Sei sulla pagina 1di 7

GIORGIONE

Giorgione rappresenta la grande pittura veneta e veneziana.


E comunque la pittura veneta è anch'essa diversa da quella veneziana perché Venezia è unica in
ogni sua manifestazione, è unica perché è stata Repubblica Marinara fino al 700 e oltre, perché è
riuscita ad essere una città libera con un proprio ordinamento.
È una città con una cultura unica grazie ai traffici mercantili con l'Oriente.
Venezia è unica nella rappresentazione del paesaggio.
Gli artisti che si sono formati a Venezia o perché veneziani o perché veneti seguono grandi
pittori che avevano botteghe importanti.
Così come Firenze è la città dell'accademia, della prospettiva, dell'equilibrio classico cioè
della classicità ecc… (fin dal periodo romanico i fiorentini preferirono le linee geometriche nelle
facciate dei loro edifici e quindi questo amore per la classicità parte da molto lontano per Firenze),
Venezia invece ha un'altra caratteristica, ha la caratteristica del "COLORE", perché Venezia
comunica con il colore e l'acqua del Canal Grande di Venezia riflette i colori pastello degli edifici
che si affacciano su questo canale e questi colori riflessi sull'acqua del canale insieme ai riflessi di
luce rendono Venezia in un certo senso una città che trasmette GIOIA e VIVACITA' in un
movimento continuo.
Quindi a Venezia il COLORE diventa l'elemento principale di COMUNICAZIONE per questi
artisti.
Il patriarca della pittura veneziana del 400 fu Giovanni Bellini e fu lui per primo ad utilizzare
il colore come linguaggio che diventa a sua volta filosofia e quindi anche nelle pitture di Giorgione
c'è una filosofia di pensiero.
Leonardo Michelangelo e Raffaello rappresentano le 3 possibilità di concepire la natura e
l'uomo:
Leonardo attraverso l'indagine della natura, Michelangelo attraverso il pensiero e Raffaello
attraverso l'equilibrio totale dovuto alla mescolanza di Leonardo e Michelangelo.
Venezia ragiona invece come una poesia cioè come se mettesse in atto una poetica nuova
cioè quella della natura e dell'uomo che si compenetra in essa e questa natura è la natura divina
del creato per cui noi vediamo trascinare quelle rappresentazioni religiose, a cui siamo abituati, in
mezzo alla natura (già Raffaello aveva cominciato ma Raffaello lo ha fatto guardando soprattutto a
Leonardo) ma la pittura veneziana lo fa per convincimento perché vede nella poetica della natura
stessa, il creato e l'uomo inserito in essa (l'uomo è dentro la natura).
Fin da Giovanni Bellini vediamo questo linguaggio dell'uomo immerso nella natura e lo
vediamo nella "Pietà di Brera" e nella "Madonna del prato" (pag. 108-109)ma è una natura dove il
paesaggio è umanizzato cioè governato dall'uomo perché sullo sfondo vediamo campi coltivati,
città cinta da mura.
Questo inserire il divino (come la madonna col bambino) direttamente in una natura
umana, è come dire che l'uomo è nella natura divina del creato ma che riesce a governare, è
quindi un connubio, una visione poetica di divino e umano insieme, in qualcosa che hanno in
comune, cioè la natura.
Anche nella sacra conversazione della "Pala di San Giobbe" (pag. 110) vediamo come Bellini
sia riuscito a calibrare luce e ombra applicando una colorazione libera dal disegno preparatorio
(dipingendo direttamente sulla tela) dando vita alla cosiddetta "PITTURA TONALE" (significa
dipingere tono su tono) La pittura tonale crea dolcezza, morbidezza (non è la stessa morbidezza di
Raffaello), perché non ci sono contrasti ed è come se la luce scorresse sui personaggi . È come lo
sfumato leonardesco solo che qui ce n'è una percentuale maggiore.

GIORGIONE, nasce a Castelfranco Veneto nel 1477 e muore giovane nel 1510,
ha lavorato nella bottega di Giovanni BELLINI
Si sa molto poco di Giorgione, non siamo certi che lui abbia lavorato nella bottega di Bellini,
però la poetica e il linguaggio pittorico di Giorgione è vicinissimo a quello di Bellini e quindi si
suppone che abbia lavorato presso la sua bottega.
Sicuramente hanno lavorato insieme Giorgione e Tiziano.
Di Giorgione abbiamo poco come fonti perché forse lui era una persona schiva e poi anche
perché i suoi committenti erano soprattutto privati e non personaggi pubblici.
Una pittura molto conosciuta
è la "Pala di Castelfranco" realizzata
per un committente privato (il
condottiero Tuzio Costanzo, un ricco
borghese che poteva permettersi
una cappella nel Duomo con la Pala
di Giorgione) ma destinata al Duomo
di Castelfranco Veneto.
Questa composizione si
chiama "sacra conversazione".
Ai piedi della Vergine ci sono
due Santi (San Liberio a sx e San
Francesco a dx). Il Santo di sx è un
Santo armato e questo perché è un
padre che dedica questa Pala al figlio
morto in guerra.
Questo Santo guerriero, inteso come
soldato di Dio, è un soldato della
cristianità.
Infatti vediamo che il soldato ha lo
stendardo e poi cè lo stemma della
casata sul basamento della Vergine.
I colori presentano una certa
corposità nei tessuti delle vesti dei
personaggi.
Giorgione usa la prospettiva lineare
ma con punti di fuga diversi, infatti
usa due prospettive autonome, una
per la parte bassa ed una per la parte alta del piedistallo e la prospettiva aerea di Leonardo.
Quindi vediamo come i veneziani e i veneti in generali praticano una pittura molto libera
(siamo nel 1500, nel 1500 Leonardo ha fatto il Cenacolo mentre Michelangelo nel 1501 ha fatto il
David e poco prima a Roma ha fatto la Pietà)
Qui il linguaggio è comune perché è il linguaggio della natura perché si vuole che l'uomo sia
inserito nella natura.

Le opere di Giorgione sono di piccolo formato proprio perché erano opere destinate a
privati e i temi rappresentati sono quelli difficili da interpretare perché i privati tutta una loro
visione (strani simbolismi, allegorie, doppi ritratti ecc….) e per questo che la maggior parte delle
opere di Giorgione sono complicate da capire.

Nella Pala di Castelfranco ritroviamo le stesse cose che abbiamo visto in Giovanni Bellini
perchè dietro la Vergine c'è un paesaggio, e quindi la Vergine, il divino, a contatto con la natura
che però la sovrasta perché in posizione elevata.
Il paesaggio è un paesaggio umano con Castelli , campi coltivati , stradine ecc…
LA PITTURA TONALE
La pittura tonale è una pittura "tono su tono" che prese avvio con Giovanni Bellini verso la
fine del XV sec. e fu ripresa poi da Giorgione e Tiziano.
La pittura tonale è una particolare tecnica pittorica dove il chiaro-scuro si ottiene "tono su
tono" cioè variando la tonalità di uno stesso colore facendolo o più chiaro o più scuro ma sempre
restando sullo stesso colore, perché di uno stesso colore possiamo ottenere varie gradazioni dal
più chiaro al più scuro.
E i passaggi tonali dal chiaro allo scuro avvengono però sfumando le linee di contorno
cambiando l'intensità del colore dall'ombra alla luce.
Nei dipinti di Bellini, Giorgione e Tiziano gli elementi della natura hanno zone di colore sia
armoniche che contrastanti ma hanno sempre delle parti in luce che nei passaggi chiaroscurali
hanno come effetto un effetto tipo il tessuto di un tappeto.
Bellini, Giorgione e Tiziano superarono l'idea di prospettiva lineare per giungere ad un
impianto di tipo tonale cioè loro applicavano sempre la prospettiva lineare e matematica ma
imitando gli elementi e i fenomeni della natura anche attraverso una fusione atmosferica delle
forme immerse nella natura (cioè senza passaggi netti tra cose, personaggi e paesaggio
circostante).
Attraverso l'esperienza visiva, Bellini, Giorgione e Tiziano usarono soprattutto i rapporti tra
i colori così come avviene sulla retina dell'occhio umano oppure come avviene se guardiamo i pixel
di un immagine al computer (se ingrandiamo un immagine al computer notiamo che l'immagine è
composta da tanti quadratini piccolissimi, dove ogni quadratino ha un colore che cambia tonalità
rispetto al quadratino che gli sta vicino).
Quindi Bellini, Giorgione e Tiziano osservando con molta attenzione la natura che li
circonda furono spinti a preferire la pittura ad olio, perché la pittura ad olio è quella che meglio
consente di applicare la tecnica del tono su tono (cioè della pittura tonale).

La "Venere addormentata"
La "Venere addormentata" è del 1507 ed è nota anche come "Venere di Dresda" perché
conservata appunto nel Museo Nazionale di Dresda, ci parla della poetica di Giorgione e delle
novità del suo modo di dipingere le figure mitologiche.
Una novità consiste proprio nella rappresentazione della Venere con un atteggiamento
sensuale e pudica, sdraiata in mezzo alla natura ed è dormiente e quindi non è consapevole del
fatto che si trova in mezzo alla natura e quindi è inconsapevole di poter essere osservata.
Si pensa che l'opera non sia stata ultimata da Giorgione che morì di peste nel 1510 e che
successivamente sia stato chiesto a Tiziano di ultimare l'opera che è stato l'altro esponente della
pittura veneta, anche perché Tiziano aveva già lavorato con Giorgione.
Le parti eseguite da Tiziano non sono certe, probabilmente sono di Tiziano le parti di
paesaggio eseguite alla destra del dipinto e probabilmente sono stati fatti da Tiziano anche il
lenzuolo di tessuto bianco ed il grosso cuscino rosso sui quali giace la Venere.
Comunque qui vediamo tutte le caratteristiche della pittura di Giorgione anche se non l'ha
ultimata completamente. La caratteristica principale è l'uso della pittura tonale che immerge di
toni delicati il corpo della Venere e che gradualmente si sfalda nel paesaggio retrostante.
Come vediamo è una costruzione lontana dalla prospettiva lineare che conosciamo, tanto
amata dai fiorentini e dai toscani in generale, ma questo modo di rappresentare la lontananza e la
profondità attraverso il colore dà una dolcezza ed una poetica nuova alla rappresentazione.
Quella di Giorgione è una rappresentazione mitologica.
L'opera è stata commissionata da un privato e quindi era destinata ad una casa di un privato.
Quello che possiamo notare è la delicatezza dei contorni che si sfumano nel corpo della
Venere e si integrano tra i verdi, gli ocra, i gialli e in fondo questo azzurro del paesaggio in una
visione omogenea in cui c'è proprio la simbiosi tra la figura femminile e la natura. Inoltre le nuvole
hanno una colorazione particolare e il cielo stesso risente di tutte le cose, del verde, del giallo e
della terra che le nuvole hanno sotto di loro e quindi la colorazione delle nuvole è influenzata da
ciò che riverbera dal basso.
Il dipinto offre una visione serena e tranquilla che dimostra come per Giorgione, in linea
con la pittura veneziana, la natura sia un elemento fondamentale nella rappresentazione.

Questa Venere può essere


messa a confronto con la "Venere di
Urbino" di Tiziano del 1538 che mostra
chiaramente le differenze tra le due
personalità, cioè tra Giorgione e
Tiziano.
Giorgione è malinconico,
probabilmente chiuso, che sceglie una
committenza privata, quadri di piccolo
formato, anche se abbiamo visto che la
Pala di Castelfranco è l'unico dipinto
realizzato per essere esposto al
pubblico all'interno di un edificio
religioso.
Tiziano invece ha una personalità molto più vivace, amava il sociale, una personalità forte.
La personalità di Tiziano emerge quindi anche dalla sua Venere di Urbino, che viene
rappresentata con una espressione per nulla timida e che dimostra di essere consapevole della sua
bellezza e anche se sembra pudica espone senza problemi il suo corpo.
La Venere di Urbino è rappresentata all'interno della sua stanza mentre sta aspettando le
sue Ancelle che stanno cercando un abito da farle indossare.
Ciò che colpisce in questa opera è la varietà di elementi presenti:
- un corpo che presenta una morbidezza ed una rotondità attraverso la pittura tonale, si perché
anche Tiziano usa la pittura tonale;
- questa cascata di capelli biondo-rossicci che le cadono sulle spalle e sul cuscino
- un letto che viene rappresentato come un triclinio con una rappresentazione vera delle pieghe
attraverso il chiaro-scuro intriso di luce che viene eseguito attraverso le variazioni del colore in
base all'incidenza della luce sulle cose.
Nelle opere di Tiziano è ricorrente la presenza di un cagnolino, infatti nella Venere di
Urbino c'è un piccolo cagnolino che dorme sul letto della Venere. Probabilmente Tiziano
rappresenta il suo cagnolino che per lui rappresenta la fedeltà visto che la Venere è probabilmente
una sposa.
Le gambe della Venere sono tornite e si vede anche che alcune parti del corpo sono in
ombra come la spalla sinistra e il braccio sx che risentono del tendaggio verde scuro che è dietro di
lei.
Anche qui troviamo la mancanza di un disegno puntuale ma anzi di un desiderio di
costruire attraverso il colore (pittura tonale).
Nella Venere di Tiziano la costruzione si fa più nitida e maggiormente nella parte
retrostante con queste Ancelle che sono indaffarate a ricercare forse l'abito nuziale,
con questi arazzi sulle pareti e una apertura verso l'esterno fa vedere un po’ di cielo con
una luce che fa pensare alle prime ore del mattino e dove ci sono ombre calibrate delle cose
esterne.
Anche qui comunque abbiamo una costruzione precisa della composizione.
Quindi la Venere di Tiziano è ben altra cosa rispetto alla Venere di Giorgione così semplice nel suo
candore e immersa nella natura.
Per Tiziano la natura è importante ma per lui è più importante la figura umana, una figura
da analizzare, da scoprire nei suoi atteggiamenti e nei suoi modi di essere. E questa donna di
Tiziano ha una sua personalità: indossa degli orecchini, ha un bracciale, ha dei fiori nella mano dx e
quindi è una presenza che è umana.

LA TEMPESTA di Giorgione
Giorgione, La Tempesta, 1506-1508, tempera e olio su tela, 83×73 cm. Venezia, Gallerie
dell’Accademia
Dipinta da Giorgione fra il 1506 e il 1508.
Fu probabilmente commissionata dal nobile veneziano Gabriele Vendramin per la sua collezione
privata.
È uno dei più grandi capolavori della pittura veneta del 500.
È conservata presso le Gallerie dell'Accademia di Venezia dal 1932.
Descrizione
Il dipinto rappresenta un paesaggio campestre.
Al suo interno vi sono dipinte alcune rovine classiche a sinistra.
Si notano infatti un muro parzialmente eretto e un basamento sul quale si innalzano due
tronchi di colonna. In primo piano sono dipinte tre figure.
A sinistra un uomo in piedi si appoggia ad un sottile e lungo bastone.
È abbigliato con vesti rinascimentali.
Indossa dei calzoni corti, una camicia bianca e un gilet rosso.
A destra invece si trova una donna seminuda seduta su di un prato mentre allatta il figlio, con lo
sguardo rivolto verso di noi e sembra inquieta e preoccupata di essere osservata da qualcuno.
Al centro è rappresentato un fiume attraversato da un piccolo ponte.
Sull’orizzonte si trova una città.
Il cielo è cupo, denso di nubi e un lampo illumina la zona sopra le case.
La scena è incorniciata da grandi alberi e cespugli che creano delle quinte naturali a destra
e a sinistra.

La Tempesta dipinta da Giorgione datata forse tra il 1506 ed il 1508 appartiene al genere di
paesaggi con figure.
Ha dimensioni ridotte 83 x 73 cm perchè le piccole dimensioni erano molto apprezzate
dalla nobiltà veneziana del 500.
I dipinti erano destinati ad una committenza molto limitata e colta la quale apprezzava la
rappresentazione della natura avente contenuti mitologici e allegorici.

La Tempesta è un'altra opera famosa di Giorgione e ha questo titolo perché non se ne può
dare probabilmente un altro, perché è ancora controverso il significato dell'insieme, dove i
personaggi presenti nel dipinto sono vicini ed allo stesso tempo distanti.
Questi due personaggi sembrano indifferenti l'uno all'altra.
Tra i due personaggi vediamo come uno scorcio di paesaggio che ricorda un paesaggio
veneto con un ponte e un paese cinto da mura che probabilmente è la stessa Castelfranco Veneto
dove è nato Giorgione.
Anche qui c'è il riferimento a ciò che l'uomo crea e costruisce all'interno della natura.
A quest'opera si sono dati vari significati:
- alcuni hanno identificato questa donna con la Vergine ma è improbabile che Giorgione possa
aver rappresentato la Vergine come una donna nuda;
- il biografo Michiel (1484-
1552) invece descrive
semplicemente il dipinto di
Giorgione come la
rappresentazione di una
tempesta, di una donna
zingara che allatta un
bambino ed un pastore.
Questo pastore
guarda quasi compiaciuto la
donna che allatta, mentre
invece la donna guarda noi e
sembra quasi un po’
spaventata perché non ha
uno sguardo propriamente
sereno.
E questa tempesta
rappresentata da questo
fulmine nel cielo dal colore
plumbeo a cui non sappiamo
dare una colorazione precisa
perché determinata dalla
pittura tonale.
Le rovine antiche che
osserviamo sulla sx del
dipinto hanno un significato
e queste colonne spezzate che ci fanno pensare alla morte, come questo muro con archi dipinti
che sembra un antica rovina.
Nel dipingere quest'opera sembra che Giorgione non avesse in mente un tema per
quest'opera e quindi la creazione probabilmente è avvenuta man mano nel momento
dell'esecuzione dell'opera stessa, cioè l'ispirazione gli veniva man mano che dipingeva.
Quindi in questo dipinto i ripensamenti sono stati tanti e lo dimostra il fatto che al posto
del giovane pastore Giorgione avesse dipinto una figura femminile e questo lo si è visto con delle
radiografie fatte con le attuali tecnologie.
Possiamo anche pensare che ciò che interessava maggiormente a Giorgione era questa
integrazione tra l'umano ed il divino in un certo senso perché la natura è una natura sì modificata
dall'uomo ma è sicuramente è creazione divina.
Quindi qui i personaggi assumono un qualcosa di misterioso perché vogliamo sempre dare
un significato a ciò che vediamo.
Qui troviamo una ipotetica personificazione della natura in questa donna che allatta, dove
questa donna si discosta da questo personaggio maschile che forse rappresenta anche l'umanità.
C'è chi ha pensato addirittura ad Adamo ed Eva, Eva che allatta Caino e l'ira di Dio che si
esprime attraverso questo fulmine.
Quindi possiamo dare tante interpretazioni di questo dipinto e possono essere tutte
plausibili ma ciò che dobbiamo osservare maggiormente è l'inventiva e la capacità di farci
guardare in lontananza una natura senza l'utilizzo della prospettiva ma semplicemente affidandosi
al colore e alla luce. La prospettiva è determinata dal colore e quindi è una prospettiva tonale-
aerea, costruita con il colore e non secondo le regole classiche della prospettiva lineare.

Quest'opera è conservata presso le Gallerie dell'Accademia di Venezia.

Potrebbero piacerti anche