolo: IV. RAGIONAMENTO PRELOGICO
Attività n°: 1

IV. RAGIONAMENTO PRELOGICO

Non è raro trovare esempi di questo


tipo nei ragionamenti dei bambini
prescolari che tendono a mettere in
relazione due eventi solo perché si
verificano insieme – come in questo
caso il pomeriggio e il sonnellino.
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Lezione n°: 11/S3
Titolo: IV. RAGIONAMENTO PRELOGICO
Attività n°: 1

IV. RAGIONAMENTO PRELOGICO

Si tratta di un ragionamento appunto trasduttivo che mette in


relazione due eventi solo perché si verificano insieme. Il
bambino non è infatti ancora in grado di fare né ragionamenti
deduttivi – dal generale al particolare – né ragionamenti
induttivi – dal particolare al generale. Manca ancora il pensiero
logico siamo in una fase di ragionamento prelogico.
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Lezione n°: 11/S3
Titolo: IV. RAGIONAMENTO PRELOGICO
Attività n°: 1

IV. RAGIONAMENTO PRELOGICO

Un altro errore che spesso i


bambini compiono è quello di
invertire il rapporto causa-effetto:

L’uomo è caduto dalla bicicletta


perché si è rotto il braccio!
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Lezione n°: 11/S3
Titolo: IV. RAGIONAMENTO PRELOGICO
Attività n°: 1

IV. RAGIONAMENTO PRELOGICO

Come abbiamo detto prima siamo in uno stadio di sviluppo


prelogico, non si deve commettere l’errore di credere che i
bambini siano completamente illogici in questa fase. Si tratta di
un percorso di acquisizioni, in questo periodo i bambini stanno
sperimentando per arrivare a padroneggiare il pensiero logico
che caratterizzerà lo stadio operatorio concreto (7-11 anni).
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Lezione n°: 11/S3
Titolo: IV. RAGIONAMENTO PRELOGICO
Attività n°: 1

IV. RAGIONAMENTO PRELOGICO

Questo tipo di ragionamento trasduttivo o precausale o


prelogico ostacola l’acquisizione di alcune nozioni
fondamentali, tra cui quella di conservazione. Ovvero la
comprensione che alcune caratteristiche di base della materia
non vengono modificate anche se assistiamo a dei
cambiamenti nel loro aspetto esteriore.
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Lezione n°: 11/S3
Titolo: IV. RAGIONAMENTO PRELOGICO
Attività n°: 1

IV. RAGIONAMENTO PRELOGICO

Sempre utilizzando il metodo


critico Piaget ha indagato a
fondo questo aspetto creando
numerosi compiti note come le
prove di conservazione che
vedremo nella prossima lezione.

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