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GIORGIONE, nasce a Castelfranco Veneto nel 1477 e muore giovane nel 1510,
ha lavorato nella bottega di Giovanni BELLINI
Si sa molto poco di Giorgione, non siamo certi che lui abbia lavorato nella bottega di Bellini,
però la poetica e il linguaggio pittorico di Giorgione è vicinissimo a quello di Bellini e quindi si
suppone che abbia lavorato presso la sua bottega.
Sicuramente hanno lavorato insieme Giorgione e Tiziano.
Di Giorgione abbiamo poco come fonti perché forse lui era una persona schiva e poi anche
perché i suoi committenti erano soprattutto privati e non personaggi pubblici.
Una pittura molto conosciuta
è la "Pala di Castelfranco" realizzata
per un committente privato (il
condottiero Tuzio Costanzo, un ricco
borghese che poteva permettersi
una cappella nel Duomo con la Pala
di Giorgione) ma destinata al Duomo
di Castelfranco Veneto.
Questa composizione si
chiama "sacra conversazione".
Ai piedi della Vergine ci sono
due Santi (San Liberio a sx e San
Francesco a dx). Il Santo di sx è un
Santo armato e questo perché è un
padre che dedica questa Pala al figlio
morto in guerra.
Questo Santo guerriero, inteso come
soldato di Dio, è un soldato della
cristianità.
Infatti vediamo che il soldato ha lo
stendardo e poi cè lo stemma della
casata sul basamento della Vergine.
I colori presentano una certa
corposità nei tessuti delle vesti dei
personaggi.
Giorgione usa la prospettiva lineare
ma con punti di fuga diversi, infatti
usa due prospettive autonome, una
per la parte bassa ed una per la parte alta del piedistallo e la prospettiva aerea di Leonardo.
Quindi vediamo come i veneziani e i veneti in generali praticano una pittura molto libera
(siamo nel 1500, nel 1500 Leonardo ha fatto il Cenacolo mentre Michelangelo nel 1501 ha fatto il
David e poco prima a Roma ha fatto la Pietà)
Qui il linguaggio è comune perché è il linguaggio della natura perché si vuole che l'uomo sia
inserito nella natura.
Le opere di Giorgione sono di piccolo formato proprio perché erano opere destinate a
privati e i temi rappresentati sono quelli difficili da interpretare perché i privati tutta una loro
visione (strani simbolismi, allegorie, doppi ritratti ecc….) e per questo che la maggior parte delle
opere di Giorgione sono complicate da capire.
Nella Pala di Castelfranco ritroviamo le stesse cose che abbiamo visto in Giovanni Bellini
perchè dietro la Vergine c'è un paesaggio, e quindi la Vergine, il divino, a contatto con la natura
che però la sovrasta perché in posizione elevata.
Il paesaggio è un paesaggio umano con Castelli , campi coltivati , stradine ecc…
LA PITTURA TONALE
La pittura tonale è una pittura "tono su tono" che prese avvio con Giovanni Bellini verso la
fine del XV sec. e fu ripresa poi da Giorgione e Tiziano.
La pittura tonale è una particolare tecnica pittorica dove il chiaro-scuro si ottiene "tono su
tono" cioè variando la tonalità di uno stesso colore facendolo o più chiaro o più scuro ma sempre
restando sullo stesso colore, perché di uno stesso colore possiamo ottenere varie gradazioni dal
più chiaro al più scuro.
E i passaggi tonali dal chiaro allo scuro avvengono però sfumando le linee di contorno
cambiando l'intensità del colore dall'ombra alla luce.
Nei dipinti di Bellini, Giorgione e Tiziano gli elementi della natura hanno zone di colore sia
armoniche che contrastanti ma hanno sempre delle parti in luce che nei passaggi chiaroscurali
hanno come effetto un effetto tipo il tessuto di un tappeto.
Bellini, Giorgione e Tiziano superarono l'idea di prospettiva lineare per giungere ad un
impianto di tipo tonale cioè loro applicavano sempre la prospettiva lineare e matematica ma
imitando gli elementi e i fenomeni della natura anche attraverso una fusione atmosferica delle
forme immerse nella natura (cioè senza passaggi netti tra cose, personaggi e paesaggio
circostante).
Attraverso l'esperienza visiva, Bellini, Giorgione e Tiziano usarono soprattutto i rapporti tra
i colori così come avviene sulla retina dell'occhio umano oppure come avviene se guardiamo i pixel
di un immagine al computer (se ingrandiamo un immagine al computer notiamo che l'immagine è
composta da tanti quadratini piccolissimi, dove ogni quadratino ha un colore che cambia tonalità
rispetto al quadratino che gli sta vicino).
Quindi Bellini, Giorgione e Tiziano osservando con molta attenzione la natura che li
circonda furono spinti a preferire la pittura ad olio, perché la pittura ad olio è quella che meglio
consente di applicare la tecnica del tono su tono (cioè della pittura tonale).
La "Venere addormentata"
La "Venere addormentata" è del 1507 ed è nota anche come "Venere di Dresda" perché
conservata appunto nel Museo Nazionale di Dresda, ci parla della poetica di Giorgione e delle
novità del suo modo di dipingere le figure mitologiche.
Una novità consiste proprio nella rappresentazione della Venere con un atteggiamento
sensuale e pudica, sdraiata in mezzo alla natura ed è dormiente e quindi non è consapevole del
fatto che si trova in mezzo alla natura e quindi è inconsapevole di poter essere osservata.
Si pensa che l'opera non sia stata ultimata da Giorgione che morì di peste nel 1510 e che
successivamente sia stato chiesto a Tiziano di ultimare l'opera che è stato l'altro esponente della
pittura veneta, anche perché Tiziano aveva già lavorato con Giorgione.
Le parti eseguite da Tiziano non sono certe, probabilmente sono di Tiziano le parti di
paesaggio eseguite alla destra del dipinto e probabilmente sono stati fatti da Tiziano anche il
lenzuolo di tessuto bianco ed il grosso cuscino rosso sui quali giace la Venere.
Comunque qui vediamo tutte le caratteristiche della pittura di Giorgione anche se non l'ha
ultimata completamente. La caratteristica principale è l'uso della pittura tonale che immerge di
toni delicati il corpo della Venere e che gradualmente si sfalda nel paesaggio retrostante.
Come vediamo è una costruzione lontana dalla prospettiva lineare che conosciamo, tanto
amata dai fiorentini e dai toscani in generale, ma questo modo di rappresentare la lontananza e la
profondità attraverso il colore dà una dolcezza ed una poetica nuova alla rappresentazione.
Quella di Giorgione è una rappresentazione mitologica.
L'opera è stata commissionata da un privato e quindi era destinata ad una casa di un privato.
Quello che possiamo notare è la delicatezza dei contorni che si sfumano nel corpo della
Venere e si integrano tra i verdi, gli ocra, i gialli e in fondo questo azzurro del paesaggio in una
visione omogenea in cui c'è proprio la simbiosi tra la figura femminile e la natura. Inoltre le nuvole
hanno una colorazione particolare e il cielo stesso risente di tutte le cose, del verde, del giallo e
della terra che le nuvole hanno sotto di loro e quindi la colorazione delle nuvole è influenzata da
ciò che riverbera dal basso.
Il dipinto offre una visione serena e tranquilla che dimostra come per Giorgione, in linea
con la pittura veneziana, la natura sia un elemento fondamentale nella rappresentazione.
LA TEMPESTA di Giorgione
Giorgione, La Tempesta, 1506-1508, tempera e olio su tela, 83×73 cm. Venezia, Gallerie
dell’Accademia
Dipinta da Giorgione fra il 1506 e il 1508.
Fu probabilmente commissionata dal nobile veneziano Gabriele Vendramin per la sua collezione
privata.
È uno dei più grandi capolavori della pittura veneta del 500.
È conservata presso le Gallerie dell'Accademia di Venezia dal 1932.
Descrizione
Il dipinto rappresenta un paesaggio campestre.
Al suo interno vi sono dipinte alcune rovine classiche a sinistra.
Si notano infatti un muro parzialmente eretto e un basamento sul quale si innalzano due
tronchi di colonna. In primo piano sono dipinte tre figure.
A sinistra un uomo in piedi si appoggia ad un sottile e lungo bastone.
È abbigliato con vesti rinascimentali.
Indossa dei calzoni corti, una camicia bianca e un gilet rosso.
A destra invece si trova una donna seminuda seduta su di un prato mentre allatta il figlio, con lo
sguardo rivolto verso di noi e sembra inquieta e preoccupata di essere osservata da qualcuno.
Al centro è rappresentato un fiume attraversato da un piccolo ponte.
Sull’orizzonte si trova una città.
Il cielo è cupo, denso di nubi e un lampo illumina la zona sopra le case.
La scena è incorniciata da grandi alberi e cespugli che creano delle quinte naturali a destra
e a sinistra.
La Tempesta dipinta da Giorgione datata forse tra il 1506 ed il 1508 appartiene al genere di
paesaggi con figure.
Ha dimensioni ridotte 83 x 73 cm perchè le piccole dimensioni erano molto apprezzate
dalla nobiltà veneziana del 500.
I dipinti erano destinati ad una committenza molto limitata e colta la quale apprezzava la
rappresentazione della natura avente contenuti mitologici e allegorici.
La Tempesta è un'altra opera famosa di Giorgione e ha questo titolo perché non se ne può
dare probabilmente un altro, perché è ancora controverso il significato dell'insieme, dove i
personaggi presenti nel dipinto sono vicini ed allo stesso tempo distanti.
Questi due personaggi sembrano indifferenti l'uno all'altra.
Tra i due personaggi vediamo come uno scorcio di paesaggio che ricorda un paesaggio
veneto con un ponte e un paese cinto da mura che probabilmente è la stessa Castelfranco Veneto
dove è nato Giorgione.
Anche qui c'è il riferimento a ciò che l'uomo crea e costruisce all'interno della natura.
A quest'opera si sono dati vari significati:
- alcuni hanno identificato questa donna con la Vergine ma è improbabile che Giorgione possa
aver rappresentato la Vergine come una donna nuda;
- il biografo Michiel (1484-
1552) invece descrive
semplicemente il dipinto di
Giorgione come la
rappresentazione di una
tempesta, di una donna
zingara che allatta un
bambino ed un pastore.
Questo pastore
guarda quasi compiaciuto la
donna che allatta, mentre
invece la donna guarda noi e
sembra quasi un po’
spaventata perché non ha
uno sguardo propriamente
sereno.
E questa tempesta
rappresentata da questo
fulmine nel cielo dal colore
plumbeo a cui non sappiamo
dare una colorazione precisa
perché determinata dalla
pittura tonale.
Le rovine antiche che
osserviamo sulla sx del
dipinto hanno un significato
e queste colonne spezzate che ci fanno pensare alla morte, come questo muro con archi dipinti
che sembra un antica rovina.
Nel dipingere quest'opera sembra che Giorgione non avesse in mente un tema per
quest'opera e quindi la creazione probabilmente è avvenuta man mano nel momento
dell'esecuzione dell'opera stessa, cioè l'ispirazione gli veniva man mano che dipingeva.
Quindi in questo dipinto i ripensamenti sono stati tanti e lo dimostra il fatto che al posto
del giovane pastore Giorgione avesse dipinto una figura femminile e questo lo si è visto con delle
radiografie fatte con le attuali tecnologie.
Possiamo anche pensare che ciò che interessava maggiormente a Giorgione era questa
integrazione tra l'umano ed il divino in un certo senso perché la natura è una natura sì modificata
dall'uomo ma è sicuramente è creazione divina.
Quindi qui i personaggi assumono un qualcosa di misterioso perché vogliamo sempre dare
un significato a ciò che vediamo.
Qui troviamo una ipotetica personificazione della natura in questa donna che allatta, dove
questa donna si discosta da questo personaggio maschile che forse rappresenta anche l'umanità.
C'è chi ha pensato addirittura ad Adamo ed Eva, Eva che allatta Caino e l'ira di Dio che si
esprime attraverso questo fulmine.
Quindi possiamo dare tante interpretazioni di questo dipinto e possono essere tutte
plausibili ma ciò che dobbiamo osservare maggiormente è l'inventiva e la capacità di farci
guardare in lontananza una natura senza l'utilizzo della prospettiva ma semplicemente affidandosi
al colore e alla luce. La prospettiva è determinata dal colore e quindi è una prospettiva tonale-
aerea, costruita con il colore e non secondo le regole classiche della prospettiva lineare.