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ICONOLOGIA
DEL
CAV ALIER RIPA
VLTIMA IMPRESSI ONE^
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ICONOLOGIA
CESARE RIPA PERVGINO
CAVALIER DI SS MAVRITIO
ET L A 2 A K O,
Ì^IVISA IN TRE LIBRI
^e i quali fiefprimono varie Imagini di Virtù , Viti) > Affetti , Paifioni humanc**
Arti, Difcipline, Humori, Elettìèiiti, Corpi Celefìi, Prouinde d'Italia,
Fiumi, & altre materie iii.^fiitèvtili ad ogni ftato di Perfone.

AMPLIATA
•D^L SIG. CÙV, GIO, ZAKJLTlì^O CjìSTELLÌl^l ì{pM^NO
in quefia vltima, edimnedilmtgini,& DiJcorfiiConIndidcophft3& ricorretta .

C Ò N iS A C k A t A
ino r ino
All'UIuftrif. Signor Sig. mio,e Patron Colendif.

IL SIGNOR GIROLAMO CONTARINI


iFu t3eirE<;cclIcntiflimo Sigaor Bertvcci.

JN VENETIA, Preffo CriftoforoTomafini. M DCXLV*


t " -{^ '»-. ,M,
ILLVSTRISSIMO
PADRONE-
Er publìcar'al Mondo con Feterniti
delle Stampe l'infinito dellemieobliga-
tioni) e de'mieidebitiVeon&croal gio-
riofonome di V.S.Illuftriffima ricono-
logia del Signor Cairalier Celate Ripa •
Quefto è vn Libro de' più famofidel fe-
I colo^ebe rapprefenta non foto fe virtù^e
* i vitij de grhuomini, ma anche tutte IV
Qiagim'> e tutte lldee, che poffono cadere fotto allalpecuracio^
ne dVnIn telletto •. Quiul Finiaentiom fono ammirabili^ le ma-
terie politiche ben difcorfò, I-eruditioni eopiofe,rhiftoriefen-
za numero, e le fentenze,! faK> e l'argutie difpofte con tanta
artificio^ chea giuditìo <k' pia fenfati fi ritroua in quell'autore
queUfvtiie,,e quel dolce alquale adirano tutti gli altri • Io non
dico peròquefto per renderle tanto più grato il mio dono, ne
per meritare con la gentilézza di V.S»IlIuftri(nmaDcheaggra-
diice tuttOy eda merito con la fua benignità anclie alle cofe
pxccioief ma per guadagnarmi qualche lode appreflb il mondo
neirhauer (aputo raccomandare vn dotto libroad- vn litterato
Caualiere com'è V.S.llIuftrinim3 » Ad vn Caualiere) che ac-
coppiando le glorie della nafcita co' fauorì della fortuna, e co*
benixieiranimò^^'èreiò xìgiiardeuole almaggior fegno non folò
a j tra*
.

tra*primidcll^Tua Patria,, m^ anche traqucgl! cfl:e«\che Than^


no folamenteconofqiuta nelle voci) encgliapplaufi ctellafamff^ò.
loquìdpuereiJafciar.cor?crCrIapjCnn;^nelifcIodidi<V.SJlI^^^
fima celebrandola come degno rampollo dVnj Senatore > che-
viuerà gloriofó, nella continuatione di. tuttiii?fécoli . Douerd
encomiare le cariche efTcrcitateda tei con tanta fplendòre, che,
hanno fùperatai rinuidiao, Doujerciiltialt;are laaua;prudcn«r,
con hquale s'è: rcfoarbitradi^ tutti icuoriv. Douerei-eftollere
la fùa,giuftitìa,che è: {htailemprcfénz?òccbiicfcn2^.manié Ma-
quelle: lodi fé b^ne douutc a| fiìix gran merito fono però ricufa-
te dalIOt fùa modedia, e poco cpnuengpno aliai miàc debolézza^
& alla^ mia, profcffiòne^. Comparifcai V.SoJflafttìfiSma; vn'ect
ceffo d'offéquio >^ che m'ha, trafpor tato tant'oltre •. Aggradifcà;
foiamente quefia mia^ diuQtiUìmai cfprcfliòne^, mentre ìbno> C:
fòro fcmprc:
DiV.S»JlIuftri{Sma

Venetia il 2$iiMskimi$4f.

Diuo&li^.&obll^til&Seruidor vero*

Crilloforo Tomafini ^
. , . .

LO S T À P ÀTORE
A 1 ETTORI
DcirOrìginc, •&|>rogrc{ro deincondlogia

'Origine «lei nome Iconologia 'dcriua da due ijparole 'Greche »

Icon, che fignificaimagine, logia ^parlamento : ^che altro non


vuol dire Iconologia » "^che ragionamento 'd'Imajgini* 'perche in
quella fi defcriuono infinite 'figure efplicatc conTaggi , dotti &
difcorfi , da* qualifirapprèfentano le bellezze àèlle Virtù, & le
bruttezzedeVitiji affine che quefti fi fiiggino^e quelle s'^abbrac*
•cino*
4t*origine c^eii*Operafi:atorldaI nobile penfiero del Caualier Ripasche fi mife coii
fbmmo liudio à raccògliere figure d'Egittij, Greci, e Latini,&: à concepime al-
tre di prop ria inuentioncjinuitando arfiici fùoi Letterati i porgere infiemc no-
-ue forme dlmagini vefti te di miftici fimboli
f>pera pertinente i'tapprefentarct*oemiDranimaticiCòmici,'e Tragici: &di-
juifare qualfiuogliaapparato Nuttiale, Funerale , Trionfale , e Spirituale
Klel folenne Teaaro eretto dalla ÈclaifteNàtionè di Sp>agna perla Canohizatio-
ne di Santo Ifidoro eli Madrid ifattà nella SacroTanta BafilicadiSan Pietrodi
Roma in Vaticano del i(J22.vi furono poìle molte ftatue confórme alle Rgu-
re qui dentro efprefle , Ipetialmente le virtù fegnalate del Santo , l'Oratione»
TAftinenza , la Contritione, la Mansuetudine *,ìaCaftitd, fatica, patienzà,ìèì:''
mezza, Puritd,pifcretione,Obèdienza, lealtà, humiltd, & altre fino àltiunaero
di trentanoue . ìNclla facciata <li fiiora del Teatro Vi etano otto termini , che
rafTembtauanobtto virij tonculcàti dal Satito, Odio, Gola , Furore, Superbia)!
IngannOjOtio, Inuidia,& Auaritià . Così anco fi vide nel medemo Apoftolicò
- Luogo vn altro Teatro ornato di varie Virtù per la Canonizatione di Sant4
;
Elifabetta Regina di Portogallo l'anno Santo del 1 52 j
Adimitationc dell'Iconologìa così al Mondo grata, & adoperata furono pro-
dotti li Geroglifici morali del Padre Vincenzo Rictiiftampati in ^Japoli 1 6i6^
Opere veramente ambedue degne d'effere tenute in qualfiuoglia Libraria i>u«*
blica,&priuata.

a 4 DEL-
M^iriMitfMattfl

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DELLANOVISSIMA
ICONOLOGIA DEL CAVALIER CESARE RIPA
P E R V G I N O.

Nel quale ndifcorre genericamente di varie forme dlmagini con le loro regole»

E Imagini fatte ferfign^ìcare ma


diuerfa co/a da quella, che fi vede
con l*occhio,mn hanno altra più corta , né più vniuerfale regola % €be
l'imitatione deUe memorie » che fi trottano ne' Libri,nell€ "Medaglie ji
ne' Marmi intagliate per indufiriade Latini, & de' Grecijò di quei
più antichi,che furono inttentori di quefto artificio » Però commune»
mente pare^che chi s'affatica fuori di qudiamitatione3erri,òper ignO'
rancio per troppo prefumere, le quali due macchie fono molto a^
borrite da quelli»che attendono con le proprie fatiche all'acquifio di qualche lode . Per
fuggire adunque il fotfpetto di quefta colpa , ho giudicato buona €ofa, (hauendo io voluto
di tutte quefte Imagini fare vn fafcio maggiore di quello , che fi poteua raccorre daìtof^
feruatio^i delle co/e più antiche, ^ però òifognando fingerne molte , & molte prenderne
4alle modeime^ dichiarando u&tifimilmente ciafcuna) trattare aUune coje intorno al mor
do di formarCaC dichiarare i concetti fimbolici,nd principio di quefi'operajla quale forfè
€0n troppa diligenT^ di molti amia fi folkcita ,e fi afpetta^ liquali fono io in principale
cbligo di contentare, Lajciando dunque da parte queltJmagine , delia quale fi ferUe TO-
ratorey c^ della quale tratta ^riftotek nelter:i^o libro della fua ]{ettorica,dirò foto di
quelia,che appartiene a* Dipintoritonero à quellitche per me\o di color i,ò d'altra cofa vi-
fthile poffono rapprefentare qualche cofa differente da efj'a , ^
ha conformità con l'altra;
perche,fi4iome quefm perfuade motte volte per me:^ dell' occlìio , così quella per m^
^ delle parole muoue la volontà ; perche ^
anco qucfta guarda le metafore delle éofe»

€he ftamo fuori deWhuomo, quelle, ^


che con efjo Jono congiunte, che fi dicono effefh &
tiali, Ne^ primo modo furono trattate da molti antichi, fingendo l' Imagini delle Deità y te

quali non fono altro > che veli , ò vefiimenti da tenere ricoperta quella parte di Filofofiay
€he riguarda la generattone, &
la corruttione delle cofo naturali,òU dijpofitione de' Cie»

li, è finfluenxe delle Stellerò la ferm€:^a della Terra, ò altre fimili cofe , lequali con vn

lungo fiudio ritrouarono per auan:(are in quefta cognitione la plebe, accioche non ^
egualmente i dotti, C^ Pignoranti poteffero intendere , O" penetrare le cagioni delle

wfe , fé ìe andauano copertamente communicando fra loro , ^ coperte ancora per


mei^T^o di qfteftc Imagini, lelafciauano a' pojteri , the doueuano à gli altri efjere fu'
perioridi digmtàa ^ di fapicn^a » Di oui è nata Li moltitudine delle Fauole de gli
antichi
.

mttìchiScrittorìt le qualihanno tvtile ddla fcitta^ perii dotti, O* il dolce delie cu-
fìofe narrationi
per g^gnaranti . Vero molti ancora de gli hmmini di gran conto hanno
fiimato loro degna fatica là fregare qtteile co/e, che trouanano in ^uefte Fauole occul"
tate,lafciandeci fcritto^che fer Umagine il Tempo, il quale à
di Saturno intendeuano

vii anni, a mefi, ed a*


giorni dà, & togUe l'efferè,
effo come
diuoraua quei medefimi fan-

titUli» che erano fuoi figliuoli . Et per quella di Gioite fulminante, la parte del Cielo più
pura, donde vengono qua/i tutti gli effètti Tdeteorologici • Ter ì'imagine ancora di ^e^
nered'eftrema belle j^aj l'appetito della materia prima, come dicono i Filojofi, alU for»
ma, che licompimento, E che quelli, che credeuano il Diondo effere corjfomo*
dà il

bile, ed ognicOfa fuccedere per lo predominio delle Stelle (fecondo, che raccmta nel
'Pimandro Mercurio Trifmegifto) finfero jlrgo Vaporale, che con molti occhi e// tutte h
bande riguardaffe, Quefto ifiejjbmùfirarono in Giunone, fofpefa in aria daU^mano di
Qioue, come diffe Homero, ed infinite altre Imagini, le quali hanno già ripieni mókivo-
Umii &
fiancati molti Scrittori, ma con profitto di dottrina, &
di fapien\a . // fecon-

io modo delle Imagini abbraccia quelle cofe, che fono neU'huomo medefimo, ò che hanno
man vicina^T^a con effo, come i concetti,^ gli habiti, che da concetti ne nafcono, con la
frequeti'^ di molte attioni particolari ; & concetti dimandiamo fenT^a più Rottile inue"

Jiigattoney tutto quello, che può effer fignificàto con k parole, il qual tutto vien commoda-
unente in due parti diuifo .

L*vna parte è; cbe afferma, ò nega qualche cofa d*alcuno; l'altra, che nò . Con quella
formano ìartificio loro quelli, che propongono l'Imprefe, nelle quali con pochi corpi, &
poche parole vn fol concetto s'accenna, ^
quelli ancora,che fanno gli Emblemi, oue

tnaggior concetto con più quantità di parole, &


dì corpi fi manifejla . Con quefia poi fi

forma l'arte deli altre Imagini, le quali appartengono al noftro Uifcorfo, per la conformi-
tà,che hanno con le definitioni, le cjuali folo abbracciano le virtù, ed t vitij, ò tutte quel-
le cofe, che hanno conuenien:(a con qucfli, ò con quelle, fenT^ affermare, ò negare alcu-
na cofa, e per effer e ò [ole priuationi, ò habiti puri, fi efprimono con la figura humàna
conuenientemente . 'Percioche, fi come l'huomo tutto è particolare, qua/i come la defi-
tàtione è mifura del definito, cosi medefimamente la forma accidentale, che appari/ce
efieriormente d'effo, può effer mifura accidentale delle qualità definibili,qualunque fifia-
M, ò dell'anima nofira fola, ò di tutto il compoflo , ^dunque vediamo, che Imagine non
fipuò dimandare in propofito nojiro quella, che non ha la forma dell' huomo, che è &
Imagine malamente diftinta, quando il corpo principale non fa in qualche modo loffia
cioicke fa nella definitione il fuo genere,
''yiiielnumero del^altre cofe da auuertire fono tutte le parti effentiali della cofaifieffai
t di quefle fard nec^ario guardar minutamente le dijpofitioni, e le qu alita
. ^ìjpGfitione nella tefla farà la pofttura alta, ò baffa, allegra, ò malinconica, diuer» ^
fé altre paffioni,
cìye fi fcuoprono, come in Teatro, nellapparenza della faccia dell'huo-
mo, DoHerJt ancora nelle braccia, nelle gambe ne' piedi, nelle treccie, ne' vefitti, ed in
vgn altra cofa notarfi la difpofitione, onero pofitione difiinta,e regolata, la quale ciafcu'
no la potrà da Je medefimo facilmente conofcere, fernet che ne parliamo altrimenti, pi-
gliandone effempio da' B^omani antichi, che offeruano tali dtf^ofitioni, particolarmente
nelle medaglie di Adriano Imperadore, l'^UegreT^adel Topolo fotto nome d'Hilarità
publkay fkà figurata con le mani pofle all'orecchie, il Foto publico con ambe le mani
alzate ai Cielo inattodi fupplicare;veggonfi altre figure pur in medaglie con Umano
alla boccAsaltre fedono col capo appoggiato alla defira;altre ftanm inginocchiateialtre in
piedi i
fpiedi; altre dtf^éjieà cafnmare;^rc cónv n piede ài^attht con aÌMmtrie dif^dfttmide^
Jcritteda^Jcdolfo'Xìecone,
Le qualità: poi faMnnOjT^ffere bianca, ò nera; pràponionataiòjproptn'tionatajg^
ò magr^i giouane, ò vecchia, ò fimili cofe^ che non facilmente 'fi pùfjòno feparare daiti$
co/a, néUa^ualefono fondatet.auuertend(h che tutte,quelle farti fucianoJnfieme Vìiai^
monia talmente- concorde, che nel dichkrtarla renda fodisfanione il conofcere le confina
mitàdellecofeyjed il buon giuditio di colui, che Thd 'faptfte ordinare infieme in mid(h
'the ne rifulti ma
cofa jblaytna perfetta» &
diletteuole,
Talijono quaft vrùuerfalmente tutte quelle de gli »Antichi,& quelle ancora de* Mo-
derni, che non ftgouernanoà cafa. Eperche la Fifonomia, ed i colori fono conftderHth
da gli jintichi^ fi potrdciafejmo guidare in ciò corfi>rmealTauttoritd di^^rijlotele, il
'^uale fi deuecredere,fecondol'opinionede*-Dottitchefupplifca folo io^iò,'^ome nel refio
M quelfChe moUtnedicono:^lpéffoIàfciawmo^dì>dichiararle,biiÌiandodir^ vna,ò due -voi*
te fra tante cofepofieinfieme. quello, che fé 'foffero dipinte, bifognarebbe manifefiare in
€iafcuna, maffimamente che poffbno gli ftudiofi ricorrere ad JileffandroeC^lelftndro nel
iib,i,à cap.igj'Oueindotto-compendio eglimanififla molti'ftmboli con fue dichiaratici
^attinenti a- tuttele membrane Uoro colori»
La defimtionefcritta,benche fi faccia di poche 'paròle, e di poche paróle par, che deh*
Ma ejferquefia in pittura ad imitatione di quella ; non<è però male ì'offeruatioHe dimoile
t£oJe propofle,acciochedallemolte'^fi poffano eleggere le poche, che 'fanno più a prqpófi-
to,ò tutte ivfieme facciano vnac^mpofitione,che fia più fimilealla defcrittione,che odo»
'^erano gli Oratori, ed'lVoeti, che alla propria definitione de Dialettici . Ilche forfè tan»
ito, piiiéonuenienteivien fatto,quantoincl refto 'per feflejjaia Pittura pia fi confa con que-
:fie arti pia facili,& diletteuòli, che^con quefla'pià occulta, & 'pia diffìcile. Chiara co-
fa é, che dèlie antiche'fe ne vedonoye dell' vna,'e deUtra maniera molto belle, e molta
^iuditiofamente compone ^,
Horavedendofhchequefia forte et Imagini fi riduce facilmente alla fimiUtudine deU
la definitione, diremo, che sì diquefie, come di quelle /quattro fono i capi, oh cagioni pritt'
-cipalii dàlie quali'fi può figliare 'l'ordine di formaìie, &
fi dimandano con mtni vfitati
nelle Scuole, di ^at€ria,r£ffìcieme,Forma,'Fine, dalla Hiuerfità de' quali ^api najce la
diuerfità, che tengonogli Ruttori molte volte vna medéfima ccìfa, e la diuerfi-
in definire

tà medéfimàmente di moke ^Imagini fatte per fimificare vna c-ofa fola . ìllche ciafctoto
per fé ftéffo potrà notare tnquefieiftejfe, chefioihaèbiamo da diiterfi^^nticbi principal-
mente raccòlte, e tutte quattro adoperate infieme pir^ofirare vna fola cofa, fé bene fi
Srouano con tutto 'ciòidouéndo/kbauer riguardo frincipalmente MÙinfe"
in alcuni 'luoghi,

gnarecofa occulta conWodo non ordinario , per dilettare con ìingegnofa inueritione^ è lo-
deuóle farle con vna.^fola, per'non^generàrc ofcurità, e fajUdio in ordinare, piegare9 O*
mandare A memoria ^lemoùe,
Velie cofe adunquCi-neUe^quali fi poffadimófiriire fvltima differem^a, fé alcuna fé ve
troua,quefla fola bafta per fare l'imagine lodeuolc,&di fomma petfettione,J in man»
€an'^a della quale, (ch'é vnita fempre con la cofa medefimàifié .fidi/cerne, fi adoperano le
generali, come fono quefie, che pofie infieme mofìrano ^ello ifiefjo, che conterebbe
€Jfa folaj, ,

Dapoiyquando fappiamo perquefia frada'diflinta^nénte lequalità, le cagioni, le prò-


prictà-,-^ gli accidenti ivna coja definibile, accioche fc ne faccia l'imagine, bifogna cer-
€arc la ftmilitudme,c4ìmhabbiamo 'detto nàie cofe water ialit la quale terrà in luogo
delle
. ,

dèUi fvrolè deUlfMgimò-dèfimtiàm de lattari, di ^mU&i che tonftjìom neltègual'pro-^


vna foUdlueyfarda.amhedHe^^pren^-
portione, che hanno dtt€ cofedifìinte fra fs fttffé ad
dendofi qucllài che è meno i corncy-fet, per jfmUitudìn.e dffórteT^^a ft dipinge la Colon»-
naasperche.m gl'èdific^ :foJliea&tmi.hfa{lìxe.fttìto IWìfiaayfb&de.fià.foprat.fénT^it mo*
nerfhèzMciUàrei dicendo tche tale èlajortei^'ndiimomQi per fojienere la graueT^a-
,

difuftij.fajiidiji ^, di tutte. le Jij^cokài. che gli vergono addo{fo,& per fmilitHdinedel'-


bl^ettorJCia.laiSpadai ejo. Scudo i:pemht^com&con quefii infìrumenti il Soldato difèn-"
de lavitaipropriai &yojfèhd6: rMtruk.cofi il '^ttoreyc l'oratoreijofmhargomentis,.
oucro: entimemi mantiene lécofe fAuoreuoUi &jribat.te indietro té contrarie .
SerueanepraiOiltre à queftaivnaltraifortedijfhnilitudihejeheè'quando duecpfe diftin^
UconuengonO'in vnaj foUdifférenu dà ejfe;comei fé, perfiotare la magnani
fhrno iliLtor^eìnelqiiiidé.ejfàinìgran.parte:fif£UO^^^ é meno lodemlé » ma-
fia ^fato per, là maggior facilità deUÀ inuentionet &> deità dichiarationeie^.fon&quefte
-

due fortini' ftmiUtudine il neruo, ^jUfor^a 4dri^^,Me bén^ -firmata y/enT^k: qua--
Itì come effd non ha molta dificoltdf cosiJrimane> injtpiday&rjciocca i . '

Ciò^onéamertitO'molto^daakiminmièrnti.iqualirttpprefentanoglieffe^^^^
ftf per moflfarei l'ejfentiaU'quaìitd} come fanno, dipingendo per la Dij^eratióne vno,
> -,

chìe sàppica per la gqkiy per^l'Jimicitià due perfoncì che fi abbracciano: ò fmili co^

jfet di poco ingegno, 0rdp poca lòde o,e' ben veroiComeM déttOichtqueUf accidenti, che

ftgmtano ntcejfariamente là.cofafignijicatamltlmagine^faràlodé,.porliin alcuni Itioghé^


d^fiinti^ nudijcomein^parjicolarequelliicht appartengono ultafifonomiaìeddlChabitu^-
dme delcorpoji chs dannò indi!ùi(y^ dakpredómimo > che hannor le prime qualità nella com-
fofttione deììlmomo^ìe qualiìdìfpdngono gli'^^accidmti.eflériorid^éffd, ér^l&inclinanoaJliè-
dettsipaffioni, òà>quellef.chéhannOìCon effe conformità-. Còme ^Je dóuéndó dipingere U
Malinconia , il !Penltéro y la Venitén^^fedialìre ftmili's farà ben fatto il 'vifoafciuttOs
mOcilentOile chiomerabbujfdteM barl^<t.incolfa,ó'k tomi von^mvìto giàuenili;ma bel*
làJlafciuaiffefca»rMbìconda,i&ridentei fi dóuerà farcii^ Tiàcereiit Diletto i rMlegre':^
S^^edogn altra cofa^fimile àquefiéf&^febéne'tal cognitionenon ha molto luogonella nu'
imratione.de\ftnkli,mndifneno^:^ffata^^^^
effettigià detti,nomJemprefeguitarà; come nel dipingere litBellé':^yla quale è'Vna cojd*
fuori della compreenftóne de^ predìcabili,,&:fè bene neWhuomo é.Tma proportione dili-*
rney^dicoloriìnon. éper.quefiàbènej^reffél'Imaginei che fia JomrchiamenteMla,^^
froportionata ^perchè:farebbe vn dichiarare idem per id^m^ouerorpià^toftò ma cofaìtt"
cernita con: vndltra-meno^onofciutai^quafi vn^voìére convna candela far vedére dfm
flintammtefilS^l^i&rnon hàuerebMd^fimilitudtyieichè etànimafne-potrebbe dilettarcp
pernonMuere^^arietàmpropofifO'di tanto moment&irìlichèprincipalrhente fi guarda,
Terò noi l'habbìamo dipinta à>fUolùogO'CokapO'ffdienuuCitej&-tonaitteconuenien'>
ti particolarità i Ter hauerpol té fimilitudim,aite%&xonuéneuoliin ogni propofìtoiè
.

bène dlàuuertire queljtkè auuérHfcono4B^ettoriy4;ioèìchè perle tofétonofdbiliffi cercano


€0fe alte, perle- hdabili^' ^léndidé; fer de yituperabiliyinliy per. le
g^iihé i Deìlè quaWcofé'fentirà ciafnmogermogliìtre tanta quantità di concetti neUm" -

gegnoifuo^/enon-éipiàchì^ftérilé; che per yfefiéffécjon'pnacofdiché fi proponga, farà :

baftante- à^ddre^egtfiiii^fùdisfdttitmeaU' appetito di molty^ diUerfr ingegni, dipingen^


done tjmaginerimdéetffmtimeref^i&<rféinprebene,.
Ne' io oltre à qutfitimtiertjr^mÌ9liquaH:.fi!fotrtbbó con -ajfdis
-
m^ìprr
maggior dilìgtn^iSÒ vederne quafì atemo altro degno di fcriiteìrfì,per co^nitione di tpte'"
fle Imaginijequali fono
in vero amm^ejhramenio nato prima daìfabbondanza delta dot»

trina Egittiacaxcome fa ttfiimonio Cornelio Tacito, poi ribellito, ed acconcio col tempo,
come racconta Giouanni Gorocopio w * fìtoi G€roglijichittalmeme,cÌK potremo quefia co»
milione affimigliarla ad ima perfona fapiente, &
ma verfata nelle folitudinij nuda per
molti annix laquale per andare doue é la conuerftone fi riuefte, accioche gC^altri allettati
dalla vaghei^a efieriore del corpo,che è l'Imagine, defiderino d'^intendere minuiamento
quelle qualità, che danno jplendideT^ alUanima, che è la co/a figni^cata , &
foloera
mentre ftaua nette folitttdini accarezzato da pochi flyameri^ E folofi leggj^,ehe Vittago»
ra, per verodefiderio di fapien^a penetrale in Egitto cott^andiffma fatica,oue appre^

fé i fecreti delle eofe, che oceultauano in quefti Enigmi, e perà tornato à e afa cariea^an»

ni,edi fapien^a^meritò che dopò morte della ftta cafa fi faceffs imTempio^i confecrata
al merito del fuo^ fapere »
TroHafi:ancora,ì:he Tlatone gran parte detta fua Dottrina cauà fuondalh fue fé*
crete'3^, nelle quali ancwa i Santi "Profeti l*afeofero^E Chri^o,ehe far {adempimenti

delle Trofietiexoceultà gran parte de* fecrettdinini fottoì^ofeutità delle fue panabole^
Ftì adunque la fapiens^a de gli Egittif ,,come huomo horridOy e mal vefiito adornato,
dal tempo per conferò deirejperienT^a, che moflraua effer mal celar gfindìcipde' luoghi,,
ne quali fono ìT eforv,accioche tutti a^tttcandoft arriumo per quefio mei^o à qualche
grado di felicità,. Quefio -peflire fU ti comporre i corpi deltlmagini diflkte di colori atte,

proportioni di molte &> co»efqmftta delicatura, e dall'altre,.


varietàt con. bellt attitudini,

C^ delle cofeifteffe, dalle quaU non è alcuno^,, cht alia prima vijia non fi fenta muouere^
yn certo ^ftderio d^inufftigare àchefhefienOit^on tale dif^ofttione,etC ordini rapprefenta»^

te, Quefla curiofhà viene ancora accrefciuta diti vedere i nomi delle cofe jottofcritteal»

l'ifteffe tmagini , Emi par cofa daoffèruarfi il fottofcriuer inomi,.eccetto quando deuO'-
tioejfere in formaSEni^na; perche fei^a la cognitione del nome non fi< puà penetrare
aUacognttione deilacofa fignijicatay, fé mn^ fono tmagini $riuiali,che per i^vfo.allapri*
mavifla-datuttirorJinaniamente firicmofceno x'appoggia.il mio parere al coflume de
-,

gli \4ntichi»i quaU nelle medaglie loro imprmeuano anco i nomi delle Imaginirapprefen*'
tate^nde lediamo in^,effe,»^.bund'anùa,Coneordiaj^rtitudo,,EelÌ€ita&, Tax^.Trouiderit^
tia,Tiet4SySalHSi$ccwitm,f^i6iòria,l^irtus,e'mille altri nomi intorno-alk loro figure^
Equeflo è qumtomi èparMtn^^conueneu&kftriuere per fodisfattìone de benigni Let»-
tori.Nel che còme in tutto ilrefto deli-Opera^ feki^ignoran'j^ fi.tira adojfo qualche biafimo
baueràcaro,che venga (granato dalla diligen'^loro^, l\efiandofolo che fi come-io he ciò.
fcritto. per, gloria-di BiOi<i^vtiUtà3i>o^ra,qosì vene vagiate perii medefìmo fincjejjèn*-
do che ingrato, e viffoManimofanebbe q^iUMhe. non. r^mfcaà.Ùk^tmaciòche^per,

XA'
.. . . .. . . . . . . . .... ... . . . .. ..

TAVOLA DELUIMAGINI
Principali coBcenute nelfOpera
A Aritocratia. 43
Armonia . 44
Abondarraa rodritima z Arme. flbid.

ibid. Arroganza ibid.


Academia.
6 Arte. 4<5
Accidia. 45
Acuteziza d'ingegno 7 Artificio 47

léfcensa.
^ Acquiflocattiuo. 7
7
Afiinen2a,
Aflìduiià
ibid.

Adotdone. 7 Aflrologia. ibid.

da medaglie, li Afìronomia. 4^
Adulatione. Afiutia ingannevole, Ibid.

Adulcerio. Attróne virtuofa ibid.


^J
Afiàtino. 14 Auaritia. tt
Afliabilità : Piaceuok:2S:a. 14 Audacia. SS
Afi^ttione,vedi Beneuolen^ t Augurio bttotio . T | T4
Agilità 'H Augurio cattiiio, 54
Agricoltura: da medaglie^. da medaglie ibid.
Agncoltufa Aurora ibid*

Aiuto 16 AuttoritàioPoteftà. ibid.


Allegrezza. 17.18
damedagKe. i9
Alterezza in ferina tiatai^oueracinìle* ^9 BEatituditii
Alcimetria 20 Pouertà di fpirico
Amaritudine ^ 20 Manfuetudine. 56
AnJbitione. 11.12, Pianto ?Ó
Ampiezza della Gloria £2. Fame, e fetcdellaGiuftitia. S7
Amicitia 15.24 Mondezza del cuore. 57
fcnzagiou amento. 24 Mifericordia. ^8
AtnmaeflramcntOni 15 Effer pacifico.
Amor di virtù. x5 Patire contra g iufiitìa. 58
Amor verfo Dio ^5 Beatitudini vnite. 5«>

Amor dei Proflìm o- »5 Bellezza. 6x


Amor di ft de^o^ v6 Geminile. 6z
Amor domato 50 Beneuolenza» ò Af&ittione. 6x
Amor di fama. 30 èc vnìone matrimoniale-. «3
Amor della Patria* 52. 3eneficio. 66
Anno 35 Benignità
Anima raggroneuole«& beata 3« nella Marctiefa faluiari >
.
^9
dannata. B6 Biafimo vitk}fo. '
7i
Animo piaceucde trattabile » 6ù amoreuolc^. Bontà 71
.
37 Bugia 73
Appetito « 38 Buio. ._ 7S
Apprenfiua* ibid.
C
Architettura militare. ,
40 CAlàmìtà. 73.74
Afiéttione>vedi, Beneuoiehza Calunnia. 74
Archittetura. Capriccio. 74
40
Ardire magnanimotCgenerofo. 41 Carro della Luna. 7%
vltimo>enece^tiOi Carro di Mercurio. 75
Arifmetica. 4* Catto di Venere. 76
Carro
. . .^ .. . .. . .. .... .

Tauola delle Imagini;


104.
76 Confidenza.
Carro del Sole' ^ ibid.
77 Confefione.
Carro di Mattea.
78 CongioDtione ddlc cofe humant icooltt'diu^
Catro di Saturno. lOf
77 ne.
Carro di Gioue. ibid.
78 Conferuatione.
Carro di Minetua. ibid.
•79 Confideratione.
Carro di Plutone 106
79 Coniglio.
Carro de* 4. Elementi. no
80 Confuetudine.
Carro dell' Aria. ibid'i.
81 Contazione.
C^ro dell'Acqua. Contento.
114'
«I
Carro della Terra. ibid.
«l amorofo •
Carro della Notte. ibid.
Sz Continenza
Carro di Bacco. 1X5
81 militare
Catrol^deil' Aurora

M
'

Contrarietà. ibid^
Carro del Giorno Naturale-, 85
ihidi Contrago.
Carro del Giorno artificiale.. lU 'iris
ibid. Contritione
Carro dell'Anno. ibid.
itnd. Conuerfatione.
Carro di Cerere. '.iif
2)i(J. Conuerfione.
Birro dell'Oceano, shid. Conurto.
arro d'Amore. Ib^^
ibid Cordoglio.
Carro della Caftità, ibid.
^4 Correttione.
Carro della Morte. izor
ibid. Corografia
Cacro della Fama.
ibid. Corpo hu mano.
Cairo del Tempo.. Ut
'ibid. Cpjstuttella ne' Giudici.
Carro della Diuinita.
Careftia.
ibid. Cofte^ nf
84.85 Cortcfia :iif
Car-ità, ihìd.
8f Cpfmografia.
Carezze amatorie-. ibid.
8é Cfìfcienza.
CaAicà. ji4
87 Coftanza
Matrimoniale.
Crapula-. ibi4;
Cafliga. 88
^9 Crepufculo della Mattina»
Ceciri deliamente.
ibid. Crepufculo della fera IZtt
Celerità.
ibid.
Credito.
Ciiiarezza.
Crtidefta.
pelo. 50
90 Cupidkà.
Clemenza.
91 Cuiiofuà,
'CQgninòft^'
Cudodia • Ufi
delle cole.
Combattimelo della raggione con l*api>et«o.gi
D
itód. Tpv Anno. Ufi
Comedia Dapocaggìne.
Comeftio della vita humana • *)i
Datio. ibid.
Comedia vecchia. 94
Debito.
Compafitjone. 94
Decoro ibid.
Compuntione. 95
CoiTiplelKoni» 96 Democratia Hi
Collerico per il Fuoco. p6
Delitiofo. 144
Derifìone, jbid.
Sanguigno per l'aria 97
DefideriovcrfoDiO. ibid.
Flemmatico per l'acqua 98
Defiderio. ib^^
Malenconico per la terra. p8
Dettrattione.
Concordia maritale 99
Dialettica* . -,
Concordia. 99
Difefa conttia tìemici raaltnci>«c»
.Concordia mJliiare . lOO
pericoli*
Concordia infuperabife. lor
Ccnfermatione IDI Digcftione ;j
101
Digiuno. TA9
deiramicitia.
Confcflìonc Saaamentalcv «02
Dignità.
Dilcr.
^
. .. ..
. .. . . . . . . .. . . . . .

Tauolà delle Imagtó


cattiua».
Ilo 19»
Inietto. chiara •.
19^
Diligenza «^^ Fame..
Difcordia. Fatica
1J7 194
Difcretionc*. cftiua ..
194
Diflcgno.. Fato.
194. »9 5
ttfpregio del mondo,. Fauore..
léo 19T
'^Bifpregio della viriù.. Fcbre..
i6o ^ 197.199
v<
Dirperatione . »» ^ »,:ni Fecondità..
r9<>ii0i.*0i
Fede Chriftiàna>.Catbolica .
afifétii .. dell'amicitia
lOZ
i6i. ibid.
Diftintioncdcl bene, e del male. maritale.
i6a ibid»
giuiohà. Fedeltà.
l6z 10^
'JDiuinatione fecondo i gentili » Felicità publica.
idz. ibid.
^.Ciuotionc eterna.
Jnociiità. breue. 104
164 ibid.
Priore. Ferocità.,
164 206^«
. dizeufi. Fermezza d*amore.
164
Dominio.
165
Fermezza. , , „ . ^ ibiiff.'

, difefleflb.. Fermezza, e grauita delrOratione ibid.


j66
Xtótttina. Filofofia fecondo Boetio.
166 ziS
tiubbio.. Fiumi Xèuere
Arno .. ibido
\6V
Economia 168
Eo..
Edihciojbfito. Adige. ibid.
x68 21^.
Educatione ;

Nilo-
Elfemofina.. Tigre. izO
Elementi fuoco.. Danubio ibid.
Aria. Acbeloo • ibid.
Acqua Aci.. ibid.
Tìerra. 170-171. '7^ Acheronte.. 2:10
^ÌÉ^entlfecondoEmpedocIc : 175: Còcito* 22 (
tféttione^.. ... '75 Stfge. ib?d« .

Eloquenza 175 Flegetonte . ibid..


Emulatione. 176 Indo . ibid.
Equità.^ 178 Gange. ibid.
Equalità. 178 Niger.^ 2il
^quinotio della Primauera \19 Fiumi defcritti da ElianOo. 222
'.
dell'Autunno 179 ^inc. 2 24 *
iS[o Flagello dì Dio..
É-jrjore'.. 225
Eiperienza ., Foltezza . xi6
Eflercitio r ; c^nimo, e di corpo . il6
Edtio. fortuna o^. ^^7
Età in generale., 185. buona, 2i7
dell'oro. , infelice. 228
dell'argento., :! 187.188: gioueuole ad atnoj^e»* 228
delrarae. l8f. pacifica è clemente. 228
cJel ferro.. ;.; ... use; . aurea.. . 228
Eternità.. Eor^ad'amore SI ncU'acquacome-jàretm 22?
Etica 191 Forza,
229
Euento buono. fbitlé' minore da maggior fuperata#. 2Z9
F fottopofta alla giuRìtia
229
FAlfitàd'amore. 19* all'eloquenza.
219
Fama ibid. Fragilità. :
230
buona* ibid* bumana»
Frau-
.. . .. . . . . . . . . .. .
. .. . .
. .

Tancia dellt Imagmù.


Fraucfe tjo.i5i Qraflèzza. tP4^
Fuga. Guardia*.
popolare. Guerra
Fugaci rà mondana .,
Guida Ocura de veti honori; in
FiJtie.. H
fóroie .. HErefia.
'& rabbia Hidrografia.. ibid.
fuperbo. Se indomito ». Hjppocrefia .. 256
poetico *34 Honiicidio. »5T
implacabile. «4 Honeftà ÌHu*.
Furto. Honore. i$«
G, da medaglie*. ibid.

G
Gcneroficà.
Agliardezza
Gelofia . ibid.
138.
Horografìa
Hpre di giorno».
UOra prima.
ibid.

Genio buotio. 2r40 Seconda..


catcitio. ibid.. Terza ._ ibid..
fecondo gli Antielù,. ibid.. Quarta.. 26t
Geometria « Quinta.. Hjid.-
Geografia. ibid. Seda.. ibid.
Giorno naturate^ ibid.. Settima é.
ariiéciale.
M3 Ottaua. 2éS
Giouenti)-. 143 Hi Nona.
t^C ,
Gioia amocofa, vedi contento amorofi). Decima
Giubilo» vedi Allegrezza». Vndecima.,
. Giuditio. 144 Dtiodecima 36$
6^ Indicio d'amore, 144 Hore della NoctCvb
giuftov a4f HOca prima.
Giudice. US Seconda ibid.
GMoGo dall'antica., 44.1 Tèrza. ibid
Gfurifdittione . 2^. <»w Quarta.
Giù ftitia fecondo Aulo Gcllio.- 145 Quinta.. ibid».
Giu^litia. 24^ Sefta
fecondo Paufania. z^6 Settima..
Diuina 146 Ottaua.
rettache non fi pieghi per
. Nona>.
araicitiaò per odio . 141 Decima.. x6t
rigprofa 247 Vndecima.. -- i£6
da tnedaglie vane ìbid< Duodecima.-. ibid»

Gloria de' Prcncipi* 1-4» Hofpitalità^
ibid.
Gloria. »47 Humiltà
&honore. Humanità. 2^Ì
Gola .
50 Hiftoria.
ibidf'
Goùernodella Republica».
Grammatica 201 IAccanea..
Grandezza» e robuftezza. ibid. Idolatria. Ibid.
<5fatia ibid. Ignoranza. 270* 171
.\ diuina. 101 in vn ricco fetiza lettere* 27K,
di Dio, xot ditutcelecofe. ibid.
Gratie. ZOJ Imaginationc • ibid.
Gratitudine V ibid. Imitacione a7J
Grauicà 103 Immortalità >. ibid.
neirhuomo 104 Imit&tione ibidL
deirOratione» vedi Fermezza Inrnu catione,. ibid
e gtaoicà dell'Ocacione* U>4 InApaifìbilltà.. ibid..
. ......... . .. . . . . .. . ..
... . .. ... . f

TauoIadeJJTmaglnj
Impetfettione i74 vittoriofa.
Impiecà. ^74 eterna $09
e Vioieoza foggetca à Giuflitia * ibid. Roma eterna di Giuliano Imperatore
Impeto. di Theodofìo Imperatore • 317
Inclinatione. ibid. Santa. 318
Inconflderatione. 176 Liguria 320
Inconflanza ibid. Tofcana
Indulgenza i-77 Vmbcia
Inditio d'aniore»vcdi Giudicio d'Amore. ibid. Latio
IndocUità ibid. Campagna Felice. 328
InduAria 278 Calabria 3i9
Infamia Puglia ibid.
279
Infermità. 280 Abbruzzo. 351
Infelicità. ibid.
Marca. 3?i
Infortunio. ibid.
Romagna
Ingegno ibid.
Lombardia.
Inganno 281 Marca Triaifana^
Ingiuria.
ibid.
Friuli 3^
Ingjuflitia
282 Corfica 340
ingordigia.
28$ Sardegna. 358
òAuidita:.^
ibid.
Sicilia. 360
Ingratitudine, Idea.
284
^micitia. Ichonografìa
mortale. ibid.
Infpiratione. 46
Iniquità
286
L
Inquietudine» LAfciula.
ibid.
d'animo LafldcadiQC è Languidezza^ ibid.
ibid.
Innocenza. Lealtà.
ibid.
e purità. Lega. 3«7
, ibid»
Intiobidienza.
ibid.
Legge» 36^
I{i(ìdia della gratia» 370
287
Inftabilità,ò inconftanza d'amore. del Timore «^ ibid»
ibid.
Inftabilità Ciuile . - ibid.
ibid»
Infianza Canonica ibid.
Incinto naturale. 288
Naturale* ibid.
ibid.
Intelletto. Noua. 371
ibid.
Intelligenza. Vecctaa • ibid.
Ibirepidità.c coftanza - 287 I-cggierezza 37*^
ibid.
Inuentione Letirìa vedi Allegrezza
Inueftigatione .
28p Lettere. ibid.
ibid.
Inuerno Liberalità 373
ibid.
Inuernata. Libero Arbitrio 374
Inai dia. 598.299 Libcrtà'.-
300 .175
Inuocatione. Libidine. Ibid.
Intereffe proprio ibid.
.> Licenza. 376
Intereflè ibid.
.. Lite. ibid.
Ira. ibid. Lode. «377
Irrefolutione 3Q1 Logica. 378. 379J
Iftitutione. Loquacità . 380
^
(caliacon le Tue prouincie epartidtll'lTol^ Longanimità. ibid.
da medaglie. 302 Lu0uria
Ualia da medaglie 304 M
di Adriano Imperatore»
Se Roma
ELoma..
Ì07
ibid.
M Achina del Mondo •
Maeftà Regia.
Magnanimità.
Ma-
ibid.
ibid«-
. . ..... . ........ ..

TauokdeiriinàglnL
Magnificenza^ 58;. Afia*.
Maledicenza. ibid. Affrica ibidJ
Maleaolenza. S84 America .. 411!
Malignità. ibid* Motte. 411.4*1
Malinconia.. ibid. Mormcratlone5vedj Detrattìonci.
Maluagità Mefiti.
Manfuetudioe*. |lf Scilla 42
Marauigiia.
Martirio.
.587
ibid.
Cariddi
Chimera i
ibii
Alt
ibid?
Matrimonio.. ibid; Griffo ibid*.
Mathematica. 388: Sfinge. ibid.
|
(\ <\\'
Meditatione.^ .389 Arpie. 415
Spirituale ibid. Hidra. ibid»
Della Morte.. 3^90 Cerbero .. ibid».
Medicina. ibid. Mufice.. 425. 4i6
Mediocrità. — f2i Mufco. 4*7
Memoria ibid. Clio. ibid.
gratade benefici).. ibid.. Euterpe. ibid..
Merito. 394 Talia ìbidL
dipintó.>nell^Sa)&della.C28Ce)laria Melpomene^. ibid.
35;; Polinnia. 42&
Mcfi. Erato ibid..
,, ,,
Marzo*. Terpficore;, ibid.
Apcife. ibid. Vrania ibid.
M^ggio.^ 396 Calliope*. 429
Giugno. ibid. Tutte le mcdefime duplicate .. 42^.430
Luglio ., Mecanica 430.
Agofto. ibid. N
Settembre..
Ottobre
Nouembre
ibid.
ibid.
398
N Atura
Nauigatione.
Neceflìtà..
4^1
432
ibid*
Decembre- ibid. Negligenza.. ibid.
Gennaro Ninfe in commune.
ibid. ibid.
Febraro. ibid.. Hinnidi,eNapee. 4? 3
Mèfi fecondo l'AgricoIiura „ Driadi,& Hamadriadi <. ibid..
Gennaro. 399- Ninfe di Diana. ibid.
FebrarcMarzoi Aprile» Maggio» Giugna. ^39? Naiadi de Fiumi. 454
Luglio,AgoRo,Setterabre,Ottobre»Nouembre. Mare.. ibid.
Decembre. 400 ThcthiNinfedel Marev^ ibid*
Mefi come dipinti da Euflachio Fiiofofo^ Gaiatea. 43J
Marzo» Apri le,Maggio, Giù gnojLuglio > Ninfe dentaria Iride. ibid.
Agofto>Sctten7bre, Ottobre. 401 Sereni rà del Giorno Ninfa
*
dell'ada* 43 5
Nouembre: Decembre,Gennaro>FebEaro » 40z' Serenità della Notte . 4? 6
Mcfc in generale . 40Z Pioggia Ninfa dell'aria.
Metafìfìca. 405 Rugiada Ninfa dell'aria. ibid.
Mezo ibid. Cometa Ninfa dell'aria. ibid.
Minaccie 405 Nobiltà.
'vMiferiavedi Calamità. Nocumento . .
4?8
Miferia Mondana. 405 d'ogni cofa. ibid.
Mifericordia. 406 Notte* ibid.
Mifura. 40^*409.410 O
Modefìia 414 OBedienza. 442.445
Monarchia Mondana. 415 vetfoDio. ibid.
Mondo. 6.417 Obligo.
*
.
^ ibid.
Europa. 41 41S Obliuione • ibid*
d*amo-
.. . . . . ., . . .. .. . . . .

Tettola ^ell'Imagini.
<S*amore. 447 Planimetria. 491
verfoi figliuoli- 449 Poéfia. 49i«49J
"^Occafionc. ibid. Poema Lirico. ibid.
'Odio Capitale. 450 Poema Heroico. ibid.
Offerta, òOblatione^ ibid. Poema Paftorale^ ' ibid.
OfFefa. 451 Poema Satirico. 494
Opera vana. 452. Politica. ibid
Operatione manifefla. jbid. Pouertà ibid.
perfetta. 45i In vno che habbia^etl'ingcgno ibi3.
Opinione. 4/} del Doni 495
Opulenza
:f54
di fpicito vedi alla pri ma BeatitU(HtieN>
Oratione. ibid. Pratica. 495
Ordine dritto, e giufto* 460 Precederiza,e Preminerìzaiie Titolis 49^
Origine d'Amore. 420 PredeAinatione. 49S
OflTequio. -46$ Preghiere . ^ ibid.
Ofìinatione. «bid. àDio^ ibid.
-
Orio. 46^.467 Prelatura. 49>
P Premio. ' ibid.
T>Oteftà,vedi Auttorità Preuidenza 500
r
. >.
Pace. .467.4fe8.471
PacìficoVediia féttima 'Beatitudine
Prima rmpreflronè.
Principio,
Ibid.
501
Parfimonia. 471 Prodigalità. 505
Partialicà. 473 Profetia. 504
d'amore.
Paflfìon 474 Promifllohe. ibid\.
Patienza 474' 47 J Prontezza. ibid-
Paura.. ibid. Profperità della viU>, ' ibid.
Pazzia. 47j.ibid. Profpettiua. 50^
Peccato 477 Prouidenza. 507
Pecunia 477 Prudenza. 50S
Pellegrinaggio. 478 Pudicitia. |09.;io.5ic
Pena. ibid. Puerina. ibid.
Parienza. ibid. Punitione. $iz
Penitenza. ibid. Purgatione dell'aria. ibi*,
Penfiero. 479 de peccati. ibid*
Pentimento. 480 Purità vedi Intiocenza
de peccati. ibid. Purità) e fincerità d'animo » jic
Perdono. 4^ì
Perfettione. 481 Dio
Peifidia.
Perpetuità vedi EterninK
ibid.
cr kVerella à
Querella.
Quiete.
5ijf
ibid
ibid.
Perfecutione. ibid.
Perfeueranza.
Perfuafione
Pertinacia.
48?
ibid.

484
R Abbia vedi Furore.
Ratiocinatione ò Difcotfo
Ragione.
*

-
516
517
Perturbatione. ^
ibid. Ragione di Stato 51$
Pefte. ibid. Rammarico vedi Affanno.
Piacere. 485 del ben altrui. S^9
Piacere lioncflo 487 Rapina. 520
Piacere vano. ^ ibid. Realtà. 510
Piaceuoiczza vedi afifabilità Refugio ibid.
Pietà. 587 Regalità. ibid.
Piera de figliuoli verfo il Padre 488 Rebellione. ibid.
Pigri tia. 489 Religione 511.52Ì
Pittura. 49«>.4?t VcraChriflianà.
b 2
^... .. .. .. . .. . . .. ...
.. ........ . . . .

TauoJa deJi 'Imagìni

delSànMauritio,e Lazzaro» sii Sete di Giuftida>vedi la quarta Beaticadine^


Finta Si6 Seuerità.
Remuneratione. Si6 Sfacciatagine. 569
Repulfade penfierrcatcKli. ibid. Sforzo coD inganno • ibid.
Refìitutìone ibid. Sicurezza,e TranqBÌllitl ibid.
Refurrettione. 117 Sicurtà,ò fieurezza. ibid.
Rettorica. ibid. Sicurtà ibid.
Ricchezza. J28 Silcntio. ibid.
Riconciliadone. .
ibid. Simmetria 570
Riforme. 5^9 Semplicità. 571
Rigore. 551 Signoria>vedi imperio.
Riparo da i tradimenti Ji^ Simonia.
Ripcenfione* ibid. Simulatione. 578
gioueuole. ibid. Sincerità
Rìfo. 5n Sicurtà. ibid.
Romagna. ibid. Soccorro ibid.
Riualità 540 Solitudine. 580
Rumore. 54' SoUicitudine. ibid.
Solftitio efliuo
S hiemale » ^§*
Sonno 584
OAIubritàiò purità dell'aria. 541 Sorti. ibid.

O Salute.
Saluezza
HI Sofpiri
Sofpitione
^ll
588
545
Sanità ibid. Softanza 588
Santità. 544 Sottilità. ibid.
Sapienza 545 Spauento. ,89
humana. ibid. Speranza ibid.
vera. 546 delle fatiche. 590
diuina. 547 diuinaje certa* r ibid.
Sacrilegio. ^50 fallace. 591
Scandolo. .551 Spia ibid.
Sceleratezzaiò vitio > ibid. Splendore del nome. S94
Scienza 55i Stabilità. 596
Sciocchezza* 555 Stabilimento. ibid*
Scoltura. ibid. Staggioni. ibid.
Scorno ibid. Stampa .?97
Sciaguratagine • ' ibid. Stagioni Primauera * ibid.
Scropolo 55<J Eftate 599
Sdegno $57 Autunno eoo
Secolo ibid. Inuerno ibid*
Secretezza 55^ Sterometria S99
òtacitarnitS» S59 Stagioni 600
SeditioneCiuile. 560 Sterilità. eoi
Sentimenti 561 Stoltitìa 604
Vifo. 56% Stratagema militare. ibid.
Vdito. ibid. Studio. 6q9
Odorato. ibid. Stupiditalo Stoiidità. élO
Gufto. ibid. Sublimità della Gloria* éii
Tatto. 565 Superbia 613
Sentimenti del Corpo » 56z Superftitione 614
Senfo . . 565 Supplicatione. 618
Senfi. 566 T
Serufiu.
perforza
ibid.

567 T Ardita.
Temperanza
Tcra-
618
ibid.
.. . .. .. . . . . .. . . . .

Tauola delle cofé NotaBifi,


Temperamento. éio Mezzodì.. 6S9
TempeftaNiaf^dell'arìaivedi Grandine. Settentrionale é6o
Tempo. 610 Occidente. 66f
Tenacjcl » Vergogna honefla..
ibid. 6(»t
TentatJone. ibìd^ Verità.^ 66$ J^^^
d'amorcv ^21 Vgualità. ibid-
Terrore. ibid. Vigilanza 667
Terremoto 6ii Viltà. ibi*
Theoria. ibid. Violenza. 669
Theologia. éx$ Verginità. ìbiA
Timidità, òTimorev ibid. Virilità» 66^
Timore. éi6 Vittiì. 67^
Tirrannide ibid. nella medaglia di Lucio V^ero €71
Toleranza. ibid. d'Aleflàndro. ibid-
Tormento d^amote .. ibid. dìDomitiano. ibid.
Tradimento ibid* Heroica. ibid.
Tragedia .. éi7 da diuerfe medàglie ^75!
Tranquillità. (riS Virtà dell'animo . 674
Tregua 61^ VirtiìinAiperàbile.. ibid»
Tcibulatione. 6j2 Vitaattiua. ibid.
Trìftitia>c) Rammarico vedìRamtnarìco < breue 675
Tutela 6^ contemplatiua. 677
Oii medaglie 634 Vita» e l'animo. 67S
V bumana. ibid.
VAIore 6iS inquieta. éy^
Vanagloriai.. ibid. longa. é^o
Vanità 64J Vitiojvedi fceleratczza
Vbriachezza .. ibid. Vittoria. éSò
Vecchiezza ibid. Vittoria de gl'Antichi.. 681
Velocità. 644 da medaglie ibid.
Della vita humana.. ibid. Nauale ibid.
Vendetta. ibid. da medaglie ibid.
Venuftà. 645 Vnione ciuile ^£
Vulgo òignobilità.. é55 Volontà. 6g$
Venti Eolo. Voluttà.
ibid. 684
Euro 656 Voracità. ibid.
Fauonioj òZeffi^o- ibid. Vfanza vedi Confuetudine^
Borea, ò Aquilone.. 6 $6 Vfura. ibid.
Auftco 657 Vtilità. ibid
Aura.. ibid. Z
©riente.. ibid. Zelo. ei$

Il L F I N E.

X/fó-
. 7 . . . . . . . .

TAVOLA DELLE COSE


P I V NOTABILI..
Altimettia che cofa fia e. 20)
Prilemefc di Venere. j; Pi chi figlia.. xo,
Agonali capitolimi da.chi inflitui-. Ambitionctcbecofafia. ix*2X
Ambitiofodiche fi pafca* 1^
Academicodi che conditioni do- Sempre defidaa efler reputato magjdor
tato. de gli altri.. irai.
4
Academiadoue hcbbe principio.. 5;. Quanto>e perche patifca .. ihidL
Adunans^ede vjrtuofi in quanti nx;di denomi- E temerario.. ibid».
nate da gli Antichi., 5j Aleflandro Magno perche, depinto da :A^Ite
Academiada che tal nome deriucb^e da che deri- col folgore i n mano .. ibidi
uà à tempi npfìri. ' 5" Amicitia che cofa fia.. zj.
^
Afino di eh* geroglifico.. 6» 177' Amor vero fià nella femplicitàje candidezza d[a-
Adolefcenza età à che folo etiatta », 7 nimo.. ibid.
Animoallegro rende Tvn florida .. 7 Amico vero benché lontano mai manca d'ama-
Adottione che cofa fia ,. 7 re., il.
Adottionì varie.. 8.9, Non prez^Ki fcomodo.. 14
Adottati Imperatori buoni Amicitia che generi.. 14
9
Che nome pigliauanoi. io. Quanti gradi habbia de' benefici] . 24
Adottione come vfataapprcflb Romani >& al- AmmaeftramentOf che cofa fia .. 25;
tre curiofità appartenenti ad eflà .. lO.lL. Amore di virtù fupera gli altri amori 27
Adottione in,alcune medaglie.. 11. Dife fteflb è cieco» e perche . 26
Virtuofa. IO AmantidifefteflOi fecondo la raggione chi fia-
Adottati Imperatori conie iniqui ., S no.. ;
i6.
Alcunicheaddottorno figliuoli. 8 Arroganza concita odio.. 28
Adottare non può vn minor d'età il maggioxe.8. Amor di fé ftefso gabba l'huomo .. 48
Adulationechecorafla., ii: Aoimale più fi diletta della propria forma » che
Perche fi faccia. 12 di quellade gli altri.. ^^
Adulatore facile à cangiar parole •. ibid. Amor di fé fleflòche caufi nell'huomo. ibid. .

Adula.rionelega gli huoraini. ibid. E piuradicato nelle Donne . ibid.


Apijdichefimbolo. 1Z47 Amore da chi venga domato . 3-9' i^
Adulterio» che cofà fia. 15, Sieftinguedallanegligenza. 29
Adu|teri,di che pena eran puniti nellaJeggevec Della Patria mai cefla. Ji
cbia.. 15. Non ftima'l pericolo. » 34
Anello maritale perchefi ponga, nel dito che ha Apprenfiua,chefia., ?8
vna vena che arriua^fin'al cuore.. ibid. Architettura, che cofa fia ., 40
Afleniiojchefignifichi. 14. Architetto: fuecondijioni. 4»
Aflfebilità,che cofa fi).. 14 Ardire di Lifimaccquanto foOè ibid*
Affabilici, che cofa fij;. 14 Vltimocneceffarioqualfia . ^ ibid^
Affabili nelle parole loro nudi . 14 Aritmetica è. fondamento di tutte le diìfcipline
Aiuto deuc prcftarfi lenza imerefle. 16 matematiche. 4^*
Diuino fuperaogn'altro aiuto. 17 Ariftocratia, che cofa fia. 4}
ìnche confitti. 17 Arroganza da che proceda». 45.
AIlegrezzD) che cofa fia . 1 Arte, che cofa fia;. ^ ibid.
Volomicrificommunica.. 17 Arte nome,in quantiimodi» fi podi prédcrcibid.
Gonferua gli buopini giouani^evigo- Atte comefòrmata .. 40
tofi*. 18 Arte; quali fiàno i fuoi fondamenti ibid.
AntichieoI Mirto inuitauanoi conaitati àcan Arri> perche fiano molte>ediuerfe. ibid.
tare. . ^ 18 Arte>che habbia per fine ibid.
Alt«r€^a da che ha origine 19
.^ Si chiama feconda Natura. ibid^.
Supo.-
. . . .
. . . .. . . . . .

TaUoIandclIc Cdfe Kotabili


che ttra'hatuca pare che Amaranto fioret chefigni/5chi.
"Stiperà quellecofe 437'ì7A ?>C^
repugnino. 47 Perche fi j dedicato air ImmòrtSìità. 237
^
Aftìnenza rende la mente più àt^^IIa-contem- Auguftó Imperatore : fue attieni ^l S
pIatione>&e. ,
47 Academiad'Athenetperche
.
alla loggia fuaienef.
Aftrologianome>cbe fignifìcbi. 48 fé platani. 241
Aftconomn'cbe cofafìa. 49 Aurora perche fi dica ette guidi il giorno. 24^
£ differente dall'Aerologia 49 Antichi ptediceuano lecofeauuenire» e come •
AftuciajChecofafia. 49
Alcione virtuofa : mai muore. 50 Da che com^prendeuano efier riamati . 24$
Terza parte, è fenza intcrefle %y f Che fàceuanoauanri la Battaglia. 255
Appetito di teforo» che cagióni. 50 Alberi che riublgono le foglie al folfiitio • 26 \
Auaro appena fi fida di fé fleflb. '50Anenione herba di che 'fimbolo.
: 284»
Auari fono ichiauii di che. 5 1*5 $ Agnello: diche fimbolo. x%^
Auaroi è Tempre anco» crudele* y1 Antichi che faceuano per mofirarfi innocenti .
E fimiieall'hidròpico perche. ji
Auaritiatchecofafia. 5^ Afpido di che fimbolo. 286.30^
In che confitta. 5^ Aaraantl Polipo pefce» perche .
fimili al 287
Madre di tutte le'fceleratezze 55 Anima del Mondo : come vénghi riomata . 255
Auaro: nel Hàbondànza fteflaèpouero. ^i Adóne'non piarige fé ftcflbdoppo la mortet ma
Arpia» di che fimbolo SI altri lo pianfero. 295
Audacia» che cofafia. .55 Aquila perche s'attribuifca à Vcfpefiano . 304
.

Aurora, perche fi dica^be vadi fui Caual Pega- • Moro celfò perche s'attribuì à Pirro Re.3 o<>
- reo. .
'54 ÀttionidiPrencipeChriftiano. 31!
, .

Agnello» che Cgnifichi. '|^. z6,8 Arco celefte perche fpeffo fi formi oue è il lago

Arbori amici della vite quali fianó ^5 auelino nell vmbria 325
'Alcione fauola 64 Arbori » &
animali producono neii'vmbria due
Di che fimbolo. ^
'64 volte l'anrlo. 326
Acquila di che'fimbolo. (jé.78.3i2'5' 5- ^80 Abruzzo Prouincia perche cofi detta 331
Aucichi gittaùànoTaOì alpiedi di Mercurio» per. Dicheèabondante. \^x
, che. . 75 Àtttioni geaérofe de Popoli di Abruzzo . 330
Adiatiti : gufti loro fimilial canto de cigni » per- De popoji della Marca Triuigiana . 337
, che. 7ó Nobili» e fcietHifiche di alcuni di Friuli . 3 40
Auroraamica de poeti» ede' fludiofi perche . Sz Antichi hebbero corifu fé le lettere. ,542. 343.344
Amicitia fi chiama necedltà perche Appio Cieco non fu inuentóre dell' R..
571 348
Aiiòltore» di che fimbolo. Antichi duplicauano le lettere.
94 .
349
95 Accenti douejC come vfatida,gli Antichi
"'~
Sùahatura. .
^54
Amante perche andando, Tenti infienne e dolore>e Arione fimbolo della Legga 3 £»9
piacere, iij Amore il tuttoàlleggetifce.
371 -

Animali fugono il Bafilifco, perche. 14 Aquila fua proprietà. \ 3)^$


Armellino» di che fimbolo. 115.510 Anello: fua origine» 3^7

Afino di che fimbolo *44'L6 5 5 A negrezza propria de giouani. 388


Aniicantepietira: fuevirtòi. 14^ Aquila libera vn*hUomo dalla morte per benefi.
Amandorlo» e moro cetfo vniti» fimbolo della di- ciò riceuutdhiftotia belli(ììma.
393 ,

ligenza. 156 Muore con vna Donzella da cui riceuè ali-


Acqua fighora di tutti gli elementi, perche. mento . 394
.170 . Aprile: dà che co fi detto. 3^6
Animale qoantoè più grande di corpo: tanto è Agofto cofi detto ih honorc d'Augufto:dettò pri-
meno fecóndo;. 198 ma feftile» perche , ^ „ 397
Appreffo Latini. À. che fignifìchi 105 xìquila leuò il capello à Tarquinio Prifcooc à
Aleffandfo Magno ìu cónxinenuflìmo mediante Diadumeno figlio di Macrino Imperatore •
laFiloiofia. 116 40S
Acqua» quando pili chiara. 218 Auguflo faceua portar la Décempcda à foldati
Arno fiume» ónde habbia origine. ai8 che haueflero commefib qualche errore .411
Acheloo fiume onde Habbia origine. zio Adriano Imperadore perche fàccfle morire A-
«'Aliychefignifichino* ^34*307. pollo dottò Architetto. 412 ,

W'*4 ACa
. . . . . . .

Tauoia delle cofe Notabili


AOa, da checdfi deaa >
4io ^ffanni patiti, e cacciati finalmente fi viocohO ^
Huomini} e Donne vanno mollo adorni di (70
gioie. 410 Aftutiadediuecfipefei marini. 57*
Affricadaclìecofi nomata. 4io Ali fìmbolo della velocità. 58o.5^<>
Affricaninaturalmentebruni>emoti. 411 Anemone thcibafimbolo delia malattia. $^6
Hannodae volte Tanno la fiate. ibid. Allegrezza'.coneflafifcacciala melanconia caa-
Amerìcani vanno ignudi. 411 fata da negocij e Audi] 5^
Mangiano carne humana come i Amanti: loroconditione.
vinti in 587
guerra, e fciiiaui ibid. Aurora de gli Aiheniefi nomata fpetatiza, per-
'

Arpia: Tua faaola • 41; che .


^
5 ^9
Anticrhijda chi imparafletò ad acconciar il timo- Anchora fimbolo della ftabiliià, $96. della Tran-
ne alte Nani. 43 r quilità. 61Z
Amandorlo fimbolo della giouenttì, e veccbiez- Autunno.: virilità dell'anno. ^ ^ ?°® ^

za . 440 Amor paterno cicco 601. fuoi effetti verro i fi-


.

Amanti volanocon i penfieri per Tinconf^anza gliuoli. eoi


del loro animo. 448 Animali diuerfi,che dalla loro naturalezza fi pre-
Anima: genera ipenfieri, 460 uede quello che fuccederdeue. 615
Si prende per il cuore; cuore per Taniraa Amori efterni fi dcuono fcacciare» perche • 611
.

ibid. Auaritia: Tuo rimedio. _^40


Augufloriporiò vittoria Cleopatra.
di 46} Accidia ^-fuo rimedio. ibid*

Aihene nome di Città,da che bebbe otigìne.4<5è Amor alla Gloria è cofi potente , (volendo noi»
Atheniefi premiati fi mantcneuano la face acce- che fa che non afpettiamo gloria : (naia pro-
fa fin al fine del Corfo. 4;o cacciamo. .^40
Antiocheni auanti Demetrio in vefti bianclie Effempijatalpropofito. ibid.

perche. ^ 470 Acaris nell'EcciefiaHico fi prende per l'huorao


Alcione fimbolo di tranquilità . 47». nido fuo co- fcnza gratia . . ^4*
me fatto, 628 Alcibiade rcftaua incantato dal parlar di Socra-
'Animanellaquietefifafapiente. 471 te. . ^4« '

Amaranto fimbolo della Perfeueranza . 48; Aleflandro Seuero Impcradore nsangiaua la Ic-
Alloro fimbolo delia perfeueranza . 48? pre perche le guftaua,non per diucnir gratiofo
Aquila combatte col Trochilo. 497 come alcuni vogliono. ^fi ^
Augurò l'Imperio allafamiglia deirauo di Aflìolo: fimbolo dell'lgnobilità. 655
Galba . 50^ Aura ; di quante forti . «Wd.
Anchora col Delfino fimbolo della Prudenza . 3
Alani Burgundi, e Sueai perche nelle loro "D Ene di quante forte fiai Afi
bandiere portauano per imprefa il Gatto . X5 Bellezza eflcriore clie fignifichi. 50.230.

Affetti mentre fono fi deuono romper


piccioli Bilancio che fignìfichino. ^ 57- 4*J"*^^.
come.
nella pietra Chrifto» 518 Beatitudini prononciateda Chrifto fono mezzi
Anacampferoateherba con laqaale ritornano gli per peruenire alla Beatitudine. 5S>
amori.
^
519 Beatitudine per confeguirlabifognafpogliarn di
Amore riconciliato è maggior di prima* ibid. tutti i commodi terreni. ^ 59
Agathone, perche daffe occafione à Paufania Bellezza che cofa fia. éi.5^1. di quante forti.é47.
di
adirarfifeco. fenza gratia, nulla vale. 655. Effempij gra-
ibid.
Affentio fimbolo delia riprcnfione gioueuole ^ tiofiàtal propofito. ^5^
55i Bellezza, in che confitta. 61.571.^47
Auftro perche chiamato da Greci Noiho. 541 Ferainile, fimilc allo fpccchio > perche .
Aria vien purgata da venti. s^i 61
Antipatro pofe Panello dal dito in bocca à Efet- Oue è, non è da fidarfi ^^
rione, perche '^7
557 Beneuolenza che cofa fia» ^
Animali perfetti tutti odono,& odorano» 565 A
gente turpe fatto non e beneficio .
Aftoni gente dell'India che non han bocca: ma 67

A
viiìono di halito e d'odore,
equa fi prende peri peccati*
jfij Di quante forti fia»
566 Beneficiato deue effer più liberale che quello da
y
cui •
. .. . . .. ,.. .,
. . . . . 2. . . ... .. . . . . . . .. . . .. . .

Tauola dcJkcofe Notabili,


cui ha riceoato fl beneficice perche * ^7 Carità, che habbìa per oggetto 17
Benefìcio ridonda in vcìle di chi. lo fa ibìd. Cicogna di che firhbolo 1 7.274
Lega il beneficiato. ^ ìbid. Sua proprietà 391
£enigni{à> che cofa fia . ibid.6S Cognitione di rcmedefimotccofa la piùdiffici.
Perche fi debba cflercitarc > 68 ^ic. 26
Bontà nell'buoino, che cofafia. 7Z Caufa del non conofcerfi chi fia ibid.
Biigiardoi immita il Diauùlos pecche. 73 Cofa facile è il riprender altri xy
Bugia ha la coda neca. ìbid. Cinclo augello} che fignifichi 29
Checofafu. ibid. Chi fi] chiamato 50
Fcedonafcejeprcfto more«, ibid. Corona triófaled*oro anticamétedi cbé fofle.51
Ha le gambe coree* ibid. Di quercia che fignificaua apprefrogl'Anti*
fiafilirco>dichefimbolo. 74.186.191 chi. |i[
Brindifiche fignifichì 101' Murale a chi fi daua. Mi>,
Bacco fimbolo di fpirito diiiino 138 Caflrenfe a chi fi conueniua ibid»
Perche figuralo col cothurno. ibid. Nauale>cbi n'era coronato. ibid.
Berretino fignifica dirperatione lóo Di Gramigna di che fimbolo 54
Bue fimbolo della fatica, 194 Calcagno» che fignifichi. 3S
Bellezza pretto finifce. 2? 9 Chioma bionda fignifica buona di/poficione«39
Barbaggiannivcceilofoafauola. 264 Camaleonte fi cangia in tutti i colorì 40
Bianco, che fignifichi 275 Carnagione rofia che fignifichi. 49
Biblij piangeuano ogn'anno la morie di Adone Chiauiche fignifichino. ^^
29J Chrifio perche nomato Agnello da San Gio.
Bellona che fi nomaflTeauanti. ^49 Battifia. j^
Bene: che cola fia, 364 Croce, cl)e fignifichi 58
Bactefimo: Tuoi effetti. 372 Cuor móndo: folo vede Dio 60
Bacile, di che fimbolo. 373 Ceice Moglie del Re di Tracia fi chiama Al-
Beccoiimbolodi libidine. 376 cioiie, perche. 64
Bocca fi deue mifurar con l'entrata 413 Cielo quando fi dica benigno 67
Brutto: dà materia di Kifo> 532 Canna, di che fimbolo. 75.230.256»
Bononia, da che così detta, J36 Capricciofi chi fiano 74
Metropoli della Tofcana 536 Cicogna vccello cófecrato à Mercurio»pcrche.7ó;
Burla fatta à faa moglie da vn Senator Romano. Carro triangolare, che fignifichi. 79
y6o Careftiadachenafca. ^4. la maggiore è del
fiacco^ fiioiepittet ti. 586 Tempo 676
Bencrperche muoui l'anìmofacilmence ad am ar Carità chi ne è priuo non puòeflèr feguace di :

k). 589 Chrifto. 8j


^
Bracco: fimbolo della fpia.
594 Carità, è cara vnità, perche 8j
Btnerappiicarfi ad effo per gloria è pa2zia,perche Sue virtù 85
-l-; ie non è per D:o è male g j6 Che cofa fia 26
bellezza virile poco deue efler cokiuata,
:
652 Cuore quando ama perche fi dica ardere . 9f
'

. Vi* Carità fin quanto s'efiende. Sè


CEdrì dì che fimbolo 4 Carezze amacorie di chi fian figliuole. 8^
putrefa ò tarla.
Nontì ibid. Colombi,di che fimbolo. 86
Cipreffodi che fimbolo. ibid. tagliato più non Criuello di che fimbolo. B6*i6l
germogli. ^ Caftità, che cofa fia. 87
5
Geroma, vngucnto 4 Cafio,che habbia per proprio. 88
Cinoccfalodi che fimbolo. -
j Cielo in quante parti fi diftingua • 90
A federe che fignific hi ibid. Che cpfà fia . 90
Tipodell'immitaiione Cuore in mezzo le fiamme che fignifichi .
ibid. 90
Colori diuer fi che figrìifichitjo 7 Clemenza, che cofa fia 9»
Cofe difficili da conofcerfi quali fiano ibid. Cognitione delie cofe come s'acquifli 9r .

Camaleonte fimile all'adulatore>perche u Compafiìone: quante conditioni habbia. 9f


Ceruo al Tuono del flauto fi lafcia prendere . 1 Collerico fi conofce dal color pallido ò flauo. 96
Cordoglio che caufi. 14 A che fimile 9S
• Cerere come nomata da Poeti 16 Corpo carnai o da e he proceda così $f
Con.
, . . .. . . . . . 1 . . . .... . . .. .

^auda'àcilc core Notabili,


Concordia che cofa fia ^9 Cefare dittatore mediante la Filofofia > perdoni
Cau(àabondanza. 100 àgli inimici. lié
Confe^onefuecondiuoni. »oi Cocodrillo di che fimbolo. 135
Carne di che flmbolo. ^0j«205.i9l<n7*443 Cibi conditi con mele allungano la vita . ijf
Cerchio che fignifìchf. 103.189 Carifano altri beni. ftid.
Configiioohecofa'fia. 106 Cigno, diche fimbolo, i$6
Cuore di che (imbolo 108.174 Curia auànri che fofleherba» chi era. i6t
Configlio tìa che'nafca loS Crefibio AleJOTandcino inuentore d'horològgida
Ciuetta,di che fimbolo • 109.477 'acìqua. -265
Coniglio dieueefler libero. ibid. Ciaetta'^fignora della Notte. 164
Configlio di quante parti fia^mpòfla, ibid. Cignale, di che fimbolo • 17J.291
'Deuedatfi Con tempo. ibid. Coruo, di che fimbolo. 2I0
Di donne è debile. _ iio Canna, e felce, quariro cotitrari j 1S5
Contagio di quante forte fia tu Cbrifio, perche chiami le creature, pecore. 28^
Checórafia. ibid. Cane fue proprietà 290. 299
Contènto* da che nafca. 114 Cinghiali fue ptopriétadi '291
Contritione che cofa fia 'ii5 Cianco appreflb Greci è quanto ceruleo,e azza
i

Conuetfatione, che cofa fia. u6 ro.296.fi prende per nero, e ofcuro. iUd. d
Capelli<;he fignjficiiino. H9 prona con auttorità&c. 296
Corte: fue lodi. 121 Craflbpiatife la mòr te del pefce Murena . 297
Biafmàt^v, _^ 122 Cauallo, di che fimbolo 106
Cofmograjfìatchecofaiia. 12; Croce perche da Theodofio Imperatore le fiaat»
Cofcieniza che cofa fia . ^ ì 2j tribuitoritolo di Gloria del Mondo. 317
Chi ben s'appoggìacade dirado. -124 Cane perche da Lacedemoni venifib otktto 2
Crapuloni^perdieiblo attendino a^ingraiTar il Marte '3i)r

ventrie. i2j Collare^ di che geroglifico ^ ibidL .

Crapula» che cofa fìa^ ibid. CoQantino Imperadore,'fù il f rimo à fantificarè


Crepufcuio da che fidicaiechefignifichi. ibid. Roma. 319
Credito in che confitta 1 27 Sua hittoria contro Maflentio ibid.
Chi le vuole-confetuarc>che cofa deuc òffer Campagna Felice : fua fauola 328
Ilare, '128 Perche così nomata . 3 28. perche Terra di
Crudeltà, che cofa fia , ibid. lauoro. ibid. perche campi iabotini. ibid.
Cupidità, cheasfa fia 1 19 Calabria, da che cosi detta ^ 3 29
Curiofità che cofa fia, ibid. Cicogna^} che la vccide nella Puglia vi è pena la
Curiofoàchefi contifca. ,
ibid. vita, perche. 330
Cuftodia perche fia biiona,che vi fi riccrchk ibid. Corone douute all'Imperatore, che fignificbinòw
Cofa da huomo^ar luogo al dolore, Òcallegrez-
5Ea. IJ7 Corfica : da chi cosi detta 3 40.34Ì
Cothurni che cofa fiano. 13 8. come fatti, ibid. Cani belliflìmi doue
fian generati. 341
Cefare Impctadoreiportaua^ zoccoli di c^o, e Corfi gente maraccofiumata. 3^1
gemine^ Jì}9 Confoli Romani celeberrimi : quali* i$S
Im{icràroreburlato*percheì ibid. Loroirapréfe, 355
.

Cothurno fimbolo del decoro poetico . 1 4 Cornacchia fimbolo della Lega.9é9.della loqua-
Chi ben fiede mal penfa 14 ( cità. )8r. della vita longa. é8o
Corallo: fue virtù. 148 Crefimaifuoi effetti. 372
Condrillo bcrba°, a che gioui ibid. Catone più degno di lode>cbe Scipione pcrcne
Cocodrillo di che fimbolo 150 3V* , V ^^

Cefalo pefce fimbolo del digiuno* ibid. Cicala geroglifico della loquacità 3 80
Correttione, e Verga cagionano iafapienza» 168 Cocodrillo, fimbolo della kjffuria.^ ^82
Camaleonte fi pafce, e viue d'aria 170 Coturnice fimMof'^"aM^''gn'"» ^^4
Corona di quercia a chi fi daua. 177 Coltello fimbolo della Crudeltà 3 8;
Calice fimbplo del la Fede. toi , Cotogno in Athene apprefeotauafi a i fpofiiper-
C.appreflb Latini che fignifichi. 209 , che. i^7
*
Cofe create benché minime manifefiàno la mae- Colorato Aia proprietà
: ; 92
^àv e bontà di Dio* lii Cetao: fua proprietà y, ibiJ.
Cane
. » . . . . . . 78 ..

Tauolà delle cofc Kotabilf •

^aCiiccitctzi V\ì(Ph che dopp020# aoniri- Cònfonanza del corpo, e dell'anima io che con-
tornò alla Patria. 391. fitta., 57K
Cappelletto àguifa di mezzo da chi fofl&vfato., Cielotpei il fuometo ficonferua il tempera*
407 mento de Ili elementi .. 57J,
Cappelb»finA>ol(> della Liberta .. 408; Còrpo: qua! fia là fiia propottione 574
Conuict iatatnalidurauanocinqae giornt.ibid^ Cetafle* ferpente che aflaltai viandanti.. 577
Càppellox:omenomacoKdadiuerfi.. ibid.. Sue qualità.. ibid.
Ctaff<>indìca.animO'.riiperbo%, 4IJ Cuore detto dalla cura. 586
Carne,e latte porcina quato danno apporti.438> Capitanio per quanti tirpetti fi ferue. dello Stra.
Cipre^o,nmbolodella Morte.. 44^' tagemma.. 606
Canna piantata.vicina alla feice^vnadi loro fi' Chtnonpuòefletfiiperacodàvnoicrùperatoda
fecca». f 4yo^ più-.,
^
608
Coccodrillo) e fcorpione marina» loro naturai Capra,fimbolo della fiolidità.. 6it
proprietà.. 450.58^* Colonna ad honor di cui primieramente foffe
Cuore (en5i>ratin vano la lingua fiiffattica. 455. errena.. 6iz
Capelli geroglifico de* penfieri 460^ Quetta fimbolodi morte.. 614
Cleopatra vinfe conlafua beltezzàitiolti Inope» Cagioni petJequalil'huorao retta atterrito qua.
ratori». 4^4* te»e quali ^ 61 s
^
Caradriavccelloiion fiffi gli occhi ne gli oppi-Coinpafib>perch'e cosi fi dica fùo ihuentore.6z4
lati» perche .. 468$ Cor najfimbolódeiraltezzaje vanagloria. 658
CcMmucopiavdi che fimbolo.. 467 Corna rotte ai toro p^rdelàfuperbiayefèroci-
Caftore perche fiJeuai genitali^ 471^ tà •- 6;
Cofamagglòre è conferuarquelloyxhefiliia che Cadticeo>fimbolódeirèloquenza .. ^49
racquittar quello che manca 475. Caualieri per arte gratiofi quanto fiàn fpiace.
Circe figura della paffìoned'àmore .. 474: uoli.6f 2. eflfempij à tal propofito .. ibid.
Sueoperationi.. ibid.- Ciòche é vergogna à dire j.fia anco vergogna a
Catone d^nimo vile^perche .. 475» pénfareo. 665
Cbtitto non (ì legge, che rideflè mai . . 476 Campana, perche ritrouata».
> 668
Cérchi del Zodiaco ficnbolo di perditione' 418 Calamaro pefce» fimbolodelfabreuitaddla^vi-
CocodrillofimbolodellaperfecutiGne .. 48 j; ta.. 677'
'
Cotnachia,fimbolodi pictàverroiGènitori'489, ContemplàtiónejcKecofafià.. ibid..
Di vita lunga. 681^ Cittàxhecofa fiaw68i.ruatutriceérvnióne.ib..
Càfadi Socrate perche fùcinad^lòqaenzat494: Cofa piùvtile, qual fià ,. 685/ *

Codazinzola vccellojfimbolo della Pouertà.ibii. D-


Cìngara, fimbolo della fteffa ., ibid. "FVQ Icczza >; quando di effa .s'habhi perfetta •

GòmpaflTOsGgnifièalàcaggione... 456 JL-// fcienza. 21;


Mifurainfihita. , 614^ Delfino di che fimboio. 37.iÓ9<
Cògnitione.dell'hiflorie ::ecofe pattate pecche^ Naturalmente piaceuoléverfól'huomo.j
bauer.fidcbba,. 500'' Prcndeil cibo da vn fanciullo.. 38;
Cólomba.fimbolo dellafempUcìt3,e purità; 513 More per d6lorriceuuco dalla- perdita di^
;

E pietà. 6?i. vnfanciullò.. ibid..


Configlio dato daTrànbolóàPèriandroTiran- Didóne,alla morte fifcaiciòVIacaufà.. ibid..
na« S}9y Difperarione allévoltecagiona falute. . 41
Còrona,di che fifnbok) 5zo. Dflettetìolé,evagoa!mondo,qualfia.. 46.
Crocejin fegna ideila Chriftlàna Religióne, j 2 zi Diauolò di che fimbolo^
57'
Chimera,fimbolò^eIla Réttorica $17? Dbperche fi dica Mifericordiofo ..
58:
Cicogna come.fi.riparidaU'infidie:deHaX2iuec. Dàrdo^che fignifichi 6r
ta., 531 Debitori, anticamente erano incatenati per; il
Corona di plhoi Sebi ficonnenga-.. SH
coHoiepiedii 132:
Còlònìba uìmbolò dell'aria pura 541 Debitore ad arbitrio de creditori.Veniua!antica^
.

Mangiata è centra la contagione». 542. mente tagliato à pezzi.. .13^^


CórfèléttOii fimbiolo di virtù ; 547 Debitori,e figliuoli faoi fi dauano in feruitioial'
.

Ciclo conoechià^iato da Arittotelé.. 563: li creditori.. 133:


CoiicadiniipercM riemp^éro letti di relce.559 Bàttuti con palla di piómbo •.
-
ibid.
Cappello fopra la teOafi^ùfièaliheuà:. 570 Drcorooroamenioddlavitahumana. 134.
*
E/emi-
. . . ..
.. . . . .. . . . . .. . . .. . .. .
. 4
Tauoìa Jen{ri»a;g3fli; tK^O^lìl
E Tempre vnìto con l'honefto 154 Detto faceto appropriato ad n'Amante appai
Ch<?corafia. ìbid. fionaro 449
Ci infogna la via di mezzo 137.140 Dio cafliga,ecorrcgge quc]li>cheama - 475
Domar per fotza potendofi, e pazzia conrender Dio fimile al Sole, perche. Sot
con parole. 141 Donna pudica deue ftar per Io piùincafa-
Democrariflychecofafia* 145 Difff renze,che occorrono fra gii Amanti
Derifione, che cofa fia 144 Dif{)arità gratio(a tra Dio>^ i Regi 14*
Defìdericcbe cofa sij ibid. Donne per natura:.loquaci come le gazze. 559
Detrattione, che cofa fia .. 145. 147 Donne»nonfc ledenono^onferirefegreti. ibid.
Defrattore dìftrugge quanto cdi buono nel ge- Deuo faceto d'Auguflo. 585
nere hunaano. J4i^Domitiano^percheportaflc per iroprcfa la tcfla
Diamanre pietra: Tue virtD. 147. diche fimbolo. di Medufa. 58S. pe^hcfoffc ammazzato. 6j 5
Delfino fimbolo dello flcatagemma 608
JDonnola,perche porti ia bocea Iattura » 14; Differenza fra il fuperftitiofo,e Religiofo . 616
Digiuno in che confida. 149 Donna gratiofa^èchiamata falfa» perche.. 646
Pilctro, che cofa fia. 150 Dignitàte grauità è cofa da huomo 64S
Diligenzfl,che cofa fia 154 Donna: come farà più amabile é4S
Dacbevocederiua. 155 in quairhabito farà più lodeuole 651
Virrnofa qual fia ibidi eflèmpioàcal propofitov ibid.
Delfino aunolto all'ancbora fimbora delfeDili* Demoflene fu valente Oratore » perche baucua
genza»ePrtìdenza. 156 vfato piùoliotcbe vino .. 668
Difcordia, che cofa fia. ìbid. Dio: che vogliada^oi dandoci viu breue»& io-
Principio dituttclfecofc naturai». 157 cecta.. 676
E vn fuoco>che arde ogni b|^on vfo 157 E
Difcrettione,e madre d'ogni virtfl ibid. Tà non fottopofia a leggerezze qual fia.8^
Difcrcto ha compaffionedi chi erra.. 1-58 , 118
l^iflegnochecofafia. ibid. Epicurei» perche costnomati f
Padre della pmura fcultura» Se arcbittetu- E rodio» che fi/. 9
ra V ibid. Etàvirile»chefignifichia^.acui le fia proprio. f
Ih che confida.. 159 Elefante diche fimbolo. 219.254. 268.521
^Oot'one, che cofa fiàv. i6t Elefante,infegna laftrada.a viandanti . 71. altre
DociliràjcbecoTafia. i6j Tue proprietà j86.522.66j
DociFe, perche fia facile atóuertuite le fcicn- E^emo,e vitiofo 1 j7
ze ibid. Educatione, che cofa fia 168
Dùbbio, che cofa fTs. i66 Chele fijneceffàri».. tó8:
dottrina madre deli'Elóqiiienzav. ibid. Elemofinasche cofa fia. 169'
li)ettCKli Platone., 2:16 Eìettione,che cofa fia 174.
Diogene Filofòfo ftia riffjcfta ..
: 117 Età matura» fola può perfèttamente eleggere ..
Dionigi© Tiranno: foa rjfpofta ibid..
Differenza fra-fine, &caufa finale. azz Elee aibero^ìmbolò della virtù. 174
Diafpro: fua virtù 250 Eloquenza, che babbia per fine .. 175^
Ditodimezzojchcfignìffchi. ^ 179 In che confitta. 176
Dichìaraiioni fopra antiche infctittioni curio- Emulatione» che cofa fia . 176
fe. s4i Equinozio che fia, e quando auuicne. 279.
Wuello in che feniiment© fi piglia >.
349 Efperienza è maeflra dì tutte le cofe . i8l
Dio fimile al fuoco.. »»* 3^? EiTerciziOfChe cofa fia ifi
rv.ido, che fignJfichi f 73 Moderato rende fortezza) e fanita. 184
Dir male delie attioni buonealtrui nafcc dà ma- EfTìlro di quante forti fia.. 184
lignità. 58J Età» che cofa fia . 1 ^4
Deccmpeda» di che fimbolo. 415 In quanti modi vengbidiuifàJ, 1844185
Dei (fecondo i Gentili) compofti di numeri »& Eternità: fùeconditioni. 190
armonia. 426 Eflenza diuina non può efièr cotnprefadall'huo
Donnacenacedi memoria deIniale:obliuiora<tel mo. 108
bene; ' 445 Egitti; perche fcieglieflèroSacetdod» ò Guer«
Dragone, di che fimboló, 446 fieri per loro Regi 11$
.'?>a4',o»emicifijmQdelf Elefante, perche. 447 Età dcirimomo qual fia pUìgerfctta ^44.
Erro.
.. . . . . . . .
,.... ... ... . .. .. . . ... .

Tauola delle cofe Notabili

Errore notabile del Biondo di Porli mo infuperbire i}S


Di Pierio Valeriano • 291 Fauori» da che prouenghino 19f
DiGiuftoLififio. 30 J Come deueeffere. ibid.
Di Alcffandro ab Alex. ibid. Febrc>che cofafia. ibid.
Emiliano Imperadorevccifodafuoi foldati, per- FebrC) da che proceda j^q
Ì09 Di quante forti fìa.
che. ^ . & animali*
ibid.
ErrorineirHifto: de! Coire. 336 Fecondità di prole di donne, 19Ì
Egitijfignificauano con l'Aquila la potenza Re- Fede, che cou fia 20 r
gia, i^i è fondamento di tacce le virtù ibid.
Europa» da chi prefe il nome, 417 Felicità} che cofa fìa. 203
Ericchiflìma. 418 Del Cielo non fi può confeguirej fé non per
Come figurata nella Medaglia di Lucio Vuol- tribulatione. 204
ceio. ibid. Humana fimile alla Zucca. ibid*
Come figurata nella medaglia di Lucio Va- Ferocità, che fia. 20$
lerio. 419 Filofofia degna d'honore : perche 207
Elefanti da principio fpauétorono i Romani.4zi Sue lodi. ibid.215:
Eunomiofuabelliffìma hifloria. 41^ Dà a conofcere gli occulti della natura. 20S
Efchilo Poeta fuggendo il morire la fleffa morte Che cofa fia. 208.216.509
incontrò come . 48X E fapienza fono lo deflb 207
Efperienza» caufa della Prudenza . ^ joo Che fignifichi. zoS
Egitij non portauano ne' Tempi) panni di lana Fitofofo, che fignifichi ibid.

511 Filofofia» in che confifie ibid. 210


Efperienza piO infegnajchc lo Audio delle lettio- Detta da gli Antichi, fapienza 208
ni. 5iO Da chi ofcarata, e perche 208.209
Elee fimbolo della feditionecmile. 5^0. della vir- Fiiofofare, da che hebbe principio ^o
rò. Che cofa fia.
676 ibid.

Età non fi confiderà dal numero dellianni: ma Filofofia doma gli affetti dell'animo ii6
dal temperamento 571 Filofofi, non folo fono liberi: ma Regi . ibid.
Età giouenile è madre de pochi meriti . 5S4 Fauola di Hercole, &c Acheloo 220
Eflate: Gionentà dell'anno. 599 Fiumi atterrati da diuerfi popoli. . 122
Elefante, fimbolo delia Temperanza. 619 Fine» che cofa fignifichi 222
Attione Tua a tal proposto ibid* Suadefinitione. ibid<223
Eolo» chi foffe. 65 ó Primoconfiderato j vltimoefequito* 222
Seruito da tutte le caufe 225
F Fulmine : di che fimbolo . 224
Fiori de' frutti fignificanò allegrezza i Forte zza : che fia fuo proprio • 225.
Folica : Tue proprietà • io. 249 Checofafia. ibid.
Diche fimbolo. io Veraincheconfifle. 226
Fronte raccolta che fignifichi. 12 Fortuna, che cofa fìa. ibid.218
Fede d'oro rotta, che fignifichi. 1^ Simile al Globo Celefie, perche. ibid.
Fiori, che fignifichino. 17 Come nomata ibid.
Folgore, che fignifichi 2 j.78 Fraude, che cofa fia 23 o.2{ i
Fortezze, perche fi fianoritrouate, &
inuenta- Furore, che cofa fìa 23 3 . 2 3 4
le. 40 Poetico, che cofa fia 254
Fuoco iftromentaprincipale nell*arte,perche.47 Furore dell'Afpido quanto fia grande. ibid.
Fronte torbida, che fignifichi. 55 Filoftene Ericinio,perche defiderafle bauer il col
Filippo Rè di Macedonia, voleuaefier pùìtoflo lo lungo. 249
nomato per lungo tempo benigno,chc per bre Fenice, di e he fimbolo. 273.310.678
uè tempo Signore 71 Farfalla, di che fimbolo 176
Fai ce> che fignifichi. 78 Folpo che fignifichi. 283
Fuoco: di quante forti. 80 Formiche, di che fimbol o $46
Flemmatico fi conofce dal color bianco. 96 Fatti di Giulio Emiliano Imperatore 309
E'fonnacchiofojepigro,eperche. 98 Fenice, fua defcrittione. 3 io
Finede'crapuloniqualfia, 125 Falce» chi la inuentò. 327
Fortuna» mentre ci è profpeta, non fi dobbia- Friuli : Tua defcrittione 3 3S
Di
. .. . . . .. .. . 1

Tauola delle cofe>Iotabìri.

T)icheabondi. 359 Giglio> di che fimbolo eo.61.5iiS


Forme dell'vniaerfo più perfette nell'Artefice, Suequaliià. 61
che nella materia. 564 Gallinaccia, di che fimbolo. et
forma di giurare vfata da Romani. 360 Giorni felici mentre coua l'Alcione» perche .64
Vfata daGrcci. 368 Gallo» di che fimbolo. 76^.609
Filomenarda che così detta. 378 Giouc: perche così nomato. 78
Faccia magnanima come fia. 381 Grue, di che fimbolo. ijn
Fede d'oro fignifica fedeltà. 38/ Grifone, di che fimbolo. 127 ^

Febraro, perche cosi detto. ^ 398 Cuftodifcono montijoue fon pietre pretiofec
Fontil'vn de quali genera<memor/a> l'altro obli- d'oro. 127
uione. 444 'Galli popoli :lorcoftume. 144
FanciulloalarofimboIodi'Oblloione. 447 Gagate pietra: fue Vii tu. 145 ,

Fonte di Cizicojla'Cui acqua fa fcordar gliamo-.Giouani perche non fiinoobligatial digiuno fé


ri. 449 non paffato Tanno 21. 149
Faccia brutta figura del peccato
:
475 Gufto»ccmeconfiftinellaHingua. ijj
Faccia pietofa fecondo i Fifonomijcome fia, 4.87 Granchio, e farfalla fimbolo della diligenza . 1 $6
Freddo :fuoi effetti. 490 Gallo,di che fimbolo. 15ff.178.i7ij.ji4
FenicefuaHifìoria. 527 GradiperqualifivàaPioqualifiano.
^
211
Forza de i Doni « 529 Gerione : Tua hiftoria . 250
Faenza dotata dalìa^natura di lino nobiliflìmo» e Gloria'humanafimileadvnrazo. 231
dell'afte di.raaioliche Signorili. »y55 'Gelofiajchecofafia. 237
Finocchio fua virtù '56^5 Generofitàd'anitno femore dura. v ifS» .

Fermczza>checofafia. 569 Sue proprietà ibìA "

Felce: fua virtù. ^


ibid. Guffovccelloditriftoaugurio. 240
l^amma, fimbolo della follicìtudine. ^^i Geniodagli Antichi era prefo per tutela» e con-
Foriuna»efortc, fauorifconochihaminorme- fcruatione. 241
rito. 584 Del popolo Romano» come figurato. 241
Felicità paflata il racordatfelajè pena moIefìifTì. Geni] fono nomate le pertutbationi,& affetti del
ma^. 587 Tanimo . , 241
Fronte fcoperta, che voglia dire 595 Geometria incheconiifte generalmente . 242
Fig!iuolijèmegliol'hauerne,'chenc). 602 Geografia, che cofa fia ìbid.
Figliuoli diffettofivcome fian ricoperti 3a padri . Da chi cosi
detta ibid.
éo2 .
Giouentù, che cofa fia. 24J
Come aggabbanoi Padri. 605 Giouani quando diano faggio della perfettionc
Tortezza dcueeflercongionta con la prudenza,e della loro vita. 245
configlio» •
éoj Giuditio» che cofa fia. 244
Forze doue non baftano » fideue fupplirc con
: Rifulta da molte efperienze 245
l'aftutie dello flratagemma . ^ 605 Gudice per effer giufto» che deuc oflèruare. 245
Fanciullo efcedi turela compiti li i4.anni,la Fan- Da che detto 245
ciulla compitili 12. 633 Kondeue effer giouaneje perche.
.
ibid.
rime meretrice riftorò letnUraà Thebani» per Giuftitia come nomata apprcffo gli Antichi. 245
gloria della fua memoria. 637 Checofafia. 245
Falcone: fue proprietà. 664 Non deue effer precipltofa in punire. 246
Fulminea non può offendere il Lauro. 67 j Deue effer eguale à tutti ibid.
^ Giudice rigorofofimile alla morte. 24>
Gluditì] feueri, quali fiano. 2 Perche giudichi fedendo ibid.
Giunone prefidente de Regni. 4 GiufiitiaècofaDiuina. ibid.
Ciunoneintentoairattionifenfibdi» perche. 16 Gloria, checofafia. 149
Ghirlanda di rofe, che fignifichi. 18270 Gola, che» cofa fia. 250
Giouani: il fuo proprio qual fia. 19.t06.238.243 Guerra,ePace fonobeni dellaRepublica » per-
Perchefiftimi. 20 che. ,, 150
CiuftoLipfio auaro di lode,& intiamorato di fc. Qual di effe habbia il primo luocp . 25
i7 Grammatica, die cofa fia. - ' ibid.
<;hirlanda di Lauro» che fignifichi-. 4j Gratia donde deriua. ibid.
<2i«flitia» che cofa fia, 37 r- Checofafia^ ^5^
•„
Suoi
. . .. . .. . . . 1

Tauola delle cofe Notabili'.


Suoi effetti. 252 Guflo: S'Ottiene per la lingua. y%
Gratia tanto più cflimataquantOjcheè lontana Gruejfimbolo della gpla. 564. della Vigilanza *
dainteredì. ibid. 6or
Gratia» chi lafadeue fcordartène» chi h riceue Altre opinioni. ^ ^6y
deue render duplicata gratia ibid. Gràflezzai che (ignìfìchi • $66
Giacinto fìorej chi fu auanti. 2^2 Giudìtio di Paride. ^ 57f
Gaeta fignifìca la Luna» perche. 26; Ghiande cibo de gli huomini in neceflltà. ^to^
Genti» che concorreuano alia Feda di Adone» e GufFo animale di peflìmo prodigio - ^ ^i 5
yenere,chifoflcro. ^95 Gloria,ècofalodeuole:màiidefidcrarlanò.655
Giudei pongeuano Adonide» perche. ibid.^ Gloria vera qua! fia. ibid.
Giouani iracondi) perche. 300 '
Il confeguirla al Mondo ancora (f deue di-

Giulio Emiliano: Tue prodezze. 30i>/ ^


fprezzarla» 6^&
Genoaefi>loroimprefe»& attieni particolari . Gloria della Capienza è Ignominia. 6^6
K21 Gloria del Mondo» quanto vile se quanto vana
Gatto, di che fimbolo. 375.520 coneffempij. 337
Giouane faciircéfe incorre nella Loquacità.? 80 Gloria cupidigia di lei e rvltimafpoglia di che fi
:

GialIolinoOgnifica maluagità tradimento, &c.. fpoglia l'anima, e39.fi può hnuerermaricono-


3 %$ fcédo^quello che è in loro gloriofojda Dio. 64
Ginepro fue virtù. 292.447 Gratia: chiamata» mero fale, perche. 446. che
Giugno da chi cosi detto 39^ cofa fia . ibid. deirafpetto in che eonfiìta. ibid.
Genaro perche così nominato 3 f^" della voce,in che confifta. 147. data gratis dal-
GhefarfideueincotalMefe.. ibid. la natura. 65 i.quanto potente. (353. eflèmpii
" G.FurioCrefinamoftrandoifuoiftromenti ru- àtal propofito. ibid.
ralià Romani fti liberato. 399 Gratiofo, perche le conuengaquefto prouerbio
Geometria, che fignifichi. 411 lyngemhabet.^^ ^ ^f4 ,
-> Sua origine. ibid- Giouani: più lodabili fonò quelli, che fi arrofifco-
Griffoinfegna di Perugia. 424. no,chequelli»cheimpallidifcono. 66y
Gioue condotto da allcuarGinCandia confuo- Hi
ni, e canti,perche 4Z(J rTEdera,achicbnuenghi. $
Guerra non fi deue far di notte. 440 L JL Huomo con due Tacchi, che fignifichi. 2S"
Gineprofimbolodell'obliuione.. 445 Horoiogio»dichefimbòlo. 29-
Adoprato.t da Medea per adorraentare il Huomo è come taudarafa 39
Dragone. 446. Habitodeirintelletto, di quante forte fia.. 44
Gàlattite fimbolo di Obliuion^, e fiia virtù . 449 Huomo virtuoro, à che s'affomigli 50
^
Gradili del piacer.amorofo qùali:e quanti fiano. lllaftre»efamc(b,dache venghifatto. ibid.
4<52. Huomo quando fi dica mirccicordiófo. 5S-
Guerra cagiona molti mali. 469 Sua grandezza, qual fia. éS;
Caufa della Pace. ibid. Hedera, che fignifichi. 8^^213.284
Giogo fimbolo della patienza 475 Hercoie, & Anteo, a che s'aflìmiglino . 92
Giouane ftà in maggior pericolo del vecchio, Huomo>che viuefoIoòèDio, òèbeftia,- 117
perche. 481 Habito lungo, che apporti. 127
Volendo vccidervna ferpereflòlqi.vccifo Huomo, che vfi decoro non può eCTer pre/b da
come». ibid.'. bia&no, è ignominia» 133
Giouentài che fignifichi 456S Hèliog^balo Imp€ratore,non portò più d'vna voi
Giouane €^maiorjdeJlavirtoria»,edeU''Ei:ceìlen« tavnvcftimentov 141
za . ^
J20 Hiftorie di fedeltà offeruata da cani 202
GalloconfccratoàdEfculàpìo* perche. 544, Huomo infuriato ha fembiante di fiera.. 253
Gallina facrificauafi ad Efcurapio» per fegno di Heli tropio fiore 5 fue proprietà. 2^8
'
fanità. 54$^ Hèrefia,.cb'ecorafia. 256
Galline giòuatw) a gir infermi» perciie. 545: Nuda d'ogni virtù. ibid.
Gillo, fimbolo. dell'Intelligenza. 549. della dili- Hidrografia, che cofa fia. ibid.
genzi. "
581. Hipocrifia, che cofa fia. ibid.
. Si pig1ia»pcr il Predicatorie Dottóre.ìbid. Hippocriti, perche macerino il corpo. 257
<?tierra naCcono della cupidigia delle ricchezze. Perche facino elemofine» altre opere ài &
560 pietà eftetjori. 258
Habiro
. . .. . . .. .. . . . .. . . . . . . .. .

Tauola delle cofe Notabiìf •


Habitograuedeirhuomoiche indichi. 25S Contiene in refteflbtucte femifure,t peff»
Honorcchecofafia. ibid. qualità 9 e moti» che il Mondo grande
Huomo>pei-che caufa fia riuerito«e ftimatù . ibid. contiene 574
Honore vero, quello che nafce dalla virtù, ibid. Huomo folkario fuo^fine qaal deae eflTerp • :
5 80
Honore>con che mezzo s'acquifti. ibid. ò è AngeiOiò è Beftia ibid.
Hore>da che prefero ilnomeloro. iS9 Hafta fimbolo della Guerra) e della fapienza . 6i )
iHoroIoggiofolare,dachi ritrouato. ibid. Honore, che fi porta à Tiranni,è per timore . 6if
Hore miniflredel Sole. ibid. figlie deiraniio.260 Huomo none nato perfoggiacere all'influenza
Hofpitalitàachi Oconuengbi. i66 delleStelle:maleStelleper l'huomo. 6iS
Hofpite, che conditioni deue hauere ibid. Helittppio, e Selinotropio inficme geroglifico
Humiltàjincheprincipalmeruecoofide» 16H del temperamento delle cofe terrene cqn le
Spreggia le ricchezze. ibid. celefti éio
Checofafia. ibid. Hellera fimbolo della Tenacità ibid.
Da che proceda ibidi Huomini fauij : l' vltimo affetto» cbclafcino è del-
Che^ fianza babbia .. ibid. la Gloria . .
640
Humanicà) che cofa (ìa .. ibid^ Huomini di brutte fatezze reO amabili dalla gra-
In che confìfle ibid. tia>eVenuftà. 648
I;jjftoria> che cofa fìa x6^ Helicrifo piantar da chi così detta, é/o.fuade-
Sue lodi. ^
li Gentili ne coronauan di eflà
ibid* fcrittione . ibid.
Hrppopotamo: Tue proprietà. loro Dei . 151. fue virtù, ibid. fimbolo della
274 i

Huomini fimili al Granchio> quali fiano.. 276 gratia, e gloria popolare. ibid.
Hcrcole con l'arco, di che (imbolo 281 Huomo, chenafca efiendoilSolein afcendente»
JHuomo y che ha per habico d'ingannare in ogni che proprietà habbia. ^53
occafìone à far ciò è preparato ibid. Huomo: quanto amicodella vita . é7;.e(rempij
IHiena ferpente : fue proprietà 28 8 in tal propofito. 625. ha tempo d'acquifiar le
Hcdera come chiamar a da Greci .. 575 virtù, fé vudle applicarui l'animo €7^
Dichefimbolo. ibid. Hemerobione animaletto volatile» fin3bolo<lella
Huomo ; quando fi dirà licentfofo 576 breuitàdellavita. 676
Quando farà lodeuole.
^
^77 1
Hercole i. perche annouerato fià i più degni-He- INtrepidità, che cofa fia r24 .

roi. 394 hTiaginatiua,per poflèdet il diffegno che qua-


^
Idea delle virtù. 174 lità deue hauere.
159
Hefiodo i fcrittor d* Agricoltura
. 400 Inditi} di dolore, quali fiano. 164
JHifto.-deiramore di Zariadre,^ Odate Regi.^io Iride herba, fimbolo dell'eloquenza . 175
DiGianfrè. Rudel^e la contezza di Tri po- Il Vafaio odia il vafaio,prouerbio dichiarato.ibid.
to, ibid; Intercffe amato facilmente fa errare 180
|fifto:del Rèdi Macedonia con gli Ambafciato- Xncjinatione alle lettere come fi deue figurare.24i
riPerfiani. 465 Airarmi fi può figurare ., 241
De fi gliuoli pietofi verfo loro Genitoridbid. Iattanza, che cofa fia . 269
.

ìluorap più fufficieme de gli altri animali, per le Idololatna, che cofa fia . ibid*
mani. 450 Ignoranza, da che nafca . 270 .

Più npbiied'ogni altra creatura da che fi ca- Imagìnatione, che cofa fia . 272
ui JOJ Suoi effetti ibid.
Hcrcofe dal corno d' Amaltea ne prendeua ogni Impietàjchccofafia 274
bene. 5oy Da che nafca. ibid.
Kebreijin che fi feruiuatio dell'Hcfopo . 51$ Inclinarione, che cofà fià 275
Huorao qpandò fi dirà queto 517 £ diuerfa fecondo la diuerfitàdelle nationi
Huomini pentiti 9 per hauer rìuelato fegreti à 176.
Donne. 462, Intelletuale puòefiet buona» e cattiua. ibid.
Seditiofi fimili a* cani • 5<j2 Inconfideratione, che cofà fia . jbid.
Kuomo auatiza nel gn^o» e nel tacco tutti gli al- InduQria, che cofa fia. 278.
tri animali,nelii aliri fcatimenti,c fapei'ato.jéj, Abbraccia foloi'vtile. 279
Werodio vccello fimbolo della Gola 56> Caufa vtile per fe>diletto per j^ltti . ibid.
^uomo, fimile alle pentole, pèrche 570 Infamia, da che nafca.
, ìbid^
Elamifuudituicele core^ 571 Infortunio) che cofa^a 280 ..
. . . . . . . . . .. . 1 .

Tauola delle cofe Notabili


Ingegno» che cofafia. i8o che. .4^5
ihid.
Ingegno^ comparaci alI'Aquita» perche l'S iIchonografìa, che cofa fia
Ingannare* che cofafia. ibid. Ifpirationc diuina : fenza effa non fi pub cofa buo-
2f)giuria»da che proceda. ibid. na-. 36^
Iniufticia alle voice che caufi. z8x lafpide gemma: portata s'acquifta la gratia al-
Ha origine da gli inteceflì. ibid. trui. ^ 37*
Ingordigia» che cofa fia 183 Ibi* vcccllo fue proprietà. 39*
Ingordi fienili alla ranguifughatpecclie. ibid. Italia, da che Uabbia prefo il nome. 4^P
]ngracicudine>checpfafia, 284 m
Faccua guerra 7O0.-pendoni, e 70. cauall
Ira, che cofa fia. z85 aliempo di Polibio. 4^?
^iquicàabbruggìal'anima'* zS6 Simile ali» quercia, alla lingua ad vn aguai
Inquieti fimtli alla girella di carta ibid. gliaadvn pefce, perche . 419-
Nonhannomairiporo interno > ibid. Ihcenfiero fumicante fimbolodell'Oratione.45
Innocenza, che cofa fia. ibid. Incendio come fi mandi da gli occhi alcuore. 459
foubidienza, che cofa fia .. ibid. Mandato da gli ochi al cuore abbruggia pie
Dachenafca.. 287 del fuoco materiale, perche 4^5^
Infidia»che cofa Ga . ibid» D-'amore volontaria morte 460^
Iiiflabili quali fiano.. ibid. E amaro perche . ibid.
Simili alla Hicna» perche .. 2tS E dolce amaro. ibid.
Intellecco fimile alla viÀa . 289 Intencionedel folitario qual fia •< $ 8a
Inclinatione naturale, opera con velocità . ibid* Inuerno : vecchiezza dell'anno . eoo
Incelletto ha dominio fopra cuicc le padìoni del- Inimico: vincerlo con infidie non è vergogna.60^
l'anima . ibid. anzi lode. ibid.
Intendere» èperfettionedell'auiiDo,, i88 Intelletto huraano non puòfènza tcnppo affer-
Intelligenza, da che nafca .. ibid. mare, &
aflìcurare il difcotfodel più, del me-
Intrepidicà, che cofa fia.. ibid; no . ^i4
Inuencioni, come fi formino-, Iingeaugello:.(ùadercrittione.^fr« fua origine.
ibid.
Itiueniione deue elTer propria ibid. 653 . fimbolo della for^> Se efficacia della gca-
Inuencione non è vna,,ma quafi-vnnumeco infi- lia, e venula.. ^54^
nito. 289
Per cfler lodeuole deue efferadoprata . ibid.
Inuidia, che cofa fia 2^8 Auro a chi conuenghi 4. 87'
lnuidiofo> hafco-ipre ramarico dell'altrui bene. ,. Ltonevchefignifrchi.zi;88.90.ir5". 165.585,
ibid». Licurgo Re de MaGedoni,percheordinaffè , che
Inuocatione» incheconfi^fla., 300 non poneficro D©mi,fopra i monumenti d*al
fi
IflCereffejibe cofa fia ibid tri, che di quelli che fofTero morti perla Pa-
Fa alle volte giouatc ad altri*. ibid. tria, sj
Suoi effetti... ibid. L'ifimaco affunto al^gouerno de fiati perche 4 v .
j
Ita fuoi effètti. ibid. I^iberià : petconferuarla non fi deue risparmiar
Irreroluti, chifiano. 3^1, robba.. 45
lialia,fi nAT.o Hcrpcfia,& altri nomi pjerchc.soi Lupo, di die fimbolo. fi.zjiJ
Perciie così detta. 303 L>agrime, vera medicina dtirànima. $T
SUvlodi. 306 Luna perche
detta Lucina. è^
kfegna dell'Imperio, qual fià . ibid.- Perche berwgna. 70-
De* Gjbellirii datale da Fcdcrieolecondo . Roffa, fofca, lucida, che figtjifichii 75
ibid.'
Sue virtù; ibid.
De Guelfi datale da Clemente IV . ibid. L'ancia die fignifichi. 78
Italia ache s'àfilmigli. Leone guafta con
ibid.' ^ la coda le fue orme , per-
Impetatore : riccufi in Millàno là corona diferro, che.. 81
non-d'àrgenio Lituo, di che fimbolo;
336 no'
Idea che coTa fia 362» Leone: fue qualitadr^ 13^.216.259.585
Da che proceda. 363 Lingua nondeue efler più veloce della mente .-
E cofa belliffima, perche;
365 135
Suecondicioni. ^t^^ Lepre, óì che fimbùlò; i5at>
Affimigikw a' numeri da Pitagora, gcr,. Litajdiche fimbolo. ,
'
15^
e Lucio.
. , ..
. . . ..
. . .
., .,,. . . .. ,. , . .. . . . . . r.. ...
. .

Tauola dclk cofcNotabili.,


Lucio Valerioincoronajodiij.anniirapoetila,-, Luglio» da che cosi nomato.. 597
*"
uni 177 '
Legnami acciò fiandurabiljjdidietcmpodcbbs^-
Lcmnifci, che fiano 178 no.efier cagliati.. 40'
Leone continuamente ha febre 197 Lunaria herba : fua proprietà . 40*
A zzufFato col Cignale, che fignifichi ii6 Ligurp cofi grande nell'America, che mangia fi-
Ladri, fono imprudenti, e temerarij in npglihuomini., 422.
Altre loro proprietadi.. ibid. Lppo cèruierp fimbob dell'pbliuionej^ 44|
Lodi del Carditiai Saluiaei. Z48 Luinaca,firpbolo della Patienza , ., , .


Loto herba : fae propriciadi . 262 Lupo fignifica peftiléza.485.filentio veracita.684
Lamprcda,dìchefimbolo<i. 285 Legge antica pagaua occhio, per occhio>^c. 51^ .

Leggi perche dicanfi freno de popoli. ^


2S6 Libro, fimbolo della fapienza.. j^2
Latini prendono vn color per l'altro o 298. Lupo Geruierp perche chiamato Lincio, ibid.
Licuore, da che nafca ibid. Lepre fimbplQdelì'vdito..56}. dclumore * . 617 .

Lodola, perche dicafi, Galerita . Lingua fimbolo del gu(lo. 564


Liguria, da che così detta . } io. perchQ.dcs^ Ce- Eminiftrade fapori.,
. ibidL
nouefatOo, ibid Lauro,perchc; diefiòficoronaflèrogrimperato.
Lagpaueiii^o: ruocinr^pmbQs^^o^e pesticci mi ri» ' .
5<^8;
^
giiadifcpfto, 325 , Lupo: fua qiialita; j?© .

Latio Prpuincia perche cosìdeita


: 3 26 : L^pre nel proprio conile, fimbolo, della folitudi-
Lauro, perche nel Latio ve ne C\ copia
. ?27 né. 580.
Lombardia, perche così detta 3 34. Letiifternij, perche c|ufa fi,vfaflcro.dagli Anti-
Pi che nomi fiaftata dotata . lil chi. 618:
Pfcheabondar, ibid. Lupo,a Muggine. Pefci fimbolodella Tfegua.é3
Latte, pringpiadel moro,.e della quiete » 361 Lucifero vanamente gloriandpfi,,.méritò;d'efier
Lega : chi ne foflc.l'inuentore 3 6S incoronato con vn paio di corna .
.. 6 j8 t
Di quante forti ',.
ibid. Lode: quando non fi ha, non defiderar-
facil cofa,
Legge fidile alla Matrona» perche. 3 69 » la I .màquando ci viendaca. difficile è Jl non ne
Qiiantpancica . ibid. !.
prender,di letto . $i 9^
E Tanta, e perche.. ibid.Lodepropria,.béchedicofavera,nonèlodeuole.
i^erche le.fi cpnucnga lo fcettro. 370 64i.anzinoiofada vditfi.ibid.cfsépicuriofiatal
Legge, !e^,. perche . ibid. propofi[oé4i«642.datadaaltri,èfoauedavdirfi.
Naturale' fempjice perche : 371 645.
Fall proffimoanoi rimile.. ibid. Leone: non fi fcorda:mai1*offefa.rìceuuta per ve-

Npua Tuo fondamento


: ibid. dicarfi.é45.efsempìo bello a tal propofito. ibid.
Di Cht;iftp foayie» e leggiera : perchq ibid. fiiTibpIo d^lla vendetta, i óg.della vigilanza 64^
\^ecchiagraue.. 372. Lepre mangiato non fa l'huomogratiofo come
Liberalità, che cofa fia 37{ dice:il.|^ierio:mafonnacchiofo.65i.dachede.
Ch? riguardi hauer debba . ibid.
*
riui tal nome . 651
Libero arbitrio, che,cpra fia 374 Lucerna: fimbolo della vita 678. fimile • al cor*
Libertàicbecora.fia. S7$. pò, perche,^ 67ÌJ;
Libidinpfo fimile al Pardo . 376, Mi
Libidine èìnaggbre nelle Femine » ibid. \ I EfTaggleri deIl*abondanza> chi fiano . i
Lode rfue qualità, 577 IVI Mirtoachiappartenghì. 2.7^'
Ptquanre forti.. ibid. Mi.rto,.dichefimbplo., 2.6cr>
Che cofa fia,. 37B -
'

Grato a yrencre . 5 .

Lpgjcft, che cpfa fia . ibid.fue proprietaò „ 379 Materia vota di oglio cedrino non fi
^ tarla •
_ 4
Lingua fi|ni(5ca loquacità. 580 Mineruadachi nata.. 'bid.
Loquace efacife, adir bugie. ibid. Mercurioinuentore, ,& autoredelle lettere . j.
Loquaci importuni, perche. Ibid. Mapis cpog'ontcdi che fimbolo •
, H.
Longanimità che cofa fia
: ibid. MtìreDas.eferpecongionti, di che fimbolo. 13
E patientia in che differente.. 381 Mano il porgerla, che fignificaua appreffo.^li
:
'
Lufluria, che cofa fia « ibid. ^^ntichi., ''
17
Sue proprietà
. .
.. Mirto, che fignifichi.. ibid.. ^8.76.
JLeone,libicra Androdo dalla mojcce per benefìcio Modefiia concica amore, e beneuolenzà . z^
^«ceuuco hiftoria bellifilniao 293 Mediocticàcottimainiucteiecofe- ^^
Mi:
. .. . .. . . . .. ^. . . . . . . . . .. . . . ,

.'

Taudla àcllccofc Notabili


"^ilfericorrdia, che cofafia '58 ^ Simile al Ginepro, petche. Ibid.
^Magnanimo, che voglia dire '
68 Merito the cofa sia 3H
Suoi affetti . ^, ,
'
89 Merito di quante fòrti sia 5 9J
^Marcherà, che 'iìgnifichi ^^1 :MortelIa'piahta<ledicacaàVenere,perche. 39/
Macina, di che Gmbolo • ibid. '
'Maggio, da che così de cto }^6
Melanconico» da che'fi cbnofca . ^ ^6 Tua défìnitione ''-

400 Mele :

Mercurio.perche da Greci nomato Tetragonos . ':Mézo : in quanti modi (1 prenda, e che fia . 40Ì
155 fMifericordia, checófasia 4otf
MarzojfecondogliìfintichijjJtincipio d'anno. 175 Medaglia impreffa da Caio Mamilio Limctano
Mezzi per apprender la Fede. -loi ^pcrmeritbdellafuaftirpe difcefada Vlifle.407
>Mercuriojfenza«piediropravnabarequadra,che Moleherba: geroglifìco deliafapienza, elo<. &
lignifichi. . '198 queti^a. 410
Mente fideue Tempre drfzzare a Dio. ^iii Mifura, che cofa sìa. ibid.
Miriade numerò di che (imbolo 224 ^"[Di quante forti. - -411
'Mano è ftrome^nto, de gli ftromenti ^278 Suoi inuentori» chi fofsero * ibid.
Morte data a'Beffo da AlcflTandrOje'^erche . iSj Mifutatori imponeuauoi nomi alli alloggiamen-
Medaglie battute a laude ^'Impeiatori Romani ti de foldatiN.^ , ibid.

. 508 -Mifure, e pèfi perche pofti


publico. 411 iti

ModeftiadiPirroRe. 306 Mifuratciafcunòt fideùe cohle pròprie forze.


Marca, perche foffe detta A gcrPicenus }5J 4ii . -,
Marchiani loro valore, e fedeltà ibid. Mcdeftia» che cola sia. 414.
Marca Triui^iana da che cosi detta
:
337 Monarchia» che cofa sia. 41;
-"YSuc Citta, 4bid. „, ^Dache détiìii. . . ibid.
^ ? Dicheèaborìdante.

338 Mondo come figurato da gli Egitii 417


^Mufalo: fuadèfcrittione. , 558 Morte cagiona ne gli ànimi diuerfità.
^ 418
Noè inakròìuògOjChcìiellaSardcigna.j J9 ,'E vn lori^djonnò. 413
Mohdo, che cófa sia . '364 Mufciiia che così chiàlihate*
^^ 4t7
Montone, simbolo di Ltiffuria 581 Mufa Clio, da chederiua. ibid.
Magnanimità, che cofa sia. 582 iHuterpfe, che fignifichi ibid.
,'

Magnifìcenii3»che còfasia. ^Sj Talia attribuita alla Comedia


, ibid.
Perche vircOhèroica fi dichi. 'Ibid. ,Melopometie alla Tragedia
_; , ibid.
Malinconiafa rie gli huominij^quellochefa il Polinnia alla Rettòrica . 41^
Verno negli Àlberi 384 .Erato fignifica àinòre. ibid.
Ma luagità fimìle al fumo» perche 385 Terpficore fopra i balli ibid. ,

Maluagio: fuepfoprietà « 386 Vraniafignificaii Cielo» 429 , .

Manfuetudinet che cofa sia. ibid. ^Calliope così detta dallàbella voce. ibid.
Marauiglia, che cofa sia 387 ^ecanicafuadcfinJtiohe,ccheìfignifiChi. ^^q
E propria de' (òiouani» perche ibid. Morte'^èzòppà,eftorpiatà. 441 .

Martirio, che cofa Tìa ibid. andragbra genera obliuione. 44; M


Matrimonio, che cofa sia ibid. Mele, cibo del dràgòtié,perche 44^
Simile al giogo. ibid. "Sua virtù • .^ ,
-
ibid. , :

Egraue»ecaro,pèrche.
,
ibid. Monete, pèrche in Athénehauefsero la ftampa
Mathematica? di che fcicnze fia origine* 388 di Nòttola. '477'
Mathemit ici famofi 389 .Macchiato, chrpropriamente fi dichi. ji©
Mathematica,inchetcpdfidebbà-apportére.jbid. Mercùrio come fanafse dalla Peftilenza Tana-
Meditaiione, che cofa sia. ibid. gra* .
..
jxt
Spirituale, che'sia* |c)o XlórtiEgitijfifepelfuadi^cónpatìnidilino. f2i
Medicina, che sìa. ibid. MaiSritìoconaltrifòldiatipiù toRovolfemoriret
Medico viiòleetTer vecchio. 391 'che obedire all'Imperatore Màfifìiìiiaho faéri-
Mediocrità, che cofa sia. 392 , 'ficahdoalliDei. ... :
yij'
Mcmoriatpìu fi ha neir^tà perfora Che nella vèc- Mahtóua già capò eli tutte le Preflfettur(;,e popoli
cbiaia. ìbìd. ^- diTofcana.
.
, 538 ;,

•Memoria, fuoi epitetti ibid. Mòtpììi combattenti, fimbòlp della Riualitàk54i


Che cofa sia. ibìd^ Marito, e móglie damper loro Vccifi per hauct ri-
Ciicl'vfosiférfettfona. ìbiS. uclàloTegréti. jy^
e 1 Moìbdo
.. . . . . . . . . . . . .

T^uola delle co fc Notabili


ffA'or\io cop/rro di cinque corpi, tcirsi aqua, ae- Da che cosi detto. Cit
re fiioco,'e cielo 5^5 Ncru a Imperatore Tutela dicalìa, perche. 6jf
hAÌTio: fna virtù, ^66 O
Mifuic, tutte dependotro dal punto.
f~\ ^^^^ quando !c nwnchi l'vltima lima,
574 i
Da douebaucflero origine. ìbid. V^
Olhio>dichefitijbolo.4.i7.58.<o.i54.386
MirTOjfimboIodelpenfieroamororoacutOjCfif- 406 •
^
fo. 586 Oliua da Poetià chi era dedicata. ^ 4
Mercurio, perclie fi dipinga aiato, 594 Ogiiodioliua, diche geroglifico. ihid^
Muli, perche fiano Aerili, 603 Otto,che babbia per fc«:ella. 1 j.caufa della dcirat-
Muletalctsna volta liaparrorrto,di che fegno.ibid. rione. ^ 14?
Paefi ne' quali parrorifccno. ibid. Oro : Tua virtù 17.30^
Mula : fìmbolo della ftcrilità ibid. Obligo più fi deue alla Patria,chc a' Geniiorf.3 '

Morti diuerfe, pervia di ftratagemma . 609 Olmo fi dice maritodella vitC9 perche. 6$
Mafcherajcbi fofle il primo ad vfarla in rcena.648 Oceano padre di tutte le cofe, e de Dei 8^
Mercurio, Padre dell'eloquenza » e capo delle Òpere fatte con maturità, che (ìgnificbino. 9^
gratie, ^JP Orfo, di che (imbolo. lOf
Monte :fimbolodeirhumana vita. 67^ Occhi di Rana: loro virtù. i*^
j^
Oca fimbolodi Danno. 150. di vigilanza. JH
Opere buone van fatte: ma con filentio. 149
NErone,clie fece per Imperar folo 8 Occhirpcrchc dalla natura pofti in luoco cmincn-
Narcifo fiore genera ftupore. te. tS-^ii i5i
l>Jumero come chiamato da Greci, 4i Occhio: di che compófto. iSt-

Di eflb fi compone tutte le cofe ibid. Orfeo con la lira fimbolo di eloquenza . 176
Numeri forila loro quale fia 41.69. depcndono Ogni huomodeue efler fabricatore della fuaFor-
: .

dall'vniià, 574 tuna. »i7


Numero ternario, che fignifichi. ^9 Occbr baffi, che dimoflrino. »57
Nettuno fu il primo, che dorn affé Caualli. 81 Occl)i di Gatta crercono,e calano fecondo laLu-
Naue,chefignifichi. 104 na. i6s
^ ^
Nerone Imperatore non portòpiu d'vna volta Oro,chefignificbi. 175.40441 7.54i'5J9
vnveftito. 141 Occhio azzuro è brutto ì nero è bello. »95
Nerui dell'ali, e piedi di grue giouano alla fati- Oro, da che cosi detto. 3o<
ca. 194 Opinioni fopra la Fenice. 310.311
Nilo fiume : onde habbia origine 219 Obedienza di Theodofio Imperatore, alla Chic-
Nottola di che fimbolo. 170.177 fa. 318
Nero, che fignifichi. 2.75-596 Ordine Monafticorfua nobiltà. 31$
Notarijfdache così nomati. 351 Otio, fomento alla libidine. 376
Naforiuolto in su, che fignifichi. 517 Occhi concaui fignifi caro malignità. 384
Neroècoftui Romandaluifiguarda,talProuer Ortiche fimbolo della Malcdicenza. ibid.
bicdachederiua. ^ 385 Ocho Re, perche da Greci chiamauafi Coltel-
Nouembre perche così detto. 59S lo. 386
Nicomaco Pittore per liccnjJa pittorefca aggion- Orfo fimbolo dell'Ira ibid.
fc il capello ad VliflTe, non che lo portaffff. 408 Olio:fuevinù. 387
Natur2,checofafia. 431.501 Oliuo arde fenza fuoco materiale. ibid»
Nibbio geroglifico della Nauigatione. 431 Ottobre, da che così detto. 397
Neceflfìtà.checofafia. 432- Occhio fimbolo della Modeflia. 414
Ninfe,eloro fignificati 433-434 Ombra, che cofa fia 43^
Nottedichi figlia, e forella fecondoi Poeti. 438 Obedienza Imprefa di Leone X. 441
Da che così detta. ibid. Obliuione, di chi figlia fecondoi Greci. 444
Ombra della Terra. 439 In moiri è per natura. ìbid.
Suoi epitetti ibid. In molti per accidente. ibid.
.
Nutrice,emadredelfbnno,e della morte. 441 D'amore rende ripofo, e quiete. 448
Nibbio odia i propri) figlioli 5 20 Occafione fi deue preucnirce non feguitare.449
Simbolo della Rapina. ibid. Odio, che cofa fia jbid,
Nafoda Bracco che voglia dire. 563 Offe fa, che cofa Oa. 4^1
Narcifo fimbolo della Sapicn2a,ePruderza. 595 C he fi fa per ira, chi ce e caufa. 451
Opcta .
. . . . . . . 7
1 .. i. . .. ... . ..

Ta uola delle cofe Notabili.^


7i-
Oaecattoaìiperche finefar sidebbano . 45* Parole,banno le penne, petche
Opera,chesi ricerca p ridurla a pccfettione. 45^3 Putti nobili Romani portauanovn cuore d'oro-
Opinioncche corsia. 455.500 al collo, perche. ^07
OrationejChccofasia. 4^^ Prudenza, che cofa fia i09
Prima deuc farsi col cuore - 4J 5 Penrimento:oue non ha luogojandar fi dcue col
Chilafadeuecffer mondo di cuore. 45 5 •Se- piede di piombo. ^^^
greto . 45 f Porco, di che fimbolo. 135.1^0.1^5.185
Origine d'amore derlua dall^cchio>nonda gli Paftor buono dato fare le pecore, e nonfcorti-
orecchi principalmente. 457.45 8 -
carie. 131
Occhio, che pafla per l'altro occhio è simiieal Ptouei bio , colui è ridotto al verde , da che d^ri-
Scicche paffa per lo fpecchio 45? ua. J3I
Occhio non si deiiemai fiflar in bell'oggetto» Pelle di Leone , fimbolo del valore delia virtU» e
perche. 4^5 fortezza d'animo. ^34
Origine d'infiniti mali. 4^4 Parlar bene d'ogn'vno , che fegno fia 13 f
Offequir Tua forza . 466> Malede gli altri, chefegno fia. iSS
Otiorofimile al Porco, 4^6 E inditio dell'animo. ibid,-

Otio, fepokuradeirhuomo viuo. 465 t)a Greci detto merco dell'huomo . ibid.

Ha infegnato tutti i mali del mondo . ibid. Pompeo Magno,notato per vano, perche . 141
Opere ciuiii>quak sia la maggiore 5^0 Pirale,anifnale,che tanto viuerquanto ftà nelfuo
Oche,loro pruderne proprietà. ^ 570 co. ^^9
Occhi di cojor.di vinò> indicano ftolidità , 6i i Papagallo fimbolo dell'eloquenza. 176
Operare» per fine di gloria non si sa celare,e fco« Pròle numerora,e felice. ^
197.^98
perto perde la cóquiftata gloria. 63 5
tal fine fi Pratica, e non Tbeorica dà fapienza. 211
Oftracirmo pena, che sidaiiada gli Atheniesia Pòfiume jonde habbia origine 2 19
quelli che fuperauanoin gloria, in ricchezze» Pelle di Hiena appreffo quella della Pantera,che
ò in nputationevgli altri Cittadini. 667 caufi. ii^
Oliuo auuolto co! Mirto è simbolo del piacere» Penne d'Acquila pofte fra altre penncche ca-
che si prende dali'vnione,, &. amica pace de gionino. ^^9
^

Cittadini 6.85 Poeti j comanominati . Z34


P Poeta per effer buononon bafta Ianatura,mavi
PEnsieii dell'academico come efser deuono. 2^ vuole l'effercitio. 434
Petrarca coronato di tre corone. 3 Platano arbore geniale, perche. 241
Pomigranati^che fignifichino. '
3 Adornato da Serfe Re. 241
Pomi granati a chi fi dedicauano 3 Piramide, di che fimbolo . 248
Peripatetici feguaci d'Ariftotcle, perche così D'egitio per fabricarla, vi s'adoprorno
nomaci 5 trecento, e fcffanta railla perfone zo.an-
Portico d'Atene dipinto da Polignoto. 5 ni. 24S
Poetica, da che habbiabauuio origine. 6 Palma,diche fimbolo. 25 8. i8<> 485.618
Pietà, di che fimbolo. 11 Papauerorfua proprietà. z6S
Palo a cui s'appoggi vna vite,che significhi 1 . P;n!a,diche fimbolo. 1^7
Pitagora fece leuar tutti i nididelle rondini dal- Potenza incellettiua, maiinuecchia i%o
la cafa, perche 14 Pittaco: ùia aftutia in battaglia 287
Pauone,dicbe (imbolo. 2^i?-44 Polipo pefce, eccita 2 cofe veneree. -87
Patria, perche s'ami 3i Diche fimbolo 287
Nome Tuo proprio quanta forza habb/a. 35 Sue proprietà; 287-
Pittura, in che^gradi collocata dalla fcuola d'A- Proprietadi naturali di piante, pietre» & ani-
thene. '
46 mali 288
Et fcoltura, perche fi dichino focelle . ibid. Proferpina, figura deirEmifp.ero ìnferioredella
Palidezza» da che procedi . 2.5 7. 5 terra 282
PoteOà: qual (ìa la più nobile . 55 Di che fimbolo 290 -

Pianto J'Heraclito» da che nacque. 57 Porpora, che fu habito


di 318
Pacifici: fono anco tali nel usezzodelle cribula- In oro fu habiro de Trionfanti 318
tiont. " 58 Piropo, di che fimbolo. 318
Pino di che fimbolo . 7© Palma» abonda nella Liguria Prouincia » 321
Eelicanojdi che fimbolo 4 7J» 274 Puglia» pacche coli detta 3 30^
c~ 5. Pop--
, . . .. . . . . . .. . .. . .... . . . ... . . 31..

Tauola delle cofe KotabilF.


Punto» pecche fra l'vna» e l'altra> parola fi vfafle Penfierotchecofafia^ 4fQ»
dagUAnùchi. 551 Peotimento> che cofa ffa ibid.
Tefcid' Acbeloo : proprietà loro 9 fi. Pellicano fìmbolo del Pentimento ». ibid.
Peccato» caufa nell'buonx} Tempre cattiui pen- Perfcueranza» che cofa fia 4S1
fieci, i66 Parlar con arte fede dell'attieni 484
Parole fono i concetti dell'animo. ^67- Peifuafore.checonditionihauerdeue» ibid.
Penitenza : Sacramento fuoi effetti. èyi Piombo fimbolo dell'Ignoranza. 4^5
Pardo (iie conditioni
; 375 Perturbatione>da che nafca ibid.
Pantera fue conditioni
: <>. 376- PeOe» da che fi caufi ibid.
Prudenza ricerca cf perienza 3 80 Pigritia figlia del Vernot perche 47 J
Pernice fimbo Io della Lufluria*. 381 Pittura: fue Iodi.. 474
Pauone» (imbolo di fuperbia . ^ .386 Planimetria . che cofa fla 47 f
Pulcini d' Agofto nati) fanno piàoua de gli altrs> Poefia» fa gli huomini immortali 478
'
400 ^ ^
Sue conditioni} modi) e maniere. 479
Pola vccello» fimbolo della Mifericordja • 406 Poetiloro origine 479
Perticai nomauafì dagli Ahtichi»Decépeda. ibido. Lirici, dache cofi nomati 479
Picrio Valetiano erra neircfplicar la Medaglia di ; Loro fine . 479
CaioMamilio. 4S9
^^^n ^iùjcheinuecchiano fonò meglio.
Pieriq erra^che il capello fofiè fimbolodi nobiltà. Pouertà. che cofa fia .
494.
ibid» Sufcital'artisefàl'huomoinduftriofo. ibid..
P/ede Romano $ mifura dalla quale tutte, l'altre Parole de poueri fon riputate pazzia 49 5
deridano. 411 Pratica, chacofa fia .. ibid.
Pirro» perche, fìimato più d'ogni altro Imperato- Da che cofi detta. ibid.
re. 41 £> E Theoricafc ben differenti fi congiongo-
P ane figurato per il Mondo» perche 0. 41^. noo. ibid.
Perche componefif) e fonafle canne. ibid. Dachehabbiailfua fondamento.- 49^.
Papaueio hetba> induce ronnO)eripofa 459.448 Di quante forti. ^ ibid.
Simbolo del Tonno o. ^ 661, Predefiinatione , è mifleria occulto à tutte le
Pianta applicata all*huomo>fà vn*cfFctto>all'ani"» creature ,. 498.
male vn altro. 44 J Preghiere, come eflcrdeuono., ibid.
Perfonc fauie , quali fiano . 449^ Prelato Amile alSole,perche . 499
Polipo pefce Geroglifico d'amore fcordato . 449 Prelati Tono horologgi del Mondo 499
Parole fimili al coltello., 451, Premio, èXoloquellOiChe fi dà con merito* 499
Pecora, fimbolo d'Opulenza.. 454 Prudenza: Tuoi effetti. 5oo
Diftoliczza... ^04, Prima Impresone, che coTa fia.. ibid.
Sue qualità 454, Perrinacia» da che deriuiiiSc in clii habbia luoco
Peofieri eTequitieTcono dal cuore. ^ 46Q. 508$
Perdi tiene del genere humanoshebbe principio Principio, in quanti modi fi prenda .„ /'501 .

dall'occhio. 464 Prodighi, chi fiano .. 505


Pace apporta ricchezza» perche. 469, ProTperità della vita>inichlcconflfta.. J04,
Cbc cofa fia. 47© ProTpettiua: Tuo fondamento. jo6
Pecorapartotivn Leone.. ibid. Sue operatìoni come fi facciano. 507
Parfimonia,chefia. 47 1 Proutdenza,doppo DiO)nafcedaPrencipi.ibid.
Fa che con prudenza il rutto fildiuida.. 47 1 Prudenza» che cofa fia 509
Partialità, che cofa fia 465 : V^era qual fia • 510
Paticnza in che confifia.. 474 Pudicitia ; Tue lodi. 51
Pazzia che cofa fia 473, Pucritia, fi chiama principio, perche e ibid.
Eficrcitata con molti, è meglioàcheefler fa* Purità,fimile più che altre virtù alla Diuinltà.5 1
uio con pochi 476' Ilìufira chi la pofiede . ibid^
PecGato,cbe cofa fia 477 Principe : fideuc piùtofto et amare» che teme-
Spoglia della gratia, e della virtù, ibid. re. 519
Pecunia nome da che crafle origine. ibid. Parlare, fi deue regolar cot prima penfarut» 531
S^cnitenza.c pena loro differenza.
: 478 Penne fignificanoleggerezza,écinfiabilità. 531
Pattilue principali» quali fiano • 47 9 Pafcale fecondojnacque odia Prouincia della Ro
Suoifffccti, ibid. magna % i^io
Peofieri
. . . . . . . .

Tauola delle cofe Notabili


Tcfieri amoroti et riuale no fono séza gclofia. J41 Romani i quando vol€Uano»chei Cittadini ve-
Palemone fopra il Delfino fimbolo della falwez- ftifferodi lungo $6
ìja. 545Raganoj di che fimbolo. 6i
Penfieri nelle vanirà , e adornamenti de! corpo Ruta :fue proprietà. 7» «87
impedifcono la Beatitudine . 544 RomamVperche dedicaffero vn tempio foitera-
Pctio fi prende perla Capienza. 548 neo al Dio confo. 109
Papiriocòme tenefle fegrcto le cofe dette in Se- Rogna, perche cofi facilmente fi tranfmetti da
nato. f59 vn corpo in vn altro . ' iij
Priuileggio fatto da Romani a Papiri© pei la fé- Rane fimbolo dicurjiofità. 118. d'Ittipetfettio-
gretezza. ibid. ne. ,
274
Porco di che fimbolo. 564 Rouerefignificarobuflczza. Ho
Pioppo :fua virtù. '566 Regno come fi conferai. 131
Pcrflco dedicato ad Arpocrate Dio del filentio, Rcdella China càuadel Dario del fale centoi e
perche.. 570, ottanta mille feudi all'anno. ìbid.
Paridcperche voleffe veder ignuda'Giunone,Vc Ricchezze di vna Città de* tributi raccolti da* fo-
nerejcPallade. 572 fpìri del popolo non fi deuono fi i mare, iji
Pefca con ì'hamo d'oro, chi fa opera che non Rotella fegno didiffefa. 148
mette conto. , 577 Riccio, di che fimbolo ibid.
Pcencipi coinè fappìaho quello che fi fa. 592 Romani dauano il primo luogo a chi haueua piiì
Chedan orecchio a mendaci relationilian- figlioli. ,
,
i$t
no tutti i loro miniftri empi), e fcelerati, 5 95 Romolo,e Remo fondatori di Roma^doue rirro
Porpora, da che habbia origine. 594."uati. . *^7 .

Primauera: infamia dell'anno, perche. 597 Romani, che dauano per fegni di honore. ijS
Pollizziniportatialcollo,ècófafuperflitiofa,6i6Rouo, di che fimbolo. 274
Padre di famiglia : quando leTofle data auttorità Rice, Ricini,ò Ricinij erano di color purpureo.
, di tettare, e da chi. 6^^ 297
Paflero, diffende la Rondine dalla Donnola. 634 iRicinio vfaio dalle Donne ne' funerali . ibid.
PopolidaDiocàftigatiperlafuperbia. 638 Ritìocerontefue proprietà. joo
Pantera fuo coftume
:
54^ Rondini in vn ceftello , di che fimbolo . 501
Pompeo: fuebellezze defcritteda Plutarco. 648 Roma flentòsoo. anni aridurre l'Italia tuttain
Pcrfico: fimbolo dei core. 666 fuapoteftà. ^ >
^ 304 .
.. .

Prencipe,chefar dèuepércòncilìatfi l'animodc VnitaconritaIiatutta,conquiflòin200.an-


fuoì popoli. ibid,; ìli tutto il Mohdo I04
CL -^Romàni perchepórtaìrero per infegna loro l'A-
if^ Vercia, di che fimbolo 506 quila Joy
V^ Chidieffaficoronaua. 4 Perche nérprincì^iovfaflcro Aquile d*ar-
QuadraroGeometricoàchiferui. 20 gentd.jóó.pòid'òro* .

Q. Fabio del 484. dalla edificatione di Roma co- Per più di 170. non conobbe moneta co-
minciò a coniare l'argento. io6 niata, fé non rame rózzo.
,. ibid.
Quàdo fi principiò ftampar la moneta d'oro. 306 . Furono d'inuìttapotcìiza, perche. 307
Quiete, fine, cpetfetrione di tutte le cofe. 515 Regi anticamente legàuanfi il c^po con falcia
Checofafia, ibid. , biatìca., . 5^'
Perfetta nò fi ritrouà in quefto Móndo. 16
J Roma mocJerna Tue iodi . 3 1 2.51 j.5
: 1 6.3 17.3 18
Si deue procurar in vecchiezza. ibid. Perchefidichi racra,efanta. 319
Quello, che fi gloria di fa pere 6j6 Romagna di quanti nomi decorata.
non sa. 333
R Dicheabondi. ^
ibid.
RObba mal'acquiftita come Vadi a male . 7 Romagnuoli lòto bellicofi e virtuofe attieni. 3 34
Rofa:chefignifichi. tHpl^ 550,i4-<5o.232 Romà>> da che così nomata „ 347
'"
Sue lodi. 676.677 Republica Romana : quali furono i principali
'

Rifpofla dell'Oracolo Delfico. 26. d'cfla. 3J4


Roma fue lodi
;
^ 2.3 3 Rifo Sardonio da che detiita quefto Prouce- *.

Republicavnitadeueeffcr per mantenimento, e bio. . / ?i7 , ,

beneficio publico 4^ Regno Papale» e corona Imperiale, di che firn.


Si corifcrua con arme, e danari. ibid. bolo. 370
^
Kofiojthefignifichi. 5j.108.28j Romanicoràcvfauanodàrialibertàa ferui.37/
e 4 Ronia«

\
• . 1 .

Tauola delle cofe Notabili

Romani dauano foglie di Lauro a Magiftrati,nelle dignità con donatiui, e praitlchc J77
principio di Generare, perche. RèdipintodaApelie con orecchie afinine» pcr-
591
RomanitrrlifJauano la toga ne' giorni de' con- che. 594
uitifaiurnali. ' 408 Rana dcirEgittoifuaafliitia per faluar la vita dal-
Per viaggio portaaano il cappello. ibid. rHidrofcrpe. 4o6
RofìngnaolofimbolodcilaMufica. 4^^ Romani come effalraflero i fuoialla fublimità
Ragnoquandof^ccia con p.i; fretta, &affìduità della Gloria. 611
làfuatela. 45^ Romani errigeuano colonne in honorc de fuoi
Ruggiada come fl generi. ibid. Cittadini, e Cittadine. 61 z. anco à tempi no-
Rimediobclli/Tlmo al mal d'Amore. 465 ftris'vfa. ibid.
Ricchezza fi fa con Icuar le fpefe . 475 Ruota fimbolo della foienza Theologica . éxr.
Rifoinditiodi pazzia. 475 della fortuna. 679
Ricchi di pecunia chiamanfi pccorofi>perche.477 Ramato, ò Raccano ha particolare tutela dei-
Ricco ignorante : Tuoi epitetti. 478 l'huomo. 633
Rondine: Ina proprietà. ibid. Romani cera proprio loro il dar tutela, ibid.
Rofe dedicate a Venere, perche . 468 S
Ricchezza fenzi fanità nulla vale, 505 ^ Cienza, afpra, & amara, perche . 4
Remora pefcefimbolo della tardanza «
Sua proprietà
S06 3 Stoici, perche cosi detti. s
. ibid. Socratici, perche con nomati, y
Raggione, checofafia. 5i7 SederccheCgnifichi. IJ.U
Dicefj Forza dell'anima. ibid. Superbo, a chi s'affimigli. 20
Raggion dittato non lafciatiDaifor^erperfcne Sue proprietà. ibid.
che poffino dar moleftia. 509 Sogno d'Olimpia madre d'A leflrandro,che fignifi-
Ragionciuile fi poipone per caufa di regnare, j 19 caua. 25
Rapina, che cofafia. 5JOSufFeno Poeta: chefe gliaflbmiglia, 28
Rebellione, da che proceda, ibid.Senofonte Fiiofofo, perche fi rallegrafsc della
Religione, che cofafia. 511 morte di fuo figliolo. 35
De SS. Maurino, e Lazzai'o, Tua origine, e Serpe, figura dell'anno. 35. di Dominio. 119.507
priuileggi. US d'Idolatria. 16 ^ del peccato. 519
Sodetta: fi prende cura propriamente de* le- Stella, che fignifichi.
só.n
profioltreglialtrunfermi, u$ Scure, che fignifichi. 45.88
Rcmuneratione, che cofafia. ;z7 Sapere, che cofafia. 46
Remunerare ecofadaPrencipe. ^s Stelle come confidcrate dalI'Aftrologo . 48
Remunetanonediftribuifce fecondo 1 meriti Simia,diche fimbolo. 49.275
^^^ -
r rt-
Spofi deuono immitare l'Alcione augello » pec-
Rettorica; fuo officio. ?z7 che. 65
Ricchezza, non apportano quiete . 5i8 Sole: fue virtù 76
Riconciliatiotic d'amore, che cofa fia ibid. Saetta, che fignifichi
.
. 90. 94.28 5
Riforma: iuoieffetti. Us-Sso Sanguigno fi con ofce dal rorsomiftocon bian-
Riprenflone, che cofa fia . 55 co . 06
Perché fia gioueuole deue proceder da amo- Silentio naturale
da che proceda. 98
TJT J^'^,^^^"iP0- U^ Socco fimbolo del decoro portico. 14^
'^'^' Scilla herba : fue virtù .
^'^X^f '°i',p';
Nafcedall allegrezza.
148
ibid. Sedeci numero di che fimbolo. iji
Seuero Imperatore ciuio il capo da vn ferpcpcr-
^nnr'/n", f,"7''''^"''''''H^'''°?-^^^
potenza. 555- luoi guerrieri famofi. 554. fue che. 164.
lodi .ibìd.deueefferfimileàRoiTja
555. per. Scienza, checofa fia.
.
:58 501
(onaggnnùgni,
Rofe,efiorifignificanolafinceritàdivita. jyo
559 Salamandra viue nel fuoco, e f iu"u ««sguc.
più toflol'eftÌB£ue. m 1
170
Rifoabonda nella bocca de pazzi.
55, Sirena fimbolo di fraude . 186
Rifferir fecreu e atto di leggi erezza .
558 Specchio fimbolo di faUltà . , o^
Ranocchia fimbolo di taciturnità.
559 Sigillo fegno di fedeltà. ,L

Romani: quanto feucrim<auelli, che ambiuano


Checofafia .
ìKjI*
. . , . . . ... .

Tauola ddlecofe Notabili


Sapiente: che è flato chiamato. 108 pa2zi>òIoqaaci> e cani alieni» perche. 444
Simonide ricercato chi fofse Diojche rifpofe. ibi. Struzzo, di che fimbolo 449
Sapienza deue cfter preferita al Dominio» &a 1 Sole, cuore del Mondo 4 fi
Regno» perche . ^^5^ Sangue fede dell anima 484
Sapienti folamente nel fccol d'oro Regnauano, Sedeci numero prefo da gli Egittij per il pia-
e perche ibid» cere 460
^
Sapere, che cofafia, ibid. Segno preceduto auanti la morte di Cefare.
497
Sferza s'adopracon i degni di perdono . 224 Sapienza nò fi può hauere fenza preuidenza.joo
Spada, che fignifichi ii-6 Schiratto fimbolo della Prouidenza ibid.
Serpe, che fignifichi. zi6*307'379-39'i-'4^^'^^^ Socrate efsottauai Tuoi Scolari, che ogni matti-
Struzzo, di che fimbolo- 250.^84 nafifpecchiafsero, perche. 509
Sapienz-i,e principio del buon reggimento ^84 Serpente di bronzo guatc-ato rédcua la fanità. z4
.

Scienza efce fuori della Grammatica. ibid. Salute, da chi fi riceuc. ibid.
Scagliedipefccsche fignifìchino. 271 Salutedell'anima, e del corpo, che cofafia. 24
Spine di che fimbolo. 270 Socrate lafcia per tcftaroento vn Gallo ad Efcula-
Stolto fi cangia come la Luna^ 277 pio, perche. ibid.
Scaro pefce, di che fimbolo. i8j Sapienza, in che confifta. 55 4
Scudi d'oro, in gergo, occhi Ji cinetta . 298 ~ Non fi acquifta folo con la fpeculatiua ma :

Seruio Tulio Rè fu il primo a coniar monete di _ con la pratica. 54Ó


rame l'annc 5 8o.]doppol'edificatione diRo- Sapiente, chi fofie detto appreflb gli Antichi.ibid.
ma. 306 Sapienza, che apporti. H^J.fuoi effetti. ibid.
Sole, di che fimbolo . S^^'^o^ Sapienza Diuina, fi fonda fopra la fede. 547
Smiraldodi che fimbolo. 3^9 Si acquifta difficilmente. 549.555"
Segreto per il morfo della Tarantola. 330 Non entra in perfone inique, fuperbe. 550
Sardegna da che così detta .
: 3SS S'acquifta col Timor di Dio . ibid.
-Sardi: loro coftumi. 5 59 Sacrileggio, che cofa fia . ibid.
Sardegna è caitiua d'aria. 559 Scandolo, che cofafia . 55 r
Sardi viuono pacìficamente, perche. 560 Sciocco fimilc al piombo. 5 56
Sardoniarchi la mangia more in atto di ridere.560 Sfinge, di che fimbolo. J54
Sicilia: come altre volte remata. 3^0 Secreti,che fonoMafchl» non pofifono ftarrin-
Perche così detta. 5^1 chiufi ne' petti delle fem.ine. 5J9
Siciliani : loro lodi . ibid. Signoti principali in Italia mentre manca usuo ò
Sicilia : nafceua in efsa da fé medefimo : il tutto . verfo Dio, ò vetfo i! pcoffimo eranofaiti cie-
ibid. chi. j<Jz
Sicilisjda Cicerone chiamata granato de Roma- Sparauiere fifla lo fgnardo nel Sole.ibid. virtù fue
ni, perche. ^61 medicinali. ibid.
Scettro, che fignifichi. 575 Come chiamato da gli Egitti). ibid.
Segni diLibidine. ibid. Simia fimbolo del tatto. 5 <55. della sfacciatagine.
Scorpione fignifica Libìdine, pere he 3 j6 . 56/
Serpe in circolo, fimbolo del Mondo 381 . Senfo Spoglia de beni l'anima il corpo .& ibid.
Dell'anno. 528 Seruiiù, che cofafia. 565. fue condittioni. ibid.
Reggia geroglifico dell'Imperio. 384 dachicosidc-tta. 567
Settembre, perche così detto. 397 Segno diferuitiJ a pprt fio Greci, e Latini, ibid.
Sole Re de' Pianeti, perche. 405 Seueriià>checofa fia. 568
Senatori Romani, e Greciandauano Terza cap- Seuero: fua ethin cìogia ibid.
pello. 407 Segni del sfacciato. ibid.
Spefa non deue efser maggior dell'entrata. 413 Sfacciataggine, che cofa fia . ibid.
Serpéti,Scorpioni,e Leoni regnano neirAfia.411 Simmetria,che voglia dire, 571
Scilla, e Carrid.'pericolofi a Viandanti. 424 Checofafia. ibid.
Sfinge fua fauola. 425 Vfata da Dio nella creaticne.
J72
Salamandra fimbolo d'huomo reo. 438 Semplicitàcheccfa fia575
Soiei-onl'affiftcnza failgiCinojCon rabfcnzala Simonia, che cofa fia7 ibid. fue conditioni. 576
notte. 43P Dachicosìdetia.ibid. da chenafca. ibid.
Sonno, che cofa fia 441 Simoniaci:n6folo végonodttti, queìuchevédo-
Seruiti©farnon fidcuc à putti, vecchi, donne, nocofefpirituali:maancoGitzit;,pcrche.ibid>
Simo-
. . . . . . . . . . .

Taubla delle cofe Notabili


Simoniaci bannatnira di pefcar beneficij non ani Stratagemma dello Egitto, faiotò CardelIo»cot)>
me. 577 trai* Afino. ìbid.
Simoniacijcon che iftromcnto pefchino.578.fimi Stratagemma di picciol pefce col Delfino . ìbid»
lialCcraftc ferpeme,perche.579 poftidaDan Studio» ruo]eefìenuare,& impedire ilcorpo.éot)
te nell'inferno col capo in giù,perche. 578 *Checofafia. ibid.
Superbo a guifa di melagranna. 57^ Studiofi confumano più oliO) che vino. ibid.
Simulatori fimili ad vn Jibro di Tragedie con le Stupidità, che cofa fia 610
coperti dorate. 579 Stupido :fue qualità. ibid.
*%SimiafimbolodJfimulationc, ibid. Sfacciato :fue qualità. 6iì
'Sollecitudine da doucprocedà . 581 Studiofi perche paianofliipidi» infenfatijaftrai-
Stimolo d'amore. ibid. ti. ibid.
Solflitio in che tépo fi faccia,e che dir voglia.ibid. Stupiditalo ftolidità naturalejcome fi fuperi. ìbid.
SonnO}dachecau(ato.583.hadominiofopramor Supecbia»cbe cofa fia. 6 15. radice dituttii viti).
tali. 584 ibid.
Sofpiri»dachenafchino. i^s Superbo fimile al Pauone, perche. ibid.
Sofpiro è fenza pianto: raa^on, pianto fenzafo- Superbia regna ne* colerici, e fanguigni . 614
fpiro. ibid. Supetftitionevchc cofa fia, ibid. da chi cosi det-
Sofpiio nondimeno, è reffrigerio de gli amorofi ta. • ibid.
cuori. j8ó Supcrftitiofi, perche cofi chiamati, ibid. in che
Sofpiioamorofo grane, perche. ibid. concetto, fecomedefimi, fi tenghino. 6ii
Speranza, che cofa fia, s86.587.doueèvièamo- Superfiitione fi deuc abhorrire da Chriftiani^
re. '5^9 perche^ ^ 616
Senza amore : Amor fcfìza fperaiiza ponno Superflitiófij'più empi) de gli empjj . éi 7. fi rcg-
durarpoco. 590 gono con li pianeti. ibid.éiS
E cofa lunga. ibid. Sacerdote di -GtoueapprefToi Romani} non Ice-
Spetàza módana fimile allaNottoIatperche. ibid. ra lecito nominar l'hedera,perche ffio
Suoifeguaci. 591 Sapere humanO}Cbe cofa fia. 614
Nonfondàtaprefiofparifce. ìbid. Settentrionali: nemicinaturalmente della pace.
Spiarle fi conuienehabitonobilejperche. ibid. '661
Spioni neiranticO] e moderno tempo» perche in Smeraldi ; fimbolo della verginità
copia. 591 S eppia, fimbolo della breuita della vita» 6yy
5pic:da Pfccipinonfcledeuédar d'orecchio.ibid. Sette niimeromifteriofo. 67Ì
Spioni) perche deuonoodiarfi. -593 Sommità del monte fignifica quiete» 679
Sono (latix:aftigati » e cafiigaf fi dourebbo- Scaro pefcé fimbolo dell' vnione
'
6$$
-no^ ìbid. T
Sapienza è 11 mutatfi d'opinióne 59^ *Tp Orpedine pefccche fignifichi 6
Stampa fue^lòdi. 597. inuentore.598.di che tem- JL Tefoto > e facoltà terrene fono pefo all'a-
pò. ibid. condit ioni defuoi minifiri. ibid. nimo. 51
Sterometria, che Cofa fia. 599 Tito , £glio di Vefpafiano Imperatore » perche
Sterilità : arrecea tnAezza > « melanconia } per* chiamato amore» delitie del genere humano
che. ^^ eoi "70
Salicejfimbolo della fterilita. €0$ Tortora, che fignifichi.
'
S7
Stratagemmamilitare,incheconGfle.'^o5. che Torcia accefa, che fignifichi. 91
cofàfia.6o5.chifoflreilprimoadvfarlo. 606 Torre dì Babel,diche fimbolo i 104
Soldato: deue renere fempre l'armi feco. ibid. fé TeftfidìCaneLupo,eLeone,dichefiroboIo.i09
Je daua per pena da Augufio il nOn^portar armi. Tóppo'geroglifico del Danno 15 o
ibid' haucua pena capitale l'alienare, vendere Tefludinecon vnavelafopra fimbolo della Dili*
perdere, ò lafciar la fpada. ibid. mangiaua con genza » 1j 6
la fpada à lato ibid. Terra,gran madre di tutti glianima1i,perche.]70
Straitagemn^c fa re in guerra da diuerfi . 607
t Tromba di geroglifico 177.64O
itrattsgcinrradcrLe-opardccol Leone, ibid . T. appreflb li Greci che fignifichi- 109
Del Delfine, col Cocodrillo. ibid. T.fegnodifalute,perche? ibid.
Siratsgcn ma del Scarabto,con l'Aquila . 608 '
T.di che fimbolo . ibid,
Dcir£nidio, ò Terze d'india, col CocodriI- Thita apprcflb Greci che fignifichi. 1 io
50, ibid. Di che fimbolo. > ibid,
ThM>.
. • 1. . . . . ..

Tauola delle cofe Notabili.


Hheodoffo Imperatore) perche rpògliafléi figli-
uoli de gli ornamenti regali. ii6 VErdcchefignifichi. iy.^G.^^A$%
Tigre fiume : onde habbia origine J> 220 Vecchio, perche auaro. , 16
Tigre di che (imbolo. 257. 588 Perche fia atto à dar configlió. ibid.
Ta(fO)dicheflmbolo». i6§ Vino rallegra il cuorej&c. 17. fue proprietà 82 .

Teucre» quando fiabiondo>e giallo 297 Veficaria di che fimbolo iS


Theodofio Imperadore riporta vittoria inguer-^ Data a bere, fa che i'huomo paia a fé bellif-
ra per esaltare la religione Ghriiliana . 31S fimo« ibid.
Figurato (orto (imbolo di cane» perche. 5 1 S > V^bin quanti modi fi prenda^ 4tk
Topacìot di che fimbolo ». 5 19 ^ Volpe di che fimbolo.. 49
Tolcana Prouìncia, perche fofle nomata Tirren» Volere non baiita per là per fettione della virtù :
nia< )ti.^Perche£traria. 525^ perche Tufcìa-. ma l'operare* 50
òTofcanai. ^ ibid»- Veftì nobili) che fignificbino^ 5$
Tofcana, fue coditiónijedel flio popolò. ìbid.524i Virtù fi deue acquifiàr nell'eti'tenera . 59. in che
Taracola:(ùo motto nelj'huomojche cagioni. 3 50 >
confifla.. 404
Terra cerca il blogo piùbafloj perche . . 401 ; Vite, e vedoaa fenza I'òlmo,percbe» <j $ -

Da chifofìfe primieramente mifurata. 410 >


Vecchio r fue proprietà . 71.301. 105.568.587
Tefìudinet fimbolo della negligenza . 4^2.: Vecchiezza fimile al verno»perch&. 7^
Tefta d' Afino, fimbolo dell'oftinatione « - 467 Venere di cht fimbolo 7^'
Tarcarucca fimbolo della, Pigritia ». Doue fia nata.. ibid»
Trochiló vcccllo, fimbolo delta precedenza. 497' Vulcano perche detto Zoppo.. 80
Tardo non fi deue cfier, al bene conofciuto . 509 Vecchio di che fimbolo. 10^
Tofcanarfuo fiato antico. 53^-5^7 Vdito,come fi faccia.. '
15$"
Timore>,che cofafiao. 6^6 Vifconti perche Iiabbiano llbifciaperimprefà.
Tòro, perche ftia defto alla voce della Vacca. s6t
Tempo che co(à Gài. 583^ Vfo di libri è inftromento didottrina o.21 $
Torquato TàflTo, confolàto col vino > 5 85 Vefpafiano Imperatore comefidiportafleco'Sa-
Turba de fciocchi è infinita*. 591
>
pienti». i\6
Tempo: oue è, non paòeflTer ftabilità . 59^ Veff^rtilione animale perche cofihominato.264
Triglia pefce : fue virtù ; 604- Virtùimaginatiuadouerifieda.. 272
Tcmperanzajchecofafia.óiS. in che princi|Ml- Vipera di che fimbolo i 388, fuo coflume.. 284
mente fi deue eflercitare . ibid. 619. Venere figliuola' dcll'Emifpero fuperiore della
Tempo: dieffo foie il preferite fi vede.6io. fua terra. jotf
bieuitàk ibid. è principio, e fine di fé 6z i fen- . . Vittoria perche fi figuri alata 308
za fpefasc fatica il tutto confuma. ibid. Senz'ale figurata da gli Atheniefi, perche.
Tentare che cofà fia . ibid. ibid.
TerremotOjchecofafia. éii Perche fi figuri fofpefa con vn piede nudo.
Theoria,checofafia, 615. fuo principio . 622 ibid.
Tiranno è fempre vigilante, pecche . 626 Vpupa, perche dicafi Calcata. ^ 311
Tolerare, che cofa fia.. ibid^ che habbia per fine Vmbria Prouincia perche cofi chiamata . 3 24
ibid.. V mbri popoli, loro nobiltà, e lodi ibid.
Tradiipoito, che cofà G^h . ihià.6i7
-
Vino del Vipaco nel Friuli rende le donne atte al*
Tragedia, perche fia fiata ritrouatai 628. che a* lageneracione.. 340
macfiramento rendi ibid. Vfo miglioie per fcriuere » &
intagliar inferir*
Tregua,che cofa^fià. 629. éj o, fi fa di bore e gior- troni i 35»
ni, .mefi*& anni ibid. fuoinuentore .
. ibid. Volpe di che fimbolo i 359
Tregua fuo fiato è come il mar tranquillo . 65
: Viiahumanahaduevie». 374
Tregua da diuerfe nationi rotta . ibid. Vitediclie fimbolo. 37^
Tutela èdi due forti 63 3. che cofa fia .
. ibid. . Vccell etti lodano Dio. 378
Tutori à Pupilli» e Donne furono ordinati dalia Verità fimile alla bianchezza. ^ 379
legge Attilia -.
ibid. Vecchi,lór proprio e eflèr melanconici »- 384
Tutela come deuecflèrcìtare. ibid* Di maligna natura, perche 385
Tutori fraudolenti , pene datale da Romani» e Vite quando portar fi debba. 399
fiatuite dalle loro leggi. ^34 Vetro fimbolo di vanità. ^ 405
Talari) fimbolo dflta velocità. 644 Vero Imperatore mcfeolauafilanottecó fgherf>.
eia.
. . , . . , . e . . ... .
. , . . . 1.

Tàuoh delle cofe Notabili


e taglia cantoni ne luoghi publici»ctaucrnc» Venere perche fi finga che dcriuidal Mare. 647»

e quello che le auucniiia 4o8 da chi cofi detta. ibid.


Vittoria vituperata d' Aleffandro Magno » 44Ó Venere Toleua pottat vn cIngolOjperche.649.Tu3
Vbbri.icchczza, madre dcll'obliuione. 44^' virtà. ibid.cheficonteneficineflò.ibid. parla
Vbbriachi batceuaficon palli» fi che moiiuano. con bocca di rofe ibid.
544 Vulgo s'appiglia al peggio. 6$$
Vforonola sferza per minor male. ^ J44 Vergognofotchi propriamente Ga. 662.
Vccelli s'odiono anco nel fangue doppò morte. Vergognajche coTa fia.66ì. da che dena.e6z.vir-
# 450 tuoTa qual fia.e63.fue lodi.ibid. aggiunge gra-
Vittoria dì Attio hebbe corona roflrata d'oro* tia,evenuflà.664.nafce ne gliocchi.663.ficde
perche. 459 nelle guancie.665. del Falcone.6^)4. immode-
Vira noftra Tempre ftà in pericolo. 481 rata è biaTmeuole. 664. cfTempij in propofito
Venere da gli Antichi nomata Ncra,perche. 450 della vergogna. ibid.
Vecchiezza che fignifichi 496 Vergognati^di^e ftcflb,fe noati vuoi arroffir fra
Vita felice qual fla. 5o8 gli altri. ibid
Vecchiezza i atta &
aiittorcuole peuta corteti Veritàjche cofa fia. 66$. di lei è propria la feni-
tione.. 15 1 plicità. ibid. è amica della luce. ibid. fimile alla
Vero In^peratore hebbeorigine da Faenza. 536 Palma fupera tutti i penfieri humanì
.^
ibid.

Verona: da che cofi detta.- 557 ibid. più forted'ogni altra cofa. ibid. è cofa di-
Venti nafcono dall'aria 4i uina. 666. à lungo andate fi fcopre. ibid.
Vccelli habjtano oue è l'aria fa lubre. 42 Vgiialità quanta viilità apporti alla Republica.
Vecchio che erri» e di maggior ccnfideratione 667
che vngiouane. 50 Violenza che cofa fia t. 669
Vedei:e»e vditemoltoJSjdeue :. ma parlar poco. Vergini anticamente vfauanò il cingolo per Te-
gno di virginità^ 669
Vino: Tuoi effetti. 568.645 Verginità: come venghi cufiodica. 670. che cofa
CauallodelPoeta,perche. 587 fia ibid.
Vifocoperro,c he fignifichi. J92 V^ta laTciua umile ad vn Prato verde 670
Vecchie debite alla fupfrftitiosie,. 614 V irilità, che coTa fia 67
nregonarie>e magia .
alle 5,14 Virtù: mai non inuecchia. 671. innalza gli ani-
Valore che cofa fia a^ «r
mi a co(ècj£kfti.67i. fiiTìile all'alloro. 671. e
VanagJoriaichecofafia. 6jj Topra il vitio,e Io vince.671. fimile alla quer-
Vanaglorfofo difpiace à Dio.640. à gli huomini. cia 671. heroicadell'huomo. 67^
656. effèmprj vari j à ral propofito ibid» Virtù non cerca ricchezze. 675. Tua vita difficile..
/anagloriaè Vfia gran beftia. 63 a, èproprk del- 674. Tua djfTeTa èxitirarfi in Te ftefTa . 674
le Donne, ibid. da che nafca ibjd. camina al
. Vita breue: riprende i lunghi defiderij.675.achì

pari Tempre della fuperbia.ibid..fimileaiiàfan- fiaflimigli. ^76


guìTacca. 639, Tuo rimedio, ibid. è. propria de Vita deil'huorno che coTa fia 678
Poeti. 640. miffime moderni . ibicj. Vittoria: che fi ricerca perconfeguirla.^8i.aci?i
Vanaglorijofirbeftie, perche 658. enèmpijà tal la canTegniua che vTaffcro ver loro gli antichi.

propofito. ibi. loro penfieri Tono come il fieno, 63ri. chf bene apporti ibid.
ibi. talidiuengono per l'abondanza, e como- Vnionc de' Cittadini quanto vaglia.6 Sa. EflTeni-
,,«Jo- ibid. pijà.lal propofito. 681
V'eTpecheToola2za in alto più gsofiTa dell'api, Volontà è Regina.685. vuole Tempre il bene.
fimile,efimbolo della vanai^loria. 64 2 684^
Vanità; per efla che s'i nteoda ^4^ Voracità che coTa fia 6S4
Veccbiezza>chccofa fia 644 Tuoi effetti .
^44 2
Venufta, che cofa fia.645.o4 7. è differente dalla ZEroha parola hcbrea che fignifichi. 17
Bellezza. 646. Tue dori 45rincipali. ibid. in che Zaffiro di che fimbolo 3 »9 529
confifla. 647. è,coTq da Donne. 648. non effe- Zcffira Tue proprietà . 65 6, da chi cofi (k tto
minata conuieneail'huomo. 641. ruoieffctri. ibid.
641 Zelo: dei fuperftitiofo è congiunto colTimo-
/cnuftà»? gratia fono il condimento della B^^l- re,perche. 95. che cofa fia. 157. per «flcrci-
lezza.- (J40' laulo che vi fi ricerca. 157

S.
.. . .. . . . ... .. .. . . . , . . .

TAVOLA DFDEL GESTI,


CORPO
MOTI
EPOSITVRE HVMANO.
^Tro di volarc.i4. 1 25 .1 i7.i^o.26 r. Di parlare 38T
Di fcendere. 5pi.6i^.
Aitodifaltarc. '4 Di potare vnavke. 39?
Di ballare. i7.?jo.4i8 Di tofar pecore,
le 399
Di porgere. 18.15.30.58.59 9^ Difegareilfieno. ibid.

277. 28z.74.450 Di raccogliere. ibid.


Di pigliar mifura. 10 Dibatterei! grano. 400
Di falire. 11.117 Di acconciar botte. ibicf.

Di portare Di cauar moflo dali'vuc 400


Dicauare>. 41 DirpargerciI grano- 400.401. ?I5>589
Di accarrezzare. 56 184.381 Di sferzare. 400
Dicaminare, 87.111.166.155-509 Di tagliare 400.40*^
Feroce. 88 Di bere. 40 r
Gettare via* 90.136.155,277. 184.574.504 Di ammazzate va vccelio ptefo 4or
D'appoggiarfi. Di ftimolare i boni ibid.
Di (pingere 115 Di contemplare. ibid.
Di ferire Ii5.i75.<545 Di accennare, ibid.
Di far riuerenza. "7 Di fcaldarfi 401.^0
Di attendere l'empito d>n toro. 114.188 Diftareacauallo. 4^9
Di caminare all'inaiò. -4ó Di gonfiare le gotte e 41^
Di correre, ì7^i8i.i95.<?44 .Di orare, 418
Di guardareHflb. 194101,524.566 Di dormire. ioicf.

Dicnlpire. 204.151485 Di riuerenza 450.4^5


Di aflalta re l'inimico. 275 Di battere ad vna porta, 4? 5
Digiacere> 11 1. 218.2 i2.zi9.45i"46é Digratrarfiilcapo. 46^
Dipcrcotere. 126.567.270 Dolente, 474
Di metter mano alla rpada. 129 Di gridare. .478
Di fuggire, 25i.".i86 Di foftentarfi con croccìole ibid.
Di fremere. 135 Di fpogliarfi . 479
Di far violenza. 155 Di voler lauorar la ter ra , ^ 480
Minaccieuole. 155.284.415.588 Dilguardar in dietro con la tefta piegata . ibid.
Difcriuere. 154.610 Dicalpeftrare. 48i._fij
Honcftojcfeuero. 145 Di difegnare, '
481
Di tenere, 1 54-5 ^4.575, Di girare vn globo 486
Di lanciare. 55 5.541 Di tirare vn carro. ^488
Di guardare dietro le Fpalìc. 268.520 Di fpremer vna mammella , ibid.
Superbo. '269.415 Di tenere in braccio ibid.
Diincenfare. 26^.455 Di incoronare alcuno. 495
Squarciare. 175 Di dimandare eleraofin ì 494
Di combattere 278 Di fciorre alcuni legami co* denti ibid.
Di fonare 179. J 77.401.402,428.5^1 Di opponeifi a vn'Aquilia 497
Difcoprirevnlaio, 280 d'imprimerfi la fronte. 5oo
Di tirar d'arco. 190 A fpetto matronale. 157.581
Di vomitare. Venerando. 207.258.565.417
Di lauarfi le mani i86.i panni.451 Horribile. 23 j. 15 5 •140. zj 5.298.40/.
Di mangiare 600 Maturo. 252352.589410.411
Di dare il latte. 562 Honeflo feuero 145
Di rpccchiarfi,e fatfi bello 566.479.615 Fiero. 26i.i7j,596.2So.28i. 284.520
Di abbracciarli. 5^8.517 Superbo. 169.415
Didringere. 570.^56 Rozzo. 277.540
Dimoftrare. Virile. 271298
i^7
Atto
. . o . . ... . .. . .. . . . .. .
.. . . ..

Trucia nei.gefli moti èpoficurc deUorpo Tiumano


Anodi peofare. 518 Braccia àpertc.i.i4.68.i^j. 1^^.1^1.3 8 i.4<:?è.4|<J
Didarevnrouercio. 518 Braccia ^cfc. 14. 16. y6, loi. 1 14. 149. 1 84. 577.
•Dì (Iracciarfì i capelli 519
Di coprire*^ 51. e fouuenircvnpouero. Btaccio inatto di cenere. 19. i3' ^4* 44.49. 53
Di adorare 517 Braccioalto . 19. 66. 158. 184. 188. 104.587
Di sbatter ^ri fanciullo in vtìa pietra •jzS Braccia in atto di abbracciare . 14 66' 1 17. 16B
Dì contar danari fopra la mano • Si? Barba .pièna di ne uè 35
Di vfcir fuori d'vna fepoltura ibid. 'Braccia verdi. 35
Di fonar ikorno. 531 J3racciaignude.40.i44.175. 194. 2'35.i49*i^i'i8o
Di (0 ftenerc l'Arca di Noe H3 ^Armato. 41.338
Di andare in eflaiì. 544 Boccaaperta. "71.96.101.145.195.376.380.405
Di rubbare. 550 Barba del color dell'acqua marina ^i
Di ridere 554 'BoccAcinta. ^98.1:^9. J70. E figillata. 558
Vcrgognófo. e timido 555 Barbacanùta. ni. m* 3»*. 3*^
Imprimer la bocca con anello 55» ^ Lunga, 2iS.iJCf. 3x1.^16
Di ftar nel l'acqua à mezza gamba. 565 Braccio ignudo, e ftefo. *38
Di comandare. 568 Barba lunga nera »40
Di alzarti panni. i 568 Boccache getta fiamma. 45 5 .498. affiiroicaia
Di offendere. 569 . ^55
Di federe dormendo 569 Braccia in croce al petto • ^^7
Di acce nnare» che fi taccia 570 Braccio riuolto in vn manco. ^78
f^i non potet reggerfi in piedi 570 •"Senza mano i8o
Dimifurare con compaio vnaftatua 571 'Braccia cinte. 188
T>i cauar vna faetia dalla faretra 581 Bocca' fchiurnante. }oo
Di ritornar in dietro • 581 ^Braccio flcfo à baffo 387
Di ferire. 588 Barba lunga, e pendente al petto 4^5
Di trapaflate vna muraglia. ibid. ^Braccia quatto. 445
Di caminare in punta de piedi 590 Braccio raccolto verfo il petto. 465
Di riguardare timidamente 674 Batba lunga hirfuta, e metà rafa. 478
Di fparger fiori fopra ^vn'altare. 614 Braccio fua eflremicà vicin'alla mano alato. 494
Di ftuzzicare-, emaneggràre il fuoco 5ao Braccialeprofe. 575
Dubbiofo di raccoglier colane» ò nò . '6ii Braccio in atto di guardia. 588
Di vfcir fuori ^eila terra con ftrana>t ifiera at- Troncatoui la mano* "645
'^'611
titudine. - . 'C
Mefto 6z6 CApochino.'^.i 4.7 1.895 8. 150. 150.1 5 7.245.
Dibaccìare. 617 167.170.414
Dimorderfivndito. 644 Cuore circondato da ferpi 14
Difcoparc. 654 Corpoi^nudo.i4.3i.36.iz9.i78.286.cnett0477
Di cacciar inano alla fpada . 660 Cuore fcoperto. ij. 57.450. 585
Di guardare in vn'ifleflò all'òrfàtiiàggiore , e Capelli fparfi . 14.56. 52. 1O4. 114. 116.130.1 j6.
minore» -56o 'I70.iji.245* *46. 276.279. 298. 570. 576.
Di pertuòttre. 667 ^79^
Dicingcrfi. ibid. Cìglioiietò. 31
Diappigliarfia'dalCuiiacofa. '685 Capò coperto di neue 55
Dibacciai-e. ^z7 Còllo coperto di neue. 35
«Attitudineììera. ^55 Capelli pieni di neue. 55
i\fpe ttò robufìotè niatuto. 544 Cofcie coperte d*vua.
Belliflìmo^ 15.z7.57i. 591 ^
Carnagione di leonatofcuro. 56
Briittiflìmo^ 30.5 7. JQX. 50(5.588 "Chiome bionde. 58.68.97.177.187.23^. S44
Senile. Carnaggione roffa 49.125
Vano Capo circondato da raggi. 49. 571. dall'Ioide.
Nobilejè tifplendente €66 486
B Capelli negri. 5 1; 195.240
BRaccio in atto di flringere Corpo hidropico. 5ì
Braccio appoggiato Cuore.
73.590 59.200. 2 30, 2^6.6 ja
Ca»
. . . ..
. . . ... . . .... ,. . , . . . . - . . .... .
.

TàUDÈincigefti moti cpoficure del corpo hutnano


(l^^glid*oro. 7 j. 7i., 189, 105. èJnaticllàti» Carni afperfe dì fangue
e. fioriti.. 48^ Corpotrafparentedavn ve!o« 390
Di color d*acqua.marioa <>
8 1' Cornaggioue bianca
Cuore ardente. 8r, Forca.4J9. miftàdigiallo
Coronato di (pine». 9S Capelli che arriuano itiiecra ondegiatitì
Corpo carnofbo. 96.9S Capelli fofchL 43«
Chino »
118 ".
Capelli fparfi per la fronte.'
Capelli tagliati.. Corpo coperto da capo a piedi °
ibid.' 450
Capo fafciato iir Capo fcopertoj e chino .
Càrnaggione bruna. 115. ^*^ Corpo graflba'
^66
Capelli dritti.. I i9 Cuore roduto da vn verme . - 477
Capo in fiìorio. ii9 Capo acconciato con nocciole di perfico
.
479
Còrpo robufto. j J.SCnecboratOd. I io j Capo con fiamma fopra . 487
Collojegato.. 15 2.. Capelli riuolti in su 880
Gapo cintò di vite. t4J Négri,.groflfì 3 e fparfi, e ritorti indiuerfe
:

Cubito appoggiato fopravn cofcino 144 maniere 490


Capelli di varij colori . i 56 Ciglia jnnarcatc» 490
CàpoAlto» 116, Collo torto. 45?4
Cspo cinto da ferpcd 1^4 Capelli intricati.. ibid. 1

Capo calao... 172.1 Corpoiblleuato inaria.54(}.ecircondàto^2Lrag-


Capdli. ricciuti i7^*2?.i3 y .i47.i^7,j8i. 40^ gi » 5 44 i

Capo adorno 288' Capo rafoo 567


. Capo triforme» 189 Cofcieignude. 568
Capo alato o. 19IÌ 480. J08 Corpo pieno d'occhi, e d'orecchi . 5<5^
Cuore o 244^ Tutto proportionato 571
Carpo in qualchfl partecignudo e 2 17.25 f'i7f Cuore alatOo. i^y
Capelli lunghi 0. 217.218.219 Corpo euruo. 6z$
Còrpo largo i 215 Cuore paflàto da frczzi, circondato ^ da dui.fcr-
Cónduefaccico, 2io3 pio 6iS
M^zzo ignudo. tjo. 570 Capo cornuto con fièno i 63$
Capelli ferpeotini 2j2. 617 Carnaggione vermiglia 657
Rabbuffai . 2jj Capo circoadato da raggi folario. 659
C^rpo fcritxj. 2:54 Di
Veoufto,e proportiònaio » 2^8 Dito ìndice inatto di moftrare.. 41*' 44 '4^
CjJÌDme rparfei&Jnfangiiinatc 155 ^^ 144.i89.5700-
Er dure o Diaefo 1 64.1 76. i 8^; 19 j.
E- bionde com'<)rOò 2dÌ0. 2 61 All'orecchio 20Z..
Sfiefej e canute, 160,161 ! Itidice.alto. 289
Còrpo leprofo. 279 atto di fregar fi la cefta .
^li
i66
Capelli canuti. _ Dito frapoftò tra vn libro 389 =

Capo coperto dalla teflà idelI'Hippopfòtamo Dita che tirino l'orecchio . -


391
284 Dito alle labbra. 4^
Capelli biòndi>s Jnoanellati 28<5; Denti; del color del ferro -^
é2&>
Capo, velato >
288 E.
Capo coperto» ^
301 i

Corpo afciutto 299 F.-


Cuore in mano. 299 F^Accia virile.
Carr>aggioneroflaofcurao 500 Fronte raccolta» . II
Adufta 350 Faccie due , i2.592.-443-500.jo7.tf2y
Cór«p3appoggiatò . 339 Faccia mefla.. 14.119.152.164.280
Carnaggioaegiallicia . 315.-486 E; piangente. 184.291.584
Corpo (oileuato in aria. 562,485, Faccia allegra . ,i4.66.97.-ioi.ii4-Jitf.ii^.i5a.
Capelli bitrtiyje.mfifcòlaticonfcrpio '5^4 MO'^^7-'^^^'i3^'37hÌi7.397,^^?/
Corpo magro» 3^^ Fronte carnofa • 17.270
Capelli groflì,s neri,. 2,< Ufcia.
375. 17.65-* ^
Gcan<^
. .. . . . . . .. . . 65 . .. . , . . .

Tauola de' Gefti»moti, e politure dd ccrpo huiiuno-.


Grande. 17.485». 5^7. 618
Altera. 19.104 GOmbito appoggiato . 6%.iTi*tit*xi^x%ù-
Scritta *?. 179.490 z77.z11.384 I
Riuoltaalciclty. 25.49. J>« 59.149.159*^34. Guancia appoggiata.. é
163.364.370.479 Ginocchio piegato 6:^169.3^
Fianchi raffi. 34 Gambe coperte d'vua .. ì9
Faccia pallida. |i.i45>.i3y.579.4»^494 Cinta di ferro ^ 5fc
Fronte toibida. ^5 Guardo fpauentofo. i^S
Facciacuroa. |5 Gambe lottili Tf7
Eflcnuata, e macilente. 55^. mi.ì95' ^3o Gefìo coflantcì e generofo «. 2oo>
2j(j.:;8o. 584 Gambe ignude.. 15-5.1^1.280
Velata ^^8 Guardo tocco* 199
Grinza^ e fpiaceuolc 93- » '9* ^00 Giacere. 212.489
Rubiconda. 97* ii8.i33.547 Gambe l'vna più iadietrodeil'altra, 477
Frontecinta. 102. i59.H7u67.3(Ji. ^7Mi9 Gamba di legno 47*.
Faccia grafia,? brutta. I24.ii5.334 Guardatura fupeiba, e rainaccieuole. 5zo
Faccia ridente. ij 8. i fo.. 149. 1^0. f Of Gambe leprofe. 57*
Brutta. Z47.Z70.Z74. i7p.z85^i98.478 Guancie gonfie 613.6 5 f
Faccia coperta di velo. 1Ó9.199» 5^1 Robiconde.. 661
Vecchia. zoz.30z.3z4.479.49 1.53 »*J5Z H
Robufta.. jué.437 Omeri alanti
. i4.iz.25-3t4-^5.3^ 48.48 j.^^z.

Faccia di Toro. ^J^ i84.iz8.iz6.iz5.iOz.i73.1^.M4.i7i.i91i.


Di color fofco. ^2.5, i94.zz7.z3.i,Z37.i7*
Arrabbiata. 2^53' ^34^
Attonita. 13 f Nginocchioni. 56.ioi.io5.i63'i09k45$
5*7
Bella. i47»3345epiaceaolev,
zS^
I Inchinarfi.
Leprofa, e fcrena h
Fronte quafi coperta. z56 Ingua, 71.144.571. 5^#
_
Faccia vece h}a>e diforme» alquanto fcopcrta, ^8 r
Gonfia.. 500
L] Duplicata. Hf
Labbra Huide ^- 1 5 7
Fronte rotonda .. joo Lingua .fimilcà quella dd fcTRe .l^-jQ^^S, 38^ .

Bacdetre. f3^ Vibrante.


Fronte quadrata,^ 573i38z Gonvn'occlMO. 531
Faccia bianca. 375 M-:
Velata. 37 9-
Moraj è bruitifilma* 385 'Ano in atto di tenere. I;z,^.7.ii4a.i4.i6.i8.
Caprina. 41 zo.24,29.3 5- J8.40.41. 4z,44. 47. 48. 49».
Fronte cornuta 416^- 87.13i.16e.zz4.zz9.z90.558.364. 567
Faccia mole^e delicata. 4x61 eJanguida:. 5 84. . Mano appoggiata. 6.51.79. 187. zz8v 138.149*
NobilC) e modefta. 44Z 508566.419
HamUe,£ modefta 44 J^ 5 5 .474 « Mano aperta . l6.i&. 1 9,77. H4.1 44. Ij 7,176*168»
Fronte i icopefta da capelli , 44P Z7-8. 387. 46^
lacda riuolca 47 J. Mani po0e all'oreccliie.. i8ì
Prcciob, e fmorta 47 Ai capo. zz. al capo altrui.. 2,a&
Vecchia> pallida, magra» e mdàncoiita.480 Mano in atto d i moftrare . 1^.47.9 ^«254
Smorta, e fpauenteuoJe. 485. 5 50 Di follcuare 51..114.3Z5
Grande 618' Pofta alla bocca 47. 299-
Allegra,larciua,& ardita. 494 Mammelle igotide. 50.145;^ canche di latte. 43^
Pallida» e furibonda. 494 Mano in atto di fcacciace . 50.56
Vecciiia,gciflza,iiiefta>^uercÌ9»&n:Klanco- di fpargere
H* »45'
lica. 49* Mani giunte. *5. 74.59»
Fronte eoa vn 'occhio folkuate inaria. 545-
Faccia quafi tutta coperta ^ 5^9 Mani iu.\cro di premere J, 67.85.
Mpra 65 9k Mano in actodiftringcrc, 75*101,500'
Ycrginaic- (Al Mnno abbracciata,. 85.
ManoL
^
. . . . .. .. .. . . . 1 . . .

Tauolade* Gefìi>niati,e po/ìmre del corpo humaiio.


Mano in atto di fcaccure 5o. 36 N joa
difpargere _,
Manrg[umerzJ.74.S90.c
^
ioUcuate
.

in aria
.^
.
JlX m
.^i Narici
l\ aperte

ibid.

Nafo aquilino . 373.405.487


5^3
Mani in aitodi premer e. ^7.85 Riuoitoinsà. 575
7J.aoa. 500 Rotondo. 382,
Mano in atto di fttingere.
Mano abbracciata. 85 JsJucca calua» 449
Manoalta.95.l1J.1z8.ia9.z45.15 l,^69'^^9'3lO Nafo groflo.
Nafo. S6z>
^5L4i9
Mani in feno 9 8. coperte
.
4^^ o
Mano ferrata che percote il petto
In pugno
Mani incrocciare
. 102. 1 6
ii5.i47'^*9
118
o
/^
Cchio cieco 19.270.182.300.477.^^^
Bendati. 22.86.1 z8. 180.1 94.2'i6.i4^*
z33.274.175.40z
Mano fopra il fuoco • 1^4 Occhi in atto di mirare attentamente. 5 i.5»'i*S
Mani a' fianchi. u8.i5o Occhichepiangbino.56.57.59.9S.102.273.zp1.
Sopra le ginocchia ijo 478
Mano ai petto. t44.168.367.515 Occhi. 7^561
Maniinatto di mouerfi continuamente. i57 Orecchie. n.i6^j
Mani incatenate. 164*475 Occhi riuoltial cielo. 72.95.97.i05-iJ^5»ii8.iéi
Mammelle piene dllatte.. 168 203.27i.28i.580.387.44j-
Mani nafcofie 169 Occhio fiero. 9^
Inatto di porgere. ibid. Occhi biechi. 157.299 O
JMaromelle che mandaiìo acqua »7i ScintiHanti, & accuti Z07
Mano ferrata I7<5.473
OflTo grande. 2Zf
Coperta. zoi Occhi lucidi non molto aperti 125
Membra gr offe. »0^ Banfi. ' 245.z57.z68. dèa
Mani legate. 252. dietro le fpalle' ii3 Aiuti.. i4>
Mammelle che fpargono latte. 1-50.588 Copertidavelo. 157. 471
Mani infanguinate ii4 Infiammati z8i
Mammelle afciute^e pendenti. 155 Rofifj. 300
Mani leprofe. 2^56.576 Concauiw J/i-jS^.
Mani l'vna fopra l^altra .. i7i Graffi lucentire lafciui . sys
Mammelle lunghe z8o Chiufi . 390.42$
Mano ^ la faccia. i9i Fifii). 390.4zj.64f
Mammella ignuda morficata. 2.98.519 Groflì. 401
Mano con vn'occhio ^'j/ 5i0.45i Occhi ben aperti. ^ 56?'
In aito di benedire • "^ —-'-^ 37o Piccioli? e bianchi. 6i6'
Mani alate. 572.460 Orecchie da quali pendino (àngutfughe. ó^f
Membra fegnate da ferite 3^7: Occhicerulei. ^ 660' /-^V
Mano fotco la guancia inatto di ripofare . 3 80. Orecchie» loro fommità rubiconda . 66z
403 P
Mani quatto. 443 piedi in atto di caminare. 7
Mano tinta di fangue 443 1; Scare, 7. 14. 19-99' 1^4. 119. 125
Mano fopra la mammella»- 454 Petto aperto. 14.^5.119^367.510.626
Mammelle fozze.> 455 Piede in punta. ^5*38
Mano legata ad vn gran faflb k 494 SoUeuaio r4
Mani volte' verfo la terra. 495 In atto di precipitare. 19.27^
Mano metficaca da ferpi . 515 Piedi nudi. iz.23.i44".270.i7S .280.388
Mano. 562 Petto ignudò. 23.180.482
Mano nel guanto ^ 566 PiedeinattodiconGuk:are.^i.ii6.i4Z.i49.i58
Mani congiunte. 6z3 ié8
Lunghe» e fotti li. 625 Petto rofTo. jfr
montare tornaento patito
In atto di 626 puttini. 58
Legate 632 Piedi alati . ii4.i76.i79,t8M92;i35.275.37z«
Iflano laccata dal braccio . 645 449;
di Petto;
.
. .

Tauola de" CeAtytnoùy e- posture del corpo humano».


fettomezjBaignudo.. 158 Scljcletro.. 24^
Piedi legaci.. i^i..494.^5^ Spalle grandi.. 50O'
Piedi fertili .. 157' Stare in piedi.
Pecco trafHtro i6o> Sedere con maeft ri..
Piedi incatenati.. i;^^5é7 Sembiante attonito., 45*
Petto caitiofò «Il Scaciira piùr
picciolachegiandex
Piedi fi^Ftiiìi! a11'àcquifa)«. ijo. Alta .. 660.
Nudiv& leprofi.. ^5^i r
Simili; ai lupo.. *5^ nP Eftai afcofa fra. le tmbi .. 6t
In aria.. 275; li Alata .. 1^4-388
Piedi inceppi.. 3S7> Tempie alate.. 171.189
Petto cinto. 41 ^ Tcft^a china» peodentealUiilnUlr» ».
Piedi ftorti.. 43 8; Treccie fparfe* $88
Zoppi .. 47 8; Teffa ìny ha palla di vetro 40^
Petto ferito.. 4.8;^. Téfta circondBtada nebbia ..
Petto bianco» e foopcrco». $iS' metàrafa.. 478
Palpebre fànguinofè.. $6S Volta verib la terra.
P«to> armata.. ^£9; Tépièda quat»cfconQii»ggulelkkdiai<iiia>. 547
Piedi} come code dc'férpi .. $^6, Tetta di tconc. ézl
Petto con vn Sole.. (,n\ Cornuta. 64Ì
S
Edere*. X'.^.i^.»9.5^4».5:4^^.8D^90:5ri>98ì. T r-GIiocoperto.. J6.512
S , ioo.i5t).i44.i^é»i68;i70»2ii2>Zi2!7^2K45»i77..
5or. 5.08:509^5 17> ^.2^557;
V VifóroflTo..
VoltO{fiiero,;efanguinofo.. ibid».
Sjpalla quali fcoperta., ii^ Vejìtr:e grande.. 249.
"
Sguardo fiero .. iil Ventrcgroffo.. 28J
Spalle curue ., 150. Vifoinfommaropenfofo.. 49»
Statura ambigua.. xo7; M):fto>,e lagrimeuole.. 5 itf. ì
Dritta. %xs\ SegtiatoconcaKattere..
&bìenai¥OÌtatao. 2|:i> qaa(t; voltata*,. éi6i\ l^ATo..

W5-lp

TAVO-
. . . . . . . .

TAVOLA D^ <51I OROI<5NI,*?ET ALTRE COSE ARTmClALl..


A „
;307.309.jd^.40x.

A
.

Rpa da fonare. 7.10.4*9 Buccina. 78


Anello d'oro retto. «^ Benda. 100 ni.66i
AIÌ.I4.2J.Ì 648*49.5 i.^i''66.3*'84vioa Bafe di colonna. io*
117.11f.u6 iz8.iyz,i4i.i77.i79'i43'2'57«i75 Bafequadia^ ìij ioi.zo6
a75.i78.z79.i80.37a Baretravcrde-. i )»
Aratro. 15.i87.400.430.(j7J Benda inranguinata. 15^
Arco. .a9.7j.77.iio.2i6.za9.i8o.4i»'485 Bacchetta. I67.t81.5r8
Armiinhafta. 31.^29 Bordone. 18^.478
Archipendolo. 40.1^8.191.244 Ban^btìji d'acqua agghiacciata ^30
Argano. 47-Ì78.450 Bracdoiaìe. 147.4i5.'52'7
Aftrolabio. 48.49.115 Breuc 2j|
Armi. '54.8o.5o.48i;ì54- 307.3 i2-5i6.4t7 Briglia. 277.615
Armi rotte. 58 Bilancia tòtre. 198.570
Altare.. '^7, 3x2.520 Banderuola da vento. 284
Amìante pietra pretiora. i47 Bacco. 327
Agata pietra prctiofa ibid. Bacile pie no ditntfnéte» e giòie. 57j
Anchora. x7i.io6.589.irra!ginita, 629 Bàftonchodofo. ^90.f^3
Arcoceleftc. i71.172.324 Botti. 4od
Alidigrue» 5 94 Baririi. 400.
Alia torbida. £24 Bigònzì. ibid.
Albero di naue rotto. 127 Bocca aperta. 40{
Arnefi di guerra diuerKI ^i 3 Bacchetta riuolta in gtaìradi |)ailcì:ale . 416
Angioletto, ^49 Boffola da nauigare 45*
Acqua cadente. 3*4-528.475 Banda berrettina 466
Acconciatura di ricctci«diuctfegcnMDe. 560 Borfe piene di danari ^04.ftB
Anello* 387.425 Barccubica-ta ^ Jif
Arietefegno. .595 Benda con tiote d'aritmetica foprà. 5x7
Acquario fegnocelefte. 598 Bacchetta di ferro* Su
Accetta. 400 Boccale. 552.584
ArmìoÌfenfiuediuerre4if.ediffen1fiue^. 45 o Bafe quadrata. J96
Amorino alato con faretra>& arco 28 Banda di 'colcn: turchino con
5 li fegni Cancrot
Aria. 42 9. bruna. 661 Scorpione» e Pefce. 660
Ali grandi) e nere Jdidiuer fi colori. 438 Bilancia d'oro. 664
Archibuggio. 451 Bacino. 1^71
Acconciattita di cellacon lingua» &t3cchfofan- Bacile d'argento. «84
gnigno. 484 ,
C
Ara ci ora da vn fedóne. 595 #^Ornucopia. 1.16.17100.170.178.190.199.
Alpha luterà greca. 501 ^^ ì05.2i7.2io.22«.z4^9.2fi.2j8. 267, jq»»
Armi alla turchefcadiuerfe^ 525 30430^5.507.324.528.570.575
Arca di Noe. Cefìoni.
545 1
Albero d naue coq Kamroa di iFuoco fopra ^.'ézS Cotona d'oro.
i 2.4 2.68. 1 00 i 59 .'170.104.151.25 1,
Armi bianche. £60 245.245.522
Antena. ^84 Coroned'oro^ 554.574581
fi Corda> 5.11. i4ir
BOccettedifeta. Circolode 12. fegnicelen?.
i i5484.6i^
BuOula da pigliate la pofitiont del £to. 40 Catenad'oro. 16.40.5166.99,(05.105,127.157.
281.565. 175 «194. 268.490
Badile% 40 Cufereipcndcntc. 16.99 ic6.ì 75. i3>i
Bacile. 43.114.286. 5; 4. 552 Corone. 21.22.41 5.4I7.425.499
Borfa legata. ii'l>i'98.255.58f..472.57y Corona di lauro. Ji.i99.205.i2«.i34.i58.5o8.
Bilancie. $7»io8.i78.i8o.246.2^2.554 494
Baftooe . {ri.9i*i^i*i^^*i7o.i8o.io4.24'6.277. Ciiùcati |0
ià a Ctfc-
. . . . . .. .. . . . . .. . .. . .. ... .

Tauola de gif ordigni, & altre cofe artiiìc"alì


Obfidionale. 50 Coturno, 153 309-4i7-4*9
Muiafó ibid. Coltello. 1^5.157.160.58^
N-iualc. ibid. Coralli 147-171
Caftrenfe. ibid. Compaflb rotto 160
Di gramigna ibid. Candella. I66.XOO
Di quercia. 50.1J0.177 Cerchio de' nubi. 171
Cartella, con lettere d*oro. tjcon motto. 475. Cartello con torre. 171
Cadauero ibid.
Chiodo. 35-59MJÌ Città. 17I.J81
Carro. Jf.z41.488 Cithata. 167
Carta con la pianta d'vn pahzzo. 40 Cintura larga turchina con ftelle 179.180
Colane. ll8.l^^l9i.258.37^4tf Corona della Madonna i8i.£5(
Corona con fette gioie 44 Cerchio 189.242.6x0
Copello 47 Conocchia 194
Corona di ftelle. 48 Catena da fchiaui. ^95
CompaflTo . 40.4R-yt-ioi.lzo.i58.i^.z4l 244. Calice. iOl.570.497'5*J-
,
255,z59-565.570.375- 588.471 Croce. 201.445.479'i^i
Catena di ferro. 55'?9 1.504 Cielo (Iellato. 103.564-iW
Colonna di marmo. Corona di Palma
fi.^6. 25^,^01 211.158.i86
Cesello pi. no di fiori. 5j. e fronde odorifere . Corna (^5^ 2i9.»9
618 Corona de raggi. ' a27'4i7
Chiaiii. J4.179.r01.141.578-f07.52j Cupido
Corona di vite. 65 Coda di fcorpione. 230
Canna. 74 2f<5. 171.300.555. 599.47 5 Corpo di fcrpenre. ^n
Capeìetto 74. con due , alette . 7 5- pieno di pen- Catenne di ferro. ^ìi
ne diuerCe. 552 Cinta d'hedera *J4
Carro da due rote. 7y Catene rotte pendenti. a54
Carro . 7^5 77 78.7p.'?o.8i.8i.83.84 Capuccio 255
Carro triangolare .
79 Corona d'amaranto »ia
Caduceo 76.116. . 191. 194. 205. 229. 175». 560. Di Platano. 240
Dipapaueri. ibid.
Conca manna. 7^.81.171 DiornitlìOgalo. 24J
Corazzi. 77.116,129.255.2^5.551 Coppa d'oro 244.^20
^cUtn. 7S,ii5 Colonna con vna ftatuetta fopra *5j
Cimiero. , 78.257 Corone militari. 254
Capello di color celefte. 80 Capelli dì dignità. 251
Corona di Torre. So.504.557 Carta da nauigare. 155.43*
DiHellera. 81 Collaro d'oro a5&
Crocciole. 84 478 Campo pieno di pruni» e trìboli» 270
Crmello. 86.161.546.556 Corona di diuerfe figure. ^7i
Corona piena di gemme. 90.527 Cimiero con acquilla. 280
Cothurni d'oro. 415.525 Code de ferpenti 282,
Cornetto. 91 Cimiero con volpe. 285
Cesella coperta. 93 Conorfo. 300
Cilicio. 95479 Con Rinoceronte. JOB
Corona di fpine. 95 Ceftello pieno de rondini 502
Cinta di panno nero ó 98 Cimiero con ferpc 307
Cinta. 9^116.118.167 Colare da cane
Corona di Oliuo. 586.457. e fpigi. 100. U4, Cimiero con carattere. 317
167 Camicia di lino bianco fottiliiTìma 32t
Ccrchiod*oro. 105-181.147275 Colli. 3*4
.CorfaJctto. 115.320 Celatone guatnìto di belle penne 325
Corona de
Cepid'oro.
liguftrì, m
ibid.
Corona. 516. 581.395.401.417.520.
Campo florido.
655
318
Cerchio di ftrro. ip.5^c> Cerere. 327
Cesella

I
.. . .. .
. . . .. .. .. . . . . . . ,. . .

Tauola de gli ordigm> & altre cofe artificiali

Ceflella piena di zaflFaranno f^ ^ C lamidetta d'oro Ìi7


Cimiero con Pico ^^ * Gimferb con nfbbio
Corona d'argento. 3 5^4-4^7 Con vn gatto. 5iO
Cerchio d'oro conrefio di gioie 3 ^^ Camifo
Cartella con motto. 369 Corfalletto . 5 54- all'antica
Corona Imperiale. 369.570.381.4H Croce de S. S..MauritiO) e Lazzaro
Corona regale. 57o Gaffa <Jc danari.. 5X7
Corone d'oro di fplendor circondate ìyo Coppa
Capello. 57f Colli fette.
Corda. J7P-584 Collana d'oro. 54^con core pendente.
Canape. 379 Cimterocon vn gallo fS8
Cimiero con falcone peregrino • 378 CeOo pieno di frutti*
Corona d'eruca 5S1 Cubo. 568;
Caftella. ^8z Circolo turchino largo con 9. ftelle,& il fegno
Cornucopia verfance monete. ibid. del Granchio. 581
Cimiero di leone con dui corni di douitia i 583 Circolo turchino con ii.ftelle jl^egno delCa & '

Ceppi. 387 pcicorno* 58 $


Corona dìGinepra.^ ^91 Corno dal quale efcafumo. 584
Ceftdla. 19S'S9^'397 Cimiero con vn delfino.. •èb4'
Cancro regno celefte» 39^ Colonna di marmo» con ftatuà fopr« 611
Correggia da batter il grano-. 400 Circoto di ftelfe con pianetti 614-
Campo verdeggiante 4ot Corona di giuggiolo. ^18
Capello largo che difiènde da raggi folari . ibid. Di rofe, fpiche, ftuitire tronchi fecchi^Jio-
Corno da fonare. 402.53^^1 Di ferro. 6i6-
Cornecti bianchi. 40X Cingolo in cui euui ricamato cupido^faci arden
Circolo diuifo in ^* parti^eguali 403 ti. Se il caduceo di Mercurio ^4?
Cinta d'oro. 414 Cintola turchina con li fcgni Ariete» Leone» e
Cimiero con tefta d'elefante 420 Saggittario»- 557-
CoTtello auuoltain ramo d'oliuo .. 4af Cingolo tu rchino con li fegni Tauro» Vergine»,
Capello cardinalitio .. ibid. e Capricorno. 659»
Carta di muOca. Cielo nubilofo .. 660 >

Cetra con vna corda rotta ..


416 Campanello. 66i'
Corona di mi r tO} e rofe 428 Cinta di lana bianca . ibid..
Cetra. 428.419 Cimiero co vn'alloro mfnaciatodal ftilfflìne.675*
Cupido con mafcbeta» e corda fcioica 430 Corona di varie» e verdi foglie 6y$-
Cuneo «- ibid. Regale.
Circolo. ibid. D
Corona de papaueri. 438 DAdOé 24.37J
CroccfiiTo. 441 Diamante. 4o.u8.i47;4i<
Corona di mandragora 443 Dardo*
62.287 .644.66?'
Cimiero co z.vcceHt,CardelinO)& Egittale.450 Danari.
11^169.573.415.621;
Confaggiano. a66 Declinatorioo
Claua. 471.594 Diadema 369^
Candella accefa 476.él4 Decempeda. 410'
Graticola. 478 Dadodipiotnbo.
Circolo non finirò. 481 Difciplina 5 li'
Glcpfidra. 48J Drappo di color tarcliinot)rnato diftell^lOé 571,
Cor faletto dipinto di vari) colori • 486 ede* fette pianeti. irti
Cimiero con Sirena 48^ E
Cingolo d'oro» ornato di gioie. 48é EDifició . 5 3 da olio ; 400^' •

Campagna. 486 Elmo. 59.77.Elmo. 147.1 88;ioo.i26.229Ì


Co liana d'oro con occhio pendente • 233.255.i58.z78.5i&3io.33i.3«8.i78.395
Collare di oro» e topazi). .yn Elmo circondato di corona d'oro . I7 5.f 2^
Calamaio.. >bid. Dorato. i96,^c^
Cimiero con fiamma- Ji^.5>3 Con fiamma di fuècofopra. 641
d } Flaut»
. . . . .. .. . . . . . .. . .
. .

Tauola de gli ordigni^ & altre cofe artificiali


F Faidigetta óì color della ruggine • S tO
Flauto, 11.179-57M19 Forneto con fuoco acccfo. J57
Falce. 16.78194 5 2^'400.40i.4i2 Fabrica foiiitiofiflìma 571
Fanciulli due. 18. chcdQriD00Q>438>.FanduJlQ.* FOotana.. %yf
167. ìli Facaioio conieflo. tutto d*occbì, orecchie» e Un«
Folgore. »i.89.i75.»57.48i guc
Faretra. 19.9$. ix^'Mi Filo con ojolti polizzini.
Face fpenta %.9-^67 Flagello. 611
Furao,)8f..cbeerali. iia3i>»U'$;i7 Furia infernale
Fuoco > 5 1 .47*é7« So. t4»90»5 11,3 77*40z Fanciulla.
Fiome. fi.4pi Filacoiquale fia legata vna vefpe
Fiaccola accera^/4.75t8i.S5<ii9pitMt9.x74.)oo. Farcìodi fieno*
Fulmine. 77.171.1 75-309 Fofla. 644
Fafcia 8d.u4.»7^
Vzkx confblati 90.245. GHirlandadefiori,i.7.i4.i7.ioi,ii9,ixi.io|k
Fafcio di verghe. 99'H6 z4;.i44*zS4> 318. e frutti.
,
420
Fafciodifrezze. 100 Di rpighc.. ix.i5-8j. 328. 3.9^.507
Di miglio. D'alloro» hederaic mirto >
..

Fafcio di ftrn mentì. III D'oliua. 1e.105.170.329.551>


Falcio di fcritture. iiO.1%. Globo. i8.49.7«.izj.i9z.i7o.i73. 180.15K)..
F/ezza I2f .i80i4ii>5o8 £4.2>2^4&)oi..3 09.402.
Forbice. 150.5^9, Gioie di valore. 43.54.8x.114.1t3.172.104.231»
Frufta con palle di piombo* 132 158.147.155.473.41-5
Fiamma di fuoco. 1^2. lé6,l^.^<iy^ì,^^ifi^ .186. Ghirlanda dimortella>.e floridi pomi granacii>ti
200.3 503 8^-423 D'alloro. 25.43.116.160.158.390.594.40^
Fucile d'accendete il fttocff. 157 Ghirlanda d'amaranto 49.48^
Fufo. »94 Di gigli» e ligufìri
Fede d'oro IO 2 Ghirlanda di ruta.. 71.8^
Fiamma nera »3 2? Gamba di legno. 7j.8òr
Falcio d'armi in hafta a 53 Di rofe diucrfe 401. e mortella.
Fauo di mcl.'e 4-3.7 Dicipteffo. 79
Figuretca con palma e ghirlanda .^
149 Di pa panerò. 8X.270
D'oro. %.}0 D'hellera 86.111.375.417
Freno. 177.286.443.486-5 12.517 Dimelle granate. 99
Fafcidigrano. 36jo Dimicto^ U4
Figura della Naiur». 362 Grandine.. 129*
Fafcide' tic lori. 570 Gagate pietra prctiofa 147
Fauno. 38I1 Ghirlanda di canne. 170.117.143.119^
Freggiodi «efte di figure matemaiicbe 388 D'Iride.
Ferramenti nitalì ..
598 Gabbia aperta. >7tf
Frale be. 402 Gradili fcolpiti fopra vnà vefte» 106
Faldiglia di color roffo.
415 Gbir lanJadi faggio 311
Fiftda frumento di 7. canne » 416 Di fìoele frutti. 118.219
Fila de coralli.. Di falce
410 ibid.
Fune e 421 Di gemme 211
Fufo di diamante
432 Gi'imadello.
Filatociodalana»
443 Ghirlande. 416.499.511
Fonte 447 Ghirlanda di Anetxionc. 180
Ferro d*arare rugiìoofo • 466: Girella di carta. 184-475«5II
Figura di Fiuto
467 Ghirlanda di fenape. 186
Fafcio di fpìghc di grano . Globo con
ibid. la croce. 317
Faceacccfa riuolta in gift.
468 Gemini fegno celefte • 314396
Fafcio di fpine.
raiciodiipine.
474479 Grotta. 516
lagello con corde auuolte fanguinofè
J . 485 Ghirlanda di vite* 317.340.476.507
rilo verde con molti bami legati adoflb . .
\U Diornelloiemanna. 319
Di
Taiiola de gli ordignii& altre cofe artificiaH

Dilino.4oi.erubbia. 5^? ,, Dacingàra. 454


'Giardino. 370 HaftarenzaM ferro. Iti
Gioiello che nel mezo vi è vna lafpide . 3 77 Hertffia» 5Ì4
Giogo. j87.47H-^i0.566 Habìto regale ricamato cor gole
Gioieiliero. 19^ Semplice. ìl9
Ghirl*nda di mortella, 595.59 7.con perle. 397 V.igoconricanp. 551
Di mìglio, e panico. ibfd. Certose rpedito i6s
Di quercia con ghiande ibid. Hcrcolc figura . 6^ 5 coti tre pomi d'uro . 675
-,

Di pampanì 401 Habitofaccrdotale. <58f *

Di penne di vari] colori I

Diftelle. 429 IStromenti diuerfì ^^


dinuuoliofcuri. 4«J Iridi. 244
Globo con la terra in me^zo fìflb fopra i poli.4 S 5 Imaginedella verità i4f
Ghirlanda di viole nere. 504 Di T luto rotta.
. «1?
Di foglie di «moro. 508 Infegne Imperiali • ^5S
Ghirlanda di Anacampfcroie 5^8 Infegne militari. 4x5
Diaflentio. 5Ji Incenfiero . 4x0. letui catetie fono rofatiirC co-
Ghirlanda di giacinti roffì • 594 rone. 4f^
Di vaa con foglie. 600 Incudine. 4x5*500
Di apio* e climene* eoi iAromehti da Pittore. 490
Dinardfo. 610 Iftromentldiuerfi facerdotali f5o
Ginaccio^ 660 ì^iuerfi per l'arte della fcoltara . 557

LL
Qhirlaaida de* fmeraldi • ^67 Ifolcttà. 6i9
}' Di fempreulao. 1(^8 Iftromenti di agricoltura. - 674
H Nauali. é^r

H Orologio da poìuerc. 7.i9.48.84.i74«>7^'


xx5.i59.a4i
lidda ornata de frondi» e ghirlande
3'
7^
Ima •
Libroi e libri.*. 54.90.10^.111.1
1 8i.i 5 5. l68.4^z 8 X.31Z.3 5 8. 3f 9- 37». 39»»
z
50**^^» 17*
Habito militare»
:l__ ^.. „..«_-
ti11fta.77.90.107.x17.113.158.188.189.1po.1z5 libro dimùficà.' i8.9^.r5o.aperto.55i
"!ii^.z5 8.302.304. 567.307.? ^7* ? ?0'? 3 *'3 ^7 Lira da quindici corde.
^4amo. 111.x31.x81.300 Deua. 47
^Hotótogio da fonare • 1S6.499 libro pieno diftelle. 4t
{Habito regio. xj 8.3 74.41 7* 5 ^S Lituo augurale. 1y4.1to.3xz
«orologio folate. i58.xé3 Lucerna aìrantica. 54
da Ninfa.
<|||bito x^8 Luna di argento; éS
SuocioloTbprà il ginocchio. ?09 Luna. 90.147.171.183.191.1^275.^19.579
.HaRa con corona di gemme fopra) con quefto Duro. 97
I i ^carat^c con quefta linea cheforma.cro- Libro^oC libriaperti , 98.1x0. i7ì5.i93^xoo.xo3
^vice. .
318 X45.370 ,

abìK) fpntuofo) e ricco 3 60.494 Lancia ioo.xx5. j j 8.67*


l' Graae. 3*4.436.517 jLanteraàditela. ixx
Sottile, e leggiero. 366 i.irna di Ferro nf
Bianco 377 Lingua bumana pendente* 150
Pafiorale 401 Lira. 150. 176.4x6.41 g
Tutto rquarciato 43X.478 Lituo augurale. 161
Horologiodapoluereper trauerfo 43 X Lumeaccefo. ibid.
fHabitida Ninfe diuero. 433>434 Lanterna. 169.3^7*591
HAétoreligiofo 441 Lucerna accefa. 167.306.609.668
Pontificale 455 Letto geniale. 197
Hami legali io fera verde* 48^ Lanterna ferrata. zs6
.HabiiovilefCrotCo. 490 Luoco montuoso 331
Gratiort»itetto>&attillato, 493 Luoco in forma Vriahgolairé circondato dall'ac-
DiVir^coloii. bid. qua. 360
4 4 Let-
.. . . ,. . ,. . . . . .

TauoUde gIioidigai,&ltrea cofe artificiiUi

•lettera Y. ?74 Mantoregale. Ì9l


Laccio debole» e fottìlc 39i D'oro. 405
Luogoerto>& arpro. ^5»4. rpinofo. $66 Mifura del piede romano. 410
Lfone legno Cd e fle. 597 Mantod'orodi broccato riccio i: 41*
Libra fegno 406 Morte. 42$*^ii
Lacci 401 Monftridiuerfi« 414.5X5
..Lirad'appoline. 416.5 9J Manomuficale. 4»^
Xegnpdamiforarc. 4SO Monte d'armi. 4^T
Ligazzi, e corde d*oro -^^ Manette di ferro. 47f
Libro de gli Euangclij.5 i5- conT.fegnacoli. 547 Mazzo di corde d'archibuggio accefe . 4^3
Lampada accefa. 545 Manto di tela d'argento. 54}
>Luogo remorojefolitario. 580 Mazzo di C3 tte da giocare t 5 5L'

Letto de Papaueri. 584 Malfa di pionibo. 5$y


Littere dell'Alfabcito. 597 Marcherà daduefaccie. 57^
Letto con vari), e grandi adornamenti 614 Muraglia. 588
, Luogo fangofo, e brutto 666 Mare tranquillo « 6x9
M Monete piciole. 684
'\ A Antice . N
.XVI Manto di porpora 16
31
Nido de* Rondini.
Numeri.
14
, Manare. 40
..Morione. Naue . 104.171. 171^27.45 $.43i«629

Monete d'oro. 114' 14?. e d'argento 450 Nebbia. i57.*87
cM^nouella. 47.430 Notte, ijj.ofcura. 6it
* Manto giallo. .54 Nube. 591
,viaS;Uv^AMarcara. Xnl,$^.\.\6A•J^*^'i>^A^%'^%^'^^*'9 Niuello. 410
Nido di cicogna. jrj
Macina 91 Nafofproportionato. f%i
. Moi>icometro-. i»o Neuc. 660
'^Memoriale.
j
TU
Mnzzo de fiori.
»Mele k87
ORO.
Orecchie di lepre^
172
»3y
biondo. 18^.14^ Orciolo. 255
Montagna. 217 Ouato.
Mazzdf^ 2.16.375 Orecchie d'afieo. »74
Moneta di rame. 245 Or namentG barbaro }66
JlMonile con vn'occhìofcolpita. 245 Ombra del corpo humano. 370
Alanto bianco. 147.247 Ouato con fontuorafabrica difcgnauì
Mitre, j *5 5.570.413 Ornamenti d'oro. éid.
Moneta. 256 Ornarne nto di varijcolotì 421
Manto roflb. 158.166 Ouodi ftruzzo
Maniglie d*oro. 158 Orecchia di Toro.
H9
%€%
, Adazzo de fiori dìuerfi • -260.379 Ornamenti nobili. 184
^ -f Depenelli. 272 Ouato depi nto. 6v%
,'.>Ianto lungo api Occhiali.
;. , . Manto. . iOi Ombra di corpo humano*
^Morione alato. 507 LunghiÓlma. - €6t
.Manto del gran Duca di Tofcana^ 3l2
Monti altiffìmi 314.371 PRoradiNaue. 2
.-Manto ricamato di fpichesevlti. 338 Palo. l6.44.1^S
..Monte Etna. 360 Pratofiorito.i7.2ii.cverde
^afchera fpezzata. 367 Palla. 1 9.61.189.217.207. 188. 41 7.5 5 2.5 fi.
.^^uro. d*oro*
Monti. 382 Pedeftallo. J0.296.432w(67.543
*
JMfizodi ortiche. 384 Precipitio. 31
Monte de libri- J89 Penelio. 44*41 7.490
Pelle
. . . . . . . . =.

Pafla da grano.
400
1(7.569
58, J9 Pala di vetro.
401
41»
75 Piombo ftefoo
415
74.114 Prigioni coronàtiiie incatenati
^cnncdivarij^terì. 416
75 Pelle di pantèra.
D'oro, 4?f
Pendenti.
^omià'oro.
78 Palla di tolorcelcftc.
4W
^^amno brutto. 41T
^Ii.30fl0 ^Pugnaleignudo
jPdle di Lu^K) cerdéito. 84 Pietro. 4tB.593;é7>
pietra pomice, 430
91 Puttìno coiÌfacellcacccfc«
^roceflb 45J
Porta ferrata.
^I?cnnada<criticrc.
98.584 Pelle arboreo
^elleditaflb. 47^
'100*X47'»77 Di orfo . ^ ,
f*atena.
tÒl.i7l^»47 Pietra dalla quale cfcc vn
tontt 47^
^ramldff. 4«J
Telledipe&ora.
^^od^o. 5^ Piondb. $q6
118 Profpettitia* 507
51*
rj» Paffo.
lamière. ^'1
^Pdlcdflcone. '115.5^ Piiiiale^. ,
-

Pelle drpwsdc di Lcofci!


5T«
^lediftricc.
J47.i«7 Penacchio taoffo dal vctito
^cnne dr^auonc
ganfaoneto. 145 Pica.
¥enna bianca. 147 Palla ditélónna.
Nera Ibid. 'Paffctto da nàifutàrc
1S09
t>ietraiòcah. 157 Penna da ftiluérc.
T70 VeCo geometrico €lO
JPanno ceruleo. ^ 657'
177 l'rotumiere.
Prc^Ortiiere. - . . «.^-k.::
^cna ornati con nbcclii . ^
'PiedéftaBoqtìa[!tfnoiipÌ€^«davérana|>atte.^7f
^rietradi paragone.
^8i.i45
-188 Palla di vati! colori. .^fj
t>ane. .*»}•
Pelle d'afino. z^j PallacOnducàli.
**«•
154 Ptccipiuo.
f*iedidigrae. ^
fictra<juadrata.
{Piramide con dentro wctìM.
.
QVadtaiojgcOtnètricO. ìO»4*'>^«»H*
ydledilupo. »J«.5^^ Quadrato con Mercurio « 3J

ì4i»4IX).j7l ^uadro^^on l'omega greco.


»"
Perpendicolo
Pelle difecotabianCis.
Quadra. ^ *^
pellegrino. Ì67
Pdledicapr»*
D'Hippopófama.
Pilo,ijafta«)n:feKai«angofere.
284
309
I81
K
R^nclictta.
Raggioceleftc.
^^ ^ v^^-?!-lÌ^
f«5.t«»4fi4.^0I.545.55f

Pianure. . S14 RoRrodiNaue. «SJ'^i^


tot.»44»^<S-49|
. -

Parazonio(pada. Regolo.
» "f^S
Piffaca. 130*430 RuoiadaartOt^cxòltélli.
I?ò Fiume. 334
tt5.i^4'ii7-449.5ii «10.^1
PriuilegìiconiSgHU. 33« Ruote.
uo.lj8.3f4.5o«
Paéfc>. 3<^» Riga.
Panno di lioòlc^instìO^ Radiofcàfco. Ì?J'W
\49'66a
Pelle di agnello» 370.4«; Ròtclladcpintà'o
Pietra quadrata» 171.5»^^ ReojJotóbto. .^. ^o *^7*'y*
l«i.i?8.300.4^-
Palladi pionabò. 5f4 ReMo.
Pattini ridemi. Rngiada. l*
57J i«l.M7.»M'43J
Pelli diPardo. Renio.
RaaKoacccto» »5«
Palla con l^boré^edt^i ccldli« 3815
Penna. Ì9i«42^ Rafpadifcrtù^ .*v o..*^
. . . . . ... . . .. .

,IauftJ^.cte' "^^;;to^,ti' e ^^Mta dgl^coifpo wfliauof


I

Rotella. 309 Scritture. 15*


Con l'arme pontificia» i 1 8 Scettro eoa vn'occhio fopra 164.414
Raggi. )i4*4if Stimolo. i<$
Regno Papale « ^69 Scettroconvn Sole fopra. 166
* 166.174
Regni. 417 Strade.
Raggio di rplcndorc» 445 Selua.
Raloico. 449 Srocco. 175-378
Rami d'alberi Pecchi ^ 49^5^1 Strumenti rurali « 181
Rufcello d'acqua 5*6 5 Stiualctti d'argento. l87
Kouìna. èio D'oro. 188.381
Ramo fecco é4j Sfera. 191.41»
Ri^ota da fci raggi* ^79 Scorreggiato da fruroeutoo. 194
Sigillo. 201.500
S
Saette rpezzatc
SHdiaffeggiatadi foglie, e frutti diCipprcflb» Sciamod'Api. IBI
, Cedro e Quercia, 54.68.80 Sangue.
z. Tedia. 13 i
.Specchio. 7.15.40.61.114.158.163,151.36^.453/ Spadaignuda. 233.247.z7?.300.5^.58t
Saetti d'oro. 18 Scarpe di feltro * 13«
Di piombo. ibid. 01 pelle. ibid.
Scjettri.3Lfccttro.48.54.79.8o.87.90.8i.9^.i59 Scaladicorda.
1 99.104.107.145ji47.17 8.186.369.374
170. 1 95 Splendore 4^4. 37>
Saccoccia grofla., i6 Saffo legato con corda. i5-i
Scìmmitarre. 3i,%9i.5i8.667 Spada ignuda infanguinara*
Staggioni. 3,6 Sporta piena di pane.. i68
5tfilla>eftelle.36.5i.K>i.i55. 156. 1^1471.154.106 Saffo quadrato ibid.
Ji9'4}6 Saturno ftatua 363.59f
Specchio rotto. 368.4)0. ornatodi giòie 666 StelladiGioue. .^

quadra. ; 40.144. 03*4i7.4^9'4 5,1 Stelladi Saturno, ibii


fpada. 4i.57.j8;j9>77.i8i.ioo.i44ii3.t69.i48. Scatuadi Platone »7i;
150.188. 176.179.1 J3.i46.z54.a73,'i7y.370 Della natura.
Scudo depinto . S 1,96.1^ $.zi^.i3i>i^ 5. z^S Della Vittoria alata
.. 307.309.?? il
'K
Sedia. 4.3.190.103.1 alra.542, Spelonca. II
^4J
^acchet«o pieno»- 4,3.168.5 J4.-Ji7 Saffo circondato dlacqua.. 340.353
ilcure. 45.88. 14Ó In forma di piede
Scarpello., 44.417 Spada vetfatile 370
l&:pglio* 4^. 5?. 1.475 Saffoeonali,e motto., 3-71
^fera. 48Ì249.150..J58 Sòprauefte di vati) colori-. 379
jStroraenti aftrologici. 48 Sette pianeti, 3^1
jlScudo. 58aoo.i75'i88.z76.ifQ.i87«3o9.3i7.3io Seggia ricchiflìma 383-454
j.^oj. ^
Sepoltura. 4t7
Sqle,. . <5^;90.J7i.i 83. 19 1.241.2,58.403.476 Scrigno pieno di gcmnìe-, 39Z
^Cudodi color d'oro*. 73 Scorpione fegno cclefie ..
^jSperooe. 74. 15 4.1 76.580 Saggittatiosfegno.
Strali. 75.77 Stendardo. 41 f
5,aidodi fplendor fanguigno . ibid. Stromentirauficali.. •4*-3-4i^
>_ Dicciftallo. 78 Da fiato, 417-
jfcrza. 86.93.1 19.47S. 479.5 18 Simulactodi Minerua 437
/Saetra. 90.93.126.119.285.541 Sacrificio fopra l'altare.
44^
iSocchi., 91.133.427 Scudodepintooi vna canna f vnramJD-cft fe^ &
^affO. 105iI50.17^j8i.384'448.474.566 ce. 450
.Statua di
:Scarpe di
Mercurio.
piombo
m
Ricopertodaftrali.cfrczzei
Statuetta.
4^
ibid. ibiU
,^%cchidifòrroento. 143 Scudoouato, dQtatQ9 e dipinto di Riarmo tnl^
,SO:eglia. 145 fcbio. 485
^^QCCQdaognipactetagliente.. ia? Scettro di lautoj». 49*
.. . . . . . .

tir a/fa c«>^


. .. .
(jf^
. .
i^/i

. 1

Taugja dc^Qcflà moti» e pofitu L' c'dt! cuipci Imimaii o-;

Stiitalettìafta^a. .494 TeftadiMedufa.


ibid.
Triangolo. 249.551.55^
Stringa.
Sole cedi (Tato, 45? Traucrfina» l55.a7M47
Saccoccia de libri 5» Tefta di Tigre per cimiero. 157
Scudo con la tsfta di medaft 5^9 Toro di bronzo.
Con Plutone, e p^ofèrpina rapita 519 Turribolo.
Stola. fij Turbante. 282
Spirito Santo in forma di Colomba » 5*5 Tauola fcritta
Sedia d*oro.. 5i7 Targhe.
^r- --"&•'-. 508.5 5 r
Scudo rotondoyche ia mezzo tiene lo Spìrito Tempio con otto colòrme. 309
Santo . 47 Con dieci 309.5 14.5*3^
5

Statua di faflb» 5J5 Tamburo. ^,w


3iO
Scudo con dentro dipìiita vn* Acquila con tre Tauola oue è disegnata vna pianta dì palazzo
aquilctte. f^i nobilidìrao ^ 365
363 _ ..

Statua di Venere. 571 Tribunale 369 .^

Sole che fponti fuori dall'ondfe marine 581 Tazaverfante acqua.. 371
Scudo dentro depintoui vna tigre. 588 Tauola fegnatadì figure .- 388
Strpmenti diuerfi da ftampatori 197 Tauro> fogno... 39S
Sfegni celefti. eoo. 601 Tinazzo. 400
Scala Trofei.. 417
Sfiualctti éz8 Tauola da colóri. 417
Scoppa 654 Tefta hu mana pafsatajd^ frezza 41
Sale roflb.. 656 Tauola bianca. '• '
430
Rirpiendèntitlìi-no-. é57.6$s Taglia. 450
Strali. 659 Toga ricca,. 457-
Sole rranwntato 661 Te le di ragno». 45 z
Scudo in Cu vi fia depinto vn'elce
i 674 Tazza. .,
474.
Saffo in atto di fcenslere giuda vn monte. 679 Torrente d'acqua. 481
Strada piena de fiori,ero(e. ^84 Tazza con dentro vn cuore 487
Trauerfina turchina ricamata d'occhi, & Orec-
Timone.. MIO,. 2.i8.i67iii7.ir8.izo chie. 518
Tibia veJi Flauto. 419. 507 Trepidi d'oro e$z
T^/za d'ofo. 17. z8r Tapeito. 555
Tirfo cotonato ... Tertad'orfo dalla quale efca fiammate fumo. 558
17
Torre. ro. 205 Tempietto eoo fopra vna colomba.
57J
Tefta di morto. z57 590 Torchio da ftàmparori 592
Tauola convna defcriitione di Fortezza, e.rago. Tempo d'horologio. 619.'
na 40 Tanaglia con vn frrro rnfuocaio V 6xo
Tauola piena Hi nMirjeri. 42. Terra rotta,erolleuata.-
-"'•
Cootìgurcaftronomiche 49 Teflad'Elefanre. 6Cì^
Tenaglia 52.79.15,0 V
,
Tafgadipinr-K
Tò^ioajccefo.,
Tallari,
7.4.91 178.135. 242.245
75
475 V
E b bianco . 14.*3 6. 7 8 ;i 0x^.362.3 8 8- 512

VofodiChtiftailo.
76 Vinorofso.
'
i7.ii9.283
17
Tritone. 78 Verga. 26,9i.i69.«75.465.629.668
Tridente. 81 Velo nero-. 56'73.277
Tìrfo. »2.I9I Verghe infiemevnite. ^j,
Tazza 99'396.54i Vafo. 86.90114.1 33.400. j6i
Tazza dicriftallo» loi Vafo di fuoco. 10a115.157.x69.181.281.531.
Torte di "»"*••
-^•^ -'-*." Babel. I04 D'acqua. ^ 114^452
Tromba . i4f .147.19 Z.i39.*49.2é9s377.4i 5-4^7 V.tnariuoltaingiUi 115
Tordo fpsmo. i(54 Velo di vari) colori. 144.411
Tenebre., 166 Vrna. »70.2i8;2i9;
Tauola della legge,. zooi2«2.372v37o.523 Vein . 171. dalla quale pctideJc/àftc.- 451*
TélU di Leone.. Ì26.168 Vdo.iofeo ì^^
Vèioì..
. . . . . . .. . .. . . . .. . .. . .

"Vélo. 18 8. li M92.ito.ijé.i;7.5J0.579 4'9-^* VeAe nera ricamata di lucide Aelle.


•Vapore.; I9« Vittima da facnfìcare. 44^
Vefle iauorata di filo atiificiofanienté . io7 Vezzo dì Gallactte.
^yrnache fparge acqua. iiLai^.j*» Veflito conteso di tìDgue, e coltelli 4f»
Vela da nauc rotta
'
^^f 'Giallo depÌDto itnafcare 4^
Vafo pieno di pcr(ci motti • »>> Vincolo (Toro. 4^8
y eftito dcpinto d'occhit& ot ecchie i|7 '
VeAito lungp 4n
Vtfo che rparge acqua. 182.370.577 Vefte nera contea di rpine Vóltateverfo la car.
Vcftc afpcrfa tutta d'occhi di Pàuone . a8t> ;t»c 47^9
^Vafi d'oro. a 5 5.454-5 ^ 8 Viluppo di filla intrioito 4SO
D'argento. 15 5.4H Veftitofbpra il quale^i nafce l*hedera 484
Vefle in molti luoghi fireceiàta. 2^6.513 Vefle aperta da i fianchi • 484
'Vc(timenti di colore. x6Z.i6é Velo trafparente.' 494
VcRico di penne di Pauone 26$ Vefle verde tutta fiorita 48i(
D'oro>egemme* 270r4io.6iS Veflito azzuro tutto flellatò. 49I
'
ContéflodhTcaglie di pefee^ 27® Vifftito feruile. 49?
Di vari) colori . x7 1 .187.? 76. e longa • 4Ì7 Velo d'argento. 45^!
Veflito ricamato artificiofarocnte • i^8 Vafo drterra ripicfto^dffpighe, jol
Di piume d'Ardiolo. i7f Veftito di velo jis
VgtiecPHippopocamo. 2S4 Verga di Aaron. fxj
Veflito d'bedera. ibid Verga. y4|
D'oro. it5.5ift:^8xi efiori. 401 V^flemal compofla, e^difcinta 5 ff
'Sporto di founiche 189 Veftito verde dipinto dirofc&altrtfiori. $63
'Dirpflb. -300 Vàfì pièni di legumi $66
Ricamato di nero* ibid. V erga d'oro c6 lenzajliamo d'oro>d'ar^éta 5 ^
Succinto con ticamo d'oro. 520 Velo pur pur ino. $Bi
All'antica. 5x4 Veflito di pelle. 58^
Tutto ricamato d'oroj&^ktgento. 554 Vento. 584
Vctitaglio. ^66 Vefte gonfia dal vento. 384
Vefteiottiliffìttìa. 3^7 Contefla ài varie piante § te
Veftitoall'hebrca. l7z Veftito lungo, etrarparente>e difóòlto 5$^
"VgBa-di ferro. j7i Di broccato d'oro» mlfto dipórpora Sp^
Veiftc di piuma. 372 Vefte longa alla filofòfica $f6
Veftito bianco. ._ _ .. -^78 Veftito bianco compartito tutto à fcacchi. 597
Veflito cangiante i35tcHo di Kngue,c cicale. 3 gb Di tela d'argento. 629
Velo d'oro. i 99. $17 Di vehico rofiò con lacci d'oro. ibid.
"Veflito contèfto deragni, 5«? Diipelle diceruo. 6tS
A
foggia di Sibilla. 391 Vafo da bere pieno di vitx>«
Soniudfo» ericco» ^
395 Veft imento cortese vile
Vérde ricaniato di varijfiorì. ^oSbfreggiato di lucidifldmepetle
Vergine fegiiocelefle* Veflito all'antica. Mi
Vanga. 39^ Vela gonfia. 4S»4
Vcmto militare di ferro • '401
Divelle, " ,. .^
Pf bigio ttcamatawt^uo) ttstio •
40T
r^Appa. ij.40.'tfn.^7|
Nero. 415 Zona del Zodiaco
Vncifio. 413 Zaffiro
Viola da gam^, Zeffiro. 54t
Vafòdivino. 4^5 Zotìa turehina»oue robo'iTcgnidiGemini>li.
V4da« bra> e Acquarlo. 661
450

^ ^ ^N

TAva
.
. .. .. .. . . . . . .. . .

TAVOLA DELLE PIANTE- A Faua. 55$


^^'J* ''

A ^r^nriri.
ASfentio **• *o* 531
ii.to. 5^^ ' Fiori d'
F'Oi^' mandòfe^'^
di "^^ ?5

Albero carico de ftuui. ' ^*


Finocchio»
397
Arbofccllo fiorito. is.7i.r^8.589| JFicchi.
399
Amaranto 5 O, Xòlj) ^1f* ^35p/Fonghi . a! trofico 40Xi
Aroandorlo. \.TU? ' '^^ 'Fogiiavm
_ jglia vnita
<5Ì9
Albero frondofo > Fichi fecchi »

Anemone. 280 6
^
Alloro 309.483.517 GRano. 1.319
Albero fenzafrondì, 384.401 Ginefìra
35.170.3*9
Afparagi. Grappi d'vua.
^nacampferotc^ Giglio.
585
«87
Anemone. Ghiande.
ifl^pio.
601 Giglio roflb.
Giunchi.
18
;

Ginepro.
39i.4«
Orragine finita

6 Baccelli i'
355
z
Garofani.
Giacinti codi •
6i9
GAnape. Giuggiolo.
Cauolo.
, 18. 398
Z6
H
ii.48.t34.i84.4«4
Cinamomo.
Condrilio.
Cipreffo.
148

187
H Ellera.
Ellera
Helitropio.
Hetba. 187.390. fecca.<555.
-.
;

verdeggiante.
.
,_
S /i37.t(Jz.28«,fc\C{;'a.
^
^64
1
,

Corgnole. 187-597
Hifopo.
64r
Cafiagne 2.^9
Helichrifo.
Cicuta.
a?7.359
Cana frondoTa* 301
YRidè.
Canne mele 387
Cotogno 59.87.9t.ll9'»3+'J*^*JF J5
LAuro.
Carciofi. Liguftti.
i54
Cérafe. Lupini.
263.(^59
Cdccuzze. Loto.
397
Cicroli. Lino.
420 39i
Caflìa. Lupoli.
Climene* D 80
Lino fiorito.
E
3^73»/^»
M 570
105.533.J»
ELcc. 18.24.114*1 16>68£
Entropio.
Erigio * 7«
Mortella.
154
1 Moro celfo 187
Foglie e frutti di Cedro X More.
244* J5»
DiCipreflb. Mandolo.
% 39ff
Quercia.
di Mandole.
2. 171
D'Oliua Meloni 397
17 397
Frondi verdi. Mela
17. i6o 397
Fiori rofif) Melagranate.
2^0
Gialli.
ìO.
17.
88
N
Fauodimele.
1 ì6, 610
14.35.J3.8^.«9.II4•I*^•>*^^^7
NArcifo fiore.
Fiori diuerli* Nocccle.
Foglie di vitCt .397
186 Noci.
ibid.
Faggio. Nefpole.
187.396 Oliue.
Fragole.
.

TauoU delle Piante*

O Radici s$%
OLiue. 1.18. 4«o Rape. . )9S
Olmo. 18.13 •<^iX4i*3^^ lUino di cedro. 406
Oiiuo. i%, Ì9.63M. 90.11^. ìio.m.i-^i. zi ^ diOliuo. 467.471
i4?.i9».»57.5Ì7.f46'«W0U' di palma. 471
Origano. 188. 391. 447 S
Orcica. 457 cPighedi^rano. 1. i.i«.j4. 74.99. i}o.i«7.
P i3 I9*.140*''7I.I1J
PAnico. 5i5 Spino. 7. i7.t1j.177.17y.181
Pomi granati. 1.99.1 ié.Ì4S. $78.^82* Salce.^ 84.16j.te1
Plarani. x.f3' ocitlaiòquilia. X47
Palma. >4^T); 18.59.157.10^.510.485.^18 Senapa* 197
Pino. 6Z,sii Sardonia. 359
Papaucro. 85.191.145.165,170.3^0.438.518 Scafe. 396
Pampanid'vua. 150. 140 Sorbe. S97
Pullcggio. 148 Sempreuiuó. ^9f
Pioppa. 165 Selintropio. èt^ j
Penne. 411. 4ti Senicio. 6^ 1

Pifetti. 396 T
Peramofcarole. 596 'T»Himo. tii
f¥ra. 396,397 Tiglio. L m^
Pcrfiche. 570.^67.597.561 Triboli. »7i -j
Scepe. 410 Tarcuffi. "59!
Piante diuetre* e fruttifere. 565.658 Tirfo. 4«t

0|Vercia.
a
130. 176.154.i85.357.5o4 ^rV»»
V
i.9T,40t

Ole.
^
R ,
i4'i4.76.li5.i6o.i5;.i75<596.5i5
V Vitc16.18.1j.i19.145.j73.5x7.j37.5j8;
376.599
Ruta. 71.147 Veficatia. tS
Ramodinoce.
^^,

" m VuafpiDa. 396


di quercia. ny Vildole. 396
^ Rotto. 174 ^
Rubbia. 33 J Ì "

Rifo. -
3$9 'yVcca. f^
lUnuncuIoivedirardonia« Z^Zaf&rannoV jù

I L F 1 N E;
. .

rr^ •s^.

«^a^ «ms^ ffìjgSV» «lÉSk^ *i6Sk^ «^2k^ «iPS^ I^SS*!

TAVOLA DE' PESCI.


A r
A Nguilla. ^«4 i
B LAmpreda.
Lupot
M
"D Alena.
%#Oftrì Marini. r7o
Mugile»^Mugginf;

COnca marina. N
Cauaili marini. 81
Cefalo. 149 O
Chiocciole marine. 434
Calamaro. <57y -_.--. m
nEfci. X71
D JT Polipo. II »S8.447
PompiIo9ÒNatttilo «09

D Hlfino.

|> Emora. 50S


"p* Cncide pefce» vedi Remora Jx Ranamatinal $76.604
Rombo. -

Raggia.
polpo.
^ O Eppia 7$>671
^
*^^
O
Sarraghi
aarragbi». i8i
GRancbio marino • Scaro. %8i.^8£<
Gongote macine. «;^ Sanguetola; a8j.
487^
Squattina.
H
HIppoporano. 50S
oS X Orpedinti
Hidro. 41 triglia. ^01

1 L F I N d|^
. .

TAVOLA 0E* COLORI


M
Argento i*» x87.188.xlff
B
BEretrine.i4*ki6.ii9.i5oa^o.
N itf4.t6|.Z75.177.t84.30a^Ol

Bianco. i4.i6.i7.25>24.56.38.75.8o.85.98.ioo.
114.149. i^i.ié3.]78.i95.2oo.»4ét»6z.2é5*zé6.
J.i68.iSi.s6y.}yo.373>i7S
Bigio. 485
O Ro.I.t.44«73i75.8i.iO?.ftl.iii.i57.ifS.
I6i.i8'i.i88.i43.i44.t49*itfi*^7a3 18.5^7

CAngiante. i.ii.40.75.ui.|é'é.i a^iéiii^^ Auonazzo .. 49. x 5 7. 1 73.x^f • s ib»<S6t


I6f.z73.501 Pallido. 44
Colore di foglie d'albera. 7.H
celefte. 48.8ai2jc2i8.t$^aé$.58£
di mare 81.85
Citrina* 19^ ROflb. ii.85.ioo.iif.i44.t^4*x72^z7^T9f.
tii.it^i6i.iBt.z85 199-300,^19
Ruggine colore .^ 1*9.145. 250.2 83.z84!43*

Ranciato.
F Rofado. 3-87
^Ofca, Rofafècca ..
f

6 S^

Gialla* i6,$i*ii4»i4Ììfi4'iés,tii
Giallolino. i3o,i74.»7p.S<>f«3itf 'Err^colorfré
Turchino.
Tanè .172.22.0.280. oicuro. 477.4«0

VErde. i.i5.i7«»8.2l.22^4.53i^2.89.ioi,l2f
Ncarnato 54.1tfo.i83.397
I 119.1^1,14,8.150.172.176.276.^14
Verderame..
^ -::,
\

44.160.274.279.3e3
LEonatofcuroo 3«ai7#i^f Verdegiallo, 212.396
VioUto*^ x^3

I t F IN Eo

Co\tr\ iiv/m\ lOH-jaJfB^

TAVO'
. .. . .. . . ... . . .

TAVOLA DE GL'ANIMALI. A Colombe in aito di baccìatfi

Az Sino
^p,.
^.14^^71.177 Camello,
11.47-i54.186.z78 Calandra,
Aquila. 48.^^.77.245.i^J'i04.57i.38z, Cardello, vedi Acanto
.8o.<4?
138.504
Caualio di coior neroj^ fcuro^
_ Di color Buio.
171

Z4»
Agnello. 5^.f^.iaz.i2'9.i68.i86.Jpi.47i Cignale,
^•Ì*«*^74J6J
Alcione. éj.471.^i-8 Cocuo 301.^4*
Afpide. •9j.zj4.187.f01 Cane corfo <
340
Auoltore. Cicala 380.42*
Armellino. 1 1 4' 3 66.498. J II Coturnice, 384
Ardiolo. 1^0
--- Cane nero.
^ .
59Z
Acantfao. i97 J:;hiocca 400
Capra.
Augello di lungo roftr«
ArJonc.
Animale con tr€tcfte»diCanejdi Gaio, edi Sci-
3<>9
i^S Cani da caccia
Codalinzola.
W
^K)1.J 83.^10
40a
494
mia. 48 1 Cerua. $6z ,680
AOìolo. ^54 Cerafleferpe^
Augellinidiuerfi. ^57 Centauro^
Alicorno '

570 Coniglio. 666


Chinerai
BAbuino 1 ì>
Bafiliico. 74.111. i8j Dotinola. 156.147*88
,Bue. 75 7S.84. 194. J 84.400. Drago. «z.8o.8j.izj
falena «i.8j Delfino» 8^-543
^
Catbaggiani. 164 E
Becco.
Bracco.
37<5
Jéz.j^
p Lefante é8,?4.Z2p.386.48B.jiz.^i«
F
Fonica. y.249
Fenice 174.527.5 57. f 7^
Cinocefalo vedi Babuino Falcone i83.56i.i^6z
Camaleonte, n.j 8. 170471 Farfalla*
Ceruo. 12.75.84.92.144 Folpo. 28J
^I^Cane. 80.102.i1j.zoz.243.246.z84.i8p. 259. Formiche»
J17. 3}Z \^ Fagiano. ^75
Cìcogna.i6.7^.91.i6o.z54.z74.?Jo.J9V4S7 J16
Caualio bianco J6.75.77.8z.8j.z4z 6z
f\ Allinaccìa
Cigno 50.76.1 5 6.426. 49 3.614 VJ Gaza» 11,16$
72.8z.a40.555^i4
Cauatlo alato. 54.81.192.^72 Gufib.
Cinclo augello. Z9 Gallo», ^6.155.177.237.274.300.390
Cagnolino. 74. 268. j 67 Griffo. 78.127
Caualio nero. 75 Grue» IOj.254.l«9.66# ^^
Colombo. 76.86 Gatta. 1i5.26f.284
Caualio rOfiTo. 77>^l-z4i Gallina. 197.^4
Caualio rodo, e giallo v^Uo»
77 Griffone £21
Giallo>encro. 77 Ghiro. ^ 265»4é6.584
Ciuetta. 78 164.477.6 14 Gatto . J7j legato cor vn cane . 6z9
Caualio 8i«243.255-3?^'J^5'40o.4i6
Cerbero. 79 K
Caualio marino. 81 Idra TT 118.298.527
Colomba. 102.146.370.504.5 fj. 542 L L Hiena. 28S
Cocodrillo» 149.iiO.2j4 381.450.48j.570 Hcmcrobiom 67J
Ibis
. .. . . . . .

T4uola tie gli Animifi^


RoOìgnuòlo. ii&4aS
iBis vccello. ^79 Rane .l»8.i74
I I jngc vccello .é45 Riccio. fpinofo. 148.4^4
•Rinoceronte. 2&I

L Vmaci.
Leone. I5.ii.4i.8ii88.fo.p6.itf5*i70a7^
I5»i.2i8.i2i.ii6.li9.x77.557.385.59z.4iy
^6 Ragni.
Re de gli vccelliVòRc^aliolo «
Ramarro.
Lupo. 4|e»WP*'t p. 77. 167. 176.ZS 6.300
Lepre. s66.i }z.i457ap7.4oi*5^x>^i4 'Pit»ge. 7.78.XI9
Leoncorno Serpe . 12.15.5 5. 33,77.78.86. ^00.1 i^.ix^*
Lupa, aiS.JO? 143- 1 Jo.i60rio4.'i 72. 174.1 7^.116.230. 145,
locuftc. •224 146.25 5. 281.284^87.298.318.$ 28.415
Lucertola 411 Simia. 49 93.173.5 5 5.5^J
Ligure. •421 S'paraaìero.. %.562
JLupo ceruid|^ 445.566 Struzzo 148.246.449*5ÌI
Xcopatdo. ^^ <é04 Salamandra l7a43Ì
:m Seri>eingiro. 180.382.483^19
MVrcna. 3 Sirena. 191
Mula. 75 Scorpione 1x0.37^*64$
Montone. Scorpi one<niarino
.*
450
Mufiàlo. 3$ 8 Squazzacoda>*vedicodazingòla«
^uletca^ <6oi Scarau4ggio* 494
^ Schiratta. 500.504

N ibbto
Nottola.
O
7.431.519 Serpcnii alati.
126.270.191.661 Sanguiffìigav.
Ji8
^s^

OSfifraga,vediFolica. TArtaruca^ 6.98.490


Orecchie .d'Afino. Toro. 15.x77.419.618
Orfa« 87. 176. 274 Tigre. $xao6.ixo.3 xS.465.5 68
Oca. . 129.570 Tortora. «7
Orfo* .385.465 Talpa. «8
V Topi. W9-J44
PAuone. .7.i9.»^.44.8i. 170. 243.385.613 Taroc^hirro» 16$
Pellicano. 25^71.274.480 Tàffo* 165.584
Pico. 77.^55 Tarantole.
Paflero. 98.366;5i5.'58o Teftad'afino.
Porco. 115.160.1^5.249.277,183.457.4^.550 Trodiik)» vcdiRe<ieigli vcelli
Pecora. i30.*86,390.45 4468.477*604 Tefìudine. 419
Pitale^ 170 V
Papagallo. 176 TTAcca. 84.3^9
Pulcini. 197.400 y Vipera. 9i.268.x84.387-4lO
Pantera. i8i. 376.645 Vcell«ti diueifl. 99."*4
Pernice. 451 Volpe. ix1.199.368
Pecchie. ^36 Verme. 1x3.477
R Vitello.
Rondini. 24j}o.?2 5.^02^ftc>. 478.666 Ve|jpe^ 6}5
RoTpo^ j2.9j.(i72.iS2 Ve4)eT:iilionc, 661
Ramarro. ~6i Vpupa*

Ih FINE.
IN-
. .. .. . .

INSCaiTTIONIi ANTICHE CITATE NEEirOPEKA-


SK Anitia Faltonia>Proba •. 198 Di Publio Mecio P^ocutó», I4T
DJ SeflO'AtuGo^ «8. Di C. iCialiioJEuangeloi 347/
DìAureliaRufina*. la Dì Giulia Gianuana».eTj::
Di Càlpurnia Homea .. t26r ©ulioWàflBmo.. Jfr
Dì FoffìarGjioma-. f33 Dì Quinto Màrtio- ìbid-
Della< Fortuna obfequentc^.» iz7 Di Liberio ., 55»-
DiGiuuentìa Eucichia.. f=j3- Di Giulia Libie rta.- iJj:
Di Gillo Pomponio Pbdenteò. 2£ De'EigliuolidiFraate RedePàrtKi,. as}'.
Dì.TraianO'Iinperatore *. tv DiPublioAttiovAtimetOiMcdico- 514*
Dì G. Giulio Hèrmeta ., 4.1 1 Dì M'alia. Polla». io>
DiGiulio^aciio*. 411: Di T.Statilia.. 411
Del Genio-.. X40 DìL..VaìèrioPudentCo- 177-
DillufiaGlaHra.. 6$: Di P.Véttio Sabino.. 533
Dì Fiauio Grifogono .. ^j, Di E.Surredó.- 177
Di Publio VeltriSabinOo. f5 }; Dì Accadio,& Hónoriolhiperatorì.. 407
Di Giunto Ptiroieenioo. DfTitoStattltm.
tfj^ 407
DiQiLoHio.. 66 Dì Lucio Vicadio. 554
Dì'Auidio Himno da I^Iefiinat r4r INSGRITTIONPMQDBRNE,
Di Aulo- AtilioCàiacifìo. jf4 D'AleffàndroFarnefe- ji4!
Di Co. Giulio Barneo. J4é' Di Marc' Aintonio Colonna - éij ;

Di Lucio Cècilio Floro.. j^47 Di Clemente Otiauo>).. ' .534.

INDICE DE ILE MEDi^GEIE ANTICHE: CITATE. NELL'OPERA..


Còn(blii& altri Magiftrati .. con là Sùpplicatiònei. 6i«?
'È% Altieno GàlbaconlaPàce.. 471.
con Ne u o> Se: Sicilia.. Stir. conia Virtù.,
Q, Cècilio MecellàPio .. Oft hone con là Sicurtà. r6r.
coni*Africa., 4111 VitteUio con l'Hònore
Cefìio con l'Africa V 4*1' GoirGlemcnza,oMbderatiòne.«
Paolo Emilio Lepido Pietà;. II. VèfpcfianoconlàPace. 47ft
Eppio con P Africa > 4%i' con la Vittoria Nàualè,. 6Bi.
Co.Lenculo Marcellino con Sicilia < 3.éi: con là Vìttoriaì. ÓHit
CtMamiliò Limetano 40^: conlaTùtela.. «34=
conVliflfe.. 407 T.VÈfpiafòno :conDÈlfiho5.&^' AìKKora-.- 156.
con Mercurio. 410 •conlt'alià.. 3P4
MUtio Cordo con Italia»eRbmao, J07 con Vittoria.. eSz-
Nerbano con Africa 6. 4Z1 con l'Eternità.. 190>
Seftò Pompeo con Scilla „ 414; con Pace.. 47X-
Còmponioconle Mufe .. 474 .con Pronidenza jor?
ILVoltetio Strabone .. Domiiìanaconcauallo Pègaféo^. i6o<
con£aropa«. 419- con Vittoria. i6li
Cittai. coitErernità; 190 '

Attiene con la Ciuetta-. 477' con .Virtù. 67%'


Imperatori , e donne lóro .. Nérua«on là Concorda de gl'Bflcrciti . 100°
Ottauiàno Augufto. con là Tutela d'Italia • 634
co!l Gtanch](}|& Farfalla^. 15^' coirlàPàlma..
con la Sicilia.. 3^1 Tfaiànoxoirl'Etemìta;. »19'
«>Qjà Vittoria.. ijj: co'lfiùmeTigrc
Tiberiò:con là Pietà.. 48 8 co'l fiume Danubio •
:
• ftXO^
Claudio con^aFace • 47& con la Pace ^ 47r
con la Speranza». €7 conlàVirtà. 67%'.

]:^xonecoB laSàlucc » i4i ca'lGènio.. 243'


.... . i
.. .
. . . . . , . . . . . . . z.,

ndice dt^k ^'£dagIie Antiche eitatr wì\C]ptrz»


Hàdrfano con HilaritàV 19- eoa la Prou iden2sa^eii* Anneoa • *
con Natura, 451. con la virtù 67%
con la Speranza.. S90 con Fecondità 199
Cor. Eremita, 1^0 con Felicità publica. ^0}
con Italia 504 Maflfìmino con Prouidentia *. J08
con Roma 5x14 col Genio. aJSf
con Adottione. II conia vieta. ^7£
con la Fortuna aurea«. ir8 Gordiano con Agricoltota .^ i ^
con l'Ada, 41P con Scurezza 56^
con l'Africa. 411 conGiouc. 77
con la Gloria de' Prendpf .. 247- con la Vinài 671
conlaGiuftiria. U7 con l'equità. 178
Sabina con la Pudicitia,. 510 con Indulgentta. 277
Ancinoo con Mercurio Pupieno con la Concordia delli Imperar. 16

«Antonino Pio con Annona • èalbinocon laProuidenza. $07


con Pieià. 488 Filippo con la pace. 471
con Tranquillità, 629 Herennia con la Pad[citia .. su
con Fortuna pacifica», 12 8 Gallieno con JaVirtìi. 67
con Maeftà FLegia .. M.CanfìoLatienoconlaSaiute*. 542.
con Religione 521 Floriano con la Ptouidcnza 507
conSa!ute. 5-45 Probo con la Prouidenza*. 507
con Gione 77 con la Salute. <4z
con Indù Igentia,. 277 co'l Genio,. 241-
con Colonna,, 612 con la Foltezza d'animo r& di corpo, t^6
con Italia., 502 Vcfpefiano Iniperatore con Roma Riflnrgen-
con Sicilia 36\ te. 509
co'l Genio.
-^
2:41 Tito Imperncore con Roma vincitrice .. ^c^
con la Gìuftitia • 247 A kiano Imper: tore con Roma £ lice jbi<f.
con Tranquillità, ù^9 G-iha Imperntore con Roina r-n 'tfcenre. 509
con THònorc . 2?8 Caio GìoIk) Emiliano Iniperatrre con Roma
Hauftina con rEtcrnitS ., \S9 Ereina. 5.10
M.Aurelio co'l Genio. X4i Pe, bo Imperatore con vn tempio con 10. co*
Fauflinacon l'Hiralità», ^9 lonne, .
5cj>
'
con la Concordia., lOQ Antonio Pio con morto; ROMAE AETER^
con la Fecondità . NAE.
LVerocon la Virtù 67 z Adriano con l'iftcflb titolo.. 510
con la Vittoria. 68z CoiTiOdo con ii mede fuTìo 3^9
Commodo con terra ftabif^» 171 Settimio Albino fimilmenie. S09
con Italia. joz Seuero. 'àtìd<
Celio pertinace con prouidenza i Gordiano primo.
.

f07 ibiif,
Settimo Seuero con lodulgentia. 90 Secondo . ibid»
con Africa, 411 Terzo ibid.
con Vittoria 6Ìi Licinio Giuniore. ibjc^.
Albino Cefare con l'Eternità ipo Fhuio Prifco Atalom^defimamcnte ibid*
PiaconLetia» IO Marco Giulio Filippo Imperatore
con Hilarità . •
T9 con Roma fec'éte fopra vno fcudoj&c. j i;i
con Caracala con ledagìoni de]ràDno.(5òó Roma convocane in atto di correre. 517
PlautilaconlaFede. toi Lucio Aurelio vero Imperatore con vna corona -

Antonio Geta con Fortuna bona • ^ ri7 di Pino


5 j^
con la Nobiltà.. Medaglie moderne.
437
con la virtìì. 674 Papa Pjo'olll, co'l Camalc6te,& Dolfina i5<J
Macrino con la ficurczza CoCmo Medici con
Tartaruca,& Vela. 158,
la
Aiuonio Eliogabalo con la Libertà; Ctfare Ripa,conI*Amandola,& MotoCtiro.
Aknfdodto Seuero con la Giuftitia fA7
1 L E L N E.
. .. . ..

ICONOLOGIA
CESARE
DI RIPA PERVGINO.
Caualieire di SS. MauritiO) e Lazzaro •

LIBRO F R l M O.
abondaMza.
le è riputata la carcftia, che di
quella e contcana
Ha la ghirlanda de' fiori, pet-
cMOche fotìo i fiori de' frutti che

fanno l'Abondanza raefsagicti»


& autori j porsono anco fignifi-
care l'allegrezza» &
le deliiie di
quella vere compagne.
Il color verde, &
i fregi dall'o-

ro del fuo veftimento,fono colo-


ri proprijeflendo che il bel ver-
deggiar della campagna moftti
fertile produttione ; &
l'ingialli-

re» la maturatione delle biade, &


de i frutti» che fanno l'Abon-
danza.
11 corno della douitia per la fa*

uola della Capra Amaltea, rac-


contata da Hermogene nel lib.
della Frigia fi come riferifce Na-
tale Conte nel 7. libro delle fue
Meteologie al cap.z.di Achcloo,
& per quello che Ouidio fcnuc
del detto Acheloo fotte figura di
Toro, nel lib. 9. delle Tratisfor-
matjoni, e manifefto fegno del-
l' Abondanza, dicendo cosi

ONNA grariora,chehauendo Naiadeì hoc yomis^ & prts odore rep!etum


^
cl'vna belb ghirlàda di vaghi fio SacraruntÀiuefcii meo bona copia cornu eft.
n cinta la fronte, & il veftimen- Et perche l'Abondanza fi dice Copia, per
to di color verde, ricamato d'o- nio{lfarla,così;larapprefentiamo,che >1 brac-
ro,conia deftramano tenga il cio finittio habbia, come il deftro la fua cati-
corno della, douitia pieno di ca,& d'auantaggicefsendo che parte di quel
molti ^fi^iuerfi frutti, vue.ohue, & altri j & lefpighe fi fpargano per terra
confiniftco braccio ftringavn fafcio di fpi- In pnefcriptam AbundanttA fimram »
ghe di grano, di miglio, panico, legumi, & Dominìcus ytncaianHS
fomigliinri, dal quale fivederanno molte di Afp'tce terrarum flattentes Vfidique campos
dette fp:ghe vfcite cadere, U fparfe anco per Multiplici compiei me (fé benigna Ceres,
teira. Vomorum vnrio curuantur pondere rami
Beila.&gratiofa (i debbe dipingere l'Abon- Et bromio vitis piena Itquore yuhet
danza, fi come cofa buona, 6c defideratada Cerneboum p€cuduq;gre^es hinc UlÌcus hamùrx
c-iafchiduno, quanto brutta, & abomineao- Hinc pxngtti fuda^t vimina vin^ia lacu .
A Sylm
. . .

Iconologia
Syltidfera nutrii, perducuMAquora pifces% jihondanXaMaritima*
jieriji campis Uu
vagatur auis.
Quidiam depojfìtas proprto mortalis in vfus
Necc^lum quicquam nec tibi terra negai .
C Eterefi tapprcfenta con le fpighe nell»

deftra mano> ftcfa fopra la prora d'vna


naue>& à piedi vi farà vna mifuca di grano
con le rpighe dentto, come l*a!tra di fopra •
jibondanzji • ^bondan^a Maritima
DOnnacheconladcftta roano tiene vn
T*X Onna in piedi» vcftita d'otoscó le brac- timone> con la finidra le fpighe
eia apcrtc-,tcnendo rvna,c l'altra mano jibondanxA •
fopra alcuni ceftoni di rpighe di granoù quali DOnna
con la ghirlanda di fpighe digra«
filano dallebande di detta figura}^; è cauaca nO) nella dema mano vn mazzo di ca^
dalla medaglia di Antonino Pio» con lettere hape, con le foglie» & con la finifìra il corno
che dicono: ANNONA AVG. COS.IIIL della douitia, & vn ramo di gineftra » fopra
& S. C. del quale faranno molte boccette di feca.

A G A D E M I A.
di Gedro>Cipreflo,e Quercia, com'»
ancorami d'Oliua, in quella parte
oue fi appoggia il gombito» luogo
pili profTimo alla figura . Starà in
mezzo d'vn ombrofb, luogo
cortile
bofcareccio di villa con Platani in-
:

rorno alli piedi, hauerà buona quan*


tità di librjjtra qoah rifìeda vn Gino»
cefalo, ouero Babuino
Sarà veftita di cangiante di varii
colori) per le varie fcienne» che ia
vna dotta Academia fi trattano.
Si dipinge d'età virile per la per»
fetta, e matura cognitione delle co-
fé, che fi ppfieggono, e difcorrono
non è foitopofta
in quella età, cThe
alleleggierezze giouanili,neà deli-
ramene fenili, ma è dotata di falda
mence,e difanogiuditlo.
Si corona d'oro volendo ffgf.ifT-
care»che quando l'ingegno deli'A-
cademicohàdamaddr fuori gli fuoi
penfieri, che in capo confiflooo oue
è b parte intelktriua dell'animo no-
flro (fecondo PI tone nel T»mco^
bifogna f h'eg'i l'affini, cerne l'oro»
A G A D E accioche poflTmo fìafeadcgniprc uà, e para-
Del Sig- Gto: Zaratino Capellini. gone. Da man <lcfì'aripne vna f«m*»foI mot-
DOnna vcftita di caogionte, d*afpetto,& to interne (Detrahtt,atque polit) perche fi co-
di etàvinlccoronaca d*oro, nella man me con la lima, mfhumtnto fabriie, liman-
dcftra tetra vna lima.intornoalcui manico vi doli il ferro, o altro fi polifce,€ leuandofi la
iiafcritto DETRAHir ATQVE POLIT, ruggine diuienc lucido, erifplendenre^ cosi
aclla man bauc rà vna ghirlanda lelTu-
lioiftra ncll* Academia leuandrfi le coferup<iflue,&
<a d'Alloro, Hcdta, Mirto, dalla medefiraa cmendandofi li componimentN fi polifcono,
jiiaMo,pci»dinovnpaiodip<>.«igranaii,fede- & illuftiano l'opere, peò ènee e^dnoponer-
Ȉ in vna icdia fregiata di fogUami> e frutti [% folto la luna difeucngmditij de gl'Acade-
micij
. .. ., .

Libro Primo.
nici>e fare come dice Ouldio, nel lib. pr. de Biji mìfcem fuperts»
Ponto . acciò (i emendino, e polifchino E l'ifteflo
vuole il Lauro neli'vkima ode del
ScUicet inctpiam lima nrordaaui vti » j.lib.diverfi,
Vt fui tudicium finguU verba vocem . QuAfitam meritis,&mihi delphica
Onde Qiuntilnnci ììb,'L.cz\\i\yofMS polial Lauro cinge volens Melpomene cornami
hmatSc non lenza ragione li fdegoa Horatio E giudica atto, che ne fufse coronato
lo
nella Poetica de latJoi.chc non poncuano al
i Pindaro pur Lirico nel 4. lib. Odei.
de' Greci cuta> e fatica» in limare, e polire Tindarusore*
far
opere loro. Laurea donandus jipollìnari .
Necvirtute foret cUrifque potentius drmist Nondimeno l'hedera particularmente eri
. Quam lingua Utium fi non offènderei vnum fì come n^ta
di Poeti Elegi allegti Meroli il

Quenqtte poerarum limA Uhor. & mora vost ncll'clegi.1 (5. dcTtiftibus>ouedice Ouidio.
fopiUus fanguif Carmen reprehendite^uodno Si quis hahes no/ìris fìmilesin imaginevultus$
/Iduìta dÌ€S->& multa Ittura coercuit, atque Deme meis hederas Bacchica [erta eomis
ferfecium decies non cajìigauit ad vnguem . Jfla decent Utos fdlicia figna poetas :
Et j| Petrarca Sonetto i8. Temporibus non ejì apta corona meis .
Ada trouo pefonon de le mie braccie» E Propcrtio Poeta Eligiaco.
Ne opra dt polir con la mia lima Enius hirfuta cingat fua dicla corona
Quindi è> che molto accottanacnte dicefì, Mi folia ex /tederà porrige Bacche tua .
cbe ad vn'opera gli nìanca rvltimalima>qua E con la medefìma Ouidio auuertifce Ca«
do non è à bafìanza tetfa « e pulita j veggafi che vadi incontro à Tibullo Eligiaco.
tulio,
ne gli Adagi) . Limam addere: Da quali hab- Obuius huic venies hedera iuuenilia cin^us»
biamo cauato il motto, oue leggefì, circa l'è- Tempora cum Clauo doSle Cattdle tuo .
xnendatione de l'opere. L$ma detrahitnr; atei; Conuienfiancoa' Poeti Dithirambici, ef«
€xpolitur,quod redundat, quodque incultum efly fendo li Dithirambi, verfi,che fi cantauano
& limata dicuntur expolita. La ghirlanda fi inhonorediBaccoàcuiera confacrata l'he-
teffe d'Alloro, Hedra, e Mirto, perche fono dera. Ouid. 3.Fa{lt
tutte tre piante poetiche,per le varie fpetie di Hedera gratiffìma Baccho
poefia, chene l'Academic fiorifcono, impet* Hoc quoque cur ita fìt dicere nulla mora eji »
Mirto è pertinente al Poeta melico
cicche il Nyfiades Nymphas puerum quicrente nouerca
amorofo, che con fuauità, e piacere canta gli Hanc frondem cunis appojuijfe ferunt.
fuoi amori, perche il Mirto, fecondo Picrio E nel 6. de Fafti *
Valenano, è (imbolo del piacere, Venete & Bacche racemtferos hedera redimite capillos .
madre de gh amori, anzi riferifce Nicandro, Il Lauro poi è piiì conueniente à gli Epicf«

che Venere fu prefente al giuditio ài Paride che cantauano i fatti d'Imperadori, e de gli
incoronata di Mirto,tantò gli era grato, e pe- Heroi, li quali vincitori, d'Alloro fono flati
lò Virgilio in Melibeo. incoronali, e però Apollo nel primo delle
Populus Mcidd gratiffima'vitis, laccho, Metamorfofi lo delibra per corona à gloriofi.
Formoft myrtus Veneri fua laurea phtiho e vittoriofi Duci, e lo confacra à fc flefso pa-
Et Ouidio nel principio del 4. lib. de Falli, dre de Poeti, come pianta, che fi deue al pii^
volendo cantar delle fefte d'Aprile, raefc di alto ftile graco^e fonoro.e pet finire di ragio-
Venere, inuoca Venere,la quale diccche gli nare circa di quefte tre pimte poetiche, oa-
toccò le teu)pie con il Mirto, acciò meglio fti à dire, che il Petrarca fu coronato in Ro-
potefTe cantare cofe attenenti àlei ma di tre corone, di Lauro, d'Hedera, e di
Venimus ad quartum quo in celeberrima mense» Mirto, si come riferifce d'hauer vifto Senuc-
Et "Patem, C* nienfem fcis Fenus effe tuos, cio Fioreurino, coetaneo, &
amico del Pe-
JMota Cytheréa efl, huiter mea tempora Myrto trarca.
Contiglit C?' cA^tur» perficere dixit opus . Li pomi granatijfono figura dell' vnione de
D 4edi«, Ali oro fi coronauano indif- gUAcadcmici, pigliandofi tali pomi da Pie-
&
fercnremenie tutti li Poeti. Horatio Poeta no lib.j 4. per fimbolo dVn popolo, collegio»
Lirico, (\ gloriaua dell'hedera e d'vna compagnia di molte genti congrega-
MedaHarum h^dera premia fruntlum te in vn luogo, per la cui vnione fi confcruà-»
hi no
. . .

Iconologia
no, e però erano dedicati à Giunone, la qua- Oleaniì Laurumì ac Cuprejfum fémper "Ptren*
le hcbbc epiteto di confeiuatcice, fi come fi tem, conferuat pinguedoì O" caler /icut,& edc'
\
*
vede nella medaglia di Mamroea, con tale ram: Poncfi poi nel più proffimo luogo al
parole IVNO CO N S ER V ATRIX. corpo dell' Academia, come pianta dedicata
E pec quefto anco Giunone eia riputata pre- da poeti à Palladc, Minerua natadal capo di
ndente dtlli Regni, e pingeuafi con vn melo Gioucjchcperciòc figurata della naturalità»
granato in vna mano, come confetuattice & viuacità dell'ingegno della fapienz3,e fcié-
deirvnitnede popoli. Sederà l'Acadcmia za fenza le quali necefsarie doti non fi può
perche gli eftetciti) de gliAcadcmici fi fan- efsere Acadcmico.pcrchc chi n'è ptuo dicefi
no in ordinanza tra ài loro, vi farà intagliato di Iui,tratta»c parla Graffa Afineruthdoè gro{«
il Cedio nella fedia, per efsere il Cedro firn- folanan»cnte,da ignorante fcn zi fetenza: on-
bolo dell'eternità, ^me alias emm arbores de tralatinidcriurfi,quel dcttoÌNuita Mincr'
cedrHs Aternitatis hicrogly^htcum eft . Dice «<«,più volte vfato da M.Tullio, e da Horatio
Pietio pO»> che non fi putrefa ne meno fi tar- in quel vcrfo della poetica
la, alla quai eternità deuono haueie la mira Tunihilinuita dices faciefque Adinet^ia.
gli Academici, procurando di mandar fuora Tu non dirai, ne farai niente in quello che
fopere loro limate, e teife> acciò fieno degne ripugna la natura del tuo ingegno, e'I fauoc
di Cedro, attefo che Plinio hb. i^. cap.39. del Cielo, fi come fanno certi belli humort
dice, che vna mateiia bagnata di fucco, ò che vogliono fare dell' Academico,e del poe-
veto vnta di oglio cedrino, non fi rofica dal- ta con quattro verfi bufcari di qua, e di là fen-
le tignuole, fi come nel capitolo, e libro 15. za naturale inclinatione, e fcienza, ne s'ac-
afferma de 1 libri di Numa
Pompilio ritro- corgono, che quanto più parlano, più palefa-
uaadopò 535. anni nel colle G»anicolo,da no l'ignoranza loro, bifogna dunque à chi
Gneo Terentio Scriba,mcDttc riuangaua,&: defidcia immortai nome di faggio Acaderoi-
afFofsaua il tfuo campo, onde , cedro digna co pafcerfi del flutto deU'Oliua, cioè acqui-
hcutus, dicefi d'vno, che habbia parlato, e (^atfi per l'acquirto della fcienzas e fapienza

comporto cofa degna di memoria, detto vfa- con li notturni {ludi),& vigilie,de quali è firn-
to da Perfio nella piima Satira, veggafi Teo- bolo rOliua» onde tra itudiofi fé ne forma
fraftolib.5.eDifcotide.lib. i.cap.8^. e l'Ada- quel detto . Tlus olà quam vini , cioè pie
gio . D}<i>ia cedro , pec il che Horatio nella indudria, e fatica di mente, che fpaflì» cra-
Poetica dilse pule» e delitie» ci vuole per ottenere le fcien-
*—- Jy»ramus carmina fingi ze> e quell'altro detto Oleum, operam &
feruanda cuyrejfo
fojfe liner/da ccdro> O'ieui perdere, quelli* che perdono cem«
la fatica, c'I

E però VI fi intagheià anco .1 Ciprefsocf- pò in cofa che non ne ponno riufcire coti
,

fendo incoriuuibile,cor*e il Cedro» e pigliafi vtile» e honore, e però S.Girolamo difse à


da Pietio per la perpetuità, la Quercia pari, Pammacchio . Oletim perdit , & impenfas,
mente fimbolo della diuturnità, appiedo l'i- qui bonent mittit ad C eroma . Cioè perde l'o-
fìcfso Picrioi e de la virtù, sì che anch'efsa lio, e tempo,
la fpefa» il &
l'opera, chi manda
vi fi conutrrà , tanto più che ne gli Ago- ilboue alla Ceroma voguento compofto d'o-
nali capitolini initituiti da Dominano Ini- lio, e di certa fotte di terrari! che fi dice di
peradcre livirtuofi» che vinceuanoin detti quelli, che vogliono ammaeftrare perfone
giuochi, fi coronauano di Quercia» come di giofib ingegno incapaci d'ogni fcienza»
gli Hiftrioni, i Cithatcdi, e li poeti. Gio- la quale fi apprende con indufltia» e fatica,
uenale* fignificata in quefto luogo per il ramo d'oli-
uitt capttclinam fpcrareu Pollio quenumt ua, 1.1 cui fronde è afpra,& amara, com'an-
E Marnale. co il frutto prima che fia colto, maturato, &
OcHÌTarpetasUcuit comingere quercus. che Te Uiucnia dolce, e foaue, fé ne caua foa-
Diche più diff'uuimt-nte Scaligero nel P'i- uifiìmo liquore. Geroglifico della fatica, &
mo lib. cap. 10. fop-a Auibnio Poeta . L'O- anco dcirctctnità, come quello chcccnrer-
liuaper cfarre fempic verdeggiante poucfi uà j corpi dalla corruttionce puircfatiiont :
pure per l'ctemicà . della quale Plutarco cofi J fcienza è afpt 3,&
I amara per la faticasi:
nella z.qucd.dcl 3< ^impofio coli ne ragiona induftria, chcficimettepeccófeguirla:colra,
e ma-
. .

Libro Primo 5
è maturata che s'è,cloè confeguita la fcicnza, perfone fono flati nomati i Socratici, gli Ep ì-
fé ne fcntefruttcc contento gtandidìmo con curei, &
altri da li loro nriaeftri, e come dcttd

eternità del proprio nome > laquale pofta in habbiamo,qucfto ifteflo nome d'Academia (i
mente d'vno ftudiofogliallcgerifcela fatica, deriuadal nome proprio di quello Heroc Pia
fi come anco il frutto, e'I contento, che fpera tonicojdetto Academo,nclla cui villa fi tadu-
raccogliere dalle fcienze nauanoi Platonici, la quale adunanza fu la
Sederà in mezo d'vn cortile ombrofo,oue- priraajchc fi chiamalTe Academia»indi poi tup
to luogo bofcareccio di villa con platani in- te le adunaze de yiriuofi,fono ftate chiamate
torno conforme alla defcrittione di Plinio li. Academie,per fino a' tempi nofi:ci,nc quali s'-
ii.cap. i.per memoria della prima Academia, vfa vn quarto modo, di nominare per lo più
che fu principiata in villa da vnnobilperfo- l'Ac^demie, dalla elettione di qualche nome
naggir chiamato Academo, nella cui amena iupetbo, &: ambitiofo.da grane, e modefto,
villa> nò lunghi d'Atene fi radunauano i Pla- da faceto,capticiofo,& ironico,e quefto vlti-
tonici, con illor diuin Platone, à difcotrere mo è aflài frequentato da' moderni: e per fé-
de ftudij diletteuoli Platonici, fi come narra guitare l'efpofirione della noftra figura di-
Diogene Laertio. nella vita di Platone,onde ciamo,che la quatità de libri, che gli fono alli
Horatiolib.i.cap.i. piedi, fi ricercono in buon numero, «fsendo
uiq; interfyluas Scader»! qu^rere verum . il principal intcco de gli Academici di volge-
re diaerfe fotti di libri per acquifto di varie
E Carlo Stefano Hiftotico diccche tal villa fcienze. Cinocefalo,ouero Babuino lo fac-
Il
ò felua fodé tótana d'Arene mille padi. si che
ciamo dell'Academia» per efiere egli
afiìftétc
la prima Academia hebbe origine nella villa,
ftato tenuto da gli Egitti] Gierogltfico delle
e ptefe il nome da Academo nome proprio
lettere>& peto lo cófacrauano à Mercurio ri-
perche è da faperfi , che le fecce,& adunanze
- putato inuentore, Se autore di tutte le lettere
di virtuofi, predo gh antichi fono fiate deno>
fi come rifetifce Pierio Va'eriano lib.^. e po-
ramate in tie modi, da coftumi, da luoghi» &
nefi tra libci,perche vno che vuole far profet*
da nomi propri) di pcrfone ; da coftumi igno-
fiore d'Academico letterato, deue (lare afìS-
ininiofi fumo detti li feguaci d'Antiftenè Ci-
duo ne gli fiudij,quali vengono molto accte-
nici,ouero perche haueuanoper coftume di
fciuci dallafrequenza deile Academie.
IacetaieTopeta,e la vita altrui con dente cani
no.cmordacetoucropercheà guifadc cani Il Cinocefalo à federe di cui n'habbiamo ve
non fi vergognalfero di vfar palefemeotcco- duri m Roma fimolacri antichidi marmo c-
me I cani l'atto venereo, fi coitie di Grate, Se gitti..no,fignificaua appreflo gli Egitti) l'vno,
Hipatchia filofofcfia forclla di Merrocle cini & l'altro equjnottio, & di piiìj)oneuano l'effi

co»nai:r3Lacf'ii. ElegitconnnHopuelU^ /«'w- gie fua ne gli Oriuoli che ftìllauano acqua, in
poque tUtus habitu vna cum vtro ctrcuéat , & vece di poluere»perdiftinrione delle horcpet
congredtehantur in aperto, atque ad cmas yrofi- che il Cinocefalo nella ftagionede gliEqui-
eifcebatur.Dz coftumo honcfto turno chiaria noctij. X j. volte il giorno, &
xi). la notte, vna
7»" volta rhora manda fuori acuto tuono di vo-
ti fegujci di Ari fiorile Penpatetici, [eL-Trl

vrtoiv(X.Tnv-)QHodefi deambulare perche heb- ce: così l'Acaderaico de ne mifurare,& conta-


be» ^ per cottuTie difputace caminando*, da re l'hore del giorno,& della notte.e fpcnder-
luoghi publiciptefero il n me qoelli.chc fur- ne buona parte in honorati ftudij, acciÒ5po{Ta
no nominati dalle Cmà.P^t EUenfes.Megare- djreaJla giornata fonerò tue no di vocenel-
fes, & Cirenaici^ e da luogo priuato glt S 'oici, l'Academia: potrà di più feruirequ» per tipo
li quali prmafi chiamauanoZenonij.da Ze- dell'iraitatione; poiché quefto animale imita
none lor Principe. Ma da che detto Zenone molto bene li gefti, 6c le attioni dell'huomo
per render ficuto da misfatti quel portico d'A per fine con la péna in mano in figurar lette-
tencjdoue fumo vccifi 14} o.cutadini comin re, di che ElianoHb.primo d'Animali cap. IO.
ciò lui à difcotrere &
adunare la fua fetta,fur- fi come ne faceuano efperienza gli Egiti) mec
no chiamati Stoici» perche (<^/<?4^ fignificail tendogli 3uanti carta, penna, inchioftro.*& &
porticojonde Stoici fumo quelii,cbe fiequen l'huomo fin da, putto per inftinro di natura è
tauano detto portico.che fu poi ornato di bel- dedito ad imitare. Ariftcteie nella poetica.
lifTirae figurcda Polignotojtamofopittorcjda IrjfitH efìà fìatfi'fa hotnimhm à puens imitari.
B z Dalla
. . . . . . .

6 Iconologia
Dalla quale naturale imicatione pare che La corda denòta«che t'Accidia Icga,& vin«
habbia hauuto origine la Poeticai ambrofia • ce grhuomini,c li rende inhabiii adoperare •
e manna foaue delle Academiei tutte intente Et la lumaca* ò tartaruca* dimoerà la pro-
ad imitare* e rapprefentare i co{lumi»Ie attio* prietà degli accidiofiicbe fono ocion,e pigri.
Tì'u e gii affetti con figurata eloquenza acqui« ^Accidia •
Aatainfìeme con le prime difcipline median* Donna che dia à giacere per terra» \ &
te i'imiiatione> tequifita da ogni Accademia canto ftaràvn afìno umilmente à giacere» il
l/lccidia qual animale (ì foteua adoperar da gl'Egitti)
Donna vecchia> bmtta» che dia a fedcre> per moftrare la lontananza del penfìero dalle
con la defìra mano tenghi vna corda» e con cofe (acre* e rcligioCe» con occupatione coti*
la finitura vna lumaca » ouero vna tarta- rinuanellevili,&inpenfìeribiafìmeuoli»co«
luca me racconta Pierio Valeriano

Vecchia fi dipinge » perche ne


gl'anni fenili cedano le forze &»
manca la virtù d'operare»come di*
moflra Dauid nel Salmo 70. doue
dice > Ne proifcias me in tempore
femButts cnm defecerit virtus mea
ne derelmquas me
Mal veltita fi rapprefenta » per-
che l'Accidia non operando cofa
veruna)induce pouertàtc roiferiai
come narra Salom. ne i Prouer-
bi,al i8. Quioperatttrterramfuam
fattabitur pambui, qui autem fefla*
tur otium replebitur Ageflate . E Se-
neca nel lib.de bencf. ptgritia eji
ìJHtrix dgefìatis
Il (lare à federe nella guifa, che
dicemmo fìgnifica» che l'Accidia
rendel'buomootiofo.e pigro» co-
me b; ne lo dimoftra il m< tto fo?
pradetto> e S. Bernardo nell'Epi-
ftole riprendendo gi'accidioficofi
die e: O homo tmprudens milita mil'
liumminifìrant et,&decies cerne-
milita affiftuni eiy& tu federe
na
___««^._. prAfumis ì
IJonn^ vecchia, brutta, mal veftitajche La tefta circondata col panno neroidimo-
itiaà federe, e che tenghi la guancia appog- ftra la méte dell* ccidiofo occupata, dui ror-
giata fopra alla finiftra mano,dalla quale pen pore, t che rende rhuomo fìupido ,& mfen-
da vna cartella con vn motto, che dichi. faro, come narra Ifidnio ne' f.'l!K>qui)lib.2.
TORPET INGRS» & il gomito di detta Ter torporem vires O" ingenium defluunt
mano fiapofato fopra il ginocchio, tenendo II pefccche tiene nella deltta mano tigni-
ilcrpochinoieche fìa cinto con vn panno fica Accidia, percioche do me quefìoptfce
di color nero, e nella deftca mano vn pefce (come dicono molti Scrittori, e paiticolar-
detto Torpedine . menre Plinio lib.ji.c.i.Arheneohb.y. e Pia
Accidia,fecondo, S.Giouanni Damafccno tarco de folertia Animalium) per la naturale
jib.i.è viìa trifticia,che aggraua la mcnre,che proprietà fuu.chi lo tocca con le proprie ma-
non permette , che fi facci opera buona . ni,ò vero co qual fi voglia inftrumcnto, cor-
d.T>
. . . . . .

Libro Primo;
daireceiòalcro>lo tende talcnéce ftupido, che àrpa d'i fonare.e con la finiftra tetra vno fpec-
non può opctaccofa nilTuna coCi l'Accidia
-,
chio, ;n capo vna ghirlanda di fior/,pofetà vn
hauendo ella riitcfle m«le qualitàjprendcfu- piede fòpra d'vn'crologioda poluere.che mo
pera, &
vince, di maniera quelli che à quefto lìti che fia calata alquan ro più poluere di quel
Vino fi danno.che li rende inhabilbinfcnfaci, la della puericia, &da l'altra parte vi fiavn
e lonrani da opera lodeuoie,6c victuofa pauone.
AdolefcenzA
ACQVISTO CATTIVO. VErginella
.

bello afpetto, coronata


di

HVomo l'albero
veftito del color delle foglie del
quando ftanno per cafcare
di fiori»
laveftedi vari) colori.
tnofiri tifo» 6c allegrezza > con

;
fìara aeri ;a figura in accodi camftiinare,&vn Adolefcenza e quella età deirhuomo, che
lembo della velie Ria acraccaco ad vn fpino, tiene dal decimo fino al vérefimo anno, nella
tiràdo vn grande fquarciojà che rmolca mo- quale l'huomo comincia col mezzo-de séfi ad
Ari il difpiacece che nefence» e nella
dedra intendere) &
imparare.ma non operare fé no
nano cetra vn nibbio che rece confufamente comincia bene ad acquifiare
:

Veftefi del decto colore, perche fi come vigore ne séfi per cui defta la ragione ad eleg-
facilmence cafcano le foglie dell'albero, cofi gerci volere, e quefto fi chiama auguméto.
anco cafcano, 6c vanno amale lecofenon La vefte di vari) colori è antica inuentione
bene acqui{lace;il medefimo dimoerà lofpi perche gli Egittij,quando voleuano moftrarc
no, percioche quando l'huomo men penfa nelle lor pitture l'Adolefcenza (fecondo che
alle cofe di maì'acquido > all'hora ne riceue racconta Pierio) faceuano vna verte di varij
danno» e vergogna colori, fignifìcando la volubilità de la natura
Tiene con la deftra mano il nibbio,per di- giouenile e la varietà de'defidcrij,che foglio-
moftrare quello chea quefto propofito dille no venire à giouanis mentre fono nella più
l'AlciatOttradocco in noftra lingua fiefca età e,ne gli anni più teneri però dicefi :

L'eddace Nibbio mentre che la via dell'aquila in Cielo del Serpe in ter
Rece fouerchio cibo, che rapio. ra, della Naue in
acqua, e dell'huomo nell'a-
Con la Madre (iduol del fatto rio ; dolefcenza fono diliicih da conofcercse ciò fi
Dicendo Ahi che del ventre
. troua nelli prouerbi al 3
M'efcon l'interiorar e in gran periglio La corona de' fiori,e la dimoftratione del ti-
Jldifento, &
ella À lui, fo, fignificano allegrezza, il che fuole regnare
. Non ti dolere figlio quefta età,che perciò fi rapprefenta al-
affai in
Chel tuo non perdi nò ; ma quel d'altrui % legrale di bello afpettojdicendofi ne i prouer-
bi al xv.Ghe l'animo allegro réde l'età florida.
ACVTEZZA DE L'INGEGNO
ADOTTIONE.
LA Sfinge (come narra Piecio Valeriane»
nel lib.vj.focto la punta della zagaglia di Del Sig. Ciouanni Zaratino Cajlellwi»
Pallade, fi come fi vedeua in quella ftatuadi
Mineruajche Plinio dice effct anticamere fta MAtrona ch*habbia nella finiftra vna
ta drizzata in Atene) ci può fignificare l'Acu- Folica,ouero Offìfraga,& la deftra al
tezza dell'ingegno,percioche non è al mondo collo d'vnGiouane.
cofa si coperca,e tato nafcofta»che l'Acucezza L'Adottione fecódo alcuni è vn'atto legale
deirhumano ingegno fcoprire,e diuuigare nò per confolatione di coloro che nò hanno figli
pofla, fi come detto habbiamo in altro luogo uoli,che quafi imita la natura: ma perche fi fa
ella figura de l'ingegno , però fi potrà dipin- l'Adottione anco da quelli,che hanno figliuo
gere petral dimoftratione Mineruain quella lijfempliceméte cofipotrafiì definire. L'Ado-
guifa)Chefi fuole raprefcntare, ma che però tioneè vn legitimo atto per il quale vnofifa

fotco à la zagagha vi fia vna Sfìnge,come hab figliuolo.chenon e, &


quafi imita la nsruia
biarao detto. Marco Emilio Lepido padre di Lepido Tri-
ADOLESCENZA. onuiro.viuente il figlio adderò Emilio Paolo,

VN giouinettovcftito pompofamente,
co la deftta mano fi appoggerà ad vn'-
che dopò l'adottione Paolo Emilio Lepido fi
nominò. Claudio Imperatore lafsò Biitanico
A 4 fuo
. . ,

ft
Iconologia
fila fine confilio gtgnentii cafu quodam, hdc ad'
Aio figliuolo legitimo naturale in età florida
dice Dione, &
vigoiofo,feben patiuadi mal oprami: certo iudicio operatHr. Scuer n Impeia- I

caduco per quàto fctiuc Suetonio al quale pec dorè vanraua di ladarc lui fighiio!» Anco-
fi 1

ragion naturale toccaua rimpcrto,& lafsò vn nini,BafTìano»c Gctu generati «J^ iui,&' che la
fi'j'lio adottiuo, che fu Nerone il qual per
ta- qucfto era di miglior condirionedi Anionino
piòn ciuilc concorrcuaà pane dell'Imperio» Pio, chcUfsò dui figUuoli adotnuiVero, &
ma egli per imperar ficuramente folcfcce con Marco Antonini, Ma l'amor pireri»n 'o accc-
vn boccone preparato da Locufta donna vene caua,& lafpetàzalogabbò, poiché morto lui
fica venire d'improuifo à Britannico il mal ca- BadìanodettoCarac^lhbfuctu ;eliiIimofp2r
duco della morte. gitor di fangue,amraazzàGctaui> fratello c6
All'Adottione tribuirono i Romani mag- molti Senatori, &
volfe far vccidefre Giulia
gior forza che no ha come che l'adottato lal- madre di Geta, perche piangeua la morte di
faflc la naturale fua confan^uinità, che gli & fuo figliuolo* vinto poi dalla di lei bellezza» la
adott j ti haucdeto confanguinità con i figli di prefe per moglie ancorché m^dregna gli fufTc
quello che adoitaua.Claudio Imperadore nei fenza rifpetto della memoria p.uernc^.6etaaii
giorno che fi fece figlio adottiuo Ncroncfe lo co nel tempo che vifl'e fij d'afpncoltumi, li-
fece anco generoicome narra Dione,ma fece bidinofo,golofo,& emulo delli viti) d'.i fratel-
prima adottare Claudia fua figliuola in vn'al- lo» come in Dione fi vede lib.76. Filij ^tueri
ira famiglia della Gente Ottauia.pcr non pare ^Momnus,& Geta flautianotanquam pedagp-
re che dcffe per moglie al fratello la forella . go liberati, coepere omnia prò libidine agerci mti'
Cornelio Spmihere Confole Romano defide Iteres dedecore afficere , pueros violare y inique
rana che Cornelio Spinthere fuo figliuolo fuf- collidere pecumam, glaàtatorest atque'aurigah
fe meffo nel Collegio de Pontefici loro gctili, fibifofietate deuincire [eque & inu.cern amuU'
ma perche in detto Collegio vi era Faufto fi- ri . vj^uindi è che Spartiano fi molle à ditt che
gliuolo di Silla> ch'era della medefima Gente quafincdim gr^nd'buomo ha laiTato dopò Te
Cornelia.& la legge prohibiua che no potedc ottimi, & vtili figli fimiiiàfe» & che farebbe
ro eflerc dui d'vna ftelTa cafata in dt tto Colle- (^ato meglio che alcuni fu($ero morti fenza
giojfece adottate il fuo figliuolo nella Géte di figliuoli:t)e ciò folo dice per li padri di natura»
Slaniio Torquato, de in quel modo alTetuate ma anco di Adottione come Augufto che iat
le parole della legge,fù in effetco ciilToluta so Tiberio, e Traiano che lafsò Adriano: me-
Matrona è l'Adottione, perche douendoi- glio hauerebbe detto dopò Tiberio di Claa-
mitat la natura non può vn minore adotta- dio che adottò Nerone dui peflìroi iniqui Ito*
re vno che fia maggior deità peradori fatti per Adottione» rifpetto à* qua-
. Euripide in M
ena'ippc tiene per pazzo vno li Adriano (u Ottimo» e gcnerofo GuerrierOj

che non ha figliuoli à riccuerc in cafa fua eftct che molte vittorie riportò L'Adottione che .

na prole» egli pare che donerebbe fopportare facs Augufto di Tiberio,fù sforzata,fipcr mot
con patienza» fé Dio non gli ha conceduto fi- tede (uoi,fi per importunità di Liuiafuamo-
gliuoli propri), fcnza andate à pigliar figli d'- gHe madre di Tibciio,i cui mah coftumi ben
altri . hiic fefiuhkm fateatur , quicum liberti conobbe Augufto prima che lo riceuefle in A-
mtta carenti exurnam ^rokm aàibus fuis doitionc . I iieri coitumi di Nerone vogliono
scctrfmitttjam ctim liberos procreare Dij» non alcuni,che nel principio concfciuti non fiidc-
i'OtìceJjtruntt tei pati debet, non incufareriMnìen* co-, diede ncil indole fua buon faggio di fe,&
Deraoctito per locóiracio è di parere, che vn fece gran profitto nelle arti liberali, fi moftrò
huoiDo douiiiofo fi doucrebbe adottare vn fi mifcricordiofo, &
clemente quando fifotro-
gltuolo di qualche amico,petche io può hauc allacondannatione d'vnofofpirandcc
fcrifse
re tale,qualc lo defidcra. Vno che ha generato dicendo, vtwam nefciremlitttras» quanto &
figliuolibifogna che fé li réghi nella maniera ciò diccfle ài cote lo reftifica Seneca fUo Mac
che nati gli fono» ancorché cattiui>e (celerati« ftro nel tratt.ito de cleaKi«i fé ben prouò nel
ma vno chcadotta,da più buoni fi può capar la propria vira,chetiufcì inclemente dopò 5.
per figlio, il miglior di coftumi,& virtù , On- anni del fuo Imperio,dcqu:. li cinque anni dif*
de il Petrarca liclii fuoi dialoghi dìRc.^doptio fé Traiano lodatifiìmo Imptfadoie cheniu-
^edfJfiqMAefl natura, ilUtiohUioriUc cautior, no meglio di lui goucmò.l'Inipcriojftàte dò
fitcb-
. .

Libro Primo i
farebbe timafto ciafcuno aggabato, 5c ogn*- ftotelc,Plinio,Alberto Magno» Se OlaoMa^
vao l'hauerebbe più che volentieri adotcato» gi)o,& perche più augelli cadono fotto vno
. ma Claudio non hcbbc cura di rimaner ag- nello genere, auuicne che gli Auttori equi-
gabbato perche l'adottò ad'inftaza d'Agrip- uochino alle volte» e fctiuino vn nome per
p:oa da Iuj amata Se ben bifogna mangiare
: vn'alttojla feconda è cha i Traduttori da gre
molti moggi di falc prima che (iconofca vno, co in latino fpcffe volte no traducono il pro-
emendo difficile il conofccrc altri, tanto qua- prio e fignifìcanre nomccome auuertifce A-
to il conofcei fé ftcffo > nuUadiraeno fi è ve- drianTurnebo apunto fopra la Folica lib.2f.
duto, che per roidinario gl'Impcràdori nelle cap.i 5.oue dice. Exodius à Cicerone Fulicaìi
adottioni hanno farto buona clettionc:buo- &
Marone Mtrgus verùtur, nel lib. ip.c. ti.
na fu l'elettionc di Ccf.»rc.che adottò Augu- quello che da Arato chiamafì Erodio,da Vir-
fto» lì«ona fu quella oi Ncrua» che adottò gilio fi traduce M
ergo, &
da Cicerone Foli-
T'' il ^.no,buon d fu quella di Traiano, (fé ben ca : ne è merauiglia perche la Folica fecondo
non piace à SpàKiano) che adottò Traiano* Alberto Magno è del genere de Merghi, ò
buma fu quella di Adiiano, che adottò Lu- Smerghi, che die voghamo , & Ariflotele la
cio Geionio Commodo Vero.chc fu di bello nomina in compagnia del Mergo Iib.8.ca.5.
afpctto, regu prefcnza, ornato di buonclet-
Cauta alha^& Fultca'.Mergus Rtipex vi^i' &
cerc, & a' ilt.: eloquenza-, imperrettione d'a- tantapudmareyh rerza è perche alcuni di quc
nimo non htbbc.ma debile complcflìone di (li augelli, che fi cóprendono fotto vn gene-
corpo not.flìcna ^d Adriano, che di lui difle re medemo, hanno tal volta qualche mede-
Oflendentterri hunc tantit fataAJcque vltra ma natura, &
qualche fìmiglianza di colore»
Ej[e finent. Et quan io mori fi dolfe dicédo,ci ò fattezza tra loro, laonde occorre che gli
£amo appoggiati ad vn muro caducO)& hab- Auttori pighano vno per vn*altro,& ciò nella
biamo perduto quattro milla feflerti) dati al Folica fi raanifefla,la quale per auttoritàd'Al
Popolo>& à Soldati nell'allegrezza dell'Adot berto Magno è negra, & aquatile, fi rallegra
tionejtre altre Adottioniche feguitano fatte della tempefla,& allhora fcherza,e nuota nel
dall'iftedò Adriano>& d'ordine fuo>furono pa mare, non fi parte da luoghi doue nafcc, nel
limcti buone.M.Antonino Pio,& M.Aurelio fuo nido tiene continuamente gran proui-
Imperatori dignifnmi,& Vero figlio del fudet fiòne d'alimenti, &
è tanto liberale che ne fa
io Ceionio,che ttiófò nel medemo carro con parte ad efìranei augelli Quella ch'hoggidì
.

m.Aurelio fuo fratello adottiuo.Altrc adottio chiamati in Roma Folica augello aquatile e
ni fuccefle dopò» di felice elettione» che recar dicolorc negro, che tira vn poco al bigio, ha
pottiamcma perche niuna auàza TAdottione il becco negro, 8c patimenti li piedi, come

l'atta in petfona d'Antonino Pio> & di M.Au- i'anatrella, con quelle pdlette tra vn dito» C
celio no pafTaremo più olttei 6c verremo ad'c- raltto,& ha la tefta negra fenza ciuffo,& fen»
lplicareiirentimento> che reflanella figura. za crefla ricciuta
La Folica alcuni dicono fìa di color fofco di L'Oflìftaga fpctie d'Aquilaè ancor efla bi-
fuligine>aitri che biancheggi» altri fìa Tifleda gia di color cineritio , figurata dal Mattioli
che i*£rodiO}& à queflo contribuifcono cofe (opta Diofcotide.Ariftotelelib.8.cap.3. dice
naturali di quella-,ma fé la Folica ha vn ciuffoche è di color di cenercche biancheggiabe-
ricciuto m tefla come vuole Plinio lib.i i.c. che è più grande dell'Aquila,
retin chiaro,&
57.& fé i'Erodìo è quello che dal vulgo fi chia ma non però della Gnefìa aquila della fefla
ma Falcone,come dice Bartolomeo Anglico^ forte,la quale fecondo Arifl. li.cj.c 3 i.è mag-
no poflono eflere i medefìmi AugcUi^perche gior d'ogni altra AqUila,& della Ofiifia ga, la
il Falcone non ha ciuffo ricciuto in teflaje ta- quale da alcuni Auttori Greci,& dal Mattio-
to manco fé la Folica è squatica->è fìà intorno lo chiamafì in greco e«v«.parola che ncll'O-
al mare.e flagni ampliflimicome ad Arif^oie djflea terza d'Homcro nò iùgi dal fine Aquila
le«& ad altri piacerla confiifìone procede da fi rraduce, volédo mifìgoificaTe la preflezza>
varie caufe»vna è che tnolti augelli di rapina co laquaie fi partì MinetUa parlatoch'hebbe.
vano fotto nomegencrico d'Aquile,Falccni, Sic certe locuta ahijt c&sijs cctiUs Aiinerua
Spatauieri, Aflorri, Auoltori, roaggioi i, e mi- pfiw jéqHtlA fìmilis i

nori* ma in ifpetie fono diuetfìj vcggafì Ari- Gii olieruatori di lingua greca efpongo**
no,
10 Iconologia
no, che fi chiami anco la Folica , & l'OlTifra- nona nominatione dachiadoccaua.ma rifer>
ga con qucfta voce <Pnvn- uaua qualch'vno de nomi, che prima porta-
Cardinale S. Piecto Damiano, chequi
Il ua,formato alquanto in altra maniera^ come
in Faenza ripofa, vuole ancor efso nel hb.z. Caio Ottauio, che fii Au^.ufto adottato da
cpift. I S.che la Fohca da Greci (ìa detta ^nvn, Caio Giulio Ccfaie. fi chumòCaio Giulio
& k atttibuifce !a medema natura che da Pii Ottauiano,e Tiberio Claudio Nerone.adot-
nioijb.io c:tp.3.ÓC da AriftotelcI'h.5j.ca.54. tatodaOttauiano fi chiamò Tiberio Giulio
& h.ó.i.ó. vicn data airOffifraga, & è che n- Claudiano, ilqu^le fij anco per leftamcnto
ccuc con bi niijnità il pollo fcacciato dall'A- lafsato figlio adottino 6c herede da Marco
quila cerne fuo figlio adottale» come fuo & Gallio Senatore * ma per quinto racconta
naturale clcmcnccméreniurifcc tra fuoi pro- Suetonio, s'aftenne di pigliare il fuo nome
pri) parti. Et hoc modoqttem Aquila crudeliter perche Gallio fu della parte contraria d'Au-
fatemi exortem ita fibi qtia.fi
fettt hAredttatts gufto-, altrimenti fi farebbe nominato Tibe-
ryjaterrìdi^ yiitatis mtuttufms adoptauit fìHjs coha rio Giulio Gallio Claudiano. Altri figli adoD>
rede/ff.Vcttà\ petofanatuc-t laFoLca,ouero tini non foto pigliauano il nome gentilitio di
OfìTifiaga è attifTimo fimbolo dell'Adottio- chi adottaua,ma anco il prenome Se cogno
li

ne, la quale appresso gli Antichi Romani era me. I due figliuoli maggiori di Paolo Emilio
molto in vfo, fi come anco l'ahmentate figli vno adottato da Fabio Ma{rimo,& l'altro da
d'altri, che ne meno etano in tutela, ne in A- Scipione Africano buttornoil nomegcnti-
dcttione, ma erano tenuti come figli propri], Iitio,& cognome patetno.Il primo fi chiamò
cdauano à quelli il mcdefimonomegentili- Fabio Mafs'mo.II fecondo Cornelio Scipio-
tìo della cafùta loro, come fi vede nelle in- ne:Marco Biuto adottato da Quinto Cepio-
fcrittioni Campate da Smetio, tra quali vi è ne fi chiamò Quinto Ccpione,Òc Publio Sci-
quefta notabile ad Aurtlia Ruffina. pione adottato da Q^Mettello, fi chiamò Q.
AVR. RVFlN/£ Mettello Scipione.Mà infiniti pigliauano fo-
ALVMN/£. PIENTISS. lo li nome gentilitio di quelli che li adotcai-
ET. INCOMPARA15ÌLI u<)no,&riteneuano il loro naturale antepo*
QVi£VIXlT ANN. XXVII. nendoà quello l'adottiuo. Aibia Tereniia
M. X. D. I I. madre d'Othone Imperatore della quale Sue
FIDE COGNITA tonioc,ptimo,era figlia di Tcrentiu adotta»
MEMOR. OBSEQVII. ElVS ta da Albio :nelle infcrittioni dello Smetto
AVRELIA. SOTERIA trouafi.C^/W Julius PofKpomus, Vudtns Sene*
PIETATIS. PLENA. P. rtantiSttiA di cala Pomponia paternajadotta*
Quefta pJciànons'vfahoggidì perle cafe, io da vno di Cafa Giulia.fù Prefetto di Roma.
appena s'alimentano i figli propri): ma in Vn'altro Prefetto di Roma Marco Caisio
quelli tempi fi ftcndeuaiant'i>lirc che lafsa- Hortenfio Paulino nato di cafa Hottcnfia»
uano hcrcdi i loto Alunni, fi come appai ifce adottato da vno ài Cafa Cafsia . Così Quin-
invn'altrainfcrittionetrouata già nella Pic- to CafsiO Doraitio Palombo nclli tempi di
uc della Btufada Villa di Faenza. Adi imo Imperadoxe nato di cafa Domitia
MARIA I. POL adottato da vno di caf^ Cafsia, &
Caio Cc-
M A R 1 V S P R 1 M ionio Rufio Volufiano Confole Tanno del
M A R A. M A I Signore 5 i4.fù di cafa Rufia adotcato da vno
X M N A. AL
1 l di cafa Ceionia. Altri meiteuano il cognome
V M N ET. H E R.
I. P. del padre adoitiuo innanzi al fuo cognome
Adottiui con molto più ragione de
I figli lassando i nomi gentiliti). Marco Vlpio Tra-
gli Alunni pij^ltauano il nome geniiluio del- iano adottato da Marco Gocccio Ncrui fi
la cafata di coloro,chc li adcticuancda quali chiamò Nerua Traiano.Publio Elio Adriano
in cfsa erano ticeuuti: però la figura dell'A- adottato da M.Vlpio Traiano fi chiamò Tra
donione tiene 'adtfìtaal collo del giouane lano Adriano. Altri iafsando ilnome gentili-
adottato, cfsendo l'abbracciamento fegno tio paterno preponeuano il gentilitio adotti-
d'acccglienza,(i^: iioeuimcnio. Dione lib.46. no al proptio cognome: li fudctto Lucio Ce-
ci auucttifce) che chi era adottato pigliaua ionio Commodo Vero adottato da Adriano
Im-
. . . . . .

Libro Primo. II
Imperatore ch'era della gente Elia,fi chiamò miglie diuerfe congiuiuein vna, paffando, il
Lucio Elio vero.fe ben nella memoria fua có- figlio adottino nel!:; famiglia di chi adotta . è

fcruata nella mole Adriana vi manca il cogno medaglia d'argento d'Adriano Imperatore»
me Vero» fu egli il primo Cefare ad edeife- adottato da Ttainno con t;ile infctittione .
polto in detta mole Adciana ne gli Oni di Do IMP. Ci£S. TRAIAN. HADRIAN. OPT.
xnitia fop^a dTeucre, ch'hoggidi Caftelb di PF.AVaGERM.DAC.PARr.HlC.DI-
S. Angelo s'appella, Pigliauano ancora qua- VL TRAIAN. AVG. P. M.TR. P. COS.P.
li nomi haueuano quelli che li adottìuuno, P. ADOPTIO.
tanto nomi paterni quanto adottiui . Marco Lamedemainfcritticne vcdefi in altra me-
Aurelio Imperadore Fiiofofo era di cafa An- daglia con vna figura in piedi co le mani alza
nia fua paterna , &
fi chiamò dalla natiuità te, & con la parola .PIETAS, perche il fa-
Marco Annio VerO) adottato dal B^f iUo ma- te vn fighuoio adottiuo è atto di Pictà,ricono
terno fi nominò Lucio Gatilio Annio Seue- fce dunque in quefta medaglia Adriano Im-
ro;adotato poi da M. Antonino Pio.ch'eia del peradore il beneficio della fua Adottione dal-
la géte Autelia da canto paterno,& della gen la Pietà drTrai.mo che Io adottò Xefudette

tcEliaperAdottione fatta da Aciti ino Impe- mani congiunte fono fimbolo delia concor-
ratore,Marc.£lio Aurelio Antonino s'app :llò. dia, &: la concordia, fi come anco la Pietà è
Ond'èche Vero Imperadore figlio del fudtt- fimbolo dell'Adottione » ciò fi fcorge nella
to Ccionio adottato da Antonino Pio,per or- medaglia di Paolo Emilio Lepido adottato
dine d'Adriano, fi troua nominato con vati) dal Padre di Marco Lepido Triunuiro , nel
nomich'hebbe M.Antonino fuo Padrcadotti CUI riuetfo vi e vna tefta della concordia vela
uo»& con altri che hebbc M.Aureìio Fiiofofo ta cesi cfpofta da Fuiuio OtCìn}. Pro Adoptio-
fuo fratello adotiuoiciò fi raccoglie da Giulio msfyinboloconcordiarn^dJ' pietatem inamiquis
Capitolino che lo chiama Elio Vero , perche denarijs pofitas ejjefzpe animaduerttmus Paul-
fuo padre naturale e(rendo Cefare fi chiamò lusautem Lepidus adopcatus a Patre M» Lepi-
Elio,& Elio fi chiamò Antonino
«fuo pa- Pi. diTrtunuiri fuit,& ex Aemtlio Panilo, TauU
dre adottino : foggiungepoi, che M. Aurelio lusAemditiS Lepidus ditìus eft
Filotbfo Imperadorcquafi padre defie à Vero ADVLÀTIONE.
nome di Vero lmpetatorc,& d'Antonmo De DOnna allegra con fronte raccolta, farà
nomi che da Spatriano al Padre d'E'io Cefa- veftita di cangiante, con la deftra ma-
le, à Vero Imperadore folamente fi Jeuono i no terrà vn mantice d'accendere il fuoco, e
dui vlumi, non ad Elio Cefare> ne i fuo Pa- conia finiftra vna corda, &alli piedi vi farà

dte.Le parole di Spariiano fono quctte ragio- vn Camaleonte


nando d'Elio Cefare Huic pater Ceionms Co- AduI itione fecondo Cicerone nel 2. lib.dcl-
modus ftilt quem ali] Ferwn.alij Lucium Aure' le quefiioni Tufcuhne, è vn peccato fatto da

liumt multiAnmum prodiderunt . Lucio Ce- vn ragionamento d'vna lode data ad alcuno
ionio Commodo Vero chiamò fi l'Au >, &il con animo,& intentionedicompiacere.oue-
Padre di Vero Imperadore» oc VcroiftclTo ro èfalfa perfu3fione,e bugiardo confenti-
dalla natiuità, ma ninno de fuoi maggiori fii mento,che vfiil finto amiconelia conuerfa-
chiamato Aurelio» ne Annio,quali due nomi rione d'alcuno, per farlo credere di fé ftelTo»
conuengono à lui folo. Aurelio perche fu adot e delle cofe proprie quella che non è, e faffi
tato da Marco Antonino Piodicafa Amelia per piacere, ò per auaiitia.
Annio perche M. AupcUo Fiiofofo Impera- Veftefi di cangiante, perche l'adulatoreè
dore di cafa Annia tenne Vero Imperadore ad ogni occafione a cangiar volto,
facili (Timo

come figlio addottiuo-. Spatriano poi fte(To e parole, &diie(i , ènò, fecondo ilguftodi

lo chiama Lucio Ceionio Commodo Vero ciafcima perfona, come dimoftra Terentio
Antonino,perche Antonino Impera-
figlio di nell'Eunuco.
dore lo fece fuo figlio adotiiao Quìcquid dtcam laudum id rurfum jinegant
ADOTTIONE DA MEDAGLIE laudo
Del Sig. GiouanniZaratino Caftellini Jd quoque negat quis» nego : ait, aio

DVe figure togate che fi congiungano le


mani de(tre>pet la concordia di due fa-
Il Camaleonte fi pone per Io troppo fecon
date gl'appetitije l'opinione altrui:pcrciochc
quello
. . . .

1% Iconologia
fluefto animale* fecohdo che dice Atiftonle» dulacori col vento delle parole vane.ouefo atf^

crafmuta fecondo le mucacioni de cempi«co-


il cendono il fuoco deih paflìoni* in chi volon-
me l'adulatore fì (lima perfetto nella fua pro- cieri gl'afcolca* ouero ammorzano il lume del-

fe(Iìone,quando meglio conforma fé ftcfload la veritàiche altrui mantencua per la cognitÌQ


applaude! per fuo incercdeà gli altrui coftu- ne di fé ftedo
mi^ancorche biafimeuoli . Dicefì ancora* che La corda>cbe tiene con la (inidra manotdi*
per edere il Camaleonte timidifsimo* hauédo mo{lra>come tedifìca S.Ago(lino*fopra il SaU
in fé ftcflo pochifliìmo sague,e quello intorno mop. che l'Adulatione lega gl'huomini ne I
al cuore»^a ogni deboleincótto teme,e fi traf- peccati* dicendo : Addantimn lingua liganà.
niuta> donde fi può vedere>che l'adulatione è hcmines in peecatis : deleElatentm ea facere in
indicio di poco fpiricof e d'animo bado in chi quibus noHjolum non metuitur reprehenfory fed
reflercir3>& in chi volontierirafcoitaidicédo etiam laiuUtur operator. E neiriueflo Òalmo fi
iVriftotele nel 4. dell*Ethica>chei Omnes adf^ legge : /;; laquco ifto, quem abfconderunt > com»
Utorts funi fermles, &
ohieEH hommes prehenfus efi pes eornm,
Il mantice>che e attidìrao inftcumento ad L'hauere la fronte raccolta fecondo Ari-
accenderei! fuoco* &ad ammorzare! lumi ftotile deFifonomia cap.p. fìgnifìca Adula*
accefijfolo col ventotci fa conofcere>che gl'a* rione.

ADVLATIONE.
to dal (tiono del fiauto> qaafì R di-
mentica di fé ftedb> e (ìlafcia pi-
gliare. In conformatone di ciò
è la prefente immagine » nella
quale fi dichiara la dolcezza delle
paiole con la melodia del fuonoi e
la natura di chi volentieri fi feote
adulare con l'infelice naturale in-
ftinto del Ccruo il quale mofìra an
cora,che ètimido>e d'animo debo-
le* chi volonàeri porge gli orecchi

agl'adulatori.
uidulatione»

D Onna con due faccieNna di


gioUi\ne bcIK',e l'altra di vec
chia macilente: dalle mani gl'efco*
no molte Api>cbe volino diueife m
patti, & à canto vi vn cane
fi \

La faccia bella è n<iitio dclb pri


ma apparenza deilep.nole adula<*
trici j &l'altra faccia btutra moftr»
i difetti diflìmul«>ii e mandati die»

troallefpa'le.
L'Api fecondo EuchericK fono
proprie firoul'-crc dtlt'adulacore*
peicheneliabo-capondn.' il me*
Ict èoell'nccuho rcngmoil pun-
VNa donna vcftica d'babitoartifìtiofo,&
vago> che foni la tibia,oucro il Bauto»
gente aculeo» co' qual fei ii'o no iT<oltc volte
l'huomo the non fc ne aun:-de
*eon yn Cci ao» che li ftia
dormendo vicino a Il cane con lufinp.Kr accarczzft chi gli dà il
|iedi: cofiladepinge Oro Apoiime,
e Pierio pancifenza alcuna diftiatjonif dt a>criti>& al-
Vaienano nel y.lib.de fuoi Gieiogli(ici,c fcri- cunevclrp Anrfjra m'u-K-iiurivo lo meri:a*c
Ttono Aii;uiil,plie lUcmo.di fuAnauiraallcttj^» quello (te^ che )i àm<^ upai.^^^i'auuienc^che
naia-
. . . . .

Libro Primo.
15
tralafci: petofiaflfìmigliaarsai alradul^oic, la catrfa donde nafce queflo ecce(To,il più ^t\^
&àqueftopropoiùo lo pigliò
Marc'Antonio le volte è produttore à\ penficri illeciti,
i'ocio
Cat.iidi Romano in quel Sonetto quindi Tobia al c*p.2.gi«ccndo nel letto.cbc
Nemico al vero» e delle cofe humanct denot* l'otiofità, dal c^ldo ftcrco delle Ron-
Conttttor-, cecità deltintelletto, dini fu acciectto, cioè dalli caldi affetti de*
Venenofa benanda, e cibo infetto penficii illeciti, e Dauid per l'intemperanza
Di gtfai, ed'éilmefobrice ntetitiféine , incotfc nell'adulrcrio i.Rcg. capa.
Di lode, dt lufinghe, e glorie VMne . GralTo Io figuriamo, cflcndo che l'otio hi
ynFio albergho) mUo nido-, émpi9 ricetto j)er forclla Ugola, It quale anch'eJla concorre
D'opre di fintion\ divsrio s/petto. a faril medcluno effetto dell'olio onde Ezec.

Sfinge^ Camaleonteye C'trci immdne


€an che Infinga^ e morde, dcuto firale.
à i^. Sorores gula> &
ociofttas quaji duo Ugna
incendunt ignem luxuria. La qual fententia
Che non piaga, e che induce à firane morti comprende l'adulrcrio come comprefo fotto
Linguai che dolce appar mentre e più fella . il genere della lulTuria,& Petrarca nel Ttiót
il
Infomma e piacer rio> gioia mortale. fo della Caftità fopra di ciò così dic$;
Dolce tofcO) afpro mìd, morbo di corti. La goUy il fono, e l'otiofe piumct
Quel che Adular Verrante volgo appella. Hanno dal mondo ogni virtù sbandita .
Di maniera, che volendo noi fuggir que-
A D V L T E RI O. fto errore cofi grande, conuienedi ftare eoa
ogni prontezza occupato nell'attioni nobili,

VN Giouane pópofamente veftito»chc


fedeie/e fia grafso, con la deftra
ftia à
inàno tenghi vna Murena,& vn Serpe riuolti
& vitiuòfe,e fcacciar con ogni diligenza i pe-
neri, che ci vengono auanti,i q\iali fono mol-
to dannofì,non folo al corpo,ma quel che piii
embidui in bei giri in atto di efserfì congiun importa all'anima, e però fi deue fcguitar il
ti infìeme, e con la finiftra vn'anelIo> ò fede belliffimo documento di Sant'Agollino lib.
d*oro che dir vogliamo, qualfìfuol dare alle de Vcib.Dom. Sermone zi, che dice. Ne ol-
.

fpofeje che fia vifibile, ma che fia rotta, &


a- ita il tuo bifogno fatiat il ventre, perche il fo-
perta da quella patte, oue fi cógiungono am- prabondante, è caufa materiale di queQo vi-
be le mani, Cicerone nel i. delli offiiij dice, lio, e sa ogn'vno,che fenza la materia non fi
che nel principio di ciafcun ragionamento di produce cofa nifTuna
qual fi voglia cofa, deue incominciarfi dalla Tiene con la deftra mano la Murena con-
,

difìnitione di efra,acciò fi fappia di quello,che giunta con il ferpe,perche da quefto congió-


fi tratta. L'Adulterio è adunque vno illecito gimento pare,che Bafilione interpreti l'AduI
concubito d'vn matitoioueio d'vna maritata, terio, effi^ndo che auuertifce gl'adulteri, che
S.Tomafo, Secunda,fecund(^ qu^fl. i ^^.art.8, guardino à qual fìera.fì rendono fimili,pofcia*
probibito già nel Leuitico al cap.20. aggiun- che gli pare che qucfio congiongimento del-
toui pena di morte>come ancora nel Deute- la Vipera, e della Murena fia vn certo Adul-
ronomio al cap.Z2.& è egualmente biafime- terio della natura, e quefto è quello che gli E-
Uole> e punito, fc dal marito vien commefso, gitij per quefto fimulacro ci vogliono date
guanto dalla moglie, ancor che gl'huomini ad intendere. La fede d'oro, rotta, & aper«
uattribuifconoingiuftamente maggior licé- ta, come dicemmo^ altro non fignifica, che
Za delle femine, e Santo Ambrogio regiftra- rompere, & violare le Sante Leggi, il Matri-
to al cap. Nemo/ìbi 32.q.4. Nec viro licet, monio & in fommala fedeltà, che deue eC-
quod muliert nonlicet. Onde auueitifce Ari- fere fra marito, e moglie, e perciò è biafimc-
notele hb.dell'Economia, che il manto non uole quefto mancamento, perche è contro
faccia torto alla moglie, acciò efla non hab- alla fede maritale, clic fidinola per l'anellot
bia à ri:ompcnfarlo d'altrettanta ingiuria. che per quefto fi pone in quel dire, che ha
Giouane,e pompofamente fi dipinge efTendo vna vena, che airiua infino al cuore , Lap»
che il giouane fi dimoftravago néll'apparen- allegatione j'y.num^. doue allega il c.femin.
2a,e difpofto piiàd'ogn'ciltraetà c-ll'atco vene- jo.q. 5. dimoftrandoci dalla più tara parte
reo, &c à commettere adultèri) del corpo, che è il cuore, s'impegna per l'of-
Si rapprefcnca, che fìia à federe» percioche feruanza della fede promeila, però tutti gl'-
altri
. .. .

Iconologia
I-
l'Affanno è vn a (^«ic di m^^^^^
altricrrorifipoflonoticortcggcrc.màquefto dinionta.clic

AFFANNO. l'adendo per fegno d'amaritudine de! dolo-


per figncEcare queft'iftcffo diiTc il Pe-
HVomo vcaito di bercttino.vicino al ne- te, che
cro.co'l capo chino, volto &
racfto,& ttaica. / j r^^
> , •

inaa.belemanit?ogadeIl'a(Tentio. . ^^"^^ '""TV


rider doglia. T^TZ^ct'^^
tlctbvaJ[tr^no, e tojco.
Il capo chino, e l'afpctto di mala voglia, CI II

fempte mordendo il cuore infon-


dono in noi (icifi veleno di rabbia»
e di rancore.

AFFABILITÀ'
PiaceuoIezza,Amabilità

G
gia, nella
louaneveftita d'vnvelobia-
co,c fotulce con faccia allc-
denramanovnarofa,&
in capo vna ghirlanda di fiori
Affabilità e habito fatto nella di«
fcrenione del conuerfai dolcemen-
tccon defiderio di giouare.e dilet-
tare ogn'vno fecondo il grado
Gicuane fi dipinge percioche e^
fendo la giouentù ancor nuoua ne i
diietti, e piaceri mondani, grata, e
piaceuole ogn'hor fi dimofìra.U ve
lo,chela ricuopre. fignifìca che
gl'huoraini affabih fono poco me-
no che nudi nelle parole, e nell'epe
re loroje perciò amabili>e piaceuo-
dimandano quelli, che à luogo»
li fi

e tempo fecondo la propiia condi-


tione, e l'altruii quaoto,e quando (ì
siS conuiene, fanno gratiofamente rar
HVoa... metto, malinLCuiol >>t iuuo ;ab ^louaicftnzacffendereaicunO) gentilmente»
burfaco,con ambe le roani s'apre il pct e con garbo fcoprendofeftcdì. Si dimolUa
IO, e li mira il cuore circondato da dmcrfi fci- ancora, che l'animo fi dtue fol tanto ricopri-
pi.Satà vcftito di bcreiiino vicino al negro. Il re, quanto non ne reQi paiefc la vergugna,Sc
detto vcftimcncofarà ftracciaio.folo pcrdi- che di arandidìmo aiuto alla piaceuolezza é
noflrare il difpregio di fé (leflb,& che quan- l'edered!animo libero e fincero
do vno è in iiauagh dell'animo, non può at- La rofa dinota quella gratia, pei la quale o-
tendere alh coltura del corpo ì &il color ne- ^n'vno volentieri fi apprcda all'huonao pia-
gro fìgnifica l'vliiroa róuina, le tenebre& ceuole, e della fua ci^nuerfationericcue gu«
della motte, alla quale conducono i tammari» fto.fuggcndo Ja pi«ceuolezza di coflumhche
chi» & I cordogli. è congiunta con la fcuerità,aJla quale figni-
Il petto aperto,& il cuore dalle ferpi cinto, fìcatione fi iifetifce ancora la ghirlanda di
dinotano i faftidij, e trauagli mondani, che fioti.
AFFET-
. . . .. .

Libro Primo ^ 15
AFFETTIONE. quello più l'agilità fi manifena.
Vedi Bencuolenza. Col piede appenna tocca la terra aiutata
perche l'Agilità humana* che quefta
AGILITÀ'. dall'ali^
intendiamo, fi folleua col v igot de gli (piriti
Del R eueien didimo P. Fr. Ignatjo Danti.
fignificat! per l'ali.Óc allegerifce in gran pat-
DOnna che voli con le braccia ftefe> in te in noi> il pefo della fomma terrena
mododinuorarc per Taria.
jigilità .
STVDlO DELL'AGRICpLTVRA,
nella Medaglia di Gordiano
Glouane ignuda,e fnclia,c6 due ali foprà
gl'hotiìcrii non molto grandi, in modo
che moftrino più tofto d'ajutarc l'Agilità che'l
VNa donna m& cia aperte,
che fìà con te brac-
piedi»
due animali che
nioftra
volo : dcuc ftarc m piedi, in cima dVna rupe le ftanno à piedi, cioè vn toroda vna banda»
foftenédofi appena con la punta del p'é man- e dall'altra vn Leone»
co» e co^piè dritto foleuato in atto di voice Il Leone fignifica la terr9,percioche finfero
leggiadramente faltat da quella in vn'akra gl'antichi, che il carro della Dea Cibele lullc
rupe, e però fi dipingeranno l'ali refe tirato da due Leoni> e per quelli intendcuano
£ ignuda per non hauer cofajche i'impe- l'Agricoltura
difca. II roro ci m^ftra Io ftudio dell'arare terra, k
In piedi per moftrare difpofitione al moto, e ci dichiara li commodi delle biade con ftu»
lo luogodiiHcile>e pericolofo, perche m dio raccolte •

fcello,chefiorifca,roirandolo,fi(To>
à piedi vi farà vn'aratro
Il veftimento verde fignifica la

fpcranza, fenza la quale non fareb-


be, chi fi defse giamaialla fatica»
del lauotarejecoltiuarh terra.
La corona di fpighc fi dipinge pec
Io pnncipal fine di quell'arte, cn'è
di far moltiplicar le biade>chefon
necefsarie à mantener la vita del-
rbuomo.
L'abbracciar l'arbufcello fiorito,
&1I riguardarlo fiflo, fignifica l'a-,
more dell'agricoltore vcrfo le pian-
te, che fono qua fi fue figlie atten-
dendcne il defiato ftucto, che nel
fiorire gli {.roroeitcno,
I dodici fcgni fono i vari) tempi
dell'anno, & le ftagioni,che da cffa
Agricoltura fi confiderano
L'aratro fi dipinge come inftra*
mero principaliftìmo per queft'arie»
agricoltura,

DOnna con veftimento contc-


piante, con vna
ftndi varie
DOnna vefìita diverde con vna ghirbn- bella ghirlanda di fpighe di grano, & altre
i^a d» fpjghe di grane in capo.nella fioi- bi?.de,e dipampani con Fvuejporrerà m fpal-
la con bella grana vna zapp2,e co l'alrra ma-
nrn m^norenga il circolode idodeci firgni
celeri, abbracciando con ladeftra vn'atbu- no vn róchctiOjC per terra vi farà vn aratro.
Agli-
.

l6 Iconologia
Agricoltura e arte di lauorare la terra,femi- ttamano. &
l'^itatro da banda per eflcr qucfti

narc, piantare, &inCegnare ogni forte d*her- ilromenti necellati] dl'Agticoltuta.


be» éc arbori, con confecuatione di ccmpo> di \Agric ottura.
'•

Jur»gho»c dJcofe, DOnna


da in
veftit4 di giall.),con vnaghitlan-
Si dipinge di vcfte conteda di varie piante» capo di fpighc di grano, nella de-
m
b con la corona r«fta teffuta di fpighe di gra lira mano terrà vna falce, e nell'altra vn cor-
no,8c altre biade>pec edere tutte queftc cofe» nucopia pieno di diuerfi fruiti, fion.e fiondi.
ricchezze dell'Agricoltura > il come ciferifce Il color giallo del vcftimento fi pone per fi-

Propcrtio lib. 5. dicendo, militudine del color delle biade,qaando han«


w, Felix agrefìum quondam parata iuuentuu no biogn o che l'agricoltore le raccolga ia
DtHtm quorum ntejfis .& arbor erant . premio delle fue fatiche, che però g ialla fi di-,
Gli fì da la zappa in fpalla* il concio dall'ai- manda Cerere dagl'antichi Poeti •

T O.
uane può operare fecódo la virtù.mà pec
la nouità,éc caldezza del (angue, tutto
intento fill'attioni fenfibili» &
il vecchio

(fecondo Arift.nel 2. della Rettotica) ai-


i'auaiitia, edendocherefperiéza l'ha in-
fegnato quanto fìa difficile cofa l'acqui-
{latelarobbai& quanto fia facile à per-
derla, &
perciò va molto ritenuto in da-
re aiuto altrui, hauendo Tempre conle
Cani à fianchi, l'vno la cupidità dell' ha-
uete» &
l'altro la paura del perderla : ma
è ben vero che il vecchio può darconfi-
glio per Tefpeiienza delle cofe del tem-
po padato.
Si velie di color bianco percioche
qucft'attionc deue cfTcre pura, fince- &
ra,& lontana d'ogni interede, il quale ri-
uolto;airvnlproptio,lafra di far opera no-
bile, &c virtuofa
Il Manto di Porpora, s'intende per fe-
gno di carità, la quale ha fempte per og-
getto d'aiutare, &fouuenire alle roiferic
altrui,enendo in elTa vn diuoio affetto pu
ro» &
ardente nell'animo verfo Dio,&
verfole creatale.
Adiuuare imùecdlem charitatis e(li
HVomo
CO.& fopra
d'età virile,vcfìir.o .li color bian. dice San Grt-g. ne* Morali
di detto veftim.Mito h^uerà Ilchiariffimo raggio, chcdifcende dal dQ"
vnni^nto ^i porpora, & dal Ciclo /i veda vn Io,5c illamina letta figura, ne iVnota l'Aiuto
cburifTitno r-^-Jioche iPnmini det^a f^;*ora» diuinOf il quale è fuprtmo di gran lunga à tutti
lava coronari dVna ghulanda d'OLui;, hane- gl'altri aiuvi,ondc fopta di ciò Homcto tu ll'O-
ia al collo ina Carena dV-r.^ ^' ptr p<Tdf rte dice.
difi.7. così
to corc.ftarà con 1! braccio .icftro Oef.-, 6i co Aiortali< cliuuM auxUìum defìderat omnis».
la mano aperta, &: co h fiuirtra &:nt?
tcnghi va v'a- "^acr- Vvìfìcìjbabbumo
lo fìtto in tetra circondato ó?. vna vcrdcggian Vtus in adiu'oriuhi meum intende .

le,& fruttifera vitc,& dalla pai te deliravi iskr Dbnmie ad adtWAan/ium me fcjìinay
a vnt Cicogna. & in altro lus t ro,
Six.appviXttttgd'gt» virile i^ciociie ij pia- ^JiuxUmtu »iu/ti a Vomtno . ^' più^
fiditi-
. . , . , . , .

Libro Primo »>


uidmtori& [nfceptormeta esm do che ha gran cura de i ruoigenitoriqa^nda
Et in veHum mum fuper fgerani ^ , fon venuti nella vecchiezza, ne mai per qual
L'Oliua per Cotona &i\ capo in più luoghi fi voglia tempo gli abbandona» &non fola-

^delle diuine lettere per lOiiuo s'inrcde l'huo- mr nte mentre che fon venuti vecchi gli por-
mo da bene, il quale fia panicoLin-nence co- ge Aiuto, ma agni volta che fia lor bifogno^
piofo He I f'Utti delta mifeiicordia, la quale fon gouernaiidall'infulb la de' propri] figlino
muoueàpiccàà f ircorrerei6(:dare aiuto alli ti.Ondf; l'Alci aro ne'fuoi Emblerai.Cofi dice.
poueribJfognohjDauid ne! Salmo $1. Uberto in'l^nis pietate Ciconia nido
Ego autem [icut olma frugifera in domo Dei In vejìes pullos pignora grata fouet
miferuordta Dei in pemum^
Speraiiiifi Taliaqtie expeBat fibi mnnera mutua redah
Porta la Collana, &
per pendente il core u^Hxiltohoc qtioties mater egebit onus ;
acciò s'intenda, che non fole fidcuecon l'o- Nec piafpem foboles fallit [ed feffaparentunp
pere della mifericordia porgere Aiuto allemi- Corpora fert humeris, prAJlat &
ore cibos .
ma anco con l'aiuto del Configgo
fecie altrui,
fdcl quale n'èfinibolo il corc^^ ridurre altrui
ALLEGREZZA.
nella via della falute
Dare confdium charitatts efiy
fluito
Darefaptentt oftentatioms. Dare -viro tempore
G lOVANETTA
fcia. e
con fronte carnofa,Ii-
grande, farà veftita di bianco, e
dcfco veftiraento dipinto di verdi fiódi,e fiori
perutrfitatis fapienti£, dice S.Greg. ne' Mora, roflTi, e giallijcon vna ghirlandain capo di va-

Sirapprefenta coni! braccio deftrp ftefo, ti) fiorijnella mano delira tenga vn vafo di cri

& con la mano aperta, per fignific^re l'Aiu- ftallo pieno di vino rubicondo»e nella finiftra
'
to hiimanceflendo che rAiuto,rn lingua He- vna gran tazza d'oro, ftiad'afpetto graiiofoje
brea fi dice Zeroha,che vuole dire che la po- bello, e prontamente mofttidi ballare in vn
tenza» & fortezza dell'Aiuto attuale confi- prato pieno di fiori.
fte nel braccio, ^
appreflo gl'Antichi il por- Allegrezza è pafUìone d'animo volto al pia*
gere la mano era regno d'Aiuto ogn'hor che ceredicofa che intrinfecamentecontéphfo-
jioi aggiungiamo l'opera noftra adiutrice à pranaturalméte, ò che gli fìano portate efttin
qualche negotio,& per quanto narra Pierio fecaméte dalfenfo per naturajò per accidéte
Valeriano nel I1b.35.de i fuoi Gieroglifici, v- Hauerà la fronte carnofa»gràde,&: lifcia pec
na fimile imagine è olTeruata nel fìmulacro lo detto d'Aiiftotele nella Fifonomia al ó.cap.
della dea Ope in alqaante Medaglie> quafi I fiori fignificano per fé fteffi Allegrezza, e
ch'ella prometta à tutti voler porgere Aiuto, fifuol dire, che i prati ridono, quando fono
come quella che con l'Aiutodiuino foftenta, coperti di fiotijpetò Virgilio gli dimandò pia»
& dà il Vito vniuerfale à tutte le Creature»co- ceuoli nella 4. Egloga dicendo
m'ancolericeue nel fuo grembo. bl^n^os fundent cnnabula flores
Jpfa^ tibi
Il palofitto in terra il quale foftentala ver- II vafo di chnfìailo pieno di vino vermiglio
deggiente, &Guttifera vite lignifica l'Aiuto con la rizza d'oro, dimoftra che l'Allegrezza
coniugale, eflendo che la donna fenza l'Aiu- per Io più non fi cela, 6c volontien fi commu-
to del manto, e come la vite fenza l'Aiuto del nica come t|sftifica San Gtegorio nel lib.z8.
palo, ond« l'Ariofto nel canto lo. nella nona de Morali, cofi d cendo •, Solet Imtia arcana
Ottana àia mentis apperire. Et il Profetadice,il vino ralle-
Sarcfìe come ino ulta vite in horto * gra il cuore dclI'huomo,e l'oro parimente ha
Che non hz palo, one s'appoggi, ò piante virtùdi confortate li fpiriti, e quefto confor-
Gli
li dipmc^f à canto la Cicogna, per elTe- to è cagione dell'Allegrezza. La difp'^fitionc
re veto fignificato della pietà,
il d<: li' Aiuto, & del corpo, èladimoftrationedel ballo è ma-
eCTendo che l'vno, fenza l'altro tnJ poiTono nifeftoinditio dell'Allegrezza*
Quindi è che con grandi orna-
ilare fepat ari, uillegre'tz.a
menti m diuctle
Medaglie de Principi Ro- Glouanetta e n ghirlanda di fiori in ca-
mani fi rirroua impreda quefta nobiliflìma pcsnelladeftramano terrà vn Tirfo co-,
antione co la natura diquefto aniiv»ale,il qua- toiiato tutto con molti giriui frondi, e ghir-
le denota l'huomo verfo i parenti pietofo, & lande di diuerfi fiori, nella finiftra haucià ^.
aGìQt ofo per gU offitij di porgete AjiUWjelkeA corno di daulcia,g fi potrà vcftite di verde.
. .

Iconologia
%4
allegrezza;
allegti:e perche nelle fcfte pubìi»
che antiche tutti fi coronauano»
e loro,e le porte delle loro cafe,e
tempi), & animali, come fa men-
ttone Tertul. nel hb. de corona
MiliùSìZ con la delira mano tie-
ne vn rama di paln:u>& di Oliua»
per memoria della Domenica
delle Palme» e l'Allegrezza con
che fu riceuuto Chrifto Noftro
Signore con molti carni di Pai»
mccd'Oliue»
jillegreT^ .
NElUMedaghadi Fauftin»
è vna eoa
figura, iaqaale
la defira tiene vn Cornucopia
pieno di vati fioxi, frondi, e frut-
tile con. la finillcavn'hafta orna-
tada terra fino alla cima di fion-
dile di ghirlande> onde fu prefa
Toccafione dalh infcritione>che
cosidiccHYLARlTAS^
MlegreT^A^
VNa heUiflirna giouanetta.
ia
veftita di verde porti
capo vnabelK& vaghaghirlan-
da di refe» & altri fiori» con b de-
^llegre'l^ damare.. itr ornano tenghivatamodi Mirto in
atto
Glouanc vertita co diuctfità di colon pia* gratiofó,ebello,nioftrado diporgerlo altrui..
ceuol},con vnapianjadi fiori di borag- '

Bella giouanetta, &


v eftita di verde fi di-
gine foprai capelli, in mano porterà
faeite pinge, efsendoche l'Allegrezza conferua
g l'huomini giouani> & vigotofi
d'orce di piombo . onero fonerà l'Arpa..
^Ihgìr€z?.a3 Lentia, e Gitéita . Si corona con la ghirlanda di rofc, & altri-
VNa giouane appojigiata ad Vn Olma
ben fornito di viti,&: caJchi lèggierroé-
fiori.perchc anticaméte era inditio di fcfta e
ài allegrezza,percioche gV Antichi celebran
teyncauoiofodo, allarghi le mani, come fé do iconuiiicoftumorono adornarfi di coro-
jrolefle donar
prefcnti>enclpciiohaucràvn li» ne dito(c,6c altri fiorude*^ quali cotone vegr
oro di Mufica aperto.
ga fi copiofamente in Atheneo Kb. £ 5-.
L'Olmo circondato di viti, fignifìca Alle- Tiene co la dcftra mano il ramo di Mirta
grezza del cuore, cagionata in gran patte dal efsédochcapprefsD gl'Antichi ctafegnodi
^'JjO'^^c^me difsc Dauidie l'vnione di fé ftefso^ Allegrezza* &
era coftume ne ironuiri che
f oelk propiie forme,e padioni^accénatc col quel ramo portato incorno» ci «fcuno de gli
cauolo: e la melodia di cofc grate àgli orcc-
fedenti àcàuola inuit*(se l'altro à cantare^
chvcome la Mufìca^ch'è cagione della Leii- perilche vna volta per vnoprefo il ramo can
ua, la quale fa parte delie fue facoltà à chi n'è foa volta, del qual coftu me Plutarco
taua la
bifagaofo, per arriuarc à più perfetto grado di Sympo6aci,tioè conuiri largamen-
ne i fuoi
«ontentczza te n'hàdifputato nella pnnìa qucfticne in
talmanicta. Deinde vnufquisque propriam

V Na giouanetta con ghirlanda di fiori in camilenam accepta myrto, qunm exeou4[a-


C3po,perche ìi fanciulli itan no fisropcc ron appdlaùatur, ^uod cantaretiscui tradita
. . .

Libro Primo ; **
jtitjfet, Bc Hotatio dice che venendo la Vii- rAlIegtczza con due (ìgore togate» vna tiene
maucra nel qual tempo da ogni patte fi fa Al due fpighe con la deftra, l'altra vn globo
Icgrczza , Venere mentre che mena le (uè In vn'altra Medaglia pur della medefìmà
daiizcdi verde Mirto cir< oda il capo douun- Giulia conforte di Scucro con la pareli Y- H
que ella celebra rAile^fezza . LARITASvien figurata per l'AlIr grezza
yillegre'^a dalle Afedaglie . vna donna che porta nella man deftra vn ra-
DOnna in piedi, nella dcitra mano tiene mo nella fìniftra vn cornucopia» alla quale af*-
dac fpighe. ouerovnapicciola coro- fiftono due fanciulli
na) nella (ìniftravn timone con parola Li£- In vna Medaglia di Adriano Vna Donna .

TIT lA. che nella deftra tiene vna Palma,nell a finjftra


E' Medaglia di Giulia Augufta moglie di rute vn cotnucopia,alli piedi vn putto d'ogni
Seuerocicfcriita da Occoneifc bene così ati- banda con queftemaiufcoleHYLARITAS.
eoe dcfcritta la Tranquillità nella Medaglia P, R. GOS. III. S. C. che fò battuta ran-
di Antonino Pio, ne fu mcrauiglia, perche la no del Signore izo.
tranquilità tic popoli, è la vera Àllegrczz del •
In vn'altra Medaglia di Adriano ab vrbc .

legeiu dopò qucfta mette Occone. j4hyr-


: conditi 874.crn le parole HYLARITAS j?o-
ke condita ^03. fulikomani. Figurafi vna donna in piedi con
Vn'altra Medaglia nella quale fi efpiime ambe le manipofte all'orecchie .

ALTEREZZA IN PERSONA NATA POVERA CIVILE.


della cenere, tetra Cotto il braccio de-
ftro vnPauone,&: il finiftro alto, con
la mano aperta, ftarà convn piede fo-
prad'vna gran palla» & Taltroinatto
di precipitare da detta palla »
L'altezza bà origine dalla Superbia»
oc non degenera troppo dalla fua na-
tura, la quale non nafce da altro, che
da vna falla opinione d'eftere maggio-
re de gl'altri, Onde S.Agcfì.lib.14. De
ciu.Dei dicCfcbe la Superbia nò è ;.hro
che vn'apetico di petuerfa altcrezza,&
il fimiie conferma Hugcne-. Ifidoro &
lib. Efhitn. com^anco S. Th.z.ì. vi len
do difinire la Superbia già ftabibi 1 di-
ce Eji mordtnatus appetitus eXcellemiét
.

cut debetur honor, reueremia&


Gsouane (i dipinge perche dice il
Filoiofo nel i.lib.della Rettonca al ca-
po II. che è proprio de giouani eftsre
ambitiofi, altieri, & fuperbi.
Cieca h rappreftnta» percioche l'Ai-
rerez/:a ci accieca ni guifa tale» che p<*C
noi più denderatì quello nel che ftà
ripofto il noOro male, procuriamo &
fcmpie di ponecci oue ftà niaggiot
Duni.aj^iouanc, cicca, con ilvifo altie- pencolo » clTcndo piiul della luce del Si*
ro, f:,ra vcftuad'vna ricca, oc pompofa gnoir , onde c,u S&D'o Padre ticn'elià
1

clamidetta di color roflo. tutta contefta di di- de dtuerfis d:cp àlToraigliartk) il fuperbo sd
ucrfc gioie di gran vaIore,& folto à detta cla- vn cieco . Stcut pi utts raptus ah cmr;itus ojfeH'
midetta huutà vna vcftcdi viliftimo piegio di potefl facde^ ita C
Jupcrtus otmjue DomÌ'>
tutta Iquaiciatftdi cobi e delia tetra, ouèto mmmjaens (urimtpu'.m tmm fnperb-Atfìnt'
. .. , .

fo Tconologra
ftìfc Dow'mam) etiam ah hnm'mihus facile capi 6c fenza fondamento alcuno, che facilmente
yotefly vtyote lumine fummo orhatus cafca nel precipiiio delle mifetie»&: però ben
Dipingtfi con il vifo, S>c fcmbiante altiero djfse Dante 25). del Pacadifo,
per rapprcfentare quello che dice Dance nel principio del cader fu il maladetto

li. del Purgatorio. Superbir di colui che tu vedeSi


J-J or fupcrhite» &
via col vifo altiero Da tutti i pefidel mondo coflretto .

Figlmoli eCEua, Cr non chinate il volto Il fitnile dice Euripide Poeta Greco parlan
Si che vediate ti vojiro mal femicroy do dclli altieri
Et va'elcganre Poeta latino in vnafua lunga Quum vtderis in fublime quempiam elatumy
defciittione della Superbia dice Splendidis gloriantem opibus> ac genere,
Contemytrix inoyum vultus elata feueros Superciltoque fupra fortem fuam fafltt$fum
Irifìatoque rotans turgentis gntture verba lllitis celere diuimtus expetta breuivindi^a.

Ferrcnequit tuga, maiore mdignataparenqi Et Feliftone parlando de Superbi dice


La ricca,e pompofa clamidetta di color roC- Stiperbm tolitur altijjimet vt maiori cafu rnal^
fo tutta contefta di diuerfc gioie di gta ftima> Et li Folengo nel Salmo 74.
ne dimoftra che l'altiero haucndopwC la gio- Super bm fé extollit, &
euehit, in media
uentù grancopiadifangue>quakè materia Tamen curfuprecipitatur» & qua/i
dclcalor naturale (come vuol Galeno lib. <s^ff In nihilHm refoluitur .
vtilerefyiratioriis cap. ii. dicendo che da eflb
calore,&moUitudinedi (angue trouandofi
A L T I M e'
A
R I A.
gagliardo, & dirpofto nelle Tue attieni per la DOnna giouancche con bella difpofitio-
loctigliezza,& eleuatione de fpititi,fi ftimaj&: ne.tenghi conmani ambe le il quadra-
tiene di elTere di gran lunga fupeiiore à gli al- to geometrico in atto di pigliare l'altezza
tri Ai forza, & di ricchezza d'vn'alta Torre.
La brutta vede di viliffimo prezzo tutta Aitimctria>c quella che raifura l'altezza co-
(tracciata di colore della terra^ò della cenere» me d'vna torre, la fornita d'vn monte» d'vna
denota che l'altiero, & fuperbo.è di niun
il piramide» 5c di qual fi voglia luogojò edificio
valore} anzi infimo» & ballo (ìmile alla terra per altroché fìa.
& alla cenere per il che dice l'Eccle fi attico al Si fa giouane per eflere l'altimctria figliuola
IO. Quid fitferbis terra & cinis ì Però nel po- della Geometria, che non degeneràdo punto
tiero particolarmente, e di edrema bruttezza dalla qualità della fua genetrice ofierua con
l'eflere altiero, & iapetboicome dice Sant'A- diiigentia tutte le mifure da lei mfegnate.Tic-
goftino in quelli» Superbia magu in paupsre» ne come ho detto il quadrato Geometrico,ef*
^$Mm in dikite damnatur . fendo che detto inftromcnto opera per le di-
Tiene co il braccio deftro il Pauone per fc uifioni in fé circonfcritie mediante la mobili-
gno>che ficome oueilo animale còpiacédofì tà del traguardo che fi pone alla dritiura delle
della fua piuma eUeriore non degna la com- fpecie,&; a i termini che fono in efle altezzej&
pagnia de gl'altri vccclli, così raltiero fu- & perche fopradiciòfipotrebbonodire molte
pcibo fprezza, &
tiene à vile qual lì voglia circoflàze, nondimeno per eflere l' Altimetria
^Q\.{ona,Syperhia oditcofjfortiumyókc Sat'A- membro della Gcometria.come ho detto non
grftinoin cpift.120. Se Plutarco in Dione mi emenderò con giro di molte parolcrimet-
4/irrogamta folitudimst cdit focietatem tendomi à quanto nò detto nella figura della
lì braccio iìniflro olio con la mano aperta Geometiiajparendomf à bafiaza eflendo que-
ci fignifica che l'altiero con l'oftinatione di fé fìa quella parte che ho detto mifurr. lineale &
fleilo ; moftra ài fopporraic altrui in qual fi volendola metter in pittura infieme con
f>erò
veglia attiene. a figura della Planimetria. &c Sterometriafi
Lo iti.rc con vn piede gran palla,di-
fopfa la potrà olkruare quanto ho breuementedetto,
inofìr;tii peritole del fupetbo>eIIcndo detta
j>-:i'a fi.;,ura mobilifiìma la quale come dice il AMARITVDINE.
Filofo/o taìrgìt in panHéidc peto non ha fìabi-
ìità,nè fermezza alcun a,& per l'itìcflacaufafi
PErna l'Amaritudine
donna vefiira
fi dipinge da aleuniv-
con
di nero, che tenga
dipinge con l'altro piede in alto di precipita- ambe mani vn faue di mcle,dal quale fi ve-
le
fcdacHa palla» cHcndo rAlteiezzainftabile» da geimogliare vna piata d'Afsciio,fotfe per-
che
. . . . ,

Libro Priiiìo %l
ALT I. M ETR 1 A.

nato d'honore-, la onde fi rapprefcn^


ta per vna donna vcftita ói verde»
perche il cuore dcll'huomoambitio-
fonon fi pafcc mai d'dItro,che di fpe-*
ranza di grado d'honore, e però fi di-
pinge che faglia la rupe .
I fregi dcll'hellera ci fanno cono*
fcere, che come
quefta pianta fem-
pre va faleiido in altc»> e rompe fpef-
fo le mura, che la foftentano-, cofi N
ambitiofo non perdona alla patria»
né ài parenti>nè alla religione, ne à
chi li porge aiuto,ò configlio.che non
venga continuamente tormentando
con J'ingordo defideriod'efier repu«^
tato Tempre maggior degl'altri.
II Leone con la tefta alta dimo*.

ftra»che i'Ambitione non è mai fen-


za fnperbia . Da Chriftoforo Landi-
no èpoftoilLeonc perl'Ambitione»
percioche non fa empito contro chi
non gli refifte,cofiI'ambitiofo cerca
d'efier fuperiorej & accetta, chi cede»
onde Plauto diife . Superhtts minora
defpicitmaioribusinuidet ,
i Boetio; &
Itd intewperantis fremii vt Leonis a- .

che quando (ìamo m maggior felicità della nimum gefiare credant , Et àquefto propofi-
vita airhora ci trouiamo in maggior pericolo to, poiché l'ho alle mani, aggiungerò per fo-
de difaflri deiJa Foituna-, ouero perche corto- disfattione dei Lettoti vn Sonetto di Marco
fcendofi tutte le qualità daJla cognitionedel Antonio Cataldijche dice cofi
cotrario^all'hora Q può hauere perfetta fcien-
za della dolcezza quan do fi è giiflata vn'cfter
na Amaritudine , però diflcl'Àriofto,
ODi difcordie, e rijfe attrice vera.
Rapine di vtrtu, ladra d'honoriy
Che di fafli, di pompe ^ e di splendori
Non comfce yacejenon laftìma
la
Soura'l corfo mortai ti pregi altera ;
Chi granato non ha la guerra prima .
Tu fei di glorie altrui nemica fiera
£ perche quella medefima Amaritudine) Madre d'hippocrifla fonte d'errorit
che d neli'AfTentio, fi dice ancora per mctafo- Tu gl'anim auueleniì e infetti i cuori
la edere ne gl'hucmini appaGfionati Via più dt Tififony più di Megera^
Tu fefìi vn nuouo Dio fiimarfi u^nnone*
A M B I T I O N e; D'Etna Empsdocle efporfi al foco eterno»
O di morte minifìra Amhitione
VNA con
donna giouane veftitadi verde
fregi d'hcllera , in atto di falire
Tu dunque à l'onde Stigie, al Ugo Auerns
Torna, che fé nzji te l angue Plutone
vn'jfprjfTìixiatupejlaquaic in cima habbia aU L'alme non fenton duol, nulla e l'Inferno,
cuuj lccttri,e corone di pia fotti » &
infua
compagnia vi fia vn Leone con la teda alla.
X'Ambjtione, come ladefctiue Alelfandro
Afrodifeo, è vn'appctito di fignocia, onero
come dice S.Toiuafo, è vn'appecito inordi-
B 5 AM^
. . . . . . ..

H Iconologia
A M B I T I O N E.

L'babico ruccintOi& i piedi nu^


di fignificano le facicbe> i difagi, i

danni, e le vergogne, che l'ambi*


tiofo foQiene» per confeguit quel-
li bonoii che fieramente ama,poi«

che per edì ogni cofa ardifce di h»


tCt &
fofFcJre con patienza , come
ben dimoftra Claudian. Ith. i. in
Stilicofj.laudem
Trudis auoritiam , cuius fAdiffi»
manutrix,
JÌmbitio,quét reftthults, forièufqut
fotentum.
Excubati & pr£cijs commercia
pofcit honorum Pulfa fìmul .
Si raj^prefcnta, ch'ella medcfi-
ma fi ponghi le fopradettc cofe ia
capo per dimoftrare, che l'ambi-
tiofo opera tcmeratiamétcefien-
do fcritto in S. Paolo ad Hebr.c. s-
Nemo [ibi fumai honorem, [ed qui
vocatur à Dea tanquam Aaron*
Non fapéndo fé egli ne fia degne.
^\ dipinge con gl'occhi benda-
ti, perche ella ha quefto vitio, che

nò sa difcernere>come dice Senec.

D Onna giouancveflita di vcrdejcon

uerà à gl'homeri l'ali, 8c co ambe le mani mo-


05. Tamus efl ambitionis furor vt
ha- nell'Epift. 1

bitofuccinto,e con li piedi nudi-, ha nemo tibipofi te vìdeatur,/ìaliquis ante tefuerit.


Le qualità delle corone dimoitrano, che 1'-
ftri di mettetfi confùfamente in capo più for- Ambitione è vn difordinato appetito , fecon-
te di Corone, &hauerà gl'occhi bendali do il detto di Seneca nel 2. de ira
Ambitione fecondo S.Tomafo 2.2. q. 13 i. Non ejì contenta honoribus annuis, fi fieri
arf.2. è vn appetito difordinato di gran-
farfi poteft vno nomine vult faflos occupare, 0" per
dc.e di perucnire à Gradi,Stati,Signoric»Ma- omnem Orbem titulos difponere
giftratj, &
officij, per qual fi vogliagiufta , ò Età quefto ptopofito non voglio lafciarc
ingiufta occafionc , virtuofo, ò vitiofo mczo di fcriucre vn'Anagtamraa fatto (oprala pre-
onde auuienc, che quello fi dica edere ambi- fcnte figura da Tadeo Donnola,che cofi dice.
liofo, come dice Arifiotelc nel quarto dcU'E- uimbitio Amo ttbi .

ihica, ilqualc più che non faccia mcftierc, òc Grammatica falfam quid rides? de/me f?am^i ,•

Olle non bifogni, cerchi honori Ex vttio vitiurf? mi nificolUgitur


Si dipinge giouanc vc^xzì di vcrdcpcrcio- Tu lande hinc homi-fìcs,quos ambttiofa cupldos,
«he i giouini fon quelli, che molto fi prefu C<£coSjdementes,ridtculcfque factt.
mono.e molto fperano cflcndo lor proprio vi-
no, come dice Seneca in Troadcpernon po- AMPIEZZA DELLA GLORIA.
ter regt»ere l'i-npcto dell'animo, che perciò dipinge per tale effetto figura d'Alea-
fé gli ùrìuo l'ali à g!'homeri,djmoftrando an-
SIfandro Magno con vo folgore in fìiano,
la

co, che appetifcono & arditamente dcfide- e con la corona in capo


-lano quelle cofc, che crn conucngono loro, Gl'antichi Egiiij int^deuano perii folgora
<-i^'è vobic fopta.gl'aUti, &: edere Àipevioreà l'Ampiezza della gloria, e la fama per rutto il
.HlCti^ cpqndo difteCi, ctlende che niun'airra ccù
rcmic
. .

Libro Ptiino? M
rende msggìot (lionOiCbe tuoni dell'aere,
i rezza del fuo|nóme» dallélcófe da lui fatte i*
de quali efce il folgore, onde per ral cagione lonnni paefi pcna:?^» &
celebre per etema
fctiuono gl'Hiftorici ch'Appelie Pi. 'ore cc- ir.emona. Dipeli anucchc ad Olimpia raa-
cellentiffìmo, volendo dipingete l'effigie del ùtv d'AledaPoio, apparue in fogn;> vn folgo-
Magno Alcffandio gli pofc in mano ii folgo- 1 3,1 'quale gii daua indino dell'Ampiezza, e
le j accioche per quello (ìgnifìcaffe la cbu- fama futura iK ' Cgliuolo.

A M I G I T I A.
fccrge lontano da ogni forte di
fi»^ fic ni, &. di bfci arritìciofi

Mc'itia la fpalla finifi- aA il pet-


tolgnudo, additando cuore col il

motto, Longe Ofroye,ieic\\z il ve-


ro amicojò pveitntejò lontAno,che
fia dalla perfona amata, col cuore
non fi feparàgiamaii& benché*
tempi, & la fortuna fi mutino, egli
è fempre ilmedefimo preparato i
vi nere, e morire perl'interelle del*
l'Amici tia,e quefto fignificail mot
to,chehànel lembo della vefte, &
quello della frontc.mà fé è Hnta.ad
vn minimo volgimento di fortu-
na,vedefi fu'oitamente» quafi fotti-
liflìma n<;bbia al Sole dileguare *
L'eiiec fcapigliata, &
l'hauere la
g'tiirlanda ài mirto con i fiori di po-
mi granati moftta.che il frutto del-
l'amor concotde,&: dell'vnjone in-
terna fparge fuori l'odor foaue de
gl'efempij, & deil'honor«.uoli at-
tieni, &ciòfenza vanità di poni-
pofa apparenza» fotto la quale fi
nafconde bene fpeflb Adularione l'

DOnna veftita di bianco, mi tozzamen- nertJicadi quefta virtù, di ciò fi può vedere
tcmoftriquafìla finiftra fpslla,& il per Democrito, come refetifce Pieric^Valeriano
toignudoicon dedra tamo modri il cuore
la
nel quale vi farà va motto in lettele d'oro co- Dipingefi parimente fcalzà>pet diraoftrare
li» Lfinge, &prope &
nell'eftreiuó della vefte
: follecitudine» onero preftezza,& che per lo
VI faiàfcri«o> A'iorsy&yita^ farà fc5piglÌ2ta> feruigio dell'amico non fi dcuono prezzare
&L in capo tectii vrìa ghidanda di mortella, Se fcómmodi: come dimoftra Ouidic de Af'
gli
di{fioEÌ dì pomi granati intrecciati inHeme» te amandi.
nella fronte vi fata fciitto. HyemSi& Aejtas Si rota defuey-itt tu pede carpe viam »
Abbraccia finalmente vn Olmo (teca tk*
Satàfcaiza, 6^ con il btacciofìDidrr.. tetià
vn'Olmo fecce , il quale farà circondato da condato davna Vite verde, .ìccioche ficcno*.
vnaVue verde. fcaicheTAiriicitia facta nelle pTr.fpctiià, -^ue
Amicitiafecódo Atiftotele è vna fcambie- durar fempie , &
ne i maggiori bfor r.i ;ac
uole,efprefl"a,c reciproca beneuoléza guidata efier più che mai Amicitia» ticoi dandoli, che
per virtù, e per cagione irà gli huomini, che none mai amico tanto inutile, che non Isp-
hdono conformità di influlTite di cópleffioni. pia ttonar flrada in qualche modo di pagare
Il veftimento biancce rozzo, è ia femplice gl'oblighi dell'Amie itia *

c^didezza dell'animo» onde il vero amore fi


B 4 Ami*
. . . . . . .

«4 Iconoloda
Amicitta, bano efser d'animo libcroj& fcioltoda ogni
DOnna7cfìitadibianco> per la medefi- inganno.
ma ragione detta di fopra, hauerà i ca- Vna volge lefpalJe>& due volgono il vi-
pelli rpatfi>fotto il braccio finiftro terrà vn ca- fo,per moftrare/he fempre duplicato fi deuc
gnolino b!a!)Coabbracciato>&:ftretto, nella rendere il benefitio all'amico
deftra man vn mazzo di fiori»
'• Cotto al pie- & Si rapprefentano allegre neJl'arpeito, per-
de dertro vna tefta di morto che tale fi deuc dimoftiarc chi fa benefitio
I capelli fparfi fono per le ragioni già altrui» &tali ancora coloro, che Io riceuono

dette. Hanno l'apparenza virginale, petchc l'A-


II cagnolino bianco fnoftra> che fi deue micitia non vuol cfscr contaminata dalla vil-
confctuare netta d'ugni macchia all'amico la tà d'alcuno in terefse particolare
pura fil-ltà. La Rofa fignifica la piaceuolezza> quale
Per I fiori s'intende l'odore del buon'ordi- fempre deue efscre tra gl'amici, efsendo fra
ne, che cagiona l'AmJcitia nel confortio,6c di loro continua vnione di volontà
npilaconiinunc vfanza de gl'huomini. Il dado fignifica l'andare» & ritornate al-

Sotto al pie deftro fi dipinge la tefta dì ternamente dei benefitij.come fanno i dadi*
morto caipeftata» perche la vera Araicitia ge- quando fi giuoca con efli
nera fpeffc volte per feiuigìo dell'amico il 11 Mirto, che è fempre verde, è fegno» che

difpreggio della morte. Però didè Ouidioi l'Amicitia deue l'iftefsa confetuarfi, ne mai
lodando due cari amici nel 3. lib. de Ponto. per alcuno accidente fatfi minore^
Ire iubct V^'iadeSi earttm peritttrus Oreflen
Hk m^atih^M vkew pu^natvtfrqtdemorù jimkitia^

Amkitia .
VN cicco, che porti fopra le fpafle vno»
che non pofsa ftarc in piedi>come ifc-
ignude. ad vna delle quali fi gucnti vetfi dell'Alciato dichiarano
LE tre gtatic
fpa!le,& ali'ùltrc due il vifo co-
vedrà le portati ckco il ritratoin su le fpalle»
giungendoli con ic braccia iiAfieme>Yna d'ef- Et per voce di lui ritroua ti calUi
fe h^iucrà inmjno vna cofa, l'idtra vn dado»e Cosi l'intiero di due w^JTu fafft»
lat<;I^avnrnszzodimitto, dalle iroagini di k'v» prefiando la vifla* e l'altro i fajji,
queftc tre ^ratic, fenza dubbio fi regola la
buona, &
perfetta Amicitia» fecondo che jimicitiai fenzjt giou4mento .

gl'antichi pcnfauano, impenche l'Aroicitia


non ha altro per fuo fine, che il giuuare,& DOnna rozzamente veftita, che tenga
Li- beneficio slifui, 6: non iaisarTi fupetarc con !a mano vn nido» con alcuni ron-
in beneuolenzai & come tic fono le gratie dini dentro,^ d'intorno detto nido volino
dcgrintjchijccii tiv gradii benefit!) tengo- due, òtte rondini.
no neil'Amicuia. Queft'vcccllo è all'huorao domeftico, &
llpii'nocilarleccfl'. Ilfecondo di lice- famigliarci più de gl'altri prede ficurtà del-
uec l*^!tivii. li ìcizo di render il coniracam- le caie di ciafcbuuo»Q:M fenza vtilenonfi do*
bio. mefticandogiamai, Sc auuicinandofi il tem-
Et delle ir? grati'.- vi.alìringc la mano, o- po di Primauevajcntra in cafa per proprio in^
ucroil h\ ciò perche l'ordire di
dell'ylr''^-' terefsc, cornei finti amici» che (blo nella Pi i-
far belli hui' alt.uu") che debbia pafsacc di mauera delle profpcrità s'auuicinano, fo- &
m no in maùo, Ik \ jtoinaic in ^vìo. di chi lo prsucndo l'Inucrno dc'faftidij abbandonano
ft et ptima» & in i,'., .ftamanK-u il nodo deU gl';;»r.ici> fuggendo in parte di quiete, con tal

l'Amicitia tiene uui^mcnic gl'huomini v- fim.lKudiiie volendo Pitagora moftrate, che


niti fa di l.To. fi haueiscrnà tener lontani gl'amici finti, &
Si tjpprcfenranoqueftetre gratiCignudc, mirati» fece kuare dai tcuidellacafa tutti 1

perche gì huomini infieme i'vn l'aluo deb- nidi delle rondini.

AMMAE-
. . . . .

Libro Primo i ti
AMMAESTRAMEN T O.
mente da i Poeti fi dIpiogono,<Juc!
lo delle virtù tutti glialtri Aipcradi
nobiltà, come la vittii iftcfla è più
nobile di ogn'altra cofa
Si dipinge con la ghirlanda d'al-
loro, pcriegno dcU'honore che fi
deue ad ella vinìi, & per raoftrare
che l'amor d'cfla non è cotrutti-
bile.anzi comcl'alloiofemptc ver»
deggia,& come corona, ò ghirlan-
da ch'è di figura sferica non ha già*
mai alcun termine.
Si può ancor dire>che la ghirlan-
da della tetta Cgnifichi la Pruden-
za, &
l'altre virtù Morali ò Cardi-
nali che fono Giuttitia, Prudenza*
Fortezza, e Temperanza > pe£ &
moftrare doppiamerre la virtù con
la figura circolare,^ con ilnurac-
to ternario» che è perfetto delle
corone

Amori verfo Iddio,

H Vomo che ftia riuerente con


la faccia riuolta verfo il Cic-

H Verno d'afpetto magnifìco*& venerabi


ie,con habito lungo, &
ripieno di ma-
gnanima grauità>cón vn fpecchio in raanojia
torno al quale farà vna cartella con qucfte pa»
lo, quale additi con la finittra mano, e con la
dcflra moftri il petto aperto

uimor del projjìmo »

iole. INSPIGE, CAVTVSERIS. HVorao veftito nobilmente,che gli Ria à


L'ammacftraraento è reflercitio, che fi fa canto vn Pelicano con li fuoi figliuoli-
})et l'acquifìo d'habiti virtuofi, e di qualità nijli quali diano in atto di pigliare con il bec-
odeuoli, per mczzoi ò di voce, ò di fcritturaa co il fangue ch'efce d'vna piaga che detto Pe
& fi fa d'afpetto magnifico i perche gl'animi licano fi fa con il proprio becco in mezo il per

nobili foli ifacilmcntc s'impiegano a i faftidi), t0}6c con vna mano mottri di fclleuar da terra
che vanno auanti alla virtù • vn pouero» &
con l'altra gli porga denari, fe-
11 vcftjmento ìiinco,& continuato,moftra> condo il detto di Chriftonoftro Signote nel-

che al buon habitoìi «perca continuato cf- rEuangelio


fcrcitio
Lo fpecchio ci dà ad intendere, che ogni Amor di [e flejfo,
nottra^ttiorje deue clTetcalcoIatajCompanà-
tacon de gl'altri, che in quella ftcfia dipingerà fecondo l'antico vfo, Narcifo.
l'attiore
cofa fiano vniuerfalmentc lodati come di-
SIche fpecchia
fi vn fontcperche amar fé
in
chiaia il motto medefimo . non
che vagheggiarfi rutto nel-
fleflb è alno,
l'opere propue con fodisfatiione,& conap-
^mcr di Firtu .
plaufo . Et ciò è cofa infelice, e degna di ri-

VN fanciullo ignudcalstcin capo tiene fo, quanto infelice , ridicolofa fu da' Poeti
vna ghirlanda d*aloroj& tre altre nelle antichi fìnta la fauola di Narcifo, però difie
&
srani perche tra tutti gl'altri amoti,quali varia l'Alciaio.
Sie<h
• , .,

%6 Iconologia
AMOR pi VIRTV\
di tutta Greci&i fat*
co con figlio
to intaguarc fopra la porta del
Tempio Delfico quefto ricordo t
INÌ10I. SEATTON. Nofc9 tf
ipfum» voce da Socrate attribuì*
ta ali'ifteffo Apollo . Qjcfta diffi-
coltà di cnnofcerfi è cagionata dai
l'Amor di fé ftcflb, lì quale acciec*
ogn'vno.fiÉc»f amor fui, diffe Ho-
ratio,efleado cieco fa che noi ftef*
fi non ci conofciamo, che eia»&
fcuno fi reputi eflcre garbato» ele-
gante, &fapiente. V-irrone nella
Menippca. Omnes vide^Mtrnobis
ejfe belMi. &
fefltui. &
japere, So-
crate diceua che fc m vn Thcatro»
fi comandafle che fi leuafsero in
piedi li fartcrijò altri d'altra pto-
feffioncche folo fattoti fi leu©»
i

rebbero>ma fé fi coroàdafse che fi


alzalsero i fapiéri, tutti faltetcbbo-
no in piedi* peuhe ciafcuno prefa
me Opete.Ariftoicle nel primo del
la Reihoiica tiene che ci'ifcuno
(per efleie amante di fé ftcfso) ne-.
WVnMCWri«.« ^^^^,. cefsariamentc tutte lecofefucpl
bicorne rimirando il helNarcifo fiano gioconde, e detti» e fatti*, di qui è
Nelle eh arrende il vago^ juo fembiante quel ptouerbio . Suum cui^ne bukhrttm . à
Lodando horibegliocchuhoratl bdvifo. tutti piacciono lecofe file, ifìglt>laPatcia>i

Fu difeflejfò ?niciSaU amante; coftumiii libtij'atte, l'opinioncl'muentionct


Così foHOìte rnmen chefìaderifo & le corapofitioni loro:Però Cicerone ad At^
L'huoMtche dtfprcXx^do altrui fi ponga inate tico dice, che mai niun Poeta, ne Oratore, è
Con lodi antorfouerchiv di [e (ìt'ffot {^ato,chc tiputaise migliore altroché fé, de
E vanitade e damo» e btafmo ejprejjo Poeti» lo conferma Catullo, come difetto
commune, ancorché di SufFf no parli
jimordi [e flejjo. Ne^iue idem ynquam
j4equti ifi heattis ac poema cum fc?ibit
Del Sig» Ciò. Zaratino Capellini .
Tarn ^jiudet in fe> m*^«« fc ipfe miratur*
DOnna incoronata di Ve(ìcart2,portì ad- NimtruTù idomnts falltmur^
dodo vna faccoccia ripiena,
grotta & Anftotclc lìclrEthica lib.j.cap.8. mette
incetta dinanzi dalla mano (iniilra.con laqua- due forti d'Amanudi fé fteltì, vna forte vi-
Ic anco tenga fopra vna vctga, vna cartella tiofa vituperabile, fecondo il fenfo &l'appe-
con queftà parola gtec&55/^«lvT<'«t nella ma- titOil'altra lodabile fecoado la ragione: Gli a-
no dritta habbia ilfiotNarcifo> alli piedi vn mantidi fé lielTi fecondo la ragione cerca-
Pauonc no d'auanzaregli altri nella vitt(ì,nell'honc-
Niuna cofa è piìì difficiic>che Te {le(To cono ftà, &nclii btni interni deiranimo. Tutto
(cere. L'Oracelo Delfico, eiTendo addiman- quefto flà bene : il procurare d'auanzarc gli
dato da vno.chc via tener doucuajper atriua- altri nelle virtù fcnza dubioch'è lodabilith-
re alta fclicirà gli rifpofcfc conofccrai te ftcf- rao; roàcj è vna fortedevirtuofi,e fapien-
fo. Come difììcit cofa fùipcc ordine del £ubli- ti non troppo cummeadabiii, i quali acceca-

ti
Libro Primo l ^7
AMORE VERSO IDDIO.
come ogni altro può cfTere ca-
duto» nondimeno torto efpref-
fo ha Giufto Lipfio di ripren-
dere genericamente Io i\ile fuojSf
d'altri del fecondo tempo di Leo-
ne X. quali fono ùati rato in pro-
i

fa, quanto in poefia terfi,puri,culti>


& eleganti affatto nella Romana
eloquenza, egli reputa il loro Atti-
co flile conofciuto,& confefiato da
lui Ciceroniano, tanguido,pueriIe«
& affettato,quafi ch'egli piùgrauc
teglia il vanto all'Oratore, acceca-
to fenza dubbio dalI^Anaoc di fé
ftcfio, come quello, che di- è ftile

uerfo da quelli che fono di ftile At-


tico, de quah dice egli, che le loto
compofitioni fono afFettate,& for-
mate ad vfo 3nticOj& aon fi accor-
ge, che il fuo ftile vano, turgido, o
per dir meglio torbidcè quello che
fi chiama antiqu.irio,affettato,mé-
dica:o dalle ofcure tenebre de Co-
mici, &c Autori, più antichi tefluta
il con periodi, tronchi, intercifi, ne
quali bifogn a intender e molto pili
ti dall'Amor proprio arrogantemente, fìpre- di quello,che dicej& cópofta co parole aftru-
fumonofaperepiù degli altri, innalzano le fe»recondite,ranc!e,& non intefe-,ftile odiato
cofe proprie, ammirano io fti!e>Ia fciéza, oc le da Augufto Imperadore fi come atteftaSuct.
opere loro difprezz'jno, &opprirr-onocópa- c.8<j.il quale amaaa l'eleganzaal càclore,& la
fole indegne quelle de gli altri, &
quanto ad chiarezza del dire Atricojqual'è in quellijche
altri fuor ói ragione togliono di lode, fiior di biafima Giuflo Lipfio,& odiaua l'Afiatico fti-
inerito à fé artribuifcono perciò Thalete il
: le, la vanità delie fentenze, l'apparato fuji»er-
primo frnio della Grecia di0ejchc niuna cofja bo delle parole ofcure, inaudite, fetide» &
e più difficile che conofcerc fé fteno,& niuna quali fono in Giufto Lipfio: genus eloquendi
più Facile»cbe riprendere alcrinl che fanno gli fecutus e(li y^ugufiuSìClegam, C^ temperatuntt
affettionatidife fteflfì, perche quello che ri- "Vitatis fementiarum ineptijs, atque incoticinni'
prende>& altri biafima,dafegno d'edere in- dr reconditorumverborum fetoribus, dice
tate,
namorato di fé fte(To,& d'eflere auaro di lo- Suetonio, &più abbsfib CacoXdos, 0'anti'
de» fi come accena Plutarco n^el trattato del- quarios, 'vt diuerfo genere vitiofvs pari fajìidio
l'adulatore^e dell'amico dicendo: Reprenhezj' ìfnuit. fc niuno,perdircofi,è Cacozelo6c
fio & amorem fui, & animi illiberalitatetn alt' antiquario certo che è Giufto Lipfio imitato-
quam arguit Auaro ài lode,& innamorato di
. re di €locutioncgonfi3,antica5difme(Ta,che
fé ftelTo in più luoghi fifcaopre Giufto Lipfin, cerca più rofto d'cHerc tennto io ammiratio-
liberale de biafimi.il quale non per dire il pa- ne,per il fuo inqfitato, 6c ofcum ftile,che in-
rer fuo>mà per difptczzo delle altrui opere à tefo con chiare2za,& purità Attica, raaffima^
bella pofta morde grauidìmi Autori, fpctial- mente nelle fue Centurie, le quali come Epi-
menreii Bembo nella feconda Centuria Epi» ftole chiariffime, e pure affatto doueriano eC-
6i. nella quale auuilifcelo ftile del Bembo, fere, nel che à ragione fi può ripicndere.fi
che fc bene in quc;!che particolare p affo, fi come era M. Antonio ripitfo da Axicufto*
,,
Max-
.

sS Iconologia
Marcum quldem Antomuntt i)} tnfamm in- femina pollo nella cartella) che anco da latÌAi
crepati qaafi ea fcribentem, qM£ mirentur pa* dicefse Philautia.
tius hommes,quam intelligant . Vaglia à dite il L'incoroniamo con la Veficaria nella qua*
vero,ingiiifto è colui che leputa folo ben fat- le Plinio !ib.i,cap.3 i.in altromodo chiamali
to quello che piace afe, e ftrani fono coloro, TtichnO)Strichno, Perifso, Thricno.&Ha-
che vorrebbero tutti fcriueflero» parladèro & ]iacabo,eta in Egitto adoperata da quelli che
come fctiuono> &: parlano eflGI, &
chefolo il faccuann le corone inuitati dalla fìmilitudine
loro ftile fofTe feguitato, abborrendo ogni al- del fiore d'hcdera, bà gli acini che porporeg-
tro ancor che con giudicio» con buona, 6c te- giano» la radice candida, lunga vn cubito, e't
golaca fce Ita di parole coropofto fìa: sì che mfto quadro* come defcriue Kuellio Iib.3 . e.
falla, & erra chi ftiaiS) 8c ama ì'opere^ 6c le I lo. la poniamo per (imbolo del l'Amor dite

virtù fue.fi come raccogliefi dalli fudetti verfi fte(so,perche i Greci, fpeiialmente Teofrafto
di Catullo) &C da quelli che più à ballo porre- lib.p. cap.ii. vogliono ch'vna dramma di ra-
mo. Ma fappino pure quelli Satrapi,c fapien« dica di queda pianta darà à beuere, fa che
ti, che folo le loro opere apprezzano, & le al- vno s'abbagli credendo/] d'efsere bcllillìmo,
tre difprezzano, che chi loda fc ftcUo è biafi- Dabitur eius radicis> drachniA pondus^ vt fibi
matoda altri>chian)irafe Hefso è fcbernito quis alludati placeatque, [eque pulcherrimutn
da altri, chi ama troppo fé ilcdo è molto da putet. Dirafltpecifcherzodi quelli the fono
altri odiato inuaghiti ài fé ftcffi, ch'habbino beumo la
Iberno erit amìcust ipfe fi te ames nimis . radicedella Veficaria, &
che fi abbaglino,^
Perche l'arroganza concita odio: la Mo- burlino fcfte Hi.
de(iia amore> gratis, &c beneuolenzd . OilTe» La cagione che porti nella deflra il Narci-
ro le Ninfe à Narcifo ( per quato narra Suida} fo,è in pronto.Nota è la metamorfofi di quel-
mentre coniemplaua le fuc bellezze nella lo che inuaghitofi dell'imagine fua in fiore di
fonte . ToAAe/'i ///«tJ^/j» / Àv ffAv-^l^'v ^iy.ì{i Narcifcfi cóuerfe,il qual fiore genera fìupo-
Adulti te iìderintfiteipfumamaris, Nell'A- re, e gli amanti di fcf tedi marauiglian fi con
mor di fé iVefso teflano gl'huotnini gabbati ftupore di loro raedcfimi, &
non ci mancano
nella maniera che fi gabbano gli animali ir- di quelli, che trafportati dall'Amor proprio fi
iationdli,pofciache à ciafcuno animale dilet- penfano di eficre tati Narcifi compiti. Se per-
ta più la torma fua» che quella de gli altri di fetti in ogni co(à.
fpetie diueria: circa di che Platone afscrifcc» Mi quatti tali non veggono il gtofso facco
che le Galline à fc fteflc pìacciono,6c che par pieno d'imperfettioni che adofso portano co-
Joro d'cfsrmatccon belle fattezze, il Cine me Suffeno, quale fi tcnea per bcllo,gratio-
il

pare belliflìrao al cane, il Bnuc al Boucl'Afi- fo, faceto, & elegante Poeta, e non sf accor-
no ail'Afino,&Bl Porco pare, che il Porco ge uà, ch'era difgiatiatO)infipido, e sgarbato,
auanzi di bellezza Marco Tullio in ogni co-
, per lo che conclude Catullo* che ciafcuno ef-
fa Platonico nel pruno hh.dt natura Deorum, icndo inuaf/hito di fé fteCso, in qualche parte
'allude all'ifte&o. uè» pHtas illam effe terra s'affimiglia à Suffeno,5c che ogn'vno ha qual
mariqtie belluiìm, qtu mn
fui generis hellua che difetto, ma che Don conofci:mo la man-
maxime AeU^turf S:)ggiungi:-àppicfso. Eji tice, cioè il lacco de viti) che dietro le fp.llc
ètìif/j vis tanta tiaturA. vt howo'/ìsmo vtHt nifi habbiaoio.
hQmini fimiiis ejfeX^ qwdem f'rrmicafiriXiisi.i, Neque ejì quifque
MàrAmur.di fcile.''s.j ha nt;;rhuoin!> ?l|.;eLto Quem non in aUqutt re videre Suffenunf
é.ì più,che ii^i C icpyt i più g5Ì-«t^ di - *;*; li- }ù/Jts, fuus cuique aìributus ed errar,
tio della fu.a fpetie, sì rhe non voi rcbbe ..'Iscr Sidfivn videtnus mantice quid in tergo eff.
alti'huomo) the Te fìt fso,;)ncou:he digli vieti la Ciò auuienc dall'Amor proprio che il fen-'
4s)iriir«3d';»!rii più potenti ,&: fs liei, naofiurca,talchcJDn.inioratidinoimedcfimi
L'Arane di fc (Irfs )lo rapprcr^ aliamo lot- fcorgjiafnoU berci mancamenti degli altri
to 6{^urAfea)inile,pc'rvhc è più radicato ntflii: pei lèggici jjche ficncmìnonccncfcismo li

Poniicyttcfo chttriafimaquariper burua, iioUti,aiicorclicgtau., ilcHcc'cJiraot'lròf fo-


cfciocci che Gai^bt'Ui», &
faceiut'fi reputa: po, quando figurò ogni Vjuomo con due fic-
oUca-cia apptcl^u G-tsci pajsA facto iiorac di chi, vnoausttiuii pctiQ>i*4Ìuo di dietro, in
quella
, .

Libro Primo 1 ^9
quello c?auanti poniamo i mancamenti d'al- Le mani armate d'are d e di faettey
tri, in quello di dietro i noftri, perche dall'A- E in breue face aftrette
mor di noi medefiminon li vediamojficorac porti le fiawme, che per l'vniuerfo
vediamo quelli de gl'altri. Va poi jpargendo s), che delfuo ardori^
.Il Pauone figura l'Amor di fé fìcflb, perche Kefìa accefo ogni core
è Augello, che li compiace della Tua colorita, E chedell'rfo human pocediuerfo
& occhiuta coda,la quale gito rpicga,& ro-
in Di VoUan'e dt Venere fia nato
tando intorno la rimiraiond'è quello Adagio, E del C tei tenga il piufublime flato»
taffquam pauo circumipe&ans fé t che fi (uol jìmor e vitto della mente tnjana ;
•dire d'vno innamorato di fé fìcflb, che fi pa- Quando finmoue dal fuo proprio loco*
uoneggia intorno, che fi diletta, e gufta della L'animo fcaldai e nafce ne" ver d'anni
fua pecfona, &che d'ogni fua cofa, &
aitio- j/ìWetk-, che ajjai pnà, ma vede poco
J3C a compiace. L'otio il nodrifccy e la lafciuia humafta».
Amore fcntto da Seneca nella Tragedia Mentre, che va lontana
d'Ottauia, e trafportatoin lingua noftra così. La ria fortuna cor* fuoi grauidannì$
'Errar de ciechi, e miferi mortali Spiegando ftriftivanni,
L Per coprire il fuo
tinge che amor fa Dio;
(ìolto, e van de/io, E la buona, e felice Jìà prefente
Porgendo ciò che tien nel ricco feno .

Si yar che del fuo wganno fi diletti» jMa fé queflo vien meno
In vtfla affai piaceucle, mÀ rio Onde il cieco defio al mal confente
Tanto» che gode fol de gl'altrui mali Il fuoco, che arde pria tutto s'ammorX^
Q'habkia a ^l'homeri l'ali E toflo perde amor ogni fua forzji .

AMOR DOMATO.
Del Sig.Gio. Zaratino Gaftellini

CV PI DO l federe
piedi l'arco, e la faretra, coti
li
tenga fotte

I* face fpenta, nella mano dritta hab-


bia vno hotologio da poluere, nella
finiftravn'augcUetto magro,& maci-
lente nominato Cinclo .

Tiene forco li piedi Tarco, & la fa-


retra con la face fpenta per fegno d-
eflere domato, eflendo che l'abbada-
re, & deporre learmi fue, fignifica
foggettione, & fomroeflìone . Non
ci è cofa che domi piià l'Amore , e
fpenga l'araorofi face» che il tempo»
^lapouertà.
L'horologio che porta in mano è
fimbolo del tempo, il quale è mode-
ratore d'ogni humano affetto & d'o-
gni perturbatione d'animo, fpecial-
mente d'Amore, il cui fine eflendo
polto in defidecio di fruir l'amata bel
lezza caduca, e frale è fouajche can-
giata dal tempo la bellezza, fi cangi
anco l'Amore in altri pen fieri, lllam
amabam olim, nunc iam alia cura im-
pendet perori . Dille Plauto neil'Epi*
dico, &
i'ifteffo nella Mufitllarig.
Stulta
.^
^ , . .
. . .

5© Iconologìa
Stulta es piatte, Queillum fik*ternumputasfo' ti per tiifperationc defiderar la motte, cfic ii
re amicum0 hmenolenteutt Adorno ego te, dc' effetto alcuni data fi fono ; Fedra rell'Hippo-

fcret: ille dtdte-, & Er pni à badò mo-


fatietate. lito diEuripide non potendo fopportare U
stra che cagione, ceffi anco l'aoio
ccfsa:ta la fieroimpeto d'Amore, penfa darfi la motte.
rofo efferto, mutato dal tempo il bello giouc-
£x quo me amor vulnerauit.conf/derabat vt
nil colere, rhi ditate hoc caput color em commn-
Commodiffime ferrtm eum, incapi itaqut
defermtqne meitibt idemfuturHm,
tau(t,relfqt4Ìt
Credo folle detto di Ocmoftene che l'ìmo-
Exinde rettcere hunc-. &
occultare morbum
Zjneuaemm nulla fides^ qu<textrema quidi
rofo fuoco dentro del petto accefoi non fi -
Confìlia hominum corrigere riouity
può fpegnere con la diligenza: raà nella ne- •^ /^ 'ffot vero plurim4 pojfidet maUt
gligenza iftcfsa per mezzo dd tempo s'eftin-
Setundo amentiAm bene ferrea
gue, &
fi rifolue. Ringratia il Coppetta, il
Ipfa modeflia, vincere flatui .
tempo, che l'abbia fciolto da ^ìì amorofi lac-
Terno cum hts effici non poffet .
ci mqueftoSonettOxi
Verierem vincere mori vifum efì mihi
Perche faerar non poffo Altari^ e Tempii Optimum . Nemo coMtradicat meo decreta.
AlatovogliOià l'opre tue s) grandi
Ma noi habbiamo tapprcfcntato Amore
TU già le forXe in quei hei vifo fpandi» domato fc laracnte dal tempo, & dalla pouer-
Che fedi noi si dolorofl fcemiji.
tà,cou>ecofe piiì ordinarie, & habbiamo da
Tu de la mia vendetta i voti adempì parte Ufciata la difperatione,occorrendo raro
L
alter eT^a, e l'orgoglio a terra mxnàiy
voke à gh Amanti darfi motte:poichc cii«fcu-
Tu foto sforzi Amore e glicomandi^ no ama la bene
& vita propria, 6t fé tutti g'i A-
Che difcij}_dia i mteilacciindegni, empi*
inanti r.corrono col penfiero alla morte non
Tu quello hor puoi che la ragion non valfe .
.

per quello fé la danno,e però il Cauahet Gua-


Non^mico rtcordoy arte, ò conflgUo,
cini introduce Miiiillo che dica nell'ccceilì*
Aon giusio [degno d'infinite off'efe.
uo Amor fu o.
Tu l alma acquifìi, che tanto arfe, & alfe .
Non ha remedio alcun fé non là, morti
La qual hor tolta da mortai periglio
à CUI rifponde AmariUi
Teco al\a il Volo a pia leggiadre tmprefe
La morte? hortum'afcoltatC fache legge
li tempo dunque è domatore d'Amore,chc Ti fian quefìe parole, ancor ch'io fappta
fi coniierte pentimento del perduto
al rine in Che'l morir de gli amanti e più tofìo
tempo vanni d'Amote »
nelle D'innamorata lingua^ che defio
L'augelletto nomalo Cinclo m3gro,& ma- D'animo in ciò deliberato, fermo &
cilente, fignificache l'amane lograto che ha E Torquato Tafso prima di lui nella fua e»
le fue foftàze ne gli araorifuoi afciutto,& nu- legante Paftorale d'Aminta dilsc
do rimane domato dalla pouctià,d.^lla fame> è yfoi & arte
&c dal mifero flato in che fi ritroua. Delia pó- Di ciafcun ch'ama minacciarfi morte»
uertà n'è fimbolo il detto Cinck^del quale A4a rade volte poi fegue C affetto
dice Suida. tinclus amculatenuis,0' macilen* Badi ounque à noi hauer modraco, come
tét, Trotierbium pauperior leberide, Cmclo . & Amore redi principalmente domato dairin«
E'qucfto augello matmo cosi fiacco,che non felice poue ria, oc dal tempo*
può farfi il nido,petò couanel nido d'ahri.on-
dc Cinclo ne gli Adagi) chiamafi vn'huomo
Amor di fama»
poueto, Se mendico, fc bene da Sui<la, que-
llo marino augello è chiamato (K/;t«Ao'» VN f?nciullo nudo coronato di Lauro
con ifuoirami,& bacche, haucrà nel-
Ex quo Cinclus prò paupere dicitur.Ctate Te- la delira mano in atto di porgere la corona
bano Filofofo difse, che tre cofe domano l'A»» Ciuica, & nella finiftra la corona Obfidio*
more» la famcil tempo)& il laccio, cioè la di- naIe,&fopra vn piedcftallo vicino aderta fi-
fperatione. yimorem fedat famesy finminui gura, vi faranno d.'ttintamentc quelle coro-
tempus eis vere fi vti nm vales, laqueus. Et per ne, che vfauanoTi Romani JQ fegno di valore»
tal conto fi potrebbe aggiungere vn laccio al cioèla Murale, la Cadrenfe, la Nauale&
collo di Cupido>ef$endo coflumc de gli ama* Racconta A. GeLlio>chela corona trionfa-

le
Li5ro Primo • 3»
honore del trionfo
le d*oro,la quale fì;daua in bori.La corona Murale era quellajche fi ^aua
al Capitano, òairlmpcradore fu anticamen- al Capitano, oucro al SoldatOj che era (laro
te di LaucO)& la obfidionale di Gramigna,^: ilprimo à montare fu le mura del nemico. La
fi dauaà quelli} che Colamente ia qualche e- corona Cafttcnfe ftdaua à chi fufse prima d'-
fìremo pericolo haaersero faluato tutto Tef- ogni altro montato, dentro i balconi, al- &
fercitOiò a'hauefseto tcuato rcfsercito d'attor loggiamenti de' nemici. La Nauale (ì dau*
&
no • La corona Ciuica era di quercia, gl'- à colui che era il primo à montare fu farmara
Antichi coronauano di quercia quafi tutte le nemica, ^qucfle tre fi faccuano d'Oro, Si
ftatue di Giouequafi che quefta fufse ff.gna la Murale era con certi Merli farti à fimi- |

di vita,& i Romani foleuano dare U ghiifan- glianza delle murajoue eraaCcefo. La Ca-y
dadi quercia à chi hauefse in guerra difefo ftrenfe era fatta nelh cimaàguifa d'vn baftiai
da motte vnGutadinoRomancvolendo da- ne. La Nauale ^raueuaper ornamenti ifegni
te l'infegna della vita à chiera altrui cagione ói roftri delle naui, e qucfto è quanto bifo-
di viuerc . Solcuano ancora face quefta ghif- gnauafc riaere ùitalpropofito per comraodi~
iaoda di Leccio per la (ìmiiitudine di detti ar-^ là de' Fittoli ..

AMOR DELLA PATRIA» Del Sig. Giouanni 2^ra£ino Cartellini a

te conculchi fcimitarrcarmi in haft?»

e mannare r. &
petche corcifpondaà
fimihcircoftanze, &
per la cagione
cherdisemo, fi veftità d'habito mili-
tare antico
E" giouane vigotofo, perche 1*A-
more delia Patria più che s'muecchia
più è v^orofo-.non fi debibta,ne mai
perde le forze: tutti gli qmoiicefsa-
no. VnCauallieredopò,chehauerà
feruito ia amore vn tempo ad vna
Dama> fpento l'amorisfo fuoco dal
freddo tempo, &c dall'era mtn frefca»
ch'altri penfieriapporta,àpoco a po-
co fé ne fcotda, ma della Patria non
mai. Vn Mercante allettatodaìl' -
mote della robba. Se del guadagno
non iftimerà pericolo alcunopcr na-
uieatiomdifHcitiffime, e tempeftofe,
alFvItimo fi ritira al porro della pa-
terna tiiia . Vn Cortigiano adefrato
dail^ambitione viue balda nzofo nel-
la fuperba Cortcnurrito dalie fallaci
fperanye» nondimeno fouente pcnfa
al Cno natiua nido . Vn Capitano

dopò, che htuerà molti anni gueieg-


Ciro VA NE vtgorofbpoflotràvnaef^ giatoper acquift ir fàma,'e g!oria,al fine fé ne
"I falatione difumcì,& vna gran fiamma torna alla patria à ripofarfi-, ETscmpione fia il
di fuoco» ma che egli guardi eoa lietaciglia faggio Vlifse, che hauendo praticato come
vcffo il fìtmov petti nella mano de/Ira vna Capitano glorioCo nelle piùnobili parti della
corona di Gramigna» nella finiftra vn*altra di GrecÌ3.«rato>3nzi gratiflìmo alla fplcndida
ritor-
Quercia.alli piedi da vn càto vi fia vn profon- Corti' Inpcrialcdefideraua tuttauiafar
do precipitio» dall'altro canto intrepidamen- oo in lihaca fua patria ofcura, biutta, fàf &
(bla:
&
3* Iconologia
fofa: Qucfto' Amove della Patria è perpetuo C^terum Vlyffes
perretcrno obIigo,& honorr,cheà quella di Cupiens vel fumum exeuntem "Ptdere
natura ciafcun le cleue.come il figliuolo al Pa- patria, fue. mori de fiderai
drcedèndo noi in quella generiti, &c haucn- L'iftcflo replica Ouiciio nel primole Ponto»
doinelfanceuuro lo fpitito, &
r,iura'vitalc: con altri vetii,chem->lto bene efptimoQo il
anziper quanto aflcrifcc PI ;tone in Cticone, dMce A tinte dei' P tn^ .

& Hicrocle, è maggior l'obligo, & l'honore Non dubtae(i fthaci prudentia^ [edtameoptOk
che fi tkue alla Pania, che .^lla Madie, dc al Fumum de Patrijs \io(Je videre focis
Padie, dal quale prende il nome b Pat<ia . Nefcio quod natale folum dulcedtne cunclos
Quimmen patrU impofuit (Dice Hieroclr^ Ductt O" tmmamores non linit effe fui:
,

À re tpfa non temere PatrUm nominawt, voca- Quid melius Roma ? Scythico quid frtgorà
hnlo quidem À Patre deduco-, pronuntiato tet" peius f
fncn fdimmnater'mnattone-vtex vtroque p4' Huc tamen ex illa Barbarus Vrbe fugit ?

rentemixmm ejfet. jitque h£c ratio inftnuat Luci ino ancora ne Encomio della Pa-
Ilo

yatridm vnam ex Aqno duobns parentihus cO' tria mfcnfce il medefimo derro. PatrtA fu-
iendamejfe. Pr^ferendatgitur ommno ejl Pa- ntnsluckletiorhomint videtur^quam ignis albi,
tria vtriuis parentum [eorfim ; O' ne fìmtd Ali'huomo pare pili lu^ent;, il fumo delia Pa-
quidem parentes ambos matoris fiert-,fed Squali tria.chc il che non fia ma-
fuoco d*altroue,d 1

fjQnore dignari e^ atitem^& alia ratio qu a non


: rauiglia, che quafi biafmino
ruttili for.iftieri

tantum Aqualu (ed matori, etiam quamftmtd m


Roma, chi vna cofa, chi in v n'altra lodan-
nmbos parente s bonore patriam ajficere moneta do ciafcuno più la Patria fui, perche l'Amoc
"neque folumipfiseam pr<tfert, [ed etiam vxo- della Patria, che il lot vedere appana,impedi-
Ti & liberisi & amtcis> & abfoluto fermane re- fccche nonpoflono difcernerela grandezza
ifus alijs pofi Deos . Dello ftelTo pare-
omnibus fua, &però non hanno riguardo di tenerla
le è Plutarco nelli Moralf. At enim patria^ fraudata delle fuc meritate lodi, nel che mor
'vt Cretenfium more hquar Patria plus in te,
. ftranodipocofapere, ancorché Euripide di-
quant parentestuitus habet. Da tale obligo, ca, che non ha retto fapere colui,che loda pili
& affetto naturate nafceche ciafcuno ama la la Patria de gl'altri, che la fila.
Patria fu2, ancorché minima; né fa ecceitio- Meo quidem iudicio non re^le fapit
iie da loco à loco per humilc» ò fublime che Qui fpretis patria terrei, fimbus
{ìa. ad hhacA fu£ faxa fic properaty
yiyffes Alienam laudai-^ CT moribus gaudet alienif,
i^uemadmodum Agamennon ad Mycenarum Auii à mio giudiiio molto più moitra fape-
nobile s muros» Nemo eni m Patria quia magna rccolui,checonofccla qualità de* coftumi,&
tfì amat,fed quia fua. Dice Seneca Filofofo» la differenza» che ci è da vn luogo all'altro.
che Vlilie s'affretta andare tra faiTi d'Itaca Onde chi fi IcuecàiI velo della Patria affetrio-
i

fua Patria.conquel medefirao amorc,& dcfi- ncdau'intigl'occhi.che bendati tiene, ficchi


^crio, che Aganaennone I«ipetadorc tra le vorrà dire il vero fcnza palTìone» confermerà
«nobili mura di Micena: perciochentuno ama il parere d'Arheneo,il quale, ancorché Greco»

)a Patria» perche (ia grande* ma perche è fuai S>c Gentile Autore nel primo libro chiama
amandoli naturalmente per ilia',c££fcc tanto Roma Patria celefte. Compendio di tutto il
pltre l'Amor della Patria nel cuor de fuoi Cit- Mondo v Celefte in vero non tanto pei la bel-
tadini, che accecati da quello, non fcorgono lezza, & an^enttà del fito, <& la foau 'à del Cie
(Jofpiendore dell'altrui Patrie,&più àtal'vno lo, quafjto perche in quella ha voluto fonda-
^detterà la fua Valle, Montagna, &
bicocca, re la fua Santa Chiefa il Creator dei Cielo, &
la fua deferta, &
barbara terra» che la nobil ella èrefidc:n2ad(.l fuo Vicario, che tiene le
sRoma: Volgato è quel Proueibio. PatrìA chiaue del Cielo, &
vi difpenfa li tcfori cele-
fumuf igne alieno luculentior. Il fumo della fti . Compendio è poi del Mondo, poii he in
^Patria è più nlucence, che il fuoco de gli altri 3uclla non folamente concorrono moltitu->
pacfi,e però l'babbiamo fì^jutato verfo il fu- ine di gemi da Francia, e Spagna, ma anca
ìno voltando le fpalle al fuoco . Ha quefto vi fi veggono Greci, Armeni, Germani, In-
ftiotto origine da Homsto oclptiod^io d<;il4 glefi, Olandcfi, Htluetij, Mofcouiti, Maro-
iutiiPetiì^i* A(ucdfii9Tcaci, Mo£j> Giapo-
neii*
Libro PrÌMio,
J5'
nefi. Indiani, Tranfiluani, Vngari, & Sciù, Apologia,che ferme à Martino . Injìar Cd'r
appunto coaie dice il luHecro A^hen^o. Qua-' ftis Hier archila dtceres Romanam curiam , in"
doqnidem in e*l^rhegentes eriam tot a hahitant, tuere.& ctrcue Mundum,& perlufìra Vrinci-
vt CapadoceSyScythcPomtnationes. & alnco- pum atriay & Regum aulas introfpicite & /ìquit
ylures. quarum concurfus habitabtUs totius ter •
ejlcuria fimdis y^podolictì^refer nobis In quan-
.

ra popultts e(i. In quefta guifa tutte le patti to à n>bili(Iìini ingcgni,checontinouamen-


della terravengono ad edere volontariamen- te VI fioiifLono è fuperfluo il ragionarne^poi-
te tributane delfuoOngue, de fuoi figli, &c che m ersi,& nafcono felici(Tim:,& venuti di
cittadini àRoma.come e 'pò del Mondo,per fuori fi affinano',come l'oro nella fucinarquin
lo che con molta ragione tuttauii chianiir {ì di è che moki giungono in Roma gonfi), &:
può Afilo, Teatro» Tempio, & Compendio pieni di fuperbia, prefontione di fopra fa-
8>c

dell' Vniuerfo,& potiamo confermaie,quello pere,che poi fi partono humiliati pieni di fìu-
che afferma il Petrarca contali pirole. Hoc pore,ne mette lor conto il dimorarui , perche
affirmo, quod totius humanài magmficentU fu' vi perdono il nome,come li fiumi, che entta-
premum domiciltum Roma ejì, nec ejl vlltts tam no nel mare: Concetto di Pio Secondo nel li-
remotusterrarumangHlus qui hoc mget.^i Ce li bro XI. delli fuoi Commentari) Quemadmo-
medefimo Petrarca in alcuni Sonetti ne dice dum terre f,umina quantumuis arnplay (jT pro-
malcje menda anco tale errore con foprabon- funda nomen amittunt ingrejfa mare^ ita do- &
dante lodi nelle Tue opere latine,in quella co- Uores domi clari^& inter fuos tlluflr es Romana-
piofainuettiui, che fa cantra Gallum, nella ade unte s cuna inter mai»ra luminai nomen, O"
qualeè dalui celebrati cósinoble encomio. lucem amittunt.T àccià Giufto Lipfio,che nel-
Roma Mundi capHt,Frbium Regtna,Sedes Im- la prima Ccnturia^Epiftola vigefimatcrza,rc-
perijs Arxfìdei Catholic<s„ fons omnium memo- putaRoma Città co fufa,e torbulenta,etutia
rabilium exemplorHm Et fé i'hauelfe veduta
. Italia inculta di fama, &
difcritti,qu'jfi che il
nello amptifiìmoftato in chchotafi trouaac- fuo fapere non fia fondato fopra fcrittori anti-
crefciuta , Se oltra modo abbellita, non hau- chi Romani,apprefo,& imparato anco da ma
rebbe meno detto Afuri quidem>
. palatia & derni Italiani. DaUi Beroaldi,da M. Antonio
ceciderum, nloria nomini s immortalis ejl ^ Mi Sabellico, da Lorenzo Valla, da Guarrini, da
più torto detto hautebbealla gloria dell'im- Marfi,daRafaello Volatcrrano, dal Bembo»
mortal nome corrifponde l'eterna, eccelfa & daH'AlciatOjdaCoflanzo Fanefcdal Merula»
Maeftà della Città, poiché in efsarifplendelo dal Calderine, da GioiBattifta Pio, da altri &
fplendore de gli edificij moderni, emuli, del- commentatori, ed'OratorÌ5poeti,& Hiftorici
l'antica magnificenza, le cui veftigie danno Romani', ddlBiondo,da Pomponio Leto,da
marauiglia,&: norma all'archittetura, in efsa Angelo PolitianojMatfilio Ficinoida Gio.Bat
fi gode la ampiezza delle ftradcin efsa veded tifta Egnatio,dal Metliano» da Andrea Fuluio
l'altezza de' fuperbi palazzi, obelifchi,colon- da Celio Rhodigino,da PoUidoro Virgilio.da
ne, archi.e irotèi,in efsa conferuanfi ftatue Pietro Crinito, da Lilio Giraldi, dal Panuino>
fatte d'antichiflìmi fcultori nominati da Pli- Manucci»
dal Sigoaio,da Pietro Vittorio,dalli
nio, la Niobe con i figli, il Laocoonte, Dirce da Fuluio Orfini Romano,&: da altri Italiani
legala al torre. Se altre molte, alle quali s'ag- ofscruatori della Romana antichità, fpetial-
giungono opere moderne di Scoltura, e Pit- raéteda Alefsancfro ab Alefsandro.Màcorae
tura,che hoggidi'alla fama de gli antichi non può chiamare Italia inculta di fcritti, fé tuttfr
cedcoltrc il corfo confueto del Tebro Rè de' le altre regioni doppiamente di (critti fupera,
Fiumi, vi abondano copiofi aquidotti, e fcor- poiché è abondante, &: eulta no folo ncll'an-
ronodiuerfi capi d'acque, 5c fiorifcono dcli- ticafua lingua latina, ma anco nella materna
tioG giardini per h fuperbi, e fpatiofi colli, & volgarcricca di vari) c6ponimenti,& dipoe-
quello che importa più ftàno in piedi infiniti fietcrfe, cultc&diletteuolial pati d'Antichi
Mon^fteri), lochi pi),Collegij,e Tempi) vera- Greci,& Latini, &
per non andar vagàdo per
mente Diuini^ e Sacrofanti . In quanto alla lo tempo padato ,v hoggidìin Rom.-. fola nel
Corte di Roma aflìmigliar fi può allaHierar- Sacrofanto Romano Senato di Caidioiìli, vi
chia celefte,fi come
Pio Secondo pratico nel- fono Hiftorici, Oratori, lutifconfolti.Filofofiv
le corti Regali,^ Imperiali l'afsomiglia nella. e Teologi canracuUi,6c copiofi di ferirti, che
C tutte
. . .

Icoflologla
^4
tutre l'alrre nationi di feruti poflTono confon- tagliaad vn Cittadino, faccuafi di Qucr* &
dere, Bellarmino nella Fjlofofia, e Teologia, eia percheda quella più antichi il cibo pré-
i

JMantica, e Tofco fingolariflìroi nella legge, deuano, ic in vita fi manceneuanojcome pia-


Afcanio Colonna nell'oratoria facultà dina- ce ad Aulo Gellio,con tutto che nelle qac-
tiua fecondia Romana, &
il Baronio nell'Hi- ftioni Romane altre ragion» Plutarco arrechi-,
ftoria, di cui fi può dire, quello che dal Ro- Siche l'Anjor della Patria deue ptimieramc-
mano, Varrone difse S. Agoftino lib.^. cap.i. te in genere abbracciate tutta la Patria, &c fc-
detla Città di Dio.Tam mtfUategiti'vt aliquid condariamente infpetie ogni Cittadino per
ti fcriberevacalJe miremur^tarnnmlta fcripflti maggior vtilc confolatione, quiete della &
quam muda vix qttewquam legere potutjje ere- Città
damusSe. fi volcfse poi numerare altri Autori II precipitio vicino alli piedi, con quali co-

Icdliani, & Romani, che al presere per Roma culca intrepidamente le armi, fignifica, che
ftanno nelle Religioni, nelli Collegi}, nelle non fi prezza niun pericolo di vita per Amor
Cotti, &cafepriuate,fenza dubbio andaref- della Patria, come Anchuto figlio di Mida
fimo in infinito, &<àto piti fé volefiìmo vfcir Rèdi Frigia, & Marco Curtio Romano, che
<ji Roma, & dilatarci per tutta Italia, la quale fpontaneamenteperdatfalute alla Patria lo-
per ogni, tempo è ftata ripiena d'huominilit- ro fitolferodivita percipitandofi nella pefti-
terati, e valorofi,fi come m fpetie Roroa.On- fera apertura della terra, mill'altri che in* &
de con molta ragione il Petrarca i\ tiene buo- generofc imprefe hanno fparfo il fangue per
no d'efsere Italiano, & fi gloria d'efsere Cit- la Patria Neftore famofo Capitano nella i f
.

radino Romano, nella fuderta inucttiua. Iliade d'Homero volendo dar animo à Tto-
Shtn vero Italus Natione, Romanus Ciuis & iani per combattere centra Greci, propone»
ejfe gloriar i de quo non modo PrincipesiA^fun- che il morire per la Patria è cofa bella
^ique Domini gloriati funt fed Paulus u^po- . Pugnate centra naues frequentes, qui autem
flolus, is qui dixtt non habemushtcmanentem ve^rum
Cimtatemìf^rbem Romam yatriam fuam facit. Vulneratus vel percujfus mortem,
. & fatunt
Ma totnianio alla figura, & fé l'Amor della fecutui fuerit.
Romnna Patria lacerata da eettiinuidiofi Au Monatur-, non enim indecorttnt pugnami
tori oltramontani poco à leidiuoti, m'ha tra- prò Patria Mori ..

sportato alle fue difefe, &


Iodi, non deue à Onde Hvuatio nella 2. Ode del ^.lib.diiTc.
Diuno rincrefcere j
per cfsere alla Patria Dulce, &
decorum ejì prò Patria mori..
commune. Et Luciano nell'Fncoroio della l^itria fcrif-
La corona di Gtamignaè fimboto dell'A fe, che nelle elTv^rtationi miliian vale alTai, fé
mor deUa Patria, la qu le dar fifoleuaàquel fidiceche la guerra fi piglia pet la Patrij,niu-
Cittadino,che hmcfle liberata la Patria dallo no farà che vdita quefta voce fia pei h ucr ter
afsediode nemici, &faceuafi di Gramigna, rore di morte,& di pencolo aUunc-jimpercio-
percbe fu olleruato, che era nata nel luogo che ha efficacia il nome, & la commemora-
cjoue fi rroua nano rinchiiifi gli afsediari: fu rione della Patria di far diuentare vn'anitno
dal Senato Romano darà à Fabio Mafiìmo, timido: forte, &
valorofo, p;;r l'obligo che fi
che nella feconda guerra Cattagincfe liberò deue, &per l'amor, che fc le porta incitato
Roma dallo ai's'jdio : &c era ilpiù nobile , & anco dallo fiimolo della gloria, che fi rxqui-
honorato premio che dar fi potc{}e ad vn
, ita al proprio nome, alla fua ftirpe in vita , &
guctricro conforme all'opeta, che maggiore dopò morte, fi come con. dolce canto copk>*
non fi può fp.rc perche chi giouaà tutto il cor- famente efprime Pindaro ntlllllìhmi}. OAq
pO'dclla Pati ia,giouaàcÌ3fcun Cittadino me- 7. fopra la vittoria di Sterpfiade Tebano, il

brodc'la Patria. Dirò più* che chi da falutc cui Zio^ la materno. combattendo morì per
ad'vnmembiO,dafaluccà tutto ilcorpo,epc- Patria.
rò chi gicua ad'vn Cittadioo,gioua anco alla j^uunculo cognomini dedtt commune àecus.
Patria perche vtilcofaè alla Città, &
cfpe- cnimortem AJars dreo cljpeo uifigtus atiulit :

clicte lafàluted'vn'ort)mo>&gicuiuolc Cit- fid hcnor prdclaris ems faclts ex aduerfo re-
ladino, per tal cagone-, dauafi ancora vn'al- /pomiety jciatenir» certo,qutcunque in hac nu-
ttaCctonaàchi^auclIefaluatalavitainbat- be grandmem (anguimsk cara Patria propul-
. .

Libro Pf hho m
35
fatexìHum a ciuihm depellere per còutrarium ta per lo fuifcerato Amèrc, che portotno
exercttum fiirpi (e /naximam glortam accU' à Roma Patria loro.
mutare Cr dum vtdet» C^ cum obterit . Ma per
mio auuifo poco acciefjtiucnto di giuria po-
A N K O.
tè arrecare Sterpfiadej alla memona,& nome HVnmo di mezza età con l'ali a gl'ho-
di fuo Zio, perche fenza coropaiatione alt li- meri, col capo, il collo , la barba, &i
na $ molto maggior gloria e morir per Amor capei pieni di neue, e ghiaccio, il petto,
'
i &
della Patria, che viuere nelli fcfteaoli com- fianchi rofiì, &
adorni di varie fpighe di gra-
battimenti Ifthmij> NemcL Pithij, de Olim- nde braccia vcrdi,& piene di più fotri di fio-
pici cantati da Pindaro . Per qual cagione ri, le cofcie, & le gambe con gratia coperte
penfiamonoi che Licurgo legislatore, Rè & di grappi, & fiondi d'vue, in vna mano terrà
de' Laccdemonicfiordinaflcche nf-n fi fcol- vn ferpe riuolto in giro, che fi tenga la coda
pifse nome di morto niuno in fepclcii, fé non in bocca, & nell'altra haueràvn chiodo.
di quelli corraggiofi huoraini,& donre, che Si dipinge alato con l'auttorità del Petrar-
fuiléro honoratamente in battaglia morti per ca nel trionfo del Tempo, oue dice.
la Patria ? Saluo perche riputaua eflere fo- Che volan l'hore, i giorni, gl'anni, et me/t,
lanocnte degni di memoria quelli che fulTero L'Anno fecondo l'vfocommune comincia
glotiofamencc morti per la Patria . Turboffi di Gennaio, quando il ghiacco, & le neui fo-
alquanto Senofonte Filofofo Aiheniefe_^» no grandi(Iìme,& perciò gli fi pone la neue
mentre f iceua Sacrificio, quando gli fu dato in capo. Se perche la PrimaUera è adorna d'o-
nu^ua,che Grillo fuofigl.uolo era morto, & gni forte di fiori, e d'herbe, &: le cofe in quel
pcròleuolTila corona di tefta, hauendo poi tempo fatte cominciano in vn certo modo à
dimandato m che modo era morto, effendo- fuegliarfi,& tutti fanno piiì viuacemente le
glirifpoftojcheera morto animofamente in loro operationi-, & peto fé gli adornano le
bartaglia, intefo ciò di nuouo fi pofe la coro- braccia nel modo fopradetto.
na incapo, &
molli òdi fentire pili allegrez- L'Eftate per cfier caldi grandidìmi, le &
za per ia gloria. &
valore del figliuolo, che biade tutte mature, fi rapprcfcnta col petto»
dolore per la morte, e perdita di elio, quan- & fianchi roflìì,
i &
con le fpighe
do tifpofe à chi gli die ia funefia nuoua. L'vue nelle gambe , moftrano l*AutunnOa
2> EOS pnicatus fum > vt mihi filius non cheèl'vltima parte dell'Anno.
immortaiis: ac long^utis ejfety cum tncertum Il ferpe pofto in circolo, che morde la co-
pt anhoc expedtat fed vt probus ejfet ac Pa^ da è antichifllma figura dell'Anno, percioche
trif amator. Tefto di Plutarco ad Appol- l'Anno fi riuolge in fé fìefib, &-1I princioio dì
lonio. Vn'Anno cofumailfine dell'altrojfi come puc
Da quefti particolari fi può giudicare » che tquel ferpe ridotto in formi di circolo fi rode
l'habito militare mojto ben conuenga all'A- la codajonde Vir.tìel i.della Geor^.cofi difiè.
mor della Pania, ft .ndo Tempre ogni buon Fronde Memusy cedit agricolis labor a^us in
Cittadinp alle occorrenze pronto, appa- & orbem ,
recchiato di monte con l'arme in mano per ^tqitn fé fua per vefligia'voluitiir annus,
lafuaPatiia.opponendofiàqualfivogha fuo Scriue Sciìo Pompeo, che gl'antichi Ro-
publico nemico: &
in vero fi come l'amico mani ficcauano ogn'Anno nelle mura de*
fi conofce alli bifogni cofi l'amor della Pà-
-, Tempi) vn chiodo, 6c dal numero di quei
tria non fifcorge meglio, che negli vrgen- chiodi poi numeràuano gl'anni-, &C peto fc-
ti bifognidi guerra, oùe chi l'ama antepone gno dell'Anno fi potrà dire,che fiano i chiodi,
la falute della Patria» alla propria vita, & jinno.
falute
Antico diffi, Antichi hanno da*
perche gli
HVomo, federà,fDpra
maturo, alato, per ragione la
to fingolare cflempio in amar la Patria, e mo- vn carro con quat-
detta,
flrato fegni euideuti d'Amore, come Ir Ho- tro caualli bianchi, guidato dalle quattro fta-
ratij, li Deci), 6c h trecento -, & fci Fabi) fe*- gioni, che fono patti dell'Anno* le quali (i
guirati da mille clienti, che tutti generofj- dipingeranno cariche di frutti, fecondo lad|«
mence con fama; e gloria loro meil'ero la vi-^ uc:rfità de' tempii
c z Am.
. . . ,

1^ fonologia
ANIMA RAGIONEVOLE, £ BEATA:»
Se le pone la ftella fopra il capo«
edendo che gl'Egitiij (ignific are-
no conia flella l'immortalità dcl-
rAniroa»come rifctifcc Picrio Va-
leriane nel lib.44. de {lioi Geco*
glifici.
glliometi denotano cefi
L*ali à
l'agilità, come an-
e fpiiiiualità Tua»
co le due potenze intelletto! e vo^
lontà.

ANIMA DANNATA.

o,^^
Gcorrendo fpede volte nelle
tragedie, de tapprefcntalio*
ni di cafì fc:guiti>& tìnti) sì Cpiritua-
liicome profani,introdurre nel pal-
co l'anima di alcuna perfcna, fa di
medieri bauer luce > come ella fi
dcbbe vifibilmcnte introdutre.Pcc
Canto fidouerà rapprefentare in
forma,& figura humana,ritenendo
l'efSgie del Tuo corpo jfarà nuda>Sc
da fottìli(Tìmo> Se trarpatenie velo
coperta, come anco fcapigliata» Sc
il colore della carnaggione di lio-
_ nato fcuioiéc il velo di colornegco.

DONZELLA
volto coperto con vn
gratiofi{rima,haueràil
finifftmo, e tra-
L'Anima dai corpo feparataje (sedo fpiritua-
non ha dubbio, che non gli
le,6i incorporea»
fparenievelo, nauràilvcftiraento chiaro, & conuiene per fé fteffa figura,formationc,& al-
lucente 9 à gl'homcri vn paro d'ale, nella & tre qualità,che alia materia folamenteftanno
cima del capo vna ft ella attaccate > tuttauia douendo quefta cappre-
Benché l*anima, come fidice daTeologi, fentatione farfi obietto de fenfi £orpotali> fia-
fia foftanza incorporea, & immortale, fi rap- mo agretti di proporcela auanti fotto forma
prefenta nondimeno in quel miglior modo medefimamente corporea, & accomodare
che l'huomo legato à quei fenfi corporei con ancora cofa intefa al noftro concetto
l'iraaginationc !a può comprendere, non & Dunque fé gli dà la figura huraana con
altrimenti, che fi fogli rapprefentare Iddio, quella licenza con la quale ordinariamente fi
& gl'Angeli, ancor che fiano pure foflanze dipingono ancora gl'Angioli, perche l'ani-&
incorporee» ma dà forma al corpo, non fi può imaginare,
Sì dipinge donzella grauofifiìma, per cfler che fia d'altra figura: fé bene fappiamo ella,
fatta dal Creatore, che è fonte d'ogni bellez- come fi è detto di fopra, nonclkrc daquefti
za, oc perfettione, à Tua fimilitudine termini mareriah circonfctitta. Riterrà dun-
Se gli fa velato il vifo per dinotare, che ella que l'eftgienel fuo corpo per ellere ricono-
e, come dice S. Agoftino nel lib. de definit. 4- fciutaj& per accofiarfià quello, che fctiuono
f?/«?. foftanzainuifibile agl'occhi humani, e diuerfi Poeti,tra gl'altri Virgilio nel 6. Quado
forma foftantiale del corpo, nel quale ella no fa ch'Enea vadi nelI'Inferno,e riconofca mol-
e cuidentcfaiuo che per certe anioni cftcrio- ti ài quelli, c'hauea cognitione in quefta vita*
tifi comprende. & Dante nelcap.5. dell'Inferno.
vefiimento chiaro,& lucente è per dino-
Il Pofci/i, ch'io 'Vi htbbi alcun riconefciuto
tare la putita, oc peifettionc della fua cdenza. Dicefi anco meglio conofcerla,fc gli babbia
àdare
. . . . .

Libro Primo 57
à dare altci fegnali della fua condittione, per- ch'ogni nudofpìrto, &e.
che tal volta occoircrà rapprefentada con di- Li capelli fparfi giù per grhomeri non folir
uerfi accidenti, come per esempio, ferita, ò dimoftrano l'infelicità. Se miferia dell'anime
in gloria, òtoraìentata>&c. Et in talcafo fi dannarci ma la pcrdiradel ben della ragione,
qu-Jifichcrà in quella maniera, che fi conuie- &c dello intellerrojonde Dante nel cap.3. del-
ne allo ftato,&: conditione fua l'Inferno, così dice.
Dipingevi ignuda per effcre cffa per fua na- Noifem Venuti al lua^o-, ou*io t'ho detto»
tura fcialca da ogni impedimento corporco> Che vederai le genti dolorofe
onde il Petrarca nella Canzone Italia mia» Ch'han perduto ilben dell'intelletto .
cosi difle Il colore della carnagione, oc del velo che

che l'alma ignuda è fola. circonda, fignifica la priuationc della luce,&


Et in altra Canzone il prmcipio della quale» gratia diuina. Però difse Dante nel cap.5.
Quando il Joaue mio fido conforto : parlando della forma,& fito dell' Infetno,che
Seguita, e dice alla porta di quello vi fia fcritto.
Spirto ignudoi &c. Lajjate ogni fperanXa, e voi ch'entrate
Et nel trionfo della morte cap. i*

ANIMO PIACEVOLE, TRATTABILE,


& Amoreuole
da vn fanciullo» foleua accoflatfi
al lito verfo quello > &c accomo<
darfegli per portarlo a fuo
fotto
piacere, perche fu da quel fan-
ciullo tolto dalle mani de Pefcato-
ri, &* medicato d'vna ferita che
gli fecero, nondimeno noi l'attri-
buiremo ad Animo piaeeuole , de
trattabile, perche il Delfino è pia-
eeuole verfo l'huomo non per inte-
rcfse alcuno de benefici) riceuuti. ò
dariceuerfi, ma di fua propria natu-
ra , fi come l'ilìefso Valeriano con
fue proprie parole conferma citando
Plutarco in cotal guifa j^dmiratur
Tl&tarcus tantam animalis tffius hu-
mamtatem » ftqttider/i non educatione,
vetuti canes» C eqttiy nenvna alia
/leceffaate , vetuti elephanti pantera-
qtte &Leones ah hominthui libera-
ti fed genuino quodu^n affe^u [pon-
te funt hwnani generis amatore: ,
Dunque fé fponraseamente di na-
turale affetto fono amatoti del ge-
nere humano, non fono per grati-
rudine de benefici) riceuuti , che &
VN Delfino che porri a cauallo vn
fanciullo. Se bene Pierio Valeria-
fia
li
il vero, Ief»gefi pressar altri Autori, che
Delfini hanno farro l'ifterso , che narra
na per aarorità di Paufania attribuifce al Paufania con altri, da quali non hanno
Delfino il firabolo d'animo grato perche mai riceuuto bencfirio alcuno né be- -,

in Pfofelenc C»ttà della Ionia, efsendo nefitio chiamerò il bucargli delie miche
diiamato va Delfino per nome Simone di pane > ehc pet fcherzo C\ buttano , e
Q $ ooa
. . . .

3« Iconologia
non per alimento, perche il Delfino non ha impiagan9,iraperochc i piedi, maffiracil&
bifogno di quefto fapendofi procacciare nel- calcagno fono Geroglifico delle noftre terre-
l'ampio Mare il vitto da fé fteflo.e fé ha porta- ne cupidità, &
petòilnodro Saluatote volfe
io perfone» non l'ha portate pergratitudine lauare i piedi de fuoi difcepoli^ acciò che da
«nà perpiaceuole domeflichezzai il Delfino gli affetti teircni li mondaffe,& purificaffe^C
ha portato varie perfone indifferentemente, à Pietro che non voleua che lo iauafsci diffe»
folo perche è di natura piaceuole, trattabile> fé io non ti lauatò non haurai patte meco, Oc
6(:amoreuoleverfol'huomo. Perii chefiri- nella Sacra Genefi fi legge che Dio difse al
ferifcedaSolinocap.iy.oueroii. chenelli- fetpcnte tu tenderai infidie al fuo calcagno
to Africano appreffo Hippone Diarrhito, vn Li Greci ancora quando finfero, che Achille
Delfino fi toccare con le mani,e fpef-
lafl'aua da fanciullo attuffato nell'acque della palude
fe volte portaua fopra della fchena tutti colo- Stigia, non poteua in parte alcuna e(sere feri-
ro,ch^ ci voleuano caualcare-, tra gli altri Fla- to, fuor che ne i piedi, i quah non erano {lati
uiano Proconfolf, dell' Africa egli proprio Io lauati, lo finfero per manifeftare che egli fa-
loccò,c l'vnfe d'vngt^eti odori feri, ma dalla no rebbe flato perfettamente forte, valorofo&
uità degli odori Ci fiòrdi, e flette fopia acqua> feda proprij affetti non fufsefuperato,&: vin-
&
come raezo morto, per molti mefi s'aften- to, ne da quello fentimento è lontano quello
ne dalla folitaconùerfatione dal che fi com- che dicono di Giafone, che mentre andana à
prende, che non per interelTe di cibatfi, rnà torte il velo d'oro perde vna calza in vn fiu-
iblo per piaceuole conuetfatione gli guftatia me,!) quale folo tra tutti i fiumi del mondo da
trattare con gliHipponefi. Di più nfenfcc niunovenfoè offcfo, che vuol dire, mentre
Solino, &
Plinio infierpc nel lib.i?. cap.8. che che feguitaua la virtù, &
l'immortalità fu di
nel lerupo di Augufto Impcradore vn fanciul qualche parte de fuoi affetti priuo,& Virg.fcri
lo nel Regno di Campania adefcò vn Delfi- ue,che Didone quando era per morirejfi fcal-
no con pezzi di pance tanto con quello fi do- zò d'vna calzaj con quelle parole
mefticèjche ficuramente nejlc mani gli pa- Jpfa mola, mambufque pys altaria iuxta
fceua,pig'i.mdo da qucftaficurtà ardire il fan- Vnum exHtapidem vi/>clts,in vefle recinga,
ciullojil Delfino lo portò dentro del Laco Lu- Teflatur montura deost &
con/eia fati,
€rjno>&: non folamentc fece qaeftcmà Io có- Sidera
duireàcaualloda.Baiaper finoà Pozzuolo»óC E quefto fignificaj che ella era fpogliata,c
ciò pcrfeuerò pei tanti anni, che n'era giudi- libera del timore della morte, che è vn affetto
cato miracolo, ma morendo il fanciullo, il fignificato per il piede fcalzo
Delfino per troppo defiderio innanzi à gl'oc-
chi di ciafcuno mori didolorej& quefto fi co- APPRENSIVA.
ferma per lettere di Mecenate, Fabiano.&
Egefiderio poi fcrsue, che vn'akro fanciullo
chiamato Hernia portato medcfimamente à
DONNA
con chioma
ra,
giouane, di mediocre ftatu-
tirante al biondo,vefti-
cauallo perSaltoBiare da vn Delfinpjfù da vna ta d'habico bianco, in punta di piede, viuacc,
lepcntinatempeftafommerfo, SccoCì mortoi e pronta, in attitudine di ftare afcoltando al-
il Delfiiio lo rjpqrtqà terra conofcendo edere tri che parli-, che con la finiftra mano tenghi

flato egli cagione di quella morte, non volfe vn Camaleonte, &


con l'altra vn lucidiffìmo
più ritornare in mare , ma per punitione volfe fpecchio.
anch'egli morite fpitando al fccco, poiché li E' l'Apprenfiua vnaragioneuole, nata- &
Delfini, Cubico che toccano la terra muoiono-, rale parte dell'animo, med.'anre la quale le
Segno m
vero di natura piaccuoi^» trattabile, cofe,che ci fono rapprefcntate facilmente l'-
OC amoieuole.- .i . if .. apprendiamo, •& intendiamo .
E' p3r.te ragicneuolc, e naturale, perche è
A P P E T ÌT b. ,
propiio della natura ragioneuole,efsendo fo-
Vridice , che caminafidoi vi) ferpe gli lacncnte rhuomo atto all'apprendere j all'- &
I'j vn piede, fignifica (come narra
rar>r fichi intendere ogni,equAJunque cofaapprenfibi-
Pierio Valeriane nel Iib. 59.) l'fiumano Appe- ie, &
intclligi bile, e ht pelò diise luuenale <fe
sito, il quale gl'affetti deÙlaoimo fctifcono &c §,\i huommiparlaudo '\
r^'
. . . .

librò Primo. 39

A P P R E N S 1 V A.

& attiflìmi all'apprendere» Se all'ope-


rationi delle cofe intelligibili per il

feruoredcllifpinti.
Si lappteientad» mediccrs flarurSi
sì perche come difse Platone» le me-
diocrità è otiim» in tutte le cofe, si an-
cora perche la moderala ftatura delle
membra atguifce moderato tempe-
ramento de glihumorijcomerifeiifce
il Porta nel fuo belIilTimo trattato
della Fifonomia al lib.i.cap. i. e per
confegucnza buona altitudine all'o-
perationi dell'intelletto, efsendo ve-
tiffiroo quello che communementc
attcftano liFilofofi^che mores fequun-
tur temyeraturam corporis
Ha la chioma tirante al biondo
perche cefi fatta chioma dà molitic
della buona difpofitione , e capacità»
onde il precitato Porta nell'allegato
trattato lib;4.cap, 1 1. dice> Captili pla-
cide fubflauefcentes in difctplinis ca-
piendis prompitudinem, egregiam ani"
moritfp [ubttlitatem , & arttfictum tra^
dptnt .

_ Ha l'habito bianco perche fi co-


'
Venerabile foli me nell'atte della Pitturai! bianco è la bafe,e
Sortite tn^enitim, diiiirlorumque capacesy fondamento di tiitii colori cesi qucfta è la
i \

.é^tque exercendis-, capiendifque arttbusapti. bàfej è fondamentodi tutti li difcotfi,e ragio-


lì che lo dimofìiò Aiiftotele mentte figu- namenti.
rò' eiscrerBiiopio della natura dotato come Sr figura in punta di piedi, viuace, e pron-
d'tna tauclasraCs, nella ic^ual'eniére èdipinto, ta in attitudine di ftare afcoltando, per fi-
etuttéleco^cìdipingcrui fi pofsono. Imitato griificare ladifpofitione, e prontezza con la
poi dal Lirico Poeta nella fua Poetica dicédo. quale fìà fempre per apprendere, inten- &
format entm ntttkraprins ms irtfm adomnest dere.
Fortutiarum habitus . ^ Tiene con la finiftra m?no il Camaleonte*
Et apprefso Hotnero viene ancora efprefso perche in quella guifa che il Camsleonte fi
l'ifterso, rrien tré introduce quel Phemiomu- cangia in tutti i coioti quali s'auuicinafle-
•.•l'i

fico fcgnalarif&mo à dire . Mea


/ponte didtci, condo che fi legge apprelso Aufìoicle nel li-
Deus enim v aria s artes animo meo tnferuit bro della natura de ghnimal!) cofi quefiafi
E' patte dell'animo perche mediante que- trasforma in quei ragionamenii,edifcorfi che
fto fappiamo, mediante quefìo intendiamo, livengono prcpofìi
&' apprendiamo. Tiene nella deftra lo fpccchicperche a gùi-
irfigura giouane, perche come dice Aiift. fo dello fpecchioclla impronta in fé ftefsa<5d
nel 2. della Rettorica nella giouentù hanno in fé ftefsa appropria le cofe tutte, le quali el-
gran forza gl'affetti* &ifenfi fono più viuaci. la afcoha,in tende & apprende

C 4 ARCHI-
. . .

40 .,v Iconologia

ARCHITETTVRA MILITAI^E.
Gli fi dà la collana d'oro con il Dia^
mante peccioche fi come l'oro fra i
metalli è li più nobile >cofil'Architety
tura militare fra lefabricheè dimag^
gior (lima,& valore , com'anco il Dia^
manteàl quale fra le gioie è la pia dura»
& fortetcofi parimente la fortezza>è la
più nobil gioia del Ptencipc , cottìc
quella che l'afiTicura da i colpi dclne^
mico.
Tiene con la deftra mano la bufiuU
la quale è diuiTa in 3^0. gradi con la
fua calamità) per efier quella che opera
tanto fecondo i venti» quanto fecondo
la pofitionc che ficonuiene di forma-
re la fortezza>& è anco quella che prea
de le piante di efiafortificacione
La tauola con la figura fopradetta fo-
pra la qu;.le è la rondine , fignifica che
volendofi fabricare la fortezza , fi deue
efaminare bene il fito 1 de torre la pian-
ta,& fopca di quella formare il difiegno
fecondo il bifogno di quanto s'afpct-
ta all'opera di tanta importanea>6c imi>
tare la rondine percioche come narra
Pierio Valeriane nel ii, libro de ifuoi
DOnna colori,pott€ià
d'cià virileweiìiia^nobilmcntc di Geroglifici per efla vuole che fign>fichi vn*«
varij collo al vna catena huomo che fia (ludiofo > dato aU'cdifìcafc* &
d'oro co vnbclUflìmo Diamante per gioiel- Oc che babbia fabricati grandi edifici) , come
lo , terrà con la dcfìra mano la budula da pi- anco Ca{lelli,Città)& altre fabnche d'attej&f
gliate la pofìtionc del fito>& con !a finiftra v- d'ingegno.
na tduoia , che vi fìa defcritto vna fìgurad'v- Gli fi mette a canto lazappa& il badile;
na fortezza efagona la qual forma é la più percioche fono hdui primi fìrcmcn ti per <ht
perfetta fra tutte le fortezze regola ri/opra la t^ficarc,colnc quelli che principiano ifoflJ,
quale fìa vna rondine, d: in terra vna zappai & fondamen ri , com'anco per efpupnatio-
li

&vn badile. ni conducono fotte alle fortezze 1 nemici


Il fortificare non e ftaio trouato per altro delle trinciere.
fé no cbc i pochi fi poffòno difendere da mol
tijcom'anco per raffircnarc i popoli tenere &
ilnemico lontano » de perqucfìo la Fortifica- f^ecU BetjfMokmia
lionc cfìaTa tenuta non folo artc^mà fcicnza,
perche è quella che inuefliga ranto ntilc dif- ARCHITETTVRA.
fefcquanto
prencipe > &
ncll'cfìTcfc afiiicurandoil (l^r del
popoli mficmc •
DOnna di matura era con le braccia
i igrudc, &con la verte di color can-
Si rapprtfenta d'età virile, perche in cflfa è gianrcrengain vnam;'nn l'arch/pendolo.^
la vera perfcrticne del fapetc > oue confiftc la il compafio con vnofqu
.dro,nciraItra tenga
difefa^éc vtile vniuetfale vna carta >dcut-fia difcgnata la pianta d'vn
L'h abito nobile di varij colori denota Tin- palazzo con alcuni numeriattorno.
tclligenza delle varie inuentioni che corJi- Dice Vitruuio nel principio dell'opera
(lono ne ila f-dbric a militare i fua,chc TArchiietiura è fcicnza, cioè cngri-
tiore
. .

Libro Primo r 41
tione di varie cognrtioni ornata «per mezzo Tempre l'occtito alla conlìdetatioiie del ceni^
de4la ^uale tutte i'opeie delle altte erti (ì tro ,dal qHale (i tegola la pofitione durabile
pcttettio«i?no.£c Platone diceuajche gli Ar- di tutte lecofe* che hanno grauità , come (I
chiteiti fono {opta'&ìnv à quelli, che cflcrci- vede chiaro in tal profcfìTione |)er il bello
tanancgl*att»fici)>td c'aeèfuo proprio offi- ingegno del Signor Caualiere Domenico^ <

tiofrà l'arri dinfegnareidiraofttarej difìin- Fontana t e di Carlo Maderno > huoroini di


gueiC9 defcriuerc, limitare, giudicare ,& ap- gran giudirio, & di valore »Ia{?andoda par-
prendere l'altre il i^odo da eda . Però e fola te moltialtri, che fon degni di maggior lo-
partecipe ài docuRaentid'Aritmetica,e<jeo* de della mia . Et fi dipinge d'età matura *
metriat dalle quali» come aticordiile Daniel per molUarc l'erperienza della virilità eoa
BeruoicommcntarM, ogtfartifitio prende la l'altezza dell'opere difficili,6c la vefte di can-
iua nobiltà.Perque Ita cagione tiene Ufqua- gianteè la concotde varierà delle cofe , che
dra, 8c il compaflo * iftcomenti della Geome- diletta in quell'atte all'occhio > come all'o-
ttia,& i numeri, che appartengono all'Arit- recchio dilettano le voci fonerò nell'arce
cnecica , fì fanno intorno alla pianta d'Archi' mufìcale.
letpura.che erta tiene nell'altra roano Le braccia ignude mofìrano l'attione,che
L'Archipendolojouero perpendicolo ci di- fa all'Architettura ritenere il nome d'arte, ò
chiara» che il buono Architetto deue hauec d'actifìtio.

ARDIRE MAGNANI MO, ET GENEROSO.


ignudo» il che allude al generofo
ardire di Lifimaco figliuolo d'Aga
code nobile di Macedonia , vn &
de fucceflbti d'Alefsadro Magno,
che per hauer dato il veleno a!
fuo Maeftto CalUftene Filofofos
dicBandatolidalui per leuarfi dal-
ia miCeria della prigionia,in cui l«
haueua cófìnato Aiefsàdroj fu da*
to à diuorare ad vn Leone j ma c5
l'indegno fuperò la fiera, cófìda &
toh nella fua forza, il deliro brac*
ciocche egli Cegretamente s'era ar«
matO}Cacciè in bocca alLeone,6c
dalla gola li cralTe per forza la ha-
gua,rellandone h fiera fubitamen
te morta , per lo quale fatto fiì da
indi in poi nel numero de più cari
del Re Alc(Iandro,& ciò gli fu fca
Ja perfalire algouernode gh fia-
titi all'eternità della gloria . Vo*
lendo rapprefentate quella figura
à cauallo in qualche mafcherara«ò
in altro, fé gli farà la lingua in ma*
no , & il Leone morto lopra il ci-
miero
YN
.

Giouane di ftatura robufta > e fiera jirdire vltimOi & necejfario .

in vifo, delho bi^ccio arma-


hduerà il

to colquale cacci per forza con gagliarda at-


litudme là hngua ad vn gran Leone, che
H Verno armato di tutu
ualio,ò à piedicon
niano,intorno allaquale
la
armi, ò Ca à ca-
le
fpada nella delira
quello morto*
vi farà
gli ftia fotto le ginocchia ; il reftante del Fer Tela per JHojìes
corpo farà difarmato > & in molte pani Nella finillra mano vno fcudojoue Hia fcol-
pito,
. . . . .

47 Iconologìa
pito, ò cfcpinto vn cauallietcche corra à tut- auuenircjò per opera dclttra,ò della fperanzai
ta briglia contro l'arme lanciate dai nemi- ò pct la poca confiderationc dell'imminente»
ci con flnimQÒdifcamparc combattendo, ò poticelo, non per amor di quel veroj& bello»
ài reftar morto valorofamente fra i nemici che è fine de l'a virtù. '

Et intorno all'orlo di detto feudo vi farà L'armatura, &


lafpadacol motto, «loftra»
fcritroquelverfodi Virgilio: nojche gr.in rcfiftenza è neceflari)(lìrt[ia in o-
Fna falui vi^ìst nuHam fyerare falutem gni pcticoìo.
Queftcche noi diciamo vltimo,& necefla- Et lo feudo còl cauallierojche corre contrà
rio Ardircè vnacerta (petie di forrezzi impro rhemici, moftra quello, che habbiantò detto
pria così detta da Ariftoce!e,perc,he può e(fc- cioè, che la difpetatione è molte volte'cagioi
rcj& fuol elTere porto in e pera ordinariamétc ne óì falutc, ma non di verajói perfetta for-
ò per acquifto d'honorcjò per timore ó\ male tezza, come fi è detto

A R I T M E T I e A.
Si rapprefenta di bellifTìmo afpetto
e(Tendochela bellezza, pcrfcttjone &
dei numeri alcuni Filofofi credeuano
che daefid tùttelecofe fi componete-
ro» tea quali Pitagora JFilofafo diffe cho
la natura de i nutiTcri tfafcorfe per tut-
te le cofe, &chelac6gnitiònedieffiè
quella vera fapienza quale verfa intor4
no alle bellezze prime,diuine,mcorrotf
te, fempre èffiftenti» della cui partici-
patione fono fatte belle tutte le cofej&
Dio dal quale non procede cofa > che
non fia giufta , il tutto fece in numero*
in pefo,& mifuia.
Si fa d'età virile, percioche fi come
inqueft'etàèlavera perfettione» così
oeir Aritmetica è perfetta nella qualità
fua
La diuerfità de* colobi dimoftra che
queft'arte dà pftncipio à le difciplinc
Mntema.tichepet clter quella che apre,
la lìrada alla Mufica > alla Geometria >
&à tutte l'altre fimili.
Glifi dà per ricamo del veftimento
le fopradette note muficali, petcìòchc
da tutte le confonanzemuficahlepro".
DOnna di fingolat bellezza, d*età virile portioni Aritmetiche nafcono.
veftitadi diùetfi, & vaghifTtmi colori, Il moto ch'è nell'eftremità delle vefte PAR,
6c fopra detto veftimento vi fieno come per & IMPAR, dichiara che cofa fia quella che
ricamo la de le nore di mufica,& nel-
varietà da tutta la diuerfità de gli accidenti à queft'ar-
l'eftremo di detta vedevi farà fctitto PAR, te» & tutte le dimoftrationi
& IM PAR, & che con la finiftra mano Tiene con la finiftra mano la rauolafopra-^
tenga con bella gtatia vna lauola piena ^c , detta, & con l'indice della deftra moftra i ntifc
rumefi,& con l'jndice della deftra moftiì det- mctifodetti, per notificare la forza loro > OH-
ti numeri. de Proclo fopra il Timeo ài Platone narra à
Aritmetica, è voce Greca perche il nume- queftbpropcfitochei Pitagorici afiegnarono
ro nel qual confifìe queft'atte,^ da loro chia»^ quarto ragioni de numeri, la prima Vocr,le,la
liiaio Arithmos. ^-'-A
qi/ale fi troua nella mufica^enc* vetfi de Poe
ti»
. . . . . .

Libro Primo *.
4^
ti* La feconda Naturale che fi troua nella coni Diuina che fi troua in Dio, e ne gli Angioli, &
pofitione delle cofcXa tei2aRa"on,2le,che fi quefto baftì intorno à quefta materia pec non
troua nell'anima, &
nelle fue parti, La quarta edece tediofo nel dire

A T .1 A, .
...
f^jà ."'^
n]t- ' "^ -

Il fudetto veftimento & Io ft^rci Tede


re in vn ricche feggio con gran maeftà
è rapprefenrareil fuggetto della nobiltà

gran conditione, chepec


di pei fon e di
fegno di ciò poita in capo la Corona
d*qro.
Gii fi dà il mazzo delle verghe ligatc
infieme» per fignifìcare.chc la Republi-
ca deue cflTere vnita per mantenimen-
10) &beneficio publico, onde Euripide
óicejnte/ìmum oboriri hellum folet homi*
gibus imer cittes flciuitas dtffenferii .
Et Salluftio In hello ittgurtino, anch'e-
gli così dice
Co ncordia parm res crefcunt difcordia
maxima dtlabuntur
& Cicerone nell Epift. ad Attico.
Nihtlviro hof30,& quieto^ &bomciui
magis conuenit , quan* abeffeà cinilibus

controuersijs
Tiene la ghirlanda di Lauro, per di-
premio che foleuano dareà
moftrare il

quelli ch'haueuano oprato in benefi-


cio della Republica virtuofamente fi co
me per il contrario il caligo; il che fi di-
me ftta con la fcure che gli ftà acanto.
d'ambi , honorati & Onde Solone fopra di ciò Rempuhlicam dua- .

habin veftita; Ibrà à federe con gran bi4S rebus comineri dtcebat, pr<£mio,0* p<tna,8c
maefiàinvnfontuofo.&ricchifiimofeggio,^ Cicerone 3. de natura Deorum.
incapo haueiàvna Corona d'oro, che con la Nec domus nec Refpublica (ìareyotefì-, fi in ea
deftì a mano tenghi vn mazio d' verghe vnite me reti e fatìts premia efjent vlla, nec fupplicia
iufiemc&vnaghirlanda d'i.lloro.&conlafi- peccatiSìèc-olontCohui dire.
niftra vn morione che dalla parte defìra vi fia
-,
Jllam ciuitatent optimehabitari, in qua viras
vn bacilc>&: vnf3c;hetto pieno dimonered*o- ,bonos honoribus fiffict; cantra autem improbos
ro, gioie, collane, &: altre richezze, & dalla fi- 'pAnis rfios fuerit
niftr,5 vr»a fcure ; gouerno d'-
Aritocraria è il Il moncncche tiene con la finiftra-,il bacile
huoaiini nobili guidato d loroconordine v- &i.Ucco pieni dimonete d'oro, con l'altre ric-
guale di legge di vjuer«, & di vertice , diftti- chezze denotano, che fenzalelor armi,& da-
buendo à ci'ft uno con pari bilancia le fatiche nari, mahmente fi conferuano le Republi-
&gl'bonori, lefpefe, &g]'vtilicon l'occhio che, emalìra di profondere anco li danari,
femprèal comunbeneficio,a|ia perpetua vnio perche per conf.ruare la liberrà non fi deue
Jie,& augumento dello ftatdìoro. rifparmtare la robba, polche come dice Ho-
Si fa d'età virile cflendoche ineffaè vera T?tÌO,
perfettione, lUùengache congìudftio fi mette Nvn bene prò totoUbertas venditt^r auro
in efecutione quanto s'afpetta al gouerno del-
la Republica.
ARMO-
. . .

44 Iconologa
ARMONIA. A R M
Come dipinte in Ftrenl^ dal Gran
E.

Coi^e dipinta in Firenze dal gran Dac& Duca Ferdinando,


__, ,
Ferdinando. ^ ,
HVorao armato, d'afpetto ttetncndo,coft
mano tiene
l'elmo in capo,con la deftta
VNavaga>& belladonna) convna Lira vn itonco di lancia pofato allacofcia,& con
doppia diquindici corde in manojin ca la fin idra vn feudo m «nezo del quale vi è^«
pò hauerà vna Corona con fette gioie tutte pinta V n» ce(l;t di lupo
vguali, il vedimentoè di fette colori, guarnita Efsédo queft» figura (ìroile a quella di Marte
d*oxo>&; di diuerfe gioie .^ . ,. £ potsà tntédere pcnai!aime,come Dio d'eiic*

A R R O G N Z A.
fe> che fi prendono in poco giuditio*
ll-pauonefignilìca l'Arroganza cfc
I fere vna fpctiedi fupetbia>& il dito
'
altol'oftinatione di mantenere lapto*
pria opinione quantunque falfa j &C
dal comun
parer lontana>ftimandoiì
mokoj& fprezzando altrui . Et cosi
ancora dipingeuano gl'Antichi la
Pertinacia) che è quafi vna cofa ixie«
dcfima con l'Ignoranza.

ARTE.
DOima di età confiftente,fuccin-
di color verde.
tamcnte veftita
Nella mano (ìoiftra tenghi vn palo
fìtto >n terra al quale vi fìa legata vna
pianta ancor nouella, e tenera,&neU
la mano dritta vn pendio, &vn fcar-
pello.
L'arte è vn habito dell'intelletto,
che ha origine dall'vfo daprecetti.ò
darag»oni,che generalmente fi efler-
cita circa le cofc necedarie all'vfo hu-
mano>Qiicfta difiSnitione è cattata da
Diomede, da Arift. nel 6. deli'Ethica»
& da S.Tomafo i.£.q.57.mà per cfplì
DOnna veftita di color di verderame, ha- caria à parte, diremo che queftonome Arte
uerà l'orecchie d'afino , terrà fotto il può Hgn jficare tre' cofe. Prima il Concetto,©
braccio finiftro vn.pauone,& con la deftra ma firn jlitudinc, cioè la im3ginata,& conceputa
«o alca raoftierà il diro indice fiìtnìa delle cofe nella menre, &
in quefto pri-
L'arroganza e vitio, di coloro, che fé bene mo modo diciamo che è hàbito dcll'intellet-
fi conofcoiio di poco valore, nondimeno
per ro; Scconda,il magifterio,o artificio con quei
parere a/]ai predo à Kl'.ilm, pigliano li carichi modi nell'opera cfpreflo,có li quati era nell'in-
d'iraprefe difficili, & d'importanza, & ciò dice re Ile tto l'Arte come habito, Terza l'Operajò
STomafo i.i.q.\i2..An,i. ^rrogans efl^qui f- rEffctto con l'Arti fino forroatOiSi che diremo
iti attribuita quod non hahet , Però con ragione l'Arte edere nella Mente, ilMagifterio nella
fidipinge con l'orecchie dell'afino, nafcendo Vifta, & l'Opera nell'Effetto
^uefto vitio dairignoranza,& dalla ftohdezza, L'habito poi dell'mtellctto, è di due fòrtiil'-
che non lafc/i». prendcitii fuccetCo deii'imprc- habito fpeculatiuo> che d lacontemplatione»
il cui
. ,

Libro Primo. 45
R T E.

cedario lo dfce Arift. lib. i. Me»


taph.cap. I Verum vfu atque exet
cttationehomimbus ars» Scim- &
tia camparatur» il che anco con-
ferma Vcgetiohbro fecondo dc
re militarii Omnest artes omnia"
que opera quotidiano vfu, & iugi
exercitatione proficmnt.
Che l'Arte poi babbi bifogno
de precetti, 6c ragioni, non e da
dubitarci però diremo» che li
precetti delle Arti fono cauati dal
la lunga efperienza il che accade
in tutte le Arti Mecaniche dalla
natura loto come accade nella
Pittura j Oc dalla ragione come
accade in certe Arti che nò fì di-
cono Artijfe non impropriamen-
te participando ede più tofto di
fcienza che di Arte-,Come la Me-
dicina,che fra tutte le altre cono-
fcc res per fuas caufas t non e^
fendo altro lifapere che conofce-
re le cofe per le fue caufe come
dice FilofofoiAnzi non (ì trooa
il

Arte alcuna che non habbia le


fue regole, &
ofsetuationi,6i per
il cui fìne è la Scientia, del quale per bora nò queftodicc, Diomede che fi dice, j^rsqttitt
pailiamo^L'altro è l'habito dell'intelletto pra- arUis prAceptiSi &
re^tiUs cunEla ccncludat .
tico ilqualehàduefìrade per confeguire il
',
Che fi trouino Arti che fi ferumo delle ra»
fuo fine che è l'Opera \ La pcima è PEflercitio gioni lo dice anco riftefso Atift. con l'efscra-
continuo nelle cofe fattibili» dal quale nafce ip\oàQ\\zVoQ(\2L\ìh,i.Voti.ArsToeticaefiars
l'habito facendo l'intelletto habile, &
pronto rationalisySc veramentcfc ben pare che tutte
nell'operationi*, L'altra parte è la PrudenzaJa le Arti habbino per fondamento l'efperienza
quale ordina la verità dell'opera, &fa che 1'- come fopra habbiarao detto, bifogna anco
Àttefìcefia regolato nelle fue attioni . Hab- chefiano accompagnate dalla ragione fenza
biamo detto, che ha origine dall'vfo, precet- della quale niuno artefice potrà bene opera-
to,© ragione doue è d'auiiertirc che quefta re. Onde Triuerio nel Apophtegma 12. dice.
parola vfo può fignificaredue cofe. Prima l'e- Quanto fortior dextera manu /ini/ìra,^
fpericnza,Seconda l'effercitatione dell'artefi- Tanto potior efl ratio ipfa experientia
ce: Chel'cfperienzafianeceflaria, lo dice il Di querta ragione hanno bifogno le 'Arti
Filofofo lib.2. demonjìrationum ex ipfa expe- liberali, &
più nobili, le quali fi ponno chia»
rientur omnis artts > &
fcientk princtpta , & roarefcientie pratiche, cioè confermato da
Manilio Poeta. Ariftotele <5.Ethic. ^rseft habitus quidam fa-
fer varios vfus artem experìentia fecit ciendi cum vera ratione, &c al i. della Metaph.
Exemplomonflranteviam ^rieflopens rattot il fimile paté che dica S.
Et il Cardano nel i.lib. delle contradittio- Tomafo i.2.q.37.art.3.
ni cofi dice . jib expertmemo prodit ars, eum u^rs efl refla ratto fa^tbtlium
anima fueritconfirmatum. Che l'vfo fignifi- Habbiamo detto che generalmére fi efser-
chi ancol'Effercitio, &
che .fia nell'Arte ne- cita, per intendere i'habito dell'intelletto in
pocen*
.

46 icohologijL
potenza operate,
acj &
non l'atto cioè opera ranzàldel honòrc,Ttilc,& guadagno.che l'ar-
da quella più tofto fi può chiamare
dell'arre, tefice tiene di riportare delle fue fatiche,Ter-
cfpecimento dell'Arce eflendo vna tofa pirti- i^'petfignìfìcare li fréffchcwi-tfefh.uentio-
coIar«,& per queftodidc il Filofofo al loco ci ni,laviuacitàdetl*inoegno,& le gionanilifa*
tato. Ars ejl vnwerfdium experientiaautem ciche, che in^rn buono arrcfioefi ricercano»
farticulAnum.hi\a\mtnx.c diciamochc fi edec oltreché ^nco può fignificare vna pazienza»
cita circa le cofeoccenatie al viuere humano,- ò voghamo dir pertinacia, che femp.efi fre*
& perche le cofe necefsatie al viaer humano fc,a>e verde neiroperarei & à queft figmfica- >

fona mòltej& varie, qtiindiè che le arti fono to piglia que^o nome verde, ri Pscrarca,
anco varicj Atift.le diftiufe in tre forti mencie Ver far fempre mai verde i miti defìrit
difse.'y^rj vtens vt nauigt^fidu peritia,operanst Si vefte di habito fuccinto e me habito
vtque fecat ltgna> Ó
imperanst vt Archttet" più comodo alle fatiche manuali
tura » Platone le diftmfe m
due cioè qtnx, fa- , Il palo con la pianta tenera, &
nouella fi-
cmnt oper£y& qtu opertbm vtuntur . gnifica l'Agricolrura, Arte della qu le ne vien
Ma per bora non voglio pigliamo iltradi- airhuomo tutto l'vtile quale licemmo difo-
ftiniionc fé no quellache fi piglia dalla caufa pra ellere vna fpetie del bene, cheèfinc, e
finale-, Dicemmo Natura
nella figura della meta dell'Arti, Quell'Arte da Xenofonte fu
che il bene, & pecche
fine della natura era il chiamati tra tutte le altre preci anffima.iulla
FArte è imitatticc della Natura non farà me- quale viene fomminiftrato all'huomo quel
tauiglia fé anco il fine dell'Arte farà il bene. che per il vieto è n -cel]ario, fenciamo Cice-
l'i

11 bene fecondo il Filofofo l1b7.Ethic.cap. rone r.de offici). Omnium rerum ex quibus
II. è di due forti, aUerum,qmdahfolute,& per aliqutd exquiritHrmhil ejì A<i_rtcoltura melius

fé botium fit, aUemm quod alìcui


bonum fu &C fiihil dulciHs, nthil vberius mhtl homine Ubero
vtile. 11 primo farà il bene che fi chiama ho- dtgmus .
ncftoj il fecondo che è per feruitio dell'huo- Ma per non mi cftendere più oltre in nar-
mofarà l'viile, &il dekttabile,&cosi dire- rar la vcilità,& nccellìtàdidetca Artebafta-
mo, che tutte le Arii,òfi efseccitanom cofe rami addurre le parole di Victuuio al 1. libro
vtili, ò necefsarie al viuec humano, ouero in d'Atchirettuia.
cofedelcttabili. Etenim nutus infansftne nutricts laHenon pò-
Hora per efplicare la figura>diciamo che l'- tejìalii nequeadviucrefcemis gradus perduci

Arte fi dipinge di età virile, prima perche vn ciuitas fine agris, O" eorum fruSttbus non poteji
artefice giouane non può hauete efperiéza di crefcercinec fine abundantia cim frequenttamt
molte cofe, per non hauete efsercitato molto habere populumque fine copia tueri .

ccpojil vecchio poi per la debolezza delle for- L'altra fpecie dei bene, era il delettabile co
ze nò può metteceineftecutione quello che me habbiamo detto; Ma che cofa fia al mon-*
con la fua lunga fatica ha imparato, il che ac- do più vaga, &
delettabil della Pittuia. &
cade particolarmente nelle Arci Mecaniche, Scoltura? quefte voghamo fi^nificare perii
& come dice Xenofonte in occonomo (par- Pentieilo,Ccfcatpello, chelaprcfenre figura
lando delle Arti Mecaniche)£«^r«4m74^<?r^ tiene inmancAttiin vcronobihlIìme,& mai
ntembris neceffe efl animos debilitari» quo- & à pieno lodace,Oade la nobil fcholadi Arhe-
dammodo laboran . ne nel primo grado delle Aiti liberatila collo
Sivefte di coior verde per molte ragioni, co delettabile è dico la Pittura per efserc im-
Prima perche per mezzo delie Arti tutte le co micatctce delia noftra commune maeftra non
fenecefiarie al viuet humano végono à rifarfi Colo nelle cofe rangibili, ma in tutte le vifi-
di nuouo, quando per l'ingiuria del rempo bihancora,rapprcfeiu andò con la varietà de.
vengono cófumateà guifache la Natura ogni colon tutti lioggecnfenfibili, pióìuraefiom'
anno riuelìe la terra di nuoue berbetce, & li nim qu£ viuenturtmitatio dtfseXcnv»ioi»t,CM^
alberi di nuoue fiondi, Seconda pecche l'ar- Platone lib.^^ fulcro, Ptclurà opera tanquam
tefice deue fempre (lare con fperanza di ve- yiuentia extant
nire a maggior petfettionc delle fue opere,&: La Scoltura poi tutte le membra intietc
in ciò mertece ogniftudio, & diligenza, fc formando* non altrimenti di. qttello che la.
non vogliamo anco dite>che fignifichilafpc» Natura palpabile fa> non folo l'occhio, ma il
tatto
. . . . . .

Libro Pplmo • 47
tatto ancora pienamente fatfsfa, Onde que- loro proue alla dimoftratione del circofoje dz
fle due nobiliffìmc Arti fi ponno forelle chia- cfib riceuono le loro ragioni,& il loro fìabili-
niare come nate da vno iftefTo padre »:be è il mento,&: però C\ dipinge l'Ai te con la mano-
DiflTegno, & hanno vn ifteffo fine cioè vn ar- ,& con la lieuà,le quali hanno la forza lo
uella
tificiofa immitation della Natura rodalld bilancia, & quefta l'ha dal cireolo»
jìrte come ferine Aiifì.nel librodelle Mecanichc.

M Arrena con vna manouella,& vna lie-


ua nella mano deftra,
con vna fi^imma di fiioco
&
nella finiftra

Tutte l'arti che vfano inftrumenti,&: ma-


menro
La fiamma del fuoco fi pone,
principale delle cofe artificioferperchc
confolidando, ò mollificando le materie»Ie fa
h ubili ad edere adoperate dall'huomoin mol
come iftru-

chine(che fono mo!te)riducono la forza delle

ARTI li ellercitijinduftriofi

I C
tura, &
IO.
le
..

facendedifficilifllme corr
poco sforzo mandate àfine delI'Ar-
gano,&. altre machin--, Antifone Poe-
ta in quel verfo il qual cita Ariftotele
nelle Mecamchec'infègna, che noi
per via dell'Arte fuperiamo quelle co-
le alle quali pare che repugni la ftefla
Natut^^ della cofa,impcroche raouia-
roo dal fuo luogo edifici) grandiflTimi
adoperando l'Argano
Moftrando ilcopello dell'Api ca-
rne dicemmo,e (Te ndo,c he qutfti ani-
mali fono il geroglifico dell'Artificio,.
& delTa dihgenza, e però ben difse
Salomone.
! Vade ad apem, & di/ce ab ea quam la*
bortofa fit operatrix.E Virgilio anch'e
gli eJegancfmentc defcriue l'Artifi-
cio, & induftria dell'Api, nel primo
dell'Eneide, & più copiofamenre nel
4.de!ld Geotgica cominciando dal
principio àcui rimetto al Lettore,per
che andarei troppo à lungo, baftì di'
re,chevoIcndo cantare dell'Artificio,
induftria naturale dell'Api Virgi-
Si.

lio inulta Mecenate ad vdire cantare

HVomo e on habito ricamato,6ccon mol


te Artificio fatto, terrà la deftra mano
di talmateria,come dicofa g!à'ie,& mirabile..
Hanc etiam MàLcenas afpice partem
poi-ufopra vn'Aìgano, ^'con il ditoindfce Admi randa ubi Uuium \pdìacula rerum
della finiftta mano moftri vn copello.chegli Magnammosq; ducestottusq; ordine gentis
Ala à canto pieno d'Api, de quali Te ne ved.à. Mores> or jìndia^Cr populos, & Prdia dica .

fopra detta fabric^ & molte volare per aria .


Si velie d'babito nobile, &artificiofo per-
A S T 1 N E N Z A.
che l'Arte, éper (ènobsle, che feconda Na.- DOnna, che con la deftra mano fi ferri la

tu'a fi può chiamare bocca, Si con l'altra moftti alcune vi-


Si dipinge
che ter.ghipofata la deffra ma»- uande delicate ccty vn motto, che dica.
ro eHendo qut l'o per il qii .ile
fopra l'Argano, A^» vtor ne ahutar
d'nìoftriamo l'trtificio con hu nana induftria Per mnftra»e^ che il mnngiar ccfe delicate-
rJtroQjtoi! qii'lc vince di gran {ungala Na- fa fpefsc5-& facilcnente precipitare in qualche-
errorci.
. . . ,

48 Iconologia
crrore.come Taftencrfene fa la mente più atta f^t mceant homini credas memor illius efcét
alla contcmplatione,& corpo più pronto
il Qudt flmplexoltm tibi federit, ac fimulaffts
a]l'(jpere della virtù, &
però diccfi efTct l'Afti- Mifcuehs elixa/ìmul conchylta turdis :
néza vna regolata modetation s de' ciWi.quàto Vulcia [e inbtlem vertent fiomacoq; tumulti^
s'appartiene alla fanità,neccffità, qualità del- Jjentaferet pituita, vuies-,vt palltdus omnis
le perfone, che porta all'animo, eleuatione di CAna defurgat duhta ? qum corpus onuflum
mente, viuacità d'intelletto, &
fermezze di H^fierrnsvitùs ammH quoq; prdbgrauat vria
memoria, & di corpo fanirà, come bene mo- uitqi afigit humo dtuina particulam aur^
flra Horatio nella Sat.2. lib.i. così dicendo ^Iter ihidi^ìo cittus curatafopori
Recipe fJttNc vt^us tennis, qu(Z quàtaq; fecum Membra dediti vegetus pr<y cripta ad ntH'
jifferat m primis tvaleas bene.nam varidi res nia furgit .

A S S l D V I T A'.
Come depinta nella Sala de Sguizzeri nel Palazzo di noftro Signore
"
' '
' '
'
ftelle.lcqualificonfideranoinque-
ft'attccomecagioni de gl'effetti c6
tingenti deirhuomo,ò della Natura.
Et dipingefi di color celcfte, per-
che nel Cielo fìanno fide le ftelle,&
di la su eflcrcitano la forza loro, &
per moftrare difficultà dell'appren-
noni per la tanta lontananza le fi
fanno l'ali le quali ancora fou ente
non battano, &
per queftoracdefi-
mo vi fifa l'Aquila.

Lo Scettro dimoftra,chele ftelle


invn certo modo hanno fpecie di
dominio fopra li corpi fubluBari,&
con queftorifpettofono eonfidera-
tedall'Aftrologo.
u^flrologia.

D Onna veftita di color ceruleo»


con l'Aftro labio,& con vn li-
bro pieno di ftelle,& figure Aftrono
miche,& vn quadrante, altri ftro- &
mcnti appartenenti all'Aftrologiajà
gl'homeri haurà l'ali, per dimoftra»
re, che ella ftà fempre con il pcnfie-
ro elieuàto in alto perfapece, Scia-
tender le cofe celeftì
VNa mani le
Vecchia,la quale tiene con ambe
vn tempo d'horokìgio & à , DOnna
u^[ir elogia .
veftita di color ceruleo , haurà
canto vi è vno fcoglio circondata da vn ra- l*ali à gl'homeri, nella deftra mano ter-
Biod'hellera. rà vn cópalIo,(^ nella finiftra vn ^lob.i cclefìe.

ASTROLOGIA. Vefìcfi di color ceruleo, per dimoftcnrc>che


quefìa fcicnzaè pofta nella contcmplaiione

D
ipalle
Onna
corona
l'ali,
veftita di c^lor celefte
di ftelle
nella deftiamano rtrrà
con vna
in cr>po» porterà alle
vn fcertro,
de' corpi celefìi.

il
Se le dipinge in mano il globo celefte, con
compano.pereflìer proprio il fuo mjfurare i
nella lìniftrai'na sfera, &à
fan to vn'iquila. Cieli* & coofiderarclemifurede'loro rnoui-
Aftrologia the e parola venuta dal Greco, raenti, & leali àgl'homenfi pongono perla
Cuoiia cella noftra lin<^ua ragionameuto di ragione già dttta,
ASTRO.
, . . . . .

Libro Primo A9
A S T' R : O ' nj o m I a.
d'alcun'altti) è molto differente dal* A-
(\rologia,percioche quafi come Thco-
lica tratta del Mondo in vniuerfale»
delle Sfere, & de gli Orbi in pattico*
late, del Sito, del Moto , e del Cotfo
di quelli, delle Stelle fiile , de de gli a-
fpetti loro, della Theorica, de i Pia-
neti, deirEccliffi, dell'Affcde' Poli,de*
Cardini celcfti,de i Climi, ò pioggie
degli Hemifperi, de* Circuii diuetfis
degli Ecienttici, de* Concentrici, de»-
gli Epicicli, de' retrogra<tationi,;d'Ac-
ceffi, di Receffi, de Raptt, 6c d'altri
moti & cerchi de moti, con miiraU
ttecofe, pertinenti ài Cieli » & alle
Stelle. i

ASTVTIA. INGANNEVOLE, f

DOnnaveftitadi peli e di volpe, e


carnagione molto rofla»
farà di
lenendo vna fimia (otto il braccio.
L'AftUtia come dice S.Tomafo i, u
q.jf.art.3.èvn vitiodi colorcchcpCE
confcguitet}uel che defiderano, fi va-
gliono de' mezzi non conueneuoli »
però fi dipingerà vedita di pelle di
DOnnaveftitadi Color pauonazzo tut- volpe, eflendoqueft'animaleaftutirtìmo', &
to {Iellato » con iJ vifo riuolto al Cielo» penale ancora è conofciuto da Efopo nel-
che con la de ftra mano tenga vn*Aftrolabio, le fue fauole » adoprato in quefto propofico
&c con la finfftta vna tauola oap fìano diuecfe molte volte.
figure afìronomiche Della Simiaftriue Ariftotele nell'hiifotia
Aftronomia è regola,che confiderà la gra- de gl'animalijche è aftutiflTima
dezza,& i moti de i corpi fupetiori cioè i Cic La carnagione roda per detto delmedefi*
li>& tutte le ftelle.. mo Ariftot.lib.4.de Fifonoraiacap.io.fignifi-
IJ veftimema di colore pauonazzo tutto ca Aftutia , perche il bollimento di fanguc
ftellato ne dinota la nottc»ne Ila quale fi veg?» ferapre geneVa nuoui rooftri nell'anima , fa»
gono pm facilmente le ftelJcnon ellendo ci- cendoneirbuoiiioil (angue quello, che fa il
le tifleflìc da i raggi del Sole,& perciò fi viene fuoco nel mondo, il quale ferapre ftandoiri
alladimodratione pii!i chiara del leuarejdel moto confuma tutte le cofe corabuflibili >
tramontarcle del modo di efic ftelle .. Tiene aouicinandofi ad edo
il vifo riuolto al Cielo cfsendo che il fugget>

to di quefta figura, ftà fempre con il penfiero AT TIGNE V I R T VO S A«


cUeuato inalto per fapcrca& intendere le.co-
jTe celefti HVomo-d'età virilejdibelliffìmo afpcttcl
Glifidàl'Afitolabio pcreioche contlTo fi e che le pani tutte del corpo fiano cor-
viene ellatamcnte in cognitione delle mifu* tiifpondentiadvna proportionata bellezza»
se &
diftanze di tutte le figute de i Cieli Haueràcircódato il capo da chiari,&rifplen«
Tieneco la finiftra mano la tauola fegnata denti raggi fimilià quelli d'ApollOjCom'anco
con diucrfe figure aftronomiche,e(Tendo che da vna ghirlanda d'Amaranto, farà armato,&
l'ÀftroDooiia (feconda il parere d'Ifidoroj 6c fopi^^ ali'atpiaturà porterà il màto detto pala
da-^
. .

3f« Iconologia
ATTIONe VIRTVOSA.
ExteriordindicanrinttriorA : dhjf
de neccl^ariamente ne feguci chp
anco l'attieni fieno bellc,& vijrtub-
fc . I chiari e rifplen denti r^ggi,chife
licircondano iL.capo»ne denotane^
che fi come il Sole rifpfende in tub>
te le parti, oue egli gira , cosi l'Ac-
tion viituofa fa che' l'huomo iìii
chiaro &
rifplendente, oue la fama
fua vola con la fonora tromba, 'fed
famam extenderc fa^iSì hoc virtutis
opus.- dice Virgilio n€il dee imo dei-
'

l'Eneide
Si li cinge il capo con la ghitlaii-
da d'Amaranto perciòche quello
fiore non perde mai il fuo viuido*
& natiuo colore, & colto fi confec-

ua, 6cnon infracidiCce mai, anzi


quantunque feco bagnato con ac-
qua riuiene nel fuo primiero Haco»
& fé ne fa ghirlade nell'inucrncPIi
nio lib.2i. cap.S.flmile è la natura
deli'huomo virtuofo perciòche non
folo degenera dalle bclliflìme quali
tà file, ma feparaca l'anima dal cor-
po»lefiiechiarifnraeattioni,rcftano,
damcntojchefia d*DrO)Con ladeftramanotct & ficonferuano a perpetua memoria con quel
rà vn bafìarotta,ói.il:naianente di efla dalla lafupcema bellezza, &gloriofo nome chefia^
parte del ferro, fi vedrà nella teftac d'vn brut- pò flj bile maggiore. ;

tiirimo,& fpauéceuole ferpente che fia in ter- Si rapprcfgnta armato, che con la delira &
rainòrtp,& conjafiniftra con belli ffima gra- mano tenghi l'afta torta, nella guifa, che hab-
tia vn libro,&: fòtto à vade' piedi,al quale pa- biamo detto per dinoràre, che il virtuofo con
lerà all'acxorto Pittore terrà vnatefta di mor- l'attioni fueèfempre contrario, d: combatte
to.Molre fono l'attieni humane» ma io inten continuamente con il vitio fuo perpetuo ni-
do di rapptefèntare la virtucfà. & particolar- mico.chepertalfegnodimoftriamolofpauen-
métc quella delle lettere^.& dell'arme le qua- teuole ferpente morto, paflato dàil'hafta-, & &
li, & l'vna & l'altra fa rhuorao fivnwfo de in> peto con tal dimofìratione faccianìochiato>
mortale. che non bafta^alla pcrfcrtione dcllia virtù il vo-
Si rapprefcntad*età virile» perciòche tra* lere fc non lìtn^tre-m efsecutione onde Cice-
l'altre età efsendo quefla rn fòmma petfettio- rone I de offi Hòminis virtusi in aBione confi-
ne(come narra Arift.lib.2.Rettor.)faciImenfc jìtt.& Seneca- de 3en, Vintts nonrecipit fordi*
con ella (ì.vicneaUa vera cognitioDe,&: epe-- dtifn amatorem ..

lione della virtù Il manto detto paludamento d'oro fignifi-


U beilifììmo afpetto corrifpondentc à tutte^ ca,chcl'Attionc viriuofa e difficile da opcrarfi
]e parti del corpo con proportionata bellezza, perchi viue ad vfod'Artcfice, à pcrfonc &
ne dim oftra che la gipcóditàche appare nell'- mecaniche ..
afpetto deli'huomo bello fia inditio della bel- Tiene con la finiffra mano con belIilTìraa
tà fimileà quello c^« fi vede di fuori Cratior
•,
grafia il libro efsédo che refsercino sì delle let-
ejlpulcro veniens in corp9re v/W«7>dice Virgilio tere, come dell'armi pcrefsere,& l'vno,& l'al-

nel 5.dcll« Eneide» ^ Àxii^.nel i.deli'Etcìc^. tro ptincipal di tutti fa rhuorao illuftie, & {^
mofo*
. . . , . .

Libro Pfitnòl fi
jhofo. Onde il Pctcàrca nel? Sonetto 84. acciò non manchi l'occafione d'operare vir-
,.... Il (létdie e quello luofpmente in tutti gli ftati, fecondo lavoca-
tiojfr .
^ ^^ ,,
""
Che fa fer gVhuotnim immortali jj»"* '
tione di ciafcunojl'auaro peiuertédo queft'or-
Etnei Crpitolo terzo dctl.i tama. dine, più lofio lafcia marcire con ingordi dif-
Che s'acquifla hen pregio altro che d*àrme, fegni quello, che ha che adoperarlo, à fouuc-
Xicnc. folto «l piede la tcfia di morto per di- n imento de' bifognofi
inoftrat^, che l'Attiòp yitmofa Yeropfp viue, A V A B. X, T I A.
&,mcnitc d'urétarino i fecól,i,& It féfirture vi-
uràeiciiàamènte: onde, JPlaiito Solayirtus. DOnna vecchia pallid3,& magra,che nel-
l'afpetto molari afFanno,& malinconiat
t: nj ;i;. n;. acanto hiuiàvn lupo magriffimo, & à guifa
a' if''i!"^r'^% Ai
t?
d'hipocrico hauerà il corpo molto grande, &
fopravittrràvnamano, perfegnodi dolore»
DOnna pallida, &c brutta con capelli ne-
habito, di fer- m di. con l'altra tenga vna borfa legata,& ftretta»
gri, fata macilencc,&
nella quale min con grandifilma aitentione.
ua> &i le fi kgga Jn fronte la parola •ta^to'
Il lufjo, come racconta Chriftoforo Landi-
cipèPlito, il quale m
creduto. Dio d,<3Ìle ric-
no,è antìnale auidce vorace,il quale non fola-
chezze. Sarà cinta d'vna catena d'oroji^rahen-
mente fa preda aperta dell'altrui, ma ancora
cfofene dietro per terra ^tan pane. %>ftrerà
piencdilattc&hauerà
con aguati,&in(idie furiruamente,&fc non
le mammelle ignude
è fcóperto da paftoriiò da cani non cella fino à
vn fanciullo quafi di dietro, magro,& di ftrac-
tanto, che tutto il gregge rimanga mono, du-
ci non à baftanza vellico, che con la defìra
bitando fempre di non hauere preda à baftan-
'moftti di fcacciarlo.per non dargli ti latte del-
le mammelle, alle quali hauerà la man finiftra
za, così l'auaro bora con fraude, inganno» &
bora con aperte rapine toglie l'alrtui, ne però
in atto rfi tenerle ftrette
f, può .

accumular tanto, che la voglia fia fatia •



Pallida ià dipinge , pecche l'impallìdifcelil
Dipingofiàguifadell'hidropicoi perche, fi '

continuo penfiero di accumular teforo con!


fate fuo tutto, quello,
come quefto non ammorza mai la fere per lo
appetito infatiabile di
bere, ma i'accrefce-, cofi l'auaritia tanto crefce
che è d'altri, fenza haùér riguardo,ò a forza 'ài
neirhuomo,quaiìtocrefcono i tefori,petò dif-
leggi» ò à conuenienza di fotte alcuna
fe Morano nell'Ode i.lib.i.
E'aacorala pallidezza effetto di timore, il
Crejcit indtilgens Jìbt dirus hydrope
quale ftà fempic abondantilFimo nelle vifce-
Nec fitimpeUtt, nijìcattfa marùi
reyèlMliUòmo auatro,non fi fidando d'alcunoi
&molte voUte àpena di.fe tncdefimo per da,
Funerit venis, ^aquofus alt»
Co>'pore ianguor
gclofia,'che ha di non pctdere vna rainiina Et SanGregoiionclli Morali 14.COSÌ dice
piàrticcllàf di quello, che poifiede . ^ , -
anch'egli fopra di ciò Ontnis auarns ex patte
:

'L'hibfto fetuile>&fozzo,& la catena d'oro fìtim multtplicat qui cum ea, qu£ appettt adeptus
acconciai nella maniera, che dicemmo, e fe- ad obtinenda alia amplms anhelat Ec
fuerit, .

gno nìanifeftodell'ignobilc,6c vii fetuitùdel- Seneca ancora ^uaro dsefl,tam quod hahet*
:

rauar'oì--'' <,
'-
*
qmmquodnon habet.
'
Ha FcrìrtìidèJliftotitejCi dichiara,che huq-i 1
La magrezza nel lupo denota l'infatiabile
mo auaro in tuitelefacatj:iòni (i fcuopre pe?' appetito deirauaroj& l'inconueniente tenaci-
quello, che è* ne ìir sa celare, in alcuria cof^. robba,che pofiìcdCr Onde Dante nel
tà della
Et per ofleruarfi quefto coflume ne gli fchia- primo capitolo pariàdo dell'Inferno cofi dicci
ui, li moftra la conditionedégrauarhmedefi- Et ha natura jfìmal'uog'tty e ria ,
mamentefchiàui della ricchezza che mai non empie !a bran ofa vogìitt
La catena dell'oro, ciie fi lira dietro, ci mo- Et dopò pafi« ha più farne the pi tu ,

ftra che i tefori, &kgeanvfacoltà,àchi ben Si fa con ia botfa ferrata j godendo più nel
confiderà, fotiopefofatigcfiffimo, &c jimpac- guardar! danari, come cofa dipinta per dilet-
ciò moiconoioro &
il fanciullo fcacciatò mo- to, che in adopeiatli come vtile per nectflìrà,
ftra,che non è alcuno veramente auaro, che & molto à propofiio mi pare m quefta occafio
non fia mfieme crudele. Et efiendoJa Macfìà ne l'Epigraiiìma di Mófighor Barberino Chic
di Dio folita d'arrichite più i'vno, che l'altro, rico di Camera;^ horameritirTimó Cardin'ale
Di di
Iconologia

A R IT tofì in crudeli>&
A.
G fa VDÓtérfalgiiia
ftatrice delle virtù.
Confifte l'Auaritia principalmea
ce in tre cofe* prima in denderare
più del conuencuole la robba d*al«
cri> perche la propria dia intiera,dc

però le fì dipinge il rorpo,tiella de*


Ara mano , il quale lUtto» che hab-
bia grandiiTima copia delia tetraa
della quale fì pafce9 nondimeno
Tempre teme«&.fìaftiene daquel*
la defìderandone Tempre più. '__

ConfìQc fecondariamenteinac«.
quiftare» per vie indirette più di
quello che li conuiene>non hauedo
riguardo non foloàdifagi » ia*^ &
commodi (ancor che grandiCHmì
fieno) ma alla propria vita* che p;:«
ròfi rapprefentaraal vcftita, fcapi-
gliata,& fcalzasonde iì Petrarca nel
Sonetto i j8. così dille :

Cerne i*smir»,ei«'n cercar te/cr»,


Ctndiltttt i*/tffkmòd$/s€trÌM. ' ;l

Vltimamcnte confifte in rite-


nere tenacemente le cofe Tue» 6c,
perciò fì rapptefcnta nella bor*
di nobiltà) valore, (pecchie, Ócoinamento al £*« fctcata
fccolnoRro . Creato Pontefice con nome di
Vrbano Vili, mentre fìriftampauaqucAao- AtmritiM,
|>craalii <J.d'Agofto i<j13.

Vt parcas cpibustihi-, quìdncnpatcis un 'iinqutim Sldipinge da gli Antichi Tantalo io vn fìu*


eligendi cenfuiterminus vnt4Setitf me coperto dall'acqua fino alla gola > al
Jjejine diuitias fuìuotttmuUre metmìh^ qualfoprala telata pende vn'albero carico di
Tapì tibi dtejl, qtiod hubts^ quum qttcd hiAtr$ frutti, in modo,ch'cgli non poffa arriuarc cen
le mania i frutti per(atiarlafame>neal fiume
.
Quidtameyt thduras tfties, ^pld P^mtice isSituf per fmorzarfi la fetcfecòdo il detto d'Horatio
Kenniji qui fru^ieìì, pofftdttvUuttfes^ TMtalus i Itibris fititns fugientìM (MptMtf tulminMi
Tu miii aif<«s era , ^«i nf^uo tempere fsrttt &
con quel che feguc, fimilmcnte Pettono, ^

piM*^J *£eas» fontue jimper egesf Poeta» come rifetifcc Pierio Valcriano npl
lib.35. nella parola pedes coù dice .
^^j^ ^,,r,
Ket hitit inte r Mquas, mtpoput pMtentia esrpit ;
Tantalus infelix qmtn fn» vcm pttmhnt
DOnna mal veflitai rcapigliata> & fcalza 2yÌMtis éde magni f*€i$s trit emnimlnte •
nella delira mano terrà vn rofpo} ^ co §^i tenti (^ Jìeet etneej$tù m JMt^m .

hfininravnaborfa ferrata.
L'Auaritia^vno sfrenato appetito d'hauc-
AuHtUié»
fCcome dice S.AgoiUib,^,vitifero Arbitri»',
che non ccfia mai di coprite con grolle velo il
yifo -)lla ragione. Ss. con difufat,» forza fpezza
DOnna
vecchia vcftita d'habito rotto>&
ncacctato in piùluoghi,farà magra» oc
il fieno -iclì:.. i' nu cian2a,& noniiaucndo ri-
di color pallido, terrà con la man dcftra vna
guardo à virtù alcuna ttanfmutai cuori pie- tanaglia
& all' vna delle gambe bauerà vn fer-
ro
. , . . . , .

r
Libro Primo. 6^
ro fimile \ quello de g'i fchiaui. con la catena forze prerumentto(ì,s*auuifanoc?f recarle agc-
n_ /.-:_; -^.,-..ro }t^ con la
in modo, che lo ftrafcini per terra ,
. .
1^ & uolmenteàtìnc. Però è figurata per vnagio.
finiftra mano s'appoggia ad vna Arpia,la qua- u.ine, che tenti con le fuc forze dimandare à
le ftia in arro di lanciarfi terra vna bcnfondatacolonna.
Auaritiaè immoderata cupidigia, fcte & Il veftimcnrorofTa, &
verde, fignifica Air-
di hauerc, la qu de genera ncll'auaro, crudel- dacia, come anca [a fronte torbida, cofi dice
tà, mganno, difcordra, ingratiaidinci tradi- Ariftotelc deFifonomia al nono Capitolo»
mento, & lo toglie in tutto dalla Giuftiria,
Carità, Fede, Pietà \ &
daogn'altra virtii mo- AVG V R I O B V O M O.
rale, ScChriftiana. Secondo l'opinione de' Gentili".
Vecchia fi dipinge, perche non fole regna
più l'Auariti.i ne i vecchi: ma fi chiama madre
di tutte le fcelcratezzc, e Claudiano nel libro
fecondo Stilicoms, di lei così dice.
VN Giouanetto, c'habbia vna fìella it»
cima del capQ,in braccio tenga vn Ci-
gno,& fia veftito di vcrdccolore, che fignifi»
At primttm fcelerwnmatrem> &c. ca Augurio, percioche l'herbe, quando ver*
Il veftiraento rotto, & ftracciat j ne dimo- deggiancproraettono buona copia de* frutti»
ftra, che tanto ne gli animi aaati polla quefta Pieno Valeriano nel44.lib. diccche queU
diabolica pefte, che quello che l'Auaruia ru- lijche anticamere operauano gl'Auguri) con»
ba à gli alrri,io toglie anco à fé fteffa, onde nel fermauano,chc la ftclla è ferapce fegno di pra
l'ifteffa abbondanza l'Auaro rimane piii po- fperità,& di felice fucceffr»
.uero d'ogni mendico, perciò Horatio nei pri- pel Cigno diffe Virgilio nel primo dcll'E»
mo libro dell'Epiftt'le dice neide
Semper auarus eget .
Nifrufira ^uguriumvanidocMre parentef
L^elser magra. & pallida altro non dinota
jììpice bis fenes Utantes agmine Cygnos .
che la continua, &infatiabilfame,perlaqua- Pelò à noi Chriftiani none lecito credere
le gl'infelici inclinati all'Auatitia continua- alle vanità de gl'Augurij ^
mente fono tormentati
La tenaglia, che tiene con la dcftra mano AVGVRIO CATTlva.
moftra, che fi come detto iftromento fìringe,
e tira fempre à sè.cofi è la peruerfo naturaldcl- Secondo la medefìma opinione»
l'empto auaro, ilqualenon lafcia mai occafio-
ne,che non facci il mcdefimo effetto no guar- HVomo vecchio
hanno foglie,quando
, veftito del color, che
dà fé»
dando ne ftato, ne condiiione di qual fi vo- le l'albero
glia pcrfona. gno di feccatfi , in mano terrà vna muftela,5c

Gli dipinge à canto l'Arpia.efsendo il ve-


fi per l'aria dalla iìniflta banda sì farà vna Coc*
ro fimbolo dell' Auaritia, perciòcbe Arpia in nacchia.
greco volgarmente fuona rapire. Il color del veftito dimoftra > cheil cattiuo

Il ferro, &
la catena alla gamba nella gui- Augurio (ì ftiraa, che venga per la vicinanza
fa,che habbiam detto,deoota rAuaritia efser di qualche fopraftanre » come le foglie de gli
fcbiauanon folodellarobba, ina ancora de' alberijche perdon'ilcolorc} quando il tronco
demoni), come teftifica S. Paolo ad Ephef. perde le virtù.
capj. & ad ColoC cap.3. dicendo ; Auaritia Della mufteladifTe TAIciato^
ejl idolorum fertiitus . Quicquid agii muflela tibùfì occurrat omittn
Signa mala hac jòrtis befìia frana gerit .
A V D A G I A.
Il medcfìmo fìgnitìca la Cornacchia) pecòi'
DOnna veftitadi rofso, & verde, haurà àì^t Virgilio nella Bucolica.
la fronte torbida>ftando in atto di get- S<x.f€ fìniftra caua pr(edixit ab ilice carnix l
tare à terra vna gran colonna di marmo, fo- S i potria an Cora porre in luogo di quefta il
pra alla quale fi pofi vn'edificio Barbagianne, quale fecondo Ouidioè vccel»
L'Audacia è contraria alla timiditài e vi- & lo apportatore in-ogni luogo di ttiftiffimo
tio di coloro, che poco cófiderano la difficul- Augurio
tà d'alcune gradi attioni, &
troppo delie loro
D 3
hT^
i . , -
.

70 Iconologia
A V G V R I O B iV O N *0.

Secondoropinione de Gentili.
publica>ò di pattire fuora della Cic
tà.oueco» che voiersero dTeicitare
bene}& dcictaméte alcun magiftcai-
to>ai quale elTi erario deputati •

A V B. O R A.

V Na fanciulla alata di coieria-


carnato con vn niato giallo
indofloi haurà in
na
mano vna lucecr
fatta all'antica accefa« darà à fe-
dere fopra il Pegafeo cauallo alato,
perche da Homeco in più luoghi
ella è chiamata (f^o^o^ieTAo^J fhe
vuol dite velata di giallo, fi come
nota EuftatioComentatored'Ho-
mcro nel 2. lib.dell'Odifsea, Vir- &
gilio ne i Epigrammi dice
fuoi .

jlurora Oceanum croceo velami»


neftilgensliquit.
Et Ouidio nel i. hb.de
arte am4n
di notai] colore incarn:to dicédo.
Nec CAphalu; rofcd pr^da puden-
da De£
Et il medefimo Euftitio nel luogo
foptadetto dice, che ella va in fui
cauallo Pegafeo per la velocità , &
A V G V R I O. perche l'Aurora e molto amica de' Poeti,& de
ideila Medaglia d'Adriano, fecondo i Gentili. (^a gli fpititi à capricij mgegnofì,& piace uoli

HVomo vn'vccello
in piedi,che riguardi
che vola per atiaj& con vna mano tie^
Aurora .
GTouanerta alata perla velocità del fao
ne li lituoaugunale il quale era vna verga in- motojche toft; fparifce, di colon ncar
curuara della qualccosì dice Gellio al c.S.del nato con manto giallo, nel braccio fìnfdro
Jib. J. Lituus efì virga breuist in parte, qua robu-
vn ceftello pieno di varij fiuci, & nella ftefsa
fiior efi incurHMS, qua Augures vtuntur . mano tiene vna fiaccoletta accefa> con la &
Et con elio gli Auguri fedenti defignauano defìra fparge fìori li. uw .

i tempi) à gl'yccelii di cui Cicerone fa men-

tione nel lib. I . ^tf Diuinatione : Quid lifms i(ìe A V TT O R 1 T AS O i 6 tu S T A».

'Peffertquod clariffimumefì infigne auguratus »


"vnde vobis e(i tradituSinemye eò Romulia reli-
VNa Matrona,che fedcndo,fopra vna no
bil fed a.Haveftita d'habico liceo, &:
j^tones direxit, tum cum Frbent condidit, &c, fontuofo fregiato tutto di vane gioie di gran-
L'vccillo, che vola per aria di Hotie)Coine de ftima, con la deftra mano alzaca tanghi
.^l'Auguri, ik l'offitio dell'augurato apprcdo duechiauieleuate,con la finiftra vn fcctro>
•Romani ficeuernoi nomidaigefti de gl'vc- &da vnabaadavifienfo libdiÒc ckJi'alcta 4i
ctlli conciofìa cofa,che dal canto,& gefti nel uerfearmt»
volai loro ©(Tcruati horainquefta,& bora in Si rapprcfenta Matrona,pcrche l'età matu
qucli'ahra parte da coloro,che erano deputa- tahà in fc propriamétc Auccorità;Onde Cicc
ti à coirti fjcerdv'nio>erano fDliti d'indouinare, rone nel libro deSeneflute dice: Apex awcn
cioè qaelJ!,che iì prcpatauano ad alcuna cofa Sene^tntis efi an^ontas » C
poco dopò fog
giun
, .

Libro Primo. rt
A V T T-O R I T A', O P O T E S T A'.

honorein chi le porta.


Lechicui denotano rAuttcriofi,
e Potefìà fpirituale,come beniffì-
mo dimoltra Chnfìo Noftro Si-
gnore, &
Redentore, quando pet
mczzod'clTe diede quella fuptema
Aucrorità à Sao Pieno dicendo:
Et tibi dabo Chues Regni Calo»
rum,& quodcun' que ligauens fuper
trrram ertt It^iainm & m C^Us&
quodcumque jolueris Juper terram,
ertt folutum, 0" m C4ts . Matth,
cap.16.
Tiene dette chiaui nella deftra,
perche la potefìà fpirituale è la
principale, e più n<ibile di tutte
l'altre, quanto è più nobile l'ani*

m^ del corpo,& non è aIcuno,chG


non fia fuddito a quella del Som»
mo Pontefice Vicario di Chrifto
in terra, il quale : Dicitur habere
pieni tudinem potè (fatis. Secondo il
Canone al c&p.qui [e fcit i.q,6^
Tiene alzata la delira co le chia-
ui eleuate .1 Gielo,per dimcftrarc»
che Omnis: potefias à Deo efl: Se-
giunge ; H
abet [ene^us homrata pr^tfertim condo l'Apoftolo S.Paulo à Romani cap.i 3.
tantam aulloritatem , vt e a pluris fìt, quam Però gl'actimonifce, che Omnis anima : potè-
omnesvolupmes, &
ciò principalmente per la flatibus fubUmtoribus
jubdtta fif'
prudenza» Ói. molto fapere»chc in efla fi ritro- Lo Scettro nella finiftra moftra rAurtonta,
e Potefìà temporalesco me
ua> dicendo la Sacra Scriituia in Giob.al cap, per fé fteflaècofa
II. In mtiijtif^'eftfapientia>& in multD tempore nota à tutti, &
i hbti, &
l'acme, che gli fono
onÓQ auuiene che: adparendum più vniucrfa
priidentia ,
dalle parti (per far queft'imagine
iuuenesr ad imperàndum fenes funt accomada- le) l'vn
fignificatodimoftrarAuttorita delle
come dice Piut, in Poi. l'altro dell'armi.le qua
ti,
fcritture,e di Dortoti,e
Si dipinge fedendo, perche federe è prò*
il
li fi pongono alla finiftra per il detto di Cice-
prio de' Principi, e Magiftrati, per il qua! atto rone: CedantarmatogA.
fi moftra Auttotità, &
inliemc quiete, e tran-
N
quillità le cofe che ricer-
d'animo» perciòc he B E A T I T V D I i:
cano grauità, non fi deuono trattare» (è non infegnatici da Chrifto S. N.
con matura fefliìonc»così auuiene ne' Giudi-
Prima Beatitudine . E* la Pouerta di
ci, quali haucndoPoteftà& Autorità di de
i

cidete» alloluerc.c condennate, ciò non pof- Spirito


fpno leginmamente efleguire per fentenz ?,fe Beati pauperes fpiniH . San Matt. al 5.
tìon (lèdoDo còme dice h !e^gei.§./»^<»»o-
faràvna fanciulla d'habito corto,ftiàC-
t*ìtfn. jf4quii>
'
orda in bon. poff.fertt.
Sivtfteò'habnoponipofo,erifplcndcnte»
SI ciatocó la faccia alquanto curua,&
che
r;guarda il Cielo co qucfto
zt^QiU .Regnù Cce-
perche ti»ie è chi bàPoteftà fopr: pj'ahri nel S./\gcilino.
confpelto^degl'huomini, olire chtlevefb, e lorupaitper tate venale: parole di
come di fedo più dedito alla
Si ta fanciulia
pietre preiiofe pct fé dimoftranp Auttoiità,&
D 4 rcli-
. . & . . . . . .

72 Iconologia
religionet& più alieno dalPalterezza dtU'an j- Importa d'elTere manfaeto» hun)anO)& &
mo, che non è quello de gl'huomini> anco & ad altri nel bene, & ne gh honc-
più inclmato à dar fede alla dottrina dcHa vir- (li feruitij confentite •
tù ibfegnataci da N.S. Se poco creduta da
quelli) che fìdandofì nella fapienza mondana FAnc^uIla, che tenga fra le braccia in atto

non voglionoammettcre per virtù qutilcche vn picciolo ,


di accarezzare manfueto &
i^gncllojco'l motto canato dal Salmo: Math
non deriuano m qualche rDodo^almeno dalle
quattro mordi (intefc) &
conofciuie ancora fueti hAreditabum terram

da' Filofofì) è proprietà feminile piegarfì an-


Per la medefima ragione detta di fopra»
queftc^figura fi faià fanciulla ancor'ella
cora alle cofcj che) vengono dette da altri»
che portano feco l'humiltà, €>c compaflìone L'Agnello fignifica purità, femplicirà,&
fenza molto apparato di fillogifmi
manfu etudine, non folamente nelle profane
lettere Egittie: ma ancora nelle facre della
Si h in habito coito, per moltrare la poca
Religione Chriftiana,& gl'Auguri gentili a-
pretensone nelle cofe del mondo ; perche la
velie lunga, fempte ha moflrato dignità,^ fu
doperauano l'Agnello ne' loro faciificij> folo
per piaceuolezza dei fuo puro,& manfueto *-
preminenza à gYaltn,&c perciò i Romani non
volcuano, che i loro Cittadini veftiffeto di
nimo. Ancora S.Giousn B ttifta.fingolat tc-
ftimonio de* fecieti Celefti, per manifeftarc
lungo finche qucft'habico per l'età non po-
fotto femplice velame la manfuetudinc di
tè fle far tcftimonio della virilità dell'animo»
& de penfieri atti à reggere la Republica. Chnfto Signor Noftro, difie lui eficr vn'A-
gnello,che placò à noi \ con il proprio fangue
Et però con Thabito cono fi viene à nioftra-
re, che poucri di (piriro tengono poco con-
i
ìacrificatOtl'ira di Dio
to de gl*honori> &
delle grandezze monda- £r il motto dichiara,che il premio di quella
virtù farà d'heredttare la terra>non que(la,cbe
ne, le quali bene rpefio attrauerfandofi ai
penfiero.comc levefìi lunghe foglionoin- viuendo habbiamocon crauaglit & faftidij,

tricatfi fra le gambe, fono cagione che dif- ma quella di promillione * doue fata perpetua
ficilmente fi può caminare dietro àChrifto» quiete
ctlendoci necertatio edere fpeditiffirai dal- Beatitudine Terza.
le cofe dt 1 nx>ndo>per feguire la via del Cie- E il pianto
lo . anco volgarmente, che fum
Si dice,
honores onera, non altro che pefo fi fcntc Beati qui lugent, quoniam ipp con»
dalle ve{^i> che arriuano fino à tetra à chi folalmmur»
le porta
ilvcftimento {tracciato, &
la faccia cur-
Importa piangere i peccati propri), quelli &
del pro(IìmO)Con ienoftccÒc Ìo«
uata, mofìrano l'bumiltà, che è propriamen-
ro miferie
te A definito p^r la pouertà di fpinto, è &
grado più badò di quello, che dimandano FAnciuIla inginocchioni*con le roani giun
numanità)6(: cortefiai Morah. te,& che largamente pianga,!! motto di
Rimira il Cielopcr moftrarc.che il premio te cefi: Prdfem lu^ust Utiti^tm generat femft*
'
<li qucfta virtù non fi afpetta ftà gl'huomini, temami (k è da S.Agoltìro.
tolto
ma folo da Dio Creator Nofìrcche ha le vie Il pianto>ccmequì fi piglia<è ildifpiaceres

file (tome dice il Profeta) dirtctcnti dalle vie che per la carità fi f^uò pigliar da onfcunosi
dt grhuomini, &
il gcfto co'l motto fot- delle fuc,c( me de 'l'altrui tolpc , 6c d.nni an-
tofcntto di Sant'Agoitino fignifica quello cora Ercflendo !oftatod*vnafanviulla,quafi
AdTo. meno colpcuole»che polla eflcrcnon cdub-
biocche facilmente (àrà conofcmto perfegno
di quel che farebbe nccefiario a dire a chi
Beatitudine Seconda »
con parole voleflè cfptimcrc il concetto di
£' la Manfuetudinc • quella Beaiimdine , nella quale co'l motto fi
nianifefias che il premio di quella Icitcdi
^eati mit€s, quondam ip/ì^offuiehnf pianto, faràvna perpetua allegrezza nell'al-
terram . tra vita.
Lo
. . . . . .

Libro Primo. n
loftare inginocchioni,& con le mani giun dcue. Però appartiene àquefta Beatitudine
te,moftra,chc quefto pianto,& quefto dolore rantola fere della Giufticia legale, che cTsenc
vuol edcr moflo da cagione pia,c reljgiofa,ac- euidentiflfìmo : &
che abbraccia tutti gl'altri
Cloche fi p«>(la dire atto di veia virtù, non co- beni ; quanto il defiderio di vedere eflequiro
me il pianto di Heràclito,il quale nacque da! quello, che s'afpetta da legitimi Tribunali, &
rambitione,&: dal defiderio di parer il più fa- cofi l'infegna Noftro Signore, per virtù de»
pienie>& il, più raeriteuoie di tutti gl'altri. gna della beatitudine eterna
Le bilancie notano per fé {lefiie metafori«
Beatitudine Quarta « camente la Giufìitia,perche>come efie aggiu«
ftanoleccfegraui,& material, co fi eflached
£ U famej& la i^it della Giuflìtia virtù , aggiuAa i beni dell'animo >& pone re-
&
'Beati qui efttriunt , fitiunt lu^itiam . gola all'attioni deH'huomo.
Nella donzella fi notano le qualità di qud*
Cioè, che fono molto defiderofi del viuerc
virtuofo, & del ben opvare,di miniftrare Gm- [^
G'uft«ia,delh quale fi deue hauet fame, &
ftitia àciafcuno, facendo opera,che eli empii
^^ Ì5Vri •
n
Etfifàgiouancpetmoftrare.chenon u rj
fide-
Cano pun,ti,& elTaltatii buoni. ^
^
^
uè molto tardare, ma metterla in elkcutione»
farà donzel!a,che tenga vn paio di bilan oue, & come bifogna
SI cie,& vgualmente pefando, vi fia vn dia- U dianolo fi figura per il vitio che ci ftimo-
uolo in atto di volerle prendere» & efia con v- la continuamente per farci torcete dalla via
nafpada,che tiene nell'altra manolofcacci.il della giuftitia, ma facilmente fifcacciacon la
motto farà: Efuriemes impleuit boniSi parole di tagliente fpada del Zelo di Dio , il premio &
Maria Vergine nella fua Canzone di quefti , fecondo che ci efprime il motto, e
La Giufìitia e vna cofìante, e perpetua vo- l'cflere fatiati di cibi che fono molto migliori
lontà ài rendere à ciafcuno quello , che gli C\ delle viuande di quefta vita

BEATITVDINE.
Beatitudine Quinta.
E' la mondezza dicuorccioè haue-
reil cuore libero dalle pa(Iìoni,e
dalle difordinateafFettioni

Beati mundo corde , quoniam ipfi


Deumvtdebunt,

VNameDonna, che fparga lagri-


di pianto, fopravn cuo-
re, che tiene in mano
La mondezza del cuore fu pref»
da Chrifto N.S. per l'innocenza.la
quale è mondezza dell'anima, li &
dice elTer nel cuore, quando cflb
non è occupato da mali penfieti, o-
uero da affetti contrari alla virtù j j

& fi moftra,che non pofla intende-

re della mondezza efteriore con le


lagrime , le quali fono la vera medi-
cina dell'vlcere dell'anima, come fi
ha per molti luoghi della Sacra
Scrittura . 11 premio della mon-
dezza del cuore farà vedere Dio
inuifibile à gli occhi corporali , li
quali quando Cono ben purgati ve-
dono
. ,. , . .

Iconologia
74
dono foto gl'accidenti Tenfìbili» oue quelli Beatitudine Settima^ T
della mente s'abbaffanoi come nel motto
s'accenna. EMefler pacifico.
Beati pacifìcit quontam fiiy Det vocaduntttr.
Beatitudine SeHa^ •

E' la Mifcricordia DOnna» che (otto à i piedi teng^ alcune


Tpadc^elmi» feudi, & altre arnie rotte»
Beati Mifertcordes con vna mano tiene vn tamo d'Oliuo cof
motto. ^ ,.. .,j -i.
Cioè quelli» che hanno compaflTione alle
Confregit arcum fcutum- gladium& bellum.
roifetie de* prodìmij & potendo le
Grado diBeaiitudineallaigranae è dico-
foiieuano
lorO} che non pure fi d)kctatìo di viueie nella

D Onna che fpezzatidovnpanejne porge pacej&


vna parte pervnoà duco tre puttini,
che gli (tanno d'intorno, con il motto di
-.

San
nella quiete (il
niuctfaledi tutti gli
che pai e appetito v-
hucmimAfii. onde vie-
ne commendata la guerra per fé Oc Ha biafi-
<iirolamo Impojfétle efl hominem miferi-
. meuole) ma per mezzo delle tribc larioni fann
4:ordem iram non placare diuinam . no riftotarla, quando fia perfa, & per fc>& per
La Mifericordia è virtù, per la quale fen- gl'altti,non folonel corpo con gl'inimici eftc-
tiamo dolore delle mlierie altrui,& fouuenia- riori ma nell'anima, che maggiormente ira-
:

mofecondoil poflfjbile alle loro necc(rifà. porta i con le potenze dell'inferno


Si dice mifericordiofo Iddio perche didìmu Et (i fa la pace con l'armi fotro à piedi,per i

ia peccati de gl'huomini per la penitenza. Si


i moftraTcche deue eller acQuiftata,&: raaiìie-
dice mifericordicfo l'huomo, che facilméte fi nuta per virtìi propria, per cflete rato più me*
. piega à dolerfi delle miferie4ltrui,& è quafi la riteuole, & commendi bile
medcfiroa cofa con la pietà Non (ì eflercita,
. L'Oliua fi dà in fegno di pace, per vnita te-
féno verfo perfone bifognofe afflitte,& difpe flimonianza de gl'antichi,e modctni,cofi leg-
rate per qualche gran dilgratia.ò per gl'errori giamo ch'Enea effendo per fmoniatc pelTc.
'

comme(ri per propria colpa,dellt quali fi fenta terre di Euandro in Italia, per afTicutare il fi*
dolore,6: pentimento. Tale fu Nuftro Signo- gliuolo delRc, che fofpettf fogli vcniua in*
re co'l ladrone, che eia infedele, &
li diede il contro, fi fece fuora con vn ramo d'Oliuo in
.'

Cielo-, con la donna Samaritana, che era im- manc&ilgiouanefubitofi quietò, oltra adi
roetfa nelle lafciuic,& la fece carta; co quella infiniiiffimi iilirieflenjpij, per liqu-l> tifiti ba-
^heera adultera, & gli refe l'hcnote, ce Mad- fti quefto . 11 premio eh ccftoro è l'eflere del
dalena,che era peccattice,6<: b fece .santa; ó t
numero de' fì^liuoh di Dio» eletti airetecna
S. Pietio,alqualerimen'ei] peccato d'hauctlo Beatitudine.
nepato,&: ancora gli diede le chiaui del Cielo
eiuftificàdolcOitie à moli'altn edempijxhe Beatitudine Ottaua^.
Jì leggono nell'hiftoiia del S.Euangelo, oue
Beati, qui perfecutionem patiumur propter iu*
/ilo par che fi dipinga N.S. fé no per vero fon-
fittiam, quomatn tpforttm efl Regnum
re di mifericordia,ad imitatione dclquale dob
Cdorum ,
biamonoi compatire a*malialiiU!,5<:foppor-
tare volentien le proprie tribulationi,quiindo
vcgono,ò per cclpa propria,ò per fuo volere
VNa donna,chc che
tre figliuoiini,
guardi il

ftanno innanzi à i
le
crudo ftrario di

Sonoquatotdici l'opercÓc effetti di quclìa pkdi io Vano mudo ciui'elmtnte .mìmazzati


virtù afiegn.itv; diftintamente da i Teologi, col motto piefo òAVh'p^i^oV^ .Snut jccij paf-
delle quali la principale è difouueniiealla vi- fiormm eflis» fic eritts^O" confolattums ht lu v * .

ta altiui col ffiangiaiCii?*: col bere, Ss. però (\ fa na mano tenga vna Cioccpcr lIù l'Iddio no-
ladonha, che tiene in mano il pane; ^' ne (a biliiTimofopra tutte le. cole: peto più nobii
parte ài fanciulli per fé ftelTi impotenti à gio- fpetie dì giufiitia, fià l'alti e farà qutJla, che
<uratfelo per r.ltri via, 6: fecondo che dice il s'occupa in rende le à lui \ dcuuii Ut ncu di
morrò con queOo mezzo faciiifiimaincnte fi lodi,& difacuficij.quando bcnefiiflccon pc-
D^o.
j)iacaJ'ira di tico.'e m.inifeftoj(i^' con certa ruinad; u :r. ['
. . . .

Libro Primo IS
H modra per la
fo» 6c della propria vita» 6c ciò gli. Mirti, e Refe, con ttc motti di quefta for-
donna che ticn la Croce in mano, con laqua- te, alla Palma di Lauro. Sola perfeuerantia
Ic fi nolano le perfecutionr per zelo delia Re- coronatur . A quella d'Oliuo. Cum Palma ad
ligione» che è la più nobil parte della giuflitia» regna perMenerunt Ianta. Alla Corona. Non
come fi e detto * coronahttHrmfìquicertauerit. Onero altrimé-
Si dipingono IVna donna, Se gl'altri fan- te fecondo gl'antichi à quella di Lauro uie"
ciulli, come pili alieni da i penfieri dannofì, ternitas, à quella di 0\mo-> Jmpajjibilitas,^\{z
per li quali poda apparire il merito per proprio Corona, Seueritas.
errore de gli flratij foppoctati Si dipinge donna per rapprefentarefefso
deuoto.&pietofo, come approua Sant'Am-
Beatitudine à guifa d'Emblema btofio nel Refponforio del picciolo offiiio
della Vergine, con quelle parole Orate prò .
Del Reu. ?. F. Valerio Diodati dAbYHZ.zjt>
denoto femineo fexM. Per darci ad intendere»
M'inora OJferuante .
che chi vuole ad efsa Beatiiudinedifponerfi»
QVaniunque vna fia la Beatitudine, & la &c preparai fi, li fa bifogno efsere diuoto verfo
per oggetto, per efiere vno lo
felicità le Sacrofante,e fpirituali cofe, il che è fegno
ftaco perfetto con l'aggregatione d'ogni be- manifefto divetareligionce fede.
ne fecondo Boetio nel terzo dell« confolatio- Si dipinge giouane per denotare, chedalla
ni,proueibio terzo,& vno l'oggetto edential* tenerezza de noftri anni, douemo dar opera
niente diuino nei quale tutti grintellctti ca- all'acquifto di detta Beatitudine, perche fi
paci, &
ragion euoli fi beatjficano,& appaga- come li primi fiori fono quelli, che nella Pri-
no, come Tengono communemente i Sacri mauera odorano, dilettano, e piaccionoàgl'-
Theologi, nondimeno il Signor noftroGie- huoroini, cofi le prime no(tre vie fono quelle
sù Chiifto nel quinto di S.Matteo diflclc Bea che più dilettano à Dio il mctiuo fi prende
titudmi efsere otto, cioè Pouertà di fpirito, da Gio. Battifl:a,cheditreanni, e mezzo,nel
Manfuetudine,MeftitÌ3,fame>& fete di Giu- deferto fi diede elle djuine cofe.come accen-
ftitia. Mondezza di cuore, Mifericordia» Pa- na Ambrofio nel faoHmno fotto quelle pa-
ce,c Perfecutione,lequa!i propriamente non role . Antra deferti teneris (uh annis-, O'c.
fono Beatitudini per oggetto, ma più torto Si dipinge donzella perla purità intcriore,
modi, e mezzi per peruenirui, imperoche il &efteiiorc,cioè di mente Òi di corpo,nou ef-
Signoreitfiparla per figura di merafora, po- fondo conotta, e mscchi^ta, ne da opre, né
nendo vna cofa pervn'aitra,cioc il mezzo per da cogitationi per figtì.fi arci che chi vuol
iiTermine vltimo attingibile, &i per venire à entrare alla beata vitafa bifogno politezza»
'i

formar detta figura la faremo. & hmpidezaiadàaj^n! mortai d :ffetto,come


Donna giouane veftita di veftimento cor- vuol G;o. r.2£. dciJ'Apocal. fecondo quelle
to, con la faccia curua verfo il Ciclo, con vn'- p.-i.role . Non intrabit in eam ahqtiod coin-
agnellino à cai. -o trafitto, &
trapafsato da quin^ttum,}] che anco confraia Eì^m à ^<j.
banda,à banda da vna acuta fpada,con gli oc- conquell*<ìltro detto. Non trunfibi't per eanf'
chi lagrimeuoli, &
piangenti, col volto efte- pollutus
nuato, e macilente, terrà con vna mano vn S\ rapprt fenta con il veftimento jorto, vi-
ramo oi 01'Uo,& vn cuore humano, che girti le,c lacerato per dimoftrare la pouertà di fpi-
fuoco, e fiamme, con ilquale raccogli le dette rito, poiché cofi fi dice Beati panperes [pmtUy.
lagtime.v) faranno due fanciulhni a' piedi, a' Etcìòpetdinotnieche chi voleconfeguit la
quali mefiti con l'altra m
no di porgete ad*- Beatirudinegli fa bifogno fpogliarfi di tutti i
ambidue vn pane partito in due parti,a^ciò fi fuperflui commo ii terreni, & lafciarfi volon-
veda,che ciafcuno habbia hauere la patte fua, tariamente lacerare da ogni parte da bifogni
vi faranno anco molti altri' fanciulhni auanti ne' propri) beni di fortuna,& dice nntabilmé»^
gettati in terra, ofFefi, vilipefi, vccifi, & mal te pouero di fpirito,e non folo óÀ cofe per di- *,

trattati, & petvltirao fópta


capo vi faranno
il moftrarci, &' darci fperanza-che ?.nco i ricebi
due Palm«! iiittecciatcvna di Lauro,& l'altra à quali pare che venga dal Signor ditlìculraro
di Oliuaannodateinfieroc, &vnite in Cro- tale acqaifto,porsono,fe voglie no confeguir-
ce da vna tefsuta di tre varie cofc, come Gi- làefscndo in fé tegolati, e parchi; e ne' poufii.
magnar
. .

76 Iconologia
magnanimi» e liberali facendo poco conro ta fuoco, efìamma>e che raccoglie ie proprie
delie fue cofe. 3c per poueci ancora.che fen-
li lagrime per de notarci il cuor modo, che però
zafpargimento di ricchezze in altri bifognofi Beati mundo corde. Per dirci che chi vuole ia
poflono acquidarlo con la potenza della buo- Cielo beatificato vedere Iddio, deue hauere
na volontà,dc ricchi diceua Maria . Efuriefi' il cuore mondo,e lótano da ogni maligna paf^

tes ìmpleuit ùonis» &


dittifes dimifìt inanes . (ione, e peruerfo affetto módancche di que-
Si dipinge con la faccia curua per denotar- fto dille il Vto(txsi Lauamini,0' mundi ejlote»
ci Thurailtàjlaquale fé bene, s'inchina verfo Cetra fuoco, e fìamm?, perche li ci^me il
la terra s*crge,& efalta verfo il Cielo,ciò figni- fuoco purga,c monda l'orccofi la diuina gra-
fìca,che chi vuole beatjficatfi, debbe foppor tia contrito cuote, e come l'acqua pulifce il
il

ncrfi in terra à propri) Superiori, :in Cielo & vafo, cofi le lagrime l'anima dalle rolpc mor-
referire l'obedienza à Dio, & alia fua Santa tali, onde il Salmo dice yìjpergesme Domine

legge che cofi adempie quello òì Pietro nel-


fi hyffopo%& mundahortlauabis mey fuperni» &
la Canonica i.alj. Humtliamini [uh potenti uemy&c. Er con l'antecedente Cor mundum
wann Dei/vt exaltetyos in tempore vifttationis. creainmeDeus.
con l'Agnellino trafìtto d^^Ua
Si dipinge Vi fi tapprefentano i due fanciullini à piedi
fpada per denotarci rmnocente, patiente & a' quUi vien diuifo vn pane, per denotare la
manfuetudine, che però fi óìcq Beati mites. mifcricordia, perche Beatt mtfericordesi &Cm
eflendo che chi vuole edere beato , deue far ElTendo che quello farà bf-ato, che con pietà
poco conto de danni riceuuti ne i beni difor- fouuenirà alle necelTità di perfone mifctabili
tuna, honore, efamadel mondo, che quello con le fue foflanze, come infegna Efaia al i$.
accennaua Dauid nel Salmo i6. Beati mites Frange efurienti panem tuum .

0[uomam hareditaktmt terram .


ip/ì Si dip inge con i rami dell'Oliuo per figni-
Si rapprefenta con gl'occhi lagtimanti, & fìcare la pace,tranqniliità; &c fcrenità delcuo-
piangenti per dinotare la triltezza emeQitia, rcjonde però dice. Beatt pacifici, &c. Per dir-
fpititu^lcpetche fi dice nel V^ngtìo.Beatiqtti ci che per edere beate fi deuono houeie le tre
lugent quoniam ipfi confolabuntHr.pzi dirci,che paci,e tranquillità fpitituali, cioè fuperna con
quelli fi beatificheranno»che piangendo il te- Dio,internaconlaconfcienza,&eÓernacóil
pò male fpefo, li doni di Dio naturali, e gra- proflfimojche quello fecondo nel iib.3. della ^
tuiti, li flutti delle virtù morali lalTati, la mal fapiéza ci viene infegnato Bax&eleUisDei.
pallata vita, e peccati cómelTijmediante però Si dipinge con molci fanciulli^, odcfi, vi-
il perfetto dolore detto cótriciuo,parte necef- lipefi, vccifi,& mal trattati: perdènotdre le
faria di penitéza, fecondo vuole la commune perfecutioni ingiuHe de* tiranni, eperuerfi
catholica Scuola. P^nitentia efl preterita mala noftri inimid, &
peto fi dice Beati qui perfc'
plangere,& plangenda iterum non commutare . cuttoaem patiunturpropteriuftttiam-,&c. Ciò
Si dipinge ancora con gl'occhi lagrimanii, né lignifica, che chi vuolo efsere beato deb-
e piangenti perche ciò debba faicfi per com- ba renderfì per arto di patienza ioipctente*
paffione di Chrifto Noftto patiente compa- e debole, al'a vendetta ancni;,hc vendicai fi
tendo al dolore, paffione, atroce morte ói & potede, pronto al rimettete ogni Icfione, &
lui,che coficiinfegnaHietemia al 6. parlan- odefa, penlandoche la perfeiUtione fcrue à
do dcH'vnigcnitodi Dio con tali parole. L«- buoni per cllccutione di virtù, <he peròdide
fium vnigeniti fac tibi plan^um amarum. Si il Sig. Iddio in quella coinrnticne fra 1 fuoi
lapprefenia con il volto clKnuato e macilen- Apolidi . Nifi efficiamini ficut paruuli non
te per denotare 1 bifogno, e neceflfità fpiri- Regnum Cdorum
intrabitis in .

tuale negataci tal volta da petuerfi huomini, Le due Palme incrociate giunte, & anno-
onde però ^\ dice. Bcatiqttì elur!unt,& fìtitmt date da vna corona ^duta di Gigli, Mini, e
ntfimaw. Per darci ad intendere ,che chi vuol Rofe>fopiailcapoperimprefa,fignificanolc
cÙerc beato, dfue fcmpre cercare cjuci/o che tre virtù Teologiche, come Fede, Speranza»
è vtjle, e n< ccfTario alia falute, anco haucc & & Carità, la Fede per il Giglio, la Speranza
fete,cinè anii-noproiKo di icndere à ciafcuno per il Mirto, & la Rofa per la Carità, fenza le-
quello che è tenuto . quali virtù ni'suno potrà giamai beatificarfi,
Si rcpprefcuta co'i cttote humano che gec- & quelle badi pei boia iaiomo à tal materia
BEL-
. . .

libro Primo* éì
:B-' A,fri.'.hL Lu E Z a:

^e chiarezza» dalla quale tutte le


chiarezze hanno origine, come
difse Dante nel 13. del Paradi-
fo.
ci» eh* non mutre, &
e$òe6e può nterire
pion è ftntn J^hndot di quelU tdeM,
eh* pntterìfie amando il noftro éirt
Si dipìngerà dunque nella ftidét-
ca maniera , fignificandofi .per la
mano, che fi flende col Giglio la

Bellezza de lineamenti,^ de* colori


del corpo feminilé, nella quale pa*
re, che fia ripofta gta parte ài quel-
la picciola mifura di Bellezza che è
participaca & goduta in terra»
còme habbiamo già detto di fo-
pra:
Nell'altra mano terrà la palla coS
compai!ò,perdimo{lrareche ogni
Bellezza confifte in mifure èc prò-
portioni , le quali s'aggiuftano col
tempo, 6c col luogo.ll luogo deter-
mina la Bellezza nella difpofitione
delle Prouincie, delle Citta, de
Tempi), delle Piazze, dell'Huo-
..__^_ mo, e di tutte le cofe foggettc al-
Donna che habbia afcofa U tefta fra le l'occhio, come colori ben di{linti,& con pro-
nuuole)& il poco
refìo fìa per
vifibile» portionata quantità, &
mifura , con altre &
lo fplendorc} che la circonda, porga vna ma- cofe limili, col tempo fi determinano l'armo-
no fiioi dello fpiendore» con la quale terrà vn nie, i fuoni.le vcciti'ora tieni, gli abbattimen-
giglio»fporgendocon l'altra mano vna palla ci}& altcìé cofe»le quah con mifura aggitiftaiv-
^vn compaHò. dofi, direttano;& fono meritamente chiama-
^ Si dipinge la Bellezza con la tefta afcofa fra te belle.
lenuuoie» perche non è cofa» della quale più Et come il Giglio per l'acutezza dell'odo»
difficilmente fi pofsa parlare con mortai lin- re muoue ilfenfo,& dcfta gli fpiriti, cofi mc-
guaio che meno fi pofsa conofcere con l'in- defimamente la Bellezza muoue, & delta gl'-
telletto humano» quanto la Bellezza, la qua- animi ad amare,& defiderare di godere, (per
W» nelle cofe cteatcnon è altro, (metaforica- dar pecfettione à fé ftedoj la cofa^che fi cono-
mente parlando) che vn fplendorc» chederi- fce per la molta Bellezza degna di confide-
na dalla luce, della faccia di Dio, come óiffii ratione, & di prezzo j fopra di che vn nobile,
Aifconoi Platonici, eflendo la prima Bellez- e gentilifiìmo fpitito fece il prefente S«*
za vna cofa con eflb, la quale poi communi- netto
candofi in qualche modo l'Idea per benigni-
2 iute l» hlfit *f>t i»l primier»
tà di lui alle fue creature, è cagione > che efse
Splendor n» fceri do in m'tlie rai Jt pi^rH^
intendano in qualche parte la Bellezza: ma Z fede fi mentri gtivitrA, e pmte
come quelli che guardano fé fteffi nello fpec- Di quel the in Cielo J^lende eterno veìr» .

chicfubito fifcordano,come difse S.Gkco- Varia color feuente, Aor iiMneo, horntro
moneirEpifìoIa Canonicajcofi noi guardan- £ Iute in vna tnentchein *ltra parte
do la Bellezza nelle cofe mortali, non molto Ke dotta mano di ritraria incarto
potiamo alzaifi à vedere quella pura, e sépli* Speri, Ji vmt* ogni opra» o^ni penderò
'
Quelli
. ,

6è *c:lc8nokagik
^ue^nlicheH»o(irOi€Vatkro Fotfèr effe X Etpuiclidt dear^amaiUi .
Qnafi tempij nlui facrhotte ti profonda Formabonum fra^iU efìt quantumq^ dCCidit
Saper sadoprùela ^un^iu.e, il T^lo^z^
Vna, fcinttlla fol mo/froj^ne ài ntondo Fit minor, ^ fpat.»tjitrpitur tifa T^òl
,£ dì ciòy ch'egli immaginando efgjrfffe N^c femver vioU ne e femper Ulia fiorenti
Note furenle (ielleie carta il Cielo* Etriget,aàJi(fai fginatrelilla Rofa.
-àJ
t»-
B E^:S riatti. ^jK?rJ^^; ^'-J^.t ^ t '^'^ o'H* \
i
Ohna ignuda» con vna'ghisan.ìia ^' Oj'' Oiinà<ì:écà vrfilcì-Cafi-alara: -^ v^itj
di c'oioce verde,T«i rà c^tt'aLiijje ic maji
iàfàvjn"<lardo>nell'^itt4viafpecchio,'porgea^r i^V. n be &;al
dolete fuori fenrafpecchiacfi dentt09 icdi^ pie.ii pei erravi Cara vn Ramarro, o Raga
ifopra vn dcaga.molto feroce. nojchc dir vo^liaracchc neJÌ'vnó,^
•" li Gigli fono i'aaMJicogenaglificxj della B
^cxaaj'corneTÌGijojUa Riorio. .VaJetiaiio
1
iotie.
tro nome fi dicf,èon
in atto di fall r
^a tefta aicù/ ^
nell'ai-*
che ftia'

perche il Giglid tKi gl*akriifioiiriu quelle tre figura


^nobili qualità, che ricbnobb^una-gerijtil ion- ,La,Beacuolehza, o^JVffettion^è fìtnile a
uà fiorcfttjfìa«J5llffftatiiaÌfla:tajjb failcorc po- faiaU'atnicitiajijià pecf>iion è amieitia.perci
co pratico» perche efsendo ejiaydimandata che Beneaolenza ^cr jcs-rta ^ndinationé'
la
<qud che giudiCafse-dT xA Mini» elfa con g- à- che genera imnoi quafi in vn momento fa
fi

'diSftniaaortczzadhSc fcwp.ccrt>io le Bellez- che fi àfFettionamo in vn tr.jtrrbpiù à vn'huon

«e'd'vna.doiiana'compita,& kg&»tfczza taei- mo,ch*altro di d^ejquàli vediamo combatte-*


baciìcnTe drqaeU'operaviéhe-^taj bianca, mor- lein vn.fteccatt^,oaQrovcdetg^'igiocjre^fen»
bida,'& loda, per ?{krqoe(te'qfialjtà ^el m-u- zahauctglipiitTiaconprciuti, il eh" noti au««J

inoftelsQ i1ecefsari{ìim'éjd v'na.donàa bella, uiene neil'anoiciiia, 'la quak non può, né de
conac ractotttàGioBg!Q.Vanirb'i&' qi^crte tre uè eflete afcpfa .' »^^ ;
•' -
:

qualità ha patticoUrtnemc fJEf gl'aicik^ iìon il Sirapptefcnra d'età vù-ife p<^rciòche la B


Giglio, . . .j: { j .0 .: I .;.->~— ;^neuolcnzaiiondeue effeiccatne<|UcJla.cJ
*
Il Dardo facendo la piaga nel principia 'è giousinii fi>à con-ft'^bdrfà> 4ÌV.o{!an?a.r/
tjoafi infenfibilc laquale poi/crefce à, poco à De Bcmuolentia amem, qvuint qmsqfiXh^
paco/& penetiando molto.dtntroj èrdoffici- beat erga i'/Qh prtmufifjliud eiJÀ'i Qf/ÌHQ/^>t plÌ4i>

le àpotetfi cailarc^ & ci dimoiìra.ehcjcomin- rmfi'f* trih'^ttmMh' Àqno ^M^w^>?t'4^'i'&i(iÌHr^


-ciando alcuno ad amare laBellcTiza dejle dó- fid éetm*oUntmm m7\ . ^diUJc£,nttdtirufn 4?we
ne>nonfabitopEouala fentamortaiciMirià a rey ardore quodam amoris- (ed flàbUntiie fOi»,

poco àpoco crcfcendo la piaga» lente alla fi^ ttt4Si0- cenjìami'autdicejntii Cicerone pxjjno
ne, che per allentar d'arco noti fana . '; . d'ottìcij. '.' ':.•< .
: .- .>-,., jl
Lo fpecchio dimaftjta eCsere la BeUeaza.fe- - 5t tà alata, dlendoche I4 B^ncuoleinza^iii,
rninile medefimaméte vno fpecchJo,nel qua- vn'il^aote, &
fcojza alOa ccj^iueti^din^ n^^J^»
le vedendo ciafcunoie fìefso m
miglior per- &rbà;>I fuoprincipiojn nof»,,' .^.r. --i.'

fettione per ì'aroo.cd ella fpede s'uiciija ad;a^ -


-Stvdlcxii eolói: ««rdepiiriiùàilh^i^lBjfipp*
niarfi quella cofa.oue ti.e veduto pw per-
m uolànza per fua natpca^dilffe;^ao ^'4lkgt^z5^a>
fetta. & poi à dtliderai hi & fruii lu, & perciò dimoftra con; yiib.alkgtcj»
li »|dc- ^
Il Dtago moftta eh© none da fidarO,oue è te,,tutlO'aH'c)ppa(itò deliióiiUiPnòc
df l/Vi?ia/4**
BeUezza,pecche vi è veleno di paITione,6c di ambi fuQ» contrari) . Tiene coti am|>t2 \^ ipa*
gelofia, ni, con bella giatu la Galltnaccija, òc,pcc ter-,
E ignuda perche non vuol elsèr coperta di Ragano nella ^utfach-'h .bbianio dccroj
ra il
lifcio,cottic anco fì può {^jr ^hSjjjaJf alle ,& ca- ^r edere rvno,& i'aiirp^oojmaj«-,4à(if)bo^t?.dc4
duca, & pjttcìò.vi fi pong9po, \ ìiguftri pf Ha là i3^i>^uoJenza p?r Igeo t|ppuUvViiUiacc^d«>i{-,
ghnJanda,coi\fotrac;j^l^llC{.d^yirg\li(jj^,eJ* '
laN«9ira,U^Ìla G.tÌliaacciaVne fà|cdp Ipicfio
l'Egloga fccqnda."_ ,,„-" ,! Ta.^V. •!-.•. i Valer, nei IiU.ìa. de getoghiìci, ^ivcndq.chft
O foìyyiofe pHerniminm ne crede cokatf^y, per la Gallinactn $'intcnd? vn'bupipo bc|ie*
uiiha It^tifìra caduM, vacinia nigralt^unntr. uolcòv atnoreuQÌe> pecviàlì è tiouatcche
niun
. .

IG/4SF E.T'T-I'OKE.
.....' ;
t

l'OlAo chiama marito della vite,.


fi

S>cvedotiaircbiamalavite quando*
è appoggiata à TOimo Cacullc ne
gli cflaraetn imperiali, ^i - - ...
\
-_

Vtvidtia in nudo vitis qjiA'nàfóim


aruo,
""
NHmquar» feextollité
più à baflo poi dice ,.

jit fi forte eadem tfio vinto coif*


ìttnÈia marito, -

Et M
aitiate nel 4. libro nelle noz-
ze di Pudéntio>& Claudia, volendoi'
moftraie i*V;nioné,& la Beneuolen-i
—/
— ' -
^ Z/^ ^^

,
qat rtii rpo fi <ti ile
Nec meliiis tenerli iungt^ntur viti^,^

a sì fsjci penfieri pensò il Taffo quan


óo dilfe
.Amano ancora .

CU arbori i, veder puoi con quant»


>.''•/
l .affettoy (^ ^

_

Et 'con quanti iterati abbraccia-k^


i
menti, ^
La y ite s'aumticchia^al fuo marita,}
Qioè à i'Ul.no, le bene fi potreb-^,
beaijco intendere, pioppo, òal al
niun altro vccello ha verrdi'huomo maggior ftaflìno arbori.rutti amicialla vite come-dicc^
'.^
Beneuòlenza& in quefto à lui ci rimettiarno CoIumel!alib.XVL' .
". /-' .'V'":.
' '

come huomo di molta intelligenza. P^item maxime populus aliti, deinde vlmni^
lIRagano fisàper pubhcavsoce» Sfarne deinde fraxmm, \ - -
.
;
che quefto animale è beneuole ali*faiiomo,& Et di ùuéfti;aibo£Ì yolfe intendere Horatio
è maniftfìo che lo difende dall'inficiie de fci- nel 4. lib. Gdeji chiamati vedouiXenza la
pi, s'auuiene che dorma alia campagna. vite'. •
)

Ladimoftrationediafcenderepcria gam- £t vitem viduas ducit ad arbore s»


ba per falire, &
approflimarli alla più nobii Et nelle lodi della vita ruftica con efla li

parte dcHa figura» e per moflrarc ciucilo che marita»


diceilFilofofonel 6. dell'Etica che la Benc- jédulia vitium Propagine,
uolenza di lungo tra due, diuiene finalmente ^Itasmarttat populos»
vna vera* & perfetta amicitia ^ Da queftiPoeti latini leggiadramente pre«^
fé Bembo il fuo concettomaffìmamente da
il
BENEVOLENZik. ET VNTONE MATRIMONlALEi. Catullo per efiòrrare le dame ad amare •
Del Sign, Ciò. Zaratitio Cafleltim.. CiafcunaVite ,.
Effa giace, e'I grardin no» [e n'adorna

D
in
Orina che tenga in tefta vna corona di'
vite intrecciataicon vn ramo jd'oliuo
mano,verfo i! feno vrv'AIcione augello ma-
Nel frutto fuoi nell'ombre fon gradite, (già;
Maquando.àlOlmoi ò al pioppo alta s'appog-
Crefce feconda per Sole, e per pioggia .
ritimo.OgnVno sa quanto la vite ami l'olmo,, Oue alcuni Tcfti più moderni leggono;
& l'olmo lavite,Cuidio. Ma quando à lOlmo amico alta, s'appggia .-
VlrytHs amat vites, non deferii rlmos.
vitis Et di queft'Olmo ci fiamo voluti feruire npr
Per tale amorofa Beneuolenza, vnionc& iaflando gl'altri per edere più frequente in
bocca.
. . . . . . .

64 Icoriobgia ,

BENEVOLENZA, ET VN IONE MATRIMONIALE.


Del Signor CiQMftm ZamùnoCafiellini,
ga del Rota.

Per àtt frrannt l'Atiom il nid»


cioè fpero vn giorno d'hauere in amdL
re tranquillo Uato^ Se Bcrnacdin KocÀi
più chiaramente.
SoMue vdir gli éiugé^ eh pw U ria»
Cantar piangendo (e fi fon anit nmiei) ì
Ltf fidi Muori, é* tntntre mI tempo rit \
Prendon fitl nido^in fiobil vece, ér viMM
AequttM l'ottdt, tfsnno i tifi Mpriei
Chiamali anco Alcione la mogl^
di Ceice R^ di Tracia* la quale amò
cordiahCTunamente il Tuo marito>oa-
de r Vngaro volendo niofìrare in AU
ceoyna BeneuoleDza> vnione gcap &
de con Eurilla> fì che gli dica
e fu tra noi
^
Mientr* fummo fanciulli «I

SÌ fuifcerate AJfttto
che tra figli dt Leda, htr thiatt Relli
M tra Ceice, ^ U fida Alcione ,
Kensifefijfetale
. Sempre ella fiaua meco, ffy io con lei.
Si che rado,o non mai ci vide il Sol*
Vvn da l'altro difgiunto,-

Amò tanto quefta Alcione il Tuo ma-


bocca de Poeti} òc per non confondere eoa lico» cbehauendo in fogno veduto ch'egliin
pilli diuerfi rami la corona>che più gentile có- vn tutbulento naufragio era mcH;to>fi come
pacirà fempliccmente la vite auuiticchiata auuenne» buttoflfì dal dolore in nìare> onde i
con l'Olmo fuo marito, per iìmbolo della Be- Poeti fingono, che fudè trasformata in tale
jieuolenza>& Vnione Matrimoniale. Augello del fuo nome & che fe ne vòla(Te fo-
L'Alcione che tiene in mano è vn'augello pra \\ morto cadaucro del marito,che era por-
poco più grande d'vn palTero, quafì tutto di tato da l'onde marinc,& però fanno che quc-
color ceruleo» fe non che ha mal^icate alcune fto Augello fì vada tutta via lamentando nel
penne porporine, e bianche* ha il collo fotti- litodel mare, come tra glialtcì Bernatdino
le,& lungo, va fuolazzando, Se ftridendo in- Rota nell'Egloga X^L^
torno al lito del mare, con voce lamenteviolc» I>eh perche non fonio» tome colti
oae anco fa il fuo nido* Se vi coua fette gior- Che vide in fanno, éf* p^trouò lo fiofi
ni, i quali per effere felici, chiamanfi jilcyoni] Sommtr/ò in mure, ^ per fauor de' Dei
diesy perche in tal tempo il mare ftà tutto trà-
Hot piange augello il fiio Jlaf doglicfo,
quillo, come dice Plinio lib. io. cap.5 i.Sc Ifi-
£ nell'ottaua i'eguence
§luanto t'innidia ò ben coppia felice
doro lib. 1 1. Se il Sannazaro coH cantò neli''-
A cui fiofii (y> augelli vn letto, vn nido
Egloga quinta
Contete,
Zìicitur,
^ Halcyotùs nidum mihi peUere
é» fduas potagi muleere, procellas
tfprfitanhic noftros fedabit pe£Ìorss aHus.
vttttes
Comién fu fempre, a cui cantando lite
VcrUa quotar, quando più hatte il lido
Et il Petrarca anch'egli cantò delia Bene-
a
uolcnza> S<. Vnione di quefti felid confor?!
A quefto hebbe mira l'Vngaro nellaptima nel fecondo Trionfo d'Amore
Scena del quarto atto d'Alceo, fupetflua in G^ueidue the fece Amor compagni eterni
vero , ma gtatciofa, iìmilc alla decima Egjo- f «r i Itr oidi à più fe/mi vnni
Aifione,
. . .

Libro Primo • 6$
Alcione, (èr Ceiee, in ytua AÌrnare le, il precetto di Focilide Poeta Greco
Con moicogiudicioOuidionellib.decimo
delle Metamorfofi bà trasformato detta mo-
Ama tuam contagem» quid enim fuauius, ^ fr»-
ftanttus.
glie amante del fuo marito in Alcioncperche Gjittam cum Maritum diligit Vxor vfque adfeneClam
veramente quefto augello di fu a natura porta Et Maritus fuam Vxorem t ncque iuter eos incidJ
al fuo marito tata Beneuolenza, che non per iontentio f
ifpatio di tepo, rrià fcmptc cerca di ilare vn ira Cioè ama h rua moglie.chccofapuò eflerc
col matito,nó pes lafciuiajmà per amica Bene foaue & piùconueneuolcche quando la
piij
uoIéza,chc tcnet Jeue la moglie verfp il \^:.n moglie ama j marito per fino alla vecchiezza,
to,nè mai altri riceue, anzi fc per vect-hie^zt, & il m.iruo
la fua moglie.nè tra loro c'interuie
egli diuéta fiacco,e tardo àfeguitarla nel vola ne conrefa alcuna. Quindi è che li Ro-
rilTa,t^
mai lo
re>ella lo piglia fopra di fé, lo nurrifce, mani an (il hi hanno ladato molte memorie di
abadona,mailola(rafolo,ma portofelo fu gì'- quelli che fono viffi in Matrimonio vnitamen
homeri>lo porta, logoueina,& ftà fece vnita te con Beneuoknza fenza contraflo,de quali
per fino alla morte, fi come rifcrifce Plutar- noi ne peneremo per eflcrapio quattro Stam-
co, De folertia AnimdMiin . In cotal guifa pate dallo Smetio due vetfo il marito, e due
parlando deW AlcioncP^^i autem fene^usma altre verfo la moglie .
rem imbecillum C^ad [etlandum tarànm red-
diditi ipfa eum fufcipiens geftatt atqne nutria
numquam defìituens numquam folum relin-
,
D. M.
quens. [ed in hiim*ros fuhUtum vfque quoque D. lunio primigeni»
§lui vix.ann.xxxv.
portai ',atque fouet, eique ad mortem vfque
lunia. P alias . fecit
ade/i.
Coniugi Y, ariffimo
^ Pongafi ad imitare li conforti Tamabile na- Et pientijftmo
tura dell' Alcione, &
ftieno tra di loro vniti co De fé benemerenti
araore,& Beneaolenza,tenghino in due cor- Cum quo vixit annis
pi vn'animo, &
vn volere, l'vno fi trasformi XV. Menf. vi.
nell'altro, gioifca, 8c refti lieto, contento & Dui citer .fine §^erelta -

della compagnia datagli da Dio sale efFetto, :

& vnione, s'efprimein quel noftto Sonetto T. TUuìo. Aug.ltb.Chryfogono


Lesbiano. Auditor Tabalarier
aerobico farro nelle nozze del Sig.Gio.Batti-
Raiion. Hereditat.
ft i Garzoni, 6ì dellafua nobiliffima Spofa» il
CAfiJ- eoniux.
cui pregiato nome nel capodevetfi pei or- Wlauia, Niee. eoniux. eum q»9
dbefi pone. Vixtt.ann.xlv. fine vUa iffenfa
m qual pane del CielOy in qualittea DIS. MANIBVS,^
Scf.'pt Natura sì leggiadra forma» tu^A Glaphyra
Anima di virtute esempio e norma Vixit Annis. xxxiix.
Beata al par d'ogni fuprema Dea . Ti. Cìaudiui . fauftus

Eli* fplendor rallegra^ éf ^^^


co' l ftio Coniugi, optimas bene ^
'.
Lo fpofù fuo diletto j einft'l trasforma De fé meritA. cum qua
L'ajlringe à feguir fot la ftta Belì'orma> Vixit A>.n,xiix. menfe i»
Amando lei nona Afirea celefie Diebus xxisy.ftne vila
GARZOÌT inuitte è faggio àlei ftmile G^erella feeit ,•
e^ Jìbi .

le fu prefcritto dagl'empireo Coro f


DIS MAN. S.
Cade ben lieta va co'l ctr giocondo . CALPVRNIAE
Roma per voi già gode eterno Aprile, €. L. HOME AE
Indi verrà pervoi l'età de l'Oro, M. CALPVRNIVS
£ RAB.A prole ad abbellire il mondo.
M. L. PARIS
€ON. SVAE SANCTISS.
C V M. QVA. V. A. XXv.
Et certo.che nìvlna maggior felicità può ef- SIKE OFFEN. F. ET SIBI^
fere tra dui conforti che l*Vnione,3c Beneuo-
lenza: degno d'eflere impteflò nella mente Simile modo di dire vfa Plinio fecondo nel'
d'ogni pcrfona legata in nodo Manimonia- lib.8» fctiuendo à Geminio . 6''/'m:e vithur
E Ma-
. . .

66 Iconologia
M aerimi nofler accepitiamift v.xorew,/ìngti- Q^. LO L LIO.
condito
q. 1.

laris exemyli, etiamjìolim faiffet . Fixit cum


hAc triginta muemannis fine mrgio, fine offen- scio teinvidere. qvi legis:
/^. Et nella infcrittione di Lucio Siluio Pater- TITVLVM MEVM DVM VIXI
no Ci legge. SinevlU animi Ufura. Et in aud- VAL VI. ET HABVI lìENE QVET
,r ^^ w
la di Giulio Marciano. Sine vllaanimi mone. „ w ET
u ^ ^
Auanza tutti Caio Billieno manto di Gemi-
VIVERE
^ n e M.
, ,,
CONIVGEM
^x v, t

nhC&uma.0ui)s>ixeruf7t vna annis co fìtinuts, HABVI. MIHI. AMANTISSIMA,


LJI, fine lite molefta. Vn'altra infcrittionc pò- Hora fé da
gentili e ftato fatto conto di vi-
nere vogliamo trouata poco tempo fa nella uerefcnza querela, fenzacfFefa.&iefionc ai-
prima vigna fuor di porta latina à man dritta, cuna tta Moglie , &
Marito, ma con recipro-
nella quale dice al Lettore» che sa d'edere in- co,& fcambicuole amore> tanto più da Chri-
uidiato> per tre cagioni, vna perche mentre ftiani fideue procurare di viucre nel Sacro
vide fteitefempre fanoj la feconda perche MatrimonioJ in Santa Pace con;vnione, &
hebbe commodaméte da viucre, la terza per- ne Beuolenzajacciò meritino poi d'edere vni-
chc hebbe vna moglie à lui amoreuolidìma ti nell'altra vita in ferapitetna gloria

B N C I o.
nella guifa, che fifogliono rapprefen-
tarc Cioè vna ftà con le fpalle vetfo
»

noi,e due ci guardano, tenendo le ma-


ni intrecciare m guifa di chi balla, Sra-
ràconil braccio fìniftro in atto di ab-
bracciare altrui, &" che nella giontura
del braccio, &: della mano vi fianovn
par d'ale, tenendo con detta mano V-
na Catena dVro con dimoftratione di
farne dono, Et per terra dalla paite dc-
ftra vi faràvn'ÀquibjIaqualehauendo
fatto preda d*vna lepre qual tcnghi
fotto gl'artigli, laflì cibare vari) vccel-
"i di tapina differenridalla fua fpecie.
Giouane fi dipinge, perche non dee in-
uecchiarfi mai la memoria de benefi- i

ci] i iceuuti, che cofi dice Seneca libro


primo de' benefici).
Si rapprcfentadi fingolar bellezza,cf-
fendo che il Beneficio più d'ogn'altra

cofa infinitamente piace > 8c diletta ad


ogn'vno
Si dimoerà con vifo alIegro,& riden-
te, percioche tale fi ha da moftrare chi

fa B-'nefi( io alrrui,ondc fopra<ii ciò A-


goOinode Diffinitione cofi dice, Be^
VN L;ioujne di {ingoiar bcJlezza,có vifo
ai!c|:;ro,& ridente. Sarà ini Jo,mà però
neficium eft benemU afiio,
gaudium tribuendo ideino agiti Com'anco >
tribuens, ca^taiifquc

od arma co'Io liaSbia vn drappo di color potiamo dire che fimile dimoftratione dcuc
tur-
chino turro ft-!l-ao,iIqiiale cuopri le parti più
fare chi riccue detto Beneficio, E' ben vero,
fegrete,!; vcdfà dal Cielo vn raggio
ilquale fa che il Beneficio non e, ne può edere Benefi-
ra tifplc Jere detta figura, Terrà braccio
il de- cio quando fi benefica gente tutpc,&: infame,
ftro altee co la palma della mano le tre
gtatie Se fopra di ciò potredìmo dire adai, ma tace-
remo
. . . . . . . .

Libro Primo •
67
remo petnon chiunque, fa be-
fare aiioflìre chi balia per dimoftrare che l'ordine de i Be-
neficio a quelli» i quali fono indegni di viuerc nefici] il quale pafia d'vna mano in vn'altra ri-
al mondojci repprtamo à quello che dice Fo- torna vinmamentc ad vtile di colui che lo fe-
cilidc Poeta Grecie) che in noftra lingua così ce prima.
xifuonaj 11 fiate con il braccio finiftroin atto di ab-
K oli in mM̻m virum benefitium bracciare altrui,ne dinota la prontezza &c la
Cenftrre, effac fi in mari femmes, buona difpofitione chi bà per oggetto di ef-
ignudo percioche il Beneficio ha da ef fercitare sì nobil virtù de beneficiare
Faffi
altrui
fere no folo libero, e fcioltjo da ogni inganno, L'ali che fono nella giuntura del braccio,&:
ma lontano da quclli.che fotto finiione d'elle della mano,dimo{lrano che chi fa il Benefìcio
re liberalii &
di fai benefìci} altrui, mofìrano, con ogni prontezza deue efler vcloce,& ptc-
più fcgno di vanagloria &
intereUe che d'ani- fto all'operationi,acciò che fia molto piià gra-
mo puro,& fincero, Videre etia liceat plerosque ta la gratià à chi riceue il Beneficio Celeres .

non tam natura ltherales,quam qaadam gloria gratid. dulciores, autem tardauerit » Omnis fi
tndufios'Vt benefici videanturfacere Multa,qudi gratia vana^ ncque dicetur gratia» dice Lucia-
yidentur magis profici/ci ab ojientationeìquam no,& Publio Mimo. Bis dat qui cito dat.
à VoluntatCì dice Cicerone ptinio de oftìcij Porge la Catena d'oro con dimofiratione
Potiamo anco dire,che chi riceue il benefi di farne dono, per fignificare che il beneficio
ciò non lo deue nafcondere, rnà farlo vedere lega, & incatena a tutti quelli i quali fono
ad ogn'vno, percioche quefto è fegno di gra- lui beneficiati
titudine ellèndo, che quando non fi può ri- Benefitium dignis vói das .
cambiare con l'opere il riceuuto Beneficio Omnes Obligas . dice Publio Mimo
confefìTando almeno con parole> è fare che à L'aquila nella guifa ch'habbiarao detto di
tutti fia palefe la liberalità del benefattore. quefto geroglifico ci riportiamo à quello, che
Il drappo turchino tutto ftellato,ci fignifica narra Pierio ValerianoJibro i5>. il quale dice
il Cielo dal quale fi riceue tutti i Benefici], & che volendo gl'Egitti) fignificare vn'huomo
tuitelc gtaticche perciò fi capprefenta il rag- benigno, benefico, &
liberale, dipingeuano
giojchefa tifplendere sì nobil foggetto.fctiue vn'Aquila la quale da ogn'altro vccello lafcia
San Giacomo Apoftolo al cap. i.Omne donum pigliare il cibo della propria preda
defurfnm eft defcendensà Vatre luminum. Per-
fio nella prima Satira mofira quefio colore ef-
BENIGNITÀ».
fcre d'huomini che à cofe di grand'importan-
zaafpirano-, Colui dunc^ue che contempla le
cofe celefii» &
afpira à cofe grandi > merita-
D Onna
con ambedue
veftita d'azzurro fìellato d'oro
le mani
melle dalle quali n'efca copia di latte che di-
fi prema le mara

mente di tal colore deue effer vcftito,& il Pe- uerfianimah lo benino, alla finifi:ra banda vi
tcatcanel Sonetto 8 5. dice. farà vn'Altare col fuoco accefo
Voh ctn l'ali de penfieri al Ci* lo • La Benignità non è molto differéte dall'af-
Tiene il braccio deHto alto,ó^ con la palma fabilità, clemenza,& humanità,& principal-
della mano le tre gratie,acciò s'intenda le tre mente fi effercita verfo i fudditi, & è compaf-
maniere dei benefìcijvCioè di quelli, che gli fione bauuta con ragione interpretando la ,

&
danno,& di quelli che gli rendono, quellij legge fenza rigore,& è quafi quella che Gre- i

che gli dannoje tèndono infieme ci dimandano, ('V;e/xe«t) cioè piaceuolein»

Si dimoHra che vna Aia con le fpalle verfo terpretatione della legge
noi>5cdua ci guardino,petcioche fi cófidera» Si vefte d'azurro fiellato à fimilitudine del
che nel ricàbiare il bene fattoci^habbiamo da Cielojil quale quanto più è di ftelle illufirato,
efiete pm liberali afiaijche quando fiamo noi i &
abbellito, tanto più fi dice efiet benigno
primi à far beneficio altrui, 5"; ea^quA vienda verfo dinoi,cofi benigno fi dice anco l'huo-
accipimus maiori menfura reddimus, quid be- mo, che con fereno volto cortefemente fa'
neficio prouocati facere debemus ? an non imi- gratie altrui fenza interefle>ò riconofcimento
tari agros ferttles, qui multo plus adferunt , mondano» & che efsequifcc pietofagiuftiiia.
quamacceperunt, dice Cicerone i.de off. Preme dalle mammelle il latte>deì quale vi
Stanno con le braccia intrecciate à gu'fa di uono molti animali, perche è effetto di Bcni-
E z gniià.
, .

68 Iconologia
B N I G N I A\

L'IMA GIN E DELLA


BENIGNITÀ'.
Figurata dal Signor Caualier Ripa
nella pcrronadciriHulìrinitna*
&, EccellentiflTima Sig.

Marchesana, Salviati.

DOnna giouane & riden bella,


vaga acconciatura di
te, con
biondi capegiiiCoronata di corona
d'oro, con il Sole in capo, veftita di
habito leggiadro in color d'oro, c6
Clamide fieggiata di color purpii-
reojoue fi veda tre Luned'argento>
le quali fieno crefcenti, &
riuoltc à
man deftra, ftia alquanto china,có
le braccia aperte, & con la deftra
mano tenga vn ramo di pino, mo-
ftrandofi d'efler kuata su d'vna ric-
ca feggia , &
à canto vi fia vn'Ele-
fante.

La Benignità non è altro per


quanto fi può raccorre dalla dottri-
na d'Ariftot. lib.4. Etica, che vn'af-
gnità,& di carità infieme fpargere amoreuol- feito di perfona naturale magnanima in mo-
mcnte quello che s'ha dalla natura alludédofi fìrare fegni di ftiniaie gl'honori dati dalle
al detto di S. Paolo, che congiuntamente di- perfone inferiori, talché è virtù proptiadcl»
ce:Charitas benigna efi. Si rooftra però ancora le perfone grandi in quanto fono magnani-
queft'attOjche dlercitandofi la Benignità ver me , & magnammo non vuol dir altro che
fo i fudditijcome fi è detto.eila deue eflere an huomo di fpl' udore, de ornameniodi per-
tepofta al rigore della giuftitia,fecondo Papi- fetta virtù, tal che quanto e difficile d'eflerc
tìiano lureConfultOjcflendola Benignità có- magnanimo per hauctbifogno di tutti gl'ha-
pagnad'efla giuftitiajcome ben dice Ciccio- biti buonijiàto è nobile eflcre benigno. Qua-
ne De pntùfts. Che però da tutte due deue cf- rro fono gh affetti dtl magnanimo (che affet-
ferlodata,& abbracciata.aflcrmando Plut ti fi deuono chiamare quelle cofe, che- non

Vtil. c.i6. che : Qui non laudar bemgnitatem.ts hanno Elcttione, Beneficenza, Magnificen-
profetò cor habet adamantinum, aut ferre ex» za, Clemenza, &c Benignità,) à i qu .li fi ridu-
€u]JHm cono tutti gl'altri, percioche il magnanimo
L'alt<ire co'I fuoco,denota,che la Benignità non fìima,ne di(prczza,comc quelloche non
fideuevfrcj ò per cagione di religione > la teme,ne fpera:in quanto non difprezza è Be-
quale principàltrientr-,s'vflercitaconli factifi- nefico, inquanto nonltima» Magnifico, in
cij,ò iilmeno nò fcnza eiJa,t; Imentc «.he ven- quiinio non teme, Clemente, in quanto non
ga in pencolo d'clTcrerifaiv'ataiòitnpcditj la fpera, Benigno, ik perche la Benignità ha
Dio ftclIo,i!qualc
giuftitia pei in. itale è vgual pcrioggeitoimmecl. a amente l'honotc,6: i-
mcnttr giufìo,&. benigne honorarc, però fi può dire, che la Benigni-
tà fia il più degno affetto, che poffi nsfcere
in principe gcnciofo»ilche e conforme alla
dot-
. .

Libro Pr imo 6^
N I G ì A^

gnità,pcrcioche,comc illume della


Luna non è altto che hftello lume
de} SoIe,co5fi la Benignità non ha al
tra kice che quella delFifteda ma-
j^naniraità * Sole delle virtù, come
habbiamo moftratQ, peto la for- &
ma del Sole fi fcuoprein tefta delU
rigura,cioè in luoco pjùfuperiore,
oc più nobile fede dell'intellettcoa
de fi cauarro le virtù intclkttiuc 6c
gl'organi fenficiui, ne' quali fi fon*
Jana le morali ..

Il numero Ternario delle Lune>fi-


gnifica la perfettione di quefta emi-
r)éce virtù, percheternario femptc
il

Tignifica perfettione, come infegna.


Aiift.ncl primo del Cielo cap.i.& è
primo numero MTopare, principia &
d'imparità della quale diceuarK) i
Gentili fodisfarfi Dio.come di cofa
perfetta, onde Virgilio nell'Egloga
S.dice. Numero Deus tmparegaudet*
Et i Pitagotici difieio il ^.triplica-
tonel quale ficonaieneddua»eflerc
.

di potenza infinita, con quali con»


I* corda anco Plat. che dice nel Ti-
dottiina dell'ifttfso Aiiit.ne) i.utUa Ktuo..!- uio da quefto numero triplicato hsuere ori*-
ca alcapoio.dìcendoiche la grandezza nel- gine la perfettione dell'anima.&l'iftelTa Lu-
f huomo non è a!t o,che vna certa piaceuole» na fi dimada dai poeti Triforme,cnme fi vede
& nobile grauità . Laonde fcoptendofi que- inAufonio nel libretta intitolato Grifo, nel
fta viitù fingolarmente nella llluftriffima Si- quale delL'iftefib numero ternario difcorrcnc
gnota Maddalena Strozzi Maritata neli'Ec- deuo lafeiare di dire> che dette Lune fcrio ri^-
Marchefe Saluia- uolte à man deftr3,cioè verfo l'Oricntcilchc
celJentifs. llluftriflTitno Sig.
ti>rai è parfo che veda quefta figura con par è fegnojche la Luna ftà in fuo crefcimentejfe-
fi

ticolar raentione di qatfta Signora> nella qua guitandoil Sole,&così rillufttifs.Cafa.Stroz


le oltre à gl'a4cti fplendori,che le danno la Pa- zi fcguitandagli fplendori della magnanitni^
tria fcliccj la Cafa llluftriffima,! Genitori di tà.fivàcontinuaméteauanzàdoncllagloriav
fomma vittù,rifpUnde tanto l'iftelTa Benigni- 3c ne gli fplendori della fama con l'iftefia Be-
tà mentre accetta gl'honoti delle perlbne in- nignità, &
è la Luna detta Lucina, per cffere
feriori con lieta volto, &con la Benignità ella tenuta da gli Antichi apportatrice della
fua, cheopera meglio che gl'altri con l'alte- Luce à nafcéti fanciulli,perGhe porge loro a-
i

rezza, 6c ben fi può dire di lei quel che feli- imo ad vfcire del ventre della madre, pel &
ce Claudiano in Cònfulatu Maniiijj. edere ella benigna-,& pianeta humidoafftet-
Per^^it tran^MÌlla pcteffàs ta tall'horacóil fuo influito il parto foccorté-
^ed violenta neqnit : mitndtitaque fòrtiusvrget do le dónc ne' ior dolot i.rédendole piùfacilc
Imperio fu quies al partonrccome dille Horatio lib. j.Oda ili
Le tre Luncchefònointorno al fregio del- Monùum cuJldsnHmcrctumqi-'virget^
laClsmide>rapprefentano l'infcgna dellst II- G^HA ÌAècranus vtero puellds
Cafa Strozzi» nella quale fi ccntie*
luftriflìmi Ter vtMta auidis adtmisqi lethoi

necontnolca ragione il fìmbolo delia Beoii» DiuA-trifcrtais*


E ^: a
&
70 Iconologia
Et benigna fi puà dire ìa Luna, perche ri- protcttione con ogni benignità altri di minor
fplcndendo nell'ofcurità della nottcaffìcura, condiiionc&con portione li amette nell'a-
&inanimifce col fuo lume i poueri viandan- micitia, 6c compagnia fua, il che non fanno
ti* de i pudori alla gUitdia delle loro mandre» gl'animi nati vilmente, ancorché per forruna
& perciò è ft ita chiamata da gli Antichi fcor- Sublimati fieno, e he per l'ordmario rcftono
tai&duce,&gliEgiii)Conil geroglifico del rozzi, &c come doppij, e non femplici vfano
Sole,& della Luna s'immnginauano che que- verfo altri più tofìo malignità,che Benignità.
fti due pianeti fodero Elementi delle cofe,co- L'Elefante animale nf)bile,& pili d'ogn'al-
me quelli che con la virtìi propria generalle- iro grande, Io ponemo in quefto luogo per
ro, &
conferua(Tero,& perpetuaflero, tutte le fimbolo della Benignità de' Principi, Si- &
cofeinferioii, oltre àquefto la vitanoftra ef- gnori gcandi,della fua benigna natura ne vie-
fere retta dal gouerno loro per edere foftéta- ne à far tcftimonianza Arift. lib p. cap.4(?.ncl-
tadall'humor deirvno,& dal c.jlor dell'altro. i'hiftotia de gli animai». Elephas omnium fera-

Si fa detta figura di faccia* lieta, & giocon- &


rum mitiffimus, placidijfimus . Et Bartolo-
da, fidente, di afpetto giouiile, leggiadro, meo Anglico della proprietà delle cofe lib.
modefto, perche non è cofa più grata. Se 18, cap.4Z.dicechegliElefantifonodi natu-
am Ita dellaBenignità, onde dille Tcreniio ra benigniperche non hanno fcle.5'«»r<i«/tfw
negli Adelfi. Elephantes natttraliter * benigni quod careant
Reipfarepen. felle. Ma noi diremo ch'egh fia benigoo noa
Taeilttate nihil tjft Somini melius ntque eUmentia. folo, perche fia priuo di fele (attefo che il Ca-
Et per fi^nificarc lo ft jto fignorile che è nc- mello ancora è priuo difc-le» &
nondimeno
cellàrio r^ll'vfo di ella Benjgnuà,fi fa veftita,& non arriua à quella gentile Benignità, che ha
coronata d'oro. l'Elcfanie_^»nà perche la natura Io ha dorato
Il dcizzarfi in piedi,chinarfi,& aprir le brac d'vn certo lume d'intelletto prudente è fenti-
eia, fono fegni piopri) ne
i Prencjpi della lot mento quafi che humano.Plinio Lb. 8. tap.i.
Benignità, lontani dall'alterezza dell'animo, jinimalium maximum Elephas, proximumq;
& dal rigore. humanis fenfìbus,0'c.QvLQÌio Animale Te mai
Tieiie con la deftra mano il ramo di Pino, nelli deferti inconrra qualche perfona ch'hab
cflendo detto arbore fimbolo della Benigni- bia fmarrita la (Irada per nò fpauétarla col fuo
tà, perche il Pino ancorché fiaalto, faccia & afpetto,fi tirila in bel modo alquanto lontano
ombra grandi flrima>non nuoce à niuna pian- da quella, 8c per darli animo fé le moftra rut-
ta che VI fia fotto, ma ciafcuna vi germoglia to cortefe,& manfueto, &
le precede auanti

lietamente, perche ella è benigna à tutte,co- nel camino,tanto,che à poco à poco lo rimet-
fnerifcrifce TheofraftoFilofofolib.j.cap.ij. te per la ft rada. Si elephantes hominum errati»
de plantis, tem (ibi obuium viderint in folitudine, primo»ne
Pimis quoque benigna omnibus propterea effe impetti terreanty aliquantulum de via [e fub'
futaturqtiod radice fimplicialtaque fìt: SeritUr trahunt% (f lune gradumfigunti &
paulatim ip-
enirn [ub & Mynm & Laurus 0" alia
eam , , funt prdcedentisviameiojìendunu dice il me-
fleraque nec quicquam prohibetradix, quo mi^ defimo Bartolomeo Anglico nel luogo citato,
augefcere valeant & quo
tius hi&c libere : tntelligi oc Plinio nel fudetio lib.cap.4.£/tfp/74J hamine
pote/i, radicem plus infeflare quam vmbram ; obuio forte folitudiney&ftmpltciter aberrate de-
quippe cum fimts vmbram ampliffìmam red^ menstplactdusq; etia demonffrare via traditur.
éiat-, & reltquas qttoq; paucis altifq; nit enfia ra- Atto veramente benigno, mirabile, in vno
dicibus ad portionem focietatemque nonnegat, Animale, ch'habbia forza di nuocere, & non
Oue è danotarccheil Pino arbore nobiliffi- voglia,ma più torto di giouare: Della nobile,
ino di radice alta, &
fcmplice raccoglie bc- e benigna ccndittione di quefto Animale fi
.nignamentc fotto lafua ombra le minori pià- f>ofsono riputar partecipi quelli Signofi,iqua
te,fi come fanno altri arbori di alta radice,che imodì dalla loro innata benigna natura ri-
non negano liceuerc in compagnia loro altre mettono i fudditi, ò feruicoti nella via del feli-

piante, che ci Cerue per figura, che vna per-


il ce contento, foccorendoli ne i loro eftremi
fona nobile d'alta radicccioè di flirpe,&; oti-^ bi(ogm.Hunc ftbifinem- proponit honefìus Pria
giae fublime ticeue (òtto L'ombra della fua e^iat . Il fine dell'ho-
«cps, vt fubditos feliccs
Bello
& .

Libro Prime* 71
sefto Principe è di far felici i fuclditi diflc An- dalla fua guardia fufTe impedito Pingrenb a
•tipitro:dip!Ù gli honcftiA benigni Principi, niuno. Qi-ielti fono Principi amati in vira,6c
€c Signoti, accorgendofi maggiori
di cflece dopò morie bramati, che fi fanno fchiaue le
tenuti. 6c nuctiti,^»orgono nnimo à minori di genti con la benignità, & certo per quattro
patlare,& chiedere vdien2a,& foccorfcfi co giorni.che in queftavita vnofignoreggiajde-
me hanno f.rro gli ottimi Principi, & Impe- ueprocurar diladar memoria benigna ài fé.
tadofi, che hanno lalìatobuon nome di fé. perche la fua .Signoria rofto fi perde» la fu* &
Alellàndro Scuero di nome. Se benigno di Bcnignità,co;ne virtù eretnamenre dur3',Dct
natura à chi nò s'arnfchiaua di chiedere nié- to degno di genetofo Piincipe fìi quello di Fi-
te, lo chi Mtiaua, dicendo perche non chiedi lippo Re di Macedonia Padre del grmde A-
niente? Voi forfè ch'in ti reftì debitore ? chie- lefsandro. /^<2/(? diubenigriHS quam breni ter»'
di» acciò non ni imenei di me: ConofceU". A- por e Ùominus appellar/
leflandro che il Principe è obiigaro dar beni- Voglio più tofto efsere chiamato lungo tem-
gna vdienza,& foccorfo à pcrfone minoti, po benigno, che breu: tempo Signore, onde
priuatc,& perciò s'offc .a benignamente à
i ioconfiderando il cortcfe animo diqueftiin-
loro, dimandando bifognipernon rimane-
i utt!,& benigni Principi, &
lanobii natura
re à loro debiiore,& pure era gentile Impera- dell' Eictante anuriil maggiore d'ogn'altro
dore,confond-nri quelli Signori afpri dina- congiunta con tanta Benignità, fi conclude-
turajche negano IVdunza, e fé pur la danno rà, che quàto piti vna perfotia è nobile,^: gra-

alle prime parole infalìiditi difcacciano da fé dctàtopiùdeueefsercortefe, &


benigna»mà
con petfone,& le fpauentano con
ingiuria le quello, che più importa fi conforma con la
- laloiofeuera>&:brufcacicr^jptendmoe(Jem' benigna natura di Dio, di cui è proprio l'edec
pio ia Tuo figlio di Vufpafiano Imperadorej benigno» eflendo, che non ci è chi più di lui
che ff mpre benigno fi cnoftrò al popolo, on- efserciti la Benignità per il bene, che ogni
de pC'^ lai Bi- ic;i;iià tìi chiamalo Amore, &C giorno fa à tutte le fue creature , fi che vn Si*
dtl" ie del genere humano.m ti licentiò alcu- gnore,& vn Principe per quanto comporta la
n<» via fé fenza dargli bu- n* fi}etanza,3nzi aui mortai conditione in cofa ninna può più ac-
fato da' r.m'gliaii, come ch'egli promettefìTe coftarfi alla natura diurna, che con la Benigni
più *''i quello che porcile mantenere» foleua tà 6c fenza dubbio,c he Iddio ama più vn Si-
.

dire che bifogn;)Uai auertire che niuno fi par- gnor benignojche fuperbo,& altero, anzi l'o-
tifle.v.itito,& difzuft ^to d il parlare de! Prin- dia, fi come il mora! FilofofoPlutatco chia-
cipe . Non oportere^ ftt. qHemquam a fermone ramente diraoftr a neldifcorfOiChefàalPrcn-
Principis tnffsmvifcedere : Soggiunge SUeio- cipe ignorante,dicendo>che fi comej Iddio ha
niocht f aito li popolo m ogni occsfione con collocar •
nel Cielo il l>ole, &
la Luna» fegnì
l^nta piyceuoiezzajd: Bcnignità.che folea far del fuo fplendote, coli è l'imagine , &c il lume
preparare ie fefte publichc de Gladu^tori non del Principe nella Rcpublica, che porta la
àgulto fuo,mà ad'aibitrio degli fpet;aiori,& mente, & la ragione gufta,& retta, è non il
niainegònienieàniunocheglt dmi'nd,iiìe» fultnine,e'ltridente,coraef^gIion farfi dipin-
anzi l'efloi taua dimandare di pjù: Nam ncque gete alcuni pet parete trea-endi, fubìimi &
negaùit quicquam petentibus O" vt c^uai vellent
: più che non fono: difpiacciono à Dio quefli»
petereni, iliro adhoriatus Stan Jo vna fé ra
eli : che fanno emulatione con li tuoni fulmini,5c
àcen<j,gli verine>inmente,chein qUv.lgiOrno raggi,& fi compiace di quelli, che imitano la
nonhiucuj vfatahfcliraB.nigniràcon nm» fua Virtù, fi rendono firaili à lui nell'honedà»
no, di e he pentédofi, mt^nuò fuori quella me- humanità, &
Ben gnirà, &quefti più inalza
tnorabil vece yìmìcidiem perdtaimus, Amici facendoli partecipi deila fua Equità, Gaiftifia»
habbiamo perduta la giornata, riputò come Verità, Manfuetudine,& Benignità, median-
Principe edeic debito fuo elietcirare ogni te lequah virtù rifplcndono. come il Sole,(&
g.ornolV fficio della Benignità . Non fu mcn la Luna non tanto appreflb gl'huomini,quan-
benigno quel buoiK) Impetadorc > dico Mar- to apprefso Iddio padre di ogni Benignità.
co Aurelio di cui Hecodiano fcriue.che a qaal BIASIMO VTTIDSO.
fi vogli che vi andana auanti porgeua beni-
VEcchio magro.pallidojcon bocca aper-
gnamente la mano» è non compoitaua, che tala chinato vcifo la terr?» la quale ei
E 4 va
. , . . .

7» Iconologia
vi percotendo con vnbaftonc» che ha in ma- occafione di piacere>& diguftoJ
nojcofi fingeuano gl'Antichi Momo
Dio dei- £recco>& psUidO} perche taldiuiene fpef-
la ripicnfionc»c del bi^fimorilveftiraento farà fo, chi biafima per rinuidia>che quafi Tempre
pieno di lingue» d'orecchie, &
d'occhi muoue il biaHmo
Si dipinge vecchio, petchc è proprietà de' Sta con la bocca aperta, & fi vefte,con)e
vecchi di biaiìmare fcmpte le cofc d'alcri^ò habbiamo detto con orecchi,& cc-
le lingue,


perche fi coftofca la loro prudenza impatata
con i.-r--..; 1; ^^u: »««; X ^^^ ì,^^.\'^
l'efperienza di molli annijò per lodar l'e-
chi perche il Biafimo è Tempre pronto d'vdi
re,& vcdecc pet fcemar lalodcdi qual fi vo-
tà palTata,© per porre freno alla licenza gio- glia pcrfona.
uenile. Mira la terra, perche il fine di chi biafima
Si fa ancora vecchio, cfsendo la vecchiez- non puòeCscr fcnon vilcappoggiandofi maf>
za verno, che fpoglia i tempi d'ogni fime all'arido legno della roaledicenza
finiile al

BONTÀ'.
l*oro fuprcmamente buono ftà tutti
i metalli. Horatio dimanda aurea
la mediocrità, dalla quale deriua la
Bontà ifiefsa in tutte le cofe
L'Albero alla riua dei fiume è
conforme alle parole di Oauid nel
fuo i.Salmo,che dice: l'huómoche
fcgue la legge di Dio efset fimile ad
vn'albero piantato alla riua d'vn ru-
fcello chiaro, bello, corrente > e &
per non efset altro la Bontà, della
quale parliamo, che il conformarfi
con la volontà di Dio, però fi dipin-
ge in tal modo,& il Pellicano mc^
defimamente , il quale è vccello >
che, fecondo che raccontano molti
autori, per fouenire i propri) figliuo-
li pofti in necefiìtà , fuena fé fiefso
col ro{lro,e del proprio fangue li no
drifccccme dice difFufaraente Pie-
rio Valerianoal fuoluogo,&de più
moderni nella nofirahngua.
llRufcellinell'imprefa del Car-
dinal d'Augufia non moftra altro»
chel'ificfsa Bontà.
Sta con gl'occhi riuniti aICielo>
DOnnabella veftit« dVjro^con ghiilanda per efser intenta alla contemplatione diuina.
dirutaificaposeftaràcon gli occhi ri- Se per fcacciar i penfiericaitiui; che di conti-
«oltiverfo il Cielo, in braccio tenga vn pelli- nuo fanno guerra . Per quefto ancoiafi po-
cano con hfigliuolini &
à canto vi fia vn ver- ne la ghiilanda di ruta, hauendo dert'heiba
<lc arbofccilo alla riua di vn fiume. proprietà di efset l'uggita dai fpiriti-mahgni,
Bontà ndi'hiiomo è compofitione di pani Se ne h&bbiamo auterìiichi tcfiimuni). Ha
l>uone5Comefcdcl€,vcracc,integro,giufìo,& ancora prcptictà di (miuuir l'amor veDeieo,
{)aticnte ti che ci manifef^a, che la vera Bontà l:>fcia da

Bella fi dipinge, pcrcioche la Bontà fi ce- banda tutti gli intc n (lì, &l l'amor pvopno, il-
flcfce dalia beilezza.efseodo che la mente ac- quale fclo fconccrra,Ò>. guafta tutta l'armonia
^uifta cognitione de'fcnfi. diquc{l'org;ino,che fuonacon l'armonia di
li velSito dell'oro fi^nifica Bonrà,|)ere(sec tutte k viiiù.
BV-
. . .

Libro Primo, 9Ì
B ve 1 A;

Donna giouane brutta-, ma artil


tifìciofamente veflita di color catt
giante^dipinto tatto òi mafchare di
più forti, &
di molte lingue >rarà
zoppa* cioè con vna gamba di le-
gno» tenendo nella fini (Ira mano
vn fafcccto òi paglia accefa. Sant*-
Agoftino defcriuc la Bugia, dicen-
do, che è falfafignificatjone della
voce di coloro»che con mala in-
tentione negano 9 ouero affé rma-
novnacofa falfa.

Et però fi rapprefenta in vna


donna giouine>mà btutra> e(ìèndo
vitio feruile,& fuggito fommamcn
te nelle conueifationi de* nobili, in
modo che è venuto in vfo hoggi-
dì ,che atteftandofi la fua nobiltà»
come pet giuramento nel patiate fi
ftimapetcofacetta>che il ragiona-
mento fia vero
Vcftefi artificiofaraentc, perché
con l'arte fua ella s'induftria di dare
ad intendere le cofe che nonfono.
La vefte di cangiante dipinta di
varie forti di mafcare , di lingue &
DOnnainuolia, & ricoperta nell'habito dimofìral'inconftanza del bugiardo, il qua-
fuoquanto fia poffibile, il vefti mento le diuulgandofi dal veto nel fauellare, dadi-
davna parte farà bianco > Se dall'altra nero, uerfa apparenza di effcre à tutte le cofe , éi &
terrà in capo vna Gaza >& in mano vn a Sep- qui è nato il prouerbio che dice :
pia pefce Mendacem oportet ejje memoret» .

La parte del veftimenro del color bianco 11 fafceito della paglia accefo altro non fi-
xnoftra,cbc gl'hucmini bugiardi primieramen gnifica,fenon che fi come il detto fuoco prc-
te dicono,qualche verità per nafconderui fot- fto s'appiccia, & predo s'amraotza,cofi la bu-
to la bugÌ3jimitando il Diauolo,ilqualc,come gia prefio nafce,& pretto muore
dice San Giouanni Grifoftomo fuper Matth. L'eHer zoppa dà notitiadiquelchc fi dice
Cottceffum efi interdum vera dkere , 9t menda- triuialmente:che la Bugia ha le gambe corte.
cium Juum rara 'veritate commendem . B V I O.
Ualira parte di dietro del veftimenio nero,
Glouanetto moro,veftito d'szurro fìellato
fi fa in quella fcntenzadi Trifone Gì amatico
d'oro, &fopra il capo haueràvnGuf-
GrecoJa quale diceua,che le bugie hanno la fo, nella dcftra mano vn velo nero , & con la
coda nerajóc per quefìa medefima ragione à finiftra terrà vn feudo di cclotd'otojin mezzo
qucft'imaginc fi pone in capala Gaza , che è del quale vi fia dipinta vna targa con motto
di color vacio«e la Scppiajlaquàlc fecódo.. che
che dice . ^udendum .

raccon ta Pieito Val enanonelli.iS.quandofi CALAMITA».


fente prefa^mafida fuori dalia coda vn cerro DOnna mefta > vcftita di nenr» , ti mal'in
tumore nctOj ndqualc finofcondcflimando ainefcmoftrandofi debole H regga fo-
con inganno fuggire dal pefcatore Cofi
tale . pra vnacannajtenendoin vn mazzo di
mano
il bugiardo ofcura fé fteflo co la fintione delle ipighe di grano rotte; e fiecaflate cornc quel-
bugie;&tì6 viene maià luce di buona fama . le, che vengono abbattute dalla icmpcfta.
Il

V
. , . ..

74 Iconologìa
Il veftimento nero fignifica malinconia, manigiontcal Cielo, &davnaparie vi fati
<h'è coiTtpjgna perpetua della Calamità. vnB.'.hlifco.
S'appoggia 3 la canna, perche non Ci troua Dipingcfi con vn vifo iracondo, perche è
maggioi C. al arnitàjc he quella di coluitche (là cagionata dall'iracondia^ dallo fdegno &
in pencolo di rouin arci qualcli cóJucemol 11 torcio accefo dirooftra,chela CalunDÌa,è

te voice à defidcratt la morte per rmiedio, Sc inlhumcnto atuffìmo ad accendere il furco


U canna per eff(?reacua>&: poco dcnfa>faiùl- delle difcordic, &
delle rouinc di tutti Re» i

ment< fi opraucnimento del pcfo,


fpczza al gn» •
come f<icilmcnce mancano le v*per3.nze di que Il tirarfi dietro il gicuine, che ha le ma-

ftomondo»perche ogni forre di vcnro ancor- ni giunte, ci fa concfcercche ri calunnia-


ché debole è baft.mte à man .lare inru n?, & re none altro,che lacerar la fama de gl'inno-
lafibrici.&lif'^'ndamcniidellenoftrefp^ran centi.
2e,& per qucftolì domanda Calamità da i ca- Gli fi dipinge à canto il Bafilifco,perciochc
lami canne.
delle comen-^rra Pieiio V.'.lerianonellib.i4. 1 Sa- ^

Il mazzo del grano acconcio, come detto cerdcfi Egitti) pcncuanoqiicfto animale per |
habbjamo,rignifica laperditione,& ruinadel la Ca'urmin, perche fi cerne il B^filifco fenza (

le biadc>cheè il principio delia noftra Cala- mordere da lótano è pernitiofo all'hiiomo e ol *

mità . f^uardo, cosi lUslunnicitore parlando di na-

MISERIA. fcofto all'orecchie de' r':écipi,& altri, mducc


CALAMITA», O»
fraudolen temere i'accufatcche danni riceu:*

DOnna atciuttapanrji,the
meta piena lepracon
lecuoprono
di
le
difagi.rormcntieben fptflb la morte fenz'cn
pochidìfni de poterli r.iutaie,iion fapédo il torto, p'^rchc
parti vergogijofe , Se con alcuni cagnuoli gli vienfatcoin abfenz-comefi vedeauueni-
che li ftiano lambendole piaghe deilc gambe re in m» 'Ite corti,& Herod<^tr fepra la Cjlun
terrà le mani in atto di dimandare elcmofina. ma nel lib.y.cos» dice : Calummatorimuriamt
Calamità, Miferia. ^ facitaccufatcnon ^r^fentemaccujans,
DOnna meda ignudala (edere fopra vn fa
moki m
fcio di canne rotte.e fpezzate
pezzsin mezzo à vncaneto.
CAPRICCIO.
Si dipinge meft a, pcrciochela miferia ren- Glouanftto veftiro di vati) colori, in ca-
de l'huomo meflo,& ancorché la Fortuna fé p porterà vn cappellctn: fimiic al vc-
gh moltri alquanto benigna nondimeno , ltiajrnto% toprailquilc vi faranno penne di-
non il rallegra iTiai, come dimoerà Seneca in <uetfc, nella delira mano terrà vn mancice»& j
'
Thyette nella finiftra vn fperone.
froprium he mi/eros fequìtur vitìum Caprirciufi fi dimandano quclh» cbecott
^ideatfdix Fortuna Hcet Idee dall'ordinarie de g.'altri buommi diucr-
Iìumq*'am *ebus credere l&ts »
fcfannoprenJ€re'epropiieatii«jni,màconla
Tamert afftiìcj gaud<-'rt piget,
mobiltà dall*vna all'altia pur del medcfimo
Sifaà federe, per mo(itare,cVie le fuefpe- genere,& per modo d'Analogia fi dicono ca-
lanzefcno andate a rerra,d: ellamfieme con pricci le idecche in pittura, ò in ranfie ,ò io
efle.perchediccS'AgoItinonel lib.dcfin.la altro modo fi maniftttanolontanr dal modo
miferia è abondanza ditiibulauone . ordinano: l'inconftanzafi dimofìra nell'età
Le cannefiacafìate fuiono fempre pofte fanciullefca, la varietà nella diuctfità dei
anticamente per ngnific^rc bC^l miità. da colori
chiiRomiini pigliarono il poi nome di Ca- Il cappello con le vaiìe penncmofìra che
Jamità) dimandando calamij Iccaiine. principalmente nella f^ntafia fono poiìe
quefte diuerfirà d'artioni non ordinarie
e A L V N N 1 A,
Lo fperone, 6c il rointicemoftrano il ca-
DOnna, che molili
effece fdegn2ta,nella pricciofo pronto all'adulare l'altrui virtù, ò
linilVra mano tenga vn torcio accefo, al pungere i vitij
èccon tadcltra p e:ida pec tapegfivn gio- i

lunujo iiudc,-i>L lo ibing?, j] quale alzi le


CA-
. .

JLibio Primo» 7%
A P R 1 C C I O.
D/ bel lucide xtloh notvtfTtiM
^ando fu canta fi tega It quatlreU»
£ l» Vergine figli» di Latons.

Si potrà anco veftire con Uvette


bi r,ca,ro[Ta,& fofca d'.lla cinta in
sù,& il rcftantedel veftimento fa-

rà negro, mofìrando, che la Luna


non l;à lume da sé, ma da i=ìti lo
iiceuc,&. è d*aui'c;itircjche per bel-
lezza diqucfta figura fieno effi co-
lon pcfticon grana,! quali moftra-
no.chelaLtón-^jfpclTofi muta di co-
lore, &
d. ella molti indouinano le
mucatKnide tempi, Onde Apuleio
racconta, che la rodezza nelb Luna
fignifica venti, j1 f.clor fofco piog-
gia;& il lucido,e chiaro aere feteno»
éc Plinto nel libro 18. cap.3 e. dic&
il raedefimo.

Fu da gl'Antichi dipinta,che por-


talTe à gl'homeri vna faretra piena
di (Irai], de con la deftra mano vna
facella accefa, & con la finiftra va**
arco»
Moftra la facella ardente, come
carko della lvna. apportatrice delia luce alli aafcenti fanciul-
Come e deferuta dal Boccaccio nel Ith,^. ddU li, percioche porge loro aiuto ad vfcire dal
Ceneologia degli Dei .. ventre della madre
Moftra ancor il lume, che fa alli paftori, i
VNa donna di verginale afpetto fopra quali uTjaao alTai la Luna» percioche da lei
dVn carro di due ruote tirata da due riceuono commodità graride, effendoche la
cauillijvn bianco,& l'altro nero per mofttarc, notte guardano i fuoi armenti dail'infidie
chela Luna fi i fuoi coifi di giornos e di not- delle fiere.
te, è anco tirato jì fuo carro, come dìcQ il fo-
Oltre ciò s'intende ancor perii lume l'hu-
ptadetto Boccaccio nf:l 5 .libro, da' cerui, e(^ midità fua, che prcfta fauore alle pjanre,chfr
fendo che il camino, che fa la Luna vien for- germinano fopra la terra,&: alle radici di fotto^
nito più velocemente di tatti gl'altri pianeti, dona aiuto.
come quella, che ha l'orbe minore» & Clau- La dipinfero gli Antichi.comc habbiamo-
diano,é<: Fefto Pompeo dicono,che è guidato dettccon rarco',& conlafaretra,perchcin-
da muli, pereUer la Lun.-» fterile, & fredda di tendeu^no la Luna elìere arciera de' fuoi rag-
fua natura, come pirimenis è il muIo,& Au- gi, liquali fono alle volte nociui ài mortali,
fonio GóUo fa guidare il detto carro dagio- & per diraoilcare ancora le puntare» che fen-
uenchiscredefi che fodero dati queft'animali tono le donne nel pattorire>efl'endo quella
alla Luna per lafimigiianza,che e fra di loro
Dea Copra jl parto delle donne..
delle corna,che perciò fi mettono due pic- CARRO DI M E Ri C V R l O
cioh cornctrj in capo della Luna, come anco
per ederqufft'animaìi factificatià quella Dea.
Prudentio vefte la Luntf d'vn bianco, &.
VN giouine ignudo con vn foì panno
ad armacollo.hauerài capegli d'oro,&
fri cflì vi faranno penne parimcte d'oro con-
fottìi velo dicendo.
giunte infieroe>ouero vn cappelletto con due,
alette».
. . , . . ..

7^ Iconologia
alcttccioè vna per banda,in mano porterà il che chi va dietro fetnpre aili lafciui piaceri ti-
Caduceo,& alli piedi i Talari,chc cofi fi cruo- mane fpefso fpogliato, &: priuo d'ogni bene»
ua dipinto da i pittori,& defcritto in molti li- perciochc le ricchezze fono dalle iafciuc don
bri da' Poeti,&in paiticolacc nelle trasforraa- ne diuorare» & fi debilita il corpo>& macchia
(ioni d'Apuleio. l'anima di tal bruttura* che niente refta piiì di
Sarà detta Imagine fopra d'vn carro» 6i. vi bello
faranno molti fallì, per accennare il coftume Il mirto, & le rofe fono confecrate à queda
degli Antichi che quando paflauano vicino Dea» p-^r la conformità, che hanno gl'odori
alle (latue di Mercmio* ciafcun ligitrauavn con Venere, & per l'incitamento, & vigore»
fado, à i piedi di Mercurio erano molti monti che porge il mirto alh lu(luria,che però Futu-
di udii e ciò rjferifce Fornuto nel libro della rio Poeta Comico mcntte finge Digone me-
natuiadegliDei. retrce, cofi dice.
$a[à qucfto carro tirato da due Cicogne ve ji me porti dtl mirto aceto th'io pcffk
celli conf ;crati à Mercurio^perche quel'o ve Con pii vigor y di Venere optar l'armi.
ccllo,ch'è chiamato Ibide.è vnafpctie di Ci- L^ ccnca manna» che tiene in mano» mo-
cogna ,laqualenafce in Eg'tto, come fcriuc fìta.cheVentre fia nata dal mare,come diffu»
Ari(ioteIe nel libro della naru> a de ^.1' .nimali, famenre fi tacconra da molti
doue che Mercurio(fecondr) che narrano gl'- Il fuoc atto fecondo Apu'eo è tirato dalle

Hiftorici) regnò, dando à quei popoli le leg- colombe, le quali (come fi fcriuej ft^no citte
gi,& infegnò loro le lcttete,come fcriue Mar- modo ldfciue»ne è tempo alcuno dell'anno.
co Tullio nel terzo libro della natura de gli nel quale non ftieno inficme ilei lorgufìi a-
Dei» &
volfe,che la ptima lettera dell' Alfibe- morofi .
to folle l'Ibi, fi come dice Plutarco nel libro Et Horatio, Ouidio, &
Statio, dicono, che
de Ifide» & Ofiride, & Ouid. nel
fecondo li- Venere è tirata da i cigni, per dimoftiatc, che
bro delle tr^sforraationi ferme» che Mercurio iguib de gl'amanti fono fimili al canto del ci-
fuggendo in fiems con gU altri Dei l'impeto gno, il quale è tanto più dolce, quanto quel-
di Tiffeo gigante fi conuerfe in vna Cicogna. lo animale è più vicino al motire, e cofi tan-
Potrebbefi in luogo ancora delle Cicogne to più gode l'innamorato quanto più pena in
dipingere due galli, perla conuenienzajche amore.
ha Mercurio Dio della fecondia, del parla- & Per fare alquanto differente quefla figura il
le, con la vigilanza» la quale fi dinota con il Giraldi fcriue che Venere fi rapprefcnta, co-
gallo me ho detto,fopra d'vn carro tirato da due ci-
Con il Caduceo fi dice che Mercurio , (fe- gni,edue colombe» nuda, col capo cinto di
condo i Gentili) fufcitafle i morti, come l'elo- mocteIla,6(: con vna fiamma al petto»nella de-
quenza fufcira le memorie de gl'huomini fìra mano tiene vna pulla, oucro vn globo, in ,

ITalari,e le péne,moftrano la velocità del- forma del mondo, & con la finiftratre ponn
le parole, le quali in vn tratto fparifcono,però d'oro, & dietro gli fono le tre graiie, con le
Hora. chiama quafi le patole,veloci, alare. & braccia auuiticchiate
c'han lepennc, e chivuol vedere più diffufa- Il globo moftraefser Vfenere dominacricc,

mentequeftce firailialrrc ragioni delle pen- e conferuatrice dell'vmuerfo


ne di Mercurio,^ degl'altri fuoi porteoti,po- Li tre pomi fono in memoria del eiuditio
ttalcggerc (oltreché molti ne fcriuono nella di Paride à lode della fua fingolar btilezra.
lingua Latina ) il Boccacio, che nella noftta Le grane fono le damigr Ile ài Venercche
on naancacon diligenza allertano& corrompono facilmente gl'ani-
CARRO DI TE NE Ri. mi non bene ftabditi t>ella virtù.
CAKRO DEL SOLE.
VEncre fi dipinge giouanc, ignuda, &
bella, con vnagbiilandndi rofe, di & ILdi Sole- dòucrl rapprefenrare con figura
fi

ti'->rtella,& in vna mano tiene vnaconca ma- giouanctto ardito, ignudo, ornato con
i)ina_» . chioma dorata, fpatfa da i raggi, con il brac-
Fu WcntTii rapprrfcntara nuda per l'appet- cio dtftro diftffo,& con la mano aperta terrà
^H) de£l« hfciui abbbracci.irp^niitOuero,pei» tr^ figurine» che rapprefentano \t ere gratie^
nella
. . . . .

Libro Primo • 77
nella finiflra mano hauera l'arco, & le faetce, CA URO DI MARTE.
& fotto h piedi vn (icrpente vccifo
giouane con rautcoriù de i Poeti fra i
Si fa
con li ftrali.
FV rapprefentato Marte dall'antichità,
per huorao feroce5&; terribile nell'afpet-
quali T. bullo cofi dice. to, &
Statio nel 7. libro della Thcbaidc, l'ar-
Che B»ccho filo, e Feh eternamente ma di corrazza tutta piena di fpauéteuoli mo-
Cicmw fwo , ^c. ftri, con l'elmo in tcfta, & con l'vccello Picg
Et per la giouiaezzavolfeto fignificare la per cimiero, con la deltra mano porta virtia-
virtù del Sole produttore fempre, in vigore fta, &con li braccio finiftro tiene con ardita

.del Aio calore, di cofe nuoue, 6c belle attitudine vno feudo di fplendore fanguignoj
Softiene con la finiftra mano le tre gratie & conia fpadaalfianco,fopia d'vn Catto ti-
per ditiìoftiare, che ciò che di bello, e di buo- rato da due Lupi rapaci
noè inqueftoMondo> rutto apparifce per la Si moftra terribile, & (pauenteuole nell'a*
fua luce, e da quello in gran patte è prodotto. (petto per dar terrore, &
fpauentar i nimici •
Con ilferpe morto,& con le ftezze fi dipin- I moftri, che fono nell'armatura, moftrano
ge per accennare la fauola di Pitene vccifo da efsere apprefso di Marte il futore,riropietà,&
Apollo finto fofo per dimoftrare gioueuoii i altri fimilipafiioni.
effetti, che nella terra opera la forza del Sole Gli fi pone il Pico per cimiero per efsere ve-
afciugnndolefuperfluità de gl'huraori, & ti- cello dedicato à Marte per l'acutezza del ro-
foluendole corruttioni. ftro, nel qualfolo confida contro gl'altti ani-
Starà detta figura con bella difpofitioncfo- mali.
. pra d'vn Garro, il quale da Ouidio nel fecon- L'hafta fignifica Imperio,perche tutti quel-
do libro delle Metamorfoficofi fi dipinge. li, che attendono all'armi, vogliono efser fu*
D« fìcthe gemme e quel bel Carro adorno periori, &
dominare altrui.
Et kà d'oro il timone, Cf i'ttjfe d'oro Lo feudo denota la pugna, oc la fpadala
Le CHruature delle rote intorno crudeltà.
33a falda fafiia d'or cerchiate foto Si fa che ftia fopra il carro, perche antica-
Jrra£gi fon che fan più chiaro il giorno mente i combattenti vfauano le carretc, e di
J)' argento» e gemme in vn fottìi lauoro ciòfaraenrione ilBoccaccio lib.5>.della Ge-
£ tutto infieme st gran lume forge neologiadc gli Dei.
Ch'i» Ciel da terta il Carro non fi feorge,
Glifi danno ilupi, pereller quefti animali
. Quefto Garrq,come racconra il Boccaccio dedicati à Marte, èc per moftrare l'infaiiabile
nel 4. libro della Geneologia de gli Dcis ha ingordigia di quelli,che feguono gl'efferciti,
quatto ruote, perche nel fuo corfo d'vn anno che mai non fono fati), fimili à i lupi . Et Ho-
cagiona quattro murationi de' tempi, ti- &è mero fa tirare il carro di Marte da due caualli,"
rato da quattro Caualli, delli quali il primo da come animali atti per combatterete à fua
gli Poeti, è chiamato Piroo*, il fecondo Eooj imitatione Virgilio diiTe.
il terzo Éthone,& il quarto Flegone, Se con Sello armantur equi hellum h&c ar menta minan"
quefti hanno moftcato la qu3liià,& il camino tur >

del giorno, percioche Piroo,che è il primo fi


dipinge rofso, effendp che nel principio della CARRO DI GIOVE.
naattinajoftandqi vapori che filcuano dalla Gioue allegro, e benigno d'età
tcrra.ilSolenelleuarfiè Eoo, che è il
roflo-, SIdidipinge
quarant'anni,e nelle Medaglie antiche
fecondo, fi ditiioftra bianco, perche efiendofi d'Antonio Pio, e di Gordiano fi fa nudo, ma
fparfoil Sole, 6c hauendo cacciati i vapori, è per darli alquanto più gratia, & per coprite le
fplendente,& chiaro, il tcrzoèEthone, òi fi parti virili li metteremo ad armacollo vn pan-»
rapprcfenta roflo^nfiammato, tirando ai gial- no azzurro contefto
di vanj fiori.
lo, perche il Sole(fetmato nel terzo del Cielo) Nella deftta mano tiene vn'haftaj& nella
moftra più tifplendente fé ftefso L'vltimo è finiftravn fulmine, ftando in piedi fopra vn
,•

Flegone, & fi figura di color giallo, ma che carro tiraro da due Aquile.
porga nero, per dimoftrare la declinatione Nudo fi dipingei^peroche, come racconta
d'efso verfo la terra,al tempo,che tramontan- AlelTandro Afrodifecanticamcnte l'imagini
do fa ofcurare efsa terra degli Dci>& de gli Re, furono fatte nudcper
moftra
. . . . . . .

78 Iconologia
moftrare che h pofTanzaloto'ad ogn'vno era II capo ìnuoiio>& i'afpeito tardo,dimoftra-
nlanifefta.
no il finiftro afpetto della ftella di Saturno,*:
Ivarij fiori, fopra il panno fignificano l'al- la fua tardanza
legrezza, & benignità di quefto Pianeta, & Sporco fi dipinge , perche è proprio di
(1 Virg.nell'Egloga 4. cofi dice.
elTi fiori Sa-
turno il concederei coftumidishoncfti. '
JPfatiti blmdti fundent cunttbuln fines
Si rapprefenta con la falce in mano,pcrcììc
Gh rtw.'.'fhi foleuano dare l'hafta per fegno il tempo roietcc taglia tutte le
cofe,come an-
di maggioranza j &
P5'-*-j° "^11 imagine di co potremo che per la Falce s'intenda là
dire,
Gioue fignifica ^Utd'llteiìo coltiuatione de' campi; ch'egli infegnò à gl'I-
Il folgore nota caftigo, ma perefferquefto taliani, che prima era incognita
Pianeta benigno lo tien con la finiftra mano, Il fanciullo, che eflb diuora, dimoftra,chc
per non elTei rigotofo, il che fi moftrerebbe, il tempo diftrugge quei medefimi
giorni dei
quando lo tenclTe con la delira mano in atto quali è Padre, e genitore
dilanciatlo. Si danno i neri bcui al fuo carro, perche
Il carro è tirato da due Aquiicnon folo per tali à lui fi facrificauano, come racconta Fcftò
moftrare,come fono dedicate à Giouejrtìà an- Pompeo
coperdinotare gl'alti, &
nobili (uoipenfieri, Si può anco dire,che hauédo efso infegna-
&laliberalità,&: finalmente edere gioueuolc to l'agricoltura per arare, &coltiuare i campi,
altrui, &
perciò dalgiouare dicefi che ei fu non fi potefse, fé non cófcommodità farfen-
chiamato Gioue. za quefti animali,e però i boui fi pongoncco-

Gli fi danno anco l'Aquile, per il buono me inditio d'agricoltura.


augurio,che hebbe mentre andaua à far guer- Il Tritone fopra il carro con le cofe fepolte
ra conira Saturno fuo Padre, della quale ri- fignifica,che l'hiftoria cominciò ne i tempi di
mafe vitroriofo. Come anco,perche interpre- Satutno, oc che da lui indietro tutte le cofe e-
tandofi Gioue per Taiia più pura d'onde na- rano incerte, &
ofcure,ilche fignificano le
fconoi fulmini folo fidimodra con l'Aquila, code di Tritone fitte, &
nafcofte in terra^per-
che tra rutti gl'vccelli fola s'inalza à grande che innanzi al tempo noD v'era materia d'bi-
altezza lontana da terra. floria

CARRO D I SAX V R N O. CARRO DI MINERVA.


<2omt Ji dipinge dal Beccaccia .
DA Faufania è defcritta Minerua nell'At-
tica fopra vn carro in forma di triango-
VEcchiojbrutto, fporco, &c lento, con il lo da tutti tre i lati vguali, tiraro da due ciuet-
capoinuolro in vn panno parimente te,e armata all'antica, con vna vefte fotto l'ar-
brutto, & nel ferobiante vedraffi mefìo, & di matura longa fino à i piedi,nei petto ha fcol- ^
'

malinconica c5plc{Iìone,&con habico ftrac- pita la tefta di Medufa,in capo porta vna ce-
ciato,nella deftra mano tiene vna fa!ce,& con lata>che per cimiero ha vna sfìnge, da eia» &
la finiftra vn picciol fanciullo,quale moftri co fcun de' lati vn grifFo,in mano tiene vn'hafta,
bocca aperta voler diuorare. che nell'vltiroa parte vi è auuolto vn drago,&
Srarà qàefta figura in piedi fopra d'vn car- à i piedi di detta figura è vno feudo di criftal-
ro tirato da due boui negri,ouero da due gran lo fopra del quale ha appoggiata la finiftra
fcrpenti,& fopra del carro vi fia vn Tritone» mano.
«onla Buccinai alla bocca, moftrando di fo- Il carro in forma triangolare fignifica (fe-
tiarla,m3che fi ve d3,che le code d'elTo Trito- condo gl'anrichi^ chea Minerua s'aittibuifce
ne fiano fepolcc nel piano del carro , come fé l'innentione dell'armi, dell'arte di tefsere, ri-
foflero fitte in terra. carnate, &
l'Architettura.
Dipingefi, fecondo la mentioncche ne fa Dipingefi armata, perche l'animo del fa-
ilBoccaccio li.iJ.dclI a Geneologia de gli Dei, piente ftà ben preparato contro i colpi di for-
meftopcrmcit aria malinconica cóplefTjone tuna.
di quefto Piaiu a, & perche Saturno appref- La lancia fignifica l'acutezza dell'ingegno.
fogli Antichi (igdificaua il tépo, lo faceuano Lo feudo il mondo, ilquale con lafapienza
vccchicalla quale età cóuiene la malinconia. fi regge.
. . . . . . ... . .

Libro Primo •
Iv
drago àiiuoiio alia lancia, denoia !a vigi,
ii il regno Tuo è di maniera fcnatOjche nella '1.^
Jan za, che nelle difcipline adoprar bifogna, ò può ritorna di là : onde Virgilio nel 6. dell.^"
pure che le vergini fi deuono ben guardare, neide cosi dice.
come riferifce fopra di ciò l'Aiciaco ne i fuoi Stdreutcart gradtim, fuperafjue tn^dere ni anras.
Enablcmi Hoc opus, hic labor ejl : pnuc', quos equus am/iuit
La Gorgona dipinta nella corazza, dimo- luppiter, ^c.
firalo fpaucntcchei'huomofapientc rende La carretta dimoftra i giri òi quei, che defi-
àimaluagi. derano d'arricchire, per ciTer Plutone da gl'-
I griffi, Sila sfinge fopra Telmo dinotano, Antichi tenuto per Dio delle ricchezze
che la Capienza ogni ambiguità rifoluc. E guidata da tre ruote, per dinotare la fati»

Le ciuette, che tirano il carro, non foie vi fi ca, &


il pericolo di chi vi va d'intorno, & l'in-
mettono comevccelliconfecratià Minerua, certezza delle cofe future
ma perche gl'occhi diquefta Dea fono d'vn De i tre caualli, come habbiamo detto, il.

medefimo colore di quelli della ciuetta.la qua primo fi chiama Araatheo, viene (come dice
le vedebeniffimo la notte, intendendofi che il Boccaccio nelluogo citato^ interpretato o-

rhuomo faggio & conofce le cofe,quà'


vede, fcuro, afiSnche fi comprendi la pazza deljbe-
lunque fieno & occulte.
difficili, ratione d'acquiftate quelche poco fa meftie-
CARRO DI PLVTONE, to con la quale è guidato ouero cacciato i'iti«
gordo. Il fecodoè detto Alaftro,che fuona l'i-
HVomo ignudo fpauentofo con
vnaghirlandadiciprefloincapo,tiene
in vifta» ^ci^Ot che fa nero, acciochc ficonofca il me-
rore di quello, che difcorre,& la triftezza. Se
-in m^no vn picciolo fcettro,
vna chiaue, & la paura circa i pericoli, chequafi fempre vi
Oando fopra vn carro da tre ruote, è tirato & ftanno intorno. Il terzo vien detto Nouio, il.
da tre fetocilTìmi.cauaHi, de i quali (fecondo, quale vogliano che fignifichi tepido, acciò-
che dice vi Boccaccio hb. 8. della Geneologia che per lui confideriamo, che per Io temere^-
delli Dei) vno fi chiama Amatheo, il fecondo de' pericoli alle volte il feruentidìmo ardore
Aiafti(j, & il terzo Nouio, &
per far meglio, di acquiftare s'intepidifce
che fia cooofciuta quefta figura di Plutone, li Gli fi mette à canto il Can Cerbero con tre
mettere AIO alli piedi Cerbero, nel modo, che fauci, peredere guardiano dell'inferno,edèn-
.fi fuole dipingere.,
do.d'incredibil fierezza,& diuoratore del tut-
Dipingefi nudo,. per dimoftrarc, che l'ani- comedia dV
to di cui Seneca Tragico nella
me de'morri, che vanno nel Regno di Pluto» Hercole furiofo così dice
ne.cioè ne!l'lnferno,fono priue di ogni bene,
& di ogni co nvn odo, onde il Petrarca in vna oltre di quefto appare
ilia Canzone, cofi dice à quefto propofito Del reo Di** lacafa
.

che l'alma ignuda, e fola. T>ouetl gran Siigioeane


Conuien chearriui à queldubbiofo calle . Con crudeltà fmarrifee l'ombre, e l'alme-
Spauentofo fi dipingej pcrciòche cofi con- Stàquefti dibattendo
uiene edere à quelli, che hanno datcaftigare Tre fmifuratte api
li federati fecondo, che meritano grerrori.
Con Jpauenteuol fuono
La porta defendendo col gran Regno .

commefiì
Vi gira» Jerpi al collo
Glifi dà la ghirlanda di cipreflb, per edere
Horridi davedere
quell'arbore confecrato à Plutone , come di- £ con la lunga ceda
ce Plinio nel lib. i6. dell'hiftoria naturale, 6<: Vi giace fibilando vn fiero drago .

gli Antichi,di detto arbore gli fecero ghirlan •


de, per cffer pianta trifta, &
mefta, edèndo Carri dei quattro Elementi..
che, come vna volta è tagliata, più non ger-
moglia. VVlcanodagli Antichi era pofto per il
11 picciolo fcetro, che tiene in mano dimo- fuoco, coftumaua dipingerlo nu-
ò'. fi
ftra, ch'egli è Re dell'vUima, e più bada parte do, brutto, adumicaro,zoppo,con vn cappel-
dclTVniuerfo lo di color celcfte , &
con vna mano tenede
La chiaue è infegna di Plutone, perciòche vn martello, oc con lafiniilra vnatanaf,IÌ3.
S.'ar^>
. . . . . ..

8o Iconologia
Starà quefl'imaglnc (bpra di vn'Ifola,'à pie Cupido cieco figliolo di Veticrci & di Volca-
della quale vi fia vna gran fiamma di fuoco,& no Zoppo
in mezodiella varie forte d'armi, edeit'ifola La quale imperfettione apprefio Volcano
fia porta con bella gtatia Copra d'vn carro ti- fignifica,che la fiamma del fuoco tende all'in
rato da due cani. siimegualméte,oucro pet dir come dice Plu-
Il Boccaccio nel libro della Geneotogia de tarco. Volcano fu cognominato zoppo per-
gli Dei.dicccheil fuoco è di due fortijil pri- che il fuoco fenza legne non camma più di
mo è l'elemento del fuoco, che non vedemo> quello che faccia vn zoppo fenza baftone le
6c quefto molte volte i Poeti chiamano Gio- parole dell'autore nel difcorfo della faccia del
ue, & l'altro èfuoco elementare del quale
il la Luna fono quelle . Adulcthernm Volcanum

noi ci fcruiamo in terra, per quefto s'inten- & dicunt clopidum ideo cognominatHfn fuijfe^ qstod
de la figura di Volcano . Il primo s'accende Ugno non magis progreditur 9 qnam
tgnis fine
nell'aere» perii velocillìino circolar motto claudns fine fapione .
delie nubi, &c genera tuoni; per il fecondo è il Nudo,e con il cappello turchino fi dipinge»
fuoco che noi accendiamo di lcgne,& altre per dimoftrarcche il fuoco è puro>& fincero-,
cofcj che fi abbrucciano. più diftintamente efpOne Eufebio nella pre-
Brutto fi dipinge» percioche cofi nacquc,& parationeEuangelicalibro terzo cap.3.1a fi-
dal Padre, il quale dicefi erter Gioue,& la ma- gura di Volcano coperto col turbante azurro
dre Giunone, (ìk da loro precipitato dalCielo» per fimbolo della celeftc reuolutione, doue il
fi che andò à cadere nell'Ifola di Lenno nei fuoco fi ritroua integro^ però che quello che
mare Egeo, che però fi dipinge à canto la fo- dal Cielo in terra difcende, valendo poco, 8c
pradetta Ifola, daUa qua! cafcata reftò zoppo, haucdo bifogno di materia fi dipinge zoppo
èc fciancato. Ond'egli viene berteggiato da Il martello,& la tanaglia, che tiene co ara-

gli Dei nel Conuiuio, che finge Hometo nel


-, be le mani fignifica il ferro fatto con il fuoco^
fine della prima Iliade, oue dice in vno idió* Gli fi darino i cani,perciocbe credeuafi an-
ma-.. ticamente, che i cani, guardafiero il tempio-
Immtnfus atttem ortus efitifus heaùs Tiìji di Volcano, che era in Mongibcllo, Scabba-
Vf vtderwìt Vklcanum per domum mnijlrttmam .
iaflèrofolamenteà gl'empi, &
cattiui, gir &
Non
per altro, fé non perche zoppicaua, mordeflero, oc faceffero fefta à quelli,che an-
jmpeifetcione ridico! ofa in vnaperfonaqua- dauanodeuotaraente à vilicarlo^
do fi muoue,e fa qualche attione di efiercitio, Gli fi mette à canto la gran fiamma di fuo-
con tutto ciò, da quefta iftefia imperfettione, co 6c l'armi diucrfe, che vi fono dentro, per
prefe vaga materia dì lode Giouan Zaratino fegno della vittoria di quelii, che anticamen-
Caftellini, mio amico,veramente gentil'huc- te reftauano vincitori di qualche guerra, i
nio d'ingegno, ^x: di belle lettere, in quefto quali foleuano raccorre l'arme de gl'inimici»
fuo epigramma éc di quelle farne vn raonrcfic abbruciando»

Ad venerem de Dìndyrno Paj!oreClaudoì Je farne fa^crifieio à Volcano


Iras non tuus eft natas Cythiri-a Cupido CARRO D EL L'A R I A,.
Stulta tilt matti, nilque patri eft fimil'tit
ìs nempe e fi casus» mt'uio tu lumini fuìget i
Volcanufque piter cUudieat, illepoleu^
FVne da Martiano Cappella,Giiino-
dipiiita
per pervna matrona à federe
l'aria,

Dindymfisefi ccuUs Jìmiltstibitotus, érort, lopradivnafedia nobiltitetite ornara,<:on vn


Vt^ue tuus ccniux cl/tudicat ipfe pfde : velo bianco, che gli cuopre il capo, ilqualc è-
ÌJatiis h'ic efio tiiusit cétcutniam defere ntitum circondato da vna fnfciaà vfodi coEona anti-
£ft cUtidus (S.CO pulchrior ijie tuo.
ca, reale, piena di gioie verde, rode, & azzur-
Quefto Epigramnifl, che prima vol- v{cì la re il color della-facaa rifplendcnte
ta rùpatoneU'!conologifl di Roma del \6oi, La vede del colotdel.vetto, Si fopraà que-
fu dopò molti anni tradortoin Madrigale dal- fta vn'altra di vcloofcuro, ha intorno alle gi-
l'Acadeijìico Aiinicticchiato, ma la cransfor- nocchia vnafafciadi diuerfi colori»
matioite di Zoppo iiì Zoppa, no ritiene quel- Nella defìta mano tienevnfialminc,& nel»
la naiuiT.io VÌUCZZ3, & grafia, che in Roma la finiftra ci hauerà vn tamburino
•d'ii. prima for ria a di Zappo al paragone di IL carro è tirato da due bellifiìmi Paucni,

v.cccl-
. . . . . .

Libro Primo. Si
vccelli confecrati a quefta Dea,& Ouidio nel lelix prole virum, quatts Berecynthiardatsr
primo de aruamandt cofi dice Ime hit ur cunu phrygias turrita per^rhes
Laudatasojlcndit auis lunonia penna: Eveftitad'vng vclte licamara di varie fo-
Si tacittis fpe5les> illa recondet \(ypes . glie d'arbori^ & di verdi heibe & fiori, ccn la
I varij colon,& l'alcie cofe fopcadette figni- deftra nnann tiene vnfcetro,& con iafiaiiha
ficano le mutatfoni dell'aria, per gl'acridenti vna chiane
ch'appaiono in ella, rome pioggiai fereniià9 Sta à federe fopra d'vn carro quadrato da
impeto de' venti, nebbia» teropefta, neue, ru« quattro uitne. Se fopra del raedefimo carro vi
tiadaj folgori,tuoni,& qucfto fignifica il tanv fono parecchie fedie yote,&: è tirato da due
UDno, che tiene io mano, oltre ciò comete» Leoni.
iride» vapori infiammanti, baleni,6c nuuoli La corona in forma df torre, dimoftta do-
ucr cffet intefa pe;j: la tetra, efiendo il circuito
CABIR O OELVACQ^VA. della terra àguifa di Diadema ornato di Cit-
EDaFornutoneI[H.imolibro della natura tà, Torri, Caftelli, & Ville .

de gli Dei dipinto Neitunopcr l'Acqua La vefte con i ricami, l'hetbe, Se i fiori, di-
Vn vecchio con la barba, &: i capelli del notano le fé lue. Se infinite fpetie delle cofe,
colore dell'acqua marina» df vn panno indo^ delle qualila fupetficie della terra è coperta
fo del mcderao colore, nella delira mano tie- Lo Scetro, che tiene con la deftra mancr,fi-
ne vn Tridente, & IVà detta figura fopra d'v- gnifica i Reamiile ricchezze^ la potenza de'
na conca marina con le rote tirata da doi ba- Signori della tetra.
lene, onero da due cauàlli marini in mezzo il Le chiaui fecondo, che racconta Ifidoro»
xnare,ouelì vedano dìuerfi pefci. fono per rooftrare, che la terra al tempo del-
Fu Nettuno vno de i tre fratelli»alquale toc linuerno fi ferra, efinafconde il feme fopra
co pec forte l'Acqua, & perciàfu detto Dio lei fparfo, quale germogliando vien fuora poi
del mare, & gl'Antichi lo foìeuano dipingere al tempo della Primauerajò^ all'horafì dice a-
hora tranquillo, & quieto, &bora turbato^ prii fi la terra
II color della barba, delli capelli, come an- I Leoni» che guidano il carra drraoftrano
co quello del panno, che porca indoHo, figni- Pvfanza delia agricoltura nel fcminar la terra»
fica (come riferifce ilfodetto Forhuto) il co- perche i Leoni (come dice Solino nel libro
lore del mare. ddle cofe marauigliofe) fono auezzi fé fanno
Il Tridente diraoftra le crenature dell'ac- ilior viaggio per la poluere, con la coda gua-
qua, perche quella de i fonti,& fiumi fono dol fìano le veftigie de i fuoi piedi.acciò che i cac-
ci, le marine fono falle, &
amare, e quelle de' ciatori da quell'orme non pofEno haueteia-
laghi non fono amare, ne anco grate al guflo. ditio del fuo camino .^

Gl'è attribuitoli cafro,perdimoftrare il fuo Ilche fanno anco gl'agricoltori del terre-
moaimento nella fuperficie,ilquale fi facon no, i quali gettato che hanno in tetra ifemi,
vna riuoIu:ione,&rumoce,come proprio fan- fubito cuopiono i folchi, affinchè gl'vccelli
no le ruote d'vn cacto. non mangino le femente.
E tirato detto carro da feroci(7imi Caualli, Le fedie,come dicemmo,3hro non voglio-
per dimoftrarcche Nettuno è ftato il rittoua- no inferire» che dimoftrarci non folamente le
tored'effi, come dicono i Poeti, percotendo cafe,raà anco le Cirtà.che fono ftaze de gl'ha-
la terra con il Tridente, ne fece vfcire vn ca- bitatori,quali rimangono molte volte vacue
&
u allo, come raccontaDiodoro,^ il primo, per guetra»ò per pefte.ouero che nella fuperfi-
che lidomaflc. cie della terra molte fcdie fiano votcmohiluo
ghi dishabitati,ò che effa terra sépre tèga molr
CARRO DEttA TERRA.
ce fedie vote pet quelli, che hanno à nafcere »
NEI tetzo libro della Geneologia
Deijil
Boccaccio defcriue laTetra vna
de gU CARRa DELLA NOTTE.
da & in
Come dipinto diuerfi Pòetit particola-^
Matron3,con vna acconciatura in capo d'vna re dal Boccaccioi nel primo libro della
corona di Torre, che perciò da Poeti fi dice Geneohgia de gli Dei.
Turtita,.comeda Virgilio nel fcfto libro del.
l'Eneide vien deitov
VNA donna, come matrona fopra d'va
carro di quattro ruote, per mofìrare le
F quat-
. . . . .

Iconologia

i^uattro vigilie della notte . Tibullo gli dà CARRO DELL'AVRORA.


due caualli negri.fignificando con
lità delia notce* & alcuni altri fanno tirare da
cffi l'ofcu-
VN A Fanciulla di quella bellezza, che i
Poeti s'ingegnano d*cfprimerc con
due Guffi,comc vccelli notturni. Virgilio dà parole, componendola ói rofe, d'ero, di por-
due grand'ali nere diftefe in guifa, che paia, pora, di rugiada» &
Cimili vaghezze 6c quello

che voli, &


che moftri con elle ingombrar la farà quanto à i colori. 6c carnagione

terra,& Ouidio gli cinge il capo con vna ghir- Quanto all*habito,s'hà da confiderare,che
landa di papauero fignsficanre il fonno ella,come ha tre (lati,& ha tre colori dif^inti,
CARRO DI BACCO,
cofìha tre nomi. Alba, Vermiglia, Rancia &
fìche perqueftogli farei vna ve(le fino alla

V N giouane allegro,nudo,ma che ad ar-


macollo poiti vna pelle di lupo ceruie-
ro.farà coronato d'hellera,renendocon la de-
cintura, candida, fottìi?*, e come trafparentc
dalla cintura fino alle ginocchia vna foprsue-
fta di fcatlato, con certi ttjnci,& gruppi, che
ftramanovn Tirfo panméte circondato dal- imitalTero quei reuerberi nelle nuuolcquan-
la mcdcfima pianta: ftatà detta Imagmc fo- do è vermiglia, dalle ginocchia fìno à pie* i

pradVn carro adorno di ogni intorno di viti di di color d'oro, per rapprefentarla , quan-
con vue bianche, & negre, &
farà tirato detto do è rancia, auertendo» che quefla vede
Carro da Pantere, & T'gfi. I Poeti dicono deue edere fefla, cominciando dalle cofcic
che Bacco folle il tmouatore del vino, & cfler per fargli mofttare le gambe ignude, & co-
Diodi quello. si la veftc, come la foprauefte fieno mof-
Giouane fi dipinge, &
rapprefenta con la fé dal vento dc faccino pieghi, & fuo-
ghirlanda d'heliera, perilche l'hellera e dcdi- lazzi,
cata à lui, &c è fempre vcrde.per laquale fi vie- Le braccia vogliono efferc nude ancor ef-
nc,à denotare il vigor del vino poito per Bac- fé, di carnagione di rofe, & fpargerà con
co, ilquale mai s'inucccbia, anzi quanto è di iVna delle mani diuetfi fioti,pcrche al fuo ap-
più tempo, tant'hà maggior pollanza parite s'approno tutti, che per la notte etana
Allegro fi dipinge, perche il vino rallegra il ferrati,
cuore de gl'huomini,& anco beuendolo mo- Hauerà à gl'homeri l'ali divari) colori, di-
deratamente dà vigore, &crefce le forze. moftrando con efle la velocità del fuo moto.
Dipingefinudo, perche quelli, che beuo- percioche fpinta da i raggi fclari tofto fpa-
no fuor di mifuta diuengono ebri),& manife- rifce.
flano il tutto> onero perche il beie fuor de i In capo porterà vna ghirlanda di rofe> &
termini, conduce molto in pouertà,& reftano con la finiftra mano vna facellaaccefa,raqua-
ignudi» ò pecche il bere fuor de i termini ge- Ic fignifica quello fplendore maturino, pet Io
nera calidezza. quale veggiamoauanti, che fileni il Sole, il
11 Tirfo circondato dall'hellera, dinora che Cielo blanchcggi^tfei <^uero gli fi manda a-
quefta pianta, fi come lega tutto quello.al che u^nti vn'Amorc, che porti vna face, &. vn'al-
s'appigliajcofi il vino lega l'humanc genti tro dopò» che con fueJiTitone.
vn'altra
Il carro fignifica la de gli ebrij,
volubilità SI ; porta à federe con vna fedia indorata»
pcrcioclie il troppo vino fafpedo aggirare il fopra iVn cario titato dal cauall? Pegafeo,
ceriicllo à grhuomini,come s'aggirano le ruo- pcteiJci l'Aurora amica dei Poeti, di tur- &
te de' carri. ti gli ftudiofi onero da doe caualli, i*vno de
La pelle dej lupo ceruiero, che porta ad'ar- quali farà di color fplendente in bianco, &
maccllo, dimoftra che queft'animaleè attri- l'altro fplendente in rollo, il bianco (Grcondo
buito à Bacco, come anco per dare ad inten- che r accon ra il Boccaccio lib.4. della Geneo-*
dcrcchc il vino pigliato moderatamente cre- logia degli Dei) denota che nafcendo l'Au-
fcel'arjjrc,^ la villa, dicendofi, che il lupo rorj d ti Sole procede quella chiarezza del
ceruiero ha la vifta acutillìma Cielo, che lì chij-tna Aurora, &
il cauallo rof-

Le tigri che tirano il carro, dimoftrano la fo il priiìcipio della matrina, che ofìando 1 va-
crudekàdc^l'tbrij, percheil carico del vino porijche fi ieuano dalla terra, mediante la ve-
non pcrdiinacad alcuno. nuta del Soic> Se la partenza dell'Aurora il
Ciel iQlieggia.
r.AR-
. . . . . .

Libro JPrimo. «3
CARRO DEL GIORNO NATVRALE. le biade, &
anco quando s'abbrucciano gli
fterpi,& ftoppie de' campi, onde 1 contrari]
DelReHsrendiJfimo Danti Perugina huiuori che fono d'intorno alla fupcrlìcie del-
yefcom d^yiUtri . la terra cfaI?no,& ella per tale effetto dmiene
gtafsa,6<: rende abbondanza grandiffima.

H '

Vomo in vn
n la face accefa
circolo

qu.;.^" ciuslli» fi^u.iicann le quattro fuoi


patti dcirOrto, &
deirOccafo, &c\ìAox cre-
Opra d'vn Carro
in mano, tirato da
VN
CARRO DELL'OCEANO.
Vecchio ignudo di venerando appet-
to, 6c del colore*
dell'acqua marina, co
iMbaibajóc capelli lunghi pieni d'alega, Sc
pulculi. oueio il mezzi» gi'>rno;& mezza not- chioccioiette, Sc altre cofe fimighanti à quel-
te, ch£ anco e(fa coite guanti il Sole le,che nalcono in mire, ftarà fopra d'vn car-
ro fattoi guifa d'vno fcoglio pieno di tutte
CARRO DEL GIORNO ARTICIFIALE, quelic cofe,i he nafcono in su gh rcogli,& co-

Del fopradetto Autore .


me narra il Boccaccio iib./.ddb Geneologia
degli Dei, è tirato da due grandilTìme bale-
H.Vomofopravn carro tirato da quattro ne, nehe mani haueiàvn vecchio marino .
perla ragione detta difopra,
Cdualli, Vecchio, &
di venerando afpetto fi dipin-
con i4 face in mano, per il lumc> che appoita, ge, percioche (fecondo che dice il Boccaccio
&è guidato dall'Aurora nel fopradetto lib.) l'Oceano è Padre de gli
Dei,oc di tutte le cofe,& Homero nell'Iliade»
CARRO DELLANNO. doue induce Giunone, dice, che l'Oceano è
la natione di tutti gli Bei
Dell'ifleffo FefcoHO,
Il carro dimoftra,che l'Oceano va intorno

H
gionì
Vomo
usili
fopravn carro con quattro ca-
bianchi guidati dalle quattro fta-
alla terra, la rotondità della quale è muftrata
per le ruote del carro, 8c lo tirano le balene,
perche quefte cofe fcorrono tutto il mare,co-
me l'acqua del mare circonda tutta la terra
CARRO DI CERERE. Tiene il vecchio marino, per dimoftrarc
DAL
Dei
Boccaccio nella Geneologia de gli
li.S.é fatta la defcrittione di Cerere
ch'efsendo l'Oceano condotto dalle balene
per il gran mare, fofse ricco di molti boui ma-
pei vna Donna fopra d'vn carro tirato da due nti, &di molte fchiere di Ninfe, che rvno,&

ferociGTmji draghi, in capo tiene vnaghirlàda l'altro dimaftranole molte proprietà dell'ac-

di fpighe di grano,come dice Ouidio nc'Fafti. que, ócidiuerfi accidenti, che fpefso fi veg-
Imfofuit^ (ha [picea coma gono di quelle.
Et in vn'i<l?ro luogo 3. Ele^iarttm .
FlauaCeres tenne fpicis redimita captUos .
CARRO D' AMORE.
Come dipinto dal Petrarca •
Tiene con la deltra mano vn mazzetto di
papauf ro,& conia (ìniftra vna facella accefa. Quattro dejlrier vie pm che neue bianchi
Le fi danno li lopradetti anm>ali,per dimo- Sopra vn Carro di fuoco vn garden crudo
fìrarc li torti iblchiche fanno i buoi, mentte Cou arco in mano, e con faette à t fianchi
arano la terra» che per calcs*in«-endc Cerere, Contro delqualnon vai elmo/ne feudo
cucro per dinotare il fcacciato ferpe da Euri- Sopra gl^homeri hauea fcl due grand ali
lieo dell'Ifola Srfhmina,il quale faluatolì nel Di color mi/le, e tutto l altro ignudo.
tempio di Cerere, iui fé ne flette fempce, co- CARRO DELLA CASTITÀ».
ni, fuo miniftro, feruente & Come dipinto dal Petrarca .
La ghirlanda de Ile fpighedel grano figni-
fica, eh ? Cerere fia li tetra piena,6c larga pro-
duitrice
tà d'efsa.
digtano,& per il papauero la fertili- V Na bella don na,vcftita di bianco,fopra

la dcftra
d'vn carro laato da due Leoncorni, co
mano tiene vn ramo di Palma, & co
per l'ardente facella, credo, che fi debba la (iniftra vn feudo di chriftallo, in mezzo del
inrcnderc lì tempo deli'Eftite,quando pm ar- quale è vna colonna di diafpro,& alli piedi
vi
dono i raggi del Jole, iquah fanno maturare vn Cupido legato con le man dietro, con &
F 1 arco
. .. . .

«4 Iconologia
arco;e ftcali rotti. Ancorché fopra quella ma- Mille modis miferos mors eapit "pna homi"
teria potrebbe dire molte cofe,nonclimeno
fi net.
per cffet opra d*vn huomo tanto famofo fea- CAURO DELLA FAMA.
£'aItrano(ìraclichiarationehauerà luogo.
Vd Petrarca
CA&KO DELLA MOR.TE. LA Fama nella gui(a,chc l*aM
ca al fuo luogo:
iarao dipini
ma che ftia fopra dVn cai
Del Petrarca, ro tirato da due Eicfanti,hauendola dichiara»
motte con vna falce fìenara in ma- ta aItroue>qui non mi Renderò à dirne alitOé
VNa no>ftà fopra vn carro tirato da due bo-
CARRODEL TEMPO.
Come difinto dal Tetrarca,
«i neri, fotto dei quale fono diucrfe
morte,coracPapi,Impecadoti,Rè,Cacdinali,
perfonc
VN
Vecchio CO due gtand'ali,allc fpatìe»
appoggiato à due cf occioIe,& tiene in
6c altri Princip)>e Signori, Hocacio conforme cima delcapo vn'horologio da poluere. e da-
à ciòjCosì dice rà fopra vn carro tirato da due velocitimi
Pallida mors dquo ^ulfat pedc^auperum ta- cerui
bernaiì CARILO DELLA DITIHI TA*.
Regumque Turres Del Petrarca,
Et Statio tn Thebaide &
Padre, Figliuolo,
ILto Santo in vn carro Copra d'eflTi Io fpiri-
Mille modis Uthi mtferos, mors vna fatigat tirato da i quacuo
Ferro, pefte.fame, vtfJclisj4rdort,calore, Euangelifti.

R T I A.

Dipingefì la caredia magra* pCE


dimodrare l'effetto dei mancamen-
to delle cofe alla vita humana neccia
farie, perche il danaro foliio à fpcn*
derfi largamente in più felici tempi»
nelle derili ftagioni, poco mcno,che
tutto fi trasferifce nel dominio di
pochi>di modo che facilmente i po-
ueri rimangono macilenti > & mal
vediti peccarediadipane>& di da-
nari.
La pietra pumice>& il falicc pian*
ta fono deriUj & la derilità è princi-
pai cagione della caredia> ma nafce
alcune volte ancora per inf.itiabite
cupidigia d'alcuni Mercanti, li qua-
li fogiiono (fraudando la natura) af-

fligere la pouera gente con i loto in-


ganni.
DipingeH appreflb la vacca ma-
ta, perfegnodi caredia,& qucdo
ìgnifìcato lomodiò Giofcffo nelle
facre lerterct quando dichiarò il fo«
gnodi Faraone.
CARITÀ*.
DOnna maciienic, & mal veftita, nella Donna vedita di roffcche in cima del
deftra mano
tenga vn ramo di ("alice, habbia vna fiamma di fuoco arde-
e «pò
nella fiiiiftia vna pietra pumice, à canto& te,tcrtà nel braccio Hnidro vn fanciullo,alqua
liauerà vna vacca magra. icdia il latte>& due altri gli dauno fcherzan-
do
.

^$
AV
nel Sonetto fatto da lui in quedo
propofito, ad imitationc delle pate<^
le di San Paolo, e dicecosì,

O piitd'o£n*sltro rutti t prttiofi


DonOf cbe in noi vien duceUfte mMM%
C»sì haue/s'io le ftil* ulto, t fmrooo^
Come fon di lodarti defie/h
Ti in cor fuptrbo mai*nè mmbitiofù
Non f>eiitH0i^btrge,nmill>enig»9t < M^
man»
Tft pdiiente fei non opri in vmm
N* del bea f»r fei tumido» è fafiofoi
Ognieofa foffrifei.t**rdi» efpm»
KM penJSal mal, diventa fèi pitti»
In ritthtKK* in Hmw non peni »ffett9 •
O dolce Carità, the mm vien tntn»^
Dehctt tuo fuoco ibajft miei ptnfìiri
SfACcia» e dite fot mi. rifealdtt il pettfi

CARITÀ*.
DOnna verità d'habko tafto,
che nella deftra raana tenga
,
vn cè£e ardence>& con la iìaiftraafa»»
bracci vn fanciullo .^

La Carila è habito della, volonrà


infufo da Dioiche d inclina adaiaaE
lui», come nodro vltimofine, il &
do à piedi.vno d'cHt tetcà alla detta figara ab- proilìmo come ooiftelli» così la defcriuono i
bracciata h deftramano. Sacri Theologi^
Senza Carità vn feguace di €htifto»ècotnc Et n dipinge co*] cuore ardente in mano*.
vn'armonia difTonante dVn Cimbalodifcor- & col fanciullo in braccio pernotare> che la
dc»&vnafproportrone> (come dice S.PaoIo) Caritàè vno affetta, puro « de arc^ence^ nell'jK

però la Carirà fi diceeffet earavnkà > perche nimo verfò Dio« & verfo le creature. Ilcuo*
con Dio, & con gl'haorrjini ci vnifce in amo- le lì dice ardere quando atiaa perche nìoucn*

re,& in affc'^tione^che accrefcemJo poi f rac- dofl^i fpititi di qualche oggetto degoo»^fàn»
titt>coI tempo ci fa óe^ni del Pacadifò. Qo reftringere ilfangue al cuore, il quale peC^
La vcftcroffa fìgnigca Carità, per kragio- la calidità d'efTo. alterandoli j Ct dice che ar-
ne toccata di fopra: però la Spofa nella Can- de per fìmilitudine. Però i due Difcepolf
tica amau:i quefto colore nel fixo diletra» di Chrifto Signor Noftro diceuano, che-
La fiamma di fuoco pe; la viuacitàfòac'in* atdeua loroil cuore» mentre egli parlaua».
ftgnai che la Carirà non mai rimane d'ope- £c fi è poi communementc vfutpaca que»
rare , frcondo il Coìito Tuo amando « ancora Ila ttan^atiot^e da iFòeti nell'amor la-
per U Carità volle» che sfinterpretalfe ^ fao> feiuo.
co Chrifto No(^o Signore in quelle parole ? Il fanoiullò-fìdipingc à conformità: del det-

JgnemvenlmitttrtpiurrAnh& qwd voh»ni/i to di Chrifto : Qmdyni ex minimismeis^fecì*


Vt a/àeafT (iiSt mihi feciftis*
^^ fanauUi, dimofttane che fé bene la veftimentotoflb, perla fìmiglianza chc^
Il

Carità è vna(bla virt^»hà nondimeno tripli- ha co*l colore del fanguc, moftra die fino ali-
cata potenzi, eflendo fen2rcffa,&: la fedc,& la refFKilìonc d'èffo fi ftcnde la vera carità» fe^
^ersnza di neflun momento*ll che molto bc- condoli ccftinaonio di S« Paolo.
BcelpEcìTe il Signor Giouan Buoaddmonts
. .

S6 Iconologia
Carità: gucntivetfi cosi dice Catullo,
VNA ti
GaritàviddialSig.IMowRuber*
Auditor del Cardinal Salutati gctil'^
ìdfntem éimcrereuinc'ens, vttenmX
HtUernètte, f^ilUe »rborem implicai tffMnf
huomo di molta bontà» & divaria eruditione Tiene con ambe le mani due colombi co^
ornato, &
pcròaflai caro ai fuo,Signore. tue di fopra habbiarno detto,pcrciochc gli £•*
Era quefta Carità rapprefentata da vn'atbcv giti) per la figura di qucfti animali fignifica»
re d'OIioa>aIquait cominciaua à (cccar alcuni uano le Carezze amatorie , eflcndo che elle
rami, è dal tronco d'effa vfciua vn Ijquotcche non vcngonaaira copula venerea tra di loro»
daua nodrimento ad alcune hcrbeiSc alboret- primaiche-infieme non fieno bacciate,& per-
ti parte de qu^li vfciuanodallè radici dell'ar- che le colombe tra toro vfano allettamenti de
bor grande, e parte d'efiì più di l'ontano.Crc» i baci moltT> li Autori Greci hanno affermato

do vogh fignificare^chc la Garitàj& colui,che edere à Venere dedicate, elTendo,die fponta-


la vuol vfare dcue tog&r del fuo nodrimento nearoente 6 eccitano fra di loro all'atto vene-
à Ce per compatirlo ad altri,c prima à più prof- reo . Molto più (opra di ciò fi potrebbe dirct
fìKìU e poi à più lontani -, ma pereflere sì delle colombe.com'anco del*
Quell'tì^rbeite credo figuifichino alcuni l'hellera apprelTo tanti Autori di confidetatio--
aiuti, che dà à maritar Citelle, fecondo inte^». ne, &altri di bello ingegno, cofa nota, e ma-

do, & gl'alboretti certo-fono alcuni Giouani, nifefla, l^rno per i baci, &
ralcro per gli ab-
che à,fuc fpcfe tiene quun Roma a ftudio.tra bracciamentij. che tutto conuiene alle Ca«
(iì

quah fono Lodouicos. &


Marc*Antonio Ru* rezze amatorie) non folo mi eHenderò più ol-
bertijvnoNipotedelSig.Gio.MatteoRuber* tre per auttorità, ne per dichiaratione, che
li,chefùfecretario,dìPaolo IV., e poi di Pio conuenghi à detta figura, ma anco per noa
V. l'altro Nipote del Sig.Francefco Ruberti,. trattenere l'animo dellettore in cofe lafciue».
che fùfccre^rio di Sifto Vi métte erano Cqr- & peticolofe .,
dinalfjj quali recati' poco commodi (bno dal
dettoSig. Ifidoro, m
tutto nodriti . Et perche
CAST r T A^.

Copra l'arbore vièvn moto,,che dice Moriens: DOnna bella, d'honefta faccia, nella dc-^
muìPiifcit^^at che ancovogliaìdircch^men-
-
{Ira mano tetra vna sferza alzata in at-

irc cg!i inuecchia, &va alia fine nodrendo: to di batterfi,& vn Ci2pido con
occhi ben-^ gli

quelli giouani in efiìrinafca. efari gii flia fòtto à verità di


i piedi , farà

CAREZZE^ AMATORI E..


lun^o, come voa Vergine Vertale , cinta &
ntlmezzo d'vna fafcia come boggi in Rom»
¥N A bella»egratLifegiouanetta,vefti--
ta d'habitodi color vago,ticamato di
vfano ie vedoue^fopra la quale vi (ìafcritto il
detto di San Paolo; Cafìtga corpas fnenm »
rarij>6<: leggìadrerri intrecciamenti, coronata Cajlità..
d'vna ghirlanda d'hel'era, &c che con ambile- D.Onna verità dibi-inco s'appoggi ad vnai
fnanitenghi'con bdliflìina gratia due colom- colonna, fopra la quale vi farà vn criueU
'

bi vn- mafchio:, & l'altra fcn:ana,.che con la- lo pieno d'acqua, in vna mano wenc vn ramo
fciuia moftrino di bafciarfi,. di cinnamomo,ne!raltra vn. vifo pieno di a-
Elléndo carezze amatorie figliuole della
Ife nella, folto alUpiedivnfctpcntemorto,&pct
giouentùi &
della bellezza, perciò giouane,, terra VI faranno^ danari, e gioie-.
& bella rapprefentiarao. il fuggetto di quefta Vcftefi quefta donna <M bianco per rapprc-
figura fentare la punta dell'animo, che mantiene-
Il veftimcato di coTbr vago^ricamato cfi va- quefta virtù> &
s'jppoggia allacolonno, per-
ri), & leggiadrettiinirecciamenti, (ìpnifica gli. che non e finto, & apparcntc> màdurabile,^
fiherzi,i vari), &diuetfiincKamenti dai qua- vero.
li ne gli amanti nafcc it defiderio della con- Ilcriucllo fopra cfcttacoìònna per Io gran
giuniionc amorofa. cafo, che fuccelTc alla Vergine Vertale e indi-
La ghirlanda d'hellera è vero lignificato no, ò Gmbolo di Cartttà
amoiofQ,percioche detta Pianta, come dico- 11 cinnamomo odorifero, e prctiofo dimo

no diuerfi Poeti, abbraccia &


ftringeouun- Ara, che non è cofa della Caftuà pm pretiofa,
que ella éacco(^a> onde fopra di ciò conife- & foaue,& nafccdo qucrt'alboco celle rupi,£c
nelle
. . ., . . . .

Primo. «7
I T A\

doucndo'cda «(Ter perpetua, come e


perpemo il verde del Lauro, & ftti-
dcre, & fare refiftenza alle fiamme
d'amore, come fttjdono» & refifto-
no le fue foglie, &i fuoi ranii gettati
fopra il fuoco . Però Ouidio nei x.
delle Metamorfofi finge, che Dafne
donna cafta,fi trasformafle in Lauro.
La Tortora c'infegna roì proprio
eflempioà non conlaminare ^iamiì
l'honorc&lafcde del Matrimonio,
conuerfando folamente fenipre eoa
quella, che da principio s'eleffc per
compagna.
S\ può ancora dipingere l'Armel-
linopet la gran cura, che ha di non
imbrattare la fua bianchezza, (imilc
à quella d'vna perfona cafta
Cajiità •

D Onna, che habbia

to di caminate, con
velato il vi-
fcveftita di bianco, ftia in at-
la deftta mano
tenga vno fceiro, &conlafiniftra
due Tortore
La Caftità, come afferma S.Toi-
mafo in 2. 2. queft, i p. artic. i.è no-
nelle fpine,moftra,che ftà lefpine della mof- me di virtij, detta dalla caftigatione della car-
lificaiione di noi fìeffi nafce la Gaftità>& par- ne, ò concupifcenza che tende l'huomo in
ticolarmente la verginale tutto puro, &
fenza alcuna macchia carnale»
L'anella fono indino della Caftità Matti- Gli fi fa il vifo velato per efler proprio del
?»»onÌ2l£. cafto raffrenar gli occhi percioche>come nar-
Il ferpente è la concupifcenza > che conti- ra S.Gregorio ne i Morali fi deuono reprime-
puamente ci ftimola per mezo d'amore. re gli occhi come raitori alia colpa
Lemonere,che fi tiene forco a' piedi dan- li veftimento bianco denota, che la Carn-

no fcgno, che il fuggir rauantiaè conuenien- ea deue ed'er pura, & netta da ogni macchia>
te mezo per conferuar la Caftità come dice Tibullo nel 2.1ib. Epift.i.
Cajla placent fupetis, pura cum vefie, venite
Cajiità Matrimoniale
Et mtinibus puris Jitmite fcntis a^ttnim .

VN A Donna veftiia di bianco,


hauetà vna ghirlanda di ruta, nella de-
in capo Lo caminare dimcfìra, ci*;
ftarè in atto di
,non bifogna ftare in otio csufa,^ origine d'o-
ftta mano renga vn ramo d'alloro» nella fi- & gni male, &c però ben dille Ouid. deremedii
niftra vna Tortora. <imons
La tuta ha proprietà di raffrenare la libidi- Otiajìtollas, perìere cupi^'nis arcUf.
ne, per l'acutezza dei fuo odore » A quale ef- Le tottori fono come riferifce Pierio Vale-
fcndo compofto di pam fotnli per la fua cali* riano nel lib.zi. de gli fuoi Gerogìificbi, il

ctiià rifolue la ventofirà.e fpegne le fiamme di Iimbolo della Caftità, percioche la Tortora
Venere, come dice ti Matriolo nel 3. hb.de* perduto che ha la compagnia, non ii congiii-
Ccmmenti fopra Diofcoride gemajpù.
Tient '1 u.^" d'Alloro, perche queft'albe- Lo fcctvo fignifica il deminio, che ha fopra
ro ha g^ran Ji;iima iimighanzaj con la Caftità, di fc il cafto,percioche fé bene la carne t prm"»
F 4 cip ai-
, . . .. . . ,

. ss Iconologii
papalmente nemica dello fì>irito> nondimeno alcun modo» &
prima (ì deoe mettere in efe^
quando egli vuole non può eder mai abbatta cutione quel verfo d'Ouidio nel terzo libro
to>ne vinto da quella)& fé bene è Tcritto. Co- delle Metamorfofi, quando dice
tim4apugn4,raravi^or$a,nondimcno è detto AnttiUiti moriart ^am fu tibi copia nofiri
di fopra» quando rhuomo bà faldo proponi- Che miferamcnte traboccare nel vicio det

CAS
metuotin contrario nonpttòedet Aipetaco ia le carnali concupiCceoze

I G O.
nedo» che da vna banda vi è la fcure»
6c dall'altra due tede
Che il Leone nella guifa fopradetta
figoifichi Cafligo, ne feruiremo di
il

quello, che cita Eliano, fctitto da £a-


domio, cioè, che vn Leone , vn*Orfa>
6c vn Cane nutriti, & allcuati da vn
certo roaefttoadvna medefima vita»
vilTero lungo tempo infieme pacifica*
mente , fcnza offenderfi punto l'vn
i'alcro,come fufsero flati domeftici,&
animali d'vnaftefsafpecie, ma l'Orfa
mofsa da vn certo impeto , sbranato il
cane,col quale haucua comune la fià«
za. Sii. il vitto il Leone comofso per la
*,

fcelleratezza d'hauer rotte le leggi del


viuere fotto ad vn roedefimo tetto»
corfeaddofsoairOtfa, sbranatola &
parimente le fece per lo Cane pagare
la meritata pena
CECITÀ» DILLA MEHTS.

D Onna veftita di verde, dia in vn


prato pieno di vari) fiori,col ca*
pò chino,& con vna Talpa apprefso.
Cecità fi dice la priuatione della iu-»
ce de gl'occhi , Se per fimilitudine»
DIpifig€rctno per il Caftigo vn'huomo in ouero per analogia^fi domanda ancora l'oflu*
atto feroce»&fcuero, che tenghicon fcationc della mente, però l'vna fi dimoftra
la^defìra mano vna icure, ò accetta che dir co la talpa per antico coftume de grEgitijiCO-
. vogliamo,4n maniera che moftri di voler con me raccontaOro Apollinc:raltra con latefta
ciTa fòueriffimamentc dare vn fol colpo, & à china verfo fi caduchi fiori della terra, che fo-
can co vi iìa vn Leone in ateo di sbranare vn- no le delitie mondane, che allcttano raniroa>
eifa. e la tengono occupata fenza profitto, perche
Non folamentc apprefto de Romani» ma quanto di bene il mondo lufinghicro ci pro-
•ancora appreiTo alcuni popoli della Grecia> la mette,tutto è vn poco <iì terra no pur fotto fal-
fcure fu geroglifico di feiieiifiimocafìigo, fi fa fperanza da breue piacere
ricopcrta,ma co
comefi può vedere nelle medaglie dei popo- grandiffimi pericoli di tutta la noftra vita, co-
lo di Tenedo> del qual tratta Polluce, perche me ben dice Lucretio iib.i. eie natura renim,
iìBrè diTenedo haucua fatta quella legge, O m'/er^i f:«tnwum mtntts, tP /'^*'« *<**
che chi fude ftato troustoin adulterio, cofi Ghmlihus in tenebtis viu quanrir^ ftri$lis,
mafchioj come lemina, fudc decapitato con Degtmt ktft éiui quodcMtque eft
la fcure,& nò hauendo egh perdonato al pro- Et Ouidio nel lib.ó. delle Metamotfofi
prio figliuolo, volfe ancor che ne fufse fatta Pt9^j fuptti qutintum mm^^Hét fiUtf^ Wf*
memoria cerne fi vede nelle Medaglie diTe- Hoiiis hAltnt
CELE.
. . .

Libro Prlmo^ 8i>


CECITÀ» DELLA mente:
meriti ciafcuno , fi dice cflère
fiioi
chiaro per la fìmiiitudine id $o\Ur
che fa viiìbile il tutto •

CIELO.
V N Giouane d'afpetto nobili^
fimo veflito d'habito Irnpe*
riale di color turchino tutto
to col ttiAnto detto paludamento»
ftella«

& con lo fcetro nella defìra roano.


& nella finitura tenga vn vafo nel
quale fia vna fiamma di tuoco>& in'
mezo di elTa vn cuore» che nò 6 c6«
fumitsiì la poppa dritta vi fiu figura-
to il Sole» si^ lafinilìra la Luna» fia
cinto co la Zona del Zodiacosnelfa
quale fi fcorganoli fuoi dodici fe«
gni» porti in capo vxia ricca cotona
piena di varie gemme)& nelli piedi
li cotutni d'oro.

Il Cielo da Bartolomeo Anglico

lib.8.cap.2. è dillinto infette parti»


Aereo»Etereo,01impo» Igneo, Fir-
mamento» Aqueo, & Empireo» m^
à noi non accade ripetere ciò che
egli ha detto» di che rimetto al Let-
tore > oc paiimente circa il numero

DOnna checome
nella deftra mano tiene vn
narra Pieno Valeriane
de Cieli* à Plutarco al Pererio nella Genefi»al
folgore» Clauio fopra
la sfera del Sacro bofco alla Sin-
nel IÌ.4;. de fuoi Geroglifìchi> à canto hauerà taflì dell'arre mirabile*alla Margarita FiIofofì<*
vn Delnno, e per l'aria vn Sparuiero ancor*c- ca)6c ad altri autori: à noi bafti dire>cfae il Cie-
gli pofto dal Copradetco Pieiio nellib.i}:^ per lo è tutto rambito>
l &
circuito ch'è dalla terra»
la Celerità > ciafcuno di quefìi èvelociffimo perfino al Cielo Empireo oue rifiedono l'a-
i nel fuo mo/to dalla cogniiionedcl quale in nime beate . Herodio Poeta Greco nella fii»
tfla fi sa facilmente» che cofa (ìa Celerità Theogonia lo fa figliuolo della tetra in queilo
CHIAREZZA. roodo.

VNa giouane ignuda,circondata di mol-


bande » &c che
to Splendore da tutte le
Telius vero primum /ìbidem gef7uìt partemfìht
CdlumStellis ornatum » vt iyfam totam oùtegat»
tenga in mano il Sole Vt^ ejjet heatisdijs fedistuta, femper»QÌoè,
Chiaro fi dice quello.che fi può ben vede- Tfimieramente ingenerò Terra U
re per mezo della luce* che l'illumina» fa la &
Jl del di Stelle ornato
Chiarezza » la quale diman daremo quella fa- jiccio la copra tutta »
ma,che Tfauomcò con la nobiltà, ò con la vir Et perche fia delle beati menti
lù s'acquifta » come dimoftra Pierio Valetia- Sempre ficura fede .

no nel lib.44.& S.Ambrogio chiama chariC-


mondo illuflrati Et per tal cagione gli habbianlo fatto il rta

i
fimi quelli,i quali fon ilari al

difantità 6c di dottrina > fi dice ancora Chia- to ftellato turchino pei eflercolor ceruleo e
rezza vna delle quattro doti de' Beati in Cie- detto dal Cieloje quando volerne dire vn C
lo»& in ciafcuno di queftifignificari chiaro e ferenotdiciamo vn Ciel tuicbino.R
Si dipinge giouane» perche nel fiorire de* gale poi» &co lo Scettro in manoj per dinota
re
. . .. .

!9^ Iconologìa
L E R I T A*.

poppa dritta il Sole, come princi-


pe de pianeti , dal quale riccuc il
Tuo fplendote la Luna poftafopra
la poppa finjfìra , tanto più che
quefte due imagini del Sole, &
della Luna gi'Egitij fignificauano
i locingeraocon la Zona
>l Cielo

del Zodiaco per efTerc principa-


le cingolo celefte . Gli fi pone
vna ricca corona in tefta di varie
gemme per moftrare, che da lai fi
producono qua giù in varij modi
molti, &
diuerii preiiofi doni di
natura.
Si rapprefenta, che portili co-
turni d'oro, mettallofopra di tutti
incocrutJbiie per confermatione
dell'incotiubilità fua

CLEMENZA.
D Onna fedendo fopra vn Leo
ne, nella finiftra mano tiene
vn'hada, e nella defira vna faetta »
laquale mofiri di non Ianciaria:mà
di gittarla via»così è fcoipita in vn&
Medaglia di Seuero Imperadorc
«CIELO. con quefte lettere. Indulgetiaaug.inchartag»
Il Leone è fimbolo della clemcnza,perche
re dominio, clie ha nelle cofe inlcriori,fi co-
il
come raccontano i Naturali fé egli per forza
me vuoI<Anft.nel i.lib.dclit Meteoreaefto 2.
fuper?,&gittaaterra vn'huomo,fenonfia
anzi Apollc>dorosà che il primo che habbìa
ferito da fui non lo lacera ne l'offende fé non
ottenuto il dominio di tutto il mondo, fia fia-
con leggeriflìma fcoflà
to Vranoti:^ noi chiamato Cielo. O''vpttvof
La faetta nel modo che dicemmo è fegno
iut pri/nus Ofbif vntuerfi imperio pT&fuit .
di Clemenza» non operandoli in pregiudf-
tio di quelli che fono degni di caftigo; onde
Si dipinge giouar.e per moUrare che fé be-
ne ha hauuto principio, neii'iftcflo termine fi fopra di ciò Seneca nel libro de Clemenna
ritroua, &: per lunghezza di tempo non haurà così dice . Clementiacjl Uuttas fuperioris ad'

fine per edere incorrutiibile,come dice Arift. uerftis inferiorem in conflttuendis pcenis
Clemenza
lib. I Codi te {lo 20. onde è che gli Egittij per
.

dinotare l.i pc rpetuirà del Cielo>chc mai s*in- DOnna che calchi vn monte d'armi, 8c
uecchia dipingeimno vn core in rr ezo le fiam con la dcftia mano pt rga vn ramo
me, fi come habbiamo da Plutcttoin iGde, d'Oiiuo, appoggiandofi con il braccio fini-
flro ad vn iionco del mcdefìmo albero, dal
& Ortfidc con tali parole, CalHm,qhia oh per"
quale pendano i fafci confolaii
fetuitateìn fiurquam l}mJ<:^^t,cordfpt^oj'ìgf:tfì-
La Clemenza non è altro che vn'afti-
tant.cui fci.u^arde?3S Jubicclus fìt . Et pciò gii
labbiàmo j^oU-o ndla^M-ìifìraraano il (bdctto nenza da correggere rei col debito cafìi-
i

;*rocon il core m mi
o .nila 'fii»mma,& per-
.
^, & efscndo vn tcmperamenio della fe-
ùutò-ìlforpo rc.<.ìlenon vederne lu- uerità, viene à f:omporre vna perfttra ma-
hu* ili

kìi piy beli!, rhe il Scic, 5c 1?. Luna, pronemo nieiadi ^lunit!,!, is: àqudh che gouerua-
-" -•^^^--•- •;-? '-'^ ritì»foibpt»Ja lio, é u.olto ncccllaiia.
Appog-
. . . . .

Libra Primo. ^E
A.

vna penna,& fotto à i piedi vi faf air»


no alcuni libri.
clemenza, e Mrderuttene nella MedagUm
di vittlUo,.

DOnna a federe » con vn rarat»'

Lauro in mano,& con l'al-


di
tra tiene vnb^flone vn poco locano..
La.Clcmenza» è virtù, d'animo»
che muDue l'hjomoà compaffionc»-
& Io fa facile a perdonare, pron- &
to àfouenire..
Si dipinge che fieda per fignifica»-
te manfu>.tudine,e quiete.
Il Batlonemoftra,cbe può,& notr

vuole vfare il rigore> però ben fi può'


' dire alludendoli al ptefente Ponci*»^
ficato>.
Cedan^TniflèseuertMd'vn clemente-.
Ec potrebbe fi anco dire quel che
dice Òuidio nel I1b.j5.de Ponto.
Printipe nec nofirtt Diut efi moderatìor
vllus\.
luftiti&vires temfeyatiUè-fuas.
Il ramo del Lauto tnoÓra,che COI»
elio lì purificauano quelli c'haueua-^
'
no ofFefi gli Diy^ \

Appo^gtarfi al tronco dfr*0]iiio, ptrmo-


fìrsre, che non è -dtro la Clemenza » che in--
e <r G N 1 T 1 O N E.
clinatione dell'ansnro .ill^ mifericordia ..
DOhna che fiondo a federe tenghi vns'
Porge il ramo della medefima pianta per torcia accefa,& appreflb haurà vn libro
d<ìr fegno di pace»e l'armi gittate per terra co*' apertojxìie con il'dito indicedella defttama-
fefci confolari {I')rpefivnotaiI non volere cen- no l'accenni».
tra colpeu'.Ji efrercrtar là forzai fecondo che
i La torcia accefà,fignifica»che come ai no*
fi potrebboper ngor di giuftuia» però fi óicey ftn occhi corporali , fa bifogno dellalucc pef
che propriamente è Clemenza l'Indulgenza» yedeEe»cofiairocchio no (Ito interno,che è l'-
di Dio a n^ftri peccati.pero il Vida Poet^ teli intelletto per riceuerelacognitionedelle fpè-
gioCo in cambio di Mercurio» ffnge che Gio- tie intelligibili, fa meftieronelhftrumvnto e»^
ued-Ua Clémenzafi ferun nell'àmbafc!a;ia,, ftrinfeco^de'fenfij&p-articolarmente di quel-
nellib.^ della Chrifti^de. E Seneca in Otta- lo delvedere , che diraortrarfi col lume delia-
ui?ben*efpfimcqu:ìntos*è detto di fopradel"- torcia, percioche come dice Arift. N:hiie[} itt
la Clemenza» così dicendn non fiterit in fenfu , ciò
éntelle^u:, qutrd prius
PukhYumeffeminere inter iltùffret vtros. inoltrando ancora ài libro aperto, pei che, ò-
Cenru'ere patr'g. pmreere «ffitSl-s^ fer». per vederlo, ò per vdirlc leggete fi fain noi \tk\
Cide ah (liti ere , temp 'fs atq if & dare
,•
Cognitione deilfe cofe
Orbi ^uietet». Siculo paefm fuo .

Ctgntficrte itile cofi'.


liiM fttmrnx'virtus:. petite rlacC^^um vìa è
sic ille Patrii pritnus

DOnna che con la


Aufvftus parens
Complexus aflrA^ff: eoHtut ettemplis.Dtus
Citmenz.*
mano. tenga
finiftYa
vn pcoccflO}& con là deftra lo ca (Ti con
..
"r\'Onna) che
^^
vn libro, da che
delle cofe s'acquiftà per
tione de librijil
nella delira
verga, ouero vn fcettto*
fi
mano
& nella
cóprendejche là cogniti

nao-^r
che è vn dominio dell'anima
:e^^V^
mezo dell'attéta ìtt- #
Tiar_
tienevna;
finiftrj
. . . .

9» Iconologia
G I £ 1 O.
ca > nefta finiiìra vna mafcherai Se ne*
p iedii fuccbi
La diuetfiià de* colon, nota le va»
rie> & diuerfe attioni^^he s'efpnmono
in quefta fotte di poefiatla quale dilec^
ta all'occhio delhntcllctto « non me*
no che la varietà deVoIori diletti all-
occhio corporeo,per efprimcre gl*ao»
cidentidell'humana Vita. virtij[,vitf^
de conditioni mondane» in ogni (\aia^
& qualità di genti, fuor che nel fì.^ta
reale : Et quello fi mi (le a con h foc*
chi» quali furono da gli Antichi ado*
'

perati in recitar ComcdiCiptrrai >ftia»


re la mediocrità dello ftile &c delle
petfone» che s'introducono à nego*
tiare .

La Comediahàpropofitioni facili»
& attioni difficili , Se però fi dipinge
in habito di cingara»per elTer quella
lotte di gente larghillhma in prometei
tere alttui beni di fortuna, li quali di&
firilmente,per la pouertà propria pof*
fano commùnicaie»
11 cornetto» &
la mafchera s*ado*
prau ino nelle Commedie de gl'Anii'>
COMBATTIMENTO. &
micatione
notano l'vDo .l'armonia, & l'altro Ti»
Della Ragione
con TAppetito
1 focchifono eakiamenti cernici, come
habbiamo detto.
LA ò figura d'Hcrc©le> chevccidc
ftacua,
Anipo, fi vede in molte medaglie anti- Ccmedia,
che l'cfplicationedcl quale dicefi, che Her-
cole è vna.fimij;tudine,& vn ritratto dell'ani-
DOnna d'età mattira,d*afpetto nobile, io
mano terrà la Tibia,^ in piedi i focchi,
nia di ragione pattecipe)& delio fpirico hu- nell'acconciatura delia tettavi faranno mol-
jnano, & Anteo deh corpo,il petto d'Hercola ti trauoljgiracnti, &
con grande intrigo di-
&
e la fede della fapienza» deKa prudenza» le- nodi, con quello motto iDefsrihomores ho-»
quali hanno vna perpetua guetracon Tappe-
minum .
(ico & con la volontàs imperò che l'appetito
^mpre contradice ) e repugna alla ragione» COMMERTIO DELLA VITA HVMAKA •
ncpuò la ragione cflTece fuperiore, & vinci-
HVomomano
che con dito ìndice de- il della
trice» fé non leua il coipo cosi in alto, & lon- accenni advna macine dop
lira
tanvj dallo fguardo delle cofc terrene > che i pia,chegl Uà a canf* ; con la finillra mano
!

piedi) C!Qà gii affetti non prendano più dalla tcnghi vna Cicogna, alli piedi vn Ceruo&
terra fomento alcuno , anzi tutte le cupidità» Si dipinge in quella guifa,rtrche l:. macina-
Se gli afTetti che della tetra.foo fìgliaoIf»al tut» hàfirobclo delle attioni» Con»mertij della, &
)p vccida • Huronna Vit?:, pofciache le macine fono fcm
e O »l B » I A. prc dje, 6c -ìa ha bilognodeinltra,
; fole &
Onn I in habito di Cingara: ma il fuo' mai non pedono fareTopera di naacinacccofi
ve^ìimento l'ara di vari) colntijnella de- anco v .'huomo per fé {ledo no può ogni cofjj
^^ftratE
Ikì^TBiino tfità vn cornccco da fonar di mufi« e oetòk a<mi:iue nolirc dchiamac^ ncctlTi-
tudini>
.

Libro Primo, n
e O G N I T I O N
Vn'huomoconferua l*alrro,6c: vna
Città l'altra Città,6t quefto fi fa no
con alrro mezo, che col commer-
tiOi& però Al tft.trà le cinque cofe
per ie quali fi fa configlio, mette
nel quarto lu-go.D^ ijs qti<t impor»
tanturt& exfortantttT'ii.ioè di quel-
le cofe » che ii portano dentro > 5c
fuara della Città nelle quali due
attioni confifte Commertio>per-
il

che faremo , portare dentro la no*


ftta Città di quelle cofe che noi ne
fiamopdui>6(: che n'babbiamobi«
fogno: fuora , poi faremo portare
cofe delle quali n'abbondiamo in
Città> che n'ha bifogno ; perche \\
Gran Maedro di quello mondo
molto faggiamente ha fatto, che
non ha dato ogni co fa ad vn luogo
imperò che ha voluto che tutta
queiìa vniuerfità fi corrirponda ed
proportionej che habbia bifogno
dell'opra dcU'altroi &
per tal bifo-
gno vna natione habbia occafio-
ne di trattarci &
accompagnatfi
con l'altra > onde n'è deriuata Ift
Permutatione del venderei &delcompra-
tudini, perche ad ogn'vno è neccflario haue-
re,& s'è fatto tra tutti il Commcnio della Vi*
re qualche amico con ilquale pofla conferire
ta Humana.
ìfuoi diffegni,& con fcambieiioh benefici) P-
vn l'altro folleuarfì,& aiutaifijcome fanno le COMEDIA VECCHIA»
Cicogne > lequali perche fono di collo alio à DOnna ridente, vecchia ima con volto
longo andare fi ftraccanonelvolarejnèpof- gtinzo,& fpiaceuoIe,haueràil capo
fono fo(\enere la cefta) sì che vn a appoggia il canuto, e fcarmighato, (tracciate &
le veftì ,

collo dietro raltra« e la guida quando è brac- rappezzate^ di più colori variate,c6 la man
ca pafla dietro rvltima a cui efla s'appoggiai deftra terià alcune faette,ouero vna sferza»
con dice Plinio Ib. io. c.z i. &
Ifidoro riferi- auanti à vna fiana,cbe li porge vna
lei vi farà
fce vn finaile coftume de Cerni , liquali per il cefìella coperta,laquale fcoprcndo da vn ca*
pefo delle corna in breue tempo fi braccano, to la detta donna , con la finidra mano faccia
né poflono redigere la tefta quando nuota- moflra di diuerfi brutti, & venenofi animali»
no per mare* ò per qualche gran fiumei& cioè> vipere, afpidi» rofpi, & fimili
però vno appoggia il capo fopra la grop- Si diccdella Comedia vecchia à diftintionc
pa dell'altro > & il piimo quando è (bracco della nuoua,laquale fuccelTe à lei in aOai cofe
palfaà dietro 9 sì che in tal maniera quefìi ditferéte,percioche li Poeti nelle fcuole della
animali fi danno l'vn l'altco aiuto. Cofi an- Vecchia Comedia dilettauano ilpopolo(ap-
co gh huomini fono affretti tra loro à va- preilò delquaieall'hora era la sòma delgouec
lerfi dell'opra» & aiuto viccndeuole > perti- npjcol dire,e raccontare cofefacetcridicolo- »^

che molto rettamente è ftato detto quel Pto- feiacute,mordaci,in bidfmo,& irrifione ^^^^jiftv"
uerbio tolto da Greci» vna mano laua l'al- ingiuftitia dei Giudici dtli'auaritia, e corruP^

tea , Manus manum lauat , & d'tgitus digi^ tela de' Ptetori,dccattiui coftumi,e difgratie
tumtHQmQ hQmintm ftruauóuitof cmitatim . de' Cittadini, e fimili altre cgie» iaqual licéza
» poi
. .

9^ Iconologia
GOMME RCIO DELLA VI TA hvmana:
Pct li vati) coioti del fuo vcflimeti^

co dimoftra ladiueifità , Se inco-


fi

fìanzadipiiìcofc} cheponeuainfìe-
me in vna compolìtionc &: ar co il ,

vario ftile , mefchiando infiemc di«


uetfì generi di cofc .
La Scimia che li porge lacefìe'la»
moftra la Tozza imitatione per naz-
zo della quale faceua pa'efi li viri), &
le brutezze altruii che fi dimoftuno»
per li fozzi> &i venenofì animali,cbe
ella con tifo,& fciocchezza fcuoprc
al popolo , di che vn elTcmpio fi può
vedere nel Gurguglione d^ Plauto.
Tu/f) ifii GrAcr ftillt*t't» Offite opttto qui
ambulare,
G^i incedunt fuffnninati%ef'in iUrtsjum
JportHlis
CcnHa-t, cenfttMM, ftrmonts inurfift
ttt^pftA

Obftant, obfifiunt» iticedunt tum fuisftn»


tentijst
G^uos fewferbihentftxidtéu effe in The?-
m>pólio
vbiquid furtìpuert» tpetto dtpitMhf cali»
dum bibunt __
>.

Trtjits, Mtqiebrioli ineedunt

)oi riformando, & le fciocchezze del tiCo,8c Le faette nella otllr.» fignifjcano gl'acu-
K>uffoncrie»a fatto togliédo Comed.'a nuo-
la ti detti, &
l'afpremaiediccnze , con le quali
ua(nchiedcndocollalfra(ortunadjftato,edi licenticfamente fcriua, vccidruala fsma &
gouetno,fi<: altra ingegnota,& fauia inuentio &c ripucatione de particol^ti huominr, onde
ne de gl'hucmini) s*afìrinfe à certe leggi» & Horacio nella Poetica parlando della fpetie
honeftà piùciuiii, per le quali il fugge tto, la di poefia viene à dire della Ccmedia vec«
locutionc, &c ancora la diCpofitione di ella è chiaintalmodo.
fatta molto diucrfa da quello che foleua cfle- Suitefftt vetus èie ccmJtdia» neh fin» multa
re della fcpradcttaComedia vecchia > come Land* Jedm vitium Hbtrtms 'xctdit, ^vm
può il Lettore vedere à pieno le d!ffcrenze> Ijtgttam legt tegu iex eft ueceptm. thoruf^ut
T»trptter ebt'cuit/ubUto iurt nottndi .
tra l'vna, e l'altra nella Poetica dello Scalige-
Eiildctct'Horatioancotancllib.i.de'fcr-
ro» nelprimo libro detto l'Hiftoria alcap.y.
L'officio dunque della vecchia Comcdia,
moni, nella Satira quarta,cofi parlò delli Serie
cfiendo di tirare livitij,&atiioni de gl'huo- tori della Ccmedia.
£upetis, Mtqtte Crtitmus- Anfloph^ptfqHt fetta
inini in rifo> & fcioccbczzai perciò fi è fatta la
jitque alijy quorum Comit^tm p'ifcm virtrurnifi
detta figura di tal vifo, & forma> che fi andtà Siquistfmt dtgnusdejCTtbi. quod malus ^aut fur
di mano in irano dichiarando e^uod m*ehus /or ff , aut Jìcrtus nut i^tequin
Le vcfli bracciate. & l'tppczzatc» cofi per iameJHì multa cum liberiate petabaM .

.
il foggctto che haucua alle mani, come per le

perfcneche faceuano coli fatta rapprefenta-



COMPASSIONI*
^ijDoncnon v'interuenendccome nella Tragc
• ^*RJia perfonc Regali, né
come nella Come-
dia togata, ò ptctcfìata de Romani Cittadi-
D Orina che con la fimfìta mano terghi
vn nido dentro del quale vi fìa vn Auol
tote, che pizzicanrtcfi le e» f^icfliain atto di
ni di con co. dare à ruggete il proprio sagueà i Tuoi 6g1iuo-
*
Iini,
. . . .

Libro Primo
e O M PASS IONE.
9S

COMP VNTIOKt.]
D Onna veHita di cilicia> ad*
dolorata 9 con la bocca aper>
tain atto di parlare » con gl'oc»
chiriuoltial Cielo »che vetfinoco-
piofc lagrime > con vna corona di
pungenti fpine in capo tenendo con
la finiftra mano vn cuore parimente
ornato di fpine» tetra la deftra mano
alta, &c il dito indice vcrfo il Ciclo
Si fa veQita di cilicio,&]agrimeuo
le,perche dice S.Gio.Crifoftomo,neI
CuQ !i bro de com^unFl.cord.Sola com»
punito facit horrere purpHram, de/i-
derare ciltcium : amare lachrimasfu'^
gere rifum,ejlemmmater flems.
Seti fanno due corone di fpine,"
perche perla fpina nel Salmo 31. in
quel vcrferto, che dice Bum confi^^
:

gitur fpina, vien denotata la colpa


contratta dal peccato Isquale del c6-
iinuo morde,& punge la confcienza
fign;fictita per »acorona,che tiene in
c^po, Scoonbc'ftsndóqueftì com-
punnone, come infiutruora, nafcen-
do per l'ordinario dal. timore della
linj,qu.ili laranno ?nch'efliìnel rido in atto di penai& conofciraento del male.
prendere il fingue, &
con 'a defìra mano fte- Però fé gli aggiimge la corona delle fpi-
fa porga m 3 tto di compaflìone qualche rofa ne al cuore , denotando per queft'altra
per T'uafriaiento à jil'al'rui bifogni la vera compuntione del cuore» che nafce
Si dipinge con i'Aunlrore nella guifa» che da quello immenfo dolore, &
conofcimento
habbiarhoderro, pemoche gli Egitti) '^er lo d'hauer offefo Iddio (bmmo benc,& peifala
Auoirore.quado col becco fi rompe le cofcie> gr8iÌ3fa2,& perche la perf-ttacompuntione
rapprefcntauano la cópafìlcne, parche egli in dtue hauere quattro condirioni, cioè che
quei cento e venti giorni, che dimo' a nell'al- habbiaquel fommo dolore già detto, però fi
ieuarci figliuoli, non mai troppo lontano vo- fa addolorata, elagtimeuole..
li ai!a pff da attento à quel lolo penfiero di no Secondo, che habbia fermo propofTto di
lafciare i figliuoli, & folaraente piglia quelle non commettere più peccato, che fi dimoftta

cofc che da prello mofttano, o: fé nulla


ì^Ij fi per l'indice alzato della mano deftì a
altro gli occorre,^foùuiene d'apparecchiare Terzo, che fimilraentehabbia faldo pro-
in cibo à I figlruoli.egli col becco pizzicando^ ponimento di confedarfene, il che vien figni
le cofciecaua il fangue,^ quello dà à fugge- fìcaro per la bocca aperta.
re alli figliuo'irii, tanto è l'amore col quale Vltimojc'habbiaà fodisfarcj come pari-
ha cura, che pcc mancamento di cibo non gli mente fi promette per la deftfa alta, e pron-
manchino ., ta in operare bene conforme alla fua buona».
Il porgere con la deftra mano in atro piéto- efanraTcfaiucionc
fo qualche dono» dimoftra con tale affetto il
vero regno dell'hupmo compafTìoneuolcj il
quale per carirà foccorre con prontezza i pe-
neri bifogaofì con la proprialacolrà.
ccr»«.
. . . A ,

g6 Iconologia
GOMPVNTIONE.
& nel ixle gli Affoiifmi nel Com*
mento 1.
con fiero fgii^irdoef*
Sì dipinge
fendo CIÒ fuo proprio 1 come bea
dimoflraOuidionel Ib.j.^; Arti
amandi.
Ora tumtntifM» nigrtfeum fànpùgnè
vmt.
Lumina Gorgeneo/duins angue wUémi
Et Perfio nella 5. Satira.
Kme facefuppojìta feruefcit fanguìfi
èri''
Se'mtilUnt eeuth ère.
La fpada nuda» eia prontezzti
di voler cotnbattere> denota non
fola il collerico efièr pronto alla
rida: ma anco pretto a tutte l'altre^

operationiicome ancora fignifica


la fopradetta fiamma di fiiocoi e£-
fendo fuo proprio dirifi)luere.
Si dipinge gioajne^quafi nudo»^
& con lo feudo per terra perciò--,

che guidato dall'impetuofa pallio


ne dell'animo non fi prouede di ri
paro : ma fenza giudiiio> confi- &
«dogni pericolo» fe»^
glio s'efpone
COMPLESSIONI, COLLERICO cofWo il detto di Seneca in Troade, /MM^n/Ze-
PER IL FOGO, .vitiunt eftregere non poJfeimpetum.Bi per6
ben dille Auiccnna nel 2» del x. della die*
VN giouane magro di color giaJliccio,&
con fguardo fiero, che eflendo quafi
tione j.alcap.j.che quando l'opere fbn fat-
te con maturità danno fegno di vn tempera-
nudo tenghi con la dcftra mano vna fpada mento petfettormà quando fi fanno con im-
siìid^i ftando con prontezza di voler com- peto» & con poco confìgUo danno fegno di
batrere molto cabro
Da vn lato (cioè per terra) farà vno feudo Gli fi dipinge il Leone à canto pei dimo-»^
in mezzo dei quafe dipinta vna gran fiama
fia Arare la fierezza» &
animofità dclt*<)nimo oa«
di fuoco,& dali'alrro lato vn feroce Leone
fcente dalla già detta cagione. Oltre di ci^
Dipinge^ magrcperche (come dice Gale- metteuifiqueflo animale pei edere il Colle-
no ne! 4.dc gli AflTorifmi nel Commento rico fimile all'iracondo Leone» del quale co^
<>J^n
elio predomina molto lì calore,ilqual ciTendo fi fcrifle rMctaro ne i fuoi Emblemi ,.
cagione della (iccità fi rapprefeata con la
Jllcàam -vtttus tauiàm ditetrt Ltmi»
fiamma nello feudo.
Il cdor
g«« fiimMÌanteirasioneipiti ifhgfMtttf»
gialliccio, figniSca, che il predomi Lutf» sum f**rgi* htiis tTuàtfcitt èr *ft*
nio dcii'humore de! corpo fpello fi viene à
ma Telhdùlor fmias txetitt indemitas
nifcftare nei color della pelle ; d'ond-r n:if
e, Det jora anco il Le ne elTer if collerico ài
che per il color bijnca fi dimoftra flcmo^a»
!j n-'niri magnanimate hberale,»nzi<:he pafian
perii pallido, ouerofl.mo la collera, per il ru- do li rc-mini,diuienc prodigo,comc gl'in fra-
bicondo mifto con bianco la complefììone
fcrifti vetfi della Scuola Salernirana, non fo-
fajiguigna, &
per jI fofco hinahn-onia, f>
!o à\ quefta : ma di tutte l'altre qualità fopra^
códd Gukao nei ^JifimatsttiiKd^&l cap.7.
dctcc dicono.
.

Libro Pfiino. 01
O Ivi i' L E S S IONI.
Collerico pec il fuoco

Giouane» allegro, con la'ghirlanda


ii dipinge il (angui-
di fìori,& ridence>
gno, perche (fecondo Hippocrate^ in
quelli» che abbondano di (angue tenti*
perato>Sc perfecto^fi generano fpiriti
vitali puri > & fottili > da quali nafce il
il riibióc l'allegrezza» ondequei^i fo*
no piaceuoli} òi. facetijóc anìanoi fuo^
ni, &i canti.
L^edec di corpo carnofo.fecondo G^
leno nel 2. lib. dei temperamento al
cap.cf. &
Auicenna nel lib. i. ngmfica>
che dalla virtù afTimulatiua che ne i
fanguigni è molto potente» nafce l*ha»
bito del corpo catnofo .
Dipingcfi rubicondo miOò con biaa
co, perche (Tecondo Auicenn^a nel 2»
det i.)quefto colore denota abboQ«
danza di fangue > e però dice Galeno
nel 2. de gli affotiimi nei commento
2. cherhumore>.che nel corpo pcedo»
mina dà il colore alia carne.
Il Montone con il grappo d'vua» fi<*

gnificailfanguigno elfet dedito à Vc-


nercj &
a Bacco ^ per Venere s'inten-
sa de la natura del Montoneicifendo que
E^ Immor cholera, qui eompetit imfetuofis '
iìo animale aCIai inclinaco alia iulTuria r come
rì^c germs cjì hominHm cugiens pmcelkre narra Pierio Valeriane iib.iOi oc per Bacco il
cun6los : grappo d'vua; onde Arillot<;le nel Problema
HilemterdifctintymuUumcomedunty cito ere- 3 I. diccche ciò auuienc nel fa^gujgnoyperche
fcunt . , io elio abbonda molto feme il quale è cagio- ,

Inde, & magnanimi funt, largì fumma pe- ne degli appetiti venerei, come anco fi può
tentes . vedere per defcrictionc delia StuolaSakmi-
Hirfutus falUx, irafcens prodigus» audaxy cana.
^Jlfituhgréicilis^ fìccHS, croceiqne coloris Natura- piftgues ìfh funt, atque iocantes ,-
Rtimorefque nouot cupi unt audirefrequenttr»
Mos yenus, &
Bacchus dèleSiat fercularifus
SA NG VIGNO PER L*A Ri A. Et faetthos'hiiares , & auicia verba loqtttn»
tei .

VN gicuanc alIe^rò,ridente,con vna ghir-


landa di vadj fiori in capo di colpo cat-
O'mnibm
apti
hi' fìudiis habiles- funt » & ntagis
nofo,& oltre i capelli biondi hauerà il color del Qualtbet ex caufa non hos facile excttat ira
la faccia rubicondo mifto con bianco . che & Largus » amans,hHaris > ridenSt rnbtiqM co»
fonando vn liuto dia fegno con riuolgcr« hrts\
gl'occhi al Cieloi che gli piaccia il faoco,&ir Gautus » carnofni , fatis audax > atqw bcni^
i^ntoida vna parte d'cffa figura vi farà vn raon "nns..
concrenendo in bocca vn grappo d'vuaj&da^
l'altea banda, vi faràvn libro di mufica aperto .•
G mm
. -

s*,^ Iconologia.
S A NG V I G N O PER VA R l A..

dell'intelletto, come in tottetaltre del


corpo fimile alla tartaruga i.ehe fi gli fi
I che tutto vien ottimamente
fa à lato,il
efprcdp dalla Scuola Salernitana nei.
vctfi che feguono
Pleghma dabit virei modica:Jdtofqm:
breuefque. ..

Vhlegmafacit pinguts t fanguif redUt:


mediocres ,.
\ Otta, mnfiudio iradmt >fed corpors,
fomnoj
Senfut; habett. tardps» motus pigritU.
fpmnus:
Htc fomnoUmust. piger in [ffutamine,
pUnus:
Eflhuic fenfus. habet pifjguis facie co»
lor albus,,

MALENCONJCAPER LA TERRA^..

Vbmadicolbr fofco. che pofen-


_^ ^_^ dofi^con il piede deftro Copra
di vna figura quadtata,ò cuba ,tcnghi
con; la finilha mano vn libro aperto.
moftriando didudjare ..
^
^

PLEMMATI PER l'aCQVA.


CO, Haucrà cinta.labocca da vna benda , econ
laman de fhratjetrà.vnaborfa legata» & io capo,
HVomo di corpo graffo, & di coloc bian--
coche Oando.À fedece fia v«ftico dipel-
va Paffer.o vecel1o,foliiario ..

La.benda che g.li quopre là bocca, fignifica-.


le di raflfo.teiìendo ambe te mani in feno,
& la fileniio, che nel malinconico fupl regnare, ef-
teftachinat> la quale fia cinta d*vn panno ne-^ fendo egli? dinatuca fircdda, e fecca,& fi come.
gto.che gli cuopra quafigl*occhi,& accanto vi laiCaliditàfa loquace», cofi petlo contrario la.
iìavnatartaruca. frigidità ècagione del filentio..
Dipingefi gradò, perche fi come la^ficcità Il libro aperto , & l'attentionedel fludiare».
del corpo procede da calidità>cofi la grafsczza dimoftta, malinconico efsèrdedito alli ftu-
il
deriuada fngidità,& humidità.come dice Ga- dij,& in elTi far progtelloifuggendo l'altrui co
leno nel fecondo del temperamento al c.6,. uerfjtione onde Hotaiio ncll'vltima epiftoU.
:

Si vefte di pelle di Tafso.perche fi.comejquc


dell, lib.dice..
Ito animale-C fonnacchiofo e pigro,cofiiè il"
Ssriptorumchorus.ommyofuaf^entm:'.
flemmatico per hauer egli pochi fpiriti, e quel- Et- fugit Frbes..
li oppre({t da molta frigidità» che io efso predo, fi dipinge il Paflerofolitario fò
Che però gli
mina, onde auuienech'è anco poco atto à gli pra il capoiefsédo vcceìlo che habira in luochi,
ftttdij haaen do l'ingegno ottufo,& addormen-
C)litarij,c non conuetfa con gli altri vccelii •
tato , & nonhabile à meditare quello che fa^ Laborfa ferrata fignificaJ'aufita natura , che
f ebbe cagione di folteuarlo dalle cofe vili ,.
filole per Io più regnare nei malinconici > co-
& bafse , che però li fi cinge il capo di panno, me dicono i^ feguentiverfi.idells Scuola Saltr-
negro. oitana..
Si rapprefcntacon ilcapq chino. perchce- Reflat adirne triffis choUrAfHbjianiìa ni<i'-t
gli e pigro, negligente tardo si ntU'opcca,uoni Qtu reddit prauos, per tn^cs paucatcrqucmes
.

F 1 È M M A t I G Ò P E R L'A G OJT A. ^

CONCORDI A.
DOnna bella» mano
che molìri grauità»
tenghi vnataz
deftra nella
za nella quale vi farà vn pomogranato*
nella fìniÀca vnofcectro, che in cima
habbia fiori» &
frutti di varie foni > in
capo àncora hauerà vna ghirlanda di
mele granate» con le foglie>& con i fruc
ti»infieme con la ghirlanda, peraccon*
ciatuL'a vi farà vna mulacchia, 6c cofi
nelle Medaglie Antiche fi vedefcolpita.
Concordia,
Dònna» che nella delira mano tie-
ne vn pomo granato, 6c nella fi-
niftra vn mazzo di mortella .
Si fabrica in tal roanieta» fecondo il
detto di Pierio Valeriane, conl'autto»
rità di Democrito , dicendo, che la
mortèlla,^ i pomi granati s'amano can-
to, che jfebene le radici di dette piante
fonopofte alquanto lontane i'vnadal-
àltra>fi auùicinanonondimeao>& s'in-
trecci atioinfietne.

~l3i vìgitant (iudijS nec meni ejl dedita foninot


: (CONCORDIA.
Seruant propofttttm Jìbt nil reputai fore tumm.

Jnuidus, & trtfìiscupidus dextrdqueìenacis VNa


ghe
dohtia in piedi
di grano in
» che eiene due

vna mano. Se con


fpi-
l'al-
Non expers fraudistttmidus.iHteique colorii .
tra vuà tazza piena d'vcctlletti viui, ouerodt
cuori
CORDI MÀRITALEti La tatza piena dl'vccelletti, òueto de cuori
C O^M A
conformità di più perfone pet le quali
fignifica
Di Pier Leone Cafiella » ne fegue l'abbondanza, fighificatapet lefpi*
ghe di grano b
VN'huomo à man diritta di vna donna>ani

porpora,& che vna fola cate-


bi veftiti di t b ìn e ò R b t A .

tna d'oro incateni il colio ad ambidUe,6c chela DOhna, che tiene in tnano vn jfafcfo di
detta catena habbia per pendente vn cuore» il- Verghe fttettamente legato.
quale venghi foi^èntatoda vna ihano peivno La Concordia è vna vhione di volere» Sc
di detti huomo,edonna. taon volete di molti, cheViuono, & conuerfil-
La collana nella guita che dicefno difnoflta, rioinfieme*
che il Matrimonio è compùftodi amore» d'a- Peto fi rapprcfc ntà con vn faìcio di verghe
mici ria,& beneuolenza tra I'huom0j& la doh- delle quali ciafcuna per fé lìefla è debile , ma
na, ordinato dalla natur3,&: dalle diurne leggi, tutte infieme fono forti, & dure, onde Sa-
difiìe

le quali vogliono, che il marito, &


la moglie iarache. FìinkuluJs triphx, difficile rumpitur. Et
fiano due in vna carne» che non poffino elicle 'mediante l'vnionc fiRabilifce maggior fòrza
diuifi fé non per morte» beiroptrationi degh huominì, corre dimoftra
Saluftio in bello iugurtiho , ConcordtA parud
Y^, |
yei trtfcmt t dtfcordia waxitKA diUbuntur u

1 G Alla
. . .

ioS Iconologiii
MALENGONIGO PER LA TERRA.
tenga vn Cornucopia.
Si corona d'OIiuo» per fegno dì paté
effetto della Concordia
11 fafcio di ftezze legato ai modo det-
to, (ìgnifica moltitudine degl'animi
la
vniti infieme col vincolo della Carità,
& della finccrità, che difficilmente fi
pofsano fpezzate romminiRiandofi ìtii
Ìc^c(sQ il vigore}& la gagliardezza,on-
de poi é la concordia produttrice di
frutti piaceuoli»come dall'altra banda
la difcordta non sa ;Te non produrre fpi-
ne>& triboli di maledicenza>& liti» che
fturbano la compagnia,& l'amoreucle,
confortiode gl'huomini nelviucrepo»
litico ,& iagloneuole%

Concordia nella Medaglia dipupietto,

DOnna
vna
fedente» che nella deOra
ha Patena
Se nella , fìniflra
i due corni di douitia con lettere.C ON»
COR DIA AVGG. & S. C. Vediao-
Sebaftiaho Erizzo
La Patena fjgnifìcaefsetcofa Sanca
la Concordia»allaquale fi debbe rende-

Alla quale fentenza rifetifce Seneca Filofc^* re, honore, e facrifitio .


nell'epiftola 94I che M, Agrippa confefsauaà^ Li due corni di douitia,'mo(lrano; mediante
cfsere molto obi igato e che per lei s'era fatto
> !a concordia duplicata abondanza.
ottimo fratello.^ amiccdi che veggafi pjùdif-
fufamehte Franceico Petrarca nell'opere Lati- Concordia Militare,
ne lib.^.trad.i. Cap.iz.
DOnna armata,con mani tenga vn granle

pere he è preparata pet


CONCORDIA MltlTAREk viluppo di fcrpi ;

difendere fé ftefsa con rarmi>& per nuocere al*


Nella Medaglia di Nerua . cruicol veleno, che fomminiftta l'ita.

DOnna che tonghi con la


naucfopra del quale
deftra mano
v- Concordia di pace .
vn rofìro di vi è
n'infegna militare »& in mezzo d'ella, cioè in DOhnajche tiene due corna d'abbondan-
mezzo all'hafta vi fono due mani giunte» come za ritcrtc ini)cme»chefono Nnicncdc'
quando fida la fede, con lettere» che dicono» penfieti, e delle volontà di diucrfe petfonc, &
CONCORDIA EXERCITVM. con l'altra manovn vaio di fuoco, perche, la
Le due mani nella guifa, che dicemmo di» Concordia nafce dall'amore fcambieuoie , il
tnolìrano la Concordia >rinregna)6c ilrodro queic s'afsomiglia al fuoco matetiale, per efsct
gli Eserciti effetto di calore interiore dell'ani ma. .

Concordia l
Co nco rdìa degVantichi
DOnna coronata d'OIiuo , che tenga con
.

la man deftravnfafcio di frezze, legato»


DOnna, che nella dcfira mano tienevnalcu-
ton vna benda bianca . da vh capo d'ella ,& ni pomi granf-tj,& ntllafi'rtra cor-
con vna rofsa dall'altra ; nella mono fminra nucopiajcon vna cornacchia,laquaIc lì vrr \. :n
mon«
. . . . ,.

Libio Primo. loi


CONCOR DIA MARITALE DI PI ER LEONE CASE;LLA.
fratellijcofi concordi>che erano giu-
dicaci vn folo
CONFERM ATIONE.
Come dipinta nel Palazjuodi N.S. à
Monte cauallo

DOnna con due ticn


chiaui nella de-
itra mano>&
con la fini-
(tta vna piiamidc,nella qualeèfcrit-
to : Super hanc f etram

CONFERMaTIONE DELL'AMICITIA.

V
fata,
Na giou^ne, che fia coronata
d'vna ghirlanda di vari; fiori»
veftita d'h abito vago, di co- &
lor verde» terrà con la defìramano
vna Tazza di piena di rubi-
criftallo
condo vino, quale porgerà con
la
fembiantc allegro»^ in atto gratio-
fo> Se bello.

Si dipinge giooane, con la ghir-


landa di fiori, &
con l'habrtodico»
lor verde per fegno di allegrezza,
che così conuiene che fieno, &mo-
ftrino quelli, i quali fi vnifcono, &
confermano nell'araicitia .
molte Medaglie di Fauftina Augufta fcolpita
Si rapprefenta,cbc porghi la Tazza piena
co'l motto Concordie, per l'eterna fede ltà>
:

di vino percioche le Tazze, ò calicr.che fcam


ch'vC) questo animale con la Tua compagnia»
però dille l*Alciato.
bieuolmentefi porgono ne i conuiti, in &
Cornicum mira inter fietncordi» vtu. quelii inaiti che fi fanno al bere, e coftumc
Mutua ftutq^ iUtì intemerata fidei . de noftri tempi, com'anco è vfanza antica»
1 pomi granali predo à gf Antichi fignifi- nel qual atto fi vengono ad vnite gli fpititi de
cauano Concordia» perche tali deuono ede- gli amici,& à ce nfermatfi le amicitie, per &
re gl'animi concordi, &
in tal vnione tra fé fegno di ciò Achile nella nona Iliade d'Ho-
iìeffi.come fono le gianctladi quefti pomi» mero ordina a Patroclo intimo fuo amico,
dalia quale vnjone,nafce poi l'abbondanza» chepigHil pia gran bicchiere, che habbia,
che è il neiuo di viuere politico,& Cócordc & che-dia bere ad Viirte, & ad altri Greci, del
Concordia infuptraèite vino più gagliardo non per altro, fé non pei
la Concordia infuperabile dar adimendcre>che eflb li renetta per cacif-
PErfcnta Gerione huomo armato»
fi rappre-
con tre fimi amici..
vifi, col capo cinro d'vna corona d'oro» fei Vhetìutduxit Kohiiis AchiUet
braccia,& altrettante gambe,chetéga in vna Sedtreque feeit m fidilibus ^ tape$ibuf<^u» parptt-
m »no deftra vna 1 incia» con l'altra vnafpada reh .
nuda,& nella terza vno fcettro. Et l'iltre tre Statir» autem Parreglum,aSoffuftt*eJl prtpaxi^e»-
mani della parte finil^rain pofanofoprad'vno tem
feudo Maiorent iam craterem Menati/ fili fiatttittì
Meraciusoj funditc i foculum autem para vni(ui=^
Diccfi,chr Gerione fu Rè di Spagna.ilqtaa-
que
!c perche baueua tre Regni- fò detto tricof-
poce» cioè, che haueua tte corpiv fu aromaz»
m emm carijftmivmmt» ^nt indcvi»^

zato da Heccole» altri dicano cflere (laei tre Più a bado poi Aiace aecennaad Vlifle.chc
. .

lOZ Iconologia
O N G O R D I A.

vi fiavna Colomba bianca, pfcc &


tetra da vna parte vifìavnCanct^
dall'altra vn*agnello
San Tomafo nel 4.delle fetit-dift.
I7.qé5.att.4. mette i6. conditiotii»
che dcue hauerc la buona,&: perfet-
ta ConfeflTionc te quali fi contengo-
no qui (bttofctitte.
Sit JìmfìtXi kumilis Confejfio, purM fi»
delis .

Atque frequens, nud» » dìfireta » Uhtns


verecunda,
lntegr»,fectetfiil»ctymuhtlit,accelerMtM»^
Vortis, ^aceufans, ^ ftt parere f*r»fM»

Onde per dichiaratione di dette


patti, dfco che (ì dipinge nuda pet-
cioche la Conftflìone ha da ellistc

nuda,& non veftita di colori, ne di


quella che cuoptono, ofcurano &
la giauezza de i peccati» perei» &
deue edere chiiira, manifefta, & &
che il penitente in t^l modo dica
tutti i fuoi peccati, & ch'egli cre-

da , che il Sacerdote l'intenda con


le circonftanze neccdatie
del luo-

go , del tempo, delle qualità, delle

CONFERMATIONE DELL'AMICITIA. perfone,6c fimili^


gratta dal caa
L'elTète circondata con bella
faccia vn brindifi ad Achi'Ie, &.Vliire gli lo fa
dido, &
foitilifTimo ve!o,denota che queft'at*
iti' tal modo.. di peraienzahà da eflcre puro.&
fincero,&
to
JnnuifAiax Pf^eenictiinttìtexh autem nohilìs vlìjjes
con rettaintentionedi-ticonoliarfi con il Si-
gnoi Dio per riceuere la gratia & la remifTio-
Jmpfens^i vino feculum» ftupinauit Achilli, Salue
Acfiilles
sì di corpa,coroe di pena.
.

ne dei peccaci,
& qijeHov che feguita de quali tvindifijn'èptc fa Si alata per fignificarc che non folo la
no H,>meto, à palio, à palio» fegao d^vnione,,
Confeflìonc ha da cfsere accellerata,mà anco
&, Confcrmatipned'Émicitia..
denota che ella fo.leua altrui alla gloiia c-
terna., ,, _ . ..
CONFESS IONE. SACRAMENTALE .. Tiene la bocca aperta con dimoltratione
di

manifeftare gl'errori comraeflì, efsendo che il


DOìina nud^irrà che con bella grana (ìa fcrsandofi,.conu«ene che ha in-
ciccoijdata da vn candido,&: fotulififimo peccatore con
peccati a vno
re!o,ilquale con bei giri copti !e paitlfecretc; tegro, cioè che dicatuttii fuoi
Hauerà a pjihoroen i'aIi,Tctrà la boccaapet- iftaseConfefsorc, &
petnon efscte tenuto
ta raoftrando di manifcffcare i Cuoi peccaii.Sra. catciuo non ne dica vna parte ad'vno,.&l al-
liincjnocchione foptad'vna bafcd'vrjracoló tra, à l'altro. ^
na,in luogo remoto, &fcgrero> col capo fco- Si dipii .gè che dia fòprad>na baferper re-
cec
perto da qual fi voglia ornamento, Hanetà eia gno di cohanza, &di £priezz3, ch'è il vin
tendere impropri) appetiti vbedicn
ta h fronte da vna benda di coloc rodòj che feftcfso,&
il peccatore
di-
vcrfi da g bocchi copia di lagTinDe5& che con. iial!arapione,la quale fa che
diauolo vottebbc che egli
il pugno della delisa mano.fi percuota il petto ca quello, che il

<£vil brac ciò fìnilho Itcfo» £c fopradecta. bafe pct vergogna lafcialsc di dule
.

Libro PririioI X0|


CONFERMATI ONE D EL L»A M I C I T I A.

Laerym^. poenitemi£ fmtindices, dice


Quinto Cucilo hb.3.& CaflTiajfupec
^
Pfal.
Fletiis cihtts ejl atiìmarum . CortoloYMtìé
fenfum,
Ahfolunopeccatctum^ y^ Lucrum tuìpArti^
Loftareinginocchioni, S>c il tenere
ìlfiniftro braccio ftefo, è per dinotare
l'atto volonitrio, &
d'elTer pronte à fac
volentieri la penitenza di quanto fi a»
fpetta àrobligo che deue -,

La colomba bianca denota la fua


femplicitàeffendo che la Sacra Scric-
tura dice, Ejlote (Implices ftcut columbi
& particolatraente nell'atto della Có-
feffioncnel quale conuiene d'efler fitn
plice, &
non méfcolare altri ragiona-
menti impertinenti àquefto Santini»»
mo Sacramento.
Simplicitas ejì munditi£ cordisq^ ré-
Slitudo fine fi^ione.
Per terra da vna parte vi mette il fi

Cane per fegno di fedeltà (^del


quale
ne è fimbolo quefto animale come
habbiamo de tto in altri luoghi^ perciò
che chificonfeifa Sacramentalmente
cONFESS^lONE SACRAMENTALE.. conuiene eflere fedele in narrare tutti i fuoi
Fortitudo ejl flrmitai /mimi in fulìinendis* peccati conlelor circonftanzeinon tacendo
tiù" repelle ndis his.m qtithus maxime ejl diffìcile quello che ha fatto, &
non dicendo quello -«

firmitatem hahere premier ^snumvirmist dice che non ha fatto .


5. Tomafo 1, i, q.15 .arr.z. Dall'altra patte vi fi dipinge PAgneììopeE
Si rappiefenra in luogo remoto> &
fecrcto cflerc quefto animale il fign ificato dell'humil
per moftrare che la confeffione s'hà da fare, tà,& manfuétùdine,non (blamente nelle pro-
con dire i fuoi peccati fecretamente,& non in fané lettere Égittieima ancora nelle Sacre del
publico, 8i cbe il Confeflore non riueli ad al- la Religione Chrifìiana, Anco gl'Auguri geli
tiui quello che sa perviadiConfefIìone,mà tili adoperatìano l'Agnello ne 1 loro facrifì-

tcnghi tutto fecieto* cij folo perla piateuolezzadel puro, humi-

L'hauetedQta la fronte dalla benda rofla,fi le,& mansueto animo, del che deue e fletè il
gnifica che peccatore ficonofcie coIpcuoLc
il penitente.
éc che la confcienzalo rimorde, &
però fi ar- Inginocchidni con lateftanuda da qua!
io{rifcc& vergogna d'haucre conieffi moiri fi voglia ornamento , auanti al Sacerdote

peccati, per fegno ti'hurailtà, riucrcnza , fommi& &


Tudor timor iuflavituperatiomst qui affe-
efl fione.
Ous efl honefti/fmust dice Arift. Vera humilitas ejì, quii, fé ad culpA emtndé*
II verface da gl'occhi copia di lagrime de- tioTHm dice S. i3ero in i.Rcg.
offerì
nota, che la Confeffione ha da cfee lagri-
niofacon dolore, &difpiaccr gran de d'hauer
ofFefo Iddio che perciò moftradi percuoterfi
il petto con la deftra mano, &
tenderfi in c<à»>
pa de i peccati coracflì
G 4 09lt<
. . . . . . . .

104 Iconologia
CONFESSI ONE SACRAMENTALE.
co NFTSI'OHE.
DOnnagiouane con fufa mente ve
(lita di diuerO colori» che ha«:,
acndo i capelli mal componi» pofìla'l
delira mano
fopra quattro clementi
confufamcnre vniti»^: la finiftra fopra
laTorrediBabelco'l motto che dica.
Babilonia Fndi^uc
Gicuane dipingccomc età più at-
fi

ta alla confufione,non hauendo efpc»


rienza,fenza laqualc non può termina,,
re, eflendo itafpottata da diuerfi appo •/;

quali nell'opetc
titi, rendono Confu*
fione.
Li capelli lunghi,& cotti,e mal com
podi denotano i molti &
vati) penfieci
che confondono l'intelletto.
Li diuetfi coioti del veftiraento fi-
gnificanole vanc&difordinate attio-
niconfufamentc operate: £<v^m«/^»-.
tudo, ibi confujio '^

La Torre di Babel è polla, come co-


fa molto conofciuta per fegno di Con-
fufionetpoichc nelfabricared'efla, Id-
dio,fi comeconfufe illinguaggio dei J

CONFIDENEA. fabricatori, con fare, che ciafcuno di loro di-


uerfamentc parlafsccosì anco confufe la mea
papclli fpatfi,con ambedue facendo, che l'opra riraanefle imper-
Donna confodenu vna naue
i te loro,
fetta per caligo di quelle fupetbe, empie &
le mani

La Confidenza porta feco la cognitione genti , che prouorono di fate qucll'imprefa


dell'emminente pencolo, & la falda credenza contro la fua Onnipotenza > &
per maggior
di doueinefcampsre libero , fenza quefte & chiarezza per rapprefen tare la Confulìone» vi
fì dipinge il Chaos, in quel modcche rappre-
due qualità vatiarebbenorae,5c cangiareb-
bcl'clfcrefuo. fenta Ouidio nel primo libro delle Metamor-
Però fi dipinge con la naucchc è fegno di tocn,ouedice.
Confidenza» con la naue i nauiganti ardifco- Vnus erat toto natttfAvttltus inorlt
nodi pratiicare l'onde del mate» le quali folo e^ftem dixero Chaos, rmdis indtgifispti mPÌtf •
con la felicità del perpetuo moto»par che mi-
Et l'Anguillara nella traduttione
naccino touina, morte,& oftetnainio all'huo-
ino, che quando palla la tetra, cfccfliora de PfÌ4 the'l del fu^e, ilmtriUttrr»» e'ì futto
fuoi confini, à qucfto propofitodifle Horaiio Età il fuoco, la tertn, il CUI, iimMre :
nella 3. Ode dei piimo libco hi» il marrtmleuai'Ciel, la terra, »'l fueep
Tteform* il fuett il Ciel, la terra s e* l mart
Jlli rtiféTt ó* *J tripli X Cht vi era, e terra, e Cielo, imart, e fuoco
Cires peiìus trmt. ^ui fragiltm #WI» j)oue era e Ciele, ettrra, t fmco. e^murt.
C*mmtfit ptUgo rAtem, La terra, é'I fuoct, «*/ mare eranel Ciclo
Ptimus de poi Ufi mar, nel fuoio,^ tulla urta il Cieìé
Qutm mortis timmt grudum f

Con quel, che fegue


CO K
. . .

Libro Primo
N FIDE •

N A.
105

uina Macftà, che ne faccia degni


della Tua fan ciiTima graiia.

CONSERVATI ONE.
Dì Tter Leone Cafella .

D
ja mano
Onna vefìita d'oro
ghirlanda d'Oliuo in capo nel
deftra terrà vn fafcio di
t con vna

miglio, & nella finjfìra yn cerchio


d'oro.
L*oro,& l'olino fignificano Con-
fcruatione, quefto, perche confer-
ua li corpi dalla corrutioneiéc quel-
lo, perche difficilmente fi corrom-
pe-..
Il miglio paiimente confcrua le
Città b
11 cerchio, come quello, che nel-;
le figure non ha principio, ne fine,
può fignificarc la durationc delle
cofe, che per mezzo d'vna circo-
lare ttafmutatione ficonfctuano,
CONSIDERATIONE.

D Onna che
tiene
vncomp3flo,& ha a canto vna gr a-'
nella finiftra
vn regolo, nella deftra
mano

CONGlVNTiONE O ELL t. COSE uc volante con vnfaflb in vn piede.


Hucnane,& Ciuili .
Tiene il regolo in mano, & il corapaflb
dipingerà vn'huomo inginocchioni con per dimoftrare, che fi come fonoqucfìi in-
SI gl'occhi riuolti al Cielo,e che humjlmen ftromenti raezani perconfeguire con l'opera
te tcnghi con ambe le mani vna catena d'oro quella drittura, che l'intelletto dell'artefice
pendente dal Cielo &c da vna Stella fi forma, cofi li buoni eflèmpij,& ilàuijam-

Non è alcun dubbioichc con il te {limonio maeftramenti guidano altrui per dritta via al
di Macrobio>&; di Lucianojche lafopradetta vero fine, al quale generalmente tutti afpi-
catena non fignifichi vn cógiungimento del- rano,& pochi arriuano, perche molti per tor-
le cofe Humane co le Diuine>& vn certo vin te vie quafi cicchi, fi lafciano dal cieco fenfo
colo comune comi quale Iddio quando gli alla loromala venuta trdfportare .

piace ci tira àrfe}&Icua le menti noltre al La gtue fi può adoperare m quefto propofi-
Cielcdoue noi con le proprie forze, tutto & to lecitamente, &
per non portai e altre outo-
il potctnoftronon potcmofalire-, di modo riràjche poflìno infaftidire, bafli quella dcl-
colui) che vuole fignificare>che la roente fua l'Alciato, che dice in lingua noftta cofi *
fi gouerna co'ijvolcr diuino, attamente coftui
PitagoT» inferno che l'hucnt douejfe
potrà dipingere detta catena pendente dal Conjidtrar con ognifomma cura
Cieloi & davna Stella, impercjoche qucfta L'opera, ch'egli fatta il giorno hauefft
«Iquella forza d'vna Diurna infpir3uone,& di S'ella eecedfua il dritto, e la tnifhrat

quel fuoco del quale Platone ha voluto ch'o» E quella che da fa* pretti mttijfe
gai huomo fia partecipe à fin che drizzi la Ciò fa lagrubcht'l volo fuo mifum

mente al Creatore}& erga al Cielo,però con- Onde ne piedt fuol portare njnfaffo
P#r r,Dn cejfar ò gir trtpp^ alto, r l^a_^o ,
uiene che ci conformiamo con la volontà del
Signor Dio in tutte le cofe»e pregare fua DI-
CO».
. . ,

jò6 Iconologia
CONGTVNTIONÉ DELLE COSE HVMANE CON LE DIVINE.
CojVaì il Configlio fi fa con lunghezza .

di tempo maturato dalla cagione. No


è opinione perche quello che fi ha per
opinione fi ha per determinato fenza.
Configlio, vediamo dunque più di*;!
ftintamentc che cofa fta .. J
IlConfigJioè vn difcorfcb &
deli-!!
beratione> che fi fi intorno alle cofei;
incerte,& dubbiofcche fono da f-.rfif
il quale con ragione,elcggc,(5c rifolue .

ciò che fi^rcputa più efpediente» 6c,)


che fia per partorire il più virtuofo ili ,

più vtile,&: il migiioce effetto. In qua- » ,

to al publico, circa cinque cofeipc-i?


ciaimetìte fifaConfigliodcllidati),& •

entrate publiche,dcHaguerra,& dell


pace» della guardia della prouincia> £c
della grafcia,&vettouaglia- che fi ha
da portardentro,& mandai fuori,deU,'*
!e leggi» &
ftatuti, Ce e io fecondo l'in- !

ftruttione d'AtiftoitcIe nel primo del-jj


a Retorica. Sunt autem quinque ferc^
numero maxima, oc precipua eorum, ! !

qud, in confìlijs àgitart folcntt u^gitHì^^-


*
enimde vehtgalibHs,& reddittbus p«-

e O N S 1 G i i O.
hlKt^: De bello» & paeey De cufioeUs'''
regwmsy De ijs qtuimpoirU7itHr.Ó' e^portantHTp
Del Sig. (Sto. Caratino X^aftellini & de legumconfìttuttone
Lo figuriamo vecchio perche rhuorao vec-
Vomo vecchio vefìito d'hibito lungo chio dfmoftraCófiglio come dice S. Ambro-
di color roflOj haurà -vna collana <i*oro fio MI Hexamercn . Sene^usejìtnconjìlijsvti^
alla quale fia per pendente vn cuore,n ella de- hor> perchel'età matura è quella che pattori-
lira raanotenga vn libro chiufo -con vna d- fcela peffettione-del f3perc>& dell'intendere
uetta fopra,nella finiftra mano tre tede attac- per re(f>éticnzà delle cofe che ha vedute> &
cate ad vn collo, vna teda farà di cane, che ptatiicàteiion potendo per hgioueniùeflere
guarderà veifo la pattediritta, verfola parte pet k) poco tempo maturità di giuditio» òi, pe-
iiniftra vnatefta dilupo,in mezzo vna tetta rò i ^touàni fi deuono rimettere al Configlio
di Liohe: folto il piededeftro tenga vna tetta de vctchi. Il Configliero di Agaiiìcnnonc
d'orfo,&vn Delfino* Imperadore de* Greci viene da Horocro in
11 buon Configlio pare fia quella rettitudi- perfonadiNefìoie figurato vecchio di ite età
ne, che fecondo IVtilitàrifguada ad vn certo biella 1. Iliade, oue lo fìefio Ncfìore eilotia i
fine, delquaie la prudenza ri'è veta 'efiftima- "Greci giouani fpccialmente Agamennone &
trice fecondo Arittorele ncir'Ethica.lib.iJ.c.^). ^Achilie tra loro adirati, ad obbedire al fuo
hona confultattor^Clttudo ea tjjenjidetMr% quA configho,come vetchio.
fecimdum vtilitdtem ad quendum fnem spe*
Sed audite tne nmèti autem ìunìtrts eiì'-s ìKt»
^atycuitis prudemmwraexijìtttMtrixefl.
Configlio per quanto il racdefimo Filofofo
II
ìam tnim aliquandct ^
cum fottiottbus qutim vos

afictifcenonè (ciei>za, perche non fi cerca


Viris tonfuttudinun Affluì , ^ nun^UAm W* »//f
fatui ptnàtrunt.
quello che fi sa, non è congieitura, perche la 1fl$qut taiet vidi xitfs, nee tddeh
^^ngie tiuta-fi 4a conpreftczzà e fenza difcor- Più à ba(Io«
, . .

Libro Primo # 107


G O N S R V A T I O N E.
dire, & l'età fenile al comandarejlo»^
da fi oltra modo quello di Horaero
Agamen-
nella 2. Iliade nella quale /

none Imperadore fa radunare vn


Configlio della Naue di Neftotc
d'huomini primieramente vecchi •
H'ts vero préixontbus clamojts iujpt
Conuocaread Contilinm cornantes Athì»
uost
B* quidem eomocatunt» illi frequintes
affuerunt celeriter »
Ccncilium autem prtmum vAlde pottn'
tium (ortjlituit fenum
IJenoreumapudrtauemPyli/ Regit
§luos hic cttm coegijfet prudentem fitut^
ÙAt confultationem <>.

Gfi Spartani dauano à i loro Rè


vn magiftrato de vecchi nobili, i
quali fono fì^i chiamati da Licurgo
Getontesi cioè vecchi venerandi>&
il Senato de Romani fu detto Sena
to per n vecch),chc vicófigliauauo..
Ouidio nel f. de Faft«.
A fenibusr^omenmitte finatus hnhtt
Con molta prudenza Agaraen-
non« Imperadore- appreflb Home-
CONSIGLI O. ro neirUiade 2. fa gtandefìima del Con figlio
It t*mtn> tnt» confili^ tmitehmt^ chedixhiint^ut. di Neftoces &
defidera hauer dieci Con figlie»
verbo . ripari fuoii& lo chiamavecchio,che di Con»-
f^4»ttoi>edìief ^ vostqi4kohe4iremeUus figli fìpcra tutti gli altri Greci ..
".

Etnellaqu^jtta Ilìade (i offer!(ce di giouare- Buncvtcfjfìm allceutusefi Agamennon


aiCaualier! Grerij col Coniglia non4)oten- Certe, iterttm confili» /nperas^cmnei: filics. Aehiu^.
do con le forze> elTéndò le proprie forze de rum»
Gionani» Copra le quali. elTì: molto fi con-^ Vtinam. enim lupìter^ut TAter^ é* Minerua», ^\
fidx.no., Apptioi
Ttkltsdttfm mihì cwiftélteres ejfent Achìuorum,.
^ridè vaìdé quìdem e^o velie»;, ^ ipfe
L'h: bito lun<^o conuienfi al Configlio,poi-
Sic tjfe, vt quando diuum Qreutl^a.Honem intivfeeì^,
Sednon fìmul omnia nH déde*unt dominibus chetantone gli Antichnépitcuanto ne* mo-
Sitane imenis /»/, nunerurfus me feneLìuti fn~. derni ogni Senatopermaggiorgrauità s'è ad-
mft!' dcinsto con largai & vefte lunga. Gli fida il
Vemtfamen Jìc etimnì'ijuttièutinterero, ^ hoytum. e btrolTò, sì perche porpora è degna de
la
icr Senatori, &i Senatori fon degnidi porpora,
CO NSILIO» é* verhis,, hocentmmHnus «j?
sì perche quefìo colore, fignifica caiità per la
SEìqv M
quale fi deue muouere cóardente^elo il fag-
Haftéis itutem traCl*hu»tiuuenes, qui me >
MineresttAti. funt, eonfidtiptqut viriius
gio àconfigHareidubbiofi, il che è vnadcllc
fètteopera della Mifericotdi a Spirituali.
Quindi è. che Plutarco affcrma,che quelli Gli fi meiieal collo il cuore* percioche co^
Città è ficur mf tire falua che tiene ilGonfi- merrarraPierio nel Iib.34»dèi fiioi Geroglifi-
glio de yecchiv trarrne de giouani; perciò- ci,gliEginjmetteoanoperfimbolo delCcn-
che l'età giouenilcè propoxtionataadiQbbc- figlio il cuore» eflendo cheil vero e perfetto»
Confi*-
T jo8
m \ut?.o.
Iconologia
.

N S I G L O.
Del Sig. Gio.Zaratino Gaftcllini

deIcorpo«cioè il petto ne! quale (là il

natura! configlio. Felquia parte cor-


poris bulla cotingat, td effpecìus,in quo
naturale manetconftltum . dice Sefto
Pompeo: non fia metauiglia fé Ho-
ratio riputafle Tibullo corpo eoa
perto./Vl»» tu corpus eros fine pellort»
cioè ch'egli zxà huomo di f pienza e
Configlio, che nel petto rifiedc: fo-
Icuafi di piìj detta bolla d'oro con-
ceduta à putti nobili, eifer portata a-
uanti il petto da Trionfanti nelli
Trionfi, come aflctifcc Macrobio»
fenza dubio pei dimoQrare ch'edl
trionfauano mediante la fua virtù»
fapienza,prudenzai e Configlto.
Il libro nell'i m^n delira fign .fica»
che il Cótìgho nafce dallo Audio di
fapienza,& per piùeflScace fimb ^\o
della fapienza vi fi aggiunge fopra la
Ciuetta augello dedicato à Mineiua
tenuta daGcnttliDeadella Sapien-
za, &
del Configlio . Quedo anima-
le è notturno* va in volta la notte à
procacciarfi il cibo,& vede di notte»
i
come fcriuono i naturali, fpetialmé-
te Bartolomeo Anglico lib.io. cap»
Gonfiglio viene dal cuore,che puro e fincero 17. Dicitur nottua quafide no^ìe acute tuens,de
effer dcue in dare buon Con figlio, come cofa nofìeautemvidett la cui figura ci rapprcfcnta
Sacra Itpovn(rnf4$itXi{ dice Suida nella fua Hi- loftudio> &
penfiero notturno della mente
lìoria, cioè
Res Sacra conflitti, deriuafi da gre- douerylo vnConfiglieto, &
vn Principe, e he
co queftoverfcito. Res efi profezia facracon- ha da Configliare, &c ptouederei popoli, pen-
Jultatio. Cofa anco facraèftato detto il Con- farc,&trauagliareconla menie, meditando
fultore, che religiofatnenteconfiglia,lo riferi- la notte,quello che ha da rifoluet il giornee di-
fce Zenodoro da Epicharrao &
Platone per
, fendo l'imaginatiua dell'animo piuperfpica-
autorità di Demodoce chiamò ri Confultorc cej& in maggior vigore nel filentio dcll'òfcu-
cofa facra; A fimilitu3ine de gli Egitti); vfaro- rità della nottcj di che né è Geroglifico la Ci-
noi Romani far portare a putti nobili vaa boi ueita,che óikt rne meglio la notte, che il gior
la d'oro al collo pendente fopra il petto in for- no. Onde Homero nella feconda l'iade dille.
ma di core . vt cordis figu^
Ptteris attriyHtttm, Non eportet per totsm noQtm àtrmiu Confiti»-
ram in hulU ante pe^ìus annefierent dice Ma- . rìum
crobio nel pr-mo de Saturnali cap.v).non tan- yirum, cui Poputi fftnt t»mmi£t ^ér tetfuré fitni.
to perche penfadeto d'edere huomini, fé ha-
Non bi(bgna ad vn Configliero, ò Prenci-
ueuano corccome vuole detto Autore»(]aan-
pe che ha popoli fotto h fua cudodia, e ncgo-
tc) per (ignificarecbe
quella età era da reg- tij da |>enfarci fòpra.dormit tutta la notte,per-
getfi col Configlio altrui, come piace à Sefto
chechi configlia deuff vedere lume quando
Pompeo, perche la Bolla è de.ca dalla voce ancoàgh èofcuro.giudicarce difccrnerc
altri
Greca. F«A.^cheapprcllonoi Configljo figni-
^ca> onero peicUe la Bolla tocca quella patte
il bene del male, &
il bianco dal nero fenza

paffìonc&alfettoxattcfochepcrlo Cófiglia
libetu
. .

Libro Primo zo^


libero (Togni affetto (i vedano ancòia le cofe che habbia patito quél fi voglia Datione»& p^*
quantunque diifìcilh & occulte» e leuato dal- fonala pet qu al cagione: acciòche ce ne guar-
ftoimoil tenebrofo velo delle menzogna} fì pe- diamo , imperciòche dalli cafi altrui s'impar^^
netra con la vifta dell'intelletto la verità . Con quello che fi ha da fuggire, & da gli accidenn
l'Impronto d'vna Ciuetta battuto ad honore ài pafsatificaua norma, &c regola di coufultair
Domitiano Imperadore* volfe il Senato Roma- bene le cofe prima che fi efsequifcano, ponédo
no (ìgntfìcare , che il detto Inrpetadote fulTe lììente à quanto altri hanno operato con pru-
Prcncipe di ottimo Gonfigliojefapienza, che denza>accioche il Te guiciamo, limitiamo. Il
taleiiraofìrònel principio delfao Imperio, fo prefenre ci ricerca à confi detare quello che pet
bene degenerò poi da si bel principioj 6c dalla le mani habbiamo* tifoluendo dt pigliare non
mente del fuo buon genitore « èc fratello fuoi quel che piace»& ditetta al fenfo,ma quello che
anteceflbii nell'Imperio. fecondo la ragione giudichiamo ne pofsa cagio
In oltre Giuetta che vede»
la va inuefti^ & nate colcempobene» & nonmale. Nontatt'
gando cofe à fé neceflarie nel tempo della fcu- tum videndum quid in prdfentta blatidiaturi
xanoece polla fopra il libro chiufo» può anco quam quiddeìnceps fìt è re juturum • Difse De-
denotare» che il Configlio inuedigato con (In- mofthene» onde il futuro cipetfuade diami*
dio notturno deueradì tenereG<:culto, ÓCcbe uedere, che non fi cornetta cofa con temerità^
non fì deuano palefar i fecreti» cbe confultano» ma con maturo difcorfo, acciò non perdiamo
écregifttano nelti configli ; &
petòìi Romani poi la buona fama)& opinione di noi,& la glo-
entichi verfo il Circo maHiìxne alle radici del ria del nofìro nome Quindi è, che lette te-
.

colle Palatino dedicorno à Confo Dio del Con fte di Cane»Leone, oc Lupo piglianfi da Pierio
figliovn tempio fottetraneotper fignificare>co- per fimbolo delia Prudenza, Jaquale tifguarda
me dice Seruio nell'ottauo dell'Eneide fopra alli tre detti tempijconiefi raccoglie da Seneca

quel verfo Jilofofo morale nel trattato di quattro virili»


Confejfu caue ntagnis Ctrcenfibus aftisi oue dice. Si prudens efì animus iuus tribus'tent^
che il Con figlio deue eflete coperto,& fecrcio, poribus dtff)enfetur t pr<&ferìtia 6rdmafutura,pr0'
di che veggafi più à lungo Lilio Giraldi Synta- uidCi preterita recordare , nam qui nthtl de pr<Zm
ginate quinto. teritis togitat vitam perdit , qutmhil de futuro

Le tre tefte che nella finifìra mano tiene di pr^medttatur in on-ìnta incautus incidtt . ilche
Cane» di Leone, &i. di Lupo nella guifa detta di lutto fi comprende dalie tie tcftc figura delli
fopra» fono figura de tre principali tempi del tre tempi, &
fimbolo della prudenza fenza la
paffatojdel prefente»& del fututojcome efpone quale non fi può far buon Configlio . -Confìlia
Macrobionelli Saturnali lib.i.cap.zo. perche perfefia non funt ahfque prudentta » Difse San
la tefta di Lione pofta in mezzo, ditiìofìra il Bernatdo nelle Ep]{tole,& Ariftrteiene) i.del
tempo pìefente» e(Tèndo la natura, & conditio- la Rcttotjca difhnjfcc, che la prudenza è virili

nefua gagliarda nell'atto pìefente» che è pofto della mente laquale fa che fi poffi configliare
tra paflato,& l'auuenite,ilcapo di Lupo de-
il & dehberarebcne delle cofe buone , delle &
nota tempo paflato, come animale di pochif-
il male» che appartengono alla beata felice vi- &
(ìroa mcmoria,laquale firiferifce alle cofe paf- ta»fiche al Configlio oltre la fapienzafigutata
fate . La tefta di Cane fignfficail tempo auue- con la ciuetta fopra il libro,è necefsaria la pru-
nirciche ci fa care2ze,& fefìa per la fperanza di denza figurata con le tre tefte fcpradette.
iiceuere qualche vtile da noi, laqual fperanza La tefta d'Orfo, oc i! Delfino che tiene folto
riguarda Tempre Je cofe auuenire.Ponemo que il piede denota che neJli Configli deuefi porre

ftc tre tefte figura delii tre tempi in mano al da parte l'ira &
la velocità attefoche pefiTmia

Configìio perche il Configlio è ói tre parti, al- cofa è correre in furia, &
in collcra,à delibera-
tro Configlio pigliafid&lunipo pafsato, altro re, &
confultare vn partito: ma deuefi il Con-
dal futuro, & altro dal prefenre,- auueitimento figlio fare fcnz'iia,&: fenza fretta, velocità» &
:tli Platone che in Diogene Laertjocofi dice . i'Òrfo è fimbolo dell'ira, & della rabbia, come
'^crifUnm trtparittum efì , ^/;fc«' quippe à prete- atìimale iracondo» onde il Cerdinale Egidio
rirò , aiiud a futuro > ahua a pnjefiti tempore nelle fue ftanze difse
^jamjtur , Il tempo psfsato ci fcnuìiinidra gli eli Orfi rabbiafi con feroci artigli
cfs^empi» mentre fi cttende con la mente ciò tanvo battaglie, dilfittatCi d'ire.
Et
. . . *

110 Iconologia
Et il Petrarca Che quefio e gettale, e proprio don»,
L'Orfa rabbiofaper gh Orfacchi fuoi Fra tamii e tanti» lor dal del largiti
Ma di queiìo iìmbolo fé ne dirà al Tuo luogo Ma può mal quel degl'huomin^ejfer but^
'

fucila figura dell'Ira


. Il Delfino, come peCcc al Che maturo dtfcorfo non aiti;
liuoto velocifTimo è figura della frettolola ve- Oue non ^habbia rumtnarui fopra
locità, deferti che nclli Configli tanto public i, Spefo alcun tempore molto fìudto O' opra •
quanto priuati fchifat fi'deuono , l)uo maxi' '£t errano doppiamente, piima perche lod*'

tue contraria furit Cmfilio,irafcUicet &fel}tna» no il Configlio f^ttoin fretta fccondariameo*


ticdide Biante fouio della Grecia, S.Grego* & te, perche innalzano il Configlio delle donne»
rio nella epidola 5. didej che il Configlio in poi che in vna donna non vi è configlio di vi-
cofe difficili non deuc ellèr precipitofo. Confi" gore, & polfo, ma debile* & fiacco, fecondo il
Uum in rebus arduisnon debet ejje pruefs . La parere d'Arift. che fprezza il Configlio delle
ragione è in ptonto,pcrche le fceleratezzccon donne al paro delli putti, dicendo nel ptimo
l'impeto, &
con la furia acquiftano vigore, nw lib. della ^\ii\C2,Xonfilium mulieris efi inuaUm
li buoni configli con la matura tardanza fecon dumtpueriverò efiimperfe^um, Ond'è quello
do il parere di TaCiro.nel piimo lib.delle Hifto di Tcrentio m Hecyra. Multeres funt ferme vt
xic . Sederà impetHi bona confilia mora valefce- puerit letti fehtentia. Il Senato Romano probibl
re. Si deue bene con celerità, & pre(lezza,co* per leggé,cheniuna donna per qualunque nc-
tiìc difie Atift.efiéguireilconfiglio,mà con tar- gotionó douefse entrare in Cófiglio,fù tenuta
danza fi pofia prima
s'bà datifoluere, acciò per cofa incomienicnte, che Heliogabalo Im-
fcicglierecon più fano giuditio il miglior patti- petadote vi facefie entrare fua madre à dsrc il
lo, belliffimo è quel detto . Deliberandum eft» voto,vome riférifce Latnpridio, &
malamente
4iu, quod faciendum efi fernet . Lungo tempo 'fi comportòjche Nerone vi introducefle Agiip

confultar li deue, quello che vna volta fi ha dii pinatua madre.c però il Senato volfe che iteft
fare . Patroclo Capitano tflendogli detto dà fé dietro fepàrata con Vn velo coperta , pcichc
Demetirio fuo Re,che còfabadàua,& à che s'- pareua loro indecenza,chc vna donna f jfic ve
indugiauatanro ad attaccate la zufra,& far im- duta fra tanti padri con fcrittià confulcate .
peto contro l'ellercito di Tolomeofuo nimico,
che era alPhora inferiore di forze, rifpofe. In
^uibus poeniiemianon habet locum t magno pon*
dere atte ntandam efi . Nelle cofe, nelle quali C O N S V E T V D 1 NE.
non ha luogo il pentimento andar fi deue coh
il pie di piombo perche dopò il fatto il pentirfi HVomo vecchio, andare, con
in atto di
barba canuta, & appoggiato ad vn ba-
nulla giouia, voce veraméte d'accorto Capita-
no non tnen faggio Agefilao Capitano de Li" ftone con vna mano, nella quale terrà ancora
caoni ilquaìe foUecitato da gli Atti b afe iatori vna carta con vn motto,che dica: Vires acqutrit
Thebàni à rifpòndere prefto ad vna Ambafcia ^»«<afo, porterà in ifpalla vnTafcio d'inrumcnii,

la efpoftàgK, rifpofe loro ylnnefcitisy quod ad


. co* quali s'efsercitanol'arti,& vicino haurà vna
Vtilia deltberandum mora efi tutiffima ? Quafi ruota d'arrotare coltelli.
che diceflc, non fapetc voi ò Thebani, che ne L'vfoimptime nella mente nofìra gl'habiti
gli ardui negotij 'per dìfcèrnere, deliberare & di tutte le cofe,Ii tonferua a'pofteri,li fa decen-
quello che è piùvtile, &cfpediente, non eie ti,& à Tua vòglia fi fabrica molte leggi nel vi-
cofa più ficura della tardanzajonde fi può con- uere, & nella conuerfalione
fidetare quanto ch'eriino coloro,che commen "Etfi dipinge vecchio, perche nella lunga e-

dano il parere dell*Ariofto in quella ottaaa nel fperienza confifte la fuaauttorità, &
quanto
la quale loda il Configlio delle donne fatto ih più è vecchio, tanto meglio fìà m
piedi, il che
Vn iubito:ahtico vantò dato per adulatione aU s'accenna col motto che tiene in mano, ilqua-
le donne da Hèliodoro Greco Autore nel quar ìe ècóueniente ancora alla mota, perche (e cf-
to dcH'Hifìotia Ethiopica, rinouaio poi dai ^anon fin^ucue ingirojnon hàforzadiconfu-
fudetro Poeta in rima biafe il ferro, ne óì errotarlo, come non moué-
JH alti configli delle donne fono dofi l'vfocon edercitiodelconfenfocommunc
Meglio mprotiifo.che à penfarui vfciti, ron acquifta autiorirà, ma volgendoh lu giro
. .

Libro Piimo. Ili

G Q N S V E T D I N E..

CONTAGJONE.
DOnna giouane .. edenuatat 8c
pallida* & veftitadi veftimenti
v.ilt& Scacciati, & fianodi color me-
fto .. Conia man defìra terrà vn ramo
di noce > la. finidra terrà fopra vn ba*
filifco, che: vi farà à. ^anto in atto fie-
r0f,& fguardo attroce* Dall'altra ban-
da vi farà.vn giouane, che moAri eHere
laoguido,& infermo giacendo pec tec-
r^ mezzo morto
Contagione da Latini fi dice Con^-
tantum , & viene ìl Contanti effendo;
: che in efià facci vn pafiaggio d'vn af*
fettO'.da vn Corpo in vn altro
Il: Contaggiò fecondo Auerroe nel
quinto della Fifica nel Commento del
tel^p 30«é di due forti»Mattematico»
&;Fific0)il primo non
fa fempre tra fi

due corpi » ma circa le grandezze de


corpi* non confiderando altro il Mat-
tematico. 9, che lefupetficie , ò altre
mifure *. il fecondo fi fa fempre tra
vnifceuljncnte.là volontà iti vn volerejcbc (eti; due corpi che fiano ih loco determinato aU
aiafàper afìcgnare i terinini di ragione tiene gì* trimenti non fi dicono trouarfi naturalmen-
animi vnitiin vna mcdefnna occupadon* >, Sc- te..
conft^ntementefe gli cófèrua.Però fidice)che Ma volendo difinire^ Contagio > dire-
lie léggi della confuetudine fono valide , come- mo che è vna qualità morbofs, e cattiua» la
quelle deU'Impcradore iftelTo, &:.jn tutte I-arti,, quale ,.ò dai^aria, 6 da vn corpo in vn alt^.
& intutte le profcfl[ìoni» per prouarvna cofai fi trasferifce &; quella, definitione la. pone il
dubbia ,, fi pone in cònfideratione l'vfo nato Mercuriale nel lib.. <ìt febrihusi cap. 17. ma
da! conféfìfo vniuerfàle », quali che fia im- Gìo. Battifta. Montano nel Commento della
poHìbile eflec; Iccofé ditrerfe da quello » che feconda Fén, di Auicenna nella lettione 35.
èflb, approua. Però difle Horatib ,. che le ne dà vn'altra più perfetta contenendo, in fc
buone parole del Poeta fi deuono prendere la caufà materiale > formale, efficiente» &
dili'vfó,,& in forama fi nota. Se fi oflerua in dicendo che il Contagio è vn'affetto cbetra-
tutte- le cofè»acciòche- non venga^ violato il pada da vn. corpo in vn'altro per vn contat-
decoro tanto necedarioi nel cocfò della ciuile to mediato » o immediato per la conucnien-
conuerfatione. za della materia, &difconuenienza dalla par-
E però porterà in (palla vn fàfcioi d'inftrD- te disila forma mediante l'altetatione del ca-
weRtiiartificialijfccondoil capriccio del Pitto- lóre» che indebitamente: concoce l'humido
re ». trottici, cutantio tioi dargji in queftb altra fòggeito.
legge. Hora perefplicarlà dico che eflcndovn af-
fetto s che trapafia da vn corpo> in vn'altro»,
bifogna che fi facci per mezzo di qualche mo-
co>; &fe cii il (Poto bifogoa che fia vn de i.

quatro
-

fl2 '
IconOiOgu

o N I Ó N E.

nell'àltto perche puma patifce l'iarìa >


..

la quale poi commuaica la pan[ìone>a4


aliro corpo più fodo i A quefta veq-
rà afpirando il fopradetto Mercuriale
nel loco citato dice, che le infermità che
fi fanno per contatto, ò (ì fanno per con»

tatto fpiritale, ò humorale, imperpchc le


parti folide, èimpofliìbile che perii con*,
tatto poffino contarainatfi,& qucfla è la
cagione che lacontagione amoro fa è la
più facile à conttaherfi, diuentando poi
vna grandiffima pefte come dice Ficino-
nel argumento del conuiuio di Platone;
Ma come fìapofiibilcche vn.fottìi rag-
gio va icggierifitmofpirico , vna pic-
>

ciola particella di fangue della petfo-


na amata , eofi preflo » con tanta ve-
loci Eà,> (Se
gagliardia, cofi pcrniciofa*-
raente affligga l'auido amante ? La cau«
fa non è altro chequel fpirjtal vapore »-
quel fangue florido, qiiale ha quatro
conditioni , Chiaro ,. Sottile , Caldo,
5c Dolce , perche è chiaro corrifpon-
de à gliocchi dell'amante, l'accarezza, &
alletta di modo che da quelli è auida»
mente tirato, perche è SottiIe,pre£lilIìmO'
«juatro affegnati da Adftotele nel quinto del- fé ne vola nelle vifcere, &
per le vene, ar- &
la Fi(ìca> cioè di corrattione > di aug^men- terie fi diffonde per tutto il corpo, con la
tatione , di aiterationc. , 6c locale ynoa ci Calidità opra.'gagliatdacnentc, &
raoue elfi-
è moto noa fi vede alcuna
locale» perche cacemente l'amante ,. fin che nella Tua natu«
coCichefi imiouadi loco, non ci è augnien- ra lo coauerte , il che bcniflìmo tocca Lu^
. tatione perche niente fi-accrerce» refta dun" ere ti o.
<jLie che ci fia alteiationc , o corrutiione» eO- Jdinc in te: primum Feneri^ dttlcedims in
iendo che l'alterationc precede wtte le col> cor
jLUttioni.' Siillauit guttat & cara.
fucctlJìt frigida
Siè detto da vn corpo in vn altro perche EiTendo che con dolcezza pafce ,
la dà &
bifogna che ci fia l'agente, & il patiente» gufto alle vifccre , da queflonafce, ebechi
•cioè quel che tocca , &c quel che è tocca- di tal paflìoneé opprefio fente infieme dolo*
to > l'agente è quellodal quale fcaturifce il re, & piacere , quefìo per la chiarezza , &
Contaggio, & il patiente quello che lo ticcue. dolcezza di quei vapore dij quel fangue flori-
Se bifogna che nel patiente introduca vn af"
fi.'
do dell'amata , quello per la fua catidirà » &
ietto, fimile à quello dtiràgentc .- fottigliezza , bifogna dunque fare quel che di-
Il contatto immediato è quello* che (i fa ce Lucretio,
tra due corpi , di modo che non vi fia nien-
te di mezzo, come interuiene nella Lue Ve-
Se^d fugitare decet/ìmulaera , & fnbuU a»»

moris,
nerea Il contatto mediato è quello» che fi
:
uibfterrere fbi, atque alia conuertereme/t^
fa tra due corpi tramez^zandofi qualche altro
«orpo, come per mezzo dell'aria due corpi fi
£<9CCfno>.di ruodorche ynctrafinetta raflfetto Ma tornando al Mcreurial^dice che gli hu*
"^
CJOt» .
. .

Libro Primo » IT5


mori(acciò ponfino transferire qualità cattiua, il calore, &: facendo forza nell'humido, & nel
&morbofa)bifogna che habbino due qualità, feccojche fono qu.ilità pa(Tiue,nó le
perfeido-
cioè che fieno ndla fuperficie del corpo, & na affatrojne debitamente le concoce, per &
che fiano vifcofi,& renaci fecondo Arift.Si A- quefto fi dice che quàdo le qualità paflìue vin T
leflandroal Probleaia 41. del lecondo hbto, cono l'atriuc: all'h ora C\ fa la putredine,perche /
& per quefta cagione la rogna, o fcabia per eflendo qualche volta il calor debole di modo
hauer ructe due quefte conditioni fi ttafmctce che non polla fupetare l'humido,anzi che l'hu
facilmente da vn corpo in vn'altro mido foprabondi,airhora fi fa vnacoinquina-
Maia che modo dunque le infermità inter- tione che cosi la chiama Ariftotele nel quarto
ne fono Contagiofe» come il febre
tifico, la della Metteore, alla quale comquinaiione ne
maligna, Se altre per mezzo quei vapori, 6c
di fegue la purredinciEt quefto puoi occorrere in
dell'aria infpirata. & refpirata,qual riceucndo tutte due le forte de cotiioni,nell'eliflatione>
nelle parti interne de Polmoni ì'infettione fa- & nell'affatione . Onde vediamo chele cofe
cilmente poilacomraunica,aI corpo vicino. che hàno calore inréfo non fi putrefano,ma fi
Nò fava però da dire che la peftc,& la Conta- eficcano,en'habbiamorefsépiodi quel che fi
gione fia tutt'vna cofi,eflendo la pefte vn mal dice,che nel rerzo Clima,cioè nell'Arabia vi è-,
comraunc, onde fi dcue auuertire che alcuni ceni luoghi vicino al mare, pieni di arene,pec^
mali fi chiamano Sporadici,cioè difperfi,altri li quali pafiando li Mercanti per andare in 0«

Gommuni.li Sporadici fono quando vari) ma- riente per la eruditasi della re na,come anca
li occupino varie nationi,&varijhuomini.Li peni feruor del Sole morendo in detto loco fi

Communi fono di due forri ; Li primi fi chia- feccano dali'ifteffì raggi folari, di modo che fi

&
mano Endimij dalli Greci, da Latini Inqui- perde tutto i'humido, &
di quelli fi fa la mu-
lini, & fono Communi, ma familiari ad'vna mia,che maji fi putrefa, qual fi porca poi nelle
forte digente5& più ad vna natione che vn noftre patti»Anzi per il gran freddo le cofe tal
altra, Li fecondi fi chiamano Epideraij» & fo- volta non fi putrefanno j onde vediamo che
no comuni à tutti,& di queda forre è la pefte» quelhchemorono nelli monti di S.Bernacdo
al tépo della quale per vn occulta forza infet- nella Francia ftano molti anni séza putrefarfi,
tai mortali, che mai apparifce fé non quando Hora hauédo efplicato che cofa fia Gontagio-'i
T*bida membtis ne,& come fi facci, tefta e(plicare la figura . \
CorruftoCceìitraSiUi miferandnque venit Si dipinge dunque giouanc, emendo che la
Arboribus^fatisq^ lues^ é* lAtifer annui . giouentiì per l'abondanza.&feruoredelfan-
Come dice K.Padre Aleflandro de jingdis
iì gue habbia anco in fé più calore,il quale ha vie
nella fua Apologia in u^ftrologos Conie^ores . tu di attenuare,rarefare & attcahere,& confe**
Ma cornando alla difinitione ci è necefiaria guenceméte puoi aiutare la caufa materiale^
la fimilitudine della materia, & didìmilitudi- efficiente della Còtagione efsendo ancoi gio
ne della forma,perche,e(Iendo che l'arrione fi uani più facili à prendere la Contagione peci
facci permezzo della contrarierà,&; dillimili- loro difordini, &
poca cura della vita loro
tudine,£^ il conrrario non riceua il fuo contra- Si fa pallida, &
eftcnuata per denotar le
rio, è necefiario che qualche fuggetto
ci fia molte malatie Contagiofe che confumano à
che riceua qiieda contrarietà, &
quefto è la poco, à poco» tra quali fono la Lue Veneceajil
materia comune à vno» Se à IMtro corpo. Dai Tifico, la lepra,&mok'altri. v

che ne caua li principio ateiuo di quefta cor* La vefte ftracciata fìgnifìca molti incòmodi
ruttione,6f di quefto moto che è la contraria che per tali caufe ne feguono , quali vltima*
forma putredinaie delcorpo infetto, dima- & mente riducano l'huomo in pouetlà,coin'an»
date la Còtagione,& il principio pa({ìuo, che co il fuo color mefto dinota che in tal cafo n»
è la materia del corpo ptjtiifcibile>& atto à ri- ci può efsere allegrezza alcunai 5i molte voU
ceuere la còtraria forma. Ma vediamo ralce- tene fegue ancoTa morte.
rationecome fia necefiaria nel Cótagio.E co- Tiene il ramo di nocee(kndo detto albero
(a chiara tra Filofofi che Talteraiione precede contagiofo co la fua on>bra,come dice Plinio
à tutte le coTr£ittioni,o putredini, & alteratio- nel lib. I y.cap. i i.alla fimilitudine del Tafso in
ni,fi tà nelle qualità/arà duque ex cakf^tttione, Narbona.chefecódo Diofcoside è rantocat*
k quale fifa mediate illuoinftruméto,-(iual è uua,che fe vnavi dorme focco, òche vi fi af*
H feiji
i 14 Iconològra
fctti alla fìià ombrai è ofFcfb
grauemente co- no contagiosi» &
li animati che fono motti

wc racconta FerneKo Kb.!, deahditis. rertmn


il per la lot Contagione non (ògliono eflTetc toc
taiijts cap.14. doue afferma l'iftefFo della No- chi da altrianimali ancorché voraciffìmi, dc
ce, & Ouidio ancor lui dice fame li tocca/ubito muoiono
fé sforzati dalla
AiCy lata ne leda,qmniam fata ledere dicor ancor loro,onde da tutti li altri animali ancor*
Imtis. in e xtremo margine frondus habet. che venenofi è fuggito fupcrandoli tutti, co-
bauendo tanta podànza che offende anco le me narra Aetio Antiocheno*fermone I3.cap»
piante vicine» &
per quefto li agricoltori k 3 5. & Plinio lib. 8. cap.2 1.

piantano nelle fratte» onde Ouidio» 11 Giouane pallido, languido» & mezza
jMox egO'iunUavia cum firn [me crtmine viték morto vi fi pone pet nitie le ragioni (òpra-
^ pópulo faxis préi^tereunte petor, dette raffembran do anco il corpo patiente che
li Bafìlìfcoè vnafpetie de fetpenti de* qua- riceue la Contagione dall'agente cioè da quel
li non folo il fiato» ma i! guacdo>& il fìfchio fo- che lotrafmetce..

G O N r N O.
tento, Se cofì reftano li Tuoi meriti (rau.*'
dati dentro di fé (leflb ..

Però il dipinge l'imagine del Con-


tento» che guarda fé medcfiroa nello*
fpecchio. Se cofi fi contempla, fi go- &
de ricca» bella, e pompofa di corpo, &L
d'anima, ilchedimoltrano le monete»
Se i vcftimenti..
CofJtentc^i

G louanein habito bianco, &gial-


lo, moftrilc braccia, e gambe i*
gnude,& i piedi alati, tenendo vn po-
mo d'oro nella mano defh:a>& nella R-
niflra vn mazzo di fiori, fia coronato.
d*oliao,e gii tifptenda inmezzoal pet-
to vnrubirro-
Contento Amorofo .

G
pinu di
louanetto di beilo afpetto coti
fàccia ridente, con la vefte di-
fiorijin capo terrà vna ghulan-
dadimirtOj&difiofiinfiemeintclTuti*,
nella finifka mano vn vafo pieno di
rofe, Con vn cuore, che fi veda tra e iTe ..
Stia con l'altra mano in atto di Icuarfi
i fiori ài capo per fiorire il detto cuore,
edendo proprietà de gl'amanti cercar
VN giou<ine pornp^)famente veltitccon
fpadaà
lato, haurà gioie, 6c penne per
fempre di far partecipe altrui delUptoptia,
allegrezza.
•tuaracntodtlla tcfta,& nella dcftra mano v- e O R T I ir E N A.. »
Bofpccchic&conlafiniftra vn bacile d'ar-
gento appoggkto alla co(cia,)L quale farà pie-
DOnna d'età virile,che ftando in picdii».
vcfìita d'habito femplice^ come ancor
»o di monete , & gioie . cinta da vna zona, ò cint< la, terrà con l'vna
Contento, dal quale pende quel poco di
Il
delie mani con bella gratia. vn. candido atr
felicitàjcbc ftgode in quefta vita,nafce princi roeliino.
palméti dalla cognitionc del bene poflcduto, Continenza è vn*afFctto deiranimo, che fi
pctchechinóconofccil proprio bene (ancor mtjouecon la ragione,àcótraf^iireconilfcn-
^iieiìagfaadifTwao ) non ne può fcntitc Coo- fo,&fuperarc l'appetito dei diletti corporei, ,

&pec-
. . .

/I-Libro Primo. 115


& pctdò fi dipinge in pìedi,& d'età virile.co- due cletnenii hant^òlediffccenze cotrarfe»
ifti

me quella piùperfctta dell'altre eradi,opet^n- caldo,e fteddo,& perciò qucilojcheopci Tv* '.

doficanilgiudino,comcancocon le forze al no,non può oprar i'altro,& ftanno per quefto


con tratto di ogni incontro, che fé gli rapprc- in continua contrarietà, difcordia, & guerra . l
fcnta, Vi fi Hipingpà canto Jc due ruote nella gui- 2
L'babitofenipIice,& la zona (ìgnificano il i"asche habbiamo detto, percwchc narra Pie*
liftri'igifncnto de gli sfrenati appetr.i » rio Valeriane nelì,b.trigefimoprimo,che co*
Il candido acmelinodimoQia edere il véro fidcrata la natura de moti, che fono ne' circo-
firabolo'della continenza, perciocVie non fo- li,fiùcagionc,che i matemateci volendo figni-
ie mangia vna volta J giorno, ma ancora
per ficare geroglificamente la contrarietà,de(cri-
no imbrattarfì, più tofto cófente d'ellet prefo Ueffero due circoli, che
tocca(Iero,come ve*
fi

da* cacciatori, li quali per pigli jre quefto ani- diamo che per il girar
fare in certe fnachine,
maletto, gli circódano U fu i tana co il fango. deirvno,l'alttofi volge co vn moto contrario»

CONTINENZA MILITARE. onde per tal dimoftratione poffiamo dire>chc


fi podi beni/Iìitìo rapprefentate la Còtrarietà^,
ii!ome fu rayprefentata nella Pompa funerale
dclDuca dt Parma Meffandro Farnefe»
CONTRASTO.
:

in RomA^,
DOnnaconvna celata capo, con lain & Glouane armato, con vna trauerfina roC
deltra mano tiene vna
fpada con la pil- fa fotto il tenga vna fpada
corfaletio,
la in giJinelfodro,& il braccio finiftco iftefo, ignuda in atto di volerla fpingere contro al-
con la mano aperta* voltando però la palma cun nemicOjCon vna gatta à piedi da vna par-
dicifamanoinsij* te, e dall'altra vn cane in atto di combattere.

CONTRARIETÀ'. Il contraftojè vna forza di contrarij,de' qua-

DOhnà brutta fcapigliata,& che detti ca- li vno cerca preualere all'altrojC però fi dipin*»

pegli fieno difordinatamente fparfi giù gè armato,&; prefto à difendetfi,^ cfFendete


per gl'homeri,farà veftìca dalla parte deftra da il nemico.
alto,& à bado dj color bianco,& dalla finiftra Il color rodo ci dimoftra l'alterezza dell'a*
dì nero,mà che però detto veftimento fia mJ nimo, &
il dominio delle pa(Iìoni,chc ftanno

'compoftoj&difcinto', emoftri, che difcordi in moto, &


muouono il fangue .
in tutte le parti del corpo Terrà con la deftra
. Si fa in mezzo d'vn cane, dVna gatta, ^ &
manovnvafo pieno d'acqua, alquanto pen- perche da difTimili,e contrarie nature prende
dente acpiò vecfi di detta acqua,& con la fini- efio l'origine.
ftra vnvafo di fuoco accefj,& per terra da v* Contrajìo .

na parte di detta figura vi faranno due ruote Glouanettojche fotto all'armatura habbia
vna contrapofta all'altra, che toccandofi& vna vefte di color tolTcnella deftra m^
faccino contrari) giri no tenga vn pugnale ignudo con fiero fguar-
Si dipinge brutta, percioche bruttilTlma do, con vn'altro pugnale nella finiftra» tiran-
cofac d'eflcre continuamente contrario alle dola mano in dietro, in atto ài voler ferire *,
vere, &
buone opinioni, &
chiare dimolira»
e O N T R I T I O N É.
^ni altrui.
' • Li capegli nella guifa, che
dimoftranoidifuniti,&
habbiamo detto DOnnà d'afpetto gratiofo, oc
pugno dtlla mano dritta
bello.ftia iti

apro-
rei penfieri,che piedi co'l fer-
no la ftrada all*inteUetto,al!a memòria,^*: .<lla rato in atto di percuotere il petto nudo, dalla

volontàtacciò concorrino allacontradittione. finiftra bandai co'l brnccjo finiiho fìefo al-
Il veftimento bianco, e nero , mal compo* qu.mto in giù,& la mano aperta,grocchi pie*
fto,& difcinco, dinota la conttaiierà,ch e è tra ni dilajjrimc, liuoltiverfoil Cielo, con fem*
la luce, e le tenebre» alTòmigliando col. ro i biante mefto>6<: dolente
quali faggano laconueifanone altrui per non La Ctjhtiiticne,è il dolore gtandi(Iìmo»che
vnith alle ragioni probabili, naturali & ha vnpfcciitcred*haucrofFtlo ladiuinaMae
Tiene con la deftra mano il vafo deìl'ac- ftà onde fopra di ciò ì'Alittore de 1 feguenti
:

qua, èc con la finiftra il fuoco, peteioche quc- verfi dille à

H 2 Dolce
.. .

ii^
N R A o.
Diptngefi la Contritionc di kt^
eia bella, pecdimc(lrate«che il cuo-
re contrito, & huniiliato nò è fprez*
zaro da Dio> anzi e mezano à pla-
carlo nell'ira come dice Dauid nel
Salmo sode è quella vna dirpofìtio*
ne contraria al peccato» oiIeco> co«
me dilfinifct^no Teologi, vn dolo-
*

re ptefo de pff prij pcccad,con inté-


tione di confelsacli, 6c di fodisface :
li nome idelTo non fìgni£ca akro»

come dice San Tomafo nell'addi-


tione della terza patte della fua foai«
ma al primo articolo: chevnacon-
ftqttione, & frainuzzamento d'ogni
pretenfìone) che ci potefle dare la
tupetbia» per qualche bene in noi
conofciuto
La mafchera forco à i piedi fìgni-
fica difpreggio delle cofc monda-
il

ne, le quali fono beni apparenti fo*


io, che lu fingano, ingannano, ritar-
dano la vera cognicione in noi ncflì.
Sta in atto di fpogliarfì de vefti-
raentiftracciati, perche e la Contri-
rione vna parte della penitenza» per
Dolce doìoTt che uà rMdice ama*» mezzo della quale ci fpogliaifjo de veftiroenti
U*fcit e de' falli ulVhor, e" hai maggior dolo dell'huorao vecchio, riueftendoci di Chrifto
Fiù gtoui all'alma, che conformo ià folo
§luanto dolerJì, e lagrimMr impara .
ifìefTo, &
della Tua gratia, che adorna» 6c afTì-
cura l'anima nofìrada ogni cattiuo incontro.
Doglia felice auuenturof», e rara,
che non opprimi il cuor : ma l'airi àvclo. CONVERSATIONE.
nel tuo dolce languir to mi ccnfolo
che ben fti tu d'cgni gioir più cara . HVomo» ma giouane, aIlegro,& ridente*
Sembri afpr a altrui., puf meco e\tuo foggiomù veftito di pompofa apparéza»il cui ve-
Sceme, e per te fuord'abijf:' c/cut o fìimento farà di color verdejhaurà cinto il ca-
trio carni» poggiando al Ciel ritotno . po d'vna ghirlanda d'alloro, terrà con la fini-
Cos) dcppo calle fptncfo, è duro ftra mano vn caduceo,mà in cambio della fer-
Prato fi [corgè di bei fiori adorne^
pe vi faranno e© belliffimi tiuolgimenti vn ra-
Cheteode fianco più lieto, e ficurù.
mo di mirto,& vn di pomogranaro ambiduc
Et il Petrarca nel Sonetto 8<j. dice. fioriti, c*^ cima, vi farà vna lin-
per l'alette iti
Vvo piangendo i miei pajfati tempi. gua humana.terrà perfona alquanto china,
la
&c vna gàbatirara indietro in dimofiratione
Comritiom
di voler far riuerenza,& il braccio deliro (te-
DOnnabcllain piedi, con capelli fparfi, fo, aperto in atto di voler abbracciare,& rice-
vtftjtadibianco>conilpettofcoperto, uerc altrui, &
con la mano terrà vna Cartella,
muftrandodipcrcuoteilocon il pugno dtit- nella quale vi fia vn motto che dichi FehSoli.
io, ^coniafiniftia mano fi fpogli della fua Conuerfatione, e vfodomeftico tra gl'ami-
quale farà fìracciata? Oc di colore be- ci & pcrfone che fi conofcono»
veftvi, J3
amano per &
rcrrinojinarrodiuoro, &
Tupplichcuole, cal- c:i!;ionj honefìc,<^' dilettcuolJ,& però direfi
chi con piedi viu inafcbera
i
ti;cr-onèi.ofap)ùgtaia,&foaueallavita,che
vni
.

Libio Primo. 117


^llbrx C'O'll* V E R S A T I O N E.

fieno della nìedefiim natura.


S) diinoftra allegro, & iidente»VcftÌ60\
di color verde, peccioche fi come nell'^
herbe, ne grarboiij ne piati, fìèHc mon-
tagne, non fi può vedere cofa più Uctà»
ne più grata alla vifta di quclVo colore, il
quale per la vaghezza» & giocondità fu»
nououc fino glVcccIIetti per allegrezza à
cantare più (bauemente:Così la Conuec
Catione con ogni affetto maggiore muO"!
uè granimi altrui all'allegrezze, & con-
Hcngono atl'vfo honcfto,& virtuofojclie
per tal fignificatohabbiamodata la ghii*
landa d'alloro à quefta figura» eflendo
che noi intendiamo di rapprefentace la
Conuerfatione vinuofa, &
lafsare in àìr>
fparte la vitrofa, còme quella che fidcth
be con ogni indulhia odiare, fuggile &
efsendo ella abotuineuole » pecDitio* &
fa, & perciò Ariftotele in Economia.
Non dóet homo [an& mentis ybkumqftt
conuerfari» & Seneca epift.7. CumilUs^
eonuerfari dchet» qui et meliorem fa^uri
fini.
Il ramo delta mortella, &del pomo
___ granato am&i'due fioriti con bei riuol*
vna dolce ConuecCatione» &
peto dice vn Sa- gimenti intrecciati infìeme» fignificano che
nie. Cottuerfatto ejì hommum foeieut > &
gra- nella Conuerf.tione conuiene>cbe vifiavnio"
ta confabulano quit ntediante imucem animi rs' ne , & vera amiciiia. Se che ambe le patti
crtantur - rendano di fé fcambieudmente buonifltmo
Si dipinge in peffona cThuoniOy &non di odore &
pigli ite infieme dalle dette piantCt
Donna peccioche non folo eonuienfi più ali • efsendo ( che come racconta Pierio Valetia-
huomo Ul Conuetfatione che alia donna» ma np nel libro cinquantacinquefìmo ) tra dìlo-
anco pecche pacticolaumente alPethimologia co fi aitano tanto, che quantunque poftilòn*
della voce huomo nelialingua Greca che dice taacttf l'vn» dall'altra radice, fi vanno a tro-
homut fccondoil parere di alcani Dotti fcrit- uare ,-& fi auuiticchfana infiemc à confa*
toii fignifìcainfieme» &
però non fi può edece fione di chi fugge la Conuerfatione » i qua-
vero huonio fenzaConuerratione» eilendo che li fi può dire che fiena della perfida natura

chi non conuerfa noahà (perienzà* negiudi' di Timone Filofofo , il quale (à molto ce-
tio»& quaftfì puòdirefenza ÌDteiiettOj& pfetà^ lebre pei l'odia chea tutti gi'huomini por-
dice Atift. nel u della Politica} l'huomo che vi- taua , era fuo amico Apemanto della medefi»^

uè folo ò glie piiì d'huonu)» ò glie beOia • Qui ma natura, ftando voa volta infieme à la-
in etmmutiifòciefate'Psftere ne^haut^Deus efl» uda T & dicett:lo Apemanto che quello e»
Authtfiia. ra vn bel'conuitopoiché era tra lor dua >
,

Si capprefencagionane efsendo ohe Arift.nel ctfpofè Timone che farebbe ftato aliai più
2«delia Rettorica dice ehe i giouanifoDo più a'< bello » quando efso non vi fefse ftatò pre-
natoti de gramicii & decompagni che alcuno fente
dhnifsuna altra etài e pecche fi dilettano di viac« La lingua pofla fopra alle dette piante, fignt-
£Sin(ìeme>ersendo che non giudicano coraalcu ficache natura hàdatolafauella aH'huomo»
la
Da fecondo l'vcile»^ peoÙBOi che i loco apaici non già perche fsco medefimo parli,mà pcrch?
H 3 fece
M . , . ..

iiS Iconolograj .

tt ne ferui con altri injfptitnere I*af!etto,del- &


cortenacoiH'gni truerenzadlèraccitre»tt^
fanimonoftro»,con qaa(. mezzo vengono gì» ciceuete chi è;; degno della, vera t, victuoCu &
huoaÙQi ad^ an>«icfi » 6sc cpngiuogetnH fcà. di4 Conuerracione-
lolo.. Il mocroche tiene cpnja dtftca mano«cbG
) li tenere I», pecfòna^lquancp china» &
vna dice VE Hi SOLI* è dcico di Salonaone
.

delle gambe in guifa di facnuerenza>& il brac ne i Prouerbij la dicbtaratione del quale è che
ciò de(lro fl:efo« aperto» & in ateo di voler ab« guai à quelloche è rólo^& però dobbianso eoa
bracciare» ficriceuere altrui» è-pec dimoftra- molta con (tdecatiòne cercare dVnitfì dicendo
re ch*alla Gonuerfatipne conutene qualità di] il Salmo 1)5. Eccequàm hnum» quàm «Qf. &
creanze» &, buoni coÒumt& con benignità?., dicuadHm. habitàrei fratret in, vnum •

C: O) Nj V: E, R S I O; Ni E;

t tenghi le mani incrocciate : Tvna net»^


'raltra,moft fendo fcgno di grandiffìm*.
. olore» & fotto li.piedi vi fata vn'Hi-
^ dra con riuolgùnenti» & in atto di
fieri <

,mettcrerpcrteraquefta figura.
I Bell 1 fi; «lipingc. perche» Ji^o me è :

l brutto,&.abormneuòlecbi.ftàin pcc-
**
caio mortale, così ali'iiicontto e di fu*.
premabe|lezza,chi è lontano da qtiel» «
Io>.& fi.cQDoette.à^Dioo,
Si rappr?ftnta d'età virile, perciò--
che raccótaArift. nel i.lib.dclla Rctt..
qiieftaetà ha iutti:qnei;.bcm>cbc:
I che
•*
neliagfoujnezza, &
nella vecchiezza^.
ì ftar,nof(jpaiiaM,& di tutti gl'ccceffi,&:
*
di rutti i defetw-, .che h ritrouano neU .

; l'altre ctàvinq«eft a di loro ci fi toua il


/ mezzo»6< coo,ueneuoIè/i che per.qac--
^ fta caufa potiamo dire.che in queft'e- -

: tà v*è. la vera cognitióne di .fuggire- il


.-
n^alc,& feguitatc il bene, &• à quefto .

) proposto (il potrebbe applicate quel


,; detto, che in medio :Confifiit,v$rtti^* .

Si dipitìge,che fia nu^,oìa ppta^ri• -

,crpeitadalcandido,& fottiljfTJtimve-
-; lo per .dimpftrarcchc la Conuerfione
\f^^Na.bellilIìma Donna di età virile,; farà ha i\* efsetf can Ada» pura>& Spogliata da tutti
/ ignuda>roa davn candido» 8c fotrili(Iì> liafretti,&:pafrioni:mondane. llmottcche è
velo^ticpperta» terrà ad arma, collo. vna.ciAtai lacinta»che dìoi Inse Domine fferaui : fignifi-
di cplor verde» nella quale vi (ìa fcritro cano quefte parole» che;chiueramen.tc,fi;f 00-
IN; T E DP NE S.P E RAV li
I uert« à Dio fa fetmo ptoponimcp t«,<ii:rnpn (i
& non fplo per terra faranno vefti di grandi ffi partire mai più da lui per lo peccato,5t perciò
ino ptcgioi&^ima,CoIlaqe d*òro,pcrle,& al fperamJuiinafccndotal fperanza dal credere
tre ricchezzctma anco i;biondi, &
intrecciati d'eflére in gratìa di SuaD.M.» fiche crcfcen-
capelli» dte dal capo fi è tagliati» (Icbe modri de» nell'animaqueGac redenza» crefce infiemc
dVfsetc fenza le treccie.. la fperaza mediante il defidetio di goder Dio
Starà con il capo alta» & con Hocchi riaolti I,foDtuofi(riraiveftimenti»le collanci & la
ftl Cielo» nel quale vi li veda vn chiarore rifplé- diti^rfìtà delle ricchiffìme gioie che fono per
dece raggio,& vetfando copiofiiGme lagrime : terra ne fanno fcde>chc chi ficonujc.rte à Dio
fprez-
. , . . .

3-ibrot>rimo llf
Iprezza le pompe, le riccbeaise» ^la vùimk di •na^Aga ghirlatrdadfrliattin^càpo,
bacila tfcft»
qucfto niondcOnde S. Bernardo (opra la Can- màoo vna facclla accc{a,& nella
(tniftra vn'ha-
cic^'Sermone 4.6>Ornatum xor^oris fan5}icon* fta , &
farà vcftito ài vcidecdsiì la dipinfc Fila.
^emnunt foUm unirne decóre m quérentes .
ftrato ì
Biondi &ir(CFecciati capelli^agliàci i$c git-
1 Ec^ fa giouane;pet effere tale età più dedite^
tAtipeRerra>p^ladicrhiarati6De diefscf'ce ne alle fette, &: a' folazzi, che l'altre non fono.
fcruireino drqueiioJ^ércfac dice^crio Valctia- I conuiti fi fanno à fine di comniune alle*
no'Jib.ji. nel quale narra i Capelli (ìgnifìcaj
pen(ìeri> iì'cìiechi fi<coDùert&> cortuierie»cbe
gtczza rrà gramici, però fi dipinge bello, ri-' &
dente con vna ghirlanda di fiorijchetboftra te»
fc8cei,& limouàfpeBfieti càitiu^ quali fe non faffationi d'animo in delicàiute/pet cagione ài

.-,r» xr..^\ ..,^„^^-*.-«^ - j
tofanosò ^,^ X qualI
fuelHno accecano la inente>ò conuerfàre,^ acctcfcctc i'atnicitie, che fuolc il
che altro graue impediménto apportano ^lla conuito generare.
buona intencione di<qnuértitn)éc fopradiciò •La face accefa fi dipingeua da agl'Antichi in
CalTiod.fup.Pfal.oósì dice» QUocttfique tempore mano d'Himeneo'Dio delle nlozze^perche tic»
non cogitaueris Deum, pfita »ìe illiuitemptiS per» negl'ariimi;& gl'ingegnifuegfiàtij'&^liegti il
Gonuko, &
ci rende fplcndidi,^ magnànimi
, Ciene il capo aUo>'6c*rivTìira il Cielo ipercfò
.
in fapere eguahncnte face>& lictuere con:gra"
'checonuien^iima ànoi di volgerti al Signor mici offici) di gratitiidine
Dio con fede, per ticeuetedafuaOiuina Mae- e O B. D O G "L ì ^®.
-f^à la gratia, fe bene l'vna > e l'altra egli dà per
fila miftì:«cordia>& non per li meriti noftri*
HV OMO
mefto» malinconiofo, taù
to rabiiffatò, con ambe le mani "s'apre <(
&
Wideseftdomum bei, dice' S. Paolo sCXjrandm petto , e fi mira il cuórci circondato da di'aeifif
'<^^loriam}4abttD»mimiSiìiceii^dmoU\q\i»\ ferpenri,
Ugnificàto 4o rapptcfetetjrnio ^^ònil chiaro , &
^af à vcftito di bct ettino vicino al nero , i[
rifpleridentc t^gio^ come ii abbiamo detto di ''étto veftimeoto farà fttacciatorfolo per dimo*
'

fopra^ fttareil difpreggiodi'-fe'ftelTo , &cbe quand<|

Le copiofiflìme lagrime che vetfa da gl*oc- vnoè in-tcàuagli dell'animo , non può attende»
chi fignificano penitenza, &c contririone come ^^ ^^\^ coltura del corpo, il color negrafigni- &
natraCurtio.lib.3. UchrymA posnitemU fum in^ ca l'vltima touinai&. le tenebre della morte,alla
dices.Bi le mani incrocciate rvna,neil'altra con quale condiicotio iraminarichi . Sci cordogli
la dimoftratione del dolore, denotano il dolore Il,pettò aperto , &
il cuore dalla ferpe cinto,

interno che feote l'huomo conucriito >à Dio ^<Jinòianoifaftidij,'&:'i tràuagli'mondani, che
d'hauer ofFcfo fua Diuina Macftà i'Hidfa che tempre inordendo il core infondano in noi ftefr
tiebe^bttoli piedi nella guiCa che dicemmo,ne ^ veleno di rabbia, di rancore* &
'^diràéftrìiche conuiètic*fpte4zans,& conculca-
re il peccatoiii quale con '^ràndiffimadifficultà 'e O R 'R E T T t O K 1,
fi' vince, &
mette à tetra perciòche'fa grandiHì- ONN
A vecchia grinza * che fedendo
ma refìftenzaà quelli»! ^ùali conuert'ti^cami- nella finiftra'màtiot^nga vna ferula , «-

nano per la via della falute, che perciò rappre- Alerò vnoftafìile,& nell'altra con lapcnna eme-
fentaroo l'Hidra con fieri riuolgimenti;& in at- di Vna fcrittiiria, aggiùngendo,^ togliendo VA-
to di metter per terra detta figura. tie parole.
Dimm atalia&iactanti aurumqìk cheque Sì dipinge vecchia & gtinza,perche come è
Et teuis hAc'tÀntum :fafcia^imbra tegas effetto diprudenza la Corretione in chi la fa ^
£t modo iam menti Jedeat [entéritia mjìr* » così è cagione di raminaricoin quello» che da
QfUt vela exorneì fe^orimlba mei .
occafionedi farla» perche non fuole molto pia-
Hydravel IjAc pedihus iaceat fuppoftta»^irÌ5 cere altrui fcntir correggcreiSc emendare lope-
Ne illiuspeream pe^oranofìradoUs^ re fue:& perche la Correttione s'cflercita nel

CunEla tenendo modo funthicde fedefuprema mancamento che facciamo nella viaò dell'at-
LumintbHS pMeant lumina dar a meis . rioni, ò delle contetnpiaiiòni
CONVITO. Si dipinge coniò ftafHle,& con la penna,chc
GIOVANEdando & ridente , bello di prima corregge le fcririÈre,proùe<iendorvnaco'l di«
lanqgine, ditcìoin^tedi*, -con ¥• giacete dcl'cò^o alla Ccn'iie'rratione Politica^
H 4 l'alta
. . . . .

no Iconologia
€ O R R E T T I O N E'.

la finiftra mano vn cotnpaflbt codU


riga con vn termine dalla medefima
parte in tetra.
Coro^afìa è detta da Coros»ch€ ia
Greco fignifica luogo* è Graphode*
notafcrinojonde Corografia tanto va-
le» quanto defcrittione dVn luogo •
cioè d'vna Città.ò terra parcicolare>o*
uero paefe» ma non però troppo gran-
de, cflcndoquefìo nome Tifteflo prcf-
fo Tolomeo col nome di Topografia»
laquale propriamente parlando» dife*
gnavti luogo particolare
Si dipinge giouane«percbe la Coro-
grafia nel figliare i luoghi terminati»
de Principiti altre pe(rone»meta gli
(lati in maggiore, &
minor forma ri-
nouando i domini) di ciafcuno
Si vefte di colore cangiante jpercio-
che efla piglia diuerfamente i uri . Et
clTendo detto vefìimentofcmplice,&
curto>è perdimoftrare.cbe pigliando
le piante &
mifure di detti domini)»
più facilmente, &
con piti bretucà di
tempo, fi piglia le patti minor i che le
maggiori.
Taltracon li termini di cognitione alla beatitu- Tiene con la man deftra il Monicometroef-
dine Filofofìca fend» che con eflb esattamente fi piglia tutti i
limitii& confini di ciafcun dominio, conte an-
correttioNe. co |unghezze,& larghezze terminate

D
&
Onna d'età maiura.chc nella mano dcftra
tenga vn lituo con vn fafcetto ói
làfiniftra in atto di ammonire
fcrittute,

Gorrettione intendiamo l* atto del


11 tenere con lafiniftra la riga,& il cempaflb
dinota che con detti ftrumenti dclineando
quanto ha prefo con l'operatione di detto Mo*
nicometro, pone il termine , iiquale e vfanza di
Oaì per la
dtiz2;arela torta attione humana, &
che fidi- piantare i confini pe r conofcete» Se diftinguere
lunga dalla via della ragione.llche deuc farfi da di ciafcuno il fuo. .., r^rj* :. --

perfonejche habbinoauttorità,e dominio fopra


coloro, clie deuono efletcorrerri , &
però fi fa CORPO HVM ANO.
co'l lituo in mano vfato.fegno di Signoriaprefib Occorrendo fpefie volte di rapprcfentatc

gli Antichi Re Latini, & Impecadori Romani, in arto fcene il corpo humano» e
sii le

Il fafceito di (critture fignifica le querele»


l'Anima , ciafcuno da fé , habbiamo formate le
quafi materia di Correttione. prefenti figure deli'vna, e dell'altra, come fi
potrà vedere al fuo luoco,mà è d'auuetrire pri-

COROGRAFfA. m3,chc per il Corpo bomano noi non intendia-


mo il corpo realmente fepsrato dall'aniroaipcr-
DOnnagìoLianevefìita di colore cangìjn- cioche cofi fi defcriuecebbe vn cadauero, ma
te,& che detto habito fia fempiiceA cur- fi bene il corpo all'anima collegato» che am-

io. Che con' la man deftra tenghi ilMonico- bedue fanno il compofito dell'huomo tutto,
tpetro>& per terra dal medefimolatovifia vn che per certa (ìgnificatione Pocrica&; afìrattio
globo con vna picciola patte defignata >& con ne mentale fi prefupponghino» come fé ciafcu-
na
, , . .. . . ,

Libro Prìtxio* i«r


COROGRAF I A.
&le fnolefiie.
La lanterna 9 nella gaifàcbrdicetnnott
dfmoftratcbeil corpo non hàoperadonisé-»
za l'anima, fi come la lanterna fcnza il lunte
non fa l'ofiìtio .fuo* come il mono tnolt»
bene dichiara.

CORR VITELLA NB' CIVDICI •

DON N A) che
fo in Tribunale
fliaà federe
>
pertrauel^
con vn memoria^
le» &vna catena d*oro nella mano drit*
ta«con vna volpe à piedi» &farà veflita di
verde
Dipingefi à federe in Tribunale nella gui
fa che dicemmo» perche la Corrutela cade
in coloro, che fentenriano in giuditio*e(sen
do efsa vno (lorzimento della volontà del
giudice a giudicare ingiuftamente per foiza
de doni
memoriale in mano»
II la collana fono &
che ò con parole > ò con danari la
inditio»
giufìitia (ì corrompe
La volpe per lo più fì pone per l^aftutiaw
&
perciò è conueniente à quefto vitio » ef-
_
fendo che s'cfsercita con aftutia per impa*
nadiquefte patti ftclle per fc fola: Jorappre- dronirfi de denati, &
delle volontà de gli altri
fentarcmo dunque huotno coronato di fiori huomini.
pompofamentc , terrà in mano
liguftti vcftito Veftcfidi verde per li fondamenti della fpe-
vna lanterna di telatdi queila^ che s'aiza,& ab» ranza, che Ranno nell'hauere» come detto hab-
baffa Tenza lume con qucQo motto> A LVM I- biamo di fopra
NE VITA. CORTE*
Si cotona di liguftii* perelTerda grauiffinoi
huomiai afTìmigliata la vita deli'huomoitirpet*
to alla fragilità) de caducità di quefto noftro
DONNA giouane, con bella acconciatu-
ra di tefta, vediti di verde, cangiante &
corpo aili fìorijde* quali non sò}che altra cofa con ambi le mani, s'alzi il lembo della vefte di-
fiapiù fugace» onde il Salmifta cantò nei Sal- nanzi, inmodochefcuoprale ginocchia , por-
mo lOZ, tando nella vede alzata molte ghitlandedi va«j
Recordattts efl» quvmam pduii fitmus: homo rie fotte di fiori, &
con vna di dette mani tetra
fìcutfocnumidies eittstamquam flos a^rijttef'
anco de gli hami legati in filo di fcta verde» ha-
fierehit . ueràà piedi vnaftaiuetta diMercurio,alIaqua-;
Et nel Salmo Sp. les'appoggierà alquanto , &
dall'altra banda
Af4nè Jìcut herba tranfeau mani fiortat » & vn paro di ceppi ài oro, cuero i ferri, che fi fo-:
tranfeatvefpere accidat » tndureu& arefcat gliono metrerc ad ambi li piedi,&r che vi fieno,
Et fimilmente il patìentiffìmo lob con effi le catene parimente d'oro: farà la terra,
Quaftfios egreditur » &
conteritur • oue fi pofa faflofa, ma fparfa di moiri fiorì, che
vcltimeuto delitiofodimoftra quello I che
Il dalla vefte le cadanoj ne'piedi hauerà lefcarpc
è proprio del corpo,cioè l'amare» &
abbraccia- di piombo
re i piaceri) & dclettattioni fenfuali, fi come La Corte è vna vniohe di huomini di quali»
per lo contrario aborrire li difagi» aCprezze» tà à la fcruitù di perdona fcgnalata,& princi-
palc>
.

palc,& fc beircio cTcITar poffopatUre con qual- uerfi ài venti delle parole, fnierotfellevmonì
che fondamento, per lo tempo, che vL ho con' altiui, per concepirne odio, fdegno,tancorc>
fumato dal principio della mia fanciutezza fi- &tnuidia,con appetito d'altra pètfoli*. V
J}no à queiì:hora> nondimeno racconterò folol'* Se gli pone apprefso la ftatua di Mercurio»
„Encomio d*aJcuni, òhe dicono , la Corte effcc la quale da gli Antichi fu pofta per l'eloqueo-'
gran maeAto del vfuerc hu|»ano>foftegno dalla za, che fi vede efser perpetua compagna de^
politezza ; fcala <leireIo(]uenza> tbeatro de gl'- cortigiano. 7
honoritfcala delle grandeaa», &
campo aperto Eftatardatnolte-perfone in diuerfi modi di«l
vdelleconuerfationi) &
dcU'amicitie :che impa- pinta, fecondo la varietà dell. Fortuna, che da i

urad'obbedire>& di commandare,d'eneT<IKtoR}» lei riconofcono^frà gP altri il Sig.Cefarc Capa


& feruo/di patlacc,& di cacercidi fecondar levo rale Perugino» huo modi btllifTimo ingegno,
;glie altrui» ài dìdìmular le^proptie^ di occultar di lettere, & di valóre ladipinfe, come lì può
gliodijiche non nuocano>(f afcondcre l'ite.che vedere ne i fcguenti fuorverfi,chc cosi<!ice«
-flon offendonoiche infcgnaelTer graue,&affa» La Corte fi^ipiage'vna matrona \

bile» liberale» 6^parco feaero;& faceto* deh'c»> Con vifo afciutto


chioma profumata »• e
to>6cpatiente» cheognicòfasà,& ogni cofa Dura di fchiena, e mólte Ài perfdna •
intende de' fecreii de Principi, delle forze de Laqual fe'nvàdvn dràppòverde ornata
Regni, de'prouediraentf^della Città > dell'eler- Benché à trauerfoà gmfa à'Hercol^enc
«cioni depattiti,delIaConuerfatione delle fortu- Vna gran TfeUe'd''afino ammantata^
ne, & per dirla in vna paiola foia» di tutte le co- 'Le pendon poi dal collo aff>re catene
fe più honorate>*& degne in tutta la fabrica<]el per poca dapoca^ine fatale.
fnondo,nel quale fi fondasi a^erma ogni no* Che fciorffele potrebbe,éi/fcirdi pene-»
'flro^opetare*& intendete^ Ha di ìfcechi, e fcapette vna reale
Però'fi dipinge-con varieforti di ghirlande Coronaitien (edendo fu ia paglia
nella véfte alzata? le^quàli fign jhcano<)ue(l'o• Vn pie in bordello^ e l'altro ^ l'hofpedale •
(ioriferequalità»cheéii['apartorìfce>fe bene ve- Sojìien con ia man deflra vna medaglia
'lamente molte vokeà molti con interéfse delle One [cuba nel me^o e la [peran^a»
froptie facoIiV&<quari con certo perìcolo del- Che fa (tentar la mtfera canaglia.
honorcper lofofpetto cotirinuo della perdita Seco tempo perduto alberga» e ffan"^.
ti

della grida» & del tempo padato» il che fi mo- Che vede incanutir la promtjfione
ibraflelle ginocchia^ignude»&: vicine à moftra- Dt farifvndjdel be»rfegU^auanzA .
tt le vergogne, &
né' ceppii <Jhe Io raffrenano, iToinel^òuerfcio^^i'i-^dMlàtioHe»
rimpedifconokonde rAkiatonelli fiioi Emble- 'Che fa col'veniokè/ie'sbérreitàte
tni così dice* ^tambitiofigonfiarco^e'vn. pallotit •
^ana'paUtìnosquos educatatela clientest ^i fon anco le<Mufe-aff'aticàte,
Diciiur aurafis m^ere comyedilftts . ifer folleMàr4a ini/era» e mendica
I iìoiUp^iiì per terra in luQtgo{lerìIe»6c'Tafso« VirtHte'òppreJla da la pouertate .
ibtmòOranoU'apparenza nobile del cortigiano» •!/l4à fi gittano-al vento ogni.fatica,
laqualeè piòaitifìtiofa per cópiacere ilfuo^i* ^Ch'hà fti'Ì4:àrpdvnafnacina-da guato»
'enoteche oaturailepcr appagare fcmedéfimo, r£ Fortuna ad ogn'hor tròppo nimica .

X*acc«rfciatura della tefta maei^rcuo! mente ^ien pot neWaltramdn l'ham'indoratot


lattate f^gno di dclicat^ta}& din.onrationcd'* Con efcn prètiofa cruda, e cotta .
-3lfi,& ttobili|)eti(ìeTÌ, .
'Che 'ferlo.piUdwehta pan muffé$o>, ^

'L« vertedicargiante» 'mofìra chetale è la Ne lafcierò di fcriucre


Sonetto Signor il ^1
C^Vte» dando è togliendo à f«o piacere in poco ^arc'Ahtohio Càtaldi, il quale ^ce à queft'i-
tempo la'beneuòlenza de' Principi , c-con cfsa fìeflb propofito, . , . t

.gj'honori,€ factiità, '


Vn vario fiato\^ndvolubiì forte»
Tiencon'vna'manò gl'hatiiiìegaw con filo di Vn guadagno dubbufo, vn danno aperto
'

«olor verde, per dimoftrSTCjche la Corte prede Vn sjyerar -mn fcuro, vn penar certo,
'

gl'htiominiiCOn Jafperanza coni'hamo il pefce • 'Vìi con Ha vita ammtmftrar la morte


Le fcflrpc'di'piomboinonriino,che nel fcr- ^a'prigion di fcufh vn laccio forte»
nigio fi dee tfsct graue«e non faciimcte «ulo» Vnvettder libcrtadftà fre"^ incerto,
Vn*a'
. . . . . .

MbtoVtimol nj
Étn^à^tté» ntmt €ònlrari4 idmeri&
Equeflàiche il vii vof^o appella Certe
>

<,,
CORTESIA,
Qtóui haa gl^adulatori albergo fid9» DOnna vefìitadcroi coronata à gutfa <iff
^Téneùre il ben oprar , la fraude lume . Regina ».c chefparge collane danarì>(Se(^
• SodeVambitim'Cimùdianido»,
*Vordxreinfidie. il farfiidolo,enanje La Cortefìa è virtìli,che ferra fpedo gli occhi i
; Fn huom mortai» teffcr di fede injide, , ne dementi altrui* pec non fciiai il paffo alla
^àippar^utgloria^Loh» fecoh i.ahi co/lame ì' propria benignità.

C O S M O G, R A^ F I A.. \

faebbe origine dalla creatione del Mondo»


{~
Si vcftc di coiorc ceruleo rutto ftellato^j
'

e del colóre terteftre come habbiamo decr'*


'

to> eflendóchequcfta figura partecipa ^^


delle parti dei Cieioicom'anco della terra
perciò là tapprefentìattìo che ftia in mez*
20 deilVno >^&^^raltto globo, dimoft rando
Poperatione fua con l!Aftrolabio che tiene
con là deft>a mano con il quale fi piglia la
dlft^nza, e l'fnteruallò , la grandezza fra &
vna ftella,&i°dltra,& con ìtRadio^che tie-
ne con h fìniAra l'operariooi^che fì fanno
tnxterra .

c:o se I E N ZA.
T"VOnna con vn cueieiii mano dinanzi
JL-^ agl'occhi con qucfto (critto in lette-
re d'oro OJKEIA sl^ESIS,^ cioè la pro-
pia Cofcienzaftando in piedi in mezzo vn
: prato di fiori» &
un campo di (pine.
La Cofcicnza è iaxognitione,che ha c\9
fcuflo dcJropete,& penfieri nafcofti>e ce-
lati agl'altri buomini
Però fit dipinge in atto di riguardare iì^
DOnna vecchia » veftità d*vna Clamu^etta proprio cuore.nelquale ciafcuno tiene occuU
dì coloTe ceruleo tutta fìellàta , & fotto curtate le fue fecreie'zzc > le quali fole a lui mc-
dicfTa vna vette di color terreftie» che ftiain dcfimo fonoà viua forza paféfi v
mezio <{j due^globi , dalla parte deAra fia il Sta con picdf ignudi nel luogo fopraderto-,
G.fetefté.Scdallafiniftra il Tcrreftrc.chè^on la per diraoftrare la buona , e caitiua via , per ié'
àt^tz manoten^hi l'Aftcolabio di Tolomeo» quali ciafcuno caminando.ò con levirtù«ò co*
&:£on la Hnilìra il Radiò Latino i vitiji4 atro a fchtire l'afpre punture del pccca-
Cofmografià è arte chic cófìdera le partidcl- tDicomeilibaue odore della virtù ;
Utmaiifpetto al Cielov&'accorda i fitt dèlIV--
no-aH'il!to,(ì chfe per queftò nome Cornogra- Cofcie/f(a.',
fia, s'intende il Móaò,erténdò da Greciàdétto ^
i

Cofrnos, delqualefenefa Còfmograftà cioè DPhnadi'feroblante helliffìmo » vcftita di


dercrittione*nonfolamente per queftò partico •
bianco con«la fopraufifce nera , nella de-
>

lare terreftre, ma ancora per tutto il globo del ftra mano terrà una lima ^diferro i hauerà fco-
Cielo che fa il compoftodituttoii Mondò. petroii petro dàlia patte del cuore donde 1?
Si dipinge vecchia pexciocbe ilfuo principio morderà un ietpe>ouero un uetme}cbe femprt
fiiooola
. . . . .

ir**

184 Iconologia
e O S e I E N E A.

La bafe quadrata figniitca fecm»^


za, perche da qual fì voglia banda &
pofì ftà falda » Sc contcapefata egaal*.
mente da^lc fue patti » ilcbe noR baoi*
no in rama perfettione i corpi d'alce»
fìguca. ~

, L'hafta parimente è conforme al de&»


to volgare, che dice . Chi ben fiappog^
g£a cade di rado .
Et effcrcoftante non e altro, che fe-
re appoggiato, &
faldo nelle laggioni»
che mucmono l'inteUctso à qualche
cofa ..

Coflattzjhdf intre^dità»

G louane vigoEDfoaveftito di biancoi


&
rodo» che naoftri le braccia
ignude, e ftarà in atto d*attendere) •Co*
ftcnere l'impela di vn toro,
Intcepidicàè l'eccedo della fortezza»
oppofto alla viltà» &
codardia, Se all'ho»
tati dice vn'h uomo intrepido, quando
non temei eriamdio quel che l'huorao
collante è folito temere
Sono le braccieignode» per moftrare
confìdenzadel proprio valore nel cono*
fìimola, & rode l'anima dei peccatore, peto batter col toro>il quale edèrido moleftato di*

bene dide Lucano nel feitimo librò uiene fcrociffimo, &i ha bifogno, per refi-
Ueuqttatummi[erÀs*poenÀme>ns.confciard»nat^ fiere foIt> delle ptoue d'viia dtfpecata foc«

a * "'
.
" '
— tczza^ ^

e O S T A N 'Ti A..
H A V L A.
f Ma Dònn4,elìe con il defìvo braccio cen-^
ghi abbracciata, vnaicolonna, con la- & DOnna grafia, brutta nell'afpetto, mal &
Ériiftramafio vnaipadaignuda fopia d'vn gran vcftita, con tatto lo ftomaco ignudo, ha-
vafo di fuoco acccfò,& moftri volbntaciamen- aeràilcapo falciato finora grocchi, nelle mani
i!C,di v©laij abbcticciare la. m«no,& il brac-^ terrà vnaTtefia di Leone», che dia con bocca
«io . aperta,, Se per tetta vi faranno de gj'vcccllr
morti, &dfc'pafticci>.òfirailicofe.
DOiifiaj. che- tiene la dcfìra mano alta .- &: Si fàdonnabrutra, perche la Crapula non
con Ufinifìravn^haflaj&fipofa co* piedi lafcia molto alzare rbuomoda^peofieti femi-
Copra vn a bafé quadra nili,& dall'opere dt cucina.
Coftanza è vna difpofiriot»e ferma di- non Si vefte pouecamente, per moftrarc^ehc li
cedere àdolorì corporali, ne lafciatfi vincere à crapuloni, ò perla- più fonahuomini ^rezza-
irii(^ezza,ò faticarne à trauaglto alcano per la tori della politezza, e folo attendono adin graf-
Tfia delia virtu,in tutte l'attioni fatela empire il ventre, &
pecche fona peneri
La mano alta 4 inditio di CoAanza ne fatti di vrrtùrdc non fi ftendonoconil pender lorq
^oponimcQci fuor di qutlliconfini.
. . . . . .

' '^ '1


e
.
Libro Primo. XJJ
t c O S T A N A.

Renella qualità» e quantità de' dr»


bi > e fuole communemente regna-
te in pcrfone ignoranti , di grodi &
pa(la,che non fanno pen far co^>chc
ni>n tocchino il fenfo
Veftefi ia Crapula di Verde» per-
cioche del continuo bàfperanza di
mutar vari) cibt,& paffar di te mpo in
tempo con allegrezza •
Lo feudo nel fopradetto modo è
per dimoftrare il fine di quei, che at-
tendono alla Crapula>cioè il guRo>iI
quale credono,che porti feco la feli-
cità di quello mondo» come voleua
Epicuto
Il porco da molti fcrittori » è pofto

per la Crapula» perciochc ad altro


non attende » ch'à mangiate, e men-
tre diuora le fporcitie nel fango non
alza latefla, ne mai fi volge indie-
tro» ma del continuo feguitaauanti
per ttouar miglior cibo

CRZFVSCVLO DELL4 MATTINA.


FAnciullo nudo ; di carnagione
bruna, e h'h abbia l'ali à gli ho-
Lo (lòmacofcopecco modra che Crapu- meri dclmedefimo colore, dando in atto di
la
la ha biTogno di buona c6pIe{Tìone<, per Cmal- volate in alto, haueràincima del capovna
tire ia varietà de' cibi, & peto fi fa con la teda grande , oc rilucente della, 6c che con la fini-
farci&casdoue i fumi afcendono , de l'offendo* ma mano tenghi vn'vrna tiuoira all'ingiù ver
no. La gramezza è effetto prodotto dalia Cra- fando con eHa minutifTime gocciole d'ac*
pula, che non lafcia penfare à cofe fafìidiofe, qua, & con la dedca vna facelia accefa» ri-
che fanno la faccia macilente uolta dalla parte di dietro » e per l'aria vna
La teda del Leone è antico fimbolo della rondinella
Crapula, perche qucfto animale s'empie tan- Crepufculo (per quello che riferifce il Boc-
to fouercbiO} che facilmente poi fopporta per caccio nel primo hbro della Geneologia de
ducjò tre giorni ildigiuno,& per indigef^ione gli Dei) viene detto da creperò, che fìgnifica
il fiato continuamente li puza*come dice Pie- dubbio,conciofiache parte fi dubiti,fe quello
rio Valetiano al fuo luogo. fpatio di tempo fia da cóceder alla notte paf-
GlVccelJi morti,& i pafticci,(ì pógono come (ata,ò al giorno venente>e(Tcndo nelli confini
cofe, intorno alle quali s'esercirai a Crapula. tra l'vno , 6<: l'altro Onde per tal cagione di-
.

Crapula . pingeremo il Crepufculo di color bruno.


DOnna mal veftita , e di color verde > farà Fanciullo alatolo rapprcfentiamo, come
gcadadi carnagione ro(ra,fi appoggietà parte del tempo, e per fignifìcare la velocità
con la man deftia fopta vno feudo» dentro del di quedo incctuallo che predo pafla
quale vi fi«rà dipinta vnatauola apparecchia- li volare all'insà dimodra , che il crepufcu-

ta con diuerfe viuande con vn motto nella to- lo della mattina s'alza fpinio dall'alba,cbe ap-
uaglia,che dica: P^era felidtasj l'altra mano la pare in Oriente.
terrà fopra vn porco. La grandc,& rilucete dell3,che ha fopra il ca
La Crapula è vn'effctto di goIa>econ(l'« po,fi chiama Lucifer,cioè apportatore della lu
ce»
. . . . . . .

126 Iconologia
CR E P V S GV LO DE L L A mattina:
aaanti giorno nel Crepufculo» c(V
me dimodra Dante nel cap.ij.del
Paradifo cofi dicendo
Nell'hot a, che eomineia > triftt lai
La Rondinella preffmUa nututtm
Torfe ù memoria tte fuos trifit guaì .
Et Anacreonte Poeta Greco, i«
quel fuo li(ico«cofi diHe in fua feK;
cenza.
Ad Htrtéttdinem
flnitus Icquax, quibufnam
Te pfeSìéim htrundo ptenis t
Tibii^uodilleTereMS \

leciffe fertur oUm f


Vtrum nf vis volucres
Alfis tibi recidam f
Imam («cernia s lingnamf
Nam tu quid ante lucem
Meas ftrepens ad attres
E fomnijs beatis
Mihì rapis Bathyllum .

Il che fu imitato dal Signor Filip^


pò Alberri in quelli fuoi qiiadernali*
Perche io pianga al tuo pianto
Rondinella importuna tnanzi t»kdie
Da le dolcez.z.e mie
Tu pur cantando mi richiami al pisnft .
—» A' quefti fi confanno quegli altri
ce, & per ella gli Egitti), come riferifce Pie-
verfi di Natta Pinacio^ citati da Seneca nell'E*
rio Valetiatio nel lib.4(j.de fuoi Geroglifici
piftòla 122.
lìgnifìcauano il Crepufculo della mattina, Se
incipit ardentet Phebus producere fiammas
i] Petrarca nel trionfo della Fama, volendo
Spargere fed rubiconda dies, tam trifttt hirttndo »
moftrare, che quefta ftella appare nel tem- Arguti s reditura cb^s immittere màis,
po del Crepufculo cefi dice incipit, ^ molli partitos ore minifirat
<g«fl/i» /iti giorno l'amarofa flella
Suol venir d'Oriente innanti al Sole ,

Lo fpargere con l'vrna le minutiflfìme goc- CREPVSCVLO. DELLA SERA.


ciole d*acqoa,dimoflra,che nel reropo d'Èfta- FAnciullo ancot'cgli, è parimente alatO}&
:l
te cade la ruggiada^ &
l'Inuerno per il gelo la di Ci^rnagione brun.>, fiata in atto di vo-
brina, onde I*Arioftofopradi«iòcosìdiflc> lare all'ingiù verfo l'Occidente in capo hauc-
^itn afe dietro il lito» eia mefchina
olimpia che dotrhin fent.adtftarjk
là vna grande, &
rilucente ftella, con la de-
lira mano tertà vna frizza in atto di lanciar-
finche l'Aurora la gelata irina
Dalle darAte ruote tn terra fparfe
la, & fi veda per l'aria» chen'habbia gettate

E Gfulio Camillo in vn (uo foncttò.' dell'altre, &


che cafchino all'ingiù, 6: con la
(ìnifiu mano tenghi vna nottcla con Pali a*
HugtadefedclsiXzein matuimi
X^thJH kuTtìor : chei hofchi inargentnU iperte.
fior tra gì'ofcuri, e lucidi confini Il volare all'ingiù verfo l'Oci idente, dimo-
Della none, f^deldt, i^c. erà per tale cfictto edere il Crt pufculo delia
Lafaceila ar<ie riuolraìiella guifa» che di- fera. ,' .

cemmo, ne dinioftra, che il Crepufculo della La ftella che ha cima del c^po fi chiama
in
mattina è meflaggiero del Cielo Hefpcro, la quale 2pparifccn<ltt.. montar del
hi toiKiincIla iuol ODminciare à cantate Solc>& apprcfiogl'Egiti}» come dice Pierio
Va-
. . .

Libro Prima* 127


GREPVSGVLO DELLA SERA.
L'habbiamo figurato di età virile»
perche nella virilità s'acquifìa il Gre-
'/
dirojl'habito lungo arreca credito, &
però li Romani Senatori andauanc?
rogati: talhabito portò Crafso,& Lo-
cuHo Senatori di gran Credito» i quali
piix d'ogn'altro poffcdeuano faculià>
& ricchezze.
Porca vna collana d'oro, la ragione
è in pronro, perche l'apparenza fola
dell'oro dà Credito, fopra dclqttale è
fondato»
Siede perche coIui>che ha Credi-
to ftà in ripofo con la mente tràquilla
11 maggiore inrendiamo, che
libro
fia folo dell'hauere, il che s'cfprimc
con quel verfeito d'Horatio ./o/«f«c
cmm fcemre . cioè libero d'ogni debi-
to,tai che nel libro non fi comprenda
partita alcuna del dare>mà folatnen-
terhauere.poiche quello è il veto ere*
ditore,che non ha da dare^mà folo ha
da hauetcnè confide il credito in
trafficare, &
farfì nominare con ilda^
naro d'altri, come fanno li mercanti
pernon dir tuttijche perciò facilmen-
Valeriano nel luogo citato di jròpta>figni&a- te faHifcono,màconfifte in poflederc total-
uà il Crepufculo della fera. mente del fuo ptoptioTenza hauexe da dare
Le frezze, nella guifa,che diceranio,fignK Diente ad alcuno »
ficai vapori della terra tirati in alto dalla po- 11 Grifone fu in gran credito predò gl'anti-
tenza del Sole,ilqua!eallontanandofì da noi, chi, oc però fé né feruiuano per fimbplo di cu-
e non hauendo detri vapori, chi li foftenghi, ftodè,&: che fia vero vedafi pofto à tutte le co-
vengono àcadere,& per edere humorigroffi, fe facce, &
profane de gl'Antichiiall'Arte-, Alli
nuocono più,ò meno,(ècondo il tempo,e luo- fepolcri,all'vrne, à i Tempi] pub liei, de priuati
ghi hu midi» più freddilo pia caldi, più alti, ò edifitij, come corpo comporto d'animali vigi-
più badi lanti,& gcnerofi,quali (bno raquila,& il Leo-
Tiene la Nottola con Tali apertccome ani- ne, fiche il Grifone fopra quel raontice Ilo fi-
male proprio,^^ fi vede volare in quedo tépo. gnifica laciiftodÌ3,che deuehauerevno del
"^ cumulo delle fue facultà fé fi vuole mantene-
CREDITO. re in Ctedito,& deue farei punto,come li Gri
HVomo. di età virile, veftito nobirraentc- foni i quali particolarmente cuflodifcono cer-
d'habito lungo, con vnacoliana d'oro ti monti Scithi,& HÌpetborei,oue fono pietre

al Cullo, fieda, con vn hbro in vna mano da prctiofe,& vene d'oro &c perciò non permet-
cercanti detto il maggiote> nella cui coperta, toiio, cht ninno vi fi accoftj, fi come riferifce
ò dietro fctiuafi ^xìqQìo mono folutus smni Solino onde Bartolomeo Anglico. D^ proprie-
fcemre, &à piedi vi fia vnGnfbne fopra d'vn tatibus rern Ub.i %,Cap. i4.dic e Cuftodiunt Gry-^
monticello. phes morites in quibus funt gtmm(X- pr&ctofA t't

Perche più à baflb fijgureterao il Debito, è fniaragdi:& laìfes^ me pèrwntunt easauferre.


ragtoneisole , che prima capprcfentiatno il Itifteflo conferma Plinio lib.y.cap.z. ragionan-
Credito do de Scithi. Quibas afidae belinm ej[e circa
. . . .

128
REDI
Iconologia
O.

C^VDEXTA»
D Onnadi color r',rso,nelvifo>
enei veft^menro,dlfp3Ucn-
to^a guardaru a, incima lici capo
babbiavn roiigriU olo,e .on ambe
le mani affoghi vn fanctulio nelle
fafccpcrche grandiflìmo effetto di
Crudeltà è Tvccidcie^hi nò nuoce
altrui j ma è innocente in ogni mi-
nima forte di delitto, però fi dice»
che la ciudelià è infatiabil appeti-
to di male nel punirghunocenti»
rapir i beni d'altri, ofkndcrce non
diffendere i buoni, e la giu(\itia
Il veHimento rofso dimofìra ì
che i Tuoi penfieii fono tutti fan*
guigoi.
Per Io rofignuolo fi viene accetW
n andò la fauola di Progne, e di Fi-
lomena, vero indiciodi Crudeltà
Onde difse l'Aiciato
Equid calchi pudtt Vii tt fr»ffi$ imfr»*
hs f mortem
Cum volucris prgfrU prciis am»r«/ui(f,
Crudettà,
wetalla cum Griphis ferarum votucri genere* DOnna ridente vcfìita di ferrugine, co
quale vulgo traditur, cruente ex cunicuUs au- vn grofso diamante in mezzo al pet-
rum mira cufìdùatet Cr ferts cu^odientibus tojche (iia ridendo in piedi,conle mani ap-
& Arimai^sraptentibus . II mede6mo nome pogiate à fianchi, e miri vn'incendio di ca*
hanno i Grifoni nell1ndia,come aflèrifce Filo Ce» e occafion di fanciulli inuolti nel prò*
ftrato lib.y.cap.
i Indorum autem (jriphes,
. & prio fangue
^ethiopum formica quamquan^ fint forma dif- La Crudeltà è vna durezza d*animo,che
fmUes,Endem tamen agere ^udenttNàaurum fa gioire delle calamità de gi'ahri, però &
vtrobique cufìodire prohibenturì& urram m^ le fi fa ildiamante, che è pietra durKHma, e
riferacem adamare . Così quelli, che hanno per la fua durezza è molto celebrata da Poe
Credito nò deuono la(sacc accodate al mòre ti in propofìto della Crudeltà delle donne
della dòuitia loro perfonc, che fieno per di- L'incendio, e l'occafione rimirante col
ftruggerlò, come ruffiani» buffoni, adulatori, vifo allegto/ono im^^gior (egni di crudel-
che l'agfàuano col tempoi in qualche fieurtà, tà, di qual fi voglia, aìrro, &
pur di quella
©uero in vna prcftanza, che mai più frrendei forte d'huomini ha voluto poter glotiaifi il
ne paraffici, che li fanno fprecare 1» robba in mondo a' tépipafsati nella perfona di più di
conirtijnè Giocatori, Meretrici>&: altre gen- vn Nerone,& di molti Herodi,acciocbe n6
ti infarai, chcdarebbono fondo à qual fi vo- fia force alcuna di fceleraggine, che non d
glia monte d'oro, fi che fuggendo quelli tali cùniémi à perpetua memoria nelle cofe pu
ftaranno in perpetuo Credito, &
viueranno bliche, che fon iliiftorie fabiicatepcr cf-
con ripuratione loro, altrimenti fé non (cac- femf io di poderi
CKsannofimili ttafcuratc &C vitiofe pcrfonei e V P I D r T A».
perderanno la robba, e'i Credirc» 6c andcrsfl*
no tamingf.i con ifcorno, &
ignonainia ioto^ D Ohna ignuda, c'habbia bendatigli-
occhi con l'ali alle fpaJle .

La
. , . . . . . .

Libro Primo. 129


La Cupidità è vn'appetito fuor della debi- Et tribuu-.it fmt ubi comoda vere*
ea,qu£ non
eamifuca,ch*infegna la ragione» però gl'occhi L'ali moftranovelocità.con le quali efla fe-

beadati fono fcgncche non fi ferue del lume gue, ciòche fotto fpetie di buono> di pia- &
dello intelletto . Lucrctio lib.4. de natura ceuole iefirapprefenta. ^

rerum .
Si fa ignuda perche con grandiCTiraa faci-
, .

Nat» factum hominesfUrum^ cu^dim cAci, lità fcopie l'eilcr fuo

ITA*.
gl'occhi di tana» legati in pelle di cer
uo lafiemecon carne di tofignuolp

fanno l'huomodefto. Òl fuegliato


dal che nafce l'eflet curiofo
Tiene alte le mani» con la tcfta in
fuora perche il curiofo fempte fìà
defto&viuace per fapere, ÒC iiucn-
dere da tutte le bande le nouità. TU
che dimoftrano ancora Tali, ài. 1 ca-
pelli dtittijche fono peniieri
viuaci,
i

& i colori del veftimento fignifican

do defiderio di fapere
CVSTODIA.,
Onna armata, che nella deftra
mano tenga vna fpada ignii*
à canto haurà vn drago
la buona Guftodia due cofe
Per
neccffari){Tìme fiticercano^vnaeil
preucdere i pericoli, e lo ftar deftot
che non véghino all'improuifo, l'al-
tra è la potenza di tefiftere alle forze
efteriori,quàdo per la vicinanza noa
fi può col Gòfiglio, e co' difcorfi
fug
gire-, però fi dipinge fé mpliceraen-
te col drago, come bene dimoftra.
l'Alciato nelli fuoi Emblemi dicédo.
DOmia con veftimento rolTo, & azurro, Vtr/t h&c effigies inaupta efi PallnidiSf
eìui

fopra quale vifianofparfe n^olt'orec-


il Hie draco, qui domin& conptit ante fedes,
cbie,& rane.bauerà i capelli dritti,con le mani Cur diti&comes hoc animali Cuftodia nrum
a!te,col capo che fporga .'n fuora,& farà alata. Hhìc data fic iucos facraque tempia colit^
Innuptfss opus efi curn
ajjeruare puellas
La Cariofità è defiderio sfrenato ài coloro»
pertiigtii. tnqneos vndi^ tendit amor
che cercano fapere più di quelIo>che dcuono.
Gl'orecchi moftrano>che il curiofo hàfolo Et con l'armature, che difendano>e dano^
ji defiderio d'intendere,& di fapere cofe rife-
ardire ne' vicini pericoli
rite da alrri. Et S.Bernardo de gradib.fugerb,
volendo dimoftrare vn Monaco curiofo» lo DANNO. j^

defcriue con quefti fegni cofi dicendo. Sivi-


deris Monactim euagp:ri, caput ere^um, aures
HVomo brutto il fuo veftimento farà del
colore dclU ruggine, che cenghi con
portare ful^enfas. curiofunt cognofcas lemani delli Topi, ò Sofci» che dir vogliamo,
Le rane per hauer gl'occhi grandi fon in- che fi'fio vifibili, per quato fi afpcta alla gra-
ditio di Curiofità>e per tal fignificato fon pre dezza loro, per terra vi fia vn'oca in atto di
féda gl'Antichi , perciochc gl'Egitij, quando pafcere,& che dal Cielo pioua gran qiutif à di
voleuano fignificare vn'huorao curiofo rap- gradine la quale fracafi[ì,& fminuzzi vna vcr-
preséta^ano vaa i;a^a,e Picrio Valer.dice,che deggi4nte»6i fecódiffira^ vite,6i delle fpighe
I dd
. . . .

13» Iconologia
del grano che Heno in vn bel campo acanto à DATIQ OVER» GAtBttA»
idctra figura.. Del Sig. Gio; Zatatino capellini
Si verte del color della ruggine per efsere
continuamente dannofa
detto in altri luoghi.,
x come habbiama VN giouane robufto^ come fi dipinge
Hercole, co mu(coli,& neau eminéti»
farà incoronato di quercia» nella m<ia dedrìb
j^ Tiene iTopi.qome dicemmo pcrdimoftta-
hauerà vru tanaglia, ò forbice dalanaiuulo.al
te che tali, animali fieno il vero Geroglifica
I
piedevnapecora,daraan finiftra terrà fpichc
del Danno > Se della rouina » 6c trouafi ap-
prefso Cicctione (come riferifce Pierio Vale-
digranortami d'QliUo» e paropanid^uajche
pendinO)fatà sbracciatole fcatzotcon braccia»
riana libro tredicefimo*)chei Sorci giorno»
e notte feraprc rodano. Se talmente imbratta-^
& &
gambe nude, pulite per fino alla pianta
no le cofe da lororofe» che nonferuono più del piede parimente mufculofe, &
necbute.
Il Datiofàin Egitto primieramente impofto
àco(^ alcuna.
daSefoftte Rè d'Egitto (òpra terreni, à gui-
Gli fi dipinge à canto l'Oca cfsendo detto a-
fa di taglione continuo per quanro fi racco*
himale dannofi(Tìmo,,imperochein qualun-
que luogo fparge i fuoi eféreraenti, fuole glie da Herodoto lib.i. Nel primo lib. de gli
Auerfàrij dìTurnebo cap.f.habbtamo che an
abbrucciare in ogni cofa *. ne cofa alcuna,
che li Romani rifcoflero Datio>&: decima de
piiì nuoce allj pra^ti> ò alli feminati> che quan-
Tormenti de i campi. Caligola poifiìinuento»
do in quelli vanno l'oche a pafcere > anzi più
re de Datijtfordidi, manditi >& noui : impofe
che fé il lor fterco farà liquefaito eoa la? fala-
Gabelle fopraqualfivoghacofada mangiare
tnoia» & poi Ci fpargeràfopragl'herbaggi tut*
& fi corromperanno
che fi port \ua in Ron^a-, Dalle liti, &c giudici)
ti fi guafteranno) ..

volcua la quaraatefima parre-, Da facchini


Itcaderc dal Cielo grancopia d» grandine^
l'otcaua par ce del guadagno» che faceuano o»
è tanto manifèfto}.il nocumento che fi riceue
giorno cbsì anco dalle Meretrtvila pag»
da quella sì nel grano» come nel vino>& altri eni
dVnavolra, diche Suetonio nella vita didct-
frutti he ben lo sa quanto fia grande il Dan-
'^

no eh: lo proua>£c in particolarela pouertà ., ta Impcratorccap.40t.


Si ha da figurare robul^o.perche fa rendita
D^ A P a G; A. G G, 1 N E.,
DOnrw eoa capelli fparfi»,veftuadi berret: del Dario dà gran polfo al Principe,& aileco»
oni.le Macco Tullio pco Pópeo difle «
tm.OschetiiipiùaJ bianco, che al nero», munita,
la qual vefte CsSÌl ftracc^ata, ftia à federe coni VfUigAiin ntrHcs ejfè Reip^ f$mpefduximuf.

le mani fopca le ginocchia>coicapQ baflo,& à.


Sielpiirae ni.iggiormétequefta robuftezz»
conlaci-'Cona de ItouLcte» poiché l*etiroologia
canta vi fia vna pecora .^
Diping,efi.laDapocagginecoacapeitifpat della robuftezz'.} fi denu i dailavo'rclatina J?o^

fc per mofttare la tardità© pjgcitta nell'opera.- lfiip% chefigaifica la Rouere>.e Quercia; come
rejcheèdifeitocaggionatodaeflamedclmiafc arbore duriilima. gag!iardD,fo:ce, e durabile,,, j
'

eitendo l'huoma da poco,lento,e pigro, nelle cóuienridipJiu.;t corona al Datic'>come che


fue aition imperò come inetto à tiìtti git eHerci- fia corcai Ciu'caj coli chiauiara d Aulo Gc- "

li j d'induftria» ftà eoa le mani pofate Còpra le:


ho, che; ;laj: Ci. fjleua àchifduaro buaclfe quaf
giiwcchia 0.
che Cjua..!i..vo, elfendo che l'effetro.d-' Datio
La vefte rottaci rapprcfènta. pouertà. Se èóicoafènufe,e man reaere tutti li Orf^adini»,
b
iìdifagfo (bpiaiienienre'àcoi'or^^chc per Da- ik ficom'. :'. Qirncia eraconfecritaà Grouc».
pocaggme noafi fanno gouein^-re perche n&,^'. Illa tutela funneroi Gentili fuse-
St^.iiià federe col ca.^><> chiao.perche l'hua ro leSitcà, cofideuafi dire A Datio > come
Rìodapoco na^tcì'Xc:: d> alz>ìrt:t;^ icft'<i,à pa- qaeìio che iicikefi;c forza alli Principi ia t^le^
ragone de gralrci .huommi, e di camin .ne pet ù de quali ftoiniio le Curi
favi-', delb lodigli quale cooiiiìeaell^opota-^ La tansgh^datotatls. i^niair:^ pecore af-
tiene dc'le coté ditticili ludc àqut'llocbedtfse Tiberio Imperadore,
La pecora è mckc>l\oiida,nesri pigliare par che n-.' ^io^od':t Tuo Imperio diflimulò
ino tj aku5ìo 3Uu:ninieato. PcròdiiTc Dan- i'aa». ;..;,,.;,. ;'auititta> nella quale fi moftiò
te neifuo In.C'orno. pO) cCserc toialoiciire {oramcrfo.volendo egli
du*iq'i:^ >Sai; baono faggio di sèjtifpofe à cera
prcfi-
.

Libro Primo; xjr


PATIO OVERO Del Sig, Gio:Zatatìno Catlellini
GABIELIA.
ceffarioà poueri e nccht fi pofe in Ro-
ma l'anno t^cxj.inficme con la Gabella
dell carra,& co la Gabella del lutto nu
1

uà, fopra la ncuc» la quale non aggra-

ua fé non quelli che vogliono le peno


de monti voglicre m
deiiiie di gola»
pecvfac le paroledi Plinio lib.ip.cap*
4. al cui tempo non fì fpendeua tanto
in neuè . quant^hota fi fpcnde : poi-
che dal fuo pailare.lnel luogo citatos &
nel lib.3ì.tap.^. non fé ne fecuiuanoy
fé nonpec nnftercac« l'acqua 6c alcuni
lacoceuaho prima fecondo l'inuentio-
ne di Nerone per pigliare ficuramentc
il diletto del fcefco fenza li difetti del«
la neue: tìora fé ne feruono non fo-
lo per tifrefcar i'acqua,mà vjnoj'mfa-
il

kta,gli frutti* Se altre cofe d'Eftate, 6C


d'Inuérno \ Se quelli, che fono afluefat-
ti a tal frefcuca rinfrefcano > quando fi
purganoi i lìroppi,& le medicine ; tan-
to che fé ne caua^ fei mila feudi Tanno
diDatioinRoma.
Le braccia» è gambe nude» e pulite»
poiché quefte membra fono in virtù
delle màni,8c de' piedi miniftte delle o-
prefideniJ, che petfnadèUano ad impotìè-
lo perat!cnb& ànd&menti humani, Se eUècu tri-
re noui aggraui alle ptouìtìat.Sompafìohs ejfe ci deUinoilripenÌìeiì,(Ì2nifìcano,che il Dario
tondere pecus; non deglubere. Cioè che il bUon deue cfsere impello dal Ptencipe con animò
Pallore deuetofar le Pecore, ma noh fcorti- fincero,e puro aftretto dal bifogno.che il tetti
carle: ilche fi confa col detto d*Alcamene fi- po& l'occafionearrecca, con andamento» e
gliuolo di Telecio, il quale dimandato in che difegrio fchiettOiC leale, di giouate non tanto
xnodovn potefie conietuarebeneil Regnoj à sé quanto al publico,^ alli popoli fuoi, 6c
lifpofe; fé non farà troppo conto del guada» non per mera àUàricia,5(: penderò di proprio
gno • Apoftemmà Laconico di Plutarco ^ intetelàe : deUOno comportare i che gU
tie
Nell'altra mano, gli fi mettono le fpichè di Tuoi vffitiali Vadinoìnuentandoi còme vol-
^ano.tami d'01iue,& paropani dVua, perche garmente fi dice nucui àrcigogcli Se àtt*» >

fopra quefti tre frutti della terra , di granoj fa* ghèrie di Gabelle fopra cofe vili, fc4ze,& po-
tina,olio. Se vino s'impongono principalmete co honefte còme fece Vefpafiano Impelato*
le Gabellcptincipàlmente dico, cdendo certo re,iiqualeauidò del dannato impofe gabelle
che fopta molte altre cofe Dario s'imponejtrà per fino all'orina, di che ne fià ripiefodaTito
gl'altri Vopifco ferme che Aureliano Imperà- fuo primigehito figliuoloi& ancorché il padre
dore cóftituì la Gabella del vetrO,della cattai gli rifpòndeise , che h danari tifccflì di cotat
del lino,& dellaftoppa,fapendo anco per rè- Datio tiotì pu:^zaiiàno d'orina tìon tcHa però
latione del Botero>che il Rè della China caUa che l'animo fuo nò rcndefse cattiuo odore di
all'anno ceto ottanta mila feudi per Datió del Viltà^ éc fordideìza contraria airanimo d'vti
fale dalla Città di Cantone,6i: cento altri ttiila ì'rincipejche deue Efscregenérofo,e Magnani
feudi per là decima del nfo da vnà terra della moi Ma rintcreftel*acciecò,& gli fece vfcirdi
ftiedciìoia Città. Gabella patiméte di falc ne» ménte gii ticotdi che gli diede Apollo tra GUa«
1 À li
. . .

^3* Iconologìa
ì
Ìi etiche non iftiinaflb le ricchezze de tributi biafimoj e vergogna chiaramente fi cóprcn-
accolti dalli fofpiri delpopulotiicomcFiio- dcjpoicheogni galant'buomo ad arbitiiodel
llrato lafsò fctitco nel lib. ^.c. 13. Atrum enim procuratore fifcale poteua ellère accufato» &
fordidumque putandum e(i aurum quodexU' incolpato di ferra giudaica, aftrettoàmo- &
chrymisoritur Onde fàpaiimente biafimato
. ftraieil preputio> quando fenza replica non
f'Donutiano Ipiperadore» fecondogenito di haueflc voluto pagare il Datio,e però dall'al-
detto Vcfpefiano, che irapofe tributo infop- tro canto lodato viene il fuofucceffore Net-
I
portabile a' Giudei> con ordine che chi diffi- ua Cocceio Iraperadorccheleuòsi vitupero*
nìulauadinone(Terc Giudeo per non pagare fo tributo, perilche fu battuta ad honorfuoj
il ttibuto fude aftreito à moftrare le fecrcte>c per decreto del Senato Romano vna Me-
vergognofe parti per chiaritfi s'erano circon- daglia d'argentojcon il fuo ritrattce nome da
cifij ò nò, tributo,&: ordine indegna» referito vn càto,& dall'altro per riuefcio l'arbore del-
da Suetonio in Dominano al cap.ii. Inter' la palma in mezzo à queftc due lettere S.C.&

ftiijfe me adolefcentulum meminu cum a Procu- d'ogni intorno Ftfci ludéticiCalumnta [ftbU-*
ratore frequemiffìmoque coìjfilio mfpiceretur no- ta,Circa delle quali calùnic,accufej& ingiuCH
nagenarius fenex ancircumf^efltts ejfet. Sopra Dari; leuati, 6c vietati da Nerua Imperadore:
di che fcherza Martiale córra Chreib nel /.li. leggafi Dione nella fua vita ad efcépio di quc-
iSedquéide Solymisvenit yerujìis fto ottimo Imperadore > deuono li Principi

DamnatAmmodomentulam trihutis. fgrauare i popoli d'ogni indebita impofitionc.


Il qual tributo quanto fìa meriteuole di no che aggrauarli c6nuoue)& afpreGibaUe^
DEBITO DEL SIG. GIO. ZARATINO CASTELLINI.
terrà vn' paniere inboccai & ia ma-
no vna frufta, che m cima delle corde
habbia palle di piombo,& vna lepre
alli piedi.
Quefta figura parte è rapprefentata
da cofe naturali,partc da coftumi pre-
fentij6c parte da varie pene antichc>
6c ignominie,con le quali fi puniuano
i debitori
Si dipinge giouane, perche ligio^
nani per lo piij fono trafcurati,& non
hanno amore alla robba>& fé niunoè
penfofo, e meftoicerto colui è che ha
da pagaie i debiti
perche fpcecato che
E' {tracciato,
ha la fua robba.nontrouando più cre-
dito, va come vn pezzente
Porta la beretta verde in teftapec
Io cofìume, che s'vfa hoggidì in molti
paefi,ne quali à perpetua infamia i de-
bitori,che non hanno il mqdo di libc-
rarfi dal debito, fon forzati à portarla,
& però dicefi d'vn faHitcìltalc è ri-
dotto verde.
al
Si rappresela incatenato per li picdia
oc per il collo, perche anticaméte era-
Glouane pérofo,&: mt.fto,d'habito trac- no coli aftrcni dalle leggi Romancle cui paro
ciato, porterà la beretta verde in teiìa,
le fono quefìe riferite da Aulo Gellio li.ao.c.i.
Jn aiiìbidue Ji picdi,6: nel cello vn legame
icrto in forma d'vn cerchio rotondo
di Acrisconfelfh rebus ^
iure iudicatistriginta
gioilo. dies mftifmto, po/i deindemoffus inklUo eflojn
f»S
. .

^dmk9$»i iudieatum f^fit» 4M *^ pfeudo^ eo che»9pptenb li Boetij i|e* confini della Grccia>
in iHrCiVm dicie ficum dwito vinetto» aut mr^ non vi eca la maggior infamia di quella del
MhMtetmpedJÌbttsqtmdecim ymdotne minoro debitore^ che eca sforzato federe in piazzai &
mu fi vola malore viifcito, SivoUt fmviuito, in preCenza delia plebe pigliare in bocca va.
Ni jm piHtt$ qui eum vin^fém ha^tbit Mram ,
paniere voto • come quello che baueua deao*
Jratritin ditsduta. Sivoltt flusttUto, tato tocco il fuo > 6c vocau la Corba d'ogni fa^
Oae <^:>nod*auaerf ire pei: la tioftj^a figura ., colta» e Coftanza.
Quellepacole . P^ifttito,4ta ncruo» étut compedir Hauràin mano la fcaftadi piombo perche
Iwir. dioè leghifi il debitore con ilneruo*6 li debitori in Roml furono battuti con palle
con ti ceppi» cicca di che è da Capere che co& di piomboifin al t cmpo di Cofliantino ilquale
fia NcruOfCosi dichiarato da Fedo come Pio>& Ghtiftiano Imperadocó fu il pri-
Ntnmmt^^UMnusetiam fsrreum vincHlum» mo che liberò i debitori da cofì empia ipena^
^ptditiVeliùameerHiccsimfedimtur. cofa annotata dai Cardmal Batonio nel vola-
Cioè chiamai anco netuo vn legame d^ec rne de gli Annali» nell'anno del Signore $5.c.
totcol Quale fi tengono impsditt h piedi>5c an
'
Ì4>fc ben molti anni doppo l'Imperio di Con
co il collo» ilqual neruQ di Cer(o(Tecondo il ce- £tantino»commandò Tl^eodofìo» Valentinia*
àoropracitAto) non póteua cSere minore di no»& Arcadio Iraperadori» che fé alcun Do^
quindeci libre>mà (ì bene maggiore per li de- curione» falliua col denaro del publico /ufle
birori* i quali ancora tal volta (ì puoiuano ca« fatto fruftare con palle di piombo Tecondo la
pital(nente*ouero fi vcndeuano nior di Trafte confuecudiné antica» il qualdecraco più amn
uerctcpme dice neljiTiedefimo luogo Aulo Gè , piamente fi ftende nel Codice di Giudiniano
Uq, Tertifsattfemttmdimsc^eifttÀsdahaat,) Ijb.io.Titolo ji. legge 40.
mtTranftyhrimperegrevifmmibMnt, Et fc ti Poncfìà piediil lepre per timidi^sn coéàe
i

crcdiCoti erano p!u»ad arbitrio loro (| cagliaua il lepre pauenta d'ogni ftrepito»e tcm: d'ttlTefi

À pezzi il debitore . Nam fi pturèf forent


qui- giunto da cani , coli il debif ors ha paura dtel
bus rem ejfet iudieatus, fecare fi vellent àtque fracafTo delle citationiiUncimacioni» man- &
fArtiri corpus Addici fibihominispermferunt; datij&ogni giorno teme d'eder p^iefodasbif
verbaipfaleffish^ec funt. Tertifs mndinisparm tu6c peròtCe ò praticola guifa di lepre fi mette
US fecantotfiplustmususve fecuerunt finefrMt» infugàé
' I . '
I

..
I —BMW»
che però elTendo troppo atcocità,& inhu
Il . D E C O R O.
inanità» non fi elTeguì mai fiinil pena,anzi di- DelSigGio.Zarfijino Cafiellifti .
ce l'i(te(ro6ellio antico aucoi'e». che non ha GlouanedibclW^ hónefìo a(pect09por^
•aai ne Iecto>ne vdico d'alcuno debitore» che ti adolTo Vna pelle di Leone nella palma
lia flato diuifo in più parti Trouafi bene in
. delb man dritta tenga vn quadrato» nel etti

Tico Ltuio D«cadc prima lib.priino>che li de- msz^zo fìa piantata la figura del Mercurio>da
bitori ìi diiuano in feruiiio alli creditori }5c man fìnilìra tenga vn ramo d!Aii2Macu:aJU>U--.
che erana da loro legati»^ flagel!aci>'ficpme gaimctc.detto fior di velluto con queflo mot* ""
^^
fi le^gc di Lucio Papirio, che tenne legato IO intórno. Sic Ftoret Decoro Decus . del mo»'
Publio gio«anetto,c Io fcuftòellendogli de- defiaìofì pocria anco incoronare, sfregiare
bitore, non hauendoegli voluto compiacere rhabird, che farà vn faio longo fino al ginoo»
i gli appetiti illeciti di Papirio>per quanto nai chto,ner piede dritto tenga vo cochurno «net
tail Telbtc LtPapiriusin^m Pubtinmadole* finiftmvn ibcco .
fcentemin vincuUtfenmjfe , ptagi/que consu* ^ Egióuanebello perche il Decoro »èora««
qftodfiMprumpmnotidh
wtlijs ajfecil(eScitt&, mento del! a vira humana
feuumpdUu^eidem^fj/.etdehioi^.Utacik^ E bone(Ìo,percfie il^Óccoro ftàfempre vni-
ma pena ti^tmikÙi&aiiiO'^Ahcstfmmo Kb. JoeonUi-onc-iaimpctciocheil Decoro fi co»
il Se aggiunge dr piiì chfenoC' foiosi debifprir 09erfo?t{?raci3t'^dircocre Marco Tullio twlpri

ma anco i loroti^ltuolifidàuàb^» »»^^l*if*^ xm «J^gfrofStij gewecalmete fìfigfia per quel


&
ìlif ere Jjtotii ciò s^é'dettó j^rftild'O'dfc QX- Ib,chT? in ogm honcftà confìflc: 3£ è di due (oc
iiori;T©rrà in botcaVh pàtticrc,VtJà*co£{?a>Vtt t^»perche àqueflò Decoro gcneffcovcn'è fog
caneftro; òtcf^o» chèdir vaiamo» pércfif- getto vn'attrojche appartiene à ci afcima parte
trouafi nelli CeniaBd'Àleira&dt0^1ib.^^i;.iO4i dcll'honfeftff. It primo cofi ditìinìr afijols. Il
l j De*
tconotogii
^ ..

1134
E C d R o;
DelSig.Gio. ZatatinoCaftelliai..
tiicontratie al Dece ro ,& 9}llK>rré^
•fto , ilqual nafce , da vna di queftc
parri;ò dal rifguacdoje diligente ol^
lòraatiKadel vcro»ò dal manteiiece
h Conuerfatione baDiana>& il tò-
tatmoéando il Tuo àxiafcunot fé-
condo li data fede» nelle coft ctq-
tiacieiò dalla grandezza>&
fone?-
zàd'anìmoeccelfof&inuìttoin o-
§nt'Cofa>che fi fai & fi dice con oe-
ine>& modQ»nd quale vie l&no-
deftia,la teaiperànz3,&ogni niicì-
gacionè.diperratbationedi animo*
nelle quali cofìcLG conticneil Dee»
ros la.cui forza, è^cbe non fi poflL
feparare dalrfaoneftojperche qnel-
ip,,che èiconucnientc è honcfto» Se
quéllOicibe è honefto è conuenicn-
ic ^Onde Marco TuIHo di^fjdpc
loco centmetfir, id qmd dkiìa tifii
ì)ecoru potèJi^gtxce-eKimi'TrUro f)di
èitUT} huius vis e(ì . vi nb'honeflo non <

qHea$féparéiri;f7amerquod dtcet.ho'
n^kmtll ; &, ^dihgneflùm e^de^
: f «?^EiùÀbaflo aggiunge Et ittffa-. .

'
omnia decora ftmt mitt^a ivittrs, in.
Dccorotè. quellotciie èconu^niente alPeccelj mrpiafic:indecora.Sim.iltS€firatio^fortitudtntr,.
knza.dellfhuomosin quello^he la natura (uà. magn^ )5f> id di-
qtiodi tnim^ virititerantPfoqfte
d^ gli ainri animjili.diffectrce.Ualtr^ pai cp>che gnum viro%&/diC9rjtmSfJd(tur: q^od cùntrutd:
^ Aggetta al genecccofi la^difiòiCbonoJl De vf:tkrpCyficindecorttm'
' *'

coro.è:(||ieilp,i{quale e cofiiconof niente àifai Eerdirboftf are qutffta grandeaWifòttczza»


^ÌDatuca>cB&ia eflb iipparifca là moderatione>e: &eceeirà viitù d'animojche il Decorotichiip-
temperanza» có^yna cerca maniera nol>ile».c»-~ di^»l'habbianio figurato con la pelle di tcone
^jliilete ribera..Si che il Decoro difFùCtmence (i< adò(Tò« attefòche gli antichi prefero li pelle
^idilat^in.ogm cp0ì>che appartiene all'hone- ài Leone pet fìmbolo del valore della vittù,è
Ito geheraim^ese patticolacmcte inogni for fortezza d*animo , la quale a(Tegil ar folcano i
ledivittù^imperciocheficonte là bellezza quelliichehaueflero oiTcruato il debito De*
aelic^orpocòproporrionft&acojnpofìtionede coro,eì^foflcr£)jmoft(arigenerofì,fórti.ema»
ocmbrt>aIletca«e maone. gjlQcehi; e per qu^. gnanimi >,perc»oche tmto^quello che fi fa vi-»
fio Aedo dilètta» perche f^(c rotte le partKÒ; rilmemce con aniino grandcquello pare de-
tndC^ta^tiacònuei)^t>OiOft.econrifpQiuÌl> gnjt>tdthuo<no che ofi^Qiil Decoro^ per il
&o>CLQ&il :Decpr.o»che neUft vicaifiltiee muoue coUario-prruo di Decoro è colui che viue tU
^ jpappcobatione dicototoco* quali fi yiuc C9VL xéroinatamcntCìfcnza coflanza» e grandezza
«rdine»cAÌbnza»emoderiitione, d'ogni detto, d'animo.Bacco tenuto da Orfeo per iknbol*
ciàtto:di>l:che firaccfogliéich^il EJecoro fi of del djuino intelletto, in Atiftpfanc pcrta ad-
j(fet«aDcIpatlare,A operare honefiàmentcc dofTo la pelle del LeoncHfercolè ilpiu virile»
cofifSdJerarc ciò che fi conuenga-fèguifc » & & virtuofo de gli Argcnamicii vàfemp.re in-
tfii^fcfeguenfile cofcgiuae.& hoaefle»co uolto nella pejife del Leone Aiace ptfmo Ga--
me buoRe»e conuenicnti^sfuggonff It ingìii- pitan deGteciidopò' Achille . prefc anch'egli
ltt>^ìsboaef|e,cQine càitiuc,& iaconuenié- per filo Eccotola pelle del Lconc,& dicono»
che
&
Libro Primo r nf
4^e in quella patte ch'era coperto di detta Diete ad vn generofo Ré par fuotOaa inbel me
>pcUe non poteua éfsiìr ferjto,doue
era fcopct do^à^if^à ipàRp fi ritira, e ài quado in quaa«
?to poteua eflcrierito,al che fi può dare qucfto dopetitiatenereil Decoro iìede in mezzo del
l'huowo in quelle
'tclliffiitìo fignificato, che campo' s'arma contro loro, &
mpOra difprez-
'^doni nellcqualifi porta con Dfcoto , non che ttouando qusdche macchia
zarli fin tanto,

eisertocco da puture di btifimo, 8c igao


può 'non vediiro daoiunocoìi veloce fugas'afcoi)^
imn(à}W nelle attioni hcljc qu^i 'tedia De- de,^ s'imbofca altre vohccome difcreto s'oc
«
j»to n potta > p^tiCce puKìaré'di •bÌa6ttto.& cultà t)on petche iema>màpet non mettere ci-
ijoominia,c\ie per (ino à cuore gli penrftr»- me tCj'c'tecrotie ad altri» 6c in fuinma ofserua il
lio»come a<J Aiace, il quale "ifin che fi portò DecoW> da Principe, & Jlc in ogni parte ; Et

virilmente con Decoro, ^ellc fuk imptefe. quefto fia detto circa il Decoro ^elfoperarc ^
jbon vrtine mai à fcntirclsiafnso tlcuno.nMi a *veniaroo bora al Decoro del parlare^
riportatjode grande, liiaftno vgtìUrfiffithogli 11 quadrato còl fegno di Mercurio figniJIica

jfòdatoi'qtìando buttò giù la pelietlel Leone, coOàzj del parlare con-


la gtauitàiftabilità,&
cioè la fortezzadell'at|iwodàna«^ in preda forme al Decoro,& per tal conto Mercurio tti
alladirpcràiickie feriza Decoijb^ fOltì«di ciò 'da Greci cognominato Teiragoncsjcioè qua--.
JhjiÉbiamo^tìuòtio'il Decorò pclla pelle di dratofblò>fìabiIeiprud«ce, .perche non^ deue
Leot^;, 4)erclie fi come quefto animale iA 'efsere'impruden'tetvarioje mùtabiicnel parlac
'quanto al corpoè il più benxdmpoftoiSi per- 'fuor de termini del Decoro>ne fi deue con le|;
fetto de gli altr'.ccsì in quanto airaniiiioinon 'gierezza correre à mordete,e bisfimare col par
-ci è chiòfsctui più li D coro di ìui,'petcìie è lare le'i>eirone)6c difprezzare ciò che cHì fetito
"liber.ilcmignanitiio,,amatotdiviitoria,man- no cfiendo cofa da arrogatele dirso!uco, ma fi
i^^el9Vg^uftq,& imaritc di;^^ con quali deue portare vria cerca riuerenza a ciafcuno,
*<»fiuet^9.fi come dice Arinotele nella fifo coinè n*aromonifce M.Tullio parlando dd
-"'"--*
mica cép,9^&
^gnomica nel U]^.^, cap;"44. -""'*"*
'-^-^ "'"''''' de gl'a- Decoro circa la raodcrat ioni: de Faiti,& detti.
aU>dice cne iibn è fc»fpc ttpfo, ma ;piaòe- éfè^Hi^énHatJi igittir quÀdam'reUérentia aduef*
|iimaU>di
«. .A ^.v «
_ ». ^:^^.^.,^ij.:^^^ ,tt,^.-
;uo^Yetìcùolc,^'^àiiicrt:eu#ltbòn
Aic«»_
fìicicbm j-^^ hQmiaes,& optimi cuiujque reliquorum.Nam

•j^agrii, & fatriigli ti. t^on Vadita "mài con negligerei quid de, fé qttifque femtat non folum
l^^Qipotc «oc offcjfo.'èragioncuolenel pu- arrog^ntis efl, fed etiampfufrimdijfoìuti . ì)i^
Jjiré> ie iJi^iiaVho che^)ihiabbia dato noia modo che deuefieUer^'cohfiderato nelragio-*'
J|^gi^ca>oon lo laceraceli rvnghicilojfcorsa nare Sparlando lionòratamenre d*alcri: perclie
/9{atncnte,& come gli ha mefsò paura lo'/àtl. cTii parla bcne.'SchÒnoraxàmente d'altd è fe-^
/aa|ià re.Mà cerca si bcne.punìtc gtauetnen ^no,cbe'« !per(bnabenigna, &
hònorata* c]ht
fei chi lo ha petcdflo» ^Tci^o con d Adi, o parla inale è fegno, che è perfoaacattiua, mai
j^j<<ìi. palliano per autorità di Bndoinòfi' Jign'a,inuiiiòfa,& poco tìonorata, quale è ap-
^j^ende,chcgli diirpiaccnog!i.oltr3ggi,c pteÌToHomcroTherfire di. lìngua ferpentina»^
ijpunifce,poiche
ir. .-1 „-_^*i-_:^
nai rapo Bti a nò»
jMjcimep te li volubilc,& pronta al chiacbiararepémmani6i«»'j
vno alleuatiinfienìe vnleo- ie,& dir mal del fuo Rè per il contràrio Vli^r- ^
'cbe^tt^onpida
^je^viiiÒrfe^ vn^*i»f» virsero lungo, fé, e taciturno,& pc'nfpfóprimaclié parli, dei"
iS"^^*
j^rapo fenza alqan conti;alto (iomeftkìrraen- parlar poi e quadrato, eloqùcnte>e prudente.
j^Ma J.'Onia vn giorno aditatafi Uccto rlCa ^onofcendo cgl«.comcfaggio,& accorto,ché
*lie:lk t^ònc^^duta l'jngmria fatta aìlacotii- per offétuatc il Decorò ci*vn ìiuomo faui^ 1^
pagBÌa,1tiòn puoic patite finiiie oliraggio,otì lingua non deue clFere più Veloce della nièti- -

j^e egli fcce'inojpfeto coatJÌarOrfa>la laccrò,i8c ie,douédoìfi penfate molto bene,cpft?e fi hab-t
f??ròf giuftcjl^el tócitc^U Plinio ti». biaàrAgioorrc.Ìwj?»<«wiprd5/ré<««j/wowoffjwr^
4^ijifqc,,cbe è^l^nimaìegifaioi
" '
• - •
^-'- <

jjjjljc'ftìcnefiqijf ch^ cclf minte

.cb^^i ^hufpiji^,rooftt*; fcmpre ncbiftà ,


^
^.^en^irghtà^'aninio.'fi^fc mai e coftrettoda me parla co Dccoto» & però da Greci fu chia*-
picltitudine decani» & cacciatori a cedere. toato il parlare l\v<Ppòf ^ttpxk'rnf Hominis
i,^9titì4nette Cubito ^uanri gli occhi loto in
:
tharaSfer, Merco dcjl'huomo,come liTeprcC
iq|6iga>».^^4pli di rimetterci di leputatio- Pierio Vittorio nelle varie Icrtionilib.^. c.5.
fie,come cofa iuot 4'tigni Decoro inconue- perche fi come le bcftic fi. conofcQJ^ dMrn<?r*
i3<
CO di qual razza fiàno*c^si lie pctfone dal par- me quel ìfiorp mai perìÌce>cosilafuft fama fa*;
lare fì coDofcono diqual natura» &conditio- ria per fempré durare» fi come dice Antonio'
Bc fiano . Epitetto filofofo "moralccomc Gre- Thiiefio, nel fuo tractatodclle cotone • 7 Xm/<«
co difse DcirEnchiridio.Pr<e/jg« tétcertuw mo- fidi jìchilisfm mwumentum ^ntétruniho c«>
dumi& charaUerem quemokjerues, tum folus rtnaifant , vt cflcnderem ^emadmedum {Us iU
ì^um, cumdijs conuerfafjSy oper/im dat ne ih le nttnquéim muriti ficeins famam ferfttMOtblé
I èoUoquia pleheta defcendast fedfjfqutdem/ìefi ratM'am . £' dettò Amaranto petche mai nacà
ppteflyorationem transfer ad al^ìqittd dec^runf^H cifcc; y 6i fé né i tempi afpri de turbolento tu» 1

minus, ftUntium agc . Cioè formati vn certouerno alquanto viene maiìc<indo9 tinfrcfcafò
modo>ò carattere daofseruailoteco (lefTopti- con l'acqua baldanzofo torna nel primiero Ràà
uatamcnte & in palefe cóucifando con gli d- to> &
vigore tanto» che di lui (e ne può fitt
tri,procura di non incorrercin difcorfi plebei» corona ancor d'innerno » li come dice Plinio
rhà per quanto fi può transfcrifci il parlare in libro 20. cap. 8. così l'huomo feda gli afpti«
qualche cofa ch^habbia del Decorosahrimefi- e turbolenti cafì di quello in^abiJ Mondo
ri (là pjij rodo cheto. OirerueralTi dunqueil ojffèfpvictieàAiahcr't d'animo » linftefcatofi
Decoro nel parlare col ragionare difcretamen con l'acqua del Decòro» cioè lidocendoiìne^*
te d'aItn>col non vituperare alcuno, ma più to la mente qtiello, che f. contiiene fate in tali
Oo lodarc>& col non tafsare l'opere altrui maf- accidenti tiforge nel fiorito ftato d'animo é»
(ìmamentc in ^ofcidìè nori fono della Tua pro- ptimai& fa corone di lode» &di honoiind
feffione,attefo che molti fanno dcgrvniuerlà- torbidi tempi à fé OeiRo > mediante il Dece*
ii« & in ciafcunacofa vogliono interponete il ró» però va inceronato} ^'.'ticamato d'Aina^
giudido loro) i quali poi nel parlare fi danno à rantp 8c ttetie il motto intotno al fiore» che
',

conofcere per ignoranti con poco lor Decoro» dice» Sic' flofgf Decoro decuf.Qioè che l'ho*
come il PiencipeMegab]zo3chevolfe railate nere per il Decoro fiorifce d'ogni tempo» co*
alcune figure in cafa di Zeuxide» &
difcorrete merÀroaranto : pèrche l'huomo fi rende for-
còglifcolari fuoij dell'arte del dipingere» à coi te mediante il Decoro» &i} mantiene conde*
Zeuxide difse qucfti giouani mentre taceuiti ceoteroente in ogni tempo : chi viue con De*
ammiraiiano cerne Principe ornato di porpo- coro nei tempi buoni» de felici» non fi iofo^
raàhora fi ridono di te>chcvt]0i ragionare d'v* nerbifce » fieIlicattiui/& infelici non fi perdo
na profcn?oneichc non ù'ù di piti ofseruerafli| vi|tncnrc dianìmo , Dum [ectmda formtiM étti»
principalmente il Decoro nel parlare fé dando ridet fuperhire itili ^ aàùérfàpcrJhepirttieriM
bando à parole biuitc» (k àishoneCiCi fi ragio- frangi. DiiìeGleòbolo FÌ)ofófO}mcntieIaj>tB*
nerà di cofe honcfte,<5i honotate»il che fi con- fperà foicuna ti faùorifce n^n ti volere iofiipet
uìenc manìmatncrte a'gicuani di bello afpet- b^te> facendo fracafso la peruerfa foituha»noiì
to,perche alla bellezza loro dei corpo deue cor , tivolere sbigottirle tompere'.tna ciò non può
ri^etiderc la bellezza ddl'aniroo, chc.fi roani- Volere chi fi gouetnà fenz^ Decoro > che fi
^^ icfta da VR parlai e di Cc>(^'honclU'^ Vedendo
'

*
&
rh'uomò forte» magtiailinìorc9(ne Scipiono
Diogene Fiit^iefo vn |«ÌMÌanc biello>cbc parla- Afritia'nò , il Quale mai s'infuoetbl ancorché
uàfenza Decoro, difsegli non ti t'ctgog'ni tu dì vittotiofo pet la profpevuà della fbrtukia » tìt
cquatda vna bella gu.^ina d'tuoiio»vn coltello per Taucrfafi perde d'animo, he èibarauiglio
di piombo^ pigljàdo[ftguainad'auotio>prt la (equefto hone(to,& generofo Capitan Rome
bellezza del corpOi& il coltello dj psombo,pcr ,
nOfUon tanto per lo valor fiio«quantopet il De
lo parlare di cofa brucia» vile» &
infima» come coro de buoni » oc honefti coftumi viene in
il piombo, tià mecallitveggflfi Lacrtio nello vi- quel dialogo di Luciano da Minos giafto giu-
ta di Diogene , cue dice • fidem liecoruvta» dice gùidicito degnò di precedere ad Ale(si«
doUfanUm hquentem, non erubefcii
indecore d^oiiMagno,&ad AnnilialeCatta^inefeCa-
mu €x eburnea vagfn*i, ylumiuHm educms già* '
pitani molto altierT,fupetbi,irn<:ódÌ4nconftSti»
dirnn? ^Jpocohóitèftiv fenza Decoro d'animo vera-
I/^maranìfiiCihe nella finiftra meno porta» niente forte 6l magnanimo.Etqoeftoèquelb»
è fióre che d'cgni te^mpo fiorifcc j mantiene il che volfe Àtfcrirc M* Tullio nel iprtmo de eli
fno Decoro dtìla bellezza» con qucfto i Greci ©flirij. Ommnifértis animus j& magnus duafus

in Tefeaeiia incoronauano i! fepolcro d'Achil- reba: maxime cernifHr , ^aritm vna in rerum
le VDicoTot Decoro, ^cr dirooftrare»chefico* tstmiarum deìfyJàenM f^nitwrf tum ttrfta,
fum
-

Lìl)ro Primo. «57


pt» fit nihtl howinim^iftt ^»à hitiefium
dt- priuate de parectijpaifoni, &
amici prediamo
€érttmque fuaut admirarhAut opfare;aM expe- allegrezza,ò triOezza/piaccrejò difpiacete fe-
ttte «fertere, ntdlt^utmqut homim,n€qHe f^r- condo li caii , che nila giornatìaoccorrono3&
nurbationi Mtimùnec fcrtund fuccuwbere . dal che ne facciamo dinòfìratione cfteiiore di c6
che fi raccoglìe.che vnOiChc fia vcraiuétc huo erstuIatioBcòcondogiienza: ma come detto ,

mo non appctifcc fé non rhoncftc cohfornse riabbiamo nellinoOriàff'ettiye motid'anitxn^


al Deeoro:e pet cai conto»*come éi grande» 6c debbiatalo rallegrarci con la moderata hooc-
lotK animo non cede allepetturbauoni)& al* Aà,econuenienza del Decoro, in talraaniert
li colpi di fotrana: Onde più abbailo volendo la virtù deiranimoifi vedrà fempre fiorita d'O;
Tullio ragionare del De«óro»cl7brta»chc ncll« gni tempo come- ri\raaranro .
tcoife ptorpere»e ne gli auuenimentijche lucce^ HabbianDodifccrfo circa il Decoro dcHVv!
dono fecondo il noftro volere grandemente fi perare,edciparlsre«fc03, che trattiamo anco
Tuggalafupcrbiaje l'arroganza impcrciocho del Decoro circa l'andarcvcaminar, e compa»
ì) poitatfì immodetatamence nelle cofe auuei^ gemi > che perciò alla gamba
rir fut>ra tra le

ù &
, nelle fauoicuolìtè fegno di leggerezza, deflra h abbiamo d co il graue cothurno,& al*
:.

dallaquale è lótano il Decoro percbt il Deco- ia finiflfailfempiice focccfe bene Hercole (i


rò cóciene in fevna honefta»iépetanza,modc ride in Arinofane dì Bacco ; che portauala
Ria, &
ogni modciaiioné di petturbationcd mazza ,<& la pelle dei Leone» con li cothumi'
animo: rooderarione dico perche l'hiiomofi alle gambe come cofe f^ropottionate,eilèndo
jpuò séza biafimo pciturbare, ma modcratatné la pelle dei Leone fpogiiadi per(bncfbrce,ti«
le che fé bene la mente fua viene alle volte in putapdo il cothurno, molle, e delicata pctfO'
patte cómplfo da qualche motore perturbatio na»e però didegii Hctcole , che ha da fare ^
ne d'animojnon per quefto perde il Decoro, cothurno con la mazza
conuenienteadhuoroofauio.4^4/vfiy;»0»0m^ Sed non fomts fut»» arcert rifum
mio perturbationihus vkcattverum fcrturbaf ^t€iem peHemLeottism croceo po/ttaml
msMce fecondo Ariftor. in Lactt.;Anziè
tt(r Qutimem f ^id cothurmstC'clittMConiiS*
còfa propria da huomo il doieifì, t rallcgrarfi» muKtf
31 tìortdolcrfhenon rallegtatfi, è cofa davno Ma molto bene à Bacco fi conuiene il c<>
ftipitcòfaflb. Non dolere pipitist[i»mnimftù thutnotche da mol!e,&r delicato reputar nò fi
4Jis.óH]c S.Acoftino lib. 4. cap.j?. de Ciuitatc deue, perche li cothurni erano portati da H©-
&
Ùei , Plinio fecondo nel lib.8,dcll'Epiftolc Toiicome aflérifce Ifidoro la cut autorità più a
Ttriuie à Paterno addolorato dtlla morte de ba(Iodi(lenderenio,quindi éche neUi tragici
fcoi fig1iuoli,oue non tiene per huomìni gran- fpeiTacolis'adoperauano, attefo che nelle tra-
di,e fauij que41i,che fi reputano d'eflerfauij, &
gedie v'interucngono petforaggigrandi, He-
grandi col riputate fimilì cafi vn leggier dàno ioi,& Principi, per ral cagione da Poeti viene
anzi non li reputa buomirii cosi dicendo. Qui fìimato degno d'Heroi,e Plutarco nel Sy
4iH magni fapiemefqUe fint nefcio » hominesmn Ponte'
fio 4.q.5'.rifenfce>cb e era portato dalli
'-•-'••- '•—
fuktthoinimsefi e fiim affici dolore, lentire»refi' Hebrei Tritnìtm tniw argnit hoc potttifefC
fici .

' •

pCTetamenj&folatia adT»iuere,mn folaf^s non Maxim, qui fejìis dte^us mthratus ifig^e^tur
cgfffc , E dunque cofa da huomo, dar luogo ni hmnulli fdUm auro comdtam indtttust tutti»
'

dolore»& all'allegrezza, ne cifiacontraria la camcjueadtatos pertmevtem 'gf^ansy&tothttr^


durezza di Socrate^ che mai tnoflrò fegno di KOS» multa autef» tintw^uU deptndent -de ve*
tciftezza,& d'allegrczza,ne la fcuetità d' Anaf- qux ìm^r ambuìand^rn flrepttum cdum , vt
fle»
fagora,& d'Ari(tofletie,che mai liferojperche &aj>ud nos . Per finnhrudire di quefto ha-
quefti eccederono lì termine del douere,tato biro gabbandofi PlutaTcc fi come aticoTa-
mcritabiafimochi niente fi duole ò rallegra, citorcioccamcntcarguifcec^ie fuile facerdo-
quàio quellojchc trcppcognief^remoevitio tedi Bacco pcitato da Heroi, & Pontefici m
focome il continuo rifo di Democrito» il &
quei tempo con molto ilio D« erro. Bacco tc-
cótinuo pianto di Her^clito,il Decoroci met nutoda Poeti fimboio djfpimf>dinir)o,Prcfi«
te pet la via di mezzo, e ci mol^t:. vjuello che dente ancot cflo delle ^ VufeA' rumo Heroe.
comporta il douere,rhoncfto,6(: il conuenien ch'babbia tiiófito pcrtatpctti-'a inficmc con
ic , conuetiicnte e che nellecofe publichc ,& la Wazza,& pelle di Leopc i'H e loico cothur-
no.
.

^it Iconologìa
«oi &però fh jpoefieiC fco)taré aiiticlie vieoe piede' pet fino alla polpa della gtéabi pér«^
colcochucno ngucato. Vitgiìio nel fecondo ce Virgilio atte furéis vincere c9thMrno,C\ eòa»
della Georgicai inuica Bacco alle vendemie • ferma da Tutncbo nel luogo fopta citatOfCon-
dicendogli) che tinga feco le. gambe nude nel '
fidetàdo* che Diana e0endo caccisurice findt*
modo» leoatifi il cothucni'^ ^tiafuociiltacon la vede alzata foprail ginoc-
-jsHhc pater ò lettéte venit'tHtdaraqutmiille chio, perlochebaiicdo detto Virgilio che Ve-
Tinge. nou»mectim»dirtptiscrMrMothumit-* necehaueua raccolta la veftafopra il ginoc*
Nel quaipado Drobo dice» che li cóchutni (chio»peosò Enea che fede Diana cacciacticéfl
fono cerca Certe di calz^menti atti ahcsKSciato* però le addimaadò fé età forelladi Febo. j4it
re* perche con efCt anco Icgambe circondano» ^hoebi forar, E petche la velie era alzata ioprà
&fottÌficano» la forma de^^uàli fi vede nelle le ginocchia pottaua gli alci cothuioi*, acciò
fatue di 'Bacco • -^di DianarCale autorità di 'nonfivedéiderolegambe nude. Cumautem
Vicgilio,e di >Ptobo filo antichtdtmoefpofito- :fitfra getmaejfet fublata vejlis . ideo aitos gert*
.

rei arrecamo:non tanto pct^mo'ftrat ^he il co- "bat coth$tmos,ntcriiributnudiscerneretur* Ec«


tliucno da Poeti fi daua à Bacco fohtoà porcai co dunque*cheil cothurno era cerne vn fìiuap
Il fi cornea bafibrpiù iungotràttaremo^^uadto letto^hecopriimla gamba»non altrimenti at-
che il cothurno era fatto come^n
periiotitia> 'to, & grofio, come tiene Io Scaligero nella
iliualetcor^ botzachincche cingeu a intorno Poetica primo cap. 13. dicendo che il co-
lib.
la gamba, per-fiinoJa polpa>fi come nell'Eglo- thurno era groflb di talmaniera,che con la fua
ga fettima afferma 'Virgilio nella quale pto- flccelTidne d'altezza^ s'vguagliaiua la gtadezza
mettei Diana Cacciatticevna Statua di .puli- "de gii Er ai,& foggiunfe fé tale è (lato il cctbuc
to marmo col cothurno roflb ^oàin die modo Virgilio ài quello calza la cà.9
Leuidewiirmoreitìtit xiatrice»laqUaJedeuec(Tere fpedJtiflima ? $i
^umceo jlabis fuvas euin Ua'coihùYito 'taìis fuerit cothurnus , quonìodo'venatricem'. e9
Et qucfto dico 'pecche-molti Aiutorrdip^a- (alceat Virgiliui, quam decet ejfe (pc^cdttifff^
za tengono cheil Cothurno fòlito pottarfida 7»^».^ QUifiche Viigilionoh Upefle diqual
Weroi, -Prjnc4pi, '& 'peifónaggi grandi nelle fatta fodero li cothurni» che à fuo tépo ti yia-
Tragedie fufle -altofcome hoggidi le piancUc •uatio,&iierii"Teatrii& Gerchi.Tpqfloiì adop?-
-dilegno 'da donna allVfanza Romana, S(pa- taìianurapf^refentando gii atiipubiiri di efqvii
^nu(ua) Venetìana} t^apolitana* ò d'altra na- '4ìte Tragedie, &
pure Virgilio non folamcnte
tionejmaiflimsmente d'lTalia,come tiene Gar- nomina il còthurno,roa io defcriue neili fudct
loStefano fopraBaifio^^^f re 'véflMria.iì quale ti tre Hi oghi,& chiara mente lo dà a Ile cafcià-

cita'<3uelli vetfi di Virgilio nel ^timo ^dcir£« 'tticiidi modo che noti poteua e^re afit^oiinc
«eide, •le pianelle di legno da donna» ma come egli
VirginibHsTyr^smos eji pepare ^aretram . dice vefiiuai 6c cingeuala gatnba per fino a)).a
Purpureo^ealti furas vincire cothurno . polpa: che ririrane il cothurno in (brroa di ftf-
v>ue l^gcr vorrebbe .fur^pur^afque Epiteto iialccio pigliafene indicio nell'Elegia fudetta»
che non (rconuiene alla voce furas, ^olpe di in motte di Mecenate attribuita da alcionia
gamba rode, per belle»perctoche in qucfto luo Gaio Pedone, nella qi^ale il cctbuino di ^'i^-
gc^iK3nfi:può pigliare in quel fentimento. che C0}è chiamate S.tndalio fctroancj;^te0o àgui«
figlia Horatio.nenijj.4. Ode pnma PurpU' fa di boTzaccbino . ;; ..\.'
reis >ales oloribus: Poeta dell'Elegia in
Vx il jirgentata tuos etiam fat^daìta tahf ,

motte di Mecenate £rachia puryura canài'


. PìnxeruM certe : nec puto, pacche tfe^^»^.
dioraniue. Perche rinientione di Virgilio è Et Fibilrstb nell'itn ;ginc p.dc gÌ*Àmo\i «^
di dare Pcpitetto purpureo al CotiiHrno«enon à Cupido il Sandalioindoratò^in vccedVco-
alla polpa della gamba, e che fia il vero nell'E- thurno.L Aurore de gli Ad .i;i}in quel Prr\ict
gogla ft-ttiina dice, Puniceo cothurno. color bio, Cothurno verfatilior. D-m. ftra^hc fujTc
f^r-ato àl>i?tn'a^fi Còme àtdtte le donme,dice il alto da donu j, &^ per, pcfatui^i bene f^(Iè':^i
Tuincbc? Iib.z8.cap.i5.del fuo giornale: vor- tju.'tro angioli, ma non sòchtmiiciljip qi pia-
rebbe poi Carlo Scefano leggere Wwi invece nelle glie l'h.ìLbiadc.tte,ro .dd^jeèndoniuno
diW/pjiin^ginaUdofiichc il cothurno fulTe alto auttore antico pcr'tcftimt ilio nò e da pu (t r-
<dà tetta fotte Upiedeimailcochutnoè alto<dal gli cre<!te!tid»i^to più che efpiica qii^l p^cucr-
bìj
< . , . .

Libro Pnniar 1^9


tlo con friuoU ragione > che il eotliatno fia leancora s^accetnmodano ad ogni piècfe,niei
verfàtik per. dir tosi agcaole àvoItarfi,& tiuol gUochc le ahe>&più agcuolmentcJcnzaperi-
tarfijperchc fi aric<»nimoda ad ogni piede fini» colo di cadere ::così meno jd potrebbe quella
fito, &
dcftro, tanto di donna come d'huoroo, voce v«r/(irr//ffrapplicate al cothurnoTefurse
*£ veto che il:cothurno è atto ad ogni piedcco alto» & gtofso, come la pianella da Donna, ò
iiìc àkt Sciuiohel primo dcIl*Eneide»£acco- vero che:.vna volta Giùaenalc neUaSatì^ìi^
lnodaa!piededcirhaomó>&.dclUdcniia5CO-- ftadice..
ineriferiice Sàida.tnB non è vero che per que- '
BHuìóreqHevidetur
lla cagione dicafi Còthurno verfaùlior > e he fé Virgint fygmea, nullis adiuta cothumis .^

^uefto fufle tanto fi potrebbe dite Socco verfa- Mà^non pecqucfto ne fcguetcKe il rothurno
tUtort perche anco il zoccolo s*^ccomnioda ad tragico fufic ftato atto,. come vna pianella da
ogni piede.dricto» e fiiuftro>& Io pc0òno por donna>pcrche h Poetierano tinto aiiezzi a pi*
tare huon)inii& donne. Che forte dà donna ir gliàrmifticaracntc> conpatlarfigutaroil co
lbcCo>é noti(]Rmo9poiche dagli Autori fé gli dà thurno portato da perfbnaggi gradi, &c fupre-
epiteto mulièbre .Apuleio dice dVtio ché^per mi, per l'altezza, & grandezza» che Giuuenale
parere dònna pprtaua vna.vefte di feta>icapel- in qucflo luogo l'ha prefò perralterezza mate-
ÌI funghii e'I zoccolo indorato* lancio Padre.di ^ riale intendendo chela Donna pare più piccio
Vitellió Iroperadore fcalzè^Meflàlina toglien- la d'vna pigmea»fénza aiuto di qualche altez-
dole vn zoccolò» chefecb Io poicaua» &
fpeflb^ za» &
quando ben anco tal pianeìlatdi Donna
baciaua. Plióió talTa il lulTo.delle femine nel \u fifufse chiamata otdinaciamente cothmno,
.

Sj òap.j^.'che portadèrol&gioie nelle piàneK nulladimeno è forza chetai pianella' fufse dif-
le» &ne)li zoccoli, &
nel lib. ^jxzi^.x.S»^- ferente dal cothuruo fliualettoifacilméte pof-
•mnia muUebrid JoccHlot.mduebat mi^dritiìi,. fono gU fcrittori » e traductotihauere equino-
Che lo pottaflero anco gli huomiòiiradcc^Iiè- catot& prefovnnome per vn'akrojpoiche il
fì da Seneca narrando di.Gefìresche.pòtg^ il: codbumo da Greci fi chiama jnco Emuada»

piede finidto à Pompeo Petfò acciòJótùiéiaf-^ &


ii.focco Emùata : Scaligero nella poetica
tè per. moftrate il zoccolò d'oro che portaua> Kb. I. cap. 1 3 ..e>i5<t JkJ cothurnos appcllatos
ornato digemme»Et Suetonìo nel cap.^i.rife- fdccos. eV^<****' però fcotKttamenteléggefi
rifce di Caligola» che pott aua hor il cothutno; io alcuni tefti GrecLdi Luciano. Dèfaltationc,
hora il zoccolò» itìftcfso Autore nella vita di parlando del' peifon aggio tragico iVì5àt<«/
«

Claudio cap. S.oue raccòta de glifmacchi fàt« v-l^Koit- in vece &t'H'è*i'<tf . cioè che quel
tia quello Imperadore per ifcherzo dà conui-- Tjagico di ftatura lungaientrauain (cena con
fatigtouani impudichi fecondo il Sàbellicoi, alti cothurniv Per< pipnare chenon fofsc ma»
dice.che. menttedormiua il ]gioino>folleuano cetlàlméte il cothurno ako/rome la pianella da
OKttergli neilè roani li zoccoli accioche in vn donn";douriàno badare li tre Tuoghi di Virgi-
^

fobito fuegliato fi ftìiogolàde la faccia co quel- lio,aggiunta l'auttorità dÌProbo,che nd fccÓ-


H: si che portandolo huomini» e donne tanto do della Giorgica dice . Cothurui funt calcea-
dir fi mentorum genera FenatoriaftaiquibuscrHrA:
potriaj^crctf verfatilior>mìi dicefi Cothur-
cioè agcuolepiù che vn cothur- etiam muniuntur cuius catciamenti ef^giesfjl in-
#r& verfatilior»

no, s'accommoda per ogni verfo piiì che vno fimulacris Lthri, Diandt . Et Setqio, che &
ftiualòttOi-pcrche il.cothurno come ftiualetto nei primo dell'Eneide afl^ermajche fono (lÀia-
iì calza in .ognigamba,iì volta» &
fi uuolFa»&; léttida càccia . Cothurni fitnt caleiamentAffei-
iìriuerfa ageuolmente^ometpiènellà da don- »<«/0ri4..Ilche dichiara» che non fufsero alti
natooti-.fi porria.riuer(are ne accommòdàre al
'
comete pianelle dà donna» perche con£miIe
piede dell'tìuomo, ma folo à quello dèlia don- altezza non fi può xsotrercfòpra colline, lùo-
na» perche veggiamoche glihuomini n6i(an- ghifafsofi>& fpinofi.Còn tutto ciò voglio che
fio caminare con le pianelle K) pToafama oon altic auitoiità . Da Ph>io li«
alte da. dònna,
alle quah pianelle fi hro fetrimo copilo, fi comprende putecbe n6
comenonfénerpuòap»
ptic afe quella voce . FerfatUior, Aneoreber fuCfero alticome le pianelle dà dònna»oue cgh
^accommodi ad ogni piede finiftro,& deftro« racconta d'hauer veduro» AthanatoHiftrtonc
chcciòfaria parlare improprio» &cQmmane buonio di cinquama anni connparirc in Scen a
adogni^nella^ncorche bada, perche qoeW per fare oCkencàtione della fua gagli^rdia, con
vn*.
X40 Iconologia
vn corfalecco di piomboi & con li cothuroi di Uà Bar^drorumUguntRtmani fcltM AméXJìh.
cinquecento Iibce»brucca vifta baucriano fatco mcar. cothitrit9fqiic reperiere . €ertoch€ eoa
;
li cothucni di si gran peiofe fuflero (tati gro(> le itarnpelle Cott piedino pofsono andare»
- 1

fi , &
alti» carne le pianelle da donnafconcia- co(nbattere*ac huominijié donne» lc<)tiaUne
Isnepte afTectati» ma perche douenano edere à iloco giuochi della cteca*oe t paflialqiuta difc
f^ìuU^di Aiualexto aperto» che &ek}^ alla pol- ficili^dcaeUofer efsecaoiinaceia hrctti>noa
pa della gacnbai douetianodfece allettati, Se che corLecc»)! 'ietiano rcpjanelIej4ncocche baT
più; & doueuano compa-
ageuoli alla gamba* ie di fouecocOndc appari(cc che il cotbucno bl
con pcoportione > maflìmameme col cor*
|f ire fogna che fafsc f^uo à ^oifa dt (Itaalecto , Se
eletto» col quale molto bene veggiamo nelle borzacchino '.
nza alcun o foilctianieaco fotco
ftawc antiche d'Eroi. 5c Principi> licoth acni à la piata del pi9de»& fé lù loro ad i9.Hb.c.34»
fòggia di (liiialettO) à foggia dipianella alto dice che erano fatti à g^ifa di p an.>lle»bà ter-
Squadrato in angoli* come dice Aleihndros
t
.1 j
ab Alexandto non /•_ _^ ^.-: ...j
fé nfè tnai vedutto ninno»
nell'altra forte- vcgipii{ì tuttauia infinite

—fciii'-
ioioqueflothàbeaneUeftorii^ioQetclicPvfar
(croiTia^it'»nciIiTea«i»i<<gltHeroicotnccf
Co a^c*rm<i Cóthumrfwtt quiùi-^ etticiahaufiir
cure d'Impcradocitdi I ia<e*di (^anti>5£ diBac Tragosdii qjii »« ThcMAtro eU^wri <ràt*u 0* édtH
co» del quale cothumo di Ba:rca» oltre gii Au« i&itoinmtitpti ì^ce €afuaturi,efl em^n c*\icì4mett»
tori citati- ne fa mentione Veileio Pacercolo tummuMiùìrn crtj/tdnrH^tqiio Heroes rnhoKi^
nell'vlcimo libcotoue narra iì Ni.AntcKiioiiCbe Mr^Nel qiial ceiiu pa»
« i ce aspo pa(lato»C4/* ;

toleua edere ismito vn'altro Baccx>^& perciò àahantur, viebantur. Go- ne che à fuo tempo-
porcaua tra le ahrecofè acttnenoi à Bacco » !» hi ti hauedìe veduti inXbcitrt» Vfatidun*
t;»

cothurni* . CÌttn antem munmfe tibtrut» p4* ì^\i<s-aÌs Tragici foctopirfmaggi d*Hcroi i ne
tt'e/» afftlUri iuffi^et cttìf»" redmtimshtdt^ii' 7. i^eatri, è da credere che Virgilio più volte li

coronaque. velatus aurea* 6*^ Thytfjnm tmtns "v^r.kfs-r5<5'i f=»pefsc molto meglio de gli Autori

^9thurmfque fHceintitttrmvelmiièer pi9{erve*- più »VA> ivjf iif,comc fufsero iatU)5t che non fuC
8us efl AlexaìukU. EttGorsTacicp nell'vivdc» &ro fani ii< altra fo^ia che in quella di lui de«
cimo de gli Annali» dice che Mcilìalina moglie icritca»à guiCa di diualetto*^bo£zaccKino*on»
di (Claudio Impetadorcjche cdebraua in cafa dfrcommiia«mentc apprefso gii AuEùrrvulga*
lafefta della vendem)a,&:che aguif'i di Bac- tì,pafea.lt> ttiualcttafotco nonne dicothurno»
€ate>cola'ine fpaifo, fcofsan do il ticfo-apprcf- dellacui forpa babbiaiìr.» aui fatto- di&egna»
io Silio incoronato d'helIera»portauai cothur- ce.lanoftra tìgura del O^rcoroxoncentandocii
fii,& aggiraaa la ceda facédogliflreptcointor-- quadoci iìano altn di contrariu parere d'erra*
iio vn- chu r .7 di Brccomt •.• I^a crim fittxot ce con pK»be,Seruioi& co Virgilio iÀ^efsoicbe
'Thyrfii^riij'teKSi>-::jnvii:3 SUim Hedera vin-^. fopra fapece con Auttori Moderni » che non
Bus j(in< ù c^ihHrnoSiùusr&tapHttJìnpéms cìK' hanno veduto .M cochutni ne tempi che fì vfa*
tìU"t-py9:;/ieft ch^ro'i- con co-
Simili Baccanti uanoicome viddero Scruio,Probo,;& Virgilio;
fhumi V egsotì i : eli iiw r mi Aa tiehi d Ro-
,.- f ^
'

i So cheil Petrarca portò ti cotfaur no in guife di


ma ^ qu^Hi nv)o b/.!-*uaD'5 potuto faltaiC > 6c pianella q^^ando f&incoronatOf comeriferifce
corrcfe-fifticr: n ; i^cc nclh. giochi baccanaliV d'hauer veduto Scnnuciofoo amico» mà-chi
fc fi cochtiiir H^ciibiìIlaC^valto* cai-e Icpianelle ordinòqaella trionfalpompa moflròdi noa
'

^al) :>ii!^^2i iilci!?r-' i^{! "il, come dirorjo alcuni' fapete ne la forma del cothumo» ne tampoco
•oIfouer«)*c coj^clfta aiAtc>hdii<;»*tìo, Dir la^forraa dei focco portato dal Petrarca nel Gnà
«anni vn poco ;;jcitll uiii hfs.rjvlo -dà parte ftro^iede facto come vn bolzacchioo fin al gi
IcGaciciatnci i'i Ir: B'accatuj, reilc:?h«Arsofof nocchio tutto intiero fé tale Ha il focco ad altri
éf ftato alto/'Sc f*7Kci:«fo a^Srfj-co"ae h>j?criano- lo lafìrierò giudicare»! me più rodo p^ire fltua-
Hotuto- Cv» rtiUii ccr^;,pci' irioo n»C2mp v;n s^ e fb- . letto, che hog!^f dì ne 11' E{»lo»bc Pàft if-ali per-
feftr.;lc. Aunaroai.lc .]r.:.lipoccaiiano \n giictc.ì J'ordinario s'adopera, l'iftefeo che d j Virgilior
gh fctìdj> come 'jiZr.TLc LxmtSc. !» cotbuinr, co •
wicn figuratoci cothurno ne i verfi fopra citati»
in« raccorxtfl f^-us'iico r.-rlh vita di.po ;veo, pa:efiinpartedaLiuio Andronico Decano de
In hoc pugna /JinaXà»iì àac^rmihm Therm»- Poeti Urini, che fliilptìrao che inrcodufse la-
Aantifiiimo atcubétAti^ut prat^ecì^^attxUto venif- fcena m Roma.
j^^srhibtnuur U4rl;'Aris^impyt à^r4i$i4m> f^- BtÌAm purpHrco fturas mcMf etkurMct
. . -

Libro primo.' 141


BaltheuiJ& remeet voUcres in peBore fims, petadore d'efterciti con poct> Decoro del fu#'
preja^ia grauidacrepitettihi terga Pharetra» grado paflcggiaua per Napoli con vn màtcl-
Virtge odori fequos ad cerMcubtlia canes Icein piuncllc. Ncli'aliio cftfefno diedero
La quale autorità come per maggiore in fine Caligola.Neronc, &Hcliogabalo Impera da»
habbitmo lafciata,poiche Liuio poeta drtma- tUi quali cópariuano co habici figurati di va-
'

lico aflejna il cothurno à c*cciatori)chc porta ri) coioti più conueneuoli ad vna lafciua dSIÌ^

no la faretra piena de dardi co i cani apprcflb, na.che ad'vn macfteuole Imperadorcinc mai
& efprime che il cothurno chiude la polpa del gli due vltimi portarono rn vcftiméto piij d
lagàDa.Horaficomenòè verifiraile che ilpti vna volta, &: Pópeo Magno ancor efso viene
mo Autore di fcena no fapeffe come (\ folTc fat da M.Tullio ad Attico lib.z.Epi. 5. notato pet
to il cothurno che in Scena intEoduceua> così vano>& lafciuo dalie calzettejdalle faCcie bia*
non ha garbo,che in quello particolare eiri il chCiSiC dalla veil:iccioladipinta>che con poco
noftro Poeta : raà fi bé errano quelli Cottili i^

Decoro d'vn fuprcrao Capitan par Tuo portar
gegni che inconfidetatamente taflàno cofa ne burla nella i(j.Epi(l.
folea»della cui vefta Te
beniIIìmoconofciutadaVirgiliOjilqualcdice pompeas toguUm illam pi^am filentio tueatur
che li cothurni di Diana, erano di rollo colo- fuam. Publio Clodio parimente da Cicerone
re» e tal colore ancoè molto porpottionatoà vien biafimato,percheportauale calzette rof-
Tragici tapprefentamenti , sì perche in efli n«n fi conueniuano> come Senato-
fe ch'à lui

vigono pofti fanguiaofi cafi, sì perche vi s'in. efsendo quello colore da giouani, acquali
re*
ttoduconcImperadori,Rè, Pcincipi.e perfo- perche fono in età più frcfca^fenza alcun gra-
ne Cablimi a* quali conuiene la porpora,& pe- do, è lecito portare veftimenti belli, colori &
rò il cothurno è ftato affcgnato da Poeti ^ allegri, &
vaghijmà però anch'eflì non deuo-
perfonaggi grandi, fi come il foccoà petfone*-. fio trapafsarci termini della modefìia,in pulir
pofitiuej ciuili, & di minor qualità lì, affimigliandofi, con ricci,5c cjuffi,& habiti
Laonde per venir al figoincato della noftra troppo lafciui à femine, douendofi ricordare,
figura: portandoli Decoro nella gamba drit- che fono di natura più nobile. Diogene vede*
ta» il graue cothurno denota che l'huorao più dovngiouane dedito à fimile vanita d'habitl
potente nobile, &
ricco per fuo Decoro deue delicati, &
abbellimenti feminili.gli difse.A^o
andare co habito nobile, conueneuole ad vn pudet deterim quamnaturam ipfam, de te ipfo
par fuo,portando nella finiftra il femplicc foc- flattiere? Se quella vanità d'habiti vien ripre»
co> denota che l'huomo di minor forza , di & fa in giouani, in Capitani, Principi, tanto più
bafia condiiione deue andare pofitiuaméte, e anco faranno riprefi i Filofofi, de Dottori, che
nò fpacciare delnobile,& del Principe,& cia- con habito conforme al Decoro dellafapien-
fcuno circa l'habito deue haucr rifguardo per za non andetanno,aftenendofi però dalla for-
offeruanza del Decoro,airetà,& al grado,chc didezza di Diogene Cinico, &
d'Epaminon-
iiene,fuggendo sépte l'eftremo tanto di quel- da lordi Filofofi, chefemptc portauano vna
li che fprezzano il culto della lor perfona, i medefima ve{la,de quali non fu punto Socra-
quah non fi curane d*efser veduti con habiti teche fcalzo fé n'andaua inuolto in vna verta
vili, lordi, mal legati,quanto di quelli, che fé ài tela,ò più toftofacco» dentro del quale tal
l'allacciano troppo > adoperando particolare volta dormiua la nette per le fìrade per li bà««
i^udioin pulitfi }&farfi vedere ogni dì co ha- chi,ò fopra qualche poggiuolo con poco De-
biti nuoui,& attillati. Catone Vticenfe diede coro. Né foiamentc dcuefi olìeruare il Deco-
nel primo eftrerao, che non olTeruò puntoli ro, nell'andare fuora, circa l'habito : ma anco
Decoro da Senator Romano-, poiché Ce n'an- circa motto, feruendoficon bel modo del
il

daua troppo alla carlona caminando con gli cothurno, cioè della granita, abhorendo l'e-
amici in publico fcalzaro co vna fola velie, di flrcmagrauiià di coloro, che portano la vita
fopra mal cinta co vna cordella, fi come dice loro, alta, tefa, tirata, tutta d'vn pezzo, che à
Marc'Antonio Sabellico, lib.i. &
Afconio pena fi muouono, &c paiono, a punto ch'hab-
Pediano,& Plutarco iiferifce,che andaua per bino lateftaconficata in vn palo, tanto che
il foro cinto in vna toga da campagna,& in tal fensa Decoro muouono à rifo chi li vede » ne
guifa fenz*altra vetta fotio, teneua ragione in meno prender fi deue in tutto il foccc, cicè il
tribunale jSilla è anco riprefojche efsedo Im- pafso ài perfonc bafse vili,da lachè;& Oc^ficte,
ma
. à

T*4* Iconologìa
.*fià fi dcuc portar vgualtnctc il focco,& il co-^ Horatto nella Poetica J

I
thurno.cfoè temperare la grauità col palfo or- Hunc focci cdi^en pedet S,^atieles^jCothurm^
j
dmariodi perfone pofitiue Ho^atio nella Sa- Iiiccndcndo de Comici^ Tta^,u ,&: Pc- il

tira 3. del primo libto con dente fatidco.mor- trarca nel medcfimo lignificato
per li piglia
^Ti ^cllio Sardo,che non haueua modo nei bofTw &fub!imi ingegniin quel verfu.
jcaffi!hare, bora cammaua pian piano> che pa- Materia dn cothurnh e noti da, [occhi .
tcU'^fuflevn Sacerdote di Giunone, &hcra Dimodoché li cothumi, 61. Inocchi appli-
kammaua tanto veloce t che parea fu^giflc candcfi non tanto all'habito quanto alla fìgu-
idalìi nim'.ci. ra del parlare, vengono ad cflerc dcppiamcn-
Ntlxquaiehowini fuit UH f^pe velut qui le fimbolo del Decoro Poetico,& vn coK.pc»
Currebai fugiens hofiem : per /<£per veltri qui dio d'ogni Decoro, perche li Poeti eccellenti
lumnts /aera ferrei, olicrumo '1 Decoro, nelle j^ocfie !oro,in qual
Alle dt nne sì che fi cóuicne !a grauità nel- fi voglia cofa.ncl ccfìume di lic opcre,del par-

randarc»c'i paflo i.«rdo per maggior lor Deco- late,& dcl!'babito,&: procur>ino dì mai partire
ro,& per quclio molta ragione hanno à porta- dal Decoro debito à ciafcuna perfona, che fé
re le piantile alte,che ritardano il pailcnc 1 ^f- per errore dal debito Decoro partono, fonò
iano cammare in fletta, ma l'hucmodcucca- notati i loro pcrfonaggi di impcrfettionc, fi
minale viiilmente ed paflb maggioie delle come nota Auftc tele nella fua Poetica,il pia-
donne Marco Tullio (sì come riferifcc
: il Pe- tciS: il lamento Se illa.peichc ad
d'VlilIc nella
warca.ntlle opere Latine iib.z. trattalo 3.cap VlilTe come prudente, non conueni-e faggio
3.)vedendo che Tullia lua figliuola caminaua uapiangcrc^LUmentarfi vilmente: Et però
vn poco più fotte che nò £i ccnueniua al De- di( e A.iftoiclc. Ind^cori i atque inconuenientit
coro d'vna donna, & per lo contrario Pifone morts f^ly/ffs ttuUtio m
Stylla. Vien notato pa-
fuo marito più lentamente che non fi cóueni- riruente Homeio da M.Tullio, perche attri-
uaad*vnhuoroo,tafsò ambeduecon vn me- buiilaa* Dciatticni,chc macchiarebbero in-
defimo molto, dicendo in ptefcnza di Pifone cogli hucmioi^come riffe 'rcdifTenfioni, in-
fuo genero alla figliuola, ò cesi, c.miina da uidie A dishonefliafFettijdichene vicnancó
huomo. Amhida. vt w. Volendo mferire,che biahmato da Empedocle, & da Senofane, ne
cfia doueu:: caminar piano da femina,6c Pifo- e matautgilia,chc Eraclito Filosofo giudicaflc
ne più picfto da huomo Homero degno d'efJèie fcacciato da' Teatri,
Oltre di ciò ilcothurno, &il focco mc'to & meriteuolcche gli fullcro dati de* pugni,&
beneficonuiene alL figura del Decaro,cotne fchirffì.comc riferifce Laertio tìomerumque
limbclo del Decoio Poetico, polche li Poeti dicehat dignuquì ex certarninibus eijceretur, co*
non hanno con altri ftromcnri fatta difìintio- laphifijue cdaeretur . Non per altro,che per lo
ne di vna forte di Poefia all'altra, che col co- maiicamcniodel Decoro,chenelrcfto è mi»
thurno&ci'I focco da vna graue ad'vnamen tabile più d'ogn'akro d'intelletto, & d'elo-
frane attif-neiperi he il cothui no fi come hab- quenza-, Manca fimiltr.ente nel Decoro à mio
iamo detto era da Tragici poc m.,ne quali v'- patere Sofocle in Aiace, oue introduce Tcu*
interuengono per fondamento principale. ero figlio d'vna fchiaua fratello naturale d'A«
Principi, e perfonaggi fupremi,dico principa- iace à cótendcre co Menelao Re fi air ilo gcr»
Icperche v*interucngonoancofeiui,fchiaui, mano d'Agamennone Impcradore fenza ri-
baile,& Pedagoghi Et il foc<.o età de Comi-
: fpetto>e timore, lifpóJcndogli.comc fi dite,
ci Poemi, ne quali v'mteruengono peifone tu per tu,efebcn fa che Menelao pai tende al
priuùte, &
infime, &perche in quefti fi tratta finedica,cht è brint; «ofaàdiifi contendete
dicofe balle, dcmeftii;he,& familiari con fti- co vno di p;Mole,chc fi^olìa domar per forza»
le parimenti balTo.piglufi il focco pcrfignifi- Ab eo, nafn turpe auditu fuerit
cato di padare ba(lo:Et in quelli pciche fi ir^t Ferbis cum eo rixari, quem «;/ eoe? cere poffis.
ta d'auuenimentì, occorfi tra Heroi,& Prin- Nò pei qut Ito fi fg.aUi}diti.lb:uiicz?, ^ec
cipi con fiile piùgraue pigliafi il cothurno per lemolte ingiurie riceuuic già del iudctto Teu
Io parkrefonoro. petfeito,& fublime, onde ero, m.ilT n.amtntc chegliiifpote con mag-
chiamafi da Poeti grande 6<: alto. Ouidio. gior aiu gan^a dicendo, & àmcè co'abrut-
Aita meo fceptro dccoras , altoqne cothurno . tiITima ad vdire vn'buomo Aohdo *
Apage
. . .

Libro Primo • L
24J
'^^A^te nam^ Ó' mìhitnr^ifftmum e/laudin dre adultera, &
di più gli minacctaua fcnza
Hominem ftoliduminaniAverba effutientem. conueneuole coftu.nedi rifpettofo vafsallo»
Nelle quali parole non vi è Decoro, ne dal con poco Decoro deli'Imperadorc» che con
canto di Menelao Re à contendere à lungo Ja Tua Imperiale autorità giuftamentepec l'in-
con Teucro foldato priuato icnzi grado alcu- giurie &
rainaccie lo potcua fat prendere, e
no j ne dil canto i di Teucro è verifìmilcch*- caftigare, fé ben Teucro fufse flato fupreq^|3^3>|
egIfd*oid?ne infimo nella greca ni!litia»reni- e titolato non che priuato fuddMo, come era •
plicc figjf fatio(comc fi raccogtieda Homero, Hotafì Cornell giuditiofo Poeta cerca date
& dal madefioio Sofocle^ ptiuo di fjrze, & Ai alli pcrfonaggi de'fuoi Poemi il coftume con»

fcguitOihauclTe ardue di contraflare con vn uemente»conhiuer cura di non attribuire i


RèfratelladellT-npcradoreiC fufle tato sfac- quelli cofa fuor delDecoro, così noi con giu-
ciato che gli di e(te fenza rifpetto mille in- ditio douemo guardar bene à quanto ci fi c6-
giurie» canto più manca Sofocle nei Decora uiene fare, acciò non reftiamo biafimati nelle
quanto che poco d ippo rcpifca Teucro or- nofticattroni,coiire quelli Poeti>che volendo
goglinfamenteali'iftedòlmperadorevancan» introdurre petfonaggiad efscmpio dQìÌQ ac-
dofi d'eùer nacanobilcjrinf^cciaad Agan^ett tionihumancl; rapprcfentanofenza il debi»
none che fia nato di Padre empio, di ma- & ro coftume con poco Decoro ^
D M a G R A t T A.
Democraiia è il gouerno d'vno flato
populare guidato^ 6c retto dalla raoU t-
tudine di quello in forma dVn confi*
glio al quale fi.; habile cia(cuno plebeo
& njfsun nobilcvondcfi rifoluono tutti
gIiordrni,& ddibcrauoni pubhche fe-
condo il grado loro
Si fa di età virile, percioche in efs»
scoperà con più giaditio, che nell'altre
età-
Sfeorona dtvite, &
olmo infieme vw
niti, permoftiare, che fi^comequefte
due piante s'vnifconoinfieme>cofisV-
nifce la qualità, &
l'efscre diquefto po-
polo.
L'h abito mediocre dichiara lo ffatar
della plebe, la quale per mancamento
non può fecondo le forze dimoftrare if
defiderioambitiofoche ha d'efsetc v-
guale a gl'altri droiaggioc conditionejp
che perciò la rapprefentiaraa^ che ftia.
in piedi, & non à. federe
Tiene con la deftra mano il pomo»
granato,pere(sere(come racconta Pie-
no Voleriano nel lib.54- dt i fuoigero-
gtifici) fimbolo dVn popolo congrega-
DOnm. l'eri :p1^, ^on habitadi
medio- to in vn luoco, la cui' vnione fi gouema fe-
crcrntttf, un^.. ch'habbia cint'^ i!
ca^ conda I ' bafsft qualitàloro .,
po .i vna^^hubodidj vite.ntrecci^r,, con vn Ladirnoftrariynedel mazzo de Ili ferpi fi-
{ramo d'olmo. che ftia in piedi, & che con la gnific 1 rvmonei, Se il gouerno plebeo,iIqualc
leltra m mo renghi vn pomo granato, & con non efsendh drcaofiderationcdi veragloria»-
aliniftra ^n m2z^n di ferp^
& per terra vi fia vàfimileal ferpe pev terra non potendofi al-
del grano parte m tara,
& parte nei facchi. zare alle cofe di gran coofideratione.com'an-
CO'
. . & . .

H4 Iconologia
copccdiniofttare>chela natuca della plebe, La pelle d'Iftrice» che é fpinofa, moftrai
tende pet lo più al peggio,onde il Pccratca ne che fenz'arme il Deriforc è come l'Iftrice» il
i dialoghi dice quale punge chi glis'auuicina, & perche il
tJ atura fopulus tenitt ad peicra, principale penfìero del Derifore )è n&tars
&pcrqueftodi(le Virgilio in Eneid. f'imperfettioni altrui j però fi fata co'l dito nel
ti^euifqi anithis ignobile -vulgus modo detto.
Vi C\ mette il grano nella guifa che habbia- Le penne del Pauone fi dipingono»per m©»
mo detto» pet dimoftrate la ptouifionepubli- mona della fupcrbia di quello animale, che
ca»che faole far Tvnità della plebe perilco- (lima fra tutti gl'altri fé ftelTo belliHìmo » per-
mun vtile di tutti,& per moftrare che il popò* che non è alcuno,che rida de mali coftumi al«
Io ama più l'abond«nza delle veitouaglie,che trui»che qutlli (lelTi non ticonofca lontani di
i'arabiiion de gl'honoci femcdchmo.
DELITIOSO. L' Afino nel modo detto fò adoprato da gì**
Antichi in quefto ptopofito,come ne fa teìli*
Volendo dipingete vn'buomo Delitio- monio Pierio Valeriane» alcri &
rapprefcmaiemo>comc narra
tiofo,lo
Pierio Valetiano nel lib.5(>. poftocon gran-
DESIDERIO VBRSO IODIO.
diffimacommoditàà federe, tk concubito fi
appoggia ad vn cufcino. Adamantio diffe che Glouanetto vedito ditofso» & giallo i
era fegno ài voluttà)e di lafciu»a,hauece il cu- quali colori fignificano Dcfiderio,Satà
fcino folto il cubito dellt m«no, qucfto è & alato per fignificarc lapieftezza con cui l'ani*
ptefo da Ezechiele, che dille guai à quelli che mo inferuoraro fubiiamentevola à penfieri
acconcierano il guanciale fotro il cubito della celefti, dal petto gl'efca vna fiamma perche è
rnano>intendendo per quefto quelli che slon- qucfta fiamma,che Chrifto N.S. venne à pot-
tanati da vna vini fortezza , pet le mollitie tar'in rerta
dell'animo, &: del corpo bruttamente s'effe- Terià la finiftta mano al pctto,& il braccio
minano . deftro diftefojil vifo riuolto al Cielo,& haue-
DERISIONE. rà à canto vn ceruo,che beue l'acqua d'vn ru-
DOnna con la lingua fuori della bocca, fcellojfccódo il detto di Dauidael Salmodi,
veftitadi pelle d'iftrice,con braccia» doue afsomigliò il Defiderio dell'anima fua
piedi ignudi, col dito indice della mano de- verfo Iddio.alDefideriOjcke ha vn ceruo afiet
tenendo nella finiftta vn mazzo di
lira ftefo» tato d'auuicinarfi à qualche limpida fontana»
penne di Pauone, appoggiando la detta ma- La finiftta mano al petto, &
il braccio de-

no fopra vn efino, il quale ftarà co'l capo alto ftro diRefo» &
il vifo riuolto al Cielo è per di-

in atto di Tgiignarc, raoftrando i denti. moftrate, che deuono l'opere» gl'occhi, il core
Derifione,(econdo S.Tomafo in i.z.q.75.è oc ogni cofa ellerc in noi riuoltc verfo Iddio»
quando l'huomo prende in fcheczo il male»&
il difetto alttui,per proprio diletto fodistacen-
DESIDERIO.
defijche il delinquente ne fenta vergogna.
Il cauer la lin;',ua fuori della bocca (perche
DOnna ignuda» che habbia ad armacollo
Se che
vn velo colori di vari) farà alata.
«catto deformcfacendolì alla prefcnza d'jlcu mandi fuojra del cuore vna fiamma ardente.
m) è fegnojche fé ne tiene poijo conto, pe- & Il Defiderio è vn'intenfo volere d'alcuna

rò la natura l'infegna à fare a' fanciulli in que- cofa,che all'intelletto per buono fi rapprefen-
rfto propofito, il quale atto è cotturae antico th Se però rale operarione ha aliai Uell'iniper-
de Galli in ticoiiuiolib.y.oue narra di quello fetto, e all'intelletto della materia prima s'af-
.infoiente Gailo.chc difprezzando i Romani li fomigliajla qu .le dice Ariftotele defiderare la
sfidò &: cauò fuori la linj^ua contro Tito forma nel modo,chc la femina defidera il ma-
SManliOj iiquaie accertò lasii;.^a,(5<i domò l'in- fchio,& con ragion erelTendo l'appetito di co-
^folenza fua ^duerfus Callum jìoUde Utum
. fe future.chc non fi pofseggono,però il Defi-

^ quoniam id queqtie memoria dignum amt-


sÙAm nb irrt/mcxc»
derio fotto forma di donna fi rapprefenta.
vtfum
qtiis e{ì}) ImgHfim Si puòanco dire, che il Defiderio è motto
^jpitiùic d'ariitno» che ooQpoià mai, fin che la
CQÙ
. . . .

Libro Piimo • 145


DESIDERIO VERSO IDDIO.
1 le nudo in atto d'offendere
Detta ttione fecondo S.Tomafo.
1. 1.queft.75 art.4, altro non èj che
.

occulta maledicenza contro la txt^'


6creputatione altrui.
Detranione .
DOnna di bruttiffirao afpetto»
che ftia à federe,,^ tenghi la
bocca aperta» in capo vh panno ne»'
ro in modo tale, che gli cuopri, &
faccia ombraà parte del vifo, il ve-
ftimento farà roteo in più luoghi, ìc
del colore della ruggine tutto con«
tefto dilingue fimile à quelle del fet
pc, ^l collo terrà vna corda in cam-
bio di collana, & per pendente vna
lUeglia, con la delira mano tenghi
vn coltello in atto dif ferire, £c coiv la
finiftra vn topo, ò force, che dir vo-
gliamo*, ma che fia grande» ócvifi-
bile.
Brutta dipinge percioche non
fi

folo è brutto il pefiìmo vitio della

Detrattione per efler egli femprc


pronro à i danni, &
alla rouina dei
proffìmo, ma molto più bruttiflìma
cofa ìjthc Io muoue Iainclinatione»vien con- cofa è, di quelli i quali fi fanno famigliari , &c
fcguita,& agita Tempre intorno le cofe, che &
porgono orecchie, dannolcredenza all'ini-
&
mancano} col pofTeffo di quelle s'edingue. qua, &C peruerfa natura de i Detrattori, i quali
Il velo di vari) colori fignifica, che l'ogget- portano il diauolo nella lingua come dice S.
to del defidecio è il bene, e come fi crouano Bernardo ne' fuoifetmoni» Detraflordiabo»
diaerfe forti di bene> cofi fono diuerfe fotti di lum portat in lingua .
Dcfiderij. Si rapprefenta che dia à federe percioche
L'ali notano la Tua velocità» che in vn fubi- Totio è potentiffima caufa della Detrattione»
to viene» e fparifce & fi fuol dire, che chi ben fiede malpenfa,la

La fiamma ci dimoftca il Defiderio elTere bocca apertala le lingue fimili a quelle del
vn fuoco del cuore, & della mente» che quafi ferpefopra il veftimenro dimoftiano la. pron-
à materia fccca s*appiglia> tofto che gli fi prc- tezza del maldicente in dir mal dì cÌ3fcuno,aI"
fenca cofa>che habbia apparenza di bene ludcndoal detto del Profeta, nel Salmo 13^9.
.
.11. Il - ! —— P——«— —— che dice Acuerum linguam ftcttt ferpentes vC"
DETRATTIONI. nemm afpidum fub l^ijseorumt Et S.Bernar-
do nei fuoi Sermoni narra che la lingua del
DOnna à federe con bocca alquanto a- Detrattore è vna vipera» che facilmente infet
perta mofìri la lingua doppia fimileà . ta con vn fol fi. to, &
vna lancia acutiffima
(quella del ferpe^ terrà in capo vn panno nero» che penetra con vn fol colpo
tirando in fuori parte d'e(ro9Con la finiftra ma- Num quid non vipera efl lingua ditraflom
Do in modo» che facciaombca al vifo, Se ilre- feroci(Jìnta ? piane nimirum, qu<& tam lethaliter
Hante del vcftiracnto farà di colore della rug- inficia flam vno , nuìtquid nonlancea e lingua-
gÌne,rotto in piìi luoghi, hauerà fotto à i piedi i/ia profeto acuti0ma/ qtifi tres penetrai, i^»
viéa tiQmba)!^ con la d(fti;aix»nQ vo pugoa-
H Eft
. . . . . . .

146 Iconologìa
E T R A T T I O N E.

Di focofì vapor, da loro eppreffa


Si fiuote , e prima è fi muou'aJprM
guerra
Tal nell'Egeo, curiofa l'onda icfieffk
^lual'hor l'vfcita a' venti Eoldijferra
Gli /cogli in affrontar, rompe fi Jleffa .

II panno nctofoprailcapo,chc«fa
ombra à parte della faccia> fìgnifica
la proprietà del Dciratt«tè,chc è dir
male occultamente>& però ben dit-
fcS.Tomafo i.i.quefl.jj. arL4. Al-
tro non è la Detratione che vna oc-
culta maledicenza contro la famaf
& reputatione altrui,com'anco l'ef-
fetto di ella è d*ofrufcare> oppiimie-
re,6c occultare l'honoratc attieni al-
trui, ò coi dir male, ò col tacete l'o-
pere buone.Terentio nel Phormiò-
n ; Atto 4.Scena ^.Nihtl efi ^mtpho,
§luin male narrando poffitdeprauari, at
Tu idqtiodbonieìì excerpis dicis » quod
mali efi
Il veftimcnto rotto in più laoghl,
6c del colore della ruggine ne dimo-
fìra»che la Detratticne regna in huo
mini baffi, &
vili, tra quali vi fono

di quegli che il più delle volte più


Et a quefto propofìto beniffìma efplica tofto dalla gentilezza} 6c cortclìa > di qualche
qusfto concetto il Sig. Gifmondo Santi
con i Signoresche dalla buona fottuna,ò altri mezzi
feguenti Sonetti cofi dicendo
victuoH, afcendono à qualche gtado > del che
ZOCCA erude/, che mentre inteMA /nodi
infuperbitiiper non degenerar punto dalla lo-
Tua lingua à liunni alttui, fiocchi faettn
Ke petti de mortai di tcfio infetta ro mala creanza» &
federati coftumi fonofi-
Ch\ mai /chinar potec, l'empie tue
fr»di
mili alia ruggine laquale H come ella rode, &
Serpente rio^che fibiUndo £odi confuma il ferroi ò altri metallijcofi la farfan» |

Gli humatii cor, trifMteCan cke'n


fretta
tefca natura ò\ qacfti tali conDcttattionc
la
Latrando^ ogn'alma» ancor che al del
etett».
confùmano la buona efìimatione , &
fama
Mordi, « fol di ferir ti pafciy e godi altrui
,
ì^tKu MoJlro là v'ì'l Nilo il cor/o flende La collana di corda con il pendente dell»
ÌJe helu/i mai sii montìa^ri Rifei ftregliache tiene al collo potiamo dire che fi
Teco di par ài' altrui mot te intende:
come gli Antichi faceuano diftintionc da pcr-
Anzi èd'Anerm ancor più cruda fer^
fon3,3perfona(corae narrj Pierio Valeriano
Che gl'empijfol, pre[enti offende.
filo i

Tu vicini e lontani, e giufti, e rei


i
.
libro trigeGmoquarro, &
quadragefìmo pri-
JR ENA, deh frena homai lingua peruer/k mo)in portar collane d'ori ,&: d'argéto,ch> per
Tua lingua nel ferir cotanto audace pendente a bolla, & eh» vn cuore vna per fc-
Che ogn'vn che t'ode, e perfida, e mendaci
gno di nob)ltà,i5<: l'altro per vn'huomo vcridi-
T' fttr*ia. e diportai velano ajperfa cojé che non fapelTe meiiie,ò ingannare-, ma
Anx.inoti t'arrefiar ,•
ma cruda verfa iquelloche tentcua ne! cuore, quel medeiimo
Jhio liquor^ che prima fi disface bauefle nella lingua lótano da ogni fintione»
,
Cht'n pena del fallir tua propria pace
(Folle) conturbi a' dar.ni tuoi
& d'ogni bugia:Cofinoi per lignificate qiiàta
conuerfa .
Cwì grattida il fin i'immoiil t$rra
fieno abiette &
vili le qualità del Detrattore»

lo rapprcfentiamo co la corda,6v co la ftregiu i

Jjl.ccl
. .. .. .

Libro Primo. '47


alcollojcome dimoftratione dipetfona bada, mezzo IVna,
fra &
l'altra punta, terrà la finii'
infame, malcdica,& vitupeiofa ftra raanoferatta, facendo vn pugno di
effa,
Ti«ne con la deftra mano il coltello in Atto ftandoin piedi con prcntezza,& ardire .
di ferire, pcrcioc he il Detrattore è homicidia- L'Ebio fignifica vigor d'intelletto , quale
lc> e per quanto s'afpetta aih peruerluàfua nella Dialettica particolarmente fi richiede
fpoglia l'anima di quella virtù delia quale ella Le due penne moftrano,chc così il y tresca
viue; onde il Profeta nel Salmo 5<>. Copra ài me il falfo co probabili ragioni quefta facoltà

ciò dice Ftlij homtnum dente seorumarma-^O' difcnde,e l*vno,e l'altro facilmente follcua,co
fagittA Uftgua eorum gladius acutus . me facilmente il vento folleua le penne; le &
IlToposò Sotce che dir vogliamo.che tiene r3gioBÌ,effctti d'intelletto gagliarjb,fono co-
con la finiftramano. Plau. inc.Atto primo melc penne mantenute su la durezza dell'el-
Scena prima, alTomiglia i Detrattori al detto mo, che fi roofìrano dritte* e belle egualmen-
animale, pcrcioche fi come egli cerca fempre te nell'occafione.
di rodere Taltrui cibot& altre cofejcofì il De-
La Luna che porta per cimiero fignifica il
trattore tode,diftrugge,& confuroa l'honorc,
medefimo, percioche fcome riferifce Pierio
& quanto di buonojòc di bello nell'humano Valeriano nel lib.44.de Cuoi Geroglifici) Cli-
genere ritroua
fi
tomaco fimigliauala Dialettica alla Luna,pec
§lu»fimurts femptr tdimus alitnum e'thum,
la varietà delle formci che piglis
Vin rtt palata funi Cum res hommstunt
Il medefimo dirooftra lo fiocco da due putc.
Simul preUtA fmtt ntftrii dentibus
DIALETTICA. La finiflra mano nella guifa che dicemo df-
D Onna giouancjche porti vn'elrao
po con due pcnne,ì'vna bianca,
ta nera» &
l'al-

per cimiero vna Luna, óc'con vn


&
inca- moftra che quando Zenone voleua moftrarc
la Dialettica>fìì folito dipingere la mano con
leditariftrettenel pugno volendo,perqucfto
tocco nella man drittajche d'ambedue le par moftrarc i riftrctti luoghi> &
la bteuità de gli
i punga, & tagli, pigliandoG con la mano in argomenti, da quali ella è retta »
DIFESA CONTRA NIMICI MALEFICI, ET VENEFICI.
DOnna che porti in tefta vn'orna*
mento contefto di quefte pietre
pretiofe d'Amiante, di Gagate, d'Aga-
tai& Diamante, porti al colio \\ coralli,
in mano vna pianta^ che habbia la ci-
polla bianca delta Scilla, ouero Squil-
la, à piede vi fia vna Donnola, che ten-

ga in bocca vn ramo di ruta


Dell'Amiante pietra firoilejairalumc
fcififìle, dice jlfidoro libro 16. cap.4.
che è buono, &c refifte contro ogni ma-
lia di maghi . Del Gagate dice Bartol.

Angl. hb. 16, cap. 49. che vale centra


le fantafme &
cantra nofiurnas DemO"
num vexatioms : Et nel lib. iz. eap.
primo dice, che rAqt-iiU oltre la pietra
Etite, pone anco nel fuo nido l'Agata
per cuftodiilodal vencnofo raorfo de*
ferpenti Ma 10 ho cpinione, che e-
.

qumochi, ponendo il nome d'Agate


in luogo di gagate impercioche li pie-
tra Etite Aquilina è anco da Plinio
chiamata Gagate nei decimo libro cap,
3. Lapts yietites^ qttem aliqui dixere Cu'
gAtem . Nondimeno l'abbiamo pcfta
perche i'Achale ò Agata,che dir voglia-
K 2. mo,
. .

14^ Iconologia
it)o« vale contra ii veleno anco e(ra> & centra Dell'herba Scilla Plinio lib.iccap. <).p^i&42
il mocrodeliircorpioni> come dice Plinio iìb. goras Scillam in limine quoque tanta fuffen^
.^j.cap. 19. Del OiaroantC) il fudetco Ifìdoio fam 9 malorum medie éonentorum imroftunt
lib.i5. nei cap.ouero tratta de' Chciftalii,dices ùelUre tradtf» Dice che Pitagora riferifce» che
che fcaccia varie paure» & rcfiftc alfartì ma- la S ciUa attaccata fopta le pocte non lafla en-

'"T&fhrhc » me WS v^riosexpelltty & maUficis ar- trare alcuna mali a.


tiÙHSoùmat. Della Donnola* che porta laruta in bocca
Del Corallo Barthofonreo Anglico lib. i6x. fcriuono tutti li naturali^che fé ne prouede per
5 3 .d ice Centra
dùtboUcétXlr Yaria monfìra V<i- fua filifefa contro il Ba(ìlirco> &ogQi vcleoofi»
Uti Vale cQQtca varij 6c diabolici moftrl • ferpentc •

DIFESA CONTRA PERICOLI.


cafi di fortuna, imperoche quefto ani^
male tofto che (ènte l'odore delle fie-
re che lo cercano, ò il lacrac de cani fi
raccoglie tutto in vn gruppo tondo, ò
litiratofi il mufo &
li piedi dalla patte

di dentro a guira9 che fanno le teftu*


dini I 6c tutta la fua fchiena à modo
d'vnapalla ridotta in vn globo riton-
do,5c per fua Difefa &
faluezza bauen
do drizzate le fpine delle quali egli è
da ogni parte ripieaoiEfe ne fià ficuro
tendendofi formidabile à qualunque
toccar lo volefle.

DIGESTIONE.
D
.^_
Onna

Struzzo,
lenea
fia
di tobufta compleffione;
la mano dritta fopra vno
incoronata di puleggio »
& porti nella mano finiftra vna pianta
diCondriUo.
Senza dubbio le compleflìoni robu*
fte fono pm facili à digerite, che le
de-
licate» onde lo Struzzo per la fuaro-
buftezza, & calidirà digerifce anco il

.
puleggio dice Santo Ifidoro
^e,"«> • Il
DOnna giouane> arroara,tenga con la de-
_.
Che da gh Indiani è più ftimato del
pepe, at-
flra mano vna fpada ignucfa>& col brac tcfo che rifcalda, purga, &
(ì digerire
ciohniftro vna cotella in mezzo della quale Il Condriiio e vna pianta che ha
il fhfto mi
vi fia dipinto vn riccio fpinofo nore d'vn piedc,& le foglie che paiono détto
Giouane fi dipinge per edere la giouentù rofigate intorno, &
ha ii radice fimile alla fa-
per Io vigore attaà difender fi ad ogni incon- U3, quefta vale alla digeftione, fecondo
rifc-
iro,l'arraatara,c la fpada, dimoftranorattioni rifce Plinio, per autoritàdi
Doroteo Poeta
non folodifcnduc, ma anco d'offendere al- nel lib.2i.cap.i2.oue dice
Dorotheus jfomA-
trui bifgnando. coy cr conco^iombus vtilemy cnrminihs
fnis
Gli dà la rotella per fcgno ói difefajcome
fi
pronMntiauit,
&
nana Pier.Valeriano lib.41. il riccio, gli E-
gitij loroctteuano per Geroglifico della Di-
fefa, & dimoftrt'uaoo perclTo vn'huonao che
ila ficuro dalhnlìdie» 6c pericoli» &
da tutti i
T5I01V
. .

Libro Priirio

DIGESTIONE.
Et petCac «jemioncdeU'eti (ìmJfé^
habbiamod'auuertitcche non baft%'
d*e(Ietevecchio per non digiunare ».
percioche eflèndo di buona co n^'ef*
(ioncconuicnc che la conf^tenza S^s-
rimolto in lui, acciò non cafchi nel vi*.
tio della gola,come ne dimoftra b^aif-«l
fimo il Nauarra'nella fiia Comma '^ .

&
L*e(Icre pallido , magro ne dim(>3
ftrano l*opcrationi, & gl'etfettiproprìi
del Digiuno, qu ;li fono in tutto con-
alIaGrapula,& ai1agola,ehe fan-'
trari)

no l'huoroo gr Anb,& corpulcntcondfli


Galeno de fanitate menda lib.2. ex.*
Copra di ciò cofi dice
Inedia dutum fìseumque effeciteorpHsi
Il veftimento all'antica ne dimoftra

che il Digiuno*, è antichifìTtma perciò*


che fino nella legge vecchia fi digia-
nauacongrandi{Tjmaaftinen2a,& pet
maggior confiderationeil Signor Di»
che è fomma perfettiotie Digiunò an-
ch'egli, come chiaro fi legge nelle fac
lettere.
Icrc
Si rapptefentadetto veftimento che
m fia di color bianco per fignificarechc
D I G 1 V N O. li Digiuno per effiere in fomma petfettione»
HVomo d'età ronfiftenee , darà pallido, 8c conuiene che fia Ciindrdo, & puro, Cenz» &
magro, veftito all'antica, & di color macchia alcuna> percioche non foloconuic-
biHn.o,& ad armacollo porterà vn panno di neaftcncifi da cibi, ma da vitij ancora co ne
color verde, H.ìurà la' bocca cima da vna bin- beniffimone fa fede Grifoft.fuper Genef.r.
da, 6cil vifo riuolto al Cielo , Terrà il braccio hom.58. ìeiunium efi abftmemiaà cihis» (^ é
deliro ftefo^ & la palma delia mano aperta in rìtijs .

mezzo della quale vi fia vn pefce detto Cefalo Il panno che porta ad arma collo di color
con vn motto in vna cartella con belli(Tìmi gi- verde fignifica fperanza, quale è proptio-
la

titaccok^ che óich^Pauco f^efcor , 8c fotto il del Digiunodi fpeiare- in Dìo- per la Calure»
braccio finiftta vn lepre con gl'occhi aperti, Come eanta il Regio Profeta nel Salmo 14^.;
& in oltre conti piedi conculcherà vnCoco- Noliie^confderein princivibHS, ncque infilijs ho-
drillo-che tenghi la bocca af>erta , minum in quibusnmefìjdus, &c ne i piouerbijr
Si dipinge dell*€tà fopradetrapereffere ella 2 8. Qui iterai in domino faluabitar, la ben-
in £bma^perfprtione per digiunare, Se perciò, da che gir vela la-bocca, dimoftra chi digiu»
dicono tutte le fomme,cbe li giouani fino alli na, ouero fa quaLhe altra opera buona, con-
l,i.anno,non fono tenuti àdigiunare.edendo tìiene di tacete conforme all'Euangclio che
che non (apportano cofi facilmente il Digiu- per- bocca della verità non può mentire che
no,perche eglino hauendo alTai calore gli vie- dice Cumieiunasmli tubacanere
ne à confumare molto alimento come afferma Tiene^il capo alto, & rimira Cielo per fi-
il

Hippocrate i.Afor»Afor.i4. gnifìca're gl'effetti, e l'òpcrationi del Digiu-


Qmì crefcunt plurimum habent calid» nojil quale fa che le potétie dell'anima nò fie-
Innati plurimo igituregem alimentOt no oflbfcate dali'eflalationi, & fiicnjdecibir
Alioqtii corj^s. conlumitur ,. jnache s'inalzano co purità de fpititi alla cox>-
.

Iconologia
I5P
CI y N o;
tcmplai'ione delle cofe diatoè}Cbè^(>
ftoèilfuofinc.
Pcc dichiaratione del Gocodrillo
che tiene fotroalli piech ne femiremai
dcli'aueotità clX)«o ApoS'iae» I& quale
e che volendo- gl'Egtti> i:gruficarc vix
buoraacbc fcmpre vcù^ì ehe fia io» &
tento- co n ogiii Cetra alia Ctapala 6c al«
la Goia> dipingcuaDO v& CocodtiHa
con !ia bocca apecca > onde eifendo il
Digiuno in tutto contta-rio,& nemico
ali» Crapula» & alla Gola con Tapera*
doni deli^adincnza Tua concalca quc^
^pcflìmo» & feeletaco virio .

Bt 1 G R 1 T A^.

DOnna
vn
ben'ornaca» ma c'habb»
gra;odi{T}ino falTo fopca 1
^alle, qual (allo fia ornato di molti
il

fregi d^oco» e dj gemme ; dia con ia ce


i^a , e le fpalle alquanto curuate^ Dal-
e«l I
che fi comprende chiaro» quello che
molto piò; chiaro vede-ch» lo proua».
che gl'honori non fono altrocbc pcfi»
e eatichi>e però fi prende molte volte
quella patolacanchija lingua nofìra
•cmplationc delia grandezza dell'eterno "Ù'Ky iii camb'o d'honori, &
è felice colui che sa
&àquefio propofìto S.Agoftinon<"fermoni portarli fesza goailariì la fchtt na>& ftacaf-^
del OfgJuno hiunitim purgati mentem» fiihte». farfi rolla.
Ufit fenfmft^carnemf^iritmfiihijiEity cor fàcit n l- Si E T T- fll*

eontritHTih.O' hHmtliatum^ concuplfcemUnehu' louanf 5to di età di fedeci anof>di vago,


ia diiprditAibidimtm ardorej e^itingtdt-, Ca^- &bclhffimo afpetto,a-Iégta,&:. ridente».
tatis vfro Imsen ^cenMt, 6aià veAitodi habito dicoloi v^rde con ador-
Il pefce Gef ilo che tiene nella^deftm mano^ namento di vari) colon, &
in capo hauerà^vna
«iella guifach'habbiamo detto, natta Pietio- ghirlanda di rofe,£e altri £ofi odoriferi* al &
Valeriano Iibvttentefimo»eff«Te il'Geroglifìco colio vna Collana d'oro, &
per pendente vna
del Digiuno per efler detto pefcc di talnatu- lingua humana .. Terrà: con la finiftra mano*
fi nutrifce del fuo hiimorer
ta> e<Tendo,cb€ piiì ¥na lira appoggia ta«liì«nco fintftrcb li de- &
che d'altro cibo,checiò<lichiara il motto che fìta a'zata con il pleiro, &
hauttà vna fpa-
àicQ Twic&Vèfeor. da cinta al fi. nco. Dalla parte, deft'a vi farà
Tiene folto il braccio.finifìcolft lepre perciò^ vn- libro intirolàto ^r$(fot£Ìis^. àL vn libro di. i

the 1 Sacerdoti ddl'E^ijùto. fignificauano per IWufica aperto>& dall'alrra parte doi colom-
queflo animale la vigilanza, eil'endotchc egli be (^anck> con l'ale alquanto spelte, inatto di.
tiene gl'occhi aperà meatre che dorme » &; bacia rfi
petcJò intendeueno la vigiknzadi-vna^che Diletto fecondo' San Tomaio ii2>queft.^^
moft anelo di dormire nóttefta peròdj vede- 0rMv.è vnfi quiete cono&iuta.diccfe canue*^
te con 'gl'occhi del laméte quello che fàmc- nienti ali.-» natura.
ilieto pet beii«fiv-io Tuo, fi che cflendo l'intct.» Fr fec«^n do Platone nel libro <;ftf^f/'*#i/a'*
ile operationi del digiuno per fua narara vigi- fucdc Jujìo cditrèforte. diftinguendoii det^
lanàreiia eoa l'intellettojpuriBc^o alla om-^ %o filoiuib i'4am]3iQQfttaÌA uà£arti,cio«itt;
. . .

libro Primo: tSt


T A*.

Ma per crphVare la figura die*


chcfira;>prcrentaGiouàn. tto di fe«
dcc' nijM pecche m
qnefto numero
gli Egiri ij notitUdno li piateteTvi^il
Dtlcrro come rcf^jfi.a Picrio V^Icr,
pa: landò de runtu.
Giouiinctto fi fa per edere i gio-
uanipin dediti à piaceri«&àidiUttl
onde Hocatio neiia Poec.
I» ^/ Ghuanetto alguàl ancef vn ft!»
„ Kcnfegnulema/celhi à penaed^t^
t» Vit*er feruta e«Jìo4ei(^ fcMto in tutto
.* D«l premer i eh' ti gtie hAutf cattalH
»» E girfeneeAceiando,e fieri» villa,
»» ©»"y* fualeeta à /eruttar il viti»
»» A0>r9à chilo riprende , tardi à quello
•* Ch^vtile apporta, ^ prejlo à fuel e^
nueee,
,, Proḍ9 deldanar fitpgrh,^ pietn
«• Sempre di v0£tie, duro, ^
offitat*
,• Afipti* dò chaii dilttta e ptact .
Si dipinge di vago,& di belliflìrao
afpetto effendo che i Greci chiama-
no il diletto f erpifiSjche fignifica vna
fciclca di gufti» eflendo il Diletto
vna corabelliilima.ruauinTimai & da
tre potente Ratiocinatrice,lrafcibile>& Con- tutti defideraca» Come
per il contrario il do»
cupifcibile» alle quali corrirpondono tre nor- lore cofatnclefliiTima» bructinrima>& dà cute»
me diviacrc» Filofo fica. Ambi tiofa& Au^ra odiata
et dstiaro, feruendo il danaro per cauarfi poi
I Il veftimento di color verde oltre che con*
CUticlevogiie,ìa primafi eflcrcica con giudi- uienealìi giouentù per la fperaRza> che fi ha
fio» efpericnza, prudenza» ragione, verità; & di eli?, fignifica ancolaviuacità, fermezza &
La feconda con la porenza» vittoria^ & glo- del Diletto ferapre verde ne fuoi appetiti^on»
ti^i La terza la qual anco chiama Concupirci* de il Petrarca
pàc eoo i cinque fentimenti dei Corpo,Qutn- Ptr far femfremni verdi i miei dtfri.
dinafce cheXcnofonre nel primo libro Ì>tf^ Oltre che ii verde fignifica la Primauert
Gii, &
dì^ts Socratis infegnando la ftrada del fimbolo delia Giouentù» per elTere ancora la
Dtìetto,& del piacere mette per mezzo li cin- dett« (lagione molto più atcaàdiuerfi diiecti»
<|tte fentiracnti> come che per quelli fi habbi- & piaceri
no rutti li gufti poffibili dicendo, Vltimamenre il color vetde fen* fignifica il

>> Primum nanq; €orjfiderakis , ^cm tihi gfa- timcntodd vedere elleodoche non cofa fia
titum cthumtatit potum ttiuenias,qutdHe vìfui piùgrata,& diletteuole aiU vift diquefto co ^

\»aiit edaratu « aut tafìu ^oluptuofum^pcrci- io^e, non cfiendo cofa più gioconda de i ver»
« pt t^-> quiùufq-^ cupiditatihus i;ftis, ^uam ma- di, &fioriti prati, degli arbori coperti di front»
ii ximt deleElatione affé ftus fftens, quoque paSò di, &ii:ufceili,&: fonti ornati di tenete herbet
5, molltjjime dormias,0' aù/que iahorilms otknm teche di vfuacitàt^U colori n6 cedono à Sme»
>, ifta agas . raldi.Peròrcn-ie rApriIe,&: li Maggio molto
& Ciccione lib,4.queft. Tofcul. più lieti, ik. diletreùoli de gli akn mefi per la
BeleSlatià f /! volupms fuamtdtis audìtusi Vaghezza del verde nelle Campagne , quàl
Vtl dic^umJ'enj'tiHmiimmHm dtlinms. muoue confuagiocondità,fino gl'augellettiè
K 4 ean-
. ^

15* Kónologia
D I L E T T
offi attorno, & pelle che li circonda»
L'occhio è compofto di tre humori Cri
ftallino, vitreo , &
aquco, ouero albu-
gtnco, di quatto tuniche. La prima c-
ftcnote , & fi chiama adnata > ouero
coniuntiua. La feconda Cornea, La
gra-
terza vuea, perche è fimilcad'vn
no di vua, La quarta Aracnoide.ouero
rcticulace, la quale immediatamente
contiene li tre huraori. Ma più oltre la
(agacc Natura acciò l'occhio poteOe
vedere ognicofa,6c muouerfi per lutdl
ivetfi acciò fuffe fatto arfognivifionè
li ha formato fette roufculi,
cioè fett»,
inftruméti per vati) raotti,li primi q"*.!
tro muouono in su in giù,alla patte dd
»

verfo l'orecchia, doi altri obli-


nafo, &:
quamente vcrfo le palpebre, &vnoli
dà il motto circulare.come dice il Vef-
falio,il Vafseo,& prima di tutti Galeno
dt vfufartium humanorum cap.
lib. IO.
8. Queftimufcoli hanno tutti il
pto-^
ptio nome dal fuo affetto qual perbte-
uìtà tralafcio , Il fenfo dell'odorato:
per Io quale fi prende grandiflìtno
Diletto lo rapptefentiamo con la ghit-,
cantare più foaueraentccbe in altra ftagione, landa di rofe , &
altri fiori odoriferi, cfsendo
& per tutte quefte ragioni i colori fi mettono che la tofatrà gl'altti fiori è di foauiflìmo o-
per i\ fentimento del vedere ellèndo il fuo og dorequal penetrando per le narici per mezzo
getto adequato', L'aria il mezzo il fenfotio& dell'aria per dui canaletti per tal effetto dalla
rhumor Griftallino che fìà rinchiufo con 1*- Natura prodotti atriua alla patte anteriore del.
humor acqueo dentro la tunica detta vucashò ceruello,& così fi fa l'odorato, come dice Lo-
detto chel'ariajè il mezzo del vifO) perche fe- douico ValTeo nella terza tauola della fua A*
condo il Filofofo
notomia,6c Galeno \ib.^. de vfu^aru
Senjìbile pofitum fufra finferìum non facitftnfa-
tionem . Porta al collo la Collana d'ero per figni-^
Ma ci fi mezzo che l'aria Te
ricerca quefìo ficare il Diletto grandiflìmoche porge qucfto
bene puoi anco l'acqua, òaltro corpo
effere metallo il quale è defideraio da tutti, 6c come 1

Djafano>comebeni{Iìmo fanno tutti i Filofo- dice il Poeta Auri [aera fameSi cflendo che l

fi onde Alellandro Afrodifeo tra li altri dice é il più nobile de tutti gli altri , onde li Anti-
nel Commento 3. de Anima . chi nelli loro facrifitij foleusno donare le cor-
Fi/io fiteo qttvd fenforium colores €xcifìt& na alle vittime penfando di fare cofa grata alU
fef€ colortbus fimile pr^iéet» volendo dire che loro falfi Dei come dire Plinio lib.33'"p-3»
ticeuelel'pciie decolori moltiplicate perl'a- cflendo il detto metallo naturalmente chiaro,
i:iache e tià il fenfibiiej Si il fenforio. luccnrc, virtuofo,& confottariuo,di manie-
Ilfetifodcl vifoè tràiuitiii piò nobiIe,& ra che li Fifici Io danno nelle infermità del cuo
pregiato,^ per qucfto la natura ha fatti li oc- rej& alli moribondi per vigoraie la virtù vita-
chi in luoco eminente cioè in capo nella parte le per vn foprano aiuto, oltre che gli rappre-
anteriore verfo la quale i'hucmo fi mout ,& li fenta il Sole Luce nobilidìmafapendoficbe
i>à n-wniti per lorficure«zadipalpebrc,Ciglia n on e cofa alcuna al mondopiù grata vai^ ì,5c
dilù- ,
., ,

Libro Primo* ^53


6i!ctteuole della laccPerò dice la facra Sctit- predotta la natura 'così fp5gofa,& laflfa acciò
turache rhuomo giufto, e Santo farà aflbmi- potelTe in fc riceuere tutti h fapori, i quali fi
gliatoà roro,& alla luce , ohca tutte quefte producono nelle cofecomeffibili,dalle prime
prerogatiue ne adduce anco altre Plinio nello &
feconde qualità, cbeinede fi ritrouano, il
co citato, & fono, che l'oro non fi confuma^ al che come fi facci per effere dichiarato da Pia- .

fuoco come li altri metalli , anzi quanto più è tone nel Timeo,tralafciO)baftami hauet ac^f^
dal fuoco circondato più fi affina, & quefte è nato che il gufto fi fa nella lingua con quei
la proua della bontà dell'oro, che in mezzo al neruetti che habbiamo detto, il che volendo
fuoco da d'vn iftcflo colore del fuoco, oc per- anco Lattantio Firmiano CcciiTcNamquodad
ciò la Scrittura in perfona de i Giu{li,& Marti fapores attinet capiendos fallitur quifquis hunc
ti diChrifto dice Jgm ms examinaflificM exa" fenfum palato inejfe arbitratur, lingua efì enim
mwaturArgentur»y& aurumt Vn'attta caufa qua fapores fentiur4ur,nec tamen tota.nam par»
del prezzo di quefto metallo è che non fi io- tes eius, qm funt ab vtroq; latere tenerioreì fa--
gra cosi facilmente come li altri metalli, de pores fHbtiltJfiìnos fenjibtts trahunt
che fi ftende » &
fi diuide quafi in infinito La Liraè fimbolo deirvditcersendoche la
non perdendo mai'il fuo valore , Hora fé l'o- Lira ha due buchi arcati che fignifìcano i'orec
ro, è in tanto pregio appoi mortali non fa- chia»& rvdire,perciòchefi come nella Lira
ta mcrauigiia fc con quello habbiarao rap- tocche quelle corde,& quelli nerui l'aria vici-
prefentato il Diletto delli auari , oltre che na cómofsarifpondeà quei duibuchù&ripet
le richezze feruono per procacciare quanto fi cotendo nel concauo di efsa doue è anco rin-
puòdefiderate per tutte le fotte de i Diletti» chiufa l'aria,manda fuora il fuono, così la vo-
Onde Platone nel loco citato de Republica ce mouendo l'aria fuor delle noftre orecchie
parlando della terza fpetie del Diletto dice (non efsendo altro la voce» o fuono chevna
Tertiarrk vero prof ter varietatetft vno mn percofsa d'aria fecondo Arifì. ) la fpinge ne i
pùtHimus proprio .ipfìuiVocabulo nominare» [ed forami di quelle^Ia quale accoftata ad'vna cec
ex eoquod in fecominetmaximti vehementijfi' ta pellecina ftefa come vn tamburo douefono
mftmque cocupifcibile appellauimtts» proptervc' di cófenfo di tutti li Anatomici due cfsetti de
hementiam earum cupiditatem quA ad cihu pò» quali rafsembra vn ancudine,& l'altro vn raat
tttmcii &
venerea rapium>& adea% quA ijìa fé- telio,dibattendofi per la forza dell'aria efìerio
qunntur: Nec mn auaru co^nominauimus,qu6- re mezzana deli'vdiro percote,& ribomba in
niam pfcttnijs maxime httiufmodi res expletur. vna certa aria naturale, che ftà di dentro rin-
jìtque fi notti hoc pecunìaru» & lucri cupidum chiufa fin dal principio del noftro nafcere, &
nominemus relie admodumappellabimustac [i per mezzo di vn neruetto della terza coniuga
roluptatem affe^umque lucri dixerimus ej[e tioneche vàalcerueiIo,doue ftanno tutte le
La lingua che per pendente à detta colla- facultà animali,fi fa l'vdito come teftifica Ga-
na dinota il gufto, il quale hanno tutti li ani- leno lib.z.& i6,de tfu partium humanorum»
mali, la lingua dell'huomo fé bene è vnita, & L'vdito è vn fenfo nobiliffimo &
concorre
cónexajè perògeminaia,6c doppia,come tut- con il vedere, entrando per gl'occhi nell'ani-
ti li altri inftromenti de i fenfi come dice Ga- &
mo le imagini delle cofe, per li orecchi i
leno nel hb.i.devfupartiuM;Sc ha tre forte de concetti altrui infieme con le parole,de quali
mufculi, de quali alcuni s'alzano verfo il pala- due fentimenti tanto più giouano gli orecchi
to, altri rabbafl'ano>&; altri la giriuoltanoVer- quanto percITì pafsanolefenrenze dell'vno
fo arabi i lari. Ha anco due forti de nerui,vno all'animo dell'altro, &
oue le cofe che fi ap-
che vien dalla fettima coniugatione del Cet- prendono per li occhi fono come voci mute,
uello, & dà il motto volontario alli detti mu- cofi odono le orecchie le voci viuc, però &
fculi, L'altr?t dallaterza coniugatione quali fi diceua Xerfe, che l'animo habiraua nelle
difpergono per la prima tunica della lingua orecchie perche egli delle buone parole fi
per diilinguere ifapori che le fi ofFerifcono,& rallegraua, & delle cattiue fidoleua.
qaefti nerui fono il fcnforio del guftcde qua- Et cófideràdo gli Antichi l'vtile che appor-
liancora ne fono fparfi perii palato. Il mez- tauano l'orecchie ai fapere credeuano che
zo poiché è neceflario in tutti i fenfi è la pro- fufsero cófacrateallà Snpicnza,<5< alla Prudé-
pria carne della lingua» aperta! eftaxol'hà za.Laonde qualóquc volra veniuano loro in-
con*
. .

5f4 Iconolc^tfl
contro i figlfticvH lor banano ì baci neIJc otco La fpacia cinta al fianco fignìfic»a Diletta
chie.come volelleic«fom«T>amentc accaiczra- «fegVambJiiolì^ò iraicibiUjCju- ìihawioper tot
ce quella p-rte dalia-quale fperauano che i fi- fcopc la Potcnti.',Gloria»& Virtcria <pLli tut
gliuoli falleco pec appcendcre il Capere; onde te cofeii acÉjuift flo con Tarmi
C10I non doucreflìmohavict altro gufto che m
Il hbio di Mufica non folo d-notai! Canio

'C^^K^'f^'^^ '"^ fcmircla parola di Dio obcden- pcril^''nrimentodcllVd!to,màilgufto>&©i*


•doàlìaw Mattheoal z.^B^^r* qmatuiitint ver' Ietto g rad rflìmO) chir^ndcla Murica>Onde
éuff^D^h&citlf^dtuKt illudi Et San Berna» do Socrate diaì>ntfid.^r*1!*OracaIodi ApoHinc»
in vna cita cpiftola diee . ^urii hénaefi^-^ua -chefare cgH doeeua per edere fetioe*Gii fu ri»
<

(létnter «ndtt vtUtat frHdenur difcernit audftit» (poftochcegli i.-Tipn^flela K1 u (ìc a >-! acquale
^heditnttr operAtnr intclk^a* anco Afiftotelcncft Politicai'^ po^c fra le di»
Hotaeflendo l'orecchia tanto nobile none fcipline llluftri>& 8cro«ldoin vn 'uaOratio
mctauigliachc gli Antichi la figuraflero con ne lodandola dice Mu[ka adeo detulahiliè
la Lira con>e dice Pieno Valcriano àilibro^a tjìtVitms dulcedftje^in^ capiCfitHr, pec &
-dei Gerogiifìci) emendo anco kLira appreso nja,;gi >t confìdetationc rElcganccFilafìtat»
igli Antichi itì. gran vcneratione, onde Topra- naf raiiegacnti effetti dj<juella m?r «igliofi.
<uanoàcantatdottj{{tme Poeiiefolo aliamen- Aiu[ica méit^tihus 'admitwarfirem hiUreè
te d'huomini gcandi ejfecit hilarìòr^ì atnatorem ealidiorcmrrtligio-m
Si dipinge la tnano alta con il pietre come fum ad Deum laudandum^arattorem eadenti^
Ccctro per denotare il fenfo del tatto, perche ^artfs rmribus accomodata anitnoi-AHdUQmrit
l'huomo hàil doiTHHte}& fuperaq^^ fì voglia ^ocun^tmlt fenfkntrabtt»
animale (^ erqtniitezza dique^o CenC©* ellen- Er fiiialmf nte il Regio Profeta drcc,
-do temperatiliìnro tr^ curti gli altri, <]Ual reta* Cantate Domine CatuiùHnouHm&c^i ntioQO»
l^ecaraento è ncceirario neltatto.douédo giu- f[ditte > Dojvtfnoìn Citkara^ voce Pfolrni,
#icsis5m£tJ^le qualità tanto prime, quanto €e- Le Colonabe neil iguififopra irtta ftgt)jfi««
condGì-Le;pcitne fono il caldo, il freddo, rhu- canofl Diletto atnoroio> quale è il tnaggiece
mido, ócil feccQj Et ie feconde fono il mollcj. tra torti i Dilettiantepofto anco da Platone*
«duro, morbido5;pungcotej & altri fimili & à tatti li a^ri gulli nel libro detto C^nài*
Et però dilTe Cicerone fscondo de Natura mam fìfisée AmóTC dicendo.
Dearum taHits tato carpare Aquabilker fuftts NhIU yolitpAUm effe amore fotemì^tmi
€fli tn omms*^htsemmjqiiemmiosy'& fri^wis, & e anco dcchiaraco da vn'altco bell'ingegao
^ caloris appfilftts fenttrs fojftmus. in ijuefti vcrfi.
Ma fé bene diffufo per tutto il corpo? nofì-
Topati^ Or», Ktiiin,peri«, e Zefiri
dinaeneftàprincipalmentenelie mani clTen-
^t-eiotktitmiHtd'%HAfohk itnn0££Ì(V fr«^
<io dette mani create pec apprendere-, &ioc- Val nuH* appo ti T kefir o.
"Caie ogni cofa neceffaria all'Htioni hum-jnc Che fole in terva M
prtgi6%
temperatjffìfnc&in particolare il ditoìncH- Cheben chi i»talhor m'fi
ce, èi però non è n>crauiglia fe per ogni mini- f)H*lche cofu di c»n tunto f$t9
.

ano eccedo ài dette qualità fi genera il d®lo- Lt i-iecéezzt, cut Amor vitole ch'tifplfi
'ie>Comcpcti!<rontcaEÌoiocc3n:'o cofe gra- 'Qht nulla altra vnghcK.i.a ti wm'mgofnilit
te al dcKo fenfb ^topeKionaiefi g-neca ga- Ch'o/èurmi pare v vile
fìo>& Diletto.
£' « penaiaUer di prtgi» vna Ueu'ombra •
11 libro intitolato Artfiotdh lignifica il gu- O I I. 1 G E M « a;
•flo.&il Diletto del Filofof. Ile» ò rrìtiocnare
"fìando fondatofopta rimparaie, ilchc ó eller- DOnna veftira ài rollo, die nella matì^
citafecondoPiatoneconqusi cinque mezti detttatcngbi vno fpc:onc,i^flCÌlafiirf*
che ho detto ài foipra^cioè 6mdstto>Efperien- ftta vn'horologi.j.
aajPrudenza,Ragione,& Verità^ Et perche Dilic;ézac vn defidcnocfficacc difartJiwU
And. ha nelle fue opcte di ®;^nicofa appatte- che cof per vederne d fìu *
1 .

nentcalia Ftiofoiia trattato, iticrkafnentc le lì L'horo!( gir;,&: Io (pv(.»)cnu'ftrano iduetf«


dà il detto titolo, onde dille il Petrarca. fctti della Diligenza; i*v n de quali è il tcrtipò

'C&^altro Dfl€liQ{:h'im^r^rNW trom>. ìifaafìza(«4'aluo èloiùfuoiu^ddquale vengo^


-
-
^^
. . -
LH^ro Primo» tf5
meàt(^mo^ pet-
fìOiBckacì gfakti à fare ii sa, & lo perone quello che fa fè nafcercafi^^
chtU tempo èqucUo che roifura h Di%enw pinge detta figura con qucftc due cofe»

N x»«~

Del Sig*©io.Zaratiiio Gaftellini


^^^^^
grfi appreffo StoKeo che e ptu vtilfe?
c2ie vn hnoao j'ngcgtuì . Drliz^n^ in"
dufina vttlior qmm bonum hin mum ^

E anco più comcner; -tabik ? «j»lt;Ilo,ch«


fi acquift.\conindiirtr/a,e Diligenza^
chff per fortuna > & acafcief^. ftii-

dio, induRna>& DiligeozaTt bqualé-


Vùle molto in ogni cof3 9 e nulla cid
che pei ìé. non fi confeguirca, atte—
foche da lei T^Ia tutte le altre virtù li
conteogonoi.come nel fecondo dell
Ocacorc aderifcc Cicerone. Ddigemii».
in onmiym rebus plunmumvdet, h^a
pmcipff^- colenda efé nohis hi^c fsmpeir
adhtbendai htecnt^jìlejiy qmd ajfé^ mn
qualar : quiavnavirtutereliquA ornaci
virtutes cominentur. La diligente in-
duftna»ouero l'induftciofa Diligenza»,
incrcggcrc» fcicgliere» e capate i\ vsà^
gliore viea i^utatadall'Apc che vol^
(<>pr;i il Timojilquale è di due forte>fe-

Gondò Tauttot ita di Pi)n!o,voo cHeiia*»-


fce nei colli Btinco dt4;adke legnoi^»:.
l'altEo e pocopiù negcetto diSor neros;
P^ucaccontl trattato della tranquiilitài
dell'animo rifctifee che è hcrba bru*»
DOnnadiviuaceafpettojtenganelfama- fehilltma » & andiffimar &. nondiracno»
no defìra vn rarao éì Thimo* fopra il- da quella pfendt)no Ti^pi il tnclè » l'appli-
^uale voli vn 'ape» nella man finifìra tenga vn^ ca egli à^gif Haominir.generofi di cuore che
«ronco di Arcandola vinto con vn diMoto^ dail'auuerfiià ne cauano v<ilè . Momims coy=
Gelfo, alli piedi ftia vn gallo che rui^' dàtiiftcftì Apibus wslpr^bet thynms» aeerrimAà
La Diligenza è dsiu fecondo alcuniiÀi^/i- &aridi/fimaJieybatitat rebus aduerfiffimtsf**
gendoychi: fignifi; a; amare, perche le cofcsche pe numsro €ùnuenie3'iS aliqttidì Or cemmodum*
amiamo ci fono dilette» the perèponiamo o- decsrpuìii; Ma noil'appiichiamo àgl'huomi»-
gni diligenzain confeguirlcipropottionata c- ni Diligenti, chrèon Diligenza j iadùftria! &
timologia, ma non Germana, poiché la Diìi- ne i loro negoii) traggano dacofe aride»e di^
gcza è deriuatadalla ^occLego, ouezo Dslègoi ficultofc quello chcèpiù vcìiè> 6$^ meglio pes:
in quel fenfo che fignificafcieglietc » Marco loro* coraerapc indaftric)fa>6£ diligente, che:;
Varr'^ne nrlqujnto della lingua Latina Able-^ dal Timo brufco,& arido catcoglic dolce hu^
^ndo Ugio Cr diligeKS,& deUfius. II nriedefimo more rdelTimo alle Api g^aec-veggafiin più:
afF-r:n-:i Mjvco Tullio nel fecondo«2>i? »«?»rA laeghi PlinJce Thcofrafto . La Diligenza pi-
lìkorum Adiligedo dilìgentesì^xq^qM dfligé- gliafi anco per l'àflìduità, i«c folieeitudfne^ca-
irfce^liono petloro il iueglio,sÌ che là Drligé- me da Ssn Tomafo in 1. 1. quefiione J4,art5.
»aè i'induftria, che poniamo in eleggete, e I. Eji'aiiiem DUigentia -idim quod- folicttudo^
fciegliere quello che CI cpiùefpediente nelle ideo reqturiiur in omni vinut'^> ficttt etiam^ fph^
9iaike.auioni>la quale diligente. indul^iia ìt^ mudo» Et P€j;cheaJcunif es voler effctcDili»^
gitasi»-
. . »

1^6 Iconologìa
genti, Se folleciti, fono troppo aflfìdui, fret- & altri fiorifce, e per queRo è riputato il Moro
tolofi vogliamo a uuertitc che la Diligenza fo- piiì fauio de gl'altri arbori . Plinio Ub. 1 6. cap.
uctchiaèvitiofa, perche à gli huomini è ne- 1$. Jldorti ttouifflmè vrbanorum germinai, nec
cefsario tiporo,& la reiafsatione d'anime,U
il niftexa^lofrigorerob iddiUa fapienti^ma ar-
quale rinforza le forze. Se rinuoua la ftanc^ borum Cofi fiipientifiìmo farà liputato colui
:

iTìA^oria . Ouidio nella quarta Epifìola che vnirà la preftezza con la tardanza tra le
^
H*e repAfAt v'trts, fejfaqut memha ìeuAf quali confitte la Diligenza . Il gallo è animalfe^
Areus, ^AtmatttAtihifuntimitaniia D*an£y follecito, & diligente, p et fcftefio, in atto poi'
Si numquam cejfes tendere» moUis erit di rufpare dinioltra l'attione della Diligenza»
Ilqual liporo negli (ludi), maflìmamente è perche il Gallo rantorufpa per terra, fin che
nece&ar'o> poiché laftanca mente non può troua quel che defidera, Sc difcerne da grmu-
difccrnere il meglio per cflere confufa, e per- tili grani della poluere gli vtili grani del Tuo

turbata . Protogene Pittore famofo di Rodi> cibo . Aufonio Poeta fcriuendo à Simmaco
fé non fiifTe ftato tanto a(fiduo»& troppo dili- foprail ternario numero, difiè come per Pro-
gente nello ftudio del dipingere, farebbe fta- uetbioil Gallo d'Euclione, volendo fignifìca-
to in ogni parte più eccellente > Se vguale ad re vn'efatta Diligenza, il qua! Prouerbio leg-
Apelle, il quale riprendeua detto Protogenc gefi ne gli kàzgxyCallinaceum Eudionìs Pro»
che non fapeua leuar la mano di tauoladddi- uerbio dtxttf qui folet omnia dtligenttjfime per»
pingere, onde la troppo Diligenza è nociua, quirere,& inuefligare, ne pulmfctdo qutdemre*
come dice Plinio lib.^^.cap. io. ragionando iiflo, donec id intienerit» quod exquifita cura
d'Apelle . Dixit enim omnia ftbi cum ilio paria conquifìerat .

tffe» atitilli weliora» fedvnofe pr^ftard quod


vnanum tlle de tabula nefetret toUere, memora-
DISCORDIA.
bili prAceptOìnocere fdipe ntmiam diligentiam DOnna in forma di furia infernale, veftfra
. Et però non fi deue efscre frettolcfo nelli fuoi di vari) colori, farà (capigliata, capelli li

negotì & ftudij, ne fi deue niuno iaflàr cra- faranno di più colori, & vi faranno n^fcolali
fportat dal defiderio di vedere la fine della ia- di molli ferpi, haueràcinra La fronte d'alcune
tentione fuaimà deue efsereconfiderato,cau- bende infanguinate, nella deftra mano iena
10» &
follccico infieme,sì che la Diligenza de- vn fucile d'accendere il fuoco. Se vna pietra
lie efsere con maturità mifta,e pofta tra la tar- focaia, Snella finiftra vn fafcio difcritture»
danza,& la preftezza, dalle quali fi forma vna fopra le quali vi fiano fcritte citationi, efami-
lodata, & matura Diligenza. Onde hcnifli* ni, procure» &
cofe tali.
modice Aulo Gelliolib.io. c-'p. 1 1. Adrem Difcordia è vn moto alterariuo dciranimo,'
Agetidam fìmul adhih&atur, Sc indusiridi celeri' Se de' fenfi, che nafce dalle varie operazioni
tasy & D.iltgenti(& Di-
tarditas . Qiicfta si fatta de gl'h uomini» &
gl'induce à nimi;itia: le
ligenza Augufto col granchio, Sc la
la figurò caufe fono,ambitione,fere d'hauere, difTimi-
farfalla, hauendo fcmpre in bocca quel detta litudinc di nature, ftat), ptofcflìoni, compleC-
vulgato . Feftina lente. Tito Vefpafiano k fi- fioni, &nationi . I varij colori delia veftc fo-
gurò col Delfino auuolro intorno all'ancho- noivarij pareti de glihuomini,da' quali nafce
la. Paolo Terzo, con vn ?ardo Camaleonte la Difcordia, come non fi trouano due perfi-
anncfiò col veloce Delfino. Il Gran Duca ne del medefirao parere m tutte le cofe, cofi
Cofmo eoa vna Tcftudine, ò Tartaruca che ne anche è luogo tanto fcIirario>ancorchc dx
dir vogliamo * con voavcla fopraj Sc noi col fiochiffiroa gente habitaro , che in elio non fi
tronco d'Amancìbla vnito con vno di Moro afcr vedere la Difcordia» però difièto alcuni
Celfo: perche l'Amandolo è il primo à fiorire. Filofofi.ch'ella era vn principio di tutte le co-
Plinio Floret prima omnium Amigdala menfe fe naturali, chiara cofa è, che fé fra gl'huomi-
lanuanoi Si chtépiùfollecitodeglialtri. Se ni fofievn'intiera concordia, che gl'elementi
come fie£tQlofo,6iftoIto manda fuora i fiori feguidero il medefimo tenore, che faremmo
nell'inu erno,ondetofto priuo ne rimane dal- priui di quanto ha di buono, e di bello il mo-
l'afpentà del tempo,& però bifogna vnire la do,e la natura . Ma quella Difcordia,che ten»
follecira Diligenza con latardanza,della qua de alla diftruttioncj e non alla conferuations
Icn'è fiinbo/q il J/yto,perchc più t^tdi degl'-, del benpublico» fi de(je liputar cofa molto
abonai»

/ - ^.
. . . . . . .t

Libro Primo* 157


abomincuole.Pcrò fi dipingono le fcrpi aquc La tonohhikt vtfiif di eclor cento

fta figura, petciochefon i


cattiui penhcri, i Wtittoàltfieineguali, & infinite»
C^hor la eopronOt hor nò, ch'i puffi^ t*ì veiitff)
quali partoriti dalla Difcotdia,fon fempre cin-
Le giano «prendo, ch'erano fdrufdte»
ti, e circondati dalla
morte degli huomini, e
Il erm haue* qual d'oro, e qual d'argento
dalla diftruttionc dellt famiglicper via di fan-
lEntritebigihatttr pmreanolite ^^^
gue, e di fcritc,& per quefta medefima
ragio-
Altri in treccia, altri in najlre, eran Haccoltf^
però Virgilio
ne gii fi benda la fronte, diflc iiioltt alle ^alle, alcuni al petto fiiolti

Anneda, • firinit alU Dtfcorditt f»x,K,M


II mantice, che tiene, con il vafo di ftioco^
il erin vipereo fanfftimfit bende mo(lrano,ch'ella deriua, dai CófRo delle male
Et r Ariofto del fuciIe,parlàdo<lelIa Difcordia. lingue,& dall'ira fomentata ne* petti humani,
Dilli ehel'tfc»,e'lfneit feto prtnda, Difcordia .

.^ nel campo de Mori fuoco 4C(tnd0,


il

E quel che fegue.Dicefi anco,che la Difcor-


DOnna con il capo alto, le labbra liuidc»
fmorte, gli occhi biechi,guafìi>& picill
dia è vn fuoco, che arde ogni buon vfo, pec- di lagrime, le mani in atto di muouetle di có-
che come fcegàdofi infieme il fucile,& la pie- tinuo con vn coltello cacciato nel petto> cori
tra fanno fuoco, cofi contrattando gl'animi le gambe, e piedi fottili,&inuoltain foltiffi-
pertinaci» accendono l'ira mancbbia,cheà guifadi rete la circondi, &
Lcfcritturc nel modo, che dicemmojfigni- cofiladipinfeAriftide. Difcordia.
fìcano gli animi difcordi di coloro, che litiga- Come è defcritta da Petronio arbitro Satirico
no, che bene fpeflò per tale effetto confuma- con li feguenti verfì.
no la robba, 6c la vita IÌJtremuere tuia, ac fciffo difcordia crine
Difcordia* Extulit ad fuperes Stygiutn caput, huius in ore

DOnna come di fopra, con capelli


veftita, Concretus fanguis. contuftque lumina feiant.
di vari) colori, con la mano deftra tenga Stabant irati fcabra rubigine dentet
vn mantice^ con la finiftra vn vafo di fuoco. Tubo lingua fiuens, ohfeffa draconibus era
Atqutinter torto laeeratam pedo re v'Jlem 9
La varietà de' colori fignifica la varietà de
Sanguiheam tremula quatiebat lampada dextral
granimi>come s'è detto, però l'Ariofto fcrifle.

DI S C R E T T 1 O N E.
& waS
DOnna d'età, d'afpetto
tronale hauerà la vefte d'oro,&:
il manto di colore pauonazzoj terrà il
capo alquanto chino* dalla banda fi-

niftra, & il braccio finiftro raccolto


in alto,& la mano aperta in atto d'ha»
uere compaflione altrui, terrà con la
mano deftra il regolo Icsbio dipiom-
bo,&appreflovi farà vn Camello à
giacere fu le ginocchia
Si rapprefenta d'età, & di afpetto
-matronale percioche nell'età pcrfet*
taèilgiuditic&la Difcrettione, &
però S.Bcrnardo parlando della Di
fcretiionccc si àwtAdatervirtMnm»
L'habito d'oro, oc il manto pauo-
nazzo non folo ne figniiìca la pru-
denza, &
la grauità, ma la retta ragio-

ne circa la verità delle cofegiufte che


fitrouano nell'huomo buono» ài» &
fcretoonde S.Tom.j. fent.d1rt.33.
q.i.art.5. Difcretio pertmet ad pru»
demiami& e[i genetri\> cufto,mod(ra-
tnxque vittutum
Tiene il capo alqur^nto chino dalla
patte
. .

158 Iconologia
parte finiftra: & il braccio finiflro raccolto in fìitia.edendo ella fondata con giuditio5& ac-
alto, clamano aperta in atto di hauec com- compagnata come babbiamo detto dall'Equi
paflìone altrui petciocbeAiifìotcle nel 6 del- tàdicui quanto più puòc vetaeflccutrice À-
J'Ertica dice, che il difcreto facilmente s'ac- fift. nel s- deli Enea.
comodain hauer compaflìone à chi erra, & Gli dipinge à canto il Camello nella
fi

cMuona giuditiofamenre certe impcrfcttioni guifa che babbiamo detto per dimoOrarc
Immane à coloro ne quali fitrouano. la Difcrcta natura di detto animale > eften*
Tiene con la defìra mano il regolo lesbio do che non porta maggior pefo di quello
di^iomboiper dimoftrare che l'huomo difcrc che le fue forze comportano j perciò à &
To ollerua con ogni diligenza l'equità non al- immiratione di quefto animale !*buomo che
trimenti di quello che mcftra l'opera di detto ragioneuole dcue difcrrtamcnte operar
fìromcnto, il quale foltuano adoperare i LeC- bene , percioche tutto quello che farà con
bijà mifurarc le fabriche loro, fatte à pietre a- DjfcretJone è vjitù, all'incontro tutto quel-
bugne le quali fpianauanofolodifopratd^ di lo che farà fenza Difcretione è vitio » còme
fotto,& per edet detto tegolo di piombo fi pie bcnjfìhmo dice Ifidoro libro 6. de finod*
ga fecondo l'altezza, &ba(rczza delle pietre, Quicquid boni cum Difcretione feceris virtus
ma però non cfce mai dal dritto. Cofi la retta efi quicquid fine . difcretione geffens vttiun»
Difcretione fi piega airiraperfcttione huma- eft, yirtus enim indifcreta prò vitto reptt^
najmà però non elee mai dal dritto della Giu- tatnr .

D I S S N O.
tia proportfonale di tutte le cofe vifibf-
li,& terminate in grandezza con la po-
tenza di potla in vfo . Si fa giouane d'a-
fpctto nobile» perche è il ncruo di tut-
te le cofe fattibili, &
piaceuoli per via
di bellezza, percioche tutte le cofe fat-
te dall'arte dicono più,
fi &
meno bel-
le, fi-condo che hanno più, £c meno

Diflegno, &
la bellezza della forma,
humana nella giouentù fiotifce prin-
cipalmente. Sì può ancora fare d'età
virile, come età petfetta.quanto al Di-,
fcorfo, che non precipita le cofe, come
la giouentù, Se non lo tiene come la
vecchiezza irrefjlute . Pottcbbefi an-
co far vecchio, &
canato come padre
della Pittura,Scoltuta,&: Atcbitettura>
com'anco perche non fi acquifta gia-
mai il Difssgno perfertaraente fino al-

l'vltimo dell'età, e perche è l'honore di


manuali.c l'honore alla
tutti gli artefici
vecchiezza di che all'altra età di ragio-
ne pare che conuenga : Si fa il Difse-
gnovcftito, perche pochi fono che lo
vedano ignudo, cioè che fappiano m-
titrr.imentc lefueragioni,fencn quan-

VN Giouant- d'.'*fpetro iiòbilifìTimo,


fìiiod'vn vago, ói ricco drappo, che
vc- to l'infegnal'efperienzu, la qu.ile è
drappo ventilato da perche fece ndo
i vt-nti,
come vn

con la dcftra mano tenghi vn compaHo> oc dtucrfe opcrationi, &


diueifi cofìumi <ii tem-
con In finifìra vn fpcccluo pi, e luochi fi muoue . Il compufso dimofìra
Difsegno fi può dire che efso fiavna noti-. che li Difsegno confitte nelle mifu te, le quali
foro
,

Libro Primo t 159


fonoalrhoralodeuoli. quando fra loro fono ancora l'opera deirintclletto, però ragione-
proportionali fecondo le ragioni del doppio, uolmente a gli buomini che poffìedono il
metta, terzo, è quarto, che fono coraraenfu- DilTegnofi fuoledar molta lode, l'iftefla &
rabili d'vno, due, tre, &
quatto, nel quale nu- lode conucneuolmente fi cerca per quella via
mero fi tiftringono tutte le proportioni,come come ancora perche la natura ha poche cofe
fi dimofÌtancli'Arirraetica,&: nella Muficaj& perfcttcpochi fono qu elli che artiuano à toc-
per confeguenza tutto il Di(Tegno,onde con- care il fegno in quella ampi {lima profelTìo-
fifte neceflariamente in diuetfe linee di diuer- ne, che però foifi nella noÀra lingua vien e-
fagrandezza,ò lontananza. Lo fpecchìofi- fprefla con quella voce Diffegno. Molte più
gnifica come il Diffegno appartiene à quel- cofe fi potrebbono dire, ma per tener la folita
l'organo interiore dell'anima,quale fantafia fi breuità quello balli, & chi vorrà vederne più,
dice>quafiluocodeiriraagini,perciochcnel- potrà legger il libro intitolato l'Ellafi del Sig.
l'immaginatiua fi ferbono tutte le forme del» FuluioMariotelli, che farà di giorno in gior-
le cofe. Se fecondo la fua apprenfionc fi dico- no alle llampe, opera veramente di grandiffi-
no belle, & non belle, come ha dimoftrato il maconfiderationc»
g ignor F^luio Maiiotc lli in alcuni fuoj[ di- Diffegno.
'

fcorfi, onde quello che vuole pciiertamente potrà dipingere li Di(Tègno(pere(Terpa*-


podcdere Dillegno, è neccdario ch'habbia
il
SIdfc delia Scukura,Pittuca,& Archittetu-
i'imaginatiua perfetta, non maculata, non di- ra)con tre r^fte vguali. e fimi li, & che con le
ftinta, non ofcurata, ma netta, chiara, & ca- manitenghi diuetfi illtonienti conueneuoli
pace rettaméte di tutte le cofe fecondo la fua alle fopradette arti,& perche quella pittura
natura, onde perche fignifica huomo bene per fc ftelTa è chiara, mi pare fopra di effa noa
organizato in quella patte, dalia quale pende farfi altra dichiaraiione.

DISPREGIO DEL MONDO.


^^^^^ T* T Vomo d'età virile,armato,coit

X JL vn ramo di Palma nella fini-


itia mano, & nella delira con vn'ha-
ila, tenendo il capo riuolto verfo il

Ciclo farà coronato d'alloro,e calchi


con li piedi vna corona d*oro con Vr
no Scettro .^ ?

Difpieggio del Mondo altro na


11

è, che hauer à noia, &


llimar vile le
ricchezze,&gli honori di quella vi-
ta mortale, per confeguir li beni del-
la vita eterna. 11 che fi montanello

{ Scettro, & nella Corona calpellata


Tien la tella volta vetfoil Cielo,

perche tal Difpregio nafce da pen-


fieri,e llimoli Santi,e drizzati in DiO'
foio-
si dipinge armato, petche nós'ar-
riua à tanta petfertione fenzala guer
ra, che fa con la ragione il fenfo aiu-
tato dalle potenze infernali, e da gl'-
huomini federati lor miniftri de"
quali al fincreftandoviteoriofo me-
rrtamente corona d'alloro, hauen-
fi

do lafciato à dietro di gran lunga co-


loro» che per vie torte s'affrettano à
perù e-
. . . . ..

i6o Iconologìa
peruenire faifamente credendo»
alla felicità» molti luoghi, ponédo le rofe»& altri odori per
che eda Ha pofla in vna breue»
e vana rappre- &
de' cofìami . Pecò la
la fìncerità della vita,
fentatione di cofe piaceuoli à guQi lorojonde Spofa nella Cantica ,diceua che l'odore del
l'Apoftolo ben diflc . Non coronabitur nipqui Spofo» cioè deU'huomo vittuofo, chcviuc fe-
Ugitime certauerit . condo Dio, era fimile all'odore d'vn campo-
DISPREGIO DELLA VIRTV*. pieno di fiori

HVomo veflito di color di verderame»


DtSPESlATXOtlE.
nella finiftra mano uen'vn atdiolo,e co DOnna veftita di beneccino,tenga
che al tiri

la deftra li fa carezze, à canto vi farà vn porco, bianco,nella finiftra vn ra-mano


il quale calpeQi rofe» &fiori mo di ciprefisot con vn pugnale détto del pct»
Ilcolor del vedimento fìgnifìca malignità co»ouero vncoltello» ftatà in atto quafi dtca«
della mentei la qual'è radice del Oirpiegio dere,6c in terra vi farà vn compafso rotto
della virtù» OC di amare il vitio» il che chiaro (ì Il color berrettino fign'ficaDifperation e.
modra per le carezze>che fa aIi'ardioIo»il qua- II ramo del ciprcfeo ne dimoftra, che sì co-

le e vccello colmo d'inganno, & d'infiniti vi- me il detto albero tagliato non riforge» ò dà
lij» come ne fa teftimonio l'Alciato ne gl'Em- VÌrgulti,cofì rhuomodatofi in preda alla Di-
blemi» da noi fpeflo citato per la Diligenza fpetatione cflinge in fé ogni feme di virtù, &C
dell'Autore» &per l'efquifitezza delle cofe à di operationi degne, &
illuftri
doftro propofito. Fùvfanza preiroàgl'Egiti)» Il Compafso rotto il qual è per tetra» mo-
quado voleuano rapprefentare vn mal coHu- fìra la ragione del Difpctato efsete venuta
mato dipingere vn porco» che calpedafle le meno, ne hauer più l'vfo rerto, giufto. Se &
tofe. Al che fi conforma la Sacra Scrittura in perciò fi rapprefentacol coltello nel petto

DISPREZZO, ET DISTRVTTIONE ,DEI


piaceri» & cattiui affetti»

HVomo armato,& cotonato d'vn»


ghirlanda di'lauro,che ftiain at-
to di combattere à
con vn fcrpcnte , &
canto vi fia vna Cicogna, à piedi dell* i

quale vi fieno diuerfe ferpi» che flijno


inatto di combattere con derra Cico-
gna, ma fi veda, che da cffa reftino ofc
fcfc con il becco, &
con li piedi
Si dipinge armaio,& con ilferpentc»
pcrcioche chi è Difprczzatore, Di- &
ftruttoredei piaceri, 8c cattiui effetti,,

conuiene che d'animo forte,


fia vir- &
tuofo. Gli fi dipinge la Cicogna,coroe
dicemo.elTcndo ch'ella cominuauìen-*
te fa guerra coni ferpi, i quali animili
fono talmente terrcni,chc fempre van»
no col corpo per terra, &
fempre dan-
no à quella congiunti, onero fi afcon*
dono nelle più fccrere fpelonche di
quella} onde per l'imaginedi quefio
vccello, che diuorii ferpi, fi moftra l'a-

nimo il quale difprezza le delitie del


mondo, & che dafc rimuoue, & affar-
io toglie via I defideri} sfrenati , & gli
afletti icucni fignifìcati per \i veneno^
ferpi.
.

Libro Primo* 1^1


DISTINTIONE DEL BENE, ET DEL MALB.
fio Prouerbio appteflb Galeno.5'r«<f
H ad cribrtfm , Li f»cecdoii Egitij
'
pn apprendere con fagace coniet-
tura II vaticinijjfoleuano pigliare va
Cnucllo in mancfopta che veggafi
gli ;jdagijin quel detto ptefo da%e
ci KOaraìveà !^etv7ivcr<t0-iz ,Cribro S^
uinare . II taftrello che tiene dall'al-
tra roano , ha la medcfima ptoptie-
tà,perche di tal ftfomento fcruefi 1-
agricolcote pet purgarci capi dall'-
hetbe nociue, &
radere via le fefta-
chc,e ftcppie da prati, impetcioch^
il rafttoi &
il taftrello è detto à rade-

do,comedice Varoneli.4.D^/r»^«i»
Latina^ eo fefiucas homo abradit, qu»
abraftt rajìeHi di^ì.RaJlri quibns dm
talibus penitus eraduritterram^àqtt»
O' rutabri dilli. Et nel primo lib.de
reruftica,c.49.dicc Tum de praùs
fìiptdamrafielHs eradi, at^ne adderà
foenificU CHmulum.WoiSk tì come l'a-
gricoltore con il raftrello fepara dal
capo rhcrbaccic cattiue,& raduna.
con IMftefla il fieno buono al muc-
chio, &
altre vtili raccolte, cefi l'-

Donna il'ctà virile, veftita cpn habito huomo deue diftinguere col raftrello dcU'io-
graue con la deftra mano tetra vn cri- telletto il bene dal male, &
con l'iftedo radu-
tiello,& con la Cniftra vn taftrello da villa nare a fé bene, altramente (è in ciò farà pi-
il

Si rapprefcnta d'età virile, &


veftita con gro, &
incauto fenedolcià, però tenghià
habito grauc, perciochc detta età è più capa- mente il ricordo di Virgilio nel primo dctli*
ee,& retta dalla ragione, à djftingiicreil be- Gcorgica :
&
ne dal male,che la giouenrù, la vecchiezza G^od nifi, (èf fjfiiittii herham infe^alere raflrh
per cflcte nell'vna gli ecceffi delle feruenti £t fimitti ttrrehis aueSf ^ rurts opaci
concupjfcenze»& paflìoni, &
nell'altra \cóc' Fidte prtTKts vmbrds : votifqHe vecauetts imbrem
firationi dell'intelletto. Atto fìromento è il iìeu magnum altevus ftuftrn JpiU»lis p.eemam
criuello.per dimofìrate la Difìintione del Be- Contujfaque famem in fyluis fclabete ^uerca*
&
ne, del Ma^e.delquale feneferue pectal Se di continuo con hraftrelii non sbarbe-
iìmbolo Claudio Paradinp con vn motto. Et rai , e fcparerai l'herba cattiua del campo»
^is difcernit vtrumque f Chi è quello che di- fé non metterai terrore à gli augellii fc non
itjngutjdiujde, ò refcgal'vno, Gl'altro, cioè leuerai l'ombra, & non pregherai
Dio perla
il bene dal male^come il Criuello^cbe diuide, pioggia, con tuo dolore vedrai il mucchio
il buon grano dal cauiuo l'pglip. è da rvrilc ddia buona raccolta di quell'altro che è fia-
eccia^ilche non fanno le inique pcrfoncche to diligente, & giudiciofo in farlo, & miti-
ffenza adoperare Ctiuelio della ragione o>
il gherai fame con le ghiande, fiche noi
la
gni cofa in (ìeme radunano,& però PietJO ptc potremo applicare moralmente all'huomo,
fé il Criuello per Geroglifico deirhuomodi il quale fc non ftadichcrà dafc le roaJe pian-

perfetta fapicn2a,perche vn fìolto non è atto ge de eattiui affetti» &


defiderij , & col ta-
afaperedifcernereil bene dal matcìne sàia- ftrello del giudicio non faptà difcetnere ii

fl2(^gare li fccreù della natuf^ondc era que- bene dalBoalci^fenonfcaccicràda fecoa


. ., . . .

i6% . Iconologia
brauate glVccellacdde buffonLparafHti.adu con dolor Tuo vedrà il buon profetto d'alrri,&
Jaicoa.6c altri cattiui huomini. Se conia falce -fi-pafcetàdi ghiande^cibode f»otci»cioè re*
iJeU'operationinon opprimerà Tombra dell- fterà Cozzo,ftomacheuole,ignorahiCiYJlcj fc
<>Uc>^fcn«!riccoi;rcrààDioconle<5rationia abietto,come vn porco. .
'""
V
T A _, >A

1due globi di figura sferica» rnfc


fìranorerernità, che allaDiuinità
e iofeparabile>& Aoccupa lama-
no drma,& h naanca eoa effe p$r-»
che l'huomo annota , pcri'opdie
mcritori& fatte de pes » liseritii^i
Chrifto pattecipadelTetcmiù ce--
Icftc. ^

Et quefto bafti hauet detto la!-

fciatuk) luogo di j>iù longo.difcói:^


Co^alle perfone pjù dotte.
b 1V l N A T l O M E..
Second;>ìGentiLL

U
gurii
Orma con vn limo in raano^
iftrotnenio proprio de gl'alt
vedranno, iopra ailia te»-
le fi
fta varijvcccnii& vna ftclla..
Cefi la dipinfc Gio.^Battifta Gi»^
taldi, pecche Cicerone fa roentio-^
ne dt due maiiiere di Diuinationfr
vnadeUa natura , l'altra dell'arte •.
Alli priraa appartégpnoifogni,&
lacomrootione della raentCjil che-
fignificano ivarij vccelli d'ìntornot
allateftaj-airaltra fi rifcrifconoria
DUnna veltitadi bianco, con vna fiamr terpretationi de grOracoli5.de gl'auguri, de*^
di fuoco in cima il capo , & con arabi folgprijdelle ftelle dell'interior de gl'animasi^
lemani tenga due globi azurri',& dà ciafcu-- ìhSc de pcodigij» le quali cofe accennanoU
no efca vna fkmma»,odero, che fopra il capo ftslla,& il liuto, la Diuinatiotìc fu attnbuJtA.
labbia vna fiamma^ chcSdiuida in tre dAtth ad Apollinea perche il Solcilluflta gUrpiriti».
>we vgpali & li faaitii preuedere le cofe future con la.

La candidezza del veftimcnto moftra là pu- contcmplatione de gTincorruttibili » come


rità- dell'effenzas^che ènelk^re perfone Diui» ftin^rno Gentili-, però noi Chriftiani ci do»
i

ncoggetto della fciensa de Sact i Tcologti&r uemo con ogni diligenza guaidars da. quer
mofttato n^lletre fètmc vguali «per dinotare. fiefupetfìitioni..
Tvgualità delle tre perfònc , òin vna fiamma
partitain tre, perfignificare anco l'vnttà del-
D< 1 T a T t O N 1.
la natura con làdiftfntionc delle perfone DOnna inginocchione con gl'occhi rK
Il color bianco è propriodclla Diuinità* uoltiaICielo,6cche con la dcAiama*>
perche (iià fenza compofftion di colori, co- no tenghi vn lume accefo
me nelle cofeDiuincnon vi ecompolìtionc Diuotionc è vn particolar ano della volótà»,
<di (prie alcuna v che rende l'huomo pjonto à darfi rutto alla,
Perà Chrifto Noftro Signore nel Monte familiarità di Dio,c6 afFetti,& cpercjche pc»
Tabor rrasfigarandoiì aggarue. ccl vdXitQ rò vien ben moftrato col lumce cor^ le ginoc:
«coBiedineue. chia miuid>& con £i*occhiuttolti al Cido,.
. . . «

Libro Primo. x6^


DOCILITÀ*.. ne denota che là Docilità è facile ad apprende
DOnha biaaco>
giouanetta femplicemcn-
con ambi braccia
ftarà
veftita
le
re qual
le,
fi

ò mechanina.
voglia materia e difciplina,(ìa litt eta-
di te
aperte in atto di abltraccjare qaal fi voglia co- Tiene arabejle braccia in atto di abbraccfa-
fa,chc feglirapprcfcnti auanti> con diraoftra- re qual fi voglia cofa pei (ignificarela pronter
tione pieg^eaolé, &
d'iichiilarfi alrrui, 8c za non folo di riceucie quello che gli viene
al petto pet gioiello harà vn fpecchio j Hacà il rapprefcntato dall'intellcttcmà ancoda chi
'

capo adorno da vaga> e bella acconciaCturajfo gli propone qual fi voglia ccfa Porrà al petto
.

pra la quale vi farà con bella gratia vn Tato- lo fpecchio, pecche fi come lo fpccchio rice-
chino fpetie di Papagallo3oacio yna Cazzai^ uè i'imagini di tutte lecofe; cefi il docile ri-
.'
fotto li piedi vn Porco ceue tutte le fctentie. Onde Argenretio nel
Là Docilità come diciè tcòWceno, fu detta luogo citato dice. Cerebrum non aliterfufci-
Arich'cni3,& altro noni che vna celerità di pie» quam oculus colores, O"- {pcculum rerum
incrj>e»'& vn^i pronta intelligentia delle cofq tmagmes
propoftoli,6cAriftotcle librò primo pofterio .La
vaga acconciarura del capo ne dimoflra
tuoi càp.vli:imo vUolè, che fia vu^ facilità , & labellezza dell'intelletto, Scforza della memo
prdòit'ezzi délh difcorfiua, & da lui è chiama- ria,perche fi come dice Quintiliano lib.i .«»/?«-
ta lòletcìa, pei rpicacKà,& fottigliczza d'inge- tmonura oratiìriarum cap.4. \\ fegnidiDoci-
gnosi! qaal inejegno come dice Cileno libro Utà,6c d'ingegno fono duci la memoria, &ri-
artts medicmdis cap. iz.e caufato dal ceruello mitatione> roà la memoria,hà due virtù fecon«
di (rtftaniia tènue, fi còme la grofsezza d'inge- do i'iftefso, il facilmente apprendere. Si il for-
gno d^ fuì^àVià et irta di efibi & per tàtQ la Do- temente riceue re» della prima p^rla Ariftotele
clità (idipinge gioUHnctta,perche nei giouani dicen do molles carne ad recipendum Aptijjìmi
là fuftrtnza.det ceruello e più molle per caufa (untM delia feconda quando d;ce ne i Proble-
dcUa natìua hu'mtdirà &
per quefta cagione mi melanconici pltirmum fmtjngeniofi qui-'
dice Argenter'o commento rccondr»y«^<:r^r bus eerebruntefi crdJJaruK^ partisi?^ > frigi* &
tem medicinaleTn :, Vrompti, faciUs.fum. & d<& /ìcc£q(»e temperatura . Onde in conferma-
puen ad difceridi*»r i incptt verot O' dìfficìiet rione di ciò dice Auicenna lib.primofen.pr»-
fefJéSichQzn enea pianto come alle piante.che m> vìrtus attratrix indimktimfdita^'retemrix
quanto più Ibno'gióUÌnètCea meglio fi i^icgdr-' atitem /incitate.
no,& prendono qual fi voglia buona dtifWra < Tiene in capo con btfla gratia il IFarochihc»*
' ~ •

In oltre fi dipinge ^iouane perche la giouétù, ouero Gazza, perche quefii vccelli .fono doci-
hàl, (ptrj'ti più mobilbcpiù viuaci, cprae eie-hffiminel imitare le pijrole,& voce humana;
uari cfalfan^ue più caldo,&jrottilc»comc anco' onde del Tarochino MonGgnor delia CaGÌ
pecche è più atta al neceflatio ellercino delle fi dice
cofe imparate . Onde l'iftedo Argenterio nel
,1 V»g6 augslktn dellt verdi piume
luòco citato riduce le càufe della Docibtà à
,» che pelkgrint il parlar no^ro itppi'endt.
'

quattro capi-, la priina èH'humiditài&: inoilicie


del cerucriò còaie h'abbiamodrtto.ls feconda Et delle Gazze Pìiniolib, 10. diceche fauel-
è laftcuttur^j^ cómpofitibnc di e/ro.Onde Ga-* lano più fpieditodillettnndofi delle paio!e,chc
leno jdice» ij^tfJtf ìdft funtt^quì atti pnruo [unU imparfltio,'& con diligenza fi cfserciianppet
&
autmagno captfe; laxerza,grhuraori, gli fpi-; bene efprimère !a!'fauel!ahuman.T,E'tChe que
'

anco c<.nfirmatà da Arjftotilei.^<? par-


ricijfSc (la imitatione fia necefsatia alla Docilità' lo di-
tibus animalìum cap.4.. àiccnóoì ^^ ariimaiia ce chiaramente Cj^aintiliano nel loco citata
funtfenfibus nobiliora^ qu* fanguim tenmorh & con quefìe ptiiole . Isquoqus efldocilis natura
fìncer^orico^fnt: la quarta ,c4ve(retcitìb, ^^s Jìc> 'vt en qua dtfcit effingat, &: oue che ttguita
I

«ptimuidkendiiScendiq; m^gi/ìer dice I'i(lefiò; Tiene fòtto li piedi il Porco per ditnoftrarc
auttoré.^OJtte.chieCa'.We jP/;«t«ir> Hippocra- di tìirprcgiarc, conculcare ilfuò ccntririo . &
?w,-C^ j'i^wwx diffufamente dichiara efscrci Onde Pieno Valer.nel lib. i^.natra che'gli An
neceflfario l'elle rcitio tichi hanno voluto che il porco fia il Gerogli-
Il veflimento femplice, &
bianco con la dì. fico dell'IndocilitàjCoroe an?oapprefso li Fi-
moftiatioaepiegheuole>&dichÌQatfi aUrui fonomiili la fronte di porco» cioè breue^pelo»
i64 Iconologia
1%, con giicapelli tiaoltì in sù> e ehìari/Iìmo cflendo detto animale più (J'ogmilitoiaiifiI -

&
DOLOR
"
fcgno drlndocilità, gcoflczza d'ingegno» lantc» indocile, &lnfenfiit«.

E. '

DOLORE D I Zi;VSI:

H Vomo mefto, pallido,refti(b


di aerotcontorcio (pento ia
mano che ancora renda vn poco
di
,

fumo; gl'in drcij del Dolorcfono


neccflariamenre alcuni fegni, che
fi fcoprono neila front» > come ia

vna piazza dell'anima > doue e(fo,


come diflc vn Poeca«difcuopte iut«
te le fue raercantie, fono le cfc-&
fpe, le lagrime, la roeftitia.la palli-
dezza , &
altre fimili cofe > che pet
tale effetto fi faranno nella faccia
delle prefente figura.
II veftimentonéro fu fempre fo-
gno dì meflitia,&di DoIore>come
qucllo^cbe fomiglia le tenebre»che
'
fonò priuatione della luce, eflehdo
efia prmcipio, &
cagione dèlia no-
ftta allegrezza , come dille Tobia
. cieco» raccontando le fue difgratie
al figliuolo.
Il torcio fpento, moftta,che l'ani-
ma (Tecondo alcuni Filofofi) non è
altro che fuoco, & ne continui Do
_________ lori,& fattidi;, ò s'ammorza , ò nòti
HVotno mezzo ignudo con mani» oc. uà tJKùo lume, che pofla difcerncre l'vtile,&
le
piedi incatenati) & circondato da vn
il bene nell'attionijc che l'huomo addolorato

fcf pentCjche ficEamcte gli morda il Iato man èiìmile ad ^n torcio ammorzato di freìco il
co,farà in vifta molto malincomofo . \. quale non ha fìanima , ma fblo tanto caldo*
"

Le manÌ3& piedi incatenati: fono l'intellet che bafta à dar il fumo che puote, ferucndofi
i

tcfon cui fi camjnaidifcotrendo l'opcrejche della vita l'addolorato» per nodrue il Dolore
danno effetto» e difcorfo, & vengono legati if^edo a&s'attiibuifce l'muentione di quella
dall'acerbità del Dolorcjnó fi porpndo fc no figuta a Zeufi aiuichi^rao dipintore.
diHìcilmenre attendere allcfoliteoperationi. D O Mi K 1 O.
Il ferpente > che cinge la perfona in moke
maniere fìgnifìca ordinariaméce fempic ma-
H Vomo con uobi1^,e liceo v'éAimì?to»haue
rà cjnto il cspodà vna lerphé'cbn la fini
le»& il male, che è cagione di didtuttione è (Ira mano téghi vn Scettro, in cfrnàdélqualc
prmcipio di Dolore nelle cofe» che hanno 1 *• vi fia vn*occnio,& il braccio,& il dito indice
cflerc. della delira mano diltcfo, come (ogliono far
Nelle facre lettere fi prende ancora alcu- quelh che hanno dominio» comandano . &
ne volte il ferpente petìodiauolo infernale ,
Gli fi cinge il capo à guifa di cb^ka con il
con l'auttorità di S.Girolamò e di S.Cipria-
j,
ferpe,pcrciochc(co'me narra Pieriò Y^lèf.Viel
no^liquali, dichiarando qiielle parole del Pa> \\\>. 1 5i) è fegno notabile di Dominio, dice n*

ter noftcr. Ltber^-aosÀmaU. dicoootche edo do con vnafimile dimoftr^uone fòjptèdetto


è il maggior noftro male , come cagione di l'Imperio à Seuero, fi come afferma' Spartia-
tutte l'imp^rfctiioni dcil'huomo inte(iore>& no»à cui efsédo egli io vn'albergccinfe il ca-
cftcripr€. po vn r€rpe,& cffcndo fucglia», & gridando
tur-
Libro Primo • iS^
M I N I O.
fulTe da niuno fegaita:raa inducendo
ciò buono augurio vsò per fua loiprc-
fa militate la vipera:Augurio non tan
to per le due vittorie che airhora ri-
portò , quanto per Io Dominio che
dipoi ottenne dei Ducato di Mila»
no,e tutto ciò afferma il Petrarca d*a*
uere vditodirein Bologna mentre vi
flauaallo Hudio: quefto foggiungo
perche altri auttori vanno con finte
chimere arrecando varia cagione,per
la quale i Vifconti portino per impre
fa la bifciai che niuno piti creder fi
deue che al Petrarca, che per relatio*
ne pochi anni doppò ilcafofeguica
ncirifteffo luogo oue feguì lo feppe«
Qupd cftm BononU adokfeens in flft»
dtfsverfareraudìe^m.óicci\ Petrar*
ca,& piiì à bado . fJinep-dcipui, quod
ipfepro/tgno vipera vteretur. Il giouat*
netcopottcbe cfce di bocca àeìCetpe»
non è altro che figura del giouinetcc»
Azone>che fcampò dalia bocca della
Vipera,che non Io morde jmatoinia«
moalUnoftra figura. Lo Scettro con
rocchio in cima die(ra>che tiene con
rutti i fuoi familiari, &c amici che feco erano» la finifb:a,& il gafto del bracciojSc deHra ma-
egli fenza hauergti fatta offelà alcuna fé ne no» e fenza altra diebiaracione (egnodiDo-.
partì» anzi più che dormendo Madìmino il
»
miniotcomefì vede permoltrAQC£ofi>& in
giouane i! qualfù dal padre dichiarato infie- particolare Pitagora» che lotto midichefigUF»
nie fece Imperadorcjvn fecpe gli fi nuolfe in- re
rapprefentando la fua Filofofìa» efpreHe
torno al capo } dando fegnadeJlafua futura OfiriRè»6c Signore con vn'occhio>& vno
dignità. Laflercmo qui di riportare gl'altri An
fcettro chiamato da alcuni molc'occhi, come
richi e(Iempij,che nell'ifteffo luogo Pierio sac
narra Plutarco de I^de» Ofìride, Regem &
Gonta,& in vece di quelli, ne produrremo v- mim.& Dominum OJirin
ocnloi&fceptro pi^is
no di più fcefca hiftoria efpofto dal Petrarca
nelle opere htine del lib.4. trattato ^idie Por
exprimtmt » & mima quidam interpretantur
Multioettlttmi laqual figurano! potiamo ap-^
centic.23.oue narta,che Azone Vi&onte gio plicare al Dominio, perche vn^ Signore pec
uanc vittoriofo, per comandamento dei pa» reggere bene Io Scettro del fuo- Dominio»
dte pafsò con l'elìeTcito rApenntno,& haué» deueefTervigiIante,6e aprire bene l'occhio»
do ottenuta vna vittoria prcfso Altopafso.có
vgualc ardire»e fbrtuna,fi riuolròcomra i Bo-
X> O M I N 1 O..

lognefi-,In tal foeditione.efsendo fceib da ca-


uallo per rìpofarfi) leuarofì la celata che vici-
HVbmo
Habbia
vn Leone, che
à federe (hpra
bocca,& regga con
ìifreiK> in
no fé la poiè in tetra,vt entrò vna vipera fen* vna mano detto frenoì 6c con l'altra punga
za che niuno fé n'accorgefseflaquale>metceQ eflo Leone con vno limolò*
doH Azone di nuouo in tefta la celata, con Il Leone preflb gl'Antichi Egittij.fù figura-

horribile»e fumofo Orepito fé ne calè giù pei re per i*ànimo,e per lefueforzej però Pie-
le guancietJell'increpido>& valoroib Capita- rio Valcrianodice vederfi in alcuni luoghi
no, fenza alcuna fua lefioae^.volfe però che Amichi vnhttomo figurato nel modo détto >
. . . . . .

l66 Iconologìa
V O MINIO O 1 S E STESSO..
me racconta Oro ApoIIine» la Dot«
crma,perche > come eda incenerifce
le piante giouanf}& le vecchie in-
dura ) cofi la Dottrina gl'ingegni
piegheuoliicon il proprio confenlb
accicchifce di fé (te(ra,& altri igno
tanti di natura lafcia in difparce
DOTTRINA,
Onna che nella
veftica d'oco>

D' finiftra mano


tenga vna 6a-
ma ardenre alquanto balTa , fiche
vn fanciullo ignudo accenda vna
càdcla, e detta donna moftri al fan
ciullc vna ftradadtitta m mezzo d'-
vna grandeofcucirà Ilveftiracnto
.

d*oro fembra h purità de!l>» Dottri-


na , in cui fi cerca la nuda verità»
moftrandofi jnfiemeil prezzo fuo.
L^ fiimma nclU mano, alquanto
bafla,onde vn fanciullo n'accenda
vni càdeia.e il lume del C pere com
municato all'intelletto più iebole,
men capace, inuoUo ancora nelle
còfe fenCibili, &c materiali, Se acco-
modandofi alU baflezza , moftra al
fanciullo la buona via delia verità,
per mofìrare , che la ragione deue cenere il mouendoludal precjpitiodcll*ercore.cbe fìà
Ireno all'animo, ouc troppo, ardiCca, e pun- nelle tenebre ofcure de'là e ómune ignoran-
gerlo, oue fi molili cardo, e fonnolento za del vulgpJià la quale è fol beato colui,che
tanto può vedere che bafti pernon incnm-
D O T T K I N A. p.irecaminando.Et ragioneuolmentc la Dot
DOnna d'età matura, veibc>i di pauonaz- trina fi anToraiglia alla fiamma , perche mfe-
zojche ftbà federe con le braccia aper- gnalaftrad a all'animala viuifica, &nó per-
Ttccome voicffe abbracciare altrui, con lade- de la fualuce,in accendere altro fu jco.
ftta mano terrà vno fcetrro, in. cima del quale [> V B B I O .

vi fia vn Sole, hauetà in grembo vn libro Gliuanctto fenza barba.in mezzo alle
apertcScfivcdadai Cielo fereno cadete gran tenebre veftito di cangiante, in vna
<quantuà di rugiada mano tenga vn baftone^nell'aitta vna lanter-
. L'età matusa moftra, che non fenza molco na,c ftiacol pie finiftro m
fuoca» per fcgno di
tempo s'ap:endoDo le Dotcrme caminare
Il color pauonazzoiìgnifìcagrauicà,cheè Dubbio è vn'amblguità dell*animointor-
Offiamento della Dortrma. iKval fapere, & perconfcgucnzaancot^del
'
Il l»bro apeito>& le braccia aperte pari- corpo intomo all'operare ..
menie denotano edere la Dottrina liberalir- Si dipinge gicume.perche l'huomo in quc
fima da Te fttffà ft'età , pernoncrterhabituato ancora bene
Lo Scetttocon il Sole è inditio del Domi- nella pura, e lèmplice verità» ogni cofa facil-
nio, che ha la Dottrina Coprali hottori delia mente riuoca in. Dub'oio» &: facilmente dà.
«otte dell'ignoranza. fede egualmente àdiu^rfe cofe.
Il cadere dal Cielo gran qutintitàdi rugia- Perlobafione,eL hnterna.fi^ notano l'è*
5ta>uota fecoiido i'auitidiiiàde gl'Egitti j>co- fpencnza}& là £agioue}CÒio aiuto delie quali.
due
. ,

Libp Primo • l6j


O T T R I N a:

E C O NO M LA.
VNa matrona
rando, coronala d'oliuojchc
d'afpetto vene-

tenghi con la finiftia mano vn coih-


pafso, &c con U deftta vna bachetta»
&à canto vi fia vn timone.
Pecche alla felicità del coraun vi-
uere politico richiede l*v«ione di
fi

molte famiglie, che fotto le mcdefi»


&
me leggi viuino, per quelle fi go»
uemmo j& per mantenerfi ciafcuna
famiglia con ordine conueniente»
ha bifogno di leggi particolari , &
più riftcette dell'vniuetfali,però quc
fto priuato ordine di gouernare la fa

miglia fi dimanda da icon pa-noftri

rola venuta da i Greci Economia»


& hauendo ogni cofa>ò famiglia co*
munèmente in fé tre rifpetti per ef-
fere ella pertinente alla vita , come
fuo membrojdi padrone, di ferui, &
i di padre, &
di figliuoli, di marito, &
g^^,^^| di moglie, perciò queft a figura fidi-
u^^-.i! pingeràconlabacchetta, che figni-

fica l'imperio che ha il padrone fcpra


i fuoi fet-
duccofem Dubbio facilmente,ò camina.ò fi
fctmsi
'
ui,& il timone dirocftia la cura, il reggime- &
Le tenebre fono f campì di difcorfi huma- io,che deue tenere il padre de figliuoli, per- i

ni, ond'egli, che non sàftare inotto, fempre che nel mare delle del. t.e giouenil. eg.nono
torcianoil corfo delle virtù, nelle quahhde-
tonntioui modi camina.e però fi dipinge col

piè.finifti9Ìn fuora,
uohb~alleuareconognivigdanza,e ftudio.
'-':; >
^ùbhib :

\ <
La ghirlanda dell'olmo dimoftra,che il buo
no" Economo deue necefsariaiiìente mante-
HVbrfio che tenga vn itipo per l'orecchie,
pcrciòcbegl'annchi haueuanoin pro- nere la pace in cafa Tua
il lupo,per l'orecchie quà-
ne; biodireidi tener lìcompalTo infcgna quanto ciafcunodeb-
do non fapeuano come fi riibluere in qualche ba mifur:re le lue foize,& fecondo quelle go-
cofa dtìbbiofajcome fi legge in perfona di De- uerratfi i;.nto nello fpendere, C( mt nell'altre
mifohe nel 5. atto dèlia comediadiTerentiò, ccfe, per tnantenimcnto della fu?,
famiglia, &
pcpetuirà di quella, per mezzo della mifura»
derta Formione, eia ragie ne è tanto chiara,
the perciò dipinge mattina, quafi che à
chencm ha bifogno d'altro commento. fi

quella eia ccnuenga i! gouert>o della cafa,per


refpetitnza,che ha delle ccfe del mondo, c.ò
HVomo, ignudo tutto penfofo,incontra- fi può vedere nel
le^uente Epigranmia fatto
due, ouero tre ftrade,
rcli in nioftri ef-
fci e nfufo5pcr non faper rifolnere qual di det da vn beiliffìmo u.gcgno.
tevie debba pigliare. Etquefìo è Dubbio con Tthrdtmusftnx ecrtts quum fnnat habenis ,

rpetanza di bene, come l'altro con timore di


tuuentus
Càttiuofucceflo,&fifa ignudo,pcr eflere irte- 6^f<£ c^ùiat nati /copulis, ne f<nrte
Ailida: fAms,r,tt Juferitur«qn*s
\
foluto.
VI bene cDntordts, (unSH ft ti i"j]^ raf^JP'»f
L 4 ^''*
t .

i62 Iconologia
O N O M I A.
cia riipleodere detta figura. Moftre*
rà le naammeJle che fieno piene di
latte, de ilp-.'tto rutto fcopeito, Starà
à federe oc con h defìta roano cen-
ghivnaverga,& checon attentione
raoftri d'infegnarc à leggere advn
fanciullo* S< dalla patte finiftta vi fia
vn palo fiero in cetra, al quale fia le-
gato vn tenero arbcfceHo*& che mo
ftci di volerlo abbracciare con il finv-
ftro braccio.
Educatione,è infegnarela dottri-
na, & amaetìranienci di coiìumi > Sc
i(^t uttioni di vita per la via vniuetfale*
& particolare della virtù nell'attioni
mentali, & corporali che fanno ip9^m i

dtii a i figliuoli, ò i maefttialli difcfi^^


poli
Si rapprefenta dieta matura.petciò
che l'Educatione per molto tempo
elTercitaca nelle lettere, e ne' buoni
co (turni ha facoltà d'inftruire infe- &
gnarelavia per arriuare alla vera fe-
licità .

Il veCliméro d'oro denota il pregio


& la pecfcttione di q^efto nobiliflV
Vna^i fit 'varia geme ecaóìtt dcrtiv: mo fogge tto*
Si cipf^T Auelles migrauit cotpcrt vitay Il raggio che dal Cielo rifpIeDde,6c che fa
Sic fine matte proba quanta ruioadvmffs .
tifplendere delta figura dinioitra che alla Edu-
tDiriTO, OVERO VN SITO. cationeénecefTaria la gratia di DiO,onde San
Paolo I. Cor. Ego Pia^taMÌ jifollo rigMuà Defts
GLi An khi
dcnotsunno
lo
n per v Caffo at t a ccato à
rEdifitio^Ouero'il Sito»
v« fi-
incrementum dedit .
Le mammelle piene dibtte,& il petto fco-
oc l'opera ferta,cóciofia cofa che in nifsun mo- petto, fignificano vna parte priocipaliflÌHur
do fi può drizzare gh edifeij fé non fi cerca dell'Educaiionc, quale hàdamoArare aperta-
con diligenza Jadtiauradeicanti.fcrmezzo mente la candidezza dell'animo fuo>& comu-
de gii archjpendolii onde nel fabricaiciì deue nicare le proprie virtù.
priira ofietuate quefto , che tutti gli «difitij
Si rapprefenta cheitia à federe percioch^
xoirifpcndono ali'artiiipendolo, 6c che non
rEducationeè il fondamento di eleggete la
habbitiO in fé (pcrvfareUvocabulodi Vetiu-
uio) patte alcuna d'ine binaticnealJ'ingiù.Pc»
virtù, & fuggirci' vitio.
Tiene eoo la deftra mano la verga perche la
rò fi potià tapprefentate quefta figura pei vn
vcrga5& la correttionccagiona in noi la Sapié
huonx» ibe ttnghi invnaiDano j'Archipen-
tia»come dille Salomone ne i Proueibij.aap,
adoperalo con arte
idolo in aite di con giu- A yirga At^totre^ie triluit fnpitriiiiim»
«litio •
ti. di più Seneca de ita lib.5.
£(/t<aiio, ^dtjiiplin/i mcrei faiÌMHt .

EDVCATIONE. L'infcgnareà leggere con attentione tifa»


ciullo denota che iia quella parte diroo^^rati-

D Onna
dal Ciclo
d'età matura, vtfiira d'oro, e
fi
che
veda vn taglio the fac-
ua con la'quales'infegna d'apprendete la iciei^
iin, eUcndo ella pruno habiio dell'intelletto
, . .

Libro Primo •
1^9
E D V C A T I O M E.

velo, perche quello che fa


ElemoB-
na,deuc veder à chi la fa, e quella
che la riccuc non deuc fpiar da chi
venga, òdi onde.
Habbia ambe le mani nafcofte
fotto alle vefti, porgendo certi da-
nari à due fanciullijche ftiano afpet
tando dalle bande. Haueràincapo
vna lucerna accefa circondata da
vna ghirlanda di oliua>con le Tue
foglie, & frutti.
Elemo/ìna è opera caritatiua,con
la quale Thuonio foce otre al poue-
ro in alloggiarlo, cibarlo, vefìirlo»
vifitarlo» redimerlo, &
feppc litio.
Le inani panni nafcofe fi*
fra i

gnificanoquel che dice S.Matteo


cap.tJ. Nefciat finijìra tua quid fd'
ciat dextcra» òi quell'altro precct-
co,che dice : Ft fit Eiemofma tua in
abfcondiiOi &
pater tutti, qui videt in
ahfcondito reddat ttht .
La lucerna accefa dimodra, che
come da vn lume s'accende ralitQ»
fcnza diminutione di luce,così nel-
l'efercitio deU'EJemofina Iddio non
fpcculaciuu,ia<;ualc t.cnotci,òc ccnlideialc paté, che alcuno refti con le
fue facoltà dimi-
cofediuine, naturali, &necefsaiie per le fuc nuite, anzi che gli promette, e dona tcaU
V^rc c^ufe»6<: principi). mente centuplicato guadagno
Si rfiping^che à canto à detta figura vifia Oiiua per corona del capo,dimoftra quella
il paio quale è ligato il. tenero
ficto in terra al mifericordia, che muDue^rhucmoà farElc-
atborfceilo moftrando di volerlo abbracciare niofmajquando vede, che vn poueron'hab-
con i| finiftro braccK),perciocbe qui fi dimo- bia bifogno, però difse Dauid nel Salmo 5 1.
ftrache rEducaiionerrdn fòle fieftendead Sicut Oliua frugifera in domo Domini. Et He*
infegnaJc le leiteicma anco li buoni,& otti- fìchio Gierofolimitano mterprctandonel Le-
mi cofìumi con fare ogn'opera d'indrizzare la nitico : Superfufum oleum . dice fignifìcarc
pianta cioè la giouctù.laquale è come vn ler- Elemofìiia.
fcno fettile>chcnon cfscndo coltiuato, pro-
duce tanto più fpinc, &
ortiche» quanto egli E L E M E N T !•
ha più virtù,& più huroorc» onde Dante difle
nelterzodd Purgatorio.
Mk tanto piìt maligno ér pmSHutflft DOnna che con ambe mani tenga va
le

Si fa il tnten co'l mul feme mn colta bel vafo pieno di fuoco, da vna parte
^Mtit'eg/i dia più di bu*n v'gor terre/Ire, vi farà vna falamandra in mezzo d'vn fuoco,
D 1 più Galf-no de tura animi efefìi e fopra la quale fìa vn 1 ifplendente Sole» oue-
fuerorum educatto fimilts ejì cultura, c^a in ro io cambio della fenice il piraie, che è ani-
fìantisvtimur male con le pfnncjil quale) come fcriue Pli-
ELEMOSINA: nio, &riferifce il Thomai nella fua idea del
DOn'na <M hello afpettojccn hsbito lun- Giardino del Mondo al cap.JTì.} viue tantOt
go} & grauc con la faccia coperta d'vn quanto ftà ilei fiioco, &: fpengendori quello,
voia
. , . . . .

17© Iconologia
vola poco lontano, &
fubito fi muore. uà Tomafo Tomai nell'idea del Giardino del
Della falanicindra Plinio nel lib. io. cip.Cj. mondo, al cap.44.
dice, che è animale fimilealla lucertola, pie-
no di (Velie, il quale non vien mai>fe non à té-
po di lunghi pioggie,& per fcreno manca.
QueHo animale è tauro fteddccbe fpegnc
il fuocc roteo non alinmenti, che farebbe il
V Na Matrona à fedc^e,
pieno di v«r e heibe,efiori,conl; dq-
ftiàmunotcnghi. vnglób<^', H. cap vn^ g Ir-
veftits d'habito


j[i

gbiacciO,6(:dicc(ì .mecche queft'aniroaleltà, landa di fioi,de,£oti,,c fiurti, Ò»; de mcdcfi- I

éc vmen€l hioco -, & pm lofto l'eflingue, l he mi ne fifa pieno vn ccrK<^J dcuitiatil quale
da <jueIlo ricf uà norumento al(. urto, come tiene conia déltra marici,& acanto y^farà vn
dice Ati(loielc»tScah;ircntcon delie, còfe na- Leone, & alttianimali ttTtrrftH . -
'

tutah. ,Sifàm4trona»pcrelIereelLdai Poeti chia-


matagran Madre duuttigl'anim^lNcom*' btì-
hi
ffe rtà gli altri dille Qui^io nei i. della Mcia»

DOnna con i capelli folleuati, &; fparfi al '


morfofi orsi. ; ^

j
vcntcbchefe nencJp fopra le ^ùuolctéi- Cffaque pò jfìtergHm'r^ftgnaia fiat a pMrentis. ]
ga m mano vn belpauonei come.9n^male ^^ó- , Et in altro luogo^èbl medefitnu i. lib. dille
icctatoà Giunone Dea dell' Aria.4^ fi vedran- anr;o,'' ^ / \^y ''
]

no volare per l'Aria varij vccelli>6c à piedldi ' MagnM pavensterrà0fÌ'*ffdesqi mcorper^TtrrA'
détta figura yifaràynC.amaleonre>cortie ani- Offa reer dici, tacere hòsYpcB ter^a iubemuf.
male che non m.?ingia cofa alcuna, ne beue: Et l'ilteflo anco rejTÌKÒ nel 1. Iib. de Fafii,
ma Colo d'Aria li palcej& vjus . Ciò lifeiifce ^ome anco meglio lo dice Lucreiio lib.i.^
Piinioncl libro 8. cap.jj. . ;

ò^ dipingfe con?fl g!nbo,& che ft ia à (eaerc,


A C Q^ V A,
pereller la Terrasferf<5ài'6c im nobile, come
DOnna nucla, ma che le partì vergogno- dimoCtra Manilio nel lib.r. Allronotn.
'
doue
fefieno coperte con bella gt aria da vn 4»ce.
'

panno ceruleo, &che fedendo à pie di. vno ^VlttmaXHkfidìt^hmtri^p»^ t$Uus .


ftogliocircódato dal mare.m mezzo del qua- Èrpoco dip.'i,
le fiano vno, ò due moftri marini, tenghi con £JI igitur tellus meditun fertita eattemém ^eris
ladeftramanovno fcettro, & app^ggiandofi Et con queilj the fcgue appreffo
con il gomito finiftco fopra d'vnVrna > Sc che Siveftecon h abito pieno di varij fiori, 5i
da detta vrnaefca copia d'acqua, vaiij pe- & h^rbe. Oc con il cornucopia pieno di più forte
fci, in e. pò hauefàvna ghirlanda di canne pa- difrutti, &
con la ghirWrtda fbpradetta in ca*
meglio fata, che porti
lulhi, raà yria bella c,p- pò, perciochc la Tcri:a relè og^i forte di frut-
'
ronad'oro. • '.'
''

ta come ben dimoiata Ouidio nel lib.ii^r^r-


A qucft'elcpicnto dell'Acqua fida Io fcet- /^ <»»*^«^^ oue dice.
iro,& la corona, perche non fi troua elemen- Hac tellus e adem p^rit omniovìtièue illm
to alla vita humana,e al compimento del mò- Conuena hAt oUts^ hic bene ftttrm virtnt

do più necefiario deli* Acqu;», della quale fcii- Thebaide, come riferifceil
EtStfitio nt Ila
uendo'Hefiodc Poet^.&Talete Mileficdif- Boccaccio nel hbio T.dcIìaGeneologia degli
fcro, che ella non folamente era principio di Dei, cosi dice della Tèrra
tutte le cofie, màfignoradi tutti gli Eltmenci
pcrcioche quelU confuma la terra, fpegne il O etetn/i madre iffiuomìiiì, e di Dti
fuoco» faglie fopra l'Aria,& cadendo dd Cie- Vhe generile felue, $ fiumi, e tutti»
t>eltnondot ftmxy gl'antmmli f fitte
lo qua giù è cagione, che tutte le cofe necef-
I)t Ptcmetee le mMni, ti-Jt^nte i
fané all'huomo nafcano in terra. Onde tu an- f.yfi
lyi Ptrra, > qutU» f«fii% tfiqujt d> de
ticamente apprefio 1 Gentili in lama (lima»& Frirrtn d'igr^'^lttu gl'eUt?;eiHi frimi»
vcncranone, che temcuano giutarc per quel- i gl'/?ttcn):rti cangia ffi, fjofdt tatfitm.
la, &quando giurauano, erafegno (come di- £ V mate gnidi» orme 4 /*" unrotha fiede \

ce Virgilio nel (j.lib. dell'Eneide^ d'intallibi- Laqurer^ ^en:«, de gl'itrT}.tnit, e /'{fS

ic gmtamento» come anco nferifcc^ appio* Vede fi(r.e, e'I ri^ojo de gl'vccelU,

Et
. . . -

Libro Primo • 171


£1 appreso del mondo la forttztA - & foftenuta per dir cosi, dalle iatfonf celefli^
fefm»^ è del Citi l^oeeicttnttf^
Stabile» e ino(ìrate nelle due che fignificano an-
(Ielle,
La machina veloce ^ « l'vno, e l'altro co i due Poli, il baftone moftcalafTe del Cie-
Carro circonda te, che in aere voto lo, luoghi habitat!» Se filuedri fonóefptcflì
i
'
fendente ^ai. O de le cofe menu nella felua,& nelle piramidi.
Z indiui/aà i grandi tuoi fratelli.
Il color della vede è color della Terra,& la
Adunque in/teme fola à tante genti.
faccia di vecchia è, perche di lei fi dice à gì
Et vna taftià tante alte Cittadi^
Mt popoli di fopray aneodijbtto » huomiai rutti; Tomaie .sili gràmndre antica.
Che fenz» f->pp9Tt»r fatica alcuna Rhea,ouera Cibale ancora era già rappre-
Atlante guidi Uqual pur affatica
i fentitaperlatetia/comefi vede appteflb gli
il Ctel a fo, tener le Helle, et Dei ^ fcrittoridelh Deità

ELEMENTI. A
DOnna giouane vedila di vede
c q, V A-
fottili » Sc
IQiiatro Elementi, per compofitione dei di color ceruleo,in modo che ne trafpa-
quali fi f^nno le gencran.mi natura!i,pac- rifcano le carne ignude>con le pieghe, la ve-
ticip^no in fpmmr» grado delie qiiatro prime de per tuttoimiti l'onda del mare>modri det-
qualità,&con til fifpetto (ìtrouanonelì'huo- ta figura di fodener con fatica vna naue (òpra

mo quatto complelTioni, qu.tro virtù>quatco la teda, dia con i piedi fopra vn'anchota in
fcienze pcincipalhquatro rti le più nobili nel forma di caminareall'ingiù, habbiapendentc
mondo, quatto cempi d iranno, quatto fii» di coralli, & d'altre cofemarine.al petto fi ve-
quatto ventir^uatro differenze locali,& qiLi- dano due conchiglie gtandi, che raflembtino
iro caufe» ò cagioni delle humane fjicnze. Et Informa delle mammelle, s'appoggi ad vna
verranno queiìi quatto Elementi bene,& pia- canna» ò remo, òfioglio con diuerfe forte di
ceuolmente tappfer^nt.uico» 1 >ro vilìbilief» pefci, d*intorno,difpol^i algiuditio deldifcre-»
fetti.fenza Getoglifico meraforico, bauendo to pittore».
fatto cofi pei rapprefentacc alla viftal'ifteiTe Gii Antichi per l'Acqua faceuano Nettuno
cofe vi{ìbili,mo!te volieancora ^li Antichi,5c vecchio, tirato per l'Onde dà due caualh.con
peto coti l'aiuto fjlo delti defìnitione mate.- tridente in mano , di che fono, fcnttcl'intet-
lia le fi farà prima la Terra o. ptetarione da gl'alta
Per hftefio pigliauano ancora Dòri, Gala»-
T B IL R A^.
tea»Naiadiv& nomi> fecondo chevole-
aiitti

DOnna vecchia, veftita di manto 'ungo» uano ò fiume, ò mare,& quedojà


fignificAr'= ,

&c fofco, fi fedenti in aria fopra vn ba- ch'haucllé calma, ò fortuna.


(Ione, ilqiiab pendendo eguilnentealla fi-
neftra dai rvna,& dall' iltrap irte bìbbi. nl-
A R I A.
iVn.i, & n;-Il'a!tr3 fomnità vnafteJU^attrauec DOnna c^iouanetta, & di vago afpetto,(ia'
(ideerò bidone la figura fin dou^ pofibn-)ac- veftita di color bianco.e rrafparente pili
rJUijr le braccia itefeail'ingiù, ftando la figura dell'altro deii'A<:qua, con ambe leraanimo-
dtitta,epoftndoficon le mini «a detto bailo- dri di. foi^enrate vn cerchio di nuuole» che
ne.la teiìa alz^ta in alroySc à foggia di treccie, la circondi d'intorno allavede, fopradettc &
haucfà.vna feluad'arb -»ri, & nelle fpaile fi ve- nuuole vedalaforita dell'arco celede..
fi

dranno come monih due picamidii che rap- Tenga fopra la teda il Sole,quak fi modri»
prefenrtnoCittài^tenédo !e mammelle fu^^- che fi ferua per raggi Tuoi delie chiome di lei»
ri del petto,gctttfuora acqua,che fi raccog'ia tenga Tali alle fp.4ìe,e forco à i piedi igt^udi v-
(òpra il lembo d Uh veftcóc f">pra al detto ba- na vela, fi potrà dipingere ancora il Cama-
(^one fi vedano pendere grappi d'vuc fpi- & leonte animaiejche fi nodrifce d'Aria, fecon»»
che di gr^no, &
tenga detta figura al collo vn do fi fcriue, e fi crede
monile di foglie d'oliue EdifacilcdÌjhiarat;oneilSole,moAraque<-»-
Cofifirappiefentanoi tre frutti principali, d'eleroenfocfler diafane di fua natura,eferitir
de'ili Terra, il d.tiuar che fa il maleda fonti, 1 più de gl'altii^e communicareanco i benefitij;
la Itabihtàdelii ietta librata, dal proprio pefo» del Soie-
Lai
. . . .

Iconologia
j^2
La vela dìmoftra il naturai fico fuo eflcrc fo- te, il vcftimento farà di tanc> con vna fopra:
pra l'acque uefte di color verde
Finrero gl'Antichi per aria Gioue Giu- > & T e R H A .
none» Gioue per la parte più pura Giunone .

perla parte più mifla, e con tutte le fauole à


loro fpcttanti, che fono quafi infinite, fi fim-
LA Terra è vn'elemento
ptù graue, &
minimo di tutti, firuato in
il piùinfimOf d

boleggia (opra la natura dell'Aria, & delle va- mezzo del mondo tra l'vno, e l'altro Polo,per
rie trafmutationi per mezzo fuo natura gcaue,& immobile fottenuta daljj prò
pria grauezza, reitrmgendofi verfo il centro>i!
F V O C O.
quale ftàin mrzzocJ'efla, perche tutte le cofc
Glouanetto nudo di color viuace; con vn graui vanno alcentro> perciò etiendo gra- &
velo rodo à trauerfo, il qual velo fi pie- ue, hauendo il centro in fe> (U per fé fte(fa in-
ghi diuerfamente in forma di namma. Porti torno al fuo centro »
la lefta calua, con vn fol fiocco di capelli all'in Hauendofià far figura» che ne rapprefcnti
sù> fiveda fopra la teftavn cerchio con l'ima- la Terra.farà impofìTi^ile dadi tutte iVfuequa
gine della Luna, per mofttareche qucfto fra lità, perche fono infinite : fé ne piglicrà du»-
gli elementi ha luogo fupetiorctenga vn pie- que delle più proprie,& più àpropofito nofttoj
de fofpefoinaria,per moftrare la (uà Icggie- con farla.
xezza, & (otto piante de i piedi fi moftti-
alle Donna d'età matura» non molto grande>co
no i venti^chc foiÉano (otto alla tegioncdel vna vette berrettina delcolor delia terra,neiU
l^uoco quale vi faranno alcuni rcfpi,& Ibpra la detta
Vulcano,& la Dea Vetta furono da gli An- vette haueràvn manto verde con diuer(è her*
tichi creduti Dio delfuoco,& da i fapienti co- bette fiori, &fpighe di grano,& vue bianche»
nofciuti,che l'vno ci fignificafle i carboni, e e negre, con vna mano terrà vn fanciullo che
l'altra le fiamme^ ma in qucfto io non mi ften- poppa, e con Faltra abbracciato vn'huomo
do per efleruialcri, che ne parlano lungaméte. morto» dall'altra poppa ne fcarurira. vn fon ter

ELEMENTI. quale andetifotto li piedi, nel quale vifaran*


no diuerfiferpentiyfopta la tetta tetra vna cit-
haueràal collo dell'oro, & delle gioie» alle
W V o e ®. tà»
mani» &alli piedi ancora.
DOnna con Fenice incapo» che
la
bruccùSc mila man dcftra tenga il
s'ab-
Ful-
Si farà donna attempata,per elTer come ma»
dre di tutta la gcneratione, d'età matura, pec
snine di Gioue» con le fcintille tutte sfauillan- eifer creata dal principio del mondo,eda dura
ii>& fia vedila di rodo re fin'al fine,non molto grandcper eiTcr il mi-
nimo tra gl'altri elementi, la vette berrettina
ik E: a Bv.
fignifica l'ittefia tetra,con i rofpi fopra,perche
Donna che con ambe le mani' tenga i?I- il rofpoviue di terra..
manto verde con herbefiori, fpighe di
ride.ouero arcocelefte,& habbia inca- Il

po vnacalandracon l'al^diftc(e} & becco col grano, &


vue bianche, e negre» è il proprio
apertole fia veftiia detta 6gura di: ture bino vettimenro della terra» percioche, fecondo le
adaijliuminato^ fiagioni» ella fi vette» con dare abbondante-
mente tutti quei beni» che (bno necedarij i
A G A» tuttiliviucnri.
poppan-
DOnna che habbia vn pe(ce in capo affai
do>
Il fanciullo che tiene nella^dcftra
mcttra» come lei è nottra nutrice, fom*
ci
grande» nelle mani tenga vna nane
fcnzavela: ma. con l'albero» antenna» e far- miniftrandoci il vitto»
ce? e iianoneiveihmenro' fcolpite laonde del L'huomo raotto,che tiene abbracciato dal-
l'altro lato»ne fignifica»come i viui fottenta.i'c
i morti abbraccia» tenendoci iu depofito fino
T t ik^
allarefutretnone.
Onna con vn Cafttllo in capo,& con v» Lapoppache fcatutifcc acqua, ne rapprec
x> na.coii«}jaell{;,miUùtCi)g^diaei:fcpian<- icatai fonti» &i fiumi» cUc ella fcatunfcc.
L'acqua.
. . , . .

Libro Primo. tf§


Inacqua cbe eUa tiene fotco i piedi con i Ter- to altrondefi ricini » cht dal flioco . VnloÀ

fcenti,fono l'acque fotterranee nelli meati del- Giunone intéd» per lo «ore» de in quefto niolij
con i fe^pcnti» che linchiodono idei-
la terra tocon efk) lui fi concordano i Poeti» iqualf
lecauerne d'eHa. fingono Giunone moglie , & forella di e(I«
La €uià che tiene in teHai ne dinota come Giouc, attefo quafi l*ille(fa quaiità>d pochiflf«^ j

laterraèro{lenramencononco> de di tatte le ma differenza deirvno,& deiraUra,oQde Ho^


noilre bibita tieni. mero nal fuo Imguaggio dide
Le gioie* che ftinno al collo» alle mani,5^ à ItmoTitm tono mritkronénrn» fuam feltri* R6im .
ipiedijfono la varietà deli'oro,argento,& altri
immm^km f^ttutm y •xtalfam forawn MtOy^
metalli>&: delle gioie» che ftanno dentro le vi* fem •
fcete della tetra, apportandole à noi.perno- JùdisvoUdi fini fororem, vtserem^f*t,
come racconta
iìto vtile>& dilettationc* Se I»cljri0m, qt*»m omMs hati ptr Un^Mm OfympOlà
Plinio nel primo libro e benigna madre» Sc Ldfi honoram fimnl cttm lem vbUdì^M» fulmu
£;tnpre£ioua, Se mai non nuoce. miftt*

'
£ T E & & A il padre Dite per la tetra,
Pigliafi poi e &
chiamato Plutone»cioé Re, 6c Signore ricco
Come dignità nella Medaglia di Commi do dellaterra, pctcioche, in cda fono tipofli i pi«

DOnna à giacer^ in tcrta,mezza nuda»co-


pretiofì tefoii, & da lei fi caua oro» argentoi^f
me cofa ftabilc, con vn braccio appog- ogn*aItro metallo.
Neftì vltiraaraente fi mette per li fiumijcioc
giato fopra d'vn vafo, dal quale ofce vna vite»
&-conraltto ripofa fopra vn globo» intorno per lo generare dell'acque. Ne voglio in que-
alquale fono quatto picciole figtire, ch« le pre iio luogo traiafciare vn'e|)igramma di Ciò.

fentano vna dell'vucl'altra delle fpighe digra Zatatino Gaftellioi, altre volte nominato,ne!
co: co vna corona di fìori»laterza vn vafo pie- quale con fcnfi miftici, di Empedocle, in fot"
no di liquore, e la quarta è la Vittoria con va ma di enigma cfpone^ come alia motte -d'vn
ramo di Palma con lettere. lofignuolo interuennero tutti gli elementi »
Ttiliti Stabilii. mentre egli ftaua cantando in cima d'vn'al»
loro, à pie del quale fcwreua vn liuo d'-
«LEMENTi Fecondo eì^pedòcie» . acqua,
EMpedocle Fiiofofo diffe edere i principi}, Dum prìfium eenfra fhilomtU in vtrthe D^ifHf*
,

quatro.E le menti, cioè il fuoco, l'Aere»


i Plormret querulo gutmre fn*fi'* dolum »

ÌAcqu^« &4a Teria, ma co due pxincipali po- Percutiiingautum-cyudeUvuìnerePl^ttjfi


tenze anvcitia»& d(&ordia,t*vna delle quali €^uHm luno ic^dpotUt fufiinui^diu ,
,

'in laehrytnas Neflts eecidit tt}orilunda[^pt^nquìi


vnifce, l'altra feparajda altri dette combina-
tioDÌpon[ìbili,& impoiribHi,4e fue parole gre-
Kefìhy ^
in Uchvimii fuadituì iffteryt ,
^xtin£i»m^ento<eoifjl>uffit luppiter à^H, '-^^ '

che tradotte poi in Latinoron queUe in Dio- Invine tumuh.fittutnHltfta.fuie. "--. '^
gene Lacrtio.

E L E JT ri O N E»
luppiter nihis^ atmaforor /^oo,at^4e patens Dh»
È* NiJ^iit Uch'ymìs hominum qn*
plif^
Ittmin/i eohn"
DOnna veccHia di venerando a fpetto,v6»
che ptytti al
dita di color pauonazzo»
Che furono volgarizari da Scìuaggio Ac- collo vnacàtena d'oro, & per pendente vi fia
cademico Occulto, in colai guiTa, fé bene nel vn cuore. Starà à federe inolicando nel fem'
fcccmdo» &vltimo verfo.è alquaqto lontirio bianted'bauer alti, &
nobili penfieri, Auanti
dal tefto Greco, 6c Latino. di detta figura vi faranno due ftrade , in vna à
Gdi qtiMtro radici delie cofe^ man deftra vi farà va Arbore detto Elee» 6c
GioueMtfOy mima Giunenett fiuto rieecy
nella finiftra yn bruttilTìmo fetpc
i^efii^ikediytMnntfempiei fiumi ^ Terrà il braccio deftroalto moftrandocol
Ond'cgli patimenie intende per lo fooco dito indice il nominato Elee, & con la finiftra
che è fopra l'acre» & chiamalo fificamente vna cartella tiuolta in bei giri, nella quale vi
Gioue,|>crciocbe ninno maggioregiouamfn- fi a fcritto Virtutem É/i^o-,
Eict.
. .

«7» Iconologia
T T i o N
che l'Elertione conuienc che fia fatta
non à cafo> nià con difcoifO} & fonda-
mento.
Le due ftrade IVna ouc e l'Elee, fi-
gnifica la virtù & perciò di quella eoa*
uienedi farne Ekttione, & in quella
dar fermo, 6c colante à fimilitudme
dell'Elee, il quale è albero io quanto
alla materia fodo , alla radice ptofoiw
do,à i tamiA* alle foglic.ampia»& ver-
deggiante, &qaan£o più vietì recifo,
piugermoglias&prendc- maggior for-
za? perciò fùpoi^o da gli Antichi pec
iìmbolo delia virtù, conie quella che è
ferma, profonda, &
vcrdeg;gianie,&
di tal pianta infegno della lor virtù ài
valorofì Capitani di taJ albero la coro*
nafidaua.
L'altra via^el ferpe, denota il vino»
il qaal'e é (em{»econnario ad'ogn'bo-
notata, & virtuofa-imprc^fa,
11 moArare col dito in i\ice della maa
deftrail detto Elce,^ con la fimftra la
Cartella ouc è fctitto virttitem eligt %
perche altro non pare che moftri quc-
fio nome Eiettione fé ndn vn certo
Elettioneè vn'appcctiroin noi caufatoper appigJiarfi di due cofeà quella cbe'l cófigliot
deliberation^ fatta «on configlio, pernoftro & la ragic>n e moftra édere migliore , il cKe
intcredc^degli amici fopra mezzi,inftromé- maggiormente appare nel nome Grecoy per-
ti,& modi ritrouati in cofe poffibili, ma djffi. che i Greci chiiitaaii àbo l'Eie 1 1 ioti e V/»*#eV< w*^
dli, &
dubbfofe» per cWcguirc il fine che ci cioè procre[is,chfe altro non fignifìca che E*
fiabbiamo pcopofio lettionedVna còfa innanzi alt*altta,il<:henon
'
Si rapprefetwa vecchia, &;di veti erando a- può fairfi fé prima l'huomo non difcorre, &
Cpctto, percioche l'età matura^ è quella che non iì configli feco fteflo qual fiata raighore»
|)cr laperfettioiie dd fapcfe.&per l'efperien- Scqualnèé
tia delle cofeche ha vedute, &pr^ticat«, può
la veta& perfetta Elettione,
itfare
S X O Q^ V Ne * A*
Si Arefte di color pauonazzo, eìTendo che
«juofto colore fignifica grauità , coD«enient«
al^oggctto che rapprefentiamo^
G^
loùane bella, coi petto armato, '& con
lebr^iccia ignudcin capo hauctà vn-
Elnio circondato di coróna d'oro, tìl fianco
Porta la catena 4'orD, &
per pendetirc il bauerà lo ftocco, nella mano dcftra vna ver-
cuore, pcrcioche narra Pierio Valeriano libro ga, nella finifìra vn fulmine,&:raràveQitad>
-34. dei Geroglifici, ciic gli Egiti^ mctteuano porpora " " '
-
, !,

«1 cuore per iìrabdio del cófiglio. effencìo clic Giouanc,bctTa,& armata fi diphlgd,{)'étòtQ»
4I vero, &
perfetto dot>figlio viene dal cuore, che l'Eloquenza noti hi a^tro^hche altro in-
cofa veramente prop ria de ll*£lef rione, efferi- teri to, che pcifuadere, & non potendo^;»! ciò
do elle ella è il proponimentOi& compofìo <ji fenz'aflertare, & rououer'cpètò fi.^eétàpprc-
i:agionè, '& di coniìglio-. fentare vaghifìTima d'afpetio,'éÌTctì<:to Torna-
Si dipinge che Aia à federecon la dimoftra- rne nto, &
la vaghezza delle pato^cdéllé qua-
mnc d'haucrcalti. Ci nobilipcnfieii, offendo li dcue cffcr fecondo chi v«càc pttiòaderc al- .
. .. . - .

Libro Primo Jt7f


trul»pet5, ancora gli Antichi dìpinfcro Mer- ^dintendereiJ Poeta in qiicfto fuo nwdo dà
curio gioaane> piaceuole,& fcnza barba.i co- dire, cioè che eglino haueano con ogni dili-

ftumi della quale età fono ancora conformi genzaj& fìudio imparato i precetti deli'otna*
alio ftile dell'Elcxiuenza, che cpiaceuole>au- to parlare, &
di ciò quefta è la cagione che il
dace>altera>lafciua, &
confidente. fiore di queff a herba per lafoa varictà> or» &
La dclicatara delle paroles'infegna ancora namentode cobri, habbia con i'iridcccleffe
nelle braccia ignudeje quali efcono fiiora dal fimi)itadtnegrandi{Tìm9,che pure craancoi^.
bufto armatOjpcrcheienza ifoadamSti di fal- ititenuta per Dea deli^Eloquenza
da I>otErin3,6c di ragion e^cfEcace l'Eloquen- fi moflra che cofa fia Eloquen-^
Per lo libro
za farebbe inermcs Se impotente à^confeguirc za,che e l'effetto di moke parole acconcie ia-
ilfuofine». Però fi dicecbe la Dottrina è ma- fiemecon arte,& è in gran parte fcritta, per»-
dre dell'Eloquenza, &
della perfuafione; ma cheficonferuia*pofterr, &
per Io fatmine fii
perche le ragioni della dottrina forK> per la mGftra»con:ì€ narraPjerio Valeriano neMibro-
difficttltàmal volentieri vdire> &
poco imefe>. 45. che con non n?tinorc forza l'Elocmenza d
però adornandofi con parole fi iafciano inté- vn huomo facondo, &fapicnte,batte à terra
dere,& pariorifcono fpeffe volte eflfettidi per» làpertinacia-fabricata, &
fondata daH*igno-
fuafioni> & cofi fouuiene alla capacità) &ck.
fi ffanza nel'e menti de gli fòòlidt profùnmofi»^-
gl'effetti dell^aninìomalcompoftoyperò fi ve- che il fulmine percuote, &: abbatte le torti »,
de>clie} ò per dichiarare let .agio&i dt^-ili» 6c che^s'inalzano Copra gl'iaki cdifitij
dubbie, ò per fpronar Tanimo al mo«o delie <^yv R- ». K. A^-
R; l^ d-
paffionr>ò per raffrenalo, fono neccflàr ji va-
rij,& artifitiofi g)ri di. p role decoratore» ùì i Onna^veffita dìxt^dàt n>eHa man dè(lf»j
quali egli fappia celareil fuo atnficio»& così tien vn con là finiftra mano alza*»
libroi
potrà muouere,& incitare l^Itiero-,oa€ro fue- ta. &eon ^indirei che habbia H fecondo dito»
gliano^ l'animo addormetato dell'buomobt^f- mano ilefo, predo àfuoi piedi vi<
dell'ifVeffa &
fo, &pigto»conla v^rgi d^Ea piùb3f^i>& co- faiàvniibroi&fopraefibvn'horologio^dapol^
mune numera di-parlare, ò coirla fpada de!l"à uercrvrfarà aiKora vna gabbia aperta coavn^
&
mezzana» ptà.cai>vice d'orn'anaeatKÒfriial^ papogallofopra,
mentecol folgore deila^fablime, che bà forza Ilijbroj&Phorológgio, come fi è detto èr
d'atterirc&à fpai>entai;e ciafcuno ; indittovcheie parole fonoTiftromento dcU'e--
La vefte dì porporiì con, licorona d'oro inr loqjjcme: Icquali per»deuor>o eff^re adopra*
eapo,dàchiaro fegnoxonìe ella rilplendenel' te m ©fdines& mifiira del tempo» cfscndo dal'
le mcmidich.vrafcolc;i,& tisneil domini© de tcnip»(oJòmifariital*orationc>& da efsb ri*
gl'animi hunì?ini,effl'ndochc,come dice Piar* ccuendo-i nutneri, Id ftiie , la gratia » .parte: &
in Poi. Oratoria di^itas €um re^ia dignitate delFartiiudineà peifuadere.
cuniwf^aeji dum quod iuflum e{},perfHad6Ì3-&: Il Papagalicè fimbotó dell*éIocj«ente»per^

CHmilURe^fiublicas gubsrnat. chis fi rende marauigliofo con la lingua »& c6^


\é parole imitando l'huomo > nella cuilirrgua
B L O
(^V E N Z, A*
blamente confifte l*Èfscrcitio-delPEloqoéza.
Donna vediti di varjjcolori,con ghjdatr- Et fi dipinge il papagallò fuora della gab-
da in, capo d'berbachian^aralride,nel- bia, perché l'Eloquenza non èriftretta àter*
la mano deff ra tiene vn folgore, & nella fiiii- mine a!cuao>efsendo l'oiEtio fuo di faper dite ^

ftra vn libro apeico . 11 vefiiraento fopradetto probabilmente di qiial fi voglia materia prò»-
diraoftca che fi come fono varijì colori; così pofia,coinc àics Cicerone nella Rettori cai 9
l'Orario ne dcuc ellers vefliia, & di piiì con- gl'altri, che hanno fcrftto prfraa. dipoi &
cetto ornata. Il veftimento rofso drmoffra.chel'orationc
La ghirlanda delFa fopradetra ìieiba (igni- &
dcueefsere concitata, affettuofa iamodo»
fica (come narra PierioValerianonellib.6b.) che ne rifluiti roffore nel vifo,accioche fia cIo=»
cffere fimbolo della Eloquéza» percioche nar- quente, 6c atta alla perfuafione> conìociSifr sà^
ra Horoero che gl'Oratori de Troiaiii,come dcttod'Horatio.
quellli che erano eloquentifTìmii haueffero si vis mt flert, dtUn^um #/?
xpaiiguioriride^oiiia> & qi^eliovuol darci trimHm «// fi^i^
. .. . . ,. . .

i?^ 1
Iconologia
Et qacfta aflettione concitata fi dimoftu tcgno alcuno fia'almarc.ch'è il oentiracntoi
anco nella mano,& nei duo alto perche vna : & Tamatczia che fuolc vcaite fubito dietro k
buona parte dell Eloquenza confifte nel gc- ipiaccri carnali.
«i_ j-ii»/-»-.r.„«-
fio dell'OratJonc Rende manfucte. e benigne le fietc>pcrle
Sto Q^V ENZA; quali s'intcdono gl'huomini crudeliific ingor««
di del f ingue altrui.cflcrc ridotti dal gmdiiio-
% jT Atrona veflita d*habito honedoiin ca fo fauellatore à più human a, & lodcuole vUa »
JyX pobaucràvnpapagallc&lamanode
Itca apetta in fuorai de l'aicra rerrata>nioftrid*- ELOQ.VBNBa.
afcondcrla fotte le vefti
QueRa figura è conforme all'opinione di PErAnHoncilquale
la figura dell'eloquenza dipingeremo
con fuono della
ti Cita-
Zenone Stoicoiiiquale diceua>che la Dialetti
ca era fomiglianre à vna nnano chiufa» perche
ta, & con canto fi veda, che tiri à sé molti
il

fallì, che faranno fparfi in diuerfi luoghi


I)roceda a(iutainéte)& l'Eloquenza fìmiglian-
Ciò fignificajche la dolce armonia del par*
te a V na mano aperta* che iì aliarga,& diffon-
lare dell'Eloquenza pcrfuade. 6c tira à sé gl'i-
de adai più • Per dichiaratione del Papagallo
gnoranti, rozzi,& duri hupmini,chc qua, Oc
fruirà quanto (ì è detto di, fopra
là fparfi dimorano, &
infìeme coDueDg.hino»
BLOQ^VEHtA. §c ciuilmente viuino

Nella Medaglia di Mare'j^ntùnio^ EMVIATIOWB. 1

ERa da Antichi Orfeo rapprefentato DOnna giouane


gli
per l'Eloquenza & habito de,&
Io dipinfero in biondi,e i capelli
bella.con braccia igniii»
ticciuti,che ri-
Filofjfìcp ornato dalla tiara perfìan a> fonan- uoitiin gratiofigiri,facciano vna vaga accon-
&
do la Lira, auanti d'efso vi erano Lupi, Leo- ciatura alcapoifhabttofarà racctnto,& di coc-
ni>Orfi, Serpéti>& diaerfi altri animalijche gli iore verde . Starà in atro di corretchaucndo i
leccauanoi piedi)& non folo v'erano anco di- piedi alati« & con fa deflra mano tcnghi con
lierfi vccelii, che volauano, ma ancora mon^i» bella gtatia vno fprone, oueto vn mazzo, di
& alberi, che fé gli inchinauano, parimen- & fpine.
te fadì dalla munca commoflì, &: tirati L*Eraulatione, fecondo Atiftotele nel i.Iib»
Perdichiarat'one di quefta bella figuraci della Rettorica è vn dolore, ilquate fa che
feruiremo di que llo.che ha interpretato l'An- ci paia vedere ne fimih à noi di natura alcun
i

guillaraà quefto propofita nelle Metaraorfo» bene honorato,& ancora poflTibilc da confe-
fi d'Ouidio al lib. lo.dicendo che Orfeo zi mo guirfi,5c quefto dolore non nafce perche colui
ftra quanta forza, &
vigore habbia l'Eloquen» non habbia quel bcncmà perche noi ancora.
Z3,come quella,che è figliuola d'Appollo,ch« vorreflTjmo hauerlo, oc non f habbiimo
non è altroché lafapjenza. Giouanc fi dipinge, perciocbe l'emulitio»
La Lif a è l'arte del feuellare propriamente ne regna in età gioueniie, edcndo in quella,
alquale hafomiglianza della Lira,che va mo« l'animo più ardito, e generofo
Cendo gl'affetti col fuono hot acmo,hotgtft- I capelli biondi, oc ricciuti, fono i penfier^
uè della voce, &
delia pronuncia che incitano gl'emuli alla gloria
Le felue, oc ì monti, che fi muoixono, altro L'h abito fuccinto, &
di color verde, figni-
non fono, che quegrhuoraini fiffì, oftinati & fica la fperanza diconfeguire quello, cbe ti
nelle loro opinioni, &
che con grandiflìma defidera ..

difHcuicà fi lofciano vincere dalla fuauità delle Le braccia,& ipiedi ignudi alatile la dimo»
voci,& dalla forza del parlate,p«rchc gPalbe- fìratione del correre dinotano la pronrezza,^
ii»che hanno le loro radici fcrmc,& profonde la velocità d'appateggiare almeno,fe non tra*
notano gl'huoroini.che fitTano nel ccntto dcl- palfare le petfone,che fono adornate di vìr«K
l*oftinacione ie loro opinioni. tuofe, & lodeuoli conditioni.
Ferma ancora Orfeo i fiumii che altro aor Gli fi dà lo fprone>come racconta il Caual*^
£>no» che i dishone(^i,& lafciui huomini, che cante nella fua Rettorica,net libro 4.diccnd<><
quando non fono ritenuti dalla forza della iin che l'Emulatione e vno fpetcnc ,chc fortemc-
glia, dalla Iqro infatnc vitit>^€OtroQo fenzau,- re punge & iticica qoq gjià i naaluaggi a defi^
dcra-
.,
. . . ,

Libro Primo 177


derare.& operate contea il bene d'altrui come gegnadi artiuare,.anzi trapanarci fegai della
inuidiofì>mà i buoni,cgcncro(i à procacciate perfettione.
àloio ftcffi qucllo.chc in airriii vcggendo.co- Geroglifico della gloriofa fama n'é la trom
nofcono ì loro ft -ffi maDcare,& à qucfto pro- ba . Sigmficat tuba Jamam» &
celehrttatem •
posto fi d\cc iStimHbsdtditdtmda vtrtut, Dice Pieru> la Tromba eccita gli animi de
B.MVLAT10M£i Soldati & gli fueglta dal fonno . Claudiano.
Xxeitet inctfios turmatit buccina fomnot.

Pe( Sig. Gio. Zaratino CafteiUoi» La Tromba pari nente della famaeccitagli
Contefa» e (Hmoh digloria »^ animi de vittuofi,, &Ii della dal fonno della
pigritia,& fa cheftiano meontinue vigilie»
DOnna,chetengavna tromba nella de- alle quali ellì volontieri fi danno foto perfar
ramano, ne lU fioiftra vna corona di
ft progrefib negli eflercitijloroà perpetua fama
quercia con vna palma ornata di fiocchi) & & gloria . Similmeiue la Tromba incita gli a-

due galli alli piedi) che fi azzuliìno nimi de Soldati, &


gl'infiammaalla miliitiaa-
Hefiodo Poeta Greco nel principio della Virgilioncl'Sefto.
fiiapoefia intitolata le op?re. Si. li giorni con Atr* eteri lirost Marttmfi accendere eantu. •
più finìilùudine naoftca che laconteCa di glo- Cosi la trombadella fama» éc delia gloria*
liofa fama è nv^lto laudabile)6c conueneuole» infiamma gli animi all'Emulatione della vir-
attefo che per tal contefa li vittuofi fanno à ga tù,quindi è che Pltuarco ttatrandb della virtii
ra a chi può più auanzare concorrenti loro il
1 morirle diHe . Legum conditores inciuitate am-
fentimento de 1 verfi di Hefiodo è q^iefto pre» bitionem dmulationemque excttant » aduerfus
fi> dal Greco à parola per parola • hofìesautem tubis etiamy ac tibijf infìtgant au»
AemuUtur vicinum^ vicinus gentque trarttm aicdoreSiO" ptignandtcupiditatì»
Ad dinituts fnjlinanfemy l>ona.vtro 6àe etnttntio £t certo che ninna cofa infiamma più gli ani*
hcminibus.,
tn^allà virtù che la tréba della lode roafifìma*
Stfiiulks figuU /ttettn/et, i^fttùr» fahety
mente i giouani>perciò fé guita à dir Plutarco.
£f mtndtcus mend'eoinuidet, tuntorque canteri,.
Laudando adole/fentesexe$tet,ar^ propellat.
Iquahverliper maggior chiarezza noi tra-
durremo, lenendoci.paiiméce al te Ao Greco •
&
La corona} la palma ornata dì fiocchi, d
iìmbolo del premio della virtù, per il quale i
Uvhin^alvif'tn'tmul fimo fifa virtuofi danno in continua EmulationC} &
Chi congrua fretta te ttcchex.x.$aiquifta. contefa ..
ìdà tuona è tal eoMe/aalli mfftah-i La coroii'3 di quercia £u nel Theatro di Ro*
Jj va/aio s' adir m eoi vafaio» ma premio d'ogni Emulatione, & n'erano in-
H eamor al tantor il fahro al fahrOf coronati Oratori diprofa grecasse latinayMu-
E'I mtndico al mtndieo inuid>a porta .
fici, &
Poeti, de Poeti Mattiale
Onde n*è deriuaro quel trito prouerbio Fi^ © entTarpeiarlicuit continuerò quereur..
g^HS fgulum odii, lì v.ifaio odia il vafaio, Conftrmar fi può con linfcrittione di Lu-
qu ndo il fuoidireicbevuo artefice,ò virtuofo cio Va etiojche dttredici anni irà Poeti latini'
odi4 l'altro dellamedefima profeffione però ,• fu in RomaJncoronatanel'cerrame di Gioue
vedi iva'ì ogni giorno ftadiofi.che biafimano, Capitolino»infìituito d3Domitianojcome ti«
ik ruii;fcono le opere dVitri, perche biafima- ferifce Suetonio . Infihuit» &
quìnqnennalt
no fama delli vinur fi coetanei fuoinon fen
la certamen CapituHno Ioni triplex» muficnmt
za inmdia.fc benefpello occorre che quello, equeftre , gyfumcttm , Ó' aliqttanto plurium
che iouidiarao viuo,morio poilodiamo»corac quam 7iunc e(ì coroftatorttm ;. Nella infcritiio-
dille Mmermioi la coronadiquer*
rie,ancorche nófi fpecifìchi
Infigni ctfipiam vire proni fumtts tmnoe
.
C]e>nondimeno d'altra non fi deue intendere»
Inuidire vitto ruoftMHm autem laudar» perche nelle contefe di Gioue Capitolino dii
Mollo 1 > ftudiofo da vna certa ambitiofà quercia slncoronauanoivincitori.
kiuidia d'honore incitato dal ftimolo della
L. VALERIO L. X..
^loriofa famadefiderofo d'eflereglifoio per
e£$ieUenza nominatole tenuto il piimo> &ia« PVDENTI
]^enoiftà;gU altri, J'affaiica,s'indufttia> 6c s'ia^ HtC. CVM. RSSET. ANNORV.M
M. x'.u..
. . ..

17» Iconologia
Certant Inter fé Galli ftudio glorie^ Dice il Tc^
XIII.ROMiE CERTAMINE
ftore : Chnfippo con l'Emulatione de i galli ci
lOVlS CAPITOLIMI. LVSTRO aggiunge ftimolo alla fortezza. Thcmiftocle
5EXT0. CLA RITATE. INGENII animò i foldati centra barbari,con moftrat Io-
co dui Gallitche corobatteuano» non per altro
CORONATVS. EST. INTER
che per la vittoria : onde gli Atheniefi mette-
JOETAS. LATINOS OMNIBVS uanoogn^nno due Galli à contendere in pu-
SENTENTI IS. IVDICVM blico fpettacolo.ad eflempio dcU'emulationCf
HVIC. PLEBS. VNIVERSA m
come Icggefi Celio Rodigino lib.9.cap.4^.
Vfauanoanco queftoin Pergamo Plinio lib.
HIS CONIENSIVM. STATVAM. IO. cap.i 1. Pergami omnibui annis fpeflacu*
ÌERE. collato DECREVIT. lumgaltoram^ubltce edttur ceugladiatorum,Et
Di Sonatori di Citata Giuuenjile.-^» C4p2- Polluce Iib.9.cap.6.rifcrifce»che i barbari fcol
tohnam fperaret TollioquercHm.ht gli Hiftri-. pirno dui galli combattenti nelle Medaglie»
Cini ancora,(ì come appactfce in quella infctit fimboto dcil'£mulatione»contefa«e {limolo di
tioneftampata dal P^nuinO) da Aldo Manui gloria
tio> dallo Smetto» U
da GiofefFo Scaligero Co- E Q_ V I T A».
pra Aufonio ..
Nella Medaglia di Gordiano.
U SYRRED10. 1. F. CL7
FELICIS DOnna veftita di biancojche nella deftra
tiene le bilancie»& nella finiftra vn
PROCVRATORl. AB Cornucòpia.
5CENA. THEAT. IMP. Si dipinge vefiita di bianco>perche con can
didezza d'animo fenza lafciatfi corrompere
CiES. DOMITI A N
da grintetefiì) quella giudica i meriti, de- &
PRINCIPI meriti atcrui,e li premia»& condanna.ma con
CORONATO. CONTRA piaceuoIezza>& remillìonejfignifìcandofi eia
per lebilancie>& per il Cornucopia.
OMNES., SC/ENICOS
La palma,^ la coroiia amata di fiocchi co- Equità inmoli»ltedM^lit.
me habbiamo dctto,eca premio ancora che fi
dalia alli primi vincicori»p«rche fecondi non
i
VNa donzella dtfcinta>che dando in pie-
di tengaceli vnanuno vo parodi bK
liportauano le corone» & le palmecon i fioc-^ lancic
chi, fi come auuettifce ilfudettj Scaligero ia E Q^ V I T A^
Aufonio Poeta .,
Del Reuerendifs. Padre Fr.Ignatitr.
Et quAtatnidudum Hot palma p9ftfcapoUet
Lemnifio omatn efi, qm mta palm» caret * 1"A Onna con vn regolo Lcsbio di piombo
Se bene propriamente i lemnifci erano fa» M^ in mano perche Lesbijfabricaua no di
i

icie picciole di lana non colorita» come dice piedi tre àbugne» e le fpinauano f )lo di fopra».
ìFcfto>màtrouafi anco, che ilemnifci da molti &difotto,& per eflerc quello regolo di piom-
pigUanfi per fiocchi; d*»>ro, & di fera fecondo bo,fi piega fecodo la balTezza delle pictre.mà
gh aggiunti» onde leggiamo in A leflfandrod'- perònon efce mai del dritto ; cofi TEquità ^
Aìe^mdxo: H€trnfmcùrollisler»nifcit tantum piega, & inchina all'imperfcttione humana.
aurei daremury Et in Sidonio Poeta Palntis maperònon efce mai dal dritto della giulli-
fertca»Qìoi Palma ornata difafcie.ò fiocchi tia. Quella figura fu fatta dal Reuctendifs..

di f-^ta: veggafi laScalrgeto indetto laogo>. Padie Ignatio Vefcouo dì Alatri,& Matema-
& GMinaicinturnebo ltb.i8.cap»5.dìindofi tico già di Gregorio XI ll.effendoiì coslritro»
quedi.' Palme, & corone ornate di fiocchi alH uata tra te fu e fctitture
primi vincitoti, le habbiamo poftc perfcgno» B Q. V A L I T A*.
che l'Emulatione cidimolaalla fupremaglo-
€^9me dipinta ntìla Libraria Vaticana .
lia,6£ al delnleriodelh primi premi).
i Galliiche iì azzuffano>(cruonopetfimbo* DOnna^che tiene in ciafcunà mano vna.
k> dellfeniulacione, <Sc della coniefadiglosia. torcia» accendendo l'vna con l'altra.
K^vi-
.

Libro Primo» I7f


EQJ/INOTIO DELLA PRIMAVERA; »

lo diuide in due paici, & (ìmilmentó


i poli del mondo.
Si dipinge giouane, perche venen-
do l'EquinottJO nel principio clv ila
Primjuera, nel nrefe di Marzo , gU
Antichi faceuanojche in detto mefc
fode principio dell'anno. Diccfi an-
co che fofle la creatione dei mondo»
Se anco l'anno delia Redentione > e
della Paffione di Noltto Signor, 6c
anco da quello nel primo grado del-
TAricte eflète ftato creato «I Solcati
tote del detto Equinoitio-, onde non
fuor di propolìto gl'Antichi fecero»
che in queÀo me(e folle Iprincipio
dell'anno, effendo che egli fia priui-
legiato più de gl'altrijnon Colo per I e
ragioni dette di fopra,ma perche da
quello fi pigliano l'Epatte» le lettere
Dominicali, Se altri computiceleflì.
Si rappreìfcnta di giuda datura, pec
elTere eguagliatore, che vuol dire t»
gualccioèpari.
Il cblor bianco lignifica il giorno»

Se il negro la hottéjà metà per egua


glianzai'vn dell'altro il bianco dalla
Glouane ài ^iuflia ftatara , veflito dalla dedra , perche il giorno precede alla notte»
parte deftradaalto^&àbadodi coloc per elTer più nobile.
bianco, Se dalPalcro laro di color negrd> cinto La.cintura di colot celere , nella quale fo-
in mezzo con vna cintata alquanto larga, dì no alcune delle , ne rappreCenta il citcolo»
color turchino,feguitafenz3 nodi con alcune che fa detto Equinottio > che cinge il primo
ftellcà vfodi circolojterrà fotto il braccio de- mobile*
liro con bella gratiavn*Anete>& con la fini- Si cinge aftòo
il detto cerchio, per elTet e-

ftca mano vn mazzodi vari] fiori ,& alli piedi glifenza no^o.Se perche h circoli non hanno
liauerà due alette del color del velìimento* princ{pio,ne fine ,ma fono eguali •
cioè dal lato bianco bianche» Se dal latone^ L'Ariete che tiene Cotto il braccio dedro»
geo negre ne dimoftra , che entrando il Sole nel detto
Eqviinottioèqueltempcnelquaìeil gior- fegno.fi fa l'Equinottio di Primaueia,che pct
no è eguale con la notte. Se quefto auuiene tale dimodratione (iene con !a finidratna*
due volte l'anno,^ vna di Marzo alhii. en- ììo il mazzo de i varij fiori, come ancodimo-
trando il Sole nel fegno dell'Arictei portan- dra, che l'Ariete l'Inuerno giace nel lato fi*
do à noi la Piimaueta» &di Settembre alti niftro, Se la Primauera nel dcdro,cofi il Sole
23. portando l'Autunno con la maturità de' nell'Inuerno dà dal laro Anidro del firma»
frutti. mento» &ncirEquinottio cominciaà giace-
Si dice equinottiojcioè eguale,& equinot re nel dedro^
tiale>cioècqaid:a!e» & anco equatore , cioè L'ali a' piedi ne dimodrano la velocità del
eguagliatore del giorno con la notte , &: per tempo, Se corfo dei detti fegiii, il bianco del
quell 1 > che lie moftra il Sacrobofco nella fuà pie dedtò,pei la Velocità del giorno, Se il ne-
sfera equinottiale è vn ciic6ìo,'che diuide la
: gro dalla finidrà pet là notte.
sfera perrnezo» cingendo il piimo mobilt^»
M i EQVf.
. . } . .

tBo Iconologia
EOyiNOTTIO DELL'AVTVNNO.
La. libra ; ouero bilancia e vno
de i dodici fegni del Zodiaco } nel
qa^Ie entra il Sole il mefe di ScC-
tctnbre > & faflfi in qucfto tempo

i'EquinottiOycioé sVguaglia il gior-


no con la notte» dimof^randou eoa
lidue globi } metà bianchi per il
giorno. & metà negri per la notte»
volti per vn contrario all'altro v*
gualmente pendenti perl'vgaalità
deU'vfo del giorno con la notte
ERRORE.
H Vomo quali in habiro di via-
dante«c'h abbia bendato gP*
occt)i>& vada co vn battone i teti^
tonC) in atto di cercare il viaggio»
per andare afIìcarandofi,& quello
va quali Tempre con l'Ignoranza •
L'Errore{Tecondo gli Stoici)^ vnV
vfcire di (Irada.e douiare dalla linea
come il nò errare è vn caminare per
la via dritta fenza inciapare dall'v*
na,ò dall'altra banda, tal che tutte
l\>pere,ò del corpo»ò dell'intelletto
nottro,fi potrà dire» che fiano in via
giotò pellegrinaggio, dopò ilquale
HVomo d'età virile veftito nella guifa
cerchio
deir'altro,e cinto pariroéte dal
non fìorcendo>fpetiamo artiuare alla felicita
QuenocimoÀrò Chrifto noftro Signore»
-con turchincierrà con la deftra ma
le ftelle,e l'attioni del quale furono tutte per inftruttio-
no il 'fogno della Libra,cioc vn parodi Bilan- ne uodraj quando apparì a* fuoi Difccpoli in
cio egualmente pendenti,con dueglobi.vno habito di peregt!no>& Iddio nelLeuiticoco*
per Iato in dette failacicla metà di ciafcu glo- mandando al popol d'IfraeLche non volefle»
bo fata bianco» & l'altra metà negro,voItàdo caminando torcere da vna banda > ò dall'ai-
l'vno rouerfcio dell'altro.e co la (ìniiìrama
al tra.Per quefìa cagione l'Errore fidoueràfare
no alcuni rami di più frutti,& vue, alli pie- & in habito di pellegrino » ouero ài viandantet
di l*ali,come dicemo ali'Equinotiodi fopra non potédo edere l'Errore fcnza il palio del»
Per hauernoi detto, che cofafia Equinot- noftre attieni, ò penfierijcome fi è detto.
le
tio> Se dichiaiatoilcolor del vcftiméto, come Gl'occhi bendati lignificano» che quando
ancoquello>che denota il cerchio» & fall alli è ofcurato il lume deìl'intellettocon il velo
piedi.fopradi ciò mi parche bafli anco per de gl'in tereflì iix)ndani facilmeote s'incorre
dichiarationeà queft^altra figura,e(?èndo che ne gl'errori.
eHa fignifìca il medelimo di quella di fopra ba(ìone»con il quale vii cercando la Hra-
Il
folo diròqueIlo}che fignifical'eflere di età vi- daifi pone per il renro#come l'occhio per l'in-
tHet dico dunque, che con ella (ì dtmofìia la telletto , perche come quello tè prà corporeo,
perfetrione di qucfto tempoi percioche in ef- coli Tatto di qucHo è meno fcniibilce più (pi
fo molti dicono, che il nofìro Signore creaf- rituale e fì nota in fomma che chi procede
»

fé il mondo a noi bafìa fapercj che il mefe di pervia delfenfojfacilmente puòadognipaf-


Settembre alli i3.fal*Equinotrio, enc porta fo etrare > fenza il difcorfo dell'intelletto > Se
l'Autunno con lamarurirà, e perfcttionede;i fenza la vera ragie ne di qual fi voglia cofa»
frutti, che per tal fìgtìificato fì moftra, che quello mcdefìmo, Si più chiaramente dimo-
c^lafinifìra<nanot>e tengbi di pm forte erà rignoranza^che apprcdò fi dipinge

A
. . .

Libro Primo.' iSi


R R O R E.

laguifache habbiamodeKo»petdk
moftcare>che l'Efperienza è domina*
trice,& maeftra di tuttcle cofc. Arift.
I .Mctaph. Exptrientia eft cogniti»
lib.

/ìngularium» ars vero vniuerfalium.


Il quadrata geomettico è inftto*
mento Mattematico > conilquale fì
fa certiffimaptom,& Efperienza pcc
tcouace l'altezze>profonditàióc difta-
ze per le diuifioni de gradito^ molci*^
plicatione de numeri che fi citroaa-
no in detto ftroroento
Vi fi mette à lato il fuoco,perciochc-
con elio fi fanno diuetfe prouc*& in-
finite efperienze come dice IfidorQ
n el lib.delIeEthimologie, lo cife- &
rifce il Boccaccio nel duodecimo li-
bro della Geneológia de gli Dei,di^
cendo che fenza il fuoco alcunafoc-
te di metallo non fi può gitcare> ne
iauorare,non è quafi cofa alcuna.che
col fuoconon fia cotTjpofta,con elfo
fi compone il vetro, Toro, l'argentoj

il piombojil rame,il ferrojil bronzo,


& le medicine, col fuoco il ferro fi
genera,& doma, col fuoco l'orofifa
ESPERIENZA. perfetto, col fuoco abbruggianfi i faf-

DOnna vecchia vefiita d'oro, tcrràcon la


bacchetta intorno aU
fiìli muri fi cógiungonojil fuoco coccdo i fòlli

deftramanovna neri, gli fa venire bianchi, legni bianchi,ab-


i

la quale vi Ha inuoltacon bei giri vna cartella> brugiando,manda in poIuere>&; ne fa neri cac
oue fia fcrit[oRerum Magi/ira; eoa la fi^ & boni,di legna dure.cofe frali,xli cofe putride9
niftra vn quadrato geomettico dalla parte de- ne fa diodo rofe,slega,le cofe ftrette,& le fciol
fira. in terra farà vnvafo di fuoco con atden- te vnifcejmollificale dure,& le dure réde mol
ijflìmc jBamme,& dalla finiftravna pietra di. lismolte cofe fopra di ciò fipotrebbe dire» ma
paragone con la dimoftratione che fia Aat3> per nonelTere teciicfo,trala(ro,& attederemo
tocca con oro* 8c altri metalli breuemétc à dichiarare la pietra di paragone»-
Vecchia fi tapprcfenta , attefochc con il laqualealtronòVuoldircche proua,&: Efpe-
tempo non folo fi viene: in cognitioncjma fi fa rienza perii vero faggio che da ogni metallo,.
Efperienza dehtutto.come ben dimoftta Oui-
dio nel lib. feftoMttamoif. oue dice. E J S ERG 1 T r O .

Serisvtnit vfu ab annis.

5c nel Manilio hb^jrimo Aftron,


HVomo ma età gioucnile,veftito d'ha-
biro fuccinto,^
di
colòti.Iebrac-
di vari)
Per varios vfus artem &xgerietitiafecit extm cie fieno ignudci in terrà vn Horologio-
capo
pio mojirante vtam da fònare.e co la deftra mano vn cerchio d'o-
& Ariftotcle nel ó.Ethica. ro,& con la finiCìra vn volume ouefia fcrirto
Mulùtudo tifoperif fatit exptrientìatn .
Enciclopedìa; alla cintola terrà vna Corona
Siveftc d*cro percinchc fi come l'oro è di della Madonna, cucro quella del Sign ;re,8£;
tra^gior pregto,& ftinta di tutti i metalli, così àciafcun de piedi haueràvnaletta,dai!r'- parte
tEfoerienza è Ai tutte le fcienzc . dedra pcc terra vi faranno varie Coire d'"'-
Tiene. Qonla,dcJ[tcaK}aiiQ la bacchettA nelr mi, &. dalla fioiftiadiutifi O.rcmcnric'i .-^gn-
3. M
col- '
. . .

j8a Iconologia
a I £ N A.

di e(To ne didingueuano il tempo,&


l'hore>così reffcccitio nodro menta*
le fa che pollìaroo condurre il no-
ftro intelletto di dininguere)& cono
fcere il vero>il che non potendo faifi
il defio di Capere farebbe in damo
nell'hucmo > come beniITimo dice
Dante nel 4. del Parade
j0 veggio htni th*ff0 mai fi fati»
Vtftro intiUttto, ft't ver non la Uiu/lrétì
Di fuor dal quMl nijfunvtr» fi ^i^ié
fopifimeffocomt ftra illufir/t
'

T'tfto che giento Vhà-, t giunger pollo


So m» ciaftun defio furtbbt frHJlt»»

Etvn bello ingegno anch'egli (b-


pra di CIÒ cofi dice
Trh ìe fatighotondo gPhutnam affetti

Per dtuerfe eagicn etrcan quttttrfi,


L'effurcitie montai imperio tigne.
Con qutfto af del fri più diuini oggetti
Può l'hnom ù l>»ffo,mt primovero alzarfi
£ contemplando vnirfi alfommo bene
ti cerchio d'oro , che tiene con la
deftra roano ne fignifica la perfet-
tLone>, ctìendo fiali; roattematich'e
coItur3>che fieno Iuftri>& rifplendenti,& mo-. figura,& fórma pcifetta,,ficoroeèfiroi'mentc
ftnnQcfefTereefTercitati nciropcrationt loro mareria>cbe è l'oro fra gli al.ri metalli, onde
1la -

E^crcitio è quella fatica. attuaFe, che pren- con ragione fi pone dttro cerchio, mano m
de l*hjLiomo per arriuare alla petfcttione della dcirEffefcitio cfiendo ch'egli riduce in fom-
».

fua profe(Tìone ,, nella quale è difficile fenza ma perlettione tutte le cofe ..

rEflTercitio ancorché la natura. hnclini,& la. llvoluirccbe hàndlafinifìtamanoconla,


giro
dottrina l*aiuti : Atift. foJeuadire . ^d paran-. parola Enciclopaedia,<ìgnifica il <ii tutte le

ddm fapientiam triapotiffimum neceffarta effe^ fciétie»doiie che l'efserciticsi delie ietteie:co-
Naturam > Do firmami O", Exercitationem t tre dell'armi , che in dimoftraticnc habbiaoi
Exercitatio enim nifi n/ifur^t & do^rina acce-- pofìo.allatodcftro diqucttafiguta, deno- &
datt mi fola eyudttiionìs. aurÌ€Sy Ciò- rifctifcc, rWchc l*vna,5^ Taltra profefTionc fa l'huorao,
Laertio libj.cap.i llju ft r-e & hn mort^ te «.

Giouaae fi dipinge pcrcìochela giouentùi Tiene alb Cintola Corona del Signote-
la

iefift<:più-.aire{Tercitio> &
allafatica diqu^l fi òdella SanrifTiraa M^dre di effò per dimoftrs-
voglia altr'ttà, fé ben-s non douemo laflbre in^ re rElTerciro fpirituale - il qua'e fé bene gli
dirpartev& Perà virile», rEnercitio della quale Ederciti) fpirituali fon molti nondimf no noi
-,

e di confideratione per edere nella perfectio-- pigliamo vna parte per il turro, che il tutto ci
ne,con la quale virtuofamente puòelTèrcita-- conduce nella via, &
luoghodif luarione .
rc cofe graui,& we Gouern^ là varietà di colorii Quoniam.vìtay hominum ex religione con/iftit,.

del vcftimento dinrHjftra la diuerfirà de gl'cf- dice la Sclera fcritiUta..

ferciti) Si k braccia ignti.de la próntezza.ncU Tiene à.ciafcun p'ecte vna Alfctta,& no .-^ue
i'cfTercitare. perdinK)ftfare,chercfsercitio hàdaefscit co
L'horologio,che tiene in capo fignifica, che termine,& non violcto,efsendo che da c(s' le
come (.cH'ercttio delle diuctfità delle ruQie necauavuhiàgrandiflima>pci:cio.h: f' ccnje
il
. . . . .

Libro Primo* rtj


E a c I r i Q.
E S 1 L f O
Come depinto dal R.Fr. Tgnxth
Perujtno Fejcouo d Alatri .

HVomo habito
nòtchc con
in
la deftra
di Pellegti-
mano tic
ne vn bordone> ^ con la finjftra vn
falcone in pugno
Due fono, vn publico, e l'al-
Bfilij
quando l'huo
tco priuaco.il publico è
mo, ò per colpa, ò per fofpetto è ban-
dito dal Principe! ò ddlla Rcpublica»
&
condannato i viuer^ fuor di pa-
tria perpetuo, ò à tempo.
11 ptiuatoè quando rhuomo vo-
Iontariaipente>e per qualche acciden
te fi elegge di viuere,e morire fuor di
patria» fenza efserne caccia tOjche ciò
fignifica l'habitodcl pellegrino, & il

bordone .

Et per li publico lo dinota il Falco-


ne con i getti alli piedi

ETÀ'' IN GENEGLALìe.

Ibtio fa che Phuomo fia negligente» pigco,^


D Onna

diaifà in tre parti, cioè la


c'habbia vna clamidet-
ca di vati] colori 9 &
vna .vefte
prima di color can-
chele forze dell'animo infiemecon il corpo giante, la feconda d'orp, iVltima anch'cgli ^
vengono meno , cofi all'incontro l'efsercitio in gtro di quel colore delle foglie quando haa
moderato rende fortezza, & fanità come dice no perduto il vigore, & che cadono in terra »
Arnaldo de villa noua</^ regione (anit. cap.5. Haurà ambe le braccia alte ton la dedra
Exercitium temperatum fanuatem caufat > & mano terrà vn Solejt&: con la finiC^ra la luna,
conferuati caloremq^ naturalem confortat & auertendo,che il braccio deliro fi^più alto del
quel che più importa Arift. 5 .met. Exercitium finiftro, & per terra dalla parte deftra vi fia vn
ejì caufa janitatis» & vero bafilifco dritto, & elcuàto,la figura del quale
La diuetfìtà delli (Iromenti di Agricoltura» la mettiamo nel fine del noftro difcorfo,acci«
che iimetiamo 4^1a parte finidra, che fono il pittore pofsa dipingerlo nella guifa che le
lu(lri,&nó rugginofi.dimoflrano l'£fsercitio> defcriuono moltiautori
& la fatica che con edì (ìrométi fi h A lauora- L'età fecondo il ConciÌi.nore,diff. 2<>.è vn*
re,& coltiuare laterra» &
le pianie.Onde tnc- difpofitionc dell'anunalc che nafce dalla pro-
diàte detto Efsercitio fi raccoglie il viuere per pria complefiìone.attnbuita alle cofe naturali
il genere humano,ondefopraciòinProuer. dali'attiboe dtl c.lotentl humido radicale»
I i*Qui operatur terram {uam fatiabitur patti- caufarada vn cerco mfluiloimifiirata da perio-
husimoìio fi potrebbe dire fopra di qucdo no- do temporale, quale crefce>ftà, cala,& mani-
bilfoggetojcfsendoche abbraccia infinite at- féftamentè declina
tioni»mà per non mettere confufione mefso L'Era fu da molti in vari) modi diuifa, per-
laftiremo didime altro-, parendoci d'hauer che,alciidifsciochc fono tre folcoltri quatro,
«nefso tutte le cofepiù principali» altri cinque, altri (sì, &c altri fettcmà fé confi-
denamobenequefle cinqàe opinioni rroua-
tcmo che non difcòrdooo altrimenti tra loro.
4 M tnà

'%
. & . . .

2 84 Iconologìa
BSIIIO COME DE*I dal R.Fr. Ignatio Perugino Vcicouo d'Alacri
'
N T O,

co dal generare-»
La giouentù è il fior deiretà, Cc&
dice à luuandot &
è quella età nella
quale rhuomo e finito di ctefcercióc
può giouare altrui
La virilità è quella nella quale
l'huomo è perfetto, & compito nel
calore,& humore.& quel che fi con-
fuma dal calore è vguale all'alimene
to che fi piglia.
La vecchiaia è quell'età nelU
quale l'huomo diroinuifce> man* &
ca > perche mancano in elTo il ca*
lor. Se il fangue &
ccefce la frigi*
dita, 6c decita. « &c fi dice in latino
feneflus à fenfuum diminktione^QvLC»
Ile quatro età Cono afsomigliatc si
da Filofofi» come anco da Poeti al-
lequatro Cagioni dell'anno « Per-
che dice il fopradetto Autore nel
loco citato adolefcentts caltda >
: &
humida temperatura funt verifimihs
qui floresatatis agum, calidOiO'Jto»
co fum temperamento i ^ualit ejtas;
Adedìj frigidi , C
peci qualis ^w-
tummst fenes frigidi^ O" humidi fi-
Cnà fono tutti di conaun confenfo . miles hiemi . Da Poeti poi» dice Ouidio» nel
Qaelli che difsero che fono tre fumo molti lib. Qmncodecimo Mecamotf.
Filofofì Antichi, quali confiderotno l'huomo
S mentre l'Anno vn anno in giro è volto
come cofa naturale, la quale nel fuo motto ha Non imits egli ancor U ntftrn etnde t
principio mezzo, & fìne,come dioi Arifì.i. de Non ettngiM anch'egli in qutitroguife il vtho t
C(xl(f, Ò" mundo, 6c però pofero per principio
Non muta anch' ei natura, e qualitad* ?
l'adolefcentia, per mezzo k gioiieniù,& per ^U4»do il Stinti Montone il ftggio ià tolto
fine la vecchiaia Ei prati già verdeggiano, eie biade
• La feconda opinione quale pare chefia la H'herhcdi fior, di fernet e di trufiullo
più comune, & fcguitata da Hipocrate Gale- Non ne fuolt ti nutrir ^ome vn fanemllo t
uo,Auicenna5& tutta la fera de Medici raiìo- Ma come al Sole in Cancro apre le porte
nali,intendiamo di feguitare ancor noi nella E cht'l giorno maggior da noi s'ac^uiffs
noftra figura, quale diftinguc l'età in quatro E per feriar le Jl^ttie d'ogni /crttj
parti, cioè adolefceniia>gK)uentù, virilità, Ogni herùa il feme già forma e Varifi a g
vecchiaia, Qucfte quatto cià cefi fono defini- L'anno vngieuane appar robufto , e forte
te da Galeno nel libro delle detìnitioni me- A l'oferatime, é^àla vifta
dicinali .
Z'icalor naturai tanto l'infiamma,

L'AdoIefcentia è quella, età nella quale il


eie tutto ne l' oprar è fuceo, e fiamma .
corpo cTcfcc, cfsendo che in cfsa il cator, & Come à la Libra poi io Dio t'aggiunge
humore piglia vigore, 6c forza^^ in efsa l'ali- C'kauea pnmail Lecnté>nto infiammato
mento è più di quel che fi ccnfuma, & per L'anno da tante fuoco fi dtjgiunge.
queflo dice Ilidoio lib.i. F.thimologia, che Et vno aj^ftto à nei mrfira più grato f
^doleiccntia fi ciccdiij cttfcerc» come an- ^ guelU età men difiofo giunge
eh
. . . .

Libro Primo. 281


ETÀ» IN E N E R A l E.

Vi è ancora l'opinione di Marco To-


rentioVarrone lib. origine lìngtiAÌatin^
il quale dice che fono cinque,alla
quale
potiamo tifpondetc come di fopca di^
ftingucndola prima età in più patti.
La quatta opinione e d'Ifidoto nel li-
bro delle fueEthiraologie. lib.z.c.z.U
quale pone feictàcioè Infamia, Pueri-
tia,Adolefcctia,Giouclù,ViiiUtàieVec-
chiaiaidoueè da aucttirc che i'auttotità
di sì grad'huomo non ci cóttaiia niente
alla noftra opinione di cjuatro, perche
pone rinfantia,& pueritia per parti del-
la adolefcentia, La quinta,& vitima
o-
pinionc è di molti Filofofi, oc Aftrologi
come narra Pierio Aponefe AìS.16,
quali pongono la vita dell'huomo di-
fìinguerfi in fette età,cioè Infantia,Puc
ritia, Adolefcentia, Giouentù, Virilità,
Vccchi3ia,& Decrepitàidi modo che fi
cdme fono fette li giorni ne quali fi co-
ttene, & ferra tutto il tempo, cofi anco
habbino da eflcre fette l'Età.nelle qua-
li fi finifce tutta la vita noftra, fecondo

anco che fono fette li Pianeti per il


•*
mezzodequalifi fa la genetationcj &
che fàl'httom più ptudente,e temperato»
cotruttione interra.
A qntUaetk eh piànell'6u»ms'jiprezx,af
La prima Età dunque è Infantia, la qua-
U
Ch'i frk la gioueotutt, e vecchiezza ,
leè gcuernata dalla Luna, e dura fino alli fet-
Zìitieata l'anno poi debole, e Banco
te anni, fé bene alcuni vogliono fino à i qua-
Il volto crejpo» afflitto, e macilente,
il capo ha c»lue,o'l crine h» raro, e bianco ,
tto.
Raro, tfemantcy e rugginofo il dente, La feconda è la Pueritia,dominata da Mer-
Traht con difficultà l'antico fianco curio pianeta difcientia» e di ragione, al- &
Al fin del corpo infermo, e dola mente l'hora fi deuono i putti mettete fotto ladifci-
Cade del tutto, t mutr : ma ne conforta plina del maeftro, perche in quel tempo co-
Cht'l nuouo tempo vn nuouo anno n'apporia mincia à capite ogni virtù, elTendo come yna
Lafcio anco di dire che da molti que(le tauola rafa come dice il Filcfofoj. de anima
quatro età fìirno fìmigliate alle quatto patti 14. & quefta età dura i4.anni
del mondo, com'anco aili quatto Elementi, La terza Età, è dominata da Venere piane-
corpi femplici, dà'qualifi fa ogni comporto. ta di diletti di quefto mondo, di allegrezza, di
La terza opinione pone cinque Età, que- & gola, dì luflùrja, peto anco in quefto modo
&
lla è di Fetnelio lib.y.cap.io. & le diftingue pare che rhuomo fi difponga in quefta E tàiSC
così, Adolefcentia, Giouentù, Vitilità, Vec- il fuo dominio dura anni otto

chiaia,& Decrepità,la quale opinione fé bene La quarta Era è regolata dal Sole per ha-
pare che ne ciefca vna,npn apporta peto altro uer lui il quarto loco nel mondo» perche &
di noucraa folamente diftingue l'vltima età quefto è il Pianeta, più •^erfetto,& di mag-
in vecchiaia, &
decrepità alla quale porremo gior valore, amatore dell'! cncftà,& d'ogn*al-
iirpondere, che la decrepità, e l'vltima parte tra attiene vittuofa, &
il fuo dominio
dura
della vecchiaia quale è più vicina alla motte, ip. anni.
roa non per quefto è vn'altra età di nouo La quinta è dominata da Mattea quefta E-
ta.
. . .

i%6 Iconologia
£tà> fì chiama Etì di rupetbiai di magnanimi*
tà,&diriflc»&: l'huomo in qucfta Età cerca che fttcen vino l'arbore li manca
con ogni forza di acquiftace honocej& robba Si dipinge con le braccia alte. Se che con la
in qual (i voglia modo etTeccitaado ogni ope- deftra mano tenghi il Sole,& con la fioiftra la
ra ancor che difHciie defìderofo di lafciai me- Luna per più caufe. Se primi perche volendo
moria di lui» &
dura in quella età anni i^. gli Egiti)(come narra Òro Apolline fignifica*
La feOa è dominata da Gioue>& in quel tc- te l'Età, dipingeuano il SoIe>& la Luna eden-
po l'huomo è defìoro dif&cetSc di tranquiii- Godetti Pianeti Elementi diefla. Se perche il
tà>penccndofi dclli errori comedi nelle prete- Sole induifce ncU'huomo il fenfo , che fenza
lice Età* ricorrendo à DtOtSc cercando o^n'o* quello non ùria animale, &
la Luna \ì crefce-
pera buona>6c dura anni 12. te fenza del quale non fi tcoucrebbe Età alcu-
Vlcimamence foprauiene Saturno freddo* na*, in oltre perche il Sole, &
la Luna reggo-

oc fecco. Pianeta di dolore di penfìero> di & no li tre membri principali, dalli quali proce-
malinconia, pieno di faticofa angudia. Se ài- dono le tre virtù piime, cioè animale, vitale»
fpone m
tal maniera l'buomo, che li occorro- Se naturale, edendo che il Sole regge il capo
no infìrmicà^ Se 2ltriincommodi)& dura (ino douerifiedela virtù animale, &
licore doue
alla motiQ^qua ejivlnmum terribilinm fecon- tifiede la vitale, &
la Luna poi regge lo iloma"

do Arinotele, Quefte dunque fono tutre le 0- cho> Se il fegato, doue rifiedela naturale,fen-
piniom circa le Età le quali ancor che fìano ói za le quali tre virtù l'huomo non pottebbc
&
huomini celebri» con gran fondamento fì viuere, come narra Crinito lib. 1 2. cap.2.
ponnobcniffirao ridurre àquitro,comehab- Volendo poi fieurare yn'E'à permanente»
biamo decro di fopra» e però è d'auertire che Se perfetta vi habbiamo porto il bafilifco drit-
l'Età non fcmpre fi includono in numero cet- to in piediperche parimente gli Egiti) ponc-
f.o di annijperche Atasnon menfuratur numero u ino per vn bafalifco Se in detta lingua è
l'età

4(imiorHm,fedtem^eramemOi fecondo Galeno. chiamato Vrcon, che bafalifco nella noftrati-


Horaper tornare ^U'efplicationc della noftta fuona, il quale formato in oro poneuano in
figura, diremo die la clamìdetta di vati) colo- capo alli Dei,& per quefto dicono dette genti
ri, fignifica l'Età dell'adolefcentiajdenotando che tale animale denota l'Età percioche et
la VoIubjlità,& varietà di e(la>come dice Pie- fendo tre forti de ferpenti, à tutti gli altri mo-
rio Valerianolib.40. dei fuoi Geroglifici rir gli conuiene reftandofene quefto folo im-
color cangiante cirapprefentai Età Gio-
Il itTortale, qual folamente col fiato ogn'altro a-
tienile, la quale ageuolmente cangia pcnfìeri, nimale vccidctal che parendo che elio babbi
oc proponi metili co me dice Atift. nel 2. della in fua faculià, la vita,& la mortelo poneuano
Rettorica luwmsfum inconjìames res quas & incapodelli Dei.
€oncuyiuermt& fajlidiuntt Se Platone 2. de La figura di quefto ferpe, gl'Autori fcrtuo-
legib.3. luaenumtnores f£pe indies, varieque no ch'habbia vna macchia bianca nel capo,&
mtttamur; Se Teofrafto apud ftob. Difficile efi con vn certo fegnalato diadema d'oinie egli
Mliqtiid de ÌHuenibus dtuinare efi enim dtas in- ha nome reggio perche l'altre (oiii di ferpi lo
certa,fine fcopo multis mHtatiombus obnoxia . riuerifcono,hàl'ale,màpicciole,& rououc il
La parte di color d'oro figmficala perfcttio co-^po con alquante,mà non molte pieghe,dal
ne dell'età virile laquale è capace di ragione, mezzo in su camina dritto. Se eleuato onde
& concila opera in tutte le actionri ciuili > Se Nicandro di quefto animale cofi dice.
mecaniche. £• Rè de gH animai, che vaa firpendo
L'vltimapatte del color -delle foglie come Co'l corpo biondo, e btllo oìtra mifura
habbiamo detto, dimoftra che l'Età 4pl vec- Poiché di tre gran doni e fiato adorno
chio andando in dechnatione fomiglia al'e Ha' l capo aguzzo, e lungo ben che dritto.
frondi delli a{beri,Iequah perdono la forza,6c Ne penfo trouerai terreftre fiera.
Che rmffembr urlo piffaal fifchio,quartdo
il vigore mediante il tempo dell'inucrno fo-
Se n'efce finora à pafcolar pe' Campi
migliante all'Età del vecchio, &
fopta quefto
ETÀ' DELL'OB.0.
colore r Arioso cofì dice
Era /« foprM vefJe del colere
^ncUrimsn U foglia che s'imiiéOKS
^ T Na
gioouec
giouanetta all'ombra
bella
mezzo
d'oliUOi in del quale fia
d'vn ùg
vn
. .. . .

Libro Prrmo/ 187


vn fciarao d'apr,che habbiano fattola fabrica, mento farà adorno con qualche bclTÌcamo,&
dalia quale fi veda ftiiiare copia di melc.Haue anco artificiofanaente acconcia la lefta con
rà li capelli biondi com'oro,& fparfi giù per le belli giri di perie^ con ia deftramano s'appog-
foallefcnz'artifitio alcuno, cnà natutalmenie gierà fopra d'vn'aratro,& con la finifìra mano
([vedala vaghezza loro. lenghivn mazzo di fpighe cH grano>&nelli
Sarà veftita d'oro fenz'aliro ornamento,co piedi porterà ftjualietii d'Argento
!à dcftramano terrà vn Cornucopia pieno di L'cfler quefta giounnc men bella di quella
vari) fiori, Corgnole,F£agole> Caftagne>Mo» dell'età dell'oro, & veftita nella guifa che di-
rei & Ghiande. cemo^& con la acconciatura del capo, moftra
Giouanetta,& veftita d'oro fi rapprefent» la varietà diquefta alla prima età deiroro, on-
per mofttare la purità di quei tempi. de fopra di ciò per dichiaratione feguiteremo
Il fcmplicc veftimen to ci'oro,& i capelli fen- quanto dice il fopradetto Ànguillarancl libro-
2'artifidofignificano,che nell'età d'oro la ve- citato»
rità fu apetta».e manifefta à tutti, & à quefta Poiché al più vecchio Unto
T)io» no'tofo, e
propo fuoOuidio nel libro primo delle Meta- D'I fuo maggicr figUuol fu tolte il Regno ^
motfofi tradotto dall'Anguillatacofi dice Seguiti fecondo fé eoi de l'argento
§lue/lo vn fecclo fu futguto e nettt^ Men buon del primo:, e.del terzo più degno

D'ogni m»lt4»ggiOy e perfido penjìtr» Che fu quel viuer lieto in parte j^entOy
V»proceder U»l, Ithtro, e fihittto, Che à Ihuom conuenne vfar l'arte, e l'ingtgnt ,,
Seriiétndo vgn'vn fé, U
dicendt il vtti Seruar medi, ccHumi, e leggi neue.
monv'erachttemejfeil fiero aÌ}itto Si come piacque al fuo Tiranno Gioue*
J)el giudice implae^hile, e feutro ^gli qf et dolce tempo, ch'era^ eterno>
I/là g.HJìteJfmdo all'hot [empiici, e puri Fece parte del/'anno molto ireue^.
Viuean Jenx.». filtro, giudice fitmi. , jiggiungendoui E fiate, Autunno^e Verno,
Fuoco empio acuto morbi, e fredda neue
Moftra lo ftat all'ombra del faggio, che in
S'htbber gl'huomini all'hot qualche gcuerno
quei tempi felici d'altra babicatione non ficu- Kel mangiar nel veflit, hot gtaue, hot leut
càuano* ma^folo di fìar Cotto gl'aiboti fi. con- S'accommodaten al variar del giorno
tcntauano.. Secondo ch'età in Cancro, ò in Capricorno»
Il Cornucopia pieno delle fopradettecofe*,

& il fsuo di mele, per dichiaraiione d'effe co- l'aratro, le fpighe del grano, come anco la
fe. ne feruiiemo. deli'aurontàdel nominato capanna, moftrano la coltiuatione, che co-
aattpre oelCopradetiolibro. checofi dice .. minciò nell'età dell' A{gc^Q,& l'habitatione,
che in quei tempi cominciriiono à vfarccomc
S&x.*ejfir rotto, e lacerato- futtc^
appare nella fopradctta auttoutà nei libro pri-
Dal vernerò f dal raftro, e da' lideafeì

Ogni Jttaue, e delicato flutto mo, doue dice..


Daff^'l g*^ato terreinltlertimfnte, ^
Cjà Tirft, e Mefpo il fiere giouence atterra
E quale egli venta da lui ptodutto Per porlo al giogo, ond'eivi mugge, e geme-
T»l fol go>(ea la ftriunata gente »
Già- il rozzo agritoltcr fete la terra.
che J^reggiando con dir-, le lor viuande
Col crudo aratto, e poi vi fparge il ferno
Mangiauan ccrgne, e more, a^f^aghe^ e ghiandt„
Kelle grotte al cerpgtto-ogn'vn fi ferra
^ebo fmpre più Iteto il fuo viaggio>
Puero atlcriye frafckeintiff<- infreme
Facea gtrarido ìa^ fuprema sftrit^,
E quello, e quel fi fa capanna, loggia
£con feiendot i temperato raggio
Per fi^ggir foie, e neue, eventi, e pioggia..
Heeaua al mtndo eterna Vrimauera
Zefiro I fior d' Apriie, fior di Maggte
JfHtriaten Mrateptda'
e',

e leggera
E:T A' DEL K A M E.

SttiUuail miti da, g'i elei, oda gl'oliui Oana d'afpetto fiero, armata, e con !»=
Correa» Nettarti, t.latft i fiumi, e i ritti. vefte luccinta tuira ticamara in vanjv
modi, in capo porterà vn'eimcche per cimie-
El T AS P, E 11 Vk R. G E N T O.
rovi fia vna tefìj di Leone, & in mano retta

VMa gicuan^^mà non


quella di fopra ftando apprclTo d'vna
tanto bella, come vn'hafìa ftando in anodi fierezza, coli la di-
pinge Ouidio nel libro primo delie MetiìaTiot-
capanna, farà vefìita d'Argentcììqual^vefìi- fofi, de uè dice.
. . . .

i88 Iconologia
IO in luoco di quedo moto vi fi potrà dipinge^
ZìMÌmitélh, eh* fufo in v»ri» forme
RtndtadornoilT^rpeio, t'I VMUican» re vtìa Sirena» &
acanto della fopradetta fi-
Sort\U ttrz» ef^> nome conformi gara vi faranno diuetfe armi» &
inregae.tam*
jlqutlehtrouò poti' ingegno humttno uri, trombe, & fimili.
Che nacque à l'huom fi vari», e fi deformi
in man»
Il mollro, &
la Sirena l'vno, e l'altro fon il
chi lifece venir co» l'arme (imbolo* della fraudcicome fi può vedere*do«
Z'vneontra l'altro impefuofi» t fieri uè in altri luoghi io ho parlato d'elTcSc per gl'«
^Ihr àifior Ai» e ofUnaii pareri .
efretti9 e natura delta fopradetta età feguitaf*

^ l*huom» eh» già viuea del fuo^affann»


fudere remo per dichiaratione il più volte noiniaaCO
%'aggiunfe noia, iacommodo, Ouidio, che di ciò cosi parla
Terieol nella vita, e ntU'honoro ,

jTpep in ambedue vergogna» e danno» il vert la fède, ogni éoità de^ mond»
JS
"Fuggitole vtrfo'l del ^itgaron l'ali
Ma fé ben
v'era riffa, odio, e rancore

non v'era falfità, non v'era inganno» E'n terra v/eiron dal tartareo fortdo
Come fur nella quarta età più dura,. , la menzogna» la fraude^ e tutti $ malit,
che dai ferro pigiti nome, e natura. Ogn'infame penfier» ogn'atto immondo
Mntro ne' erudi petti de mortai* ;
ETÀ' DBI» FERRO. E le pure viriti candide, e belle
Ctroà JfplendernelCel fri l'altre /Itile
Donna d'afpetto atmata,& we-
terribile
faràdel color del ferro,haucrà
il
Vn cieco f e vano amor d'honori, e regni
,

ftimento
Gl'huomini induffe à diuentar tiranni,
incapo vn'elmocon vna tefta di lupo, eoa la Per le ricchezze i già fuegliatt ingegni,
deftra mano terià vna fpada nuda in atto di Darjif^ furti» alle forze, ér à gt'tnganni»
combattercj& co la finiftra vn feudo, in racz- A gl'homicidi, ^ à mill'ani indegni 7

30 del quale vi fii dipinta la fraude, cioè con Et alante dell'huom ruine, e danni»
la faccia d'iiuomo giufto, & il rcfto del corpo che per ofiare in parte à tanti mali ^
di ferpente gòdiucrfe maccbiej& colori,oue- S'iotrodujfer le leggile itrtbttnalL,

ETÀ' DELL'ORO, ARGENTO, BRONZO, ET FERRQ.


€omc rafpfefentata in Parigi in vna Come dia , auanti
Enrico II* £c di Francia •
E T A* DEL L* O R O. B T A* DEL FERRO.
VNabellilTìma giouanetta, veftita d*òro,,
e con ftiuali del medefimo in vna ma-
DOnna armata,&vna
veftita del color del
celata con vna
fer-^
capo ha
ro, in tefta
no porta vn fauodi mele, &
con l'altra va tar diiupojcon la bocca aperta, & con la man de-
no di quercia con ghiande ftra tiene vn'hafta con vna falce in cima d*c(^

E T A' D E L L'A R G E N T O fa,& coal'aUra.vn raftello,^ hai piedi d'a-


uoitoio.
DOnna d'Argento con bellifilmà
veftita
adornamenti di perle, oc veli d'Argen-
to» come anco con gran vaghezza adorno il
ETERNITÀ*
Dcfctittada Frane. Barberini Fiorentino nel
capo, nelli piedi porta-ftiualetti d'Argento, e fuo trattato d'Amore..
con vna delle mani vna coppia di pane.
ETÀ' DEL BRONZO. FRanccfco Barberini Fiorentino nel fuo
trattato, r'hà fatto di amore.qualeii tro-
DOnnaarmata, &con vn'elmoin capo,, uu fcritro'à penna in mano di Mófignor Maf^
che per cimiero porrà vna tefta di Leo- feo Barbciim Cardinal di S.Cbiefa, Scdcll'i-
ae, la veftc è fuccirua, & sì l*arma<ure, come ha defcntto l'Eternità con in-
ftella famiglia,
anco vefte.fono delcolor del bronzo, in v--
la ucntionc mclco bella: Sjhauendola io con
«amano tiene va'hafta,&: ftiinatto fuperbo» parricolar gufto vcdutaihò penfato di rappre»
.
^ aliicio fentaiia qui, fecondo la copia, che dall'origi-
naJe detto Moniìgnotc fi è compiaciuto Ja.-
(cicvtmi.
. . . .
... . .

Libro Primo*
ETERNITÀ*.
Defctitta da Frane. Barberini Fiorentino nel Tuo trattato d'Amore
1S9

col dito indice alto


L' Eternità per non efser cofa fen^
fibil e, non può conofcerfi dall'intel*

humano,che dipenda da* renfi9


letto
fé non per negacionc,dicendcfi>che
e luoco (énza varietà , moto fenzt
moto» mut^rione, e tempo fenza
prima, ò poi, fui» ò farà) fine,ò prin-
cipio» però difse il Petrarca defcti-
uendo circoftanze dell'Etetnitàj
le
nell'vltimo de' Trionfi.
HonhéurklMget fu, fata, nt era
Ma è Jtlo in fftfentt » ér korn,^ ^o/J»
£/ foln EUmitm fMceeiem, t vera .
Però le tefte fonoie tre parti del
tempo, cioè, ptefente, pafsato» e da
venire, le quali fono liftrette in vna
fola neirEternità
Il dito indice alzato è per fegno di
fermezza, che è nell'Eremita,
fiabile
lontana da ogni forte di mutatione»
efsendo fimile» atto folitoà farfi da
coloro,che vogliono dar fegno d'ani
mocoft ante, e dal già fatto proponi-
mento non fi mutano
Il cerchio è fimbolo dell'Eternità,
fciartni cftrare.cbe lungo tempo viua nel Pon per non hauere principio, ne fine, per cfsc- &
tificaco al quale è f^ato aHunto re perfettifiima fra tutte l'altre .

Egli fa la figura donna di forma venerabile, ETERNITÀ*.


con capelli d'oro alquanto lunghi, ricade ti & Nella Medaglia di Faujìina .
fopra alle rpalle*à cui dal finiftro,e deftro Iato,
doue fi douerebbero ftendete le cofcic» in ca. DOnna nella
in piedi, &|inhabito di matrona
mano deOrail mondo» &
bio di efse fi vano prolungando due mezi cir- tiene
coli, che piegando quello alla dcftra,e quefto in capo vn velo che li cucpra le fpalle

allafiniftra parte, vanno circondando detta Lo ftar in piedi fenza alcuna dimoftratione
lìòna fìno^opra alla tefta> doue fi vnifcono ìn- di mouimento,ci fa comptendere, che nelI'E-
fiemchà due palle d'oro vna per mano alzate rernit a non vi è moto, ne mutatione nel tem-
in sù,&è veftita tolto di azzuro cclefte ftelia- po, ò delle cofe naturali, ò dell'intelligibili
to*ciafcuna delle quali cofe è molto à propofi* Però ben difse il Petrarca del tempo dell'E-

to per denotate rEiernità,poiche la forma cir- ternità .

colate non hàprincipio,nefinc. §luti! merauigìia helh'ie» ^UMnJorttf/ire


L*oto e incorruttibilce fra tutti li metalli il
p'idi tn vn ptì coìut, rht rr^ai veti fiftte»

pili perfetto,e l'azzurro ftellato ci rapprcfenta


Ma dtfctì rendo futi tutto car.gtutt
tiCielo, del quale cofa non appare più lon-
La ragioncperchequefta figura non fi fac-
cia à fcdcre,cfsédo il federe inditi© di maggior
tana dalla cotructione
ftabilità,e che «1 federe fi fuol notare quafiicm
B T E& M 1 T A*. pre nella quietcchc è corrclatiua del p?oro,&
&
D Onnacontreteftcche tenga
nif^ra mano vn cerchio, &
nella
ladcHrafia
fi- fenza ilquale non fi può efso intcndr-e,
efsédocomprefafotcoquerto ger-'^^ laquie-
ho
. . . . .

' «ipo Iconologia


ce d ell'Eternitl,ne anche fì deue erpcimere in Si cuopre le Tpalle* pèrche il tempo padacé^
queda maniera, ancorché da tutti quello non nell'Eternità non fi vede
lìa o^TematOt come fì dirà qui di fctco 11 ferpe in giro dimoftra» che l'Eternità fi
donna pec la conformità del nome»
Si fa pafce di fé (leffa, ne fi fomenta di co(à alcuna
Matrona per l'età ftabìle cfteriore, & appreflb à gli Antichi fignificaut
"Tiene il mondo in mano> perche il mondo mondo, & l'Anno, che fi girano perpetua*
il

produce il tempoicon la Tua mobilità,dc fìgni- mente (fecondo alcuni Filofofi) in fé mcdefi*
fica, che l'Eictnità è fuora del mondo. mi però fé n'è rinouata pochi anni fono la
Ilvelccheambidue gl'homeri le cuoprci memoria &roccafione dell'mfcgna di Papa
moftra che quel tempo, che non è prefcnte GiegorioXIII. & dell'Anno ritornato al fuo
nell'Eternità! s'occulta> cflendoui crainente- fefto per opera di lui,& ciò farà leftimonio de-
nicnte. gno fama di sì gran Pten»
dell'Eternità della
cipe: li tuttofecondo l'intenticne de Pitagori-
ETERNITÀ'. ci, quali dilTèro l'immagine dell'Eternità cfr
i
Nella Medaglia di Tito.
fere il tempo, &
pet il retìnpo la prefero Plato»
DOnna armata, che nella delira mano tic* iie,& Mercurio *rrismegi(Ìoi& è aanco in pai
nevn'hafta,& nella finiftra vn Cornu- te fecondo la defcrittione di Claudiano vcrfo
copìa> e fotto à i piedi vn globo ^ Per la detta il fine del fecondo Panegirico in laude di Stij

^figura con parola Eternità, non fi deue inten- licone. jinnorum fqualida mater» immcnn
dere dell'Eternità di'fopra reale: ma di vna cer Ipdttfjca ^Hh qti£ tempora vajlo ì
ta duratione ciuile lunghifl[ìma,che nafce dal Suppeditat rttitetttque finn» eompUHitttr untrum
'

buon gouerno, quale confiftc prìncipalmé-


il Omni» qui placido een/umit numtn$ firpent
te in prouederle cofealla vita neceffancper- perpetuumque viret fqtiMmu enudamqut rtduffi,
che riconofcendo i Cittadini l'abbondanza ore voratt tucito nle^ent exordia ispfm
dalla beneficènza del Prencipchannoconti- ETERNITÀ'^
nouamente l'animo volto à ricompenfar To-
bligo con la concotdia,&: con la fedeltà.e pe- DOnna giouane, vellita di verde» pec di-
rò gU Antichi dipinfcro quefta duratione, e modrare, che ella non è fottopofla al
perpetuità ed Cornucopia pieno di ftutti,na- temt>o, né confumata dalle fue forze, (taràà
fcc paiimentela lunga duratione de gli (tati, federe ibpra vna fedia,con vn'hafta>nella ma-
dal mantenere la guerra in piedi contro le na- no finidra pofata in terra* e con la deftra fpor-
tioni barbare, e nemiche, per due cagioni, & ga vn genio,cofi fì vede fcolpita in vna Meda-
l'vna è che fi mantegono popoU i beUicofi & glia antica , con lettere che dicono : GLOD;
cfpcrii,per refiftere, all'audacia, & all'impeto SEPT. ALB. AVG.
r' d'altri popoli ftranieri.che voleffero, offende- Hauerà ancora in capo vn bafalifco d'oro
te ,• che fi alTìcura la pace,
l'altra è, la con- & quell'animale era apprefìo à gl'Egitti) inditio
cordia ìli i Cittadini, perche tanto maggior- deirEternità» perche non può cflcre ammaz-

mente il tutto fi vnifce con le parti, quanto è zato da animale alcuno, fì come dice Oro E-
più combattuto dal fuo contrar:o,& quello fi gittio,nc' fuoi Geroglifici,anzi facilmente col

e veduto, &
vede tuitauia in molte Città, & fiato folo ammazza le fiere» e gl'huomini, dt
Regni, che fià loro tanto più fono d«funitii fdcca l'herbe» & le piante. Fingcfi di oro,per-
Cittadini, quito meno fono de gl'inimici tra. ^he l'oro è meno, foggeito alla cocruiuonc
uagliati,& fi moltiplicano le diflcntioni ciuili, ,je gl'altri metalli.

con quiete, &


rifo dell inimico, però fi dipin- E T E R M I T A%
ge rEtcrniià conPhafta, & con l'armatura. Nella Medaglia d^ Adriano,
ETERNIT
D
A'.
Onn3,chefo(liencduetefte coronate*
DOnnainhabito di matrona.chenella de- vna per mano con quefte lettere
liba mano haueràvn fcrpein giro,chefì itTERNlTAS AVGVSTh & S. C ve*
renila la bxJa in bocca, e terrà detta imagi* di 6eba(liano Erizzo *

ne vn vcloW tcfla,chclc ricuopia ambedue


^•fwallc-
BtfT*
.

Libro Primo/ ^9%


Eternità, òPerptttHM, rapprefentarc l'Eternità credendo fermarne,
DOnQa> che Cede fopca vna sfera celeftet te, che quefti due lumi de! mondo foflero
per
con la dcftra porga vn Solleoni fuoi durare infiniti fecoli, &
che fiideco conferua-
taggj,& conlafiaiftcafoAenga vna Luna>per cort,& anco nutritori di tutte le co(c create
naoftrarccomc ancora nota Pierio Valeriano folto di loro . Siede fotto la sfera cclef!e,cc-
ne' faci Geroglifici>che iì Soleie la Luna fono mc cofa, che fia durabile. ' ipetua-, nclfc
&
perpetui genitori delle cofe«& per propria vir- Medaglie <M Domitiano,& di Traiano fi vede
tù generano) e confciuano,& danno il nutti- l'Eternitàiche conladcftra mano tiene vn So-
nienco a tutti li corpi inferiori,iI che fu molto lerle conIafiniftEavnaLuna> col veftinacttto»
bene confìderaco da gli Amichi £gitti)> pct cinto, e largo.

I C A.
già detta.
L'Archipendolo ne da per fimìti-
tudme ad intendere»che fi come al«,
l'horavnacofaeflere bene in piana,
fi dimoilra>quandoil filo pendente,
tra le due gambe di detto iftromen-
to non tranfgredifce vecfo veruno,
de glleftiemi , ma s'aggiufta con
lalmea fegnata nella patte fuperio«^
defcende;. cofi quefìa
re* ond'iegli
dottrina dell'Erica infegna l'huo^
mo, che alla rettiradinc, & vgua»
glianza della ragione il fen(uale ap«
perito fi conforma » quando non

pende àgl*eftiemi« mànel mezo fi


ritiene^

E V E N T O B V O W Q,

G louane lieto,. &


veftito ricap
mente, nella mano deftra ha»,
ueca vna tazza, nella finiftra vn pa*
P3ueto,& vna fpica digrancqueftq
Buono Euento teneuano cofi fcol^
pito anticamente Romani in cam-
i

con quello dell*


pidoglio,, infieme
buona fortarr"„& è come vna forni
DOina di afpetto grane, terrà con la fini- matehciràdibuon fuccefToin tutré le co(ci
ftEamanol*ìftromento detto archipen- peròlo fingcuanò in quefìa maniera volendq
dolo, & dal latodcftro hauerà vn Leone imr intepdcre per la ta2za,& perla fpicala lautez-*
brigliato.. za delleviuande,& del bere, perla giouentù
L'Etica fignifica dottrina di codumi.conte- I beni dell'animoi perfafpetto lieto i piaceri

nendofi con efla il concupifceuole» irafce- & che dilettano,& rallegrano il corpoj pei lo.ye-
«ole appetito nella mediocrità*.e flato di me- ftimento nobile ibenr della fortuna, fenza i
zo.oueconfiftc la virtiì per confiftere ne gl*e- quali rimanendo ignudo il Buono Euento fa-
ftremiil vitio, al quale detto appetito s'acco» cilmente varia nome e natura.
fta, tutta voUa>che.dairvna)ò» dall'altra patte Il papauero fi prende per lo fònno»& perlia
'

declina *
quiete, nel che ancotajfi cuDptc>& accresce il
Tiene appreflodife il Leone* nobile, fe- & Buono Eueoto.
tore aniraalejirabrigHatcper fignificare,ch-
cUa lafTrcna quefìa patte animale dell'haomo
FAt.
.. . . . .

19» Iconologìa
f Al t I 7 A' I>*A M O Hip" e fopra d'alte, ^ eminenti tifri»
Ouero inganno* Lm gran città /marrendo, é* fi tUlfatfi
Come del vere e m'Jfaggier tonate
DOnna fupctbamcnte con
veftita» terrà
.

mani
specchio
le feicna» vna che guardi in vn FAMA BTOKA.
II falfo amante Totto la delicatura d'vna tcg- DOnna con vna tromba nella mano drio-
ladra apparenza» & fotco la
dolcezza delle ta,& nella fìniflta con vn ramo d'Oli-
fnte parolcitienc per ingannare afcofe le pat- ua, haoetà al collo vna collana d'oro>aiU qua-
ti più deformi de fuoi peniìeti maluaggt» che le i)z per pendente vn cuorc>.& haueià T^tt

per i piedii &


per i*cftremità . come habbia- bianche à gl'bomerL
no detto altee volte) fi prendono, però gli & La tromba àgnifica il grido vniuetfale fpac
Antichi dipmgcuano la lìrena in queAo pro- fo per gl'orecchie de gl'huoraini.
pofito. Il ranto d'Oliua moftta la bonràdcllà
fama#
Lo fpecchio è vero fimbok> di Fal(Icà> per- clafincerttàdeirbuomofamcfo per opere ìU
che (e bene pare*, che in eOo fpecchio iìano iuftri, pigliandofi fempre.& i'GIiuo,& il frut-^

tutte quelle cofe> che h fono pofte innanzi* e to ilio ih buona patte-, però nePa Sacra Scrit*
peto vna fola (imilitudine; che non ha realitàt turafidicedcirolio.parlandtfidi Chfifto N..
Ce queltoi che gli (ì rapprefenta alla finiftra vie Signore in figura. Oleum effufum nome» tuttrtu
&
ne a'Ia dcftra nvano, roedelìmamente quel- Et d€liX)!iua dice il bArao , Oliua frttRiferO:
lo che è daUa deflt a viene alla (ìniftra il che è in dotm Domini. Et pcLqueHa cagione foie-
tutto quelloiche importa queflo nomedi Fal- uano gli AnÙLhi coronar Gtoua d'Oliua, fio*
lita* come beoiflìmo racconta il Picrio nel. gendolo ibmraamente buono, & fomma-
lib. 4U mente perfetto.
11 cuore pendente al collo, fìgnifìca» cornei
r A M A.
narra Oro À polline ne fuoi Geroglifici, la fa->

DOona d'vn velofottilc


veftita
à ttauerfo,raceoko meza gamba»jche à
fiiccintO'. ma d*vn*huomo da bene
L'ali dicolor bianco notano là candidezza»,
moftri correre leggietmente* hauerà due de la velocità della Earoa buona*.
gtand'ali, (ara tutta pcnData,& per tutto vi £3-
& Fama cattiuadi Claudiana .
tanno tant'occhi» quante penne, tra quedi^
vi faranno molte bocche & oiccchie, nella DOniaa con vn veiiito dipinto d'alcune-
deftra mano terrà vna tromba,Gofì la dcfcriue imaginette nere, come putf ini con l'aUi
Virgilio, &
per più chiarezza fcriuercroo le nere, & con vna tFcmba in mano conforme
fue parole raedefìme» tradotte io lingua no* al detto di Claudiano nelJib.della guerra Gc--
Ara così contro Alarico.
tic a,
tamaque nigrantet fuccinfla pattonihttalas.
Z4 Tétnn • vn mmU il r»f ntn pia vries»
Sono l'imaginette notate per quei timori».
X' neffun Mitro» •di voltihiiex,x,s^
che accrefcono in crefcere U cattiua fama »
Stf viitet ^ e/tminand» Mqmii/i forzt» fi

L'alt nere moflrano rofcuntàdelratioi^ii de


ficeiol» ttl'tmtr prème,. & poi a'inttlxjt-
la fordidezza
nino »U0 fltltèi éf entr» mila UrtAt
X traimtMliane99A tftinde il s^p».

Etpoco poi foggiunge E A M A _C H 1 A K A.


Nella Medaglia di Aticiaoo
M*v>loetdi fàedi, eltggitr d'ale
yn moHH) Aerrtndo, e grande, alqnaU fltant^
fMarauigliadadirt) ^
tante ietei* VNa belliflìma figura tmda d'vn^Mcrcu*»
con i talari a' pie(if>& al capcfopra
rio
Suonarrin Ui, éi» tant'oreecfne inalza^.
il braccio fìniftro tenghi eoa bella gratia vn
Vola di netto intnezo il C'el ffridendo
£t pef l'ombra terrena, ni mai eAina
panno>&in maao il caduceo, nella deflta &
per lo freno vn cauallo Pegafeo, che s'crgr*
Gl'occhi per dflee fonnot ^ Jiedi il gitrtiùi
con i piedi in alto per vobra*
Sene nel corpo piume, fon tant'ottin^
t>i fitto vignanti, ó* tante lingua La figura di Mercurio <:on i talari,j& cadut
Alla gUAfàia del calmo, d'atcn-^ tette , «co fignifica, la Chiara Fama pcrciochc gli
AnticK»
. . .

Libia ìhìmó\ ^93


FAMA CHIARA'^. NELLA MED AGLlV GC AN^f llNOO.
Ogn' occhio infermo fu» fi fl» fepolto,
In vn'occulta, ér cnut^ntfr. fjftt
Rufo hk l'ineulto erin ruutio. e fciolto
E di fangui^ogni vena ignuda, h fcojf» .
Pallido, e crefio,magftié'fifcnrohà>ilvolt9
E delU pelle fol veftt'u l'ojfa
E ^tU'offk congiunte in varij nodi '^ '*

TraJpMon varie, forme» e varij modii


De le gittocchiail nodo in fuor fi fiti^$
E per ie fecehe cofcie far gonfiai» . .

L a poppa che a la c»ftattfptfa p'nde


Sembra vna palla a vehto'fenza fi^f»
ventre nel vmtre fuonmff'eomprsnds
Mi il loco pai^thè fià già venne fiat»
Raffembra in ftmma l'affamata raètia
D'offa hin'anotomia, che Vtmim*habbia .

'FA T I C A.

D
.__
Onna giouane mal vedita di
color v,ecde> ia mano tetta vn
:ibtaaperto,.ftanclo in atto di Icgger-
canto Vi ùtàvnyiteliOiò gio-
Io,8i à
'"'
uenco.." "" '.^.r "
.". '
.'.
.,_

La Fatica, fecondò il detto' <Ji Ci*


cerone nel i. delie Tufgulan^, è vnf*
. cerca operatione di gràd'attione d'a-
nimo, ò di corpo. &
fi rapptefcnta ve»

diradi vercie,percb^ lai^ei:atì:^lan*


Antichi nuntiodi Gioiie,e per lui
lo finfcro cuoprei& la mantiene. '„,,", ?
;

s'intende parlare^doè l'efficacia della voce»


ti
^i dij/i'hge giouane, pérd'oéhe Fa giòaeti-
&del grido,ch€ per tutto fi fpanrdey fi dif- & rù è atta alla fatica piùd'ogn'altta età dcll'huo
fonde . '

mo. Et Ouirfio nel libx.^^^rr^-^Wiiw^ vo-


^>^ talari) & l'ali che tiene in capo figni€càK lando dimoOrare» che nella ^ioueatù (ideue
ilo le parale veloci. - .'
durar fatica, cofi dice»
Il caualloPegafeo s'intende per laChiata
Fama di Antinoo velocemente portata, & DnmvireSy enimiqHe finm* tolirate labortt

Tarn veniet tacito eUrua ftnefXa pede .


Ipatfa per l'vniuerfbr
-. Coi Ubto li dimoftr a la Fatica della meìi-
Il fieno d'eflb cauallo gouernato da Mer-
re.che s'apprende ptincipalmente perniezzo
curioi cidinora, che la Fiama è portata dalie
de gi'occhb come. ftrada più ficile di cogiii).
parolc&dnH'i voce, chefuona dalle viitù de
rione in Qgni propofito all'i ntel letto. Quella
gl'huomiiii,& chetàfiro pia,
gl'iUuftri fatti'dc
del corpo (irapprefenta per lo fignifìcato del
ò meno cotal Panja peru'tene al mondo,quan a! detta d'Ouidio nel
Giouenco conforme
to quella dil'e lmgue,& dal pariate de gl'huo
lib. I S' delle Metamotfofi douc dice.
rainiè accref luta.&fparfa.
aie kbùr'tfeùcrtdHW gattdtre inutnà» '\
Et il popolo Romano per honorarcDomi-
tianojfece batttt^'irivha Medàglia ilCsUàllo Fatica.
Pegafeo Fan>9,che per il mon-
figmfitatìte^^la
do di lui s'era fpirfijvb^iSebaftiano Erizzo DOnna robufti,e veftira di pelle faccia
d'afino.ir.
l'ao
F A M ti maniera rhe la teftà dell'afino

Fime daOuidio nelle conciatura delH capelli, eflendoqueft'anima»


LAMctamotfofial viert dcfctitta
libiS.che innoftta Im- le nato alia Fatica,&, à portare pefirs'ag^iuge*

gua cosi dice. .>.... ranno ancora alla detta acconciatura due ali
. . . . . .

194 ll^onologia
di Gcue>& in mano terrà i piedi del poedefimo catena fotTe la forza dello rpiritodiuino>& del
vcccllojil quale fcrue per memoria delia Fati- fuo ardore celel^e, dal quale fono bene fpcfib
cai perche è antica opinione» che i necuidel- rapiti gl'animi di gran valore à fegnalate im-
l'aji, &c de i piedi di Grue portati ado{Iò*facci- prefe
no fopportare ogni Fatica ageuolnìcotc , & Si vette di lino, perche come racconta Pie-
ienza alcun difpiace(e>come auertifcc Pierio rio Valeriano nei lib.40.gli Antichi Sacerdo-
Valcriano allibro 17. tiEgiti) poneuano il lino per lo Fato, renden-
Fatica Eftiua • done ragione* che come il lino e fcutto,e par-
'Na giouane robulta,ve(lita d'habito fac to della Lunatcofi anco fono li mortali foggec
cinto»
cin e leggiero con le braccia nude» ti alle mucationi del Cielo.Et emetto come an-

òhideftra mano cenghi vna falce da mie


I co Ufeguente imaginc, baboiamo defcritca
fere il grano, &conlanniftra vno fcoreggia- conforme alla fuperftitione de gentili.eflendo
10 frumento da batter il frumento» appref- & co(a illecita à noi Chrittiani credete il Fato*
fevifia vnbue. comedi^ufamenteinfcgna S.Tomafo contri
Giouane» 6c ròbufta H dipinge, petederin gemilts lib.3 .cap.p3
quefta età le fòtze del corpo più che in altra FATO.
vigororei& anco più atta alle fatiche» come
bene Io dimoftra Ouidio lib. i f .Metamorfofì.
fifjus valttis iuuenis, neque enim rohuflior AtHS
ylU, negvbericr, nte qHAtnM^is ardeat vita.
H
ttella, nella
Vomo veftito di panno di Iino»per la ra-
gione fopradetta* hauerà

rio, nella finiftra


man deftra Caduceo il

vna Conocchia col


in
di
capo vna
Mercu-
fufo, roà
L*habito fuccinto»& leggiero, e le braccia che il filo fia rronco nel mezo i
nude dimoflrano la difpofitione, & ptontez- Le ragioni,che fiaffegnanoalle decre cofe*
za»che fi richiede all'operatione»rimouendon fono quefte primieramente, perche il Fato fi
tutti gl'impedimenti, come fono i veRimenti tiene per diuolgata opinione de fauij della gé-
gratti à quelli che in tempo di gran caldo de- tiliià,chc confitte nella difpofitione delle ftel-
uono efTercitarfì alla Fatica. le,& che tutti li noftri humani affari,& impor-
La falce,& lì fcorreggiato fono inftromen- tanti negotij trapaflìno, fecondando il motto
ti di Opere di molta fatica, maCIìmeche fi fan- d'eflo.però fopra il capo,come dominatrice fi
no nella ftagione ardenti dima dell'Eftatcnel- dipinge la ftella detta
)aquale ogni minima fatica è grauifTima, & Caduceo denota la potettà del Fatcoue-
II

fopra di ciò ne feruiremo del detto di Virgilio ro vn certo diuino fpirito,ò moto per lo quale
nel 4. della Georgica oue dice no folamente la mente nottra, roà tutte le co-
Atìiat» ìab»itm txperiuntur . fe creare ancora diccuano eficr molfe, go- &
bue,e(Tendopofto da molti per fimbolo
I! uernaie,& credeuano di più i getitili, che fuf-
della fatica, farà maggiormente nota la nodra fe vn certo vincolo, co'l quale noi venittìmo
figura obligati, e riftretti con l'iftello Dio>& che con
f A T O. noi ianecettìtàdiquetto medefimo adunaffc
HVomo con ampliffìmo vefti-
veftito»
nriento di panno di lino.ftarà riguardà-
tutte le cofe
Lo dipingeuano co
«

la Conocchia,& co il fù-
dooe Cielo vna ftella,cherifplendain mezo (b, perche cofi moftra il dcboliffirao filo de
fi

à molta luce, laquale fia torniata da alcune noftri giorni,attaccato alle potenze del Ciclo.
nuuole da tutte le bande» dalle quali cada in \ I A V O H E.
Ciro fino à terra vna catena d*oro, così è de-
icritto nell'ottano libro dell'Iliade,
ca, fecondo che riferifcono Macrobio,& Lu-
& Cgnifi- G Li Antichi fingeuano vn giouane ignu-
do, allegro, con l'ali alle fpalle.con vna
benda à grocchi,e co* piedi trema d ti ftaua fo-
cianovta congiuntionc,& ligamento delle co- pra vna ruota,& cofi lo dipinfè Apelle fecon-
it humaoe con le diuine, &
vn vincolo del- do il Giraldinel i.fyntagroa.lo nò so vedere,
l'humsna generatione coi Sommo Fattore per qualaltto fine cofi. lo^dipingeiTero, fé non
luo,iI qu^le,qaando li piace tira àsè,& fàm.^l- per diraoftrarc \ tre fonti,ondc fcat urifcono,6c
- »are le noftre menti al più alto Cielo.oue mai denuano.tuttiifiuori» llprimoèla virtù, fi-
ahriiDenti nò potremo arriuare col noftro sfor gnificatapcr l'ah dagli Antichi fpclle volte,
A) tsrxenoiypecò il diiùn Piat.voire»cheque(U. pctraanicncicUmctafora del volo dell'inge-
gno
I
. . . .

Libro Primo* 195


gno. Il fecondo è la forcana» dalla qaale dice- Si dice ancora elTèr pottato vno che è folle^
uano hauet le ricchezze* per quelle la no- & Uatodafauore>& per mezo d'edi facilmente
biltà.le quali duecofe principalmente dannOi viene à termine de fuoidefiderij. In cambio
& mantengono il fauore viuof 6cgagliardo> del Delfino fi potrebbe ancora fare vna Nauc

& la fortuna è dimoftrata con la ruota, perla in altomare, con vn vcnto.che le fpiti in pop-
ragione da djrfìà Tuo luogo, l'altra cagione pa, petdimoftrare.che il Fauore è Taiuto che
del Fauore è il capriccio>& inclinatione di chi compimento de defidei ij.
s'hà per lo
fauorirceifenza alcun fine Aabiletò lenza fpro Lo (cettro piegato verfo la terra è ilfègno
ne d'alcuna cofa ragioneuolet ^uefto vien & che dauanoi Redi Perfia per faUorite Vaffal i

lignificato per de gl'occhi corporali »


la cecità li,tocc3ndogli legge nel!*Mi-
la tcfta; perciò fi

da quali s'impara e (Ter corto il conofcimento ftorie Sacre,che AiIueto,Artaferfc detto da gli
dell'intelletto, &
qucfte fono tre cagioni. fcrittof i profani,pcr fauorire Eflet fua moglie*
Si podono ancora co queHe medefime cofe le toccò con lo fcettro la teda
lignificare tte effetti d'eflb, cioè l'ali l'ardire» Gli Antichi ancora, dipingeUano il Fauore
che fi bà dal Fauore per impiegarfi à grand*- col diro più grofTo della mano piegato , di che
imprefctla fuperbia, che teglie ia vitiìì, & la fi può vedere la ragione apprefso il Pierio» dC

conofenza delle petfone men grandi/ il che altri Scrittori '

iì nota nella cecitàt &


il domiojo della- fortu-

na) che per lo ptìi fi confeguifce per mezo de F E B R E.


fauori»& CIÒ pet'la ruota fi manifeftar Peto DOnna di età giou ernie, con faccia maci-
-quefto fi dice fecondo il volgo, non douendo & eftenuata con capelli negii>tc-
lente,
noiattribuire dominio ale uno alla fortuna>di- ghi la bocca aperta dalla quale efchi vn vapo-*
pendendo tutto da'la diuind prouidenza -Et . te fpirituofo>cinta di fiamme di fuocó,fatà ve-
inquefio s'hà da feguitare la verità>mfegnaca* ftita di quatto colorii cioè dall'attaccatura del
ci da S.Tom&Co centra gen/iles. ^,c,i)i» collo fino alla cintura di color citrino,ò giallo»
FAVORE. dalla cintura fino all'ombelico farà bianco»
tutto il timanente dalla vede fatàrofso. d:il
D'Apelle fecondo il Giraldi nel primo
lébo farà di negro» harà fopra il capo vnà Lu«
fy magma na tonda, à piedij/i farà vn Lione à giacere

VN giouancarmatoiconvno feudo già'


de pofato in terra, ooe farà dipinto il
melanconico» 6c afHitto» terrà vna mano ap«
{>oggiata al petto dalia banda del core»5i: coti
vna catena da fchiaui» con sl^gtto •
more con vn Delfino^che porti fopra il dorfo 'altra

vn giottine» che foni ia Lira , 6c con la mano Mtmbrn cHK^a fatifcunt, > i> .« ,.

dritta terrà vno fcetro abbacato verfo la terra. La Febre da Greci fu chiamata «-u^éiòd fìxo
Si dipinge il Fauore armato per l'audacia co, Latini han prefo la fua ethimologia dal
i

di fcoprirfi vigorofo nelle imptefe di molta nome feruor, che altro non fignifica che vnA
difììcukàjallequali fpefio s'arrifchiaj^ ne efce grà ebullitione)& eccello di calore,onde Gah
facilmente con honore .w-s'^'. . tra le altte molte defìnitioni nel primo dell' A*
Lo feudo è fegno, che i fauoii (bìiò difefà for. nel \6. &
ml.imrodufiwms fue mtdicit
della fama, & della tobba, come eflo ^ fatto dice febriieflmutatio tmian calorts ightatn m
per difefa della vit3 corporale. naturar/i, cioè in vn eccello di caÌKii(à>& fic»
Il Delfino n^d mododettoi accenna lafa- cità,& quefto occorre per cinque caufebehii^
uola d'Arione nobile fonarorc, ilqualc per in- fimo apportate da efsonel primo lib. «fé dijfe»
uidia d'alcuni marmati, eilendo gettato dalla rent^ s feèrtt4m csp.^.ìa puma è il moto fupcr-
barca nell'acque fu da quefto peìce amoreuol fluo>ò violentctla feconda é ia putredine delli
mente portato alla riua, il qual'offirio fi può humori, larerzàèla vicinanza d'altro calore»
prendere in quefto propofiio, perche ii Fauo- laquartaè il trattenimento dellVuentatioìse
re deueederfenzaobhgo, fcnza danno di & del proprio calore, la quinta, e l*admiftione
chi lo fa, ma con vnic» &
honore di chi lo ri- di qualche fuftanzaiofia nuirimento,ò uaedi-
ceue, le qujli qualità fi vedono efpiefsc ntil*- camento.
attioni del Delfino, che séza fao (comodo por La Febre è di tre forti fecondo le trefuftan-
f? '\ fonatore per l'acque, & gli falua ì.\ vita . ze del corpo humano» la prima è l'ephimera h
N * veto
1^6 kooologi^
()( \i-E*^. y^fy

cà della rerpiratióne per euentAméiù


tn,6i rifrefcamenco del rinchiafo caév
fumo rpirituofo cheda quelb^
lorjC-, il

cfccioltrecheci dimoAra la Febn >

ephimera> che come habbiamo dcC«ìj


coe.fotidata Copta glirpicin^quali al* t

: ero non Cono che la più pura» & (bttu


tile parte del fangue^che pcdinari^?!'
mcEHe fi rinchiude dentro ie; vieneh

puKatili»qaati chiamiamo atterie; ci.'


dimoftra anco l'cuacuationc delle
fuligini putrcdinofc, che femptc fil
. generano dallipuitidi honaori . :. ;'j
;

1,1 vSaf à cinta di fiamn» di fuoco, pet


'idin^tare U propria efsentia della
Fei>iré»cihe à guifa di'. fuoco cifcalda
almentcche non pac^e fi poffa fcntic:
f ;

qalo.r maggiore come babbiaoKideC .

todifopra. -, ;.

Li quatro colorì delia veOe.deno-. t

tano la FeJ>r€ putridat caufata dalli


quatro hui)ìori però iigiallo lìgaifì-
-,

ca. rhumorcolenco,, quale caufa la


Febre tetz m?,pe^che fé detto humo
re fi putrefa nelle vene grandi, & vi-
cino ai core fi la la Febee terzana<?6-
vero diaria fondata nelli fpiritivlaiecoddapu-; tinua,fe nelle vene picciolc,& lontani i fi fa la
irida, ou€ro4iumoraJecaufata dalli huraori li intermittente* & per efterc il detto humotejl
più delie volte' pouefatrulatcì^a efhicgjfon- ,
più leggiero ^ Cottile di
tutiijfi è fatto la vc^
data ncUepar^-camiofe e foUde del corpo»cc- nelle parti di fopra di detto coloreitl color bia* r

tne efplico Galcnoin molti lirochi, fpetial- & co nel fecondo loco fignifica J'humor Béqia»,
mente libtb deTnarGone cap^y. & librò ptimo tico,quale fòla febre quotidiana nel modo fo- .

^efehriudiffimijSySc per!e(plicate detta figura. pradetto.la parte maggiore della vcfte di color
' Si dipinge d'era giocenile, per edere lagio- rofso fignifica il sagucqualc è io maggior co*
uèn tu molto più fcggctta alla Fcbre,h3Ucndo piadelli altri humori, &
fa la Febre finocha ò
effa roaggiorcòpiadi caloreil quale per leCcìU vero finocho,la ciuale ò afsahfcc Tfauomoga-
fé foptadccte fadltnente viene à crefcere più gliardamctè>& va sépre calàdo fino al fine, &
dell'ordinarioV dal quale eccedo fi genera Id quelle li Greci le chiamarono 6r<ÉpctxjK«<rT/-
Febre cottìcidicie il citato Auctcrei^; Htppocra ydf,ò veto chefcmptc ftanno ne) irtcfso vigo-
tisprdfagt-a lìb.j. Itmtnes vehemtntius febrici' re fino al fine,& le difsero iyyttTtyf.* . ò veto

tant, quod hiliofa callidaqtie natura firn, l'i ft e do «oT»7««: come dice Galcoo''z. de crifib.c,6>W
afferma Hippocratc nell'Afoiifmo 20.del3.l1- Febre. caufata dal fangue fempre conijnua,&
bro, &
Femelio lib.4.<:3p.i.la faccia macilen-. per quella caufa fi chiama finocha à continuo
tc,&:eftenuaia,cidimcftrùÌ3Febre€tica.qua- ferui're,come dice l'iltefso de dif.fcb.i-cap.i»
le prima cófuma la propria bwmiditàdeiiejpai:; Il fine della vede negro
fignifica l'humot
ti carnofe, della qu;ik fi riutrircono,.& d^ppi melancolico^qualecon la fua grodezza,& per
arritiaalla proptii cavine, & con farnail.i pro- cfserefcccia del fangue fempre tira alle parti.
pria fuftanza di cflvicome bcniffimodice l'à- più bafsci& da quello fi genera la (|uartana,dc
ftefto Auttorenel ìibii. Aieth.?99eelen<it cap*i^ per efscrc in m^nro copia delli altri accède la
, Il tener la bocca npsrtafignifica la necelTi- febre ogni quatrogioinula Luna fopra il cspo
dinota
s . .

Libro Primo» 197


dinota che il moto fcbtile tutto dipende dalla co ragione fi può giudicare il più efficace nel-
Luna,pccchc fi come la Luna fi muouein fet- le dette quiiliià/ifferm^no di più tutti li altro-
te à fette giorni del noutlunio al primo quatto, logiche il Lione bibbi dominio.&afpetto fo-
che i Greci chiamano a-iyJ rouof. Se da e;Iò ad pra il corcquale è principale fede della Febrc,
flenilunmm, & cofi di mano in mano, cofi an- dcpet qucfto dific Auicenna Febris eji caler
co tutti moti ctitici nella Febee fi fanno da fet
1 extranens accenfus in corde .
te in fette giotni»anzi che il précipe della Me- La mano appoggiata al petto nel modo dee
dicina 3. de diebus decretorijs cap.8. Lo dice to nò folo fignifica la fede principale della Fé*
chiaramente chela ragione dt igiorni crmci brecome dicemmo» ma anco la dihtatione

non depende altram.'nte del numer de gior- » delle arterie, & confirittione
per euentare A,
nitma cfalia Luna mentre dice Neque enimfe calore, che da Medici è chiamata fifiole. Oc
ptimi vel quarti mmerus ch/ìs anthor ejli fed dialiole, quale nel tempo della Febre fi fa più
qttod Luna $nnouante, & terrena tnnouante mo- frequente, efiendo maggiore la neceflìrà di
tunmquoi^ ctrcuttHS ad hos Principes numero detta euentationej de con quefio motto che
ventre contmgati merito in tffìs tanquam fiata ha origine nel core, &
fi confronta à vn'idef-

aiterattonum tempora inuentttnt: In oltre non fo tempo per tutte le arterie fi fa il polfo,quale
foto il procede peni numero fettena-
critico per efiere più euidente nella mano ordinaria-
rio come fi è ma il quaternione ancora
detto, mente è chiamato polfo l'arteria del braccio
cheauanti il fettirao viene ad eflere il quatto, vicino alla mano«& però l'habbiamo fatta fo-
&auantiil 14. viene ad edere l'vndecimoci pta il cote
dimoftra ancora quello che deue accadere in Tiene la catena con il detto motro,pcrche
detti giorni, come dice Hippocrate nelli Afo- veraméte la Febre liga,& affligge tutte le par-
rifrai &
Gal. i de die decretorijs cap.z. Septeno- ti del corpo per mezzo delle arterie che fi òxi-

rusquarttésefitndex; &
di più Cumenim ac- fondono per tutte le membra, come beoiilì-
curate acutosmorbos obferiiajfemus ^ quartum mo efplica Autcenna lib.5./^».i.rM^/.i.c.i.
diem feptimiejje indicemex fuanattira deprc
hendimttsMoa altrimente à punto che il quar- FECONDITÀ*,
to giorno della Luna ci dimoftta la quahtà di Del Sig. Gio. Zaratino Cafieilini.
tutta la lunattone come dice ilOottifiìmoA*
rato mcerti fuoi vetfi citati da Galeno. DOnna incoronata di rAcantho,da
Senape, tenga con
Non va* dtprehenfa dit t'tbi Jrgna lequuHtnr. mani verfo il fcno
le alcu-
Sedqut fign» ntuedtderit noxttrtiutnotH^ ni riputato il Cardello, con li fìgliuolini dcn*

^urtnvty /nfiollh mediotdumeinthittvultus tto il nido, alli piedi da vn canto vna gallina
DHf/thuttt eeel» con fctoi pulcini à pena nati dua per vuoua,
i

Si dipinge la Luna tonda perche nel pleni- dall'altro canto vna lepf e con i (boi parti man-
iunio attengono Tempre matatiom più che dati fuora ài frefco.La Fecondità è la maggior
tempi.
oelìta'tri felicità, che pofia hauere vna donna maritata:
Lione colco>& tnalrnconicoci fi dipinge
Il poiché per mezzo di quella produce i frutti»
perche Pierio Valeriano nel r. hb- dice che il da lernel Matrimonio con dcfiderio afpettati:
Lione continua mente babbi laf bre,&à lui attefo che per antico inftinto di natura è ne-
acconfentircono moln aJtri fcrittori,fe bene è cefiàriaàgli huommila ptocreanone dei fi-
i)a credere che l'habbia di quando in quando gliuola che anco è cofa manifefta nelli btu»
il

per ijfuagtancalKÌicà, perche fé dtcontinuo li. Tutti gli animali naturalmente cercano di

hùuelJe quel diftemperamento^non fi potreb- acquiftarfi prole5& fucceflìoncancorchenoa


be chiamnr Ftbre, màfarebbe h propria na- ne fperino vsilità alcuna: roà che maggiore v-
luiadel Leone idi più trai dodccrfegni de! tilità,che miglior ricchezza che li figliuoli
Zodiaco il fegno delLione di Ariete e Sagit- Hm tfiì Muter pojfejjto fulchemmity
latio fono da tutti gli Aftrologi nommati O- Et fotior diuitifS (i cui Jint libett boni.

rientali, Mafculini,^ ignei-cioc cAóh & fec- Difle Euripide in Meleargo,fe!ici fono ripu-
chijla^quaJe cilidità, & ficcità coftituifceref- quelle roadti»che hàno co-
tati quelli padrijSc
ienza dtlh Febre come habbiamo detto di pia di molti buoni figliuoli,ò mafehi,ò fcmine
opra;5c pec elici: itLeoac nelmezzadi quelti chefienojcotncraàticne Ariftoteic nel priroo>
n 5 daia
. . .

ip8 Iconologìa
F E G O N D I A!.

DelSig.Gio.Zaratino Caftellini.
vn'alttainfctittione pur di Anicia Fal-
tonia Proba, che fi vede nel Palazzo
del Cardinale Cefis.
AmicUt'TalfonU, fr$hà, Amntts prinieUt*
Ani$ioqi dtcortmù
Confults vxori Confulis filU , Cen/ulhia
Mutti, Antcius frtbinus .
F.C. Conful erdiriArius, ^
Anictus Preiuf
V.C. §iUAner cundtdatus
Tilif'y deuinai m»ternis meridst dediearunt .

Valerio Madìrao nel lib.4.cap.4^«


tenciofamente dice» che grandilTiino
ornamento fono alle Matrone fìgli- 1

uoli,- ÒL narra di Cornelia Madre de


Gracchi,che i2.fìgliuoIt fece fecondo
Plinio, apprello la quale edcndo allog-
giata vna Matronadi Campagna* che
le fece pompcfamoftra. de' fui)i hellif-
(imioinamenti,che pottdUa,Cila in ra-
gionando la traitene tanto che tctna(^
&ro dafchuola i fìgliucli, quah veduti
dille, & quefti fono h miei ornamenti-,
Feconda fi. può dire ance queir.dira
Cornelia della gente de Scipioni, che
di 61. anni partorì Volufio Saturnmo}
che fu Confole con Donjitiano Impe-
della Rettorica . Si come vn'huomo che po(^ radore dell'Ottant otto, &
del nou^ntatrc-^
ficde moltitudine di amici, ha piùpotefìà dì Quefta felicità non è tanto priui:ta ,,_qu3nto
quello, che non bà ninno amico, cefi molto publica, effcndo felicità d'vna Patria abbon-
più può vn Cittadino, che habbia nuraerofa dare di molte buciic,vittuofe,& v;^!» refe pro-
prole, che quellcche non ha niuna ouero po- Ji*, però fecefi vn decreto in quffta Città di

co,* Tra li rari eflempijdi felicità humana,rac- Roma,cheà quello ftidè datoit primo luogo»
conta Plinio lib.7. cap.44, di Cccilio Metello & maggior honcranza, che hauefle non più
Macedonico, che hebbe quatro fighuoli.vno anni, màpiià figliuoli, &
fullc preferito in pi-
Pretore,^ tre Confoli, due trionfali, & vno gliare ifafci Confulari al Confulejchehaueua
Cen(*.>rc,cnel medcfimoI1b.cap.15. narra» minor numero difigliui l!,ancorche fufle ftato
che alla mortefua lafciò ùi figliuoli.vndici ni- più vecchio: & ciò confta nella leggi Giulia,
poti, & che tra Generi, e Naote, tutti quelli citata da Aulo Gellio lib.2.cap.if. iità coro-
che iofalutauano in nome di p idre arriaaro- nata di fenape, perche il mìriìuflimo femedi
no à 27. Mette anco d'bauer trouaco ne gli at- queft'herba,fenza molta indurii la^ò c^iligcnza
ti de' tempi d'Augufto nel Tuo duodecimo co- del coltiuatore, fra tutte l'hecbe diuicnc tale»
folaro, che Caio Crifptno Hilare de Fiefole, & di tata grandezza, che è atta à fofienere gli
con fette fi;;liaoli mafchi,e due femmccó 17. augelli, che pofano fopr.i . Della Fecon-
vi fi

N:pori mafchijnoue femirve,& 29.Pronepoti, ne tagioha Plinio li. io. c.<>}.


dità dell'Acante
co ordinata pompa factificò in Campidoglio^ ouedice,che ogni animale, quanto più è già-
Pervkimafelicità,& maggior gloria vjenchia de dicoipo,tan{o menoc fecondo, vn figlio
mataAniciaFaIronJa,MadrediCófoliinque- alla volta pavtorifconc gì* E'cfandJi Camelli,
fta infcriitione fìapata m.ihmentc dallo *>me- & leCaualIc, l'Acamcmmimo Auf elettoni»
8io,con dU3 diilicni di più il quali fonofopro; parcutifce dodiciXa gallina pò Aa alli l'i^àì e a
vn
.

Libro Primo.
Vfrcànt6'conl'vubua»clie naCcono due pulci- te Virboslao pattati ^é. fi^h'uoli in Craccufaé
tH per vuoao>dimoftra là fecondità di quello Della lepre fi leggéV che- è tanto feconda, che
dornertico vccelio. Tali racconta il Pierio ha- métre dà il latte partoiifce, &
pone fra l'vnoc
uerne vedutiin Padoua.& fi legge negli feru- l'altroparto pochi{rimointeruallo,&:raccóta
ti d'Alberto.che in vn certo luogo della Ma- Val.MiifIìmocl'vn'lfola,drue furono forzati à
cedonia cf uando vna gallina iz. vuoua nel pattirfigl'habitatori ,pet la gran copia, che vi
irafccrefutno ritrouati 44. pulcini Adopera- . era moltiplicata di quefti ammali. Pcrònoa
ùjoo ancora gli Antichi m
quefto propofito fono mancati alcuni, chehannodettojcbei
Ja pecora con due agnelli infieme legati, per- mafchicócepifconO)partorifcóno-& nodnfro
che le antiche Matrone» quando h..ueuano noi parti proprij, comef^nnolefemineftellc.
partorito due figliuoli, ad vn parto foltuano
facrificare vna pecora con due agnelli à Giu-
FECONDITÀ».
Nella Medaglia di Manica.
none prefidcntc ddl'opuìenza, de regni,6<:&
aiucattitfe delle donne ne' putii le quali non T^ Qnna.che con la finiftra tenga vn Cor-
f£)lodue alla volta fpelTo pittofifcono in più nucopiat&conl<i deflrameniper ma-
lù'ogW.come in Egitto-, ma per quanto narra no vn fanciullo.; l's '

Anft.|]b.7.cap,4. de gl'animali in alcuni luo- - Si fa Cornucopia»' per adopratfi ancora


il

ghi, 3. & 4. al'a volta, Sc pili, e più volte cin- quefta paioli di Fecondità metaforicamente
que-, Vna donna particolarmente ne partorì nella terra, ne gl'Alberi, ne gringegni,&: in o-
io.m quarropaiti,cinque alla vol.a>5cla mag- gni altra cofa buona,
gio- di quelli potè nutrire, &
alleu^re . Aulo F E e O N D I T A*.
Gelilo l'ib.io. cap.z.natrajche al tempo d'Au- Nella Medaglia di Faufìina,
guft Impetadore vna fevus di detto Augufto DOnnafopra vn letto geninle,& intorno
nel campo Laurente partorì cinque putti,che le fcheizinoduefanciu li.
pochi giorni camporno".?^ la madre anconoii Fede Christiana cattolica.
molto tlopò mon.alla quale per ordine d'Au- Secondo FulgentiOi & altri autori
gufto,fù fatto n. Ha via L.ìurentia vn fepolcro^ Dlpmgcuanogli Antichi Chriltiani la Fe-
nelqitalc t'à fciirto il parto di detta dóna.Giu- de ^htiftiana Cattolica, vna Giouanc
IloCapitolino anco rifetifc€,che nell'Imperio di volto cfcuro,& quafi coperto d'vn velo in-
d'Antonino Pioicipque putti m
vn parto nac- torno al petto, 6c le fp.ile nudcscon vna coro-
quero,&fe bene Ariftotele tiene che quefto na in tetta di alloro, di più faceuano che ha*-
numero fia fine della mrliitudine in vìi parto, ucfle in mano vno fcctrro, & fotto alli piedi
& che non fi troui eflerfene mfieme partoriti duevolpette, echemoftrafle nell'attione &
pitijnondimenohabbiamo nelle reìàtjoni del nel gefto vna gran coftanza,& genèrofità. L-
Botero.chclaCó elfa Matghiinral'An.iiy^. inierpretatione di quella figura è data da vn
partorì 364.creature,che futno battezza te tut certo Dottore Patifienfe chiamato per nome
te fotto I nomi di Giouàni,6<: di Elif. betta,co- HolcoT, allegato da Frate Arcani^elo da Ver-
me appare dall'epitaffio intagliato nella fepol celli SermonumQptadya^fìmalmm' Sermo-
tlirain vnmonafterio di Monache di S.Ber- ne z;.
nardo piefio Lhaia, in Holanda: ciò auuenne, chede gì-
S\ dipinge fcon faccia ofcUra, pc
perche adendo capitata innanzi alla Contefia articoli della Fede,che noi credi mo,nó hab- <

vna pouera donna c6 due figliuoli nati advn biamoquìeuidéza alcuna» perche come dice
parto, à domandare la limcfina, ella in luogo S. P<!olo. Fidemus htc per.fpetulum,&in£ntg'
di aiuiarla,hncaricò,dicendo,che non fi poie- mate. Laonde dille Chriitoà San Tomdfom
uano far due figh ad vn tràttcfe róhauefiero S.Giouanni alcap.20. Beati qui mn viderunt,
parimente due padii,di che rifentendcfi forte & crediderum Si può anco due, che vadi ve-
.

quella pouetctta, pregò Iddio, che per mani- lata, oc coperta perche l'habito della Fede co-

feftare la fua pudicitia,petmeitefle che la Có- me dicono i Teologi, procede ftmplicemch-


tefla giàgrauida, partorifle tanti fig''Uoli,qua- tedavn oggettoofcuro, e velato cidéda vnO
tigiorni ha l'anno. Martino Cromerò vendi- obietto inmfibile oc mfenfibile.
co auftorc nella fua Cronica fcriuccomc l'an- E nuda intorno alle fpa'Ice'I petto» perche
no ii^p.vn'altraMargherita,moglie del Có« lapredicaiione Euengeiica non deuc cfserè
4 .
'
N
paìiuta
.

doo IconoIogU
palliatacon parole» & enigmitò con parole o« malitia, perche cercano fempre con ingiuinb
(cure,& doppici come fanno gl'Hcrctici, ma & aftutie di pigliare l*anime de fedeli, e fé ne
fidcue l'Euangeiio efplicare puroj & chiara- vanno fempre prcuif^i d'argomenti fottili>fo«
mente. fidici» & fallaci. Onde molro à propofìto San
Porta la corona d'alloroiin fegno della vit- Bernardo nel fermone 64. fopra la Cantica e*
toria ch'ella riportacontro gl'auucrfatij della fpone quelle parole del cap.i. della Cantica.
Fede Chrifìiana» Se nemici noftri» cioè il De- Capite mhis vulpet paruulut. qut demoliMntwt
monio» il Módo,& la carne, per quello gl'Im. "Viueattàxo.^ Capite perche gl'Hetetici nò fi dc-
peradori Antichi trionfanti coHumauano an> uono cofi fubito ammazzare» ma conuincecli
dare coronati di lauro» e de Martiri canta la &
con gl'argomenti, con la verità. far cbia^- &
Chiefa Santa. Laureisditantur bene fulgidis. ti, & palefi al mondo i loro inganni, come di*
Lo fcettro che ella porta nella mano, non ce San Paolo nella prima de Corinti al cap.j.
denota altro fé non la grandezza» e la maeftà T>ebent coprehendi in afìutia fna. Laonde que-
della noftra Fede, come regina, & Imperatri- fla figurali tiene fotto \i piedi» perche la no»

ce, anzi figliuola del Rè eterno Iddio, ilquale (ira Fede al fine li sbatte,cóuince»& còculca.
cfla ha per oggetto, &
alquale come à fcettro Moflra fbdezza nella maniera»e neU'anda^
fi appoggia, per dimofìrare la fetmezza>e rifo- re, attefo che la Fede Cattolica Romana du«'
lutione che debbiamo hauere nelle cofe, che rerà mentre durerà il mondo,& non manche-
la Fede ci propone di credere» la qual Fede rà mai in fino ai fìn de fecoli» fecondo TOra-
come dice San Giacomo Apofìolo nella fua tione che (ccz Chrifio auanti la fua PafTione •
Epidola Canonica al cap. i Nthil h&Jttat .
. quando diflèà S. Pietro» in S. Lucaalcap.ii,
Le volpette che tiene fotto piedi fono gli
i Simon ego rogaui prò tetVt non defkidtfides tua,
Hcretici, quali ella conuince, e prende,mà fé Erperò moftra coflanza, egagliardia» perche
vogliono reftare nella loro perfìdia, calpe{ìa,e aderifce* Si ha la mira ad'vno obicctoA ad r;
deprime. Sono chiamate volpette«per la loro na verità increata.
FEDE CATTOLICA.
DOnna veflica di bianco » con
l'elmo in capo , nella mano
deflra terrà vna candella accefa»&
vn cuore , & nella finiflra la tauola
della legge vecchia infìeroe con vn
libro aperto
La Fede come vna delle virtìì
Teologiche tiene in capo l'Elmo
perdimoflrarc , che per hauere la
vera Fede fi deue mantenere l'in-
gegno ficuro da' colpi dell'armi ni
miche» che fono le ragioni natura-
li de' Filofofi, & le fofiftiche ragio-
ni de gl'Hcretici, & mali Chriflia-
nitCenendo ferma la mente alla dot
trina Euangelica,&a'diuini com-
mandamenti dicendo S.Gregorio
nell'Homilia i6. chc'^idts non ha»
bet mertttintivbt humann ratio pré^
bet experimentnm .
Il libro con letauoledi Moife»

fono il Tefìamenco nuouo,& vtc*


chio infiemc» come principal fom-
ma di ciòjche fi deue credere a che

foiìo li comraandarocnti di Chri-


j;o
. . . . ,.

Libro Primo « 201


fio RS. infieme con qaelli delta vecchia leg- da quella SaMa virtù* come è facil macchia-
per conformità del detto fao> che dice : re vn candidifsimo veltimento, però diise
fc,
Ioti Cono venuto àdi(truggere la legge, ma rArioftoà quello propofuo.
adempirla Ko» par tht dn gli Antichi fi cUping»
Il cuore in mano con la candella accefa mo La Santa Fi veftita in nitro rntdo
mente nata perla Fé
ftra i'illuminatione della
Che d'vn vii hianco, thè la coprnt*ittm
de*chedi(caccia tenebre dell'infedeltà, &c
le Cht vn/it punto, vi% fol net» la può far hrutfs
dell'ignoranza* dicendo S.Agofìino fopra S. E per quella cagione molti incorrendo,in
Giouanni al cap.$. C^citasejì mfidelitas,& il- vn folo errore, con pertinacia fono à ragione
ributtati dalla Santa Cbiefa » fapendofi» che .
iuminatio fides i Però per antica ceremonia
nel faccifìcio della Me(Ta,& in altri atti Ec- Qutinvno deliuquit fa^lus eft omnium reuf
chCufìici, Ci yqde l'vfo de' lami, 6c delie tor- La mano, che tiene fopra il petto, modra
cie accefe^del che^tiffufamence tratta Stefa-
che dentro nel cuore fi ripofa la vera, Si. viua
no Durante* de rkik' fscL_ Iib. i. cap. io. Fede, &
di quella faremo premia ti, della qua-
le dice San Giouanni nelI'Apocalifiì al cap.i.
f E D 5 C ATT O L I C A.
Efìo fidelis vfqi4C ad mortem, &
dabo tibindicit
DOnnaVeftitadi bianco, che fi tenga la DominuSìCoronam t//M,Non della finta, che
dedra mai>o fopra il petto,& con la lini molte volte fi mofìra nella mortificata appa-
lira rerrà vn calice»& attentamente lo guardi renza de' corpi.
Sono tre le virtù infegnateci nella noua» Se Nell'altra mano tiene il calice » fimbolo
vltima legge data per bocca di ChriQo N-S. della Fede, doue fi foftcntano tutte le noftrc
come tre anella collegate vn dentro all'altro : fperanzej& il fine de'noftri defidcri),en»endo
ma la Fede è prima all'altre due> non poten- la Fede vna ferma credenza fuori d'ogni dub
do alcuno hauere* ne $peranza,ne Carità fen- bio confidata nel certo efsere di Dio*& pco-
za efla> dalla quale quefte dependono in que- uidenza» &c potenza di quello
lla vitaneceflariamente . Quella dunque fi FEDE CHRISTIAN A. '

fa veftita di bianco*& bella di faccia» perche DOnna in piedi fopra vna bafe, vcftita ài
come il color bianco ci moftra la fimilitudi- bianco, nella finiftra hauerà vna Cro-
ne della luccquale è cofa efi(lente}& perfet- ce, &c nella delira vn calice »
ta di fua natura» 8c il color negro ci mollra le ^
LaFedec vnafermacredenza,pct l'auttoti
tenebrcche fono folo priuacione d'efsa:cofi tà diDio, di cofe cheper argomento non ap-
dobbiamo noi credere, che chi ha fede per- patifcono, nelle quah e fondata lafpetanz*
fetta,& formata con la carità, b abbia l'elsere» Chriftiana
& viua,& chi di quella Ha priuo» s'auuicini» Si rappreséta fopra vna bafe.per dimofltare»
ò fia in tutto profiìmo alla ptiuatione,£c alla che ella» come dice S. Ambrogio lib. i .de Pa-

morte eterna } l'vno ci difse Chrillo N.S. in tri.Abr.cap.i.tom.4. è la bafe Regina di tutte
quelle p^toìe. Qui credit inmeetiatn fimor' l'altre virtù, poiché fenza di cfsa è impoffibi-
tUMS fueritìViuet; L'altro s'hà dal facro fimbo- le piacete à Diojcome dice S. Paolo adHebr»
lo di Santo Atanafio . Hac eft fides Catholicat cap. 1 1.

^am ni/iquifquefidcliter, firmiterq} crediderit fa in piedi,& non à federccon vn Cali


Et fi
jalkus ejjc mn poterit . ce nella delira » per fignificare le operationi
Mcltta ancorala bianchezza del veHimen corrifpondentiadcfsa, efsendo che conre at-
to,che quefìaviriu,non s'acquilla con l'intro- tefta S.Agoftino //^.<^^/^.(5" <?/>^r.cap. 13 .toro,
durre le fcienze nell'anima » come il color 4. &S.Giacomo a cjp. z. Per fidemfme operi-
I

bianco alpanni non fi dà con colori materiali^ bttsritmo poteft faluari,tiec tufìificari, namfi»
ma foto s'acquida purificando il pano da gl'ai dei fine operibus mortua e/i, Cr ex opertbus con-
tri colori» così la fede quando è netta l'anima fttmatHS, Siche con l'opere dcucroo feguiia-
con la gratia» & carità in modo che non pen- rc la Fedenollra, poiché quello veramente
da troppo ali'indinationi» che danno diletto* crede,il quale cfsercjta con l'opere ciò che

ne alle fetenze» che fanno fupetbo, più etHca- crede; dice S. Agofìino fopra S.Matteo al
cernente opera,& ha la fua perfettione. Nota cap. 1 1. Nofj enimfatis eft credere> fed viden-
ancora quello colore, che facil cofa è dcuiar dttm efiiVtcredatur»
Et
. . . . .

^02 Iconologia
Er perche due principali capi d'efsa Fede» {Ira mano con bianco velo^mà il capoancora»
come dice San Paolo.fono credete in Chrifto e quAfi tutto il corpo» per dimoftrjtre la candi-
Crccifirso:& nel Sacramento dell* Alratc: pe- dezza dcir,.nimo» che deue cdèt coropagoa
rò fi dipinge con la Croce» &
col Calice. delh Ft de neTamicitia
Fede Chrifìiatia
FEpBMARITALlÉ.
VNa vergine con h ubito bianchinìmo fo
pra vnà pietra quadrata, con la defìra DOnna veftita di bianco con le ptime
teirà eleuata vna Croce5& con efla vn libto a- due dii.a iella delira mano tiene vn'a*
pctto, guardandolo fidamente, &
col dito in- ncilojcioèvna fede d'oro.
dice della finiftra,addÌTcrà toccando quafi l'g-
F E O •
E .'

recchio fuoilafciando da parte 'e fpli catione l


Nella Medaglia di PlaulHUi
<ie!raltte cofc già dette di fopra
VN'buomocon vn< doima che Ir danno
Sirapprefenracol dito ali orecchio. col & la Fede ftrth^gendcftS I'.' deOra mano
libro aperto. perciòche due fono i mezi per ap
prendere la Fede Sara» vno è 1 vdiio,& qutfto
è il ff!incipaIe,diccndoPaolo ad Rom.cap.
S.
BVi^ ^ M 1 h

1 o. Fides ex auditu auditàs autem per verbum

Chrifii:L'alno è il leggere i libri Cancnici>&


quelto è men potrnte : F'iufis efì enìm [ermo
D OtiHaVeftità^dì bi3ccHréì^^'d%(ba
tiéneVna chi-^ue. Se altì^b'jédi vn cane-.
La chiaue è inditio dKecr^ezzavchè-fi de*'
man»

Det>& efficaXì & penetrabilior omni gladio an- uè tenere delle cofe app rtenenti >H Fedeltà <

cipiti, fertingens vfque ad anim&^ac


dtuifìonem dcll'amicitia» il che ancora per angolate' in»
ff)irituSi compagum quoque, ac medullaram» & ftmro di naturala Fedeltà fi fign fióaperilcà;-'
dtfcretor cogitationum) & intentionum cordis . ne, come fi è detto in altre oc ca (ioni.
"•'"
'

Dice mede fimo Apoftolo ad Hebr.


oltre
il

che ne fignifica, che alla Fede la pietra,


cap.4.
F ED E t T A*.
cornea fondamento s'appoggiano tutte l'al-
tre virtìi, ne può anche dJmoitrare,che que-
fta pietra fond «mentale fia Qhù^o,V etra au-
D&
gili h
Onnaveftitadibianco,condue ditadel.
la deftra
à cantovi
mano tenga
fia
vn'-inello
vn cane biarrco
cuet Vì-

tem erat ChriflusM quale douemo ctedere(oo Si fa il figlilo in mano, per fegno di Fedel-
ine vetamenie egli è) vero Dio, vero huo-& tà, perche con eflb fi ferrano,e nafcondono li<

mOiRedentorc delmondo^e principio d'ogni fec re ti.


bene nofìro. cane perche è fideliffimo hauerà luogo ap
Il

TEDE NELL*AM1C1TIA. «magine perPauttoritàdi Plinto


pteflo quella

DOnna vecchia, &" canuta coperta di ve- nel lib.S.dflI'hiftorià naturile doue racconta
lo bianco,col braccio deftro diftcfo,& in particolare del cane di Tito Lobieno vedu
d'vn'altro velo farà coperta la deftra nv^no-. to in Roma nel confolto d'Appio Iunio,&
Tiene coperta la vnmo deftr a, fecondo l'or- Publio SiliOjiIquale efsédo il fopradetto Tito
dine diNuma Pompilo Rè de' Rom ni nel prigione non fi parti mai da giacere per quan*
facnficiodafarfialla fede per dare ad intende to potcua vicinoàlui.& eflendo egli finalmen
re che fi ha da feruate la Fede con ogn fince- lecome reo girrato dalle fcallegemonie fup-
1

tità ali Vmico, poiché: Fides (come dice Pita- plicio che fi vfaua in Roma à quelli,che erano
gors) £/? amoris fundamentum» qua fublata» ciondanati dalla giuftitia,ft5uail cancintorno
iota amicttid iex.ms^yis, ac ratto pertbit, a corpo del già morrò padrone, moftrando
Rappresétafi C3nuta,e veccliia,petche cofi moltid'mi effetti di do'ore. portando tutto &
lachiamò Vngilio.ilchc dichiara vn'inrcrpre- il cibo, che gli fi daua» alla bocca d'eHceflen-
tejdicendo,chcfi troua piùFedenegl'buomi do all^ fine il e ad r nero gettalo npl Tcuere, il
ni, che hanno per molti anni maggiore efpe- cane ancora di propria voglia vi fi gettò reg-
rienza;& aggiunge per mofìT.ire,che non ba- gendo fopra l'acque per buono fpatioquel
fta conferuare la Fede per alcun tempo; nià corpo con infinits mciauiglia de' riguardanti,
bifogna che fia perpetua. S legge anco in Erafto d'vn C?uallier Ro-
I

Racconta di più Ac rone.chefacrificrmdo mano, che hauea vn figliuolo vnico nelle fa-
alti Fede il Saceidoicfi coptiua no fole la de^ fcc, apprefiò il quale ài cótinuo fìaua vn cane
do-
. . .

Libro Primo. soj


DE L T A*.

allegrezza, &
merauiglia , poi ac-
corgèndofi del fcrpc mortO: venne
in cognitionc della verità , dol.:n-
dofi infinitamcnre d'hauerdatoal-
rinnocentc animale la morte, in li-
compcnfa della rariffima Fedekà
Molt'altri cflTempi raccontano di-
uecfì altri aurtori in quedo propofi-
to, à noibafì:;)noque{ii.

FELICITA* FVBLICA.
Nella Medaglia di Giulia Mam-
mea con qttefle lettere,
f E L IC I T A S F V B L I C A.

D Onna ghirlandata di fioti,che


(ìede in vn bei feggio regaie»
nella deftcani^notierve il Caduceo.

& nella finiftraii Cornucopia pie-


no di &utti, e fiori
La Felicità e ripofo dell'animo
in vn bene foramàmenteconofciu-
tò, & dcfidcrato , & defiderabilc,
'
però fi dipinge à federe, col Cadu-
ceo in fegno di pace,& di Capienza •
Il Cornucopia accenna il frutto
d meitico di cara,& auucnne.che facédofi vn confeguitadelle fatiche, fcnza le quali è im-
giorno nella Città lami giochi militari, oue poflìbile acnuare alla Felicitai che per mezo
il Caualiete doueua interuenire,vo!Ie la curio
d'elìè fi conofee &
ii defidera
fa fua moglie interuenire alla fefìa, &hauen- I fiori fono inditio d'allegrezza daifa quale
do ferrato il fanciullo col cane in vna mede- i\ felice ftato non fi dmidegiamaiifignificaan-
lima ftanza conducendo fcco tutte le fue fer-
cora il Caduceo la virtù, 6c il Cornucopia la
ue, fé ne andò fopra yn palco della cafa> don-
ricchezza, però fchci fono tra di noi coloro,
de fi poteaa hauer della fcfta trattenimenroj
che hanno tanti beni temporali, che polTo-
vfci in quel tempo per vna felTura delia mura-
glia vn'hornbil fetpente,& andatofene alla
no prouedere alle neceffiià del corpo, tan- &
to V'irtuofijche poflono allegerir quelle dal-
culla per vccider il bamiaino fu dal cane afla-
l'anima »
ììiOièc vccifoVrefta'ndotlTo foloìnfanguina-
to per alcuni morfi del ferpe, à cafoin quel FELICITA' E T E R N A.
combattimento dèi cane,.& del ferpe la cut-» Glouane ignuda,con le trccie d'oto>coro-
la fi Voltò fotto fopra-, la Balia allo fpettacolo nata di lauro, fia bella, & tifplendente»
del fanguc,& della culla riuerfata, citoroata federa fopra il Ciclo ftellaio,tenendo vna pal-
che fu conic:rur.?ndo la morte d?K fanciullo, ma nella finiftra mano, &
nella deftra vna
portò cotv lagrime al padre là falfa nuoua : fiamma di fuoco, alzando gl'occhi in alto«con
egli mfuriato per tjli parole corfe alla ftanza, fegni d'allegrezza
Cconvncolpodifpada l'innocente cane pet Giouane fi dipingcperciòchc la Felicità E-
merito di Fedeltà diuife in due parti , poi non ha feco,fe non allegrezza perpetua,
terna
piangendo andò vetfo la culla, &: credendo fanità vera, bene incotrotto,'& tuìte le grane
vedere le tenere membra sbranate trono il particolari, che feguono Iagiouencù> &c delle
fcnciullo viiTo , e fano con foa grandiffiraa quali l'aljtre età fono molto diffettcfe.
Si.

r
.

^04 Iconologia
FELICITA» PVBtI€A
Nella Medaglia di Giulia Matnmea con quefte lettele*
FELICITAS PVBLICA.
che ÌDambedue quelle parti confi*
fte la bcacimdinei 6c la compita Fe-
licità.
FELICITA' BREVE.

D Onoa veftita di bianco^ giaL


iojchc tenga in capo vna co-
rona d'oro>fi a cintadi vatie
nella mano deftra hauetà
gemm^
vn fcettro»
tenendo il bràccio alco>a! qaale s'a^
Uttitichicon le Tue fcondi vna zuc*
ca> che foigadal terreno vkinoa*
piedi d*e(Ia, con la finiftra tenga va
bacile pieno di monete»e di genH
me.
I) ve(limento biancoiC giallo è iti-
ditiodi contentczzaila cotoaa,S>c lo
fccccro di fignotià)& il bacile di graa
ricchezze, neHr qual» cofe ia breue
& vana Feliciiàconfiftcaffimiglnn
dofiaHa zucca» laqaate in breuifli-
mo fpatio di tempo altidtina dmeo»
tata, inpochiffimo tempo poi perde
ogni C\3fi vigore» &
cade à terra» il»
che è conforme à quel ch<^ dille l'Air-
ciato>tradottoin ncftra lingua.

Sì fa ig^ttda^pesche non ha bi(bgnadli vs»


^rfi delle cofe caduche della tcfra>òpec foUc
A f^Mtiffimù Pi» pa/*ò, la cima,
E abbmceim in qutjtm fitrttt « in ftttOA
fnenfrt.
oenire alla vita* àper ornare ma cutco il beft
l rsmf fitot fuptrèa oltrt ognr fttnuk
fuo > de raltEuinarfce immediataraence da {& £'/ fi» ftn f4fi^t ék Itrecsi fitutWa
medelima. Srtuei l» glori» tu» pt'tht wn^primm
Tono t penHeri (baisi di Cem^
I capelli d'oro.
piterna pace>6^ fìcura concordia.. Ih quello
Hgnifìcato e pigliato l*t>ra ancora da Poeti»,
che è la prima età incorrotta de- glliuomini».
quando lì viueua fenza contaminare le leggi*.
^ ytitrà-il vtme di neh»,^ gitu^o eiatct

che fimo^nimtvigtr dtl tutto tfi'mto ..

t E ft
t

O e K T A.'.

Ponfià fèdere foprail Ciclo ftcH'ato^ per DOmna giouane armata con fèmbiantC'
dimofb:are > che la vera Felicità^, chefolo m altero,.e che rpica,tfa9 e minaccici tea»
Cielo fi gode» non èibggetta alrapidocorfo gbi lafìniftrama^^ibpra ilcapod'vnafeto-
delle ftene«.& allo fcambieuol^ mouimento cifltma Tigre.quadche Aia in arto perauttea
de tempi tacfì alti ui,e con ladefìravo baione dtqueP^

La.coionadel lauro* con la palma moftrav ciat il quale per eflcr conoCciuto habbia det
«he non fi può andare alla Fclicitàdcl Cielo* le foglici edc.'le ghiaodev ma che lo tengU
iè non per molte tribulationicflendo veror in atto minacc»euo}c, &
accenni per colpirei
detto di S. Paolo, che dice. Non cironabittar Si dipingegiouane, percioche nellamag»

pifi, qui Itgitimt certautrit. gior parte dei gicuani regna La caldezza dei
La fiamma a^rdente dimoftra l'amor di Dio» &nguc:la quale genera in Ìororardtre>la prò*
& il micac altola conccmplacionedi lui * pci>» tczzaiL la buma'd'auàncsggiate tuttrt onde
fen-
.

/Libro Primo* ^o;


R O G I T A».

ci credibile» che riguardando al raaC"^


fìro»& Aio Tuonai luogo doue fu alleua*
to,à gl*cflcrcitij,a i quali attefe,non po-
lena non eflìerc dotato di gran ferocità
militarcjle cui pedate,feguen do Virgin
iio> fa allattare» e nutrire la fua guerrie-
ra di latte di caualla indomita» la Tua
Clurinda il Taflò da vna Tigrc.L'Ario-
fto li fuo Ruggi(eri ò'\ midolle d'Otfi , e
di Leoni.ne' quali tutti animali appare»
e fpica la Ferocità. Conuiene ancora
dargli l'arme, perche non folamente è
proprio del feroce l'offendere» ma pur
moflra al pari queda paiTìone in di-

fendcrfi » eflendo la Ferocità il fouer-


chio dell'audacia che l'vno,e l'altro ab-
braccia .
Tiene la deftra mano fopra vna f€-
rociflìma Tigre, percioche molti Poe-
ti per la natuia, e Ferocità di quefto a-

nimale hanno prefo occafionedimo-


fìrare granimi di quelli, che fono cru-
deli, e feroci, e percbeison fi piegano
per prieghi,ò coropadìone^gli dicono»
che dalle Tigri Hircane habbino bauu
to li latte . Mi contento del tetto di
fenza timoie alcuno intraprendono quai fi vo Virgilio nel quatto dell'Eneide^
glia cofa, quantunque ardua, e difficile ila; e. . Uec tibi dina Parens gentristnec Dardgnus an{{or
per meiterla in eilecutione impiegano ogni Perfide , /ed duris £e»HÌt te camibuskorrens
iua forza v ina , e fpiritofamente> la<}uale pro- Caticafus, hyrcAna^ue admorunt vùèrà Tygrts ,

ptietà diedegli Tullio in Catone maggiore»


Il qual luogocon felicità trapottandon^
quando difle. Injirmitas fuerorumiferocitasiu" fuo Poema il Taflo.in kio^o di Didone intro-
mnum,^ grauttas conftantis antmi. Ne la tac-duce Armida, che à Rii)aldo dice.
que Virgilio nel giouane Turno, introducen- 1(7, Canto.
do il Rè Laiinojche cofi gli parlò
© pfAjlaas ànimi iuuemSy quantum ipft feroci .
Ne te Sofia produjfe-i rte fei nato
' De l'Attio fangue tu. te l'onda infktta
: VirtuteexuptraSyt^tH^Uftfttimfen/iusA^uume^
liei mar produfftye'l Cattcafo gelatOy
Vonfultre.ilyf' c.v
•\
-r.
£ le mamme allattar dt Tigre Hircana^ 3
X'a,rmepói,pèrcbc ne*(bldati regna princi- Il tenere con la finiftra mano il baAonefii
palmétc la FerociràiOnde H principe de Poe- attominaccieuolc, è per Tignificare laiìerez-
ti Horacro, Qui nilmeiitm' inerte , Vet lodarlo za dell'animo.- dicendo Pierio ValerianD,nel
con le parole di Horationon contento di fare libroni, che non mancano Poeti di chiara
i} fuo Achille talejquales*accéna in quei vetlì
famajchc dicanjo,chegi'hi7ominife]u3ggi,fc-
Honeratum fi forte teponis AihiUem rQci,e crudeli, priui d'ogni humanocoftame»
Impiger, iracHnduijntxorabths, acer\
cgentilezza humana,fieno nati di dura quer«
Jura neget fibi TiMtH nihil non unoge^t ertnìs .
cia.AIludendo ali'ottauo di Virgilio.
Lo fece da fanciullo alleu are ria Chirone Geruqttt virttm trftntiiii^ d-urù ròbore natn.
Centauro>ne monti di Teilagiia,che combat-
teuaognigiotno co Ottì)Leoni,Ci^niali, ani-
mali ficri,e ferocKDOD per aUrojfe non pet fac»
V £ R*
Iconologia
fi alt FERMEZZA D* A M Q R E.

f voleaamo dimoftrace in pittura la


Fermezza, &
lagrauitàdeil'Oratio-
ne I faceuano Mercurio Copra vna
bafe quadrata fenza piedii il che di*
moftraua la FeFmezza}& fòrza delle
parole edeguite. le quali fenza l'aiu-
to delle roani, ò piedi poflbno per (e
fleftefare i'cfHcio» che da lóro s'a-
fpetta.
^iHi^HHia«^HaaMi ««MMaiBMi^BHMi «^^BiaBmaaiaHaHI

FILOSOFIA SflCONDO BOETIO.


'Conl'efpofìtionè delStg. Cio:Zaraù*
m Cajìelltni , detto t Intrepido neU
l'^cademta de WUapimdi FaenzA
doueptòlic amente la recitò 4* ^xl'Ot
toh re 161 i. alla prefett\a dett II'
(lrilfimo,& Reuerendtffimo Cardi'
naie f^alente^C dt tutto il Magy>
(Irato con prefatione accotmnodata
al luogo, & all'Autore, che qui fi
tralajfa» e (ì (lampa mila maniera»
che fttcompo(la moki anni primain
Roma daU*i(ieJfo Academico .

DEfcriue Boetio con vaga,e dot-'


rainucniione poetica la File»
DOnna d'ornatiflìmo habito veftiraper fofiain tal guifaj fìnge che gUappatifce
venerando ^fpetto con
vna
acconciatura del capo haucrà due an- donna di gliocchi
core» che h) mezo con beila ligatuia tengono fcinrillanti > He oltre la commune potenza
vn core humano,con vn motto che lo circon- de gh huomini &
perfpicaci, di color
acuti,

^
di» & dica Aiens efl firmiffima .
. viuace» &d'inedauflo vigore» ancorché SaC-
r E R M £ K Z A. fé ranto attempata, che in modo veruno fi

DOnna con le membra groflè , d'afpetto (farebbe creduta dell'età noflta . Eradifìatu-
robufto)Vefìitad'azzufroi& ricamato ra ambigua» impercioche bora nella coni»
d'argento, come di flellei& con ambe le ma- mune mifura de gli huomini fi conteneua»
ni terrà vna torre. tal'hora poi pareua toccale il Cielo con la
Quella figura e formata in maniera, che fa- fommità del C3po»che fé più alto lo hauefle al
cilmente fenza molta dichiaratione fi può zato nell'iftefso Cielo ancora penetraua > e
intenderei per non ci trattenere» oue non bi- fìancaua la vif^a de gli huomini che la rifguar-
fogna» dicofoio» che il color dellù vedi con dauano. Haueua le vcfti di fottilifiìtno filo la-
le ftelle fifle mofìrano Fcr-
fcolpiteui (òpra, uorate con raro artificio di materia indifsolu*
mc22a,per(ìmi1irudinc della Fermezza del eie biIe,tefsuteperquanto ella difsedifua mano»
lo^il^ualeperlaTua perfcttioncfecondo il rut le quali pareuano, come le imagini affumica-
to.nonc foggettoà mutatione lccak-,nc cor- te, oHufcate d'vna certa caligine di fprezzaca
i:oiiua,& non può m modo alcuno vacillare antichità,ncll*cflreroità della vefte vi lì legge-
in alcuna parte. uà vn n greco, nella fommità vn e thita, tra .

? E K M ì! Z Z A. l'vna, e l'altra lettera à guifadi fcala vi fi fcor.


"oc granila dcll'Orariouc. gcuano fcolpiti alcuni gradili*per quali dall'vl
SCriue il Pierio nel primo libro de Tuoi Ge- nma lettera fi afcendeua alla prima \ la mede-
roglifici, che quando 4 Sacerdoti Egirtij "tima vefìa certi huomini violenti (itacciaro-
.

Libro Primo t *Q7


riLOSOFlA SECONDO B O E T I O.

„ quam fìc comravirtHtes coniurabiturr


„ vt non Phitofophta nomen Venerabile
,

„ &
facrummaneat. Hi g\ì occhi (cin'-
Cillanti,&la Vicìùvi(ìua.piu: acuta della
potenza de gli huoininr,perehe mediati
te la cogniiioDC di lei,con rocchio deU
l'intelletto gtihuomini> vedono, co» &
nofcono moltecofe occulte della natu-
ra, tanto della Terra, quanto del CielOr
fì come efprime Tullio nel fudetto luo-

go» dicendo, che la Filofofia ptimieia-


mente Dio, e
c'inftruifce nel culto di
modeQia,& grandezza dcU'a-
poi nella
nimot 6c la medefima ci discaccia dal-
l'animo come da glioccbi la caligine^
acciò potiamo vedere tutte lecofe fu-^
periori,inferiori,prime>vltime} de me?»
zane.
E* di color viuace ancorché attetn-
pata fìa» &
fuperi l'età noftra* si perche
la fapiéza fu dalla &mma. Se Eterna Sa»
pienza di Dio conceduta antiuomo fu-
Ditocreato,cioè al primo no(lro PadrCf
deditillivirtutew cominendi omma dice
Sapienza al cap.io.dellacui gran Sa-
la
pienza maggior di quella di Salomone
no>etolfcrovia le particellciche ciafcuno po- vcggafi il Petcrio fopra la Gencfi . Ella da pri-
tei con la mano delira teneua alcuni libcicon mi fecoliè sépre (lata oiaeftra di tutte le crea-
la fìniftra lo (cento . ture,Sc è femprc viuace , &
vigorofà »Sc (là di
E di venerando volto mcritamcnte,pcrchc continuo in piedifcacciando col Tuo fplendo-
è degn a d'honore,c ria er enza gia-
la Filofofi a re le tenebre dell'ignoranza dalla mente de
de, peceiret'clla Madre di tutte l'Atti liberali mortali : sì perche la fapienza è (labile^ in- &
macftradc coftumi>e d'ogni difciplina, legge corruttibile , la quale ad ogni peifona ancor-
delia Vita, & difpenfatticedell.i tranquillirà, ché colma d'anni dona vigore,& forza contro
jjDono particoiardi Dio ^ Philofophia bon^ ogniaueifo,etutbolente cafo, £^ vgualitàdi
y,rnm artium nihil efi aliud-, niftvt Plato ait, &
mente ad ogni moto, perturbatione d'ani-
udonumt O" inuemum Deorum. àicc Marco roojficomenedifcorre S. Agoftino deCiuki
Tullio nel primo dellafua Filofofiai detto ri- Dei lib-SN cap.3.& 4. Nonfaremoin quefto
pocuto da S. Agoftmo de cimate Dei Iib.12. luogo differenza ò diftintione dalla Sapienza
cap.ii.cosiconclufQ tagionandoui della Fi- àia Filofofia pofta da Seneca epift.8^. che la
lofotìa Sapienza fìa vn perfetto bene deUÉtt^nte hu-
. > SicHt autem hoc > vt fatetur nullum Diui- mina* ma la Filofofia fia Araorci^Wrderioi&:
» rmm maini efi donum -fìc à nullo Deo dari
, (ludio di confeguire quella Sapienza: ciò è
ì, credendum efim/s ab illo.quo^ &
ip/ìqui muU vero in quanto alla fignificatione del nome»-
»» tos Deos eolttnt nullum dtcunt ejfemaioremt perche la Filolbfia altro non fìgnifica» che
Volendo mfei ite» che la filofofia Tiadono del Amore di fapienza,e di Virtiì, &c Filolbfo A-
Vero, & vno Dio per tate eccellenti fue códi- mico. Amante, &c (ludioto di ViRÙ, e Sispien-
lioni viene ad elTcrc venerabile, &
però Sene- za M'a fé fi- confiderà tutto il corpo della.
-,

»>ca mor,al Filofoib nell'Epift. ì^àiCk ., Nun^ Filofofia fecondo hntentione di Bbetio, di-
n qt*4m iit tantum cemalefcet neqnitia > nun^ remo che fia ilmedefimo , che riftcfia S'^i
2o8 Iconologia j

pienza> 8C però egli la chiama nella profa tee- r^ifurno tenuti'per fapienci-tSimilmence Atlao^
» za del primo libro. Omnium magtjlr'avir te, Proraetheo, Cefco, per la cognitione , che

ìt tuìnm. Nel fecondo, piofa quatta* Virm- haueuano Celeri furono chiamati
delle cofe
»» tttm «mnium »fttrix Nel quarto ptofa pii-
. Sapienti; E queUi,che poneuanoil loro
tutti
9, mi' f^iri prmia Ittminis . Maeftra» e nu- Audio nella contemplaiione delle cofe furono
Uice d*bgni Virtù>apportatike del vero lu- Tempre chiamati Sapienti per fino al tempo di
•tne: Epitheti che fi conuengono alia Sapien- Pitagora, alquaie patendo tirolo troppo fu-
•*a-, fi come
è veraménie luiro il corpo della peibo d'efset chiamato Sapiente, Q fece chia*
checontiene in fé ne parti, l*attiua
Filofofia, mar Filofofo Amico di Sapienza i la Sa- &
che comìponc l'animo nel!» buoni coflumi-, pienza fu chiamara Filofofia , cioè Amore di
lacontetnplatiaajcheinuediga fecreti della i Sapienza) talché la Filofofia è quella iflefsa
natura, la rationale in cui confìde la ragione, che piij anticamente chiamauafi Sapienza;
con la q\uk dtfputandoli difcerne il vero dal ond'è ch'in Diogene Laettio nella vita di Pla-
falfo) &
quefta ricerca la fìtuttura,e proprietà }> tone leggefi Proprievero Sapientiam ,
. &
delle- parole, Se de gli Argomenti', parti tutte ì, Thilofophiam vocat appeunonem\quAndam>as

•crèdi perfetta Sapienzaiche fi confannacon M defidermm dtuind, SaptemU .


i'aitrjidi^fHnicione della Sapienza,che adduce La ftacuia ambigua hor picciola, hor giade
sei medefimo. ^ioco Serteca à difFerenza della fignrfica che ella hor s'occupa nella cognitio^
-,». Filofofia. Stìpknti4 eiimjfet diurna hu- & ne delle cofe inferiofi della terrai bora ncUe&
i, mana,& horum caufas , laqual difinitione fuperiori del Cielo,& alle volte fornapnta tan-
à mio parere contiene le tre parti della Fi- t'ako ad inueftigarc le materie fublimi, che
lofofia,. k Sapienza è conofcere lecofe diui- l'intelligenzaliumana non le puòcapite , de
•Be ecco la conteraplatiua , la quale aoir folo però dice Boetro,che la Filofofia alle volte al-
per Fi&ca imieftigaie cofe naturali dette dal zana rant'altoii capo, che pencirado nel Cie-
Peierio nel primo delta Fi-ficacap»! i. effetti lo la vifta de riguardanti noeta habile,&fufr
delia diuina mcnce.> ma anco per Mctafifica ficietìte à rilguardsrla,e fcorgcrla,attcfo che Ir
dparata da. Àriilofelc diuiniffima contempla Mifteri) Diuini fono occulti, &
l'cflenza di*
Je intelligenze >.foftanze!aftratre,& la natura uinajfiefsa,che ne) Cielonfiede non ,può et
iiet^a Iddio» Conofce le humanCvEcco la mo- », fere dali'humanodifcorfo ccmprcfa. Deui-

raleaìiiuaj conoice le caufé' d'ambedue, ecco iibum^aratione comprehendinon potefl djfse


Jararionaie difpuca riga, mediante la quale fi SanGegotioNazianzeno nell'Orationc dei
viene in co^nitione drlle cagioni delle cofe Santo Ba«e^imo,chemeraiMglia? Se Simo-
diurne, &
hamane>ia Filofofia dunque con- nidc Gentil Poeta Greco addimandato da
tenenòo in fé la diffinitione à.ó\2i Sapienza, Gietone Tiianno che cofa folle Dio, doppo-
vienead elkre vna illeflà c.of.?, che la fapien- hauer prefo vn giorno &
due di tempo à pen-
za, raalTimanicrìre in vigore della Metafifica farci,& richiedendo d) più doppio termine ri-
dia lei contenuta,quale per auttoricàd'Ari-
la fpofe all'vitimo quanto più confiderò l'eflcn-
fiotele menta il nome diSapienza-,
prcprlo za di Dio tanto più mi pare ofcuia cofa .
MwTulIio nel quinto delle Tufculane ragio- ,» Quanto diutius confiderò J^eum tanto mihi

nando del'anfichiià della Filosofia dice, che ty res videtur obfctirtor, Rifetifce Cicexouc
ella è antithiffìmaj ma che il nomee frefco. liei 1. de natura Deorum .

,«. AniuiuÀilìmamcHm videamus.nomen tamen La


vefta di fottiliflimo filo fignifica la fótti-
n ajje cofìfttemur recens Et li reputa l'iftefla
. gliczza de gli arpoiréti nel difputare la mate-
che la Sapienza. Imperciochedice egli chi ria indifloJijbile materie Filofcfichcche
per le
può negare che la Sapienza non fia antica fono per fé maffiroc ncli'at
(tetìe leali,6c falde
dif;ìttj, \k di nome? cioè la Filofofia, la tiua.circa li buonicoftumi. Tcflutc di fua ma-
quale per cognitione delle Diuine,& huma
la no-, perche l'habito della Sapjerwsa è indillolu-
n^e cofe, d; 111 principi), &i del'c caufe apprciTo bile,immurab»le»&: fùldo,di fua cfséza,& pro-
gli Antichi otreneua quefto belliffinio nome pria qu.ilirà>non per artifìcio humanoi L'ofcu
diSapiéza,& Ij fette Sauij del a.Gfec.i a furono roinquatoall'inucftigarionc delle cofe occul*
thiamati boficioè fapicnri,dk molti fecoli a* te della natura, &
ciò par comptcfo da Tullio
CSiUti loro . LtiCH'-^io, Jiofìieroy f''U£^g,& NeJiO' ;» nel grimo dcli'Oiatote-fÀ^op/'^/^ in tra
par-
.

Libro Primo, 205»

>• partii efi dijiributa, in natura obfcttritatem, ,, Scripfi^i me de libris aufcuUator^s ìmer ar-
n indtfferendt ftihtUitatem^m vitam ettj^ mores. », can>,i iìlos condì putans oportere fedfu eas.Ó'

Et fc guardi-imo al coilumc Fi!ofoSco,direm/) „ effe edit0Si& minime editos /cito, cognobdet


che l'habito fia offufcaio da vna caligine di „ entmijs tantum erunt.qui nof audiertat . Fole -
negletta an tichità perche li Filofofi fc ne van- Oiiel^ilibri detti AuT.ultatorij.nc quali pei

no per l'ordinano negletti, & dirptezzati alla quanto rifeiiTce Aulo Gellio fi conteneuàao

Filofofìca,con panni atnichiiviliióc imbratta- Tottih>& ardue Tpeculationi di natuta Ton^o gli
ti. Poucra, Oc nuia vai Fiiofofii» non tanto otto oTcuri libri della Fifica intitolati De phy-
pernecedìràtquanto per volontàcome Socca* ficoAuditH, deirvdirc, ò aTcoltarc coTe fificbe:
ce>& Apollonio che andaaano vediti di Tacco di natura occuIte»non per altro Te non perche
brutto, fcalzi, col capo fcopetto, Diogene & tiene Arift. p er la loro oTcuntà che nò fi po{fi-
inuolto in vna fofca rchiauina,Iordo> &(. Tozzo nointendere,& capire Te non fi odono cTpli-
dentro d'vna botte, ma ciò Te bene è vero di- cacedaila bocca del Maeftto.AppariTcc di qut
ciamo vna piti vera ragione. Sono le vefti del- che à bella pofla li FiloTofi Antichi paliiauano
la f jloTofìa coperte di vna antica caligine pec- la FiloTofica difciplina.con oTcuri termini, vo-
che li Filofofì fìn da tempi antichi hàno hauu- lendo moftrare alle genti che elTìintendeua*
to coftume di addombrarla con Tofifticarie o- no, ma non voleuano fode intefo da altri tue»
fcure. Gli Egitij occultarono la FiloTofìa Tetto to quello che pubIicauano,& nella mente !p-
oTcuri velami di fauole, & Geroglifici Tecreti j Eo teneuano,& alle volte diceuano coTe oTcu*
Pitagora la veftì co vn drappello d'oTcuri fim- re, & ftrauaganti per efier tenuti in maggiot
boli. Empedocle con Enigmi. Protagora con credico,& cóIÌdctatione,comeaccéna Lucia^
intricati commenti, Platone con fcnfi mifti- no nel Dialogo di Micill o in difprezzo di Pi-^
ci) Gorgia co bizzaciìTallaci,& contrari) argo- tagora,quafi che non baftaffè, che la Filofofia
menti, che tutte le coTe Tono, & non fono, Ze- nelle coTe occulte di natura folTe per Te (lelBi.
none Tiftcllo con poflribili,& impoffibilieTpe- oTcura,fe anco no le aggiugcuano maggior o*»
f ienze, Aiiftotele con termini oTcuri,& diffici- Tcurità co d;fficile teftura di parole.e diuerfitl
le teftura di parole: ond'egli fteflo chiamaua di fantaftiche opinionuSi che Boccio figura la
Acroamatica la vdienza,che l'aTcokaua la mar FiloTofia co vette foTca per la propria difiicul-
tina nella quale crattaua della più remota» Sc tà delle Tue raaterie,& per ToTcuritàde termini
attinente alla contemplatione
fbttil FiloTofìa nella quale l'hànoinuolta gli Antichi Filofofi-
delle coTe naturali, &diTpute dialettiche, & Nell'eftremità della Vette leggeuafi inteffa»
mandò in luce alcuni libri detti da lui Acroa- to vn.rr. greco dal quale per certi gradi Tcolpi-
contengono la recondita diTcipli- ti àguiTa di Tcala fi Taliua alla sómità nella qua--
matici, che
na della Tua Tetta Peripatetica,liquali hauendo leeravn,©. 5c non vn.Tc contro l?inteniionc
veduti Alellandro Magno Tuo Tcolare mentre dell'Autore come hanno varij tetti fcorretti
era nell'Afia contro DarJo,fi lamentò Teco per molto malamente,perche alle volte vi è diffe-
lettere che haueffcdiaojgancofi belli Tecreti renza doppi.) sì per la qualità della lettera, che
di natura, à cui Arift, conlìderando l'ofcurez- quefta è vn.T. séplice & quella è vnira co l'a-
za nella quale haneua inuolti
li &
dati fuora, fpiratione,sì per lo fignificato diuerTo>& al tue
riTpofe, li ho dati in luce tanto quanto non li to contrario quanto la vita alla morte, perche
haueffi dati, il tenore di dette lettere regiftra- il.@. appretto Greci^come il.C. appretto La-
i i

te da Aulo GcHio nel non voglio


20. lib.cap.4. tini Torti nelli giuditijtera no-
dàdofi i voti,ò le
mancare di repeterc io quefto luogo per mag- ta di códannatione,& il.T. come l'A.apprefso
gior certezza à gufto de ftudiofi Latini notàd'afTolutionejil Delta poiera nota
«} jilexander Jtrtfloteli Salutem didilatione di tempo per veder benlacauTa,
n Haud re^e fecijfiquod AufcuUatorias li" comeapprcilbi Latini N.L. non liquere. cioè
n hros edideris.in qua enim re a cateris nos itenx che non fotte lecito pei all'hota giudicare •
,» frs,(iabimHS fi dtfciylinétin quihus eruditi fw- Onde Santo Girolamo in-S^Matco chiamati'
»> Mus omnium otnnimt fint communes f Equi- T. Tcgnodella Talute,& della Groce,percheia
>, dem malim in rerum vfu optimarum quam quella pendè l'iftella vita Ghrifto Noftro Si-
tf in facitltatibus ante ire Vale . gnore per dar Talute,& vitaal genere humano
„ AtifQt6ÌesKegi Alexandre Sdmm^ & è Tempre ttacopceCo per fimbolo della vi!;i.
O pei
. . .

2 IO Iconologia
per fino da gli Antichi Egitti}.ilchefù damo! tucie col nome loro,& delli CeticanonùRtet^
tigiudicato al tempo di Teodofio Imi>ctado«. zo de quali chiamato Gneo Pompeo Pelale»
re quado per ordine fuo furono in Alcdìndria, ha il Thita,& il fimilecirca rz. in diuerfè cen«
butcati à terra tutti!i Tempi) de gli Idoli, tri curie mocti;per tal cagione Martiak dààque-
gli altriquelbdiSera^idet-nclecui pietre» e fto.carattcre Epithetodi mortifero.
^flì trouaron.fi fcolpitl parecchi fìmili carat->. 3». KoB't mortiferum §itfAftoTU céiftrie» fgnum
tcri.T^ fi comeancohoggidì fi vede nella Gu-. »• £y2 optrt pmium diate thtta nountn
glia del Popolo piena di Geroglifici maflìma-. Petfio nella Sat ira quarta
mentenella facciata verfò Occidente > nella, ** Et font et. mgrum vitto prAfigtre ThetM

quale (Ivede vna Croce formata,più maggio-. Negro lo chiama per l'bfcurità della morte,
re anco in quella diSanto Giouanni Laterana riftcflb, che mottifero fecondo Budco . Si
verfo la fcak Santa, dalli cui Geroglifici Tor- come il Thita lettera funefla poneuafi auantt
quato Tallo cominciò ad'ordjre il fuo grauc il nome de morti.cofi il Tu auanti nome de il

Dialogo dcll'Imprefe. Apparifce di piùm vna, fopraumentisSc béqueftocarattere.T.fin bo-


ftatua Egitiiaca ói Serapide chc^ nella man. ta ne marmi non ho veduto innanzi à nome
drittatiene il TaUji) quale fi vede qui in Ro- alcuno, ftiot che in fiignificaticne di Tiro prc-
ma nel fiorito ftudipdelSign.Gjacomo Bofio. nome:vi è nondimeno 1' .Autorità diSanto Ifi-
Hiftprico>6c del Signor Antoniafuo Nipote » doro nel primo dell'Etu-nologia cap.i^.^e
Agentedi Malta. Tal carattere Luciano nel »> tiotis mrlitaribus . Tau inquit, notatncapitt:
trattato del giuditio delle vocali 1q; reputa no-: »» ©. ad vniur
rerfìculi [uperjiitem defignabat
Croce la qua».
tacde ladn,perchc erano pofti in >, cMu^^defurtSt nome» adponebatur ,T\ìno-
le èfimikàlla Ipttera.T.màcome habbiamo ciò fia d> t & per palcfate, &• auuertire l'crroift
detto eflendofi in. quella ftato poftò.Chrifto. di molti leftifccrrett» non che habbia tal fi»
vera vita, S^hauendo nolriceuujo. da quella^ gnificato nella FiIf^fcfiadiBoetioj attefochc:
te.ternavitaè rt^a reputata la.Iettera.T.finìiICj in quefìa figura il.O:greco figmfica pr3tica,&:
allaCrpce.geroglifi^ro della vifta,etiam acan- i'.0.Tbeotic3,nclic quali due particonfifte lat
ti la venuia.di Nóftro^Signore fi come artefta Filofofia;cofidiuifad; Boctioiftefloin Potfi-
Rufiipio,Suida,8^ Niceforo più copiofamente- s>, xio.Eflentm tnqutt fhtlofophta genusijpeciet;
di tutti lib.iz.cap.2(j; narrandola dcftiuitio- 99 veroetusdu£;,vrtaquAQia>ìiontKn. dicttural^
>», ne del dettoTempio di Setapide.O«i etiam' 9» tera qux. 'TrpuKjtxn, ide(i fpectdatiua>& altim.
5S- HyeroglyphicarMn UtitraYum. interpretaa*^ M uà. l-'èròTecdoricoRcfcnuendoàBoetio
i» diirum peritiy charaflerem fub Cwvis for^ j». Io lodain.tal guifa Didicifìienim qua prò-

is. ma^P^itàm.futuram lignificare dixermt. Fu »s funditate cum [uis.parttbui.fpeculattua cogi-


anco figura il. T.dcllaxfutuiavija appreflo il, ta tetur>quaratiom ^Rtna cnm fua diHtfionc.
Popolo d'Hrae le quado Mosè ìccq alzare.nel M difcatur. La qual diuilione fi<i nfotma coiv
depofitoqacl.fimolacro fimile al ITaUjCol fer-, quella di Santo Adottino de Ciuit. lib.8.ca.4.
penre di Bronzo^fopra jl quale tifguardato da >, fiudium fapientU in anione &
coMempìàtio-
iquelliche erano. punti dà venenofiferpentt »f, ne.verfatur, vnde parsetus o^ìh-i, aitera co-
daua loro 1;^ vjtajèc Mosè.i^(Io fin tantoché; » tcmplatfua dtct potèf} , conte mpUtitia autem
orauaà-,Dioiiel monte protrato con. le brac- >s adcon(piciendas^nattir(t.caufas C^ /tncertffi'
cia aperte in croce il Popolo. d'IfraelfiL vitto-- n mam verttatem.Nt àqueUcdue pasti èdi^
tjofonmancua in vita. ueifala.tripaititadiftintioncchedifopiafat*
PeriocontrarioiI, 0i èrftàfo fimbolo della tohabbiamoj non r.mto perche la tcza detta
morte pere he è; la prima lettera della parola, tat«onaIfccheinut;ft>gale cagioni, a^t^iunta
«>«eji«7.of, che fignifica morte, & pcrò^gli- An-. per quanto dice *>anto Ag< ftino da P'.jionc,
liehi per notare nell'Efemeride loro i iiìortì li, fia fuperflùa come vuol Sèncc;» Epift zSntllà
fcgn,Diuno có.tal carattere.©* qiiafi trafiiro da fuderr difinir ione d' H.i (spicnzi.QH'dam ita
-.

vn dar Jo: il che vedefi invna Bafe di marmo^ it,funerMm fapientia efr nofre dmtna, huma- &
dedicata dallii Tribù fuccuilàna Giuniorealla >i ff4;tralr.lJ.,no alcut.uC^ horutn caufas;tili:n-
p;»ce eterna delia Cafa di Vcfoafiano Impera- do la rationalc dirpuranuó, circa le cagioni
dore ne! Pìlazzodell-IlluftriflìmovSignorCar commune parti d'ambiduc delle cofc diuinr,
^inaJe l'air-efc» ne^la. quale vi fono otta Cea-. ài, humftnc. Quanto perche S. Agoftino ricl
luogo.
. . . .

Libro Primo* 2 IX
iaogo citato afferma che non 3 contrario. /.affa Copra neìc.^.dice che nella Filosofia morale fi
M hic tripartitio non efl contraria iUidtflinChoni tratta dello fuprerao bene fenza il quale non

ti qua imelltgitur omne


(ìudmm fapwm m atìio- fi puòefier beato: la detta Fiiofofia morale

f> ne^Cr contemplatiane confijìereMè, mcn ia bi- è l'attiua cioè prattica la cui pi ima lettera è il
partita è contraria alla tripaitità .ti. fi come habbiamo detto ftando nella par-

In forarna la Fiiofofia confifte nella pratica, te eftrema della fcala fignifica» che per fi gra-
bc nella Tbcorica, la piatica èl'atiiua naorale > di delle virtù morali di Giurtitia,Forre2za,Pru-
la Thcorica è la có^emplitiua» che è fublime, denza, Temperanza»Magnanimità, Magnifi-
e tjcne il prirao grado in dignità, vltimo per la cenze, Liberalità, Bcnignità,Clemenza,& al-
fua ditìficoltà in confeguidaj &
però da Boetio tre s'arriuaallafommità della fcala,cicèall'vl-
è poita fopra la fcala te à pie della fcala la prat- tirao fine, &
al fommo bene, che è Dio no-

tica. come più facile cominciandofi prima à ftro Creatore capo di tutte le virtù» nel lib, &
à mettere piede in quella come piiì bada per
il 18.cap.59. ailerifce Santo Agoftirio che la Fi-
falire di grado, in grado più ad alto,at lefo che iofofia fpeculatiua vai più per eflercitar gl'inge
il pnncipiotiel Filofofare come dfce Ariftote- ^ni,che ad illuminare la mente di vera fapien-
le nel primo della Metafifica cap.z.hebbc ori- za, come che l'attiua fia quella la quale per
gine dal merauigliarfi delle cofe minori che mezzo delli buoni coftumi ci faccia confegui-
rreccaufino dubbio, e dipoi paflando più ol- (&: con ragione, perche la
re la vera fapienza,
tre cominciò à dubbitarfi delle cofe maggiori, Theorica che è la contemplaiiua, fpecula- &
Bc perla cogniiione» che fi acquitlaua delle tiua, edamina la verità delle cofe ,• ma la prat«.
coCe minori dalla pratica loro s'aptì l'intellet- ticaattiua morale mette in opra la Verità, li

to ad afcendercàpoco.à poco alla cognicione buoni co'flumi, & tutte le virtù, che ci fcruo"
delle maggiori attinenti alla fpeculatiua più no per fcala da falire à Dio vltimo lipofo, fì-
diiHcilcpetche no apparifce à niun fenfo cor- lie,etermine della beara vità,comebcniffimo
poreo, come l'atfiua che opera attualmente, lo reputa Boetio nel Metro nono iib. 5. par-
E vifibilmente , raàìa fpeculatiua fi pakfa al lando à Dio
fenfo intellctualecontemplando,6c meditan- „ Tu requies 'tranquilla -pijs te temere finii »
do con rintelletto la cagione, eia verità delle >, PrinctpiUìRefior Dux,femita, terminus ide.
cofe naturali Fifiche,& diuine Metafifiche,ne 5, & nella profa feguente Terfenum honun*
quali confifte la Theorica, voce deriuaia à „ veràm ejfe Beatitudinem>& ÓeumfummurA
rheoreo verbo greco-, che fignifica infpiciot „ bonum '€j[e coUigimus
cifguard are, onde Theatrum, luogo farro per Si come Dioè princi^.o, guida, "termine, e
vcdere,6c rifguardare,& qjelloche vede,& ri fine d'ogni noftro bene, cofi noi dobbiamo
fguatdaogni cofa Dio dicefi da Greci Theos. in quefta vita, mettere il piede nella fcala de
Ellendo il .IT. prima lettera di quefta voc© buoni coftumi,& virtù dal principiò che co-
Theos cioè Dio, potremo anco dire che è po- minciamo à caminare perfine àll'vltimo padb
ftoda capo della fcala.come fcopo,tetmine,& della vita noftraT& no celiar mai di falire, fin-
fined'afccndere,& arriuare àlui» fé guar- & i, ches'arriua aHommobtne.Semf^r affìdtiui
diamo bene la figura sferica di detta lettera fi ì, ejfo' & quemadmodum,quis fc^las confcen-
ci rappicfenta à punto vn verfagìio con quella >, dere ef per uni non pnusdc/ìfìnnt ab afcenfu%
linea in mezzo per rrauerfo come frezza fida „ quam fupremum attigerint gradum; fic O" in
nelverfagIio,fegno'chedouemoindrizzarela ,, in (ronis femper altius fcahdcndv affeUus fis »
mente noftra verfo Dio, e rcncrla Tempre filla dide Agspeto Greco à Giuftincmacettoche
in lui come fommo bencfcopo, & fine della dall.^» prattica delle virtù mora!i> ik refe infè-

fapienza, perché il fine della fapienza , del- & tioti fi può padare, &
afcendcre alia cognitio*
la Fiiofofia, è il fommo bene, che è Iddio» ne delle cofe faperiori, & dmine per fimilitU*-
I, phUofophta docet hominem vognofcere creato- dine & conformità delle colè, fi cóme leggia*
», remJHMntAict Atiftoleleri^won^«^,&Sah dramente efprinle il Petrurca dicendo
to Agoft.de Ciuit.lib.8. cap.c). dice che il filo-
Ànctr, é'^f*ffi' ' '^»fl f*< fttuo fitittn'z.n
fofare è amare Dio,& che Platone tiene che
Da zelar fopra il Ctel gli kpHeadiite l'ati
il vero & fommo bene fia Dio, &
vuole che il Ver le cofe mottnU,
Filofofo fia amatoic*& imitatore di Dioj& più Vhe /on fifilaH famr'tf^iétnl'e/liina, - '

O i tèe
.

212 Iconologia
eh mirandoti hen fifoqUMté, e quali & nel 5.dcl!e Tufculanc il chc'confcrroa S.A-

£ran vtrtuti iit^uelU /un ^ttnnr.» goft.dcCmit.hb.8c. 5. fé bene l'ifteflo Sàtolib.


jy'vna irt altr t fin^binnx,» i8.c.35>.dicc chela F lofofiaimorale tifplcdeua
rotea Itumrfi all'atta ctig-on prim» .
viucnte Mercurio Trimegii^o,che fiorì moho
E*degu<.' locfualdo il'efsere in quefto luo-
I.
I, tépo auanti di tutti Sauij della Grecia.
i Ni
go vcduto> roànoi trdlafcando ciòchc egli
n quod attinet ad Filoffiam-, duA fé dicert ali-^
dottamente dice, & quel che rcp'ica il Cardi
» quid profitentur vnae fiant homines beati ^
naie Egidio nelle fuc ft:jnze,aci laìitationc def
>, circa tempora Mercuri^ quem Trimegtflum
Pctracca.cott maggior ^unorità>ccnfirmarc-
9} vocaueruntyin tUtsTerris hMufmodijtttdta
tDo le cofe honeÒe, 6(. beile the qui giù pcat- s» darueruritionge quidew ante fapientes t quos
tichiamoefseicif.olaà Dio, fé bene fi confi- Phiiofophos habuit Orària. PUconepoi fcola-
derano foileuando rintcUetto alla contera- rcdi Socrate hcbbe rattiua,& la contempla-
platione di lui <ome Autore d'ogni bene, per- tiuainfieme aggiungendo la rationale di più»
che ogni cofa creata in qucfìo mondo per mi- laquale no è altro che la Dialettica.Cjrrf«>mw
nima (he iìa,manif-ftala maeftà,la prouiden- rationem differendt logtcam appellaM, qux circa
2a,6c la Comma bonrà ài Dio, fi come Mercu- Orationem verfamr dice Plutarco de piaciti*
rio Trimeftigo in Pumndro cap.j. Philofophorumy Da Platone nacquero molti ca
)) Deus fané totms expers inuidiA per fingH- pi di fette contrarie , ciafcuno pei moftrare
» las Mundi parttculas 'Vtique Sflendet . E d'efset d'ingegno più fpeculatiuo,diffcciua dal
9, Thodoreio hb.3 de ^ngelis Ex rt(ihiltbus .
l'altre, &
bene fpefso dal proprio Maefitoio-
> , cagnofcitur Deus wut/ìùUtSìqui/ufit fana men uentando nuoue opinioni , Se ragioni come
>, tis per terram yotms ^erque crefcemiag€rmi- Arift. Peripatetico,à cut fu contratio Senocra
j, na ad contemplandum terrs, germinumqm ,
te Acadeniicoambedui difcepoh di Piatone»
„ fa^orem » tanquum per quidam media per- & diSenocrate fu fco lare Zenone Piencipe
,, dupumur. della fetta ftoica
Pet concludere ciò compitamente cauiamo Prencipe delia Epicuiia fu Epicuro, che di
fuora quella gemma che (1 cókrtia nel vafo di anni iS. capirò in Athene mentre leggeuano
Elcttione cap. i.à Romani,cue non fono fcu- Ariflotelein Caicide,& Scnocratenell'Acadt
iati quelli ingiulti Gentili i quali conofcendo mia, &
moire altre infinite fette che firaccia-
folo fimulatii, di legno, di fallo, Augclli,Ani- tc^o la Filofofia vioicntcmctclu fìracciò Piia
mali infiniti per loio Dei non hanno voluto gora con l'opinione che haueua della ridicola
hauer notitia del veto Dio:imperciochc egli fi trafmigratione dell'anima» che egli fofse ftato
e moftrato, &
le cofe inuifibili fuc dalla crea- £rha!ide,Euforbo,Hermbtimo,Pir[o pefcato» i

tura del mondo, per le cofe fatte fi fcorgono, re prima che Pitì]gora<& che vna volta dopò
9, & lafuafempiterna viitù,& diuinità.^«/<« la fua morte farebbe padato in vn gallo, che
j

», quod mtum ift Dei manif^flum eU in tllis .


egli lo prefe per fimbolo dell'animajc perciò
>, Deus €mmilli5mamfe(ìauit inuifihilia enim in vita prohibi, che il gallo non fi douefse vc-
•», ipfìus à creatura Mundi per e a qua fa^a cidetcjonde Luciano Filofofo nel dialogo di
„ fum imeltefta confpictumur fetrjpiterna quo- Micillo, introducendo Pitagora in forma di
>, qut eius virtus, & Dtuìfìùas ita vt firn inex- Gallo» fa che dica d'efset ftato Afp.^fia mete»
>, ctifabiles. ttice, Grate, Cinifco, Re, pouer huomo. Sa-
Ha Lì Vefìa (IraccJata per mano di certi huo itape* Cauallo, Cornacchia, Rana, altri &
mini violér»,che fé ne portorno via le particel- animali infiniti, prima, che gallo» NcU'iftcf-
le che poterono.Qucfli fi come Boetio efblica fa giiifala fìracciò Empedocle imitatore dì;
nella ptoTa terza del ptimo libro fono le vaiie Pitagora, fi come apparifce in quel Tuo veiftr^
fette de Filofofi,che per la varietà delle petuec pollo da Filoftrato nel i.lib.
fc opinioni, che ciafcuno tieric viene la Fi!ofo Et puer ipfe fui, me ntn quandequt PuiUa .
fìa ad edere fìrappata e {tracciata in vane parti Socrate in vn colpo fquarciò la metà della
efscdo per fefìclla leale ,& ceira.Pitagorahcb veda poiché le toIfelacótcmpIatiua,reputaQ*
be la ftia parte nella fpeculatiua,Soct;itc ncll'- „ d( ftolto chi viattendeua. Imo vero Ùlos q$d
attiua che fu prmio che introduccllc la mora
il
,) w
huiufcemodi contemplatidis Varani , ffoli"
{ita nelle Cutà> come dice Tullio de Oratore» , j dos cjje wonftrahat^ dice li fuo diletto Seno-
fonte

-ili
. , .

"" ^ #
Libro Primo
fonte ne! primo de gli atti di Socratcd al qua- ftotele Felice Boetio
, che ben conobbe i]
le hcbbe origine qaelraotto porto ne gl'Ada CicKor Món.lo,& lafuadiuinaprouiden
del
,, %'^]'Qtt&fu^ra nos nihU ad nos. Nò ft arò à cer- za nel Mstro/.dcl i.lib.
care che egli ftrapifls li Filofofia ne la morale
iftefla s'era difprezzaioi e della reIigione,& leg
O ftellifericonditor orbis
y

gì d'Atheae, &corrortore della Giouentù > so ^1 perpetuo nixus /olio


Hapido Cdlum tH'bme verfas
bene che egli fu curiofo di riguard ire,& ama- Omni» eerto finegubernns
poco troppo licenriofaméte fuor
re il bello vn
nel Metto nono Iib. 3.
E
del feuero.& graue coftame Filofoficoineii'A
O qui perpetua mundum ratieneguherntks t
more d'Alcibiade dice Athcneo iib. i^. che Terrarum Cce/i^i Satér.
9> Socrate fcappò del rainico. Socrates phito"
» fophus cum omnia defpicaretur Alctbtadis Et nella profa 1 2. del medefimo Iib.
»» pulchritudint fuit impar td e(i ab ea captns. » Deus ipfum bonum effe monllratm cfii
Si & de [olita magnitudine confiantiaqtte ani- »i per bonum igttur cunfla difpontt >

M mideieóias. Gaua ben consiglio a.1 altri che *> Siqtiidem per [e regit omnia qui bonunt cotì^

9. s'aftenelTero delle conuerfatiom belle>v^<i- » fenfìmus.&hic eft velati quidam clauus ^-


n monebat à pulchris abflinerevehementer»non » que gubernaculuyn quo mttndana machina
,

9> enimejfe facUe aiebat,cum tales homo tan- » flabilts atque tncorrupta feruatur , Sentenze
ti gatmodeiiHmelfe; diceilfuofcolare>Seno- tutte dirette contro l'iniquo parete d'Anftote-
fonte j ma dall'alcro canto nel 5. 1«b. ed'endo- le. Gli Stoici no men che gli altri lacerorno la
gli propofto d'andare a vifitare Theodata bel- vefta Filofofica in piCi
bade dicédo che il moti
IilTìma Cortegiana, vi andò più che volontie- do fia anim de animato, ratJopal e &c intcl ligi-
ti>e fi trattene fecoà motteggiale infegnar-& bile di foftanza animata fenflbile che le difci*
le modo da ritenere nella rete gli Amaati.Pla- pline liberali fiano inutili,che gli errori,c pec*
cone la ftrappò ben bene in molte cofe,tenne cari fiano vgaali, che le moglie dcueno efsec
anc*egli la trafmigratione dell'anime etiam- cómun i,efsédonedi ciò Autori Diogene Cini
dionelle Beftie,* ma il fuo
Porfido Platonico coi 8c Plotone come riferifce Laertio nella vi-
tenne che (ì linouailcrofolamente ne gli huo- ta di Zenonecapo della fetta ftoica> il qual in
mint, (Sì che ne è retto cenfore-Santo Agofti- vero ftracciòla vefta affatto nella Filofofia atti
node Cmit.lib. iG.c3p.30. la ftrappò di piùte- uà con la mala pratica de coftumi còcedcndo
nendo.che l'anima mde coeterna con Dio sé- la libertà del parlare, chiamando tutte le cofc
tenzareprobatada^' Agoftinol1b.10.cap.3l. ancorché distionefte con nomi 9
i lor propri)
deCiuit. Dei. La ftrappò nell*attiua con il fuo mandàdoancofuora ventofità per ogniparte
illecito Amor Platonico fchernito, &c detcfta- séza rifgmrdo alcuno,come ferme Tulli'ì à Pa
to da Dicearcho Filofofo, &
da Cicerone an- » pirio Petote^is verbis^eaad te fcrlpfiquéi a^
corché Platoniro nel quarto delle TufcuUne» » t fed UH etiam crepi*
pertijjimis agunt Stoici
La ftrappò nei quinto delia fua fcoftumata £que liberas ac ru^ut effe oportere^»
s> ttts ait4nt

Republica.ellòrrando, che le donne fielTer- Mofsa da tale dishoneftà nò è mesauiglia che


citaifero nelle publiche pa'eftre nude con gli la Filofofia fi laméti eoa Boctro nella profa ter
huommi irapudichcftoUo con figlio ribbuta- za de gli Scoici &
Epicurèi in particolare il ca«
10 da Ennio Poeta in quel (ùo verib pò de quali fraccafsò la vefta alla Fvlofofia pò»
tl^it^ prtncipium eft nudare infer ciuet corpera . ncdo il fine del foramo benenel piacere*& n»
Ariftotf lefqu'itciò la vefte alla Filofofi-^ fo- pofo, come
Ariftippo ancorché fcolare di So»
fìeatandi' che il modo folTe ab eterno,che Id- crate^pofefommo bene nel piacer del corpo}
dio nonhabbia cura delle cofe del m6do,che Antiftcne fuo condifcepolo nell'animo. Ma
egli nonpenfa ad altro, che afe medefmo» 8c Epicuro Upo(G nel piacer del corpose dell'ani
che li bene ci nafcc da altroue,(ì come fofifti- mo come dice Seneca fé bene Epicuro fi-lame
Camente mantiene nel 1 2. della Metàfi(ìca,& tò che era malamente intefo da gl'ignoranti
net i morali de gliEademijlib.7. c3p.15.011c dichiarandoli, che noninteiideua del piacer
fttaccia la Filofofii in m-ala maniera. Deuspro^ d'shoneftolafciuo.e Iu{Iuriofo;mà della quiete
» fua exeellcntia nihil pr&ter feipfHnr cogitai , del corpo, &
dell'animo libero d'ogni pertur-
»> fifbis AHtsm hnìi dimde ett^nti* iaCeiicc Aii< batione dotato d Vaafobria ragione , fi come
O 3 affer-
. . .

214 ' Iconologìa


afferma Laertio nella Tua vica>mà non per que *Jnundts nn'tmum fiudijt f^ fthus hontjìit :

(lo rappezzò la vefta» attefoche ilfìne Aio é Inuidia, vel Amere vìgHtorqutbere
imperfetto.^ peflìmcnon cfTendo porto uel- 11 mcdefimo Poeta nella Poetica Tuaiper ap-
la virtUtdk bontà dell^antmo per arriuare alsa- prendere bene lafapienza cieffortaà rimcfti-
mobene Iddio vIcimonodroBne*, màpofeit care le catte Socratiche piene di Filofofìamo*
finein ben caducete cranfìcorio» neganda rale^..
rimmorcalità dell'animai còfermando anchv ,» Seribtndifidt faptreiff,^ Prineipium finSs &
egliche Iddio non tierie cura delle cofe hu- „ Rtm tibi SHrmtieA poter unt oftendtre eh»rté
inane«fquarcì tyutti) e deformi. Stracciarono Perfio Poeta Satirico nella Satira terza tut-
di più gl'Epicurei la Fikifofìa rogliendo'e b to fdegnaraprorópe contro i fonnacchiofi»&
rationale I Cirenaici doppiamente toglien--
. ti fueglia,&; inuita allo ftudio della Fi'ofofia.

dole la natarale«6c rationalc^ritenédod la mo- Netnpe he ^ffidne t»m efarum m»ne ftntflras»
rale come Socrate. Aiiftaehio. notato kftrap* InttMt^f^anguflas eMttndit lumine rimMS eSl firt»
pala rationale»e.aaturale> ma. rtracciòanco la
murale, che: Còlohaueua la(Tata leuandcle la. più à b^rso..
parte della correttione.riputadola parte da Pe ^treùs- ndhut laxi*mque cipui e tmpage folutm

dantCìdc no da Filofofo come riferifce Saneca Ofcitnt efisrnum dijfuùs, vndiqut maUst
Efittliquulquotendis.^in quod dtrigis arettm T
wEp.89. Moralem quamquam [olAm reltqtterat
ncircuciditj m
eum lovHin,cim momtiones cont*" Fin qui cfclama contro i pigri e negligenti
vttìetfttflMlUiCÌf'yAdagogt ejfe dtxit' non. philofor nel procurate di faperejpoco doppo li eflort»^
i^phitanquam quicquam altud (hfapiens quam-. alla ccygnttiQne delle caggioni delle cofc cioè
ithtintarìi generis, p^dadogttf ;,ma q lefli ticagft alla Fi'of* fi^ naturare fpeculatiua .

èfquarcifono aflai mmon delle peraerfe opi- Dtfctteqt.e mtfit'u él> caufai tognofiite rerum
nioni circa it Me ndo,il,Ciclo,ràniroa. 8c Id- nelli fegaenci poi li elloita alla Filofofia mora*
dio noftroetern.o bene appreflo il quale i Sauii itrattiua..
9> ài quefto mondo fono ftolti. Sfipemeshums. §luid fumtts Mut quidnam viCiMrì gìgnhnus orde,
i^mmdk fum. apud: Beum fìuln . Merce à le- §luts,datusi «ut matét quum moUis pxHs: (y vnJti
fciocche,& perfide loro.opinioni.con le quali; modus. j1rg^-»to,qiti<i fas optare, quid^ffnr
G^ttts

haano lacerara.l'a vetta alla fapieza per lo che Vttlenummushahet, Patti* c^risq^ prcpinquis
mentano nomt non-defapienti,mà dj ftolti,, €^uanftim eU tgiri deeeitì. ^em te Deus effe
cefi chiamati da San Paolo net primo, capo Ì"JP^ ». & hHm^rut; qutt pMrte lecatus ei in rt ^
Jùtfei ..
» à Romani. Euanmrum in.cogitatfonibusfuis»
» CT obfcuratKm ejì^mfìpienscoreorum dtcentes: E* neceflTariO; dunque C-acciare il fonno* &.
9, €«w» fé effe
fapientes, fluiti fatìi [unh La cui, l*otio-nemid, delle difcipline>& nociui all'ac-
ftolta e fallace fapienza asl fine refta difperfa,e quifto della fipienzaj.. che col volgerei libri (i
confufa dalla vera fapienza, come fcrjuc San^ confegujfceeffendorvfò de i libri ft-omento^
IO Girolamo à Paolino per feiuenza di Dio ia 1,delladottrina, Injirumenttim. doUrmAefl vi»
», Abdia, 6c Ifai 1 cap.. ijpi perdam inquit far 9^f(tslihror(tm.diilt Plutarco nella educatione-
^i pientiam fapientiam»<:!^ prudemiam prttden- de.fighuoli,& Ifidoronel Ub.3..del fommobe-
titium, reproba&Oy 'Vera, fapiejjtia perdei fai.- .ne afFèrma,chc ogni profitto procede dal leg--
itfam faptenfìam. gerei libri, &
dal meditate cièche fi Itggc..
Tiene con; la mano deftra alcuni Irbrlsron^ 5, Ontnis; proféOusex: léfiime, meditatione &
la finiftta lo fcettro>i libri fignificano lo ftudio- »ypKocedit, quA.enifn,nefcimMS: leElione diximus,
che far deuc quello che vuole acquiftarc la fa- 9, qmdidkinjHs^editatione conferuamusy o«-
picDzajOccupandoftin, volgere i libri profic- d è che ilibri chiamanfi muti maefìri ..
«euoli all'acquifto ói effa deit^ndofi dal fonnov Lo fcettro fignificas che laC'.picnza,laqua-^
della pigritia, ÓcdelTorio, che Cogliono indur- le in qucft^a opera di Boetio perla F)loC>fia (i
re lafciui Araori,inuidie, &cattim cffeiti, che- piglia, e regina diitutte le difciplinfj&atti li-
chiudono la via per attiuare alla Capienza, Se bciah,&chcda eflavengcno ordinate t Im-
(quello è quello che auuertifce Horatio nella: percioche hauendo.la fapiéza Filofofia no- &
feconda Epiftola del primo lib.(^^« titia delle cofediuine, humjne, &
conte- &
.l'ofeeJ gtìt«di*7n l'hmm t»m tnitùnt i fmt nccdoiìella nella come mplatiua» nell'at:!- ^
na
Libro Primo* ai5
uà vengono da lei ottlinate tutte le difciplme, delli altri Hudij (ìncetamente di tutti loro chia
& arti le quali fono cootempLuiUf ,ò attiue,& mar fi può Regina.
come attiua In quanto chela Fiiofofìa tengadavna ma-
s'ordina anco la legge ciuile , là
qu le cade fottoi'Ethica Filofc fia moraicf co- no i libri, e dall'altra lo fcettro, potemo anco
me ethica in genere circa i collumi> impacia" dare quefìo lignificato, che ad vn Rcchc (ie-
mo à dar le>;gcà noi ftellì>m fpecie con l'eco- ne libri d'Eticha, & di Politica attinenti
al co-

nomia.alla famiglia,& al'a Cafa ; con h Poli- ftume, &c al modo di ben regnare, e trattare il
}* tica à i Popoli,& fé la legge> efl dmini hn- & militare imporlo, &
quelli fpeflo nuolgere ac-
f, mamiuris fciemia,\3 fapienza \^zn^enic,e(i ciò che vegghmo fcritto ne libri qu- Ho che gli
n dminornm, &
humanorum fciemia , come Amici &
intcriori lor denoti, non hàno ardire
dice Seneca Plutarco 6c il PeteficVUtcoTul d*auifarli,& ammonirli,? però Demetrio Falc-
lio,& piatone ne luochi fopra citati ; ne ma- reo eUortaua Tolomeo Rèa tenere perle ma-
lauiglia è che il medelìmo Tullio dica alla Fi- ni non men lo fcettro, che libri vnli, idonei &
}) lofofi.!. Tutnuentrix legHm>tu magifìramo- alla buona adminiftratione del Regno.
9> rttm&dijciphnafuifìt; &
Seneca nell'E- Cotifiderando che la Filofofia tiene i libri
pilt.p^. che cofa è alcto la Filofofia, che legge dalla delira & lo fcettro dalla finiftra, diremo,
della vita ? che Regina delle difcipline, &C
fia che la fapienza dcue edere preferita al Domi-
arti liberali,- non é dubbio poiché da lei fono nio, & al Regno perche fenza la fapienza, &
3i prodotte . £/? landatarum artium omnium configlio,de Sauij può bene reggere,6£
non fi

9) procreatrix quidam &


quafi parens ea quam gouetnare» onde nel fecolo d'oro tegnauano
. 9, Ftlofofia GrAcivocant . dille Cic.nel pcmci- folamente fapienti Fiiofofi, ^quelli fumo
pio dell'Oratore, &
nelle Tufculane la chia- Prencipi, e legislatori come dice Poflìdoni©
9> tiM.Ovite VhtIofophia4uXy9 vtrtutts indaga- in Seneca Epift.po. Solonc Prencipe, e le-
fìi

>f trix> expultrtx^ vitiorunt.quid non modo nos gislatore delli Atheniefi, Licurgo de Lacede-
» fed omnine vita hominn fine te effe potui^ett moni, Zeleuco de Loctefi ; fcriue Plutarco in
n Tu Vrbes pepehfit . tu dijipatos homines info- Ifide, & Ofiride, che gl'Egiti) fceglieuano i
»» ctetate vite couocajit.ndìe quali parole s'attri Rè,ò da Sacerdoti,© da Guerrieri,pecche que-
tnbuifcono alla Fildfofii anioni Regie>e tito- lli fono tenuti in cÓto per il lor valore,& quel-
li da Regina- Aridippo volendo dar ad inten- li per la f3pi5z3,ma quel guerriero che fi e rea«

dere che le difcipline liberali vanno dietto aU uaRefidaua alla difciplina de Sacerdoti ac-
la Filofofìa morale, perla quale tutte le altre ciò fi facefiè partecipe della Filofcfia,&: fapie»
,
cofe s'imparano,& che ella è Regina di luttej za,& diuentalTe atto al Goueino & al Regno,
dide che quelli che fono ornati di liberali di- Onde Ariftot.dilTe nel primo della Rettorica»
fcipliue,e difptezzanola Filofofìa) fono come che li nò so che cofa atta ad Impera-
fapere è
i Proci di Penelope, i quali faceuano contro re . Sapere efi quiddam aptum adimperandum .
diMeIanthone>& Polidora damigelle, e non Aitalo maeftio di Seneca affeim:ua che egli
(ìcurauano delle nozze di Penelope, che era era Re, ma à Seneca pareua che foUe più che
Patron a Signora &
Regina d'Ithac^.fimil co- Re perche poteua dar norma a i Rè per ben
fa difle Ariftotele d'Vlifse, che quando andò Regn3re,& gli era lecito far cenfura di quelli
all'Inferno patio à tutte l'ombre Infernali fuor >, che Regnauano. Ipfe regem ejje dicebat;fed

che à Ptofcrpina Regina, il piimicro detto d- a plufquam Regnare miht videbatur cui licerci
Anftippo vicn riputato da Plutarco nella edu- „ cenjuram agere RegnantiumAìct Seneca E-
cationc di Bione.oue chiama h Fiiofofìa fom- pili. io8, diremo di più the i Re ccnfigliàdofi
,» ma, & capo di tutti gli altri ftudij Frbanum conperfonefdUievengt^noà fareciòche vien ^
>, ejletiam Èionis Philofopht dt^tum qui aiebat dettato dal buon coniglio loro, però VeC- &
», Jicut Penelope S) Proci cum nonpofj'eM cum Pe- pafìano Impeiadoie Itando Vna volta tra Fi-
a nelope loqui fetmonem cum eius anctl(ts,ha^ iofofi pieno di giubilo,^ meraiiigliaefclamò
,} buijfentt ita qui 'philofophiam nequeunt, ap- dicendoòDio buono ch'io commandi à fa-

», préihendere eos tnalijs nulliusprecij dtfciplims^ „ pienti, &


me. O luyiter inqutt z't
i fapienti à
n i^f^ contererejta^j reliquorum fiudioru quafi a ego fapientibus impcrem^C rmlot fapientes> Se
%» caput C
[ummà confìttuendii eli Philofophià; peni buon profitto, che dalla conutifationc
le è degna d'ellerc conltiiuita foflitna Òi, capo loto ne cauauaj non voicua che fi teneile por»
O 4 ticra
. .

2l6 Iconologia
licra à fapienti.T«;?tf Rexìnquitfapietibns vi fupcriore conofce fapere regolare, fé fteflb> 8c
:,
1
s, ris foris femper patere volo.n una Filoftrato tanrcnarel'impciuofo corfode gli affetti foci,
iib-T-cap. IO &c ii.ncnèdubbio,cbe ilconfi- la Filofofia nondimeno, &c fapienza facilita
glio de fauijil Filofofare,6<: la Filofofia è ài gio tutto CIÒ, perche la Filofr fia fecondo Ariftip-
uamento grande alPrencJpe per ben goucr- po &c altri Filofofi doma gli affetti
dell'animo
nare, fi come diffufamentc djmoftra Plutarco E difficile ad vn Piincipe giouane edere con-
nel trattato che fa al Prencipe ignorante, & tinenre nondimeno AÌeflandro Magno me-
in quel altro doue mantiene che fi debba diante la Filcfofia de buoni coftumi fùgioua^
Filolofare con Prencipi» fede ne faccia il buo- ne contincntifTimo poiché portò tifpetto alla
no Diodato Imperio di M.Antonio Impera» moglie &
alle figliuole di Dario, che di rara

dorè quel che hebbe pie di Filofofia la lingua bellezza erano dotate Se nò le tenne da fchia-
è'I petto, efpelTo in bocca bauer foleua quella uè ma le honorò di madre, &
forelle,& portò

preticfa géma di
Platone, le Città fiorirebbe-
'"
-" ""
anco rifpettoàRofi'anna ''-- >--"
fua
'^- '"-'--
bellifTimafchia-
ro fé Filofofi imparafleto, ouero fé gl'Impe-
i ua, che la fposò pet non farle torto, violen- &
„ 1 adori filofofailc io. FlorereKt Ciuitates fìaut za,coDfufione di quei Signori e he non lafcia-
„ Pbilofopi iwyerarem,aut Imperatores philofo' no intatte non dirò fchiaueiò fetucma non la
pharenmr.ùkxì(ce. Giulio Capitolino nella fua fparagnanoà Vafl^alie nobili &:honorate. E*
V itaj il che auettendo Theodofio Iroperadore difficile ad ogn'vno perdonare anemici mat
diede Honorio,& Arcanio fuoi figliuoli alla fimamente à Principi nòdimeno Cefate Dit-
difciplina .d'Arfcnio huomo fapientiflìmo il tatore Infignoritofi della Rcpublica, del.» &
quale eflendo veduto dall'Imperadote ftare l'Imperio mediante lafua fjpienzarede gl'im-
inpiediauantilifigli mentrequelli aroaefìra- peti dell'ira, e perdonò à tutti. OfTendonogl-
ua,& eflì fuperbaraente federe s'adirò ccn ef- animi lé malediceniie tanto che fi coramouo-
fo loro,& li fece fpogliare degli adornamenti no ad odio mottale cótro à detrattori ica- &
Regali ammonendoli, che era meglio per lo- lunniatorijNondimenoAugufìo.Vcfpafiano»
ro vruere priuati che imperare con pericolo Si altii]ottimi Imperadori, non volfero fare li-
fenza dottrma,e Capienza voce aflai commen- fentimento contro loro ne incrudehrfi pet pa-
data da Niceforolib.i2.c.23. congiura ragie role,o libelli contro grAutoti,& con pruden-
ne adunque fi dà lo fcettro alla Filofofia, mol- za, perche le voci del Popolo maldicente non
to conueneuole alla fapienza,la quale fa che li hannoforzadi dettaherela fama ad vn gran
Principi fenza pericolo ficura mente regnino, Principe, che con prudenza, fapienza, giu- &
teftimonionefia l'iftelTa fapienza che nell'ot- £titiagouerni,e(Iendo che le buone attioni lo-
„ tauoPtouerbiodife medefima dice, per ro fanno per fé f^effe métire i roaleuoli> pe- &
5, me Reg^es regnanti &
legum conditores tuffa rò Pio fecondo Pontefice cóftanteraente per-
9» defcernunt.Vev mtzzo mio Regnano li Re, donò a chi l'hauefse prouocato, con ingiurie»
& li legislatori difcernono ilgiufto>& Hugo- aderti mordaci, de quali non ne fece conto*
ne diflè,che la Fikvfofia infegna giufta, e ret- &i voleua che in vna Città libera come Roma
tamente regnare. Gonofcendociò Filippo Re Uberamente fi parlaffe come di lui dice il Pia-
di Macedonia eflortaua AlefTandro il Magno „ tina Male de feopinantes V€l loquentes co»
:

fuo figliuolo ad apprendere la Filofofia fotto „ bercuU nunquam Ubere emm in liberti Ctui^
la difciplina del Filofofodicendo acciò che lù ti tateloquiownesvolebat. ilqualdetto fùdi
non commetti molti errori nel Regnare de Tiberio Imperadore moflrò anco di non efti-
quali mi pento hoc io d'hauer commedo mare lepcffìmevocidel voIgo,quando ad v-
Riportano gloriofa fama i Re mediante la no che fi lamentaua,che male di lui diceuano,
Filofofìa,non tanto per goucrnate i popoli co rifpcfe fc in capo di fiore andarai, vdirai mol-
fapienza quato per fapere reggere fé {\tfl[ì,da- ti che dime Hefso ancora diranno male, anzi
to che vn Re regga bene fé fteflo»regge anco dalle roaldicentie Antonio Filofofo Impera-
bene i Popoli con fodisfattione, &
applaufo dore ( merce della Filofofia, che cofi le detra-
comraune : ma fi come è difficile ad vn nobi- ua) profitto prendeua, poiché fpcfso domai:-
ìe& gagliardo dcftriere raffrenare ilcorfo, fé dauache fi dicefse dì lui, fentendone male j fé
non ha chi gli fopraftia>& chi lo freni: cofi dif- dentro di fé concfceua efser vero fé ne emcn-
iicilcofa è ad vn Prencipe adulato che niim 9> ÓAusi, Erat fatnti ft4A curiofìffimus^requinrii
. . . .

Libro Primo. 217


» ad verum quid qulsj^ de [e diceret, emedam la virtù madre perche dalla cognitione del
}» qH^hencreprehenf/ividerentHr. Na tra Giu- bene nafce l'amore d'efso,& il defidctio d'o-
lio Capitolino,&I*iItefso appunto il Platina di perare in fommapetfetrione cofe lodeuoli,&
Eugenio Quario:Tutti quefti fono frutti della virtuofe, figlia, perche fé non è vn'animo ben
Fiiofofia, che regge gl'animi e modera gli af- compofto con moke attioni lodeuoli, fonda-
fetti, con lo fcettro della fapienza, col quale fi to nella virtù,non fuole (limare la Filofofia,nc
reggonogrhuominiprudentiinogniauucni- tenere in conto alcuno i fuoi feguaci: ma per-
nientoloro,efignoreggiano i moti delrani-* che pare molto ordinario, e naturale, che la
ino, tanto nell'auerfiià quanto nella profpe- vittù,habito dalla volontà generi la fetenza*
titàj&fopraftanno ad ogni colpo di fortuna. che è habito dell'intelletto(^però efsendo roaf.
*, Omnia qu A fèndere in hùminetn pojfunt fime da Cicerone^ &
da Macrobio dipinta la
„ Subttr fé habtt ea^ut dejpidens cafus virtù d'età fenile, che caminando per via faf-
,, cmtemnithumanos. difse l'Oratore, & Dio- fofafpetaallafìnericrouarfiin luogo di cipo-
gene Filofofo edendolc addimàdato* checo- fo) fi douià fare la Fiiofofia giduane, come fi-
fa guadagnato hauefle dalla Filofofìa,fe nò al- glia fuordiilrada,^ per luogo dishabitaco.
tro rifpoìe ho guadagnata quefto che io fono per moftrare patticipatione del genio» & del-
appateccbiato ad ogni fortuna^ & Dionifio hnchnatione materna.
Ticanno fcacciato dal Regno ad vno che le Si dà poi ad intendere per la giouentù la
difsejche cofa ha giouaio Platone,& la Fiio-
e» curiofità de' fijoi quefiti,e che è non men gra-
fofia; tifpcfe ch'io podi queftagraue rautatio- ta agl'intelletti de' virtuofi, che fia à gl'occhi
-ne di fortuna comportate, perciochc nò fi vc- del gl'efieminati vna faccia molle, e lafciua*
cife come hanno fatto alrci,maftettc faido,ref- moftra ancora, che fé bene alletta molti l'età
fc fé ftefso & imperò alle pafiioni dell'animo bella» e frefca,li fa nondimeno tirare in dietro
Porta dunque lo fci^tto per più cagioni per- la diffìcultà della via, &: la pouettà mendica
che la Fiiofofia è Regina di tutte le difcipliaCf de'veftimenti.
& atti liberali, perche è necefsaria à Principi Sta penfofa perche è folitaria, folitatia pec
f)cr
bene regnate,& perche fa efser quelli che cercare fé ftcffa nella quiete fuggendo t traua-
a pofseggono Rcellendo che co la Filofofica glijche ttouaua nelle conuerfationi mòdaae
libertà danno configlio, & commandano ad E* mal veftita, perche vn'huomo, che fuoE
altri che faccino, o non faccino vna cofa & : de' luoghi habitati attende à fé fiefso» poca
perche mediante la Fiiofofia & fapienza vi- cura tiene de gl'adornamenti del corpo
uiamo nel pacifico regno della traquiiliià poi- E' anche mal veftita fotfe,perche nò auan-
che potiamo in ogni tempo, e luogo , & mu- za tanto a* buffoni nelle corti de' Ptincipùche
tatione di fortuna imperare à gli appetiti, af- fé ne pofsano veftitc i Filofofi,& viituofi,tal-
fetti» &
perturbationi dell'animo, noirae- & che fi può credere che da quel tempo in qua»
,

defmi teggere,& gouernare con Prudenza,& che il Petrarca l'vdì chiamate pouera,e nuda»
fapienza) Onde Zenone aderì che fi (àpienti ancora non habbia cangiato conditione,ò ri-
Filofofi non folo erano liberi ma Re. farcite le vcftimenta.
11 libro ferrato, che tiene fotto il braccio ci
FILOSOFIA.
DOnna giouane, e bella in atto d'hauer moftra i fccreti della natura, che difficilmen-
gran penfieri,ricoperta con vn veftimé- te fi fanno, e le loro cagioni, che difficilmen-

to ftracciaco in diuetfe parti, tal che n'appari- te fi pofsano capire, fé col pen fiero non fi (la

fca la catne ignuda in molti luoghi,con forme confiderando.e contemplando minutamente


al verfo del Petrarca vfurpato dalla plcbe,che la natura de' COI pi fodi. e liquidi, femplici,6c

dice. compoftiofcuri,& opachi, tati, &c fpefiì, le


Touera,e nuda vai Fiiofofia . qualità efsentiali,& accidentali di tutte leco-
Moftri falire vna Montagna molto mala- fe.delle minere, de greffetti meteorologici,
geuole, e fafsofa,ienendo vn libro ferrato fol- della difpofitione de' Cieli, della forma del
to il braccio. moro, dell'oppofitioni, & influenze dell'ani-
Fiiofofia fecondo Piatone è vnanotiiia di ma humana,e fuo rrincipio,della fila efienza»
tiure le cofc diuine,naturali,&; humane e delle fue parti.delia fua nobiltà,e felicità,del
E' h Fiiofofia detta madie, & figliuola del- le fue opetationi, e fcntimenti>con altre mol-
tiflìme
. . . . . ,

2iS Iconologia
tiffìme cofe no didìmili da quefte raedefimc .
TEVERE. \
Come dipinto da virigli» net 7. delVZntìit,
In diuerfe altre maniere fi potrebbe rappre
Tentare la Filofofia.à noi baftì haucrla fatta co Sbando in riptidtl fiume il Pudre Rnta
sì per la facilità di chi legge,&: per non hiuerc Ce p fi a giactre
S»tto i'aper/o
à confonderci con gli enigmi fuori della chia- Diede aìle membra al fin br* uè r.pofi>
rczz-idi quelle cofe le quali portano confufio- htecco ti Dio del luogp, ti T tire fi'fi»
ne ancora a gli ferirti demigliori Auttori,e pe- Da gl'oppi folti t>à le fi ffe fronde
rò molte con fncilità fé ne pofsono» fabri- & fnrut ch'vfcifie dttltr/t' qut 'lo fiume»
cate,& dichiarare, comprcndendofi da quefta Vefiifd'vn fi ttU cerulee ve: 9$

fola, che la Filofofia èfcienzanobiliffìmaiche £ dt frohd'f» tutina onte ti enne


11 veftimento del color ceruleo fi fa per di*
con l'Intelletto tuttauia fi peifettiona nel-
l'hUomo» che è poco (limata dal volgo, 6c tnoftrare la Chiarezza dell'acque, efscndo aU

fprezz Ita da (ignori ignoranti,Vefercica in co« j'hora più chiara, quando mcgiio iiceuc il co-
godendo al fìne tranquillità di men lore del C ielo.& però fu d mandato li Teucre
fé difficili
tc,6c quiete deirinrelletto.
Albula da principio, che poi da Tiberino Re
de gl'Albani nel Teucre lommetfo,fu chiama
FI VMI, ET PRIMA to Tiberino fi come in mclti Hiftorici»& p<)e-
ti fi legge nella fcguenteinfcrittione ttouata

T E VERE. su la ripa dei Teucre,non lunghi da Hoctt Ci e


tàdiTcfcana.
Vede Teucre rapprefentaro in molti
SIluoghi il

in Roma, &: particolarmente nel


Sex Atufius.Stx.fil fahÌM
R om. Prificus EnecAug. Prìmus
Vaticano vnabclhffima ftatua di marmo, che Omnium. Aram. Tiberino. Fefiuit .

ftà giacendo» &


fono il bracciodeftro tiene €^am. CaltgatosVouerat.
vna lupa, fotto la quale fi veggono duoi pic- Potrafi anco fai il velò ài color fiauo , per-
ciohfanciullinixhecon la bocca prendono il che così lo dipinge Virgilio nel y.dcirEncidc.
latte da cffa. Sotto il raedefimo braccio tiene Et multa flauus arena
vn'Vrna dalla quale efce acquaio grandidìma Tybert. btHoratio.
copia, ha nella finitura mano vn cornucopia V idimusfia uum T^berim
pieno di vari) frutti, e con la deftra mano tie- La ghirlanda di canna che gli dà Virgilioi
ne vn remo,hà la barba,& capelli lunghi,& è i
conuiene à tutti fiumi,perche facilmente na-
i

coronato da vna bella ghirlanda di varij frutti» fcono luoghi acquofi


I

e fiori
Il Teucre è fiume quale efce dal
d'Italia , il
ARNO.
deftro lato dell'Apennino, Se diuide la Tofca-
nadall'Vmbria, e campagna» come^nco la
VN vecchio con barba,e con capelli iua-
ghiiche giacendo fia pofato con vn go-
Città di Roma. mito fopravn'V rna,dalla quale efce acqua,ha-
Si dipingono fiumi giacendo) per dimoftra
i uetà quefta figura cinto il capo da vna ghitlan
re,che hloro propnetà è l'andare per terra. da di faggio, &
à canto vi faràà giacere vn
I due prendono \ì lat-
piccioli f4nciulli,che Leone,i! quale tenghi con lezambe vn giglio
re dalla lupa fi fanno per memoria di Romo- rodò, che l'vnoe IMtro dinotano l'antica ar-
lo, e Remo fratelli, fondatori di Roma, i qu^li me di Fiorenza, pnncipal Citrà diTofcana»
furono trouati alla riua del Teucre efpofìi.chc per mezo della quale pafla l'Arno.
pigliauanoillarte da vna lupa» Dicefi che altre volte i Fiorentini fielefTero
corona detta figura in memoria delle vit-
Si per loro infegna fra tutti fiori il giglio bian-
1

torie de'Romanijche perciò fi vede il ritratto co in campo ro(To: ma poi per alcune difcor*
in alcuni luoghi,che detta figura fia cotonata die nate tra di loro,comc racconta Chi iftcfo-
non folo de' fiori e frutti,mà di lauro to Landini, eledèroil Giglio toflo in campo
II cornttcoDia con la diuetfità de* frutti, fì- bianco.
gnificalafettiìiràneì paefe»doUe pafla ElelTeto parimente fra gl'animali il Leoncfi
Il remo dimoftra c(]érfiumcnauigabile)& come Re di tutti gl'animali» e gl'huomini
fra
commodo alle mercantie <> eccelleotipei \\ lor maggior figlilo Hcrcolc.
Gli
. . . .

J
Libro Primo • 11^
fi dà la ghirlanda del foggio per dino-
Gli detto fiume gran quantità
elTì in
\

che l'Arno, fecondo che racconta Stra-


tare, E'quefto fiume nouidìmo in Lombardia, if
bene, efce dal lato defltro del monte Appen- quale nafce nel grembo dcll'^ltiffìmo monte
nino da vn luogo chiamato Fdltecona, oue è Vafalo dalli confini di Liguri Gabieni co chia-
gran copia di faggi riffìmo &c breuiftìmo principio,per l'Alpi fcca
Scende quefìo fiume dal fopradetto lup* de» &
poi calando fotto terra ri forge, entra &
gcda principio.come vn rufcello d'acqua fra con (ette bocche nell'Adriatico mate» onde fi
ftrani balzi, e ftiaboccheuoli luoghi, &
valli dice far fette mari.
verfo l'Occidente, e poi entrandoui molte Per )1 cornucopia racconta Plinionel terzo»
forgine d'acqua, torrenti,& fiumi Ct ingtolTai Iib.che il Pò ingrofla nclnafcimento della ca-
& ladando alia finiftra Arezzo, entra 1 Fio^ m
tiicula, quando fi ftruggono le neui» Si è più
tentino, &pa(ra',à Firenze, &
parti(cein due rapido per li campi, che per li nauilij, ma noti
parti quindi fccndendo à Pifa parimcntP quel però fi appropria nulla di quello che loglie,^
ladiuidce poicorre alia marina, oue fìnifce doue palla, quiui rimane più grafib» de diui*
il Tuo corto ^ tiofo »
può anca dipingere detta figura con
Si il" Per dichiaratione delramo, cheftilla l'hu-
cotnucopia, attefo ; che doue egli palfa fono mor fopradcito,(l Boccaccio nel 7. libro della,
luoghi fertili di Tofcana ^ Geneologia dctli Dei, che d'intorno al Pò na<^
fcono diuerfefpecie di arbori per forza del So
t o».
le fénza elTer pi antati,onde citca il fine dell'E»
diucrfii & particolare da Probo è Hate mentre che il Sole comincia à declina-
D\
come
gi
flato dipinto
gl'altri
iti

il

fiumi all'vtna. e the h^bbia lagrime,


,

Pò>nófolo che fi appog- te, fudaiio vn certo humore giallo in modo di


il quale fi raccoglie eoa artificiere (k
eintoil capo di ghnhndadi canne. mà.ch'hab compone in ambra ..

bla la faccia di toro con le corna » A D I 6 E.


D
jpingefi. in qu.'iftj gu!fa,percioche(comc vecchio,come gli altri à giacere, ap*
tacconta Scruio, e Ptobo) ilfuonochefa il VN' poggiato ad vn'Vrna, dalla quale efcbf
corfo di q;.icfto fiume è fimileal: ruggito del copta d'ac uà, farà coronato di vna ghirlanda
bue, come axìC(y le fùe ripe fono mcuiuute à di diuecfi fiori, Sfrutti, 5c con laideftra mana
guìTa di corna^ tenghi vn remo
Per dichiaratione della ghirlanda di canna,. L'Adigehàla (uà fontana , dalla quale efce
ci(<'ruìremo.de?rauttorità de gli Antichi pcr- nclI?Alpidi Trento (Tecondo Plmiq)& mette
ciocherorocoronduan»li fiumi di ca.nncper- il capo nel Mare Adriatico aili Fofibni, oue è

che, come habbiamo detto nella pittura del afiai bel porto «
Teuete,lacannanafcf» e crefce meglio nei. Gli fi dà lai betta ghirlandi di' varij fiori, &
Juoghiacquofiiche ne gl'aridi fruttijper dimoftrate che per doue egli paffj è
Sipotràanco dipingere quefto fiume vec- ameno, & fruttifero,come benedimoftra Vir-
chio co capel]i,,e barba longa canuta!^^ come gilio nella Bucohca>6c nel. nono lib^^dcll'Er
habbiamn dettcche s'appoggi.all'Vrna,,dalla neide quando dice.
qui:leefchicopiad*acqua,e faccia fette rami, Si ne Padi ripif. Athe^rufiufrepreram/amm»
& in efsa (ìavn c)gno,terrà co- vna delle roani remo, che tiene con la d^ ftra mano, dina
Il

iì corno di douitia.e'có'l'aUra vn ramo d'arbo- ta efTerqueftanobti fiume nniigabile, percio-


re dal qualcfi veda lagrimare humov giallo,. che per elTo fi conducono varie cofe per l'vfo»
Hiuerà in capo vna ghirlanda di pioppo», degjihuomini.
per moflrarernon folo che quefto fiume ècir- N I t O
condato daquefti arbori^ ma per memoria ài Rapprefejttato in vna (ìatuadtmarmo.pofland
quello chefi racconta fauolofamentedelle (b- Vaticano di Roma ,.
rclle di F(£tonie>.il quale fu fulminato da-Gio- con chiome» e barba lunga,
à giacere
ue : 8c fommerfo nel Pò, &
ede irasfornrate in STà
capo inghirbndàto di fiorii frondi, e
ha il

pioppe alla riua di quefto fiume, come anco frutti, giace con il braccio finiftro appoggialo
Cigno Re di Liguria in Cigno,che perciò vi fi fopra vna Sfinge» quale ha la faccia fin'alle
dipinge anco iì detto vccello» vedendofene di nanunelle di giouanctta» de il tefix) del corpo
di
. . . . . . . .. . .

2tp Iconologìa
di Leone,frà la Sfinge,& il corpo del Nilo fi ve A e H E L O 0«
de vfcire gran quantità d*acqua,tiene con la fi-
niftra mano vn corno di douitia pieno di fron-
ftanno fopra la perfona di det-
di, fiori e frutti»
D A Ouidio nel iibto p.delle Metamorfofi
vicndefcrittoonbarba, ecapegliiun-
ghi,hà da vna banda della fronte vn coino,&
to fiume com'anco fopra dVn Cocodnllo po- dall'altra banda non vi efsendo l'altro, fi veda
fto à canto ad eflb fedici piccioli finciullini,i It cottura di efso,e ghirlandato di falce,&di
quali con ailegreza mofttano d> fchcrzarc canne-jEt Ouidio nel luogo detto di fopri cofi
Il Nilo> come dice il Boccaccio nel 7. lib. fa mentione, quando efso fiume di fé ftcfso di
delia Geneologia dclli Dei, è fiume me ridio ce doppo l'efsL'r ftato abbaitutto da Hctcole
naie» che diuide l'Egitto dall'Etiopia, e fecon- Io mitrouai feornsto, e /i»za mogtit
do la commun e opinione
nafcc ne i Monti di Con doppila dtshonoTy cm dcppto itff4nM
Mauritania prefTo all'Oceano Bene' hoggt con cnftnt^ mane, e foglie
t

Quefto fiume fi pofa fopra alla Sfinge , co- Di J»iei nfcondù à la mi* fronte il aanne .
me moftro famofo dell'Egitto, Guepaflaque- Tiene fotto allVn de bracci due vrne da
flo fiume ,
vna delle quali efce acqua, & dal. 'altra nò.
Mettcuifi anco il Cocodrillo, per efler'an- Acheleooè fiume famofiffimo della Grecia»
cor'cdo animale dell'Egitto, e per il pii^ folito e naice nel monte Pindo.fic diuidendo la Ero-
{lare alia riua del Nilo ha dall'Arcadia, finalmente defccnde con il
La gran quantità d'acqua, che efce nel det- mare in Malia.
to modo* moftra l'innondariondel Nilo nel- Secondo che fauolofamente dicono iPoe-
la regione d*Égitto,e ne gl'altri paefi, oue egli ti.Oneo promife Deianira fu fighuola,bellif-
pafsa. fimagiouane,per moglie adHercoleconque
Li fedici fanciulli fignificano fedici cobiti fta conditione, che riducefse le acque del fiu-
di altezza delrinondatione del Nilo,che è fia- me Acheloo in vttfol letto, perche fcorrendo
ta la maggiore che habbia fateo,e l'allegrezza con due allagaua tutti fi frutti, le biade di &
de i puttinj moftra rvtile,cheditale módatio- quei paefi, &
face uà grandiflìmi danni, pe-
ne cauano le petfone di quei luoghi, che fono rò dicch che Hercole dopò molte fatiche con»
aridiic fcGchi,per efser fottopofti alla gran fcM:- battendo con Acheloo cangiato m toro,lo vin
za del Solconde per tale inondatione fi fanno fc con tompergh &
torgli vn corno dal capo»
li terreni fertili, & paefi abbondanti, che ciò che fu quando raccolfc l'acque in vn fol luo-
fignifica il cornticop»a,& la ghirlanda • go,& lo refe fertile abbondante, & perciò &
TIGRE. firapprefentacon vn'vrna, che getti acqua,c
Nella Meda"Ua di Traiano, l'^altra nò

H Verno vecchio, che come gli altri ftà


giacendo con i'vroa da vn iato, & dal-
raicravna Tigre.
Nafce quefto fiume netta maggiore Arrae-
A e I.
EDefcritto da Ouidio nel
Meraraotfofi,& Galatca di
30. libro delle
lui Inrvam»^
rata cosi dice .i.

liia, nel piano di vn luogo detto Elongofine,


Vnbel giouane intanto in mtz<^ai fónte
& girando in diuerfi luoghi con dieci bocche
2o veggio infine ut petto aparir fueret
entra nel mare perfico.
Che ornata di due come ht^ea la fronttt
Dicefije'hebbc quefto nome di Tigre per l a
Di mae/là ripiena, e dif^lendtre
velocità, come anco perche nel luogo, oue 2o riconobbi alle fattezze conte
paTsa, fidiceefserui quantità f^ quefte fiere . Aci, fé non che molto era maggiore
D A N V B ! O; Lucide hauta le carni, e criJiatliM
Nellamedaghtt di Traiano . Z dt corona, e eant «rnato ti crine
VN vecchio, che fi appoggi,comc
aH'Vrna, la quale verfi acqua, che
gl*alrrì
&
Aci è fiume
Monte Etna
della^ Sicilia procedente dai

Jcnghi coperta la tcfta con velo ACHERONTE.


Coprefi il capo con velo, perciochenon fi Fiume Infernale
fapeua di certo l'origine del fuo nafcitnento,
onde Au(onioncgl*èpigr.cofidice\. ,
Hmrtlws ttmiis ctt^nt ciCftltatMtin oris .
o Vefto fiume farà di color cane ftinto,cbc
getta per ''Vrna,afquaerena, percio-
che Virgilio così dice :
lib.io.dell'Encidc co
r0ilir» nel lib.zo.dell'Encidc
Hin:
. . . . . ,
. .. . .. . . i

Libro Primo. S2t


fjine vU Tettarti» qut fert Aeierentis ad vndai» GANGE FlVMB.
T^tb'dMs hie canti vn/laque voragine gurges Come dipinto nell'ejfeqHiedi Michel yinge lo
AtfhtiittstqHe cmnem Ceeyti trudat artnam Bonarruoù in Firenze .
COGITO.
fiunte Infernale
VN vecchio inghirlandato di gemme.co
me gl'altri fiumi, con l'Vrna, & à ca»-'
tol'vccclGtifone.
fiume di color tutto nero» &
SArà quefto
perl'vtna getti acqua del medefimo
N I G E EL;
che
colore» perche Virgilio nel ó.lib. nell'Eneide,
HVomo
no alla tefta,
moro,con corona di raggi
s'appoggi all'Vrna,
intor-
& da
così dice
vna patte è vn Leone
vi
ÙccùHsqwfinu labem cirtum/uh atro
S T I G E. A quefto fiume per effer fotto la zona torri-
da gli fi fanno i raggi in capo, di carnagione
Palude Infernale
mora,come fi vedegl'habitanti doue egli paf-
VNa Ninfa di color tanè ofcuro, che & fajcbe fono mori, e quafi abbrucciati dai Sole.
veth con l'Vrna acqua del mcdcfirao
Gli fi meCte à canto il Leone, come ani-
colore.
male piincipaiiniìmo del paefe oue riga que-
FLEGETONTE. fto fiume.
Ftume Infernale .
p I T M I.
DI cobr tutto rodo, con l'Vrna
del medeiioio colore» dalla quale verfì
in Tpalla DefctittidaEUano,
ELiano hiftorico lib.z.cap.^ 3. De Ì7nagini<
acquaiòc rolTa^òc bollente,per feguitace la fen.
bus fluuiorum. Dice che la n atu ra>& l'ai-
lenza di Dante al i4.canto dell'Infetnojquan-
ueo de i fiumi ci Ci rapprefenta auaii glbcchi»
dodice,
nondimeno alcuni hauendoli in venerationc
Jn t***t^ **" quefiion eertP mi piaci formorno le loro imagini,parte con figura hu-
Rifpofe, màtlboUor del' acqua roffa
inana*e parte buona; Simile a i buoi gli Sten-
JDtttea ben ftiuer l'vrm, che tu taci
fslij nell'Arcadia faceuano ilfiume Erafinoóc
INDO. jlMetopa; iLacedempniefi l'Aurora»! SiciO'*

DI afpetto gtaue}& giouenile


rona di fiori ) Se frutti
con vna co-
in capo, appog-
ni popoli nel Peloponeflfb non lunghi daCo-
rinthio,& Filiali; loro vicini l'Afopo, gli Ar-
i

giato da vna parte ali'Vrna, & dairalira vi fa- gini ilCefido} In figura humana faccuanoi
rà vn camello Pfofilij popoli nell'Arcadia l'Erimanthcche y'

Indoè fiume grandiflìmO} il quale ticeue fecòdo Plinio Iib.4.cap.^.{cotre ncll'Alfeo fiu-
fefs tnta fiumi» Sepiù di cento torrenti
me, ilquale da gli Hereenfi Arcadi medefima-
corona di fìori,& di frutti in fegno che il
Si mente, fu rapprefentaìo informa humana,
paefe rigato da lui è fertile oltte modo,6c i Tuoi Cheronefi che fono dalla parte ài Guido fimil
habtcanti viuono politicamente méte loro ancora riftedo fiume: Gli Atheniefi
Gli fi mette à canto il Camello come ani- poiriueriuano il CefifsojCome huomo cornu-
male molto proprio dei paefe oue è quedo io,In Sicilia Siracuf ini aflìmigliauano l'Ano
i

fiume. pò ad vn'huomo, ma honot^uano la fonte Cia


G ANGE. na coinè feminv«..GIi Egiften nero Egeftani in
I afpetto rigidojcon corona di palma in Siciha non lungi dal promócorio Lilibeo nue-
r^ 'J tefta
gl'altri
, s'appoggia da vna parte

fiumi all'Vrna, e dall'altra patte


come riuanoin forma humana qucfti rrc fiumi,il Pro
•pace, il Crimifso,& il Te Imifto . Gli Agrigen-
vi farà
vn Rinoceronte tini al fiume cognominrito dalla lor Citràgli
Gange gran fiume degl'Indi nafce al fonte facnficauano fingendolo in forma di putto gra
jjai Pacadifo tiofo, i quali anco il Delfo confacrorono vna
Sitapprefenta d'afpctto rigido, eflcndo i (latuad'auotio fcriuendoglifopia jl nome del
fuoi habi tantipoco dediti alla cultura, e per fiume, & fecero detta ftarua»fimi'e ad vnfan-
confequenza poco ciuili ciulio,& per maggiot vaghezza di quefto no-
Gli fi pone à canto l'animale foptadetto,co* ftro ragionaméto non voglio mancare di met-
me animale del paefe» oue palla queAo fiume. tere in confidcraiiòne il bello enigma del Si.
gnor
. . . , a

^22 Iconologia
gnor Giouanni Zaratino Caflcllini, nel quale Jijft^unitero.iimtnomnt tmpcri eum.
fotto continue allegorie fi defaiuonù diucifi Et p/tticis heris tnillid mill* vagor
<ff«»tri,&qualità del fiume . 'Sum penitus tnolhs, prAduna, ér pendete ^efi»»
§lHA net Alias pòfftt tol/ere vtra% mmnn .
ferpttue claufum tenuit me tnater in hIuo» Ostgo non hahto, cUmeque elinguis ad »uras *
Ltnun^uam peperittftpm t*mtn ipfe ftnex
Uon nuUis 'vitanu morttm alijs tribù»

I N E.

viucmi,onde l'irto ffo dice


%ignot dell» tniafint, ^ della vìtn ,

Et può fignificare la ircta,ò fcopo di


tutte le cole create i cioè vnoggettOi
vn'vitima caufa,3lla quale tanto la Na-
tura» quanto l'Arte drizza le fue opera-
tioni.dicendo Arift. m.1 1. della Metaf.
ABio qua non agit proprer finem ejì ocio'

due primi fignihcati, éinttfo


fa, Nelli
da Seneca nell'Epift.ìi. mentre dan-
do la dcfinitionc del Fmejdidieclserc
il termine,ò eftermmio di tutte le cofe.
intefo da Arift. nel
Nel terzo fenfo è
2. de demonftratione alcap.i. texi. iz.
dicendoli Fine e&ereil bene per caufa
del quale fi fanno le cofe > ò dalla Na-
tura, ò dal l'Atte, foggiungcndo che
quel'o che fi fa à cafo, ò per fortu-
na,non fi fa per niun Fine» neper niua

fcopo, nel primo della Metafificà con-


ferma il Tmcìefscte per cagione del
quale fi fanno i moti > &
tutte l'aitiofti.
Ecco dunque PattioniTifpetto all'arti»

oc i moiirifpetto allanatura,& nel pri-


mo 'de partibus /immaliHm cz^.i. dice
__ fi termina
cheli Fine e quello nel quale

VN& vecchio dectepitojcon i capelli ^tCu


barba canura.véftito à'x colore verde
il moto»y^iò non ha impedimento al-

cuno^* Il Fine in tutte le cofe che occor-
giallo, ch'habbiacinfo il capo d'vma gìiirlai> rono nel mondo » è il primo confiderato da
da d*heflera;fìaià à federe , &
che dallapartc coloro che far le deuono, quantunque pofcia
^niftta ^ri fia vnSok»ch'efIi?fldofi partito daì- fia l'vitimo che fi efeguifca, come egli ha &
i*OiienTc»tnoftii con i fuoi làggitflére grun* nome di affetto pcrche^uel termine è con-
to all'Occafo dotto» al quale di condurlo hauea conceputo.
Terrà con la deftra mano vna Piramide in nell'animo chi a fare , ò adoperate fi era dato,
mezzo della quale fia dieci. M.,& con la fini- cofi è egli cagione che muoue tutte l'altre a
tila vn quadro rue fia delfnato vh carattere 'prcdurlojin effetto, &
viene ad eflcre ft ruito
omega G'ecc^. da tuttcle tre altre caufe,cioè formale» mate-
Qucfto nome Fine può fignificare diuerie riale &
efficiente . efscndo chfe tutte fi ado-
cofe,Prinia può denotare iltermine,rvltjmo> prano fole per confcguite il Fine»
^ refìrcmità dcllecofe,& aqueitoienfo dice Doue auuertire conuiene che fé bene il Pi-
il Petrarca. nce la caufafinale potrebbono dirfi vn'iftcfsa
^uiiJetùfe cke'lciet veìge» t ^oùetnà cofa fono perciò tra loro diftinte,perchc la co
Dfppo molte 'vtlrar, de Jìne hsutannòt fa fola, che è attualmétè acquiftata fi dice Fi-
ruofignjiicàic la morte, ccmtiìncxli tutti i Sic 'ma aùan ti che'fi rid uca all'atto, fi e h e m i
i

caufa
. '

Libro Primo air


oaafa finale, e à ciò è appropriata la diffinitio- che è della ccncupìfcibile,& llionefto appto-
ne del Filofofo al i.della Fi/ica,tcx.2p. & al j. priato alla parte rationale,il che cognobbero i
della Metaf. tex. i. dicendo che quello per Filofofi Gentili i quali videro pecciò molto cO'

caufa del quale fi fanno tutte le cofe talché di- forme alhftinto della ragione: ma quefto noa
remo cheil Fine per diuerfefentenze di Arift. baftaal Chriftiano,ilqualé oltiieillumenata-
& in fpetie nel terzo della Mctaf.cap.j^è quel- rate viene illuftfatoda maggior fumeiche è là

lo che non per altra caufatroà le altre cofe tutr quale conofce il fuo nobilifiìmo Fi
fede per la

te per fua caufa fi fanno, Onde Auerroe inter- ne,eflère la celefte beatitudine; oue anco pec
pretando tutte qucfte cofe diTe nel i. della mezzo di vna perfèttione Chriftiana dèue driz.
Mctaf.al cotnento del texr.g, dr efì»famféffnm zare Ie.fué-attioni« ne dementicato della parte
caufam fìnalem ejfeper quam vnttm quodquefit più nobile» viuere fecondo il (enfoj percioche
entium Ó" e(ì tUud cuius ej^e non efiinn yropter ancor la gianta»& l'animale irragioneuolefe
aliam caufam in re ilia [ed omnes caufd extflen' capaci fodero di Eiettione » operarebbono
tes in re ptnt profiter ifìamfcilicet agens-. 0: ante: contranatuca è.moftruofàmentejfè quella-»-
materia & formain hahemtbtts agen^ ante mar contentandofi dall'edere j& quefto della vita^
tenaffi & formami O'c^ tifiutadero ilviuete» &
fentirc loro maggior,
Edendo dunque che i*arti fieno d)ttetfe> bi- perfcttione..
fogna che libro fint fieno anco dine, fi, eflen- Si rapprcfenta il Finovecchio decrepito eC^»-
do che dal Fine anco fi di(bngUDno>pcrche al-. fcndo che quefta ctàfia la piiìvicinaalla mor-
tre con Tanimo folo cótéplanole cofc> di que- te, quale è.Fine di tutti li animali, com'anco
fte ftdblifcooo ijlot fine nella fola contempla, tutte Ifrcofe create inuecchiandofii Scper il
lione delle cofe naturali» dalli Greci chiamati. tempo confiimandofi'fi vengonaad eftingue—
S.Ba>pet7:/^ctì>iót^ Theoriricas-,& di quefto gè* re>.&: annulatfijondc il Petrarca.
nere è la Fifiologiajil Fine della quale è la con Ogni co/a. mortai tempo interrompe^
:

templationedelle cofe naturali fenza alcuna, Si rapprefenta con i capelli ftefi,& barba ca-.
attiene corporalci Altri ftabilifcono il lor Fine nuta^perche oltre che fignificano là vecchiez-
Bell'operare, nò lafciàdo alcuna operaraanua— za,, dinotano anco», che edèndo il decrepito'
te,6c fi. chiama ^p«xT/;)^«*ideft Via6ticx,&c giuntoallVItimo Fine deJl*òperationi làfsairiJ
di quefto genere è l'atte del- fonare», ballare». difparte gl'adornamenti del cofpo> non ha- :

& hmilij altri poi ladano dòppo il lòt operare uendo più penfieri che: fi alzino alla contem-
qualche manifatufa,& fi chiamano wo/;tT/;:^«e/ platione delle cofe „
ìdeftPivttcje-, ne fono anco alcun'altre» che Si vefte di color verdegiallo per fignificare:
non oprano alcuna cofà fattitia>mà folamen-- Io ftato della vecchiaia fimigiiàteairmuerno»,
te acquifi^no come l'atte del pefcarcjvccella- efsédoche quando il Sole fi allontanadà noi,
rej& cacciar. fiere.. &, che perciò rende breui noftrigiorni.airho
i

Si'dèue ci^dercche tarjto là natura-quantO'. ra gl'arbori per il freddojbrincoon danno piiìi


luttelearti fòpradette non intendono a^tro^ tributo alle frondi,riftiingendofi in fé ftefse 1-
ne hanno altro pcrfuo Fineche.laperfettione humores,ond'efse non hauendo quella vitale
qiiando non fiano impedite come dice Arift.. hamidità che le fofteneuain vita, fi partono
nel lócoXopracitatOionde l'huOvTìoefìendo fra dall'amato tronco con il lor colore»verdegiaI--
rutfe le coie.create pcrfertiftìraoideue hauere lo e fanno chiaro elfe re ai lor Fine,& priutd'o
per Ffne h peifettic^ne della vita cfrcndoche gni vigore, in guifa apunto che.l'ètà decrepita-
noè di femplice natun,nià comporto di tutte mancandogli ì'huraore naturale, diuiene lan-
le' qualità di vita >che fótt^ il Ciclo fi trouino» guida igiungendo alFinedelI'edèrfuoj
&. perquefto farà anco ntceftàrio che quelle Gli fi cinge ilcapo di vna ghirlanda d'helle—
potenze dell'.ànkne, per le qpali fiaroo huomL rs,efsédo che quefta piata vien meda da Pierio >

tiu8i participiamo<Ji.tiitre le nature déllecofe Vàleriano libro $i. per fegno della vecchiez-
che viuonojhabbinoi lor fini, òbenrchedir z<?,f fsédo che femprc fi vede intigno à gl'aibo-
vogliamo,& che quc:ftl fini ordinariamente ri tìi &
à gli;€d{fit)j perantichit3iconfumati,e à)
fpondino alle tre potenze, ò facultà delle ani- faflìi che minacciano ruina, come anco -dóuc
me, che in noj fono , i quali beni fono l'vtilé, dèlta hellera,fi attacca tirando afe l'humidicà
che riguarda la poic2avegetatiua>ilpiaceaolc naturale , 5^ con le fue folte numetofe, &: da
ogni-
. . . . . 1

224 Iconologia
Ogni incoino Tparfe radici fmouendo^ Se con- tt>eta,& che quefto numero multiplicato dal-
quafsando li arbori priui di humori » fì fecca- IVnitàè grandi(Iìroo»& perfetti(7imo di ma-
no,& le fabriche à poco,à poco ruinando ven niera che prefoil principio dellVnitì fiaifca
gono à cader per terra . in Miriade labafe della piramide, come (l &
Il ftare àfedere % ne dimoftra di edere ftan- legge nel Filone fi termina con la lunghezza
co dal viaggio che ha farro di molt'anni > 6c di cento piedi, &
tanti di larghezza, che du-
che non potendofi reggere più in piedi, cer- plicati fecondo la natura del quadrato rifulta-
ca il npofo per vltimo Fine del fuopa(Taggio no al numero che habbiamo detto che è pec-
«(Tendo vjcino al ridutfì nella materia diche fettiffimo
fu formato Si dice che fignifìca il Fine,& perciò dime-
Vi fi dipinge che dalla parte finiftrafiavn ftriamo anco che tenghicon la finiftramano
Sole che pa rtito da l'Oriente mofìri con i fuoi l'omega © greco efscndo Tvltima nota dciral
rag^i eflere giunto all'occafo , per djmoftrare fabetto per mezzo del quale vengono ad cC-
sì che il giorno (ìa finito, com*anco Thiiomo fere efplicate tutte le cofe create, 6c per quc-
chehauendo finito il Tuo corfo, giunga alpi- fto anco difse Dio benedetto nella Apocalif.
ne di qual fi voglia opera fua . fé al i.cap. Egofum j4lpha.& Omega, princi-
Tiene con la deftta mano la Piramide fc- pio & Finei&: però ringratio il grande & On«^
gnata cubila che habbiamo detto» etfen-
guifa nipotente Dioche non mi ha abandonato ii>
doche Pierio Valeriano nel lib. 39. dicache quella opera fatta ad honor fuo fino al Fine»
il Fine» ò la perfettione dell'operaj^:
(ìgnifìca onde non pofso dire come fcrirse Dauid nel
n)odo compiute, percioche la Miriade laqua- Salmo 7$. Ft quid Deus repulifii in finem» ma
Ipèiinumero didiece millia, confiituifce la laudo Dio che è mio principio» e fine

FLAGELLO DI DIO.
il terreno doue pieno di locude t
ftà
fi prende il per lo vigore >
feflb &
per la pofianza fopra i colpeuoli» &
(celerà ti.
Il color rodo, fignifìca ira,& ven-
detta>Ia sferza è la pena à gli huomi-
ni più degni di perdoncpercorreg*
g€rlb& rimenarli nella buona via fe-
condo il detto.
G^of étmo, »rguo, ér tMjligt
Il fulojine è fcgno del caftigo di co*
lorojche oftinatamente perfcuerano
nel peccato,credcndofi alla fine del-
la vita ageuolmente impetrare da
Dio perdono
Significa etiandio il fulmine la ca-
duta d*alcuni ^che per vie torte > &
ingiufte fono ad altiflìmigradi delia
gloria peruenuti,oue quando più fu-
petbamenre fiedono non altrimcn-
te , che folgora precipitofi* cafcano
nelle mifèriei& calamità
Per le locuftc » che riempiono Tae-^
rcyC la terra s'intende iVniuerfal ca-
ftigOiChc Iddio manda alle volte fo-
pra à i popoli» accennandofi rbiOo-
HVotno venito di color tofIo,nella mano ^-^ j^ flageìli d'Egitto m'andati per cagione
deftra tenga vna sferza. & nella
',

firn-. ^.fu«or
della "«,.ia ,s?«A;,,<.ro u«oi.o
pertinAcia^&oftinau Ai P^r^^r».
vogliadi Faraone^
^ra Vi) fulmine cflendo l'aria, torbida. Se
.

Libro Secondo • ^5
o R T E Z A.

la n3iuta)s'3cquift3,cconfervia la fa-
ma di vn'bonorfingolare.cofi Thuo-
ino fortcco'rifchi del proprio corpo
l'I pericoli della iftelfavita.co animo
accefodivi tu, fàdisènafcerc opip
Olone, e fama di grande ftima : noi»
vleue però ad ogni pericolo della vi-
ta efporfijperche co intéiione di Fot
tezza, fi può facilméte incorrete nel
s^itio di tertìet3ri0)d*3rrogàcc,di me»
tecató,& d'inimico dinatura.andau
iioì pericolo di ftcugget fé lìeflb,n0
bil fattura della mano di Dio,per co
fa,non equiualentc alla vita donata-
gli da lui.Però fi dicc;che la Foltez-
za è mediocrità dcterminat3,con ve
ca ragione circa la temenza,& cófi-
denza di cofe graui,& terribili in fo-
;lenerIc,con>c,& quando conuiene>
à fine di non fare cofa brutta, &c petr
far cofa belliffima,per amor dell'ho-
nefto> fono tfuoi eccepì quelli, che
la fan troppo audace, come ladies»
uano pur bora, & la timidità la qua-
le, permancamento di vere ragio-
ni , non cura del male irainente »
Donna aimat j » &c vcfìita di lionato & fé per siuggire quello che falfamente credcche
fi dcue olTeruare lafìronoraia> hauerà le ftiafopra& come non fi può dir forre, chi
il corpo largo, laftatura ckitta, l^oflfa grandi il ad ogni pericolo indrffercntenaente ha defi*
petto catnoib, il. coI©r della faccia fbfco» i ca- derioj& volontà d'applrcarfi co pericolo,co-
pelli ricci) & duri, l'occhio lucido, ooq molto fi ne anco queflcche tutti U fugge per timore

aperto, nella dcfìra mano terrà vn'hafta, con della vita corporale v per mofttare che rbuo-
"n ramo di rouere, & nel braccio finiftro vno rao fbrte,sà dominare alle pafficn idell- animo-
fcirdojin mczo del quale vi fia dipinto vn Leo &
come anco vincere» fijperaregU opprefso-
BC che con vn, cinghiale
s'azzuffi ri del corpo, quando n'habbia giufta cagio*-

L'effercirarfi intomo alle cofe difficilìjcon- ne, efsendoambrfpetfati alla felicità della vi-
aiene à tutte le virtù particolari, nódimeno la ta politica. Si fa donna armata eoi ramo ài ro-
Fortezza principalmente ha qucfto rigpardo, uere in manoypcrchc l'armatura molerà la for-
e tutio-ilTuo intentoèdi Ibpporriar ogni auue- tezza del corpo,èf la rouere quella dell'animo
Dimento con animoinuitto»pec amor<della vix per refifhr quella alle fpade,& altre armi oia-
rù . Si fa donna.nón per dichiarare»che à co- teriali,& fode-, ptef^a al foifiar de' vétiaefei,8c
Rumi ferainili debba auuicinarfi l'huorao for- fpiritualiiche fono i viri);& difctti,checi ftimo
re : ma per accommodare la figura al modo di kno a declinar dalla virtù, e fé ben molti altri
parlare, ouero perche cfTendòogni virtù fpe- alberi potrebbono fignifìcarc queflo medefi-
cie del veto, bellt>,& appetibile, il quale fi go- roo, facendo ancor'eilìrefifhnza grandiffima
de con I'mtelIettoi{& attribuendofi volgar- alla forza de' temporali, nondimeno fi pone
mente il bello alledonnc)'fi potrà quello con= queftò, come più noto, adoperato da Poeti» &
quefte conuenientementerapprefentarej ò in talpropofitojfotfe anche pcteffer Iegno,chc
più tofto, perche come le dònne) ptiuandofi= refifte gràdemente alla forzadell'àcqu3,ferue.
diqueipiaceii,;a'q^alile ha fatte piegheuoli per CiUfiiii» e rcfifte a'pefigraui pet lugpterar
1? R9'^
. , ^ . . 1

2i6 Iconologia
pò, & maggiormente perche da quefto albe-
io, da' Launi detto tobur> chiamiamo gl'huo-
mmìfotti.erobudi. DOnna che con vna mazza fitnileà quel»
II color delia vefte fìmile alla pelle del Leo- la d'Hcrcole fuffogbi vn gran Leone.ÓC
ne, moltra, chedeue pottarfi ncirimprefì>.r- appiedivi fiala faretra con lefaette, &arcoi
huomo (che da qucfta virtù vuol che l'honoc 3ue(la figura ho cauata da vna bellifiìma Me«
fuo dcriui) come il Leone, il quale fi manifefta aglia, vedi Pierio nel lib.i.
ncirapparetiza di color lionato, 6c è animale
che dafè (leflb àcoCe grandi s'eCpone, e le vili
Forttxxa d'anima, & di corpo .

con fanimo (degnofo abhorrifce. anzi fi fde- DOnna armata di corazza, elmo, fpada,e
gnetia poifi ad efetcitatle fue forze c5 chi fia lancia, nel braccio finiftro, tenendo v-
apjiarenremerite inferiore, e così può andare no feudo con vna lefta di Leone dipintaui,fo«
à pencolo Ai petder il nome di forte l'huojino pra alla qua) ftà vna roazza,per quefto s'inten-
che con ftratij di donncdi fanciulli,d'huomi- de con la fottezza del corpo, e per il capo di
niinferm'i. òerfcminatiyuolmoftrarfi pode- Leonella generofità dell'animo,e fi vede cosi
rofo del corpoi e nell'animo !odeuo!e^ ilqua- in vna Medaglia molto antica
leà così vili penfieri s'impiega, onde vien da
molti riprefo Virgilio, che facelTe a Enea, fin-
& Valore del corpo congiunto conlA
Portelli
lo per iniomo fortejvcnir penfiero d'ammaz-
& virtù delibammo
frtidenXfii .

zar Hefeoa donna imbelle, à cui la fperanza Donna atmata di corazza)elmo»& feudo
del viuere venia nodnta dalle lagnmcche n'- 6c nella defira mano habbia vnafpada
hauca in abQndanza,& non dalla fpada che ignuda,intorno alla quale vi fia co bei giri au«
forfè non hauca mai tocca. Forti [indicono uolt» vn fetpe» e fopra l'elmo habbia vna co-
Sanfonce Dauid Re nelle facre lettere. Fot- tona di lauro con oro intrecciata,con vn moC<i
»c fi dice Hercole nelle faaole de' Poeti , & to per cimiecoache dica:/:/» frugibus. La fpaf
molt*altri in diuerfi luoghi, c'han conib^.tui- da fighiftca la foicezza,àc valor dei corpo, e U
to, & vinti i Leoni. ferpela prudenza, Òl virtù dell'animo, con le-
L'haftafignificaschenon folo fi deue oprar quati dueyirtù fpefie volte fi vedono fàlire gì*-
forza in ribattere danni, che poflono venite
i huomini di vileconditione alla trionfalcoro-
da altri* come fi moftra con l'armatura di dof- na d'alloro, cioè ad alti honoti della militia.
<b, e col feudo, ma anco reprimendola fupet- Fortezza del corpo congiunta con la genero'
bia» & arroganza altrui con le proprie forze ..

/uà dell animo


L'hafta nota maggioranza, e fig«oria,la quale
vien facilmente acquiftata per mezzo della DOnna armata, come s'è detto, nella de-
Forrezza. I fegnid* Fifonomia fon tratti da renga laClaua d'Hercole, in capo
ftra

A fittotele pct non macar di diligenza in quel per elmo vn4 teda di Leone» fi come fi vede
che fi puòfateà propofìto nel'eftatue antiche.
Il Leone azzutfarocó cignalcdìce Pierìa
il

Valeriano li.z^che lignifica la Fortezza dell'a-


F O It T V K A^
nimo, cquella del corpo accompagnate, per-
cioehc il Leone va coit m.odo,e co mifura n el- DOnna con grocchi bendati, fopra vn'aF-
le attioni, &
ilcignale fenza altrimenti péfare bero con vn'bafìa affai lunga percuota
fifa innanzi prccipitofaméte ad ogni imptefa.. iramid'efic:& ne cadano vari) iftromtnti ap-
F O R. TE Z Z A. partenenti à vatic profcflloni, coa>e fccttti,

D Onn» atmata,& veftit di coloi lionatoi

qual color fignifica fottezza, pet eflct


il

forni .^liàte à quello del Leone,s'appoggia que


libi i,coione,gioic,armi,&f.Er così la dipinge

il Doni. Alcuni dimandano Fortunaquclla vie

lùopetatiice delle (^elle,Je qii li vanamente!


fta donai advnacofonna, perche delle parti difpongono le nature degrhuomim,moué<iji
dell'edificio^ qucfta è la più fotte, che l'altte l'appetito agicneuolcin modo cheVió ne feiìk
t

foftitne,à piedidi ella figura vi giacerà vn


i ta violenza nell'opetarerma in quella figura (t
LeoncaniraaledD gli Egioiadoperato in que-» pigli folo per quel fuccedo cafuaii «che può ef-
i^aptopofito,come fi legge molti ferirti Icic nelle cofe che fenza intétionc dell'agente
xari^-


. .,

Libro Secondo. 227


R T V N A.
ro danno tcfìimònio t^i quel dc(to
e'ntico'che dice: Fortmtftidqutfq;
^^ h^^y^m^^^-" <f?^S^^J^^ //^^'--^^^^ fai er*pc:t che it bene aluuncjf oiéf
Ce cl;ei(come (i dice) le foituncto»
nódimenos'cglmóè giuouiofom
drizzare i«.camino delia vit.. fua per
lococóuernétcnòè po0ibilc, che
véga a quel fine che defiderA.uia ofU
le fuc opctationi » .Fortuna .

DOnna à federe fopra vna pal-


gl'homcf
la>'& à I porta fàli
Fortuna,
DOnna t o'i globo celefte in ca

po,ein mano il cornucopia


11 globo celefìe dimofìra/i come

egli è in cótinuo motOfCofi la fotta

1^ ^ nasépte fi nìoue.e muta faccia à eia


fcuno hor'jnalzàdo,& hof abbafsà-
doi è perche pare che ellaiis ladi-
fpéfatrice delle ricchezze^ £c delli
beni di quefto mondoj però fé le fa
anco il cornucopia) pet dimoflrare
che non altriméti queili gfrano di
mano in manOj che faccia il globo
celefte, onde dille Aùfòhio Gallo :
Fortuna mqua fifìitin iodcmpatu
Semperffjcuetur vvariat» i^tHat
"Ptreìt

Etfumma in imum vertit,ac t'tfir-


faeripi.
larillìme volte (uol aiiuénire, il quale per ap- Può anco fignificareil globo,chc la ì^ortu-
portare fpcflfe volte» ò gran bene> ò grà male l)a vien vinia>6<: fupecata dalla difprntione
gli huomitìiche nò fanno còpredcrcchc co- celefté,laquale e cagionata,& retta dà! Signd
faalcuna fipoflafatefenzarintetionediqual re della Fortuna, oc della Natuta» fecondo .

cheagente>hànocórimaginatione fàbricaia quello ch'egli ha ordinato ab eterno.


come fignora dì queft'opre qucfta.chc dima Fortuna bftonà .
dano Fottuna:& è per le bocche de gli igno- Nella Jl^edàgUad'u^nton'ìnotjeta.
rati coniinuaméte.Si dipinge cieca cónitìnè-
DOntia à federej che fi appoggia con il
mentc da tutti gi'autton gcntìli,per mofttare braccio dcftro iTopra vna tuoKi>in cam-
che nò fauorrfce piCvvn*huomo,che vn'altro, biò del globo celefte,& conia finiftia tn ano
tnà tutti indifieréteméte ama,& odia,moftia tiene vn coimjcopia .
donc que'fegiìi chc'I Cafo le appreséta»quin- Fortuna infelke^
I
di è ch'effalta benefpefTo a* primi hohoti vii
DOnna fopra vna naue fenzaìritnone , &
fcelerato, che farebbedegnodi fupphcio, SÌ: con l'aibero &la vela fotta dal vento-.
vn'altro mcrireuolc lafcia cadere in mifcria>e La nane è la vita ntTlfa mortala» la quale
calamità.Però quello dico fecódo ropinictie ogn'huomo tercà di cohd^urtc à qualche poij
de* gétili»e che fuole feguii il volgo ignorate, to tranquillo di tipologia vela»% l'albero fpex-
cbenósàpiùoltre: roala vcritàc, che il tuitio 2ato,(Bcgl*altriarnefi rottiimoflta no la priua*
difpone ladiuina Prctiidcnza.icome ilifcgna tioiie della quietceflcndo la mala fortuna vn
S.Tomafo hb.^.cetra gentes cap.pz.citato di fucceflo infelice» fuor delhn rendimento di
fcpra.Gh buomini che fìano iniorno all'albe colui che opera per clettiòne
Pi orw f
. . . . ,

22$ Iconologht
Fortuttd gfOUiuoU ad Amòre . le lettere intoino ad elTa refpximono» figBw
fìcandofì per quelle clTcreà quello Prencipe
DOnnacoinucopia>&
quale con la mano dedra
la tie- U Fortuna obediente % & coropiaceuolc -,

ne il pofa-
la fìniiìra farà quantunque vari) fiano nel mondo glimoui-
ca fopra al capo di vn Cupido» che le fcberzi menti di quella, ellendo la Foituna, fecondò
d'intorno alla vefte. iGenrili,vnaDea motatrice de' Regni, &fu«
bna volgitrice delle cofe mondane nondi-
-,

meno per dimofìrare dell'Imperio


la felicità
Fortuna pacificai ottero defnmt. di quedo Prencipe 'gli fcgnornonel couerfo
della fopradetta medaglia, vna buona* & fc-
Nella Medaglia di Antonino Tic . tena Fortuna pacifica
La Dea Fortuna oltre molti altri cognomi»
VNa delira
bella in picdi> che' cw\ la
donna
appoggi fopra vn ti-
mano fi
fu anco dai Romani chiamata Oèfequens,
cioèindulgente>ouero clementcfi come nel-
ftione, &con la finiftra tiene vn coiouco- le Antiche infciittioni fi legge òi particolar*
piacon lettere . Cos. IllL Et altre Fortuna mente à Comofitroua vn^IIoincui quelle
Oyfequen. &
S. C. Fu rapprefentata quella fi veggono fcritte
lettere
fortuna in Roma nel confolato quarto di An- Fortuna obfeqtiemiord,
tonino Pio, non ad altro fine, che à gloria, Ckmens . voto prò omni falute .
S>c lionor fuo, dimoftrandofi per quella figu- Ciuium fufcepto .
ra la fua ptofpera , e benigna Fortuna, ilche Vedi Seballiano Erizo

FORZA D' AMOR E.

Sì nell'acqua, come in terra ,

Fortuna,

DOnna che con la delira ma*


no tiene vn cornucopia, & vn
ramo d'alloro , & con la fimllra
mano s'appoggia ad vn timone; fi-
gQÌficandoch*elIafa trionfate cbiun
qae vuole, &
la dimoHratione di
ciò fi rapprefenta con il ramo dell'al-
loro «

Fortuna aurea»

Nella Medaglia eC Adriano

VNa bellilfima donna, che gia-


ce in vn letto llernio con vn
iunone alli piedi.
Quella è quella Fortuna aurei
che in camera de gl'Impeiatoii fi
l'olcua ponete mentre viueuano , òt
he reggeuano l'Inapeiio come pei
iùloio fortuna.

Fafì-
. . .

Libro Primo » 2 2p;

FAiiciuHo ignudo, con l'ali à gì- homcci.có quel'a della Pantera, il che auuienc ancota
la deftra mano tiene vn pefccc con la fi- nelle penne deii'aquila,le quali auuicinate al-
niftra vn mazzo di fiori,così l'Alciato dal g,te- le penne de gl'altri vccelli,fanno che fi tanna-

co Io tradufTe» no, & vanno in pezzi, li tutto racconta difFu-?


famente Picrio Valerianó. Però volendofi
Httdut Amw viden, vt ridtt pUddum^ue tuetuu rappref^ntare vna forza dall'altra fuperara,(r
Ktc f4tuUs,nec quA eornua fiedat htibet, me-
potrà farcjcon porre dinanzi à grocchi la
altera, Jid matiuum fieves gerif» siterà pi/cem».
Stilè tefvt teff* iutaX det, sfque mari moria di queftì effetti, in quel miglior modo»,
Kudus Amor blandis tdcirco aridet ocellis che al pittore parerà, che poda dilettatce (lai:
Kon arcus, «m/ nune ignea tela gerit: bene.^^
mec temere manibut Florerot delphinaque tr/tSfat Forza».
Jl/o etenim terris, hee vaiet' iffe mari» DOnna armata di corazza,&:ermo incapo»
F O R Z con la delira mqno tenghi vna fpada i-
A «^

gnuda,& con la finiftta vna facelia accefa» de

D Onna robufta,con le corna di toto


tta» acanto certa vn'elefante con la pro-
bofiàde dcitta;pcrche volendo gl'Egitti) (igni-
in te- à canto vifia vn Leone che ftia in atto fietOjCc
che vccida vn'agnelio

ficarc vn'huorao forte lo dimoftrano con quc»


FORZA. ALLA CI VSTITIA SOTTOPOSTA.
ft'animale, come legge in OtoEgittio nel
fi

lib. fecondo de' fuoi Geroglifici ; le corna an- RAcconta Pietio Valeriane nel primo li-
cora,efpccialmente di toro» moftranoqucfto bro,hauer veduto vnaMedaglia Anti-
tnedefimov. onde Catone prelToà Cicerone ca ci fuo tempo titrouatajnella quale v'era im-
nel libro della vecchiezza dice»cbc quando preffa-vna donna veftita regalmente, con vna-
egli era giouane non defideraua le forze né corona in capo, à federe fopra il dorfo d'vn
d'vn torro, né d'vn Elefante, prendendo que- Leone, 6c che fiaaa in atto dimetter mano a<h
fìi due animali come più forti, gagliardi de & vna fpadaj la quale dal detto Pierio fìt per la
gl'altri. Giuftitia interpretata)& iì Leone per la Forza»
fi come chiaramente fi vede edere il fuo vpro
CVpido con l'ali alle fpalle* con Parco, & Geroglifico..
le faetre in mano,& con la faretra al fià-
co» la roano finidra alzata verfo il Cielo, don- FORZA SOTTOFOSTA ALL'ELOQVENZA,
de {(rendono alcune fiamme di fuocojinfieme
con molte faette fpezzate, cbeglipiouano in- Donna
vecchia^ veftita grauementc.che
totno da tutte le bande:mottrandofi così»che con la deftra mano tènghi il caduceo c^
Amore può tanto che rompe la forza di Gio Mercurio, Se fotto li piedi vn Leone
uè» & incende tutto il mondo» cofì é dipinto Ciò dimofiira che laporzaxede all'eloquct}
dall' Alciato in vno Emblema cofì dicendo. zadc'Sauij>
Jtligerum fuimen fregit. Deus Al'ger, ignt F a A G L T Af
I I
2)um demcnftrat vti eftfortier ignis Amor.
Per fignificare quefto medcfirao« rifte(7o Donna che in ciafcuna mano tenga della

Amore in vn cicuta, la quale è da Virgilio nella Due-


auttore defcriue carro tirato da
Leoni» come fi vede nelMefio luogo colica dimandata fragile dicendo..
fùie te nts fragilidttmbimui ante cicuta .
Fonjt mimre» da maggior fórzjt /starata* AUaquale poi fi adomigliano tmtelé cofe
che meno hanno nome di Fragilità ..
Antichi quefto concetto»
PEr qualeépiùconueniente
efptimere
il
gli
all'Emblema» Fragilità*
che à quello che fi appartiene à- noi di tratta-
te, dipingeuano vna pelle d'Hiena^con vn*al-
nadi Pantera appceflo» per eCpetienza che fi
D Onna veftita d'vn (bttilifiìmo velo, nella
deftra mano tìcne vn ramo di tiglio, Se
con la finiftra vn gran vafo di vetro fofpefo ad •

vede nella contrarietà di quefìidue animali, vn fiio.ll velo le conuiene perche agcuolmétc
& per Peffstto delle loro pelli, perche dando fi fquatcia.ll tiglio da Virgilio nel hbro fecon-
vicine quelle della Hieoa guafta»^ coccorope do della Georgica cretto fragile, & il vafo di
E 3 verro
aj® Iconologia
FORZA ALLA GIVSTITIA SOTTOPOSTA.
F R A V DE.
D
ta» farà
Onnacon due

nuda (ino
faccie vna.digio<^
uane bella l'altra di vecchia brut-
mammelle^ (ari
alle
vef.litadigiallolmofin'à meza gamba*
hauerà i piedi^fìmili airaquita» e la coda
di fcorpionevvedendofì.al par delle gi-
be> nella deftra mano terrà due cuoci»
& vna mafchera coala finiftra ,.

Fraude è vitio, che vuole inferire


mancamento del debito offitio del be«
ne,& abbondanza d'iiìuétionencl ma-
le, fingendo fcmptc il bene &s'efequi-
fce col pcnfiero,con le parole > & toil
l'opere fórto diuerfì inganneuoh colori
di bontà» & ciò (ìdimoftca con le due
faccie,.
Il giallolino (ìgnificatradimento>in«'
ganno».& mutatinne fraudoJrnte.
I.due cuori (ìgnificino le due appai-*
renze del Volere, & non volete vnaco»^
fa aiedeftina..
La mafchera dinota,che ìa Fraude fa
appatirc lecofe altrimenti da quel che
fono pet compire I fuoi defiderij.
La co la di fcotpione» &
i piedi del-

vetro fpfpefo dal filo>ncn hàbifogno d'alfra^ l' Aquila, fignific ano il veleno. aCcofo* che fo-

dichiarati^ne per eficre il vero ageu Liìcntc- mema continuamente» come vcccUo di pre-
btUo,& facile à/pezzar(ì, fragile inedcfinoa-v da* per rapire alttui» ò la robba, ò l'honoie »

Mente è il fello fcminiU^s &i. fideue dareaiico?


ralacoij;ifpon<ienza di quefto,.,
^ R A-, V. &; Ei.

Ante dipinge nel fuo mferno la fraude


Dpnna con. faccia raacile.nic,?^ afflitta.ve-- __ y con là taci, ia di huo^o giufto, & con
ftita poueiamente tenga; con ambe le lutto il reflo >del corpo di fctpenrc, diftimo co
mani mpliidr queibamboh d*acqua agghiac; diuerfe macchie, e colorii e là fua ci^-da ritira-
ciata,chependono il verno d/tettiJelIe ca- ta in punta di fcorpione»ricppcriavneti'ondc
fe, li quali bàbolidièe»! Pieno.Val^riano, che di Cocitovouero ii^acqu^ torbii^a, ejrberatco-
erano dagli Antichi Egitti) poftì per laFca-^ sì dipinta la dimanda Gei ióne< e per là fi^ccia
gihtàdfirhutnanà vita :,non f-frebbc: anco di- d'hupmogiuftofi comp^v n.1c..l*f fti:infeco de
fconu?niente fare» che quefta figura ntpftiaf- glihuomini ft.:ud*>lériti^eflcndò di volto, &
ib» per la graupzza d« gl'anni d'àndarc-moko. di parole. benignf^-n( li.'babito tnodeftj , nel
chmaappcggiandofi ad vnafiiuole carta, pec, pafso graui, iie'cofìum',,&.m rgh'.c»l^rà cofa
cffére anch'elTa vero-fimbolo della fragilità f^ piaceuoli ,*flell*;opei p- i,oafcpft«,fi^,rfO ^ fin»
e
come la vecchiezza, alla quale quà^lovn huo-. tozelo di. religione» di^catuài fgiioatm^ &
xnoarriua facilmente fente ogni minima Lfio. ti^d*.ìflu.tiaL:, &:.tinthdi m.acclwc.di fccUejag-
ne» &
facilmente ne rimane opprcflò . Nota-, 0ne, talmentcche ogni lo*oopcra?ione. a la
rono alcuni ancora fa Fiagilità.humana, con> fine.fifcuopie pictwdHntM'rtifcro veìéircòc fi
quelle bolle che fa Inacqua , che paiono in vn dice eflcr Getione».pcKhe regnando cofìui
fubito qualche cofa, ma lotta, fgaiifcono» & prefr> alIMCole Balear», rott benigno volto,
aoBfcnza ragione. con £atokcatcwcuoli,& con ogni familiari-
tà»
, . , . .

Libro Primo. 2^1


FORZA S OTTO P O S TA AL L'È L O QJV E NZ A.

DOnna cor b^biro fpedito^fca-


&
con IMJ alle fnalle,
pigliata,
con vn'fanciuUo in bracciojóc che ftia
in atto di fuggite

"f V G A.

DOnna vanita
ano
!egp.ieimcnte,3k<i
fuggi»
d« con le
e,"
ta in
treccie fpaife,& che voiii la fchiena ^

x/ipingciì alata Fuga j t^etche la


non è Fuga fé non con ptonteMa •
Li capelli fpat^ dinotano la poca
cura, che fi tiene di feftello incafodì
fu b ita Fuga,
Si vefte d'iiabito leggiero , pcrcbe
non dcucliauetccofa alcuna, chegU
dia impedimento
Si facon la fchiena riuolta>perclie
in latina locutione , voltar la fchiena

non vuol dir altro che fuggite

F V G A >O F O LARE. ^

DOnna che fimilmente fuggat


roà tenga con ambe le mani v-
no fciamo d'apifotco il quale vi fia Viti
tà,era vfo à riceuere i Viandanti, e li amici.poi grandiflìmofumo.
fotto color di quella cortefia, quandodormi- Quefto i'habbiamo per tal fignificato da
«anogrvccideua.come taccótano molti fcrit- gl'Egitti) & fi vede per efpciienza,che l*api da
tori antichi, e fra' moderni il Boccaccio nella nefiun'altra cofa, più che dal fumo s'allonta-
geneologia de gli Det« nanoj&corifufamente fi mcttonain fiigajco-
Fraude »
me alle volte fi vede vn popolo follcuaifi pel
ieggietiffiraa, & picciolillitna cagione
j^Onna che tenga in mano vna canna con
•>-' l'amo» col quale habbia prefo F V G A C I T A*.
vn pefce,
grandezze}^ della gloria mondana»
& altri pcfci fi vedano m
vn vafo già morti,
t)elle

pe'rcioche Fraude, ò inganno altro non è,che


fingete di fare vnotofa biionà,& fuori dell'o-
DOnna alata & , vefiita di color vetd^
chiato quafi clie cuivcflimé';
al giailcii
pinione altrui farne vna cartina, come fa il pe- to farà lutto ricamato djpe rle/6c altre gioie d'
fcatore, che porgendo mangiate a* pcfci> gli gran Valore, in capòhaurà vna cotona d'ero*
prende» & amazza. con ladeftra mano teità- con bella gtatia viji
traude dell'Aricfie lazo accefc, ^
sfsuillantcxon vn motto che
Hautu» vn dicbi Egrediens vt Fu/^ur , Oc ce n'ia fimftra
piaeiuolvifo,htil>it0f}oneft9
f^n'humil volger d'occhi, vn' andar grafie, vn mazzo di rofe nuche ali'ingìù, & pai te di
Vn parlar ù benigno, titthedefto ede fi veda che cadino per tetta latiguide}6f

CkepAteua Gabriel^ eie diajfe Aut fcolorite.


Era bruttato deformo in tutto il refio . Si tapprefcnta che fia alata» per fignificate
hià nafccndea quefte fattezze prauo la velocità del fugetto di dciìa imaginc %
Co^i lungo kabito, e largo, tffttoqtitlìo
Sì vefte di cOlor verde chiarcperdinotarth
Attojftcato hahta fempréH eoltejh o
^che nò fi deue porre lf>etan2a nelle coi'e moc-.
P 4 talij
. . ,

zjl Iconologia
R A V D E.

sic trmnfit gUfU mundi fmttf Smif»

cnde fopia di ciò nai pare che (ì«


molto à propofìco il detto del Pe*
trarca.
I « viu fugge té^nen fi arrt/fm vn'Aers
Le rofenellj guifachc h.bbiamo
detto . Pierio Valeriano nel libto $ $,
narra chequedu fiore fia Geroglifi-
co dell'bum<inafragiiità,& fegnodel
ben fugace , &
della breuità della vi-
ta noftra, cncndo che in quello iftefi
^o giorno che eg'i fiorendo » Zc mo«
(Iran do il fuo vigore, tofto nel mede-
fimo tempo sfionfica* languifca» &
morceperò I0b.cap.i4. qitafìflose»
gredttur>&€onteritHr i molto lì po-
ciebbe dire fopra della rofa a quefto
propofito ima per non edere longo.
netediofo neldire,rimettoal Lettore
àqaancoin diuerfi luoghi della no-
ftra Iconologia babbi arao detto fpe-
lialmente nella vita breue. Manon
lafiatòin difpatte vn madrigaletto»
che mi pare molto à propofito à que-
fio {u)i;getto
V/tnefcnU fierwVt et *idtfiH
perche ptefìom3ncano,& na'TÌTie quii-
ali*,
I>*»t{UtMtlfir riccAez,ze, « grAn re/tri.

dorhuomo prù penfa di artiuare ai fegno» & Ter ciò ihtt tempo voU fugge^ ^ (ffftt»
Onde tutte Jt lajfn
però fi può dire.
Aviuntforzéty (^ Vhuem rtflain ehìio.
O ^ttanx.ti defir femprt fall/tei .
Ma fi brnmi tte<jt4ijlnr gtandtxxft técHtth
Il Petrarca nel primo trionfo delia morte Et dopo merte mncor "vtuer vcrrsi
id'tfir ehi j^eme in «fu mortAl p^ne-,
Senza tementi, e guai .
& Silio Italico Iib 7. vel Pun. Segfi pur t» virtù, che ttatto vslt»
Sfes^eu ftillaces, cbliteque etris eadutum-. C'Ae ftt l'huoK immtrttilt
Menali fuodctftujMt dKtur .
P V R I E.
La diuerfità delle gioie fopra il vcftitncnto,
•& la coforifl d*oto,Tic difnofttatjo l'alteiczza, DAnte neirinferno dipinge le Furie.don*
& le grandezze can Icquali la gJotia mondana ne ài bruttififìmo afpetto» con vefii di
fi adorna» raccefo,&: sfauillaotc razo che tie- color negro,macchiate dì fangueicinte co fer-
ne con la deftra mano cò'l rnQtto fopradeito, pi,con capelli ferpentiniicó vn ramo di cipref-
ne fignifica che le noiftie gradezze,&: Thuma ib in vna mano,neiraIira con vna tromba>dal-
tia gloria fia/ìmile ad vnrazo^chc non sì totìo laquale efce fiamma»^ fumo nero» fon fìn- &
accefo rpaHrcetrcoppiai& more«onde à quella teda gli Antichi Poeti donne defiinate à tor-
iiìnnilitudine p( r mofìrare che Tfauomo non C\ mentare nell'Inferno l'anime de' malfattori.
debba infuperbire giunto clie fìaà qualche F V R 1 E,
grado non folo di ricchezze, ma d'effere fupc- Statiocosì dipinge %
fiore à grakti, nella Creatronc dei Sómo Pon Cadendo giù fan ombra att*empk vifi
t efìce, li deputati auanti di efTo in 6'an Pietro
2 minor ferpi dtl vipereo enne
xnetiarvc fopra d'vn'hana della ftoppa la qua» E gV cechi fen fono la ttifla fronte
k accendendola dicano ad alca voce Cattiatiindue gransaue onde vna iute
~\ Spauen.
. . . . . .

Libro Primo. ^33


SfMtnUutie vien fimiUì^ quelU Stende vn'trido fémné» tktmt fi*t$
Che téVher vinti 4s cantati veri» ti ftringe alla crudel furia rinoH»
Siffafi pi*'>à iifàegnc, e dt vt*£é£OM Sfeffo laurzadelìtttt forellti
M*.'tra invMgn L$t»0{ di vt'tno Che la vtt* mortai con etti li fiaw^
Lattile è ^*rf», ^
vn cflcrdi fot9 ÌAtfutano, g Preftrpma ton lei »
Tinge Ufeura fscriit, d»lU qnntt Et eil^ amie le ma» /cetenda i» qutffa
L'»rid* ftte^ ìm vorMt$, f^me, La face porta eon funtret fiamme»
I trifii m»li% e U fpietat» more* In quella fÀvn fiero ferpe^ «nde fffteft
StfTé è mortékli tuiej t diUU §nHt Varia attriftande ouunqnt volge $1 pitdt.

R O R E.

E* vettito di corro» perche non guar-


da ne decenza» ne dtf coio

Furore*
HVomo hortibile* H
d'afpctto
quale ftdendo fcpra vaij ar»
guerra» mcttridiireroere, ha«
ticfi di

uendo le mani legate dietro alle fpal-


le con molte catencióc faccia forza ài
romperle con l'impeto della fuga
Il Furore è minifìto della guerra»

come accenna Virgilio in quel vetfo.


lamque ffices,ify> /nxavelant, furor atmM
mtnifiìat
Et perciò il medefimo altrouc Io di*
pinfe fedente fopravn monte d'atmi
di più fotte, quafì che in tempo di
guerra le fomminittri à coloro » che
hanno l'animo accefo alla vendetta*
Si lega per dimottrare, che il Furore
è vna fpecie di pazzia» laquale deue
efler legata, e vnita dalla raggione.
E* bombile nell'afpetto > perche
vn'huomo vfcito di fé ftcflo»per fubi-
toimpeto dell'ira, piglia naturale
fembianzadi tìera^ò d'altra cofa pili
fpauenteuole.

HVomoche moftri rabbia nel vifo, à & Furore .


gliocchi tenga legata vna fafcia» dia
in gagliardo inouimento» &
in atto di vigore
HVomo horribilcccn capelli rabbuffati»
porti nella man deftra vna gran torcia
gittare da lontano^vn gran fafcio di varie forte accefa, & nella fmiftra la tefta di Mcdufa

di armi in h<i{la> le quali h?bbia fra le braccia Furore»& rabbia.


riftrette, & fia veftito d'habiro cono HVomo armato, con vifta fpauetìteuolc»
La fafcia legata a occhi moftra, che pri-
gli & fiera, baucrà il colore delvifo rodo»
llo tetta l'intelletto quando il Furore prende con ignuda nella deftra mano, ftando
laf;;ada
il dominio nell'animajnon eflendo altro il Fu- in ateo minaccicuole, nel braccio fi nittio ha-
rore, che cecità di mente del tutto priua del uerà vno feudo , in roczo del quale vi fia vri
Inaìe intellettuale, che porta l*buomo à far o- Leone, cosi ladefcriuel'Alciaio.
g:ii cofa fuor di ragione

L'armiche rien fra le braccia fon inditio»


Furore fuperbo , & indomito*
HVomo armato di corazza, & elmo, con
che'l Furore da fé fteflo porta inftrumeniida
volto fiero, e fanguinofo, con la fpada»
vendicac(ì)& da fomentar fé mede fimo.
nella
H
da nella dedra mano» t nella (ìnKlra vno
Iconologia
eue dalle facrc lettere è tenuto per ìmplacaS»*
feudo, nel qual vi (ìa dipintO) ò fcoipico va le ntl Furore, laiagionec che rf fèipence &-
leone, che per ira, &
rabbia, vccida» fquar- biro che fìfente in qualche modocfFefo fate
ciando li pcoprijfìgl'uoli, e per cimiero del- in tanta rabbia, &
Furote«che ncnreiU mai
l'elmo vi ha vn fcrpente viuace> &
auuolco fintanto.chenon habbia vc^mirHro turto*! ve-
inmolti giri. leno io pregiudirio di quello» che rhàcffefo»e
Leone nel modo ibpiadetto fecondo gl'E-
11 molte volte lifetiftonoefTerfi veduto morite
gitti],è il vero, 6c li proprio Geroglifico del Fu di rabbia folo pei non pucete vcndicain nel
4;orc indomito» il ferpente che vibra le tie iia- ^uo furore.

P V R O R P O ^ T 1 G O.
concetti merauigliofi, i quali pareti^»
do imponibile, che pollino haue-
fi

rc folo perdono della natura, fono


{limaci doni particolari, fingcl^c &
gratiadd Ciclo, &
PUtonc difle,
che fi niuoue la mente de* Poeti'
pet-diuin Furore , col .quale for-
i:nano molte volteiiell'idea imagmì
di cofe fopran?.turali, le quali nota-
te da I^Qro in c^.tte, &ii!ctte dipuià
penafonointerc, e conofciutc, pciò
fi dimandano ipocti prcflo à Genti-

li, per antico cofìume, S«nti,gcnera-

tione del Cielc'figlmolidiGiouejitìo


terpreti dcUe^uìe ^facerdoti d'A-
pollo . Perlofcriuere fi moilra anco-
ra che qucHo Furore li genera col
molto efiercitiò,& che la natura noa
balla, fé non viene dall'arte aiutata*
però difie Horatìo.
Cut tgo fi nejut» , i^nètegui fau fu*
tutor ^

Accennando l'opera dell'atte col


non potere, & quella dell'ingegno
'Con l'jgnoranza«

'VVllORE IMPLACABllfe.
Glòuane viuac^ & rubicondo con

H
> l*ali

alla tcfta» cotonato, di lauro »,& cinto Verno armato di più foitc d'armi, &
di hedeiail^ando in atto difctiueiecniàccn la molte parti dtrlla perfcna i
ferito in
faccia riuolta verfo il Cielc • li oitii nel fèmbiantc Furore, rabbia, fa- &
L'ali fignificano, la preftezza , & la velo- rà cintoccniottecàtcne, che dalle braccia»
citàdelrntelleito Poetico, the non s'im- & dalle giinbe gli ])cndii.o* lena con la
merge: ma fé fi fublim3,|)ortafldo feco no- defira inano vu fctpc delio «Ipido, piegato
bilmente la fama de ^l'iucmini, che pei fi in trolti gjrj,crn la bocca ;^^ptiia, ch'hib-
mantiene verde, e bella per nnritifc coli, co- biala lirgU£r fuori rr)paitita,& vcderc'tfipcr
me la ftondcdel Iciuto, & dell'hcdcia fi man- lapetfona irfinito\clcnc;mcftii, ^ fìja m
tengono . atte d'c fTtndere flirui, & sili piedi di dctts fi-
, Si fa viuar e, & rubicondo, perche^ il Furor gura vi faià vn Coco<killo,cbe irpfìri ci per-
Poetico vnafcprabcndanzadi viuacitàdi fpi- cuotere fé fic (Io.
<cifi, che vaifiichifce l'anima de nDmcri«'^ de' Si dipinge atniàto»<8c ferito in molte parti
della
. . .

Libro Primo» *5r


della pctfona con la dìmoflcatione del Furo- gua fuori al vedere tripartita» Se dicefi , che
re, & ràbbia,cflendocbe il furore è propria al- neifun Furore G può comparare à qwellodeU
tcratione dciranirao irato» che conduce l*àfpido,il quale fubito.cbè fifcnte to.-co»co5

l'huomo all'operare contro fc fteflb> Dio, Na- beftialmentc s'infuria,cbe non fi Caria fin che
tura* huomlnijcofe. & lu'^gbi non babbia auuelenato col mor!(b, chil'h^
Le rotte catene che dalle braccia, & dalle ofTefo, onero il rabbia non d tnuouacome'
gambe gli pendono», denorano.che il furce è dice Euchimio ..
indonaito>& poche Cono quelle cofe che àlui Il Cocodiillo m atto di percuotere fé ftef*
facciono refiftcnza fo,vo!euanrtgliEgitrijcnr. tale ariimaic v:lU
Tieneccn'la deftramano il (erpe nella gur guifa-chc s'èdertp'.(J,4nifìcareit Furore» pe>
fa-,chehabbiamodett »pciciochelc facce let croche quefto animale ^u^ndo è rimalo gab*»
teré hanno efpreflb il Favore Implàcabilcpec baro dell predi) conica fé (leiTo s^accende
t

^aferpe piegato in cnolii giri, &


che ha la lin-^ di furore» & fdegno.

V R O.

giouani,& propri){Tìiia de'la^rfip


iqudi vedendo oi;ni giorno ina*
niti Ipettacoli eli fuccelfi infelici
di chi togle con infidie altrui la
rcbba»non però s'emendano, pcc
dare a)L fine nellereii,ò più tofto
nei lacci..
La p ^lli Ifzza del volto , & l*o-
lecchic del lepre t figniftcano il

continuo f^fperto,& la perpetua


paura >con La quale viue il ladro,
temendo fempiedinoncflerfco-
perro, e peiò fui^jic » &C odia la
luce amtco della notte, fauoreuo-
lè compagna delie fuedishonora-
te airioni'..
E* veftito di pelle di lupo, per-
che ilJupo viue folo dell'altrui
robba-, &
dn apine, come il la-
dro che per leggerezza di cer-
,

ùello crede con quefto medcd-


mo penfiero di fouucnire a' fuoi
bifògni o.
11 grimatdello, & il coltello non
hanno bifogno di molta efphca-
rione..

GTou-me pallido, veftito di pelle dilu- Le braccia, & gambe ignudcdimoftrano


pò, con le braccia, &
gambe nude.. ladeftrezza,&ralia'piedflavelocità,checoQ
&con piedi alàtf, in mezod'vnanorte,.neUa grandeinduftria.fi procura dal ladro» petti-
man f^niftrajenga v.na borfa ,& nella deftra- more de' meritati fupplicij,-
vn coltello ,v con, vn' grimaldello, l'orecchie:
faranno fimili à quelle.del lepre, &
l'apjjaren--
za molto attonita..
Giouine fi dfptege il Fùtto.per notare l'frn- - ^

prudenza> & lateraerità> clie è propria de'


FVR
IJS Iconologia
F V fc T © poi tutto inficine nella propria cafa» ouero
'

Glouane veftito d'habito rpedico*con vn per accennare vna falfa forte d'api , dimanda-
capuccioin ceda» & con le fcarpedi taFuco da* Latini» che non fa fé non man-
feltro* oucro di pelle» invnamano tenendo giar il mele fatto con h fatica dell' altre, co-
YnaUnternafertata» & nell'altra vn grimal- me i ladri ) che confumano la robba acquì-
dellotfc vnafcala di corda» rhabitofarà pkno ftata coi> fudore > &
con le mifetie altrui jnc
di pecchie : cofi fi vede dipinto in molti luo- fa memione Virg. nel primo dell'Eneide di-
ghi. cendo:
Lie pecchie foptait veftimento fi fanno» A(tt enera acàfiunt vctnentum, aM armine
forfè • perche efle vanno rubbando a' fiori fa^o
da cotce le bande ti dolce» per congcegarW ì^auumfitcos ftcusa ^nfeyibtts arcent»

Il Finedd Primo l^ibro.

IGO*
. . .

Ubro Secondo»

ICONOLOGIA
DI CESARE
*ji7

RIPA
LIBRO SECONDO.
e A G I A R JD E Z Z A.

NNA di maturo afpettottna Cimei, neli'Ifola di Corfica, li quali viueuano


vago>di vìQa pcopoitionata > e lunghtflìmo tempo^perche fi pafceuano di ci-
faeka>fatà di leggiadro habico bi dolci,e cópofti di mele. Et Diefancilquale
veftita* coronata di amarancos fcrifiÌB dell'Agricoltura, afferma, che il cibo di

detenga con ambe le mani vn mele vfato di continuo» non folo fa giouamé-
ramo ói olmo con li Tuoi frutti» tograndiflimo alla viuacità deirinteliettorma
& Copra à detto ramo vi farà va iauo di mele cooferoa ancora li fenfi fani, interi. &
con alcune api «
L'Amaranto è vna Cpìca perpetua» la quale
G E L O ì^ I A.
fuor deirvfo de gl'altri fiori, fìgoifìca (labilità,
C^gliardezzaj e conferuatione^pec la partico-
lare qualità fuadi non immarcire giamai}& di
DOnna con vna vede di turchino à cndei
dipinta tutta d'occhi, e d'orecchie, con
llarfempre bella * 5c di verno quando fono l'ali allefpalle, con vo gallo nel braccio fini-
mancati gl'altri fìori«folo tenuta nell'acqua Ci dro. Se nella delira mano con vn mazzo di
tinuerdifcciperò li popoli di Terraglia allrec* fpine.
ti dall'oracolo Dodoneo à far ogn'anno l'e- Gelofia è vna pa{Iìone,& vn timore» che fa
Ipiationi alfepolcro di Achillei come fì fcriue» che il valore della virtù, ò de' meritralttui,fu-
poctauanodeiramarantoi accioche snancan- perando le qualità virtuofe di chi ama, non le
do gl'altri fiori quedo, che prefto (ì rinaerdi* tolga la poHeflìone della cofa amata
fcajfufleindifefa delia loro diligenza, coro- Dipingefi la Gelofia col gallo in braccio»
nandofì con effolate{^aneI fare l'oblationik perche quell'animale e gélofiflìmo, vigilan-
Per quello è dejrp ftorc immortale. Sc fi dedi- te, dello, &
accorro
ca alla immortalità col ramo d'oliuo4& il fauo L'ali fignificano la prellezzaj& velocità de*
di mele allude à quella rifpoHa} che fece Dio- fuoi variati penfieri.
gene Cinico ad alcuni, che gli dimandarono Gliocchi,& orecchie dipinte nella veda li-
in che modo fi potere allungare il Blo della gnificano l'allìdua cura delgclofo di vedere»
vit^.humana . Diceflero, che le parti interiuri Se intendere fottilmente ogni minimo atto,6c
fi doueuano irrtgoc di melf> 6c l'edefiore vn- cenno della perfona amara da lui, però dille il
gerle con l'olio, Se voleua intendere coQui Tallo nuouo lume dell'età noftra in vn So»
fotto olcurità»come era il folito fiio che per netto
viuerefano* Segagli ardo bifogfia (lare eoo il Gelofo amante, apromiWocchue miroi
core allegro* & pieno di doici^òc fuaui pen- E miWorecchù ad ogni fuono intentò i,

iìeri contii2uamente,£c per lo corpo hauer la 11 mazzo delie fpine dimoftra ifaftidij pUn*
commoditànecefiatia tenendolo in ei?ercitio, geniiffirai del gelofo, che di continuo lo pun-
accioche non fia confumato, e guafiato dai- gono,non altrimenti,chefe folìeto.fpineacu-
l'ocio: inaaiutaco»& confolidato . Dice oltre tilTime, le quali per ral cagione gli fi dipingo',
à ciòAtheneo,cbe chivfali cibi conditi con no in mano »

M mele, viUc molto più di quelli, che vrano li Gelofia»


cibi comporti di cofe forti.Et in quefìopropo- DOnna vedita nel modo foptadetto nella
fjjto adduce l'elTempio di alcuni popoli detti dedra mano letr^ vna piata di hclitropio
11
.

Iconologit
t^S
LO S l A.

(lefo, e nudo, nella cui mano terrà

[
collane d'oro, gioieIli>& alcrt cofe di
[
''gran (lima matto di faine idono, pò»
landò la finìftra m:no fopra la tefta
di-VQ Leone» che à lei in bella guiCa
fia vicino^ e familiare
Si dipinge giouaneU Generofirì»
perche come dice Anft. nel 1. della
Reitorica . Neigiouani più tifplen-
de l'animo gentrt.foj ptril quale fi
{Mtn'ovo degni di crfc grandi, e^dfr*
condo quelle cpetano gctWrofant^
te» il che crnferrtìa G'o. Pqint.nclli-
i bro eie Magnit. dicendo , Vt qttifci^
; maxima generofo e(i animo, ita hofio-
I
rts maxtnt e capidus ; quam ad rem na-
: tura tpfa duce rapitftri & Ouidio,4^
Liutumidk ali a giouentà il propiio Cf
piteto di gcnccofa mentre dice Cer»
tat onuiiu^lugenerojafubtre iuuentus.
Bella di faccia fi rapprefenta pet*
cicche la Generofità bauendo per
oggetto nò folo far fotti cgregi,e vit-
tucfi procedenti dall'aoiino nobile»
&
adorno» ma anco di fcacciar da fe
ognibruttezza> e vitio, conuien che
li colordel véfticnento è p-Toprio ifìgnificaro le corrifponda anco il corpo nella bellezza e-

di Gelofia, per hauer il color del mare,»! quale fteiiore, che ordinariamente è chiaro inditio

mai non fi tnofìra così tranquillo, che non ne della bellezza interiore, poi che come dice S,
forga fofpcttojcosì tra gli (cogli di Gelofia per Ambr.de Virgin. Species corporis fìmulacrum
cericche l'huomo fia dell'altrui fedenon paf- tftmemis, figuraque prohttatis, & Sericea f pi.
fa mai fenza timore» & fafìidio. 37* Aohihtas ammt gtnerofitas efl fenjus * &
Si fa ancora queft'imaginccheinvna ma- nobtlttashomint efi generofus animus>0' hoc o-
no tiene il fiore helitropichil quale fi girafem- pttwum habet in [e generofus animus quod con»
prc imomo,& incontro al Sole, fegu itati do il citatur^d honefla-, Bcn'è vero, che la bellez-
iuo moto, come geloCo, co' pafTì, ron le paro- za tìonfce ancora in corpi e he racchiudeno in
le*^ col penfiero> femprei^à volto alla conté- fé bruttezza interiore d'animo. Augnilo fiì di
plationedelle bellezze da lui per fonerchio a- bello afpert' ,ma d'animo lafciuo, e tinto di
moreftiinate? rare 5c vnicbe al mondo . molti vitijlibidinofi; fotto colore dì modeftia
ricusò titolo tiiSignorce vclfe dare ad inten-
d E N E R O S IT A*. dere di recufare con generofità il Principato,
Àll'Altezza'Sereniffima di CARLO EMA- ^ d'accettate il dominio cerne sferzato da

NV^E DuciadiSauoia.
preghiere de Senatori. Ma
fece piima ogni
sforzo di fomincrgere con fiumi dì fangue ci-

VNa bellinjma'gioaane> alla cui bellez-


za cornfpondan'otutte le tnembra del
uile la libertà della Republica, e pò» pei non
parer tiranno prefir da quel Senato che nò pò-
<;orpoin pToportiones& vaghezza, Hauerài teua pm sfuggire il giogo fuo, l'Imperiò pcc
capellibiondi,&: in patte ricciuti in giatiofa anni dicci, e percJnque>&: altre vtoltc per die-
4naniera)Saià yeftita d'habito reggJo,con Co- ci, tantoché à dicci anni per dieci anni ma-
4c4i-a d'oro in <capo5 HaUrà il braccio defìro neggiò tutto il tempo di vita fua l'Imperio
eoa
G- ^mTrtiViV'^À
. .

Libro Secondo. 2S9


GÈ N
All'Altezza ScrcniflTuna di
E R O
CARLO EMANVELE
SI T
Duca
A'.
di Sauoia

ItJi'pcIli biódije vaghi fignificano che


la Generofità non alberga in fé penfieri
vili,e b i{!ì,ma altije magnanimi confor*
ne alla fublimità della Tua natura da cai
à quelli è tirata, come fi è detto. '
-'
II vcftinientp Reggio, e la corona d
<ro in capo dinotano 1 • Nobiltà fupre*
-na nella quale degnamente rifiedcque
cU virtù, h'-' fi come l'oro per fua natu»
a è nobi'c, puro,e afplendente, così la
Gener«:tuà perfe ftclla è ta!e,e fi confet-
ia. e nudiifce nelta pura grandezza, e

fua propri? nobiltà non degenerando


punto da quclt-i, come teftifica il Filo»
fofo iib.2. della Rett.& l.i. de HiH.aftir'

GenerofumeJI qHodàfuA natura non de*


generata
11 braccio dedro nulo con la mano

alzata pronta A porgetele fudetce rie*


chezzcdimoftta che la Generofità nel
donarce nuda d'ogni proprio intereflfe»
hàuendò folo là miraà qù.l che conuie^
ne alla nobil(à.^aH*3ltczzadeiranim»
fuo. Come fiprouaner cap. primo tx-
tra de donat vèf haBetuY^anc Jibi qu9-
.

con afloUtrj verga : fé fu "ittoti >fo A mondo dammodo Nobilitas legem impomt vtdehere [e
non fu di quelli genero fi, che. ricerca Pturar- quod tribuit, extjìimet:, ii^^nijiin beneficijs creue»
cain Sertório. Gèmrofi hominis eli, horteflis ritnihil fé pr^liitfj[e |;»/f/,ondel'Anchaiano»
rationihus vicloriam q^arere, tHrptbusne falU' l*Abbate,& altri Dottori notano in detto cap.
tem quidem : note fono le dishoheffe ragioni» cha à nobilitate &
generofìtatc animi efl dina-
.& brutre conuentioni che fece ne! Tr'Uniui- re . Effcndo la Generofità circa il dono fonda»
rato perottener più facilmente vittotia^^con- ta fopra la Jibetalità.fi conformano detti Dot-
iro quelli che ffopponcuano al fuo peruerfo tori col Santo Dottore Agoftino che, de dif^
difegno di dominare.&ello fùNerone.Domi- finitione diflc, Liberalitarefl motns quidem anU
liano,& Ekogabalo Mofttjdi vitij che mac- mi facienst &
approbans largttudines fine fft
chiorno l'Imperio di mille brutti misfatti, e retributionis Et HotatiaOdc 7. Iib.4.C«W(f7<l
fceleratezze ; chi bencontalTetrouarebbc al quA dederis, amico animadèderis , Si che chia*
Mondo più belli cattiui»e pernitiofi>chebuo» rifiìmo fi fcorge che le atrioni di quella no-
ni . Oltre che la bellezza è bene eftcmo cadu- bilifiìma virtù fono di petfettione infigne,pet
co, e tranfitotio, che ficilmente fi puòperde-^ bauet'clla tanimo grande>cliberaIe,fpogiiai*
re, fi come perde Domitiano» Il tempo la-
la to d'ogni in tercffe..
confuina» &
in vn mométo ancofuanìfce per Il tenere la finitura mano (opra la tefìa del

finiftri accidenti di caduta, di foco,dipetcof- leone figntfica la Simbolità, Se fimiglianzs


fa, di catarro, &
d'altro male che transforma che tiene rhuomogenerofo co'l Leoncilqu»
le perfone . Ma la Generofità bellezza inter- le fi come per confcnfo ài tutti gli fccicrori fra

na dell'animo' vigorofa tt* ogni tempa riluce gl'animali quadrupedi tiene il principato per
anco di fuora, e tende belle Jc amtrìirabilevQ: la Generofità, e fortezza fua moftràdofempre
nobil corpo, an corcbc bclloaon fia fleto ilvifoàchi cerca d'isfiendcclo, dando e&>
feiopi»
. . . .

2^Q Iconologia
(empio airhuomo d'effe re generofo ncll/ peri- eia più nobile dTtaliajma hora fingularmenre
to! S. Bcrn \n ep. Wfl» efi viv cui non crefàmntmut
i. per l'Altezza SerenifTima del Gran Carlo Ema-
^ipf4rerlÌdi£feu/tate.ntlhcotcdiffìCìU fi conofce nuele Duca di Sauoiailcuisómo valoreiGcDC
fé vno ha virtù» e vaiar? . Qrefiitin srduis inclita (ofìtà.e Gràde22a,e fatti eccelfi si in guetraico^
vhms.Pts il cótrairio il Leone nò fa male alcuno me in pace>(onofi noti al módo/che dubitar no

à chi gli cede,co8Ì rhaomo generofo,benche co- fipoòche all'Altezza fua ^ereoinTinna fingular.
^accutcì,^ tyauaghaco sèprc però ft moftra inaik mentenóconuen^hinole lodi di qual fi voglia
to, & forte ad ogni infortunio per la virtù (ua> chefia ftaro.Sir che fi j celebred''nimorr4l fama»
pcrciochecome dice Cir.^.dc Bn.^ima^wMi GENIO BVONO* SECONDO I GENTILI.
t»9, atqj fitti efi omnun^ua e»dere^ in hcminim pof-
fum,dVfpicit,vt pronihiU putnt; Prootaméte all*-
VN fanciullo con bellifiì mi capelli (ara co*
ronato di Platano, &
in mano tiene vn
tncontro perdonando à chigli chiede mercede» ferpenie. Coli fi vede (colpito in alcune Meda-
comebé cfplicano à queftopropofìio quelli due glie anriche
verfi apphcati già a CefarcAuguf. che dicono. GENIO CATTIVO. SECONDO J GBNTILT.
Parurt^ froSìratis fcU nobilii ira Le0mt HVomo grande nero,di volto fpanenieuole»
con barbale capelli lunghi.e neri; in mano
§ltii i^neis feMper vìUif. vf pMHere pojfts ^
tien va gufo. Scriue Placar, ch'apparueà Marco
Stdclla medesima nobiltà del Leone parimen-
Bruco occifor di Cefare il Geaiocattiuoinque
te fi legge l'infrafcritio ekgante epigmnaia *
CprpePM mAgnanimù fatis tfi proFtraffe Ltoni ita formale ilgufo come fiimauano gli Antichi è

fuguM futém fitiem eum ittceP hofìis habtt , vcccllodi trift'augurio:però Virg.ncl -f.dell'En.
A lupus, éP turpt^ioJl*»t mmentièus vrjì
^tqiucunque minor mhilitttte fera tfi^
Sola^fte culminièus ferali carmino Suho
Sdpe querii éf laxgasinfttum dueore voe*s »
Onde i marauiglia fi fcorge qua io propriamè- Molti fono i Genijj fecondo l'applica tioni del.
te ficóuenga alla AntichiniiÀaa.& Rìfplenden. l'ingegni,de* quali fi prendoiio,ma à noi fareb»
ti/Onu Cafa di Sauoial'hauereper fuaiinpfefa be diligenza fouecchia dipingere alcuno ohre à
quefto Regio animale» non folo per cantile tan-
iieftoF quefti,che foaogli voiuerfalipec acconciar cut
Reg'i. &inuitiflàmi Eroide»fecolipafi-aii iti
ti Regii, toU reftojcte fé ne potrebbe dire ai luoghi co.
(fucila SerenìfSmafamigHajChee la più^aoti^^
antica* ueoicnii.KCodo rordifle, che a abbiamo prefor
GaNlO.COME FIGVRATO I>A GLI ANTLCHI.
Del Siomr Zar*^"» C^ffentm.
Giofumni
A if Dice imagtni antiche del Geniorm
XVI prefenta Vincenrio Cartari, j>f'efe
da Lilio Giraldi Syiuagmat« if.Faremb
noi parte d^vna figura fcolpica io marma
4i bafiò rilieuo,trouata già in R omajCel-
la quale era vo Fàciullodi volto allegro»
Se rjdente»incQronaiodi papaueri, nella
maìideftra reaeua fpighe dr grano>iielfa-
fiQÌ((ra panpani d'vua con quello cpi>'
gradina a' piecfi:, il quale fu verfo Prati
in vna vign«.nel tempio di Pio IV. dili-
gentemente raccolta da Antonio CafieJ-
lini} perfona nò canto nella fetenza delie
leggi liiieratatquanto in varie difcipline
erudita,cémeQdatoda Girolamo Catena
ne gli fuoi monumenti latini: lo peremo
pctcofafingolarejnóefiieodofìmaifìàpa
to in Qi'un libro d'inkrittioni anriche
OyiS TV tAETE PVER GEHIVS. »

CVR DEXTERA AMSTAM


XAEVA VVAS. VERTEX Q VIDVl
F A PA VER H ABE T?
Il AEG TRiA DONA DEVM CERfiBIS
BACCHJ ATQVE SOPORiS (GENIO.
MAMQjrE HiS MORTALES VIVITIS E T
Con la fpiga» & col papauero nella
man fimliraj &con
patera nella de-
la
titì , tu anco efprufio li Bono eueoi
in vna Medaglia di Traiano, come ri
ficulce 0££one,. il quale delcriue il Gè
Dio
)
. . .

Liblò>Secòndb» 241
nìèìplir con fpighe in altre Medaglie che
le che racconta Ellatrohb.i.cap.rj.fi può anco
piùàbafTo fpecificaremo . Pigliauafiapprcflo incoronare ài fiori , come fncorona Tibullo
gli Antichi Gentili per la tutela, conferua- & lib.2.eleg.2.ìl Genio del Popolo Romano,co-
fioùé' delle cofc.però l'adègnauaho ali e Città, mc ^quello, ch'era fempre di guerreggiare , e,
ai luoghi, alle pianre>& ad ogni cof:, in fineà trionferérin vrtà Medtglm'di Antonino Pio è*
'llibj;i,che da gli Aurori loro fi defiderano fia- figurato con vinta mocfàJforo, òd*ohùi nelfi"
"no tenuti jiet ogni tèmpo accetti con applau- deftra, e nella finiftra ^fi'hafta, in vrt'altra il

io comtpuneV perciò Martiale» diffc Cornucopia>pct la foprà aboitdanrè ricchezza


ViUufusGeniumeleh** habtre liber. del Mondo, che poffedcua.al coiacqiiifto era
Nelle infctittioni antiche più volte fitroua intento, ouero per lo gufto dell'abondanza»
Genio,Golonia;,Céturiae,Decuriae,Fontis,Lo- che ha communemerite ogni popolo. In altre
ci,e dell'vltitijo D*era Bgura la ferpcnello Snre due Medaglie di Traiano,e di M. Aureko An-
tie 3 carte i8.num.4, Icggcfi Genio Horreorù tonino FilofofcncUik deftca tiene vn a Patera,
Seianorum per la conferuatione del Granaix>;-)'n^Ua fitiutele rpighe,pe£ dcocMace^che^uelli
di Saiahor,così anco Genio confetuatoriP^or- Imperadori preragiunQ- nell'abandanza , e
reorum Gaianòrumj Genio Thefaurori>m>ve- nella loro religione.dicU^n'è fimbolo^la paté-'
dcfi in qucft'altra infcrittione non più ftanipa- ra : in vna Medaglia di perone la Patera neliat
ta,che al prefente in vn'orricello dietro il Mo- il cornucopia,auanti l'ara»'
deftra, nella finiftra
nafteriodi Santa Sufanna nel colle Quirinale. laquale fenza dubb'o fu battuta, per adutatio-
E* vna bafe,che dal canto deftro ha il vaiò det- ne. poiché il Genio di Nerone, cioè l'hamor
to Vrceo,& dai finiftrolaparer3,fottolacjua- fuo era inclinato al.roaleje non albène % afla/
Icèpofto ilConfolatodi Marco Ciuica' Bar- impietà, non alla feTi^ioriie ; alla deftrqttione»
baro, & non Barbato, come fcorretéarnentc non all'abbondanza titij^J^i fimili, màfenz'arik.
ftampafi in tutti iFaftì fenza prenotBc, & no- veggófì nelle Medàglfe'i^f^laffiroino.traqua ';

me dital CcfifolatOrcbcfudel rf8. li VI è impreflb il Genio,ché nel a deftra tiene


IO VI e V STO DI. ET GENIO THE- vna Patera con vna ftellafopra,nelIa finiftra il
S A V R O R V M C. I V L. A V G. L 1 B.
S A T I R V S O. D. D E D I C. XIV. k.
cornucopia, In più modi anco appreflò il fu-
FEBR. M. CIVICA. B AR tt AR O. M. detto Occone fi figura in altre:Medaglie d'Ira
METILIO REGVLO GOS
peradori, fecondo gli^fFerii, eVolontà laro: li.
11 Genio, che noi Volgarmente dicremo per
e pernnb adoni d^niaiopafPaua-
qualiafFctti,
l'humore, e per il gufto, e naturale inchnatio-
no fotto nome dlGénio^come apparifqein
ne,che ha vno ad vna cofa,& eilcrcitio: fi può "

Plurarconel trattato deilà tranquHita nonflun


figurare Fanciullo alato fimbolodelpenfiero, ,'

gi-dalfine in quelli vcrfi,ne*quàli¥ono itiferti


che fcmprc nella mente vola di cibi che fi ha
diccrncraiinuenratida Empedock,per efpri-
guftcetantefia: tenga in mano ftromenti at-
mere gli affètti, ed inclinationid'animo
ti à dichiarare quello, di che fi diletta fé vno
ha Genio alle lettere, gli fi pongii in
i

manOf li-
'
Hie inerant C6iìenfa,^ cernens ptoiul Helhpea»
Et vana Hatmonie vHUtti,t>enfqi ctuent/i,.
bri; fé à filoni e canti, intaUolaturc di Mufica,
Aifchte.Calli/loqMei'Thopftìgue, Oti»*ee}Ue . •

& altri ftromenti; fé


.

Jircliyti; ad armi, armile Nemertei i^ dmce^ta, nigrp ffn Ciuque Afitpheia


così di mano in mano d'altre cofe, in fimiii
Quorum GéJìierumrmftimbm varia animi
occafionifi.potrà incoronaredi Platano tenu-
prtHrbationes exp-imurittir. Alce Plutarco,ruc^
to da gii Antichi Arbore geniale , perche è
chiama nomi di Geni) le perrutbationi.'^èfle»
grato, e guftaà tutfi quelli, che lo mirano per
&glÌ3ffettidcll'animotra loro conirarij, no-
la fua bellezza,e grade ampiezza,difcade l'E-
minati in detti verfi, che fono rcrrcftre» fo-&
ftatecon la faa ombra da:l*ardor del Sole* & late perla viltà, & fublimità dell'animo, ouero
il Verno riceue il Sole, perà^l'Academia d'A^
perl*ignoranza,& intelligenza. Concordiate
ihene intorno allaloggia fi compiacque tene- òontefa per la difturbatione e quiete d'àhimo..
te molti Platani, che fiorirono, e crtobero al-
Bfuttg,c bella perla Biutrezza.e bellezza d'ani
l'altezza di 3(j. braccia, come fcriue Plinio
mo. Veloce e gtaue per la legierezza.égrauità
hb.ii, cap. primo. E Scrfe Re s'inuaghì di
dell'animo. Nemertcsf»er l'am£b!lc,& amena
quefta pianta genetofa, alliimtami fcc« at- verità. AfapHèia per l'ofcmità dell'animo. che'
taccare collane, & atmille d'oro, nella guiik> produce frutti: negri di tencbrofecperationi-
Q.. con-
. . .

i 4» Iconologia
contrarie alla chiarezza della verità . Sopra me, trofei, cotone» facell Ci ed altre varie cofe
che non accada Oendetfì più oltre potendofì in mano
vedete e(To Plutarco in diuerlì trattati delli GEOMBTB.t A.
fuoi morali, detto Cattatile Lilio Giraldi la
il
DOnna. che tenga in vna mano rn per*
Mithologia di Natal de' Cótiiil Tir aquello fo- pendicolo, e con l'altra vn compaiso :

pra i Geniali d'Alefsadro hb.6.cap.4. Et Adria nel perpendicolo fi rapprefenta il raotOfihetn*


Turhebo ne gli Tuoi Aouerfarij in più luoghi» po« e la grauezza de' corpi : nel compallo la li»
rpetialiQenceTib.xiij.cap.xi). iafso infiniti mar- nea,lafuperficie9 &Uprofondità» nelle quali,
roi*ne* quali Cono fcolpiti Geni) alati,nudi«che confifte il general fugetto nella Geomeiria
tengono augelletti«fertetce(larelii di fìoti,e di Ctometria .
anco> che dormono, altri vefiiti
frutta, alcuni DOnna» che con la deftra mano tiene va
con vede (iiccinta fimilmeme alati* eoo pal« compaflb» & con la finiftra va criaogolo.

RAFIA. eIementi>Fuoco.Ae;re> Acqua, e Terra» I|


quale per fimbolo di quefto nollro Com
pofto ci feruiamo del globo tetreftie, co-
ro'ancocon il colore delegale vediamo
detta figura^eflendo che Gè cgrafia,é dee
ta da Gea» che in lingua Greca vuol dire
ierra>edal vetbographdiche fignifica fcd
uo, che ciò rapptefenriamo con il cópafTo
l'operatione del quale ccnfiHe nelic mi-
fure» e con il qu^Ie fi tiftiingono tutte le
proportioni» Si che tanto vuol dire Geo*
grafia quanto defcrittione della tetra^cioè
(diquefto aggregato della terra, dell'ac-
quee dcll'aere,cne e deputato all'habita*
none delle cteature terrene
Tiene con la finiftra mano il quadrato
geometrico percioche con efiò fi viene
alia vera cegnitione per pigliare le lun-
ghezzct larghezze, altezze>profondiià,&
s'efplicacon l'vfo fuo quello, che fi con-
tiene nella Geogr:;fia«

GIOUMO VATVILALI.
gtouane alato» per ragio*
SInedipinge
detta nella figura dell anro. con
la

vn cerchio in mano fopravn catto, (b-


DOana vccchu« vcùua del colore della pra lenuuole con vn torchio tccefo m ma-
terrai pie quale
della vn vi (ia globo ter- no» efiendo tirato il detto care da quattro
teétie, che wwn la deftra mano tcnghi vn coro- vno di color bianco»
caualli, l'altro nero fcu-
railo.con quale moftri di mifutare detto glo-
il ro, gl'alctidue dicoloi baio*& (-^nfic.nole
o,6c con la lìoidca vn quadrante geometrico. quatto fue patti, cioè il naCceie* e*t tianifuitap
Geografia e atte che confiderà te parti della re del Sole, il mezzo giorno» & li mczz* nor-
tefra,éc le diftingucx& defcnue conoe fono ie, H quali tutitquatro giunti infiemc fanno li
Ptouincie Città, Porti,. MatiiICoIe» Monti,Fiu- giorno n atui ale» che é tutto quei itmpo, che
mit Laghi) e. & confuma ilSolcin girare vna volt'^foi-) tut-
Si dipinge vecchia perdiraoIVrare l'antichi^ to'! cielo, il che finora col circolo» che L dct*-
|à{ua»percioche la prima cofa che fece Tonni- bifiguratieneiainano •
IK)teftcc Dio dmifc U Cao&»& fepatài quattro
6Mr.

I
. . . .

Libro Secondo* ^4Ì


€iorn9 artificUle . de» fi come il giorno fi dice da* Poeti aptitfi

^^ louane di bello aipctto alato» per efTet ancor eflo al leuar del Soie, e cbmdeifialtia*
montare.
com è guidato daii'Aurota« nel retto è come Terrà in manovn Pauone co la coda balla»
que'l < ^li^opra. e cbiufa di maniera, che cuopra gli rechi delle
tue caualli rodi fono i due crepufcoii , che
I penne perei* che di giorno ti nafcondono tutte
fanno i! giorno artificialccheè tutto quel rem le iieilelrqualivcngi no fìgnificate negli oc-

p i>,che fi vede lu ne fopta la tetra , & (ì dice 1'


chi delia ceda del Pauone> per elfempio de gli
Aurora guidateli giorno, perche fcmpie pie- Antichi *liqu di Hnfero Giunone fignifìcando»
nicnealfuoappa KiT l'aria più pi» a.& più perfetca tllere nel fuo Cac
Giorno artificialt IO tirata daih pauoni medefimacnente
G^ouane veftuo di b»anco,& rifplendente, Giorriù artifìcidlf .
e coronato di Ornithogalo lìoce
alato > Giouane che nella deftra mano ten-
alato
biau.o, che comincia ^d aprufi quando il Sole ga vn mazzo di Rotudc nella finiftca nia«
fi r^uopiCi 6c fi chiude quando elio fi nafcon- no vn a totcia accefa

G I O V E N T V*.

do la virtù:ma per la tiouitài^ caldez^


za del fangue è tutto intento all'at«
tioni fenfihili» ne opera ragione nel h
giouane fenza gran contradoiò della
concupifcenza» ò del defio dell'hotio-
re* 6c quello ancora fi chiama augtt-
mento* altri dicono dato»
Si dipinge altieto* e che gli fisnoi à
lato 1 (bpiadetti ammah con ia óitoo»

fttatione del fpargere i denari» per de-

notare la particolate inclmattone del


gioUane>ch'è d'efsete altiero» amato-
re della caccia. 6c prodigo del dena»
rOt come dimùltra Hotàcio nella Poc^
tica *

ÙMudei equità tanihufque.ér ^p'ff* Ì»»»


mine campi ^
Certuiin vitium fitSti» ìnttiite¥thuin>fifr,
ytiliumti&dui prOut/er, ftùdij^us àrit
Sublimitjéìipidk/que^ (^ninaU ttlinqit&t
pernijt.

La varietà de colori fignifìca lafrc*


quenté routatione de i penfieti , te
proponimenti gioucnili» ficoro- &
na di fiori fen2a frutti» per ditnoftta-
re»che li giouani fonò più vaghi de!
VN giouane ahieto^veliito di vaiij colon»
con ghirlanda di femplici fiori, da vni
bello» & apparente, che dell'vtile» e teaic*

parte vi farà va cane da caccia >& dall'ahra vn d r. o V ft K t v»


canallo ben guarnito > e con la deista dia in at-
FAnciutla coronata di coróna d'otò» de Ve*
to di fpargere denari ftita riccamente, fecondo il dettò d'Hc*
Giouentìj è quella etàiche tien da vent^anni iìodo nella teogonia, &
con vn rattio di man*
fin'à trentacinque i fecondo Atiftotele > nella* dotlo fiorirò in maho, per moftrare» come nar*
quale rhuoroo incende > e può opetare> fecon»» u Vìtivo Valetiahò nel lib^i ì. de' fuoi Gero*
.

'
^44 Iconologia
glificijcbc come
il mandorlo è il primo albero,
& per vigor di corpo, & per fotza d'ingegno
cbcconfiòtidiafpcranzadclrabbondànzade èpoitntc&lodeuole.
gl'altri (rutti : cosi > giouani danno faggio di Giouemu,
che perfettionc debba effcre la vuà loio né "pvOnna di bella cià inghirlandata.d» fiori,
grannimaimi.
La corona dell'oro, moftra, che i gradi del-
Iv &ne Ila deOra mano tenga vna coppa
d'oro perche da' Poeti è detta fior de gl'acni,
fera dcJl'buomo,quellodellagiouentùè ilpm & è prt cirX-.comc la coppa d'oro,& cofi fòdi
eleg bile, &
più perfetto in fé neflo. ."
. pinta Hete dea dell, giouentù. Anzi più che
li V cfìimento ricco dimoftra,cbe l'oftenta- l'oro Ttbuf.9 elcg. 8. Cariar eS auro imms,
tioriedt'bcni è propria di queftaetà)& gii a'il *'g
1 Ò i a' d» a M o r E.
tichifigurauanolagiouentùconl'imaginedi Vedi Contento amorofo.
Bacco, &
d'Apollo, che fi prendeuiino perla G 1 v B I L O.
.

fnano; auucrtendo, che l'huomo in gipucntù) Vedi Allegrezza.

'I> i;;.^::'r i o._

adunqueper quelli diraoftra il difcot


fo,& ancora l'Ei^ttione.che deue fa-
<e lo ingegno^eil'huomo» perxoocH
fcere, & giudicare ogni forte di còfcr-
perciocbe non ditirramente giudica
colui, che nel medefi mo modo vuql
'
mifurare tutte i'attioni.
Per dichiaratione dell'Iride, diréj
'nio.cbe ciafcunOi^hc fale à gradi da|
I'attioni humancìfiano diqual fot^-^
te fi vogliano, bifogna, che da rpolte^
efperienze apprenda il giuditio» ii
quale quindi rifuiti, come l'Inde ri-
fultadell'apparenzadi molti diuerfi'
color) auuicinati infieme in virtù dci
raggi Solari. '

GiudUiooneroinditiotCAmiré,

H Vomo nobilmente
li capo pieno
fignificano Inditio
vcftitojco
di papaueri.che.
d'Amore
iqualicon il gittata
preflb'
à quelli antichi t

delle forti prcdiceuano le cofe


^.d'auuenire, pejrcfae volendo far'efpc-j
rienza, fé l'amante fofle riamaro pi-j
gliaiianole foé^'P ^^^ papauero no-

HVomo Ignudo attempato


oueto arco
pra l'Iride, celefte,
à federe fc-
tenendo
iito,-& fé le poneuano fui pugno, poi
palma della dcftra mano percuotendo
con la
con o*
in mano la fquadraj il regolo, il compaflo , & gni forza le dette foglicdallo nrepito,chè.eflrc
rarcbipendolo faccuano fotto la percofla, giudicauano l'a-
Non cHendo altro il Giuditio.che vnaco- more da cflì dcfiderato •
gnitione fatta per difcorfo della debita mifura Qucfto racconta I*ierio Valctiafio col reJ
sì ncll'attioni.come in qualunque altra opeta, ftimoniodi Taurifio ncl,lib.v^de''fuoii Ce-
chenafcedairinteilcttc&cncndofitaliifìro- toglifici, fé bene è cp/a fiipciftiiiofa, & li-

menti rirrcuati da gli Artefici. per hauere fimil dicola.


noiicia ncU'opeie diGeomcuia» naccitamentc
CiU'
. • . . ,

«es

Libro Secondo «4^


Giudttio gtujlo' G I V O co DAL L' ANTICO.
HVotnoveftito d'habito longo,& graue,
habbia in guifa <!à. monile» che gli pen-
VN fanciullo nudo alao.con ambedue
manidiftefe in altO) prendendo vna di
le

daddi collo vn cuore humano, nel quale fia due treccie,che pendono da vna teftadiDorr-
fcolpita vna rmaginetta,che rapprcTenti la Ve na, che fia pofta in qualche modo alca, che il
tità, egli dia con il capo phino, &i con gli oc- fanciullo non vi pofsa arriuar à fatto Siaque-
chi badi àconteraplave fidamente il detto mo ftatefta ornata d'vn panno, che difcenda in-
nilctenga à piedi alcuni libri di Legge apettii fitto al mezo di dette treccie* & vi farà fcrit-
ilchc denota, che il vero,^ perfetto giudice to . Iocus\ \\

deue eflcr integro,& non deue mai per qual fi Si fa alato, perchegtuoco^onfifte nell»
il

vogli accidente rimuouere gli occhi dal giu- velocità nel moto con ftherzo
fto delle Sante Leggi, &
dalla contemplatio* GIVRlSDlTTIONff.
ne della pura,& intera verità vedi Pieno Va-: HVomo
mano tenga vno
porpora,
veftito di nella deftra
fcettro, qual'è vero
lerianoncl lib.n*
G I V i> I e E. inditio di naturai giurifditiione,& nell'altra*
HVomavecchio,fedente,& veftito d'ha- fafciconfolaii,che fi poriauano petfegnodr
bito graue, terrà con la deftra mano v- queftomedefimo.
na bacchettajintorno alla quale fia auuolta v-
na ferpe» da vn lato faranno alcuni libri di Leg
gi aperti, &vn'aqui'a,& dall'altra patte vn'ho- GlVSTITl A.
rologio, &vna pietra di paragone, eflendoui
Secondo che riferifce Aulo Gcllio.
moneta d'oro,
-foprad'efla vna vna di rame & DOnna in forma di bella vergine,corona«
&dsirvna, come dell'altra apparifca ilfegno la, & veftita d'oro,
che con honefta fe-
del loro tocco uerità, fi degna di riuerenza con gl'oc-
moftti
Giudice è detto da giudicare, reggere, & chi di acmiffima vifta, con vn monile al collo
efiequirc la Giuftitia, & e nome attribuito ad nel quale fia vn'occhio fcolpito
huomini pensi di ella Giuftitia, & delle leggi Dice Platone, che la Giuftitia vede il tutto?
pofteda Prencipi,ò Republicheallaminiftca* & che da gli antichi facerdoti fìi chiamata ve-
tiene di quelle. dittice ài tutte le cofe . Onde Apuleio giura
Si dipinge vecchio, fedente, & veftito gra- per l'occhio del Sole & della Giuftitia infieme
uemente, dicendo Ariftotele nel terzo della quafi che non vegga quefto men di quello, le
Topica, che non fi debba eleggere Giudici quali cofe habbi^mo noi ad intendere,chc de-
giouani, nonedendo nell'età giouenile efpe- uono edere ne' miniftti della Giuftitia,perche
rienza.neraoderationi d'affetti. bifognajche qnefti con acutiffimo vedere pe-^
La bacchetta,che tiene nella ma deflra.ne fi- nettino fino dia nafcofta, ^
occulta verità &
gnifica il dominiojch'hà il Giudice fopra i rei. fieno come le cafte vergini puri d'ogni paffio»
La ferpcche intorno ad cffa fi riuolge deno- ne, fiche né preiiofidoni,nè6ilYelufinghe,nè.
ta laPrudenzai che fi richiede ne gli huomini altra cofa li pofsa corrompere ina fiano-faldi,
:

pofti algouerno. Dicendo la Sacra fcrittura . maruri, graui,e puri,come roro>&; che aaanza
Eftote prudtntes, Jìcut fefpentet . gl'altri metalli in doppio pefo, valore. &
Et perciò potianio dire che la Giuftitia fia
dimoftiano, che il veroj& per-
I libri aperti
fetto Giudice deue edere molto bé perito,cir- quell'habito fecondo ilquale l'buomo giufto
confpetio,integro,e vigilanie,che perciò gli fi per propria detiione,è operatore,? difpenfato
dipinge à canto l'horologro , accioche non bene, come del male ftà fe>& altri,
re, così dei

wai perqualfi vogha accidente rimnoua gli ò fià altri & altri
fecondo le qualità òdi pro-
occhi dall'equità,e dalgiufto,e come l'acquila portJone Geometrica, ouero Aritmetica pet ,

porta da gli antichi per vccellodi acutiffiraa fin del bello, e deirvtileaccoraodato alla feli-
vifta,dcueil giudice vedere, penetrar fino & cità public a.
alla nafcofta. &; occulta verità rapprefentata Per moftrare la Giuftitia,& l'integritadclla
paragone, nella guifa che fi è
per. la pietra del j
menteglt antichi foleuano-rapprefettare an-
detto laquale ne fignifica la cognitione del cora vnboccale,vnbjccile,& vna colóna, co-
vcro,&dtl falfo». tne-fe.ne.vedeefpredat£ft!monian2a in mcUc:
Q. 3 fef.ti!-
t^6 Iconologìa
V s T 1 T I a;
Secondo che tifferifce Aulo Gellio •
deIaGiuft»tia,ne fidcue cfler preci-
piterò: ma dar tempo à maturate vi

giuditio nello fciorre delle verghe.


La fiamma moQra , che la mente
del giudice deueedec fcmpce drizza-
ta verfo il Cielo.
Perlo ftruzzo s'impara, che le co-
fe, che vengono in giuditio,pet intri-
cate, che fieno, non fi deue manca-
te di ftrigarle, & ifnodatle, fenza per-
donare à alcuna» con animo
fatica
patientejcorae lo ftruzzo digcrifcc il
ferroìancorche fiaduriOìma materia»
come raccontano motti fcrittori Le .

fue penne perche fonotutte vgua li fi-


gnifìcanolaGiuftitia, l'equità ver- &
fo tutti -, fi come comprefe Pierio da
quella Medaglia ch'haueua folo la te-
fta della Giuflitia con dette penne>&:
cot nome /«/?;>/>.
Gìuflitia di Paufani» negli Elicei

D Onnadi
doma»
bella faccia,6(: molc'a-^
quale con la mano
la
vna vecchia biutta »
finiftra fuffoghi
percotendola con vn battone .
Quefta vecchia dice Paufcnia ef-
lepoliuie 01 maimu, 6c altre antichità»,che (ì; fér r/ngiuftitiajta quale da giufti giudici, de-
trottano tutta vi;i,pe^ò difTe l'Alciato,
ue fempre tenerfi oppreliaacciòche non s'oc-
/«* h&efótm» m^n^tdiSittm fine firdibuteffit
culf la verità,& deuono afcoltat patientemen
i
HtfunÙumpHtasMquehnbuiffi'm'mtis.
V T te quel, che ciafcuno dice per difefa
G. I S I T I A.
DOnna vcftitadibianco> habbia gli oc- G'ufi'ti^ Dif*in^ '

chi bendathnellà dcftta mano tenga vn» Onna di fingolar bellezza vcftita d'orca
fdfcio di verghe con vnafcure legata infiemc
Y^ con vna corona d'oro in tefta,fopraalla
:

con cflè» nella finiftra vna fìammadi fuoco, qual vi fia vna colomba circondata di fplcn-
à canto hauerà vno fìtuzzcouero tenga la. dorè, hauerài capelli fpatftfopra le fpalle.che
^ada, &
le bilancie ., con gli occhi miri, come cofa bafta il mondo»
Que(Va è quella fòrte di Giuftitia^cheerter-. tenendo nella^defìra la fpada nuda,& nella fi-
citano ne' Ttibunali i Giudici» &
gli ellecuto* niftra le bilancie..
li fecohri. Qucft^ fiip.ura ragioncuolmente fidóurcb-
S\ verte di bianco.perche il giudice deu'eflc- bc figurare btlliftìma perche quella che è in •,

it fenza macchia di proprio intercflc, ò d'altra^ Dio.èla.medc fima elTenza Ci^n elio ('; omc fan
|>airionc>che polla deffòrmarla G4uftiiia,il che no-beniftìmo facri Theologi) il quak e tutto
i

vien fatto tenendoli gli occhi bcndati.croè no- perfectione, 6^ vnità di bellezza ..
guardando cofà alcuna deTs quale s*àdopti Si vefte d'oro, per molliare conia nobiltà
f er giudice il fenfo nemico della ragion e del fuo metallo, e comi fuo fp'cndbic l'eccel-
Il fa{ciodivergheconlafcure»cca portato lenza, &
fublimità delia detti^ giuftuia
anticamente in Roma da littori innanzra' Co L^ coron a d'oro è per moftcaie ch'eli *hà pò
f©Ii,& al tribuno della Plebe, per mcftrai ,chc tenza fopra tutte le potenze delmondo »
]|«n fideuetimancce di càiligai'e»ouetichie- Le bilanciefignificano» che la giL^^uta di-
uina
. . . , . , .

Libro Secondo. ^47


uina dà regola à tutte le 4itioni> e ^a ip^<ia le La Vida fpauentcuole di quefta figura mo«
pene de' delinquenti . ftra,che fpauenteuole è ancora a' popoli quc-
La colomba moftra Io Spirito Santo "terza fta forte d Giuftitia, che non fa in qua Iche oc-
pcrfonadelh òanuflÌTuTiinità) vincolo & cafione in terpictarc leggiermente la legge.
d'amore tra Padre,& ri Figliuolo,per lo qua-
fi
Giuflitia mlle Medaglie d* Adriano » d'Anttm
D<uina giufticia fì communica a
le (pirico
tatti I
la

Prencipi del mondo .


nino Pto, &
d^^lejfandro »

Si fa la detta colomba bianca,eTÌrplcnden- DOnnaà federe con vn bracciol arce fcet-


tetperche fono quelle fià le qualità vifìbilij e tro in mano con l'altra tiene vna Patena*

nobiii^fìme. Siede fignificando la granirà conuenicnte i


Le treccie iparfe moftrano le gratie « che Sauijt ài. per queOoi Giudici hanno da fca«.

fccndono dalla bontà del Cielo fenza olFen- tcnriarefedeifto.


(ìone della DminagiUlticiai anzi fono ptoprij Lo fcettro fé leda per fegno di comandar^
effetti di cfTa
&goUernare il mondo
Rifgu arda come cofa banfail mondo, co- 11 bracciolare (ì piglia per la mifura,&Ìa pa«

me fogge ttoàlei,non eflendo niunacofaà lei tena>per elTerìa Giuftitia cofa diuina.
fuperiore
Si comprende anco per la fpada,e per le bi-
Gloria de Prencipi nella M edaglia^d'-Adriano»

lancie(toccando l'vno mftromento, la vita,& DOnnabelIi(Iìma,che habbia cinta la fró«

i'altto la rc43ba de gii huomim.^ con le quali ted'vn cerchio d*oro,contefto di diuer-
due cofe l'honore mondanofi foJIeua, &s'ab- fe gioie di grande fìima . 1 capelli farannotic-

1>;.(ra bene rpe(Io> che fono datile tolti» Sc-que- cinti» e biondi, fignificano i magnanimi, e

fta>equelI.ipctGiuftitfadiutfìa,fecondoi me- glotiofi penfieri , che occupano le menti de*

nti de gli haomftii,& conforme a* feueciffìmi prencipi, nell'opere de* quali fcromarocntc
giudici) di Dio. tifplende la glotia loro .

Ciuflitia retta, the mn fi pieghi per ami' Terrà con la finìftra mano vna Piratnide» la
tttta,n€ per -odio, quale fignifica lachiara»& alta Glotia de' Preti
cipi,che con magnificenza fanno fabriche foti
DOnnà con fpada coronata nel
mezzodì corona reg*le>& con labilan-
li aita
taofe, e gran di» con equali fi moftra elTa glo-
1

ribda vna banda le faràvn cane fìgnificaii- tia» e Martiale-, benché ad altro propofito par*

xlo deir^micitiak òcdalPalrta vna ferpe pofta landò» dille.


per l'odio. Pyramidum ftleM mivtibulà Memphis
É»rì>arà
La fpada aItanota>chela giuftitia non fì de- Etàfua imitatione il diurno Ariofto.
lle piegare ad alcuna banda, né per amfcitia 'TAcei»^t*»lunqHe le mirabU fette
ne per odio di qual fi voglia perfona, & al- td'i ti dettnoneh tn tanta fama mette .

metteUano lè Pi-
l'ho ra è iodeaoie» & Et fimilmente
mantenimento dell'im- gli antichi

perio. ràmidi per timbolo della GlorÌ3>che però s'al*


Per le b:lancic ne fctuirà quanto per dichia*^ idronoie gràdi,& magnifiche Piràmidrdell'-
Plinio nel \u^6.c,ti»
tallone habbiamo detto neila quatta Beati- Egitto,delle quali fctiue
che per farne vna fola ftettero trecento fcllan-
indine.
figoroptGittjiitia ta millà petfone veni'anni. Cofc veraméie de- .
, r \

VNo
gono
Schelc tto, come quelli che fi di'pin-
per là morte in vn manto bianco,
gne:mà di più ftima,& di maggior gloria fono
quelle.che hanno riguardo aìl'hotic}: ci ljìo%
che locuopraìn modo»che il vifo, le mani, & com'è il fabricar Tempi), Altari, Collegi) pec
i piedi (ì vedano con la fpada ignuda, con & inftiurtione de'giou^.ni, così nelle buone attiii
le bilancie al modo détto . E quefta figura di- come nella Religione. Di che habbiamo ma-
moftra, che il giudice rigorcfonon perdona nifefto cflcmpio nelle Fabriche della buona
ad alcuno fottoqualfi voglia ptetèfto di fcu- memoria dell'Iliuftufs.Sig. Cardinal Saluià-
fe, che po(ranoal!egerirlapena,comelamor ti,che ha edificato in Roma il beliiffimo TcrA
te, che ne ad età» ne à fedo ne à qualità di per- ^iodi S.Giacc'mo de gl'lncui abili, 6t nel me*-
fone ha riguaido per date éllccutione ai debi- defimo luogo amp^,&: hobiliffimi edifici) ptC
«ofua<>p commodo de gPinfcimi,e loro mmii^rioEt peC
Q^ 4 noti
^48 . Iconologia
GLORIA DE* PRENCIPI, NELLA MEDAGLIA D'ADRIANO.
reibuomini. Onde bora da mol-
te parti viconcorre gran gente ad
habitare» tirata ancora dalla bcni-
gnità,6c disila incorr* tra giuftiua>&i
dalla fua vcrspieià Chntlianafem-
preriuolta al fouucnimcnto de'bi-
fognofi . Ha non pure nel fuo tefta-

mento ordinato» che delle fue prò*


prie facol:à nò folo (ì faccia de' fon-
da menti v n'Ho fpc da le perlepoH»'
re, e bifognofe donne in San Roc-
co, accioche frano nelle loro infer-
mità gouernate di rutto quel, che
faccia lor bifogno: ma ha ancora la^
fciatojche nel fuo Caftelio di Giu-
liano fìano ogni anno maritate alca
re pouere Citelle» hauédo aflegna-
to perciò tanti luoghi di monti noti
vacabili Haueua anco cominciato
.

da' fondamenti con belliffima ar-


chitettura la Cbiefa di S. Macia ia
Acquico, ^Thaurebbe condotta à
fìne con quella prontezza, zelo»&
che foleua l'opere dedicate al fctui-
ma quafi nel co-
tio,e culto d'Iddio^
minciare detto Edifitio citato chia-
nò edere flato in fna Signoria Illuftcifllma al- mato à miglior vita,lafciando fuo Herede TU»
tro fine, che di fare opere lodeuoli,e virtuofe» lufìriffimo
Signor Lorenzo Saluiati, Signore
ciTendo egli ftaco Protettore de gl'Orfani» ha non me«o herede delle facukà, che del prc-
di detti Òrfani iuftituito vn nabil Collegio tiofo, e liberale animo di cflo Cardinale» che
dalfuo nome detto Saluiat05& co gtàdillìma però con grandiflìma prontezza ha drfpòfto
liberalità dotatolo dapotcrui mantenere mol- di finite à fua fpcfa la detta Ghicfa,moftrando
tigiouani Orfani dibell'ingegno,cheperpo- la fua gratitudmeveifo la memoria del defon-
uertànòn poteiiano oprarlo» oues'infìruifco- to» &la fua Chriftiana pietà m
nólafciate ina-
no da ottimi Precettori nell'humane lettere, perfetta sì fant'opera.Macon qucftaoccafio-,
& nella Religione . Ha fatto ancora vna ma- jie non deuo tralafciarc le lodi di tanto gene-
gnifica Cappella dedicata alla Beata Vergine rofo Cardinale dette da più felici penne della
nella Cbiefa di S.Gregorio di Roma amplian- «*'ia, che fono le fottofcrite,
do le fcale del Tempio» & fattogli auanti vna
TyrAtnidem 4eKtràlollens aàfydera pAÌmn
fpatiofa piazza per c-ómodiià del Popolo, che
§luAmuHet fuìgens Ca/atìs Arenitet f
& grandifì'ìmo numero vi concorre ne giorni
i
<jìorta^u& B.egum tott}tnend»t nomina fam^
delle Stationi,& altri Tempi in detta Cbiefa,
§lui mcies c&fis has ftatuett iugìs .

oltre altri edifitij da fua Signoria IlluftrilTima 2t quid Saluiati pct'HS non fujlimt ifla
fatti per ornamento della Città» de habitatio- ijymnaJiAy ho^hia, meeniat tempU, lares f
ne della fua famiglia, come il nuono palazzo» ììut?ian& non &c stquat vis pondera Uudts»
l.

che fi vede nella piazza dell'Arco di Camiglia Diuina in Cale gloria fila manti .

no, & nel fuo Caflello di Giuliano nel


l'altro
Pyrejmdis VhaÙA tr.clks operofa Puelh
Latio, doue non meno appare la magnificeza Cut fé fublitnem tolUt ad apra ìmnr.u ì
diquedo Principe in hauer cinta quella Terra Gloria fic pivgi vclt:it, quo. vertice Ctelunt
ói if)uraglie, &i refaJa ficura d^li'incurfioni di Ccnmgens magno ^arfa Mere venite
. . , .
. . .

Libro Secóndo • 349


§^MdrMto Intere ^
tenuafam ettfiide acuta ^0» tamen hàt forfan tnaiori rolere dtgna
Byramidem Vifg" fert generofa taanu vana tninu-
Sufiinet imbeì/t gloria
Sic fi enfino eela'iiujfttin Are T^Oìfte manu Phartam gejlas quam ChrìA mohpt

Glori», q^ti Regum nomina dar* vigent Et lege Saluiati quAlibet a£ia Patris ,

iJempe operum Aternam fama monumenta merentur Siue placet eJfa furgens tefìudine Templum
§Iha decerant rtpas vndicf^ NiU tuas, FlaminiA cernis quod regione yÌA^
Illa t4m'-n PharijS humana fuperòia fuafit Aut AgtA turbi laxas quas condidtt Aedet
Solit ^ indigno ftcif honore coli Aut gratti Aohio tf£l» dicata Chcro
Quanto tgifur melius fulàret dexte^a vere Siue vbi Romuleus fiedauit Equiria fangu'tt
G^MA Salutate Dee tu monumenta loeas f yirgmis &there& nobiUs Ara placet
Stu qtiits in campo cafia das yirgints Aede, Tonderibus nimium Jttantis dextrA grauatuf
Seu ^uod FtamintA fiat ragione vìa Fette geres patriosquosnouatitle lares
Sinelares media largente s Vrbe fuptrbos ^id ficinda nouis dentur voterà cppida mUfH^
Siue precul murìs cppida cincia nouis Non indigna tuajtnt monumenta manu,
^ddeetiam hoj}>itijs jedei magna Atria Vulgi$ §luicquid Saluiati fumes illujl*ius ifio
Adde ^ Pieno teSia dicata Choro Impofuit faxo, quodtibi Cafar» erit

R I A.
Gloria .
DOnnajCon vna Corona d'oro
Snella delira ma»(»
in capO}
con vna tromba. •
La Gloria, come dice Cicerone^c
vna fama di molti} & fegnalati be-
nefitij fatti a'fuoi.à gli amici,alla Pa-
tria) & ad ogni fotte di pecfone
Et fi dipinge cóla tromba in ma-
no» perche con ella fi publicano à
popoli i defiderij de' Principi
La corona e inditio del premio,
che merita ciafcun huomo famofo»
&lafignoria9che ha il benefattore
fopra di coloro, che hanno da lui ri-
ceuuti benefirij,rimanendo cffi con
obligo di rendete in qualche modo
il guiderdone.
Gloria,
DOnna vefìita d'oro,tutta rifplc-
dente, nella finiftra con vii
Cornucopia, & nella dcfìra con V'-
Ha figuretta d'oroj che rapprefcntì
iavcrjrà.

Gloria, & honore .

DOnna,che mofìra le niàiTjelle,& le brac-


cia ignude, nella defira mano tiene vna
DOnncorone
riccamente
te
a tenga mol
& ghirlanda mano»
d'oro.
vefìii3,che
in
figuretta luccintamenie veftita» quale in v-
la come premio di molte attioni virtuofe
na mano porta vna ghirland-a,& nell'altra v-
Gloria
na palma nella finiftra poi delia Gloria farà v-
BaSfera, co* fegni del Zodiaco. Et inquefti DOnna,checon ladcftra mano tiene vn'-
quattro modi fi vede in molte moneicdc altre Angioletto,& fotto al pie dcftro vn cor-
memorie de gli ancichi. nucopia pieno di fiondi, fiori, Sfrutti

GOLA*
.

•*5» Iconologia
^ o L a;

Gota.
DOnna a federe fopra vn Porco»
perche i porci, come racconta
Pietio Valeriane lib.p. de fuoi Ge- i

roglifici, fono infinitamente golofi.


Ncl'a finiftra mano tiene vna Fo-
lica Vccello fimilmentc golofo, e
cori la deftra s'appoggia fopra dVno
Struzzo, del quale cofi dicel'Aicia-
to.
£« Struzzo fetalra à quei cht mai nm
tace»
jqe con la GoU in AÌeun tempo hm paet,

GOVERNO DELLA B.EFVELICA.

D Onnafimile à Minerua, nella


deftra mano tiene vn ramo d'-
0I1UO7COÌ braccio finii^ro vno feudo»
& nella medefima mano vn dardo»
^ con vn mortone in capo.
Il portamento fimile à quello dì

Minerua ci dimoflra, chelafapiéza


^ il principio del buon reggimento ,
Il Morione^che la Repubiica,de>

tie edere fortificata % & licura dalla


forza di iuora.
Oniia veftita del color della rugginccol L'oliuo,& il dardo fignificano» che la gucr-
I

, ' colio lungo, come iagrue/&


li ventre i:a,& la paceibno beni della Republica,Ì'vna»
«dai gtande. perche dà efperienza valore,& ardire > l'altra,
LaGdla.ieccHido che narra S.Tomafo i.i, perche fomminiftra l'oticsper mezzo del qua-
<iueft.i48.art."i.è vn dffordinato apperito del- le ac<iuifì)amo fcientia> &
prudenza nei go-
le cafe.cbc alguftos'appatt^gonoi &
fi dipin- ucrnarc,&: fi dà l'olmo nella mano defìra,per»
te-col collo cc'fi lungo, per la memoria di Fi- che la pace è più degna della gueira.come fuo
ìofftcneEtictnio, tanto golofo,chc defideraua fìne>& e gran parte della publica felicità •
d'hauere il còllo fimile allagrue, perpiij lun»
gamente godere del cibo» racntte fc«ndeua
GRAMMATICA.
nel ventre DOnna che nella dtftta mano tiene vn
/La grandczza,& grcflezzt del ventre fi rife- breue,fcritto in lettere latineje quali di-
tifcc all'effetto d^efTa Gola, ^
golofo fi dice cono Fox: litterata . O" amculata, debite mod^
xhihàptìftoil fommo bene nel ventre, <& lo pronunciatat & ne'laliniitra vnu sfera, & dalie
vuota per empirlo, &
l'empie per votarlo coi msmmcileverferà molto latte. . .

line della giotcornias OC dei piacere dei man- llbrcue Topradetto dichiarai &: difinifctl*-

^iare. efleie dclIaGcammatica.


L'habitodel color fopradetto, all'ignobiltà La sferza dimoftr3,ciie come principio s'in-
dell'animo vinto» &
foggiogato da qucfto fcgna più volte tdoprandofi il
•* fanciulli Je

t)iuttoVÌtio,&rpogli2to di virtù, come la& cafi:igo, ciye h difponeA li tende capaci di di-
ttigginc diuora il ferro onde nafcc , cesi il fciplina*
,;goloib diuora le fue foftanze,& ricchezzcpei: Il latre,chcgl*cfce dalle mammelle, figni-

it»ezxo delieqaali fi é:^ a siuttico* 6c alléuato^o fica,che la dolcezza della fcienza cfcc daipct"
co> & dalie vifcete della Grammatica.
Gram*
. . .. .

Libto Seconda. 2fr


GrAmtftatiea» G R A T V t N Av
1 A D I

DOnna» che nella dvft' a tiMno- tiene


con la fitiiftra va vafo».
lafpa di fcno, &c
che rp?rgc acqua Copra vna tenera pianta,-
vna-
O Orina beila, & ridente con la faccia
uoltaverfo il Cielo,doue fiale Spirito
Santo in forma di colomba, come ordinaria-
ri*-

G: amniatica è prima tra le fette^^rtl libera- mente fi dipinge. Nella deftra mano teni»a vn
li» ài chiaoiifi regola, Sragione del parlare a- ramo d'òhuo con.vn libro, & con la rinii\ta
petto, &:corrctra. vna tazza
La rafpadimnttr3,che la Grammatica de» Guarda il Cielo, perche la Grafia non vienr
ÙZi 6c allotrigl.i gl'intelìeuì fénon da Dio, il quale per manifeftatione (i
Et il vaio dell'acqua è india'o,che con e(Ta (ì diceellet in Cielo, la qual gratia per cófeguice
fanno crefcere le piare ancor rencrelle de gì*- douiamoconucrtirciàlu!,& dimandargli con
ingegni nuoui al Mondo-pctche diano a'fuoi turto il cuore perdono delle noftregtaui col-
tempi frutti di dotrrina,& Hi Qpete>come l'ac- pei peròdide t Conuertimini admei& ego con»-
qua fa crefcere k piante ftelTe untar advos,.
Si dipinge lo Spirito Santo per attribuirfi
GRANDEZZA, E ROBV STERZA D'ANIMO.
meritamente da Sacri Theologià lui l'infa- i

VN giouane ardito, che tenga la dertra fionedella diuin.i graria ne' petti noftri, & pe-
mano Copra il capo d'vn fetociffìmo ròiicefi^che la gratia è vn ben proprio di Dio».
Leone il quale ftiain atto fiero» eia fmiftra che fi diffonde in tuttelecreatuie perpropria
roano al fianco.. liberalità di edo Iddio, ^fenza alcun merito-
Si dipinge in quella gui(a> perciochegli E- di quelle.
gittijhaueuano chiaramente comprefo,niuno Ilramodi OIiuo pace »^che iti'
fignifica là
altro animale di quattro piedi hmcr maggior virtù della Gratia peccatore riconciliatoli
il

jmimo del Leone:& per niuna proprietà natu- con Iddio fente nell'anima,
lale èftimatoil Leone piiidegno di maiaui- '
Eataziaancoradenctalagratiajfecondoit
glia,che per la grandezza dell'animo fuo, nel- de ito del Profera .Caltx-meus inebrians quam
laqu<ile egiiè molto eccellenre » efponendolì pr^claritsefì.
ad impreìè magnanime, e genero(e,e non per Vi fi potranno fcriuere quelle parole,B/^//f»-
akra cagione dillero molti eflereftato il Leo &weùriammi.. Perchechièin gratia diDio»
ne figurato nel Cielo, fé non perche il Sole feropreftà ebrio delle dolcezze dell'amor fuo,
quando palla per quel fegnojè più che mai ga- perciò che queftaimbriachez^a è si gaghar-
gkardor e robuilo da, &
potente, che fa fcordai Id fete delle cofe

G R A T I A.
mondane,& fenza alcun difturbodàpeifetta-,
& compita fatierà.
Glcmnetta ridente, e bella di vaghilTìmo
habiro veftita»^ coronata di diafpii, pie-
.

G R A T I A D I DIO:
tre pictiofce nelle mani tenga in atto di git-
tae piaccuol mente rofe<li molti colort,fenza "T TNA belliffìraa e gratiofa giouanetta.
fpine, haueràyl collo vnvezzodi perle.. ^ \ ignuda»conbelliflSma,&vaga acson-
I! diafpro fi pone per là gratia, conforme à- ciatura di capo . Li capelli faranno biondi, &
quello* che linaturali dicono, cicc, che por- ricciuri, &
faranno circondati da vn grande
tando(i;adoflb il (diafpro fi acquiftalagratia de fplendore, terrà con ambe le mani vn corno
glihuominio. di douitia»che gli coprirà d'auanci-,acciiy che-
Quefto medefimo fignifica la tofa fenza fpi non moftri le parti meno honefte, econ eflò
nc,6c le rifplendono>& piaccio-
perle,le quali verferà diuerfe cofe per Tvfo humano sì Ec-
no,petfingulàre<&.occulto:dòno<iellanatu* tiefiaftiche, come anco d'altra forte, &
nel
ra, come la grara> cbeèneglt huomini vna Cielo, fia va raggio, ii qual rifponda fino à.
certa venuftà particolare s-che.muoue, e ra- terrao- ^
pifce gl'animi all'amore^ genera occulca- & G r a t l E
mente obligo, e beneuolenza
Re fanciallette copertedi fottiliflìmo veÀ.
lojCoito il quale apparircanojgnudcicofi»
.

2$2 Iconologia
G R A T I A DI DIO/
bito, & non poner mente al i>eneli«
tio fatto: Onde l'Orator Greco in fuo
linguaggio, difie nell'oraiionc. De
Coronai Equidcm cenfeo eum>qtti be-
nefìciunt acceyitt oportere omni tempore
mcffiiniffceum autemi qui dedit-, conti*
nm obliuifci: ad imiiatione del quale
rOratot Latino an ch'egli dille . Mc"
tnimjje debet is, xn quem coUatum e(l
beneficium,non commemorare qui co»-
tnlit: perche \n vero brutta cofa è rin-
facciate il beneficio , dice Io fteffo
Cicerone .

Odiofum hcminum genus cfficta exptOm


bjtmtium .

Sono Vergini, e nude» perche la


Gratia deueelTetefincera,fenzafrau-
de,inganno,& fperanza di remune-
ratione, Sono, abbracciate, Sc con»
nefse tra loro, perche vn beneficio
partoriCce l'altro, &
perche gli ami-
ci deuono continuare in fatfi le Gra-
tie &c perciò Crifippo affimigliaua
:

quelli, che danno, éc riceuono il be-


neficioi à qucUi che giuocano alla
pulla,che fanno a gara, à chi fé la può
le figurarono gli amichi Gtet i> perche le Gra più volte mandare y & rimandare l'vno al-
tie tanto fono più beile , 6c fi fliniano q,uanco l'altro.
più fonofpogli-ate d'iorcrefìTi, iquali fminuifco Sonogiouani perche non deue mai manca-
no in gran parte in edc la decenza, e la purità; re la giatirudine,nè perire la memoria della
però gli Antichi figiirauana in. effei'amicitia Gratia; ma perpetuamente fiorire, & viuere .

verajcome fi vede al Tuo luogo. Et appredo Se- Sono allegre, perche tali dobbiamo efsere
nccaile benefìciji lib, i.cap.5. vien dichiarata così nel dare, come nel ficeuereil beneficio.
la detta figura delle tre Gratiejcome anco noi Quindi èjche U
prima chiamafi Agha dall'al-
nella figura dsIl'Amicirig. legrezza, la feconda Thalia dalla vuidità, la
Gratie terza Eufrofina dalla dilettationc ..

ALrre, & varie figure delle Gratie fi reca-


GRATI TVDl NE.
no da molti Autori» ma io non ne dirò
altro, haucndone trattato difflifamente ilGi-
taldi Sintammare 14. & da lui Vincenzo Cat-
DOnna che in mano tengavna
ò
Cicogna,
faua, Oro A-
&c vn ramo di lupini, di
tato, dico bene» che fé ne veggono naco fcol- poiline dice, che quefto animale più d'ogn'al-
pitc in marmo in più luoghi di Roma lette tro riflora i fu'^i genitori in vecchiezza, in &
Gratie gicuani , al!ep;re, nude, & abbracciate quel luogo medefimo.oue da efiìè ftato nu^
tra di loro, vna ha la faccia volta in là da ban- trito,apparecchia loioil nido, gli fpoglia del-
da due dalla dcflra guardi.no
finiftra, l'altre le penne inutili, e dà loro mangiate fino, che
verfo noi; quefte due fignificancche quel che fiano nate le buone, & che da fé fteffi pofsano
riccuevna gratia, ò benetìtiodeuc procurare t-rouarc il cibo, peto gli Egitti) otnauano gli
di tendere al fuo benefattore diiplicata gra- f:ertri con quelto animale, e lorcneo^no in
fia, ricordnndofene Tempre: Quella fola fign i- molta confideratione,fcriue Plinio nel lib.iS.
Sc3i che colui» che h fasdeuc fcodaifcne fu- «Lcap.i4.checQraeil lupino, e la faua mgraf-
Cino
. . .

Libro Secondo* «?^


fano il cawpo, doue fono crefciute, cofi noi rezza, vanità» buffonericiò corefimilijequfili
per debiro di Giatitadine dobbiamo fccnpre non fono atte à titniioucre la feuetiià della
duplicate la buona /prtun^aà cjuf 111» jch« à noi ftòntè, ò dàt cuore ) cohìe alle cofe gfaui per
la (Hcgliormo. '
''
\. • ^< alcuno accidcate non fi può Icuar quella na-

Si potrà fare ancora à canto àxj^efta^ figura luraall'inciihattone/chcle fa andare al Iuog«


'

vn'Eiefante. il quale da PiftrioVa'erùnonel conueoicntc.


l.lib.v/icn porto per la gtalitu Jine,&' cortefia: Grauità deltoratìofte
Bi Elianjfciue d'vnIEIcOnte.cbe. heb^e ani- Vedi à Fermezza» e grauità deil'pratione •

mo d'entrare àcombatcere pervn fuo Padro-


ne, ilqu ile eflendp fin il.nen te dafla fdrzi de Z A.
trinin:ìicifaperato,& morto, coni» fu? prò-
ofcide lo prefe,& lo portò alla fuaftaBa.rao- Dolina cqrpulenca, con la deftra mano
fttandone gtandiffii^io C3rdoglio»& acnatitu- tenga vn ramo d'oliuo, che habbia Colo
i frutti fenza fronde, nella (ìniflra tenga vn

granchio marino, il quale è foggerò molto al«


Donna veftita nobilmente di porpora,con la gra(Iezza,quando la Lun acrefce> ò p jer par»
.
yna,fcritiura figiltata ai collo infìno al ticolar difpofìtione tirata dalle qualità della
pci^o pendehtej.nelracconciaruradel capo fa- Luna, onero, perche quando edà- è pi ena , &
ta, voa Colonna con vna picciola ftatueta fo- luminofa, gli dà commodità di proc^acciiarfi
pras&'Iavefte tutta afperfa d'occhi di pauo- più facilmente il cibo.
ne, con vna lucerna accefa fatta fecondo i'v- L'oliuo è il vero Geroglifico della GcalTezza,
fanza degU antichi nella dcflca mano; non folo tra i Pocti,&Hiftorici,ma anco nelle
La porpora è veflirticnto commune?^ que- facce lettere,come in più luoghi fi può vedere,
fìa, &
fi, ,ii»i ^^„^4^^ àX qualità
airhonore/cótne ^.i«i;»i -^/T-^u >j,«^_
regalf,6c no- & l'Epiteto proprio dell' oliuo, è l'elTer graffo
biliffìme. '

G V A B. D I A.
11 breue è autécico fegno Ai nobiltà,!» qua-
lche vera nudrice di gtauità,d'akerezzaidi glo- DOnna armata, con vna grue per cimiero^
ria» & di faufto. .
u, ,
nella mano deftr^ con la fpada, 6c nella
La colonna s'acconcierà in capo per le raa- finiflra con vna faceìla accefa, de con vnpa-
fcherateà piedi, òàcauallo', ma per flatuadi paro, onero vn'ocha, che le flia appreffo.

fcoltura»ò pittura fi potrà fare à canto,& che Lafacella con la gttie fignifìca vigilanza^
cpl braccio finifttoJi pofi fopra d'ella per nje- per le ragioni,che fi fono dcrre altroue in firoil
xporià delle glotiofe attiooi, che fomentano la propofitol'ifleflb lignifica l'ocha, la quale do-
grauità dici volte fi fueglia jn tutta la notte,datcbc ere
Gii occhi di pallone fono per fegno, che la dono alcuni, che fi prédsde la mifura dell'ho*
Grauità fpmrainiftrapothpa,e nafce con l'am- re, con le quali mifuriamo il tempo, nello fue-
pitione. gliarfi quello animale fa molto ftrepiro con la
Lalucernatfimoflra,che gli huomini gra- voce, &t8le, che narra Tito Liuio, chei fol-
ni, fono la lucerna della plebe» del volgo. & dati Romani, dormendo nella guardia di Cà*
Grauità neW fjHomo, y
' '

pidoglio furono fuegliati per beneficio fulo


DOnnain habito di Mattona, tenga con d'vn papero, &cofi prohibirono a' Francefi
ambe le mani vn gran fatlo legaioA' fo- l'entrata : Quefti due ammali adunque dino-
fpefo ad vna corda* tano, che la vigilanza, e la fedeltà fono necef-
L'habito di Matrona moftra, che allo flato farijfTìme alla guarda, accompagnate con la
dell'età matura fi conuiene più la Grauità,che forza da refiftete j il che fi raoftia nell'arma-
à gli altri,perche più fi conofce in effo Thono- dura,e nella fpada.
t£,econ maggiore anfictà fi procura con la , G V E R R A . ^

jQrauità, e temperanza de* coÀumi DOnna armata di corazza, elmo, & fpada
Il fallo moflra> che la Grauità ne' coflumi con le chiome fparfe, & infanguinate,
4ell'huomo fi dice fimilitudine della Grauità come faranno ancora ambedue le mani, fora-

pe* corpi pcfanti, &


è quel decoro, che egli sa to all'armatura, haueràvna tranci fina rofla,
icnerc nelle Tue attieni fenza piegare à legge- per rapprefentare riia,& ilfuroie,(laiàladet-
^ ta
. . . . .

Iconologia
ZZA.
•r»^Uit À ttri» fnmmHm trttiis tné
eircam
£ff vh'men patut p»rH*eoUtmnm metà.
Hine filet lnjìm mstm belit prdnttMiié
muti
J» Regtm, éf gentem eum fUett 4^- \

mm tapi.

Tiene poi ncUi fìniftra roano vna


far ella accefa * fecondo il detto di '

Silto Italico

SeuMt l**eeep Pe^, *V bUni* crint


spar/ò dt moto fangut.t tÀ fctrttnéb
La gran BsIUns ptr l*mrm»tt fyundp^
6 ùlcfiano ancora gli Antichi J^k
nache jfufTero trouate le trombe»
quando erano per izxt baicaglia.»
nandate innanzi à gl'eHerciti ati^v*^
n! con face accefein mano» le quali
fì giitaiiano córro dalIVna parte» &
dall'altra* &
cominciauano dfipoìU
battaglia col ferro.

G Y B H t. A.

DOnna armata» che per cimiero


vn Pico* nella mano de«
porti
(pada ignuda.
(tra la nella (ìnidra &
ta fi^jUia (opra vn cau armata^nelia clcftia
«ilo lo icucio,con vna te(ìa di lupo dipinta nel me«
mano tenendo vn'haHa in atto di lancia[Ia,& zo d'eda
-tieI!afinifìtavnafaceIIaaccefa,con vna Co- Gtterrd,
lonna apprefib.
Rapprefcnuf] queda Donna col causilo ar-
mato* fecondo l'antico ccftume Egiitio> & la
D Onnafpauentcuole in vifta*& armata co
vna face accefa io mano in atto di cami-
nare* hauerà apprefTo di fc molti vafì d'oro*
più moderna autrorità di Virgìliot che dice e d'argento, e gemme gittate confiifamente
Selh mrmmmr $quit M/um é»e» »rm*»ts mi- per terra, ftà le quali fia vn'imagine di Pluto»
nantur. Dio delle ricchezze tutta rotta» per dimoftrao
cioè i cauaili s'armano perla guerra,& minac- re^che la (juena d)flìpa,ruina> & cófuma tue-
ciano guerra te le ricchezze non purc.doue «Ita fì fcrmaiinà
Leggefitche già innanzi al tempo ài Bello- doue ramina, & trafcorre
na fu vna Colonna non molto grande,
certa nvin* ci<^».a t«k. »v»t un^^.r '

la quale i Romani cniamauano Colonna bel-


lica» perche deliberato» che haueuano di fare T^ Onna nel nx>do, che la virtù fuo luogo al
alcuna guerra^à quella andaual'vno de* Có(b- ^^ habbiamo defcritta» con vno feudo al
li dapoijchc haueua aperto il Tempio di Già- braccio, nel quale fiano fcnlpiti li due Tempi)
no,& quindi lanciauavn'bafta»verfo la patte» di M. Marcello, Tvno deli'Honore, Oc l'altro
oueerail Popolo nemico» &
intendeuafì che della Virtù»' fìeda detta Dcnnafotto vnaquer
aìrhorafofìe gridata» &publicata Iaguerra»& eia» con ladefìramano in atto leuata moftri
perciò quefìa 6gura tiene nella dcftra mano alcune corone miltrari, con fccttti» irfegné
f'hafìa in alto di lanciarla predò alla Colonna Innpcnali, Capelli, Mitre» &
ornamentt^^ altri
f^pradetta* OndefoptadiciòOuidione^Fa* <li digniià,che faranno pofti fopra i rami dc^

fìidide» ^ctto albero» oue fiavnbreac coti il mot


to:

i
, . .

'Libro Secondo. ^55


IO e Hineùmniétt & (òpracapo dell'imagi-
il re tutti gli honorij & le dignità monciane,cor>
Bt vi (ara vn*aItio motto» che dica, Jde la fcorta,& guida delle virtù,il che infegn ano
^uce ^
ìdueTempi^miflicamcnic da Marco MarceU
^ Il tutto dimoftferà.cbe da Gioue datore del- lo fabricati» perche l'vno dedicato ali'Honore
le gratie, al <^}a le è dedicato queft'albero , ò noD haacua l'entrata) fé non per quello di ella
per dir bene dall'ifteflo Dio fi potranno haue- Yirrù

HE R E S I A.
delia bellezza, & della luce chiarii^
fìtna della Fcdc^& della verità Chri
(liana>per lo cui mancaivéto l'huo-
moè più brutto dell'ifteflo Demo-
nio.
Spira per la bocca fiamma aHìi*
micata>per (ìgnificare l'empie per-
fuafìoni,& l'a^etto prauo di confu*
mate ogni cofai che à hi é contra*
ria.
Icrinifparfì>& irti fono i tei pen*
/ieri, i quali fono fempte jpconti iti

fuadifefa.
Il corpo quafì nudo, come dice-
mo* ne dimoftrachcella è nuda dt
ogni viitìj »

Le mammelle afciutce > & adai'


pendenti dimoftrano aridità di vi-
gore» ùnza il quale non fi podona
nutrire opercchcfiano degne di vi»
ta eterna*
11 libro fttcchiufo con le ferpi fi-
gnifica la Tatù dottrina» lefen- &
cenze più ncciue* abomine- &
uoli y che i più velenofi. ferpen-
ti.

VNa vecchi» eiknuta di fpaucntcuole a-


fpetto» getterà per \i boccali af» mma
lltp^rgerc le ferpi denota l'effetto difemi«
nate f^Jfe opinioni..
fumicata, hauerà i crini djfordinata.métc (par-
fi» &
irti, il petto fcopettb, come quafi tutto il
H I D IL O G R A E I A»
refto del corpo, le mamroeiìe afciutte, e aflai
pendenti» terrà eoa la fìniftra mano vn libro DOntia vecchia vcftira di colore dell'ar-
fucthiufo,dondc appaifccno vfcite fuora fer- gento il coropoftodel qvralie immiti l'-
pcnri,i& c€>n ta deftra m^na mofìri di fpargcr- onde del mare, che fopra del capovr fiano
nc varie (orti.. molte ftelle,che coala de(lra.maoo.tcnghi I*
L'Hercfia^ fecondo San Tomaio (opra il li> carta da nau'garc, & vn compaflo, con la &
bro quarto delle fcntcnze, &
altri Dottori è. fimflra vna Naue, &
per terra vi fia. vna Buf?
errore dcU'Intellétro, alqudiela volbnràcfti- fola.
natamentesdhérifceintotnoà quello, che fi Sirapprefénta vecchia per là ragione détta
deue credete, fecondo la £anta.Chiefa CaitO' nella figura della Geografia, il colore il co» &
iica Romana .. pofto del veOimentn,,fignifica l'acqua, if &
Sì fa vecchia, per denotare l'vltihio gradò* tnctadi eda^dclla quale fi dimoftra con l'ope-
di peruerfìtà^inucierata da'i'Heretico tatione dici fùggctto che rapprcfentiamo,iI.
£ di fpauencejnole afpetto , per elfere priua quale confifte nel pigliare tutti i termini de
mari
.

2$6 ìcdnòiògfa
H R O R A.

co alla vede di e0ai & con vn Cigno vi-


cino. t
'

Quello, che dide Ghtifto Signor Noi


Uroin San Matteo al cap.z^. baila pti
rintell)genzà -dì queQa imagine j pec-
che vftlcndo impcoiAcrarp .a .gli ^gxif
bi, 5c Fatifei la loro Hippocrefia'difr
fé $;hc ciano che fono
firaiiia* fcpolcri,
béllldi fuori, &di
dentro pieni diodi
d'buòroiiìimocti^& eli puzza Adunqv)ai j

Hippocrcfia non firà altro, ch^Vna &ii»


tion^^^rbòrità,-^ faotità À quei^vche
foriomaligni, 6c fceletati però fi dipiH^
-,

gie dòntia leprofa,veftita<li habito-bian-

Cpt perche il coloc della vefte fignifìca


l'habito virtuofot che aoilicioiamence
pciiopre la lepce dei peccato, che (là la*
ciicgto ti^la carnctC neiranima.
Là Càhna verde» è (imbolo (come di*
. ce ÌH[ettt^re Pint0;ncl cap.40.d1 Ezechiel
le Prì>feta)deirHippoctefia,perche na-
. fcendo con abbondanza di foglie* drit-
ta} & bella non fa pof frutto alcuno, fé.
&
non piuma» dentro è vacua» piena &
(ancora dice il me-
di vento. DcU'irtcflò
I
i defimoAuttore})dareinditioilCignojil
mari per ogni confino di Proumcie, defcriué- quale ha lepenne candide, &
la carne nera,
dofi per Hidrogtafia» vocabolo che derma dal II lupo^ che fi moftra fotto aita vcOe di pelle

vafo detto hidria,& grafia cioè difiegno di lUt diuerfa dalla fua, è tanto chiaro per le parole
tó il compofto dell'acqua 8c detta Hfdrog'ra*
-, ói Chrifto nell'Euangelio, che non ci bifogna
iìa viene regolata, &
dcfcritta mediate la buf-
fola nauigatoria.nellaquale per mezzo della
calamita fi dimo fira con 1 fuoi venti il ficuro
dirne altro
*''
HIPFOCRESIA.
..

viaggio ritrouato da i moderni con l'occafio-


né dèlia carta del nauigare con il Tuo compaf- DOnna magra. Se pallida, vcftita d'habii>r.
fo, nella qual carta dimoftra tatti li venti de- mezza lana di color beretino, rot-
to di
fcritt^f condogli antichi aurori> li quali fenza ta in molti luoghi, con latefta china verfo la
Topcratione della calaoiira nò conofciuca da fpalla finiftra, hauerà in capo vn velo, che le
loro C} goucrnau^no mediante le ftelle, come CMopraquófi tutta la fronte j terrà con la fini-
fa mcntione Polidoro VirgiUo dicendo chei ttra mano vna gro(?a,t& lunga corona, & vn'-
Fenici fumo quelli chctrouorno Kcfferuatio- ofiitiolo, Se con la deflra mano»con il braccio
ne delle fìclle nei naurgarcfle perle torri a' liti fcoperto porgerà in atro publfco vna moneta
delmatej i fuochi che m effe torri poneuano . ad vn pouero, hauerà le gambe» Se li piedi fi-
mileallupo.
IP P O e R E S A
H- I
Hippocrcfia fecondo S.Tomafo fecunda
DOnna con faccia, &c mani Icprofc,veftita fecundx, quxH.j.artic.i. «vitio che induce
di pelle di pecora bianca,con vna canna l'huomoàlimulare,& fingere quel che, n' ^r
verde in mano, laquale habbia Icfue foghe, è io actii parofe, & opere eflcrioii, come ani"
penacchio: I piedi medefimamenre faran-
<3<
bitione vana di eileré tenuto buono, efièndo
09 lrprofi,& nudJ,con vii lupojchecfoa drfot- tri(b«»
Magra
. ) .

Libro Seconcfo* aj7


H P O ^ C R E I A.

te, come ne fa fede S. Matteo a! 16.


cofi dicendo. Cum ergo facis elee wo^
fynam noli tuba e anere ante te, ftcut
Hypocrttéi faciunt, in Jynagagisy& in
vicis, vt hottorificentHr ab hominibuf,

&c. ;.

Le gambe, & i piedi limili al lupo


fignilìcan©, come dice S.Matteo 7.
che gl'Hippocriti neH'efteriore fo-
no agnelli, 6c dentro lupi rapaci.
H O M I e I D I Q .

H Vomo bruttidin^o armato,coI


manto di color rollo per ci-
miero portarà vna tetta di tigre, farà
pallidojtcrrà co la finiftra mano peir
i capelli vna tefta humana tróca dai

bufto,& con la deftra vna fpada i-


gnuda infanguihata: Bcuttidìmofi
r apprefenta l*Homicidio: perciochc

non folo è abomineuole alle perfo^


ne*,ma quello, che moko piìi impor
ta,al fommo Dicil quale tra gli altri
coniandair!étL,che ci ha dati,cf pro-
hibifce l'Homicidio,CGmc cofamol
to dannofs,& à lui tanto odiofa,che
MagrasC pallida fi dipinge.percioche come come fi vede neli'Exodo zi.comandache nò
dice S.Ambrofio nel 4. de' fuoi Morali,gl'H:p filafciaaccoftareal fuo altare l'homicida
poemi non 6 emano di eftcnuarc il corpo per Si quis pei' indufìriam occiderii proxintum
cflere tenuti, & ftitftati buoni» &S.Matteo al fuumtC^ per itipdiaSì ab altari meo auelles eumr
cap,<», Cum ieiimatis fiolite fieri Jkut H
ipocrita 0-c.
T>i(Ìes;exterminantenim facies juas^vt videan' Si dipinge armato, perche l'horaicidio ge-^
ttirahhominibus ietunames. nera pericolo della vendetta, alla quale fi-
il

Il veftimenio come dicemo, elTendo com- proaede con k cnftodia di (e ftclTo .-


ppofto di lino, &
di lana dimoftra fcome dice il La Tigre fignjfica fierezza, crudeltà, le &
(opradeito S.Ambrofio, nelc^p 8. de morali quali danno incitamento. &
fpronano l'homi-
l*opcradi coloro, i quali con parole, attiene & cidarhpsliidezza è efife rto dell'ir 3,che condu-
diHippocrifiacuopiono la fotti^liezza della ce airHofnicidio,& del timore, che chiama à'-
malitia interna^tnonrano di fuoti-làfempli- penitenza-, Però Gene fi, che Gainv
fi dice nel
eità dell'innocenza; quefto fi moftra per figni- haucndo vccifo andò (uggendo te-,
il firarello,

fìcato della lana» Si la ma'itia per il lino mendoilcaftigodella giuftitiadi Dio.


La tefta china, con il velo, che le cuopre la H O N E S T A* i

fronte, & la corona, & roffitiuoladinct; no, DOnnacon occhi bailr, vcftita nobile
gli
che l'Hippoctito moftra d*e(kre lontano dalle mente, con vn velo in teda» che le cuo-
cofc mondane»>cciuoIio alla contemplatione pra gli occhi.
dell'opere diuine-. La urauità dell'habitoèinditio negli ^Uf>
lì porgere la moneta ad vn pouero, nella mini d'animo honefto, &
però fi honoranQ,&
guifà,che fiè detto dìrooftralià vanagloria de fi tengono in conto alcuni, che nò fi ccnofco-

gli hippocritii 1 quali per acquiftar fama,& gto no pet Io modo del vcflirccfsédp le eofe cftc-
ri.! de! Mondo fanno clemofina public^mcn- cioii dell'huomo tutte indino delle interiorffc

R cha
. . . , . .

95$ leonologìft
che riguardano itcompioiento dell'anima. graue»non folo non cede, ne fì piegarmi sIk
Gli occhi bafTì (bno inditto di honc(tà>per« ndlza)& edendo l'Honore.fìgliuoIo della Vit*
che ne gli occhi fpiràdo la lafciuiatcome u di- totia,come fcriue il Boccaccio nel j.della Ge«
ce» & andando i*amore per gli occhi al cuoce> neologia delli Dci>cóuien the fia ornato da|-
fecondo il detto de* Poeti; AbbafFati verfo ter- l'infegne della Madre.
ra danno fegno» che ne (piriti di lafqiuia, ne. L'hafla, & feudo furono infegna de ^i
lo
forza d^amote poda penetrare nel petto antichi Re, in luogo della Corona, come na^
Ilvelointeftaèinditiod'Honeftà,peranti- ra Pierio Valeriano nel Iib, 41. Però Virgilio
co> emoderno codume». per efier volontario, nel 6i.vdell'Eneide> defctioendo Enea Siluio
impedimento al girar lafouo de gli occhi RcdiAlbadide?
Hit {yides?) pura iuuenis» qui nititur hafia .
H O N O R E.
E perche nel Tempio dell'Honore non fi

G lottane bello, veftito di Porpora » co*


tonato d'AllorOiCon, vn hafta nella ma-
no deftra, Snella finiftra con vn Coinacopia.
& poteua entrare» fé non per lo Tempio della
Virtù, s*impatajche quello folamente è vero
Honore, il quale nafce di^ Virtiì
pieno di frutti, fioii, e frondi . Honòre è no- Le maniglie alle braccia,& il collaro d'oro
me di podeffìonc libera,e volontaria degl'ani- al collo, erano antichi fegni d'Honore, da- &
inivirtuofi, attribuita, all'huomo per premio uanfì da Romani per premio, à chi s'era poc«
d*effa virtù>.e cercatacol fine deU'honefto ; & taro nelle guerre valorofamenrejcome fcriue
S. TomaCo i. i.q. 1 19. art.4. dicccbe homrefl: Plinio nel 3 5. Iib; dell'Hidoria naturale
fuiiislihetvjrtwis prdmiun^..
Si fò giouane, & bello, perche per fé fteflo»
Honore nella Medaglia d^Antonino Pio .
& &
iènza ragionilo fiUogiCmi
fi fa defiderare. Si velte della
alletta ciafcuno,
Porpora, perche VN Giouane veflito di vcfle lunga,
con vna ghirlanda d'alloro in
leggiera,
e ornamento Regale, &iiidttio di honor fur vni mano, & nell'altra vn Cornucopia pieno,
premo di ftoadi, fiori, & frutti ..

L'hafta» & il Cornucopia, & la. Corona dv


Alloro lìgnifìcanale rre cagioni principali,on Honore nella Medaglia di Vitellt<t,

de grhuomini fogliono. edere honorati,, cioè», ^r> louanecon vn*hafta nella deftra mano»,
la fciéza la ricchezza, Si rarmi,&: Talloro figni- ^j col petto mezzo Ignudo, &
col Cornu-
fica la fciéza, perche come qaefto albero ha le copia ncllahniftrayal pie manco ha vn'Elmo,.
foglie perpetuamente verdi, ma amare al gu- &;ilfuacapofarà.ornatOiCon bella acconcia-
fto, cofi la fciézijC: bene fa immortale la fama, turade'fuoi captili medefTmi.
di chi lapodìede,nondim^:nononfi acquifta L^hafta>&: le mammelle ftoperte dimoftra-
fenza molta faticr»,& fudorc Però dide Efio- ..
no,che corsia forza fi deue difendere l*Hono--
do>che le Mufe glihaueuano dpnato vn fcet- re, & con la candidezza conferuare.
tyodilauro^edendo egl. m bada forruna, per U Cornucopia, &
l'Elmo, dimoftrano due
mezzo delle molce fatiche arriuata allafcicn- cofe,lc quali facilméte trouano credito da cf-
za delle c.cfe,Sc alUimm.ottaliiàdeiruonome.. ferc honotari', l'vna e larobba ; l*ahra;l'cder-
Honore , citio militarci quella geneia.'Hbnoce con la
HVomopalma,con vencrando,&
vn
IO di
corona-^
d'afpetto
collaro d*oto al col-
benignità^ quefta con l'alterezza j qut Ila con
la poffibilità di far del bene y quefta col pen-
lo, Hk. maniglie nieslefìmamére d'oro alle brac: colo del nocumentorquclla perche fa fpcrare;
eia-, nella min dcdra terrà:vn'hafla,& nella fì- quefta perche fa temere:raa l'vna mena l'H^ -
iJiftra vnoCudo.n^ quale I fiano dipinti due: nore per mano piaceaolmcnte,* l'altra fc lo ti-
Tempi] col morto. Hic terminns hAret,2\\\ì^ ra, dietro per forza.,
den lo a' Teinpij di Marcello detti da noi po-
co innanzi.
Si corona di Palma, parche qucfl'Albero
H O R O G a A F 1 A.
rome ferine AuloGellio nel j.lib. delle Notti
Attiche è fegrjo ói Vittoria, perche, fé fi pone
DOnna giouane, alata, & veftita d'h abito
fuccinto di-color cclefìccbc in cima del
.&>p{a il fuo legno qualche pefo» aochorche capo habbu va'boiologgio dapoluere}& con
la
. . .. .

Libro Secondo. ^Sf


H R O G R A I à.

ton li feguenti vcrfi


C&ivolanl'fscre, i giomiy gi*aunt,eifHejf^

Il colore e Jcllc del veftimento,figni-


fìca Iti fcrenofil quale non impeoito
li w

da nuuoli li viene alh dimoftrationo


de'rbcre mcdr-^ntcìl corfc folarc.
Ghficià il cotrpif'o, 'iga, &i!decU«
natorio,tflendo che con il cópafln theo-
ricamcnte fi fa la diuilione delie l.ncc
Meridionali Vciticalijfcqumotia i, Ho-
t4ric arcotr.pagnate con i tropici di Ca-
cto, Capricorno, conuencuolc & altre
àquefto compol"lò,&cnnlariga fi fi;t-
manola qualità caclie,& cefi ildeclina»
totio fi VI. ne alfa cuguiiionc per opera
della Calamita non folo delle qu.^ttco
LeUante, PonentcTra-
parti ptìncip.;ii,
montan3,& Mezogiotno,mà ancodeI«
le puliture. &
declmationi dei muri,che
con elle fi formano ì<x varietà de gii ho-
rologi folari , che perciò dimoftriamo
che lenghi il fopradetto con la finiftra
mano percofio da raggi folai:i,n ti qua-
i

le l'ombra de'l'ombelico del Sole che fi


chiama Gnomune, modra efiatcaroen*
te il cotfo dell'hore del giorno, come
ladtftra manotenghì vnà riga, CompafIò,& que notte per rhotologgte da polUC»
le della
ji'dedjnarorio, & con h finiftra vn'horo'og- uere, che detta figura tiene in Capò*
gio rolare,& dà vira pane fopra il capo fia il
So'e ilquale co i fuoi raggi moftri l'ombra del
HÒHÈ DEL GIORK&.
Gnonnsenc diletta all'hota cortcnte
L'hore col numero di i4.delle qua'i il gior-
Motte vcltc può venire òccafionc di di-
pinger l'hore,6<: ancorché fenepofTa
no} eia notte fi vengono a cor«piré» prefo il pigliate difegno ó? quelluche da molti fono
il

nome loro(cojtie afferma Macfóbio)da Apol- fiate descritte, nondimeno ho voluto ancora-
loicioè"!! SoÌe»cÌie in lingua Egitria fi dice Ho io dipingerle differente da quelle^ perche la
'
ro,& però per tappreretitare rboté del gior- varietà fuole dilettare alli fttfdrofi.
no dal Icuar del Sole fino al ìramohtat di effe* Dico dunque, che l'hote fonò tniniftrfc
ci feruirenio dell'inUentione dell'horologgio del Sole diuifein 14. 6c ciafcuna "è guidarrice
folafe rirrouato d?, Anisfììmene MiIefio.& per del timone del catto f lare, per il fuo fpatio.»
quelle della notte>con l'horo'oggiò da polùe- ohdeOuidio nel 1. delle Metamotfofi, cosi
re anc|?'egli ritrouatoda fubltmi ingegni, fi dice
che per venire alla dichiaratione della prefen- ji Jexfra Uttaque dies ^mm/ts^ ttnnus^ ^
le figura diremo che. Setutaque ^
pofitA i^nìijs &quutthui horA
Sifa giouane,ad'imitaiione dell'hore, ef- Etilriìedcfimo',p>ùab Ilo
fendo, che di continuo rinouano il corfo, ^ lungere equosTitan %elp(fi*tTÌrnperkt hetis
moto che fanno fucceUìUamente vna doppo ItiJJii Dt&ceUffs ptr agunt ,ignt*r:quevomtnUS

l'altra, & ciafeunaieftahcll'cder Tuo. Ambropti fucco f-t^rts prdftibus nftis


L'habitofuccBito^ l'ale à gl'homeri.fi^ni ^iaJrupcdes dutunt. naUuTtrque Jon^nti/i fritm.
ficano j| veloce corfo deli'hore,deila qual ve- Et il Boccaccio nel libro quarto, della Ge«
ijckh trattò il Petrarca ntltrionfo del tempo neologiadelli Dei, dicechc Ihorcfono figli*
2 uole k
. . . .. , . . .

2^0 Iconologia''

uole del Sole, &


di Crono, &
quefto da i Gre- Inm tàruleis eueCtus equìi
'

ci vien detto il tempo» percioche per lo cami- Tttan, fummum prefpUitQetMf


no del Sole con certo fpatio di tempo vengo- iMtn CadtnAts inclyta htKcis
Jtjperf» die, tiumeta rubent
no àform<irfi, &c fuccefTm amente l'vna dop-
Phabique fugù reditur» fortr»
po i*altra, fanno che la notte pa(Ta,& il giorno
Labtrexoriturdurtts.^omnes, ^
giunge, nel quale il Sole entra dàlia fuccefllo- j9gttftt curai, aptritque demcs
nc di eflò, cflèndogh dall'hore del giorno aper Pajlot gelida e»na pruina
te le porte del Cielo, cioè ilnafcimento defila Grege ditnijfo pébuìtt cgrpit.
luce, del qu5ilc offitio dell'hore fa mentipnc Ludtt parato liber mperto
Hometo,&r dice che fono fopraftanti alle por- Uondum. tupt* fronte tHuencut
che ne hanno cura con qucdi
te del Cielo» £c Vacua repatsnt vbera matres
Errat turfu Ituis incetto
...
vcrfi.
Mcl/i petulUns hAdus in htrba. 1
tìivTÒfJ.A'TAt i'i '}t^K<tt yÙK'V v'pAm Xp' ^KCV
Pendet fummo ondula ramo !
«fpeiv -
> \

Pinnafque neuo tradere foli


j
Gejìft, querulof inter nidcs j
Sponte fotes putueruntCoeU» qii*f feruab*m hotA
Thracia pellex, turbAquA circutn ^
§ltiibus cura eH magnum Cdum, Olympus . ^ Confufa fonat murmure mixt0 ,

11 qual luogo di Homero imitando Ouidio, TeffatA diem \

dice che le hore hanno cura delle porte del


Cielo infieme con Giano. I capelli biondi fparfial vento dalla parte

'iPrAfidto foribusCAlitum tnitiùus korii. dauaRti,& quelli dietro ftefi,& canuti,fignifi-



Nonno Panopolita Poeta Greco chiama 1*- canojche l'hore in breue fpatio di tempo prin-
hore figlie dell'Anno, ferue del Sole> e finge cipianoj & finifcono ritornando però al (olito
ch'armino il Cielo &
corrino nella cafa del coifo ,

Sole contro Tifeo.. color incarnato del vcftimento dinota il


II

Volendo noi dunque dar principio àqueda roffeggiare, che fanno li raggi del Sole in O-
riéntc quando comincianoà fpuntare fopcail
pittura» faremo che la prima hora ^a ndi'ap-
patir del Sole.
noftro emifpero, comedjq2oftra Virgilio nel
HORA PRIMA. fettjnìo dell'Eneide .
, '
Vr» iir'
FAnciulla bella, ridente, con ci»iffp di ca- lamquerttèe/iebat radi/s mèro, ^ éahnik'éfW
ptili biond|icom'orofparfi al vento dalla 4*f^o*'^*^f''ffisfulgtbAt lutea bigìr. . ' r '9
parte d^àuanti,<^ quelli didiètro fìano fteri>6e Ei:Ouidionel4,de'Fafti. < ji
tìox ybitranfterit CAÌumque rtfii/eer» ftimo ^

Sarà veftitad'habito fuccinto,& di colorire . CAperit. j

carnaio con l'alia gli homeri, fìando però in Etnei 1.


atto gratiofo.} e bello di volare Ecct vigil nitido pattfttit ah ortu
.' Terrà conia deftramano (ouero doue pa- PurpuroAt 4unr» fortt ér fiiM rofkmm
tera all'accorto pittore* che(ìa ti Tuo luogo prò
Jftria,
'

prió) il fegno del Sole, dritto,^ enninentettnà Et neU.delle Metam.


che fìa grande» e vJfibile»6cconÌaiìni{lravn
'
Vt folti Mtr
purpurtM fitrhcum ffimUM dlurorMtfitMttHP
bel mazzo di fiorii rolli» & gialliin flato di co-
minciarfì ad aprire. Bretiolib.i. metr.j.
Si dipinge giouane» bella, ridente» &con Cut» polo Phcebujfofeis quadrili*
Lue f m J^Arger» CAperit
fiori nella guifa che dicemo» percioche allo
L'iftclfonelmctroS, ]
fpuntar de' cbiari,& rifplendenti raggi del So-
fjucd PhAbus roftumditm
le» la natura tutta fi rallegra, &
gioifce» ridono
Cut tu proutétt aurto.
i prati, s'aprono i fiori» &
i vaghi augelli fopra
Et 'itatioi.Tbcb.
ì verdeggianti rami» con il foautfiìmo canto £t iam lAygdcnijs elata tubiUhui'aln
fanno fefia, e tutti gl'altri animali mofirano Reranttstxcfjfa comas^multp.rrqut feqikntit
piacere» &
allegrezza» i\ che benillìmo dcfcri- itr.puerAtcilo gehdAS ^utntt ttmint
ue Seneca nel primo choro» in Hercole furen- Sole rubent
te con quelli vcrf] Ec Silio Italico lib. Ut
^tque
. . , . . . .

Libro Secondo. 26i


Atquevhitìtx depulfa poh frimftijueruhefiit to, di color d'oro, ma
circondato d*alcam' pic-
Lampade Neptun$ts cioli nuuoletii, Ik nebbia,eflendo che in quc-
L'h bitofuccinto, &raIiàgrhomeriin at-
.

ft'hora il Sole, tira à fé i vapori della terra,piÙK^


to di volare, (lignificano la velocità dell'home» ò meno, fecondo l'humidità del tempo palla-
come nel lungo di fopra citato dice Ouidio i. to,& à queft'hora volfe alludete Lucano nei
Metamorfcjfi» .
^ dell 3 guerra di FarfagUa

/ungere equos Titdn vtheihus imptr9t horìs Sed neiìe fugata


luffa Dedt celere per»gunf.
lAfetm nuhe diem ittbm «xtnlit .

Le fi dà
fcgno del Sole, petche foleuano gl'-
il
EtSiKItal.lib.f.
antichi dare al giorno dodici bore, dodici & Hoiuc fiftmmi ferttr» toUemes &quore curtum
allanotteJe quali (ìdicono planetali,& fi chia
Sofise^ui /parfere diem, iam^ue orhertnato
mano cofi>perche ciafcuna di eflfe vien figno-
Diluermtnekul»s Titan fenjìmqut fiueb/tt.
reggiata da vno de*fegni de* Piapeti, come (ì Caligo in terrUS nitido refoluta Jereno
m
vede Gregorio Giraldo lom.i. lib. deannis Cl3ud.i. de rap. ProC
&menfìhus , cpn quefte parole PrAterea quo- Nondum pura dies tremulis
vihratur i» vndis
niam [ìngHÌt VlamtA» fìngulis borii dominarti 0" Arder» ^
erranter ludunt per CArula fiammdx
prAejjeab u4fìrologis dicHntur. mortdia vt a- & Z)um matutiais prd/udat folibus »er.
iunt> difftonere ; ideoplanetarum, hoc eji errane Dum meus Bamedat ftauentts lueiferagrox
tium (lellarum hor<t,qtt(itaif eU planetaris vo^ Rorantf proueSiusequt).
cam»r,conflttut<£ funi. Oltte à queftochivo- EtStat.i.Achil.
le(Te maggiore efplicatione legga Tolomeo lam premit aflr»dies humili/que ex éiquore Tham
-& Theone, &
da certi vetfi d'Ouidio fi racco- Rsranteseuo/nit equosf ^Athere magno
Sublatum curru pelagus eadit.
glie il medefimo
Kam Venns affulfit^non ilU luppùer kora Terrà con ta delira mano il fegnodi Vene-
Lunitque fere.'
te in bella attitudine,& con iafitiifiravn maz-
zo d'eliiropio,^ onero cicoria con i fiori, iquali
GiouanniSactobofco intorno à qweftojGO- per amica ofletuanza, fi sà,& fi vedcche con-
sì dice nel computo Ecclcfiafticc Notandum : tinuamente feguitano rlgiro,cheÉàil Solc,3c
edam quod dtes feptima»£» feeundum diuerfos perhauer'ioalla prima bora decbiarato, che
diuerfas habent appelUtiones} Vhilofophi enim figniiìcano i capelli, & l'ali mi pare fuperffua
gemiles quemlibct diem feptintanAì ab ilio pia" fopra di ciò dif'altro, anzik de tra dichiaratio«
neta; qm dominatur in prima bora illius diei de- ne feruirà anco alle altre bore, che ci reHana
nominant-, dicunt efùm pianetas fticceffiue do- à dipingere
minari per horas diei .
Et fé bene in ogni giorno della fettimana
HORA TERZA.
con
FAnciuUa anch'olla, la forma de rea-
cjifchedun'hoca ha particolar fegno differen- pelli già detti: ma quelli d'auantifaranno'
te da quclh de gli altri giorni» tuttauia noi in-
tra il biondo, el negro
tendiamoafloluramente rapprefentare dodici Sarà alatasi: come l'ahte in atto gratiofo dì
h^re del giorno, &
altrctantc della notte fcn- volare con-habito fuccinto, e fpedito,di colot
',

za hauer riguardo a' particolari giorni, à lo*- & cangiante, cioè due parti di bianco, vna di &
ro fuccedìone, nel circolo della fettimana, fi
rofiò,percioche quanto più- il Sole s'inalza dat
che psr dimoftratione fi darà principio alla pri l^Orientcla lucevien maggiore-,e di queiVho^i^
mahoja del giotfìo con il Sole come quello» :
ra intende Ouidio nel (r. de IleMc tara, quan-
che dsPcingirc Phore,& è mifura del tempo, e do óict :
quefto bsllerà per dichiarariorvfi dei fegni,sì "jt /òlet aer
pctqueft^ prima bora, che habbiamo defcrit- Purpurtus fieri, cum primum Aurora moueturì
ta,coine ancapetilreftante» Et breue pofi tsmptts candefiare
Solis ab ortu
Terrà con la delira mano con belliflìmo ge-
HO RA SECONDA^ (ìo il fegnodi Mercurio.e cólo finiftra vn'ho»
FAnciuila anchor'-Hacon4^ale aperte in at- riolofolare, l'ombra dclqual deue moftrar !*-
hauerà i capelli di forma,
to di volai e, & bora terza : l'inuenrote per quanto fcriue Pli-
co'ore conìe 1* prima : ma quclh dauanti non nio nel lib.i.fù An;iximene Milefio difcepolo
Éiripao timo biondi» l'habita faràfoccin.- di Taletc.di qucfto horclogio riferifcc Gcllio» "

B ? the:
. . , , .

%6i Iconologia
che tratta Plauto nella faaola detta Boetta cajnm*vtad eum femper fpeFlent,
VtiltumDìf perdant,qtn primtts 6era* rtpp«rit» Et Óuidio nel quarto delle fue Metamotf.
fS^ique »dto primus ftatuithie fiUrium, dice di queft'berba, che fu vna Ninfa chiama-
^i miAi e§mmiottit mi/èro mrtiettU/im diim ta Clitia amata dal Sole, la quale per vna in-
giuria riceuuta da quello fi tamaricò talmente
H O R A A R T A.
che fi volto in quelt'herba,lc parole del Poe-
FAnciulta come l*altfe,coi> l'alei & i capel- ta fono quefte.
li ncllagui(à> che habbiamo detto di fo-
jlt Clytìen quamuìs emer txctifare doUrem,
pra, l'habito fuccinta, & il color bianco, pec-
Jndieiutnqi dolor pefermt.non ampUus auiìtìt
ciochediceilBoccaccich nel !ib.4.deila Ge- m
Lueis adit, ytnetisqi modum Jibi fecìt *IU .
neologia delli Yyeu effendofi g'à fparfo il Sole> Téttuit ex ilio demtnter amentus vjà,
&hauendocafciitoi vapori, il giorno è piii ÌUympharum impatient, dr A^
''"" '"'^'» dit^Uf,
chiaro, &; Ouid io dice nel 4. delle Metam. Sedithumonuda, nudts ineetnpta eapiUif
cMm pure nitidt/fitKUs erbe ferqtie nouem lucei expers vtdique eitique,
Oppojìia peculi r eferitur tmagine ?h&bHs. Rore mero, lacrimisene fiiisieiunia paùit^
EtSii. ItaUib iz. Or» Dei, vuttksque fuos fieUehat ndilium
Redditur ex tempio jiagrimttof Atherelampas
Mtmbra ferunt h&jijfe filo, p*rtemque colorii
LHridusex ttvgues patlor conuertn in hetbiu
£t tremula infufo refplendent c&ruìa Phé.bo .

Eft tn parte rubov vtoUque fimiilim*ts ora


Terrà con la deftra mano il fegno della Lu- Flos tegit, ili» fuum quamuìs fi.dice ttnetur,
na, auuertendo il diligente Pittore rapprefen- Vtrtitur ad X^ltmtmHtattique ftruat amortm .

tarfo in modo,che fi ccnofca il fegno in prima


vifta. HORA SESTA.
Porgerà con la finifìra mano,m atto gratio- \2 Anciulfa ; farà qiicft'Hora ^'r afpetto piii
fo,ebc!lo,vn Giacinto fiore,iI quale per quan- _
J^ fiero e moftrerà le braccia,& gambe nu-
to narra Ouid.neì !ib.io.fù vn putto amato da de ;hauendo però ne* piedi ftiualctti gratiofi,
Apolline, & hauendolo egli per difgratiavc- e belli, il color del vcftimento farà roflòinfià-
ciro,]o mutò in fiore mato, perche dice il Boccaccio !ib.4. dell»
liche dtmoftra,che la virtù del Sole la mat- Geneologia delli Dei, rirrouandofi il Sole in
tinava purgando ne i (empiici la fouerchia mezzo del Cielo molto più rifplende, ten- &
humidità della notte-, Onde per elTetfi con de maggior ardore, che perciò fi rapprefenta
queft'hora rifoluta, è proprio fuo cogliere ìsé- che moftri le brar.cia.e gSbe nude.ilche tìgni-
plici,edendo, che noti fono troppo morbidi fica anco Virgilio nel lib.ottauo dell'Eneide.
per la fouerchia humidità, ne troppo afciutti Sol medium Cali confctnderat igneus orbem.
per lo fou^rchio ardore de* raggi del Sole. Et Mattia 'e nel 'ib.5.
BORA Q^V T N T A.
lam prono Pkactonte fudat Aethin
'Exarjttque dies ^
hora lajfot
TQAnciulla con ica-
alata in atto di volare , Intertungit eques meridi-ina .

JT pellinelli guifa dell'altrc,& con habito Et Lucanone! lib.t..


fuccinto di color cangiante, in bianco,&ran- §ìuaque dtefmedius fagrantihus tifiuat heris .

ciatoeffendo che ilSole>quanto più s'auuici- Tcrrà-con ladeftra mano il fegno di Gicue#.
na almezo giorno, più rifplende . Terrà coti e cola hn'ftra vn m >2zo d'heib^ fionta chia-
vna delle m.ini il fegno à\ SatiKno,& con l'al- maradaGreci, e LariniLoro; r<r£trto delia-
tra l'Elitropie,del quale Plino nel lib. r.cap.4 r. quale, fecondo, che nPira Piinion.tU'^.ij.^l
così '^^CQ. C..17.& i8.&Theoftaftr>,cmarrB)gliofo,pcr-
Afiretur hoc^ quinon obferttat quotitiianù ex^ cioche ritrouAndofi dtrr hrrba n.'l fonde del
ferimento,herùam vnamquA vocaturHcliotrO' fiume Eufrate, la mattina alltvfpuntar del So-
fium abeuntem Solem intueri femper omnibus le» ancor'clla comincia à ipuorat fuori dell'ac-
hortscum ea veni vel aubtio obumbrame ; que, & fccó ^o che il Scie fi vàinatzando cefi
Et Vanone fa qucft'hcrba, mmc>df>,.hc? qa^indoil Soieè
j^ecmtnuradntirandumquod fif in floribus arriuato à mezzo il Cielo, ella è in piedi drit-
«[UOSVocant Helitropia> ab eo quod folis ortum ta, & ha prodotto, &
aperti i fuo» fioii, ^c fe-
mant: fpe^anp, &emsitertta fetiHunt$tr ad ec- condo pòiiche il Sole dall'alua fané del Cic-
lo
, . .

Libro Secondo • a 5^
il Loto, à hauere anco quella pianta nedeninofìgni*
la vetfo l'occidente, va calando così
il

imitationt dell'hote ''à tèguiiando uno al cra- ficato deU'oIiuojljfonde per quefta caufa il Po-
tnontaic del iolccnrr^n Jo neik fue acqucSc tano né' fuoi veifila chiamaarborc iiel òoie*
fino alia mezza nocte fi va profondando .
La cofi dicendo.

fotinadi dctc'hcrba,&: fiori, fecondo che


feri- Th»etonti(ts ariete

nei lui.go utato di f pra è limile alla fttnditrorenouo, ^e.


uc l^iiuio
il ftuuo
fiU3, &i fottile, hotì fono bianchi, òi
I Intendendo la pioppa^
papauero
fomiglia al
HOUA VN DECIMA.
HORA SETTIMA.dimo-colore r.mciaro, quale FAnciulla alara il fuo veftimento farà cali»
VEftica di il

ftra il pinricipio della dei'linaticme del- gianie di giallo, & negro


auueitendo ,

l'aptcced'^nte bora, tetra con vna delle mani che tenga come habbiam detto co bella gra-
il regno di Marte, &
con l'altra vn ramo di lu« tta il fegno della Luna,6c vna Clepfidra, ho-

peti, con li bacel i, attefo t he fi nuolge al So- riolo d'acqua, del qtiaie fa menticne Cicero-

le, Òc ancorché nuuolcfo fia>d;mottfa


l'horeà ne nel 1. denatura Deor. Quid igittir,wquitjCOm
i Contadini di ciò fa fede Plinio
nellibro i8. uenit cum /olartumivel defcrtptumi aut ex aqua
al' cap.14.d1rf nHor Nec vlltus qu£ ferunturna' contewfleriSiòc nel fine di Ila fettimaTtifcula-
iuraajjenfu terr£ mtrabdtor eft: prmum om" na: Cras ergo ad Clepjydram ; percioche con
nìum cuM Sole quottdie ctrcumagttur horafque quefte clepfidie, cioè horioli d'acqua fi ptefi«
agrtcolts etiam nubilo demonftrat . niua anticamente il tempo àgli Oratori, co*

HORA OTTAV A. me bene accenna Cicerone» nel 3.


jitSuKC nondeel»nt»ttr aUqu't4 ^d'ClepJydrtmt l*"
de Ocat.

F\nciulla,farà vedi radi cangiante bianco» ttAre doc»€rat


tanciato, tetta il fegno del Sole, & vn
& Et Martialetiel lib.l^.
hoiu lo Solate: oiàcon gefto difFerente del- SeptemCltp/ydrasmognMtiliì vece petenti
l'hora terza, non per fignificato ma per ren- : ~ ^drbtter inuitut, Céetliane dedit.

dere vano il gefto, e beila la pittura, chel'- & Et ancorché quefto horiolo noti fìa folarét

orabradi edere cjueftal'ottaua bo-


elfo moftri nondimeno Scipione Nafica, Tanno ^p^.del-
ra, ellendo che anche la prima, ha il rocdefi- ìaedificationedi Roma, con Tàcqua diuifeT-
ino fegno del Soie.denota anco detto horiolo hore egualmente della nottcìe del giotno, ef«
la diftntionc dell'hore del giorno da quelle fendo che molte volte l'boriolo folate, quan-
della notte, do era nUuolo non fé tuiua» come ne fa tcfti-
11 color del veftimento,dimottra, cnè quan- monianza Plinio libs%
to pmcrefconol'hore tanto più il giorno va L'inUentotc di queft'hotiollo > éome diice
dethnando, e va perdendo la luce. Vitruuio lib-^. de architettura fu Ctefibio A«
Et queftù batterà per dichiaratione de i co- leflandrino figliuolo d'vn barbiere.
lori de* veftiracnti, che mancano aH'bore fc-
UbRA bvob E e ì M A.
^ ìlÒRJk NOMA. FAnciulla alata, veftita fuccintamehte, ài
FAnciulla colore proprio del fuo
alata, il color violato, e parimente con i capelli»
veftimento farà giallo pagliato . ^
come habbiamo detto dell'altre X)i queft* <.

Terrà con la deftra mano il fegno di Vene- bora di(Te Siilo Italico lib.iw
re, & con l'altra vn ramo di oliuo, petcioche Idmefuediem *d )netas d^'ftjffìs p^iÌMetytnp*
quefta pianta riùolgé le fue foglie nel folftitio, ImpelUbat e^uii, fufctibi>t,'il3'ÌHattM xenhrMt
come fi è viftopet l'offeruatione da molti» di PMuUtim tnfu/s pieperantem ad tiferà turrM»
che ancora ne fa fede Plinio b Et nel libro decimo fcfto »
idm vtSptr 'fmpe
HOiLÀ DEiCiMAi
t>kjcute
fundere ncn t^uam trefidanti eiperat ^vrnlrMi/t »
di color giallo ma Terrà coh la deftra mano il fegno di SàtUP^
FAnciulla alata, vfeftita t

che tira alquanto al negro no,& con l'altra vn ralnodifalcc.eflehdo che


Terrà con la deftra mano il fegno di Mcr- la pìoppà,roliuo,& ilfalccnUoìgono le foglie
bel Solftitio» coìrne ìtctiue ì>linio«
curio»& con U fìniftca vn camo di piopjpa per èibàii
K 4
. . . . .

2^4 Iconologia
HOJkl DCLLA NOTTE. Soìruittnttfta^ ^ minttsvmbrMntur tpati»
«ORA PRIMA. E queOo i fignifìcati de i colori ì
bafietà pcc
Anciulln aiata, pariinente con capel-
i8e
dellneltimenci deirhore,che hannoda fuc*:[
1^ li, come le altre hocc del giornO} mail
cedere.
colore di quelli dalla pane d*auanti fata ne- Terrà con la defira m
,no il fegno di Marte*
gro .
& con la finil^ra vna ciuttta per edcr fignora
L'babitofaràfuccinto,& di varijco!oti,pcr- della notte, come dice Pieno Valeriane nel

cioche eflèndoil Sole waraomatojieirOcci- libro IO. & piglia il nome daenaeneado che
dcnte rale fi dimoftra per la ripercufTionc de i in latino fi chiama nodbua, d Jla notte •
fuoi raggi molli colori> come dite Statio i. A- HOJLA TERZA.
chille
t^r/tr/gihatr/idios httniiii Um pronHt Olynìf$ FAnciulla alata, & vefiita ài beietino , piik

l>heèbnSt (^ OceMfti penetrfibiU Ittus nnhelis fcuro dell'antecedentcìteirà con la deitia


PrOn:ntebat tqt'.is. mano il fegno del Sole, ma però e he tengala
Del vario colore fa tcftitnonianra Seneca mano bada quanto più fi può. moftrando con
in Agamennone cefi dicendo, tal atto.cheSole fia tramontalo. Oc con la fi-
il

SuJ^tSi» variUS Oca deus feeit freta nifira vn bubc^ne» ò baibagianni,vcccIlo noc-
Terrà con la dcftfa mano il fegno ài Gicue, turno,Ia fauola àt\ quale taccontu Ouidio nel
& con la finiftra vna nottola» oueto vefpettj- lib.^.delle Metam. l'argomento è quefio.Cip.
lione, cofi detto àvefpertmo umpordcowc di- uè bauendb conceduto à Cerere, che rime-
ce Betoaldo commentatore d'Apuleio» che è naflc Pt^ferpmafua figliuola dail'Infeino.con
k fera quando quefli animali cominciano à quello patto,che ella non hauefiie gufìato cofa
compatire, come dottamente dcfcriueOui» alcuna in quel Iuogo,fubito Afcaiafo dille,che
dio 4.Metam.nella fauola dell'idelTo anima- glihaueua vifio mangiate delli granati, im* &
le, cofì dicendo. pedi la fila totnara, la onde adirata Cerere lo
Ixmqtie dies exacìus erat, tempu/cfue fnbih»t ttafmuTÒinquefio animale, il quale fuoleac*
j
^Mtdtu nectenehrnst nec p^Jfts dteert iHcem» recare fempre male nouelle. 1
Sedcum luct tamen dulin (onfinia Kefiis. '

Repetet Vroferpina Ceelum


Tefis repente quali ptr.gucfqtit ardere vit'fntur
Lege tnmtn eerta, finuUcs contighillie
Lampades, ^
nitilis coHuetnt i^nibus *des
Orecibos,nam pc Parcarum fadereeautum tjl *
'^AljRqut fsLui^ft-.ni fìmuÌAcra vluUtt ferurum,
tumdtiiamdilàunj ìaiitant per teda /erctes Dixtratat Cereri ceftum *ft tduure natum
JDiuerfAi^Ht ire's t^nes ae lumina "vitf.ni
Kon ita fata finunt t quentam ieinnia Virgo
Dumque petum tembrtts parucs pìevìbrima fir
Selturaty ^ culti: dum pmpux errat in hottis
artus . funieeum eurua decerpftrat arbor$ p*mHm
Sumptaqut pallenti ftpttm d$ cortice granm
Torrigitut tenuefqut incinduìtt bradia penns
fre/irat ore juo ftlttfqtte ex omnibus illud
ÌHecqu» perdfderint vetefem ratitne figtiram
f quem
jìfcalapkus vidit quondam eitcittererfènà
Siire finunt tenebra, non iìlas piuma UuAuit
InterAutmalts haud ignotifftma Nymphas '

Suftinutre ttimen fuprrìuttntiéHs slts


ConatAque loqui minimum pr« fcrpere vottm Ex Acherontefue furuts perperijjt fub antri: . '

Stnittunt, feraguntqtie ietti ftridere quàreì/fs


Vidit, ^ indicio reditum cruddt: ademit
Ingenutt Regina Èrebi, tefitmque frofanum
Teifaque non fyiuas celebranti luctmque ptroft
UfiUevotant, feroquetrahuni h Vejtert nomen, Wecitauem,JI>arfHmque «aput phttgetomidt Ijtn*
pha
HORA SECONDA. Inrofirumyièf' piuma:,^1^ grandia lumina v*rtitt
Jlle Jibi ablatusfului: am'citur ai alis,
FAncìulla alata,& veftìta di color beretino,
percioche quanto piùil Sole s'allontana Jnfue caput €rtJcit,longefqut rifieditur vi^uts ,
Vixqutmoutt nata: per incerta brachta penna:
dalnoflcoemirpetc, e pafla per l'Occidencet
toedaque fit vclucri: venturi: nurcia luHu:
tanto più per la fuccefTìone dell'hotc l'aria fi
Jgnauus Bhb» dtrum mortalìbus omtm .
ofcura> come dice Virgilio nel fecondo dell'-
Eneide. Diquefio animale cosi dice Plinio, nel li-

yettiturinterea e&hm» ^ruit Ottano ncx bro decimo al capir.zi.


Inuelutns vtnbrn magntnerrHrumfttt pplnm^ut Bnh fitnehis , Cr maxime Abtminatus pu-
£ nel teizo4 élkis precipue a*/]>tcijs deftrta incfilthntc tan*
9um
. . .. . . . j . , .

Libro Secondo. »fi5

tm» defolatat fed durd eùam wacceffa , & «»- HORA SETTIMA ..,

XU
AnciuIIa alata, farà il fuo veftimento di cia^
ntsmonfhhm nec cantu aliauo vocali, [ed gè-
ìuitM,
'
ior cangiante, ceruleo, &
negro.
Terrà con la deftra mano il fcgno di Satu»
«ORA Q^V A R T A. no, e con il braccio finiftrovnTaflb, per moe
"T7 Anciulla jjlatain atto di volare, farà il fuo ftrarc,ch*cffcndoque(l'hora ne! profondo del-

rCon vcftimenio di color lionato.


la deftra mano tetta il fegno di Vene-
la notte, ad altro non ti attcìde, che a dormi*
re, come fa qutft'animaie» il che dotiatoetic^
re» & con la iìniftra vn'horiuolo da poiuere defcriuono i Poeti . Virg.4.Eneid.
Kcxtr«t. f^ pUeidum €iirptl>imt ftJpM f»p»rem
H O R A Ci_V 1 N T A. Corpora,per tftras JyluAque ^fAU^quieratit

Anciulla alata,come l'altre: il colot del vc- AequoragKm tnedo voluu* m* Jyder» tapftt
F ài mento faià di lionato che itiri al negro.
Ctttn tacet tmnis ngtr^ pteudtt, pi{i*que v»lueres
Sil.Ital.lib.8.
Con l'vna delle mani terrà fcgno di Mer-il
tacito ntx Atra fopor»
t:urio,òi: con i*altt;a vn mazzo di papaueto, eir>
Cun^a pe*^ terrei, ér UtiJhtgnafrtfmM Cén-
fendo che di quefta pianta fì corona la notte > diderat ,
come dice Ouidio nel lib.4 faft.5.
Ouid.J.faft.
Jnitrea pUcidam redimita papauere fronteta Kex vii ìam media eff» fomnufqu* fiUnttM ptèbeti
ììex ventt, fy>feeum fomnia nigra trahit . Et eants, ^ varid centieuijiis ames
Et ha proprietà di far dormire.come opera- Star. i.Theb.
tone notturna, la onde Virgilio lo chiama fo- lamque per emeriti furgens eetìfima fhoeii
porifero nel 4. dell'Eneide Titanislatsmundofubueda filenti.
Spargent humida mella foperiferumque papauer Rorifera gelidum tenuauerat net» hig»
2ttm pecudes veltcrefque tacent, iam fimnut au»rif>
Et Ouiùio nel J.de Trift.
t»ferpit cutisipronufyue per aera nutat
§lHotqut foporifetum grana papauer habet .
Grata laborau referens oblima vit& '

E P^^htiano pieno di fonno .

Hic gratnm Cereri pienumq»e fopore papauer . HORA OTTAVA.


BORA SESTA. Anciulla alata, in atto divolare,il colore
Anciulla aiata, e veftica di color negro»
F del Veftiinento faià ceruleo ofcuio . Con

F come dice Ouid.4. Farti. vna delle mani terrà il fegno di Gioue» per-
che quefta ètra l'horedel più profondo fon*
&
2am coler vmsinefi rebus tgnebrifque teguntur.
Omnia. nojcon l'altra mano gli fi farà tenere,con bella
gratiavn Ghiro,coiue animale fonnacchiofo,
Con la deftra mano tenga il fegno della Lu
della qual cofancfa teftimonianza Mactic-i-le
na}& con il braccio vna gatta, perciò-
finiftro
nel lib.j.così dicendo.
chengnifìcala LuBiasdicendo,chc i Dei fug-
Scmnicuhfos ille perrigit glires .

gendo l'ira di Tififonejfe ne andarono in Egit-


E nel lib.i3.parlando lì Ghiro.
to, ne quiui fi teneuano ficuri.fe non prendc-
Tota midi dormitur kiems éP pir^gtiior ili»
uano forma chid'vno,chi d'vn'aliro animale Tempore fum, quc rne ntl rÀf: fatunus alit
fra quali la Luna fi cangiò in gatta, come dice
Ouidio nel lib.5. delle Metamorfofi
HORA MONA.
Fele forar Pieebi, niuea Saturnia vacca Anciulla vcfìita di pt(uonazzc,& come l'ai

pi/ce Venus latuit F tre farà alata, & Itarà in r.ttodi volare.
. Perciochclagattac molto varia,vede la not Terrà con vnamjooil fegno di Marte» 6c vn
te,ela luce dai fuoi occhi crefcè)òdiminui< Guftb»comc vcocUo proprio della notte .
fce, fecondo che cala, ò crefce il lume della HORA DECIMA.
Luna . Statiolib. 1 z.Theb. di queft'hor a difle. Anciulla alata, &i! cclor dei veftimento
modt rtex magisipfatacibnt F farà alquanto più chiaro di quello dch'ho-
$glaque nigrantes laxabant aìira tenebras rafopradetia.
Et nel libto fecóndo ^Tcrràin fegno del Sole.nella gu fa che hab-
jiftvbi prona dies longos fuper Aquora fines biamo detto della pruno bora della notre, per
ixigitt atqj ingins mtdio natat vmkra pnfund» . la mcdefima ragione, & con l'altra mano va'-
horo-
. .

^66 Iconologia
liotiolo io forma dfvn bel tempiettotcon la 110,1'ofcutità della notte è in decliaatioDe^co-
sfetatche maf\xi rhora decima.& fopr a la cam roe dice Virg.8. Eneide
Ì>ana da fonace l'hore>e(Tendo,Lhe il fuonodi* vti oetMtù perfufus lutiftf vndà
'

jponcte chiama ognuno al fuoefìerciriojcome ^xeutU es fMCfum fKlotttntlr0fqHtnfdutt . •'

diceBeroaldo Commentatore d'Apu'co, lib, ^wem Vtnutantt alits ttjirorum diUgit ignes k-
Sii. iib.S.
5,& m. dime «iirh.'radecimajeflcndo già paf-
Et i*m turtieuh nigram n^x ro/cid» tnitum
l^cuiltempodidotmire.
frotuUrat, fiabutcjut n<ttns in limmt pùm»
HOB.A VNOeCIMA. Stringebttt ner ft thn'ttmii Ttthoni»co»iux
Cum minus unnMititnt^tai dejìjfe viktcr .
FAnciulla alata, farà veftita di turchino.
§luam e<épi^e diem
Terrà con la mano il fegno di Ve-
deftra
Star. i.Th'^b.
neree con manovn'horioloda poiue- ^arefcentitut vmbris
1*{^1 tra

rc»ncl quale fi veda la diuifione dell'hora» con Longa repenujfo mtutre trepufcuìa Pf:eeh.
il fegno,& moftù> che la poluere fia giunta al-
Terrà con U dt-ftra mano il fegno di Mer-
rhotavndedraa. curioie Cotto il braccio finiftro con bella gratia
vn Cigno » per moftrare primi alb^Ti della
hOra dvooecima. mattina, auandcheaniui il Sole, tlqóaicf fa il
i

FAnciulla alata. Se come l'altre inatto di dì fiatile alla bianchezza del Cigap, quando
volate, il color del vcftimento farà ceru- viene à noi, partendofi, fa parimente lanette
fcoj& bianco» pcrcroche auuicinadofiil gior- negf a> come è il Coruo
H O S P I T A L I T A»

tura, fa là d'età virile con faccia alle-


gra, & ridente , braccia
(^arà con le

aperte in atto di riceucre altrui, cola


deftra mano terrà vn Cornucopia co
dimoftratione di votarlorit quale fia
pieno di fpiche di grano , vucj-frurtc
diuerfe, danari, &
altre cofc apparte-
nenti all'vfo humano,farà veftitadi
bianco,& fopra haurà vn rrato di co-
lor rollo, &
ftando con le braccia a-
perte come babbiamo dctto,tenghi
(otto il manto dalla banda deftra vn
fanciu Ilo ignudo» il quale ftia in atto
con la deftra mano di pigliare eoa
ella detti frutti, & dall'altra parte vi
fia vn pellegrino à giacere per terra •

Bella fi dipingcpef'ciocbe è di fu-


prema bellezza l'opera dell'Ha fpita-
lità,& è tanto cara à Diojch'egli di-
ce fcomeriff rifccS.Giouannial 15.
quiaccipit JìquemtferOì me accifit, qui
autem me acctpit, acctpit eum^ qui me
mi/ìt,anzi di più è ài tara petfetticne»
che per mezzo di efla fi viene alla co*
gnitione di edo Dio.come dice San-
t'h^o{[it\o fecundaquiEuangel.Ho*
VNa bcllifl[jmadoniia,hauerà cinta la fró
te d'vn cerchio d'oro tutto contefìo di
^itattMtis officio adChrtfìt cognitioneveninìus»
l\ cerchio d'oro cóle gioK ,& 1 capelli nella
pretiofjfìTime gio>e,6c i captili faranno biondi» gUi(a che babbiamo detto fignificano ima-
<S<:ncciuti,con vagha,& belIifiTima accohda- gnanimiA igenciofipcfieriicbe fono in qac-
Ha
. .

Libro Secondo • 2&f


ftanobiliflìraa virtù, la quale ad altro non pft> tuttofare propter aworem Dei-
fa,fe non continunmente d'operate per carità. Gli fi dipinge fotto il manto tofso da mari
Si rappt efcnta d'e tà vir ile,pei che il Giouane defha il poucro f-TnciuIJancIfa guifa, che bab
è dedito al piacerei il Vecchio all'auantia;^ biamo detto & dnll 'altra parte il Pellegrino»
peròeffendo
pero la virilità nel mezzo, oue confi- pcrcioche grandifTima e l'opera
opera deirHofpi-
ftc la virtùjà hi dunque fi conuiene quefta no , eficndo che per carità, fouuiene»
taìità &
biliflìma^ & virtucfa attioned'Hofpitalità. aiuta allanecefCtàdrqudlo che è per fé ftef-
Si dimcfìr, con la faccia allegra, & ridente fo impotente à procacciarfi^il vitro, altro &
con le braccia aperre,&' co il Cornucopia nel- cheli fia neceflario^ccmc anco del Pellegrina
la guifa che hibbiamo det'o.perciochel'Ho- elTcndo fuori della fua Piattia,&in bifogno
fpite &ilriccueralrrui,olttecheli bifognadi dell'altrui aiuto, onde fopra di ciò per dimo-
hauer commodità, acciò non manchi cofa al- ftrarequanrofia cara Noftro Signor l'oper
al

cuna, à chi dà ticetro ma le c6uiene,anco che ra dell'Hofpiralità dice. Qttodvniexmimmìs.


lo nceuaoffitiof. mente; &
volentieri come meisfectfìfs,mihifeci(ìisi àconfufionc diquel-
dice S. Ambrofic de oft.£/? puhltca fpecies hw iicheiiceuono nellecafeloro fonruofamen-
manitatisyVt pellegrinus in hofptttonon egeat . tc i Jlicchi , che non hanno bifogno , OC
\

Sufcipitur officiose: vt pareat aduenientt Janna . altra gente indegna j come dice San Gio-
Il ^eitimcnro di color bianco, ne dimoltra, u^nni al ^. Quidam Pauperes bonos exclndunt
cheall'hofpite li conmene d'elìer puro,& fin- magno s autem raptorest& dtuites recipium fwf^
ceto,& fenza macchia alcuna d'intetedci ma ttiofe .

H M L T A\
Io, lateda china, &
fotto i 1 pie deftro
haurà vng corona d'oro
Tutti fegni dell'interiot cognitio-
ne della ba(Tezzade i propri) meriti»
nel che confìfte principalmente que-
fta virtù, della quale tratta San t'Ago-
ftinocofi dicendo Humilitaseflexin'
propria cognitiomSi
tnitft &
ftid condì'
ttoms yoluntartA mentis incltnatio, fua
imo ordinabili ad fuum condttorem.
La palla (i può dire , che fia fim-
bolo dell'humilfà, percioche quan-
ro più è percoda in terra, tanto più
s'inalza, e peiò San Luca nel 14. ^
etiam r8, diffecofi.
6^«i fé h»miti4ity exalfaiitur

rene r lo coron a d'oro fotto il pic-


I!

Himcftra,che i*Humilrànon pre-


che

gia 1'^ grandezze, e ricchezzcanzi è


difpiegio d'efle,coroeSan Bernardo
òkt quando tratta delli gradi dell'Ha
mihà,& per dimofttaiione di quefta
rara vit tu Bsldouino primo Re di Hie
rufalcm fi refe humiIe,dicendo nel ri-
fiutale la corona d'oro-, tolga Iddio
damc»che 10^ porti corona d'oro là>

D Onna veftitadi colore berettino,conle


bracciein croceal petto, tener^do con
l'vna delle mani voa palla, & vna cinta al coU
douc iimio Redentore la portò di fpinc . £
Dante nel fettitno del Fatadifó cofi diflie.
ì. tutti' il' Altri nf9Ìi *r0Mfc»r/!
Jtéd
. . e . . .

2^8 Iconologia
AU gtttfiìtÌM» ftH TigVtutlài'bto. Per la vipera s*in rcrpreta l'odio, e l'inuidiat
Non fcjft humtliato ad incMtiurfi
per lofpecchio l'amor di fé ftelTo.e per il Leo-

ne la fupcrbia \ l'amor t\\ fé fiefs j fa poco pre-


H V M 1 L T A». giar l'Humi!tà,l'odio,e l'ira fon'cffettixbe tot-
DOnna con veftimento bianco, con gli gon le forze , e la fuperbia l'eftingue ; però fi

occbi baffi ) &


in braccio tiene vno dcuon quelle cofe tener fotto i piedi con fai»
Agnello. da}e fanta lifolutione
La Humiltà è quella virtiì dell*animo,ondc
gli huomini fi ftimanoinfcricri àgli altri, con
H V M A N I T A».

pronta, &difpofta volontà di vbbidire alttuit


con intentionedi nafconderei doni di Dio»
VNa bella donna, che porti in feno vati)
fiori, & con la finifita mano tenga vna
che poflTiedono» per non hauer cagione d'in- catena d'oro.
fupeibire. Humanità, che dimandiamo volgarmente
Si dipinge donna veftita di biancojperche fi cortefia, è vna certa inclinatione d'auinfto,cbe
conofca» che la candidezza, & purità della fi mofira per compiacere altrui
mente partorifce neU'huomoben dlfpofto^& Però fi dipiiige con i fìoci, che fono fcmpre
ordinato alla ragione, quella Humiltà che è di vifta piaceuolc,& con la catena d'oro allac-
bafleuole à rendere l'attieni Tue piaccuoli à cia nobilmente gli animi delle petCònc, che in
Dio,che dà la gtatia fua à gl'humili> fa refi- & fé ftefie fentono i'altiui amichcuole coccefia.
ftcnzaalla volontà de'fupcibi. H umanità m^

L'agnello è il vero ritratto dcll*huomo man DOnna con habito di Ninfa,& vifo riden-
fucto, &
humile per quefta cagione Chnfto. te,tiene vn cagnolino in braccio,ilqua-
Signor noftro è detto agnello in molti luoghi, le co molti vezzile va lambendo la faccia con
e dall'Euangelio» &: da*^ Profeti lalmgaa,&i/icino vi farà l'Elefante.
HumtlM . L'Humanità confifteindifiimulatle gran-
DOnna, che nellafpalla defìra porti vn fac dezze,& i gradi per compiacenza. Oc CadistaE»
chetto picno.&conlafiniftra manovna tiene delle perfone piìtbaflc.
fporta di paneifutà veftita difaccoj& calpeft»- Sì fa in habito di Ninfa per la piaceuolezza-
làdiucrfi veitimenti di valofc. ridente, perapplaufodi gentilezza, ilche aii<'
L'Humilcà deue eflPere vna volótaria badez- Cora dimoftra ii cagnolino , alquale ella fa ca-
za di pen fieri di Te ftefio per amor di Dio , di- rezze, per aggradire l'opere coB^rme al defi--
fpreggiandogl'vnli>e gì'honori. Ciò fi moftia detio dell'<^utior loro .
conia prcfente figura , che potendofivefiite L'Elefante fi fcorda della fuagtàdezza, piec
riccamentcs'elcgge i\ facco; il pane è indiDo, fare feruiiio all'huomojdalquale defidcra effet.
che fi procura mjfera mente il vitro fenzaef- tenuto in conto « oc però da gl'antichi fùpec
quifitczza di molte delicattjre per riputarfi in- inditiod^Hum2nitàdimofi:raio
degna dei comnfKjdi di quefta vita.IJ facchct-
Jo.che aggrauaè la memoria de- peccati, che
abbaffa la fpirito de gl'htimili ..
Il 1 S T O EIA.
Humiltà. DOnna alata, & veftita di bianco , che
DOnna con la finiftra mano al petto,e co guardi indietro, tenga con la finifiia
ladcftrad!ftefa,ò£ apeitaj, Cuàcon» la mano vn'ouato,ouerovn libro, fopra del qua-
faccia voltavcifv) il Cielo,e con vn piede cal- poùndcfi col pie finiftro
le raoltri di fcriucre,
chi vnu vipera mezza moEia»auuiticch!ata in- fópra d'vn fafib quadrato, 5c à canto vi fia vn-
torno à vno rpccchio tutto rotto, e (pezzato, Sararno, fopr^fpalle del quale pofi l'ouaio,
fion vna tefta d> Leene feritOipuf lotto à piedi,. oucro
^
il libi o,^'aiB ella fcciue.
La manoal pc:to,moftrajchc'l core è la ve- Hiftotin è arte,con la quale fcriuendo,s'cf-
Saftanzadeii'Humilià. primonoraitioiìi notabili de «ili huomini, di-
La defila aperta è l'egno, che THumiltà de- uifion de' rempMiature,e accidenti prereriti.c
lle cfteic rcale,d(: paticnte>e non fimileà quek picd-nti delie pei fcnc, e^dclleccfe, jaqual ri-
Ja del lupo veftito di pelle gceotina, pa diuo- chiede tic col«:»veiità,ordjne,&confonanza.
^re^i a^nciii... Sila alaiaicd^ndo tlÌ4 vna memoria di cofc; •

Icg^ui-
. . . . . ,

\\{) >^\c^vrL\n Lib/o Secondo. iS^

H I S T O R I A
JQI potrà dipingere vna donna*';
3 che volgendo li capojfì guardi
dietro alle rpalle,& che per terra>dc^
uè ella guarda , vi fiano alcuni falci
di fcntture mezze auuoltate « tenga
vna penna in manO)-& faràvefìita
di verde > edendo eflo vcfìimento
concedo tutto di queiEori ,Ii quali
fi chiamano fempreuiui}& datl*al«

tra parte vi (ì dipingerà vn Fiume


torto * fi come era quello chiamato
Meandro nella Phrigia > il quale (i .

raggiraua in fé {letso . il

" ' ' '

\ !

IATTANZA-. »

.Onna di fuperba apparenza,


D'
_^_ '

nella finiftra
vcfticadi penne di
mano tenga vna trom
Pauone»

ba>&
la dedra farà alzata in aria
Lalattanzajfccondo SanToma-
fo) è vitio di coloro, che troppo più
di quel, che fono inalzatuiofi teuc-
ro che gl'huomini fìeffi credono
con le parole fi gloriar o , però fi & '

lèguitc» degn^ di.iapcih > la quale lì diffonde finge donna con le penne di Paucnc, perche
per k pani del ti)oadp,&; fcorte di tempo in la Iattanza è compagna» ò come dicono al-
lempoalli pQfteri. cuni Teologi,figliuola della Superbia, laqua*
Il volgere lo (guardo indietro moftra , che le fi dimoftra per lo Pauonc,perche,come ef-
l'Hidoriaè memoria delle coCepadateoaca fo fi reputa aflai,per la bella varietà delle pen-
perla pol^entà. ne>che Io riciioprono fènja vrilc > cofi i fuper-
Si rapprefenta, che fcriua nella guifa.chc fi
i. \ bi fomentino l'Ambinone con le gtatie par-
è detto, pcrcio.chc THiflor ie fctitte fono me- Dio che poffiedono fenza merito
ticolari di ,

moria de gli animi^&: le (tatue del corpoton- proprio, &come il Pauone fpiega lafua fu-
dc il Petrarca nei Sonetto 84. petbiaconleiodi altrui, che gli danno inci-.
tamentoj co(ì la Iattanza con le Iodi proprie,
fsndolfo mio qutfl^'Cfm ftn fr^li
fono fignificate nella trGmba,che ap-
le quali
A i»»£9 undétf.mk U Mfir^fiudìo è qntU9
Cht fa ir fama gVfititmtntimmertdi* prende fia£o,6c fuono dolila bocca medefima.
f
La mano alzata ancora dimoftra afiertiua te-
Tiene pofato »1 piede fopta il quadrato, Oimonianza.
perche i'Hjftoria dcue ftsr femptc faida, ne
laflarfi cotronapferc» ò
fcggicgarc da alcuna IDOLOLATRIA.
bandacon la bugia per intcìcfle , che perciò
fi ve(le di bianco . ,^ DOnnaincenfo con
ciieca,
con
le ginocchia in terra,
vniuriibuloalla fta-'
e dia
Se le mette acanto^ Safijmd, perche l'Hi-
tua di vn toro dibronzo
ftoria è dettada Mar.TuUic, teftimonif.nza
Idololatrsaj fecondo San Tomafo i.t.q.
dei tempi>maeftra della vita, luce della me-
Deo debms creatuu exhi*
moria» & fpirito dell'attioni 5?4. art. e^fì ctiltus

hims
Le
, . . . .

XJO Iconologia '

T T A N z A.

D .
forme,
Onnacon
&
faccia catnofa, difr'
cieca, in capo h^ucJ^
cà vnaghif landa drPap ucr<-»,camif^
«l'ndofcaìza in vn campo pieno dii.
Pruni, & triboli' fuori di (Irada, ve**?
rtnaibniucfamc nr^ d'oro >& à'\ gena-»
n;e>& à canto vi (.vìi {,€• l'aria vp Pt»^^
piftiello oueroNortoia. / jS
Perla prcfcnte figura non fi rapu.
prefenta il fcroplicc non fapere.mà k-
vino deliUgnotanza , thetìnfce dalj
difpregio dela f.ichza di quelle c< («
che l'huoa.o è tCBufo d*imporare:&J 1
pe'ò fi dipmge f a^^a. eh- cani na li-
beramente fuor di vià.& tià '< f^ine;
fifa fenz'occhi V perche i'igniianza'
è vno(lupore,& vhaccciàdi roentef|
nella quale l*huomo fc.nda vn*op>4
nione di fé fteflo,& crede edere queli
lo, che non é, in ogni cofa.oucro per
te moke difficuitl, the rignorantOrf
tramando dal dritto rentieto rfcllfij
viriij per le male apprenfioni dell'ina;
teIletto,tiouancl viuere .

__„ dipmge preflaà lei il pjpiftrclloé


Si
Le ^iriOLchia in terra f^ no vn'tfietto &. fe- tracio Nonola, perchcjcoroe dice Piena V«^
gno dire!igro'nefCoi<:jiialc(ì confefla fomniif- leti.no iib.ii alla luce fimiglia la fapitnza
ifione* & tiùmilti, in iifpetto alla grandezza di oc alle tenebre, dalle quali non efcc mai la
Diojil quale folo^porcntilTimo in fé fìel!o,& Nottola, l'Ignoranza .
folo àluiconuicne propriaméte radoratione> L'Ignoranza fi il poi brutta òi faccia, pd-
per laragioneahene daremo fcriuendo alfuo cbe,quanto nella natura huraana libello della
iuogodeli'orationcfebenc vi è?^olavcnc- faptenza riluce, tanto il brutto dell'Ignoranza
ratìonede*Sanci-,ncpurqueftabcifìa>renzala appare Tozzo, difpiaceuole &
Tétta ititétioncjdi dar gl'honcticóuenicnteroé Il pcmpofo veftitoc trofeo dell'ignoranza»

quefta intentione ii dichiara col Turibo-


te,(&: & molli s'mdufttiano nei bel vcftire,fcrfc per»
fojche tnanck fumi odoriferi il quali rigni6ca> che fotte i belli habiti del corpo fi tenga fcpol
no,cb€ la buona intcntionc dritraméie piega- to al megliojche fi può» il cattiuo odore dell'I-
ta» manda odore di orationi fcruenti,& accet- gnoranza dell'anima
te. Però ancora i noftti Sacerdoti per Santa Laghiilandadi papauero fignifica il mifc-
inftrtutione>dannol'incenfoncl Santiflìmo Sa rabile fonno della mente ignorante
crificro della M effa, pregando Dio, cbe come
JGKOILANEA.
ilfumes&i l'odore dell'inccnfo s*inalzaiCofi s'in
In vn ricco finta lettere .
alzi l'orationi loro verfo di lui. E il toro di me-
tallo>(ì prende per le <:ofe createti fatte, ò dal HVomo
colore
à cauallofopra vhMoRtonc
d'oro,in ttìttftzo airacque,è con-
di

la Narura>ò dall'Arie» alle quali la cecità de


popoli ha dato molte volte ftcltamentcquel- cetto, che i'Alciaio hebbe da gl'Antichi» & m
i'honorc, che à Dio folo era obiigato di con- lingua nofira dice così
fcruare> dalche e nato il nome d'Idolatria, che Sopra ài ricco Monttn vàfcnndo ilM*rt
%uol dueadoration« di falla Deità* frtjò <i mojirà vn hucm , che ìUÌ/m jtnfo
X^o i'i-
, . . .

Libro Secondo* Z^M


I D ìO L O L A T R 1 A-

linorànza.

Onoranza dipinta da' Greci* ca-


I rne dice Tomafo Garzoni
Vn fanciullo nudo à cauallo fopra
d'vn'afino , Ha bendato gli occhi, &
tiene con vua mano vna canna
Fanciullo, &
nudo fi dipinge per
dimoftrarcchc l'ignorante e femplt-
ce , &di puerile ingegna* nudo &
d'ogni bene..
Si mette à cauallb fopra dell'afino»
per eder elio animale priuo di ragio-
ne, & indocilc>& molto firoilc à lui»,
come piace à Pieno Valeriane nel
hb.ir.dclliGcrog,lifici.
La benda.che li cuopre gli occhi»
denota.chc è cicco affatto dell'intel-
Ietto,& non sà,chc fi faTe,& però dif
fé \{\doxoSoliloquiorum\\b,i.cz^.i7.
Sumtn« mi/erta ejì nefitre ^uò ten^as

Le fi dàla Canna in mano per eflc-


recofafragile,&: vana,& molto dc-
>nadi come dice Pierio Val.
fui, fi

1b.f7.deHi Geroglifici. Siche con


quefta pittura voleuano i Greci oc-
Co l'tgnoranz.m fu» (i ja poi t Are .. cuitamenre fignificarci^che l'Ignorante era ài
Ignoranza-.. fémplice » &puerile ingegno, nudo affatto

DOnna» come di {"opra fi è detrcalla qua» d'ogni or,n<\mentovinle^ retro dalfenfo,che


le fi pccrà aggiungere, che la vede fia è più groffo, che non è vn Afino, cieco. Se fo-
.conceda di fcaglie di p^TcC} le quali foao il ve- prail tutto vota di cerue ilo come vna canna,.
ro fimbolo dell'igavirauza,comc lì vede in Piq;; r G N O R A NT Z A .

eio Valcriano lib.3 r. ,


Come dipinta dall' mietati nellifuoi EmbUmU
La ragione è> perche il pefceèdi fuanatu-
che moflro è quefto f Sfinge, perete ferU-
ta ftolido, Si lontano da ogni capacità» eccet-
Faccia di donna e ie pe membra vefte
&
,•

to il DclfiVw» alcuni altri , che raccontano


d' Augello t e di feone ha pitiii f
i
Piuma
per marauiglia, &
'.ome lefcagliecon facilità jyinot/tl'tgnoranza* che precede
fi leuiiiadaj corpo de pefcijrosì con gli ftudi) Da tre cagioni, ò da intelletto lieue ..

delle lettere fi può l,euare,alJ'hiiDmo il ve!o del. O* da vagf.ezza de' piacer mondani;
l'Ignoranza.. O* da fuperhia chevirtùcotrompe:
IgnoriinzaM tutte lecaft. Ma l'huomt che sk perch'egli è nata, ài qtiefta

S^oppo'ìe, e vincitor felice viut..

G L'Antichi Egic), per dimoftrarc vn*i-


gnor^nte di tutte
in^igine col capo dell'afinov che guardade
le cofe. faccuano vna
T KT A G I NAT I ON E..
la terra» perche al' Sole della virtù non s'alza veflitadi vari) colori, hr^uerà ica^
DOnnra
mai l'occhif^ de glt ignoranti» i quali fono nel pelli hitfuti, &
alle tempie vn paro à\ a-
-l'amot dife fte{T)> & delle cofe propriemolto lette firoili à<]uelle di McrcunOi Se percorona
più licpntipiì de gl*altr», come quefto animale diucrfe figutettc dichiaro fcuro, ftarà con gli
più teneramente» de gli altri amaifuoi parti, occhi riuolti in alto tutta penfofa, in attrat- &
come dice Pieno Yaleciano nel hb.i i.cap.3 ;. to tettale mani vna nell'altra.,
L'Ima*-
. .

27» Iconologìa
I^M A G IN A T I O N E.

diumationefèr fSiSmia»
La Corona in capo con diuecfe
gurette denota che la virtù imagitù*'
nuatifiede fecondo i Medici nei pó-
mo ventricolo del ceruello,che è ii<3«
la patte anteriore del Capo cioè f(0||«
ce, ò veto fìncipitcj &
che il fenfo cfjf*
tnune porge alla viriiì imaginatiua fa
tic fpccfe* ò vero fatìtafme cosi chia-
mate dai Filofoii,& cofi dalla detta
viniififai'imaginatione^aUa quale vii
^ come U più nobile tutte i'alttcQÌ|e
difconojfi dipingécon gli occhi tiuaì«
ti in alto torta peofofa, &c in aftratto>

£c che tenghile mani vna nell'altea


per dimoftrare che ancora che le altfe
facultà & I fenfì eftertoii non ftiano la
atto alcunoja detta virtù nondimeno
opera>& molte volte opera ancor che
dormiamo, del che ne babbiamo mei
ti efempi, quali ne vengono raccc»-

tati dal Valeciola libro tecondo ofTer-

aatione 4. da Sefio Empirico neUa


vita dì Pirone, òi da molti altti, &
Claudio <^aleno ancorché alfe volte
habbiadettoche ciò non fi puoi fare
L'Imaginationc dice Anftotele tertio de A- nondimeno lib.z. demotHmufculorumhza^n'^
mmache è vn motto fatto dal fenfo attttalmen dociòper efperientia prouato confefla eflerc
te» cioè vna co^^nitione di quello, che gli altri làVeritJ-, il che accadie perche la detta virtù fi-
fcnfi,sì comune, come anco gli efteriori han
il feibàin fé imprefle quelle fantafme apporta-
»o fentitoi Se come dice anco nel fecondo de telidai fenfi nella vjgilia;il che faole fpcflb ac-
Anima è. comune con gli huominr,& con altri cadere à quelli che fono pieni drfangue turgi-
animali, il che ci viene efplicato anco da The* do, fpumante, eftuofo,& che abondano di
miftio parimente nel tertiodc Anima,doue di- feruidiffìmi fpiriti , 5c di quefta conditione
ce chel'Imaginatione è perfetta, & imperfet- fono h huomini di habito rato, &
molle^ ti di
taj perfetta nelli Animali perfetti,5.: imperfct- poca datura, &
che hanno grande agilità<ii
8a nell'i mperfeiti,& per dichiarare detta figu- animo molto feroce .
fpiciii» &c
ra à parte, à parte, &
efplicare i fuoi hgnshcati Arinotele nel lib.de comuni aniraalìuro ma
diremo.che ir veftimentó di varij colori dtino- rione <\\cc. Ftfio& imaginatiortrum agenda*
ftra che la patemtia iraaginatiua ciceue le fan- rum vim obtinet, &
per quefto l'eth imo logia
tafme di qual fi voglia oggetto prefentatdi dal dcirimagmationc viene dalfenft) del vjfccc-
Ji fenfi efteriori . Però detta varietà di cobri ci me dal piùoobile,mà perche il vjfò non fi può:
dimoftra la. varietà gravide di detti oggetti fare fcnza la luce,di qui viene che fi chiama
Si dipinge con li capelli hirfuti,& Con le alet- fanrafia che viene dalla voce Greca fiìt che
te alle tempie per fignificare la prefta anzifubi vuol dire lux, &
©« /W luceo
ta operarione di detta potentia sì in riceuc<*e Ei mirabili efìetti della Imaginatione ci fo-
dette Fantafme,coni>eancoin prefcniarie <lf no drmoftrari,& raccontati, da Marcello De-
i'iateHetto, riggiungiamoche detta Imsgina* nato Ub.i,de^ Mfdic/ihiflarùt mirahili .

Uone èin.contiouo moto tanto nella vigilia


quifito neiltì.inocaaicficrplica nel ìibwde
Kfttf-
. . A .

M I TATI
Libro Secondo»
ONE.
^71

Immortalità.
DOnna veftita d'oro, h quale ter-
rà con ladcdra mano vna pian»
ta d' marqnio fiorita, e nella finiftta
vna Fenice,
G ià fi è detta 1 a ragione dell'alloro,
la pianta dell'Amaranto fignificalm^
mortalità, pctaoche ella non muta'
ìSai il colore, ne fi corrompe» ne fi

marcifce mai •
La Fenice, per ritrouarfi dalle Tue
proprie ceneri abbrucciate perpetua-
mente, come è comune opinione, è
indicio dell'Immortalità medefimQz.
la quale è vna eternità col rifpettofo-
lo del tempo da venite
I M M V T A T I O H E .
Onna armata,ve{lita di cangiati*
D' te al fianco finiftro porta vna fpa
da, & con ambedue le manifquarcia
vn panno di lino.
L'Intelligenza di quefta figura bà
bifogno di lungo difcorfo, il quale la*
fciandoin gran parte alla fottigliezza
de' beili ingegni,dirò folo che fi dipin
gè donna armata, per dimoftrate,che
DOnna» che nella roano deftra, tiene yn la mutatione^ alia quale fono foggette tutte le
mazzo di pennelliinella fìniftra vna ma- cofe create,per fé ftefia é forte, 6cR conferua
Icbera» Si a' piedi vna fìraia fotto all'armature, cioè fotto al raouiméio de*
L'Imitatione Ci vede in qual fi voglia actio«* Cieli,che efiendo di diuetfa, &c piiì falda mate
nesouero opera fatta ad alcun'altra fomiglian- fono cagion e del Tuo moto, poi del
ria di ei7a
te)& però fi dipinge con vn mazzo di pennelli calore, & dell'Immutationc, &c cotruttione»
in mano, come iftromenti dell'arte} imitatrice che à vicenda procedono,fecondo la dottrina
de* colori» 8c delle figure dalla natara prodot- d'Ariftotele,& la conjètuano in quefto modo.
te» ò dall'arte ifteda. Il lino è poflo da Poeti per lo Fato,dandofi
Lamarchera»& lafimiaci dimoftrano TI- alle Parcbe,€grinterpreti diTeocrito,rendé*
mitatione dell'attioni bumane ; quefta per eC- done la ragione» dicono, che come il lino na* '

fere animale atto per imitare l'buomo coTuoi fce nella Terra, Si quindi à poco tempo vi fi
gefti; e quella perimiiarnelle Comedie>& corrompe, così, l'huomo della retta roedefi»
fuori, fapparenza; Se B pottamento di diuecfi roamente nato in eflaper necelfitàdi natma
pertbnaggi. fi riiblue
IMMORTALITÀ*. Le nvani» che>tiran<fo m
contrat» luogo,^
DOnnacon 1*1311 alte (palle» & nella nian (quarcian&il panno»(bno le contrarie qualità»
deftra vn cerchio d'oro.^ che in vigore del moto de* Cieli dilltuggono^
Uali fignific^no la iblfeoatiotte àa terra» la Se moltiplicano lecoic cenene : &(i. nota la
^uak non (òdienefe noiì cofemorcaH » iQolti^licatione nelle dlie parti del panno •
Il cerchio delFororai^re(énta l'Immortali» rATPASSlBILlTA^
tà>pcr efTere tra tutti i metani il men eorrotti» QVeftaèvnadclle principali doti dclcor-
bile,6: per hauer la forma citcoIace»U quale ,
pò gFori ficaio , come feri uono i Sactt
ttOQ bàtecin^e dpae $ni(^«» .3f eoioei.Pcrò fi dipinge ignuda, & bella, ehc
Sdai^'

^
. . , . . . .

374 Iconologia
ftìicoQ i piedi ehaad^fofrftt quattro Elemcn* braccio deftro VA Gallo» &
con la finiftra im^ ì

tifuoxa delle cofc coriottibìli. no vn ramo di pungentifiìojocouo


1MPERFE,TTI0NE« Impicca è affetto inhumanO)& beftiaie del*
l'animo fuperbocontra la proprietà dei buo-
DOnna veftita di color giallolino ; in am-
ni)& della virtù: la qualità Tua è di mancare
bedue le mani tega delle Rane>con vn-
de i debiti vfHcij alle cofe facre» à patenti, a^
Orfa à, cantora quale con la lingua dia petfet-
fione al Tuo parco
profitmi» alle leggi» & alla patria

II color del giallolino (ì fcuopre in molte co-


Le fi bendano gli occhi» e le fi danno Po-
recchie dell'afino,pcrche come narra Horatio
fe imperfecce» al tempo» che s'incominciano à
Rinaldi nel lib. delle fcienze de compendio
corrompere. Però fì prende in queftofigni-
delle cofe»dice» che Tlmpietà nafce tamora da
£cato
ignoranza non foccorfa,& iblleuata dalla gra?
Le Rane parìmente>coine animali, che fi
tia di Dio» perche molti non illuminati iK>n
generano di putredine» fono da Oro Appelli-
poflbno per le tenebre mondane fcorgerc il
ne per l'Imperfèttione aflegnate. Imperfetta
vero bene del Ciclo, amaiIo,& honorailo
è ancorail parto dcU'Oifa, per efìTeré folo vn
Il Gallo, che tiene nel braccio deftro» vien
pezzo di c^rne fenza forma d^snimate>ma con
poftoda gli Egitijperfegnod'Impietà, come
la lingua» per continua diligenza prende poi
teftifica Pierio Valeriane lib.24. eiTendoche
la fua forma. cofi ogni noftra anione nel prin-
quello animale monta la propria madre» 8c
cipio imperfettaifenon manca ladiligenzaiin
taluolta fì moftra fiero» 6c crudele vetfo il Pa*
virtù del buon principio fi compifce.
I M F I E T A* * dre f Si che doue regna l'Impietà, conuìene
DOnna veftita del color delnelverdcramcfa-
braccio fini-
anco, che vi fia la crudeltà, che per tal fignifi^
eato quefìa figuta tiene in mano il ptmgentìf»
rà invitta crudele»iertài
ftro l'Hippopotamo, &
con ladeftra mano v- fimorouo, il quale fùpofto da gli Egitti) pei;
na facella accefariuolta in giù» con la qnale dirooftrare con eflb vn huomo empiosperucr-
abbruQciavnPelIicanoconifttoi figlia che fa- fo,& dal furor del fuo modo di viueregtande^
fanno in tetra «^ mente hauere infaftidito icoftumidi tutti gl*-
L'Irapietà è vitio contrari© alla pietà» non filtri, perche queHo cofifecco, più prefto fi^

purealKgiuftitia> 6c fieffercitaindanno dife (pezza, che punto piegarlo


fteffo, delia Patria, diPadre,& di Madre, e fi
Jm^ta e: violenta-foggetta alla Giuftitia,
lapprcséta veftita di colore divcrdcrame,che
è inditio di natura mtligna» nociua»la qua-^
le fi ritroua iti cofero, chedrlzzanale pro-
& VNo Hippopotamo caUalIo del fiume-
Niloptoftrato in terrd,fottopofto ad v-
prie operfttioni àdannade'bene£attori.. no fcettro fopra il quala fia vnaCicogna ..
Néffiniftro bracciaiicne l'Hippopotamo» L'HippopotamoèvnoanimaiccheviueneF
perche come cflo, quando è cresciuta in età, fiume Nilo,-comedice Plinio lib. 8. cap.i j'^hl
perdefidetiodi congiungerfi con la madre» Iafchfena,ri crini, «*1 nitrito^conìe il Catullo,,
vccide il proprio genitore, che gli farefiften- ma hàl'vnghie
sfcfleindae pattijxomeilbb-
2a,cofi l'empio p»r fccódarei fuoi sfrenati ap- ue,^e*l mufo eIcuato-,& ha la coda,e li denti ri-
petiti» condefcende fcellerataroente alta rui^ torti come il Cignale> è di natura empio, poi-
Ba de' fuoi maggiori*, e benefattori che per violare la madre, aromszza il padre.
Tiene nella deftra mano vnafiaccclta ifcce» La Gicognapcr il contrario èdigiufta rac-
6» abbrucciandoil Pellicano, perche l'opcra- te>perche ha pietà-vcrfo i fuoi genitori folie-
tioni dall' empio non fono volte altroucche uandoli nella vecchiezza,. come riferifce San
;aJdiftruggiméto della Carità» &
Pietàda qua- Bafilio,^ Plinio lib. 10.& 2^. conqaefteiftcf-
je'aflai bene per lo fignificatodel Pellicano» fi fé parole j Cenitricttm fcneclàintticem edncant.
dichiara,come racconta il Kufcello nel fecon- La natura diuerCa di queili due animali à que«
éo libro delle fue impiefé» &
noi diremo più. fto noftropropofito raoltobcne e^rimc Plu-
^ifFufamenie in altra occcafione. tarco nel commentario, che fa, fé gli animali
Impietà, terreftritògli aquatilifìano più calidi, dice e*

DOnnale brutta : con gli occhi beodati} e g^-.Skum CkonijsctinjpAres flnrnaltstqtios^*


d'^ao
pan orecchie ,tcpga»< icon il fatvis fmsdmt» hivt cummambMcoirt ^of-

/
Libro Secondò. »7^
ew »fc4«^Dalchc Snida volendo moftra- la pugna } e dì aiefìté dubititRdoi cetre co ifti«
fintt
.«erimpieùiC violenza efler foggctraalla.Giu- peto fopia ^\ (^ìtàìtC altre armi mofìrateglv
ftit»?., tiice, che folcuano
figutatc fopra vno onde fé n'è fatto prcuetbio,quando perliarao»
ICceitrq la Cicogna, &
da baffo l'Hippopota- che gliaudacJ.ò troppo pronti, che vengono
xno: 6c pei lodisfattione de ftudioiì
add-Tt tò il «Ila volta noftiacontrarnafta>come porco fcl'

te ilo d) Suidi nella parola Greca «ivrì-n^KAp- uatico.


.p/ftf yinfhteiese^^qHd^deCkm^
-
fcm'murj-pe- IMCLIMATIOKE,
'r4cjfe affirw^it, Ucmc^t faeere mar» ^eropo- DOnna giouancr farà vcdica dalla patte
das iiaiiHS mfcc^trts fiiytrne Ctcon*^ff e^n" dcllrit di color bianco, e dalla finif^t a dr
gH»h wferni Hif^ofoiammm: vt [tgntfitcm tm' coli nero» baueiàin cima del capo due fteìlò
t

piàatem 0" vioUnmm fubui^am ejje lujlniA* fiflc»cioè quelli di Gioue alla ddtra, lucida óC
l\/amCicpfi$aquidem iufie a^Hfìt Grparemes chiara, &
dalla finiftra di Saturno, piii piccio^
fenh cotìfucìosiuaits ge(ÌAnt. ìitppcpotaftfus «?»• la di quella di Gicue}& farà di color folco,ter«
$em anim*ti ejì iniufif/Jimum . tè con la deftra m<tno vn mazzo di rofc,& con
I M PETO. la fintflra vn mazzo di fpinc^c li piedi faranao
\ T Ngìouanc
che n« quafi nudosie che
di «rpctio fctoce> àc arditq»
attp
ambidue alati»
Giouane fi dipìnge, efiendo rincIin«tione
. <
jr ftia in ^ix

«fi^oncaie impetuoCaineriCc Tinimico» e con la potenza che eccita,& muoue l'animo all'ódio«
fpàda nu Ja mofìri di u) aie vna ftoccaiajhaue* ©all'amore delle cofe buone, ò tridcperciòil
là bendati gli occhi, e coDi'-jliàgli hò.Tien>à Filofofo nel 2,.li<della Rettorica dice che i gio
5^1^ vi farà vn Cignale» che iìia parimenti uaui <imano,& odiano troppo>& ogni altra cO
rabbufFtCo>con la bàiiaalla bocca» ed*'" ateo fa oprano fimilmenté, &; la caufa ài ciò è per-
di operar/ì vnitamente con la fìgur* a vchiun* che l'Inclinationcnon e altroché vn appetito
que gli fi metta auanti per ofFcn derÌ6 « naturale, cosi dice ilFilofofo e/? appetims qui»
GioUiincjè quaC Qudo> di «fpetto feroce,* dam naturalis velttmofi e perche ogni appetì*
ardito fi dipinge* péi^norì é^Terc nellagiouen- to non è fé nò di ccifajbuona%ò che gli fi iiidicà
tù alcun timore, maptoniezza, e audacia ad biìom» vmms-appeùttiS no», tjt mjiixmhc perciò
e(porfi con impeto «degni incontro» che per* igipUaniapprebendendo lecofe per buone^
ciò (là iieiratto fopradeUo, p con l^fpàcia, co» inchnano grandemente io quelie.enohaueni
we.dicemo,, '\" ''
',.^1
* ' *

do il retto giadicio di conofcere,fe veramente


/ Gli fi bendano gli occhi, perché icnì: mette à patte reiifiano buone,òm<>le» e quedaèl»
^ti eflècutione Topere fue co Impetp>e furore» caufa che troppo amaao»e fimUm^te odiano*
dimoftrad'ciferepriuodel lume dcU'intcHet- 11 color del vefìimctabianco,& netoifigtiife

fo» chf elevala, e miCura delle operationi hu« fica bene» 6c il male, omde cocoite-Hnclina-
il

jpane V tione, denotando per il bieticola luce lignifi-

L*ali denotano la velocità, e la preHezza» cante il bene, &- il fìeto le tenebte rapptefeti^
della quale fiferueconpoco giuditio l'impe* tante il male,e perciò vediamo che nelle facrò
tuofo giouane» e daliUmpeto fi laflatrafpot- cartCì il bianco e fimbolo di luce di Diiiinita*
tare. Chtifto vien chiamato hisLCOttadidmdikilkSì
Se li mette à canto l'impetqofo Cignale^ ffteui, lo chiama la fpofa ne cannci, fi moitrà
nella guifa, che fi è<letto>percioche per comu ancor nel monte Tabor con li vefti méti biaik-
cófenfo di porco feluacico e pò»
tuttii poeti il chi, ytfliìmnta ms
petit nix, e quafi tcorgeia
ftp per l'impeto» come fi può vedere in Pierio bontà infinita che cu Uiunica à (lioi ApottoIi|
Vakrianolib»^. &
in Arifìofàne nella comc«> iinilinatìone adunque veQita di biaco ci rap«
dia detta LifiiUata, il cheto delle donne dice, prefenta quella eller bella, &rifplendenteco«
per le Dee» fé tu hoggi mi (lùzzichi,fciogIierò me la lucei& nafcere dà vn intelletto purgatOj
io il mio porco,e nella ifteda comedia il choro Come per il córtarió ci rapprefehtail color toc
delledonneLacedemonie minaccia Leonida to,che altro no Vuol dire cne cfcuiità e )ene«>
dì andargli addofiò, come Cignale^percioche bre.fimbolo propriaméte del male,è p^-iò nel»
rioclinatione» &
amor del combattere è così le&ritture Caere ci fono rapprefcntaci i danna-
naturale al Cignale, che prouocato dal caccia ti con il color nero,come ih BarUc al 5. parla*
lore>non fi fugge^md^ontanean^nte prendo do de dannaci dice tti^im fum facies eoram dt
. . .

2j6 Iconologii
fHm(fquiineùfit-^*ltic\m»tìoRc adunque vcfti- tura fua 1 quefto che po/ttii ìnmibuì reqkìfiii
ta di color necojci rappresela quella elTec tcifta ddagendum ^tefì agtre,& ftonagere » velU,&
e peruecfa e non procedere da retto giudicio. noUet Oc cofì m
cófcqueaza l'Indinatione può
Le due (Ielle in cima del capo dalli fopradet eflerbuona» e cactiua» può inclinar al bencifC
ci pianeti» dimoftrano l'Inctinatione di cffdSc anco al male.ma non però in vno i(le(To tem-
per efièc quella di Gioue di natura benigna,& po ma fucceflTiuamente : perche vorrebbe» &
quella di Saturno nociuo,& maligncdenoce- non vorrebbe> fono con crarijche non pofTono
tano il medefìmodi quello» che ngnificanoU elTcre in eodem fubte^io, &
in eodem tempore •
colori del veftimento IMCONSIDEHATIONE.
Tiene co la deftta mano il mazzo delle ro-
DOnna veCiicadt verde chiaro.mi difcia«
tc, per dimoftrarci che l'Inciinadone deue ef- ta, & del capo eoa
fcapigiiata*in cima
fer àpunto come la rora>bella*odorifecai& vir vn a farfalla, fotto il pie deliro hauràvn rego»
tuofa* 6c che rhuomo deue inclinate Colo alle Io,& vn compado, & con il pie finiftro fi mo»
cofe virtuofe e bellei e perciò li Egitti) con la uerà fopra vn precipitio
ghirlàda delle rofe figurauano l'incero Se per- L'Inconfìderationetnò è altro che vn didfct
fetto cerchio della virtù» cofì fé l'Inclina;cioni to di giuditio di coloro, che cri le cofe diucrfe
faranno buone àguifa di rofe fpargeranno o- non giudicano rettamente quello che co bop
dorè di vittij, &
per qucfto credo io che il Re- na, & giuda determinatione dourebbono.
gai Profeta porgeua preghi a Iddio> che li có- Pero è figurata detta imagine con vnafar«
cedede buone Inclmacioni. Jndinacormeum capo, la quale incólìderatametite pro«
falla in
Deus in teflimonia tua conofcendo di quanta curaàfe ftclTaia morte , aggirandofi intotna
importanza era la buona Inciinatione. allume.
' '
Le fpine che tiene co la finiftra mano figni» Veftcfi ài verde chiaro» perche ia virtù co-
ficano il cótrario delle rofe cflendo loro come nofciilta la qualc^èneirhuomo per fua natura
dice Pierio Valeriano ncllib.fo.il (imbolo di difpolla à riceu'ere. & apprendere le cofe, co-
(uttì i vui)>& perche tutti i (ìgnifìcati chehab- me fono, fi debilita per indifpofitione.ò per
biàmo dato alla noflra (ìgura debbano vnir(i negligentia fl dà lUoco, &nome cofi à qucflo
infìeme nella roedefima qualità diremo*che le &
mancamento-, la regola, il conapaflo fotta
tofe)& le fpine dimoftrano chchabbino corri al piede, non è altro che la ragione,& il giudi-
fpondenza di quàto habbiamo detto di fopra'. tio dell'huomo oppteflo, &
cóculcato dal pidt
'
Gli (ì fanno piedi aliati} percioche l'In eli*
i cioè dalla forza del proprio appetito il quale
hationeé moto fubito che fa abhorrirejò dilec dominandolo lo conduce all'opere itiagionc-
iare»fecondò la conucnienza che per natura uoli,& poco confiderate.Come finulméte di-
perfangue,percomple(Iìonc,vfo,& (lato (ì ha moftrail piede che tiene fofpcfo nel principio.
con le cofe.Ma e perciò da notare che fé bene nI

è comune a ogninatura>così l'hauere qualche


Inciinatione» ad ogni modo diuerfamente (ì
INC •STANA A.

tittoua in diuetfe nature ftcundum modu eiuf, T^Onna^che poficon vn piede fopta va
come diceS.Tomafo nella prima parte alia \J Granchio grande* fatto come quello»
quaeft.59.all*art.i. Nella Natura intellettuale. che fi dipinge nel Zodiaco*, fia vedita di color

•fi rittouaj rinclinatione naturale ma fecondo turchino, &


in mano tenga la Luna
ia volonrà,nella nìtturafenfìtiua fecondo l'ap- Il Granchio ^ animale,che camma innanzi

petito fen(ÌDUo,nelIa n^^tura ptiua di cogniti© Oc in dietro, co eguale di(pofitione,coroe fan-


'he, gli e r Inciinatione folo iccondo l'ordine no quclii»che efiendoirrefoluti, hoc lodano la
della narurit 6c per quello (ì dice la pietra in» còtemplatione, hora Tattione» bora la guerra,
dinar ai centrcii fuoco ad alto perche qucfta bora la pace, hor la fcicnza, hor l'Ignoranza»
Inciinatione gl'è naturale. hor la conuerfaticnc>&: hora la folitudine,ac-
j
Hor dunque noj nella noftra figura intcn- cioche no rcdicofa alcuna intentata al biafi-
cHatno d<irinclinatione intellettuale. e qucfta roo nato,& nudrito nelle loro lingue,& all'in-
pbò edcte bunna e caitiua> procedendo dalla ccdanza dillèminata in tutto quello, che fan-
volont3>itì qiiale4iberarocnrc può ellerc buo- no : Queda forte di hucmini è mclro dannata
na^ mala-, cfìcndo potenza libera, che di nt» da GioUanni SchoIadico>aDzi da Chtido No-
(Iro
. . . , . &

N OSTA
Libro Secondo»
N
^n

, Tiene baftonc lontano, percfer


il

i'Jndulgentia allontana il tigoic


dciVa Giuftitia.e porge aliatici la p^^.
rcnn,|::«rIaIibcrali(à,chcfaconpof»
fauzaqua.^iDiuina.

I N D V I. C3 E N T I A .

Nella Medagif-a di Seuero,

dipinge Cibele torrita ftando-


SI fopra d'vn Lcone,conla finiftra
mano ticnevn'haila, & co la dcftra
vnfolgorcilqu^le mnftridi non là-
ciarlormà di giitarlo vja con leiterc»
che dicono ìndulgptia Augujìorum.
INDVLGENTIA.
Nella Medaglia di Gordiano»

VNa dona
ne»6c d'vn toro, perche l'in-
in mezzo di vn Leo-

dulgétia addomeftica gl'animali,


gl'animi feroci, oueto perche l'In-
dulgentia addolciffeil rigore.
JN D ITIO D'AMORE •

Vedi à giudit io d'Amore


.^
^^
.

^^^t^mmm H^^^M,^ M^^J^ M^BBHfc-


I N D O e I L I T A%
fìro Signore \ con l'eflempio di quel che pone DOnna di afpctro rozzo, che ftiaà giacere
le mani all'aratro,pentifce & fi interra, &
cóla finiftra mano tenga per
II veftimento turchino è pofto per la fimili- la brigliavn'afino, che habbia vn fireno in
tudine dell'onde marine, le quali fono inco- bocca,fi appoggierà con il gomito del braccio
ftantififime,& di tempo in tempo paiono alce- deftro fopra d'vn porco anch'egUproftrato in
ratione* come vede fi terra,hauetà in capo vn velo di color nero.
La Luna medefimamenteèmutabilifTìma, Si dipinge in tetra, perche l'Indocilirà non
per quanto ne giudicano gl'occhi noftrii però è caminare per la via della virtù , ma }.
atra a
iìdice, cheloftoko fi cangia, come la Luna, ftar femprc vilmente con l'ignoranza moftra-
che non ftà mai vn'hora nel medefimo modov ta per l'afino, come anco per farmentioncol-
Vi fi può ancora dipingere vna Notrola,la qua roetteuano l'afino con
ire à ciòjche gli Egitti)
le vola irr-efoluttdima, hor da vna banda, hoc il freno in bocca per l'Indocilità, come ani-
dall'altras corife djce Bafilio de confi, ntonafl. male intuito difadatto all'imparare, e per quc
(la cagione Matematici dicono5che quando
I N e Q-S T A N Z. A i

alcuno nafcefoito al i6'.gra.do<lel*Leone,co-


VediiDftabiiità. me prefaghi della coftui inattitudine all'imp»>
rare, fingono, che all'horahafca vn'afino con
1 N D V L G È N r I A.
la briglia inbocca.
Nella Medaglia d Antonino Tio
^.»
appoggia al porco, percioche come nar-
Si

VNa donna mano,


la finiftra
à federccon
il
vn bafìone nel-
quale tiene lontano
ra Pierio Vnlerisno hb.<?*quefto animale e più
d'ogni altro infenfato, &i. indocile , non co- &
vn poco da fé, & nel'a deftra mano vna paté* me l*alfre beftie, che mentre viuono, hanno
ra-.ouero pìtena,che dir vogliaiqo diftcfa per qualche particolare induftria.
porgere con efla qualche cofa .. Uveic ncro.chc.ie cuopre la iefta,dimoftra
S 3 che
. . . .

2yS IcoD;oIogia
I N D O 6 1 L I k\

duelli della Fortuna.


Il manto bianco dipinto à vecdi fio*
di è la Speranza fondata
nelU caodi*
dczza de' conumi,& della dtittainté'
tione, no potendo cficrelnduftria lo»
deuole, fé non doue il fine dell'cffica-
cia,& della fagacitàhumana fia realCf
honcfta &
vircuofa:fi conofce ancora
perqueftafìgura,che l'InduAriacoiv-
fifteinproucderfidel bene co* com-
njodij& in liberarfi dal male co* peri*
coJii però gran vantaggio nella vitJi
politica fi ftimano bauere coloro, chii
per propria virtiì, con la cappa, e coti
la fpada fi fono acquiftati la fama vni-
ueifale degli huoraini,& qualche co-
modità da mantenerfene in pace
Indujìria,
^
DOnna con veftimenro trapunti^
& ricamato con molto artifìcio;
nella deflra tenga vn fciame d'Api»
l'altra mano fia pofata fopra vn arga-
no di quelli,che s'adoperano per rouo
uereipefi^ fiafcalza, hauendo in ca-
po vna
ftatuetta di Pluto.
veftimento,lofciame,& l'argano
Il

che fi come quefto colore non prende mai al- danno facilmente cognitione di quefta figu-
tro colorccofi chi è indocilcanó è atto>ne ca- ra, & la ftatua di Pluto, tenuto da' gentili Dio
pace à riceuere diTcipitna> Se dottrina alcuna» delle ricchezze,dimoftra,che quefte fono prin
ne qua! fi voglia ammaeftcamentOj che lo po- cipale oggetto dell'indurtria dell'huomo.l pie
trebbe rolleuare dalle cofe vilii6c balTe di nudi fono fegno,che l'Induftria non difccr-

IKDVSTRIA. ne, fé non quanto abbraccia l'vtìle né fi alza


à fine di cofa più nobile, e però cofi ignudo fi
-,

DOnna giouane, & ignuda con l'elmo in pofa il piede fopra la Terra.
capo, éc hauendo intorno al braccio fi- Indnjlria .

niftto riuolto vn manto bianco dipinto di ver- DOnna, che nella defira mano tiene vno
di frondi, vi fia fcritto per motto nel lembo: fcettro,incitr.a del quale è vna manoa-
proprio Marte; nella mano de ftra terrà vna perta,& in mezzo di cffa vn occhio-,al fine del-
fpada ignuda, dimo(ìrando(l ardita» &pronta lamano, e dello fcettro vi fono due alette, fi-
àiombattere., milià quelle del Caduceo.
L'indufìria è parte del valore-, &
però l'ima- Lo fcettro è fegno di grandezza,&: di pron-
gine fua alla imagine di eflb fi alTomiglia tezza*, la mano rflndurtria, & d'artificio, però
Si dipinge ignuda, per dimoftrare> che ella quefta (bftentandofi fopra di quello,dà inditio
per lo più nafce da* bifogni, &dalle fcommo- che i Principi, &
quei, che dominano àgli al
dirà tri, alzano dia terra l'Induftria humana,quan-
Tien l'elmo in capo>pcrcioche la principal do piace loto..
parte fua è l'ingegno,& la prudenza,che la tie E" opinione di Artemidoro> che le mani fi-
ne fortificata ftà con la fpada ignuda pronta- gnifichino artificio,confornae allVfo de gli E-
mente per combatterevperchc induftria è ftar gitti}, perche quafi tutte l'articon l'aiuto delle
,4efto9. faperfi difend^ere con auanta^gio ne' mani fi mettono in o^via* Onde Atiftotete
chianià

/
.. . . .

Libro Secondo. ijf^


chiamò la mano fttitraento degli fttutnentù Ojlendis digittim tnxtÀ miaMti .

L'occhio dimoftra la Prudenza,pei la quale & prima lib.z. 28. '

riodufttià fi dcuc regger*: i &


l'al^ichc fignifi- Ridete ntuUum qui te Sextilìe CinAdum
cano vel' eira accrelconoin parte i meri» del- Diitent érdtgithtn ptrrigito medium »
i'Induitna Veggafi Alcdandro nelli Geniali Iib.4.cap.'
Jndtijìria .
x6. Celio Rodigino lib.17. cap.zz.da quali
NEiritn^ginediMvicurio, che nella dc- Picrio Valeriane lib. 36.
ftia Dene il Caciucco» con la finiftra & INFAMIA.
vn Flauto 5 gli Anrc'm fi^ucsteno !o aue ca- DOnna brutta con l'ali negre alle fpallc,&
gioni, the generano l'Indaltr)9,c!oè T/tile per ricoperta di piume di vccello Ardiolo
fé, & il diletto per al ;:ui» quello fi moftra nel infido alla cintola, & d^lla cintola in giiìfarà
Cafuceo» col quale fingono Poeti.che Mer- 1 veditad'vnatrauerfina di giallolino freg^iata
curio fufcit^flegli huofnini}>ià morti, quello del colore del verderame, ma dracciaca, Se iti
col Flauto idtumento ar>.o per addolcue gli a* braccio terrà l'Ibis vccello.
nimi» èc fminuire le molcftie L'Infamia è il concetto cattiuo, che fi bà
INFAMIA. ^
delle perfone di mala vita^però fi dipinge eoa
DOnna brutta, e mal veftita : tenga le ma- i'ali nere; notandoci» che ilfuo è volo di fama

contro l'altra con il dito di mez-


ni l'vna infelice, & cattiuo.
zo d'ambedue le mani didefo , 6c con grakti Le piume deli'vccello fudetto modrano»
tutti fìretti> & raccolti che l'Infamia nafcein gran parte dali'incodi-
Brutta» e mal veftita fi dipinge, percioche zaj perche queda è inditio di pazzia, fi vede &
bruttiffirna è veramente l'Infamia, acco- & in quedo vccello, che è incodanriffimo. Però
ilandofì ella alla pouertà la rende brutta» 8c Martiale dimandò Ardiolo, vno, che andaua
mendica, come dice Plauto in Perfa con i fe- davna all'altra attionefenza far cofa buona.
guenti verfi Il color giallo,& il verderame fi adoperano
€^amqu»m ret neftrs, fnnt pMter paufereuU per l'inganno, &
per l'Infamia vniuerfalmen*
Modica, éf modejft, meirs efi tumen ita vittere te &ancora l'vccello Ibis, ti quale ^fordidiC>
Karnvèiad paupertatem acceffitinfumia fìmo,come fcriuono alcuni,& fi adopera in fi-
Grauior paupertas fit, fides fubieUior.
mil propofiro; e come la vede dracciata infa-
Il dito di roezo apprelTo gli antichi era Ge« mia gli huominiapprejlo il volgo; cofi ivitii
roglifico dell'infamia, detto da gli Atheniefi dell'anima tolgono il credito apptelTo a fapiév
Catapigonite,vocecbefignìfica fcorto, lafci- ti,& rendono l'huomo difpiaceuoleà Dio,do*
uo Cinedo j fcimalidate dicono i greci quan- uè principalmente-fì fodeota la nodrabuona
do con quedo,ò con altro dito fi tada fé la gal- fama.
lina ha l'ouo . Redando il dito di mezo alto,e hifamÌA»
diftefo con gli altri calati, e dretti nel pugno DOnna ignuda. Oc lepro(k per tutta ìa vita
radembr^ la figura del membro virile » il qual con
l'ali nere, con capeìh fpaifi , in are*

gefto fu fcgno d'ignominia, e difprezzo . Fa- di fonare vn corno, habbia fcritto nella ffon«
cédo indanza certi foradieti di veder Demo- te la parola Turpe 7 8c fi fcuopra vn fianco
fìene,Diogene Cinico dirizzò il dito di mezo, con vna mano»
e diffe cccoui l'Ocatoredc gli Atheniefi . L'i- La lepra nell'antico tedamento era figura
itedo Cinico dice in Laertio che raoltidìmi del peccato, il quale genera principalmente
impazziuano col diio,fc alcuno slongerà il di- l'Infamia.
to di mezo, parerà pazzo, ma fé slongatà l'in- Ilcorno,che fuona,modra,che la fuaè no*
dice non parerà cosi . Perfìo nella Sat.i.chia- titia infelice predo à gli huomini, come que*
maqaedo detoinfame» ùo è fuono rozzo,òc igncbile^
Infami digito» f^ luftruhiìihus ante faliuis Il motto fciitto in fronte ci dichiara, che 1*

Expiat Infamia da tutti è meglio veduta>che da quel-


L'altroPoeta Satirico Giuuenale Sar. io. K>che la portano adoflo, però volontariamen-
Medinmque ofiendfret vngttem . te fi fcUopre il fianco, fcioglitndo il freno a*
Martiale Iib.^. epig.6p.Io chiama impudico » viti) fenza vedetelo penfare il dannoìb fucccl^
Derides quoque fur ér impudittim (0 della {)tDptia ripucatione \

S 4 IM-
. . .. .

28o Iconologia
iHtlfLM TA'. 1 na» dai quali la qmcte>& la tranqoilità ooftr*
DOnna & magra con vn ramo
pallida, dipende
d'Anemone roano. &vna ghirlanda
in iNPORTVKlO.
della medcfinìa herbaipcrchc fcriucOrc) Egit HVomo
pinta
con vna
rouine
tanè
di
velie di
di caG .le
rcuro,& dir
giunga fino al
tio ne' fuoi Geroglifìci.che gl'Antichi per que
{l*heiba(ìgniàcauanola malicia,& è quella» ginocchio, con le braccia, le gambe, piedi &
nella quale fingono iPocri efferfi tran>utato nudi > fc-nza cofa alcuna in capo, nella deltm
Adone, drudo di Venere, edendo dil Cignale tenga vn Cornucopia riuolto verfo la certa,
ammazzato » come racconta Teocrito, fa il che fia voto, & nella finiftra vn Coiuo
fior purpureo, &
bello itnà poco dura il fiore, L'In forra ni o.comc fi raccoglie d'Anftotele»
& herba , 6c foife per quello fignifìca l'in- è vn euenio contrario al bene» ogni contea &
fermità. to : &
il Coruo non per efiere vceello di male

augurio , ma per eflcre celebrato pet cale da'


INFELICITÀ'. Poetijci può pcrfegno dell'Infortunio:
feruirc

DOnna pallida» & macilente» con il petto fi come fpeUe vn ttiftoauuenimento è


volte,
nudo,e ie matnraelie lunghe» $c aìciut- pref^gio di qualche maggior male fopradantCf
te»tenga in braccio vn fanciullo magtot mo- & fi dcue credere,chc vengano gl'infelici file*

ftrando dolore di non poterlo alimentare» per ce(rì,& le ruine pei Diuina pecmilTionccome
il mancamento di latte^Sc edendo fenza la ma gii Auguri antichi credeuano,che loto augu- i

no del braccio finidrc, lo fìenda in atto di pie- ri) fufTcro inditio della volótà di Gioue.Qsi»ndi
tofa compaHìone^hauendo il vellimcnto (Irac fiamo ammoniti a riuolgerci dal certo feotiero
ciato rn molti iuoghi. dell'attioni cacriue>al ficuro della virti!t,coo la
Con quanto fi è dettcfi dimostra il manca- quale fi placa Tira di Djo,& ccflano gl'infor-
fx^nio dei beni della Natura, oc della Fortu- tunij.

N O.

VN gicuane d'arpetto feroce,


nudo > hauerà in
ardito, farà
&
capo vnelmo»& per cimiero vn'A-
quila> à gl'horaeri l'ali di diuecfi co-
lori .

Terrà con la finiftra mano vn'ar*


co,6c con la dedta vna frezza»ftando
con attentione in atto di tirare
Ingegno è quella potenza di Cpiri
to» che per natura rende rbuoroo
pròto, capace di tutte quelle fcicAzei
cu'egli applica il volere» e l'opera*
Giouane fi dipinge per dimoilrarei
che la potenza intellettiua non ixh-

uecchiamai
Si rapprefeiìcacon la teda anna-
ta» & in vifta fiero» bardito » per di-
mofirareil vigore» e la forza
L'Aq uila per cimiero denota la gene
rofitàjefiiblimitàfuaipetcioche Pin-
daro paragona gli huominidialtoin
gcgno à queflo vccello,haucndo egli
la villa acutiflrima,& il volo di già lù-
ga fupcriorc à gl'altri animali volatili.
L'arco, e la (rezza in atto di tirare»
moftra rinuciligaiione* e l'acutezza.
E t',li
. . . .

Libro Secondo.

alcr» vna fteaza con tee punte, per dimoftrare.

INGANNO. come li r;fcfi(ce neil'. gg.unia de' GctogUfici:

In vna mano tiene vn vafccben'c-


con l'altra in quel
ice dall'acqua» 6c
cambio fporge vn vafo di fuoco . La
Tua veQc farà dipinta à mafchere di
più Torti» perche in ogni occafìone
i'huomo * che per habito a ò per na-
tura procede doppiamente, la fu»
fraude, & l'inganno apparecchia.
Inganno
JhSK(/'
HVomo coperto da vna pelle di
capra in modo chea penagli
fi veda il vifo . In mano tenga vna
rete con alcuni Targhi pefci,in fot-
ma fimili all'orata dentro dieda.
Cosi ferine l'Alciato, &
ne dà ra-
gione convetfi latini. Il coneeti*

dice cosi

Ama il farge la capra, e*l pefiatore .


che ciò comprende la fu a pelle vifie g
Onde ingannato il tnifero amatore
Conuien che ptefo alle fue infidte refe s
Cesila nitretriet con inganm
Prende l'amante cieco À propri/ danni,]

Hv wmo vcltito d'oro,& dal mezzo in giià


finiranno le fue gambe in due code di HVomotenga molti hami, &
Inganno .
veftito di giallo, nella roano dc-
ntila fioiftra
ferpcnte'r acanto hauerà vna Pantera, con la ftra
tcfta ffà le gambe.Ingannarc è far cofa fpiacc- vn mazzo di fiori, dal quale efca vn fetpe
uole fld alcuni fotto contraria apparenzaiperò Si dipinge con in mano,come quel
gli bami
hàimagincdifembiatehumano,& veftito d'- li,che coperti daìl'efca pungono,& tirano pua
oro»ma fìnifce in coda di ferpente» moltrando gendo la preda, come l'ingannatore ticand»
fa incau-
gl'animi femplici doue defidera,
ci li
in prima faccia l'inganatore bontà,6c correfia,
per allettare ifempiici, & inuiluparli nell'cc- tamente precipitare: Onde,Horat.^e C^t^em
ditura delie proprie infidie, come la Pante- cesi dice.
j:a,che occultando il capo, racftrandoii dor- Occultum vifus decurrere pifcis ad hamum .

ib , alletta con la bellezza della pelle varie 11 mazzo di fiori con Lferpein mezzo, li-

fiere, le quali poi con fubito empito prende^ gnifica l'odor finto della bontà, de de ciceri
v&diuora. veleno vero degli effetti nociui.

Inganno,

D Orina > con vna mafcheradi beliiilìroa


giouane,& riccamente ornata, 6c fot-
1 Kf G I V & I A.

co^
to fi fcnopra patte del vifodi vecchia molto
<iifforme,& canuta. D Cnna
gli occhi
giousne, d'afpetco
infiamniaii,veftita di tolic.cca
rcitibile

"^
tZì Iconologia
la lingua fuoci della boccata quale farà (imile IHGIVSTfTlA.
ì quella dei fcrpe,& dali*vna,&: dall'aliralpartc
haueià moka (aliua.In mano tenga vn mazzo
DOnn a

ài l'angue,
difTormc, veftita di bianco Tpacfii
con vn turbanre incapoal»
vna bilanc ia.Af itoce-
di fpine» 6c fotto i piedi l'vfo de' Barbari; nella mano finiftra tiene vn»
le nella Tua Rectorica dice, cheèpcoptiode* gran tazza d'oro, alla quale terrà gli occhi ti«
giouani) per l'abbondanza dei fangue* &c del uolti,& nella dcdrabauerà vna fcimitarcaific
calornaairalee(rerarditi,econ£[deniinell'in- per rerra le bilancie rotte .
come anco, perche amando i
giuriare altrui, Difforme fi dipinge, perche l'Ingiuftitia,on-
giouani l'eccellenza* vogliono fopraftate à gli de il male vniuetfale de* Popoli,& le guerre ci-
altri, nei módo.che poflbno,& pciògiouanc uili fouuente detiuano» btuttiflìnia u deue ftt-

Mngjuria fi rapp'refenta col brutto afpetto, & mare.


gli occhi infiammati modi ano che l'ingiuria La fcimitarrafign;ficailgiudiriotorto;&iI
nafcc da pertutbatione d'animo, la quale pet- veftiméto Barbaro la ciudehà, la vefte bianca
turbatione fi moftra particolarmente nel vifo: macchiata di sague fignificab purità corrotta
la lingua fimilc à quella deilaferpe>è fcgno, della giufìiiia alU quale corruttela appartiene
che rmgiuriacófifteingran parte nelle paro- pure la tazza d'oro,hauédo grocchi,cicè !a vo
lejle quali pungono non alnimenti,che fé fof- ìontà.& il péfieio l'ingiufto Giudice per l'aua-
fcro fpine," fono fegno ancora le bilancie ferro ritia volti alla vaghezza dell'oro follmente;
à i piedi>che l'ingiuria è atto d'ingiufìitia.dan- perche non potédo infiemefofìcnerele bi!a«
dofi alttuiquei Diafimi,che ò non lì meritano, eie, e la ragione, cadono; onde vengono cal-
ò non fi fanno. peftate, come fé cofa follerò di minor ptezzo^
1 N I T I T 1 A.

letauole della legge rotte in pezzi,&


vnlibio.farà cieca dall'occhio dcftio
& f )tio alli piedi terià le bilancie.
Il veftimento bianco macchiato

dimoftca non efsete altro l'Ingiufti-


ti3,cbe cotrottione, &
macchia dd-
l'aiiima,per la inofseruanza della leg-
ge la quale viene fprezzata,& fpczza-
tadalh malfattori, & però fi dipinge
con tauole della legge,&
le con ic'bi-
lancie al modo detto.
Vede l'ingiuftitia folo co l'occhio
finitho, perche non fi fonda fé noa
nelle vtihtà del corpo, lafciando da
banda che fono più reali,
quelle, &
perfette,& che fi cftcnde a' beni del-
l'anima, la quale è vciamcnie l'oc-
chio dtitto,& la luce migliore di tut-
to i'huomo.
Il jofpo il quale è fegno d'auaritia»

per la ragione detta altroue, c'infc-


gna, the l'Ingiulbtia ha l'origine fjia
fondata ncgl'interelThencl defidc-
rio delle commodità terrene» &. pero
nonè vn viriofolo& particolare ncl-

D
&vn
Gnnavtliiia di biancotutra macchiata,
tenendo nella defìrimano vna fpada,
tolfo nella finiOia, pei terra vifaianno
la patte del
quale tutte
tutti t vitij
vitio, ma vna maluagità, nella
le fceilcragginifi
k raccolgono *
coniengono,&
.. . .

Libro Secondo* aS^


tMCORDIGIA. cono.che non fi tpoua fé non nel mare Carpa-
DOnna veftita del color della ruggine»nel thio>& non efce quali mai dal promontorio di
la ùnidtì manocenga vn FoJpo> &à Troiadgj dalli Scrittori è tenuto pefceingor-
canto vi farà vno ftcuzzo didìmo.perche folo(Tecondo chetiferifce Ari-
L'Ingordigia propriamente è detta va difor ftotele)tra'pefci oirerual'vfodi camidare co-
dinato appetito delle cofet che al nutrimento me gli animali quadrupedi,
pafce dell'her & Ci

fi appartengono più vitiofo di quello, che di- be, 8c ancora perche con molta auidità diuora
mandiamo Gola)ò Crapula) Ci dipinge ve-& tutti i pefci piccioli, che fé gli fanno incontra
ftita del color della ruggine, perche diuora per Ingordigia, &poi h vomita perla fatietà»
quella il ferro fenza Tuo vtilej come l'ingordo ^ fomiglia il Tuo corpo in gran parte à quello
c^ni cofa trangugia Tenza guHo» al che appar* dell'Orata
tiene ancora io ftruzzo> che il ferro diuora,& La Lapreda,corae dice Oro Egittioipartori-
digerifce. fce per bocca.&fubito partorito* diuoraqueU
Il Folpo in Oro Apolline lignifica il mede- l'ifteflfì nò fono ptefti à fuggite
fuoi figliuoli,fc
fimo j perche; mancandogli i cibi fi nudrifce Ingordigia .

della carne fua medefiraa "TN Onna col ventre groffo il che fignifica
Ingordigia, Ingordigia parafitica,& tenga in man»
DOnna brutto afpctto,veftita del color
di vn vafodi ttafparente vetro, dentro al quale
fiano molte fanguifughe, oucro fanguettole^
della ruggine* che vomiti il palio per la
bocca ; tenga nella delira mano il pefce detto perche come la fanguifugha, pofta a forbire il
fcaro; & nella finiftra mano vna lampreda* da (angue altrui non fi (lacca mai per dia natura»
Latini detta Muflela marina,oueroÀ^^my. finche non crepajco0 gl'ingordi non cedano
N 11 pefce Scaro à noi è incognito; perche di- ' ' non gli affoga»
mai, finche l'ingor!migià ideila

INGORDIGIA, O VERO A V I D I T A».


Del Signor Gio. Zaratino GaftcUini.
X T Na donna, che habbia nella ma-'
no vn ramo di quercia pieno di
gbiandcicon la delira moftri d'hauer-
ne buttata vna ad vn porco il quale la
tenga in bocca in modo, che fi vegga»
e dia con la teda alta, e con gli occhi
^
filTì verfo la figura
Habbiaroo figurata l'Ingordigia con
che cangia vna ghian-
tale animale,
da, e guardi all'altrcpetche è ranto in-
gordcche mentre ne tiene vna in boc
ca, defidcra di pigliare l'alrra, ingor-
do collume fcoperto da Alceo roeta
Greco qaarydo difle ..

tfA7eUhCl0HV,
StiJ glundem aliam quidem kahet^aliam 4U»
Uro cptataceipere'^
Pigiiafiil porco perl'lngordigiajco»
me animale il quale ingordamente di-
aora tutto il giorno, e mangia d'ogni

cofa, e per tal conto molto s'ingrafla»


onde volgarmente fi fuol dircdVno»
che fiadi buona boccatura v diluuia,.
come vn porca^ Horatio Poeta volen-
do darcauifo ad Albio libuUbich'egjI
>tieD»^


. . .
. , ., .

2^4 Iconologìa
atcendeaa ì far buona vitata mgra(Tarfi,con- JngratìmcHne
cniude l'Epiftola con qaeftivccfi
He pinguem, ó* nitidtm htne eurat» cute vifit
DOnna veftita di hedefì, tenendo in vn»
mano due vipere, l'vno mafchio, ei'al-
Cui» ridire ve'es Epieurei de gre^e porcum ,
trofemina,& il m ^fchio tenga la tetta in boc*
Ooue fi chiama porco della greggia d'Epi- cadcUafemina.
euro:E porci furono chiamaci i Beouj nell'Ar- Ingratitudine è ptf ptia malignità nell'ani-
cadia : Leggefi ne gli Adagij, Vita fuilla> per mo tozzo, & vile, che tende i'huomo fcono-^
vna vita ingorda da porcoi e quelli, che me- fccnte de'bertefifi)verfo Dio.c'l proflìmo, fii
nano si brutca,e Cozza v'natCono poi tenuti flo- che fcor dundo il ben prcfcnte, brama Tempre
!idi>groflìi^ indocili fìmili à gl'ingordi porci. il futuro con appetito difordiriato
Ma ancorché in quefta fi rapprcfenti fpetial-i L'hedera porta il fignificato dell'Ingratitu-
mente l'Ingordigia della Crapula, nondime- dine, perche quel medefiroo albero, ò muro-
no fi può applicare all'Ingordigia di qual fi vo che h èttaro fottegnoncll'andat in alto, &à
glia acquifliOje guadagno di robba) impercio- crefcere,ella alU fine in rcrauneratione di gr»
chcj fi come il porco fpenco dall'Ingordigia» tuudinclo fa fecare, & cader'à tetra
va ferapre fcauando U terra.col grugno.e con Significa quefto medefimo la Vipera, la
le zampe per ingra^Tarfi: cofigli huoinini in- quale per mento delia dolcezza, che ticeuc
gordi del le cofe terrene) cercano di fcauare i ne' piaceri di Venere col cópagno, bene fpef*
denari di fottotecra^ cacciano il capo eciam« fo tenendo il fuo capo in bocca , lo Tchiaocia»
dio in luoghi, chea loro non appartengono; & eflò ne rimane motto : E poiché mi fouuie-
petimpadronirfidi quelle, fi rimefcolano di neva Sonetto àquctto propofito del Signor
quà,edilà sfacciatamente, e fanno tanto di Marco Antonio Cataldi, non m'inctefce ("cii-
mano, e di piedi, che ottc%ono cofe indebi- uerlo per foddisfattione de Lettori
te per fatiate la loro ingorda voglia . Appena
O' di colpe, e d'errori /t'ergo, e fede,
haueranno tirati li fruiti maturi d'vna vfura, RubelU al aUa Natura» à Die»
giufioy
che defiderano gli altri non maturi, ranto fo- Pefie infernale morbo peruerfo, e rio ,

no intenti all'Ingordigia, Alceo fuddetto l'ap- D'Alettone di Satan figlia is'htredt ,.

plicò all'Ingorda Aiiidità, che haueua delle O' di pietà nemico, e di mercede,
donne, come ghiotto di quelle Mofito à rictuer pronto, à dar reiJi», .

O'di promejfe, e benefit^ oblio,


Stif gUffdem ttUam quidem^ hahet ttliam mtem o> Ckenon curi amijià, ne ferui fede .

ptnt ttcciptte Tu Lupo, Arpia, Grifo» d'opre, e d'ajpetto


"Egd quoque pHeiUw pulcram aiiam quidem knhee» Tu di virtù, tu d'animo Generato
filiatn nutetn cupio accipere .
Teceia fchiuma, feior, maeckia, e difetti ,

IN<5 RA TiTVDlNE. Tu fei ccH l'Auaritia à vn parto nato ,


Fuggi dal pender mio, non che d»l petto ,
DOnna veftita del color della tuggiae.ten^ Ch'i de vieij il peggior ejfer ingrato , «

gainfenovnaferpcinmododi accarcz I N I M I C t T I A.
zarla-jin capo h;iuerà d'vn Hippopota»
la tefta
rao,& il tettante della pelle del detto animale DOnna veftita di ncto, piena di fiamme-
gliferuirà per manto. Vedi in Oro AppoJlinc. di fuocOt con la dettra mano in atto di

Iif^ratitudine
minacciate, crn la finiftra tiene vn anguilia,&
fianovn cane, Oc vna gatta» che
DOnna vecchia, che nella man deftra tie»»
in terra
zuffino infie me.
fi az-
ne due vnghie d'Hippopoi^mo altri- ,

menti cauallo del Nilo, per moftrare quanto veftimento nero con le fiamme fignifica
li

fi a cofa abomineuole l'Ingraiirudine In Oro .


l'ira mcfcolna con
la malinconia,che infieme-

Apolline fi legge, che gli Antichi adoperaoa- fanno rinimicitiadutabile, la quale no è foio
no ancora iVnghie dell'Hippopotamo» & già quell'ita, che ha nel profondo del cuore, fatte

iaragione fi è detta neli'uTìagine dcll'impieià: le con appetito di vcndetta,in prcgiudi-


radici

iìgucarono ancora gli Antichi l'Ingratitudine (io del profiìmo,& che ciò fi mottri per lo fuo-
in Atteone diuorato dalli propri) cani» onde co,&' lo manifertah dcfinirioDe,ouefidice>r-
if a edere vn feruor del fangue intorno al cuo-
nacque il PfouerbiQ i'nTeoctitOi Nmàsàneh
%>.t ti Cd<ÌÌH r.
lejpex appetito di vendeita»& la malinconia e
addi.
. .

Libro Secondo. sS;


iddimtmdata da Medici AtrabiliSi però fì può il mcdefirao cffcttoeffendo quella folita d*iÉ^

fignificare nel color nero* Se fa gli huomini ti- darlontànadagli altripefciiper Iniroicitia,co-
cordeuoli dell'ingiurie. nie dice Oro Appolline,& qucfti infieme cficj[\
L'anguilla» il cafle>&lagattta dimoArano do in continuo contrafto naturai meo te •

INIMICITIA MORTALE
La canna>e le fdciine denota la per-
tierra>& iniqua natura di coloro»! qua-
li allontanaci da a comandamenti dei

Signor Dio (ciroa il rimettere l'ingiu-


rie J cra^gredifcono à si alto precetto*
dicendo in S.Matceo • Egoautemdic9
vobis» diligiti inimicosveflros i benefacitt
tfs , qui oderuìit vos , &
orate pr9 perfe-
quentfbus.Cr calumnianttbu: vos , In ol-
tre il medefimo Euangelifta a i8. di-
ce» Se perdonaretno à i noftti inimicif
ch'egli petdonarà à noi le noftre col-
pe . •S'mt pater metts cdefìis facìet vobift
fi non remtferitis vnusquisque fratri futi
de cordtbus vejlris » quelte fono parole
del Signore Dio, del quale chi vuole cC-
fere amico bifogna far quello, chcc-
glidice» ì^ot amici mei eftisj fifeceritit
quA pracifto vobis Ioan. 16, Peiò con-
uiene pe( faluce dell'anima nofìra noa
clscre intenti alla vendetta , cfsetc &
oftinati, & inimici 6c
fimile alia canna,
la felce che fono tanto fra di Iota
>

contcarij, che vna ammazza l'altra, il


che dice Diofcoride Iib.4.cap.85. Peri-
DOnna armata » farà di afpeito fiero » Oc bitfìixt quamper ambttum copiofior harundo
& cantra euane/cet harundo > quam
tremendo» co
veftica ài color rofso.che coronet ,
la deflta mano tenga due faette vgualmeate obfepiens multa filix in orbem ctnxerit. Ei Pie-
diftanti)^ che la punta deli'vna tocchi fcam- rio Valeriane lib. cinquantelinao ottauodi-
bieuolmente le penne deiraltra,& con la fini- ce,che fono tanto iniroici>che le felci tagliare
ftra vna canna con le foglie &
delle felci. con la canna» ouero fcpatandofifì mctre i»
Si dipinge armata& di afpetiofìero,& tre- detta canna fopra del vomere» ncn rinafcono
mendo, percioche l'Inimicitia fìà preparata piùje patiinenteà voler ter viale canne mec*
Tempre con l'arme & con la pronrezza dell'a- terui le fclci>fa il mcdcfìnio effetto» che fai»

nimo per offendere, &


abbattere l'inimico canna» tanto fono per natura mottaimcnte
Il color rodo del Veftimento ne figmfìca 1'- nemici : Onde fopra di ciò Aleflandro Ma-
effetto proprio dell'inimiciti^» la quale genera gno (ancor che gennlej diede e(sempio,che
,
ne ll'huomo fdegno, collera, &vendetta fi dcue ptidonaie, &
non pcifeguitareilfu*
Tiene con roano le faette nella
la tjelìta inimico iinu alla n?cite » perche haucndo
guifa ch'babbiamo detto» percicchc gli Egitti) Beflc Prefetto ài Battria,dcpo haucr tre vclte
voleuanOfche per efse fofse il veio firabolo rotto Dario, coro'an co fattolo prigione, cofi
della contrarietà,efsendo che ne i contrari] no legato Tv cci fé, &
per dimtlti^;ie Aiefsandio
può efserevnioneftnà continuamente Ininai* quantoerrcrehi.utfse coire so ?! detto Bello
citia Mortale* ridotto in fua potefìà lo caftigò d€^Ì£ fua orti-
nata

•^
. .

2U Iconologìa
•n«tapct{'ecutione,& lniniicitia,t:lic legati,&
laggiunti pct forzainficme due rami d'atboie
alcuno, &
ofTefo noe s'adiraynè s'accende I
dcfidcrio di vendetta , ma tollera patiente-
& àciafcun legata vna gamba di Bcflo , fece mcnte fcnza rcpugnanza, che gli fi tolga, e fa
fciotlid'infiemccprccipitofamentc aprendo- lanatcla vita} dùuendocofi fate chi defidera
fi per mezzo per memoria
io sbranò esem- & d'afifìmigliarfi à Chrifto . Qut coram tor'dtnt^
pio del fuo ioimicheuole»& peflìmo cofiume •
fé obmutuit . còme fi dice nclic facre lettere
INI CJ^V I T A*. per edere nobiliduna in lui l'idea deli'Imio-
cenea.
DOnna veftita di fiamme di fuoco« & fug* Imocemji,epHrìù.
"^
gavelocemeniQ.
Si dipinge in fuga> perche non è fìcucaia Glouancita coronata di Palma>& ftarà là

luogo alcuno>ogni cofa le fa ombra* &:ogni


atto di lauarfi ambe le mani in vn baca-
le pofatofopravn piedeftallo, vicino ai qual^
sninimo auuenimento Io fpauenia) generan-
fia vn' Agnello oueio vna pecora.
do ìì timore^ il quale con la fuga fi configIia>
L'Innocenza, ouero Purità nell'anima hi|.
^fiiifolue perpetuamente. E' vcftiia di fuo-
mana,è come la limpidezza nel/acqua correli
co,perche l'Iniquità abbrugia l'anitne peruer-
te d'vnviuo fiume. E con la confideratione
fcjcomc il fuoco abbrugia i ie^ni più fecchi •
di quéfto rifpettos nK)lto le conuiene il ne m«
1 N Q^V I E TV D I N E. di purità . Però gli Aj tichi,quando voleuaqo

DOnna giouaneveftitadicangiante>ch8 giurare d'efier innocenti di qualche fcclenh


tezza dalla quale fi fentiuano incolpaci) ouetò
tenga vna girella
di cartaxome quelia»
che fogliono cenerei fanciulli, che girano al oleuano dimofirateiche non «ran macchia
yeato > perche tali Conogl'huDmini inquieta ti di alcuna bruttura» foleuano nel cofpetco

che non fi fcrroano mai in vn propofiro con del popolo lauatfi le mani, manifcftando ctni
(Ubilità)Cbe perciò fi vede anco di color can- '& mondezza di e(Ie>dc con la purità dell'acqi^
giante. la mondezza,? la purità della mente. ^
Inquietudine d'animo . Ci qui nacqucche poi ne* Geroglifici furdii
DOnna metta» & in piedi, che nella de- ^^ quelle due mani» che fi iauaaanomlienaJei
vfate da gli Antichi conoe racconta Pierio V»>
fifa mano tenga vn cuore > (opra del
quale vi fia vn tem^od'horologio, &c<»n la lerianonel lib.trétacinquefirao,& S.Cipriado
, iinidca vna banderuola di quelle»cbe raollra- i^^l libro di Linore, ci e(Torra à vìcordàifi fera^
tioìventìv pcf* perche chiami Chrifto la fuaPlebe«&:no*i

.
Si rapptefenta con lliotologio fopra il cuo-
Si, --,« 1^ u-« j^;.,«i^ «~
fCiSc —
j;^-«^
con la banderuola come dicemo, -.- j:
per di
— niini il fuo Popolo»adopetando il nome,di pé>
core, volendocosì auuertire, che l'InnoceiiW
fnoftrare>cheficome rhocologio»&la ban- za»&'lapuritàChri(liana, fideue roantenece
deruola» di continuo fono in moto, cofi chi è intatta, Se tnuioUbile ^ì

inquiero dell^animcmai non ha ripofo, 6c La Corona di Palma da S.Ambrofio in quel


gli coiìuieneefpoifià tutti! contrari]» che lo luogo. Statura tua fìmtlis fa^a eflpalrfjat e in-
tnoleAano. terpretata per l'Innocenza, e pu' ita» «.heci d

IKKOCEN2A. donata da Dio fubito fubiro, che fiamo rige*


tiertti del Santiflìmo Battcfimo.
VErginella» vedita dibianco,in capo tic*
ne vtia ghirlàda di fiori» con vn*Agncl» INVBI DIENZA.
Ioli; braccio.
Con vnaghirIand3)&ha1>ito di Vergine fi
dipinge,per cflerc la mentedclhnnocente in-
D ,
Onna veltita di
to &
rodo, con vn fi:eno fol-
capo con accon e iatu*
a^ piedi ,

radi penne di Pauone, tenga hdedramano


in

tatta>&' jmmaculata: Peto dicc.fi, che Plnno- alzata permodrare propcfuo in


ftabiliràdi :

cenzaé vnalibera,e pura mente dell'huomo» terra vifia Vn*Afpiue,il quale con vn'cre echio
che fenza ignoianzapenfì, & operi in tutte le ^
prema la terra, Taltro lo ferri con la coda.
cofe con candidezza di (pirit02& fcnza puntu- L'Inubidienza non è aItro,che vna trafgrcf-
ta di ccn(cicnza> fiene volontatia de' precetti diuini>ò degrhu-
l'Agnello fignifica l'innoccnia perche tnani
eoi) ha «ic ibcza» ni intencionc di tiuocctc a4 Il vcdiCOIcnb» e la mano alta conuengon*
aUa

/*
. . , . .

Libro Secondo» aSr


tlla pertinacia, ìa quale è cagfone dTnubidien pianta d'origano» alii piedi vttpcfce Polipo
ir, il freno dinnoftra,cbe l'amore delle proprie II Polipo è pefcc falato> che incita à cofe

padìoni conduce altrui à volontario diipregio Veneree, come dice Athcneo lib.8. Se 7. ad
delle leggi,& de comindaraenti» a* quali fia- Venarem conférunt prétcipue Poly^desii^ei que-
nao tenuti obbedire per giuftitta,& che però tto forfè poneuafi al (ìmulacro di Venere»co-
lì dimandano Bieta^ricamente > freno de* me anco per Geroglifico di fermezza, Co- &
Popoli. ftanza d*Afnorc> fecondo Pierio, perche que-
Ha il capo adorno di penne di Pauone, per- flo pefce s'attacca tanto tenacemente a' fafl^
che i'Inubidienza nafce dalla troppo prefon- ò fcogliiche più tofto fi la(Ta leuare a pezzi,cb]e
tionejSc fuperbia. ttaccarfi. L'ittelTo pefce con figura però del*
L'Afpide li pone per Tlnubidienza, perche roliuo»& dell'origano lo ponemo per lofta-
fi attuta gli orecchi per non fcntire, &
vbbi- bilirà d*Amore, poiché fé fente l'odore dell'e-
dire riocantatotechepcr forzu de* fuoi incan- rigano, per quanro riferifce Pierio lib.2 j^. &
ti lo chiama come teftifica Dauid nel Sal- $7, l'abhorrifce tanto che fiftacca, per lo con-
mo 57. dicendo Furor iltit fecundum fimi' trario l'odor dell'oliuo gli è canto grato, che
ìiìtidinem (hrp^ntU ftcut A/pidis furdd, &
oh" I*abbraccia: tal natura dice Atheneo tib.7. fi
turantis attres fuait ^(t(t non exaudit vocem in* fcorge quando mettendoli vn ramo d'oliua
tantamiufa,<2r venefici incantantis fapicntcr , nel mare in quella parte, doue ttannoi Poli-
INSIDIA» pi, in breue fenza niuna fatica fé ne tirano-
fuora attaccati al ramo, quanti fé ne vuole •
DOnna armata» con vna volpe per cimie-
Oleam illos appetere hoc etiam documentum ejf,
ro^cinta intorno di folta nebbia, terrà
rn pugnai ignudo nella deftra^e nella fìnilìra qttod eius ramum fi quis in mure dimittat vhi
ftc dardi>farà vna ferpc in tetra fra Therbe ver-
Pptypi habitam, ac parum illic contineaty quot»
qtuit volet nullo labore ramo impaUos extrahet*
*, che porgi in fuori alquanta la tetta
Ulaudia è vn'attione occulta fatta per of^ Ciò auaiene>perche fono d'odorato leggiero»
Ssnder il pronKQO,e però s*arma, mottranda &
amano odore foaue, come quello dell'oli-
rànimo apparecchiato à nuocer col pugnale, uo,& odiono l'origano di acuto odore^però il-
tco* dardi» cioè lontano, e vicino, bà per ci-
&
ramo di quetto sfuggono, a quello fì artac-
miero vna volpe, perche l*ìaftutie, fono i fudi cano» Così fanno gli amanti inttabili, (è la
principali pcnficrija nebbia e lafecretezza,&
cofa amata porge loro l'acuto origano della
;li occulciandamenti » ch-'adìcurano il pado
gelofia, &
fé raofla da qualche rispetto moftra

tirinfidia.
fdegno,& afprezza,non potendo eflì compor-
La ferpe fomiglia rinfidiofó, fecondo quel tare così fatto rigore fubito fi (laccano dall'a-
'ommufl deit'j'.Latet an^HÌs in herùaÀnKipiC' more, &
giurano di non totnarui piiì: ma (e
ato da tmtigli efpofttociin tal propofito
poi l'amata riuoTga verfo loro ciglio fereno, e
molili grata piaceuolezza fubito ritornano9
hijìdia,
DOnnaarmata^nelfiniftrobracciotenga
& di nuouo s'attaccano al ramo dell'oliuo firn
vno feudo, & cottk deftra vna rete, la bolo della foaue pace. Maggiormente fi di-
moerà quefta Inttabilità con la figura
5uale da gli antichi fiL tenuta per GgniBcato f?o"f2quetl del Po<
., - .

Jell'Infidu. "P'^* «quale e pefce mutabile , perche vane


E Pittaco vno de' fette fauij della
Grcciaido 5^"' ?' colon piglia, col^ gli amami fi mutano
fóndo venir à battaglia con Frinone huomo ^' ^°^^"' ^^ s'impallidifcono, hor s arrofli-
li graniorza,&Gàpi?anodegIi Atenicfi,por-
fcono, variano propofito,^ pigliano diuerfi
Ày««r«r^ ..«^r,„j« ^,-1^ -.,A j-
ùvnacete (otto vno feudo, la quale» quando affetti,
rr..,^ 1^ &
pafiioni, perilche l'animo loro R^

;H parue bora opportuna gittò addoflb al


fempre inflabilé
,

letto Frimone»& Jnffabilità,.


lovinfè..

INSTABILITÀ
,
, OVERO INCOSTANZA.
d'amore,c'hor s'attacca, hot fi fiacca.
U
T^ Onna veftita di molti colori» con là maov
deftra s'appoggi àvnacannacon le fo-
glie,efotto i pieditengavna palla.
Del Signor GicrZaratino Capellini. Veftefidivarijcoloril'Inftabilità,perla.frc-
DOvaiamo
NN A , che tenga nella manodeftra. quente lautatione di penfìeri deirbuomoin--
d'oliuo>^ Qella finifha vna fìabile
. . . . . <

389 Iconologìa
Si appoggia ad vnafcagil canna» fopra alla £/F próculk mhit éiJtopré/iruU vtrt
palla i percioche non è (lato di conditione al- Et Aridotele compara l'Intelletto noftro ti
cunaf doue la volubil mente formando fì adì» Solete al fenfodel vifo» perche fi come l'oc-
cuci)e doue non fi appigli conforme alle cofe chio non può mirare la luce dei Sole ;così l'in-
piij mobili*, e meno certe. telletto noitro non può comprendere tutrili
Inflabilitày onero Ineoflan^a . fecreti delia natura che fono cofe clie depen-
DOnna vcftita di varijcolori , per la ragio- dono dalla prima forma>& fono cosi create da
ne già detta * dia à cauallo Copra THiena Diotche diffonde in Inftattn per tutto>& co-
fi

fcrpcnte,oucro tenga il detto animale in quei me dice quei P. Comico. Piena louis amms
miglior modo, che parrà à chi lo vuole apprc- conjìant .

lentace Nudo lo rapprefentiamo rindinto naturale»


Inftabili fi dimandano qaei ch'in poco tem perche opera per mezzo de! la propria forma»
pò 11 Cagiano d'opinione fenza cagione>e fen- non aiutato da qualità alcuna elementare ne
za fondamento, &c però fi dipinga con l'Hiena da qual fi vogha artifìcio cfierno
appreifojanimalejche nò mai (^a fermo> e fta- Ladimoftrationedei correre fignifica Ilo-
bilcnel mcdcfimo cflere-, ma bora è farte,ho» clinatione» &
il moto che ha tmmediatamen«

la è debole» hor audace» &


bor tiroido,moUe te in fé fte(Io>che con velocità opera (énza al-
volte fimanifefta permafchio>e talboraper cun impedimento . Onde fi vede alcuni eflìe-
femina» talchéfi puòragioneuolmente dire» re tralportati ad amare altrui, odiate farli be*
che ine(!ofi ttuoui la vera Inftabilità» come &
ne Se male* ancora aUe voice fi vede in aK>

dice Oro Apolline. cuni, che quantunque commodi, 3c ricchi


INSTINTO NATVRALl. hanno eommell» furn » &
altre cofe ài gran
biafimo,& ciò fia detco fenza pregiuditiodel
Glouane eoa la faccia velata» farà nudo»
libero a!rb strio.
& in atto (M corrercjcon la deftia ma-^
Tiene con ta de Ara mano rEliotropio* ptt
no tenghi vn elicropio» de per terra ri fia vna
dinotare l'InQimo naturale che ha di volgcrfi
Donnola» che sforzatameme moAri di entra-
vetfo il Sole.eHendo che di qui ne ha anco pre
re in bocca ài vn rofpo>il quale ftia con la boc
ca aperra »
fo il nome cflendo che Tf Wf
fignificht il So» '

Qiouanc fidiptrtge» emendo che non fi mu-


ÌCidc Eliotropio ytrfusSolem come dice il Ms
ranta di Mctfndo Jimptìcitun lib.i.cap.4. fé
ta mar» ma feinpre ii man tiene ncll'ifte(7a fcH>
i>cne vi fono moke ekre piante che fanno il
za» & vigore medefimo come la pioppa,roUuo>il falccil lu*
Gli fi vefa il vifb» perchela caufa dell'mfll'n-
pinoji fioridetla cicotia^èc il fcorpiuK>iche tnr^
to natur^eè occulta», de non è dknoilrabsle e
jnanifefta, come fa caufa dell'alcre cofe natu«
rehannociòpef tnfhntonatisrale» il quale nò
é'folamente nelle piante» ma aaconegTi ani-
tali>& àpena fb ne può addurre ragion prob^
come diconomolti mali', Se pietre come dimoftraremo <^ fotto» Se
bile, Fiiofiofi, come Aucr-
foe y.phy/tcoramcom. rOw& S.com. r f .Auke(r
perquefto habbfamo me(7o ilrofpo conia
vi
bocca apctcai con la Donnofa come habbia-
sta 4. parttcula anima^um FcrncKo Ambiano
.

de^ ahditis catifìi rerum lib.zjcap^i7.& l'è.Qc mo d«tto,perehe qucfto a*iiraaic ha tal Incin-
to, Se Vài ptepcicià della fua fcrwi»» che per
Galeno J. pvtfUcium msdiiamentorum
lib e.
viftùocculta tira afe la Donnola come la cala*
16.&C lib; ir. centra Pelope fuo precettore, & mita il ferro,& l'ambra r4 pigfraja cjuale attrar
nel libro dtìvftf reS^ratimif riprende Crafft
ftraro che troppo curiofo cercala di fapcrlc
tionefifa per mezzo di quelle (pctiejlè qualf
cauib di' tutte l« cofc-, effcndo veramente la- prottcngono dalla propria fbrma»& fi molupli-'
caufadi detto Inftintoila propria focnaa della-, cano che arriuano à fare rèfietto^
nell'aria fino

tfofai Onde Fcrnelionet loce>citato apporta dfeli'aiiione.Pigliamo rcfsempio delia loce»la'


li fotto verfi quale fi multiplica nell'aria» Se rende lucide, e
MultH te^it facto ìnuoÌMcro naturii,n$qMtvllis<
chiare tutte le cofcelTendo virtù delia forma:
W»s efi ftife quidemmortaiUux omnia, multsu dei Solejondc vediamo che il Sole haoédofi^»
^dmirure modo, ntc ttmvemerarf, n$qHt ili» pra qualche cofa colorita pur che fia di corpo
^^tiires, ^ui funt, Arcami pro»imé^namqu0 diafano, come farà il vetro moltiphca le fpcti«
inmuMbMs.guA funtt ^uuvixffm^titmèdHm, dideup colore dioiodo Qhs, fa parete le cofe di
quello

r
. . . .

Libro Secondo. i^gr

4|uel colore del vetrccosl intraaiene ncUi sé(ì in perla quale fia tirata, come
modo paflìuo,
del coipo,perche vcdiaJiio,che nel vifOils" (pe- nel cafo noftto II rofpo ha la qualità occul-
.

ciedell'oggertjtrilibilc/ìraoltip'icanofino al ta fondata nelU propria forma in modo atti»


l*occhio,& cosi fi u
li vjfta,& nellVdi o le fpe uo di tirarla Donnei.» afe per mezzo del'e fo-
eie lei fono» firn Itiplicar»o haoal fenfonoi pi ridette fpecie-, &
la Donnola ha Tattitudine»

& così fi (à l'vdito, come Jice Aiift.i. de y^»i- & 1 occulta in moJopartiuodi efletc
a qi.i.ìhcà

f»<inon ci è alaa differentfa , che qaoitc Ipe- tirata dal rofpo-, come anco accade nella ca-
ciw"fono fuggrte alli dcctifenh, iScqaeih della lamita, di nell'ambi a, perche come dice Ga-
virtù occulta ali'intellerco fohtncnte ; Ma fé leno t.de dijferemijs feh c\^.^. Nulla caufn"
beneqiiefte fpecie fi difFondono,e rao tipljca- ru/n agerepoteflahfqtte patienti apthudine; Che
no dalli propria forma fino altacofa citata) fé non fufle così, ne feguirebbe che il rofpo
non però qtiefto bafta, ma bifogna , che vi non folonon tiralfe la Donnola» ma anco gli
finn detta cof4 tirata vna ceita attitudine à altri animali»& cosi anco la calamita potteb*
quel motojòc che habbia vna occulta quiilità be litare afe l'altre cofe.

INTEL LETTO.
(

fimplicità dell'c fier fuo cficndo l'oro


putidìmofrà gli alt(imetalli>come s'è
detto.
I cap'-llifon conforme alla vaghez»
za delle fue operat ioni
La coron a e lo fcettro fono fegni del
dominio ch'eflohà fopra tutte le paf-
fioni dell'anima noftc3,& fopra l'iftef-
fa volontà» la quale non appatifce» co-
fa, che prima da eilò non venga prò»
pofta
La fiamma è il naturai defiderio di
fapere nato dalla capacità della virtii
>

intcilertiua,la quale fempre afpira alle


cofe altee dmine fé da' fenfi, che vo-
lentieri l'obedifcono» alla confidera-
tione di cofe terrene, e bafiìe non fi la-
fcia fuiare.
Ilmoftrar l'acquila col' diro, figni-
fica l'atro dell'intendere, cfiendo pro-
prio dell'intelletto il ripiegar l'opera-
tione in fefte(Io,vincerido V. quila nel
volo, laquale fijpera tutti gli alni vc-
eelli>& animali in queflo»come anco
nel vedere
La Senape infiamma fa bocca,e (ca
Gloir.'netto ardraiVefìirad'orcin capo rica la tefta,^ perquettofignificafoperatio-
terravna corona di ofo,oacro vna ghrr- r^cgrandcd'^vn totelfctto puificaroael tem-
lan ia df fenape* r fooi eapeili faran bi&ndi , e po, che non l'ofE-ifcan le nebbie delfe paf?Ìo-
acconci con bell'anelhtute.Haliacimj del ca- ni,òk tenebre deU'Igncsanza r Vedi Picii(»
po gl'vlt-irà vnafi^rrvrradt fiiocovneHacfsftra lib.57.
fnancvreTià vfio fccttro,cc&la finifira moftre- I S T E E L B r T O.

rà n'qird; , che gli fia vicirra. L'FnrcKetraè HVomo armato dicotazza, e veftito d'o*
net nntu a' mcorrorribilc, & non inaeccbia ro, in capo tiene vn'ctmo do rato>« nel-
Riamai, & pere fi dip;n^ g^oumc lade (h'avn'afta.
U veft'(r.eato dVro fignificala purità., & Qiìeft'huDnao di quefia maniera dercritro d^,
T laoftra
. .

H^ Icòhòlogijì
«oftra la perfcttiotìè dclrfntellctfò» il quale fcono ài prézzoicotne è dì prezzo Toro > e &I4
«rraato di faggi configli facilmente fi difende dbcom'èfaldo l'acciaio ^l'ìiafia Cupone, pei'-
in tutte le belle^ e lodeuoli op£re9 che egli fa», che dall'intelletto nafce tutta la victùtche pu^
ouero perche in guea:a>.coinc in pace è ^eccG^ venkin difefa dell'huomo » il quale come Re
farijffimo. iìede nella più nobii parte, &
ha carico di co-
Ha l'elmo d&rato in tcfta». per mofìrare,che« mandare) 6c di dar legge advn popolo di pa^
J'Intclletto rende l'huorao fedo, e fauio» e lo fioni> che in noi (è nza eQo farebbe tumulto» e,
i&.Iodeuokje piac.eu.ole àglialtri».chclo.cono* continui fpUenamentt

r K T E L. t I G E N 2 A;

parliamo di quefia fola > taqual coik


ìasfera,,econ la ferpe, mofìra, che
per intendere le cote aire, e fublimi»
bifognaprima andar per terra come
fa laferpe, e nellintendet noflro an-
darecon principi) delle cofe terrene»
che fono meno perfette delle celefti»
però, fi fa nella mano finifira la (er-^
pe. Se aclla deflira%ch'é più nobilcj la
sfera..
La ghirlanda di fiori in capo, mo»
ftra in che parte del corpo fia cgI'o»-
cata quella potenz3,con la quale noi
intendiamo, &i fiori mDftcano»che
di fua natura l'intendere è perfcttio-
ne dell'animo,, e dà buon^odote, per
generar buona fama>e buon concet-
to di fé fielTo nella mente degh altri.,!
Jntelligenzjt:». Ti

D
upla
Onna,chc nella defira tiene
vn liuto,e oeJla finifixa vna ta;-^
fcritta ..

Moftta che l'ihtclligenza nafte i

per lo più, òdalf esperienza, ò dalla !

Audia de' libri» come facilmente Sa. i

prende perle cofe già dette


DOnna
no
vcftita d*Dro>che nelladeftra ma- INTIEPIDITA*; E COSTANZA.
j

tenga vna sfera,'e con la finiftta vna Glouane vigorofo,,veftito di bianco,erof-


fetpe, farà inghirlandata di fiori fochenjoftrile braccia, ignude, e fiarà
Inreltigenza dimandiamo noi quella vnio- inatrod^attendere» e foflenere l'impeto d'yak!
«Ciche fa lanwnte noftracon la cofà intefada Toro.
iti^& fi vefte d'oro perche vuoreffere lucida, Intrepidità è l'ccceflb della Fortezza > oppo
chiara A' rifplendente,non trittialcimà nobile,. fto alla viltà, e codardia» & all'hora fi dice vn"--
& lontana dal Capere del volgce delle perfonc huomaintcepido, quando per fine conforme
plebee, che rutto difìingue ndlcqualità (in- ragione non teme quello ^ che d».
alla dritra
goiare dell'aro.. animi ancor ficuri fi fuol remere..
Si potrebbe pocodiuerfamente ancora tao-- Sono le braccia ignude,per mofirare la ceti'
ftcare la figura df quella Intelhgenza,che muo fidenza del proprio valorc-,e corobatcecol To.
«eie sfere cefeftijfecondoi FjIòfofi,raà perche ro,il quale effendo molclìato diuiene ferociffi»
^rmcipal interi to noftrordi quelle cofe, che mo, A ha bifogno per refifierejfolo delie pro*>
4i pendono dall'operr» e dai' ^p< ce humano», OS d'vna^dJfperata tbctez2m..
.

Libro Secondo. Sf r
It^TR EPl D IT A% E COSTANZA.
che ha ntl vc{\\méto. non atude l'adot
ramento dei veli divari) col< u ligni-
tìca che l'Iou^nncnc none vna Ridi»
ma fono v.aiic &
infinite, petcìothe It
varietà dcg 'intelletti iruentaHo > SC
ptranosi il bene come ancoilmalCfcr
»,

L'ali che porta in capo denotano ',

i'cieuatione de tutte le patti intellet-


^usli» pcrcioche moffe dai fenfo per
i'acquif^o di quello che egli defìd era
fi follcuano à trcuare,& inuentare tuc<*
to quello che da eflo gl'è propofto . >

Tiene con lafiniftramanoilficnulà»


ero delia Natura, pct dimoftcare ch'el
la è inuentticc di tutte le ccfcEt per-
che itticrouare qualche InUentione*;
fenza metterla in luce, è cofa che nuU
la gicua, conforme à quei detto de
Legifti che propo/ftum in mente reteH"
&
tum nihil vperatur, di ciò non è ma*
rauiglia>pcichc come dicono i Filofo*-
fi , onde ì'*
f^irtus in operatione cmfjliti
Inuctione pct meritar lode deuc met-
terli in opera, & in e(IecutìoDc> perciò
facci£>mo tenere il
a detta figura le
braccio deliro ftefo, alquanEo alio &
> I N V E iSI T l O N E. conia mano aperta, elTendo appi eflo gh Egit-
DOnna giouane veftita co pompofa appa la mano dipinta, ò fcolpita, ladimolt'^acio**
ti)
ren2a,& di color bianco, nel cui vefti- ne deil'buomo (ludioCo dell'edificare ^ to*
wento vi fia ferino vnroottochedichi NON» me quella di cui a^Taiirimoci feruiamo nell'o-
ALIVNDE, hauerà
capo adorno di veli di
il
pere perii beneficio di c\ii gl'actificijdi tutt©
diuerfi colori,i quali con belliATimi riuolgimen
le cofe fi imagini de péfieti nel-
ritrouano, e le
ti moftraranno arte, &
bellezza,& alle tempie l'animo conccpute fanno vifibili agl'occhi»
,fi
vn pat d'alette, terrà con lafiniftra mano ilfi- & perciò habbiamo meflb i! motto rei brac-
inulacro della natuta,& il braccio deftro ftefo» cio deftro che dice Ad Operam , le braccia
& alquanto alto, &
la mano aperta , haurà le ambedue &
cinti d.dle maniglie d*or<j
nudi,
braccia ignude,& ambedue cinte di maniglie fignificapo premio, che foleuano dare gl'Ari
il
d'oro, &nel maniglio del braccio deftro vi lichi à quelli, i quali haueuano inuentaio, &
farà fcritto vn motto che dichi P fi-AD O operato cofe lodeuoii> &
virtuofc,& ciò tif eri-
RAM, fi rapprefenta giouane»pcrcioche nella fce Picrio Valeriane iib. quatsntefimo
giouentù per il calor del fangue gli fpiriti fi fol
leuano,& àfcendono all'intelletto, ouc fatto
ch'ha la raiiocinatione il difcorfo, fi formano Cerne rapprefentata in Firenze dal Gran
tutte l'inuentioni. Duca Ferdinando .

Si vefte di color bianco, percioche l'inuen-


lione dcue edere pura,& nò feruirfi delle fati-
VNa par
bella
d'ali,
donna) che tiene in capo VA
come quelle di Mercurio, ik,
che altrui>& però d\cti\ facile efiinuentis adde- vn'orfaa'piedi,e lecca vn*orfacchino,che mo*
che l'inuétionè deue eflerc tutta di fé ftef-
r#,fi ftra.che di poco fia fiato dalla dett'orfa parto-
fa,& non dipendere fé non daìl'operatione fuà rito, & leccando modra ridurlo à peifeitione
propria > i;omc bcaifTimo dtmoftta il motto della Tua foiir:ak
. . . .,

3^2
I N Enti Iconologia
O N B.

veloci'à.e fcorge moire da lontano*


Del Canefefto Pir-
lignificato del
honcfeFilofofonel primo li.c.t4.d!-
ce>che il cane nella gurfa, chcdicc-
mo> denota Inucfligacione, petcìo-
che quando feguita vna fiera, Se arri*
uato ad vn luogo.doue fono tre ftra-
de,e nò hauendo veduto per qiia' via
fiaaDdaiaj efio odorata ch'habbia la
prima (lrada,odora la fecondale fé in
neHana di elle fente, chelìa andata»
non odora la terza > ma tifoluio cor-
re arguraentadojche neceflariamea*
te (ìa andata per efsa
I N V E a N o.
dipingerà per l'Inucrno Ado-
SI ne belIifTimogiouane in habiro
di cacciatore, la ftatua del quale già
era nel monte Libano col capo co-
peito,con apparenza mefta tenendo
la lìniClra mano alia faccia, e con la
dcftra foftencndo il veftimento, pa-
tena, che in efso cadefsero le Ugri-
roe, le quali cofe tutte defctiuonola
figura dal Verno, che cesi racconta
Pierio Valeriane lib. Nono
.. VESTI CATIONE. IKVERNATA DA MACROBIO.
DOnna con
tutto fparfo
l'ali alla teda,
di
il

formiche
cui veftiraen-
lenga il
Efpofla dal Signor Gio: Zaratino
to fia »
Capellini.
braccio defìro.e »1 dito indice della medchma
mano i)ko,rnoai?ndo con e(IovnaGtue,che DOnna veftita di manto lungo, con il ca-
volipctarit, e col dito indice della finiftrcvn po coperto, d'afpetto mefto,con la fini-
Cane, il quale fìia con la teda bada per tetta Itta mano rauoJta dentro il veftimento foften-
in atto di cercate la fìera ga il volto, habbia le lacrime àgli occhi. Tale
I*ali che potia in capo (ìgnihcano Telcua- Hatuafù veduta nel Monte Libano, aggion-
tiene dell'lniellf tio,perchc alzandofi egli per gafi àlii piedi vn porco cinghiale.il manco lun
Tacquifìo della Gloria, dcll'bonoie, e dell'Im- go fia di colot cianeo ofcuio,negro
mortalità, viene in cognitione delle cofc alte, Queiìa figura è prefa da Macrobio antico
e celefìi. Autore, non però tanto antico quanto penfa il
Diamo ì quefta figura il veltimcnio pieno Biondo da Forlì nel fecondo libro di Roma
di formichcpctche gli Egiti) per elle fignifica- ttiófante,doue lo mette nell'Imperio di Adria
Uano rinucttigationc, clTendo quelli animali nojche inucro fiorì lùgo tempo dcpò,tieU'Im-
diligcntifliroi inucftigatoti di quanto fabifo- perio di Valentiniano fccondo,di Theodofìo»
gno al viuet loro de d'Arcadio, attefo che egli lù coetaneo di
Mrfìta la Gr«c, che vola, perche gli Egittij Seruio Gtammatico, &
d'Aurelio Simaco lo-
(come dice Pierio nel lib. dicellettelimc; vole datiflìmo Autore di Latine epifiole,nominato
wanccheciò f( fle dimoftraiionc d'huonro cu da lui nel quinto de Saturnali cap.ptimo, & co
riofcc inuefìigctote delle cofc altee fubl mi, qual Sim
lui paria nell'vltimo l]b.cap.fcttimo,il
quelle, che fono remote dellaierra, pcr-
.e di maco fu Confole l'anno del Signore 3^4.fecó-
cioche qucfìo vccello vola molto in alto con do la Cronica di Piorpero Acquiianico , Si. di
Gre-
,

Ttibro Secondo. 293


I N V E S -T I G A T I O N E.
d'Adone del Cinghiale, è nccedario di
il difcotfo di Macrobio.Sc
ftédere tutto
za dubio(dice egli)che Adone fu tenuto
pLt il Sole hauédo tifguardo al cofìatitc
de gli Adiri, appreso de quali, fi come
anco appreso Fenic» era tenuto in mol
i

to cóto Venere Architide,& Adone: im


pciciochc Fifici honotarono l'Emifpc-
1

ro della Terra fuperiotc, che noi ha-


bitiamo con titolo, e nome di Venere,
ì'Emifpero poi inferiore della tetra Io
chiamarono Proferpina. Appreflo dun-
que gli Adiri, &
Fenici s'induceua Ve-
nere piangente, perche il Sole col coc-
fo d*ogni anno caminando per l'ordine
delli dodeci fegni del Zodiaco, fei fono
riputati fuperiotij& fei inferiori. Quan-
do il Sole è ne gl'interiori, fa li giorni
piùbreui,& però Venere, cioè la terra
deil'Emifpero noftro fuperiore piange
per il perduro Sole col ratto della nio|;-
te temporale daProferpma ritenuto, la
quale è figura della terra del circolo
inferiore de gli Antipodi . Di nouo
Adone fi rende à Venere^ quando il
.
Solefuperati li fei fegni annua!» dell'or-
Giegoiio Aloandio. Non è da tralallarcii te- dine inferiore, comincia adilluftiare l'Emi-
da ifteiTo di Microbio fopra la prefencefigu- fpcro del noftro circolo con accrefc.mento
ra.cheMe' prìm Ac Saturnali c.2,1. rofi fcriiTe.
) di lume, &
di giorni. In oltre dicono che
i, Simulachrum huius Dtdiin monte Libanù fin' Adone fu dal cinghiale vccifo^ figurando eoa
tigitur calcite obnupto, fp^cie trt/liffactem mann quefto orrido animale rimagine dell' hiuer-
„ Una intra amiEìtim fuflmem lacrymd vifio ne natflrpercheè ifpido,& afpeco Amico di lei»
»,c'»n(ficientium manare crédunmr ; QuAtma- effendo calidilFiruo fopra tutti gli altri qua-
9, go lugentis- De<t, TerrA quotine hyemalis eft drupedi non gli fi raffredda l'humofe, laon-
Dalle quali parale chi;jramente fi viene in de fif corpo fu© calido i peli ftanno fempre at«
C(\^nt5ionr, quanto crtiPierio ValerianojChe Ciccaci, ne perde il pelo dlnucrno^ fi come
nel aono libro aflegna per fig.ura d:€irinucr' Ariftotele dice generakncnte di tutti li porci,
no A lorjc piangiate fopra il Mance Libano^ itcbe ta»to più s'infeciice nel cinghiale il cui
Adoae che fu ftiipjf o il Sole , farebbe piiì to- fangucè pili ripieno difpefle fibri folide pas-
fto Gcrogl fico dell'Eftare, perche in quella il ti come fanguinofo è animofb, ira-
eftreme,
Sole fotto noftro elitra bà maggior forza,
il condo, &foribondo fomeoiaro> dall'impeto
fplendorer& feiuare. Tra i^U fcritrori n-nn fi del foo naturai calore, g'nde nelle regioni do-
sroua d'Adone (tatua vcmna nel Monte Liba- minare dal fteddo, e però Bell'Africa douc
ncs ma sì b^ae per quato nicrifce PauliincA- batte di continuo lasfe'za delc^klo non fi ve-
driano Imperadore fece ponete vna ftatua d'- de porco liluefh-ejm fomiTja fi rallegra di liic-
Adone IH Bedem,il quale Adane fiìpianro da: ghi hmwidr,e fcedds fangofi.neuofi, Sc di bri-
Venere corap'efi nella fudctra ftarua. Ma per na copetti,& propriaméte fi pafce di ghiande
qual cvigfone Venere tipo della Priroauera fu'i ft-utto d*inuernorL'rouetnatai.iaquedi cuin'è
Mote Libano iapprefentsual'Inaern ra ? Per tipo il cinghiale é come grane pcrcof9a,& fe-
^Kiu d&cbiaiatioQc deìU fluttua dell' Inuerno» rita morra 5e dclSplsiche la fu a lace a noi,&il
T 3 calo-
. . .

Hb^
3^4 Iconologìa
INVERNATA DA M A C R O B 1 o:
Efpofta dal Signor Gio: Zaracino Caftellini •

uè i GicI»,Giouc.In quato genera !c co»


fé infecion s'appella Venete-, perche U
fotzadel generare è actcìbuita all'ani-
ma dei modo fotto figura di Venere-, U
quale fì come
pigliauafìpec la genera-
tiene delle cofe, così la fudetta Ptofcr-
pina pigltafi per la ccnfumatione , e
morte. Horatioad Archita. Nullum
fitta capHt Proferpinafugit . nelli fermo*
ni iib.i.Sat.5. we imperiofa trahit Pro»
ferpifja.ÒcMatuAc àLentinoche tin-
geu3 li capelli pec parer gioume Seti .

te Proferpma canum» perfori am capiti


detrahet illa tuo. Venete ittefla in mot-
te d'Adone cede alla potenza di Profec*
pna che rapifce quanto ci è di bello»
nell'Idilio primo di Bione
Accìpe Proferpina virum mtum, tism tu e*
Longe me potenttor, ^
quià^uid phlerum e/f»
md te dfuoluitur
Dalle parole di Macrobio apparifce
chea tempo tuo detta (tatua fudc nel
Monte Libano» polio da alcuni nella
Fenicia,da altri nell'Arabia, Ma più di
mille e fetcccento anni auanii Macro-
bio, Quelli del munte Libano erano
calore fminuifcc:etlcito Utlia moire chedelf v curiofi della fclia d'Adone, fi come fi racco-
na,& dell'altro gli aiamali priua . Il fimolacro glie da Mufeo Poeta greco, che fecondo la
di. Venete nel Monre Libani fi finge col capo Cronica d'Eufebio fiorì feOanta anni auanii la
coperto di trifto afpetto, che cala finiftra ma- pcefa di Troia . Mufeo dunque nel poemetto
no, tra il manto Còlliene la faccia in atto di ver d'Ero,. & Leandro diceche alla fella d'Adone»
fat lagrime:!a quale imagine èaturo della tetra e Venere,chefi faccuainSeftoGoncotreuano
klu.ernalccioè deirinuernata^el qual tempo non folo vicini d' Abrdo,mà. quanti habitaua*
I

coperradi nubi, e priua del Sole fiupida fiafiì». no nelle più ellreme Ifole, ne veniuano dalla
&le fi.n« carne occhi della terra piùcopiofa- Frigia, da Opro, dall'Hemonid,.da Ciiheii, ^
mente fcaturifcono, &li campi del fuo culto dal Libano..
priui»moftrano metta faccia..Mà quando il So. Ktque muUer vita remanpt tn ùppidit Cytf:eTor$tm ».

Non LikoKiodo'iferim fummitmtibus faltttns


le efce fuora dalle iafèriori patti della terra, e
trapaffai confini deirEquinortio della Prima-, Anzi dal Monte L.<bano,che ha terra molto
ueraaccrefccndo il giorno,aJl'hora Venere ftà: robiconda derma vn fìume chiamato Adone>i>
liet3,ciocl3 terrafuperiore,& licampiver deg- venti-più gagliardi tgnianno inceitigictni,
giano di biaue, prati d'hctbe, & gh arbori di; foIlcuL3noK&: mand;.no nell'acqua detta aiena
i

foglie, peragli a,aticbidedicaionoil mefe d'A fimile atmmJOvper la quale dmentailfiume


priieà. Vrncte»laquale fipig^ia per la^genera-^ come fanguJgro, & nelb parte doue sbocca
tk>nc>,& produttione delle cofe j On-I'è che i nel mate fa parere l'ifteno Pelago piirputcoi&
Platonici chismauano. l*anim«i del MódoSa- perche parta perlaterradi Bib!o>.altiimcnti
turnoj Gioue,Vencre..ln quandi imcndt le Geta Citiànelia Peni' ia a ìihora famofa per 1'^
cofefupreme s'appclUSaiutno. In quato mo^ ififigac tempio d'Adone diede occalione alli
Biblij
I
. . . .

Libro Secondo. 29
Biblij di fauoleggiare, che in quelli dì fuffe A- to quanto ceruleo, azurroj nondimeno ferue
done vccjfo dal Cinghiale nel monte Libanoi anco per fempiice colornegro,non mifto.fcco
& ch^ ii Tuo (angue fcorfeua per lo fiume nel docome,& in che materia fimette.Nell'Epita
Mare. Iodi pigl«auanooccafione di piangere fio d'Adone attribuito da alcuni à Theocrito
ogni aono la morted* Adone»fi come fctiue Lu Greco, &c da altri à Bione Idillio primo fup-
'ciano Gieconella defctittione della fauolofa pongono che Venere folcile andare veftita di
m
Dea Siria» come quello che caufidico in Si- color porfirio,cioè purpureo, che nella mot &
ria>& ville nel te rapo di Traiano Imperadorc te d'Adone fuo amato fpofo ptendeffe la fto-
2foanui ptiiHu di Maccobio.I Giudei confini lacianea,funefta negra.
deili Si i.ficome pacciciparonod'Yna vile con non ampUus purpureis ìnvefiibus dorm ias Venus'
ditto e loroi comenuioni nate alla f;ruicù à Surgemijera kvavatìKì pallata pUnge .
g!j litio del Kora no Oratore, così anco mol Pm abaHo l'introduce fcapigliata > fcalza»
li vii loro, fi lassarono corrotti pere da reo coftu Ingubre
me di piangere Adonide del Monte Libano, Soiuùs eapil/fs per faltus errat
pianto rpetialmente da Donne<i5c pianto abo- Luguhfis incompta» nudis pedibm
niineuole nel capitolo ottauo dEzechiele che S'era lugubre,era in habito negro raefto,!*-
ptofecò 60Q. anni auanti h venuta di Noftro azurro ci rallegra la vifta. Interpreta Girolamo
3, Signore. Introduxit me per Ofìiunt Domus Magio nella fuamifcellanea fopra quefti ver-
fi Donttni quod refptcieùat ad AqttUonem, ec & fi,cheil colore ceruleo conueni{Teàptrtti,egio
9> ce tbt muUeres fedebant plangentes Adoni- ueni moni , Ma giouane era Ifigenia figlia dì
n dem . Rel^arà dunque corretto perl'auueni Clitemneftra, enódimenoin Euripide prega
rermuernopofto fottoii perfonaggio d'Ado- lamadre à non fi ftrappar la chioina nella fua
ne del Caualier Ripa> aggabato dall'Autorità morte , &
à commandare alle fue forelle , che
di Pierio,& ad ogni occafione di rappresétarlo non coprilTero le membra loro di negre vefti.
fi lafci quella figurala fi pigli quefta come ve- Giouine era Achillee pur Theti fua mad re
ra & germana : Non è verifimile, ne
vero che preuedcndo che in bteue fuo figliuolo doue-
Adone piangere fé fteflb dopò morte» ma fi la ua morire in Troia fi mette à piangete in velo
bene fu pianto da altri.II fomentare conia ma- cianeo , negro piiì di qual fi voglia veftimen-
no il vifo è fegno di meftitia.Sogliono i penfie to,nella Iliade 24. d'Horaefo
refi» & gli Aftiitti, o fedenti o diritti poggiarfi Vtlumeuttpit diuM denvum Thttìt
col cubito à qu;ilche fedia, tauola > o ad altro Nigrum KuAfiov hoc àutem nuilum nìgtuser»$
poggio per foftétare il capo chino. Heliodoro viflimtntum
nel primo dell'hiftoria etbiopica rapprefenta Nel qu al te fto greco il veftimento negro ftà
Chariclia donzella di fingolar bellezza dotala, efpreflb conia voce ^è;^eivrépov t melameron»
fé ben da grane dolore conturbata, fedet fopta che non partecipa di cianeo azurro,mà folodi
vna rape col cubito del braccio deftro pofato negro. Dipinge Homeropiù volle neili fuo»
fopra la deftra cofcia, ftando chinata in giii fo- poemi li capelli di Nettuno col cianeo colore »
fteneua la teftajcon le dita ftringendo la guan cioè negrocditàno alrri,perche nò azzurrojflati
cia,e rifguardaua fidarne te séza mouerfi Thea teche Nettuno fu riputato dafauolofi Poeti
gene fuo amato fpofo che ferito à morte per Dio del Mare,che è ceruleo. Rifpondo che vi
j, terra diftefo giaceua , Dextro aatem femori è difFetéza dal Marcai Generale del Mare,n6
fi troua huomo con capelli natutali azzurri, da
V cnhito alterius manus incpibenSì ac dtgitis am^
,» plexa genas deorfum fpe^ansy
, qnendam & più accorti traduttori fi t(|)rime Nettuno col
,> procul iavenum e^hehum comuens caput im- negro crine:che diremo d'Hettore.che non ha
«> matura tenebat. Ma
l'addolorato che Ita in che fare co l'onde manne? nella ventefima fe-
piedi fcnza appogio mette il braccio deliro al conda Iliade doueHomero defcriueladi lui
petto col pugno al core, fopra del quale pofa ftrafcinata morte, dice che capelli fofchi d*-
1

il cubito fini(lro)& con lagnano finifìra foQen Hettore erano pieni di poluere . Jtp«' t«/ Kvà»
ta l'addolorato, &
lacrimofo volro > defcritto, vé'eti capelli fu/ci traducono alcuni, capelli
. .

& intagliato nella prefente figura . 11 manto anco cianci mette in capo àBarco:d 3 Capelli
di color ciàneo intendiamo che fiacfcuro, e caliamo à gli occhi.Homerooeirhinno quin-
tiero fé bene U cian eo apprellò Gieci vaie tan- to dagli occhi negri all'iAelIo Bacco fottocd-
f 4 iott
. . . .

2^6 Iconologia
iore chnco,oyfAit(T/Kì;etVÉ<'iei . oculis [ubnigris. Nménim UH Sol «fiendit pAÒulutie, vtivuitddt,

(jcomc Helìocto à T\\tmiiS.ov\t'Themtjìonotn Sed fupet ni£roru iominum populumque (^ yrbetl^


Vert'tur tardtus aufem vniuerjtf Guets Incet
tiigros oculos hahentem. Kvetv'évtv. fi dirà che fi
veggono degli occhi szuch> ftà bene» ma è da L'ittcfso Poeta Efiodo rapprefenta le Pat-
confidcrarcche i Poeti hanno tenuta mira di che negre cianee.»ì"p«f Kvetdùu. ParcA nigrA al'
figurale Bacco, Apoilo,c Mercurio di perpe- bos coHcutientes demes, gratta voce, terribi'* &
tua giouenile età, t!^' compita bellezza les a^e6lM,& fHitcjlA, & Se le par-
infatiabiles.
Form» Mercuriut poteft piacere» che fingefsero azurre.non fariano Ai terribi-
fi

Tormncenipicienduseft Aptllo» le afpeitoj ma fono ciance,ncgte»funcfte. Or-


Tormofusquoqipingitur ly&usi feo nelli fuffimcnti figura le furie mfernah d'-
Tortnopjfimus omnium cupido - occhi infocati, il redo del corpo di negro co-
Ma l'occhio azzuro arreca bruttezza, ilnc- lore cianeo . RvAvò-^^pcàToi nigro colore . Regino
gro bellezza,^»: però il Prencipe de Poeti gre- r-efpledentes ab ochIisA raedcfimo Orfeo in Ti-
ci confcgna l'occhio negro a Bacco,& il prof- fone tinge l'infernale Achcróte di negto.ru*-
fimo fuodi gloria, &:di tempo à Themifto- v^av Ntgrum Acherontem» qui habet radica
.

ne figlia del Re Ceice: dimoriamo alquanto /^rr<«.Achctontc,le Parche>le fune fHnefte,6c


con li due mederai Poeti Hefiodo vuole che li mori con tutto i'epicheto,Cianco non faran
.

Alcmena cófotted'HercoIehauefle le palpe- no mai azurri ma negri, così l'habiro cianeo di


bre negre. /^Af^otpfiTj/ tW*)' kvavìov.HmusC!^ Venete in pianto lugubre per morte d'Adone
ah capite palpebrisnigris tale fpirah^t > quale &
deueefsere negro madìmamente che in tal'ac
^ureA Femris. non haurcbbehauuto tal gra- to fi piglia per figura della terra inuernale>d'in
tin quai'hcbbe Venere, fé gli occhi fuoi fuse- uerno, col capo coperto rifpetto le folte nubi
ro (tati azzurri, perche Venere neilaPitbiadi da Greci Poeti dette ciance,ofcure negre, che
Pindaro ode fefta ha gli occhi n egri e'A/xa»'??/- ammantanoje coprono la terra d'ofcurità.Hab
J'ìof Afpoì'iTets- NigriocuUVeneris , màfctro- biamo ricercato 1 luoghi de Greci ricerchiamo
uano occhi azzurri, certo che palpebre azur- anco gli Autori iarini, che fpefso in cofe fune-
rc non fi vedeno , ne tampoco ciglia azur- Ile, e negre hanno vfurpato la parola cerulea»
re date da Homero nella pxima Iliade a Sa- azurra . Quindi è che Celio Rodigino lib. 1 7.
turno. ca.i I vuole che del color ceruleo (e ne feruif-
feto maggiori nelli funerali de gioueni fi co-
1

iyixif éf tyneis /upercili/s annui f Saiurnus me notafHmo già nelle leggi de gli Accademi
Le ciglia ciance vagliono per negre,fcc6do ci Filopiniida noi compo{le,& date in luce del
ilconfenfo di tutti li Grammatici Greci, fico- iói5>. L'autorità ch'egli artecca di Varronc,&
ine afferma Adriano Turncbo ne gli aduerfa- Catoncprouafolo che nelli funerah adoperar
Paflìamo all'aito fcoglio di Scil- fero tanto il negro.quanto l'azurro-i^^/^^rro»
iijlib.i4.c.4.
lacircondato da nube ofcura,che non fi parte ne proditumtC Catone
efi; maiores infuneribus
mai, ne mai però vie fopra diluì fcrenità, ne vti tum nigro tnm ceruleo
confueffe colore . la
d'eftate»ne d'Autunno, fi come càta Homero quale autorità qui non habbiamo trouata
fin
nell'Odifsca ii.j/^^^a» xvtiniì*f7HÙes ofcttra.(c ne in Catone ne in Vatrone. Anzi in Vartonc
nube azurra, vi farebbe qualche fcre-
vi fufse citato da Nonio Marcello fi trouafolo chele
BÌtà,enonsìgràdeofcuritàperpetua.piiìabaf- donzelle giouinette feguitauano il lutto con la
fo Saturno cógrega negra nebbia forco la qua chioma fparfa 6c vciie negta.Anthracinus tn-
le il mare fi cfcuiò . Cyaneam»eèulam fiatuit
ger à Gnaco etvSpAuffemmgréice, carbones lati-
.

Saturnusohfcarattis PontMs eft fub tyfa; fotro


rube repete l'iflefso nella 14. Odilsea Cya~
ne appellantur, &
e/i lugentmm vejìis . Farro de

Vtta Populi Romani ab. ^. Propinque adolefcen'


ntam nuffemflatMt Saturnust ohfcuratus efi pon tuU etiam anthracinist proxtmA amicutlo nigella
tus fub ipja luppiter autem crebro tcnuit C7 ;«-
fequerentur lutlum . Non fola-
.
capillo dfmijfo
iecit naut fulmm^ da nubi azurre non fi vede-
niente portauano i'anthracino , mail ricinio
no vfcu ruoni, e fulmini, masi bcneda negre con vette negra Farro ibidem, vt dum fupra
.

ofcure. Hefiodo chiamai mori eihiopi;Huo- terram ejjfent, ricinijs lugerent funere ipfo
, %t
mini Cianci. Kvavicov aVf*y- quando n Sole amifU
pullis pallis Fefto poi dichiara che
.

d*;nucir>o fivolge fopia il pacfe loro li Bicinij piccioli feruiuano da coptirc il


capo
. . .

Libro Secondo ^9Ì


'capo , Rk(£ .& RicuU paruà Ricima vt pallio
,
-
cerulee azzurre m funerali ne (f attempati, tic
ia ad vfum capitis faila, Gramus quidem ait ef- dt Gioueni-, ma vefte negre. Craflb nel tempo
ft muliebre ci»sttli*)n capitis, quo prò vita fla- della Romana Republica pianfe Tamata fua
mimcaredimiatur. Le Rice, ricini, ò Rfcinij Murena pefce in vefte negra» come fé figli»
erano di color pucpureoj (e fi guarda nelli frag ftata gli fufle di che Macrobio lib.3. cap.if.
BientidiFefto ahnco Autore, e non ceruleo Crajfus vtr CefjfortHs Murenam in pifcinads'
come hanno i più Moderni aggiunto . Ma tnusfftA mortuam,atratut tanquam (Uiam hxit,
contro loro fa Luciilio Poeta, &c Plauto , que- m vltimo Apuleio hb.7. Vna madre puogcua
flo narra che haueuanodel maio, &
quello fuo putto morto in fofca vefte Mater pue-
il .

dei colore oftrino; fedi tal colore folTe anco il rimortem depiorans fletu, lacrymefa 3 fufcaqtic
ricino de funerali non Ti efpcinie, può cdercj Vefle contesa
chesì: altre porpore in mortori) vfacono, dal Se ben
fi troua prelTo Poeti il color cerulea

canto de morti che fecondo i gradi loro erano in cofe funefte non fi deuc intendere per azut:
portati alla fepokuca con porpora, che ne ma- rj, ma per negro come quello di Vergilio m
giftrati erri portarono in vlta-,c dalcanto de vi- morte di Polidoro nel terzo dell'Eneide.
ai che fcguitauano il funerale quelli dell'ordi- smnt minibus /ir&
«e equcftre con trabee veftt porporate,che fé CtLruletstnefiA vitis, atraque mpftjfo .

bene in altre occotrenzeferuiuano in folenni- Ben fu tradotto da Bernardm Borghefi.


tà di letitia, per allhora non è dubio che ferui- O» negre bende, e fepolcrat eiprejfo ,

uano in atto di mefìiitia, come i giuochi fune- A có^orrenza de Greci è folito l'iftenb Poe-
bri de Caualieri, ne quali compariuano anco ta vfare ceruleo per nero. Cerulea nttbeSìCdirK
il

Rettori (\i carri vcftiti di porpora ; la mufica ieus imber,Sccome Homero in Apoliine c-<cr«*
intcruiene in fcftc, &
in efsequie, infiniti lumi leà pHppim,pci nube,e pioggia folta ofcura>&
accefi di notte atdeno in publiche fcfte d'alle- negra poppa, che pur la prx;ra, & la nane tutta
grezze, &
di giorno in catafalchi, &
lugubri daHomeroin varij luoghi negra s'appella, fi
funeralij& hoggidì nella corte di Roma i Ca- come pur notaffìmo nelle fudctte leggi de Vi-
merieri di Palazzo vanno dietro al feretro de loponi. Ma perche il funerale di Pohdoro era
Principi defonti à cauallo con velie lunga di circa ilmsre,& lenaui fonovafcclli di mare»
porpora, che in quel pallaggio adduce triltez- che è cetulco,gli dàno facilmente epitheto di
zai & grandezza. Ma torniamo à gli antichi, ceruleo. In quefto colore i latini molto fi con-
mentre erano i morti fopra terra le donne te- fódeno,e cófondeno i coioti pigliadovno per
neuano in tefla il Ricinio, 6c portauano vede vn'altro come rpecifica Aulo Gtllio li.i.c.2^.
ncranell'iftcflòfimeralej ancorché Giufto Li- Ilceruleo imita il colore di Cielo purofenza
pfio nelle queftioni Epiftoliche lo conceda fo* nubi. Il Mare ch'é fpecchio del Cielo,& da lui
Jo nel lutto>e non nel funerale. Ma
dall'irtedo ticeue il colore,ceruleo vie detto.Cicerone ha-
Varrone nel primo lib.de vita P.R. chiaramé- uédo rifguardo al color marino did? che gli oc
te fi raccoglie che le Donne lalTata ogni altra chi di Nettuno erano ccruleii& nondimeno il
vefte delicata, & pompofa pigliauano il Rici- Teucre fiume di Roma vie da Vergiho nell'oc
ni© nelle aducrfità, &
ne lutti . Multeres in rauo detto ceruleoic quel Poeta antico in moc
aduerfli rebus, aclu^ibus cttm omnem veftitum te di Drufo finfe il Teucre col crine ceruleo •
delicatiorem , ac luxuriofum pojiea inflttutum Tut» /altee implexitm^mufco^ue (^ arundine trwm
fonnm,rÌ€Ìnia fumunt . Doue la voce luEtibus CAruleum nagn* ie^it nb ore nmnu .

Itando polla genericaméte include anco nel- II Teucre quando è nella fua chiarezza ve-

li funecah il ricinio come habito lugubre:veg- defilimpidoj biaco,peiò fu detto da principio


gafi il Tiraquello nelle leggi Connubiali do- Albula, prima che predelle nome da Tiberino
ue auertifcc che appreflb Nonio Marcello la che nell'onde fue fi fomiroerfc,Qii:ndocrefce
Ricola, &
il Ricinio fono l'ifteflo» così anco la s'intorbida, &
mena gian quantità d'arena
Rica, edendo la Ricola diminutiuo di Ricche gialla,cheIo fa parere biondoje giallo fi come
vuole che il diminutiuo fufle coir-e fudaric, 10 mille volte ho veduto. Ouidio i4.Mctam.
fciugatorc, ò moccichino da coprir la teda. Vlinultlus xmhra
Da quefti luoghi di Varrone de vita P. R. da Ir. mare cum faina prorumpit Tyhìis nrtr,g
Liu)Oj& da altri hiftoricinon habbiamo vcfti Fulua qui vale per gialla,cGii)e quella arena
che
. . . . . . .

3^8 Iconologia

•cbe fi butta in Roma fu le Ictterce fopra il fer-


in vece di campo d'oro fogliono mettere nelle
ro che s'infoca di colore gialletco fimile all'o- armi campo giallo, & li Poeti che chiamano il

nvil quale tiene ancor clTo epitheto diflauo, cape'lo giallo, biondo, crin d'oro: L'Augello
6c di fuluo. Virgilio lib.y. Fulttum mandunt di Minetua, la emetta detta Glauc<^,hà gli oc-

fub dentibus mrum .^tt tale arena gialla il Te-


chi gialli,noabic:nchi verdi, per facetiafì fo-
'

Poeta gliono in gergo chiamare gli feudi d'oro > oc-


ucre è detto da Latini flauo . L'iftcflo
Tihe'inus atnceno chi di ciuetta. Ma dtorniamo al color ceruleo
'

jrort'teibus rapidis, (^ tnttlta fi


auus arena. vfurpato per negro.L'ofcurità della notte è da
Horatio defcriue nel ptimolib. ode fecon- Statio Poeta nel fecondo della Thebaide no- >

di il deIuuio,& l'innondacione delTcuere fe- minata cerulea


guita dopò la violenta morte di Ceface tioxf^ceruleam terrisinfuderat Vtnbram
Vidimus fiauum Tyhetim retcrth Nell'f legiain motte di Drufo à Liuia Aagu
Littore Wtruf^o violentervndis ò fia d'Ouidio, ò di Caio Pedone Albino-
fta,
ire deitStum momment» Kegiì» uano trouafi la morrc cerulea
Templaqj Ve^A. Lumina cirulea iam iamque nuiantia morte.
Petlafudetta motte di Drufo Nerone cosi Sapeua ben quel Poeta che la morte non è
pianfe quel Poeta azurra,ma ofcura,& atra,fi come egli diHe piiì
Jpfe puter JìauisTybertnus ahhoruìtvnditj fotto
S ujiultt e medio nuòilus aì»»e caput .
Omnia fub Icgtsmorsvocat atrafuas.
Silio Italico lib. nono. Concliidiamodun<^uechel'habitocianeo«
AddAmetiam flauti Tyhris quas irrigatvnda. ceruleo di Venere in morte d'Adone fi de-
Scotte il Teucre la maggior parte dell'an- ue intendere per ofcuroi & negro
no con acqua gialla di flauo colorci ma non
fcorre mai come ceruleo azurro,fe bene men-
INVIDIA.
tre è chiaro in tempo fereno d'eftate> la limpi. DOnna vccchia,magra, brutta,di color li-
-dezza del Cielo fopra l'onde fue,come nel mar uidojhauerà la mammella fimftta nuda,
tranquillo fi ftcnde> quindi è che gli dàno no- e morsicata da vna fcrpe, laqual (iarauuolta
me ceruleo,& lo fanno paflare per fin nel glau in molti giri fopra della detta mammella, à &
co>in quel verfo di Virgilio nel principio del- canto VI farà vn'Hidra> fopra della quale terrà
i'ottauo,cbc vette il Teucre di foctil manto appoggiata la mano.
glauco^. Inuidia non è altro, che allegrarfi del male
Eumtenuis glauco velalat amì^it altrui,& atttiftarfi del bene con vn tormento,
Carbafus che ftrugge,e diuora l'huomo in fé fteflo.
Oueil glauco vien tradotto, & efplicatoper L'eder m.igra,e di color liuido,dimoftra,che
ceruleo.Mà impropriamente pigliano il ceru- il liuore nafce communemente da frcddo,ei*-
leo azurro per vetde^ Et il color glauco mifto Inuidia è fredda^ & ha fpento m fc ogni filo-
di biaco e verde per il color cefio,flauo,e gial- CO) & ardore di carità.
Io,chepurtra loro differenti fono, poiché Ci- La ferpcche morfica la finifìra mammella»
cerone de Natura Deorum dice»che Minerua nota li ramarico c'hà femprc al cuore l'inui-
ha gli occhi Cedj. e Nettuno cerulei, cafas o- diofo ^t\ bene altrui, come diffe Horatio nel-
culos Minerttt^ìcaruleos Neptuniik il color Ce- l'Epiftole.
fio viene à Calo Come vuole Nigidio . Cd^Jìa de ÌKuidus alteriusmaere/itf rebus opimi*.
colore C<c/^g«<«/?Q//«a. Sarebbe ancofello azur Le fi dipinge apprcllo l'Hidtc, percioche il
rojcerulco di color celelte.Ma Minetua è det- fuo puzzolente fìato,& il veleno infetta, vc- &
ta daGteci Claucopis d'occhi glauci>da Latini. cide più d'ogni altro velenofo animale jcofi 1'-
Cdsijs oculis Minerua . da Poeta aniichillìmo Inuidia altro no procaccia fé non la louina de
Venere è fìnta d'occhio Iufcbetto><& Minerua gli altrui beni) si dell'anima, come del corpo,

di biondo» giallo. & cfiendc(come dicono i Pccti)mozzo vn ca-


Minerua flauo lutninetfl, Venus peet9. po à l'Hidra più ne rinafcono, cesi l'inuidia
f laoo è color d*oro . Virg.i.Eneid. quanto più Ihucmo con la forza della \iitù
aut ^bi flauo cerca di ellinguerla, tanto più crefre, contro
Argentttm farius, vtl lapis cireundatur auro, di efia virtù ^ Peiò ben difle il Petrarca in \ n
li color d'oco è giailo,U Pittori lo fanno>chc Sonetto»
o I»-
. . . .

Libro Secondo. 3^9>

in bafTa fortuna>gU3tdi con occhio torto in di-


O inuidia nemica ii virtut»
Ch'à bei Principi/ velgntitr €entv»fli fpaite,hauerà apprellò vn cane raagro,il quale
Et Ouidiondiib.i. delle Metamorfofi • come da molti efFcin fi vede è animale inui-
£ tutto feìeitmitrotl core^ e'I petio, diofifsimo,e tutti gli beni de gl'altri vorrebbe
L» linguM è infnf»^ d'vn vene», ch'vuidc fcfol), anzi racconta Plinio nel lib.lt» cap.8.
Cto, chi gli ejit di l i'f <•* è tutto infitto, chefent.'ndofiilcanc raotfo da qualche fer-
fiato, e mai no» riÀe
Autnena col pcper non rcftar offefo mangia vna cetra her-
AUkor fi ftr«igt, ficonfutn», e pena ba infcgnatagh dalla natuta,& per Inuidia nel
Che felice quach'vn viufr comprendi
prenderla guarda, di non eflete veduto dagli
quefioèil Juo fupplitto eU fu a- pena
E
huomini.
fé non nuoce à -'««, f« fi'Jfo
Che effot^fde •

Stnon tal' hit che prende tn grand'letto E mal vefìta.per. he quello vitio ha luogo
S'vn per troppo dolor Unguifce e fltidet particolarmente fu gli huonuni baffi,e con la
L'occhio non dorme mat : ma femprt gemt plebe, . . T -
"Tant-t il gioir altrui l'affligge, e preme. La mano alla bocca è per fegno,. ch'e fa na
Sempre Cerca per mal, fempre amenena nuoce dd altrui: m^àfeftefla». e che nafce itt
àlualch'emulfuo fin ch'infelice ti rende gtan parte dairotic
Tiene per non veder la fronte buffa Inuidia ..

Minerna» e tofto la rìfolue, e laffa .


Inni Aia, .
VN veleno,}
Le midolle,
V Inuidia*
&
che dittora
il fangue tutto fuggtg.

DOnna vecchia, bmtia.c


occhi
pallida» il corpo Onde l'tnuido n'ha debtta pena
fìaafcmcco.con gli biechi» veti: ta Perche mentre l'altrut forte l'aCCOrM:
del colore delia cuggine*raràrcapiglijta,òc fra Sofiira freme, e come leon rugge
i capelli Vi faranno róefcolan alcune ferpiUìia Mofirando c'hà la miferaalma piena
mangiando il proprio cuore» il quale terrà iti D'odio erudel che'l menai
mano A veder l'altrui ben con occhio torto
Però dentro^fifà ghiaccio^ e furore
Si dipinge vecchia.perchejperdir poco,hà
hauuca lunga, Se antica inimicicia cóla vii riì. Bagnafi dt fudore,.
Che altrui pulfar del ftto dolor accorto,
Ha pieno il capo di Cerpi in vece di capelli>.
E con la lingua di veleno armata
per fignificatione de* mali penfierijelTendo el-
Mordeebiafma fempre ciò che guata,
la Tempre m
córinua riuolutione de* danni al- V» pallido color tinge la faccia,
trui, &
apparecchiata fempre àfp^aigere il ve- Cj^aldà^del duol intomo certo fegno
leno negli animi di coloro, con iqu.^li fenza Mt il mifcro corpo diuien tale-
mai quietate (ìripofa,.diuoEandoliil cuore da. Che parche fi dipugga^ e fi disfaccia *
fé mede(ìma> licheè propr» pena. dell'Inui-^ Ciò che vedi gli porge odio, * difdegnOy
dia. E però Jifle Giacomo Sannazzaro •
Però fugge la Iure, e tutto amale
Vlnuidta figUuolmi» fé fieff* macera Clttornétyeconegttale-
ti cibo, à noia il bere
t>ifpiacer fch'ifa
B fi dilegua come agnel per fmfcino
Che non gli vale umbra dt Cerrot ì d' acera .
ynquanon dorme mai non hàrtpofo»
:

E fempre ti C'ir gfi è rofo^


Jjiuidia ^ Daquell'inuida rabbia qualhauere
Hjon può mai fine, éf altuigraue male
PAllido tal volito il corpo magrot e afeiutte
tUmedio Alcun di Ididico non vale.
Gl'occhi fon biechit e ruggmo/ò, i'idont»
il petto ar^e d'amare feUy e brutto Iniadia» dell' Alciato •
Venen efilma, la lingua», f^è mai fente ^Onna fqualUda, e brutta.
Piacer alcun.yfenon del 'altnrilutto / Che di carne di vìpera fi pafcts.
jlllhor riderinmdia,, eh'altrimente E mangia il proprio cucre
Si mofira ogn' hor addolorata, e mefia» Cutdelgon l'occhi Ituidiatutt'horr.
JB, fempre all'altrui mal vigilale defis •, àdagra-pallida- e afciutta .

EdoHunque ellàvài prejfo, ì Untano


Jmidia::
Porta dardi Jpinefine'U mano
DOnna vecchia, malveflitas del color di
tenga mano
Che dèi fuo fàngue tinge
In queftohabho firano,.
rugginenti bocca» vDa alla
t}c^i modo che fogliono le donne sfaccendate» Infai forma l' Inuidia fi à%fìi>ie .-
^.^^e»
. .

^00 'Iconologìa
INVOCATIOKE, Jnterejfe,

DOnna vellica di rodo» ìn capo ha vna HVomobruito,magro.nudo,machc ha!>


biaàtrauerfovna pelle di lupo, & del
fìamaia di fuoco» 8c vnlaicra (ìmile n'e-
fce di bocca. mcdcfimo animale babbia l'orecchie, & che
L'Inuocatione fi fa chiamando,& afpettan- abbraccij&ftringacon auidità con ambe le
do con gran defiderio il diuino armo. mani vn globo,che rapprefenta il mondo,cofi
Però fi dipinge conuencaol mente con^dite vien dipinto da Gieronimo Maffei Lucchefe.
fiamme» che gli efcono vna óàU bocca.e l'al- Pittore, huomo di b e Uo ingegno, di buo-i &
tra dalla cima del capo, che dimoft' ano la v e- nidìmogiuditio.
ra,c profitteuok Inuocatione con filiere non
iblo nella voce» ma inco nell'mtcnrione della
mente» con che chiedendofi cofu giufta, Se
ìfpediente dalla diuiaa benignità faciUnen te DOnna gibuanc di carnagione rofia»orcit
s'impetra.
ra,& perche appartiene à l'habitudine
INTERESSE TEIOTRIO. del corpo de gl'iracondt, come dice Ariftoie».
le nel fetìo, e nono
HVomo vecchio, dinero,che
ga con vna mano vna canna con
ve'^ito t«i-
l'ha
hauet
capitolo della Fifonomia»^
grandi,
le (palle h
faccia gonfia, gli oc-

fno a a pefcare, e con l'altra vo catte lk),dall* va


chi rodi, la fionre rotonda, if nafo acuto, le &
naciciapeiEe, fipottàotTeruare ancora queftoj,'
canto VI fia vn gallo» dall'altro vn lupo
farà armata, e per cimiero portata vna tetta
IntcrelTec vn'appetito difordinato del pro-
d'ot(o,d'dlla quale n'efca fiarama,c fumojierrà.
prio commodo,e fi ftende à moJti, e dmet fi
nella deftra mano.vnalpada ignuda, oc nella
obietti fec6,do gli appetiti de gli huarninu ma
finiftra hìUeràvj3afacellaaccc£3,& farà vcfti*
voigtrnjcnte airacquifto>&' eoferttHtione del-
ta di rollo ..
la robba, che però fi dipinge vecchio (co-me
dice Arifìx3teJe nella Poetica) «jilendo qu: ft'e-
Giouanefi dipinge ITra perciochc (eorac

narra Ariftotelc nel fecondo libro della Rct-


tà natu;:4mcnte m':>lto inclinata airAuaritia
capo particolare dell'intcttfre . La cannacon torica) 1 giouani fono iracondi, pronti ad a-&
diraffi,& atti ad efeguire l'impeto dcU'ircccqc-
Phamo moftra.che l'interefle sfoczafpelTe vol-
•tcà farbeneii;io alrrtu: naa conintention di-
dia,. &. da ella fotìo vinti il più delk volte»>
giouvUTiento proprio, e non .per la fola vittù ,
& quefto interuiene, perche ellendo ambi-
noli, elli non. pofsona patite di-efser difpre-
che non può hatier finemeno nobile di fc ftcC-
giati, anzi fi dolgono acerbamente quando
fa» perche con la canna i pcfcatori. pongono,
par loco di cfscre ingiuriati.
ilcibo al pe^ce^con iiiteniione dtpteru.krlo»e
tirarlo fnori-deli'ocqaa ..
La tetta dell'or (bdfj, perche qucfto è anr-
Quefto medefimo efFctto- di propria affét- nule all'Ira inclinanlTimo, e pnò nacque il
^ione fidimoftra nel raftello inftramcnto di Prouetbio Eumantem vrfìnafum nt mtgtris*,
:

quafi che il fu ni», c'I fuoco, che fi dipinge


"Villa, jl quale non Cetue pe^ attrosche per tira-
se verfócoIm,che lo ma»eggia apprefso, rrgaifichino- Ira ,- e conturbanonc-
Sivefte di negro petrao{trare>.chc fi>comc- dell'amrao. Vedi PirrionelUb.u.
«Hb colore non fi può tramutare in altri colo- La fpada igìiuda fignifi"ca,che l'Ira fubitO'
bi, cofi I'iorerefl,»jto..fl:à femprc fermo nc'fuoi porge la mano al ferro» Se fifa ftcada alla v^n-
'wttli,ecoramodi»oltieche l'intereiTe proptio detta..
«aacchinrchedaciafcana-partcofcurailbian- La ficclla accefi cf il car»re dcirhuomo ira-

cO'dclh viltà» e perche hntereffé tiene altrui^ to» che divontinuo s'accende, e confuma.
in gciofia del propr;o:Conimodo » in conti- & Ha la faccia gpnfia,perche l'ira fpello fi mu-
nua vigilanza così d'animo, come de' fenfi vfc ta,&:cambiai! corpo per lo ribollimento del
gliaccoreipagna fcco il grillo pofto nel.modo». fjnguc, chi. rende ancora gl'occhi infiam-
che di fopra fi è detto . mati .
J^cli ractrcà caoroil Iupo> perciochc l'In- ha.
tere^ ha la medefitna natura, proprietà di & TTN Onna nero^
veftita di rofso, ricsroato di
•*-^ faià cieca, con labocca»
fchiuma alla
^ucfto df*iinale>elIcnd.o che del continuo e a-
iiaurà io cago pcL acconciatura vna tetta di
ykido, Oc ing^ra
iw"'.
Rhe-
. , . . . . .

Libro Seconda. \. joi


R » A
Cfiprfndo i Uhi tténrétHìMts ^moM,
E faeofo tie/ic nel petto éttcettd*
Di roHinsUtinnofat e di vendetfs
Che Jpttì' e l hhomo à futcrempilf, *t*ejt^
che i'tntetletfoin fehtsrdirtifòecéi,
E e£nidfftwéitj^^Tt<in rimette
DaU'i Itnit xtl e l^ ctnduet à mbrtt
frih» M gffttia, e dt falutt titftm .

Er il Tcu, rea nel Sonetto 157.


/r« ì bftttt fufof.t chi nc'l ffenm
i, fttrtr liiìfg9i che il fito pjjvffore
Speffo vtr^o^na, « morie t«l*6«r mt*-
na.

I& H £ SO LV TIGNE»
Onna vecchia à fedeteivedita òi
D cangiante, con vn panno nero
auuolto alla tt^z,òi. con cialcuna del-
le mani tenga vn cciuo in atto di
cantare
Irrefoluti (ì dicono gli huomini)
che conofcendo la diuerfìtà,& la dif-
fìcultà delie cofe non fi rifoluono à
dehberare quello, che più ccnuen-
ga, è^ peto (i .tapprefenta, che Hia à
RhiHocctontCt e apprtiiw vj farà vncinoce- (eótmi
chab Staj, Theb. dcrcriuendo la cafa di Veftefi di cangiante, che moftridiuetfieoi'
Matte nel pacfc de* Traci dice» che v*era ftà loti, come diuerfe apparenee delle cofe, che

molti l*Ira,& la chiama roHa dicendo. £uioo gii huonìint irrefoluti


£ foribtis cAcumque ntfas tregue ruientts Si dipinge vecchia , perche la vecchiezza
Perche nafce dal moto dei fangue*e procu- per le molte efpetienzc fa gl'huoroini Itrefo-
la vedetta col danno,e con la morte
ra fetiipre iuti nell'attioni. Onde conofcendofi molto
altrui,pevò va ricamato il veftimento di nero. piò in quella età» che nell'altre, ragtoneuol-
Il Rhinoceronre è animalcchc tardi s'adi- mente lì dubita d'ogni cofa» però non fi &
ra» ebifogna icricailo innanzi gran pezzo: ma va neirattioni tifolutamente come in gio*
quando è adirato diuiene ferociflìmoj però uentà
Marciale nel i.ltb.deCuoi Epigrammi diile . SeledàiCorui pcrciafcuna m^tno inatto
StUttitAtit patitili (tumR^inofercta m^gifitì di cantare, ilqual canto è fempre C»'4J»Cr4/,
Stque dite m»gniifolligit ira ftr* cosi gli huomini Irrefoluti diffetifcono ài
quando voleusno rappre(éntar
Gli Egittij giorno in giorno»quanto debbono con ogni
Mtadipingeuanovn cinocefalo per eflct più diligenza operare, come dice Martiale
d'ogn'altro animale iracondo Vedi Pietio .
Crtisteviifurum, cratdich Po/lhumt fimper
Valer. hb.<$. Die mihi ems iflud Pofihume quando vtnil t
- Cieca con la fchiuroaaUaHccafirappre- §lttàm lengè eras i/ud, vii tfi, aut vnde p<ti»'
feniajperciocheelTendorhttomo vinto dall'I- dum t
ra perde il lume ddla tegione>c cerca con fat- Nuajtiid 0pud Parths, Atttìenicf^ue latet !

ti, e con parole offendere alt[Ui>e peto dicefi. iHm eras iftudh»let Priami, 'veiUe^otisannoSf
Vn erudii moto violento è l'Ir* Cr«s ijìud quanti de, mhi pejfet emi f
Ch'in fofcti nuheiUrìfio anitoovela Cr4t viuest kodit iam ziutre PejUtitne ferutnejie
£ A'twìdf boìhti il (9r tmmdtt jllt fapit quifquis Pofihhm* vixif ^tri .

por cxlltt^o^';^ sii "b'tvìtca.


.

30) Iconologia
1 R R E S Q, L . V T I O N
'
dcarannabcnidìmo* & fitcanno
propofito. ' ^ *"
|[

'

;
,'. '•. - '"'i'

ITALIA COI* LE SVE P^OHNCIEt


V fi£ parti dell It«'ic.

Come rapprefemata nelle Medaglie


ComwoUo, Titffi 0' yìttQmno .

VNA belhfiima donna Vvftitt


d'babito fontu<>fo, e ricco co
vn manto fopra > e fieda fopr-. vn
globo, ha coronata là ttfta di roiri»«. \
di muf^lie-,con la deftra mano tienijj
I vrvfcetircouerovnbafta, che con
l'vno, e con l'altra vien diraoftrata
I
nelle fopradctte Medaglie, e con la
I
i^' finiftraraano vn Cornucopia pieno

|.
di diucrfi frutti,^ e oltre ciò faremo,
anco, che habbià fopra la tefta vna
belliflìmaftelia.
Italia è vng parte delFEuropa » &
fu chiamata pi ima Hefperia da He-
fpcro fratello d*Atlante*il quale cac-
ciato dal firatello, die il nome,6c al*
Spagna;& all'Italia: cucrofù det-
la
Hefgeria (fecondo Macrobio l.i»
ta

Il panno nero àuuolto aìla t(^«tìoftra l'o- cap.i.) dalirifijella di Wnere , che la fera è
£:;litità» e la confufione dcll'intdlètto per la chiamata Hefp^ppet efler l'Italia fottopcfta
vaiietà'ck' p«n(ìen>i quali lo tendono iccefo- aU*occafo di quella fteila. Si chiamò etiandio
4110.. Oenotria,p dalla bontà del vino»che vi nafce»;
perche %tv9v% chiamano li Greci vino, ò da
Oenottio, che fu Re de Sabini.Vltimamcntc
IS i ITV TION E. fu detta Italia da It.^.lo Rè di Sicilia il quale in-
fegnò à gritaiiani il modo di coli mare la ter-
Dnna che con
la deftra màtìo tenga vn ra,& vi diede anco le leggi, percioche egli vé-
paneretto,òccftello,chcdicvogliamo>
' ne à quella parte>doue poi regnò TutnQ,6c la
che dentro vi fi vedano delle rondini. Sono chiamò coti dal fuonome,come aflcrma Ver-
akuni, i quali hauendo in alcune anticaglie gilio nel lib. i. dell'Eneide
oflemato vn caneftiello con delle rondini dé- HeJperÌMm Craij ccgntminet dieunt.
Efi Ictus i
iro, vogliono, che queftofja Geroglifico del- Terra anttqua potem urtnts, éttqtt vbtn gteiét
Oemttif coluereviri, nane f*fnm m'rierts
riftituiione, &
prendono di quefto l'argumé-
ìttlium tiixere, Duetsdt mmiti gtntem *
IO da' benefici) di Ofiride, &
di Cerere dati a*
mortali, però che daqucftì habbiamo ticeuu- Horanoila chiamiamo Italia dal nome di
ti,e leggi di ben viuere,& precetti di ben la- colui,che vi regnò: maTimeo,e Varrone vo-
uorarc i campi-, impetoche i Poeri chiamano
gliono,che fia detta così da i buou che in hn-
Cerere legi(eia, &
apprcffò Diodoro nelle gua greca anticamente fi chiamauano Itali»
lettere de gii Egittiani Ofitiè detto, e tenuto per clTeiùcne quantità, e belli.
Gtoue giurto Padre Duce» e Confuhore di E per non cfiete io tediofc fopra i nomi,che
lutto, lequal* cofe.ò vogliate accomodarle al- habbiahauutoqutftafiobiliffima parte dnuc
U lAiOjticne* ò «Ila vguaglianza» tutte qua>- to il rocndo; fopta di ciò npn diiò 8lirc-,ma fo«
. .

Libro Secondo.
tn
T V t 1 O ìf ^ E.

nefcguita eflcrui adagiato vìaer€,e ca


aflài differcntiedi
animali, di augelli si
domeftici> come anco fcluaggi per v(b
de gli huomini,non tanto per lalor ne»
ce{ntà9 quanto anco per i piacerino cra-
ftulli.loro*.
Serie mette la bella (Iella ropiailc»>'
pò per la ragionedecta di fopra •
Si vefte d'habira ricco, & fontuolqi.
emendo che in quefta nobiliffima Pro-
uineia fi veggono molti fiumi cupi, e
laghi diletteuolr.fbntane» veno diòtUt*
betrime acque tanto caldcquanto fre»
fche, piene di diuerfè virtCì talmente
prodotte dalla Natura» cofi per itrifto*
ro^e coferuatione della fanità delI*huo-
mo,comeatrcoperipiaceridi effo, U
medefimo Virgilio nel i.detla Georgi»
cacofidice^

An mare, quodfuprAmemoremqttod^u^»^
Init infra
Art rttlacustiintoif teLariffiaxmt t ttquè^
ThiUik (s'fiftmitu affmgeniBmtiCttTìarintf
An memorem prtus j. Lucrineqiét étddif»
Atqite^indignattttn magnis Jlrtdbriitts dfuoKf^

Ì0 conbreuitàattenderò-aUa dichiararione di Tutta qua Pento longe fonatvnda refufii


quello che appartiene airhabho , Se alralccc Tyrrftenufque fretis immittitur AfluiauetrùsT
cofe che fono nefl'irnaginefopradetta.. Dico Vi fono ancora non folo per maggior ric-
dunque» che bella^ dipinge per là dignità) & chczaa>& fontuofitàdiuerfe minere di metat-
grande ccceiiéza delle cofc, lequali in eilapet li :ma eìiandio variy, & diuerfi marmi,& altre
addietro comitiuamente ritrouaie fi Tono» & pietre fine,onde il detto Virgilio al luogono-^
alli tempi noftri ancora fi trouano onde il Pe: minato narra,.cofi féguendo „
irarca ritornando di Francia , &aumcinatofi Mao eadem argentirÌMCs» Ar'tfquemetaira
»Jl'Iralia,,& vedendola, con gtaadiffima alle- O^enditveniSi atque auro plurima fluxit .
grezza difte La corona di torri,.& di muraglie dimoftra
Saltte tara Dee ullus fanSlì^mn, /ìttuf rornamento,ekDobiltàdelle Città, Terre»
Tellus tutnhonis» tellusmetuenHa fuperbis Caftella, &
Ville, che fono in quefta rifplen*
XeUus nobilihusmfiltum generefior cris. dente & fingolar Prouincia,ondeilPoetanel
E Virgilio nel a; Jlellà Georgica, anch'fcgrr i.della Georgica hebbe adire..
matauigliato della wa gran bellezza dice Addè tot egregia f Vrbes\ operumque lahorem-
S^furMngnaP^arenrfrugum Saturata telluf Totcongefta mann prAruptit opptda/axis.
Alsgnavirum-.. tiufninaqHe atttiqftcs fubter labentiamuros .
E Strabone nel fedo libro della fiia Gcogra- Eo fcettro, ouero l'halfe, che tiene con la
€"a)& Dionifio'Halicarnafieonel principio del dèftran-rano lVno,&: fignificano l'impe
l'altra
rhiftotia diRom3,.ragionaDdò d'Italia, mo- rio»& ildominiojche ha fópratutte Talcre na-
llcanos quanto fia degna di lode» percioche in tioni>per l'eccellenza delle fue rarevirtù non.
^cfta feliciflTima Prouincia fi citroua pcc la (blo ddl'armii ma ancora delle lettere, tafci»-
nfig^ior patte L'acia molto cempetata ^ onde: nò moifakre cofc dignifsime di. tal lode pet:
,

J04 Iconologìa
ITALIA CON LE SVE PROVINCIE..
& patti deiri tote.

Come ra^prefentata nelle MeddgUe di Commodo , Tito, & Antonino

1
1
^ i^^wS^ Std gruuidé ftug*s é» Sateki tingitték
humor
ìmpltutrtt ttntnt 0lt«.que Armen/squé
Ut»

&
^^BhA il li
Bine btlUttf tquui esmpe fi fi tttduut

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Viiìim», ftpe tue pfpfitfi fumiti* fier0

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RommnoSiid tempi» Dtum d^ix*r$ trittm^
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Hie vtr affiduum, atqu» alunis tntnJU
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Sis grmutdét pttudts , hs pemis vtilhf

ili ^^ ^gi^1 mo)


Siede fopra il Globo (come dtce«
pec dimo(itare» come tJ'ahaè
Sig£)oca>& Regina di mfrail Mon>

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do, come hanno dimoltrato churo
gli antichi Romani,

naggio .
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^
bora più che
mai il Sommo Pontefice maggiore»
de fuperioce à quial (i voglia Perfo»

I
Da Meda^liecon lefeditemi diRema^
A.

Gio. Z^ratinoCafielltni»
tionelki lungo j ma fole metreiò in con fiele, DOnna co« la teda cinta di rom, fede fo*
ratione qtteMo>€hc reftificaibpra di ciò if no» pradVn globo, nella deOral'b^ft ^jncl-
ftropi« vt)lcc allegato Poeta b e 1 1. de Ha fisa il Cornucopia Medaglia di Vcfpa»-
fefiniftfa
Georg. fianora^i piedi da vn canto l'Aquih fopra va
B*e gmuf aert vì*Hm Marfis. pt'Bemgtie SaBellam globoicbe per riuetfoftàin vn*altra Medaglia
AJfuttum^ut TTiMle Li^urttn Volfcof^ue Vatutot di Vefpatìario porta da A<iolfo Oeccnc foit»
Mxtulit: h&troeeirs, MérioSymagnof^tte Camillo^. ^ABno del .Sigilo re 79*
StipÌAdàsdurfiS beilo, é^ fé taxxmiVafitt». Quefta figura cfpofta riroane daUa' prece*
§^t nmnc txternii AfiAi«m viiicr i» Prif- dentccccetro-l'Aquilai che vi habbiamo ag^
Ijnitlfetn, aueHts R umanis. nntthu^lndum ^
giunta . L' Aquik» fopra vn gIobo> per \a velo-
liCornucopia pieno di: varij.frutri fignificr» «ita, & fortezz^có laquale Italia io continue
lafettilicàniiagg!oiedi tutte l'altre Prou'ncic' guerre vittoriofi trarcoffe rutto ^ Mondo.
«fcl mondo : mreuandofi in eflà rutre
le buo- Àttcfoche Roma ftentò'rirqueccnio anni co'
ne qualità eden do che hàfft»ii terreni atti: à guerre di cafa à ridurre Italia in fua potefìà.
produrre tutte le eofc, che fon neceflarie al- Vnjto poi tutto li corpo d'Italia col Tuo capo
llhumanavfojcomc ben fi vede per Virgilio Roma conquiOò l'Aftica, l'Europr^rAfia» e
ael medefìmo libro. fioaliTiente rutto il Mondo in ifpatio di dueé-^
i«d ne^e Mtdo*Hm /yluA\ dm^nut^trtrmi, co anni , auuemmento di marauigl'a^ not^t»
ÌStt putthtt G»njie^tA 'ai^uea»rn tttjMdus- Hermusf da Lucio Floro lib.i.cflp. r. Alcuni Re pcrefr
VtMtdtbus ìtmliA^ettént : non E*>it*at ntijut !-tdi , fi?te tenuti fotmidabili nelle batr-'glic. veloci^
Tot»qy9.thuTÌf$ntBftntÌ3M(t^p»hguis nr*»u *. e foni in cfpugnftr Città, e dcbcli-r Prouin^
£pocodipot>^- «ie> n facfiuanachiaraare Aquile* e fulraini,g
come
. .

Libro Secondo joj


comcriferifcePlutarcoinAtiftidejOnd'èche campo. Mario le ieuò via affatto, &: da queh
i Romani per infegn i loro più principale
nel- tempo in poi,non m.iifucrnòlegionein cami-
la militia portauano Aquile con fulmini tra gli po doue non fufse vn paio d'Aquile. Ma Gio-
artigli. Fu prima l'Aquila d*oro infegn a di Gio (cffo Iib.4.conttirufrce,à ci.)fcuna legione vn*-
ue doppo ch'hc^jbe vittoria conrri» Titani* i Aqui!a,6i da' num ro delle aquile fi cótauanor

da lui la prefero Cretefi,da Crctefi Cmdiot-


i le legionifi come Hi: tio dice che refseicirp
-y

ti pafsò à Troiani, Enea Troi.ino, petiqu into di Pompeo ejaconftituito di tredici Aquile..
nelli Grniali oflerua Ak^llandro, la portò nel Dione ance n confcgna ad ogni legione vn*-
latio.doue i Romani in procedo di tempo 1' =»!- AquilA,e dcfcriue nel lib.4D.tale infegna nella,
zorno per impccfa loro . PenCt Giufta Lipfio forma che fi vede in zó.Medaglie di Marc'An^
fopra Tacito che ne pigliaflèro eilempioda tonio ftampate da FuluioOrfini. Sta l'Aquila
Pcrlìaoi appredo quali l'Aquila fu rcg^J fe- con ali ftefe in alto fopra vn'hsfta aguzza in;

gno: Senofonte condifcepofo di Platone nel- fine, come vn triangolo di ferro fpianato che
la Pedia lib.7. dice che il Rè Ciro per infegna fi reftringe in punta. Quelli che la portauano
fuafaceua portare vn'Aquila d'oro fopra vna Aquiliferi chiamauàfi. Vn'Aquilifero di Graf-
UnciatSc che Ci adoperaua fin'à dì fuot da i Re fo, che voleua pafsar e iLfiumcEufratepó po-
Perfia. Artaferfe ancora fratello di Ciro mi- tè fpiantarel'aquilajfenon per forza di inoltr>
nore portò là medemainfegna Erra Aleflfan-
. ciicoftanti, come che non volefse andate alla.
dronelli Geniali, &: altri che danno vn gallo ftrage,che delle fue legioni,& del Tuo Capita-
d^oroin vece d'Aquila all'infegna del Re Ci- no fu fatta dal potente efsercito de Patti . L'i-
coj e ben vero ch'Artafcr(é concedè ad vn fol- fìefsooccorfe à Furio Camillo Scribonio, il:
lato da Caria che portaflc in guerra vn gallo quale elsédo legato in Dalmatia foUeuòlefue
d'oro fppra vna lancia aùmti le altre infegne, legioni,& pigliò fe^rmiper andar córro Claa»
5 come narra Plutarco inArtaferfe. Meglio dio Impcradoterma le Aquile non fi poterona
^enf 1 Giufto Lipfio nel quarto libro della mi- fpiantare da terra, la onde li foldati comraoflì.
litia Romana adire che Romani la ritroua-
I à pentiméto vccifero il ribello che Imperado-
cono da fé fteffi, ò dall'eflempio delli vicini » vefi voleua fate,cafo narrato da Paolo Orofio,
Ma da vicini pili tofto £ù introdotta l'Aqui- & riportato dal Cardinal Baronio nel primo
la in Roma» (e bene fuor dlinfegna mihtarca de gli annali. Erano le hafte fubhmi, le a- &
pofciache li Tofcani più di fefsantaannipri^ quile picciole d'argéto,& molte di loro haue-
[nadi Cito Re di Pcrfi,nell'vltima guerra ch'- uano fulmini d'oro nelle vnghie,le Aquile Pó«
bebbero con Romani, vinti vicino alla Città peianein Ifpagnaauantila guerra Mundenfe
d'Ereto nel cótadode Sabini portarono àTar sbaitédo le ali,come fé volefsero volare à Cc-
^uinio PrifcoRe de Romani le infegne del fare, gettarono i fulmini d'oro dalli piedi, in:
Principato, co le qu ili effi loro Re addorna-
1 cotal guifa nuntie furono di cattiuo efito à
aano, vna corona d'oro,vna vefte di porpora, Pompeo'diche Dione lib.45. La ragioneper-
con vn mantello purpureo di più colon, vna ehe da principiò vfaffero i Romani Aquile d*-
fedia d^aoolio, &
vn fcettto d'auolio con vn'- Argéto, come quelle di Bruto in Appiano Hi-
Aquila in cima.ch'efso &
li fuoi facce fsori por fìoricojfi ari eca da Plinio hb. 3 3 cap. 3 dicen- . .

Laronofempre,ficome DionifioH licarnafeo do che l'argento è più chiaro,òc fimile al gior-


liei terzo libro lafsò fcritto . Scacciati li Re, il no, &perquefto più familiare alleinfegnedi
Senato Romano lebò dalli fuoi fcettri l'aqui- guerra, e nfplende più da lungi con manifeftoj
la, &la pofe fopra le h-ifte, prefeiita alle altre ctrore di coloro, i quali vogliono che nell'oro,
infegne militari nominate da Plinio lib.io.c. fia piacciuto colore di fteiJcMa-c erto che r>cl.

4. al Uipo, ài Minotauto,al Cauallo>óc al Cin- Toro vi ècolorej &


effetto fimile di fttlle an-
ghiale.Matio che dafanciullo ritiouò in capo zi di Soje, perche. fcintiUa«e fiammeggia rag-
vn nido d'Aquila con fette aquilini, inditio di. gi come le fìelle, e'I Sole,con tale fimiglianza?
(ette fuoi Confolati, molto uvalfe di quella; Virgilio chiama le ftelle. d'oro nel fecondo^
nelle infegnci &
dedicò nel fecondo fuo Có- dell'Eneide ..

fulato propriamente l'Aquila alle Romane le-- Ftrit aurtn.fyd«r atìtimor i

gioni, e fola Ci portò nelle battaglia, le altre & d'oro il Sole nel primo della Georgica
infegne fi lafsauano ne gli alloggiamenti in PerduodenM reitt Mundi Sol Aureus ajlrm .
. .

Bo$ Iconologia
«c Valerio Fiacco dà al Sole chioma d'oro:pe- ftampò feflanta due anni dopò quella d'aree-
ròApoJlo fi figurò da Homero nella prima ìlia to^ a poco, a poco andauano cteiceodo, cosi
de co. Io Ccettro d'oro» à cui era dedicato l'oro», parimeli cominciarono co infcgne d'argento
ficome alla Luna.!' Argétcfcgno che l'oro viti nella republica ma nell'Imperio feguitorno
ce di rplendorerargen torcerne il Sole la Luna à militare con infcgne d'Aquile d*oro,come li

l'oro è detto dairaura,.fecondo Ifidoro«riper- Re di Petfia & d'oro la fpecifica Dione fecoa
cofio dall'aria più rifplenda} &
è forma, &
de- do l'vfo di fuo rempo,che fiotiua nell'Imperia
coro.di colorile roeialli» ne alcuna cofa rifplen di Coramodo, non che Ctaflb di cui ragiona
de più^ che l'oro ripercoflb dal Sole» in oltre 1'-
d'oro i'haueffe . Hora Tinfegiia dell'Imperio
Qio è più folido) &
più durabile* non fi togra non è di metallo ma dipinta, Aquila negra coq
per adoperar]o>,n6 piglia linee,ò fegni di graf- due tefte in campo d'oro. Federico fecódo die-
fiature> fi cóferua lungo tempo lucido all'aria*de per infegnaà Ghibellini fuoi fautori l'Aqui
alla poluereialla pioggia>alla neue^al ghiaccio»
negra in campo d'Argento bianco . Paps
la
fi come in molti anni per efperienza fi vedeno Clemente Quarto à Guelfi fuoi denoti vn'A-
le colle della Cuppolla vaticana indorate con quila vermiglia fopra vn ferpétc verde in cam-
la gran palla pur d'Oro in cima tuttauiatifplen po bianco In quanto all'Aquila particolare
.

dere molte miglia lontano . Ma l'argento pre- nella Medaglia di Vefpafiano,fù battuta pec
fto s'ofFufca Ond'è l'oro più efpedientc alle decreto di Senato confulio ad honor fuo neL
::

infegnejche l'argento in campo aperto. La Còfolato ottauo*nel quale anco figurorno deaj
ragione di Plinio milita in contrario»l'argcnto to Imperadore co vn fulmine nella finiftra ma
come chiaro> Se fimile al giorno tanto meno fi no*ripùtandolo come Aquila veloce , forte,&
donerebbe fcorgere,pcrche vn colore pofto ap fulmine>di guerra,che neliaguerra giudaica fi
prede, ouero fopra vn'altro colore fimilc» nò (i feruì fpetialmenre della legione duodecima
vedc>ne fi dtftingue, come bianco fopra bian- fulminattice:fì che gli atribuifcono per l'eccel
co» argento fopra argento>mà l'oro come gial- lenza del valor fuo l'e£fìgied'Aquil3,in vece di
ìp di corpo lucido pofìo alla chiarezza» 6c bian nome d'Aquila dato già al Re Pirro da gli Epi
chezza del giorno rifpléde molto più» 6c è più roti doppo la Vittoria che con impeto,e fcruo
vifibile da lontancche l'argentojanzi l'oro fo- re ripone contro Pantauco Generale Capita-
pra l'argento ifteflb indorato fpicca più di ve- no di Demetrio Re di Macedonia,feben'egli
duta* che l'argento medefimoin quellaparte per modeftia non fi volfe vfurpare tutta quella
che non è indorato . L'oro dunque all'aria co- gloria per fé* ma dìmodrò tenerui ì parte l'ef-
me lampo accefò vince ruttili metallidi (pien fercito fuo, quando voitatofi à fuoi foldati diC-
dote,la onde quàdo fi vuole efprimere Tcccel- fé io fon Aquila per voi, che con le voftrear-v
lenza d'vn'oggetto cifplerKlente,fi fuoldire ri- mi come con ali m'hauete portato in alto ^
luce come l'oro noa come l'argcto.Se i Roma
nida principio vfàronoinfegne d'argento,ciò>
fecero perche fémpre furono in tutte le cofc
ITALIA.
pofiiiui, & parchi nclli principi),, alla fine non Medaglia d'Adriano Imperadore
cederono àNiatione alcuna in lufibjfplendore.
Del Sig.Cio: Zaratino Caflellim
Se pompa,ne meno àgli apparati Pcrfiani. L'i»
ileflTo argento fu' da loro tardi adoperato in DOnnain piedi rhaftanelladeftra, il Cor-
monetevattefoche Popolo Romano inaanzi;
il Lamette Adcl
nucopia nella finiftra.
che fafle vinto if Rè Pirro non haueua ancora fo Occone nel terzo ConfoUio di Adriano af
vfaro argéto in monete:-, per più di cento e feD- Vrbecondita.87tf.fc bene il terzo Confclat
tanta anni non conobbe moneta confata, fé di Adriano fecondo il conto del Pannino 1 ^
non^tame rozo.Il Rè ScruioTullofuil primo del 872.fi può incoronare Italia di quercia,pcf'
à coniar monete di ranne',l*iinno 58o.doppo l'- che Plinio afìTimiglia la forma d'Italia ad vna
edificatiooe di Roma dice Plinio,cbe fi comin foglia di quercia.fi può anco in vno feudo ap-
ciò à coniare l'argento nel Conlclato di Q.Fa- poggiato aH'bafta dipingere vna lefta di caii at
bio, cinque anni innanzi la prima guerra Car» lo,che fecondo alcuniin Pierio è tipo d'hs li.i,.
taginefe raà ciò fùdcl484. non del ^So.dalla
: & ciò cóprendeno da certe Medaglie ch'h
«dificatione di RomajÒi la moneta d'oro fi nolatcftadi cauallocon l'Infcmiione R
MA.
1
. . - .

Libro Secondo* 3 07
M,A.febcnPietioIa piglia petfcgnodifcorre nà,& Italianahà fcorfo con velocità pcuutt»
liai& vcIodtà,bafta che U Caualletia Ronaa- il Moado,e luttàaia è di ^tanpcegio

ITALIA. ET ROMA.
Del SignoiGio.Zatatf no Capellini

trofei,& armi de nemici,da vna ma-


no vn bafìone,oucro hafta.daìraltra
vna ftaiuetta della vittoria aiata,che
tiene vna corona di Lauro » innanzi
alli vna lupa con due gemel-
piedi
li . L'elmo alato con ferpe foprac
ordinario nelle Medaglie di Roma,
(lampare da Fuluio Orfini nella Ce-
te Calidia > C Iculia , Cecilia, Didi^
Domitia,Fannia,Flammia>Seruilia»
Tullia . la ferpe ^er la prudenza in
confultare con maturità le cofe»lc
ali per la preftezia in eflcguire le ce
fé confultate> &
determinate feipe
in teftà, difegnod'impetio.Portaua»-
no Rè
! d'Egitto l'Afpide figurato
nel diadema loro» come Roma la fer
pe nel fuo cimiero, firobolo di ftabi-
limcnro, &
fermezza d'Imperio. E-
liano de jimmalibus lib.6. cap. 38.
^fpides in diadematibus ptElas At»
gyquorum Reges gerunuty etm heflià
forma Regm firmttattm adumhrdtt
fìgtiificanteSi tnuiSlumenim humfer'
^e»ns venenum efl , ^eovnqtMtn^
ea morfns euaftffe memoratHr . cofi
*V1| EllaMedaglia di Mutio Corda ftam- la potenza di Roma fu inuitta, niuhanà- &
Vyi para da Fuluio Orfini, fi come anco tione fcampò dalle fue mani, che tutto il Mo-
Cente Fufia , vedcfi in vn medemo tìuetfo do pofe Cotto il ^o dominio per forza d*armi v
Italia, & Roma infieme Nella gente Cecilia fi Vede vn'altro Mììrio*
Italia dalcanto deftro col caduceo dietro, ne in tefta a Roma alato aguz!zo,e ritorto con
per l'eloquenza', Difciplina*& buone arti,che Vn capo d'aquila in pUnta'^yn'altro murione>6
in ella fiorifcono> 6c col Cornucopia liei fini- celata con due fpighc»vna per banda, finiftta>
i^io braccio pei la fertilità, &
douitia cdeftraiti teftadi Roma nella Cente Pobli-
Roma tonicata mhabiio fuccinto tiene cia» li capo d'Aquila per la Maeftà del Ro-
fotto il pie defiro vti globo> nella man finiftra mano Imperio > le fpighè intefta per i'abotj*
vn'hafta»& porge k man dcftra alla deftrà d dante copia Là lupa ch'al-
di virtuofi penfieri.
ltalia,pcr l'vnione, & concordia» Con la quale latta Rortiolo ,& Remo gemelli vedcfi nella
s'impatronidel Mondo. Medaglia incerta in Fuluio CMìni à carte
2 SB.innan^i aih piedi della folita^gura di Rtì
k O M A. mafedentetopratoteìle,& attoi»ch'egli peh-
fa fìa FauftoloPaftore,& li due augelli volan-
Del Sig. (sio.Zaratino Capellini »
ti che la mettono in mezzo li piglia per Pico»

D ^Ònnacon vn morione alato in tefta,nel


cimieco vna feipeifeda Ibpra le ^o^Ue»
ina più loftofonopofti per lo felice aùfpiciò
di Rotìja. La lupa firailriiente fìà ìn
V k
vn
Uecb
li'
. .. . ..

jog Iconologia
Il tifo di Vefpafìano»& cfi Dómitiano con li Treetéutjfe ìupam ietnintf^e huìevèeraetrcum
foliri gemelli» à quali molto ben conuengono Ludere ftttdentes pueres, ^ lambire tnMtrem
i feguenti verfi di Virgilio nell'Eneide ottaua Irrjpauides, iUam terett cernite rejltxam»
FeeerMt» &viridi fagtam Manertit in antro, • Athleire alterncs, i/f cerpcta fingere lingtut

ROMA VITTORIOSA DEL SIC, GIO. ZARATINO CASTELLINI.


la ) fc bene gli Atheniefì la forAor-
noTenz'alc» perche non volaffe via
dalla Patria loro-, à formarla con le ali»
potcua eflete d'auuifo à Romani» chp
la vittoria fude fugacc>volatile)& pc*
ròattcndefletoogni dì pm con valo-
re ad opere egregie, acciò la vittoria
non volade via-, dubbiofa cofa è> che
n polTa mantener Tempre quello che
con Vittoria s'acquifta^ quindi è che
la Vittoria iì figurò con piede nudo
fcfpeiài così defcritta da Prudentio
Poera,come che non fappia feimarfì
Molte figure della Vittoria alatali
vedono fcolpite in marmo con pal-
me, rami, e corone in roano,& fopra
gli archi trionfali con trofei appreflò
Dice il Biondo nel ic. libro di Roma
Trionfante verfo il fine, che la For-
tuna alata d'oro (odeneua lacoronaà
Tito Imperatore nel trionfo . Ma io
direi che piìj tofìo fuffe la Vittoria»
poiché GiofcfFo Hebreo riferifcc che
in quello trionfo vi erano molti fìmo-
lacri della Vittoriaituttiòd'orojòd'a»
uorio:e tuttauia fi vede il cario trion-
ROmamezzo di
à federe (opra tre targhe, la targa
alzata percofla«che foftenta
fale con la Vittoria nel fuo Arca.
fopra tre targhe incoronata dalla Vittoria co-
Sede Roma

la pritna doue fede Roma,lVltima flà per terra me Vittoriofa fopra le tre parti del Mondo»
fpianata,con la man delira in alto s'appoggia d'Afia, d'Africa, & d'Europa da lei {ottopode
ad vn'hafta lunga^ dietro alla figura di Roma con l'allìdua Vittoria.
vi è la Vittoria alata in piedi^che con la delira Roma vincitrice di Tito Impcradore . Ro-
le mette incapovna corona d'alloro,tal figu- ma à federe fopra le fpoglie» nella delira vn
ra lì vede nelle Medaglie delia Gente Cecih^i, ramo, nella fìoiflra vn'hafta con tale titolo.
Nonia>Poblicia,Po{lun[7Ìa m
Fuluio Orfini. Roma vifhix .

Di Roma Vittoriofa è fuperfluoà ragionar- Roma felice» di Adriano Imperadore.Ddna


ne. De Romani -plus quam dicttur. Della Vit- à federe,nella deftra mano tiene vn ramo d'al-
toria che l'incorona dite Adriano Turnebo, loro come vittoriofatnella finidra vn*hafla co-
che l'Antichità dipinfe la vittoria alata, come me beilicofa.Vn'altra pur d'Adriano.Donna à
che voli dal Cielo àc}uelli ch'orna de (uoifuc- federe col murione, nella deHra vn fulmine,
ceffi, ond'è quello d' Aufonio fopra Augufto nella fìniftra vn baftone per fegno del Domi-
Tu qtto^t Ab dttereo fr&pes Vigoria ispfi* nio di tutto i\ Mondo,có le parole Roma felix.
Gli Egitti) volendola dipingere , forma- Roma rinafceme di Galba Imperadore .
ttano l'Aquila, perche fupera tutti gli altri Figura col miiiione in cella, nelladeflra tiene
augelli , &
perche la Vittoria fupera gli cf- la Vittoria . Vn'iltra nelle Medaghe incerte
fcrciti nemici, il figura alata come l'Aqui- di FuluioOrfini . Roma inattodicamina
re
.

Libro Secondo * jop


! re con habitefuccintofoprail ginocchio, co- Settimio Seuero porge lamanoàRoroainj^ii.
ihurniingamba.murione in tcft.ijcon la fini- nocchivita. Medaglie battuteàl ude Ji detti
ftra tiene vn'hafta per trauerfo alzata con pun Imperadori come che R mannuvellcerifot*
Cadi ferro» che dierro lerpalleaiianzafoprail gede per il lor valore, e buon gou^cno.
murionctcon la deitca tiene la ViccociaaUta»
che con 1j Aia deftra alzata le porge fopta il
R a M A E T B R H A.
capo vna corona di laurfi col moito.Roffta re-
nafces in vece di Renafcens.xto\i,iCi 1 1 lettera.
.
VN Tempio
de Roma con
d'otto colont>e neLqualc fè-
1 1deftra la vittoria>^conf
N.fpefTe voire trahilata nc'le R
niKine infcrit- h finiftra l'haft Pcobo Impetadorc vn'al-
» , di
tioni. Clemeti prò clementi, infas prò infarti . tro tép'o belli (lìmo con dieci colonne>d'Anro
Afefes prò menjes iferos,pro inferos , C'Mae nino Pio fenza figure, col motto Rom£Ster?j£,
tms Crefces.pro Crefcenftveàelì in voa bafc à Altre Medaglie vi fono con titolo di Roma
Saldino villa di Faenza>& in moìz^ altre ditiio Eterna d'Adriano, di Commodo, dì Settimio
ni ftatnpax nei gran volume di Martino Sme- Albino.di Settimio Seuero.d'AleflTandro Seae
tio.c Giudo Lipfio . Adolfo Occone pone di ro.di Gordiano primo. fccondo,e cerzn,di Liei
più nella deftra di quefta Ronn rinafcente vn nio Giuniore,di Oomitio AureIiano,di Flauto»
globo con la folita picciola Vitiorii Copra Prifco Aitalo, 6c di Matco Giulio Filippo Im-
Roma riforgente.Figvtra militare con la deftra, petadore,Roma che fede fopca vnofcudo.nel
la Vitiofia con h finiftra l'hafta. Roma refttr' la deftra la folita ftacuctra della Vittocia.nella
get. m vece di Roma rejurgens* di Vefpafì ino finiftca ilbaftone:lofcudocflrendorotondo,e
Impcradote Vn'altra fotto il mederoo ti-
. sferico pigliafi pet fimbolodeirEterniià, fti
tolo.L'Imperadore in piedi che porge la deftra tutte fi èpoftala feguente fola intagliata co-
ad vna figura inginocchiata innanzi à lui, & me più fìngolaie>& vaga di Emihan»

ROMA
Giulio
vi affifte-vn'altta figura nìilitate. Cofi anco Lnperadoie.
E T E R N A,
Di Giulio Emiliano Imperadòre. Dei Sig. Gio: Zaratino Caftellini •

Figura in piede col murionc in teì


fta,nella finiftia mano tiene il Pi*
io haftacon ferro triangolate in cima»,
nel a deftra il globo (opra del qua-
le vn'augelto di lungo roftro, <5c al-
li piedi vna rotella . Medaglia di
Caio Giulio Emiliano Imperadòre
col titolo Romti eterni pofta da A-
dolfo Occone fotto l'anno del ^"t
gnore 254.
Cominciò Giutio Emiliano a guer-
regiar da putto.fù Capitano dr Decio
Irapetadore in Mefia.fcacciògli Sci-
ti, doppo la vittoria fu chiamato Ini«
pcradote Sena-
dall'eftercitoifcrilie al
to d'elTere ftato eletto Imperadòre»
promifédi liberar la Tracia, la Mefo*
pntamia, di recuperar l'Armenfa, in
làroifuldati Alpini elefTero VI aria-
no i reHercito d'^miLano vdito ciò»
per non diftruggerfi in guerra ciuilc
ramazzò vcrfo Spoleti. imperò trc,^
quatto mefi;Del Pilo ne tratta m . Ito;

a ùgoG'uftoL'pfioncllam!litiJ Ro-
mana fopra Po]ibio:fecó:io itép'.e lao
ghivatiatofitrouajà' oibafta li for»
V y ma.
,

^lo Iconologia
ma diiègnata da Vcgetio lib.i^cap. 1 5. Hafta tas circa collum petàad akuni fa parere che
.

lunga di cinque piedi mezzo, con & ferra fo- (ìa diadema aggiunto per fignificato di Mac-
pra triangolato di rxoueoncie.Uaugcllofopra. ftà. Ma è la naturale crefta,& naturai pcnnac-

il Globo e la Fenice, oucro l'Aquila ambedue chio in forma di diadema, & diadema bchia/--
embolo dell'Eternità per la rinoAiatione che ma il Petrarca per firoilitudiDe ..

fanno deirindiuiduo loro ^ La Fenice dicono


che fiafola al Mondo, grande quanto Taquila ^lueJfaFgniee defMurutM pium»
che intorno, al collo è di color d'oro , il refto A l fuo bel collo ejmtUdo gentile
ferma fenz'urtt vn sì caro memle ;
^ porporino,&: la coda,la quale è verdcè diftia Ch'ogni cor addojiifce^ «V mio cortfum» ..
ta con penne dicolor di tofe, la faccia & ilca-
tormavndindemn ntitural ch'uVunnt
po ha ornato di creila, viue in Arabia.66o.an-
L'avi d'intorno
niiquando inuecchia fi fa vtj nido di cadì a, & .,

cotal guifa il Petrarca fupponcch e la f«?-


d'mctnfo, oc ricmpielo d'odori,&: poi vi more Iti

Copra. Dipoi delle offa, e delie midolje fuena- nicehabbiavn'ornaraento ameno in tcfVa fi-
t'e prima comevn vermicello, e poi fifa vn
mìlealla diadema, &
con vago translato l'ap-
p'icciolo. vccelio,, &
prima fa il funerale alla plica alla chioma d^otc che riluceua cornei),
già morta,& porta tutto il nido predò à Pan- natiual diadema di fenice intorno al capo, aio-
caia nella Città del Sole. Plinio lib.io.cap.i... la faccia, ^ al collo della fua diletriflìma Si-

tiene percofafauolofa che fia fola al mondo», gnora Laura, in altri Augelli ancora fi ritroua»(

DofimilifimiJitudJni. L'vpupaè detta galea-


&. Cocnchp Tacito nellib. quinto dice, che
fcnocofe incette ch'hanno del fauolofo, ma: galea, perche bàvnciufiointcfta,cbepa*
ta, à

cTie quefto, vcceflo fenzadubbio è ftato vedu- revnacclata,vn muricne. Lalodola galeri-
to alle volte in Egitto. Il Peretio fopra la ta,à.Galero,efsédoJlfuo pennacchio come va
Genefi l.'b.ir.cou ragione filofpfica prona capello. Il Rè dell'Api ha in fronte vna candì

«the non può tinafccre da fé loia: Più Fenici da macchia come vna diadema Tlinio Regthus
moftra che vi fiano Antifap€. Greco in Ate-^ jipum in fronte macula , quodam diademate
jjeo lib. i,4.dicendo ^ candicans atiefo che apprelio gli antichi fi
..

iigaua il capo alll Rè con vna fafcia biancai


Jn Heltopoli pretreari atunt^ ancot'fcfl^detta da latini Diadema. Celio Ro-
I^hcenicfs ; AtUnitnoSiiias, CyfrUihahetc digino lil>24.cap.6. Diadema prò fafcia can-
JEximiMS Columbas s.Samia vero, dida» quA Regum^ capttibm ohltgaùatun così lai
Jutto amepm, vt diititant^auium gtnns,
eretta della Fenice dir fi può diadema, perche-
Wormofos, ^ S^e£fAé>iles Paftcnes.,.
pare vna diadema non come fafeia, ma come
qual tefto appaf ifce.chein EHopdi Ci^
Dal alra erotonda Diadema naturale . Se voglio-
tà: del Sole in Egmonafcellero tante Fenici, no che fia diadema artifitiale aggiunta per
quante Ciuettein Atene,Colbmbe in Ciprio,, Geroglifico, molto più anco fi conuiene alla-,
& Pauoniin: Samo. Gcn tutto <;iò perla fu- Feniccperche la Feniceè augello fobre figlia
dttta.fua diuolgata namra fono ftati da Ifeipre- origit^ariad'EliopoliCittà.dcl i>ole,oue, fecon
lì efimbohdirenouatione,
bellifiìmicócetti, do gli Antichi Greci, fi more àlofpuntar del
tefurettionceternità: &
a tempi noftiiè fiata. Sole fuor dell'Oriente, &
la rinouata figli 3 fa.
]a Fenice imprcfadi Papa Clemente Ottauo della fuaculis fércttto al Padre; onde prefe
fcnza rootto»chc piià volte l'habbiomo veduto occafione Ouidio dicantare ,che lo nponclTe
nella fua fediaPontificale..Sò che Adolfo e- O auanti le porte del Tempio dclScIe-, come
conc&alrriin vna medaglia di Fauftina pi- vnica &
fì'^laj al mon dorerà da gì- Egitijtcnuta

gitano l'Augel o con la di jdcma,.chc vi è im-^^ per fimolacro del;Sole,,il fùo fpetto raflem- .

preflo, per lo Pauonc.in fimbolo dell'Eremita bravn gran- diadema fplcndidr» rotondo, &
«dendoui la vece. JETERNITAS. Ma 10 fon. con fimile diadema fi circonda il cape d'Apol
diparere, c-he quello augello fia la FenicCjche lo tipi» del Solccoroe 'a F'-nicc che per b no-
ha la faccia & 1! capoormtodi
creft^.riimo. biltà.di.vaTJjcnloii, perlarariràj.cfiagolaiità
Crt/IfS^factem capmque pulmeo apke honejlan^ auanza in beli- zza di gr^-n lunga ogni forte
tt.éc Alberto Magno dcfcriuc le fue fauci con d'vccclli,ficorpcil Sole tutti li pianeti, e tutti
Iccrefte circa il coììo.fàcej etiam haketcrifta- gli altri afpettl celcfii . Ttouafila piccia del
Sole
Libro Secondo. |it
Sole nelle Medaglie di Vcfpafiano>di Tito,di- hitwr» vt^quildì, iuuentus tua . nel qua! luogo
TraJ9.no, de d'AdiiaiioImperadotiprefaia ti- Santo Agoftiao dice che all'Aquila l'duttf; ift
j>o J'Eccmiràjonfomìcà gli Egitti) così an- -, eftreraa vecchiaia crefce tanto il riftro adun-
co m aiiie Medaglie la Fenice , alla quale fi co, che non può aprir la bocca, r.e prender
confegna naiuraie (inobolo d'Eternità, peiche cibo, la onde sbatte ilroftro alla pielta, icm-
iì riooua, nna(cc, e riforge, come di fopca, {'e- pe, e getta ilfupecHuo, ritornaci cibo » cosi
condoraohi autori} fpeiigilmente di Tcrtulia- ricupera il pnftino vigore, fi ringioUeni» &
no^ ^3ddiSAiico Ambrogio de Refurreciione * fce affatto j L'ilteffo repcte CalTiodoro Se«*
Ma li Pauone non partecipa punto di natura natote fopra i Salmi» 11 Titolo di Roma E-
fimile airctemità.Sc bene fàcil cola e pigliare terna è fcherniio da Giufto Lipfio nel pri-
il Pausile ili cambio ài Fenice, perche hanno „ mo libro della Coftanza cap. K^.dicendo lU
il csp.. àiTìile inquanto al pe.ìnacchio,& la va >, la ipfa rerum Gentiumque Domina» falf» &
rieù 'li figurate piume, Barioloraco Anglico „ Aeterna Vrbsi vbi ejìi abrupta,. diruta»incen -
alfiìnigiiaia Fenice al Pauonc..& prima di lui „ [a^ inundata, perijt non vno leto, ambitio' &
Alberto M;igao fpetialmente nella coda . Ha »» fé hodie quaritur nec inuenitur in fuo folo*

la Fenice coda lunga di color poipotiDo, con Ma egli fi come ha illudraio innalzato con &
alcune penne d, ole incerpofte in raezo>fi co-
i efquifito Audio le cofe di Roma antica,cofi ha
me tra mczo iì diftingue la coda di Pauone cercato di abbafi'are, &ofcurare fé ben'indar-
con certi circoli àguifa d'occhi. Alberto Ma- no, la grandezzate lo fplendore di Roma mo-
gno. C^k^^^w hAbet bngam purpurei coloris » derna anco altre volte nella centuria prima ie-
fennis quiùiijdam rofeisy C
imerfcripta ficut in- > piftola 1 2. Adeunda Roma efl; adeunda ta*
.

ter/cnhittir cauda pattonis qiiihufdam vrbwHS j» me» non habitanda. Confujio enim tbiy (^
admodum oculorum formatos . à differenza » ffvK^v(rif»aeris» CT" morum haud pura puri-
dell?. Fcmcefi potrebbe foloconofcere la co- „ tas , Cr quod verijfimum à Farrone dt^um
da di Pauone quando è fpiegata in giro come „ turba lurbulenta . Loca igitur illa prifca, &
Tota, non quando è raccolta &diftefa in lun- », "Petera monumenta ac rudela, & Campos vbi
go» come nella Medaglia di Fauftinafi vede. ,» Troia fuit cum, luflratus fatis, & veneratus
Ma la Fenice fecondo la defccittione di Plinio » fueris,abit Parmiquìbenedi muouereal'^
& dell'iftCilb Alberto deue haucre in lefta quanto la penna in difefa di Roma mia nati-
maggior penn acc bio,& eretta come vn circo- ua patria capo, e fplendore deU'Vniaetfo co*
lo che giti dal capo al collo cinto di color d'o- me de Pianetiil Sole.che accadeua dire»É7o«i-
lo fin'alla gola,che da Pittoti,& da diflègnato- fu/tOfO'fygchi/ìs tanto è fgychijìs quanto con*
ri>& impreffori di Medaglie non cftato fem- fufione. Confufionein Roma? nongià.che
pre minutamente olleruato. Alle volte ancora il Trono Potificale Romano è fi bene ordina*

gh Antiquari] non difcerneno bene l'impron- to che Papa Pio Secondo l'àffimiglia alle Ge-
to» come l'ifteffo Adolfo in vna Medaglia pur rarchie Celetti.Confufione in Babilonia.Cotl
di Fauftina col titolo . ìETERNITAS. gli fufione à lui»che non era auezzo à vedere fimi
pare che vna cicogna. Figura dextra Ci"
vi fia le gradezza,ben dille il medemo Papa Pio che
cmiani tenens»vt videmr. dice egli.Mà la Cico molti Dottori Illuftn, e chiari in csfaloro,ve*
^na non ha parte naturale conforme all'eter- nendo alla Corte di Roma, rra maggiori lumi
nitàxhi difegnò detta Medaglia haueua da fì - perdono il nomej& la lucccofi confufi rimani-
gurar l'Aquila, febene gli venne fatto il collo gono» & egli in fei mefi che ftettein Roma
piij lungo,e pili Toltile . La Fenice ha la mede- debbe rimaner confufo ; à che propofito cita
«raa grandezza deirAqaila>corae di fopra Pli- poi Varronein quefto paffoJcome che Varro-
nio-, &
Alberto Magno. Eft autem Thoenìx ne Romano, & nobilefattirio dicefle Turba
Aquilins^magnitudinis » L'Aquila pure tiene il turbulenta per Roma Patria fua; non lo dilTé
roedemo fimbolo dell'eternità » perche fi ti- neper Roma, ne per alcuna Città» ne per al-
noua ancor ella. All'Aquila inuecchiata fecon cuna perfona. ma per denotare l'Analogia de
do S'Girolamo* s'aggrauano le penne, cerca ,} no mi» à R o ma Romanus à Capua Capkanki

la fontana» raccoglie in fé il calore, e fì bagna „ à Turba turbulentus La Turba pigli-fi an-


.

tre volte in cotal guifa ricupera la vilU Oc ri- co per vna moltitudine» Cinea Amhafciadot
torna alla giouentij)oad'è nei Salmo RenQUA' di PirroàRomani riferi alfuo Re.che in Ro»
V 4 nia
. -.

31* Iconologìa !

uu vi eia vna moltitudine di Re ailieiiìe radi; dotico,&fipuò meramente chiamare mtdtc


«ota.Cclio Rodigino lib. 1 8. Cyneas Pyrrhi Le d'ogni dignità, hor che niun barbaro ftranie-
gattts in vnutn coallam mulutudinem Kegum ro fignoreggia in Romj.àcui s'inchina ogni
conctpieùat animo . Hoggidi è vn Teatro di fuprcmo Imperio, & Regno, hor che il fora-
Principi fccolati,& Eccleliaftici. Regali Cotti mo Pontefice vi tiene con pacifica quiete la
ibno quelle de Cardinali, che à Rè fi foghono Santa Sede, &:vi difpcnfa fenza difturbo le
equiparale, fcnza dubbio nel Sacro Senato dignità di propria poteftà,& arbitrio, fecon-
del Romano Concjftoio vi fQno canti Re,qua do il fuo retto giuditio , non vuol poi giufto
tiSenatori Purpucaci. TalTa Roraa d'jrapuruà Lipfio che vis'habiii, ò cornee ftato vbidi-
d'ana>&dicoftumi,epi!re 30. anni fa Mar/ìlio to. dal 1578. ch'egli diede perepjftola tal
Cagnati F.lofofoÀ Filico EccelleniiHimo die configlio, fi è veifo i Colli accrefciuia l'ha-
de inlucevntiattatodel faluberriraoaere di bitatione di Roma in grandezza, di molti-
Roma in quanto à coftumi.baftià diie.che à
,*
tudine di edifici) così à lungo, che la fua pa«

tempi noftri fono in Roma vidute Perfone fpi tria potrebbe contentare j (e tanto gran-
fi

rica3li,così religiofeie picche doppola morte de fuffe, quanto è l'accrefcimento nouo di


Joro hanno meritato dal Romano Pontefice Roma,che per le continue fabriche viene ad
titolo di Beati, e Santi, gloria del fecol noftro, edere ogni dì Nafccnte.Seguica Giufto Lipfio.
perla purità de boni coftumi, bono effera-& », Zjoca igitur illa prifca , &
reterà monumett^
pio irentacre Gineuerini ch'andorno à Ro- j> ta ac rHdeta.& Campos vbi Troia fuit . cnm

ma del léoo. per veder l'anno Sàto vi limafe- » luflrMus JMisy &veneratus fuerisabi, L*-
„ m compunti,e con\iQtiit'uu4duenda>mttha' Aniichità de gli edifici) , delle ftatue, delle &
>, ifit4nda.Non vuol che s'habici la Città cele
pietre fcritte di Roma fi deue attentamente of
ftcoae e j1 pretiofoTeforo de beni fpirituali, feruare, perche da quella molto imparano At-
Delitiofo giardino, Paradifo terrellre. Infiniti chitetti, fcultori,elitterati. Ma venerar non
fcriitori lo conuincono. CaiTiodoro Senatore fi deue l'antichità. San Gio-.Grifoftocio nell
nelle Varie lib.3.cap.n.dice,ch'èfpetie di pec homilia 5i.dicej lopotrei lodar Roma dalla
cato,ftar fuori di Roma àch» vi può habicare magnificenza, dall'antichità» dalla bellezza»
91 Piaculi genus eft abfentem fibi Romam diu-
dalla moltitudine,dalÌa potenza,dalla ricchez-
,> tim facere qui in ea yoffmn cenjìitutis la-
,
za,& dalle iraprefe forteméte fatte in guerra
3, ribus habitarf. nel primo !ib.cap^5i?. oltre Ma tralaffate tutte queftecofe,pcrquefto Bea-
molti Encomi) di lei afleiifce, die non fenza ta la predico,perche verfo i Romani San Pao-
gratia fi reputa à chi è conceduto l'hìbitare in lo mentre vifle fòbeneuolo,& quelli amò con

j, Roma . Nulla fit ingmta Roma qH& dici cllì àbocca difcorfe,& all'vltimo appreflb lo-
,> potefl aliena , itta eloquenti^ foecunda
non to fini la vita ; Come anco S.Pietro, Pietca Co-
,, water > iUa virtutum omnium altiffimum pra la quale il Noftro Redentore volfe edifica
,, Temyiumìfe'ntiatHr piane quoddarum eft^ re la fua Santa Chiefa fondata in col Roma
,i non enim fine gratta creditur cui habitatto preiiofo fonguedisì gloriofi Apoftoli, ond'è
„ tanta pmfiamr, nell'iftello libro di CafTìo- quefta Città fatta più fegnalata che da qual fi
doto io.cap.i8. afferma Thcodorico Re che voglia altta cofaj come corpo grande , & ro-
nel Mondo non viècofafimile à Roma . ba fto ha dui occhi illuftri,cioè li corpi di quelli
j, Nos conuenit Romam defendere quam concai due Santi i non cofi rifplcnde il Cielo quando
„ in Mimdum fmilem mhil habere, Ilmede- il Sol manda fuora i raggi fuoi» quanto la Cit-

moRe n^l primo lib. chiama Roma Madre tà di Roma» che diffonde quelle due lampade

„ d'ogni dignità , Roma 4nim water omnium per iVniuerfa Per quefto celebro quefta
terra.
3, dìgnitatum vires féigaudet pr^fidere vir- Città, nò per la copia
d oro,nó per le colonne»
5, tHtMm.B^a pure Thcodorico Barbaro Re di ma per quelle Colonne di Santa Chiefa. Co-
natione Gothica, che molte parti del Mondo me Colone furono ftimate da Sifto Papa Qyin
vide guetreggiando,& nódimeno affcrmaua, to,quado fece ponete fepca la Colonna Troia-
che nel Mondo no vi eracofa firaile a Roma na la ftatua di San Pietro in bronzo dorato, U
Con molto più ragione fi può afJetroareadcf- quella di San Paolo fopra la Colonna d'Anto-
fo, cli'è rinouàta, & abcllita, in mode che fu- nino Imperadore fi che in Roma venerar fi de
1

pciadi bellezza quelli barbari tempi di Theo uc non l'antichità, non i monumenti profani»
ma
.,

Libro Secondo. 515


ma Corpi de Santi Apoftoli, di tanti Marti-
li noua fupera erano le ftrade di Ro-
l'antica:
na Vergini> &
Conféflori che vi fono, i Sa- & ma vecchia ftrettce ftortccome fi caua da gli
ctofanti Tempij ripieni di Reliquie tra quali annali di Tacito, più fané fecondo lui , e Vi-
la Bafilica di San Pietro edifitio nono, che a- ttuuio, eflendo d'inuerno manco battute da
dombta l'antica fania del TempicEfeficvno venti nocini, 6c d'eftatc dall'ardore del Sole
delli fette miracoli dei Mondo Che vien dir
. Nerone doppo l'incendio le fece rifare più lar-
„ Rudeta.O' CamposvbiTroiafuit lechiaui- ghe di maggior bellezza , ma non però total-
chefolodiRoma fuperano la grandezza, & mente larghe,e dritte, ninna ftrada vecchia ii
fubliraità d'altre Gittàt Sentali Theodorico vede in Roma, che per lunga ; che fia in rooI*>
,i Rè in Caffiodoroiib.|.cap.50.propr?yy]>/^- ti padì non habbia torcimenti. Ma da Papa
5, didas RomanA Ciuìtatis cloacas, qu* tantum Giulio Secondo,da Paolo Terzo,da Pio Quat
9, vifentibus conferuntfiuporem,vt aliar nrh Ci' to, da Gregorio X III. da S ifto V.& da Paolo,
9t uitatunt po/fmt miracela /uyerare. Hinc Ro- V. fono ftate fatte ftrade affai più larghe, fi &
)> ma fìngulariSi quanta in te fit, potefi editai vede per diritto filo da vn capo all'altro tanto
„ magnitudo , Qua enim Vrbium audeat tuli quanto con l'occhio da lunghi guardar fi può.
*) culminibus contendere, quando nec ima tua De Tempij la noua Roma vince l'antica, ciò
»» Uojff*nt fìmilttudinem reperire ? Le medeme lì difcerne dal Panteo di Agrippa annouera-

chiauiche vi fono adelIo> ch'erano al tempo to da Plinio tra li più mirabili Tempij, che
di Theodorico, e fopra terra vi fono aquedot- intiero pur fi vede fotto nome di Rotonda
ti; fontane, ftradc, giardini, palazzi, e tempij, la cui sferica mole vien fuperata dalla cup-
che atrecano apunto ftupore, e marauiglia. poladi San Pietro d'altezza, foftentata in al-
Marauiglia prende per l'ordinario la gente to da quattto atchi , effendo la Rotonda in
più di quello ch'ode di Roma antica» che di tetra, Se di minor circuito . 11 Tempio qua-
quello che vede nella moderna : ma non è in drato della Pace di Vefpafiano Imperado-
tutte le fudecte cofe Roma noua inferiore alla re fé non fi vede fano, fi vede però il fuo fito
vccchia,in alcune l'vgguaglia,in altre anche la con vna parte in piedi, a cui non cede il Far*
fupera. Cede Roma noua nelle alte Colon- nefiano Tempio de Padri Giefuiii . Alla
ne, efmifutati marmi, che di Numidia» d'E- Maeftà poi delle Bafiliche di San Giouanni
tiopia, d'Egitto, di Frigia, & d'altre patti dei Laterano &
di San Paolo fondate da Coftan-
Mondo faceuano condurre à Roma,non tan- tino Magno Imperadore niun Tempio de*
to peroperepubliche, quanto per le priuateà Gentili vi è mai arriuato, ne tampoco alla Ba-
maggior pompa delle cafe loto, defcritte da filica di Santa Maria Maggiore fatta da Gio«

Plinio •, ma non in tanto numero, quanto di- uanni Patritio Romano,& da Sifto Papa Ter
ce Andrea Fuluio della cafa de Gordiani con zo tifatta, nella quale vi è ja Capella di Sifto
ducento colonne; attefoche Giulio Capito- Quinto, & di Paolo Quinto Pontefici Maffi-
lino commenda per beHiffima la cafa de Gor- mi che foprauanzauano di magnificenza, e
diani , ma le ducento colonne le mette nel fplendorc molti altri profani Tempij di Gen-
clauftro della lor villa nella via Preneftina. tili; e quefta none l'vltima lode, mala piùfu-
Nondimeno fenza tante colonne di marmo prema,che Roma noua fuperi l'antica nel ve-
peregrino fi veggono hoggidì foniuofi palaz- ro culto Diuino,& nella moltitudine,& gran-
zi d'architettura più vaga dell'antica. Se Ci- dezza de luoghi facri . Non fi può dunque dir
cerone Oratore, &
Confole Romano dice ad diki.P'biTroia fuit . Chefe bene è ftata più
Attico, che fu ftimata la fuperhcie della fua volte rouinata, arfa, &
inondata è anco più :

cafa, v/cjw fejìertiunfi fefTantamilla feudi fe- volte riforta, rinata, &
riftorata dalli propri)
condo Aldo Manucio : fi fa conto che la cor- &
nemici,come da Toiila , da altri Re de Go-
nice fola del Palazzo Farnefiano vaglia li fef- ti, e Principi ftranieri, liqualidiuenuti aman-

fanta roilla feudi. Vedefi anco nel Palazzo ti di lei, fono concorfi alla fua perpetuità più

della Cancellaria, &


deirilluftriflimo Bor- che alla deftruttione . Quelli che l'hanno con
ghefs il conile cinto da molte colonne di mar ferro, e foco aflaltata, e contro lei confpirato ;

mo foiaftiero. D'aquedotti, fontane, giar- & hanno anco pagato il fio della temerità loro.
dini può (lare adeflo al paragone dell'anti- Claudio Secondo Imperadore mandò tre-
ca. b'ampiezza, & amenità di ftrade Roma cento mila Goti à filo di fpada, & annegò iti
mare
.

3H Iconologia
mare due mila loro naui. Aureliano foggiogò Borgo di Roma, che vi cadde morto dVaa
Canobo Re de Goti con cinque mila tagliati palla d'artiglieria ì acciò non cimaneile vna
à pezzi Radag^io con ducente nìila foldati
. volta impunita l'ingiuria fatta à cucila Santa
petreruitio d'Alarico Re de Goti fu prefo pri- Città.fpetialmcntc in quel medemo fitodoue
gione dàStelliconce furono tanti Goti fatti San Leone Papa Quatto fondò le muraimor
fchiaui>che fi vendeuaao come pecore. Ptefc no à San Pietro- che finite fcaizo con tutto ii
Alaiico Roma del 4 10. ma con Tuo danno in- Ciero,e Cardinali vi fece intorno deuota pio»
nanzi &doppt^pet io cui eflèmpio Aitila fla- cefrionc,& le bcncdì con rac<}ua Sanial'an-
gellddi Dio,tetrot>de Popoli giunto coni'ef- no delSignore 8ji. preganda Dio conlacri-
fercito preflo doue il Minciofi congionge col mc.e fofpiri,che quel Borgo dal fuo nome dei
Pò,ftaua dubbiofo, s'egli doueua,ò nò paflat te Città Leonina fiTn3ntenc(rc in perpetuo fi-
piiìauanti,petche fi ricordane ben della roui- curo da ogni rncorfo di nemici, fi comenarta
fia,cb'haueua AUtico riceuuta doppo ì'hauer }, Anaft^fìo Bibliothecatio. f^enerabiìis Poh-

faccheggiata Roma^ intanto l'andò à trouare » iifex ore fuo tres fuper eundem ora- nmrum
Papa Leone Primo il Magno, e Santo ad in* ,> tiones mulùs cum lacrjmis ac [Hffurijs dedit,
ftànza ìM Valentiniano Impetadore e cesi be- », rogans^ ac yetens. vtdiEta Ctuttas , CX Chri-
ne operò con le fue Sante patoie, ch'egli deli- 7, Auum auxtlio,
jliconferuaretur in SartEio» &
belò tornarfenc àcafafuajfpaurito da dyi che n rum omnium» ^ngelorumque pr<sfidio aby*
Io minacciauano c6 le fpide nude in mano, fé }, niuerfo intmicorum fecura, & imyerttrritA
non obediua al Papa, e fi tiene che quelli fuf- „ perdurarci incurfu. Sopra dette muta ridor>
fero San Pietro, e San Paolo Apertoli Protet- le da altri Pontefici informa di Balo^rdi fiì
tori di Roma : attefo che il Popolo Romano Botbonevccifo, edafiioi nafcofto» che mai
è fortificalo da quefti due corpi Santi, fat- & non fi vide il fuo cadauero. Ne la pafforno
to ficutopiù che da qual fi voglia torre, muti, manco fenza pena i fuoi foldaii,che fé bene fi
e baftioni conforme à San Gio. Griibftomo, rrattennero à faccheggiar Roma,nondimeno
à cui cortifponde Vcnantio nobil Poeta Chri sbandati fcnza capo tefiorno tutti mortJ,e fé-
fìianolib. ^. polti in Italia, ne vi fu tetta che ài ritorno la
», A faeie hofttliduo tfopvgnatulapr&funt, porcile raccontare à cafafua . Caftigo conde-
,t §^is fidei Turres yrhs cttput Ovhis hmbet gno di gente barbara, che non può compor-
E San Gregorio Papa lib.y.epiftola^ 5. co- tare l'eterna confetuatione di Roma, nella
sì ferine à Rufliciana Patricia pregandola ve- quale dal facco <M Borbone in qua fi fono eret
9> nire a Roma . Si gladios Itaìm bella for- & tidinuouotannbelliedificij, che formareb-
iy "midatis folkite debetis aificere (Quanta Bea- bono vn'aitra Città> à cui di grandezza molte
ti Pater u^pofiobrum Prtncìpis in hac Vrb€
ti nonviarriuano. Ne alla fu^ bellezza da neo
„ protesto efl, tn qua fine magnitudine Populi, alcuno quel detto lipfiano,che Roma fi cerca
>* & fine adipttorijs militunt.tot annoi intergla- „ e non iroua nel fuo terreno. Hodieqttdri'
fi

), diosUldifi Dea auSlore fert4amitrA'^i li tempi 5, tur me inuenitur in fuo fole : prefo da vn'c-
doppoancora fi è veduto quanto poco gua- pigramma di Giano Vitale.
dagno habbino fatto altri Potenti a Roma in- §luì Romani in media guarii nouus tiduen» Rom*»
Et Romèi in Rimani/
fetti» Henricoqùarto.LudoUico Bauaio e Fe-
derico Secondo. Però Ridolfo primo Impe-
referis media

QÌQ a può dire di tutte le Cutà del Mondo,


ì
radore addimandato perche nò andaua à Ro- Ninna Città fi ritroua adeffo con le iftefle fac-
ma i rifpofe con quello Apologo del Leone ciate* con gli fteflj edificij»coftumi,<Sc lingua
ammalato,'&vifitato da gli animali fuor che materna didue milb trecento fcttantacinque
dalla Volpoche non vuolfe entrare nella ta- anni fi>ne meno co la medema forma di mil-
na,perche non vedcua pedate d'animali di ri- le e cinquecento. alFai è che fi rittoui adeflò
torno in quello mododiceuaRidoifojch'cra
-,
Roma nel fuo medemo fuolo più bella che
auuenuto alla maggior parte de partati Impe* mai ; il più antico edificio che intiero fi vegga
radori i quali non erano più totnatrd'Itulia.ò è il Pantco finito nel terzo confolato d'Agi ;p-
ritornarono con molta perdita . Ben lo ptouò pa, intagliato nel frontifpicio vinticinquc an-
il Duca di Borbone quando alli i4.di Maggio ni auanti la Natiuità di Nottro Signore. Non
<ld 1517* volfe falli la fcala per entrare nei so fé al Mondo fia così vatto edificio ce rantò
antico.

I
. . . .

Libra Secondo» 5x5


antico» è ftà giufto come ombelico nel mer^ >» mnerRoma» & altroue nel fib. 21. & 18*
«0 dcIl'habitatodiRon)a»doae che quel vec- Claudio Rutilio Poeta Franzefe Prefetto di
fo è fallace. Roma libro primo.
^t Ram* ia.Roma nitrtfetifmedtJt,. ^ ,y Porrige vi^urarRomana in/xeuìa legesy.

Siritrouanoput anche in varie bande altri Solaque f^tnlesnonvtrntt eolus


fninori tempi) di Gentili conuertitiin Sante Ernellifcguenti,.
Chiefé>& fi veggono adeffo altri obelifchi ve- » i^'* «./?«»' nullh ohnexttuimpera metis
dati da gli aniichi Romani Impf tadori.Mol- D"m ffiihuntietrA,. dum Pvlus uBra feret
teCittàfono al Mondo che non danno nel Et'Tiianongiàirhe fiaper durare eterna*
inedèniofito doue farne cdficate da princi- mente} i^sa b^nechc fi confumarà inficrac
•pio, ma lontane da quello. Roma i\ rroua net ce n f UfH' :] Mon io nctl'vniuerfile incendio ;,'

mederoofiiolo,&.fico douela piantò R "Do- ma in quanto ch!ella durarà per fine ai giorno
lo» ampliato fi bene iiitomo dai Re fuoifuc- del Gtudif io ; Quando l'Eterna Città di Ro-
cedori, da Dittatori, da Imperadori, per fine m
c<^po liei Mondoraancaràjfarà fégno del-
'

dia Aurclianoje GonftcntiaaMagno>&anca 1.^ finedcl Mondo, fécondojche fi legge ne'Ie

da Papa Leone Qit-Jtto» tanta che Rama no- Diurne lafìitunoni di 1 attantio Firmiano
na gira di circuirò quatordtci migiÌ3>fénza il » l'b.y.c 2f. Incolumi Vrbe Romanihilifìtuf'
Borgo che ne gira due altre, che fanno fedici » modividetureffenfetuendum, ylt%\, cum
miglia rnaggiv>re de r3ntica,la quale nel tem- n Caput ttlud Orbts occidertt.&i pwa* effe c<c-
po di Vefpafiana Impctadore abbracciaua. s, perit quod fybilU foret aiunty quis dubitet iam-
tredici mila, Crducento paffì. per quaiuo fen- 9, fimm rebus humaniSì orbique Terrarum?

ilePlinio Ub.j.cap.^^.e fé mille palli fanno vn j, Illa efi emm Cmtas£iu<& adhuc fufìentat om-
miglio non giiaua più di tredici ra.ght, e du- j, ma.&c.chc Romafia per eflere Eterna fino.
cento paffi D'vna Città che ftà in piedi con, al
. giorno del Giutlicio fi notifica anco da S.
-^

sigraocitcuito non fi può dire cht: fia morraj. Gìo. Grifoftnmo, che i'atiwnira, perche Ro-
ma rauuiuita,& fatta Eternad^lliProtetCìo- mi vedrà riforgere San Paolo, e San Pietro,
ne de Santi ApofV«^lj,& dalle deuote pteghie- &h vedrà^andare mcontioal Signore. Nel-
«e de Santi Pontefici Vicarij di Chnllo . Ro- 9} l*epiftclaà Romani Homelii 51. HincTA-
uinjte che furono Troia, Catt sginci Athene,. 3, pemr Va^àusMnc Petrm:confiderate^& hor^
& altre Città non fono più riforcc : ma Roma 9» retSiqu-aleJp'eóìaculum vifura Jìt RomaiPau-

più volte da Barbari, & d<i infideli defolata, e. iy lum Videlmet repente ex. theca dia cum Petra'
iinata&: tif)rra più vigorofa, & più gratiofa 99 refurgentem. in Occmfum Domini^ furfum
che mai per voler di Dio» comeCirrà, da lui 99 ferrtl QmlemRojamChrtftomittet Roma?
eletta per fondamenroj^ecripo della fua San- 99 Qualtbus ceronts duabtts ornatur Frbs ifla f
ta Ch efa, fi che veÀr^Cì ch'ella è prefermta,6c 9,. Quatibus catenis aureis tipEla e(lì. Quales

mantenuta come Efetna. Il qual Titolo in 9, habet fontes Qual rof.' mandata Romaà
.

Roma hebbe origine da libri- fibiUmi, & la Chiifìù nel noni (limo giorno?poitrhe dalli fa-
fpaifero nelle Medaglie 1 Romani j ondeTi' cri lirainidelli Sand Apoftoli vedrà fimiimen-
bullo Poeta Romanodifse neljibro fecondo te Roma riforgeie con elio loro l'iftefso S2n
elegia qu'nra. Gio:Grifoftorao, il cui Santo corpo fi ripofa
^omu'usAetemA: n»ndum ffirtnuut7<atr Vih'ts Mee^ nella (acrefiiadellaBjsfilica di San Pietro, di
cui ne fu tanto denoto in vita.. Dimoftta il
Aufonio Gallo Confòlé Romano., Padre Percrio nel 14. libro fopra Dat»ielc per
Ignct» AtternA ne fint ubi nwpora Roma .. fenrcnzad'Aurori principali cfsere ftataanti-
vn*'a!tr3 volta chi{r]ma,& Apoftolica traditione,che il Ro-
ythis ah A'te*n*.dedueafn Rege fltiirino. mano Imperio ftarà in piedi,& eadcràcon l'i-
Eterna è chiamatane! Codice Theodofia- &
ftelso Mondo, che durarà fino alla venuta
noi.da Simmaco nelle epiftole, e fpedè volte d'Aotichtifto. La CefareaMaeftà del Roma-
da Ammiano- Marcellino Hiftoricolib; 2^. no Inipctio fi mantiene tuttauia nella Germ*
.., j^promanus regens Frbem Aeternam. nel nia & Roma tiene il Principato fopra tutto
:

« medemo \\bioy%6luramcum fdculis RomOi il Mondo con lÌmperio,& armi fpiriiualijcon


,fc ntl àocitaoc^^iioyi^Hramdumtrum ho-
le chiaut dateda Cbctfìo nofìro Signore al
{uo
^i6 Iconologìa
fuo Vicàtio in cetra. A tempi noftri habbiamo l'Etf rna Città di Roma fatta da Arcadio» Se
pur veduto AmbarcerieitiRoma venute da HonoEJo Impecadcri à petfuafione di Stelico-
remotiflìme Regioni da Egitto,da Etiopia da ne tutore, e focero d'Honorio Impcradote
Mofcouiai ad inchinarfi alli piedi del Roma- Confole» & General Maeftco deli'vna,& fal-
&
no Pontefice Gregorio XIll. di tre Re in- tramiiitia.
(ìeme in vn viaggio di tfe anni d^l G» appone
Regno incognito all'amica Romana Poten-
S P <^ R
za, li Gran SofiRediPetfiadel itfoi.mandò IMPP. CAES. DD. MN.INVXCTISSIMIS
à Papa Clemente Ottano per Ambafciatorc fRINClPIB. ARCADIO ET H' NO PIO
Cuchcin Olii Be ^g Pagano,che col turbante
fì vede nella Cala Clementina
in tcfta dipinto
VICTORIB. AC TRIVMPHATORIB.
in Varicancaccomp.ignato dal Caualier An- AVGG. OBRESTA V R ATOS VRBl
tonio SerlcirsCatolico Inglefe come fecon- AETERNAE MVROS PORTAS AC TVR-
do Ambafciatore& interprete, che in Roma
precede al primo come Chriftiano. Dell'vlti-
RES EGESTl S IMMENSIS RVDERl-
nie parti dell'Africa il Re di Cógo fpedì à Pa- BVS SVGGESTIONE VC INLVSTRIS
pa Paolo V.Nobile Ambafciatore che in Ro- MAG. VTRIV>C^MILITIAE
CON.....
ma giunto ammalato mopì,fepolto con folen-
nc pompa funebre nella Capella del medemo
STILICONIS AD PERPETVITATEM
Pontefice à Santa Maria M^ggiore.Xaabba NOMINIS EORVM SIMVLACRA
Re parimente di Pcrfia al/ifteflo Paolo V. CONST. CVRANTE MACROBIO
mandò Ali Geli Bei^Mordar vecchio di 7?.
anni riceuuto fecondo il folito con incontro
LONGINIANO V.C. PRAEF. VRBIS.
dicaualcatapublicaalli 17. d'Agofto. 1609. D. N. M. Q^ EORVM
ladate Mafamune Re di Voxio dall'Oriental Il Senato. & Popolo Romano in quefta
clima del Giappone mandò à baciare i piedi à memoiia nomina Ruma Etcrna«aDcotche in
fuo nome al medemo Paolo Papa V.Fil ppo quvll ifteflo tempo tentauano Goti d'oppri-
1

Fcancefco Faxecurao Rotuiemon Caualier di merla. Cle>udio Rullilo fudetto Poetai che.
Chrifto fuo Ambafciatore che del KJ15. col neili fuoi verfi tafla Stilicene d'incendiano de
Padre Lodouico Sorcio Minorità oHcruante libri Sibillini, e ttadirore all'Imperio> pdche
giunfe doppo dui anni di viaggio nell'alma hauerebbe potuto (s'hauefle voluto) diftrug-
Città di Roma,verfo la quale ttiouédofi li Re, gcre i Goti prima che fuflero enrrati m Roma
& Principi del Mondo à rendere vbidienza a ad opprimeila} fu Prefeto di Roma fette anni:
fuoi Romani Pohtefici,non indarno detto fu doppo l'acerba rotta data ad Alarico Re de
l'Imperio (tio eterno dal Poeta Goiht,& puie e(I«» ancora non eftante l'afflit--
m
j

Hif e£o nic metas rirum» nec tempera pene to> e declinato (hto,chiama nel geior pol-
1

Itnpmum fine fine dtdi . fo de barbari nemici, Il dominio de Romani


& Claudio Rutilio nel fuo itinerario libro fé* Eterno» & Roma Eterna, figurata col Gero-
con do. glifico dell'Aquila, ò Fenice fopra il globo dei-
At Stilitt Aeterm f^itfiHa pignora Hegm. Mondo, Titolo fin qui verace , veduto fopra
Si conuien dunque con debite ragioni à Ro- le tre dette porte da Alarico, &
da Totila che
ma titolo d'Eteina> che intagliato fi vede in in varie bande la rouinorno.e verace fperamo
Pietra teuertioafopra tre Porre di Rom^. So- che fia per elTete fin che la d:uina Clemenza
pra Porta Portefcin Trafteuerc, fopra Porta foftenr.irà il Mondo^efltndofiin Roma San-
Gabiufa di San Loien2o,& fopra Porta M->g- ta confacrata la Roman - fede col Martiriode
giorc labicana. Da quella fopvail primo arco Ssnti Apofìoli,& lui da loro piantata la Santa
di fora à man delira in prefi copia della fe{»aé- Chicfa, la quale Ccnzi\ dubbio farà Frema . fi

tc infcriirione.ch'c del medc-mo tenore delle come afferma P^ps Pio Secondo nclì*Apolo-
altre du; ft'bcne inparrecon parole diuerfe, gia Chrifìus Ecclefìam vfqtteadfincm funi*
.checótengouo la rilloratione delle murade;- dttraturaitt inflittùt.

ROMA
I
.

ROMLibro Secondo.

Di Theodofio Chriftianiffìmo Imperadore .


A.
Del Sig. Gio: Zaratino Caftcllini.
JX7

modo ad vfurpar rimperio a per*


fuafione d'Atbogafìe Idolatra Tiia-
no,diede fegno all'imprefa col fegno
dalla Croce» e ne riportò miracolo(a
y, vmotin.Sigfìo Crucisfignum prdio
,1 Paolo Diacono.Ond'è
</^flf/>.dice

che in vn'altra Cua Medaglia (ìà im-


,
preda vna figura con la Croce in naa
.

\ ^
no , alla quale vi attribuifce gloria
tiri deliVnmerfa terra>colfeguentcjito-
lo. Gloria orbis urrarum, I Primi
Progenitori da gli antichi Ebrei*
&
i Principi da gli antichi Egittij« A*

rabie. Greci, fiirono chiamati Pafto-


rij cosi nomina Homero l'Imperado

re Ta^or Populorum ^gamentorutn .


I pafìori fi fetuono de Cani petguar
dia della greggia, ma in quefta Me-
daglia Theodofio Imperadore Pa-
ftor de Popoli vien figurato fotto H
fimbolo del cane» perche eraficura
guardi a all'Imperio > &
difenfore di
Roma corro i nemici di Iei> come il
cane delie pecorelle contro i lupi ra-
paci. Sedo Victorio>& Paolo Diaco-
cono,Fuitautem Theodofius propagai^
DOnnaà federe col murionein tefta,& tor Reìpnblica Mque defenfor eximitts» nam &
vnaftella^ dietro, nella deflra tiene vn HumosyO" Gothos,qtit eam [uh Valente defa^
globo con la Croce fopra,nella finiftra vn'ha- tigajfentì difterfis prdijs vicìt. Il cane fuol'ef-
na lunga} di dietro vn'altra hafta minore drit- fere Geroglifico dell'ardire militare , & pre-
ta con vno feudo appoggiato alli piedi da-
; ftezza neli'adaltare , per tanto i Lacedemo-
Oanti vn cane con la becca aperta, con vn & ni beiiicofi l'ofFciiuano a Marte: in vna Me-
collare al collo. daglia delta Gente Antedia vedefi dietro la
Adolfo Occone difegna con parole quefta refta di Roma vn cane in ateo di correre>
Medaglia fotto l'anno del Signore 375). Gu- fimbolo della follecitudine, celerità nel-&
glielmo Choul Lionefe la ftampò figurata le imprefe negotij,& efpeditioni pcrferuitio
La ftclla vedefi anco dietro la refta di Roma del'aRepublica, ad effetto di confeguic Vit-
invna Medaglia delia Gente Poftumia in Ful- toria, fi come il cane corre per confeguit la
uio Orfinij & nella Gente Lutatia vna tefta di preda, e la fiera. Come geneiofo Principe-
Roma con lacciaia, fopra la qual celata vn Theodofio Imperadore fu ardirò, preftojC fo-
circolo quafiouato con vna fpiga nel mezo di iecito neili maneggi della Republic3,& mol-
due ftellcila fìeila con Romajper lo fuo fplen- te vittorie acquiftò con celerità. Ilccine dun-
dore al Mondo fpaifo. que farà qui fegno d'aniraofo Defenfore, di &
La Croce fopra il globo perche Theodofio follecito Principe di buona caftodi:; il collare
Imperadore hebbefempre cura di affaltare Se eiTendo armatura difenfiuadcl cane dà indi-
dilatare per lo Mòdo la Religione Chiifìiana, tio che rimperadore ftùua prouillo fcropre,&;
che per veffillo tien la Sàta Croccnel cui Sà- pronto azzuffarfi con lupi famelici fenza te-
to fegno pofe ogni fua fidanea» però quan- ma del morfo loto in difefa della Romana,
do yolfe combattere con Eugenio che s'era Chiefa perche fondauaogni fpeianza fua in
Chri-
.

S it Iconologia
^ThriftonoRro Saluatorct &
all'eterno Padre vita (lanco>& affatigato dal gra pefotlelrim-
dcuotamente fi raccotnmandajLia, (ì come a- perio>tnà ch'eia pm ro]ecito>& penfierofo del-
uanti la fudetta battaglia contro Eugenio Ti- Chiefa doppo lui, che della vita
lo flato della
i» ranno così orò. Omnipetens Deusmfìi quia fua, &
che ben fapeua che la Chiefa haur^eb"
a in nomine Chrijii Filij tuivltioms iuf^e ,vt pu- bc noui ladroni doppo lui, fi ce me in effetto
M fecHS lunte ^indica;
to, prtxliaifia fufcept fi auuenne . 11 Cane in qiiefla Medagha porta
„ [ivero cumeaufa probMi, &w
te confifus, il collare . Picrio nelli Gercglifici tiene che il
9i hucveni'.porrtge dextram tuis, ne forte di- il giuramento di fUre all'vbi-
collate denoti
»« cantgenus»vbf efl Deus eorum f Latrato dienza, &
cane l\ fHcio del foìd to pronto
il

pio difìdcliflìmoc&neiOrationeregiflratada al commandamento del Ciipiiano: quefto &


Ruifinolib.ii,cap;3j. fi può applicare àTheodofio come foldato, e

Tiene Iti bocca aperta per denotare che il capionediChrifloprontoàftarcall'obedien-


Prencipe non deue eiTere di quelli cani flupi- za de Pontefìci,-fi ce me obediente fti in Mila-
<ii> che non poflono abbaiare , ne tiiordere* no à Sant'Ambrogio, che gli prohibì l'ingref-
tna come cane accorto,& vigilare deue abba- fo nella Cliiefa> perche in Tbenalomca f.ce
iate conrprudenza à tempi debiti contro gì'- in vntumulto^bleuato contto Minifln Im» i

Infìdeli,ribe11i, infoienti.^ mordete gTinfefli periali, vccidcre da fuorfoldati fette mila pcr-
hjpi nemiciiccsì à guifa di cane intrepide, o- ione di quel Popoli , fenza far differenza da i
gni buó Principe cuftodifce,& diféde la greg colpcuoli", à quelli cbe ncvQ ne haueuaro col*
già à lui crmme(Ia>fi come in vita fua cuftodi pa-, ond'egh flette otto mefi che non ardi an-
Theodofio!mperadore>che raoribodo anro- date al tempio fenza l'aflobtione ch'humil-
racomefagace caneams^tore della Chrifiiana mente al Santo Vefcouo.iddimandò, nel che
Kepublica abbaiò contro i ladti ch'egli anti- imitòla manfuetudine,& obbedienza delca»
4i£deua)dicédo che voiécieripattiuadrquefla ne verfo il fuo Signore,
R O M A S A N T A.
Del Sig. Gio.^Zara(4n'oC<a'fleliim

DOnna in vefte
piedi armata di corfa-
fotte di porpora
leto con iti

Oro , per cimiero fopra l'elmo porti


^juefto carattere nella man defìra vn*-
hafla, fopra l'hafta vna corona di gem-
me dentro la quale ponga medcmo fi il

carettere con vna linea irauetfo -

poco più à ba(Io,che formarà la Croce»


fotto l'hafta vn fcrpente, nella fìniflra
vna rottila dentroia quale vi fiano due
chiaui incrociate vna d'oro, & l'altra
d'argento incampo roflìo, col Regno
di tre corone Pontificali fopra dette
chiaui. La porpora fu h abito dclii Rè»
Senatori, 5c Imperadori Romani,fì co-
me hoggidÌCardinali,& Papi. La por-
pora in oro fu propiiamentc de Viito-
riofìtrioìifant». In Rotiia Santa non
fono flati li maggiori virtoripfi trion-
fanti che quelli > ch'hanno riportato
la palma del Martirio, di maniera che
fi fono velliiì di porpora col proprio

fangue, & d'oro con la perfettionc


della fede loto, per meriti de quali Ro-
ma Santa, & Sacra vico nominata , ef-
fe n do
Libro Secondo» 31^
fèndo ftato bagnato da coirenti,e Buroidi fan alzando per ogni luogo,
dell'Idolatria im- &
gue de Martin. prefailfegnodclla Groce di che ne fa mcntio-
Goftantino Magno fu il primo ImpeTadorc ne Prudentio Poeta Pio,& Capitaiw diTheo»
chedeffe opera à fantificarc l'alma Ciaà di dofio Inipcradore contro Simmaco-.
Roma»có effaltare il nome di Chrifto,& la fua Agnofcits Reginam lihetts mea Jtgn» neetjjfe tffp.
Santa Groce. Staua Goftantino penfindoal- in qn'tbns effigies Crucif, atti gemmnturtfulfft!
l'horribilc> &
peticolofaguerra che fardoue- Autl»ngis foluhtx nHt>fVSifertHf ih haftit .
uà contro Ma{Ientio,quando vcrfb al finedel &p>Ù à.bafso.
giorno vide in Cielo fopra il Sole il Trofeo de potentia- Crueif ..
della Croce con quefto titolo appreffo . E O. ChrìflUt pftrpttream gemmanti textus ih auro,.
Signabat Ubarum, Clypeorum infignìa Chriflutf
V ING E S. fi come riferifce Eufebio di propria
ScripferttU Màehat fummis Crux additaCrifiis.
bocca di Goftantino nella vita fua libro Cccò-
do in altri tefti » &
nelle Medaglie fi legge. Hoggidi in cima della Torre di Gampido--
Hoc fìgnovìBoreris. Goftantino Imperado- glio vie pofta in piedi la ftatua di Roma
arma
renon volfepiù per infegna il folito labaro de ta cóla Croce nella deftra Trofeo,fcertro,ar-
(Gentili-, ma fece ponere fopra vn*h afta lunga mc,&in(egna più nobile» mifteriofa,& pili
coperta d'Oro intorno con vna sbarra d'oro à porente di tutte le altre per la quale ella è bafc
trauetfj di fopra in forma di Croce>6c in cima^ fbndamento,&capodella Santa Madre Ghie
vna corona d'Oro>& di pietre pretrofe del no- fa che Romana scappella..
me di Chrifto in carattere d'oro greco, cioè» Il ferpente fotto l'hafta e tipo dell'Idolatria*

Rho* P. in mezo al.X. il quale nome di Ghrii- introdotta dall'antico ferpente* quando con
fto portò fempre in oro fopra la fua celataidal- fallace aftutiaperfuafe i primi noftriparentià.
la fudetta sbaira pendeua vn regai drappo ri- mangiare il vietato frutto, dando loro ad in-
camato di gemme, &
d'Oro, il quale nelle tendere che diuentarebberocome Dij,(^m-
Medaglie non fivede)raafibene ilreftò. Ni- Dij fcientesbonMmtÓ'malum: Santo
tis ficut
ceforo narra che tre volte Goftantino vide il Ambrogio.de Paradifo cap.i i. Serpens Idola»
fegno della Croce in Cielo, la prima volta ini tri£ efl'au^on eoqitos^ ptures Dtorinduxijje in-
Roma contro MaflentiOjla feconda in Bizan- hominem videatur errorem-, quadamferpentis
tiocontro i Bizantij.laterzapatratoil Danu- aflmia, & hoc fefellìt, quia homoficut Dij: Non
bio contro Gente Scithica. Gol nome dun- folum snim ficut Dij effe hominesde[ierimt% fed
que di Chcifto,& con lo ftendardo della Gro- etiam qui quafi Dij eranu quibits dicium ejh:
ce fuperò il Tiranno riportandone gtoriofà Ego dtxi Dij eftis, fui grattam perdiderunt .
vittoria. S. Giouanni Damafceno ci fàfapere Ellaltato il veffillo della Sàia Croce fu appref-
nella terza Oratione foprà le imagini che rim- fo il mortifero ferpente delli'ldolatriaicolqual
peradore Goftantino fece mettere in Roma fegno i Santi Martiri fecero fpeflè volte cadé-
fotto la fua ftatua, che con la deftra teneua la. rla tirra gPidoli de profani gentili . Pigliane
>, Groce, quefta infcrittione. Hoc fdutari anco il ferpente per figura vniuerfale d'ogni
ii fìgfio vero fortttudinis indice Frbem vefìram peccato,&:vitio fomentato dal nemico gene-
i» Tyranni lugoereptam in libertatem vindica- rale del genere humanoj.chc come ferpente
^
3>, MÌ,Senatumque &
Populum Romanum tnpri' vele noto d'herefiasbattuto in terra,vien fòtto
>, flinum fplendorem', dignitatenique Uberum- meflo da Roma Santa c6 Apoftolica autorità-
}> re/ìitui.Con si nobiltenore figniScòà Ro- La corona- di gemme pretiofe ponefi non
mani che reftimìal Senatofic Popolo Roma- fólo per rornamento fatto da Goftantino Im—
no il pviftinofplendore in virtù del falutifero- peradore* ma per nriftico fentimento,piglian-
fegno della Croce: per lo che Romapalèfe-- dofi-il diamante per la falda fede » Io fmiraldo'
inente cominciò à riuetir la.Grocei& il Nome^ per la fperanza.il piropo per l'arderne Carità»^
di Ghrifto,e tutta via fi vede in-Roma nelle tri; il Zafiì:o in fimbolo dicclcfìfe fpitito-angclico».
bune delle Chiefe più antichcmelli Santi Ce» le pelle di pretiofe lacrime di contritiooejro-
miterij dentro le grotte».& fopra luc.erne ^e-- patij d'infinite virtùiche pigliano in fé la chia-
pulfrali fudetto carattere-nome di Chrifto».
il rezza di tutte le gemme, kgati inoro diper-
col quale» &:col fuo Santo Segno di-Croce féttione d'opere pie» che in Roma Santa ri-
Roma diuenura Santa foggiogò il ferpenie fplendono. '

Fott»
. . . . .

5 IO Iconologia
porta nella rotella l'arma dì Santa Chiefa, Wcnuna di pitta ch'eflingni e^n'iré^

le due chiaui fudette col Triregno di (òpra, in SttlM àt Smntii e sftrz* d'heT$fié$f

fegno della dignità Pontifìcia che in Roma H«r Rem» fti, già Baòileni» ris,
Pertt tanto Jt gode, g fi te^irn
rifede» per cui Roma Santa gode laSanta Se-
,

dei & per lei come Sacro CapO)& Sznu Ma- O fuiir>a dt huon't à gli tmpi d'ira
Oue'l mal more» e'I btn fi nutre, e c*ÌA
dre è nuerita dal MondQ.mnfrimaméce la Tua
Di vini fpetchto : e che miratoì fia
Cathedraie B filica Lateranet^fe fopra il cui Se Chriflo te con ptetofe occhio mira t
Porticoinragliato fì legge que(lo dimco
DogmMte Papalidatuf, i^ fimul ìmptnuUt
'fondata tn cafla, ^
hutntl poutrtate
Bctnpi anemici fuotl'aittrecoma:
§luod JìmeunSiMrum Métter, C»pM Eccle/ìurum. Spofa fedele the fothat pejie j}ene
Per figillo delle fue lodi come Santa non ,
Kel tue SpofoGiesà, ne le bendate
gentile amica» finiremo col feguente nofìro Rtechezze S^nte : berte cotanto adorna.
Sonetto» patonominia di quello del Petrarca, Regina il Mondò di fi fitfft tene .

L I G V R 1 A.
ne dell'Italia, dall'Apennino fino al
mar TofcO)& Catone* Sempronio»
Berofo» diconoi che la Liguria pi-
gliade talnome da Ligufto figliuolo
di Fetonte EgittJo,chc venne in que
fìo luogo ad hxbitare infieme e ó Tua
padre» auanti che veni(7eroi Greci
d'Airica>& Enocrio d'Arcadia
Fìi poi qutfto luogo chiamato Ge*^
noucfato da Genoua Città Princi*j
pale > &
nobiliflìma di quefìa Pro«
uincia
Magra ) &
fopra vn fado.fi dipinge]
per edere la maggior parte diqucita ;

Prouincia (aerile > (fecondo che fcri-


ue li Biondo) dicendo» che li Roma-
ni erano foliti di mandare fpclK, Co-
lonie in rante parti d'Italia» noi^ &
mandarono pme vra à Genoua » ne ;

luogo di efia Prouincia, te-i


in altro
mende che i foldati per detta cagio- \

ne non vi poteflero hjbitare . Onde


Strabone nel libro quinro fciiue il
Genouefato e(Ter poUo fra i Monti
Appennini, &
che conuiene a'pae-
faniiper raccorre qualche cofa da vi-
DOnna magra, di arpetto virile, feroce & uerczappare i loro faffoffi, &c afpri luoghi an-
fopra di vnofcoglio,cr fafso»hauerà vna Z' fjpezzare li ftffi per accrcfcere la coltiuatio-
vefte fuccinra con ricamo d'oro indodo» vn ne. medefìmo accenna Cicerone
11 in vn'o-
corfalerto, & in capovn'elmo. rationecontraRuUo dicendo.
Terrà la de(lra mano alta, & apert3,fn mez: Ligures montani, duri, <^ agte^ts.
«o della quale vi farà dipinto vn'ccchio & io
, La vefìe col ricamo d'oro diuora la co-
la finiftra mano porgerà con bella gr^'tia vn pia grande de* danari,oro»argcnto,e altre tic-
ramo di Pr^ìma. &appr«f?biinafodcftro vi fa-' cBezzc infinite » di che abbondano quiHi
ràvn timone, ed I finiftjovna fcudocó due» Popoli Jiquali con induftria, evalore baiino
oucro con tre dardi in diiierfi tempi acquillate > e tutta via l'aug-
L'guria,fccondo il Biondcèpiima Regio- racntano in infinico>comc Giouan Maria Ca-
lano
. . ,

Libro Secondo jir


taneo nefla faa Genoua ampiaméce ne fcriuc. fivede, e nel Conópedio di effe del Collen-
Tiene co mano ramo della Pal-
la finiftra il nuccio nel libro 6. foglio 128.
ina, per dimoftrare.che no poco honore rice- Tralafcierò di dire molt'altte marauigliofe
tìeogn'anno da qaefta pianta qiiefta Prouin- impiei'c, con l'interuento di tanti Gaualieri,i^
cia, polche de i fuoi candidi rami il Sommo Capitani famofi, cheindiuerfi répifonoftati,
Poncifice nella Qaadragefima benedifce, &c oc hàno fatti gloriofi acquifli rer i lor Signoti.
diftribuifce con moka veneratione à tutti gl'- 11 timone che dipinge à canto cofi ne
fé fé
llluftriffimi Signoti Cardinali, à Prclati,& ad fignifica l'ottimo gouemo della nobiliffima
altri principali. Rcpublica di quefta Prouincia, come anco di

La deftra mano aperta con rocchio in mcz maneggio della nauigationcche perefTer que
20 di e(Ta fignifica l'induftria di quelli popoli, fto paefe raatiitiino con fingoiar maeftria fie-
con la quale fuppljfcono al mancamento na- fercitaàdiueifi vfi,così di pace.come di guer-
turaledel paefe in procacciatfi con varie atti ra,per hauer hnuuti,& haucndo ancora hog-
tutte le cofe. che fanno al ben viuere,come il gi huoniini famofidìmi, li quali han coman-
detto Gataneo denota con li fegucnti verfi. dato in mare, &
comandano luttauia . Già fa
Ingtnio hvs fuhlimi homineSf animo/a^ cordtt Cbnftoforo Colombo,la chiara fama del qua-
yerihus inuiCiis peperit dttri/^ue Utertos , k perpetuamente viuerà, hauendo egli pcc
Si dipinge la detta figura d'afpetto feroce, via della nauigatione con ftupor della Natu-
armata di cotfalecto.d'elmo con lo fcudo,dar- ra con animo inuitto , fingoiar prudenza pe-
di, 6c con rhabitofuccinto , percioche narra iietrato à luoghi inaceffibili, e trouati nuouì-
Strabene nel quarto libro» &
i! Biondo, che i mondi , ignoti à tanti fecoli pafiati . Fran-
Liguri fono ftìti fempre ottimi,&: valotofiSol ccfco Maria Duca d'Vrbino, huomo di An-
datijòw che fokuano' adoperare gli fetidi, c- &
golare vittii, &
prudenza, il quale refte efec-
rano buoni lanciatori, &
Giordano Monaco citi Papali, & Veneti. Nicolò Spinola Ge-
Scrittore delle cofe Romane, dice, che quefti- nerale dell'Armala di Federigo I L Impe-
popoli ricufacoQo naolto di venire fotto il gio- radore . Anfaldo di Mare Generale dell'i-
&
go de' Romani,&: cheanimofaraentc, ofti- ftedo. Princifuale Fiefco Generate. Vicario
natamence fecero loro gran refiftenza,eLiuio dell'ifteflo Iraperadore Greco,. che hebbe in
ancora ragionando della loro ferocità» dice, dono l'Ifola Mitilene
che pareua che follerò spunto nati quefti huo Che dirò di Giouanni Giuftiniano delli Si-
mini per trattenere li Romani nella militìa, gnori dell'ifola di Scio, che per la rara virrà,£^
chefpedo con ingegno bifognaua efletfr con eccellente valor fuo tu General di Marce di
loro allemani,& che non era Prouinciapiù Terra di Goftantino Impcradore di Coftanti-
arraffare, che i Soldati Romani diueniiTero nopoli. Andrea Doria General di Mate perii
forti, &
animofì di quefta, per le difficultà de* Papa per il Re di Francia>p€r Gatlo V. Impc-
luoghi fra quelle afpre montagne > douf era radore» &
per FiHppo Re di Spagna» Gio- &
neceflario alhlirgli.comcancopetla deftrez- uan'Andrea Doria per il detto Rè di Spagna:
za» &coraggio dei derti, che non dauano le- vkimamente Ambrogio Spinola Marchefe»
pò ài Romani di ripofare,il qual valore fé be- vittoriofo Generale in Fiandra. Madoue ho
ne in quei tempi moftrarono fecondo Liuio, lafciato Heluio Pertinace, il quale metcè del-
,

& aliti grandiflìrm auttori, nondimeno ogni la virtìj, &


dclleottime qualità fue^ afcefe al-
giorno à maggiori imprefe fi fono efpofti , da' l'Imperio Romano .Ma quello» che maggior
quali han riportata gloria, &
honoref fra quali glQtia porta ar quefta Prouincia, è l'bauere
imprefenonxacerò quella vittoria, che Biagio hauuti anco quanto algrada£cclefiaftico inf
Afaretohebbe conno AlfonfoRedi Arago- fìnito numero di Prelari di Ssnta Ghiefa,*,
naiiliqualc fi refe prigione in mano dì Giaco- Vcfcoui, Cardinali, Papi , come fono In- &
mo Giuftiniano deUi Signori deU'Ifola di noeentio IV. Adriano V. Nicolò V. Sifto LV.
Scio.vno ddli capi dell'Armata, eflèndo chia- IanòccuTÌolX.& Giulio IL
riflìnia la fama del fuo grande valore Sinail-
. Moitopià fi potrebbe dire,che per non cf»
mcntein quefta gloiiofa Vittotia fu prefo Gio fere troppo proliflo tralafcio efiendo quefta
uanni Re di Nauarta, &
l'Infante Henrico fingolariffima prouincia degna di molto mag;
iuo fratello > come- pcri^'Hiftoiie di Napoli gior lode deila mia
TOSCA» X
.

$lt
OSCA Iconologìa
N
quanto narra Strabene lib.j.diccche
dell'Idia mandò quiui habitatori,pet-
ciochc AciovnodifccndentediHer-.
co le, &
di Omfilc, effendo dalla fa-
me)& careHia sforzato mandar fuori
patte del fuo Popolctrattc le fortij& '

dando à Tiiéno la maggior parte deU


le gentili mandò fuon.ond'egli vena
to in quefto paefe lo chiamò Tirrc-
nia.Fù poi da'Romani,fecondo Dio-
nifio Alicarnadeo» chiamata Etruria
di!rintelligenza,& efperienza del mi-
niflraie il culto diurno neìquaie vm*
cenano tutte l'altre nationijonde quc
(li popoli erano perciò in tanta (lima

apprellòii Romani, che (come dice


Dionifio infiemecon Liuioj manda-
u ano i loro figliuoliin quefta Prouin-
cia ad imparare non foto lettere ; ma
anco licoftumi, &
la Religione . Al
fine pigliò nomediTufcia,òdiTo-
il

fcana , (Tecondo Fefto PompeoJ da


Tofco lor primo Re, figliuolo d'Her-
cole &d'ArafFa che venne quiui dal-
. le patte del Tanai,c fu creato Cofito
dalli Giaiiigeni,&: poi Re, fùpofcia

VNa bellifTìma donna di ricchi panni ve-


ftitasfoprade'qu Iihauerà il manto del
e iinimaro queftonome pet l'eccellenza del
modo di facrificare, che vfaurno quefti popo-
Grà Due ato di velluto roflbfoder Ito di armel- litcome habbiamo detto»& di ciò fa menno-
lini , in capo hauetà la corona del Gran Duca, ne Plinio nel libro 5 , cap. 9.
l'habito di fotto al manto farà (ìtnile ad vn ca- Bella fi dipinge, pcrciochc quefta nobiliffì-
micio bianco dilinofottilifli(Tio>dalIa parte fi- maProuincia, gioia d'Italia-,elucidilTìma, &
niftra vi Caratino diaerfe armi , e l'Arno fiume» vaghiflìma per huuet quella tutte le dotidi na ,

cioè vn vecchio con barba,e capelli lurtghi, &c tara,& artcche fi può defideiare,come di Cic
che giacendo fia pofalo con vn gomito Copra lo benignifiimojdi falubtità d'aere, di fertilità
vn'vrna,d3llaqualeefcaacqua>hautfà il detto di terre per efier abbondante di Man, Porti»
fiume cinto il capo di vna ghirlanda di faggio» Fiumi,Fonti,Giardini,ben piena di Città cele-
& a cato vi farà a giacer vn Leone,& dalla de- bri,& grandi. Se di fontuolìfiìmi edifici), cofi
lira vi far^vn'ara all*antica»fopra la quale vi fa- publici, come priuati, e di innumcrabili ric-
rà il fuoco, &'incorno à detta aravi faranno chezze, &
per efier feconda di peregrini inge-
fcolpiti l' Vrceo.la l*atcra,& il Liuia verga au* gni in ogni artej in ogni ftudio, e fcicnza, cofi.
gurale,jn mezzo fia^no vari) e diucrfi inftromé* diguerra,cQmedi pacefamofi.
li facerdotalufécondo il falfo, 8c antico vfo de* L'habito,e corona del Grà Ducato,e per de-
Gentili»e con la finiftra mano tengacon bel- notare quefta celebre Prouinirà^coquellapre
lagtatiavn giglio roflo, Se vn libro. rogatiua*che piij l'adotnaihéuendo la SeteniC
Molti nomi ha hauuti quefta Prouincìa". v-.- Caia de' Medici noa meno con opere glorio-
nodc'qualifùTircnnia, conie narra Bcrofo- fe,che con famofi titoli,& infiemc oltre modo
Caldeo nel hb.i.deiranticbità,e Trogonel i*. ^luftrata la Tofcana,percioche achi non fono
dicendo elTer Itato nominato cofi quello pae- noti li nomiti attioni egregie, & h«roiche
fc da Tirreno figliuolo di Ario» il quale per de Lorenzi , de i Cofioi» e de loro dignifiìmì
1

fuc.
. . . i

Libro Secondo* 3^ì


fucceflbcùpetlo valorcc grande2za»dc*qunli virtù morali, e Chriftiane,& purehoggi vene
le più il!uftri,eRe^aIcaredel mondo hanno fono tali, molto m. ggiorlode fon de-
che di
voluto hauer co efliconlangumirà,& affinità? gnijche nò può dar loro la mia hngua,percio-
Ilgigijorollò, fé gli fa tenere in mano per che chi polla mai dire àbaftanza le Iodi, &
meglio denotare quefta Prouincia, conTinfe- heroiche virtù dell'Muftriffìmo Fiàcefco Ma-
gna delle più ptmcipal Città, che è Metropo- ria Cardinal del Monte« nò meno da tutti am-
li,egoucrnatrice qaafi di tutta la Tofcana miratole riuetito per la Maeftà del Cardinala-
Illibto ne denota, che quefta nobiliffìma to, che per le quelita Regie della fua perfona»
Prouincia.è molto fecóda d'huomini letterali che ben lo dimoftrano dtfcefo, come egli è da
& in tutte le fcienza,tenédo ella fola aperti tre vna delle più nobili ftirpi del mondo. Ma noiv
celebri Studij.cioèdi Perugia, di SienajC Pifa. folo quefta nobil Prouincia ha in Santa Chie-
L'habito biancojche detta figura tiene fot- fa hauuti membri principali* ma vi fono ftati
te, lignifica la lealtà de' coftumi, purità di mé- capi ftefiì di valore, 6i bontà incomparabile*
te, fede fincera conforme à quanto da ballo fi come fu Lino che meritò d^ fuccedere imme-
dirà della Religione. diatamente al Principe delli Apoftdi nel go-
mette à canto l'Arno.cnme fiume prin-
Gli fi uerno di Santa Chiefa, il quale fu huomo To-
mezzo Tofcana,e da effo
cipale, che p^fTa per fcano, edi Santa vita, che diede grandillìmo
ne riceue molti commodi, vtili,come fi po- & nome à quefta Regione
trà vedere nella dcfctittione al fuo luogo di Sono più, fecondo i fegaenti tempi ftati ìli-
detto fiume. tri,Sc per fantità.e dottrina,& eccellenti attio
"
Le armi,che gli fono à lato, dimoftrano che ni molto fegnalati,i quali per breuità fi trala-
nella Tofcana vi fono,& fono ftati sépre huo- fciano: ma non fi può già pretermettere il gra
niini nella profeffìone dell'armi illuftri, efa- Leone Primo, perciòche chi di quefto nome
mofi, tra' quali non lafciarò di dire in partico- non ammirerà la fantità,& la profonda doctri-
lare de i Luchefijcome huomini valorofiffimi na,pure ne gli ferirti fuoi l<ifciatici, & come al
&inuitti in tal profellìone . Onde in partico- nome,il coraggio,6c autorità in lui molto ben
lare, &c in vniuerfale in tutta la Prouincia di cotrifpofe, perciòche con h prefenza, & fem-
maggior lode fon degni, che della mia plice parola fpauentò,& raftrenò la rabbia di
L'ara all'antica con il fuoco,& gli fopradet- quel Arila guaftatore d'Ir^lia, detto à fua con-
tiinfttumenti è fegno di quella falfa Religio- fufione flagello di Dio . Ma ladando gli anti-
ne vetfo gli antichi Dei>tàto celebri nella To- chi, tie tempi anco più moderni fono da que-
fcana, che fola neteneua cathedra, fcola, & fta Prouincia vfciii molti Prelati ch'hanno in
ouei Romani con tutto il Latio veniuano ad Roma portato Regno Pontificale di S. Pie«-
il

impacare le cerimonie, & i rici,& i Dottori di tro. Nicola. V. Pio U. Pio III. Leone X. &
dia erano in tanto credito,& venerationcche ilfuo Cugino Clemente.VII.de Medici. Mar-
il Senato,e Popolo Romano nelle gcaui diffi- &
cello II. Giulio IH. Del Sommo Pontefice
cultà de' Publici maneggi,neireuenti,Sc acci- CLEMENTE VlIL ognun vide chiaro la
denti delle cofe richiedcua il lor configlio, Sc mirabii pietà, &
l'ottimo, e giuftogouerno&
interpretatione circa la legge de loro profani ognun ftimò, che per la Sannfiìma mente di
Deli onde fi fa chiarcche à tutti i tépi è ftata Sua Beatitudine, &
per l'orationi fparfe di la-
grade la pietà,& Religione di quefto popolo. grime, che molto frequentemente (ecctSc per
Veggafi anco nel tempo del vero culto di quelle,che di continuo faceua fare al San tiftì-
Chrifto Noftto Signore,che è ftata quefta Pro mo Sacramento dal fuc popolo, oltre infinite
uincia famofa,& celebre per molti Santi, che altre attieni di fingolar Carità, & di raro efsé-
vi fono ftati-, trentafei corpi de' quali nella fa- pio della Santità fua, ogni imprefa gli fu fotto
mofa, &
antica Città di Lucca vilìbiimente ilfuofelicilTìmo Pontificato fuccefia profpe-
hoggi fi veggono fenza gli altri, che di altre ramente,& fdUorito da Dio à tranquilhtà ,&
Città ài detta Piouincia fi potrebbono racco- pace vniuerfale del popolo Chriftiano, ad au*
tare, è finalmente famofa per molti gran Pre- gumenrodel culto diurno, dello ftato Ec*- &
lati di Santa Chiefa, li quali non la falfcmala clefiafticoiondefonodi tanto Pontefice rima*-
vera Religione feguendo fono fìati fpecchio, fìe memorie gloriofifìTime > à tui Cucctiìe Leó-
<& efiempio dicaiuà» bontà, &
di tutte l'Alcte «€ XLpur dicafa Mcdici,& Paolo V.Roma-^
i no. X
. .

S ^4 Iconologia
ma<1*otigineTo{cana della No*
110 di nafcitS} quale regge Santa Cliiefa Vili,VRBANO
bilifTima famigliaBorghefe ;tntica di Siena fi de Baibetini. Et hora fìnalcnente iQcljto Ger*
vedci e s'ammira il Sacro Poiicico Scetcro.col medi Fiorenza.

M B R I A.

detta dall'ombra , &


che qaefla
Regione fia orobrofa, per l'aire»»

za. Oc vicinanza delli monti Apcn*


nini.
Vltimamente parte dieHa è (lata
chiamata Ducato di Spoleto, il qual'
nome hebbe ^fecondo che narra il
Biondo) da Longino primo Efarco
di Italia. Ho detto, parte: perche
intendo ildefcriuere l'Vmbtia,fecó-
doladefcrittionedegli auttori anti-
chi, nella quale fono comprefi 9nco
li Vmbri Sabini.
Vecchia, &
veftita all'antica fi di-
pinge, percioche gii Vmbri fono po-
poli annchiffimi d'Italia, come atte-
fìa Plinio lib.5.c. 14. in tanto, che peE
\ [ii| moftrare Tantichità grande di efia al.
i'-^ cuni hanno detto de gli Vmbri quel-
lo, che credeuano Greci fauolofa-
i

raentccome fi è detto di fopra. Bene


è vero, che l'Vmbria è antichiffìma»
come dice Plinio nel luogo di fopra
citato,& altri aiitori. EPropcrtioftio
alunno nella prima elegia nel quart©
libro.

VNa Vecchia veftitaaU'anticacon elmo


in tedajftaià in mezzo alle radici di piiì
Vmbrta te notis antifun Peaanfìé»s edh
Et ilMantuano Poeta fimilmente.
monti altillìmt? che adombrino parte del tuo O memorande fintXf qno fivttus ymhm tantum
corpo, con ladeftra mano eleuata fofterrà vn laifM .
tempio fuoc dell'ombra} con alquanti raggi, Si fa con Telmo in tefta, percioche gli Vm-
quello riguardando, 6c con la (ìnifìra darà ap- bri furono molti potenti; & formidabili nell'-
poggiata ad vna rupe,dallaqualeprecipitofa- armi, in tanto che come dice Tito Liuio nel
mente cada gran copia d'acque^ Se fopra di ef- hb.5>. minacciuuano Roma, ancorché trioni
fa rupe fera vn'arco celefte, da vna banda poi fanti difpofti Ai veleria prendere, il che viene
faranno Gemini, che tengano vn Cornuco-
i ancoaffcrmarodaGiouiinui Boterò nel pri-
pia pieno di fiori,& frutti, e dall'altra va gran- mo hbro delle fue Relatic ni vnmcrfali diccn-
dejè^bianco toro, con vari) colli, &c fpatiofe dojche gli Vmbri fono popoli de* più guerrie-
pianure intorno. ri d'Italia anco Virgilio nel 7.
di ciò Ha (èdc &
Qucfta Prouincia fiJ chiamata Vmbrir (Te- de bello Punico»
Silio Italico nel 4. 6^ 8. Iibto
condo alcunJjab imbrccioè dalla pioggia, & il Mantouano, mentre dice
pcrciocbc hanno crcv^uto i Greci, che gli ha- PriftìseriuhdusuL Vmbris
biratorì d'eira limaucffcto f. lui dille pioggie Wortis e^uui
del diluuio che è mera fauola,
vnuieir.iif-, il Diquelh ProMincia fu QtSertoricnómen
peiDochc la Sacca Gencfi è »ii contravio. On- dotco,che braucA crpetto Duce ncU'nite ttìi*
di' tncRiio dicono ctJoio » che Vmbùa folle litote, come aitefta Suida, lafciando da banda
in6i)iri
. . . .

Lrbro Secondo 5:2 J

infiniti altri guerrieri, &valofofi Capitani de' lo accennàPropertio lib.^.

tempi noftri.de' quali fono piene i'hiftoncco- Vmbria te notist anuqua penatibus edif.

me sa chi fi diletta di leggerle Le a dipinge appredò l'iiurribii cafcata del


Si tapprefenta in muzzo alfe radici di più lago Velino, bora tktto Pie d» luco» come co-
monti per due ragioni, i'vna è per dKnofttare» fa» non folo li] queft i Prouincia notabile t ma

che è naturai de' monti tender ombrofe quel- anco in tutta It.^1 a y pecche è tale la quantità
le parti, alle quali fopcaftanno, che perciò in- dell'ucqua, &: il pvecipiticnel quJ impetuo-
che p^rtedel corpo le fi fa adornbraco > oaic f nié'e cafca, che \o ftiepito,& pctcoffa d'efsa
poi è ftata chiamata Vmbria , come fi è detto fi fcnte rimbombando per fpatio di lO.migliaB

d< fopta . ragone è per fignificare> che


L'altra dando a' riguardanti marauiglia,e fpauento,&
quefta Pcouincia è nel mezzo d'Italia, la qua- per la continua ekuatione de' vapori cagio-
leeflendo tramezzata tutta da' monti Apcn- nati Ha gran concuflìon dell'acqua refletté-
d..

nini» ftà in mezzo à tali m6ti,petcioche l'Vm- dofi raggi del Sole, vien à formatfi vn'Atco
i

briafichi^raalVmbclicod'ltalia^ come dico- cclefle da' Laiinichiamato Iris . Onde Plinio


no M.Vicrone, Plinio, & alttu 11 che anco nel lib.z. c.<j2. così dice.
chiaro dunoftta Franccfco Maura da Spello In lacn velino nullo non die apparere areus\
nei primo libro della fua opera intitolata Come hoggi anco fi vede ; efe bene l'arco
Francifciados , oue defcriue la vita del Serafi- celefte alle volte fignifìca pioggia nondimeno
co S. Franccfco mentre dice. queflo, del qu^l fi parla,non puòcfier ptefoin
Nonne idem ItaU» monflrab»s ftpius ersm tal fenfo,perche quefto è parricolare,e no fi fa
'
la medio gleba Ut ttm vhere, Tybris amAn» fé non di giorno,qufando ilCieloè piùierenoj
Anne ftcìu qua pmgne fotum, Unify^e fub Afi, onde polTa il Sole co'fuoi raggi verberar quel-
§lu»ìater9exeeìfi Uho ferie ardua corna t la parte,ou'è maggiore eleuatione de'vapoti
Hine Èrebi excid'9^ regni narrare foUbas, per la concuffion dell'acque, e non per tanta
Venturum Heroem .
e notabile quefto perla cagione detta di fo^
Softienc con la deftra mano vn tempio ri- pra,quato perche è in mezzo-deli'Italia.come
fplcndéte>perciò che nell'Vmbria fon due gra ancora lo defcriue Vergi lio nel j.deirEneide,
capi di Religioni delle maggtori> che fian'al "Ejllocus h*li&in medio fubmentibus mIììs,
mondo, l'vno gran Padre& Be-
de* quali fu il

nedetto da Norcia, fotto il quale militano 50,


Kobtlis, ^ fama mtt/ttsmemoratus inotis
»ntrum
An fànhi valltSi denfis hunc frondibus
altte Religioni, &
fono ft^iidiqueft'ordinc Vrget vtrinque Utus^emoris» medìoque frngofus
monafticoda 60. Papi,moki Impetadori d'O- Di* fonìtum faxis, ^
torto vertice torrensi

riente, & d'Occidente, Re, Duchi, Principi, Wc ipecus herrendum,


lly ftui ffiiracuU D'ttìs

Gónci,Iraperatrici, Reme, Durhefle, Maitre Monftranturi ruptoque ingens Acheronte v»rag0 ,


Fefìiferas aperti fauces, quets condita ErinajfS,
donne, per nobiità,dottrina, e Santa vita illu-
Inuijfttmnumen terrasccelumque leuabat
ftri. L'altro capo è il Sei afico Padre S.prance-

fco d'AlTìlì fondatore della Religion de' Frati Non fcnzaragione fé leconuiene Gomu il

Minori, cioè de' Gapuccini,de gli Offeruanti, copia, perche, come dice Sftabone nel 7. lib.
de' Conuentuali, del terzo ordine de* Rjfor- della fua Geografia, Fniuerfa n^s fertiltfftma
'maii, de' Gordigierj,e molt'altri, che viuono, eflt della quale anco Piopettio neirEpigram-»

e viuerannofocto^a regola, e protettione di ma adTullu?f$de patria fua dice


San Francefcoji quali il Signore Dio,per me- Proxtma fuppt/tto centingensVmbtia camf»^
fiti di quello gran Santo à iUa imitati '^ne fase- Me genutt tnris fertiUs vberibus
pte nuouamente forgere pet tutta la Chiiftia- Et è di maniera fernle quefta prouincia,chc
nità conforme all'oratione, che di lui canta la vi fono alcuni luoghi,cnmc qutlli campi chia^
Santa Chiefa dicendo? D^«j,^«i Eccle/ìam tua mari Rcfea Reatina, che da Cefare Vopifcoè
Besti Francifci meritis fdtu muA prolis ampttfi'- & da M.Varrone fono chiamali il graflo di-
MS, &c. Lafcio da parte Santa Chiara capo talia.
d'infinite Vergini.che nclli clauftrah
feruono Il medefirao conferma anco il Bòtero,& gli;
alralti(Tìmo Dio,& molti altri Santi,& Sante, antichi.come moderni,& per-
altri fcrittorijsì
de*quali n'é pieno il Catalogo. E che antica- che Stefano de Vrbibm dice, che nell'Vmbriai
mente rVmbtiafìa ftaca plenari Religione» gli animalidue. volte l'anno pattoiifcono, &.
3 X
ben».
. .

$1$ Iconologia
bene come anco le donne, &
fpeflo gemelli^ Meuanas v*rrimt erat tui diuttis vhtt-

gli arbori duplicatamente producono& fiori, Cttmpis Fulgini». ér p'ftulis ciitumtnue i» 4^^

Sfrutti, come fi vede anco ne* tempi noftri. "" ,., - ^


^ ,. .

Candenfes gelido ptrfHndtt fiumme Taures .


Però mi pare, che le conueng^, che il Cotnu-
copia fia foftenuto da' Gemmi,c che di lei me Et nel lib.8.
litamente fi pofla dire quel vetfo di Virgilio. Et Uuat ingintim profundens fiumìne f»tf
dell'Italia.. CUtumnusT/turum.
^is grauid* peeudcs, eh femìs vtilis tithcs. E Fr ancefco M auro nel 3 .lib. Francifciados l
Sì pone vltimamente il Toro bianco à lato Et lafos vicina tuos Meuania camper
alla detta figura ; perche quefta prouincia
in Pre^eiìii petit adtnirtins, quos litote faert

nafe«no be.lhffimi ton,,& per lo più graiidi,& CUtttmnit pa/cis candenti torpore Taurot .

bianchi, i quali appredo de' Romani erano in E deue hauer mtorno colli> & pianure, per ói-
grande ftima».percioche di quelli fi feruiuano moftrare la Natura del luogo, edendo dotata
i, trionfanti nelh trionfi,& facrificij, lauandoli l'Vmbriàdi valli>coIli,e pimi bellifiimi,OpdeJ
prima nell'acqua nel fiume Clitunno.. Onde Silio Italico nel \ib.6.dehL pun. diffe
Vergilio nclU feconda Georgicadice. Collis vtnhfos, atque atua petehat
Hine albiClitumne greges, ^
maxima TauvHi Annibat extelfo fummum qua vertice mentis
ViSìi*na, féipì tuo per fufi fiumine facto Heuexum lateri pendet Tuder, atque vbi latir
Uomaaos ad temp'a Deur» duxere triumphos. portesi a in campii nebulas exalat inertts,
E Silfo Italico ancora nel hb, de Bello Punico^ Et fedet ingentem pafient JMettania Taurum,.
cìi; queOo parlando, dice .. Dona loui <,.

L A T r o.
fopra la detta grotta fi rap*
la falce, e
prefenta vna donna à federe fopra
d'vn mucchio di diucrfe armi, ac- &
madure ^
Terrà in capo vn celatone guarni-
to in cima di belle penne,& nella fi-

niftra mano vna corona -, ouero vq


ramo di Lauro, & nella deftra il pa^
razonio, ilquale è fpada corta,largai
e puntata ^
Il Latio per la (ède, che tiene i

Romano Imperio, non folo è la piC


famofa parte dell'Italia ma di tutte :

il mondo..
Per lo Saturno nella grotta fi di.
fegnaquefta Prouincia»haucndo ac-
quiftatoil nome di Latio dall'efier'
uifi Samrno nafcofto,mentre fuggi-
ua dal figliuolo Gioue^ che i'hantus
priuaro del fuo Reame, come rac«
conta Vergilio ncll'ottauo lib. dell'^
Eneide, oue dice..
frimus aètthtriovenit^Saturnus olym^
jttma louirfugitnSié'tegmexhtadem
ptìst
Isgtnus tndocìl.ac difpetsumòtilt-s mUì{
Cempofatti legefque dediti Latiumque vocari
VEdra/lì perii Latio l'antico Sarurno,cioè Maluit: his qucniam latuifftt tutus inoris
vn'huomo con barba longa,folt3,eca- , a-
puca,fedcndo in vnagrottavtanendo inumano Et Ouidio nel primo de' Falti
C*$f-
. .,. . . . . , .

Libro Secondo^ 327


C4»/i r4th fuperefi : Tufcum rate venìt in amnem to richiedi gl'indouini,fifpofero, che fi doucf-
Ante pererruto falctfer eròe Deut« fe confetuar la gallina, oc 1 polli, che di lei na-
Hacego Satumum meminitelltire rectptnm fceiTcro. Che il ramo fi piantale, il cheelkn-
CAlitibus tegis à louepuìftts erat
do fatto nella vi!fa de' Cefati pofta fui Teue-
Inde dia genti m»tfit Saturnia nomea * rcnoue miglia predo à Roma nelln via Flami-
Dieta quoque tfl Lafium terra Utente Deo ,
nin,ne crebbe di quefta forte di alberi vna gra
Atbon» poftertta* puppim formauftin Art felua,delU quale trionfando poi gl'lmperado-
Ho/pitii aduentum tvRificat» Dei .
Uuum
ri portauano vn ramo in mano, ^ vna cotona
Jp/è /òlum co/uitj cuius pÌMÌdifflmn intefta.
Radit Arenefi Tybt idts vnda Utus
Ne fu folamente la detta iftlua, che in altri
Tienelà falce» come proprio inftrumento» luoghife ne fecero moU*altre,chefonodurate
ouero infegna, con che da Poeti vicn defcrit- molto tempo,& fin'hora fi vedcchein quella
tb,da ella denominato,fe glrattribuifce la det- Regione vi è maggior copia di Luti, che in
ta falce, perche dicono alcunj,che egli fu l'in- qual fi voglia altra Prouincia d'Italia
uentote.che trouò mentre infegnòàgliha-
la

bitanti d'ltalia> e'I ccltiuare de'campi, e di fa-


re il raccolto del grano, e di tutte le biade.Al-
CAMPAGNA FELICE,
Onero Terra di Lauora .
iri dicono, che, queft'arme li fu data dalla ma-

dre» quando fu contro del padre, fi mofle à & Dlpingefi quefta Felice Prouincia in vn
liberare i fratelli di prigionia, & che con elTa Horido campo con la figura di Baccot
-cafttò Ciclo,come racconta Apollonio nel ^ di Cerere, li quali ftiano in atto fiero di fa-
quarto libro delli Argonauti re alla lotta, &
che non fi difcerna auantaggio
Perla donna fedente Copra della grotta fi di forza piij in vno, che nell'altra
nioftia Roma,la quale elTendo pofta fui Latio, Hauerà Baccoin capo vna ghirlanda di vi-
non folo comecofafamofiflìmafingularmen' te, con pampani, &
vue. Si Cerere parimente
te dichiara quefto paefe, ma li fa comune tut- hauerà vna ghirlanda di fpighe di grano
to il fuo fplendore , oc la fua gloria, oltre che Dalla patre di Bacco faranno olmi grandif-
per altrovi ftà bene la dettaiìgura> perciò che firai con verdeggiami viti, che falifcano fino
Roma anticameritehebbenome Saturnia, il alla cima di elTi arbori cariche di vue, &c per
chedimodiaOuid. ncl(}. lib. de' Falli intro- più vaghezza vi fi porrà anco mettere à canto
ducendo Giunone, che di fé parla vna tigre, come animale dedicato à Bacco, Se
Si genus aff>icitur,Saturnum prima psreniem dall'altro lato di Cerere vna campagna di alti*
primn fui
Feci, Saturfii fors ego Se fpigati grani,& vn gran ferpe,anch'egli ani
A patrediiìa meo quondam Saturnia Romaefi male di Cerere.
H&cillià Costo proxima tetra fuit. Felice veramente fi può cììiamare quefta
Si thtrusin pretto efi.ditor Matrona Tonantis » Prouinciajpoicheella abbonda di molti beni,
lunitaqueTarpeio fìtt)t tnta Tempia loui & fpecialmence di quelli, che fono alla natura
Nella guifa,che fi è detto fi rapprefenta Ro- humana necefiarij, come il pane, &c il vino. E
ma, come hoggi d» lei fi vede vna nobilifliraa venendo in ccgnìtionf i Greci antichi della
fiatua di marmo anticane gl'horti degli Ulu- felicità di quefta fertililTima Prouincia co ap-
ftnffimi Signori Cefi nel Vaticano propriata, & gioconda fauola finfero, come
... Il ramo del Lauro,oucro la corona del mc- racconta Plinio nel lib.3. che quefta Campa-
(defimoj oltre il fuo fignificato, che è vittotio- gna fofse Io fteccato dcue di continuo com-
fa,& che per fegno di ciò fi rapprefen-
trionfi, battino Cerere, e Bacco alla lotta, per dimo*
ta fopra Tatmigià dette» denota anco la copia flrarcche Cerere in prodùr grani non ceda al-
di Lauti, di che abbonda quella Prouincia,& la fecondila di ÌBacco in produr vini, altreli &
quello, che Plinio narra nel hb. 1 5. al cap.^o. fiacco, ahch'egli non ceda all'abbondanza di
cioè,che fu vn' Aquila, la quale hauendo rapi- Cerere, in produr grani j doueche per quefta
ta vna gallina biancu,che haueua in bocca vn riffa è tanta la ìfettilità deU'vnase de{l'aItro,chc
ramufceUodi Lauro carco di tacche, la lafsò diì tempo dei Greci infino bora fìanno com-
cadere falua nel grembo di Liuia Diufilla, la battendo, non efsendo ancora diedi ncfsun
moglie di Augulto, Copra*! qa ài fat
"qual fu poi iftcacchijne che voglia cedere per honore de
X 4 io'^

y
. . . . .. . .

3^8 Iconologia
CAMPAGNA oucro Terra di Lauoro
FELICE,
campi laborini.
Altri cJicono,chepig!ia(1èoomedi
Terra di lauoro per cfler molto frut-
tifera. fì come diccdero ella e buona
quefta terra da lauorare>perche non
fì perde l'opera, ne la fatica

Fu anco nominata cofìouefta Pio^


uincia dalla fatica > laqualebebbeco
gli antichi à conqujftaria,& poi à ri-
tenerla foggetcatcome narra Liuio.
Bella» gratiofa»vefì ita nella guifa»
che dicemo,e con la ghirlanda di fio
ri fi dipinge acciò che conofca* co«-
me la Natura ha voluto moftrare
quanto queda Prouinciafia amena»
éc fruttifera^ &
data occalìone a gli
antichi (come riferifce Plinio nel li-
bro terzo) di chiamare quefta Re-
gione Càpagna Felice» poiché qui-
ui è aria temperata con canta dolcez
za, che molti Imperadori * Sena- &
tori Romani infadidici del mondo
vi fi fono ritirati à più tranquilla vi-
ta ^^manTime àPozzolo,&àBaifl«
Se (ìmilmente fecero altri grandi
huomini per occupatfi nelli ftudij
lor fnaito pet vtiliràdel genere humano, ne delle lettere, tra*qualt fu Virgilio eccellente
hfciano campo di pot€r dare giuditio qual di Poeta, Tito Liuio, Horatio, Claudiano» &
eflb fia più forte, & valorofa Francefco Petrarca molto amico di Roberto
Campagna Feiice > ouere Ttrra di lamro . Re di Napoli» onde fopra di ciò cefi dice Si-
fardiuerfa pittura di quefta Prouincia, lio Italico
PEc Kufte fntìlestvthi rttus^Mtqu» hoJpitMMttfis
rapprefentiamovnabella,& gratiofa gio-
uane in luogo ameno > con ghirlanda in capo Oti0, lÈf eKtmptum ettrìs ^rMtotibHs éuum .

,& con vefte di color ver-


cefluta di vari) fiori E non folo quiui è, come habbiamo detto*
de, parimente dipinta à fiori di diuerfi colori aria cofì petfettaima vi tiuouano tutte le de-

Sorto braccio deftro tenga vn fafcio di


il
litie perii piaceri,^ de gli huomini eden
vtili

fpighe di grano, &


con la finiftra mano con do che da ogni lato fi vede la diuerlìtà de i
bella gratia vna verdeggiante vice,Ia qual mo fruiti, e quelTcche maggiormente importa,co

ftti di diete fecondUIima del fuo fmtto, à & pia grandidìma di grani , e vin i , e che per cai
canto vi fia vna fpelonca dalia quale cfca fu- ngnjficato fì rapprefenra con il fafcio delle
&
mo, acqua fpighe di grano, &
con la verdeggiante» e fe-
Fu da Plinio nel j.HKrominata quefta Pro- conda vite carica di vuc} onde Mattiate nel
uincia>Campagna Felice, dalla felice prndut> primo libro de' fuoi epigrammi fpecJalroente
rione de' faitti,i quali d'cdaabbondeuolnien parlando del monte Vefuuio luogo coropicfo
te cauano in quefta partC)Cofidicc.
Rie *ìì PAwpi^itis, viritOs VtfituìusVmbriSi
AI fine fu detta Terra di lauoro d^ill'ageuo-
Trejftrat fJcmadiàcs nehilis vua Ituus
lezza óì lauorare quefto paefcpcr qual col- la
H&c iu^k 5»«;a \"^//i cclìes, plus B/>teus Mmatilt
tura,& lauorare facilmente s'appatccchia a ri- HccnppiT Sfiijrimonte dedere eéercs}
ceuere la fementc-Sc pciòanco fu chiamata Hac Vtìétrit ftdtSt i ncedtmcM ^rstùr ilii^
Hic
. . . . .

Libro Secondo. J*9


Hk loeus XiireuleùmmhucUrusefAt ; qua* dimoftra'iralluberrimi bagni tanto nomi
CuniiftiHcentfiitmmts: értriftimerfit fAuiìUi nati di qucfta Prouincia} i quali fono moIci> fé
Kee fuperi vtlUnt hoc hettìjfe fidi . bene vn foto fi rapprcfenta«& perla patte ii
La cauerna dalja quale «fce» e fumo > & ac- deue intendere il tutto

B R A.

C»Uhrt»idttt»ntl pre/ente ghme,


Ejigmjit» il nome, the produce
Le eo/t buonti con eopiofi torno .
Et in vero quefio paefe è molto
fruttifero, pieno di opportuni mon-
ti, d'aprichi colli» &
dt amenififìme
valli : ma quel» che più importa, vi e
aria petfetti(Iìma,che rédc gratifiìroi
quei beni che la Natura produce
11 color fofco della carnagione»&
rhabito rofib dinotano l'operatione
del color del Sole, che a leié molto
amico , il che fignifica Orario nel-
l'Ode $ I. del I .libro dandogli l'epi-
tetodieCluofo.
La ghirlanda di ornellocat icodi
manna,che tiene in capo è per deno
tare che il Cielo in quefto luogo è
bonifiìmo» &cv\ pione larganaente
gioconda, &
falutifera raggiada del
la manna,6c perche quella,che fi rac
coglie fopca l'orno è la migliore 1» &
pili perfetta, perciò di quefio albero
le facciamo la ghirlanda * non ^i &
alta pianta
Con le diuerfe vue
dimolìra la co' fi

fi fanno in
pia de generofi vini, che
Donna di catnagione fofca veftita di co-
capo hauetà vna bella ghir-
lor loffo) in quefta prouincia, li quali portandofi in diuer-
landa di fronde d'oinellorpaife di nìanna,con fe parti d'Italia fanno memorabile il paeie,óc

la deftra mano terrà vn Cornucopia pieno d'v il fuo nome


Ile di diuerfe fpecie bianche, e ncre^ con la fi- ramo di gineftra co* boccioli di feta, la
Il

niftra mano tenga vn ramo di gineftra carico bambace>& le canne mele fono gli altri frut-
di boccmoli di feta, &vnramodi bambogio ti più fpeciali» per li quali fi rapprefenta mag-
con le foglie, e flutto, e per terra vi fia anco giormente la Prouincia, facendouifi, come
vnfafcio di canne melie ogni vn sa, giandifllma quanriià di feta, di
Il nome à\ Calabria, pare che fia voce Gre- bambagia» &
di zuccaro.

ca, il quale habbia riccuuto quefto paefe da


f V G L I A.
Greci,che l'hanno habitatcpercioche eflendo
di carnagione adufta, ch'eflen-
nome compofìoda Calos.Ò" Brijo (bielle qu<i li OOfina
voci l'vna fign fica buono,
i &
l'ahiofcaturirt^ dovefiita d'vn fotrilvclojhabbiafopra
fi viene à Icdaiecontal nome quella Prouin-
oeiioalcunetarantoie.fimilia'ragnigrcffiri»
CÌa,cllenc!o thtrmcflafitrouail fonte di tutti gari di diuerfi co!on,fìarà la detta figura in at-

i beni ilche COL feima Pietro Razzane^ Fran


to di bsllare,b3Uerà)ncapo vna bella ghiilan
eci;cB; r'm.i^bfpri nel!?. fuaGeogr&fia> nclli da di olmo con il fuo frurto, & con la defìra-^

fuci vei(;>che coh dicono . mano terrà con bella gratia vrì.rji^aMi.d^i'^*^^
Kg*-
. .

33^ Iconologia
P^ V G L I

cidentijalcunicantanotalcuniridonot
alcuni piangono, chi grida* chi dor-
me, chi veKlia,chi fatta, chi trema* chi
fuda,& chipatifce altri diuetfì acci*
denti,& fanno pazziccome fc folTcro
fpiritati, &
ciò da altro non procede»
fé non dalle diucife nature si di quc*
fti animali, come ancora ò\ quclli,che

fono da elTi morficati, & ancora fe-


condo i giorni, e l'hore
La diuerfità de gli inftrumenti da fo-
nare, dimoftra, cheil veleno di quefti

animali (come narra il Mattiolo nel


luogo fopradetto) vniuerfalmentc (i
mitiga, hi. n vince con la mufica de*
fuoni, &
pelò fi coftuma di far fempre
fonare, dì,& notte, finche l'tffcfo fia
fanato, imperoche il lungo fuono,& il
lungo ballare (che perciò C\ rappre-
fenta quefta figura» dia in atto di bril-
lare) prouocando il fudore gagh-r-
damente vince al fine la malignità del
veleno ^
ancorché ti detti inflrumen*
ti per ogni parte fi coftumino volon-

tariamente per gufto,&dilettatione:


^be digrano, e vn ramo di mandorlo con fo- nondimeno in quefta Ptouincia fiadopiano»
glie e ffUttijTiauetà da vna parte vna Cicogna, "non foloàqueftofine, ma per necefTita » co-
che habbia vna ferpe in bocca,& dall'altra di- me fi è detto.
uerfiinftrpmenti da fonare, 8d in particolare Le fi dipinge à canto la Cicogna con la fer-
•vn tamburino, & vn pifFaro pe in bocca,perchequefto animale in niun'al*
Fu da gli amichi chiamaraquefta Prouin- il nidcchein quefta,on-
tra patte dell'Italia fa
ciaApulia da Apulo antichi (lìmo Redi que- de fidiceefierui pena della vita à chi ammaz-
ftoluo^o>che quiui venne ad habitare molro za le Cicogne per il benefitio, che effe appor-
tempo aUanti la guerra di Troia . tano con il tenere nette il paefe dalle fcrpi.
Dipingefì di carnagione adafta,€veftita di Léfpighe del grano, la ghironda dcll'oli-
fottil velo, per dimoflrare il gran calore, Cic- & 110, &il ramo del mandorlo ne dimoftranotco

chi, che nella Puglia per lo |)iù fitroua » per me in quefta Prouincia vi è tanta abbondan-
laqaalcofa fu coftretto Orario à dire nell'O- za ^\ grano,orzo,oliO;mandorle,che facendo
de j.epodon: Stticulofe Afatm, nominandola paragone di ella Ptouincia al refto o'Italia > fi
cosi piena -di fcre,& parimente Perfio nella i. può dite, checfianc prouedaptùd'ogn'altra,
6atira. doucchenon folamenic quefta Regione ne
J<lee ìin^ui quAritutu Jttìat e»nis Appula^ innté ? ha quantità per fé ; ma ne abbonda per mold
Le tarantole fopràii veftiméro,è macchia- ^Itii luoghi accora.
te di diuerfi colorì Ci rapprcfentanojcome ani-
mali noti(Itmi,e vnichi à quefta Prouincia,co-
me anco per dimotlrjre (fecondo che riferifcc
il MittiolofopraDiofcoride nel lib.i.J ladi-
ué,r/ìtà'de11orvcner?Oj percioche mòrdendo
ceiiei^<?^*w^tìe^accedoì?o diuerfi, & ftrani ac"
MRVt.
. . .

Libro Secondo isy


B R V Z Z o.

Si fa veftita dicoloir'VerdeV& dì
afpetto virile, & robufto, percioche»
come dice Plinio nel libro tcrzo,che
gl'huomini habitanti ne'.moati fono
vigoron,tobuftj,&: più foni di quegli
che h\ibitano luoghi piani, eserci-
tando più quelli il corpo 9 che non
fanno qui'fti.
E perche produce quefta Regione»,
grandiffima quantità di zaffacano»
del quale non folo ne partecipa tutta
l'Italia. tnà molti altti paefi ancora, fi
rapprefent3,.chc poi'ga ia bella ceftà
piena di quefti frutti ..

Il belliffimo cauallojche le ftàap-

preffo, denota i generofi, e molto


nominati caualli di Regno, de' quali
de più fotti fono inqueftopaefe»pec
la già detta cagione del fifo» fé bene
per labellezza,& grandezza di corpo-
ve ne fono in Calabria, e in Puglia
di molta fìima.maffime quelli della
tazza del Re,, del Prencipe di Bifi-
gnano, & ahri ..
Sta anche bene il caitallo à quefta'.
Prouincia percioche eflendd anima--
DOnna diafpetco vuil?,& robudo vellira le di fua natura generofo» &. feruendo al
huo-
di color verde, che (tando in luogo er- fatto della guerra,fi.aittibuifcca* Sanniti
to,& montuofo con la deftra mano tenga v- mini bellicofi, che (come appreflo fi dirà)
n'hafta,& con la finfftra porga con bella gra- fletterò à' fronte più volte, con l'èllercito de'
tia vnaceftellà piena di zaffarano,&. appreso Romani..
hi da vn de i lati fia vn belliffimo cauallo ., L'afta , che tién con là deftra mano , è
I Popoli di quefta Prouincia anticamente fi per fignificato del lor proprio nome , figni-
chiamarono Sanniti,Caraceni,Peligni,Maru- ficando (come dice Fefto) la voce Greca p-cev-
cini, Ptecutini, Veftinivlrpini»& altri nomi virthafta-
fecondo i luoghi, & le Città di ella Regione : Oltre diciòl'bafta lè fi conuiene in fegno-

ina in generale trafTe il nome de* Sanniti dalla della virtù A delgrandefareconto..Percioche
valore
délla.vittu».
i-

Città di Sannio,dàlIà quale anticamente ha ri Sanniti cominciando à


portato il nome tmra quefta Promncia, come & fra di loro déle perfonevirtuofejin
tutti gU
honora-
quella che di tutti quefti popoli fu capccome. arti ciuili come di pace,cofi di guerra
narra 5trabone lib.f. uanoquelli,6c diuennero tato corraggiofi,che:
Fiìpofciachiamara Aprutio,in vecedi Fre— ardirono dìfarfi foggetti tutti gli ccnuicim Po
cutio.cioè dà quella parte da' Precutini,e hora poli, fcorrendo gran paefi, di farfiinimicii.&
Strabone nel luc'-
bà acquiftato il nome di Abrutio invece di Romania a' qua!i(come dice
PrecutiovclTendo corrotto ilVocabulò di ma- go citato) fecero più' volteveder la proua del
loro valore . ta prima volta fùquando
niofie-
niera.che quefta denominatione fcambieuol--
feconda quando furono in le-
fnenteè fucceffa à quella:de*^Sannitiie- fatta ro la guerra. La
-cercarono^
vniuerfale, come ella à tutto il'paefé ga con efto^oro .. La terza quando
Si dipinge donna in luogo cito, & montuo^ d'elTere liberi, SiCittadini Romani, e notile-
ottenete mancarono dell'amicitia de
Coi per cITcìe quefta Prouincia così fatta potédo
*^
Rg*-
. . . •

53» Iconologia
Romanii Se (e ne accefe la guerra chiamata ottennero d'etTet fatti patteciptdiquc:llo>che
Matfica>la quale durò due anni>6c finalmente defidecauano

M RCA.
quefto fii detto à tempo de' Romani

la Marca» ^ger Ticetms , come be»


defcriue a(r i m vn btcue elog'o il Si-
gnor Ifidoro Ruberto nella helhfiìma
éi. marauigltofa Ga'leri-i di Pali; zzo

nel Vaticano fatta far da Gregorio Pa


paXIIl. difclicidìna membri» nel-
la qua! fu di molto aiuto il Reuercn-
diflSrao Padre Ignario Danti Perugi-
noy& Veftouod'A latri, che n'hebbc
fuprema cura da fua Biat!iudinc, Oc
l'elogio fu quefto.
^ger Pwenus, ager dtiìus efl propter
fertilttatem , Picenus a Può Martts vt
Strabom placet nam annona, &fffilt'
tibus ahundau qutbus f^pe Romam, cA-
terafqtte /talt£,EuroptZque partesiuuit»
£c certamente gli bu n:ii.i dique-
fta Prouincia non folo hanno fouue-
nuca continuamente di grano Roma»
e l'altre Proumcie: ma ancora hanna
dato aiuto di fottifiìmi fold3ti>& mfie
me fegni di notabil fedeltà, ne mag- i

giori bifogni lorojòi delia C hnftiani-


tà) contro i Turchi, e gli Hcietici*.
_^ & tempo de* Romani antichi fpc-,
à
SI dipingeafpetto,che
di virile
forma vna donna bella,&
con
in di
deftra mano la fi
tialmen te fecero, quando congiuraiKio con-
tro d'effì gran parte delle Colonie d'Italia gli
appoggi ad vna targa artraucrfata d'arme d*- modero guerra folo li Maichegjanj,dé quali

halta.con l'elmo in capo, &


per cimiero vn pi- Permani reftorno m fcdc,& combatterono ia
co» &con la finiftra mano tenga vn mazzo di lor feruigio, onde queOa Prouinc<a> & queflia
fpighe di giano, in atto di porgerle,
loa lei vi farà vn cane.
appref- & Città ne acquiftòlode di fedele, & per loto,
gloria ne i luoghi publici fi vede fcricto»
Si rapprefenta bella per la vaghezza tirmum firma fides^om»Mrum Coloni»
della
Prouincia molto bene diftinta dàlia natura in Ondcragioncuolmcntefeliè melloa can-
valli, coIli,piani, tiuuSc fiumi,
che per rutto l'- to il cane, per dimoftrare> la fedtlià loro i Oh*
irrigano, & la rendono oltre modo vaca° & tre di ciò per dimcftrate,che in quefta Prouin-
bella gran ftima. e bon tà, e dj ef-
cia vi fono cani di
Si dipinge di virile afpettocon vna mano
fi nevanno per tuttaritali^,e ritornando ;.l va
appoggiata alla targa, &
altrearmi, per mo- loie, efedeltà diquefli foldati, fi dimcfiia da->
Itrare li buoni foldati, che
d'effa Prouincia c- Velleio Patercolo quando dice, che Pompeo
fcono . armò per la Republca numero grandifiTimo
Li fi mette per cimiero il Pico arme di que- di gente ma che.
«a Regione, elTendo che Pico vcceHo di
il In Cektrtt pitena ptutimum ctnfidrhut
Marte fuffe guid aro, & andafiìauatilè legio- A' tempi più moderni, qu-^ndo P«pa Cle^
ni de* Sabini, e quelle nella Marca
conducef- méte VII.fi trouaua aflediatoin CafielloSa
»ead edere colonia di quella Pi:ouincia,ac per t'Angelo dalli Spagnuoli , &. da i Tcdefcic^
Mar
. , . . .

Libro Secondo*
33Ì
Matcliegiani quali populatmente sMnuiorno no con alquanti caaaili, e con effo Tullio Ru*
alla volta di Roma, de i quali fpingendoiì a- berci, fi iKicuatono à cauarlo di Gaftellq»
Oanti il Conce Nicolò Maurino da Tolenti- quando Ci andò à Taluare ad Óruieto

R Ki N A*
nerationi (come dimoftra Polibio nel
quattolibrq^dicendo>che hauendoi
detti Galli crapaffate l'Alpi, fcefcro in
qucfto paefe.c fcacciati i Tofcani,che
quim haueuano edificate dodcci Cit-
tà, quiui fi fermarono, & da effì Galli
fuipoi nominato tutto quefto paefc
Gallia Gifalpina. Fiì pofcia detta Gal*
iiaCifpadana> &
Trafpadana, perefr
fere da gli Antichi partita la Cifaìpina
in due patti, cioè, di qua, di là dal &
Pò Fiunac. Fu pofcia nominata Gallia
Togata come fi raccoglie anco da
Martiale nel terzo libro, che iui lo
corapofe.
Hoc tìU, quic^tiid idejl, hnginquis mitth
ah orit
Galli/I, Romani nomine di^a U£ét.

£ à bado dice fpecificamente^


pili
che era nel foro Cornelio, cioè Imo-
la .

Romam va4e Ither :


fi veneris vnJe, re^ai»
ret :

Aemiliéi. dices, de regione via .

Si quihus in Terris, qua fimus in Vrhe^ re^


gabit
DOnna con bella ghirlanda in capo di li- Corit^itf referasme licei ejfe foro
no con le (ile foglie» e fiori, &
rab-di FUdetta Gallia,efiendoui i Galli Senóni,éc
bia : con la deftra mano terrà vn ramo di pino parimente i Boi) paiTati neiricalia:/& quiui ha-
con il fi:uttO}& con la fìniftra panocchie di mi- uendone fcacciati Tofcani (come habbiamo
i

glio di panico,di bacelli di faue, e di fagiuoli detto) & habitandouij cominciarono à poco»
Hebbe qufftaProuinciadiuerfì nomi» vno à poco à pigliare Romani
i ciuili coilumi de
de' quali fu Flaniinia,& diceii,che habbia otte non folamente del modo del viucrc, ma altrcfi
nutoquelìonoine dalla via falicata}óc radet- del coRuerfàre,&veftire,percioche vedendo
tara da C.Fiaminio Confole Romano, come quelli eder togati, anch'eglino pigliarono le
narra Strabene nel lib.5.&T.Liuionelp.del- toghe, che erano veftimenii de' Romani
le guerre de' Macedoni,dicedoi che Flaminio Vltimaraente fu (come narra il Biondo)
haucndofoggiogati i Liguri, &
fatto* pace co' chiamata Romagna da Carlo Magno,& da
vicini popoli,non potendo patire' che i vitto- Papa Adriano primo doppo la rouina de' Lon-
liofi foldati forteto otiofi,vi fece falicare, e taf- gobardi, per eflcrftataRauenna con alquante
da Roma pecTofcana, & per 1'-
fetcarc la via altre Citrà,& Terre vicine fcmpte per tutto il
Vrobria finoà Rimino. Fu poi detta Emilia da tempo de' Longobardi fedeliffimi al popolo
M.Lepido Erailio9Ìlqual fece vna (Icada, che Romano.
veniua da Piacenza a congiungerfi con la Fla- Si fa à quefta Prouincia la ghirlanda dì li-
minia. Fìi prima chiamata Gallia Cifaìpina, no, hauendo Plinio in molta rtima il lino di
pereffcre ftatà habitata lungo tempo d<i Gal- Fnenza nel libro 15?. ponendolo nei terzo
li»Boij,Inrubn,CcnonianÌ7Sc da altre fìtnili ge- grado di fottigliezza , denfiià , &i. nel &
fecon-
. . . .

334 Iconologia
fecondo grado di bianchezza ^ & al prefente braui(Timi'hUomi«i,'& famofì 1
La Rubbia vien molto lodata quella di Ra- Capitanijjcome Alberico Batbiano rcftituto-
uennada Diofcoridccome cofa notabile Le re dell'anrica difciplina militare in Italia, lo
.

f>annocchic di miglio, Sedi panico denotano Sfotza da Cotigoola, tanti MaKuefli da Cefe-
a ferrilità del paefe, quanto à tutte le forti di na,e Rimino» Polentanj,^ Louardi> & Ra- I

biade, & legumi, 6c fpecialmente migli> pani- fponidaRauenna,i Caluo ii,OrdeIaffi,gli A-


xhi,faue,&fagiuoli. fli»de quali il Caualiet Cofmo ViccgouernaVb*^
Il ramo di pino con il fruttcche tiene con la redi Famagofta; ouc per la Santa Fede dal.
deftramano, è per dimofttare la nobiliffima Turco decapitarojinfieme con AOorre BugNo-
felua di pini intorno a Rauenna,&: Ceruia che ne Goutrnaior Generale del Regno di Ciprio
e cofa tanto propria di quefla Pioumciam Ita- àj.d'Agofìo 1^71.
lia,che niuna cofa la fa tanto differente dall'al- Et iBrandoli&idaForlUMarifredi,& Mar-
trejquanto elTa.Onde Sifto V.di Felice memo- tino da Faenza, Vinccntio,& Dronifio Isluldi,
ria invna fua Bolla circa la conferuationfe di da Bieficliclla Generale dc'llalnuitnfTimaRo-'
quelle pinete, la chiama decoro d'Itàli^^ publica di Vcnetiaambidui Guerrieri farrolr
Ma per non lafciar di dire cofa, che tìotabil nominati dal Giouio,& dal Bembo de Re Ve-
iÌ3>& per dar occafìone ad altri porgendo loro neta: & molti generofi Capitani di quefta bej-
materia di variareà tnodo loro la formadi que licofiFamiglia dalla quale anco fonodifcefti
ila figura . lo trouo appreso Plinio lodati i Signori della Bordi};iera,g!i AlidofTì da Im» la,
Kombi,c gli Afpangi di Rauenna,onde Mar- iContiguidi horaMarchefi di B.'gno,difcefi
ciale di effi così dice nd 13. lib. di Guido Nipote d'Othone Magno, primo
'AiolHs in Aquorea quA crettitjpina Rauenn» Imperadore in Germania, huomini di grande
Non erit incultts gratior ASparagis llima,e valore^ & altri, che laflo per non efii»
Racconta anco l'abbou danza delle tane, tediofo. •

4chc fi trouano quiui,& di loro cosifauella.


Cum comparata riiìHus t»is or»
MtUaCHS^jiibeat CtocodilM angu ffa,
Meliufyue'Ranéi ^arrinnt Rauuenates
LOMBARDIA.
Vi fono ancora
«quali
le viti fertili di
ne fa mcmione Marco Vairone
FaenZ^,delle
iib.i. e
VNa donna veflimento
bella, graffa
fia di
& allegra
color verde turio frc-
il fuò

i.dereiùflical
, .
giiito d'oro, & argento, con i ricami, & altri

Et gli ottinrtiie genetdCì vini di Cefena,'fé beh ricchiffìmi, e vaghi adornamenti : nella deflra
ne poflono éiTere fuperati in^altri luoghi pro- mano tenga con bella gratia l'Impeiial Co-
dotti, ma gli antichi gli r^pofero tra vini gene- rona d'argento, &
conia finiftra,vn bacile
rofìjcomc fi legge apprcfflo Plinio nel lib.j. al oue fìano molte corone d'oro ducali appcgia-
•cap.ó.'&Mecenatene'faceuj gran ftima,e pe- toal fianco, e apptelloi piedi dil dertro lato
rò furono chiamati Mecenatini . Onde non fia il Pò fiume, cioè yn'hupmo ignudo, vec«

tcrreiper errore far nella^hirlanda compatire chiccon barba lunga, longhi, e (tefi capel- &
«alcune foglie di vite. li» coronato ài vna corona d'oro . Oucro per
Potràffì anco dipingere il Sale,che d a Pla- Variar quefta figura fiala tefìadi toro con vna
tone nei Timeo fu detto caro,& amico à Dio, ghirlanda -di pic'ppa, appoggiato il fianco, o
&c nel %
della Iliade fu da Homero chiamato braccio dcftro fopra vn'Vrna, dalla quale efca
diuino, &
di cui Plinio fcnfTe^uell' antico Pro copia d'acqua, Se che fi diuida in fcrtc rami,
utib\o»Sale mhil vtilius, il quale fi fa à C^tuia &
con la finiftra mano tenga con bella attitu-
in tanta cqpia, ohe-fi.partccipaad altre ptouin dine vn Cornucopia
cie,&-mi parrebbe non difdiccuolcche nere- Ha hàuuro quefta nobiIe,& bclliflìma Pro-
aielTe in mano,^ in altro luogo in vn vafo* uincia diufrfi nomi fecondo la diuerfità de*
che rapprcfentadc lamaoIica,chefi fa in fin- tcmpi,& il primo fu B anoia Gallia Cifalptna,
^olarlodern Faenza-, & anco eflaper vna parte Gailia Togata , Fcl-
E fih»Iméte,okrele foptaderte cofcpotreb fina,Aurelia,& Emilia.comcnfct fce Catone
hch ancofare armata per attribuiile virtù mili in hbio Origìnum» pofciafùdeiia Longobat-
«as^e, bauendo:prodotto.per io tempo ,palIatOj dia, &bora Lombardia*
io
I
. . -

m
.

Libro Secondo.
o M B A R D A.
Villaggi>& fontuofi Cafl:elli,magnifi^
centidìmiedifiti) publici, & priuatis
dentro, & fuori della Città, fiumi ce-
lebri, fonti, ^ laghi di grandiffima
confideratione, valli, piani,& monti
ricchi di tutte le gratie della natura».
Òi. detratte .

I lauori d'oro, &


argenro, ricami,
& vaghi ornamenti fignifìcano
altri

la magnificenza, lo fplendore, la- &


pompa de popoli di quefta Ptouin-
ciaj li quali abbondano di ricchezze^
& artincijtdi nobili lauoti conforme
al merito della lormolta gtan nobili-
ta, gran vitrù>& valore..

Imperiai corona d'argento dirao--


fìra l'illuftre dignità, honoranza;- &
di quefta PtDUÌncia,nceucndoil Re
de' Romani in efsa iadeita corona dì
argento quando viene in Italia per.
incoronatfi, percioche, come rifeti-
fcono i Dottori nel cvenerab.de ele5}..
& la glofa nella Clemenrma prima,

fuper verino vefligpjs de iureiurando; dii.


tre diuerfé corone la Maeftà deiritn»-
peratore fi corona..
Io non mi emenderò a dichiarare per qtial Primieraméte quella di ferro riceue dall'Ar—
cagione habbia hauuto li fopradetti nonni per ciuefcouo di Colonia in Aquifgiana,poique-.
non edere tediofe,mà folo diiò. perche fi chi^- fta d'argento gli vicn data dall'Atciuefcouo di
made Bianora, che fu il primo nome» che ella Milano,& la terza d'oro gli vien data dal Som
h3ue{Ie»come anco perche fia ftara nominata mo Pontefice nella Chiefa di S. Pietro di Ro-
Lombardia, che e flato IMrimo nome . ma,delle quali quella di ferro fignifica la foitez
Dico dunque, che trafle primieramente il za con la quale deue foggiogare i ribellid'altra
nome di Bianora da Ocno, Bianoro vaiorofo d'argento dinota la purità de'cofìumi»& le
Capitano de Tofcani,i! quale p.ìfsandol'Apeh chiare attion i,che deuono eflere in tutti Prin i -

nino s'infignorì diquefto paefe, fecondo che cipi-, fvltima d'oro Cgnifica la fua preminenza . .

riferifce Catone nell'Origini» douc dice in gfufìitia. Sii potenza fopra tutti gli altri Re,
Gallia Cifp aduna, olim 'Bianora k viilore Ocno . & Pfincipi temporah del mondo, fi come l'o-
Longobardia da Lon
F-Ù.finajraente -detta i ro di molto auanza tutti gli altri metalh. Ma
gobarJi che lungo tempo tennero la Signoria meglio mctteJT nella del^t'a mano della.
farà di
di t(sì Regione, bora dicefi Lombardia» per Lombardia la corcna Imperiale di ferro, non
maggior dolcezza della pronunria d'Argento: erra la fudetta glofa nella Clemen-
Eella,grafsa,allegra,&' veftita di color verde- cina,yeg'gafiGirolcmo Vefcouo Balbo Gurcé-
fi rsppreCcnta.pcr cfsere hiiomini di quefta
gli che fa dell'Incoronatione à Car-v-
fc nel trattato
~Prouinciaamoretioli,conucrfeuoli> &
molto lo V.Mmperaiore uiium Imperatorem fri'>
.

dediti a'ii folazzi della vita, godendo vn paefe mum argento coronari deinde ferro
-, Longo» m
quanto pofsa efsere ameno,fertile,abbódante bar diA ohm Callta C ifalgina .. Il Coriolano.
di viuere.di delicie,& di tutte le cofe,che fi ri- màtiene che nella fuaPatriafidàla cotona di.
chiedono al felice viuere degli habitaiotijoue ferro Imperiale à gl'Imperatori, Non èdatra--
fouQ molte Città grandi,fam3fe Tctcc>.infìniti l afsate l'Autorità di Frate Onofrio P.anuino€^c,f

Comit' /
1
, . . ..

J3<5 Iconologìa
Comìtijs Imperator^fy dou« tratta della Coro- ma nobiltà dell^origtne fua.
na ferrea Imperiale. Rex Romanortim primo Vi è anco diMantoua,diParma,diPiaccn-
u4quis grani ab ^irchiepifcopo Colonienfi corO' za,di Ferrara, &
hoggi ha quella di'Reggio>&
natur diademate Regni Germanici^ qmd corona Modena^ de* quali qu:^nto fia U magnificen-
Coronam fecundamt
argentea dicitur. inferins. za, la grandezza, &c lo fplendorenonfolodi
quamferream vocanuMediolàni a pofleriortbtts quella Prouinaa: ma di tutta l'Italia è noto à
Imperatoriùus affumi folitam .In oltre ptoua tutto il Mondo.
che Earico Settimo primo Impetadore
fu il Le fi dipinge à canto il Pò, come cofa nota-
adeflete incoronato con la corona di ferro in bile di effa Prouihcia,il qual pafsando per mes
Milano nella Bafilica di Santo Ambrogio da zo di apporta infiniticommodi, e pia-
efsa, gii
Caffo Turriano Arciuefcouo di Milano T- ceri,&: è celebre per lo fulminato Fetontcche
anno del Signore M.CCC.XI. e non Cor- in efso caddè,& fi fommcrfe,come dkiinamé-
rado primo come vuole il Corio che>nella pri- te lafciò fctkto Ouidio nel fecondo libro delle
ma parte, inettamente lo pone fotto ad Otho file Metamotfofi in qucfti vcrfi
ne tetz9> tralafciato Enrico primo-, nomina di At p6aeU»ruùtos_fiammaptpuUnte eapillos,
Imperatori Enrico fecondo in ve»
pivi altri tre Voluìturin prtLcep^t longoque per atra traCif*
ce di tetzojLottatiofecondo.Saflbnc,6d Otho- Ferfur.vt interdumdeCoeto fiella ftren»
ne quarto, che non furono mai incoronati in g«* fi non ctcidit, potuit eetidijps vìderi
Milano-, fi concradice l'ift^flo Gorio quando §itiem proculày patria diutr/hmaXi?nM Orbe.
fcriucche Corrado fecondo fùccedeffefubito- Excipif Erida»t*s, fttmantia^ abluit era

ad Othone terzo, e tralafla Enricojche lo fé eC- Sì fa aiico coronato il detto fiume, per ef-
fere vn pezzo doppo confondedolo con Enti- fere il maggiore d'Italia , raccogliendo nei
co fecondo di Francia-, e viene anco à variare fuo grembo le ricchezze di molti altri fiumi,
nelle vite doue mette Ottone terzo. Ottone perche il Pettarca nel Sonetto 143. cosi lo
quarto, EnricoDuca di Bertagna, à cui fa fuc- chiama..
cedere Corrado primo, e poi Enrico fccond©^ Re de gli altri fuperbo altere fiume
terzo,& quarto.Cócludcii Panuino-chelVlti- Anzi percfscre nonfolo il maggiore d'Ita-
mo Imperadorc, che s'incoronò di corona dì lia, come fi è detto, ma per non cedere pun*^
ferro in Satìto Ambrogio fu Gifmódo figlio di to alla grandezza de' piùfamofi del Mondo,
Carlo quatta incoronato da Bartolomeo Cz* cioè del Nilo , cdell'Iftro . Lucano nel liUz-.
^ra Arciuefcouo di Milano . Sognano quelli
cosi dice
che s'imaginorno li primi Imperatori cotonati
di ferrojCefate, Ott3Uiano,o Traiano: anzi §^odq', magis nullum tetltts fé filuit in amnem»
molti d» loro Trionfanti furono più tofto coro- Endanus fraHasque euoluit in Aquorafiluas ,
Uffieriamque exhamit aquis . Httnc fabula pti~
nati tanto d'oroi quando d'alloro perchp ba-
ucuanocol fecr»foggiogatobeIlico(i Regni.
mum .

populea fi,uuitim ripas-vmbrafie corona :


Le corcme d'oro Ducali nobilitano- anco, Cuf?tqu« iiiem prontim tr'anfuerfo ìtmite ducens»
Se inalzanoqueft^ fópra tutte i'akcc prouin- Succen-^it Phaeton fiagrantiBus-nher a loris ,
cie d'Italia , dimoftrando ch'ella- abbraccia, Gurgitibus raptis penitus tetlure petufla ,
& in fé contiene piùfamofi< Ducati, coms <ìt- Hunc habHÌjfepares PècsbeisigafbKSvndar.
Milano ^ Non minor hic. Nilo, fi non per pian.", iacentis
Vi è anco l*anttco>6cnobile^DucatO'di Tu* Afgypti lybicas ÌJilusflagnaret areaat,
wno,doueh3ueuanoil fuofeggioi Duccht de* Hon minor hit Ijlro , nifiqtioddn a permeai eritnr'

Longobardi (fecondo Paolo Diacono, Bion- Iffer, c^/uros in qu&libet eqnora fmfs
Aceipit, <^ Scjfticatexitnin fo'ns in vnJas» (yr.
do,&: Sabellico^ &hoggi è poffeduio con ot-
timo, &giufti (lìmo gouerno dall' Altezza Sc- E come fi èdetto,fi potrà dipingere qu?ftn-
rcniffima di CARLO EMANVALE fiume con lateftaditoroconle corn9>pcrcio-
Duca di Sauoia, veram«i^te Ptencipemerite- chcfcome narra Seruio,& Probqjil fuono,chr
uole di maggiore, acquai fi voglia- (tato, pc'c' fa il corfo di quefto fiume, è fimile al muggito-
eflcr egli di fingolar valotc, &c tifplendente. de' buoijcome anco perche le fue ripe fono in—
di tutte le virtù, come anco celebre di glo. curuateàguifa di corna.
Eioia fama» per la ^s%n4czz^y^ auùchiflì. II Còraucopianella guiCfi»che dicciii \-^l<;ni^''
. .

Libro Secondo
337
ficaTabbondanza grande caufatada quello quti luoghi tocchi da lui fertiJiJìmi, diuU &
celebre fiume> eflendoche nel tempo della dendo la Prouincia in due parti con fette
CanicoIa,come narra Plinio nel lib.j.cap. r5. bocche entra nel mare Adriatico con tanta
quando su l'Alpi fi ftmggonoljBneui, ingrof- copia d'acqua.che fconie dice Plinio nel luo-
fandofi^ 6c fpargendofi d'incorno lafcia poi go citato^ fa fette raari

MARCA TRIVISANA.
gli Euganei) pofcia da gli £Qeti>& da
rroiaoi che dopo la rouina di Troia
con Antenore in Italia paffòrno.
Ella di prefente contiene in fé no-
ne Città principali, le quali tutte
hanno il loro Vefcouato, oltre le
molte Terre murate>& Caftella, che
VI fono, &c oltre il gran numero di

villaggi, non folamente per la graf-


fezza del terreno, il quale è fertiTiffì-
mo:ma in gran parte per lo (ito ame-
ni(Iìmo>fi che fi puòragioneuolmea
ce dice, che quella bellezza che nel-
l'altre Regioni d'Italia fi vede per
la delitioCa coltura de gli babitato-
rijinquefta folamente fi vegga per

l'opera dellagran maeftra Natura»


che così rhàvolucafabricare.
Le Città fono Vinegia, la quale è
capo. Se Signota della Prouincia,
Vciona, Vicenza, PadoU3,Treuigi>
Ceneda, Belluno, Feltro>& Trento,
che è po^lo alli confini di Gerraa*
nia nell'Alpi, dalle qualli Città in o-
gnitépo,& in ogni età riufciti fono
I
molti buomjni illuftti in lettere, &
VNa Donna
leggiadra» &
bella, che
habbia tre faccie,h3uerà il capo orna-
in arme,che longo farebbe il

ne,pofciacbe nelle Hiftotiejche fi veggonoin


farne qui métio-

to a guifa di Berecinthia madre de gli Dei luce delle cofefeguitc iiiltaliacosinegiian-


antichi, di corona turrita con otto torri d'in- fichi, come anco ne i moderni tempi titro-
torno,& nel mezzo vn a più eminente deiral- uanfi in più luoghi defcritti i loro fatti illu-
tre,(àtà veflita fotto di color azurco^haucrà v- ftri, 5i copiofamente raccontali, tra* quali fi
na fopraueftcò mantodi oro ricamato di fpi- può valovofo nominare Ezzelino da Roma-
ghe,e fregiato di yerdeggiàti,e fruttifere viti • no, il quale fé ben fu tiranno, fu però huo-
Starà à federe Copra il dorfo di vn'alato movalorofo nell'armi, e gran Capitano»
Leonctertài^ deftra mano appoggiata ad v- Si potrebbero anco annouerate gli Sca!i.|^e-
na quercia» dàlia quale penda vn roflro ài na- tempi padati furono Signori di
ri.che già per i

ue,ò di galea,& con la fìniftra mano tèga con Verona,di VicézSiC di molte altre Città fuori .,

bellagratia vn libro,&: anco vn ramo d'oliuo. ài qucfta Prouincia, i Carrarefi Signori di Pa-
La Prouincia di Venetia,che da Longobar- doua,iCamnefi Sign. di Tceuifcdi Ceneda*.
di Marca Tnuifana fu detta, per hauer eglino di Feltm,di Belluno,& tati altri valorofi Capi-
porto il feggio del Marcbefato nella Città di tani <\i miluia,vfciti di quefte Cittàicna perno
Treuigir e Prouincia nobjliffìma al pari d'o- patere:,che fi faccia eipulaiione cól'airre Pco-

ani altca> che fia nell'Italia, habitata giada ilinGÌc>ciuì


'
gli tralafcierò, fi come anco i piii

Y nio-
. .. . .

33^ Iconologia
1
moderni* che nelle guerre fatte» foftenuce & nell'armate di mare» con le quali elTe ha otte-
dalia Signoria de' Venetiani in quella , 6c innuto vittorie fegnalatidìme inognitépo per
alire Prouncie hanno dato manifefti fegni numero grande de' nauilij,& galec»che può
il

del lor valore, £c del loro nome hanno lafcia* fare:& fi è Tempre fcruita
di Prouincia cosi d*-
toimmorcal memoria. huomini di battaglia per arraarle,trahendone
Quanto a( fìtOipofciacheella è rincbiulatra fempre di efla quanti gli fono ftati à baftanza
la Lombardia^la Romagna>& il Mare Adriati- per ogni
gràd'armataicome anco per ogni fot
coiil Ducato del Friuli>& l'Alpi Treuifane>che te di materia
neccffaria per ilfabricare»& ar-
dalla Germania la Teparanoi efTa è dalle parti meggiare i Iegni,e(sédoin
cffà Provincia mol
del Settentrione montuofa: ma nel rimanete ti bofchi d'arbori àcotal fabrica
bene appco-
pia' a) fé bene ripiena di vaghi &ben colti pciati,& fpedalmcnte
nel Treuifano, douc fi
colh}da quali fìcauano delicatiflìmi vini» & vcdeà gran commodo della Republica il cele
. Dal piano poi«che amplif-
iaporitiflìmi frutti bte,& famofa bofco dalla natura prodotto»
(ìmo fìfcuopie nelPadouano>nel Treuifano» ne* colli del Montello tutto di altiffimcgrof-
nel Cenodefe adai più» che nel Veronefe«& fe,& dure <iucrcie,lungo dicci miglra,& fei lar
nei Vicentino» che per la maggior parte fono go,daTrcuifi lontano dieci miglia,& dalle la-
territori] montuofi» &
nel BeIlunefe,FcItrino» gune di Venetia venti» fi come nel Bellunefe
& Tridentino» che fono poili tra monti adai altri bofci di altifiìmi abetti,larici,6c faggi per
angudi, &riftretti> & però fono più feraci di fabricarc antene, arbori, e remi, &
nerVero-
vino» che di grano. nefe, Viccntino,& nelPadouano grandifltma
Si rappcefenra bella» &
leggiadra con tre copia di canapi per far le vele» le gomene, &
faccieipercioche veramente è bellidìma que- ogni altro necelfario armigio
lla Prouincia, come anco per alludere al no- t Oltre che in quella iftefsa regione ne imon
me di Treuifi,ò Treuigiana Marca li difopra,che fono nel Vcronefe,nel Ttenti-

Si può ancora dire>che per tale fìmilitudine noi& nel Bellunefe Ce ne caua il ferro in tanta
da fomigiiante all'imaginc della Dea Ptuden quantità quanto può badare per rendere per-
S;a»checofìdagii Antichi era fìgurata* la cui fetta tutta la £ibrica dello armamento marina
virtù nel Senato Venctiano particolarmente refco ,quale neirArfenalc di Venetia con
il

«luce grandiffìma copia di eccellentiffimi Maeftri


La corona Turrita nel modo, che dicemo, dei continuo fi tratta.
dimoftra per le otto torri le otto Città foggct- 11 libro che tiene con la finidra roano,figni
Ut&c la Torre nel mezzo più eminente dell'ai fica,nó folo gli huomini celebri nelle lettere :
ire rapprefenta la Città dominante ma ancora «Inobilidìmo dudio di Padoua»fe-
coior azzurro del veftimento>denota l'in
Il condidìmo Seminario di ogni vii tù,che quiui
timo Golfo dell'Adriatico mare»che la bagna» fiorifce» dal quale fono in ogni tempo riufciti
& che da i medefimi Signori è dominato fapient»fl[ìmiTheologi,Fi!ofofi,Medici,Iurif-
La fopraue(le> ò manto d'oro ricamato di confulti. Oratori, &c infiniti profcllori delle
fpighe, & fregiato di vcrdcggianti,& fruttife- Arti Liberali , che hanno apportato Tempre
che nel grano
re viti dimoftij nel vino,chc & fplendore non pure alla Prouincia,màà tutta
e(?a produce» ci fono accumulate gran ric-
l'Italia infieme.
chezze. Il ramo d'olino che tiene infieme con il li-
Siede fopraildorKo dell'alato Leone per al- brcfignifìca la pace, che ghconferuail fuo
feldere alhnfegna delia Republica di Vene-
Ptini:ipc,& Signore.
tia.
Il tener man o appoggiata alla quer
fa detta
cia,dalla quale pédailri^ftrodinauesouerodi 1 R. 1 Y L I.
galea dimoftra,chequeìla Prouincia è forte»
& potctiflfìma in Italia>& per terraj& per ma-
DOnn
a vedila d'habito fontuofo, va-
rioV con vn cadella turrito in teda , Ct*-
&
re matienc in fc quella grSc lezza>ehe da tutti i. come fi figura Berecintia.haurà il braccio de-
Precipidcl Chriftianefimo \^ien molro (lima- liro armato convna lancia in mano, &: cU.
ta, de infieme tenuta,&-rifpev tata per il domi* infieme tenga alcuni priuiltgijco'figJIl' r^'
irio»che eiU bà di qucfta Prou^ "cia^pcrcioche denti..
,t\'.
. .

Libro Secondo. 33?


R I V L I.

tifone.altri quieti,& nauigabili, come


ilTiraano, la Natifla, il Lifon2o,& al-
tri: ne' fiumi,& ne' laghi, &
altre ac-
que fi pefcano varie fpetic di pefci,dc*
quali ve ne ha molti,Ò<: booiilìmi» co-
me lamptede» roarfoni, cemoli,& an-
co ttute,8c di queftc put'anco piij d'v-
na forte, poiché di bianche,& rolTe fc
ne trouano a(!ai,pet lafciare i gambe-
ri,che in gran quantità tutto l'anno fi
&
prendono, oltre il pefce roaritimo,
che da Marano, &
da Monfalcone
luoghi del paefe fi conducono à Vdi«
ne. Se alcune per i'vfo de gli habita-
tori-, ne minor diuerfità fi troua anco

nella terra iftefsa, efsendouene,di leg-


giera* di graue, di mezzana di piti, e
dimeno fecondità.
L'babìto fontuofo, &
vario denota
la diuerfità delle qualità de' Signori,
di che quef^a Prouincia è habitaca.
còme fi dirà.
Semette la corona di torti in can
le
pò, perche in quefta Prouincia vi fo-
no moiri caftclli,& alcun e torti fitu»-
te d'ogn'intornofoprai monti, e colli
Starà appoggiata ad vna grandette fecon- del
paefccomencfavedcVirg.nel ?. della
da vite» & à fedet Copra due corni di douitia Georg, dicendo.
incrocicchiati} l'vnoda vna banda pieno di
ogni forte ài fpighe» grani* rifi migli, fimi- &
Cujiella i» tumulis, ^ lapidi fstua Tifnaui
Le quali poffeggono giutifdittioni feparatc
ìii l'altro dall'altra parte pieno di ogni forte con nobilifsirai prmilegij,&: di Imperatori An
di frutti di arbori. tichi,& di Patriarchi d*Aquileia,ch'vn tempo
Terrà nella finiftta mano vn libro, & ne' ne furono padroni,&; finalmenre anco del do-
piedi coturni fimiìii quelli di Diana,
i ap- & minio Vencto,ch*hora poffiede quafi tutta la
preflbd'cilì vifarannocannuccic,& giunchi. Prouincia, e certo quefta qualità e molto fin-
Sono tante, & sì diuerfe le qualicà, & con- golatin leijpoiche fi numerano fin'à fettanta-
ditioni,che fi fcorgono nel Friuli, che fi po- duegiurifditrioni, le quali hanvocein parla-
trebbono con iongo difcorfo dite ma con :
mento, che è vn confìglio vniuetfale, il quale
vna piccìola figura in difcgno non mai bafte- fifa ogn*anno,vna, e più volte alla ptefenzà
uolmente efplicare, percioche nel circuito di del Luogotenente generale refidente in Vdi-
dugentO) Si cinquanta migliai che lo com- ne,oltre à molt'altre, che no v'interuengoao,
prende, fi trouano prima altilTime balze. Se oue per taraffetto fi vede chiaro.che le fi con-
dirupate} poi monti mcn'a{pti,& più vrili per uiene la detta corona di torri in capo* come
gran copia di legni, &
per paftuta d'animalii anco ben il dimoftra Virgilio nel ^.dell'Enei-
indifertili,& ameni colli,& finalmente gran- demolendo fomigliarequeftaProumcìaàRo
dillìm3,&ampij(rima pianura, chefiOende ma,e nò per altro ciò fece.fc no per i fette col-
fin'al mar Adriatico. In quello fpatio fono» lische in efsa Ciuà fi rinchiudono,cndc difse»
& torrenti, Se fiumi» & laghi, Se paludi, Se §IumIìs Berecyntki» Wàttr
poni di mare)& di fiumi» altri (ono mpidi, e^ Intéihitut \emtu Phtygias turrita per Vries
velcici,come il TagUamcnto, il Tuiro,e*l Na-' Il che tanto più cóuienCperche cefi fi vie
Vi ne
. . . .

340 Iconologìa
ticleggiadramente ad efptimete anco la Cit- de volte le fé dia tregua 9 non fuole (edendo
Mctropoli,& il capo del
tà d' Vdincjch'ora è la debitamente lauoiata defraudare la fperanza
Friuiijcontcnédo in mezzo ai Te vn erto colle, dejl'agricoltote.
& fopra d'elfo vn grande,& molto tiguaideuo Genera pariméte tutte le fotte de' frutti d'-
le caftello onde fìfcuopre tutto ilpaefepcc fi- alberiti ad ogni atti£lcio,che in quefto ge-

no alla marina. '
nere vfat fi puòjsì ancora alle piate peregrine
braccio armato con la lancia, e priaitegij
11 fi proua per ellèrc molto arrendeuole,intanco

dimoftrano,chele fopradctte giurifditioni fo- che e per copia, &


per bontà Ci può agguaglia
no in obi jgo à tempi di guerra <M contribuire re à qualunque altra) oc pur di fopra a molt'aU
alcuni caualli co huomini armati per feruigio tre ancora) come ne rende teftimonio Atbe-
del PrencipCiche perciò han pduilegij.comc neo nel lib. 3 .che parlando de' pomi»cofi dice.
banhauuto anticamente (come s'è detto) da Ego vero, viri amici^maxime omnium ea malot
Imperadori,& altri qua RomA venduntur, Mutiana dt^éty fum ad-
Sta appogiata alla verdeggiante,e feconda miratus qtiSiex quodam pago tn Alpéus Aqfù^^
vite, perche la qualità de* vini è tanto abbon- lei<i confiituto afportart dtcumur j|

dante in quefta Prouincia,ch'in effi confifte il Il libro,che tiene con la dedra manO)ne dK^
maggior neruo delle fue ricchezze,petciochc moj[lra,che quefta Prouincia è fecóda di belli
bitte la quantità fufficientc non fole per i fuoi ingegnijli quali)in profa^^: in vetfO)& in tutte
popoli: ma per gran parte ancora dcll'Alema- le facoltà fono ftati celebri,& ne gli ferirti loro
gnaj&di Venetia, fono talmentenominati, hanno lafciato nobilidìma teftimoniàza della
& pretiofi, che Plinio nel hbro decimo quar- loro dotttina , come fotono i Paoli Venetif

to al capitolo fefto difle. uiugufìa Ixxxij. annos Diaconi,gli Albetti,i Moronia,li Amafeiii Ro
Pueino retulit acceptos non alio vfa . gigni"
vitói. bertcUi) i Deciani)i Gratiani.i Cortoni,iCan-
tur infmu Adriatici maris non proettlà Tima- didi,i Sufanj>i Luifinisgli Aregoni, i Rorai,gli
uo fonte faxeo colle ì maritimo affiatupaucas co- Aftcmij.i Paribenij, i Valuafoni,i Frangipani»
quente amphoras>nec altud aptius medicamemis
)- rj.. -/r-,..-jjj,..-
& s>',xti infiniti, per lafciar da pane quelli>che
j /-j--^^. ^„/-_
indicai ur. Hoc ejfecredidertm quod Graci cele
_
fonoinvita»
brantes miris landìbus Pitìamn appellauermt, Bi per edere opportuna alle cacciaggioni» le
ex Adriatico pnu fi mettono pet fuc diraofttationi coiutni,coroe
Non mi efìenderò a far mentione d^' luo- quelli diDiana)e finaltnenie,perche nella par
ghi in particolareimà folo ditòicbs iì vino del te fua Auftraie terminan acqucsC paludi, fé le
Vipaco non lontano da Goritìa ha virtù di fingono a* piedi le caniiccie,& 1 giunchi
rendete le donne atte alla generationcsondc
nella vicina Germania, che tutto quafi ve
raforbe,ènatoil Piouetbio. Fipocher che»'
CORSI C A.
der inocher . DOnna di afpetto tozzo fopra dì emineiw
Siede in mezzo a' due Gornucopij come di- te fallo circondaro d'acqua, in capo ba-
ceitìo, pcrcioche è comune códitione di pro- uetà vna ghirlanda di foglie di vite,fatà arma-
durre tutte le forti di biadC) lcgumi,e per iìno ta)& con la deftra mano terrà vna corfcca,diit-
a* rifi,che fé bene non rende quefta terra tanti la parte deftra vi farà vn cane corfo: roà che
per vncquanto le fcrtilifsime>tutta volta in al fi a grande, òl in vifta feroce fecondo cbo nar-
cuna parte di lei no cede àmol'alrre: màque- ra Plinio Jib. 3. capitolo quinto.
fto è marauigliofo in ena,e fé le può afcriuere La Cotfìca è Ifola nel mar Liguftico, & fu
à fingclar fertilità, poiché in quei medefimi primieramente nominata da Greci Cyrnui,
campi, cue le vigne porgono le loro vue,fi fe- come dimoftra Strabene libro quintc>òc Vir-
raina il fotmento, e doppo quello il migtico- gilio nell'egloga p. quando dice :
uero formenrone,dcue tutte tic quefte raccol Sic tua CyrtiAas fugiant examina taxos .
te fi fanno in vn'anno rocdefimci di maniera, E vogliono ale uniiclieacquiftafiequvfto no
che,fe in altre regioni la terra produce più gta me da Cimo figliuolo d'Hercole, e fratello di
no , ha bifogno poi di ripofarfi , ne fuolc in Sardo,il quale pailando dalla Libia à quefto
quell'anno ifìedo d'altre biade caricar i gta- .luogo,e quiui f ermatofi volfc, che da lui folle
nsicfe! padrone: ma quefta con tutto cheta- conquefto nome addimandato,eiTendo che
pri-
. . .

Libro Secondo» 34i


Q O R S 1 G A.

Uubi ferumqni caput contolor vmt^ra


ìeuat. •

Si rapprefenta di afpetto rozzo,


percioche gli habitatoti di quefta
Ifola per lo più fono di coftumi po-
co ciuili, che cosi dice Strabene nel
hb.f.
Si dipinge, che fi^a armata» e che
con la delira mano tenga vna corfe-
fca,per effer tali armi molto vface dal
li Gorfi, Jiqualifono (limati buoni e
valorofiibldati.
Le fi dipinge à canto il cane nella
forma,che dicemo, percioche dell'I-
talia, quiui fono gli maggiori, piiì &
feroci contra gli animali , li quali ne
vanno in moiri luoghi ftimatiafiai
per la bontà,ferocità)e bellezza loro

Dd Signor Gio: Zaratim Cajlellini .

LA Corfica Natione feroce da


Carraginefi fomentata molte
fiate s'oppofe con valore all'impeto
de Romani . Fiala prima volta ridot-

ta fotto il dominio loro da Lucio Sci

„„,^^^^^ pione Gonfole figlio di Barbaro fi


priir.a era delta Terapne» come narra Nicolò come apparifce nella fegucnte infcrittione in-
Perotto tagliata in pietra di tufo con carattere afiài ro-
Pofcia fu dimandata Cotica da vna donna zo, di ftile totalmente antiquario,ne più anti-
cofi chiamata, la quale era paflata in queft'Ifo- ca memoria fopra terra fi vede in Roma che
laà cercare vn fuo vitello perduto, &
ritroua- quella di Caio Duilio, &
quefta che fu ttouata
to]oquiui>& aggradendoleilhiogo, vi fi fer- l'anno. M.DC.XVL
mò, e tato piacquero gli fuoi coftumi alli roz-
zihabicatori, che nominarono l'Ifoladal fuo HONG GINO ?|>01RVME COSENTIONT. R.
nome. Altri dicono che ella fulTe così nomìna- DVONOR.O OPTVMO FVISE VIRO
cadaCorfoquiui fatto da Corfo valentiffimo
<|VCiOM SCIPIONE FUI OS BARBATI
buomo, quale lungo tempatcnrie la Signo-
il

ria di quel paefe>& fràitjolci, che fcriuonodi CONSOL CENSOR AIDI Vf S HTC FVET'A
'iueft'ifbla, Dionifio dice, che ella acquiftafle HEC CEPIT CORSICA A^ERIAC^VE VRBE
lì nome drCoifica dalla gran moiiitudme del-
DEDET TEMPESTATEBVS AIDE MBRETO
le cime de' monti : percioche quefto nome
Gorfo in Greco,& io Latino denota le tempie B commune opinioncdi feiteratiche non
de* capi, come fé diccffc i'ifoia delle'tempie vi fia regolata teftura di parole, fopra di che il
de'monii. ,
Signor Gio: Vittorio Rofci poflefsore di vaue
Dipingefifopra l'eminente fa(ro,pcrche que- dottrine, fcienzc, & hngue in vnafua latina
fìa Ifola è molto mal difpf fta à coltiuare , si cofifcrifseàmeGio:ZaraiinoCsfttIlini. Rn-
per ifaffi> come anco per efferui altiffimi luo- tiofermonis omni fere lege foluthoc liberi . Ma
ghi, come dice Rucilio ne! i.jib.-dci fuo Itine- io la trono ftà termini ragio neuoli riftretca, de
rario cefi ne criuovna bene ordinata conftruttione di
perfetto fcntimento incori! suifa.
Y ^ Rttnt
. ,

542 Iconologìa
Huae vtium pittami cn/iwitint Remsm
re dell'antico Padre Ennio con moltogiuditio»
Bonerum tptitmtm fuijft virum
Luemm Scipiomm . Fiiius Barbati^
& efquifita eiuditicne renicuifce li iragmen.
ti di quel poeta nella priHina lettura in quefta
enfiti, Cen/or, Mdilis, hic fuit
MMe$pity Coricata, AUtUmqut Vtbtm
forma di parole . Pelerà f^enus . O Rtmule
J>ttiitTemptJl4tiiks idem merito. Romole Toluis Viltis. atluerfabamur. InF^gftm
Polgas,
Fu Lucio Scipione Confole l'Anno di R,o- ExptElanttVeluti Coftfoiquom mittere fìgnum
ma 45?4. Ma per l'ofcura maniera di quefta in- Folt. Quintiliano lib.i.cap.4. roetic Isiotrix
fcrittione, è neceflario prima ch'io palli alla Jdecobd . Vittorino oHetuò nell'Orthografia
notitia Hiftorica«& al particolare di Corfica > Ptacolon yro piaculumt [onos prò funus ; Oc io
trattenermi in punti grammaticali* à dechia- ho veduto in tauole di mettalio & di marmo .

ratla con ragioni , Si adifcorrete fopra alcuni Detolerit, SorticoUm. Flouium. Riuem. Ar-
motiui di curiofì antiquari) .. down Aquom fuit . egmm adtmito,pro equum
.

Honcprohunc.O. per V. trouafi fpefTo nelle nella Isgge iudicaria . in Lucretio lib.4. Volta
antiche memorie latine Romane Sont prò parentHm.i.yuhus , Per lo contrario vfurpa-
.

fnnt, TaboUis popliceis,pro tabults public is. lUoc uano anco TV. per. O. EpifluU prò epifìolot
proilluc, Diuom prò diunm nella or^tione di fumes prò fontes ^ Nftmefjctator prò T^omett'
Claudio Imperadore in mttzWo Hercoli prò clator» fuboles prò foboles» Tarquinus contun'
.

HtrctiUaéiìa bafe rotonda d'Auto Kutilio*,6c £ia perannostproterquinosofjnost nel monu-


Aldo Manutio vuole che fìa migliore Ortho- mento di Mandrofa in Roma
fotto ilCon-
gnfìa. P^olcafìust che Fklcanus , Si legge di più baflì, circa Tanno
folato ài Faufto ne tempi
nella prefente Cofertttoni prò confemiunt . Z.«- Nota Fuluio Orfino fopra
del Signore 493.
il Calendario Runico
tiom prò Lucium FiUos prò filius . Confol prò
. Ouesiundunh prò fon- .

Confai, 6c Confol vedefi nel marmo di Caio denti frundtm prò frondem,frumem profron-
Duilio in Campidoglio Vello Longo nell'- tem: mettemopiii efempij infìeme per mag-
.

Ortografìa dice che gii Antichi hebbero v- gior certezza , e ficurezza >che prona piiì iV-
gualmente confufe le lettere» o» Se v^ Cofìfol Coi &
la confuetudme» vno o due pottiano
fcriueuano per Ojma leggcuano per WtConful, dar fofpetto di cofa fatta à cafo > onero d'i-
Antiqui dtque confufai 0, &
v, litteras hahut- nauettenza di chi li fece > ipecifìcamo gli
re nain Confol fcrtbebant per 0, cum legerent
.* Autori, gl*Imperadori,)ConfoIati> gli anni,
ferVtConfui. SeptonuntiafleroCo///»/ quan- & i Paeu acciò fi vegga che l*vfo de primi
do fcriueui^no CcnfoU io ne n lo sò> ben so che antichi pafsò anco alquanto a Poderi per
adeflo m
latino ferme me &C pronuntiamo Con molte centinaia d'anni dopò> etiam in tem-
fui, in volgare Gonfole : fi come in altre voci pi buoni , &
culti in diuerfe terre > iuo-&
pronuntiamo V,& 0»come fciiuemo, Ofeedi- ghi.habbìamo dimofìrato la cambieuole con-
fco,Vbedifco, Officio viiicio>Vngbia onghia; ditiore deirO> in V.& dell'v, in o, diremo
ongaro vngaro . Ongaria, Vngaria, Oliua vli- appicfìodeiae^.V..
ua . Volgo vulgo . longo lungo, &
molti aliri-^ Qinoprovnum»Ol^ciiCcaQ& diquefte vo<^
cosi gli antichi larini pottuano, pronunnarce cab ftrparatamen te da fé flcfla pafsa in V.dell*-
fcriuere nelmedclimo modo quelle parole che 0..già ne Tonno arrecati eiTcmpij. Deirr.in.V.
per, v^& pet©»(cnacuano. Fortaffe enim fi~ l^ucrciio Poeta lib. i Diffupat in corpus ^ prò
tutfcrikebmfttitìmitabquebanturtóìct Quin-. Àtfjìpat. djlumatio 1 proxumò prò proximo ne
tiliano per tale mucatione di lettere nel i.lib.. frammento Indicano à carte. ii^^Maritum»
cap. 7. riferendoli à quanto dilTc nel quarto eisque Itgge ilSigonio nella lauoia de Ther-
capiiolo fé ben cotfcro atKro circa ifuoi tem-^
:. mcfi in Roma.pcriocontrario.I.alle volte fet-
pi>edopò limedcmi qambi) di Ictrcte la
lui ùeper,v. dell'O.perV.àbaftanzafe n*èd'.rto
varie micritrioni . Vedcroo che in volgare an-» che ferua per V.fiicggcin Setto Pompeo Fc
l'

Cora leduevUiroe vocali hanno parentela & , (lo CUnisoutto Glittis. fuba^is, leutbus , te-
che»I.'V,,iaiinf' p'iTa volgarmente in 0> Romu- veris» che Gluttiì*Cr G/«/« Icggefi in Poriio
ItiS Romolo , Fophlus Popò!, (nfrus fofcc, fui Carene cap.;3.& in Plinio lib. I7.c3p.i 8.ne!-
^«*/'folgore>FW//j"vo!etf,/^«((ji«/ Volgo. Gjro- \cQ\oÌk^hmtClis,Clitis Humustenax. Re-
Umo Colonna EccelientifìTimo Commentato L-ruenitio'oel racdcmo Fcftola legge fatta per

ri^u-
-

Libro Secondo» 34^


ricuperare Reciper4toresyiGhìdid, per recipe Lfiuoro9 dice Pontino chei campani vfa*
il

ratores redduntur res Reciperatores legge


. nano ci. Ji Latini nel Lano. oe. coerauerunt.
Adriano Turnebo lib.f .cap. lo.fopia Sutconio Ma non tutte le iniVricrioni che fono in vna
in Do iiitiano cap.8. prò Recuperatores Di- Città fono de Tuoi Cirtadini# tanto poflbno
.

pondtum, 0" dupondium nelle Satire di Luci- edere fat^.e da Rom mi, ad altri Latini che &
lio Poeta, Àduobm ponderétts, oue di, a duo aadaUanoper turco iì Mondo, la vera ragio-
deiiuafi. Ex Manthijspro Airì.nuhijs t nei no- ne è che L &, E» haniio ancot'elTe parentela
tabile marmo d'Auguit:- in Andra nella lètie tra loro,C^ vna per l'aift a fì vfurpa ctiandio tra
terza ftampatanell'-/^«<5?4n0ii« GiuOo Lipfio volgari. Openione opinione» virtù vertù*
foglio XX. Monimeìitum » (St Monumentum Vittoria Vcttoria.lingualcngua, litteraro let-
in dìuer(e me mone {cpolcraii , Contibernali terato. Recide ticide>lece Uce» Riuetire reue-
prò Contubernali Ita nella infcricticonc ài Am •
rire> refrigerio riftigerio» Vbidienza Obedic-
dto Himno da l^aleftrina trnuata za, fuori fuorc» Vndici vndeci. Ombelico
con olla ài
Cenere » pezzetti d'ofsa aduftcfu ia fofsa di ombilico, defperato difperato» cangiò il Pc-
Faenza faot diporta Montanara del. i^K^.rot ttarcadifpetto in defpicto, ouet dilpitto per
ta nel fine. fotzadirira3,&:perrafKnitàdi quelle vocali
fecondo iVfanza de latini.^nteffius Anti(lius.
V D M Ciues prò Ciuist OSlobres prò OUohriSt Deano,
AVIDI prò Diana ho veduto nelli marmi > G. come
Quintiliano che fu menato giouinetto da
H Y M N f
Galba inRomaeflendo IroperadoreiWrtf;^^»
P a A£ N £ S nomina nel i. \ì\3.c^^,^.Menerua,Leher,&
TINA Magijìer, prò magifler, Libery Minerua» cosi
diceuafi Eeanus per lanus : nella tauola d'vti
CONTBER Par-fito Epicureo di ftile comico plautino
NALl fi legge nel Sedo verfoinRoraa- Et nos an-

O P TI M tiquorum emitemur tempora pra imitemur •


.

A tempi nofttiGmfto Lipfio cauàtore d'an*


AppatiCce dunque la comroutatione di que ticaglie ha nelle prime centurie vfato Hert
fte vocali tra loro ancorché feparate fiencma prò heri > imellego > neglego neglegens , negk'
la quarta vocale, O»trouafì congtontamenre genda» neglegamus prò mgligamus , Dall'altro
poUacomc nelpiingpio delia pa-
Projlhefts canto l'iftefsj Giufto Lipfio vfa dt^ice tputi-
rola auanti. E, V. oe,oi,ou, in rendimento
I. fcati beniuolo, bemuota » beniuolemia prò bene-
d*. V. Coerauerunt . coirauerum . prò curane- uolentia, fi come nell'antica bafe di Lucio Muf
rut. Couratoque prò curatoque» in vna tauola fio Emiliano fii intagliato } in altri matmi Ca-
ludiciaiia à carte.xi. uiquam adouxit prò adu- mina prò Camena , Mircurius prò Mercu*
xit nella tauola d'Alatro lous prò ius . louris
. rius , ficit prò fecit* Putiolanus, prò Puteolanus,
proiuris. louret proiuret. loudicìooue proiw Quirella prò querella tanto nel Latio quanto
dtcioue nella tauola ludiciaria di bronzo in fuor dei Laiic:così tfouafi, oe,pro,oi ouero,oi»
Roma (lampara neil'-^w^^m di Giufto Lip- pro,oe, attefocbe Seruio in quel verfo della de
fio à carte xxi. xij. non che fcriueffero di ne- cima Eneide . u^ggeribus moerorum prò mù"
ceflìià ferapre còli, ma vfauano e l'vno, e l'al- rerum, che così à fuo rerapo correua nelli tefti
tro ious &tusioudex> &iudeXì nelle medeme di Vifgilio,nfcrifcechcgli Antichi ptonuntia
cauole legali, coli anco non Tempre fcriucua- uano per. oe. diftongo la maggior parte delle
no, oe» oi,ou. in vece di V. ma, v, folo quan- cofc che noi dicemo per.V. ciò conforme all'-
do à loro pateua. Baila che appreso i piiì Ortografia greca: imperciòche la lettera. V.
Antichivnitamente.oi.fi ritroua. Nella in- che noi habbiamo, elfi l'hanno nel diftongo
fctittione di Capua fotto il Confolato di Ser- Omicron ipfiton.ov* che fà.y.& per ciò penfor-
uio Sulpitio* &
Marco Aurelio l'anno di Ro- no che fi poteffe ponete in luogo di quefta let-
ma. 64/. fi legge Coirauerum . C
loidos fece* tera, ancorché non fir. l'iflello difrongo: P/?/<»
runt. cioè curaueruM& ludos fecerunt. Per moenitapro munita in Ennio t &
Plauto in BaC"
efsere Capila nella Campagna Teli ce Terra di chidibus Fergamum diuina moenitum man t
Y 4 prou
. .

344 iconologia
Pro munitum: pei Io contrario fi dice punto di lingua Greca, anzi la Romana lingua è (t-
in vece di foenio,c\\Q vien da poenat pani' & gtiat& difcepola della GrecatRomoIo fa dot-
<:«jCarthaginefc;qu.ifi Voemcus, che fidcn- tamente infiruico in difcipline greche>& pa«
ua dal nome pboemcus detratta rafpiratione fc vn'elogio greco delle fue imprefc nel Tri6-
Se ben l'altro diftongo greco omiccon iota» fo fuo de Camerini alla fua fìatua. Ennio
04«pada ancor'eHo appreso latini in,u» nella Poeta fu littetatiffimo Greco, infegnò lingua ,.

Voce pufticeus color roflo infiammato che Gì eca à Catone Maggiore i nondimeno
vien dal gieco pJjoìmceospoiVtK6af con tutto
. fcrifce Marco Tullio nell'Oratore che ne _
che omicron iota in greco.*;, faccia.i. nondi- antichi libri d!Ennio fi trouaua fempre fcric-
meno per.oe.in luogo d',u> in tal colore leg- to Pwr?*»;, Fr«2*x, perche allhoranon vole-
ge Adriano Tutnebo in quellodi Lucretioli- uano vCare lettera greca, era cofa abfurda à
bro. 1, dar folamente la lettera greca alli cafì barba-
purpura, pOEnicenfque color cUriffmti wuUe . rità à parlare alla greca nel cafo retto fola-
Afferma ciò il detto Turnebo ne gli aduet- mente, nondimeno per più dolcezza à gii
fari) lib»v, cap. 2.(J. Peemceufque color lego ditio dell'orecchie fi diffe poi Pyrrhus
potiusexamiqmsliùrh,quam Phoeniceus, folet phryges con due lettere greche, ^éc y. tro-
enim Lucrettus.u. pkrumque in. oe, mutare V uafi però j4egyptuf yieguptusy lacryma &la*
ntumre moemre » ntunera moenera » punibat cruma etiam in opere de noftri moderni • /iw-
poemhat, fic puntceus poemceus , Torna poià cluta proinclytat Lucretio lib. i. Funde petens
direfeprala parola pcefia nellib. z2.cap.21. pacem Romanis ineluta pacem .
lego pcena à posmefido , aut quod pojl pecca- Sylla& Sulla» nel tempo di Siila JDitta-
ium feqmtury poenire prò punire mùqui dice- tote fiorito di lingua pulita e terfa furono bat-
barn. Ma fé poinio punto wkn da pcena come tute le fue Medaglie col nome SulUi e Ci-
piace à Seruio» la dittione pcena vien dalla cerone iftedo nel decimo libro epift.7. ad At-
greca pcromicroniota.o/.'wo/j*)'.pei tanto Lu- tico Dirui ille dtes Suranus calUdi^imo y>ir(f

cretio Poeta che noi nel fcc&ndo Confolato Caio Mario-, èc Sulla fi legge io vacij ottimi
di Pompeo Magno l'anno di Roma^5J9.pro- Auttori come in Fuluio Oìfino de Familijs
nuntiò punibat per,oc, in vece di.u. nel fefto Romanorum. Cornelio Tacito nomina vn'-
libro, parla di quellichc fuggiuanoin villa à altro Sylla glouine accufato d'immodeftia
mutar aria per timor della pefie, Se che poi vi nel terzo de gli annali . Domitius CorbtHo
moriuano. Pretura fun^lus de Lucio Sullu nobili iuuene
Kam quicunque futs fugttahant,vt fin ad dgtos quefìus efì apud Senatum. Publio Vatinio a-
VitAÌ ntmiumtupidct,tnoftiJque ùmenteis mico di Cicerone trionfò deirillirico l'anno
foenièat pttuUo pofl turpi morte di Roma. 708. Delllurico nelli fafti capitoli-
ferino, 'vt fiti ad agros-, òì più fentimcnto à ni, prò Illyrico fimilmente Suria t & Syriay
giuditio di Gio: Battifta Pio, che fi referifcc Mufta & M)fia V, per Ipfilon ; tiouafì anco
ad eflemplari antichi , &legge cupidos ; Poe- Ipfiion petV. Forum Syariorum» prò Suario-
nihat paulio,{econóo reditiionc corretta per rum nel tempo di Fhuio Claudio Coftantino
opera del Lambino, &
del Tutnebo Per.o/. . Imperadore perche l'Ipfilon fi pronuntia per.
làMefiarnGreco. Metrlct, in ìaùtìo, Moe- I.& ì'hSc i'V.fi mutano fcambieuolméte . OI
fiaiMu/ìa,& Mifìa dice Aldo. Se bene io al muro appartiene più che nò fi penfatfc ben
diftinguerei che la Mefia Prouincia d'Euro- leggemo in Lucretio Poeta hh.4,Exefor Afoe
pa pnflato il Danubio detta Pannonia Vnga- rorum,proexefus muroru^&c nel fudctto luogo
ria fia in greco Moiina, in latino /</(?(?/A«,vn- di Vitgilio,& nella infcritnone di Caio Cani-
dc Moefì conforme à Plinio contro Sttabo- nio Labeone per.oe. moeroru multeis milibus :

nc. La M;fia poi Prouincia dcIl'Afia mino- nondimeno fi puQ far cadere fotto i'oroicton
.icda Greci Mv^U fia tra latini Alyfìa-, O" iota greco. 0/. pofciache fé bene altri lo dc-
MufM% perche J'V,& la fia.Y, ipfilon gre- tiuano à moeniojù^ efi munio,à muniendo vnde
co fi cangiano tialoro Aldo ciene che Ro-
. j moeniaìOXiztaéiG daGitoiamo Coióna fi deri-
. rnani più antichi perche erano alieni da let- ua l'Etimologia dalla voce gieca MoifAmoira»
tereCreche vfafsero V. per Y. Sebcne i Ro- che fignifìca parte,pcrche cìafctino guarda le
mani furono fin da principio fempte liudiofi mura* &le difendeper la fua parte? la onde
farà
Libro Secondo* 345
farà rifteffo Adurnst moiruSì & moerus al- no . Fundamenta . murofque . ab . fola fa* .

Pantica per l'affiaità delle vocali E. I.Oe» & ciundos coerauBrum


. Torniamo nel La-.

£c OI pet« V. le qaali hanno il medefìmo fuo- tio , cffendo Impcrador£ Augufto , Publio

m
ao tanto voci deriuate dal greco per omi- Lentulo Scipione, e TitoQyintio Crifpino
cton ipfilon, quanto per onucron iota,& in Valetiano Con foli l'anno di Roma. 759. al
pure latine^tanto nel latio quanto fuorajin di- conto del Panuinonelii fatti Confolari, laC.
ucrfe Pfouincic. forno memoria di marmo in Roma . con tal
Oino in Roma
fondata da Romolo nel fine Ex S.C.faciundum coerauer, notili qui
Latio, &
Hoirume mvece di plurimi. Nel- che Cicerone il quale conobbe Augudo

la legge Agraria in tauola di bronzo pari- giouine curaboi


fcriflc &
curare ,notì(ìimz''
mente in Roma vcdefi Moinicifieis prò Mu* no ncH'ifteflb imperio d'Augufto attempato
nici pijs ; Municipmr» deriua a munere » fa- fìritencuaancoil piiì antico Coerauert Nel-
rà dunque motmra all'antica quanto ntoe" la bafe d' Antioche, liberto di Lucio, Ligu-
nera per munera voce di Lucretio Poeta nel rio , &
d'altri liberti dietro al Pallazzo epi-

I. hb. Moenera mUitiai> Stico Seruo in Plau- fcopaledi Paleftrina fi legge pure, coenme-
to dille Tamen efficimus nos prò nofiris opi- re . Nel fragmento della fudetta legge Agra-
bfts mfira moenìa ; efpone Adriano Tur- ria in rauola di mettallo in Roma Cotto il

nebo lib. i6. cap. xj. moenia prò munera j Confolato di Tublio Mudo Cai- > & Lucio
ch'io più colio direi Moenia prò munta purnio l'anno di Roma. 621. Ei. oetamur .
inficme con Pietro Vaila , &c Bernardo Sa- pruamur: prò, y vtantur fruantur , Si che le
raceno Commentatori antichi Italiani: Vuo- parole dette per OE. importano l'Iftcflb
.

le inferire Sticho infìeme con l'altro Seruo che.oi. &0U. in vece d'u,in differenti pae-
Sangarino, che fé ben nel conuiuio loro non fi > tanto nel Latio, quanto nella Campa-

haueuano vafi nobili grandi * nondimeno , gna, de in altre parti . Anzi nella fola
dice egli. Noi fecondo le noftre facoltà facc- tauola Agraria vedonfì tutti li quattro ma<-
ino l'ojEtio nodto, il debito aoflro> no[ira dioe, oj, ou, u, & lOVS. MONI-
moenia . GIPIEIS. OTANTVR. rnum^iu-
In Alatro Città d'Hernicis che pur'è nel dicandd : in altre leggi oetier, & oitier prò
Latio > contro l'olTeruatione del Pontano » vti; quali diftonghi Del, 6<:oi fono pofti per
fi legge nel marmo di Lucio Betilieno Vaa- u longo . Seguitiamo di efplicare tutta la
ro . Facienda coirauit. prò curauit» vi & voce. OINO.
fi legge . f^bei ludunt, ciò auuertifco perche L'vkimo O. ftà per.V. & dopò vi s'intende
fi vegga che fapeuano dire tanto ludunt la lettera. M.h quale molte volte
fi tralaflaua
quanto loidtmt* In vna tauola di bronzo m da Romani nel Oino. cioè
fine della parola.
Roma fotto il Confolato di Lucio Cornelio Fnum.ne daremo più di venti efsempij.NelU
figlio di Gneo Principe del Senato l'anno di infcritiione di Marco Aurelio Secondo,liber
Roma. 5P7. Rei. poplicA.vofird, aitile, effe. to deirimperadore ^na fronte, per, j^nte
cioè Reipublic^y veflra vttle effe, è vn Sena- frontem. nel fepolcto di Vcttia Marcellinain
to confulto in fauore de Tiburtini Tiuole- KomZìfìgnumAdarmoreu* per Marmoreum.
fi . Ma ttouaraone vna al Pontano per. OE. A monte Giordano in Roma, Imcìus Attius
in campagna, à Monte Raffino vicino àCa- j4mcetus donau. adicula. prò donauit didicu*
ftello San Geirmano , vi è vna gran bafe lam»6c nei fine ante tedicela. P. Il, cioè Ante
della Concordia fotto il confolato di Gneo itdtcolam pedes ditos nel fepolcro d'Aulo Furio
Domitio, &
Caio Afinio l'anno di Roma . Epfarodiro nel principio, Sacru, prò Sacrum»
715. Signum concordie^ , refiituendum. eoe-
. nel dnc, Hhìus fepttkri Curaegit Furius fuc-
rauerunt , Partimoci dal Latio, &
dalla Cam- ceffus, cura prò curam . J!^ella lauola tripartii
pagna, &
paliamo nella Marca Treuigiana ta di Napoli focco il Confolato di P. Rutilio,

fui Veronefe nella viBa Calderina» fi legge e Gneo M^Uio i'anno di ^oxxìtì 6 ^.extra pa-
in vn fragmento folto ;il confolato di Cofeo riete, prò parietem. nella memoria di Pefaro

Cornelio Lentulo, &


Lucio Pifone Augure, etetta ad Aureliano Impcradore Curaagen-
l'anno di Roma. 751. che fu imprimo anno te Caio Iu!io,pro curum a^eìite. nel fepolcro di

della falute Secondo Frate Onofrio Panui- Gcminia Cauraain Rom.sFlLIVS.HVNC.


TV-
. . ,.,.

54^ Iconologia
TVMVLVM. POSV. PIEN. PIETATE. picitavièluogopef tte.M.Donchepcf vnci
PARENTV. Flliushunctumulum pò- per tanto in qucfta di Lucio Scipione fibutta
id e(i,
[Mtfltnus vietate Tarentum . In Roma pure la lettrta.M. noue volte Oino prò vnum . Du9-
nella cafa de Porcaii»^ Laberio Antigonoi &• noro prò honorum. Optumo prò optumum
Labcria Prima dicono JtUy ambitu pojfidere Vtro provirum. Scipione prò Sctpionem. Cor-
licsaty yroitam ambitum . A Garigiiano vici- fica prò Corjìcam Mcrtuque yrbt-. prò Alt» .

no à Napoli in vna locre di fepoimca antica riamque Vrler/tÀi come poncuano di più il D.
intagliata coq bella lettera d'vn palmo, iVlf- nel fine della parola leLcntnata m vocale. In
que tntra maceria* prò Maceriam . Olla prò altod Marid prò alto Alari; così di manco
Ollam in piccciola pietra fcolpua in mezzo à ladauanolu leitern.M. c.u^ndoà loto parcua
due palme diritte, rittouata in Roma fuor di nel fine. Ploirume.ideft plurimi ^i tte StìU-
Porta Aucelia,hora di San Pancratio>pec eflec bediuerfedalnoftrovfv;i L^ pimaoipctu.
bteue non più compatfa per le ftarope*nc fò La feconda u per i, come di fopra , in oltre
di tutta patte a curiofì infumo, maxuma, optume* peffuma in Plauto
e. 1 V L I V S. Ct L. renerus Uuia, nella detta in(crittiont^ /^C^-
R A R M AB V S pua» dcue nota il Ponranocbei Campani prò
OLLA. E T V S. SI. nuniiauano il genitiuo di Venere inni, non in
OVVIOLARI T. AD
l* F E R O S. NON. RE C J P I A ts. Ma tale t^rrminationc era de latini 4^ libi*
T V R ;»ff;,cbepermutauanocambicuolmeotcque«
In Venetia Aurelio Saturnino, Rogo& pe- fte vocali, fé bene dirado fìniuano J'obliqtio
tocurìEla fraternitate» prò cuncìant fraterni/a^ cafo della terza <;; tu, per Toiditiario inù. In
tem Nel Calendario tuftico, ch'è nel palaz-
. utfin qui non l'ho trouatofe non in quelle vo.
zo f arnefiano in Roma, alla fine di Decem- ciche fioifcono ne gli obliqui con l'vltima li-
bre FABA ferentes, prò faham* OLIVA quida R. Venerii &
Venertts. Honorist Cf HO'
iegcm, prò oliuam fopra ciò Fuluio Otfino ag- norus, Caftorù &
Cajìorus . nella lauola tri-
gionge Triuernum captu, prò captum. Nel mo- partita di Napoli j^d. Aedem. Honorm.
numento d'Alcibiade, &
di Petronio Nite Se quefta direbbe il Pontano è tra Campani
in vece di Nice ftampata da Aldo nell'Ortho- Si bene, ma fono decreti dati dal SeDato> &
grafia Mors decepìt Patre funm , in luogo di prodotti more Romano . Non fi potià replica-
patrem. Nel cippo ftampato da Marcino Sme re contro quel Senato Confulto ÙLWxeaoìc
tio foglio 1 14. numero. IO. perTiuolefi,chcè in Roma, &
comincia L.
Annaiia fuccejfa memoria fiicit. li due .ij. Cormlius. Cn.F, Pr. Sen, Cons. A-D. III. No»
ftanno per E. Annaea fuccejfa mensoriam
. nas. Maias. Sub. Aeàc. K^orus* La terza
fecit. Sopra l'Arco di Nerua Traiano nel por- fillaba E per I. quattro volte in quefta infcrit-
to d'Ancona, Quodex pecunia fua portutu- tionedi L. Scipione Tuet projuittdedet prò
tiorem nauigantibus reddiderit, portu prò partii. dedit tempefìatebus pet tempejfatibus» mereto
Nella cafla di mar modi Tiro Pubillio Potito per merito Oltre gli efiempij addotti di fopra
.

in vna vignainoontroà muro torto di Roma Afauretania nella Medaglia di Adriano Im*
Cu, qui. prò cum ^«o. Nell'Ara di Gioue fiilgu- peradorc ond'è che il nome di Vitgilio fi va-
ratore Deorupro DeorumiHtWa piazza di Cit- na . Fer^ilms VirgUms ; così athereus Atherius,

tà di Gaftelio in vna dedicatione per fentenza Aldo pto'-a cht iì deuc più cofto dire Gemtrix
d'Emilio Frontone,& di Atrio Antonino,/?*- che Cenetrix con due infciittioni» voa di ^lia
iiquit ad Balinei fabrica,pro fabricam . In ca- Sabina, che fa contio lut,perche io Fhò vedu-
fa Delfini di Roma Si. quis. cantra, hanc. in-
. ta venale m Rema nel corrile dVno Scultore,
fcriptione. fecerit. prò infcrtpttonetn^ veggafi & letto ncll'vltrmo verfo Quem* Cenuit.Ge-
tutta ftampata néll'*^ff4r/o di Giufto Lipfio netrix . L'oltra di Rubria TcrtulU afiìda nel-
foglio.4j.pernon andar più lontano veggafi la Picue di San Pietro di Galiada in otto pa-
<,

i'infcritiione di Qu^jntoLollio Códitclibcrto role Aldo é diuerfo dal marmo. Genetrice.


di Qiiit)to,'ftampata in qucfto vohame fotto fta nel marmo, fi come Don Ricciardo Ret-
la figura della beneuolenza, &
vnione mairi- tore di detta Pieue di Galeatapet duplicate
monralein fiocdoue fi legge uimantijftma lettere, &
copie p»efe dall'ifteuo marmo de
^sr stmaTìtijftmftmt afficuroiIlsttore,tbe nella rifu mi bà certificato: maperJaviccndeuclc
muta*
, . .
.

Libro Secondo 547


matationc d*F, &.I. non accade effcre cosi fto, ch'è nella Pieue di Saldino Tctiitorio di
fcrupolofo in Cicniìi voci accertate dali'vfo Faenza
nellVno»& ne!!' litro modo>lVfo,non abbrac-
Htrè mgU$entiai diktat, beniuoUntia <M
cia D. Xf.
GiuftoLipfio. Cfpi/ fi Itggc qui , Cfp»^ nel M AE C 1. P. F.
P.
medcmo tépo di L.Scipione in quella di Caio
Duillioj non per quefto fi deue dir cefet , per •
POL. PROCVLl
che l'vfo d'hoggidì non lo comporta, Alcuni M I L. C H O. P R
ardifcono d'innouare» cinouace» ma non & A R C H I T E C T. A V G.
femptei'vfolifeguira.
C. M AE C 1 V S
Confentiont yro confemiunt , Manca nella
prima quale molte volte
fillaba ia ieccera.N^Ia CRESCES
fi gettaua da Latini, fpetialmen te auanti la lec PRATRI. PIENTISSIMO
tera. S. di che ne toccailìmo fopra la figura di
Roma Rinafcente da Medaglie. Roma ^«« Manca innanzi ad altre confonanti anco-
nafces, Roma Refurgespro Roma renafeenst re» ra. Iferos prò inferos nella fudetta éi Giulio
furgens. libes prò libens Trasferaspro transfer
. Barneo. Coltberto prò conltberto in vi- Roma
ras. Coferié* proconferu£, Nemorefi grò Ne- cino à ponte molle in vna Vigna.
morenfi. Thermejes proThermenfes. Mcfi'
bus yroMenfìbus nel cippo di Lucio Ceciiio
DIs MANIBVS
Floro liberto di Lucio,^ di Caia,trouato fiior C. MALLIO
di porta Autelia del 1^05. ch'io perla liraua-
ganza ridicola che contiene io comprai)& laC-
EVANGELO
fai tra cofe mie in Roma : Il Prenome è vn.G.
MALLI A. TYCHE
rafo ridotto in.L per accrefcerc l'opera d'an» COUBERTO
tiche memorie non piiì fcoperte Io mettere- BENEMERENTI
tùo miieramente.
F E C I T.
L. CAECILIVS. L. Nell'ara picciola òi Sempronio Senecióne
ET. O. L. FLOR VS MilU. Stuped. xxiij. id e(l» Adilitauit Stipendi^

VIXIT. ANN OS. XV I.


vigimitribus . Ma
nel Senato Confulto de
Confini di Genoua, &Feiturij, nel confolato
ET. MESIBVS Vili. C^I di L.Cecilio, &
Q. Mutio l'anno di Roma."
H I C. M l X E R I T. A V T. <'36.fi troua lalettera.N.che ridonda di più a-

CACARI T. HABBAT uanti.S.nelia pnrohSrftmeMì partem vicenfu-


mam,pro partem yigepmam . C prò G, vfo tre-
DEOS. SVPEROS. ET quenrc de Romani fpeiialmente nel Preno-
INTER OS» IRATOS &
me loro Cneo, Gneo, & nelli numeri vice-
fimm vigefìmHS tricefimus trigefìmus * di modo
L'Aurore parlò da pazzo Gentile , perche che di rado mecteuano N> di piti auanti.Sana
non pa'ifTe dirprezzo,& ingiuria il monumé* fpedo ne faceuano di manco N, di piiì auantir
co> à cuL il conf^ quello d'Hotatio nel fine deU S.mafpefionefaceuanodimanco>gettando-
la Poe fica, lo via-, forfi da numero diftributiuo Ficenì
Mtnxtritin pMtrìos cìnirtr deriuò Vkenfuman . Girolamo Colonna in
&Sat.8.lib.i. quello d'Ennio, Animaù prò Animami nota
In me vtniat miUium» atque eaca/ttvj che gli Antichi non folo dalli participi) leua-
attefo che fi fepelliuano oclli campi.Dne voi» uanolfvltimo N, ma anco da aomhaduemes»
te in picciola pietra .N. fi butta, mefibus prò
fi abfesy Infas, prò aduemenrtjibfem-, infama &
menfibus,mtxeritpr<^tnmxtrit.Crefces yro ere prò pr£gnans nelle pandette Pjfane.
pr(tg?jas

fces nella bsfe di Publio Mecio Proculo figlio Pctlo contiario dalla parola Cofenttont h leua
di Publio.delfa Tribù Pollia.foldato della tee ilprimo N, non L'vldmo.. Dalle voci che qui
za Cohorte Pcetona» Architctro d'Auga habbiarao raccolte, fi comprende chetralaf-
fauanó
548 Iconologia
fauano la lettera Ni nel principio delia paro- in Priam0)& in quel verfo vi fono quattro R.
la, nel niezo>&: nel fìne,cioè neii'vitimafìl- Veteres Cafmenas,Cafcas res voto profar$.pO'
labaj che nella puma il coglie à Cofentiont. R. teuano dire tanto Cafmenas, quanto Cmme»
habbiamoefpodo, Romani,(i porrebbe anco nas, fi à tempi n oftri dicemo Homs» O*
come
efponere. Vibrimi confemiunt Rom^.. Dicono Homr» Ciambullari nel fuo Gelilo con
11

alcuni Aurori che la lecrera R. fu ritrouaca molto vanto»6c poco giuditio dice che l'R fi-
'^
da Appio Claudio Ciecd il quale» per quan- formò dilI'Aètrufco inarcato,& non acuto
to nelli Falli regidia il Panuino fu Dittatore cima.ch'è nelle cauole trouate in Volterra, <

rannodi Komò.C^S- vintiottoanni innanzi in Agobbio','le cui lettere non fono vere etru-
al Gonfolato di L.Scipione. Ricardo Strein- fche, ma ptefe con deformità,& corrotte dal-
nio de familijs Romanorum fopra la nobi l'alfabeto greco& latino L'R differifce di for-
Gente Valeria detta più Anticamente f^aleX masi difonodall'A. L'R Romano vien dal
fiay vtetiam Fufia, Papi/ìa, ^ufelia Fetufìa^ greco ritiene il fono nella pronuntia,& anco,
neque enimante u4ppij Cui Atatem qui primus parte della forma, il Ro greco è quello P» dal)
lineram R, protultfj'e dicitur VaUrìj, Furiji Va- quale con vna linea aggiunta per rrauerfo nel"^
firij,Aurelìj^Feturij di^ifunt, Sefullevero mezo, fin'àbafsofifotmarR.&.hà l'idefso
ch'Appio Ceco ne fulFe inucntore la lettera fono di forza &
di pronuntìa* e fi come il Ro
R) fi farebbe ritcouata viuente L. Scipione al greco in lambda fi cangiò in bocca di Demo-
cui honore fu fatta rinfcrittionejfopra la qua- llenccofi rRnoftro per Lda fceLnguati fi
le difcorrerao,& quanti R
contiene farebbo- proferifce . In vano il Ciambullari s'affatica
no de primi comparfi al modo. Concedo che di prouareche rRnoftrocon altre lettere la-
i FalerijiFurijy Papirpe gli altri fuffero detti tine venga da Tofcant. Cornelio Tacito ne
prima Falesiji Fusiji Papisij, yiufelij, Fetusùt & gli annali libro li. afferma che le lettere lati-
che poi cangiacelo la lettera S. loro inR. fi ne fono fimili alle greche. F<?rw<e litteris lati*
come anco in altre parole fi cangiò. Ma non nisi quA veterrimis GrAcorum.cisScymo che le
concedo che la lettera R, non fufse prima sa leggere, lo vede. Plinio lib./.cap.^S. prò»
d'Appio Cieco fenza dubbio fu innanzi che
: uà che le lettere antiche greche fiifeero quaft
Romolo, altrimenti fi farebbe chia-
nafcefle le medefime che fono bora le latine, con vna
mati Somolo»&, Roma Soma: è cofa nora infcf ittione Delfica, la quale era a fuo tempo
che vi {\x vna Donna Il'uftte nominata Roma nella libraria PalatinadedicataàMinerua,6c
moglie di Lariuo figlio di Telemaco,fecondo cominciaua forma di lertere fecondo il
in ral
alcuni,raadte di Romolo, il quale chiamò la tefto di Giofeflo Scaligero NAVCIKRA-
Città, ch'egli edificò dal nome di fuaMadte TES. tlCAMENOV. Nauficrate di Tifa-
Roma, fé bene Antigono antichiffimo hifto- menoinel quii nomeil Sigma lunatoC per
denomina da Romo
rico delle cofe d'Italia la 2 è folo de Greci, pute latine fono V.R.S.
Gioue, che l'edificò nel colle Palati-
figlio di le altre communi à Greci &
à latini.dico nelle
no: fiacome fi voglia che l'R fu piiraadel- lettere maiufcole: Pinfcrittione Delfica ftara-
l'edificatioue di Roma nd nome di quelli pata in Plinioà lettere maiufcole non prona
che l'edificorno . Marco Varrone de lingua hntcntionedi Plinio,perche le minufcole da
Latina libro fcfto riporta moke voci dette cinque,òfei in poi fono ruffe difiTimil» alle la-
prima perS, &
poi p?rR. Cafmem Carme- tine, non fi douerebbono (lampare le infcrit-
la, inde Carmin a,& Camena gettato via l'R. rioni fé non con lettere maiufcole fidelnacnte
Afenaarena^ Tanitos ma fi raccoglie
lanitor, come (lanno nelle pietre,& ne gUeftraiti lii
da luiftcfso, che nel medemo teiiipo haue- boni Autori, vcdefi nella Delfica infcritrione
uanoanco l'R. neila voce i?«/«? detta poi ^w- prodottfl daGiofcffo Scaligero l'R nofìro in
ret perche il primo R
vi era prima che fi di- forma, ma quando ben'anco fuise (laro io
cefse Rure col f-condo. Ennio vsò QH&fere» forma greca,Aii(lotele computa tra. 1 8. lette-
qit^fentibus>quArendumpro qmrendttm , m a nel re greche più antiche ri Sigma, & il Ro pa-
medemo verfo vi è due volte Duxitvxo^
l'R, dre del nollroR, talmente che fi deuc tener
rem ftùei libernm qmfendunf eauffa Accio . pctcerio,chei Primi Romani lodidingucG-
Poeta fu più di I4y. anni dopò Appio Cicco> fero dal Sigma,& che non habbino mai relit-
fife bene era nell'alfabeto l'R, dille Cafmena to nelfuQ tiiolo.S.P.Q;S.mafibcnc per e gni
t: il
.

Libro Secondo. 349


irémpo.S.PQR.DVONORO. D,vfarono Quamuis bonum fuerit itiitium» tamen negate*
puma in vece di B> nella voce compofta da confta dunque edere bona la parola Buonora
namctidithDis prolfis, Giofcffo Scaligero per Bonorum fecondo l'vfo d'Autori antichi.
fopra Fefto,P^i De/fts di^lns primum à vete^ Fmfe.pro fuiffe. Dicono che gli Antichi nò
réus, deinde Bes Beffisi Bes autem appellattis duplicauano lecteretciò matiene tee volte Fe-
(mqt*it fc/ìtts) quos bis tricens fit , quamnis
tjì {lo>la prima volta abOloes prò eéillis, antiqui
dura compofìtto fiat beffis ex mente. Buona y litteram non geminabant i la feconda Aulai
Buona dicono i Tofcani, hoggidi> più tolto antiqui dicebant,quas nos dicimus Ollas > quia
che bonUì t Latini più antichi dtllero Duonum nuUam litteram geminabant: La tetza volta
quello che ipofteri pionunciotno Bonnm.Vi' ti^Wz^iKxiotitSolitaurUia, Solum proSollum»
fìeflb Fefto nella pacola Duonnm prò Bonnm, quod Ofce totum &
Solidu [ìgnificat: oue narra
ond'è nella infcrittione di LScipione Ottono- Fefto che gli antichi pronuniiotno folum pr9
ro prò Sonoro, Bonorom, Bonorum > £>«, per B» follum con vd'L*, perche all'hora ninna lettera
JDuis prò Bis nell'oratione di Cicecone. Fefto iiraddoppiaua, la quale confuetudine Ennio
Duis prò dis,velbis, ponebatur& prodederis» come greco mutò all'vsaza greca,perche quel
Stiamo puc con Fedo» Duellumjjellum^ vide-' li vguaimence fcriuendo,&; leggendo duplica

hcet quod dtidbus partibus de viSioria eonten- nano le muie*lefemiaocali,& le liquide.Che


denmus dimiMiur» inde &
perdueilis qui per" gli Antichi auanti Ennio non raddoppia(7ero
tinaciter rettnet beUum. Duellona fu detta pri- mailettere>miè difficile à credere? perche ne
raa, quella ch'hota dicemo Bellona . Vairo- farebbe nato imbroglio>& errore madìmamé
ne lib.<j. de linguH latina • Dttellum poflea bel* re in verfì.Liuio Andronico>che prima d'ogni
lum» ab eadem caujfa faSia Duelliona Bellona . altro infegnò la Poefìa dcamatica neicòfola-
Cosi Duellioquello che vmfe Carthaginefi i to di Q.Claudio Gatheggo figlio d'Appio Cie
fò poi nominato Bellio» ancorché t fuoi mag. C0}& di M.Sépronio Tuditano l'anno di Ro-
Tempre Duell^,
giori furono tutti chiamaci ma.5 i5.vn'anno innanzi,che nafcelfe Ennio»
della gente DuelUa. Cicecone nel luogo ci- è riraafto in fragmenti co molte lettere dupli-
tato. Sic Dnellium eum qui poenos claffe deui- catc.Rifponderanno ch'è ftato riddotto fecó-
tity Bellium nontinauerunti cum fuperiores ap' doi'vfod'hoggidi', come hanno fatto nobili
Ritrouarala voce
pellatiejfentfemper Dtiellij . fpirci fopra rhidoria di Gio:Vtllanni} fopra &
Bellumt ritennero anco quando à loco tornò le giornate delBoccaccio,ch£ li fanno fcriue-
commodo l'antico Dnellum ^ro Bellnm . re à modo Ioro,talmeate che non fì può fape-
Ennio. rc come fcriueflero i propri) Autori» di che co
Hos peftisnecUiti pars occidit illa duellis., garbo ne vie querelato Leonardo Saluiati dal
Dopòlui,altriAutoi:j,Poed,HiftoLÌci,0[ato* Boccalino, nella Pietra del paragoncs così gli
ri>Plauto,Ouidio, Gicecone, Liuio,& in vici- Artidi Liuio Andronico fpezzati> fé benefo'
mo Horaiìo in lodcd'Augufto lib.3. ode. V. no impreffi adello co lettere duplicate, egli le
Tacemy duello mifcuit . & lib.4. Ode. 1 5. fcrifle con lettere femplici.Ma come paflateb

Vacuum duellis lanum Quiriniclmfit. be per buono quel fuo verfo fenza duplicate ?
Duellica per bellica» At celer afta volans perrumpit peflore ferro .

Lucano libro fecondo Ch'egli fcriueflé perumpitttranfeat ì pecore


l,amger(ii.pecttdes»'& equorum duelliea prole s. fero» non già> perche fignificarebbe pe tto fie
Appreflb moderni volgarmente il ducilo no ro,& fero per ferro farebbe piede iarabo con
fi piglia in fentiméto di guerra publica, ma di laprima breuc.non (pondeo con due lunghe:
{ingoiar certame priuato In tiftretco epi-
. Ennio che fu il primo à raddoppiare le confo-
logo, fopra fimilicofe nota il Turnebo helli nauti, per licenza poetica vna volta non du-
fuoi Aduerfarijiib.i 5. cap.15 vt Buis prò bisy
. plico il ferro» ma con vn'R^l'abbreuiò
ita duona probona dixerunt velerei-, dr vt duel- Proletariu poplicitus fcutifciue feroque
lum prò bellumy BuelUus prò Bellius j affertur Ornatur : ferro moeros, Frbemque ferumque
einmàFejlo illudi Simul Duona eo rum portai Excubijs curant .
adnaues.pro bonacorum-Cmo Manie l^oeta In AuloGelliolib.ié^.cap.x.ferroqslì legge',
nel raedemo Fefto Quamuis indiuitium duo-
. male vno,&: peggioi'aItro,pure neU'iftenò luo
efpone Giófeffo Scaligero. go,&altroue rettamente fcnfle/(?rrtf co dop-
num mgunate
pio.
.

348 Iconologia
pio &
R. Cominciando da lui> per molte ccn- cipio l'annodi Roma. joz. & compimentoi
^naia d'anni dopò lui fi tcouano lettere dupli- del 30-,.nonrittouandofene pur vna, non fi
cate, e femplici in Auroii Antichi» tauole di può faptre di cetto,perthc le copi e,& le ftam-
rame, & di pictr?»& nelle mcdeme parole ho- pe hanno variato . Ma ntile pofteriori tauo-
tasi» bora nò: Non come appitflo noi limr^ le di m.'.rnio>& di rame citate appa rifce la cer«
litcréi litHs littHSt uinulus annulns,Querela,que' tezza, perche fono tuttauia apparenti, & vili-
reUa,quatuorquanuoryifno O" immo. ma in vo- bili: lelcgah paticolai mente hanno loftile»
ci che non conipcrtano tale varictà> crva^ It' & li termini delle più antiche leggi Ivegic, de

fomUefumJO'leffHmì toUto & tolUto.éidecito.ad- Senato confulti. de Ptebtfati, Decemuir.ali» 6c


dicito, adicito ddijcito Solers &Jcll(rs in Feflo»
. delie xij. anco debberò piendciel'i':\otto-
coli
folewnia,& folUmnia- Nella lauolain rame de eiaro fide in Ca-
gcalia di quelle» che all'hora
confini Genouefi più di iio.anni dopò Ennio pidoglio, doue in vn di nell'incendio di Vi-
pofident, Poftdere» pofedeinpofidebunti ùufe- teltio fé n'abbruggiotno ree milla tauole.. le
runt, intromitat, malem f Cafteli, nell'jftcflk, quali Vefpafiano Imperadore ordinò che fi

Conuallemraccipiaueffent, mimi .Ì^^Xh tsuola renouafleto conforme à gli elTemplì-ri, cojpie


della legge Agraria, Refenfceiufiti raddoppia d'antichi . Suetonio cap. io. j4erearum tahti^
poi doue non bifogna comperritt deddiu che larum trta mtllia,qud,fimul confiag,rauerant,re-'
benfileggeauanti i)f«/^>. Nella legge ludi- flituenda fufcepit, vndiquetnuefttgatis exempU'
ciaria ìouferit, fufragio, efet^ & ejjet, Canfa rtbus:[i che e vetifìmile, che tanto le duplica-
Caujfa, jitigat, atttgat, attwgat Nella tauola
. quanto le femplici di fopra citate iii
te lettere
marmorea del fudetto Lucio Betilieno Efe legali tauole fodero pof^e ad imiratione di
ioufkìMacelumìin Opidoy& in Oppìdum adou- quelle tauole fatte prima che nafcclTe Ennio
xih proadduxit, Nulum prò Nul/um,Qiiimo AidUis. prò Addis, èc nel fine aide proddem .
CetronioPadero. Fraudasti nulum quodiuMt Nelle antiche infcrittioni non di rado (ì vfut-
4>lfamea.SftpehxprofupelleX) Neftore Scrus pa il diftongo greco ai perae, flante la con-
diCaio Ccfare. guardarobba (uo.^fitpelefìi- fuetudine di quef^e due vocali . Nella Città
(e.Belumpro hllum,Lucio Neratio mandato di Fermo in vna tauoletta di rame à Teren tio
da Antonmo Imperadorein Siria à condurre figlio di Lucio» &
ad altti. Quaiftores. aire,
leBanderationipcr la guerra paribica . Aftjfo moltati . prò Qtaflores Are multati . JÌtmilius .
4tb Imperadore J^ntonino Aug Pio ad deduce»- Aimilianus. prò Aemilimi Aemilianm . LV»
dasvixillatiitnesinSyriam oh hdum Parthtcu. no&l'alcroin vna pietra medema.
Sotto il quarto Con fola to di Commodo Im- IVLIAE. lANV ARIAS
petadote nell'ara di M.Vlpio MsflTmio fi leg-
ge. Bela, domini, infignia. prò bella* e quefto m TI. IVLIVS. MAXIMVS
più di. J4$. anni<)opò Fnnu: voglio inferire CONIVGI. CARISSIMAI
che fieomedopò lui duplicorno le confonan* Nella tauola di Napoli . Cdeiu reftiti^ai. eoi'
tii& le fecero l'empiici à loro piacere» còfì fa« ntenta. fruito, Quam. qu*. cementa, arda.
céfTero^uantiEniiio: con tutto che nell'in- frocalcis refUnilA, camema ftruito , Soleuano
fctittiotiediL. Scipione prima d'Ennio vi fìa i Poeti fciogliere queflo diftongo, d'vna &
vna fola parola _^^,-& altre poche nò dupli- fillaba farne due per figura Di frejis. Virgi-
catetièl fragmento del Confole precedente à Jio AuUtiyAuraiy piSfai. Lucretio, Animai»
Scipione cioè di CDuinioyil cui nome in ve- Syluai,Aquai>ritaiiMilitiai' patriai nel pri-
ro nelle Medagliefì troua p€t^fiol.C:Duiliuì, molibto
fé bene nelli telli di Cicerone per dui l-.In vna Aulide quo pafio Triuiai virginis aram
legge dellexij.tauoledeRomamregifttata da Iphiana^ai turparunt fangmne fttde
Aulo Gelilo lib.2o,cap.i. fecondo la tecogni- tutti ad imitatione d'Ennio.
tionediGiufìoLipfioiì legge cóforme all'an- Ollereifondet Rex Albailongai*
tica 'lettura,^<>»/<?/(»i^w^i»»/i;i^, oc vi lafla let- AlbMongA. come gteco l'vsò alla greca » peD-
tere dupìicateioddiileiyaddiólosi per dui dd. fé che i Greci hanno il diftongo» ai» ma lo pro-
cefi fude flato fcritto nelIe.x>j.tsuole,!a gemi- nuntiano per «le» d'vna fìllaba,ne i Poeti loro
natione delle duplicale lettere farebbe più di. lo dtuideno, ma Io fanno d'vna fillaba longa»
ooo.anniprfma d'Ennioitperche hebbercptin come quel principio di verfo d'Homero nella
quint^i
. . .

Libro Secondo» 34^


quinta Iliade A'ivH*fì'i'rypov«rt. AeneasAU- le e d'interpungere l'infcrittione con punti
temdefilijt. & p'JÙ fotto in fine di verfo «jV*^ interpofti tra vna parola &
l'altrajin fine della
rt'r«/>« v A IveÌAf . Rtx virontm Aeneas linea neflun punto, &
neflun taglio j nel fine
jihec . Non (i rroua efscmpio che diuidail dopò l'vltima parola nelTun
punto: di rado
difrongo con ri\fpiratione in mczo » (è non tfouafi punto in fine della linea dopò vna let-
queftoi fepara iti cocal guiCa l'A) &i forma la tera foli, o nota pofta per vna parola, come e
dierefi d'vna fìUaba in due in ()ueftoR. oc in quella di Qiiinto Martioin
Cefit. chi non ftà intento facilmente equi- Faenza
uoca che differenti fono, in
dacepitȈcaepit,
quattro maniere fi vedcper Ae,oe,oi,& E fem <^.M A R C V S, Q^1

plice. Nel marmo de farti d'Augufto captAt paltImo. SIBI


fropgafoque opera à Patre meo perfeci . Nel
rOfatione di Claudio ImpQiAÓote.Cumhanc

eT. P, VARRONIO
partemcenfurdmeAapprohare Caperò, Nella Il che fi fcufa con cagione per cifpecto della
tauola hìdxchih.Qtteieorumeunt Mag. Coi- breuiatura: ma per l'ordinarioic qaafi femprc
peritfacito, coi prò eoe. E femplice, in quefta in tal cafo d'abbreuiatura in fine delta linea
noilra& in quella di Duillio Cepet percepii» fenza punto paflauano di modo che il pun-
la
Nel marmo de fatti di C.Mario> BeUunuufn to fi metteua ogni parola per diftinguece
tra
Jt^urtha RegeJSlumid. gejftt, eum Cepit. Nel- vna dall'alrra; le mfcrittioniche non fono pu-
riilefsa legge indiciaria. Obeamrem» quod leggiate» fono difficultofeadeffer lette ma(^
pecuniam ex hac iege Ceperit. Nota Federico fimamente quando le parole ftanno accofta-
Silburgio d'hauer veduto Cepet per futuro te,e fttette per anguftia dilocoiil punto in me-
perfetto» ficome paret* mifeit, Duit> Adduit, 20 toglie ogni dubbio; e perche ogni lettera
conduityiransduit} propararity miferiuDede- punteggiata fignifica vna parola» bifogna a-
derit, addideritiCondiderititradiderit, cofi Ce- uertire di non mettere punti di più, altrimenti
pit prò Ceperit.bifogna far differenza da co- darà inditio più di paroIe>che non farà fé non
minciare à pigliare, Capi cominciai) per oc vna> laffando confufo chi legge, come quel-
dcuefi fcriuercperche deriua dall'antico ver- l'Ara di Vlpio Egnatio Faentino, che di mar-
bo c£pio proincipio. Male ftà per Ae in quella mo non fi vede più in Romajcffendo ftatadif-
d'Augufto d'opere cominciate. Cepit pigliò, fatta per altr'vfò, ma fi bene impreffa in varij
noti va per difcongo, perche vien dal verbo volumi> ponemo quanto baftacirca punti po^
capto, cepi,captum. Male ftà nella ludiciaria ili, e non pofti.
Mag. cotperit prò magiflratum ceperit, fé più
torto l'incende per Magiftratoprefo.cheper
VLPIVS EGNATIVS rAVENTlNVS"
M-.giftrato comincialo, che ben raccogliete V. C. AVG. P. V. "A^V. R. Q;^
non Ci può, pecche mancano
vi parole cotte» Cofi ftampa Tonbogcafia d'Aldo fenza pu-
& log rate dal tempo. ro dopò il Qj^Mavifono duipuntjdi più che
Fin qui fi è ref.-» conto de regolati termini la rendono tanto olcura,che MartinaSroctio
gr.iainìaricali conaprefi nell'infcrittione, fe- óìct Non efiy qui interpretetnr: con c\Mt^lLOC-^
condo i*vfo di quelli tempi Partorifceofcu- . cafione interpretamela horanoi P. V. B. ha
ntà vna Profthtft che sj^gionge lettera nel da fìaie.P VB.cioè Fir CUrus^Augur Publicus
principio,vnaAferefi che la toglie dal princi* Topdi RemaniQuiritium . tali abbteuiatutc
pio,vn'Apocope che lem lettere dal fine,vna non s'intetpretanoà capriccio,séza certa fcié-
Anrhithefi,che metre vna lettera petvn'al- fi hà,qiiandò k abbreuiata
za,la cecca fcienza
tra,& vna Dierefi chediuide vnafiUabain ce d'vna infctittione,(bnodechiatate dà paro
due, &
queftb fa parere mutatione di lin- le diftisfé in altre infcrittioni, per cflempio L.
gua.contuttoche fieno le medeme patolc che D.D.D.nófifaperebbedicerto, che voglino>
V fìamo hoggidù.Còncorreno à rendere ofcu- dire; Locurdatusi Decreto-DicurionutnSe non
rkà deformi caratteri, & le parole continue fi troualTerodiftefe in. varie infcrttttoni l'eftc-
i

fénza punti QuLdui foli punti vi fono che fioned'vnacdechiaratione dell'altra abreuia
.

ractccno Jnme5orR,nel finedelh lìnea.. tajcofi trouanfi diftefe nel marmo óiM^Mc'
U vero fcriUvre Romano à lettere maiufco- €Ìo Mèmmio Furio quefte parole, Auguri»
. . .

$$% Iconologia
Tublìto, P.R, Quiritium; che dechiarano l'ab- H o H o a I s
breuiata di Vlpio Egnatio Facntino.di quefte
note intagliate in matmi,ne famentioncHo
IMP. CAS SARI S. Divi. F
tacio Ode.8.1ib.4. fwifa noùs marmora jfublim AVGVSTK PONT. MAXIM
cis. Notepubliche pcecifatnetice erano quel- PATR. PATrIAE. eT, MVNICIP
le, che fi fcriueuano per preftezza con lettere
fole punteggiate nelle publiche leggi, in De-
MAGISTRI. AVGVSTALES
creti, e libri di Ragion Giuile» da quali note Vcggafi il reftoin Martino Sractio. Ripor-
Notati) furono detti coloro che le fcriueuano taremo bene9Comecofa non più veduta nel-
con velocità lodata da Aufonio Gallo nell'e- le ftampe,tutta l'infcrittione del liberto di Ti
pigramma. 13 S.Riferifce Plutarco in Catone toStaberio Faeminoi ttouata in Romadeir.
minore, che Giccrone eflendo Confole fu il I S99' fiiot di porta Latina con molte altre de

primo ad infegoar le note à Sciiuani fpediti Staberij,ma non già di quello Staberio nomi*
Quod Conful Cicero expedìtifftmos fcrihas ante nato da Horatio iib.i. Satira. 5 il quale ordi-
.

iiocmjfet Notai . Vogliono poi che diquefte DÒ nel fuo teftamento» che s'intaghaffe nel
note fctiuefleto Commenti,e raccolte Tiro- fuo monumento il valfentc del fuo pattimo-
nc libetto di Cicerone} Filargio Samio,e Me- nio che lafiaua
cenate, e quefto credo io più tofto che primo HAredes Staberij fummam incidere fe^cr»
inuentore» nel che s'abbaglia Dione lib. 5 jF. più fotto ^
Adacenac primus Roma ad celeritatem feri» Summam patrimoni infculpere faxo .
bendi mtas quafdam litterarum excogitamtì Ht&redesvoluit, Ma
il liberto à Pallade fua

qHamrem AqHìU liberti minifierio multosdo" moglie, feruadi Staberio Faentino fece vna
Ma veggonfi note nelle cauole citate de
cttit . Bafe con l'Vrceo dalla deftra,& la patera dal-
leggi fatte prima del Gonfolato di Cicerone» la fìnifita banda con cale titolo di belliUìmo
non che di Mecenate» &c Note in nomi di Carattere
Curie, di Tribù, di Magiftrari,di legioni, di
prefetture, & inprenomi &c nomi Romani. BIS* M
Cicerone poi fu il primo ad infegnarle, gli & PALLA Di S
altri nominati fi mifero à commentarle)& in-
fegiìarleparimenti> de quali ne tocca il Gru- T. STABERI
terio fopra l'epiftola nona di Seneca, il quale PAVENTI NI SER
raccolfe in vn digefta cinque railla note ab-
breuiate con punti j& le diftcfe» per quanta
STABERIVS
T.
Pietio Diacono ci fa Ne marmi co-
fapere. FAVENTINI. L
me in Archi trionfab» in Colonne, obeli- & CHARITO. CON
feht veggonfi tanta abbredìature , quanto
parole intiere con punti, & perche ciò confi?,
V G 1. DE. S E. B. M.
uè nel vedere , non mettiamone vna per V. A. XXXII»
mille. Se mille, &
che fi ttouano: ia &
quella ch'è alls radici del Campidoglio nel Ogni parola ha (ùo punto, eccetto nel fi-
il

foro Romano fopra il Portico della Concor- ne delle linee,ancotche vi fieno tre abbreuia- '

dia . ture, Ser, L, M,6<: quefta è la forma vera. Se


itmigliore vfodifci
v''fo di fcriuere.iS: intagliare infcrit-j
SENATVSv POPVLVSQVE. ROMANVJ tioni fecondo l*el]cmpio de Romani . Il fafso
lNC£NDIO'CONSVMrFVM.RESTlTVir tufinodi Scipione ftà fpnza punti, il fuoMa
Coetanea Duillio ha fotte U Tua colonna io»-
Traogm" parolacUftefaviJè'vft'puntOie neC^ ftcata in marmo ogni parola dillefa con pun-j
fon punto in finer cofi nellc.notè abbreuiate ti. Trccofe afsai aieno vfitate contiene que-J
ienzvi punto alcuno n^l. fine della linea. In fta diScipione, R..col punto in fine delia ìm
CiuitaCaftelIa^a. nea,ilPrenome Lucio diftefo,& le parole fcn-J
za punti ; ofscrua bene di non mettere punto
dopò Pvltiaiapatola in fine, con'orp^e à tutte:]
Libro Secondo • Sii
le Romane memorie E'ftatociò necefìfatio
. l'accento:conferma con l'elogio dclli figli:
fi

di mettere innanzi à gli occhi, perche molti diFtaatcRcde Parthi mandati da lui a Ro-
fi reputano convantoeftrepito d'eflet vec- ma per oftaggioad'Augufto, i quali vi dimo-
chi pratticì in ogni meftiero, che fono come i rotno anco nell'Imperio di Tiberio ..
Pefci d'AchtIoo, par ch'babbino fonora vo- SERA5PAIXANES. PHRAATIS
ce, raa nulla tifonana»penf ^no di dar norma
ARSACIS. R^EGVM. RE GIS. B
ad altri, e non Tanno qua! fiajllimigliot modo
che ben lo fanno gli
djfcriueieir.fv,i;ittipni: PARTHVS
accolti, e ftudiofioltramontani diligenti of- RHODASPES. FHRAATIS:
fcruaton deli'vfo Ramano : (^ perche gli An-
ARSACIS. r'eGVM. REGIS. F
tiquari) la vogliono liuedere minutamente
in vn puntQ>& in vn Iota,per tanto non fi può FA RTHVS
far dimanco di no fare tiflcflìone fopra quel- Si conferuaqueftaRegia memoria nel Re^
h quattro accenti che danno di fotto , cofa da gal Giardino del Sereniffimo Gran Duca Me
Latini totalmente inufitata . Appreflo Greci
i
dici in Roma: fono li nominati in ella fratelli
& l'Omega fotrofctitio col Iota fa ion- minori di Vonone che fu lungo tempo dopò
l'Ita, 1

& O longo
io, .^ Ma quel duplicato Iota fotto la morte di fuo Padre cbiefto dal Regno per
.
. .

;VpNORQ
g. fa lunga quella prima fillaba Rè à Tiberio Imperadore quale per fua gra-
.
il

che viu volta è pò


di natura è fetTipre breue, dczza volontieri di Roma gli Io màdòidi che
fta fotto fillaba lunga L.VCIOM , due altre Tacito nel fecondo de gli annaliiveggafi Già
volte fotto prime fiUabe Breui D.EDET. ftin0ljb.4a.in fine, Pio Secondo nell'Àfia par
M, ERETO. Io per me non li reputo ne iota, te.i.cap.30.& Onofrio Panuino,il quale fcti-
ne accenti,ma tagli di magagna del faflfo tufi- ue Vhraartes, &
Giufto Lipfio SaraBadesy
no,che di fua qualità è rozo, cauernofo, & CerofpadestchQ fecondo la pietra intagliata io
crepato in più luoghi, tanto che non fi può quelli tempi loro, Thraates^ Serafpadanes, &
mai à baftioza fpianarcvguagliarejC lifciarc. Rhodaffes chiamauanfi. Ma in quanto àgli
Hebberosìbene alcuni antichiJatini Vfo di accenti ibpra tutte le fillabe lunghe fii tenu-
ponete accenti fopra fillabe lunghe, come fi ta per diligenza inetta , fiuftatoria, vana da
vedeinvna tauoletta di marmo ói Giulia li- Quintilisnolib. i.cap.7.fc bene Tadmette fo-
berta.comprata da me in Roma del. i^c^.più pra voci ditVario,& duplicato fenrimento,co*
anticha di detto miUefimo. Poiché Tolomeo me mduskihoit di nauc.con l'accento fopra
Rè,nominato nella infcrittione,tengo che fia la prima filkba luga,à differéza di malus,xnz\o
ilminor fratello di Cleopatra, quello che à lei catnuo,ch'é breue così palus palo dilegno,ef-
da Cefare in Egitto ( come narra Dione lib. sédof»4/«jperpalude:maneméquefto in Ro
4Z.) fu dato per ifpofo,e conforte ne' Regno, mane infcrittioni fi vsò,Renoi l'vfaraoila có-
la quale venne à Roma con fuo marito allog- fìruttione delle parole,& la materia che fi trac
giata nel palazzo di CefareTaono di Roma. ta nel periodo porge all'intelletto H fentimé-
708. Dione lib* 43. Cleopatra venit Romam to che pigliar fi deue: ne tàpoco veggófi nelle
cum marito fuo domiciliumque habutt in didibus tauolce marmi à differenza de pvonomi quod
ipfìm CAfaris Per la cu» venuta Hinno liber-
. qua con accentiicon tutto che Aldo li Iodi in
to di Tolomeo Rè,debbe pigliar comerrio co altri, nelle fueoperenolivtlfe. Nota l'ifteflo
Giulia liberta nell'iftellQ Palazzo di Giulio Aldo nella voce paencichc ne ininarmi ne in
Cefare. la rau'^letta ornata intorno di cor- codici vecchi per antica cófuetudine nòfi vfa
nice è dmifa nel mezoeon vn fregio, da vna rono accéti fopra aduerbij:&: certo chili inet-
parte vi è campo bianco lifcioydalì'altra fileg- te (o^tiìfaneb€fjè,malhr\oa può pronuntiare
gono li fluenti nomi. bene,male,ma come in volgare tefìè,che séza
Iv'lIAE. HYMNl accento direbbe teftt.Hò Din volte oflcruato
ETOLIMAE che alcuni Antichi pofcro acafo, à capriccio
K*£G1S.
ienza ragione hor fopra lunghe,hor fopra bre
L. L. CH ARIDI ui l'ifteflò accento acuto, come fi vede perla
CONCVB via dritta di Tiuolià Roma in quel già motiu
Mi^ O^Regis di prime filIàbc lunge con mento di M. PJautio Siluano Ccnfole» aliane
Z n^
, a.

354 Iconologii
ne del cui Confolatofegu! la Natiuicà di No- jittiiè qui e cafo retto d'vitima breue.noK
ftto Signore come piace à Frate Onofrio Pan fedocafo, fecondo la regola di Qtiintiliano
uino nellifa(^i> nel quale vi fono intagliaci gli non èccotreua, mette anco indarno fópra la
accenti>che qui fcriuo . flauti us» us è breue prima iì'Attius'\\ mederoo accento acuto per
OV/;4»i/(r«r<«)non accade uà tticttctc l'accento denotare fìUaba lunga, lo cangia pohe piglia
Copra la prima fiilaba che fi vede edere lunga l'accento gtaue per dimoftrarc la penulti-
per la pofitione di due confonanti j cofi nella ma lunga di Atimeto, tutti gli altri fono fo-
prima di Deere' uit,néh feconda potrebbe di- pra fillabe breui.particolatmente foptà la pre-
re» lamette perfegno che fi pronUnti) lingua, pofitione AB. che in altre, fopra lunga prepo-
non decreuit. Ma . Res gefias . non ha fcuù al- fitionc » j^ manu»^* potfone. A* bybliothecìf»
cuna: Nell'annefTa, parte di Tiberio Plauto il che da Aldo fi prima pagina del
lifiuta nella
/« Germama'ióice Quintiliano per differenza rOrthografia: peggiore è quella di M. Aure-
dell'oblatiuo lungo dal nominatiuo breue» lio Secondojliberto di M. Aurciio Imperado-

mah prepofitione» in, manifefta l'ablatiuo, re che mette li mederai accenti fbpra le breui
non mette poi l'accento in. Britannia.ex.PrO' congjuntioni BT*. QV'E. Di modo che fi ve^
uincÌ4,ùcotìdo la regola fi doucua l'accento de che li metteuano à capriccio fcnza fine di
fopra tutti gli virimi i A, Regibus. Regem, con regola alcuna . Ma le più regolate mfciittioni
l'accento, ne lo mette fopra Reges. douepiù Romane non hanno accento alcuno di fopra,
iì coraportauaà àìSKi^nz^òiReges verbo; fn- ne meno le Greche-, contuttoché! Greci vfi-
iHroi P'. R, TopHÌo Romano» l'accento andau no vari) accenti nelle fcritture àjetterc roinu-
fopra Ro. ch'è lungo, non fopta Populo ch'è fcole, nondimeno il più delle volte nelle pu-
breue» vi fono da cinquanta accenti fopra fi] blicbetnemorie a lettere maiufcole lafiauano
labe lunghe,&:duidc mederai accenti fopta gli accenti» come fi vede nella fudetta ài Ati-
breui. Moki accenti fegn a Atimcto Anteto* meto Antcrociano liberto, che fé bene mette
ciano liberto d'vnlibeito di Tiberio Irapera- gli accenti all'Elegia Utina.non li mette fopra
dore nell'elegia in molte di Claudia Omonea i'efiaftico Greco, ^
cofi vedefi in Roma nel-
fua moglie, che comincia Su penfare . Ani- l'ara Greca di belli {fimo Carattere di Tiberio
tnaSi nel fecondo penrametro ferme penfaf- Claudio Menecrate Medico de grimperato-
fent . la prima volta non pone l'accento fopra ri. Autore di. i ^6. volumi di Medicina j tanto

Ja prima fiilaba, la fecondalo pone» e certo più latini non li voleuano conferme all'vfo
i

non accadeua per pofiiione delle due con-


la commune : di cinque milia infcrittioni Ro-
fonanti, vi fono poifparfi in. XX
VI. ver fi da mano non fé ne trouatanno cinquanta con
XX V. accenti,che ne vorrebbero più di loo. accenti di fopra, tanto manco di fotto,è ficu-
per tutte le altre prime fillabe lunghe che vi ramente può dir nelluna. Oltre rermini
fi i

fono. Quali infcrittioni nel tempo di Quin- grammaticali habbiamo cfiaminato punti, e i

tiliano erano in piedi.anzi quella di M. Plau- gliacce nci,ò tagli che fono nell'infcrittioni di
tio da me veduta, ftà tutra via in airo nel mo- L. Scipione veniamo all'Idoria, antichità &
derno luogo doue la fondorno il primo dì.Ho fua, riducendola prima nel materno idioma
veduto in altri marmi l'accento (o^ta Sport- d'hoggidì per intelligenza ccmraune.
[us.Faber. che pure «x,5c er, è breue . fette ac- Queft'vno aflaiffimi Romani confenteno
centi fopra brcui fono nella pietra bipartita di Lucio Scipione edere (lato di tutti i buoni il
Publio Atrio AtimetoMcdicod'Augufto per piùbuon'huonr'. Queftì fu figliolo di B 'tba-
male d'occhi, ch'aera già in Roma nei Mufeo io, Confole, Cenfore, Edile. Prefequefteco-
del Cardinal de Carpi fc, Corfica,& A'eria Città Meritamente die-
ATTI a'. P» L de vn'edifitio alicTempcfte.
Tre celeberrimi Cófoli Romani foronofuc
H 1 L A R 1 T A S
celTiuamente vno d< pò l'altro. Il primcCaio
A. V« XXIX. Duilio, eh'- DuiI!io,Duelìiò,&. Belilo fu nomi
^ ATTIVS. ATIMETVS nato-,fc bene in Medaglie» e fafti Capitolini

AVO» MEDI CVS. AB. DVILIO s'appella; Il fccondojLucio Scipio-


OCVU ne il terzo, Aulo Atilio Calatino . Tutti tre
',

H. S. & hebbcro infcrittioni . Duilio (ù il primo à ti* m


portar
.

Libro Secondo. 35S


forcar vittoria dì guerra oauak
contro iSici- (tamiffimus ftiiffet in CdnfìciendfS Vduptattbus ?
Jiani,& Carthaginf(ì,pcrlocheil Senato Ro- Da quali tedi Ciceron aoifi raccoglie vni*
mano ^li erede tiel foto vna Colonna roftra- formitàdi lodeuch p?ivle con quelle dell'in-
ta con fegn ilato elogio in marmo, che coito fcrittione <\i ludo Scipione, come- fc fuflc
fi confecua nel Paiazzo dclli Signori Confet- l'epicedio funebie, che s'apphcaà tutti li fu-,
untoii (ti C«impidoglio. Lucio Scipione trion neralij fé bene diffenlce inquefto, che vii
fòdeCuthigincfi incoc clTó,& più>di Sar- Lucio Scipione folo di commune confenfa
degna &
Cotfica aìli.XI. di Marzo l'anno. fuIfe de Buoni rottinio,&: CalariDo folo il più
4P4. di Roma» innanzi la Venuta di Ncftro eminente & principale del Popolo Romano:
Signore. 157. annij di cui à tempi noftri ù è puòeflcie che nella Renublica vno fia il più
trouatarinfcrittione di Tufo. Calatine Ccn- buono.ma minor dVn'alrro d'autorità^ per lo
fole dopò Scipione> trionfò come Duilio di contrario vno farai! ptnnatio, ancor* he non
Sicilia èc CarchagineH, Se hebbe honorato fia ne migliote» ne buono. Ccfare, Marc' An-
cpjtafio al fuo fepoicro, ftampato da GioCcf- tonio, Ottauisno Augufto fono fiati 1 più po-
foScaligeto lilf.i. Caralefiorui», con tenore tenti»e principali che fiano mai ftati per ogni
iìmiic à quello «li L.Scipionc. tempo nella Romana Republica>mànon fu-
A. ATÌLIVS. CALATINVS rono già buoni per leiiche la tennero oppref»
Hic fitus , vnei quoi plurima confentiunt fa,& affatto come cattiui,&: ncciui Cittadini
Centes fuijfe Ftrom populei primariom . In tirannicamente eftinfero quel si bel Corpo dì
marmo non fi troua» io per me penfo che fia Republica. Ma non veggo,che Atilio Cala-
..
fiato compono da moderni ad imitatione tino fia (lato più principale di molti Tuoi coe-
dell'antico {ìi!e>in parte però, perche in tuc- tanei, ne Lucio Scipione gli cede, l'aaanza
fo potrua dice. fenza dubio di nobiltà>efsendo Scipione del*
US. Oineiquoi ploirumai cofentìont la Gente Cornelia, che tutte le altre Genti, e
Centeis fuife Virom Popolei pnmariom . famiglie delia Republica Romana col fuo va»
O.in quefìo, ò in quel modo è leuato da rio fplendore ofFufca per dignità, e magiflta-
Cicerone in Catone Maggiore doue roantic- ti,per mcriti,& per grandezza de fatti illufiri
néiche la vecchiaia efirema età fìa più felice Calatino innanzi à (e hebbe de fuoi jititif feà
che quella ói mezo, perche ha più autoricàte Confoli,& dui Tribuni Militari . Sci pione de
manco fatica . ^pex autem feneButis auUo- Cornelij hebbe innanzi à fé xx. Confbli» e
ritas, quanta fuit m L.C<ccilio Metello-, quanta XXX. Tribuni militari con poteftà Confolare»
in uittlio Calatimi in quem tllud elogiumif^ni* di quelli dopò lui non ragiono, che infinito é
cum plurtm£ confentiunt Centes poputi prima- il numero, de quali Scipione Afticano mag*

rium fuijfe .Firum


l^otunt efl Carmen inci- giore,I*Afiatico fuo ftatello,& l'Africano mi-
fum fepulcroIure igitur grauis, cuius de lati-
. note formontanofopra l'eminéza di tutti gli
dtbus omnium effet fama confentiens . Era tale altrii& d'ognialtro più chiaro,e migliore re-
fepoicro in Roma fuor di porta Capenajhora puta Cicerone il Minore , Nec enim melior
di San Baftiano» doue l'haueuano anco li vir fuit africano quifquam nec clarior: fé ben
Cornelij Scipioni, per quanto fi nferifce nel nel fogno vuole che il Minore pigli eficmpio
primo delle Tufculanci riftefso Cicerone af- dal Maggiore, Auo fuo peradottione,cheii-
ferma nel fecondo libro de fìnibusy che la uetìlagiufìitia, &:la pietài& l'edotta in per-
ben lodata virtù chiude l'adito alli piacerÌ9 fona di Catone à feguitare le fue veftigie, &
&
che non fi loda chi fu invita fua dedito à poner fine al tefto di Caiibagine, &
afleri-
quel'i>machi fu dedito alle virtù, douendo fi fce che non tutti li Rom.ani poftono e(«crc e*
dare àciafcuno lode meriteuole cornea Ca- fpugnatoti di Città per tetra, e per mare» &c
latine. Nemtnem videbis ita laudatum, vtar- Guerrieri trionfanti come Scipione Africano
tifex callidus comparandarum voluptatum di- maggiore, &
Q.Fabio MafTimó. Atilio Ca-
ceretur. Non elogia monumentorumt idfgni' latino non fu figlio ói ConfolévLucio Scipio-
ficant, velut hoc ad portam : Vno ore confen- ne fu figlio dVn Confole, la grandezza de
tiunt Gentes Populi primarium fuifje Virum . Maggiori accrefce autor!tà5& dignità al!i po-
Id ne confenfiffe de Calatino plurimas Centes fteri, quando corrifpondeno con egregie im*
^rbitramnr» primarium populi fuiffe*quodpr<tm ptefe aHa fama loro,fi come in fatti cornfpo*
Zi fé
&
33^ Iconologia
fc Lucfo Scipione, che primatio puòcbia-fi Calpum'o Tribuno della nsilitia, il qaale fat-
tuarc al par d'Atilio Calatino: Se Calatine to impeto con 390. foldati generofì riuoltò i
fùConfolej Scipione fu Confole prima di lui: nemici contro di fé» & ne redo fuperiore in
f^ Calatino fu Canfore» Scipione fu Cenforc, vita, come fi ratifica da Floro. L. Cornelio
Se edile di più. Se bene Calatinofù Dittatole Scipione nelle fue fattioni fu con prudenza
per caufa di fate vna imprefai& vogliono che felice vincitore. Edèndogià Sicilia Pcouin*
fuHc il primo che con facoltà di Dittatore v- ciafuburbanade Romani» dilatandofi ogni
iciùe d'Italia» ma può cflcrcjche futle il fecon- giorno più la guerra paisò in Sardegna» &
do» fé guarda rtelU faBi Confolati Capito
fi nella annella Cotfica, doue con l'et^etminio
lini, perche Marco Claudio Glicia di Scriba di Carala Città fpaurì gli habitatori, efpu- &
fù tatto Dittatotcil quale per forza fu poi ri- gnò in si fatta maniera per terra, &c per mare
modo dalla Dittatura, oc in fuo luogo fuftitui- tutti Catth?ginefi,che altro di Vittoria noa
li

10 Calatino, che iroprefafacefse nella Ditta- rimaneua, fc non rifìcfia Africa. Fioro lib.i.
tura non fi sa. Erra Lucio Fbro a mettete Ca- cap.2. ^deoque omna terrai tnarique Pdnos
Jatino Dittatore innanzi a Lucio Cornelio Sci txpugfiauit, vt iam vi^orU nthil nifi Afrka tp*
pione» il quale fu Confole dicci anni auanti fa refìaret . Et per ciò meritò di ttionfare fu-
laDittatura di Calatino, quelle imptefe» che bito nel fuo proprio Confolato, non dopò
rana Floro , non fono fatte da Calatino in come Calatino. Si puòquiconfiderare,che
Dittatura, ma nel primo fiao Confolato , n€ le lodi de ghepitafij vengono date patte per
lo'fe il prefidio nemico d'Agrigni to in Sicilia, meriti, & parte per hipetbole de Patenti*
la<juale era all'hcra fuor cTIt^liajpoiche Agri- d'affettionatipattiali. Maio non farei tanto
pento fu ridutro in portanza del Popolo Ro- gran cafo delle lodi pofte nelli Sepolcri» &
mano rotti li Cartaginefi da Ludo Poftu memorie priuate : priuatc chiamo quando
mio, A; Q. Emilio Confoii . l'annodi Roma non fono fatte dal Publico per fenato Con-
45)1. cinque anni prima che vi capitafleAti- fulto .Era quella forma di dire . plurima cori"
lio Calatino ConfoÌe,il quale non vfci diSici fenttunt Cetite s . Voce corrente per denotate
liaj il primo Romano» che da Sicilia paflafle l'eccellenza come che fuflc in vn folo. Cp-,
con dletcìto in Aftica fu M. Aiilio Regolo sì di Scipione Africano difse Neuio Poeta
féne potrà ciafcuno certificare da Polibio nel comico di quelli ttmpi . Qui apud Ctnttis
primo libro . Calatino vinfe Gente «battuta, folus pr^ftat . con tutto , che lo biafima di
^fuperata altre volte prima da Confoli ante- lafciuiacon mordacità dicendo» Quello an-
cdJori a lui - Ma L.Scipionc fu il primo Con- cora, che ha fatto ói fua mano gloriofe im-
fole che pigliaffe due bellicofe Ifoie poten- f refe, &
, che dalle Genrié tenuto eflo folo

tiSardegna, &. Coifica. Calatino ftì impru- efquifito fu dal Padre crouaco con la mete-
dente nelle fue iraprefc» veduta l'armata de ttice.
Carthaginefi vicino alla riuarfion appettò che Etiamqui res magnas wanu fdpe geffit
tutti i fuoi montadeto innaue» ma entrò to- CloriojetCuius faCta'viua nunc vigenti
(lo in alto mare con x. naui fole feparato dal- Qui apudCentets folus fr^atteum fuus
l'altra fua armata . I Carthagincu vedendo- Pater cum pallio ma ah tmka ahduxit •

lo affai lontano da fuoi compagni con veloci- Ma fé bene Scipione Africano da Giouincc-
tà incredibile fi voltorno intorno le naui Ro- tofòdal Padre leuato dall'Amica, non pcc
mane 9 molt;e ne fommerfetos ^ poco vi quefìo (à vittiofo Imperatore d'cflcrciti: L'cf-
mancò clie non pjgliafieroiU9Con la fua naue fere incorfo alle volte in errori gioucnili in
Capitana, a pena con fug&aforza di remi
la iftato priuato non deroga alla prouidenza
fcappò,ritnafioco$ì afflitto» l'altra armata de dell'etàmatura in perfona publica principa'.
Romani fi rinfrancò deni<laniìi contro i Car- Je,chcben conobbe Scipione anco in fua gio
thaginefi, di che Polibio lib»primo . Si con- uentù la differenza del fuo flato quando Im-
fermala Aia imprudenza da Titoliuio Epito- peratore viitortofo diCarthaginein Spagna
me 17. doue narra che Arilio Calatino Con- ricusò il dono di bclhflima Donzella prigior
foJe hauendo lemerariamentc condotto Tet- nictaofferragli, dicendo, libenter acciptrem
fcrcito in tattico luogo circondato da Cattha
fi priuatus effem, non Jmperator,
come fag-
£inefìjfù;faluato per opera, &
valere di M. gio Impctadote fu Cuftode della pudicitia di
quella
. . • .

Libro Secondo 3 57
i\h fignorile Tcbiaua, &
le refe intacca con te dì Frigia à Roma>chc gli AmbafciatoriRo-
^aiidonaciuià Luccio Principe di Cclciberi manifurono in Delfo aucttiti^che gionta in
ifpofo>dichePlutarconciIàdi lui vita > & Roma fufse riceuuta dal miglior huorao che
llifaoi apoftemmi;Non e certo.di che teiu- fufsein Roma. Senato era tutto fofpcfu à
Il

fionflìe Neuio Poeta» fé fi ellamina bene la


I
ciafcuno ambiuapiù tofto
far di ciò giuditiote

?ua vita, però s'eglidiffe quel motteggio per quefta vittoria, che qualfiuoglia imperio» Se
Scipione Africano Minore, gli fi può tifpon- honore per fufFragio de Padri, ò della Plebe»
dcre» che le Genti concepirno sì grande opi- alla fine giudicoroo, che P. Scipione giouine

nione della fua fortezza, continenza,e prudé- che non haucua finito zj. anni requifiri da
2a> che Catone maggiore affeci, che fole Sci- potere ottenere la qucftura fufse il mig!iore,e
pione etafapiente,& gli altri andauano va- l'ottimo di tutta la Città. Liuio \ib.i6, FU'
gando come ombra èltum Scipiomm Gnei filium » eim qui J-itS^a'
Jfte fapit foluSi r<liqHÌ velntvmbra VAgOìh nia cec$derat, ttdolefcentem nondum qumftoriuf»
tur. iudtcauerum in tota ciuitate verum optimum
Fu dalle Genti chiamato fauio L.AciUo lu- effe» Chtamafìda Plutarco P. Cornelio Nafi-
rìfconfulco prima d'Africano Giunioce : in vn ca» cugino di Scipione Africano figli' di quel-
mcdemo tempo furono poi cognominati Sa li dui fratelli PubiiO}& Gnec*che intrepidà-

uijCatone Maggiore, Africano minore, il & ineme morirono in Spagnacontro i Cattha


Tuo familiare Caio Lelio,il quale tentò di cor ginefi: de quali tìtoli è di molto più vera lode
reggere vn'abufo circa la lege Agraria* ma li Tottimo per decreto dì tutto il Senato, chei!
potéti s'oppoferoiond'egli la(sòrtmpicra,per più fapiente per giuditio di Catone folo . Ma
paura che non fi leuade tumulto» e per quello di Lucio Scipione non conila in quel tufo ne
fu chiamato fauio . Plutarco in Tiberio, & in alcuno volume d'Hi(loria,cheriportafse ti-
Gracco./^ corriggere familiaris Scipionis ador tolo d'ottimo per decreto del Senato 9 e quel-
tus Caius Ldiusi quia renitentibus pottntibus» lo» che in bifogni della Republica lo ripottò,
dejiitit tumultus mctu fapiens efl appdlatus. la prima volta chedimandòil confolato non
Non (blamente hebbe titolo di Sapiente |pei rQttcnne, efsendogli antepofto vn*àltro da[-
voce comraune, ma folo Capiente. Fannio m- Medò Seaatanon fenza marauiglia di T.Li-
trodotio da Cicerone dice à Lelio» ch*egli fo- uio che lo racconta nel lib. 5 5.
lo era tenuro per fauio ExifUmaredebesem^
-, Delli tre Confo! fucceHìui Duilio»
i Scì« L
fiium oct*los in te effe conieSlos, Vnwn te fapien- pione, &c Clatino» folo il primo ottenne colò-
tenti &
appellant, &
exiflimant . fé erano tre in na, &c memoria in marmo fatta dal Publico
vn medemo tempo, non era vn folo , &
pure Senato,che puramente racconta le fucimpre-
ciafcuno di loro fu detto folo Sauio» era dun- fe i il Sepolcro di Calatine fu di compofitione
&
que modo di dire apprcfsolc Genti. Hoggidì priuata^ priuiuata è la pietra tufina di L.Sci^
parimenti è in bocca di tutti quando fi vuol pione» che di marmo la mecitaua.
lodare qualche nobile foggetio, Non ci è vn Ma diranno gli Antiquari) che al tempo di
par fuo, egli folo vai per mille, tutte le peifo- Duilio non vi era marmo in Roma : fi come
nc del Mondo lo dicono, fenza dubiò tale giàCelfo Cittadino d'Amica etuditione Ec'
encomio è hiperbolico. In tempo di Calati- ccUétiflfìmo Offeruatorc ne difcorfe rnecoitv
rjo hcbbe il Sena.to cento Ottimati da quan- Romadel i^Sp.&infetì il fuo parete in vn'o^
to Iui,6^ da più di lui . Valore hauerebbe l'en- pera volgare data alla (lampa molti anni pii-
comio fé fulTe dato dal Publico Senato il iqua- ma che fi trouafie queda di L.ScipioDe: Hor?.
ie non eccedeua nelle lodi che daua adegua- che fié fcopert3f mantengono che^quefta fia
liCittadinii& fenatori» ne menovsè hìper- più antica di qoella di Duilio, ancorché fia (la
bole adulatorie in lodare i fuoi Imperatori to Confolc y D'anno prima di L. Scipione > a?
Augufìi, fi come vedefi da gli archi ttionfalf, tefoche non vogliono fia l'illcflà, che fu a lui
colonne, &
obclifchiiiroafti in Roma. Vna eretta, ma yn'altrarinouat3,& pò fia dopò in
fol volta, efsendo Confoli M. Cornelio,&'P. luogo della vecchia* conferuaia la veterana
Sempronio l'anno di Roma . 545>.' ntWi fàfti latinità della prima : ciò prouauo con due ra-
Capitoliivijoccorfe in occafione di condurre gioni. Vna perche ilroarmo parionon era
la (larua di Cibcre Madre Idfea da-Peflìnua- per ali'hora (lato mai veduto in Roma, dóue
Z ? ir*
35a Iconologia
in quella era non vfauanolulToalcunoì la fe- & fuperflua della quale Plinio lib. i j. cap.j»
conda perche non hmcuano carattere polita Lucio Scipione Afiatico portò dall'Aua à
come quello ch'è nel ftagmento di Duilio.ma Roma nel fuo trionfo 234. corone d*oto.i47»
tozo^ e fconccrtaro, qual fi vede neirintagiia- milla &
4io.libre di pefo d'Argento tunH<;ol-
lo tufo di L. S'cipione » piti1414. libre. Vafi d'oro tDille&xxiv.Iibte
Le forme di carattere le diftribuifcono in di pefo. Non per quefto Roma era innanzi è
cinque tempi. Primieramente vogliono che detto triohfopriua d'oro, &
d'argento; Pri-
innanzi à grimperàtcriCerjrei vifuflTecarac» ma ch'egli partifse di Roma, Publio Scipio-
tcrc deforme . Secondariamente dal tempa ne Africano filo fratello maggiore edificò v-
d*^Augufto finca gli Antonini Imperatori di na loggia in Campidoglio con fette l^tue di
bcHiirima forma ^ Terzo da Eliogabalo Im- bronzo indorate, le fpregauano l'oro per in-
peradore,chc vltimo fi vfurpò nome d*Anto» dorare, è fegno che n'baueuano d'auanzcFà
nino il bel carattere fi cominciò à gua(lare,& il medemo Africano tafiato di troppo lufso
da
di rotondo diuentò lungo» e ftrctto ftorto» e ,. Catone maggiore fuo Qyeftore dicendo libe
fottUe . Quarto per la lunga dimora de Lon- ramentech*cta prodigo in fpargcre denari à
gobardi, ik Goti in Italia fi pigliò da Italiani Soldati, che guaftauano la fragilità della Pa-
itcaratierc barbato Longobardo» e Gottico» tria, 6c che di{ripaua vn Mondo in luduriofi

che lungo tempo in Roma ftefla fi vsò in pu- tiattcnimentinelle paieftre,& publichi teatri.
blkhe memorie, 6^ marmi Quinto fi comin- Ma Scipione con faggie rifpoKc refe ragioni
ciò à^ripigliare il Romano carattere roefìica- honocate fue attioni: l'Africano Giunio-
delle
to col Corico i ilprinio nome ch'io habbia vì- che fa neirefscrcito iì fdegnò del
re arriuato
fto in marmo tutto di carattere Romano,fpé- lufso che vitrouò. Più tarco ne gli A pò fte m-
toilGotico.è (tato d'Eugenio Papa Quarto/ muMultMmibicenfufìomri imemperantUt /»«
nella Sapienza Romana, &
quello di Papa xufque reperity peròiovolfe moderare ordi-
Nicola. V. fopra la Fontana de Treui > fé ben nando che ninno potefse tenere in campo al-
i3on è di profilato intaglio,fi come dopò fi an» tro che vn bicchiere d'argento di due libre di
dò migliorando a poco, a poco tanto che fi ri» pefo» e non più,, ne potè comportare che
du0e alla priftina forma di betcarattcre chia- Memmio Tribuno de fuoi Soldati condu-
mato, da Scrittori nelle ftatripe loro antico cefse giumenti, e cattiaggi, che porrauano
tondo Romano, che à tempi noftri perfetta- vafi di gemme ornati, e tazze tbetftlec di
mente s'vfa . Sono in vero belli pcnfieri». ma fino lauoro j vafi con gemme non fc ne
in qualche parte ricercano diftinticnf,fimitti*. veggono..
tioni» & cccertioni . Ptodurremo dunque al*
tripen fieri fopra tre punti. Primo circa la fim- QHetpocodidifcorfo . che reflanon hattendoft
plicità che fuppopgonù innanzi alli Cefati, potuto dalP Ruttore per indifpofìtione perfettio"
fecondo fopra ftatue, e marmi, terzo fopra i narel^haurà piacendo a.Dto ti Lettore a nuoux.
Caratteri . In quanto alla fimplicità non eta- cdftiotJe .

noi Rcmanicofi fcmpìici , Se pofitiui aliatiti,


liCefàricome il p?nfano,trala(ìb le ritcheiK
ze, e lo fplfcn dorè di Grado, e LuculIo,e fc be». S; A. R Q E G N A
ne Cornelio Nipote fcriiJc che innanzi alla,
vittoria di Siila non erano iij Roma fé non
DOnna di corpo roV>u(to, de di co'orgii-
due credenze d'Argento nondimeno fi dcuc- della pia-
liccio fopra d'vn faflo m forn>a
rebbono ricordare che piti di cento anni pri- ta d'vn piede humano circondilo dall'acqua,
ma furono introdotte le ricchezze, le p' mpe,. Hauerà incapo vna ghirlanda d'oliuo. Saia,
de morbidezze Afi;!tithe in Roma datla fua velbradi cclorverde. ueràacanrovn'int- H
cdificatione l'rinno ^<> y.al ctjnto di Plinio lib,. malcchiamatoMufrfòjii'qualccoroedfceFti
5 5» cap. 1 1. nel qualtempo P. Licinio CiafTo^ Leandro Alberti nella defcrittione,che fa di
& Lucio,.& Giulio CcfarcCcn(bri,mandor- quclì'Ifolv» ha 1^ pelle,&: i piedi come icerui>.
no vn bando, che ninno, vcndede vnguenti fit le corna limili à quelle dtl mootone,nì3 ri--
cflbtici forartieri di lonianopacfc.inditio che uoltcàdictK- citconflcfse, e di gràdezza ó'vn
già s''era mcllo mano à lufso e fpcfa dannofa, mediocre ceruo, tetta con la dcftia mano vn
nìazzo
.

Libro Secondo. 3Ì9


R D E G N
Strabene nel lib.^.in queft'Ifola fettì-
pre VI fàcattm^^aiia» e msdìme nei
tempo dell'Eftaie, nel quale fi vede
fempre rofis. He giotl'a, ma più dou.e d
caua il gru no,ò«: altri frutti i he fono
luoghi pm baflJi JcU'atiaCuacattiua*
a come bonainTuioii Mattia'e.
'Trullo fata loco yoffis efeludere % mm
mcrs
Vemntiin medio Tybure Sardima efi
Lucio Floro in Celio Rodigino
Sardiniam yefiiléntem fortitus . A Icunì
la chiamano peftilente pervna forte
di formica velenofa detta Salpuga, *8c
per l*herba Sardonia. Silio Italico Poe
tat Confole «iella tnorte di Neionc»
dechiara nei" duodecimo lib la Sarde-
naper tetra pura di fcrpenti {veleno-
1, ma d'aria cattiua e coroti* a da mol-
ta palude.
Serpefitum iellus yura.ac riduata vi*
^eno i
Sed trjjlis cceìo, <^ multa dittata {A'^
iude.
Da quella parte che guàtda verH)
Italia defcriue vna fadìofa fchienadi
mazzo di fpighe ói gcano»& con lafinìftra del Montagna» il maretorridojatidO} feccoj pieno
l'hetba chiamata dal Mattioìo,Sacdonia o Ka di fcogli» licampifuoi pallidi>troppò cotti dal-
jnuncòlcHche'è fimiìe all'Apio faluatico.PIinio l'Auftcp fumante forto il Sole in cancro, nel
nel j.lib. cap.7. dimoftracon ràuiorità di Ti- tefto favorita da Cerere . Aftaiio totrilpondc
/meOiChe fufle chiamata la Sardegna Sanda- Paufania nella Focia Lib.x. dicendo che in
ùlion dalla figura. Se fomigiianzaiche tiene dei- =quclla Ifola non vi nafcono fcrpétin'ociui à gli
sta icarpa^la quale da^ Greci è detta Sandalion, Huomini,ne meno lupi, la parte che volta vec-
e da Miffilo Ichnafaiper e(Ter élla fatta à fomì- fo Aqu)lone,& vetfo illito d'Iralias'alza in di-
gliahzadclveftigio.dèl piede huinano. che (cocefi rnotiti còngionti, in cima riceue però i
per tal dimbftratione dipingerne la fudetta hàuigàti inopportune fpiaggiejdalli gioghi de
imagìnefopra il ìàffo»!) ella forma del piede, monti vicini foffiano con impeto inel mare in-
che dictmo.iSc per denotare.chequefto luogo certi venti gagliardi: fono pm indentro altri
da Ifola,la circondiamo tònracqua,coaieba- monti mcn difficili a failtre, ma tra loro fi rac-
ucmo dimoftr ato di fopra -,
chiude vnà aria torbida,<S<: petlilente cagiona-
Sardegna- ta da mare folco» &c denfo, &
dali*Auftro ven-
Dlcefi anro, ehé cjla acdjiiiftafle home dì to molto gtiiuecbe vi foptaftà: di più i monti
Satdegna»daSardo>figltuclo di Herco- altiimpedifconoche 1 venti fettentiionalid'E-
le & di Thefpia, che <^uiui pafèò dalla Libia» ftate lìon po(To&o lefrigerare il vapore dell'a-
con molti compagni. Si dipinge di dòrpo tobu ria, & della terra perche fono ribattuti a die-
ile,& fopta ii faffo,|jctche TSardi fonò h\iomÌ- tro da detti monti »
ni di corpo rohufto,i& di cofìumi duri>&iufti* St le dàìa ghirlanda di oIiuD>percioche viuo
.«i« &alle fatiche molto difpofli k "hotra loto molto pacificamente. Nonvfano
Di color gialliccio fìdipinge> per cagione ^tmi»perciochefrà di loro non fanno guerra»
Aon Colo deU'dtdor del Sole» ma come dice né anco niuno» aitcfice é nelI'Ifola,che faccia
7. 4 fpade
, . . .

3^^ Iconologìa
fi alle, pu^tialj«à àUi^e srmùRiÀfe ne voglio- mote» come in ano di ridece pefXioCidelH
no^ne Spagna» ò in Italia.
pjgiiitno nella .— e ttat'
netuit che gli titirano>& da talcéfiécco .

Il color verde dal veititoi dinota (^come co il Prouerbio di tifo Sardonio*


^nodta Stcabone hh^,) efier qaefto luogo Lefi mette a canto il fopradetto aBÌmaIe«
tcctile di mete le cofe petche(come racconta il fopradetto F.L$^«
Tien con la delira mano le fpighe dei gr> dro) in niua'altro luogo di Europa (Itrclil
jno>perche quiui ne abotida in quantità>& fc eccettOfChe i% Cotlica» &
in queft'Idla . E
i Sardi attendefleto meglio, che non fanno à anticamente li Satdi vfauano le pelli di ta-
coltiuac la terca» raccoglierebbero canto gra- le animale per foro armadura » & di edì v«
no, che fupetarebbeque(Virola la Sicilia*, pe- n*è in tanta copisi» che gU Ifolani gli^ veci-
rò Siilo Italico in va fol verfo «fprelle la fern- dono per tratnele pelli* &
acconcie jche
iitàdi Sardegna. l'hanno, ìSc faitoiie cotdouani^ie fanno mec-
Costerà pr^effftCerèris nutritafamre » cantia m qaà» éc in là per (atta l'Italia coti
Se le dà i'herba Sardonia, ò Ranunculoi gran guadagno» ottiieJ'vtile» che ne cauano
i^ìc dir vogliamo, come cofa {egnalata,la qua net l*vfo lor del viaeretellendo eflì animali
Jc fcome racconta il Mattiolo^chì la mangia boniHìmi à mangiare

S I T L 1 A.
Le fianoàcantodue gran fafcidé
grano, & vno della mirabii cao^a
Endofia hoggi detta canna mclc^'^
cui fi fa il zuccaro,& da vn lato vi «a
il monte Etna, dal quale cfcà forno»

& fiamme dì fuòco. ^


La Sicilia (come fcriue Sttaoonc


nel lib.fcftoJ fu chiamata Ttinactia»
& il medefimo affermaTtogoda'tte

romontorij, che mirano à tre partì


S'
ei mondo, che fonò li Pclorojil Pa-
chino, e'I Lilibco. Onde fqpRi di
ciòOuidionel i5.1ib. delle fuc Me-
tamorfoficofidice.
SicKniam tribmhéie cxcttrrit in éqftors
linguis»
E quibus imbriferos verfai ifl f4ckyH9$
ad aujìros
Mcllibus expo/htim Zephyris Uy"-
hdon; ad ÀrSiot
Aequoris experfts ffe^st BtìrfomqHi
Pelorus .

Fiìanco per maggior confooanzA


chiamata Trinacris, di cui dice Oo»-
dio nel 4. de* Fatti {in dquor
Terra trtbusfeopulis vafinm jrcciirri$
VNa beliidi ma donna
fontuoffo,& ricco che ficda (opra d'vn
veilita dt habiro TfinaerisJ pù/httmmen adepta hci.
Poi trafle ì\ nome di Tnquetta, che ciò ri*

luoco m
forma triang olaw> circondato dal- fcrifce Plinio nel ^.lib. della forma triango-
l'acqua» haucrà adorna xo il capo d'vna bcil- larcene perciò rapprefentiamo la pittura di
liiTicua acconciacisra di varie* & ticclie gcTQ> queito iraaginc fopta il luogo triangolare
me, terrà con la deftra mano vncadticcccon Pigliò anco il nome di SicaniAtCome narra
la finiftra vn mazro di
vari ) fiori, i& fra e/Ti vi Dio<rokocó J'autiorità di Timco,dicédo, che
faraniio mcfcolati ale u ni papaueti. fuffc co^dimsndatadalii Skaniantichifsimi
~ '
ha^
. . .. ,
. .. . , .

Libro Secchdò, 3^1


tiabitàtori di e(!a li quali dall'Ifola partironofi tt?' quali Ouldio tiepide' Palli cofì dice *

per le continue cuine» che faceuanoi fuochi Alta iseet VM^i fitper orm Typbms Auntty
AI fine fu detta Sicilia» come moftra Poli- Chìms MìhtUtis igmbmmdttkkmm.
bio, Se Dionifio dalli Siculi antichidìmi , U lllitàtttnditiimioMspv tMmpAd$ piiutt,
pnolto potenti popoli d'Italia HineCtreris fltcrisnttae qMefu$tAdmdMHt «
Bella ^dipinge con h abito foncuorotóc ric< 4fifittHs «XAfifttHlimm pumigis afptr
Kméomirrifiteili/t m» éuUstadmfiu.
co»peinio(lcare la nobiltà* e bellezza di rutta
rXlgbia nella quale vi fono tkche.Sc nobili Cit- E Lucano nel x.

cà : Tetre, Vilie,Càftella,& altii luoghi dt ma- Ora ftrtìt Sicid* ÌMtmt Unleibtf Attnt l
f aulgliache ciò cosi dice Ouidio
CrAta domm Cenritmultasta poffìdet f^rhj •
£ Silio nel i4«

La bella acconciatura di capo con varie* òc A* nen «fmmì smH Trinscrs Mtileibef anttM
f icche gèfutnefignificanojcomeli Siciliani fìa Kam tÀpsrtVMfiis f*tpterd$pMCtmMmin$s
no d'acuto ingegno,e nobile nelle inuentioni. SulphttrtHirtvomitexAfù d» vtrtie» futtium

Tiene con la deftra tnano il caduceo pec ino A fi Àitna gtuStat tvemtfaSUs cauturns ìgntt
Inelufi gimitusB ftUgifUt imitstM furottm
ilrare la facondiajche bàno nel parl|re> 6c che
Murmurc p»rc4t»ttonMtirrtqiiitta fttsgwts
con la forza del loro ingegno fodero ihuento« NcHe difetta Jimul, fonte è Pkhgetontis vt atr»
ciidell'arte oratotia,de* verfi buccpliciipaftora Slammarumfxundat tttftns pictuqut freetUm
iit & di nnolte altre cofe degne di memoria» &; Semi ambufia rotai U^tufadit faxa Cautmit
jSilio Italico nel I4.1ib. fopra di ciò così dice S*d quamquam largo flammarttm txafiuat intus
Hkphmh» Jignum, é* Mvfis v*iternbil* VMt»m Turbina» naf€$nt frofluit Jgnit
él' "ffifif** ft*b

OrMexceUentum, fiurÀsqui twmint fyhif»s SummotannM lMg04o6ib$t (mirabiU diUuJ


S^ifue Sytutofitt ri/hnjtnt HtUcen» C»m«ìiH . VieittA^ fiammit glaeiemittatnoqueritpn
ttompt* gens lingHA afitniemxHm ièlUmrtt Ardentes horunt ffpnli fìat vertiet utfi
Totttts Aquonìt/uttM infignirt tropf/t». Collii Jbitmtt»liiamfuamtttmteg't atra fmilU

Éo,&
1! fafcio delle
i
Canne mele» che
papaaerico' varij fiori,
le fono a Ia*i
che tientcon
S 7 Citi A
la finiftra mano,dimo{lra la gcandilTin^ fcitiii Da medaglie.
«à»chc ^ in quefta feliciflìma IfoIa,ilche aéer*
Nella Medaglia di Gneo Lentulto Marcel-
ina Strabene nel feQolibrojdicendo,che non
lino fi rapprefenta vna teda di donna co chio-
e punto inferiore a qual fi voglia altra Kbla, òC
Prouincia d'Italia, producendo copiofiflìma-
ma fparfa fratte gambe, é tre fpighe, vna tra

mente tutto quello,che fi conuienc al viuero ogni gamba j Le tre gambe per li tre promon-
fpighe per la fertilità della Prouin-
toiijj le tre
liumano. £c Homero diife» che ognicofa vi
quale era tutta dedicata à Cerere» per
cia, la
Dafceuadafe fteda, 6e Claudisno rafferma a
quanto tifetifce Cicerone . Veggafi figutara
fQuefto propofito cofi dicendo
in Fuluio Orfino nella quatta tauola della
fàlia pmìfftmn Ttlìus Gente Cornelia; vn fìmile riuerfo defcriuc
fluam MS pntHlèmmCeeh, tiii gHkdÌM nofiri . Occone, &
Goltz. in Augufto
S/inguinist é* t*f" var«ri ecmtntnd» Ubons Nella Medaglia di Lucio Allieno. ilquale
fr£mta dtgn» mantnt, nulles patitrg ligtnes
nel fecondo Confolato di Cefare j^C.znm a-
j£t nullo rigidi
Vtrfabert vom*f$J i£ìM»
uanti la venuta di Ncftio Signote fu Procon-
spunti tUMS fiorf bit ager, eejfnntt ÌMUtmo j
foIediqucOaProuinci3,vi è vna figura nuda
Hitior cbUtot mirubitHr inceUtntJfes
che polaildcftro piede fopra la prora d'vn»
Le fi mettono li due gran fafci di grano a nauoj con la defila mano alzata tiene tre gam
canto, comedicemo, perciocbe in queft'ifoli be congiuntej& con la finiftra dietro al fianco
ve n'è in tanta copia» che in molti luoghi mol- vn pannicello, la figura nuda è Nettuno per
tiplica con vfuca grandiflìma j onde Cicerone denotar l'Imperio del Mare che haueua in
a quqfio fine chiamò queft'lfola granato de' quel tcpo Allieno neli'ifola di Sicilia come di»
Rornapi. ce Fuluio Orfino co l'auitotitàd'Hirtio lib.j.
Le fi mette a canto il monte Etna,come co- ^lienns (inquit) interim Proconfuli lilyèeo im.
fa notabile di queft'Ifolsje degna di farne nicn fiaues onerarÌÀs impmit Itgimes xij. O" xiv,
tibne» polche molti illuilii Poeti ne padano» di che Cic. à Cafiio, Sirabonc, Appiano, e
Dio-
$6z Iconologia
Dione, le tre gambe denotano il folico fegno Iato di Antonino Pio dcfcriue yo'altra Me-
ói Trinacrìa) cofi detta Sicilia> quali gambe daglia di Sicilia figurata in piedi con fpi^e
fono anco imprede nella prima Medaglia in teda, nella dedra tiene vn ramo di alloto»
ideila gente C'audia. nella finiftta vn'alcta : cofa che non fi co*
Jl mcdelimoOcconc Cotto il terzo confo- nofce.

D A.

potrebbe arriuare alla fuaintenticne»&


io vano fi sfoizcrrbbe c« n atti cderiorit
Hi CQtpotali di n^ctrerc m quel-
cffcit(»
lo ,' che già defidcr^ d'oprate Pla-
. M
tone intende pei qutfto nome d'Idea
vna eflenza nella m«^te diutna (perata
da ogni materia , che dn li finm ad ci-
gni cofa creata,& da ci eaJÌi:Cx. e tufa che
tucielecofc create habbmo il fuo elFe-
!c , come teftifica Pluirarcó <^^ ptacitis
Philofophortm .
Di quMla apiinto parlando nel Ti-
.

meo dice, che è vna fpeiie, che fempi e e


i'inc(Ta,fenza principfo,& fenzafine,che
non riceue alcuna cofa da altri, né (i
(lende ad alcuna cofa, ne ficapifcecon
alcun fenfo corporale . Ma permeglio
dichiarare l'intentionedi Plaione»c d'a-
uuettire, che già egli dice che tre cofe»
fono coeterne, il bene, la mente, l'a- &
nima del Mondo, pet il bene incènde
Iddio autore di tutte le cofe. il quale
femplice,S^ immobile fopta l'intelligen-
za, éc la natura di tutte le cofe,Ie dichia-
ra- niél libro detto Parmenide, efiendo
vi)a bontà fopr'abondante in tutte le
VNabelliffiina donna foilcUita m Atia, cofe>Paqueftobene*comeda Padre proce-
nuda,ma ricoperta da vn candido,
farà de la mente come vn fplendidolume dall'in^
èi fottililsimo vclcche tenghi in cima clcj ca- nata luce del >So1e« Dalla mente dì piìì fcatu-
po vna fiamma viuace di fuoco,haurà cinta la tikc ranimadel Mondo, come vn fplendo-
fronte da vn cerchio d'oro contefìo di gioie re del lume,' quale fpargéndofì pet tutte le
fplendidifsimo.Tcrtà in braccio la figura. ch:I- cofe le mantiene in vita,Ne.l primodunque
la Namra,?llaiquaìe come fanciulla dia il lat- come Padredel tuttofi ritroua vna femplice,
te»che ccm l'indice della dcfìra mano accen- & ìndiuidua Idea xM bontà. Da quefia Idea,
ni vn bellifiGmo paefcche vi fìia fottoj doue conie da vn Immenfo, Se inefiauUo fonte ne
fiano dipinte Cinà^Móti,PÌAni,Acquc. Pian- fcaturifcono innumerabili differenze d'Idee,
te» Al bor;,vccellim ariaA' altre cofe tetreftri.. tipn altrimenti, cììe da Vno, &
femplice rag-
L'Idea fecondo S.Tómafo p.p.q.i 5. è vna gio di luce, fi vedono nel Cielo più raggi
forma -cncmplarcche ftà ncUa mente dtH'ar-! procedere tra fé diftinti. QuefteIdce racco-
tcfice .per mezzo della qufile,jfij:<)fe fi fanno».. glieìnfeìatncnte Dmina, quale in fé abbiac-
conorconojcnendocbefeliiiicìficcauan
«gc fi ela l'Idee eterne di tutte le cofe che fumo, fo-
li.cbe poneflctnaftioalla Tua opera, non lìn<k ììch&fatanno pet l'auuenire»Da quelle fcntu-
^eflc Rclla fua imaginatione) qucfi vn fpitito» tifcono'diiietfe fotme d'Idee inferite nell'ani-
Ibpiodeiio dcU'opcta>c>ie penfa di fare»aO& •madel Mondo,che ceufano, poi il principio»
6c fine
.

Libro Secondo. j^j


& fine delle cofe,non alrrimenti che l'anima mifo Giannino libro de prouìdentta cap.S.
del noftro cotpo mancando fuori fpiritofo Si non ejfet Ide£ mhil fynceruntt nihtl purum
vigore coniicrie*& gouerna l'opere, le forze, ejfet m mundi jhunura, quippe omnia fìnt ma'
& natura di tutte le parti di quello : Se cofi
la permtxtat inchoata.ntanca-.&ir/jperfetlat
ter idi.
fi vieneàtidutìe l'origine &
adminiftraticne de ipfifque (It dimoile ( vt air Plato in Tunco )
di tutte iccófe à quel fcmplic?,& vniro prin- certum aitqtiid, &
firmum ajferere . A quefla
cipio (che è ride a nella mente di Dio] qua pò- (implicita forfè haucndo l'occhio Pitagora af-
fitù confiituantur omnia>& fuhlato imereant, Se fimigliaua l'Idee mentali alli numeri, quali

per quelto dice Xenocr are. Idea eflexemplar tutti dipendono dall'vnità, qual è fimplicillì-
Mernum eorum, qut fecundum naturam con-' m^, perche fi come per i numeri, ogni cofa fi
fìlìunti Ma per erpltcat la figura fì ha da dipin- riduce al fuo ordine determinato, cofi per la
gere beliacome altrice di quanto é di beilo parridpaticne dell'Idea ogni cofa fi rende à
nel mondò corporeo,oltre che Plotone lib.^. lei fimile* Se fi riducano alla fua fpecie , ordi*

de Republica la chiama beliiHìma cofì argo- ne, bellezza^ 8c vnità, onde efso Pichagota ci
mentando. apporta quefta diffinitione» quale molto qua*
Illud igitur, qmd veritattm illis, qUA intelli- dra à gli effetti dell'Idea
guntur prxhet: & intelligenti viam^quA ad intet' £Jl extenfìo, atque a^us feminalium ratio-
ligendttm porrigtt, boni. Idear» effe dicito, fcien^ num, invnitateregnantium; Ma peraccoftatfi
ti£, & ventatis, quA per intelleiittm percipitur pili alla dichiaratione: Il fuoco che ha in ci-
caufam i Cum vero adeo pulchra duo hdtc fìnt ma del capo fìgnifica la prima tra le cofe fopra
cognitio fcilicet^c veritaSt/té>onum ipfum aìiftd nominate, che erano eterne fecondo la fen-
quam ifìa, O" ptilchriuseflimabisireÙe putahts . renza di Piatone, &
queftaerail bene per il
Sì chenon fi potrà negare che nell'Idea quale intendeua Iddio creatore di tutte le co-
nonfiavna fomma bellezza, ilche anco par« fe come dicemmo di fopta, della quale ftanno
ueàl^otfirio lib.4. d'hiftona Filofofica men- tutte le Idee, Onde per quefto diceGiuftino
tre patUndo della mente dide» in qua funt fìlofofo,& Martire nel ammonitione de Gen-
Idea^ omnis rerum fub(ìantta& quA primo tiliche Platone intendeua che Iddio era in V-
pulchrum, &per [e pukhrum eftthabetque ìfe*
'
na foftanza di fuoco, forfi perche fi come il
ciem pulchritudinis . fuoco tra tutti gli Elementi è il più attiuo,an-
Si dipinge follcuata in aria efiendo vna ef- zi tra tutti gli agenti inferiori*, efsendo che
fenza Cnza materia» &
per queftonon fug- confuma ogni cof<,& folo fia irapucrefcibilc
getta àmurationcedenza fenza djmenfione>. tra tutte le colè inferiori come dice Atift, al 4,
& per queftonon diftuibatada diftanza, & dclfa Meteora alcap.i. Cofi Dioè folo onni-
edenza fen^a qualità alcun3,&: perciò non ha {)otente,&à lui niente può refiftere, tutte &
in fé alcun principio di repugnanza; Sì dipin- e cofe da lui hanno pigliato l'èfsere*, Raccon-
ge nuda per edere fpngliata da ogni pafTìone ta Celio Aureliano antiqu.le^. Iib.8.c.3^. che
corporea, &per edere vna foftaoza fempli- iPerfi,& altre genti teneuano il fuoco per
stfstjma.come raccoglie M^rfi'i" Ficino dalia Dio, pili oltre molti Filofofi antichi penforno
j.epift, di Pirrone dicendo Docetque interea che il fuoco fufse Dio, tra quali fu H.'ppafo
Ideam areliquislongedrfferrequatmr precipue Metapontino, &
Eraclio Efefiò come narra.
Modis;, Quta Idea fubfìantia eft, firn-
fcilicet Clemente Altfsandrino in orat. adhortatoria
plexitmrnDbilis, contrario non permtxta. Il ve» adGentes» & alcuni Stoicidifsero che la natu-
Jo bianco fign'fica la purità,& fincerità dell'I- Dio era Ignea come teftifica San Gio.
ra di
dea, à diffetcnza.delle cofe fenfibili,& corpo- Damafceno in lib. de H^refìhus. Ma hfciati,
re::, eiTendo- materie da molti difcitiimbrat- li Etnici Filofofi: nella facta fctittura fi inren-
iate,& fuggettcàmillfe mutationijMale Idee de piìi volte fottonome di fuoco. Iddio, On-
fono ft^paratcdaqaal fi.vogliamiftione ma- de nel Deuteronom.cnp.4. fi legge del Padre..
teiialctrà fé concordanti ; he hauendo in.fe DominmtuusignistonfumenseJ},éc San Paulo
alcuna diooenfione» ne motto-, fono lontane ad Hebreos cap.ii. nel fine p?»rlando del ^-
da ogni grandezza, &
picciòkzza corporeoi, ^\o\o .Igmtum verbum tuum nimiii Se al fe-
di modo che in loro fitrouavna purafimpli- condo dclli Atti della terza pcrfona ^pparue-
cità}& vna femplice purità. Anzi dice To- runt tllis difperittliniuA tanquam ignis^& r€<-
pleti
.

3^4 Iconologia
pleti fmt Spiritu Sanalo , Peto non e mata- dere prius fdrmautt fmtdacrum eiut tHielligi'
uigtia come dice S. Gicuanni Datnafceno biUiVt adexemplar incorporei Deoqut'fimìili»
nel luoco citato, /^««>» in templis afferftarhVt mi e orpore um abfiilueret Mundumi
i^^ànm
diuw(t NaturA qua/i (ymbolum ejfttt prt" & eomplexurum fenjìbilia genera,
quotìHufkf'
pterea capitale fuijje fi jfacerdotes ^ttemintem- telligibflta » 6c doppo afcuni verfi foggmo^
plis extitìgui permttterent » tamquafn diuìnkas geiido
exeo loco arceretur^ & veluti deleremr; A Si qtiis aperiioribuf ver bis vti Ufolueritnihil
quede autcorità aggionge alcune tagioni.
fi aliuddixeritejfemundum intelUgibUem, quam
& prima pecche il fuoco è fonte del calore, Dei iam creati! Pirbum, nihìlenim aliud Vrbs
per mezzo dei quale tutte le cofe creare han- intelligibUis eft, quam ratto archùeÙi, iam m
&
no forza> vita i &
perqueftoVarronc dice Vrbem mente coneeftum condere cogitamis.
che ignis dicitura gignendo » effèndo che ge- Tiene in braccio la Natura,
alta quale dà la
nera, oc gouerna ogni cola come dice VìziO' Zinna, per dinotare l'anima del mondo, cha
»eìibtodefcietìtia. era la terza cofa tra le coetctne, quale dipen»
II cerchio d'oro che tiene in capo con le de dalla mente Diuina come il fplcndote del-
dette gioie di gran rplendore,fìgnifìcala per- la luce j del che parlando Fernelio Iib. i. de

fettione della niente> eflendo la più perfetta ab ditis rerum cai^s^icipAo, dice Nonid fi
'
di quanto fi ritroua,per eflcce in e(!a li model- forte virtutis [tmm infiexionem retraxtrit de*
li efsemplari di tutte le cofc,& fi come le for- fidente vita in mortem corruem omnia > Hdc
me si naturali) come più rilucano.
artificiali enim Dei vita, hxàillmsailioi rem admotieite»
Se fiorifcono nell'agente, che neU'opera,ò ne prò [uà quanque natura aere» rttamque omni»
gl'inflrumenti^cofi le forme dell'vniuerfo fo- bus inspirare > &
in mortalitatis quidem femt-
no molto più perfette, & vigorofe ncirattc- nibus Cétlumconferititerram veromutationum.
fice» che nelle caufefingulari, ò nella mate- Imperocbe il Mondo che conriene in fetutri
lia, & come dice Tomafo Giannino nel iib. quelli quattro principij»& Elementi delinca-
de prouidentia al cap.7. tiira>è vn certo corpo in fé vnito» le patti dei
Si Dei conceffut am contemplatìonis mufiere quale fono in fé ristette con l'aiuto de l'vni-
Admttndttm imelì^lnlemafcendemus > quo m co fpititO) 6c anima del Mondo: poiché come
lux fidget Jdearum Iptendidiffinn , O" vera ef- dice Virgilio nel (>. dell'Eneide.
/enfia rerum contifietur-, duino procul htc > qu£ , Principio Calum, ér terras, eMtnpoJque liqutnttì
fenfibui accurruntifalfat 0" mentita agnojce' Luctnttt?3^He glcbum Lund Titania^ui hJItm
mui,ms vitfi huius pemtebtt-, in qua nimis ere- Spiritus inités alit g totmm^e infuft per artut

dentes fe^/tb^s à fa^s rerion imagmationibtts iltnt imitar molemj ér magno ft corporty mi/itt
illudimur»vixiiue pi>[fimus alficere tenui/Jìntu Et Cicerone in Tufc. Qu5ft.difse Omnia yna
^lendorem tllnti lucisi qu£ in mmido intelligibi' diuino, & continuato fpiritu contintri ; ricer-
tiadeo clariffime /pl£ndtt,>i eius Itmen latif- cando) & fpargendofì quello fpirito per tutto
fimepateaty& adomniit pertineat, Etqucito l'Vniuerfo à guifa di vna vita del Modo accó-
auutenc per efsece vicina a Dio^ dai quale pagnato da vn fidcreo calore, dal quale depé-
come da vn ineflaufto fonte, riceucinnumc- de vna foftaza procre3trice,nurticc,augUmcn
labjle luce» per quefìo difsc i^l?.ron« Cir"
flc ratrice}& conferuatriccquaie vediamo infoti
ca omnium Regtmpmnìa fmt, d«uc è d*auutc derfi in tutte le cofe create come apunto rutti
tire> che Plotone intende che ci fiano due animali per mezzo del latte Viuono» fi nutri-
li

mondi vno Intctìigibile» & l'altro Scnfibilc> rono, crefcono,6c fi confcruono,& però il
quello Archetipo,& cfaemplarcquefìtoCor- pQctanel lococirarodifsc.
porco.óc materialcoraa fopradi ciò per brcui-»
j, inde homi tim » peendumfiut gtnut , vìfif) v«.
rà folo appotteiò rerplicatiot>e^di Filone ì\.de
Untum
Mundi opificio dic^noo Deus vbi prò fina Dei" „ Et qui. marmofmotta fitt mofifa fuh éfHort
tate prauiditimitamentum pidchrum non pojje ptntus
^bfque exemplari pukhro extfìere, nec fenfibile >• Ignftts tfl Ulh vigort ^T «eeleftis trtfo,
quicquam circa exceptionem- probarirquod non »» Stminibus
jirchettpo imelhgibilis ìdex reipondeatt pòfi Ne però ne fon priui 1« mctalli,& pietre,5f
tjuam decreuit vtfìbilem hMnc mundum con" altre cofa rosze.vperche non fi ttoua ccfa pei
ftbicv
. . ,

Libio Secondo* 3^5


«bietta che iìa che da quefìofpirito non fia fa- ogni cofa pencttate9ptima nella ipente Ange
vorita perche penetrando fi diffonde 6c diffon licaifecondatiamente nell'anima delI'Vniuec
deodo fi empie, & empiendo nutrifcc, & go- fo,per terzo nella natuta^pet quatto nella nuu
uerna tutte le cofe» & a quefìo fine habbian^o teriaCorporeajabbellifce <ii cfcl ne lamenti
fofìochffdiail latte alla natura come princi- Idealcj Inanima la compifce ccn bella feria d«
pio del motO) e delia quietet& conregueote- Idec»&: adorna ài forme la materia • Et fi co*
mente della generatione» corruttionc) augu- me vn Sol raggio Solare può ii'uflrate quatto
fnentationesalteratione* & moto locale com- coipj EiemcntaiijCosì vnfoloiaggio Diumo
prendendo tutte le cofe naturali illumina la menrejl'anim^>lanatùra,& la tna-
Il paefe con le cofe fopradette» che la detta teria.Onde in quelli quatto Elementi qualun
jEgura moOra di accennare>fignifìca il Mondo que guarda il lume vien a mirare il raggio fo»
inferiore fenfibileje materiale>che dall'Ideale Iarei& per mezzo di quello fi riuolta à mirare
in tuttoi e per tutto dipédcjmà per cóprendc- la fua luce.Così per appunto in quefie quatro
fe molte cofe in poche paroie» & per fare vn cofe cioè Métc»^niiria,Natura,6(; Corpojchi-
epilogo di ogni cofa . Dico che il bene è vna unque contcplala Icroconuenienza)& amai!
fopraeminente cffftentia di Dio, La bellezza diuino fplédore per mezodi edo viene a mira-
è vn ceito atto oueto vn raggio da quella per
1 G H O N O GRAFIA.
te>3mate}& riuetire Iddio Creatore del tutto*

mifura ogni forte de piante, de cdifidj


fenta dimoflratione di piofpetto, me- &
diante li fodeiriftromenti viene operata)
& defcritta,& la mifura che le li dà nella C-
nif^ramano»indiiierfi paefi viene diuifa,ò
in braccijò in palmi>ò in picdi>& altre fimili
diuifloni,&r èquello che viene a mi furare!
lati eftrinfechÌ5& intiinfechi di dette fabrì-
chcjdalla quale poi Te ne fa Scala nella carta
doue che fi prende le mifure ridotte dal gri-
de in picciolo» &
quella con il ccpaflb ridu-
ce il fitogiàprefoin proportione delineata.
Glifi dà labufsolalaquaieè quella cheo-
peraà pigliare (medianrela calamita» le &
fuediuifioni) ledeclinaiionide Iati, an- &
goli di tutte le piante.
Si fàditne2z'età,& vcf^itad'habifograHC»
perciochechi esercita quefla profcfTìonef
deue mettere in carticó mifura» e intelligé-
tia»ec5gìuditio gradiflìmo quato s'afpetta
alia verità di quefi'arte di tatacófideratione*
I N S F I R AT I O N E.
vedrà dal Ciel fereno tutto (Iellato
SI fiammeggfante raggio,il quale difcen-
da»e che fia giunto,& fitto nel petto d'vn
giouane vefìito di color giallolino, il che
babbia i capegli birfuti, &
mcfcolati con
molti ferpijtencndoil viloriuo'to al Cielo
DOnnadi mezz'età» veflirad'habirograue, il <jnale miri con grandiffima attentione

Terrà con l^deflra mano, rquadra,nga,& Terrà con la deftra mano vna ^pada icnuda co
coiTipafloj & in terra da la medcfima parte fia la pura fitta in ttrra>ecó la finiftra vn'E'irropio.
vna bulTol a da pigliare le piante,& con la fìnìflra Il Ciel fereno tutto ftellatodalqual dJef.-nde
vna auola oue fia difegnata vna pianta d'vn no-
i ilfiammeggiante raggio>& che tcttrini rei pet-
biiifiTìmo paIa2Z0)& con la medefima mano vna to del giofane nella guifa ch'b.bbianio detto
canna doue fia diuifo le mifure figrifica per tfso Ciclo fìeilato laberignitàdel-
Ichorografia altro non é che vn difcgno delle rornipotcnte Dio» per fua infinita bontà ifpira»
cofe, clic fi vogliono fare in figura piana con & infiamma il peccatore .
linee» & ^gute geometriche con le quali fi ^nem vini mittere in tertis t é>'-
i^ì^f «'*'* '•'^
. .

^6& Iconologia
ISPIRATIONE.
Cratia faciti vt peccatum nohitnon do*
mimtur» dice Auguft. lib. de patica.
cap.i.
L a fpada con la punta 6tta in terrai
ne fignifica> che queila attiene fia
opera dcIl'Kpiratione diuina perche
l'opera ddì'huomo dedito nel mal fa-
te non riccuc mento approdo a Dia
fénonperfuagr:uid,con laqu. leeflb»
e larghiflìnjo ptcmiatorc di tutte le
buone opere.
Grattami & gloria?» dtéit Dominut»
dice li Salmo 84.
Si dimoftra che tenghi con la fini-
ftra mino l'Elitropio per dinotare che
fi come quert.> pianta fi riuolgc conti-
nuamente al SoJe>così il peccatore
ifpirato 6c infìarìiiiiato del diuino
:

amorc.fi riuolge con quell'offerto che


fia pofiìbii maggiore al gcande>& on-
nipotente Dio.
LASCIVIA.
DOnnàgiouane riccartienre vcfiì
ta> terrà vn fpecchio con la fini*
ftta mano* nel quale con atcentione fi
fpecchijcon la defira dia in atto di far-
ytaràeau dice il Saluator Noftro a belio il canto vi faranno alcuni pa(^
vifo, a
Et perciò la Sanca Cbiefa prega di conti- feri vccelli iafciui e ludutiofiA vn atmellino»
nuo il Signor Dio che c'infiammi del Tuo di- del quale dice l'Alciato.
urno arooic* Dinota l'Armeltin, candido. * netto
Igntm fuÌAmorit accendat Deus in tordiiui nojirif. Vn huom, che per parer bello» oUfciuo
Si vefìedi color giallolino per fignjficsre SiooltìHnln cfnomn» o'I vijo, e*l pitto .

l'habito nelmal fate, elTendo che quefìo colo LafciuiM •


re non fi può applicare ad alcuna vitrìì> Onde
fcnzaTaiutOjà infpitatione del Signor Dio,
DOnna con omamento barbaro » e che
moilri con vn cìito di fregarti leggiera
facilméte fì cafca nel precipitio delle miferic .
mente la te(la.
I capegli hirfuci,& mcCcolati con molti fec«
Cofìla dipingeuanagrAntichitCoroe fi ve-
fi denotancche métte il pcccaiorcjlarta I*ho- de appccllò il Pierio«
nefìà^Sc che Oàimmeifo ne] peccato,non può
hauere fé non penderi brutti)& abhomtneuo
LA.SSITVDINK.
ò langui<k2za eltiua.
lijondefoptadiciò S.Greg fupet i.Reg.dicc
Coptat

&
ior.es

mnhabet,
pili il
tt^rpestuiurenon fctefit^rnhcnenutem

medefimo fupcr Gen. Hom.40.


Onna
D magia « faràd'habito fottile

leggiermente ve-t^ita^rraodrando il petto


difcopcuo}con la finill. amano s'appoggierà
affai

^UKilium diuinutnptritnMfn vkam coneiUandum» ad vn badone» e con la deftr.i terrà vn venta»


Tiene il vifotiuolcoal Cielo il qu<)le mira glio> moftrandodi farfi vento
con molta attentione> per denotare chefenza Perlalanguidezza.ò laffuudinecomeh^b
la gratia>& Iipiracionediuinanonfìpuòfol- biamo detto)mtédiamo quella debolczza,c he
Jeuate la mente » & rinicllctto, fé non à cofe eftcriormenic sccsdc al corpo,e che l'annoia.
ienfibilij& terrene. Si dice eAiua,pet dinaolìtate con la langui-
dezza!
. ò . . . . .

'
Libro Secondo. 367
dezza* ò LaHitudine cagionata da maliria > gnq di foftentamento, e chi ha bifogno di fo-
d'alerà cofaima quella caufaca da (lagione Da** ftentamento,non ha forze futftcientt pei fé
turalmente calda>che è l'Eftate . (ledo, il che è proprijflìino della noilra figu-

Si dipinge magra, perche efalindo la fo- ra, che lì è detto eHec debolezza di forze del
ftanza del corpo per mezzo del calore, che la corpo humano.
didolue» viene nece(r;iciam«nce àdimagritH . Il veticagljo moftra» che mnuendo Taria

L'hi*bito, &
il petto nado Cono fegno così prossima già rifcaldata fa luogo all^alrra piil
della ftagione, vfando gl'hiaommi in quella, frcfcha, ilche e di molto refdgctio ai corpo,
veftimenti affai I:ggicti pe£ fentirc men cal- di maniera, che l'vfo del ventaglio eflendo
podìbile» come anco fon fegni del
do che fìa per la noia, &
affanno del caldo, dimoftra
che attualmente fìtioua in detta lan-
calo(e. fufficientementcquelloche propriamente Ci
guidezza . troua nella languidezza, che é la detta moie»
Con l'appoggiatH, modriamo hauer bifo» ilia del caloce

A*.

La lanterna medefimamente (T
pone per l'anima, &
per lo cor no-
ftro, & lo fplendore, che penetra di
fuori col vetro* fono le parole, &
I'attioniefterioti,$^come la lanterna
manda fuori quel medefimp lume»
che nafce dentro di lei,cofirhuomo
leale deuè efser dentro, e fuori della
roedefima qualità. A quefto propofi-
todilTe Chrifto Noftro Signore, fia
tale la voftra luce prefso a gli huo-
mini , che elTì ne tendano gloria à
Dio, che alla fama de n^etiti voftii
corrifpondano l'opre
Lamafcherache getta pettcrra,c
fpezzata, moftra medefimamente il
difpregio della fintione,e della dop-
piezza dell'animo, come fi è moftra-
to in altri propofiti
Lealtà •

D Onna veftita dibianco,che a-


prendofi il pctto,moftri il pro-
prio core per efser'ella vna cortifpon-
denza dell*animo,con le parole ò con
l'attioni» acciò le fia intieramente
preftata fede

DOnna veftitadi fottilifliìma veftc; in v- Lealtà»


mano
na mano
tenga vna lanterna accefa DOnna veftita di bianco, tiene la
petto, & vn càgnolinc ap-
nella quale ammiri atientamente,& nciraltra deftra al
vna m ifchen fpezzaia in più luoghi, fia & m ptefso •

atto di sbatteila m qualche muro, ò faflo. La man deftra foprail petto.fignihca inte-
Lavefte moftra, che nelle parole
fottile grità deU*animo>& il cagnolino per la pro-
dcirhuomo dcu fcoprire l'animo fin-
reale Ci pria inclinatlonc parimente fideltà,e Lealtà,
cero, Se fcoza impedimento eflendo le pa.
role concetti dell'animo noftro,
i come la
vcfte ad vn corpo ignudo
LB-
. ,

$69 Iconologia
LEGA»
fianoflate mai nemiche. la più Ma
antica confederanza nominata da Li-
tiioncl primo libio f^tta tra Albani»
e Romani non cade fotto niuna delle
tic fadc ttc forti'.poiche fi (l bili la Le*

g-conpt.tto,che fi combattcls" pri-


ma t> ali tre Hotati}, e Curiati), e che
pattiacon buona pacetigno-
qui. Ita
reggiaise l'altra, i cui Cittadini rima-
ne(sero vincitori: e purourfto accor-
dochiamatfì da Liuio f><i«/ dicen-
do egli. Tnus quam dima arent ffdus
iEiumintey Komanos,& /4lbams efi hts
legibus, vt poptdi aues eo certami»
cmus
ne viciffetie^ *f alttrt poputo cum bona
pace ìmptritaret
La forma vfata da' Romani di giu-
rare fopra l'oderuanza di tali patti d'a-
confederanza vedefi in Tito
tniftà^e
Liuto nella roedefima lega tra gli Al-
, bani e* Romani > &
è ripottata dal
fiiundo lib.4.de Roma trionfante,dal
Sigonio Iib.pnmo cap.piimo de anti-
quo iure Italid^ e dal Brifsonio nelle
formole . Vno del collegio de' Sa-
cerdoti feciali,che vinti erano, dopò
DVe cfonne abbracciate infieme armate
d'elmo, e corfa letto, con vn'hafta per
molte cerimonie diceua. Se il popolo Ro-
*
mano per publico configlio farà il primo 3
vnain mano» foptadeJIe quali fia vno Ario- mancare da qaef^i parti, e leggi . Tu Gioue
ne, e fopra l'altra vna cornacchia fotlo li pie-
cofi ferifci quefto Popoloi come 10 ferifco
di di dette donne vna volpe difìefa
hoggi qucOo Porco» e tanto più fetifcilos
Thefeo, per quanto rifcrifce Plinio, fa in- quanto più puoi, detto quefto, percoteua vn
uentore della Lega detta da' Latini,
fodus, Porco con vn felce; laqual forma é da Clau-
che più anticamente per autforità d'Ennio fi dio Paradinonftreftainquffto difticho.
diceu3, fiittis; e quclli,che nebaueuanocu- Ft fcrofa vobis prafentibus accidit ifii.
ra> etano chiamati pctche alla fede
fitiales» Sic mihi comtngatyfalUre [ihiccuyiam.
publicatra* popoli erano propofti,come pia-
Lcggefi altra fiirma vfata da Greci, appret
ce à Vanone, &
effi hiueuano cura, che fo Homero nella Terza IHadcoue fi patuifce^
gmaa guerra fi pigli^fle, e quella ccflaia, con Lega,& amicitia rimettendo prima lafomma
ia lega, e confederanza fi conftituifce
la fede della guerra nel fingular duello tra Alcllan-
della pace, di che pien-imcDte tratta
il Pa- dro, e Menelao per amor d'Hetena in quefta
uinio: DeCìuitate Romana.
m3niera,econdiTioncicbeil Vincitore otten-
Menalippo legato del Rè Antiocho a/Te- ga le ricchezze, e le bellezze d'Helcna,e gli
gna tre forti <M Lega in Tito Liuio.Vna quan- altri reftino in ferma confederata pace.
do fi fa pace co' nemici vinti, imponendofi
jilexandert& belUcefus Menelaus»
loro, legge, &aggrauijad arbittio de* vinci- Longts hafits pu(^nabu»t prò multere :
tori; l'altra, quàdo nemici reftandoin
i
guer- Vt^oremautem n.ulier,& opes fequentury
ra dal pari con patti eguali di rcdcre
cofe tol-
^,c mal po(Tcdute,fanno pace; terzo quando
CAten vero amtctttam» &
fonderà firma fé*
rientes .
fi fa ainicitia, &: araiftà con uatjoni, che noi» Tutto QÒ (labilicoincocalguifà, pigliaua
rim-
. . . e ,

Libio Secondo. 565?


1^/mperatore IsuàftcJofi prima le mani con due donne tiene in mano. Chcl'Arione.eh
l'acqua vn coltello, e ùadicaua dal capo d'al- Voroacchia pofti fopra l'bafte fieno amici, lo
cuni Agnelli i peli» i quali lì difìribuiuano a* éicc Arift. hb.p.cap.i.de gl'animali, ^w/V#
Principi dell'vna.e l'altra patte, efponcndo Cornix.& Ardeola; che facciano lega contro
poi ì accordo, fcannaua gli Agnel-
patti dello la Volpe fi raccoglie da Plinio [Ib. 10. cap.yz.
li pofti in terra, e vi fpargeua fopra del vino, CorniXi& Ardeola cantra vulpiumgenus cont-
dicendo . O Gioue, a quelli,, che prima rom- munibus inimicttys
peranno i patti, COSI fcotra per terra il lor cer-
uello,co.T.e quefto vino
LEGGE.
iHpittr augumfftmi m»ximì éf imnenaltt Dìf
Del Signor Già: Zaratino Caflelliai .

ettari MAlrona attempata venerando afpst-


(\i

Viri pritres fcei$rainoUMrim % ccfegga m itibunaie con macftà,hab


Sic ipforum ttrthum humi fiuta vtluti hot vinum. bia in tefta vna Diadema , tenga nella deAra

Ma noi nella ptefente fìguta, non intende- mano vno fcettro,in torno al quale fia vnacai:
ino rapprefentarc niuna delle fudette fotti d tella col motto. Jubet& prohibet. Sopra il gi-
Lega,perchecadono fotto b figura della pace nocchio finiflto pógafi vn libro diitto,& aper
to,nel quale fia fctitto./» legibusSedus Sopra
& aroicitia:poiche non lignifica altro più pro- il libro appoggi la man finifìra, con la quale
-.

priamente la voce latina, F<r^/»x> che la pace,


d'amicitiat laquaieftabilitatfi formauacon tega il Regno Papale,e la Corona Imperiale
quello principio di paiole ^micitia efto. di Quefia figura è fondata principalmente Co-
che n'è particolare Ofleruatoreil Btifsonio pra quella definitione ptefadal Greco. Lex
nel lib.4. delle fue Formole, dicendo Liuius efi fannia fan^a ittbens h$nefia, ^ohibent con"

lib.^Z. comprohat Foedus cttm\dntiocho in trarta >

hétc verha confcriptum fuijfe . jimicitia Regi La Legge fi a(si miglia ad vna Matrona ve-
u4mìocho cttm P. R. bis legibus , &condiHoni' nerabile ; fi come la Mattona gouetna»e con-
hus (fio. Si che noi efpnmeremo vn'altra forte ferua la famiglia,cosi la Legge gouerna* e con
di Lega,&: è quel!a,qi3àdo due, ò pm parti fan fcrualaReptiblica.
np Lega, &
acco do di vnirfi contro vn loro E'Mattoca attempata per elsct la Legge an-
commune nemico: tale fu la Lega di Pio Quin tichif&ima fatta nel bei principio del Mòdo al-
tocol Rè Cattoliccecon laRepublica Vene hpfiminoftripaienti,a' quali fubiiocteari,Id-
tiaaa còtto il Turco» la qu^Ie fu dettiSacrum éìo «ietòrche non roangiafscro i' pomorSegui
foedus, &c il monte cretto in fulHdio per tale tò poi r^ Legge Mofaicadata pur da D»o,l*E-
imprefa chiaroafi turtauia Afonsffcrifosdtr ua^clica derrata dal |iio difetto figlmolo vero
ris, e ved'fi la detta Lega dipinta nella Ctla Dio»c vero Huomo^. Tralafso l'àatichira del
Regia in figura di tre donne abbracciate,vna la Legge imfK>fta da Minoe a^Ctetefi,da Dra
delle quali rapprefenia la Santa Chicfa» la fe- gctne.c eh Sole ne àghAtheniefi, da'Ligutgo
condi Spagna, la terza Venetia, didiute eoo a*Laceefemorjiefi,da Numa Pompilio a* Ro-
le locò folite imptefe, 6< ara)! mani,e dalla RcpubLca Romana neUc (uc xij,
Noi babbiamo figurate due donne orr»ate9 Tauo'epicfe dalla regolata Rcpub. Ateniefe.
& abbracciate, per denotate l' trilione, & ac- Si&dc in Tijbunale peichendli Tribunali
cordoad con l'armi contro il n: inico »
aiutarli fèJ-^ndo, C condole leggi da' doui LeggifU
L'Arione,e la Cornacchia fono fi.nbolo del guidtcar h deue.
la Lega contro vrm commune n t mic<^erch Ha 'a diadema in refta, per eflcr cHà Sanfa
cVeteiminationtie cor: gionc Santa dir fi può
quefti due augelli Ìbnonfmi-.i alla Votpcla
quale è d'ambedue auiietfaria^r>deeiTJ^.2ccor la Leggcperche ccaginncche fi efferciti ilbe
danfi d'jfsaltare vnitamentc inlleroe la Vol- ne»K fi fu?g3 iì mari tìaódc tiene Dtmoftene,
pe, e di -a erariale fpelarla col becco pià,chc che là Legge fia vn tirrouato,e dono di pio,al
porsorio,petò habbiamo pofta la Volpe fte(a la quale conuicncchc tutti gli huommi obber

fotto li piedi della Lega fimbclo in queft© difcano Lex e^ cui omnes hmìines oùtewpe-
.

luogo del coracnuné nemicoiche da collega* rare conuenit cum ob alta multar tum 'Vtl ^^
^

li atterrar fr cerca mediante la guerra, della maxime quod lex ornnii inucntum qutdern »
,

<|ualc è geroglifico l*haftai che c-iafcUna dwU^ OQ-Dài^miUS e(t[V^li>\0'iiìitqi liu roano ììv.^ì'..
A-a. n\o
. e
. , ,

37» Iconologia
mò leIcggu Santlionet facrAtét, &- faerata armii deeoratam» [edeùétm tegihut armatdt»
Ltgef'i Le quali Leggi, come Sante » Hi. facre éffto^ortet^
non fi poflono violate fenza condegna pena LEGGE CANONICA.
Tiene lo fcctcro nella deftta.petche coma- Come dipinta nella libraria Vaticana
da cofe giuftc,& honeftcìC piohibifce le con- DOnna>che ftà à fcdcre,con la deftra ma»
tiarie»comc Regina di tutte le genti, tiuccita no tiene vna bilancia, nella quale pò-
fin dalli Rè» che Cotto lo fceitto del dominio ftcda vt^a parte corone d'oro arcondace di
loro la fanno ciuexire, flc ofleruatc da tutt; li fpleQdoce>& dall'altra parte vn calice fimil*
fuoi popoli .. mente circondato di fplcndote.décro al quale
Legge (ctitta.la qoa^ itat fi vede vna fcopc, e nella finiftra tiene va li-
Il libro denota la

gredire non fi deuc cfiendo in efla poHa la fa- bro aperto, fopta il quale è pofta vna mitra da
Iute delle Città, tn legibus pofitat0CtmUM Vefcouo, & ha dalla banda deftra del capo la.
Jalusididc jlPrcncipe de' Filofoh nel piinK) li- Colomba dello Spititofanto . ^
bro della, Rettorica cap i4.fe non fulie ia Lcg
gè, che lega h sfrenata licenza, il mondo fa- L E GGt S ATVB.AL B.
rebbe totalmente
ni, d'ingiurie, di torti»
difloluto, e ripicao d'inga*
d'oUiaggi» e di naiilc
VNa belliffima
con capelli naturali giù ftefi,& non in*
donna, farà mezza nudii

misfatti, perii qual fi turbarcbbc i'vniuetfal «ceciati per artcHauerà velate le parti meno
quiete, e perirebbe la faJuce d*ogni Città, pe- honefte con la pelle dell' Agncllo,fcderà in vn
rò il medefimo Filcfofo nel tetzo della Rcpu» bclhflìrao giaidinoi tetri vn corapaflo in &
blica dicc> Z>esem fr^effe Chtitati efl oftabilc,. mano delincando vn parallelo col fopra raoc-
Il Regno Papalce la Corona Imperiale te- to i£QVA. LANCE. hauerà quefta fi- &
nuti dalla man finiftrafopia il libro fonofim- gura vn'ombra di fé ftefla qual mofttcrà con
boladcli'vnde diirj.ltrj Legge, Canonica» l'indice dtlb finiftra mano. Si <Jipinge vnà
Ciuile., Pontific};r>t: Cef^itca, ntlk quali fi có^ bellilfiraa donna pctciocheDioftce da prin-
prcntic lafcienzfl della Legge Dittioa,& Hu- cipio, &
fàogn'horatuirelecofefucbellc,&
mana . perfette come è fciitto nel Deuteronomio:
Leggt della Grétm mi fo^adttto luogo ^, cap.3 1> Z>f} perfeilafitut opera .Si rapptefen-
DOnna àfedcrcche con la maoodeftra^ ta mezza nuda.con li capelli natutsli giù ftefi
midefima fecondo la narura, & non intrecciati per attS
dà la benedittione; fopca la

:manoviè lacobmba dello Spiritofanto, la perche quefta Legge è. femplice come fatta
detta donna fiede fopra vn gran va(b,dal qua- da Dio fempliciffimo Ha velato k patte mc-r .

le efce granquantitàd^àcqua» efbptail vafo no honefte con la pelle dell'agnello, pcr--


ibno più Coinucopir, nella fommità delle che nel ftato dcirinnocentia rbùoraó foggia-
quali fono, figurati gli animali de' quattro E*- ccu^ alla Legge diurna, alla quale contradi--
ucngelifìiioltra ciò nella man (ìniftra tiene vn cendo, fi partì dal precetto,lndi forti che prc-
libro aperto fcriwoui^lcniro,/» ^rineiyto erat fe la gratta dopò il pccc.itocopctro per miferi-
Vtrbum-, &c» cordia di Dio con la pelle dell'agnello figttifi-
Legge del Timor t, ntlfopradetto luogo . cante Chrifto ^il quale fuii occifus ab origine
DOnna col vifo eleUito,e tiene co la man mundi comeCcnfle S.Gio. nell'Apocalillcal
deftra le tauolc dell'antica Leggce con cap, 1 3. airhora all'hora Dio Fecit eis tunicas
la finiflra là fpada vetfatitc ^ vellfceasGen.^.Sì rapprefenta che fieda in vn
oellillimo giardino, perche fu pofta nel Pata-
Legge Ciuiltr, nel fopradet to luogo .
difo terreftre dal quale poi cacciata,có le pro-

VNa donna
mano lira
che fiede» e tiene con la de- prie fatichcf ingegno coltiuò e(Ta Tetra
vna bilancia,& vna fpAda,e acciò produccffe quatt).di bello hoggi (i fcor-
&
fòpra vna parte di efla bilancia è porto vn de ge.vfcite.Tieneilcóp^lIc in mano delincan-
faici de" littori vfati da gli amichi i e fopra do vn parallelo con lìf'pramotto.^^QyA
J'altcn patte vna corona regale, e con la fini- LANCE) acciò fé intendila giuftezza deU
ftra mano tiene vn libro aperto, fopra il qua- la qual Giuftitia.qualc confitte f.'te ad altri
le è pofìovna Corona Impeiiale,^ inefloè Quodtibi'Pts fieri t ik non fare ad altri ^uod
fcritto Jm^eratcriam mmfìatem non jolum ahi non vis fieri. Mat.alj.
L'om-
- ,

Libro Secondo. Bit


LEGGE NATV R A L E.

raggi, che gli circondano la tefta » il


tutto dimoftta che larLegge t k uà
rifplende per tutto d Cblil^r^iU a*,
ino, anzi con la fuptema ^rln'(rà fu*
attcrw e fpaucnta gl'Her^cici.Silraa
ctci>& tutti quelli che looo contraila
Sanriflima FedcChr'ittijna, poiché
nell'auuenimento dell' Alnflimo Si-
gnor noftto Giesu Cbiifto h f.-vc
chiaro quanto era occulto , a.letu*
piendofi tutte le profctie. Il vcfti-
mento del candido, & fottihfsimo
panno 2ino,nc fignifica, che fi come
il panno lino Jauandoii diuiene can

dido,& puro,così il peccatore nella


legge noua(metcè la Santifsiraa co»
feEiione)tcfta puto,& netto da ogni
macchia dc;l peccato, facendo la pe-
nicentia che d J Sacerdote gli farà
impofta ^accompagnata con lacri-
&
me » pencìmento.il che fa chiarat
& pura l'anima noftra , onde S. Ber.
Serra. jo.fuper^Cant. Lacrima pA^
nitentidi, funt tndices , 6c il Reggio

Ptofetanel Salmo IDI. dice, (^ptf-


I

_ tummsumcum fletu nttfceham . Da*


Loitìbia che mortra con Tindi-
di fé ttella uid Salmo f ©.chiedendo mifencordia àDio.
>ce della fìniRra mano vi ii mette > acciò me- Lattabis me, con l'acqua della tua Santa gra-
g^o fi fcuopri la Legge Naturale laquale ope iia,ches'acquifta nel Sacramento della Pe*
ta^ maniera con il proflìmoche ìofa fimile nìtetiza. Et fu!>cr niuem dedbahor. L'anim*
afe ftelìo, & perciò fin li Filafotì haii detto miaijuata dalle macchie de (iioi peccatile-
che uìmicus e/i. alter idem *— ftaràpiù cadida della neue-.riftqflo Dauit nel
LEGGE MOVA. Salmo 9^. confermò quello mcdemo pcn*
DOnna giouancjdi fuptema bellezza, ha- fiero dìccn(\o,Confe(fio,0' pkUhritndo in con»
uràiateflia circondata dachiatf, i!^ lì- fpeflh eìuSiConfeffw ecco il Sacramento della
Splendenti raggii& la fconte cinta d'vna ben- Penitenza, &
pulchritudo in cotiSfg^u etus %
da di color bianco. ecco render l'anima chiara: e bel-
l'effecco di
Sarà ve(^ita d'vn candido , &
fottilidìmo la nel confpetto di Dio. '
-

panno di hno,che quafì moftti l*ignudo> farà Lo Ilare appoggiata alla Saniifsima Croce
appoggiata ad vna Croce» & il braccio de- ne denota che fi come nel monte Sm^ijfù da-
liro alto con la mano» nella qaaletertà vna ta la legge, cosi sH'incontro riella legge noua
ca^za verfando con elTa chiaci(ììm'acqua>Dal per la pafsione,e morte,che fece il Noftto Si«
lafiniftra patte vi farà vna psetra quadrata à gnore in ella Croce fìi la vera f-lute,& la Re-
guifa d'vn piede ft&llo fopra-delia quale vi fa- cieniionedel gcneie hu-r.ano. Il vctfate la
rà vn libro, nel quale lìa fcritto Euangelium chiarifsima acqua, ci dimoftta, che fi come
pofandoui Copra di eflb la finifìra niano,& ap nella legge vecchia fi cofìumaua laCircon*
..ipreHovi farà vn faflo con vn paro d'ali col cifioneàdifferenriadi quella nellaLegge no-
motto che dichic»«; leuts , Giouane fi dipin- na coftuma il Sanrifsimo Earrcfimo, il qua-
fi

j;e à djffereniia della Legge vecchia .La fu- le fa che l'huomo diuenti Figluolo di Dro
prema bellezza > & «chiari, oc nfplendenti Noftro Redentore, &
hcrede dei Paradifo*
Aa z ik non
ti
. . . . .

^yt iconologia
& non Tolo fcancella il ptccato otiginaIe>con vecgba di (csto,6i da vn a parte vi farà vna grS
ilquale tutti nafciamo. ma. anco tutti gli altri palla di piombo eoa il motto che dichi PON
peccati»& riempie PaniiPa di gtatia,& di do- DVS GRAVE. ,

nifpirituah, ii che è di tanta confidctationc Vecchia fi dipinge perrapprefentarel*aa»


quefto Santifllrto Sactimcoto, che il Signo- tichità«.lei tempo ncJ quale fu data la Legge

re Dio d'cc , Refpo/idit iefus. Amen» Armn* dal Signor Dio, &
l'habito ali'hcbtea.achi fti
^cQ tibi,nìf% qitis rettAtus fuerit ex aqiia,(!^ Spi data detta legge. Il colore turchino di detto
rim Sdito no pofeji imroire tn regnn Dei. lo.c. j veftimento chiaro» &
rifplend ente, ne dimo-
L'hauete circondata la tr onte dalU benda ftrayche Moife partito d il Monte Sinai all'ap-
di colore bianco» ne fignificala Ctefima, la parire, che fece àgli Hebr ci l'aria che prima
quale è Confirmatione del Santiffimo Batte- era fcuta>.turbata,& tencbrofa.diuentò pura»
(imo, &
l'effetto di quefto Sacramento delia lucente, &
del color ce lefte.
Crcfimac l'accrefciméto della gratia,& della Lo ftare alta radice dell'a!rifl[ìmo monte» 2
virtù in fate la pcrfona coftante,& forte à Có- perdimofttare.chesù quello fumo date dal
fcflare il nome di GiesùChdfto quando foflè Signor Dio à M
oife le taunic fopradettc » che
bifogno fenza timore, & fatto fotte nelle bat- per ciò per tal dimoftratione le rapprefcnca«

taglie fpiiituali . A6t. Apoft. cap.8. mo nella mano finiftra alia detta figura
La pietra nella guifa che dicemtno,fopta la Tiene con la deftra mano la vergha di fer-
quale v'è ilnominato.pofandnui fopta la
Iibto ro come habbiamo xletto, petfìgnifìcareìl
*,

mano finiftra, fa chiarcche detta legge fi po- dominio che danno le leggi fopra mortala i

fa.iSc ha per fondamento Chrifto noitro Rc- com'anco la dutezza)& il cafttgo di efTal^gge
dentote,&; li fuoi facrarifTimi Eaangeli),ondc alludendofi ali i Sacra Scrittura, la quale dice
S. Paolo ad Corimhios, &
Chrifìus erat Petra^ Regei eos in virga Fé rrea
il farto che gli ftà apprefllo come habbiamo Gli fi mette à canto la palla di piombo co!
decco con il motto ONVS LEVE, nefigni- motto PONDVS GRAVE,
per dinotate,
ficaiapiaceuolezzadclfa Legge ma. N
la fua grauezza: Era graue e pefante perche i
Legge noua,La ragione perche è leggiera fuoi precetti erano rigorofi, rainaccieuoU» é
&
foaue, è perche faoi precetti fono d'arde- fpauentofi, che per ciò eralcgge di timote»&
i

te Amote,& di bcneuolcnza,onde Mosè gió di feueia giuftitiaj quindi era chiamato Iddio
toalfìnedei giorni fuoi perconfolar gliHe- Signotc delle vendette falmo 93 . DeMvUi»-
brei dille nel Deut.j ;5. yeniet Dowinus de Sy- riu Dominus, Deus vltionum iikere egit . Signor
fiai& in dextra etfts lex ignea, volendo con delle vendette per punire l'indurato popolo
tal promcfli a cennare Ih differenza tra la fua d'Ifraelc . Ait Dominns cerno quod Popitlus tjìe
legge,& quella di C hnftcche fé la fua era fta durAcerutcis ftt:dimitteme,vt corneram eum
ta greuce pcf^ote fcrirtain duri marmi»quel- Crdeleam nomeneiusde fubceh, S\ che ad va
la di CKciftofcircbbc ftata leggiera, amotofa» Popolo didutaceruiceera cóueniente legge
In dextra ems lex ignea. Il fuoco è leggiero, rigorofa: &
ella era sì graue, e pefante,che ne

vola in alto, &


ognicofa per graue che fia gli atti de gli Apoftoii al xv. fi legge Quam
folleuain alto, &
l'Amore alleggetifcc ogni neqttemf,neque Patresnofiri portare ùotHimus
pefo, facilita Ogni difficoltà, &
fa volare in al ..—^ ^ LEGGIEREZZA;
....,, ^-j-
TAOnna,chehabbial ah alle mani, àpicdu
,

to cuori di fdTo più pefanti d'ogni gran duro


felfe t però Chrifto in San M
aith. cap. 1 1. pa-
-"^ » gli homciU & alla tefta, farà veftita di
leso la fu;iuit3 &leggierezza di quefta legge P'Uma hnifiirna^
t 1 t i a
quando dille . /ugum meum fuaue efi » C'onus Vedi Allegrezza.
menm lene .
LETTERE.
LEG GÈ VECC HtA. Come rapprefthtate m Firenl^» in fn hi"
DOnna vecchia,veftita.iH'hebrea,&«dct- hjfimo apparato
turchino»
to vcftimento farà di color DOnna veittà, d'honefto,cgentil'babico,
chiaro, &
rifplendente.ftarà alla radice d*>^n'- che con .l'eftra mano tiene vnlibro,e
1

alcifiìmo monte, & con la finiftra roano terrà con de fl:uri,per figtiificate concet^
lu finiftra
le tauolc della Vecchi.i Legge, oue fieno ferir ti,e parole.qucde come diletteuoliiquelle co-
c(ii io.commandamcnti,&conla deftra vna me bone rabi'i.
1. mR
. . .

Libro Secondo. Ili


I B B R A L 1 T A.
tandofi d'affai, per vedcr,chc l'ope-
ra fu j fola fia battante à mantenerle
la vita di molti animali
I due corni nel modo detto, di-
notano,che l'abbondanz» delle ric-
chezze e conueneuol mezzodì far
venir à luce la Liberalità, quando è
accompagnato con la nobiltà del-
l'animo geaerofo, fecondo il pote-

rci la fotzadi chi dona.


Veftifi di bianco la Liberalità,

perche, come quefto colore è fem-


plice,e netto, fenza alcuno aitificioì
cosi la Liberalità è fenza fpecanza
di vile intetefie.
II comparto ci dimoftra la Libe-
douerfi nufutate con le tic»
ralità
chezzcche fi poffiedono, e col me-
rita della perfona,con laqual s'ef-

fercita quefta virtù.nelcbe ( fé è le-


cito àfctuitore entrar nelle lodi del
fuo Signore^ merita particolatifei-
ma memoria rilluftrifsimo Signor
Cardinale Salurati, patrone mio, il
qual conforme al bifogno,& al nae-
., ... ,, rito di ciafcuno compatte le proptie

DOnna con occhi vn pococoncauii con facoltà con si giutta mifara, & con aninao sì
fronte quadrata* e col oafo
la aquiii- benigno, che facilita invn'iftefio tempo pet
no> bianco con vn'Aquila in
fata vefìita di fé la ftrada del Cielo, e della gloria, e per gli
capo, e nella deftra mano tenga vn compa(^ altri quella della vita prefente,e delia vitlù>

foj&: vn Cornucopia alquanto pendente, col con applaufovniuerfaledi faraafincera.


quale verfì gioie, clanaci,collane, &
altre cofe Liberalità.*
di prezzo^c nella finiftra hauctà vn'altto Cor- DOnna veftita di bdco.nella deftra tiene vn
nucopia pieno di frutti, e fiori. dado,e cola finiftra fparge gioice danari.
La Liberalità è vnainediocritànellofpen- dadoinfegna, che egualmente è liberale
Il

dere pet h.ibito virtuofo, &


moderato chi dona poco,hauendo poco, chi dona af- &
Si dipinge con occhi concaui,c fronte qua- fai hauendo molta, pur che fi retti in piedi

dra, per (ìmìlitudine del Leone Itberalifsimo- da tutte le bande con la facultà principale
fra granimali irragioneuoli,c col nafo aquili- Liberalità *
no pet la fii-nilitudine dell'Aquila liberalifsi-
ma tra tutti g!*vccelli,!aqual fi farà fopra la G fouancitadr faccia allegra,^ riccamente
veftiia, c5 la finittta mano tenga appog-
giato al finiftro fiàco vn bacile pieno di gem-
letta di detta f^uta» per raoftrare che e(Ta Li-
beralità non confitte nell'atto cafuale di do- me, e di monete d'oro, delle quali con l'altra
nare aUrai le cofe proprie ma ndl'habito,
: manohabbiaprefo vn gtan pugno,&: lefpat-
e nell'intcntionc dèlh mente, come ancora ga ad alcuni putiini.ridenti,& allegri, che da
tutte Valttc virtù. Scrioe Plinio, che Tàqui" ù fteflì fé ne adornino,& le porinojamoftra
la, f& fa preda di qualche animale per pro- pcrlagratitudinej& per l'òbligo, che fi- deus
pria indufttia, no attende tanto à fatiate l'ap- alla liberalità del benefattore, ouero per me-
petito fuo, che non fi ricordi fempre di la^ fttare,che ancora il riceuete fauori,e r^cchez»

fciatne patte a gli altri VccelU,.godédo,e ripu* zecódebito modo è patte di Libecaliià,fccon'
Aa } à^
. . .. .

374 Iconologia
do l'opinione de* Morali-, fc bene è più nobi- toglifico di Liberalità il bacile folo, il quale
leattione» e piùbeaiaiil donar altrui lecofe noi accompagm'acno con l'aitcecoCc per cotti
fuo. pimento delta figura t & per dichiaratione
U Pierio Valeriano aflegna per antico ge^ della Liberalità figurata

LIBERO ARBITRIO.
I «i Si dipinge giouane richiedendoti
, al Libero Arbitrio l'vfo della di»
jj
fcretione, la quale toftoche è ve-
nuta all'huotncfà ch'egli fi difpon-
ga a confeguirne il filo fine co*
mezzi, liquali fi conuengono allo
fiato. &
alla conditione Tua
L'habiio Regio, lo fceitro,& la
corona fono per fignificarc la fila
poteftà di v«lct affolutatnéte quel-
lojche più aflolutamentegli piace.
I diueifi colori nell'habito fono
per dimoftrare l'indeterminationc
fu a, perendo come s'è detto per di-
ueifi tnezzi operare
La lettera Greca Y fi aggiugnc
per dinotare quella fcn-
allo fcettro
tentiadi Pitagora Filofofo famofo»
che con efla dichiarò » che la vira
humana haueuadue vie» come la
fopradetta lettera è diuifa in due
rami, del quale il delttoè come la
via della viuù, che da principio è
angaftai& etta:mà nella foramità è
l
fpatiofa,& agiata, &
il ramofini-

„ _ y ftro è come la ftradadel vitio, la-

H Verno d'età gioucnile con habito Re-


gio ta diueiucoloti,in capohabbia v-
»*a corona d'oro co la deftta mano tenga vna
fcctcrcjacima del qQ;^le fia h leteta Greca Y.
quale è larga,
guftia,& precipiti),
verfi , i

Per laqu
quali
il
&
fi
coromoda-,mafinifce in an-
fi come bene fpieganoi
;nttribuifcono à Virgilio
tofa attribuendo noi al
.

Ubero
II Libero Arbirtio, facondo S. Tomafcc Arbitrio qocfta lettera jragioneuolmente fi-
libera poteftà. attribuita, alla natura intelli- gnificaho tflere in roano fua eleggere la buo«
gente per maggior gloria d'Iddio di clegge- n3,la rea,!aficura,òmenficuravia da potere
t.etr3 piùcofc, le quali conferifcono al fine pcruenire alla felicità propoftaci.
Upftro vna più torto che vn'altra,ouèro.data.
vna foli cola di accettarla, ò di rifiutarla co- littera Pythagerét, diftriminettfta hicerni»

me p.ù p'.jcc. Et Atiftoiclcnel ^.dell'Ethi- HumartA vitA.J^eciem fr&fertt videtur .

ca ncM) è da tale dcfinifione difcordanre» di-^ Nam via vhtutis deyttum petit ardus eal/em
Diffiei/i'wqiMditum pùmum J^eiiantihus cffert.
cendo iTcrc vna facultà di poterfi eleggere
e
Std requiem ptAbet ftffis in vertice Jstmtr,e.
dìueiftrcofc per arrìuatc al fine, percioche
Molle offentaf iter vtm ìatm, fid uitima mei»
uon.hà.dubbioalcunoschc dflciafcunoc VO-- Pr4eipitas t»ptes voluitqke per ardua /mxm .
luto, cdeficleraroii foramo.bene,cioè,la fe-
§l»ifqHts tnim dures (ulUs virtutis nn^urt
licità eteina I la quale è. l*vltimo fine di tutte ViCgriti'lt fibt Uudetr.que dtttt/que p*rabit
Ifattion» humaneana fono gli liiipmini molto At qui dtfidtmtn hxumque ftqUttur intrtem
perpk'fiì,^ vari), e diuerfi tri di lóro circa l*e- T>ttm fugit oppofìtos incMUta rtìtnte l«èeres
ietrionedcmodijevied'artiuareàqiielUmeta, Tarpiti intpsq, fimul mif^raMt tranJÌ£*t €uum
LI-
. . . . .

L I
Libro Secondò.
B E R T A*.
m
Libertà .
DOnnajche nella fìnìftra mano
tii;ne vnamazza.conie quella
ci'Heicole'.& nella cfefttainàno tie-
ne vn cappcilo ccn lettele.
tlBERTAS AVGVSTI EX S. C
IIche Ggruficà iibertade acqui-
ftata pev pfepiio valore, virtù &
confo» aie à quello, che fi è detto di
fopra> &
fi vede cefi fcoJpita nell a

Medaglia di Antonino Eliogabalo»


Libertà
Dònna» che nella mano deHrà
tenga vn c8ppeIlo,& per ter-
ra vi farà vn giogo rotto

LIBI JD 1 N JE.

D Onna
cia, con
bella, & di bianca fac-
capelli grolTì, 6t
i

neri, ri buffati ail'insij,& folti neljc


tempié,con occhi graffi, Iucenti,&:
móftrano quelli fegni ab-
lafciuij
bondanza di faìigue» il quale in
buona temperatura è cagione di
Libidine, &
il naroriuoltofnsù,è

DOnna veftita di bianco,neIla deftra ma fcgno dì quefto iftcfso per fegno del Becco
no tiene vnfcettro, nella finiftta vn animale molto libidinofo» come difse Arifto-
cappeIIo,& in terra vi fi vede vn gatto tele de fifonoràia al capitolo fefsantanoué,
Lo fcetttofignifica l*auttotità della Libet- liauerà in capo vna ghirlanda di hedera, farà
tà,c limperiòjché tiene di fé medefiroa>efsen lafcìuamente ornata, porterà à trauetfo vnà
la Libertàvna poiséllìone àfsoluta d'ahìiùoje pelìedi {>atdo,e per terra acanto vi farà vna
di cotpo,& rpbba che per diuerfi mèzzi fi mo Pantera tenendo la detta figura la finiftra
uono al btnè*, l'animo con la graiiadi Dio,il inano (oj^ta il capo
corpo con la virtij,la robbacon la prudenza L'Hedèrada' Greci è chiamato cilTo, cif- &
Selexià'il cappello come
dicemo, percioche iare (tirando le loro parole noftro propofi-
al

quando voletìano-i Romani date libertà ad to) fignifica efscre dato alla Libidine ; però
vn fetuo dopò d'hauergli rafo i cajpélli glifA- Euftatio dice s che fu data l'hedera à Bacco
ceuanò portare il ciappello»& fi faceua quefta per fcgno di Libidine, cagionata dal vino.
cerimonia nel tépo di vna Dea creduta pro- Là pelle del Pardo, che poitaà trauerfo à
tettcicc di quelli, ch'acquiftauano la Ìibertà,e guifa di benda, come dice ancora Chaftt.'fo-
la dimandaUano ]Feronia,però fi dipingerà* ro Landino, parimente fignifica Libidine, et
gioneuolmcnte col cappello. fendo à ciò il detto animale molto inclina-
il gatto arila molto la libettà , Se perciò gli to» mefcolàndofi non foiamentecon gli ani-
Antichi ÀlanJ,i Borgognoni,& i Sueui.fccòn mali della fuafpèrie: -ma ancora (come ri-
do che ferme Metodico lo pottauano nelle ferifce Plinio) col leone, e come la pelle del
loro infegne diraoftrandcchecomcil detto Pardo è raacchi3ta> cofi fimilment.e è mac-
animale neri può comportare di cfsere rifer- chiata la mente dell'hucmo libidinofo di
rato nell'altrui forza,cofi effì erano impaticn- penficticatiioi, de di voglie» le quali tutte fo*
n Rimi di fcruitù. \ no illecite»
Àà 4 E^ah*'
. .. . .

57<5 Iconologia
B I D I N e:

Il che è molto fìmile alla Libìdi-


ne» la quale con la bellezza cilufin*
gha, ci tira, e poi ci diuora, perche
ci confuma il cempo,ii denaro,Ia fa-
ma » il corpo, &
t*anima i^iclTa ci
, macchia , e ci auuilìfce facendola
2
feraadel peccato, e del demonio.

LihicUne .

Onna lafciuamente ornatatfe-


D' dendo
mito
appoggiata fopra il go
finiftro, nella man dcftca tetri
vno fcorpione» acanto vi farà va
Becco acccfo alla libidme,& vna vi -
te con alcuni grappi d'vu e
Raccontali Pietio Valerianonel
libro decimofefto,che lo fcorpione
fignifica Libidine,ciò può e(Ier,per-
che le pudende parti del corpo hu-
mano fono dedicate da gl'aftrologi
allo fcorpione
Medefimamence s'intende il Bec-
co per la Libidincefiendo ne gli at-
ti di Venere molto potente,& dedi-

to à tale inclinatione fouerchiamen


te, come fi vede nel luogo citato nel
E* ancora proprio di quefto animale sfug- l'altra figura à quefto ptopofìto.
girequanto può di edere veduto quando fi i
Sta fcdete, &
appoggiata sul braccio per
pafcc&pafcendo di fuggerfi il proprio fan- raoftrat l*otio dclqual fi fomenta in gran par-
gue,ilcheè propri jflimo della libidine, per- te la Libidinc.fecondo il detto
che più d'ogni altra cofa le fue voglie procu- Pùa fitollas periere cupidinesarcns.
ra di pafcerenafcoftamente » e che niuDO il La vite è chiaro indino di Libidine>fecon-
veda>6c di fatiarfi euacuandoit proptio fan- dp il, detto di Terentio
gue. Se togliendofi le forze Sine Cerere , &
Baccho {riga f^enus .
Per dicbiarationedella Pantera il medefi- Et ancora perche fi dicono lufluriare le vi-
mo Landino diccche molti la fanno difFeren ti,che ctefcono gagliardamente, come gli
te dal Pardo folamenre nel colore» percioche huomini accecati dalla Libidine» chtnon
qutfto ha più bianco, 6c vogliono anco che quietano mai.
fia lafeniina del Pardo» &
fc crediamo edec
L I e B N E A.
vera quella cofa» potemo comprendere» che
la Libidine principalmenteie con maggior T^ Onna ignuda, & fcapigliata, con fa
violentia domma nelle femine» che ne' ma* •*-^ bocca aperta, e con vna ghirlanda di
fchi, (come fi crede communemence) ir\ cia- vite in capo.
rcunafpeiie d'animali. Liccntiofi fi dimandano gli huomini, che
Afferma Plinio efler la Pantera tanto bel- fanno più di qncllojche cóuiene al grado lo-
la, che tutte dtfiderano: ma temo-
le fiere la ro,riputàdo in fé ftefsi lode.far quelle attioni»
no della fierezza che dimoftra nella leftaion- che ne gl'altri fon biafimcuoh in egual forta-
de efla occultando il capo, e moftrando il najc perche può efier queHa licenza nel parla
dotfo l'alletta, e dipoi con fubito empito le re, però fi fa co la bocca aperta, e perche può
prende, e diuora. tflere anco nella iibcttà di far palefe le part»>
che
.

Libro Secondo. yri


ielle pò iftinto naturale dobbiamo ricoprire» t 1 t E
laqualecofa fimoftcanellanudità; nelcefto DOnna veftita di varij colori, nella deftr^
dell'altre opere pigliandofi libetcà di fac mol- mano tiene vnvafo di acquai il quale
te cofe) che non c'appartengono, equedo fi verfa fopra vn gran fuoco>che arde in terra> il

dinota con la vite, la quale inchinando con che è per fegno del contrario} al quale l'altro
il fcQtco Tuo molte volte fa face molte cofe in» contrario naturalmente opponendofi» e cer-
conuenienti, e difdiceuoli : &
come lì capei. cando impadronirfi della materia e fodanisa ,

1^ che non fono legati infieme fcorcono libe* dà con ftrepito fegno di Lite» e d'i-
dell'altro»
camente> oue il vènto gli trafporta , cofi fcor- nimicitia» il qual effetto inuitano gl'animi di*
cono i penfieri,el'actionid*vn,huomo Iicen« rcocdi,& litigiofi«che non quietano per fé fìeC
tiofo da fé medefimi fi» ne danno ripofo à gl'altri.

O D B.
che più fomraaméte diletta» piac* &
eia della Lode, &piìji amano leno-
fìre orecchiala melodia delle parole^
che la laadanoi che qualunque altro
armoniofo Càto,ò fuono.Si velie co
habito di color bianco, perche la ve-
ra Lode deue eller pura)& fincerajSc
non come I*adulatione,che é nemica
al vero artifìciofa inganatrice , e per-
ciò deue notare che la Lode huma
fi

na è di due forte vera, e falfa , la vera


Lode è quella,che fi lodano vera me-
te» & realmente gh huonnni vio
tuofi ; la lode falfa è quella» che fi lo«
danoii huominivitiofi-, della Lode
vera>&: de buoni intendiamo noi» e
perciò fi deue fapere, che quelli, che
realmente fono laudabili , deuono
hauete in fé qualità tali» chemcriri
Lode, come bontà di vita, fchierez-
za d'animo, realtà, dottrina, fàpien*
ria, écfimili cofe, ma principalmen-
te & carità con prof»
timor di Dio, il

mo, & vna purità di cuore, & perciò


il Regal Profeta lodaquefìi izWAaHi^
^___ dabunmr omnesre^icordet e fimil»

VN A bcllitfiroa
e leggiadro di color
donna con habito vago
bianco, & che in
mente ne' Prouetbi al i8. fi lodono fideli
rir mtdtum laudabitur 6f nell'Eccle»
f.delis ,
i

mezzo alpetto porti vn belliffimo gioiello» fiafiico alcsp.i7.rhuomofapiente,& dorrò».


dentro del qualevi fia vna gioia detta lafpide vir fapìens im^Ubitur benedinionibuSì vi* &
dicendo Plinio nel lib.jy. che è gioia luci- dentes illum Uudabunt » cosi gh huomini
dii^ima,&di color verde. Hauerà in capo liberali , &
ftnza macchia di peccato, bea*
vna ghirlanda di refe» terrà con la dcftra ma- tm vir {[ui itìuentus eft (int macula » CT qui
.no vna tromba in atto di fonarla,^ da eda ne pojl aurum non abift , nec Sperauit in pecu^
efebi vn gtandiffimo fplendore > teneqdo il nia thefauris , quis eft hic , Uudabimus &
braccio finifti:oftefo,& eoo l*indicc dito ac- eum f &c quello é quanto alla Lode de
cenni di raoftrare qualche perfona partico- buoni , Sic. ma della lode de cattiui nel-
lare. le facre carte ritrcuiamo tutto il contrario

Bella fi dipinge» petcioche non vi e cofa nell'EccIefiaftico al 15. Non e(i Beciofa
laui
e ..

378, ^
Iconologia
lausin ore peccatorìH 5C perciò fi deue fug- matutina,& iuhilarent omnes jUijUei; e fc
gite,pecche ancoc da Filofofi gentil» è (lata quello è vero come évecifiìmo che tutte le
abhotcita, &
dal Filofofo il quale dice qacfte creature del mondo ledono Dio. perche Roo
paiole /7f til^i tan* turpe laudari à turptbas, acfi andremo noi con il Pro fera DauiJ dicendo* .

iaudcrisobturpia. che omnis fpiritus laudet Dommum ^ e qucfta


Il gioicllacon il lafpidc» fecondoche fctl- Lode Diuma ci rapptefenta con la Coron a. ò
uono in acurali} fi pone per la gratin* 5c dico- ghirlanda di rofe come di fopra habbiaioo
no che quefta gemma, per la virtù occulta detto
chcinelfafiritroua, che chi la poeta acquifti La dimofttatione di (ovxnt la tromba dal-
la gratia altrui. &
per maggior chiarezza per- la quale ne efce grandidimo fplcndorc figni-
che la Lode porti detta gioia ci confeime- fica la fama, &
la chiarezza dtl ncm.- di queir

remo con la ^ichiarationc della rofa» pcr- li, i quali fono veramente degui d. Lode, e

ciochc anch'ella ha il medcfimo getogli- perciò i Romani nella fomuiità del tempio
fico* di Saturno, collocauano i tritoni trombetti»
La ghirlanda adunque di rofe cirapprefen- &
con le code occulte, nafc ode volendo pec
ta pecche fono odotifcre le rofe> belle, la & ciò fignificare, che l'Hiltona delle cofe fet-
Lode humanala quale come cofa per lafua te, nel tempio di Saturno, lono all'età noflra
'
vaghezza acquifta la gvaiia altrui. per la & nota.e chiara. &
quafi di voce viua, di- &
ghirlanda e corona, ci dimo{lra la lode Diui- uulgata» in modo che non potè mai efiere
na, perche fi come la Corona è figura sferica fcancellata. ma le cofe fatte innanti à Sa-
fenza principio e fine, così la lode Diuina è turno, eflere ofcure, &
incognite , ftarfi &
eterna, fenza principio, e fine, e peiò fi deue nafcolle nelle tenebre, &
ciò fignificarfi
notare, che di due forte di lode fi ritrcuano per le code de tritoni, chinate à terra> &na«
cioè Diuina, &
human», la lode Diuina è icofte
quella con la quale fi lodai magnifica Dio. Tiene il braccio finiftroftefo moftrando
Lahumana che fi loda, &e{Talta l'huomo, con dito indice qualche perfona particula
il

della Diuma ne fono piene tutte le Sacte cat- re,percioche lausejl (ermo dilucidans magni*
te come Laudate DontmHm omnes genia di- tudinem virtutis alicutus t cofi dice SinTo-
ce il Profeta.&c. LaHdentmmenemsintynt- mafo nella queft.i.i.q. 12. att.i. qma omne
pano,&choro, invn altro loco lauda Hyeru' quodhabet aliquid virtutisefl laudabile. E Per-
falem Domnum, &
in mille lochi y Benedi' lio. Satiraprima cofi dice.
Cam Domitium in omni temttore femper laus Vfque adeone, &c.
€ius in ore me$; ma dice Sant'Agoftino de Scire tuum nihilesì, nifi te fcire hoc fciat alter ì
ciu'it. Dei , che quefla lode non folo ci viene At pukhrum eji digito monfìrari» dtcere , &
ptedicata daPiofeti.&: altri huomtni Santi, hicefi.
ma ancor ci viene rapprefentata al viuo da Et per maggior dìchiatatione il Filofofo nel
tutte le cofe create omnia quacunque fecit
, primo della Rettotica nacca<che là Lode e vn
Deus laudani Dorftinunt^ nonio vediamo al parlate,chèdimoflra l'eccellenza,& la gran-
viuo neliivccellciti (dice cdoj che mai ceda- dezza di virtù, però dicefi che piùl»ude me-
no di fantarc, e laudare Dio in quel miglior ritò Catone per hauete banditi i viiijdi Ro-
modochepoflono, lalodola detto à punto à ma, che Scipione per hauer fuperaii i Càt-
laude non canta è loda fino alla morte ilfuo thaginefi in Affrica &
qucfto e perche laus
Creatotela Filomena nomata cofi da Philcs, proprie refpicit operaìQoii dice rilleilo Filofcfo.
che fignifica amore- &
mene, che vuol dire
LOGICA.
deficio, in greco, quafi deficieni priH amore
ad cantandun9, &" Uudandum perche è di
quci^ta natura, che fcmpre canta> e giorno,
DOnna giouane viuacc,& pronta vefti-
bianco.tiene vno fìocco nelìa de-
ta di
notte> e d» verno, e ói eftate fino che giunge flra mano, &
nella finiftra quattio chi^ui con
alla morte: ma non folo gli vccclli, éc altri elmo in capo, 6c per cimiero vn falcone pel-
animali lodano Dio, ma ancor li Pianeti ; e legrino.
j Cieli, come habbiamo chiaramente in loS. La Logica è vna fcientÌ3,che confiderà li
58. véfi eras cum me laudarenf fìmul aftra natura,cpropficiàdcli'operationf dell'in tcllct
. , .

Libro Secondo 379


lOj onde fì viene ad acquiHiare la facilicà di la concilinone certa è quella che ftà princi-
fepacare il vero dal ùKo : Adunque come palmente nell'intentione del logico, & dalle
quella che cófidera ComìifTìmi, 6c vari) modi ìimilitudine della corda dice il Iogico4«^ate
fi ;

^ d'incendece>{ì dipinge cosi Io flocco» il quale vn'huomo, che non fappia, che (ì dite in con-
èfegno d'acutezza d'ingegno, & l'elmo m ca» trario alla vcricà moftiata da Iui,& le fue pro-
pò moQra (labiliràic vecita di rcienza>&: come ne fondate conia faaarte fono nodi indifso-
l
il Falcone s'inalza à voloà fin di preda» coH ò per forz i> ò per ingegno di qual fi vo-.
lubili
it logico difpuca altamente per far preda del glia altra profelTìone, la ruuidezza. della cor-!
difcorfo altrui, che volentieri alle fue ragioni da, moftta la difHcuItà della materia .

iifottometre La canape per terra moftra» che nonfoloè,


Le quattro chiaui (ìgnifìcano f quattro mo- offitio della Logica fare il nodo delle corde
di d'aprire la verità in ciafcun a figura fyllogi- fatte,ma quelle raedefime corde ancora pio«-
ftica, infcgnate con molta diligenza da pto- cedete con l'arte fua propria fetuendofi d'al-
( fcffori diqucft'artc. cuni principi) della natura* &
infcgnando di
[ Veftefì di bianco per la fimilitudine» che conofcerc i nomi,le propofitioni>& ogni altra:
ha la bianchezza con la verità , p«rche come patte» onero iliromento della dimoftcaiiona
quello fra i coioti è il piiì perfetto : cofi quefta il fuo veto i6c reale ifttomenio.

fra le petfcttioni dell'anima è la migliore, e


Logica,.
piùnobile, ed^uee.Tctil fin d'ognVuo , che
voglia efler vero Ltogiro,&: non fofifta, oaeto Glouane con capelli intticati , e
pallida
, gabbatore. diconueneuole Innghezza: nella
fparfi
Logica, maaodeftra tiene vn mazzo di fiori, con vn
DOnna con la faccia velata, veftita di motto fopra che dichi f^erum fdfum» 8c &
bianco , con vna foprauefte di vari) co- nella finiftra vn ferpente
lon moftri con gran forza delle mani di ftrin- Quefta donna è pallida perche il molto ve-
gere vr/nodo in vna corda affai ben gtoffa, 8c gliare, &
il grande ftudio, che intorno ad effa.

luuida, vi fia per terrà della canape» ouero al- è necefsario, è ordinariamente cagione di,
;
ira materia da far corde. pallidezza, oc indifpofitione della vita.
La faccia velata di quefta figura moftra la i capelli intrigati» &rparfi: dimoftcanochc
diiiìcoltà, & che è impoffibile à conofcerfi al l'huomo il quale attende alla, fpeculationc
primo afpetto , come penfano alcuni » che delle cofe incelligibih,fuoleogni altra cofa la-
per far profitto in eflfa.ciedono ciTec fouerchi fciar da parte»e dimenticarfi della cuftodia del
al loro ingegno Cei mefi foli, e poi in fci anni corpo.
ancor non fanno la dcfinuione d'eda . Per I fiori fon fegnccheper indìiftriadi que-
norar'il primo afpetto fi dimoftra il vifo per- fta profeffione fi vede il vero.apparire,&:il fai
che il vifo è la prima cofa che fi guardi al- fo rimanere opprefsojcome per opra della na-
i'huomo. tura, dall'hetba.nafconoi fiori, che poi la ri-
l! color bianco nelveftimento fi pone per cuoprono.
la fimiglianza della verità, come s'è detto, II ferpente c'infégna la prudenza necefsa-

laqaaìeè ricoperta da molte cofe verifimil»,, rjffìmaà ptofeffioni come tutte l'altre nò s'af-
oue molti fermando la vifta, fi fcordano d'cf- faticando in altco>Phumana.induftria, che in
fa, chefotio coloì idi effe ftà ricoperta, pec- diftinguere il vero dal.falfo,^ fecondo quelU
che delle cofe verilìmili tirate con debito mo. diftintionefaper poi operare con propottio-
do digrado, ne nafce poi finalmente la dimo- nata conformità al veto conofciuto,.& ama-
ftratiooe, laquale è come vna cada, oue fia ri- to . Scopre ancorailferpentcche la Logica
pofta li verità,.& j^ptc per meto delle chia- è ftimata velenofa materia, &C. inaceflìbile à
uigià deticde' fillogifrai pri>b abili, li quali fi chi non ha grande ingegno, &
è.amataà chi
notanocon che fé bene hanno
vati) colori» laguftai&mordei &
vccide quelli che con.
qualche conformità con laluce,non n'hanno temerità le fi oppongono .-
però tanta,quanto il bianco» che.è. l'effetto
più puro d'effa.
Lacocda doue fiftcingeiinodòjmofttache
tOQYA.
. .

S8« Iconologia
L O Q^ V A G 1 T A.

loquendtfìne ratiette intemp&ànHdl


Le cicale che Cono Copta il vedi*
mento,Ptopettio le prende pergetc^
gli6co della Loqur^cirà , efsendo che
da deriua il tcdiofiflìato patiate*
efle
& offende infinitamente rotecchic
altrui, non altrimenti di quello che fa
lì garrulo>& loquace,come beniflì*
il

mo dirooftra Euripideapud Stobcr


ium . Aitdt'tloqtiium nen [olwn andi^
tori moleftMm»veruf» ad perfuaden"
dum mutile, prdfertim varijs curis oC'
cupatis,
L« 1 ingiie che Cono nel ve ftiment»
fignifìcano la ttoppo loquacità, onde
Plut. nel lib. aduerfui garrulos . dice
Garruli naturam reprehe^dunt , quoà
vnam quidem linguam > duas mtem
aureas habent» onde ne Ceguita che
il loquace dice molte bugie, come ri

ferifce » Salamene ne i prouerbij . In


m ultiloquio non deejl mendactum ,
'

La Rondinella che tiene Copra it


capo nella guiCa ch'habbiamo detto
ne dimofìtala noiofa , importutia&
natura de i loquaci, che ellendo fimi»
DOnna giouanciccn la bocca aperta, faià Rondine iropedifconc&o^
le a quella della
veftitadi cangianre,& detta vefte farà fendono gl'animi delle perfone quicte,& ftu-
tutta coniefta di cicale, & di lingue, Terrà in diofe. Tiene con la deilta mano la Cotnac-
cima del capo vna rondine^ che fia nel nido chi2,per dimofttate (come rifeiice Picrio Va-
in piedi in atto di cantate > & con la deftca leriano lib.20.) il geroglifico della Loquacità*

mano vna Cornacchia. il quale vccellp fecondo l'opinione de 1 Greci


Si dipinge d*etàgioucnile,percioche ilgio fìì daPallade fcacciato come quello che fia.

uane non può Capete afsai, perche la pruden- noioCo con il fuo patiate, onde l'Akiato nelle,
za ricecca la efpeneoza,laquile habifogno fue Embleme cofi dice
de lungo tempo.Acift.nel lib.6.dell'erÌG»,7««c Athent già p*rproprininfignatenn*
msnofi potèfi elfefapiens»qma prudentia requie La e inetta di htton configli vcrgUo.
rit experientiam, qua tempore indtgety perciò & ^^fta accetti AiÌKerua {è&eneonuenne)
porianro dire cht il giouanenon bauendo c£- ^ando la Dea cacciò dal fanto ofttìlo
peiit-nza.faciLnente incotte nell'imperfettio- La- cornacchia à cui fol quel danno auenni
ne deiiu Loquacità. Si rapprefeuta con là boc Di cedtt luogo vccd di leimem hello
Perche la /ciocca fu troppo loquAce
ca aperca percioche il garulo fi diraoftta pron
Saggio chi poco parla, et molto tace
to, & litfentiofo nel parlate come narra Piut.
de gztt. garruli neminem audium>& femper lo L a K G A M I ITA'
^mntur,\\ vefìimenio di colore cangiamene
dencvraiavariecàde'cócetti del loquacccbe
VNa matrona alTai attem{vata,a federe fo^
pra d'vn Caffo, con gl'occhi vetCo il eie»
fonoftabiljj&rtali»mà lontani dai difcorfira 1 o« con le braccia aperte, mani alzate. &
gioneuoli, &
atri a petfu^derc altrui con tet- LaLonganimità,èannouerata dall'Apollo
mini probabili, &
virtuofi, cn .le fopra di ci^ lo al cap.^.de' Calati ttàli dodici frutti dello
PluLde Ciuiof. cofi dice loquacitas eflrefoluta Spirito Santo> S.TomaCo nella i.i.q. 1 3ó.arc.'
S'è
. . . . . .. ..

Libro SecoAdo. 381


f è vna vìrrù, mediante Uquale la perfoaa ha
. Si dipinge con gl'occhi vctfo il Cielo que-
in animo d*arriuare a qualche cofa afsji ben quale s'appropria,
fla virtù» al come cofla nel
^ difcofta* ancorché ci andaise ogni lungo tem- Salmo: Dtuslongaminis^C^tnultum mtfertcors.
*
pò» Et S. Anfelmo fopca il detto cap, f .a Ca- perii fine, che Tono li oeni eremi ptomcflìci
lati, dice la Longanimità efsere vna longhez- da Dio
za d'inimoche colera patientemente lecofe Si rapprefenta con le mani alzate per la fpe
contrane> &L che ftàlongo tempo afpeitando tanza che accompagna, e fa pater bicuc i'a*
&
h prcrnij ete^ ni, fc ben pare che fia riftcfFa fpettate in qucHio mondo
virtàiChe la pdttentia.tuctauia fono differenti
aà loto, pecche come dicono U fudecti Auto- ZjtffurU .

ti,& OionifioCertofinoiopra Tifteflocap.f. Y~X Ipingeuano per la Luffuria ancora gli


aGalati laLoflgaminaà;è accompagnata dal Antichi vn Fauno con vnacorona d'e-
la fperanzai che fa che iiamoarpeuando fi- ruca, &vn grappo d'vua intimano per fìngerli
no alla fine hbcni promtfficidiDio noflro il Fauno libidmofo, e l'eruca per iauitarciSC
Signore, & però quclia virtù pare che guardi fpron ar e adai gl'atti di Venere
più la rperatizaje'l bene,che la paura ò l'auda- Et propriamente fono lufTuriofi quelli , li
cia, ò la malinconia, ma la patienza fopporta quali fono fouerchi ne i vezzi di amore cagio«
li mah, l'ingiurie, & rauuetfìtà prefenti^ fine naro dal vino, che rifcalda > da molte altre &
d'hauer poi bene: ma perche non baita (ofTri- lafciue commodità
ce, al prefencefolamenre fi ha da fopportarc Luffuria ,

per qu al fi voglia longhezzadirempo.óc per


,

quanto piacerà al Signot Id Jio, che però fi


GLifopra
Antichi vfauano dipingere Venere
vn montone,per rao- la Luffuria,
dipinge matrona attempata,^ à federe fopra ftrando la foggettione della ragione ai feolb
d'vn fado & alle concupifcenzé illecite

R I A.

VNa gioaine, che habbia i capei»


li * &
artifìciof^mente
ricciuti
acconci «farà quafl ignuda ,ma che il
drappo,che coprirà le p.^rti . fìa di più
colori, e renda v^ighezza all'occhio,^
che fedendo fopra vn Cocodrillo,fac«
eia carezze ad vna pernice , che tiene
con vna mano . Lufluria è vn'ardente»
e sfrenato appetito nella concupifccn-
za carnale fenza ofTeriianza di legge*
di natura» ne r i fpe tio d'ordine* òdi
fefTo
Sì dipinge con li capelli cicciuti >&:
artifìciofamente acconci, e col drappo
fudetco, perche la Luffuria incita, &
è via dell'Inferno \ e fcuola di fcele^
rarezze
Si rapprefentaquafì ignuda, perche
è proprio della Lufluria il idifsiparct
cdiftruggete nonfolo i beni dell'ani-
mo che fono virtù, buona fama,lc-
titiaiJibettà, e la gratia delcorpo >
che fono bellezza, fortezza, de-
flrezza, efanità, ma anco i beni di
fortuna,che fono danari, gioie, poflcf»
(ioni, e gktsmcnti
Sio»
. . . . . .

3^2 Iconologia
Siede fopra il Coco drillo, pctciochc gli Egit- tiene lo fcetro, &c in grerabo alla Vinifica cia-
rij djceuàno, che il Cocodrillo era fcgno della
no vn'aquila.
Ludùria, perche egli è fecondiamo genera Lo frettco, la corona, & lo ftare à federe»
moki fìgliuoli.e come narra Pietio Valenano fignifica la Maeftà Regia,6c per l'aquila gl'E-
nel lib.z^. è di coH contagiofa libidine* che (ì gitti) Sacerdoti dinotsuano la potéza Kegia,
crede* che della iua dritta maCcella i denti le- percioche Gioue à quefta fola diede il Regno
gaci ai braccio dritto concitinoj e commoua- con la fignotia fopra tutti gli vcce!ii,ct??irdo
no la Luduria. fra tutti di fortezza, & di gaghardezza pre-
Leggefi ancora negli fctictori di M3gia>& ftantidìraa, la quale effendo veramente Itata
àncora appreso à Dio(coridé,e Plinio che fc il dotata dalla natura de' codumi Regali» imita
toftro del Cocodriilo tcrteftrcil quale anima- à fatto in tutte le cofe la Regia Maeftà.
le è da alcuni detto Scinco, &ci pi edi fono po-
di nel vin bianco» e cofìbcuuti inHammano
MAGNANIMITÀ*.
grandemente allaUfciuia. DOnna beli a>con fronte quadrata,&na
Tiene.efàcarezze ali» pernice, pctcioche fo rotondo vedita di oro, eoo la coro*
ninna co(a è più conuenientc, e più comno- na imperiale in capo,f';dendo fopra vn leone
da per dimoftratc vnainiéperaiifiìnia ìibidi- nella man dcflta terra vn fcct(ro,& nella fmi-
ne,& vna sfrcnatiffìma Lufluiia, che la perni- ftra vn cornucopia, dal quale vcrfì monete

ce, la quale bene fpello è da tanta rabbia agi- cforo. La Magnanimità è quella virtù, che
tata, pel coito. &
è accefi da tanta inrempe- confìfte in vna nobile moderationc d'afTet-
ranzadi libidine,che alle volte il mafcb^o rotti ti, 8c troua folo in quelli* che conofcendofi

pe l'vouajche la femina cou». cflfcnio ella degni d'efser honofatida gl'hucmmi giudi-
nel couateritenuxa,& impedita dalcongiun- tioh,e dimando i giudiri^dcl volgo contta-.
gerfifcco. rij alla verità fpcfse volte, ne per troppo prò-
fpera fortuna s'inalzano» né per contraria (i
MACHINA DEL MON-DO< lafcianofottomettere in alcuna parte, ma o-

D Onna ch'habbia intotno alcapoigiì^ '^ni locormiiatione con egual'animo.fodea-


de' fette pianeti, & in luogo di capelli
farann'ò fiamme di fuoco, il fua vcdimcnto
gono, &
abortifcono far cofa brutta per noa
violar la legge deli'honeftà.
farà compartito in tre parti, 8c di tre colati Si rappcefenta queda donna bella» eoa
Jl primo che cuopre ti petto, «3c patfcdel fronte quadrist.^» e nàfo rotondo àfomigliatif>
'

corpo farà azutro con nuuoli za del Leone, fecondo il detto d'Aridotele de
Il fecondo ceruleo con onde d'acqu? lìfan. ai cap.p.
Il terzo fin'a piedi farà verde con monti, Vedef; d'oro,perche qucda è la materia at-
'città, &cadella,terrà in vna mano la feipe ri- ta per mandar ad effetto molti nobili penHcci
Uolta in circolo che fi tenga h coda in bocca, d'vn animo liberale »& magnanimo
il the fìgnifica,che il mondo vi.; {e de(ro,& per Portaincapola corona, in mano lo fece &
jfe defso fi nuttifce & in fé iiKdefimo,& per tro,perche l'vno dimodra nobiltà di penfieri»
ft.medefimo fitiuolge femprc contempera- l'altro pqtézad'cfscquirli,pernotarche fenza
To, &ordinato moto, c?é il pan-éipio corre qucdc due cofe è impofsibile efsercitarc Ma-
dietro al fìne,& il fine ritorna al Tuo ftcfsopiin gnanimitàjpfsédoogni habiio effetto di rool-
tipio, per quedo ancora vi h dipingono ifst- , re attioniparticoIari:fi dimodra la magnanimi
te pianeti t à eller vera dominatrice delle pafsioni vili, e

Il fuoco che ha in cima del capo, & il color larga difpenfatrice delie facoltà pet altrui bc-
dclvedimento, fignifìca li quattro Elementi, nefìcio, e non per vanità, &populate applau-
che fono le parti minori della gtandifs. ma ma fo.Al Leone da' Pociifonoaflomigliati li ma-
-

china vniucrfale. gnanimi , perche non teme qucft'animale le


AESTA REGI forze degl'i>nim«li grandi,
piccioli, è
non degna
«patiente, de' benefici) altrui lar-
i
efToi


Nella Adedaglia di j/intonino Pio go timuncratore, &
non mai fi nafconde da*
VNa donna coron.it:ì,& fedente modri
ncir^Q cito gtauità,ncila defila a;.;»o
cacciatori
cli'dlirin>eRt)
, Ti egli
fi
s'auucde d'cfTer fcopcrto,
quafi.non volendo cor-
ritira,
ur
. . . .

Libro Secondo 38j


fcr pericolo fenza nccéffìtà. Qtiefta figura tanza; come habbiamo d€tto>-e però farà ve>.
monete fcnza guardarle, perche la
veifa le (lira d'ero.
Magnanimità nel dare altrui n deue odctaare L'ouatOiibpra il qual pofa la fìniftra tnano,
fenza penface ad alcuna forte di rimunetatio- ci dà d'intendere» che l'effetto della Magnifi-

ne)e di qui nacque quel detto. Da le cofe tue cenza è l'edificar tempi) palazzi» Se altre cofc
con occhi fetrati,c con occhi apetti liceui l'al- di raarauiglia, e che riguardano ò l'vtile pa-
trui, li Doni dipinge quefta virtù poco diuer- blicoj ò l'honor delio (iato, dcirimpecio* e
iatnente dicendo douerfi fare donna bella* e moltopiù della Religione) &c non ha luogo
coronata aU'lnnpenale.riccamente veftitacò queft'habitofenon ne ÌPrincipi grandi» e pe-
manoi d'intorno con palazzi no*
lo fcettro in rò fi dimanda virtù hcroica,della quale fi glo-
bilif &cloggie di bella prorpettiua> fedendo riaua Augufto» quando diceuahauer ttouato
ibpra vn Leone con doi fanciulli à piedi ab» Roma fabricata de' mattoni,, dc douetla la*
tracciati infiemejvno di quegli fparge molte fciarfabticata di maimo-
Medaglie di oro» e di argento, l'altro tiene te
Magnificenza*
giu(le bilancie> e la dritta fpada della giuftitta
in mano Le loggie» e
. le fabriche di grandi TNOnnavcftita d'incarnatoi portata li fti-
fpcfe Ito piò conuengono
molto alla magnificc- 4-^ caletti d'oro» hauerà nella deftra mano
za>ch'attra virtù heroica» laquale s'eilerctta in vn'imagioe di Pallade, federa fopra vnric-
fpefe gcandiA opere di molto danaiótche al- chifl[tmofeggio,& fc fi rapprefcnterà acaual-
ia Magnanimitàmoderatrice degli afFetti,& lo) hauerà detta feggia à canto
in quello qod so fé per auuuentura habbia er- Gliftiualetti erano vfati da gl'antichi Re ^
tato il Doni, fé non fì dice» che fenza la Ma- & per fegno di fuggetto Reale , Tadoperaro-

gnanimità là Magnificenza
„ non nafcerebbé. no peti tragici Poeti ne' lorperfonaggi,& fo-
li Leoncroltre quello c*habbiamo detteli no fegno ancora in queft*imagine di che
fcriue» che combattendo non guarda il nimi- forte d'huomini fia propria la Magnificen-
co per non lo fpauentare»& acciò che più ani- za i che ha bifbgno delle forze di molta ric-
mok) venga all'affronto nelfcontrarfi » poi co chezza
fc« ro palio, ò con folto allegro fi rinfelua,con L'imagine di Pallade è pet (egno,chc l'ope
fcrmo propofito di non £ar cofa indecente al- re grandi deucno portar feco l'iamotc di ope-
ia Tua nobiltà. rare virruofamente, &
fecondo il decoro, al-
I due fanciulli moftrano»che congiufta mi- trimenti fàrebbono opere di vanità, e mera
futa fi deuon abbracciar tutte le difficoltà per pazzia. Le ftatueancora, che con fpefa, &
timor dell'hotieito>per tapatria,per l'honore„ con poco vtilè fi riducona à nobil termine
perii parenti,e per gl'amici magnanimamen- dalla fatica, & daH'indufttiade' fudditi, fon
te fpendendo il denaro m tutte l'imprefe ho- efiecii della Magnificenza de' Ptencipr» &
notate.. tutte quefte cofe le fanno folo con cennr,co-
/idagnanimità: manciando fenza molta fatica, però appredo
DOnnajche per elmo portava vna teita di. fi dipinge la ieggia» che già fu. il geroglifica

Leon e, fopta alla quale vi fieno dei pie cieJ'lirpe-iio


Bioif corni di douitia,con veU,& adornamen-
M A L E D e E N Z A..
ti d'oro, farà veftita in habiro di guerriera, & 1

là verte farà di colotturch)no,&: ne' piedi ha- DOhna con gir occhi c:oncaui, veftita dcf
uerà fiiualetti d'oro.. coler del verderamcicon ciafcuna ma-
no tenga vuafaceiiaaccela, vibrando fuori la
MAGNIFICENZA. lingua (ìa-ìile nlla lingua d« vna ferpe,& à tra-
DOnnaveftita, &: corotìata d'oro, hauerà'. uerfodelveft^menxo rertà vna pelle d'iftrice..
la fifonoraia fimile alla M ignaniiiMtà , II colere dei vestimento, &
gli occhi con-
terrà la finiftra mano fopra d'vn'ouaioàn rae- cau3,fìgnific:tno malignit3,come fi legge nel-
20 al quale vi farà dipinta vna pianta di fvjr>- la Fifonomiadi Ariftotelc&ildirmale delle
cuofa fabrica buone anioni a'ttui non nafce fé non da ma"
La Magnificenza è vna virtù» la quale con- lignità,la quale fa dcfidcratc l'altrui dishono-
riftc mtorao all'operar cofe gtaudue d'impor- rcfenza alcun piofittCKpecfcmedcfimo.dan»
ciò
. . . ..

384 Iconologia
do à credere che la gloria altrui reca alla prò- fette d'humor tnaligno le parti iatecioti ù roa^
pria lode icnpcdimenco. nifcftano ne gli efleriori del corpo.
Le due facelle acccfe>dimoftrano che la Ma 1 colori del vcftimcnto, dimoftf a che fi co-

ledicenza accende il fuoco fomentando facil* me la ruggine continuarncnte confunaa ogn»


tnente gli odi)» &c la lingua ancorché humida metallo, oue ella lì pone, cofì il m3ligQ0> non
è molte volte inftromento d'accendere quelli cellaroai con laTua narura di daa*
pedìma
fuochi inedinguibili ben fpefso. neghiare oga'opera lodcuole. Se vircuoCt
Lapungenre pelle delhilriceici dinota»che La coturnice nella guifatche dicemo,fìgat-
^proprio della Maledicenza il pungere no la fica Malignità, percht- come narra Pietio Va»
vita come quella: mal'honore. Se la nputatio» leriano nel lib.14. de' fuoi Gerog|ifi*.i,vr)lea-
;ne acquifìata con fatiche. Si. ftenti do gl'Egitij moftrarc la Malignirà dipiogcua-
no vna coturnice,perctoche è di coli pellìma»
MALEVOLENZA. Se maligna natura, cb'haueodo beuuto« eoa

VEccbia con occhi concaui» bruttai fca- le zampe, &


con il becco int'vbida- il tefto
pigliata.e magra,con vn mazzo d'orti- dell'acqua, acciò che niun'altro ann-nale ne
che in mano>6c vn bafìlifco appredo. polli bere, &
à quello fine ET^cchicIc Profeta

Quiefta é della medelìma natura dell'affet- nel c.54.rimprouerando '? Malignità degli
tione» dalla quale nafcejche è l'odio: ma per Hebrei dice : EtcumpurifJimamaqHambthe'-
cflcr meno principale» & molto riftretta. è di- ritis reliquam pcdiburveffristftrbatu .

pinta in quefto luogo donna vecchia» perche


reta fenilcla partotifce , cflendo che li gioua-
tìi nuoui al inondo,fìlmano parimente nuoue
Malinconia.
tutte le cofè,& però le amano: ma i vecchi DOnna vcccbia,mefta,&dogliofa,dibnit
come ftanchi di vedcrgran copia di cofe han- ti psnm vcftita,fenza alcun'ornamen-
no a noia faalmente il tutto vn (a{fc,con gomiti p<y
to»ftarà à federe fopra

E fcapigriata per dimoftrare che limaleuoli fbpra i ginocchi ,


fati &
ambe te mani folto ìt
non allettano ^li animi à beneuolenza,anzi fi ment' »& vifaràà canto vn'albcro fcnza fron
fanno abhotcire come peftc.che infettile dol- àCiSc fraifilìì. Fa la mjlinconianeirhuorao
<i conuerfationr, if che dichiara il bafililio» quegli effeiti ifteflì che fa la forz^del verno
che foto con lo fguaido gl'huominiauuclc- ne gralberi, &
nelle piante» liquami agiratida:
fred«lo. e uco
ciiaerh venti, Mtraencatr dal tred.to.
diaerfi
na. Lanugtezzle effetto del continuo ra-
matico del bene conofciuto in peifona del pcrtkdalr?r»eUi,appanfcono frcchi.Ueiilnnu-
piofTii-no di..& d; vilifsimo prezzo iperò non è alcuno»
L'mciche come à quefta figura, cesi- anco ch« " ' n^ugg^' come cofa dirpiaceuole la co-
conuengoao alia maledicenza perche come «crfatnrxe de gl'huommi raa.'nconicuvann(i.
rortic 1 puivge lafciando dolore fenza fetica, efsi femprc col pcnfiero nelle cofe dtthci pic-

cosi ri mciledjcen ce non pccgiudiCì aeUivita,. <\^^^^ ^e.^h fing-noprefcnri,. Òi tcali. ilche

ònelia cobba. mi nell'horiote, che a pena fi^


moftrano fcgn» della melìit^a , e del dolore,
1

sa quei ch<: àa fecondo alcuni Fi iofofi, 6: pur Vecchia fi dipinge > p«rc.oche gi'e ordina-
nuoc:-,.(Sc difpiac.e à tutti fent-irlì; offcfo doue
^^^' &.'f'Uani ftare r.llegti,.& i vecchi malen»

fi fcaupra pet vn, po.o qucfto patticolar in-
tere.ie
"
conici» pe rò ben dilT- Virg.neJ 6*
PdUnteshabitant morbhtrtftifiHe ftnecltts
E* mal vcftita fcnza ornameiiro.pcr la ton«
S. -A 1^ 1 G MITA* formila degrjlbenf-nz ; foglic,& fenza frut
TN Orins brutta, p^jjllida, veftita del colof ti,non alzando mai tant' l'animo il malcnco •

-•-^ dell, ruggine, &


che lenghivn^cotur- nico,che penfi à procurarli le commodiià pct
nice con k tcita ahaveifo il Cielo» cotvl'a- & ftareincontmuacmadisftiggire,òproueder
u aperte^ à mali, che s'imagmi ellcr vicini
Bfutta lì dipitige,perciocheròperationide| Il faflo mcdelimamente oue fi pofa, dimo-
maligno (bnobrutnlfimcói fuggite da ogni flra che il malenconico , è duro , fterilc di pa-
conuerfarionc pviliticr., & ciuile. Eblci& di opere, per re,& p'-t gli altri, come il
Li palijdczza %aifi.ca,chc quando fon'in- faflb,chc non produca hcrba^nc lafcia, che la
prò
. .

M A INGO
Libro Secondo
N I A.
38J

litia vero efì, in peiorem cunSia partem


fnfpicari»iUce Arjft. Jjb.i.Rett.
Djpingefi mora , percioche narra
Pietio Valetiano lib.zS. dei fuoi Ge-
roglifici che spprcfso Romani il nero
ouero f' uio,c prefo per gl'infami, &
dannofi co{himf,e quindi è nato il di^
uulgaro prpuerbio.
Nero e cojiui Roman ad lui /tguarda*
La rapprefen riamo di eftreraa brut
rezza petciocheiTurpitudo efi defor-
mitas alicuius dlionis infams, CT op*
proùrtofa .

La vede di color giallolino, fignifì-


ca Msluagità, rradiaiento, aftutia. Se
mutacjone di penfieri, in fomraa &
queftocorore non fi può applicare ad
alcuna virtù) non hauendocgU in fe
fondamento ftabile, & reale. *-
,^
Gh ragni fopxa vcftimento figni-'
il

ficano la Maluagità, 8c la malignità


della vita noftra essere fimile al ragno'
il quale el^endo debole,e tenuiffirao».

tede eerte ceti inganneuoli alle mo>


fche,che per là paflano:così fonogl'-
animidi ma!uagi,e federati che s'oc-
produca laterrascbe gli0àfjito:male bene cupano à machinare confal(è> Se vane ope-
pare oti'ofa al tempo del fuo verno nell'atrio- re foco allfquali fono dediti, Maltgnitatem vi'
ni Politicherai tempo nondimeno della Pci- u no(ìrA fìmilitudo declarat,j4ranea e fi animai
mauera, che fi fcuoprc nelle neccffitàde gl*- debile actenuiffimum, qmd tranfeuntibus mth-
hu omini fapieoti, i maJenconiofi fono troua- fcis qmdam retiadolofacontexit ; fkut animi
ti> & erperimentad CapientiiCmis & giudi* iUoruìn,quifceleratis operibus dediti funt,inam*
tiofinìmi bus& fobdolis machinationibus occupatur, di»
ce Canio. [uperiUud anni eorum ficut bra-
nca.
M A Ir V A Q I T A . il dcoCoiSc il gran fumo che gl'efcedafc^-^

DOnna vecchia, roora>& di cfttema brut pò denota che fi come il fumo fa danno à glV
tezzavveftita^di color giallolino,ilqual occhi, cofi fa l^ìniqua Maluagità, à chli'vfa*
vedimento ftià turco conteflo de cagni > ma onde fipuò benidìmo paragonate quefto pef-
che fiano vifibili> 6c conofciuti per tali,& in fimo vitto al fumo efiendo come vna nebbia
cambiacle capegli haurà citcoiidato il capo cicuta ia quale ofcura la villa della mente.
da vn dcnfo,& gran fumo. Sicut fumis acuti : {te inìqfàtas vtentibus ea,
Terricon la delira mano vn coltellorCoa Re^e iniquitas fumo comparatur : quA velut
la finiftta vna borfa fttettaraére legata,& per quadam feculari caligine , aciem mentis obdtt'
terra da la parte deftra vi farà vn Pauòne,con cit lib.z. de Cam,& Abel. Tiene con ladcliia
la coda in ruota, & da la patte lìnilira vn'or- tnanoil coltellb per fignificacelà natura del
moftiando d'eflere pien d*ira,& di Tdegno. Maluagio efiere iniqua,
fe> &
crudele perciò ii
Vecchia fi capprefenia percioche i vecchi principal fignificato del colxello getoglifics-
tono di maligna naturala Malignità ogni<;o- nicntc era! prefo per la- crudeltà., effendi fohti
U tititanel peggioj malino/ì quoque ftmtjnfa- gli Egittiaivi chiamare qucfto-nome Ocho Re
Bb «le
. . ,

386 Iconologìa
M A L V A G I T AV

dettò animale per l*ira, &


per6 diccft
Vncrudel moto violenfe è l'trn
Chili fo/canute il fri/i' animo vile»
£ d'amaro èelloT* il coyiireontia,
Cofit$ndói lat'Tt d'arraéiata Jptiffiai
£ .fócofo defio Hai petto accende
X>* ruink aannofattdi vendetta»
che fiinge Vhuom à furor empi»» t pref:.
che l'intelletto in faUe ardir atcieett
Eogn^dittina ij^iratienrimuoue
£)a l'mìm a vile >e la conduce à^ morte
J^fiuA di gratiat & di fulute eterna
M AJJ SVETVDIKE,
DOnna cotonata d'olmo, con vr.
Elefante acanto, Copra del qua«
l£ pòfì la nsan deftca
La Matidietudìoe fecondo Atifto»
tele nelI'Ethica lib.4. è vna mediocri-
tà detetniinata con vna ragione citca.
la psffione dell'ira in fiiggirla princi-
palxnente» &
in feguirla ancv^a in
quelle cofe,.con quelle perfone,comc»
écquandO)& doue conuieneper amoc
del buonó,& bello, e pacifico viuerc ^
L'Elefante nelle lettere de gl*Anti«
chi Egitti), perche ha per niiura ài
__ <j coiabatters con le fiere meno
non
de PctU i lì quiile eliendo crudeliffimofopra con le più forti fe non è
poflfenti dieffò, riè
ogni parte di Egisto doue egli
ratei gl'altriin grandemente prouòcato, da gtande indicio
eapkaua riempiua ognicofa di araraazzamen di manfuetudincj &
ancora perche cami-
t'uaò a Kca Pietro VaIecianolib,4i. defiioi nando in mezod'vn armento di Pecore, che
geroglifici. le vengono incontro fi tira da banda, acciò
Tiene con la finiftra raanola borfa ftretta- che imprudentemente- non le vemllcto of-
mcnte ligata,eflendo che itmaluagjo noo Co- fefè, ti potta tanta ofleioanza à co{\ debili
lo e cjLudele, maancoauaro regnando in lui animali, che per la prefenza loro, quando e
ìrnnìoderata cupidità,&; fece d'hauere,l>i qu<i- adirato torna piaceuole, &
trattabile o'rrcà
Segenera ncll'huomo crudeltà* ingf;nno,di- ciò riferifce Plutarco, che fé qualche Pere-
&ordia, ingratitudine^: tradimeniO)& lo to- grino carainando per deferti, hiW)ia perdu-
glie in tuttoda g»uftitiajcaritàfede,e pietài& ta la ftrada. &
s'incontri nell'Elefante, non
a*ogni virtù raoiale? &
Ghtiftiana, Gli hab- folamentc non è offefo>mà e ridotto dia via
biamo meffo da vna patte il Pauonc nella linarrita^
guifa che h abbìamodcticper dinotare là na- L'olmo è regno di pace, &dintìanfdcmdi-
tura del Maluagio nella qu.i le regna anco la ne. e però i òacetdon de gl'Antichi ne*'
fijpetbiajaqualec vn gonfiamento>& vn*al- pnra' tempi volturno, che tutti i fiinulacri
terezza di mente nella quale ilhuomo prcfù* de''Deiloro fuflòto fabricaticol legno del-
me ogni coCi del potere proprio» ne ftirrta Pclina inretprcrando, che a Dio conuicnc
Dio*ne prezza gl'huotpini» CoCa inucto- ini- cfletc largo donatore delle graticfUe a' mor-
iqm,òi maiu3gia>& perche il peccata non va tali, volger dofi con benignjrà, 6f manfuc-
^:iifolo,raa l'vnotira l'altro* &
permoftra- tiidine à peidonarc laro i cóncrosfiì pecca-
re che la Maluagitàinfe cóciene infiniti viti j» ti, &
d.rgli abbondanaa ditiMtiirbcoi'à
glt mettianao da l'altra patte l'oifopoEtcndoÈ quefto bel geroglifico paruc che i Dct ac*
. . . .. . .

Libro Secondo* 3&y


ironfentifleto fecondo che rìferifcc Hetodo Manimonioc ttomedi ^elpattojchefi fit
to quando Élmo pregati da gli Spcdauricenfì nell*acc( oppiare l'huomo,& la donna in mari-

'atorre la ftctiiità del paefc lorcaichcfù nfpo- to, & moglie, legitirao, ilquale apprcflò à noi
fto, che la gratia farebbe feguita
quldohauef- Chtithani è Sacramento, vedi San Matteo
fero fabricatoi^tnulacridi Daraia,^di
Aa- al i5>.

telia, di Icg w
d'oliua,^ parue, che da indi m La fede <I*oro dimcftra la fedeltà , e purità
poi fin'acerico tcriipopredo a Milifij ardeffe dell*animo,chedeue edere tra il marito, la &
fcnz'opra di faoco matetiale vn tronco di det- moglie, &
il primo vfodelfanello fu, (fecon-

to legno. do,che racconta il Pierio Valeriano)per tener


^
Si che dcrc di quefko, che l'olio ha tanta à memoria di mandare ad effetto qualche co-

£prea contro ilfiirorc che ancora fparfo nel


s,
fa particolare,^^ fi faceua il detto anello, one-

mare quando è turbato fa cefsarc la tempe- ro ricordo di cofa molto vileidapoi crefcendtì»
ra, e lo fa tornar quÌ4;to, e tranquillo rinduftria,& l'ambitione di vana prerenfionc
,|t , A «. A V 1 G L I A di pompa,fi venne aU^oro,& alle gemmcpor*

VNa giouane che tenghi il braccio de-


fìroalquanto alto con la mano aperta,
tateper ornamento delle mani dall'intentio-
ne di quel primo vfo è nato poi, &
riceuuto
Se il finiftfo ftefo a bado con la mano parimen come per lcgge,chefi debbano portar per fe-
te aperta : ma che la palma di elTa mano fiari- gno d» Matrimonio-,per ricordanza d'ofierua?»
uolt.'ta vcrfo la terraj& con gamba più indie- re in perpetuo la fede promefia vna volta •
tro che faltrg, ftarà con la tefta alquanto chi- Il giogo dimofìra che il Matrimonio doma

Qa yerfodeUd fpalla fìniftra.& con gl'occhi ri- gl'animi giotìeniIi,e gii rende per fej& per l'ai
VLoiti ip-^Ito trui profìtteuoli

J^af^'gJia è Yn certo ftupore di animo,ché


^fjnc (Quando fi rapprefenta cofa-nucua a fcn
quali fofpefi.in quella tendono l'huomo
M ATRlMONIO,
fi, li

Gmmiratiuoj &
ftupido, che perciò fi dipinge
conilgefto del capo, ideile braccia nella
VN
giouane pompofamente veftito.con
vn giogo fopra il coIlo.Sc con i ceppi a*"
i piedi, con viì'aneìlo onero vna fede d'oro in
guifachefièdctio.
, Giouane fi rapprefenta percìoche il maraui dito,tenendo nella medefima mano vn cote-
gliailEì e proprio delli giou^nijnon cflendoan*
gno,&; fotto a' piedi hauetà vna vipera
Perlo giogo,&; per h ceppi fi dimoftrajchc
CQCa/fi) loro efpeiienza
il Matrimonio è pefo alle forze dell'huomo,
MARTIRIO. aflai graue, e impedimento al caminare iti &
Glouane bcIlo,& rìdente, vcftiio dirofa- molte actioni di libertà , efietido il maritarli
doncongliocchì riuolti al Cielo, le &
vn vendere fé ftelTo , obligarfi à legge per- &
caini afperfe di fangue,hauerà per le membra petua,con tutto ciò è caro,e defiderabile pec
iiegni de% ferite, le quali a guifa di pretloftf- mólti rifpetti,e particolarméte per lo acquifto
^n:ie gioie rìfprendcrapnp. •
de* fuccedòti nelle Tue facultàiliquali fiano
Martirio è propriamente il fupplicio , che veri heredi della robba,e della fama, per l'ho-
fipaté per amor di Dio,& àdifefa delia fede nore, e credito che S'acquifta nella Città,prert
Catholica,& della Religiohe,pcr gratia dello dendòfi quello carico per mantcniroécod'eC»
Spinto S3nto,& afpettatione dell'eterna vita> ra,& per lo piacere di Venere,chc lecitamene-
le quali cofelo fanno (lare allegro, ridente, & te fé ne gode,però fi fa con l'anello, ilqUale è

con il veftiraento di rofado , in fegno di que* fegno di preminenza» £c di grado honorato \,

fìo amore &


coq le cicatrici,che fono auten- II cotogno, per comandamento di Solone»

tici figilUde' Santi Martiri. fi prefentaua à gli fpofi in Athene,eome dedi-

cato à Venere per l,a fecondità, & fi vede iti


MairimoniOi molte Medaglie fcolpito in qucft'iftello pro-
VN Giouane di prima barba ilquale tie-
ne nella mano finiftra vh*anello ,ouc-
pofito,perche fonoinditio d*amote fciimbié
Uole,come dice il jPierio,giitandofi alle Don
ro vna fede d'oro > §C con la deftra s'appoggi ne nobili in alcuni luoghi, per effetto amo-
«d vn giogo rofoconbaciamentodimani dall'vna, edal*
Bb i l'ai-

è
%
. . . . .

388
M RIMO IcoHoIogi'a
N o;
Mathematiche-, fianoi piedi ignudi
fopravnabafe.
Il vcl^imenio trafparente dimo-

ftra che ella fìa di apcrtcì 6c chiare


dimoftrarioni. nelcheauaazafacil*
mente l'airi e fcicnzc.
L*a!ialla telìa infegnaao* che ella
con l'ingegno s'inalza al volo delia
contemplatione delle cofc aftratte.
La faccia di giouane lafciua.cóuìe
ne alla Pocfi3,& all'altre profeilìonì
che nell'età giouanili operano la for-
za loro &fomminiftrano allegrezza
che è proprietà della giouentù. Ma
alla Mathematica conuiene l'afpet-
to di donna graue>& di matrona no-
bilettólche né molte grinze la guafti
nO) ne molta fplendidezza l'adorm*
perche quelle difdifcono oue fia pia-
ceuole nobiltà, quefta perche arguì-
fce pochi anni>oueco poca prudenza
Se molto lafciuia>ilche non in quefta
fcienza amata da tutti gli huoroini
dotti, che non fi fondano nella vani-
tà delle parole, ò de' concetti plebei»
de* quali prendono folo materia di
l'altra paite,ò più tofto» perche dice l'huo-
fi nudtitfì l'orecchi de gl'huomini più delicati*
mo corre il frutto , quando viene a quel fine» & meno fapicnti j Quefto iftelTo moftranole
che liconfeguifce lecitamente per mezzo del treccie fparfe fcnza arce perle (pallcicbe da fé
Matrimonio» edendo altrimenti peccato gta- fole danno ornamento a fé medefime
ue, &c che ci fa alieni dal Regno di Dio Il compalTo è l'iftromento proprio, pro- &
La vipera fotto i piedi dimoftra che fi deue portionato di quefta prcfelTione, &
rooflra
calpcfì:rare»come cofa vile ognipenfiero>che che ella di tutte e cofe dà la ptopottione, la
1

ùì con danno della compagnia, à chi è con- regola, e la raifura


giunto in Matrimonio, fuggendo il coftume Sta in atto di tirare il circoIo,perche fé bene
della vipera^ che per diìciro amorofo aramai» laMathematica e fpeculatiua fcienza , deno-
za il manto, come s'è detto altroue minandola dal fuo più veto, e nobil fine,non-
dimeiio ancora l'vfo èfìne,fe q6 della fcienza,
almeno di chi la polliede, eflendo necelTario,
MATHEMATICA. doppo l'acquifto dell'habitod'efla, pergioua-
mento d'altrui manifcAarla in qualche modo»
DOnna di mezz'età> veftita di velo biat)- e di qui fono nate l'inuentioni di mufìche, di
co,c trafparente, con l'ali alla teda , le ptofpettiua,di Architettura.di Geometria, d'-
treccie fisno diftefe giù petlefpalle, ccnvn Aritmetica, e d'alcre profeflìoni.che tutte da-
comparto neììix deftratoano>moftri di mifura- te alle Stampe, 6c cauate da* principi) di que-
re vna tauolafegnata d'alcune figure j moflii fta fcienza continuamente recano guFto ailr
ói parlare infegnandolc. con l'altra tnano ter- ftudiofi con fodisfattione de gl'autori, i quali
rà vna palla grande figurata per la terra tpl ài- per quefti mezzi,come per ampia fcala faglio-
fegno dcir'hore5&: circoli ce]etli,6(:nellen->.bo &
no alla fama, airìmmortalità
della \efle fu vn fregio inteffutó di figure Tali habbiamo molti de gl'antichi? ^' non
pò-
. ,

Libro Secondo,
MATHEMATICA. jggr

ra>nelmirur2c delle quali fì va rcam«


bieuotcnente non hauecebbono
pcoue fé non di poco momencoi
,

quando nonfì Co^entidéiOtóC di*


fcndedeco con le ragioni matema-
tiche .

Il fanciullo» che foftien la tauola»


&c attende per capii le dimoftratiue
ragioni} c'inregna> che non Ci deue
dinerire la cognicione di quelli pria
cipij à altra età che nella puerile»
perche oltre» che l'ingegni pai roz*
zi>e men'atti,& con queftas'apre co
mevna porta di belpalazzOìògiar*
dino, nel quale poi s'entra nell'anni
feguenti dell*età,fan'anche vn'iftro*
mento da Tegnaie nell'intelletto no-
fìro,ch'è come carta bianca>ò tauo^-
larafa^quafi tutte le cofe>che oda
vatent'huomini,ò da libri ci vertane
no mefle auanri per l'auuenire * e
per quello foiCe principalmente t

Greci quel tempo che noi cófuma-


mo ad'apprender lingue fttaniere»
nell'età puerile feruendoii efii delU
propria > e naturale l'adoperauano
pochi, the viuono a gloria dell'età noftra fra i nella Mathematica^ onde difEcilifì (limano
quali hanno luogo Chriftoforo Cl*uio,Gio- hoggi molti di quelli efempij ch'eflì danna
uan Paolo Vernalione, Giouan Battifta Rai- per chiarezza delle dottrine
mondo Luca VaieriojFedcrico MeticPietro I piedi nudi) filabili in terra» fono per di-
MoillardijCefare Ruida. Camillo Agtippa& modrarione delia Tua euidenza « e (labilità à
molti altri che con efquilìta fcienza,& c6 fon- coafefmatione di quel che s'è detto
damento che viuamctepoliìedono in premio
delle fatiche loro in dono in quella profe(sio» MEpITATlONE. ^

ne al noftro fecolo fama fmariita, merce d'al- Donna d'età matura, d'afpetto graue>&
cuni, che per l'apphufo della fortuna infuper- modero la quale pofta a
(edere va (opra
bitivoglionoeller tenuti huomini di gran fa- monte di libriiropra la mano del (ìnidio brac^
pere in quelli (ludi jiftando fra la calcese i faf- cio> piegato su la coiTa del laro detto ripofi la
non fapendo ellì, che la vittù i tributari; a»
fi, gota in atto di (lare penfofa ^fopta ildedro
ma, non ferua della fortuna«Coouiene adun- ginocchio con l'^altra manovniibcofùchiufo»
que per non deuiar molto dal noftro ptopo- hauendoui fra mezzo qualche dito ».

(ito di ritornarà qaellr>cbedieeuarrK>. Eflendola Medit&tione vna ferma confìde-


UcompafToalla Maihematica> Se ilfcegio tatione riguardante la femplice virtù delle co
di triangoli-, e d'altre figure incorno alla vellc»^ fè> par che conucngono le fudette qualitàa
mofttiijche come fono nel lemboi ftegid'ot- perche lo intelletto in quell'ètàè atto a difcer*
namenro, e di fortezza, cofi nelle prouc Ma- nere il' vero ^
ihemanche quelle iftefle fono principij>& fon; La grauità^e modédlai^ non (T difcoda dal
d amenti .. contaeneuole deiretà> &dello Audio .
La puUa con ^adcfcrittióne della terra» Se L'atto difoftentare il voito>nefigoifrca fa.

con le zone CeIefVi»xlannoifìditio*xh&late£«- auità de i penlìen) che occupano là méte in-


iP b 5 quelle
. .

Iconologia
3^0
MBDITATIONB.
Vnde bomitutytfum Mfiirijrìit gnigni,
Hune ergo meritt eterno dignamfhtnertf
EtctUbri c/intu fitmm pirafiravtMt . .

MEDI TATI ONE SPI RI TV ALI»


rXOnnapofta con le ginocchia
i

I
M^ mcerca.conleroangioncetha*
uià gli occhi chiufì» 6c in vn velo la
cuopca tutta in modo che ttarpacifca
la fotma di c(la donna

LaMeditatione Spiiituale» non è


altfoch'vn'atcioncinterna.che l'ani-
ma congiunta pct carità con Dio yà
confidcrando le cofcjche fanno àptb
pofito per la petfettione,&(alute>péc
ciò lo fìat con le ginocchiain terra.6c
conte manigionteinficme fignifìca
l'effetto di deuotione» & humiltàt
che bàia perfona^laqualcontinoua»
& vfala Meditation Spirituale.
L'hauerchiun gli occhi »dimo(ìra
roperationeinterna*anratta dalie co
fé vifibilitil che fi nota col manto.chc

acuopie.
Il detto coprimento può fignificar

come chi medita, fi nafconde iti luo-


go ritirato,& ftaffi folitario, fuggen-

quelle cofe» che fi hanno ad eflequire per o- do roccafìoni della didrattion della mente*.
perare petfettamerite, &
nona cafo» come
bcndifle Aufoniq deiudfifeptemfapìefJtum con Meditatione della morte .
quefti veifi , pcrfentcìiza diPetiandio . Z>/-
iium.tfroifo DOnnafcapigliata.con vcfti lugubri.ap-
MeditMàomm ideffe t^ìuntt qUùd geras, poggiata col braccio a qualche fepoltu
is qHtpptfatus (^ getenA&tfit§c»Xt ta, tenendo ambi gl'occhi fìfTìm vnatcda di
Me4(t»turemrteqtti prius tugotwmt morto, che liafopra la detta fcpolfura,& che
Nihitefi, qttod iimpliorem eurmn poliuletj «111 piedi fia vna pecorella con la tefta alza-
'§ÌH»me^g'ttre. quid gererutum pi dehin
ta, tenendo in bocca hetbain fegno di tu-
In eogttHntesfors n$n eonJìUum rtgit .
minare .^

1,0 ilare fedendo fopra i librijne può dino-


tare i'aflìddità della fila propria operatione
fondata nelle fcrittunre* It quali contendono!
MEDICINA.
primi principi) natoraliicon li quali prmcipat- DOnna attempata « in capo hauerà vna
menre fi procede alla ìnacftigationcdcl vero. ghitlanda d'allrr-^nclia man dertra ter
Il tener il libro fiichiufo è per accennare», rà vn gallo> &
conia finifìia vn ballon nodo- g
ch'ella fa le refl^fTioni fopra la ccgnirione del fo auoitoui vna ferpe..
le cofe pct formar l'opinioni buone, & perfet- Medicina è fcicntìa pet laqmle gli affetti
te, dalle quslevieo*honore,& anco bene co- vitali nuttitiui del corpo, per metteicj&: caua.
me fi dimoftta perikfcguente Epigramma il re fi conofcono,
qualdice. ppnna ói tépo fi dipìngcperciochc gli An
felix, qui v$téÌMr»r txutniitumit^. lichi tennero, che folk vergogna all'huomo
Extrctt mt(iit»ns miilt nsittis apni^ che hauedc paflato quaranta ^nni chi: mar il
Mie petMt strti^f iitntmi^tittqHtrt fidtf Medico, prefùpponcndo alla fua eompleflio-
ne.
, . ,.

U £ DICI
Libro Secondo**
U A.
t9i

Il baftonc tutto oodofo, lignifi-


ca la difficultà della Medicina, Se
la felpe fu infegna di Efculapio»
Dio della Medicina, com« credet-
tero falfamente i Gentili •

Medicina .
Donna che ftia in atto di fccn-
dere vn grado di fcala, farà
veftita di verde à foggia di Sibilla,
potcarà nellemani alcuni femplici
Medicinali» haacrà apprello vn So-
le,& vna Cicogna, la quale ten-
ga in bocca vn ramo d'origano
E' arte la medicina nata dall'e-
fperienza nell'altrui infermità, &
aiutata con la ifcienza delle cofe
fono oHéruate di«
naturali, le quali
ligcntemente da* Medici per lafa-
niià deil'huoraoi fi fa che fc ende lo
fcalirio, perchedalla^ontemplatio*
ne, che è cofa molto nobile,& mol-
to alta fccnde all'attione della cu-
ra per mezzodì coife patticulari
E* veftita di verde per lafperan-
za>che porta feco à gli infermi, SC
per lo vigore che rende alla vita
n£,&<:oD il fuggire Vvno,6c Teguic po-
l'altro che andaua mancando.
tere curar fc itdlò,;però il Medico recchio Gon l'origano la Cicogna aiuta la de-
con l'acce? e cDn reQ)ecienza>conreraa la Sa- bolezza <iel proprio ftomaco, e però fa
nità prer&nte>& ricupeta la pecduu. da gPEgicij adoperata nel mòdo detto, pet
Gii Ci cinge il capo di vna gtiiclanda di allo- geroglifico di Medicina . A quèfto propo-
ro, pcrcliè quello albero gioua à molte infec- fito vfòrno ancoia rvccellolbi, il quale co-
inità} & folcuaii alle Kalende di Gennaro da' me s'è detto altròue col roftro da fé ftefsà
Romani datealli nuout Magidraci alcune fo- fi putga il ventre, come ii Cerno, il quale

glie di lauro» inCegnó ctie haucneró da cón- doppo che ha vccifo il Camaleonte fmor-
(eruatfi fani tutto Panno, pcrch« fu creduto za i\ veleno mafticando le fcondi dell'allo-
il lauro cotìfcrite affai alla fanità , ne (enza ro, il che fa ancora la colomba per rifanarfi
caufa {\^ pianta amata da Apollo inuen<. nell*infcrmità
tor della Medicina» nel primo delle Me- Il Sole moftra» che la virtù naturale del

tam. d'Ouidio . Imentum Medicina mttm cuore, è faUorita dal color di èflo Sole, pec
lo quale fi mantiene, conferua k famtà &
,: La ferpe,& il gallo, come racconta Fé* in tutte le membra del corpo, t8c oltre àciò

Ùo Pompeo, fono animali vigilantilTìrai, Sc molte virtù, &: proprietà all'hcifcè infon-
t^li conuiencchc fiano quei» che miniftra- de pet mezo delle ijuali la medicina s'cflet»
no la Medicina} furono anco le ferpi appcef* cita-».
fp agl'Antichi fegno di fanità, perche fi co-
me U fcrpe pofìa giù la vecchia spoglia fi
M E D 1 O e li I t A*.

Tìnoua, così paiono gU huomini lìianando


«Uer linouati* D Onna'con ladeftra mano tenga vn Led
ne libato con vna catena, & con la fi*
Bb 4 nìl^ra
, . . . . . .

39* Iconologia
niflra vn'àgnello Ii'gato tón vn debole>& Toc- continua che condotto io p«efe ftf anierO} 8c
til laccio jdimoftcandofi pecefCdue eClremi lontano perritornate« onde è ftato leaatodt
il troppo tifentimento » 6c la troppo iofTeren- fé ftedo fenza difHcuIcà rirroua la ftrada . Di-
73 , & tenendo detta donna il luogo di me- cefi anco che ritornando VlilTe in pania dop-

zo,tra quefti eftremi di fierezza> e di manfuc- po venti anni non fu altro,che vn cane lafcia-
iudine»petliquali veniamo in cogmtione di toda lui alla partenza» che lo riconofceflctSc
ogn'altto citremo in ciafcun habiio dell'ani- accatezzafie. Onde Socrate apprefio Plato-
mo » Ci può cllcr vero geroglifico di Medio- ne nel Fedro» giuta per locane» che Fedro
quale 15 dcue hauere
crità, la m
tutte i'attioni» haueuaimpatatoàmente tutta l'ocationc che
accioche mecitino il nome«& la lode di vittù* Lifia hauGua compofla
Mediocrità Memoria.
Donna bella» &
nfplendente,con l'ali al- DOnna con due faccie» veftita di nero»
con le quali fi folleua da tet-
le fpalie, 6c che tenga nella mano deftra vna
ta , additando con vna mano la terra > con & penna, S^ nella finiftravn libro.
l'altra J Giclo, con vn motto fccitto,cbc dica La memoria è vn dono particolare della
Medio tutiffimus ibis natura. Si di molta confideratione abbrac-
MEMORIA. ciandofì con efia tutte le cofe palTate per re-

D Onna di mez*età,h3uei3 nell'acconcia-


tura della tefta
fcrigno pieno di varie gemme»
vn Gioilliero, ouero vn
&
farà veftita
gola di Prudenza in quelle che Iiaanoàfuc-
cedere per Io auuenire, però fi i^ con due
faccie .

di nero, con li due primi diti della mano de- l«bro,& la penna, dimoflranO) come fi
Il

ftra fi tira la punta dell'orecchia deftta>& con fuol dire, che la Memotia con l'vib fi perfet-
la finiì^ra terrà vn cane nero • tiona, il quale vfo principalmente Confifte>ò
Dipingefi Memoria di mezza ctài per-
la nel 'eggere, ò nello fcriaere
che Atiftotelc nel libro della Memoria > &
della ricordanza dice, che grbuomini hanno
piùMenroria ncH'ctà peifetrache non han-
MEMORIA ORATA
de' beneficij riceuuti.
no nella vecchiaia, per lafcordanza» ò nella
Del Signor Gio.Zaratino CaféUim»
pueiitia per non hauar imparato
L'acconciatura del capo,nel modo che s'è VNagratiofa giouane incoronata co r»i
detto, dimoftra che la Memotiaiè fideliffima
mo di Ginepro folto di graneilej tenga
ritentricej&; conferuatricedi tutte le cofe,che
in mano vn grachiodo>ft(a in mezo d'vn Leo
kfonorapprefentate danofttifenfi,& dalla ne,& vn'aquila. Incoronafi con ginepro» per
fantafia,petò è addimandata l'arca delle fcieti
tre cagionijl'v'najperche non fi tarla,non s'in-
uecchia mai Plinio Iib.(7.c.40. Cartem»&ve'
ze* e de' tefori dell'anima
Veflefi di nero, il qual colore fignificafec- tuflattmnonfemit iuniperus* così la gran Me-
niezza,dc {labilità per la ragione eletta altto-
moria per tempo alcuno non fi fentc il tarlo
dell'obliuione,ne mais'inuecchia*peròlaiì-
ucelTendo proprio della Memoria ritener fct-
aiamente le forme del fenibjccmediccuamo guramo giouane.La fecòda perche al ginepro
rapptefentate,£c Atifìotele l'alEfctmanel luo<
non cafcanomaile fogliccome narra Plinio
go citato di fopra,
lib.K^.cap.ii. così vnaperfona,non deue b-
punta deli*orecchio»in confortni-
Tirafi la
fciatficadcre di mente il beneficio riceuuto.
tàdi quel che dice Plinio lib.ii. dcll'Hifto- La terza perche le granella del ginepro ftilla-
ria naturale con qutfte parole; Ejì tn aure
te co altri ingredienri,giouano alla Memotia»
6c vna lauanda bollita con cenere di ginepro»
infM memoria locus quent tangemes atteftamur
Et Virgilio nell'Egloga ó. dice parimente conferifce molto alla Memoiia»
I
Cnmamcrem R€gis,Cr pr<ilia Cynthittf MUrem come tra gli altri Fifci infcgna il Gualtheio
Veltit, 6r admoKMit, nel trattato latino della memoria artificiale.
cane nero lì pone per lamedefima ra-

Castore Durante medcfiraamente cófcrmn,
gione del colore del veftimento di detta figu- che le bacche del ginepro confortano il ce r-

ra^ come anco perche il tane è animale di iielIo,e fanno buona memoria la quale con-

gran Memoria, ilche fi vede per efperienza fcruar fi dcue circa h benefici) riccumi, & cf»
fcr
. .

MEMORIA GRATA
Libro Secondo* m
de* beneficij ticeuutt.

Del Signor Ciò, Zaratitto Cafleltim.

eie hv^oxK^' alle fiere, e befticclie si


eranoitrale quali vno hortibileiefeio*^

ce Leone fubito^tHie vidde Androdo


ftettequafi marauigliato» e dapoi s'ac«
coftò à lui facendogli fefta con la co-
da, come è coflume d'araoteuoli e ani»
e leggiertnéte glileccaua le gambe, e
le mani. Androdo che prima eraqusft
motto di paura» accarezzato dalla fie^
ra,cominciò a ripighare lofmarritofpt
rito, fiflando gl'occhi verfo il Leone*
allhora, come foflc fatta fcambieuok
ricognitione,rhuomo,e la 6era allegra
pareua, che l'vno fi cógratulafledì ve-
der l'altro . A quefto (pcitàcolo co(i
mirabile il popolo mandò fuora voci
grandiffime di marauigJia:perche An*
drodo fiì condotto auanri l'Imperado*
re» il quale gli dimandò in qual modo
quel Leone cofi atroce fufle verfo di
lui manfueto, Androdo rifpofe, che già
l'haueua conofciuto in Africa>quado vi
era Procófuleil fuopadrone.dal quale
perle gran battiture»che da lui gli era-
ne date» fé ne fuggì per ftar nafcoftp
in folitudini,e campi defett i,e che fi ti'
fei feiopiterna» cpitheto d^to dali'Oracoce coucrò nella sferza del gran calor del Sole iti
dicendo, chì fum oèftrifius memoria ùenefictf Vna fpelóca,ne ftette molto che vi arriuò quel
fempitertja, di cui iegitimamente può edere Leone affai addolorato, e pieno di laraenrial
cui afpctto Androdo temè, ma il Leone con

iìmbolo il ginepro aanoueratotra le piante
eterne-^ atto huraile, quafi dimandafle aiuto, alzò va
Il chiodo» che tiene in manojé tolto da gli piedcelo pofe verfo lui. Androdo vedendo
Adagi) in quel Prouetbio, Clauotrahalifigere ilpiede mfanguinato,comprefe,che vi hauef*
benefìciumt conficare il benefìcio con vn chio- fé male, sì che gii pigWò il piede, dal quale
do da trau e, per denotate la tenace memocia traile fuora vno acuto ftccco, e gli nettò la
del benefìcio riceuuto ch'hauer fi deue piaga,ilLeone confolato del medicamétcgli
Ponefi in mezo al Leone A
all'Aquila per- fece carezice fi riposò in feno à lui,e da indi
che que(li animali) ancorché priui di ragione» in poi Androdo per tre anni continui habitò
hano mollrato di tener grata memoria de' be nella raedefima fpeloncacol Leone, e vide
quanto al Leone Aulo Gel
ncfìci) ticeuuti) In delle fiercche il Leone pigliaua,dellc quali la
Appione hi-
Ilo nel 5.1ib.cap.24. tiferifccche miglior parte per mancamento ài fuoco al
florico Greco lafsòfccitto di hauere,non vdi- Sol gagliardcche in quelle parti di contimip
to» ma con gli occhi propri) veduto in Roma ardcjfoleua cuocere, e di quelle co fé corte fi ^
'

nel Cerchio roaffiraojfacendofi li giuochi pu- nutr/ua: màcoltépoedendcgli vcnutaìnfa-


blici delle caccie»cflercftatoefpoftovnfchia- (lidio cofi fiera,efijucftte vita, andato il Leo-
uo detto per nome Andcodo, da Eliano li« ne à procacciare il foliro vittcAndrpdo lafsò
bro 8« cap.43. de Animali» chiamato Andro- I3 fpelonca,& vfcìdiqucl deferto,
bauendo
carni-
. . .

394 Iconologia
caminaco per tee giorni C^onnnuif s'abbacè in
vna Cquadra di CoìdAtì, da' quali ticonofciucoi
fu mandato d'Afiica> à Romai doue il padro-
MERITO.
ne già eca coronato» il quale il giudicò reo» HVomofo^rad'vn lungo erto» &a(per9
della morte» come feruo iuggitiao» & ordinò veilimento farà fontuofo,& ricco» de
il

che fódc condennatoallebcftie» tra le quali il capo ornato d'vna ght: landa d'alloro, tetlà

era il fudctto Leone che ancor elTo fu prefo» e con la deftca mano , Se braccio armato vn l
condotto à Roma il quale ricordeuolc del be- £ceno,6c con la maniìniltra nudavn tibro*^
neficio per lo riccuuto medicam€nto, nÓvol- Il Merico fecondo San Tomafo nella
5. pat-
fcaltrimcntioffendcre il riconofciuto bene- te della fommaqueftiof»c45.artic.6. è atiiono
fattore» ma più toftoI^accaiEezzò: per il che Tirtuofa, alla quale fi dcuc qualche cofa prc^
Androdo fa dalla pena afloluto.e per decreto giara in rccognjrìone
dei Popolo gli fu donato il grato» e cortefe Si dipinge fopra il delio luogo afprcpet 1»
Leone, col quale poi legato con vn delièaco dii?ìcoltà,pcr mezo delia quale l'huomo pet-
vincolo andaua à fpalTo per tutta Roma >ie le uicne à raerir^ire qualche cofa, perciò fi dice*
genti gli cotteuano incontto. dicendo : tìic che Hercole figurato, per l*huomo ftudiofo
eH tco boSfts bominis » hic efl homo incdicus di fama, 8c di gloria lafciatala via piana,& di"
Ìe9nL letceuoie intefa per quella de' piaceli, fi ele«
In quanto all'Aquila, CcatePergameno di gefsc l'altra dilHcile , &
alpcftte del monte»
paefc ricino al fiume Gaiconell'Afia, narra cioè qui^lia della virtù ; onde per tante,& cofi
che Tedici mietitoii afletati mandarono vno celebri Cue fatiche merirò d*eisei numerato
jd«* foro compagni à pigliar de ll*acqua,il qua- fcà più degni Hcroi
le vfcint) al fonte» trouò vn'aquila>chc era fof- Il veQimenco fignifica la difpofitio-
ricco
focata da vn lungo ferpcntcche intorno il ne, e l'habito della virtù mercè del quale
-,

colio con varij giri le s'eraauuitichiato>h3ué- l'buomo fa l'attioni degne d'honorc, di &
do egli fecola faa falce tagliò à pezzi il detto lode.
fi;rpenEe, t lafciò votare libera raquila-, Eden- Hauendo il Merito relatione à qualche
dopoi ritornato col vafo pieno d'acqua^diede cofa gli s'è dato la corona, e lo fccttnvpcc-
bere à tutti li compagni, e volendo «nch'efib farlo il più che fi può fpettabilccfscndo quei*
feeuf re in vntta;tto l'aquila fopragionfejC con li premi) fegnalati douuti à gran metito»& pò»

Tale gli sbatta dalla bocca ii vaio in cena» ti cò S.Paolo delb corona coli dic«.
mietitore mentre attrìbufce rio ad it\gratita- i\7b« coronabitur nifi quilegitime certauerié .
diae dell'aquila da luiliberatVedeSifjoi com- Ladefl;ramano»& braccio arin.ìti),òi. lafii*
pagni, che bcnuto -haucoano , 'Cadere ira- niftracon il libro, diraoftrano dde generi ctì

TOantinente morti : onde fubito pensò» che merito ciuile» l'vno deli'dttione di gueirajdc
Inacqua foflc auadcnata, e conobbe efserein i'altro dello ftudio, & opere delle lettere, pei
vita rimafto per jgcata licon^penfadel benefì* ciafciino de'tjoali l'huomofi può far merite-

tio fatto all'aquila uole dello fceitco, figmficaute lapotefià dt


Degno è anco, eh» fi racconti il cafo, che «omaodare à gli altri huomini» &: anco alla
Plinio nel cap.5. del lo.Iib.crponcdoue leg- corona d'alloro premio non menod'eccellen
^efìtche in Seìlo Città della Thracia vnaDó- te nelle kttere.che d'inuicti Capitani la quale
Isella nutrì vn'aquilaila quale pei rendercgra- fignifica veto honore,& perpetua gloria.
tiade gli alimenti, gH augelli» ch*cilapigliaua
ìiportaua alla Donzella» lacuale morra che Merito some dipìnto titllaSédd Ma Can-
iù,nellamedem3 Pira di fuoco» doue ella ac« Cilùriéi diRonìA»
d«ua)4*aquila fpontaneamente votò, &infie*
me cònladonzella s*abbruggiò.Hora fé con-
sideriamo: che il Leone è Rè degli animali
HVomo ìgnudoicó rn manto rcgalctic-
neVna<:oronain capoj&con la defìra<
tertcftri, e rAquila Regfna de gli aerei, Con* vnofccttro.
c!uderemo,che quamopii)i vna perfonaèno» Mapercheil Merito è cofa che auanza le
t>ile magnanima, e generofaj tanto piùcon- noitre parole. lafseremo che egli Incdc litro à
^raagratanìcmoria de' bcncHcy riccuuii* maggior etficacia parli di fé Ac6o«
" " " ' MESI.
. . . , . . .

Libro Secondo» 3n
M E R I t o:
"^ Per le due patti nero ci viene à fi-
I gnifìcareil colore delia terra, & la
i B parte rofsa la victiì} & forza di cis?»
laquale in quefto mefe col tepido
calor del Sole* incominciano à ger-
mogliar le piante» la natuta di tut &
ti gl'animali à rifentirfi
L'efser alare ci dimoftta il conti^
nuo corfo» che fanno i mefi, & il

Petrarca nel trionfo del tempoj co-


sì dice.

FoUmgVanniìi weflA gìornùeVhorei


tenere con la deftra mano il fe-
11

gno dell'Ariete circondato daifo-


ptadetti fiori) cidimoftrai principi)
della Ptimauera, onde l'Atiofto io*
pra di ciò, cofi dice
Ma fot che il Sol dell'animai di-
fcreto
Che portò Frijjo illumim la sfera
E Zeffirotornò fuaue, e lieto
A nmenary
la (klce frimauera l
Moftta anco, che come l'Ariete
èvn*animaledeboledi diettd» ma
(là qu ^ Iche forza dauanti»cofi il So-

MESI. le nel principio di efso fegno ha le


forze fue debili per cauCa del freddo» che fmi-
nuifce la fua gagliardezza» ma più auanti ver-
MARZO.
fo Teilate è più gagliardo, cioè più caldo
Glouane di afpetto fiero» habbia in capo La tazza piena di prugnoli, fparague lupo-
vn'clmojvcftito di color tanè» che tiri poli CI dà fcgno quali fiano i frutti di dero me-
al negro, 8c à gl'horaeri ì'zìhcon U deftra ma- fe>'ma n deueauuertire,che i ftucticofi di que
no tenghi con bella gratia il fcgno dell* Arie. ftoraefccorae de graìcri fi pofsono dal dili-
nete« adorno di fìoti di mandorle» & con la gente Pittore variare, fecondo la qualità de i
fìniilra mano vna bella cazza piena di pru- luoghi, perche l'aere doue è più caldo, piùi
gnola fparagi* &lupoli. prefto vengono» e per locontiatio ne i paefi.
Giou?.ni*dipingeremo i Mefi> percioche freddi
volendo noi diuidereil tempo in HorcGior- A T B. I L E.
nijc Mefi, &
Anni , faremo che l'hoie fiano, Glouanc con vna ghirlanda di motrella
nella puecitiai il giorno nell'adottfcenza • il in capo, veftito di color verde» hauerà
mefe nella Gioucntii, l'anno nell a ViniiLa» & à gi'homrrj l'ali, con la deftra m.^no terrà il
il tempo che è tutta la patte mfieme lo &re- fegno del Tauro, i! quale farà ron bcll'artifi-
mo vecchio tio adorno di più forte di viole, e di vari) fiori,
L'efscre quello raefed'^fpetjco fierrs& che che in detto mefe fi trouino, & con la finiftra
tcngajn capo l'elmo dimaftca efsec (lato de- vna bella ccftclla piena di carciofi, baccelli»
dicato da Romclo à Marte fuo genitore* e da mandorle frcfchc,frurri»chc nel mefe d'Apri-
quello cosi chiamato. le, cominciano à venire.

Si veftc del fopradelto colore i cfsendo Chiamafi quefto mefe Aprile fecondo Var
il colore taaè cotnpofto di due patti nero > rone, quafi Aperilc percioche in eflTo s'apre la

& rofso terra,c Tpande fuori le fue ricchezze,& per l'i-


ftcOa
I
\
, . . . . .

39^ Iconologia

ftcffa ragione i Greci chiatnornoriftcflb mefc con il configliogouernadero la Rep.in ho-


fti

«'vTSrMp /•»'<*> perche in quello ogni co^ifio- nor ddi'vna M^ig^jo » Se il feguente Giugno
rifce» oueco come dice Ouid. dalla
chiarezsa, in honor dell'aitm» onde Ouidio
(uamMortstribatravecahula Mai»
e fcrenità del Ciclo dicendo. fiine
luntus à lamn$tm nomint difius adeff.
^pnUm mtinorant nb aperte temportJiStum
Gli fi dà ìì verde, éc fiorito veftin)eoto»& la
La ghirlanda di roortclla,chc tiene in capo,
iìgnihca che efTcndo qucfta pianta dedicata > ghirlanda in tcfta di vari) fiori» per moftrate
fectìiido gl'Antichi à Venere * in quefto mefc
la bellezzaie vaghezza de i prati»co]li,^ cam-
iì deftagigliardaraente l*aroore nelle
piante, pagne, le quali tutte ordinare, Scornate di

come ne gl'animali. Et il Petrarca nel Sonet- vari| fik^ri, & verdi herbe, rendono maraui-

to 41. così dice»


glia, oc allegrezza ahi riguardanti, & incita-

L'aria^ i'neqHAy lattrtM ì dUmor piena


no gl'augelli à cantate fuauemente, e tutra la
Ogni animai d'amor fi ritenfigUa natura gioifce. Onde ben dille il Sannas-
Si vefte di colei: verde > perche in quefto zaro.
tnefe la terra fi vefte di quefto bel colore ren-
Vn If ti fiorito, i^diltttifohJaggf,

dendoli à riguardanti belhffimacofaà vede- Il fegno di Gemini ci inoftra,che in quefto


re, per edere il verde di fua natura grato alla
mefe la forza del Sole fi raddoppia,perchc co-
vifta, raaffime, che tante, &: coti vane foni di
minciando ad eftcr caldo, fecco cflendo &
fono i bei fiori dipinti,quafi
viui coloii> i quali che per due gradi it Sole fi ekua dalla tetra»
genite rilucenù nel verde campo apparisco- oc in quefto mefe le cofe fi raddoppiano» ciod
nofcintillando, &
fingolar vaghezza gl'ap- fi moltiplicano, perciò che gl'animali pacto-

porrapo. Onde il Petrarca nel Sonetto 41. rifcono


cosi dice .. G X V G N O.
Z*f^ro fama, al iti tempo rimena
J£ i fiori, e l'kerhfi, fita dolce famiglia», GIouane,& alato come gl'altri mefi»& ve»
£ gioir Progne, e pianger Ftìomtna^ [ÌMo di verde chiaro, ouero come dico-
E Ptimauera candidate •vermiglia no veide giallo, bauetà in capo vna ghirlanda
Ridono i prati» e'I del fi rafiertna diipighe di grano non mature» con la deftra
Qioue s'allegra dì mirar fina figlia.» mano pottarà per infegnailCancer, ouero
fegno del Tauro, che riene con la man
Il granchiojil quale faià circondalo dalle fopra-
dcftia, è. per fignificate» che il Soie va cami- dette fpighe, e con fa finiftta voa tazza, oue-
nando in quello mc& per quefto Cegna» ri ro vria beila cefta, dentro alla quale vi faran-
quale tattauia piglia m3gg.ior forza, fi come no viiciole, fcafe, briccocole * pere mcfcaro^
il Toro,è pia forte del Montone, dicono an- le,cocuzze, citroli, brugne, finocchi» frefco,
cora, che II Sole regna in detto fegno, perche & altri frutti» che fogliono eflere in quciic
nel mefc d'Aprile, fi cominciano a vedete le tempo..
fatiche de i buoi, cioè le biade » Chiamflfi Giugno da' Latini per la caula
detto di fopra nel mefe di Maggio, benché
HAGG I a.
alcuni lo chiamano da Giunone larinnmcn ce
lunonium ieuatodue lettere di mezzo dicoro
Glouaneveftitoch" aolos verde ricamato
di varij fiori, come d'eflì.parimente ha-
lunium-j perche al primo di quefto fu dedica»
«era in capo vna ghirlanda,terricon la deftra to jl rcmpio di Giuncne»DUCio da lunio Biut«
mano i Gemini ,i quali faranno circondati di tcchefcacciò dai Regno il primo giorno di
lofe btanche,ro^e &
vermiglie»con la finiftra quefto mefe Tarquimo
vna bella ceftella piena di cerafc, Si vefte di color verde cfiiato^ perche ia
pifelli, fra»
gole, vuafpina,&: altri quefto mc/e per il ti-lore del Sole incomin-
frutti, che in detto me»
cia à ingiallire ilgrano^ac znco diuerfc herbe,
fenafcono,oucrofiritrouano.
E chiamaro quefto roefe Maggio dalli La».
L fegno del Granchio denota, che arri»
fmià Maioribus, perche hauendo uando il Scic
à quefto fegno, incominci: à
Romolo
tornate in die rro,fcoftandofi da noia
difttibuito il Popolo Romano
due patri, in guifa di
cioè in m3ggiore,af minore, ò vogliamo dire- detto animitie,iiqualc «mina aipnclietro
giovani, e vecchi che quelli co l'arnuVSc que»
ir. !
. . . ., .

Libro Secondo*
o<
$97
1 V G L 1
ghirlanda di fióri fi diraoftra quello» che que*
Glouane, farà alato & , veftito di colore fto mefe procfuce
ranciaco. Se coronato di fpighe di gra-
no, hauerà nell'vna delle mani il fcgno dd SETTEMBRE..
Leone anch'efTo ornato di varie forte di biade ^\ Touane alato, allegro, ridente, vcllito di
cnature>& iegumi,^ con l'altra mano porterà ^*^ porpora, hauerà m
capo vna ghirlanda
vna beila ceftelia co',meloni, fichi primaticci, di miglio, e di panico, nc>'(a delira n»n:oiiI fe-
pere ài più forte» nocchie, &
altri frutti» che gno della Libra, Si. con l'altra mano il cornu-
qucfto mcfcfuole apportare. copia pieno di vue bianche. Se nercperfiche»
Chiamafi Luglio in honote di tjiuiio Cefa- fichi, pere, mele, lazzaruole, granati » Se altri
te Dittatore, perche in quefto raefe à i dodici frutti, che fi trouano in detto mefe
nacque, fé ben prima fu chiamato Quintile Chiamafi Settembre, per elTere, come fi è
dal numero cominciando da Matzo9 efTendo dettoli fettimo, fé benejfi chiamò qualche
quinto mordine. tépo Germanico da Germanico Imperatore*
Si dipinge con veftimento ranciato,perche Si velie di porpora, perche fi come la por-
xnaiurandofìin quello mefe le biade ingialli- pora è vellimento Regale, & folo conuienfi a
fcono. Re, &huomini IlluUri, Se grandi» i quali ab-
Il Leone animate di natura cah'da, 6c fero* &
bondano di Thefori» grandezze. Gofi quc-
ci(nm0}&djmuftra quello reropo, nel quale fto mefe, come R^, Se Principe di tutti gli al-
il Sole afcefo al grado di quello fegoo,produ- tri mefi dona in maggior copia tutte quelle

ce caldo eccelTìuo, & liceità grande • cofe,che fononeceliarie al vico humano.


AGOSTO. Tiene il fegno della Libra, per dimoftrarc
che in qucfto tempo viene il Sole in quefto»
Glouane alato di fiero afpetto» vellito di & fallì ì'Equinotio agguagliandofi la notte»
color fìammeggiante>farà coronato d*- col giorno, come difle ancora Vergilfo
vna ghirlanda di rofedamafchine, gelfomini Lihr»dies, fomnique fares vhi fecerit hras
di Catalogna, garofani d'India, & altri fiori,
OTTOBRE.
che Hagione apporta» terrà con la deUra
la
mano il fegno della Vergine, e con la finillra Glouane con veftimento -di color incar-
vna ceftella piena di pere di piti forti, prugne» nato»& con l'ali come li altri mefi,por-
mofcatello, fichi, noci, oc mandorle mature rerà m capo vna ghirlanda di virgulti di quer-
E quello mefe fimilmeate in honore di Au- cia con le ghiande, con la deftra mano il fé-
gufto, &c dal Senato, fiì confegrato, perche in gno dello Scorpiotie, Se con la finiftra vna
quello mefe fiì la prima volta fatto con fole » bella ceftella piena di fotbe, nefpole, fonghi
"Trionfò tre volte in Roma, &
foggiogò folto di più forte, caftagnc con ricci. Se fenza
lapotellà del popoto Romano rEgttto,& po- Fu chiamato quefto mefe Domitiano,da
fe fine alle guerre ciuili , prima detto mefe fi Domitiano Impcradote ma per decreto
:

cbiamaua Sellile, per efièr il fello in ordine, del Senato, Se à quefto. Se à quello merita-
cominciando come s*c detto nel mefe di Lu- mente furono cancellati, fi come èrano ftaii
glio, da Marzo. tirannicamente impofti» Se gli rcftò il no«
II fiero afpetto ci dà ad intendere quanto me antico d'Ottobre » per edèr l'otc^uo in
quello mefe fi a molello»& come di molti ma- órdine.
li può eller cagione, perla Hella canicula do- Gli fi dà il veftimento di color incarnato »
ueilSolefitroua, ilqualeà guifa di rabbiofo perche declinando il Sole nel Solftitio hie-
cane offende, chi non fi ha buona cura. male comincia à riftringerfi l'huroore nelle
Il fegno Celefte, che regna in quello me- piante, onde le loro foglie diuentano del det-
fe, è chiamato Vergine, per dimoftrarc, che to colore.
sìcoraela Vergine d ftetile} ne da fé genera» Dipingefi con Io fcorpioncpercbe in que-
così il Sole in quello temponon produce co- fto mefe il Sole fi ritroua fotto detto fegno»
fa alcuna : ma folo le prodotte maiuraj& per- Se è chiamato Scorpione dalla figura, ciallc
fettiona. ftdle,e dagl'efl'ettiiche produce in qucfte par
<^tla cella piena de' fopradeiti fiutiijC la ti, imperoche, come lo Scorpione col fuo ve*
kno
\
,. . ... . .

39'B IcoRologfa
Xeno pungendo dà U
motte, fc ptefto non fi ti), &
monti alùflìmi^ cefi in fjuefto mcfe
roccocreaquelliiciìefon puncì, cofì mentre ilSole è in aliidìmo grado vetCo'l mezzo
i\ Sole in quefto fegno ^Qt l'inequalità del giorno
tempo» apporta malattie molto pericolofc/Sc Se gli dà i tattafì* perche qucili nel tp^e di
por qucfto difse Hippocrate ne gl'aphorifmi, Dec^mbre fi trouaoo in maggior quantit^i^
cjie l'inequalità del tempo partonfcc infec- più perfetti.
Olita, raaflime quando nell'ifttfso giorno,
GS K A & O.
IT
hou regna il freddo » 6c bora paIdo> il che
Cpcyffo auuienc nell'autunno.. Glouane aIaCO,& veftito di bianco,il qua>i
La ocfteUa fopradetta contiene iftutti,che le terrà con ambe le mani il fegno d'ac*
porta fcco cfso mcfe. quario
Que0omefe,& fecondo furono aggiunti
KOV£M%B.E. all'anno di
il

Romolo da Numa Pompilio, &


Glouane veflito di colore delle foglics chiamàto'queftoda lanó ìarta-rjo, perche fi
quando incominciano à feccar(!,& ca- come lano fi fa con due faccie. cofì quefto
dono da gli àIberijalato,1:iauerà cinto il capo mefe quafi con vna guarda il pafTato, con &
d'vna ghirlanda d'oliuo colano frutto, porte- l'altra ri principio di Quello, che ha da Vci}itc>

rà nella deftrat]aano il (egno del Sagittario, fecondo che diconoi Moderni


de cori la finiftta vna tazza piena di ràpe> ra- to dipingeuano con il veftimento bianco»
dici,cauoli,& altri frutti, che il meCedìNo- perche in t^uefto mefe,per Tordinario la tetra
«embte porta feco ^ coperta di nieue, che fi veggono le campagne
Iltenere il Sagittario nella defttarraano tutte d'vncolote.
cifigni€cà, che il Solein qaefto mefe regnai Tiene con anibe le maniil fegno d'acqua*
oc pafsa folto qtiefto fegno, Hquìle è detto lio, perche fi faccia notoquefto mele p^r i!
Sagittario, ^i daflUfigura delle Ilelle, come cotfodel Sole, il qual'è detto acquano, jjet-.
anco da gli effetti che produce , poiché in che abbondano le neui , e pioggie in quéfto
tqueftotenipofàettandocial Cielo grandine, tempo
pioggie, folgori, arrecano non poco fpauen-
F E B B. A a O.
«o, come anco in quello mefe più s'efsercita
la caccia, laquale li fa per li facttatori Glouane quale habbia Pali,
il farà ve- &
La ghirlandatdi olino col frutto è tegno di calore berettino, portando con
fìiro di

<Iuefì:oTempo, nel quale l'oliua già matura fi bella graiià con la deftra mano il fegno del
coglie per farne Tolio, liquore vnliffimo per pefce.
più cofe alla vita humana Numa Pompilio chiamò quefto mefe Fé*
Si chiama Nouembre dal Numero, per ef- brafo.ò dalle febri,Iequali all'horà facilmente
&r il nono,iì collie anco il feguente per ef- vengoncr,puerodaqaeft.ì paiola Latina Pe*
Ifer il decimo fi chiama Decembte. bruttSy cioè, purgationi februe, che fignifica-
uanofacnficij fatti per li moni, perche 'Ro- i

p E € E M B «. E.
mani in quefto mefé'facéuano la mcnioria
Glouane di afpctto horfido, come anco dell'aìnitné, &
quelle mtendeujno di purgare
faranno gliiUtridue mcfi fcguenri, ve- con celebrare Teflcquie de' morti
flito di nero, alato, con la d^ftt a mano terrà il Siveftedi betcttino, perche in quefto rnc-
Capricorno, & con la fìniftta vna tazzapiena fc regn ano molto le picgg!c,onde per il più il
"di tartufi. CieloTècopetto di niiuoli, li quali tappi efen-
Horndo, & vcftito di nero fi dipinge, per- tano il detto colore.
•che inqucilo mcfe la terra è fpt^liata d'o- Porta (coinè dicen-jo) il pefce, pei che pnf-
gni fuoadotn amen tO)Che perciò anco fi ràp- fando il Sole per quefto fegno Celefte,' ne di-
^rcfenta ienza ghirlanda nota quefto mefe, &
fi come il pc^ce è animai

Per il Capricorno fcgno celcfte.fi dimp- acqUaiile/cosi qOcfto tcpo pctle'moltc piog-
ftra^uefì^ mcfe, nel quale ii Sole camina per gie é airaihumidot>«i«*of)Crché elTendofi ii-
derto fegnoì '€ detto Capricorno» perche.fi foiuc€ l*acquesè tempo di pcfcagicnc.
'CQmc 'il Ca^ik<fti-ìO fi pafcc neHi ptccipi*
Mefi
. . . ,

Libro Secondo/
3^^
Meli fecondo ]*AgrlcoItUr,a * egli huowua, &;mcnò vna fua figliuola bea

afL »n A a a.
guarnita, & veftita . I fetramenti erano gra-
ui. Se grandi. Si ben fatti zappe grandi, non i
HVomo to
di virile afpetto,
dVna ruota dVrotare ferramenti, O
che ftaudo à la- piccoli vomeri, de boui
Cittadini
ben nafcmti,
Romani, xjueftì fono i mici in-
difse* &
tenghicon la deflra manovn roiicio^e con la cantefrai, ma non vi pofso già, come io^vi
fiaiftramoftci collii dito indice diucrfi feira- . moftroimici fcrtamenfi,.moftrare le vigilie»
Bienti rìeceffarij all'AgrkoItuca, quali fiano le fatiche. Se i fudorimiei. £t ciò detto fa
per terra da vna bandai 6z dall'altra vn gallo afsoluto.
Dipingcfi di virile afpetto, 6c con il roncio f E A R 0>*
B- K.
Bella dcftta manojpercioche qucfto raefeil
diligente Padre di fitniglia*
arte di canapo, potranno rtuedcrc tutti
ò altri, che fanno» HVomo virilcéhe ftandb
d'età
gna moftri potar quella
in vna v^
li fec-
tamenti> che fi fogliono adoperate alla colti» Sono due tempi di potare: ma fecondo
iiatione delle vigac come conci, ò falcetti», i Magone. fi pota prima che germini la vite»
^ualiferuono per potate. pcrche^fsendopienad'humori piglia leggiec
Si nu>ftra,che ftia à canto ad vna rUota,pet iecita,& vgualc, ne refiftc al coltello..
•che conuiene bàucre iaquello meCe fedendo
egli fecondo i moderni principio dall'anno)
M A R. a o.
€oti,pietre,ruote per atrotare, &
aguzjwre det
VN' giouane con vna vanga itym3no,&;
•Éi ferramenti fottiiil, &
che taglino bene, co- da vn
moftri di fcalzare le vili» Se latO'
ine dice columellalib. 3. cap.2.4.jD«mw««/^ fia vn cauallo
pmifqne ferramenti* omne-^op*iri*ilicum (xe- Si dipmge giouane per efser l*Dpera della,
quendum. < vanghadi gran faticale perche in quefto me-
Mnftra conia (ìniftra mano i detti ferra- fe il comincia à fcalzare le viti , come fi di-
menti, perche fimilnieme in detto inefe» chi ce àcauallo,*:Cònuienc auuertire, che non lì
ìè arte <^ Campo deue niettcre in ordine H fcalzipiù tardi, perche la vice potrebbe ger-
Vomeri con li fuoi arattùricalzare vanghe,bi- mogliare. Se perdete afsai fperanra dell§ ven-
den ti, zapponi, & altri ferramenti necelfarij, demia ,. buttando gli. occhi della, vite per
perbauerfenepoiàteraicenel fcguente me» terra ^
fejpcrche .'lice Marco Catone de re radica Vi fi mette a canto ilcairallo, percioche irs
cap. ^,0/nnia mature conficias\ nam resrn^U quefto mefè,come ci narra Plinio, lib^ 8. capi.
€a ftceff fìvnamrimfarofeceris, omnia o^e- 4Z. vanno in amore nello Equinoctio dèlia
ra fero facies . Primauera..
Bitogna dunque che fia molto vigilantejSi
B negjtijnon va-linatraitencndoli di gi >rno A P R 1 L E.
in giorno, che perciò gli fìd/pingeil gallo à aouertiraento, che danno molti, cEc
canto, 6càqa'*-(t>pfopofito farà bene che io
PEr
trattano dell'Agricoltura per il me(^ d' A^
ficcia m^ ntione «i» qu:llo che dàrra Plinio pule fi {>otràdipinger vn contadino sbtaccia*
lib. i8.cdp.<j.ft>oft>':md j quanro fia vrile all'Ai to, che mettaje canne alle viti, cioè che tcns»
gricolroiilVflcre v»J;il «nti, & laborioff. da,& non mokolontano vi fiavna v«cca,che;
G- Furio Gtefin a> chfchi auo che gli era,fat- pafcoliconvn vitello, che lacti detta vacca,
to fianco, riccOj^hendo in v« carnpo»molto percioche Pallàdio al. Iib.j. narra che i vitel-
picciolo, mo'to più che fuoi vicini nelle pof-
i li fogliono nafcere in quefto mefc,& per l'ab-

tcflfì mi grandi, er iiulto oli ito,come fé per


i
bondanza de*pafcoli le vacche refiftono alle
incant' "^'ihaue^T'e tirate àfé le biade dei ca- fatiche ,& al lattare
pi vimi . Per 1^ qjil cofa eiTen^lo cieato da Et volendo far differente qpefta pittura co
Spurio Al'^inio Edite Curulb, & accafato al. accomp.ignatla infieme con altri- animali.
Popolo,»& p:^rciò temendo egli d'efler con- H medefìmo Palladio nel libro >. dice,chc
dannato perciochebifognaua:, che leTiibià in- quefto mefe fi tcfano le pecore;, onde in
metteOTero^il pattito» compacue il giuditioi Se luoco della vacca fi potrà mettete vn'hiiomo>.
petto quiui tutti i fuoi ferramenti, con quali chetofilepecpte.. Dicefi anco, che in quefto
tempo
I
. . .. . . . . . .

400 Iconologia
tempo è la piima)& più potente apsttura de quale vi farà vna pala, vn rateilo» & aliti
i montoni , & d'efli hanno d'Inuerno gli A^ ittruroenti per fimilfc elFercitio
gnelli>che già fi fono maturati>e fatti.
AGOSTO. .^.
MAGGIO.
VN'huomo.che Itia in atto di acconciare
che nana
IN qaeftomefe (fecondo
^
dio nel libro fcfto fegano
re rufìica) fi i
Palla- botri, »ioi, bigonziVe b.rili,baucndo
appreflod» (e tutti queMi infìromcnti neeef-
iìeni:onderagioneuolmente u potcàdipin^ge- farijà fimile vffirio, che cefi nana Palladio
te per mefe di Maggio
il lib.9. de re ruflica.
Vn Contadino giouane » che (Uà in mezo Si pr tra anco dipi rgcrfi à canto vna chioc-
d'vn campo pieno di verdura» con ambe le & ca con i che 1 poli, che nafco-
pulcini, aitefo
mani tenght vna falce fenara>&con bella di- nò di qucfio meic, fanno più vt u.t affai degli
fpoficione moftri di fegare il fieno altri) i quali nafcono in altri mefi.
Tagliafi li fieno il mefe di Maggio, pcrcio-
che Columelta 7. de re rHJììcaidketche fi deb
SETTEMBRE.
ba>fegare prima che fi fecchi> perche non fo- HVomoche renghi vncefto pieno dV-
la fé ne ha maggior copia : ma anco agl'ani- ue, con le co(cic, e gambe nude come
mali è pili grato il cibo* elTendo che non è al quellijche s'occupan ne gl'cfserciti) di cauat il
tutto fecco* tie verde» doue Aia nella fita pcr- inofto dall'vup,& à caco vi farà vn tino pieno
fettione d'vue, lequali moftrandod'cfsecpcfte,dacfso
tino efebi il mofto,& entri in vn'altro vafo
G I V G M O.
£ percfser anco che in quefto rocfe fi fa il
NArra Palladio lib.j.cheinqwefto mefe mele non farà fuor di propofito di metterui à
fi comincia à mietere l'orzo, e poi i[ canto due, ò tre copcile d'Api.
grano, onde
Vn Contadino
fi potrà dipingere
giouane con braccia nu-
OTTOBRE.
de ydc che tenghi con la deftra mano vna ta-
gliente falce, con la quale tagli i couoni delle
HVomo che tenghi con
vncefto pieno
man
grano,& con lade-

la finiftra

fpighe di grano»le quali raccoglie conila iini- Itu pigliando ellb grano moftri di fpatgerlo
ftra mano : ouero che moffcri d'bauer mieta- interca, 6l che venghi coperto da vno chc
tOiSi. che di eflo grano faccia vna meta ftimoh i buoi» i quali lir^io vn*aratrG,& an-
Deucfiiconie racconta Columella libro (e- corché,, fecondo Hcfiodojilqqal fu il primo
condade Agricolrura , che in queftamcfco- che fcriueiTe dell'Agricoltura (come narra
ue faranno^ mature le biade mieterle , prima Plinio lib. 18.) fidcuc feminarealli dicci di
che fi dbbtuccino dai vapori dellaState, che Nouerabrc, che in tal giorno tramontano ie
fono nell'appatit della CaniculagrandinTimi. Vergilie, fette giorni dipoi fogliono per lo
Però fi deuono mietere in fretta, pcrcioche più'feguirle pioggie,& effer fauoreuoli alle
€ noiofo ogni tardare, efiendo che gl'vccdli» biade feminate, nondimeno per la varietà
Oc altri anim-cih fanno danno, come anco ef- delli terreni caldi, &
freddi fi femina più pre-
fondo fecchc legufctci grQni,& le fpighe ca- tto, ò più rardi
dono però, come hòdetto» fideue mietere Ma per non confondete le noftre pitture,
quando egualmente le biade iogiallitcono & terminare ciafcun roefe l'òfiScio fuo,- fare-
L V G L I O mo che m qucftofifeminìil grano come co*
ù piincipale al viuerc humano.
PErchc più notabile effitto di quefto
il

mefè è la ricolta dei giani dipingeremo


NOVEMBRE.
ET
per eflTo. perche l'olio è molto neceffario al-
Vn contadino robufto io vn'aia* nrezonu- l'huomo,non fol per mangiare, ma an-
<Jo, terrà con ambe le mani vn correggiato, il co per nìolti altri coromodi , faremo che in^
quale éiftromento da battete il grano,& (Van quefto mefe,ccme narra Palladio lib.ix. de,ì
do con bella attitudine moftri di battere il re rufìica fi faccia l'olio, per effiere,cofhe biib-
grano, il quale farà ftefo nell'aia, acanto alla biamo detto, molto ncceffatio, come fi vede
Vi
. . e . . . . r

Ubr<s Si^condo, 4-Oi


ifi tutte le (crittucefacre» dTendoiche ài qne> tione moftri di taglrar vn'atborE
fto pretto^ liquore iìou folo fi fefue in còdice Seeoodo Palladio Ub.i^,dererufficaMhiì .

i c;ibi>m « anco in coafectatc li miniftri delia do Decembre principio deÌl'iaucrno,& Taria.


Sanca Chicfa» & Taitre cofe à lei pectinenxi. fcedda, la virtù de gl'alberi fi coacemra in
Dunque dipingeremo, vn'haonio che téghi effi.&fono piùdurabiJi li- legnami pit:l&(ÌL-
con la deflra mano vna sfej^a» e vacfi dietro à b(iche,òc per^c o^n'aJica opera>dou^ che jLn
vn cauallo) il qual (i<i.fttc?caro ad vna ruota da qutfto mefe fi taglione non folo leTélue per
molino, oue h raaciniS l'oliue» «S^ al lato di eda fai legnami per le fabriche,e per far ogn'alrra
VI (ti vn moce d'oliù^»& vnà pala>vn torchio» opera,com<: habbiamo detto, mai fouecchy
ficfco1i,5c quanto f irà bifogno à tal'officio ramij& le ficpi verdi per far faocosG taglione
D E e E M B R E . ati<:ora le pertiche» li gionchi per le vigne» ^
HVo.-no robufto, che con ambi le mani anco Cene f3nno>lccefte,$é,molc!alttc
d'elle
icughi vn'accecta, & con bella dilpofi-. cofe»che fono opportune alKvfonoftco.

come dipmdc|a Eudachio Filofofo.


lyleff

M AKZO P R INC PIO DELL'ANNO»


1
6 I V G N a.
Secondo gl'Antichi
;

HVomo veftito da contadino con vna'

VN foldato tutto veftitodi ferro,con la


lancia ,& (cirdo alludendo al nome del'
ghirlanda di lino» ():à^inmezo
fiori di
d'vn campo pieno ài veEdure>e tiene vna fal-
ce fenara-.
in, fc foimato da M'arte,perche in qtiefto rae-
(e.'cocne dice Eul^achio fi finifconoi fuérna- Si dipinge cosi* perche in qqefto mefe fe-
inenti della N^frlnia, & fi ritorna à.gli.efleccitij condo Euftachio il Sole prende vigore» fi &
della guerra vigorofamente... fecca il fieno, 6c fi miete

A F r; 1 L E. L V G L I O.
dipinge mefe d'Aprilein forma di pa- Vorao mezo nudo chinatO,che co la de*
SI ftoce con
il

brace ia,& gambe nude, ha-


le ilra mano tiene vna tagliente falce, con
lle n do appreflo vna capra con due capretti- la quale taglia i couoni delle Q>ighe di grano,

mrv'uamente'pàrtoritf, 64 che detto paftorc le quali egUjtaccotglie con la finiflramano,


moftri di fo'rjàre vna zampogna* tiene in capo vn capello largo» col quale mo-
Così fi dipinge da Euftachio* &
dichiarai- fìia di difenderti dall'accefo calor del Sole »
che fi nota in garticolareiche Aprile moki- Il figntficato di quanto habbiamo detto di
piicacoa il parto gl'armenti. queflia imagtne» è che e(Tendo i granimaturi
fi fóglion tagliar qoado il Sole ha più vigore,
M A G G IO.
AGOSTO;
SI dipinge giouancrto con fàccia bella, HVomo ignudovilqualmoflràdiefler v-
lafciua» hai capelli ricciuti circondati da« fcitodavnfÌQme,eefierfi-lauato,& po-
vna ghirlanda tefiutii di-tofé bianche» OC- ver» fi cuopre con
ftofi alla tiua di quello à federe»
miglie, il veftimento làuotato d'oro» ccontc- vn panno di liao le parti men*honefke,& mo-
fto di fiori, cffcndo molTodàl vento corv leg- (Ira per l'eccedìuo caldo fofpitare,& mcttctfi
giadria-; ha le mani|)iene di^rofe, Sc ài viole» vna tazza alla bocca per bere
con piedi fcalzr fopca diverde hetbette .-
i Quefla figura.che nel bagno fi laua,& che.
11 che dimoftra.cht* inqucftomcfe là terra beua,altro non dinota.ch'il nafcimento della
quafi dal fonnodeli'inaeino già nuda fi Tue* canicuUydà c^i radoppiato il caldo gl'huomi*
gliaye firiueftcdinuoue pompe conuenienti ni hanno bifogno dibagnarfì perHumetcate-
afe ftefla>ch(?fcnorherbej le fogli€,&i fiotti ilcorpo, e- bere per fpegncr la fere
Er però- gli buomini all'hora fecilmentc S. E T T E M B K B^
^incitano al piacese con le apparenze della H'Vomo anch'effo in habito di contadìn p
vaghezza del mondo, & fi gode con alle- con vna ghirlanda di pampane in tefìa,

grezza tutto qael!o,che h tetta pK>duce lon- tiene in mano alcuni grappi di vua co le gara
tano dd!a malenconta»efIendo.che qiiefto be,& cofeie nude, come quelli che fi ©ccup?"
mefe apporu allegrezza iofìnita. no nello effercitio di cattate il m5)fto dalì'vue.
ee Et

l
. . . . . . . .

402 Iconologia
Et à canto vi è vn tino pieno di vue pefìe» gran fuoco» 6c moftra di fcaldarfi^
^ da efTo tino efce ti mofto> entra in vn'al- & Qucfta figura moftra non pur ^(prezza
tro vafo deirinuerno, ma il freddo deiriftcM vec*
~
Altro non dimofìra quefta figura fé non 1» chiezza» fi come fi fuol dire :

vendemiai la quale (i Tuoi far nel meferdi Scu Lm ftttgìon frtdd»» $* piéeeri MmtroJ!
tembre quaiido l'vuefono mature
OTTOBRE. CombéttcPAoHM fi»f tjicme 4tl fMt€§

MESE IN GENERALE»
VN giouane in vn prat0i&; ìnefTomoftrt
di haucr piantato molte frafchC) in & Gloùane veftito di bianco, con due coi-
quelle fi vede hauerci tefì fotiilidimi lacci} Se netti bianchi}Volti veifo la terra,& rer-
ieti)acciochegl'vccelii non4)urnon s'auue- rà lamano fopra vn vitello dVn corno £3lo^
dano dell'iogannO} m%
ancora non pollano farà coronato di palma. ^ì
veder quelli} che per lo prato Tparfi dolcemé- E il mefe da Orfeo dimandato Vitello di vn
ce catanO}& no molto lontano i^à il detto gio corno folo} perche in qiicfto modo fi ha la dc-
Uanetto nafcoiìo in cappanellO) 6c ridete mo- finitione del Mefe, il quale non è altro, che il
fìra di ammazzare vn ptefo vcce]lo>il quale fa- corfo, che fa la Luna per li dodici Segni del
rà co l'ali aperte per tentare di voler fuggire. Zodtaco.nel quale viaggio,pare à gli occhino
Ciò (ìgnifica che nel mefe di Ottobre (ì dà ftti,che parte deltempo crefca,& pane fceoy.
principio alle caccie per pigliar gli vccelii. Lofcemare fi dimoftra col corno tagliato,
NOVEMBRE. &col
ftedò
crcfcere l'età del vitello, il quale per (e
fi viene aumentando col crcfcere,& col
HVomo,che (ìimoìa ì buoi, quali tirano
i calare della Luna peiò la Luna è da Apollo-

vno aratro in mczo di vn campo doro, de da alcuni altri fcrirtori dimandata


Coftu^il quale con fatica s'appoggia alPa- Taurione.
ratro, moftra la ftagion della pliade> la qualc> Le due corna della tetta, dimoftrano l'ap-
come dice EuCtachiO} è molto attoà l'eilerci- parenza che fa efla ànoi altri, quando é nella'
ùo dell'arare fine del mefe.

D E e E M B R E. . Euftachip dimanda il mefe}bue come ca-


gione della generatione > commentando il
HVomo, che tiene con la man finiftra vn
primo libro^dell*Iliadc.
cedo pieno di Temente di granO}la qua' La palma ogni nuoua Luna manda fuori vn
le con la man delira modra di fpargerlo m nuouo ramo, & quando la Luna ha vent'otto
terra, la quale vien coperta da alcuni lauora- giorni,eIla ha l'vltima parte di fuori iìlumina-
tori
ta, in modo che Tertieme parti della Luna ri-
. Ciò dimoftra il tempo delle feméteje qua- guardano ali'ingiù}& de* fuoi frutti quelli più
li fi Cogliono co l'autorità dei detto Euftachio.,
fii^imàBo,per alcune medicine> quali hanno i

ipargere in terra il mcfe di Dccembte .


forma pivi fimile alla Luna»
,

GENNARO. Si potrà fare ancora con l'herba deira Lu-

VN il quale modra d'andare à


giouane,
caccia con djuerfi cani tiene con vna
naria,la quale fi ferme efsere di ral naiura,che

ogni grorno perde vna foglia, finche la Luna


cala, poi alcrefcere d*efl3, crefce ogni giorno
mano vn corno da fonare,& in fpalla vn bafto
nejColquTJe poita vn lepre con altri animali. all'hetba vn'altra foglia talché in vn foT mefe
Co quefto fi moftra il tempo d'andar à càc- tucte le petde, eracquifìa.

cia, percioche edendo ripolto il grano, il & .METAFISICA.


vino, &
raccolte tutte l'altre cofe, che fotio V- DOnna co vn globo, & vn horologio fer-

riji humana, l'huomo fc ne và quefto


alla vita ro alli piedi, hauerà gli occhi bendati,
nefediGcnaio à caccia. & in capo vna corona, facendo con la deftra
mano vngcfto tale, che dia fegnodicontem-
F E B R A R O,
pl3tione,& co la finiftta tenga vn fcettro, per-

V N vecchio crefpo,canuro,veftito di pel


le fin'à i piedi, ftà à federe apprcHo vn
che ellcndo ella Regmadi tutte l'altre fcieo-
zcacquiftatepeclumenacucalc, fprezzan- &
do
. . ,

Lìbro^econdo. 403
4o le cofe foggette alla mutatione, e ai tempo ta alla guancÌ3,& che fila p'enfofa»&:con la fi-

Confiderà le cofe fupcrioìi con la fola forza fiiftia marie acro di accenarc.
ftia in

deirintellccto, non curando del fenfo Per la palla confidcia ifmondo tutto, & le
Metafifìca . cofe coriuttibili>chp foggiaccino, come villa
che fotto al piede Anidro tenga quefta fcienza, la quale s'inalza folo alle ccfc
DOnna,
vn gì bO}Con la de(tca mano appogii- celefti,&d»U)ne.

M E Z O.
^ij»& perfeSliìndagAtrix » & Mattiate
nel lib. I.

lUud qtiod medium efi » inter vtrumque


frobatur.
Sipi^lia per vn a patte vguale di vna
cofatqualclpartitain due parti >fiano
ambedui trafe vguali> in vltimo fi»&
gnifìca quella parte che egualmente
dida dalli edremi come in vn circolo il
punto di mezo »ò vogliamo dite Cen-
tro, dal quale tutte le linee che tiraretc
alla circonferenza farannotra fé egua-
h come-dice Euclide, elTendo anco da
Atidotelc nel 1. dcirEthica al cap.^.
cofi definito
Rei medium appello id quod aque aheft
ab vtraque extremitate, qual per ben
figurarcv.
Si dipinge di età virileteiTendoque*
(la il mezo nàti folo delli anni della vi«

ta noOra, maanco elTendo in ella ilvi«


gore di tuttìe le virtti fpettanii al corpok
de airanimoi ^I corpoper ellcreiD quel
età il teniperatnenco nel fuo vigore, Oc
all'animo9 perché a||'hora i'huomo si
, ^ , adopcace 'tutte 'quelle 'quattro Virtù
HVomo dieta virile, che ftia in
bella attitudine fopratlj vn Globo ter-
piedi in 'dalla ragione 'guidatct Cioè Fortezza» Ptu«
denza.Temperantia» &'Giuiftitia,enendo al-
lefttejcon vn mato d'oro j&chehabbi in ca- rhora I'huomo atciuato ad'vna perfetta ccn
.povna ghirlanda di lauroj&che coli la defìra Ignitionedi efte*
mano tenghi con bellagratiavn circolo diui- Sta in piedi ióptul globo della retra>e(sen-
To in due parti equali}& con i] dito indice del- doefsail centto>& Mezodi tutto il mondo »
lafìnitìia mano moilri il bellicO)& Topra il ca- mercè della fua gràuità>& diquì né nafce ctie
•po fia pet^iretto vn Sole -iemprecerca il luogo più bafso, quale è il piiìi
Per il Mezo potiamo tìgnificare diaetfe lemoto dal Cielo.quìlciiauécto vnaVulta pof
.cofe» prima il Mezo fignifica vn'iftruménto Yeduto» non fipiiò da quellonatùralniéie ftac
pct mezo del quale fi fa qualche còfa » come care» il che élegantilTimamétedirse Manilioo
anco nel moto locale fì confiderà tre cofe il

termine detto à quo il termine W


quem ,
mezo pet il quale pafla la cofa mobile 4 fecon-
& il
^ee vere fili datura ìidniirtmd» Sideri
fendentisìti/rAdebét, rum pendeatipfe
Mundus, ér in frullo ftnaì vefligis ftmde,
dariamente lignifica la medioctità delle cofe
^intìd patttèxipfo mofu» cur/nque^tlàntit',
tra i*ecceffo,i8^ il difetto di cfle, che pattccipi
Cuìn fufptnjusmt Phthus,eu*fu"niqt» refieUàt
di. lutti due glienremii onde dice Atift. al 1,
Hatfiliuc, tigitei^ fernet itidthere tnetMì,
ticU'Ethica Aitdiocritéistfi^Mdéim wrfusmt' X:umiumi, ^
Jleikveiitévt fefintmt» ^ftndi^

\
.

4^4 Ic-otu>log^ia

'Sena quoque nerias Ugni tmitata ftfemUit. f?edncchs iqutit Aries, ^- Libr« 4i'ha« .

tftigittirteUus tnedtar^ fortita cauemam . eneo detto Cingo-lo dcJ prirt}© Mobile
, E'
j-UriSf ^ wo pmriter fublata profundo
d mi tlcn ciclo in due parti eguali à guifa «fvna
Nec pUgMSt fideonUttdin orlem
p^ttdftsdifletita
.cintura. Tiene il duo indice dei'a (iniltra roa-
Vìdtque fnr^entem fariter, fariterque Cftdentem .

no inatto di moft rare il bellico, perche narra


H£c natura facies. ... ma tutto quefto
ej} Pierio Valerianoocliib.}4, dei Tuoi gerogli-
anco bcniffimo ci infegna GiouanniSaac- fìd,che nell'huorao ancora il belliccé fituato
bofco al i.cap.della fua sfera in qucHe parole. in tnezo di turco il cotpoj ò vogli (ìtuarlo con
Quodautem terra in medio omnium teneatur le gambe larghcò con le braccfa ahe,6c apct»-
mmohilitcr cwn fit fummè grarnsific p^fua- te, ò porlo in fico di figura quadrata , Ma ciò
^er€ videtttr eitts grauuas, Omne graue natii' no è fenza ragione ellendo anco da tutti li mi-
raliter tendtt ad Centrum . glioriAn.uomici auuert!to,come dice il Vaf-
Centrum quidem pttn&ttf ìH medio firmar ?eo nella fua prima tauola Anatomica , Pom-
menti Terra igitur cum fit furarne granis ad
, ponio Gaurico dehommis Syrneria^ Oc Gale-
funlìum illum naturaliter tendit . no (per lalfar li altri) lib.
» S.de vfu partium hu-

Il manto d'orO} & la corona di lauro fìgnt- mamcorporiSi cap.4, &


nei libro de Placicis
tfica la perfettione come più volte
è detro,& fi Hip. &
Piar, al cap.4. cercando fc il mezo del
i\ preggio della Virtù, la quale confìfte nel Corpo fia il corcò il bellico; dice che il cuore
Mezo»cbc peto dille Efiodo Dimidium plus .
'
è il mezo del petto, & il bellico il mezo di tut-
latOi ilche conferma anco Platone iib.de Re- to corpo. Si dipinge per linea retta il Sole fo-
li

pub, perche nel Mezo confifìe la perfettione, prail capo pet tapprefentare il mezo giorno
non nel tuttoj che contiene anco gli efltetni, de! noftro Orizonte, perchè quando il Sole
che qualche volta fono vition>& danneuoli » palla per quella linea Meridiana, fia i'huomo
finalmente l'oro può anco fignificare il Me- doucftvuole, &inqual fi voglia tempo del-
zo, ellendo che vguagliando il mondo gran- l'anno;fi fa all'hora ilmezogiorno,diuidcndo

de cop il Microcofmo come dicano partico- ladettalinea il Cieloinàie patti.


iatmenrei Paracelfiftì l'argento è ilceruello» Dirò di più che il Soleèì^oniflìmo firabolò
& Toro il core, il quale fecondo li Anatomici del Mezo, edéndo in mezo di tutti i Pianeti»
flà in Mezo ìi petto deJrhuomo,dal quale co- rome conferma Ptoloraeo Diót.5.cap.ij.&
me principio di vita ne nafte, ogni perféttio- Albaregnip ài cap.50. della fua opera lo pro-
be» & fimmetria corporale, eflendo fecondo ua con molte ragioni, &
conclude che il Sole
Ariftotele » primum viuens, &
vltimuìk mo- ftà Copra la Luna Mercurio, Venere, Cotto&
riens. à Saturno Gioue^ér Martcì, Il che non è feti*
Tiene c6 h defìra mano il circolo diuifo in za raggionc) perche dando in me;u}»e regolai
<3ue parti eguali petmodrare il cerchio Equi- e mifura dalli altti pianeti, ma con ragioh di-
tiottiale dal Patabolco detto Coluto Equi- uetfe, perche Marce> Gioue, Saturno per &
tiottiale,ilquaIediuidela sferza in due pani caufa del Epidico conuiene nel moto con il
eguali padando per i poli del MondOsSc egual Sole . Ma la Luna Mercurio, Venere con &
mente difta dal Coluro del Soinicio > quando li confotmano nel moto con il
Tuoi circoli fi

.il Sole paffando per il pnmo punto dei Can- Sole, &
quefta è vna ragione perlaquale il
cro fi accofl^ quanto più può al Zenit cioè al Sole dà in mezo, per accordare quedi due
;punto de! Cielo foprapoftc alnoftro capo (ì il moti di vetfi , Vn'altta raggione e di Albu*
folftitio,& toccando il principio dtì Capricor inazar, dicendo che il Signor Dio non ha
no,fafolfìitiodell'inuetnojfcofìandofidanoi podo il Sole fopra Saturno ^ perche per la

quanto più può; Cosi per appunto toccando ctoppo didanza non hauerebbe potuto ope-
il principio dell'Ariete fa l'Equinottio della rare nelle cofc infer!ori,& la rerra farebbere-
primaueta}& toccando la Libra.quel dell' Au- data firedda, &
fé l'haucfiè podo fopra la Lu*
tuno,& per quefto è anco detto equatore per- na, fi farebbe moflo troppo tardi dall'Orien-
che palTando il Sole per il detto Colurcall'ho te all'Occidente, oc per la motta vicinanza
ra.il giorno è di i i.hore, ccm'anco là notte» il alla terra fi farebbe brugiate tutte le cofe
che clegantemére fi raccoglie da quefìi vcifi. inferiori, &
per quedo dando in mezo bà
H-ic duojoìfiitium fuciMnt C*neer, Cafricprttus le Tue attioni temperate > &^ per quedo non
fenza
. & . . .

Libro Secondo. 4«>5


fenza ragione appteflo Ouidio al i.dellc Me- ponno rapprefentarconfufaraentcin ella, pec

tamotfofi Febo ammonirce Fetonte che era queflo dice da' Poeti l'inferno eflet pien di
fi

per falire fui Catodcl Sole dicendo . ofciira Iuce,& Virgilio nel ó.deH'Encide diffe,
uiititis egreffus ccelejlU figtiA cremahis : §ltfAle pet ineertnmlunnm fub ittee maligna.
:
Infcritts terras; À^edipmifftmtts eris Zfi iter in fylmst vbi toeUim cmdiAit timbrn
Pei queite ragioni ii pupi dire che
il Sole è iHppiter, f^c.

ilRcjÒrquafìii cote di tutti i Pianeti) per & II ricamo roflb,& nero» moftracheil mi-

queftocomc Re in tnezo del regno,& come naccio G ftende per fpauencaie* ò al fangue*
core in mezo dell'animale è collocato) acciò ouero alla morte.
poffa egualmente foccorccre à tutte le mem- Il baffone* &
la fpada* fanno conofcere

Dra,6c fé ci è à quello ptopoiìto lecicojfìngere qual fotte di minaccie fi deue adoper are con
vna republicadclli y.pianettidicenio che il nemici valorofitóc quale con feruitorii&gen
Sole e il Redi tutricoàie è vrcrifiìmoiSaturno tiplebee» che poco fanno>&: coQofcono del*
per la Vecchiaia Tuo configìiero> Gioue per la le cofe d'honore .
M^gnanrmiià Giudice di tutii^Marte Ctpita«
no di Mihtiai Venere à guiCa di madre di fa- M I S E B. X A«
miglia difpenfattice d) tuui li beni» Mercurio Vedi Calamità.
Seccetario,6«: Càcellicie,& la Lunasfinalmen Mifsria Mondana .
te fa l'vfìtto d'ambafciatorej&per que(^o,è di DOnnache tenga la ceda dentro ad vna
veloce moto dall'Orto ail'Occafo,acciò ogni palla di vetrO}5c che fia trafparente»
, &
mefe fcorrendo ìÌ tutto poffiferuireilfuo Re. con vna borfa verfi denari. gioie &
Finalmente il Soleftàin mezo acciò pofft La tefta nella palla' di vetro facilmente pet
&
come auttorc, datore della luce più com- la continua efpetienza delle vanità di quefta
ino(i:^mente contribuire il lume à tutti li al-> fi comprende quel che fignifìchi»e cia-
vita»
tri Pianeti fcun perfeftcflbnel pellegrinaggio di quefti
pochi giorni > che ftiamo fopra la terrai sa
M I N A C C I E» quanto vani fi*no linoftri pefidecii» corte &
'T^ Onnacon la bocca apettarcon accon-
cmms^àì tefta,chc rapprefenti vn mo-
le noftre fperanze.
La tefta fi piglia pet il penfieco*ef!etto del-
JLx
ftro fpaucnteuole, veftito di bigio ricamato Vmivaz in efia
di roflb,& nero, in vna mano terrà vna
Ipa- vetro moftra Fa vanità delle cofe monda -
Il

da, &
nell'altra vn b-afiooe in atto minaccie- ne per la fragilità fua» ouero perche la mifetia
uole. Minacele fon. le dimoftrationi, che fi humanaconfiftein vedere in qual parte l'huo
fannoper fpauentare, &
dar cerrore altrui» moli volta alle cofe maggiori di quel che fo*-
perche in quattro^ maniere può nafceirc lo nojftimando gran cofa gl'honori^le riccbez-
fpauenco,però quattra cofc princip-ali ftnora- zc,& cofe fimilijcbe poifenzail vetro>fi ve-
no da Euftaehicb
in quefVa figura deferitta & de» che fonovanità,& raiferia,oucro>Ghe co-
fono la tefta»il veftito, Iafpadar& il bafton*. me il vet'fo no» terminala viftadi quelJo^che
Si facon la bocca aperta, pet dimoftrare» viguarda, per cifer corpo diafano» coaì Te rie-
che l'impeto delle minacciejfala voce>itqaa- chezzc, &
beni del mondo non danno xxyn-
le ^i accrefce fpauenroàquelllperGhe fi gti termine à noftri penfieri, anzi,che tuttauia
àiySc perchenel gridate fi commuoue il fan» accrefcono il defideriodi paffarcananri, e
gucG porta fempre vnnonsò che fpauéteuo eot>qtiefto infelice continuo ftimoio ci con-
le nell.ì faccia, & fi come la voce comrauoue ducémomiferamente alla morte.
rorecchie.cofi lineamenti diella faccia fpa-
j La borfai che ella vetfa»raofttai cìie come
uentano per la vi(Vadifpiaceuolc»come anca- volgarmcnrc fi crede edere felice ehi ha gran
ira la horribile acconciatura della fua tefta .- fi vedeefler priuodi grancom-
fecoltà) cosi
Il veftito bigio percflcrqutftocolorecona roodi chi ne è fcnzar il che feciiracnte può
pofto di bianco,& di neroi ènwffo per foraji- fiKcedete a ciafcuno
^liar la notte',ch*è fpauenreuoFe.non quado è Miferkordia-,
ofcurilTim'a: ma quadb-hàfolo tanta luce. che Vedi le Beatitudini >
feraa per veder le forme fpauenteuoli» che ft
Gc MI-
.

Iconologia
M 3; S E R l G O R D I a:

mirerfeQoftre» &
Dante nel cantei
5. deiPargat. fopradiciòcofidicc.
ìloméil furo» li fiottiti mie,
Mm U tonte infinita hk st gran bruceÌMm
C*» prtnd* ciò tèe Jìriuolgt à lei *
Gli fi dipinge à canto l'vccello
poh, percitìche appreflb gl'Egittij
ugnificaoa mifecicocdia 9 come d
può vedete in Oro Apollinc

M I 1 V & A.
Btl Sig^ Ciù,2aratmoCafielIim»

Plerio VaIetiano9 tiene^ che la


mifura fìgutaia fufle in quella
Medaglia d'argento di GaioMatni-
lioicbe bà petriuecTo vn (ìmulacto
pileatpacon vna canna in mano (co-
me egli penOi) alli piedi dei quale va
cane abbaia vetfo di lui» che Pierio
tò piglia per fedeltà, la quale deue-
ba^re chi eHercita si fatto magifte-
£0}&lacannafpartitaio ptùnodijla
piglia pet fegno» &c iftcoraento d»
mifurate. Maè d'auuettire>chePie--
rio in quello luogo etra all'ingrcITo :;

DQnna
occhi
ài carnagione bianca» baueràglf
groflì» Se il nafb alquanto aqui-.
poiché quel fìmulacro non è con habico Ro-
mano» ne menotiene vna canna diftinta con
lino, con vna ghirlanda d'oliu^in capo, (lan- nodh il come più abbaflb fi efporrà Niuno .

dò con le braccia aperte? raà=^ tenga con lada- Autore mcntione > che C. Mamilio fiilTe
fa
^ra, mano vn ramo di cedro con ili frutto, à niifuratore> né meno fi iroua in monumen-.;
canto vi farà l'vccello polasouero cornacchia* to^nèin alcuno fcrittorcxhe gl'Aniicbi vfaf--
Mifericordiaè vn a0etto dell'animo coni* feto la canna per ifìromento da iTiirutare>v fa-
l^alioneuole verfo ^altrui male>. come dice nano bene laDecempeda, checca mifura di»
S.Giouanni Oamafceno lib.i. cap.24. X<pied}}cbiamatavna volta da Plinio nella li.
La carnagione bianca» gl'occhi gro0i,&: il: EpifloJa del lib.8. pertica Budeonc tratta
-,

nafo aquilino fecondo il detto di Arinotele al diffufaméte nelle ^fatìóctieìexUvli./i Menfon-


capo feflo de fìronomia>figmfìca inclinatici falfummodum dixeriu&c l'Autore de gì» Ada-
ne alla Mifericoidia .. gi) in quel Ptouerbio. Vna pcKÌca,ouc la per-
La.ghiilanda d'o)iuo»che tiene incaposè il; tica poncfi in vece di Deceropeda, fi come
vero fimbolo della Mifeiicordia nelle facre boggidì volgarmente pertica fi chiama,la ca-^
Ifettcte, alle quali ftdcuc l'obligo della cógni- gion e dell'errore nacque in Pierio, perche e^-
tione vera di quella fanta virtù» 6c il ramo di gli fi confufe in quelle lettetejcheflanno ab-
cedro fignifìca il medefimo* come ùUàQ Breuiate per trauerfo nella Medaglia fopra >l
pierio Valerianosoue tratta dei cedro. canejchefonoquefte.LIMEJTN le quali Pier
Lofhre con le braccia apertc.dinotache M
due patole .LI. E aN. interpre*
riddiuife in
la Mifericordia èaguifadiGiefu Cbrifto R«« tandolecgli Umitif/HS msiAndtStat^AQdoChchc
dentor noflto» cb'à la vera Mifericordia» con quella aboreu]0tura a. che è pur lartnaj poRa
{^rontezsa c'afpetta fempre con le braccia in vece di TA. fuffe figura di lcttetagfcca>Sd
aperte» perabbcaccisL sutri» « fisuuemr aUe. ditC*Miuniiio UìSz mirucacore . Ma con cinj
Saetto 1
.

tibmSaofldfó.
lptttodisìptcgiatoAatowfiad<tto.clie<jucI nerodiTarqùidto^etboJeome
4^
mcttaW
la Medaglia oon^ fatta per denotate la miftì- uionèMfl n2.,r4^«rìA,»^.i,«,„!;k,^
uio nella Decade *
prima del terzo libro,qu3i»-
saine che C.Mamilio fuflemifutatote.attefo- do ragiona ài Taiquinio
Rè,cbe fi conciliau»
che quella parola. Lìmetatt » non \\ioì óiulim la gtatia de principali Latini con gli alloggi,
e
mfitibHS metandis» ma è il cognome <M Caio parentele
. Ottauio Maroilio Tufculano
(^
iMamibo» che £li cognominato . Limtftmus . Img^ Prmceùst latini mminis eratt
fìUm*
ilqual GaioMamiHoLimctaBO} nonfu«hri- credimus,
opf^tijft Deaque Circe orrundus)
cnemimifacatoief màvno de tre deputati fo* Mamtlio fìliam nuptam ^/.'fcacciato
H
dal Re-
pca la Zecca infìeme con Pubiip Crepufio>& gno Tarquinio Superbo dopò
/i. annicflea-
Xucio Marcio Cenfoitno» che tu. Confoie con do Confoli Lmcìo Minutio Carbeto> & Caio
Caio Caluifio Sabino l'anno della Edifìcatio- Naurìo Rutilicfù Lucio Mamilio Tufculanò
eie di Rcroa.7i4.nelqual Hocì anco C.Marai fatto Cittadino Romano,di che Liuio Deca-
lioLimetanoUìcomeoflciuailSig.FuIuioOt de i.iib.i.LMamìlioTufcidanomrobantl
tino De famlijsRomamrum nella Gente Crc husvunctis Ctuius data ^/?.40o.anni doppo ié.
|>ufia>dcue mette vna Medaglia) nel cui dtit- circa Caio Mamilìo^^tmetano per memoria
co leggefi dietro vna tefta. £>. ce»foriti» nel della fuaftirpedifcefa da Vliffc, fece impri-
ciuetfo vna vittoria fopra vn carto tirato da mer la indetta Medaglia
due Caualli m atto di correre^ foito li quali vi Il cappelletto, che porta in tefta fenza fal-
^
fono quefti nomi. Ciimua. V-irepufì* che fo- de, è di quelli fatti à guifa di mez'oitodi Struìs
no i detti deputati fopra la Zeccai dalqual ci- zo,nella forma che 1} vede in capo alle ftatue
<u«rfo apparifce» che CJmeta. non può (igni* di Caftorèje Polluce guerrieri laconici.di che
cbe C^ius Ltmetattus, atteiTochc
ificate altro, Pompeo Fefìo. Ptlea Cafteriy & Poltuci dedt^
fatiavn fpropòfito a mettete CLmitibHSfm' rum antiqui, quia Lacones fuerum quibus fi-
tandis. fotto due caualli. la Medaglia di Caio leatis fugare mvs efl.VvCzuano in guerra i La
IVlamilio Limctano da Pierip non conofciuta coni fuor di guerra per habito confueto
, , li

\eddefi rapprefentata al viuoin ifìampa nella


tnedefimaopera dcll'OrlìnO) doue tcatta del-
Theflagli,i Parthiji Daci, gli Armeni, & altri
iftranieri , come fi raccoglie dalle Medaglie, e
la Gente Mamilia* oc pioua per auttoritàdi ftatuejiPetfianianco per auttorità di Celio
Saluftioj-che detto C. Mamilio fu anco Tri- Rhodigino hb.xvj c.x. portarono il cappello»
buno della Plebe* iui chiaramente fi viene in i Romani noi tencuano per hsbito loro,fù bé
cognitione, che quel Simolacto con habito loro permellOjS^ conceduto da Caligola im-
jpaIiiato> corto, &
foccinto, col cappelletto in peradore di tenet il cappello fatto all'vfanza
in tefìa,conilbaftone inmano)& conilca- di Theffàglia nclli Theatri',pet ripararl'atdoc
'

ce a i che ha la teflia alzata , Oc. bocca


piedi» del Sole, come riferifce Diche» fegnoche
aperta verfo lui* è Vlifle, che doppo xx.anni fuorditheatronol poteuano portate, nelic
iene litornè a cafafua incognito fotto menti- medaglie folo per fimbolo della Libertà l'ha-
to habito di mendico>riconofciuto per patro- no pollo» per loch e quando voleuano dare la
ne da Argo fuo cane» la quale imaginc>fece libertà ad vno fchiauo, lo radeuano,& glt pò-
imprimete Caio Mamtglio Limctano per me- neuano in tefta vn capello della nobiltà non
:

mofia.che lafua gente Mamiliadifcendeua fi pottaua in Roma,aacj'rche Mattisle


hbxi»
da Mamilia figliti di Ttlegono*
egono.cnetuhgliuo
che fu fìgliuo epiq.y. chiami Roma pi leata.
lo di Vliflc nato dì Circe,& è quello, che edt- ^|^^y falciferi Senisdtehus ,
fico nel Latio Fr afcatijtome ferine Serto Pom Regnator quibus imperat frittllui »
pco, Plutarco, Acrone, & Porfirio Interprete Verfuluderenonlaborì^fo^
d'Hor itio, però i più antichi Marnili) futono Permittts puto fileataKoma*
cognominati Tufculani il ptimo che fi trcui Pillata diflcperche nelli giorni, conuftì &
e Ottauio Mamilio TufculanoiCicerone lib. faturnali, de quali ragiona Mattiale mutano*
i.dcNatu'.Deotum . Apud R^gdlum beiiola- no i Romani habitcpigiiauano ilcflpello, e i

tinorum ehm AtU. fo^humius Dt^lator cut» lafsauano la coga>irci cen rtefi la Sihthefe vefte
.

OÙauto Mamtlio Tufculanò pr&ltodimicaret» di minor reputatioue, più vile fecondo Baifio
$fj nofììH^ìe C(i(ìor,0' Follux ex equis pugna-
hfteiio Poeta nel prin.'o eie gli Apoforeti .
re v^ijUìitAÌ quale Ottauio Mamilio iù Ge- S^ntfi{j%iisii«mg»mtete(r}uesi ùomimtfque ftnattth
Ci 4 Dur»'

1
.. .

4o8 Iconologia
ttamqueÀennt wjlrvm PiìeM fumptn Jouem . tauano il cappello . Tarquinio PriCco auatitf
Ciò era lecito per cifiquc dì.chc per tanti dì fulfe Re andando a Roma vn* Aquila gli tolfe
al tempo di Mattiate douean durare faturna-
i
it cappello , 6c vn'altra Aquila fece il limile a
\i contro Macrobio, che non vuol che duraf- Diadmncno figlio di Macrmo Impecadote
feropiùd'vn giorno Colo, ildeciraononodi mentre andaua à Cpafso in campagna:in Città
Dccembre, il detto Poeta nel 141. apoforcto non l'vfauano i Romani:Giufto Lipfio lib.pri-
Dum toga per quinas gaudere qmefcfre Ihccs, mo elcElornm cap.15. **fictma che Romani i

Hos poteris cultus jumere iure tU9 . andauanorcoperti,&: non portauano all'vCan
Altretanti di fcnza dubbio portauano il zanoftra i capelli, diche promette cratcatne
capello, ne gli altri dì non lo portauano, ma à pieno nelli Cuoi Saturnali) a quali rimetto ii

ò andauapo con la tefta fcoperca,ò fi copriua- lettore, non hauendoli 10 veduct;in quanto al
no con vna parte della tog;i,fi come neilVno, dubbioiche iuimuoue Copra aurtori, che fan-
& n^odo intìnite (tatue di Senatoii fi
l'altro no raentione diCcoptiifila tefta per honotac
vedonojcolcappelloniunafcnevedcidique- altri tra quali Seneca,SalufUo A Plutarco,che
fto parere è Adriano Turnebo nelTuo giorna nelli precettidi reggetela Republica»& nella
le l«b.o!tauo,cap.4.eitado l'aiutoiirà di Eufta- vita di Pompeo ragionando dell'honore, che
chioOjp£silprimodeil*Odi(Iea,il.qu?lefagiu faceua Siila a Pompeo, dice che auantidilui
dìiio, cheiLìtini pigliaflerola confiierudme ancorché gtouane fi ieuaua in piedi,e fi Ccopri
d'andarefcopettida gii Antichi Greci, attefo- uà h
tefta: fi può tifponderc, che Ce vn Citta-
cheHomerononfà mentione alcuna de cap- dino Romano era in Città fi Ccopriua la tefta
pelli: non bauendone Hoinero fatta métione con quella parte di toga,che in tefta rauuolge
raalTim-imcnte nelPOditica compofta Copra uà ogni Cictadino, s'era perviaggio filcuaua
Vli(le» non so come il Pieno pciVi nel qu^ran- il capello, il raedemo capello da viaggio det-

tefimo libro aifermare d/ cei co che il cappello to da Giulio Capitolino Cucullione portauafi
era da Greci tenuto per inditio di nobiltà, & anco di nottcfi come riferiCce nella vita di Ve
però che fi daua ad VlilFe nobile d'ogni canto ro Impcradore,il quale ad imitationc de' viti)
pacerno,& matcrno:fe ciò falle vedeiebbonfi di Caligola, &
di Nerone andauala notte in
ancora col cappello Achilie, Aiace, oc altri volta con vn capello in tefta pei le cauetne,
fìobililTìi-ni Greci: ma in quello non fi deue & luoghi publici di Donne infami,oue inco-
pariméte prcftar fede al Pieiicsì perchenon gnito fi meCchiaua con taglia cantoni,esgher
ne ragiona Hcmero, sì perche non arreca te- per attaccar rifse, dalle quah beneCptrso Ce
ti

ilimonio alcuno d'Autore Antico: Habbiamo ne pattina con la faccia ammaccata liuida» ^
ben noi in fauornoftro Plinio lib.j^.cap.X. tornandofcnea Pabzzo tutto afflitto In tan^
<Nic(hma<:hm printus Vly[fi addìdìt^tlcum.Se Ni tum vitiorum Caiamvum Nfromamrttm»
, &
comaco Pitfoie, che dipinfe Siila (ù il primo» ac Fttelliamrum fuijfe Amulum, t>r vagare'
che aggiuftgeflc il cappello ad Vlille, e fegno tur mUe per tabernas , ac Ittfanana obu*
che VJifie a fuoidi non lo portalTe, & fé nella 6I0 capite CucuUtone vulgati viatorio , con> &
Medaglia lo porta, e <ia confiderare, che non mifceretnr cum tricombus , C?* committeret
è fuohabiro,mà finto e traueftiioda mendico, rixas i dtffimulans quis ejjet , J^peque affli-
cofachenon ficoncerriacol cappello, (e fuf- fium liuida facie redijjfe , &
in taternis 4-
fe danobile,- & ciò tanto più manifefta la ve- gnttttm,cum fé [e abfconderet . Cuculio Sa-
litàjpoiche fé VJilIe fulle (tato Colite a poft'ac- tonico da Giuuenalc nella Satira ottauachia-
k),& fc il cappello fulie (Uto inditio di Nobile mafi ii cappello alla Ftancefe , che i vaga-
non rhaueria portato all'hora per non darfi bondi adulteri di notte portauano, No^umta
a conofcere: ma nella medaglia vifìàimpret- adulter .
fo,oucro per aggiunto, nella guifacho^lo ag- Tempors Sun tcnico vtlm mdcperta eiieitìlo ?
giunCein quelli t{;mpiNicomaco , tanto più Nella terza Sarua difse
che ndli veifi d'Homero (che per tal conto Veneto dur^que CucutU
più abafso peneremo } non Ci nomina } onero Il medefimo Satirico nella Ccfta biafima

perche Vlifte ita fi^^uraro per viaggio.pcfìfan Mefsalina impudica moglie di Claudio Impe
do CaioM.mili-) th«la fece battere all'vCo radore,laqualeaddotméc.itoilmarirofen'an"
•di Romajari<:fo e bc i l-l^omani per viaggio por daua foia la no tte con vn capello in rcfta
Dor-
. , . . ,,.

Libro Secondo.
W9
Bofmift vìr^m eum fin[erat vxor Hune Mtew re^tndew nlkentas ifi pmt^s f-.
^h/a Pa'àtino ttgttem prAftrre cubili
Sumere m Ctumas mentrix: Augttjla cutulUs Cognefco.mmte teoeot h&e iam intelligenti intts
Lifiquthkt tornito éncilU non ampUus voa, Sedeamut» tu uutem pofig/t sftdue 4$<t»
MtmgrumfiMO trinem nbfcortdtntt guleto .
Daaitttm mihi fitubi baeuìum intifum efl .
Vt ènniur, qmniam dicitis vslde lubritam
Se ben forfè legger fi potrebbe,^ nigro effk
via/n.
flautim crimm alfjeondeftte galero più verifì- t>ixit^ ^ òttum iumtirts deiarpem impe/uit
.

inii'è.che il biondcun quctto luogo fia cpi- P'fMt» .

theto della chiama, che del cappello, Virg. rìmofam , tertiUs vfro erut funit»
tienfis fcrutis
nel 4.dcU'Eneid. ài crine dà pure l'epitheto antem H baca^um gtatam dedit «
EfitfiAas

<)ì biondo. Ut Meruntf fiabulum atttem eanes , <^ paftoref


Etcrines ittHos,^' membra deeefaiiiuent a . •viri ,

Ouid.nclhb-x.de'Fraftì". CHfioditbant à tergo manentts, f^ tmttm iu eitti"


niueusr^ color * fiaui^ captili»
Forma flacet ,
ttttem duxif Regem
Pauperi trip fìmtlem» ^PStni,
Il negro poifiacpiih«ro deIc»ppcilo>pei:
Saculo innitentem * <é<e* autem trifia eìrcupt ctf'
che fé McfTalinafuHc ftAtafoliiaà ponerfi in
*''''''•
teSavn'cappello giallo di notte. Varia ftaca „,•>
^K^f'T'r'^'u j
Da
Sueton.od.ceficapilla-
l
""^^
pìùconofciuu. Ac Jlod^^^^^^^^
m
mento in vece di cappello, come piace al Sa* '^'H "5.°"°^^.^ doppo
^° XX. anni
Canisfautem, caput que aures iacitns eleuauit. ^
bellico cap.Xf. nella vita di Caligola Impera-
Atgusviyffts lÀbortoJif ^utm Ì4m quondam ipfi
dorcjche lo pottauaconvn habiro lungo di Nfuriuit
notte per non effec conofciuto. Gefteas>atque doppo altri feivetfi. &
adulteria capillamento celatust vefte longa &
Illic canis iactbat Argus plenus rieirtttum »

noiiihus ambirei capillamento s'hà


; &c fé il Iam tuncìiatim agmuit Vl)jfem propeeuntem
da pigliate pen vna capillatuta pofticia por- Caudaquidtm hfc adulatuf eiì , ^nurts deieeié
tata da Caligola per ttasforraarfi di notte» e amb/is .

coprir la caluezza»& deformità della fua tei E poco più fotto


fta, diremo che Caligola, ne meno di notte
Arg»m autem rurfus Parta acctpif nigtA mcftU
portalle il cappello» ma folo quella capillatu-
Cum pritnumvidijfetvlyjftm vigefimoinanno.
l'a, perche Suetonio nò lofpecifica,fi come lo Di modo che il Ganeinquefta Medaglia
fpccifica in Nerone cap. 16. Po/f crepttfculum non è altramente (imbolo della fedeItà»corae
fiaùm arrepto pileo, vd galgrodice Pierio» ma figura materiale del cane Ar-
popinas tmbat :
quefto luogo fa palefe, che di gio/no inRo- go . Secondariamente quel fimulacro non è
ma non fi pottauail capello, attefoche Ne» Gaio Mamiliomifucatore, màVlifseinhabi-
ionedopò il crepufculo fubito pigliauailca- to da pouerello. Terzo non tiene in mano
vna canna diftinta in più nodi per mifurare»
pello per andare alle tauerne:à dir. poy^crf/iM-
"

/c«/»«;^<i/i»^ inferifce»cheinnanznl crepu- ma


vn battone per appoggiaifi» Quarto,
fculononfi poitaua il cappello: onde chiara Pierio piglia Mercurio, fcolpito nel dirito
cofa è, che non fi vfaua in Roma , fuor di di delta Medaglia per fimbolo della ConcoD»
Theatro, fuor de* giorni Saturnali, fuor di dia, che ne deue feguire doppo laliraitatio-
viaggio, &
di notte, però non fi conuicne à ne della mifura; nel che parimenti erra,efsen-.
Caio Mamilio nòbile Romano do in quello impronto. Mercurio figura del-

L'habito poi foccinto,& palliato ne meno l'cloqucnza,& fapienza d' Vlifse, alquale Mcc
e da nobih Romani, fi sa, che andauano to- curio fuo protettore diede (come canta Ho-
gaii anzi come detto habhiamo il riuetfo di rnero nella X.Odifsea) contro gli incanti di
tal Medaglia rapprefenta vn pouero mendi- Circe, l'herba Moli difficile à fcauarfi, della
co veftito di triftj, &
vili panni con la bifac- cui difficnhà Plin. Iib.z5. cap.4. la qaale
eia al fianco,& col battone in manod'appog- Heiba e geroglifico della fapienza, elo- &
giarfi, cofi appunto deferitto nelI'OdilJea 17. qucnza, che difficilmére da gli buomini s'ac-
da Hometo» Vlifse quando p?rlaad Eumeo quitta, con la quale Vlifse potè far rcfifìen-
fuo porcano, acciò lo ticonduchijcotne gui- za à gl'incanti di Circe xioè alli piaceri, &
da alla patria con tali fenrimenii di parole, alle ienfualirà mediante il doco di Mercu-
rio»

ì
41^ Icondogia
rtO) dono di eIoquenz3»ef2^enza: per qaefto gaedopèlamifura-: effendo danque tale er^
Lirpettaè Mercurio impredo in decca Meda- rote in detta €gttca di Piecio» oe focmaccmo
;gIia)nonpeife£aodeÌÌaCoocordia9 che fe- noiquefi'altr».

M I S V R A*
Drf S^. Ciò» ZaratìnoCafitiUm .
Albani , Aza nella Giudea, te Giero?
boatn in Gietufalemnie regnauano;
ma è facil cofa, che intenda di roifiiro
di cofe liquide»^ minute . Geliio ci-
tato da Plinio libro fetcimo» capitolo
cinqaantafei, attribuifce Tinoenciond
delle miCuce i Pallamede, &Plinio il
Fidone Argiuo,che fu il decimo Piin*
cipe de gliBlew dopò Hercole poten*
tilKìmo fra tutti gli altri di Tuo tempo»
per quanto tifetifce Sccabone libro ot*
tauotdoue nomina la mifuraFidoniiw
lacuale fenza dubbio era di cofe liqui*
de,& minutejfe ponendo mente à quel
paflb di Theofrafto nelli Carateri E-
thici,ne{ titolo dell'imputila de' coftu^
nn^ quando tocca quelle fozze9é fpi»
lorce petfone>checonlatnifuraFido»
nia fatta di ftagno, di ferro, ò d'altra
matetia, che col martello lì pofla am-
maccare, e piegare in dentro folto*!
fondo, acciò tenga manco,mifuranoì
quelli di cafa il vino , ò altto liquore •
TbidoniA menfura /t^ttid metiatur eanf
adhihet cuifts fit fundum toU/fum , &
introrfumadaFlnm: domefltcts fuis de»
DOti^na di grane afpettondli man ckftra menfum ipfe per quam ftndwje ródens mettturt
tenga la mifiita del piede Romano,ncl- dal qual rci^o appaiiCcc che Fidone fude in-
lafiniftrala Quackaconil compaflo, fotta li oentore di mifute di cofe liquide, &
minute (
piedila decempedatcioè la pertica» che con« nonck milUiecK cofe {lab.iM e di fpr.ti) locali
fiene K. piedi, vicino alk pedana della veda il da noi figurate però con diflintione ci è par-
,*

tiiuello dfrittocol perpendicolo, piotilo (le* foconueniente tagionameiattt-f >che gli Aio*
<b}che pende. menti, che rapprcfcntsno la nortru figura fo-
3La Mifoca è ciò che col pefccon la capaci- no diGeomctcìajla qual Geometria altro non
tà, coti lunghezza, altezza, & smino lì termi- vuol fignificare, che mi fura di terra . Ceome-
nai finiice -,<:ofì delfìnha da Ifìdoro, & da al- iria latine dicitur terrx Utmenfìo , dice Caffio-
tri autori , Aienfura effqMtdquid pendere, ca- doto Senatoie nel capitolo oeDa Geometria,
pacitate, Iwgitudmei altitudine t^tmimc^e fi- oue natia, che il primo, the mjfurafle, & par-
mitur, tiffe la tetra fu l'Egittso* Tr^n,um ^e^yptius
Varijinuentori di mifurare da varij Autori dommis proprijs ferfur effe partuus , cuiusdi'
nomiuatifi tcc^uano,dèàiruicne ('per quan- fcrpliftit magtfìri metìfores ante dicebamur :

to giudica Ptiiidoro,Virgilio) perche dmettì i]Uàl tiidequeOoEgittioitouafi in Heiodoto


in diuedipae^ittiefono Itati pt imi inuentoti^ Itb.ZwChiamato Si:lbftre,da alcuni Serorc,di-
Eutropio n<:1 tfero de* Gttfti de' Romani capi- fcefo dall'Arabia^ Re d'Egitto, il quale difìii-
tolo tcrzosdicc che Sidonio fùinucncore del- bui ad ogni Tuo vaiTaDo vna egual pnrcione
^ipcfi, &
ddicsnifure, mentre Procace tra gli di terra, ^
v'impofc vn daiio da p.igr^rli ogni
anno.
.

Lrbro Secondo 41,2:

iranno, &
fe à qualchqna gli Me
ftaio (minui. furatore» nella quale appan(ce vna linea c.on-
30 il terreno dalle innondacionijil Re mancja- caua aita apunco xv], dita, doue eèa^4a miiaia
ua à mifarate il danno dato, acciò fecondo la di metallo, che poi cibata leuatavia> ma v^
tada fì dedicane* e fminuirce il datio> di qui defiin iftampa ben dif^inta lielle infcrinioni
la Gcometriat &la Miforahcbbe origine, la dello Smetio, con gii fpartimentì dèlie fedicè
quale pafsò poi nella Grecia, j4ifh«cReg€Ì»' dita, la quadra da latini detta norma, è di tal!

emnes A^gyìftios di^arùMpsU ^aadrait Aqita fotraa. T vi è vn'altra norma emendata in*
Ijortione virttim p.er fortem data: atqtte hìnc uentionc di Pithagora» di che Vitruuio Iib,*k
fr0Hentusin(iituti impo/ita certa penfìont qtMOk cap.i. fopra ilcompalTo k tutti noto non ac-
ilU quotattnis foluerefit : qttod.ftcHÌtis portionem cade far dimoia la decempeda, ouero pertica^,
MlltiHienc fiumen decHrtaJ[et is adkns R$gem% èpofta dalk) Smetio àcarte p^.num. Ji.ìn for-
rei quA contigerat certiorjim faciebat Rex ad °
ma longa» 6ccoronda) foeto i*iafcritcione,che:
frAdium inf^icisndHm fmrtehattqm metirentttìr comincia ».
quanto deterius falhtm ejfet :vt exrefìdua prò- T. STATI LIO, VOI. APRO. M^NTSORtK
pontone taxatum T^^iigal pendcretur, atqut
éoittcGeomttriama videtur-in Grdtctant» tran-
iSDIEIGlORVMi VljaT, ANN. XXll^
fiendiffe Otide il Cardano nell'Encomio
. Mi VIIL !> »V,
della Geometria tralafciando d'inuetbgareit, Era ftromento de Miruratofi d'Edifici), Se
fuo inuentote» dice, che folo Thalete Milcfio d'Archiretriicbe ancor eflicon le laifurc fi re-
portò da Egitto in Achenelà Geometria) la golano Cicerone nella Oratione proMilone:
quale fecondo l'iftcrto Cardano piglia il no. cum yirchite^isy Ót decempedis vMlas multo*-
me dalla Mtfura della tecca , Geometriaftomen r/tmt horiofque peragrahat,. Actone fopra q^d-
§utm. àierrammfttra^fufcepit» laqual mifura, li verfi di Horatio lib. i. de Ode 1 5..
&cotido Giofeppe biftocico nel primo dei- nulla Decempedis
fi Antichità cap.4,hebbc più. antica origine ^ Atetata prittatts:ùpacam
poiché Cain primo figliuob>ch'£ua partori- fórticut exeipiebat Arilorh
re diuife la terra, pofei termini; 6c ediBcò. Le defcriiie m queftomodo. Dècempedus
£noch.Città:.nomiaata nei quarto della .Ge- regnla efìDecemp^dumy adquosabArtij^cibiiS:
nerila quale fenza Regoli, roifure» geo- & fdbrt^menfura coUigitur . Con rutto ciò noti*
metria edificar non' fi debbe, perciò alcuni {dìo raccoglieuàfi la mifura delle. fabtiche»&:
applicano à lui quel ve£fo ctOuidio nel (sitno cJificij.con lai decempeda, ma anco d'altre-
delle Mctamorfofi». cofc, di Eerreni,di foflj, di campi mjiltarijpor-
Cautm humumlòngo .fìgnastit iimtgt Merari lauaficonalrie mjfure negli eflercùi per or-
E la mifuci figacaia da noi con iftromenti^. dinare il campo,& dilTegnare i luoghi per f«à*
«he fcolpiti'fi veggiono nelle antiche infcrit- tare i.padiglioni-,à quefto efFcttoandauaoovn.
tionidc'RomanijjSc. primieramente fé le dà. pezzo auanri alla foldate(ca i Mifuratori, che
Bella man deftra^iipiede Romano principali afiegnauano glialIògi.amé.ti,fopra quali folc-> i

miliita, dalli qualetutte le altre fidcriuano, nano raetrerc diftintamentc iliiome di chi vtr
come la fudetta Dccempeda> VluA^cubittmii haueua alloggiare» contumaces& reo fi tene*-
Oigya raifiita di fei piedi, &
pkthrumawiaxz uacolui^che leuato»^ mutato hauefle aléu*-
di cento piedi» &alcre> che nomina Budeo co di quei nomi pofii dalli Mifiìratoii fecon-
nel luogo citalo, &
conquefte mifurede pie- do la con ftiiuuone Imperiale l. prima Cde»
di miìurauano le migjia, li iugcri,
fi &
lafta- vtetatisMb, vi. Adriano Turnebolib.24. capp-
dio, che era di féi cento piedi, l'oitaoa parte io, nel fuo giornale riporta votefto di.Mau-
&
dVn raigl»o,cbe è izj. paffi, il paflo con- ritio autore di militia Romana > che fa racn*
«iene cinque piedi ^ il piede poi, fi "come rife- rione di tali Mifuratori. j4nt»seffores,qidant9.
rifce Demetrio Ai ab aldo de Menfuris».)dét- agmen eum, locaqm cafìris metandis idonea de*
tnolaoBarbaroin Pliniolib.j f.cap.i4.& Bu- ligwu, Crviasqua dùci exercittis commode pof-
deo nella fudetta lég^e era compofto di fedi- /iti Vida ut Adenfora qm loca cajìrts metandis
.

ci dica, lagrandezza fi vede hoggidì nel pa- metiumur. Et Vegeiio lib.z.cap^j, Met^to»
lazzo de II 'Ili uftrifiimo Cardinal Farnefe,in res qui pr&cedentes locum eligunt cafìris. Vi-
quella infcrittione di Caio Giulio Hermesroi- flefso à bafso . MenforeSi qui in caftris ad^^
podi[munt'

V
4«* Iconologìi
pódifntum dintetiuntur loca> quihut wititet tert' infctittionediGneoCofiimioin forma d'vn}
ciuitaùbm prdtfiaht .
torta figant, vel hoffitia in A. grande dalla cui fommità cala per lo raezo,
ouc la parola podtfmum è mifura di piedi far* fineàbarsoeguattncnte il piombo attaccato
tacon ladecempeda . Augufto la fece porta- «d vn fìlo, da latini iiiccG libcllai quaiì nomif
te à foldati, che hauetTero commeflb qualche deciuato da bilaocetta» (imbolo di giuftitia»
crrorcicome narra Suetonio cap.24. non per- perlagmftezza; che deue ofsciuarc ilmifo*
che ladecempeda fulTc ftromento d'ignomi- latore* non canto in mifurare manualmente
nia» ma per dare ad intendere.che quel folda- gli edifìci},quanto mil^icamenre parlando iti
to, come indegno di portar picche» armi, & "diftcibuiré vgualmente il fuo ad ogn'\mo nel

hafte nulla militia, appena era atto à portar la mifurare ì campi,& altre cofe, fi come giafta^
pertica dietro alli mifuratori. Marco Anto- mente fi porrò Lucio Antonio lodatodall'O-
tiioSabelKco nel detto paffo di Suetonio fuor tatorc nella decima rerza Filippica. Cauebai
di ragione auuilifce la mifura decempeda, ri- etiam L. u4ntonio % qttt ftterat éuqmfftmHS agri
parandola folamente «d artefice, non da Ga- priuath dr publici Decempidator : la qual giUp
pirano, &
Centurione, quafi che non fiacofa ftczzacon equità mantener fi deue in ogni
da Capitano il faper d*Architettura,per forti- mifura di terreno,di campi, d'edifici), in aU &
ficare,& di Geometrìa per mifurare i campi tre mifute, 6f pefi attinenti alia grafcia, altii^
della militia. Adriano Imperatore tu nella menti il comertio non va retto , tutte le co- &
geometria peritlflimo , come attefta Spattia- fe fi contutbano» fé nelle roifute la firaude
no,& anco fi reputò buono Atcbirettore,tan- corrompe l'integrità. Caflìodoro lib. i.cap.:;.
to che (e:cQ moiiie ApoHodoto profeflored*- Conjiet popnlis pondus, ac menfnra probabili^
Archirettura, perche auanti fulTe Imperado- qnia cunda turbantur, (i inte^ttas cum frau"
xeinrerponendoilfuo parere in prtfcnza di dibus mifceatur Acciò che fufscto note à Po-
.

Traiano,gli diflc 1* Architetto in difptezzo del poli le mifufc&ipefiperliile^ge d» Gtatia-


fuo gtuditio: ftà cheto, &
va à dipingere del- no Impef»dore regiftrata nel Codice Theo-
le zucche, fi come più à hingo narra Dione ; dofiano libro tz.titolo^ fipoferoin publico
Anzi trouànfi nelle Hiftorie i maggiori» &C le mifurcj&ipefi, perche cii^fcano faper po-
principali Capitani d*e(lerdti Mifuratori in- tere li conto fuo &
non fi potefse commetter
telbgcntiflnTji . Appreflò Limonella Decade fraude. In ftngulis (ìatiombus,&menfurs»CT
quarta» libro quinto, Annibale giuditiofo giu- pondera pubUcg-coHdcemur,vt fraudare cupien-
dice nella militare difeiplina dopòAleffandro tibtts» fraudandt adttnant poteflatemt nel &
fìima pili d'ogni altro Impcradore, Pirro, per- medefimo libro, titolo iècondo, la cura de'
che ftiil primojcbe infegnafleà mifurare ca- pefi, &c delle m»fure,acciòche il Publiconoa
i

pi de* Soldati, &c niuno nveglio diluì feppe patifca danno fiì commefsa al Prefetto della
fciegiicre ikK)ghi,e difponete i ptefidi;.SimiI- Gitrà. San Tomafo nel fecondo libro del Re*
rner>te Prode Cartaginefe in Pauf^mia lib.4. gimento de' Principi capitolo quattordici,di-
vuole che Pi rradi fortuna fofoc inferiore ad Ge,chclipcfi*&len»ifure fono nccefsarij al-
Alef53rKlro»ma in mettere in ordinanza vn'- la conferuationc della Republica» percioche
€fscrcito-p(iùefperto di luì, della inteWigenza conquelhfi conferua U fedeltà nel contrat-
di Pirro inhnfocare,& ordinare campi mi- i tare: Onde l'Eterno Padre Iddio nel Leuiti*
litari ne rocca Plutarco nella fua vita . Hab- co capirolo diecinoue,ordtnando à Mosè,chc
biamopoi in Vegetiolib.5.cap.8. cheli Ca- cfsortafse il popolo à mantenere la giuftitia,
pitani, & Centurioni con le proprie mani pi- ptopofe regok ddla naturai giuftitia \ non fa-
gliauano la ptrtica, &
mirurauano le fofse rete, diise, cofa alruna iniqua nel pefo. nelf &
fatte dafoldati Kirorno-al campo per vedere là mifura Non facietis imquum aliijuid ìh
.

s'erano Iaighoàb-'.ft;ènza, perch<e haueuano iudicio, in rtgkla, in pondero t menfura. &


adefsercòdinuucòdi vndeci,ò-ditrcdici-> fiaterà iufia\ &
tcqua /ìnf, ponderai iufftu
o dicifette piedi, fecondo che vedeuauo far modius > dquufque fextarius ^ Soggiunge il
bifogno contro leforze de' nemici. O^us hoc Simanca Vef .ouo conforme à San Tomafo,
Centuriones d^sempe-dir metiunttir, ne minui Ergo reges pondera^
fodertt, am erramrtt alicpiius ignauia
&
menfuras tradere de-
Il Lu
. bent popttlis fibi fnbitfbs vt n^c [e in com*
aclio CQQ. li perpendicolo à intagliato nella f»erci}shabeant\
La
(.
. . . .

Libro Secondo» 413


La pKfcnte figura può (^ire non Colo per notma>ùrà quadra da latini detta
figura la
laifuta njawtiale de fiti> campi, &
edifitij, ma notma.con la quale fi mjfurano,& agguaglia-
ancopec mifura morale, & moderatione di fé no gli angoli>&: perciò noi con la quadra dcU
lnedefimo:& certo, che ottima cofa è fapetlì la ragione dobbiamo agguagliare Tangoio

itìiCuraTe, Menfuram e^gttmum ait Cleohulnst della fpefa con l'angolo dcU'eiurata» &
deb*
Zjyndiusittre,òcHeCìodoto,MefjfuramferHaì biarao raifurarbenelVno, &
l'altro cantone

modusmreelioptimusof»m:2iìq\isiipi.opoCnoCi con la propria mifura conformeaquei detto


pollono limboUogicamente applicare i mede- di Luciano » Dijudices dimetiarifque propria
fimi iftromenti,c fpetialmente il piede,fi come vtrumque menfura fi che deucfi (tare in cer-
J'apphcò >otadc antichiffimo Poeta Greco. uelio , Sii, viuere à refl;o> che è il compalTo col
Ettnodefltis : hoc Dei munus puta qua! dobbiamo mifurace la circonferenza} 6c
Moderatio autem vera tunc erit tibi
> apertura della nollra bocca . Giuuenalc fa-
Si mett Aire te Vede-i ai: modulo tuo , tira x).jS»cr<e.

L*ittelTo poi tu da Horatio neU'vkimo della Nofcenda eji menfura [u& Jpe^amdaque rebus
fettima Epiftola» libro primo trasferito In fummis^minimif^ue etia,cum Ptfctsemetur .
Aietiri fé qHemque fuo modulo > oc Vede ve- Ne cupias Mullum» cum fit tibi Gobio tantum
.'
.

rumefi. In loculis : Qui enim te deficiente crumena»


E* giuftojche ciafcuno fi mifuri con la' pro- Etcrefceme gulamanet exttus &re paterno f
ptiaforma,& modello ;conuicne mifurar be- Ne' quali verfi ci fi dà ad intenderc,che non
ne fé fteflo»^ le fotze, acciò la peifonanon fi deue mandare ogni coia giù per la gola con
faccia deJ grande , più che non è, &
non fi parafici) in paOijinbanchecti» e conuiti; ma
metta in iraprefc difficili, da' quali non pofla che ciafcuno deue conofcere la mifura delia
poi vfcirne con honore» ma polla mandare fuaboccaj& che fi deue riguardate nelle fpefe
ad effètto, cièche ^on giurta mifura piglia grandi,óc nelleniinime ancora-,qu3ndo fi con»
a fare. pra il Pefccjfe hai folamente modo da compe-
La Decempcda,.che dal piede fi forma, ef- rare il Gò, pefce da bon mercato, non defide-
fendo pertica, con b quale pertica fi mifura il rate il Mullo fecondo alcuni la Triglia, che
terrcno,& fi fa lo fcandaglio di quanto vaglia, vai più-, impercioche fcemando la borf3,& ere
dome appari(cein quella Comedia dell'Ario- fcendo la gola, non fi può fperare fé non cfito
fto, nella quale Torbido perticarore, dice • cattiuo,& infclicgdell'heredità paterna: ridu-
Poiché io Ihaurò mifuratada Pertica cendofi poiin eftrema niiferiaildifiìpatore.c
Mi dirà quanto ella vaUfinoavn picciolo^ fptegiatore,che fenza mifura è villuto.Il Liue-
E' molto proportionataà denotar la mifura ielo col perpendicolo da' Latini detto Libel-
del proprio viuere, Scafarlo fcandaglio delle la tiene anco il fuo mimico fentimento, attefo.
fue facoltà, perche contenendofi molte mifu che col Liuello fi bilancia, per dir cofi, l'opera
redi pertiche nell«tetreni,poiTefiìoni,& ville, facendofiprouafeellaè re(ta,giufta& egua
dalle qualife ne caua il vitto fignificarà in que le:così noi parimente dobbiamo ponere il Li
fto luogo il fapcr mifurare le fpefe aftenendofi uello fopra le noftre opcre>&: con giufta mira
dalle fuperftuirà,6f gouernandofi conforme bilanciare} de mifurare la nodraconditionce
l'entrata fua& rendita t che danno le raccol- lo flato noftro.
te de gli fuoi terreni Oportet autem iuxtafuamquequeconditionemt
Ond'è quel detto di Perfio Poeta pafiato in Fniufcu iufqtte rei Spettare modttm .
Prouerbio. Meffetenus propria viue.h le fpefe Dide Pindaro.
fecondo la tua raccoita,& le tue facoltà : me- Et perche col perpendicolo, nefo di piom*
tafora prcfa da gli Agricoltori , che mifurano bo fi mifura l'alrezza,dobbiamo anco noi mi*
le fpefe conl'cnttate, checauano dalle rac- furate l'altezza de* noftri penfieti con perpen-
colte delli campi loro, altrimenti non fi può dicolo, dclhntellerto, & del giuditio, acciò
durare, quando la fpcfafupera il guadagno non facciamo caflelli in aria
Horatio lib.x. Satira 3. De/ine cultum maio^ Quicquid exceffit modum
rem cenfu^ laffa la fpefa maggiore dell'entra- pendei infìabili loco.
ta.non ti mettere a far quel che non puoi ima Dice Seneca nell'Edipo. Ciò chi eccede ii
dati mifura, & norma da te ftefio \ della qual roodo,& è fuor di mjfura depende da loco in-
ft?,br-

)
. , . .

414 Iconologia
tlabilc: roàlamifutarcndc il luogo ftabile,5d ^^ueciafcuno portat iecóla mifura della ragio
termo» &
li pcnficri d'anioni graui, mifurati ne per miAirare le fue operarioni« regolarti &
con debita mifura, fi poflbno comportate. in quelle con debiti moditacciòpoflacamina
Qui fua metitur pondera ferre potcfì re in qucfta vita per la via diritta» giuftai&e*
Vcifo degno di Valerio Martiale.Dcue dun- guale fenza intoppo alcuno

'M O D E STIA.
molto conuenienti alla Modefliatper-
che chi ha Mode(ìia«hà occhio di non
cafcare m quuLhe m^^ncamento» fi(
chi fi Ufla reggere dallo fcettro della^

Modeftia, sa ra^icnare i fuo) penfieri>


acciò non incortino nel fouerchio
Modefìia enim fiecondo fcriuc Vgonc
auttore effemplate ) eft cultur», mo' &
tum» &
omnem nofìram occufationem
vltra defe^um -.Cr citra excejfum/ì/lere.
La modefti j dunque richiede > che
l'huomo fippia moderare fé ftefso ,

dono particolare di Dio > come So*


tade antichi{Iìfflo Poeta greco lafsò
fcritto
Es modeftus ? hoc Deitnunus putat
Jidodefìia proMpta tunc aderii tibhfi
ntoderaheris te ipfum .

11 vedimento bianco » è fegno di

Modeftia>&: d'animo, qualconten-


il

toilelle cofc prefenti, par che niente


tenti pFÙ auanti) ciòoatra Pierio Vale*
riano lib. 4.
con cinta d'o-
Si cinge la modeftia
ro,percioche anco le diurne lettere me

VNamano gicuanetta, che tenga xielia deitra-


vno fcettro, in erma del quale Vi
alante la fudctta cintadimoftrano la tempe-
ranza, & la Mode(lia,per U quale 1 larghi,&
fia b)^ncos& cingafi con lafciuidefiderij.&sfirenate cupidità>(i rilìrin-
vn'occhio*ve{lafi di
vna cinta d'oTcHia con il cat^chtnot^fenza gono,&fi raffrenano» inforroandofi dentro
ciuffo* &
fenz'altro ornamento di tefta. l'animo vna pura Modc(iia,x:on:ie fi può com*
Sant'Agòdinb ditc>che la Modeftiaé detta 'prendere dal Salmo £r«^vr«f> in quel terzet-
dal mcdo,'&: il modo e padre dell'ordine: di to» Omnis gloria ews fitidRegtsahiitttiiitfim*
Bnodo,chelaModeftiaconfifte,in ordinare,& brijs aurets : Circum amtfla ranetattbus Et .

moderare lcoperàtiònihumane,& per far ciò l'Apoiiolo difsc habbiate i lombi veltri cinti
bifogna collocate lo fcopo della nóftra inlcn- ài cintoli d'oro,jl che alcuni in rerpretano-pet
tionc fuor d'ognitermine cftremo del manca la Modeftia» &
finceTicà di cuore,con la quale .

nicto>& dcll'eccefloital che nelle noftre attio- fi raffrenano le parte concupifcibtli dell'ani- ;

ni non ci teniamo al poco, ne al troppo, ma mo fecondo Euihimio.


nella via di mezorcgolata dalla modcratione» Sta con il capo chino per fegno di Mo»
della quale n'è fìmbólo l'occhio in cima dello tlefìia come fanno le honefte donzelle »
fcettro, pcrctodie gl'antichi facerdoti volcn- \ì &
Rcligiofi amatori della Modeftia » '
1

<)ocon geroglifico fignificateilirodcratcìe) che con tal fegno etiandio nel caminaie «
foleuano fare vn'tcchio» 6i vno fcettro cofc &
nelle ricreationi la dirooftrano per cbo-
dire

(
. . . .

Libro Secondo 4ijr


dire intieramente al precettai' S.PaoIo godiciufFo porta k crefla,è Tempre ardito^
GMudete^ Mcdefti/t vtfifufit nof» omnibus hàmimbHS, pecdmala creila diuiene humile)& modeflo».
EtTendoche chi è dotato dì quella virtù> onde: il Pctrarcacontta gallum, difle» uépe-
non va con la tefta altieraivà bene fenza ciuf- riat fjunc. aurem gallùs,0-c^ri(iam infoienti* di-
fo* perche la Modeftianon arorae^ce cofe fu- mittat , Motto iniitato daPio Secondo nelli
perHuetCome habpiao^od^lto/il ciuffo cer- fuoi comroccarij Iib.xjaagionando d'vn F»lo-
ramente è fuperflao» &
é fègno di vna vana fofo, Theologoalriero» che reftò mortificato
fuperbia» percioch&qon ral pale(è. altezza» (ì disputando in Roma» di cui dille» Cri/ldt ceci'
viene à raanifeftare l'altezza^che nella men» dfi^t-fuferùo . Veggafi l'adagio» Tollere cri-
te occulta rinede>iegnomanifefto ne danno- fias,oùe l*iiUtore dice , translatum abattibus
alcuni animali che hanno il ciuffo^ ouero la criflatis » in quibus cri/ì<& erelliorts alacritatis,
ciefta in teda* i qujli fono di natura immo< atqtte , Sì che il ciuf-
ammortir» indicia funt
deflit^ però PI auto i n Captiuis con ragi one
.
fo è inditiod'animo fumofo»& però la mo>
piglia rVpupa^che è sfàcciata>& porta itciuf^ defila non lo comporta» rifiuta ogn'aUto> &
fo per vna me re;iice«co$i anco il gallo i(^ luo-^ ornamento di iella

M O N A R C H I A MO N D A N A.

Starà a federe fopra d'vn Globo ter»


reftre,& che con la delira mano ten-
ghi quattro (cettri, &
l'indice della fi-
niltra ftefo in atto di comando » con
^na cattelU oue fia fcritto Omnibus
vnusy & dalla parte delira vi fia vn fe-
r>vilIìrao Leone» & vn fetpente di
fnifucata grandezza», dalia finiUra&
alcuni prigioni con corona in capo»
incatenati» &proIlraci in tetra con dì«
uerfe arme ofFenfiue» Trombe» Tam-
buri, Infégne» Srendardi» Corone di
diueclì dominij* Danari, Gioie» Colla-,
ne, & altre ricchezze.
La Monarchia iion é altro» che ili

principato d*vna foia perfona»& vie-


ne dalhnomi' greci Monos che vuol
direvno»& jirchi» che vuol dire prin-
cipato, onde -Homero i, Iliad. Sitda-
minusynus-^vnus&rex •: <

Si dipinge giouane, e (Tendo che il'


Filofcfo nel 2. della Rettorica dke>
che è proprio de gioiianicflere ambi-
tiofi» alrier i & fopraftare à gl'altri
Superbia efìeUtiovitiofa>quAfgfcriorem'-
_ defpi6ieni
DOons-giòuancvd'sfpetto altiero, & fti- Superioribusi & paribus fata^dQminari»,
perbo.fatà t m^ta,& Cotto alFàrmam- dice Hugo.
t« haurà vna fà'dig'ia 4i color
rofro,& in me- La dimoflrationc dell'afpctto altièro, e fii-
50al p#»ttb vn gioiello con vn diamante. Se perbo, è fegno d'appetito difordinato della
5er cambio di corona babbi circondarci! ca- propria eccellenza, laquale fuole cadere pec.
po da raggi limili à qu elli del Sole,& alli pie- lo più ne granimi aUieti» e fupetbi •
^i coturni d'oro concefli di
vacie gioie di gran Si fa armata per dar terrore, tenere in &
Valore^. : .. . . v
"
..
rpauentoalttuiicom'aoco pereflere pronta à
cor*-

V
. . ,

4ià Iconologia
combattere cchi chi contcadiLC» &€ conttadat
volgile.
La faldiglia di color roflb fignifica ahcrez-
M O N D
2a> la quale accrefce IVditeàchi fopcaftare Come dipinto dal Boccaccio nel prim» libro del-
vuole con animo intrepido» &
coftante la ùeneolo^ delti Dei, conte quattro
Porta in meza al petto il gioiello con il /uè partt',
diamante,, pecche Ci come quella gioia ha il
nome della mdomita durezza, &: infupetabil
forza facendo refìllenza alla lima, allo fcar-
PER
luogo
Mondo ilBoccaccio nel
& nefcommenti Gerogli-
citato,
dipinfe il

pello,com'anco alla violenza del fuoco>Gosr fici di Picrio Valeriano, Pan con la faccia ca-
paumente j1 dominatore con l'infuperabil prina ,di colore rcHìo infocato con le cortia
durezza deiràniraofuo, cerca di far refiftco- nella fronte» che guardano in Ciclo, la barba
za à qual fi voglia cofa à lui contraria ' . lunga, &
pendente vetfo lupetto, ha io luo- &
Porta in capo in cambia di corona li raggi' go diverte vna pelle éi pantera, che Ir cinge
fimili à quelli del Sole, per moftrare, che li- il petto, &
le fpalle, tiene con i'vn^ delle ma-

com&il Sole,è parimente folo cer-


folo.cofi ni vna bacchetta, la cima della quale è nuol-
ca d'eCTere colui che prefama d'eflere fòpra- cain guifa di pàdotale» 5c con l'altra lafiflo-
gl'altri» con far che uidunoglifipofsaauici- la iftromento di fette canne* dal mezo ingiù:
'*

Dare con lavi(ta> non che con la perforià. einformadicaprapelofoj&iipido. '


-•>
|
Onde racconta Stobeo fecm.45. per bocca Et Silio Italico lo dipinge ancor egli incuci
d» Antoiiinojche vn certo Lydo accoftaiidofi (la guifa cosi dicendo. '
'
ì

àtrefoglidiffe. I Lieto de le fue-fefte Psn dimena


Si gemini Soles forent pericsdum confl^rat- L « picciol coda, ^ ha di mcèto pino
tionis rerum inimineretJta&regemvnum ac- Le tempie etate, e da ia rubiconda
£ipium Lydii dttos vero JimuL tolerare noti yof- "Ermteeftena due brtui c»ma, e fino
/««r, fiche perciò rapprefcnnamo ilfugcttcr Vhijpidn bntba fiende fopra il petti
dt quella figura, che ftia à federe fopra il glo- D»l dure mento» e fertttquefìo Dt»
Sempre vna verga pafiorale inm»no
bo terreftrc, come folo, & fuperioreà tutti
Cui cinge f fianchi di timida Dam».
Gli fi dinno i Coturni come calciamenii
La maculo/a peUeil petto» t il dorfo.
folitià portatfi; da Hi:roii Principi, p«rfò»&
naggi grandi» &
per ma^ior fcgno di fupe- Pan è voce Greca,& in noftra linguafignt-
xiorità,.& preminenza gli fi danno che fiano fica l*Vniuerfo,onde gl'antichi volendo ligni-
d'oro,&'catltefti di varie gioie di gran ftima,. ficare il Mondo per quella figura mtendeua-
«valore. no per li corni nella guifa che dicemo, il Solcj
Tiene còla deftra manali 4jfcettti,pcr dino & laLunaj^il Boccaccio nel fopradetto luo-
fare dominio d^lle quattro parti del Mòdo.
il go vuole» che detti cotniriuoltt Cielo
li al .

ligeftode hndice della finiftfa,& la Car- modino corpicelèdi) & gl'effetti loro nelle
i

tella con il mono O^mbsts imusi è Xtgno di; cofedi quàgiù.


preminenza» <Sc di comando La faccia tolTa, &
infocata, fignifica quel
Gii fi métte acanto il ferociflimo Leone fuoco puro, che ftà fopra gli altri Elemenu» in
conilferpente di (mifurata. grandezza» pei^ confine delle celefti sfere . ^
cloche Pierio Vtilériano lib.if. deifùoiGe- La barba lunga, che va giiì per lo petto
loglifici tfCesche i ferpenti aggionti» ac- & moftra che i due Elementi fopcrion, cioè l'a-
compagnati con ! Leonii quali fi metteuano ria» e'I fuoco fono di natara,e forza mafchilc,
apptefso l'imagine della Dea Ope, fignifica- & mandano le loro impteflìoni di niàtttta.fe-
wano il dominio di tutto il Mondo. minile.
Tiene per trofei dalia finiftra parte li fudet- Gì rapprefenta la raaculola pelle, che gli
filCe di coròria incatcnaci,&: proftrati in ter- cu^pfeil petto.Srlc fpalle»l'otcaua sfera» tutta
ra con le ìòx fpoglic&ricchezze» &
altre co** dipinta dì ohiati(Tx-ne ftelle,la quak parimen-
ione de diaerfi domini) per fcgnodi Vitto- te^opre tutto quello che appartiene all.< nacutu
riano^ e fse re Monarca» & dominatore di tue ra delle cofe: Eufebiòlib.j.cap.j.nella prepa^
to il Mondo. tatione» dal quale tutti gh altri hanno kuac
piglia

I 1
. .

Libt<Gi Secondo. /4i7


K M O N tX O
Cof»8 difìnto dal Boccaccio mi primo libro dellti. Ccftsplogia delti Dei» con U
quattro fue parti .

MONDO.
, Come dipinto nel primo libro de i Com
menti Ce roglifici di Pierio
Falertano,

Vomo, che tenghili piedi in


con vna ve-
atto di fortezza,
de longa di diuerfi colori, porta in
capo vna gran palla» ò globo sfenco
di oro.
Si dipinge cofi per moftrac la fol-
tezza della terra
La Tede di diuerfi colori^dinotaìi
quattra£leroenti)& le cofe da efiì
generate» della varietà de' quali la
terra fi vefte.
La palla sferica d'oro fignific^ il

Cielo, & il fuo moto circolare . Ve-


ro é che Eufebio per auttorirà di
Porfirio defcriue tal fimolacro Egitr
lio con li piedi intorciati > perche
non muta loco, con vefte lunga, e
varia per la natura varia delle ftelle»
£c con palla d'oro» perche il Mon-
do
é rotondo: d'oro diremo
ftelTo
jioii come fimbolo della perfettio*
cigliala péjFe varia di pantera per là varietà -ne, per la perfetta architettura» che èpèllà
Ielle cofe celcftj, tiene fingile figura de P^
mirabjl fabrica dell'Vniuerfo fatta da perfet-
Imbolo dell'Vniuerfo cflère inuentiòne de to Architetta Creatore del Cielo > della &
Sreci à cui diedero le corna per caufa del Sp» terra.
l^,& della Luna. Volendo gl'Egitti) (come narra Oro Apòl-
La verga dimoftra il- gouerno della natura» line ) fcriuer il Mondo , pingeuano vn ferpe»
per la quale tutte le cofe ( maffime quelle che diuorafle la fua coda,e'l detto fcrpe era lì-
:he mancano dì' ragione) fono gouernàte, guratodi varie fquarae per kqaali inrende-
5^ fieVle fùe operationi fono anco à determi- uano.Ie ftelie dei Mondo, ancora pereffer &
nalo fine-. '\' '^'.' quello animale graue per la grandezza fu»
-Si dimoftra anco ^cf là" verga riròtta l'an- intefero la terra:è parimente fdrucciolofo per
no, il qual fi ritorce in fé 'ftefiò, nell'altra ma- il che differo òh'è fimiie all'acqua*, muta ogni
no tiene la fiftula delle fette canne,percKe fu anno infieme conia vecchiezza la pelle, per
Panilprimo>che trouafleil mododi compor- là qual cofa facendo ogn -anno il rempo mu-
re più canne in fieme con cera,& il primo che tationenel Mondo diuien giouane.
la fonaffe ancora» come dice Virgilio nell'e- Sì rapprefeota ch'adopri il fuo corpo per
gloga feconda. cibo , quefìo fign ifica tutte le cofe * le qua-
Si rapprefent^ dal mezo in giù in foBma di li per diurna proutdenzafono gQUetnatenei^

capra pelofo, &


ifpido intendendofi perciò Mondo..
'

la terra, fa quàl'è dura, àfpra,& tutta difugua-

Ic, coperta d'albori d'infinite piante» àii &


moU'beibe,
Pd EV-
. .

4iS Iconologia
B V R O P A.

ViiAdtlic farti frineipdi dtl Mond».

. . Si yeAeiiccamented*m>itoRe2k
~1e»&'di più coiòti, per la ricchezza
che è in efla & pet eÀìpre (cpme dice
Strabone nel fecondo libro)di forni*
più varia dell'altra patte del Mond
La cotona che porta in tefta è p
inòftrare > che l'Eiuopa è ftata tet
pre fupetiote» & Regina di tutto
Mondo.
Si dipinge» che ficda in inezo
due corni di douitia>pieni d*ogni f<
te di frutti percioche come dimoili
Strabone nel luogo citato di fopra»
queftà patte fopra tutte l'altre fecoi
da,& abondante di tutti quei beni
che la natura hàfaputo ptodurre co
me fi pottà vedere da alcune fue pac
ti da noi defctitte \
Sì rapprefenta che tenghi con la
de(ha mano il tempio , per dinotarti
ch'in lei al prefente ci è la perfetta!
Se verifTima ReIigione»& fuperiotel
tutte raltrc.
MuQta col dito indice della finiftrt
mano Regi>Corone»Scettri,Ghirlaa
__ de»& altre fimilicofe» cliendo^faè
DOnnRegale
a
tQ
ricchifTìmatnente vc(^ita di babi-
di più colori» convna co-
nell'Europa vi fcno i maggioii^e p>ù potenti
Prencipi del Mondo-, come la Maefìà Cefa|r
tona in tefla»& che fieda in mezodi due cor- rea,& il Scromo Pontefice Romano -la eli
nucopia incrociati» Wno pieno di ogni forte auttorità fi (tende pet tutto, doue ha luogo Iji
di frutti, grani} migli, panichi)tifì,£f nmiii.e Santifl[ìma> &
Catholica Fede Chriftiaoa,!^
J'altro d\ue bianche & negre» con la deOrà quale per gratia del Signor Iddio» hqggi e

^
roano tiene vn beliifTimo tempio, & con il di- peruenuta fin al nuouo mondo ^

to indice della finiftra mano,moflri Regni» . Jl cauallo, le più forti d*armi , la ciuetta fo^
Corone diuerfe»Scettri)ghirlande,& (imiti co pra il libro>& hdiuetfifitumentimuOcaU.dH
le» che gli (daranno da vna parte» & dall'altra montano che é ftata fcmprc fuperiore all'ai?
vi farà vn cauallo con trofei» fcudi,& più force tre parti delmcndo,neil'atme»ncllekitctc>&
d!àrmi, vi farà ancora vn libro». &fopra di edio io tutte l'arti liberali^
vnaciuetta,5c acanto diuctfi inftromentimu Le fquadre,i pennelli,& i fcarpelli, fignifi-
iìcali.vna fquadra^alcuni fcarpellL& vna tauo canofaauer hauuti, &
hauerehuomini )llii>
iettailaquale fcglìono adoperare pittori con
i ftri,&: d'ingegni prtftantiflimi,.$ìde Grecb
diucrfì colori fópra». &
vi faranno anco al- Larini>& altri eccellentifiTiroi nella pitttirai
quanti pennelli^ Ìlolittra»^& architettura..
Europa c>riraa,& principale patte del Mon £ V B. Q Y A. ir Ac M E D A 6 L 1 E r
do» come rifcrifce Pllnianel terzo libro al ca-
pitolo primo, &tolfequefto nome da Eiwopa Del Signor Gioì Zaratim Caflellini ..
figliuola di Agcnoro Re de* Bhenici».rubbata. EVropa. figlia d'Agenore Redi Fenicia fS
^ condotta Asll'Ifula diCandia da Gioue. portata nell'lfoladi Candia da Gioue in
foima ;
. . .

Libro Secondo. 419


forma di toro^ come fingono i Poeti) rpetii\1- infiemeeradi fettecento mila pedoni, & da
mente OuidÌJr però nella Medaglia di Lucio fettanta mila caualli al tempo di Polibio. Al*
Volceio SctaboneèHgurat.). tri ailìmigliano Italia ad vna lingua, alrri ad

Donzella fopra vn corro corrente per tetra vn'Agugliacbe dalle Alpi fue bafi caduta fi
non per acqa^i) e vi ftà à cauaiio con vna gam flenda in terra pet lungo,mà vi bifognatebbe
ba di quà,(5c i'^lcra di ià>re ben per fianco vol- mettete in cima vnameza luna ^ poiché Pli-
tata con la faccia vetfb, la groppa) come che nio dice che Italia nella cima finifie in forma
ttfguardi il luogo donde d partc,<;on la deftra d'vna targa d'Amazone, la quale era lunata»
alzata tiene vn velo» che le fa vela fopca la te- però molto bene alcuni l'aflìmigliano ad vn
iU>6c la circonda di dietio fìnfottola cmiu- pefce lungo con la coda biforcata. Il capo
ti, doueconla mino finiftra appoggiata alla del pefce tipo deirAIpe, il corpo fimile lun'-^
fchiena tiene l'altra fommità del velo. Sotto il go, &c largo nel principio» che fi va refirin-
toro tra le gambe vièdiflefannafoglia vnita gendo nel fine la coda biforcata figura del- *,

al Tuo tronco alquanto alto le due corna per li golfi lunati» Leucopetra

Nelli geroglifici aggiunti da Celio Augu- capodcU'arroe àman dritta, & Laciniocapo
fto lignifica T'anima dell'huomo portata dal delle colonne à mano manca, vn corno rif-
corpo rìelcorfo diqucda vit3>ò nel mare di guarda il mare Ionio» l'altro il mar di Si" &
qaedo mondOf &
nondimeno ella la patria cilia» la fpina che d#^capo alla coda và pec
ch'ha iafciato,cioè Dio Cteatore>con auidi oc mezo del Pefce» rafiembra l'Apennino che
chi tifguatda . Et qutfto e quel platonico cir- dalle alpi padà petmezo di tutta Italia; Pio
colo detraQima>& quel moto delta ragione, Papa fecondo nelli Commentari) . spenni'
quando la mente noóra riuolta dalle cofe di- nus fnons efl altiffimus » qttt ab alptbus defceH'
uine al penfare alle humane, &
create» final- dem vniuerfamltaliam percurrit. ciò fia det-
mente alla còntemplatiohe di Dio ritorna to per intiera dechiatatione di quella foglia
4La foglia col tronco alto fotto il toro tra le {>ofta tra le gambe del toro figura d'Italia
gambe, è figura d'Italia che ftà nel feno d'Eù- capo d^Eutopà
ropaifondamento 6c ornamento ptmcipale di E V RO P A
nella Medaglia di Lucio Va-
lei, la quale Italia ptefe il nome dalli toti,che lerio Donzella à federe fopra vn toro» che
.

Itali fi chiamauano dall'antica Grecia fecon* perterra di pado camma» la donneila fià eoa
do Timeo in Vatronei& in Sedo Pompeo U faccia verfó la teda del toro» con la fini-
babbiamocbe i Vitelli furono detti Itali ^/>« flràdidefa fopra il collo del medefimo giu-
Ir tnim /taii/Mfit ddìi . Plinio nel terzo libro mento, 5c con la dedra alzata di dietro tiene
cap.5. diceche Italia fi a(Tmiigl!a molto alla vn velo» che le fa véla fopra late{U,& dauan-
foglia di quercia, più lunga affai che larga, fi ti al con trarlo dell'altra. Il toto fecondo al-

comeélafogliaimpreflaoeliafudetta Meda- cuni è figura della naue ch'baueua per infe^


flia . Il tronco alto è figura delle alpi, da qua- gna vn roto bianco^nellaquale fu portata Eu-
comincia l'Italia Giulio Solino cap.Ottauo. ropa in Càiidiaj 6c maritata con Gioucò con
Juiiia iimuerfa confurgtt dlugts alfiutn più . AÀeriO» ò Santo Re come altri fcriuono» il
^cco>« Simtlis querno fttio JttUiet freceritatt velo gonfio in aria, è fegno delia vela di quel*
émpUor»qu4m ùaitudtnei Tà figura diptnfe ìanaue che porrò Europa .
in vetiì Gaudio RiKilio nel fuò itinerario
lib.2.
À S I Aé
Jìsliétm rtrum dcminam, qui cingere vi/k
Et toiam pMtter cernere mente tielit,

Jaueniet quitn* fimilem precedere frtndi


DOnna in piedi» che nella finidratietiè
dardi in vna Medaglia di Adriano
tre
jireat*mÌMermmeonHetui»tè finu . dillegnatadaOccone ab Vi be condita ^y6*
. Polibio non ttalafsò di lodare Italia dall'a* Vien anco difegnata htirifìeflo itìogOi
bondanzi di ghiande prodotte diUerfi luo*
ift Donna ih piedi, nella dcfìrà vn lerpcnte»
ghi da molti bofchi di querele per nutrimento nella finiftravn Timone i fotto i piedi vtia
de porci à facrifici, ad vfo ptiuato, à necef- & Proià con la patolà Afia;,
fario apparecchio perglieflètcìti,atre(ccbeil
oumerodeghhaomini atmatitli tutta Italia
bd ì Don*
. . . .
.

4^0 Iconologia
S 1 A.

produce non folo tutto quel che fi.'


meftierO) alviuerehumano: mian-
Cora ogni fotte di delitie» petcià il
Bembo cosi di lei cantò •
ÌJell'odetmtcìtucid'Otiint**
Là fotf il vMgf, 9 t*mHr»t» Citltp
Viue VM liets, t ripfc/s/m itet»,
Chtncn ì'cfftnatmmt»ld»inè ptUm, 1

L'habico ricco d'oro, ^, digioie^i'


coniefto, dimo{lra non folo la copift
gtand%che ha di eile. qacfta felici^
lima patte dei mQndc*,roà anco ilcoh^
Qume delle gemi ài quel paefe per*
cioche come nai;ra il fopradcto Gio^^
Boemo non folo gl'buomini: nù Id^'
donne ancora portano pretiofi ornan
menti collane, manielicpendenti,^
vfano altri diuerfì aboigliamen ti. }
Tiencon ladeftta mano i rami di
diuec/i.aroma ti, perciò è l'Afi^diefit
cofi feconda> cbe liberamente gii di*
ftribuifce à tutte l'altre ragioni
Il fumigante incenfiero,dimoftra li
foaui & odoriferi liquori, gemme* &j
che producono diuerfe Pto*1
fpetie >

uincie deli'Afiadaonde Luigi Tanni-


DOnna coronata di vtia bcllifsima ghir- lo dolcemente cantò.
landa di vaghi fiori} <5c di diuerfì frutti . itfiirMuan /catti Amii «deri .

contesa? farà veftica di habico dcchifsimo» £t particolarmente delllncenfo ve n'è in


tatto ricamato d*oi:o,di perle, &altre gioie di tanta copia, che bafta abbondanteoaente pot
fìima^neila mano delira hauerà ramufceUi co i facrifitijà tutto il mondo
fogIie»& fratti di cafsia ài pepe,& garofani, le Il Camelo é animai molto proprio dell'Ai
cai forme ù potranno vedere nel Matiiolo,nel fiav& di eflì fi feruono piij> che ài ogn'ali^o a?
la (ìniftra terrà vn bellifsimo» &
artilìtiofo in* nimale
— I. H I I
> ^ , « ^
i

cenfìeio dal <]QaI fi veggia efalare aliai fumo *


I , ;

A F A< •':. .^»'-r.i


R' I> C '

Appredo la detta donna vi fìarà'vti camelo


ì giacere fu le girmcchia» ò iti altro modo>co
VNa donna mora quafi nuda» haueià ti
capelli crefpi» &
fparfi tenendo in capo
me meglio parerà all'accolto» de difcreto pit- come per cimiero vna cefta di elefatite, al col^
tore, io vn filo di coralli) &
di efll aU'oiccchieduc
L'Alia è]a metàdd Mondo> quanto all'è- pendentiicon la defìta roano tenga vn fcorpio
{tenfionedel paefe» ch'ella ccmpreiìde: ma ne,6^ con la finifìra vn cornucopia pieo di f(.i-
quanto alia diuiiìone della Cofmogrcfia è fo- ghe di grano) do vn lato eppreflodilei vi farà
ìo la terza parte di elfo Mondo vn ferocifFìmo Leone, & dall'altro vi faranno
E detta A^ada Afìa Ninfa irglia di Thetis» alcune vipere, &ferpenti vcnenofi.
& dell'Oceano, la qual vogìiono<:he tencflc Africa, vna delle quattro parti del Mondo
l'Imperio» sìdelfAfia nraggiore) come ducila è detta Afiica, quafi aprica cioè vaga del Sole»
minore • perche èpriua del freddo, oueto è detta dft
La ghirlanda di fioti,& fruiti «per fignifr. Affovno de difccndenti d'Abraham > come
care che l'Afiafcomc rifetifce Gio.Boemo) ha dice Gioffefo.
il Ciebl|K>lto tempeiatoA benigno Onde
-
6i rapptefenta mora » emendo l'Africa fot»
topo*
. . . . . .

Libto Secondo» 4*«


FRI ,
6 A.
II cornucopia pieno dì Qfigbe di
'

grano denota l'abbondanza» few &


tilità frumentaria dell'Afnca» della
quale ci fa fede Horatio.
Quicquid de Ltbycis vertitur a reis .
Gio. Boemo nella detta defcrittio-
ne-,chefàdecoftumi>Ieggi,& vfan-
ze di tutte le genti, dice che due vol-
le l'anno gl'Africani mietono le bia-
de» hauendo medefìmamente due
volte nell'anno l'efìate
Quas humus exceptasvarios animattit
tn angues ;
Fnde frequens illa efl, infefiaque tfir^
colkbris
A F. a I e A*
DOnna che con la fìniftra tiene
va Leone legato con vna fu-
ne» Medaglia d.' Seuerodefctittada
Occone ab Vtbe condirà . P48. &
^60, In Medaglia di Adriaro tiene
vno fcotpione nella deftra > aBìfa in
terra» nella (ìniftra vn cornucopia .
L*A fcica con la ptobofcide in celia di
elefante vedali in Fuluio Otfini nella
géte Celìia £ppid j Norbana» nella &
Medaglia ó\ Q.Cecilio Metello Pio.
topoda al mezo dì, & parre di effa anco alla AMERICA.
zona corrida-, ondagli Africani vengono ad DOnna ignuda, di carnagione fofca, di
€flere naturalmente biuni,emon. giallo color mifto, di volto ternbile> &
Si fa nuda, perche non abbonda molto di che vn velo rigato di più colori calandole
ricchezze quefto paefe da vna (palla à trauerfo al corpo» le copri le
La tefta dell'Elefante fi pone» perche co(i parti vergognofe.
fìà fatta nella Medaglia delIMmperadore A- Le chiome (acanno fparfe» ic à corno al
driano, cflendo queftì aoimnli proprij dell' A- corpo fia vn vago» &
artificiofo ocnamento
frica,quah menati da quei popoli in guerra» ài penne ài varij colori
diedero non fclo merauigha; ma da principio Tenga con la finiftra mano>vn*areo,con la
Ipauentoà Romani loro nemici. dedca mano vna frezza» & al fianco la faretra
Lic .pellinet«.ctefpi»corallÌ8l collo» &
parimente piena Ai frezze.fottovn piede vna^
o-
recchie» {bnoornameau loro propri) tefta hamaiia paffuta da vna fi:ezza»& per ter-
more-
*
fchi » ra da vnaparce farà vna lucettola>ouero vali»
Il ferocilTimo Leone, Io Tcorpione» &
gli guro di rmifiirata grandezza
altri venenofi ferpenti»diaioftrano> che nei» Per elTec nouellaniéte fcoperta quella par*
i'Afcica di tali animali ve n'è molta copi^>& te del M6J0 gli Antichi Scrittori no poffono
fono infinitamente venenofi» onde fopradi; hauecne fctirto cofa alcuna» peto m^ è ftato
ciò", cofi dire GUudiano. meftieriveder quello che tmiglioti Hiftorici
Namque feras al'ijt tellm Meutrufiit^ dmum moderni ne hanno refctro„cioè il PadreGi-
prahuit huic^ [oh tUbet ceavtSfatriifUiMm. rolarao GigluijFcnanfeGonzales, il Boterò*,
Et Ouidio nel quarto ^eUc MerttYioi f. fi iPadri G4efuiti,& ancora di- molto profitto mi
Cumque fuyer LybicasifiSlor federa ^enas è ftata la villa voce del Sign» FauftaRughefe
Corgofju cactus gututusidtre^ crueut* da'Mo«te PuIciaiìo,al quale pei fua benigni^-

Ai r\odw.
. ^

41 2l Iconologìa
M E R I G A
molto notabili in quei paefr»
gli altri
pcrcioche (bnocofi grandi,& fieri »
che deaerano con f^lo gl'altri ani*
mali: màglibaomini ancora.
I I ——
Ml O H T E.
Aipilloi da Ferrara pittoce in-
>
C"^ celligente dipinfe la morte
con l'óiratura oiufculi.Òc netui fcol-
piti.laveftedVn minto d*oro fatto
à broccato ticcia>perche rpi^iglia i pa
tenti,, de altri delle iicchezze>come
I mifcri ».& poueti dello ftento,.&

: doIore-,fu latefta glifacx-Ua delicata


m fthetadibe!Llfini3fifonoraia,&:
colòrct perchenon atutri firooftra
mcdefimatmàcon mille faccie con-
tinuamente ttafmuraadori ad altri
fpiace». ad altri è cara altri la defi-
>,

derano» ^Unhi fuggono, è il fine &


di vna pri){ione ofcura a gl*^nimi
;
gentil', agl'altri è noia, & coli i'o-
pin'oiicde gl'huomini lì- potrà di-
re, che fiano le raafchete della
Morte».
Eperchemolto ci» preme neFvi-.
ta,& coitefia è'pbciuio.darme di qtielh> par- ucn p Rc.igJone, ia Patria, la fama».
litico la
fe piienQraggu^glio.cojme Gentirhuomo peri- 6trai ronferuatirne de Ih flati,, giudichiamo
tiffimójchc d*Hifì:otia,6i di Cofmogr^ffa nuo> clTerbelli'^il morire», per quelle cagi:)ni ce ia
uamcntc hàitiandato in loce le Tsurl'e dhut- fai^chderare ilperruacitrci,ebe vn hello mori-
lequàtrro le pArcidel Mondba.ton gli elogi j; re tutta la vitahonoia^ il'che portàiancora al-
dbttiffimi àciafcunadi cffe^ rudtre if veRimVnto..
Si dipinge fenza habiro> per eflere vfànza. Còrt^nòqutfto pittore l'oliò del capo d'ella
di quei popoli d'andat igpudhè ben vèro»chc di vna ghn landa di. verde alloro, per mofttare
cunprcno k parrr vergognofecoadiuvifiveli'. l'Imperio lOf' fópra tutti li nfiorra'i>.& U légge
di batnbaccò'd'altra cofa .. perpetua ruelta Irniftramano li pinfc vn« col-
La gltirlandadii varie pcnne,e pm-^tneTito,. tello ;iuolki con vrEta!no«i*ò!iuo5.perche non
che egjino fògliono.'viaréì:'n2»(rfi.piùfógriono fi'puÒ'auuicina: la p^ce &
il commodo mon-

impennai {K il corpo-iacerro tempo, fecondo) d.inorche non srauuinni ancor 1.^ mOTre>& la
che vien^rifctito da fopradetr^auttori .. morrepepft ftelfa apporta pace, & qujete>&
L*arcoii& le Frezze fono proprie armi, che- che la fila è ferità di pace»& non di guerra
adoperano conr nuanjente.sì gl'hitominnco- non ha^en^^o chi gli refVa ^
tnc oncale donne jn^aniafProuincie ^ Le fàtcnete%r. bordone da peregrino in su
Latefta hamana fotro i/' piede apertamene r*fp'alla,c,'»tÌT:o'di coronc»di naittcjd» cappelli»
•tr dinicftra di quefta batbara' gente cfìet \^ dilibrijftrumentimuficali. collane da eaualie
maggior parte vfata pafcerfi dixarne huma» rii anella d.» maritaggio, & gi<'ie, curri iftro-
naipcrcioche gli huomitri da loro vinti in guer menrjdcH'a'Iegrczz.' mon iane>lcqu-»li f^bri-
MjU mangiano, cofi lì fchiaurdalbtocompra- Càno laNri'uia &. rAtre,.& clU cn'tula di am-
ziydc per d)ueife altre occafioni bedue «va pti nitto inqi'irr:^ peregnnailo, per
La locerca» oueco liguiofòooanknalt fcà fiuatc>&aillaperehunsano fecero donartene.
MOR..
.

Libro Secondo. 423


M o R T
ctii voleffe dipingete la irorte, fe-
condo fu moftraro in fpitito ad A-
'tìos Profeta, il come è regi (Ira-
to nelle fuc protetieiai caj)itoloot-
rauo, doUe <\\cg^ Vnc'mHm pomo»
rum ego video, cioè, the. vedeua U
Mortcnon foló come fi dipinge or-
dinariamente conia falce nella fi-
jjniftra mano,ma anche con vn vn-
cinohclla deftra» perche sì come
con la falce fi fega il fieno, 6c Ther-
be baile che fìai,ho a tèrra per le
quali vengono fignificate le perfo*
ne bafle>epouerellc, cesi con l'vn-
c'mojche fi adopera per tirare ab-
ballo dagli albori quelli pomi, che
fìannotielli rami alti, che paréi &
che fieno ficuri da ogni dannojvcn-
gohofignificati li ricchi, & quelli»
che fono pofti in dignità, & che
ftanno con tutte lecommodità pof-
fibih. Onde dipingèndofi cofi la
Morte, fi verrà à lignificare beniffi<«
mo
l'officio fuojche è di non per-
donate ne à grandi, ite a' piccoli, he
' a' ticchi, ne a' peneri, né à pofiii iti
/iiu'i.p.?i.ida, con gli occhi ferrati, ve- dignità, etiam fUpréme,hè a' vili, e perfoné
D: ft» ta di nero> fecondo il parlar de Poe-
qu:li per Io pciuar del lume intendono il
abiette,e di niuo valore, ma quelti con la fal-
li, li
ce fegnando pereflfetedi maggior numero^
motirp,come Virgilio in molci luoghi, fe- & & qUtili bn l'vhcino piegando tutti alla fine
(

condo Ijb. dell'Eneide. vgu^Imente manda à terra coriforme alU


Demifere nechmm caffum lumini lugeni tnemoràbil fenienza d'Horano nel primo
Et Lucrejio.njelj.libtp» hb.Ode 4.
Dulcéa ÙgnehAìit ìammis ìumindi vita . pallida mors aquà pulfat pede pauperum ?4«
Oueto, pprche.cofne il fonno è vna breue hernasy
motte.così la morte è vii longofonno.& nel- kegntityiqtìè tUrrer. ne Is fparagna ad alcuno*
Je facre lettere fpefsofi prende perlaMoi-t fitomt: nell'Odt i8.delri{tc(T> libro dice*
te il fonno medelìrtìói ÌSlullum fma caput Proferpina fugit .

Mòrti, .
M 0*R M O R A T O N E. 1
può anco figurare éon vna fpàda
SImano in atto roinaCcieuole, & iri

tiell'alt^ra
Vedi à Detrattionc.
MÓSTRI.
con vna fiamma di fj^ipco» fignificatidojche PErche moire volte occorre di rappreferi-
la Morte taglia, écdiuide il mortale dalhm- . ìare diuerfi M..>ftri, sì tertej[lri,ciDme ac-
mortalcj :&. con Ja fiamma abbruccia tut^e quàtici, & aerei ho rrouavO alcupj Poetuche
le porentie fenfiiiutì, togliendo il vigore a* he fanno raètionejonde ivu par à.pcopofito di
fcnlì,& col corpo le riduce iti cenere» & iti mefcolarli infietncpcr chi oe haiiràb;(bgno.
fumo SCILLA.
Àforiè, *
SeconUoHóniero mWOdiffea>
GOn grati confidetatione farebbe fon-
dato all'autorità della Scrittura facra VN moìtro horreodo dcnaod'vii^ fpe»
lonca marina, coi! dódici piedi» &^ «e*

Dd colli»

\
. . . . . . ,

4*4 Iconologia
Candida fuceinff^m iMftmtìhut inguine ntonfi
collr.con alttctanti capi,& ogn'vndi quelli
Dulchtas vexnjferafts dygurgiteinalto
hauctà vna gtan bocca con ttc ordini di dcn- Ab timidos HautAseartibus laterajfe m^rioit f
ti,dai qualivcduffì cafcare mottiCcro veneno.
C ariddi»
Sta m
atto di fporgere in fuori dell'antro le
poi ralttorcoglioancb'cffi>pe-
fpauenteuoli ccftc.come pet guardar fé potcf-
CAriddìè
iicololiilìmo,che l'acqua intorcendofl
fefar prcdade*nauiganti,coaiegiàfifeccde'
d'mtotnofoibilce molte volte icnruuetal'ho
compagni di Vliffcche tanti ne furono deuo- ca s'io alza (oprai monti di maniera,), he gtan-
crude!
cati.quante erano le votaci bocche del
Ouidio didimo fpaueoco rende a' nauiganti •
moftro,il quale abbaia come cane. Et
Però iù detto da Poeti, che era di btuttif-
1

lib.X4. le dipinge in vn lago auuclenatoda


fìmoafpctto con le mani, piedi d'vcccllo &
Cicce, &
così dice.
capace, & con la bocca .jpeita.
EHa megUo vigtturdtt, e mtpr no't erette ScillaeCattidi fon vicini l'vn l'altro, & o-
e dur/é :
£'l pel tocctt, e la pelle irfut», ue fon poftì è peticoiofo di nauigare pet l'on-
Ma quando chiaro al fin cono/tt, e vede de di due contrari} man, che iui incuntrando-
che tutto è can di fotta la cintura.
e'I petto fiede fì infìeme combattono » &c perciò il Penaci
Si tracciasi crine, e'ì volto^
onta, e paura, cadide.
£ tale hk di fefte/fo
pajf» la naue mia toìtn» d'oblio
chi fugge flnuouo can, fico s'adtra
fugg'ouunque vuol fece s'ei gira Intra Scilla e Cwiddi, tfC'
Mk
Et Virg.ncl 3. nell'Eneide dille, Chimera .
Seilla fi firingeneU'aguattofcuri LVèretio, & Homero dicono» che la Chi-
D'vna Spelonca, e'» f"or porge la bocca mera ha il capo di Leone,il venire di ca-
i legni trahe detttro a gl'afe cfi
E ftrg/i
nel leggiadro aQ-etto
p a, & la coda d» dtagcche getta fiamme p^
Human ha, il volto, e la bocca, còme racconta anco Virgilio , chC;
vergine fimhra, eie ptoflreme parti
la tìnge nella prima entrataécirinfetno inlic-'
Di mnrin moflre^auentofo, e grande
Congiunte fon di lupo al fiero ventre
me con altri moftri. =^- j

Qijello, chefauoleggiando i Poeti'


difleto
ni delfin porta al fin l'attere code
della Chimera fu fondata nèli-hiftotia d'vh
Scilla, e Cariddi fono due fcogli pofti nel
monte della Licia.dalla cima della quale con-
mare di Sicilia, & fono ft ari f^mpie pericolo-
tinuamente efcono fiamme, ha d'intotno &
fiflìmiallinauiganti,pctòi Poe ti antichi li die
gran quantità di Lconijellendo poi pm à ballo
dero figura di moftri mirini oppfelTori di tut- moh'abbon*
verfo il mezo delia fua altezza
ti quelli» che padano vicini ad elli
danza d'atbori, pafcoli
SCILLA. Griffo,
Mofiro nella Medaglia di — j- - •Pompeo,
— Sejio dipinge con Utella»con rali.c con I*atii-
-f -
tj 1.
SI
VNa donna nuda fìno al bellico, laquale
con anibe le mani tiene vn timone di
gli all'aquila foroiglianti, &con »1 rcfto
clclcorpo,e co' piedi pofterioci*& con la coda
nauef &par che con eflo voglia menare vn al Leone.
colpo» &dal bellico in giù è pefce,& fi diuide Dicono raoIti,clìe qucfti animali fi nouano
in due code actortigliate, &
fono al bellico ne monti dell'Armenia, è il Griffo infegna
i

efcono come tre cani, &c tengono mezo il cor di Perugia mia patria datali già da gl'Armeni»
pò fuori» & par che abbaino . il quali pallati quiui con figliuoli, &nepoti,6C

Tiene il timone in atto minaccieuole , & J>iacendoIi infinitamente il fito cflcndo dota-

hociao per dinotare > che ellendo Scilla ya to dalla natura di tutti i beni, che fono neccf-
palTo molto pericolofo a* nauiganti,fuol fpètK- ùii) aHVfo humano lecitamente v'b'.bitaiono
sate le naui> &
ammazzare i mannari dando principio ala ptcfcntc nobile inuitta
Sì dimoflta per i cani loftrepito grande» & generofa piofpctità
che fa il mar tempeftofo » quando batte in Sfinge,
Shnf;e, come racconta Eliano ha la tac
quei fcogli» che s'aflooìiglia al latrare di cani,
éi. il danoo,che riceuono dalla Nerezza di Scil
LA eia fino alle mammelle di vna ^iouanei
jlaquelli,che danno à trauerfo.onde Vergilio & il ietto del corpo di Leone,& Aufonio Gal-
cosi dice con quelli vetfìneila fel^a egloga. lo oltre *-^ò àicti ch'ella ha dije gund'ali.
La
. . . . . , .

Libro Secondo. 42 j
ta Sfingee, fecondo la fauola, che (i rac- Heccole cosi diflc quando combattè con A-
conta» (kaua vicino à Thebe fopca d'vna cheloo trasformato in lerpence.
cetca tapuSc i qa^luaqae pcrfona>che pad'a- Tu con vneiepofil qui mete gioftri
Ua Jilà pi jponeuaqaelto cnigmaiCioè. Quiii ' Vhidtacento nSaufa, ne filmai U
foifeqaeU'dninaaieic'hà due piedijòcilmcde- E per ognvn , th'te ne trencai , di tento
j[ì.a3 ba tee picdi,4$c quaccro piedi, <3c quei che He viddt nafeer due 4i ptù ^autnto ,

Bon fapcuano fciocte qaeAo dcrco> u^ i^i te- :


Ci fono alcuni che la pingono con fette ca%
(taaano mieuméce vcci(ì>6c diujuci jlo (ciol pi tapprcfeoiati per 1 fette peccati mortali ^
le £dipo, dicendo«ch'era rbuomo>il qual nel-
Ctrbero .
la fanciullezza alle mani, de ài piedi appog-
giandolìè diquatuo pi>idi>quand3é gcanJe
SEneca Io deferme in quefto modo
// terribile eane^ ch'alia guardia
camma con due piedi> ma in vecchiezza fer- StÀ del perduto regno »e ccn tre iccche
uendori del ballone>di tee piediiOnJe Tencen Lo fa d'horfibtl voti rifonare
do irmoflico dichiarato il ruoenigma,prec)pi- porgendo grauetema à letrin'omhre.
to(àmencegm del monte oue ftaua>fì lanciò. Il capo , el tolto hi cinto dt jerpentì
,

Arfie, Ut ì la coda vn fiere drago il quale


poeti i'Atpie informadivccelli Vifchia , s'aggira , e tutto
FLinfeco li fi dibatte
fporchii& fendi) £c che furono
diiTeto, Appollodoro medefimamente lo defcriue»
mandate al Mondo per caftigodi Fineo Re ma di più dice» chei peli del dorfo fon tutft
d'Are j dia, al quale perche haueua accecati ferpen^el li.
. due Cuoi figliuoli, per condefcendere la vo- Et a^co Dante cosi dice.
ghadcila moglie madregna di elFij quefti vc-
Cerbero fera crudel e diuerfa
celli>«lIèr)doacciecato rimbrattauano,Óc to<-
Con tre gole eaninamente latrte
-glieuano le viuande mentre mangtaua^Sc che Sottra la gente, che quiui è fimmerfie.
poi furono quell'Arpie fcacciaci da gl'Acgo- Gl'occhi vermigli, ta barba vnta, éf atra$
naUiivin feruitio di detto Re nel mare ionio Il vèntre largo, ^onghiatelemani
Rell'ifole dette St^ofadi> còme
caccóta Apol- Graffali fiirti l'ingoia» ^ li /quatte*
lonio diHufaraen te, racconta Virgilio nel 3. Alcuni dicono» che Cerbero (ì intenda pec
dell'Eneide» che vna di qilcfìe ptediceiTe à 1 la terra) la quale diuora li corpi molti •
Troiani la venuta infelice > &
i falcidi) che
M V S I e A.
dòueuano fopporcare in pena d'hauer pto-
uacod'vcGiderle éc à limiglianza di Vctgilio DOnoa giouaneàfederefopravna palla
ledefcriue l'Actoito cosi vna penna in nir<
di color celefte,con

Zràno fitte in vna fehura , e tutte


ncttnghi vna carta di mufi-
gl'occhi filli in

volto di donna Aauea» pallide » e [morte


ca,ftefa fppra vna incudine, con bilance a*
Ttr lunga fame attenuate , e afctute , piedi, dentro alle quali fiano alcuni martelli
Horrtiii à veder più the la morte di ferro.
I. alacele grande hautan dtfform'e trutte federe dimoftra efler la muGca vn fingo»
li

X« man rapaci , e l'vgrte irfcurue 3 g torte lar tipofo dell'animo trauagliaro


Grand 'e fetide ti ventre » e lunga coda » La pallafcuopre, che tutta l'armonia delia
Come di ferpe^ che t'aggira • * /noia .
Mufica fenfibile fi ripofa,& fonda nell'armo-
Furono l'Arpìe dimandate cani di Gioue nia de I Cieli conofciuta da Pittagoricit della
perche fono l'ifte(Ie>che lefuric pintenell'in- quale ancora noi per virtù d'effi participia-
'
ferno con faccia di cancj come, dille Virgilio mo»& peròvolontieri potgenao gli orecchi
nel fefto dell'Eneide. alle confonanze armoniache»^ mulicali. Et
yifeque canee vluìart per vmbram è opinione di molti antichi gentili, the fenza
Dicefi* che quelli vccelli hanno perpetua confonanze muficali non fi potefle hauere la
fame à lìmilitudine de gl'auari pcrfettione del lume da ritrouare le confo-
fJidra* nanze delranima,& la fimmetrÌ3,come dico-
DIpìngefi l'Hidra per vn fpauenteuole noi Greci delle virtù
ferpente* il quale come racconta Oni- Per quefìo fifetiueda poeti,li quali fur«jp>
dio lib.p. Mcihamoif. ha più capi> ik di lei autentici fcctetatij della vera Filofofià, che
ha-
. .

426 Iconologia
liaaendoIiCuceti>& Coribanti tolto Gioue nofegnatelcnoitcctuttii tempi di cflè. la
ancora fanciullo della cmdeld di Saturno fuo capo terrà vna mano (iiufìcatc> a^cohciaia fri
Padre» lo condullero in Càndia* acciò fì nu- capelluéc in mano vn i viola da gambaiò altro
<lri(7e>& alleaa(Te«óc t>et la ftrada aiidocnofor- inltcooienco ipufìcalc
nandofetnprecimbali,& altri inftcomcnti di Aiufica,
ramcinterpteiandofiGioucmoralTneoteper OI dipingono riua dVn chiaro fonte
alla
Jabontài&fapienzaacquiftata) la quale non
fi può allettare» ne ciefcerc in noi fcnza l'aiuto
O
vn
quafi in circolo molti c<gni> nclniezo
giouanettocon i'a-i allcfpallc, con faccia
&
dell'armonia mufìcaledi tuttelecofe) le quali iTiolle,& delicata, tenendo in capo vna ghir-
occupando d'intoino l'anima» non poflono J^ndadifìori,ilqualerapprerentaZc6roinat«
penetrare ad faaucr noftra intelligenza gl'ha- to di gonfiare Je gottC) &
fpiegar vn leggiero
biticontratij alla virtù, che fono padri.per ef- vento vetfo i detti cigni,pei ia ripercoflion di
fer prima in noi hnchnatione al peccato, che «juefto vento parerà che le piume ói efTì dol-
à gli atti, li. quali fono virtuofi,& lodeuoji , cernente fi muouino, perche ccme dice Elia-
fi Gioue fcampatofano dalle m.<ni di Satur* no, queiìi vccelli non cantano mai, fé noa
tio,quella più pura parte del Cielo incorrutti- quando fpira Zefiro, come i Mufici che non ,

'bile,contro la quale non può esercitare le fue fogliouo volonticti catitaicfc non fpira qual-
fotze il tempo diuotatcre ài tutti gl'Elementi, che vento delle loto lodi)& apprcflo peifonc»
pi. confumator di tutte le compofitioni ma- cheguflino la loro armonia,
teriali. Aiu/ìca,
Furono alcuni de' Geniili,che differo i Dei "p\ Onna,che fuoni la cetta,la quale habbia
eder compofti di,numeri , &
arrnonie come ^^
vna corda rotta» in luogo della corda &
grhaominid*2niiT)a,ecotpQ,e che peto nei vi fia vna cicala. In capo habbia vnrofigpuo-
loro facvificij fentiuano volentieri la naufica, lo Vccello notidimo» a* piedi vn gran vaio di
& la dolcezza de'fuoni,&: di quefto tutto dà vino, &
vna Lira col fuo arco. .ji„, ^,,^
cenno, &inditio la figura» che fiede,&iìfo- La cicala pofta fopra la cetra, fignifica là
(lenta ferrai! Cielo. Mufìca, per vncafoauuenuto di vn certo Eu-
' ililibrodimuficamoftrala regola vera da nomio» al quale fonando vn giorno àconcor-
farpatticiparalttui l'armonie in quél modo» tenzàcon AriftortcnoMuficcncl più dolce
che fi può per mezo de gl*pcchi del fonare fi ruppe vna corda, fubiro fcpra &
Le bilancie montano la giufìezza ricercatfi quella certa andò volando vna cicala, L qua-
ìielk vóciper giUdicio de gl'orecchijnon me» le col fuo canto fuppiiua altnancamenio del-
nóchenclpcfo pergiuditio de gl'altri fai fi. la corda» cosi fu vincitore della concotreii»
L'incudine pone, perche fi fcriue,& ere- zamuficale* Onde pet.benefitio della cica-
fi

de quindi hauuto otigine queft'àite, la» di tal fatto li Greci, diizzorno vnaftàtùa
hciuerèf
*& fi dice, che Auicenna con qucfto meio al detto Eunomiocor^.ynaceiraron la cicala
venne in cognitione)&: diede à fcriuère della fopta, Se la pofeto pfi|t^gQtogtificQk.>^lla
èonucnien23,& mifura de' tuoni muficali,6i Mufica. * u :.u:.-. i .

delle voci, & cefi vn leggiadro ornamento IlRofignuoloerafimbotoidsclIamufioapec


accrebealccnfortio, 6<:allaconuerfationede la varia, kiauc, &
diletrab'le melodia della
gl'huomini. Voce; perche auueriitonc gir. ntichMitlhvo-
<Mu^ca, ce d: quello vccello tutta la, perfctu fciCDza
Con ambedue le
EOnna, dicheAppc^ll)ne,& mani tiene della mufica» cioè la vece hor gr;!ue, hora &
la lira appiedi ha Vaii) acura^ con tutte le altre»- che s'ofioruanp per
ìenti muficali w dilettare é

Gli Egitti) per la Mufica fin', cuano vna liii- Il vino fipohe,pcrcbeiaMufi'?'. fùiitroua-
gua con quattro denti,comc ha raccolto Pie- ta per tener gli huominial;!,gu,cDmc fa il vi-
rio y alenano diligente ofietuaiote dell'ami* no, 3c ancora perche molto aiut3 dà alla me-
chità* lidia della voccjil vino buono»&dciicato,pe-
MuficA, rò JifTero gli antichi fcrittori vadiOO in com-
Djpnna con vna vefte piena di diUrrfifìrò pagaia di Bacco.
'mcnti,6cdiuctfecai(clle)nelk quali fia-
MV-
\ ^ .

Libra S ccondo. 4^'?


M V $ E« Euterpe j fecondo la voce Green fignifica:

FVronotapptefcntatc le Mufedagli anti- gioconda> & diIetteuoIe,pef


piacete^ che lì il

piglia dalia buunaeruditione, come dice DiO'


chi giouant, gradQfe*& Vergini quali (ì
dotolib.j. cap.i.dkid'Jti Latini fi chiama ^M'
di' hiaranonelit'cpigraramadi Pinone refec-
tQx^z: Bene deUSluns ••

eo di Diogene Ladino ;n quefta fentcnza.


Alcuni vogltonojc he quefta Mufa fia fopré
«*« venus ni Mujhs». venerem exkorrtfcite Kyrn'»
la Dialettica» ma i più dicano, <ie fi d'Ietta •

jt^ffìA^Us: vehis »uf nm^infìliets delle tk>ie> oc altri inftrotnenr da fiate» cefi
Tttnc Mujà ad V9nerem . Lepid» èie iota folle pre>- dicendo Oratio nella prima Ode, del iib. i*
€amur .
Siffeqtte: tièiar Euterpe cohibet »
^Uger bue ad ndr^rtvolar iUe puef Et V.r^. mopufc. de Mufis.
EcHufcbio nel lib^déHa preparacioneEua» DulaloquiscaUwos^ Euterpe fatibus vrgct.
gelica dice c<IeT cbiarti'ace le Mufe della voce Se le dà ghirlanda di fiori, perche- gl'anti*»
che fi^nffica iultiuiiedi honcfta
Creca-iwi'Sfi»' ^
chi d «uano alk* MuCe ghirlande di fi^ou, pec
&
buona difdplma onde Orfeo ncìli fuoi efprimec la giocondità delproptio fignitìcato
hinni cauta come fé Mufe h^n dimoftrata 1*
•,,

per il fuo nome» &


effetta del fiUMio » che

Religione, &
il ben viue'*à gli huomini . Li CI atta»
T A L r A .
nomidi dette Mufe (ano qtteftì^ Clio,Euter-
|re, T2lia> Melpomene, Polmiinia» Erato» Glouane dtrafciao,& allegro volta,in ca-
Terpficore» Vcanja^& Calliope po hauèrà vna ghirlanda d'hedera» ter-
ràconla mano vna
CLIO. lofa, &m
finiftra
\ piedi i focchf
mafchei'a tidico-

RAppiefènteremw Clio donzella con \r- Aquefta Mufai fi attribuifce l'opera delìa
na ghirranda di laiioro, che: con la de- Comcd a djcendo Virg, inopufc^e Adtiflr^
lira ratanotenghi vna tcom'yi, $l con 1- (Tni- Comica tafciuo' ^audet ferrinone Thaita.
ftra \rri libtàchedifuòtàfiafciitta HERO- Perciò le tìà bene il volto allegro, lafci- &
DOTVS, ua,.comeancola ghirlanda di hedera in fé-
Qirefta Mufa è detta Clio» d^llà voce Gre- gno della fuapterogatiuafopra la Poefia Co-
ca xA/ee, che (i^iffc^ t-^d^tc. ò d-U'iltia mica.
«AeVejf, lebratione
(Ignific nte gloria» & ct Lamafcheraridicolofà, Cgnifica larapprc-
cfclfc cofe, che elti canta, ouero pet gloriar fencaiione del fugetta tideuole per propria
che bannrìl'i Poeti- predo gfiftuomini dotti della Comedia.
comcdice CotnuttJ,cotneanco per iagjoriat. ti C)cchi eflendocalciamentiichc vfauano
che riceuonogi'haominivche fonO) celebrati? anticamente portare irecrtanti di Comedia>
da Pòcri .. dichiaranodi vantaggio la noftra figura »
Srdipinge-con ìTlibra R DOTVS,. HE O M E L t O M & N E,
yercioche attnbuendbdà quefta Mufi^i'hi-
ftoria.lècondo- Vitg.in oi>ufc. dt Mtifts^-
Clio ge^a canenS'tranf^r tempora^ reddit.
Coniren chcrciòfrclimoftc» cor» i'opetedel'
D Ondila d'àfpettOr& vcfl^ito gtaue con
ricca,& vaga acconci-aiura di capaccfr-
ràcoivla finiftra mano fcettri,& cotone alza-
prima H.ftotfco»che aptil'hifìforia gtecaallc te inairc&patrmeme faratino altri fce£trij&
Mufé, dedicando ilprirao libtuà. Ciia. cotone,, auanti lei gittate per terrav&con la

La corona di lauro ditnoiVra, che fi come il deftra mano renàvnr pogrwle nudo, ne i &
iiuroèfèaiprevTerdeyeronghiffìmo tempo fi piedi' i coiutni,. Virgilio attribuire a quefta

inantiene»così per l'opere dell^Hiftoria per- Mufa Topera della Tragedia coquefto^vcifo.
petuarne nteviuorro I&cofè paflate»come an- Melpomene tragicopradamatm£liabvatH:
cor le prefenti,. Benché alm la facciano inuentriGc del can
trr,dondeanca ha ticeuuio ilnome però che
E V T E K r E. vien detta dal nome Greco y.oK-^^> che vuol
Gl'ouanetra' bella v haueri cinra la* tefta' dir Cantilena , &
melodia, per la quale fona
vna ghirlanda: di; vari) fioti; terrà'
di addolcio gli auditorio Di quidicc Horatio»
; ccftambe le tnanrdiuetfiftcoinentida 0ato. Ode'24Jib.i.
Cui
. , . . . . & . . .

éfiS Iconologia
Cuiliqutdftm ptttervecemtumettfter^deeiit E R A T Oi
Sì rapprefenta di afpctto, & di habitojgra- pVOnzelia gratiofa. Oc fcfteuolc, bara dn-
ue, perche il ftiggetco della Tragedia è cofa *-^ te le tempie con vna corona diroirto,
«akicflendoatnone nota per fama, ò per l'hi- & di rofe, con la finiftra mano terrà vnalirat
ftorie, laqual grauità gli viene amibnita da & con l'altra il plettro, & appreso à lei faià
Ouidio.-
^^^'^^^ vn'Amorino alato con vna facella in mano,
Omnegenus fetipti grauifMfe TtffgtdÌM vìneìtcon l*arco,& la faretra
Le corone,& fcetri patte in mano,& parte Etato*è detta dalla voce Greca ?^o* Ggoifi«
in terra,& il pugnale nudo fignificanoii cafo cante amore , il che moftra Odidio nel i. de
&
della felicità, infelicità mondana de gl'buo»Arce amandi cefi dicendo
mini per contenere la Tragedia rrapa(7ò di fe- Nupe mm fiqumndo Putr,^ CubtftM fa»tef§
licità à miferie» ouero il contrailo da miferie à K**»c EfMto n»m tu nomtn Mmorisk/itts
felicità Le fi dà corona di muto » di rofe perciò - &
Li coturni, che tiene ne i piedi fono idro- che trattando queftamufa di cofeamorofe»
menti di ella Tragedia fé le conuieo à canto il Cupido, il mirto. & la

OndeHotatio nella Poetica dice Efchilo tofa . Efféndo che fono in tutela di Venere
iiauergli dati tali indiDmenti. madre deliramoti onde Ouidio4. Faft. cofì
foji hum ptrfonA, pall&querepittcriomfié dice.
Jlefihilus^^ modictJ inftrauit pulpita tignis • Lewtermcatempffra mj/rto
£t dc£Uif,ma£i3UM^ue lequt,nmqut c9thHrM . Fontano.
T O L L INI A. Beauit Generis fsfora mirtut .
Et Anacreonte nell'ode della rofa dice •
STaià in atto d'orare , tenendo alzato l'in- Rofam ammbus dtcatam .
dice delia deftra mano La lira, &
il plettro ie fi dà per l'auttorità

L'acconciatura della tefta farà di perle, del Poeta, che cofi dice neli'opufc. de Mufis.
gioie di vsrij, &
vaghi colon vagamente or- Htdra £ereMS Erato fititaf ptdi^armint» vnltu»
naia. L'habitofarà tutto bianco,&ion la fi-
nirtra mano terrà vn volume fopradelquaie
TE RFSICORE.
C I dipingerà parimente donzella di leggia-
fìafcritio Suadere,
Il ftare in atto di orare, &
il tener in alto
^ dro,& vago a(petto>terrà la cetra moàraix
dodi fonarla, hauerà in capo vna ghirlanda
l'indice della deftra mano dimoftia, che que-
di penne di vari) colori, tra qa^U fatano quel-
ft.i mufa fc'pfafta (fecondo l'opinione d'alcu-
li di Gazza, & fìarà 10 atto gratiofu di baU
ni^ à Rettoriii dicendo Virgil. in Opufc, de
lare.
Mufis.
Signateunifa manujo^uifur folykifnnia gejlu, Se le dà la cetra per rauttorità del Poeta»
£t Ouid> nel che che nel detto cpufcolc, dice.
5. de' FaAi l'induce» parli
TtrpJìcorenJfeiìHi tithmhmoutt, itnpttMt nuget.
prima.
Le fi dà la ghirlanda,coroe fi è dettc,sì per-
Dtjfenfere De^quarum Tolyhtmnia c£fit
che foleuano gli Antichi tall'hof a coronate le^
Trima, filent alta
Mufe con penne di diU<'rfi colori? mofttando
Le perle, & Je gioie, che tiene attorno le
con efic il rrof o detìa vmof ro,che hcbber© le
chiome denotanole doti,& vntùfue feruen-
Mufe per huct vintole ."Sirene àcantate»co-
dofi laRettoricadeirmuenrione della difpo-
mefcnuc Paitlania nel nono lib. della Grecia»
fitione delta memori 1, &
dell» pronuociatio'-
& le noue figliuole di Pierio,d£ eh Eruppe» &
ne, maffime tfieodo il nome di Polimnia
conucttirt in Gazze y come dice Ouidio nel
corap oflo delle voci, moK<i tif^peitt $ che figni-
^. libro delle trasfbrmationi
ficano molta memoria.
ano .onro'Ie dette penne l'^igilità .^
Sigpifi;
L'habito bianco denota puntà»e la finccr i-
moto ài detta mufà , clTendo Tcrpofiiotc (o^-
tàicofe che fanno all'Oratore ficuia fede «rir
prai balli*
torno à quello.che àkc più d^^g^i altra cofa *
Il Vi tumcrcol motto Su^dcrc è per ditb'a- V R 4 H I A.
late eompttaraente la fomma della Reitori-
ca* haucndo per vlticno fine il potfuadece •
HA VÈR A' vra ghirlanda di lucenti ftcl-
le, farà veftua diazzUEro, hauer^in &
mano

I
. . . . . . . . ... . ,. . .

Libro Secondo. 42^


mano vn globo rappcefcnuce le sfece céleftì EMttrfg.
La pcefcoce Mufa è detta da Latini celede. Con due tibie.
iìgnificaado oVf «ròftcheé fifteffotcbeil Cie Talid.
to vogliono aicaai che ella fia cofì detta.perr Convnamafchera, percioche à detta Mufa
che infilza al Cielo gl'hucmint dotti vogliono, che foflie la Comeiiia dedicata* ha
Se ie dà la cotona di ftelle> & il veftiraento ne 1 piedi i Tocchi
assurto in conformità del fu6 fignifìca,ro > & Melpomene, %
lobo sferico dicendo cofì Vitg. in opufc. de Con vn nàafchetone, m fegno della Tragedia
ufis. ; bà ne i piedi i coturni
troftié ctU moMs fcrutatur, & aSha . Terp/tcore.
Tiene quefta Mufa vna citara
e A LL I OVE.
Erat9,
louane ancor ella» 6c haaecà cìnta la Con la lira, & capelli longhi,con)e dattice de!
l^T fronte di vn cerchio d'oro, nel braccio l'£legia.
i^aiitro terrà molte ghirlande di lauro» con & folinnia.
la delira mano tee Ubri> in ciafcun de' quali Con il barbito da vna mano» & la penna dal-
apparirà proprio titolo cioè in vn OdiUèa»
il l'altra.
nell'altro iUiade, &
nel terzo Eneide yrania»
Calliope à detta dalla Bella voccquafi *Vo' Con la feda facendo vn cerchio: ma molte
9ns K*M $-3«a«" donde anco Homero la chia- megliotchetenghi vna sfera poiché à lei fi ac^

ma D^am cUmantem . tcibaifce l'Allrologia


ScÌQ cinge la fronrecon il cerchio d'oro» Calliope .

perche fecondo Helìodo è la più degna* la & Con va volume» per fcriuer i fatti de gl'huo
prima tra le fue compagne, come anco dimo- '
mini illuftti.
ftraOuidiolib.;.Faft.
M V S E.
Trima [ut coepit Calliopea chori,
£c Lucano, Òc Luccetio \\b,6,
Dipinte con grandi fma
diligenyi, le piuttre &
dà effe le ha il Signor Francefco BonMten"
Callto^reqtéies hommHin,dittumq^volttptas,
tura»GetJtilhuomo FJorentino, ama-
'
Le corone d'alloro dimoftrano che ella (k i tore» &
molto intelligente di
Poeti elTendoquefte premio loto» de lìmbolo belle lettere
deUaPoefìa.
Hibti fono l'opere de* piùi lllttftti Poeti in CLIO.
vetfo heroicoilqual verfo fi attribuiCceà que- Con vna tromba in mano
fia mUfà per il verfo di Virgilio in opufc. Euterpe,
Carmina Calliope Mltris heroica mandai
• Con vn flauto in mano,& con molti altri Aro
Aquelti verfi di Vergilio ch'habbiamo ci- menti da fiato alli piedi
taci li cónfannohfimulacri delle Mufe, che Talia
ftonnoimprefle nel libro del Sig^ Fuluio Orfì- Con vn volume
toìde' Familijs Romamrnm nelle Medaglie Melpomene,
della ^ente Pomponia Con vna mafchera
YeggaG anco il nobile trattato, che fa Più* 7'erp/fcore. !

tarconelnonSimpo(ìai:o quéftione xii). Con vn arpa.


Erato .
M V $ fi.
Convnofquadto.
Cattate da certe Medaglie antiche del Sig» polinnia.
Vincemio della porta Eccellentifimo Con vn aria prefso alia bocca in fegno della
nell Antichità, voce» & vna mano alzata per ligefti de* quali
fi ferue l'Oratore.
c i I. o. Frania.
Tiene vna tromba , per moflrare le lodi Con vn globo celefle
che ella fa xifonare per li fatti de gli huo Calliope,
fnmiilluftti. Convnlibio.
. .. . . ..

4JO Iconologia
M V S E. ra vi è vn libro di mafìca aperto
Come diente dalflHu^rilfimo Cardinal di Fer'
Terpjicore .
rar4 à Monte Gaudio nel fuo Giardino
COn
con
la finiftra mano tiene vna lira • 8C
CLIO. la dedra il plettro

Erato»
COn
con
la deftca
la
mano
tiene vna cromba*&
vn volume» e dalla me-^
finiiha
'Iene con la debita mano vn corna di

dcfìma banda vi è vn putcino* che per ciafcu- douitia pieno di fronde* fìori> diuetfi &
n a mano tiene vna Taccila accéfaiSc incapo frutti» & con la (ìniRra mano
vn H mto» 6t
dalla medefima banda vi è Cupido» che eoa
vna ghidanda •
Euterpe*
mano tiene vnà mafchera»
la fìniftra & con la
delira vn'arco con la corda fciolta •
Con ambe le mani tiene vna mafchera
Polinnia •
Taliaé ;

COn la deftca mano vna mafchera


tiene TIen con la dcdra mano vn legno fìhiiA»
ad vna mifura» &con la fìniftra vna
con cocnii &c con la finiitca vn coinu^
i

copia pieno di foglie» &


di fpighe di grano:
roafcheta» & per terra vn'atatro
&
ma verdi* per terra vn^acatro. Calliope .

Melpomene .
COn la delira mano tiene vn Iibro,& con
COn
& con
ladeftra mano tiene vna
la fìniiira vna tromba>& per
mafchera»
tet-
la finiftta vn

fchera •
pifFaro>& per terra vna ma*

M E C A 1 C A.
con lalìniflravnolpecchio.

H B C A N I C A.

D Onna d'età virile>veftitad'habico


fuccinto>con ynciicoloincima
del capo dritto in alto» che con la de-
lira mano tenga vna Manuella» &la
Taglia* &
con la finifìra la Vite» il &
Cuneo*& in terra l'Argano*
Mecanicaé arte che opera manud>
méte mediante laTheotica dalle (cieiì'
ze Mathematiche come Ancmccica»
Geometria. &
mifure diuerfe>& fignifi*
ca cofa fatta con artifìcio da muouete
fuor de Thumana poflaiìvi grandinimi
peli con picciola forza» elTcndo quella
che in tutti gl*ed(fìr))è indura, ope- &
rata mediante le vaite»Ò£ diuerfe ma-
chine fue» con le quali va fuperando le
forze della natura » perche ct^n facilità
muoue» &
alza ogni forte de peli da
terra* & mette in eilecunone opere
matauighofe
Si rapprefenta d'età virile» la quale
a che i'huomo fìa capace di ragioni» SC
yrantA efpcrto delie cofe>& opera m tutte l'attieni

TIen con \i dcftca 'mano vna tauoh Ciuili)& Mccaniche.


bianca» appoggiata aila cofcia > & Sì vefte o'habito fuccinto, ellcndo e
aro
1
. . .

Libro Secondo. 431


airoperatione Mecanica conuiene d*e{7e- laTaglia è quella che ferue per OrÌ2ontc,&
re fciolto da qual Ci voglia impedimento pec Verticale per tirare. Se alzare ogni gr«n
per perete con l'ingegno, &
con l'indufìtia pefo» Tiene la vite eflcndo che con maggior
mettere in cHecutione quanto fi afpettaà det- facilità delti fudettifiromenti opera circolar-
ta profeHìone . Gli fi pone in cima del capo mente ad alzare medefimamenteognipon-
il circolo fopradetto» pec dimoftrate l'opera- derofa machina , Se anco per ftnngere j Se
tioni Mecanichc} che pec lo più detiuano dal alzare conforme l'occafione, il Cuneo» è-
moto circolare V quello che facilmente, percolo dal colpo,
Gli fi dà la Mamiella» Se h Taglia, eflendo ajpre , Se sforza , Se diuide » ogni folida
che ManuelUé ftròmeoto compartito me-
la durezza
diante la Tua lunghezza, ad alzare col moto > Gli fi dà l'Argano come (Iromentcche dal
circolare pefo à comiAirabile di ciò ne fa
lei moto circuiate mede rotto il luogo del cen-
mentionev Arid. nel libro de le Mecaniche Se tro, tira, & alza pefi fopra naturali «.

N V R A.

nome di mateiia il pafiìuo.


nota con le mammel-
L'attiuo fi

le piene di latte» perche la forma è


quella, che nuttifce, &
fodcnta tut-
cofé create, come con le mam-
te le
melle la donna nutrifce, fomenta &
h fanciulli..
L*àuoltQre vccello auididlmo di
preda , dimoftra particolarmente
l'altro principio dimandata mate-
ria, la quale per l'appetito della for-
ma mouendofi. Se alceraQdofi,firug;
geà pocoàpoco tutte le cofe coc-^
ruttibili

N A Vt G A T I O M«.
DPnna. là qual con- gcaciòfa ati-
titudine tenga vna velaideo»-
de pendano le fatte fóprayji timo-
ne danaucSc ftia inatto di riguar-
dare con attentionc vn nibio»chc
vada per l'àiia volàndor& di lonta-
no per mare-fi veda vna naue». che;
fcorta à.pi€na vela.
La. vela le farce, il timonei&: là-,
naue fono cofe note per fé fté0e,&
danno cognitione della figuta fcnza rooltai
DOnnaignuda.con.lc mammelle cariche
di latte» & con vn'atjuolrorc in mano,< difficoltà.
come fi vedein vna Medàglia d'Adriano Im- Il nibbio vrcello rapace,8i ingordo fi pone
petadofe>€fsédok Nàrara.come diffinifce A- con l'autori trdi Plinio nella a amr ale hifto-

rift.ne! z» della Fifica^rincipio in quella cofa, ria,cue dice, che gl'antichi imparorno d'ac-
oue ella fi ritroua del moto,& della mutationc conciare il timone alla naue dal volare del'
perla quale genera ogni cofa cotruttibile
fi nibbio,o(!cruando,che come quello vccello
& pedo fpatiofo campo deiraria, va hor qoà» Se
donna,
Si farà ignuda» &diuidcndofi
quedo principio in attfuo,& padioo, Tattiuo horlà^mouendo con gratialè penne deliaco-
&' ag-
d'm:ndafonocon il nome di forma, eoa: & da, per dai à fé ftcfio aiuto nel volgere,
, g-ran
. , .

43* Iconologia
N R ^
A.

ciò fì raisotniglia ad vno> che porta


il martello da vna niano> 8c dali'al-

tia li e biodi > dicendofi volgarm eo'


tequ andò non è più tempo da tei-
minace vna cofa con confìglio , eP
fec fitto il chiodo: intendendo la
necelTità deil'operationi
'
NeceffitÀ* \

DOnna fopta d'vno altro pie-


deftallot che tenga vo gran
fufo di Diamante • come fi legge
nelli feti tti di Platone.

Ònna veflira di habito tutta


fquarciato » & rotto* farà iJt»
pigliata ftando a giacete con va
»

horologgio da.polueredi trauerfo


in mano, ò terra . \

DipingefifaNegligenza fcapiglia
ta, &malveftita per fegno che I
negligente non è compito nelle fife
attieni, &
fpiace generalmente i
tutti. .
I
Il ftare à giacere fignifìca defid^
girar il accompagnando il volto con
corpo, rio di ripofo, d'ond'c cagionato quefto viridi
l'àliicofi medefimamente fi poteua col timo- L'horologgio poftoin modo,che non eoo-
ne pofìodietrp alla Ursue ) volgendo nel mo- ra l'arena , dinota il tempo perfo , è queftj^ &
do» che volgeuala coda quellVccellp>con l'- yitio figliuolo dell'Accidia* onero nato ad v^
aiuto della vela folcaril mare9 ancorché fu(fe parto con efia^perofi potrà dipingere con v!^
turbato, &
hauendò fatto di ciò proua di fe- nareftugginej che le camini su perla veft^
lice fucceflTojVolferoi che quéfto vccello fulTe per efler lenta , &
negligente nelle fue operat-
il Geroglifico della Nauigatione» come nel tioni per il pefo della viltà dell'animo, che
Picrio Valeriane fi legge al fuo luogo. non la lafcia vfcite dalla fua naturai fordi-
Nauigatione .
VNa donna ignuda proftrarà in terra,che
habbiali capelli lunghirfim»,che fpar- NINFE IN COMMVNE. ;•

gendoli per terra venghirio fare onde,fimili à


DAlle fintioni de gl'antichi non è dubbio
queHc del raatc> tenendo con vna delle mani alcuno, che -moke v&d»u«rrc v^lità'fi
vn rcmo,& coft Kaltra la carca, e'I boflblo da poITono raccorre,dimoftrandola po(enz3,&
Jiauigare. prouidenza di Dio,perche altri ne infegnano
precetti di Religione, moralità» altri fimi- &
NECESSITA». li benefìci], fi come hor4 particolarmente

DOnna, che nella mano dcftra tiene vn con l'allegoria delle Ninfe fi dinota l'opera
martello >& nella finifiravn mazzo di della Natura, fignificandcfi per eife Ninfe la
«biodi virtù vegetatiua confiftente nell'humor pre-
Neceflìtà è vn edere della cofa in modo, parato , per la quale fi fa la generatione , nu-
G«c non^ojTa ftare altrimenti, & pone ouun- trì tione>& aumento delle cofe;onde fi dice le
q,ttc fijitrouA va laccio indifsolubilc > & pet- Ninfe cfioce figliuole deirOceano,madrc del
fium?
. , . . . . ,

Libro Seconda, 43 S
nunice di Bacco, fi dicono fruccifere.
fiaaìc, Le DcÌ3di:,& Hamadriadi fono Ninfe delle:
Se vaghe di fiorii che pafcono gharmenti> felue,6c delle quercie. Mnefimaco vuole, che
; mantengono la vita de mortaU , 6c che in loc fiano nominate Dciadi, perche nelle quercie
& cura monti, e valli,
tutela, i i prati, ibofchi, menuno lor vitatfc che fiano dette Hamadria
& gralbcri, & ciò non per altra cagione, dijpecchcinfiemecò le quercie fon prodotte,
che per eflcr la dettadeU'huraore fpac
virtiì oucrccome dice il Commentatore d'Apollo-
fa in tutte le fudette cofe»& operate fimili ef- nio, oc Ifacio, perche elle con le quercie peri*
fetti naturali , fi come intefe Orfeo celebran- fcono
do in vn fuo hinno le dette Ninfe, in quella Il mifterio Filofofico contenuto Cotto <jue-
fentenza, ftefintioni, fi è dichiarato di Copra, quando-

Nutrices Bacchi- quibus eji occulta domus s'è detto delle Nmfe in commune
Quin fru5ltferiZj &
Utd pratoru floribus effìs .
PafcitiSi& pecudesi &
opem mortalibHs ipft Ninfe di DiaHa.
Ch Cerere, & Bacchovita portafiisalamìKe»
Le quali cofe (ìano dette qui in commune TVtte le Ninfe dì Diana faranno veftitc
delle Ninfe, per non hauere à replicare l'iftef- d'habito fuccinto, &c di color bianco ia
fecofe nella efplicatione delle particolari fì- fegno dell a lor virginità
gute,che feguiranno appreflb Haueranno le braccia,& lefpalle quafi nu-
de, con arco in mano, &i faretra al fianco.
Hinmdh& Napee • Così le dipinge Claudiano 3 hb. delle lau-* .

di di Stilicone quando dice.


SAranno donzelle gratiofe.il lothabitofuc Et pharetratarum comitum- inuiolahile e<h-
cinto, & come dir fi fuoleNinfale,di color gis
verde, l'accóciatuca della tefta adotnaranno Conciliura venìunt humeros > & bracbìa
varie forte di fioricon loro mifchiati,&:varij
colori,moIharanno anco gran quantità di her Nel palazzo deIl'Illuftri{Tìmo,& Reueren-
bette, e fiori nel grembo taccolti,tenendolo dillimo Signor Cardinal Fatnefe ve n'è vna di
con ambe le mani di qua, Se dì là con bell'at- quefle Ninfe» molto gratiofa, oc fatt^ con le
to fparfo. medefime oderuationi.
. llBoccacio nei lib. delia Geneologia-delli Potrebbcfianco oltre il fuccinto yeftiraen-'
Dei riferifce le Ninfe de
prati, de fiori chia-& to adornate di pelle di varij animali per fe;~
R?arfiHinnedi:mà Natale Conte lib. i. della gno, che fieno cacciatrici
miihologia al cap. iz. delle Ninfe , dice ,
tali Ninfe chiamanfi Napee voce derìuata N A I A D !•
dalla Greca, napos, che fignifica collina, &C
Ninfe de* fiumi.
pafcolo
Il verde colore del veftimento, le tenere
Siano donzelle leggiadre, con braccia, e
hetbettcéc fiore dimofìrano quel che è lot gambe nudeicò capelli lucidile chiari,co«
naturale. me d'àrgcnto,e di criftallo per gl'omeri fparfi.
Driadi, & Hamadriadi .
Ciafcuna barra in capo vna ghirlanda di
fogl e di canna,e fotto il braccio finiftro vn'*

dipin;^eranno donne rozze, fenza alcun vrna dalla qual n'éfca acqua.
SI orn talento di telta,anziin vece di capelli Dice il Boccaccio nel lib. della Geneojo-
fi potrà far loro vna chioma di mufco arbo- già dellt Dei le Naiadi elTer dette da voce fi«
reo, ò Sanguine, che fi vede pender intorno gnificante flulìoy 6c quelIacommotione,chje
a i rami de gli arbori. fivede nell'acque mentre fcorrono^
L'hab ito verde ofcuro,gli ftiualetti di
iGa di Si fan con braccia, gambe, e piedi nudiV
(Scorza d'albori, in ciafcuna mano terrano vn per fignificare le femplicità dell'acque eden*
ramo d'albero filueftre col fuo ftuttOj cioè chi do elemento fenza miftionc .
di ginepro, chi di quercia» chi di €edro,& altri \j capelli chiati, lucenti, &Tparfi fignifìca.«
fimili. no l'acque correnti
. . .

434 Iconologii
N E G L I G ENZA.
Qua "pìgiìes cupiunt /omnia tfi ré'
fiast
Quod ft de fomno [urgenti refouM»
tefragorei
Tu piesocuiis ftàda odiofa fuis,

M A B. E.

V N
vecchio con ccini longhù
barba folca» inordinata» fari
nudo,& horridcmaà torno fi ve«
drà vna cortina» che fuolazzando
gli copra le parti dinanzi, fotto va
piede fi vedrà vd delfino, e fotto
l'altro vna conchiglia marina, in &
mano vn timon di naue,ò d'alcii va-
fcelli da folcar in mare .
Si dipinge il mate huomo vec-
chio, per efier egli antichifiìmo, Sc
coetaneo della no(ìra madre ter-
ra .

Si fa horrido, e rpauenteuole per


le fue commotioni .

I! lenzuolo d'attorno gli fa vela».


Sc il timone, che tiene con la ma-
no , edendo iftromenri fignificanti
l'operacionidi nauigare, dichiara-
no laccnditione di efio mare.
Il vafo, 6c h ghitlaiida di canne fon. pec U medefimo effetto fai! delfino, & la con-
fegno della loco poteftà nelle acque, per & chiglia, cflcndo ammali, che fi gcncrano,&
quella ragione» per La quale fi. danno l*vme,. viuono in quefto largo campo
« le ghirlande à i fiumi..
Qucfto ragionamento di Ninfe mi fa fo T H E T H. l.
uuenire vna fonte bofcareccia figurata dal
Signor Gio. ZatatinoCoftellinialcui mor- Ninfa del mare .

morio donnendoaljcune Ninfe da vna parte


vaCupido difcaccia dal bofco con vna face DOnnadi carnagion fofca, hauerà i ca-
accefa il &univ8c Silaani> dall'altra
Satiri, peglifpatfi attorao al capo, le faranno
Inatte vn'altro Cupida, che porta adoilo l'at- vnaghiibndadi gongo!e,&: chiocciole mari-
co»6ch vn dardo in m^no^
faretra, e tiene ne, hauerà per. vefiimento vn velo di color
coti: U punta del quale raoftra d'impoocre. turchino, & tet:rà in.mano vna bella, pi-^nta
fiientio àccrti cacciatori, che hanno il cor- ramofi di coralli
no alzc^to in arto di voler fonare fopta la Théthi fa fint^ e(Ter Dea marina». & ^ Jti-
Ibnte, legge fi quefìo fuo Epigramna.., che lende pereflaquelJ? martad'acqji.ò ^'' glia-
per cdii leggiadro, e bello> na veglio far modire humore app^rrcchi jto,& confpatcn
p^rre l^cmiofi. te alla gcneratione,& nutritione, percioche ì
Jiaptores Driadtt?» proculhinc Mfcedite fauni. dcttaThethis, qu-*fi tithyj, cioènutriccper-
Syl»am twpes., pan, Satyrique rttdei chcrhuinorenutnfceogni cofa,òpurs'inten
Hw Nyf!phAdnlci deHtiÌ£ lumina, fomno^ -.. de l*èlcmenio dcll'icqua , ilquale abbondan-
Chiudere ne tnnea^it ad
murmutaquAi. lette tiffimpmente fi raccbiud<' dal mare, ilche in-
RaH££vetMtor cUngorem comprime Buccxy cefe Vergihonclfuo Pollone» co q^uefii verfi

Tau?i
1
.. .. . . . ,

Libro Secondo* 4^
pAUca taT»enfuhruntprifcii "pefUgiafraudis, L'Iride è l'arco, che volgarmente chiama-
Qu(t tentare Thetin ratibus quA cingere mu- no arco baleno
Oppida,&c
ris, fecondo che
Si fa fanciulla alata» perefser
Da Theti tiene il cognome in Perugia mia riferifce PhornuroncI primo libro della na-
pnria l'antica famiglia honocacahoggi nella tura delli Dei, chiamata da Poeti veloce, &
p-ri'unadcl Sigaoi Girolamo Thetij gencii- mefsaggiera dell: DcÌ3 6c mafiìmedi Giuno-
huomo di ràn(Ume qualità ne di cu» fi dice è Ninfa, percioche Virgilio
Il coloc delle carni > e del velo di Theti di- nel quinto libro dell'Eneide ifa, che Giunone
moftrdnoqocl dell'acque tharine. la mandi per AtDbafciarrice
,;^
Le gongoie > le chiocciole > e la pianta de Irim de calo rmjtt Saturnia lunio
orali Crtio coCedi mare atte à far più mani- Iliacamadclaffem: vemefque afpirateumi
feda la noftra figura Multa mouenSi nec dum àntiquum ex fatu •
Gaiatea, rata doloreM .

DOnna giouane Oianchiltima , le chiome Illa vtam celerans permille


Celorthus arcu»t
faranno rpatfe» rilucenti^ quid fila d'ar- Nulli vtfa, cito decurrit
tramite Firgo .
gento , terrà all'otccchie pendenti di chia- Ouero vogliamo noi dire.chcè me;s ggie-
iitlìme, &c fìmdìme perle > delle qu li haue- ra percfser prenunciadtlla futura pioggia, ò
rà vna collana, &
per veftimento vn velo ferenità. Le facie di colori nell'ali fono pel
candido? come latte» parte à torno il corpo rapprefentar quelle, che fi vedono nell'arco
lavuoltot &c all'aria fpiegaie > con vna ma- brdeno. I capelh figurati con nebbi.i,&: gioc-
no terrà il velc>,e con l'altra vna fpugnaji pie- cioleminute-,dimoftrano quella minuta piog
di fi poferanno Copra vna bianchi(Iìtna con- giajfenza la quale non fi farebbe arco. Non fi

chiglia. vede detta figura dalle ginocchia à b fscper-


Gaiatea è detta da gada.che fignifica latte, che l'arcobaleno none mf,i circolo perfetto
però la candidezza della carne, del velori- & Il giglio turchino, cl^e tiene in mancfc le

ìpondono al fignificato del nome, & aireUcr conuiene per li vari; colori, che tiene l'arco
fuo. baleno-.onde è detto Iris.del cui arco,& Iride
Le perle, &
le conchiglie fono per fegno apparifcono belliffìme defcnttioni ne gli opu
che è Deità del mare fculì di Vcrgilio, vna delle quali è quefta.
Qiianto alla fpugna narra il Boccaccio nel Thaumantis proles varianti vejle figuras.
y.lib.della geneologia de gli Dei.che per Ga- Multi color pi^lo per nubila deuolata arcu ì
latca Dea della bianchezza fi dinota la fchiu- Et più à bafso
ma che dall'onde marine sbattute accoglien- Nuncia lunonis vario decorata color e
te fra loro l'aeregenera, la quale è bian-
fi . ^ethera nubifcutn compleElttur orbe decorai
chifiìma» e dalia qual poi fi generano le Cunt Phcebus radios in nubem lecit aquofam,
fpugne^ .
serenità' del giorno.
NINFE D E L L'A B. I A .
Ninfa dell'aria .

Iride .
VNa giouanetta in hnbito di Ninfa, di
colore giallo, con bionde, & longhe
VNa d'vn
fanciulla con l'ali fpiegate in forma
mezzo cerchiclc quali fieno di di
Treccie ornate di petle,& di veli di più colori»
fopra alla chioma fi pofcrà vn Sole chiaro » &
ueifi ordinijcioè di porpora, paonazzo, azzur« bcllifsimojàpìe del quale penderà vn velo d'-
ro» verde» e che le chiome fieno fpatfc auanti oro, 8c con bella graria caderà , fopra le fpàlle
il forma di.nebbiajc goccio
volto,il petto in -
di delta figura.
le minute d*acqua» che cagiono per la perfo- Il colore del veflimento farà turchino , OC
na fra le quali fi vedano vari) colori mifchiati ne i piedi haUerà li fliualetii d'oro ^
del veftimento,dàl ginocchio io g>ù da nuuo Così ho oflcruato eder dipinta la (erehi-
le,& aere caJiginofo coperta. e con la^man d'> là del giorno in moiri luoghi, onde potia*
firà tenga vn giglio ceruleo modire» che la bellezza, & gi'adcrnàmenci
£ e II di
. .. . . . . .

43^ Iconologia
di quefta fìguEà) figniùcdno quanto iia vago» moiC color proprio>& fegno del Ciclo diTpo
& bellail giorno chiaro» de fereno , il che di- fto a picuere, onde fopra di ciò Tibullooel i*
moerà anco il colore del vefìimento> & ilri- lib.dice»
(plendentc Sole Quamuis fr^fens piFla ferrugine cétlum
Serenità della ì\[otte. Vwturam admtttat tmfrrfer arcus aquam .

Mcot'efla con habito alla Ninfale dì co-


Jjt B. ? G I A O A.
jt\ lòr azs^urro » tutto comedo di cbia-
tiiriitie {Ielle d'oro « farà di carnagione fo-
Ninfa deit'afia

fca » i capelli faranno alquanto ofcutetti,


DOnnavcftiia di verde» in capo hauerà

de le treccie faranno adorne di perle > 6c


vna acconciatura di cefpugb , tron- &
chi d'arbori pieni tutti di rugiada,come anco
di veli paonazzi» fopra li quali (ì pofetàvna
rutto il rcftatJtedi fua fi^,utaiHaueràpariiné-
ILunà d'argento con vn velo di argcntot di & te fopra tutti iccfpugli vna luna piena,fi fa il
féta azzutra,che le cali fopra le fpallc con bcl-
veftimento di color verde, perfignificarcgli
la gratia
.
herbofi prati » &
verdeggianti. campagne,
doue la rugiada fi ripofa , oc fi mantiene lon«
PI O G GÌ A» go tempo
La Luna piena,denota il tempo opportuno
NinfndeWAria .

VNa capo vna ghirlanda ói fette ftelie, del-


generatione, fcriucndo Arinotele nel
fanciulla vcftita di bigio, hauerà in
Metctore della rugiada,
alla fua
j.lib. delle
della &
le quali farà vnafcura,6i nei petto n'hauerà
brinajche il lume, caler della Luna quanto &
è maggiore > ha piìi forza di alzare maggiore
altre 17. delle quali fette faranno ofcure,&
dieci chiare,in mano t«nà vn ragno,che fac-
quantità di vapori, di tenergli fofpefi in &
quefta terza regione deirAria,i quali poi non
cia là tela.
elTendo da forza bafteuole tirati più su alla
Le fette ftelie s che porta in capo, fono le
feconda Regione, ricadendo à bafso fanno
Pleiadi le quali fpefle volte menano piog-
molta rugiada fecondo la moltitudine di det-
gia j onde Stationcl 4. della Thebiade,di-
ti vapori
<:«cofi.
Jtiache Prefea neque enim "viole ntior exit
.

: O M E T A .
jimni$ humOìCum TaHmm,aut pliadas han
fit aquofaf .
Nwfa dell'aria.

Et perle dicifette ftelie del petto s*lntendc


rOrione,ch'c vna figur.i.Iaquale apparendo,
f3pioggie:-etempefte aflai, però Vcrgilio nel
V Na giouanettad'afpettofierojdi
gione,& veftimeoto rodo con chioma
fparfa» Se parimente accefa, hauerà in fron-
carna-

primo dell'Eneide, coli dice. te vna ftella,con vna mano terrà vn ramo d'al-
Cnm fubtto ajfurgcns flucìum niwbofus O- loro,& vno di ve[minaca>£c con l'altra vn pez
rion» zo di solfo.
Et Properrio nel i.lib.delle fue Elegie Si dipinge di afpettotertibilccon le fiam-
Nonhdc pleiade s factum y neque aqnofus O- meggiatiti chiome, &
col veftimento ro(To,c
rion .
' la ftelia in fronte-, perciocht la Cometa è per

Le fi dà il ragno,come diceniojperche quan feftella fpauenteuolc» minacciando fempre


do è tempo da pioucre. fa la tela fua con più qualche nniftro,& grane accidente nel mon-
fretta, & alTìduità, che quando è fereno fer- do^ii come (ìgnifìca Silio Italico nel primo li-
,

uendofidel beneficio del tempo, cftendo al- bro do ned i(?e.


l'hora piiì opportuno per cugione dell'huc- Crine vt fiammifero terrei fera regna Cometes
mo à far quell'opeta,che nel tempo ferenoj& Sanguineum ifargens ignem, vomit atra, ru-
afciuto j onde Plinio nel lib.ii. dell'hiftoria bemes
naturale pailandone,cofi óice. yÉedem fereno Fax. calo radios>& féiua luce corufcum
mn texum rmhilo texunt, Jdeoque mulu Ara- SctnnlUt fìdus> terrijque estrema minatur
ne& imhrium figna Le lì dà li pezzo del folforo in mane per-l ;

11 color bigio del veftimenio, come dice- che la Cometa > come fcriue Ariftoiile nel 5,]
. . .

Libio Secondo. 437


lib. delle Metetore, è di natura fiilfurea, & della vcrminaca perche con effi gli Antichi
;

da gli Antichi fu riputata cofa piodigio- faceuano le purg^tioni de portenti cattiui»


fai ferine anco Plinio nel i. libro
dell'hi- che loro appatiuano, fi come della vecmina-
ftoria naturale. &
Vcrg. nella prima della cafcriuc Plinio nel libro ventidue» delf al- &
Gcorgica. loro nel iib.i^. &
ancora del folfo» di che
f$élguftt:me diri ioth* arfiri C«tMU . habbiamo detto, nel trentacinque della fua
Le fi danno in mano i cacni deli'alloto > & Hiftoria naturale .

N B T A\
K O B 1 L T A'.

Donna togata riccamente con


vna ftella in capo > & con vn
fcettroinmano»
La vefte lunga preflò a* Romani
non era lecito portarfida ignobirf.
La ftella in capo poftat& Io feettro
in mano> moftrano che é attiene d'-
animo nobile prima inclinare afe
gli fplendorì delTanimo» fignificati
per poi à commodi del coc-
la (le!la>

po,fignificati nello (cettro*& che la


Nobiltà nafcc dalla virtù di vn'ani-
mo chiaro, Se fpfendente » fi con- &
cerna facilmente per mezo delle tic»
chcue mondane
Nobiltà,

D Onuadi matura età moAranv^


dofì nella faccia alquanto
tobufta»& ben difpofta di corpo: fa-
rà vellita di nero hone(lamente,pO£
tara in mano due cocone l'vna d'o-
d'argento »
cosl'altra
Sifà di età matuta-^ec dimoftrafe^
che nelli princijpiydi nobiltà» oe an»
che iifincche u notarebbe con l'e-
DOnna in habito graue> con vn'hafta tà fenile» cioè quell'antichità de* Gefan»che
nella mano deftra* & nella (ìniftra col non ritiene altro» che il nome fi poflono dice
iìmolacro di Minerua > come fi vede nella vera NobUtà » come nota l'Arniglio nelle
Medaglia di Geta* fue veglie . 11 vef^irb nero conuiene al no<»
La grauitàdell'habito lignifica le manie- bile per moftcare» che lènza fplendore de*
re, & i coftumi grauif che nella pctfona no- veftimenti, e chiaro r U
illuftre pes fé me*
bile (l ricercano. defimo
L'hadaj&il (imoIaccodiMine,rtta,dimo- Perle due Corone fi notano V beni dell'a-^
fìcano » che per la fama» ò delle Tcienze» è nima, & quelli del corpo» che infieme ne fan-
dell'armi, la Nobiltà fi acquifta^ ellendo Mi- no la nobiltà
neiua protettrice, fecondo il credere de' Poe- wo eV M B « T a.
ti de gl'vni^c dell'altri egualmente*, per cfler
nata dal ca4;>o di Gioue» che è il di(corfo> Se
HVomomano foprachetenghipofatalade-
{Ira
brutto»
d'Vp porcoiche in (lia

l'intelletto, per mezo del quale quefii hanno atto di cauare la terra con il grugno»& con la
il 7alorer& la fama» vn mazzo d'Ottiche.
finiftra
Brutto fi dipinge il NDcumento»percioch
£e ) non
. .

43^ Iconologìe
non viècoia più:abomineuoIc,& brutia.cbe (balle due grandi afe negre a(Tai diftefe, fa vew^
quella-, che è in nocumento* delU vita hu^ (te fia negra ricainata di lucide (Ielle* tenga
roana'. nel deftro braccio vn fanciullo bianco addor»
nrano (opra il pof'
ir tenere pofàta ladeftra menrato,nel (ìniftro vn*^altto fanciullo negro
co dimoftra quello, che- gli Egitti) con tale a* ancor elfo in atto di cformire>& ambedoi con
nimalé fìgnincauanovcioèvna pecfonadan- li piedi (ibttiv
nofa>efrendache cale animale infetta ì corpr La Notte nella Theogonia d'HcGodo,è fi-
ài cQloroi.che beuono il fuo latte, Se di lepra,. Caos; forella d'Erebo
glia di .-

& puzzolente rogna (rconramiti'ano» anzi di *, Ex chao verOiEreBuf^nigra^ non editfunt.


più l'vfó fteqirentc di mangiar facarne di por- Ma Varrone Fa tiene %lia dell'Erebo,
co ingrolTa l'ingegno.. Oltre acciò, è ancora Notte dicelì dal nòcere, perche noce à gli
animaFe noceuole,perche fa non picciól dan- occhi priuandoli delia fuaperfettione, cioè
no h i campi reminacij&: alla pouettà, mentre' dell'atto del vedere,pcrcioche occulta il colo-
le tenere biade non fot mangia, ma brutta- re delle cofe , delle quali l'occhio fi diletta
mente ancora calpeflra, Se con il grugno le Par commune opinione che la Notte altro
fpiantao. non che ombra delta terra» di' cui vien ri-
(ìa
L'hortiche, che tiene con fa finiftVa mano* putata figlia nella Genealogia del Boccaccio.
^gnificail danojche rlceuedaquelVherba,
fi Ex incerto Patre dicit: paulus No^em Ttrri.
percioche à penai cheli tocchi, ponge, fò & nefenza ragione, perche l'inter-
fuijje filianx
(ente da lei nocumento grandiilìmoi. politione della terra toglie à noi h raggi fola-
xi,& impedi(ce afncflro afpetro la viltà del
Nocumento d'ogni cofa\-
Soie- Non però ognrombra'j tna fofo quella
Vòmo brutrojveftito delcolbr della ru^* della quale ri'è cagione ili Sole, quando è fot-
'"
gine,che tenghi con ambe le mani vna terraf in quanto apparrienc alI'Eroifpero di
,

Salamandra, Ó£ aìii piedi vi fia vn lupo con la" quelHv a^preflTo de quali è la Notte". Suida.
bocca aperrav 9, Nòx vfl vmlfraiterranon qudtlièet tamen-.fed

Del'color della ruggine inpiù luoghi n'hab- 9, ea ctiius Sol caufa ejì\ quando eft fitif terra,

biamo rcgionato, come cofache confuma » quantum ad corti EmtfphArium atttnet^ apud
tutto quello, oueclla Ir pofa e „ quosnox efìì qitem admodum, non. qui à qua-
S'v dipinge-, con la Salaraandi:3 per diraov 5, libet voluptate vincitur^ tncontinens e/i, [ed
fó^uecon eflTavn'huomo reo,&àciafcunoc6> ), qttfàquadanr. So che altri con fottigliez»
thi prartica dsnnofo facendogh ingiuria, ò- za tengono che ù Notre fia più rofto effetto
qualche male» &
che con chiunque fi ritroui, dell'òmbr» della tetra in vigor delle parole di
gli apporti qualche calamita & diccfij che la „ Cicerone De Natura Deorum'*Ipfa vtn»
natura- diede ali^ Saraniandta nel nuocere ta- „ bra terra foli officiens noFiem efficit. à cui
ta forza, che col fuo veleno infetta tutti iffur- „ s'addenfcc Bartolomeo Anglico De prò»
ji di qual fi; voglicp alberoj, &
coloro, che ner „ prietatiùus rerurK-, Caufaturnox alrvmbra
mangiano di? quei" pomi infettati, per la fua? >, terr£» fé la Notte è cagi^^naiadall'ómbr»
iteddia virtù fi muoiono di veleno, non altri» della terra, viene ad efiere tffetro della terra ^
mente che fia qi/elib^ dell'aconito Ma (e fi ha da penetrate nelle fòriigliezze, ne
o.

Il lupo con la bocca speiiaanch*égli è ani- produrremo alcune dal canto nollro. Primic»
male, che diftiu^gge, quafi tutti gli altri ani- lamenre diremo che i'Onibra della terra non
mali, laflando però irrdifparte teoni, orfi,ti- è e aufà efficiente cfcli'a Notte-, ma più lofio
'

griyfimili, 6c pur a quelli riocefebbs fé haucf- immediaramétc il coi pò cpacos& dcnfb del-
ife forza da poterlo fare « la terra, che ciToglie tavifta del Sole Tramon-
tare, pc rò difièro coloro e he la Nòtte è figlia
N o r T ir.
d. Ila terra, fé fulTc cfFerto deirOmbra , fari»
Da Pbetrantichi^ oc da Paufaniay figlia dcirOoibra, &: nipote della terra.*
SccoodartaiTTente diremo che la Notte è più
Del Sis» Gio» ZardtlnvCafleUìm^
toflio efietro dellMlefiiì Sole trame ntato , \ì
Onna drcarnagivnc,& capigliatafofca, Sole con la venuta, & aflìftenzaflia ù. il gior-

incoronata di :pAF'*^<^'^>> hiabbi^ fi2 1q no'COD ia.pattenzay Se priuaiionc della -faa


, p
Libro Secondo. 43
luce fa la Notte, effendo il Sole quando è fot- fia laNofte come pn'uaÉioiìedi Jume,t?{Ta fìef-
tctta cagione dell'ombra fecondo Suidat la- fa caufa dell'ombra, in ogninnodo i.i Noìte è
onde quando Bartolomeo Anglico va difcor- ombra» &c dir fi può la Notte Ombra della
*rend' cheli corpo lummofo maggior del cor- terrapartialmente, perche contiene vno^e
f)o fupf/ofto fa oAibr:^ che tende acuro, m & termini, che concorrcno à confljtuire Tom-
jn cono, conclu le che il Sole ePcndo mag- bra j anzi Platone afserifce nel Timeo che la
9, g'ore delh tetta, fa ombra <:on.>Kle. £x terranon foloc caufa efficiente della notte,
« quo patet qmd cum Sol 'ftmator terra fa' tna anche del di. Terram altricem fjoflram
„ cttvmbram conotdem . ss »1 Sole fa ombra circa yolum per vmuerfum extenfum alliga-
conoide, ne fcguc clic con tdì'ombra fia cau- jam dieh no5ltfque effeSlricem,& cujìodem ej[e
fa efficiente della Notte- Cicerone nel fu- voluti.La Notte da nocete vuol che fia detta
det'o luogo. Solita fftoue tur, vt cum terras» Catuloin VartoncpcFchc tutte le cofe fcnza
larga luce compleuerit, leafdem modo his modo interuento del Sole fonobagnate dalla brina
illis ex parttbus o^acet . Terzo prouatcmo in „ che noce I^ìox (vt Catulus -ait) quodom*
altra maniera che la Notte «6 può edere om- ,j nia nifi interueniat foU pruina obrigmrint%

bra della terra, ma pm tofto caufa ói tal'Om- » quod nocet nox. Noce anco per mille in-
bra. L'ombra non è altroché priuatione del fulti, misfatti e fcejeratczzc che fi commette-
letto, eprincipaltranrito,& fluflodellumein no cfali'&u dacia della fecreta notte, per vfar le
certa, & determinata quantità cagionata in parole di Luciano nelli Amori diuetfi: E la
alcun corpo dalhnterpolìtione di corpo opa- notte vjia mafcera commune, fotto la quale
co, che fi oppone al corpo 4uminofo, dante periìneiModefti fi dannoin preda alla sfac-
Nottenon può dirfi ombra della terra, ciataggine » Tenebra Veruunàiam diminuii
cio, la
poiché contenendo eflenriaimente l'ombra dice San Bafilio Però da £fiodo fi publi- ;

certa,& determinata figura, che fi rapptefen- ca per madre della fraudcs calamità, & mi-
la nel corpo ombreggiato, cóllfte ella in buo- feria.
na patte in detta figura 5 ma la Nolte non in- •, '^ox peperit Momum , é" ^*f*mnam dolpre fìe^
clude neceffaiiamente in fé tal figura^ onde naffft
ancorché di Notte tempo la tetta interpofta 2'eperit fr^tereìt, ^ ÌHemefin» cladem tnortalibus
cagioni nell'aria ombra acuta,&: conica,non- hominihHs,

dimeno tal ombra,& figura è fuori dell'eflèn- Kox perniciofa,.poJl iimcque fraudemenixatjl,
7a della Notte, attefochc dato elicla terra no ^ ennicitiam

cagionale alcutfombra, &


figura, nientedi Se la fa anco madre dell'amicitia,d8 fofpet-
meno per la femplice tenebra, priuatione & xo d'amicirie lafciue, cagioni delle fudette
del lume farebbe Notte . Ne raenopuò dirfi f.audi, faftidjj, &: vccifioni d'huomini . Suh
la Notte effetto dell'ombra della terra,mapiìi noUem omnia funt Sant'Ani
fufpe^ta dice
tofto caufa di larombra come termine vniuer brogio. Notte perniciofa chiama il raede-
ialccfsendolaNottecomefi è detto, formal- mo Efiodo,e foggiunge che fia madre de con-
mente priuatione de l'vno»& l'altro Emirpero te Drionu
per l'mterpofitione della terra, quale priua- ,> contemionem yeperit pertinacem .
ììr

tione contratta, « nftretta alla differenza di Noce di più la


notte per l'aria nociua grfc-
certa dirt)enfione,& figura csgiona l'ombra uejch'aggtàìiala vita d'.quelli che nelle tene»

t? à caufa remota, tal volta a caufa proffima, notte che di giorno.


tal volta ad vn termine, più che ad vn'aìttoì Se ben la notte prende rEthimologia^al
tal volta fi piglia la caufa perreifetto, e vA Giocete, è nondimeno ancor clh gkrucuole
volta l'effetto per la caufa, chi aitribuifce il moderatrice dellenoiofe cure madie, nu- &
tutto ad vna parte,-t:hi ad vn'altra, doueiiìol- trice delfonno, del ripofo, oc della quiete,
te concorrcno àfare vna cofa.Ma fi afila Not- generatrice di tutte le cofe apprefso Otfco,da
ò effetto del Sole tramontato ò del corpo
te, Ariftotele confiderato nella Metafifica lib. 1 2.

opaco cklla tetra» ò dell'ombra della terra, ò fomma feconda cap.i*


Ee 4 La
. . , . . . ..

440 Iconologia
La figuriamo dì Carnagione & capigliata con fufero, piene di paura , èc ài tumulto di-

tùfca, perche fofco apparifce i'afpetto fuo-,on fordinato, ch'auuenirruote in efsercito turba-
d'è quel vcrfo di Varrone citaro da Scfto to di notte, tnoucndofi fenza ordine, coperte
Pompeo dalle tenebre j alcuni per balzi cadendo per-
,j Sreh creata fufets cùnibus Kox U ihucfe . deuano la vita»altri capitati in iauci fenza ciu-
Incoronafidi papauerichc inducono dol- fcita rimaneuano prigioni , altri in roaggioc
cemente Conno, lipofoj quiere, effetto pro-& parte menauano fenza differenza le mani tea
prio della notte . Orfeo nell'inno della notte. Ioro,re{lando motti più dalle armi fue proprie
i
,, §>MÌete gaudenti & guitte multi fomìù, Uttt de- che da nemici Latini vincitori: Vittoria dal
leStahilis. Mae,no Alefsandro vituperata, perche non ri*
, j O blmioni trudens curai , bonaqae laborum qttktem putaua imprefa da generofo guerriero il lub-
habens. bar la vittori a con inganni, de afsalti di notte.
Per tanto Ouidio nel quarto de fafti inco- Non riufcì però bene à Sedo Capitano de Sa-
rona la fua placida fronte de papaucti, bini? il quale temendo far giornata col nemi-

,, Intere» fUetdAm
redimita papauera frcntem co apertamente, dclibetò d'afsaltat di notte il
,, Nex venit Campo de Romanì:Ma li Romani guidati da
Ha grandi ale negre, aliai diftefe, perche Valerio, & da Luccetio Confoh flauano na-
con l'ombra fua abbraccia tutta la terra:Ver- fcof^i tra la fofsa, & baflione. non veduti
il

giiioneirottauo. per tenebre andauano ammazzando ruttili


le

. > Nox'ruit, ^
Jolem tellunm amfU iììtur alit. nemici che padar voleuano, in tal notturna
Manilio libro quinto. pugna morirono de Sabini, oc fuoi compagni
t. Et me» fifa diftn ntgras nox rontrahit ulas tredici milla, ne furono prefi quattro milla, e
A
quelli s'appoggia Torquato Taffò nel- ducento, di che à lungo Dionifio Alicarnafeo
l'ottauo canto del Tuo Goffredo danza 57. libro quinto Ma Neftore Imperiale Confi-
.

Seygea la notte intanto e fitto l'aH gliero ranto faggio, quanto vecchio nell'Ilia-
Ricopriua del cielo t campi immenfi
de chiamata dal bellicofo AlefiandroMagno
Et ncll'vQdecimo. ft. 82. inflitutione dell'arte miUtare, dà per confi-
Ma fuori vfctla notte, e'I Mondo ajeéf& glio, che non fi faccia guerra di notte riputa-
Setti il caliginofo horror dell'ali,
do colui che ha radicata ne ghnteflini afpera
E l'ombre fue pacifiche interpofe
guerra per homo ingiuflo 9 fenza. parenti» e
Tra Sant'ire de mi/tti mortali
^nza cafa . Homero Iliade nona
Pacìfiche dilTc perche la notte, ancorché fia Sine cognatione, iniufius» fine domo tfi Uh,
cdècutrice d'ire, Ai riffe, &
di contcfe priuatc,
§lui btllum amat inte^um, a/perum %
nuUadimeno guerreggiar non fi fuolc contro Sednunc quidem pareamusno&inigràf
gli eflerciti di nemici publici, con quali non CMamque infiruamus
fìfà giornata di notte, ma fi retirano li foldati tJoxauttm ijìadifperdet extrcìtum» vtlfirualit.
non fi perda
nelli loro (leccati, e ripari, acciò Quella notte mandata in dirperfionc rcffetci-
refsercito in tenebrofa come canta pugna , fi combatterà
to fé lo conferuarà fé fi darà ri-
-,

Nono Poeta Greco lib.24.& 1^. doue ia not- pofo» &


rìnfrefcamento alla foldatefca con
te all'apparir d'Efpro fpartifce le battaglie. bonacena.Hettorefimilmente perfuade Aia-
Il benefìcio della notte ha faluato patte ce à fopra feder tra loro la gucrra,efsendo cc-
d'efserciti afflitti di giorno
occotfe a , come fabuona ad obedire alla notte, come che la
quelli Sabinefi che difarmati in tempo ofcu- notte naturalmente comroandi, che non fi
to fecero ritorno à fuoi>fcampati dalle armi di combatta. Homero Iliade fcttima
Poftumio Romanoiche rnolti n'vccifce tutti Nunc quidem ctjfetr. us à
prdlio, éf etrtamint

hauetebbe fpiantati,fe la notte non foptauc- Uodie» poftea rurfus pugnabimus,


niua . La notte fenza luna è fiata da alcuni mtxauttmiamadtfi ; benumnoUi parére .

prcfa per opportuna ad afs altare d'improuifo» La vede negra ricamata denota » di (Ielle
&aggabbare il nemico: ciò riufcì bene ad chela fua negrezza non è fenza fplendore»
AfcanioRède Latini debile di forze, audace Orfeo.
Mezentio Rè deTofcani,le cui
di notte cótro jtudibeatJidta nigrut» jpUndcrem hahens afirit
cofcane fquadre colte all'improuifo, tutte fi ittttns.
. . ., . ,

Libro Secondo. 441


di negro la Vefii Eucipìde accompagnata da „ mientem fujiintm in mmu dextraàn alterom
ftelle. » mgrum h^bet puerum>vtrofque difiortiSipedi-
„ Induta nigris vtfttbus currum infiliti >, bus , indicAnt infcriptiones quod facile M-
ÌJox,»ftrn fièra desm feruta protinMt >» mcH vt nihtl fcriptum fit . concijcere poffix,
Le fi conuienc la vefte negra come ombra „ eorum puerum vnuin Mortem effe » alte"
della cerra> fecondo Ouidio > la quale arreca » rnm fomnumyC vtrifque NoSlem ipfis nu"
tenebre al Mondo» nei decimoqainco delle i3 tricem, Vnwn vuol dire il primo in quello
Mecamorfofì luogo> cioè il primo fanciullo nominato che e
il bianco, per la morte pallida» bianca»perche
,» Vmhrsque tellurÌKtenebrat induxetAt Qréi
però dal Poeta vicnchiaraaca negra. Virgilio rende i morti bianchi, fmorti, attefoche il co-
nclfettimo. lore albo>& il pallore apprefio i Poeti fi ha per
Jam mediam nigru c^rpeèai noiie quittem . il medcmo. Horatio. Ora palloralbusinficit. il
Torquato Taflo nel io. canto ft.78. timore» la mala cofcienza» la collera, infetta il

Sarge intanto Unotte, e'ivelo nero. vifo la bocca d'albo pallore, ma molto più la
fer l'aria ^f«g«iel'0mpia terra aUraetia . morrei tettando i morti fenza fangue da Virgi
Etnelij.ft.yS- liofon figurati pallidi nel quarto dell'Eneide*
Ecco nette improuifa . il giorno ferra, uinimas ille Euocato Orco fallentes , anzi la
bell'ombre ft*e , che d'ogn'inrorrto ha ftefi . morte da Horario è chiamata pallida, e Statio
Lcftcllc Copta la fua vette negra con grata vi- Poeta fa l'iftefia morte bianca nel quarto dc-<
lefelue.
ftalarendeno rifplcndcnte, perciò Claudia-
.no le dipinge il feno di ftelle -
»
} H'f fenium» hngeque deeus virtutis^ <^ alba
,» fiat pronuba iuxta »» Athropts, (^ patrim laurcs promijit apollo
^» Stellantes nox pi Ha finus .

Et Ouidio nel fudetco libro rappreitinta la Lo fa con piedi ttortij perche fé ben pare
che la motte fia veloce quando nel migliore
denfa ofcuiità della notte ornata di 'ttelle
ttato afiìaltagiouini robutti, nondimeno vien
^i Candidhs Oceano nitidum caput obdiderat Sol,
,» Et caput extulerat detffijfima. fydereum Nox come zoppicando à palli tardi, e lenti,perche
lamortefubitoch'vnoènarogli camina di»<
Li due fanciulli tenuti in braccio della not-
te hanno fatto variare trehuomini crudiriilì- nelmedemo di che nafcemof
tro pian piano,
quando cominciamo à viuerej cominciamo a
mi. Vincenzo Cartad nelle imagini de gli Dei
,> morire Seneca. Non repente in mortem in»
cfponejche il negro fiala motte. NatalCo-
miti concorre nell'ifteiTo errore 11 Cartari
.
» cidimuSi [ed minutatim procedimusy quotidie
„ morimur, qmtidie enm dimittitur aliena
fiictle il bianco nella finiftra fi con^e Romolo
,1 parsvit*. LafàttroppÌ3ta>perchelamorie
9» Araafeo*/<«««« alhwtuche ha da {tare, dextra
ttroppia molti difcgni,«3epen fieri de viuenti»
$, album, di più Romolo Aniafco traduce in
Morte vis'mterpofe onde noi feo. Et la morte
maniera che il negro folo habbia li piedi ftot-
in fomma comepriuationc di vita ci ttroppia
») ti i dif Ortis vtrifjque yedibMs dice cgh che
.

^""' »" ^" punto Ond'è


'

;; rirctqHed,ftorùspeMbus.di^ doueua.Perpie ""^? Jf.^f^^^^fepolctaic


'"f pottoanco nella vita
nacontenzaèdafaperechePaufanianelquin 3"_«i^»^»^°
breue
tolibtotiferifce che nell'Arcadi Gipfclo Ti-
lanno in Elia era vna femina che fotteneua *> C^/ìus AequidtCHS iam cenìum cìauferaP
annos
vn fanciullo biaiico che dormiua nella man
dcttca}6e vn negro nella finittra che medefima ti Felite s annoi tot tulit bora breuis.
méte dotmiua ambedoi con li piedi ttorti, per jilterkm poi vuol dire il fecondo nominato
quefto fignificando ilfonno > &
per quello la nero per il fonno,nero, per che la mete nel fon
morte, &
la femina era la notte Nutrice d'a- no è fepolta nella ofcurità, ttorto di piedi co*
raédui> E' neccflario qui per far vedere l'erto- me fttoppiato,perche il fonno e priuatione del
le ponete la ttadottione corretta da LP.littera rooto,il qual moto» &
portamento della vita,c
te infigne de noftri tempi che à mia requifitio fondalo foprai piedi. Storto anco perche il
ne in tanta diflercnzadc fudetti autori è ric- fonno è intetiotto, e ci rompe , e ttroppia la
corfo al tetto greco fertilmente da lui efiarai- metà della vita che viuemo, perche fcnti- & i

-, naio. FeminaeffiiiaeJÌ puerum albamdor" mentifono come fttoppiaii mentre fi dornict


&Po.
. . .

44* Iconologia
e l'operatione dell'intelletto nella (btinoséza con la morte . Ouidio
zoppica>non operando drittamente ofiaicato •* Stultt quid efl fomnus^gtlUi, ftifitfiMu it»M£e f
dai ^nno di color negro nella figura eliaca di pecqueftofi figurano ambedui dormienti in
Paufania, fi cooie anco negro diccfì da ilatto braccio della notte MrUrc» e nutrice locOfSC
é» Arma fiuttnt,€rr4tgf ntger per nubtU famnus pec coral {ìmtlitudme dide Catullo.
.

Lanotte in quefta tìguta di Paufania è ba'ia Hebis cam /emti oecidit brtuis lux»
Nutrice del fonno» nrià nella Theogonia d'E- Nex ejì perfffuéi vrut dormiendn
11 odo fi fa madre del fonno & della motte • La Notte è madre del fcnno, perche l'hu-
» Uoxpeperit odiofum fat»m,é' paream «tram » «nore della notte accrefce li v ap«ri dello fto-
»»Ec mertem» petit ttiam fomnum tnacoche afcendeno alla fuprema parte del
Di modo che come frateli ftanno in braccio corpo, li quali fatti pili freddi dalla frigidità
alla Notte loro madre, e per fratelli fono nco- del ceruello calano più abado, &
generano
nofciutt^la Homero nella Iliade 14. Doue il fonno, il quale fecondo Ariftotele è più ve-

Giunone vàncUaCirtàdiToantein Lenno loce nelle tenebre* con ragione dunque li


incontroal fonno fratello della Motte fudetti prmcipali Poeti ripurotno la notte
Ztmnum peruenit in e'mitatem diuinì Thoantis madre del fonno. Nutrice la fecero gli Elia-
Vbifomno obutam venti fratri mortis ci perche la notte non folo genera il fonno»
Prima di tutti Orfeo lo riconobbe per fratel- ma lo nutrifce ancora nelle fue notturne te-
lo della morte nell'inno del fonno. nebre. L'anglico per detto di San B?filio.
** Frater enìm genitus ts»hliuionis, mortis^ Tenebra colorum pulchritudinem tolitt» vere*
^B ciò per la iìmilitudjne che ha il fonno €Hndtam diminuiti fomnolenttam nuiht.

B D N A.

fìnilìtamano vn Crocefido, con &


ladeHra vn giogo, col motto, che
dica SVAVE.
L'Obedienza è di fua natura vir-
tù, perche confifte nel foggiogare i
propri) appetiti delia volontà de gli
altri fpontancamente per cagione
ài bene,ilchenonfifàdi leggiero-
da cbi non fente ftimoli della lode,
S)C dell'honellài Però
dipinge di (i

faccia nobile, clTendo nobili più 1

amatoti dell'honedo > piò amici&


della ragione, della quale derma
principalmente l'Obedienza.
11 Ciocififlo, & l'habito leligfo-
fono fcgni, che per amore della
f<j

Religione è comcndabile fomma*


mente l*Obedienz3,& però dico-
no i contempi atiui, te timorati di
Dio, che in virtù d'cda fj fa facil-
mente la Diuinabunta cond<"rcen-
dente alle preghiere nolìrc, & al-
l' adempimento de' derideci nortri.
11 giogo col motto SVAVE» e
per dimollcare la facilità dell'Obe-
dicnza,quando è fpontancamente.

D Oona di faccia nobile, &: modeftave-


£Uta d'habico leligiofo. tenga con la
Fu imprcfadi Leone X. nKrttre era fanciul-
lo, laqual poi ritenne ancointlPontificatoj
ado:-
;
. r

Libro Secondo» 445


"adornandone tutte l'opere di magnificenzav 0htdien^4,
lequali pur fono molte> che fece» &dentro>&
fuori di R.oma> titandofa dal detto di Chnfto DOnna lcalza,e luccinta>mo{lrando proo
Signor Noftro c6e diflTe lugummeumfuaueefìp con vn filatoio da lana in maoo»
tezza
intendendo deirObediéza^che doueuano ha- dall'altiera banda» (ècon-
qual fi giri dall'vna. e
uer i (iioi feguacf>à tutti i ruoilegitiroi Vicarij» do ch'emofiojcomc C\ deue mucuer Tobedieni
te a' cenni di chi comanda legitimamente »
OèedienXfi»

DOnaa modella. & humilc»ftarà con fa O B L 1 G Or


teQachina> occhi& con gli riuolti al
Gieloi donde efca vn raggio di fplendore» dal HVorao armato con due tefle, quattro"

quafpenda vn freno,& ella allegramente por- braccia) e quattro manr^ per mofirare»

ga le braccia per ptendedo^ Et oltre à ciò gli che i'huomo obligaro foftien due perfónd'y-
Egitti;, quando voleuano rapprefcntare l*obe-
na per attender àfe^iedefimo» l'altra per fo-
dienza dipingeuaDC» vo cane con fa teda ri- disfare altrui »

uolta verfo b le hena> percioche nidun'animaf E fi dipinge con quattro braccfa,edue tefle
fi troua p^ù- obediente ói quefto, che lafcia
fignificandofi per quefte i penfieri dell'animo
ancoradi pigliare il ciboolire afcofìume de fpaititii & per quelle i'' 'perattoni diueife
gli airn animali alla femplice parofa del padra
&
ne per vdire> obedire ai fuo cenno. Perà
O B L IVI ONE.
fi potrà dipingere in quello propofiro, pec & Di Gio.
Zaratino Capellini *
7a dichiaratione de! corpo tutto baiti quel pò» DOnna vecchiaincoronata di Mandrago
€Oj che Ir è detto di Copra ^ ra,con ladefìta tenga legato vn Lupo
ceruierO) nella fìnifiraviiramodi Ginepro.
Trotiafi nella preparatione d'Eufebio iib.5
DOnna vedita di biancoichecaminando' C2p.r.c.5:.che l'Òblluionc veniua fignificata
miri verfo il Cielo nel qual farà vn rag- àz Latona : ma come fia figurata da gli Anti-
gio <\i rpIendore,& porterà la detra donna vna; chi TObliuione, nonhabbiamo appreflbniu-
croce in fpAlfa, no Auttore fin qui trouato,& nódimeno è ne-
Qtù fi notarfhe l*bbedienza deu'èfleir mon- ceffario,che da loro fufic tapprefentata, poi-
da d*ihrcrefl[ì che la macchiano j piena di fpc- che fi da Plutarco nel Sirapofio nono
riferifce
ranze de*^ prerìvjiaJmorra!ì,chc l'aflìcurano la queftione fefta, cheNertuno vinto da Miuer-
V Ja> e pallente à pefi delle leggi difficih al fen- ua.fopportò con equità d'animo la perdita>&
£)» che la nobilitano^ ch'hebbe vn rempo commuae c6 leinel qua-
primo fi nora nel v«fHto bianco. l'altro
II le vi eradedicara l'Ara della Obliuionc, figlia
ilei guardar fo (plendordel Gielo,& ilteizo fecondo Higiniodell'Etherc > &
della Terra,
celila cr0ce> che tiene in fprtlla^ fecondo Hefiodo nelb Theogonia della con-
tentione.MàPluratco nel 7.Simpofio queftio
OBedienzA verfo Dio ^ nequinta, reputa Bacco Padre deH'Obliuio-
DOnna veftitad'habito lunga, & hone- BC>contra l'opinione de* psùanachi.cheripu-
flo.dia con moka attentione à guardar tauano- l'Oblìaii^ne madce d'; Bacco, al quale
vn (àcnficior che' arda fòpra vn'aliarce ct.a eradedicara TObliuione,& la ferzn, perindi-
vna nrana tinca della vittima fi tocchi reftrc- tio, che non fi debba jrcocdare,& facrificilìo-
ma parte dell'orecchio dritto^ ne di quel che fi commetre, bc pecca per a-
quefta figura ficaua da'Ie
Il fignifix;-3rodi io<>rdelvino„ou£rochecon leggier pena,&
facie dou€Ì5dicc*che M. sé col dito- puerile caftigp fideuecorreggpre sragioni ef-
lertctes-
tinto nel CinguedeHavittima andaua toccan- pofieda Pl'urarco ne! principio del primo Sim
do l'eftrerae partr de ^li orecchi: ad Aaron pofio : le quaU iopiù tofto ritorcere vorrei. 6C
&
Xommo Sacerdote. a'fiioi fig!iiroli,il che da^ direte he li fcrz3,& rObliuione à Bacco dedi-
facri Theologi s*interpreta per l'Obedienza,^ cata,fign)fica. che il vinopartoiifce l'Obliuio-
&petla prontezza ò*.'dire> &
efleguìrlecofc JiedeU'hofieftà, 6f della temperanza, che &
tappar tenenti al facro culto di Dio » pctògi«caftj2oraetitacolui,chcfiicoidadei«
rh4,ne-
.

444 Iconologia
O B L I G
che rodarono in vka perderono
talmente l^memona«€he oón fi ci*
cotdaaano'delli parentiine di loto
mederai: Per vecchiezza è co£»oc«
dinaria» che l'Obliuione foptagioa
gè. Al temp ^ di M.Tullio Ocbiii»
Pupillo da BeneuencoIIIuftre Grx
mitico diuenuco vecchio petdè U
memoria. Ma tcouafi etleroccor-
l'Obliuione fenzt alcuno
fa in altti
accidente» mentre che erano bea
compofti di fanità di corpo , & di
mente .Hermogone Sofifta Rc-
thorico» fi come tifcrifcc Suida, ia
giouentìji fua d'anni ventiqMttco
fenza cagione, &
malattia alcuna»
petdè la memoria , onde vifle poi
tanto più abietto in vecchiezza
quanto più per l'auanti (limato da
tutti» etiaodio da Marco Antonio

Imperadore, che Io andaua ì vài-


te. Caracalla figliuolo di Seuero
Imperadore fece tanto ptogtefio
nella Filofofiajche fu tra dotti con-
numerato > nondimeno gli venne
vna obliuione di Dottrina » come
rhoncfto,& fi fommerge intemperantemente fémai poflTeduta no l'hauefie. Alberto Magno
nell'vbbtjacbezza madre dell'Oblmione fi- difcotrendo in cathedra fu all'imptouifo da
glia appunto di Bacco: circa detta fcrza narra vna Obliuione talmente opprefib , che dilTe
Eufebio lib.z. c.z. della Prcpatationc che po- Non audietis amplius jilhtrtum dtfferemem ,
neuano la fcrza in mano à Bacco» perche be- Nafce anco i'obliuione dal tempo» che come
uédo gl'huomini il vino fenz'acqua» venuti in padre di elTa generar la fuole» nel f . lib. delle
furore fi battcuano con pali di tal force* che cofe varie di Caflìodoro cap.zi. leggefì, ch*c
fpeflò ne moriuanojC però perfuafe loro, che gran beneficio non hauer difetto d'obliuicN
in luogo de pali vfaHero la ferza , temperato ne,& chcveramenteè vna certa fimilitudinc
caftigodeli'intcmperaza loro . L'obliuionein de GeleCli , hauer fempre le cofe decorlè col
alcuni è per natura,conìefù nel figlio d'Hero ceropo,come pTcCeati. Magnum heneficium th-
de AtticO)che no poteua imparar l'Alfabeto» blmionis nefcire deftBHm,& quadamfimihtKdo
& in Corcbo*MargitCj & in Melitide>che nò vere cdefium eJi,temporedecftrfajemper ha»
feppeio numerare più auanti > che cinque : in bere prajentU. Il tempo fa bene fpeflo , che d
altri per vari) accidenti di paure* di cadute» di ((cordiamo <ii molte cofe>che con ftudio impa
ferire, &
botte nella tefta» cqmc quello Athc- tate habbiamo. Il tempo fa fcordare tanto le
nicfe Utteratojchc percofTo da vna faflata,per- allegtezze » quanto le molcHie» leoffefe» le
dc la memoria delle lettere folamcnte ricor- promene,gli Amori» &
ruttigli affetti del l'A-
dàdofi d'ogni altra cofa,per quanto natta Va- &
nimo : col tempo fi mandano in oblimene
lerio Iib.i.cap.?.& Plinio libro fcttimojCap. le amicitie* fé non fi frequentano in prefenza
94. Per iiifirmità Meflala Coruino Romano con laconucrratione,òin abfenza con la prat
fifcordò del fuo proprio nome,& in Athc- tica delle lettere» come n'auuertifce Arifloi^
neoccorfe vna peftc nel principio' della guer- (bno.che volontariaméte fanno gli
le. Altri ci

ra Pcloponefle, per laqualc molti di quelli» obliuiofi,come che fìcfseco nel bofco dell'O-
racolo
. . .

Libro Secondo* 4^^


ficolo Trofonio, vicino all'Orchomenone fiti memoria nel male> & in vn fubito obliuiofa
ine della Boetia,dicui dicon PliniOt& Paufa- del bene.
I

*nia,che vi fono due fonti, va de' quali arreca Si quidfaciendu efì mttlierimaletatque malitiofe
fnemotia,& l'altro obliaione, &
voleffero gu- Ea ftbi immortahs memoria efi» memimffe C
fiate più tofto di quella>che arreca obliuione» femptterna: {vemunt*
alla quale beuono queIH,che faiiri in grandez Sin beneaut quid fìdeliter^faciendum fìt^eAdem
ze non riconofcono gli amici tenuti in baffo Obliuiofa extemplo vtfiant,memtntjjenequeunt.
fiatOj perche di loro ricordar non fi vogliono-, La mandragora>che da Pithagora antropo-
cerco che la peggiore oblfuione> che vi fìat è morfo chiamafi » perche la fua radice imita
la volontaria obiiuione,fì come non ci è il peg. lliuroana forma, è pianta foporifera, come af-
gior rordo> chequellojche non vuole vdire*. ièrifcono Thcofirafto, Diofcoride> PlinicA -
cofì nonfìtrouail peggiore fmemorato» che theneo lib.xj.Ifidoto, 6c altri, quefla data in
quello, che ricordar non fi vuole» come fanno beuanda genera obliuione, balordagine» &
tra gli altri gl'ignoranti ingrati che non fì vo- fonno: fiche quelli i quali reftano di farl'of-
gliono ricordare delli riceuuti benefìci) de* fitio,& il debito loro,»: s'addormentano nelli
quali tre fotte di petfone fono, che facilmen- ncgotij, & come obliuiofi traiaffano di fare
te ne riceuono obliuione. Putti, Vecchi , & qualche cominciata imprcfa: pare ch'habbi-
Donne^e fi fuol due che nò fi deue far feruitio Dobeuuto la mandragora
Giuliano nell'E- ,

né a puiti,nè a vecchi ne à donncpcrchc pte- pift. à Calljxena » ^n non


videtur multum
.ftofifcordano del benefiiio,veroèche altri fé haufiffe Mandragoram ? veggo fi l'Adagio Bi" .

condoilprouerbio Diogeniancdiconocheà he Mandrag»rnm . N'jncoronamo l'Obliuio-


cinque non fi deue ut iciukio. Quinque ìjojj eft ne, come fimbolo appropriato alla tefìa j per-
bene faciendum^ìiec puero^nec Senhnec Adulte- che il fuo decotto condimento beuuto manda
'runec Sttdto, nec Cani alieno, fé bene irt vece funni,& vapori di fonnoknza,& letargo alla
di ftultu legge ti T
iraquelLo, ne connubiali, gar- tefta.oue è la cella della memoria, la quale dal
rulo remigi, rObhuione vien corrotta. Memortamenim
Habbiamo figurata robliuione piùtoftoin corruwpit obliuio . dice Caffiodoro nel tratta-
perfona di Donna vecchia, perche tale imagi- to de Amicitia.
ne Tefprime doppiamente come DonnasSc co Il Lupo cemiero è pofto legato nella deftra

me vecchia, la vecchiaiafi sàche è obliuiofa dell'Obliuione,perche non ci è animalepiù di


pili d'ogn'altra età: la donna poi viene ad effe- lui obliuiofo,hà egli la pelle di varie macchie»
te tanto più obliofa, quanto che è di mente come il Pardo ; raanifefta la fua obliuione»
men falda, & più leggiera . quando net mangiarci per affamato che fia>fe

Quid letdus ftammaifumo ? quid mollius vnda ì alza la tefta» &i guarda altroue fcorda del fi

Fiamma, fumo,vnda> fccmtna, fé d lem or . cibo, &


della preda» che auantipo(iìede>& fi
limile à quell'altro. patte à cercare vn'altra, diche Plinio lib.8.
QuidleuiusfumoffHlmen-.qtiidfulminefventus; cap.ii. &
l'Alciato nell'Emblema (J<J. Pietio
Quid vento ? multer quid muliere f mhil . per quanto egli penfa dice, che à Bacco era
Ella vuol eflere à bella pofta obliuiofa, vfa-& dedicata . L'obimioncperche queftoanitnale
ciindufttia,& arte maflìmamcnie nelle pro- obliuiofo, chiamato anco Lince era fuo fitiiò-
mefle, &pergiuri'che fa à gl'amanti , di che lacro: attefoche Bacco era ritato in vn carro
duolfi Catullo. coperto di Pampani, horda Pantere» bora da
Nulli [e Mcit mulier mea nubere malie Tigfi» hor da Lupi cetuieri,come riferifce Li-
Quatti mihiy t;on fi fé luppiter ivfe petat, lio Giraldi nel fint.unmate ottauo .

D tetti fed mulier cupido quod dictramanti, Il ginepro è di fopra con fegnato per cotona

In vento» & rapida fcribere opsrtet acqua alla memoria de* benefitij riccuuti,ccme dun-
Ma Xenarcho nelli cinque combattimenti que lo ponemo bora in roano aH'obliuione ?

appreffb Atheneo nel X. hbro ferine li giura- queftacóttarierà nóimpcdifccche réfi pof-
menti della Donna> non nell'acqua : rf.à nel fa dare ad ambedue fi cerne vn'aniixiale per
:

vino» che fomenta l'ObliUlone diuerfe conditioni di natura che hà»può cUere
Mulieris iufiurandum ego in vino fcribo -fimbolo di più cofe,& dicofe córra rie,comc li
Plauto nel foldaio fìima la donna di tenace Leone geroglifico della clemézaje dtl Huore
» ' uclia
-
,, m

44^
della beftialevirtii,e delia malie iajctcìic

za terrenaA della celcrte . Il Dragone horfi-


Iconologia
pofs?n 1. cap.23.de animali dice, che la cicuta noc<
motrslutcntc all'hu me, cnebeue-, alcoipo
noctf^ 1
guificala ma!iti.i,hotla piuJé2a,hor fuper- i •
fc ben ne mangid tante- che reftì fatol!o,non fa
bia,hor rhumiltà,hot la vita.o IVrà finouata,&: .male alcuno:cosi )Ì papaucre fé anecafonno-
qnafi tingiouenita, hor la vecchiezza, boria lenza alk petfonc non l'arreca al Dr;*go di na
niorte>& hor Peictnità: cofi vna pianta pei tura fnpi;i modo vigilante, ai qu: le da Vergi-
molte virtù dideotro,& di fuoti, per Hiuetfe lio vien dato per altro eff etto,& fenza dubbio
qualità, che haurà,& per varie cagioru.&ac- pec ''iborinltcfcatiuo,af cefo che il Diago e

cidcnri da Poeti imaginati può figurar più co- calia ffjmoj.olruo laiore infiamma l'aria,
fc ancctche contrarie Il Ciprcìft è fitnboio
. modo che pire d^lle fue fu. lefca fuoco, per
della raorte, &
delle perpetuità, J*Amandor- il fuogran càloic è capitale nemico all'Elefan-

lo,deIlagiouétù,& delhvccchiczza-.cltrecbe te di natuta f'i£»ido, è< cttca dargli motte per


tal pianta è gioueuolc nella fcof za, che nella rinfrefcatficclfuo frigido fangue,Óc è talmen-
radica farà ncciua,cofi nel ftuttcnelItLfcglie, te calido, checonla bocca aperta f\ pi ne in-
&nelli rami partorirà diuerfo effetto , coli & contro à i venti, de* quali è tanto auido , che
diucrfo finìbolo poni formare» le bacche del fé vede vna velia gonfia dal vento, vola vetfo
Ginepro confetifcono al ceraiel!o, & alla me- lei con tanto impeto, che bene fpefTo dà vol-

morJa,màl'ombra è gr2ue,& nociuaalla tefta, ta alli vafcelli, mali Marinati qu indo Io fcor-
fi comenel fine prouaremo.PigLamo dunque geuo per non pericolare ritirano le velcvegga
rifolutamente ramo del Ginepro, per ramo
il lì S.Girolr.mo fopra quelle parole inGeremia
d'Obliuione , da Poeti latini , chian*iafo ramo cap. 24. Traxerum ventum quafì Dracones .

LetheOiVocedcriuatadaLethe, che fignifica Di modo che fjggiaméte Vit^iiiio gli dà il pa-


Obliuionconde il fiume Lcthcfiume d'ob'i- psucre mirto col mele.perche il mele e rinfre-
uione, con quefto tomo Medea arrecò forino, fcatiuo, & humctta, però Veigiho dille,i^<«r-
& obliuione ai vigilanre Drago . Ouidio nel gens humida mella : & Plinio libro vei.tidue
7, delle Metamoif. cap.14. dice, che refrigera gli ardori j onde gli
Hunc voftquam ifar/ìt lethxi gramine fucch Antichi io poncuano a tauola nei principio>&
Verba^ terdixit placidos facienua [omnos nel mezo de conuiti . Varrone de re rufìica
Qyal fufsequeAa pianta di fugo obiiuiofo» lib.^.cap. i(j. Mei ad prwcipia conuiuij-, &
daniunoefpofìtqred'Ouidio viene fpccifica. in fecundam menfam admmtftratur : non per
ta,alcuni penfano che fìa il papauero , nià er- altro, che per mitigare icalidi vapori fomen-
tano'.poiche la Sacerdoteffa de gli Morti Hef- tati dal cibo, &
dal vino, perche il mele tem-
peridi nel quarto dell'Eneide dà per cibo al pera i vapori del vino» fi come attelta Pìutat-
Dragone guardiano vigilante de i Pomi d'o- co nel 1, Simpofio quefìio.7. dicerdo, che al-
ro, acciò fi mantenga, il papauece mefcolaco cuni Medici per reprimere ubriachezza dan-
col mele ^ noà gli vbfiachi aoantivadinoà dormire del
tiincmihi MejJiU gentis mon/ìrata factrdoi pane timonelmele,ilquaI mele apprefloi Poe
Heffertdum templt cuflos,epuUfque Dea coni ti è folito cibo del caiido Dragone, Valerio

&
Qua d^hat.. facros feruahat tn arbore ramai, nel primo dell* Arg.
Spargem huwtdamelìafoportferUMqtpapauer » Et dabat heferno liuentia niella veneno
Oue non è da marauigliaifi fé delle A Dra- Et neil'ottauo »
go deputato alla vigilaìiza il papaiiete fopori- •— • nec talis hianti
fero à noi, ma non al Dragone, perche vna Mella dabam.
pianta non ha l'ifteflà forza di nutrimento in Il papauero poi è frìgido in quatto grado.fi
tutti gli Animali) come fi raccoglie da Seruio» come afferaiano ìFifiche fimphctni di^to «1
lai pianta a gli huomini a pafìo cattjuo, che Dragone per allegetiigU l'ardore, tinfre- &
buono farà per le bcftìe, il falicc è amaro ali fcarloinon per farcii venire vn bteUe, & Icg-
buomo,che alh boui,6£ alleciprc è dolce» la gier fonncacciò fi ripofailc dalla cominua vi-
cicuta,ch*è mottifcia à noj.tr vitale alle capre» gilia>& rifuegliatopoi ritorn;;necon più vigo
6«: le ingraflj*, cut io l'oleafìro fecondo Lucre- te alla guardia, come vuole Turnebo nel fuo
tio libro tJ. dolce alle capre come ambrofia, t il che non aprcuo»non
giornale lib.lp. cap.}».
T»eirarc,amarjÌTìmoalPhuoTOo.MàEliaftolibk edendo ncccfiatio per tal conto dargIieio,per*
che
. , . ,

Libro Secondo. 447


che U vigilia al Dragone > come naturale in Medea al Dragone per addormentarlo neM*o-
Ipi.non è concratiatndpuò debilitarlo; ne ef> ii ramo di ginepro tenuto
bliuionefpecifica
iergtinociua$ ma più toftogli nocerebbe il in roano Medea.
|pronocato>& violente fonno contro la fua na-
ftura^ di più datocché il papauece haue(Tefor« BatV THf e/t KVKif'VOg AK»p*7(t ^etPl-^-ttK'
za di addormentare Dragone> ch'è vigilan-
il

tiilìoiot none verifìmile«che gli dede tampo-


co per breue fonno* poiché fi farebbe prcfen- pirof ajy<»V
tata commodita di rapire i pomi d'oro in quel
labreuità, &leggiere2zadifonno,&fifareb- H<ec autem (fcilicet Medea) ipfttm fcilicu
bc anco potuto vccidere» &
legare il Drago- Draconentt hiniperi recens (eElo ramo
ne» mentt'cra fonnacchiofo.chc di continuo Imwgens ex pattane Cyceone, efficacia pharma^
veggiardoueua>& à Medea non farebbe (iato ca carmimhus
biibgno di adoperare ifuot magici incanti.per Rorabat in octiloSt circumque plurimus odor
addormentarlo9perche fariafolamente bafta» Tharmaci fomnum creauit .
to apportate l'hora, nella quale fi lipofaua il Conucnientemente corro il velenofo Dra-
Dragone* e Giafonefenza l'aiuto di Medea, gone fi ferue del ramo di ginepro, fi perche
hauerebbe portino inuolare li pomi Hefperidi il frutto del ginepro vale contro il veleno» il
in quel breue fonno del Dragone Dnndofi feme fuo putga il corpodal rimore de ferpen-
.

daila Sacecdotcda giornalmente per cibo or- ti, i quali temeno efiH di quefta pianta accefa,
dinario il pspauere mifto col mele al Drago- comedice Plinio . Si perche in qjianro all'o-
•ne, chiaramente fi vicnein cognitione» che bliuioncefonnolenza, l'ombra del ginepro é
Ouidio in quelle parole, leth^i gramwe [ucci, grane. &: ofFiifci la mente di chi fotro fi pofa,
non intende che la pianta del fugo leiheod'o- non Cbnza balordaggine» & doglia di tefta, fi
blmione, con laquale Medea addormentaua coraefanno gl'arbori d'ombra greue, de' qua-
ilDragofiailpapauero,maahracofaftraordi- li nel (J. lib. Lucretio geneticamente cosine

natia, quale è il ramo


Ginepro, chiamato parla.
di
da' poeri come per antonomafia fenza nomi- ^irbonbus primum certi! grauis vmhra triba-
n.arlo,ramoletheo, dedicato all'infernal obli- taefi.
mone, fi: comeallerifce Gio. Battifta Pio nelliFfque adeo capitis, f^ciant, vt fdpe dolores »
fegueativetfi.dt Valerio Fiacco. Siquis eas ftther iacuit, profìratus in herbis.
ContraquelethiiciuafurefihntiMtMmi Specificamente poi nomina Virgilio nel
Perftat» IEP nduerfi Itidiintia lumina eantu penultimo VCtfc dell'vltima egloga il gìnc-
Oirufti /ttqHeomnemlinguaquemanuque fatigat prò d'ombra graue,
Vim ftygintn^ ardentes dente fopor otcupaf itas. Juniperi granii vmbra
Ne' quali. verfi fono d^ Valerio nell'ottauo A quefto fi tenne Cadore Dutantcnclfuo
dell'Argon sutica carati fimilmeniefopra Me- Erbario
dea, che aletta il Dragone alfonnocol ramo Jumperi grauis vmbra tamen » capitile;
dcll'obliui.onc detto Leiheo-, di qucfto mede- molefìa efì .

fimo ramo volfc inferire Verg. nel fine della Eflendo pianta d'ombra graue, e natural-
5 . Eneide oue il fonno ftefTo tocca le tempie à mente atta à cflgionarc fonnoIenza,& obli-
Palinuro come il ramo deli'obliuione,. uione in quelli, che dimotano all'ombra fua:
Ecce Deus ramumleth^o rare madentem perciò il rpirao di Ginepro è da poeti riputato»
Fique foporatum jlygia, fuper vtraque quaffat .. ramo d'oblmione -

H -ua che la pianta di fugo Letheo , come


OBtiviONE i>* AMORE.
dice Ouidio, Ramo, letheo comedice Vale- t^ ^ ^ -7 .• ^ n ir •

G'O- Zarattm Caficlbm,


i

fio Fiacco, bagnato diruggiadalethea. come


^^^ ^'S-

dice Vergilio^aggtauato dà fopore di forza fti- "f^ Anciullo alato, fed a, & dorma, incorona^
giamfernale, fia il raraodi ginepro, aperta- J^ rodi p.ipaueriapprcfTod'vna fonte nel-
mente fi raccoglie da Apollonio Rhodio Gre lacuibafevifiafcritro. FONS GYZICI.
co Poeta più antico delli fadetti Latini nel 4. tenga vn mazzetto d'origano nella finiftra^
dell'Argon autic a) il qualenell'incantO} che fa naaco, dalia quile p^nda vn pefce Polipo.»
la-.
. . . . } .

44S Iconologia
Dorme l'Obliuion d'Amore, perche gli
la deftia foftenraià il volto col cubito appog-
giato Copta qualche fteipoj ò faflTo
Il fanciullo alato Io potcemo per fìmboto
manti mandati via in Obliuionci loroÀmloJi
ri, fi ripofano con la mente e giorno, e notte»
i
dcirobliuionc d'Amore (Uauitce dalla mente ilchenon polTonofate quando fi citruouano
volato. Nópiacouead Eubolcoucto ad Ara- sbattuti dalla lempeCta d'Amore,& alfaltti da
\o{Cì come cifetilce Aiheneo lib.i5.)ch'Amo- gl'impeti amoiofii efiendo Amore Capitano
rc fu (le dipinto alato riputandolo titrouato da d'vna militia inquieta.
inerpcrto,& poco giuditiofopittorcignoran- MtUm ff>eciet Amor e(i*dtfcedite fegnes,
le deHaeondttiooe d'amore il quale non è al- Non funi h^c timidis figna tuenaa, viris .
tiiraenti leggiero» & volatile, mafopramoda Nox,& htems. longAque vidi, fdui^jdolores»
gcaue»attefoche non facilmente vola dal pet- &
MoUtbus his cafins, labor omnis ine(i
to, doììe vna volta è ritratto, ond'è . che non Sape feres imbrem cMefli nubd folutum >
in vn fubito ^liberano le perfone dalla incu- Frigidus in nuda fdpe iacebis humo .
rabtle malatia d'Amore Verfi d'Ouidionel i. dell'atte d'Amore» il
Quis mortalitim primusqudfo pinxity medefimo nel primo degl'amori elegia nona
Amcera f,nxitaUtumAmoremì Militat omrùs amans : &habet fuacajira Cu-
Nihil pr£terte(ìt4dtnesille pingeye didiceraty pido-
Quin, GT ingentum prorfus ignorahat hmtti Deu Anice (crede mihi) militat omnis Amans.
Leuis enim minime efi- attt ita facilis Quis nifi vel miles, vel amans. &
frigora no^is
Vt qHÌ eiiis telis male habett eo- morbo jÌMim Et denfo mixtas perferet imbre niues .«*

liberetur, Il Petrarca trauagUatoneila^roilitia amoto-


Imme grams fujfra modt^m qHorfnm ergo illi fa efc!amò^.r
penm ? Guerra è'imio fiate dira*&di duol piena .
Eor res piena nugA tam etfi quìfpiam ita efft att- Moftra alrroae di non hauer cagione di ral-
tumet. legtarfi non conofcendoripofo, rinunciando
A.le(Iì k pur dicq cbe tra per(bne> che fan- ad alni l'allcgrezza^.
no vi è fpedo ragionamento ch'Amore non Ma chi vuol fi rallegri adhora. adhora»
voia, mi quelli che amano volano colpenfie- eh* io pur non hebbi ancor non diri lieta
ro per rincoftan2a,& vari) moti dell'Animo, Ma ripofata vn'hora: %

& cfee nondimeiìogl'ignoranti pittori lo figu- Sopra ch« diioKì appieno in quel fuo lacri»
rano con le penne. mofofonetto
Creber [ermo e/?. Tutto il d\ pianga, & poi la notte quando
Apud fophifias, non volare Deum Prendon ripofo i miferi mortali
ALmorem, (ed illos qui amant : alia vero de Trouomi in pianto & raddoppianfi i mali
eaufa alas affingi. Cos) [pendo il mw tempo lacrimando.
FiSores autem ignaros pennatum eui» de- Dimodoché, fé gl'Amanti nell'amorofa
lineajfe . imprefa ftanno fenza ripofo in continua guer-
Seàdetii Poeti Greci non pareuatagione- ra» finita l'imprefa neli'Obliuione d'amore
aole, che lì rappccfentafle Amore alato tcné^ prendono ripofo, non penfando piiì alb cofa
dolaeffi'pet Ckìioi &
graue, certo che con ra.- amata cagion del lor diftutbo.
gionc ncirObliuione d'Amore manifeftan- Il Papauere,che porta in lefta, è indirlo del
dofì leggiero, »S« mutabile alato fi figararài ta- ripofo, che neli'Obliuione d'amore fi gode,
to più che partifi facilmente» ò difficilmente poiché il papauere genera fonno:& anco obli
Amorcò pretto òtardi>baft:a,chc alla fine vo- uione fé ingran copia s'adoperi, maffìraamé-
Amanti volano col penfieio pet
la, (Sw fé gli tc deMargo. largior nocet» lethargum enim fa^
l'itiGonftania loro,feuza dubbio danno ilvo- c/>i dice Gio. Ruellio de Natura ftirpium : fc
lo ad Amore* il quale da loro fcacciato Ci par- illeihargofà i'Obliuioncia quale èfimiliflì-
iCrSc da che per ifpcrienza fi vedéno molti a- ma al Conno non fenza cagione l'Ariofio nel
moriandaic in Obliuionc,& che gli anaotofi 14» Canto, deferiuendolacafa,& la fpelonca
penfiorivolanofoucnte fuor del petto degl'- delfonno, mette nelI'ingreflol'Obhuionc^
Amanti, peto figutarao rObliuioac d'Amore; Sottola<nera felua vna capace,
«on i'ale E [patio[a ffoita entrai nel fajfo
Di
. . . .

Libro Secondo. 449


Di etti U fronte tbedera fegua.ce dimeno, (è fente l'odor dell'Origano» Cubito (i
Tutta <^gtrandovÀcon fiorto pajfo, fiacca dal loco, doue attaccato ftaua : di mo#>
l/> [memorato oblio (ià su la porta. do che pigliar fi può per fimbolo d'vn amore
Non lajfa entrar ne riconojce alcuno. lafi:ito,e fcorilato: perche non fi dirà, ch'vno
Dalia conforme (ìmiglianza,che bà il fopo- veramente fia fiaccato dall'amore» ogni volta
Tonno con i'obliuione Euripide fa, che
rc> e'I che fé ne ricorda» &
i'hà radicato nella men-
Oreftt ripofatofi alquanto dal furore renda te» ancorché sfugga la cofa amata : ma quello
gtatie ad ambedue al Sonno, &
à Lethe»oue- veramente è (laccato» e diftolto dall'amore»
ro Obliuione> che die vogliamo che in tutto» e per tutto l'ha mandato in obli*
O dulce fomnileuamtnremedium morbit uione.-
Quam fuauiter mihiaduemjli in tempore GB LIVIO UE d'amore
O veneranda obimio malorum, quam et fa» vetfoi figliuoli.
piens.
Del Sig' Gìq. Zaratino Capellini .
Et mìferis optabilis Dea
Il cui fencimeaco quali à parola così vol- DOnna» che porci al vn vezzo d(
collo
itiamo . galatcice» nella deflca tenga vn'ouo di
O dolce fonno I Struzzo, dal fiaiflro canto habbia pcefeo Io»
Che'lgrane della vita fai leggiero» flruzzo iftefso.
Quanto foaue àme giungevi a tempo» Legalacciccgemma bianca, come il latte»
O veneranda obliuion de mali fé ben qualch'vna ccouafi con vene rofse»ma-
O quanto faggiafeii dafi dal fiume Achelooiaccrefce latte alle dò-
Et al mefchtn de/tderabil Dea. ne,che la portano per nutrire i figliuoli» e la
Oue è d'auuectire ch'Euripide chiama l'O- medefima induce obliuionccoglieQdo la me*
bliuione de mali, venecanda>& fapiencetpec- moria, per quanto narra Plinio iib.57. cap. i.
che fono degne d'eflere riuetite, de iftimacc le madri» che fono trafcurateiti alleuar benei
faggte quelle perfone , che pongono in oblio loro figliuoli, fotto figurato parlate ^ diremo»
le permrbacionì dell'animo»^ gli ftimoli del- che portano al collo v n vezzo di galattite,cioè
l'amotofi afFeiti all'oppofito di coloro» che fi non hanno memoria» Se che hanno mandato
danno in preda al dolore» )S£ alla nociua fen- in obliuione la cura de' figliuoli
fualicà d'amore L'ouo che tiene in maao»c6 lo Struzzo ap-
• La fontana Gizica è figura dell'Obliuion pref$0}fignifica»che quelli Padri*e Madci.cne
d'Amore* attefoche in Gizico Cicca dell'Ada non a pigliano penfiero d'alleuare i loro figlia.
minore era vna fonte detta di Cupido* la cui uo)i,fono apunto»comegli(lruzzi>i quali te-
acqua beuucafaceua fcordar gl'amori. Plinio nuto il tempo loto di partorire» che fuol efset&
Hb. j I. cap. I. Cizici fqm cupidinis vocatur : ex di Giugno» quado veggono apparire le Stelle
quo potante! i (Amore deponere) Mutianus Pleiadi, ò Virgilie» che dir vogliamo, cuoptc-
tredtt: & potrà dunque dire ad vnó amante» no nell'arena l'oua loro» e fubico fi fcocdaao
cbefìa appallìonaropec dargli laburla* va à doue l'habbiano polle, ne fi curano di quelle x
bere al fonte Cizico» che guarirai» d'vno & Jobcap.i^.StrutaioderelinquifoHa fua in ter»
che fi fià fcotdaco dell'amore* per parlar iigu» ray obUuifcitur quod pes conculcee ea, befim &
rato, fidiràtCo(hitÌTàbettucoaI fonte Cizico» t^i conterai , Dftratwadfilios fuo^quafinotL
cioè non é pili innamorato, nell'Achaica rife- fint fui .

tifce Paaiania» che quelli huomini , quelle^ OCCASIONE.


Donne che fi lauano nel fnime fdenno nfcot
da no de ibro Aniorf : fé ciàfudé vero, fi po- anticor Se nobiliflimo fculture dife*
& Fidia
>
trebbe pagate Facqijradcl fiume i^lenno» gnò^l'occafionej Donna ignuda>con va
della Ibnte Cizicaal]^i più dVna libra doro veloa trauerfo*che le eopriua le parti vergo-
Fonerà. gnofb>& con li capelli fparfi per la fronte» in
Il Pefce Polipo con rOrigano fecondò Piff modo che la nuchareHa^ tutta fcopcrta* Se
ilo bb. y 7. pigliauafi per G«rogUfi^co dvno » cahta con piedi a!ati,pofandofi fopra vna ruo*
che haueOe abbandonatola cofa amara: An- ta» & nella dcflra mano vn rafofo.
cotche il Polipo ftretcan^eiKc s'attacchipRon- I capelli liuolti tute) vcrfo /afronteci faiv»*

Ff no
. .

450 Iconologii
noconofcere» che l'occafione fi deuc preue- di quefti animaletti non fi puòme&obre in-
nire, afpcitandola al paflo, & non feguirla fiemc,& mefcolato tuttOjfi fepara l'vnQ dalN
per pigliarla quando bà volte le Tpalle, perche altro»cficrcitando l'odio ancora dopò motte.
paflavelocemente^con piedi alati pofafi fo- La canna,& la felce dipmta nello feudo pa-
pra laruota>che perpetuamente fi gira. rimente fignificano odio capitale', perche fé
Tiene il raCoio in mano>péiche deue efiere fono piantate vicino l'vna all'altra, IVnanc-
fubitQ à troncare ogni fotte d'impedimento. ceflatiamcnte fi fccca, cerne racconta Picùo
Onde Aufonio Poeta {opta quefiaft^tua di Valeriano nel hb.^S.
Fidia, il quale vi fcolpi anco quella della pe- Odio capitale *
niiéza^come che fpefie volte ci periamo della HVomo vecchio, armato con arme d^ di-
petdutaoccafionea à dichiaratione dcll'vna, fendetfi,& daoffendercftia in mezo fri
&c l'altea ft>itua fe?j3^.quefto bell'epigramma, vn fco^-pione marino, &
vn cocodrillo» che
Cftius opfiSy phtdkqttì/ì^iìum PaUadis ì eiusx fianoin attodiazzuffatfià battaglia: Coiidi-
Quiqtie iQut'm fecit, ferita palma ego fumx pingeuano l'odio gli Egitti)» perche diquefti
Sum Dea, qu A rara: & yauci&Occafiomta^ due animali fubito» che l'voo vede l'altro
Quid rotuU infiflii ? ftare loco nequeo • fpontancamentc s'incontrano infieme per
Quid talaria habesètèesè volycris/um, Mtrcn- ammazzatfi •
TiHS. qtidS.

WortHnare folet tarda ego: cumvolui: OFFERTA, OVERO OBLATIONE.


Crine tegis faciem t cognofcinoLo, fedheustH*
Occi^ti cairn es f ne teneary fugiem . DOnnagioaanetta vcftita tutta di bian-
QitAtibi inn^ia cornei i dicat tibi-,dicrogoqu£(is^ cojhautà ambi le braccia ignude,& cor»
Sum Dea, cui nomen nec Cicero ipfe dedit la finiftcaraano terrà in atto humile vnCorc»
Sum Dea^qua fafH non fafìiquc exigo poenas : il quale con molta tiuerenza facci manifefta
Nempe vt pcemtea^, ftc Metanéia vocor . fcgno d'offerirlo, tenendo il vifo» gl'occhi&
Tu modo dici^quid agat tecum? (t tonando volani, riuoki al Cielo, &
quello rimiti con molti
Héic manet, h/im retimnt^tws ego prAterij . atrenrione, &
con la deftra manoxron -gcan
7*« quoque dum raggiai i dum percunUando prontezza porgbi monete d*oto,& d'argento.
morarìs, Giouanetta>& vellita tutta di bianco fi rap»
Elapfam diceimetibide^mambus . prefenta per dimoftrate,che roffcrta conuie-
ne>chefi3 pura,&: fcnza macchia alcuna» co-
ODIO CAPITALE» me ben ne ditnoftra nel Leuitico 2 1 . dicenda
tutto quellonel quale fia difetto, non oftcri-
HVonio vecchio armato» che pet cimie- te» pecche non vi farà accettabile, &
in Ma-
ro porti duq vcctlii, ciré vn Cardelli- lachia al I.& nell'Efodocap.mium.i. dice
no v& vn Egirale ambedue con l'ali aperte» che DiocoroadòàMoisé che ciafcunoKrae-
ilando in aito di combattere infieme» nella litaprendèflevn* Agnello periraolailo,6c vn
deftramano terrà vna fptìda ignuda y de nel Capretto con creila condfuone» (enza mac-
braccio finiftró vn<5 ft^do^in mez» del quale chia &d*vn*anni), Erit atnem Agnus abfque
farà dipiiitavna canna eoa le fcglie,& varam- macula, mafcutmanniculus tuxtaqttem rnum
mo di felce toUetis & h't-dwn> immolabnque eum vniuerf.t
L'odiojfccondo S^Tomafo è vna ripugnarr mtdtttudo filiorum Ifrael ad f^e^eram e(?vn-
2a>& aiienationedi volontà da quellchené fi, do che ndl'horacttl mezo g^>rno« mttc il
jftima cofa contrariai &
hociifa* mondo è lucido,e chiaro,fi che di qui fi vede
. Si vi)pinge vecchio perche negli arini i^n» apertamente per quanto habbiamo detto»
uecchiatifuole fiat radic?co> come all'inron- t'Oficrtaconurene che fia lucida» chiara. &
tro l'iianc'giouaniarnaati per difender fe,6c S\ dipinge con U. braccia ignude per di-
•fFvnvJecaittui.. mofttàre, che l'Ofifcita cnnuiene che fia li-
Gli vccellidcl cimiao fi fanno per Todio, befa»di ciò vedi al i. de' Rccap.z.
«he fra loro c(!crcitano,perche,cora&rrferifce Tienecon i delira^mano iicuornella guifa
I

Plutarcbo negli opufcdi, trattando della dif- che habbJarrio detto» perciò che douemo co-
ferenza, che è fri Todio» e l'iuuidiaiil fungue ste abligati^nuafolo le nofticfacuità.nna noi
aciiiv
.

Libro Secondo é 45*


neflìl U Cuor nofìfo offerire Cteatore,&
al gcnto. è per dinotare come cofa df n^oltji
Re :!enfote Noftto G»efu Cbrifto con <»gnì conddctattùric non Colamtcitc l'cff'-rtv, che
j^'irn.!ta.òciìacicn2a»i5i jecciòocli ECkI.ìj;. li finnoalii poueti bifngnr-fi., ma qixlkthe

fci SI dice pìgharetc i'Otierta da egri huo. mcho più iniportrt è quello cìu s'offerh e per
xtto, I C uòt del quale vuloncatiamcncc o(- l'anioic , che fono ni luogd che per mtzo
dciroifttioniiòc Eiemolinevanroit) luogo di
La dJmoftratione» Se b prontezza d'offe» faJU4tionc!i& con t»l open pia; li coutclta »l

rìce con la; de l'uà mano monete d'oro» de d'ar* Purgatorio vedi Marc ài c.i£.

O
I Ha altro che nuocere altrui fpontanea*
mente fuor di quello che dctcìmina la
kg-;e»
Molte fono roffefe con lequsli (ì trèf-
gtedifce à quanto (i -ifpetca alia giulti-
(la» mi noi mrendiamo di parlare di
quella che h offende altrui con fatti, &
con paiole .
Donna fi dipinge per rapprefentare
queUi , che offendono l'hoijorc altrui.il
qUaie è fopra qua! fi voglia cofa di gran
dillìrno pregio,& fìima.
frutta fi rappresela pctcioche no vi è
bruttezza che aggaaglisr fi polla all'Off
kh fatta contro il g/iufto. Oc all*hodc*
irò
Turpitudo imqtihaiis ejì pfÀtniUmAìCt

eptjhad RotH*
Q\\\.\i.itiim.àf. fi4per
li veitnjiento di cok re cleila ruggine»

ne c{w'n>^àla mala,& pcffimaiiittntio*


nedcli'oft'emore, affoinigliandofi alla
raggine > che ouuiique elU fi pofaof-»
fciide.Ckconfumà,
Le nguc*> oc licorrdli fopra il Vefti-
i

Miento (.iinoitrano»che non folo S'of*


fende altrui con fatti ) ma anco con
Donna b.uccoi, u color gcI veltimciicv.»
contefto
ie ole.
0»t»6 enim quod non iare fìt tniUtiA dicitun
farà fiiiile alla ruggine, tutto
di lingue, S^cortelH. fue verbis fu6 re, cuce Vulpiùno»
Terrà con ambile mani vn archibugEjio in Diogmc ailo;Tiig!iòk paiole al coltt.tIo*&
stto^ con atientìonedicolpire, & per recra b- giou.^ie bUrlaUanaoltQ
fentendoche vn 1

vi faranno due cani con djmoftationejdi pi- djshoneftamenie. Noi, ti vtfgogni*d.fle ca-
gliare vn riccio» il quale per rGrfefadecani unrc d'vn.» guaina d'auoi o vn coltello di
fia farro in gùifa d*vna palla con pungéntdlì- piombo, &
per maggior aUrornà nel Salmo
tne fpine, con le quali offenda derti cni» ve- ^7. fopra df ciò cofi dice.
dendoli ch'habbino infanguinata la bocca da, Filtf hominura, dentei eorum armay f4- &
le pontute di dette rpme. Offef3»outraingii*» gttta : CT lingua eorum- gladms acutus .
ria, è va*dtiionc ingiufta fatta con fapui,^>Ò2 & nei'l'Bccl.z8.
coneleiiione àoffefadi perfonah quale tol- Flagelli plaga liuorer/i faciah plaga auttm
ler;i danno contro il fuo volere,dJce Atirt.lib. lingua comminuct oj[ai&Cnc\ Salmo 64»
quinto Ettiica oucto ditemo che rOffc-ra non Quia exacuerum vt gladium lingaas faas»
^ Ff i m-
.

45* Icortologift

fyiunderunt aréUf» ter» antAramtDt fagittfnt efla tiene con imbe


lo mani, per dinot&r^i
ui occttkis mmaculatum. che fi come
aucfte cele fon ceuute con gran
Tiene c6 ambe le mani i'archibuggio in at- diligenza» &fabiicate con fatica per lalbcci-
tore con atten Clone di tirare altrui» petciocbe gliezza loro» nondimeno fono fottopòfte ad
OfFefa li deue incendere quella co la quale s'- ogni picciolo intoppo» perche ogni cofa le*
offende rpotaneamfte, e nò petacddente>ef- guafta i come l'Opere Vane » non hanendo
fendo>che infieme con l'operatione iogiulla» fondamento di vece» &
perfette ragioni per
adopra la volontàja quale riguarda il £ne con ogni vile incontro dilTipare vanno per terra «
il far cofe brutteie cattiue per proprio volere. Opera vana .

Non efl conjìdirandum» guid homo faciat»


fed quo ammOiO' voluHtatt faciat, D.Auguft.
VN huomo moio» ignudo* ilquale con
vna mano tenga vn vafo d'acqua» e fé
fuper epift.Ioann. hotnelia 7. la foarga per doflb,& con l'altra moftri di vo-
La dimo Aratione de l'Oifefa de canÌ9Con il lecfi leuar via
la negrezza» quefto puòeder&
riccio nella guifa che dicemmo» ne dimofira, lìmbolo dell'opete vane>cbe alla fine nò pof«
che rOfTefache/ìfà per ira» none caufa» & fono hauecefiro lodeuole» per non elfecui ne
principio colui che opera, con ira» ma colui debiti mezzi» né debica difpofitione» veggafi
che prima ad'ira Io pròuocò» Si però (opra di ne gli Adagi) . jitthiofem iauss» figurato dal-
tiòfìpuò dire. l'Alciato nell'Emblema. S9,
LedcfJtes ledmtur. Opera vana ,

OPERA VAilA, DOnna quale con la fpada cagli vfìa


la
gran fiamma di fuoco» onero come fi

D Onna» che ftia con fcmbiante attonito»


à riguardare molte tele di ragno » che
dice in ptoucrbio» pefii l'acqua nel morcaio»
ie però con vero fimile fi potrà dipingere

O P E R AT I O N E MA N I F E S T A.

DOnna che moftri ambe le ro9<


ni aperte» ciafcuna delle qua-
Il habbia vn'ecchionel mezz del-
ia palma.
Quella fu belliflìma figura degli
Ancicht,& le mam c'intendono fa-
cilmente per l'operarioni» come ve-
ro illromento dell'opcracioni nofice
più principali» &
ncccffarie.
Per l'occhio fi modra la qutlità]
dell'opera, che deue elkr manifcfta,
& chiara» ne propriamente fimile|
j

alla lucerna» che fa lume alciui» &C


per fé Ideila non vede: ma all'occhio,
che con la fualuce adocna,& arric*
chifce fé ftello » con che fi rooftra>

che roperarioni oè per vanagloria^


né per altro fine meccanico fi dcuo-
noeflercitarcmàfolo per benefica-
re fe»& aluui. flauto femper oculati
nofrafHntmanuSiCreuùt qtnd videntA
0PER.AT10NE peImtta.
DOnna che tiene con ladeftra
manovnfpeccbio,& con lai
finifltfl vno fquadro,& vn cópaflo.
U
. . , . •

Libro Secondò. 455


operatione perfetta.'
moAii audace t6c pr^fta ad appi*
che fé le rapprefcntat
gliaifiàciò,
& pecqucfto deue tener l'ali nelle
mani,& alierpalle,come difle Hip-
pocrate
Opinione è forfè tutto quello*
che ha luogo nella mente» èc nel-
l'imagjnatione deli'huomo , ò al-
meno quello folo) che non è per
dimofttatione apparente» &c per*
che vari) fono l'ingegni» & l'ipcli-
nationi, vane ancora anzi infinite
fono l'opinioni» Se di qui ha origi-
ne il detto t[iuiale9 Qme capita toA
fententU .
Qui anco fi può conofcer cflcc
infinui i concetti delle menti bu-
mane» come infìnite fono l'incli*
nationi» & difpofitioni particolari
Per quefta cagione l'Auttorc della
prefentc figura volle» che fufle di
faccia né bella » né difpiaceuole»
perche non è opiniona alcuna cofi
irragioneuole» che non pofia venie
fomentata con qualche apparenza
verifimile»& con qualche ragione
Lo fpecchio»doue fi vedono l'iraagini» che conuenientemente fondata, ne alcuna fé ne
non fon reali,cipuò efser fimilitudine dell'in- troua cosi ferma, che in mille modi da gl'in*
tellctto noftro, oue facciamoà piacer noftro gegni dì qualche confideratione non venga
aiutati dalla difpofitione naturale nafcere faciinentc biafiraat3,& abbattuta.
molte idee di cofe> che non fi vedono : ma fi t'ali alle mani» &
alle fpalle moftrano la
poflbnò porre in opera mediante l'arte opc- velocità, con che fi prendono,& Ufciano l'o-
tattice di cofe fenfibili per mezo di iftcomen- pinioni, quafi in vn roedeiimo tempo» fcor-
ti materiali rendo fubito per tutto i\ mondo»^ portando»
Oltre di quefto innanzi che Popcra fi pof- fpefle volte in panni dcU'if^noranza
fa ridurre àcompimento» bifogna fapere le O 7 V L E N Z A.
qualità efquifiiamente, che à ciò far fono ne- DOnna riccamente vefiit<i,che fiiaà fé*
cefiarie, ilche fi nota col compaffo, con lo& dere fopra vna feggia d'oro circondaca
rquadro.che agguagliamo le forze con la fpe- di molti vafi d'oro, & d'argento» & caffè ài
fa, l'opera con l'inrenttone,& la cofa imagi- gioie, Se faccbettt di denati,tenédo nella ma*
nata con la reale, fènza quelli fi cominciano no deftra vua corona imperiale» & nella fini*
ropcre, nja non fi riducono à fine lodeuolc» (Ira vno fcettro, Si vicino le fia vna pecora
5c fono poi cagione» che molti fi ridono del I veftimenti nobili» le fcggic i van d'orde
pocogiudiciodiehi le cominciò, fecondo il ca^ digioiclc corone,& glifcettri fonoco^
detto del Saluatore noftio nell'Euangeho • i'e>che per comodità» &
nobihcà deli'huomo
non impetrano, fé non te ricchezze-, però co-
O I t H I O K E.
me effetto di cf3e,faranno conuenientià dar-
Hippcrau, ci cognitjone dell'opulenca» precedendo nel

D Onna honeftamente ornata» di faccia


Qon moko bellayce rookQ biutea^ma H
conofcete dull'etfetto allacaafa, come fi fa
nel princjpiodi ogni noftra coguitionc .
Ff i U
.

454 Iconologia
Le pecore fono ancor cfTe
lenza, perche di tucto quello» che in effe fi
inditio ài obu- ùtì» Se col numero di effe nutnetauano ì
ricchezze de gl'huomini» formandone il no-
4
troua» (ì può cauar dcnati>& ricchezze^ per-* me della pecunia: E per quefto fi dice» che
che la carne* ia pelle» il latte , Se il pelo » fono anticamente haueuano le pecore lana d'oro»
ftromenti boniiìfìini per i commodi deU'huo* & Hercole riportando dalla vittoria Africana
mo«anzi lafuaboccaroncatxdoil grano na- gran quantità di pecore» fi dille riportare i
fccnte.lo facrefcere»& pigliar vigore, il & pomi dell'oro dal giardino deil'Hefperide»
Tuo Aereo ingrada i campi > 6c il fa fecondi» come racconta Pietio nel decimo libro dell'-
però gli Antichi ne confetuauano gran quaa opera fu a

Q R Al ONE.
^

che &
Il tenere la faccia alzata,

miri lo fplend'jrcdenota.come di-


ce SanToraafoqueft.85.arr. I. che
l'Oraùone è vna eìcuatione di men
re> & cccitatione d'afictto,col qua-
le parlando l'huomo» porge prie-
ghi à Dio, palefandoh ifecreti, e
defidetij del fuo cuore •
L*incenfiete fumicante.è il fim-
bolo dcll*Orarionc,& (bpxa di ciò il
Ptofera.cofidifle nel Salmo 14O.
Dirigatur Damme oratto mea ficut
incenfum in conl^etlu tuo .
Le Cotone, che fono come ca-
tene all'incen fiere, vi fi mettono
perche con effe fi fa Orario ne,& in
efle confifte ilPater nofter,& l' Auc
Maria. Il Pater ncfter fòcompo-
fto da Chiifto Noftro Signore, &
iiifegnato à gli Apoftoli quando gli
dimandarono, che mfegnafle loro
diorarc: Et TAuc Maria dairAn-
gelo Gab[iello>da Sant.; Elifabeita,.
& da Santa Chicfa.
Si dipinge vecchii, percioche in
tale etàfi ficquenta più l'o» orione,

D Orina vecchia di fembi nte huiTU»c,ve-


rtita d'habito-rcmplicei&; di color biaa
co> ftarà ingiaocchioni con le braccia apertci.
per elfcr
quefto Mondo
più vicino cia&uno alla partenza di.

O R
..

A. TI a N E.
madie eoo ladcdra mano tenga vn incen-^ DOnna vcrtita diocchìriuolrialCielo,
verde, ftando inginoc-
fiero fuKTiigate>le catene del quale fianocoro- chioni coagli le

nciò loCuijdellaGlonoCi Vergine Maria, & vfciràdaUa bocca vna fiamma di fa<»ro, Te-
«erra la faccia ^Izata^che mirivno fplendore ..
nendo it dito indice della finiftra man^ fo-
Si dipin,r;c veflica di bianco, perciache,co« pta la mammella finifìra»& ficcndo fegno di
me rifsnfpe Sant'Ambrogio nel lib. de'offic, moftrare il cuore, e con la deftra batte ad vna
i'Ocarione deue effer pura^femplice, lucidd,e porri ferrata..
IPiuifcfta Veftira di verde dipinge l'Orationc per
fi

L;^ ftarc inginocchioni con


braccia a- le la ff>eranza,che ha
confcguirc la gtatia.chc
di

perte diii^oftra la riuercnza» che fidcue ha- dimanda à Dio il quale principalmente fi
uece al Signor Dio, &c in particolare quan- muou per humiltà noftra» la quale fidimo-
€Ìo n fià in Or urlone « ftra,tcncdofi le ginocchia in terra, ilquale co-
ll«mc
. ., f

Libro Secondo» 45:5


iftume è flato antico indiciodi honorc,& di che genera coniìdenra, jnrcgnadofi,chenoii
j
fomm.ffionc, non sòie pernatural inftioro.ò dobbiamo elFet nei dimandare tanto bumili,
più toito, perche l'inuctore di quella cenmo- checidifperiamo, ne tanto confidenti , che
*nJafipeilé>cheif<inciaJli,conic racconta Gio. non dubitiamo per li dementi noftri.
f'Coropiorhtntre ftanttónélveatre della Ma- II Turibolo li pone per Poratione',
perche
dre» toccano corf le g<nocchia,lc guancie,<5t in quel raedcfimofuogo.che età apprcflb Dio
gh occhi» d*ondc vengono le lagfime , con nell'antico reftaméto l'incenfo.frno nella nuo
cui volentieri lAJiooffefofi bfcia placare. uà legge le pregherr degli huomini giuftì
Nella lingua lacinale ginocchia fi dimanda- Il cuore che tiene nell'altra mano in
fegno
no G«:naa nome che ha gran confornjitàcon d'offerirlo, nota che (come difie S. Agortino)
le guani ie» che pur fono dette Gena: : talché fé non ora il cuore, è vana ogni opera della
«nobe quelle parti difpofte al medt hmo effet- lingua»
ro,conrintétione»& Oratione del cuore, fan*
DO infieme r ale arraonia,che Iddio vinto dal- ORATIONE.
t
ia pietà, facilmente condona quei fupplittj»
rche (ìdoueuanoaile fceleratezzecomnieffe, D
Onnavccchia,diferabiantchumiIe co-
perta da capo, à piedi da vn manto di
Rapprefcntafi con gli occhi riuolii aliCie- color bianco, con il v.fo riuofto al Cielo
Jo.pcivhe le tofe dimàiàre nell'Oratione de- Starà inginocchione» con ambi le braccia
jBo^^orflei'appartenential Cieio.che è njoftra aperte, ma con mano tenghi vn'in-
la deft'ra
'^patria» &
non ài atetra,oUe fiamo pera^tini. cenfieco fumicante, catene del quale fieno
le
^ '
Per la fiamma, che l'efcc di bocca, fi
f gni-
Corone,© rofjnj della Gloriofa Vergine Ma-
fica l'ardente aff etto delì'Or 3 rione, chelc'in- riai &con h fimftra con bella grana vn cote»
jfiamma la mente dell'amor di OiOé ^ & in terra farà vn gallo b

h' Il dito indice in atto di moftpreiì cuore, è Si dipinge vecchia percioche in tal età d
iegno* che l'Òraiione fideue fsr prima col 'freqUenra più l'Otatione per edere più Vicino
cuore, poi co !abocca,&. il picchiare alia por- alla partenza di quello mondo,
ta, che i'huomo deue eller con l'Oratione im- Plut omnibus religioni operam dòn fenibus
portunojdc con fperanza di confeguire l'intcn coftuemt^qiiós pr^fefitit /£citU fionda &tas tran*'
co con lì p<^tfcueranza confidando nelle paro faóia defermt óicc Cipriano.
ledi Ch. iftò,clié dicono, Pétiu,& dabitur vo- Si cuopre tutta da capoà piedi con il man*
ifis}Qu£rìte,& inuemetis^ ¥ulfate.O' ayerictur, to, per dimoftrare, che l'Otacione non deue
/come fi legge nel i i-cap. di 6- Luca • ellere in p<ilefe,& manifcfta altrui, ma occul-
Oratione. ta, &infscretOk

V
,

N Sacerdote vecc'hio.in habito bianco Qmm orauerts, inirA in cubiculum tuit m> &
Notìficale in ginociihione auàti ad vn*- ora Patrem in abfcondito,
clattjo ojlio Pater &
altare con yn'incenfiete' nella deftra mano, tHHS, qui videt in abfconditot reddet ttbi, dice
(landò in atto d'incenfare» & con gli Occhi ti- $;Maiih. a! 6>,

Uolti Cielo, con la fintftra porga vn cuore .


al Il manto di color bianco, ne fignifica che
Il vecchio fricerdoremoftia-, che I'huomo l*Oratione deue efier femplice, pura k &
innanzi^che parli con Dio per mezodelI'Ora- Stt oratio pura* (ìmplex dilttctda atque wa*
cioue, deue preparare i'animafua con opere fjtfe(ìai piena grauttatis, pondetts non& ^-
buone, &
effere alieno d*ogni immondezza» tìata elegantta, fed non intertnijfa gratta dice
che polla imbrattarla,il che fi comprende nel- Sipi Ambrogio de offici
l'età fenile, che ftr»nca nel fetuireil Mondo, fi Tiene il vifo rmolto al Cielo , per dino-
dà ordinariamente feruentifiìma al feruitio di tare che rOrationeè vnacleuationedimen-
JDio te,& eccitatione d'affetto col quale pailando
L'habito bianco moUra la medefìma purità rhuonjò, porge preghi al Signor Dio pale-
della mente, che fi deue portare nel cofpeito fan doli i fecreti,òc defidtiij del fuo cuore .
,di elfo Signor noflro. Oratio efl oris ratio» per quam nojlri cordi
Sì fa inginocchione con gl'occhi liuolti al ìntima mantfeftamus Deo dice B. Thom. 4.
Ciclo,moftrandcfiilcont'fciaicnto di Te ftcfio fenr. dilt. i^.Òt 2..2.quc(t.8j. art,4.
che genera humiltà, oc la cognitione <M Dio> Lo dare mgeBOcchionc còle braccia aper*
Ff 4 te.
. . . .

4J^^ Iconologia
N E. I
Gli fi mette à canto il gallo • «(fendo
ilfìmbolo della vigilanzaionde S. Matt*
16. dice F'tgUatt» orate , ne intretis & m
tentahonenftSc S. Luca>al 11. f^igtlsti
0mm tempore orante/ * vt dtgni hoBea*
mini fuffre ifla omnia qua futura funh
O" fiore amefilium hominis

ORDINE DRITTO, E GIVSTO;


deftiamano
HVomo, i'arcbipendolc&con
che con
U
la
tenghi
(iniltraiarqaadta.
Volendo glitgitijftome natta Picrio
VaUtianolib.45.) dimoftraic qualche
cofa drittaraente 9 ordinatamente &
effete ftata fatta , & rittouate il giufto»

& il dritto di effa, lo figmficauano peti


lo archipendolo, & per lafquadra. Ef-
fcndo che rarchipcndolo fetuc quelle,
cofe , che fi debbono drizzare, li &
fquadta alle cofcaltc> e piane, raà to»
te , & in vltimo a tutti i canti di ciafcai
corpo, pct il quale fia da titatfi la hnei
dritta
te, dimolira la riuerenza» cheli ocuc hiiuctC
al SignorDioin Oraiionc. O H J G X N E D' A M OR 1.
L'incenfiero fornicante, è fimbolo dell'O»
tatione, &fppra di ciò il Profeta co fi ^zc nel
Del Sig. Ciò: Zaratino CafieìliHi.
Salmo 141. Donna che tenga vn fpecchio trafparenti
m contri
Dirtgatur Domine oratÌ9 me a ficttt incenfum rotondo,groflo,& corpulento,
in conffeliutuo» all'occhio del Sole,il quale con
ifuoi ragg
, Le corone che fono come catene all'incen- ttapafljjndo per mezo dello fpecchio accendi
fiero,ve fi mettono perche con effe fi fa Ora- vna facella pofta nella mano fini(lta,dal mani
tjonc, & in efla cófme il Pater nofter, & l'Aue co dello fpecchio penda vna cartella, nelli
Maria, il Pater nofter fu comporto da Chr ifto quale fia fcritto quefto motto
noftro Signore,&: infcgoato a gl'Apoftoli qua Sic in corde facit amor incendiunt .

dogli dimandarono che infegnafle loro di o* L'Origine d'amore den'ua dall'occhio,


<

rare, & TAuc Maria dall'Angelo Gabricllo,da vedere, &


mirare vn bell'oggetto. Potiiam
&
Santa Elifabetta, dalla Santa Chiefa alcuni ptouate> che anco dall'vditc può gene»
Il tenere con la finiftca mano con bella gra tarfi Amore fondati fopra quella ragione» chi
tia licore dimoftra(come dice Sant'Agoft.) gli occhi, &
le orecchie noftte fono come f<
Se non ora il core, è vana ogn'opera della lin- ncftie dell'anima» pec le quali ella ticeuendc
gua. Or atto cordis efi non Ubtorun* : ncque che cadono fotto i fentimenti» fa d
le fpetie,
tnim Terba depreca mis Deus intendit , ftd quelle giuditio, s'eiie fiano belle > ò brutte
orantis cor afpexit. melius efienim filentioo' quelle che ella per belle approua, ordinatila
rare corde fine fono vocis , quam folti y>erbis mère le piaceno,e le altre difpiaceno: Se fìtti

fine intuita mentis t dice !lfidoro W^ fmm, ben. me ella D»tuvalméte le brutte abhori ifcc,có
iab,3.c.8. k belle appaiifce : di modo che fc Amoi e pi
. .

Libro Secondo • 4yf


ORDINE DRITTO, E GIV5TO.
randum non eflanditient tantum qnéf"
damamfire capto s fuiffìs. oue narra l'A«
more del Re Zariadre,& di Odate i^»^
gliad'Omarte Re,ambedui disi fattaé ;
& fegnalata bellezza, che nati paté*
uano,da Venere,& Adone,i «jualis'in-^
namoratono petfama,& delle fattez«
ze conteda altri rcfìò impreda nell'I-
dea di ciafcuno di loro l'imagine de*
fcritta,& per cale impredìone l'imagi-
ne de Zariadre in fogno appatue alla
bella Odate, &la imagine di lei à Za-
riadre Omarte volendo maritare O-
:

datcordinò vn public© cóuito,& die-


de a fua figlia in mano vn vafo d'oro»
pieno di vino, dicendole guarda bene
chi ti piace* &preCentalo a chi vuoi
per marito. Odate mirando intorno i
Principi, 6c Signori concorfi, piange-
ua, non vedendo tra quelli il bramato
afpetco ch'infogno vidde,ttattenutafi
nel pianto,non molto (ìette à compa-
rire Zariadre, che per lettere di Icia-
uifato corfe,& fubito comparfo difsej
Odate fon qui, fi come mi hai com-
mandato, onde ella riconofciutol©
Jefeneftredc gl'occhi entra nel petto noftro, tutta lieta, &
ridente gli diede il vafo»&egli
jCofi tal volta può entrare per lefeneftre del- come fpofo da ki fra tanti eletto, la condufsc
Iq orecchie, vdendofi defcriuere le rare bel- nel fuo Regno .
lezze d'alcuna Damaj per laqual defcrittione Cianfre KudeL ch'vsè la velai e'I remo,
, allettalo dal piacer di lei, fi può concepir nel- A cercar la fua morte:
l'animo defiderio di quella j il qua! dcfiderio Innsmoratcfi per fama della Contefsa di
ài bellezza non è altro, che Amore Vale af-
. Tripoli doppo hauerla lungo rempo amata»
fai l'Auttorità de' due principali AmorofiTo- & celebrata in Rima fenz'haueila mai vedu-
fcani, ilBoccacio,& il Petrarca, quando il ta acccfo dal defiderio ói vederla, nauigò
-,

primo ci racconta lenouelle diLudouico,di verfo lei, &


nella naugatione grauementc
Gerbino,& di Anechino, che s'innamororno $'ammalò, giunto à Tripoli, fu dato auifo alla
in voce, & quando l'altro apertamente>dìrse Contefsa dell'infelice fua venutaj Ella fattolo
in quella canzoncf, della quale lodò il valore condurre nel fuo palazzo lo riceuè benigna»
(di Cola di Rienzo Tribuno Romano , mente nelle braccia,& egli rimirato ch'bcb-
Se non come per fama hmm s'innamora . be l'origine non men dell'Amor, che della
Nel qual verfo con tutto che in efso intéda motte fua rendutale gratis della pieiofa acco-
l'ÀQttore dell'Amor della virtù in quello ftef- glienza nell'Amato feno fpii ò
fo (entimentcche Marco Tullio aéèrma>che Ma è d'auuettire,che fé bene dall'vdito pa-
pet Amor della vittù»& bontà, quelli ancora, re ch'abbia prefo origine J' Amor dclli fudct-
che mai veduti non l'haueroo in vn certo mo- u,nondimeno,nófi puòl'afcolràteinuaghirfi
do amiamo: nòdimeno apphcat fì può gene- folamentc per rvdito,fe nell'idea fua non s'in-
- ticamente ad ogni amore di vittù.e df be llez- forma, & imprime l'iroagme della natrata
za, addurremo di più in fanordi quefla opi- bellezza, in modo che paia u:i azi à gli e echi
nione Atheneo, che nel i3.Iibrodice. Mi hauetla,tefìimoni« ne Ha Odate, che vide in
fogno
é

45^ Iconologìa
ORIGINE Del Si^. Ciò.
D» A
Zar^tm
M O R
Capellini.
E.

L'orecchie fono fineftre dell'animi


quanto fieno, gli occhi: ma non pd
qucfto ticeucranno quel'efpetie» che
«appartengono à gii occhi,coroe la pio-
portione eie colon, &
lineamenti, che
tbrminovna compita bellezzaJa qua*
le folo dà gli occhi rettamente fi giudi-

ca . Per le fineftti^ dell'orecchi fi gc*


nerarà Amore daiivd-.rc vna voce fo*-
\xt,SiC angeUca femphcemente,ma per

vdir narrare vna bellezza da vn terzo


fi generetà fecondo the 1 nitrita bel-
lezza ci fi prefentaneMimaginatiuAtin
modo che ci paia di vederi. , & per tal
parere» & ima;;in-a(ione ci moucrà ad
amarla» veduta poi veraccméreà f^tio
s'moamoretàfi che l'vdito, prrge li
ben occafione d'«imare,roa non però
cagione d'Amore perche l'Amor di,

beiiezzsvdita fi foraia nella im igina»


tione» & fi conferma poi dal vedere ef-
fettualmente l'ittiaginata belle zzarono
de l'Amor di vdita bellezza, no hi for-
za fé eletta bellezza non -fi vede : che
la cagione, &
occafione fia differente
comprendefi da Marfilic Ficmo fopra
fogno Zariadre, che mai vcc^uroh.ueua» & j1 conuito di Platone nella crariore ftttima

neifonuito lo riconobbe, come fc perfonal. cap.x. cue picud,cbe l'occhio è turi a la cagio-
merte rjtre volte vedur'orbi;uefIe,il che non ne della malaria :;mrrofa qu. ndc i moitiili
haurebbeporutofarcfc non bautte cr/nce- fpcftoj & fifsodtizzcndo l'occhio loro all'oc-
puta nella mente fui l'imagine di .'ni figura ta- chio d'altri coniungono lum» con iumi.e mi-
i

le da altri Cefi Cianfre Rude! Signor di Ba-


: ferabilmente perqutllj fi bcuonoi'amore : la
lia-, il quale debbefianco fecondo il cofìume confonanza de gli altii membri citte àgli oc-
de gii amanti fanroprimcre il ritratto dv M'a- chi, dice che non è propria cagione.ma cu ca-
mata Contcflia, & jn quello debbe contempla ficne di tal maUttia» perche tal compofiiiorie
le la bellezza della viua imcgine . Onde non inulta colui che di lunghi vede che più acco-
meramente dall'vdire,ma miramente dal pa- fìo venga, & perche di ptopmquo guarda lo
veder auanti gh occhi IVdita bellezza»
rer di tiene abbada in tale iifpei to,& mentre ch'egli
s'innamororncperòaflolufaraente dir non fi bada>e guatda folo il tiTi entro de gli occhi è
può, che per le fineftre degli orecchi peruen- quello, che dà la ferita: cofi diremo noi che
ga l'Amore nell'anima, perche dctiua n^edta- per fentit dcfcriuere vna bella bellezza, fnià
tamentedairiraaginationedel vedere, non & l'vdito occafione di mouti fi ad smaie. aitcfo
immediatamente dall*vc?ire,& che fi;i il vere, che per tal d<fcntnone ci fi figuiaià nc!la idea^
non s'approuù poi da gì oc-
fé l'vdita bellezza l'imagine della de(ctitta bellezza CI sii &
chijquando fi vede j non fi adica l'Amore ma
i ràdefiderio di veder quella bellezza, la
fi bene prende le r.tdici,
quando vede che la vedutarafpettofcioi&iltinrc^ntrodeglil
prefcnza corrifpcnce aiJa fama,pciò fi fuol di- chi è cagione, e he inuefchiatiicftiamo nel
re fé non riefcc la bellezza conforme alle rela- morofa pania.
tion i. Aiinuit ^rdifemia famam. Ilcifcontro de gli occhi» dal qual proc(
l'ori-
459
l'origine d'Amore l'habbiamo figurato con fparenti,& nitidi] & hanno in fé lun>e>fplen-
Io fpecchio incontro à l'occhio del Sole Io dore> e vapoti,e fcintilie» fi che non è maraui-
fpecchio è di quella forte de quali ragiona O- glia j che l'occhio aperto» Se con attentione
ronzio Fineo nel Aio trattato de SpecuUs vjìo- diretto in verfo atcuno,faetti à gli occhi di chi
rjf/.con fimilifpecchij riferifce Plutarcho nel- lo guarda le frezze de i raggi fuoi, i quali paf-
la vita di Numa Pompilio fecondo Rè de Ro- fandoper gli occhi a loro oppofti penetrano
manifchele Vergini veftali da lui jn{ljtuite»fe al cuore de miferelli amanti, éc con ragione il
mai il ior perpetuo fuoco fi eftingueua,di no- cuore» perche fono faettati dal cuore di chi li
uoraccendcuano» come che pigliaflero vn gettaÀ tutto ciò è fecondo la dottrina di Pla-
puco fuoco dal Cieloi con quedi narra Gio. ton t, il qual vuole, che le ferite d'amore fiano
Zonata che Proculo Matheraatico fotto Có- certi raggi fottilifiìmijche fpirano dall'intimo
ilantinopoli abbrugiò le naui dcirarmata di del cuore, oue rificde il fangue dolcifiìmo,&
Vatiliano ribelle di Aaafìàfio Imperadoce de cali.1ifIìmo acuì aperta la via.pet gli occhi tra-
quali Archimede ne fu prima inuentore con- fcorrcndaper gli occhi dell'amante penetra-
tra Romani} che anfediauano Siragufa Patria no aU'intrmo del fuo cuore,onde il Poeta Pla-
fua . tonico, cofi dilTe.
La prefente figura è voa fimilitudine: fi co- Et aperta la via per gli occhi al core ^
me per lo fpecchio occhio deii'acte pofto in- Lo fpecchio figurato da noi}non è quel c6^
contro all'occhio del SoIcpalFando i raggi fo- cauo eoo materia opaca dietro» raa e trafpa-
lari s'accende li ficellar cofi per gli occhi no- rente, lucido, &i lifcio d'ogni bandai da vn
ftri fpccchi della natura poftó incontro all'oc- canto concauo» che moflra l'imagine grofTat
chio dVn bel Sole pafsundo i raggi della fua e lunga i dall'altro canto corpolento»conueC»
luce la facella d'amore nel cor s'accende, di fojchemoftra l'imagine grofia si, ma roton-
che n'c figura la facella pofta nella mano fini- da fcbiacciata.I raggifolari percoiendo quel-
dratdal lato manco del core dechi irata dal lo fpecchio con i'opaco: dietro ardeno per rc«
morto, /te in cordefacit amor incenàinm. Cofi flefTo l'oggetto poftogK dauanti.. Ma il Sole
l'amore fa mcendionelcoie pcefo in parte da trapalando da vn canto all'altro con i fuoi
Fiauto in quello epifonema,& efs:^geratione. raggi vniriinvn certo coromuae punto per
Itamihi in pecore, atque in corde fAcit mezo di quell'altro noftro fpecchio d'ogni
Amor incendium .. banda lifcio arde per diruto corfocon «^^^
Come fi mandi l'uicendioda gli occhiai raggi refrarti la facella chc4;Ctto incontrai
cuore, lodiraoilra MjtlìI.oFicino nella ora- poiché lo foer^|:„o n tiene per lo manico tra i

tione ferri ma cap.4. djcé ìo,che gli fpiriti,che I^-^gr del Sole» e la facella, oltraefca; così il

fi generano daLcaldo del cuore del p^ù puro raggio di viuo Sole pafla per gli occhi noftti al
fangue, Tempre in noi fon tali .qual'è l'humot core per drittr»: fé bene, il reflcflo piace più al
del fangue. Mafi.Gomeqaeftovapordifìn- nobilifiìmo Cigno Pavthenopro Catafa nel
gue>che fichiamafpiritojoafcédodal fjn{»uc fuo fiorito difcotfo della bellezza de gli occhi
€ tale,qu:irè il fanguCi cofi manda fuora rag- comparfo in luce venti anni dopò che ptodu-
gi fimilii fe pftgli occhiicome fìneftre di ve- j, cefiTimoqaefìa Origine d'Amore. Si come
tro . Sole cuore del Mondo per quanto
E* il 9» (dice egli )percotendoin concauociiftaU
anco afferma Geiio Rhodigmo lib.S.cap.i^. „ lo rocchio del cielo al tiBetter del raggio
perlofuocitcuir.i>&corfo (pandieil lume» & >, cagionaiieli'èfca vicina fiamma» che la có«
per Io lume le fue virtii diffonde in terrai cosi. >, fuma, e fuoco che la diuota : cofi l'occhio

ilcu?rdel corponorttoper vnfuo perpetuo ,, mortale mentre co'i r?ggi delle mirate bel-
mouiméti"» agiiado il fangue à fé pioflìmo*, da »j. lezze nel concauo feno del pcnfiero pcrco»^

quello fpande gli (piriti in tutto-I corpo,& per »,, te^defta viue fiammelle d'aroorofo incen-

quelli diffonde le fcintilie de (aggi in tutti i M dio; le quali appiccatoti all'efca dell'alma
inebri maflìmamcntc pergli occbupcrche lo »}. à poco» à poco infiammandola la rendofio

fpirico cfscndo leuiffimo,agcuolméte falealle >, tributaria, &ancella d'Amore. Rifpon do-
pam del corpo alti(Iirae.c1 lume dello fpirito no che quell'occhio mortale non è chiaro fé
piùcopiofamente nfplende per gUocchi,poi- fia deir Amante che rimira, ò dell'amato» e ri-
cbe gli occhi fono fopra gli altri membri eia* mirato Solie.li mio occhio mortale di me ftej^
fi)
. . . .

4^0 Iconologia
fo,npn può pcrcotcrc nel concauo fena del ftolldo guardare à badò con gli cechi BCR m
miopenfiero. Ne meno l'occhio dell'amato terra prima che parli • Conplijs abwtdans V»
Sole può con fuoi raggi cagionare i| dcfcrit-
i
lylfes,
to reflelTo La pcrcoua, & la rtflcllionc fup-
. Stabat* fubtut autemvidebat in terramtetdis
poda n farebbe da oggetto e(ìtinfeco di bel- defixis.
l'occhio lucente) che mandando i Tuoi caggi Sebene leimaginitioni, &lipenfieri che
all'occhio mio mortale percola nel concauo in lefta ci forroianiOj& conccpimo,approualif
fenodelmiopenfìero: main tal cafo non fa- & ritenuti dalla mente cadeno poi nel core,

rebbe tcflelTo, perche il raggio refleffo ritorna & vi refìano radicati tanto quanto nell^en-
Tempre verfo di chi Io mandai Se non dimora te in teda. Il Montemagno coetaneo del Pc^
doue è mandato: certo che tale (imihiudine trarca.
non è propotrionata, perche l'attione del re- Erano i miei penper riflretti al core .
fleffo iì fa mentre
raggio tirato all'oggetto
il Anofto in perfona pur Hi Sacripcnte
oppolìogli ritenuto da dura» e défa opacità ri- fenfìer (die e a) che'l cor m
'agghiacci ardi » , &
torna alfuofKÌtore.in cotalguifa fi teflctteà E caufil dnol che fempre ti rodct e Urna
ÌMuSc abbrugia i'efca che nel ritorno troua. Al Anzi dal core efcono le eliccurioni di tutti
contrario il raggio d'Amore vfa Tua forza bue li penfieri. Ma l'Amore impetuofo>&: violen-
intoppo non troua? ma libero camino» ne pe- to non dà tempo al penfiero, invn fol colpo
to arde con raggio reflsfIo,ma co retto»c fpic- d'occhio velocemente dritto paffa per gli oc-
garc vcrfo l'interno fpirito del core. In oltre Te chi al core,doue rifcde l'alme mezo del cor- m
i raggi della mirata oellezza percoteHero il po» come l'Aragna in mezo della (uà tela.Cal-
concsuo fcno del penfiero> e deftaffcro lui a- cidio nel Commento fopra il Timeo di Plato-
morofo incendio prima che nel cote*» il Pe- ne . Quemadmodttm Aranea in medio teU [ha
trarca non doueua dire refìdens fentit qualemcumque motum tnterius
Et au£rtata via per gli occhi al care » "Pel exterius faÙnm : fic anima in centro cordis
Ma per gli occhi ai pen(ìero»e dai penfiero al refìdens» fine fuisdifienponetotumcorpusviui"
core. Il fcat.& omnium membrorummotus dirigiti
concauo feno del penfiero è nelca* &
f0|i capelli fonogieroglifici delli penfieri>de gurbernat Nel centro del core fi fente fubii.
.

i quali s'orna l'^nima^e ricuopre k mente>per- to il moto d'Amore, ch'entra per gli occhi , e
chc l'anima fte(ra,per quanto detta Pierio Va- gli occhi come fineftre aperte non lofcntc-
leriano genera i penfieti,non meno che iì ca- no, fol il core lo fente, iui arriuaro Amore co-
po i capelli con cui s'adorna, e copre. La ra- me nel fuo centro fipofa,e ferra: Ildefiderio
gione» la iationnledifcorfiua,& la mente in che per gli occhi Amore infonde fi dilblla
capo rifede Plutarco nelle Platoniche que- nell'ardente fornello del core, doue l'alma in
.

fiioni. Jujìe natttra prétflantijftmam fartem dolce Amor fi ftrugge . Il Choro ài Euripide
fumm» ^AtHtt hco, rottone gubernatoris inflar tragico in Hippolito. O Amor^ Amor qui per
in capite collocata, £t Zenone in Plutarco me- octdos inpillas defideriumy introdttcens dulcenf
demo de pUcitis Thiìofophorum , Illa prin- anima amorem . 11 dolc« amor nell'anima, &
6eps animi pars in globo nojhricafitis» tanquam nel core fua ftanza è tuttVno, li Poeti>& Pro-
in mtmd» habitat. Li pen fieri però fi genera- facori in foggctti d'amore pigliano il core per
no nel capo» Petrarca ne) uionfo della motte l*anima,&ranima per il core. Hcliodoro nel-
cap. 2. la Hiiìoria etiopica libro terzo efsamina l'O-
£yeoui amor penfìermm neUatepa rigined'Amore affermando chela fola vifta è
nhauer pietà del mio Itmgo martire f cagione d'Amore , & che gli amorofi affetti
Latcl^acstcadipenficricomedapefogra* fono come cofa ventofa pet gli occhi ne) co*
SreOppreffa s'abbaila, i'Ariofto dcfctiuc Sa- re auuentati, il che none punto dalla ragio-

cripante- aClratto da gran penfiero» infenfibile ne lontano.percioche cfscndo la vifla piìì no*
come pietra piima che sfoghi il daol de fuoi bile, e piì} calda de gli altri noff ri meati,e (en-
lamenti. fi, è al bifogno più atta à riceuere»& dar palso

Fenf^fo più d'vn'hora a capo baffo a gl'uifiatTimatt fp ititi d'Amore . Argumentp


AdimJeationed'Homcro che rapprefcnta ubi (h Amorum OrtttSì quibns »bie^a vifa ini*
mila tttza liiàd^ Vliile io piedi penfofo come ti$f»f&anfamdan$i(Srt4minamfitbt4entAneos
affetìus
. . . . . . . ,

Libro Secondo» 4<?l


VaaioM, életfh fem,
f,ammas nel tefto gceco» il cucco confocroè Etttirandtmre la proprietate
lUathéonca, & p»tcica degli amorofi Pla« Stando m veder fena'altra 'Ookidtaile
Si lo /guardo s'aggiunge immantinentt
conici.
ft^a ntltore ardtttta « Amor .
QjieftadotttniaPlacooìcailenua dall'An-
àchtflfìmo Amoxofo Poeca Mufeo> it qaale Più dolceroence il Petrarca «
;>(itnicco di cucci f^> che Tocchioiìa la cagio* DagUoithi wJMvfiie*lielp9mmatet
ie> Se i'Otigine d''Afnore}quado narra il pcin» Contro tffi nenmvalumpo m loco:
;ipio dell'Amor d'Hcco» &
Leandro Da voi fila precede (e paruivn puoto)
i/ filo» ^i pooeOi •'/ vento g cnd'io fon tati .'
ìimtii i» ceulmtm tadijs w«/ttb»t PAX AMO" fimfittte, e'iwjivnfde,
RVM / penfier
E'I depr fico, è'nfietnocon fuéffarmo
XP COR fer$ttbatìfmi0iiMsmpttH
Mi pf*ngt dmtv» m'^bagfia, « midifim£g*.
ftticiritmio tnim uUbrù immMutau ftmhm,
Jietttitr /tcminibw ffi vtlcce fa^tu : Lungo farei à ripcttare autocià d'ogni Poe-
OCVLVS vero viéiffti èli Muiié{}iius
ca effendone piene cucce le carte» per fine de
Vulnus dtlahitur» ér <» fràtcrdia viritnsnMt»
moderni clconcencacemo folo di prefencate
Da quefto tutte le fchiete de' Poeti hanno vn Sonecco d'vn nobii ingegno mandato ad
prefo à dire>che l'occhio è Pcincipeiduce^guì- vna Dama» che fuggi dalla fìneflra quando
da* cagionc) & origine d'Amore pafsòil fuo amante» &
li ritirò diecro all'im*
Pcopettiolib.2,. pannata à rimirarlo per vna feduta.
Si nefcis eeuìi funi in Amore duets
Trafite hai Donna quejio cere am ice»
Poeta. Iib. primo eleg. prima.
L'iftcffò
Della tua luce altera» efuggitiua^
Vimhi» prima fitismiferum me eoepit oceltis,
Con celata pcrcojfà in fiamma viua
Confa£fum nulUs unte eupittioiòut .
Del tuo bel guardo mio tiranno antico x

Lib.3.
Qual crudo Arciere traditor nemico .

/Ijftdue ctefcit JpeSinìidoeura puelléj


In vn cogliendo fua virtù vifiua
Ipfealimentajìbi maxima praite Amor» Colpi auutntar, ch'altri dt vita fritta
Ouidio nelle Epiftole Shol ptr feffUre occulte in foggio aprico
Vnnce^o te vidi, ime tcepit feire q^is ejfet
Sea ferir mi poteui à campo aperto,
Illa fuit mentis prima ruioa me£. che'l mio cortrema,^ e l'alma piò non eerts
Et vidi, &
peri/, nec notis ignibus arji.
All'apparir del tuo fuptrbo aipetto
11 medefìmo nel terzo degli Amori parlan- Ma perche dolce morte haurei /offerto.
do all'innamorata. Nca vdeSil crudele, e difdegno/m
ferque mos ceuloSf maj^nì mihi numinis inffar ferirmi à faccia,» petto à petto
ferque tHOs oculcs, qui raputre meos.
Noto più d'ogni altrojè quello di Vergili©. Ne folamentc ipoeti»ma leggiadri Prefato-
Vt vidi, vt perif, vt m* malM abjittlit error. ri inficme hanno attribuito l'origine d'Amo-
Vengono di mano in mano à dir il medefì- re all'occhio» Achille Sratio ne gli amori di
Bìo i Poeti volgari» Cino da Piftoia più fpef-
Leucippe &
Glithofonte lib. i.Dum fé fé ocu*
mei tuas refpc^ant imagines corporum, fpe*
li
fo d'ogni altro maflìmaroente nel Sonec-
ctttorttm inflar fufciptitnt ; pulchritudims cut»
to 45.
4mor$ è vn J^itito eh*a9side, tem fimtdacratppsa corporihus miJfaìCf ocu*

eie nafte di piacer» e vien per lUàrde» lorum mtmfterio in animam ilUbentia > nefci9
Itfere il cor» fi come face dardo^ qftam fc iunfiis etta corporihus ipfts- per mixtio»
Céo i altre pumbr» difirugge^ e conquide, nem fortiuntur corporu cogre(ju,qui certe wanis
eftUnge iucundiorem . più à bado . Conciliata^
Nel primo ceczetco.
res enim jimoris Qculifunt Heliodoronel 4..

€tuaado s'ajieurar gli eetii miei tanto


dell'Hiftoria Ethicpica uimantiumenim mu*
.

Cho gtmrdarovnaHonnat ch'io incontrai,


tuHs afpeólusi affìe^us recordatio, ac redwtegrtt-
Che mi /«rio il cor in tgni eamo
d'Amore.
ito eft, &
wfitimmat mentem conffeElus perin-
L*ifte(ro nella defcriccione de atqueignis materia admotus.Dkìsmo noi di
§lita»de gli occhi rimiran la beltate più) che Vmcendio, che fi manda fuori da gli
£ troufin quel piacer dt^sm Umtnte occhi è ài efficacia maggiore del fuoco mate-
li ale
, .

4^2 iconologia
tiale»poichequefto no arde non è ^óiìo ap- fona amata in qutlh paiTd :.è doppiamente ail
fc

ptcflo la materia, ma rAntorofofaocojtbcd» hiaco perché moflnonpqtcmJori^fpailarcc


ltasf<^rmjiiì*'totr'nQente in lci> & eoa elU in-
'

gli occhi sfauiila, in fiamma la méiHe> ci cuo-


ic anco da lungi Sfcome il fuoco s*3ttsi;ca » retna.ncnte vmriì : cflendo impofljt>fI* che
:

&s';iUenia nella Babilonica Nafth.ì dafcft^fs'^Wtal nentc fidi'JÌda,& fi difuq(fta


fi |dibi-
ilume» ancorche difcoito fiavcòfi affatro» ^fi eothe voccebbe per 1» gcanJe » rnò*
la'fiariSmaill^

due begli ocdhi ardent?» «ncdc ch<i lowanoi te t onde'fempte l>ratT»a pec^m'ggioc vniond
s'accende.fi djfronde>c f^^^rge «e gli anitn» de d'ag^ji «fi intorno al;'am to'lume*
tifguatdan'i: Onde Plutarco nel qufniu 5ira- Come tal hor at caldo tempo fnole •

polio» qucftionefettirria aficriice» che g!i A- Sempifcttta farfalla allume aueXzjt:


morijde' quali niuno piti wehemcntc moto ne Folar ne gli occhi altrui per fua vagheT^!^
glihuomJni, cafca, pigliane originc,& princi- Onde auuten ch'ella more, altri fi duolt .
pio dairafpetto, tanto che ramante fi liquefi Cóstfempre $o corro al fatai mtofole
quando la cofa anata lifguatda» in quel a & I De gli occhia onde mi vien tanta dolcezza ;
panaj& tcafmuta<perCiOche> lo fcambieuole
fi CMfren della ragion amor non prezxjt •
fguardo de belli, &
ciò che efce per gh occhi. Ma ftm'abhagUa Amor foauemetite,
ò fia Iun)i£>ò fia vn certo fluflo diftruggc gli a- Ch'io piango l'altrui noia e nolmio danno»
manti) & li confuma con vn dolore ni.fto col £ cieca al fuo morir l alma conjente »
piacere, da Orfeo chiamato Glicipiero, cioè Percfset ainot dolce amar.-, gh amanti in
dolce amaro.guftato dal Petrarca ntlSoneito Y" medefimopunto in dolcezz godono, e fi j

Adirando il fol nel btWocchio Jereno ftruggono in amarezza per il fuo bel fole, che
Dal cor tanima ffanca fi /compagna cercano, e dcfiJecano.
Per gir nel Paradifo fuo terreno Per far lume at penfìer torbido i fofco &
poi trouandoi di dólce, e d'amar pieno « Cerco il mio fole :
per quefii eflremi duo ccmrarij, e mtffiy Nelqual prouo dolce"^ tante, e tali
Hor con vogUe gelate, hor con ^ccefe Ch'Amor ver farz.a à lut mi riconduce ;
CT felice-
Staffi cofl fràmrferay Voi fi raahbagha-, che l fuggir m'è tardo.'

Piencfonole dolcezze d'Amore, d'amaro lo chiederei à fcampar, non a rme anzj ali :
.

adènticanzidifclc&Icfue^-oncenrezzc.fo- Ada mi da l del per quefla luce»


perir
no le doglie,c i piànti de mifcrclli Amanti, è Che da lungi mi firuggo, e da prefi^ardo.
amaro l'Amore perche quàkinque ama muo-' Ma che ? à gh^raanu tanto e li dolce quà-
re amando, cflendo rAmo'revolonraaa m.-r- to l'amaro : l'amaro gh è dolce Se il dolce
-.,

te» in quanto è morte è cofa amara, inqu^into amaro


volontaria è dolce. Muore amando qualun- Arda, ò mora, ò langulfca vn più gentile
que ama, pecche il fuo pcnfiero dimentican- Stato del mio non e fotta la Luna»
do fc ftedo nella pccfona amata fi riuolge, fe- iSt dolce e del mio amaro la radice .

condo la ragione iSi Matfillio Fieno. Ag- Di quello mirto, doice amato, di morte, e
giungine qucllt,che neli'-émorofapalleftracf- vita,d'aliegrezza,& dolore, n'cfolamcn te e )-
che Amore è amaro camo lon*
fercitati fono, jgtonc il fot di due begli occhi» origine del-
tano dall'amaro oggetto , quanto prefente è l'Amore.
amar di lontano» perche l'amante lungi dal DiqaÀ fol nacque l'alma luce altera
fuo bel fole, per U priuatione di elfo ?iuè in o- Inique' begli occhi:, end io ho guerra, e face*
fcure tcoebre,& in continuo ramaricot dcfi- Che mi ct*ocono il cuore in ghiaccio e'n ,

derando goder la fua luce è dolce pur ài lon-


: fftoco.
tano per 1 rimembranza del piacere della go-
1 Concludiamo con le afTcrtuofe p:'toIe ài
duta luce. In prefenza poi dciram.ita Itice è quella Amante, che nel principio dei -iccinio
amaro araorc-,pef che au mx\ lei l'Amante s'ab- libro vetamcnte d'oro d'Apuleio co4i ragiona»
biuccia,s*atdc,cfifirugge; è dolce dall'alcro la cagione, i?w l'origine di quefto mio dolore è

canto, attefochc fi confuma nel fuo bel f;io- ancor medicina, 6c lafalutemiafctufolo,
la
co,& nella fiamma àlui.gtadita nella qua!e;:^!i pc'xche quclìi tuoi occhi per gli m.ei occhi paf
è più dolce il penarcche fuor di quella gioir.;: fati in fino all'intimo del mio cuoie nelle mc-
&cpiùdolcepeiche riuolgendofi nella piìr- dollcmic comnioueno vn'acctbifsimo inccn-
c : • t
LibioScconao. ¥3
àio L'ougine dunque d'Amore djll'occhio
. tem, & ea gw « vidimus tangere cupimHS»& abU
Dafce confotme à qael detto deriuato dal himus amore dolemestO" abfentes defìderabimus
Gieco. è quibus omnibus fiet,vt nos quidem feruiamus»
^
u<!lmor ex videndo nafcitnr tnortalihus . huic vero feruiatur Ecco che Socrate anima
.

Non farà vano quefto difcorfo.mà profìttc- di Piatone, confcffa che dallo fguardo fi de-
uole ogni volta» che confidctado l'affetto d*a- fidcra pafiarc ni tatto, &
che per tal dcfide-
inorenafca daivedere9edal cifcontro di due (io ancorché lungi dalla cofa amata, fi pati-
'

begli occhi, per non entrar nel cicco labeiin- fca dolori, & fi cade in feruitù d'Amore Ara- .

to d'Amore, chiuderemo gli occhi all'appa- fpade Cauailier del Re Gito hauendo detto
xeute fplendore delle roottaii luci : fé il dimo<? al fuo Signore che fi poteua mirare 5c feruire
rar con lo fguardo auanti vnafplendidà bcl- vna Dama feozafarfi foggetrp alle pafìTioni a-
lezzai ci fa incorrereneila malaria d'Amore :il .noorofe Nò rifpofe il Re cofa pericplofa
; ,

! fuo contrario» ch'è di tiaolgec gli occhi alerò* auuengacheil fuoco non di fubito abbrucci
tue, ci liberarà da quella» Auertt oculos tms*^ff chi lo tocca» & non di fubitole leg^e atdiao :

videofft vamtatim ; friggio è quel coniìgìio nondimeno io non voglio maneggiare il fuo-
dato in quello ^ratiofo diftico . co, nerimivare cofe belle j & à te,Arafpade
Quid facieSifacies Fen^rn fiveneris ante ì dò pet configlio, che non gli occhi in
fiflfi

Ne fedeasfedèas-mfereasfereas. belli oggetti, perche il fuoco abbrucia quelli


Non deue federe, 6c dimorare alianti vn
fi che Io toccano, mài accendono anco
belli
bel volto, ma fuggir via dalla fuavifta» ha- & quelli chi òi lontano li guardano , tanto che
"osr cura che gli occhi nòftrinon firifcontri- per amorfi (ì(agp,cìno:Neqiie pulchros intueor,
nocongliocchiairmi.che belli fi ano,per non nec etiam tibi confalo Arafpai finas in pulchris
cadere in détta noiofa infirmila d'amore j e fé oculos verfari quo d ignis'qutdemvrit homines
caduti ci fiaroo j per r^forgere da quella,EÌme- tangentes, ac formofì eos etiam accendati qui
dio datoci tanto da Matfitio Ficinoncl conui- fé procul fp0anti vt propter amorem A^uent.
uio, quanto dal maeftto d'Amore nel rimedio Non fi tenne Atafpade al buon eoqfiglio.affi*
d'Amore, curandofi di poter far rcfiftenza ad Amore» 6c
Vt pene extinSlum cwerem» fi fulphure tangas à\ nò pafiar più oltreché il primo fcalino del-
yiuit, &
ex Minimo maximusignis erit : lo fguaidoi ma à poco à poco fi concepirono
Sic nifivitarìi quidqtiid reuocabit Amorem* détro il fuo petto cofi ccceffiue fiamme perle
FlaJnmare diirdefcet,qH£ modo ntéUafmtt bellezze di Pàthea da lui amara, che dal dolor
Pericolofo è I ptopofto fine dell'Amor Pla- piangeua, &: dalla vergogna fi confondeua, e
tonico, qual'è di fiuir la bellezza con Tocchio, temeua l'afpetto del Tuo Re per le irtgiutiofc
attefoche Amore ha comporto infiemc li gra- minaccicch'cgli fece à quella Honefta Dama
dili del piacere (fecondo Luciano-J Neq^; enim che non volfc compiacete à fuoi amori-, fi che
faàs e({ afpic'ere eum. qtiemamaSyneqHe ex ad- l'incauto Arafpade non penfando alla forza
uerfo fedentem, atque loquentem audire: [ed dello fguardo, pofto ch'hebbe il piede nel pri-
perinde dtque (calti quihufdan^ voluptatts cof»" mo gradile del vedete,fpéto dalhnfopporf abi
Amor primunr gradUmvifm hahei, vt
pa^tis, le defidcdctcntò di giugnere al tatto,& falire
afpiciat viddtcet amatum ,
Deinde vbi as^exe^^ eue gli perfuadcua l'Amorofo affcttotO quan
addu^um'-ad fé ^opiuy etiam conti»'
ritxciipit trdal, rimirare, e veder cofa a lorograta, mof-
gere. Il primo fcalino fi è U vedere, rimirar & fida fio ftimolodella.concupifccnza, come in-
la cofa amata, dopò qucjfto il defiderio di toc- gordi vogliono baiieic le mani in quello, che
care quel che ^t vede, ilrcrzo il baciccii quar- appctilcanoiin qiielIo,che da elfi gnatdar (\ do
to l'atto Venereo pofto che s'èil piede nel pri- ueuano, come dal fuoco. Mcgabizo gran Ca--
mo fcalino del vedere Tdififìcilcofa è rirenérfi pitano»diDatio, mandò fétte Perfianj , che
dinonfalireal tairo»& paflareairvltimo poi- doppo lui erano nell'effercito i più principali
che dai vedere, fi commouono gli affetti. Et per Ambafciadoriad AmintaRe di \f acedo-
«io Socrate ifteffo oracolo- de*^ Platonici ne- nias-i quali eflendo ^z.i\ riccuuti nobilmente»
gar no puoté, veduta ch'heb^e la bella Theo- doppq il conuito, fecero inftanza diveder le
data nominata da Senofonte tiel terzo libro beile Dame di Ma<-edonia,ne furono fatte ve*-
de^ifaiti,e detti di Socrate» dicendo M/^^> nire,. vedute, che rbebbereiPerfianis'accc-^
fero
464 Iconologìa

feto d'Amore» e pregarono Atninta» che le fa* metta la fortezza,& offafcbi la fapienza',&: chi
ctHe federe auanci gli occhi loro (fì come tac- farai che s'adì curi fiilar io fguardo in cofe bel-
conta Erodoto ) li compiacque il Re * & eflì le ì Non guardò mai con buon occhio Augu-
"cominciarohofubitofenzamodeftiaàftendc- fto verfo Cleopatra, la quilc doppoia mor-
te le mani fopralepoppe di quelle: ciòad A- tedel fuo Marco Antonio, pensò (come tiié''
minta] patue sfacciataggine} & non meno ad cifce Suida) con artifìcio della bellezza fua di

Atedandro fuo figliuolo» il quale in bella ma- poter allettate l'Ani mo d'Augufto» mi egli
nicra fece partire il Padre>& partito che fu dif- tanto pia nel cuor Tuo l'odiaua« Se ordinò ì
fealli Permani* poiché fette (lati in regalato Proculeo, che vedefle di pigliarla, &
cuftodit-
conuitaauurcinandofì l'hora d'andatfi à ripo- la viua i per condurla in rtionfo, il che hauen-

fàre> voglio ancoravi s'apparecchi delitiofo doprcfenricoGleopatra Regina, checon la


letto in Compagnia di quefte Dame* acciò fua bellezza vinfe tanti Principi» 6c valocofi
polliate riferire al voftro Re, come fece fiati Imperadori d*e(rcfciti,d;fpetatafi di non poter
bene accolti Se accarezzati dal Principe di vincere anco Augufto,per non rcftarviuaprì*-
Macedonia : però lalTate prima che le Dame gioniera aellcfae mani fi (ccc dar morte dal-
li vadinoà pulire, &laU3re nel ferraglio loro: le poncuce dVa afpcpeclo che Adgafto non
Fece poi AlcfFandco veiiirc Gjouani sbarbati hauendo potuto confeguir il fuo intento, fece
adorni d'habiti fcminili con pugnali fotto le portar in trionfa l'imagine di lei : Et che rao-
vefti, i quali entrati nelle camere affegnatc tteaa vn cofi grande Imperadore à bramare*
alli Perfiani, credendoft edì fuffero Donne» che fi coaduce(Fc in trionfo vct^ Donna ì
corféro ad abbraeciarii, màfimRfchini furo- trionfar dVoi Donna» certo la vittoria, che
noàfuriadi pugnai ite vccifi: Miferia cagio- ripoccòdilei attefochw eglifolo non fi lafsò
nata dal vedeicdali'occb'O, origine d*tnfini>- vincete daquella che non gl'acuti dardi degli
niti mali Autto\:i di preci pici] ySz di fm'dln occhi fuoi vmfe Gefire, Ni. Antonio, &
mol-
cali . Da clii hebbé principiola perdicione.iSc ti lie ftcanietH quella che fi. vamaua di non
lacomiuane calami ràdei Genere buinim ? hMiijE adellècecàonfata, dicendo, mft trittm*
dall'occhio, dal vedere labellezzi.del pora^o ph^or. in m^moriadiche Augufto fece bat-
vietato, f^idit mulierqitoii honumeffet li^Httt tere vrna Medaglia pofta neiii firaòolt di Clair-
ad -vefcendwn , & ftdchrum ocidis , aff-eili^' dio Paladino da lui efplicata , nella quale era
qHedeUftabìle, Per qual cagione Iddio man- impteiTo vn Gocodrillo legato advna Palma
dò dal Cielo larghi torrentf d'acqui à fora*: figura di Cleopatra Regina d'Egirto da lui fu-
mergerrVniuerfo? per lalafciuia dell'occhio, p^rata co auefto mott j.abbfeniato Col. Ncm,
Videntes FHij Chi filias homnum qUvd eff^-at djftefoda Itadiofi antiquari Colonia Nsman
pulcbra. SanfoaeCapicanocosì fotte, da chi fum . mi ptìr concettodcl Paradtno ColligAnit
lùvintO'ydat nfguardar le bellezze prima di mrm: glotiandoftche niui altro note fjc refi-
ThemanthaFi]iftea,dicui dilTe al Padre cbie- ftenza a Ila bellezza di Cleopatra oa lui difprez
dendola per conforte . pLwmtoctdismeh : Et Zita, evinta. Nellìino dunque ficuramen-
poi di Dalida merecrice » nel cui feno gii te drizzi lo fguardo in bclk oggetti,ne vagheg.
fàcecifoii crine dellafua fortezza, & canati gi Dame divago lume adorne» né rrracdi a-
quegK occhi miniftridel fuo Amore,dellafua uanti iHor confpetto: perche chi ardirà mira-
cecità, & morte . Il Re ch'era cofi giudo con- te » vn bei fembiante afpto tormento de gli
forme al cuorcdi Diojcome fece à diuentar ai. occhi, &
dei cuore, anch'egli a] fine It dor-
ilultero inglufto>& homicida? mirando in- rà, &: latnentarà» incofiquerde Se doioio-
cautamenrp da vna loggia le bellezze di Berfa fenotc.
bel . yidie mulierem
fé UHantem> erat asitent Ommda, vpenfiervaìUi
mulier pulchravalde. Chi fece deprauarequel O mia forte ventura k che m*adduce r
faggio cuore di Salomone in brutta idolatria? Od* che v^ga luce
la bellezza di mille belle ftraniere Donne . ^l CHot mi nacque la tenace Ipsnfe ;
Se l'occhio ha fatto preuaricare Dauid cosi O/tde l'annoda, e preme
giufto, S;^ftfone così forte, Salomone così fa- Quella, checon tua forT^al finmi mena
uio,ch'a!tro potremo dire,che la vilVa deli'hu- La colpa è Voftra, e miai danno, e la pe/ut .

^mana bciJezza corrompa la Giuftitia, fotto- C«// Sil^e^ amar pom tormento,
Edel
.

Libro Secondo. 465


£ del pèccAti attrm chiegs* p^^^^^ ' lofo> ond'egli voltali con gli occhi fcctati, al-

AnzÀ del mio : che dtueéi torcer gli occhi tcimence lefta dentro di Ìe> come da gtaue
Da lume .
troppo colpo ferito : cofi noi chiuderarap gli occhi al
Riuolga pur ciafcuno la vifta dalla poten- tifconsrodi due cocenti lumi, acciò per gli
zadiiaggid'vn rifplcndente Sole.sfugghi il occhi noflri non riceuiamo le iìammji loro
cifcontto di due bcgh jcchi, &
ponga menti, nel cuore» il quale altrimenti rimane oppre^
ai coftume del Garadrio vcccUo grande ma- ro>& fofTocatodall'opiiatione amoroCa, punr
f itÌmo> quale (per quanto narra Eliaio.Plu-
il to da pungente fìrale* &
arfo da folgori) &
tarcho nel (adetto fympofio,& Heiiodoco nel faettC} ftromenti militari d'AmorC) col quale
terzo libro) ammaeftrato dalla natuta»sà ch'e- parlando il Poeta, diffe.
gli filfa Io fguardo ne gli occhi di quelli, che Varine tue furon gli occhi : onde t'aeeefe
fono oppilatij ciceue ia fé Toppilatione di co- Saett'vfeiuan d'inutfibilfmc9.

OS S E Q-. V I o.
La teda fcoperta alquanto china in
attohuraile, diraoftta la fommiffìonc
di chi tiuerentemenre cerca con ani-
mo grato di fatfi beneuolo per l'acqui*
(lode gramici. onde fopta di ciò Te*
rentio in Andria così dice. ObfequtHm
amicos parit .
Tiene con la finifìramaAo legati il
Leone» &la Tigre perfignificare,chc
rOffequio con li fuoi mezzi ha forza
di domare Leo^i > Xigrr> cioè animi
fieri, altieri, & (uperbijcome ben di-
moftra Ouidio lib.i. de Arte amanti
di.
FleBitur eBfequio curnatHS ah éirhre
ramusy
Franges fiviresexperiere tftaf»
Obfequio trantmtur aqtnt : nec vinctrC
pofis ^
Flumina fi contrAi <iuttm raptt vntU
nates
O^feqmttm tigrefque domai, tumidofyié
leone s
Ruflicapatilatim tattrusaratrafitSi^

OS T I H AT t O » E ..

HVomo chefiàcon
d'età vifle,
fccpertaj& alquanto china hu-
latcfta
in atto
DOnna vedi'ta di nero con la tefia cir-
condata dalla nebbia, foflenendo con
mile,che ritirata la finiftra gamba in dietro>& ambedue le raanivnarcfta d'Afino^
tenendola berretta, è capello che iìa^on la Il vefìimento di neroic conueniente all'O*
defiramanotenghi legati va I^one>& vna ftinationc, perche come il pano tinta in nero
Tigre. nò può pigliart ahro coiore,cofivn'huomoo*
Si dipinge d'età vkilcpcrciochc in ella vili ftinato in vna opinione nosà volgerli per ale»
ritruoua mezzi> & il ronueneuolej
i no co- & na ragion e alla luce della verità dimo&ratagli.
me nella giouentù»chc ama> ftima affai& Haueràla tefìa^circódatadLnebbia, perche
d'enere ftiperiore ad altii, come dic« Ari- gli ofltnatifogliono vedere poco lontano» &
noti le nslla Re teorica però £fermano faidi nella loro opinionc;per-«
Gg ch«
. , .

466 Iconologia
che non e dubio effer cofa da fauio leuarH di quahfe fono buone non le mandano àfiiTc fé
opinione per eflcr talmente ordinato il noftco ree le pregiudicano all'bonore, & aiUfaraa*
Capere che ò per petfcttionc&numerogran-
Otto,
de di cofc perfette» ò per la poca luce>& ofcu-
rità del noftto intelletto nò fiamo mai à tal ter- GTouane grado* & corpulento>(àrà à giV
mine, che non habbiamo luogo dipaflac in* cere per terta> & pec veftiroentòpotti^
nanzi,& da tot la palma del fa pere noftro ànoi rà vna pelle di porco,& per terra vi (ara vn vb-
medefimi,con la fucccltione» che fi fi delle mero in(lrumcnto di ferro daacarelateriainai
cofe di tempo in tempo tutto pieno di fuggine
La lefta dell'Afino moftra la medefima igno Per dichiaratione della giouentiì) ideila
ranza, già detta eflcc madre delI'Oftinatione^ grafsezza, del giacere in terra, &
del veftiroc-
& fi figura ignoranza nella tefta dell'Afino, to delia pelle £ porco, di que(ia figura fetuf-
per quefto animale ftolidiffimo equal-
erìger rà la dechiaratione fatta della figura di fopra»
mente d'ogni cofa, fo disface ndofi» dei bene, foladiremo, cheé fignificatiuo dell'otto il vo-
& del malo moftrandofi fenfibile alla forza,ò mere arrugginito, come de negotij,& dell*at-
cordoglio, à differenza de gli alni animali^- tieni qiicTOhscdefirnb.chiartJ&tiWWicfsftì-
doil piiì importante negotio nofito far cofe
o T I a. )
appartenenti al viuere»& come non adopralh
Glouane grado, in vna cauerna cfcur3,fe- dofi il vomere viene rugginofojcofil'huomo»
dtndofi appoggiato col gomito fini- che iralaiciailben'opecare* dandoti in preda
ftcofopra dVn Porco, che fiadiftefo in terra, airotio fi cuopre, &
empie d'mfaraie. e di vi-
& con la medefima mano figratiil capo-, farà ti j, che lo rendono poidifpiaceuole à Dio, Sc
fonnacchiofò.. à gli huomini, e quefto otio non è altro che v-
Giouan€ fi dipinge, come quello , che non na quiete dell'intelletto, il quale non mofir»»
feà efperimentato hncoromodità della vec> do la ftrada di operare virtuofamentc a'fenfi
chiezza» anch'eflì fé ne fìanno fopiti, ò quel ch'è peg-
Gra(Topet li pochi penfieri,iqualinon dan- gio difcacciati dalla via cóuenicnte. Per que-
no noia per la troppa occupatione del penfie- fto difse S. Gregorio l'otio cfsec vnafepoltura
tòiSc dell'intelletto, alla dilatdtione elei fan-^ dell'buomo viuo» Se la Scrittura, che tutti i
glie per le membra. mah det mondo gli hàinfegnati Tono, Ne d
Siede in vn'ofcura cauerna*,percÌGche rhuo- prende in quefto luogo l'orio percontéplatio-
mo otiofo non è pronto an*honoreuoli»e glo» nc',come lo pigliòfcherzando con parole Sci-
liofe arcioni: onde conuiene menare la vita pione il grande, dicendo di fé ftefso, che all'-
ignobiIe,& tenebtofa. bora hauea men'otio che mai, quando ne ha*
Si appoggia ad vn Porco r perche Totioib uea piùabbondanzaj per dir quanto meno e-
Bella conucifatione de gli altri huomini i e fi- ra impiegato nell'attioni) tanto era più intéto
niile al porco, per la viltà, e dapocaggine fua. al contemplate.perche di quefto otio godano
E.opinione d'^Ariftonle* che quefto anima- iblo quelli, che conia Icttione de molti libri,
le nelU fifonomia fia il più incapace di am^ &
con l'intendete cofe altc,& nobili, manté-
inaeftcamento ditutti gli alrrranimali 5 come gpno fenza muouere altro che la lingua , ò la
l'otiofo che nacuta alcun lodeuo le eflercitio,, penna) fa pietà. la religione, il zelo di Dio, ti
si rende it»habil'e ad apprendere qual fi vo- cófortio de gli huomini, &
in fòmma quanto
glia difcipiin a ^ & fi cóme quefto iftcdo ani- è bene fca le mifètie di quefta vita mortale.
male ad alrro noi^ attcdc, che àfodisf^rc Tap-
Otio.
pèiiro della gola, & di Venere j, cosìThucmo
dall'otio dominato, fi dà tutto à contentare Ce
ftefio foddisfacendo a' proprij appettiti con
HVomo vecchio,veftÌto
à Mafchare & ,
di giallo dipinto-
à rraoerfo hauerà vna.
perdita della propria fama. banda berrctrina con vn Fagiano per anvcro-
Si gtatail capo àguiCa di colbrovcbe mal: nella dcftra mara vna fcCella di coloi biqio-
l^ono prender configlio, non hauendo impa- fpenta.&nell" nniftravn'ouatoiwcampocl'o-^.-
latola prudenza,fpeiìdendo la maggior parte ro: nelquaie fijj dipinto vn ghirro col motro^'^^.
iicl tempo nella deliberatione delie attioni le JnquUteValuptas
Otio,
. ., . . ,

tibfdwJ?s|oodO( 4^7
Om» Tace.
HVomo corpulento
arra con vn feudo
grafso , , à federe in
fcpi a,tiitto ricopcc-
Glouane con ghirlanda d'rjino in
bella
capcnellamanocieftra terrà ìa iÉrui*i
^tu di iiimIj, oc Uezze «rare da diuetfc bande» i1t ÌL-'luto,6c nella finifUavn fafcK; ò\ fpighedi
.'quaij che l'oda fia feudo ds tutti yitij Grafio i grano, come fi caua dalli fcritt di Psuf jnia
i

lo (dipingiamo per la cagli nej^etta di ropta,& La corona d(Ii'cliUo,&: le fpighe di gra-


così I9 fa Vi* fiofto dicendo ;
tto fono fegno ^i pace.eflendo queftì frutti in

j ,7j{
^efto alk€rgo ; il grétte, forno giace abbondanza folo, doue la pace arreca à gli
. -.^Qm^it vn camoneorpMlerjf» e graffo huomini comodità di coitiuar la terra,la qua-

.
Xo feudo lipif no <i ficztejfnollta che rhuo-
tao otiofo fi lafcìa venire adofso tutte le cala-
le per la guerra rimane infecond?.,& difutile.
Queftovolfe cfprimere quel Poeta, quan-
^
-^
mità, prima che péfi a voJeitì Ituarc dalla pol- do parlando del Bue difie, che l'opre della \
tfonarja nel prendete il tempo, & fin che gii pace ci fono fiate infegnate. Et Minerua vieti ^,

.Teftaii^fiviueie>òfiacon ìode,ò ctjnbiafimo, lodata da Gioue nelle huole come vero Par-
con bonote» ò con vergogna, ò cori danno,
,9 to delia fua refta, per efiere fiata ella inuen-
òjcon vtilé»pococura il tutto. Et perche il mal trice dell'oliuo, come Nettuno inuentor de!
ilio infi^olito non bifogni guarirlocon lo fmi- Caualloefiendoi'vno per fufiìdio della pace,
nuucdel r*ngue,& col taglile delie vene, fi & l'altro per fortezza della guerràj perche il
contenta venire mancando àpoco à poco Prencipe dcue pivi inclinare alia pace de' Po-
con fua. vergogna; faftidio de gli iaroici> Se vi- polij che alla guerra) che folo ha per fine l'i-
tuperio della famiglia fiefia pace-, con la quale fi aumentano,& con-
Ofio . feruano le ricchezze. Però vi dipinge Pluto

VN Gi,ouaneroalvcflitb,iI quale ftia col


capochinos &fcopeitO) & con ambi
finto Dio,& protettore di cflè.
Pace .

lemaniinfèno. DOnna vefiitàdMncatnata tenendo vna


FA C E.
fia
ftatuetta nella deftra mano, eia finiftra
pofatafopra vn p.iedieftallo,oue Ciavn Cali-
-'*2Ve//« Medaglia d'Auguflo (ivede fcvlpìta,
ce,e con detta mano foftéga vn ramo d*oIiuo»
Dpnna,che nella finiftra mano tiene vn La fiatuetta moftra, cbeja pace è mitiiftra
Cornucòpia! pieno di ftntti»fiori,fton- de gliartitìcijhumani,iiqUdIinon fi poflono
di, con vn ramo d*oUuo> nella deftra vna & imparare fé non con la fpefa di molto tempo»
favella» con la quale abbruci vn montone d'- &c fenza per fieri di gperra.li quah ordinaria»
Afnii. niente fuiano gli animi daU'acquiftó de gli
. li CorniKopia fignifica Tabondanza » ma- habiti virtuofi, Òl la forma èfteriore dejl'hi^o*
dre, & figiiiiola della pace, non
mantetien- fi mo dà occasione òi molti artifici]» li quali aiì>
dola carcftiafenza la guerra, né l'abbondan- ti fono effetti di pace .

za del v;itofenza l'abbondanza di pace, co- piedeftd-O nioftra, che in pace fi fottifìf.
Il

me dice il Salmo. cano i PopoliiSc 1 vnioni fi aggagUardifconoi

Fiat pax in virtute tm , & abundnnùa in crcfcendoperefiail danaro publico»del qua-


turribus tms le fi fabricano poi Teatri > Tempi), .& altre
Uramo dell'olmo dinota la raitigatione de opere Magnificenza.
di ;, •

gli animi adirati, còme fi è detto più longa- S\ foftenta pccon quefià la fedC)
1 l'ho'? &
mcnte in altri luoghi nor di Dioj ilche fi mofìta col Calice.
Et la facella che abbruci il monte d'arme, L'olmo per non replicare moke volte U
fignifica l'amore vniuerf-le, & fcambieno- medefiraacofa,fidice cllerritrouatpda Palla-
Ic frài Popoli, che abbruggÌ3,& confama tut- &
dcDeadi pace, diquiete,& però prefibà
te !e reliquie degli odi), che fogliono rima- gliHebreinella vecchia legge, fià le altri ca-
nere dopò la motte de gli huamini. Per di- gioni fi vngeuano i Rcjche etano eletti pacifi
chjararione del Cornucopia, ne ferutremo di camente, acciochefi raccordafieto di viuerc
quelio:chehabbiamodetto ncllafiguta del- inpace,& inquiete-, queftaftimando la mag-
l'abbondanza. gior lode, che fi potere hauereà quei tempi*
fecondo il àtilOiRexvacifìcuymagnificatus eff*
Cg
1 PA-
. .

Icbm) logli
6. «xW
le fudetce medaglie della Pac9 alata di
Claudio Imperatore
L'cliuo è Tempre ft aro tipo di Pace^
con mtto the fé ne (ìa toccato più fo-
pra nelk feconda fìguta de'la Pace» ci
didendeieroo qui più apettamcie.Fin
fero gli antichi fotti allegorico fenti-
'métOiche tra Nettuno* e Minerua fuf-
fe contefacirca l'imponcrenorac alla
Città d'Atcncccnclufeto nelI'Aroopa
go che chi produceua più lodabile ef-
fetto percotcdo la terra mettefic il no-
me alla Città. Nettuno coltridctc per
produUe vn cauallo fegno
coITa la terra
diguerrajMinerua con l'afta l'olma (e«
gno di pace, la quale cfTendo ftata giu-
dicata più viiìe allaRepubhca,MineB-
ua chtfi chiamaua Ath«na diede il fuc>
nome alla Città d'Athene laonde gli -,

Atheniefi > &


altri Greci cotonorno i
vincitori con l'oliua Pindaro Lirico
poeta Greco nella Olimpia incorona
Pafumide d'oliuaPifca, &
Agcfidamo
d'oliua d'oro : con più ragione fé n'in-
corona la pace che vince.e fotiomettc
la guerra Ouidio nel ptimo de.iafti

Donna alata,d'oliua> & difpi^he incoro- ne incorona la pace iflefla


nata,nella deftra mano
tenga vna
face Frondibus Attiacis cotnptos redimita t^fillot
accefà tiuolca in giù>che arda vn monte d'ar-
'.
Vsx adii » €^ toto wttis in Orbe méine
mi pofìouì fotto lafiniftra mano tenga ligati Alcuni leggono A<5tiacis per la vittoria ch'heb
con delicato vincolo d'oro vn Leone>& vna be Augufto in Attio d'Epiro contro M. Anto-
pecora giacendo infieme: fi veda di bianco. nio: ma più mi piaccno coloro, che leggono
In vna Medaglia d'Augufto Imperatore nel Attiacis, oMtio ji^éiis ab A^ica d'Athcne,Mi
fuo vndecimo confolato ii.anni auanti la ve- nerua ifteda appteflo Virg. inuentricedi tal
nuta di N. Signore fi vede vn tépio con titolo piàtotè cognominata da Poeti Aéìza. Ouidio
intorno di pace perpetua. Paci perpttud. Pace ih detti verfi nò parla della Vittoria còfeguita
eterna fi legge in Medaglie di Aleliandro Se- in Attiojma della pace vniuerfale,generica,in
licroidi fettimo Seuero, &di Trebonio Gallo tìocandola che vcga»e rimanga al MódC) Do-
Imperatore ma prouorno ben'cfVu&c altri che pò la vittoria d'Atrio non feguì la pace, ma la
la pace non dura Tempre . Non mancano mai Guerra Aleilandrina j dui anni dopò la vit|pria
cauTe, e pretesi à beliicofi Principi di raouer d' Attio Augufto trionfò tre di Il primo dì de
.

guerra: però con molta ragione furono battu Panonij> Dalmati . lapidi, &: d'alcuni Popoli
te due Medaglie di Claudio Imperatore con Galli, e Germani. Il fecondo dclb guerra na-
la pace alata perche la pace non è perpetua uale d'Attio. Il terzo d'Egitto,di che Suetoni©
:

cterna>ra3 vola» e fugge » auertimento efpref- e. I1.& più minutamente Dione lib.5 1 .Ma la
fojchc fi debbn cuftodite» e titcnet la pace co Vittoria d'Attio come nauale hcbbe corona
diligente cura:A!:ita vedefi ancora in vna Me roftràta d'oro,e nò di fiondi. Le fròdi dunque
daglia di Vcfpsifiano Imperatore con titolo della pace vniuerfaledcuófi pcrccccllcza d-
intorno Taci Àugu^A. tal titolo dechiara che antonomafia intedcre d'oliua attica d'Athene
non fia la Vitrona , come penfa Adolfo , Oc- doue hebbc origine tal corona-,fróde di MÌnec
eone fcordatofi di quantoìcride auanti> fopra tta Cecropia cioè Athenicfe chiama Lucano
Poeta
. ,

Libio Secondo. 4^9


Poeta lib.terzo L'oliua in occorenza di fuppli u4t nobis Pax alma veni' fpìcamque tenete
car Pace. Pacifico ferntoNeparant hofìem^. prò Perfinal. O' pomis candidus ante finus. ,

pinquum Orani Cecro^ùi prdUta fronUe Ali- Ouiciir. nel ùi letto libro de fafii chiami la Pa
nerm Meiiiano corrcttioric. Couimentatori
. ce nutrice di Cerere, e Cerere alunna della
che in queftopaflo d'Ouidioconf^)ndeno la Pace,&: dcfcriue i dmecfi andamenti della pa-
corona della Vittoria con quella della Pace, ce 6c della guerra.
particolarmente P: lo Mai fo dicendo Coro- Bella diu tenuere viro ; erat aptior enfis
nayiclrichO' trwmphaliaù ^Ù%o Promontorio Vomere ; cedebat taurus arator equo .

ejpirt, Ttouifi la pace jncorpnata alle volte Sarcula cejfabant ; verfqtie in pila Itgones ;
con ol U3, altre volte coi lauto.come nota VE' FaEiaque de rajirt pendere caffis erat
tìzzot nella medaglia d'Auguftò, doue la Pa- Sub tuga hos ventai : fub terras femen aratas i
ce (là circondata tutta da corona d'alloro > & paxCererem nutrita Pacts alumna Ceres .
la fudeita Pace Augufta di Vcfp-fiano nella Nel tempo dei! guetra fi adopera li ci.uallojla
i

deftra tiene la corona d*àlloro»Giouanni Ro- fpsda, la celata, la picca: in tempo di Pace, il
fino l'ha o(1ei:u;ita con Rofi adorna nelle fue boue, il vomere, la zappa, il raftcUo. Efaia c.2.
antichità Romane. Gonramtd'oliuain ma- quando proroene pace alle Genti dice che
no foleu. no Greci fui^plicare, è dimandar
i conuertiranno le fpade in vomeri, le lance in
pace, di che Limo deca terza lib.4. e nono, & falci Confiabunt gladios fuos in vomeres ,
.
0*
dccaquinia lib.v.Statio Poeta nclu xi i.The- lanceas fuas iti fakes. A'en leuabit geni con-
baide . £t fuppUcis arbor OIiha , Vifgilio E* tragentem gladium. nec exercebunturvltraad
neide vii. ' frdium. hltelìo in Michea cap.4. al contrà-
Centum oratareiau^ufia ad moenia Regis rio quando in Ioti fi pt rfusc^e la guerra Con*
Ire luùet.r/imisvelatos PaiUdis omnes cidite aratra vefira in gladios, €f ligones veffros
Dona^ ftrreìubet, Pacem^expofcere Teucris, in lanceas. La Pace con la coltura de terteni
l'iiìeiio Poeta Eneide 8. &
xi. Diodoro Sico- arreca rie. hc-zze. Ariftofane Greco. Pax O
lo. lib.i<j.c.io.6c Dionifi.) Alicarnadtolib.i, prAdiues* &
iugum conflans boum. Euripide
Rami dV.liua in mano dellaPace veggono p.*rimenti Gieco racconta i beni della Pace
nelle medaglie d'Auguftò, d'Othone, di Ti- fer»za li quali perifcc la vira de viucnti
to, di Settimio feuero, di L.Aurelio Vero,& Nunc bona qu& firn pacis inueni
d'altriImperatori . Corona d'oliua per la pa- Nuptias,fefta, cognatos- liberos amicos»
ce, *^idonio Apollinare nell'epirbalàmio. Diuitias fanitatem annonamtVinurrh'Voluptatti
jimborum tum diufi €omas viridantis Oltua fax conferì : qu& fih^c omnia defecerint »
Tace ltgat,neclit dextraStM federa mandat, Perijt omnis communìter viuentmm vita •
Monfignor B'ib Vef».ouoGtuccnfe nel va- Ma la guerra maledetta dalle MaàiuBellama».
ticinio delli facce Hi dV Carlo V. Imperatore. trtbusdetefiatai dice Horario, cagiona mali
Candida Pax dea cinget facra tempora Kegum connati) alli iudetti beni, Funefti fpetiacoli
Candida Pax proceres in (uà iura trahct. fanguinolenti, morte de fig'i,di patenti , d'a-
Habbiamo lufcrto ncila corona le fpighe per mici, pouerià, morbo, pelle» carcftja di tutte
(cgno che la pace mantiene rabondanza»on- lecofc pet fin dell'acqua molte^volre.non che
d'è che molte figure delta pace hanno il cor- del vino, con eftrcma malenconia di famiglie
nucopia in vna medaglia di Vcfpafìano Im- difperfe, & miferia di Popoli dcftrutti.
Per fe^
peratore battuta nel fjo fcttimocó(òIaiol*an- gno che pace efìingue la guerra fi figura
la
no del Signore 7S.U1 fi^^ura tienecon ladeftra ch'abbrugi il monte d'armi con la face,atto di
la patera, con la lin'ftrit h fpiga,parto,effetto, ridurla in niente» come che mandi irt eenerp
& eutnro tti pace, come dinota il fuo titolo le fpoglie de nemici vinti in guerra : vedefi v-
tACIS -EVENT VM Tibullo elegia x. na fimile Pace in medaglie di Vefpafiaoo ,^
Interea Paxarua colata Tax candida p-imwn di Tcaiaho defccitta da Adolfa Occone in co-
Duxit aratttras fitb tuga cuéèlì houei . iai guifa .

Tax alu't viies-. & fucoscondtaii vudty IMP. TRAIANO. AVG. qjBR. DAC. i. M»
Funderet vtnatotefta paterna merum.
TR.P.COS.Vi.P.P.
Vacebidensy vomerque vigent, athfflia duri
Alilìtis in tenéris ùccugài arma fitus , «,?.c^. oPTiMo pamcipi. pax;
Gg } Tacts
. , . .

47Q Iconologia
Tacis jìantìs typus dextra facem admouentis Diede à quefla figura vivezza» e fpirito in
polijs ea confiagraturus . A Volcaiio tipo dei vn fuo fertnonc il Padre Maeflro Gio: Anto-
foco, &
primo Fabro d'armi in Grecia infti- nio Tcmpioni da Faenza dell'ordine de Setui
tuirno gli Aiheniefi fefte di corfo con accefe Thcologo& Predicatore Eccellente Prouin-
faci, bifognaiia in tutto )I corfo mantenere la cÌ3le,&: poi Priore nellafua Patria co bclliffi*
face accefa, fé la Himma peciuajcó la fiamma ma fentézadi S^Agoftino de Verbis Domini,
fpenta> fi fpegaeua la fperanza della vittoria» ») ^axejl'vmculùtn j^moris , confortium cha»
quello vinceua» che finito il corfo fi ritrouaua f, ritaushAc ejlquA bella compefcitt fimultates
in mano la fuaface accefatfe tutti l'eflingue- „ tollit » iras comprimiti difcordes fcdat » ini'
uanoniilno era vincitore. La pace corre con n micos concordai
là gaerra> il fìn deMa guerra è la pace, fi com La Pav e con l'acccfa face abbrugia il mon-
bacte per la pace, &la guerra è caufa della te d'atmi.iaffrena, e toglie le guerre, le inimi-
pace, Salutilo Bellum Pacis efi-caufa finito il . citie, &
l'ire . Bella comp^fcitt (ìmultates tolliu

corfo h guerra rimane con la fiamma fpen- iras contprimit . Il vincolo d'amore» il confor-
Va, ceda ilfoco da lei attaccato, &
l'arder del- rio della carità, che acquieta le difcordie , e
le armi raffreddato : la Pace teda con la face concordai nemici, fi dimoftra per l'amiche-
accefa d'ardente Amore con la quale abbru- uole confbttio del Leonc,& della pecora,chc
gia, &
confuma le armi della guerra npofano in compagnia, tenuti ligati in vinco-
Tiene ligaticon vincolo d'oro il Leone co
,. lo d'oro d'Amore dalla Pace con la finiftra
la pecora, perche la pace vnifcc» lega in amo- mano del cote.
re il furor beftiaie c6 la manfuetudinejcangia vefìe bianca fu inditio d'allegrezza ap*
La
la fierezza delle Genti nemiche in amoreuo- prefio Greci, e Romani, li quali compariua-
vnaNitionech'abbociiua raltra,in(ie-
lezza 5 no Albati in toga bianca nelle fefle publiche.
me tratta
con humano comertio : attefoche Gli Antiocheni andotno fuor di Porta per fa-
Pace Ti dice vnaeguaglianza di moire volontà re honoreuole incontro à Demetrio fauorito
moftrata con fegni ef^eriori, il che fi dimoflra liberto di Pompeo Magno di bianco veflitl
nello fìare infitme del Leone,&: della pecora, con le corone m tefla,in fegno di publica al-
che per natura fono diuerliffimi di coftume,e legrezza per la fua venuta.
fi prend^e da Virgilio,!l quale volendo augura- Candidas vefles aliqui, 0' coronai gerebant»
re Pa^c, e tranquillità nel confai ato di Pollio- diede Plutarco in Catone Minore. Tcridatc
n é per la riafcita di fuo figlio, dille che gli ar- Rè de Partf,& d^Armeni pacificatofi co l'im-
menti non temerebbono per li bofchi U fieri pcrio Romano fu in Roma con apparato Re
Leoni. gio dall'Imperatore Netone riceuuto, tutta la
^ec magnos metuem Armenta Leones . Citta era ornata di lurai^e corone, fi vide nel
Anzi la pace, oc la concorde conuerfatione foro il Popolo veflito di bianco.Dione hiftoti.
bà domef^icato cffetiiuamenteinfierae il Leo co ljb.^5. Pvpului albatus laureatufg^certìs or»
nqqonla pecora-, Eliano nella varia hiftoria dinibus mediu forti tenutt. Niuna fetlatallegra
hbroprìrnQ.cap.z5>, narra per detto delli Coi più il Popolo che la publica Pace, che fcco ar-
Chenellipafcolidi Nicippo Tiranno vna pe- reca il colmo d'ogntallegrczza,peròle fi con-
cora partorì non vn'agueìlo, ò agnclla,ma vn utene colore di letitia:Non folo da Tibullo,^
Leon e, mentre egli faceua ancor vita priuara^ da Monf. Balbo è fiata la Pace figurata b^hci,
vincolo d'©ro per lo nobile, e grato liga»
li ma anco da Ouidio nel $ . dell'Arte amator j j

mcd^lla Paccdrendorvnione pacifica, pre« Candida Pax homìnes, trnx docet ira feras.
tiofaquanio.l*oro,& dell'oro produttrice, & Candida la Pace, perche deueeflctc lince-
cpnfei natrice -jcon faggia inaentionc dal Po- la ncn finta, e fJ mutata come accenna Caìfuc
fitiano viene la Pace rappresentata d'afpcuo. nio, Poeta nella fud'etta egloga..
»* Santo, rifpJcndentc d'oro .. CÀndida pax a^eratiVon [cium candida viittUt
^aieffasi fan^aque nitet pax aurea "fitdtu . Qualis fàtpt fttUx,
Inctletto
paceper ogni tempo finoua il
la Omne procuL vttiunr pmuluu cedert facis
^ol d'oro,.Calfurnio antico Poeta ncH'cglo- JujfUy C tnfanos clemtntiacondiditenjes .

ga piima. Achille Bocchio ne gli Emblemi defidera i|


^urtA ftcura cum face rfnafcitiir*(as <. Mòdo ripieno dipurafcdc,digio-óJa Iciitia,
. . . . . . .

Libro Secondo. 47r


& di togata pace la difcgna allegra per tutto> diccche prudenza nell'anima 5'intcoducc.
la
in cafa>e fuora>figniBc ^ta da colore bianco pec mezo del fedete, e della quiete -^

pace»
Vace.
DOnna» la qual teug » in grembo IVccello
Nella Medaglia dt Filippo .
chiamato Alcione,& in tein à canto d'-
cffa vi farà vn Calloroin attodiftcappaificon
TTV Onn j.chc nella deftra mano tiene vn tz-
denti i genitali.
*^ mo & con lafiniftra vn'hafta.
d'oliuo,
Per queftafigura dipinge fipace acquiftata
la
L'Alcione è vn picciolo vccello>il quale fa il
per propria virtù, & valore,& dò denota l'ha-
nido alla tiua del Mare«Sc per quei pochi gior-
ni » che quiui fi trattiene ceHa ogni vento » S>C
fta che tiene in mano.
;

ogni tempeftai reilando il Marc. &


il Cielo Vace,
tranquillo > &
fcreno \ però è ind^rio di tran- In vna Medaglia di FeSfa/ìano
fi
-

quillità, &
di^ pace onde nictafoficamencc Tede [colfita,
giorni Alcioni) il dimandftuano dagli Antichi DOnna che da vna mano tiene vn ramo
ne' quali il Tribtinale li qaietaua,& fi pofaua- d'oliuo,d all'altra ilCaduceo,& in vn'at
410 li Litiganti. tra fi vede convn mazzo di
fpighe di grano,
h II caftorei il quale perfeguitato da cacciato- & col cornucopia, &
con la fronte coronata
ti) come fcriuono alcuni, co' denti li mozza i d'oliuo
genitaliifapendo per quelli e{Ter da loto fegui»
Tace»
tato, è inditio di gran defidetio di pace,& am-
Nella Medaglia di Tuo
xnonicione à ferrar gl'occhi alla perdita di qual
.

che bene,& di qualche vtile, per amor fua DOnna che nella deftra mano liene vn ta
mo di palma, nella finiftra vn'hafta»
&
Et fi legge à quello propofito vna lettera di Sa
La Palma promette premio à meriteuoli,!**
{>ore fcritta a ConRantino, la quale Io eforta à
afciare vna parte del Regno dell'Afia per vi-
bafta minaccia caftigo à delinquenti , quc* &
uerc in pace, con rellempio di queÀo animale
fte due fperanza, &
timore mantengono gli
irragioneuoleilqualeper priuatlì di fòfpetto,
huomini in quiete, in pace &
ii caglia quelmembrotche lo fa (late inquieto pace.
Paà . Nella Medaglia di Sergio Calha con nome
DOnnagìouaneà federe,con la deftra ma- di pace fcolgita flà ,

no tiene legati infiemc vn lupo, & vn A-


gnello fotto ad vn giogo medefimo,& nella
VNa donna di
nella deftra marto
che fìede,
bell'afpetto
nene vn ramo d'oli-
, &
iìniftra porta vn tamó d^oliuo Uo, nella fin iftca vna ClaUa coti lettere k

Queft a figura mpfttal^ pace e(Ter cagionata


dal reggimento de' Principi,che fanno abbaf-
Tax jiugufi. S,G.
fare l'arroganza de' fupetbi, & farli viuere fot- Nota quefta figuta la pace acquiftata per va
to il raedefimo giogo co* più humili, & meno lordeiranimó,& per vigor del corpo,ranimo
poteoti,pet raoftrare che è fola,c propria vittià fifcuopre nella bclleztà, S>t nel federe della
oc' Prcncipi fapcr far nalx:ere^& mantenere la donna . Il Corpo della Ciana, iftromento col
pace neIleCitrà,& ne' Regni, la qual viene quale Hercole foleUa caftigat gl*inid1icÌ9 eoa
fyt^t volte pertart>ata dall'altezza de* fupetbi reprimete l'audacia de malfattori ^ •

e però Ilioneo otandoà Didofte preflo Virgi* Tace.


lio nel pritfio librò dell'Eneide la loda di que- <J
Nella Medaglia di Traiano fi fa fola *
fiocapo pacticòlate.Etla pace di noi (ledi che
nella niiedefima figura fi può intenderei non è
DOnna, "che con la deftra tiene vrt raì
&
mo di oliuo, con la finiftca vii Cocn<>
altroché latócocdanzade'fenfidel corpo co dideuitià.
le potenze dell'anima, tendendo egualmente
obedien^aallaragionechi domina, e daleggi Pace
airvfte,& à gl'altri.Et per fignificatè l'Imperio Et in vn'altfà di Filippo fi Vede in fottfta di

del Prencipe ^\ fa la figura che fiede;non fi po- Donna che con la deftra ttianoàlìaVh ramo
tendo dar giuditiopublicofenza ftarà federe d'oliuo,& con la finiftra tiene vn'hafta con leC
forfè per conformità del detto d*Ariftctcle che icre . Pax fundaìactim P'er/iiy &
di tutte quC*
Gg 4 ft«
.

47» Iconologia
ftcpoirà il diligete PittoicclcgctequeUa,chc pe con qu(fte lettere,

più pana à ptopofucSc anche di rooicc far


gii
A X o r b. T E R r. A7G.
P

ne vna folaiche vedrà meglio poterli Q>iega- Chiamarono gli La'ini Caduceo»pcrche«l
re la fua intcntione fuo apparire faceua ca'lcte tutte le difcoc-
die»& fò perciò l'infegna delia pace.
11 cuopurfi gl'ecchi col velo per non vede-

re il rcrpe,dinio(ira che la guerra rapprcfenca-


Nella Medaglia di Claudio, taperii vclcnofoferpc,fianoiofa,& d'infini-
to dannC)Ondc Virgilio nel p inio dell'Enei-
VNadonna,che abballa il Caduceo vet- de fopta di ciò cosi dille.
fo la terradoue è vn fetpe con fìeti (ira Nulla falus bello, pacem te fofcimus omnci%
tiolgicnenti moftrando la d utilità de colori»
F A e F co.
jlveleno che tiene» &
con l'alcta mano li cuo-
I I

pre gl'occhi con vn velo per non vedere il fer- Vedi alle Beatitudini lafettima.

A R I M O N A.

defini cultum > dice Horatio Scat.


3.1.1. cioè lai'sa andare le fpefe fu-
perflue maggior dell'entrata j il che
lìù. con ia Parlìmonia » b quale
delle quattro parti della prudenza»
che conlifteno intorno li beni di
fortuna tre ne poflìede . cir* Nam
Ca bonum prudentia quadruphcuer
fegerit cum aut adtfcitHr bona » aut
tuetur y aut adauget > aut pruàenter
vttturjhiprudentta aliarun/^ virtU'
tum funt canoms i calnr.eiite che
fehcìanonixjella ptudenza circa la
facoltà » fono di quattro forti ; fe-
condo Piutatcbo ad AppoUonio
oueco quando s'acquilta U robba»
ò lì conlerua» ò fi accrefce>ò lì ado-
pera piudentemente^ Certo chela
Parfìmonia piudenteroente ado-
pra Idi robba > l'accrefce » & la
confetua Efchine Filolbfo So-
\

cratico foleua auuertire» che da fé


fteiFo pighaua ad'vfura con Io fmi-
la fpefd circa il vitto > con-
nuire
forme à quel detto* Adagnum ve-
ilfgal parfìmonia t gran tributo à

DOnna di era vu»le>vcftira d'habiio fem- la Patfimonia, poiché ottima tifolutione è


& fenza ornamento alcuno» con per accrefcere l'entrara reformar le fpcfe
piice, il :

la dcftiamano tcnghi vn compalTo, & nella & però AriHctile età per configlio alle com-
lìuiftravna borfa piena di danari legata» con munità, che s'vfi la parfiracnia, in quatta
vna cartella riuolta in bei giri con vn motto * maniera fecondo la iraduitione del Murerò.
che dicb i In melius feruat . Tritnum quident tjojfe oportet quantum ex qua"
PArfimoniaèvnadclie due parti principali que res ctuitas capttat , Noti effe dehent (um-
della libetshtà, che conlifte nel riienerfi dal- plus , quos fucit ciuitas» vt fi quis fuperuaca-
le rpefe>ch€nci. fono il mczo. MaiQrem itn[H neut extdlliitur , fi quii info maior njimarur,
OpM-
. . — . . , ,

Libro Secondo. 475


OfuUntiùres mm fittnt mnij modo» qui ad o- cunda fecuilcf»^.(j3;iarr.'4,cofidice: '^cceffia
es aliquid adànrity [ed ij quoque qui de ftmfti- ferfoftariim efl trtàqualitas iuffitU diflrihutmA't

J
_ US detrahunt Gofi li capi di famiglii deuono
, tn quantum atiqnid attribmmr aUcni^r^terfrà'^
'

ptiraiecameotcconfiderarcrenttataì ch'han- fortionenr. ' '


' '• ' *^'

no» & poi hauei riguardo alle fpefe,che fi Bruita dipìnge* percioché in cflafi coro**
fi

faono per cafa per tot via le mpeifluc, firn- & prendono molti viiij j onde Origene fopra il
nuiceqaelle» che fpno maggiori del douerc. Salmo 57JHomcl.i.dimc»ftr8, che la bruttez
irapeccioche diucntano più ticchi non fedo za della faccia, è figura del peccato difcrdina-
coloro, che aggiungono alla robb a qualche tamétc corameflo>& edendo la Parti^ilità pec*
cofa > mi quelli ancota che fi leuario dalle catogiauiflìmodell*ingiu(liiia,glificonuienc
fpefe , E in Seneca de TranquiUitate cap.9. rcfleie brutti{Iìm3,& abommcuole ad ogn*v*
apropofito della Paificnonia qu«ft'atrra bel- no, & Cicerone in* 2.. Tufcu Nihiltjlntalumt
.

liffimafcncenza, che cefi dice, Placehh au* nifiqued turpe t aut vitiofum efi .
tem hac nobts ntenfura, fi prius parfimoma pia- Il tener la dcfttamario ferrata & raccolta,^:
cumtfine qua nec vlU opes [uffictununec vtlfft* la finifiranefa,& aperta fign)fica,chela Par-
tispatent. tialità opera non fecondo la gm(^iti;4,Ghe con
Si fa di età virile, petcioche in qucfto flato fomniia pcrfetrid^ dà con ambe le m^nià
rhuomo é fatto capace di t3gione,& opera fe- ciafcuno quanto gli fi conuenghi , ma guida*
condo iVtile, & honore tadall*mtere(le,ò altra perueifa cauta » difiri*
L'habito fcmplice,& fenza artifitio,denota buifce ingiudàmente fenza hauere riguardo
che la Parfimonia è lontana da ogni fpefa va- al giufio,& al ragioneuole ) come befìifTimo

n.i»& fupetfluai onde fopra di ciò S. Ambcofio te ft (fic a Innocen tio hh.i.De vtìtitate xonditio*
ad Vcrcellcn. cefi dice. Nihiltamen mcejfa^ nis humand. Fos non mtenditiì menta caufa*
rium, quam cognofcere quod fit neceffarium . rum* [ed perfonarum , non tura, fed munerat
11 compalTo, figoifical'otdine, iMifuca in & non quod ratio diteti fed 'quod voluntas ajfeSlett
tutte le cofe»peccioche fi come il compaflo nò non quod fentiaufed quod mens cupiattnon quod
efce punto dalla fua circonferenza.cofi la Par- liceat» fed quod téeat

fimonia non eccede il modo deirhoflefto*& 11 tenere il vifo nuolto dalla parte finiftra»

del ragioneuole dimoiata che il partiate non ha l'animo retto»


La borfa col motto inmelius feruat, dimo> ne di volgere la mente ai veto, ma piìià vno>
ftcdche'è maggior induftria S>C honore il con- che aii'altroicome partiale,& nemico deìbe*
feruar quello, che fi ha, che acquiftare quello ne operarci onde Ariftotile nel primo libro
che mi»nca>comc diraoftia Glaudiano lib.z. de ila Rettorica à qucfio propofito, cofi dice,'
in Stilicon. jimor, & odium &
proprium commodam /epe
•—• Plustfl feruajfertpertum factum iudicem non cognofcere verum .
iS^am qHAfijfttUcHtntuum — Le bilancie Cotto li piedi, fignifìcano tanto
£c Ouidio lio.i. de Arte Amandi pili la peruerfa natura di quefta^ei^e, poiché
Kon piinor tfi virtus,qU0m qtm-ere parta tutti efiendo continuamente contt/:tia al giufto*
Ca/fts f»fft iUiCthie trtt urtts cpus con diipregto cerca di conculcare la retta giù»
f A R T 1 A L 1 T A» .
ftitia . Si potrà anco per fate differente quefbi

DOnn ferrata,
che tenghi la deftca mano
a bruttai,
&
il braccio alquanto raccolto
figura, oltre il tenere lebilancie folto
che con la finiftra mano porgefle qualche do»
li piedi»

verfo il petto, &


il finiflco ftefo conia mano no ad vno fanciullo di bcllifiìmo afpetto» no-
apetta,eper acconciatura del capo vna car- bilmente veftito,& coronato con vna ghirlan-
tella con vn moto, che dica Eadem non omni» da di lauro, &c con la deOf a mano fcacciafiìe
\ bus. Tetta il vifotiuolto,& che guardi daU con vna sferza vn'oUrc fanciullo fimilc al pri«»
':
)a parte finidta, £c (òtto li p edi vn paro di bi- &
mo, corohato di lauro anch'egli.che ciò di-
Jancie. >.- .
^ moftra il merito deirvno,6c l'-itto fanciullof
Parcialità è vitio » &
è contrario alla giufti- & la mala inclin,itione,& opera pei ucifa di
tia,e(fendochenon dà à tutti quello, che gli fi queftainiqua, 6>: fceleiàtaPattialità.
conuiene»come bcniffirao lo diraoftra il mot-
to fopiadetto \ & S* Tomafo fopta di ciò in ie-
PAS-
. . .

47.4 Iconolojgia
PASSIO ME T>\A
..,-.; hi
--^^^^.fi
pjf Qui^fuh hac UteUtfurtim dulcedine fuccoSy
D.Onna»che con vna nianvtfcne vnaver-, /ìdijcitidcciytntHsfaera data foculadextra.
.

gajCk con l'altra vnat^z^ari &


appcedò,' EtVcrg.nclj.
di fé da vn iato vi faranno Leoni > Otfì » }},Ut . Hinc exau4iri gemitttSi irdj^ Leonum
.

pi« Cignali} Cani>&finiili:i^daira,l.tra psite Vincla recufantum^et fera [ubmEle rudtfttu


molti faflì »Si ptcndc peria paffìpne d'Amo-, Settgen^ fues,atqne tn frdfepthus Vrfl
re Circc> come tiarca Ouidio , & differo gli , Sdt.wrfi,u.c formA magnoru vlulare LuporunK
jfVntichieffcr vna Maga
potétiiHtna.che ttaf- Qttqi hominum ex facie Dea faua poUntttus
formaua gli huomjnià Tua vgjgjia > Se volfero» ; herhs
come habbiamo detto fìgnincate con ella la Induerat Circe in vuhus,ac terga ferarum .
paflìone d'Amore li che dinotano idiuerfi animali la mol- &
Tiene la verga.petche Homero nel lib. io. titudine de fair]',fi che fi deue cófiderarcyche
dclrOdilT. finge chela dejta donna haucndo la fopradetta figura è vna cfpreflìor^e della
dato à bere vn fuo liquore à i compagni.<Ji paflìone d'Amore»la quale prède dominio in
Vlifle, toccatoli il capo con la verga,li trasfot- quegli huoroini,che fi lafciano otipfaméte pi-
made in fiere. gliare col gufio di cofc diletteuolivé piaceuoli
Latazziaè pec dinotare quei fughi d'her- al fenfQ,che ofFufca hntcllettojc lor toglie io
bej& beuàde,co i quali fi dice,che faceua vfci tutto la ragione,tendendOgli quafi brutti ani-
te gli huomini fuori di fe^ rédendolià guifadi mali di fpetie diueifc conforme alla loro na-
(sittuSc biutti animali: fopra di ciò ne ragiona turale incltnatione^con la natura di queda» Se
Ouidioxtii). lib.Metamprf. con queftì vecfi. di quell'altra forte ^i animah.così gl'iracondi
ìiecmorA,mi(ceKÌfofìt^iuhetcrdefl grani» fi dicono diuenyit OiChSc Leoni*,carnali Pot-
MtlU^vimj^mri'iCHm laJ^e coagula prejfo, ei, gì'inuidiofi Canili golofi Lupij Se altri.

P A t I ENZA.
D Onna d'età matura, à fedetp fo*
vn fafio) ceo vn giogo in
pra
fp alla« Òicon le mani in modo» che
&
m oftti fcgno di dolore, con li pie-
dì ignudi fopra vn fafcio di fpine
La P^ticnza fi fcuopte nel foppor-
tare dolori del corpo>& dell'animo:
i

peto fi dipinge la prcfente figura in


quell'atto
Le fpine fono quelle punture,che
toccano neirhonore,ò nella robba»
ò nella vita, le quali fé bene pungo-
no i piedi) cioè danno faftidip nel
corfo degli affetti terreni : nondime-
no lafciano libera la tefta, &
le altre

membra pm nobili; perche vn'ani-


ma ben regolata» Se ben difpofta fo-
pra alla (labilità della virtù, non pro-
na il dàno fondato nelle cofe terrene*
II federe fopra il fallo dimofìta cf-

fcrdura cofafaper reggere la Patien- '


za con animo tranquillo! ma che
cilmente fi fupera.
t ATI E H Z he
Dònna veftita di bencttino ac
compagnatocol taneio>cóvaJ
gio-
Libio'Secóndo.' 47ì
giopjO in ("palla in fumbhntc tnodeftoi & hu- inanòrabiii e(Temp;j nella Cotte di Roma
ftri

cdcndo fole per la Patienza d'vn aflfìdua fet-


La Patienza confifteiti tollerare fortemen- -
iliiùìrttìólti artjtóti all'iiontif tfèt€?atdrnàlatq»
te lecofeauueifei & è vnode principali ef- & d'altri gradi importanti della Hierarchià
fetti della fortezza,la quale fi ftende fìn'al fof- Ecclefiaftjc^i otiècorae Città fabricatc nt^I«
ftire il giogo della fetuuìucon l'aninK? intre- l'alte monràgneiibno efpofli à gli ocehidi tii^

pido,& coftante» quado la necefsità lo richie- to mondol^f&tiahrio occafionedi farfi chiari


il

de. Però fu da Sauij notato Catone d'animo er la virtù dell'anviìOiCome fono celebri pet
vile, perche \A3lfe vccidere feftedo, piùtofto». a dignità,
f= &
gran<|ezza eftetiote .-
che viuere fotte il gòuetno del Tiranno. Miquando bene non fuccedede che alla
veftimcnto del colore fudetto fignifica
Il Patienza fofsc guiderdone la libertà in quelìa
Patienza, per auuicinaifi molto al nero, il vita,come fi vede cofi fpefso.che là forza deli-
quale nota iti quedo propofito,mortifìcatio- l'acqua confumi il ferro non dobbiamo per^ ;

ne, malafodisfattiontf»& dolote-, nondime- penderci d'animoi pkJandò c^Q^cgueiliv che


no perche layirtijftà leauuerfitànon fifmor drizzano la lóro fetoitiiìbttòiì fine, Sc-ftonalR^
za à fatto, fi deue fare di colore bcticttino> rambicioné, viuendpvirtaofame.ofé,(apendòi
che ritiene quella poca viuac ita) che eia fpe- le promcfse fatteci per la Ixicca di Chtjlfò
ranza di cambiare fortuna ùì iemiferie,&è NoitroSignóce.checonfi^ftano in beni no^
Vn'afpettaie airoccafo del Sole, che di nuo- dicendo in,^pati(^fitid!veflra pop-
corrortibili,
uo forga ialiice Bella, e chiara, pecilluraina- animas veflras, 6t cliè è follto caftiga-
fìdebitis
-re il giórnfoi ofdiràiro tiiSllfe^ifv'tferk .
'

re, &
coireggete in quetla vita quelli, che a»--
giogo, è fignificatiCfò della Patienia, la
Il maic defider^ premiare neiraltra.
quale come fi e d?rVo,fieflcrc?ta Colo nel tot-
.. f- A, ìVi^B^ A^;;;i..;; . ,-

kracelsauuerfitàjcon animo corfant^.e tran*


quillo . Et in quefto ptopofito dille Chcifto DOnnacon faccia picciola» & fiiiorra y ,fe
Noftro $ignore,che il fuo giogo età faaue per picciolezza arguifcccome dicono i Fi-
il primo, che s'afpetta doppo rofieruanza de fognomiti pufillaniinità. Se ftaràin atto di fug
comrrvandamentijche fono vn gio*
fiioi fjnti gite con fpauento, &
conte manralzate in al-
go, ai quale volótieri foitomstte il collaogni to : hauetà capélli drizzati per l'effetto della
i

Chriftiano ch'habbiazelo dell*honoc di Dio. paura, &


alle fpalle Yi farà vn raoftco fpaucn-
patienza.. teuole i.fi può vedere quanto fi è detto del ti-
Onna con vn rorcio accefo in vnama- more, & dello fpauento, i qualifotjo affetti, ò
eon la quale vctfi cera liquefatta fo. firaili(Ttmi,ò»gltifteflicpn la difFei^enza folo-
pm,& del meno.
pra l'altro braccia Ìgnudo,&: à piedi per terra'
vi faranno alcune lumache,le quaU fi pógono
per la Patienza, per fcordac i tempi, ftarfi &
del
—— — i» i 11 II
'

PAZZIA.
Il

1 I I li-. —— Il ll^-i—Il

moltigibrni rinchiilfe twlle foto cocciole fin- VN'huomodi età vitilcvcftito di lungo»
che viene il tempo à propofito dVfcir fuora .. &c di color nero, ftarà ridente, Scàca?-
^,. Patienza. u alio fopravn a Canna, nella dedra mano ter*
TpvOnnaveftiradi berrettino coti le mani là vna girella di catta, iftròmento piaceuole».
JL/ legateda vn paro dira nette di ferro,& & traftullo de fanciulli,^li quali con gtan fta-
à canto VI acqua
faià.vn fcogliojdal quale efca dio lo fanno girare ai vento.
à goccÌ3,à gpcciav éccada-fopra le manette La pazzia fi ccnuenientemente ncrmo»
di detta figura .. dò fopradettwvperche non èaltro l'èflér paz-
Per la quale fi moftra,che ad'vn'nuonio»chc '2Ó, fecondo il; noftro modo di parlarcche far
isà afpetrare ogni còfa fuccede féliccmentej& le cofefenza dècòròi&rfuór deicomunè v(b
ancorché i principi] di fortuna fianocatiiui, .degl'hiìomini per priuàtiohe elldifcorfofen*^
aiutati poi daqùalche faUorc del Cielo j che za ragione véfifictìfféj òflimoló'di Religióne.
non lafcia maifenzà premio-i metti dell'huo- Orridi- è» che'fi dice co nimurtc mente cfsei:
mciii vn puro nafceqitelbene,che molti an- megho efsèrcitare la'pazziàcòn moltii che ef-
ni fi era in vano defiderato^ Di quefta forte di' fer fauio con pochivpérche mifur^hdofì làno—
Patienza»e dell'efito felice>habbiamo de no- ftra fauiezJù d^la nolità c.ognitioné,& cono-^
fcendoiii
. ,

47^ Iconologìa
I A.

Luderepeir impar,eciuitart in arun


dine tenga
Si quem aeUSlatbarhatumyétmtnM
verfet.
Ma inquanto alla ccmmuncopiF
nione degli huomini.cidobbianao
guardare di non lafciatfi ing<«nnare
dalle falfe opinioni de! volgo con-
trarie aMa vera vn lù» quantui que il
i^olgo fia in grand'ffimo numero»
che.infinitaèlatuibadelhfciocchi.
il rifp è fat^iltn^nteindirio di paz-
zia fecondo il detto di Sabmcne
,

però fi vede > che glihucmioi ripu-


tati fauij,pocoridono;&Cbr ftoN.
Sig.che fti h verafauiezza,& fapicQ
za>non fi legge.che liddlegiaroai.
PAZZIA.
Com^ fapf^efentata tieltlacoroHOtio-
. rte dei Tetrarca.

VNa giotiane fcapigliata » &


fcalza convna pelle d'Orfo
ad atmacollo» ti veftimentodi co-
lor cangianteinella deftra mano te-
nera vna candela accefa t haaen-
dp vicino il Sole
icèndofi più ordinariamente «n moiri, che ia Pazzia è nome generale d'ogni alteratio-^
pochi, parche quelli»non quofti ;(ì debbano nejche cade nella méte deirhuomo»òper ma
feguitai cLpercioehe il più dcglrhuoroini mi- Icncclia, ò per iracondi-,© per dolore,ò per ti
furando Ifl bontà deli'at.tioni attrai con le fuc, nnorcjò che viene da impetfertionc naturale,
approuatàquei coftumt»cbeàfuoi fi adomi» Gioaane fcapigliara. &
fcalza fi dipinge
glia no y onde è neceffario per acquiftare que- percioche il pazzo non fttroafe medelimo»
fto buon có'ieiDo all'opinione d'altri nelle fae ne alni) ài è lontano d'ogni politica conuer-
attioni,accofta»fi « Qùiod! è, che nelli bonoii fatione »,per non conofceie il bene di quella,
v.no fi fthna feljcerperche da! maggior pniiTe* .&|ton per fine di conte'mplarionejòdifpregr
IO de gli hqornjn! qaeftifonofti.matrgran par gio dd Mondo per amordi T>\6\ e ciò d^iqó
te d; ila (elicità, neJJa pouettà fi giudica ciafcii per rifpetto di quelli, cliaucndo già dom'àti
no mercbinoj percbeda rnoiti tali fi ve^Je te- gKafFctu loro perla conuecfaeiqne>fi utitano
pmarojEt di quefta pazwa, &
di quefta fame? avita folitarj*
2a,fi parla fempre da grhaamini,non baftan- Il color caogianfc dclvcftitncnta denota
xJo Tali de! noUco.fapc^e , à conofcere quclUi jn{l^bilirà,c he regna nella pazzia.
che è oerta dijquefti accidenti,^ di qucfle ir^- La pelle d'Orfo, fignificachei pazzi perii
ce»nt4^onij. Onde. ìeput^trdqfi faujezza , nelj[a pf ufi regge >no dall'ila i percioche fi vcggopo
Ckfàf adi VP^Kqprn^.dicrà .tDatur.a., trattitrf <je ^ontiriqamente far diueife Arauagatre»
jijiiafi
.leggrrncnti dellaf^meglia, &
dc/la Repubft- .Tiene con la finiftra mnnó vna candela
jCft?h Ì^,Va'?w cid^i à » <igiop,)f poj^Tficn te. a/icnat fi ^«ceCi'vicioo il Solejpercbc e fegno yeraijicfi
liat qucftt^ A^rjioi}i per ^iTcr^jrare -giuochi pac- tedi pazzia prefumcré di vedere piii per for-
iHitik dincUuf>,momento j.iiutp ero $ confà za d'vn picciolQ lumicino, che per mezo dell»
xqI parere 4'Hcjr3rro,S8tirq^f.!Ìb.2^ s.ran vinti dettole» che si inKabiimence ri-

iplende»
PEC-
- . - . ..

Libro Secóndo* 477


p fi 6 € A O.
|9*"WSg8MI **WHf nofira Madre infelice I

Il verme ai cuore è il vertredelk


ccnfcienka» ò laconfcierzallenaff
che dicono iTheologi»la quale fti<

mola)& rode l'anima peccatt>cc>(5c


fempreOà vivace > e gagliardo » fin
che nel peccato fente il pclfo» oc
ilfangue}onde prende il vigore» &
fincdtifce.
> B C V M I A.

D Onna veftita ài giallo» di bian


coiC di tanè fcuro.in capo ha-
uerà vna bella acconciatura , fcpra
laquale vi farà vna Ciuetta>& terrà
in mano alcuni tortfelli * OC piiej alli
piedi vna pecora
I colori del vcilimento (ìgnifìca-
tio le forte delle monete, lequah fi
fanno d'Gio,d'argentofÌldi metal-
loycon li totfelli} &
le pile, che fono
fliomenti da battere monete.
La €iuetta apptefso a' Greci fìgoi
iìcaua danari>perche per gratificare
gli Aihéniefì.che pecinfegna por-
tauano quell'animale 3 quali tutti i
Greci lo fìàpauano nelle monete Io
Glouane cieco > ignudo, &c neroilquale ro>comc fctiue Plutarco nella vita di Lisàdro
moftri di e aminare per vie precipitofc> Sì nota ancora la pecunia con le Nóttole,Ie
& ItortCìcinto à trauetfo eia vna ferpe»con vn quali in Athenc fi ftampauano nelle monete
yecmejche peaetcando il iato manco » gli ro- per vna memorabile afìutia di vn Seiuitore di
da il c^or e. Gilippo purinAthcne raccontata dal mede-
. UPéccacofi dipinge gi'ou:tne>&: cieco per lìmo Plutarco nell'ifteflo luogo : Perche ha-
ritnpruden2:a)& cecità di colui che lo com- uendo carico queflo Gilippo di trafportare
mette» non eflendo il peccato per fé fteflo al- vna pecunia in Lacedemoniajbuona patte ne
tro > che vna crafgceffione delle leggi» &vno occultò fotto le tegole del tetto di cafa > il-
deuiacdalbene>com'anco dicefì. che battendo veduto il detto fuo Scruidorc»
Peccato e queWcrror, che'l voler vuelcy & effèndo legge appreflo di cclorojche non
E la ragion non regola, ò reprime > fi JouefTe credere al Seruidore» che teflifìca-

MA conftnte col fe^fo all'attore Cvfe ua in pregiiiditio del fuo proprio Padrone»
Si fa ignudo>& nero,petche il peccato fpo diffe loro in giuditio,chs foito le tegole della
glia della gracia >& priua affatto del candore Cafa del fuo Padrone vi era grandifìfma
della virtù» (landò in pericolo di precipitare quantità di Nottole . llche eflendo iniefo da
per l'incertezza della Morte, che lo tira ncll gl'accorti Giudici j reintegrarno la Republica
inferno» fé noti fi aiuta con la pcnitentia} & di quel danaro» lodando l'accortezza del Ser-
col dolore. uidote» & dimandorno poi in alcune occa»
£* circondato dal ferpente, che il peccato fìoni il danaro col nome di Nottole*
è vna (ìgnoriadei Diauolonoflro nemico* il Ma da Romani fi chiamò pecunia dalla pe*
quale cerca continuaroente ingannarci con cora.Ogni loro facoltà e ricchezze da princi-

finte apparenze di bene > fperandone fem- pio confifteua in qteéiità di beftiame,di peco*
pre il fucctflòj che ne hcbbc conia prima rc,c boui» onde il peculio à Pccude fi dcriua
Te-
, .

47^ .
>,lcpno]logla \

Pecus dalatini fi piglia per ogi^i forte .di beftia-


e tnclanconico,..&: in diuerfe parti ftraceiatò ;

me, peculato fu detto il publico furto, pei checon vn a sferza in mano, farà zcppj da vn pie»
ficoniinciòarubbarcilbeftiamc.primachefi con vna gamba di Ivgno, uiqOndUroaaffe
batteffcromotìeteirtRoma^fìpuniuanoide- vna gtancauctna,& fifiillen ci con fatica tat-
litti con far pagare due pecore, e trente boui> te le crocciolc.
pena riputata in quelli ccnipi^rauiilìrao per Fràh pcnitehtia,cla pena vi è quefia ^''^fe"
quanro narra Pompeo Fcfto. lì primo fegno, renza particolare» tbc la pen/tenua fi gendfa
che fi Cortìrnciiiflcà coniare n9lla zecca di ra- con la volon^tà, confc«fw dt Il'huomo, che &
inéFùIapcccBra per ordine di, Scruto Sefto Rè già fi duole de gl'crrou cooimenij ma h p:^lla
de lXo'iT)ani,& anche in argento feconda alcu e quella che •Igiuditioiòd'fr^i'huominiiò'di
ni, fi clic la pecunià'dicefi dalia Pecorai li ^
Dio,dà à peccatori fenzaftirrtolo di pcntimc-
ricchich'abondanj. di pecunia ch-nti nfi pe to.òdefidctiodifodjsfarecó Itr buone cpctt,
. coroiì come da Greci rioAt/V-t^ff^f. H^^^fiodo Per raoftrare adunque queftacirconftania
ncir.Òpera^» Ex Uhorihus autem^virt enadunt cofi impottantc>chc fi citcoua nella pena:fi4|i
,.,

y-,pccorófi,45c opulenti. Della figura de boni fi pingc hfua figura bratta d\ifpetto,in attoj|i
fvviegga t'Iucarco problenia ?p^4Ó. in Vale- &
gridarc>pcrmoftrarcildcfidcrrodijr3rrefift6-
iloipubltcola^.i^iinio ljb.33.x:ap.j,6<: pria>a za,òj)ervédicarfi per laviolézadel^iudic|è.i
boui, <5c pecore . Serutus
n'eì fib.i 8.c;ip.^.de Si dif>ingc eòo la sferza , e con lacjiambafìj
Rex ouium bouHmqite effigie prius as fignauit . legno » conofccndofi così che np'n pi-òcaml-
Boue d'oro è j1 Rig^o ignorante, fi come la nare difua propria volontà, &:'la fòrza altrui,
X)ioget^f inico vn douiuofo di pecunia fen oucro '1 giuditio Diuino , fp^fie vòltjp cotidd-
zadoitruja, pcorad'oco fu detto, ond'cl'A- cono l'huomo al precipitio, &
al a-etico de-
dagio ;^pi.ir»/^«A<j$". da Papinjano fu detto gno dell'anioni federate, al qtfalc fé Ijieomal
fphiaub a'ororda altri Causilo copeiito d'oro, volonucn fi camina,& con guai>non fi percfe
ci*argento.. affatto nondiracivo il vigoiCf perche illpme
'
' ' * '

V, V <, tJJ^ LX E. fe R I N "à!g; G I o. dell'inteltetto. &


il vertne tleilaconfcienja

detto di fopta fanno che a forza fi conofce^


FjVomom habito di pellegrino: mache
errorc,& il mento del caftigó,clie fi pale. |
1 habbia r.f. la metà della tefta,&fimiU
niente dellabatb3,& dalia dtftra habbia ca- i

pelli lóghiflimi.cbe gli pendano fopra le fpal- PENITENZA* ... :


» •'

le,6c fimilmente la metà della batba longd,ór


hirfuta per imitare gli Egitrij,i quali in quefto
DOnna con la vefte di color berrettino»

laqualefarà tutrarotta,è fquarciat^fta


mododipingeuano il Pellegrinaggio, e la ca- ràquefta figura mcfta,piàgcndo con vrr facer
gione fù,cheelIendoOriuide partito per l'è-
con vn
to di fpinc in vna mano, 6: nell'altra
fpeditione contro li Giganti,in dieci anni che
pefcc, perche la pcnitentia dcue eflete con*
fterte lontano fempre con gran ftudio,colti-
dita col digiuno, e col ratnarico
ilò labarba,& l3Teft<T-,poirirornaroin Egitto
penitenza.
adoprò il rafoio.^Ii Egitti) volendo denotare
poi il fuo P^'llcgrinaggio col felice fuccefib
del ritorno, lo dtpingeuanonel modo detto,
il che poi incora fecero per efprimere ogni
D Onnacflcnuata, Oc macilente in vifo»
con habito m3lencónico,epouer6,rif-
guardi con nn Ita aticnticne verfo il Cielo, e
tcnghicon ambilem&rìiVna CraiicoIa,laqua
forte di Pellegrinaggio.
le fi pone per fcgno della vera pcnitentia da
Haucià nella deftramanovn Bordone, fo-
facii Theclogi pctche come cITj è mezo fra
-,

pra del quale vi farà vnrondmej perche que-


la cofa,cbe fi cuoce,&: il fuoco,cofi la peniten
llo vccellcfijcondo, che hanno ofieruaro j;li
ria è mezzana ha i dolori delptccatoieA l'a-
antichi, Cubito ^c'hà incominciato à volare fi
mor di Dic.ilquaJeèmotcredi tifi.
part e,*: va li-mtano dal padre, dalla madre & Ha h pcnitentia tre parti pruVcipvli , ihc
pellegrinando.
fono centrinone, confvts:óne> & fodisfattio-
JENA, nc. però fi potrà dire, che la cohnincnc s'ac-

D Onn.-^ f^i

ù in uttod'
brutto afpettOjCon bocca nper
gddare,coh habito mello,
cenni con i'afperto ro-lenconico e dolorofo,
Ja ccnfefsioDc con la faccia liuolia akielo in
fegno .
. .

Libto Secondo* 47f^


N I TE N Z A.

che ChiiftaNoftro Saluatore, Co-


pra ilq uale il pcccaior fedendo,
cioè fcrmandofi coi pjcnfiero alla
contemplaiionc del fontevchc è
la grana, laqualc eia luifbacurifce»
come dicfticgh alla Samaritana-, fi.

fpoglia dcllavefte imbrattata pen


lauarlanèi fonte j Jsuandofi. e fa-
cendòfi candidd l'anima per mezo
della Penitenza! la quale è. facra-
mento hauutaper noi da mera
benignità di lui. Peròdifle Dauid
àDio. Signore tu mi kuerai, e mi.
farò più bianco della nt: uè.
Il luogo folitario, fignifìca il fe-
creto del cuore, nel quale ritirane
dofi, & dallevanitàmondane al-
loncanandofi la niente, treua la.
pace di Dio,&: col. dolore de pec-
cati torna in gratta
Penitenza»
DOnna macilcRte,& veftita di
cilicio,terrà nella man deftra
vna sferza,, & nella finiftra vna
croce, nella quale riguardi fifla-


mente.
fcgno di dimandare perdono,facédola però a* Il cilicio fignjfica ctie il Penitente deue
Sacerdoti a pprouati;& là fodisfattione con la menar lavita lontana dalle delitie,& notiae-
ccaticolafftromento proportionatoaila pena carezzare Jà carne. ^
teniporale>dalla quale fi mifiiraanc'ór il meri- La difci'plina è la correttione di fé fteflb,^
to di quefta virtù viua,evirale . lacroce la paiienza, per la conformità, che \ì
Pemtenzjt .. penitente acquifta con riftcflb Chafto,& per*
Onna vecchia, &. canuta ve ft ita d*vn lo difpreggio del mondo, conforme alle file
panno di-colòt bianco > tnà tutto mac- pacole,che dicono,$«/ non tolttt crucemfuam»
chiato,& ftia a (edere in luogo folitario n»pra & jequituY. me, non ^oteft meus effe eiifd^lùs,.
vna pietra,donde efca vn fonte>nelquaIc fpec
chiandoficol capo chino verfì molte lachii-
me dando in atto di fpogliarfi
P E NI TE N 2 A.
De[crittàdàAufonÌQ Gallo in que(ìi verfi,
La penitenza fvn dolore de* peccati piii
per amor di Dio > che per timor delle pene: il- Sum Deat cui nomen nec Cicero ipfe dedit .

«lual dolore nafcendo dal cuore fcerne fc ftef- SUm DeasquA.faBinonfa^i^ exigo pccnas» . .

fò.& la bruttura delle fueattiont paflate.e pe- Nemfc vt fosniteat fic. Netan^avocor .
rò fi rappiefcntaqueftu Donna che miradofi;
Oelfinte,&.vedendofi già confilmata dalla P E N S 1 B R 0. ^ ,

vecchiaia , piange il tempo pafiatomale fpp.-


fo j &c fignificaiopeclefozzure della candida
HjVomo veftito di nero», con l'acconcia-
tura di capo piena di nocciole Ai perfi-
vefìcscheè J'innocentia donateci permezo co, hauerà per la vefte molte fpine voltate
del facio Battefirao, &. contaminata per la.
con le punte vcrfo la.carne..
ncftca colpa.-
r noccioli di perfico*moftrano, che come
La pietraoue fiedc^, Sc £ pofà , non è altro cffi fono diuifi da molti, &
varij canaletti, an-
co!-
.. . . . . .

4^0 IcoRoIogFi
cerche fiano di materia fod«» e dura, e cosi è triga di modo, che fa perdere la fperaoza di
l'anima noftra,la quale ancorché fia immorta- e crefce per nuocer à fé ftefso con le
ftrigarfì)
Ie»6diuira nondimeno da penfierim varie par proprie forze 6c è vero, che alle volte il pea-
ì,

ti, conie bene auucrrc il Pierio fiero dàrifolutionea'ncgotij, &


troua ftrada
Le fpinc ci manifeftano, che non altramc- da fuiluppatfi de che ancora dirao-
faflidi; j il

tepungono,e tormentano i penfieri Tanimo^- ftra il filo, il quale fu guida à Thefeo,& è gui-
che le (pine tormentino > &
affliggano il cot- da ancor» à tutri gli huomini prudenti per i^
pò dell'huomo, dandogli occafione di malin- fcire da' labermri,che porti! feco la vita noflra
conia, che (ì nota nel color nero della vede. mortaIe,& per mofìrare la nobiltà del penfie-
penfierim . ro,vifi pinge l'Aquila» vccello nobile, di &
HVomo vecchio,pallido,màgro,c malin- gran voto
conico veflito di cangiantccon capel-
y EHT I M E N TO.
li riviolti in su} con vn par d^ati al capo, alle &
fpalle, hauerà appoggiato la guancia fopra la VN'huomo» che Aia co ambe le mani ad
flnidia mano, e con la deHra terrà vn viluppo vn aratro* in atto di voler lauorare la
di filo tutco iHtrigato,con vn'Aquila appreflo. terra, e con la faccia guardi dietro con la tefta
•Vecchio (ì rapprefeQta»pcr efler ì penfìeri piegata in modo, che moftri affatto alien a tio*
p'm fcolpiti, e più potenti nell'età vecchiatche ne d'animo da quella attiene, alla quale, s'ei'a
'
nella gioueniù. applicato, 3c è conforme alle parole di Chri-
E pallido, nìagro>& malincònico, perche t fio Signor noftro, nel Vangelo
^èiiei:],& maiTime quelli,che nafcono da quat Temimentod^ Peccati,
che difpiacere, fono cagioni, che l'huomo fc
n'afHigge, macera, e confuma
HVomo vefìito di nero, fodrato di tanét
fìaràinginocchionc, percotendofi con
Il vefti.mento di cangiante, fignifica, chci la de iha mano il petto,col capo alquanto chi-
peiifieti fono diucrfi,82: da vn'horà all'altra ne no, con gli occhi riuoln al cielo, piangendo
forgono in&niii, come dice il Petrarca nella diroftamento» hauerà vnPelicanoà canto.
€an2,i7. Pentimento, è quel dolore, e quella puntu-
^ eiafcun pafo nafc^vn penjter nott» , ra, che tormentante affligge 1 huomo » pet la
Alatoti fìnge dal medelìmo nel Sonetto btuttczza,dishoncre,e danno dell'error com-i
fj. dicendo. meflo,giudicato dalla confcienzaj onde il Pro
f^olo em l'ali de* 'penfìeri al Cielo • fera nel Salmo iS.così dice. Non è pace nel-
Bt.ii Signor Bernardo Tado^ fopra drciò cosi l'ofsamie della faccia dei peccato mio.
dice; •
Il color del vellimento, il percoterfi it &
Se di pene gfamai candide, &
belle petto fignifìcano dolore, &
renderfi in- colpa
f^'ortiafle penfìermiet le [paliceli pett9% degl'errori commefiì, per le ragioni dette di
Ter inaharui al regno delle jlèllet fopra
Cel fauor di fetidi &
chiaro oggetto ? Lo flare inginpcchfoni mirando il Ciclo e
"Orftateu'horiche fian proprie di quelle, dimandar perdono delle ofifefe fatte à Dio per
€he di poggiar per l'aria hanno diletto» propria colpa.
Vfate àricarcar ti mondo intórni Il Pellicano dice S.Girolamo, che doppo

&
£t mirar oue tjafcfi more il giorno , hauer col becco vccifi ifuoi figliuoli, ftà tre
Però £>àic nel nono dell'Infèrno, dice che giorninel nido continuamente piangendo, il
Hpcnfieroèvnvclociffimo moto della men- che è vero efFetro del p€ntimentD>comc difsc
'

te, ii' quale vola fubitodoue lo volge l'inrea- il Rufcelli ncll'inrprefa del Cardinale d'Au-
tione , & e capace di tutte l'imagini palTate, gufla à fimil propofito : Delle lagrime parla
jrefenti, e future. Ouidio nel lib.p. dcHe Metamorf. ncH'Alle»
l'capcili riuohi in su, e la Ghifita mano alla gonadi Biblirrarmutata in fonte, per efscm»
guancia , fono fegni dell'elcuatlonc della pio, che quando ci vediamo giunti à penitcn-
mente, nata per la quiete del corpo ria di qualche noflro errore, debbiamo tifo!'
11 viluppo di filo intricato èfimile al pan- uercrin lagrime, per fegno, che fiame vera-
Ììero,rlqu&le quanto più s'aggira, tanto pia meo to pentiti.
«>oiiiplicfl,cc li fa t\iaggiore»& alle volte s'in-
PERI-
.

Libro Secondo. 481


p RI e O o.
dalKInrrcpido Academico Filopono «

O^afìichon OEUuio Thomafimo


debitum ad mentoriam
-, eius

Mcerhi[fmicafHS K4L Decemb. lóij,

ìnqHmfio lufhroluflram Otìauius arua


Intor i colnbn cerula terga videi .
Tuinc glandem tgniHomoin ^trascum
dirigit arcu >
Ferrea vi fiamfi fiflula fcijjk crepai.
Sib$lat,aiq-yfugtt boboperterrttus anguis,
Saucius Arcitenes eiulahatque perii»
Ferie fmn pottns lAC^LOS: nar»
(iamifer arcup
Eji tnagis mfìdus proditur angue fero .
Et certo chi aggiongefse alia fìguta
del pericolo l'Archibugio farebbe co-
fa molto conuenientej perche non (ì
troua ordegno più pericolofo di lui»
non foto à bella poflavccide li nemi-
ci: ma centra voglia ancora di chilo
tira vccide amici, e parentis^vno pec
vn'altrc» & il padrone i£tef^o che la
porta , & molte volte t)dn vuole ve-
cidere i nemici di chi lo tiene> e
tira.

VNgiottane, chccaminando per via pie- Il camniare per via folta d'hetbette,& fiori

na d'hetbette» 6:fiori calpcfti vn fet- riceuendo daLcalpeftrato ferpete inaueduta-


penteiil quale riaolgcndod Ara in atto fiero di mente afpra pontura, nedirnoiìra, che l'huo»
morficargli la gamba, gli fra vicino dalla par- mo caminàdo per la fiorita via delle caduche
te deftra vn prccipitio» SC dalla fin iftra vn tor- profperità diqueflo mondoj quando mcoocr
rente d'ac^ua^Sarà appoggiato ad'vna dcbol pénfa^ viene opprefso in> vn momento all'im-
canna,& dal cielo fi veggia cadere vn folgore. prouifo di qualche calamicofo cafo» potremo
Ancorché lo ft3to,& la vita sì del Giouane,. anco dire,.che la via piena d'herbctcc, & fiori
come del vecchio fia fallace, & dubbiofa di- vicino al precipicio»éc al torrente ddl'àcqua»
cendo il Signor Dio generalmente à tutti,£- che fignifichi fi fa il pafsaggio di quc«
mentre
Jìote parati quiamfcitis» ncque dicm» neqtte ho- fta mifera^il vitaper la viadellipiaceii, e deli-
ram > tutrauia il giouane ftà io maggior peri- tie mondane, che tanto fi porti pericolo in ao

colo dd vecchio per l'audacia, ardite,& Vigo- qua, quanto in terra»- e che caminando noL
re,il quale la^fà,che precipitofamente fi efpon- fenzaconfideratione nobile, e viiruofà<òcHe
ghi fotto ad' infiniti pericoli fi cafba nel mare delle miferie^' ò nel precipi-

Quefta fìgora del pericolo in forraadi Gio- tio dell'cternadannationc ..

uane morfato da fcrpe in via fiorita, mi fa fou- La cannane dimoflra la fragilità della no«
uenitevncafofttcccfioà Bagnacauallo ad'vn (Ira vita, la quale di continuo ifà in pericolò»
Giouane il quale andando per vnx> ameno ca- efsendo che fi appoggia beae fpefso alle cofc
po con l'archibugio su la fpalla vide vn ferpe, &
caduche, fcali,^ non à quelle di vera lòde»
pigliò là mira per vcciderla : mi l'archibugio Se degna confideratione.
crepatofi vccife lut,& là ferpe fuggì, ilqual ea- Il folgore nella guifa, (hcdicémccidinjo-
foviuoenfampia d'inopinato pericolo fCi elc- {li:a, che non foloin terra,&n€ll'acque fiamo
gant craétc efpofìo nelXcgueaic epigramma.. (bttopojlli adlnfìniti pericoli,comc habbiamo
Hh. détto-.
, . . ..

4S2 Iconologia
detto; màinoltre.all'inclinatronedei Cieli.i no,nel quale temeua><iiraorirej come tifc-
quali mfluifcono 1 loro effetti per quanto pof- cifce Plinio lib.x.cap./.
(ono inclinare, & fi può dire, che il Signor P E R D O N O
Dio permette, che noi fiamocafti»
alle volte HVorao, che hauendo'l petto ferir*
gati per i noftri demeriti con gl'accidenti, 6c e'I volto, &
gl'occhi verfo il eie lo, $
auuengono, dicendo S.Pao-
difgratie,che ci nella de(\ra mano vna fpada nuda con \k
lo.Peccaiumautem cumfuerit confumatumgC' punta liuolta in terra, rooilra di far forza> 4:
tierat morteminè la potenza humana può far in effetto di fpezzarla T
refiftenzaallagrandezza.&poteftàdichidie Il petto ferito dimoerà l'offefe) le quali
ÌÌ
de legge, &
termine al tutto Nulltf^iouò ad : prefuppongono dal perdono .
V
Efchil lo Poeta Tragico d'andare in campa- Il fpezzare della fpada fignifica, che
gna amena perfchifareil pericolo della mor perdono fi depone Se lavolontài& la coi
te predettali, poiché vn' Aquila portando tra modica di fare ogni vendetta
gli artigli per aria vna teftuggme, la lafsò ca- 11 viforiuolto al cielo, denptail rrguarttì,
dere fopra il rapo caluo dell'infelice Poeta, che fi ha nel perdonare a Dio noftro I>ign<^c
credendofi foffe vna pietra » in talguifa & il quale ci dice DimittiteiO' dtmiteturvobis]^

incotfe nella morte in quel medefimo gior- alirouc, mihi vindiQamt &
ego retribuam . J

P E R F
Di
E T T
Pier Leone Cafella
IO N E. fi

tione, che ha fra tutti i mali.


Le mammelle infieme col petto
r^\ fcopetto fignificano vna parte del-
la pctfettione molto principale >

che è nudtire alttui,& elTer pron


di

%
to a communicate i propri) beiy,
fendo cófa più pcrf*ettà il dare, c1|b
il riceuere i benefìci)4oudc Iddiò«
che è. infinita perfettione, à tutti;
dàjuoniiceu^ndo cofaalcuna dir-
"-
le fuecreatuTc.
Il borabàffo, ónde efla*dcfcriue il

cerchiò e perfetta figura fra le Ma-

wl tematiche J& gli Antichi offerua-


uat^o(come narra Pierio Valetiano

fc^PÉ
libro ?9.)che fatto il facrificioifi ba
gnafie vn circolo neiralra- e col Giti
gue delle vittimerai colto ir vn vs-
focon molta Religiciic, & qiicfio
era quella parola facrata,chc folc-

[^
^^K:."^ uanò proferire in Gì ecolTeleicfìKx

^mp^^^
cioèhaaerfinito,laqu3lditcuan cf
fere inoitio di Perfc'trif)nc,erscn Jo

^^m quella da ogn^parte


figura di tutte raltrcT^&:
Fa più pertcrca
il cerchio
del Zodiaco è fimbòTo della ragie»
ijc,ivèdebita,& cònueneuoicmifuradell'at
D'ìntia veftita d'oro, moftri le mammel- tionl perfette.
le, brutto il petto fcoperto,flarà den- P E P F I Ti I A
tro cerchio del Zodiaco, difègrnndo col
al Onnavef^icadcl color del verderame.
eompaff.) nella finiftra mano- vncircolo, il
quale fi Ccolpifca quafi finito.
D' & in ambedue le mani tenga vn f»r.
pente fi'gnificatiucfccondochc ficaua d.'A-
li veftimeiito d'oio,Ie fi deuc per la pcrfet ciftotUc, d'cfireiDa peifìdia.
rE II-
'"CtCc
e . ..

Libro Secondo.
485
f E RI'E T V I T^A»» '.
TerfeuerAnXa
Vedi Eternità.
.':'«.;•' T^ Onna veftita di biancd.& ncrccbe figni
P,^-^,S,E e V T 1
O M E. -"-^ ficano, per edere
l'efttemità de' cclori",

D('inoa veffi«a del Còkjrcf del vet(3crame, P^'oi^olito fcimo, in capo hauerà vna ghirlan-
.iccoinpagnàioctìlcotct della qiiggine, ^^^'^'^t'^'ivelutcaUtimenti detto aroaran-
»>^ il eilà fmiftial tcnghi
alle^ inaile (xjtti l'ali
^o» 'j qual fiore fi confbrua coirò,
dapoi,che &
vaarca ftando in atto di Valer colpire^ ha- & fj^"'
S'' al"i fiori fon mancati, bagnato con
tìctà'h' pietìK' vB Cèkrodfiilò /^ ^ l'acqua ritorna viuo,& fa le ghirlande per l'in-
• Il coror del ver'deiame,& della ruggine, fi-
uerno,& quella fua perfetta natura gli ha tro-
griifica ilfinc della Perfeclitioncche è di con '4^*° '' nome deriuato dal non marcirfi mai,co
dlmac aktuÌ3 dannegtando»òncli'honore>^ fi la Perfeueranza fi conferua,
mantiene, &
nfell^ rdbba-. ì ... • .nello fìaro,^ nell'effer fuo Ab^braccia va'Atf
.

'"
L*aJf,figtìific^attó>chck Petfecuiione è fem» loro. Albore il quale è poftodal Rttfi:elli,cq4

me pretta, & veloce al roaleàJtrui me ancora dal Doni per la Peffeueran7a, ri^
Tìènel'àreo per ferire etiamdio di lontano
' guardando l'effetto di manteneie le frondj^Q
còtTpàtòlé malediche. »
"
'
la fcorza Tempre verde

Il Cocodrillo le fi dipinge appreffp , perche Potrà ancora farfi detta figura vcfìita di tur
perfegiiita, e vuol giierraìolo con quelli» che chino, per fimiglianzft del color celcfte,il qua
fbggonojcofi la Perfecutione nonfi puòdi- lenon fitrafmutamaiperfeftedo ,

tìi^ndaite -con (queftò modo fé non è forza ef- P E R S E V E R^A N Z A. .

fercitàtaihperfoh3,ch^e noni vòglia, òinon fi Come dipinta nel Pala7z.o del Card.
cari di refiftere con le forze proprie. Però Per- ' OrJtnOtàPafcjuino. •

lyciitiònefÌJ quella de* Santi Martiti,c»e fi


fciauano dar la morte,fen2a penfiero d'oii'en- |^j?nna,che con la deftra mano tiene vna
•perfécutionequella de gllnuidi
deraltrì^^èperfécutionequella gllnuidio f--\^^rpe» riuolta in circolo, tenendo la co*
da in bocca» e con la finiftra vn mazzo di cor-
fi, edeti:attori,che cercanòleuarfemprclàfa-
de d'Archibugio acceff
liìa alltperfon«d'hoìiore>tìon penfando mai
àidlaltró,fériohialÌ*Vtile bfòptio.

.^gf ^E ,^, S^.-E^y ,E, ft.A N^jZ A,. P E R S V À';$^i O 1^^.


N 'incìdilo». iilquale con le^raani fi fo»
VNa Matrobainhabitohonefto,conqua ibei
ftèngaad vii Mmo di Palaia alzato af- laacconciatura di capo, fopra alla
fmdaterrav^ ' j ' • . le vi fia vna lingua , 6c a' pie d'eila hngua
Per b fàn€iullezza>n moiìjEano le prime im« vn'occhio, fai a ftreita con molte corde, li- &
]^iegaturc~ dell'animo in bene, tenendofi alia bacele d'oro,terrà con ambe le mani vnancor-
pallila, che figrtifica virtù» per nonfaper ftac da, allaquale fia legato vn'aniroale con tre tc-
foggéttàV petìicome fi crdetto aItrèÌBohe, ma •fìe,l'vna di Cane, l'altra di GatiOy la. terza di
s'aìza'quattdo il pefo giis'aggrauafdprajcome Scimia^ : 1

là-virt-ùj'che'fi conofce quando il vitio gir dà La lingua per cfTer il più principale, & più
occafione difarrcfiftenza, perde se ftefla & neceflarioifiromenro dapetfuadcre altrui, fi
la perreueran2a, lafciando le buone opercco- dipingerà nelTacconciatuta della tefta,che fi
me il fanciullo fpinto non può lafciare il ramo faccua da gli Egitij Antichi, per dimoftrare le
della palma, dal qUale ttà pendente, & lonta- parole» e la perfuafion^ fepzaai^eofc^PìCOn
no da cccrajcheinfieme cJon efio non lafci-sn- l'aiuto della natura. -, rr ìi?rtr :<. •: ,

foia la vita cadetìdo. Però la perfeueranza, Permofirafe poivn parlare -aiutato dà mol
cernie difle Cicerone nella Reitorica, ficon- to eflercitio,& da grand'arte> facevano vn'oc-
«apbne alla.pcrtinacia,&. è vna fermezza, e chio alquanto fanguigno,pcrchecomc.ilfan-
Stabilità perpetua del voler noftro,retta,e go gue è la fede dell'anima, fecondo il detto d'al-
uernatadhlla ragione in quanto è necellaria cuni Filofofi, così il parlate con arte è la fede
airaitioni honefìe dell'hucmo « delle fue anioni, e come l'occhio è firelha,
•onde ella vedei. oofiiif ailare è fincOro, cncfè
'

'H h 2 s^^tW"
. . . . .

4^4 Iconologia
p E R s V I O N E.

cetra vn dado di piombo l


11 colot delveftimento fignifica
fermezza» ftabilitài&: ignoranza»!
quali effetti fono notati pet l'ofco^
rità fua» e da queftì effetti nafce la
Pertfn;tcta.
Pet quefta cagione, fi pone il da*
do di piombo in capcii quale è gra*
ue,e difHcile da inuDuecfi,6c il piom
boc itidittodell'ignoràza comebab,
biaiDo detto al fuo luogo j & j^ ra^
menta come madre, e nutrice della
pertinacia.
L'hedera abbaibicatale adoflb, fi
fa pet dimoftrare, che l'opinioni de
negl'animi loro* fanno
gli of^inati
refletto, che fa l'Hedera nel fuo lao
gooue fi tratta bauer buon fonda*
mento» la quale fé bene fi radica»n6
perde il vigore* &fe bene ft fa dilìn
genza; pur molte volte fa cadete ia
terra il hiogo medefimo » fopta it
quale fi fonentaua.
P B R T VR B A T I O « B*_

vccfura da gl'altri
D Onna veftita di varij.colóti»
con vn Mantice in mano.
La petturbatione nella vita deirbuoroo,ha
Le ligaccie ddl'oroper Ja vita diruoftrano fcedaldifordine delle prime qualità nell'ani-
clie la pcrfBafìonc non è altro, che vn'efler cat ma naifce dal difordine delle opinioni de Ma-
chiato ad altmit e legato con la deftre^za«;c gifìcati,e de' Popoli-, talché col difordine fi ca-
foauità dell'eloquente parlare gionate fi conofce il confufo ordine delle per-
L'animale ditte faccie moftra la nece(Tìtà turbationi, non efTendo altro difordine » che
di tre coftsche deue hauere colui» che dà luo- difunionc&inequalità. Dunque la pettur-
goin fé ftcflo allaperfuafionc ^ prima deue et- batione nafce dall'io equalità-, dcbe fi moftra
ier fatto beneuolo, ilchc fi moftra co la faccia col Mantice, checol vento fbuetchio defta la
ói Cane> che accarezza per Tuo interefle De- calidìti del fUoco^e roaggiotmente l'accende
.

lie ancora farfì docilcicioè che fappia quello &oue non fono motiuicontratiinoti puòef-
che gli fi deue persuadete, ciò fi dimoftta con ferpertufbatione però la mefcolanza deco>
*,

la Scimia) che fra tutti gl'altri anitnali pare lori moftcaconfufìone delle paflìoni
che capifca meglio i concetti de gl'huomini.
Ancora fi deue far attefìto>e fìdimoftra ciò
PESTE.
col Gatto che nelle foe attieni e diligcntiffi- Oueropeftileiirìa»
ino &
attentiamo, Tiene la corda di detto a-
DOona veftita di color tanè ofcuro» hs*
con ambi le mani-, perche fé la pcrfija-
fiifflale ueràla faccia fmorta, & fpauenteuole»
fione non ha qucftimedaggierijònon fi ge- la fronte fafciara,Ie braccia, e le
gatnbe ignui
nera» ò debolmente camina de la veftc farà aperta da fìanchi,&:pei l'aper-
tura fi vedrà la camiTcìa imbr3ttaia,& fporca,
PERTINACIA. patimenre fi vedranno lemamtnellc anch'ef-
Onr.à veftiradi ncro.con molta hedera, fe fozze, & ricoperte da vn Vello trafjpafcnte*
che ^ìi n afe a fopt a il vefìito, &
in c^o ^ a* piedi d'ella vi fata vn Lupo

U
. ,.

Libro Secondo. 4«5


PfiRTINAC l A.

Come è quella figura petla vec-'


chiezza» &
color macilente, Ifpiace^-
uole a vedece^cofì la pelle per la brut-
ta, e malenconta apparéza vniuerfals

è hortibilce deteftaoile,- la carnagio-


ne gialla dimoilra l'infettioni de'* cor-
pi,efsendo quefto color folo in quelli»
che fono pocho fani della vita
I nuuoli moflrano, che è proprio ef-
fetco del CieIo»e dell'atia mal códitio
natagli color bigio è il coIor,che app^
ri(cenel Cielo in tempo ói pedilétia.
Le pellidi molti animali lignificano
mottalitàjsétédo nocuméto daquefVa
infettione d'aria non pur gl'huominit
vai ancor le bedie > che nel vioete di«
pendono da effe ^
Il flagello, moflra,
che egualraen»
tebattce sferza e iafcuno non perdo»
nando ne ad età,ne a feffo ne a gradi»
ne a dignità, neaqual /ì voglia altr^
co^ per cui fuole andarfi ritenendo
nel calligo il cifpetto humano
F i S I C A.

La vn 'infermità contagioCa, eagio-


pefte» è h teiTa in
D Onna che ftia con la deftra mar
.^^ no in atto di girare vn globo coì
mezo, il quale farà fiffo fopra li Poli»
pata in gran pane daib coiroirione dell'aria, & Io miri con attentaonce con la finiftra roanio
della quale nò occorre dir altro, per cflfct la fi- tcnghi vicino al detto globo vna Glepildca»
gura affai chiara perfc fteira',folo dobbiamo cioè vn'HoroIògio antico d'acqua, perche li»
pregare rddio,cbe nò ce ne faccia hauer altra confi de ratione Fifica , non è altro t che quella
cognirionesche quella che ci. viene dalli Scrit- delie cofe foggette alla mutatione * e al t€mp9
tori,òquella» che ci danno ragionameli
i die'
in quanto tale, &
fcmptc feguita il fenfo^ »>
vecchi
11 Lupo fignifica peftiléza;però fecódo.che-
dice Filóftrato, vedédo Palamede (correre al-
cuni Lupi per il mòte Ideo, fece facrificace ad
ApolTojfperandofouenire al pencolo della pe
VN Giouane di Tedici anni in circa dtbel^
& ridentc.con vna ghirlanda-
lo afpetto,

fìe.il quale vedeua fopraftare>*& lì sa a tépo di di rofe incapo, veftito di vet'de.e molto orna-

{erte vederfi per le campagne più Lupi del- ìOjCon vn'Icide,che da vna (pilla all'altra, gli
"oidinaria. circondili capo^-, con la mano deftra tenga vn
filo Verde con molti hami ad cffó legati, e nell»
Peflrò PejìUentia'.
D.Onoa vecchia» macilente, & fpauente- (ìniftra vn mazzo di fiori ,.

uolcidi carnagione gialla/arà fcapiglia- La Giouentù di quefta età è più di tutte


ta,&: in capohauerà vnaghidanda di nuuoli l'altre dcditaà piaceri» pereffercome vnnuo*

ofcuri, farà veftita di color bigio, fparfod'hu- uo, & mondo criftallo, per lo quale tra(pari*
mori, e vapori^ di color giallicio>ftarà a federe fcono belle,& chiare tutte ledélitie mondane..
Còpra alcune pelli d'agnelli, di pecore, &
d'al- Perlo volto bello) e ridente (ì ditnodra, che
tri animali, tenendo in mano vn flagello con dalla bellezza deriua il piacete ..

k corde accol ce fa<iguinofe •• Le rofé furono dedicate a Venere comcfo»


Hh f pcaftante
. . . . .

4$^ Iconologia
prift ante de* pia€eri>perche quelle han no foalegra laviftai che gl'altri colorì non fanno* »>'
uè odore» & rapprefentano le foauitàde' p^a-^. quali s'auuicinatio all'eilrerao •
ceti amocofì* come, ancora la loro debolci & Gl'hami fono i vatij aliettamenti>che nelle
corta ducatione .. cole piaceuolidel mondo fì ritrouano appefi
TI vedimento verde conuiene alle Giouen- al verde filo della debole fp eranzaifentendofi
tù,u ai piacere» perche emendo il color verde- atfìhele pontucc della con(cientia, fenza che
il più temperato, fra il bianco» &il negro ò. l'huomo fi fappia torre dal dolce mganno
fra l'opaco* & il lucido de graltri> (ìa in se la L'Iride è inditio della bellezza apparente
perfetta.mjrura^ell' obietto alla virtù deK ve* delle cofe mortali» le quali quafi neil'apparire.
dere ptoportipnata» che più,confotca> e cai». fparifcono» e fi disfanno

P I A. C E R E..

arte»però al piacete (ì fanno con ar<^


cificioinanelatt.
Le Gemme» & i fiori» fono n3ini«
ùthSc incitamenti al piacere
La Corona di mirto, nota rifteCTo
pereffer dedicatoà Ve nere»& fi di-
ce > che quando ella s'efpofe al giù-
ditio di Paride>eraxoronata di que-
fia pianta.,
L'ali.moftranojche il piacere pre-
fio vaàfine)& vola,efugge,e però
fu da gl'Antichi Latini dimandato»
Foluptas .

L'Arpa.per la dolcezza del fuono*


fi dice hauer conformità con Vene»

re»e con le Gratie,che come quefto,


cpfi quella diletta gl'animi»e ricrea
Il Cpini...
Gli ftiuàlcrti d'orojconuengono al
piacere» permoftrase»che l'oro » lo.
tiene in poco conto » fé non gli fcr-
ue per fodisfarne gl'appetiti, one-
ro perche pigliandofti piedi: molte
volte per l'incoftanza » fecondo il
S ì\mo*Met autem pene motifunt pe*
deSi fi fcuopre, che volentieri s'im-
GIouat»e,con la chioma dicolor d'oro,&. piega ànouità» &cnonjraai.ftima molto vna
& inanellata» nella quale divedranno- cofa medefima:».
con ordine molti fiorite farà circodat^ di per*- Piacere,
le vna ghirlanda di mortella fionta>hà da efle-^ Glbuanetto di fedici anni»veftito di drap-'
re nucJoȏ non veftJto,& alato le ali faranno
: pò verde la veftefarà tutta fiorita » con
di diuctfi colori , &c in mano terrà vn'Arpa » e vnCorfaletro dipinto divari) colori, per ci-
nelle gambe porterà ft'ualettid'oto. miero portata vna Sirena» nella mano deftta
La chioma profan3ata,& ricciuta con arre9 tenendo molti hami legati in feta verde» e
ibnofegni di delicatezzai di lafciuia>e d'effe- nella finifttahaurà vn feudo ouato,e dorato*
minati coftu mi-, Vi fono moltiflìmi eflempij dentro la quale farà dipinta vna meta di mar-
appreffoi Poeti, che per mortrare d.hauer da- mo mifchio.col moito.Huv oi«»/4,col nume-
to bando a* piaceti.dicono di non acconciarfi ro ói xvj. notauano gl'Eguiij il piacere per- :

i capelli»iDa iafciargli andar negletti» & fenza che in tal Anno comiaciauano i Giouani à
gu-
. . . .

Libro Secondo. 487


guRarloi come taccontail Pieiio doae ragio- PIACEVOLEZZA
na de' numeri. Vedi Affabilità.
U coifaletto dipintcìnoftra, che vn*huomo
dedito, a* piaccti ognicofa impiega a tal fine, P l E T A.
come chi porca il corfaletto » il quale fole do-
uerebbe feruire per difender la vita, &
cefi dì« Giouane? di carnagione bianca» di bello
p!nto ferue per vaghezza» &c larciuia«& cofi N afpettojcon gì 'occhi éraffue con il na-
htiomo ài folazzcvorrebbe ch'ogni grà nego- to aquilitio, hauerà i*aH alle fpalle,farà veftita

rioterminane ne' piaceri , ^ nelle delicatezze di rodo con vna fiamma in cima del capoifi
delviuere. tenga la mano finìftra fopta il cuore*e con la
La Sirena > mo(lra)'che<ome ella inganna ^déftra vecfi vn Cornucopia pieno' di diuerfe
col canto i Matinari>cofi il piacere con l'appa- cofe vtili alla vita humana .

rente dolcezza mondana^ manda in 'ruiDai Sidipinge di carnagion e bianca,dibelloa-


fuoifeguaci fpetto,ócchi gL'a{Iì;& col nafo aquilino > per-
L'iroprefa dipintatiello fcUdo, moftra'qael- che inrquefto' modo la defcriuono iFifognù-
IOi che habbiamo detto cioè il piacete éuèc il 'mici .

fine de gli haomini vani. ,


Veftefi di ioUoiperche è còropagna»c forel-
-^ia della Carità, aìlaquàle cònuiene quefto co*
PIACERE 'HONÌSTÒ. lote, per leiragioni détte al fuo iucgo.

V Enere Veftita di nero, honeftainente, Torta l'ali, perche tra tutte le virtù, quefta
.cinta con vn cingolo d'oro cfnato di [principalmente fi dicei^oUre>perche vola da
gioie, tenendo nella deftca tnano vn freno , e 'Dio, alla patria, e dalfa patria a* parenti, e da
nella (ìniftra vn braciolare da mifuriire. Ipatenti à noiftéilì contmuamente
Per fignificare il piacer honefto > Venere La fiamma, che l'arde fopra Ilcapp,fignifì-
vien chiamata da gl'AnticTii Nera, non^pèr al- ca la mente accendetfi dall'amor di Dio, ^1'-
tra cagione» fecondo, che ferine Pàufdnia nel- 'efiercitio della 'Piétà>che naturalmente
afpira
l'Arcadia, fc non pèrche alcuni piaceri dagl'- alle cofe celéfti
huontìni^foglionopigliarcopertamcnte, &
La mano finiftra fopra'la banda del cuoret
honeftainente di notte, a differenza degl'altri 'fighifica,che rhuorao pietofo,fuol dar inditio
animah, che ad ogni tempo, e in ógni loogofi della fuacarità,con capere viue,e nobi]i,e fat-
fanno lecito il tdtto. . ,
te con inténtione falda , Se perfetta ,fenzao-
Dipingefi col cingdlo,cotne è defcritta Ve- ilentatione ,0 defidèrio di vana gloria \ Però
nere da Horaero inaila luoghi dell'Iliade, per dicono alcuni, che per leuareogn'ombraalU
raoftràrc> che Venete all'hora è honefta, e lo- Pietà d'Enea, Virgilio,con gl'altri Pocti,difle
deuole» quando fta riftrctta dentro a gl*oidini la gran d'opera dellafua pietà,e(TerfielIercita«
delle leggi, lignificate dagl'Antichi, per quel taffàl'ofc urica della notte.
cingolo-, e dipoi fi dipinge il freno in mano » Il Cornucopia, moftrà, che in materia di
e lamifura perche ancora dentro aUi termini Piétà.uon-fi deue tenere con to'delle ricchez-
delle leggi, i piaceri deuonoclTefe tnoderaii,c ze del mondp,il che bà mdftrato come fi fac-
ritenuti. cia,con fingolaréfiempio fra gPaltri nelle mol
ÌJlApERE 'VANO. 'te penurie de' noftri tempi di Roma,il Signor

VN Giouane ornatamente veftìto, il qua-


le potti fopralatcfta vna tazza convn
, alquàle fi deuono da tutte le
Pattitio Pattiti)
partimolto 'maggior lodi, di quelle, che pof»
cuore denttoj petche e proprietà dell'huomo fono nafcere della mia penna^.
vano,dimotltàrilcc>rfuo, c'tutii i fatti fudi ad
ogn'vno, e chi cerca i piacer fuor di Dio t bi- D'Onn.a.la quale con la finiftra mano tiene
fogna che neceflatiamente a gl'altri manifcfti vna Cicogna,^ ha il braccio dcftro pò
il cuore} però fi dice volgarmente, eh e ne il fto fopra vn' altare con la fpada > & à canto vi
fuoco, né l'amore , fi può tener fecreio , per- 'e vn'Elefarite>& vn fanciuilpv
che il cuore è fonte donde' necefiariametité Lapietà,èamor di Dio, della patria >e de
(catucifconO}& oue fi formano tutti i caduchi padre,^ ditnadte : e però fi di
'figliUoìi,-Sc di

|)iacen vingeil fanciijlo.


Hh 4 La
. . , . . e

48S Iconologia
P I E T A*.

pietà.
OVan
gnifìcac
do gl'Egitti)
la Pietà
volcuanofi-
dipingeua*
i

nodueGiouane infìeroci che cita-


uanovncatfo, per U ricordanza di
Bittonide,& Cleobc fratelli,chc pct
atto di Pietà, tiracoao la pcQpcia M*
drc al Tempio di Giuitoae
PIETÀ'.
ComtfudìffintacU Antonio fiol
VNa Matrona,con la vefteluil^
ga>con vn Turibolo in ma-
no chiamato da Latini Acceca t &
auan ti èfsa Mattona» vn'ata cinta
d'vn fcftoncfopta laquale v'è fuoco
accefo per facrificarc
Cicerone dice nei iib. diclla natura
delli Dei che l'efscr pjo,non è altro»
cheUnuerenza,chcnoi habbiamo
hauer à Dioià noftri Maggiori,à Pa
i

renti,à gli Aroici,& alla Patria


pietà .
Si vede aticoranella Med^lié
d'Amomno
DOnna con vu fanciullo in bcac
cio>cconvuoa'piedi.
LaCicogna,inregflaIa Pietà vecfo ilpadre>
e la madre col fuo eflcropio detto altre volte. PIETÀ DE FIGLIVOLI
Il tenere il braccio deflro con la fpada in Verfo il Padre.
mano fopra^'altare dimolha quella Pietà>che
deue vfare verfo la Tanta Religione efponen
Del Sig. Cio.Zaratim Cafleliim .
il
doli à tutti i pericoli. Glouane modefta, tenga la tetta finiftra

Rifciifce dell'Elefante Plutarco, che in Ro fcopetta con la mano defìra (òpra in


attedi fprcmefla,& a* piedi vifia vna Cor-
ina certi fanciulli per fcherzothauendo punto
nacchia .
lapi'obofcidead vn'Elefante» e perciò eflen-
do efso adirato > pigliò vn de' detti fanciulli
Gli Antichi Romani per figura della Pietà,
volendo efprimcre la Pietà di Antonino Pio,
per gettarlo in ariai ma gridando, e piangen-
fecero ftaroparc in Medaglia Eneai che tiene
do gl'altri pct la perdita del compagno , l'Ele-
per mano Afcanio fanciullo fuo figliuolo,
fante con pietà piaccuolmenic lo ripofe in
porta fu le fpallc il Padre Anchifc della cui
tetra, fen^a fargli male, hauendo cai^igat-a la
pietà cantò Virgilio nel fecondo deirEneide,
troppo audacia iblo con ia paura
e l'Alciato l'cfprefse ncH'Emblcroa 154.
PIETÀ*. In vn'altta Medaglia Greca pur d'Antoni-
no ilampomo il (imulacro della Dea Pietà 4
JSle\UMtàa^ÌA dì Tiberio fi 'vedt federe, chctien«in braccio vn putto ignudo
fcolpit^. i cui ella mofìra le poppe j Ma non però da
qucfìa habbiamo la prcfenteiroagineforma-
VNa Donna
mano,&
deftra
à fcdcte,con vna tazza nella
col gomito manco po-
{a.attefo che quella e genetica»
fpccie figura la
la noftra in
pietà de' figliuoli vctfo
&
il pa-
fato fopra vn fanciullo» dre, &l'habbiamoin cai guifarapprefentata
per
.

Libro Secondo.
4$^
PIETA^ DE FIGLI VOLI VERSO IL PADRE.
VelSìg.Gio:Zar4ttinoCalklìmi,

cafo; vna voka di figliola fenza nome


verfo la Madre, & l'altra di Cìmona
figliuola verfo il Pddre.
Ancor che altre volte habbiatno dct
to/cKe la Cicogna è Geroglifico del-
la Pietà paterna, nondimeno la Cor-
nacchia ci ferue bora per fimbolo del
la Pietà verfo il padre, la madie: &
impercioche cafcando al padr e>ò alla
madre loro per la vecchiezza le piu-
me, i li coprenocon le proprie
figli
penne e portano loro il cibo da pa«
,

fceTli,&: li folleuano con le ale nel vo-


lare in fede di che adiirrò qui le pa-
role da Barrholomco Anglico </fpr<?«
prietatiùus rerum lib. iixip.ef.^dmi-
randa efl huius auis cUmentia » nam
cum paremesper longduam feneólutem,
plumarum tegr/jìne,^ darum regimi^
ne mdari contingit Cormces iuniores
.

pemis eo : fouenti& college ci'


proprijs
hopajcunt quando etiam paremesea-
rum fenefcum, eos fulcro alAram fua^
rum fubleuanu &
ad volandum exci-
tant.vt in prifiwof vfus membra diffue
ta reuocetit, C
reducam. Laquale auc«
per memoria di quella pietofa figlia,laquale di Ambrogio nell'Heflamero-
torità è ptefa da S.
nafcofto allattò il padre in prigione , oue era ne lib.^.cap.i^.oue della Corracchiapark,&
condannato à morire, à cui fu interdetto» che le atrribuirce pietcfa nrtura verfo dichil'faà
non fé gli portafie da mangiare da niuna perfo- prodoira> 5c aileuata
najiTià efiendo fcoperto dal cuftode della car- Ccnfondanfi li figliuoli ingrati, èi difamo-
cere,che egli campaua per mercè della figliuo tcuoli,che ingiuriano, & bcttcìTO il padre, &
Ja,piacque tanto quefto pietofo ofììtio.che Ca la niadrcda che vna Coinscthia ptiuad'intcl

io Quinto,& M.Attilio Confoli Romani,okre letto, ha più difcrcttjone di foto, & ooaggroirc
l'impunità rimelTa al reo dediccrno vn tempio pietà verfo iifuoi genitori.
-alla Pietà in quella parte iftefladi prigione,
oue occorfe il cafo vicino al Theatro di Mar- PIGRI T I A.
cello, come dice Plinio, che a dello è cafa DOnna» con faccia , e fronte grande» e
degli IHuftrilTìmi Signori Saoelli, is qual parte nafo grofìc,conlegambefottiIì»fiaHLa
ài prigione dcbbeeflere tra quello Theatro, federe in terra . L'Arioftp.
è Santo Nicola in carcere. Narrafi tal cafo Dall'atto la ^igritia in tèrra fiedet
da Sefìo Pompeo, & Solino in perfona,d'vna Che non ptto andare mal fi regge in frcdf »
figliuola di baila conditione verfo il padre ,
che verfo la madre, dice che fuccedc Plinio P(gr/ifw.
lib.7.cap.36.& Valerio MafTìmo ljb.5.cap.4.
ò padre?, e madre, quefto poco c'importa, che Donna fcapig)iata,terrà capo chino, fa-
il

tenendo
èil medefimo atto di pietà ,'fc benedall'iftcflo rà vefiita d'habiio vile e rotto,
Valerio Madìmo cauafi , che fu duplicato ambi le mani in fcno coperte, & piedi vn fo» i

pr»
. . .

4po Iconologìa
pta l'altro, 5c acanto (lard vii'AHiio a giacere» legata dietto à gli orecchi» con vna catena '<f«^
oucro vria Tartaruga oro al collo» dalla quale penda vna mafcheca •
Edsndo la denominatione di pigro epiteto &
habbia fctitto nella fronte, imitatio • Tetra
deli'InuetnojLagioneuolméte fì fa queOa figu- 'in vna niano il pennello, &
nell'altra lataoo«i
ra della Pigricia fua coibteraleCigiia*. perciò* la» con la vèfte di drappo cangiante, la quale^
che come iTcalornèllt corpi humani è cagio- le cuopra li! piedi»
'
&
a' piedi di ella fi potran-

na del moto» e delle pteCle attiot>i> così all'in* no fate alcuni ilkomenti della Pittura»per mo-
contro il freddo fa immobilità* ftupidezza»car- fìrate che la Pittura è elTercitio nobile , non Q.
dità,efomiglianti effetti. potendo fate fenza molta applicatlone dell'in^
Sta la detta fìgucacol capo chino; e (iede telletto, deUa<]uale applicatione fonocagio-
tenendo le mani, &
i piedi nella guifa, che s'è 'nate,&mirurateappre{Tòdinoi,tutteleprofcC-
detto i perchcgl'Egitij fcome rifccifcc Pierio fioni diqual^ vogbafoite.non facendo l'opre
'

Valeriano lib.xxxvr. dclli faoi Geroglifici) in fatte a cafo, quantunque pctfettiiTtmoalla lo-
quefta formaiapprerencorno» volendo fignifi- 'de dell'Autore, aitriroente, che fé non fuUero
car che l'huomo pigro è còme immobileie pri- ^fuc^
uo d'ogni forte di buona operatione^ Si dipinge quéfta-imagine molto ibella, &
Attefo che la manò{ciolta>6<: in apérto'pale che la bellezza noti^nobiTtàj fi vede, perche P-
fata-,gl'£gittij fignificauano i'opcra,J*autiorifà> vna, &
l'altra è perfettionc»&Tvna»& l'altra.
& la potéftà,mà per conttariovolendo denota è degna d'Imperio;
'
^
fecondo il detto di Ho-
te vna perfona'da nullat& da poco>& pet otio« mero» ambedue piacciono,
'
&
dilettano,muo-
« pei pigritia aggranchiara» fìgurano le mani uono»& innamorano» ma ]'vna,che è corpora-
fueinfìememeneinfeno» &à federe, ilqual lejprimieramentei fen fi, l'altra che è intdiigi-
geOo è veramente di huomo dapochifIìmo,& bile l'intelletto'; anzi non pare fono fimili>mà
vilidìmo: ondeé negli adagi)' martum fuh.paì- l'iftelTa riputatela molti 'Filofofì,& volgarmen

ito hahereptoatxbiot dice <\i ciiell«»chc marci- te fi fuol credere»' che dóue fono belle qualità
fcono oeli'otio Se che fono perfoneiredde , & del corpo,vi ficnoper lo più quelle dell'animo,
pigre . E però AnafTagora dille > che l'huomo &
doue è bellezza vi fia nobiltà.
paremolcopiù fufficicfite di tutti gl'altri ani- I capelli dèlia tefìa fi fano neri,&groflì,per-

mali > perche è dotato delle mani» quei detto che flando il buon Pittore in penfieri continui
replica Plucaic o* neArìH^ Io tace. deli'imitatione della natura,& dell'arteiia qua
IlcapòfcapigliacoilavéfleH^ile) e totta» de- to da pròfpettiua,& è ogetto deirocchio»& per
'

notano l'infelice condìtione dèlla'pigtitia>rner "queftosbilbgnandoli quafi continuamente ha


cesella quale l'huomtf pigro per fé fìedo è fem uer per la fantafia tatti gli elicetti vifibili delia
pre pouero9 vile^e ditiiun prezzo quanto ali'a- natura,viéne per tal cagione a prendere molta
'

nima>& quanto al còrpo, perche non acquifla cura,& malinconia,che genera poi aduHione»
vinù, né ricchezze^ jièlionore-, come ben di- come dicono rMedici»dalla quale naturalmeo
<49e Efìodo in qucHa fentenZa. le ne gli huomini con molti aitri,quefto patti-
Non enim pigervir impletdomum colate accidente fi pteduce
Neque diffèrens (ìudium fané opus auget Sarannoi capelli hitfuti,&fparfi in alio, &
Sfwjer eii(J€rtns vir damriis luìlatur. - in diuerfe pani con che apparifca-
anellatute»
Le il dipinge a canto l'Alino a giacérciélTen no prodotte dalla negligenza, perche nafcono
^doquèfto animale reputato'da mólti affai pi- quefti eileriormente dalla te{la,come interior-
gro, come dice iKbpradètto Picrió nel lib.xij. mente ne nafcono i penfieri» & in fantafmi*
£t il mede lìmo>dice> che unifica la Tarta- che fono mezsi come alla fpeculatione , così
ruga al lib.xxviij. ancora a U'opete materiali
Le ciglia inarcate , mofltano marauiglia»
P 1 T T V R A. & veramente il Dipintore fi efiende à tanta
fottileinuefìigatione dicofe minime in fc l^e^
^ONNA bella,' con capelli negri,& grof- fé per aiuto dell'arte fua> che facilmente n'ac-
fparfi, & iitorti ÌQ d^uerfe manierc9
fi
quifta marauiglia» & malinconia.
icon le ciglia inarcate» che molkino penfieri La bocca ricoperta è inditio»cbe non è cof
^SEi^aliichi , iì cuopic la bocca convoafafcia Ut chegiouiquaatoit filcntio , & la folitudi-
ne,
. . . . , . . . ,

Ili bio. Secondò». 49 i'


«ej pei-»fi Liférianno i Pittoti in luoghi Técre-

ti>non pecche.temino (iprenfione delPimpec-


LA P 1 T T V R Ao.
. fecto lauo:o*come volgarmente fi (lima . Sonemdtl Signor AdarmMilepol.
Tiene catena d'orosonde prende la Ma*
la
fcherat permoftrare*chc l'imitatione è con-- EAftdà
de Natura» opra dìuina,
gionta con la Pittura infeparabilmente *
Ch'i volti mfiìrii i mjìri affetti efprimi •

Gli anelletti delia catena, moftiano la con-- Sol da colorii econ lo ftile imprimi
formità dlvnacofatconiraitca 8c lacongiun-^ Ouunque opri. man dottai e pellegrina o
tionCf perche non ogni cofa* come dice Cice- Ogìfarte a te con gran ragion s'inchinjt»
rone nella fua Rettoricaiil Pittore impara dati E
fenzate non e chi quelle flimi •
Maeftro) ma con vn^ fola ne apprende molte:» Odi loro maeftra, cne fublimi
venendo per la conformità * éc fìmilitudine; Uingegno human^he a loro s*auuÌ6Ìnal
congionte-, &
incatenate infìème .. JD'olci fai merauiglie, e dolci inganni

Le qualità dell'oro dimoftrajche quando la^ jipporti^à chi iti vede» onde a la mente
Pittitura non è mantenuta dalla nobiItà>faciU- Rendi jìuporefopra cgn'altro oprare
mente fi perde» 8c la roafchera moftta rimica«- Che nata alhor perfetta, immantinente
tione conuentente alla Pittura». Fai cofe per durar molti» e molti anni,
Gli antichi: dimandauano imitatione qael1 Fatte dal tempovie piìt illufiri, e chiari J
difcotfo} che» ancorché falfofi faceua con la.
guida di qualche verità Cacceffa»Sc perche vo* EL
A N E MrE.T R I A.
leuano che que' poetila quali mancaua quella
parte»non folTero Poèti tiputatijcosi non fono DOnna
in vna vagha» 8c bellifiìma Cam-
«

da riputarfi ìFittori. che non l'hanno efsendo pagna» che con leggiadra dimoftratio*

vero quel detto triuiale.che là f©efia tace nel- netcnghiconambelemani il Baocolodila*


la Pittura» &
la Pitmra nella poefia ragiona : cob> il quale con atte»
: opera di detto idru* &
vero è che fono differenti nel modo d'imitare» mento fi moftra il pigliare k difianze sì delle
procedendo per oppofitione» perche gli acci- lunghezze» &
larghezze di detta Campagna
denti vifibili} che il poeta co>l 'arte fUa fa quafi com'anco per ritrouare qual fi voglia piano» a
vedere eoo rinteliètto per mczo d'accidenti pie di detta figuta vi faràanco vn Archipen»
intelligibiii, fono prima confiderati dal picco«>- dòlo .. ^ V
_

te, per mezodelii quali fà,poiche amen te in- I Planemetria carte geometrica la quale mi*
tende le cofe figntfieate, &.non e altro il- pia-- fura la lunghezza» éc, larghezza di qual fi vo-
cerei che fi prende dàU'vnajSc l'altra dì quelle glia fuperHcie della terra>& anco dimoftra per
profefiìbni, fé non
che à forza d'artequafi con l'aree militare il pigliare le di(lanze,larghczze»
inganno della natura s ,fà l'vna intendere co'.' & lontananze per doue l'huomo non fi polla,
fenfi» & l'alerà féntire con l'intelletto . Ha bi- accollare» &èànco quella che mifura qual &
fogno dunque fa Pittura della imitarioneds voglia cofa in. piano» che fia ié fue fuperfif ie
cofe reali, il che accenna lama(chera>che.è:ri-tanto picciolé» quanto grande» che perciò gli
ttatio della faccia dell'huonK) . 'm ìttc a canto l'Archipendolo »
fi

Lavedecangiancemollra-, che làA(atierà> Gb fi dà il bacoló di lacob» efsendo che ii


partàèelàrmentc diIetta,come moftrano i pie- detco idrumento opera pervia della trauerfa
di ricopertiiche quelle proportioni > le quali che correinnanzr» ein dietro con duifole {Ca-
fono fondansento della Pittura» &
che vanno tioni, con lequali fi fanno l'óperationi fopr»-
>

notate nel difégnoaumtichedia mano a* co- dette>& quello baderà intorno à quella figu-
lori» deuino ricuoprirfi > &
celarfi nell'opera
.
ra pcrhauer in parte detto nella figura della
compitai &
come è gran d'aite prcfló a glNO— Geometria delle fUe qualità-.
catori faper fingere di parlar fenz'arte^ così;
prefso à i pittori faper dipingere in modotche -

nonappetifca l'arte» fé nona piìi intelligenti»


P O E S I A.
e quella lode» chofol attende il pittore cucio* iTouane bellàt vedita d'azurro celefie»
Co di fama naca dalla vìccù '
fopra il qual vedimelo vifacanno mol*
ce
. . . . .

4^a Icoaalogia
N E M E T H :

fecondiride'^concettK Se dell'iatxeiido»
ni»che fono l'aoima della Poe&i
E penfofa,& infìannnata nell'afpec*
to> perche il poeta ha femptk l'anima

piena di velociffimi motifomigltanti ai


furore
I tte fanciulli, fono le txe maniere
prìncipali dipoecare>cioé Paftoiale*Li-
rico» èc Heroico; le quali dipendono
più d3ll*habilitànatucale>che dall'altre^
dicendo^ per commune opinione» che
gH Poetinafcono»& gli Oiatoàfi feop
QO.
Infinite cofe fi potfebbono dice della^
Poe^afenza variar dal nodro propofì^
cojma horamai ogni bello fpitito tanca
ne sa) per lo molto eflercitio delle Aca>»
demie^ & Scuole d'Italia» che farebbe
vn voler dar lume alla luce del Sole» vo
lerne fcnuere m quefk) luogo Delcbe :

WM faxaimo teftimonio certo ia Pero*


già mia patiia» l'Acaderaia de gl'Infcn»
fati iliiiiire già molti anni» la quale ren-

de merauiglia non purea fé (le(7a>ma


airiea!ia,& à tutto il Mondo»per le no
bili de gl'iiigegnitcheeflanodc^
parti
le ftelie,(arà coronata di alloro.moftri le mam fce» i quali tutti infìeme lei rendono nobilej
fneile ignuóc piene di lattcjcol vifo inhatn- come ella poi ciafcunofepararamence rende
niatoiòr penfofo, con tre fanciulli alatù che famofo » de in particolare iJ Signore Cefarc
'
volandole intorno» vno'c pf.rga la Lira» il & CrifpoldaGentilhuomo di r^ara DottFina>
t>lettro,& Taltt© la Fiftola,5c il terzo laTrom- vatia dtfciplina» nella nobil Cafa»delquak
ba; & non volendo rapptcfemarci tre fan» come già i Platonici nella Villad'Academc
ciullii per non ingombrare troppo il luogo> gli Academici Infenfati fi radunano» & ben

i detti ifìromenti fi pofaranno apprenb di potrebbe alla fua cafa dare quell'Epiteto» ch(
cffa. Pcencipe deli^ Romana eloquenza» died(
il^,

Poeta», fecondo P!aione>non é alsto» ch'è- alla cafa d'Ifocrate Iiiuftf& Oratoc d'Athfii
fyre(TìoDe di :ufe diuihe eccitate nella mente ne: Domus Ifocratis quafìltidusqtùdaf», at*
da furore» & gratia cele (Ve que officina dicendii di vn'altta con&tmò l'i*

Si dipinge gbqane, & bella, perche.ogn*- ftcao.. -

buomo, ancorché rozzo è alterato dalla fua Domus Ifoi ratis offìcinahaifitieloqftemid ejf»
dolcezza, & tirato dalla fua forza Si come dunque è fiata tenuta la cala d'I
Si corona quale ftà fémpre ver-
di lauro, il focrate fucina deireloquenza»così bora la ca<
de» & non teme forza fulminecckfte» per«^
di' fa del Crifpofdo» e tenuta fucina d'eloquen-
"

che laPoefiafà grhuomini immortali, gli & aa,& d'ogni arre Iiberale,ouc concorrcno
aflìcura da colpi del tempo,iI quale fuol tutte lauorare fabri di gran valore» &
d'onde alll
liecofe ridurre airobliuiQnc.. giornata n'efconoopeccdi tutta pei'fettionc
Laveiìecon le ftelie» fìgnifìca làdiuinità». Se ecccUcDza »
p«i conformità di quello»- che difsetO' i Poeti
baucr origine dal Cielo
l^ tDamuielk piene di latlCA moQiano ìst

J^OC'
. . .

Libro Secondo, 493


o E s I A.

Il Cigno in vecchieziàva me*


glio articolando contmuamente la
voce* per edenuatfi la gola, cosi &
Ipoeti vanno migliorando nefì'ar*
te loco con gli anni» come fi racco;
ta di Ec!ido Coloneo*& di altri.
póe/ia,

D
tenga vn libro»
Onnc:>con Pali in teda»
nata di lauro* con
&
con la defìra vno
coro-
la finifìra

Scettro fimilmente di lauro


Per l'alf fi conofce la velocità» Sc
forza dell'intelletto; e per l'allorc»
oltre quel che habbiamo già detto»
fi nota la fatica,& diligenza*perche

nelle foglie fue vi è gràdilTimaama


rezzascome è grandifiìma fatica ri«
durre à perfettione vn'opera * che
pofsa portar lode * gloria all'Au-&
tore .

poefia .
potrà dipingere, fecondo
SIfocommune* vn'Apollo ignu-
l'v-

do* con vna corona di alloro nella


defìra mano»con la quale faccia sé-
biante di volere incoronare qual-
ch'vno, & con la finiftra mano tcnghi vna Li-
DOnna veC^ita delcolot del cielo j nella fi- ra, & il Pietro.
ni Ara roano tenga vna Lira>& cóla de-
lira il Pietro* farà coronata d' Alloro» & a* pie-
POEMA LIRICO.
di, vi farà vn Cigno,. DOnna Giouane.con la Lira neiJàfinifìra
, Si vefte delcolocdel cieIo>perchei) cielo in mano, di la dcftra tenghi il Plettro, fo-
greco fi dice Vrams >^ la Mufa» che da fpiri- ra yeftita d'habito di vati] colori, ma gratiofo»
tp-di Poefiajè Vrania*6c pettenimonio di tue- attillatto, &
fìretto» per manifefìate, che fol-
ìii poeti non può vn'huemoeirer valente in to vna (ola cofa, più co(è vi fi contengono •
qucfte artit fé non è di particolar talento dei hauerà vna cattella con motto che dica •

cielo dorato; &


però fi dicono i Poeti hauec Bretii comflefìor Jìngtda camu »

"origine dal cielo} come fi è detto


La dà in manoi perche molto gioua
Lira» fi
POEMA HEROICO.
alla confonanza della Poefia l'armonica con-
fonainza del fuono» 6cjn particolare fi fcruiua-
no anticamento di quefto iftromento
che cantauanpcofe baffe>onde dall'iftefsa Li-
, quelli
H Verno di rcal maeftà ,
foniuofo, oc graue,in capo hauerà vna
ghirlanda d'alloro, nella dcfìra mano vna
Tromba, con vn motto che dica . Non niji
&
vefìito di habito

•a furono Lirici nominati. grandU canto,


La cotona d'allototdimófira» che l'intento
di tatti poeti non è altroj che di acquifìare fa-
POEMA PASTORALE,
ma) oue tutte le altre profeffioni hanno me- Glouane di femplice, & naturai bellezza
fcolatofeco qualche vtile,& TAlloro non ha con vna firingain mano, con (liualetti
ccfa più mirabile m
(e, che la viridità delie fo- à fìafFa» acciò che mofiri jI piede igr udo, con
glie perpetua» comec^ìia viuacitàdel nome quefte parole fopra . Pajìorutn carmina ludo*
) roE-
r
. .

494 Iconologìa di
TOEMA SAT U^K ICQ.
HVomo ignudo, con
ua,ardiia,& che vibri la
faccia allegra, lafci-
con vrt
Iftiguflj,
p o VERTA'.
In vno c'habbia bell'ingegno
TicCo in mano, 6c vifiafcritto il motto, /m-

dcm ctifytde figo-. Tp\ Onna mal veftit3,che tenga la mano dc"5
-*-^ ftra legala ad vn gran fallo pofato in ter-*
T O L I T 1 e A.
ra, (Se la fìniOra alzata, con vn paro d'ali apersi

D mano, & il braccio .


'

Oona che conia dcftra mano tefighi vn te, attaccate' fra la

.f„^ parodibilaocie. l| Pouertà è mancamento —


delle cofc
w».wwi..v,v,w..^ neccH'a-J
^.v ..v^-wa-r

Perche la Politica aggiuftà intnodcj-gli fta- rie all*huomo>pct foftegno delia vita»& acqui
tidcllaRepublica, che l'vno per Caltéq) fi foi- fto della virtù. ,i

leua,&fi foftenta fopra la rerra, coqiqaella ^ L'ali, nella mano finiftra, fignificanoilde^
felicitàjdeìlaqualcè capace fra qucl^ mife /ìderio d'alcuni poueri ingegnoh. j quali afpi4
tÌQ rinfìrniità, &
la debole natura noi||;a, rane alle difficuhà della virtù, ma opptef^
dalle proprie neceffità, fono sforzati à^ftai^
T O V"a\
'

V E ».
nell'abbietrioni, & nelle viltà della pleb?, St

D Onna veflitacomevnaicinj'^ara col collo


torto, fn atto di
in cima del capo terrà
dimandare, elcmofina, quefta figura.
vn ycce'Io, chiamato^'
fi attribuifce a

T?ouertà.
- : .
Greci la lode dell'inuentfùÉe di

. i

Codazinzolajouerofquaffàcpda. -^ ,On'nà ignuda, T^ macilente, a federe fo* &


.' Racconta il Valerianojchpvolepdìtt gliE- JL-/ pra vn'afpra rupe, con le mani, &ipio||
giti) fignificar vn'huomo di eftremappuertà,] «li legati, tenti di fciorre le legacele co' denti»*
dipingeuanoqueft'vccelloi perche, f^trtó di- .ipflendo-nellafpalla dritta punta da vn icaraJ
-ce, ancora Eliano, è animale di latito pÌDcó vi-
^
ùàggio, habbia i capelli intric «ti
j^
&
gor»^, che non fi può far il nido» pe| quefto ^ Quèfi dipingjT, non quella póuertà, delljl
;và facendo l'oua ne' nidi altrui Ma auerrafi, quale fi ragiona pre^ ad Aridofanenel Pluio
:

.che<juefto augello poueto di fotie debile nel- pofta nell'hauere quanto è baftaote alla no*
Ja-partepofteriote chiamato da Elianòlib.^i.. celTità del vitto fenza foprabbondanzatinnalt
X^p,6. K/>xA« CinQlo, fé ben fempre fcofsa, e pouerià di quelli che non hanno da viuere:
mouelacoda come il Cerilo apprcflb Archi- Pei*è fi dipinge Ignuda, &: macilente* éohjicajr
loco, non è la coda^inzolaf^uaflacoda. che pélliintricati, coti le mani, &' piedi Icgatt &
fuolazza perlicàtnpi,i:ortili,6^ortidi Roma, (opra lo fcoglio, pet elTerc-il petfeto ptiuo dcV
di Bologna,'di Faenza,
<.
&
d'altri iao^ p|ù maneggio di molti negoiijr chfe Io tehdereb-
lótarridfli^hTaré,. la-quale fapemo di certache bono famofo. Però dille ^ìan Grt'gorió Nazia-
còuanekuo proprio nida fatto da Heii cinque Zeno la pouertà cfsere vn v-iaggip, the rtìoUi
-ouepicciolc'^aTtc azurre , parte Bianchie fe- viaggiirapedifcce molte attieni, procura? &
«eondo il colore delle penne lorc^. Quello che fcioglierfi nodi co* denti, f»erche come fi di^ i

^pactotifee nel nido altrui è-augclloimaTÌnbt fi ce triuialmente: la'pouèttà fa l'huomo indup


come il SignotCaftellino figriìficò ncUàfu'a fìriofoy&fa^acei 'onde dille "Teocrito à Dio-
figura dell'Amor domato con rauttotità di fante: la pouertà foklcfserqueJIa, che fufcJi!»
Suida hlÙorico nelle cui ftampe fi legge l'arti,: per eh e -è fìimolo fignifìcàtó iti qlièll'a-
nimalettcche noi chiamiamo Ccarauùggio. >

tofetaaper^piena contezza, acciò non fijpigU


jvn^augello prèrtvn*aItTo'. DOnnapalhda)& furiofa vefìita di negro
•Rapprefemafi la pouenày'n forma di citi come dice Ariftofane ntlla Comedia
gara, perche non fi può trouare la più mefchi» chiamata Pluto. :. ' • « »

na generationcdiqucftaìlaqualcnon ha ne ^
La pallidezzaj#pobe,perche dòu*è pouer- 'l

robba^ nenobSìrà,ne g'ufto, riè fperanza di làiè careftianellecofeda viufcrè,'& chic tjtìc-
cofaialcun a, xhc polla dare vna: particcfllai^i fìe mancano, fanno' petdtre il colare; Io &
quella felicità» che è^^ne delia vita poH- fpirto; ;" "1 ^i"*/ '

«ca. Si fa futiofa,ouct iù atteggiaménto di paz-


zi a, perche tutte le parole» &attion d'vn pc-
uero«
. , .

Libro Secondo.
495
Q V E R T AV
In vno à*habbia bell'ingegno.

1 K A T T I C A. 'T
Del Sig.Fuluio A^ariotellh M' '

Q Verta voce Pratiica fuona à


noi l'iftedb che 'ttpoia^ia ài
Greci per fignificare cofa re!atiua>
*

&: oppofta alla Teorica.Edendo che


come la Teorica verfa intorno &lle
r.igioni, &i moti dell'intelletto, co-

sì la Prattica verfa intorno all'ope-


td tioni, Oc à moti del fenfo i di mo-
1

do che quella lifguarda la quiete có-


templatiua, che è moto dell'anima
principalmente; qucfta rifguardalà
quiete attiua che è principalmente
moto del fenfo edendo quella con^
templatiua delle caufe fupreme,que
fta inueftigatiua de gli infimi effetti :
cicèl'vnafommità, l'altra fondame-
lo di tutta la fabtica dell'humano di-
fcorf?.
Dicefi Prattica,quafi prattica,per-
the ècómuneà tutti gli huomini in
qualche modo, che hauendo eflì ne-
cellario affetto della vita ragioneuclc
il moto,non pedono nò prédcre nel-

uercfon riputate pazzia» ne più fi dà fede à r desio moro qualche hahito & queftohabito
Iilij che ad vno infenfaco farro di frequentata efperiéza C\ dice Prattica.
co!or nero, perche è nuntio di morte,
Il & Onde co la Prattica ponno acquiftar l'Arte,
fi

di cofe fpiaceualijci dà ad ntédcye,che !a po- & la prudenza già detti, ma non la fapienza>c
uertà, è cofa faftidiofa, difìfìcile, luttuofa j & l'intelletto che flano neiia cognitione de prin-
nuferabile cipi). Edendo dunque come due eftremità la.

Teorica, e la Prattica fi congiuni^ono nondi-


povertà' del doni. meno infieme in vn mezo, e punto folo che è
DOnnadiftefafoprarjmJ d'alberi fccchii lacognitione del bene,vero,ò non veroiniag»
con alcuni pochi ftta,cci d'intorno. giore ò minore,fotto forma ò di bello,ò di gin
Li ranni fecchi,moftrano i'e[Tòted'vno,che
fto, ò dVdle^ò)d'honefto il qualrpunto non è
vmc al mondo in pouertà, che n<yi èftimatQ Tempre ben colto di mira da ambedue, bene
buono, non potenzio fjrfmito da sé medefi- Onde è
qriefto cofteg^i.^ndol'^'na dall'altra.
pio.fe nò per ardere,
cioè per adoprarfì in tut-
de pareri huomini dottii & i-
la verità i fià gli
ti hifiìg^iìi à capriccio deil'indu(tria altrui. Pe-
i
gnoranti,nobili,& plebei,ferui,e liber!,ricchi>
fò à tutti peiicoh della RepubliC3,à tutti tra
i t
e poueri, vecchi, e giouani, huomini»e donne
iw-li. del.Regno,à tutti gii aggrauij delia Cit-
credendpfi da vna partealle fentenze de faf-
tà, rubitoùfortopongonoipoueri, con gran- pienti,dall'.ì!traà prouerbijdelvolgOjftante
i

di iFi ni pericoli delia vita,& però Virgilio dif-


quella terminacione,& principalmente che la
ie nel primo della Geori^ica ..
D^ris 'vrgsvs in rebus e^efias .
Prattica dica cofa oppoda, in certo modo &
contrariaalla' reorica,vieneage«olaiété rap-
.

povertà' di spirito. prcfentata con le cofe,fimilmente oppofte fta


Vedi alla prima Beatitudine loro.Oade facendoli la Theoricagiouane,ve-
J ftica
. .

496 Iconologia
R A T T I C
Del Signor Fultéio MariottllL

nel fapere altro modo dal Tuo l


La faccia volta all'ingiiì, moQra
che la Prattica mira in ba(Tn foto
quella parte di tatto rvniuccro,cbe fi
calpefta co* piedi il che viene ancorft
fìgnifìcato dal colore delta vefte fec«
uile, importa vnte altrui, & prattica
non è altro che vfo,<5c vrile all'incon-
tro della Teorica,chc non i'vfo cerca
delle cofe, ma la cognmone nella
quale come nobile (ì quieta. Et que-
fto ftedo fignificano lemani» che (b«
pradueifttamenti da mtfurare, che
fono il compaffo,& il regolo, foften-
tano tutto il pefo della teda « e dei
corpo
Il compa(fo,come dicemmo figni»
fìca la ragione, laquale è neceflaria.
in tutte Te cofe humane, ma per la
Theorica volge le punte in alto per
la Prattica in balTo, perche laTeori-
ca dagli vniuerfah conclude i parti*-
colari,che è conclusone vera dimo-
(lratiu3>ma la Prattica da i particola»
ri gli vniuerfali, che è cócliuìone faU
ì^U Iace> per lo più in feconda, e terza fi-
Aita nobilmente di cotor celeftccon la tefta,e gu!^avò<che fì affermi, ò che fi neghi»^ ecco-
manfin attccó le pimtc df vn copafTo verfo R me patticolace la terra rifpetto al Cielo chela
€ielo,itvcima dVna fcala:fi potrà far la Pratti- contiene.
ca Vecchia có-la tefta e mani verfo la tctraivo- Il regolo cocco dà vna punta del compafTo*

ftita fcfuilmentejdi color tanè,con vn cópaf- aperto ad angolo rotto, dimoflra che come la
(b grande ap€Ero,& a)n vna punta fkta in ter- Teorica C\ regola dalle cofe del Cielo etemet:
Ea>appoggiando(icon!*vnadellè mani'fopra iJ {labili fempre ad vn modo, cosi la Prattica bà.
detta corapaffb con rakra (opra vn regolo, in* iKfuo fondamento nella terra e nelle cofe ter-
modo-che vna punta del cópaffo aperto^gc- rene, le quali variando fì,e cor(ompendofi ha-
fómmità dal regolb,per lapptesétare in*
chi la no bifogno d'eflere ftabilite in qualche forma
fiemela lettera greca Pi con la quale cGì fòle* d«ll'huoraolaqual forma riceuuta vniuerfal-
nano ftgnificare la Prattica,cora€ cóla © Tee snente, «^pr^tticatacome regola delle mifure,
tica.Ec come dicemfno lagiouentù fignifica- regolo fì fuol'chiamar volgarmente al che fot-»
le agilità prefte«za,folledtudine,anin)ofità,va fé hebbe riguardo Protagora dimandando 1-
lore, vita lunga, fpetanza. Amore, di ogni be- huomo mifùra di tutte le cofe
ne, cofi all'incontro potremo dire per la vcc- Et fì dà alla Teot ca vn (blo iflrumento, al-
chiezaa fignificarfi tardità,ronnoléza»pigritia, la Ptartica fé ne danno due, che fono ilcom-
5acchezzai viltà, vita breae>nnorte, timore o- paffo, & il Regolo, per moftrare, che la Teo-

dio»fu<petto,6: ogni raalé,&: che tal fia la Prar rica è vna fola indmHìbilccome perfetta in fé
rìca ficrecìe ageuolmcnte, perche è fcguacc fleflaala Ptattica è di due fòrti liberali e rocca-
iiell!vro,.inuecchjato,ch£ facilmétc s'ingarma» nic3, la liberale fpetta I'vfo intorno alla con-
vede pocQTrfpetto alle-cagioui» dubita affai, ucrifetione& vita Ciuile,la cui lode nafce dal-
inciampa fpciIò)6codii^aiì>camentccbi cerca le vkiÌL dttte snotali» perche con rvfo À
acqui^
^'
Libro Secondo* 497
Éicquiftàno,& quella vìcn (ìgnificatanelcoin ra (labilità nella quantità del dinatoje della
paÌfa,fermato in tertajil quale non bà propor- robba. Et perche habbiamo detto che VvCo
tiOni terminate, ma la fua virtù è Taddattarfi della ragione ha per fine l'atTiftet dell'atcione
quantità delle cofe, cofi la virtù morale
fllla per l'intento della giuditia fi potrà dire che il
non par che habbia altro termine, che il co* compailo e'I regolo nella prattica moftrino
ftumct e l'vfo inuecchiato> e lodato, la meca- l'vna, e l'altra giuditiadednbutiuajeommu»
nica vien fìgnifìcata nel regolo, che hàlefue tatiuai Geometrica &
Arifmetica, l'vna di*
mifure certe, e (labilite dal publico confenti- rooftrata nel compaflb che non ha mifiua
inentojquindi è ii vedete)e comprare a mifu* cetta» ralttanei regolo.

PRECEDENZA, ET PREMINENZA DE TITOLI.


Del Signor Gio^Zaratm Cafifllini,

coglie da Suetonio in Cefare cap^


8. oue lo chiama per efiere piccio-
lo, Regaliolo . pradie autem eaf»
dem idus Martias Auem Regaliolum
cum laureo ramulo VompeianA car^
re fé inferentewì volucres varij gene-
risex p-oxwto nemore perfecut^ Ufi'
dem difcerpfermt. Nel qual luogo
narra Suetonio, che tra li prodigi
della Congiura di Cefare occotfe
che vn Re d'vccelli il giorno auanti
la morte di Cefare, che fùalli 15. di
Marzo.
Volando con vn ramofcello di
lauro vetfo il Teatro di Pompeo »
che ftaua in campo di Fiore , oue
addeflb ftà il Palazzo di Don Vie*
ginio Orfino , molte fotte d'Augel-
li davnbofco vicino lo peifeguitor-

no, Se Io sbtanornoin più partine!


qual Teatro fu appunto vccifo^
éefare il giorno feguente , dal che
fi vede che il Trochilo vien pre*

fo per figura d'vn capo d'Imperio?


Se d'vn Re » perche è chiamato
Ré, Se vien prepoftoà tutti gli al-
DOnna di gfaue afpetto tenga in tefta
il Re dcgl'vccelli, e
tri, Si- dicefi , che l'aquila fpede volte con-

con la mano de- tende con detto Trochil«. » come riferifce


fira s'apponghi ad vo'Aquila, che
le fìarà Ariftotile nell'hiftoria de gl'Animali ljb.9.
a' piedi ardita, & dritta , &c con la tefta al- cap. II. nel fine Trochilus vocatur idem ,
ta in atto di voler volare vctfo il detto
Re & Senator % &
Rex quamobrem AquUam
per toglierli il luogo. Il Re degli Augel- pugnare cnm eo referunt .. Et Marco Anto-
li e da Latini detto Trochilo,
da Ariftoti- nio Sabellico fopra il fudetto paffò di Sue-
Ic Qfebbijs qazCì.Rex; & Pnifesauium; di- tonio , dice , Trochilus Rex Attium , vt
ce Hermolao Barbaro Ibpta Plinio libro 8. fcribit PlinÌHS vocatur , &
obid perpetuam-
Cùp.%6, come che fia Re,& eapodcgl'Au- illi cum Aquila difiordiam tanquam id Agre
l^elli , di che n*è fimboio, come fi rac- ferat,.

j,^ li Si
. . . .

49^ Iconologìa
Si che rAquiUche fi coDofce d'efliere mag la prercicntia> ma ancor n^ mezzùcome b^l
giote di grandezza, oc potenza, ha perniale biamo in Ezcchiel jC.Faciamvtin pr£ceptis^\
che il Tcocbilopreponghi ilei dandofegli weis ambuletiSi
fi &
iudicia meo. cujìodtatiSiO^^
titolo di Rèjcom&alcuni Signori,& Principi operemini
j

per edere più potenti non comportano d'ef- Tiene il candido Armeilino perche fi co-i
fer pofpoflià più antichi, &
nobili diloro per me detto animale più toQavole morire>che
cffer meno potenti , jnà la Precedenza non fi. giamai imbruttatfi nel fango ce fi vediamo»
deue togliete àcbi cocca ancorché fiadimi- che Dio più coftoleuala viiaalptedeCtinato»
nor potenza:& però poniamoli Rè d'vccelli^ che permettete, che s'imbratti nelfangodel-
(ancotche picciolo) in teftadella ptecedcn- I*oftinatione, conforme à quello che hab'iia-
sa, la quale fa fiate àbaQo TAquiiaichepreri» monella Sap.al ^.Raptus efl ne inditMnmtA-^
dcla maggioranza nt inteUeEium eius,
..

E D E S T I. N A. T I ONE.
FtLEGHI ERE.
VNa
P R.

giouanetta di fuptema bellezza, fa-^


D
Ve Vecchie grinze,mefte,zoppe,e guec
eie, tnalinconiche* oc veliice di turchi*
ràignuda hauerà in capo vn velo d'Ar- no,cofi le dipinge
Hometoj& zoppe fi dipin-
gento» che Con bei riuolgimeniiiicuoprile gonaforfej perche qaando fi
vuol pregate, fi
patti meno honefte,faràcon li occhi tiuolti al
piegano le gmoccbia,ouero perche con ani-
Cielo, &c tutta jo tenta a rimirar quello, terrà mo
dubbiofofi va àpregare.non hauédo cer-
la deftra mano at pettOr> &
con la finiflta vn tezza alcuna di ottenete quellachc fiptega*.
candido
_ Arméllino..
Hanno poi la faccia metta, perche le prc-
^ rk .j /!• • 1. •

G.ouanetta fi dipnigeta Predcftinaiionc,. gh.ere.fonoeffetti,che notano indigenza,


pet mofttarc la fua eternità jcome hibbiamo
&
mancamento di- cofc, che non fi hanno, ò ti-
m S. Pàolo nella i.epift.ad Ephefios jf>r<e^ff-
more di no perdetlcpofledendole volentieri;
(iinaHit rtos ante. Mandi conliitHtioìiem. » vt
& l'indigézafe beneècagioncdi
perfettione
tffemus.fan^i. nelle Città, come dice Aridotile nel quinto
Bella per eflèr lamlfura, l'Idea d'Ogni & libto dell'Etbicaiè nondimeno indicio e man
bellezza, ond&S.Tomafo &S.Agoft. nel lib.
de bono perfeu.at cap. 1 4.dicono; prtudÙéfiina,--
canza, &genera meftitia, &
macilenza ne gli
huominip^atcicolart.conieil medefimo dice i
tia efì preparano gratitc. in. prafenu, gloria &
primo della Fìfica, & per tal cagioncm^
nel
m futurnm.. •-'
cilé:ce,& meda fi deue fare la prefénte figura
Nuda peceflere qaeft'opera.me^odono di Sarà ancor», guercia, pet notate con la di-
I>io, onde dice S. Agòft. nel lib. de fide ad
uerfità dello fguardo didue occhi la diuerfità
Pet.cap^^. prt&deftinatio^eji gratuita, donatio;»
dell'intendere di due intelletti, percffeteor-
vii priUparatio ,.
dinariamente di contraria opimotre quella
11 velo che la cuopre d'argento perche è
che prega altrui daquello che e pregato.
mifterio occulto non folo alli huomir^i, ma
Il vefttmentodel color turchino di moftra
ancoalli Angeh,anziall'ifte(Ia Santa Chiefa,
le preghiere douereflet del color del Cielo,
onde S. Paolo efciama più volte parlando di ciocnon mascherate, allifciate: non con &
ciò \òaltitudó-diuitiarum, quam inueJìigahiUs;
finte tagioniabbellitcmà pure,chiare,& rea-
funt viaiUius . li acciochcfipcfla ottenete quanto l'huomo
La dimoftratione delli occhi riuoItiaLCie*- vuole,& defidera ..
lo, fignific3,che il predeftinatoinfjlUbiIraen- 1» R. E G H I E R E A D I O.
tc caminerà, pet i mczi apparecchiati da Dio
nella Predeftinationejcomedice Chrifto bé
nedettoin S. Gio.iò. &
non penbuntÌ7t Ater-^ bocca
D
Onnaingiiiocchioni.con le ma«» giun-
te, con la reità alca veifo il Cielo, dalla
e fc a vna hrimma di fuoco ..
li::

num,&nemorapieteasdemànumea,ix\tti\- Qnefta figutaè molto a!l'it^uocationc,&


dendo dellipredtltin3ti,& S.Paoio ad Rom* Orationefomiglnntc»haueudoil medefimo
8. Scimus quomam diltgentihus Deums omnia, oggetto, fimilifiìmo fine &
coàpcrantur in bonumy hsqiù [ecundum propo^ Le gmocchia in tetra,3i: le mani giunte in-
fiti^m vocali futtt fan&i ficroe, moftranorefFetto eftetiote dell'huo
ti tener la mano nel petto fignifica che la moj la teda riuolta al Cielo,& la fìamma,l'af-
PrcdelHnaiione è efficaciffima,nonfalo nel- fetto interiore della mente, Scuote .

PRE-
\
.

N'.^
Libro Secondo. 499
R ^ L A T V R a:

.^ìum fuper montes. Per fignificare che


j Prelati fono ht tclogij del Mcndot
che fcruotìo pei mifuta de tutti mo- i

rii e però bifognache fiano tegola-


ti flìmi « gmfiffiìmi ne* propri loto
moti, e cerumi perche vederete alle
volte che in vnaCittà farannomoltc
Campane, le quali foneranno ogni
giorno, e neilunoaccurerà che fuoni-
no giufto, ò che fiano difcordati nel
concerto, né altra cofa fimile: e fé poi
vn hotologio falla vna volta, òfuona
fuor di tempo , ò dà quattro botti»
quando dòueua darne ducj(bbito tut-
ti s'ammirano, -e mormorano di chi

n*hà cura» e di chi l'ha fatto, e fi con-


fondono tutti i negotij » e la ragione
di quefio 'fi è, perche •quella Campa-
na non è come l'altre ordinarie, mate
horologio,chcferuc per regola e mi-
fura de tutti ì moti \Ttmpusefl men*
furaniotus^Qósì éwtic^e i Prelati clia
fono horologij dc^I Mondo , pdfti fo»
pta i monti delle clignità,acciòche fia*
no vedutÌ9 e Tentiti da tutti^ deùono
molto bene ìauuertitedì fonar giuflo»
GLi Egitti) fìgurauano il Prelato con vn
nobiliflìmo Geroglifico^ perche dipin-
e caminàr dritto nelle loro attiònii perche fo-
no da tutti accurati, e ^eruono per regola 8e
geuano vn'hùomocon vn'horologio da fona- eilempiode gli altri. Onde'Claudiano4.Ho-i
le nella mano deftra» e con vn Sole Eccliflato nor. parlando al Principe come à Prelato cofi
nella fi niftrajcon vn motto appreffo che dice- dice
lia> Non nifi cum deficit ffe^^tòres habei: nel Hoc te prdterea crebro fermohe'mònéba
che voleuano fignificare, che fi come il Sole Vt te totÌHS medio telltms in orbe
ancorché fia lucidiffimo non è però riguar- yiuere cognofcas,cun^is tua ^entibus éjfe
dato da alcunoi fé non quando Vecclifia: còii FaSa paìam.
il Prelato per ottimo che fia» pochi Io mirano

per imitarlo e lodarlo j ma quando s*eccliila>


& ofcura con qualche difettp.fubito gli occhi > R E M ì Ow
di tutti con ammìcatìone e fcandalo fi riuoì- HVomoveftitodi bianco,cinrodVn ve-
tanocontradi lùije ne mormorano come fé tenendo nella deftra mano
lo d'oro,
vedcflcto il Sole eccliffato^ &
vn portento vna palma con vn ratno di quercia, nelU &
del Mondo. Nonnifìcum 'deficit -{JK^atorés fin>ftracoroné)& ghirlande.
habet . Due fono ie parti del premio 'principali»
Quefto ancor^fignihcàuaho con l'horolo- 'cioè honorc. &
l'viilc j però fi dipinge in roa-

glo nella mano dtftra; e foifiàx^uefto Gero- no à quefta figura il ramo delia quercia , Sc
glifico de gli EgìitJJ rimirarono i Settanta in- della palma fignifìcando''quella1'vtile,& queV
terpreti in quel luogo d'Efaia. Quam fjieciofì fiarhonòre,
Juper monte pedes EuangelizMMis bona douc 11 vcftimentobiahcolciDio col velo deli'o-

«ffi trasfciifcono petit Ì3ora»^elft€Hth^ol(h 'ro>fignifica latctiiàaccòmpagnàta dalla vfe-


li 3. "iti*

C
. . . , , .

5do Iconologia
R M 1 O.
humana9 la cognitionc di molte hi
ftoric,& dicafifucceffi di molti tc-
piigenecando in ooi prudenza pec
giudicare le cofe da venirct le quali
fenzaqucfto fineiarebbono mera
curiofìtà» Se perdimento di tempo
llcompafeo,moftra,chepcr prc-
uedece le cofe > fi deuono mifucare
le qualitàjgli ordini^le difpolìnonù
itempi, &. ruttigli accidenti col di»
fcotfo di fauio gmditio,& di difcre^
to penfieto.

TBLIMA IMPRESSIONE.
Onna Vecchia di color nero
D
j^_^ hautàincapovnpatodi
lette, vnapec banda con la deftra
A-

mano tenà vn figiUo» con d quale


s'imprimerà la fronte,& con la
hni-
ft«» in piedi fo-
ftra vn'afpido,&
pra di vn Incudine.
ap-
La prima ImpreflTione è vna
primo oggetto prc-
prehéfionedei
fentato all'imaginatione. &
vna di-
oftmato nel vo
fpofiticne di animo
*.«-.«»,-. ler ftac duro e fermo nella prima o-

tij»perche non è Premio quel bene, che fi dà pinionc ancorché falfa,& contendete contro
qual fi voglia ragione cetraria à detta
opmio-
alle perfone fcnza melico.
;:- a.^..xr. j:Ì; ^^^v,;o-/v della natura»
ril.EVIDBNZA.
I»it,.

l'huomojl vecchio e pmouiuaiw". »«"


~-
Donna con due di tefte« farà vcfìita gial-
lo» nella deftra mano terrà vn Schirat* medicc Hugonc de claufro ammalmm lib,
to> 6c nella finiflra vn compaio primo. Inter abuponts hutus fecuh jota mator
II vefHmento giallo fignifìca fapienza , fen- effe finis abflinatio
cck
za la quale non fipuò bauere la Preuidenzt Et per efplicare che cofa fia opinione.&
Lo Schirattcda Plinio nel lib.S.al cap.38. me fi facci detta opinione, la caufa&di detta
è podo pec la Pceuidéza» dicendo, che tra gl'- oftinatione, dico,che l'opinione fu beniftimo
altri doni» che tiene dalla natura, quando fi difinita da Ariftotile lib. primo Poftetioruro
Ttiolripofare aIl'aria,hàiacoda,chegli ferue cap.z3. Efiacceptio immediate propc/ìttontsvei
tva
per copiiifi contra l'ardore de' raggi del Solei verA, velfalft, &quefta differtntiaponc
& contra l'impeto de* venti , ^
delle piogge la fcientia, & l'opioione,che la fcicntia e del-
le cofe vere,& che non accadono mai
pceuedcndo petil^into naturale la mutatione altnn^e-
del tempo te,& l'opinione ancor delle falfc.
Nafce poi
ima-
Le due teftcdimoftrancche per preuederc l'opinione quando lintellerro nccuutc le
le cofe da veniiejgioua aliai la cognitionc del- gini, òfpetie nella facultà iroaginatiue,conli-
le cofe pafsate però fi vede che la efperienza
-,
dera fc fijno vere» ò lalfe,&: co qualche ragio-
è cagione dtlla prudenza ne gii huomin», oc ne ciòperfuadendofi acconfcnieadcttaper-
vn'hucroo prudere è facilifiimoàprcuedcre- fuafione,& però la mutatione dell'opinione
eisédoil preucdcre.& i! proucdere effetti pro- atguifcccaliditàdi cetucUo perche come di-
prtj della Pfudenza^onde fi dice vtile alla vita cono i FJlofofi caM efi abitare, & tnouere ;

cna
. . .

Libro Secondo. 501


tua in quedo ancorati color innato, & i fpiri- cità deirimpteHluai che nella imaginatione
ti cheprouengonodlal cuore vi hanno lafua confitte.
fo£Z3, perche ficome dalragitationc,6c calore L'afpido che tiene con la finiflra mano, fi-
de ifpiritiv^fi fanno vari) moli dèi corpo, così gnifìca lamala natura di coloro» che maii(n«
ancora fi murano le operacioni dtll'animo ; la prefiìonati mal volétier afcoltano l'altrui pèr-
ilabiJità dunque delC^opinionc hòn occorre fuafioni,quantunque virtuofe,& buone.onde
dubitare che'fìacàufaca dalla frigida tempe- dide il Regio Profeta Dauid nel Salmo 57.'
ratura del ccruéllo perche fecondo la vera Fi- Furor ilU fecundum fimilttudinem ferpentis»
lofofìa . Frigidut/feji immobilitatis caufa , fìcHt af^tdis & obiurames aures fuas
furjUi »
Onde ciòci vede da Galeno confirmato nel Qiu mnexaudietvocemincantAntiumt & ve-
libro dell'atte medicinale cap.ii. Mohilitas nefici incantantis fapiemer.
spiniénum ealUiam cerebrifubjlanttam indicati Se l'Atiofio nel canto 3 1.
^
fiabUitasautem frigidam ; ma ancora la lìcci- Da me s*afconde come affido fuolct
tà VI ha la (ùi parte come dice Auuicenna Ter- Che per flar empio il canto vdir mn vuoléi*
mone de vìrtiitibus, perche per ritenere quel- Et Galeno nel lib.S.de còmpofitione meki"
lo,che vna volta h abbiamo appigIiato,vi é di camentorum [ecundut locos cap. i. Efplicando ^
gran giouaniétolaficcitàicomeancolagrof- gl'effetti della falfa opinione» dice falfe ete-
fezza dellirpiritii& fìcome quelli,che hanno nim animas hominum pr^occupan-
opiniones
iltcmpcràtftento dei cuore caldo, 8c fecco ri- tes, non folum furdos , fed &
cacos facimtyifa
tengònp lungamente l*ira; come dice Galeno vt ridere nequeant, qud alijs confptcue appft*"
nelfopradetiohb.càp.jiJ; così quelli» che reant. ;

hatino il capo did'etco temperamento fono di Lo ftare in piedi fopra l'incudine dimofira»
prima imprefllone, &
oftinati nelle loro opi- che fi come l'incudine fiàfetma,& confiante
nioni, &per quefto àncora fi dipinge Vec- a i colpi del martello, così chi è di prima im-
chia, eflendo tale il temperamento delli vec- predìone fià fermo, &
confante nell'opinio-
chi adìmigliato alla terra; onde quelli tali ne fua quantunque falfa, che fia
pet haiier il fangue» Se i (pimi gtolTi fono roz-
2i,Se di poco ingcgno,corae diuinamente di-
ce Ariftctilenellib.7. deil'Eihica al capo no- PRINCIPIO.
no, dicendo così
'Et fi dee fapere che il pertinace non afcol-
ta ragione alcuna, anzi dà luogo ad ogni fotte
VN chiaro. Si rifplendente raggio che
veda dal Cielo fereno tutto (Iellato,
fi

il

d'affetto, &
di cupidità. Se da piacere al fin fi quale facci d'ogni intorno rifpienderela ter-
, lafcia.v»nc.ere,& quefti pettinaci non fono al- ra, ornata di diuerfe piante, Oue fia vn gioua-
tro, che huomini di lor c4po»& di lot fantafia» netto ignudo,& ch*babbia,à (tauctfovn pan-
& li ign6ranti»& villani, &
rozzi fogliono h^» no che le copra le parti meno honeficcon la
oerequefto vitio. Se di queftaloro pertinace , delira mano: terrà ilfimulecro della Natura,Se
opinione fi rallegcano,&: fidogliono fé l'opi- con lafiniftra vn J^] quadro ooe fia vn'Al-
nióni lorofotK) mofttate effer falfe, non altri- pha,Littera greca. —
nientiche fefuflecofaldiffimfi decreti. Se in- Qiiefto Broroe Ptina'pio può hauerediucr-
njolabili leggi. Pet il contrario poi quelli che fi analogict unificati, puoi fignificate prima

IiantTo la fu.ftamia del ccruello, il fangue. Se i la cau£),& origine delle cofe, come dice il Pe-
fpiiiti fotriltfono ài boniffimo ingegno. Se trarca.
, mobili di opinione .^ ,::.-, ,x Onde it principio dì mia morte nacque*
Si dipinge con vefte di color nero pec
, AUevolte fignifica il fondarbento delle
dinotare,, ctjp .non pùà egli- pigliar altro fi;ienrì«ròatridoue fi appoggiano por tutte le
colore c^sà chi è diprtraa iroptcffionc non regoleichc in efie fidanno ^Significa anco va^

fi murU€;di qpanto: fi ha impreflb


nella- particolare cominciamcnro cioè prima parte
ffliente, che perciò ancora dimoftri^mc»,
che di tutte le eofc,in quanto fi diftingue dal me»
detta- figura s'imprima la. fc^nte con, il' fi» zo, &dal'fine, onde il Poeta

fi ^al principio rifonde tifine, e^i mez(ri

y ale eh & tierve ip. '»^° P^o%no là velo- Gò conferma anco Piatone lib. de vm om*'
) ti l ninm.
5©^ tconològiìi
F R N e r P o:
nobbe Cicerone uTufc^diaaiàoJrim:
ei^ nulla tfimgOitMnkex grmcightfm
nùtoriwttttr^
Et Platone nel luoco (bpraciptolk
confernra dicendo-*. Omnium prima
primi^mm fit, & vmus, & reliquorufiP
euiufque étc pofl prinapium- estera vf»
quead finem ommai calche potiamo di-
re cBe il; Piincipio è lapiìrnobil patte
di tutte leco(cr elfendachcquelche
non ha Pcincipic» non poHa ne: ^n^or
hauetiìoe, onde non (enza ragioneiu
da, Platone landato il l?uon Principio;
'
dfelle cole nel lib.«/r/«g/^«x dicendo;
Fìrincipium dimidium totius eperis,Pr«
uerhh' dicitUTyatqHteum qui vene c^pii
omneslaHdantuSì?nthiaufenf plusi^Ai
(Umidiunfeffemdtlur,r<SÌumf^_frm<!Ì
piuftf nunqft^n^ fatis{jU>r^iquo^audàtum

fuijfr»: . Soggiuf^ndC»' 9DCP dei libro

tn vnaquaquert maximum quid prirt^


ciptumefl», .

-
Diciaanco fi accorféil Pòetadicédov
Dimidiiifjf^fa^iqui èemccepit haht».
&vn*àltro<
rtiumpvt^cipio dicendo ^Parte^hieafitnè^Prin Indpe'ì diniidmm-faEltefl'ccepi^ ,-'

fmt*^ •''
cipiwn't medium- >- O^ finish ttrmini cuiuslibef Mapercfplicare la ftgurajdico ùtìeifVfiia^
tat»:òi nfpletUlentc raggio fign jfica- l'rnfTnita
Et in vltimo^ 6gniHca anco il Principiò pri- potcnza:diDìò»dàl qiraJè tutte le cofc hanno
mo dell'^rniuecfò >di.ondè fon fcaturice tutte cflèntiaiviftù,&: atrionc,c(ìcndb che lìii iti-
Jcrofe*iIche nacaltroche Iddio, clTendo cf- tuttèlecofe fiaH'prinro agente.cheopcra pià<
ifoiiVero,6c vnicaPrincipiordal qa^le» &per efficacememedi tutte le caufé>e(rendb prim
ilk|ualc:hannohauutCM)riginc tutti H corpi na' caufatdal quale hanno origine tutte l'àUr
turali»& è non fòlo propri)(Iìmacau(a emcien. cau(c tlànto'fecondc»quancatctzc>& tutte fé
te,vniuerfaICi3gpntc,nK3Ucnte*&e(fèrapUre^ coféehcfi'trouanof fono pcropeta Tua Si, fé -,

ma ancoiìhe vniuerfalé vltinio*6& fìipremo di^ bene itktte le coTe dalui procedònoie petò^ lù^
«Ulte le^cofécBe: fi trouano create. fciolto^fettodalhcorornunioncdicflc.Qac
Li PtitKipijinterniidclle cofe naturali fòno' fto Iddio lì afTimigliò lui iftèffc alla lUceraen

dìuerfi, alttr^checoftituifcono il corpo > natu- tre difffr EgofumÙixMundh e fé bacio ron-
f aléi& per qud^attftano ineffo corpojc que*^ ndetiam!D>,ttDuaremo che il come irSolb ha'
ftsfòno dui » lu nntcria « 6s la forma ,. WWko- fei gradi per ordine difpoAirosilddia bà k\\
Principio che fetuc^ nella trarmutatioiie>el» prerogaiiu&à<!{Ucl{i'Corrì(pcndentr^irpTimo
'

piiuatione Fifìca j-qualenon è altro ichovn» del Sole è Ufua (bftànza, il fécondci la luce*
vacuitàvò Catania di forma nel fubictio*^ ò interna» e fù(^tiale; il cetzo è il' lame» chei
mateiia capace di quella forma » 6i quefti fo- da quella fcaiurifce v il quatta è' il fplèndore'
no r principi) fecondo Arift; nel pritiK> della' che dal lame ne fcgue-, i< quinto è il' calóre'
Filica dandoli quella prerogatiua dicendo^ perii' Ì|>lendòre accefot irfettb là geneiatfo-;
nel tetto zi^principi»non fiunt cx:alij^ii me ex nie <;)éli caldo vnica d^lià flagraoiia r 6r coti;
dtermrir^tdex ^x/y^rtf oatMtMtilcheaaco co- iit ^leodbce mcdiantr il' caÌoiC> genera tut<>
tfc
. . ..

Libro Seconilo* 5P3


^e le cofe corporee» Ma tutte <juefte5cofe empiei& empiendo .gouecnatatte ^e co(b:di
con e^cacia maggiore)&coA indicibile me- ^ui è quel detto.
xauiglia fono in Dioì perche atia prima cocri* ^piritHsintHtalit,
iponde rvnità,aUa^cconda1a'bontàvalIater- La figurahumana vi fi diptagecome Prin»
,
za vna certa Olente Diuina9^uafi vn'Jume cipio* & più nòbile di tutte le altrecofe crea-
i che rcaturiTce dalla luce* che concep^e «n te, imperoche mentre l'Altiflìtnoìe creò noft
fc (per coii dite^ idecdi y^ric forme non al- molta fatica vi potè» ma dicendo ifiat firma»
tritpe^ticlie in vn lume^dayn (raggio molti mentum Ccelù &
Cubito fu fatto, fi facci il So-
raggi di luce deriuaop, ; le, la Luna« 6c \i altri corpi celefti, & Cubito
J;
Doppo quefto mondo Arctietipòn^ifcgue fumo fattij niaquandovolfccreat l'huomo
per la quatta l'iiniina del monito Corpero» dille féicìamushammem^d imagincrnsy Jlmi"
mondo giàrationale generato dal Módoin- titudwem mftranfy!pci óimoiìiaici che Thuo*
'•
tellettuateicome «1 fpleodorc dallutné> Per il moèil più nobile di tutte le altre creatute
<)uinto Ti^ccede la natura delle coCe» mondo Il pannobiaoco fignifìca la purità del Ptin
Seminario dal fopradetco rerultante*come il cipio il quale folo procede dalla grandezza

calore dal fplendoreiPer vltimo quefto mon- bonià,&: purità del Cteatorcs Se come racco-
do corporeo dal precedente mondo liesiina* glie Marfiìio Ficino nel compendio del Ti-
rioicofi per appunto cauato.cocne la geneta- iheò al Capo 8.
«ionedelicjcofe dalcalorcfaà origine»6£ Pcin
'
trincìpum prdfe^o, & ftmplieilftmum effe
cipio.come fpatf3racnte»& pili à lungo dice debeti & optimum, àuttm 'pel vttitate fim^
nihil
Marfilio Ficino nel compendio del Timeo fliciuSiVel bonìtatefuelim . Nequeetiam vni'
"de Platonc»cap.8.5>.& io. tas méliòr bonitatt, nec[ue ùomtas "pnitate ftm"
11 Ciel ftelhto lignifica la potenza de Pia- :plicior

netti nd mondo fotto lunate j & necòrpi a


i 11 quadrato douefia la lettera Greca JM«

loro, itbggetti, la quale quanto fcrui nelle ge- glia A. dichiara beniifimoil piincipio di tut-
oetationi delle co(e animale > 3c inanimite^;! te Iccofeeflen dò la prima littcra dcll'Alpha-
mediante le prime quatto qualità non e da' beto , &
la prima tra le vocali fenza delle

dubitare perlafciate anco da parte l'opinione <juaJi nt>n iì può efprimcte parola^ne efplica-
di alcuni Aftrologi,qual vogUono>the tutte le re alcun concetto;com"'àncu perche Dionel-
cofe di quefto mondo fieno talmente annef- l'Apocàlifle dille.
fé alCieloche fecondo il fuo moto figouer- i£.5c fur» /4l^a,&<)miga, Priticipio» & fine,
nino.
Tiene con il fìmulacro dcU
la deftiìa rtiano
h natura eHTendo che natura fecondo Ari-
la
PRODIGALITÀ.
^oi.Sit Pnffcpfium wotut &
qUHtis in <o in quo
'€^i&<:, di doue ne cauamo che fia Principio DOnna con occhi
ambi
velati, di faccia ridelì-
mahivn CornU-
ditutfe le-gcnetationi elTendo là generatio- tei tiene celi le

tiela principale fpecie del moto tra le quat- 'copia> col quale fparge orc>& altre .cpfc di
tro de Arift. a(regnatc,& Platone libr^erc- gran prezzo ^
^ìélica^veldeiu^o la propoiìe fotto la fimili- Prodighi fono quelji,che dona'noji&fpen-^,
tudinc di Colonna, efleftdo vnlègartK ddl'- donofcnza guida della lagicne lafacoltàj &
vniuerfo àìc^tiàOinaturam ejje ritalem,femi' danari; però bà bendati gl'occhi quefta figu-
nariamqtte viriutem ah ipfa mundi ainima in' ra difpenfahdo beni fenza giuditioà chi noti
i

fufittn maìerid mundi , la quale per quefto la ti merita, e lafciando di donare a' più degni

cUialtìalame»petcheèvitaleepenelrantejdi Et e biafimeuole non fi faper temperate in


pju la chiatiia vna Colonna retta , petcbe dar la propria robba, ^
le proprie ricchez-
quafi pctlongo penetra tutte lemateiie per ze, che polfono efler fineftta,i5c iftromento
ogni lato , & produce molti gradi di forme di viuerbenc,i& bcatamepie.
tra fc differenti, Si dice cheli ftende per ogni Trodi^ltìh,
pattCf & fi connette da ogni{ banda con il
DOnna lafciua vcftita riccamente, coli
Cielo , perche ftà tutta in qual fi voglia loco bella acconciatura di tcfta piena dt
& penctiando fi dilTonde »ic di^ondeitdofi > gioie, co' crini moUij come la defciiue Dan-

: li 4 t«>
. . .

5é4 Iconologia
PRO D I G A LIT A*.

llbiràcciò'cltitto ftcrcè^indftio di
prompttete alcuna cofa, con la fini»
tra àlpettòii moftra di afficurarc
Itfui foptalafcde propria col giu-
lamento.pet la con fetua rione di fc
iìcdb la quale dal petto,edal cuore
dipende principalmente.

PR O N T iZ Z At

DOanz ignuda & alata , > nella


mano deftra fenga vna fiam*
ma di fuocO}& la finiftca vno Sebi*
rattolo
Ignuda (f dipinge» pec edet libera
d'ogni impedimento all'opecare»
Aiata per la prefìezza>& velocità»
indici) dellaprontezza. '

fuoco nella mano »fignifica vi*


11

uacicà d'ingegno» che» fifcuopte


nelle opetationi di vnanatuta pr6*
ta-> &
degli huomini tanto è più
pronto l'vno dcll'aitro, quanto più
partecipa di quefto elemento. Et
lo Schitattolo fi dipinge , perche è :
animai velociflìmo
te,portàdo a caco oue gran boiie di danarj» de
quali gjtti viagrà partejSi vedano ancora due PRO SPERI T A».
Arpie, che le rubbinoi danari nafcoftamcte, Oellavita.
per moftrare, che quelli, che ftanno predo al- Del Signor Gio.Zaratino CaflelUni.
, rhuomo prodigo»mentre egli fi occupa in get
moftrano buona
tar via le proprie facultà gli
VNa donna
mano
vna
riccamente veftita, tenga in
il còrno d'HetcoIe colmo di

cieraj Se gh fanno riuerenza; il che notala moneta, nell'altra vn tronco di quercia» con
faccia feminile deir Arpia i raà nell'intentio- qualche fronda,& ghianda,accò meglio fi co-
nelo fprezz4no> come huomo.chc autìilifefe nofca. In tefta porti vna ghirlanda di quelle
ftelTosatlomigliando la loro intentione al tefìo viole nere,che non hanno ramctii«naà che fin
del corpo di quefto moAco » che è brutto » & dalla radice fono piene di foglie.
puzzolente So che alcuni per Cmbolo della profperiià
. P R, O F E T I A. della viVa figurano vna cornacchia^ion per al
Come dipinta in vna facciata della Libraria tra ragione fé non perche campa aflai,mà va-
glia a dite vero , che più rofto doucriafi pi-
di N,S. nelVaticano , il

DOnn
no
a con vifo velato con la deflra ma-
tiene vna fpada nuda,
gliare per fimbolo della
& vna trom- & non per la prcfperità,perchc molti poflono
lunghezza dt lievita,

ba,& con la finiftra piglia vna catenaja quale hauere lunga vita, & nonhauete profperiià,
erce>& pende da vn Scicche gli fìà fopra dal come alcuni vecchi opprefiidal malcircua-
la parte finiftra, &'fopra alla tcfta di detta fi- gliati da patalifiat chi da podagra, chi da &
gura vi è vna Co lomba • deliramenti. Profpera vita non chiamerò io
PAOMISSIOME. quella di Caio Mecenate, il quale perpetua-
"T^ Onna,che fìia col braccio, & co la mano mente haueua la [ebre,& ne gli vltimi tre an
•*-^ dritta fìcfajtencndofi la finiftra al petto. ni della vita rua,non poceua doimire pur vn'-
hora
S
,

Libro Secondo.
PROSPERITÀ* DELLA VITA.
Del Signor Ciò. Zaratino CaJieHitti

Pauper mm no efltcui rerufappeti/ rfus^


DilTe Horatio nel primo delle £^
pidole.
La facoltà nella nofìra figura la rap^
piefentamo neli'h abito riccO}& neljfb-
detto corno d'Hercole communemen-
te detto della douitia, ò d'Amaliheanó
l'habbiamo figurato pieno di frutti co-
me il folito, fi per partirci dall'ord ina-
tiojfi perche Palcfato nana» che Hec-
coleinTefpi Caftello della Boetiaeca
fpeflb alloggiato da vna garbata dona
chiamata Amalthea » la quale teneua
il fuo danaro in vn corno di bufalo* on-

de i compagni di viaggio d'Hercole co-


minciotno à dire,che Hercole haueua
il corno d'Amalihea^ dalqualc ne rice-

ueua abbondantemente quanto gli bi«


fognauaperfuo vfo,ilche non poteua
comportate loia nipote d'Amalihea ve
dendo* che il corno fi votaua pecfou*
uenire Hercole. Altri vogliono > che
Amalthea folle vna vecchia ricca» che
cadunadeil denaro» che caiiaua della
vendita delle mcrcantie in vn corno»
à come hoggidì fanno molti artegiani»
!hòra;che prolpecavita fu quella di Heraclì- & che Hercole io tubbade pieno di danaritia«
Co Filofofo» che paciua d'bidropifìa > quella d'- di viuendo egli fplendidaraente, vfci fuora
£onio Poeta torméC'atoda morbo aitericoi*& vt detto» che Hercole dal corno d* Amalthea
che prò ad AntipacréSidonio poeta di campa ne ptcndeua ogni bene. Quindi è. cHc File»
ce molto vecchio, fé ogn'anno hauea nel di mon Comico per il fcherzo, difle > che il cor-
,che nacque la febte?dalla quale alfine fu editi no d'Amalthea , & delia douitia non è altro»
ccCerto che la di coftoro vita » ancorché ma-
^- che hauere buoiìi danari.
tura>è^ loDga^ profpera dir non fi può,fi come Tmc illud «j[e cornu uimaltheA putas

per il contrario profperamentc hanno altri vif- Cuius modi pitìgtt pi6}or cornn bonisf
futo»ancotcthe poco tempojcome Aleflandrò jìrgemea efi mvneia quam qui pp(fidet •
,

Magno.Ma cello nipotc,& figlio adottiuod** idMccopio[e provotis cunSiaAJfimnt,


Auguftoj&ahtiPtincipiiche giouaniin pto- Et però noi l'habbiamo empito di mene»
fperità fon o motti ma non fono, (lati al tutto ta , per Timbolo della facoltà , e douitia ne*
ptofpeti perla bteuità della vita, fi che alla ceflaiia à mantenctfi in vita profpetamen-
pcofperità delia vita5bifogna, che vi concor- ce » attefo che vno che non ha robba da
cino piò cofe attinenti non folo alli beni (tei mantenetfi , per fanO)& temperato > che fia
! corpO) ma anco alli beni di fortuna. Vi<fìrì- non viuein profperi(à>fi com'anco profpeti*
': cercala lunghezza^dclla vita > la buona fani- tà di vita non ha colui, che per ricco che fia

il, & la buon» f^tìltà da thancenerfi in viu* viue indifgodo di fan ita » talmente che la
fé non in cofe foprabondanti* almeno in cofe non comporta » che
profpetità della vita
necefTarie che ben fi può contentate vno>
> vno fia aggrauato ne da bifogno » ne da
che ha tanto 9 che baita. male akuno: ma la buona fatuità in que*
fta
.

5»^ Iconologia
flà prafpetitàèbene eftetno , interno lacVU ri.fott^a,^ macera con l'acqua* perqualcVé
buona fanità, che importa più, pcrchcJa fani- tempore però gli auguri all' Auo di Galba,cui \
maggior thcforo»clieÌl poffa defidctarc,
tà è il di mano gli inreOini della vittima fumo tolti
Pirro Re de gli Epirotinonpregaua Dio per davn'Aquila,cbe li portò fopta vna quercia»
accrcfcimento di Dominio>ncpet cicchezzc: augurorno , che il fonuno imperio, ma tardi
ma ibi anìe (1 ce pe r 3 fanità. Hat: hene •wafiau-
1 •per lungo tempo d'aaucnitc, fi comefucceflcb

ta profperius cejfura rider entur omnia , "dice ali a fu a iami^ia toccar doucua «

Cdio Rodigino lib.4. cap.14. 6c Horatio ad La ghirlanda delle fudette viole nere > ^e*
Iccio così («iffc, notapuclavitalunga,eprofpcradiianitàipec-
^/Sì vemri'bene, fi Uteri efl, peMhfquetuis chetal viola nera perpetuamente verdegta» e
mi 'DiuiuA potertint regales addere maitts. femptc può produrre il fiore, come ilice
Che gufto fi ha delle ricchezze fé non fi ftà> Theofrafto nell'hiftorie delle piante \ìb.6.cJS.
bene? f'aleatpojfeffaropertet, àiilc il aiedefimo Viola n^r^Jjdc enim ramulisatret, ab radice
Poetai Lollio, & à Torquato foliata conflitti C-}' perpemo vireti vtique aliqtd
Quo mthi fortuna, fi mn tonaditur vtif ferunt etiam fiortm femper promere pojje , ft
AcheiTMferuela foiaina> la ricchezza, fé modoqttodam colatur. Così anco vno, che ha
non micconccflo di poterla godere? conuie- prorperitàdi vita,à polla fuapuò vfcir fuora
ne dunqne che^ucllq»che lapoffìedcftia be- per ogni iempp,& produrre non dirò fiori,ma
&
ne di corpo» anco d'animo, che non fi laflì ftuui di honorate operationi. Si modo quo»
pertutbaTedaliàcupidigia, dall'ira» dal tinao- idamtohttur^ put che fi confetui, manten-&
re> dalla fperanza, dall'allegrezza, dal dolore, ga come fi deue,<& non guafii conlidifordinì
ò da qual fi voglia affetto, moto> Oc paflìone la fua profferita di vita.
d'animo, come foggiongc Horatio alfadctto
LoHtJw J R OSFETTIVU.
Qui cupity '4Ht witìtìt, iuuat illum fic domust
•autres DOnna-dì belliinraot e graciofo afpetto^
Vt Itppum :pi^* tahU fomenta poda^ram . hauerà ai colo vna collana d'oro» che
Et <iuefto tè quello, che volfe inferite Giu- habbiaper pendente vn^occbbhumaao.tea-
tienaic cella Satira X. ga con la dedra mano, CompalTof Riga, con
w
Orandum efi, fìt nuns fona in torpore /ano . ^quàdta^ vn Piombo pendente» oc vn Spec«
Dobbiamo pregare Iddio» che ci dia vna cbiò,i&la!iniflra due Libri con riofcrittioni
Olente fana incorporano» perche ben ipcffo di fuori, ad vno Ttdlomei,$c all'altro VitcìliO'
dalle perturbationi della tnente ; e dall'infìr- ^is; nel veftimentodapiediùrà il colore o-
iniia» & pacioni dell'animo s'inducono nel fcuro, &
di mano in mano afceìidendo farà
cor^o infermitài che ci tolgono la proipericà )>iià chiarctanto cbe da capo venga ad eflece
della vita. ' chiatiilìmo*
Per iJ tronco diqucrcìa»tome 4i fopralhàib- La Prolpetiua è detta da Greci O^tt/xm»
biamo (!!etro« vien <3imo{lrata la pro(perità in idei vedere é nobiliflìmafcientia» comefepra
«quanto alla fanità, 6C lunghezza della vita*, le< Matematiche, & le Fifìche cfa'nionrationi
perche la quercia, cortiè art)0Te»chc ha il le- Ifofidata, tratta dalla natura, & proprietà del-
gnanseduro, incorruttibile, &
che in pcrpe- la luce, & potenza vifiua» della quale nella vi-
fuófi confetua,^ ISitibòio biella robufte£za,& ta humana»& neil'vniuerfità delle cofe non
grhaomini gagliardi fono detti robafti dalla ha eccelleote ne più maraaigb'ofa . E la
piii
Rouere come dice t^efto Rohum diciìùr^rU'
. Ptofpetiua,coroc fi e detto,diIetreuoIe» e gio-
hrtt Crufo<£otorei^ndo*&materiaìqt4£ pluri' condidìma; &
perciò fi rapprcfenta di bel-
mas venas eius totoris habetì di^a tfi robur, lo» &gratioiban>etto. Ha II pendente con
hinc*&hominei^àif9tì€S> &bom€oloris robnfii l'occhio percioche dal vedere bà la fua de-
kiicuntur : Sc però Hercole» ch*era robufto» 6c JDomiDatione , fi come quella» che su le
forte portaua la fua mazza fatta di quercia » è fpetie vifibilì » &
attiene vifoiia i tutta^
anco 'fimbolo della diuturnità, &
della vita pofta. ,.

lunga» pctche tal atbote di quercia viuealTai, Per eh'Dftrotnenti fi èmoftrà la conditio-
&
"& negli vltiit» anniffegliptolongala vita>fe ne> roperatioai fac.
Nella
. .

Libro Secon(S(7» 507


Nello Specchio le figure rette flriffettono; uedere le cofé) ma< bifogna ancora! operarti
& perciocbe qucUa fcienza:diluceretca»& dt pcreflere perfetto ne gh atti vitwofi, & le
liHtlTa fetuendofivfap vederedr beile maraut- chiauinocano ancora tutte le coCe > che fono
giié > p et ranca in ugno fi è pofto fa Specchio.. ifttomenttdelfeattionfappatteBentialbter-
£ iit^dtti^ìiCcicnze: nelU fctitci de famofi ta^ óccheci aprono U laberincf fàbricati fopra
liuoralHiìfli fona d^te i quefta figura l'opere aUa difficoltà dei viuerehumano- ].^
di due Auttoris chepec bauer d'éfia: ottima- . II timone» ci moftra ancora nel mare adp-
mente trattato r fdnb per tei cefebraii ; onde prarfiprouidenra in moFteoccaffoni, per ac*
pergrAutcorrtatfòehza R rende motto ben qiiiftarne ricchezze^ ùmstiSc ben fpeffoah*
«na:nifeftd. Cora folo per faluarla vira j Et la ptouidenz»
Lì colori nelle vefti variatr da^ oicuro a£ reggeil Timone di noi fteflri»& dà fpesanza
chiaro, fcno per dimo(trare. che l'operationr af viuere noftro,il quale qiiafinaue in alro Ma
della ProfpetiUa fi fàràior col chiaro della Ili» re e fblleuatok éc fcofibds tutte le bande da.
cc^ Se con ["ofcuro 'dell'ombra con vna cèr^ *^cntr della fortuna r
graduarione,fccortcÌÓ'iediftantier& reflcflr.
Et in vero fi! deùonó render gjcatic à Dio, chcr Frouìdefi^,
&
nel paffato fecol'o » 5: nel'prefénre rion fii-
;

^
no mancatry ne manchino huonnni: in ogni
fórre di fcicnze, &
arti celebri, come ne an-
ET
nella Medaglia: di Titoi d vede vna
Donna con vn timone 1 &con vn glo-
co io profcffionc di PfofpetiUTa,rra*'quali è fta- bo, come in vna di Fiòtiano coi globo,
- to M>ÙiouanniAfberti dal Borgor il quale in &convn'hattav R
che ilima fi douefle haucre r lo dinaófttano
tanre faniofe operefije>& in fpetie quella di J^rouìden^. p
^^ittura» fatta nella Sala' del nucuo Fakzzo*^
liei ATaricano» detta
pagnra di M.
Cfemetirna.in cera*
la-

Gherobino vero fuo fratello ,<


VNA Donnarche alza ambe le brab-
ciaverfo li Ciclo, Se fi volge qu«fi con'
non meno pccnatuca».che per pali eccellenza le manigiunxe verfò vnavftellaycon lettere,
inqueft'àttev PKOVIDENTIA D^OPlVM: la

Frof^etiua', .,
quarc è di Elio Pertinace,- éome taccoii^a
I?Etìzzo^ !•)-

DOnna, che con^ ambe le mani tiene vns" Evà'gl'huomini plebei y. la prouideora p^' *-

piofjpetiua,&aKrpiedi hàrquadreycó"- re, ene immediatamente nafta- dal Prcncipps-


paffji &altri (feomenri comiencuoli à queft'- come Prencipi nafce immediataìnenie
fra i*

atrci& come per rapptefentafefinailJ figura nò da Dio ilqipale è da roredi tmci t bcmV e co-
fi' può allontanare dall'esofc ift^élTe >• così non- nofcitore di- tutre le cofc, fecondò ir detto
bifogn;» molto fibdio per dichiararle ; atte- dcII'Apoft"o'o, Offfnir fnffìciefjtia mjìraXx
focheellè medefirae fonna noK>' quanto fo^ Deoefiy &non'ciprouedendocffb delle. cOj*
jfra ciò*fa;mefticra•.• fé necefiaiie , poco, ò nulla» vaFe lai peroui«
^lATsbJxo^Sii che è come Ja volontàde rene-
^ e; o V I D r N % A,- ri fanciunini trafporrata dal defidetio di c^
min are ^ che ptefto cade i> fé la- forza* delUi
DOnna con due tette à fòmiglianza di la- nutrice non h foftenta.
noi-vna refta fari' ghitlandata di fpighe
digranoi& l'àlttadr vite con il fruito, in vna Frouidenz:^
rQanotettà'duechiauir&nell'altravn Timo-
ne, iion^ potendo* eficr e alcut^'huomo proui-- vede nella Medaglia dì Balbino, viiff
dòienxa la cogpitionedel tempt» paflato , & SI
Dònna , che con' la finrftra mano ricne
dfel futuro, vn Corno di douitia , St nella dcftVa vna
Airagione' fi dipinge queft'a figura con Ic' ciana', col Mondo a' piedi, con lettere'chc
durfàccici le quali dicetaocfler conucnicnti dicono PROVIDENTIA DEailVM,
alta prouidenz^dèicrittaidtifoprav & S. C
JLe cbiaui modtanov cHe j3»n bafta il prc*-
KO^
. .

5o8 Iconologia
PR0V1DEN2A. PROVI D£MZÀ 1> É L L*ANHOH/l*
Nella Medaglia di Probo, NiUa Medaglia dMeffandro Seuerp^
vede per la Prouidenza nella Medaglia DOnna che nella no-jao deftra citine '
-
SI di Probo i vna Donna ftolaca. che nella
mazzo di drgtami vjicn^ijjifoi*
rpigjse
ftra vn Cornucc^ia>con v^j.vafo
cJeAca mano tiene vn Sceccro.& nella 5niftra ^\\^^ pw
n Cornucopia con vn globo a* piedi»& fi na medefimamente di Cpighe
Quefla figttta è firaife à que0e dcH'abboH'
moftra h j^couidenza paEiicolatineDte appat
danza defcritcenel principio dell'opera.Perd
tOfteceiMagiflrati •
ncMi occorre > che ci ftcndiamo lunjgamente^
in ragionare , bafta fapere che è virtu.che de-
Prouiden^ •
riua dalla pfudeazay& Ct rrflringe a'particp*
NHla AtedaglUdi MalJlmin^^ ,^
jari terminidellaprouiiìone delie cofe npcef»

DOnna, che nella dedra tiene vn naazsp ^Ìfj|ie af viucce, ò idi fc ftcflb ò di mofti j però fi
difpjghe di grano > &c nella {ìniftra vn ticcribuiice quefVa lode ancora à Dio > icorae
ha(ia >cbe con diuerCe cofe moClrail mede^ quellojche irreprenfibiliheoce ptouedeà tue»
monche fi: è detto bell'altra ce k. neceflìtàQoAre ^

R K A,

da Latini > ilquafe (criue Plioio» che


attaccandòfi alla Naue bà' forza df
fermarra,& perqiò è pofto per la tar-
danza pella finjftra terrà lo fpec-
i,

cbio>nel qualie tnkandò» contempla


fé fteda , &
s^ piedi vi (ara vn Cètuo
di lunghe corna, &
che rmntn i .:

La Pru-dcnza (ccondo Atiftbtile, è


vn'habito attiuo con" vera ragione
circa cofe pofììbili , per confcguir il

bene«& fuggir il male , per fine della


vitafelice,& per la vita felice fi (Jc-
uc intendere qfiellà che fi afpetta do-
pò il pellegrinaggio di quefta prc-
fente, fecondo i Theologi>& fecon-
do vnaipatte di Fi lofofi quella che fii
può haucre, & partecipare nel tctjo-
po dtll'viìicmc dell'anima col cor-
p'Ojper li quali ambidùe fini > fi può»'
é^fideuc adoperare la Prudenza^ca
me pare»che moftri Cbriftb Signor
noftrojdicendòrrel Vangelo» pru»
dentiores futtt fìlU huiui frcuU fitijs

/«c»>. Ne vian diftinta laqualiràdcl-


de fini q uan
l'atrionetda!lu diuerfiià
dofienoinfiemeordinati, come èia
Onna con l'elmo dorato in capo circon- ^licita politica , <<P0 la qvialc ocdmatamen-
dato da vna ghirlanda delle foglie del tèvitfendo,fi può fare fcala per falire alia-
moro ì. ballerà due faccie come s'è detto) ài felicitar' preparataci in Ciclo j la ou?lc e piìi»
fopta , nella deftra mano t^rraivna Trezza ,mr &.meiK«<:oncftiuta» fecondo che mi* et», ò^
Torno alla quale vi (àrà riucltovn pefcc detto maggiori- fono i doni-ddla natura ò delia
Bcn^eidcjDueio Remora, checofi è chiamato gratia..
. . .

LibroSecondo. 50^
Perdtchiaratione dell! vifi>bafterà quello Delpalfatodifcorri,& pertutingegnot
che fièdettoauanti. Scorgi il futuro, O" il prefente intendi •
L' Elmo dotato» che tiene in capo.fignifica Ordinata ragion» tu guida, duce.&
ilagegao dcirhuomo prudente» 6c accorto» Di chi gouerna fei, di chi configlia»
irmato di faggi configli, che facilmente fi di- Ebiafmo, e danno fai fchiuar fotunt9%
fende da CIÒ, che fia per fargli raale, tutto & frudemji amata, &
cara, altera figlia
tifplédcnte nelle belle,& degne opercchc fa. Dt Gtoue, vn raggio almen della tua luci
La ghirlanda delie foglie del moro* che L'ignoranza difgombra alla mia mente
circonda l'elmo dinota> che Thuomo fauio* Er per alquanto differente que^a fìgtt«
fare
Se prudente non deue fate le coCe innanzi rajpotraili incambio di tener la frezza nella
:empo, roa ordinarle con giuditio ^ 6c però guifa che dicemo» appoggiare la mano ad'v-
i'Alciato dilfe. n'anchora intorno allaquale vi fìa auuolto vn
No» germina giamaiìl tardo mtr» delfìno.cheerplicaràil medefìmo lignificato
Fin che'l predo non e mancatot e [pento: della frezza auuoltoui intorno pefce detto
il

Ne'Ifauto fa lecafe innanzi tempo Remora» &c detta anchora col delfino fu im-
Jtd a l'ordina con modo» e con decoro prefa d'Augufto per fìgnificare la prudenza i
Il Pefce auuolto alla frezza e indicio di que- vedi Sebaftiano Erizzo nel difcorfo , che fa
Ro medelìmo ; Vi piò. ammonifce-, che non (ì df'lle Medaglie, & in queflo volume la figura
deue elfet troppo tardo nell'applicarfì al bene della Diligenza.
Eonofciutojilche ancora efprimendo l'Alcia-
prudenza .
Kpnontni patfuotdi pcopofìto fcriuetlo qui
forto. DOnna»laquale tiene nella fìniflra mane
Ch'ejfer pdehbainogni imprefa molto vnatefta di motto, &
nella delira vna
Saggio al parlarlo' neWoprar intentot Serpe.
Il pefce il mojìra alla faetta auuolto. La teda di mono, dimoflra, che per acqui-
Che fuol naue fermar nel maggior vento » fto della prudenza, molto gioua guardare il
Vola dall'areoi e dalla manofciolto fine, &fucceflo delle cofc, &
per cfler la pru-
,. Jltardo, e l'altro troppo pigroj e lento denza in gran parte effetto della Fibfbha la
Nuoce il tardar» come effer preflo, e lieue quale è fecondo in migliori Filofofì vn a con-
ha via di mtrjLO feguitar fi deue . tinua meditanone della morte, l'impara, che
Lofpecchio,fìgnifica lacognitione del pru^ ilpenfarc alle noflre mifcrie» è la (ìrada reale
dente non poter regolar le fue«ttioni>fe i pro- perracquiftod'cfla.
pri) fuoi difetti non conofc«« e corregge. E Per la dechiaratione della Serpe bafterà
quello intendeua Socrate quando enòriaua i quanto lì è detto
tuoi Scolali à riguardar fé medefìmi ogni mat-
tina nello fpecchio. Prudenz.a.
Il Cerno nel modo detto» il medefìmo mo-
ficache il dardo, &
il pefce-, perche quanto le Donna, con due faccic fimile à Giano, &C
Iunge)& difpoile gàbe l'incitano al coifo>tan- chf fi fpecchi, tenendo vna Serpe auuol
tolo ritarda ilgraue pcfo delle còrna,Òc il pe- t^advn braccio.
ricolo d'impedirli con cffa fra le feluc , e gli Le due faccic lignificano, che la prudenza
ilerpi. £ à propofìco ancora il ruminare, di è vna cognitione vera, & certa, la quale ordi*
quello animale al difcor(b,che precede la rido na ciò che fi deue fate,& nafce dalla conlì-
lutione de buoni penfìeri, Ne m'jncrefceràà deratione delle cofc pallate, & delle future
quedo pcopofìto fcriuere il Sonetto del genti- infìeroe.
leS]g.Giouani Buondelmonte, che dice così. L'eccellenza di queftavirtù,e tanto impor-
Rara, e nobU virtut che fola rendi. tante,che per ella fi rammentano le cofe paf-
Via più 4'ogn'altra l'huom di laude degnOi ordinano le prcfenii,&: fi preuedono
fate, fi
'
E fei del viuer noftro alto fofìegno, , onde l'huomo, che n'c fcnza
le ftiture non sa
E del tuo ben oprar fol glona attendi . racquiftare quello, che ha perdutene sa con-
Tu luogo, e tempo accortamente prendi > feruat quello che polliede, ne cercare quello»
E dtjìingui, rifoluit e tocchi il fegno cheafpetta.
^ Io
. . .

^19 Iconologia
Lo Specchi atfi,fignifica la cognitionc di fé tu,cbe quafi il noftro capo» la noftra pec &
medefiniQ* non potendo alcuno regolare le fcttionc» debbiamo opporre à ccJpi di fona
fuc attioni, fé propri) difetti non conofce
i na, tutte l'altre noftrc cofe, quantunque carq
La Serpe quado è combattuta,oppone tut- & quefìa e la vera prudenza Però fi dice nd .

to corpo alle petcoiTejarmandofi la teftacon


il
la facra Scrittura: £ftote ^rudcntes fìcHt fa
molti gili^& ci dà ad infcndcre,che perla vir^ fentes,

D I I A.
pofito Tertulliano chiama tal veloaN'
matura di timor d'infamia* pudici- &
ria, baftionedimodelliajmurodcl fcf-
fo feminile, il quale non è pa(Tato da
gl'occhi d'altrui il medefimo Auttore
-,

determina il modo» al quale fi deue di-


ftenderela forma del fopradetto velo»
dicendo quanto fon lunghi » occu- &
pano i capelli, quando fon didefi, tan-
to deue eilete>& occupare il nominato
vela, talché arriui per fino alla cintura
ad'imitatione dt' Romani Gentili» i
qujli figurarono la Dea Pudicitiacoii
la faccia coperta, come fi può vedete
nel'a Medaglia di Sabina «ncglie di A-
dtiano Impcradore,&i in quella ó\ He-
rennìa, &
di Marna Ot.^cllla Seueta
con tal titolo , pudtcitìa ^Hg.
Le fpofe Romane pti ftgno di pu-
dicitia , etiamdio nello ftello giorno,
cheandauano à marito fi vclauano il
capo. Sefto Pompeo leggcfi,
Onde in
operit,& nuptiA difìài à ca*
tih>Tttbit<:aput
pitisoperttone; fopra che diffufaraentc
difcorre il BiilTonio de ritu nuptiarHmz
coftume ofleiuato raedefimaraente da

VN A
giouaneita veftita ^i bianco,in te-
fta habbia vn velo dell'ifteflò colore »
Matrone Romane Poppea Sebina moglie di
Nerone, ancorché impudica fufie per parer
che le cuopre la faccia fino alla cinta» con pudica , compariua in publico velata. Caio
la deftra raano tenghi vn giglio parimente Sulpitio Gallo Romano repudiò la moglie»
bianco, &
fotto il piede deftrovna tefiug- perche vfcì fuotacon la faccia fcopertarne fa-
gine lò appreso Romani, ma anco apprcfio li Gre-
Vcftafi di bianco, perche fotto di tal colo- ci per dimoftrare pudicitia » le donne anda-
re fi figura la purità,& integrità della vita,dal- uano velate» e pelò Mufeo Poeta Greco, dc-
laquale deriua la pudicitia^onde Salomone fcriue Hero velata, comeancoc dcfctiita Pe-
volendo perfuadete il candore, 6i finccrità nelope da Homero, &c Helena particolar-
dell'animo dice. mente nella 3. Iliade
in omni tempore c-andida fint "pefìmeMa tua frottnus autem candidis omertà velis fere-
Si fa velata nella guifa, ch'h^bbiamo detto hatur e domo .
percìoche la donna pudica,deLie celate la bel- Et nella Giudea rifcrifcc Tertulliano de
lezza della fua peifona,& leuare l'occafionc Coron^Jidtlit. che le donne vfauano di velarfi.
à gVccchi.i quali foriO cagione il più delle vol- yipud ludAos dice egli, Tarn folemne ejì ftn:t'
te dicótaminarc Iafudicttia»6(:a^u^fiopro- fiiseorum zelamen capitis 9 vt inde dtgncfe an-
turi
. .

Libro Secondo • 511


#»r; alle donne poi Chriftiane» S.Paolo à Co- &
mondo, netto; Pet quella cagione fifa il
rinthi comandò che oraflero col capo velato^ vedito bianco, iS(:i'Araielhno il qual animale
&nelcap.xj. fpetialmente dice. Omnis au è tanto netto, che elTendo ferrato in qualche
tem mtilier oranst aut prophetam non velato ca • luogo d'immondezza, tal che non polla v-,
pite, deturpai, caput fuum, vnum enim e(ì ac fi fcir fenza imbrattarfi, elegge piii tollo mo-
decalueturinam fìnon velatur muher tondea- rire, che perdete in patte alcuna la fua candi-
tuTì fi vero turpe ejìmulieri tonderi, aut decal^ dezza.
uarh velkt caput [uum. Il volto velato, fignifica raodenia,& pu-

S. Pietro ancora ordinò che tutte le donne dicitia» &: cominciò TvCo di velar la teda alla
entcaHero nel tempio velate»& il fuo fucccflo- fmdicitia, dalla memoria di Penelope» la qua-
re Lino Papa fece metterein cflecutione det- e effendo pregata dal padre à dar fene inLa-
to ordJne> come narra il Platina nella Tua vita» cedemonia per fua fodisfattione , Si fenten-
Chi defiderapiù cofe intorno al vel"», legga il dofi fpronare dairaltta banda dell'amor d*-
trattato di Tertullianode veUndis Virgin'éus\ Vìific fuo marito à feguitarlo , non hauen-
che à noi affale quello che habbiamo detto do ardire per modedia di manifedare aper-
per conlermatione della Pudicitia,che col ve- tamente tà volomà, fc ne daua tacendo cot
to fìgutata habbiamo vifo velato.
Tiene con la delira mano il gigliobranco»
percioche interpreta S> Girolamo fciiuendo F V D ì C 1 T I A.
contro à Giomniano»che ilgiglio è fiore del» potrà ancora queda fanciulla fat veditar
lapudicitia, &c verginità,, mentre nel Cantico
SI di verde» con vn'Attncllino in mano» il
de Cantici quella fpofa celefte canta Pafci^ quale bauerà al collo vncoliar d'oro, &To-
tur inter Ulta, cioè tra. pcrfonc calle,, 6c pu- paziji come diffc il Petrarca nel Trionfo del-
diche. Ì!a caftità.
Sotto al dedro piede dene la teftugginei. Bra lalor vittoriofa ìnfegna
per dimofttare, che le donne pudiche deuo- Jncampo verde vn candido Armellino *
Do ftare affidue nelle" cafe loro come fò la Eia vede verde lignificata, che la pudiciti*
tartaruca nella fua cafa datate dalla natura» hàper fina la fperanza dellacofe promeflole
pcnlìerodi Fidia in quella fua ftatuay perciò, in premio da Chrifì:o N. Sig,
che'l &
nome, la pecfonad'vaa donna da be-
ne non bifognacheefca delle mura di cafa. r V E K I T I A .

Sentenza di Tucidide preflo Plutarco , de:


curii Aiul'tebribus i Probéi tnulieris nomen VN purtino vcfttto di
vna canna
uallo fopra
vari) coloii,
..
a ca-

itidem àc corpus dowefttcis parietibus conti* Puerità, èia prima età dell'buomo^che co-
neri oportet. mincia dal oafcercéc dura fino al decimo sax
no,neIla quale noa potendo l'huomo efserci-
F V D 1 CITI A. tarc la ragione per i fuoi mezzi, per efrcr de-
boli iiénfi in queda età, per quedo fi chiama
DOnna veftita di bianco,nella deftra raav^
00 tiene vn'Atmellino, & ha il volte principio.
Velato. La varietà de' colori conuiene alla pueri»
Ogni- peccato è macchia dell'animai ma» Se anco la canna, peiche qaeda,& quelli
tia»

propriamente parei che folo dalle cofe vene- modrano vatietàfi^leggietezza


ree fi dicano gì buom'nireftar macchiati > & Tueritia»
immondi,, dimandandofi da Latini Polluto
folo cohiii che in fimili piaceriè immcrfó. Et
chi in quefto erraua fouetchiamente nella
VN fanciullo, che con la dedra mano-
tenghivna hirella di carta, che gira al
vecchia legge- eraxaflsgato con la lepra ,. per vento, con la Anidra vn'VcceHo» aljacintola
la fìmilirudme di contaminatione, douen- & lafacocciacon libri, &
vn calamaio, pofctì
do il popolo d'Ifcael' riceuec la legge da il piede deftro f;»pra vn*btiuolo da
polucre,
Dio bifognò , che s'àftencde ancora dalle
-, il' quale modri che la poluerc comincia àra^
proprie mogli perite giorni intieri» fecondo lare àbafso & dalla fiiiiftta bandavifia vn»
U mdecco; State mondi voi come io fon Ccimi?,.
PV-
. . . .

^11 Iconologia
N I T I O N E.

FVRGATIOKB.
Deltéiria fatta da Mercuriol
la falubtità ricuperata apprc
PEr
fo i Tanagrei fi foleua dipingi

reMercurio nella gui(à* che u Tuoi


rapprefentatc da tutti li poeti, m3
che oltre ciò portaiTe vn montone
fopraie (palle, e dice I-^aufania, che
fi chiamaua Crioforo, che vuol dire

porta montone! èc quefto era Gero-


glifico della falubrità racquiftata ;
percioche fi dice, che Mercurio rita-
nò paefe della peftilenza, che s*(
il

ra diftefa per Tanagra con la purgs


rione del montone, ch'egli haucaj
portato in collo d'attorno alla città]
Per memoria del qual fatto era vfa
za nel giorno della Tua feda , chi
vno de più bei giouani
i di Tanagra
porrafiefopra gl'homerivn monte
ne intorno alle mura, & tutta la m
biltàdei Cittadini pompofament^
a compagnauano in proceflìone.
1 •. ^
FVRGATIONE DE PECCATI.
DOnna nrplendente vnche . ita ibpra vna Dònna magra, che da gl'occhi verfi ce
ruota in piedi,con Timone acanto piofe lacrime delira mano ten-
con la *,

nella mano dcftra tenendo vn bfaccio da mi- ghi vna difciplina, con la finiftra vn ramo di
serare, & nella fiaiftra vn freno Hifopo, &
della medefima pianta vna ghir-
landa in capo.
P V N l T I O- N 1 •
Sì dipinge magra, &
che verfi da gli occhi
DOnna veftita di biancojfarà alatai nella c*piofe lacrime, tenendo con la deftia mano
deftra mano terrà vn pafso> onero le- la difciplina, permoftrarela confcicnza non
gno da mifurare, & vn freno
nella deftta fimulata, ma chiara, per molti fegni veri di
Qapfta figura 6 rapprefenta per la Dea Ne- purgare i peccati , i quali con gemiti , con
inefi,onde fi dice elTet figliuola della Giufti- lacrime» &
con lamenti ci dogliamo delle
Uft,& fi vefte rft bianco per la ragione detta cofe triftamenre, &
bruttamente commcfìr,
L'ali dimoftrano h velocità, &
la preftez- onde poi dal profondo del cuore proponen-
aM> che fi deue adoperare, in punire i malua- do vn pianto fi maceri la carnei digiuni la m-
gi,& in premiare i meritcuoli. dcbolifcano»& Taftinenzala ftenui,& confu-
Il freno, &il pafso da mifurare, fignffica, mi per ottenere con qucfii mezzi perdono dal
«he ella raffrena le lingue, &c Popere cattiue, Signor Dio de cotnmeflì peccati
i

fnifurando il modo, che né la pena, né la col- Iltamo,&: laghirlandii d-^ll'Hifopodimo-


pa ecceda fouerchiamente, ma che ferbino flta, che liquefta fi feruiuano gli Hebrei per
infieroc conueniente mifura, &
proporiione» fpargete it fanguc Jc gli ammali Coprail popò
il che fi oderua nell'antica kggcpagando eia lo» per la rfaìifTione de'peccati, fignjfica &
Ibunoin pena, l'occhio, per l'occhio.il piede, quel grado dmino, &
quel vincolo,per il qua-
|>€rIo piedc&lavitapcrlavita. le fiamo coDgionti con Dio,& auuicinaci à lui

c d« peccaci |ìàmopurgati,& perciò dille Da-


. . . .

Libro Secondo. Sii


PVRGA-TIONE DE PEGGATI.
defiderare^ò voIcre>per fine de na«
cacali defìdeci) d'Amore

P V R I T A .

Et (tncerità d'animo . ]

D Onna veftita di bianco,per fa


ragione detta in altri luoghi»
tengbi con bella.gratia vn Ciglia
bianco nella man (ìniftra habbìa *,

nel pecco il Sole:) con la deftra por-


ga del grano in terra» doue (ìav)]
gallo bianco in ateo di beccare •
Del ve{limencO}& giglio bianco>
fé n'è decco nella prima figura dek
la Fifonomia, che deriuada pu-
rità > S)C fincerità d'animo . Non
è però da tralailare qui il precet-
to che iì contiene nel nono dell'Ec
cleiìafte,.
Omni tempore fini vejiimenta tus
candida.
li moral Pitagora di^e che fi de*

ne iacsificare à Dio con Iodi> ecoi


Uid. Àfperges meDomim hyfopo, (ST mun.- ,yeitimeoco bianco» attefo che il color can»
dahort Untéis me> & fttper nmèm dealh^a- do appartiene alla natura del benctil negio
alla natura del male. Il Sole nelmezodel
VqóÌì innocenza. perto» perche fi come il Sole con lafuapre-^
lenza iiluftra il mondo» cofila purità illimra
,
Purità» W nlrcroctofino picciol nxmdo dellliuomo»
& fi come per la fua partita fopr agionge ro-
GIoaaTTctta, veftita di bianca eoa vna fi:ura notte» coli partirà la purità dal micco»
Coloaiba in mano crofmonafce tenebrofa notte d'ertoci», che
Gjouanetra fi dipinge la purità» perche ofTufca l'anima» & h. mente
Ri nt' cuori teneri doue non ha ancora fat*^ Il Gallo, come rifcrifcc Pierio Valeriano
cele radici'lamaliciav& il veftffnento bian- lìb.14. appreso gli antichi» fignifìcaua lapti
co, e cai dirpofitJonc di menccrconueneuoo rità» 6e fincerità dell'animo» ond« Pitagora
le come la bianchezza più d'alcun altro co- comandò à fi^oi Scolaci che douefTero nu-
lore partecipe della luce» della quale- nef- trire il Gallo; cioè la purità»& fincerità de
fu^*acc>dentc fcnfibile,c più puro,& perfct»- gli^nimi loro i^ Socrate appredo Platone
to moftrandofi ancora in quefto modo là quando era per morire*, ^lafciò nel fuotefta-
purità ellcce più di tutte le alcrcvircù alla di- mento vn Gallo ad Efculapioi^vùlendo in
uinità fomigìianre quel modo mofttaceil faggio Filorofb»che
La Colomba- bianca» ci<fimoftt:a la firn» rendeuaalla diuina bontà curatrice di tut-
pUcità, & patiiàdeìla vita» & col colore, ti i mali, l'anima fùa pura» & fincera come
ch'eflacon ogni delicatezza^ mantiene, & era prima. Onde
Giulio Camillonel fine
col'cofturDe naturale, chcè di godere con della canzone in morte del Delfin ài Fran*
fingolar ptuiiìii fuo compagjw ». (cnt'altto cia»:Cofi dille .•
.

5H Iconologìa Libro Seconda.


P V R I T A».

Ei fimritéNimimit^,

Afa a Efculapia adorne


te
Et [aerò pria
l'augel nuncia det*
giorno, .)

. Fu j>aii mente configlio di Pi-


tagora douerfiaftenete dal Gai-J
lo bianco, intendendo raiftica-''
mente, che fi hauede rifguardo ;

alla purità dc^ M'animo . Lafudec*


ta figura fu Emblema delH Ca*
bellini grà de Galli» col feguea-j
le teccafticofotto !

Quod gallum nutrias » animumi


'
quodfctlicct ornes
Don(3{uS£therijs.
Avx<it Vttagoras i^a; [ed quidèd
[te monet, & vulty ^
Stciubettyfe Deui.
11 Gallo ipecialmence bianco-

rpauent3,e mette m
fuga il leo- ,

nc>come Scriue Santo Arobro* .

gio-,così la candida purità domai


ì'mipero dell'animo totbolento^.,'
& la sfrenata lafciuia d'Amore».],
'
fignificata con la parte anterióre'
del leone nelh Geroglifici di Pie
rio, Valeriane

li £ae del Libra Seconda

ICO
. . .

ICONOLOGIA 5tS

DI CESAKE Rr^^^^
LIBRÒ TERZO.
Q. VE RE L A D 1 O.

^
dimoflrano i'innorenza» l'integri- &
j ha efficacia detta Q(ie^
là per la quale
leU.

Q^ 7 E R E L A.

DOnna veftita di tanè percioche


gli Antichi ne' mortorij|,& nel-
le auuerfifà loro, fi veftmano di tal

I colore, hàiièrà ir* tapo vn Piaflaro fo-


litario vccellb.che ha il cantò malea*
C'òniéo, &
meftò' .
-' T - '< >'

«^ y I E T E.
DOnna che ftà ih piedi fopra vnà
bafe di figura Cubica, con là
man delira fofìt^ngà vn perpendiculo*
La figura Cubica» come rifetifce
Platone, &
anco il parere di Timeo
Locrcnfe difcepolo di Pitagota>il qUl
Je imparò la dottrina &: in gran parte
da gli Egitti), fignifica la fua, che coti
difticoltà muouc per tflcr nel fuo
fi

proprio, come è il centro dell'vniuer-


fcv& ripofandofi quietatriclnte , fi di-
moftra per cagione dellafuà quiete,5i
_, venendo^ qu*€fta principalmente 6c
.

DOana vcft d'wn candido velo, che ha-


ita

uendoilvifo mefto &: laariincuòle rì-


iinmediatamenté niòflrata, a ragione fi potrà
ciré, che il Cubo fignifichi qiljcté > tipc(oi &
uoko al cielo, & la m nodcftra al peho rno fiondo egualmente pofato in tutti i modi, •&
llf» Poltra mino effer morfìcata da fieri, &ve* mouendofi con difficultà»
Icnofi ferpentì Il Perpendicolo ci dimoftrà, che la Quiete»
La meftit'à del volto, dimoftra qua) fia l'af- «?<: il ripofo di tutte le cofe,è il fine,& U pttfet-

fetto della 'Querela . iionedi erte i ma perche nóhpofiono mante-


'
Si dipinge coti gli occhi lagrimeuoH, riuol- nerfì in Quiete, ne pure gli elementi fcmplici*
iral cielo, perche come s'è
detto s'indrizza la che non hànocompofirir>ne,an2iche fi gene'*
Querela a Dio Qui habitat in cdis rano,& corrómpono per lo tnàntc nimcnto dò
Coniammo motficàtada feipcntifì vucl compoftij? qu Ji medefimamente fi compon-
denotare la Querela hauecc per tagìoni l'offe- gono,& liroìuuno dicontinuo,& ne* cieli che
fé,& rmgiutie fignificàre per li ferpentì fono incorruttibili, vediamo chiaramente vii
11 vcftimènto bianco, & la mano fu'l petto. perpeti^o moto;quihdi é,cHe non conofc endo
1 noi Kk
. . . . . .

$,1^ Iconologii
noi realtneacelfl Quiece^diciamoeflere il cefo principalmente fì dece procurare quella poe^é^
fare del moto*il quale non potendo giuftifìca- Qoiete, che fi può trouare, quando ftanchi,^
re col fenfo>dndtamo imaginaodo con l'ificeU (ari; de Ile cofe reriene,& caduche} con piò ar-

letto ; &
perche della Quiete noi parliamo in dore» & mafggior fedo fpcriamo aUe celefti>4e
lirpettodeirhuomotditenio all'hota efloquie perpetue.
tacfi^quandc^ì'^oi i^ti del pfiniieco>e dell'at^
tiont>fono regoìati»e tettiiin modo che óidin»
GABBIA
Vedi Furore
tamente vadiao à ferite al luogo dblla <^iéto .aATIOCiNATTONK fl
fuajche è l'altra vita apparecchiata àBéati>pét ò difccrfo
quietatfì eterDamente*come il Perpendicolo^ DOnnadìetà virile veftita di colore paao^
che è gtaue* 6c fuori del Tuo luogo naturale » nazzò, ftaràà fedae, &
tutta pcnfofa.
fià drittamente pendendo per arriuare rooué* cetra fopra li ginocchi vn libro, nel quale c^*
doG naturalmente al punto imaginato dell- nendoci il dito indice della deftra mano, ino«
Ptizonté>oue è la fua Qiiiece Ari di efìer&alquanto aperto, 6i co l'altta RMh
Quiete . oovnacatcella dentro alla quale fìa vn moC;
DOnnaidi arpettograue.& venerabiletfa- XOiChedichi In perfcelo ^uiefcit»
rà ve(titadinet&,cbe porti feco qual* La Ragione che noi chiamiamo difcot€>
che fegnodi ReIigrone>fopra alTacconciatu* dal Fibfofo tertio de Anùntt è chiamata inteU
ra della te(la« vi ftaràvn nido» dentro del qua- letto, &la diftinguem duefpecie»vna che fi
le veda vn^ Cicogna tut^{>elata per la vec-
fì dice poflìbile. & l'altra agente: l'inteUetio
phiezza»la ^uale fìrìpofa neloidor^c è nutri- dunque pofììbile é quello* che ciceue le fpc«
ta dalla (^^eta de' ^gliuoli i L cie,& le fantafme delle cofe dalla imaginatio-
La vera 'quiete>è impolltbiletcotne kabbìa<^ ne i l'agente è quello, che fa le cofe, che fono
mo detto» poterla ritrouar compita in quedo potetttid inteUigibilia t^ualiter intetleiia,Di piùl
mondo Gon tutto ciò vn certo
, ceffatda ne- l'intelletto pofììbilc ha tre ftaci,il primo è qv&i
goti) d'importanza per menar vita fenza peo- do è folamente in potentia ; cioè quando ao^
éerì>che mantengono con
ansietà la mente>fi cora non ha niente delle cofe intelligibili>nui
domanda volgarmente Qiji,ete>& èfolo vn folamente ha la fua natura» &
eflentia . Il fé»
lafciac altrui per attendere afe (letfo» e però è condo è quando già ha in vn certo modo le
molto rjprenfìbile nel confortio de gli huomi cofe intelligibili ancorché nò operi»& fì chìa*
ni, &
nel viuere politico) priuarfi di quella fe- ma intelletto in habitm il tcttio e quando ope-
licità» che viene dalgiouamentG.che fentono ra intende, & difcotte,& fi chiama in ^tt»
ì Parenti» degl'Amici dall'opera dVn Cittadi^* Dalche vediaaio chiaro»che co(a fìa ragione»
nO) vtile alla fua Patria, fé non fì fa per cagio- onero ratiocinatione»la quale dipende dall'i*
ne di Religione» la quale fola merita>che fì la- maginatione»& come dice Atiftotele nel lo*
ici da bandaogn'alttoJntetefTe &
però fì di-
-, co citato, occorie tra rimaginatione,& la ra«
pinge detta figura in habuo ReligiofO)& gra. tiocinatione, come occorre tià li fenfibili,& il

uc»oC venerabile,non efìendo ogni huomo at> fenfo eccetto che le fantafme che porta la vie»
to à feguitai con lode tal forte di vita , ch'ha rà imaginatrice, alla ratiocinatione non han^
bifogoo d'intero giuditio, &
di falda incen» no materia» cioè non fono cofe materiali
Cione notata nelPafpetto del v ifo, 6c nella c6- Si che la ratiocinatione noè altro che vn gitt
{)ofìtione del corpo, come racconta Arifioti- diticóc vn difcorfo che fi fa fopia le fantaime
e nellib.defifon. & fpecie apportate dalla imaginatione>laqua-
. , 11 veftimento nero moHra la fetme2za de le imaginatione , come habbiam© detto alla
penfìeri, & la Quiete della mente> non emen- fua figura fi fa nel primo vctricolo del ceruel-
do atto quefìo colore à pigliar de gii alttiyco- lo,&la Ratiocinatione nel fecondo cioè ini
'meù è detto akroue. quello di mezo, fi come anco la memoria nel
Ancora dimoftra che rhuomojchc attende terzo che è nella patte pofletiore,ouero occi-
olla propriaQuiete, cofcuro apprcflo il Mon- pitcscome dice Galeno lib.8, de vfu f4rtiìi,6c
do» non rendendofì famotb nei fuperar le dif- if.p.de anatomica admini(ltatione>£^ Jindre4
Hcoltà della vita con vtile del prcilimo f^effal» de httmani ccrporis fabricA iib.y.ca. 1 2.
Perla Ccogna s'impara, che io vecchiezza ^ì rappiefenia di età viiilc}& fi vci^c d; colore
pauo»
. . •. . , . >

Libro Tei 20 J17


p^ooiiazzo pei: dimofttar« la gtauicà di co- perfetti,efleodo dàlia Katiocinatione potenti»
flumi. dell'anima incelletuale che difcorre i fini delle
Il motto In perfeSiioquìefcitt ci diraoftra no cofe, a fino di fuggire i cattiui, (eguie i buoni
folo pctfctrione della Ratiocinatione, tnàaa- fi dipinge che dia à federe,& tutta penfofa, 6c

co che non rifìede Te non nclli animali più per con il libro fucbiufo per elfece la ratiocina*
fetii,a diffcf cntia della imaginacione che come tione quelh p^rte dell'intelletto veloce i che
habbiamo detto fi tcoua anco nelli animali im adagio difcorre» Se confiderà le cofe >

R ONE.
prire gli huomini di valore» èi. dar \q^
co fplendore, fama, prezzo, &
chia-
rezza» ne cofi fìngolare Toto fra me*«
talli, ancorché fia il più pregiatoi che

più fìngolare non uà fra le potenze


dell'anima noflcaquefla, che diroan*
diamo Ragione , la quale ha la fede
fua nella nobil patte del corpo , 6c
oue ha l'anima maggior vigore allr
operate '

Per le braccia ignude , s'intendo-


no l*operc»le quali quado hanno priti
cipio dalla vera Ragióne, non hàno
macch i,ò fofpetto alcunccbele ve
lijòle adombrii'talche non fi vedaim
mediatamente ver3,& perfetta virtù»
La fpada è rigore, che bifogna a-
doperare alla Ragione, per mante-
ner netto il campo delle virtù da viti)
predatoti de beni dell'anima *, &
• queflo propofito diffe Chcifto Si-
gnor notixOf JVm veni pacem mittere
in terram [ed gladium, parche tutta
It fua dottrina, non fu ad al tto diret-
ta, che a fare la difunione de vitij già
inuecchiaii nell'anima» dalla vjrtù,
per mezo della Ragione illuminata dalla fua
VNìt Giouane
to in capo? Se
sjrmata* con la corona d'o*
le braccia ignudc) &i, nel- gratia
la deftra raatìo tenga vna fpada, &
con la fiui- Il fieno in bocca del Leone,ci nota il fen-
ftra vn fieno, col quale afTtena vn Leone»farà fo foegiogato, &
fortomeffoad effe, il quale
cinti] dVna candida benda) dipinta tutta con per se fteflo e ferocìflimo, indomito &
note d'Ariihmctica » Lenotedi Arithmeticafono pofle, perche
Quefta virtù è domandata da Thcologi fot- con quefte fi fanno le ragioni in detta atte*
za deirAnima, per efTete la Regina, che dà le che ptouano le cofe realijcome con la Ragio-
vere,& leggirime leggi a tatto i buorao ne» che flà nell'aiiima, fi ptouaSf fìconofce
Sì d'pmge giouune armafa,percbeèdifefe, tutto quello, che appattiene al bea fiofìro.
& roanicnata dal vigore della fapienza » fi pi- Ragione
glia molte volte preffo gli Antichi, l'armatura
cfìeriore, come nel fignificato di Pallade r & VNa Giouane veflitadi color Gclefte,con
Clamidettad*oto,nella deftra mano tic
*
in altri propofitì ne vn'bafta, abbracciando vn"alioi;o con la fi-
La corona dell'oro, che tiene in tcfta, mcr- niftra dal quale penda vuo feudo con la te-
-,

fìr^, che la Ragicne è folobaftantc a. fat fco- ftade Medufadepmtonel i.r.ezod't0o;hiaerà


. . . . .

5i8 Iconologìi 1
Vetmo m capocòn vna fiamma per cimiero
Già ti è detta la Ragione del veftimcnto,&:
Ragione l f
della Qamidc dell'oro nelle figure di fopca^
DOnna
Matrona di bcllidìmo afpecrop
che con la deftra roano tengbi vna
Et perche l'hafta fignifi,carimpeiio»cida ad sfecza, &
con la finiftra vn freno, fi come il
intendere la Ragione cflér la Reginat che co- caUallo fi doma col ftcna,& li putti con la
manda in turco iUegna della compoftuca del-^ sferza, cosi la Ragione goiMrna,e doma le
i'huomo. cattiue af&ttioni dell'huomo.
L'alborcdcll'aHoro con fa tetta di Meduf» K A G I O K E.
pendente daelTo^ dimoftra la vittoriajche ha DOnna veftita del color cclefte.ftatà co''
la Ragione de gli nimict contrariralla virtùtla piediTòpra alcuni fèrpenci alacit&mo-
quale gli tende itupidijcome la teila di edu* M ftruofi) li quali terrà legati con va freno

ùy che faceua rimanére: medefìmamente fttt« La Ragione è virtù dell'Animaicon la qua»


guacdaaano) & leggiamo
pidi quelli» che la lefireggono>6cgouernaQo le potenze di ef-
che Domitiano Impcradore la portala Tem- lequali per cagionedeL peccato originale»-
fa»

pre fcorpitanell'armacura>6cneliigillo»àfìne; & del foo fomite>fàno in noi corrotte,&: mal


dìtnoftratfi vittorrofo inclinate.
L'Elmo nota lafoctezza»6c: la fàpienzadel- Dipingefi di color celefteilveftiméto, per-
taRagionCi efTéndo ella quella prudenza nclr che lia Ragione deue fempreconfotmatucoi
l'anima, intellettuale,. chediCcoruc i fini delle Cielo, Se hauere rp1endore>,& chiarezza.
cofe». &c quelli: che, giudica buoni (egue> &, Il freno è indicio del dircor(o,& della Ra*

fugge i contrari) gione)Con la quale tutti gli appetiti inferiortr


La, fiamma, moftra che è; proprietà della: che firapprefentano fotto>fìgura di ferpenti,
Ragione iiialzarfivetfo il Cieibr&: di farli fi- perche mordono l*animaincitandola al pec-
xhile à: Dio s.dak quale dexiua la nollca nor carene tirando fperanza deHa nofira tuina dal
biltà. l'icffetto della lot prima imprefa fatta con Ada»

mo, rono*tentttiàftenoi6c domati


S T A r o.
DOnna armata di Corazza, ^
mo,& Scimitarra. Sotto l'ar-
matura pòrtarà vna ttauerfinadi cd-
fore turchino ricamata tutta di occhia
e di otecchie,con la deAra mano terrà
vna bachetra» con là quale moilri di
dare vnrroueifcio dal laro deHro» oue
fiano alcuni pap^aueri^ maggioti de'
quali fi moltrarà con l'atto fop rad et-
to della bachetta» che fi ano da ella
rottii& gettati i'capi per tetra,vcdèn-
dòfi rimafto folo il gambo intiero, &
alcuni altri piccioli papaueri..
Terrà la finiftra mano appoggiata
ibpra làteda d'vn Leonc>& a* piedi
fia vn libro pofto dall'Altra partccon
Finfcritrione lus..
Sì dipinge armata, per dimeftrarc
efifeI'huomo che fi Terne di tal U agio
ne» vuole quando vi fulTero le forze il
rutto dominate, con l'arme» ò altro
raczo.
Si rapprefentacon la velie di colo*
re turchino contcfta d'occhi,e d'otcc-
chie>per fignificarc làgtlofiaiChe tic"
cedei fuo Dominio» che per cuxro
vuol
.

Libro Terzo. y r^
^ol haucr occhi & oreccbie dì fpicpcfpoiei: propofto col motto 7«x, dimoflm»
Il librò
meglio guidate ifuoidiffcgni,& gl'altrui tton- che taluolra fi pofponcla ragione ciuile , pcc
care. caufa di regnare, quanto per la publica vtilttà»
Se le dà la bacchetta per moftratc quella come per elsctupio può condonare taiuolta
Ragione di ftato edere propria di chi ha Domi il Prencipe a molti la vita, che perlor mif-

nio> 6c Signoria» dalla quale rhuomo diuiene fatti per legge Cmile haucuanoperduta^ per
iroperiofo > ancorché ognVno, per ben che fctuirfi di cfliì in guerra gmfla>cl]en do che ri-
Prencipe non fìaipoiTa bduere vna certa Rag'O fulta molto hauet huomini di vitt{ì> e di va/>
ne di Òato in propria» con la quale vogii gc lorc: Ma
più d'ogni altra cofa detto libio
uernare il dominio delle fue cofe» de drizzarle €olmottO}/iy/,inferirce queldettocbe hauec
«1 propofto fine. foleua io bocca Cefatc Dittatole, di Eunpide
I papaueri gettati per terra^come dicemo fi- Tragico nelle Fenifse citato da Cic. nel ^. de
gnificano>che chi fi ferue della Ragione di fta gli Offitij»^ trottato da Suetonio in Celare
tOtnon ìafla maiifot^er perfoneiche poGfa mo- al cap.30.
le(lacio:a fomiglianza della tacita rifpofta data Néim fivioìandum tfl Tus' regnandi gratU
da Tarquioìo al meffò del fuo Figliuolo. ^«a; yitdétndum efialìjs rebus pmatemvolas .
yelut dtliberAbundusin horti4mddÌHmtréinJìt; I quali vera coR habbiamo ttadottimal
fequente ttmcio -filif » il>$ iunmbulantes tacitus cottditi> ma in modo che intender fi podìno
f(*mmapapauerum capita diciturbaculo dtcu/tf- feguitandopiii che fi può l'ordine del tcfto la-
jèi parole di T.Liuionel primo lib. Decade tino.
prima. Ma tento anni auanticheTarquinìo Se la ragione velar fi deue
regnalTcTraiibolo pércotendo colbaiftoìic le Solo fi dette per ragion di (iato
pili eminenti ipighejdicdeper configlio a Pe- Nell'altre cofe la pietadehonora :

fiandro Tirano che leuaflc viai principali del- qual detto qtfanto fia empio ogni perfbnt
Il
ia Città . Il che vien odctuato da molti per li- pia giudicar Io può, attefoche ogni Prencipe
gore di Ragion di ftaio,& per mòftratfi feucri: maffimamente Chriftiano deue anreponcrc
ina di equiràil principe deue più toftofatfi a- all'intereffeproprio.&afimJIedeteftabile Ra-
mate, che temere» &
ciò per vtil fuo perche gion di ftato la giufta ragione giuridica.la qua
il timore genera l'odio» &
l'odio le ribellioni, le chi calpeftra vien poi al fine punito dalla
<& però deuepiùtoftb conforme all'equità a- giuftitiadi Dio.
inare, &
hauerà piacere Vafsalli ch'habbino b. a m M a U i e o.
polfo di ricchezze; nel modo ch'è configliato Vedi affanno
Vcfpafiano Impet. da Apollonio in FilofkratO RAMMARICO DEL BEN'ALtRVI.
hb.}.czì^.i l.Diuitihus antem perraitteStVt fa-
tultatibus tuto frui pojjintì eminentiores ipicas;
tjHAcumqtie fupra cmerasfe attolluntmn amfU'
D
babbi
^
Oli na macilente veilita di nero»& fcapi»
gliàta, con
alla finiftra
la deftra fi flfappi i capelli»
mammella attaccata vna
cioè
tatOy in iufla enim ejl in hoc Ariflotelis ratio Serpe, afli & piedi vn Nibbio magro ,
permertetai che i ricchi poffino godere le ric- Evcftitadinero,)>ercheipenfieri,che pie-
chezze lorojnó tagliare le fpighe piùaìte,cioè gano a danno del proflìmo>fono rutti luttuofi,
cjuelli che fonoin grandezza de gli àkri.Con- &c moftali, che fanno {tate continuamente in
figlia sì ben poi che fi fpiantino quelli» che fo- dolore, &
in tenebre, che offufcàno l'anima e
no feditiofi, & che vanno machinando delle trauagliano il corpo. Et però fi ftrappai capei"
nouitàjin quefto modo . Vtffxiles homines, nto- It dalla refì:a,cffen do i (uoipenlìeri ttonchi, &
lefiofque prÌHit4nquam fpinas e fegetibusaufer; volti finiftramentecon fuodolore, & faftidio.
& res móliemibus terrtbilem te offendo,
tiouas 11 che Con più chiarezza dimoftrail Serpe
fJtinitando'taTmn wagis,quam puniendo. attaccato alla mammella>il quale come man-
Le n mette a canto ilLeoncper cfser di na- da fceddifTimovclcnoàl cuorej& cftingueit
tura firaile a quelh: che per Ragion di fiato calorcche mànteneua l'huomo viuotccfi que-
cercano efser di continuo fuperiori à tu ni gl'ai ftariidiria affligge l'anima, & l'v<rcide, intro-
t ijcomc anco per denotare la vigilante cufto- ducendoilvelenoper li fenfi» che in qualche
dfa.che fi deue hauerecon fortezza, pstcon- iiìodo fentoDO altrui felicità, & però ancora 5
feruatione del fuoftato^ tUpinee
^ macilente-.
KK 4 li
. . . - .

f^ leonologìft
Il Nibbio ha tanto éolote del bene altrui per hauer foro l'animo giade & generefo*co«
clie (lende fìno aU*odio de* propri) figli, co-
(ì me ancodimoftra queuo ifteflb l'Aquila» poc
me fì è detto in altro luogo» peto fì adopra & eder fra gli vccelli magnanimajdc hbcnle
in quello prepofito
Vedi affanno. RBBELLIONE.
X. A PI N A. giouane> armato, &
HVomo &
foprail ci-
DOnna armata con vn Nibbio percimìe- miero vn porti gatto,
fotto all'arma-
ìOt&C con lafpada ignuda nella man drit tura htuerà vna faldiglietta fino al ginocchio
ta> nella haueràvno Scudo in mezo
(ìniftra del colore della ruggine,& a lato la fpada» no
nei quale dipinto Plutoneache tapifcaPro-
fia ftreràinprofperiuaUfchicna» &
con latefta
CerpinatÓc à canto da vna parte vi fia vn Lupo. ftaràin atto di rimirare indietro con guarda*
Non è altro la Rapina: fecondo» S.Toma- tutafuperba»& minaccieuole>terrà conam*
(o 1. 2. cjusfì.éé.artic.S. che vn torre a forza la be le mani con fiera attitudine vn'aima d'ha^
tobba altrui» 6c però iì dipinge armata con la (latche d'ambe le cime vi fia il ferro,& per ter-
fpada ignuda in mano» come ancor Io dtmo* ra come per difprcgio vi fia vna Coror.a • &
(tra Virgilio» quando difle. fotto alli piedi tetra vn giogo. Diuerfc fono le
Raptas fine more Sabinas » caufe» che da efie ne fucceda la Rebellione»
Il Nibbio è lapacidimo vccelIo>come è no- tra le quali v'è quella che nafce per caub del
to a ciafcuno» Se perche tempre ? iue con l'aU tiranno» che dal mò'do di gouernare è iniquot
cruirapprefenta la Rapina. acerbo,&difpietatopet gl'iafopottabili ag-
Proferpina in meco allo Scudo in braccio à é;rauij}& altre attioni di belTìma qualità»come
Plutone.fignifìcaquefto medefimojcome an» quella di Caligola» Vitellio, DomitianO}& al-
co il Lupoicome dimodra Tibullo eleg.prima. ti^lfenza nominarli che non poceodofifopot-
^t voSi exigtio pecorii fitrefq»e Lupique careà^^efiftere per la lore tirannica natura»
Paretto, de magno e({ prAda petenéa greg^B' che merauiglia non è» che il fuddito fì ribelli»
R. SA L T A'. fuole anco molte volte auuenire dalla caufa
DOnna» che aprendoti il petto moliti il del detto fuddiro»percioche come fuperbo»&
perche «ll'hora fi hic^ vnliuorao
cuore-, altiero per non ilare fotto airobedieniia del
realcyquando ha quelle medtfime cofe n9iro< fuo Principe lo fptezza» &
da elio fi ribella,dì
pre» S>c nella lingua» idqu«lipoct*nel cuore> quello intendo io di parlare Ce non d'altri^Pe-
Scnell'intentione. rò lo dipingo Giouane» percioche quella età
R E F V G I o. non confente d'efiere fottopoda perii vigore;
VN'huo«x> auanti va'Altace, che fìia in >
Se forza che fente d'bauer per il calore del fan
ginocchiofie»con le braccia iper te. gue che fi ù. forte» & ardito, Si non temere
£'cofachiarin[ìma>che gli Altari appreflo 3ual fi voglia incontro, &
perciò Arift. nel 2.
gl'antichi* come anco hoggidi fono p«r Tan- ella Rcttorica dice,che ilgiouane è amatore
to, &itiuiolabile Afilo» e Kefugio tenuti, & della vittoria, Se dell'eccelleniia.
quindi è che appreflb Virgilio Priamo di ogni Si rapprefenta che fia armato,per dimodra-
altra fperanza di falute priuo» fé ne fuggì ali re di ilare pronto con Tarme per il continuo
Altare fofpetro che ha d'clfere oflcfo, com'anco per
£t Ouidio nel lib. de Trift. dice* offender perendo.
ynica fortmis ara reperra meis. Cioè. Porta fopra H cimiero il gatto percioche
Vn fol rifugio a le difgratie mie quello animale è Geroglifico di chi dcfideia
REGALITÀ. di non (lare foggerto,& cilet liberei perciò
DOnna giouancj allegra, la quale Oiain gl'Antichi Alani, Burgundi,& 1 Sueui(come
i

aito gtatiofo di porgere con la dcftra icfìifica Merodio^ fcleuano vfare nelle loro
mano vnacoppa d'oro, Se à canto vi fia vii'A- bandiere qucdo animaie,quafi che hnpatien-
quiia. tilTìmt à guifa di gatti non voleuano fopporta-
Sidipinge giouanc, &
che potghi la coppa rc d'tilcre foitopo(li,la faldigietta fono al Cor
d'oroneiligu.ira,chediciamo>pcrciocbcèpro falene del colore della luggine ne dimcftra
prio de giouani di donare,
i regalare^falnui» & che fi come la ruggine vuole elfcrc fupcriore
cu •
. .

Libro l^àib» 01'


D I L L I t) N fe.

per le leggi l'inipecio > & foggiogare^


inicfe Vergilio quando dice^Legefqui
inriii & manca pnet, cioè porrà le
leggi a grhuomjni, & a le mura ini-
f>ercioche quelli che òbedifcono alle
eggi) pure p9C vna certa fìrailitudi-
ne, che mettono ilCollofottoil gio-
go* e quelh che fi fotcomettono all'ac-
bitrio de Signori Potenti , medcfima-
(nente pare che entrino {otto il giogo»
onde efsendo il Ribello di natura al-
tiera» &
fuperba, fi dimoftra contrario
&c fprezzatore óqWq leggi> non cu* &
randofi del viuece quieto. &: politicoi
ticufa d'obedire al legittimo patrone,
al quale per debito, &
per legge è obli
gato, che perciò volendo noidimo-
ftrarc la malanatura àtì ribellctapprc
fcntiamojchequefta figura tenghi cà
difpreggio la Corona per terra, Cot- &
to alli piedi il giogo
RELIGIONE.
M
rà ia deftra
Atrona» d'afpetto venerabile»
veftita di panno lino biacoitec
mano aperta, & la
fopta vn'altare> nel quale arderà vna
finiftra

ouecila pofa,vcsi il nbcib cerca di foptalia


fi
fiamma di Aioco.

te» & non efscre foggctto; lo ftarc in profpctis fuoco fopraraltarccdato in vfo di facrifi-
Il

uà con U^hiena nella guift che babbiaoio cio prcfso a molre*& antichiffime nationi fino
dcttofignificaildifptcggiochefà il ribello al alla venata di Chrifto, il quale placò l'ira di

fao fuperiore con intentione d'cfsergli conti- Dioinócol sàguc de Tori,degrAgnelIi,mà co


nuamente cootcarjo, che perciò diinofttiarao, fc ftefso,& con la fua propria carne òi. col pro-

che volli il vifo indietro con la guardatura fa- prio sàgii«, il quale mir acolofaméie fi cela pcc
&
pecba>& ojinaccieuolc» la fpada» l'arma d*- falute noftrafbtto fpecicdi Pane, di Vino &
baila con il ferro in arabe le cime ne dinota nel SantifiTuno SactamétodeIrEucharcfìia.Ec
che chi cafca nell'errore grandiflìraoidella ti* fi vede quefta figura con la mano aperta, co &
bellione gli conuicne di ftarc prouifto d'ar- l'altare vna Medaglia amica Ai Elio Antonino.
me per nóefsere ficuro in qual fi voglia patte. Veftefi di panno di lino biancojper moftra-
Del fignificato della Corona Pietio Valeria- re la candideEza,chefi ricerca in materia di
noxicinbto4i.famentionech'ellafiaindicio Religione, &
però gl'Egitij non volcuano.
delia leggcpctò che è con certi legami accin che ne* loro Tempi) fi pcrtaflcro panni di lana
taconi guatila vìtanoftraè come ligata,& anzi ancora motti ii fepeliuano con panni ìM
i

ritenuta, &petòHyeton. lib.3. cof7tra Raffi' lino, mofirando cofi la Religione,, Se purità,
num dice di elTi . Et Plutarco nel lib.q'UidejiJcOfitide,
Coronam minime carpindawt ìdefì dice,che à Dio non fi conu iene cofa alcuna,
Leges Fhrium conferuandas che non fia pura candida, & perche il pnnno
Narra anco il detto Pierio nel inb.48, cbe il lino bianco fi purga,e netta più de gl'altrì,giu-
gioao medefimamcnte s'intenda perle leggi dicorno gii Egitrijjcbe fofse più conueneuolc
perche il nome del giogo il pcfo delle leggi, à Sacerdoti, &
alle cofe ài lleligionercfie cia-

fu ancora intefo da Dauid, & certamente che fcun^ahra forte di panno, òdi drappo.' \j.5r':.'i?i?
. RE. "• '
. .

523 Iconologia
R I G I o N E.

oie, come fotto ce^ti velami a{co(


La Croce «ò ne fignifichi €hti(
Noftro Sigj.Ccocififlb, òcofad'cflq
Chtifto,c gtotiofo infcgna della Rt
ligione ChciftTsma» à 'quale i Cbrt
Aiani portano fomtnavcneracioaei
pconofccndo per quella il fiogoiarl
benefìcio della redention loco
Il Li beo ne dà ad in tendere le dli-

iiine Scritture, reuelationi,&tradi-


tioni, delle auali vien formata ne gli
;

animi la Religione.
Il fuoco, hguificaia deuoiione*
^elUpuca, &
iinceca noHra mente
tendente vctfo Dio, ilchc è pcopiio ;

della Religione.
j'

Le fi dipiìige à lato rElefante,pet


efTere più d'ogn'altco animale» reli-
giofo come lì dirà : Narra Pluvio oel
Itb.S.al cap.i. chequefto animale è
taro in bontà,prudente,amator del«
l'equità, è humano, petcioche incó-
tta do rhuomo à cafo ne' deferti, che;;
babbiafmàrcitoil camino» tutto knÌ
moceuole, &
Aanfueio gli moftra ìaA
via V è difcceto,perche come diceM
DOnna alla quale, vn fottfl velo cuopta ftc/lo Plinio,òccotrendodi palTare fra armen-!
il viTqj tenga nella deftra mano vn Li- ti fifcànza tanto dellram)inte, per non far le
bro,&vnaCtocejConla finiftra vna fiamma male, che eglino ^edefioii non fé ne auue»
diftjoco, & appreflo detta figura fia vn'EIc- dono.
fante. Ma quel che fa più à noftro propofitOjC que»
Secondo la diffinitione di S. Tomafo nella ilo rato animale di Geroglifico della Religio-
2. della 2. parte, allaìqueft.yx. 6c ati.7. &c alla ne ì raccòtitéhdo pur euo Plinio al luogo ci-
queft.84. att.2. de de gli altri Scolaftici, è vir- tato, che egli lià in venctàtioDe il ^ole * le &
tù morale»per Ja qaalcì'huomo porta honote, Stelle, &C apparendo la nuoua Luna , fponra-
Se riuerenzà intcriormente nell'animo,& cfte jieamente va à lauarlì in acqua di vino fiume,
riotmcnte col corpo al vero Dio. E anco negli ^ araalandofì chiama aiuto dal Cielo, butta-
huomini talmente inferra da natura Ja Reli- do verfo il Ciclo dell'herbe, come mezzane,
gione» che come dice Ariftotelc per quella per intercedere gratia difanità.
più,che per cfferc ragioneuole, fono ditfetefl- Il che tutto vien confirmato da Pierio Va-
ti da brutti animal>,vedendofi ciò chiaramen- leriano» &
altri Auttori, £c iì Sannazaro nella
te da quefto, che ne' pericoli iraprouifijfcn- fua Arcadia, cofidicc»
z'altra dehberatione, ci volgiamo à chiamare Dimmi qunl fera ì èst dÌMe>iìehnmana»
il diuino aiuto Che s'inginocchia al raggio <ielULuna,
Se le fa velato il vifo, perche la Religione E per purgarft fcende aìU fontana i
neglihuomini riguarda Dio, come dice San Onde vedendo tante rate qualità in qucflo
Paolo per fpeculum ind.ni^mate , eflendo egli- nobilifljmo animale, non pocopiacere)& fo-
no legati àqucOifcnfi corporei i &
perche la disfartione ho prefo, conliderandcche tal fi-

Rcligioneè (tata Tempre fegrera, conferuan- gura è pioptia infegna dell'Uluftrifnmo Car-
doG in miftcf ij,cbc fono figure,ri[i,& ccfimo- <JinaI Montclparo mio Signore, p?r vcdcie,
cn^
. ^ . .. .

Libio Terrò. 5^3


the Ijugolarmentcconacngono in Sua Sijgn. ftltacon vna verte ftracciara» vilcf Te fìarà &
llluftri(Iìma le fudette qualità di Reiigionc, vna Crocea Iato, terrà nella man dtiica a'ztr»
^Prudenza, Giunitia>& M&nfueTudìue,checÓ ta verfóil Ciclo vn libro apcrro in modo, che
raridimo eflempiorifpUndono nellacpctfona para vi fi fpecchi> nel quale fiaicritio
d'eflb Sig.CaidinaIe,- in modo^chc non pu- Diliges Dom'uium Dem» tuHm ex tato corde
re rhannarefo degno del gradodelCardina- tuo'i&ex ma animai; tuayO" ex omnibus viri-
iato,ma Jo fanno anco di^nifiìnia di maggior huìtuis. Hoc efi prìmum & maxrmnm Wiin-
honorei&.efalcaitone, come viene per i Cuoi datum» fecttndum autem fi/nile . Huic Dili'
j^4n menti' da tutto il mondo dcfiderato» ges yroximam ftcut te ìyfum . In hts dtiobus
Religione. mandattstota lex fendei, & Vrof/heu .

DOnna veftita d'vii.Camifcio,StoIa,& Pi» Sr irà appoggiata con la man finiftra in mo-
uiale>e (larà.(bpca'Vna piecis quadrata' dor ch< paia fi ri pi>fr Copra la banda dritta del
come habbiamo detto in i»!tre figure 'iella Re tronco trauerfodclU Crocei He dalia banda
figio^e, terrà con lafihiftra^ mano, con bella finiftta del detto tronco, penderà vn freno, &:
eratia vn belliffìrao' Tempio, & per tetta vi calcara con 1» piedi vna morte m terra quiui
lata vna Cicogna. con vna Serpe nelbecco prorttara,.inmodo-, che lìaiaCaiuana di ella
Religione: piede della Croce. Allafignificanonedel-
DOnna di Maeftà,^kdi grauita, veftita co» ladetta figura, pache tantobene,&co(ì fa
manto ricco fatto a vfo di Piuiale haue- cilmente è (tata ftefa, &
drchiatata da vn bel-
tà velata la teda, (opra la quale lo' SpiriraSà- ringegno,nell*cpigrammafcguente, non oc-
to rifplcnda con la luce de fuoi raggi in forma corre^che vraggionga aliraefpofitione
'di Colomba. Starà detta figura fopca vnapie- Qtunam tam lacero "verità, tri cedis amiclu 'f
^tra riquadrata, che dinotaChrifto Signor no- Rtl/igto fttmmivera Vatris- foboles
ftrojilquaJecla verapictraangolàre,chedif- Cttr vejies vUeslfompas contemno caducai
'

fe il Profeta riprouata da gli Edificatori della Quisiiber hic ? fatris Itx veneranda mei .^
vecchia Legge,& e per eflcr polìapofncl prin» Chrnudum feSius f decet hoc candaris- amicH
cipal cantone della fua Santa Chiela ^ non è Curtnnixa Cruci ? Ctux mihi gr^raquies.
)akuno,cbe pofla potui altro fondamento»co- Cùr alata T hominesdoceo fuperaflra volare
ine^diiTe San Paolo. Cur radians ? mentisdifcucio tetiebras .
Ha quefta figura da vnabanda vh fanciut- Qftrddpcethoc frenumìmemtscohihere furores
tauofe di Mosè,con alcun«' rofe, &c
lo con le Cur libi msrsfrAmitHrìmors quiamortts ego».
alcuni rami fccchiv per mofttarelc paflate ce»^
rimoniede Sacrifici) anticbi,&dall'àlttaban-
». E L r G I O N E
dà farà vn'altro fanciullo, che foftiencif libro
de SS. Mauritio, e Lazaro>•
de Vangelijyperche in Chrifto rerminorono"
tutte le profctie, & lecctiraonìe della vcc- DOnnavecchia, d'ardito , èé cor^iòfo^
chi a legge. armata d» corfòterto all'an-
afpettOjfarà
J

Tieile ella nelUfiniftramano^ la verga del tica corrornamen ti nobili ^aurà lòRocco à
'^

Sacerdote Aaron,& nella deftra le chiaui dei- lato, &in capo vn'èlmo cinto" d Vna corona
la PotcftàEcclefiifìicarperapiirc,& ferrare il d'oro, è per cimiero vna fiamma di fuocor Le
Cielo àgli huomini conforme a' loro meriti. chiome f.ranno ftefe g<ìr per gl'homi-r; , fa-
Dunque da quefìovcror&viuorirratto è na- cendo moftra leggiadra, e bella, inmezo al
ta lanoftra Santa, i5i vera Religione modello petto hauerà la Gran Croce delli; Santi? Mau»
di faluie fabricato da Santi Dottori fópra le ritioy&Ltszaro.
pietr&riguardarc dciquattro Euangelifti Scrit- Sotto all'armatura porti vn 3 vefte di drap-
tori delia Legge piena di Spirito Santo,di Re-- po roflòv&foprahabbiavn ni^nto d'oro co'l
iigìonei di fuocord'amore» & Carità quale con la mano fini(!'ra moftti Hi coprire,
e ài fouueniie "n poueroleprofó^che li giace
R£LIGIO>JE VEKA CHRISTIANA .-
apprcffo, tenendo anconclla detta mano vn

DOnna .:li bello afpettoicircondara intor- fibrcNe piedi hauetài cothurni d*oro>orna-
i

ti di varie gioie>& Cotto il pie finiftro terrà


vn
no di lilplendenri rag^i.hauevàr petto
MmcQtrU fco;>erto*-&allefpaire l'aiifatàve* Turb'^nce,.Scimitatic, Atchi,faretre , & altsc
arme
•524 IconòJogìi
E L I G 1 O N
de SS. Maucitio, e Lazaro.

ta,6c Vaicntiniano Tmperadori necenl<


pi de quali detta Religione talnienco
tilaceoa» che per tutto il mondo s^cca
diffu&mente (patfa* e dt|aCi>tta» eia &
fu ne gl'anut del Sìg.^60. fu poi accre",
fciuta di molti PniiiTcg» j. Grati?) Ptero-ì
gaiiue da diucrfi Sommi Pontefici co«
ma fi legge nella detta Bolla» 6c in par*
ticolare AleHandco Quarto gli diede in
perpetuo non folo la regola di Sant'A-
goÀino» e fuoi ptiuilegi)* ma anc«» gtl9
confirmò tutti i beni? PolIè(rioni.& al*
tri luoghi che Federigo Piimo Impeca^l

tote nominato Batbaroda glihauea do«'


nato in Sicilia» in Calabria» in Pugliajfic
in tetta di Uuoro come fcriue il fudetco ,

SanfouÌDO]ó^ perche per l'ingiuria de iì


tempi deti» Religione di S* Lezasoera
j
talnente màcata»chefi poteadirquafi |
eftinta» Piacque al Sommo Pontefice
j
Pio Quarto di fufcitate quella antica'^
MiUtia}& per Tua amplifiìma BolU nel-
l'anno 156^. Creò nuouo Gran Mae-I
ftro di quella l'IlluftrilTìmo Signor Gi2« 1
noto, Ca(l)glione Milanefe della cuil
Cafa fu Papa^Celeftino Quatto. Cod- Ì
'

«rme alla turchefca in atto di conculo*rli con cedendo à detta Religionenoue Gratie>In>«
-^ifpteggtOj&c col pie defiro paiiniéte concul- munita» e Priuileg:> i quali fumo poi ipode-
chi rHcrcfia,per la quale fi rapprefienta Dor> rati»& dichiarati per vna Bolla di Pio Quin»
Ila di fpauenttuole arpetto^bructiATtma» edif- to,& doppo la morte di detto Caftiglione d<H
forme»che ferita dairbafta che detta Religio- tempo di Gcegotio XIII. 11 Screniflìipo Emai
ne tkne nella man deftra, fia caduta io terra» nuele Filiberto Duca di Sauoia zelantifiìmo;!
gittaii^o per bocca fiamma affumica ti.Haue» delia fede Catholicahauciido penfieto diin^'^
tk i capelli hiffuti, e dilbtdin;itara«nte fpat fi» fìruirne vnaReligicfa Militia fottol'inuoca-l
il petio> e patte del corpo» e k raatsraeile a- tionf dtl Gloiioto .Santo Mautitio Marnre«ev
fciutic, e affai pendenti, pofando ìé nutno dc- Regola Cifiernenre in d^fièfa ài Santa Fede^
^
:fìra fopr^ vd libro fuchiuib dal qutle figno v- in tutti i fuoi ftati di Sauoia* e del Piemonte» i!
iiciti : òi ejfchino varij» e fpaucQteuoli ferpeati fudetto Pótefice tfiendo informattfliìmo del-
per tetra. la bontà» e valore di queOo InuitifTimo Site
Si rapprcftnia che fia vecchia» pertfl'erc prontamente gradì il fuo pio pcnfiero» e Io
<]uefta Religione più antica di tutte l'alae^» Creò Gran Maef^rc di quella e dopò h perfo-
eflcndochcqueftaMilitia de Caualitr» di S, na fua tutti ifuot fucceflori nel Ducatc.come
Laaaro (fecondo che i«ft»fic# Franctrco ian- fi vede nella Bolla di efso Gregorio l'Anno

fouino nel fuo uattato d^U'Oiigtnc d^ Caua- i;72.pitmo del fuo Pontificatole vedendofii
iierial lib.i. com'ancorfi lega* chiaratnfnte gran procreili che fotro sì gran Duce per il
iti vna Bolla di Pio Dfo.&
Quio)ti»rf à hsuato prin- imo finguiatiifzmo valete in honore di
cipio fino al tempo dt S.B'^fifió M agno>augu- efsaltatione della Fede Carhnlicafipoteuano
menrata, & ilUjUtata dal Spmmo Ponteflce fperarf non fcilo in quelle parti» ma in tutta la
^ma(b Vùmo al tempo di Giuliano Apofìa- Chn(iiaaica»rl medefim^Sfimfno Pontefice
Cic-
.

Libro Terzo* J»f


(stegotio nel detto anno 1^72. Vni la Militia SS. Maadtia, e ttzaro } non (blo come pctf^
e fLazaro à
j; S. quella di S. M..»;»;»^..^»»^^
X ^.,-iu Ai e Mauritio
creando pciairoptefa»raaancopetrhonorCiefiucrcn^
di
Gran MaelVrod6Ìi'vna,& l'altra l'ifteflò Se-, za*cbefelideue>&per fìgnificarela memo^
ceniflìmo Emanuele Filiberto Duca di Sauo- ria della Paflìone del Noftro Redentore il
ia» e fuoi difcendenti> con concedergli tutti i quale per mezo della Santiflìma Croce ci hir
Priorati, Precefforie, Ben efitij, Hofpitali, Ca- voluto redimete co*I Tuo pceciofinìmo faA*
fiellb Ville, Cafe» PolTedìoni, Ragioni, e be- guc.
Si di qual fi voglia forte di detta Religione,e La Corona che gli cìhge 1*eInio denota nS
lilitia di S. Lazato» come piìi ampiamente folo la fublime grandezza di ouefta Religto*
appare in detta Bolla * Dat. Romaapud San» ne> ma anco la Nobiltà ecceua della Regi»
Gum Petrttmt Anno 1 jyx. Idiùus Notumbris, {lìrpe de Duchi di Sauoia Gran Maefiri» e ca»
Aimo Primo, Et vltimamence Clemente Ot- pidi tanta Militia» &
pereHere che nei GIo-
tauo di felice Memoria l'Anno KS05. per i gra riofi SS. Mauritio, &
Lazaro, coro'anco nel
meriti del Serenidìmo Gran Carlo Eiiaanue- tifplendentiflìmo Gran Maefìro della lot9
le Duca di Sauoia cagionate in particulace Religione fi fono veduti Tempre cuidentiffi-j
deli'Ardentifiìmo zelo <M Sua Altezza Sece- &
mi fcgni d'amore, di Carità qual e vn affetr
mflfima verfo la fede Catholica* e Religione co puro» &
ardente nell'animo verfo Dio»vec<»
Chriliiananon folo confirmò l'vniotte delle fo le creature* perciò fi dimoftra che porti im
Mtlitiedi SS. Mauritio, &
Lazaro>ma ancora cima dell'elmo la fiamma del fuoco* Onde il
gliconce(renoue,& diuetfegratieje dichiarò Pattiarca Giuftiniano nel Mb.de lignoritdttCK^m
alcuni indulti, e Priuilegij à fauore di Caua* t.anbinigliò la Carità al fuoco, dicendo
iieri,vfando poco dopò \i principio della fila Meritò^nicomparatur charitah quiafieuB
Bolla i'infrafcritte fingularidìme parole in ignis imperiose ferrnm qttaft ignem efecitti
hoDoce, &
Encomio dell'iiledo Setenidìmo itavi charitas ignitam redtdit artimamtqmm
Carlo Emanuelce di fuoi Gonerofi Caualieri. poffidet»
Nos de^rAmijfis omnibus \ & (tnguli plenif» Le belle» dcvaghillìme chiome TparCe gidt'
pme informati, tamCarolum Emanuelem Dh" per gl'homerij altro non fignificano che I
€tm>& Magnum Magijìrum» qui prdter fui nobiiitlìmi penfieti> che fi raggirano nell»
generis ex Clariffimis Imperatoribus dedu^ candidi{Tìma mente di quefta Religione fem*
éplendorem, &
eximia erga Eccleftami Se & •
prc intenti »'« difpofti all'heroiche tmpref»
dem Apoflolicam pradt^am deuotionis & fidei lenza diCcoIlarfi punto dal centro della vecs^
feruorem » non fine fumma animi pietate , & virtii.
fortitudine, ac flagranti tuenda» & propagati' LaveftedidrapporofTo» è per fignificaré
da Religionis Catholica T^lo gererecomproba- non folo la vefte rolla dell'habito proprio eh •
tur, fuorumque progenttorum exemplo ami» hano tutti Caualieri di quell'ordine > ma an*
i

quam illorum ajlimatime, ac perpetuam vir- coi] defiderio ardente,e la prontezza de me- i

tutis , 0" glori& hétreditatem quafi per manus defimi di fpargere il proprio fangue per Is
traditam , faeliciter '
conferuare contendit , SantifìTima Fede, ad imitaiionc del Gloriofo
quam milftespraMiot fingulari nofir£ beni^ S. Maurilio Martire, e fua Legione difoldatl
gnitatis , & mumfÌMntia fauore , profequi , Tebei, che nell'Anno 501. alli 11. di Settem-
ac alias prAdtBa Militia SS. Maurit^* Cf bre volfero più tofto morire per la Fede di
L^Kjtri indemnitati decori y ornamento & Chrifto, che obedire all'empio Imperadore
€onfulere diffendtjfquc occurrere volentes, e MatTìmiano in facrifìcare à 1 fallì Dei.
quel che fegue. Il Màto d'oro iSenota la pcrfeitione diquc^
Si rapprefenca detta Religione chefia ar- fta Mil»tia,laquale,con pictà,e carità,e conti-
snata sì perpropno inHicuto de Caualieri, co* nuatTiéte proniilTima in fouaenire, aiutar» &
me per l'habito^cqui(lato da quefta inuitta ipoucri.che perciò tapprefcnta che co e(To
fi

che come degna Guerriera di Chri-


Militia, manto cuopra il leprofo* fecódo il proprio in-
hàfempre combattutcdc continuamente fi è dee
iko itituto della Militia di S.Lazaio, come
combatte per la Saniiffiraa Fede centra ogni digniffima.e pijfTimaje di ta-
to il che è opera
libello di Santa Chiefa. to maggior merito, quanto tal male della
Le*
Fotta in m^Ko al petto gran Croce de aborainatione apptel-
la pra era,&l in maggior
. . , . . ,

5»^ Iconologìa
foltutti.cliel'antica Legge tomandaua che dcll'heretico, onde Agcùiao tte defrittotti
ileprofifodeTofcacciati fuori, e non habitat, dice, ;...
fero con gl'altri, come fi leggenel libro dcNu tìAreticui efl» qui cot7cept4tm uouis trrprit
rncti al cap.5. Onde per quello eftrerno bifo- ptrfidiam pertinacner defendtt . •
,

gn^o il Qian Maeftro di queftapi? Re'igionc ii i. pprtlcnia brutriflnr»3,& disfcrmespec


profeflaar- ch'egli di fouucnirc non ft Iimcn- cflersrl'HereCapriua della betlezzay della &
te(come habbiamo detto) 1 leprofìitna anco à peifetiione della vnità Chiidiana, per il cui.
quanti ipf6rm'»& ^Uri biC>gn'- fi di con «nuo mancamento l'hucmoè più brutto deij'incf-i;
aiuto, &
con far ciò moftra lalHadi alli fuei fodemoniO:& perciò C'prianr de Z^jp/>dice«
G^nctofi Csualieri, &
altri quanm frr deb- Deformts quffquc fue Dei decore
bono ancor loto, che perciò piaccià.al. Gran- Sjj'ta pei bocca fi 'm mi arfumicara, pcriì*>
de,. & Onnipotente pio di conTruire c<:.n gniht-arc l'empie pcifu^ficii:& iHcttoprauo
cgni felicità m a p,2;ior e. Sua Altezza SereniG- di ccnlumarcogniC'Taà. lei crntiaiia. .•

fìma> con Ifi fi;a fublimeye rifpjendiente Pcole. Ha i crini fp.rfi, & hitfuri per dinr-olìrarc Uj
il libro, che tiene con la finiftra mano di- rei penfieiii quahfono fcnipre prcnti in fua
moftra )1 Pfsheno abbteuiato ; che recitar fo- difefa
gliono tutti i C«u .licri diqoefta ReIigione,e Il corpo quafi nudo, fign fic<i effere nu;^a>
le Regole, &: origini della incdefima, per in- piiua d'ogni victij, 6c vig. te.
fttuÌE.e<&: ammaeftrafe i fuqi fuddiri , altti &
Le mammelle afcutte aH ipendenti,d(»> &
fceo^idogl'oblighi diquella>ond(? anco fi ma--; nolano 1". ridirà del fuo vigore interno, con il
nifeftaniJ l'opere rpitituali, corporali, di detti.t quale éimpofi'bi'ediporetdat nuirimencoiC
Religione e fuoi Caaalieri. far opere degne, &
meritorie di vira eterna.
Glifi>dannoli cotburninelli guifa c'hf;b- Tiene il libro fuchiufo fopra il quale fi ap-,
bi^mo detto, come calciamenri folsri porrarfi poggia onde n'cfcono vadj Crpcnti, per di-
da Heroi,Piincipi,& altri perfonaggi di gran- mollrate la falfa doitrinsjc fue ncciue fenten*
de aff.ue,^ però nella Càt.al 7.fià le lodi dice. 2e,checcme varij>& velencfi fcrpentifpatfi
Quam pulchri funtgrejfm tuiin calceamen- per terr3,moftrano l'effcttr che ne fé-
pt fiinn.»

tif filia prifìcipis guc con fcminare opeiarioni c6-


varl<:,e f.lfc
Tiene fotto il pie finiftro vn turbante, con ttarie, &c difcord.'nti d;l!a Santa, e vera Dot-
aìircarme turcbcfce, per fignjficate cheque- trina Catto'fc^, e Chrifijana, OndeS.Gio.
fìainuitta, Se inCuper^biIe Militia ha p(u vol- Grifofì.neU Homeli^ 46, in i>.vM art- dice.
te con ogni ardire combattuto, e vinto li (ce- Sìcut ferpentes varij funt in corporea fic ha*
le^ati M3humctani>& altri nimtci di Dio, i rencivarijstn erroròus
quali percftcrminarela Religio le Chriftiana Molto (\ potrebbe dire per eHiaggerare la
hanno fatto prone gcadilTìme, onde per il be- grandezza di derts Religione dclli %%. Mau-
neficio grande che n'è «ìAiUaio al Chriftiane- rino, &
Laziro, e per accennare patte de gl'-
finìo,hàqueft<> Religione meritato di riceue- Encomi) douuti jI Serenifiìmo Duca di Sa-
fe molti fegn alati fauori,c Priuil g'j da d uerfi uoia, Gran Maeftro di e Ha Religione, à faa &
Sommi Pontefici, Imptradcri, Rcg; , $t altri rifpkndéte, &: ieseniffiroa Caf.<, di cui fi può
J?rincii?i fi come fi è accennato mcritamcnre dire, SetKper homs mmenque
Gli li dà l'hafta perfegnod'^n fommo bo- tuum Uudefque manebunt.
llore. la qualefoleua dare non fol:; à quelli,
fi M..perchv la badtzzi del mio debol inge-
ches'e«ano porrati bene in guerra, ma anco gno fublimai fi non s^uò à tanta altezza fotto
V
comf narra Pieno ilerinnò'l.b.4Z. de i fuoi fi'entio acchiuderò gran cofe afi'Curaio da
1

Geroglifici, apprcflo gl'Antichi è ftata io tan- quel detto di Tctentio.


ta vencratione,che era tenuta in luogo di dia- Tacens fatìs lattdut, e "'i Prcpcitio
dema permfcgnaReaìe. Quod Jì dififtant Virts. audacia certi
Lofl:arccondimr{tratione,&con prontez Laus erti, w fK.agr.'is C
volwjfe fat efl 1
za di rotnbitrere, & con maeltreuok fierezza Inlode dcilu Religione dtlh i>5. Mauiitio>
TOoftco. d'haucr ferita, &
.jtternta l'H>.iefia,la £c LazaiQ.
<}uale fi fa ih fpauenteuole afpettcè per dino-
tare l'vitimo grado di petuctfità inuctqrata
AHA«
. .

Libra Terzo. 527


ANAGRAMMA PVRO HFicNic mrrorpugnant dum
aflra ptiUulat Martìs decut,.
Dd Sig. Giulio R- ipigliòfi da Piftoia .
; ipja ferit certamma%
"
òiJli tjì nitore mtra, si p^almis nitens
Religione dellt Santi A^auritio e LazAro Ficloricrum ga^a i Nam pugnai Deo .

In te gloriai in te d valor [1 arma dt Xelo »

OPiononmen, che fort^ De eod'em ordine militari »


Pregia d Italia, hmor di Martcte /limai.
Cataro fìttolo à*tìeroi». AD CA R O L VM E M A N V £ LE M
Jien^à ragion tlt puoi SabaubixDucem.
Doppia vita fperar doppo la prima y
Che [e la gloriai e'I "^lo E P I G.
M nome m terra ponnot e l'alma in Cteb
Immortali fermar doppo la morte , D. Francifci Aloni) Ortenfis^
E, in te gloriale in te con [amo ardore
Di Xsl fi arma il valore . PEgmata magnanìmòs Regum reddentiét
cult US ^
De ordine Militari .SatK^toruinMaudtij». Quoque facros referunt cum pietate- Patret,
Se Lazari Te genus inuiiìum bello* nuliique fecundum
ANAGRAMMA PVRVM» Carole proclamant, Relligione Ducem :
Es pìus, V fOrtis :
t docet hoc Mauritius ordot
Eiufdem Auétoris
Jllud & inutSla parta troph(£a ; mam
f^elìgio Santhrum MkHritij & Lazzari. Eorua namque agere ivdefejfolaudis amore.
Caz.a. vicariar Hm ejlilli mira nitore- Et pia, Jolius Emmanuelis erit .

RELIGIONE FINTA.
r^Onna con habito graùe Iim-
L--/ gOjà federe in vna Sedia df'bi^
iò,fopra vn'Hidradi fette capi, ha-
uéndo detta Donna vna corona in
tefta piena di gfoie rifplendcnti co
moItiòtDamétidi yeli*& d*brò,Qel!a
deftra mano ha vna razz,i d'oio con
vna feipe dentro. Innanzi à lei fon»
molti inginocchiati in atto di «doì
taild)& al<?uni ne fótio morti |Jer tee
ra^ perche i falfiammaeftramentide
gl'efleropi): allcttano co qualche ap-
parenza di piacere» òdi finta com-
modjtà terrena, ma al h ne prepara-
no l'Inferno ne'l'altra vita. Oc k c'à^
lamiià nella prefenteiche per fécrc*
ti giuditijdi piojvengonain tempo:
non. afpettato. '
'

REMVNERATIONE..
D.Onna d'età viri'e, coronala di
corona d'oro vcftira d'habitO'
nobile ticcoi& fontuofo,che feden-
do tenghi in grembo vn braccio, da
mifurarc&rche mofìri con gran di(j
(ima pronrczzadi porgerealttai, co
la;
. . . .

5*8 Iconologia
fadeftra mano vna ghirlanda di Lauro,$c vna
Collana d'oro* & con la fìnidra vn mazzo di REPVLSA DE FE|ISlEai CATTIVI.
Jj;>ighe di grano» & vna borfa piena de danari.
Si come Tono dmerfe le fatichete le ferui-
tù che fanno grhuominij cofi volendofimo-
VN huomo che tenghi per li piedi vnpifij
ciolo fanciullinote che con difpofta at-« |
fttare in piriura la Remimeratione di c(Te,nc- tiiudme lo sbatta m vna pietra quadra, e per
ccfTariamenreconuerrebbe che dmerfamen'^ terra ve ne fieno morti di quelli, che già fieno
tefbUecocapprefentate» ma pecche volendo ftati percoHì in detta pierr a

noi dipingere quella delie fatiche»^ della Ter- Perche tutti Teokgi cóCentoQo, che Chrt
I

uitù virtuoCa per elfere più pcopria9 &


conuc- ftoè pietra, fideucartentamcreauuertite nel
neuole,dell'vna>& dell'altra intendiamo di Salmo $6. Super fluminaBabilomstVvìticao
parlare» &ladare in difpatte quella che fì faà rerzetco,oue h parla de piccoli fanLiulli sbat-
£ente à cui fi fa notte auanti fera tuti fopra la pietra , Beamsqtù tenebtt» & olii'
Diremo dunque che la Remuneratione è det paruubs tuos ad f etram . Cofi dalle Pa-
vn atco>& con arcione di liberalità con cermi- rafratì efpolto. Beato è chi fi terrà, ouero c6-
ne, &c mifura, & (1 eftende in doi capi princi- tenerà dalli viti) , & romperà piccioli fuoi»
i

pali IVnoc l'vcile, 6c l'altro è Thonore cioè primi moti alla pietra di Chtifto, che è
Si rapprefenta d'ed virile percioche eiTen- ftabilefoftentamento, & bafe dell'anima no-
&
do in dettactà il difcotfo> il giuduio, cono- {Ira . Però noi tutti douemo rompere li noftri
fce il giufto> de il conueneuole . Tiene m ca- penfieri di cattiui affetti mentre fono piccioli
po la corona d'oro perche é cofa da Principe auanti, che crcfchino, &
s'attacchino alla de-
da Remunerare altrui, benché Hoggidì po« liberatione sbattendolucoroc habbiamadec-
chiffimo fi metta in opera,& ciò fia detto Cen* to, nella pietradiChri^o,cioè volgendo la
zapregiuditiodichiefercitaslnobilartione, mente noftta e'I cor noftro vcrfo Chrifto,col-
11 veftimcnto nobiIe»ricco,& fontuofo non locando in lai ogni noftro penfiero«& quefto
folo ne denota la grandezza»^ nobiltà dell'a- è parere di Eutnimio, cofa che prima di lui
oimodi chi bà per oggetto- di beneficare al- detta l'haueua Adamantio, Ouidio ancK'cgli
tcuij ma anco ne dimoiata che chi remunera ancorché poeta gentile ci dà còfiglio da C bri
conuienec'babbi da poter remunerare. ftiano, quando nel primo libro de remedij ci
Sidipinge che fieda, & che téghi in grem- auertifce, che facciamo refillenzà alii primi J
bo ilbraccio da mifurare per dinotare che la niotiin tal maniera. .

Kemunefatione è parte della giufticia» eifen- Dumltcety &modici tangmt gr^ordia motHSi
dO'Che chi giudica) 6^ roifura le q,ualkà delle Si pigetin primo limine fifie pedem .
perfone fecondo i meriti loro^& non dà all'i- Opprime dum nona Jiwt [ubiti mala: femim
gnorante, quelloche fi conuiene per gjtifìicia morbi y
vai virtuofo . Il porgere altrui con la delira ma- Et tuHs incipiens ire repfiat eqnur .
no, con prontezza la ghirlanda di lauro» la& Nam mora dat vires tenenti mora *. perco*
Collaaad*oto,& coalafiniftra, le fpighc di quii, vttas.
grano, &la borfa piena de danari » ne fignifi- Et laltdas fegetes» qu^frit kerha féuir.
ca che fi come fon dtflfercnd gli (lariy &
le Qua prabetlatasarbos fpactentibusvmbr-as^
conditioni delle per fooe, cofi ella riconofcc i Quo pofita e fi pnmum tempore^ virga fuiì».
meritcuoli chi con Tvcile, & chi con l'honorc Tunc poterai mambus jummatellurt reuetlii
nella dell'honore fi diraoftra con laghirlan- Nunc fiattnttnmen\um virthus atdla Jut^
3adi lauroidt conta Collana d!oro ambidui Quale fit id quod amas celeri ciratnfpice menti
prctoijche fi^dannoà perfone di conditione* Et tua Ufuro fubtrahA colla tuga,
& degni di gf adi , & dignità', & fopra di ciò Princtpijs obfia, (ero medicina paratur,
dice Cic, z. o^.'.Melius auud'bomsìquunt a^ict Cttm mala per longai conualuerc mwaf*.
formatos beiìefìciur/i collocar i puto, &
perlacó-
aE S TI TVTIONE
iìderationedell'vtile le fpighc di grano, la& .^

borfa piena de danari,che CTÒ fi dà- à quelli i


DOnnaj la qualeconra danari con la m?r
quali fon degni, ma di più bado ftato,.& q^ia- deftra fopra la finiftrafua, & à c;>nto vi
ini diqaeJli.t'habbiamo detto di foprta .^ farà^ vna cada, Se vn ^cchetto di danau
U
. . . . .

Libro Ter 2'». 527


R I P V L S E DE P E N S r E R I C A T T IV I.

Rejfurretione .

O RETTORI Onnj ignuda, che


nif^polt ira.
cfca fuota dV-

CA.
D Onna bella, veflita
riccamente»
con nobile acconciatura di te-
ftaraoflrandofi allegra» piaccuole> &
terrà la deftra mano alta , &: apcrta>&
nell-ifinidra vno fcettro, vn libro &
portando ne! lembo della vede fcritte
quefte parole. Ornatus prdfuafh: il &
color del vifo farà rubicondo. Se alli
piedi vi farà vna chimera, fi come fi
vede dipinta al fuo luogo
Non è huomo si tuflico,&; sì feluag*
gio,che non fcnza la dolcezza d*vn*at-
t ragionamento in bocca di per
jfìciofo
fona faconda, che fi sforza petfuaderc
qualche cofa, però (i dipinge bella,no
i)ilc,&: piaceuole,tiene,la defifa manp
alta, 6c aperta, petcioche Rettotica
la

difcorre per le vie larghe. Si dimoflrà-


tioni aperte, onde Zinoneper [edita
qua, &
là fpai:fe,& per le mantallarga-
te per tal gefìola Reitotiea interprc»
taua . Et Quintiliano riprende quelli»,
Il cantaiCi cianati d'vnamanoncil'alcraici
che orando in qualche caufa, tengono le ma-
dimoftra» che vno, che fa rcftitutione della ni folto il mantello, come che s'egli tcattaflcW
Tobba non fùa,non priua di cofa alciina,anzt
ft
ro le cofe pigramente. ,

moltiplica in se fteffo le facolrà> difponendo Rcttotica è dòmi»


Lo fcettro è fcgno,che la
coisì Creditore ad c0er liberale verfo di fejo»
il
natrice deglianimi»& gli fperon3,taffrena,pie
uero moftca che la rcftirucione dciie edér libc ga in quel modo che più gli piace
ta,& la deue fare ciafcuno da sé fl:e(ro9fenz*al-
li che qucfl'artc s'impara
libro dimoftra,
tra jnezzanicà
con lofiudio, pcrnwn hauetfida alcuno io.
La calla» &
il (acchettcci danno fegnojchc
peifetticne per dono di natura.
tantoilpocc,quantol'aflaifidcuertftituirea' Le parole Orrtatur, & perfm/iOi infegna
tropiij Ì?adroni .-
no l'offìrio della Rettorica,chec di infìituirc

altrui a parlare eonucnientemente per per»


R E S S V R E T T I O N E.^
fuadere.
DOnna ignuda, che a ttauetfo habbia vn
velo,& con là finifìra rengavna Feni-
La chimera, come è dipinta al fuo Iùogo>
Nazianzeno, e lo cfpofirorc d'Hcfiodo inten-
cct la quale per opinione d'alcuni Scrittori, è dono per quefì^o moflro le trepartidclla Rcf
vccellò, che fi troua nell'Arabia, ouc fé ne ftà toricaicioè la giudiciale per lo Leone, per ca-
féaza compagnia delia flia fpetie,ò«: quando è gione del terrore, che dai rei,la dimoflratiua
vecchio , pei longa.ctà, accende il fuoco con pet la capra, percioche in quel genere la fa-
l'ali a! color del Sole,es'abbruggia vpoi dalle uella fuole andare molto làfciuamente vagiin
fue cenerine nafcc vn'ouo oc da qucfto eHa dò:&: vltimanaente la Deliberatiua pcriò Dra
rifoige.gioi.ianea viucrevn'altra volta per far gene per cagione della varietà de gl'argomen
l'iRcflb alla vecchiaia, & è molto benequefta tu8c per li alTai lunghi giti ^ attuolgimenti» &
anione celcÌHftEji dd jLatontio Fiimiano deqaalifadi meflieie perilperfuadere
LI RLC^
. ., . .

3ii8 Iconologuti:

RICCHEZZA di non perderla, haueodone il pofTeflb ^


Il veftimentO)deII'oro>rooftr3, chele Rics^

DOnna vecchia, cieca, &;veftita di pan-


no d'oro Cieca^dipinge Aiiftofanela;
chezze fono beni
airintecoaquiete,^&
eftetiòti^jtk che non 'fanncx
.. al ripofadell'huonx)
Ricchezza nella Comedia intitolata- Pluto».
perche pe e Io pia fé ncvà.ih.C3fad'huomini. DOnna in habito regale ricamato con df^
*
poca metiieuoli ». a quali fé hauefTe occhi » uerfe.gioie,di'gi:aaftima,che nella roait'
che le fetuiiferoition fi auutcinarebbe. giamai; deftra.tenga;vnacoron:3( lmperralc,& ncllafifj
onero perchefàgUhuotnini ciechi allacogni- njftravnoiSccttro&vn vafo'd'oro appiedi.
lione del bene con vn fimo raggicche appre- Ricchezza e porse(rioned*oio,d*atgcnto»^
lenta lorode commodÌ9 & de piaceri mpnda- gioie, jStatii terrenÌKcdifìu]^ giamenii %. ferui»
nts fenzalafciac tofo.vederl!i vera Ilice della, vefìjmcnti,.&c. i
victà<, fé per pattrcoiac gratta non è,(upetatà la La Cócona<ia>mano> to^Scetra^ & il vafo X
fua inclinaiione.. piedi» moftrano,che:la pnm8,d( prin cipal Rie
Si dipinge vecchia^perche inuecchia alcu* chezza,è po(7èckre.U volontà deglihuomiar:,
mcoì penfìerod'acquifìcaira.i.altticoi. timore: come: fanno i.Re .la feconda è ti denaro
', -

R I C O N C I L. I A T O N I E D' A MOR E..

Del Sig; Giai.Zaratino Caftéllini o,

'<
La Riconcilìationecvna:riiK>aati<K
ned*àmore, che fifaicol ritornare in
oraria della cofa amata jjmpcrciochc
;. dall'artiere era gir amaDt^nafcono con-
tinuamente fofpetti » ingiurie V a qua-
gli fuccedcno lo fdegno-, l'ira*». 6^ la
: guerra „ comevsg^mente cfptimc Te-
rcntio'. Jn amortìj^c omnia infunt vaia:
'

inìurU % [u^icionesùintmicmAfittdHct^t
Bellum, ^axrurfum'
ILracddirao dice HoratioJiella Sati-
ra 3. li bj.-.

In amore hs,cfttntmala bellum-


Paxrurfum
Le quali differenze occorreno mnto
i, quanto più fi
più fpc flb aroaijSd quan-
ta più vno aaia , tanto più ogni mini**-
ma cofa. l'offiiade,ripucandofi di non
erseie ftimata dalìàf cofa amata con-
forme allo finifurato amor fuo^ che &
: iì fàccia" «otto a i meriti fuoi, onde fj-
e lietìcHteconccpifce l'amate dentro di
fé f'iegno, & ira ,.in tal modo cHc non
penfadi portare più arootCianzi s'inctu
dcUfce nell'òdio,mà sfogata Tira co far
dirpetti alla cofa amatai fi pente dcll'cv
T\ Qnna gjouane, allegia,,cocojiata dVna; diO,c be le h à port . tOiO 6 può più ft are in ira ,^i;
•*-^ ghirlanda d'herba» chiamata Anacam- ingtterra, ma btama^Òc cerca lapaccilaqualc
pfecote porti al collo vn Zafiro> nella man
-, ottenuta gode nella Ricòcilianonc d'Amore,
ikittavna coppaiconlafiniftra tenga per ma- dell'aquale è cinoaara»noro è quello diTcren-
tto due pacg olcti Amori lio, ufmantÌH/tTtrAamàr$sredmttsfanoefi .

L'hct-
. . . . .

libro Terzo • 529


L'hcfba Anacampferotc farà figura della Ri Tpecifìca. Inclita donarnmìnaho feptem tripo^
^onciliatione, poiché gì antichi tennero, che daStdecemque auri talentai lehetes vt^wtii equos
^ltattodiersatitorndfsero^hannor),ancoiche duoaectmt item [cptem mulieres pulcfjcrrtmas,
con odio foiscco depòftj» fi come lifecifce Pli- mter quas fìliam Brijei
nio lib.14. e jp.ry. nel ti-ie. I prelcn 11 dunque hàno gran forza di inc!ur*>
UZsthto di colore azairoiCttulc al Cielo fé* iQ lacofaamaiaallaRiconctliatione, tanto le
reno,fcruìr4 per fimbcio della Riconciliauo- '
è dama interefsaia,quanto nobile, &
liberale
ne»che atreca jll'amoKi fereno.ftsto di ican- d*2nimo>perche s'è inierefsata, fi moucià aiia
qui'ifà.perchehà virtù Ricoiici'ianua>& mol- Riconciliatione per i'intcrefse di quel pref cn-
to vale ànfoiccnareia pace perquu-itoatietU tt;, fé è nobile»^ liberale d'animo ii
mouerl
Baitolomco Ai.i^lico lib.xv). cr:p.83;pcc aut- •d4Ìla gécilcortèfia del donatore,cfscndo quel
lontàdi Diolcoride. Saphirus itaque fecun^ 'dono, come inditio, e tributo dell'amor fuo.
dHM Diofcoìidem ha^et vp lUtem difcordiarttm I due pargolettiìAmori fignitìcàno il dop-

riconcHt.utHitm. muitum ittam valet^t dtcttur» pio amore, che doppo l'irà fi genera, &. fi rad»
4td ptictm reformandami roà ciò lia pofto per dopia nella Riconciliatione con maggior gq*
cuiioIuàs«e"*icriWcri, nò pcretfiicaccia:Ch*nab dimento, & gulto de gli aroantij il tutto vieti
bia l'hetba Aaac^ropferote, &
ta pietra <iel -defciiito da Plauto nell^Aiifitrione.
Zaffiro, Se benepuòefleteclie il Zàflìcobab- Nam tri hominnm Aiate mtdtaeueniunt hti»
bia vitcà Kiconcìliatiua donandoti vn bel iu/modìt,
Zaffiro all'irata Dama, la quale per rifpetto Capium voluptatesmoxrurfummifertat,
'<id dx^no f;<':'iliiiete fi può difponcre a teftitui lr& inttrutmunt^rcdeunt rurfunì in grdtiam»
'
te Pamante nella prilline gtatia,perche li do- Vtrumtra : (fiqud forte eùentttnt huiuftnodi
iii>&j>rerentil)aflno gcan forza.Si come chia \l»ter^osJ rurfum firéaentum m
grattar» «l/l
Yamente eQjrime quei Prouerbio V^ortam^ , Bts tanto amia funt tmer fe% quam prius :
^f^ honorem àcquiretiiquidutmuneya » ammara RirorzàndofiTamorcttclla RicócMadone»
autem aufert acctpientium^ ctefcendo due Voltepiùdiptima,nJ^ manca-
La coppa > l'abbiamo poHa per figura del no amantu oc arrnci, che a bella poita cerca-
prcfemc» poiché ift cfla fi pongono ì donatiui» no occalìonidi fdegni, e tifse,per ditp'icarc
che fi iTiatidanoà prefentacc: Iprefentifi va- >più volte la bcneud4cnza,& i*amore,& pro-
gliano molto nel conciliare. & Ricondliare uarCpeCsoi foaui triitti dellaT^icònciljationc
l'aaiorf , 6c tiìitìgaregli ànimi fdegnàti,8f pla- 'Difcardia Jit'càrtorcocordiaAìkt quel ^imo
ccar l'ira delle 'pecfone, •come dice Ouidionel Publio i e però Agathone Poeta^ta vno di
1. dell'arte amatoria •quelibchedauaoccafionc a Paufania fuococ-
Aiuneracrede mihtìplacanthomnefq; Deofqtte dialillimo amico di adiratfi, acciò che prouaf-
Placatur donis Jupiter ipfe datis «fe doppiocóntentonélla Riconciìiationej di
Detto prefo cai terze della Republica di -chetie fàmentionc Eliano lib.i.cap.zi. /»-
Platone citato da^uida, e deriuato da vn ver- CHndiffimum 'ìzmàntibus tjì reperto, fi ex con-
fo di Hcfiodo>vécondo l'opinione di mc4ti,mà 'tenuoìiCiO" iitibus cum ar»asijsin'^rdttam re-
apptefso Giecì era voce coricare 9 Euripide deant . Lt fané tnìht videtarrnhìl ilUs deUEla"
^ella Medea. j , bilius uccidere .pojj't . /ittius tr^p'vuluptatis per
perfnadere mumra etiam De^s'diUeritim efi . {i^pceum parttcìpem faeton frequentèr cum eo
jit*rum veropoiius efi mflkxii^tishbminibHi, cufitenetens . Xiàudiuw -erhm capiti fi comen^
Onde Seneca per nutro d'vn Filor>Todice '^ttonem , cam eo fuifinde di^oluam» ©" recQnc$*
"che non ci è la più dolce ce fa che il iiccuete> Uem»
Omnium ej[e dulciffurmm àcapere
E tanto dolce che nelia nona Iliade Neftorc
foromo Configlieroi'petfuade Agaracnhone.
8. a M
Imperadote, a ptouardi pKtcaie Aclii !e con DOnna vecchia veftita d'hàbtto fdviplice
doni,& con buone parole ,Videamiis vt q-fiim coricòcfenz'ornamtnto akuooicon la
placantes fìetiamus donifque'phictdisirùrinfque deOra mCno terrà va toiicie'ttc'oucio viipat
élAneis .dìùc Neftore.'Rirpole Agamenijoac SiiYorbicc , & conia irniftra vn libro aperto»
che volentieri gii voleua dare inficiti donis eli '^nel-qttaìc vifiàno fedite le fcguenii j'^tolc»

Il a "Pi-
. . . . . . .

53^ Iconologii
R I- F O R M A.

di q uello, che comportano le leggi ^


Il ancora fi può dire delle for-
fimile
bici, che ragliano le fupci fluita, co<
mcèmanifeOoa tutti
Il libro dinota le ieggi,& conftital
troni.fccondo le quah fi dcue v>ucrc«
e riformare itrargtcflori,chefc bene
quanto a effì le leggi fono perdute,
che non le ofieiuano» ?nzi fanno il
contrario, non però quelle perifco-
nopcrcafoalcuno,ccme benedimo
(trano quelle parole di Lucano nel
ubro i De bello Ciuilh che dicono
.

Fereum dtfcrtmme nulle


AmmiJJAlegei
Et cofi pereTlo libro fi riducono
allVfo antico le leggi tralafciate.tan-
to ne* cofìumi,comencglihàfaiii,&
di nuouo fi riforma ne gli huoroini
la virtù dell'oderuanza, &
lo (tato di
buon reggimento.

EPIGRAMMA.
ratio mores docettC Itx, frauuf
Quos
abujus
DeforntattlongadiminuitqMtTdie
J^ereunt difcrimim ntdlo Hinc velut arboribm Ute ramaiiA crefcmt
yìmi^& leges Nec mAtura fuo temyore poma ferunt
Vecchia fi dipinge , pcrcioche à queft'età Sic vana exurgum vttiorum germtnaJO' Mita
ipiù c6uiene,&: e più atta a Rifoiraare, & reg- Virtus humam m
pecore prejfa iacet
gere ahrui/ecódo Platone nel V.dclla Repu- Noxia rerum tgitur fortis cenfura recidat
blica onde per la Riforma in rendiamo! buo- Vt vm redeat splendida forma nouA . •

ni vfi conformi alle leggi, i quali (iano trala- B. I F O R M A.


fciatiperIiceniiofoabuirodeglihuomini,che MAtrona vecchia , ve(iita d'faabito gra-
poi fi riducono «Ila lor forma,& confifte prin- ue, ma feroplicc fenz'alcun'ornamen-
cipalmente la Riforma efteriore,& inreriore co con la delira mano terrà vn a sferza, con &
Si veftc d'habitofempIic€,& corro,perche lafìniftra vn hbro .aperto col mott© > Argue-t
gli habitiriccaraenre guarniti, non folo fono in vna facciata Ò£ Obfecray nell'altra.
nota di fuperfluirà, ma ancora alle volte di li* Per la riforma intendiaraoquelte ordinario
centiofi co (lumi, &
ciò caufano la morbidez- ni de' Superiori, con le quah a' buoni coOumi
za &
gli agidiralihabiti nelle perfonc» che ttalafciati per liccntiofo abufo dcglihuomini
quelli vfano foprabondantemente fida nuoua, e miglior forza, contoime alle
11 Roncicrro ancora è chiara fìgnifican'o- leggi,e fi tornano di nucuo ad introdurre tra i
ne di Riforma, pcrcioche fi come gl'arbori, i medcfimi* e queflo con quei due principali, e
rami dt' quali fuperfluamcnte crefciuti fono, conuenienti mezzi cioè con refottare dimo-
con eflo fi Riformano ragliando via quello, flratopet il libro aperio;e col riprendere, e ca-
xhefopiabvnda, &
che toglie ali'arbero il vi- ligare dimoAiato per la sferza, ambedue me-
gore.Così la Riforma leuavia gl'abufi di que- glio fignifìcato con le due parole del rr otto e a
gl'huomini in quelle cofc.nelle quali licentio- uatedaStPacIo nel cap.^. della z<aTiaictco>
famente iì fono lafciati trafc&irere più oltre e del fiacco Concilio di Xiemo alU feli. 1 3. nel
c.|.
. , , . . . . . .

Libro Terzo 5BX


e. I . Riforma) ricordato a detti Superio-
della RI raENSioinrE.
ri, acciò che ieneroruanoinqueflamacena> DOnna horrida}^ armata con corcziSt
cioèjche debbono elTet Padorijc no percufso elmO)& fpada a canto.neila man deftra
ricche deuono ricercare di ritirare i fudditi da tiene vn vafo ói fuoco, & nella finiftra vn cor-
gli abuiì più con l'cnbrtationi.che colcadigo* no in atto di fonarlo.
operando più in yerfo quelli i'amoreuolezza) LaRiprenfione è vn rimprouerare altrui i
cnel'auftcritàypiù l'efortationi, che le rainac- difettila fine che fc ne aftcng3,& però fi dipin
cie> e più la carità>che l'Imperio. Ma non ba- gè horrida, &
armata, per genetarfi dalla Ri-
ftando poi l'cflòctatione, fi potrà venire alla préfione il timore, &
fi come l'huomo s'arma

sferza* tempre però raitigJindo il rigore con la di fpada. Se akii arnefi per ferire il corpo,così!
njanfuetudincil giuditio con la mifcricordia, laRiprenfione di parole ferifce l'animo
e lafcucrità con la piaceuolczzfl,che così s'in- Tiene il fuoco in mano>per accender nelN
trodurrà facilmente ogni riforma ne' popoli huomo colpeuole il rodere della vergogna
foggetti, e tanto più quanto il tutto fi fa con II corpo è per fegno del difpiaceuol fuotio»' '^j^
maturo configho,chc però d dipinge in età di generato dalle voci di Riprenfione
Matrona. R I f R E N $ I Ò K E.
a Ciouemle .
£»
HVomo rigido, & fpaucnteuolcchc nel- DOnna d'età matura veftita d'habito
graue, e di colore rofso,terrà con de-
,

la
la deftra tiene vna bacchetta di ferro,
& a canto vno Struzzo ftra mano vna lingua,in cima della quale vi fia
vrt'occhio,porteràiocapo vna ghirlanda d'af-
Si deuc dipingere queft'huomo rigido , & fentio, & della medefima herba ne terrà con
fpaucntèable» eìfendo ilrigore ferapre dìfpia-
ccuole* &
rifoluto ad iddur timore ne gli ani-
lafiniftraraano.
Si rapprefenta d'età matHra,perciòche il ve
mide fudditi. ""

Onde la verga di ferro fi pone, per l'afprez- co fondamento di riprendere, oc auuertire al-
za del caftigo, ò di fatti ò di parole . Perciò S. trui conuiene à perfone di molia efperienza»

Paolo minacciando a Colofienfi, dimandò fé 6cpercfsere l'età fenile atti(Iìma«& di molta


voleuano, che gli and alfe a loro con lapiacc- vcneratione apprefso ogn'vno,nella corre tio-
uolezza, ò pure con la verga di ferro De>& nella riprenfione e di maggior autorità»
Dipingefi appróflb lo ftruzzo,pec dimoftra- efa maggior effetto.
re,che il rigore è miniftro della Giuftitia pu- VteKdum efi forte in obiurgationibuh 0" va»
nitiua, &
che fupera per fc ftelTo qual fi vodia €is comentiantm4Ì9reì & verborwn grauitate
contrafto acriore, dice Cicer. lib.prirao, de offit. de que-

RIPARO»
daitrAdimfntù
llo dice Sannazaro nell'Arcadia
Priuilegi^ della vecchiezza figliuol
si
xj. profa. I
mio fono
grandi, che vogliamo, ò nò, fiamo coftrettì
'Yòrno che teoghi in braccio vna Cico- d'obedirgli, efsendo che per raezo dell'efpe-
_ ^
gn^a» la quale habbta in bocca vnra-
muicello di Platano»
rienza fono atti a far frutto nelle riprenfioni,
perche come dice Cicerone nella v. epiftola
La Cicogna ha ttaturale inimicitia con la ci delprimolib. delle fue familiari. L'efperien-
uctca,e pero la ciuctta le oidifie Ipeffo infidie,
za più infcgna, che lo ftudio delle lettere
& tradimenti:Gcrcadi trouare li fuoinidi per L'habito graue, 8c di color rofso dimoftra^
corróperglil'oua eouadole elsa raedefiraa,co-
che la Rtprcfion« conuiene di farla con gra»
la molto nociiw aJ pano della Cicogaa,pcr l'o
uità,e non fuor di temiini,accioche fia di pro-
dio intcftino che leporca. Antiuedédo la Geo
fitto, è gioueuole, efsendo che tale operatio-
(^na quello ciè> che intwuenir le potrebbe
fi aefi può dite; che fia fegno di veroamore, Se
proucde d'vn ramo di Platano,& lo rocttenci atto ói carità. Nunquam dieni peccati gbiur-^
nido,perchesàbeniffimo,chc la ciuetta abbor gatrdi fHJcipiefìdum ejl ntgotiuminificHm inHr'
rifcfr tal piata & chenon s'accorta dout fente fìif csgttationéus examinmtes confcicnù/tm ii^
l'odore del Platano. Intahiparorcfta ficwa
<lHÌdo mlnseoram De9 reìiofjdtrimus dik^iik'
iiali'infidre»& tradimenti dellaciuctra TU, S. Agoftmofijpracpiit^d Galat-ellendo»
che tjuando fi corregg?,& riprede con animo
LI 3 appaf-
. , . .

55» Iconologìi
sppa(TÌQnatO)&con impetOje futorcHon è di pii^gioueniIet& più tenera» più faciloience fi
lettione» e amore quindi foggiungc riftcffo comporta il rifo, il quale nafcein gran parte

AgoftinoncI mcdcfirao luogo citato Dilige» dall^allegrezza» però fi dipinge gioitane 9 &
& die quid voles , &
f^ a propofìto quello che bello
dic^ CnfolloniQ in S.Matteoal cap.iS.intor- I Prati fi fuol dire» che ridono quando ver-
no alla tua vita fij aufìero» intorno a quella de deggiano» &i fiori quando fi aprono, pelò
gl'altribenigno * ambedue conuengono a quella figura
La lingua con l'occhio foprafìgnifìcavna Rifo,
perfetta regola di parlare : percioche , come Glouanetto veftito d'habito verde» di^
dice Chilone Filofofo} &
lo riferilce Laertio pinto di fiori con vn capelletco in cefta
primo cap.4.
lib^ pieno di varie penne, le quali fignifìcano leg-
Conuiene all'huomo di penfare molto ben gierezza,& inftabilità,onde fuol nafcere l'inìp
^rima^che parla quello» chehàdaerprimerc moderato rifo» fecondo il dettadel Saaio
con la lingua^ Rifus abundat in ore flultorum
Cogitandum priusguid loquarh quamìinguot Rifo,
frorumpat in verba > 6c Aulo Gellio lib.S.
Nod. Attic. Sapiens ferntones fuos pracogitaf»
VN Giouane allcgro,& belloi terrà in v«
na mano vnaMafeheca con la faccia
0" examinat prius in pe fiore » qttam proferaf diltorra» 6c brutta» percheil brutto» l'inde- &
inorCi&i. peiragione potiamo ancodire»che la cente, è fenza decoro » comedilTe Ariftotile
lingua per non eterei ella (lata concefTa acciò nella Poetica, dà materia di rifo, vi fatava &
chel'vfiamo inruina» danno, ò detrimento motto. Anfara rifu tempera.
altrui» edere accoriit& auuedutiin adoperar-
la con ogni affètto gioueuole in aiuto,& aiuto
diquellii quali hanno neceffirà) non chebi*
IL P M ^ G N A.
fogno d'efler riprefi. DOnna armata a federe fopradiuetfe ar-
La ghirlanda d'Affentio» che tiene in capo,. mi» con la man deftra foftenga fette
com*anco con la finiftra mano>grEgiitij per colli , cima de quali vi fia la Vittoria 1 ten-
in
ga nella finiftra fioriti gambi di lino con voa
queft'hetba (come narra Pierio Valerianonel
lib.cinquantaottcfimo) figoijfìcau«no co effa corona di Pino» a piedi vn bacile boccale &
vnaRipréfionegioueuQlc»e che hauefle ferro con altri vafi figura fimile vedefi nel Palazzo
:

di Faenza
vtileavno^chefolTe fuori della buonaftrada» ..

fiellicofa per ogni fecolo è fiata queRa Pio-


& tr3fcorfoncivitij,& chepoiauuertito>5crì
c6-
prefo firauuedede viuedo per Tauuenirecofta uincra.Con Tofcanifuoi primi habitatori
inatiflimamcnte» percioche l'Aflentio è ama- battè contro i Galli Tranfalpini lungo tempo*
riffimo al gafto, fi come ancorale riprenfioni
da ^uali fcacciad liTofcani» diucntara la &
a ctafcuno malageuoli,mà fé mandato Prouincia de Galli . Infinite battaglie acerbe
fvaiono
rotte diede con i Galli a Romania vinu final-
giù, fi iitiene> puiga tutte le colere dello fio-
maco,. &per il contrario il Mele l'accrefcc^il mente li Galli da Romani vnica con efTo loro
quale fignificale dolcijc grate adulationi,per- jpombattè contro le nationi^ e Popoli
nemici
cioche diceff negli Aforifmi de* Medici,chc[Ie al nonie Romano,taiKo per gloria della Repu
cofe dolci fi còuertono in colere» onde fanno plica quanto per Taccrefcimenro dell'impeiio

cadere rhuomo in qualche maladifpofitione.. Romano» che molto fauoriquefta Prouincia


R t S O. per lo fuo corcaggio miltrare. Augufto ordinò
GTouane vago veftito di vari) colori, in l'armata Nauale di Rauenna Città proffima
mezzo d'vn verde» &
fiorito prato, in al lito Adriatico Metropoli dliila Romagna,
capo haucrà vna ghirlanda dirofe» le quali acciò guacdade il mare Adriatico fuperiore».
comincino ad aprirli. come narra Strabone,5c Sueronio in Augufto
llRifoè figliuolo deiraHcgrczza, & è vno cap.45>. de VegetioneMib.4»cap.3 i.diccche
fpargi mento di fpiritifottili molli neldiafram l'armatadc Raurnnati andana in corlb per l'-
ma per cagione della raerauiglia»che prendo- Epiro, per la Macedonia» per l'Achaia, per Io
no li fen fi mezzani. '
Propontidc Canal di Bizantio, perlò Ponto»
Si dipinge il Rifogiouaoe» perche all'età per l'Oriente» per la Candia» pec Cipro* ne &
fa
. .

libro Terzo è 533


R O M A G N A.

PI E N rissi MAE
Atatita foldarefca di Romagna fa-
ton.i cólcgnati fottoil Culle Gianjco
(o di Romvs m Traftcìiere giiallogia
méti.d^ chÌHrnauàfi Ca/ìra Rauenna-
tium Andrea Fuluion'^ll'anticbicà di
Roma iib.i.cap.vlt. oc lib.4. cap.i*;.
Laonde meritò Rauéna d'cder Co
Ionia de Romdni)n6 Municipio co-
me penfa il TuoEccellente Cittadino
Hi(iorico«mà iti quefto poteua co ra
gione maggiocméte nobilitare la fua
Patria» perche più nobii titolo fu la
Colonna del Municipio>Che Raué*
na fude Colonia Chiarametate Io di-
ce Strabone \ib»$./ìrtminum Vmbra
rum Colonia, vtRautHnaMraqueRo»
manas haùeti»qutlmos»Sc lomàtiene
il Pannino nel libro dell'Imperio Ro

'^ahOjdoue tratta delle Colonie» tra


t^uali pone Rauéna:s'abbaglia il Ro-
(ci nella infcrittione di Publio Vettio
Sabino Tribù Camilla) nel
ptir della
la quale legge Mag.Mun.Rauen.cioè
fecondo lui» Magiaro Muntcìpij Ra-
fa di tale attuata mentione Tacito nel quatto uemiatiHmi ma nella pietraie h'egh cita io Mo-
&
degli Annali nel fecòdo delle Hiftorie,Caf dena vi fìà intagliatoMag.Man. che vuol die
/ìodoto nelle Vatie, & rinrcrlttione di Tito Jktagiftro Jl^actpm Rauennatni,/coC\ Hàpa il Pa-
Apeo Petfetio dell'armata pretoria di Rauen nino nel trattato decantate Romana Toltola
na,& vn^akra infcrittìonc ch'era già in Latera Tribù Carotlla»& loSmetio foglio i(>z»d.i^>
codi Tito ftatìlio (bldato di detta armata P. VETTIÓ P. F. CAM
IVVENTI^. EVTICHliE, SABINO. EC^P,
CONI VGI.K A RI SS. IIII. VIRO. A ED. por.
T. STATILIVS. VALENS ET.MAG.MAN. RAVEN»
ML. CL. PA. RA. CORNELIA. MAXIMINA
V« A. XZ. B. M. P. C. MARITO. INCOMÉ ARABILI
Oltre l'armata Nauale bebbe la Romagna
ET. SlBi. VIVA. POSVIT
molte cohorti per terra ; fi come notifica l'm-
Lucio Vicedio Prefente da Ra-
fcrittione di
Bellicofafìj Rauennacon tutta laPtouin-
cia più d'ogni altra d'Italia dalia venuta de
uenna della Tribù Camilla foldato a Cauallo
Gothi,e Longobatdi ptr fino all'imperio di
della fefta cohorte Raueonate^la quale troua-
Carlo Magno, poi che. tune quelle Barbare
fi in Roma a S. Biagio della Pagnotta
Ceti sboccauano a Rauenna* nella quale voi
BIS* MAKIBVS Cero fare danza gl'Imper^dori per opporli in
FOSSIAE* GÌHOUM quel panO)e porto di Mate all'impeto de ncmi
L. VICEDIVS. L. CAM che fquadre. Ma la tbtza de Barbari preualfe»
• r.
che fi fecero Rauenna {fcacciati grimpera-
PRAESENS. KAVEN dori) refìdenza loto * Dato ch'hebbe Dio fi-
ECLl COH. vi. R. MATRl ne à GothiiC Longobardiife ben non hcbbe It
LI 4 . Tfo-
. . .

534 Iconologìa
Prouincia continue guerre come prima;nódi* Santo Gemini} Don Pietro Gaetano Daca di ]

meno fUtte alle volte in armtifpccialniente al Sermoneta Generale della fanteria> 6c il Si*
Tempo di Federico Secondo Imperadore il gnor Maitio CoIona Duca di Zagarola.Capp
quale prcfe Raucna,indincl iZ40.pofe l'afle- di tutti publicano gli officiali della tnititia* e
(i :

dio à Faenza Città di Romagna> e ftentò vn'- era gli alttiilCapitano Giouan Battifta Sene*
anno prima che la poteflc ridurre à renderfi, roli Faentino per la molta efpcrienza militate
ne fu poca lode à Faentini di refiftcrc va'an- per lo reguitos&petlaprattica che haueu«
no à si potente Imperadore Fulmine di guer- nelli cófini di Romagna) &del Ducato di Fec
ta,indiiiodigran valóre conofciuto etiamdio rara fCt dechiataco Luogotenente di tutta la
da ftranieri particolarmente da Giulio Cefare Caualleria. Fatte tutte le neceflarie prouifioni
Scaiigetof in quel fuo Epigramma d'Arme>& di Gente fi conchiufc raccordo tea
FA V £ N T l A. rillufltiOiìmo Cardinale Aldobrandino Lega>
Pars magna ItalU durodifcrimìne rerum co deli'EfTercito del Papa* &
la Sereniffìma
Clara Fauentim milite fceptra capit Signora Lucretia da Ef^e DuchsfTa d' Vrbino
Quod meruit decm inui5iis tìeluetm armis, forella dell'vltimo Duca Alfonfo di Ferrara c6
Quod condurla ferox Brennus ad arma fuit. la reflitutione di detto Ducato feguita in Faé-
Hoc fumns : hoc fortis meruit ius ignea dextra, za alli 1 3, di Genaro dei i f ^8. fi come appari*
Jltbitrio cuiuSt numine re^na parant • fce in vna infcrittioneiche nella Sala maggio*
^ N6 mancarono poi guerre à quefta Prouin re del Palazzo di Faenza fi veflie> la quale poà
eia ceffato il furore di lontane Nationi, coni nervogliamoiacciò detta Città, & la Prouin-
propri) habitatori» &
popoli conuicini, tanto cia tutta non refti più defraudata delle fue ac-
che Dante Poeta proruppe in quel tcrzetco tioni,attefocbeil Campanaio il Doglionc
Romagna tua non h &
non fu mai hiflorici di nof^co tempo malamente informa-
SenXa guerra ne cuor de Imi Tiranni. ci fcriuono, che la mafTai & l'accordo fi face&
Doppo Dante fono in Romagna nati gucr fé in altre parti: ma più fede predar fi deue a!*
lieti, che poflbno ftarc cot gli antichi al para- l'infcrittione compoAa dal Signor Giouanni
gone: Ma progrcflo maggior di tutte hebbe ZaratinoCaftellini, che vide in Faenza tutto
Sforza Attendoloda Cotignola Padre di Fra- l'apparecchio dell'esercito, & delle aj;mii&
cefco e Duca di Milanojda quali fono deriua- hdufTe in breae compendio tutta riroprefai6c
timille eccelfi Campioni dell'IUurilIìma cafa fuccèflo nel feguence elogio, diretto à Papa
Sforza. Inoltre flette la Romagna in guerra,- Clemente VII. di feiiciflìma memoria,'chc
Faenza fpctiaimcnte, col Duca Valentmo vi- con folecita cura comandò l'imprefa.
uentc Aleflandto Sefto,& nel fcguentc Pon- CLEMENTI Vii. PONT. MAX.
cifìcaio di Giulio fecondo co l'eflcrcito Fran- JPrincipi Optimo &
clemeiiffìmo ob Ferraritip'
cefe per la rotta di Raaenna, nò fenza danno fem.expeditionem ceìerttate mtrafnU paratan$,
&eftftminio de vincitori. In vlcimo l'anno Fatientiamconuementibus pETRO ALDO-^
15517. a' 1 i.di Nouembre elTendo Legato del- MANDINO CARDINALE Pontificii
la Prouincia l'IUuftrilììmo Gatcfioal Bandino Fratris filiA,ecctefiaftici ExercttHs/mpremo mom
cotfero gran preparamenti di guerra in Faen- derarore.OCTAnO BANDINO Cardi-
za, doueper la ricuperationc del Ducato di nale Flàmini^ Legato cAterifqibtlU Principibus
Ferrara nel core d'afpuffimo inuerno fi fece adtUufìrandum exercttum-, aciemqut inftrueH"
con incredibile prelteiza in ifpatio di 10, dì la dam, MtlmbHS vndtq; media hteme confluènti-
malia deiredcrcitio Ecclefìafìico diuifo in ce- bks^qui libentiffìmis ciuthus txcipiuntur^alttntitrt
to colonelli co tre ttiila fantfte 400.caualli per fattenturynecvUum Ciuitas vb charitatis offìcm,
ciafcuno quali furono rillufttiffimo Marche- Ckaritatts patiturincómmodum.In tanto rct mi-
fede Bagni di qucfìaPfouincia. ilMarchcfe litaris apparatUiLucretia Eftenfs T'rbim Ductf-
della Corgna. Generali d'Aichibugien à ca- Ja éiduemu, CAFSARIS ESTEN SIS vomir-
uallo>»l Signor Pirro Maluezzi Generale->del- ne m hac Vrbe prolata pace,^ ^b eodem cotifir-
la Caualctia di Lance, il Signor Leone Stroz» mata,0b/ìdemij[o ALFONSO Ftlioy Ferra-
2Ì} il Signor Mano Farnefc Generale dell'Ai- dado, S,R,E, refìituttùr tdibus Un,
rla /ine
.iiglicria,il Signor LotharsoCótì Duca di Po- M DXCVIIU Comes Cabrtel Cabrtelius t /^
Ji, il Signor Gioiian Antonio Oifìni Duca di lubmus FaHtntUCitkvrtimri eiufqiiimiHtuo/,
ac
.

Libro Terzo» 53S


'dt fftgHum Tr*f, éiÀ MrMm prieUre fa&i ma vffde/ì che !u nome commune anco alla
memonam,atqM9 étd pertttnt FMucnùmrttm Fi- Tranfpadana. Nomi fuoi particolari furono
dei,dc itMtionis ttfiintomum in fnmmuvt P*»- quelli che la Romagna pcefe da Caio Piami*
tificem Me S» R» E. Hot laudis monHmentHw nio, òc da Marco Emilio Lepido Confeli di
dedicauit é^obuntt S. p. Q.Fautnttn9 . Roma l'anno dalla fua edifìcatione S^^- P^^'
£0eado quefta Prouincia viìluta in cóiinue che quello laliricò la via da Rimini à Bologna
'
batcagUe»& hanendo ptefo ad ogni occoren- fecondo Strabone,fecondo altri per fine à Pi^
2A le acmi con Tua gloria 6c honoce in difefa di cenzajdoue fìfìefe lagiurifditcione dell'Eflac-
Romt>dalla quale ha mecicaco il nome ài Ro- catodiRausnna» 6^ parche l'altro laftricò la
magna per moto ptopdo di Carlo Magno Icn via dalla'porta Flaminia di Roma per fìn'à Ri-
pecadocctòc d'Adriano primo PontcBce» e ra« mini» ridauraca poi da Ottauiano AuguQo >
gioneuole anco che pigli la forma della figura che era per guidar l'eflìercito per quella via
cerne Roma di Donna armata à federe fopra l'anno di Roma 727 .come narra Dione»dicci
le armii con i fecce colli nella deftca>pec la fti> do che per tale tiftauratlone gli fu pofìa la fus
nache ha facco U Romagna delii fecce Ro- ftacua canto fopra il Pon te del Teuere>quanco
mani &i esaltaci dal^ potente
colli) foftencaci» fopra il Potice di Rimini . Et non folo cucto il
aiuto fuojà quali con molco valore è concocfa corpo della Prouincia» ma anco tre fue Città
ad arrecare piiì volte gloriofa Viccoriaifìgura- prefero il nome da Romani Senatcti » il foco
cand colle Superiore che fu il Capitolino ca- di Cornelio, il foro diLiuio» &
il foro di Pom-

po di cucci gli altri, doue terminare fono cucce pilio. Per dunque»che ha dimollraca
l'affetto
le ccionfanci Vittorie . Tal vanto viene à dare la Romagna in pigliar rhabicO)& li nomi de
rOracore Romano alla Roraagnajquado nel- Romani, per la fincera fua fbde» per la fimili-
la terza Filippica dice» che non fi può c&cere tadine del nome, che ha con Roma fua com-
dellavircùicoftanzajegcauicàdi quefta Pro« pagnanelli fatti egregi) fi deueà lei corpo di
uittciatimpercioche ella è il fiore d'Italia, fer- figura fìmile à quello di Roma
mezza deli'Imperio,ornamenro della dignità, Nella finillra tiene fioriti gambi di lino per
tanco è il cófenfo delli Municipij>& delle Co- la finezza di quello che in Faenza cuccauia fio-
:
ionie» che pare confpirino tutti à defendere tifcc tanto quanto al tempo di Plinio. Il baci-
: l'auccorità dell'ordine Senatorio, &
la Maedà le» &
il boccale con altri vafi, per la delicata

\ dei Pòl)oIo Romano. Come la più pacifìca>5£ .maiolica,e fignoiili vafi di cetra cotca»che nc4-
i vnita Gallia con Roma prefe nome di togata» la medema Città fi fanno» la cui Argilla, &
;
^l'habito della Romana toga» come nota polito lauoro ha rolto il nome à gl'antichi vafi
\ &
Dione lib.4<^.& nel quadrageiìmofettimo di- di Sa mo»' d'Arezzo di Tofcàna tanto da va-
1 ce che riccuè la Cittadinanza fecódo la forma ri) Auttori celebrati de quali vafi fé ne fa parte
de gì in{^icuti,£c leggi d'Italia, la quale data le à tutta Italia con laude di Faenza per si vago
la da Pompeo Strabone padre di Pópeo Ma- artifitio,poiche fecondo Plinio Iib.3 5.cap. i a,
gno fìnita la guerra MaiHca l'anno del fuo cofi anco fi nobilitano i pacfi. La corona di
Gonfolato.6^4.deiredjficatione di Roma, di Pino fé le dà per lo gran circuito della Pineta
che Onofrio Panuinoncl libro dell'Imperio che in quefta Prouincia vicino à Rauenna ve-
Romano focto il capo delle Prefatturc,6c Giù defi la quale vcrdeggiaua fin al tcpo di Theo-
fto Lipfio neirXI.de gli Annali di Tacito. Se dorico Rè de Goihijche andò a R orna l'anno
&
bene il nome della Galfia Togata diuenne joo.del Signore accampò il fuo cflercito in
commune alla Gallia Tranfpadana,à tutta la quefta vafta Pineta contro Odeuacro.tì come
Lombardia manifeftafi quefto da Cefatelib. narra Giordano» antico Vefcouo di Rauenna
J.& da Hirtio quando fctiue che Cefare tra- nelle imprefe Getiche . Tranfa^o Vado v^iw-
fcorfc cucce le regioni della Gallia Togata, &
«« ad Rauennam regtAm Vrbcm cAJìra comp4'-
che fece Prefetto di lei Tito Labicno . Dio- nh tertio fere milttarh ab Frbitùco, qm appei'
ne parimente la chiama tutta Gallia Togata, Utur Pitietét Altri Pini circondauanola cam-
.

& Mela pone Carni,


i &
Veneti nella Gallia pagna di Faenza. Siholralico lib.8, Fndi"
• Togata, Auttoti che fanno contro Leandro q§te Solers jir ha cWonamem nutrire Fauentié
Alberto , il qual non vuole che fi chiamafle Finum»
Gallia Togata,fe no la Romagna Cifpadana \ Fin hoggidì ritiene vn capo di Faenza vec-
fo
. ,

53 6 Iconologl*
fo San Lazatoiliion)e di PigDS. Nella bafe di ferode Tofc^ni habitaci fcacciati poidaBoi
Vipio Egnatio Augure Faentino deCcticco da Senoni, &
da altri Galli, Io teftifica Polibio li
SmetiOi vi era in ogni lato vn pino come mi* bio fecondo &
Liuio libro 5. 37. &3« &
liiftcod'irideneirimpetiodi Valenciniano e quindi è che Plinio hb.3 . cap. 1 3 . ragionando
Valente . La corona di Pino dauaii alli vinci- di quefta ottaua regione chiama Bologn
tori Ilìhniici* difnrefTa, che fu la corona d'A- Felunacapo d'Eturia } veggafì quanto nota ì

pio, della cui corona di Pino Plutarco in Ti- Panuino nelle Colonie dell'lirpcrio Roma
inoleonie}& nel quarto Simpotìaco>PIinio li. no,&ilSigonio de^miquo ture Itattà hb.i<
l5>.cap.io. Elianolib.^.cap.!. de Animali>e cap.i^.i\.i6» non ci fpatagnaremodi allega-
Scatio nel f.delle felue nell'Epicedio al Padre. re io quefto Pado Porcio Catone citato da
Nun AthamaTuhAa ^oteUum tempora pinu. Gio. Battifta Pio nelli fuoi annotaraenti cap,
Trouaiì vn riuerfo di Medaglia con vna 27.dal Sigonio,& Caio Sempronio comroen*
^
cotona di pino nel mezo della quale vi è la pa tati daFrateAnnioVitetbefe, ancorché (ìei>
]
tola. ISTHMIA> nel dritto la tefladi Lucio no riputati pec Apocrifi dal Volatecrano t & '

Aurelio Vero Imperadore il quale per tenete dal Poflcuino poiché concordano in ciò li fu- ^

esercitata lagioHcntù>& laSoldatefca heb- detti Auitoti. le parole di Porcio Cacone nel i

be ordinare i giochi d'Ifthmia Se proponerc libro delle Oiigmi fono quefte, Callia Ctffa»
la cotona di pino per premio à vincitori duna ohmBianorAàyithreOctt9> po^eaFtlfi-
Per honote di quefta Prouincia è da fapere vfquc Rauennam, Tra Rauenna
na. ittfia &
che il detto vero imperadore iralTc origine da Falfina,che è Bologna fi cQOtiene Faenza>po>
Faenza di Romagna non Colo da caro mater- fta nella GalIia Cifpadana di qua dal Pò«fe«
no» come fciiue Giulio Capitolino) ma anco* guita Cacone à dire,cbe quefto fico ì fuo tenw
ta da canto paterno,che da Tofcana io deriua pò fi chiamaua Galiia Aurelia, Se Emilia, co«j
detto Capitolino: e Spatriano àice chelano- tiiehoia>cioè Emilia, &
foggiale che capo
biliffimaìua Origine paterna venilTe dall'Etra della Metropoli era Felfina priroiecaroente
lia, onero da Faenza,e bene dice, perche Fae» detta dal Re Tofco, che la fondò>indi dal fac-
za, eranelrEtruria,ne vi era in quelli antichi ceflore Bono Tofcano Bononia fu chiamata;
tempii la differenza, e vatietà che fa Gitilio Caio Sempronio nelladiuifione d'Italia piglia
Capitolino, Auanti rimpetio de Romani la Flaminia per rEmilia> fi come altri Autori e*
potenza deTofcani lì HédeiiaoUta modo pec tiamdio de noftri tempi FUmiaU à BoMUÙt .

Maie>& pertetra, delMare fuperiore all'in^ ad Rubiconcm amner» amea Fel/ms À princk
ferioreii nomi ne danno manifeno fegno,vno pe HttruriA mifìs Cotom/s Lammùus: Tri
de quali ToTcano ti chiama,8c è il Tirreno in- Felfina Bologna Se il Rubicone fiume non
feriore, nel quale entrali Teucre di Roma al- lungi da Rimini» vi ènei mezo Faenza, Se di
la bocca d*0(l>a,e l'alnro Adriatico da Adria più il fiume di Faenza chiaraafi Lamone > Se
ColomadeTofcanì,& è fuperiote quanto da kii la denominò Dance nel canto 17. del»
il

dominò la pivi antica Tofcana in qucRe partì l'inferno.


Admtiùie»Trafifpadàniiyi^ Cifpadaftd» tan- La "Città di Lamoìti e diSanterrtù
to fu poi occupato dalla Callia , nella quale iì Annio in detto luogo di Sempronio.Z)«r4t
comprendeua PadoUa per auttorità di Dione iiuiuf regioms longitudo à Bononia vfque poft
libroqxiaranteHmo primo, &
per autrorità di Artminum in Rubicone fiuento » in quam cum
XìornelioTacito nel primo deliafuahidoria fi Hetrhfcis, etiamLamones Colomas tntfn, id
cóprendeua Milano, Nouarra>e Vercelli nel- efi fJetrttfcas manttmas ob vicinum mare
la Calila Tranfpadana^doue anco Io mette Jtiadriatìcum. Lamones enim Junt Hetrufci
Plinio, il quale fa cominciate la riuiera della m antimi fittculei. Da quefti LamoniTofca-
Gailia Togata da Ancona,che è fopra T Adria» nì maritimi Hetculei é detto il Lamone fiume
trco, nella medema riuiera vedefì la Città di che da Plinio AncAois'appclla, Pio fe- &da
Kimini, Se ài Cefena, io. miglia difcofìo da condo nclh Commentatij!ib.3. Amon.il qual
Faenza edificata nella via Emilia diritciuame- fiume forge dalle Alpi,ò per dir meglio Ape-
le verfo Bo!ogna,la qual Bologna era copo dì nino, & parta per la Valle di Lamone fatta*
Tofcana per fino al Rubicone fiume,tetmine guifa dVn lamba greco, a» il cui fupremo an-
già della primiera Italiajchc qucfti luoghi fuf- goio afiài ftrctto tocca l'Apcninoifi dilata poi
tanto
, .

Libro Terzo. 557


fanto che tiene di larghezza Tei niiglià»di lun. ficauache Nigtino fuflc della Getito: Domì-
ghezza xviij. con Tedici roilia habitanci* capo tia perche Icfemine quanto iMafchi titene-
della qual Valle è Brefìghella per relatione del nano il nome |gen rilitio dei Padre ^dal qua!
Boterojfci miglia fopra FaenzajneilaqUìl Val VeroCefaie ScDomitiaLucilla nacque Vero
leda fuoi feroci habitatori vccifo Oddo figlio- Imperadore d'origine Faentina, che imperò
lo di Braccio Montone>che per la Republica con M.Aurelio Antonino Imperadore Fiiofoi-
di Fiorenza combacteua contro i Capitani di fondai quale come fuo genero»^ per adottio-
Filippo Vifcon te Duca di Milano,di{fipato,& ne ptcfe il cognome de gli Antonini. fi come a
meflo in isbarglioilfiio efTfrcito fu prefo Ni- lungo fi è traitatonelia figura dell'Adottione:
colo Piccinino* che lo reggcua* & condotto de quali AntoruDÌ»fe ne rroua memoria in Faé
ptigione à Guido Antonio Manfredi Signor za nelle croniche anriche raanofcritte del To
di Faenza» Se Conte di Valle Lamonc» i cui lofano Canonico della Cathedrale di Faenza»,
Huomini fono dal Bembo de Repitk Feneta chefcrinedelizi^. nel quale annotuttauia
commendati per Braui foldati> U riferua fioriuant}vficome egliteflificdióc narra quan-
(come dice Annio) il valore de Tirreni anti- do Luitprando Re de Gothi pofc l'alTedio in-
chi Tofcani, i quali non tanto nella Gallia Ci« torno a Faenza Tanno del Signore 740. eh»
fpadana doue è Faenza» ma anco nella Gallia generofamenreper la difefa della Patria}Con>
Tranfpadanadilà dal Pò primade Galli domi Battetono.iiij. figliuoli di Valentino reftando^
norno,& molte Città edificorno>tra quali Ve ne morti rre di loro, dicefi dell'Imperiale ftir-
rona nominata fecondo Caio Sempronio da pe de gli Antonini, cognominati ancone! me
Vera famiglia de più antichi Tofcani} & con- demo'tempo di Camonitia» nome corrotto da
fermali da Porcio Catone che denomina Ve- Cafa Domitia Faétina,perche fi debberò quel-
rona da Vera Colonia Tofcana» Tiftedo che le (tue famiglie Antonina Veto» 6c Damitia
da famiglia Tofcana>à Vero Verona poiché incorporate in vn a» per adottion e e parentela^
Biolte Colonie trouanli nominate da famiglie come fecero diuerfe liamiglie Proba Falico-
e Genti che le hanno dedotte^ come anco la nia,01ibtia)Anicia,Manilia,per varie cagioni
Tribù Fabia)Horatia4Sergias& altre.De Colo & difcendenze incorporare in vna»^ per quan-
nie in Cimo Ifoladi Cornea i Colonia Maria to fi vede nelleentiche infcrittioni Romane»
da Caio Mario* in Acbaia Colonia lulia» da nelTEpiftoladi San Girolamo a Demetriade»
Augnilo che per adoitione fu della Geite Già- &apprefio Gio. Murmellio fopra B'oetio de
lia,ncllaPale(tina Colonia Aelia da Adriano confolatione , cofi tra loro fi vnirono la cafa
Imperadoreche fu della Gente. Eliainella Gal Domitia & TAnronina»Vera Faentina difcefa
li a Belgica Colonia Augufta Vlpia > da Ttaia- dagTAntichi Tofcani che dbminotno per le
Do che fu della Gtnte Vlpia. Cofì nella Gallia parti di Faenza, anch'efiàrin quelli primi tem-
Tràfpadanaà de Cenomani,VeronadaVera pi comptefa in Tofcana» la qual Tofcana ha-
Colonia denomi nata dalla famiglia Tofcana ueua le fue confine dette Colonne in fino alta
Vera» della quale fu la Gente Ceionia9^ fi ri- Città d'Adria in Romagna » in fui Golfo dq
tenne femprei! cognome Vero petmemorit mare di Venetia , per lo cui nome quel mare
della fari^iglia Vera d'Antico Tofcani, dalla anticamente é detto fenfo Adriatico» & nelle
quale difccndeuano^Diiorotrouafinelli faftl parti di Lombardia erano iconfìni>e le Cobn
Confolari Lucio Ceionio ómodo Vero<Con ne diTofcana,infinodi làdaLfiumédel Pò»
fole di Rama Tanno del Signore -jSK 8c vn*al- cdelTefinoaltempodiTatquinioPtifcoRc
tro Cófole del 107. feguitapoi Lucio Geionio de Roman ijfi come attefta Gio: Villano lib. r»
Commodo Vero co titolo dì Cefare addoita- oap.A4. lacui autorità fi può accompagnare
toda. Adriatxo Imperadòre* & hebbe per mo- con TAutorità di Setuio fopra quelli verfi di
glie Ooraicia Lucilla Augufta qofi, nominata Ycrgilio nel decimo
da Adolfo.Occone nelle Medaglie9&dal Pan /ffif ,C^ iam patri]! a^en ciet Ocnus ah Oris

uino nei ììbto de Roinani Prencipi> la quale Qui Mure s, matrif^ne dedit ubi Mantn^
fu da Faenzafiglia. di; Nigtino che d'ordine nomen»
d'Adciano per timor rfellafiia.potcntia fu am- & più a baffo
mazzato in Faenza forco ptctefto che hauefle Jp[a caput Copulit^Xt'fco di (ànguhte vires
voluto tramargli infìdie'y dal nome dèlia figlia Doue Setuio afsQiifcei che Ocoo figlio del
Te-
,

538 Iconologia
Teucre Tofcano edificò Mantoua, che i To- fce ad Arinùni Cittì, ch'è sii la tlaa del Mare
fcani rcgnauanoin Mantoua,chc baueuatre Adtiatico, già detto habbtamo che da Arimi-
Tribù, diuife in quattro Cucie rette, da Luco- nià Piacézadura la via Emilia di Romagna •
moni Capitani Tofcani , che Mantoua pofta Dal Rubicone fiume vicino ad Ariminiinfino
nella patte Veneta detta Gallia Cifalpina, bo- nella Lombardia era quella parte de Tofcani»
ra Lombardia, era capo di tutte le prefetture. che occupata da Galh fu detta de Boi) come
Si Popoli 4i Tofcana . Se la Tofcana diftefc i afferma Fra Leandro,& prima di lui il Biondo
(aoi confini nella Gallia Gifalpina ,c ttanfpa- ci fa fapere che i Boi) non folo tennero Domi»

dana diTà dal Pò, non 6a marauiglia che Faen nio per la Romagni,&: per tutto il Bolognefe»
zanella Gallia Gifpadanadiquàdal Pò ftcom ma per queldi Modena anco,& di Reggicnó
prendefle inTofcana,poiche la Diocefe Faen fuor di propofito altri reputano Parma fonda»
tina è tutta via contigua alla Diocefe Fioren- cada Tofcani, & Principerà d'alcuni Popoli
tina» & in Fiorenza era vna porta, che chia- fi Etrufchijaoanri che fusero pofleduti dai Gal-
maua la Porta à Faéza, c*hoggi murata fivedc li Boi), che fcacciatono i Tofcani da quefte

tra la Porta di San Caldo, & Pinti, che riufci- parti fi coinc fcrrueTito Liuio nel 37.lib.doue
ua piazza dell' Annuntiata, iùfettataal
sii la nomina Colonia Latina di Bologna. Ager r4»
tempo dell'ailedio del 1528. Ma
non vi è OK- ptHs de Gallis Boi/sfueratt GalH Tttfcos exptdc»
glio per tnaggior certezza» che produrre il te- ramy de nel ^[.9. hbco doue fa mentione della
tto di Polibio, che fiorì nel tempo di Publio Colonia di Modena» &
Parma dedotta da
Scipione Africano, zoo. anni auanti la venua^ Marco Emilio Lepido, dai quale, Reggiti di
ta' di Noftro Signore. Egli »el feconda libro Lepido s'ippelU. Eodem anno Mutpna» &
doue Le Campa-
deferì uè l'Italia, cofi dice . VarmA Colonia Romanorttmcimuf» /tthi dédu^
gne, che fono in mczo tra l'Apenino, e'I Ma- ^<z, Binamilia hon^num in^noqm proximc
re Adriatico , fi diftendeno fino alla Città di Boiorum , ante Tufcorn/n fuerat . Per li fa-
Senigagjia,! Tc^cani habitarono già tiiiti,qac detti Hiftorici, Popoli diftmri, Se cofe narra-
fii Campi . tnetiiamolc parole latine fecondo te, fi vienein cognitione che il fita di^Faenzar

la tradottione de Pirotto . Campi vtrò, qui erain Tofcana, nel naezodi quella parte che
inttr A^eninum , <2r ^idnaticum fìrrnm me- fu occupata da Boij,& non fi trouaebequefU
di}fmt vfqne ad f^rhw Senam extendmt- canipit^c pianure hauefiero altro nome auaDcr
tur. ócpiù fotto. Campo f omneh quas Apen- k Galli, che di Tofcana, ne che \ri babitaflefo
ninoi Atqm Adriatico- mari terminari dtxi- altri che Tofcani, anzi li monti fopra Faetiza
wus olim hahitoHtre Tyrrheni, Hora Faen- . fono me (fi in Tofcana dal Cardinale Adria-
za è pofta in detti campi fotto l'Aperrino nel no nelviaggibche fece Papa Giulio Secon-
jnezo della via dritta che vada Bologna à Se- dodaRomaà B>ologn2»che pafsò per luoghi
nigaglia. Seguita Polibio à dire»chei Franccfi' alpeCtri dr Modigtiana, &
Maradi Diocefe di
tratti dalla bellezza, &feriihtà del Pacfe tro- Faenza, & per ToflìgnanaDioccfe d'Imola»
ttando vna certa dcbileoccafione.mifero infic in quelli vetfi ElTaraetri ,
vne vn'e(Iercito,& andando con furia adolTo a E[k locus extremis in montibus afper hetrttfcis
Tofcani, li cacciarono dalli confini occupàdo- Hunc di^um perhtbentà Tuffi THffìmanum .

cffii luoghi loro: nomina prima i Popoli Tra- Il qual ToUigfiano è 1 7.miglia fopra Faen-
'

fpadani tra il Pò}& le A]pi,che per breuità tra za,


lafcicA: poi li Cifpadafli tra rApenino,e'^Pò» Vn'aitta fìmife equiuocacione in ptegiuditio
dicendo che vi erano gli Anani,iBoij,g!i Ega- di quella Prouincia occotre,& e che Papa Pa
fii,& SenoQÌ,i quali vltimi di: tutti i Francefi
li fcale fecondo fitìenem ceree Cronologie per
habitarono apprelTo il Mare Adriatico. Inter Tofcano-, l'Abbate Vufpergncfc, Pandolfo,&
Appeninum rurfus , &
Fadwn ^im9 Ana» il Ciacone diUii,/M/«f i» Tufcia^a lias Fiami^

mst pofi Boijy inde Eganei, pofiremo Semnes tuMì apunto come Sp^irtiano di Vero Cefare
quiihxta^ Adriaticum mare extremi omnium Maioresomntrnohilijftmi^uorMm «rigo plera-
GalUrnm iacoluerunt Tra l'Apenino c*l Pò queexHetruria fmt, vtl exfauentta Si come .

nella fua pianura vi è Faenza. Tefìiifica l'iftelTo habbiamo cetiificato che quefto Vero Cefjre
Polibio nel terzo libro, che Piacenza fu CiiJifi- coiT Vero Tuo figliolo Imperadore fia ftaro di
cdn di qua chi Pà,« che la pianura del Pò fini- Romagna, COSI ancacertiftcarcmo che Popa
. . .

Libro Terzo. 5Bf


Pàfcate fecondo ballato ancor eHb della mc- Pcrfoneà Heroi del gran Laerte non infc^
gli
detna Prouincìa ; attefo che nacque in Bieda riori. Pattia che ha mandato fuota Generati
contado diGalliadache nella Tua Creacione d'eflerciti,& Colonelh inuitti vfciti dall'Ar-
l'anno 105)9. doueua eifere della Republica migcta famiglia de NaJdi. Da Bicfigbeila par^
di Fiorenza, fi come bora è del Gtan Duca di ti Bobon Naidi che del i45)4.fù Generale del

Tofcana,nw, e pofta nella Prouincia di Ilo- rArtiglietia di Gallo Ottauo Rè di Francia»


magna» & è di niuna Diocere, nondimeno ri- col quale in detto Regno fé n'andò» da cui &
conofcé nello Spirituale Rauenna Metropoli nacque Filiberto Naidi Botdigera» che fijl
di Romagna} &c però molto bene il Platina lo Ambafciatorc in Roma d'Heniico fecondo,
chiama Romagnolo . Papa Honorio fecon- Ftancefco fecondo, &
di Carlo Nono Rè di
do fc è del contado d'Imola come piace al Pia Francia, ad inftanza del quale fiì fatto Cardi-
tina>feQza dubbio viene ad elTer Romagna» nale da Papa Pio Quatto. Da BrefighcUa fo-
lo>&: chi lo fa di Bologna non pregiudica nul« no fempre ftati prodotti Huomini c'banno il-
la» perche Bologna è pofìa in Romagna da lufìtato tutta la Prouincia di Romagna nella
Fra Leandro Alberto Bolognefe, &
è nella corte di Roma,pet lo pafiato Monfignori de
i

parte di Romagna detta propriamente Emi- Recuperati,^ Monlìgnor Caligari Vefcouo


ha» M^itiale lib.i$.€pig.S5. nel quale piang* di Bertinoro Nuntio al Rè Sebafìiano di Poiv
la morte di Rufo Bolognefe. rogallo; &
à Stefano l^artorio Rè di Polonia.
Fande tuo lachrymas orbata Bononia Rttfoy AI prefente in Campidoglio rifiede rilluflriffi
Et refonet tota plan^us in Aemilia, mo Signor Gio, Battifìa Feuzoni Senatore dr
Et Gto. Villani lib. o.cap. KS.metce la Gen-
1 Roma lungo tempo ha dimorato nel Vatica*
te dei Signor di Bologna con certi altri Ro- no per Maeftro del facto Palazzo il Padre
magnoli, Pio Papa fecondo nellicomraen- Gio.Matia da Brefighella Domenicano cele-
tatijiib.i.apcttamcntc la mette in Romagna. bre Predicatore» da N. Sig. Paolo V. creato
Bomniinfis ager ir/ter ji^enninum &
Vadum Vefcouo (fi Poìignano . Vi forge nouamente
iacet Rtgionem hanc Aemiliam dixere Roma- tra Reuerendiffimi Abbreuiatori de Parco
ni, nunc Romandiolam vocam Papa Gio.X.
. Malori Monfignor Bernardino fpada in te-
è rn dubbio il Biondo,& il Razzano lo *fà Ro- nera età Prelato di graue configiioj& fapec ^
magnolo da ToflTignano fette miglia fopra fenile. Che fu poi Chierico di Camera, Sit
Imola Il Panuino nella Cronologia lo fa da
. Nuncio in Francia . Confiderando il Signor
Raucnna, & nell'Epitome due volte io man- Giouanni Zaratino Capellini detto l'intrepi-
tiene»il Pcttatca,il Volaterrano,&, altri lo fan- donellallluftre Academiade Filoponi di Fa-
no Romano tra quali Gio. Azorio, & fi con- enza nobiltà di quefta Prouincia accrefciutà
fondeno nel numero del nome di detto Papa» dalla gratia &
benignità di Noftto Sig. Paolo
& nelle fue dignità
poiché fu Arciuefcouodi
> V. introdufle il Laroone Fiume à cantare il fe-
Rauenna vn Papa Giouanni. Certo è che la guente Encomio, che feruirà per figlilo d'ho-
Prouincia di Romagna hoggidi abonda di note dì qucfta Prouincia
Perfongggiinfigni» nell'eccellenza delle ar-
mi coriiMknde airantica fama de fuoi mag- Lamon Fluuius .,

giori Matchefc Malatefta al prefente Gene-


il
Ad fuam Prouimia honortbus, & dignitaiilus^
tale delPapa in Auignone. Fioiifcouoin Ro- A PAVLO V. Pont. Max.illuftiatain.
ma molti Prelati) 6c principali Palatini da Ri- O vtinam foffem Tiberino foluere Patri, :

&
_

mini, Monfiguor Maraldi da Gefena Dac Qua quondam Ertdano darà tnbtitad^di
tario diNoftro Signore. Sopra tutto viueno Si neque.o flufitts, petiofos gaudeo partus
nell'Apoftolico Senato di Sata Romana Chic JH etrujcity Latijs mittere Littortbus
fa tre Cardinali rilluftnffimo Gimnafio da Laudtbus egregijs natos ad culmina honoris
Cartel Bolognefe creamra di Papa Clemen- Suprema euexit dexttra Pontrfìcis .

te Ottauo, & due creature di Noftro Sig. Pa- Purpurets cinxit CALAMll^I tempora
pa Paolo V. llHuftrinìmo Tonti da Rimi- ffirii-i
ni, 6c rillufttillìmo Galamini detto Araceli Atque Ar<z C^li prdpvfttit Titulo .

da Br^fighella patria (iraile alla famofa Itha- FENZONIO iunflas eapitulim contulit ades,
ca di fito 1 e copia di faggie > & valorofe Ouem
"* '
plauju exapit publica Pompa EqaitTu
Frater
. ,

540 Iconologia
Trater GVjìNZELLVS Diuimhuccina Cefit ouans Mar rida fimul [uh (ìgnaVr^i^
rerùi conis »

Sacra Pòliniani tempia mitratus adit • Extdtat gradéus fapidis Vnda fuis
Sic Mitra .atque Qflrumytorques, atque aurea -ylntiquam Aemilia Atmdio lam retUiere
vefiis tiomen .

Ciutlf'^s obtm7,unti fceptraque eburna meis Flamwtoque fotes reddere Flaminia •


Spes nona de Torco maiori maxima fur^it, Eiaage PONTJFJCE À TAFLO
notm
Jnde SPui TAEtnator tempore -crefcct fjomma fnme.
honos. li pratierevMf, fxtttlit ISTE riRÒS,

R I A I T A".

Veftefipompofamfntc,& moftra^
pOt»^Tc la collana d'oro nella guifa»
he fi è det o> petcicch'j rhuorao, che
ma,&hà altii concorrenti, vuol mo-
Pifire di non «fiere inteiiore del fuo
V ualeiina con l'3pp£renzs,& conl'o-

;y.u cerca di effne fupenore> là à ^


^ f di fporgerc liberal mente più ptc-
)

tiofidoni alla cofa am-ìta.


due raonioni, che con le corna fi
Li
sfidano a combattere inficroe, fi&nih-
;a (come Uarra Pierio Valctianonel
hb.io.) Il Riuslità, poiitie à (tauli
combatt;menti moftra. che cozzmo
per caufa d'Amore, come <jufei che
'.-erigono a conofcere d'elfete oft'efi.le
Pecorelle da loro amate vedono tflere
da altii montate» onde il Bembo nelle
fue danze difie.
pafce la Pecorella i verdi campi,
E /ente
il fuo monton coT^r ^tcinol

Ma diqu'ftì firaili conteicdìRiua»


lira nefono piene quafi tutte l'egloghe
Paftoraii.

VNa >giouitietta coròn;\ta cji

pofamenre véfticaiche co 'a delira an-


rofe,' pom,-
R V M O R ÌE.

no porghi in atto liberalilTimò vna<:òll3na


d'oto, & auami 9i é(Ta vi fieno due moni-
toiiii che ftiano in àtto'fieco di yrtàrfi con la
tcfta.
H Verno atmaioi che mandi
lo
;polline>,
dipingeuano gl'Egitij
factte> così
vedi Oro A-

Giouane,& corònatatJi rofe fi dipingc.pet-


<bcjlìliuaie porietlu3io in ^comparire coti iSALVBRlTA* O PVRITA' DELL'ARIA.
Jgrariai&didare bucinooddtedi fé, fi come Del Sig. Ciò, Zaratmo Caftellini .
grariofa>& odorifera èia rpCa.Ia quale none
»fen7afpjne, volendo fignificart, che h dilec- Donna di afpe fctcno, & bello, veft a
tto ir

^teudlipenfierì amorQfi>chclià in icfta'vn ri* d'oro, che con vna niano tenghi vna
'4iaie> iTontono fenzaTpinc di Gdofiat *Coloftìba,& co ralttaiblicuata inulto il vcn-
; . . .

Libro 'Terza, HI
R V M o R e:

alcuna offesi, & era in vfbi che Te la;


peftecommciaua à offendere gl'huo'
mini non (rprepacaua altro cibo ài
Re» che- la carne delle colomba
quantimque Diodoro affermi, che il
vitellos &
Tocha rolameote foffe li
nutrimenti dì quei Re
I
li vento Zeniro* che^ne in artoii>
''

gli lì dà, perclre fecondo alcuni Auc*


tori i.ven ti. naTcono dall'aria» come
atteftà Ifìdoro'dt natura rerum cap..
3^; & l'aria
vien purgata: da venir
benignile temperati, ircome dà vè-
ti malignij &: intemperati' viencoct
rotta» comoda! l'Aufiro verno detto»
abhauriendotda trahere racqiia,che:
congrega
fa l'aria, grofra,nutrifcei&
lenubijòcchiamafrNotho in Greco»
perclre corrompe l'aria, la pefte che
ndfce dalla corrottione dell'arra per
diftémperaza delle pioggie>e del«

là fìccità» fofibndo l' Auftro vien tra-
fportataJn vari) paefi ^.mafofHando'
Zeffirojche fìgmiica partaroredi vi-
ta» difcaccia la pefìerrende pura l'a-
tis> &
difTipa le nubi, la medeftma-
to Zefiio u«eiHc detto Fauonio tra le nu-
aiti virtù ha il vento Bbreaaltrimente detto Aqui
bi» coft^ qttefto motto .. Spiratt Leuis Aura. lone»<ma noi habBiamo efetto Zeffiro, come-
JF/j«fl»/,&Là cancovi adìfte i/rv'Aquila .. vento più d'ògnfàltro benigno,c grato à Poe-
Si fa di afpetcaféveno» & beiro>corac ptin— ti .Hòmipadce di tuttrgl'àltrii.voléndò nella^
cipalCegno* dc^ Salabtita\ quaria^Odidea defcriue ràfia flubre, pura, e
Il veftimento d'oro» perche I*òroèdctcoda' temperata dal campo Elifio, cofì dice
l^òra> oucro aura» jiUrum emmab aura efl di" Sèdtead'Elifumcamj^m fines terra
ilum-'SécofVìéo ifidoro l;b.i<?;.pttche tanto più Immortale! mittent,' vhi flauus Rkdaman*
lìfplende quanto che è più percollò' dall'aria,, thusefl',
fatale 'quantoi più pu^avtaiito è più deletra»- Fii vttaue faciUma: viuendi- ratio» ejl homi'
bile, & ("alubrc, d« chen'c. fimbolo>in quetta- nibus
noftra figura Toro metallo piiJi;d'ógn'aItro puw- Non nix V ncque- hyems^lbngav neqttevnquam
ro, dileira5ilé».taliibiei 6i con forra tiuo, come mlfer^
dice-BottoIdnieo Anglico!ib.i(r.^c.4.- Nihil. Sèd [emper Zephyri fùauiter jpirantes cmnet
òìiermetaltaqmad^virtuteintienitHrefficaciuTr Oceanus emittit, ad'rejrigerattàidrttbomines.
aurufpyenim ter/fperantius efi omni metallo» & Gioè
punuii&tdeo' v.rtutum habet confortatiuam Mate ne li confitti de la-Terra' •

così l'aria tem{7era:aiÓc puc3»^& confortatiua. Al campo Elijìo di celefìi numi


valetani'cro.. Tt mandaramiOrdoue è Radamantha'
Tiene co vna mano lìacolbmBaypercrbchc' Oue e tranquilla vita-n li mortali»
(co me- traiti Pierio Valctìano lib.2 2.) e gero- Oueneue-non Ì,nelungv verno-
glifico dcirànaj& ne] tempo pett»lcnte,& có-> Ne pioggia mai > ma folXsfiro' [pira:
t3i;iofo quellijche altracarnenon. mangiano, Aura foaue.j che da l*Oceano
che di colombe» nonfonnsaè da con Cagione Mandata f»ra refrigerio apyorM^
. ,

542^ Iconologia
SALVBIVITA* O PVRITA* DELL'ARIA
Del Sig,Gió. Zaratino CafìelUni
à fat ftan^a, douc è l'aria falubre » te
ciò naturalmente fm no tutti gli au-
gelli» ma baftì à dimoilur ciò con l'A*
quiaicometegina di lucct gl'altri au-
gelli.
S A L V T E .

DOnna à federe fopra vn'àltofég»


giO} con vna tazza io mano, 6c
\ canto VI Ci'à vo'AItate,foptaMl qua»
le Ha vna Setpe (accolta con la ceft4
alta.
Quefta figura è formata fecondo la
più antica intelligenza, d^Ua quale
s'impara facilmente» che iìa Salure>Ó£
in che con^Ha Ì3 defcriue Lilio Gi-
-,

raldi nel primo fyntagma, e pre(a &


in parte da vnà Medaglia di Netone»
&c dr Marco Gallio Latieno, e total-
mente da vna di Probo Imperadore
difctitta da Adolfo Occonc . Saint
fell^tinfidensy cut /imPrawnititur^dex'
tra pat$ram ftrpennex ara profititnù
porrigk'.
Primieramente l'Altare predo gli
Antichi, era vltimo rifugio di quelli»
che non haueuano: altro modo per
Ne quali verfi auuercifce Plutarco fopra fcampardalPira dell'inimico v& fé ad elio al?.
Homero,ch'cgli conobbe la temperanza del* cunos!auaicinaua»non lì trouaua huomo tan-
rafia edere falubre.& confaifialla fan ita de to profontuofo,ò di sì poca religione»che l'of-
«orpi,& che il principio de vcnri detiua dal-
i fèndelle ;, & però Virgilio» introducendo
l'humoteiSc che l'innato calore de gli anima- Priamo nell'vltima neceflltà fenza alcuna
li ha di bifogno di refrigerio d'aura TuaucOn- fperanza humana^Enfe che da Creufa fulTe
de perfigniScarc qucftafalubtità, rempe- & eforrato à fìat vicino all'Altare » con ferma
xatiza d'aria , hai?biarao pofto quel motto» credenza diconleruacela vita pernibso del-
.Spirar Leuis u^urit Fa^noni » cioè» che douc la religione .-

ièfalubritàd'ariajfpira la fuauci & delicata au- Adunque elferfaluo» come di qui (ì rac-
ffa di Fauonio, che èrifteflò cheZeffirojhab- coglie» non è altro che ellere libero da gra-
l^amofigutatodetto vento follcuato in alto ne pencolo fop.raftante> per opra ò di se» ò
daiKdria, per dinotarcv che l'aria quanto più d'altri.
e lomanadàlla terra, tanto più epura» 6i fi- Il feggioi 5ft il federe, dimofiira» che la faJu-
iTiile alla puritàceleftb, &
per confeguenza tepartotifcc ripofo. ilqualeèfìned'efsa ouc-
più falubre: quanto poi è più vicina alla tet- ro di quello» che la riceuc . Però Numa Pom-
&
W. tan to più è aria fredda» gtoffa firaile alla pilio primo introduttore delle cerimonie fa-
qualità di cflà) &per confeguenza oftno fa- ere in Roma» volfe, che dappoi che il Tacrifì-
lubre. cio fofsc compito» il Sacerdote feoefse» dan-
L'Aqttila> che vi afIÌfte,fignific3 lafalubn- do indici© della ferma fede del popolo, per
tàdell'atia» perche effaconofce quando in vn ottenimento delle gratis dimandate nel fa-
paefc vi è l'aria infetta? donde ne fugge, ^ va criticate
, .

Libro Terzd, 541


La tazza dimoftra>che permezzo del beùe- vna Serpe, & nella finiftra vna verga col cL
-.refi riceue U fatate molte volte, con le medi- colo» Salus publicA j4m.
cine,& con raedicaracnti pigliati per bota.
Il Serpe ancora e fegnod» Calutcpeijchep-
Del gfnere humam come dipinta nella
gn'at^no H tinoiia, & ringtouenifce è t^naciC*
,._

Itbràfia f^aticana . i.
umo della vita. focte« 6c fano , 6c bucino per j

xnolttfntne medicine . Si fcriue* che per sé.


AéfTd tròua vn'betba da cotìfolidat la viil i, &c
VNa danna in piedi con vfia gran Cro-
ce, 6c apprefio detta figutavnfancit|l-
vn*aUra,cheèraoltò'pià da furcitac fé (leìTo lo, che regge fu le fpalle l'arca di Noè .
*

ancora motto. Et tlellc facce lettere miftetio-


S A X, V E Z Z A
làmente dal Signot Iddio fu ordinato da Mo-
tsèfChefabrìcaìievn Serpente di bronzo fui dipihge, come narra Pierio Valeciafl|b
legno» liei quale guardando ognVno che fi
SI lib.x/. petlafaluezzaitPelfino co'l fr$-
trotiaaa ferito, riceueua folo con lo fguakdo la no, il; quale ci dà inditio, 6c fegni di falucà-
lanità. za', il che fenza dubbio pen fiamo>cbq fia ftafo

Si notano adunque in quefta fìguta quattro fatto pèreGìer ftati molti dall'acque con l'alia-
cagìoniionde nafcejla falucetqaali fono prima to di quello falUati, poiché nel tempio di I*««-
Iddio, dal quale dipende principalmente o- tuanojche era in Ifthmo fpeffo s'andaua à \*«
gni bene. Se Ci dimodra con l'altare Poi le *, dere fopra il Delfino Paleraone fanciullo d^
xncdicine.& le cofeneceflarie alla vita per nu- ro, 3c di auorio fatto, il quale haueua cófac^-
Crimento,^ fi fignificanocon la tazza, l'altra to Hercole Acheniefe-, percioche i nochi^i
reuacuatione degli humoti fouerchi moftrati per hauefe ficura nauigationc fan riuerei^a
nel Serpente, il qual fi fpoglia della propria à PaIemone,dunqueperla Saluezza fi po|^
pelle per ringioaenire. Ilquartoè il cafa ac- dipingere Palemone fi>pra il Delfino
cidentale nato Cenz'opraiò penCamento alcu-
no, il che fi moftra nel feder otiofo , come au-
SANITÀ. ;i

uenne à quello, che fi rifanò della pugnalata DOnna d'età matura,nelta man delira (|a-
dell'inimico, che gli franfe la cruda poìtema. uerà vn Gallo,& fielta finiftra vn baftò-
Et perche fi didingue la falute da Sacri Eie ooèof(^ al quale farà auuiticchiata in tomo
Theologi in falute d'anima, 6c di corpo, dire- vna ferpe*
ttio quslla dell'anima poflederfi,quado fi fpo- IlGalloèconfàcrato ad Eiculapfo inuenco-
glia rhaomo delle proprie palTìoni,& cerca in re della n)edictr>a, per la vigilanza, che deue
tutte le cofe conformarfi co la volontà di Dio» hauerecontimiamente A buon medico* Que-
6c quella del còrpo quando fi ha commodità llo animde dagli Antichi era tenuto in tanta
&
da nodrirfi in quiete, fenza faftidio . Il che veneratione^cbe gli fòceuana faaificio r co*
fi moftra nella tazza, &
nella feggia* me à Dio^Socrate, come fi legge preffo à Pla-
Salute. tone, quandafi trouaua vicino alla raorte»^ la*
vede vna Dck
IMna>^ quale conmedefimo, mano
vn'aftta del
la finidra
fi

tiene vn*-
fciò per teftarnentovn Gallo ad EfcuIapio,vo-
tenda figuificarc, che come fag^gio Filofofo
con la deftra vna tazza dando do be-
bafla, Se cen^uagratre alta diuina bontà la quale me-
re vna Serpe inuolta ad vn preded^alla. dica facilmente tutte le noAre mo!eO:ic,& pc
L'hafta, &i(piede(lailòì moOrano là^ fer- vò è intef^pec Efcuiapiala pacticipatione del-
mezza, &
(labilità in luogo deliafeggia detca la vitasprefente.
perche non^fi può dimandare II ferpc nel modadetto è fegffo di Sanità^
'
di foprà, falute,
quando non fia ficutaific (làbile, òche hab- pcrcfser fani(?ìrao, &
molto piò deglìaltd a*
bia pericolo di finidiro accidente, ò pur di ca- nfmali,<:hc vanno per terrai &
pofti infieme»
dere. Dal che |'afTìcural'haftà,fopra alla qua- i^ baftone,^ la fcrpe,che Io citconda,fignifi^'
le fi foftenga^qucfta 'figura. cano fa fanità del corpo mantenuta per vigo-
L 7 T re deir3nimo,& de gli fpiriti .^
s .A^ E.
Neil 4 Medaglia d^lmòninùpia Et così fi dichiara ancora da alcuni, il'Ser-
flà fcolptta^
"^ Anciulla, che pénte di Mosè poiVo roedéfiniamente fopr»
nelladèftta mano tiene v-
na cazza» con la quale porgèàbcuecèad il legno

M^m SANE.
. .

544 Iconologia
N A*,

Sanità. ^

Vedi Gagliardezza
S A N T I T A5»r

V Na donna d^ faprema ,pe|lezB^


con i capeglj biondi, com'Di9»
fcmpljceraentc ftefigiùpc^gl'horoft.
rii Haaràvn pianto di tela d'ar^f^iiiQ»

il vifo tiuolto.al Cielo


y Si c)^e' tnojlM
:i'aadaie in eitaiì . Starà con JjC ma^
giunte>&folleuatiin aria,& lomanji
. della tetta, &
foprailcapo vi fìa vpfi:
Colomba tbc dalla bocca gl'efebi va
raggio i! quale circondi, facci chia- &
ro,&rifplcndi tutto il corpo/^j detta
figura.'
Lafuprema bellezza che dimoftfa
quefta immagine, ne dinota che
quanto la creatura è più preCsoà Èio«.
pili? partecipa del fito bello , pcr^ &
vo'anima boata>& ^pta nfpletidetidp
con Ja beltàfua auanti dcU'altiiTìmO'
Dio,pafsa termini di ogni bellezza.»
i

& però il Dante nel i^. del Patadifo


dicéi •;....
Ciàche no» more» & ciò ehi fuo
morire!

DOnna di afpecto roba{lO)& dieta matu- . 7{onè fé non fpUnder di quella idea
ra, che ccn la mano eenghi vna
dcfìra Che partorifce amando il nofiro Sire »

gallina, & èon laiihiftravnferpe. Li còpegli nella guifa c'habbiamodctto,ne


>Le fi dà ia gì)!ina,perdie apprefso gi*Anti- dimoftrano che non fi deue volgere li pen fie-
chì>fi foleua facnficatcà Efculapio,&erafe- ri nelle vanità* &
adornaipenti del corpoisq-
gno di Sanità) impercioche quella forte di fa- me che impedifcono la beatitudine»
quelli
crificiodiconoichc fu ordinato.perche la car- ma fi)io attendere alla femplicità,& punta
Bcdeile galline è di facihffima digeftk>ne, & dell'anima. Gli fi dà il manto di tela d'argen*
per quefto àgli infermi e cofa gioueuole, di romper fignificareche conuiene alla Santità
quefta cofa fi ha vn chiari flBmo teftin:K)nio ap- efsere pura, &
netta da ogni macchia che
preflbW. Angelo Colotio > &
quefto iu vna pofsa in qual iì voglia parte ofcU£arc>& fàc
gran copia di piedi dì galline, la quale fòca- brutta la qualità fùa» onde S.Tboin, i. /^/>
-uata di fatta terra apprcfeo è quel monter nei temiarum, difitn. lo.q. i. zmc.^ Santìitas
ijualein Roma eraftatapofta la ftatua di E- ah omni immunditia libera & ftrfeSa
ef} » ,

fculapio in quel luogo, c'hoggiè detto il Vi- & emmno immaculata munditia»
uaio» però che chi mai tanto noraero di piedi Tiene il vifo riuolto al Ciclo, & le maiu
in quel luogo ha uercbbe ragunaco , fé quiui giunte» roo Riandò di andate in efìafi per di.
nonfofb-e Osano coflume lafciarekucriqttic de «otare che la Santità é tutta intenta«riuoIta,&
^i^ifrcij. vnitacon Dio, e foleuata in aria per dimo-
fi Serpe anch'cgK d fegno difalute». dr & Arare, d'essere lontana dalle cofe tccteue, Se
Sa^^icà, perche ogn'an no 6 rinoua, ringioua- mondane
nifce>e tcnaciffi tnadella vita fortc,& fano,& La Colomba foprail capo con il ri(]3lcr)>
corac babi>iaa\o detto in alito luogo, è buo- dente raggio che ricopre detta figura, ne di-
no per molte aiedicine .. moftracheU Signoi; Dio non ù>ìo ricopre , Si
. .

Libmllerzo. 545
ticeue à fe«& (a degna della fua fantidìma Cratia, & veritas per Jtfum Chrt^um faSfs
igtatìa vn'anima beatati ùhtattna aiito quel- eji* de nel balenò 84. gratiAr», & gUrtam
li che cammanonell'opete pie»& fante nella dahit Domittus .

vìa della (alate, ónde San Giòuahni alpril!»^

A P J E N Z A.

quali fonò afpre> Se difHciIi,in/?e-


il le

me con le cinque vergini incaute»


Se imprudenti, reftiamofetcati fuor
ra della cafa nutriate.
11 libro fi pone per la Bibia» che
vuol dir libro de' perche in ef-
libri,

fos'iraparatutta la Sapienza, che ò


ncceflatiapet farci falui.

SAPIENZA.
D Onna ignuda, de bella
con vn velo ricuopra le
vergognofe, fiata in piedi fopra vno
, foI«
parti

Scettro, mirando vn raggio,che dal


Cielo le nfplenda nel vifo , con le
mani libere da ogni impaccio
Qui fi dipinge la Sapienza, che
rifponde alia fede, &
confifie nella
contmnplatione di Dio, nel di- &
fpreggio delle cofe terrene, dalla
quale fi dice i Quiinueneris me, in-
uemet vttam , 0" hauriet faltttew à
Domtno . Et però fi dipinge ignudst
come quella , che per sé ftclla noti
ha bifogno di molto ornamento,ne
di ti< hezze, pòcendodire con ragio
^^Iblia'nèin vn'i hòtte ofcura, véftita di ne chi la pofiTiede d'hauer fcco ogni bene, no
^J
D'eviia
coibr'iufbhinò, nella deftra mano tic-
lampada pìehi'd^^h'oacce^a, 6c
con l'arroganza di Filofofoj.coTie B\anre,msi
con l'humiità Ghriftiana, come gli Af ofìoli
nella
^
finiftfa vniiiite i' ' ^ *
di Chnfto, perche chi pofìTicdc Iddippetin-
Si dlpiii'ge"giotiatie, pctcht ha dominio fo- telligenza,& per amore, peflìede il principio,
ptà le ftelle, che rioà'l'inùecchiano, ne le tol- rrol quale ogni cofa creata più perfettanvente»
gano. l'inte^iijgènta d^fecreti di Dio, Squali chein fefteflafitroua. vi .... .• '

'•'''"
ìbno'viUi,'6c Vctiéterrtàrtiente. Calca quefta figura lo Sceirroupcr-fegoodl
La lampada accefa è il lume delI'intePettoj difpreggio de gli hcnon dei roontlo 1 qonli te-
ilquale per particolare dono di Dfo»arde nel- nuti in credito d'ambitione fanfiofhel'huo»:
l'anima noftra fenzamai confumarfi,ò fmi- monon può ótìuicinatfi ella Sapienza, clTen-
nuitfi} fole auuiene per noftro particolare do proprio di quefia illuminare, & di quella
nancatnentd, che Venga fpeUo in gran pane render la mente tenebrofa
offurcatoi&f iico{>erto da viti), che fono le te- Mira con giubilo il raggio ctlefte, con ìé
nebre» Ifc «ij^Hfopràbondano nell'anima, 5c mani libere d'ogni impaccio", ptr'cdf re prò*
oceupanrdb'ia^ifta del lume, fanno eftingue- il contemplare la diuinità,al
prio fuo he fono (

re là làpienzà/ £c introducono ia fuo luogo d'impedimento l'attieni efteiiotii & leóccu*


fignoràiiza » &
icattiui pcnfieti; Quindi è, pationi terrene*
che efTeiìdopratichi poi perle vie del Cielo»
Mm 1 SA-
54^ Iconologra
V
SAPIENZA HVMANA.
uati da tetra» rooftrando e/fece a^^.
(otta in Dior & fpogliata delle coÌe*
tetrene.
Non é la Sapienza numerata fri
con vfon
t:lrhabiti y;rtu<*(ì acqutfìati ,

& efpeiienza \ ma é paiticolat do


no dello Spirito Santo > il quale fpi*
cadcue gli piace, fenza accotti'tio>|
ne di perfona E gh Antichi che^

parlauano, & difcotisuano non ha«^


uendo lume Chti-
di cognitione di
fto Signor noftto vera Sapienza del^
Padre Eterno* con tutto ciò ne ca»
gionauanò con gran religione, moU
to cautamente , oc voleuano > che
il nome di Sapiente non (ì pote&:

fé dare ad alcun'huoroo moitale »


fé non compito, & irreptca-«
foflie

fibile. Quindi è, che in tutta Uk\


Grecia madre delle fcienze > del* &
le vittij, fette huomini foto feppcn
ro fciegiieie per dar loto quefto
nome» reputando, che ò fofle co*
fa maggiore di virtù, ò almeno vir-
tù dalla quale raltte vittù deriuafle»
to elTendo ella ab etetoo generata»
N' Giouane ignudo con quattro ma- come dice Salamene » innanzi alla tenaV
tìu & quattro orecchiccon la man de- de innanzi al Cielo, godendo nel feno del-
fìudiAefai^ón la Tibia infttomcntomufica- l'eterno Dio, &
quindi fecondo i giufìi giù»
lecbnfacrato ad Apollo, con la faretra al diri) di comrounicandofi patticolar«i
lui ,
fianco. niente, nel petto <\i pochi mortali . PciÒ^ 6
<

Queft;ifù inuentione de Lacedemoni^ i dipinge eleuara da certa , con la luce , ch^


quali volfero dimoftrare, che non bafta- le fccnde nel vifo» dimoftrando che fia il
ua per eder Capiente la contemplatione » fapiente difìaccato col cuote da gli affet-
ma vi era necelTacio il molto vfo, la & ti terreni, 6( illuminato dalla Diuina gcà-
pratica de negocij» fignificata per le map tia, & che chi |a citroua» (ìenza confon-.
ni, 6c i'afcoltare i configli altrui, il che detfì fra la finta Sapienza degli fcioc-
s*accenna ptt gli orecchi-, coli foriifìcan- cbi, rittoua la vita* ^ ncconfeguìrcQ h-,
dofi, &
allcttato dal fuono delle proprie
lodi, come dimoflra hnftromcnto muficaje»
conia faretra appteflo s*acquifta, & ritiene il

nome di Capiente.
Commune opinióne, che gl'Ahticb^

SAPltKXA VERA. E*
predo
nell'imagine di Minerua con l'oliuo ap^.
voie(T«rc rapprefenr^te la Sapienza» t^-r
condo il modo* che era conofciuia.da tf^iSc
DOnna quafi ignuda, la quale ftende però fìnfero, che fodenatad^ìla telladi ^io-
mani le , & il vifo in alto, mirando v- ue> come conofciuta per mclio più pètfctt^ »
fià luce, chcgh fopiafìài hauctài piedi elc- non fapeiido errate ih cofa alcuniudi quel che
com-
.

Libro Terzo • 547


comporta la potenza dell'hubmo. Se fingeua- no* & che fi emendino.
no che hauelTc tre teftct per cpnfigliare alimi» L*oltao dinioftra» che dalla fapienza nafce
incendecpersèt 8c oprare viiJtuifamente ; il la pace interiore, &
eftcriore» &c pecò ancora
che più chiaro fi comprende per rarruitara, interpretano molti, che il ramo finto neceffa^
& per l'hafta»con le quali fi repfle ageuolmé- rio da Virgilio all'andata di Enea à campi É- i

te alla forza eft^riore d'altrui , effcadolliuo- non fia altro, che la fapienza, la qual c6-
lifij,

mo fortifìcacoinsèftefioxSiZiiauaàchi è de- duce, &


riduce l'huomo à felice termine in
bole, &c impoiente» come (^
detto in altro tmte le difficoltà.
propofito. " / Alcuni la figurauano col cribro, onero cri*
Lo feudo conia reftad^Medufaidimoftra nello, per dimodrare, che è efietto di Sapien-
che il Sapiente deue troncare tutti gli habiy za fapetdillinguere, 8c feparar il grano da l'o-
ci cattiui da sé 8c dtitionrarli * infe»
ftefTo» gIio>& labuana,dalla cartina femenzane^co^
gnando» à gl'ignoranti » accioche li fugga- fiumi, Se nell'attioni dell'huomo

SAPIENZA DIVINA.
DiltEli$ Dgi HottOraBitis Sapienza, Neil* Ecclcfiallico at cap. i.

Del Signor Giouanni Zaratim Caflellmi,

V Na donna di belliilìmo, & fan<^


tifiìmo afpetto, fopta vn qua^
drato.vefìita di trauetìa bianca arma^
ta nel petto di cotfaletto, &
di cimie-
ro in tefta, fopra del quale fìia vn gal-
lo: dalle cui tempie tra l'orecchie, &
l'elmetto n'efchino i raggi della Diui-
nità,neila man defita terrà vno fcuda
rotonda con fantoin mezo»
lo Spitito
nella man finidta il hbro della Sapié«
za, dal quale pendano fette fegnacoli
con l'Agnello Pafquale fopta il libro.
Si pone fopra ilquadratOtpet figni*
fìcare,cheé fondata {la:bilmente fo*
pra ferma fede» doue nonpuò vacilla-
ne titubare da nitmolaro Pierio
re,
Valetiano Jib.jp. de quadrato nel tì^
tolo della Sapienza, Si verte di bianca
perche ral colore puro>s grato à Dio»
Se l'hanno detto fino>i Gentili. Cice-
rone lib.2r ^^ legiùnSi Color auttm at"
bm precipui dccortn Iko^efi Et i Sauij .

della Pctfia diceuano. Dtum ipfnf»


non deieSiare nifi in oiBis vejìibus , il
che Pierio Valeriane lib.4. ccedcche
rhabbino prcfo da Salamene»/» omni
PEcche n altro luogo fi è ragionato della temporCì inquit, cartdida^/int vefìimema tua .
Sapienza profànafono lafigutadi PaJla» In quanto all'armature- fudetre* fono ar-
de, m' par quafi necefiario»cbie fi formi vna fi- mature miftiche , delle quali fiftefla Sa-
gura, ehe.apprcfenti la- Sapienza Diuina,Ia pienza d'Iddio s'armerà nel giorno fuo, ip
(^lalefacà incotalguifa. Sapienza cap, ^^' Induci prò thorace iufìi^
Mm 3 tiajfh.
.

54» Cconofogur
tiam» (!ractipiét'pr»^ale4ÌMliciitm cmitm,fm- Scudati regge dalla Sàpìenzavla<iii8]édeaq<^
met fctuumr$ft expugjnahile: aquitatem .- Il coc-^ oo procurare con tutte le forze di^acqotftatla'
falettovdàilatini detto Thoraxi fi poneua pet cobrorà^quali tocca* il 'gouerna- def tooDdot-
regnodi:mutiiiione> &iicurezza > pecche di— conforme à-qUeilé graui, &
fentencfoCe paio»
fende tuttelè parti viranintotnaalcorpas £c Te della! Sapienza nel 6.cz^ieìgoDeteÙéimm
pigliafi-pcrfimbolòdivinuiclienonfipuòra-- ftìiìbupiSr. fcqtris; ò RigepFo^i* diluite sà*
pire> perche: la fpadà» Se il munonc&ponno- giemiam vtmrftrfttuum regnetis . dstigUt Uh'
battereàs retraie perderei ma i!àrmt dèlta Sa* ntem jMmtidsmnnes qui pr^eflis po^nlis, ÒC
pienzadeIIè°qualivn0f«àtinrafónaferrae>e perciau:'ponr la Spinto faoto iii'mczo allo
fìabilt}4nipercìòchefi:tienefchri^j)ettO'(ialaA fiudè tt}tondòfigond'órBe» sì perche la foto-
(lanzadeilà^Sàpienza». anzialle- voHcpigliafi ma-^Sa^ienzaidiuiDr gouerna' pecfetcamente
il petto perriftcnà Sapienza. Onde Hòtatio tutto ilmofiidórcolftio tnedcfinydfpicitoisi ao»
ad AìbioiTtìàaW&^Nmtu corpus tras-fùte fen- co perche eglrpuòinfendece iljpetfétto lume*
dere» cfoè>^on: eti-!peirònaXeoza^Sapienza . - & perfettftSàpienzzà'i Frencijpipergonema*' \
Il Gallò^pen cimierona teftà iKpigKaremo re ir Mónda confòrme^lIà>Sapienzr>poichc
per rintellìgenza» St lume ratiionale» chetifìe* lì come detto habbianK^^/wn/M D^^^S'^j^m

de nel'capa^fécondcrPlatone. che-fi i^uii il> tiamdwtn II liB. della Sapienza con^ fétte» fc-
gaiiò- per l'intellfgenza non' è^cofa^ abiorda . gnacoliì figiiifica^li-giudicij^èllà Sapienza di-
Da Pithagorai 5^ SocrarennClicamenTeper '\\* uinatenère occulti; il che f Gentili' lo denota-
^llo è ftatacHiamara irénima» nella quale Co- uanocon ponete acanti i tempi) le sfingi» le
'

}a vi é la verainrenigenza,. petcHe il'gallò hà:> quali ancaartempanoftro babb'iamo vedute


molta intelIigetTzaKono(bc le fidile» &^ come' auanii il PantHeondetìo làvfoEdnda»< &
per
orimale foiàrerrrfguardà il Qk\ò, &L confide-^ denotarci^ cìle i dogmati facri; &
precetti} fi
ra.H'cotfó del Solasi & dal fuoxantO'compré-^ dtapno^ custodire inttiolattlontanidalla pto*
de laquantità delgiornoi^^ là varietàdò*tem fana moltitudine.
pif pertaliràpere><6^ intelligenza eia dedicato Il libre fìmbolo della Sapienza ferrato con

ad<A'polIò$ &ù Mercurio ttputati fòpta làSr* i' Ketir fégnacoli figoifìca- primieramente li
à'^

5)ienza* & incelìigenza di vane Scienze; ^arti^ giàditi) delia Sapienza- diainaeflcte' occulti :
iberaliv. Oltre che Dio di'fu» Bocca diflr à: Clona Dète{{'c€lkreverbumrglorM Regmn iti'
ÌJobnt\^^iX.^ìQk(sdè^dit Gallò ìmelligenriamt «f/l?/^»rtf/fr?»o;?«»rimpercioche' appartiene
ael qual'luogt) dà gli'feritcDti'iI'galIbè inter- alk'honot dei foramo Giudice afcoifdere le ra-
pretato petil'Ptedicawrci-6f Dbccorc Ecclc gioni'dei fuofgittditi)* dice il Cardinal Gac-
itàfticoichecantaySipabUcan'elIàjGBicfóSai^ tanafopca le paraBole-di^ Salamene' cap'.xxv.
talàSaptenzaDioina. Neilaroccad'Elidbvii oecultilTimo ci; fòno le ragioni délli-diuini
eravna ftatua d'òtoi» e- d'àuotioi di- N^neruai gniditm che fpeflo ertetcita . Tra Dio v & i
eoti'- vn gallo fopta il'murronc»/noff tantoper Ketrildifparitàrj alliRc è? ignominia celàic
^ére^ugellò più d'ógn'àÌtTo4>eUicofò>come là ragionedé fuoi giudinj.perche dcuono nsa-^-
penfó^I^&ufòniaiquantopetcdkrpitìintelligé- nife^are le regioni per le qualir giudicano,
te> coouencuole àMIncfrua^chepet là^SapieQ}> perchecotidànniho vroall'èflìliOiOtìcro alia
zafipigliauav morte i^ all'honot di Dio' appartiene occul-
Le comedi raggiò ttarclmcttO",5ì l*òreci' tar le ntgioni'deili'giudicij fuoiì perche non*
chic nelfctépie pigliati fiperfimbolo' della fa^ Hsrfuperìoierne vgualè»petche il fuo dominio'
crofanta' dignità'. /«rf^/l/óyffjcom^«j inftgni^- depi?nd& fòiameBredaitàfua^ volontii* reN &
èm effirìgituri dtccPierio IÌD.7; & %utaiiìjCO- togiudìtio.'
anc rag^i, e fiamme di' diuinità.. Secondariamente ìlliBro figillato con fette
Lo feudo hauerà in mezo lo Spirito (anto;- denota l'occulta mente della diuina
figilli<
pràbt SapietJtiamdceet'Spiritus-Deiilob: ca.- fcicnza'ufefpcrtoallecofc futurc>che è per fare
3 z. € neU'Ecclefiaftkoparlàndofi della Sapié- Dio ftiioHtf lériuelli; come'efpcne il Pcrerio
ZAjpffcna»UillaminSpiritkfanFf4ti>^^tchcCi re] l'A pncaliffe e a p. f.difput; ^ Siptinarius nu-
'.

licccchi lo feudo di fornjuroródtì leggafìiPie»- mervs /{^illorum denctatnfitiiuerfitm^'tcyfeM'


fio Valcriano lib.41-. vol'endbfi diraofttarc il; ritMimt& dtfficultare latentium indiuitta' pr^-
fnondoi il quale fotco la figura rotonda dello (dentia /iy£Mr<>rM/v.Nelaiedefimo luogo dire,
che
.

Ubro Terzo* 549


che quelli figiIlrnonSbtro«lttòr che la vdlon- •àliquid.t mìa ifctrrptttrd faei'it inteìligentU ^
cà di Dio, -Sigilla ilìanonxffeMmd.mifiìDei vo' CMnSi$s'e^t aperta vilefientfed in qutbufdam
la» totem, qu£^rcana fua prdfcmiti^.claudtt, iocis obfcumribMS» tanto tmaiori dttkedine itt"
& ayeriti guam^ift »filt»'^jroutviilt^ C^^^w- uentauficit t^^uatito maiori labore .cafUgat a-
^fiÌMumjqud/ìta,Etqii<:i\c Cono ìe cagioni, pet
Terzo fignificaTofcarirà, nella quale è in- le quali ia slàpieoza ^iuina habbia narcofto
llolcaid Sapienzio<&perl»^u^JedillliciIeÌì re-moitifuoi miftccijdcnrirooCcuia nube di.pa-
deadacquiUaifsperò Salomone Taflìmigiiò 1:1016 . Nube dico corìfiornie Sanro Agoftino »
ùó vnterotoiiafcòftoiicl xx:4^àcUe:^nabo- (De Gene/i coMra Maiìich&os» ©uè chiama-l'o*
le . Si quAjìerts leam q^iajt.pecumam C^Jicut Scurità dtflla fctirniTa nube. ^De nubtbuséas
Thefauros effoderis •ilUm% tunantelli^stimo' '4rrifiatidÌftde fcripturis Trophttarum.O' JÌ"
rem Domiuit jO" ^fcisntiam Dei^nìuvifies , Sta ipo^òlorwn ^reheAppelUntur- nubis, cima loerba
Bafcofìa sapptcfTo Dio» &: figiliata la Sapicn- iflat quAfonmt^.^ctjjoC percuffo-aeretrafeunt»
za>ponjpctchegIiii]iornini ne icilino priui» addita obfouritate alltgoriarum , -quafi aliqua
ina perche la^iiiraaiiaitìo ;à Djq, &
cct chino caltgtne cbdu^avelut-nubes^/ìant-^ Tanta e l'o-
acquiftarla coninduftria, cYattca tacciò che :fcuntadéllafcritiuca in aIcuni.pa{rH che San-
ilions'infiipei:hifchino-di (e ilcfl»,fma xicono- te Agòfìmo/^il quale ienza tnaeftro appc«fe
ifcbioexaruo dono dailafooicna Sapienza.'Sa- molte difci^]ine« & ciò c1ie trattano i Fìlorofi
t'Agoftijm. parlando dell'ofcumà dcBa Scrit- 'fopta1edieciràt?gorie>ccnfe(Iadi non hauec
lura x\cVTom.^.^de.do[l. Chrajìi. ^Quod'totum potUtcìntendcre il principio di Efaia: ne mò-
p-orfum^ìMmtHstJJe non dubito jid^domandà rauiglia èche ilTofìatO néiia ptefauone Topra
labore ftiptrbiam. t'iftèflode'Trinitate. /1f ^aGencCiàic^^ Scriptara facra adeo e/ì dtffì'm
attremmo» -exeinceatjermo kimimis mon res in <cilÌJiVttnquibufdamJacisyVfqtiehoidie-mn pa*
$ron^tH fìtaSi fedinAbdito fcrutMndaSi& tx teat imelletlui . Gli 'Egitti; l'oicuriià della fa-
afdito craendas amatore '<{ìudio fecit* inqtfirii pienza,^vanadottrMia Icrodicofefacre la
nella^ueftione'ff.'cófi-dicc^ it)eusmfleK/ìc ^denotauanoicó potrete oauaii ti itempij le sfitv-
>^ad f^lùtimammarum^diuinos Ubros^irnu 'gijlequali anco nel tempio nòfVrohabbiamo
'fanUo moderatus tfl^vt «ton:[oìum<wanif€flis vedute cÓofcutc notegerQglifichÈ,nelle bafi
pafcere, {edetiam obfcùris^xiKcère ws ipéllet* auanti ii Pantheon, detto ia tòtonda, tf asfcri-
Dcgna* daiipottarfi quella fnà fentensaiche 'te perordine di Sifto V.atla fontàn a di Termi
e nelle fentenze.Tom.3 .'bonét funtin fcripttém tiCt delle quali ifingi Plutarco in l(rde»& Ofi-
ris fantiis wyjhriprum p-ofunditates t.qud ob HÌòc.AmttemplaSphingesplerwnqm collocati'
Jjoc ieguntur yne vilefcant, ob hoc quAruraur ojt tes: quo intiuum fuam rerum facr^rum do^ri--
. ^xerceanttobboC'Autem ^^erìttntur vt,pafcant ^namcohfìar^ perplexa^fub^Mtolucrìs latente
Moire cagioni dì ciò raccoglie ^ncoT-rance- fapientia.ìAz noi habb«amo'€guraio Tofcuri-
fco Petrarca nel tetzolib. delle inisectiuetap. tà» &difficoUà'dclla Sapienza diurna col libro
vj. tra le quali e que^ftapur ài Sanio Agoftino fetratocon fette fegnàcoli prefi dalla facra A-
«el S^mo-i26.ideofHim^itjquttdhfatrifiS po/t" pocaliffe, volendo i nferire, chenélla recondi-
lumefli vt mttltos intelUElus igemrett&dttions ta Sjpicnzadiuna VI fonocofe'tanto ofcuret
À^cedanthomineuqtii claufum muenerunt,quod <juantopretiófc dice!*iifl"»n:ìafedei&: autorità:
multis modts apertretur i -quat» fi vno modo liquali^extefignacolià^iiélli facilmente fa-
apertuminuenirem . L*ofcuriià del parlar di- ranno aperti, chec'hiiideranno le fenefire de
urno è vtile» percKf pacconTce^pm^ttteo^e i fcnfialli felle c^apitali viri), con le'fcitc virtù
di verità} &kproduce4nluce dinòtitia h)en- loro contrarre-, d;cetcar2nno di cótifeguice

ne|che vnol intende in vn niodo>& l'altro in con lapieta, e turoT di Dio ia^fapi^nza, i5c
vn'altromodoDM^v^/W^Mi» fc»ahus fc in' fcicnzadoni dello SpinTofanro>.
«%«f,<liffc2ncl vodedmo de Ciuuate Dei, T' Agnello Pafqualc fopra il libro fi iponc»
per vltitnapone^uctla^i SLCregotio fopra E- perche 'Digntlsefì -yìgnus qut ocCifiis éfì, acci'
zechièle '<magnx inquit Httilitatis ^èjl vbfturitas :$ere Virttènem ììjT" dininitaitm-O' [ayumiànt
eloqmntm ^eiiqttia<$xércet fenfum, vt fati- Apoc.cap.^.Vn'altra rag»ci4>e vi (^ può addu^•
gatiom f-dilatetur , & txercitàtus capiat quod re, jifpcrtol'humanacóndiitione dtl!«crcaTll
<apert^MfoJfct oeiofks» liabet^HOQHe adbuc re^lequaiipci: ottenere la Sapictiza.non de*»-
^m 4 no
. .

55® Iconofogli
nocfTere Tuperbe» e inique in^nìmam cìiim eoo ilctii mezzo fiamo fatti partecipi de'te-
maleuclam non tntroibit Saftentia i ma deuono fotiCeleOi. fì come accenna l'Ecctef. 'cap^ i.
edere huaàli} &
puri : &m
queda guifa fì pi- Filt ccncté^cens fapientiam, conferita itipi»
gliela l'agnello per la inaofuccudine>ouero tiamt & Deus frsteèit iUam tibi : fapienHa
timor di Dio» che tutti dobbiamo hauerei /»<• entm> Cdèfeiblina timer Domini: & quodke*
ùum enim fapientid eft timor Domini . Eccl.i, mUacitum en itlif , fides > <^ manfuetudo C >
volendo inferite pet l'agnello animai timoro adtmplebit theftiures illius % i quaU ilSignorc
Cb» innocente» puro» e manfueto» che li mot- Dio pet fua infinita bontà ce li coBlèrui nel-
caiinon ponno acquiAarela fapieDzafe non l'eterna gloria.
con li timor di Dio > e con la manfuctudme»

C R I L E G I O.
Giouane dipinge per edere queQa
fi

età difpofta più de l'altre à far quello •


che gli proi>one il fenfo , il quale come
nemico del bene oprare»fà cheilgiotia*
ne come inefpèirto* imptudence>com &
metta molti errori
iHuentus prò [e ipfa adruinam fertU^
uiSidice Gtif. honL^i.
Si tapprefenta di brutto arpetto>per'
cioche il Sacrilegio è di fua natura btutr
ti{!ìmo>& però in qua! fi voglia modo
contaminandofi daeflb il luogo factosè
di bifogno riconciliate Cbie(à>oode la
edendo quello malai 6c
vitio di tanta
praua natura» Io vellimo del Colore del
verderame come quello che fignifica
molti bumoti,& complellìoni maligne,
da quali poi ne feguono li caniui co>

ftumi
Natura prona Imnes mores nen nmrit,
dice ^fop.
Il tenere con la dedcamano il Cali-

cela fotto il braccio finiftro la pianeta»


dola» &
per terra la mitria in atto di fur-
to» &
difpteggiO) fopta di ciò non mi
emenderò con giro di molte parole per
VN giou^nc di btuctiffimo afpctco>vetti-
to del colore del verderame^daila patte
edere quella dimodratione adai chiara per fé
fteda»fclodico che fecondo San Tom. i. i«
delira di detta figura vi farà vn'altaret^ fopra queft.fjp. SacriUgium eji [aera rei vioUtio fett
dielTodiuetfìinÀromenrì Sacerdotali fecódo vfurpatiot &qoeila violatione fignifica quaf
rvfoCathohco»&Chriftiano,chccon la de- fi voglia irtiuerèntia» &
poco rifpctto portato
ftta mano tenghivn Calice d'oro» fotto il & allecofe.
braccio fìni(ito vna pianeta, &
ftola in ateo di Si dipinge che renghiil vifo tiuolto da la
tenete celato quanto babbi tolto da l'Altare» parte oppoftadel futto per fignificate il timo-
& che fì veda che gli Ha cafcata in terra vna re di chi hàcomrocdo qualche male di efsetc
mittia» tenendo il viforiuolto da
paiteop-
la fcopertOfefsendo il timore vn'affetto>cbe pet-
poftadel fnrtOjdubbiofo di non edeie fcopcr- turoa l'animo per dubbio di qualche caftigo
to,& à pie di detto Altare vi farà vn porco che Vi fi dipinge l'Aitate con le foprànominate
calpePiti delie tofcjcon diuerfi bcJli^nii fìoti. cofe facre^ppièfia il pecco che fi calpesti le
rofe.
. . . . .

Libro Terzo. 551


1rofei& altri fioriiperciocbe natta Pietio Vale* re>s'intende di quegli c*hanno in difpreg io la
ciano lib.^.de i fuoi Getoglifìciiche nella facra virtù> &
che fono iromerfi ne i viti) partico- &
e diuina Scrittuialc rofe &C i fiori » fignifìcano larmente nel vitio della luflutia» del che n*è
di,yitai& i Duoni
nncciiia ai,YicaiOc
la (ìnceiicà buoni coaumj>
coiìumi* onde fimbolo il porco* la quale commetiendofì da
cólìà dimoftracione*che quello animale fprez-
I qualunque pctfona inqual fì voglia mo4o in
^ Oc calpesta le rofe> e noti» a ptè dell'Alta-
2a»òc luogo facto* s'intende factilegio

N D O L O.
Scandolo» &
fì ù. con eile cadete altrui

in qualche mala opetatione » con dan-


no > &4;on tiiina grandidìma % come
ben dimoftra S. Toraafo in 2. z. quarft.
45.art.Drimo dicendo» che Scandolo
è detto o fatto meno dritto» che dà oc^
catione a gl'altri di ruina .

barba bianca ar-


I capelli ricciuti) la
rifitiofamente accoucia»I'hàbito vagOf
& gli ftroroenti fopradettidimoftrano»
che nel vecchio è di molto Scandalo il

metter in difpaite le cofe graui attQB &


dere alle lafciuie»conuiti>giuochi»fe{le»
canti, de altre vanità confotme al detto
di Cornelio Gallo
Turfé fenivfiltusnitidhvellefque dC'
corA ,

Atq^ue etiam eft iffum viuere turpe


fenem
Crimen amare iocos crimen comiuia
Camus »
O miferi quorum gaudia crimen he^
benti
Perche fì come dice Seneca in Hip-
polito atto 2.

VN vecchio con bocca aperta con ì capei


attificiofamente ricciuti,& barba bia
li
Ijititia
jil giouane l'allegre"^!^ »
^/ vecchio ficonuien feuero il ciglio
iuuefiem frons decet
fenem . trifiis
.

ca» l'habito vago,& con ricamo di grande fpe-


; 11 tenere , ch'ogn'vn veda , le catte da
fajterrà con la deftra mano in atto publico vn
giocare è chiaro fegno come habbiamo det-
mazzo di carte da giocare » con la finiftra vn to di Scandolo * e particolarmente
nel vec-
Icuto» & alii piedi vi farà vn flauto,& vn libro
chio » elTendo che non folo non fugge il
di mufica aperto'
giuoco» ma dà materia» che li giouani facci-
Si dipinge vecchio lo Scandolo» percioche no il medefimo ad'imitatione del fuo male
fono di maggior confideratione gli errori com effempio.
ineffidal vecchio, che dal giouane,& perciò
bendifle il Petrarca in vna fua Canzone > il SCELERATEZ2A , O VITIO.
principio della quale *
Benmicredea palfar,&c. .
VN Nano fproportionato» guercio»di car-
nagione btuna»dipclotol!o,&che ab-
*^
eh'» giouaml fallirei èmm vergogna .
bracci vnTlidra
fignifica, che non
11 tenere la bocca aperta Le fproporrioni del corpo fi domandano vi-

(blocon fatti » rna con le parole fuor de i ter-


i li) della natura, perche cóme inVn'huomo ar-

mini 2iufti.& ragioneuoli, (ì dà grandemente to ad operare bericclie s'impiega al wfale,qùcf


*
mole
. . .

55* Icotiologui
male fìdoniadarì vitio&fceleratezzai perche iiUmiramhde fcelerisfunttprgummtajTiln'oli
pende (blU volontà per icleuione male habi»
luata^
St9kituraffeElu fadiHs rjfe potefl
flit

monlhrnm%dnm femertéilitmù^t
Cosi fì chiama vìtlolcmio que1Io*c[)e tion ti ObjtfwgjavUijs icr$mwiimfque reftrt •
fecondo iafiia propoitiorjein vn corpo che
perciò Ci dipinge Ja forma d'eflb» .che lìabbia SCIENZA»
natura» come ^1 coiitrario Ti fa per
viti) della
DOnnicon l'ali al capo» nella defVra ma-
fignificatla virtù>enèndo<:he fecondoit Filo' no leng^i vno fpecchio« & con la li-
fofo» la pioportione di 'he)U lineamenti del ^ifìfavnapa!l8»(qpca 4ell^^uale ila vnuian-
corpo< ^rjguiiceTanimo'belIo e b(?ne operaJV' :golo-.
te» ftimaiidoìfìfclie come i panni s'acconciano Scienza» è !)abito «felh'metletto fpeculati-
al dodo, cefi i'lineamenti,e le quahtà delcof- nodi conofcete>&confidecar le cofe per le
pofì rooformino^on Icperfettioni ddl'anf- fuecaufe^
ma, però Socrate fu anch'egJid'opinioneacTie Si dipinge conValiyperche none Scienza
xorpo > « dell'anima» Gabbino
le qualità idei douerimellcttoncns'abcaallarontemplafioo
jnfìeme conuenienza* ne dellccofejiondc^ille luccctioael lib*4.del-'
<juercio»brutto^e di péloTòìTo ìitapprefen» la natura delle coiè«
ta,percioc1ie ^quclìc cjualità fono filmate có- Kìamnihil e^regÌHS iquam risdifc$rnere a-
•munementtewiiofc onde a qucfto propofito 'pertas*
diffe Martiàlexvj. de fuoi^pigrammi ^t4Ìkhijs:ammiquasAb fé $r4>tinMS ^hdit*
Crinertthenniger ore hreuis 'ptdeUnmintUf^ -Lo Ipecchio cIMnodraquel» che dicono à
Rem méignam ^^rdjf^ts» Zoiie^ Jìbonuses, Tilpfòfi,che fàemia^t^bfirÀhetuio perche il
Sid^in^e^cbe ^bbra«ci1*H idt3>laquale Kà fenfo nel capite gli accidenti) porge all'imel*
fette tdle» &^ien mcflapct i fette peccali lettola cognitione deilcfofianze ideaiiicome
inorta1i-,perciocbe^s*aaute(]^>chc alcuna d'ef* vedendoli nello fpecchio laforma accidenta-
it teftc^a tagliata«'fi come in ^(laTinaìfcono •le dèlie cole enfienti iì cooiìdera la loto eV-
^JeU'alttejSc ac<jyiftatnaggior;forza,'«on chi fenza^
ghs'opponejccaì il vitioin vn <:orpo,"il quale La palla dimoBra» elicla Sdenzanon hi
wmo^rhe venga combamuo<laHa vittù^ion- contrarietà il'opinioni> come l'orbe non ha
dimenopcr 'hau:er «glrpiùopi In eflb per la contrarietà di moto«
volontàhabituatanel male» tofto pcr-effa -tì- 11 triangolo. 'mòflta> che fi come i ttc lati
ibrgepiià tjgorofo,& odi nato nelle pcrueric sfanno vna (b]a'jBgura»coìfitreterminine!lepco
opetationisma àl£ne conuiene clie refti fupe- ^pofìrioni caufano b dimofiratione» &. Sciéza.
tato,&: "Vinto oon réififterli, ò fuggiik) «come Jn ScUmimm ah todem defcriptam
C|uellochefìnt]alj)tincipiodel mondo» gab. >€^far Scienti4m ^inxit mulierem ferre
bandoaltiòiitoptitno Fadre« è flato , è^ è la jìUutmin captte-de/uper ^rifiam*
louima di'noi tmferituctfcaiii come fi dimofita i£t in diptera reìliìtmtwert Jpeculum
per il fc^u^te jlVn^ramma» che àkt xo^u Coìiificmsi longeìnMginiAms Iplendtns,
Jtt alia vero4>yéf£m manu apparere»
C^piflifMtmimifuBmilfavoce ferimenti Et 'ft^tr4>rbem sfigura trsangularisinefl^
Jitm tidi iclaMortstdlere ad Mya facis • i2rì(c ScimtM'imagOjM fìaffuias

ifjeu fcéktsJ ihewytiftam <ntutejMS^en^us in C^jATim , Seterna ìwagtmm C*farem di*


xeris^
Huam tuams tradofitampUus ^ra tieci<. Scienza.
>S T 1<3 «. A A M tf DOtina^iouanccon vn libro in mano» e
^^ìraris^célerisftMfiftrum Mfotme mfoncU* in ciapo vn defcbetto d'oro da tre pie-
TaliaMnudictSt fiix <*}" 'j^uerms 'hjuftnt, •di, perche fenza libri folo con la vc^e del
'^Jfficeqtùtm facict qudm fotwidabUe'vuìm* >Mawrodiffici!€nfn«cfìpuòciy)irejC ritenc-
QuawiurpesmaaHdHo^poritm^Aìiùtant* «e^ran copia tli cofe, che pàTtofitcono la co-
Qmm faciU ^rrìdens 4tni^nm ^mpteUimr ^oitictne, t la fcien^.a in noi fteìTu
il deichctcc, onero tripode>é inditio della
>Scicn«a»c peti a^dbiltà dclmeta}lo»col quale
ador-
,

Libro Terza. 3f53'

s G li
E N
c N 2 A*

i
D Onna vecchia» vtfiica>di coloc
turehinoauttofreggiato d'oro*
con llilraf capo>nelladeftr$nnano ten
ghi vn(yfpccchio>6rcon l'aiiniftta vna
palla Gyptz della' quale fia vn' triango-
lo* OC VI (ara va raggia* ò' rpléndore »>
che venghri dal Cielo .'
Scienraé vn'habito dell'Intelletto*
rpeculatiuo» il'qualc conofce* con- &
fiderà l'ecofe diuine» naturali) ne- &
cefTatic per Te file vcte caufé,& prin-
cipij) dimmtione però breuiiTìma ne
dà Pliarone libro de Sciemiadiccndo •
Sdeptnaeft o^inicfperacumratione .
Lafcientia fecondofil^elTo Plato*
ne nc^Iibro intitolato Lefigtofus, è vna'
veran'rada&: potenza alla felicità* il'
che ne dìmofìrano quellhre nomi def
felicità afTegnatrdairtGrecFanti-
la'

chrcioè Eudemoma'>Eutìehia»& Eu-


fra^ ai. il'pf inw» fign i fica la cógn irionc
j

derbene*& il fecondò l'eflècurìone di


cfloyir terzo l'vfoiil chetntto' dipcn*
de dalla Srienza * la quale Scienza
adornatidoii le cofe piùcareifi bonrorano',c per in quamo-al bene e in vn certo modo ogni fot
lo numero' de*' piediicdendoirnameroTe/oa- tedi virtù r Però dice hfleflb Filbfòfbche la
rio perfètto; come racconrffAtiftotiliB nel- prr- Scienza dei bene diuino fi: chiama- aliblura--
rnodel' Cicloi per elferprima numero^^a'cuf memclapienza .. v5

conuiene Hnome dèi tatioi cottit h-ScUstszn è Ea Scienza del bene>& dèrmalè chea(petta
perfetra,e perfetrione deiranimanofttarc pe*- aUliuomo'fi chiama prudenza, la Scienzadel
fÒ racconta Plutàtconeiravita' di Solbncjchc dKlribuireiy bene*6i limale àrmteiteuoli di'ef-
Rauendo alcuni MilèfTj à-rifibo com perata" vna Gf è l^giunidjn}; cerca l'ofare; Ò patfenrare il
tiraiadì' rete di certi pcfcatoririella Città di' bene ;a il malec la'fotrezza, & la^ temperan-
Cooi f<^airhauendo tiratoin liiogtf^dèlperce' za è Scienza drabbraccfarloò fùgitloiPlsr me-
"Vadéfco'd^oj- duBitandon poi fràdi loro di: zcrdiioque dellaprudenzì^n ardua ad vna ree--
chi doue.'Te'eflbre rà! pefcagionei &
nafcendo* ta opinione che non è altro che là Scienza ve-
perciò nella Città^moltodiftùrboifccero' finale- ra ftrada alla felicità lo dice l'iftcìroDiaino Fi-
mente conuentJane"vcHb fi douefTe andàrean*- lòlbfo libi de Firtate . Trudenfia efi virtus quA-
Ocacolo d'A polline Pitfiio, e che dàlui (TaP-- dantadreflafffopìnipntfHatimenr.
^

jWttkffe rifòlutione jir<:)U>lè' rirj>ofè dòuerfi; Hors trotiandofi tre forti di felicità' come*
darih'donoal piii rauio'dclla Grecia, Onde" habbiamo-dctto^ifognaanco che ncceflaria-
dì commtinconrenfo fu potutola Socrate i il mente fi tfouino tre forte di Scienze : à qu«fta
qublé edèi^doconfapeuole delfigtiifitato d'ef verità" afpirandb ir fopracitiaftfFilofofo hb. de
fo, fubitolorimandò all'Oracolo* dicendo Re^no'àicc Scientk tria funtgentrai primum
che'fuor dì Itiimedefirno nonfidoueaa ad al- confiflif in cegnafcendo * vr jiritbmtticay Geo^-
cunbì pÈtclie folb^Dio pelietta> sà>& conofce tnetria* fecundmn irtim^erandb^ ytArcBtet^
xutie le cofc o- tura tertio cor in faGtendo-vt fabriUs t & Mif
#»r»iy?^;'3ifogna però che l'buoraoauanti che
iipot-
.

554 Iconologia
N a:

permettere a chi ciò ci pcometttflis


che ci (corticadet ci liqacucefle a >^
fatto ci difloluelTe dalle cui paiole
-,

appatifcc quanto facci la bontà deW


l'aairao, &
quanto fu no degni di lo*
de fotti (lìmi Martiri di
quelli antichi
Chriftoi &
aqucito molto fiioilequel
(acro detto* Qui animamamM ftuun
in hoe]mftndo perdei eam, qui vtr» Ine
eam pentìdfrtt, tandem in dtcnts vkm
recipit •

La vefte turchina fignifica ta fetenza


delle cofe naturali.h fregi d'oco lignifi-r
cano la Sapienza delle cofe diuine»
per quefìo il noftro ibptacicaco Filo»'
^
fo fo nel libro de pulcbruudine ipuodu*
ce Socrate che prega li Dei in quefta^
guifa
O jimice Van, atqite c£tera numi*
na,date, oi^fecro.vtinttupulcherojjiciar,
qudcunque &- mtbi extrinfecus adiék^
cent intrinfeeis fmt amica fa^ntem fo»
lum dimtem putem tantum vira huìM
attri tradite quantum ne e ferre needu/'
cere aHm quanf vir temperatus poffittEC"
iipodà dite hauec acquiliaco la ^cIenza^ che co dunque che Socrate dimanda ilbene,Chc
faabbia fatto buon habito nell'intelletto , & beneìla Sapieoza,GÌoè fa cognitione delle co*
che la poffieda benché peiòidice in Alcibia» fc diuine, le quali folo Dio può dare,^ tìcc»

de » Optima conterrà Sciffuìs efi rt ea > qua aere vn*animo netto, cioè tcropcrato,ptiro,6c
fcit ojtendere p^ffh » Hora habbiamo ditno- candido, che cofa dimanda Socwte, che lo
ftrat<9 fecondo Platone, qual foloinqucfta fi- faccia degno della Sapicnza>Chi dunque e de»
§uta habbiam feguitatO) lafciate per borale gno della Sapienza quello che è apparecchia»!
iftiniioni Peripatetiche , che fi come fo- to riceucre il fuo lume per mezo della conti- j

119 tre felicità > così fono ancor tre force di nenza, Tempetanza,6c virtù di vn animo pur-'
faenze . gato, bello, 6t chiaro, &
che habbiadefiderio
Hora per efplicaré la fìgura» Dico che fì fa di acquiftare quella ^pienza, come ihcforo
fccchia perche come dice Ouidio . di tutte le richez2e»& per quclto Socrarc di-
^oite cofe faper fa l'età grane . manda quefto oro lucente della diurna fapien-
'^t primadi lui non fcnza ragione difle Plauto za apparecchiato con le fopradeite conditio»
che l'età e il condimento del fapere & Platone ni>6c non la dimanda faperbainente ne tiraci
iib- de Scientùii che li vecchie verifìmile che faménte, pctjche poca condicioncdi €(sa ap-
fieno più fapienti, & anco per kmoUe fati- partiene ad*ynhuoroo intemperato^La perfet-
che fatte, & tempo fpefonelli ftudij. Ih an- ta& infinitatognitionc (ìtroua folo in Iddio»
tiqws efi fapientia, &
in multo tempore prtide^t- màlagrandei& ampia racqu»(^ai'huomo teni»
tia» di«e lob, capitolo primo,& perche come perato, de quefto penfa Matfilio Ficino nel ar-
fi caua dal noftro Autore nel libro Lttigiofus gura«nto del (bpracitato lib. Che da l'oro in-
già eitato> ci coinanda che peE confcguir la focato che comanda che (ì copri. S.Gio. ndl
virtù,& la fapienzabifognft patire non foto ii>^ AporaMli ..

coramodi, perdite, tr.tichc, feruitCì, ma fc fpe^ Si dipinpc con l'hall, perche non è Scienza»
«adifaoancocli disfa! fi & dcacmarc niigluici douel'iritcilctto non ifalza allacontetnplatio-
. . . . &
Libro Terzo» sss
ne delle cofe»OQde<li(Te Luc^e^io nellib.^del- drappo di vago colote» con la ^e((ra mano fo*
la natura delie cofe. praalcapodi vnatlatua di falle i, nell'altra cen-
N4m
nthtlegregtusyqnàrtsdifcerHert portas ghi varij iftroasenti neCelTariri per Tefsercitio
i ^t dubijs MmtMS. qMS ab feprmnusMit,, di quéit'acte ,> co' piedi j^ofabi fopra vn ricco
Lo ipecchio dimortra quel che dicono i Fi- tappeto.
Jofpfij c\?A fctentia ft abflrahendo, perche il Si dipinge la (coltura di faccia piaceuole «ma

fenfo nql capire gl'accidenti porge alhntellec- poco ornata, perche mene re con la fantafia
Co Ja cognitione delle fuftanze Ideali j come l'buomo s'occupa in coofoirmate le cofe del»
vedendoti nello fpecchio la forma accidèn cali l'atte con quelle della naruca* facendo l'vna» éc

delie cofe efift«i>ti ficoniìdeca la lot^oefenza. l'altra foinj^liàRte, non pviò impiegaxfi molto

La palla dimoftrà» che la fcientia non ha . nella cura delle cofe del còrpo
contrattela d'opiaione eflendo opinione vera Il ramo del lauro» che nella feuerìtà del vec«

fccotido Phtone. come l'orbe non ha contra- no confetué la vetdezzà nelle fue fronditditno-
tietM> nioto. ftra, che la fcoltura nell'opere fue, fi confenia
Il triangolo moftra che fì come i tre fati fan* bella, 6c viua contro alla roahgnit^L del tempo .

no termini nelle prò-


vtìà fola fìgura> coli tre Il veftitodidtappodi vago- coloCe,fatà con-
pofitionicaufaladtmoQralione»^ la fcienza. focme alla fcohuta iUelTa, la <|uale e0eccita pec
11 raggio>ò fplendore ccleftc fignifica|chc dilettoti fi mantiene per magnificenza.
facera l'bv^omotiuaQte fatiche vuole » pqole & La mano fopra alla (tatua» dio^oÀta, che fé
per acquiftare la (apienza non farà fatisfatto bene la fcoltura è pcincipaìmer^te oggetto de
seza il diuinoaiut09 &c per quefto dice Platone gl'occhi, può eflèt mcdeumaigcnte ancoc dal
nelfoptadcttoìib. Litigofus fapientiam mniam tatto» perche la quao.tità fodr^, circa la quale aiv
kttmjtno findìo comfarari quam purgatts tnòmi- tificiofamente comprjftadaUa natucafiefierci-
étùdimmttiswfundifolere,pQiche l'animo coti- taquell'acteipuò eflr;r egualmente oggetto del-

giunto; al corpo non fi rende atto a fpeculare le l'occhio» e del tatto . Oiìde fappiamo»che M»>
cofe ^fifjiue delcorpo feparate> anzi comeyna chel'Angelo Bu.onacocta, lume, e fplendore di
nottoiapienadicaligihe vàfuolazzandó fotto eda» eficndcrg'ii in vecchiezza per lo continuo
il gran fplendore delle cpfe diuine >
Dice il Fi- Audio manciia quafi affano la luce, foleua col
cioonei fuo Argutnento. tatto pa)'p',.ggiandò le ftatue.ò antiche ò mo^

^! .S C 1 O e H E ZZA. dernc eh e fi foflero, dar giuditio,& del prezzo"


& 4-^1 valore .
_•
quale ride di vtta ^-
vefttta, la
El<5|nnàmài 1|.tapeto fotto i piedi, diraoftracome n e
f rcila,che tiene; ini mano di quetle,cbe fai
dc'^to, cbé dalla magnificenza vien foftenuta la
no, voltare i iancióili ài vento, con vnama^à
rcoltura,& che fcnza ella farebbe vilc,& forfè
di piómbo iti éàpoialludehdofi al detto latino-,
nulla
JPlumèeum ifigemum> perche come il piombo e
gtaue, 6c fé ne ftàdi fua namta albaflcco'ìi p^Jj.
coca è Io (cioccò, che non alza mai l'inp^ei^no,©
S CORNO*
con vn Gufo in capo»e conia ve-
lainènte à tetniine didifcotfcòuerio perche,
HVorao
tte makoropcfta, difcmta
cothe il piombo acquifta lo fplen'^jr^j^.^ e tofto Lo Scorno è vnafubita9ftefa Dell*honote,&
lo perde, coft Io fciocco facìlmp.nt*^ s'alloniitna fi dipinge col €ufo, il quale vccell^^di
cattino
i
da buoni ptopofiti. ' ,.

r^pinione feiocca de* Genti-


augurio, fecondo
fentó occafione^è effetto di fciocchez-
Il tifo
li, &
nottutDo, pdf cljé fa impiegar glianlmi fà-
Ea però diflc Salomobe» i^iiolco rifa abbonda
•,
cilmente àcatiìJii^enfieM.
ncllabòccadifciocchii - '
^
. . ^
^

La girella, dimoftta^chè come ifuoi penfieti SCIÀ G V'H'A TA O G l N B#


cofeì I*opte fono di r^eflun valote ,
Goncinuamence
fi girano & VNa donna brmtiff>Tna>mal vtft!ra,& Sca-
che Vcapelliliero difcrdina»
pigliata, é
tamentc inbraccio vnaSimia,Ò
fparfiji terra
,a"t/o',i' tV V R A.
.

Berta che dir vogliamo. ^^ '

Glòuar,!; bel(a»con racconciatura della te-


ftd femplice, &
negligente foptalaquale Bratta, e mal vèftita fi'rappPnenta la Sciagu-
fatàvni ramo di lauto verde, fi fata veftiiadi tataggine , percioche non eie più brutta,
abo-
. . .

'

55* ,
fcbnoib^V
àiomirt^re còjK niafcheVaftdò , cn«ié6 c^TitiitratìiVVb' raii -
gj/i_- f
non òpera'vfftdoiattvc'ntc V^ 'con* xjùelU ra* pezzo di trifto, e Dione hiftoricc, Io dicé.'tìOn 'l
^jone damali dàlia natiirà»'chc Io fa diffeten- •
fò de mici maldicenti più ftimai che fi fattfelf '^
i

te da gfranimali irrationali,! capelli nelfàgui- cocne fi fuol dire delle bette. Trouatere anccK
fa che diccmo,fanoipeofie«vV.o|ci al'malc ca appredo Cicerone neUe Epifloletla berti
','" \'
operare. .
'"
'
non etTere poHa fé non per haomo da niente»
'
Tiene in braccio la ISimia, pércfocne è to(a Ne fc ioccamentc è chianrata da Plauto la ber*»
vòlgatidrfraà , ^ dai teftinijonfcf desìi fcrittori ta bora cófa dfa nulla, horai'ciaguratiflìma.col'-
di tutte i'et'à approu^t.aV, clj j: per là^cimia,' % mé fitiella Comedia del Militci& del'Studo*
Bèrta s^intetida vnliaòtrìpoa gli altri Cpféz'z^i Io,(Si itìqCièlfà del Rudente \ì mette pcÉ 11 ntf»

tifiìmo» &
tenuto per vri manigoldo, &'fc!à- fiano che dietro à fogni fi v3 lambi<icaiido>
gutatoifi coraelomoflrò Demofìhene nell'O Con'ciofiacofa,che non fiitoui gcneratione
rationc*, che fece per Tefifontei dicendo, che di pcrfone t>)ù federata» e piìi' perduta de ru^
ifiicflen docili fi come egli afferma, in difgrt*^
'tia» &rodioà Pio, éc à gl'huomini

> ; •• :: vu [V, n v<> ;*:.':; , • . - :;

tion e, it é óuella parte 'dtlPanìroai , <be


Ja^ in fempre lenctfi
pcfio irvitio,& cerca
mónda eia colpa di pcceito,'e (e qualche
Yallò Kà commeflb continuamente l'o-
dia, 6^ ne fente difpiaccre. S.Gieronì-
mó là chiama Coitienza ; S. Bafilio vuol
chefi^njfichivngjudiiiò naturale cb^ "fi
lliuotpòddbenc, &del male^. S.Gi<)k
la chu^ma luce della ntlftfa
bam'j^fceno
mentè.Ludouico Vittcs vna ccnfuta del-
la noftra mente , che approua le vitto, fc"
& fca,ccia,i vitij^mqjjdcndp continuaroen
Gofcienza. %i dipinge yccchio^o«-
tf-la
iJ»cheU vecchi pópn/Q molto pjiì ageu««
traente giudicare del bei^e, dcrmale &
;pet la loro efperienza, pprche cercano &
tenete la Cofcienza più netta conpfcetl-
dofi e%Ee più vicini alla morte de Gio-
uaiìiji quali atendendo a più piaceli alle
voltcnon'penfanoaile offcfechc fanno
Dioj non.cflendo ^Itto l;VGcfcienza fé
condf Hù gene che cqrdts faerìtuf» cor
enim fé nouit fua fciemia .. ,

Si dipinge in jgro, &


niacilcnte' per tv*
fere tótriìentaio,& confujnptb continua-
mente dai rimoifo flclla Cofcienza co-'
Visvergognato
vecchio
&
iTiagro:& micilencein atto
bianqo
titi7Ìdp,vcftito di
me dice Ouidio de Ponto liùi/ "
Stàinatiovergogncfo cflcn(^o proprftjOTl
,'/ ,
*

the riguardi vctfo il Cicloi terrà con ambc'le colpeuole hauet vergogna
manivn ctiuelloòrettaccio, hatà vna collana Et vt accuita vitiara teredine ttauis .

dalla qualepende vn cuorhumano, & atiac* Eijuoreof fcopuios vt €AUaì t^ttda Sdis .

cató vn fornel^ col fuoco accefo^. Troditur vt j cabra po/itum ruhipne ftrtum,
Il Screpolo è detto Synierefist cfee dal Gre» Cmditus vt tinea atrfitMr ore létr .
co4ion fona ahlito che actencionei« confenia* Sitf»eA perpetuoj curamm ^eihta mcrfus
Sin*
. . . ,. .

Sine quibus nultos cwficìantHr ff^^ent Vaieti^np x^\ fecQkci^tqiìgnigcaia «ofcienza


2SIec prius hi mentemftit»nlhQf*à vitdrelmqHtnt, Qon.ardoie eCatp.ipafaj eJTepdo che ,DÌQ cotn-
Qm(que dolet;] fiiÌHs,qt4amjlolor,ip^fcadet . paaii^à perii Profèti chealpiìnpcofj?, /lanp qf-
Si dipinge timorofo elTe^ido che eh» ha qual fette nei forncrtp,cioè tacita,mente tt? fé fteC-
che rimorfo di Cofcienza fempré ha!::t)ia timo fo eHathinate,qiiandopcntendflici,iioì ^Ui er-
Cf p^.dcll^ Gmftitiaili Dioiche nofi Ii'di^ ilcon^e roricompellì l^ coj^i^eqpa noftra u^-gaptpqciri-
gno caftjgo m queft'a v'ita, & heH'alcia dieé,do
""
taraente's'accqide, ^^' t^mor^ci qosi;"^orz;anf
anco Pithagoraj che niunofìcroùa tanto ar- doci à poco à poco di piitga're il (Uo peccaVbi
dito^ <?he^|a p^a ^o^ienzil non^o faccin li- & auelia è I4 cagio^echf %«^i inceppi??'* ^^^^
midiflirao, perche non Ila mai quieto d'ani- la (aera Sctittu; a fo ètpongonó perii cuore d&
„ino,& ha paura %p
4^1 vento»& '
Menao^ i^huoraoi»- . ^ixi\.itx;\v--%v-^k\i'^Vin\
Poèta Greco. ,•
Di piali fornello è yn*iftromento de pri^
'"
Q^tdfihc^uìd pHconfciuf eflf etiamjt fuerii^H' cjpaliche fétuono ali'arte fpagyricajche n
vuol dir alttcjcbe fepar^trJc^v.Don h-iUendo
tro fine che feparare il pufódalrinipuro-,à qu<
.^Si VA alerò I^opca.;" .
<j lagufaà punto cheli fcropolof(>,nel fornell
:^f^dffjta pritfifts cofifcidmtfttis p^Hor del faoco»e,,con il fuoco d«l timore della còf
JlnimufqHe culpa pienti s> fernet itmem& fcienza, é'ori i^ vento delle t>u\-)ne ifpiration^
li veftito buncadenota cheficorae ca(
cerca nq^ondar l*anitna da ogni bruttura acc|^
do nel bianco qualche nwcchia ancor ch( fioatti da offerirla Dio k
giera fubito*(ac^(a^ea;c fi v€4e>^ CODofa
f\t-
_ vi genera bruttc^?3,,90si il fccopol^oVchi

fatto qualche errorcr^Xtg ben fulfopiccipio i HH^onib a^rmato, e veftjto di rodo, cotv aV»
to (e ne accorge? Ip biaifnia^ cc;readi cori èiine fianathedt fiioco, (tara con le brao^
gerlo,& pentendolice?cariccorrete,à Di eia ign(d4e, porterà ricopetre le gambe, coii
.me niifeticordiofa cercando di nuQUoin:i|>c- due pelli depredi de Leom-fàtte a vfo dicalza ì<
jtrai:,lafua gratia, & perqueftoftàiprvgliipc- tenendo ni capo vna tefta d'^Orfo, dalla qua(jg|
ji^.ivetfoil Qclo. , !,
•'
efca fiamma, efump.! ,i '.

. Tiene il criuello dfeivip.vp ^fti:qrae9,K>|Ìhe H fuo ^?ifoiarà roflb,e^gnofo, e in manj»


fepaca il.buano dal cattiuojfep^cando dal gjpa- porretà areunc catene rotte'in pezzi l-,

Ho l'oglio, veccia &ajlcrecafe,eattme,.agìii* If veftTiTÌenco rodo, ìe fiamme, moftraa|» &


fa della Syaterefi q^ak.và cojifiderando>6t'e- che lo Jfdegno ,: è vr» viuace ribollimento dijl
legendO ie a.ttiofli buone, & virrupfe, d^jle faJjguei ... .
'•
'
^'' ' . '^
yiyqfe, legando le cattijne nel vjBn-
cattii^e, 6c Le g««Ìifc, & le brace ta nel modo dctt<ì
tilabro 4elia confcienza danno ind«cio,xhe Io Sdegno puoeflct sì f^
Tiene kcater»a corn il caorè dicendo i Tbéo^ fentencil'hupmo peropradelle paflìoni mtid
iogi che il configlip iti fjede^el cuore, in & mobili, che fi:tenciafirnile a gli animali brutti»
quello pongonQ i( principip di tutK jecofe agi : Si alle fisreifeluaggìc . Et peiò.a»€pra vi fi.dii.
bili, amtpaeftrandociil Signore che^aélcuore pingc 4^Ì*0^fo;» è^ncitatiflinio. allo
j^; pelle ,;

confifte quello che macchiarhuonw, Sf li An- fdegno- '


rt..' ; v ... ..'l\ '

tichi io chiamarono ventre deiràjninf)? ,• & l«e carene tp^e moflti^n^, che loTdegn^Cu-
per qucfte Oauid dide carmundw» treaimmt fcitala for^,& il vigore per fìiperar tutte le
i?tf«Jaintcndendoi buoni per» iìcri diiììcultàv . .i ^..
La catena a cui detto cuore e appefp fignifi-
Cft fecondo Pierio Valeriane nel 1^.34. pen-

&
S E COL O.^
dendo fopra il petto , il parlar veridico,
pctfo(iache{ion fapcUe mentire, o ingannate,
de, HVomo
no ,
vecchiocon vna Fenice i» ma-
che fi arde»^. Oà dentro alla nona
^ come yolgarmencQ (idice quel pheiiene nel sfera. , . -
,;,

cuore, ha neiU lingUa» lontano da ognifìntio* Sifa vecchiovperche il fcc olò.è lo fpatio del
ne, &
da ogni bugia, &
copfeguenteraente di la piàlonga età deirhuorao, ouero-di cent'an-
buona confcienza ni, &
lo fpatio della vita- della Fenice, oucto il
U fornello^ oucro cubano appreflo Pierio moto dVn grado della nona sfera.
SE-
. .. .

yjS Iconologìa
• E e B T B X ZA*
•. ciere^za* per denotare Uobligo di cacete tfoojy
Qnna» che non (bb habbia cima h boc- '6c gli atrrui fecteii

xJ. cacon vna benda» ma anco figiUata > & Si dipinge con il manto nella guifecliab*
il ceftb dèlia perfonà fiftda vn gran ta^to ne- bìam dectOf percioche fi com'egli ricuoprc tut-
ioéUttacofperta. -'^^v:»- ->:''' te le parci del corpo» cosi la fecreteziEa c^ls»*&
^^-^SWléixanb gPAntiìctttcon lal>orcaIegara« e tiene óccaltetntce quctlt cofe» che le ved^iiq
-'•.-.'
tediata ilapbreiiehrare Aogaiona Dea della Se- Confidate-'

• '
S^ G RJ^ T 1 2 Z A OV É R O T A C }^- V RN li- A'.
ferìre»che li fecteti fi deuoBO tenete clua«
ù in bocca
Sed efl mihi in lingua danis cuflodiens l
Vetlb d'Efchilo Greco Poet ,», così tt»-
lotco daGeutiano in Clemente AtedTan*
Jnno Stromate V. Nell'Edipo Colooeo
cii SÒfodè (tagtco parlai! cóto iaqtteftd|*

4ttrfa .

. Hfi veh&andaSacerdotiS
Fottent Sacra Cereris . »

-
HontinUtui : O" qmrum aured
Cletuit lit^amctaudit
Almifiri EumolfttU
Et ciò dice per diinofìrare» che quelli
teneuario occuici i (ecreti mifteri di Ce- 3
ere» come fé haUelTerO la lingua fercaca ^
iti boccaachiaue nel che baino mira i
detti auttori a quelle picciole cbiaui an«
ttche fatte a ;gi]ifa d'annello atte a ferra-
re, aprircrfignace» figilhrelecofcracci^
fimantene(]erocii(\adire.& non fìiHero
da ferui tolte fenza conofirerfi» de' qua-
li anelli da fegnarene tratta Giulio Lip-^

fio nel z. libro degl'Annali ài Cornelio


Tacito*, dagl' Auttori citati da lui fi rac-
coglie che quelle picchile chiaui era-
DOnna gtaue in habito nero»; che con la no anco chiamate anelli, noadìi-namente da
deftra mano pottgavn'arieìlofopra la
fi Plauto, quando fa dite ^ quella madre di fami-
©occa in aKo<l?Mtiprimefla>5f aili piedi da vn glia • Ò&j^ftate eellaf ref^rte anultm adm^. De*^
«anto vi fia vna Rannocchìa quali ancUi con chiaueteaiK>e(Iì;fene vedann
VìboI eflergraue, perche il tiretit fèct et» è at- itifinitiin Roma da ftudiofi- raccolti-. Vfauart'
TO^i leggietezza , ilcbe non fannalfe perfone anco dagli antichi figillar, còme hora^le lette-
fodéj& grani . L'habito nero fignifica la biio^ re conanelli, che fi portano in deto» acciònoa
nacpnfidenzajccoftànza» perche il nero non fi vedìno, ò palcfino li negotij, onde occorfe
paga m altri colorii coli vna pcrfona {labile,
e vna volta che eden do prefentaia vna lettera ad
•oftarite non pafla il fectetb Alelfandro Magno dr fili madre contta Anti-
in altri, ma fé loti*
^Jtoc in buona confidenza '

patro'itt ptefenza di Efediionefuo caro- amico *


Tiene fanello in atto di fuggillatfi'labotCai fenza fcòdiirfi ne guardarli .{alai la lefse v mi
|>cr fegno di ritenere i fecteti fubitoletta fi léuò l'anello dal dico,col quale ib-
^rcanum vt celct claudendafjl lingua fi^Uù. ka fognare le fue lettere, e lo pofe in bocca ad
Djflc Luciano Greco, altti^ diflero metafo* EnfeQtone»pet ricorda di fecrecezza«acc io noti'
ticatocnre la-chiauenella lingua, volendo in- titi:riii;c il comcniito^'Me e raarauiglia. che.
Aogtt-
-

Libro Terio» 55 é
^gufìo come racconta Suetonio al cap.5. l'Imperad9te,« lamentatfi della foiitudine dì
yfaffe figillare le letterecon vno aneIIo>ncI cafa» e di due nepoti da canto di figlia tolti di
cui impronto era vna Sfinge perche la Sfin-
-, vita}& di Poftumio vntco rimafto» che in eflì-
ge è Geroglifico neli'occuirare i fecreti» fe- lio per calunnia di Liuia Tua moglie viuena»

condo Pierio \ib.6é Altri v(àrono per impron- perche era sforzato lafsare il figliaRro fucccG
to hmagine d'Harpoccate reputato dalla fu- fore dell'Impcticcon tutto che hauefle comr
petftiriofa gentilità Dio del Silentio*per dare paffione del nipotcc defidcraffedi richiamar-
ad intendere con tali fegnià.chi fcriueuano lo daireffilio, Fuluio riferì quelli lamenti a
che (leffeto cheti» 6c occultaffero i fecieti* fua moglie, la moglie a Liuia Imperatrice, di
La Ranocchia fu imprera di Mecenate pet che ella acerbamente fé ne lamentò co Augu-
fimboJo della taciturnità: irouafi in Plinio lib. ro: e Fuluio aadatofene la mattina feconda

3 2.C.7. che vi è vna forte di Ranocchie nelli ilcodume a falutare,&date il buon giorno ali
canneciie nell'herbaimutei fenza voce>e fimi- Impetadoregli rifpofe AuguHo. Sanammen^
li fono in Macedonia» nell'Africa in Cirene» tem Fului • cioè. Dio ti dia buon fenno » dan-
in Teflaglia nel bgo Sicendo«& in Serifo Ifo- dogli ad intendere con tal mottosche haueua
la del Mare Egeo,io.miglia difccilo da Delo» hauuto poco ceruello a ridir il fecreto alla
nella quale Itola vi nafcono le Rane mute, tnoglie,con laquale poi fé ne dolfe fortemen-
onde paHa in prouerbio» Setiphia Ranai per te dicendo » Augnilo s'è accorto» ch'io ho fca
vna perfona cheta e taciturna* veggafi gl'Àda- petto il fuo animo: però dame ftefformvo*
gijie Snida nella parola, Batrachos Sertphios» glie dar morte» e meritamente rifpofe lia mo-
cuc dice Rana Seriphia dicimr de mutis, qmd glie, efiendo ftato tanto tempo raeco,n6 ti fei
- ratiA Seri4ph£ in Scyrum periata,mn yocifera^ accorto della mia leggierezza > dalla quale
bantur. La Rana Seriphia diceiì di perfone guadar ti doueni ì màlafla ch'io muoia pritaa
tnute,e taciturne: perche le Rane Setifìe non di te» e prefo vn coltello s'vccife auanti il ma*
gridauano, ancorché foUero portate in Scito» rito. Onde molto fi deue auuertit non confe-
oue le natine Rane gridauano:e però quelli di rir fectcticon donne ne meno laffarfi. cauac
:

Sciro marauighandoff delle Rane mute dì Se- niente di bocca dalle loro afiìdue preghiere»
rifofoleuano dire Batrachos ech Seriphu»cioè potéti lufinghcie carezze» che bene fpeftb co-
Rana Serifia,la qual voce pafsò poi in prouer- me curiofe d'intédete i fatti altrui, a bella pò-
bio. Si che non è fuor di propofito penfare fta fanno: ma in tali cafi bifogna gabbarle pec
(fi come anco giudica il Paradino nelli fimbo- leuatfele dauati con qualche artifitiofa inueo*
li heroici) che Mecenate vfaflìe nel fuo anello tioneicome fece Papitio pteteftato giouanec-
la cana,per fimbolo della Taciturnità,e Sec re» to accorto»che taciturno tenne occulti ifecre
tezza» mediante laquale età molto grato ad ti del Senato,efllIa Madre che con iftanza grì

Augufto Imperadore come narra £uttopio:f e de da lui ticetcaua che cofa s'era concitato
bene Suetonio al cap.66» dice che Augufto nel Senato,rifpofe doppo lunga refiftenza,che
refiò difguftatodi lui, perche riferì vn fecreto s*era trattato s'era meglio per la Republica*
della con giura fcoperta di Murena à Tetentia ch'vn huomo folo hauefie due mogli» ò vna
fua mogliei mancamento in vero grande>per- donna due mariti » ciò fubito inrefo , lo riferì
che li fecreti madìmamentedePrencipinon all'altre matrone, le quali fé n'andomo vnite
fi deuonoriuelafeà ninno huomo,nonche à infieme piene d'anfietà al Senato,e lo pregor*
Donne dinatuta>loquaci» come le gazze» che no con lacrime à gl'occhi, che fi terminale
ridicono ciò,ch e odono dirbefe bene lafecre piii tofto di dare per moglie vna donna fola à
rezzaic tacitutnità è femina, nondimeno life- due huomini,che vn'huomo à due donne. Il
cretiiche fono mafchi non polTono ftar rio» Senato fi ftupìdi fimile domanda: inteia la
chiufinel petto delle fcmine. Perciò hebbe come era pafsata» fece gtan fefta à Papi-
cofit»
ragione Efopro di por quel ricordo. Mulieri rioabbracciandolo ogn'vno per la fua fcdcc
nunquaf»comtf€rìs,arcaaette dicefi di Catone* Secretezza, dandogli priuilegio, ch'egli folo
ch'ogni volta che confetiua qualche fecreto de* putti per rauuenite potcfse in confeglio
alla moglie fcmpre fé ne trouaua pentito.anco interucnirejcometifcrifce Macrobionc* Sa-
•fé ne trouò pentito Fuluio amico d' Augufto, turnali lib.i. cap.6. none inferiore la burla»,
il qiule
battendo vn giorno, fentito piangete; che narra Piuiatco,nel trattalo <!/r ^arruUtatei
N n. pto-
$6o Iconologia
Profìcceuole in quella materia, c^vn Senator so che'l Senato fi lamenterà di me* bifognji
Romano» il quale ftando molto penfofo fopra ch'io muti paefe per la tua incontinenza,& e&
va configlio occulto del Senato» fu con mille fa tifpofe* non è veto» non bò detto niente»
fcongiuri ptegato dalla moglie» che la facefle non feitiì il treccntefìrno Senatore del Sena-
confapcuole del feccetOidandoli giuramento to ? petcbe ha da elfer data la colpa più à te
di non douetlo ridir mai il marito fìngendo
*, ch'à gl'altri ^ come il trecentefimo ? rìfpofe
cder conuinto dalle fue preghiere} di(Ie fappi il non losàniuno del Senato
marito* quelìo
che è venuto auuifot ch'vna lodola è volata fé non io»che hòtrouato fimilfintione per
armata con lanciajc celata d'oro : hora ftiarao prouare la tua fecretezza. Ma per l'auuenire
con l'Auguri à confultare fé (ìa buono» ò cac« non accade far prona della fecretezza delle
tiuo augurio» ma di gratia taci» non Io ridire à donne» che per l'ordinario tutte cantano Vd»
iiiurk)»la fecreta moglie partitoli il marito du- lentieri. Meglio anco farà di andar cauto in
bitando di fintdro augurio» cominciò a pian- ciò» e riferuatocon gl'huominiic non confi-
gere» e dar materia alla ferua d'accorgerfene» dare i fuoi fecreti con ninno, e chi li confida»
chedifgratia vi era» fì come fece» la Padrona fé fi diuolgano» non fi lamenti d'altri» ma di fé
narrolle il tutto con la (olita claufula» auuerti ftefib» che è (iato il primo à dirli, perilche de-
nonlodire àniuno» ma ella difcoftarafì dalla uefi offeruare la continua taciturnità della
Padrona» raccontò il tutto ad vn fuo amante» RanaSetifia la quale fé bene e prefa da gl'-
l'amante ad vn'alcco»& in bceue fi fparfe per il Adagi) per vitiofa,e di fouerchia taciturnità
loro Romano » doue peruenne all'orecchie in alite cofe ; nulladimeno è commendabile
dell'Auttoie della nuoua»ilchc tornatofene à in quefto particolare della fecretezza^ perche
cafa» diiTe alla moglie» tu m'hai rouinato» già il fecreto deue efser tenuto in bocca chiufo»

s*é faputoin piazzali fecreto» che t'ho detto» e figillato .

S.EDITIONE CIVILE DEL SIC. GIO. ZARATINO CASTELLINI.


DOnna armata con vn*ha{ìa nella
-iTVano diritta» nella fìnilira vn ra-
mo di Elee» alU piedi due Cani» che fi

azzuffano»vhòinrcontro l'altro;
• Le fcditioni» le guerre,& le diflfcten-
zeCiiuili ninna altra cofa lecommuo-
ue»che il corpo» & li fun appetiti» oc
capidigia» tutte le guerre nafconodal-
l'acquiflo delle ricchezze» & le ricchez-
ze sforzano d'acqu^flare per tecom-
ci
modità deltorpo» al quale cerchiamo
feruire» & anco procuiiamo di fariare
appetui no{iri,& cacciarci tur-
tutti gli
te le cupidigie,& voglie, che dal fento
ci vengono- fomentate, ò per vtik di
robba,ò per amor di Damerò' pcrlam-
bitionc di dominare. & pretenfiotìedi
maggioranza, non volendo cedcff à gli
altri, ma fuperatli m ogni'conto : per
quili rifperti vengono i Cutadini à per-
turbare il tranquillo (larrf della" patriia,
& feminaho per la Città difTcofiotji, &
fi pongo 'io in arme per le Seditioni fii-
fcìj:arc. oc perciò la figuriamo srma»»
dalla quale Seditionc deuono in ceni
modo aftencrfi li Cittadini, pei la cuu-
, - ,

Libro Terzo. 5<fi

t? publica,& dcuonò cflcrmiolatla à fatto,co- l'Alciati nell'Emblema, loy.


me dice Filoftrato lib.4.- c^p.. i. Seditio , g«<fi Duritie nimia quod fé fé ruwperet ilex»
g^arma, mutuafque vlagas ciùes deducit, à ci*' Symbola eiiiilis feditiottis habet
nitatibui exterimnandaftnifusefiT hnpercio-* ' Dallacui-figuia vicH'Elcefi raccoglie, che
che è cofacropiaàcittadir.i machioàrctra lo- fi^come gl'Elei piante grandi, gagliarde, falde'»
to inali,«3c fciaguce i per dt tcftate quff fta fedi- ddnfé. &
dure* difHciltà fpiantarfi,^ tagliare
tioac dameftica, conuicnc adatquel vctfo d- da colpi di ferro nondimeno vrtandofì irà lo-
Honicro neirOdirtca. ro facilmente fi compono,cofi leRepublicha
Itnpia res mtliorj imer fé fé mula ancorché ben munùe, &
fortificate, difficile
Noii è dalodàrc Solonc in quella fua Icg- ad edere fpiantate da ferro, 6c nemica ma-
gt> in honoc della quale rlputaua infame vnos no, nondimeno fé li cittadini tra loro s*vrtà-
cheaon fiadenudad vnapittcihata che fuflfc no facilmente cadono, &c ronitianoà fatto
vcia SediciohàCiuilci damila' qual legge ne^fà petle Seditiòni ciaili, onde Pltitarcb difse»
nehtione Piotacco ad Apollonio, tic ««1 trat- Ciuitates invnìuetfum feditionibm conturbate,
tato del gouernace (a Republica veifo il fine:- funduHs perieruni.'
nefideuccoiparc vna,che non (ì accompa- Li cani che alli piedi della figura fi azzuffa-
gna con vna parreiirfare ingivu:ia>alienate da no, con ragione feruono per fimbolo della fc-
Cittadini} naa piìì tQfto cittadino coramune ditione ciuile, poiché fé bene fono animali
in dare aiutoj ne<Pg)'f pdttètàihaidia} perche domeflici,e d'vna medenmafpetie,nondime-
DO. (ìa d ttiren«atp pattebipe dciia calamità.pói^f no fono foliti d'azzuffarfi per lo nuttimentiQ
cheapparifce, cbe'^ualàientb (ì duole della' delcorpoi per gl'irkereflì lóro venerei>& pcc
infelice fotte di tutu, anzi tea le ciudi opere la irritarfi tra loto, con l'abbaiare* Oc ringhiare

maggiore fì;.dèue riparare ilprocurare,chc no co' denti fcoperti, nonvolendo cedere l'vilo
niuna feditionci come H comprende da
n^fca, anco gl'htiomini, ancorché do*
all'altro, così
PiutaccOé Eftautem frdclartffimum in id opC" medici d'vna mededma Città per gli idedì ri-
Tel,*» dare^nuUa vt vnquam oriaturfedttio:idque fpetti di fópra toccativengono in contefa, &
aiftis qua/i ctuilis : opMS Mdxtmum eft : & fui- parcoiifcono alla patrJai èc Città loto petrii*
chArrimùni exiffimaftdum : Et però deue vn tiofe turbulenze di feditioni ciuili» di modo»
huQntociuilc intcrponcifì alle differenzcan- che fono, come tanti cani arrabbiarli fameli-
«probe priuate> nei principi), acciò nonfor- ci,5c fitibondidel fangue cimle, (iputati da
gbinofedicioni tra cittadini; elfendo chei di tutti gl'hupmini sfacciati> audaci, &
cattiui,(t
pciuatC) nìolte volle diuentanopublicbr>im- comeefclama Cìcnell'Orationepto Seftiòv
perciocbe non Tempre vn grande incendio Hi, & audaceftO" malit &
pernitio/i ciues puta-
piglia origine da luoghi pablichi,raa per lo tur, qui incitant populi animos ^d fedttionem *

piÙvnapicciolafcintilla^vna lucerna difprez-


zata in yna particolare eafa fuole attaccare
S E N T M E NT
I 1.

gran fìaiumain danno publico. Eiperòfog- ,


VISO.
giunge P.ììiXAtco. Ex officio ciuilis vir fubieSlis Glouanetto» che nella deQra mano tenga
rebus hoc vnum et refìat, quod nulli alteri bona vn'Auoltoio, cofi lo rapprefentauano
fTAJianria cedit» vt ciues fuos concordia, mutua- gl'Egitt;j, come racconta Oro Apolline, nel-
que amtcuia tnter fé [e vti doceatt iites, difcor^ la finiftra terrà vnp fpecchio, &
fotto al bràc-
SaJifedtttoneStinimicitias vfqtte omnes abokat. cio, & à canto, fi vedrà vno Scudo, ou"c fia di-
Tiene vn ramo d'Elee n^lia mano fin iftra pinta yn'Aquila con due» ò tre Aquilette,che
per finobolo della Seditionè ciuile, poiché guardino il Sole, col motto che dica , Cognù
quetli arbori fé tra loro fi sbattono, vrtano. & tionisvia.
lì rompono AriO. nel^. delia Retrorica per Lo fpecchio dimoftra,che que'la nobii qua
auttoritàdi Pericle, che iBeoi'ij erano fimilià litànonè che vn'apftcfifione, che fa
altro,
gli Elei, impercioche fi cóme quelli tra loro fi l'occhio noftro, il quale è nrpÌendenté,comc
rompono, cofi li Beotij tra loro cóbatteuano : lofpecchio.ouero diafano come l'acqua delle
PericleSi inquit tlle» Boeotias iltctbus ejje fìmtles forme accidentali vifibili de' corpi naturali j
dixitiVtenim iltces {e feviciffim franguntàta & lericeueinsènor» altrimenti, eh e le riceué
Eceotios ifjtcr fé fr<^ari.i onde ne deriuò Io fpecchio,porgendolc al fenfo cofnrrunc,6c
Nn X quin-
. . ,
.

jet Iconologia
quindi alla fantafìsile quali fannotrapptcnfìo-
O D O H 4 T O*
ne> fé bene molte volte falfa Se di qui nafce
*, looanettOfche nella mano finìftraceii*
ìa difficoltà nelle fciensei Se nelle cogniiioni ga vn vafoi &
nella deOra vn mazzo di
appartenenti alla varietà delle cofe,- da quefto fiori. con vn Bracco a* piedi, e farà veftiio di

Ariftdtile giudicò la nobiltà di quedo fenii* color V etde dipioto di rofc, & altri fiori
mento» e cne più ageuolmente de gli altri fac» Il vafo figniBca l'odore a£tificiale>& il mas

eia (Icada à gli occulti fecreti della natura (e- zodi6orì il naturale.
polti nelle Toftanze delle cofe iftelTe i che fi ti-
•• : ^fi- I - ^...a; .»...: ^.Il>i«.
Il Cane bracco fi pone» perche virriì di U
ducono poi alla luce con quelli mezziidall'in* quefto fentimento» come in tutti i cani e di
telletto molto vigore» cofi è di grandidìmo ne* Bcac»
L'Aquila ha per coftume,come«accontano chi» che col folo odorato ritrouano le fiere s>
i diligenti Oderuatori» di portarci fuoi fìgl»- fcoie molte volte in luoghi fecreti(Iìmi,& all'*
uoli vicino al Sole» per fofpetto che no gli lia- odore fi fono veduti fpefso fare allegrezza de
no Rati cambiati) &
fé vede che ftanno im- Padroni vicini t che altramente non fi vcdofi
mobili» fopportando lo fplédore» li raccoglie > uano.
éc li nutrifce>ma|fetroua il contrario come Si vede di color verde» perche dalla verdt^
parto alieno li fcaccia,da che s'impara quefta ra delle fiondi* fi tolgono i fiori tenerif& odo^
fingolac potenza» quando non ferua per fin riferi.

hobiie» &per eflercitio di operationi lodeuo- G S T 0«


li-, torna in danno» &
in vituperio di chi l'ado- DOnna>£he con la dcftra tenga vn cefto
pta 5 Et forfè à quefto fine durò nell'Italia » & pieno didiucrfi frutti, &
nella finiftia
nell'Europa per molti anni, mentre durorno ^nftuttodiperfico.
le fcdiiioni de' Vandali» che i Signori princi- II Gufio,è vno de cinque fentimcti dei cor*

pali» i quali hauedèro mancato di debito » ò pOfOuero vno delle cinque parri per le quali
con Dio» ò con gli huomini, fi faceuano ac- entrano l'idee, &
Tapprenfioni ad habitar l'a-
cecare» accioche viucllero in quella mife- nima, della quale fanno i loro configli bene
na. fpefso in vtile> &
fpefifliìroo anche in ruina di

può ancora vicino à quella itnagine di-


Si efsa> ingannati dalla falfa imagine delle cofe

pingere il Lupo Ceruiero,da Latini dimanda- apparenti» che fono gli efploratoti » (pie tal &
to Lincio»per l'acutezza del fuo vedere volta falfe, &
peto cagionano gran male àler»
t> i r & ad efTì ì falfe fpie hebbero in particolare gli

V
quando
Olendo gli Egle i) (ìgnificar rvdiìD > di-
pingeuano l'orecchia del To(o»petche
la Vacca appetifce il coito(il che è fo-
manda fuori gran-
&picurei»li qualigii riferiuano» che bona co-
fa folle attédere alla crapula fenza molti pen*
fieri d'honorcò di gloria humana.
to per termine di tre hore ) con varietà di fiiitti perche que-
Si dipinge
dinimi mugici» nelqualrempo non fopraue- fiifenza artifìtiO)diueifamcte dal gufto fi fan-
nendo il Toto (il che rare volte auuiene^ non no fctitire» &
il fruito del petfico fi prende

fi fuol piegare à tal atto fino all'altro tcpo de- fpefso à fimile propofito da gli Antichi
terminato però Oà il Toro continuamente
*,

defio à quella voce»coroe racconta Oro Apol-


TATTO.
iine fignificando forfè in tal modo» che fi de- DOnnacol braccio finifiro ignudo» ibpra
ue afcoltare diligentemente quello in parti- del quale tiene vn Falcone, che con gl'-
colare pili d'ogn'altra cofa» che è necessario artigli lo firinge» Se per tetra vi ùtz vna teftu-
alladurarione &
alla cóferuatione di noi (lef- gine-».
fi» in quel miglior modo» che è pofiìbile. Et

perche meglio fi conofca quella fìguia, fi po-


SENTIMENTI.
Del corpo.
trà dipingeredetta imagine» che tenga con le
DclSii* Giù» Zaratino Caftellìm,
mani I^rccchiad'vn Toro,

DOnnache (boni vn Liuto» & à canto vi VN huomo»cheréga da vna mano legati


con cinque cingoli alquàto larghi que-
faràvnaCerua. lli animali: vno Sparauiero»vna Lepre,vn Ca-

iie>vn Falcone«& vna Sunia»Del primo cingo-


lo
.


lo in mezo fia figurato vn*occhf<?inel fecondo CQ^natA ,€onfemperantur ^ Jmftimque concordi
vna orecchia, nel terzo vn najTp) nel citiart9 v- nfotti perccUttf^udiicè iPitit.tfél ctjtcOrfo d'Ei àp.^^
' " fi t~\ IC ' - ^ •
' .l'I--;,' , • > •

na lingua» nel quinto voainanq^.^j,^ , -


prefioPelh»., jj .^ , ,„ ,> .v.
,
.
-.
-?

Cinque fono; iifentitnerwi.^oiJ^ciogn'vn «sa, ^


jCvditp ha per fìràbojb iri^preyche ;cl;a ^li
;

Villa, W(iif6t Q4ora|,o^^,ufto,i&* Ta^touitre j.? Egiui| p^ Tv'dito fìgùc^ù^ì . ]piu'ca):cho ù'A
tawi.fonoglisiflfttomcDii,.& oceani fcnilorij > quartp fìmpòfióq^iièftione faùarta.Vjè^*^^''?'^'^
ptec liqifftlifi rice^ona;.d^^tV<te(\h. dell'anùria^ exaudtfndf viÀe^ur 'fdtjf itnteire,,cuittì "admi/J^^
qitsAì itEptiienri .fìgarati
, Uabbiamò péc ógni tiqtìe di^i u4é^ptij trifuisfacrtsìittèrìs ^$^9 le^,

cingolo fore àuditumjigmficaht. .

. Non iaìemo Illogici in-difcptEerc (òpra ciò» L'odorato ix dimoltrada da gli Egitti) cof
potcndofì ordinatamente vedere tal materia cane» il quale all'odprefcppte le coìenafco-
iDi^riO* in Galeno» in Auiccnna>& in altri pi- ttc.conofceia v!?nuta di g^enic incògnita, &
fìQÌ, &c?\l<;4o{iy come ^pco i^ l'iin. lib.x. cap^ del PatTÒìjc^ ancorché lungp'tcmpo fìa;'ftàta
^^4^nìAuJQ.G;llio.IA>.7.?ap.<^, jn Plutarjco.<«(j ibntanbtié (ente nella caccfa.dòuéfi'éno ^afià-
^acftis, phtlofopìporup* in Laùs^ntio FAnaiano^ teièfiére^^ le pélfcguita^fin cl^e le ttoua,on-
ah, Santo P^ixrafLeiio d^iin Celio. Rodigino, df (ìfuol dire come inprÒuerbibnafo dabràc
baftì à n0> rcccare k ragioni,pct le quali moCr co'j per vnò che habbia buono odorato: della
fi ci lùiamoà/fi^ui;arli con il Cudecti animali. ^ fagacità,& odorato de cani veggàfi quel vagò
- . Jlrji yì^» ^j(atiì) pptuta rapprqfexi^re con libretto della Caccia.di Sénofoùtc: Queftitr^
jj
illpo coroi^^, d'jcu^ diconiijgIipccThi di acuta fenffche finquiefplicati gabbiamo, non fo-
vti^a «'lincei;; eòh-ruttoc io là. figurajìjo cq{» no cpmnàuni a tUtirgri ariìnìalC poiché alcuni
y' Un fpata^iete ijugelip di potepùd^aia vittùivj-f nafc.'9rio ciechi fenz*ÓGch'i,aliri Cordi lenza o-

éj;a..che 69 pel So|€,fifIaJorgu^ardQ>ili<;uirf^^^ reccnie.'aUrt fenza n?j;ici,& odoràtolie (>tnci


«fchiara la vifta» Si lewai^e roaccfaie, 5f'l,e càh- pcfciancdrche non habbino nnerabro,o fora^
ginida come
j'^quil^^mà npj hafr-
gl'occhi,, rni di yditp,6codorato».nódimenp,& odcnòii

biatno più tofto eietfo q^elìo, che querta,pcr- oi. odoFànpì delli due feguenti fenfì ne fono a

«hete^^ii 4 di piùfi.mbolpj;ieiì'Ethcte»c|?HaÌJp- pàttecipixutti gli anirnali petfettiicptné^iàce


gua»Bia;aHe parti chefono d'ogni caato»fplé- "ad Arift.nél 3 .lib. de un'ima cap. i j.&néiiib.
ìAói^iSi, lampa dèi Mondo ^ chiamato da !gli d,el ^(pnpo^ della vigilia. Omnia ammaliata*
Egiaj,0firide,di ^ui ii'eta de,uo ^ugelJQ /6gUr Cìufì^iC^ guflnm habent'prdterqtie ammalia ir»'
va^per l'aqiKi^zza d^Ua f^a y.il^::{^J[utatcno nel perfg^4:^l'hiióv(ho auan^a tutti gli altri aniroaìl
iratcato 4!Ifi^^, ^Qlm^p'.r^ccipitre aiam nel gu^Q»6i; nel. catto,hc agliai tri (eniìè àuib-
fM90ftrinf£fe propenunnauis €»im ea foUet zato egli da altri,raquila vede più chiataméa«<
àcm»in,€VtftiS : che la vida habbia af^nità con te diluì, Plinio dice che rAuolió'ré'hà più fa-^
^
.. te;luce,conio/plefidpre>&^cpn l'Eiherc affec- gace odorato, la talpa» ode più hquidamente
''
«ufi da Plutatcl^ ne morali, qug dice chp il (e bene è coperta daìIaTerw elemento den«\
Mondo (e bensjè vp (old noi?diip?iio .^ jCOOOr (o, die? irmcdemo Pl^óiorchcroftfica Ha jfo-

poi^o jn. v,n cercp ip9d9 d^tinquc !COitpi, 4^1 laraènte il ^aito ptiuj^ d'ogni àlttp fenfo, maj
€orpo^|e.)laterr^d6|Ì'aqua,d€ll'aerc,delfuo- j)otianio .dJirq ,(;ht; iti yn certo modo habbia
co,&del Cielo.chiafnato da Aristotele quiatà anco giiftopofchedi rugiada ,{ì pafce . ,
^
CortaiijZAvda altri.lucc.&dA^ltsi Ejihere,, .^e ..Upaftoc da credete, che fia in ogni Anip.
.

fnàcano di qu^lli^ che applicane le fapultà de maletpcrche ogni Animale fi nutufce di qual-
tTen^s eguali' df numero alli judf^t^n cinqu^ &
che ipibo fapoi:c pqnforme al parere delW- ,•

corpi«il ta;Dt>0Ha tierta, petcfcl^ r^pjfte, iljguflto Q.e^6 Plinio. Éx'iliiffìfMèrtm omnO'iUt /<?»/««*;
aìllaoqttajp^rchjE? pig|ianfi.|e quaìiia de iapòa &
gufiate èffe, curemmaliot alia jajpores appi'
fterj'huinìtdii^ 4^ÌU lingua fpongpfa èi hurai- tfint! j(^ bene appreso il roedemptiarta(r»cnc
quale ripercpiìa > $iia^
4ft;i4'ydÌTQ all'aria, (a nelfifi^ ded'Jndiacirca ilfiume Gange nàCcci
•«^e c'ifonoj l'odorato di natura ignea al fuo- certagéote detti Aftoni fcnza bpcca,cbe non
co tScl'etber^ alla luce, pprphe rocchio lucido .mangiano» ne beueno, n)a viueno d'haIi(o,&
fìjoiQento della yiftahà puro humorechrift^l eli Odore che perle natici tirano, onde scpte
, Ji^o>.g^.4ì^i TÌ«>co fi fa partecipe de i raggi èc pprcano inmano radiahe,.fi.òri,^ pomi filue^
\

^;^ci,^ne,i lunghi viagg^.. j.cciò nuotigli manchi


'
^Jn 3 <M
.

Iconologia
Ja odorare*, ma quelli fono nioftri di natura gufto» dice ch'erano di vatio palato
feoza bocca, però Ton priui del guflo.Ìl Porco Tret mihi conuiua prope diffentire vidtm$éh
hh guOo d'ogni cofa per ^o
delhitto delle & Pofcgntesvar$ovuttumdikcr/a palato,
.ìminpndicie>& perche cioè vitio di golalliab Tauòhno appre&o Gclliolib.i;. eap.8«di*
'

biamoUCciatoda parte» H comeanéo làfcia- ce che quelli noti hanno palato, cioè gufto
no gli augelli di lungo collo come la grue > Se che mangiano la parte fupetiore de gli augeki
fOnocrotalp fìmile ài cigno>perchèquefti (o^ li»Se de gli animali lUgrafsati . Suptrùnrtm
nò (imbolo del a góla, attefoche Filomene fi-
• partemau$umat^taUilmrh%qm edtmt, tos pM,
glio d'Enxidefi laroétauadella natura che n6 latumnanhabere*
glibauelTé dato lungo collo come alla Grue Altri l'atuibuifcono tanto alla lingoaicf^*
per poter pili lungo tempo godere del gufto to al palato» dicendo che il gufto fia tn fenlbt
dellictbi>& delle Deuande»n come anco Me- che piglia i fapòti nella lingua*ouero nel pala*
kntbio del quale Atheneo nel primo libro. tp. Plinio ncfTvfidecimo t1b.cap.57. l'artFibui*
Mtlanth'ms voluptaùs deJì4erio caftus auiscu» (ckfd ambeóatìlntclliSlutfaporum fft em^
iu/piam longam ceruiceé» dkriftbi pofittÌalf4f»Vt fiiòi prima httgk4, homiiiiC irt palato. t
^uamdtHtiljìmem vòlupiàtis fenfu ttfórarctui^ • Altri con li quali #fiaino tenuti» l'attribuì*
Onde Martiale nel xj. libro. fcono folamente alla lingua» tra ouali Lattati*
Turpe Rauennatis guttur Onocrotalù tio Fitmianótchenell'opifitiodi Dio cap.io^
Et TAlciato nell'emblema nòuanrefimò« , .
'

. fpecifìcatàménté alTegnail fapore»non altri-


Curcfilliom grms tumida vir pirigUur altiòi tnìtimiàl palatici) ma alla lingua} né à tutta la
Qiìi,taron,autmàméus gejìat Omcróiatùih, lingua: ma alle patti che fono da ogni canto
Per fìiggir noi vitiofo Geroglifico > faccia^ lè quali come più tenere tirano» il faporecoii
mo fimt>olo del guftp tHeròdiò detto il Fal- fottiliiTìmi (tnUJ^am quod attintt adfaporem
cone augello di ottimo' gu(ìo,poiche per gran éàpiendUm, fdlittirqu^quiSi butte fetffum pa»
fame ch'egli habbia> come narra S^nGrego- iato in effe arbitratur : lingua e(i emm, qua fa»
tio» mai non vuol nicngiaré carni putride» ma poresfentittntur^€Ctantentotaìnamparusem$%
'
b cómpotta {in che trQui paftó degno del Tuo qMAJitnt ab vtroql^elatereteneriores; faporem
purgato gufto. /
lubtiliffìmi (enjibus trahuìtt , Ariftotele nel x.
E neceiTarióche ragipnfamoàl<Hia^o fópra Icb.deirhiftoria de gli anfiroali cap.xi.dice che
la Iin^ya pòfta Hèl cingolo -^tì ^ulió • poiché lafonta di qucfto gufto l'ottiene fpeiialroencé
npti tutti cohcèdiòno il ferìtimentòi de| gufto lapaite anteriore della lingua: ci fono anco
alla lingua» ma chi al palato folamentej chi al- Filofofi che pongono l'organo, &
l'origine di
la ]ingua>& infìeme al palato* & chi «Ila lin- qoefto gufto in vna pelfetta fotto la lingua Se
gua fola. Marco Tullio nella natura de gli Dei fotto carne fpongofa»& porofa nella ftijperfi-
moftra d'atttibuitlo al Palato quado diceche eie della linguai &
perche fanno che limile
Epicuro dedito alH jguftidel palato, cioè della pelletta fia anco nel palato,quindf è chelr po^
gola» non hebbe ti(gt)ardo al Cielo» il cui c6- &
ne da inblti il gufto nella lingua» nel palafò'i
«auo >: & volto * da EnÉio chiàmafi Palato. onde Ariftotele dice che certi pcfci cbehon
Epicùrus dunt Palato quid fit optimunUiudicài hanno lingua dceuono gufto dal palato loro
Cdi palatum» vt ait Ettnius, non fuSftxit • Et carnofò j Anco la gola e partecipe del guftcj
Bel libro intitolato » ^e/itti/'ii/, Voluptas qua anzi Giteron dice, che il Gufto habita ncHe
folata percipiturt^aauri&us^ intendendo del fauci dellagoja. Gufiatus habitat itttaparit
piacere del gùfto, che fi piglia col palato j & Om»jj^Ua ùpiiletttis Ò" poculentit inttrnàtur*
del piacere dell'vditb, che fi piglia con ìé o- pa^fcit; minóri per qucfto fi ha dà fer fim-
fecchie Quintiliano ìib.i^cap.i. lamentan- tolò del guftò altro che la liDgua»percbe in lei
4òfi che i putti s'inftituifconò prim» nelle di- èilpriricìpiodel gufto» ella moue il iienfo dt
«itic, Si gufti,chc nel parlateanco^ èffó l'at-
> Sporti il godimento poi & il piacere delle co*
ttibuifceal palato. iV*»<<««i prima verBaeX' fe)che fi mangiano confìfte neiringplbte»pet
frimìt, 0" iamcoceMmint(ltigit,iamcottchilmm la foauità delh cibi che nel defcendteretòcca*
^'ofeiti ante f^latum eoritm,quat»os^ iftfiitmmus^ no la gola ; conìe fi raccoglieda Aìrift. nel lib.
j^lorarjo nei fecondò delle epift. facendo mé- 4. cap.x I. dt He patti de gfcanitoali: litigiia ftt^
*j6.jie4i iré'c«tiu«àtuche baueuano diincrfp frm iuo$tt faporum ^ofiuténtontm anttm otfu
tmm
. . ..

Libro TerZ9« 5«f


«ihow Voluf^Af in defceftJendocmtmff* pia ^ In deforme VÌr9taHfmMtrHta4uitvt ifdem
à baffo, in deuor^fiH» fftkt t^^tone fu^uius r- pifftmUes hominifojlent ftmilefqMe videri,
xifiiu &
gratta : però dice il racdenid oc! tct' SebcneliCetcopiibecifone propriamcB*
«oàNicoaiaclio.ckp.xl che Filoiccno Erixio te i fudetci Gatti mamrooni>riroie«cc la codi*
defìdecain la gola piò lunga del collo della per la cui differenza dide Marc iale
grae* cqroe-che fi compi acelfe de) cacto den- CaUtdus emifféu Rudere fimimhafiat»
tro la gola«fi che la lingua deftait goftcsdi cui Si miki CéUtda font Cercofàhecm cram .
fittone paccecipe il palito» ciù pec la gola con Habbiamerapprefrntato li fentimenti dei
guilo (ì confuma» onde habbitmo in Arif^o- cocp« legaci tutti in rna in\«g>ne»perche è ne-
teie nel Iib.4^ap.84 deU'Hi#MÌ«<ie gÙ aeima» ceiùrios cht b tr«ufno annefll tutti vn cor- m
li, che lingumé miniftcade fiforit pa^ò noi
la povche fenza vn di loro» é impetfetro,e fcon-^
con ragioneattribaiasoilgnloaHalinguaiéc cetcai<>*come vn'inftruméro fenza voa corda..
la facemo nel cingolo fìmbofo del gufto Sì patria ad ogni ocoafione cappcefencare
Il cacto -è fenzt dobio comafiune à tutti gfi anco ciaficuno (cntimento feparata col fuo
animali ancoccbepriui d'ogn*alcro fasfo. An- cingolo» 8c animale» Aggiungendo in tal cafo
de gli Mimali copu^. lib. Otft'
lh»c. nella Hift. alta vifta «ti toazzo di inoccbietci nella Hni-
uibus fenftis vnusineji eammunis ta^us: 9c è ftra mano, tffugó de quali toghe via lacaligi-
diffufo per tutto il cetp«>il quale per mèzodel ne da gli occhi, $i tifchtaca la Vifta.f^Ifnio n eì
la potenzia del tacco ricei^) ^ Unte le potecv* pennIcifÀò capitolo del decimonotio libro di-
tic delle cofe che fi teccano: l'of^etco del cit« ce,clie il fìnocchtetto* è nobihtaco dalli ferpi»
còfono le qualità prime* il freddo»l1ium{do,tl perche col fuo fugofi rìcuperaoola vifta» dal
caldo,e'l ifeccoiperciò dide Cic* nel i. de Nat. che fl è poicomprefo che gioui alla caligine
J)(ùrum, TaSlust9to ccrporf ékfual'tliier fufui degh huomini. FaBttktdum nobilitare ferpeif^
4fivf&mnesi(ius omfsfv*emmiòs» O'JrtgortU tes gu^atUtVt diximus, fene^tam exeundot ocu»

^ caioris SffUlfus fentir't pofftmus : (ono an- loruptqke aciem fucco eius reficiendo , f^ndein*
co le qualità feconde il molle» il duro* lecofe ìelleBum ef}» hominem quoque cattgìnem prétci»
gnitiì>5i1egga;ì.ifiiòtbìdè*irrcé>tixuidé>6cpun* puàeo leuari. AWvdito aggìong^ fi vniamo di

Senti: fé bene è diffufoin tutto il éòtoo non* Pioppo bianco,ouero di Mirco, perctieìl fogo
imeno il tacco ftà ptincipalitience n'elle mani caldo delle foglie del Pioppo bianco Icua il
&
^OP k^quali toccamo pigliamo oelld noftce dolore dell'ocecchicdi che Plinio iib.14.cap.
at^oni ogni co(à« però l'h abbiamo tappcefen- 8. il mirto, perche Toglio cratto dalle fuc fo*i
fitpt conia f^arà della firaiat la quale s'acco* glie, &
bacche Aillaro nelle orecchie le pur*
iUi^Ha fìniilimdine déll'huomo» pcinci^jalraé- ga . All'odorato aggiongafì la rofìijdallaqua*
te fille cn^ni» allq dita» aU'vnghie, con le qaafi le fpijta foauilTìmo odore» più che da ogni al-
toccai, piglia» palpeggia, &* maneggi a ogni tro fiore : AI g;uflo vn pomo,che fé bene 1 po-
cofit» & imita lì gefti,&1e attioni humancon- mi fono giocondi anco all'odorato, & alla vi*
4e M^iifcp chiamò Callipide hidrione (ìmta, fta nondimeno Tvltiroo fin loro è il guflo •
Ì(, pemoftenf,£fchine, per i loro rpetTi mo* Al tatto fi potrà aggiongcre nella fìnidrà
,

l)ii9enti>&gel^i»chef9ceuiinocon le mani;gli ni?no verfo il petto vn*Armellino,& va Rie*


Aeffi atti con manoi&nnp i Cinoccfalt,ò Gat- ciò , per danotare le feconde qualità diuerfe
ti mammoni che dir vogliamp^ ma noi lo fìgu* del tacco, l'afpero, 6c il morbido quello al^ca-
-,

tamocool9firaia,e(TeDdp là Tua fimigtianza ftoèruuido,& pungente, per il contrario la;


humaoa da Pocci celcbuca; da Ennio pciroie- pelle di quello è di lifcio moibido, & delicato
ramence . . , ,

cacto*
SimisquMmtKrptsfimiBima befìùt mhis .
AiùaimitationcQ. Serjcnocjilfe
SENSO.
Siuehomcfeu [imtlisttirpiffinhibefiiambis, Glouane ignudo, & graffo . flandoìnvtl
FulnerAtUmededitt Rufcello d'acqua a meza gamba , Se
CUudiofio tì umano qualis fimutator fimitis nelleriue vi fieno varie piante» da vna delle
^is , qualìefTo con la deflra mano colga ilftuito»&
Ec Ouidio nella crasform^cione deccccopi con la fìnifìra tenga vn mazzo di fiori
jn Simie rosi cantò» U fenfo fi dipinge ignudo»pccche fa gl*buo
Nn 4 naioi
. . ,

5^^ Uohofcfeia
mini andar nudi de' beni dell'attica, del & fenfi facilmente
fi murano, come fiioaoiie il
corpo.mentre danno intènti al prcrtnte piace pennacchio à pìcciol vxnio .
te. non (ì pcòUedendo9nc{ì preùcdcndo>^er
le fiifutc calamità. : '
^ >
K I.
Lagradezza* é.inditio d'anima fenfìtiudt
di penlieri baffi, Se poca fpeculatione nellei^i
PEr rapprefcocatci cinque fentimenti del
corpo in vna fola figura,fi dipinge vn gip,
cofe difficiIÌ9 la quale principalmente macera uane vefiito di bianco, che in capohabbia vn;
il corpo» &
indebolifce le men^c'à>còme con i^agnatelot ^ che gli fieno apprefio vna Si-
fermano i Fifiognomici !
mia à Vn Aucltoio» vn Cignale, &c vn Lupo
Sta co' piedi nell'acqua <?òrrente, pel: di- cetuiécó; ejafcunodi qucftì animali, fi cre-
moflrarej che i piaceri dèi renrd;Tònoit% de, che hàbbia Vn fenfo più acuto »& piik
continuo moto > 8c àànoDOi &t1ienaho<via^ ejfqutfifo, che non hàfhuomo*, peto fi dicono
l'età fenza profìtto, & fenza mento. Et è dif- queftiverfi,
ficile il foftcnetfi» come pericolofoìTcàminar ISJcs aper auditu, lÌHxvifu,Simia guflo .

peccflì. FfUmrodoratMy juperat j^reineauttu .


Si p'glia alcune volte Hcqasipeti peccati, '..'\i'
<
/Ikl'huomo» che vi fìà perle |)Cccàiore,fecon- .
''. 1 1 1-, • •

do il detto di Dauid ; Iptràkeritm aqu^ vfqué _


i È R V l T V*.
ad ammaf»meam ,Ét}n<\ac^ò ptópòlito > ti
moftrajch'e Seguitando i'huòrpólà Vita del fòn VNa Gioùane '
tò cotto, e fpcdito»di colot bianco,che
fcapigliàtà, veftita d'habir!

fo, ftà in gran pericolo di non fommetgetfi


tenghi in fpalla vn giogo , ouerovn grofro»&
per mezo d'eflb, mortalmente cafcatido pcfftnrp faflo : Haucrà i piedi tiudi alati: ca** &
*
1 fióri j& i frutti, notarjo pili patticolar- cnini per luo^^s Hìfaftrofó. pieno <li fyw^^ &
r^ènieqiiàiitoeffetudei 'féhfo, cioè il vede- vna Gtue«fti^ ceoghi v^a
tfiendple a càhto
te gutfp, l*odoi:àtó ,
, il il tatto , i qu?li fi & con vn piede .
fafTó /' '''c'^.u 5*^^ , l;
,
.

pprano né' fióri, Se ne* ftiltti, fcoprcndoì* al- Le fi pò^rà anco mettere in'èbpb vtia iiatt^
tro^leirv^clito nel mortnónó, che iiàcjlmente dela accefa, con vn moto, che dicbi'. ; \^'-^^'% -

A può veniirc in ^ognitiofìeiché fàècTà l'acqua 10 feruóaìtfuù e confumo •'^ me flejfe


'
'•"'''

corrente é
Seruicij non é a!tio.(come fi caua dal ^i-
Sfnfccmt fi pojfoKo rappr.efentare in mp librp,delPÌnftitut$ ciuile nel titaitó'^ fèirè
,, , . 3>na fgura jola, perjonàriimj che su Viko del|à legge ^f-gN
Otouanej»,vefìKp eli varij cdloti,h^uetà iti
nuorb'ini col quale viene quafch^vno àéfier
capo ynè ghirlanda di diùet/Ì |ìori » ^ foijtppofto all'altrui dx/minio tlòn per nàiUrsi'i
fiUtn» con vn penacchio, il quale rtióBtid'eì"^
.
.(>ipuane fi dipinge la fetuitù,perciocl^ tt^
.

àr moflo dal vento-, nella finiftra manx) baue- fifie à gt'ici eoiumodi » 'à i Silàggi , & aUc^ £t-
ràvna Ccteta, òTibia,oiieio Fiftulà, & iadq- ciche. ,
'
'

' .4l'-j
'"
ftratertà ne! guanto. ' ' '

J"''^'' dimcfìi^ , cbè'eSendb


L'efrer fcapigliaca »
,Gipuane /ì dip/ng€ p.ér dirmjftta^e Còh ìjue jCjii,((a in feiuiiù òbirgatc *l'i rcWItij'tfèrpii^
ft'età lavplubilc'zzadeifenn, '
,
' ''
dtpcej'non può attcndcie àlhfuoi ; cernè beh
Li varij colori del véftiinen to dchotanp il
,
*,
5|ihiojftra Arifìcreie txel pnrrò libro dtllà P<>li-
fenfo del vederceli cui itifierae ccn là lucefo ucì^, dicjencìo, (:he ìlfcmo fiaiftrcmetìtò à^ti*
ho obietto j cpfi i fiori l'odorato, & i frutti il
tio ^nìmató ccarigiofajb, tutto d'àlti?j^\5t ttUM»
guÓo, dimófì:rano;&"l''irifì^mcnto dà fonare diséftefto. '
• '
* ' - r »;: f

ngnificaqùello deli'vditojrifercndo Pierio Va 11 coli r bianco del vefiimcnro, dc'n'^sra It


leriano nel 7. lib. de fuci Geroglifici gli Egit- candida» & puiafcdtlià, la quale cennnua-
tijhanrrcon alcuni dc^dctti irìftromenii/igni mente deve regnare liei fcfiio«cccne dice San
^pato j] fcnfo dtF«técchio,' / '.
.
^^ Matreokxv. '*'
«^-^ ^'' «''«''^ '

Il tatto ii dimostra col gUsntcil cui vfo è

djcjjfcrticrc la ninno dal freddo, dal Sole, &


Buge ferue hcne, fdths,q$tiiiitfpiilàt^'jiiif!*
^
& >...^.,;<
jtìdeUsiCr'C. '- ^*r.,^;T.:-.
fomiglianticofe, che al feiifo del tatto fjBnUo snttcamtnte era pr*fto per
' :
1'
S'*^gf' '" rpall"^
^Ittfacione. ,
della fftuiifì,c<>me narra Pieric Va-
ifihilìolò
Gli fi pone il pennatrchio in capo, perche i
'erjano nel Iib.4p. defudìGeioglifici , cr n.e
anco
, . . .

Libro Tctt^. y^T


E R V I T V.
ndo; fìgnifica la vigilanza, cbe i rexai«
toridebbano baucre per fetuigio de i
lor-Padrcni» cerne 1) Signor Nofìro
Gicsù Chr^^o. BeatiferttiUU.qtios citni
venerit Domtnus wuenerit Vigilantfs •

SERVI TV* PER FORZA. '

D Onna con capo cafo, magia»


fcalza, cinal vefìita»chc hab-
bla regnato ii viif» da qualche carac»
il

tere, che lìa legata con catene, e fef ti


aih piedi . ^,

La ferunìji, idi cui parliamo vien


detta à fcruàndoi petcioche eflendo
alcuni pred alla gueira,non s'ammaz
zauanò, ma fi feruauano& fi facetia-
nofecuj, i quaiili chiaroanano fejìui
sfor^jati . '
>; "
\ .; f

r Sì dipinge con il capo rafojpcrcio-


'cheapprelioi <?reci>&: Latini (come
fifetifce Piferio ^aleriano iib.jz. ne'
Tuoi Getcglifìciy era mdinfefìo fegéo
diSetuitù.
L'effer magrai fcalza,.^ mal vefii*
ta,dimo(tra in qucfìa fpecie di Skz-
uitù la pcueità del vitò,gl'mc<)mmo-
ahcV/Shvtrjtione Seneca in Hercolc Furen- dii e non hcuett cofa alcuna, che iàfoj^uiiti*
j^e.dcue dice, '
pati, & che cuop^ll^^ejfiicftirfeiic;^ '' *
^

i^t\ifle f^tilus tractidit Re^esneci '


Il virofegn-ato ticHa goifài-'chc dicemo,c
Cut egù Regi fèrutriX^r fatitutiu^um f '

chiaiiflìmo fogni) d[i piiuationetlella libettà»


Et ^latito in milite. conìe chìarainéntc hoggidi anco fi vede —
*
Jt^rn hò'mint ferito fmi Le catene, 6c gli (tiri dinotano i duri lega-
pomiios opórtet heù'ere' §culosy& mafins', mi, che di continuo tcngpnò òpptèiffà l'infeli-
Ibt come h&bbi'ihjfl?tièttó» in- cambio del ce vita dello fchiàuo.
jgiogq^ fi potrà rapprefen tare» che vn
reiiglii
Scrhitìt .
grai|e jrà^o-, jiercioclie Véramente ^è durò, Se
graue^'U ]fòpp6rtaéc if pcfo della ferqilù
dice Seneca in Trok^^,
come
'
DOnnà inagfa,&
gata con catene, hìihetie, &
fcapigliata, fcàjza,
ferii a'
le-

'
DurumiirtiitfHH73grÀite eflferu{tiuni.ferfe piedi ' ' V "^
L'habito corro^& i piedj rudi,&: alat/,figni- Scapigliata fi dipfti'ge la Seiuitri, perche ef-
fìcanccheconuicneàllàferuitùlà prontezza» fendo fuo pchficrò occdpàtóin fciotfi da*
il

& velocità. i. .
fafìidij in pcitantilT^mi delle -catene, lìóh at-
li calcinar con li p^ed'^opra le /pine, dino- tende à gl'orr.airenii: '^^h^flra tiìcota^ chei
ta gl'inqprmnìodij&difficultà, che patifce <^i perfieriferuilifciìcKaff!, vili, &: tcrfciii.
continuo chiin'ièru;fù£troufi , bnde Dan- F fcalza,, perphe non bàiofa alcuna, che
te net 5. del Pur^atprioc<.si dice. fdllcm )t fue fperànzeìchè^n^ati i fuci intoppi»
; {Tft frouerAt fi conte sa dì /ale & che ricucpra léfuc brbtczze '

.
;Lo pane altrui^ &, quantQ e duro calle
. E. magrapcr |apcuenàdelvitio,chefegBf«
Lo fcenderet e*l falir per l'altrui [cale taprincjpalrt^énìe gli huóniicidiferUuò.
JLa Grue con il (arso nel piede» coire dice- Le legacele di catcne.fi^ di ferri, fono indi-
ciò
. A
'^* Iconologìa
JS?Ì!^*^""^^*';.'Ì/!*?''^'^<fvnpoflcflo SETE DI Q!VlTtT14*
ccrto.tJ,j,enc,&didolori,
Vedi là quarta Beatitudine.

SEVERITÀ».
uetità, eflendo che con la Corona di
lauro fi coronaua gl'Imperadori ^oma
huomini infigni» graui)& feucci •
Tiene con la finidia mano il Cubq^
per dimofìrare che (ì come il cubo Ut
gnifica fermezza perche da qual fi vo^
glia banda fi pofi fìà r<ido,& contra*
pefaio egualmente dalle Tue patti (il
che non hanno in tanta peifectionc i
coipi d'altra figura.
Cosi la Seuctità è coftante}& (labi*
le, & feoipre d'vn animo fermo » dC
perfeuetanie in vnofìelso propofiton
non titubando vetfo alcuna parte . ] .

Il pugnale Dudo fìtto in mezo al Ctif

bo> fignifìca> che h


Seuerità è vna
vittù« infie^bile intorno airafilittioni
di pene iquando ciò ricerca la dritta
ragione , lo dice S. Toroafo 2. z. ^
157. art. i.
Tiene con la dcftra nuano il fcetro
con gcRo di comandate* essendo che
Seuerafi dice quafi fempre vero,il che
è proprio de Giudìci,& Kegij che reo*
gono il Scetto» comandano> le cui pa*
coledeuonoefsetefempie vere coItaÀ
DOnna vecchia^ vcftita d'habiro leggio • ti}& imf^utabtli»come ferine Francefco Patc
coronata d'vna gjliìrlanda d'alloro ntWìhXke Regnò.
Terrà con la fiwfìia mano vn Cubo fopra Gli fi mette a canto l« Tigre petcioche ce»
del quale vi fia. fitto vn pugnale liudo » &
il
me quefto animale è di natura tctocei eflehdo
braccio deflroflefò tenendo con la roano v- che non fi la0a maneggile da qual fi voghi
no icettro con geRo di cotna'ndare.Sc elli pie» perfont»
di vi farà vna tigre in atto feroce* Così la Seuerità non fi piega a i prieghi» ne
Si dipinge vecchia» cfiendo che e proprio
a qual fi vojglia altra attione» hauendo per fine
'^e i vecchi d*efler feucri,hauendo la Seuerità
di non degenerar punto di quanto ha pet ith*
per oggetto di nonrimoucrfi per qua! fi va- clinatione naturaics oue fopta di ciò Virgilio
glia cofa)& haucre perone lafitauità & di nò
nel 4.Eneide.
il piegare a Irggerezza^ò vanita per qual fi ve*
Aiens immota manetyUchrsme voìmintur
/gliaoccafionc. ; ,
inattes*
Si veRcd'habito Reggio, efsendo che ad
huomini Regii,&, di-grande affare c'onuiene SFACCIA T GGINE^
Ja Seuerità - •
,

Seuerifas Ke^em deceu Jtdaieflatew prdfìatt


DOnna con occhi bene aperti, & fronte
gtandc»& palpebre fanguinofef fera la-
^ignitatem atégetiàkc Francefco Pair.<^e^e- fciuamente veOiratéc alzardofi i panni con
aiT;beIc manifcuopralc gambe, & le cofcie
'

5»o hb^8.c3p.(j. .

GH lì dà la ghirlanda di lauto per dinotare ignude, apprcdo vi farà yna Simiaiche moftri
h Viirù^^ lagtadczzacbc conuiciie alla Se- le patti dishonefìc.
La
. . . . .

Libro lerio.
La Sfacciataggincè vn*efFetto vituperabi- tàdini vfaffero d'empirne i IorJetti»cameha9^
SH
le oppodo alta vergogna» che pec mala ope- no detto gli elpoiìtori di Teocrito
ìatione apporta biaiìmo*
Ha gli occhi con fegni fopradetti» perche 5 1 C V R^ T A' . /.

notano SfacciataggÌQe> come dice iìtiQotde. DOnna»chje in capo>tiene vnaghitlàda d*o-


nel é.cap.dellaFifonomia^ iiuo>(tà a federe dormendo*conladeKia
£t iafciUamente fi veUe^per lo defìder io d'- tiene vn'haftjttneila. finiftcamano po& Iftguà-
impiegare l'opere Tue iàdannoA &vituperio, ciac laiefta» tencndc» it gomito del braccia
dell'honor proprie» delta medefimamano ibpta vna colonna •
Parimente fcuopce }e celaci parti de! cot- Sicurtà.
pù, perche fosfacciatonon prezza l'honore nella Medaglia d'Ottone vna donna*
pofto in quel [hodiO«cbe lo mantengono gl'al-
STà
che nella defifa mano tiene corona» éc la
krihùomioi*^ nella fiaiftcavn'baéta»caletete»5'ec«r«f4Xp^
La Sinua ^gnifìca Sfacciataggine» perche SicMrtà»
ìjadle patti) che (ì deuono tenere celate» eflfa. NElia Medaglia d'OpilioMacrino fi di-
ptt naturale !nttinto»fcuopre»& roanifefta fcn pinge vna donna» laqualecon la fini»
2a alcuna auuercenza» come dimoftra Piecia li a mano s'appoggia ad vna mazza>e ctm l'ai
Yaieriano libro 6, tra Copra d' vna colonna»GQn leti^ceti^^airfW

SFORZO CON INGANNO. tempomm^

VN
j

Gioitane tobuno>atmato da guetcie- S t !.. E NT I O A


P V L. C I O •
P
rojHel deflro braccio tenga auuoita vna HVorno fenza faccia» con vn cappelleN i

to in teftaignudo>con vna peliedi LOf


?eile di Leone» &i nella finUtra mano vna di
poà tiauetfo» e tutto il corpo foofarà pieno,
'^olpe.in atto di eflcr pronto a tutti i bifogni
d'occhi, e d'orecchi.
per o^endete il nimico con la forza fignifìca
Queftohuomofenza faccia» dimo{lra»che'
Ul
pcc a Leone ^
con la fcaude>ouero ingannò
-,

con tutto il vifo Ci patla»& preftamente,con la


dimoftrato nella Volpe •
Iingua»tacitamente con gli occhi»con la.firon*^
SlCVREZZAi E TRANQVILLITA*. te*&: con le cigliai^ peròpet dar ad intende?:

Nella Medaglia di Giordano» te il Silentio» Apuleio formo qucfta imagine*
DOnnain piedi appoggiata ad vna col- li cappello fopraalla tefta»ugnifica la libet*
lonna)& tiene con mano vn*hafta»oue« tàjche i'buomo bà di patlare» éc di tacete» «A
to va Scecro, &c auanti vn' Aitate • .
fopradVna telta fenza linguadimofira elfec
Poflìamo intendece,che coIui>che ftà bene meglio il tacere«che il patlareic^ando non fia
con Dio» al quale fi conusene tiraccificìo»può neceflario» perche gli occhi» e gli orecchi per
ficutameme rrpofare la veite»auuertifcono» che molto fi deue vede
«ICVRTA', O SiqVREZZA. te» Se vdire ma parlar poco» come accenna la-

DOnna, che fi appoggia ad vtip'haftacon pelle del Lupo» perche il Lupo» fé vede alcuno
la deftta mano t & con la finiftta ad auanti» che fia veduto»da lui»gU fa perdere fo-
Voacoionna> cofi fi vede in vna Medaglia di bito la parola in modo» che con gran sfotzo
Maciino. quello»che è veduto»a pena può mandai fuotì
Sicurtà fi dice» quefta fermezza» che fente vn debolilfìmo fuono» e tacendo» a gran pafiì
rhuomoiieUo ftato fuo,come in ogn'altta co- quefto animale fé nefìigge con la preda ia(»-
làtfenza petieòlo d'cfl'et rimoffo,Però fi fa ap. ta . Perà giudicorno gi'antichi>che fi douew
|K)ggiataallàcolónà> chedimoftta fermezza! adoperate per menioria del Silentio
« all'hafta» che dimoftra i ra^erio,& maggio- SiUriiio,
Utiì2i»dalla4tiale è pericolo cafcare a terra» DOnna» con vna benda legata \ tt auetib

ifcin^eè Vìttù fapeHì confetuare con hooore del vifo» che le ricuopra 1 a bocca •
Gli fi pottìancofat chetecighiin capo vna G^ fentcza di Macrobio>che la figura di AiW
ghirlanda di felce>dimofttan& pet eflaìa fica gerona con la bocca Iegata,& fuggellata ii^
rezza» pet tenete lei i fecpi lontani animati fo- gni»che chi sa patire» &
tacere» dillìmulando

li^ ogtii lÀcia fotte molto peticdofise nociu»» gli affanni» li vince al fine facilmente» & nt
^cjuefta c^ete lapotiflttna cagtone>chei ceo> gode poi vita lieta» & piaccuole.
. , .

57» Iconologia
T A'.

Che non debban venir cknnA etn

Silentio. %i,

HVomo vecchio, iTqoale (ì ten^


ga vn dito al/é labbra della
bocca, & appref^o vi farà vn'Oca con
vn faflb in bocca ., .]'[
'

Perche l'età fenile perfuaclé facil-


mente il Si'iéiit'io» come qiiélla che
confida più ne' meriti, f nella f^rol .

acqui(^ata, che nelle paróle »/^ fì


^ilentioda alcuni di quefia età.
'

i
^
', '
^'Oca, è' niolta dedita al cpntiAiJ»
.

ftridere, &
cingottire con molta gafr
tulità, 6cfenza cotifonanza, ò atmo^
nia alcuna j però terxpndoil fallo ia
bocca, c'infegna, che none» itouan-
'
do noi atti à poter patiate ih modo»
che rie ppffiamo acquiftareìode*dQb
biamo tacere più tóflo-, acciochiTfc
non frcrcfce almeno non fi fminuifc^
l'opirijone del nofìro faperci eflendò
che il Silentio agguaglia più i più '

ignotantiie più dotti, petòdiceuì &


vn fauio, che l'huomo s'adomigliaùsr
alle j/en tole,- Jé qùalitton fi.coriBfòa-
no fé liano ò rottej fé noh fi fanno fona-
fatìe,-

'XjT ì^^. GìfìtiWett9(>s<;bcjenga il dito indice re. Et SoGtace doucodo dar giuditio dv^^tfò
V aÙa:bpcGa
tacchi
in, atto di farccutjo, che
Se (fhe.neìU 4^ìiir^ ta^no tenghi yn
fi nuouo Scofacc'della ftiafcnoia,d»flcdi vPlerip
fcntirc»per poterlo vedere. Scriue Aminiano.
permeo con le foglie.. dell' Ochcche partetidofi f»er Jo troppo calate
<Fìi ii pecficp dedicato ad* Arpocrate Dio del dei Sole daH'Oricnte,all'Occidcnte,6c efsédo
Sil(;i[itio> perché ha lingua
le foglie fìmilialìa loco necclfirà pafsare per lo monteTauto*oue
hi44p7ana> èc il fc^l;to ra(?omigUa;ai cuore» voU égr^nd'abJDqdan^ad'Aquileitinpidle de^la for-
iciO;fo£jrerignifìc^re7 che il tacere à Tapi tempi za lorp,pern9 qianifcftarfi cólo fttepitp natu-
e Yirtù> però J'h^iptpo prudente non dee eop- rale della bo(:ca*prendonp'cò ella xn fafscjje lìo
fumate .iiteriipo ip tji^olce parole vanff»6c fen- foilentano fino che efcono fàora deLpericolóf
Z9 /cuttOf rata tacepdoiià daconiìderate le co- Stlentto .
,,,.»,<
fcMjnia, che ne parli FAnciullotCome fi è dei;co,coldito.aIl9 bóc-
Si fa gipuane, perche nei giouani princi- ca, con l'ali alle fpallc di coloV riero ì'ft«|
palnoeri^e il regnodimodcftia. 6c fedendo, «& mo(]tcando di non ppfc^fi /egg^rt
Silentio è
«tìfcttb virtUQfò,reguir{\ndo ryfàdc^ji Ana-_, ii^ piedi, per c^t;p4^lla debplezza.tiélle gariì
chi, che dipingéuanq^Arpocrace giòuane con" h^itieqe;!» m^o^yn ci^rno didouiria,6i d*ia*

^'^Ij?,'? cpi vifadi cplo5 nero, ,p^<;cipcbeil^Si* tofn;p alcuni ^afi .pieni di lenticchie, &cl'altcj
lentió , 9 .amico.djsUa notte, come, dicono i legunii.-cpn le pcrfichcche fono le priipi^ic^
Pp.^ii jfljJèna) pare' di dolici: ttalàfci^arcf ve^fi che al ;5l^entippetxebgionc fi offetiuanò
d?Il; Arip/lovche 4el Silentio dictjoo co^ .. . ',(ali Ci ifarà aacora appiefso vno Cp'codril-
^0»}'^, y^ intorm, e fÀ la fco;rt^^. .. rp,'ilquale noo hauenJo lingua da ^re alcu-
J^4- />, [carpe di feltro, e'I ma/tt^ bruso^ na fofie diftrcgit^, ì.iSLg\ox^^ti2^ì<L^'^\xtQ^
m a cjmnti n' incot^tì^Adi^òni^Of^^
'
^ .
,
.

libro Ter2o. >7t


M M E T R a;
tia)& colore de corpi* fi chiama bellez^
za, fé nel cempccamento di tfìì, cioè
nelle ptopocLioni delle quattro qualità
elementari» fi dice Fucrafia. Se nelle
V09Ì fooori 9 fi dice Melodia» com'an-;
co fi come la confonanza corporale
confifte nella Bellezza , Simmetria» SC
Eucrafia $ così la confonanza dell'ani*
ma confifte in vn propoctionato» SC
Simmitto reggimento delU fuoi affec*
ti » che fono Irafcibile» Concupifcibi*

le» Se Rationale » &


quefto fi chiama
Temperantia Doue e d'auerdre ch«
-,

nei corpi femplici non fi dice Simmei


cria, adendo vna propoctione che na.o
fce dall'accordo di tutte le parti del
compaflb infieme giunte» Diremo dun«
que che la Simmetria è vna retta pro^^
portione delle cefo cotnmenfarabiii«
tanto naturali» quanto acacie» quali pa«
rimence lonuna dalli due eftreroi,ien^
za menda alcuna non fé gli può no
ogg'U°gccc* ne diroiniiire alcuna CO9
fa^.
Fu in tal ftima l'arte del bene,& tet^
tamente mifurare apprefio li Egitti;» che
Donna di età virile, ignuda, 5c dì fingu- inftantemente procnrauanoche i loto gioua*
lar bellezza. Se
che tutte le parti del ni à quefta deaero opera» coro'anco aU'Arir«
corpo fieno corrifpondenti con propottionc à metica*con le quali due arti fi regolano quafi
detta bellezza, haurà graiiofaracnteà trauer* tutte le cofe che accadono alla vita humana»
fo vn drappo di color turchino conteso di & per lacì^ di quefte efiì Egittij componeua^
ftellc,& delli 7. pianeti no le difcordie che tra Cittadini nafceuano
Starà à canto dVna fabtica di attificiofa, & per l'allagare del Nilo, anale con il fuo ere*
belliflìma Archittetuca, con la iìnidra mano fcecguaftauai confini delle poflcIFionijonde
tenghi vna Riga,& vn perpendicolo con il per mezo della mifura fi metteuano poi ia
piombo. Se con vn compallo con
la deftra accordo » & per quefto difie Cithagora«
il quale mofìri di
mifìirare le parti di vna Menfura omnium optimay come ancoveden*
Aatua rapprefentante vna bellinima Ve- do che la Sapienza dii^ina in Numero» Tonde*
nere . re^ O', Menfura cunClÀ diffofuiti come dice la
Simmetria è nome Gtecojche in nodra lin- Sapienza al 2. Anzi riftello Dio dice per
gua vuol dire vnaconfonante}& proportio- bocca di lob al 58.
naca commenforatione delle cofe,& fé bene '
Fbi eras quando fonebam fundamenta terrei
fecòdo la vera forza della parola non fi inten- qui pofuit menfurAs eius i vel quis tttendit fU'
de fé non cicca le iDÌfure>che fono tre , cioè per eius linea vt in debitam menfuram extende'
longhezza.largbezza»& profondità>fi fìcnde rtntur produca omnia» Ma di che altto parla
però in moke cofe, nelle quali fi ricerchi vna la Sacra Scrittura, fé non della marauigliofa
grata moderatione» peccioche lafciati da par- Simnaetria che Dio ha vfato nella Crearione
te i corpi foggctti alla teina dimenfioncèvn dell'vniuetfo ? perche fc pur anco confidc-
nome generico à tucte le proportioni» perciò- riamo li quatto corpi fimpliciffimi vi trouare-
che fé lecoDfideriàmoiifpecco allafigura>gra- mo vno Antipatiftafi così tra di loro modera*
la»
, .

57* Iconologìa
X»,che per tnczo delle qualità fimbole fi fa vn volte \tì flato interno-coinc vogliono molti Fi
concetto con le diflìmboli ancota» che età lo- lofofi, & Galeno foptadi ciòn'habbi fctitto
ro di accoidoQonfi offendono punto» onde vn libro patticolare mtitolato, Quod Atiitki
dide Boctio. meres fequamur corporis temyeraturam .
n 7* numeris Elemema tigaStVi frigora ftam» Bafta peto a noi parlar della bellezza del
mis.. corpo con la quale fi ha da dchneacw la noftra
VI jiridaxoitueniamìiquidistne furiar ìg;nis figura; febencIaNarura poche ve Ite racco-
EuoUuaut merfas fubducant fondere terrai,
1» glie tutte le patti beile invn Col corpo come
:Queftaèvnagran Simmettia»maconfidc- dice il Pcrrarcii.
rUróo apptcflb qua] fi voglia compofto » che Quellonojìroi:aduca>efragilbene
vi l;toUflieaiovn amelodia foauiffimamcnte eh' e vento, & ombra>-Cr ha nome beltade
organizaca Se quanto più il corapofìo fata no- Non fu gta mai, /e non inqmfta etade
l>ile>& pcrfetto.tanio maggior Simmetria vi fi Tutto tn vn corpo» & csè fu per mie pene .
Trouétà* che più bella armonia che la naturi Selene 1 ^ bellezza fi fuole vana» e fccódo li

humanaj che Protagora (come dice Platone eflercit^j, i'ctà, h pacfi, &
ii'{e(ÌL» pttchc farà
\ò* disdentia) adermòche l'huomo è la mi- in vn foggetto bella vna cofa,in vn altro pari-
Tura di tutte le cofe. meme vn*alrra,onde U bellezza di vna don-
Si dipinge dunque di età virile per moftta-
.'
na la quale viene a propofito nella noltta figu
icyn corpobencompleffjonatojqualei jGre- ;
ra cosi eUalTaflo nella foa Armida defctitta.
vi chiamano Eofarcon, eileiido che. vn corpo Argo.non mat, non vide Cipro ò Peto,
^on Simmetria Qvganizatcnon eosìfacifroen 'Dhabito^ òdi betta forme sicare-. =

te» Scprcflo incotta! nelle fenili calamità, an- D'auro, ha le chiome Crhar dal bianco veh
zipiù lungo tempo duri profpero,& vigorofo» Tra luce tnaoìta, hor dtfcoperta appare*
cdendoche l'età non fi confiderida numero Così qual hor /ira/Jerena ti Ctelo
deiHi anni, ma dal terapetamenioieome anc o Hor da candida nube il Sol trafpare
fi dipinge di età virile perche all'hora è finito \Hor da la nube pfcendo ì raggi intorno

di crefccre ilrCorpo.nelle fue debite mifurc, &


Più chiari Iftega, e ne raddoppia dgùfrfl»
propQrriòni.cffen^pfQbeil fanciullonon vi fia Fa noue creife l aura alcrin dtfciàto
ancor arriuato, 8c iÌ^f<?«:j:hio«alando daefìì fi Che natura f§r^ fé rwcreffa tn ofide»
slcàJiana. :. j;^ Staffi tauaro Jguardo in fé raccolto
75JLabellezza accortìpagnala Simmetria, sì E t tefori d'Amor» e i fuoi nafconde
iWcbe ragion euolnnentc quello al quale non Dolce color dirofe in quel bel volto
lì può ne aggiungeT-,ne diminuir alcuna cofa ,
Era fauorio fi /far^e. e confonde,
fi
Cchiamabcllo» sì anco pecche dice Platone JÌ<fa la bocca ond'efce aura amorofa
««liTimeo» pidchrum ,flne ptenfura, &
msde-^ Sola rojfe^ia, e fempltce la roja»
yiiiiontttffe non potefl idevque a>?i/»aÌ,quod t^»
i. Mojìraìl bel petto le ftte neui.^nudé
Uyfuturum ijlt-^onttenienù fnenfttra ntodfratA ffco dAmor fi nutre, e defla.
Onde il

tffeoportet,^ nzì^hAQXiolPhtlibeuStCom^men»' Parte appar le mammelle acerbe, e crude»


furAth pulchrirudo fUnty O" virtus vbique fìtt . Parte altrui ne ricopre inuidavefta,
per.cbefi "come la.bellezza del corpo per cffere & quel che fegue
vria alta, Ì&:coriiieneuo1e^difpofitione delle Si dipinge nuda per mofttarc, che tutte le
metjsbra ditoaut graTia>di diceuolc <;o;lcrc at- patti del cotpo deìibno cottifpondere ali'ef-
tamente afpcrffl tira afe gl'occhi ;altrui coh iere^dèHa fua cquaIità,ordine>& propottionc»
marauig!ia> cofi .la virtù»^ paTticolarmcntt .ctrttiVncQperche la bellezza del corpo appaia
la Temperanza Simmetria dell'anima la qua- fehza efserc ricoperta da alcuno impedimen-
k^come diccua Pitba^ora)è la regola di tutto co> di per quello Paride doucndo giudicate
quel cbc c6uienc,fà che fieno de comuo con* qual fofse la più bella tra Ciunone^ Veti eret
fentitneto lodate le mifuratc attioni.di coloro éc Palladcì volle vederle ìgnudc per conofce-
ioquàli ella accompagna col fuo fpicndcre» te molto bene le ptopottioni,corrifpondcn-
Anzidi più labieliezza del corpo apparecchia ze,& Simmetria di tutte le patti del corpo, &
laviad'entràrjc in co^nitionc.dtiranimr', ef- l'Ariofto per delineare vnaefquifiia bellezza
Icitdoct.eil'eliértore dimoOfii.^coilpiù, (ielle in. Angelica, la defcriuc
nudai dicendo
U
. .

Libro Terzo. 57 S
Ld fera gente inhoffitaleyecruda pubefcant maturitatemqttt affequantury qu£ o*
A la ùefìia crudel nel lito efpofe riuntur e terra > Ecco dunque per qual cagio-
La he/ìiffima donna così nuda ne habbiamomefTì li fette pianeti nel fopra-
Come natura prima la com'pofe detto drappo>come anco perche lipianetihà*
Vn "Velo non ha pure che rinchiuda no qualche forzsianologia.&propoirione no
I bianchi gigli, e le vermiglie rofe. dico animi come falfamenie affermano
nelli
Da non cader per luglio, ò pefdecembre li Aftrologi,non ne i tempera menti come be-
Di che fon fparfe le polite membre » nifTiraoefplicail R.P. Alenandtofopracitata
II drappo turchino tutto ftellato, fignifica nel z. Iib. al cap. i.> dicendo
il Cielo nel moco>ciei quale fì troua vna armo- Maximum igiturt quo vis ajlrorur/i pertin".
nica proporttone dKcnfenfode tutti li più fa- gere potefl corports efi temperamentum , €X quo
pienti» di più pet il moto del Cielo fi mantie- poffea non nulla animorum propenftones exifiunt
ne, &; conferua il temperamento delli Ele- (nam & ammum corpus, O" corpus animum
menti» da quali dependono componi>& per i folet permouere) il che ancor afJetmò Piolo-
ilfuo moto (ì trasfonde à noi la virtù delie Oel- meo nei iAìb*deJudicijs cap.4. & S.
Ìe>come conferma doppo hauer difcude mol- conferma Cicerone z. de Diuinit,
L'ifteflb
te opinioni di Aftrologi il R.P. Aleflandro d& dicendo che fu anco antica opinione de Cal-
uingelis, nel i^ \h.contra A^rologos cap.é. dei, animorum mores ex corporum temperarne*
Adhdic motuC^li ignist aerifque calar emfo^ to e Calo hauflo putendosejfe , foggiungendo
neri, acconferuarii eaquede caufa non in con- Cum anni temporaytempe/ìatumque Cali con*
\
grue dict motu Cceli aerefn^O' ignem calefierf, uerfìoneSì commutationefque tante pant aCceJfu
' "
vitro damus Deinde, Cdt motu defferri, ad nos
. fiellarum,&recejfu,€unque ea vt folis efficientur
ajlrorum e'jficientiam in Confer ed, Oltre che qu^vidimus: nonverefimile foluf^ìt fed etiam
ciò anco afferma AriCt.lib.i; de Generat.tex» "verum effe eej[em,pertnde'vtcunque temperatus
$6. &
1. de CdOi tex.2o. fu aerata pueros orientes ammari, atque firma*
Che diremo dei Sole che con tanta bella ri,exeoque ingenia moresyantmum'icorpus aBio-
proporiione,& Simmetria ci diftingue il gior- numvita, cajus cuiufque euentruque fingi*
no,& la nottcci apporta quatto differcntifta- Voglio per hora tralafcjare quello che dice
gioni con Simmetria diuife,Due Equinotij:& Arift. nel iib. de Fifìognomia al i.cap. baftarà

,
dui Solftit'i come beniffimo dice Cicerone l'accennare} che tutto quello che habbiamo
h b. de Natura Deoru . m detto de Piancti,non cefi faci. mente fuccede-
Sol quiaflrorum obtmet princìpatum ita mO' rebbe fé con ordine» &
Simmetria non fi mo-
cum terr^s larga luce compleuerit, eaf-
uetur, vt ueflero, &
lotafiero di continuo, dal qual or-
dem modo bis, modo illis parttbus opacet , ipfa dine nenafce tutto il bene,come fé per il con-
tnim vmbra terr& [oh efjìciens no^em efficit,no' trario nel moto non vi fofTc ordine» ogni cofa
ilurnorum autem fpaciorum éadem efi aqua- anderebbeinruina.
btiitast quA dturnorum , eiufdemqtie folis tum Si dipinge che ftia à canto dVna fabrica di
acceffus modici) tum receffns, & frigoris, & ca* attifìtiofa, proportionata» & beilillìma archi"
hris modum temperatrinfieElens autem Solcur tei tura» e (Tendo eh e tra tutte l'op-e di artifici
fum tum ad feptentrionem,tum ad meridiem, induftriofe non vi fia opera, neila quale vi fiaf

ejìateSiO' hiemaeffìci i& ea duo tempora quo- di meftieri dimaggior Siramerria, che la fa-
rum alterum hiemi jenefcenti adiun^um efi, brica dalla quale l'Architettora ha prefo il no-
alterum eflati;' ita ex quatuor temporum muta- me^ dando efia le vere regole óì Colonne, Pe-
tionibus omnium, quA terra, muroque gigniun- defìalli, Bafe, Capitelli, Archittaui, Altezze,
turinitia.&caufeducuntur. Larghezze, Tondi,Ouat.,Quadfati, Semicir-
Non ha ancf» la Luna la fua Siramerria nel culi,Triangoii, Concaui, Vani, mill'alrre &
fuo corfo i Sì certo , &
al Sole non ha inuidia cofe à detta arte fpttranri» com'anco perche
alcuna, lo dice l'iftedo Cicerone,noji da Ora- l'Architettura fopraftà, &
dà regola à molt^ai-
tore» ma da ^randìTimo Filofofo, parlando .. trc arri acciò con Simmetria eflcrcitano il Ipr
In lunti quoque curfu.efl bruma quAdam,& SoU inagiftefo, &con gratiofa proporrionc fatif-
fiìrij fìmilttudo, multaque;ab ea manat,&fiutiti facendo ad aite pcrghino diletto à gl'occhi
'Ojiéiis, Cr animante s alantur aitgefcantque & d'huomini victuofi
,, Tiene
. . }

574 Iconologu
Tiene con la fìniftra mano la tigai& il per- ciuaa Saturno . Ma andiamo più o!ue,ra(Ta-
jpen dicolo con piomboscome iftcumenti da
il miglia rhuomo il Sole con la chiarezza de
miCurare la lunghezza> & iatghezza de corpi> fenfì»con la fecondità ài genetare la Luna,con
irouandofì anco con lariga tutti pi;ini*coail
i la fortezza dell'animo Matte , con la facoltà
perpendicolo le linee che deuono cadere a dell'interpretare Mercurio , con la poflanza
piombo > & per molte cagioni tiene con la del fignoreggiare Gioue, con il caldo dell'A-
dcftra conìpaflb quale iftrumento quanto
il more Venere, &
con la fottigliezza del con-
fia neceflario per proportionacamente mifu- templare Saturno, &
per tutte quelle ragioni
late > non ha bifogno di proua , feruendo per diremo con Franccfco Puteo, che a Gioue (i
trouare il mezo (emendo che le mifure depen- etttibuifce la beneuolenza , a Saturno la fta*
dono dal punto>e tatti i numeri dali'vnirà) per bilità, a [Matte la potenza,a Mercurio la faga*
far tondi perfetti, ouati, femicirculi, cutue li- €ità,aVenere le delitie,& al Sole &
alla Luna
nee, &altri infiniti ofiitija chi vuol con Sim- laGeneratione, Se Corrutticne, più oltie a
metria operare. questo mirabile Microcofmo potremo dire
Moftra di misurare la beltillìma (lataa di Ve che rafiembra tutti gli animali c6 la patte fen*
nere» prima perche come dice Vitruuio dalle fitiua» le piante con la vegetatiua banendo il
membra humane hanno hauuto origine le mi fupremo Fattore a tutte le fotte di vegetabili
fare, come dalla mano palmo, dalbtaccio,
il dato le radiche come certi fondamenti acciò
il braccio > & dal il piede, come anco
pado conelTe aguifadi piedi fifofìenefiero (come
perche non vi è cofa creata da Dio con mag- dice Plinio) il tronco non loraflembrail bu*
gior Simmetria deU'huomo hauendolo creato fìo» li rami le braccia ì volete le mani ì le dita
adimagìne , de fimilitudine Tua , quale è vna ecco diuetfi farculi, che da i rami fi fpartifco*
veraproDorEione> vera armonia, vero ordine» no , Vogliamo la pelle o cute ? ecco la fcorza
vera virtù, &
verilfìma, &
pecfciiiffima com- alla quale foggiace vn humore qual ì guifa di
menfuratione, Simmecriardi tutte le cofc>On fangue ogm parte nodtifce, e riftora più oltre»
de ben difle Marfilio Ficino nel atgumento non vi fono anco le vene per li rami* fuc» &
del librone Ttmperamia di Piatone, Corporis culi in fino alla foglie penetranti^jion dice-
fulchritHda non per [t amandai [ed tamquam mo altro efiendo noto che tutte le parti che
JDiuinA pulchritudinis imago nobis exiftmjan- fono nell'buomo fono anco negl'arbori come
da^Sc fé bene ciò confideL-iamo,.trouaremo difufamente efpUca il Mizaldo nella fuaDen-
che l'hifcomoMicocrofmo chiamato contiene dranatomia.
in Te tutte le mifure,i peli, qualità &
moti,che Si dipinge che mtfuri la (latua della Dea
il Mondo grande contiene}& per quefto à^^ Venere, prima perche non fi ttoua cofa nella
Mercurio Tr imegifto, Home eff quoddam onp" quale vi fia più Simmetria, &
nella quale fi
^9-0 q^ioddam totuminomneiSc primieramen- fcuopra maggior proportione,& comméfura-
te fi come il Sole con Marte corrifponde al rione del corpo humanotedendo harmenico»
fiioco » Venere con Gioue all'aria. Mercurio &dipecfecri(rimamifufa:PrimierameDtedua
«on Saturno all'acqua» & la Luna aUa tetra, que bifogna penfare che la natura ci ha propo
cosi l'huomo con Simmerria rifpondeconle fta» la faccia deU'huomo nel beo più alto del
lue qualità alli quattro fopradetti Elementi, Corpo acciò dalla proportione drefla tutte le
vogliamo il Sole, eccoui il core , vogliamo la altre parti del corpo fi commenfuraflero Il *,

l.unarecco il fegato-, per le Stelle eccole pu- vifo dunque fi partifcein tre mifure, ò partii
pille, la pioggia cortifponde al pianto, il ven- vnac della cima della fronte fino alle ciglia,
to al folcirò, U baleno ai riib, il tuono alle mi» l'altra dalle ciglia fino alla punta dei nafo>
naccie & terza dal nafo al mento» onde quefle tre
la
Li metellr li fimigliamo li quatto humori» mifure nouc volte moltiplicare formano lui-
Bchiloil fiero, &
la fpecraa, Alli fette Pianeti ta la datura dell'huomo» cheinnoue patti fi

l'huorao cortifponde in più maniere » Prima diuide


con le virtù vitale al Sole» con la vegetatiua La prima è la fa cua,la feconda il pctto»cioè
alla Luna, con hrapulfatiua a Marte, con la dalla Clauicula fino al fterncouero principio
fan rafia a Mercurio, eoa la Naturale a Gioue, dello flomacor La terza di lì fino all'vmbeli-
5on lacócupifcibilc a Venere,& con la cicec- coXa quarta dali'vmbelico fino alla fommità.
dfilU.
. . . ., -

Libro Terzo. 575


della cofcia: La quinta, Se h fefta le cofcie fi. mano vn Tempietto fopra de! quale vi fia vna
no poplite.oucro ginocchio: La rettima, &c
al eolon)ba bianca con l'ale aperte con raggi d*-
l'ottauaalcalo: L'vitimaè tuttala lunghezza ogn'intorno come fi fuole rappresécare lo Spi-
dtl piede, intendendo Tempre dVn hu;)mo riro (anto, &
con il braccio deftro aiio,tenghi
che fia perfettamente crefciutoi circa di Ma vna botfa fofpefa in aria, fopra la colomba co
queftonon mi ftendo più oltta, emendo ma- vn motto, che dica Intptitu pretij; La Simonia,
teria difTufamétc trattata da Pomponio Gau- ( fecondo i Sacri Theologi ) è vna ftudiofa, &
rico& dal celebre Maihematico Anton Mi- deliberata volontà di comprare, ò vendere
laldo fopta citato nel opufculo iie SymmetrU qualche cofa fpirituale, ò anncfsa alio fpiti-
hominis . tualc, S.Thom.i.z. q. loo. art. io. La dcue la
La Dea Venere fignificavna perfetta bel- Simonia e detta da Simon mago, il quale nel
lezza elTendo pofta da molti autori per la Dea nouo teftaméto, fu i! primo inuentore di que-
di e(fa bellezza, edendo anco che nella conte- fta fcelleraggineiefsendo che vclfe comprar»
fa tra efia Venete, Pallade, Giunone per il& da S. Pietro Apoftolo lagratia delio Spirito
pomo d'oro .doue era fccitto pulchnor detur, fanto, per riuenderla ad altri, dicendo date
fu da Paride arbitro da Giouc à ciò eletto giù* ancora à me quefta potefià,acciò che qualun-
dicata per la pm bella, hauendo prima benif*^ que io locherò con la mia mano,riceua lo Spi-
fimo elio Paride confìderata la proportion nto Santo come riceuono da re, al qual rifpo-
Simmetria, &erquifìta bellezza dei corpo di fé S.Pietro i tuoi danari ti fieno in perditione»
Venere; ondepoinericeueii pomo chea lei poiché penfi, & ftimi chedoni di Dio fi ac-
i

come più bella dell'altre fi doueua quifiino con danari, ciò vede negl'atti de
fi

SEM PLICITA. gl'Apofìoli al C.7.SÌ rapprefenta che fia coper-


Glouanetta , veftita di bianco, la quale ta tutta davn velo negro, percioche la Simo-
tenga in mano vna Colomba bianca, nia fuole molte volte ricoprire con pretefli
&:vn Fagiano. Simoniaci quelle cofe, che fanno à propofito
Giouanetta fi dipinge, per la proportione per la fua mala intétione,onde da Sacri 'Theo-
dell'età la quale nel principio del fapere , è fi- logi in tal cafo vien detta Simonia palliata,co-
ngile ad vna carta bianca, oue non fia fcritto, m'anco fignifìca la priuatione della luce,&:
non efTendo altro la fimplicità,chc vn'ignora- della gratia di Dio, edendo che chi vende ò
za ifcufabile del bene, SÌ del male fenza catti- compra li doni di Dio, oltre che non fa attio*
ua intentione. Et fi prende in quello luogo in ne chiara & manifcfta ofcura l'anima fua in
buona patte per coloro, che non hanno ap- dannatione,onde fopra di ciò S.Gregorioin
plicato l'animo a'viti),febene ancora fi domà- Regiftto dice Anathsma, datti Anatema atei»
dano femplt ci gl'haomini di poco partito pienti h&c efi Simoniaca h^re/ìs.Si dimoftra eh
Veftefi di bianco, per eflcrc quefto colore habbiale braccia, 6c gambe leprofe in fegno
fempUcilIìmo, ouero fenza compofitione. che Giezi difcepolo di Elifeo profeta,fi fece le
E la colóba ancora fi pone per cfic da Chri- profo con tutti fuoidifcendenti,per hauere-
1

fto Sig. Noftco data per inditio della vera, & ghprefo due taléti da quel gran Signore del*
lodeuole fimplicità, con la quale fi arriua al la Siria detto Naaman ; il quale ^r^ix era fta-
Cielo . Et per quefto egh raedefinìo chiama- to liberato dalla lepra da Elifeo, il quale iicu«
uai fanciulli àiQèndo.Sinrte paruubsvemte ad so ogni dono,equelferuo del bene fpirituale
me. Et fa propofito di fimplicità biafimeuole fatto dal detto Elifeo, ne dimandò il prezzo
iìdipir>ge il Fagiano^ il quale erede non elTct come fi legge nel 4. lib.de Re, al cap. J. Onde
veduto da altrui, quando efio hànafcofta la quelli che vendono i beni fpiritaali, nófolo fi
t«fta,c che non può veicre,come raccontano dicono Simon }acf,ma ancora GiezitiydaGie»
cnoki . Et Quid, nel 6. deìk Mesamorfbfi zo detto di fopra Si rapprefenta che fenghi il
.

S I G FF O K Z A Tempietto fopra del quale v'è la Colóba nal»


Tedi Imperio laguifa ch'habbiamo detto r per figniScarc
S I M o » f A. che eflendola Santa Cbiefa retta,& geuerna-
VNa donna
ma grò,
coperta tutta davn velo ne^
che fi vediano U btaccia,& ga-
ta dalla Spirico famoi ne vengono da efso ge»
neralmcnte tutti irbeniecclefiaf^ici, doni &
,, .i.'.jde^ amba leptoferTetràconlafiniftta fpiricttiali^come fcriuc S>Ciacorao al ix. Ori»-
Oo m
.

57^ Iconologìa
m donum perfeElum defUrfum e{i , Onde
per guadagnarci fopra ;
quindi e che quelli, che
fak chiaro l'effetto della Simonia dipinge
fi vendenolecofc fpituuah fi conformano^ Si-
quefta figura che ftia con la borfa fopra la co- mon mago neli'intcntionc, in atto poi quelli
lomba perdimoftrare pagamctode
l'atto del chele vogliono comprare. Ma quelli chein
detti doni fpiritualijonde volendo Simon ma- atto vendono imitano Giezodifcepolo ói Eli-
150 comprare li doni dello Spirito Santo da S. feo Profeta, del qualGiczo leggefi nel quarto
Pietro come habbiamo detto, non potcua fa- delli Re e. J. che fi fece pagaie fpcndendo fai»
re ciò fenza dimoitrationc di pagare con da- f-mcnte li nome d'Eljfeo» dui talenti da Naa-
nari li fopranominati doni come fi vede chia* man Re di Siria leprofo mondato da Elifeo
ramentcnelfopradetto motto Intuitu prettf, fuo maefìro ; laonde i venditori di cofe fpirir
SIMONIA. tuali fi poflono chiamare non folo Simoniaci,
ma anco Gieziti fecondo S. Tomafo.
Del Sig. Ciò. Zaratim CajlelUnì .
E^pefcatrice la Simonia, p&rche i Simonia»
Glouane pefcatrice haueràle mani lepro» ci hanno miradipefcare benefit)), non ani-
i

fé,tenga nella deftravna verga d'oro me, & huomiiii, de quali fono veri pcfcstori i
longa,& grofla, nella cui cima, fia ligata vna chiamati da Dio e quelli fono alla Nauicella
*,

lenza, dalla quale penda vn'amo d*oro,& vna di Pietro falutifeii . Pcftifera è la pefcagionc
d'argentoj nella finiftra vna Cerafte ferpe bià- de Simcniaci,&: le operarioni k io fono lepro-
ca»che ha quattro picciole come in tefta-, à fe, maledittionc data da Elifcc Profctu àGie-

piedi habbia quattro pefci, da vna banda la zo, di. à tutta la fua pofìerità à < ui brauò di-
:

rana marina, OC la fquatina, dall'altra il ihom- cendo hai ticeuuto gente,


ai oro, per com- &
bo,& la raggia» prare elmetti, vigne, &
beftiami, ma la lepra
La Simonia è vna fìudio(a volcetà di com- di Naaman s'aitaccaràà re, & à tutti i tuoi de-
prarcjò divendere qualche cofa fpit^ale»ò à fcendenti, kpta che piglia tanto quello che
fpirituale anneflfa,pofta in effetto opere fubfe- vende le dignità, benefitij, quanto quello che
cuto. Panormitano, e S. Th.i.z.q. 100. art. io. h compra, è lepra ch'infetta l'anime, e fpefiie
La Simonia è detta da Simone mago»il qua- volte tormenta il corpo con mille caftighi, &
levedendo» che gli Apoftoh fànauano parali- che manda Dio à lui, &à fuoipcfìeri,
flagelli
tici, e ftrQppiati,& faccuano gran roitacoIj,6c TtmeatHT Stmonis iufla damnatio ^ qui emen»
che quelli riceueuano lo Spirito SantOjà quali dum credidit totius largttatts auEiorem . dice
gli Apoftoliimponeuano le mani fopra. E gli Csffsodoio nelle vaiie hb.p. ca. i y. però la Si-

ofieri danari à gli ApoftoH dicédoidajc anco- monia ha le mani ]eprofe,perthci Simoniaci
2a à me quefta poteftà» che à qual fi voglia non fé le fono lauate coltimi-i di Dio, ma con
ch'io imponete le mani,ticeua lo Spirito San- oro, & con argento, che fece venirla lepra à
to. Allhora S.Pietro lifpofc fia tcco la tua pe- Giezo,Timor di Dio hebbe B3laam,cbe qua-
cunia in perditione, poiché penfi che il dono topiù Balac Rè de Me abiti volfe corromper-
di Dio fi poda pofledere per via di denato.Hi- lo con oro, &
argento, acciò maledicelTe il
ftoria,ch'è ne gli atti de gli Apoftoli cap.otta- Popolo d'ifrael, tanto pm lo benedifse, li- &
MOycteiie fi vede che la Simonia fcaturifce da fpofe a fuoi Ambafciatori &' à Bslac , iftelfo.
dui cftremi viti), dall*ambitione5& dall'aua- Si dtdertt mthi Balac plenam domum fuam ar-
litia ambedue in Simon mago, il quale era gevtt Q^aurhnon yotero immutare verbum Do-
ambitioG>di fàrfegni mirabili>,<S^ di hauerpo- mim Deimei. Num. ti.òc 24. co fimili degne
teftà di dare lo S^mx^oST^aio ^ Date hartc mthi parole fi pofscno licentiarc quelli arobitinfi
foteflatem,(.ii(s'cg\i con ambitione,&- con fine chepermczodi Simonia cercano le dignità.
di cauarne denari . Cosi gì» Ambitio fi per fo- ylbfittt damnefa con;pendia,tllud tantum rert
jM:aft«re ad altri ambifcoao dignirà,& alcuni pojjumtts lucrum dtcere^ quod conjìat dtuina iu-
di loro cercano d'impetrarle per mezo della <//a^«<7»p«/;/rrCafr:odoioneUuogo citato.
Sinvsnia con patti, promelle,pre(tnti>e denari; Abhorifcom' ibiicni Religiofi il danofo gua-
il fine è l'auatiiia per accrefcete facoltà alle dagno della Sùnoniacomc tcptaftefsa ; l'Ab-
«afe loto c6 rendite debenefirij,& perche Si- bate Stefano Cifìercienfe andando alla cerca
mon mago cercò di comprare il dono delio in villa ripicfe il fuo conuerfo.ch'haucfse pte-
S|>^i(ito Sanco con intenzione di tiuendctlo, e fo gran quantità di pane da vn Prete Simc^ «^,^^
"^^
co,
. .

Libro TcfXo. iyf


rene volCe che fi portaffe al Monafìerio , ma Certo mn chiefe fé non viemmi dietrt *
lo diftfibuià Paftori che erano perqaelia vil- Ne pier> ne gli altri chiefero à Matthta,

la. Santo Antonino nelle fue croniche tir.if. OyQ* ò argento» quando fu [ortito

capA^.^A. y^i'l'as irgemuit & ait,qnare acce' Nel luogo, che perde l'anima ria .
pifti? nefciehas>quod Presbyter ille Stmoniace or- Cognobbero gli Antichi Romanijche l'oro
dtfiatus eftfquicqmd aecepit de Ecclefìa lepra eff,
1' -rgento, &
li donariui nell'ambire le dignità

Cr raptna> ahfit vt peccatum illttts comedawus . &: Magiftratieta-per opprimere col rempo
Il

Con che pefca quefta Pcfcatrite ? l^cfc.i- i la Republica, però non fi troua ch'effi habbi-

tori fogliono pcfcarc con canna ch'h-ibbia no, porto più cara in eftinguere altn difordini
netuo. mafottile, perche quando è grolla da che in toglier via così nociuo abufo,pofero in
pefce di n Jtuf fofpetrofo ti fp?uenra dell'ora-
; vanj tempi contro ciò più di dieci leggi, tra le
braHclla f.ann.i come dice Plutarco de joUr- altre per la legge Acilia de Ambitu, fi ordinò

tia animaltum. Ma quefta Pefccitcice pefca che chi fudeconuintodi farpratticbe nò po-
convna verga. d'oro, che qujnto è piùgroda telTe pigliar magiftrati,ne ellet Scnatoie, &
tanto manco fpauenta il_pefce, «nzi gli dà ani- che fofie ódannato in pena pecuniari'^-,Mac-
(

mo d'andare alla voira fua à pi;^liarc il bocco- co Tullio di più fu caufa che gh fi defle l'efilio
ne. Mi fouuiene di quella verga d'oio che per dieci anni, piopofero honoriàgli Accu-
mette Homero ncll'Odiflea quinta io mano à fatori, Gaio Carbone che accusò Marco Cot-
Mercu'io ptefidcnte del guadagno, & della ta ancorché fuflè (lato folaméte Tribuno dei-
negotiatione, con la qu'ilc addormentaua» e la Plebe, fu per quella accufj fatto confole»

fueghaua dalfonno gli occhi di chi voleua Quinto Scipione Soccro di Pompeo fu per tal
C(spit autem yirganfy qu£ virorum octtlos de- conto reo» &
Q.Coponio fu códannato nella
mttU'et, pena delle prartiche per hauer donato vn'an-
Quorumcumque vult > eos autem ipfos fopitos fora vafo di vino ad vno , che gli defle il voto
excitat » nella dimanda d'vn Magiftrato^ prohibirono
liane inmanibustenens deUbitur fortis Mer- il parteggiare, & far conuiti per tal caufa di
curìtts . prattiche,veggafiDione hb,^^. 5^.4 1.54. 8c
. Et nella io. OdifTea . u^urea yirgA "Ptens altroue,PIutarchoin Catone mmore,& qua*
MercHrius» Cefi la Simonia nurrice del gua- to radunato trouafi nelh Geniali d'AIeflandro
dagno, e fcaltr^ negoiiairicc con quefta me- & nelle antichità Romane del Rofino iib.8.
dema vcrg^ d'oro procura di far chiudere gli cz^.i^.de Ambitu. Polibio nel (J.lafsò fccitto
occhi à'pallare indegni alle dignirà> &: fare a- che iCarthaginefi con aperti donine veniua-
prir gli occhi per admettetlià chi più fcpolti noalli Magirtrati-, ma che li Romani puniua-
Oel fonno li tiene, e niente intendere ne vuo- no CIÒ con pena capitale
le . 11 pefcar con l'amo d'oro ixx prouerbio d'- H La Cerafte, per quanto Paufania ci fa fipc-

Augufto pi onuntiato in opera che non mette re, va carponi apunto nel modo che cantina il
conto, parche à pefcar con l'amo d'oro è (\i' granchio per obliquo e trauerfo, cofi il Simo-
perBuo non mette contO)e porta pencolo che niaco afpira, &
camma per vie ftoite,&: ii^di-
il pefce lo ftrappi v Ja,fi come alle voice fole au- rette à dignità, &
gradi.Quertoè quel ferpen-
uenice» e ftrappafi particolarmente dalla Vol- te che per fentieti, t ftrade occulte aflalta i
pe marina. Ma,la Simonia pefca ficuramente viandanti» di cui la Gencfì c.45). fìat Dancolu-
con l'amo d'oro, &
d'argento ,& fi contenta ber in via,C€rafles in femtta: mordens vngu»
che le Volpi marine fé lo portino feco la onde las equi, vt CAdat a(jehfor eius retro. Eliano de
ilhuon Poeta Dante così efclamò contro i Si- anima I1b.iicap.57. dice che è di coK r bian-
moniacinel ip.canto dell'inferno. co, &che ha due corna in tcrta Plinio lib.8.
O Simon mago-, òmiferi feguaci cap.i^.fciiue che ne ha qjàttro. Nìcandro
Che le cofe di Dio, che di bontate poeta greco nella Teriaca nfcnfce che alcune
Deotj effer Ipofe, voi rapaci ne hanno due, alcune quattro , Se quattro, af-
.per oro, &
per argento adulterate, ferma Ifidoro, 8c Bartolomeo Anglico, quali
EtpiùàbafTo. corna Tartuta cerarte;* nafcondend^^ tutto il
Nofiro Signore in Prima da San Pietro refto del fuo corpo fotto l'arena, difcoperte
Che ponejfe U chiaui in fua balia lafja,&lé vàmouendo per allettare gli auge«
1 Oo ieiti>
.

578 Iconologia
letti,li quali pewfandofid'hauct trouato cfca Simon Pietco,chc la Tua Simonia dete(lò>cfld«
di tiftofo, volaiìo vcrfo quelle, quado ftringo- de principalmente in terra di là da Campido*
nopcr pigliar abo, reftano effi deuotati dal glio) e fi ruppe le gambe, &c dallo fpafimo po«
nialitiofoferpcnte. Gofi alcuni Simoniaci a- chi giorni doppo moti alla Riccia» fi come
fpicandoàfupreme dignità nafcondenoogni narra Niceforo.
rigore, &«dcfcano altri con quattro promef- I pefci che ftanno à piedi della pcfcatricé

fe> & offerte, arriuati poi all'intento loto,otte- Simonia hanno la medcroa adutia della Cera-
nuto la pretefa poicfìà,fpctTc volte opptiaie- rle» Plinio lib.p.cap.4i. dice che la rana mari-
no quelli fteflì che fono calcati , & inclinati na chiamata pcfcatricé intorbida ptima l'ac-
verfo loto, come fi puòvedcrc ncli'hiftoriadi qua, poi caua fora le corna che l'efcono di fot*
Santo Antonino patt.3. tit.20.cap.8.§.i. & to à gli occhi, allettando 1 pefciolini, i quali te
nella terza vira di perche quel-
Panuino : forfi vanno apprelTo, & ella fatta loro audofloi la
li che fono calati vogliono ftringeue importu- fquàtina,& il rhombo afcofti moucno le pen-

namente le corna, che in Pierio fono fimbolo ne, mandandone foraà guifa di vermicelli» il
della dignità, &
vogliono imprudentemente medemo fa la raggia
domefìicaifivn poco troppo>edirponej:fi aloe SIMVLATIONE.
modo di chi hanno promoflb, èc non votreb- DOnna con vnamafcara fopca il vifo ia
bonoche fuflecapo fé non prò forma. Ma chi modo che moftri due faccie, farà vcfti-
viene efsaltato maffimarnente con debiti i tadi cangiante, nella delira mano terrà vna
niodi,è ragioneuole che miniftti à fuo arbitrio pica, nella finiilra vn pomo granato, Si alli

&giuditio,&che fi lafTì efsere quello che è piedi vi farà vna Monna»òSimia, che dir vo-
(laro fatto, fi come da Remigio Fiorentino gliamo. Simulacioncè il nafconderecon dop-
faggiaraente fi difcorte nelle fuc confidera- piezza di parole, e di cenni l'animo, il cuoc &
uoni ciuili. proprio,però tiene la mafcata fopra il volto ri-
può anco la Ceraftc prendere per figura
Si coprendo il vero per far vedere il falfo , il che
nemico del genere hu-
dell'antico ferpente fi modra ancora per lo color cangiante della

manojche per raezo della Simonia diucra vcfte.


tutti Simoniaci adefcati in quefìo mondo da
i Tiene con la dedra mano la pica» eflendot
beni tcrrenij e temporali Quindi è the Dan-
. che detto vccelio fignifìca fimulatione,pcrciò
te pone i Simoniaci nell'inferno dentro vn che ha vna parte» della penna bianca» e l'altra
pozzo col capo in giù> & con le gambe in su» nera.
& con fiamma di fuoco fopra la pianta de pie- Il pomogranato» che tiene con la fìniftra»

di» pena conuenienre dice il Làndinoj perche Pieno Valeria no lib. 54. ni^rr.^ che la maggior
cfsendo creato l'hucmo con la faccia in sia le- parte de gi'huomini più dell'apparenza» che
uata al Cielo per contemplare Iddio, e le cofe dell'ertenza è tìudiofa e perche la mela gra-
-,

fuperne&celcfti. Il Simoniaco, il quale per natafopra tutti gl'aliti pomi il compratore (b-
rauaritia vende,e compra le cofe fpitituali per lennemcnte fchernifce,& al Aggio non cor-
oro» 6c argento, che fottetra nafce , preuertc iirponde,allctt,ndo coloro, de
la guiir«lano
Tvffitio deH'huomo contemplatmo, pciche Ci con porporino, ro{fcgg!ante,e gradito colore»
fommcrge nelle cofe terrene, fcordatofi delle raaoccotre il più delle vv Ite à quelli» che l'a-
celefti.à quali tiranode calci» come figura il prono la muffa, con puzza, e marcia , quindi
Poeta col frequente moto de piedi, li quali al* auuiencche molti de gl'antichi fcriflctolafi-
legoricoraentc dinotano la cupidità delle co- mulata bonrà, per cotal pomo fignificarfi. La-
fe terrenej& il veloce moto de piedi moffi da onde quello fcolaftico naeftro della più feue-
naturai dolore dimoftrano il molto affetto del ra dottrina, hebbe à due il fuperbo edere à
,

la cupidità cheli agita, & il fuoco l'ardore di guifa della melagrana, dentro puzzolente, 54
tal cupidità Potè anco il Poeta Date in quel-
. di fuotiornatadimaruigliofa bellezza.
le gambe fuor del pozzo hauer nfguardoalia Quefta forte d'hucmmi da Hcratio notati
vituperofa peni)>& morte dell'Auitore della con quefii vetfi nadotri di Untino in volgare •

Simonia, poiché Simon mago per fatfi tener Chi del nome di buon fi rende degno t
mirabile dal Volgo e ó aiuto de Demoni) pte- Cht de fadrt d( cren Almi, i paditi
fe il volo in alto: ma vinto dalla prefenza di CJJeruat e fl*ide U ragm^M fe^ne f
P«r
. .

Libro Terza. 579


Ter fenten'^ di cui motte, e sx^n liti di Città, & »gnì forte di atiociflìme> & bey
Si irtMcano, e U cui promefa ò fede AialilTime fceleratezzc
Difende i piati co» honefìe liti : Le mette à canto la monna»pcfcioche gli
fi

Apache? fé dentro poi ciafcttm ti vede Egitti),perdtmoftracevna petfonadiflìmula-


Dtformey e rio di fuor vefitto titìtot tricedei fuoi difetti, &
ricopiitricc delle prò*
Dt hella vefle dalle /palle al piede . prie lordure» prendeuano la Monna» che pi-
Luci«noaggu»^luque(li tali [ad alcuni h'- fcia, per clTer quella cosi fchifa,& vergogno-
con copetta,& ornamento d*o-
bri di tragedie fadi natura, che' votata» ch'eifa ha lavedìca
to, e d» porpora, che con vna vaga legatura, nella maniera» che vfa il gatto di fate dell'altre
fanno di fuora bellidìina vifta» ma dentio non fcc-ie, cauando in terra nafconde tal fuper-
Contengono altro» che ince(li> (iupri) fuioti, fluita» ò fopra gittandoui qual fia altra cofa la
{^auicidrjrcrauagli, pianci> conine di famigliej ricuopie tutta.

S I M G I R I T A*.

alcuno cfì volontà» non cela Hntrin-


fecodel caorfuo>ma lo fa palefe ad
ogn'vno •

Sictn-tà,

VNa belliflìma giouanctta


capelli biondi com'ero, fparfi
con

giù per lcfpallc,fenz*artificio alcuno>


farà vcftita d'vn fottiliClìmo^Sc candì*
do velo» & che con la deRra mano
modri d'hauerfi fcoperto il petto r
modrando ambe le mammelle » Se
con la fin ifVra tenghi vn Caduceo» ia
cima del quale fia vna Colomba
bianca .
SOBRIETÀ*.
T\ Onna veftita femplicemcntei
-^^ che con la delira mano tenght
vna chiane» la finiftra fopra il petto,
& fotto alti vn pefce,
piedi da vtt&
Jato ài detta figura vi fia vna fontana»
dalla quale fcatturifca acqua chfaca»

SOCCORSO,
DOtma veftita d'oro, che con la dèftra & nella
H Vomo armato, che nella dcftra
mano porti vna fpada ignuda».
fìniflra vn ramo di Quercia col fuo
manotcnghi vna Colomba bianca, St frutto •
con la finiftra porghi in atto gratiofo,& bello Il Soccorfó ha due parti principali, iVnà
vn cuore, aiuta, &
foccorre altrui con vctrouaglia, per
B' la Sinoer;tàpirTa>& fenzi fìnta apparen- fcacciarcil pericolo della fame, con l'altra re-.'
aa, & artifìcio alcuno ; però fi rapprefenraj fiùc alla forza de gl'inimici per falutc di quello»
chsren^hi la bianca Colomba i & il vef^i- che foccorre jperò fi dipinge armato pf-r aiu-
fi

«ente d'oro tare deboIi,& bifognofi,contro alla potenza-


i

n porgerei! cuore » dinota l'integrità fu3, de gl'inrmici, &


co'l ramo di Quercia carco
Forche non^ haueado i'haooio finceco yitio di ghiande, per aiutare nelle neceflìtà della.
3j Éamc* Oo
i . , .

58o Iconologia
e o R O.
mondani, che la rendono fofcaj on-
de Petrarca nel Sonetto ili. fo-
il

pndi tiòcrsi dice.


Cercato ho fempre foUtarU vita .
Le riue tljarwoùe campagne e i hofchi.
Per fuggir queft'in^egm Cordile hfchi,,
CheUfìrada dai Culo hànofmarrita
Il Pallate, come dicemmo è per
Aia natura vccelle folicariOicemc di-
ne il Salmo 5)1.
Fatlus su fìcHt pajferfelitarius in teSlo^-
Gli lì mene fotio il braccio dertro
ilLepre perciochc ^'olendo gl'Egit-
tij(ceme natta Pieno Valeriane nel
lib. 13.) unificare l'huomo folita-
tio, fi dipingeuano vn Lepore nel
fuo couile,attefo,che qucfto anima-
le ftàfolo, iterare volte fé ne troua-

ne nel medefiaìo com'è due,ò quaa


do ftanno vicino ftanno lontano iV
no dall'altro per fp'itiod'vnapezca
di tèrra
Il hbto,ci dimoerà, che il fine del-
rhuome folitario, deue edere lo rtu-
dio di Capienza , & di dottrina, altri-
méte la foliiudine è cofa degna d'in
fàreichauendoantuaméte Soccotfoàfe fìcflTi famiaipcrò difk: Ariftonlc nel i. lib.della Po-
gli hu mini in tempo di neccffità per mezo di lif ica,cbe l'hu^^mo folitario ò è Angelo, ò be-

queftp frutto> che è dedicato à Gioue, il qual ftia,pet Angelo intedédo quelle he fatio delle
gioU3,&foccorre tutto il mondoiefìendo Gio cofe mondane fi liuolta alle contcmplaiioni,
Ue l'aria piiì pura &
purgata» ondenoi refpi- &
gode in sé ftc(lo,ne gl'Angeli.ne gl'huomi-
liamoje viuiamo. ni, nelle piante,&: in mite le cofe.rendendo le

S O L I T V D 1 N E . Iodi,che deue al fuo Ctearorf^, per bcftia, dal-


l'altra banda, quel che viue m foluudine per
DOnna veftita di bianco, con vn PafTaro
poltroneria, perche la vita f< litariaa chi non
folitariosincima del capo terrà focio il

braccio deftro vn Lepre , &


nella finiftra vn ha dorrina, è piena d'inlìdie, di paura, come
diflc Cicerone nel primo libro de fini r& a
libro, dando in luogo remoto, &
folitatio -, &
però dicefijche la Solitudine è habitatione de chi non ha religione è biafmeuolcj vitu- &
gl'huomini in luogo rui^ico, &
remoto lungi perofa.
dalle conucrfationi del voK;o,& do publici,& SOLLBCITVDINE.
priuati manej^gi della Patria, elTercitando re* DOnna veftita di rofìu, de vccdcnelta de-
ligioni, dottrine, ò qualche virtuofa attiene lira mano tenghi vn ftimoloj^uero fpc-
& il Petrarca nel Sonetto 2^. tone, & nella finiftra vna facella
Solot e yenfofo ì più defcreti campi veftimento rolK&r verde,fignifica la fp*?
11

t^òmifurando, a paffì tardts e Unti. ranza inficme col dthdctio l'amorejonde fi. &
color bianco del ve(timento,fignificaI*in
Il genera lafollccHiuiine^
rentionc di coiutt che habita nella folirudine,, Il ftimole fignifica il defìdferìo efficace di

cheè di manrenerfi candido. &


puro da ogni confeguirejòdi finire alcuna coia. però Theo
forre dimacch ajchepollaimbrattate l'anima, critovfaua fpefso di nominare 1^ Hccitudi- i'>

« da cgoiij,cbe la colotifcono, ò da gl'amori


tj ne, amerofa punta ouero ftimole u'^amcte
Per
. . . »

Libro Terzo. $St


Pec hfacellat ancora Ci dimoOrail defìde- uercraefse l'ali, quando è foliecito nelle fue
IÌ0)& lafollecitudine intenta, che ardendo attieni, cosi d'fse Vctgiho di Caco ladione
nel cuore non lafcia viucre in pace,fin che nò pcrfc i^uitato diHerco'e .
fi è veduto à buono fine . Syeluncamque petit fcdtbm timor adduà- alas
Ec la fiamma fìgnifica la follecitudinc, per- Lcbiacci.i, ik ^,.. libe igr|iidc> (igQiHtano
che con caldezza, &ptettezzi fa l'op^.a Cai, deftrtzij, &: fpedii' ne . /
confumando.quel che bifogna, per mante- Ilco'or r( fso, èperb fomiglianza de! fuo-

nere neil'efser fuo i\ proprio ipicddote co, quile lignifica (uilcciiudine, per la già
il

SOLLeclTvOINE. detta ragione.

D Orina Giouane, con l'ad nelle


piedijhaucràle braccia) 6c le gambe i-
gnu.tc>il^ hauerà vua traueifìiia rofsa con v-
fpalle,& à L'arco refe, &
lo ftralc apparecchiato pcE
facttare,è la conrinua inicntione del a mente»
che drizza penlieri
i ^ll'opcry come à fuo fine.
n'arcotc(oni'ila finiftta mano, cauando con Si dipinge Gillo come anin:;a!efoIltcitOf
li

ladertra vna detta dalia f^rerra. & à piedi vi il quale ail'hore fue determinate, fi deO a can-

faràvn Gì io. tando, peiche non lafcia la follecitudine fini-


L'jIi alle fpailc&à piedi, raoftrano velo- re Il Tonni intieri, conforme al detto di Ho-
cità, 6c foilccituclincòc peto fi dice alcun'ha- mero.

SOLLEGITVDINE.
ritiene con rutto il bene, & bello»
che porta feco.
L'ali fignificano velocità, & il

Callo diligenza Et per iroftrare» .

che deue cfscre peiftuerante lafol-


lecitudine, per efseve commenda-
bile, C\ aggionge l'hoK logio , il &
Sole, il quale nel fuo veloce coifo,d
durabile, Òi: permanente.
So/lecitttdwe

DOnna con vn' Orologio fa


mano.
L'Orologio fi pone per il tempo t
ilquaiec tanto veloce, che pnpria-
mentel andar fur fi puoi dire volo,
&c amm'.nirrc noi altri, che l'clic
noftre attieni, damo prtfti»6c u Ile»
citi , per ron enei, tarcJand.' . op-

preffi da lui , & pr^^ fi nelle infidie»


che tutta viacioidifce •

SOLSTITIO ESTIVO.
VN Giouanc d'età di i^. anni»
nudo, eccetto le parti
tutto
vergognofcquali faràoo coperte co
^^
vn vclodicol'v putpurin'^ifiarà det
Donna con vn r^ fi 'ura in atto di riLoinate in diet o hauen-

B Ella leuata fopra


Gallo fotto a* piedi,
fuoi dalPonde marine, &
&
in
il
due ali,

Sole chefpunti
ambe le roani vn
do in capo vna ghirlanda ói fpighe li >jrano »
Hauera fopra la tefta à vfo d'vna corona
horologio da poìuere vn circolo rurchmo,largo quanto fura U figu-
fi fcolfiianno
Si dipinge qucfta figura bella, perche folle- ra nelle fpalle nel qual circolo
citudine piglia peci capelh l'oc cafione* là & fìouc fteilc, &
in meio d'tile il fegnc dd gra*
Oo 4 chio»
, . .

5Sl Iconologia
SOLSTITIO ESTIVO.
^^S^S^ to nella parte Settentrionale > &:d
quell'I, e he fi dice circolo del Solfti-
tio e(liuo,& doue per il pacato (i
auuicin .uà à riOi,:per l'aun^nitc S
diCco{Ì3,S>c allontana fino che atcìua
al punto del Capricorno, facendo
l'altro vltimo circolo nel moto del
firmamento dall'altre parti veifoil
polo Antartico, de è qucHoj chcfi
dice circolo del Sollhtio Hicraale,
& doue prima Tempre fi allonianaua
da noi, per l'auuenirc fi vien'acco-
ftando,À: roffiiio de i detti circtlóé
di diftinguere i Soiftitij nelle naag-
gi ori dedinationi del Solccorac (Tè
detto uelii primi gtadi del CancrojC
del Capricorno, e fi dice efiiuonel
primo punto del Cancro, perche cf-
fendo pili vicino, che polia edere à
noi, ne porta i'Eftire,&i in tal tempo
è il maggior giorno di tutto l'anno»
6cla minor norte^& nel pi imo pun-
to di Capricorno chjan'afiSolititio
brumale, cioè dell'lnuerno, &è
quando il Sole feneftà pw lontano
rtanoi,che pofla eOete, apportando-
chic ouet Cancro . Con la dtJftra m*no tcnà ci rinuerncói in tal tempo è la maggior not-

vn globojò palla, che dtt vogliamo, dilla qua- te di tutto l'anno, &
il minor giorno,& tan-

le fata oicura h quarta parte, che Tara la paite to è il giorno del Solftitio eftiuo, quanto è
verfo terra, 6^ il recante» cioè lì tre quarudi lanotte del Solftitio Hiemale
feprajfaranno luminofì: con l'altra mano tet- Si dipinge giouane di età di 2 5. anni, per-
ta VD Granchio, &
alli piedi haucrà quattro fi- che efsendofi partito il Sole dal primo pon-
lette, dal piede deOro due alette biaoche» Sc to di Aliete, &arr{Uaroal primo punto del
dal finifìrovna bianca» e raitra negra. Cancro, bàfatto la quatta parte del fuo corfo.
Il Solftitio, è in quel tempo, che il Sole è Si fa n«do, Se con il velo, c< me diccmo, di
più vicino à noi » oc in quel tempo , che è più colorpurputino»per fegno de* maggiori caldi
lontanosfic fi dimanda l'vno efìiuo,& f?(li al!i dell'anno»
21. di Giugnoj& l'altro Hieroalejcfaffià 21, Sta in atro di rirortìare indietro, perche il
di Deccrobrej& fi domanda Solfìftio,cioè fta Sole toccando il circolo equinottiale, non fi
todel Sok,pif cche il Solencnpaflfpmauan- ferma, ma ritorna indietro
ti,&in qaefto fuo viaggio ne defcriue due cir- Il circolo con il fegno del Cancro,& leno-
coli, che terminano il fuo corfojvno vcifo il ne fìellc fi doroanila Tropico del Cancro, &
polo Artico, &
l'altro verfo il polo Antartico^ vi fono lenone fttllcjpcicfsere le piij norabili
& ciafcuno di cffic dittante dalfuo polo gradi nel detto fegnO; ^
gli fi pone in cui a del ca-
66, & dall'fqujnot-ale gtddj 24. 6c tiafcuiKJ po, perche il Sole in tal tempo è più vicino à
diuide lasf^L'ta m du.; paniineguali,& fi chia- noi,& toccai.do detto circolo, fall Solftitio.
mano circoli Tropici, the vuol dire conuerfìo 11 Globo outro palla, lo deue tenere con la
nc,oucro«torno,pcrche (iando il Sete nel pri raanodeRro^pereiscrcilSole in quel tempo
mo punto del Cacrc',nc fa il circolo detto nel della patte di Scrtenttione> che è la patte de-
moto del firmafnen.o^Sc e l'vlcimo da lui fat- Ara del mondo
li
. . . . ..

Libro Tcnso. 58 j
Li tre quatti luminofi oe figniiìcano la imi citculare fuccerfluimentc , & fie porta !•
ghezza dclii giorni in tal ienipo»& i( quatro fìagioni vna doppo l'aliia . L'EAate dop»
ofcurone dinota la cortezza dalla notte, fa<- pò la Primauera, l'Inuerno doppo l'Autim»
cendo il Soie tale effetto no , &
dmuouo titotnandopermododi fac*
Tiene con h fìniftra roano il Cancro» cioè cedione ciafcuna fìagicne, ne porta l'effec»
Granchio, per eflcte vno dcUi dodici fegnidel ti fuoi.
Zodiaco, &
quefto fegno ha proprietà nel dee Le tre bianche, ne dimofìrano tanto mag«
co animale, edendo, che gii camin» ail'indie> gioteeflereii giorno, quanto minore la notte
ero facendo in tal tempo il Sole lìtnilmente ta lignificata pei la negra, che tanto i'vno qiiaa*
le effectoi ritornando indiecio co l'altro caminano.
L'«lece aili piedi , fìgnifìcitno iltnoco del La ghirlanda di fptghedi grano, dinota trf
(empr , perche come vogliono alcuni Fi- fegnc' ponatci Tettate per dlHerenzadelSol*
iorofii il tempo non è altto, che vo moto iìitio hiemale,che ne porta l'Inuetno

SOLSTITIO H I E M A L E.
deftto rvnafarà bianca. & l'altra fa-
xa negta,6c al pie fìni(lto,faranno ani
bedue negre.
Si deue figurate quafi vecchio,pet-
che efsédofi partito il Sole dal primo
punto dall'Ariete, & auuicinato al
Capricorno, hàfattoletreparti del
fuo viaggio
Vcf^efi di pelle, per elTerc in quel-
la ftagione li maggiori freddi di tut-

toTanno
H^uerà alli piedi il circolo col il fc-
gno di Capricorno, & le 12. ftelie»
attefoche il Sole fra attiuato done ha
potuto arriuare lontano da noi", ver
foilpolo Antattico, chiamafì cir- &
colo Tropico dicapricorno.
Tiene co la fìniftra mano il gIobò>
ouero palla fimile all'altre, eccetto,
che dalla parte da baflò lì tre quarti
fono ofcuri,& il quarto di fopta lumi .

nofo, &
per dirooftrarc, che tsl tem-
po ne porta la notte più longa,& il
giotno piùbfcue.
Lo tiene con la mano finiftra>per-
che il Sole in quc fto icpo fi tittuoua
pc io Antattico
HVoHio .raiui^^quau vecchio vcltito tut a man finiftia verfo il

to dippllc, vn circolo aliipiedi a vfodi Tiene fotto al braccio deftro vna Capra,anf
corona di color turchino, in mczo dei qua- male appropriato a detto fegno, perche fi co-
le vi (aiàilfegno del Capricorno,& attorno à me la capra pafce nelTaIre rupi ,
fi
negl'alti &
detto cir oio.vi faunno fcrlpjre dodici ftelle. precipiti), cofiil Sole in qucilo tempo è nelTal

liflfìmo gtado verfo mezo giorno , ouero


Con hniftra nìano terrà vn
per-
1 . globo ouero
móti>cofi il So
palla^dtlh quale la quatta pane fata lumino- che il Capricorno fuolefalire li

le in quefto rempo comincia a falite


vetfo noi.
fa, &:lftftjntcofcufa.
Sotto di braccio deftro tetra con bella gra- L'alette alli piedi ne fignificano, come fi è
detto, moto del tempo le tte parti negre pec
tiavnacyptf-. il

Aili piedi haurà quattro alette, al piede la notte, & la bianca per il giorno: & per dare

-oc ad
. . . , , . . . . .

5^4 Iconolpgit
nd intendete ladifìiguaglianzatche è da vn'al- l'Eneide deCcriuendo il Conno, che kc^ cader
bianca farà dal piede deliro» petchcla
tro> la Palinuro dalla naue in mare, dice, che porta»
luce precede alle tenebre uà vn ramo inCuCo,c bagnato nell'onde ft»gte,
SONNO. e per non miftenderepmàlongo, dirò Colo»
HVomodiTado.ftando
corpolento,& graue,
Copra vn
veftitodi che tutte le cofeCopradette non hanno biCo-
pelle letto di gno dialtra dichiaratione, per cfler ampia dc-
papauetiiòc vnaviie carica d'vuan^atura gli fcrùtione poetica,tiiata da gli efletti,chc fi ve-.
faràoinbia« óchaueràvna grotta vicina^oue dono» & ttouanodel fonno
fi

fi veda vn zampollo d'acqua Sonno .


SONNO. IL Doni fìnCe per lo Conno vn'huomo, che
Come dipinto da Filofìrato Greco neW' dorme tra due Tafli, con alcuni ghiri ap-
imagine di j4nfìarao predo, i quali Cono animali inclinatiffìmi à
HVomo
habbia vna
di faccia languida, e molle > cbe
vefte biàca H pra vna nera,
dormire

quafì che dinoti il giorno» e la notte» in mano


tenga vn corno polito e netto, dalqualc man-
da fogni veti, perche il corno vifl. mugliato per DOnna veftib di color roiCchio, nella dc-
la rarità traluce, di fogni, che fon veri, latina- ftra mano tiene vna corona c)'on>,&VT,
mente cornea dicuntur chiam.ìnfi Cornei , di '
naborCa piena, & nella finiftia .vna corda. ]

corno , però da' poeti pur latini gli (ì dà cor- La corona d'oro,& il Iaccio,fòoo Cegno che
no . Silio Italico hb. x. per Corte ad alcuno tocca la felicnà, ad altri
Curuoque volucris l'irforrunio',6tildiCcorrcreCelaSortc fij , ò
per tenebras portai medicata papauera cornu. che coCa fi3,è opra da trattare in altra occafio-
Epocodoppo. ne. Bafiafolo, che noi Sone dimandiamo!
Quatit inde foporas . rari suucnimenii delle coCe, che Cono fuor
Deuexo pennas octili/que quietem
capiti dell'inttntjone dell'agente. Il che fu eCpiclIo
Irorat tarì^es let&a tempora tirga . bcniffino confoime a qutlta figura, in quei
Il medefìmo fa S'aao nel'a 6. Thcbaidc

£t cornu ffgiebat forfinus inani .


quattro vetfi tradotti d'AuComo di Greco m
quefta^uifa.
Dal corno voto ne fuggtna ti fonno Thefauro wuenfo, qui limtna mortis inéat
Nel qual luogo Lattantio grammatico àicti Liqwt ouans laqutuniì quo pertturus erat.
Statio difle il corno voto,perche lo baueua tut jìt, qui^quoàterrA ubdideratt non repperit au*
IO diffufo Ihimperciochc cefi da' pitto
notte :
runti
fon no in modo che paia
ri fi tapprcfentaià il

infunda, e verfi dal corno il liquido fogno fo-


Quem iaqueur» muenit, nexuit, & perijt
Sorte.
pra quelli , che dormono però fi potrà dipin-
gere, che dal detto corno n'efca, come fumo»
GIou netti cieca, ma di freCca età,alla qua
leCcthando da vna banda .1 ven(o,mo-
li qual dimoflra la cagione delfonno eilerei itn Rigonfiate la vefte,& porti rei grembo al-
vapori, i quali falendo alla iella, lo cangiano cune gioie, vk ornamenti di nobiltà
& per mezo di efio fi rifoluono Pocailifiinrioiieivdà fra la S( rte,& la for-
Etokreaquello, chehà d^fctitto Filoftra- tuna, &peiQl'vna,&: l'Altra fi dip:n>;c cicca,
to, faremo anco con Tautoriià di Tibull«\che perche non Ceguitano il merito de gli buoini-
la detta figura del Tonno habbia i^ali, dicendo ni anzi quafi naturalmente ^mbcnue attendo
in vn verfo tradotto in noltra fauella.&r il Ton- noàfauoririlmetito di mino! p ez^oi peiò
no fpiegando le negre ali,dallcquaii parole fi diciamo, che l'età ficfca, 5^ gouenile Cuoi cC-
conofcc, che il Conno C\ può dipmgere con l'a- Ccr madre de pochi merjti.
li, dimofìrando con effe la velocità del fonno, 1 venti, che gonfiano la ve(^e, dimofirano,
& la piaceuolezzadelrbore,che dormendo che la Sorte viene aiutata dalle parole oc dal ,

fi padano. faUore degl'hucminiclHcaci,* u^^ro dall'aura


Falerno anco, che con l'altra mano tenga populare,& porta il grembo pituo digemme,
vna verga, per fignificarc il dominio, che ha perche ellafieflercitainfarabtódaregl'huo-
iifonno Copra i mortali . E Virgilio nel v. del* minidebcni nonarpettati>& fi dice talliora
Sorte
. .

Libro Terzo. 5«J


S o R T E.

Trouajìh &chi di te s) alto ferine .


Ne folamentc da cafi palTati, Se
prefenti li fofpiri deriuano» ma an-
co da' futuri , poiché dall'opinio-
ne ) e timore de' mali auuenire %
che la pec(bna fopiaOar fi vede
fofpira ne fempre i fofpiri fono
*,

veri, alle volte fono fintii come i fo-


fpiri delle meretrici,^^ delli falfi tra-
ditori Amici: Alcune volte fono per
accidenti d'infirmità>. alcune volte
quafi naturali, per vna certa confue*
ludine» ch'efitr fuole ia quelli che
fpedo fòfpirana,,dal penfàte alli nc-
goiij,& à gli ftudi)loro,fi come fpef-
i) Virgilio fofpirac folca (per quan-
to narra il Sabellico lib.8. cap.4j
onde è quel faceto^ motto d'Augu-
fìo» il quale fedendo in mezo à Vir-
che fofpiraua» 6c ad Horatio»
gilio,
che come Lippo patiua di lacrima-
tiorbe d'occhi } fu addimandato da
vn'amicojchecofa faccua, nfpofe9
feggo tra le lacrime,, e fofpiri. Se
bene qui li fofpiri fono dalle lacri-
me feparatirnondimcno il pianto è
Sorte ancoia, il lucceilo de gli auuenimenn fempre col fofpiro^ accompagnato, però eoa
cattiui moltagratiag'iaraorofi Poeti fpello iVnifco-
no. Il Montemagno Coetaneo del Petrarca»
S O S P I H I. Mille lagrime poi mille fofpiri
piangendo fparfi
Del Signor Gio. Zaratim CaflelUni, 11 Petrarca iftefib*

Quel "vifo lieto


VArie figure fi podono formare fopra i Che piacer mifacea i fofpiriyc'l pianto,.
fofpiri, perche vari) fono gli affetti del-^ Monfignor della Cafa ..

I'anrmo,e le pafTioni.da quali fono fomcnrati, Et già non haue


Nafcono i fofpiri dalla naemoria delle afflit- Schermo miglior» che lacrimet O" fofpiri ».
tioni.& peccofTe riceuatc>dal pentintiento de* 11 mcdefiraoL
falli comtneilì, del te-Tìpoj &
delie occafioni "E non Vhan loco
perdutcdiila rimembranza delle fe'icità pof- Lacrime^ &
fofpìry noni ò [refchi affanni
ìcdure-, dalle- perturbationi prefenti per. il do- Sì può benfofpiratfenza piangetc.ma noa
lore e defiderio di qualche cofa> tali fono i fo- piangerefenzafofpiratc, vengono à punto le.
fpiride gl'amanti, che fofpitanodil defiderio lacrime con i fofpiri, con^c pioggia, vento- &
dellaicofa amati, dal defiderio di gloria, di & infieme.. Il Bembo..
tioa ire vn fublimeingeguo fimile ad Homc- Et nuHilofo tempo
to» che cantafTe le fiic lodifofpiiò il gcaa Ma- Sol tire, e'I pianto pioggia, ifoffiir venti,.
cedon-? . Che muoue spejjo in me l'amato lume •
Giunto Ale [fandyo alla famofa tornila'. Ogni fofpirodiquai fotte fi fia ,figutifi ala-
Del fiero Acht'le (ofpirando dijfe^ toneile tt:npie>& porti nella deftra verfoil'
O fortutiittot che s\ chiara tromba petto pur vn pai d'ale , \ii mezo le quali fia:
vrt
. . . .

5S6 Iconologìa
vn cuore.la ragione di ciò l'àrrecaremo più à cando Bacco, oueto Apollo ordinaramentc
bado : nella finiftra poi pongali cofa atta à di- cantauanoof^'jfi Archiloco,
notarraffcttcpcr il quale fi rofp!ra,che da quc Bracchi Reps ca^ticum elegatis ù$tyrambicum
fto iftedo noftio iibto préder fi può à Cuoi luo- aufpicart fitoy
ghi patticolaci) quali peto non accade ripe-
i FiniftUmina. percujfa mente.
tere . Però Demetrio A icmalTeo folto il titolo
Al Sofpiro d'infirraità pong.ifi nella finiftra di Nicerate chiana il vino caHail© del Poeta»
vn ramo d'Aneiìone^perche fcduc Oro Egit« fenza iì quale non fi può fai viaggio in Par*
tìo ne ifuoi Geroglifici) che gli Antichi per nafo.
queft'hetba fignifìcauanolatnaiatia: fa il fio- yinum equus eff lepido fromptus vdoxqitt
re purpureo> bello, rm p^co dura il fiore , &c poeta;
l'herba, & perqueftodeaotauano l'infirmità. Si potantur aquAnil paris egrepum .
Iirofpiroquafi naturale nutiitoad vnacó- Più volle hibbi-mo non veduto effer cofiil
fuetudine> eden do egli Tpctic di malinconia foh<tocon or itti j,e cordiali vini da amici Tor-
haueràin capo vna ghirlanda d'Aflcntio allu- quato TaHo, che eia fempte penfofotpieno dt
dendo quellojchc à quedo propofitodideil malinconia, e fofpiri
Petrarca Al fofpiro fin io delle Meretrici, 5<: delli fal-
lacrimar femore e il mio fommo diletto fi traditioti amici*fono ii finiflco braccio fi
Il rider doglia» ti ciho ajfentiot e tofca * puàmettere vn tefchio di Cocodtilk), perche
Sì che quella peifona, che péf«ndo alli ne» ifofpiriloro finti, fono à punto come le finte
che continuamente fofpirando
gotij»e ftudij.e lacrime ddcocodtillo>che prima piange > e
ftà melanconico,per rimedio di eflo fi lapptc- poi ammazza l'huom*
fentatà» che fia perla man finiftra congiunto Tal piange del mio mah che poi mi lacera
c6 la deftr« di ^accoiche dall'altra mano hab- Dietro le inaile con acuta limuU,
bia lafua folita tazza, percioche altro tcmpe- Tal meretrice fofpira, &c. fa J.t padìonataia
rameaio non ci è, che vn'allegritdi cui a'è prefet'^a dell'armante per coglie» lo allatto nel-
(imbolo Bacco da Pocti,& Filofofi tenuto per la rete,e pelailo ben bene*, che in abfenza poi
figura di fpitito diuino, &fublime intelJetto, di lui fi rìde, & l'odia» come la volpe il cane
^
Difilo Comico in Aiheneo lib.i. chiama Bac- ma fé queflo è finto^ fi conuiene anco figura*
co (che colfuo liquore rallegrai! cuore )fa- toil vero fofpiro d*aroore
pientiHfimo roaue> Amico à prudenti* &C ani- fofpiro d'a more, oltre le ali in teila > h b-
11 .

inofi» il quale eccitta l'animo de g!iabietti,& biavna corona di Mircoi &portiancoi cfib
vili,perfuadc li fcuen à ridere»! pokroni apre- nelladeftta vetfo il petto, il cuore in mezo è
dere ardire>& timidi ad edet forti»
i due ali, nella finifìra vna faceatcrfa .
frudentibus, accordatif omnibus amicifftme Le ali fono figura della velocità del foijpiro»
Baccheyatque fapientiJftmeiqHom fnamei: che per lo peiifiero» che nella me ntc vola pe-
Abie^i magnifice yt [entioHti de [e tn folus netrando nel cuore, da luiiubito fi ^icca à
tjjicis : volo. Il Pctratc» nella canzone»
"Super ciliofi, O'tetricìs perfttades vtrideans ^ Se il penfier che mi flrtsgge
Jgnmis vt audeant vt fortes firn timidi .
: viene ad «(legnare il volo à fofpiìi *
Cheremone Tragico afferma, che col vino OdfIti» 'Verde riua
ii concilia il rifb, la fapienza* la docilità >& it £ preftaamtetfcfpir sUargovolo.
buon configlio > oen è marauiglia» che Ho- lì cuore, fecondo Uìdoto e detto dalla cia-^
inero nella nona Iliade induce pcrfone di gra ra> perche ogni cura, e penficco paiTa nel cuo-
maneggio nelJa dieta Inaperiale di Agamen- re> ilqualcriccLiC'iolofpiritovir*-le dall'aeie».
none Impcradore, auan li fi configlia, e tratii mediante l'ordinato moto delpoU
tirato afe,
di negotij.militari, farfi molti brindifi l'vn Tal- moncfeda qu jlt he acr idr ntc vicn foprapte*
«ro: ciò poi tanto più è lecito à perfonedift-u- fo,Voppriroe l'alito, e'I fiato, '^nde lo p<?;fona
dij> fpeciaJ mente
à Poeti, de* quali è pcefiden- faogni sforzo di romrxrre quelli «ppicfnonc
le Baccovfcriue Filocotoi che gl'antichi Poe- con ref»ltaiionedc'fvfpiri,perriccueietcffir
ti, non fempre cantauano i Diibitambi : ma getio dall'aria temperata: Ma ficrn« fpeflTo

lofo quando haueoan» bcouto: all'hoca inuo- occotrcr fuole» che dall'aria troppo c«da, pex
accrs-
. . . . . .

Libro Tef 20. 5^7


accrefcimciìto di caldo a! naturai calore s'ag- dato in mifetìa, ticotdatfi della potenza, e fé*
graua il cuote>non potendo eflerc refrigerato: Cofi gl'Amanti ptiui delle deli*
licita paflata.

«ttcfo che s^mpedifcono i meati del fiato: e fi tie, 6: gufti loro, degli amati oggetti, per il
come dali'aria troppo fredda per la frigidità defiderio che hanno di quelli penfandoci ài
che ftriuge infiemc i nerui dei pctto,fi diftrin- continuo piangono, e fofpirano tra bofchi ói
ge, &
congela il cuore: cesi auuicne,che gl'a- Mirto, che il Poeta chiama di fopra campi di
manti,o per troppa gelofia, che reftringe loro ^izniOìlMgentei cam^.pet confeguenza anco
lofpiritOj o per troppo ardor d'Amore, che de fofpiri cagionati, dal penfiero,peròdice da
foff >ca il cuore concepifcono pafltoni tali,chc baflo. Cur£ non in ipfa morte reiinquunt.Ne me
fouente fono sforzati a trar fuoradal petto lo» noi lor penficr ladano in moite:al che rifguar*
rofofpiria mille, a mille, de' quali pafconfi da in parte quello del Petrarca
gUAmanri . il Petrarca S'io crede/fi per morte effere /care»
Tafco a cor difofpir, ch'altro non chiede . Dal penfier amorofo, che m'atterra
Però glifuol e marnar hor dolci, hcr foaui> Con le mie mani haurei già pofto in terra
& perche il fofpiro è nutrimento , e refrigerio Quejie membra notofe
degl'amorofi cuoti,& dal cuore efcono a volo Ne' quali vtrfi, maffimamcnte in quelli di
i fofpiri, però gli ponemo tra le ali nella dcftra Virgilio fiefprimeil pertinace humore,l*ofii-
il cuore verfo il petto . Petrarca nato coftume,& l'inquifxa-conditionedegli
Sofpir del petto» &
degli occhi efcon onde . Amantijche quanto pmianguifcono,&muo<>
limedciSmoaitroue. iono, per la cofa amata, tanto più portane
"
Ma
per me, lajfo, tornano i più grani la mente cinta d'acuti miiti , cioè de'penfierì
Soffiriy che del profondo tragge amorofi jne quali s'imbofcano, per quali pian-
Quella-, che al Ctelfine portò le chiatti . gendo,e fofpirando,fempre vengono a proua*
Beadiflegraui, perche inueto ogni amoro- rejn quefta vita vn perpetuo inferno^l'amoro*
fo fofpiro per dolce,&foaue chepaiaȏ vn pe- fo p^nfierojche hanno in tefta fomminiftra lo
nofo nutrimento, &
cocente refrigerio all'a- ro materia di fofpitare prefa da ogni minima
mante La Corona (U acuto Mirto, che porta
•. cofa la rimembranza d'vn atto li fa confumt-
in tefta, è fimbolo dell'amorofo penfiero acu- re, 6c diftrug^ete

to, e fiacche ftringi a fofpirat gli Amanti. Vie uirdomi, & (Iruggo ancor, com'io folia t

gilio dà per pena a gl'Amanti nelfefto,oue fi- Laura mi^olne, & fon pur quel ch'io nftrà
gura l'Inferno bofchi di mirto
di ftar in Qm tutta humtU, & qui la vidi altera ?
Nec procul hinc partem fufi mojìrantur in Hor afft-a» hsr piana^hor difpietata,her pi4 .
omnem Et quel che fegue per fin l'vitimo terzetto •
Lugentes campiy QMdijfe vnn paroU, &
qut forrife :

Sic illos nomine dicunt . Qui cangiòH vifo . Jn quefìt penfier lajjo
BicqHos durusAmor crudeli tabe per editi Notte , O" d) tiemm il Signor nofiro jimore •
Secreti celantcalles O' myrthea circHin Il veder luogbi,doiic con diletto habbiano

Sylua tegttiCurdt non ipfa m morte rehnquHnt. veduiovna volta la lordama gli fa (bfpirare:
Màchepenaèquefta? ftar in feluadiver- 11 Petrarca rimirando l«menità di Sorga e le

deggianti,c vaghi mirti fenza dubbio vuol in- acqucdentrok quali la^a donna ignuda vi4
gli A- de, fosìpitàndo cofi cantò
ferire il Poeta l'inferno, che patiCcono
manti per lo ftimolo del continuo penfiero, Chiare, frefche,& dolci acìftc
della rimembranza.e defidctio de' loro
Amo. Oue le belle membra
ri Poiché con
.
l'occafione di vedere il Mirto Vofe coleiyche fola k me pÀr JDomiat
grato a Venere Madre d'Amore, fi ricordano Centilramo. oue piacque
con acuta pena de* loro amorofi piaceri.Simi- {Con fo^ir mi rimèmbra)
le pena fi confegna a Megapenre nel
fine del A lei di far al bel fianco colonna ,

Dialogo di. Luciano intitolato Caiapio,ouet Doppo la morte dell'amata fua horgédo da
cafa di lei naiiua piange>c fofpirai
Tiranno,per inuentione di Cinifco Filofofo,il alti colli la

quale configlia Rhadamanto, che non li fac- 2oho pien di fofpir queji^aer tutto,
eia bere nel fiume Lethe d'Obliuione
perche D'afpri colli mirando il dolce pianOr
gt-iuiffìma, & inoleftiffiniapcnac,acbiè ca- Oue nacque toki, ch'hanendo in ma^
\
\
, . . . . .

588 Iconologia
\
Ad io cor, in fui fiorire, fn fui far frutto E non pare che mai ne habhia a baflau^a .

Corone di MirtOjfì.nboio del penfieco amo Gallo nel cimiero dimoflra la vigilanza
II

icfo> parimente fono capelli lefìuti con per- i tJefofpettofiiedendo il Gallo come dice Ap-
le, i fìori verdi , & fecchi & , li fioretti di Teta piano» animale egualmente vigilante» fo« &
che con altri fauoti di Dame fi portano inuoU fpeitofo
ti nella neccia, e nel velo del capello in teda» nello Scudcfe^ondo Atifto
LaTigtc porta
come trofvi amorcfi, la niemoria de quali tra- tile nell'Hiftona de gl'anima!» fignifica fvfpec'
uagli ì, punge ìa mente, il cuore, & l'anima
& tionciforfe perche il fofptttofo prende fini* m
de mifcrelli amanti (,on infiniti fofpici lira parte le cofe, che fi fanno.corac la Tigre •
La face accef3,che nella finiftra tiene,dimo che fentendo l'armonia del fuono, che è per
&.la caldezza df i fofpiii, peiciò
ftra l'ardote, sé Aedo piaceuolc prende fadidio, ramma- &
l'Amorofo Poeta pregaui i fofpiti , che ao- rico.
dafsero a tifcaldare il fieddo cuore della Tua
Dama.
Rompeteti giaccio che pietà contende:
SOSTANZA.
y

DOnna veftita d'oro , nella dcftra mano


Ite caldi [off in al freddo core
Altrevoicc Fiamma li reputa.
tiene vn mazzo di fpichedi grano, &
nella finiftra alcuni grappi d'vua>geitando lat-
Fiamma i foIfir,le lagrime crijìallo » te dalle mammelle.
Il medefimo in morte dcU'dmata Laura »
CU alti fo/piri, e i miei fofpir ardenti.
SO TT/ i L I T A* •
Quel vino lauro one foUan far nido
Et per fine concludiamo con quello dell' A*
LA ha fomiglianzacon laprudcn
Sottilità
za perche come il prudente penetra tut-
te le cofecofi ancoLfottiliià: nel corpo de*
tiofto.
Beati penetra tutti gli fpatij Però fi dipin-
Di cocenti fo/pir l'aria accendea .
-,

Effetti della face d'amore dalla quale sf?.aìl- ge Donna > chettapafiìVna muraglia da vna
parte all'ahta,& fi dicono per metafora, rot-
lano infocali fofpiri.
tili i penfieri alti, &
difficili de' belli ingegni.
S O S P 1 T 1 O N 2.
DOnna vecchia ma^ra, armar,», & per ci- SPAVENTO,
miero portela vn Gallo, fava veftita fot-
to all'armatura d'vna rrauerfiria di color tur-
HVomodi bruttiffimoafpetto, armato»
che con h defìra roano tcnghi vna fpa-
chino ) &
giallo nel finiliro braccio por- àiA ignuda in atto minaccieuole, e con la fini-
terà vn Scudo,ncl quale fia dipinta vnaTigtc> ftra mano la teftadi Medufa, al!i piedi vn&
porgerà il detto braccio in fvsori in atto di guat fcrocifsimo, ^ fpaUcntcuolc Leone
dia, 6c con la deftca terrà vna fpada ignuda in Sirapprefenta dibruttifsimoafpptroi &fi
atto di ferire. atma lofpauento, per dar tema con le niinac-
Vecchia fi dipinge,p'^t la lunga esperienza* cie,6<: l'opera.
dalla quale ella è folir.tìdinafcete, &peiò fi Le fi fa tenere la teftadi Medufa a fimilitu-
veggono! giouanie(T,erepochi{rimi,& vec- i dine di DomitÌ3na,che per imprefa folea por-
chi moltifTimi fofpet'^ofi . -^v tare vna Medufa , pec il terrore, checcrcaua
L'elmo,& lo feudo con la fpada io auódi metter di sé ne granimi de popoli: Gli fi met-
i

ferire, fignifica tim,ore con che il fòrpertcfo, è te a canto lo fpauenr euole &
ferocifsimo Leo
folito di proueder e a fé ftclTojondc fopra di ciò ne, perciò che gli Fgitt!} volendo dimoftratc
l'Atioftonelfcc(/ndo dcgl'vltimi cinque Can^ vn'huomo fpauenteuolc-jil qu:le con lo fguac-
tidelfopradetiT», così dice. do folo facelTe tremare altrui» Io fignificauano
Grida da m'irli Cr f tenie guardie defie^ con qucfto animale Onde Agamennone per
.

Ne mai rifcfa al Soine al del ofcuro muftì are d'eflere fpauentcm Ic> tremendo &
E ferro foptr^a ferro e ferro ve/ìe folca portate il Leone per mfegna,cflendo che
Quanto pili s'armale tanto wen [ìcuro , lanarur.il di qu'ìfto animale quantunque egli
Muta O' accrefce hor quelle
, cofé horquejle fiapacifico,nondim. nofàpaurà,achiloguac
^llt pe rie ed ferraglia, al fojjot al muti dattanta e la forza, & la maèftà de fuoi occhi. i

Fer da,VKe altrui fHomtioni^li au(in{a^ ^ i poèti co fi Greci» come Latini douendo feti
uerc
.

Libro Terzo. 5S9


o S T A N A.

molto più fuaue<Ie gl'altri» la por-


ge maggiore, come dice il Picrio
nel lib.5f.
Veftefi qaefta figura di verde
per la IvTiilitudine ciell'herbe>che
dìnno Speranza di buona rac-
colta.

SPERANZA.
D Onnavefiita di verde, con v-
na ghirlande difìori,tenendo
Amore in braccio, alquale dja à fug
gere proprie mamnyell-'.
le
La ghirlanda de' fiori, per ra- U
gione detta del giglio nell'altra fi-
gura,fignifica Speranzajfperandofi
i fiuta all'apparircchc fanno i fiori.
Amore ci\e prede il latte dal pet-
to di quefta è vno inditio, che di-
moftra la Speranza e/Ter vero fo-
mento, d'amore, t^ che doue man-
ca la Speranza, amore in vn fubito
i(rp3rifce, perche eflendo vna paC-
iìfione altcvatiua deldefidério , pec
non e
pofledere vna cofa amata,
ucre lo Spaiiento, hanno volont'en prefa la dubL)i.),che4ie (ènza amore
amor fen- ella,ne
cóparatione della fierezza di quefto animale. za lei,può durare lungo tempo.Ei come non fi
defideragiàraaiil male, cefi Tempre fi iperail
S P A V E N T O. beneida vn'huomo,che viue con jaguida del-

SImadipinge eoa facciay&habitodifemina, ia narufa, & della ragione.óc per efièrè il bene
alterato, & fpauenteuo'e, vna così ik ageuoimcnteconofciuro, facilmente niuoue
fatta im-'gine dello Spauéto dedicorno àCo- ad amare,& a fperare d'edere po(Tcduto,& go-
lintbia'figl noli di Medea da loro vccifi» già duto. Peròdifie S. Ag'^ftinonel Salmo 104,.
petlodonojchehautuano portato alla figli- che l'amore fenza la Speranza , non può ve-
uola di Creonte, h quale ne ^^ con tutta la. nic'afijie de defi.derij^
cafa regale. Speranza ^
SP ER. A N Z A* DOnna veftita di giallo, con vn'arbofcel-
lo fic rito in capo, la vefte fera tutta pie-

N Eira Medaglia di Claudio e dipinta


n.a veftita
mano, pacche il
di verde-, cgrkvn giglio in
fiore ci dimoftra la Speian~
do* na di varie piante
chora
&
nella finiftra terrà vn'ai»
,

Due fono le qualità del benc,che fi può de-


2a la quale è vrna arpetratione del bene, fi co- fidcrareyvnaè l'honeftà, l'altra l'vtilità , quel-
me airinconttf>it timore e vn commouiTien- la Ci accenna con la pianta fiotita,cbe fono gì*'
male.on»
to dell*.itTÌrHotveirrsfpetratione-del crnamenri d'honorejl'altro con l'anchora che
de nor vedendo i fiori-fogliamo fperare ftut- i aiata ne pericoh maggiori della fortuna
i ».

ti> li quali poi colcorfò, qualche giorno cidi Si vefte di giallo la Speranza, di tal co- &
la natura, per non ingannare le noftre Spe- lore veftefi rÀurora , &
non fenza ragione
ranze, Se fc bene 1 fiori tutti dettano in noi la gl'Atheniefi addimandorno Aurora Speran-
Speranza > il giglio nondiméno • come fibre za ^ pecche óA nafcei di quella inficmc col
gioc-
. .

S90
VENTO.
Iconologii

In cui nofhro de/te s^Maffa* fwget &


Fin che la mone al tutto pon filentio .

S F E B. A N Z A.
Come difinta da gpj^ntichi^

VNa fanciuìletca. allegra,


vcftiio loogo>&
trafparente, &:
con vnp

fcnza cingete» tiene con due dita della!


mana vn'hcrba di tre foglio,& con Tal»
maQo sbalza la veQe«& parche carni*
tra
ni in punta de piedi.
Fanciulla fi rapprefenta h Speranza»
pcrcioche ella coiTiincia corac i fan ciul-
li< pecche fì^come di loro fi tiene fperan"

z^» che faranno buoni,così quello, che


rhuotno fpera>non lo gode ancora per*
fettameiite,
Sidimoftra allegra, perche ogni fc-
guacediquellO)Che i^huooio rpeta>gic
caufa allegrezza r

veflimeoto longo, e trafpatcnre:


t\

dinota, che tutte le fperanze fonolon-


ghe»& per ede fìftcauede il dcfideriov
Si dinwfVra efso veflimento fenza^
cingerfìj perche la Spettanza non piglia»^
giorncognicofafìrinouelia, &
fi incomincia ne faringe la verità > roa folatnente prende
nuouamente àfperare alcuna coCa già perfa r quello, che gli vien portato dall^acia, di &
Speranza: . qua, 6c di là .
DOnna veflita dì verde,con la finrflfa ma- L'hetba chiamata trifoglio è quella prima
no alzi vn lembo della vefle,& nella de- herba,chenafce d-al grano fèminato,&: queflo
lira tenga vna tazsa, dentro alla 91 ale fia va: è quellocbe fi chiama itverde della Speranza..
giglio> cosili vede fcolpita invna Medaglia !'i camiiiare in punta di piedi, perche la
<l'òro d'Adriano Imperadorc con quefle lec^ Speranza non f^à fermale Qon fi raggiunga
terc. P»R. maifc non a cafo>& f:rropre ci pare afsat mag-
SPERANZA BELLE FATICHEì giore, quel che deiìderiarao^che quello>che'

DOnna veflita di verdesche nel grembo^ habbiamo


tiene dei grano, & cori l'akta mano ia
SPERANZA DWINJlj E GEXTAr
fé min a
Quefla %ura raofira,
defìderio di cofa buona, con
Sapienza è va
che la
la cognitione
éell'^attitudinc à poterfj confeguirer& acqi»-
G ^_
Io,
louanetta veflita nd modo detto
fbpta,con
& gl'occhi alzati,
te mani giunse veiib il eie-
d?

ftare, perche ferainaado il grano con debito Come il módo,e gl'huoroinijche


gì' fono mor-
modo, fi sa per esperienza pafsato, che mol- tali, & incesti della duraiione di fé fleffinot^
tiplica,& volentieri fi gitra via il poco prefcn- pofTono partorire effetto di ben certo, ficu- &
te,con-la Speranza del molto da venire. Il- roK:osì Iddio che e datore di ruttii beni,,& il

che puàancoraefsere impedit9'd<imoki ac- vero fondamento delle fpeiazehamanc li do-


cidenti; PeròdilTe Dante. na, &]i pofTjede in fé fteflo pcifiettaroente,&
Speran'^è vn cerato mei miflo d'affeotio; però fi dipinge quefla fi j";ura con gliocchi al-
€Ae hor dvkeMor afpro d tempo al ^ufio porge zati ^I cielbj & eoa Is oani giunte>dif.édo an-
ctìTaf
. . . . . & .

Libro Terzo • 5Sri


p R A N Z A.
fpcrando fcnza fondamento cefi'
fuor dtragionc,& del doucre
Ha vn'occhio folo, perche l'huo-
mo a cui manca lume delle cofc
» il

mond.ine,non hsuendo altra confi*


denzib ò altro lume nato dalla fede*
ò dalla religione, che è la vera tauo»
naufragio delle fperaze cafca-
a nei
petde la luce affatto > e fi difpera*
te,
Si fa con l'ali molto gran di,pcrchtt
all'ombra d'cflc corre affai gétcper-
che infinità è la turba dcili fciocchi.
La nuuola ci moflrache quefta
Spetàzaquatì nuuola dal vento fcae
ciatain vn fubito , fenza che l'huo*
mo fé Q'auuede fugge,& fparifce
Viene auCG[a aflimigliata la Spe^
ranza mondana alla nottola>la qua-
le piiì parte del tempo vola nell'o*
fcuto.non hauédo lo fplen dote dei-
la luce i che è Cbriiìo S. N. il faudè
della luce, che è ilmedelìmoChti*
Ao>5i il fauore della fua gratia.Petp
fi dipinge conefffl,e fi diceelferfe-

guaci della Speranza» bugie, fogni»


_^____^ atti, allaci>& mentite conietture.
couil Profeta', e beato colui, che non ha filli Dipingefi con le mammelle ignude s per-
gli occhi alle vanità, & alle falfc pazzie, ma che volentieri ciafcuno nodrifce col fup
con la niente, & con rintcntionc nobilita fé latte
fteflb,dcfidetando,& Tpecando cofc incoriut- in pochiflìmo tempo af-
La zucca,laquale
libili, non foggette all^ routatione de* tempi^ faicrefce,& s'ifìalza,mà poi in vn fubito ca(cft
ce fottopofte à gl'accidéti delia vita mortale • in terrai, &
fi (ceca, dimoftra che quefta Spe«

Si fa anco giouan^ita, perche deuc cflcte ranza>che è malfondata , quanto più fi vede
fana^ói ben fondata, gagliarda» & piaceuolc» in alto,taato più {là in pericolo d'aantehilarfi
non fi potendo fperarc quel » che non fi ama» d'andare in fumo
ne amar quel , che non ha fpeianza di bcncò
di beIlo,& qaefta fperanza non è altro, come
dice San Girolamo nella quinta Epiftola, che
S i i A.
vna afpettationc delle cofe, delle qmli hab-
^iamofede.
HVomo veftito nobilmente » tenghf co*
SPERANZA FALLACE. petto quafi
con la cappa , ò
tutto ilvifo'col capello »&c
ferraiolo che dir vogliamo » il
GT^1^anetta di grande ftatura,con capelli quale fia rutto conteflo d'occhi» orecchie,
diritti vetfo il Ciclo , con le mammelle lingue , terrà con la finillra mano vna lanter»
%nude , con va'occbiofolo in fronte , hauetà na-, i piedi faranno atati,vicino à quelli vi farà
riiregrande di à gl'boa>eri,ne!la deftra mano vn bracecche fiiacon il mafopertetra,odo-
teoc id> vna nuuola» &
con la finiftra va* rando in atto di cercar la fiera
noiroJa,& vna zucca veftimenro nobile dimoftra,chc alfa 5? pia
Il
SidipiVi^e grouanctta.perchc fi come quel- conniene hauer habito ricco»& nobile per pò
Ittaèitiflabiif » ca6q,ueìla fperanza varifla. ter praitticare non folo era la Plebe, ma ancQ
Pp fià
.

59^ Iconologia
S P I A.

Jl I
hanno riguardo di tradire»
narequaI(ivog'iaaraico,quantunque
& aflaflS-».

I caro gli fìa i come anco potiamo diro


I che il tener coperto il vifo» dinota che
^^ I eflcndo la fpia huomo vitupetofo, SC
j^^^ I infarae,non puòcome gH huoraini d*^
^^yI honotc tenerlo (coperto, però (i &
^i H/ fuoldircdaquelli, i quali nfplendona
di hon0rat3,& chiara fama-, poflòaa*
dar con I« fronte fcoperta . II vifo co^
perto può di più fìgnifìcare> che gii
(pioni nel coaaet(are vanno (empr^
copertamente,, non ifcoptono il lot
core,&: il lor penfiero, ma i'occultat
ncmofhano vn volto pct vn'altro.coì
prenoia malignila con cera placida».
& benigna, &
con modeQia difcotrc»
no,. per meglio fcaizare sltcì, efplorare
'intrinlìco altruf^ &
leuar di bocca
qualche fecretopet riferirlo fubito ,à
i loro Signori ;• ne ceflano mai da ul^
ofHtto (limolatidall'ambitione per in-
finuarfì ogni dì più nella familitarità
loro >. fpetando d'ottenere per meza
della fpia fauori^òc gradirnmili co(ì(i«
mi acconciamente defctiaere l'Intrc*
fra gli HuomÌDÌ di conditione» che akrimcn»- pido Academico, Ftloj^ono in que(lo fila A»
te farebbe tacciato dal commcuio k)X(>x.&. Dagramma <»
non potrebbe daiealla coite relatione di mo« l^eSipa.
snenco : le conuiene ancail detto babito,per- SipA'dòcetTatrUm^: pofi Pi» fiiota locatur^
chc vi fonoancode nob»li,chcfóno.teli>e fan-^ Italie e mbts indtcat offìctum .

noia Spia».che per non accrefcere l'obrobnor Sohti\ iP'Afaptt SiP^i qttam plurima cermtp,
rinfàmia)^ il vitupecio loto grandi flTimo^tac- plurima fipa notat\ plurima [ipa refert,
cio^&laicio di nominarli; Dico bene che la. Subterouts fpeciemitis verfatur in^Anla
Republica Romana-non permife mai, che vn Sipa fed'tntmtus:, extaque- f^utpis habct
Senatore potefTefar la(pia»comcauertifce A- yrnutemiCt vitam alterius Ituore mormor deti.
fcontO'PcdianG'nella Verrina detta diuinatio* Pallentique fuo virus m
orctertt ..
ntiOUCÓite^NeqttC'Sienatoriaperfonapotefiin''- S'antomcti piUomaciem pcrcantpita vultus
dicium proceri'faiuislegié'usMcvgognz de no- Celai tVtinuifus, quvs-videt inficiat %

Ari tempi, che it ammettono alla fpia più no- Arte, afìuperafoìCeurA'.ifictm 4le fufurro
bili, che plebei«. MereurÌHi lucrto, juùdolui i»genio.
Tiene coperto il vi(b, perche chi fatale e(^ jiàde aUs plico* non cut? quia callida fpt
ferci«b>fe ne vàincognitojite Ci laflia conofce- Alas mtus alti, nojtfonsaml \io i^
..

le da niuno, per poter meglio edercitar l'offi- Gliocchi,& l'orecchie fignihL nogi» Aro-
tio CuOfdc per dimoftrar e anco quelli,che fono mtnci, COI» quali ?e fy>ie cQrcitnno c?.I arte per
di maggior confìderatione, i quali fé ne (^an- compiacere à Signori, ti. Pì.vf oni^ionlbrme à
nonelle corti, 6c altri luoghi si publici, come quello Adagio. Afult£Re^mfaurer.atque ocu.»
anco priuati, che per acquiOar la gratiade i li, ilqaal prouerbiopig'jjh ^'Ct le fpic perche

Joto Padroni , fanno fecteiamenie la fpia, e i Principi col mezo de gli occhi, oc orecchie

moiicurano^ne ilniiano liionore loro, ^ non d'altri vcdeae}^; odcnoquelioche li (u, 6c


che
Libro Terzo. 19Ì
'c^e fi dicci& colali (pie fi dimandano da Gre- no fpionc dide.Quis inmeens ejfe merhpAcetà
ci Oracufte* che vuoi dice huomini, che fem- [affé fufficiet? Sono da cfscre cfclufe le viperi-
pre vanno porgendo orecchi» per inrendete ne lingue da Palazzi de buoni Principi, acciò
tjueilo che fi {àtóc che fi dicejcofue inabbiamo non turbino innocente vita de buoni cor-
la
detto di fopra. Da Dionifio Siracufano fono «egiani,&: deueno efscre abborrili più che pc«
chiamari Pcoùgogiàx 9 >qHÌ fingalomm difia fte, veleno, oc morte, fi come diceua Anniba*
fa^aque refercifanticomc dice Piutarcot A- & le . Deue vn buon Principe imitare quelli dui
leflandconelhGeniahlib.4.cap.i2. quali dal- Ottimi Imperadori Padre, Se figlio, Vefpafia-
la legge Papja ^ù còaftiiuto per premio la tne- 'no»e Tito.i quali odiotnogli fpioni,come huo
tà delia pena, ^ per ingordìgia di tal Tozzo mini def^inati al pubiico dàno, e fpefso ne fe^
pagamento, Tempre fé ne Tono trouatifin'a- cero frufiare per li Teatri, acciò fi afienefseto
dclloin gran na.Tsero>ìo;nentati da Tupetiori, gli altri dal iperuerfovfHtio della Tpia.Aritoni«
come da Tìòc;io Impera lore pacimente pec no Imperadore, che meritamente Pio chia-
lo guadagno. Qui fané Imperator caufa pr^ci' mofiiihebbe per codume di códannare à mot
fui qtiix.(lus, tantum delatoribus tribuittpt nemini te gli fpioni, quando non fi prouaua il dehtto»
fidem abrogareti fiue qmd veri ftue quid vani & quando fi ptouaua li pagana, fcacciandoli
referrent 1 6c pero cieDoero m colmo gcandif- dà se come infami, &quefto principalmente
iìrao per il che il Senato, acciò fcemalteil nu- doueriafì ofseruare di cai^igarele fpie falfe»
mero de 'pioni,tratrò difminuire loro il fala- che à quella guifa molti galant'huomini non
tio foa Tiberio nò i^olCe, dicehdo in Tauoc de patircbbono perfecucioni à torto , Pertinace
.gli 'pioni» che le lèggi lì fouerteriano.fe li cu- Imperadore fé bene andò piiì piaccuolmentc
fto.li di ciTe fi leuafiero. Jura [ubnerti Jl vujio'- con gii fpioni, iiondimeno comandò che fuf-
<deslegiimamouetemi4ri&c Dominano Impera fero legati,& puniti,ponendo pena particola-
dorè» e he nel principio dell'Imperio cercaua reàchiafcheduna dignità incoifa nella fpia 1,

dar buon faggio di fe,& di parer clemente per Settimo Seuero efsetido Proconfole in Siciit*
acquietar lagcatia del Popolo vólTe opprime- iù accufaio d'hauer dimadato à Caldei, £c in-
re le calunnie fifcaH delie fpie dicendo TpelTo \, douini» s'egli haueua da efsere Imperadore
Trinceri, qui ielatòtes non cafli^au irritai . Il veduta la fcaufj.fù afsoluto,& l'accufatore po-
principe Che non caftiga le fpie»le fomentaiSc fto in croce. Theodorico Gotho Rè d'Italia»
jrnt > à far l'offìiio della fpia>e io fanno più alla ancorché barbaro come gfufto Principe ten-
pegt^io.querelando altri à torto co falTe accu- ne gU fpioni per cfsecrabili.&volfe che fiab-
fe colorite col venfimilei perefcluderli dalla bruggiafsero gli acciifatori che non prouaua-
gratia de Principi,& Signori. In procello poi Do il delitto kÒdafiil fuo edito regi (irato 4a
di poco tempo trafcorfo Donnitiano in repro- Ca(tìodoro Setiatore fuo Secretatio. Is qui
bo Tenfo diede tant'oltre l'orecchie à gli fpioni jub ff)ecteVtili-atis ptibliCJi^vt ficneceffarie fa*
per far rapinasse confìfcar beni deviai» & de ciatidelatorexiflatyque'iamennos execràn om-
tnoccijche ninna co& era ad alcuna ficuto, ne fiino prcfiiemur, quamttis vel vera dicens legi»
Vnofpione dell'altro fi fidaua,ma ciafcuno te- bus prohtbeàtur andirt, tainen fi e a, qu£ ad ai*»
fticua raltro,& in tanto fauore appredo Tlm- yes yubltcas dvinlerit, inter ad a confìitutus non
peradore erano gli fpioni che li Procuratori, potpteritad probarè, fiammts dtbet abfumi.
& altti caufidici la/Tare le caufe fi dauano alla Le lingue dimclìrano l'oggetto, e l'opera-
fpiarVitupetio di quelli Principi che tengono lioni delle fpie, efsendo che nò sì toilo vdito»
aperte le orecchie à gii accufatori, 6c danno & veduto ch'hibbino ogni minima cofa, an*
loro Tubila credéza» Ammiano MarceHino vi- cerche degna non fia di ripretifione. ptrefset
tupera Collanzo Imperadore, che rane le re- "eglino di pelTimà nàtura,(ubiro rifcrifc ono,&:
lationi de (pioni teoeuà pec chiare>^ veré,&: danno relaiioie'jl più delie vo!téemp'e,& m-
baftaua folojChe vnò foffe ftato noininato, &c giufte. Aquefló non haucndoconfidcr^Jiò-
imputato da Sacimicbo Tpione. Quindi nàfce, ne alenili di qu Jcbe grhdo, pógonu ci>rs, che
che difHciliHente fi può sfuggire 'dalie niole- fi fpiino 1 ragiulTaménti de Popoli, d ù gloria-

fìie della Corte per innocente che fia vno,1ìà- no di fcoprirli. 6/or/^ Regttm tKne;:igare fcrmù
'dòfi à dettò dVna fpià. Giuliano Imperadore mm. Prouerbio'nefca'p.iJ.di Salomore jmà
Ì>rudeiiteRi€ntcp€C raffrenare la lingua^d V- Tpcfse volte accade che danno orecchio alle
Pp i 'bugie
. . . .

59A IcOQoIogm
bugie de'calunniatoti, in tal cafot come indi- tace pigliafì per prefentire.» & inaeftigate lé
fcreti à ciedete facilmente . Dipinfe Apclle altrui cofe con diligenza , éc fecreta foTlecita*
vn Re con orecchie d'Afìno* concetto de più dine» ù. come fanno le fpic, dalle quali 9io cC
antichi}! quali finferoMida Re di Ftigia con ae guatdi fempie
orecchie d'AHnOipct li molti fpioni che hauc*
aa> à quali porgeua largamente l'oreccbie d*-
Afinoj perche quefto animale le ha amplillì* SrLSNDORE DEL NOME*
me* &
perche ha l'vditopiù acuto di qual (i HVomo proportionato, & di beltidìmò
voglia altro animale fuor che del force, come afpettO} d'età virile,vefìito di btoccato
aHerifce Suida^ta cui traduttione non è datra- d'oro roilio di porpora» f»rà coronato d'vna
iadai e. Mydis Phyrgum Rex mres afini habere ghirlanda di fiori,cioè di Giacinti ronì.Potce«
difiut e(ì,quod multos haheret delatoresOtacu» vna collana d'oro» con la de Ara ma*
rà al collo
Jias» AfìtiHS inim excepto mure alijs animaliùhs no fi appoggierà ad vna Glaua,ò dir vogliamo
acutm andit. Auuiene poi che nelle corti non mazza d'Hercole, 6c con la (ìniflra tecù con
fìpuò con pace dimorare» perche quelli Prin- bella gratia vna facella accefa
cipi»che volontieri danno orecchia alte falfe, Si dipinge proportionato, & di belliflimo
& mendaci relationi» hanno tutti i loro mini- afpetto» percioche la bellezza corporale (fe^
ftri empi;,& fcelerati:ciò non è detto miojma condo l'opinione Platonica) é argumentod*
d'vn Principe Salomone al cap.ic^. de Tuoi vn'animo virtuofoj Se Annotile ancora nel
Prouerbij. Triticeps» qni Itbenter audit vcrb^t primo dell'Etica dice» che la bellezza d«l cor-
mendacij ommiminiflros habet impios. po è inditio, che l'animo» il quale flà nafcofo
La lanterna che tiene con la fìnifìra manot dentro d'vn corpo bello» fia nella beltà fimila
fìgnifìca che non folo fì fa la fpia di giorno^m* à quello, che fi vede di fuori
anco di notte: fé Diogene portaua la lanterna Si rapprefenta d'età virile, elfendo ch'ella
di dì per cercare vn'huomo, Io fpionc cerca ha tutti quei beni,che ntlla giouentù»& nella
gli huomini di notte con la lanterna in mano*, vecchiezza (lanno feparati,& di tutti gl'eccef-
Se Luciano introduce nel dialogo intitolato il fi» chefìritrouano nell'altre età,in qucita ci fi

Tiranno} la lanterna à far la fpia à Radaman* trouail mezo,& il conueneuolc» dice AciftcH
to giudice dell'inferno, delli misfatii,& fccle- tileneli. della Rettorica.
ratezze di Megapante Vcdeli di broccato d'oro» perche il primo
I piedi alati dinotano, che alla fpia conuie* inetallo» che moftra colore, è l'oio il quale è il
ne eflcre diligente, &
prcfta , altiimente non più nobile di tutti gl'altri metalli» come quei*
farebbe profitto fc non foffe follecita,& tc1«- lo che naturalnséte e chiaro» lucido,& victuo-
ce come Mercurio alato» il quale, fecondo la CoiSc però porrauaiì da petfone>cbe haueuano
fintione de Poeti, &
di Lucino nel detto dia- acquiftato fplendido nome in valorofe impre-
logo»códuceufl Panìmc dannate alle infernali fcjquando trionfauano,fi come portò Tarqui-
pene, così gli fpioni conducono li rei a! fup- nio Prifco, quinto Re de Romani, che primo ^

plitio mediante le p«rolc urlata verba dicun-


. di tutti entrò in Roma Trionfantejcome dica
tur ab Honteroy &
però Mercurio rcfcrèndt- Eutropio, primttfque triumphéins Romsmitt*
lio delli fauolofì Dei fi dipinge alato di gli Tumca aurea
trAuit, Se Plinio Iib.^3.c«p.3.
Antichi. Sigaifìcarf v&ientes volwrem perderà trÌHmph/t(fe Tarquìmum Prifcum Ferrius trsim
ferri fermontt», ideoque &
Nunctus dt&ut efi dtt . Lo facemo miflo» ouero tefluto con la
Mercurius , quonìam per fermottcm 0i»nia f porpora» percioche la veHe trionfale fu anco
nuKciatptr, dice Lilio Giraldi » di tal drappo. Plinio lib.t^.cap.^^.ragionando
II Braccojche fìà in atro ài cercar la fif rajvi della porpora . Omnevefiimentum tllumina in
fi pone per fignificare la fpia, il cui offitio c6- triumphalintifcetur auro, cioè, che la porpora
firte in cercar, & inueftigate ogni giorno li fat illumina ogni Ttfte» &(. fì mifchia con l'oro
ti & detti d'aicii Platone in P^rmemde ceu trionfale, le quali vclii hanno origine dalla
Cotes hcttìs bene wfequerist&'vefìigas dicla vef^e chiamata pinta da diuerfì poeti»& Plinio
flucfo che il bracco va cercando di tionare la Hi(ìoricolib.8.cap.48. dice , pi&asrefietiam
palìura &
va ftmpre indagando le fiere con apud fJomerum fuijfe, ynde triumphales nat»,
rodoidtOfClic in Ialino per crdnslationeOdo* che qucftc follerò le vcfli ccionfali l'ailerma
AlcC-
. .

Libro Terzo. 59^


SPtENDORE DEL NOME.
quale rpir^no fuauifTìmi odori, fi ch<
non fuor dipropofito conuiene detta
ohitlanda à qi?elli>Ii quali rifplendono,
&; operano vitiuofaiTiéte dando buo-
10 odore di loro ftefTì,^ però Apollo
lilfudcttolibrodi Ouidio, cofi con-
clude nel cafo di Giacinto ad honorc»
&(pI(;n^oredel fuonome.
Semper tris mtcum memorique h£re*
bis in ore
Te Lyra pulfa ma»»» te carmina no-
Jìra foftabunt
La collana d'ore H daua per premio
no-
à va!orofi,&: virtuofì huomiai, al
me de' quali molte volte ìi Romani
drizzauano infcrittioni, nelle quali fa-
ccuano mcntione delle collane, chea
loto dauano* come Tpecialmente ve«
fi

defi ne la nobile memoria di L.Sicinio


Dentatcdel che ne fa mentionC'Auló
Gelilo li.z. c.xj. antichidìrno Scrittore
celebrato da S. Ag.de Ciuir.9ei l.p.c.4
L. Stcinius Dentatus Trib.pUCenties
vieics prMiatus otHes exprouocatione vi
^or,XLV. Cicatricibus aduerfo corpore
infignis nulla, in tergo, idem fpolia cocpit
Aleflandro nclli Geniali lib.7.cap.i 8.^<e5K;- XXXIIL IDonatushafttspurts IlXX.Phaleris
dem purpure<t auro intexta eranu& nifìtrittm'- XXKTorquibus 1IJ,& LXXX, armillts CLX.
phaléfis viris ex Capitolio,& paìati$ haud ali- coronis. XXXK ciutcts, XIII. j^ureis Vllt,
ter dari foltt&. Ne foiamence da Gentili dauafì Murai, in. Ofidional Ftfco j^ERIS capti-
I.

la vefte di porpora & d'oro àpetfone Illuftri uis.XX. Imperatores Vili, ipjius maxime ope-
dichiaro nome» ma anco nelle facre lettere ra triumphantes fecutus .
habbiamo il medefimo coflume al ca.28. dei- S'appoggia con la dedra mano alla Claua
l'Effodo. jiccipientque aurum (S* hyacintHmt & d'Hercolcperche gl'Antichi (bleuano figoifi-
poco doppoj faciemautem fuper humerale de care co efia l'Idea di tutte le vittù.Onde quel-
Auro,& hyaci»to,l^axzno vna foptaucfìc d'oro, li,che cercano la fama)& Jo fplendore dei no-
& di Giacinto, cioè di porporai perche il Gia- me* fi appoggiano alla virtù, &
ladano in di^.
"

cinto era di roffo colore>comc dice Ouidio ra- fparte i viri) di doue ne nafcano le tenebre,che
gionando de' Giacinti nel x.dclle Mctamorf. ofcurano la buona fama,dicédo Cicerone nel
pHrpureus color hisìSi Vìig.Suaue ruhens HyU' 5 . de gl'off. E(ì ergo vlla res tantit aut commo-
cintus, fi che tal habito d*oro,& di p'jrpora)e(^ dum rullum tam expetendum, vt viri boni, ^
fendo che è folito darfià gcnerofì pctfonag- fflendoremi O" nomen amittas . Quid e(l quod
gi,moho benfi conuiene Io fplendore del no* ajferre(antum vtilitas ifìa quam dicitur po/ftt,
me» Si corona de i fopradetti fiori* percioche quantum auferre, fi boni viri nomen eripteritf
Giacinto belliffimogroaan e fu (come canta pdem, iujlitiamque detraxerit •
Ouidio nel X. delle Metamor.^conuctmo d'- Tiene con fa fìnif^ra mano con bella gratia
Apollo rn fior purpurea detto Giacinto^ & per la faceilaacccfa,dicendo S.Matr.cap.v.i'iV/*-
edere Apollo delle Mufe, dell'ÌDgegno,& del- ceat lux Ve/fra coram hominibus <vt videant
le lettere protettore, dicefi che detto fiore fia epera vcfira bona, Cglorificent patrem ve-
Simbolo delia Piad6QEa>& Sapienza» dalla firurniquiift Ca\ìs eft. Et gl'antichi fono ftaii
Pp 3 folili
.

51^5 Icone lojgia


porre GeiegKficaméte ttlume per Ciga'u
trnÌKÌ E ets) poi dal cer dice, e feltra ;
£caic qucll'huorx]o,il quale nelle forze delFin Daqueffo Eroe d'alte vaghel^e pien»
f^egnobò del carpo bauelfe operato con fatti Uoggt l'antico bonor forge, ifofhira.i^
•Ihiftri» &
predati i &
gl'interpreti cfpongo- Non hk pari evalore he gl'arde in fifiK
oopertalfìgnifìcato la Gloria»^ lofplendote
del notne degrhuommi giud^»» e virtuofi > li
.^ ^ 5 Tveltita
rx Onna
A » L T A*.
1 l
di nero, con la man deftra
<|uali Tempre per ogni poflerità rifplenderan- X-/ & col duo indice alto, ftarà io piedi fo-^
no, fecondo la Sapienza al cap.3J^/*{gtf^««^tM- piavnabafe quadratale con lafiniftrafi ap-
/?*"» 0" tanciuam ScintHU in arHndimtodifcur' poggicràad vnliafta, la quale faràpofatafo-
vmtySi non foJoin quefto caduco fuolo, ma pra vnaftatua diSaturno, che fìia per terra
nelretcrnoancora.S.Mattheo nel i^.lHfhful' Veftefi di nero, perche tal colore diraoftr*
gtbwtìfkutSolRe^HO' Patris eortim.On(ì'io có- labilità, còciofia ccfa che ogni altro fuor che
fiderando i chiari Iuitv> ik lo Splendore gsan- quefto colore può cflere commutato, con- &
diffimo dcirimmottal nome dell'llbftriflìma uertito in qualunque altro colore fi vogIia,mà
Cafa Satuiati mi pare di dire fenza allontanar- quefto in altro non può eficre trasferito, dun-
mi punto dal vero, che sì nell*vniuei(ale*ico- que dinaofìra ftabi]ità>& coftanza
me partieolainaente neH*Eccelll2a llluftrUlì- Lo lUrc in piedi fopsala bafe quadrata» ct^
fna detSig.Matchefe SaluiacijtifplendanQtuc diaioftra efTere iaftabjlità contante, fald» &
tigl'honoti, &
tutse le virtù» che poffono fere apparer/a delle eofe> la quale primieramente
di eterna fanQa,&: Gloàa fcliciffirao Tbaoraoi noi cfpiinaeatiamo>& coni:ircian<o ne* corpi
à cui molco bene fi può applicare per tal con- materiate , dalla ftabilità de*^ quair fecciamo
«ocjuelnobil verfo di Virgjiel i. dell'Eneide^ poinafvcrc l'ànalogiadellecofl- matenali,&
S^m^erhono^i mmsnque tuum latidemqHe mar dÌGiamoi\abilitàe^reKcU.'intcHetco,neil'opa
nebtmt*. rationideldiftorfo,& inDioffteCfo, ilqualc
SOPRA LO SPLEND^QR diife di proptia bo£cZiEgo DtttSi&mxmuton.

Del nome» Là mano deftr3,& il dito alto fi fa per fimi-


Njieqm da Rsg$h otte Ufembiani^ ete^rut^
Celeri diytrikCtmmenfo- ^p.pelis
gliaEsa del gefto di coloro, che dimortiaoò di
voler ftarfeiminellorpropoBiaieRto,
Si vitto ardoKi ch^ofyeua anime beile L'h^fta di legBomotìraHjbi!^ià,eomc la ca-
7erminaro il ^oiY eoi Ctel [ugerna* Ra ikontrariovper lad«bok2zafii^;cotvefi è
^tùndi tinto del mar l'afpro gottern^ ^ito al fiio lucgo,perche eonie b fuoi oire voi
/afone in riiercar glorie noueUe- , garmente : Chi a^ale fi appoggia prcfto cade»

E tfinfe i Aio(iri> i'I Sol Ke-ffjs> e le (leUe LaitatuadiSaturno»iopra 'aquale itàpora-


Alcide inuitto» e fog^ogò l'j/jf&yfto, ta l'hafta, è indi-tio> che vera ftr b Jir} noe può»
Ì71 ntille ifecchi alì^hor Fama r iterine cffere r uè è il temperile {idc tare ie cci"e,nel-
L'alto ^lendor deWimmortd tm^refe» Ife qaaIie{Toop«a,{oggetie mmolahilmcnte al-
E delver canta^Ttee dXòle penue» la nauratione V onde il Pcrrarca volendo dre-
Così per beWoprav nmte fiflgje vn roiraeoloA effetto dibeatitadia« ncltr oi^
D'Oiimp»in fena, e in tale a.vdov peruenne» fo della. diutnità fciide.
Che men lucid'il Sol fuoilam^ accefe» Quando refiare
A l L* I l L V S T R 1 S S. S I O. Fida» vn ^eioluiicheMai w> ff etti
March cfc Saìuiaci» Ma differendo, 0'e.
OVESTQ.cy'n voi Signor vitutee f^ende Et doue è i4 lempr vie tanta anneda lamu-^
Sublime homrt^dtsra jiirpe, e d'ora tarjt?ne,che fi(lima ancor eilcr 05H a da f.vpich-
Di Palme onu/ìot e di faeruto Allora te }1 fapcifi nmtare d'opinione» oc dt giuditio»
Fompade_§tAui,À grafi Nipote f^ndff onde i'iiìeflo Po<?ta di(Te»
Jt^À nmiH) Sol, eh'a ferenayfi intende Ter tanto variar natt^raebella»
Giungete traghi Fojfri a i ìampi hr» Se bene ricorda l*Api't'olo,che chi Ha in pie
Lucidisi e kf Eterno aito lauor» di con le virtù,fopta}c q'ialinof» poÒDCtem-
l'effe lafama, ci nom^ vc^ro aceendf po»nerootO)deueauuemFe molto bene dina
Onde la gloria i»namorata amtmra calcare in qualche vitio,«eciò poi non fi dica:
f^oi di bella vmtttempio terrett^t Stidtus, rt lM»a mutai uy •
Sta-
. . ,

tibrò Tetto*
ì$r
Stabilità, hauerà appreso di sé alcuni animali gioua»
DOnna cbc
(lailo alto
ftia à federe fopra d'vn piede-
tenendo folco i piedi vna
nttri, ihcfchcrzano.
>} Fanciulla d dipmgcpetcioche la Primauc»
|>alladicoIonnaiin grembo moire Medaglie. i.i fi cìuamaj'ii/fantia dell'anno, per efiere U
STABILIMENTO» terra piena d'humoii genera tini, da quali Ci
vcdecrefceie frondi, fior «,& fiuttincgPalbo-
VN'Huomo veftito con vna Ciamarra
ri,&nc)!'heibe.
longada Filofofo che (tia à federe in
,

mezo di due anchorc inciocciate, che ^eiighi


Le fi dà la ghironda di n^ottella, percioche
la deftraniino pofaia fupca l'anello dell' vna
Hor.tjo libro ptimo Ode 4. cosi dice
deiranchore>eil Cimile faccia con la finilir« Nunc dtcet aut Viridi nitidum caput iwpedire

tialraUra parte
myrto ,
Si vefte con detta Ciamarra da Filofofo, fi
Aut fior A terrei quetn ferunt folutét^
«orae viene defcriuo SoctatCoe tal habiio con I fioii, &(. che fcherzano, fono
gl*anin-iali,

rWienfi appunto allo StabilinìGto,il«;jiiaIefui.le


conforme à quelle, che dice Ouidio nel libro
peifonetogare,e Filoforiche più
"ClTere in rali
primo de Fatti.
-,

che in altri me graue del


d'habito fuccinto, & Omnia tane noua tentporis ataso
fiorenti tunc ejl

togato> il quale è graucftabile, di ceruello* & Et muu gemma tumet%


de grauido palmite
Sokuano gl'Egitti) per fìgnifìcate lo ftabili- Et modo format ts operitur frondibus arbor .
mento dimodrado con due auchore infieme* Proditi &
tn fummum femmis herba [oli

& faceuano di quedo comparatione alla nauc Et tepidum volucres cvncenttbus aera mulcertt $
"la quale all'hora fprczza la furia de' vènti, e LuditiGTin pratts» luxuriatque pecus,
delP«cquadaelIìcommofla,chc con due an-
Tunc blandi fole^y ignotatque prodit hirundo %
Etluteum celfa (ubtrabe fìngit opus
chorc é fermata, di queftacomparatione fi fer
Tuftc patiturcultusagen &renouatur aratro^
uè Atiftide ne Panatcnaici»e Pindaro ntll'Ift-
H<iv anni nouitas ture vocanda fuit .
hmia vfe per denotate fermezza,& (labilimen
Si dipinge anco pt r la Primauera Flora>co»
te, vn'ancbora,dicendo l'anchora-, bàfcrma-
tonala di fiori, de'quali ha anco piene le ma»
tolpet la felicità fua,cioé è ftabilito in vita tran
ni,6<: Ouidio poi defcriuendo la Primauera
quila,6c felice.
dice nel Iblib. delle Mctamorfofi.
STAGIONI» CU flà dalUman dejìra Vna donzella
CAuall Ragioni) dai qua-
la Pittuia delle Ae mai fla-, the non rida, giucchi, ò balli »
tto verfi,chc pò ne Giofc ffo Scaligero in E la ftiigic» che ztrde ha la gonnella
fecondo CauleEiorum .
libro Sparta dt biacchi fior, fernet & gialii.
Carpìtùlanda fuis Fer alnittm dona rofetii» Di rofe,elmte, eia fua faccia bella»
Torrida volle fhs exuitat frugil>us yitjlas . Son perle i dcnii-> e le labra coralli^
Indicai Autumum redimitus palmite vertex i, E ghirlande le fan di Varij fiori,
Trigore fallethyetnsdefignans alite tempfis. ScherX^ndo fecot [mi lafcifti amori,
Fumo quefle da Géuli alJegnate à particola-
riDei loto. La Primauera à Venere, l'Eltacc à
Cerere,!' Autunno à BaCco,rinuerno alli véri»
S T A M f Ai
Vere Fenus gaudet fiorenttbus aurea fertis DOnna d'era Virile, veftita di color Sian»
Flatta Ceres dfìatis habetjna tempora reg»a': cocotppsitito tutto àfciKclìurelIi qua»»
Vimfero Autumno fumma eft tibi Baccho poi- il fianole lettere dell'Alfabcttoi nella mano
tefias, dcftta terrà vna tromba intorno alla quale fi»
Jmperium fattis hjherno tempore vtnìish vna carrella riuolta in bei giri con vn motto»
Vegganfi alni dodici tei. aitici ne gli opu- che dichi V B 1 QV
E > & con la fimftra vn
fcufi di Vergilio»doue in varij modi fi defcri- Tempre Viuo parimente con vn motto che di-
iaon<: gli fructi,& effet ti delle quattro ftagioiii. chi S E M
P E R & da vno de Iati vi fia vn
.

STAÒJÒNÌ DfeLL'ANKO. Torcolo, con li mazzi, &


alrrilttomenticon-
primauera, ueneurli all'operatione di quefla nobi! arte :
VNa Fanciulla coronata di mortella
che habbia pisne le mani di
»

varìj fiori*
e Di quanto pregio, & ftima fia fiata, & è là
Stan.'pa dicalo il inondo tutto, poiché da ella
Po 4 ève-
^tClC\\Crìr\\ ùy\ ^.5^11.
. &&
59S Iconologù
$ t A M P A
Maguntia* hauendo anco ricroiuKé
l'inchioAro, il quale infino k quefto
tempo vfano gli fìampatori di dcttJl
inueniione.&doppo nell'anno i^S^»
da vn'altro pur di nationc germano
detto Corradojfù in Italia,& in Roma
prima portata, &
poi da altri è fiata
marauigliofamentc accrefciuta»& iU
lucrata, ma il Giouio dice che non gli
Alemanni» ma che è molto più antica
ch'altri non penfa, &
di tal opinione
fono anco molti con le ragioni che
tendono delle Medaglie antichi{Iìmc9
dou8 fono imprese iftrere greche,
latine lalTando da parte figilli»& altre
antichità ancor loto con le roedefime
fcrittioni Hor Ha come fi voglia che
:

chi la trouò fu huomo d'alto» nobi* &


liflimo ingegno.
Si dipinge d'età virile per dimo*
Arare chegii tniniftri di ftampacon*
uiencchc fieno huorainidi giuditio»
& di fapere» accioche l'opere fiano
Campate in fomma petfettione
Gli fi fa il veftimento di colei biaB*
co, per fignifìcate che l'operationi
èvenutoincognitioné di coriofcere il bene» della flampa hanno da efiere purej&coircttci
& il malcle virtù,& li VitijJi Dotti & gl'igno- le lettere dcll'Alfabetto dentro à gli fcacchi
rantijper rr^czo di e(!a gl'huomini jfi fanno im- fignificano la fua materia, de gli fcacchi fono
mòrtalij petcioche ptima ch'ella folle t i belli le cadette per diftinguere le ictrerc per tio-
ingegni ftauano fi può dir fepolti, & molte o- uar modo di compotre»& dar forma all'opere.
pete d'huonfiini illuftii fono andate naale>per- Tiene con la deÀra mano la tromba conio
ciòdebbiamo lingratiate infinitaniente Si- il mòtto V B I QV
E per dirooi^rare la fama
gnor Dio che fi fieno per beneficio vniuerfa- che la fiampa, da gli fcrittori illuftcando i'o»
Ic tcouati inusncoii de & nobile magi-
sì allo, pére ioro in ogni loco.
fama s'inalza à ve-
fìero per raezo del quale la II Sempreuiuoche tiene con l'altra mano
ld» & con la fonerà tromba., manifeO a li vari) con ilmotto SEM PER, denotala perpe-
componimenti de diuerfilitierati, ò quanto tuità che apporta la fiaRipa,anbmigliandofì à
fipoircbbedircfoprala grandezza della Sia- que(l*herba» la quale pei piopiio bumore
p3,& ancor che io fia ftoto troppo ardito di dura, &
è ferapre verde .
mettermi àfcriuerc foprs si nobile foggetro» Glifi pone alato il torcolocon mazzi.
i-ni dolgo infinitamentejche l'ingegno mio nò altri fìrumenri per rfière il tutto neccfiario al-

(ìa ballante à trouarc concetti che fiano atti à l'operancni della fiampa. Se à quefio alto, &c
efptiraere le grandiflime lodi che fé gh con- nobii fogctto farà infinitamente à propofitti
ucngonojfolo dirò chi fu il ptimo»che ritrouò ì\ vaghe, &
bclliffimo Sonetto del Signore
la Stampa, il quale per quanro rifetifce Po i- Giouaribattifta Viu ani Dottore Vrbinatc.
,.
doro VirgiliofùGiouanìaiCuthenberboTo* j/ìrte nohth gtntih ch'hai mondo illuflri
dcfcOjCaua^itte, il quale del mille quatttocé- L'opere d$ fcrittori, e $ fattt egregi
ro quarantadue,cuero fecódo altri cinquant'- Daffa marte dtfjendi, e ttd alti Regi
vno» l'efTcKitò la prima volt» nella Cina ài bt fama agguagli i higVingegni induflri
Altrt
. . .

Libro Tefìo* 599


'^ìtre ghirlande d^h she di Ugu/hi A quanti gìufii ineitamente e (front.
nitrii chi marntiy e bronci [oh tuoi fregi Che i meni di ciafcun palefijM .

IklU virtù per te fplendono i fregi Poteffi io dir fur le tue lodi à pienti
Ter te fon chiari i faggi in mtlle luflri, Come noto farei» eh*à paragone
ji guanti inulta fei timore, è freno Dite,riluconMgndel Sole i rat*

STEROMETRIA.
to,mezo fetrato,& in qual C\ voglia fa«*
do fa l'operationi diuerfe« percioche
ftando in piano à liuello, inclinato ta
su, ò in giù fofpefo à piombo» raifuri
ogni altezza, larghezza, altczza,& prò*
fondita
-^
.

É S

T 'A r-'
-'


\\

'Jk

VN'A Giouane
coronata fpighe di
d'afpetto

robuÀ»
grano ve*
color giallo, & che con la
(ìita di dc(ltt
manotenghi vnafacellaaccefa.
Giouanetta , & d'afpetto robufto £[

dipinge, percioche l'Efìate fi chiama la^


giouentù dell'anno, per edere il caldo
della terra più forte» &
robu(lo à mata*
rare i iìori prodotti dalla Primauera» '\\
qual tempo defcriuendo Ouid. nel i^^
lib. delle Metamorf. cpfidice
Trafìt in (tflatem po(l ver robujìior annui,
Fitque valens iuuems» ncque enim rohu*
ftior &tas
Fila, nec vberiort nec qua magis ardeat
vlla efly
La ghirlanda di fpighe di grano, di-
DOnna, che con ambe le mani tcnghi il moflra il principalifsimo frutto , che rende
padettojconil quale ftia inatto di mi- qucfta ftagionc .
fucare con diligencia vn corpo foIido,o vn faf- Le fi dà il veftimento del color giallo, per
fo che dir voghamo, che fia lungo, largo al- & lafimilitudine del color delie- biade mature «
to» & a canto di eflo farà Radio latino
il Tiene conladcftramano lafacellaaccefa.t
Stcrometria e quella che mifura il lungo, il per dimoftrarc il gran calore,che rendè in qUfc
largo» &
il profondo, intendendo patticolar- fio tempo il Solccome piace a Manilio lib.'j*
nente, de i corpi folidi, quali hanno lunghez- così dicendo.
za, &
larghezza, U
profondità, che perciò la Cttm lerò in v^ffos furgit Nem&u$ hiatus
rapprefentiamo che con il pafscrro nr<ifui/i il Exoriturtfue cafns,Utrafque canicula fammaS
corpo folido nella guifa ch'habbiarao detto, Et rapii tgne fuot gtmin^tque incendta Solis
nctouando con arte tutte le parti conHenienii Qua fubdente facem terrts radiofp^ue mouenteé
a detta mifura Se pec cfecre anco quella che ri- Bt Ouidio così la dipinge nei 2. libro delle
ttoua le diftanze, le larghezze, l'altezze, &' le Metamorfofi,
profondità d'ogni forte di filo gli diamo il K a- Vna dmna il cui vifoardet & riìflende
dio latino, il quale trapafsa tutti gl'altri iftru- F'e, (he di varie fpt^he ilc^po ha cinto
menti con la varietà delle fueoperatioRÌ,atte. Con vtt fpecrhio che al Sol il fuoc» accende
fo che con efso s'opta apetto, ferrato del mt* Doue il fko raggio e ribattuto) e jpinto
Tutto
.

609. IcoaolQgia
T\
tt<
' •^l'ft!^'

Gra{ra,& vcftita riccamente fi rap


pcerencajpetciòche J'Autunnoé più
ficco dell'altre fìagiofii.
Laghiriinda di vue, il cornu- &
, copia pieno di diuerh frutti, (igni-
ficano che l'Autunno é abondan»
titfimo di ^ini , ffiitf f ;
?: 'di ì:TritcTc
cofe per rvfode,*nii>rta!i.
Er Ouidio lib.i. Metamorf.co^
lo dipinge ancot*( gli
Stana vn'hnom più maturo da man
manca.
Duo de tre mtfi à quai precede A^
gofUi '

^ ^
CheH vi/o ha rojfo, e già la barbM
xmhiancA »
£ lìafQrdido,egraJ[9,e pien di mofia*
Ha fiate infetto e tardt fi riti*
il >

francai
Che vien dal fuo vene nel letto pojf&k
Di vue mature fon le fne ghtrlandt %
Dtfcchi.e ricci dt cajìagneie ghtàde^
Si può ancora rapprei'cnrate pef-N
Autunno Bacco carico dVue con I^
T)gre>chc falcando^gli voglia rapire
l'vuetJi mano * ouero dipingeradl
*rutto quel che percuote in modo offende^ vna Baccante nella guifa» che fì fuolc cappre<«
Chirejla fecd arfoyO" ejìimo *
flrutto* fentaiC} come anco Pomona »
Ouunque ftriuerberi, X!r allumi
Cttocel'herke-.ardeihofchii&fecciiifumìù '%-* ^.'^ ^^ O^
Soìeuano anco gli AntJchi(comc dice Grc^ TTTyoiBOjò donna vecchia, canura,egflnS
gorioGiraldi n fila Tua opera delle deità) di;- JTI. za» ve{J,i.ta^e pannu& di^)©ii^ cb«
pingèreper rEfìate Cerere itihabitodi Ma- ll^nùòad vnatauoiabene apparecchiata ap*
troDacón vn mazzo di fpighe di grano, &di pieflo il fuoco, rooftri di mangiate» 6c fcal»
papaueco con altre cofe a lei appaclcnenti^ catfì »

Si rapprefenta vecchia» canuta, e grinza»


A V T V N N O. pcrcioche J'Inuerno fi chiama vecchiezza
V.Na, donna di età virile, graffa» & vefìira
riccamente? haurà incapo vna ghtrlan
dell'anno, per eHere già laffà delle
la tetra
fue naturali fat»che>& attiene annuali,& rcn-
da dVue con le fue foglie, con la deftta mano defi fredda» malinccnTca,e priuadi bellezza**
tenghi vn Cornucopia di diuerfi frutti. iloual tempo defcrmcndo Ouidio nel i5.1ib«
Dif>ingefidietàviri!e,percÌDchc la Cagione delle Mer. così dille.
dell'Autunno fi chiama la virilità dell'anno IndpfenHis hyefr/s tremulo vemt horrida pafu^
per cHcre ì.i terra difpofìa a rendere i frutti già u^utipoliatafuos,aut quos h^bet alha captllos»
maturi da' calore eftiuo » &
diporre i femi &C : L'habitode pannu di pellc)& tauolaap*
le foglieqiaH (tanca del generare» come fi Icg piirecchiataappreftoEl fuoco »hgnifici, (co-
gc in Ouidio lib.M. Metam. nic natta Pietio Valeriano ( perche il ftcd-
^xcrpifautuhwm pfjfìto feritore ruuenta do, e quiete doppo immiti trauaglid'F.iìa-
la
*^ tntUrus mifrfuKC mter iuucrtemque fenemque te, & ricchezze dateci dalla terra, pare che
le

Tv^'(K'^ìeri:txit>k-sf^Hiifus(ip.(HiiifUrr/p<ira<itriis^ ci kiuitino à viuei« più lautamfntcdi quel-


Io»
. . . . . . .

— Libro Tetto» tJoì -

!•» che fi è fatto delle ftagioni antcccdeniii& la prima rapprefentaua Marzo, come hàb-^ &
Oratio nell'Ode 9.ilib.i. così dice. biamo detto» in cima delia tefta fra le gioie»^
Fides tVt alta fiet nitte candidum fiori, & era il fegno dell'Ariete

Soraàe; nec iam fufltneant mus La feconda Aprile, &baueua il Tauro.


j Sylut- labérames» gduque La terza Maggio con il Gemini, de il vel^i-
Flumina corifìiterint acuto f rnentodi ciafcuna era di color verde tutto ri-
'

Diffoluefrigus', Ugna fuper foeù carnato di vari) fiori, com'ancod'effr ne tene-


Largo reponens: atque hemgnius • uano con ambe le msini, &c ne i piedi (ìiuaietci'
Deprome' quadrimum Sabina d'oro,
OThaliarchemerumdyota B S T A T e.
Ouid«o ancot'cgli» dipingendo
nel 2.Iibro<lellc Metaraorf. cosi dice
l'Inilemo»
TRE grano.
Giouanc ghirlandate di fpighe di

Vn vecchie v'è* che ogn'vn d'herrore eccede^ La prima e; a Giugno Se bairealopra il capo
B
fa tremar ciafCPini che ahi pan mente • il fcgno del Granchio.
Sol pertrauerfo ti Sol taluùUa il vede» Lafeconda Luglio con il Leone
Et flà rtgidOi e fremere batte il dente» La terza Agoftcf, &portaU3 la Verginei il,'
lE ghiacci» ogni fuo pel dal caperai piede* colore del vtilirocuto era giallo» contefto di ^
'
IS^emen bramaghiacciArquel ra^^gioardetii g'p,!i,& nei piedi pottauanoftìualetti d'oro.
E nel fiattar tal fn'bbia ^irar fif&ie i A V T V N N Ó.
Che offu/caquajìil ftto ipla:dQreaì Sfle.
Dipingcfi anco per l'iiiucfno Valcanoalla
TRe Donne '.1ctà virile» che per accot»-*^'
ciatura al e pò haueuano adornamenti
'

fucina.cGine ancoEolocon i venn, pecche di ^iò'f >& ghiri, ndite di foglie di vite,& eoa
*
quefì» fanno le icmpcib, che ne i'Inaecno
'
vue,&: i.'ru fiutti,

fon più frequenti, che ne g!' Jttt letxjpi La ptiiuacu Sciterabre,i& perii fcgóo ha*
STAGIONI. ueua la L'or-'.
Xff qttattre fla^hni dilfAnM» nella Medaglia La feconda Ottobre con il ScoìpiòTiè.
d^j^ntonma C arac alla . L^ terza Nc.urn:>bre,& haucai^ Sagittario:
rappreltinano !e fopradeice ftagioni ilcokn-c del v.':'bfnéto era di cangiante rofloi
SI pec quanto belhllfinc figure di fanciulli & turchino.fv'igjato^deth medcrimi frutti del-
vn maggior dcll'alrro. le ghirlande, confìmaletti d*oro alU piedi.

na
11 priiTìo
ài Bori
porta fopra le Tpaltc vna cefta pie-
^
INVERNO.
lì fecondo tiene con !& def^>a mano vna TRe vecchie per accoiKiatura del capo
peirauaooveU pauonazzi»&: vedeuanfi
face.
fopra die ifi la brina, eli neue,6c chiaridìrai
II terzo con la fir.jftraportavncefto, pieno
chiiftallinifomigiiantipet lìghiaccio.
de varij fiucti , &
con la dt; .a vn'aninaale
La ptima era Deeeinbrc,^ haucuail fegno
motto,& queftiucJ.>nei'a!)! Cs.djgnudi. ài Gapticorno ,

Il quarto è ve(^uo,6c hi velare \\ capo, 5^


La fece Lidi Gettaro>co*l fegno del!*Aquatio.
porta fopia le fp ;l!e va b: ftont.daioaalepen»
La ceiza Febraio, & per infegoa porcdua il .
-

de vr' 'eccello motto, &; con ta finiilismano


PeCce y il coloidel veftniicnto eia pi.uonazzo .

parii.ic Ite porca vn'altro vccciloniorw l*vn


.(difictenre dall'altro.
fcuro,raà pieno di nette, brina. dtgbiaecio» & -

& del raedcfinoo erano guarniti! ftiuaìctti •


STA CI OHI. S T E R I L I T-A^i'
Come rappreft?itàtsÌH FiorenXada Framefct>
Qran Duca di Tcfcar/a m 'on bdiijft' Del Sig.O'io. ZaratirKh Capellini •

DOnn?, 'n cotonata d'Apio inuolto con


TRIMAVERA. l'ber b j C mene, fieda fopra vna mule?
fi

TRe Fancmlle con bionde, &


cie»fopja le quali vi
erano bcMififjmi a-
crefpetrec Mrèenga ceifa c'ieftra mano infieme con la bri-
glia vn ramo ài Sihce»con !p finiftra vna taz> .:'
'

doinaroenri di perPe,& altre gioie>ghirlandà- za di vin©> nelfa quale vi fìa vna trigHi
te di vatij & vaghi fiori, (icheefìe treccie facc- Si come Ja fecondità, e feftcirà, che arrecca
uano acconciatura > & baia a i fegtii cele{)i> U piaccse^& allcpezza cesi la (icnktà e infelici»
tà»
.

6o% Iconologii
tàiche arreca difpiacere » meftitia» quale& Atpéitervt gitati, flcmsdthemus amici >t
fifcuopie particolarmente in Sarta moglie di Si quod fit vinumt no» fafìtdire , Strabonem
Abraam; in Anna moglie di£lcana«&in £U- appellai Peium rater,& puUu>male pArmu
fabetta moglie di Zaccharia*, quanro più & Sicuifilmse(ì,vtabortiMUS fuitolim
vna perfonaè facukofat Oc ricca tanto roag» Si fyphus.hunc varHr»,difiortts cruribuiillu
gior dolore prende dalla fterilicà della fua co n- Bétlbutit fcaurum, pmuts fuUum male talis •
Conc&i di fé roedeHmOf non hauendo fuccef- Et perche l'amore della pioic è cieco gode
fore del fangue» & della robba il padre» &
la madre del figUo ancorché impec
Dolorifica refefiquis homo dines fctto,&: catiiuotcome l'amante dell'amata an»
NuHum habet domi fu<c Cucce fforem, corche brutta fia . ^matorum quod amicdt.,tur»
Difce Menandro -, &c (e bene Euripide met- pta decipiunt cAcum "pitta . Cosi li viti] delli fi-
te in dubio qaal fìa meglio la proie>ò la Sterili* gliuoli agabbano Padri» a* quali i figliuoli
i

tài& giudica<;he tanto mirej;ia>6c infelici-


fìa ancorché brutti paiono belli» ancorché vitio»
tà il non hauer figliuoli>quanto rbauerne^pèc- fi» &i poltroni paiono virtuofi>6c fotti è nelli

che fé fi hanrio cattiui arreccano ellrema cala- Prouerbi).


tnità ^lla cafa, &
dbloce continuo negli animi Me quoque Pollucem mea Mater vincere dixit.
•<icl padt€,& della madre lororfe fi hanno buo- Dice mia Madre,ch'io vincere poflo Pollu*
.nì loroGenitori gli amano tanto» che temeno ce. Si che la cecità dell'amor paterno fa che

iempre interuenga loro qualche male^ le pa- fi goda del figliuolojancotchc cattiuo. Lacca

vide di Euripide nell'Enomao fono quelle tra- tentezza poi ài ha«ere i figliuoh buoni fupcra
^^lotte in latino. il timore» che fi ha di loro che non patifcono

DhIhus equidem fum»fi€que dijudiC4re pcj[ftm qualche male* dunque meglio è la prole» ò
Ftrum mtliHS fìt f regioni liberos buona» òcattiua che fia» che la (ìerilità*, la
jMortdibust aut Sttrtii vita furi . quale non artecca mai allegrezza» ma femprc
} Jftos enim » quibus liberi nttlli funt , mi/eros dolore per lo continuo defiderio» che fi ha di
[ effe video, hauerfie.
l Et contTA illos» qui ^olem genuerunt nihilo L'Apio ha le foglie crefpctonde è quel prò-
feliciores . uerbio detto per vecchie Crt^tores Apio»
le
'
J^amfimali fuerunt,extremacMamitas e/i, della cui lib.20. cap.ii* n'hab-
forma Plinio
i
ìiurfusji probi euadant magnum péirìum biamo incoronata la (leri]iià»perche nel grcni
malitm : bo dell'Apio nafcono alcuni vermicelli i quali
^ffiigunt enim geniiorem» dum ne quid pa mangiati fanno diuentare fìedli coloro che li
tiantur metuit. mangiano tanto roafchi quanto femine.Plinic»
Nondimeno molto meglio è hauerne>chc nel fudetto luogo . Claude rermiculos gignit
«on baueroe>non è mai tanto cattiuo vn fìgli- Ideoque eos qui ederim fieritefcere mares» /<r-
«uolojche non dia qualche confolatione al Pa- mint^que. L'habbiamo iouoho con Theiba
drci il quale naturalmente ama il figlio ancor- ClimeDe»laquale dilTero i Greci efler fimile ai^
ché cattiuo (fa&fefcorge qualche vitioin la piantagine» di queiU Plinio lib.ij. cap.7.
«

luì. fpera,che habbia col tempo a mutarc>£ic


fi dice che beuaca rimedia a molti mali» ma
;fente gufto in aileustlo» in dargli buoni confi- che cagiona fterilità anco negl'buomicij «/mjt»
|gli>& documenti paterni, anzi è tanto grande medeattar > fterilitatem poeta etiam in riris
(n alcuni l'amor paterno^cbe acciecati da quel fieri .
le non fcorgono i difetti del figlio tanto del- Sicóc (opta vna rrHiIetca»perche vna donna
,1'flnimO} quanto del corpo>e fegli fcorgono> li Aerile hàlamedcfimaconditione della muliì»
cttoprono appretto le genti«ne poflonocom- che dì natura è iterile r Ogni forte di muli è
jportare featirne dir male : fé vn Padre ha vn Aerile la cagione di che non fu bene intefa da
^gliuolo guercio io chiama però di guardo Empedocle»^ da Democrito>queno l'attribuì
^ratiofo alquanto veloce» come xifcrifcono i a i meati corrotti nell'vtero dclli mali}& qu«l«
poeti che bauede Venerezfe ha va figlio eltra- Io alla mil^ura de fcmi denfa dall'vnaf l'al- &
^odo piccolo Io chiama pupin«»fe lo hi (lor- tra genitura mollctfe bene altra cagione d'Eoi
to fciancato>lo chiama fcauro di piede groHò» pedocle fi allegna da Plutarco de plaeitii Phi»
dome dice Hocatio nella Satirii.5«del itlib. lo/oiborumÀR quanto che 1^ naia bibbia fUet-
u
,

Libro Tefto. eòi


ta natura nata nel ventre al contrario petlo- go Ai Plinio Iib.il. cap.i^. ^ernen falicis tttS^
che non può riceuere la genituta . Arìfto* Ma fierilitaùsmedicamentum effe conflat , nel
iteri
Cile nel i. libra della gencratione degl'anima- qual luogo altro non vuol dire» Ce non che if
li cap.tf. non accetta iimili cagioni» ma attri- feme del Salice è rimedio della fterilità alle
buifcc la flerilità de* muH atla frigidità deili donne, cioè di farle diuentare(lerili»titrouan»
fuoi genitori, perche tanto TAfino, quanto la doli molti, che doppo hauer ticeunti adai fi-
cauaila è di frigida naturaj da' quali nato il non crefccre più in famiglia fan-
gliuoli, per
maio ritiene la fiigidità di ambedue. Plin.Iib. no adoperare rimedi) alle lor donne atti sfar-
S. &44. dice» che U è ofleruato che gli animali le diuencarefterili,fìcoroe fogliono fare an«
nati da due diuerfe forti,diuentano d'vna ter* co Citelle Òi, Vcdoue per non efsere fcopette
za fotte» de chtnon fono fìmili a niuno da* in grauidanza, fccleraggine deteHata non fo-
faoi genitori)& che quellw che fono coiinati» Io da Chridiani, ma
ance da Gentili , ond»
non igenerano &c ciò in qual fì voglia fotct Mufonio Greco Autore di(se . Quamobrem
d'animali: e che perciò le mule nò patcotifco» mttlieribtts ne abortum fétcerent interdixeruntt
no ma che nondimeno alle volte hanno par»
: non obedientiims AUtem pman* fcrip[er*tnt:iten9
corico cofa tenuta in luogo di prodigio . Efi
-y
ne medicamentis fieriluatem inducentibus 9 &,
in AimaUbtts noftris, Mulas peperijfe f^pcverum corjceptpt adim^ntwMs vteremur, prehtbuerunt •
habitum Giulio Obfequenie nel
frodtgij loco . Eandtm ob caufaìnmuUitudtnis Ubrorum vtri'
confolato di Caio Valerio» di M.Hecennio & que fexui premiai & fterilitatis pMam ftatuC"
^^J.anno doppo l'edificationc di Roma met* runt. Che il ìtalice induca fterilirà chiaramen-
€e per prodigio, che vna Mula partorì nella te l'aSernaa Diofcotide lib. i. c.i^ dicendo
Puglia./» jépulm mula pepeht. Perche è cofa che fue frondi, feme, corteccia. Se liquore
le
infolica; quando fì vuole infciire ch'vna cofa hanno virtiì co{lrettiua,le fròdi trite,& beuu-
con farà, diceCi \cum A^ula pepererit.Quando ce fole con acqua non lafciano ingrauidar le
la Mula partorirà 11 che fii detto à Dado Re
. donne Ne folaraentc le donne, ma anco gl"-
-,

di Perda da vno di Babilonia,quando Pcriia- i huomini rende (t«rili ù come apertamente


niioftauanoafsediaDdo, che cola fate qui ò Santo Ifidoto nellib.i7.dclPEtimologia di*
Perfìani andatcuene via» allhora ci pigliare- ce. Salix dfCla* quod celeriter faiiat , <?* velo*
c-e quando le Mule partoriranno, non molto citer crefcat i cuius feminis dicunt fjAne ej[c
doppo occorfe, che vna Mula di Zopiro Ami- naturam» vt fi quis tllnd, in poculo hauferitt
cinimo di Dario partoìi, perilche prefero ani» Itberis careah [ed & f^minas tnfecundtas ef*
Bao di pigliar Babilonia, &c la pigliarono: vi è fictt*
anco vo detto fimile in Suetonio Tranquillo La Triglia tenuta dalla fìniftra mano in vna
nella vita di Galba Imperadore cap.4. quan- tazzftdivino dà vgual fegno della fterilità.
do al ùio AuQ facédo factifìtio vn'Aquil» tol- Aihcneocuriofacofe riferifce della Trigia nei
manolainierioia della victima» che fé ne
fé di fettimo libro» per auttoritàdi Platone poeta
fuggi fopra vna frutifeta quercia,petloche ef- comico in Paone dice, che è caito » £c pudi*^
fendog li augurato» che la fua famiglia otter- copefcc} &peròconfacratoà Diana inque^
c«bbe col tempo l'Imperio ma tardi:egli rifp» ftiverfi.
fe quando la Mula panonrà. Theofrafio dice» DedigtiAtMr mftlltts,nec'amat yirilia
che nella Cappadocia^ò nell'Arcadia le mule £ft emm DianA facert proptereaqae arrefhtm
partorifcono,& Ariftotilc nel i.de Nat- Ani' prudendum odit
mal. cap.^. rifetifccche nella Sina le Mule iì- Se bene Egefandro Delfo nelle fcfle di Dia
dilmeoie partotifcono* ma fono d'vna forte na dice, che fé le offerire, perche perfeguiia»
d'Animali particolari di quel paefefimili elle & vccidcilvenenof«3& moitifcto lepre, ma-
noftre Mule*, non che fìano veramente Mule. tino facendo ciò per falute dell'hucmo alla
Si che la Mula come ^iterile pigliali per fìm- Dea Cacciatrice, la cacciatricc Tiglia fi dedi«
boio della i^erilità. cana.MaApollodoro vuolccheperelTcr Dia
Il Salice tenuto dalla man finiAta feiae an* na (lata detta fotte nome di Hccatc Dea Tri-
ch'eiToper fìmbolo della Sterilità» fé bene al- forme, la Triglia per fimilitudine del nomea
cuni tengono, che vaglia contro alla Qerilità lei fi facrificalseionde in Aihene vi era vn luo-
delle donne» malamente intédendo quel luo- go detto Triglia, perche vi fi vcdcua laftatuj
di
. . . .

6o4 Iconologìa
éi HccateTcig1antina*dìchc Hcracltte^oe* (ctens €rìt,fi Multer non concipituvt reftriTtfl
ta nella catena diffc. pJìcUs Ubro de Ftnereis»
O hera Re^truiqueHecate Trtuiornm pntfes»
S T O L T T I A.
T riformisi triplici facie fpe6iabiliSt qtts, Triglis
I

propinaris DOnna Ignuda» % ridente, e gè rrata pec


11 qual pefce è anco eletto da Poeti ìatint terra in atto lconcro> in modopcrò»chè
Barhatus MulluSt Ì\ come fu chiamato da St>- aon (imofttino le patti dishcneftccon ^na
frone greco.Ma noi non lo pigliamo per figu- pecora vicino,petche il pazzo palefai Tuoi di-
ra della Sterilità)Come pefce dedicato al 'a Ca- fetti ad ogn"vncb& il fauio ccla,&: perciò fi
da Diama*periaruahonefìa continenza-, ma dipinge "ignuda,^ fenza vergogna
perche fé vn'huomobcue »1 vìncnel quale (ìa La pecora dagrantichi} fecondo che (egoà
(lata foffocata la Triglia, diuènta impotente il Pierio Valeriano,fù polla molte volte peiU

alli piaceri Venerei, &: fé lo beue vna Donna* ftoltezza, pelò dille Dante.
comefterilc non concepirà, ilcKe conferma B uomini fiatcO' non pecore matte .
Atheneo con l'Auttorità di Tcrpficlenei li- Hauerà in vnamanola Luna, perche ad e&
bro delle cdfe Venèree, Vinum^ in quofujjoco' faranno molto foggetti i pazzi, fentonO &
iutMuUhs fue^hi'fivirhtbat adFenerem tm^ facilmente le loromutationi

S T R A t ]\ G E MM A M I L ì t À K E.

'Del SighorGÌ9ti4f7m Zaratitìo C^ijf e/lini

ì^el cartelloìì ha da leggere, HE« AAOn- "Me. BIH*I.

"^i finjftrclito,e ddl braccio finiftro vni


-roteila,neila quale fìa dipinto vna Ra*
nocchia, che poni in bocca per traucr-
fo vri pezzo di canna, incontro all'Hi-
<lro animale aquatile fatto à guifa di
ferpe, il quale con la bocca aperta cer-
chi diuorarla» appoggierà la man dedrà
al fianco con brauura, gli federa pteflo
li piedi da vn canto vn Leopardo ardi-

to con la re(la alta.& fopcadel Cimiero


'pongafi vn Delfino.
Quefta figura è totalmente conttà*
ria al parere di AlefTandro Magno» il
quale abhorrì oltrammodo U Stcatft-
gerorna>& petciò eflendo egli perfuafo
da Parraenioncì. che airaltadc all'ira*
'|)rouJfo li nemici di notte, rifpofcche
erabiiuttacofaad vn Capitano rubba«
te la vittoria,e che ad vn Ale(Tandco fi
conuenitia vincere fenza inganni, ri*
Miriam furari, in^uit, turpe efl: mantfe-
fte oc
, fine dolo Jilexandrum vincer$
oportei» tiferifcc Arriano non oilante
queOo altiero detto confiderando, che
AlclTandro "Magno fa iielle atrioiìi
fue precipitofo» &
bebbe pct j'otdi-
Plngàfi vn'huomo armato » che porti in natio piij lemétnà » &
ardirei che Virtù di
tcfta in cima dell'Elmo ,quefìo motto fortezza • la quale >UoIe eÓtte congiunta
^cco, HeM^v0 h ^K0t,Kttk Jo Uoc€ocinco xoti Iapf{idcnze>&colcoDtìgliok Habbiatàè
Lfbro Terzo». &oy
^hito armare !a preferite figara dcjro Sttata- gratvcopia di foldatr» dice Euripidein Antio^
gemma.tome atto conutmetucaDZLnecefs, pc . CorifìUumfapienter initum wtdtas manut
«

fio ad va Ctipicamosal quale sl^ppat tieni: non. vìncit : imperiùavero cunxmuUitudine. deterius
tanto con fbizai&.biauuta fp ugnare. li netni» malum efìi 8c il mcdefimoin Eolo. Exiguum
t

cùquanto aL'occoirenze ^s^hùìatt propria, ejì Viri roburprAualtai amem


animi' indhfiriap
dalla patria» 6c dell'efseEcito ùiofupftarlicol feniptr enim vtrum tmperitum » robufìttm C
confcg'.i»,& con l'ingegno,nei( qii^ le confitte torpore mnms timeot qiMfn imbectllem, Cf ver-^
lo Stcatagenimatpctche io Set; rjj;emnunon
è altro» che vn fatto- egregio militare ttauata Vcggafi circa ciòif fcrmom: j:4.di Stobeo»
più. colconfegUo, &i«ngcgno>checon valo- «' dòue ci fon» moire fentenze in fauoc dello
ceje forze», impercioche fortezza è Te. aldino Stratagemma. Quindi è,chc Lifandro efien-
con valore combattédoJi(nemicEvince:6on» dogli rinfacciato che con ingciani facelTe
f.

fegliopolciaoiixe al combattere con arte* & moke cofe indegne», rjfpofe, che quando non
con aftutiaconfcguir la vittoria^ Formudo e- bafiaua la pelle del teone,faceu. di mettiero
fiqmsrohre pugnantes^^hojìes demncUi
nifffefìt fon la pelle della Volpe P^bi Leonina
cucirla •

Cottfàium veròextrA prdiumarteratcìue dola^ pellis non ffisciù ibi adfuendaeflf^Hlpina. dice
Vicloriafn admjci : Dtce Poh.no Macedonio PlutarccKncgli Apoftemmi volendo inferire»
nel proemio eie gli fuaiftiatagemmij Autore che doue non bafl:ano le fcHze.deuono (up*
greco molto gcaue, & antico, che fiorì n^lié- pine l'aftutie dello Straragemma : II primo
po di Antonino» & Vero Impcradori .Sog- che l'vfatle tra Greci» tiferifcc Polieno fu Si-
giunge il raedelìmo Autpre,chc la principal fa fifo figliuolo di Eolo, il fecondo Autolieo fi-
pienza de'fìngulari Capitani» è ccrcamencc gliuolo di M
eccurio,il terzo Proteoi>& il quat-
l^nza [origlio acquittar ta vittQaa»ottima co« to Vlidf che Hometo chiamò poylcretost cioè^^
£a è poi andare imaginando qualche cofa, ac» vafer» aftuto> &di più fa eh egli ìteflb nella
eioche giaditro»c confcgiio fcorgendo auan- nouaOdilIeas'auanti d'edere aHuto» frau- &
ti il fine della b^traglra fi riporti b vitcoria.O^-^ dolente*
tirUMm vere efi {dice egli islTandoiliefto gre- StimyiyfjeSi Laertiade^^ qui omnibus dolis
co » per non atccccar tedio) In ipfa acte quid- Hommibus cura fum, &mea gloria, ccclunt
dam Mochitìiari , vt coafiUo' prAuemente fineìn attingiti
frdij vt£ioyia paretur . Uche pare ancora ne Vlijfe t(y fon del gran Laerte figlia»
perfiiadaFtoraero » che fpcffe volte dicc» ne che per gl'inganni mieii de' quali abbondo
Jo/ia)» « g /?/;t^/.>fcu; dolor fca vi, cioè, ò con in Di fiima fona a tutti gli mortali p
ginnojò cófocza»c queftoè r^motto,chcbab E la mia gloria giunge mfmo ai Cielo ,
biamo poftofopranelamrefv>del noftro-Stra AitucidìmoCaptanofùanco AnibateCar
lagemma» che pariraenteiì legge in Poheno» tagincfe^e raokolefto in ritrouarououi Stra-
da cuidetco (i decina quello-di Vergilionclz. tagemmi» come fcttue Emilio Probonellafua
delle Eneide in perfona di Creba» AIutemuF vita, quando non era eguale di forze, com-
Clypeos : Danmtmqttt inftgnia nobit Aptemm batteua con ringegno,e con ghnganni,e pet
dolus an virtus, quis in hofte requirat ì qua fi di- venire aii'cfplicaMone de Uà noftta figura.
ca procuriamo pur noi ài confeguir vittoria Rapprtfentiamo lo Straragemma tutto at»
ccn tai Stratagen^ma, mutiamo gli fcadi» ac- m«tocon le ftoccoalfianco.pcrche fiafiilCa
comtnoJianci gli elmi » &
rinfegnede'Grc- pitnno inferiti e»o fupcriorediforzcifiaficgli
ci » e«:hi poi vorrà andar cercando s^habbia* per combattete ccn forza,ocon inganni» fa
tao vinto con inganni, o con v alore \ oae in- mefttere,ch'egk fiafempre prouifto ; ondeè
terprete di Vergilro dice, che non è vergogna che da latini cinclati, accir^t,& pruintimili'
vincererinimicocon infidie . Turpe autem tes f»no detti quelli valorofi»Òc vigilanti fol*
non ejfe infidi)!: ha/iem vincere r&
periculum con le loroarmi,elfendo
dati,che ftanno cinti
pr^fens doeere debùitt&captttm^de Grms exem-- che ogn'accortofoidato d<.uc (è mpre tenere
plum, Anzinon folamctite non è vergogna, l'armi Tue con fe,la fpada alla cinta» e la mano
ma è più tofto fomma lode impercioche l'in- pronta, &: apparecchiata a combattere, per lo
gegno, & l'induftria preuale alla forza, vno & contrario D/Ww^» fono detti li poltroni, ina-
Stratagemma ordito pcudcntei^ente fupera bili aWa milUia, di che Setuio fopra Verg. nel
fine
èos Iconologia
ìlne deirOtCftud.'dnde Augufto daua per pena fe> i foldati quieti fi comportaaano la perdita»
ìgnominiofa a'fokJati delinquenti) che fteflc- ma di nuouo inuitati non voleuano più fcio-
fo difcinti, (enza cinta miiitarcdifarmaci, co- ietfi le cinte
poftea rogati adconuiuiumcitp'
.

me indegni di portare armi: ma caligati più ^i accubtterunt . Cuwqne ab hts qu£reretur «


Cèaeramente etano quelli foldati.che volontà cur non foluerent cingulnm , reffondijfe dicMKm
riamente per pigritia,òdapocaggjne hauefle» tur S aionio deferimus, atque htnc traUnm mo»
ro ladale le armi, mAdìmamente la fpadaXoC rem, vtdeincepscum Imperatore c$Uh titfcHm»
bulone Capitano di Claudio Imperadore, fe- berem.
lce morite vn foldato» che fcnza fpada &
vn'al In quanto a gli animali figurati» prima eh V
tre che coi pugnale (blamente zappaua intot- io venga alla loro cfpofiticncmeircròi neon»

lioad vn Baftionc. Cornelio Tacirolfb.xj.F^- fidcratione,cbe ilCapit^ino per due effetti (ii
^Nfìt njilitem quia vdlnm rio accinBus,& ahum fcme dello Stratagemma, alle volte j.cr faUiat
quìa pfi^ione untHm accin^us fodera > marte fé ftelTo folamcntc» quando è pouero di forze,

funimr E fé bene l'iftcffo Hillorico non io fenzacui»rfi di fuperatc ti nemico> riputando^


può credere, parendogli troppa feucrità non- afsai guadagno di mantenere invita infieroe
dimeno tengo,cbc Corbulone>ilqual pceme- col fuo efsercito. Altre volte poi,quando e più
iia in riformar la militia, par nappo lo faccllei potente»feneferueper sbaragliare i'efsetciio
tic lo fece pecfeuerità di fuo capriccio > ma nemico con ri folutapen fiero di rimanere vin-
-
f)er rigore del la difciplin a» e legge milita rei iit- citore ^ e quelti due effetti fono tapprcfentati
tefoche era debito de' foldati,quandac(Tjzap dalla natura degli animali propoli > e perve-
Ipauano, e faceuano fofleper fortificare gli al- nire al primo.Racconta Eliano Hiftorico nel
loggiamenti d^i campo, tener U fpadaal fian- primo lib.cap^z. che in Egitto la Rana è dota-
co depofti giùgli feudi, e le bagaglie loro-fo- ta diparticolar prudenza, impetcioche fé ^-
pra i propri) fegni kiEotnoalla miftìia de' pie- incontra ncll'Hidio alcano del Nilo nemica
di aflegaata aciafcona Cenmriaper fcoiiarlar fuojconofcendofi infctiote di forze,fubito pré
nella guifa che tcftifica Giulio Frontino , cbe de vn pezzo éi canna in bocca,e la porta fttet
Ictiffe dell'arte militare, molti, e molti anni in tapcr trauerfa, onde l*Hidro non la può io-
«ero doppo Tacita >roà conforme aJli coftu- ghiottirc» perche non ha tanto larga la bocca»,
ini de* maggioritratti da diaerfi Hiftoricipiù quanto fiftende laC»nna,6c in qucfta guifa la
'«nrichiidice egli nel teszo lib,c.8. Statina at*^ ranocchia con la fua afìutia fcampa daila for-
temcajira-afiatetvelhyeme» hJìeviciMh maio- za dell'Hidco, il quale è ferpe di bella vifta»
re cura ac labor» firwofjtiùus . Nan* fìngula. ma di atroce veneno«di cui Plinio ltb.19. cap»
"CenturtA diuidmtibtts campidti^eribuSiib' prin» 4. diee » In erbe terrarwn pukherrimum a»-
leipihuSi aecipitmt pedaturas, O'fetttis, ac farci* guium genus ejit qucd in acqua -viuit Hydri vo^
WS ftùs in orbem circa propra fìgna dt^fitist eantur, nuUius ferpentium inferiore s renette ;
>eittéii gladio
frjfam aperiHntichitchc c«fta per fotto quello effetto cade quello Siracagemm»
Icggi.chc fi puniuano.capirtlraente quelli che de*Brifanni,à vogliaKio dire Inglefì.iquah ri-
liaueffero alienata* venduta) o perdma , ala^ tsouadofi inferiori ài Cefatctagliarno buona
fata la fpada » Paolo Giarifconiulconcl libra quantità d'albori,* li attrauerfono raohifpcflj
ideile pene de (oldaiU l Qtii cofwneatus jf, de re in vna felua, per la quale ptdar deoeua Ccfa-
militari; e ModcftinalJb. 4.delle pene lib.j, ce,e ciò lecero per impedirgli l'ingrefsoj Vn'al
^e-re militari Etano anco cinti d'arme per E-
. rroStcatagemma vsò Pompeo in Brundufìo
ne (]^iando pranzaMano, quando poi cena- turbato di^a veauta,che inrefe di Ce<àre,doa
vano con l'Imperadorc fciolti e difarmatii co- de toAo fi partì,e per ritardar l'impeto di Cefa
me narra Giirlio Capitolino nella vita di Saio- re^fece murar le porre, e fece fare fo^ a tra-
nino Galieno Imperadarcjal cuitempo i con» uerfa le vie,piantadoui legni aguzzi coperti di
yitati'cominciarono acenare con l'Imperado- terra. Il fuo figliuob ancora Sefìo Pompeo in
xe cinti eoo le folite cinte foidatefche ^poiché Ifpagna ad Ategua temendo la venuta di Cefa.
difendo putto Salonino, mentre fi ftaua al con re fece attraucrfare carri per le flrade per trat-
«ito, andaiTa togliendo le cime de' foldati con tenere l'cfscrcito niraico,&: haucre più tépo di
uitaci fteiiarte d^'òro, è: perche difficil cofeeta tititatfi^e foitificarfi in Cordona doue egli an-

.«nellaCortf Palatina troupi chi J'hauslTc prc- d^^ib^ie fimiioiau^ vedédofi con difaUiii
tagS iO
Libro Terzo» 6oy
faggio cbiafì quafi tatti i pa{n da C^ Fabio terrotta la facoltà di ritotnarféne . Perla fi<2^

MaflTimoile tenne a bada tutto il giorno vencn me: altriStratagemmi aque{loptopo(ìtoc&^


fio poi la notte accefì certi farméti in fu le cor-^ cat fi potriano ma baftino quedi , nmctt^n»
,

na di molti boui«gii inuiò vecfo il monte>tlqaa do il ieccore curiofo di &per vari) fìratageta>
le fpettacolo sbigottì di force re(Tercico Roma- miai fudetto t'olieno > a Giulio Fiontino* a
nocche non fu alcuno» ch*baue(le ardile dVfci- quelli pochi di Valerio Maflìmo , e di RaHàel
con tal Stratagemma trattenu-
re de* rìpatij e Volaterrano , &
alle copiofe caccolte de' Mo^
Campo nemico> fc ne fuggì fenza detri-
to il derni»
niento del fuo efsercito . 11 fecorvdo effetto èi 11 Delfino fopra l'Elmo, fu imprefa di Vlit-

quando il Capitano citrouandolì prouifto di fé autore delli Stratagemmi, e fé bene Io por-


forze»mà però con qualche difauantaggio pen» taua nello feudo pergrata memotia,ch'vn Del
fa di fupplireconriagegno>ecoiì l*aftutie in- finatibetò Telemaco fuo figliuolo dall'onde»
durre l'inimico a qualche pafsonon penfato»e nelle quali era caduto , fecondo la cagione
di girarlo in modo:, che con fua fìcuresza ven- efpoflada Plutarco per relatione delli Zacio*
ga a fottometterlo per inalzar fcallagloriofa thei,(Scper auttotità diCriiheo;, nondimeno
vittoria: Di tal natura è il fiero Leopardo» il potiamo dire»che Aia bene ad Vlifse il Delfino
quale non 6dandofi nelle fne forze contro il animale aQuto,cfcaltro,conìe firobolodellO'
leone) cercadi metcerfìai fìcuroconsi fatta Stratagemma,& afluria coueniente ad vn Ct<»
aftutia: fa egli vna eauerna, ch'habbia due pitana; perche il Delfino e capo, e Redegl'a»^
bocche l'vna per entrare, l'altra per vfcire lar- quatili* veloce, pronto, fagace, &
accorto*) co-
ghi smbedlie ma Orette nel raeiorquando fi me deue efsere ogni Re,Generale,e Capitano
vede petfeguirato ^al leone fugge nella cauer- d'efserciti; fagace,& accorto infaper pigliai
na* Otte il kone dai defìderio di trionfar di lui paniti in ardue occafioni, veloce, e pronto,in
fottentracon tato impeto, che perlagrofsez^a efseguitli: Ha l'aftuto Delfino molto conofci*
del foocorpo s'incalza in modo nella ftrettu- mcnro,e confiderà quando è per combattete
ra di mezo, che non può andare auanci , ilche eóil Cocodrillo feroce e peftifeta bcftia, acuì
Capendo il Leopardo, che perla fottiglie^zs egli é inferior ài forza ferirlo nella parte più
del ftio corpo pa(sa veloce la buca fatta, «tor- debite fenza fuo periglio: Vuol egli dal Mare
na dalla pane oppofita dencro la fofea ^ e con entrar nel Nilo, il Cocodrillo non lo potendo
iidenti,e Pvnghie tacerà e sbrana W leone dal comportare ,eome fé gli occupafse il fuo regno
can ro di di^ tre .£? y^c fr^ artepoms, quam vi- cerca di cacciarro via^doue il Delfino non po-
rièus de leone oètmetvi^ioriam leopdrdus , dice tendo con la forza, lo vince Gonl'aftutia» c6&
Bartolomeo ^agdico»DeproprietafìifUS rerum ha fui -dofeo penne raglienti come Goltelli,e per
tf^.i8.caf.(?5* che la n arota ha dato ad ogni animale,, che no
Sinjiliaftutiefonadi quelli accorti guercie- foloeonofca lecofe à lui gioueuoli, ma anco
n, che fanna dare nelle fue imbo(cate le nemi- le nociue al fuo nemico, sa il Delfino quanto
che fquadrccome fece Annibale a Tito Sem- vagliai! raglio delle fue penne, e quanto fia
prono Gracco.e Cefare a gif Heluetij, ò dir vo- tenera la panza del Coeodrillcf Informato del
gliamo Suizzcri, i quaiì-guereggiando con lui tutto, non vali Delfino incontro al Cocodril-
entra rono n e i confinr de i Francefii e de* Ro- lo perche ha grande apercuiadi bocca fortifi-
mani con numero intomo a ottanta milia, dc*^ car» intorno di rerribilififimi dentiorditi,a gui
quali IO. milia pòteuano portar l'armi-, Cef^ fa di pettini, perche anco è armato di vnghic
re Tempre ritirandofì cedeua loro, vn giorno, fpr aenteuoli-, ne l'afsalta di fopra perche ha I»
t Barbati perciò maggior fiducia- prend^do fchicna.e la pelle dura, che refifte ad ogni col-
Io perfeguitauano, ma volendo eflfì p^rTsar il po, ma come accoiio.e Icfto fingendo d'hauer
fiume Rodano , Cefare non molto innanzi paura ftigge veloce fot:to acqua, e va con le
acc«mpè,onde i Barbari haacndo pafsaco con (ùe acute pene a ferirlo fotto il ventre, perche
gran fatica rimpetuofo fiume, ma non tutti> comprencieTchein tal parte tenera, emollé,è
volendone pafsare ancora il giorno feguente, facile ad efiertrapars-.nojSoIino. Cocodrilos flu-
30. milia , quelli, che erano pafsati ftancbi fo- dio dmmtad natandum', démerfique afìu fra^^
pra la riua fi ripofauano , Cefare la notte afsa- dolento {enera ventrium fuBternntantes Jecant ,.
lendoli, gUvccifcquafituiiiicfscndoloro in- & »«/m«;«»f; in quella aftuiia fraudolente
C^q confitte
.

Iconologìa
conGI^etoStL'atagetnmaiidoperaco per lo pia che gliela fa tenere aperrs.gcatcats»
Ti:ochi<foj|
daq'wlli* che fona difuguati di forze . Plinio. doglicla delicaGamente,& beccandogli le fan--
Jib.8. cap.if. Dtlphini m^esvmbi4i:,^^uit> guifughccome dice Hcrodoto,vf fs gliauueiì-
terimuntt cdlent critmin hoc curila Oiìimalia ta dencro,gli rodete interiora» e come acu-
fciuntque tt^n meda [uà commoduy vcrum &ho' to dardo_gli trapafla il vcntie donde fc n'cfce

fiium 4dufrféttnorant fm telai noTtum occa(ìon€s% faora ..


partefqae diffidenmm imhdles : in vàntre mollis L'E^'tho parimente è pitrciolo augello da
cjìitemufqttt cutis Crocodslloìideofevt ferriti imm Aridoxile detto» SaIo,da Achilie» Boccbio ncl*
mergt4nt Detphini , fiéewjtcfqtie alww» HUfè'^ rEmblcmapi.Achanrhe^chedaalcuni pigliaci
eamlfttìOii pcwcbc chiaramente apparifcechc per ilcardello, della qua? di»^crenza H:rmo-
ti Delfino vince il fuo nemico mtsdiante l'aftu- lao Barbano fopra Plinio libro decimo capito-
tiattocalmente pervia di Stratagemma ^ con lo 3 1. 5 Z.& 74, nondimeno fimile augellctto d
cagione Io veniamo a figurare fimbolo dell'i. Stfoga centra l'Afinoichetrà lifpini doucTE'»
ftdTo Stratagemma nel cimiero in;tefta»per di- githoi coua fteirolandofi , gli guafta il nido»
Rioftcare la fòUecitudine, &
preRezza , con la peiciògii fatta con impetaaddol|b» e col bec-
quale ne' cafi vrgentifidcue col penficco irua» &
co gli punge gli occhi» le piaghe,che tai vol-
gtnare lo Stratagemma» ed imaginstocotì la ta fuole hau ere fiilcollo,&ncira fchiena. Il
medefima follecitudine^eprcftczza ponctio. Delfinaancora vien fapcrato da vn picciol pc
in clfccurione: cornei Delfini » fanno quelli fce», che per Enigma lo propone Bernardino
Capitani di giudido, i quali infotmatifi del fir Rota nell*Eglo^a X. pifcatotia ..

t0k& dell'orcfinanza del campo rwn^ico. Taf» Dimmi (inai picciol psfceil mare accoglie-».
faltana da quella banda rdoueconoicono fia Che col Del§n combattete vincer potè-,
più debile» e facife a rompere, &
metterlo in. Qual picciol pefce fi voglia inferire» non so
sbarraglio : eflen^do il Delfino minore ài forza, dÌccrto».mi fouuien benecheil Delfinoène-
e dittatura del Cocoddilo, che per l'ordinaria mico del Pompilo chiamato anca da alcuni
palla ventidue brazzadi hinghezza» (operan- Nautilo pefce pieciolcdcl quale Atheneo nel
dolo» vincendolo, può fetuife per fimbolo a fettimo libro ne tratta diffafamente luogO'niol
quelli» che (ano minori, df non temere t nemi- to ciiriofo, oue tra le altre dice, che fé il Delfi-
ci maggiori di loro^però qaelli,che fono di piCk no lo mangia^non to nyangiafenza penajaite^
polfo, e di maggior nerbo , ftianoauuertiti di foche fubito mangiato» cimaneaddolorato»ed
non andar tarifo alrieri, per le forze loro > che inquì^to>tantacbettance &
infermo vien ri-
fprcziino li minori, e con bratjure,& orgoglio burratodaUonde al lito» oue diucntaedb pre-
facciano loro olrraggitì,perche non vi è niuno» dace cibo d'altri; ma fiafi che pefce picciolo fi
per grande, che fia»cbe con la Stratagemma voglia » La eonclufione è che li maggioripot
gianger non fi pofia da qualfi voglia infima fono cfièrc itiperati dalli nnfnoii , qual (y vo-
p€i-{bna glia per abietto, che fia, è da temerli V Publia
.Aeane non magf7o< fkpetentfur aper. ne imi mi-
Speffa ti Ctgnal da piecìol cari s'affi rra » lìjimieum quamuir humitemi doWé eff mituere',.
Picciolo è lo Scarabeo, & tK>ndiiiìenocon Quelli dunque, che nelle forze loro fi con-
sif^utia» fi vendica dell'Aquila, nella guifa, che fidano» nella preaa di crudeltà e misfatti com-
narra l'Alciato nell'Emblema, cento fedaniot- medi, &, fanno del brauaccio» fi adengano di
«©.picciolo è ri chneumcone,da Solino chiama fare ingiore ad àlcrui>e credano pure.che quel
to Enidro animaletto finnilc alla Donnola» co- li hanno fatto ad altri pof>
ftedi infoiti, ch'edì
me n'auuenide Hcrmolao Barbaro fopta Pli- k)ro»e fi iicotdino,chechi non
fon^ erter fatti a
nio lib.10.cap.74. da alcuni tenuto forze d'In* può cder vinto con eguat forza » è vinto con
dia»& pure quefta befìiola attafiandofi nella adutie » e Stratagemmi ^ 8c chi non può edere
cieca fé ne fa corazza feccandvfela al Sole» Se fuperatoda vno, e fuperatada più, motto che
contro l'Afpide combatte riparando con la co- fti detto in Grecoa Madlmino. Impcrador fe-
da colpi, finche con il capo obliquo lilguac-
i roce, che per la fua robuficzza» Se grande fia-

daodo fi lancia dentro lefaucidell^Afpide^ • tura fi teneoa inuincibile-*


L^idedo quando vede il Cocodrillo con la^ Qui aè vno non potefì cecidi» a rnttUis occiditar;
bocca aperta ( allettato dal Re dVccelli detto Elephas granali e(lt & cecidi tur »
Le»
. . . . . .

i.ibro Terzo 60^


Tf fOrtis,
ff & OKÌditury xifi z'ùi idtwì iiTt:07ìJltUiuì agìt, Verft viri dol§
'^aue mttUoSi fìfingitlos mn tmst in deferta cttmtxeràtu dufìtts , vanto traie»
' fenfo de* quali vcrfi porti da Giu!ìo Ca-
11 ^Hs Stefano Procuratote»come fé fìide
perijt,
pitolino fu da Ludouico Dolce acconciamcn» infermoicomparue col braccio finiflro infafcia.
Ce tradotto! ma noi lafTàto da parte ogni ac- to auanti Domitiano I{nperatore»ilquale men-
concio» e pompai alle pacoleTolatsieme ci te- tre ftaua intento a leggete certi memoriali»
deremo , che gli dkóe > fu da lui ferito neiringuin agita
QiizU chemn fm ditvn fsl ejfere t-ccifo. con vn coltello» con tale alluda vn Ptocuiato-
Va molti ben s'vcctde, ce domò vn moOro di crudeltà > formidabile à
E grande l'Elefante» e pkr^'vcdde tuttiper tanto fangue di nobili > ch'egli fece
il Leon, ed egli ar.cor s^vccid^t
Fort'è rpargete : di materia che ti torti» e gPingiuriofi
Guardati pur dn pih, s'vn fol murtemi. olrtag3ipub!ichi,cptiu3tì,factida*grandi»vcn«
Ben lo piouò l'infoiente Maflìminojilqua- gono vendicati ctiamdioda vn minimo folo
Ictipofandofiinficme col figlio felinczogior ^cc vìa di Stratagemma
ììoail'anedi'od'Aqùilea 'nel fuopàdigliónci Tii
da' foldati ammazzato col medeHmo fìglio» STVDIO BELL'ACaiGOLTVilA •
mandatene le tcfte d'ambedue aRomaT? ncfo- Vedi agricoltura.
lamence da moltitudine diperfdne* ^ada vn
IDiniraofoloogni alto perfonaggio puòcflece
rupcrato,coraeil Crocodiliodal Delfino per
"Via di Stratagemma. Aod,n?l terzo de* Giudi-
S T V r> I 0«
ris portando ptefeotiad EglonRede Moabi- VNGiouane di volto pal'ìdojVeftuod^ha-'
ti» hnfe d*hauergli a dir parola di ifècrètOj en- bito modeOo» farà a federe, con la noi»
trato folo dal Re Io percoffe a morte nel ven- fìca mano terrà vn libro aperto , nel quale roiii
tre con vn coltello » che tagliaua o'ogni can- 'attentamente, con la dcrtia vna penna da (clì*
to : cafo l'inouato a tempi hortri nel i 5 8 p. nere k Si gli fata a canto vn lume acccfoidc va
ida Fra Giaco pò Clemente dell'Ordine de Pre- "Gallo.
dicatori che folto colore di prefentare alcune Giouane fi dipinge» pcrcioche il giouanc e
lettere ad Henrico Terzo Rctli Francia» nel '^attò alle fatiche dello fiudio^
porgerlo chinandoli a f^rgli rueienza ingi- Pallido, perche quelle fogliotio cfieoU-rc»
ftocchione , lo feri parimen e con vn ^nli'le & impedire il corpo, come dimoftra Giuucna»
coltello nel pettigione-, fé bene ilfuoefitofù le Catira v»
"dillìmilc a quello d'Aofl, poi che Àod fuggì fai ^f te noUurms iuuarimp^Mefcere eartis »
lio»ed egli fu (òbito da circoftanti vccifo»auan- Si velie d^habito moderto>perciòche gli Ru^
li cherpiralTe il Re. Salua fimilraente l'animo- diofitogliono attèndere alle cofe moderare*^
fa vcdoua Giudith alla Patria fuà tornò con fode»
la tefta d'Holoferne Principe de gli AfTirij, Sì dipinge» che rtia à fcdeTe,dittiofìrandoIi
Paufiiniagiouane di niunofofpctto {come di- quiete» &
affìda-tà, che ticerca lo fìudio
ce GiuftinoJ elìendofì piùvolre querelato a L'attentione fopra il libro aperto » dimoflra
ìjiippo Rè di Macedonia della violenza fatra^ che lo fìudto è vna vehemente. applicatioac
^lida Attalo veclendo che il Rè non lo puni- d'animo àlla'eognirione delle cofe
ua> anzi fc ne tideua>5c honoraua l'auuerfacio» La penna , che tiene con la delira mand» H-
ladarozl Reo piefc vendetta dall'iniquo Giu- gnrfica roperàt)one»& l'intencione di lafciare»
dice, ammazzandolo in vno fìretto palio lon- icriuendo>mem6ria di fc fteilo» come dirnortra
tano dalla fila guardia. Vna vecchiarella ve- Per fi co, Satira prima
dendo da alto fopra vn xctto>che fuo figlio era Scirùkum nihil ejì nijì te fcire hoc ^ciat alter»
allcftretrecolRe P^rifo,pcr liberare il figliuo- Illume acc6fo,dimo{lta,che gli rtiidiofi con*
lo dei! pericolojbiJttò adéodo à Pirro vna tego»» fumario più olio, che vino.
la, «.'bs lVcdfe»pcr quanto narra Plutarco. Vn Il Gallo fi pone da diuerfi per la foìlecitudi-

Pcl'iisno afìutaméte con vn'haftatiafilTe Giu- ne,^ per la vigìliìnza ambedue coDUCDicmi»
liano Apott ra Impciradofe Gio. Battifta E- '& hecefiaric allo rtudio
gnatio. Verpi (MoytD imperio) beìlnm indi»'
Qji STV
éio Iconologia
T V D I

uè non occone-.fecondo rautoritàdel


mede fimo Filofofo Io Oupido da va<
canto è ccniiaho nel bene alla dilige-
nza) &: indufìria dall'altro canto nel
male alla sfacciatezza, petcbc losfac*
ciato, è temerario » &
ardito in ogai
luogo córro ogni cora>e cótroogn'v*
no nel parlare. & nell'operate* mi lo
Cupido è freddo « e timido tanto nel
bene>quanto nel male per la ftupidiii
del Tuo animo» e tardanza della Tua'
mente . La Stupidità nelle perfone»ò
per natura,òpet accidente, pcrnatu«
ta è tardo di mente quello ch'ò d'tngo
gno groHot e d'animo timido^ petac*
cidcce auuicne in van)modi,òpetiii«
fermila} ò per marauiglia, e fìupefat-
tione d'vna cofa infolita>cbe s*oda< fi
vegga in aliri* ò fi proui in fé • oiicro
dalla contemplatione deftudij*ftan«
do quelliche ftu diano per l'ordinano
tanto intenti alle matetieiche paiono
(ìupidi) infenfati, aCìratti } & peto
meteoria in Greco tanto (ìgnifìea
fpeculatione di cofe fublimi quan-
to fitupidità> oaero Solidità • Sueto*
nio nella vita di Claudio cap. 5p. volendo erpii-
mere> che Claudio Imperadore erafmemcra-
STVPJDITA*, OVERO STOLIDITA' •
to aftratto ftupido) &
inconfideiato diflfe. Intet

Dei Si^,Gio,Zaratino Cafielimi,


cdtera in eo mirati funt homines » obUuiomm &
&
inconjìderamiam» vel vt grAce dicam t^tTiaf

V Na Donna che ponga la n1an dritta fo- tittv» KÌÀ(ihi(i>tAv% idefl (iuptditatem»fSr inconpm
pia la tefta d'vna capta» Ja quale tenga dtrantium, Superafi la ftolidità,òfiupidiià na-
in bocca l'herba detta Edgon ,• nella man fini- turale con l'cflcrcitio delle virtù» fi come con
ftrahabbia vn fior ài Narciro>& del racdefimo l'otio iì acctefce
, poiché l'ingegno in
ouello fi
iiaincoionaTa. marcifce , e diuiene più obtufo, oc onufcat»
La (tupidità è vna tardanza di inente>ò di dalla caligine dell'ignoranza Zopiro Fifono*
animo tante nei dire» quanto nel fiire qualche mico elTendofegli prefentato auanti Socrate
cofaj co-fi definita da Theofirafto nelh caiaiic- Filofofo da Jui non conofciuto guardandolo
diffinirienc i non è difficile alla
ìi etici, la ciii in faccia difle» coflui è di natura fìupido > bt«
dcfcritrione fatta da Arift.fuo maeftio fopra lordo li circoftanti, che fapcuano la Sapienza
,•

loftupido nelli morali grandi lib. primo cap. di Socrate» e che difcorreua con accorto giudi-
17. m
tal forma ài parole . Stupidus [eu attoni- ciò ) & folleuato intelletto, fi rolfcto a ridere:
mstC cmU^, Cr cun£Iùs veritur tam agendo» ma Socrate tifpofcnon ve ne ridete che Zopi-
tam dicendo folerm expers>tahs efìqut mcun- ro dice il vero» & tale io c|ro,fc non haueflì fu-
Uisobjluptfcit . Lo ftupido oueto attonito im- pelata mia vitiofa natura con lo fìudio della
la
paurito d'ogni cofa, &
d'ogn'vno> tanto nel Filofofia, vie vn detto ptefoda Galeno. /Vir
fare> quanto nel due, priuod'induiUiaietale Mcrcurius ipfe qutdem cum Ainfis fanarit .

che in ogni cod reOa ftupido; &


altrouencir- quale fi dice vetrovno,ckefiaoitramodo fìu-
Bthicadicciche lo fìolido fi trattiene anco do- pido»& ignorante > voleiido infcrire.chc e tan-
to
. . .

- Libro Terzo • 611.


STVPIDITA* OVERO STOLIDITA'.
Dd Signor Cmanni Zarnùm Ctufiellmi.

con vn Filo('ofo>riferifc(a
Principi da
che vnacapra piglia in bocca l'E-

ringio} dia primieramente, dapoi &
tutta la greggia ftupefatta fi fcrraa, fin
che accoftandofi il Paftote gliela le»
ni ói bocca
Il Narcifo, che porta nella finiftra

mano, come anco in capo, è fiore, che


aggraua &
balordifcc la tefta, 6c però
cbiamafi Narcifo, non da Narcifo fa-
uolofo giouanettojcome dice Plinio
nel lib.ii. cap.ip. ma da Narce pa-
rola gtcca,che fignifica torporcjC ftu-
pore : anzi il finto giouanetro piglia il

nome da Narce, perche eglioairan-


dofi nella fonte, prefe tanto ftuporc
delia fua imagine)Che languì, fi có- &
uertì in fiore, che induce ftupore, Sc
torto languifce: mentre fi ftupiaa pa*
rena vn fimulacro di marmo, comi
canta Ouid. nel 4. delle Mctamorf.
y^c (iu^et ipfe fthhvtihuqtie immotH$.
eokem
HAretyVt e parto formatuw marmo*
re fignum .
Plutarco nel terzo fimpofio que«»
te ftolido, e ftupidoi chenon Io fan«rebbe ftione prima conferma, che il Narcifo fiore è
Mercurio inaentore delle fcienze con tutte le detto da Narce parola greca, perche ingenera
mufe: talché lo eHercitio delle fcienze,e delle ne i nerui torpore,& grauezza ftupida: perii-
virtiiè atto di aHottigliare l'intelletto, e to- che Sofocle lo chiama antica cotona de gli
glierne via I3 ftupidità, 6c ftolidità gran Dei lnfernali,cioè de morti . Narciffum
La capra tenuta dalla man dritta è fimbolo dixermt, q^uia torporem {qui narce grdcis efì)
della ftolidità. Ariftor. nel cap.x. della fifono- neruis irtcmiaty grauedìnemciue torpidam : vn-
mia dice,che chi ha gli occhi fimih al color di de» & fophocles enm veterem magnornm Dea*,
vino,e ftoiido, perche tali occhi fi riferifcono rnmcoronamappelUt, nimirum Manium •
alla capra , Qptihus autem vino colore jìmiles
funtyfloiidi funt referw/tur-.adcapras tne-
. Il
SVBLIMITA' DELLA GLORIA.
dcfimo Aristotile lib.c?. cap. 5. d'animali, dice
che fé dalla greggia delle capre fé ne piglia 1) Ongafi vna ftatu;^ fopra vna gran colon^
vna per li peli che gli pendano dal métcchia- _ na fregiata di bellifTima fcoltuta, tenga
mato arunco, tutte !e altre ftanno, come ftu- con la man deftta vna corona d'alloro, con la
pidecon gli occhivcrfo quella: veggafi
fiiTì finiftra vn'hafta.
parimente Plin.lib.S.c.50, L'herba Eiingion, Soleuano i Romani esaltare i loro più valo-
che tiene in bocca,hà
w,...., gambo alto vn cubi
i! ^«..,^v, ^.- rofi Cittadini alla Sublimità della gloria dtiz*
to con li nodi, & le foglie fpinofe, della cui zado ftatuc fopra colóne ad honor loroiOnde
dille.
forma veggafi piùdiftintamenre nel Mattio- Ennio parlàdo in lodediScipionc.cosi
lo,&in Plinio lib.zi.cap.i;. & lib.iz.cap.y. Quantum [ìamam faciet Popului Romanus
Plutarco n«l trattato, che fi debbia difputare Qjima coÌHmmm.qHA r(s mas gelta loqumr f
.

éi2 Iconologia
SVBLIMITA^ DELLA GLORIA.
dutonel foro Romano, oue appunto è
fìara tccuacafotco terra» a' tempi nofìti
vn fragmenro della bafe di detta colon
nacon l'infcnttionc, ch'hoggidì fi ve-
de nel Palazzo de' Coferuacoci in Cam*
pidogiio: in fauordiquenanodrafìgu-
ra due colonne al prefente fi veggono
in Roma vna di Traiano Imperadore»
con la fcala Lumaca» alca piedi 115.
l'altra fatta dentro pur à chiocciole$è
diAntonio Imperadore alta piedi 17 f.
nella cui fommità fu poflo vnaOatua
nuda.che tiene vna Corona nella maa
deftra, nella finiftra vn'hafta , come fi

fcorge nella fua Medaglia, che di lui fi


troua > lequali colonne fono di fuora
ornate di eccellente fcoltura> che rap-
prefenta molte impiefe9 bactaglie> vit-
torie* e trofei de nemici per gloria di
quefìi inuicti Imperadori.
Hora fopra quefla di Antonino vi è
vn San Paolo di bronzo indotato. So-
pra quella di Traiano vn S. Pietro po-
ftoui per ordine di Papa Sifto V. à glo-
ria delli due Santi Apoftoli, per edct
quelli due eccelfe Colonne* fopra le
Volendo inferite, ch'età meriteuole d'elle- quali è fondata la Santa Romana Chiefa. In-
re inalzato fopra gli altri à fuprema Gloria* e torno à tal materia di Colonne e ftatuc driz-
per tal fjbcicauano dette ftatue
ragione le fi zate cial Senato Romano à gloria de* loro
fopra colonne, fi come dice
Plinio hh. ^^.c.6. Cittadini, oc anco Cittadine, veggafi Plinio
Cotumnarum ratio erat attoli fupra ceuros nei luoghi citatila Andrea Fuluio nel4.1ib.
mortdes, il primo, à cui fofiè eretta vna co- dal cap.2(j. (ino al 15?, & nel cap.3(J. veggafi
lonna* chiamafi Caio Menio, che fuperò gli anco le antiche Romane Rampa-infcrittioni
antichi latini per 416. dall*edificatione di Ro- te da Aldo Manutio, dallo Smecio, da Giudo
ma fecondo Plinio nel medefimo libro cap.^ Liplio, & A tempi noftri l'in-
dal Gruterio.
Se bene Liuio nell'ottauo hbro non dice, che clito Popolo Romano
ha di nuouo pofta in
glifulTe eretta vna colonna, ma nferifccche vfocosi gloriofa attiene: &: però nel Campi-
Menio trionfa infieme con Furio Camillo nel doglio fi vedono ftarue drizzate fopra nobili
confolato loriche fu fecondo alcuni del 418. baficon loro infcrittioni. A Papa Leone X.
dall'edificatione di Roma, per hauer fuperaro à Paolo III à Gregorio XIIL àSidoV. che
iTiuolefi, i Veiletrani,iNettunefi,& altee na- dsnnoà federe in Pontificale. Vltimaroente
tioni del Latio, &
che il Senato pofc nel fo- ncnfoloà i loro Pontefici Maffimi,maanco
%o ad amenduedatue equedn. Certo è che
le à cittadini di gloriofa victù>& fama, hanno in
Gaio Duellio da altri detto Duilio,fù il primo vn'alti a nobile Sala de Conferuatori* erette
ad afcendere alla gloriofa colonna rodiata» in piedi datucad Ale fTandro Farnefe Duca lU
che primiero trionfò de imprefa >^auale con- Patmajà M.Antonio G< 'lonna,& à Gio.Fran-
tro li Gartaginefi del 45>3.dallafondationedi ccfco Aldobrandini Generali di cflerciti con-
Roma,fcconvloil Computo d'Onofiio Pan- tra nemici di Santa Chiefa Romana con tali
nino nelli falli, la qual colonna Rodrata, dice iofccictioni
Plinio,6c Quintiliano lib.i.cap.7. Hauctve-
QVO D.
L . . . -.

I i^ro Terzo. 6i^


QVOD. ALESSANDER. FARNESIVS. gloria per farmi, quanto a quelli, cbe l'acqui-
PARMAE. ET. PLACENTIAE. DVX ftano per attefo che con cotone di
le lettere;
in. MAXIMO. IN. IMPERIO RES. 1-^nro s'incororjauanojj vmuoli petti, e li va-
PRO. KEV. CHRISTIANA. FRAE- U'UjCì Capitani, Oiiidio nel ptitno delle Me-
CLARE. GESSERIT. MORTtM. t.«;roifo(i ta,chc Apollo capo delle Mufe così
OBIERlT. ROMANiq. NOMINIS. canti
GLORIAM. AVXERIT. Jlrbvr err: certceiixirìtr. ea feirper hiéehttnt
'1 econjà,
R S. P. Q. L.ure yhatetr^ te Ltthara, tetioPrd:

HONORIS.* ERGO. MAlORVM. Tu Duai'is Uiis aderis, rfc»?> Uta ntumiiuw


MOREM. SAECVLLIS. MVTTIS. f'(/xcunei t &
longas Vifem C atticità [.tn/pasl,
INTERMISSVM. EVOCANUVM. i L'haOa poi è fircbolo della ^uctia» e però
CENSVIT. STATVAM:X ClV poiiefi in n Ano à Bellona» auanii al tempio
OPTfMO. IN. CAPITOLÌCX ElVS. dtila quale era la colonna bellica, dorde i Ro-
VIRTVTIS. SVAE. ILLVM. IN. mani [fi come vn'alcra volta habbiamo detto)
VOLVNTATIS. TESTIMONIVM. lanciauanovn^hatla vetfo quella partcì coa-
EX. S C P. tto la quale voleuano muouer guerra, è Sim-
€LEMENTIS. Vili.' PONT.* MAX. AK bolo anco delia Sapienza, e peto ponefi in
II.GABRIELE. CAESARINO. V. I. mano à Pallade riputata da' Gentili Dea della
C. lACOBO. RVBEO. PAPIRIO. Sapienza, mediante laquale, come anco me-
ALBERO COSS. CELSO. CELSO diante la eccellenza della difciplina militare»
CAP. REG. PRIORE. s'arriua alla fublimità della Gloria

M. ANTONIO. COLVMNAE GIVI.


SVPEA.BI A.
CLARISSI.vl ^
DEBITVM. VIRTVTIS. PRAEMIVM.
TRIVMPHALL DOnna bella,& alteraivedita nobilmen-
te di to(Io,coronatad'ero,di gemme la
VTILE. POSTERITATL gran copia, nella delira mano tiene vn pauo-
EXEmPLVM. GRATA. PATRIA. ne,& nella fìnillra vno fpecchio, nel qual mi-
POSVIT. ri, & contempli fé ftefla.
EX. se. ANNO. M. D. XCV. La Superbia, come dice S.Bernardo,è vn
lo. FRANC]S(!o. ALDOBRANDINO. appetito difotdinato della propria eccellenza»
CIVL ROMANO.
BELLI. AEQVÈ. AC. PACIS. ARTIBVS.
& peròfuol cadere per lo più ne gli animi ga-

INCLITO. ghardi, 6c d'ingegno infìabile, quindi è che fì


dipinge bellà,& altera, &
riccamente veAita
QVt)D. MVLTIS. DOMI. FORISQ,
PRAECLARE. GESTIS. REBVS. Lo fpecciaili dimofìra,cheil fupeibo fi tap-
ITALICI. NOMINIS. GLORIAM. ptefenta buono & bello, à fé fteflo, vagheg-
LONGE. LATEa PROTVLERIT. giando mquel bene.cheè in le, col quale fo-
S. P. Q_ R. menta l'ardire fenza volger giamai gl'occhi
VIRTVTIS. ERGO. MAIORVM. all'imperfettione, che lo poflono moleftare»
EXEMPLO. IN. CAPITOLIO* però li aHomiglia ài pauone, il quale compia-
COLLOCAVIT., cendo h della fua piuma citeriore, non degna
la compagnia de gli altri vccelli
ANNO. SALVTIS. M. DC. II. La cotona nel modo detto, dimofìrachc il
C LE MENTIS VIII. PONTIFICATVS fupetboè defideiofodi regnare, e dominare
VNDECIMO. à gl'altri, &i che la fupetbia è regina,ouero ra-

E tuiro ciò fi fa jper dare la debita gloria à dice, come dice Salomone) di tutti viti), i &
chifideuetC percccitarecon tale ftircolodi che cctone,&: nelle grandezze s'acqui-
fra le

gloriagli animi de* pofìeti à glot jofe jmprcfe. fta,& fi confeiua principaln ente la fuperbia j
per effere eflaltati ancot elTi alla fubliniità del- di che pcige n anifcfìo enctrpio Lucifero»
la Gloria che nel colmo delle fue felicità cadde nelle
Ponemo iti vna mano la corona d*aìloro, e mifetie della fupetbia . Però dille Dante nel
l'hafta dall'altra; perche tali cofcj s*applicano ip.del Paradifo .

tai'toà quelli rublitiiii fpititi'? che acquiHano principio del caden f« H maledetto
Q^ 4 Sudarli
. .

614 Iconologia
Superbir di coluiche tuvedefti Superbia fi trcua patticolarmcnte ne glihoò*
Da tutto i pefidel mtndo cofiretto, mini colerici, & fanguigni, li quali fcropie fi
moftrano alterwforzandofi m&nreneic quefta
E.'però fi dice per proueibio.
ji cader vk chi troppo in alto [ale opinione di fé ftcfTì con gli oinamcoti cftf-
li,vcftrmentoro(Tò>ci fa conofccre, che la liori del corpo •

SVPERSTITIONE.
Del Signwr Giouanni Zaratino Caflellim •

che tutto il dì pregano Dio>chc lifuo!


figliuoli foprauiuano à loto \ ma Lat-
tantio Firmiano lib.4.cap.28.dice>che
qucfti non fono fuperftiiìofi» perche
ciafcuno defideta, chci fuoi figli fo^
ptauiuano>&j quelli chiaraaua fuptti»
fliiiofij i quali iiuctiuano iaraemotiaa

che fopraftaua dt morti, oueto quelli»


che foptauiffuti al padre, & alla ma-
dre teneuano,& celsbrtuano le ima-
gini loro in cafa, come Dei penati :
Impercioche quelli, che piglia«ano
nuoui riti, òche in luogo de' Dei ho-
normianoi morti, etano chiamati fu-
perftitiofi. Religiofi poi chiamauanfi
quelli,che honorauano i Publici , &
antichi Dei, &c ptouaciò Lattantio da
quel verfo di Virgilio nel lib.8. dell'E-
neide .
rafia fuptrftitio, veterumqtte tinar^
Deorum
Meglio di tutti Seruio, fopta il dee»
t© verfo, dice che la Superftitione e va
fuperfluo, &
fciocco timore nomina-
ta Superftitione dalle vecchie» e per-
,.. »-_,._ ,_„..-:n-....
che molte foprauifl'utcj dall'età deli-
VNa vccchia,che tenga in tcftavnaCi-
alli piedi vn Gufo da vna banda,
uctta,
rano, &fìolie fono, onde per tal cagione vcc«
chia la dipingcrao
dall'altra vna Cornacchia, Ik al collo vn filo Et chiara co(a e, che le recchic fono più
con molti polizini,ncllft man finiftra vna can- fuperftitiofe, perche fono più timide . Il Ti-
dela acccfa)& lotto il mede fimo braccio vnt raquello nelle leggi Gonnubili patt.5>. dice
lepre, nella man dr/ttavn circolo di fìcile con che Je vecchie fono fpctialmente dedite alit
li ii quali con afpctto timido ri-
pianeti, vctfo Superflitione,& però Cicerone in più luoghi
guardi la chiama Anile riputandola ccfa particolare
LaSupeiflitione è nata dalla Tofcana la da vecchia,quiodi e che le donne fono dedite
quale da Arnob:o lib.7. chiamafi madre della alle flregonarìe, &
alla magia, atti familiari
Superftitione. Ncque ^emtrixX^ water [uper- alledonne, come dice Apulco nel p.hb.del
fiitionis Hetruria opimmem eius muit aut fa» fuoAfìnod'oro*
f»«u»: è nominata Supcrf^iricnc dalla voce fu- Le poncmo vna Ciucttain tefta» perche è
pciftiteJatina,chcfign]ficafopraì}iuente,On- preffl dalle timide, e Superfiitiofc pctfone per
dc Marco Tullio nel z.lib. denat.Dinfmt, di- animale di cattiuo augurio,e come notturno è
•e,che li fuperftitiofi fono così chMmatì, pci;- fatto (imbolo della oiorte ncUi Ceioglificidi
Pic«
..

Libro Terzo» 6if


fierìo ValetianO) quale dice^che col cante cubante ferturexfento à^grepeìagus ftlenùbus-'
il

fuo notturno Tempre minaccia qualche infor- ventts continua feptem dierum tranquillitate
tunioj& narra l'infelice cafo di Pirro Re de gli mite/cere > C
eius foetibus educandis obfe^^
Epirotijil quale reputò per fegno cattmo della quium rerum natura fr^bert. Et perciò Plutar-
fua futura, 6i ignominiofa morte» quando an- co de Solertia jinir^iahum dice, che ninno ani
dando à cfpugnatc Argo» vidde per viaggio male merita d'eflerc più arosto diqueftc.y^/-
vnaCiuettaponeriìlopra l'hailafua: impec- cyoniautem circa brumam parienti totum ma-*
cicche ne feguì'che giunto a dar rafTalio fu re Deus fHtìuu;n,& pluuiarum, vacuum, pr^
leggiermente ferito da vn figliuolo d'vna vcc beti yt iamaliud animai fit nuHum» quod ho-
chiarella,la quale vedendo da aliO} che Pirro mines ita merito ament : huic eniryh acceptum
petfeguitaua detto fuo figliuolo» gli botto in referre debent, qu»d media ìriyetne feptem die-
tefta vna tegola con tutte du« le mani> pecil bnj tetidemque mifibus abjque vllo per t culo na^
qual colpo cade morto, & quella è Suptrfli- ttigant, iterque marinuwytum terre/ire tutius
tione a credcrcche tal morte di Pirro fu(le aa hàbet. Cosi anco quando apparifce li Cigno
gurata da quella Ciuetta. Per il medefimo ti- è fcgnodibonaccia.onde il fuo afpetto è gra-
fpetto fé le pone alli piedi il gufo, 3c cornac- to à Marinari Cygnus in augurijs nautis grattffi*
chia animali,chefogìiono edere tenuti di ma» musales, Hunc optant femper» quianunquam
le augurio da fuperititiofi ancor hoggi) dtlla mergitur vndts. Verfi addotti da Seruio nel
Cornacchia Verg. Egloga prima primo dell'Eneide fopra quelli rz.Cigni,che
Sape fmiftra cauapr&dixù ab ilice cornix . doppo tante turbulenze fumo di felice Aufpi
Ec Plinio la tiene per augello d'mfelice can ciò alla nauigaiione d'Enea, oc per lo coatta*
to, quando nel x.ii.c. 1 2. dice di lei rio la tempeft a è pteueduta dal pefcc Efchine,
Jpfa Ales ejì inanSficAU garrullitatis . Che auanti venga fi cuopre con arena, e pic-
Vzi Gufo nciriftcliò locojdicc Plinicche è cole pietra per Rabilirfi nelle ondofe procel-
animale di pefsimo prodigio. Bub$ funebris>0' Icilche vedédo li Marinari buttano l'ancho-
maxime abominatus j & più abaflo . Itaque in re, e fi preparano per la futura tépefta, la qua-
Vrbibusaut omnino in luce vifus , dtruWi ojìeri' le e anco prefentita da gli animali nciainati
tum efl , L'iflcHo riferifce Ifidoro arrecando li da Plin.lib.i8,c.34.& del Polipo Plutar, nelle
fegucnti vetfi d'Ouid. nel j. delle Metamorf. queflioni naturali nu.i8. dice,chepreueden-
fcedaque flcpolucris venturi nuntia lu^us» do la lempefta corre verfo rerra,e cercadi ab-
JgnauusBubo dìrum mortdibus omen . bracciare qualche fafTo. Ne è marauiglia>
Nei Gonfolato di Seruio Flacco,& Q.Gal- perche qUefìi animali aquatili conofcono la
lbrnio,fti vdito cantare vn Gufo Copra il Gara- natura dell'acqua) &fi accorgono della mu-

pidogìicpi: allhoraappreflo Nom«ntia le cofe tationt del Mare,6c però facendo efsi li fudet-
de Romani andauano mele, &c perche era co- ti motiui, fi può predire fenza Superfìitione la
si abomineuole concetto, n^rra Plinio, che tcmf'e{lfl,mà da Ciuetta » Cornacchia , Gufo»
nel Gonfolato di Selto P^lleio iftro,6c di Luc- oc altri animali non fi può fenza Superfiitionc
cio Pediano,pert he vn Gufo entrò nella cella predire bene,ò anale alcuno.non hauendo e(si
di CampJdogiio,fù la Città in quell'anno pur- naturalità alcuna col bene,òcoI male, che ci
gata con faciificio, penfieri tutti fupetfìuiofi: ha da venire, ma li fuperilitiofi timidi attédo«
poiché Superfìitione è quando fi crede che v- noaleggierezzefiinili,6c mofìrano d'hauere
na cofa habbia da edere da qualche fegno, il il ceruclb di Ciueit^,che in tefta alla Superfti-
quale naturalmente non paia denotare fumi tione habbiamo pofta, e d'edere come infen-
cofa, dico naturalmente, perche ci fono ani- fate corn^cchice come Gufi gofS,& fciocchi»
malijda'quah naturalmente fi preuede vna co che li fìanno intorno alli pÌ€di,poiche pongo-
{a,come laficura tranquilità del mare dall'Al- no! loroltudij, e per fieri fopra di quelli. Se
cione, il quale augello fa il nido d'lnuetno,& fendano fopra loro cefi vane ofieruationi.On
mentre coua per fette giorni, Scuramente, il de Bndco nelle Pandette, dice, FrcfWf^j/4*
Marefià tranquillcdichc n'è tefttmonio San fium,rt Superflitio prò ina'ni etiam obferuattone.
to Ifidoro lib.i z.cap.y. jiUyon peletgt Vclncris ponatur; arrìentis eji emm Suptrjìitione pr^cepta*
d^a quafi des Oceanea, eo quoa hy eme 1» Ih' rum cantra naturam caufa trahi. Anzi Santo,
gnis OefAninidosfacttipullofaiit tducit, qua eX' liTidoio non folo tiene tale Supcrfìiiione in-
fcnfa-
.

^i6 Iconologia
rcnfata,& vana; ma nrco repura cofa nefanda tur t quo f venere tur, & co'att negìeSlo interim
à5Ciedete> che Dio faccia partecipe de' fuoi 1 hius 'veri Deihonore, Ó culiu . Impius autent
d)ftgni le CowzcchicA.'a.mrr^ nefas e/? cre- t(ì,quinulloson.rtno Deos ejje credit , Il che fi

dere Vt Deus confJlta fua corri, t lùus madet, Por- ccijtcrma col eletto di dentea, citato dal Be-
ta al collo molti polizmi, eJlendo ccdumc di loald'f 'praSuctonio r.cila vita d'Ottone e.
pcrfone òuperftjtiofe, timide di male portare 4. Super (ìttio efi error tnfarms, Super(litio autem
addollo carattcti.Ietfere, &
pacole ^er fan)tà^ nihtl al.ud efi, quam fal/i Dei culiust O' jicui
per armii per isfuggiic pciicoli,ò»: per altre co- relitto colit Dcum, ita (upcr fiuto riolat.
non pedono recare giouamento al-
i^ a' quali Tal cofa ikucfi tato più abbonite da ogni
cuno, perche non hanno virtù, ne forza alcu- Chriniano,quar.tochec rrO.umc dcriuaroda
na. Caracalla Imperadore ancorché gentile fupetiiitiofi Gentili, fi ccrrie cenila appteflo
odiò fimile fuper(tuione,6-: condannò a mor- antichi Poeti. Tibullo nella feconda elegia.
te chi portaua al collo polizini per rimedio di Et meiufìrauitiddis,
febbre rcrzana>e quartana. Ma piacefìeà Dio, Outdionely. della Metamorfofi
che fimili fuperftitjofe cofe fuflero eltinte con Multi fidafque faces tu fofja [angutnis atra
la gentilità-, poiché tattauia ne fono anco tra* Tingiti & irifeilas gemitns accendit aris, w
Chriflianijne mancano di quelli, che aggra- Terque fenem fiamma > ter aqua» ter fulphure

uano bene fpeflo il peccato della Superftitio- purgati


ne con feruirfi in cofe, che non fi conuiene Et Luciano nel dialogo di Menippo. Me-
delle parole della fcritturaSacra,Ie quali fide- dio nofìis filentio ad Tigrtdem me fiuutum du'
Uono portare femplicemente per deuotione, cens.purgauit fimulatque iibjìer/ìt> facequetllu»
come fi auuettifce nel Manuale del Nauarto» jirauit. Più abrado»
QuiconfùlHnti fìn^untt Vel portant eum certa Interim accenfam facem tenens, haud am^
fpe quadam nomina [cripta ad aliquid habendui pltus iam fummif[o murure» [ed voce quam pò»
vel fugtendum peccai mortaltter: quia taha no" terat maxima clamitans fìmul omnes conuo»
mina nulUin ^im habent ntfì fìmpliciter portent cat Erynnes, Hecatennofìurnam- excelfamque
Verba fexiptur(£ ob deuottonem-, Jtmiliteri Ctil- froferpinam. £(Icndo già la Gentilità fpenta
a qui viuunt fuperfttttofa in a^iombus fuis * dalla ccl e e »lu fetalucedelnoftn: Salui
i

Tiene candela accefa per denotare l'ar-


la tote, fp:ngafi anco in tutto» &
per tutto da
dente zelo, che péfano d'hauere idipetftino- noi la di lei pctnitiofa, &
infetnal face della
(ìj riputandoli d'tilere tttnoraiidi Dio^Sc pie- Supctftnione.
nidi Religionejcomegli Htpipocnu. Superfii^ &
La Religione honora, odcrua il culto di-
rioetiam proxime acceditad hypocrijtmt dice nino, la Supctfìitione viola il culto di Dio-, il
il Tiraqueilcma non s'accorgono mcfchini,
i Religiofo dal fupérftitiofo con qucfta diftjii-
che fono priu idi religione» &
che il lor timo»- lione (i difcernè, il fupetftinofohà paura di
te, è timore vitiofo, poiché la Supernitione Dio, ma il Religiofo lo rf me >on luietenza
(come elice Polidoro Virgilio nel dialogo del<- come pàdte,non come nf mico. belìifT^ma di-
Ja venta) rfoné altro, che vna importuna ,S^ fi ntionc pofta da Pudco fcp- a le Pendete per
fi iocca religione, non punto vera, & .Sanr^, »uttorità di Varione . Quale autem illud efl
cóciofiaccfa che, come la religione adora,<5c quod Farro rehgtofum à fupcrfìitiofo ea di^in^
honotaDio,* cofi all'incontro l'offende la Su* ii.one dffcermti vt à lupcrfìmofo dicat timeri
petflitione» la quale e vitiofa efttemnà della Deosà religiofo autem lercn vt parentesi non
religione, che la religione, come ogni virtìi è vt hojìes timore» Crea juperfìittonem dtfid^
poitarra due viiij, tra la fupetftitione, e tià I*- momam appellanti C7 ai/iaJmonas fuperfittio-
impiclàrvno de'quali vitij pecca in troppo,&: fos» ab tncohfulta , &
aifurtìa diuin£ potenti^
l'altro in pocojil fupérftitiofo teme più del ào' formtdme > huiufmodj mette ulos . ScrupultS
uere > l'empio non teme niente: Concetto di nunc appellamnon tnepto verbo, CT" inde fuper»
Francefco Cenano
lib.z.cap.K Èft ergorelt- fitttojos jcrupulofos , tnefì enim femper aliquidì
giotVt omnit "ptrtus, ivter duo vttta pofita^O' mo- quod male eos habead &
tanquam lapdlust
dus quidam inter riin3tum,& pari{um»nam fu- tdefl fcrupuliis in calceo identtdem puntlitet >•

[(rfìitrofus dicitUYi qui plus lujìa metuens efl re^ Si che li fupcrftitioli per tal fpaUenioj ch'-
<ttgwmSi ex ^uoptetu falfos /ibi De§s ttrM^ina'^ hanno della potenza diuina fi penfano d'cf-
fere
.

Libi.: T-i (\
fctc m'uftamére rimorati diDio,& ardenti nel- deCiu.Dei.Iib.4.cap.50, ^à lungo nedj.lo:-
la buona ReJigioneimà s'ihgan^no perche to- re per nitro il 6.lib. impcicioch.- la Religione
'
talmente fonoaggiacciati,& fieddi nel culto o'ferua vero culto,
il &
laSupciftitioneilfal''a
diuino.coftrctti dal gelido timore che hanno» dice Laitantio Firmiano. Ntmirum Religio i e
iropercioche non bafla adorare Iddio per ti- ri Cultus ejli fuperfìitto fal/ì. Habbumo po-
more» roà fi dcue temere, &
amare inf!emc>& rto frìtto il raedefimo braccio finiOrc, che tie-
con ardente amore honorailOi& tiueritlo. An- ne la Candela accefa, il lepi e verfo il fencpcr
cora il tiràni>& huomini facinoiofi fi temcno, moftrare che il zelo apparente di Religione
temendofi non s'amano,mà fi odiano; ce con del Superltitiofo è congionto con il vitiofo li-
tutto CIÒ per timore fi fa foro honote, ne per more» & dentro del fuo feno,
lo tiene celato
qucfto quell'honoi è volontario dato di buon del qual timore n'è (imbolo il lepre, che le fià
cuorcjperche no fi porta a quelli amore,mà Id nel lato manco del cuore efs-ndoche alli timi
dio fi deue ben teraere,ma con amore doucdo di fupcrftitiofi palpita il cuore, come z\h timi-
noi conforme al principale precetto dell'arde- di leprijCornificio poeta, chiamar focena fol i

te carità amare Dio Copra ogni cofa Onde li •,


dati paurofi,che fuggiuano , iepores galeatos,
fuperfìitiofi temendo,& non amando Dio,an- lepri con la celata.É Suida rifferifse,che li Ca-
corchc per tal timore elfercitino digiuni,&. s*. iabrefi da Regv^io erano» come timidi, chia-
occupino in oratione,& altre Religiofe opere» mati ìcpù.T'imidum animali culculuin efliepus:
non per quelle fono ardenti nella religione» vnde Regini Iepores ditti fum.tanqttam timidi»
fi come inapparenzarooftranod'elTetejmàfo oltre di ciò i timidi fuperftiriofi, quando s'in-
no più torto fpenti, eraortijefièndo priuidel
contrano per viaggio in vna lepre la Cogliono
zelante amore verfo Iddio,contro il quale per pigliare per male augurio, di. teneilo per fini-
timore commettono facrilcgij bene fpe(To,fer ftro incontro , onde è quel verfo greco tipOE-
uédofi dicofe facce»& benedette in empio, &
tato dd Suida.
roaladetto v fo applicandole a loro fupetftitio-
fe imaginationi per fuggire quel che temeno, Confpetlus lepus infelice s facit e alle s
ò per ottenere quel che defiderano per coni- L'incontro dcUeprefa le rtrade mfelici.
modo>e vtil loro in quefta vitamortakjOnde Nella man dritta tiene vn circolodi ftellcs
con molta ragione il Tiraquello dice,che s'ac- e di pianeti, verfoli quali rifguardacòn timo-

corta alrHippocrifia»anzi Budeoafferifcc nel- re,perche, fecondo Lucretio la Superrtitionc


le Pandette, che fi piglia ancora per l'Here- è vn fupeifluo j e vano timore delle cofe,che
fia. Tonaretur etiant a doliis fuperfimo prò ea rtanno fopra di noijcioè delle celerti e d«lle di
quam h^re/im vocamus . Plutarco nel trattato uine.Autorirà allegata da Seruio nel luogo fo-
della Superrtitionc proua, che per il dannofo» pra citato Secundum Lucretium Superfìttio e(h
:

vitiofo,& fpauéteuole timore di Dio chiama- fuperfìantium rerum » idefì Cde(ìtum dtuim &
to da Greci Difidemonia» li fuperftitiofi fieno narumt qvt&fuper nosfìant tnanii, fuperfiuus &
nemici di Dio.Nece£eef},quod/ìfiiperftitiofuw, r«>»ar;è proprio cortume de' fupetrtitiofi di ha
e?* odtjfe Deos, &
mernerey quid ni enim, cum uete timore delle Stelle» Coftellationi&fe-
aùijs maxima fibi tlUta ejfe, tllutumque tri ma» gni del Cielo, &
di regolar fi con li Pianeti» &
la exijìimet, iam qui Deum odit, CT metuit eitis fare vna cofa più torto di Mercordì, e Giouc-
eft tmmtcui . Neque interim mirum eftì qttod di che di Venerdì (?c Sabbato,& più d'vn gioì
eos tiwens adorai ac facris veneratori &
ad no, che d'vn'altro, farla allhora che con or-&
tempU ajfideti Nam tyrannos quoque coli vide- dine retrogrado fi deputaal giorno del pianeta
njuSi& falutari, ij que aureas (ìatuas poni Ab che corre:deI quale errore n'è cagione l'Aftro
ijSyqui tacite eosoderum, 0" execrantur,c nel lcgia,dalla quale è deriuata la Superrtitione,(ì
medefiraotratrato proua che li fuperftiticfi fo come afferma Geho Rodigino Iib.y.cap.jp.
V- più empi) dcgrempijje che la Superrtitionc per nuttorità di Varronc . E,x AflrologiA porrò
I

e origine del 'empietàidimodo che non poflo- ftnu profiuxijfe fuperftitionum omnium vanita*
no eflere altrimenti ardenti di zclojdi Rejigio tes, locupletifjìmus aulbr rarròtefiatur».
ne ancorché moftrino d'edere infiamnMti nel Ma li timidi fuperrtiriofi > laflìno pure la

culto di. cira)elIeQdo la Superrtitionc feparata vana Supetftitione,&: il vano timorccbc han«
della Religione) come proua Santo Agoftino no delle ftellccoftcllationi, Piancii,édellifc-
gni
. . . . . . . .

él$ Iconologia
gnUhe nel Gielo apparifconcpoi'che no pof- nata con vera ragione circa i piaceri, & difpia-
(bno a loro fare, ne bene ne malc>& dieno più ceri del corpo,per conto del gufto,5c del tatto»
ìofto credenza a Dio padre della verità, che a vfandoficomc fi conuiene petamor dell'ho-

gliAftroIogi figli della bugia, il quale in Gic- ne{lo,& deli'vtilej che fia di mediocrità flroo-
chenonli temia-
reniiacap.x.ci aramonifce, ftracol veftiméto di porpora comporto di dai
mo.luxtn viasgemiummlite difcerctO' a fìgnis diuerfilTimi colori, li quali così porti iafieme
CoelinoUte metnereìqiid timent gentes.quia leges fanno apparire vna diletteuolc,& vagacópo-
yopulorum vanafum: &
poco più a bìiìo.Noli' fitione,come due ertremi guardaci ad vn f^ga
te ergo timer e ea,qHÌamc male pojjuntfacer etnee CiM accorto intelletto, ne nafce vn'idea, &C
bene:^ però San Gccg nio ncll'hom rlia x.dilTe vn concetto di molta perfcttione,laqu3le poi
Ncque enimpropterfiedas homOifedjielUpropter manifeftata nell'opete dimandiamo con quc-
hominem faiì£ furiti L*huomo non ò nato per rto nome di temperanza, per mortrare, che fia
ftar fotcopofto alle influenze delie ftelle>màlc circa i piaceri,& difpiaccrt del corpo
ftelle fono fatte per fetuitio dell'huomo LcfidàIapalmainmano,fimbclodcl prc-
SVPPLICATIONE. mio,che hanno in cielo quclli,chc dominan-
Nelle Medaglie di Nerone . do alle padìoni, hanno foggiogati fé rtedì

VNa verginella coronata di lauro, con la


finiftra mano tiene vn ceftello pieno
La palma t)on fi piega , ancorché le rtia-
no fopra grandinimi pefi,anzi fi foileua,come
di vari) fiori, e frondi odorifere, i quali con la dicono lifcrittori,cofi anco l'animo tempera-
deftrflmano fparga fopra d' vn'Altare con grà to, quanto più fono apparentile pafsioni,che

foramiffìone, al pie del quale Altare vi è vn lo moleftano, tanto è più auueduto,& ac-

letto con grandi &


vari) adornamenti corto in fuperatlc", &in procurarne vittoria.
11 freno dichiara, che dcut elTere la Tempe-
Hauendoi Romani in vfo perfupplicare i
Dij.ilcttifternij.che erano alcuni letti, quali
i
ranza principalmente adoperata nel gufto,8<:
ftendeuano ne tempi)> quàdo voleuano pre-
i
nel tattoa'vno de' quali folo il partecipa per la
gare gli Dij, gli fotlero propiti), e quefte fup- bocca, oc l'altro è ftefo per tutto il corpo
plicationi,& letnfternij fi faccuano,ò per alle- Gli antichi col freno dipingcuano Nemefis
grezza, òper placare l'ira dclliDci>nel qual figliuola della Giurtitia, la quale con feuerità

tempo gli Senatori con le mogli, & figliuoli caftigauagli effetti intemperali de gli huumi-
andauanoaiiempij,&alli altari dclli Dei, 6<: ni & alcuni dipingono la temperanza con doi
alcune volte folcuano anco in tale occafionc vafi.che vno fi verfa nell'altro, per la fimilitu-
andarci nobili fanciulli,& li libertini, &
anco dine del temperamento, che fi fa di due liquo
le vergini tutte coronare, portando la laurea» ri infieme, con quello, che fi fa ài due eftie»

haucndo fcco con pompa i facri Carri delli midiucrfi.


Dei, foleuano dimandate, & pregare con fa- Sì potrebbe ancora fare in vna mano vn*ac
cri verfi la pace a quelli, e fi flendeutno i Ietti co di tirar ftezze,per mortrare la mezzanità fat
ftetnij appreflogli altari delli Dei con vari) or- ta,& generata dalla temperatura ncU'attioni»
namenti, &: fpargeuano,corae habbiamo det- perche tirato con certa mifura^manda fuori le
to verdi, & odorifere frofidi,6«: fiori d'ogni for faette con velocità,^ non tirando la cordaio

te»& le verbene auanti,& dentro delli tempi). tirandola troppo, ò non vale, ò fi fpezza

T A UDITA*. DOnna,
Temperanza .
che nella dtrtra mano tiene vna
DOnnavedJtadi berettino, &
haueràla
palma, fi, nella fin<rtra vn freno, & a
faccia,^ la fronte grande, Oarà a caual-
cato vi fia vn Jf one abbracciato con vn toro .
lo fopra vna gran Teftugginc*, la quale regga
Il freno fi piglia per la moderartene degli
con la briglia, &i. farà coronata di giuggiolo»
arboro tardjflìnio a far frutto
appetiti, &la palma per la vittoria, che ha ii
temperante vincendo fé medcfirao, come fi é
TEMPERANZA. detto *

DOnna porpora nel'a deftra ma


veftita di li Leone abbracciato col toro è fitubolo
&
no tenga vn ramo di palma, iv^Ia (i- dell'buooQodato alla temperanza.
nillta vn frcjno
La Temperanza é vna mediocrità de teroaU
TEM'
. . . n

Libro Terzo • 619


T E M PERA N Z A
il feruidore tutta la mifuta infietne»
di che l'Elefante auuedutofi diuife
in due psrti l'oizo con la probofcì-
de > &
lafciatane vna mangiò l'altra
fecódo i! fao ctdinatiosdal che il Pà
drone venne in cogniticne facilroe*
te di quello, ch'era* prendendo fde>
gno dell'ingordigia del feruidore pò
co fedelcje marauiglia della Tempe-
ranza dell'Elefante molto continétc.

Tem^eranta .

BElla gtouane, vei^ita òi tela d'ac^


geniojcon Clamidetia d'oro: fo-
prala tef^a per acconciatura portare
vna Tefìudine nella defìra mano ?
freno d'argento , &
nella finidra vn
ouaio,oue fia dipinto vn paio di ce-
lie 1 con motto che dica > Fittusin^

ftmmenmm
Temperan{a*

D
deftra
Onna
pelli
mano
di belio
lunghi,
certa
afpettccon cap-
& biondi, nella
vpa tanaglia con
vn ferroinfocato,& nella finifìravn
vafo di acqua , nel quale tempera

DOnna> h quale con la de(tra mano tiene quel ferto ardente , &
farà veftita di velluto
vn freno con la finiHra vn tempo di ho« rodò con lacci d'oro
rologio,& à canto vi tiene vn'Elcfantc TEMPERAMENtOb
Dipingefì col freno in vn a mance co! tem DelUcofe terrene con leceUfti»
pò neli'altra«pet dimofìr are rcfKrio della tem
petanzajchc è di raffrenate»e moderare gli ap-
HVomo veftitocon habito graue,chec6
roano tenga vna pianta
la defìra So- di
petiti dell'animo, fecondo i tempi, fignifican- li(Iequa,cioè helitropioicon la finifìra vn'altta
dofi anco per lo tempo la mifutadel moto,&: pianta detta > Luniflèqua> altrimente chianta*
della quiete» perche con la Temperanza fi ta,Selinotropio.
inifuL'ano i mouimenti dell'animo, èc fi danno Volendo gl'Egitti) (e ome narra Pieno Va^
è termitit dcll'vna, 6c dall'altra banda,da* quali leriano nel lib.cinquantaottefimoj dimoerà*
vfcendo la Tempetanza, fi gufìacome i fìu- re l'vnione, concordia, &
temperamento, che
tùit che vanno fuQti delle fponde loro hàoo le cofe diquefìa natura inferiore con le
L'Elefante dal Pierio ne! i. libro, è pofìo Celeni,come quelle, che fono collegate infie
per laTemperanza}perche efTendc afsucfatro me per alcune forze occulte inon vfauanodt
ad vna certa quantità di cibo, non vuol mai efprimerlo con più manifefìo fegno,e più prò
pafsate il folito? prendendo folo tanto quanto ptio Geroglifico, che figurare le fopradctte
e fua vfanza per cibarfi Et à quefìo piopofito
,• due herbe,ò piate che dir VogliamO}CÌoè The*
Plutarco racconta, che in Siria hauendovn litropio » e'I Selinotropio , percioche quella fi
£eruidore ordine dal fuo Signore di dare vna muoue» e gita (ècódo il Sole, e quefia fecondo
mifuta di biada al giorno ad vnc Elefantesche la Luna,edicefi>che ci fono de gl'altri fiorita-
haueuajìl fetuidore per moiri giorni fece fia- to d'alberi,quanto d'herbe,che dimofirano fac
te detto animale folo con meza mifura, cf> & il medefimo , ma non già più euidentemence

fendoui vna volta il Padrone preséte gli diede ài quefìe ducjonde è da fapcie , che gli Egitti)
tene-
. . . . . .

6io Iconologia
tcncuano,clie rurte le cofc hauedeio vno iftcf i'uina,lià labocca aperta,monrando i dcrt^li
fo ordincc modo,ta!che hauefTero dipenden- quali fieno àcì colore del ferro
za dalle Supcrioti*e con-quclle fodero collega Si ià alato, fecondali detto P^olat irrepar^
tc»vna per foiza dell'intelletto, vn'akra per Me tempis , ilche è tanto chiaro per cfpcricn»
forza de Ha ragione, vn 'altra deil a naturai vn- za , che per non djfaccbar le piaghe della no*
altra del fcnfo, e così ciafcuna fepuifTc la fua, (ira mifcria»non occorre f^rui lungo difcocfo*
conia quale beniffimo^ì confaccHe. Ilcercluo,èfcgno,chcìl tempofcmp^eg(•
^a,ne ha per fua natura ptincipio, ne f ne,ma è
TEMPESTA NINFA X)ELL*ARJA« pLincipio, e fine difc folo alle cofe terrene^
Vedi à Grandine. à gli elcn)cnii,chc fono sfciici.
T E M r O* Laiuina,c la bocca aperta,&: i denti di fer*
HVorao vecchio,vcftito di cangiante co- iQ,raofìrano,chc il len^po fìiiigge,guanajCon
lor vai io. Se diuerfo, farà i! detto vefti- fuma, 6c manda per terra tutte le cofe fenzi
tnenco riccamente fatto à ftcilcperche ài ceni fpefaA' fcnza fatica.
pò > in tempo effe fono dominataci alle cofe

corrottibilijfarà coronato di refe, di fpigheydi Vomo vecchio, alato col piede dcftfo
frutti, e ói tronchi fecchi come Re» e Signore foprad'vnatuot3:& con le bilancici
dcH'anuo, e delle ftagioni, fìarà fopra i circo- ucro col pefo geometrico in mano.
lo del Zodiaco, perche la fua viuà è là fu nei Ilfie defilo fopra alla ruota-, laqualcccn U
Cielo altamente collocaca,& mifucondo à noi fua circonferenza non roccaife non in vn putì
moti del Sole > & de gli altri pianetirci didits- teche nonfìà mai fermo ci fa comprender^
gue. & «flingue i mcfi» gli anni, &
l'cià^ -tcnà chcii tempo non ha fé non il pictciito,&: il
vn fpccchio in mano » il quale ci fa coftofc e- 'futuroicnicndoiJ prefcnte vn momento indi*
ie»chcdeltcmpofo!oil prcfcntcfi vcd'ccbà 'uìfibile.
re(Iere,ilquale per ancora e tanto breuc,& in- Lebilancicoucropefo Geomctiico dimo*
certo, che non auaaza la fdlfa imagitie dcKo fkatlcche il tempore qucllcche agguagliai^:
fpccchio. aggiufìatuttcle c ofe.
_^_«»
A canto hauerà vn fanciullo magio>& ma-
cilente* davna banda: Si dall'altra A^n'alrio T E N A C 1 TA\
bello, & graflb,ambiduccoa loirpccchio,&
fono il tempo pa(Tato,'che fivàconfumando
nelle memorie deg^i1iuotnini,& il fututo»chc
VNa vecchia , che d^ogni intorno fia cir-
condata di hdlcrajc de* ramidclla me-
accrefce ìe fperanze tuttauia 'dcliraa pianta ne tenga in ambe le mani

A ìpiedi farà vn libro grande nel quale due E auribuito di tal maniera il nome dellaTc
altri fanciulli fcriuano, tenendo l'vno ngnih-
'naciràairhcllcia.comefignificato di legare»
cato per lo giornojil Soleinlcna^e l'altro per e d'abbracciare, che gjàspprclìoi Romani
la notte, la Luna. t\ Sacerdote di Gioue non folo era trifto augii
rio toccarla, ma anche il nominarla, acciochc
indi non appaiidc Icgatoin alcun modo, ne
VEcéhio veftito di vati) colorijncHa dcftri
in fatti ne pur col penficio.c per qucfta cagio»
mano iena Vna'ferpe riuólta in circolo»
mcflrerà ài andare con la tardità, e lentezza, 'ne non gli era pur lecito di portarne VD*ancU
liaucrà il capo coperto di vn velo ài color ver- lo, volendo, che a' Sacerdoti foHcro tutte le

de,fopraall3 chioma canuta, pèrche il freddo, cofe libere. Onde appreflo Virgilio fileggc
e Icncui fignifìcati nella canutezza fonoca- che volendo far facrificio Didone»lcuò viai
gtone»ct)c laccrrafi veftc di herbe, &
difiori. legami dei piedi c difcinfcfi d'ogni intorno
La Serpcnel modo fopradetto,fignifica l'an la vcfie

no, fecondo l'opinione de gli antichi, il quale TENTATiONE


fìmiruva,&ridittinguecoltempo,& è imme- DOnna laquale coti ladertramano tic»
diatamente congiunto con fé iteilo ncvnvafodi fuoco» è conlafiniflratc»*
Tempo ncdovn battone lofiuzzica &: maneggia per-
HVomo vecchio alato, il quale tiene vn che .remare, non è altroché fomentate quel-
cerchio in tnano : &
(là in mezo d'vna lo» che per fé ùcdo ha poca foiza,fe bene è pò* j
teme
LtbtQ Terza, 6ll
T E N A G l AT.

pcrf^ftcdo concorre a' fomenti dclfa


natiua,à quede inclùiarioni piincipal-
inente accornpagn-Ato dalla debolezc
zanche volentieri fi iafcia partccipare>c
dalla verginità,cbeperla poca cfpcrié
za incaucafocilmeute fi lufingayetic^»
La vecchia nTaciicnre > che vi (là dio-
tKo,è figura dcib perfona habituaca
nel viticche pcriuade à malitiofi amo
ti,lac6uerrationede'qualidcuefifLig«»
gire.c ciafcuno ctcuc procurare di non
hffaiie pcaticaue incafatefsendobcne
fpedo cagione della perdiJtione delle
famigUcjdi che n e auucitifcc Nau ma'»
cliio Poeta GLCCOyCrsorCvindòci à dì-
fcacciarcgli clterni amori, pdmachc
da alni fi conoTca il difcgno della meta
ce loro-,.

Extsrnos amore s relce^rìnfq:iàab alijf


Renerà comfcar (ìndia» tvèìefq; ipfortl
NecAnum imyrobam tuifvnqiiam iH*
dtbusreceptas:
Jflulhrum bene conditas [tmìlìaifef*
^imdedermtrAnus^ ,

TERRORE.
reme ad Frauerne affai',

ò di cocpo ò dimeote »
Stad accefcrac l'opera HVòmo Leone,
cor* la tclla di
cangiante,tcn cdo inumano vn
veftito
flagello»
òi

perehepar proprietà del Leone, attcrirc chi lo


TE N T AT l O » E D*A M O R E. ciguarda^ per6 gl'antichi vfarono al tca'ore fac
la faccia di q.ueQo animale •
VNa bella verginella, dipouerr hahiii ve-
ftita9.bqu!alemo0iidr Hare ambigua»
Il ffagellocindìtjo,che il terrore sforza gtì
animi,& gli guida à modo fuc, &
i cobri an-

fé debba raccogliere alcune collane doro. & cora fignifìcano le varie pa[?ìoni,alle quali im-
gioie»& dcrrariiche ftanno per rerr3,& fi dipin- piega ranirnovn*huomo,chedal teKcorefìU-
gerà in vnanoitcj dietro lei: fi vedrà vna vec- fcia fpauentare..
chia brutra , 6c maciknre Sono ancoraquefte le tre cagioni, che atto^
Atlai gaglTardczza; delle rencationi molto- rifconogli hoominr, cioè gli afpetri formida-
iS l'importanza' delle cofè» che fr promettono, bili, ifuccefiirnociur, &
le (ubitance mutatio-
roamofro piùftimoìa hneceflltà, che l'htro- ni delle co fé ; l'vno e nel vi{b,raItto nella sfsCf
rao fentc in ftfteiTodcire cofc offerte - Però fi za ;il terzo nella ve(le di cangiante «
dipinge quefta giouanetta pouera, &
mal ve- Pauraniafingc*chcMiitepercowmi(none
ftita, con Toccaffoned'iaiTicchire in luogo.che diGioue vada a fufcitar guerra fìra gPArgiui^
col fiIentto,& con lafecretezza.par che in cli- iThebani, & diceche piglielo fpaucnto,&
ni,& pieghi l'anìtTW farlo con h
pcrfuafio- ilterrorc»& glifeceand3reauanti,& iodife-
nijche non ceffano fìimolare > ò l'orecchie » ò gna in parte» & in patte defcriue gli efletti
il cuore» vedendo» ò dalla cor^copifcenza, che che da lui vengono» & /ìè voltato in lingua
petfefte{Ta9non ceda, ò dalle parole di pcifo» noftracosf, -
na b^ituata nel vitio, che continouameme Della plebe crudeli che ha intorno elegge]
fps:ona>& tanto più fé l'aninio è fenuniic» che Il terrori e a i deftrnr lo manda innati^

Ah
. .

62Z Iconologia
THEORIA DEL SIGNOR FVLVIO MARlOTELi;!:
rB&ftEMOTO.
Terremoto fi potrà tappreièn^
IL tace indifegnocoo figura d'hiio-
mO)Che gonfiando le guaDcie>& ftov-
cendo inftrana>& fiera attitudine ti
vifOi moftri con gran forza di wCcisc
da vna fpelonca, ò dalle lìfTute della
terra') &
già fi veda con i crini loDgbi»
6c eparfi
Latena intorno fi potrà fare rote*»
& folieuata con arbori gettaci à rccra
fr3caflati> con le radiche riuolte al
Cielo.
tecremotcè queltremore.che fa
Il

la percagione deli'etTalacioni h-
terra
lìrette nelle viicetc di efsa> che cct-
caiKlo l'cfito la rcuocono>& fi fanno
'trada allVfcire fuora con euidcnte *•
ertura dlquella.Onde Luctetio dice.
Quod nifi ^rorumfit tamtn impetus ipfc-
animai - (terrA •
Et fera vis- venti percreba foraminoi
Dijpertiturvt horror y & incutk inde
tremorem

T H B O a I A.

Al cui poter non e* che il fuo parere, Del Signor FuluioMsriotclIi.


In, fW tefner altrm.non che l-anan^iy THeoria» voce à i Grecr fignificatiua di
Per co(fui par che Vhtiomy il Ver difpregge, contemplatione» &
vifionc è venuta
Stnil timido petto, aumen, che fi'anXi noi per (jgnificare ogni dcduttione di cagio»
Il mùftro borrendo, che ha voci infinite ne, fondata nelle cagioni delle cofe feconda
Etmani fempre al mal poftèt & ardite . gi'of dinr loro con la notitia de principi) de»
¥na falamnefemprelafàcciay pendenti non dal fénfo, ma più lofto dall'in»
Min molte, 9 tutte' in i^ariati afpettiy celtetstD,pcrciochec\U€Ì ptincipijche pendono
Chii ftcangianoo^n'hon pur che à lui piaccia^ dal fenfo) 6anno la pratrica che nellaTheoria
TH accordar qnei co" f§auentofi detti . fioppone, rifpetro ai principi);, i quali turò
ttlfi ne' ettari human st forte caccioè. fono diretti a bene operare eoo arteicioàa mi^
eadar loro ogni fede fono aftrettit. far3,& àfegno, cometeftifica Arift. per prin-
E cmtantoffatiento fpeffo affale eipio rjr tutta la fiia Mcrafificaonde Theoria
Le Cittài che poi credono ogni ntalr, {aràcognitione, e dcduttione di principi) de*
li.Terrare dipinto con la fàccia di Leon ei> pendenti immediatamente: &
mediatamente
racconta Pau(ània>che fi vedeua fcolprto pref- Et perche come i principi) che
dall'intelletto.
fbù. ^*Efci nello Scudo di* Agamennone» raà nafcono dàll'apprenfione del fenfottanto fboo-
che in rnoite altre occafioni fi dipingcua don- tenuti più Gerti> quanto più immediatamente
na.inr'iriara>& terribile , forfè per memoria di pendono da quello» così doucàdirfi all'incon»
Medufavlatefta» della quale era da Domitiano tio délhntellettojche fuorprincipi) tanto fia«-
i

portata innanzi al petto nell'armatuta, per dar no più veri, qu^ntoj-dalfcnfopiù ftanno lon-
errore» &fpauento a chi lo micaua» tani» bifbgna dire che principio fermosf? a ,e

primo di tutta là Theoria. non ila a'


Dio, perche ne cofà più di luiionc.
.

libro Terzo.
M E o R I
Del Signor Fuluio ManotcllL..

e rintcIIetto,& che da ambedue le pit


tiU fcienza dependéte>tenga il luogo
di roezo per l'humana appren(ìone.Ri
fpetto a aaefte circóAaaze io giudico^
che laTheoria (ìpofTa coniienientt-
mente rappcefeotate in forma dì Doni
nagiouancchemiriinalto* tenendo
le mani congionteinfiemefoptalace»
fta con le qu ili tega vn compado ape&>
totcon le punte riuolte «I CieIo,che Ca
nobilmente veftita d'azuro, in atto di
fcendere dalla fommità d'vna fcalacó
tutte quefte circoftanze fignificandofi
emmenza, nobiliare fubiimitàila gioii
uentù fignifica agilità, fpeditezzai AU
dote, vita> fperanza» 8c allegrezza,c«»
fé allaTheoria conuenienti» pecche la
notitia dell'ordine delle ca^ioQÌ,tient
fa mente defta>audace,conhdenteJie^
ca» pronta,
pcefta>n(bluta,& efficace J
colote del veftiméto dimoftra,cht
li
come termine v4fimo delUnoftra viAa
mediante la Iacee quefto colore, che
apparifce nel CielccosHorrainedeU *•
intellettc,mediante il difcorfo, e l'iftef
fo Dio,di cui è luogo propcio e pro[»Hi
fo fi può apprendere>nc firai^rnentepw alttn- fede proportionata alla naturadiiui,cm: è na^
tclletto vnita,di lui foro, pnrn0»& ionnìta:po- tura di tutte le cofe l*iftenb Ci elo
tcntiffimo perfefteffo.&cfiScacifltraa cagto* La faccia liuolta in alto, rooftcache com*
ne del noftro in terrcfere. Talmente che tnoho fono gU occhi tK>ftri col Cielo, con la luce , e
più repugnante an*eiTete buroano è Thauer col S^e, coCt è il noftro intelletto con le coCe
l'intellettoalieno dalla notitia di Dio, che non celeftiiecoaDio. Et perche nell'occhio peri»
è rhauec ilfenfo loocano dalla notitia de^mo- vìftav'è l'imitatione del Cielo > haacndolor»
to del caldo,dei freddo>e d'altri fimiH acciden- be fuo citcondatodi fette pelicoIe,chc rappre»
ti perche conie a quefte cofein catte (enfìbili fentaao i fette orbi planetari del Cielo» ècin
fi crede fena'aicun o ijera dell'intdlecto» cosi a mczo vn globetto duro, che prende il lume da
Dio in tutto intelligibile co l'intelletto (libito quei circoli naaggiorf) e minori con diuetfc
^'adcrirce>(chaa alcuna opetationcdeU'efteria reflefsioni,»adifsimi1itudine della tetta > pei^
re,poco prezzato dall'interiore»© ftabtlito feriti pofsiamo direiche nel l'in tendere vi fìa l'imita^
mento delHnima Et quindi e forfè che i Gre-
'.
rione di Dio,& della Diuinità,mà tanto in an-
ci differo Iddio 0«oy daij'jfteda voce Gtopo/»^. gufto, rapptefentata,quanto tutta il Cielo nel
quafi che fia Iddio al noftro difcorfo non alrro giro degl'occhi noftri fi rap^prefenta
che principio>c pf inra forma.Etcofi conofceti- La fcala ha i fuoi gradi diftinti vgiialì» Se
dofi,che laTheonadalla pratica vien diflinta ptoporrionati al pa(To humana, pet andar coli
in quel modoche TinteHetto del fenfo,& la e» medefimo motto del corpo eli'innanzì,6c allV
(.\ puòa^euolmé-
intelligibile dalla fenfibile»(i insù i Q vn cempo,nel che fi naoftra» che cofi le
te dite, che dà cinque habitr interiori pofti da cofé intelligibili hanno otdine,e propottione.
Acift.nell'E^ica appartengano rArtc,& la Pru- per andat difcotrendo di grado,in grado.dalle;
denza alla Pcatiica, &: alUTheotia la fapienz^ coTe vicine a.alle lontane* col tempo cheèoil»
Bit Alta
. ,

^24 Iconologra
fiira del niotoprogredìuo» &di ogni moto» E per la commodità di quello inflrumenta».
non potendo l'intelletto hutnano fenza tem- ancora viue la memoria deli'lnuentore,cbe (vi.
po fermarei&a,(Iìcuraie il difcoifo del piùi e Talo Atheniefe,nipote di Dedalo che scz'cfiò
delfneno.. difficilmente fi potrebbono hauer le diilanze
Le mani e le bcacciachein cìrcolo tengo- cefi della terra,comc del Cielo anzi che ne del
no la tclla in mezo rappiefcntanpin qualche l'huomo ftello fi poriono aflegnar le debite pio
modo la. lettera greca ©» con la quale fi folc- Sortioni fenza i'vfodel compafso jcome io ho
ila Agnificate pei^ breuicà. Theotia,,
i'illelta. iraoficato. nella mia noua Enciclopedia, che
fenza feriuc re l'alcrc . £t iapofitura delle ma- predo piacendo aDio.darò fuori:ondc per tuC
ni fopra la tcQa dimpdra che la Thcoria» 6c te queflc ragioni viene il QompaCso alla Theo
cognitioBe delle cagioni ha elcuaie fopra Te- ria bene applicato,con le punte in alto vetfo il
iperienza nella maggior altezza dell'huomo,, Cielo»ch'ddi figura sferica, e circolare . Et ol-
éc foftenute Jc opctationi, le quali fono ifttu- tre alle d(;ite ragioni conuiene ancora alla
nentidi foflcntamento douenon.è Theoria .. Theoriail comparso , perche fìgmfica il vero
Il compaflbxonle punte riuolte; all'insii di- mpdo delncftro Capere , percioche il fapere
moerà rii^edo rifguardo delie cof^ fubiimi co- humano non è altro fé non adattarfi con facul
me la faccia, Ei: coropadalìgnificapct fé ftcf- tà mifuraie, &' proportionac infieme le cofc*.
il

fo quali fempre m/fura» perche è il più com-- oti de co quello rifpetto,come tellifica Dioge*
m
modo idrumento che fia vfo« per mtfurar le neLaertio,.ifilofofida principio Analogiticii
cofci pec non hau.ecin fc fcgni, ò.termini filli» furono de Iti.., Il compaiso e fatto di due come
& potecci: adattare a tutti i fegnij 6c tetminia i membra in parte vgualt, in paiteineguati , v-
quali fi flendecon le fue punte . E iftiumento guali quanto alla lunghezza»mà ineguali qua-
proprio da formate il circol;0)che è la prima fi- to.allaconuetfione» e participatione del me-
gura itrationale dalia quale pendete» le ragio- zo ì petqhe l'vna patte, tocca dal, mezo che
ni di tutte le altte come da primo» e propria le (Iringe infieme vna volta foia»Òc. l'altra due
principio, onde Euclide. tìeU*alIegnare de pri^ volte, ne' due braccietti :,il che ageuolmente
mielemenri il primo di tutti conftitui il trigo- apparifce lignifipaciuo della cagione; ,. dalla,
no equilatero» il quale immediatamente, fi prò. quale pende il fapec.noftcovefsendo e(sa,quan-
aacoicircoIo»e co l'operatione del compalTo .. do è r.}gioneuolmente formato di due mem-~
quindi è la difiìcoità che hanno trouato fem- bta, l'vno più vniuetfale dell'altro, ma vgual-.
pre, e trQuano,,ancora.hoggi tutti i Matemati- mente potenti rifpetto alia conclufìone,& il
ci nella quadratura, oueto commifmatione, mezo termme ftringe infieme ambi gli eftre--
propoctionalità delCircojocóje altre figure .. mijpndevgualmétevoiuerfaluò almeno non^
Signifijca ancora il Compafio» infinità, èc per- noti vgualmcnte tale è buonae giudo il cora-
che il fuo moto in circoip non ha termine, Si pafso per farcii circolo,emifurat la quantità
perche ad infiniti termini, fi può adattare , 6c nelle cofe , talee bupna e vera, fimilmentC:
perche opetada fià^innemein quiete &c in me laragione per formarne la ragione demodra-
to» e vno^& noavno,.congiunto,e difgiuntoj tionc, ò lineare ò circolare. Et perche l'vfo
acato,& ottu.fo,acuto doue. fi difgiungcottu- della ragione ha pei fine l'afsedar dell'attioni, ,

fo doue & vnifce fimile alle gambe,6£ a i piedi^ quindi è che con metafora tolta dal.compafso
l'hitomo co. i quali fi forma, (moucndofi a vi- fi dicono le attieni nodie giude,& iogiulle
cendal'vno mentre l*altro fi poifa) ilpafio on- fecondo che fi conformano con laragione, e
d'è che noi diamo nome dirompalTo a quefto- con le leggi, laqualgiudiiia.legale peretTerc..
iftrumcto,.da i latini detto rifpetto al girocir-^ il vincolo della vita Ciuile,allhorȏ intera-
cinoe dai grecifinalraenteiV/etiSHVwrchcè. mente perfetta» quando fi forma della linea il
quantocompafib 5c fello è dentro da noi,onde circolo, cioè che la.vita fcrue a Dio, che i'hà
è il verbo afleftare cioèadattaic a giufta e ve- data the quedo è il tirar dalla lmea,inreprenfi-
ra mifura rifpetto al fedante, che era la minor bilmcntc itll'vnionedelfuo principiojéc que-
mifura nel valor del dinaro», fimile ai lìofiro do è folo, che da ititeli di fapienza perche e
quattrino e rapprcfentato dai greci.in due let- cofa che fupera le forze humane, hauendo bi-
tere KiA» le quali ambedue'rapptefentano quel fo-gno di forza fupctioreche purifichi in tur-
(tutache PithjgocaconfidetòJavna fola to inanima dagl'affetti terreni, come diraodia
fu

t^v
. . .

libro Tcfzo. €if


trfgl'altri Platonici*, lattiblieo al quale non- udatfi a i feguaci di CI«ifto,iapìeMa eterni
dimeno non atiiuò la luce ferbata, folo pct ri- del Padre

T H E O L O G I A.

mai tanto s*inalzi con Tingegno* cbc


non fi ricordi di eflerc huomo> che & •

facilmente può incorrere in molti


però dcue andare cauto de
errori, de
proucderccon auuerrenzantlrmol-
gerfi per la bocca il ccftamenio di
Dio.
Si fomiglia all'età gìouen ile quello»
che guarda il Cielo perche le coCe aU
te, éc teraote>fonocutiofcj 6c piace-
uoli* come' le cofe terrene, &c biffe
per bauer feco fafìidij, moleflie» &
ibno difpiaceuoli, tediofe . &
Sta' a federe fopra il Cielo fìellato,
perche laTheologianon fi ripofa in
cofa alcuna inferiore, ma va diretta*
mente a ferire alla cognitione di Dio»
donde ha poi regola, norma da (»• &
pere, &
intendere tutte le cofe,che le
fia con facilità ordinare rendono roa«
rauiglia a gl'occhi nofìti in terra.
La mano al ipetto, modra grauità»
per efler quella > fcienza di tutte le
ìcienze.
Il lembo della vede foftenuto dal*

_ lamanojche ftà diftefa verfo rerra,di

Qnna con duefaccie diaimili, guardan- moftra,che vna parte di Theologia fi ftende al
do con l'vna più giouane il Cielo, con ie cofe baflcmà neceflària,che fono il formare
l'altra più vecchiaia terra, flarà a federe fopra debitamente le attioni noftre , regolarfi nelle
vn globo,ouero vna palla turchina» piena di virtù.fuggire li viiij.& honorat D-o intetiormé
fìcIle,tenendo la delira mano al petto,& la fi- te & eftetiormente,& altre cofe fimili, le quali
nisca Uefa verfo la terra, & foUenendo il lem fono,corae vna vefte, fotto alla quale non pe-
bo della vefte, vicino alla quale fi vede;vna netrano, fé non le menti illuminate da Dio r
ruota, che è il proprio Geroglifico nelle f^cre TIMIDITÀ* O TIMORE.
lettere della fcienza Theologica,perche come
la ruota non tocca la terra, fé non con l'infima
HVomo vecchio vcfìito digiallolino, col
corpo curuo-,la faccia alquanto pallida»
parte della fua circonferenza mouendofi, così gli occhi piccioli,& biàchi, le roani lunghe, 6c
il vero Tbeòlogo fi deue feruiredel fe«ifo nel- fottili,& piedi alatijftarà mcfto,& lòtto il brac
i

la fua fcienza, fblo tantoj che l'aiuti a camina* ciò finiftco terrà vn Lepotcfé bene fra il nmo-
re inanzl, e non pet afiondatuifi dentro re,& latimidità vi è qualche poco di diffeiéza»
Le due faccie^ con le quali guarda il Cielo* non però tanto.che nò fi poftano abbracciare
e la Terra, dimoftrano,che come difle S. Ago- folto vn'ifteflaimagine; onde diciamo, che il
ftino a Volufiano» tutta la Theologia è fondar timore è vna pafiTionc dell'animo. nata,ne
ta nel riguardare continuamente, éc amate co gl'huomini dal dubbio>che hano.che Topinio
perfeueranzaDiOj&ilproflTimc&per nonfì ni fatte, non vengono giudificate à bafìanza •
poter alzar l'vna, che l'altra non fi abbaflì, di- E vecchio perche fi genera doue non è ab-
niuftia, che il Theclogo, nonbifogna* che bondanza di fangue» ne Viuacitàdifpiriti, il

Kt 1 che

m^.-
. .. . . . . .

ft^ Icoaolc^ià
che fi rede tuaehlre ne* vecchi» che )^etdono da alle ingiafte g;randene.& falera e» lafa «b
il vigore infietnccon Tetà^óc facilmencc te- fere perftuerante.
fìiono tatti gl'infortunij. a vefte di porpora>& fi corona di httojpvt
Il gialloiino» dei quale colore e la vefte» è dimofttacione di figootia. ma barbara» & cni-
{mpecfetcoicome il timore moftra imperfetcio dtlc.
ne dell'hucmo non nafcendo fé non dftlU co* In vece dcUo fcetro firgno di dooninio,& di
gnitione della pcopiia indignità gouemo leggicimo» tiene voa fpada ignuda*
I regni foptadetti del corpo fono ne* timo* come quella* che fi procura l'obedienza de*
rofì notaci tutti ifìfognoiiuci>& da Ariftocile fudditi» con ^non per il
terrore pafcendoli
in particolate cap.^.p. io. ben loro come fa il buon pa(lore>mà per fog*
Il Lepre fotto al braccio finiftto«&; come di- giogarli all'aratro» &
per fcortiearli» come A
ce il medcHmo Autore nel lib. deirhiftoriade ubuolco mercenario de buoi, hauendo per fi*
gl'animali è titnidiflìmo di fua natura fé ne & ne folo la propria vtilicà« 9c però tiene il giogo
vedono manifefti fegni, & effetti in mano.
I piedi alati» lignificano lafuga>chenafcc
per lo timore fpe(Iì{Iìmo«come fi è detto in al*
«—i—«* ' I H I H ill —*——mi
uopropofito. TOLERANZA.
TIMORI.
VEcchio> pallidojveftito di pello di cetuo»
SIpetto dipinge donna veftita di bcrettinctd'aT»

le fpalte
fenile in atto di fopportate fopra
vn fafso con molta fatica con vn mot-
aU

in modo che la teda del ceruo faccia to, che dica» Reèus mt ftruo fecundis .
racconciatura del capo,&ne gl'occhi del cer- Tolerare, è qu ^fi portare qualche pefo > difi>
uo vi faranno molte pene di color roflb fimulando la grauezza di elio perquaicho
Si dipinge pallido il tiraoie*, perche rende buon fine» &
fon peli dell'anima • alla qualo
pallidi quelli» che Thanno. appartiene il fopportare, Se tollerare per cagio
Veftefi di pelle di cetuo , perche il cetuo è ne di virtù gli faÀidij, Se le afilittioni» le quali
animale timidiirimo»& fuggendo daqualche fi^imòdrano col fafso, che perla grauità 619
fini{tro.fe troua correndo delle penne ro(Tcfer opprime quello che gli (là fotto
ma il corfo,& fi aggira in modo che fpcfle vol- E vecchia d'afpetto^erche la toleranzana*
te ne refta prefo ilche Vergilio nel i i.doll'E*
-,
fce da maturità di coniiglio» la quale ò deireti
neide» accennò con quelle parole fenile inmaggior patte de gl'buomini mance-
Jncluftveluti fi quando (ì fiumine naClus . nuta,& adoperata.
Ceruumt aut pmiceAfe^tHm formidmt pettftd, Et il motto dà ad intendere il fine della To*
leranza» che è di quiete» Se di tipofo, perche I*
TIRANNIDE. fperanza foladi bene apparente fa tolecate»&
DOnna armatStalquanto pallida»(upetba> fopportare volontieri tutti li faftidi)
Se crudele invitta, &
dando in piedi»
TORMENTO
fotto all'armatura hauerà vnatrauerfinadt por
D* A M O R E .

pota» in capo vna corona di ferro^nella delira


mino vna fpada ignuda» 6c con la finiftra ter-
rà vn giogo »
H Vomo me{lo,& malinconico, vefiito di
color bruno, Se fofco, cinto di fpine j-
nell'acconciatura del capo porterà vn cuore
pafsato da vna frezza con due ferpi che lo cir-
Armata Se in piedi fi dipinge per dm^ofìrare
la vigilanza che è necelTaria al tiranno per
»
condano, mofircrà efsa figura ilpcito apettOf
confetuare la grandezza dello fiato viole nto^, Se lacetato da vno Aucltoic»ftando in atto di
mofttare con le mani le fut paflTicni, Se ilfuo
che però ftà fempte con l'animo» Se con le for-
tormento
ce apparecchiate alladifefa di fefie(Io»&; aU
l'offe fa d'altiui. TRADIMENTO.
E pali ida, pef lo timore Continuo, Si per 1- TTJT Voroo veftito di giallclino, con due te»
onfìerà, che perpetuamente la molcfieno)(k XX fl^'il'^nadivaga giou;^ne, Se Pahra
vecchio otgogliofo}
dy

afiliggono. nellfli dclka Vf^zno tetta


Djmofirala crudeltà, e fapcrbia nell'afpct- vn vflfo dì fuoco, Se nella finillia vn'altio vsfò
tcpcrche l'vna di quelle due pefti, le ù la ftra- d'acqua ; fporgcndoil braccio innanzi
Il
. .

Libro Terzo * 6ij


LE R A N
Si fa d'afpetto difpiaccuole^p'et-
rhc quefto vitioc macchia enorme,
- deformità infame della vita del-

i'huomo.
Il bacioè inditio d*amTcitta,5i ìM

beneuolcnzaidar la mano al pugna-


le per vcciderc) è elTecto d'odio* di
rancOre>& dirradimento.
Lliuorao dI^armato^dimo{tra l'in
nocenza, la quale fa fcuoprir mag-
giore la macchia del tradimeDto,6c
che i traditori fono vigliacchi neU
l'etTeicito deiràrmi>nonfì curando
perdere lljpnorQ , per cflcte ficuti
nel tifico cfella v^ita
Tradimento ^

VNa furia infernale) acconcia-


tarocnte ve dita, tenga vna
mafcbera fopra il vtfo* alzando!» &
alquanto con vna raanoj faceiafco»
ptire io pane la faccia maciknte«&
btutta> la detta mafcheca hauetà t
capelli biorKlii & tic ci ^ in capo por.
tetà vn velo foitrliffirao dal quale,
trafparifcano li capelli ferpentint»
Fingono i Poetiche le Furie» fie^
II ttaditnentoè vn vino dell'animo di co- no akunc donna nell'Inferno desinate a' tor
IorO)che rotcchinauo male cooti:'alciHK>>(bc- menti alctuiv& che fieno femprc inclinate al»
co preteflo dibeneucleazt* 6£ d'aiTeccione» ò la ruina degli huomini. brutte* difpiaceuohV
con fattìfòcoo parole^ &
però U detta fìguCA fetenti,con capelli ferpemini.dc occhi di ^o»
refVe dlgialIoifno«che diqnoftta tradimento co«e per qutOo edendo effe mioiÀre di gran*
Dipingefi con due tcflejpe^laditiioftcttiO'- didimo male» ricoperte con la mafcheca* nor
ne di due pafTioni difttnte* l*vna>che inc!ÌD« rcroanail tradimento* cheé vn'affetto noci-
alla beneuolenza fìntaA'altra alia malauolen» uo*e luttuoib ricoperto con apparenza di be*
za vera^cfae tiene celata nel cuoce pec dimo«> oe*c peto h» la detta ma (cheta icap«ili bion^
flrarla con l'occafione della cuinaaltrui • di>^e cicci* che fono i penlìerì finti* per rico-
Idufivafi l'vnadi ftioco>& l'àltio d'acqua prire la propria fcaleragf inc,& mauieoer ce-
infegnano» che il tfadimentofifetae di con» latala calamità) che preparano altrui . 11 che
tcaxij, perche quanto il tradimentodeue <.ile» notano i ferpenri.che (ono tutti veleno* Se
re raaggiore»tantorooftra maggiore l!afFet«» tonìco*& i capa!}} ferpentioijche apparifcono
tione» & la beneuoliea^a > fotto al velo dimoiUaoo*che ogni tiadimen»
L'acqua5& il fiìocofì prende Detto bene» toalla fine fi fcuopre« & ogni malpenfìero fi
e per Io male.fecondo ildieito defl'EccUl 1 f. sà,fi:condo il detto di Chriflo NoftroSignof
y4ppofuit tibi aquam; & tgncMTad. qnitd. vo* le. N/hiloccHltftmquodnon fcÌAttér, Mar, io.
iutris manum tuam
porrle -.

T R A D 1- M E N T O ..
T R A G B D X A..
VN'huomo armatOixii brutto afpetto, il

quale Aia in atto di baciate vn'aItro>


buomobello, &
fenza armi', tercà la mano
dtit<aal pugnaÌe4ieiro4J.fiaQco..
D ,Onna vefifta di aero, nella delira mx..
no tiene vn pugnale ignudo infàngui^
nato con
Du gliftiualeitine* picdi>& in terra di»i-
Rr i tto
, . . .

^28 Iconologia
A G E P I A.

dezza col danno de' Cittadini clié


non fi ricordino» che la loro fottìi^

nai& la vita (là fpefle volte ripofl»


nellemaoi de' ValTalli^
Il pugnale infanguinaco dimo^
flca*cne non le motti fimplicemen-
te* ma le morti violente de* Prenci-
pi ingiufti fono il fuggetto della
Tragediaj&fe bene dice Ariftocile
nell'arte Poetica* che poflbnoelTe-
re le Tragedie fenzaauueaimento
df morte» o fpargimento di faagae»
con tutto ciò è canto ben feguttare
in quefto cafo l'vfo de' Poeciicbe l e
hanno compofte di cempo* in ce m-
pa, quanto precetti» che ne dia vn
i

Filofofoiancorché dotiiflìmo
Gli diualetti erano portaci da*
Principi per moftrare preminenza
aliaplebe* Se à gli huomini ordina*
rijièc però fi inrroduceuaao i rap-
prefeneatori ad imicatione di quelli
calzati»con quella fótte di fcarpe»
& dimindauano commi. E di-
li

moftra* che queda forre di Poema


ha bifogno di- parole graui* di &
troalle fpalie viratàvnveftioieaco d'oto» & concetti che non fieno plebei» ne' ctiuiali •
di diuecfe g«mme ptctiofè. PeròdifleHoratio.
Veftefi la Tragedia di color nero, per efler Bjfutire lettes indignai Tragétdìa verfus,
tal habito malinconico* Si conueneuole in
que(ta forte di Poefia» non conten^pndo eHa
TRAN QJ^ I tt I TA».
altroché calamità, & ruìnedt Ptincipi con DOnna con con ara-
allegro volto* tenga
morte violenta» 3c crudele i il che dimoflra il be lemani vrn' Alcione* vccello il quale
pugnale infanguinato dia dentro al fuo nido}& vn'altrone voli in-
E fu quefta Poefia ritrou^ta dagli antichi corno alla tefta di cffa
per moke ragioni,mà principalmente per ri- Gli Alcioni fanno il nido-illa ripa del ma-
creare, 8c confortare gli animi de' Cittadini». re con mirabile artifitio di oilìcciuolì^ fpine
li quali hauefleroi^ pomto penfare per jcon& di pefci affai piccioIi,& in c^l modoinrefTuto,
denza dì fé fl;efli> di douer artiuare alla tiran- & fortificato, che ficuto ancora da' colpi di
Dide,&: al reggiraéto de gli huomini.toglien- fpada*, ha forma limile alla Zucca, i3^ non ha
do loro la fperaia di bu6 fucce(Tò,con l'effen» (e non vn picciolo pertugio* per il quale à h-
piodeli'infelicità de gli altri,che ì quefte ari- cica entra* &
efte l'Alcione iftelfo, ilqualp fu
fono fabbricate grandi nfìme calamità.
uatì CI preflbà gl'antichi Egiti) indici© di tranquilli-
D-alche fi concbiadcjdret bene cótenrarfì tà, perche elfo per naturale idmcoconofc e i
deirhoneflafòrtuna>&fenza altra pompa vi» té(npf>52 fi^poncàfac ibrWdb.c^ando vede,
uere allegramente, con quei pochi comrao- che fiia per continuare molti giorni tranquil-
di,che partorifcc la debole fortuna de* fcra- li, & quieti i
peròtiiando diq^i lamcrafori,
plici Cittadini. dimandiuanoi Romani giorni Alcioni) quei
Infegna ancora a* Prencipi}& Signorii à pochi di,chc non er.-ì lecito andare in r,i"-^i-
Jion violentar canto i] corfo della loro gran- cioi &
attendete alle liti nel foro
'J'r.^.n.
, .

libro Terzo. 6ig


Tr4nqutllk^ data dalle tenapefte* gittandofì in mare» &
DOnna bella d'afpetto, la quale fìando però farà fceno ditcanquiiìità.vedendofì a p*
appoggiata ad vna Naue« con la deOra plicata ad altro vfo« che à quello ói mare
mano tenga vn Comucopia>6c con la iìnii^ra La fiamma del fuoco fopra alla h»ue di«
4c falde de' panni; pctreiravifarà vn'ancho- moflra quella>chei naui ganti dimandano Iu«
la atrugginita* &C in citna alfalbero della na- ce di S.£rmo« dalla quale) quando apparifce
tie ù vedràvna fiamma di foco. fopra l'albero della DauetcHì preodono cec*
Si appoggia ^Ua naueiperdimofìtarek fer- to piefagto ài vicina tran quiUità •
fnezza.& cranquillicàiche confille nella quie* TranquiHttà*
te deironde, ;che non lafoIleuandoifanno9 Vedi à Sicurezza • ,-

che fìcucamente ia detta donna s'appoggi* TRAN Q.V1 r K*i111


Gotnucopia dimoHra che la icanquillità
li Nella Medaglia d'jifttcnino Pio»
del Cielo, &
del mate ptoducono Tabbon- DOnna>che tiene con la mandeftravn
danza* IVnacon ["iitte delle metcantie>ral- Timone» & eoo hfìoifìradue fpighe
etàcon la natura delle influenze. di gianoiinonrano per efìe fpighe>i'abondan-
L'anchoraé infìiomento da mantenere la zadel grano» che li puòhauere per mare kk
naue fald3»quat)do impetuoraroentc i mole- tempo Tianquillo»<& quieto.

R E G V A.
Del Signor Ciouanm Zaratitfo Capellini .
ga pofato il pugno>e ton edo fìtfng»
vna verga, intorno la quale farà in-
uolto il peCce lupo» e il mugile » ò
muggine» che dir vogliamo vniti ia«
fieme-, con la iìniftra regna legati
con vn cingolo vn cane» e Vn gatto
che pacificamente fedano al paro-
Marco Varrone definifce la tre.
gua in due modi . Induci^ fum pax
taflrenfis paucorufndrer'um,'pelJmu»
tU funt belU feria La tregua è vna
.

pace di pochi di fatta nei campot


Duero la tregua è vna vacanza ài
guerra^ lequaii definitioui ad Aulo
Gellionel... lib. capi f. non piace-
no>& gli paiono più rollo breuit Sc
gioconde delicrittioni} che perfette
definiticni: inquanto alla feconda
dice>ch*è più tollo gratiofa>cbe apec
lamente definita, &
che piùfignifi*
cantemente è da Greci detta Ece«
chiria)CÌoè»afìinenza.di menare le
mani^percbe nel tempo della tregua
none lecito combattere k
Io quaco alla prima dicc^che noti
lì può chiamar pace» perche Ha an-

VNamezoDonna»mardel
che ilia in vna ifoletta, net
tranquillo à federe fopra
coin piedi la guerra, fé ben l'atto à\ menar le
mani celiarne pace qafirenfe dir puòjcioè fat-
vn fafcio d'armi in hafta legare, porti il petto ta nel campOiòne gli alloggiamenti de fol-
armato* come Bellona-, habbia fopra il ginoc- dati» perche fi fààncoalcrouefuor del cam»
chio deftro il muriotie>e fopra il murione teiv^ po,e de gli allcggiarticbti militari^ ne anco è
Rr 4 per
. ,

IcoQoIogia ^M
per pochi dì) perche fi concede parimente à Cic. pone quefta legge. Nel lib»^. dtlegibnP
tnc(i\ tre roelì di aegua diedero i Romani à t^adtrum/Pacts. heUi$indttciarHmi •rtitorum
CatraginensCóroe narra Liuiofielx.kb.&fci fuMlts ludtces lunto. Ma 10 (00 d\- pio ione*
cnefì à Habide Tirano de Lacedemoni: Qus- che il ptimO)Cn'habbia propofta la Tregua*
dcigatio poi nel primo de gii Annali lafsò Ha fiato Priamo Re de' Troiani» 1. quale dopò
CcrutOichc Caio Pontio Sannito.domandò al vna battaglia fatta contro 1 Gteci*con mctta^
Dittatole Romano tregua per fei hoie« fi che lità deli'vna,& Talua parte» mandò Ideo, pec
làTreguanonècoroedrcc Van:otìe»per po- fuo Ambarciatore ad Agamennone IiDpeta*
chi giorniiina anco per hore>e mefi anzi leg- dorè de Greci à fbtmar ttegua» finche dcffero
giamo in Tito Liuio> che à Perugia» Cortonaa condimento à i Cadtueride fuoicol fuoco
6c Arezzòje quali errano quafì capi della To» per quanto (ì canta da Homero nella 7.11iadc*
fcana chiedendo pace da Romani, fu conce- w
Attcquidem coenam fumttc P'rbeficut ftms.
duta tregua per trenta anni* &i m Athcnco
<
Et folnas €xcubias agttetHC vtgiUte qM/qM€
lib.i 5.'leggefi, indncuistecum pactfeoradoft' Mane autem ld*us eat concauas uà nanes, .

nos trigintaiòc tal tregua di 30, anni fu fatta Ft dtcat ^tridis, ^gamtmmtthCr Aienilét0
^da gli Atheniefi con i Lacedemoni aggio- Semtntiam Mexandrù cuius gratta C9tftenti§
gata) ch'hebberol'Eubea- il medefimo Tito erta e(ì»

Liuiojriferifce che alli Veictani fu da Roma- Illud etiam caute addam fi velini»
ni cócedura tregua di xo.Sc 4o.anni> di pm & Ce(fare a belìo triflu donec cadauera
nel primo libro di cento anni. Suba^iFe' ComburamuSì f9Jìea iternm pugnabìmtis, 1^
rentes pacem petitum Oratores Romam ntit' nef fortuna
^'tuàt* agri parte.muttattSiin amum
4fims indu- Nvs dtrtmat^ detque alterutris viSlcriam. \
eitcdota. Nel fettiroo libro racconta vnatre- Laquai rregua fu accettata da AgamenDO*
guadata à Ceri pur di cento anni, elTendo la ne Impcradore» &
giutò di maoteneila ai-
tregua per bore» giotniimefì» anni,di lun* & zando lo fcettroal Cielo.
^0}& brcue tempo» potremo dire,chc la Tre- Sed de mortuis cremandts mhiljnttidto,
gua fìa vna conuentione di fofpendcre le at- Neque^.v/us quifquam cadaueru mertHtrutih
-^iiperyn cercò tempo determinato. No è da Bfi, poflquam occubtierwt, igne cremandi jun$
tralaCciare la defìnitione»ch'è nella prima leg cctus;
gecap.i.oue fi compicndc internamente la Faderis autem gfìo tefits Jupfittr ahi fwatft
conditione della tregua>perche in e(Ta Ci dà fì- marttus lumnis .
carez2aallecò^>& alle perrone»mentrc che Sic fatus (ceptrum [uflulit omnibus Dùt,
inc6 fio è finita la difcordia. Tregua e{i fecU" Ne quali vcifi rifatto fi tapprcfcnta la for-
ritaS'préfìna rebus» perfonis d^cardianon» ma delia treguajancorchc vi n a la parola fm*
di fìmta,S)C quefioin quanto alla definitione. quanto che /a?<^/gcneti-
deriSiCosì poiiaio
In quanto alla Etimologia della voce lati- caméte parlando può lignificare ugni patto»
na Induci£,i\ fudetto Gellio, penfa che Ha vo- de accordo fiabilito ló giuraroéto tià nemici»
ce comporta di tra pafole mdt^vtiiimm. Cioè, come è la tregua,tanto più,che nel tefto Gre»
«de non n combatti per fino al giorno deter- co Horcia.che fignifica giuraméto^ina
legefi
minato» da indi in poi (ìa lecito tr8ttate»comc no fignifìc» altro più
in fpctie la parola fatdus
già (ìfolcua da nemici pervia di guerra. Au- propriamente» che amicitia»éc pace» fi Cova^
relio Opilio la giudicò voce deiiU4ta><t^iff»- nella figura della lega habbiamo con auttoti^
tUiC introituy perche nel tempo della tregua tà ptouato»e piìi certezza ne danno gl'Hifto»
li nemici fogliono hauer comraeitio infitme, nci.chc fpeflc volte pógon l'vmicitiaje la pa-
6c ciafcuno può entrate nello fiato dell'alito ce fottonomedi/tìf<3fWjfiche propria,? diftia
'ficuramente tamcnte parlando la tregua non fi può dir ff»
L'inueniore della Tregua fecondo Plinio eiuSiUtttCo che vi e differenza grande ti a loro»
lib.7.c,56. (il Licanoìc; Jnduciaf lycanor» fcs" pc^rche la tregua da latini detta induciate pa6e
derATkefeus Giudici tanto della Tregua»
, temporale per vn certo fpatio di tempo,&/flr«
- quanto della lega erano i Feciali, pciche
que^ «f*«jè pariod*»miciiia, &. pace petpetua,ne è
ili fi depurauano fopra la fede Tublica de* pò marauiglia che Romani apparecchi oratoti,
i

po!i,coaie fi è dette nella figura della lega, & che dimandarono loro leg3,dicdero più torto
tre-
.

libro Terze. 631


tregua, (i come ne auuectifce il Sigonio nel i. ftoria d'Animali Hb.$.ctp.2.cosi nana. Zt^
lib.d$ AnùqinQ lur* Jtalùt cap. i . Et Te la tra- fMSy C- mugths quamquam inimici funt capita^
l ductione fudcitadice. Fcederts autem eftoto hs ,tam€tt flato tempore congregamur: fono in«r
l
pislupiter. Lodiccpeteipnmeic, che Aga- uolti poi intorno alla verga > per dimoftraccy
mennone loapecadocetinuocò Gioue pec cefti che la conueniione delia tregua afinnge le
monto dei patcu giurato Dell'accertar la tre- parti a dare vnite fenza cfiendecfi, non efsen-
gua : Dunque la propufta» che fa fare Priamo •do lecito cc>l dat nota &
moleftia , rompere !•
Re de Troiani da Ideo Tuo nuniio a Greci» cf* verga» cioè la legge della tregua» pecche chi
feodo vnafofpenfion d'arroe.fìnche s'abbuici Tompe la tregua» fi violenza alla legge delle
noi Cadaueti, viene ad efsere tregu.) focmÀta genti, come fi ha da Liuio lib.40. riputandoli
poiché finito di sbbcuciate detti Cadaucri, di» fraudolenti quelli che litompeno.Om/fff/por*
cedivoleccombiitreredinuouo: nepiùanii- tas cottdonavHfidus ipfe Imperator circum ijt >
; ca tregua di quc(ia fi legge» onde potemo di- & quibufque irrttamentis poteratytras tntlitum
ce» che l'muentore della tregua fia ftato Pela- acuebdt , nunc fraudem Jjofttnm incufanst qui
''

no Re de* Troiani pace petita,indwijs datts per tpfum induciarum


11 corpo della no(^ra figura ftà in vna ifolet- tempHt. comtra lus gemiumtad^afira oppugnane
ta nel mezo del mar tranquillo pec dimoilrare» davemjfent. Fcaudolenti furono i Caitagine-
che lo ftato della tregua, e come limate tran» fi , che vtolotono la tregua contro Romani

\ <}uilIo> ma non per Tempre» pecche al fine prò» f»rima»chefpìrafseil penultimo giorno del-
! tompe IO tttcbulenza,c iempefta,e fi come cef* a tregua, come cifecifce Liuio lib.io. fraudo*
fata la tempefta dell'onde fi può andate ficuu- lenti futono i Longobardi, che nell'Impeiio
raentenel mezo del mare durante la tcanquiU di Mautitio più volte competono la tregua
lità, così cefsaca la tempcfta delle armi^pet fin in Italia. Fraudolenti fiiconoiThcaciti quali
che duca il tranquillo tempo della tregua può vinti dalli Boeti] alla palude Copaide fé ne
andate ficuramente nel mezo dello Rato ne- fuggirono in Helicona , &
fecero ttegua cof
mico» &
CIÒ cade fotto la Cadetta Etimologìa Beoti) per cinque giorni» fecondo che tifecf-
d*Autelio Opilto , Ah inìtUi& imroitu. Perche fce Snida» nel qual tempo i Beoti) fatto confi-
nel t£mpo della tregua s'enua nelpaefe de' glio» fi patticojio alTicutati dalla Vittoria » 6c
nemici fenza pencolo « dalla tregua : & mcntce che a Mlneraa Ironiaa
Siede fopra vn lafcio d'armi in bada legate» come dice Polieno antichilTimo Auttoce nel-
perche (e bene il tempo della tregua fi foprafe l'ottauo lib. de gli fltetaggemi faciificauanoa
<lenole armi, &
fi tipongono , nulladimeno 6c conuiti celebtauano , furono di notte da
finito il tempo della tregua fi fciolgono le ar- Thraci adaltati parte vccifi,e patte prefi viui;
m\y6c ritorna in piedi la guerra come prima» e I Beoti) lamentandofi con i loro nemici della

ciò cade folto le difinitioni di Vartonc» & violata tregua» rifpofero i Thraci» ch'elTi fece»
[
fotto rEtimologia di Gellio di quelle tre ^zzo- ro tregua» pet i giotni» e non per le notti : con
\eI»d€iVtkiattf. molta tagione umili fraudolenti vcgono me»
Porta il;petto acinato»conìe Bellonaipetche citamente vitupetati da Cicerone nel primo
nel C(*mpo della tregua (là nel petto de' Popo- degli ofHtijtperche fotto vna roalitiofa,& allu-
li cura della gueua» ancorché
la fi facci vacan ta inierptetatione di legge fanno ingiutia,co»
za delle armi k me quello» che hauen do fatto col nemico pei
Tiene fedendo il rautioncfu'l ginocchio» e trenta giorni tregua di notte faccheggiaua i
non m tetta » per lignificare maggiormente il campi,volendo che la tregua pattuita nille per
cipofo»che fi prende nel tempo della tiegua» li giorni» &
non per le notti . Ft ille quiettm tri"
& vi tiene la mano Copra per mottrare la pron- gima dierum ejfcnt hofle pa^* indncia, no^u pa^
tezza di ponerfeloin tefta* finito il tempo del- puUbAturagros% quod dierum ejfent pdlfi» non
la tregua. fioiìfum wduci^t »
11 pfcfce Lupo vnito col Muggine, è fimbo- Per meglio dimoftrare l'obligationc del pat
lo della tregua.poiche quefti due pefci»ancoc- to conuenuio nella tregua vengono dalla no-
che fiano capitali nemici, nondimeno advn ftra figura tenuti legati vn cane > C>: vn gatto»

certo determinato tempo fogUono inficme perche il patto della tregua lega gli animi d^
congregarfi, per quanto il Filofofo nella Vii- nemici» e fattioni cótiaue»che nebempo delf
latte-
. . . , . . .

^3^ Iconologìa
la tregua rtpofanot e ftanno in pace» finita la fero martelli» i quali con percome cominue
cregua tornano ad edere come cani» &jgattii tormenra(Tero
quali alle volte ftanno pacifìcaméte inficine» I cappelli fparfì Hgnificano i penfìerì» che
ifià in bieue tempo poi fi azaCffano • di{fìpanoi& fi intricano inGeme neimuItipU*
care delle tribiilacioni, de trauagli&
T R 1 B VL A T I O N E. Trthulatt^ne
DOnna velica di nero, farà fcapigUata» Donna me(ìa>ò(: affliu> con le tnaBi> & i

nella delira mano cecia ere martelli > & piedi legati» & che a canto vi Ha vn'a09
nella fìniflra vn cuore maro Lupo» in atro di volerlo diuoraie
£* Veflita di nero>peccke porta nerìj& ofcu T R I S T I T I A. ©VERO
ri 11 penfìeriti quali continuamente macerano Rammarico del hn aUrni •
l'anima^^ il cuoce» non altrimente>cbefe fuf* VediRaramatico.

A.

nerale deiraltra»quale (ìgurorno gl'E-


giti) nella maniera che defcriue Oro
Appolline» l*altra più particoiaicno-
ttflfìma a lurifconfulti la quale difSniCi
fé Setuio lurifconfulto, & la lifvt ifco-
no Paolo nella prima legge del titola.
DtTutelis ne* digefli, & Gmfliniana
ififìeme nel titolo iftciloal paragrafo
primo d'elle Inttitutioni che è tale:?"*!
tela efl vis atque poteftasin capire lihero
adtuendam eumqui propter atatem fc
defender e nequit iure ciutli data ac pn>
miffa; &fe bene nella di6nitione fi
dice data &
petmeifa dalla legge Ci-
uile, fu nondinoeno dalla legge Natu»
rale introdotta còme dice Cicerone
ne libri degl'ofHti^ie Giuftiniano me^
defìrao nel titolo io. al paragrafo pc-
nuUirao del primo libro
La facciamo che fia d'età virile per«
cioche (come racconta Ariflotelenel
lib.i. dellaRettorica) quefta età ha
tuttiquei beni che nella gioucnez-
Z3,& nella vecchiezza flanno fepara-
u*& dinitti gl'eccefri, & di tutti lì

difFetti»che fi trouano nell'altre età»

DOnna di età vcnita di con


virile
mano tenghi vn libro ^i con-
rcffo in quefla di loro cosi troua il
Ueneuole per carichi* ollìti)>& maneggi. Si
'mczoj& ilcon-
la HniOra
ti oue riafccitto Commuta» &
fopradicdovn vefledi roflo elfendoche nelle facte lettere
paro di bilancie, d&lla fìniflra banda vi farà detto colore fignifica la Virtù dell'amore, 6c
vn Gallo, &
detta figuia flarà in atto che con della Carità, che ciò molto conuicne a quel-
la dcflra mano menci di coprire con il lem« li che hanno cura de pupilli.
bo della vcfle vn fanciullo che gli flà «ili pie- Tiene con roano il libro, e ne e
la finiflra
di dormendo » &
in oìtrc epptefTo di detto fcritto Ccmfuta, de fopra del quale fono le bi-
fanciullo vifìavn Racano» o Ramano che lancie, per lignificale che il tutore è cbligato
dir vogliamo amminiflrareccngiuflitiala robbadc f iif fi-
Due force di Tutela t\ troiano Vlia più gè» li» &infieme renderne minute certe,
1/
.

Libro Terza. éss


n Gallo che gIrftàdcamo>fìgnifita la Vi- parente per legittimo tutore ne ttjroreperie»-
gilanza che deuonohauece grhuonaìnide ne- Àamenco, la legge Attilia della quale Liuio>
goti). lib.3p. ordinò chefideflero Tutoria pupilli
La dimoftratione di coprite con il lembo che non ne baueuanodal Pretoie Vrbano>&
vede il fanciullo che dotme»dinìoftca il
delia dalla maggior parte de Tribuni, la qual legge
zelo> &' il buon gouerno della Tutela ilSigonio giudica fuffeauan ti ilGonfolato dr
Il Ramano che gli dà acanto è animale no Porthumio Albino,&di Martio Filippo l'An-
tOf &è publica voce» Se fàraa laprotetcione > no di Koma.xój. Onde e quel detto di Verrc
e Tutela che fi dice hauerquefto animale dcl- Pretore in Cicerone, chei pupilir,&le pu-
tbuoiDP mentre dorme in campagna .' pille erano preda ficara de Pretori: U mede-
ma legge Attilia fecondo Vlpiano daua li Tu»
T V T E L A. corianco alle Donne, le quali per debolezza
Del Signor Gio: Zaretino Cafiellmi . di configlio fi ceneuano in perpetua Tutela
MAtrona con vnacolomba iti tefta> ten- prefso Romani , fi come veder fi può in M.
ga lamano dedraropra il capod'vn Tullionell'oratione fatta da lui per Murena .
fjncmilo> &c la fìnidra^ipta il capo d'vna fan- Decretò poi Claudio Impetadore per quanto
ciulla» fopraciafcuna mano vn paffete. narra Suetonio che fi defsero tali Tutori dalli
La Tutela è vaa forza, Se pote()àdata« Si Confoli Ma l'Imperadore Antonino Fila-
.,

permeila dàlia legge Ciuiie in capo libero* per fofo tolta la cura à Confoli fu il primo a de-
cuftodit quello che per mancamento d'età di- putate yn Pretore Tutelare acciò fi trattafee
fender no n fì può j però fi figura la mano fopra con più diligenza de Tutori Giulio Capito-
iìcapadVn fanciulFó che finifce la Tutdadi lino pretorem tutelarem primus fecit , cum
14; anni compiti) Se fopra vna fanciul£ache: antea Tutore! a Cotifulièus pofcerentur , vt
compiti li I i. cfce di Tutela dtligentius de tutoribus tra^aretur ; nel qual
L'autorità di dar tutori fu propria de Ro- luogo vuole Gioan Battilb Egnaciochcil Pre
mani, di CIÒ quello n'è fegno, che fé li tutori, tore tutelare giudicale contro i Tutori, fé ha-
ò pupilli ccllauano d'cffer Cittadini Romani uefsero commefsafraude nella amminiftratio-^
fitoglteua la tutela . A Padri è (lato permeilo ne delia Tutela-.
di 1 afèiar tutori per teftaraento a figliuoli, che Deuefi^^amminiflxare laTùtela con fincerità.
fianoin potcftà loro, perche fecondo la natu- Se pietà della quale n*è fimbolo la Colombai
ra è veri{unilè>che niuno piùelTattamentepcn che e fenza fele, & nutrifce i polli d*aliti,yeg»
ft di kfciare migliori! tutori a fuoi figIiuoli,che gafi h G!ofa fopra il primo della Canrica Ocup
i Padri ftefl[?. UtHÌcolumbarum, Con occhi di colotnba fi.
Per legge, ò per coftametròuafi^ la Tutela deuonocuftodire i pupilli* &i(uoi beni, noa
fin da Roma nafcentejhabbiamo ine Tiro Li- con occhi di lupo ingordo come Gildo, Ruf-
uio> 6c Dionifio hiftorici > che anco Martio fino, e Stel*con e lavaci Tutori da Theodofia
quarto Re de Romani, il quale morì l'anno Impcradote d'Arcadio &
Hpnoifofiioi figli-
13 8. dall'cdifisatione di Roma , lafsò per Tu- uoli ; era l'animo lóro d'vfurpare l'Imperio 9
tore a fuoi figliuoli Lucio Tarquinio.L'ànno detti figliuoli, i quali Pupilli alla fine Aiperor-
Ì>oi joz.furonopublicate le leggi delle ii.'ta no con gran difficoltà il pecuerfo penfiero del-
uole, da quali fi concedeùa piana poterà al Pa h loro Turori in diucifi tempi tutti vcrifi: Pol-
dre di famiglia disellare come voleua fopra la che D:o vuole che fi tengarctta cura de Pupil'
pecunia, e Tutela delle^oG: fue coatalfotma. li, Efàta, Subuemtcoppreffo\iudicatePitpHlo,de»

di parole. fèndile Vtduiim% venite t & &


arguite me dicit
Pater familiasvti ìe^affii [ujferpecunm Dominus , Se Dauid nel nona Salmo . Pupiilo'
Tutdaue rei fuA» ita iris efìo* tM:€risadiutor..
paremihtts miorum liberis in potejlatt dan*- Tutte le leggi gridano e tninaccciano a chi.
doTH ius:eli'Oi Pcouederono di più le leggi del- opprime li Pupillufcuetifiìmamente vuole Co>
le xij.tauole a pupilli de padri morti fé nza te- ftantino nel libro nono del Codice, titolo df-
ftamento in Tutele de quahchiamaUafi ilpiù cimo,.& molro più Codice Theodofianol^b.
profsimo parente della medema cafa paterna., nono titolo ottano, che ficaftighino i Tutori:
Yttlpiano /.i.j.<^f/^^. ^«.fenonviera nellano che cogUenoil fiore alle loroPupUlc conpe*-
.

^34 Iconologìa
uà di relegacione» 6C eonfìfcatione éi tutti i Nel terzo confblato l'anno 5^8. VnafigUra
fuoi beni . Si tutw pupilUf»fHam ytolatn caflt- con putti &
con Nerua Impetadoce fotto il
I
tAtefluprauerit, deportatione pte^^mr atq; vtti- medefimo anno^Vn riuerfocon più Putti sés^-
$terfi ems facuUates fifa iuribus vendic'entHr» altra figura»
qmstamp<ien*m deùuerit fu^inere, tam raptori
hges tmponum ,douc li giudica anca degni di TVTELA ITALIAE COS. lU.P.P.S.C*
pene di ratiO)CÌoè della Riotce. Galba Impera- < L^Italia* de Roma fpetialmente pet lungo
dore Iodati da Suetonio,pcrcbe condannòalla tempo fu neU'Imperia di Domitiana Impera-
Cuoce vn Tutore che auelenò vn pupillo» a cai dorè trauagliaea da continue rapine»occi(ìonif
eia facccffocc nell*Eredità,& perche quel Tu- 6c da fpie faife»per le quali ogni giorno fi accfC
VQxe eoccòdi patir rvltimofuplitio conquaU fceua argento* 6c oro all'Erario fìCcalc con in-
che motte più honareuole» allegando d'ellere debite confìfcationi &
condennationi di petf»
iEittadino Roncano $ commandò Galba» che naggi ricchi*e nobili* per la che venuto incoov
LulTe affido in vna Croce imbiatKata piàalu portabile fùegli alladae n:\eritamece aramaz*

delle altre* acciàfude da lontano più veduto zato . In luogo fuofù eletto Impetadore Net-
Con molto giuditio il legislatore AthenieGs> ua.iiquaie giurò che a ninno Senatore farebbe
Solone vietò, che non potere edere Tutore data violente motte» per fuo commondamen-
k}uello al quale appatteneua l'heredicidoppa totrimede tutti quelli ch'erano fbti banditile-
Qa motte del Pupillo* perche con mille manie- ninfe la maligniti de fpiont* e tra gli altri fect
(S:e occulte potrebbe efsec minidro della morte morire Sura che fotto fìlofofìca vede medica»
idei Pupillo, al quale può anca nocete folo con uà la Spia con la fìIo{afia)& fece dareàpoueri
ih poca cura, lafl'andola eder trafcutato acciò- Cittadini vn Canvpo di feicento roilla feudi
«!ammali» e mora per diCordini, ai quol perico- d'ororl>auenda commefsa la diuilìoBe a Senar
jdb di vitanon bafta la ftgmù. di mantener dU toti deputatitcome narra Cione;& Sedo Aure
^ua la cobba delli pupilli . Chi fude f^ato con- Uo tiferifec chtfolleuò le afHitte Città com»&
tlinto d'haucE fraudato ò rubbato al Pupillo e- tnandè lì alimentafsero pec l'Ualia putti} &
xa notato d'infamia9 6c tenuto alla pena del zitelle dipouere famiglie a fpefedcl publico »
doppio per decreto della legge delle xij.tauo» uiffìiSlas Cimtates releuauiPrpuellas» puerofqut:
fé», di cui Trifonio mhres tutores- fode^dm» ftatosparentibHS egefiofis. fumptu pihlico per
tttt.ììbtS^dfif* Cicerone nell'oratione pecGe* balid^appida ahiuffit, Lz onde il Senato Ra-
<inna«& per Q[iinr. Rofcio.. (oanafece imprimere lefudette medaglie ad
Ma Tutore oltre la sobba deoe haueccura.
il honoie di Nerua Imperadote con titolo di
della perfòna» &
della vita delli pupilli» deue Tutela ditalia : 8c ceno^he vn Principe buo-
amare i.Pupilii figli d'altri conte polTeri UBgli
i ito<è verfa i (iioi Stati 1 Sc VaCsalli come vn-
delle R.ondinit i quali>fè trouanoi Rondinini buon Tutore verfo 1 fooi pupilli» che tiene
per difgratia laflTati dalle madri* H raccogliere in ptoEcttione» e defende la vita>ele facoltà
outrifceGome-propcij? Se il padère vede qual- loro ^
che mufteiaòdonncNa*che voglia entrare nel JLamedema lodjc di buona tutela diede il Se-
aidodetle Rondini», col gridare e fìrchiare la nato al fudetto Vefpafìano Impetadore auan-
£:oprc»& Ce lcoppone-CQlio(lcoadife(ì)>.efa- ti luidibedialit epefTtmi coduminodui air-

late deliii £ondinÌDÌ .. Vniuerfa» d mife a ridorare lo daneo Mon-


do . Fejfumqtte terrarum orbem brem refecsL
T VOTELA I>A MEDAGLIE. dice di lui fedo Aurelio v& Suetonio fcriuc
Bel Sigi Già: ZaratintCaflelHni .
che fupplì a Senatori il valfentecheciafcuno
ADolfoOccone in vna Medaglia di Ve- hauetdoueua» ibdenròle pouerecafate con*
padano battuta (òtto il fao terzo Gon- folaricon joo. fedcrtij l'anno per ciafcunc,
fiato l'anno del Signore- 74.- pone il titolo di
migliorò per. tutto il mondo moke Città gpà'
Tutelai augHJla ma non la dcfcciue ..
de da.terrecDOto,ò daincendio>& che fu verv
In vna Mcdagliadi Nerua fótte il fuo fecon
fo ogni gente Iiberalidiimo ; attieni tutte di A-
.ddconfòlato l'anno del Signore 97. d figura.
guda Tutela «r
Vna Donna con dui puttiauaDti rioiperA-
^cc che fede: LlitteU, iutlùt .

TVT-
. . . . .

Libro TcRo. «}f


«f V T t 1 A. ci . Oio ApoUihe fotco it titolo di Tutelaé
Secondo gli Egitì). il Pietro Cotto titolo di cuftodia} fi pociiaM

D Ve tefie»vt)a d'buomo che guardiin dea


eco* de Toa ài Donna che guardi in Aio»

AL
figurate in
petto,

O R
mino dVna Denn^di

n,
gtauo )&

li di poco valore^
Il Leoncf colquafe fiaccarezsadi*^
moftca» che è opera di vero valore» (a*
per acquiftare gli asitni de gli huoaini
fieti>& befiiali} con ptouccarli allabe*
oeuolenzàtfpogliandogli con paitico*
lac garbo de'coitumi maligni» de éA'^
le maniere fpiaceuoli
V A L o & E.
dipingerà per valore la figura
SId'Hercole con
il

JLcone
la pelle del
attorno» &
chefia cinto da vna gran
ferpe» olla quale con le mani (ìringala
goIa»elafofiòghi.
£flendo il Valore vnacongiuntiooe
della virtù del corpO)& dell'animo in»
fieme» per quella del corpo fi dimoftta
nella ferpe» ch'vccide detta figura con
le mani tapprefentandofi l'inuitta prò*
ua> che fece Hercole » che fanciulb
mentre ftaua in culla>vccife vna gran*
didima ferpe)& per quella dell'a nimo
le fpoglie del Leone*& perciò gl'anti-
chi figurarono il Valore nell'imagine
d'Hercole, e lo dimandarono con no-
me di Virtù
HVoiDo d'età vmle» vefìico d'oto. nella
de(^ia roano tiene vna ghirlanda d'Alio
TANA GLOaiA.
Dell'intrepido jìcademico Filopeno,
so>& vno 5cetro>e con la finiftia accarezza
vn Leone » il quale gli ù appoggia al fioiflio
DOnna di vano afpetto con vn par di cor-
na in teftattrà le quali pongafi vn fafcet
fianco todi fieno*) ifuoi pendenti faranno due fan-
fi appoggia il valore faciltnen-
All'età virile guifuche>vna per orecchia; terrà nella defira
cejperche fuol per fé ftcffa portare la fortezza vna tromba» nella fimfìra vn filo col quale fia
deiranimoi &
la lobufìczza del corpo»ve{^efi legata vna Vefpe, che fuolazzi in alto, fimile
d'otO) percioche* fi come l'oro nelle fiamme fi alle Api.mà più grofia con ale maggiori
afiìna» cosi la perfeuione dell'huotno fi acqui- La vanagloria è vn m.oto inordina^o dell'-
la nelle fìamtiìedegliodijoodiiti> òdall'In- animoicol quale vno defidera la propria eccel-
uidia» ò dalla Fortuna lenza per efser più de gli altri honoraro» così è
Gii fi fa lo fcettto» perche al valore fi deuo- definita da S.Girolamo in vna epifi. Clcri4
no di rag^icne i gcurrnijle fignorie:& la coro- inanis eft incrdiriAtus ìininsi tKotus, quo aliquis
na d'Alloro, che Tempre mantiene il verde yroprmw de/ìderat exctllefitiam , vt alias hono»
fenza impalli ditfi.dimofìra i'ofiitiodell'buo- re pmcdlat. La gloria veramente incita gli
mo valorofo) fecondo il detto d'Hoiatio nelle animi de gh huomini alla virtù » impercio-
Epiftolei chefe il corfo dell) causili fi eccita col fuono
Nil tvnfart phi nulla falefare chlpM . della tromba fc nella caccia i veltri con la vo-
-,

l- ciche ia paìiidezzaj è fc|:,no ne* petìco- ce, & grida de gli hucmini, prenderò animo
àcen-

J^i^
.

'&J^ Iconologìa
A cooreguir la ptcÓAiCc non con Io Hrepito del- folato,& della cotigiura diCatilfna da luiefiin
le mani fi fa che da gli animali muti fi appe- ta.mafiiroamenteinquel vcrfo.
tifca la velocità} quanto crediamo noi, che fi O fortunataf» natam we confule Kqmdm»
accend)r.c^edeftinogIi fpititi ratfonali de gli Cni vuol ccnfeguir gloria anco appreEo^
dilemmi* i quali nati fono all'appetenza della ^ondo difpre7zi la gloria» la quale ortenuta
lodej& della gloria ì Quello che fi commoue diificilc e a cuftodirfi» perche chi opera bene
dallaface» 6c dallo (limolo delia gloria ad ho- foloperdcfiodi gloria» al fin non sa celare il
norate imprefc, non fi può dir fé non che hab- fuo vanagìotiofo affetto» perii che fatto pale»
'
bia Tn bell-4nimot& nobileingegno'.bella co- Te perde la conquiflata gloria. Gloria iìjfequeìf
fa è conTeguir buona fama permezod'hono- ^em fugit, fugientem inftquitMr» Vana fcioc*
tate itnprefe chezzadell'huomOf che s'applica al bene pet'
Qtiidautem pulchrius viro 4 amordi fragil gloria * &non fi accorge che
Qttam glariam bonam imer Tjomims cofffequi, quel bene ch*eflcrcita,è male non cfcndo fat-
Diflc Theocrito tra tutti i premi) della vir- to per amor del fommo bene Iddio vnico no-
tù ampliilimo è quello delia glotia>che ticom- fìrofcopo, & vero fine & per meritar l'eter-
penfa la breuità dellavitacon latnemoria del« na gloria» diche fi l'huomo ? delia fa-
gloria
la pofterità>& fa che lontani prefenti fiamo» pienza (la gloria della fapienza è ignominia^
Jk moiri viuiamo . Ma dall'altro canto fi deue ìentafi la Sapienza e, i j^SafientiA gloria corri
ogn'vno guardar dalla cupidità della gloria» ftiocum contumelia , chi fi gloria di fapere 9
che fecondo Tullio nel primo de gli offiti) to- non sa, onde quel fauiodiffe hocvnum fciot
glie la libertà» induce gli animi a cofe ingiu- qmdmhit fciot col qual detto fu giudicato fi
ftcper^retendenze di-fupcriorità , d'honori, venire a gloriare» & attribuire di faper molto»
,di precedenze d*lmperij> Oc potenze; commu- però quell'altro più accorto volfepiìì tofio di-
neménte gli huomini fono tanto accecati dal re. Ne id quidem fcio, an nihil fciam , perche
defiderio della lode, & delia gloria» che per ef- s'affatica l'huomo in componete opere?per mo
fer tenuti fopra gli altri più eminenti» vanno Arare alli futuri fecoli il fuo fapere» &
perche'
mendicando la gioriacon immoderata affetta fi fpsrga il notTie fuo pet lo Mondo ? O
come
iione»nélche fi dimoftrano totalmente vani. tiefce vana quefia vana gloria ; poiché alli fuoi
La vera gloriaè d'occupaffiin opere buone/o mcdemi giorni da pochi vien conofciutojqua-
io per fine d*operar bene, &
per conseguir l'e- ti fi conofcono a viQa» le virtù de quali» l'o- &
terna glocia,difpréZzàndóf applaufo,& la glo- pere non fi fanno » Se quanti fono conofciuii
ria del Mondo» al quale anco difpiaceno gli &
nome per l'opere, virtù loro, che per vifta
huomini vanag^oriofi > con tutto che ficciftp non fi conofcono» fé dunque à tempi loro non
per fine della-glotia operarione degne di glo- confeguifconoia bramata gloria» ne meno fe-
ria, Difpiaequt Aledandro Magno ancorché *códo l'intento loro la confeguirannno per té-
vittotiofo Imperadore» percheglotiàndofi di pì ìautienitet poiché la lunghezza &
mutatio*'
fefteflbvoleuaefler tenuto per figlio di Gioue ne de tempi, opprime la fama delle cofe palla-
&
Hammone, per vn Dio , di^jjìatque Siila a te -.ma che gufto fentirannoeffi d'ellcrdoppo
Mario che fi moftrade ^mbitìoSb^ Se troppo 'morte nominari ? &
in vita non fi fcntc bene
immcrfonel gufto della gloria» quando che fpelTo difgufto in fentit lacerate l'opeie fuc
prefo Gin^urta RcTcdlpì l'imagine di lui nel da inuidi» da malignisi dalla moltitudme»8e
...••VI '.j- «•_•>•
iiio ànello»'pérò lo priuò della quellura , & lo
1_/IJ;
• m:
vatictà degiudicij ctiticijtrouandofi di quelli
fcacciò da fé» di cbe fdegtiato Siila diede prin- xhe in vece di gloria danno biafmo ? Oltre
cipio alle:guerrccÌuiN,accefo pèrceito dalla chediuerfe fono le piofcfiìoni I profelTori
.

vana gloria. Mario neflo a cui difpiacque la d'vnafc'ienfeaj&arteperlopiù non fi curano


vana gloria d'airri hauendo fatto molte cofe de trattati d'vn altra jtrouandomivn giorno
«gregiamente, per vn fol vanto di fé •fiedò da- in vn ttrcolo honorato di honcrate perfone fu
tofi» perde la fan>a dcJla gloria, &: perche pre- Hcitatoadvn'rccctrènzaTito Liaio» dimandò
fumè afcriuerfi , quello che dcueua rietucte Vn Theologo Spa^n nolo eccellente nella fua
^dal^altrui bocca,noii meritò ivotidclla (bibli- xiifciplina chicraTitoLiuio,& diche trattà-
ca ccmmendatioDe» Difpiac'qucancò l'Oia- tanto che apprefTo di lui la gloria diqucl
lia,

*o« tornano eh e fi gloria (le r^nto del filo <. co nobile Auttorc, &
de Romani di quali egli
tratta

n
,

Libro Terzo.
tiatta era incognita*f&: pur Tito Liuio(per qua Breuemquf replere non valènti$ amhìtum
(o narra Piinio, nella Tua dedicatoria a Vefpa- pHdedit autfimmims,
fianolnìperadore)fìgloriaua dihauetacqui- Vcrgogninfi ben meglio quelle pctfoncf;
che non haueua bifogao di;
fìato taQta gloriai che prendono, vana gloria da quel caduco» e
fcriucr più; nondimeno il fuo vanto, Jafua & fragii bene, ch*é.vento,& ombra, & ha nome
gloria non è nota a tutti i Ietterati,taj3to meno beltade.Coofpndinfi queliiambit!ofi,che per
iarà^j^ca quell,a d'altri di minore auttorirà ;. gloriai lì.d'hauecamil^à-de Principi » con prcfp

diffiaTtcv(^ cònfeguir la gloriachc fi appcti-- Centi, e fuperffue fpefe comprano l'amicitia Io»
fpc apprcrso(>ga>ooi&: in ogni luogo,, ÌCor-. ro. Nafcondanfì quelh,che ptiuati Cittadini»
cigiaiii, the fi ghmano d'haueie i
pnmigcadi», che per cflcr tenuti magnanimi, &
ticchi al
& vna Cei^c,, di vana gloria ^oadj
fauori in par de Principi,pongono quanro hanno in fab-
penfano, che non ci fiano^cri ch'eifi al Mon- briche, fic edifici) fmifurati, e talvoltainfon^
ao,<Sc'.chcinpmiJoco fiano celet)ri,&LnotJ dal-- dar nuouivCaftelli » gloriandofi che vi rcfti N
l'Indoal Mauro, ò quanto iì ingabbano» che arme, il nome lóro, la fondàtionecol millcn&
iapemo noi come fi chiami t, Cotrigiani prin-- (imo, vanità che dolcemente impouerir h fì^.
cipali del Re di Francia, di Spagna,(S«: dell'Im- gloria ichecara lor colia \f\ come caro pagac,^
pcradorcjne tampoco quelli di là fanno queftii volfe Firne Meretrice,, la vanagloria della fu»,
di quàianzi ne in Roma medcma,fono da tut- mcmoria.che il guadagno di molti anni offer-»
ta la Nobiltà conofciuti, e ftiraatiimà che dico- fé d'impiegarlo in rifarle mutaaThebani, oc
io de Cortigiani ? quanri Principi, Baroni, &
g;ni volta ch'e (Ti haueflcro porta quefta inferir
Prelati ci fono al Mondo»i| nome.de quali non rione intorno alle mura>vdefttutt6 da Alcffam--
fappiamo: fé & da vno (i sa, da altri non fisa; dro & riftorate da lei ,^lexander quidem fnè^
quanre ftatuc,armisdePrincipi,& infegne ve- mrtiti [ed Phyrne. refiituit;, Mefchini &
infcr.
diamone Palazzi! Tempi), &c Sepolcri da noi liei fi.reputino coloro che (ì gloriano della ric-.-
Oon conosciute? ne folo de pa{Iati,.raà anco di. chezza, Se potenza loro» e he. in vn punto per--
quelli. ch'hoggigiocno.viueno fono da. tutti», der poflbno, ne veggono la morte che (iap*-
éc per tutto conofciute., La maggior gloria, proflìma, fopracheda Chriftiano più cheda.
che più oltre fiadilatatarc^aella.de. Romani». Gentile parlò Sofifanc Greco Poeta ..
Si:, nondimeno a tempi dell'Oratore laglória Oinfelicesvt plitrimumi minimHfyt vero felicisj^
Ibro.che pur haueuano riportate gloriofe vit- M ertale s quid gloriamini propter poteftates».
torie d'Africa, de Parthi, èc d'altre più remote Quas vnaluxyeldèdit, veiabfìuUt ; .

Regioni del Mondojnonhaueua pallatoil fiu Cum primum aliqua fortuna affulferit,homineSi
•ipe Gange» &
afccfó il Mòte Caucafo-, laonde nihil illieo
ilei fògnodiScipione da M.Tullio imaginato^ Adcoelos caput erigitts, intereadominttm
cofi palla, Africano . Exhitip/ìscuUis notifqHc Orcutìtifeu Plutonemalìamemnoti videtis frth^.
terris num am tHum aut ctimfquam noflrum xime».
fiomen i/el Caucafutn bunc, quemcernis tran- Ho voluto fcoprire auantili precedènti paf-.
fcendere potutty vel titani Gangem tranfnnre ? fi, acciò fiamo più cauti a non ci laflar copri--
qtiìs in reltqms Orientisi aut obennùs folis vi" re dalla Vana Gloria fotto fpecie d'honoratav
timis^ Aut. Aqutlonis% yinjìriue partium tuum Gloria i veniamo bora, all'efpofitione della»
nomenjiHdiet ì quibus amputatisi cernit prò*. figura..
feBo qttantis ittangujìis vefira gloria fé. dilatori
, Donna figurai la Vana Glòria perche febe>
veliti veggali tutto, il tcfto cominciando piiì ne quafi ogni forre di perfona è Vanagloriofa,
fopra,chc certo è.degnod'elTet veduto in tal nulladimenoledonne<omepiù vane& leg-.
materia diyanagloriaj&con elTo veggafi Ma-, giere hanno détto di ft vn particolare affetto,
crobio cap.x. &
Boetio de Confolatione lib.i. e Audio di Vana Gloria ciò riene il Titaquel-\ -,

profifefta, il quale nel v^erfoefeortai defide-, lancile leggi connubiali perautorirà di San*
jofì delia vana ^gloria a cimirac la gloria del Grifoftorao. Vane ait gloriofumomnegenusho-
Cielo immenfo, jn tal guifa» per vile terrà ci«^ rninumefl w
itadicam, maxime autem rnHlie-
fcuno glonadel Mondo >& vergognerà
la ùrciìì medemo Santo nelle epiftole a gli Efefijj
ebe i fu o n o mc.npn pófea empire il btcuc (p-
1 Homilia xii). Habentinqttitmhlierin Je q(*odi
iio della Tttra. .e:
'.

dam f^anA Glori* fndhim».


. . .

^1» Iconologia
La Vana Ctoffa 2 «'nt grande fpietita Be- pofltene^MeiratostremiHti
Immanis Beflia f^MHS Gloria . difle Filone
llia • Rggum apiees, ncque militum arms •
Bbreo nella vita dell'huoniociuiIe»comegtan Et nell'Epodo. Odc-.é.
beflia porta in ceda le corna>le quali ptcuo al- CéUUt caue, namque in maì^t aìperrèmBt
tri fono (imbolo della potenza»& dignità ; ap« Parata tolto cornua.
preffo noi in quefto luogo figurano la fuper- Alzar le corna,& erger il corno dicono i odf
biatche della dignità» potenza, & facultà* di Ari Poeti,laoodc anco da loro piglianfi te coc^
qualche dotet& ch'vno conofce in fé per
vitti} oa per la fuperbia . Torquato Ta0o
lo più genera & da > nafcela Vana Glo-
lei ji ragion die», al tnmtdo Cemand^
fia > che del pari con fupetbia fempte cami- Fiaccò U eorna del faperbo orgoglio 4
na» poiché niun fupecbo è fenza Vana Gloriat Petrarca.
ne niim Vanaglotiófo è fenza fuperbia . Luci- // fwceffor diCarlo
fero vanamente gloriandoli della fua eccellen prefe ha gta l'arme per fiaccar le eorM
Ce bellezza» 6c eminenza«infapetbitofi meritò JÌ BabUonta .
d*ellèr incoronato dal Mondo con vn par di Et nel triónfo del tempo
corna le quali denotano l'alterezza della ftipet Horperch^humana gloria ha tante cerna »

bia,e dellaVana Gloria. Al Popolo Mo«b Va- Cioè tanto è fuperbia j per hauct bumaiul
nagloriofo& fuperbo volfe Iddio fuffe rotto Gloria tante corna.fìgutafila Vana Gloria con
il corno della fua fuperbia, e'I braccio della le cornAfiroilead vnabeftu» Belile apuntc»
faa potenza Geremia c.48. j4kfcijfum eft cerm fono I Vanaglorìofi. che molTi dalla Vana Glo
Jii»abt& brachiumtius comritumefl, Audi' ria commettono bene fpeflb beftialità gran*
nimus fuperbia>n Menbt fuperbus efi valdetfu- di(Tìme»& incredibili.Bediafà Empedocle Fi-
hlimitAtem em»& arrogamam»& fuptr/fiam» lofofo riputata a fuot tempi di mente faggia»
& ahitudintm coMìtiitts^; Ceffabit Moahejft oc lincerà» il quale per ambitione d'efler tenu-
3Populus,qHania m cantra Dùminumgloriatus efi. to vn Dio, come fefulfe fpatito, 6c afcefo al
Ad Iftacl che pigliò Vana Gloria. 5c fupeibia Gie!o,nonfapendofi noua di Iui,da nafcofto &
delle fue felìcità,& delicie temporaIi>che nien» gettò nell'ardente voragginc del Monw Etna |
le fono, minaccia Dio in Amos. cap.(>. Qui la- ma la vehemenza dal fuoco sbalzò in alto fuor
tàitftni in mhilii qm dkitis%ntmqmd non in for^ della voragginc la fuafcarpa di feiro che por-
Mutane nofira affumpfìmmnobis cornuaf tect tar foleua, inralguifa il fìioco palesò l'arden-
enim fufcitabo fuper vos domm Ifrael gentemy te fiamma della fua Vana Gloria» Beftic fono
& conUren$ vos ab^ijitroitu BifMtkh vfque ad eoloro,i quali non edendo nati a fatti egreggiJ9
torrentem deferti. Onde il Regio Poeta Oauid cercano diuentar faraofi in misfatti^ tale fu
nel Salmo 74.,apctcamenteci aramonifce che Hetofttato che abbruggiò il tempio di Diana
no9 alziamo il corno delk fupctbit, & della Efefia,faiopcrfarfi nomiture al MondojG co-
Vana Gloria» Nolite exaltare in attum comn me egli confefsò» perilche prohibireno che
veftruf», egeatttem amiuntiabo in fàetdum: ca»» non fude nominato» fé ben il Tuo nome non fi
tsba Dea Jacob, & omniOi cornua peccatorum potè opprimere come iocendiaiio d'vn si ftu-
romper le corna», per leuar la
confrigat», <iice(i pendo edifitiaannouerato tra le fette meraiii-
fupcrbla>& [.'oifgogKodicapo ad altri^ìictcfo- glie del Mondo. Befìia fono quelli che col fan-
che iltoTo con le cornac fuperbo» &: feroccfe gue de principile loroinfieme fcriucnQneU
fi

gli fi. romperlo le corna perde la fuperbia, & l'immortalità ò per dir meglio mortaUtà del-
ferocità, a vfucfta allude Hòratio nella Satira la Vana Gloria con euidente perdita della vU
quinta lib. primo.. ca. Gitolamo OJgiati incitato all'ingordigia
Oituacorn» di gloria dall^eloquenza di Cola Montano tuo
Ni foret eMefh fronsi inquih quid faserts cum Maeflrovccife in Chiefa con altri congiuraci
Sic wuttlus minitaris Galeazo Sforza, non tanto pet liberar Mila-
^ Et altroue le pone pur pcc alterezza, fijper- .nò patria fua da tirannico dominio, quàto per
bia,& ardite nell'ode ztlib* j^ouecantaJc vìe- VanàQoria» fi come allVkimo fupplitio nel
tudel vitio ùr animo a ferteffo manifeftò così dicendo ,
Tuff eoareducit mentibus anx^t* migete htyeronimCi morsacerba^ fama perpe-
FirefqHe dt addii earntta PaHpjtrk tìtoy fiahitvetw memoria fa^i» A tempi nci\ri
F.G;"a-
.

Llt)ta Tctio ^3^


fltacoraò' Cfeitiéntfe àhch^éffò vcyffùiraroorta FeKum habet in vornu, longrfi^e, s , , .
>

'^tcilTu'y ^'(fyifié'Cóiv b vAbité d"<HeflÉi{?o III. 'Piglalu-li» Pierio per fioibtìlodelìaiièrociiit


*RetìiFrà.3!Ìfebeneflo'rcftò m^rtòjWimadeì noi>l*jrtjin :^d^;ll;.•Vi(»)Qgjoria,pcrche-ficoraJQr
Rei Gio.chà'ref Scolato Pa^igmò del 1594. iTori per IVbhond nzi del parto ingradati di*
a' ij^.'diDWeinbre rtiòdb anch'eco da petfua- uengano piii alcieiiT &: infole-nti, coti le pctfo-
fionid'vnfup Mseftco volfed-rcvn cortello ne del Mondo petl'abbondanza della comma
neiià'góiaiaci'^Hmfidò Qctarro Re fticcc.nore di(à,& fc kità,& potenza loro diuengono piti
deIfijderto>mà hWò
co'pr,mihtcc il R-è s'ia- fupct b^ ik- Van agloriofi-, con tutto ciò noi pec
ii

'^hinò'per rèn.1ei.-^a{fcito ad vii pt in ci pai Mon- altiio rifpditoponemo intorno alle corna del-

'SU che fi pattiua Jn-Iui gif co Ifc pelò m bocca', 1b Van a'Gl<>Wa1l fieno; pfrdimxifttateche ia
cheto fetindllàbfo, èi gli buttò vn dente : j2;ra* cornf'i dcll'altefezie' fi riducono tu l'eg-»
Ileon(u!tore fini \a vita coi laccio, &
il giou 1- fierezza di fieno, invanita, in niente &che l» -,

ne per premiò dcllafuaVaftia Gloriai efsen- fiipcxbi,8d alti pi^fificri,che ha reità il Vana^» m
dogli ptimn t^c^liata la mano, fu da quarcro p;lorioro reftàno allVltimo offufc.iti da vna
ceualli diuifow 'qu utro parri>^!k abbtuggtatù viltà abietc.i,& minima : poiché il penficro del
'raiCetamétfrm&e l'inùitto'Re fììlmìije df guéP- •Vafi^aglotiofo èapooto come il fieno, gli fiori*
ia doppò lofcl^!rAro;pCticò!b'/ 1 5vaniii>&C4ti- fcè ntHa nKìite pébvn poc0,màtcjftQrfirifokie
q"ue mc(ì,tt>cap<5 4 Vit-tto tcfftpio'del 1$ io.»' J4. in'' frf'cfiìtà di' fieno , che -irt'vn ameno pcato

*k\VMUgpo ^ehèrò in Parigi fu k- i t*. hotc cl- bal(hi^^>fo' véftìeggia»mà Iti breuesft fecca,c'I
fcndo inCàrbzzache ferniirfc.e pcc rimirà- fiore gli e '(caE(3À3iai^o.Onjms gloria eittf qua»
; re vn Arco trionfale eletto ad hooore della Jiflos A^ri, eX'ice'àtum efì fcentimt&'^cèciMt floi .
Rcgitxa Maria* fu* moglie-fùcon dolore vn^i- concetro-icbo litepete di San Pietro» da &
àetfale di rultpa; fó Ghriftianiffià pur coti «ric'dl- S. lacomó rteilia ^if»'mi,cpifttila jGlorieturaut»
teilóafsi.f(?itò)&iirtdui colpì tilviTa priuo^a fìràterhùn^ì^ ih exakatttma fna:-, 'dina, ameì»
; Francefco Rau'atloc Fr'aQzefe d*Aft>;olcnlme, $H htaitititare ftiàsc^mUm (tcut fio'sifoifUièrAn^
incfutti) fehzadubió dà liberalità di Var>a Glo
'
fibit, 0xortus ejì envunifol cùmArdor$, &^artfcii
rìa^ pbìcbe ne* torà <yrtti fi burlóu.i& ridcua foenuin C* /Zw eiu»deadit > dt- dtcor vtdtut;
• de* Giudici gloriandoci ditarit»cnormità,vol* eiusdeferift.
*

': ' ' /»• <


. •

* fe^iorir
oftinato, &
impotente: il fu4> braccio Le fan uifughe che alle oreccft ie ftan naac^
i>

» fadrilego pcreufsarc fu fin al minto atfo &


e6- cacato ) denotano la Vana Gloria elTer come
'tUmato da feruido piombo gettatogli' tbpra vna raagrtatta > die magna di continuo raoi-
"^ poco 3 poco, il reftàiite del corpo 'f& tena- ma«&:'fucchiald tnente» chenoa fi ftaicca f(j
' gliàtò coti itìfocan fefff,&p<.fto Rcile piaghe non alij motte, pv.icbc gli huomini ancorché
piombo. &
fojfafo li<Jtt2fatto,glifUÉdno fuci- fjpjentilfimi fificbe viuonofonadehtrodilo*'
le le poppe medicate cofl i'iftedo ardete liquo- IO nel penfiero tocchi dali'auidiià.delb glo»
re," hnalrneriretò da qttatiro caoalli-^actico ria » però-diffè Plaxotie^che la cupidigia della
in più pezzi i quali da farot ài Popoloprima glcEia, è l'vltimafpoglii diche fi (pogli V Ani-
.

che fi ciducefse.- o in cenere fecondo h féntcn- mi .Cupidirfew gloria velut vltimam tunkam
zaffata furono ftrafcinati per la Città . Tutte
; anima foLet degenere alche riiguai da quelkj .

queftcf.>no bettiilirà derate dalia gran béftia Cornelio Tacironetl'Hftotie lrb.4. Er.intquff
-della Vana gloria, pei 1 A quale IteraecaTij» fu>- bus appetentior fanr<eviderenturt quando etiam
perbiiV-Vanagloriofi alsano lecoraa, ma li^ fdpuutibiiS'. CUpÙ.0iglwix mutlJima éxitur . nel. .

tnangono fcbèrnitit e fcocnaiicon vilipendio qualluogo parla di PetoTtafea difprezzatot


&:ignominia'ldto.Tralafso qui la Bel^talitàde di richczze, marK^Miiror del gjufto intrepido
gl'Hjpocmi ^ i quali fi come nferifce Caftot e collante» fé non che da alcuni paruc troppo
©urante vfano-cambiarcoMcc farfi palliai auido di fama, poiché ancone g!rhuotninii">
"'Ccillumo eli cimina»5ceftenuano la taccia lorb 'iiij Pvhimo affetto che fi laflì èli deiidcrio di

folo per vana Gloria» commettono anch^e/Hs gloria» la<quale fotxilmencé entca>mà ingorda*
«ceeffi di'bcfttalità . ? mente dcuora il bene ohe fifì.,f«ii2:achccene
H
fieno intorno*aHccofoa,-pofto ne gli A- fentiamo. S.Chiifoftòmo.. Quo inamsi:gloria]
dàgij Cotto quelle {>arole dii^Eatio libro pri- iffjp^fditur » omnia qufi intusfnnt infènfìhtUter,-
mo Sat* 4;. ;
.:in^t
'
4uiftm onde con propoctionato nome S.Gip».
se Ciini^
.

^4<^ Iconologft
Climaco chiama la Vana Gloria fanguifuga» ro fotto nome Ioro> tra quafi i libri di, Ffegon*
ilqual Santo per quanto riferifce il Granata in te»dice Spartiano che fulfero di Adriano>Sctti-
vnapredica dehomo z. dice che egli efpugna- mio Seucro li fece publicare col proprio no-

ua raoaritiaconlamifericordia» l'accidia con me. Fio fecondo fcrifTe di fua mano i CommeR
lamediiationcdelU morte* &
la Vana Gloria tati) delle cofeoccorfe nel fuo Pontifi^catoytie
cot fòrfìi veder di radoi col parlar poco* con la quali a pa(Ib,a paffo va difcgnando fue Iodi cott
folitadine> &
con la taciturnità,, rimedij^ vera- la propria pcfinavveggafi in qucfto particolace

mente atti a fchifar quefìa fanguifuga che si Fulgpfiohb.S.c.i^.


fortemente s'attacca» 6c con gran dif^coltà da La TEombache nella dedra tiene» è ordinai
gli ansimi (laccar fi può> le cui forze dice San-- rioftromento della Vana Gloria che Ùl l'offi-
to Ago(lino,che.noa le sa fé non chicerca far- tio da fé (leda della fama » Se fignifica quelli
gli refinenzai perche fé ad alcuno è facile il che nella Vana Gloria eccedono>d£ che di prò»
non defiderar lode quando non fi porge>diffi- pria bocca cantano di fé medemi, &
inalzano
cil cofàèa non ne pigliar diletto quando s**
fé con magnificenza di parole le cole loro, 6c fé
ofTetifce .. Quas; vires mcendk habeat humA- fanno qualche opera buona» lafanno in modo
n* gUrU. amor/ nonfenùhniftqui: eièelium i»' che fi fappia»& acciò fifappia>bene la pnblica-
dixeriti qttiaC^. /t. cuique facile efì laudem non no eflì. S.Chrifoftotno fopra S*Martheo cap.éL
eupere dum negatur , dimcUe tamen e(t ea non in quel palio » Cumfacis eUemofynam ncli m-
deUilari cum ofertur . M
à qucfta fanguifuga è ba cantre ante te ; dice»che la tromba è ogni ac-
tantogiotta,che.nóci laflaafpettare ch'altri ci tionen^euer parola per la quale il vanto dell'o»
offerifca lode>mafà che noi l'andiamo procac- Cera fi rapprefenta,& che il cantar con la ttom-
ciando», perche naturalmente ciascuna ha a è defiderar la Pompa della Vana Gloria
dentro di fé quefìafanguiiuga d*Amoc digfo-. Tti^a ejlomnis oBus vel fermo, per quam ipfa
tia»però non così facilméte fi può in tutto ftac 9peris;mtÌAntÌ4 defignatur^ Tuba erg»
canere»
car dal fenfo», ne men da quegli » che penano eppompamyan^Uudfsappetere» piatta cofa è
difprezzat la Vana Gloria; quando fé ne com-» tlvancarfi» odiofa a gli huomim» &
a Dio ft<;fl
piaceno) non la fprezzanaaltriitnenti^ glorian-^ Co * che odiaua Mo^> perche era Vanaglorio-
Qicifi dcnrro di, loro, della gloriach'e({ì abbrac- (b>fuperbo»& perche filvantaaa.nella virtii fua
cianoinauedUiameBtejGrande ingordo, di V(L là; quale non era eguale al vanto . Egofcfo aie

Qa. Gloria è colui ». fecondo Valeria Ma/lìmo», Dominus ia^antiant eius,& quodmnfkiuxta ea
che fi gloria efiet lonrano^ dalla gloria» laqjia- virtHi eius^ . Ariftide Oratoc Greco riene che
h dahuomini:chiari& illuRti fi chiede per fin. quando i fatti corrii^orrdeno al vaoro delle pa-
da humilicQfe> quelli ftcfiì che eflottario ildi- i[ole».cbfi fia conaemente dilòdat fé (ledo ;pec
fprczzo di ieii>non la fprezzano» quaiìdache. appoggiar la fUa opinione arreca le parole d'A-
nelli mederai volumi» ne quali trattano^cfeldi-^ chille nelnono dell'Iliade.
fprezzo della gloria.viiaggiongono auantt il no> OppidiUiter. quattuor capi nauaUhut armis 9
me. loroy Tullioi iaArchia Poeta . Trahimur Tèrrenfis vnum atque decem circanf FherM
umnes. la(tdh.ftUdioL',.(è: optimus qHiféjM maxi-- Tori^9i
we gìorMdmtttrr, Ipjt-illiphilòfophi ttiam in ThefauroiquihMS e cur0is muUofque boaofqtti
illis libellis.t quoi de contemnenda gloria fcri^
.
EripMotque omnes Atriddmunera feci »

bunt»nomen>fftwn> ihfmhunty m-.quùpr^diea»^ Sògg^ge Ariftide. Nemo Grdcorum ind^^


ticnentt, & mhilitAUmi def^ìmnt » pKddicari*. turbar fqmacengruuntfdia verbis. dicaMa
C nof9finarivolt4nt:Qainto foauemente fuc- pur quel che fi voglia .. Non ci è cofa che (mi-

chi quefta fanguifuga >. fi: puòconietturare da; nuifca più la lode* che il vancarfi» Se gloriarfi
quelli oerfòQaggiidifuprema autorità»6c vietili delle fue opereancorsherverevX^wxm ore prò»
che con honoiate imprefb » &
attieni hanno^ prio fordefcit; Non è dégnad'effcre approaata
ornatala vitaloroi&datomateria acuiti inge- ladifefa» che quale hauendo lo-
fa Ariftide». il

gni telTeme hiftorie;.ne hanno afpettato ch'al- dato vna fua Oratione fópra Minerua * perche
tri le-fcriuano» come Gofàre Dittatore che di fa riprefo della lode datafi da fé medemo» nel
iUo pagoo compofe lefue generofe fattioni.A-- Parafragfnare: foftiene » che fece bene a glo-
drianolmperadore fece libri dcllafua vitata con molti elTempi) fpetìalmente d'Ho-
riarfi

ilkdiedc a liberò fuoi litteraci> che lì publicafle- mcroiche fi atttibuiuail Principato della Poc-
fi4>
.

Libro Terzo« €41


l!a> 6c eheHeliodo ancorcgli figloria. l^atoie la gloria d'altri, per inalzar Te ftellìiinl
MufAtumUudes inftru CI vuole altro che parole di vanto* con le quali

&
cnouenoa rifo le genti, per le quali fi rende»
pitlcrs. noodioiì]6cabomincuolisècquatìdo ben anco
RifpondocliealI'e^teinpiodePoetiin auan iiaueflero i fatti» non per queflofariano bene
tatfi e gloriarli ncn iì dcue ponei mcntcpei- a gloiiarfi; la lode che vicn da(a<la altriè Iba*
cbc 4s loro proprio vano ccitume» «(Tendo che tiedavdiiiì (dice Senofonte) n^ànoiofa è da
cflì appctifcono più la Gloria Vana, che Jc fo- vdirfi quando vno da fé flcfso fé la piglia^ tan-
fìanze» e fc la danno bene fpeflb con apparato to più poi è noìofa quando^ che deroga alla
^'HipcrbcJc,& grande apertura di bocca,neI gloria altrui per gloriar fc flefso « vfsendo co&
chei Poeti d'hoggidì auanzatioqoanti Poeti fuor d'ogni vibanitZtNequaquat» tiuile eft laU'
iìano mai flati al morìdcperchc ho fcniito di- Mi Crgjlorid.MimA fey^fum^mntre àiisc Più* ,

re ad alcunidi loto» che Vitg.uon è tanto mi- tarco . Ma torniamo ad Ariltide. Che JHefio-
labilc, quando iìticne^al Mondo» come che do fi lodi da fé ileiso in quel verfo nel princi-
eflfì habfcinc pili giudnio di tutto il
Mondo j pio della ThepgiMiiata me non pare che tanto
cheilloroflile èpiùfonorodel fuo:altriche lì lodi» quanto cbericonofca la lodedella Tua
&
habbino più eulta» dolce, foaue facondia di Poefia dalle Mufe.Tolerabih fono coloro»che
Catollo,Tibiillo,ePropertio: altri nella pcefi» nel toccar qualche eofa diiìcinon s*attribui(co
-vulgate dicono, che lo ftilcdelPctratca,non no il tutto» ma riconofcono la virtù» il 'valore*
«da imitare, perche non fi vfapià* cpiaficfac ìòci\ talento loto da Dio>&quefla èia quinta
lo ftile ottimo iìa qualche btagaalla Martin- maniera» Se cagione cli'arrecchi Plutarco di

-
<k capi principali —
^all«»ò calzone alla5ni^liana,
V ^-ì: r-
& j
che lo ftile poter lodar fé fl^do^ quando, che le fue lodili
,

vàIido,pcr o^ni ,-«,


non fìa ...1:
:
icra trasfcrifcoiio in altti,xome principalmente ti-
^^a-ncorclie fi muti forma di ling«à>iìcomc ceuendolé'dallaDiuina mano. Che Homero
feropre farà degno d'efFer -ioiitato più d'cign*- s'attribuifca il Principato della Poefiacònfef-
altro, lo ftile d'Homéìo,^i Pindaro , di Virgi-; fo di non hauet letto doue»peFÒ nonpofso giù

Iio,& d'Horatio nel genere ioro.co sì nel fuo dicare la fiia van a gloriaite l'ha fatto, non pec
farà quello del Petrarca: fction s'v&inon s'vfa quello piglia conueniente efsempio da lui A«
^lachi'non vuole, dachiinonpuò, Sctlachi nò riflidcv ^1 quale come Oratore non t\ conuie-'
'iì-vfarla : però taccino i noftti^Pocti ne dichi- BelalibcrtàPoetica»anzi ail Poeta ilìefso è bia
nò più,' cne fé il PctratoaTitornaffe in vita lìmeuole pafearneHefìie lodi, fi tome Plutat-
nfiUt^Bebbe inanitradi dire,& componerebbe co nel trattato di lodar fé AéfsobiafimaPinda
«éint^enì<:òln3|tot%otio,taln}ente che il Petrai ro»che fi vanta, &
nò fa mai fine di magnifìcac
«a^^ìiàtéb'bevflempioda loro» màio credo lafua facoltà. Ho ben veduto in Horo^to,che
EiùtoBo che fi riderebbe di loto,& chiamarcb lepiù pritrcipali»6c faggie perfone delfuo Poe
elalor Poefia,PoeCa de fpropofui, quando mafuoT di decoro fi vantano*ccnre Vlìfse,nel
leggefle,ncl Monte del Cicl»tana di ftcllcftel!- Odiilea^ il quale efponendo le fue «calamità
le del Mare per fupcrar Homero cbepofcvna. ad iAlcinoo Impctadore, narrale fue Jmprefe
fpeìonca de caualli nel profondo àzì Mare, A- ordinatamente in quattro =libii, da11V)ttauo al
nimata notte per vna vedDUa,& altiimillc ti- 'duodecimo.PermeiroVoccafione'diTacconta-
drculofi fpropofiti,tenuti daloro fpiriii di Poe- rc l'imptefe, le piodezze,& le vittorie fuc,dal-
fia: dicono dipiù,ebe il Poenfra dclfAtiofto va ieccYeauuerfcvionfottneal paret-di Plutarco*
tetra, tetra, & che quello del Taflofà troppo ma non am;etto refsordio,d( la forma bielle pa-
alte coiuette-,Mà cbe cffi hanno ttouato la ve- «ole.conìequali troppo s'inaIz»,W^Hìmamen-
ra foitediiftile Hcroico. Io petmc votieiclie teritfOuandòfì all'hora in ballo Ì^ato»comebi-
lofacedero perglor^ dell'età noftra j ma non fognofo foranier e
cbeioiiccllcroper più riputatione kt», il di- SHnFlyfft Laerptadei 'qui omrfthu s dolis
te è facil cofa, <lifiìcoÌM è fate di pt^ofriain- Homintbus tur a /um>0'mea :^lort0 calum
uentione cofc auoue fenza repcterc cofc di- attingit.

uolgatc da altti,da quelli roedcmi,chc ed» bia- Se noi fentiffimodinc ad Vn fauiopiù d*V-
rmano,& artiuate i predetti Pccti,n6 che paf- lifse» & di Salomone infieme,1a mia eloria pec
faili: la verità e ch'cfsicqtcano opprimere
con fin al Cicl fi fpande, ci mcitcìis'mo a ridere, &
Sf a lo
.

€kfì- Icotidlìogii

1ò giudicareflimo non fauio ma fioltò,6c tanto Haueua campò di moftrai^ lefue ragbqi»^
più tidcriamo fc Io fentiflfìmo dicead vtt me*- il fotto fatrogliid* Agamennone fcnza vantat-
(chino foraftiete da noiconofciuco: come ar« iid'cllere il pm iom^ uè Gicci*) ccito che (imi-
riualaiiià ftimajC ^iotuta^mo alto>ì'Ctfi'àÌL'ìL' lipatoiclc fanno uipcibo immodcOojeono &
ConofcereadAlcinooch;tnonrfap0Uachifi<ar ftJiUtotpéftaiéidàCjccrohc, difld nelle TufcC-
(tìdccbcCiiiì veto nel fine dell'oct'auo vedéri- Imt.Qjktei ^htlle honfertco ffsàtus.fi^Aih ben©
db Alcinoo che Vliflepnngcua dirotcamcftrc» con gtuUa maniera nel ncrnu dcil'ilude^quan- ;

gli dimandò perche piangeuaichiter^toòme' doi'ctiifadi non tornare a ftruiie Agamen-;


fichiamaua» &
da che luoco (o^c^VÌ\(\'t nei noncyad VliBc}Aiac'Cs& Fenicefuoi Àicbafcial
ptincipio del nono gli rifpondc v Su»9 Vlijpss tori, dicedo loro» d'hauerfempie combattuto»
&.C. Alcinoo doppo hauerló vdico mólco a U
efpòfìa la vita iua pei fc luitio d'Agamenno»
lungo nioftta di non corrafceilo ne men pei fa ne^d'haucrprefo dodici Ci((àpetmarc,pc» tee
i»a^ quarido cbe nei mezo dell'vndccima O- iavnd«ci,& d'hauci fatto molti botiini de 1 he
difleà<i atcto non replica in foftànza,. che 'que* fatri'{}L-etioii/&dacili tutti ad Agamcnnoirei
fte-patcle. Dall'ACpetto nonpolb gmdibare poiché tutto Ciò non io^tcc a fìat òi vantarci:
che tu'Ha vn furbo, ne vn falfario, come iriolu deWe .ftlb. imptcfe, ma per fai vedete* giulli
huomini, che vanno vagabondi p'^r la cec[a> a meriti- della lùa (èiuitùt l'ingtulìo torto -ti- &
piantar paflocchte^ canzone )-òc< menzogne ceUuiQ tn citompenfq dal fuo Imperadorcjat-
dandofi vanto d'hauer fatto y e detto » pctthe tcfochcil coniai i fuoi fatti, p^rdifefa fuaf.c
hai bplla maniera didiie,^ buoni peinfidii;. fcolpatfc^tefloiè la prima cagione che peimct,
badato che anco Altinoo Imperadeic l'ha^: taPlutircoiin lodai fc ileHoiPct» Ariftidenon
ueiTieconofciuto per fama non iftaiia Bciie chcj piglia igud cflempio , pcftche ^à Achille /sta,
VMtiM fé Ueffodiccde^mea gloria GÀlumat' neielfarip in tai cafo narrar le fuc- prodeizft-
ungùftìe a fua'imiratione TEnealdi- V^irgjlio . vetameijpeiait^ tarwoj iù pht le narra fcijftpji-,
;

Snmpms j4tneas. fama fupermhtmnoms. ctmcnte fcnza ellagcratiorie di lode. Ma alai


Può ben vno datfii^ conoitete ad vn'altt©. n<in©rtìrieccff8«o, nx^eonuvA^ua lodare l'oii^.
con riputatioru'i & honor fuo, fcnz^ inalzarla» tioDe ftìa: ccncp^^di bene che fi difendinp ^on
fàfiiafua eouieilageratiooi* di parole, ^fenraj perniile, &.'ÌTJiiìXCOief e d'huueije fatie.ò«:ner
dace afe.fieflof€pithec^.dUod&. Nfiftore patiti quando da altiafuno liprti^b^eà noo:t>i$:;ndo
HKhtc (ì gloria ifoppo;&. parlando con Agari (latita Ini dia adcurté>- bia(irà«ta, ntn daueu^^
menonne imperadorc, 6i con Achille Re^ &)^ egli prima lodaria, ne raantenerjporth'^vJ^t éa
Capitanojpiùde gli altri Gredivjalorofv.ìsoely fc t'aito bene ;ide(Iedi;k>dat0:daieilin(^]qmA^.
ad
glotiar(ì viene diceiìdo a lorg,io ho
auurlirli do ifù' ìipce(b;ch>'egli itgilortàua^i r;H ii$;<ggtfi>
pràtticato-con pcffone-più forti di voi» da «iuab Giatore di tuyi i Greti' lo viene a cenujiact;-
li fcmpi'c fui Rimato^ ,., , . le,, dicendo cheniunapetforia di fcdezz4i ^-
lam cnim aliquando (gfi.% 0^,ct*m.fi>rtiorihti. doirioa fegnalatrt- non, fola non diti ittrfa ;^K.
:•' quarnvàs. ...--;- •- <.;fi
i .^< cÙBtìgloriofamente;diife3ftefs:),)mà V^uioffifà •

ì<iris emfuetMdinem ha(mh 0'-ttfwqHammt ip^i »nct)rentÌFnedirc'da alui.vQuelii pojicfiii&IP'»;


spartii pcnd^rufjtt' .. .<,/ i ì;\ r
-.^ ..• ?•, no>lont>anJclalia vera dcittiioa^ chfii^^ctibtH--
Ooueuaiaggrandir la grandcifisa di quellii fcòiìéÒCi prefucbtno 'hauetla>peroonf4petc ,(
con chi conucrsò in giouentù fua fcnza veni- paiéleiioioiifrimead vdirli.-di'fe (icffi prpfe-
t,e ad vna noiofa comparatiòne con poco (trma- rifcono . ^atìtwn aheftvUum illorum , qm fo-, ,

dcfi PreBcipi.con:i squali padauv. Achilk lià lide dodi funt, quicquam de fé .glario/ÌHi difsrd
dell'attogantcadifcad Agamennone Tuo Im- vtalttì eriam dicetite eruhefcatu, X^i vero Ioh;
t*sxadorcin prefcnza de Gieci,Tu non hai ho- gim à verayqiMm vettMcam^ aotlriffa gb-
jibt
«orato mcche fono il più forte de tutti i Grc- flint, yropterirtjcitiam verha moUjhJJiwe ófi^
<i\ 6c .dólendofì con Theii madre fua conltcì:- dnnda de fé tpfis yrt^'eriint . 6 1 e h e, n iuii,o dt uc
fare il ttonibut>adciie fue lodi» ,ò vere ò no«
A'ofcat autcm , C u^m^ei late dominant jìga - vere chefu«o>
fnemmn La VcCpc/che fuolafrain aito e di quella
St'.am culpoMiquodfonJffimufff^ ^chiuorum mn fottjCU lille all:Api,màprù.grofla,laqaa!c per-
che manda itjQia vn fuoiio cbc ribojuba , d»r
btnu
.

Libro Terzo. 6^S


lacìnichiamafi Bombylittst è inutile à pcodur ogni Pom]>a> &
gloria de mortali in queftò
mele» e(i fàbticaifauidi lucoi dentro voti di Mondo cori fonoro rimborribo petifce» COtt*i
ro{lanza> atcidìmo fimboio deii'huorao vana- forme à quel Dauidicorcfz^rto.
gloriQfokche per l'ordina eìo ha molte parole Perijt eorum mtmortA CHm fonitn',
\

di vantO} e fa rooicó iirepuoidelredo è mutik>


& fì forma nella mente CafteJli in afia> pen-
fieci voti di TennO) &
di fapere» fabxicati apun-
to di luto, poiché ii fonda Copra la vanagloria
delle cofe tcrrene.ond'è quell'Adagio. Bom-
bylius Homo, Tafi fono quelli haoniiui» che
defcriue Thcofnfto nelii charattéri £cbict ca-
G louanetta» ornatamente veftita > con la
faccia lifciaia, poiti fopra alla teda vna
tazza con vn cuore.
p'it.j?7o 3ì: ^1. ihettìi ambitiofi, oftentaiori>à Vanità fi domanda ncll'huòraó tutto quel-
quali fi affimiglianoquelh che boridfaqacntc lo,cho non è drizzato à fine perfetto*& (labi-
.cdaiparifconoforifuofi,&: profiimiti con Pag- le, per efieicfoìo il fine regola delle noftte ac*
già liurea.& moretti apprcffo, pét clTcr piìi rif- Cloni, come dicono i Filofofi . E perche il ve-
guardati,6c ammirati, portando collane al col- (tire pompofamcntc^Sc il hrciatfi ia faccia fi fi
lo, & gioielli che ogni nìinima
in reftaj quelli per fine di pibcetad altrui con intentione di
\
coCaj dièi fiinfìotcctcano di farla con vano, & cofaviie,&; poco durabile» peto quedi fi pon-
•affettato app^fccc6io»ten^naofenc poi buo- goru>ragioneuolmente perfegno di vanità.
no appredo le genti che inèon5tano> fermano
^
E' Vanità pnedefimam.etvte fcojuire à tutti il
ciafcunoida'nrio còncb deirordinc tenutò,& vi fuo cuote* &
i fuoi penfieu. perche è cofa,cho

fauno coiuaietìti foprà . Quelli che conno-


i non ha fine alcuno, éc facilmente può nuocerò
iofaortcntatione celebrano la nobiltà de gUa- fenza fpéranzadi gibuamento.&peròilcuo*
ui loro, le ticchezzc,& f>coltà,conuitanó al- te fi dipinge apparente fopra alia teda .
tri à cafi loro non pet corccfia,ma per vanità>
acciò (ì vegga il Ideo fpfendido addobbaroen-
VBaiACHEZ£A«
to*di la loro fupciflua politia,à quali non fi può
DOnnì» vecchia, ròCTa, Se ridente, veftita
far maggior djfpetto, che non accettar l'inui- dei coloc delle ro(e feccheiin mano cet«»
'
4oi&nó rifguardatc ciò ch'elfi reputano gran- rà vn vafo da beuere pieno di vino, Òt. à canto
dezza loro Quellitcb ' da tutti,
. per tutto & vi farà vna Pantera.
pigliano la prcc€denza,la banda dritta;c'l pri- il troppo vi-
Rapprefentafi vecchia, perche
mo luogo. Quelli che (ì compiacono d*cflct no che g4ihuomini pretto inuecchiano,&
fa,
veduti appreso vn Prencipcc (tanno più fu'l ''
diuentano deboli . \
graue che i*ift^l1|b Prencipe miffìmamétc fuo- La Pantera moftrajcn^ gli vbtiachi fono fu-
ra in carrozza . Quelli che per parer d'hauet tiofiidi codunài crudeii>& feroct,come fono le
gran ncgotij, inaneggi, e fecreti d'importanza Panterih le quali come dice Atiftotile nella hi*
u ritirano da banda per ogni poco di cofa,& ftoria de gli animali, non fi dimefticano mai
s'accoft>no all'orecchie delle perfonc» come
che vaL^ionafll'cro d'occulte imprefe, ne dicono DOnna grinza, <& canuta» ve(titadinéto
femplicemente, con vn ramo diSenicio
cofacbe in palefe dir non potelfeto. Quelli
che tanno moftra d'vn foprafcritto con titolo in mano-, perchei fiori di que(ta hctba fono di

óì Molto Illuftre» e tal volta d'illuftriffirao» & color palIido,& nella loro più alta parte dino^
dicono c^i riceaer continuamente lettere hor tano come canuti, & c«dono .

•da vn Prcncipe, hor dall'altro, &


s'ofTcrifcono yecchi€^ .

dj fauoiirti appiellb quelli non come offitiofi» DOnnamolte


con canuta» roaci'enta,&
la tcfl:a
crcfpe perla faccia,vcftita di
ma come «'anàglorioh, pet darti ad intendete» con
polfono apprelTo Piencipi» di così fatte
ch'cffi quel colore delle fogliCiquado hanno perduto
leggi e rezze
fi pafcono, &
fono inutili per fé, ilvigorcjfenza ornamenio.renendo nella maa
.non che vtili per altri, cffcodo tutto il loro ftu- finiftra vn horologiod* polueie,iIqualeniaBcl

idiopofto nella vanità, che fi tifolueal fine in vn paro d'occhiali, con l'altra
line deirhota,6c
vu rinìbomboUbe in bceue Cu^ce» fi come appoggiandofi ad vn battone > infcgnerà C9J|
S f 3 diw
. •.

644
NIX
Iconologìa

vnaCroccioIa» e con la fioiftn ma»


no tenga vn camo Teccbo fenza lo*
glie» da vna parte vi fia voa tancraca»
e dall'altra vn hotologio da poluercf e
chemoftri, chela dettapoluete fiaal
fine»

VE LOCI T A

o
in
Onna con Tali alle fpallc» in ttC9
di correre tenga vno Spaniiero
capo con l'ali apette , il che é con-
forme ad vn dcttodi Hometo, doue
Gl eiptime vna gran velocità col volo
della Sprauiero.
Fehcità,
DOnnacon habito > con l*ali alle
fpalle»portando iTalati, ouero
ftiualetti (tmili aquellidtMetcurioi&
nella deClratnana vna iàetu
I talari fonoinditiodivelociti* p^jrò
dille Verg. di Mercurio*
^urea » qua fnblimen alif /tue 4qùor^
fapem
Seuterram rabido paritereum flumifit
,
furtante
dirail detto, otologioidc cetra vn piede alto* Lafaetta ancorane! Tuo moto velociflìmo
^(brpeCo Copra voa fo(ra«mofitiPando il vicina raeritaxche Ce ne faccia memoria in quello pto
pericolo « polito.
Vecchiezza è qiielU età deirhuorao» cbo Appceflb hauerà vn Delfino y vna Vela » &
tiene da' cinquanta fino a fettantaannir nella queftaperchefà andare veloce lanaue : quel-
quale l'Iiaomo^che va indeclin&tione per la lo» perche muoue fé fteffo velocemente
freddezza del &ngue » diuiene ìnbabile alle
fat^he corporali} 6c elfercitij menealit i quali velocita" della vita hvmana •

'dipinge pei la velocità della vita huma-


per m debolezza de'lèn/uncnpuà^e fenza SIna vn Centauro» il quale animale fìno al-
diHìcokàje queftaetà è tutta declinatione •
Che la vecchiezza fnaiouifcala viftaxle for-^ le pani eflreroe del ventre ha forma huma-

ze>,l^arobitione) le bellezze.^ le fpcranzei (l


txa» &
il refto del corpo fìfinge limile a vn Ca-

mo{lra».con gli occhiali», cotbaftonc».CQ|i ve- vallo «


fttm£nto«conla£}ccia>e con Litocologb^cbe: Racconta Pierio Valeriane, che il termine
&ì in fine», onero dal color dell» vefte fomi- delta nofttavita con veloce cotfo foprauuie-
glianteaqueibdeile fiondi de gli alberi neU ne>.& quefto perrioche nei con vna macaui-
rAntunnOfOuera dalla £o0a>. nella quale ftà gliofa lubricità cadendo fiamo
». dalia morte
pec cadere.. rapiti .!

Si potrà ancor» dipingetele b e tega fn ma no» V E N D E T T A.^


le ipine^ouero L» piantad'alcune tofcle quali: DOnna atmata». & ve ftita di roflb > nella
Sano afbndirate in^^can parre^. ^ languide*^ vn pugnale ignudo»
delira tiene fi ^
morde vn dito della fìninra>a canto ha vn Leo
VNai vecchifi vwagcft» pnllida, copetta ne ferito con yo datdotil quale lì veda in detta
jj,'«n .njiios»ii^Q>^&;.cbe ft appoggj-ad Meritai ^ il teoneHia in atto fpauentcuojc ^
t ^1 la
. . .

LOCI
Libro Terzo.
A*
^45

loGiHìmocorfo fra la gran «loltitodin»


de* Soldati, miferabihnente lo lacerò»
partendofi fenza oHcndere alcun'al-
tro; foiofodisfacendofi tl'hauer ven-
dicata la vecchia offefa. Però gli Egit-
ti) dipmgeuano nel detto modo il Leo

ne per ia vendetta .
VendettM .

D Onna armata, con vna


di fuoco fopra all'elmo, hauerà
mozza la fìniAratnano.ik tenendo gli
fiamm*^

occhi fìiTi al troncodd braccio dimo-

ftri con I'arpettoiurbato,inalmconiv


& rabbia; ttall'altta mano terrà il pu-
gnale in atto di voler ferire > farà ve-
ftita di roflo, & a canto haurà vn Cor-
uo» convno Scorpione inlioccaiil-
quale punga conia punta dellacoda il
Coraonel rollo^
L'armatura dimollra il valore , ic
ìa fortezza del corpo eHer nece(ratto '

alla vendetta de' danni riceuuu


Il fuoco è inditio del moto, del &
femore del fangue iìtitoroo al cuore*
per ira, &
per appetito di vendetta«à
che corrifponde fafpetro turbato •
cLa Vendetta lì tapprefenta con vn pugnale E guarda il tronco del braccio, perche non
in tnanóiper dimoDfaire^nello arcdìfponuneò è co'faa1cuna,cbeinnanimi maggtormeate al-
dèiia voiontàiche correa vendicare ie ingiu- la vendetta, che la memoria frefca de* danni
rie, con Io fpargimento del fangue>& però an- liceuutìv .

cora fi veftc di roflb. E però è dimcÀcata col Como punto dalld


Si dipinge armata > perche per mezo delle Scorpfone>dal che l'Alciato tira vnfuo emble-
ptoprie forze facilmente può l'huomo vendi- ma ditendo.
care f ofFefe Rdptahat yolucres captumpede CormiinAuras
È fi morde il dito^ perche cìii è inclinalo a ^corpìo», audaci prAfnta parta gtddi,
vendicate per hauer memoria piùftabile,fi fer u4jtiHe irifafo fenfim per mentbra Veneno, .
uè Così del male (pontaneo,che fi fa da fé ftef- Raptorem in (hfgias compulit vUor <iquas .
fo*per memoria dei male violento» che proua O rifu res digna^-altjs ^ui fai a parakat,

per lo sforzo degl'altri Jpfe pertt, yropY-^s fuccìdfUitque dolis .


l\ Leone cflendb ferito oflerua mirabilmen-
te il percu(Iore>& non lafcia mai occafione di
V E N V S T A* .
Signor Ciò: Zar^ùno Cafleliini,
vendicare'. Onde il Pierio racconta, «he vn t)el

gioaane cópagno di Giuba Re de' Mori, men- Ninfa bella di gracicfo atpc(tovc(ìitadi
cangiat^te, cinta con vn cingolo , nel*
tre il detto Re andauaconrEflTerciro per li de-
tquale vi fiano ricamati intorno Cupido, le fa-
ferti dell'Africa per cagione di prouedere alle
ci ardenti, & il caduceo di Mercuiio , porti in
fue ct)itc»inCÓntrandofi in vn Leone,lo percof-
&
l'anno dapoi ripaflrndoil xc^A vna corona di rofe, tenga nella defìra ma
fc con va dardo,
detto fpeditopet quel medchmo luo-
Rè già no l'Helicbrifo fiore giallo, & lucido come
l'oro, nella finifìra J'au^elleito chiamato da
gccomparae il detto Leone, S< olletuando il
gioaane,chcrhaucuafetito,andandoconve- Greci lingc»
Sf 4 La
, . ,

64^ Icooolpgla
X N V S T A\
Del Stilar Cio:ZAréttm Calfdlim,
cs féUit cfo2» che Q^itvd^eca in/ìpùlf^
non haueua niente di Venufìàiegraci«,
(opra di che Aledandro Guarino >\tauo
del CaualicrGusrtr.o autore del Pa{tor>
fìdo,dice Quemaàntodum ctbi ftnt fa^
.

le minimi ua Ommia quoque,


deletlant ,
fcUicetlonga, Ct candida, ejjetfipe vetm
fiate non videbatur form»Jfi
Si come il cibo fenza fale non gafta»
cofi anco Quintta}ancorche folle bella
gràdC} e cadi da, nondimeno no paicua
bella fenza Venufìà,la quale nò e alrro»
che vna certa gra(ia> fi come ncll'viti-
mo verfo efpone il fudetto Autore in
quel mezo pentametro» Omnes fur^
ripuit Veneres» FidetwinnMtcMens mn ^
lierièus omnes vcnufiates furnputjfe,cum ]

omnis grafia in tpfa fola appareat: cioè


pate> che Lesbia habbia lubbato tutte
le VenuOà alle altre donne, poiché in
lei (ola apparifce ogni gratia : a guifa
del ritratto dì Zeuxi Pittore > che per
figurarla gli Argentini in Sicilia Giu-
none Lacinia» fcielfcle più belle bel-
lezze dàlie più belle» egratiofe donzet>
La Vennfiàè v^ia cetra gtatia, che arrecca Je»ch'haue(7ero fi conferma da Lucrctio Poe-
:

perfetto condimcn IO alla bellezza: perche non ta, che ^ci^^<Q il ^c <^cl 4*^)^* chiajna la gratia-,
ogniperfona bella ha Venufìà.Suetonio cjcfcri tìifcrofàle.
uendo leiatezze diCfaudio Netone>fcce dijBPe-^ ParutHa Pf*f^*ifo * Charitiam ttfs » m^rttm
renza nel cap.j i.dalla bclle2za,alla Venuftà>in fai. . . ...

quelle parole;. Fuit vultuputcro magis^quam, t?>- Volendo inferite, chea tal amante acc^--
nafto* Fu divelto più tofto bello.che venuftce cato^Hall'amore vna Dama piccola, di baita
gratiofo . Catullo facendo comparatione di datura da lui amara parerà vna delle Gratie»
Quinta con lafua diletta Lc«bia, concede, che tutta faporita > e tutta gratiofa , impetcioche
QuintiafalTe belia^non però totalmente bella, Cheritiott Ì4f» fono due parole in alcuni tcfìi
perche nonhaueua alcuna Venuftà: tnàpro. malamente congioate > che io Greco fignjfc.
vna delle gtacic> laqua-
uaogniVcnuftà.' « ».
uà) che Lesbia fua era tutta bcUà>percbe haùc-

Quinìia form^fa eft multis mihi candiday leNga,


ci^no gratiarum ìinat
Ic gratia fotjto' nóme di fale vien da molti
Auttori comprefa , perche UVenuftà , la &
Rt^a€fiìhAcegofisfingtila<:ortfit€er» gtatia è il condimento
dvila bclliezza.. come
Return iUttd formoja nègo, nant nulla Fenujìas il fale d'ogni viuanda» Plutarco nel quinto
Nulìam imam magno efì corpore mica Jais. ^ Simpofio ncUaqueflion decima. FaSlumefi
l-.tj(fia formvfa efiqm cum pttkherrima totn e/?, it gratiarum ttomtn falibus imponetur a qui'
T^w; ommb-ufvna omnes furripuit Fetieres . hnfdam . Et più à bailo . u^tque hac fortajje^de
pai quale Epigiiaroma fi^ raccogliere he olire caufa pulchrttudwtrm multerà non ociofUmlaut
flllt farezzedVri'Corpo grande, é ben foin-.-Kc, inucmifìam > fe^ gratiefam * &
Md prontouen^ .

dVn colorcand'itloibifcgna Haiiet anco Vtnu- dkm i^ptfifK fal/am vocant • Per qucfta cagio-
risi, ccnjeìPio lodimcrtra Catullo non tanto in ne) dice egli la bellezza d'vna donnai che non
qacllafU3V3ce/^<?/;</?<i/, quanto in'quc!lj./1//- fia oticfai fciapita» ìk fenza VenuRàimi che
fia
tihio Tctaso* 64'f
fitgratiofa, ttta k cotamomt gli animi, Bt nel Soncttòinqasf parte del Ciclo confi;
5f
ecbiaroacafalfa, cioè f«ponta>&gratiofa: & - ^
detò infiemc -
con lo guardo •
il gratiofo parlarci
però Venete riputata Dea della bellezza fi fìn- dolce tifo.
e*l ,
ge naca dal Marc* che è falfo : fi che la vcnu- a indarno mìpa
J?tr diuina beUet.
ità> che dice Cactullo> il Szìc% Ce le Veneri»
Chi gli occhi di coflei giammaiìion iride
filtro-nbn fono» che la gratia» la gratta non & Come foattemente ella li gira •
è altro, chela Vcnuftà , parola dcriuata da Non sa com'y^mor fana^ & come ancide .
Venete ÀVtnerecmm (vtinqmt Cicero) dicitur
:
Chi non sa come dolce ella fo/ptrat
Finujias , perciò dille Catullo che Lesbia rub-
E come dolce parla, e dolce ride .
bò tutte le Veneti, ciocognigratia>&; Vcnu- E nel feguence Sonetto .
ftà,perche rVcncic , come Dea della bellez- Amor, &.Ì0SI pien di mtrauiglia*
za, &icapo della gratia, oltre la bellezza del Come chi mai cofa incredibU vide
corpo hebbc in fé tutte le gtatie» che fi ricer- Jidiriam co(ìei>quando ella farla, àride .
cano ad vna perfetta vcnul^à, ia quale contie- Nell'altro Sonetto confiderò roedefimametv
ne due iloti principali : lagtatia dell'afpetio, te il gratiofo pafso, 6c moto del piede,& il (oif*
&la gratia della vccej circa l'afperto confi- uè parlare. .

tte nel grato , & gratiofo colore nel gcaciofo Ldeti fiorii & felici» f^hen nafherba^
moto» nel gratiofo tifo» & nel
giatiofofguar- Che Madonna paffando premer fuole,
do . Ciica la voce. confile nel gratiofo parla- piaggia ch'afcoltifue dolci parole»
re » nel quale ifpetialmente fi ricerca il fapo- E del hel piede alcun veftigio ferbe,
rito (àie delle faggie, foaui> angeliche, paro- Inquefte patti dunque, nclcolotenel mo-
le, e però dille Quintiliano lib.^. cap. 3. che e nel parlare confi-
to, nel tifo» nello fguardo,
la Vcnuftà è quella cofa, che fi dice con vna Venuftà, che rende gratia alla bellezza»
fte la
certa gratia . Vennfìum efi» quod cum gratia perciò l'habbiamo vcftita di cangiante coropo
quidam, &
Fenere dicitur Etnei decimo li- , fto di vari) coloii , per le varietà delle gracie»
bto capitolo piimo dille , Ifocrates omnts di' che fi ricerca in vn bell'oggetto , accioche
ccndiFenìrcs fecutus eji. Volendo efpiimetCi habbia vna compita bellezza . Perche fecondo
cbelfocratc hcbbe nel dir ognigratiofaraa- il Platonico Ficino , la bellezza é vna certa

nicra. Tutte le fudctte parti della Vcnuftà ven- Vcnuftà, &


graria, laqualeil più delle volte fi
gono confiderate più volte dal Petrarca nel deriua fperialiDente da v no adornamento, &
caroioggcito dell'amata Laura , conCdetò il eleganza dipiùcofe: &
è di tre forti . Primie-
greto colore di gratia, &
di dolcezza pieno in ramente per l'ornamento di più virtù fi forma
quello quadet naie, la gratia ne gli animi : fccondatiamentc per 1*
Tofio ehe delvtio fiato fojjì accorta, concordia, &
proportione de colori » linee &
jì me fivolfe in sìnuom colore , nafcc nelli corpi la Venuftà,c la grattarictzo Vc
Ch'hanrebbeÀ Giouefielmaggtor furore nuftà j e gratta paumenii grandiftìroa nafcc
Tetto l'arnfe di mani), S' l'ira morta . daUa^confonanza delia voce, e della dolce zt-
Inqucl icczetto poi confideipilcandido co- monia delle parole, fi che di tre forti èia bel-
lore del volto, la biondezza del capello, la ne- lezza, dell'animo, del corpo, & della voce . Lt
grezza dei! e ciglia, lo fpkndore degli occhi, la bellezza deU'animoi. fi gosle ft'n Ungente» la
bianchezza dellidenri> &la roilezza delle Uf bellezza del corpo conigli occhi,, la bellezza
bra,. colori che arrecano gratia, Venuftà, & della voce conorecchie ;, Onde l'ifteflo Fici-
le

quaiiido con proportione compofti firitrouano no de Pulcro dice fukhrum effe


in Platone
tuni in vnfoggetto. gratiam quandam , quA animum per mentem»
La tefla or fino, & calda tieue il volto» Vifum, (7 auditum mouet , &
allicit » cuc in

dcuc che la bellezza


Hehem i cigli, e gl'occhi eran due flette foftanza concluder fi ,

confifte in vna cettagratia, &: Vcnuftà»


che
Ond 'Amor l arco non ttndeua in fallo .

feriti V refe yer.mtgUe . commuoue, etjr^ l'animo mediante la nen-

^ Et quelcheiegue. ie, l'occhio, e l'v dito, ì tutte qutfte tre torti


appari-
Co B lì detò il giatiòlb moto,e fguaido,quan« di bellezze nelle quali vniie infieme
la &
Vcnuftà, Cono dal Penar-
do dille. ., j
fcc la gratia,
fotini
Chedoìcementt i. pifdiì 5/1 QcdotWMut* cameditaie fpctijlirentc laviitù,chc
la
^48r Iconologia
ìé gratia ne gli atiinni» in quél Sdtietco « Dee* come di fui reftifìct Ouidia^
O d'ardente virtìtthonefla, e belU Nonftrmofut erat^ fedefat facundusVtyfftt^
uìlmagentU, . Et tamen dquoreas torfìt amore DtéU, ' ' •

Et in quello che comiDCÌa. Quinto Rofcio Comedo, era gueicio, e brut-


Chi vuo'l veder. to d'afpettoiond'egit per coprire la defottnità
Vedrà s*arriuai a tempo cgni vìrttit9 fua fu il primo che vfalìe compatire in Scesa
Ognibelle"^^ ogni redcoflume» . . con la mafchcra fec ndo C elio Rodigiriotroà
Giunti invn corfo con mirahiltemfrea il popolo voleu^ più fojfto vedciloiòc vdirlo

Nel Sonetto. fmafcherato perche oltre la dolce pconancia»


Amor con la man defira » liaueuà vnafìngoUT'Venullà,& grana nel mo
Famathonori&Pirtute,& leggiadria . to, e nell'atnoue iVi cfpnmetc ccn gr atiofi gc*
Cafla 'béllezxa in halnto celefte fìi,& mutatione di-vifo diuctfì affetti : bota (è
Son le radici della nobil panta - in brutto corpo cagionala Venudà così grato
Et ncì'Sonetto ^'P^oglia mi fprona^ Nel cui -affetto» t3i)(o maggiormente cagionerà più
|>i;icno terzettopaicicoiatmence fono taccole grato effetto in vn bello: &
però, riiuno cerco
tutte le tee radette foni di be11ezza,deiraniniO affermatàicbead vn'huomo non fi conuenghi
del corpo> Scodella voce>Qei!c quali e la Yenu- la Venuftà.pur cTienon fìa di quella «ftcmi-
Aà,S^ gratia. iiata:mà ài quella virtlc-,che haboiamo veduta
Virtute^honori ùellezjzjti atto gentile. -edere in MonCig. Pauigarola. che con la bel-
Dolci farole a i bei rami m^han giunto, lezza del corpo ha\ieua accompagnata tanta
One foauemente il cuor m'wue/ca^ Venudà; e gratia nel drre chefatiano i^ati ad
'Vittute> honofj ecco la bellezza dell'animo vdirlofenza prendere dalla mattina alla fera
che ne gli animi troncrlia lagtatta. Bellezza* altro<cibo,chc la fua facondia i &
più di quat-
jitto gentil^ecco la gtatia del corpo • Dolci pa- veduto habbiamo ilT^flòftarlp ad
tro volte
iole ; eccola gratia della voce. vdire auanti il Pergolo in piedi a bocca aperta
A i bei rami ìtfhan giunto-, fenza muouerfì mai» effetti della VenufÙ, & :

Oue foauemente ilcuor m'inuefca», ecco la gratia, che incanta le petfooe, rapifceglia- &
poITanza -della gratta» che inuefca, commuo- nimt. Si come t*animo d'Alcibiade reftaua in<^
uè alletta.c tira l'animo per mczodclla mente» cantato dal parlat di Socrate con tutto che
l'occhio» e i'vdito. Tozzo Filofofo, & brutto fufle: pcrcioche folca
La gratiofa venuftà , dice Piatone nelle dyre Alcibiade, ch'egli rimaneua più addolci-
Idg'gi»cheficonùiene più alle femine; Venu* to dalle parole di Socrare. che dalla foaue me-
flun^ aktemtmodejìumque maps feminis effe ac» lodia di Marfia,e Olimpio eccell.muftci: tane»
M
;

ci/modatius: quindi è, e he .Tullio per l'ordi- era vehemente, &


efficace la fua gratia nelle
nario Platoniconel primodc g^ioffitijdicc-. parole, tSc gedi; iaquale gratia é da tutti gli
Venuflatem muliehrem ducere dehemus, digni- Orarorì adai commendata*, né fclamente la
iatèmvirtlem ' Dobbiamopcnfaceichcla Vc- dolce gratia del di re, ma la bella Venudàdel
nu^fìa cofa da femina<> la dignità> e grauità volto, &
della perfona è commendabile in vfì
dabuomo*: màèda credete, che vogliano in- buomo» Plutarco celebri il graèiofo volto di
tendete d'vna cferta délicàtezza,moi:bidezz3, Pompeo, che preueniua la gratia del fuo par-
e raodeftiafcbbthrtè, nonché la Venufìà, & lare v. nonmediocriter
V^dtuìttttio praditusfuit
gratiaftiatnalcinvn'huomojperche vn'huo- grattofo, qui pr£ueniehat tius trationem : fegui-
raofenzaVenuftà, e gratia farà difgtatiatoì òi tapoi dite, che lune iefue Veneri, cioè gra-
come fauola del volgo, //wowa w^chatis quafì tie piene di grauità «rano con humanità con»
fabula 'vana , Grin ore difcJplinatorum affidata gionte}&4ìel vigore, &
fiore della giouccù fe-
<*rit^ Pigliali Acaristie:ir£cclcfiaftico cappio, nile riluccua vna regia macftà . Suetonio m
l'huomorenzagratiap.anziia Venuftà,^: gratia Augiifìocap.75).1od« la bellcz2a,& la Venul>à
renda l'huomo grato, « giocomlo , ancorché ddl« fua prefenza . Forma
brutto (ìa^ Vliflc era difoimcnondimeoo con omnesAtatis
Juit eximm, peri &
gradusvenuflijfima; di tal Venu-
U fua Vcfìunà, e dolce perfuafiorie s'acquiHa- fìà per tuìfi
i gradi d'età vitn anco da Greci lo

«agH animi di tutti iGreci,e con lafuagiatio- dato Alcibiade. \i. Tullio ifìedo loda il voi-'
(a (scoudiapuotcwico far» innamorar di fé le
tc,ch<: attecca liiguità» &
Ycnudà in li e :\»c
.

Libro Terza»
P'idm multum affert tuvt dignitaiemy tumP^C' todaPoeri padre della eloquenza, & ancot*
nkfìatem Talché la Veniiftà in vnhuomo è
. capo delle gratie, come dice Giraldo- neliSinn
]odabile>e conueneaolf• Nella dennanon ne lagmate xiij. Metcurium infuper veteres gra^
cagiono, poiché più rodo fi amerà vnàmcn tsarum Ducem conffitucrunt . E però^Lucian^^
bella che fia v irruoriH) gentile, graciofd nei ca« antico Filofofb nel dialogo d'Apolline,& Vul^
minace» ragionare» oc conutcfarei che vna più cano dice, che Mercurio rubbò il cingolp-a
bella di volco) lènza Venuftài fenza viiiù aU Venete^ dalla quale fu abbraccialo peL la vit-
cuna» rudict ne) procedete» fciocca nell'alida* icria, che riporre mediante la fua^ grada n^ :.

re>& infipida nel parlare* fcnzacagione gli Athetiiefi pofero (per quan
Habbiamo cinta Iano(lr8£lgura<Ìctta Ve-- to DairaPàuf&niajt nell'andiro della rocca. U
nuftàcolfttdecta cingolo <)aGrrct chiamato {la:uadi'Mercurio infìemec^legratie^Si che
'cefto»oaecob8ltheo,cne Venere di naturaMa. i[cadu£eo,come fitumento di Mercurio Ceiue-
<]red'ogói Vtnufìà» Oc gratta poftat folca pet pcr firobolo della (oaue elòquenza>e d^lagia^
comparire grattofa) nel quale vi era tancjkvir^ tio(h facondia del parfare : nel qual: cingolo^
«òj che negli amotofifdegni placaiiaper fine Homero ci voife date ad inteodcre la forza dcf:
rifacendole furibondo Manette còltuedcfi» ragratta,fenza la quale la bellezza no valnlen-
ino Giunone ticeuutolo imprcHoda Venere te,bella era Vcnere,mà fenza il cingolo firobo
puotè placare l'AiticonantcGiouerfcherzò gra Io della gratia no poteua addolcite»& allettare^
>tiofamente fopra ciò Marciale nel ^lib. volen- Matte,- bella erat^iunone,mà fenza il.cingolo
do iodatGiuIia di gratia>& bellezza, a cui dif- di Venetccioè fenza la Venuftà»j& gratia non
Te ch'era tanto bella,& graiiofa}Che da lei Giù potè mitigar Gioue» mediante laquale pt)rlo<
- ^Bone» e Venere iftefla farebbe venuta à ài- mitigò fi come Venete Marte,vo!endo inferi-
ihand<ìre impreQo il graciofo cingolo re, che la bellezza congionta con la gratia può
Ft Martis renocetur amor: fummique tonantis , edefcare ogni perfona, ancorché fia di fiero»
jì telHHo petat ceflum&ipfaVemsy cuore, come Marte,e d'animo fublime, alto- &
Qijefto pretiofo cingolo édcfcritco, fico- come Gioue, ma che la bellezza non hàque*
ine l'habbiamo figutato da Honaeco nel xiij; fìa virtù fònza la gratia, la quale indùce Amo-
tle|la fila lUadei Otte a Giunone Venere i'im- re, & defiderij con la foauità del parlare nelle
•préfta. menti de' più prudenti huoraini. allettandoUt
-^ petlerihus fvltth actt piElum cingulum , in tal maniera, che fi ottiene da loro ciò, che:
Varimn : ibi autetn ift eo illecebrdi omnesfalU fi sàdefiderare.
erant, Libanio Filofofo Greco fopra il cefto, e fo*-
Ibieratquidem Amori& defiderinmt& collo' pra la rofa finge vn belliflìmo fcherzo rifegna-
qtiium todaAngielo Poiitiano nella Centutia prima,
Blandi loque?ttia^, qtuf decepit menter» valde e» cap.xj. Se narra che PaÌlade,& Giunone*e(IeiD
tiam prudentmm . •
,do comparite auanti il pallore Giudice delle
Hoc etimpofuit mànibu^t verbtauque dixittX^ bellézze loEo,difletoa Venete che fi leuaffe il
mminaHÌtì detto cingolo,petche le daua tanta g^ratia che
yiccipenttnc hoc cingulttmytuo^uè imponi fìnui, incantauale perfone: rifpofeVcncrerch*cra
ComextHm varie, in quo omnia fdla funt , ne* contenta di deponerlo, màchcera ben-douc-
que ubi puta re, the fé vna di loro haueua il Mution d'oro,.
I»efficaxfi4tnrunf eJ[e,qtt0dcHf7qHe mentibus tuìs: & l*altra vna diadema pur d'oro, ch'elle anco-
cupis .. ra, fi procacciafse qualch'altro adbrnaiBcntO'
Apparifce da quello tefto d'Horaerojcheia gratiofoi rimafcr d'accordo Pai! ade, e Giuno-
dètro cingolo vi erano ricamati a ponta d'a-co- ne .Venete difcoftatafi da loro fe«'anrf&in va
Amore, i defiderij, la foaue eloquenza dei bclliffimo prato,onecolfe g»gli,.»iolc &
atóti;

fpjviar dólce . Amore l'habbiamo prefentato fiori peraddornarfenc>mà paflairdo auaniifeo'


con la fbtìrainiagine di fanciullo alato,! defidc ti l'odoie delia tofa, allia quale accoftatafi
ve-
rij con le faci ardenti^iqUali
fono quelli, che a dendolafopraogni altro fiore bella, ^gtatic^
'gujfa dì facellc acccfe atdetìo continuamente fa, buttò tuKÌ gli alirle fecefi vnacotonavdi
iicuori:degli amanti. Lavane eloquenzatSc il' to(e, con laquale compatì auanti il Giudice,
iiolce fa<£Ìaie col caduceo di Mcrcaiio cipata- màPallade, &
Giunone vedendola oltre^»«^-
dò».
. ,
. . .

&Ìo Iconologia
)é<hCorì tal corona di rofe gratiofa ^ non afpec* CO Tadb ancora*
tocQo iìgiaditio» Kià ambidue fi chiamarono E nella boctà» ond'efce aura amorefd.
'vinte)& corfeco ad abbracciai Venerei^: ba- Sola rcJfeggìAt e [emplice e la rofa .
-ciar la corona di core>& poftarelactafcuna fo* L'Helicrifok che porta in manoȎvn fiore
era il crine loro ài nuouo la ripofero in capo a così nominato da Helicrita Ninfa/:he ptimie»
Venere» da quefto noi ci fìamo mofTì ad tnco- ra lo colfe per quanto fetide Themitlagora
itonare laVenuftàcon corona d(rore>& coti EÌfefio,ma io tengo>che fia detto» perche il fuo
iàgionò inuero» perche la rofà periaVcDufVi nomeècompoftoda Heliop, chefigoiScaSo*
fua e regina delh fiori» ornamento della terra» le»e da Chryjòstche figmfìca oto, attefoche !'<•
iplendor delle piante > occhi di fiori» quefta» ombtelta di quefta pianta piena di pendenti co
anior fpira» &
Venete concilia » de Copra tutti i rimbi, che mai non fi putrefanno» quando è
jfiori porta il vanto fi comepiìi gratioramente percofia da* raggi del Sole > tifplende come'
^i eiafcun Poeta de' noftri tempi cól fuo dolòk fu(Te d'oro, laonde fi co(luaiaua da' Gentili in-
^anto nella gara de' fiori defimCce il Mnttola coronarne gli Dei, lì che con grandifiìma dil»-.
'.Anàcreonte Poeta Greco la repaia honor del- genza olTeruò Tolomeo Re di £gitto,fi cotnc
Jegratie narra PUn. lib.z i . cap. i f . oue dice che ha i fu-
Rofafioì,9dùrqut diuum ;> fti bianchi»e le frondi bianchiccie fimili a quel

Hominum rofa efi voluptds . dell'abrorano;epiùfopra nell'vndecimo ca-


DecusitUgrattarum pitolo , dice che Helicrt(b ha il fiore fimile
Conuienfi dunque alia Venufìà , perche la all'oro, la fogha gentile, 6c il gambo fottilc*
>tora dedicata da Poeti à Venere è fimbolo del- ma fodo: e quello fia detto» perche fi fappia »
la gratia>&: delia bellezza, nella quale fé fi de- comes'babbia a figutate,e per modrare la fua
tte ricercare, fecondo i Platonici le tre fudettc fortna edere differente da Chrifantbemo > e
'{parti) ch&rendenogratia, cioè la Virtù» il prò- dall'AmatantOipercioche, fé bene con tali no-
pottionato coloie,& lafoauità della voce.cer- mi è (lato anco chiamato l'Helicrifo, eon>e ti*
co» ohe nella rofa vi è fimbolo di tutte que* ferifce Diofcotide Ub.4. c.59. nondimeno la
•ile partirvi è la virtù Tua in confortati corpi no forma è didcrente»come fi comprende dalle fi*
/ftti con tante fòrù di liquori ài rofe» vi èilco- gute impreiledal Matthiolo fuo Efpofitore :
Jor grato incarnatino mifto di bianco, e <M rof- Habbiamo dato qucfto fiore in mano alla Ve*
ib » come fingono i poeti (parfo dal (angue di nuda, perche e fior gratiofo,che prende il no-
Venere fopra la rofa già totalmente bianca ; me dall'orojC dal Sole,fotro
li cui raggi,è vagot

vi èia fua fraganza di odore fifrtbolo della come l'oro : né


più gratiofa vna cofa
e lucido
'ifoauità della. voce» attefoche tengono alcuni dir fi puòiche quando è nfpiendente, e lucida,
iFilofofi, che i'odorc,& il colore della gratiofa come l'oro ripercofio dal Sole : di più hanno
^el la di Venere : quindi è quel prone tbiOi^o- oderuato gli jnueftigatori de* naturali fecreti,
_/if!/o5««;'C jpoeticamentediccfi, ch^ Vengre che quedo fiore tede la perfona gratiofàja tef-
parli con bocca Ai rofe . VJrg^L nel z.dèll'E- ferne ghirlandeportate nella guifa» che dice
'jieide.:; il :
.;. ., Plinio» & Ateneo autore Greco annchiflìmo »
Roftpqueéài infìiper addiSt- or.e il quale nel XV. libro così lafsò fcritto . ^d
Cioci con bocca gratiofa » per la foauità del gratiant » &gloriam viu perttnere fi quis fé
/parlare. •
caronet Helichryfo. Vale alla gratia , e gloria
U Petrarca. della vita» fé alcuno s^incorona con rHclicri-
< ' : Ferini € f'9fe vermìglie, one l'Accolto fio. Tiene dunque in mano quella noftra fi-
'-:. J^otor^oi^inaua ardenti voci, e belle .^
gura della VenU{làrHclicrifo,caroe fimbolo
' > :i Bt-vn.'altra volta. della grafia, &
della gloria popolare » perche
'li^hMA evocai ifngehca di perle chi ha in fé Venuftà » gratia, ha per ordina* &
Pienatdt rofe^ e di delci parole t
.
''
rio ancora apprcfib gli altri applaufo, faflo»
Q»? in tal tenore cfptime il Petrarca vna gloria, fauorc, gratia, (kperche la Venuftà
;
&
Jjftcxftal turrograriofa, pigliando le perle per concilia la gratia,. nicdiante laqualefi otten-
« candidi denti-, e le tote pei le veKiTMglic lab- gono Iscofe, s'è (k«?9 da' Latini pieno di Ves-
lxta,d^*quali
vfciuanoprctiofidciu cfpofticon ;ptfftà/)S< .foi:;m(}iato *fli0,che gli fianofucccdute
ÌPftU€5?^qBcaxa,& gratia di parlare. Totqua- .^en^rlc (^oie^econdo la fua ititentionc«PanfiIo
w
lìBroTé?^. ^5^
gTlfetO^ulnto dell'Hcciràeffcndógìi fucccf- certa caufa»^ cagione ^f^nda* ra{^pce(lgnta^é
fo fuor di fpecanza cofe btamace cicca la tno- fotto figura del lepte>& fé in quelli ro^deiim^
gì>\- dille/ tempi» menne la detta peiCual^orie.^r;a ni^t yul^
Quis me ^ftfortmatiorì vemfiatifyiteadeo fU» go fpacCa. come da Caui) fchefnica«jnoiì ùugf^
Tniàrì 'V ' ,. j uà da mjor.aAuttdre tenuto illepjic per fip3j
.
,


Per lo contrario inuctjafto.Vè detto vnO)che^ bolo della Venuftà, canto raglio adefeqtcn.^ u
iÌ3d>fgfaliato, a'quftlc nofì (uccedofio cofe de-. deuc, poiché iX vulgo d*hoggidinon-^J»^.A«Ìil«
fiyéfac« t altro Pi-ntìlo ncii'Andna Scena quin diceria. ./,. v.,im '"I .
• •.•.».>

té; Atttìpnino parlando delle npzze «che non Si'vale Pìetioin fauórfuo di vna égur^ di
<kfideraua>diS?e. FiloClrato, che dipìofe fotto vn arbore di m^^o
-jidton homtmm efeimenufiut»* autit^tli- iPatgoletti Amori, che fcherzrauafto. fiW. vr^
sem ^neniquam yt«go fumi Ecci rìiuno huomo lepre» maciò non ha, che fare con la Vcnufìai
così muénafto dJlgraiwtOj infelice >coroe &
poiché di. fìmili fcherzij mille fi vcggiono in
fon io* ondcchi ha in fé grana» chiamar fi può fregi podi nelle facciate di cafc, e Palazzi^ in
ièhcti pefchc ttoua anco facilmente pi elio aU Giardini di Roma>pargQletti Amorfie fanc^ul-
tri fauoti,&i gtaiia.di che facciaiipo |ìmbolo, lijche fceUanocon capi[e>martini>&:aUfj[)ini'
Ilìelicrifio,d quale come fiore i<ob^)ej,vagp,5^ mali di giuoco. . ,\,'->\
. . :

grafiofo,puòcilerc d*ornainento,vaghczza> & In quanto che i pargoletti Amori non vod^i^


grana à chi lo porrajnon che veramente qucfto fero ferir la lepre con dardi , ò faetie maipi- -,

^ort pofsacome dicono ifudeiti Autori, fare gliarla viua,come foauiflìraa offerta a V^n^r^»
acquiftat gratia^^ Éauorei Shwme gU In- foauiflìmaa Venere diHe Filoftrato, noji» pejr^
<J«lni fcioccaroeotetetieuanQ,:cb€.l« tofa po- che nella lepre (ìa fìmbolo di VeipuiVàjma pec-
tefsè' fet conciliar^ gratia apprefijq i Prencipi, che èanini^le fecondo, Venercoi anzi Filor
c40c fttfltavaniià. Vanità fimilmenteèdi co- firmato in detta figura apertamente giudica pfi

lotOjcbepenfano la lepre faccia gratiof(? quel- fcioccbi iqoclli amanti, che tengono nelle le»
le petfone» che mangiano della fua carpe > ne pre fìa forza d*uicitaraento di Amore ', Iwe^ji^

poco inarauigliomi di Pi^rio Auttore graue» antcm ammàttìres i amatorùim qttoddam.rhpiìT


chtilo affermi, &
s'affatigli di peiifiiader^i^ltri cimMn* w ipf« ejfe exifttmmerunt^ però indatng
à-crederlo, corroranpendo il tel^o ^i Plinio npK anco cita Pierio^ Iviartiale ncll'EpigtaiBtlI^.
2:8; hb. ca)pir9i oue dice^Plioio. Somniofps fcrittoàGclliancl quarto libro. ,1:' j;.}. :

fi^ri Uyòrt' fftmpto m cthts C/ito arbitratMr . & Siquando leporem mmis,tKÌhi6<llia dkis'^i, uq
P-ienoinwVcce di.jf«i*«io/«?i,,vuol più torto leg- Formofus feftem Marce dtebus€ris : ,-r -
,

gere foriftofrs. Plinio vuol dir facondo Catq- Si ntf» dcridts : fi vtmm GelltA narras
ircene la carne del lepre fa I9 genti fonnact I^difiÌKf4nquam dellMiu ltporem\
ctiiofe', &
Pietio vuoje , che faccia, le genti . Marin quello Martiale ìì; burla -di G^Uìj
gratiofe,&be!Iei&fQggiuu{ei ., ,-
.
donna brutta, la.quale gli mandò ^dqdii^ey/n
Valgo etiam perfuafum co^cik^t^ ex 40 Cfi^ifri lepre» con dire fé mangiafledrqueÙp pgìi^fy'f

gfatiam, "..
• r . ! rebbe bello, e gtatiofopcrfc^^eg»prni,;>a.cni
B lé^nione dd vuigo,che dia gtatia^ii cot- Marciale, tenendo ero per fcÌGccl)e;c|a ri^c^c»
pii deiro ptcfoda Pliaio> ma non l'arrqca. le al- Gellia, fé tu nor> burli,fc tubici d».verosm mO^
itìenre intiero, perchè Plinio lo mette per di- Uri non hauer mangiato lepr?-, pcrt.hc fci Cen»-
fpiezzo, ligittandù in quanto à fé, fimile fol- pre brutta^ Fa mentione anco P»env>di Alefliin
le opinione. dro Seucrojch'etagratiofo ln7.p^>adó.rc^e man
Vulgus,& gratùimxorporufi fe^temdies fnnO' giaualpeliode* lepri, ma e fitto* che. |a gratia
lo quidem. ipco-, . :. , •
nonprocedeuadai cibarli di lcp^e« n)à dalla
i

Cioè>iliVulgG credetele àmangiareilb-,


.
gratia fua natuialc: m'ungi ynpicJbe i onfadi
ptedia per fette giorni gratia con ifcherzo in- ijatura grati^fp, <iu«,nici kpti,cbe vu(,>Jec* the
tiero friucJo: quali dica> che fu vna bsiaj
ma mài non (^ra aco;ukftc d< grat^q^ vunih gì*?
è daia,i|fjf ^x daHa Natura, nt:l+. f^9 con>
riciioquifijchetèle opifiupne fufse vqrajlà» tia
piatene aoqmflacc con rimedij, c.i ibicondi-
che il lepre (ìa verace .fjmbclo della Venufta.
ti. Arcccaohraciò Piejio certi vtifi u'vn •Poe-
& gtftiR,LtcuaIcriOn fi dt ut. per l'apiicaiè:
ta, che f^ìh^frzò.foptg.jl .fudciio ImretJidorCf
k ixì cc« pcifuafione del vulgoj.chc fopta niUfca
pigli an-
.5t
,

6{t Iconologia
prillando materia dal ilio gratiofo lepóte»e dal fimiIivoci,diuetfe di fìgnificaco } dunque péè
Icpte, niunavia^nè per etimologia, né per naturale
che rpeflò mangiar foleaiquafi che il le-
pore, e la grafia deIl*Ìmpeiadore procedelTc intrinfcca virtù, né per vaga eftrinfcca fera-
da* lepri man|;iati. .bi3n23, il lepre, che più rofìo brutto éipuò fec-
Tttlchrum nuod vides effem^rum ^tgtntt Ulte per Geroglifico della VcnuRà, e gratia*,
Quttn Syrum -fMaÀttidit propago t ^iia quale habbianio dato noilaeoronadi ro»
&
,

Vtnafiis fecit, 'lepuscom^s^ .fe,e l'Elxhutoiìori al tutto belli, vaghi, e leg-


'-

Ex qno continuum capitleporem. >giadri>^befpiianorantaroauità,e graciai che


Ma lÀmpridio nella vita diluì dice «che N
xliederooccaiìone agii Antichi di penfateiche
Imperadore.eflcndogli moftcati detti veri? ri- iuHeraatti alio acquif^o della gratra ; i quali»,
fpondelfe in greco per difprezzo del Poeta con come giatiofrfiori pollono arrecare adorna^
tijl fentimentp.. nientoie gratia a chi li porta» perche la gratia
TulcrUM^qttod.putAs tfftmflrum iRe^em naturale viene accrefciuta da gli artifìtiofìa-
FulgAriThiferandtdefabtlU, dornamcr)tj> però iingefi <onfornw al vcrifi*
Si verum putasejfcy monirÀfcor tnile daLibanio, che il Murione <i'oco delTe
Tantum tu comtdas vélimtepufculos, gratiaaPaSladejeildiadcn^a a Giunone» pec
Vefias animi MalisrepUlfiSt quedo anco Venere di natura belta>€ gtarìoia
Tftlcher> ne inutdeas. liuore mentis.. porrar voile ildetto^ingoloticaroato, € fcelfc
'iNé*<<guali^verfi.éhiamamJfetandoil Poera, ria corona di rofe per conrparire ^iù gratioik
che fi'rttouefle àsctedere dilla vòigar^Jiceria xon limili attifiricfi àclornamenriji^nah fi co-
& oplnione,ch'eglifuffebcllo,piefr^eimgiaf- règono aDamcraà peròìfetuan iterroini del-,
Jfè Se tu credi quefto i rifpoode Wn^e-
le^ti . l'hanefìà, e mòdcfiia» efiendo ^ifdiceuòlc 4kI
ràè6re;,io non me n'adiro folan^ente^voglio da hónct^eDamelafciai'n trafporrare dal fouer*
iléiche.mat^iincor ru lepri» accioche fcaccia- chJódefi<teriodi farfi vedere belle,* gratiofo
tii màli^ifetri ddl'sinimo dtuen ti gratiofo, e no con fupetbije Jafciui ì(bbellim«iti do piacque
m'babbi più inuidia^àltenorexli tale tirpcOa» .ad Augufto Imperadore^ ancorché laceffe, di
iì concfcei quanto 4*Im|»crsfdare tcnefle per vcderevn ^tóitioGallia fua fì^liacon habito
Xdfaiidicola quella vulgata^icetia.* -|>e(loche iiceniiofo, che non (ìeonueniua-: la vidde pò»
•chiamali} Poeta mifcrando,iiie.fchino: l'Jrnpe- feguente adornata più tnodcfìaraen-;;
fcia il dì
Cadore» fé 4Tiangiaua i lepri, li mangiaua mctn diUeiejoquan*
rteiallhora egli abbracciandola
|)cr diuemare gratieifo, che già èra di nàtù- 4:0 è più Jodeuolc queflo habito in vna figlia
jra > ma perche egli guftaiu il lepre , che e- d'Augufto^ che quello di hieri:e fé beneelTa;
gli fteflb -pigliaua nella eacda j MÌclla c^tiale rifpofe» hoggi mi fono adornata per gli occhi
molto fi diTettaua come .fcriue LalMpMdior» dimioPadre,chieii per gliocchidi mio ma-
Che t Poeti ^fa^biano fcherzato fo^a il le- lìtor nondimeno lì conuertia più alle Dame
pre»&S lepore» lo ^asno fatto per lo pron- andaare adorne 4n ^uifa rale» che haucHero d*
co bifiiccbjxrhe ife ne forma . Si mtnvis edire piacere più cotto a .gli occhi de' Padtii j: he d .

ieporem^^^sdeiepremiàì^i vn'altro Poeta ad gli occhi de ^hhuomini^ ACdu^ictif^iio


vaoicbeiftaut^àtauòlamè mangiaua dellepre, nelTon modo conuengofi glianificiofi adorfia-
che Vi;era»uè diceuaHntiente: ma queftarcrtVfot- nienti, fé non tanto, quanto coropccta la vi-
mitàdi vDòe deua Annomioatione^ò Parono- rilità cauallerefca , perche la bellezza virile
malia» tran bail:a ad includere^ir^mbolo delle. poco dcue efsercoliiuata.Ouidio.f .7« col» wp-
pore»e delta gratia: perche il lepre »ùn fi fdt- dico forma virilis am0t Nafccndanfi quelli
.

ma dal lepoiCoTiefil lepore dal lepre, ma fi di' CauaUcrijcbepcr pater^taiiofi pongono cu-,
&
ce lepustquafì 'fìtieuipes,pc£chc è leggiero di xa» arte particolare di ^^ileggiar iuora con
})iedi,come tiene Lucio Elio predo M. Varrò. ciufH, ricci,eve(li(ne»ti lafciui,c pioifumati,
tìtUb.^.ide rerufiica cap.ii. «mero come più affettando tanro il portar della vitaU gtftì dc^
*ofto vuole Vatcone è detto dall'amica voce \oJto, con iftorcimeti di tclla,c ghigiu sforza-»
•Greca Eolica lep(tìr»j, perche è fimo di nafo ti,il parlar melato con parole ftcntate,c ftudia
l^ifontìOSicxo'Liporiì fi^ifica finio,per quan* te, clic in vece di graticfi diuengcno più lofto
tori*atiuccti(ceGiofepp€ Scaligero:: nià il le- con labro aflPettationeodicfi.in vece di viti-
foit ddla grau^be Venuftà non fi dètiua da li,cffcminati,niotbidi. e delicati pcnU^ncd-cf.
fctc
^

Libro Terzo • ^53


fSjrtc ftìmati,e lodati,fna fonofpre?2ati,e biafi- perche l'Linge è vn'augelietto» che.cpxceil
lo,
roatiiSicome il Caualicro Mecfl»ate,fc bé da collojihndofermoilrcftantedelcQrpojfecori
Poeti per lafualibetaIitàccIebrato»da Seneca dpA(tfb:>tileneI i.hb. cap. iz.de natura d'A-
Filofofo per la fiuaffettatione vilipefo nella tiimall,doue ragion^ delli fpartiméti delle dj|-

Epi^ola ouc^icc, Quomoda Muahas vi'


1 14. taidicéndo che tutti gliaugellì hanno 4.dit4
xerit»noiiuf c^quamvt narrari nunc deheat, tre dauanri,vno dietro, pochi hanno due dite
^uomod» ambtUaHerit » quam delicatùs fueric, diuif^^^per ogni banda, come ha l'augelletto
auamcu^erit videri, qnam vitia ftM latereno' Linge;igfande poco più delfringuello.di color
iuerit . Quid ergo ? non oratto eins eque foluttt vario, ha la lingua fìmile à quella delle rerpi,la
€fl»qtiamipfe d^einSlusì non utm infisftita U* caua fiiora quattro dita» e di nuouo la ritira
Ììhs verha funt, quam vhUus, quam comitatus,- dentro, torce il collo contro di fc, tenédo il re-
quam domns» quam vxor ? Epiù à baflo. MX' tto del corpo quieto. Vaucis quibufdam vtrin-
ctnas in culto fuo quid puritts amne ftluifque ri' que binivt auicuUt quam Lyngemvocam : h^c
fa eomémtibust vide vt alueum Untribus aret,. faulò maiorJrigiUa ejf» colore vario, habet fibi
verfoque vado remittant hortos quid fi quii /<r» propriam digitorumi quam modo dixi diffoptio»
mina cirro srifpat»& Ubris columbaturl fo- &
nem ; linguam (erpentibus fìmilem ; quippc
no qucfti afTetcaci Caualicri (piaccuoli à tuctiV quam in longitudinem menfura quatuor digit»'
ctiamdio a' loro afietttonati». Dirpiacquead jun* porrigat» rttrfumque contrahat intra r««
Augufto l'affettato parlare deiriReiro Tofca- ftrum; coUum etiam circum agit in auerfun^reli*-
no MeceDate* ancorché per altro dalui fufTe quo quiefcente corpore modo ferpentum : £ que-
tmatO)per quaco (1 natra da Suetonio nel cap. Ito è il tefto d' Arinotele, al quale aderifce Pli-
86. nella vitad'Augp(lo> e da Mactobio in nio lib.ii. c.47,ouc fcorrettamente alcuni
quel tenore di lèttera inferta nel primo libro fcciuono Lynxi in vece di lynx» e Lince in ve-
de Saturnali cap.4. nella quale facendofì beffe ce di Lingc .. Lynx folavtrinque ^nos habet ;;
dellafua afiettationedice> Sta fano mele delle eadem;lingu4m ferpentum^ fimilem in magnam
.gentijmeIuccio,auorio diTofcana» Lafeto A-- ton^itudinem porr^it: circum agit coUum in ad"
fetino.Diamante del Mar inferiore Titiheno9 uetfum (e > vngues ei gjrandei ceu Grachulir,.
gioia Tiberina, Smeraldo di cafa Cilnia> Dia» Certo, che UMotaeilla, ouero coda zinzola.
^rò de' figoli. Brillo di Pòtfcnna,habbi il car- non bà le dite diftinte à due per ogni parte:KUi
bonchio* acciò che podi, congregare tutti i tre dauancl, e vnodietrot ne diltende la lin-
fomenti delle adukete . In quella maniera i gua fuorain lungoquattrodita>ne gira intor-
Caualieri, che vogliono affettare laVenuftài. no il collo contro Ce, (ìiindo ferma nel redo»,
e gratia,con arnfìdofì componimenti ói per- come, fi l'iingc poiché quell'altra*, come
:

fona*d'habito,edi parole vengono rcherniti,. rquailacoda niuoueJacoda;,chiaHia(i volgai-


e burlati per fino dalli proprii^mici>con gran mente: l'Iingein Roma Piccoi perche, picca
perdita di riputatione»e gratia:appre{Io.ognii donde fa vfcire rc.forroiche}ilcuican<
l'albero
perfona graue, e prudente.. ; to pareadEliaaoche-imitiràulò ritorto, ili
L'augelletto, che nella finiflra mano nella cornétto nel libro <». de Animali*
capii. ip^
bollirà ngura fi ticoc> da' Greci, e dal noftro 'TJìvzi^Ay'l9fi"/vy^tivfiònx^\ie\ verfonon è del-
Plinio chiamato Linge non è altrimenti la co- la codazinzola, raadeiriinge ..
dazinzola da Latini.detta Mòtacilla, (ì come Fingcfi da* fauolofì Aui toii.che I'Iin|e f«ir

malamente alcuni auttori hanno; tradotto in fé vna dònna conùerfa iR^uge|lo daGiutK>»
Pindaro» in Snidate l'interprete di Theocrito ne, pèrche concerti incanti. fc ce innamorac
nella Farmaceutria,ertando infìeme connoto Gioue fuo marito della figlia d'ItMjfiljfxihia»
molti altri principali fcrictoii, tra' quali Gi:e- mata. Io come rifetifceZczze, &. altri, febea
gorio Giraldi Syntagmate 8. Natal de* Còmi: l'interprete drTeocficódicevch'éllà fece quel
nella Mithològia libiSlcap.tS.El'Alciato nel- l'incanto per tratGioue^d amore verfo di lei
l'Emblema 78; Erra parimenti Thcodoro Gaz fìeflo. Callimaco lafinge figlia d*Echo>aItri.
za a dir, che la Unge, dal vulgo fia. chiamata figlia diPitbo riputata di' Gentih Dea della
"Torquilla, e da glij Antichi :Turbo> come ne pèrfiìafione . Pindaro Poeta Greco nella Pi-
auuertifce Gio.Battifla Pio ne gUannotaméci thia Ode 4. oucrcantaU vittoria curolcd'Ar—
cap.i. chiamafi rettamente da alcuni Torcico >
cefilaa Cireneo, finge» che Venere poriòdall
cieJlOi
. .

^54 Iconòlogtt
ciSld jni^etra quefto gratiofo i»ugeIétco»è che lezza non ha vigore di dii^ohefe gfì animi feti
lo ^cti òi Giafone» per hi ianamorar Medea za la gratiay p«rò òuetonio moltradi fprezx»-
Dolhitta Afttem vetocif^morum telorwn verfi- re la bellezza di Nerone imperadare> perche
(ulorum Motacillam e collo eum aUtgajfct rotA era fenza gratia» e come priuo di amabil gra*
qUittHor radiorum mdi'^olubili furtofam auem ria^e colmo di odiofì coAumi era da tutti odii^
Cypris attnlit ^imiém adhoininei fupplieatrtcef- tojil che nò auuiene in quelli, che hanno Vo>
que, incantationes docUit fapientem AéfonidcMi nuQàie' gratia» bqaale è di migliore condicia-
yt Medt&exinteret reuerenttam erga patenus» né.chb labellezzav perche la bellezza per Te
defàcrabiUfqui ^reciÀipfafHtH pecore arden- ilélTa non ha vehemenza di allettare gli animi
tem.lperfaret fiag^llo perfitafrmìs . Per tal cagio fenza la gfatia» ma la gratia, e Venuftà ba aiw
Òe fu da gli Antichi Greci tenuta Idonea agl*- co efHcacia grande fenza bbeiiezzai ficoroe
incatitamenti amotofi . Theocrito nella Far- habbiaisio di fopra moftrato con Teflèmpio
maceutci a Edilio fetondo introduce Sineta d'Vlide» Socrate, e Quinto Rofcio,i quali aii'-
Ninfa iinn ambrata di DeiEck Mmdio » cosi córche brutti» mediante la. gradale Venuftà
•càmaticfò. ' "'^ '"'
\
' '

[
'.' ^^•" lòto ticauano à (e gli animi delle perfone>e fa-
^'cùt^hahc e^YAm ego» Dea adiuuantt^ lìqui' ceuanòacquifto dell'altrui gratia. Onde prò»
facioi " '" •
uetbialmente é\ct(\,Lyngem i^^ér/.D'vao^he
JìÀ pu amore jìatim UquefcàPMyndmD^^is » babbià tilt gfana,e VeimlU, che pare» che m-
yiiiue volttitur hie Aneusorbisop^Fenerist canti le perdine» e le sforzi ad amarlo.; jiecòi
'Sictlh'Uoluaturmie nofirasferes^, |re(fo di noi la Linge è iimboìo» e figutadella
'^nxfrahetti iUHmmeam-ad domttm f^imm» forza» Sf efficaciadella gratia» e Venudà
'
\\ quale vltimo vetfo è interciUcc nella dct-
là Egloga. E pctchefinferoii poeti Greci* che
ili aagelktt© fùfle natiua- forza d'aino-
qiicfto
VVLGQ, OVB&O IGNOtlLlTA*^.
iiofoincit2mentbsqai»dÌ€jcheGommuoeroftn KAUendo io nella mia IcotK)logKi dipin-
te apprciiòi Greci per tneNfore^fi chianaano to la«figuia della Nobiltà, mi é par&xdi:
Unges tutte !eg.ratiofè cefcvefTeinGuatioa'da'- E^pptefenr»re in quarta vltima editione la fi-
tnore, chefono^trea pcrfiMider-e» per vigore gura del Vulgo, ouero l'Ignobilità alci con-
deH^ graiia, e VenuftàtZtzit le parole gtatio- trari* del che volcndofi far piitat4,Ìipòttà»faE
€e le chiartia, Fer^erum Ungevi perche le paro- Huomoiò Donna come piùpi? cera àchi^fc
le ticéno gli animii'ancorche duri ,.cd»fi5cilia ^ tìé vorrà fetuire. Ma che vefìimento fiaeot-
il

.piegàr'fi,& d'BclctvadicoBoi Grecijcke baue- tÒi5c vile dr Color giallolino,i capcgli farah-
,"^a 'cesi parente liógCjXioè cc5Ì potente gra- no ft^fr, & mat' comporti, Hautà l'orecchia
vaci e VchuOàjche allcttau» Stiamo iiieflo»fRe d'alino, & in cinaadcl capo vi farà IVcccllo.
di Troia, aàGòrché c©nofceflc> ch'ella cr«Ia duetto A rtìolo,& che ftando chin8,j& mitan-
iriiin'àdel fuoilc'gno,n4'ft potcua.coii etlo 4ei dfef'larerra,C(3rcambc le mantrenghi viìafco-
a dirare,-mà con p^atecnd amoiié léxbiaraaua pa in atto di fcopace»^ per terra vi fia vna
fij,^ :;QSutda.n4rt<44* Gléopaéraich'cM* pco-
lati Wdipétdt adefci(te'»> tirar aU'àtnorfuo Au- ' ì ''Vulgo èdèrtóqùeil'còtidine di ^ntc nella
^uftc^' Iropcratorfc cori Ja mcdie(Htta;Ji9gc;» Cittàij che foho4ifutHi alCoofigìim >à;Màgi-
tio^ g^tiav e Vcnaftacfficacrcocir lappale 'ftfaci,à dottrine, àct arti liberah,'i orofieffioni
e tirò Cefareui M. Anton-io* Hòr^>i^ n-
)|,d^efcò Gjuili, &
a conuerfatjoni nobili, ài pc litiche .
^^liamo il mifìlico parlar di Pindaro , che Ve- '" Gli iìdàUiìabiro curio, vilcellcndo che &
liv^f^MA^i^c dalGielo l'iingtilotto ad^^rnh^a» "te verte lowga appiedo à i Romanraon era
tà figura, chiaraincnt'CiYcdremo cfprelfQn-fihe -lecito pottartoda ignobili, &. perfièmoftvare
là'V*Ci«3ftàie gratiaèidoho panicolar.^clCie- la bAflezza di quefto fugetto, fi rapprefenta
\à» ed«lla Natura* donata poi a Giafone > che che fia veftitò di color gialioliirts il quale non
fòbeilo'.e nobile Caualiere» a^ciòchc poteffc fi può come gl'altri colori applicare ad alcuna

commouere ad amore Medea^ e ptrfaaderU virtùmnhaueada in- fc fondainento ftabile*,


vontror U voglùa del Re d^' ColchidTuo padre* Si, reale» pereSerc la generatione^fuaxtebolt»

e delia Reina madre a pigliarlo perfuo fpolb &bft(Fa. : , .


.

come fccei.n manifefla» cheboobUtàjC lai;>cU L cdpegli rtefivÀ. imLcoitipofit (ìgnificjini>


pen-
. . . .

Libro Terzo. ^^55

VV LG COVERÒ IGNOBILIT A',

lo» petcièche volendo grEgitijrapprefco^


tate rignobilità, dipingeuano l' AlTìolo» il
quale è.(cotnenarca Pierio Valeriane lib«
I. de i Tuoi Geroglifici) differente da quel-
lo che di continuo appare » è grado di eoe*
pò » ma fenza voce » Non fi ha cofa certa
della fua fpetie» cioè come > &
quale fi
fìa
Si cappiefenta che Hia chino» & mici la
tetra» per bauete l'Ignobilità l'animo bafr
fo> vile» Se terreno
Tiene con ambi le mani la rcoppa»in at-
to di fcopare* Se per terra v'è la Zappa» pcc
elTere il Vulgo quella parte del populo »
che ferue all'arti ruftiche>& mecchaniche
eflendoinefpetto delle cofe diuiae>rooitaij
li, de naturali
f^ulgus de rel^one rixatttr, ignarum quid
fnhArefis» diceG.Patbym. bili lib.quia»
to.
VENTI.
EoloRt de* Venti.

HVomocoo Tn manto regio>e veftitò


con l'ali a gli homeri» e capelli rab-
penfìeri ba(?ìi& plebei, i quali fecoadol;ni eli- cmtidi vna cotona, le guancie gonfie»
buffati»
uatione det Vulgo»non s'inalzano a cofe degne e con ambe le mani tenga in fiera attitudine vn
di confiderà tioDc» raà icmptc al pegf^q»Naitif freno.
ra f^tttmitndetadptior , dice France(co Pe-
. Si dipinge » che porti la corona» &
il freno»

trarca in Piai* Com'anco per foggirla condì- percioche i Poeti k) chiamano Re de* ftenti > e
tionc di eflo) in altro loco di(Te per qtianto rffenTce il Boccacio lib. xii j. cofi »
Kiffofttmentre ai volgo dietro var» Fenne in Eolia alla Città de' Venti,
ÌRt a toptnion [uat cieca e dura Oue €0» gran furor fon eolmi i luoghi,
Effer felice tumn può giammai» jyjéujìri irati, quinet in la gran cat^
PiùCicetonc nel primo degl'offici. None Eolo preme i fatica V^nti » .

da fmtre tra gcad^huosBini colai» chèpende E la fonante Tempet e come Rege


da{Vn^go, Per hr legami» egli raffrena] ehiufi.
L'orecchie d'iafinacfenotano Ignoranza ef- Ott'elftdifdegmft d'ogni intorno»
fondo chei facerdoti dell'Egitto dicono fcome Eur»an&& atto ne rimbomba il monte,,
narra Pierio Valcriaoo nel ùb» xij. de i fijoi Ge- E VcrgHia wicor dcfcrioetvdolo nel primo
roglifici ) che quello ankivarc è priuo^ d'inteili- dell'Eneide» coli dice
gentia,& di ragionccofi èil Viilgoil qualepcr Taliaflammantirfecum Dea corde votutant ^

fua tìaiura èi*icapacc>indòtro,& nonconofccn Ntmb eru in patriam loca foeta furetibur atiflrit,-
io il benc.ne«l male, nauta ad ogn'horapcnlìej. Aeolìam vejntrhic vajh Rex Aeàlus amra
ri, per efTcre inconftantc nelle fue voglie ^ LuSlantesventost tempefiatefque fonoruì^-
Tammébile efl vulgiingtnium.& ferphxum, ImperiQ pramit oc vìncluy 0* carcere frenai
yt quieqfùd confianttrveHtiaurnoli^nonfacittiH' liti indignante f magno cum murmuere montié
telli^ipoffiti dice Demoft. r. Olynt. Circumclàufirafremunt'i celfafedet Aeolus arce:
Tiene in oims^delcapo iVcce^ftdeuo Affio-^ SecvtyéKentm» meititque animoSiO" ieperat-irat -
Tt EOLO.
. ,

€y^ boQoIogli

Ccmt JipfiUéidi^if^ereMtrAfuamcMìl ' " che dir 'vogliamo..

H Verno in habico di,Rv»con vna fiamma.


di fuoco iti^capo* terrà, con vna n^aoo
vna veia di Naue^e con l'alerà vno Scecro
Si rappcefenca inquefta guifat perche Dio*
VN Giouane di leggiadro afpetto , con I*j
e con le gote gonfiatccome commi
\ii

Demente ti fingono ivcntiitieac con bella g|Cj


eia vn Cigno coal'ali:apecce» dcin attodicr"
doro Siculo nel ^ libro delle fu^hiftoriedice» care^.
che Eolo regnò nelle Ifole chiamate da gii An- HaueritiO'Capo vna>ghirlanda contefta dì
tichi dal Tuo nome* Eolie» che fono nel mare di varij fiori* cofi<è dipinto da Filoftcato nel libre
Sicilia,. e fu Re giuftidlmO) humano»c pietofa dcU'imagtni>doue.^ice,che cmando viene qao
Acinfegnò^lli Marinari l'vfo delle vele » e con< (lo ventosi Gignicantanapiu (oauemente del
la diligente oCTeruatione delle fiamma del fuo« folito, ài il BOccacio nel quarto libro della Gf
co conofceuai Venti, che douenano tirare» ds; neologia delU Dei dice>che Zeffito adi cor
li prediceua 'sjonde hebbeIaogplalauola>.cke p^llìone fredda» &humida, nondimeno rei
•gli era Re de' venti.
i
peratamente*6eche: rifolae t verni, &
produci^
I^etbet 6&i fioii, e perciòglt fi dipinge la ghic|
V B^ N: 1^ W. ..

kfldaincapo.
ANcorche dimoiti venti'ilfacciamentio<^ VièodettoZeffico da^j^^che volgarmen^
ncnondinìeno quattro fono li princi- ce- ^navica, viendetco ppiFauonio» pecchi^
pali V e diquelh faremo pktura,i qj^aii ib£Ìiano fauorifce tutte le piante , fpica foaucmente e
dalle quaitro parti de) modo daicuno^alla fua don {^ceuolezza da roezo giorno fioo4 nectet
Sarie^^Sf OaidionelleMetamdEfofldilocodpli ; £^d jkPnncipio diPtimauera fino al £ne dellS^
ice , nuttendociafcunaalfoo teog^ncllmco Bftatei.
^
primo. ^

TT'Vomo^otridorConhibatba>icapclirȏ
f!]K le ali-tutK piene diiieae»& i piedi cornar
WoHonioneWOc^afoil^f^povpgtc codediferpt*, cofìvieoedipioto da Pau(ania«.
Oppa(h alncpffMhrso diTitoat*^ &Ouidiof>el ($. kb.delleMetamorfofi-, diiaii
ftrìk:freddai£crtidtlS€ÌHa.fivol{t- \
cofidiee.
IfhorrèìfthìSórtiimlSittttttriotu». Seb ptrehè ì^aymevMppflé ho iniMht
E*lmi» pottn che ogni poteri^ sforzar
Parche vo'vfar€ontra^ ceflumemi»-

m ^ ib G* tiufìnght» &
prieghi in >0€tdeUa fotta :
J9*fon pHr<qttel tenuto in terra Dio ,
HVomo cenle gote gonfiate» cùnl^tìlt a glli U
Che foglio ai-mondo far dtgiel fcorzAl .
bomeri» dica£nagÌQS)emoEeiea»iiauerà> Gh^qféando perle del battole piumo-
in capo vn Sole roife «. Cangio la pioggia in neuet e'nghiactùt ilfitimi*-
Si dipinge di coloEDero»|>eE.iìmtIitudine de Vnato» allimmenfaierra imbianco ti feno
gli Ethiopi 1 che (ono^in Leuaiue» dondeeglìi Qaando in^gihverfó il mio geltdo lembo »

viefie>.& coti è iìato<Hptnto da gK^ Antichi .. E come allamiarabbia allento il fren^-

L^aJi fono inditìodell^vek>citàde' vena» e- jipro limarono alfueptu cupo grembo^


eirca l'ali quefto bafterib per cfidiraratione di? S por rendere al mondo ilcii^fereno
tutti gli altri venti. Scacci» dall^aere ogni vaporoi enemh>
Si raipprefenta col Soletoflb tRcima delc»^ E qmndeirt giofìra incontrai e cbe^ereuotù*
pe, perche fé il Sole quando tcamoota^è rofTo» Vincot (Rabbatto il nero horrido Noto -^
&' infocato, moftra,che queftaventahà da ù>(^ Quandi! Itovgoglio mie per l'aria irato .
£are il dì, che vien dietro, come mofllra Vergi- Scacciai ttembivers'y^uftroi e fijjiai e premtt
lionellibro primo della Georgica fcriuendo li E'I forte mio fratei daitakro lato
legni, che bà il Sole delle (Vagioni, dicendo. .jittrettuBi "Per me ributtai epremw
C^rnUm fluuiam denunciat igtitns Ettrus • £ che quefi^ e quel nmoiait'foif^»
. . .

libro Terzo <f7


f^urono pinte dalli Poeci?andutIe/piaceuo>^
l§ purqmlfon» checoìrhorribilfUOHO li > feminartidi di fiori con l'occafione di ^uei
Fò vfciril fuoco, U faetta e'I tuono^ ventic(!ioli>cheal tempo deHa Primauera vati
fJonfolo ilfòffio mio gl'arhori atterra» no dolcemente fpargendo gli odori de' fìorit
"
MA fì* ^aTJs pur fmdatort foflH come dice il Petrarca in vna fedina» doue dice*
£fe tal'hor m*afcùttdOi e fU fnternt ^ver ì^jinroratChe s* dolce l'j4nra
. 'NH tetracnreer déUe gititi motti» jH tempo nMMO fuol muouerti fiori,
^òifintorno tremar'tHttalattrra, Snel fonctto i6x»
Se io trono uil'vfcir mio chiufele ^rtt* ìVauraGentily thirafferettai poggi
'£.fin che io mwefalo all'aria il vento 'Defiando i fior ver queftoìfmbrofobofco »
^tremar empio il mondo» t di J^auenPf-^ jil.fHOue juo ipùritoriconofco» Ò'c*
A V S T R O. taionane* e con l'ali (ì dipinge, fcr rappte^
,Coms deCcrictp da Ouidio nel primo ìibio fencate la velocità del Ifao moto •
delie Mctamotif. '
'

%ipntdihumidesupérVart4pi9SS^
'd'inombra ilvolto molle ofcitro'nemho
^al dorfo horrido fuo fcendo td pioggia»
, K) K l £ NT E

Che par che tutto U mar tenga nel grembi


Wìouon ^effe acque in ifauentofa foggia
VN fanciuHo di fingòlat bellezza di cama»
gione verroigha, con chiome bionde
Létbarha,Ucrine,eilfuopiumofoiemifO', com'oro* (lefigiùper gl'homérì» foptadelca*
$ienfhbie hàin fronte, i nttuolialle bxnèe pò hauerà vna cbiayra,& belliUìma {Iella . Sa*
Quknque l^de tenebrofe fpande. rà veftko d'Iiabito vago<> & di color tolTo * 6c
Per quanto rifcrticc il Boccaccio nellib* 4. ehe d'ogni intorno di detro vcdimento, (ia vn
biella Gcneologia dclli Dei » dice che qaefto fregio di belle* SC'lucidiiTime perle : Et farà cin-
Ventoè naturalmente freddo» ScitccQ, nondi- to da vna Zofìa> ò Cintola che dir vogliamo»
meno mentre venendo a noi pafla perla zona ilicoloirturchinotoueiìa intorno per ordine il
«onrida» piglia calore>d? dalla quantità dell'ao* fegno di Adete > Leone. &
Sagittario. Terrà
^ue>checonfi(^e nel mezo giorno; riceuerhu* il braccio delko aho,&ilviforiuolto dalla tao*
inidità) &
coti cangiata natura, peruìiene a noi iSefima parte. Conia dcftra roano tenghi vn,
&
«alidoA humido conil iùo calote apre la ter bel mazzo di fiori d'ogni co!ore> in ftato di co-
rat&per lo piiì è auezzo a mokiplicarl'humoF* tnindarfiad apricej & dalla roedeftma
parte
/kitiducre nubi,^ P'oggic Ooidio defcri-
-, & per terra fi vedrà^che fia vfcito il Sole cori chia
«cndole tutte quattro nel primo \ib.Triftium ri, &
tifplcndentiflìmiiraggi che d'ogni intor-
cleg.i.coHdice. no fi veda verdeggiare l'hecbe» le piante, 6c
iVam modo purpureo vires capit Ettrus ah ortis . gl'augellini con il \ot:\ fuauilTìmo canto, infic-
Nunc Zephyrns fero vefpere mifjus ade(i . me con altri animali» diano fegno d'allegrezza
iV«»c gelidus ficca Boreas baccaturab or fin-: infinita
Nunc notus aduerfa prMia fronte gerii . la finitura ftianolenghi vn vafo dibe^
Con
A . V ». A . fiffìmaforma,& che moftri eflcre vn profumic-

VNa fanciulla con i capelli biondhfjp^atn al


vento* eoa bella acconciatura di vari)
tojoue fia fux>co,& fi veda che da eflo vafo efebi
del femo,Et che l'ombra dd compofto di deua
fiori in capo. figura fia più longa del corpo.
Il vifo farà alquanto gtaflb* cioè con le gote Si rapprefenta che fia fanciullo* pctchc vo-
gonBe fìmili a quelle (ie* vèti jmà che fieno tali lendo noi diuidere il giorno in quattro patti*
che non difdfcano; a gli homeri.porterà Tali^Ie conuiene per la prima fia fanciu]lo»pcr la fecon*
faranno di {hÙ colori > ma per lo più del
iquali dagionane, perla terza virile, &
per la t^uatt^
colore deirarias(5c fpairgeràcon ambe le mani vecchio» &
però quando ilSole vien d'Orieti-
<liuerfifiofi'. le (chc€ principio del giorno) cominciail Cic-
- L* Aure fono trci la prima è alPapparire del lo fchiaritfi per illuminare la terra, Petrarca
giorno , la feconda a mezo£Ìotao>Àk terza
i^pena ìfunta in Oriente vn raggio .
veffohfcra. Sidiiptogc di fingolar bellezza, petciocht
Tt i all'Oricn*
. . . . .

ej% Iconologia

1
R N E.

Gli fi fi il veftimento di color tot-


fo> attentoche il Boccacio Iib.4. della
Geneologia dclli Dei dice che la maci-
na oftando i vapori che fi lieuano dal-
la terra leuandofi il Sole è di coloc
xoflb
Il ricamo delle belle , 6c locidiOìmc
perle dimofìrache d'Oriente vengono
le perle le quali per tutto il mondo fi
tengono in grandilTìmo pregiot Redi-
ma > per tutte gemma di molta bian*
chezza (« valore
La cin ta di color turchino oue èiìCe^
gno dell'Ariete, Leone Sagittano»fo- &
no fecondo gl'Afttologifegm' Orieotap
liiTiene il braccio deftro akoperdimo-
firare , che l'Oriente éjalla deftra del
mondo» &
però fi dipinge che teolgbi
il vifo irìuolto da quella parte » co*
m'anco per dimolhrace che merita-
mente fi faole in quella tenete ri-
uolto il vifo adorando 9 o pregando
Iddio. '

Il bel mazzo di fiorì de diuerfi colo- I

in dato di cominciarfi aprire » che


ri

fiirOriente cfce il Sole» il quale s'auuien e che tiene con la defila mano , 6c il Sole nel-
nella natiuità di alcano dia inafc.endente a gl*- la guira che habbianio detto > ne dimoÀra
aItn|;fopracele{ti corpi, per vna cerca fin golac che ncll'appartre de i chiari, & rifplendcn-
potenza» produce quello belli (lìmo di faccia» ti raggi, del Sole in Oriente^ ridono i pra»
aRiabiIe>veloce«rplendidOfdi coftumi rtguarde- ti, s'aprono i fiori, 6c ogn'vno fi rallegra, 6ct
Uole»& di generofità nocabile.Si dipinge di car gioifce.
nagione vcL*mig)ia*& con chiome com'oro nel- Con la finifira mano tiene il va(b fopradetto «

la guifa che habbiamo detto* perciòche come dal quale n'efce il fumo,per dirooflrare che nel e
(dicePampilio faxo le patti Orientali vi fono diuerfi odori,aromati,
Tithoni Croteum fenis cttbilt balfami>& altre delicieche produce quel beni-
auròra aurigeris comis refulgem gniffìmo Clima onde il Bembo
ìam furph roftofque darà vultus NtWedoratOt e lucido Oriente % '
'

Ofittidih PhaetwtistO' citatis EilPetrarcha.


CurruM jfUmmiggerirotis iugaUs .

Tiene in cima del capo la chiara & belIi/H- Quelche d*odor$& di color yincea
tna (Iella come apportatrice del giorno, & però VodoriferOi e lucido [Oriente .
é detta Lucifet, onde il Pcrratca » GIififa^ombra maggior |dei corpo percio-
Qual in] fuH gicrm tamorofa (fella
che Silio, lib. quinto
Su vi venir t^ Oriente innanXj il Sole, jiurora ingrediens terris ixtrgeféU vw;
- "-•'\'
ifras, ',» <• :.: I

Et Vergilio nel i.delle Eneide. Etaqucfto propofitononlafciarò difcriue- II


ìémque iugis jumm^ furgebat Inerir Ut tc il fcgucnte Sonetto del Signor Gio; Camillo
DwebatQuidiem, Zaccagni nobil Romano^buomo di beliifTimo
in

^i
,

Libro Terzo. 659


}ngegno9di lettere» Se di valore fatto da lui fo- che rende ilfùfco Ciel chiaro, e lucente .

pra la prefénte figura dell'Onente . Cede a la face d'oro» e Inmino fa


Su la riua del Gange in Ofieme AUhor ptetofoco* /uoi dolci ardori»
L'Alba madre del Sol, l'Alba vezxofa. , Febo rafctuga i ruggiadofì yiantiy
CoV pie (inargento, e con la man di rofa Dell'humid^herbci e de' Utigiitmipori .

uipre l'vfcto odorato al dì nafcente . Dolci foffiri, e amorofetti canti


Jl4a /punta appena il primo raggio ardente Spargo f? l'jinre, e gl^augei lieti e canore.
pelSolfancitéllo, che la notte émbrofa Faitt d<ìl nono fot felici amanti .

M O D V.

3^ pei; terra (Tanofecchii fiorite llierbe»


Si lapprefenca giouane perla ragio-
ne delta alla figura dell'Oriente . Si
dipinge che fìa moro, Se riccio» per-
cioche nelle parti Meridionali oue il
Sole ha gvandiffimo dominio, fàgl-
huomini moti, 6c ricciuti. Si dimoerà
ch'habbi in cima del capoti Sole che
circondi tutta la figura con fuigentif-
fimi raggi perciochc elTendo il Sole
,

in mezo del Cieb, la Tua luce è fpien»


dente i Se à rutti fi dimoftra piii ac*
dente,onde Virg. lib.^, dell'Eneide.
Sol medium C^i confcenderant i^neut,
orbene,
II veltimenco di color rolTo infian»<'
matoche mal giallo, ne fìgnifì£alo>
(lato più chiaro, Se potente del Sole»
•?< come narra Marcello, con li fegueaci!
vetfi.
Etian* lampade torrida
Ful^ebat medio Sol pater ttthere
La Zona con laqualc è cinto oue fono
lifcgni fopradetti , fecondo gl'Afttolo-^
ghi fono fegni Meridionali . Tiene
con ia defìra mano gli Orali, percioehe.
VN giouanemoro, rkciuro
rotto pjcciola che grande
di ftatur.
Haurà >ac^
.
pi^ nel mezodì,.il Soh con i (aoi raggi. Se coii
la fua virtù, penetra fino nelle vifcere dcU
ma del còpo vn Scte».chc Io circondi rutto con la Terra . Il Cefpugliodcl Loto con le fion-
tifplendenri raggi » Sarà veftito di color roflb di, Se fioit' come h abbiamo detto (fecondo
infiammato, ina e he però titial giallo. Haup
, Thcofrafto ) è pianta marauigliofa , percio-
rà vna Cinta, o Zona che dir vogliamo di co-> chc ritrouandofi dett*herba nel fondo del
lor rurchino, inrornoalla quale vi fiail fegno fiume Eufrate , la mattina allo fpuntar del
del Tauio, Vctgine,& Capricorno .Terrà con Sole , ancor ella incomincia a fpuntare fuori
fa defìra mano Orali, &: con la (ìniftra vn Ce- dell'acque. Se fecondo che il Sole fivàaìzan-
fpuglio di Loro con fronde. Se fiori, ilquaie (Te- do > così fa que(l*hetba*in modo che quando il
condo che riferifce Plinio lib.i^.al cap.i7.&; Sole è arriuato a mezo il Cielo, ella è in piedi
18.} èfimile alla faua,& è folla di gambij^ ài dritta, & ha prodotti, & aperti i fuoi fiori, & fe-
lòglie^Hiàpiiì corte)& fottili,i fiori (bno bianchi condo poi che il Sole dall'altra parte del Cie-
fimlK al giglio> Sc l'ombra di rutto compo-
ii lo vetfo l'Occidente va calatido,così il Loto vi,
fto (ara quafi perpeodiculare à deuo corpo» feguitando fino al tramontar del Sole. ìk co,
Tr 3 r.ra
- .

66o Iconologia
tea nelle fucarque. Gli fi fò l'ombra nella gui- Sirapprcfcnti; che d'ogni intorno fianoW
fachhabbiamodcKapetc.ocbeeffcndoilSo. chi i fiori, &rherbc,pctcioche la gran
potei:
le m raezo al Ciclo, fa che 1 ombra del corpo xa, & foaccchio ardore del Sole.non vi eflin-
fiaper pcndiculare. Omdiolib.x. Metaro. do aiuto da poter contempcrare l'ecceflìuoc».'
Jétmiuc (ttes mcdms rtrU mtrsfctm vmkrsns . loce.i fiori,e l'herbc rcft ano la|lg^idc,«c
foche

SETTENTRIONA L E.
Sanguigna ofcuta , &
piena di car-
ne* qualità che gli dà il Clima fireddo»
cheta gli huomini di affai buono fto-
tnaco,& di miglior digcftionc . Quali-
tà oppoftc &
contrarie à quelli che na*
fcono à mezo giorno con poco fan-
^ue di flanira picciola .d'atro colore,
iicciuti,adafti, gracili, 6c parchi del
fparger fangue preualendo nell'ane
dell'aftutie, &
de gl'auaniaggi
Si dipinge che fia armato d'arme
bianche, in atto di cacciar mano alla
fpada della quale n'habbia già tratto
maggior parte, per dimodrarci
fuori la
labrauura. e l'indomita fierezza della
gente Settentrionale» bellicofidìma
(tata fcmpre à i danni d'Iralia,& della
maggior parte del Mondo, gente di-
co pronta all'arme perla copia gran-
de del fangue di che abbondate dell'i-
ra da che facilmente è concitata.ne-
mici naturalmente di pace,& à cui il
morir no doleicome ben ci lafciò fi:rit-
to Petrarca ne fuffequentivorfì.
il

Nemica ttatMraimente di pace


Nafce vnagente k cui il morir noti dole •
HHOMO dieta virile di fiero afpcito,
di datura alca, di carnagione bianca, li
Gli fida la banda di color rurchino oue fono
fegni del Zodiaco.Cancro, Scorpione, Pe- &
& di pel biondo occhi cerulei, farà armato d fce> percioche fecondo gli Aftiologi fono fegni
arme biaache>& darà in atto di cacciar ma- Settentrionali.
no rpadadeUaqualen'habbia già tratto
alla Si rapprefenta, che tenghi riuolca la faccia al
fuori la maggior parte *& dal coli» penda at- Cielo con (imirare in vn medefimo tempo due
trauerfata fotco A braccio dcHro vna banda delle, cioè l'orfa maggiore, &
la minore, come
di color turchino entro la quale fìeno fcolpiti delle fide nel Settentrione lequali non tramon-
i tre fegni Settentrionali del Zodiaco Can- tano mii, il Petrarca.
cro, Scorpione, Se Pefc e» &
chcriuoltocon la ^i due lHmi,(^hà CetMpre ilnoflro polo .

faccia al Cielo>Aia in atto di guardare in vn Si modra che il Cieio fìa nubilofo, &
fcuro.&
mede fimo rempo alJ'orfa maggiore> & mino- che di elio cafchi giaccio,& neue gelate, petcio-
re* con il Ciclo nubilofo,^ fcuro dal qual ca- che il raedefioio Petrarca parlando del Setten-
lchi ghiaccio, Se neue gelate* trione dice.
Si rapprefenta d'era virile » per U ragione Vna parte del mondo à che ftgjùue
.detta alla figura dell'Oriente • Mai femprein shmccioi& in gelate neni
.Si dipinge di afpetto fiero, 6c di datura Tutta lontana del camindel Sole
monito ««bulla , &
di carnagione bianca in^ Là fitto $ sjtorui ticbttlo/ì, e breiti «

OC C.K
. . .

Libro Ters^t 6i6


i D £ N E.

fegni del Zodiaco» Gemini, Libra»


óf Acquar ioje.lendo (Tecondogl'A-
(Itologi^ regni Occidentali. Si di-
pinge ch'h abbia cinta la bocca da v«
na benda»pec dinotare,che venendo
lanotte ogni coCi (ià |m filentio » &
quiete come benifTìmo dimoftraO*
uidio lib.io.Metam.
Tempus erat» quo cunSia ftltnh
Se Vergilio lib.4. Eneide
Nox eratM' jflaciduot car^eham fejfa
foporem
Corpora per terras, fylmque fcu4 &
qmtrant
jlequora quum medio volumtur fide-
rà lapfu,
Quum tacet onis ager^pecudes pi^tque
volucret.
Quoque lacus late liqtàdot > qiu que
aìfera dumis
_^ Kura tenete [omno pofiu [uh noElefileti
^^^^
Lenibant curaSiC corda oblita laboru
Tiene in cima dei capo la ftella
detta EfperO) percioche cHa appar i-
fce nell'Occidente nel principio de 1
la notte, onde Silio Italico lib.t i.

HVomo vecchio vcftito di color paUo-


nazzotcintc dà vns Zona turchina>oue
ìamquediem ad metas defeffìs phebus olympo
Impellebat equis fufcabat &
Hefperus vmbrd
fieno li fegni di Gemini» Librt} de Acquario « Paulatim infufa properantem ad Uttora currum.
Hautà cinta la bocca d« vna bend»>in cima Lo Ilare quafi che riuolto con la fchiena,te*
del capo haarà vna Stella i ftatà quafi che ti- t>endo il braccio deliro (lefo abalTo verfo la
uoltflcon la fchienajtenendo il beacelo deliro terra>& con il dito indice in atto di mollrare
flefo à baflb verfo la terra>con il diro indice di U parte deirOccidente» oue fia tramontato il
detta roano» in atto di raoftrare la patte d'Oc- Selce per dimodrarecbe partendofiil gioc»
cidente» oue ila tiamont«to il Sole > &
con la no ci volge le fpalie,&ci priuadellafua luce»
iìniftra tenght vn mazzo di Papaueto : Sarà rooftrandoti con il dito l'Occidente a diferen-
l'aria brunajoue fi veda, che voli vna Nottola, lia dell'Oriente, che tiene ti braccio deliro
è Vcfpetiilione,che dit vogliamo, Torabra & dalla patte Orientale*
di detta figura farà iunghiCTimav Tiene con la fìniHra mano il mazzo di pa«
Vecchio fi dipinge, perciochc hauendo il paUero edéndo fimbolo del Tonno come cofa
giorno g^à fattoi! fuocamino,& rttrouan^ofi propria della notte, come dice Ouidio lib.4*
i! Soie nell'Occidente» fi è nella dcclmatìone Meiamotfon
dieifo. hterea plactdant redimita papauere frcntem
Sivefte di color Paètiàzzo» pef dimoftrare JNox'penit» &fecum fommamgratrahit
con quello coIore,quafi priuo della luce>quel Sì dimodra che l'aria fia bruna » nella quale
terapo cht è bel tramontare del Sole , che & fì veda la volante nottola^òverpeitilioncche

l'aria comincia adofcuràtri,cnde il Pontano i. dir vogiiamOtCo^i detto a Xiejptrtini) lemporct


Nec tebuUemhrifqke ìnAÌignis
color 'PÌluitrat percioche eflendo nel principio della fera l'a-
Et coelumt&urrasmxcircHtrjfufa tenebàì. ria ^'imbruna< &
queAo animale fi vede, ui- O
£ cinto con la Zona>oue fono fcoipiti li tre dio l)b.4. Meta.
Tt 4 ...f«'
. .

662 Iconologia
. . . feraguntque leui firidore quereUs maggiore l*ombr a à tutti i corpi, onde Vere,
TeStaquenofi fyluAs celebranti lucemqtte perofdi lib.primo Eneide.
Nolte volantt feroqtte trahum à velpere mmen . Et tant fumma frocttl vilUrum culmina fumant
Si dipinge che l'ombta di decia figura fìa Aiatorefqne cadunt altu de momtbus Vfttbréi
molto maggiore* del corpo perciocbe quanto Et in altro loco
più il Sole fì allontana da noii canto più viene E fol crefcentes decedens du^icat vmBrat •

VERGOGNA H O N E S T A.

morali grandi pone la Vergogna tra la


sfacciatezza, e h Oupore» circa li fattile
le p'irole . Firccundia inter impuden»
tiam,& fìuporem medtetas, in tdlionibus
colloquijfque confìituta • Zenone dilfci
che Vergogna è timore d'ignominiai
la

conforme alla difìnitione d'Ariftotele


nell'Ethica lìb.4. c:)p.vltimo,ouediceil
Filofofo ^ Ferermdia. timor quidam ift'
famiA defintmr i pecòda'Latmi.è detta
verecunctii a verendo,dìì dubitate» 6c
hauer paura di qualche fallo«ed efiet ti-
prefo nelle attioni Tue : perche la Ver-

gogna è vna moleftia, e percurbatione


d'animo, nata da quelli mali, che pare
ci apportino dishonore,ò dalle cofepre-
fenti« ò pallate, ó d'auuenire, cosi defi-
nita da Aridot. nel z. della Retorica
fecondo la tradutrione del Mureto. P«-
dor eft moleflia quidam, &
perturbatio
animi orta ex ijsmalis qua ignominiam
inuere yidentur, aut prafentibus:aut pr^t*
teritis,aut futuris , Alcuni hanno fatto
differenza tra, Pudor, &
Ferecundiat di-
cendo, che Verecuadia fia la Vergo-
gna» che fi ha, &
il timore di non

DOnna di grariofo afpeitcco! volto, egli commetict qualche errore, che poi eli dia in-
occhi baffi» con la fommità dell'orcc- famia, & ignominia , &
Pudor fia il roflbre»
chie,& guancie afperfe di roflbrc.veftafi ài rof- che fi riceuc doppo qualche errore commefio :
fo> habbia in capo vna tcfta d'Elefante* porti ma trouafi preflb gli auctoci mdifercntemen-
nella deftra mano vn Falcone, nella iiniftratcn ce prefa vna voce per Talcra , e Verecundia di*
gavnacatrcllainella quale vi (ìa fciittoquefio cefi tanto auanti, quanto doppo l'errore com-
inòtto DyforU J>rocul„ roeffo&così Pudor farivellem,fed me probi -
La Vergogna, ancorché non fia virtù, è Io- bet pudoTiàice Alceo à SafFo,& quefto é auan-
data da Ariftotile» della quale ne ragiona fulTe- ti il fatto prima che parli: ne piùnemeno,co-

guéntemèBte doppo le virtù, & à guifa di vir- me in Italiano Vergogna dicefi, fcnza fi com-
tù è da lui poftatra due eftrcrai vitiofi, ria là metta alcun fallo, vna certa modellia, & hone-
stacciacezza, e la paura . Lo sfacciato non fì quale fuol'cficre nelle donzel-
ftà lodabile, la
vergogna di cofa alcuna i il paurofo fi vergo- le*e ne' giouani modelli > che per honefìà fi
gna d'ogni cofa: il vergognofo è in raezo di vergognano paflare, e parlare doue è moltitu-
qucfto.ché fi Vergogna di quello, che vergo- dine di gente» e d'effere veduti da loro s il Pe-
gnar fi deue: Copta che veggafi nel i.Iib.cap.y. trarca moflra l'honeda vergogna della Tua mo-
«icII'Ethica à Nicomacho » il mcdcfimo nclli dera Damai 4|uando iu da lui veduta nuda
Steti
i .

libro Tetto 0éi


Stiti 4 miràrld: end'tKa hebbe vergogna, cofe mal fatte» &
che fminaìfca col roflbre » e
£ nei ccionfo della Gaftità celebra la di lei con la Vergogna . Ma veniamo all'efpofitione
Vecgogna. della figura
HontfiMe, e Vergogna a la fronte era E di gratiofo afpetto conforme al parere dt
Nobile par deUe viriti diuine. San Bernardo fopra la Cantica fermone 5 5.0-
Che fan cofieifopra le donne altera. uè tiene, che la Vergogna fomminilìti»Vena*
Vergogna anco dicefi ii lollore» dolore in- ftìi»& aggiunga la gratia. Verecundia venu*
cerno» e pentimento, ch'habbiamo di qual- fiatem ingerita & gratiam auget .

che cofa mal fatta . II Petrarca vergognando- Porta gli occhi badi fecondo il coHume di
fi dei fuoi giouanili errori>così cantò tutto do» chi fi vergogna. Socrate hauendo a ragiona-
lente. re d'Amore, vergognandofene, come Filo(bfo
JMà ben veggio hor, fi come al popolo tatto attempato^ fi coprì gli occhi con vna benda: fi
fattola fui gran tempo : onde Jouentt riferifce a quefto ptopofito vn vecib d'Euri-
Di medefmo meco mi vergogno : pide.
jE del mto vaneggiar vergognai UfrnttOt Mea gnata tnectdis nafeitur hominu pudor .
E'i penttr/ti e'I comfcer chiaramente Figlia mia ne gli occhi nafce la Vergo-
Che quanto piace al Mondoy e breue fogno . gna de gli huomini. Atheneonel lib.15. per
Ma quefta vltima fotte di Vergognac di mi- autorità d'Atiftotile dice» che gli amanti non
nor lode» che prima» perche la prima (a» che guardano in ninna patte del corpo della cofa a«
la perfona s'aftenga dall'errate per timor di bia matapiùjchene gli occhi oue lifiede la Ver-
fimo» e quella è dimoftracione di Virtù chia- gogna. Scribit ^riji.jimatores nullammagis
mata da Valerio Mafsimo madre dlionefta ri- corporis partem in ifs contueri » quam os amanti
folutione» e d'ottimo con figlia, tutela de* fo- fluamocttlos,vbi pudorisfedesep, Plinio pone
lenni offitij» maeOra dell'innocenza» cara a* a fede delia Vergogna nelle guancie > per lo
protsimii & accetta alli ftcanicri» in ogni luo» roflore»che vi fi fparge»e però lo pingemo
go» in ogni tempo porta feco vn gtato,e fauo- con leguancie rofse, perche Arifcotcle ne*
labile fembiante.S.Becnardo la chiama forel- problemi dice, che la Vergogna adduce ne
la della continenza» e Sant'Ambrogio compa- gli occhi infieme col timore certo fceddo»
gna della pudicitia>pe[ la cui compagnia l'iftef- onde il caldo abbandona gliocchi,e paiten-
facailitàè ficuta* dofene va nella fommità delle otecchie, luo-
L'altra Vergogna, che nafce dall'errore có- go capace di fé , perche il reftante è come
meflbjècetiamente lodabile^tnàmeno com- d'ofso.
mendabile della priraa,pct<;He molto meglio è La vediamo anco per talcagione tutta di
no9 errare per la Vergogna che Vergognatfi rofso,efscndo quefto colotc proprio della Ver-
per rertore,attefoche la Vergogna fé bene è fc gogna, belliffimo in donzelle, &
garzoni per
gno di virtù, nondimeno qoelicche induce la inditio della modeftia loto. Pithia figlia d'A-
Vergogna è vitio, li fiideto Alceo quando riltotile, addimandata qual colore fufse il più
difse a Saffo» vorrei parlare, ma Verg«goa mi bello, rifpofe quello, che fi diffonde nelle gen-
zitiene , SaH'o gli tifpofe, fé fufle cofa boncfta tili, e nobili zitelle dalla Vergogna . Catone
non ti v€rgògnarefti dirla w lodauapiù i giouani.che fi atiofsiuano, di quel
Si quidqnam honefìi mens ferat, ac boni . li, che s'impallidiuano, e Menandro folca dire.

Nec lingua qHtdqnam turpe parco tua Omnis erubefuns probus effe mtht videtur. Ogni
Nullo impedit erts pudore'» huomoches'arrofsifcc, mi pare buono, fiche
, £ peto molto più lodabile è il non far cofa, il colore tofso molto conuienfi alla figura del-

iper la quale ci habbiamo à vergognare , che la Vergogna.


il vergognarci: pur tal vergogna ancor efià Hàincapolatcfta d'Elefante, perdenota-
non è fenza cinema di viriù>petche è bene ver re,che le perfone deuono efsere di mente Ver-
gognaifi,dclerIi,pentiifi,& arrofsirfì de gl'er- gognofa, eomt l'Elefante, il quale, per quanto
rori comroefsi . Diogene il Laettto dtce> che il riferifce Plinio !il..8.capit.3. Conce pifce in fc
rodore è colore della virtù . Sanro Ambrogio notabile Vcigc^gn<n,il peiditore fi Vergogna
truole#che lacglpa fiacccefca col difendere le dei vincitore, e fugge la fua voce: mai non vfa

664 Iconologia
petVctgogna l'atto venereo in palcfc » come fatto publicare ptoccffo* perche inaerò ad
il

fanno le beHie sfacciate> mi in occulto. Se be> vn Prencipctcome lui non conueniua tanto di
nerhuomo* come il più perfetto degli alttt a- palefate»e rendicaregiiftupri di fua figliuola,
mimali delie non Colo vergognatfi in pateCe, quanto di tacerli» cricopcirh» perche la brut-
ina anco in occulto » Pithagora moralidimn tezza» e macchia d'alcUnccofe ntorna fopra di
Fibfofo* diede quello ot timo precetto . Tur^f chi fi vendica . QuiaquarMndam rerum turpi-
quippiam nufjqUafH facies» neccum alijS,nec «- tudoeiiamad yendicantemredit% dice Seneca
cunti fedomnium maxime te iplnm reuenare . nel Sedo dc*beoefiuic.5i. Confìderando ciò
Non commettere cof<i dishoneda ne con al- Augulto, piante di non hsuere oppre0ocol fi-
né date fteflo» ma principalmente rirpet-
ttUf, leiitiole àtlioni dishonefte di Tua figliuola» &
ta>eriuetifci tefteflo» (entenza molto coofoc* dalia Vergogna per molti giorni non fi lafciò
me a quella di Democrito » Ancorché fi) falò vedete ^ De filia abfenstac tinello per Quefloren»
non fate ne dire cofa che fiacattiua» impata a reciìatc nttumfetiatuifecitt abflinuitque congreJ[é
riuerite più Ite (ledo, che gl^aini. San Gitola- homittUm prd pudore, dice Suctooio cap.d;.Del«
mo piÙDteiiemente dide . Quicqiùd pudeo di- la vitad'Augufto*
tert pudeati &
cegitafe» ciò che è vergogna a Ma con tutto ciò deuefì attUertire di non in*
dircifìa anco Vergogna a peafare.Bel connglio correre nell'cflremo» cioè di non prendere £>
èdìTheofrafto, habbi Vergogna di tefte(Io> uerchia Vsrgogna> perciò habbiamo pofto nel
fé non ti vuoi artodìte fra gli altri , Ma padìa la fìniftf a mano quel motto . Dyfaria Trocul.»
mo à confìdexarc l'boncfla Vergogna del Fal« noè flia lontana la fouetcba > e vitiofa Vergo-
cone k gna, perche dou6mo 3ibeiìe hauercnoi ver-
il Falcone è tanto nobile di 4:uore>che ti gogna» mafenza Dyforia, cofi detta da' Gre-
vergogna pafcerfi de'cadauetiie patifce la fa* ci la foprabbondante,^ vitiofa Vergogna,neI-
me. Vergogna fìmilmentc riceue de* Cuoi ftiad- la quale fi eccede il termine del roffore» met*
camenti > come fi raccoglie da Bartolomeo tend« a tetra gii occhi infieme ton renimO)in>-
Angelico* De pr^prietatibus rerum lib.t^.cap. percioche>fi come cbìainafi Gatefia vname-
10. il qiiàìe allegando S&nGregotiodice>ch^ ftitia» e dolore» che butta a tetra gli occhi,
queflo animofo augello, fé non piglia al pri« cofì la vergogna» perlai^ualenon habbiamo
ttiOiò fecondo impeto la preda» fi Vetgogna ardire guardare io faccia a niunO » chiamafi
di comparire, e tornare ai pugno di chi Io por- Dyfotia . alla quale chi facilmente fi dà in pre-
ta," e dalla Vergognava fiiolaz'zàndo perTatia de, moflrad'ellèt d'animo troppo delicato» &
lontano dà gli occhi de* cacciatori : impctclo* effeminato; né gli gioùa di coprite lafua mor-
che gli pare di dcgéfteratc»a non riportar triòn bidezza d'animo eoo Pbonuflo nome di Ver-
fo di chi ha cercato cotiquiftatc dalla natura gogna» pet la Quale fotio /orzati a cadere a*
Vergogna all'Elefante animale nob)!iflrinio» più animofiyneu fanno rìfolUere a metteifì in-
e del Falcone» che fi vergogna de* fuoi difetti» nanzi » e fare niùua attiónt boUefta in publi-
ne vuole coitipàrite nel cofpelto delle pctfone, co,mà flànoòfempre ritirati in vti cantone dal.
fi può comprendere, che gli animali nobili, a* la Vergogna ne fc ne partouo punto fenza fli-
quali preme più Thonore, che agl'altri» con* moloasuitùi. Ifoctate Oratore Alhenienfe ha-
cepifcono maggior Vergogna quado incorro- ueua due fcùlati Theopottìpo troppo ardito, &
no in qualche^rrote» il che non fanno gli ani" Eforo troppo vérgo^ofb con quello foleua
mi vili» balli» e poco houorati, che fé bene dire* che àdopetaUa il freno per titenttlo» e
commettono errori grolfi, &
infami, ti on di- con quefto io fprtìoìÈ per incitarlo» e timouerlo
meno non fé ne vergognano» ma cortie non fia della vitiofa Vergognai petnitiofa a tutti» maf-
fatto loro , sfacciata mente comparUfcono per fimameate a poueritcbe hahnobifogno del-
tutto* Aagufìo Impetadotè di gran fentimert- l'aiuto d'alttui k ViilTe nella k7.0diffea»totnan-
lod'honore adirofìTt fortemente, quando fep* do acafa ìua ttaUeibto in habito di OBeodi<o,
pe gli lìupri» e misfatti di Giulia Tua figliuola» icome pouero Ve^oghofo» eiifpettofo moflta
he in quell'ira fece public ate vn procello dal di non hauere ardire tl'entrare doue fanno il
Qucflotead alta vece al Senato pieno de* vitu* conuitó liPtoci, Telemaco» penfandofia ve-
peri) di lei Con animo di farla punire* e mori- ramente vti pouèro, ordina ad Eumco, che di-
re » ma dipoi cedata l'ira fi vergognò d'haUec ca a (|uel pouct'huomo» che non fi vergogni,
ma
. .

libro Terzo. 66^


fili fi dimandare il vitto a' Pro.
faccia àaaDti a uà, e quefto è quello che volfe inferire Hefio
ci, actefoche U vergogna è nociua a* poueri bi^ do, quando diflc.
fognofi. Ferecundia qu* viros multum Udititi iuuAt .
buie hólfiti hu faerenSi ipfumque tube
Da La Vergogna, che molto gli huomini off en«
Teiere pi^ium Védde emnes aduertem procos de, e giouj, hauendo riguardo al debito mo-
Pudorautem non eft ionus indigenti viro» vt do ; giima l'honcftaic conueneuole Vergognai
adftt* offende la dyfotia (uperflua , cvitioCi Vergo-
Pciloche» fi come difcretai e moderata Ver- gna, della quale ne tratta Plutarco in quelbic-
gogna è lodabile» &
vtilej cefi la difcteca, &i uè, ma faggio, & accorto difcotfo intitoIaWi
ìoiEioderata Vergogna è biafìmeuoleic noci- De vitiofo pudore ^

R I A^:

tiè gir^^ bifogno di vane interpret»^


tioRi-, perciocheella perfeibla^op*
portuna . Il mcdefìmo dice Efchillo
& Seneca nell'Epil^ola quinta, che la
Verità è femplice orarione» peto fi A
nuda , come habbiamo decto > &
non deue hauere adornamento 9X*
cuna
Tiene il Sole, per (ìgnificare > che
la Verità è amica della luce,* anzi ella
è luce chiaridìma, che dimoftraqueU
che è.
Sì può anco dire , che riguarda il
Sole, cioè Dio, lènza la cui luce non
e Verità alcuna-, anzi egli è l'iltelTa ve«
rità;dicendo Chcifto Noftro Signore*
Ego fum Via,, reritas» Vita , C
Il libro aperto accenna* che ncMi*

bri fì ttoua la Verità delle cofe, peC^ ^


ciò è lo (ludio delle fcienze<
Il ramo della palma ne può figoifi*
care la fua forza, percioche» fi come
e noto, che la palma non cede alpe*
fo, cefi la Verità non cede alle cofe«
contraiici &
benché molti la impu«
gnino, nondimeno fi (òUcna, ere* ^
VN A belliflìma donna ignuda,iiene nel-
la de {Ira mano alta i! Sole, il quale rimi-
fceinal(o«
Oltre a ciò fignifica la fortezza, la Vie-» &
ra , & con l'altra vij . vn ramo di
libro aperto, e toria i Efchinc poi contra Tiroarco dicci la Ve-
Palma , e Cotto al dcftro piede il globo del rità hauer tanta forza, che fupera tutti i penfie-
Mondo ri humani.
Verità è vn'habiro dell'animo difpofto a non Bachilide chiamala Verità onnipotente fa«
torcere la lingua dal dritto, &
proprio edete pienza ncll'Efdra al 4. cap.
delle cofe, di che egli parla, e fcriuc-, afTerman- E lafentenzadiZerobabel Giudeo dice, la

do folo quello, che è &


negando quello , che Verità eflcr più forte d'ogni altra cofa» &ch#
none fenzamutar penfieio. valfe più di tutte l'altre predo al ReDirio,
Ignuda if^apprcfenta , per dinotare , che la Ma
che dico io delle fentenze? poiché li fat-
fimplicità le è naturale ronde Euripide in p/&<e- ti de* noftri Chriftiani amplifsitnamente ciò

nijis» dice efiec femplice il parlare della Verità, hanno prouato,enendofi molte migliaia di pec«
(oac

\})'M^ì^jp^^
. . .

646 Iconologia 1
Ione d'ogni età, d'ogni fedo» U
quafi d'ogni che fi é detta dì fopra dello fpIendore;& il tetm
paefe efpofte ai fpargece il fanguc» &
la via pò nella man finiftra fignifica, che a lungo an*
per mantenere la vetità della fede Chtiftiasat; dare la Verità necelTariamente fi fcuopre » SC
onde riportando glotiofo trionfo de'crudelif- apparifce» e però è addimandata fighuola del
£mi tiranni) d'infinite palme>& cotone hanno tempo, &
in lingua Greca ha il fignificato di
la verità ChriAiana adornata. cofa, che non ftà occulta
II mondo fottoipiè» denotai che ella è fu- f^erità .

petiore a tutte le cofe del raondo>& di loro più Glouanetta ignuda, tiene nella deftra ma-
pretioì!^* anzi che è cofa diuina, onde Menan- no vicino ai cuore vna Perfica» con vna
dro in Noftttis dice^che la Verità è cittadina del fola foglia» &
nella finiftra vn'horologio da
Cielo* 6c che gode folo ftate tra* Dei .
poluere.
f^erità .
La Perfica é antico Geroglifico del cuore»
Donna rifp!endente>&dipompofaraente*
nobile afpette» come la fua foglia detta lingua, & fi è vfato
vellita di color bianco fempré in molti fimili propofiti la fimilitudi-
con chioma d'oro, nella delira mano tenendo ne, che hanno con l'vna, &con l'altra, &in-
vno fpecchio ornato di gioie, nell'altra vna bi- fegna, che deue eller congionto il cuore Se la
lancia d*oro lingua come la Perfica, Se la foglia, accioche
La conformità, che ha l'intelletto con le co- quello, che fi dice habbia forma »& apparenza
fe intelligibili>fì domanda da Filofofì con que- di Verità.
60 nome di Verità, 6c perche quel, che è vero» E l'horologio è in luogo del tempo, che fi è
cbaono, & il buonoèptiaodi macchia, &
di detto nell'altra •

lorduca,pcrò fi velie di bianco la Vetità,aggiun


gendofì, che è limile alla luce» Se la bugia alle
tenebre, Se a qucfto ailudeuano le parole di
VGVALITA.
Chrifto Noftio Signore.quando dille.quel, che DOnna che con la defira roano tenga vil
vi dico nelle tenebre narrate nella luce, cioè paro di bilancie.e con la finiflra vn nido»
quehche io dico innanzi alla pienezza del tetn- che vi fia vna Rondine con i funi figliohni, ai
po, che fìafcopcrta la Verità delie profetic in quali porga il cibo.
me ditelo voi , quando fat6 falito al Cieioi che Pet le bilancie fi denota la retta, e vera giù*
faràriuolto, 6c aperto il tutto, & però egli an- (litia, che dà a ciafcuno quanto deue.
cora è dimandato, oc luce, oc Veiità : onde Perla Rondine nel nido,come f< pra li Egit-
Io fpicndorc di quefta figura » & il veftito fi tijt intendcuano vn'huomo quando a' Tuoi fi-
può dire, che ficcnfotmino nel medcfimo fi- gliuoli vguàlmente difiribuifce l'hercdità E
gnificato parimentcvn Principcquando nel vitto,vcfti-
Elofpecchioinfegna, che la verità all'hoca to , e commodi propri; non voglia fuperare»
è in fila pe(fettione,quando,come fi è detto,rin ma vguagliatfi a quei de' fuoi Cittadini . A
telletco ficonferma con le cofe ÌDteliigibili,co- guifa della Rondine>chemainon raddoppia il
me lo fpecchio e buono quandorendela vera cibo à chi lo habl>ia vna volta dato, mi vgual-
forma della cofa, che vi rifplcnde>&; è la bilan- mente pafce, e nuttifee con vgualità tutti i fuoi
cia inditio di quella egualità . rondinini.
finità. Di quella vgualità talmente ne fu fludiofo
FAnciulia ignuda, con alcuni veU bianchi Adriano Imperadore, che nel fuo fiir.igliai
d'imotno, per dimoftrarc che ella deuc cf- vitto volfc oderuar quel ccfiume d'Hometo»
fcr ricoperta, ik adornata in modo ccn le paro* che a ninno mancale il mcdefimo cibo ordi-
le» che non fi leui l'apparenza del corpo fuo nando ben fpeilo, che alia fua menù fulTero
bello, & dcIicato,e di fé (lelfopiùiche d'ogn'al- polli cibi commui>i, e propri j di pouerc pcrfo-
&
«a s'adorna, s'arrichifce. ne per leuar ogni occafione a quei , che feco
ferità. mangiauanodi fuperbia,òd'ahro limile, che
IGnuda come fi è detto, nella deftra mano, dalla dehcatezza delle viuande hauedcro po»
il Sole, Se nella finiflra vn tempo d*faoto- tuto arguire regnare in lui . Che fapeua mol-
loggio. to bene»che per conciliarfi gl'animi de' Popoli
IliSole le fi dàin raano* pei l'iftefia ragioae» Diente piiSi giouaua aiPiincipc» che col decoro,
t hhe-
Libro Terzo / ^$7
VA L 1 T a;

rebbe flato vn commettere peccato^


Perciò littouarono vna pena hono*
reuoleconucnienieà reprimete ilio
ro giuflo.ò iRgiufto fofpettojche ha«
ueflero deirEcceilenza di quel vir-
tuofo > e la dimandarono Ófltacif*
mo Come fé alcuno conofccndofi
.

pieno di molto fangue » e di gagliar*


didima coroplelHone fi fcemafle del
cibO) & haueftc per vfo di cauai(Ì
del fangue per non cader in que' di*
fettitne* quali fogliono cadere molto
per la molta robuflezza di loro fot*
ze.Cauandofiquafi da Plucarcoincc*
tre parlando dell'Oflracifmo dice»
che di queflo come medicamelo fo«
lena feruicfi il Popolo à certo tempo
erdinatoi cdfìnando per x. Atini faoc
della Città quel Cittadino«che auan
zaua gli altti,ò di gloria,ò di ricchez
ze>ò di reputatiooe * per la quale era
hauQCOpetfofpetto nella Città.Ponc
do di quefta pena folo le pcrfone 11-
luftri. Anzi il medefimo Auttote fog

giungédo dicciche Iperbole huomo


federato cetcado di far punite di fi
è Maeftà dello Scelto voire » e far moHra con mil pena vnode'tre gradi Cittadini Athenie
tatti di fìmil vgualità. Scodo la potenza di fua fi>Feace>Nicia,è Aicibiadeicadde còtto fua na
natura^ odiofa, che rooderatacome fopra fi fa tura la pena fopra il capo di detto Iperbole in«
aroabtieie benigna. Perquefio Falca Cartagi- foléte9fimiIigéti ignobile>e bafse ad efse punì
nefe grandiHìtno amatore dcH'vgualità ordi- le di fimilpcna)anzi accottifi efser fiata viola-
nò* che cella Città le|faculià} e le ponèflìoni ta tal pena nella detta perfona leuatonopoi vìa
fudero vguali a ciafcuno de' Cittadini) per le- iVfanza di quella. Fu detta Oflracifroo da vna
uar rinuidia»& odiofcà di loro come tiferifce pietruzza chiamata Ofiraco fopra la quale feri
Ariftotile nel 2. della Politica al cap.^. ben- ueuano i Cittadini il nome di aueIlo)a cui vo«
ché nel fine non l'apptoui interamente * non leuano dar bado delia Città, e la gettauano in
eoDiporcando i più pcegiatit e nobili.di corre- vn luogo della Piazza cbiufodi cancelli>il nu-
te la medelìroa fortuna con i vitine plebei) da mero delle quali dcueua paflarefcimillaavin
oafcere perciò ben fpe(To riffe )e brighe fra Io- cere il pariito.L'Autrcr e fcprsdetto rei 2.del*
io*, Ma fé fi confiderà rettamente oue fi cerca la vita d'Alcibiade rocfira detta pena d'Oftta
rvgaalitàpetfommobene della Città, ò Re- cifmonóefsere fiata ordinata per punire itri-
publica ne fegucs che ciò; che eccede detta fii) màper moderare la troppa grandezza al-

vgualità fia di danno alla detra Città , ò Repu> trui*, e perciò con altro vocabolo detta Mode-

bilca*) Onde fùfìimatO) che vn huomo di pcr- ratione fatta a petìtionedegliiruidicfijche


fettiHimaVirtiìfbfie nociuo per la fuafupe- per dieci anni non vedcuano prefcntequel ta-
liorità, e fopr'eflìftenza de gli altri: Che per- le,per la cui lontananza mitigauano alquanto
ciò i Greci inuentorrd'ogni be) cofìume ciui- ildolorcjche col vederlo giornalmente li fi ac-
le»e particolarmente gli Atheniefi fapendo» crefceua>es'internaua iralignamtrtc negl'aDÌ
che pet efler nociuo meritaua caftigo» mail mi loro. 11 mede fin- o Ariftotile piùlargaroen-
ceRigate VDhuoino pei fu a troppo vittù> fa- tCiC dipropofito tiattando di quefia pena neV
fopra-
leofnologia
fopradetto lib.'i. ài aLp,9,iAicei Qti^opter pacatione d'amiftà* intendendo Sìllanoeffeilì
ÀCiuitatiùust^H£ papato rfgtwtur Offra cifmus in vncerto modo accennato l'Efilio ,ExiUum
repertus h£ fyuidem cmitates oqu/ilita'
efl , fUfidemenfirari inttlUxU» fenza mctt«f indo»
titìt maxime compie èÌHntur . Jtague qui fu^ gioin tnezo, fc*l prcfe da fé medcfinioy ne pei-
:per excellere videtur vel propter diuittast vel ma» che fotto I-Imperio di Tiberio fìirefiitul-
fropter jìmicos , vel prcpter altquam -aliam toalla Patria. Molte cofe fì potrebbonodite»
Ciuilem potemiam extra Citiitatemreìt^atur & molte autorità fi potrebbono addurre» ma
ad TempHsaltquod 'Ordinatum» Douefivcdc por abbreuiae il ooAro ragionamento conchi
^he lo approua»ma non fi riftringe al tempo*« deremo» che 'fi vede olla aperta «(Ter datarti •
«wà fcufando il ccnfìgiio di Penandro dato a mata* &abbracciata quclta vgualmente» che
Tcafìbulo il tagliare le fpigbe roaggioti deirat- nella natura (Iella» ^iòbenilTima fi confiderà
cre. Piacque ad AuguQo quefta forte dipuni- ancora^ella temperie de' corpi liumani «cbe
'

tione moderandola con altro nomc>e piatole* mentre danno vniti» e non alterati da fopeè-
^come dice Tacito nel lib*3.in propofito^diSii- bondanza d'humorijò (uperioticà ecccHÌtia
^lano della famiglia de' lunij» cnehaueua com- di rooxl'eiTì yil corpo-fi maiitiene fano» e per-
unedò adulterio con vnafua Nipote» al quale fetto nell'enet fuo con ladifctetadìlkibnti^
fioa fece altto*cbe farli intendere, che lopri- ne del (angue alle .pcolIìme^^aHe <più lemoie
jQaua della fua amicitia*per le qaali,patole e (e* apatie d'em.

A N A.

gHato vn'buomo di fpùriro Yluao»»'


^he fé bene ha prefo quefto nònte
della Vigilanza da gU occhi cocpo*
Tali>nondimeno41continuo vfo fé Fé
^]uaiicotmettito in natura» ^'fatto
Aio>pecò IVna» &'raltra vigìlanzai&
del corpo» &
deiranima vien dimd»
idrata dalla ^{)refente£giKa« quelli
<k)ranimo 'Oel Ubto. nel qoale ap*
{>rendendòfi1e fcien^e fìià t^huorao
vigilante» &deAoàiutri gl'incontri
•dellaFortuna» &
l'agitarione <leHt
fnente «contemplando ^ ^
la vei*
ga fiiegKa il corpo addocmetftacoa
come il libro» &
la contemplatio*
ne deftano li fpititi fonnolenci: pcfò
«lel^orpO} e dcll'ammo vs'inteodeil
detto derUa Csfrtica» ^^d/órmiut &
€crmeumyigiìdt^
£ le Grue infcgnano* che fi dette
I flar vigilante io guardia di (è mede»

iìmo»e ddtla propria vìta>percke co*


me fi Acconta da molti 9 quando
vanno inficine pct tipofarfì fìcura*
meifte» fi aiutano in^uefto modo»
che tenendo vna di effe vn fafio col
DOrma con vn libro nella deflca'mano,& piede raccolto.l'alrte fin,che ilfafsò non cade»
neli^altra con vna vefga>& vna lucerna fono^uredi efitere cufìodice pét la vigilanza
«c<;efa)in terra vi farà vna Grue» chefoftegoa delle compagne» e cadendoichenon auuiene
vnfaflb col piede. fé nontiel dormire di d<ftte guardie»che al cu»
lE tanto in vfofche £ dica vigilante >>& Cue» sioxe ù desino» &
feoe ^gooo via^•
Li
. . . .

libra' l^crzov éi9


potrebbe éonfógture con fai !òde>(ènza muo**
([Ctamence s'incende ia quel tempo» che è più. uerfi à'taleopinionedireftefiodallacredézai
eonuenienre at nvpUhScaì fònno* petòlitìi* che egli habbia^di operare con virtù * dc.pecd^
maodauano dargli Aodchi ^Vigilia: alcune Hq fi rapprefenta la viltààn vna donna.che giace
ce della aocce»nelfò qualij Soldati erano obli- per terra>& mal veftita>eirendo ordinatiameia<
gaiiàilair vigilanci per.ficurezza dell'eHèrciioy reledonne piùfacili de glihuomini i mao^
•tutta la notte fi par cioa in quattro vigilie,co> car^i animo nell'attioni d'importanza .
me dice Gefacc nel primo de' Tuoi commeo* Il veilimento (lraeciatonota»cbe in vn vilè-

non vi fia penfieco di addobbare il corpo fuo»^


per dubbio di non {K>ter fomentare quella gra«
Yr'^anayefìita di bianco» £0Q vnOaUò >e uicà» e q^ei coftumi» che richiedono i panni>o«^
j^jj^ con vna Lucéma^ia mano#perche il gal nero per quel detto triuiale che fi faol dire*
loSdefla nell'hoce delia notte» ali'ellercicio AudacesfortmA imatttimidefque repiUit ;
éù Tuo camo* ne tralafeia mai di obbedice alli E non hauendo ardire l'huomo per viltà of«
occulti ammaelhamenti della Natui:a»cosl in- fcrirfiad 'imprefe grandi , fe ne ftà frail fango/
cigna a gl'huomini k
vigilanza ;
d'vna fordida vita,fenza vcnirmaia luce » &^
^hLucctna;ròoftra quefto meden(iK>>vfiui^- cogoitiohede gii hoomini^he ^fibno fouaef
doirda noi, accioche le tenebre non fia impe- nire delle cofe necefiarie -
.
dimento ali'àctionilodeuoli. L'V{>upa fi dcfcttue da diuerfi^mtorrperyc^
E pelò fi legge che DerooHene inteiroga- cello vililQmo > niicrendofi di fterco »
,
akce & .

eO) come haueua factoàdiuentare valente O- fporcitie» periion hauer ardire metterfi apro*
tatorcrifpofe dihaucre vfàto più olio» che vi-^ cacciare il cibo con
difficoltà k
fio intendendo con qucUoIa Vigilanza de gli
li tenere gli occhi bafl^ dinota poco ardirei^
^di^^tiqlieftó làfonaolenza delle delitie» come per l'ei^ettofi vede •-
11 Coniglio è/ di fu a natura viliHimoi eotne::

DPana» che dia jn con vn campa-


piedi chiaro fi sa da molti » che banno fcritca la na«-
'
nello in mano^ con vn Leone vicino tuca degli animali.
io atto dtdoL'mife con gUocchiapem; r o- 1^ •&-»' «-. A»
V--

La campana è inffromento facro» & fi è ri— Donna armata , che al finiftro fianco por*
tcouato per deftar non menogli animi dal fon^ ci vna fcimitaan > nella delira vn ba-

ftodc gli errori conla.penicenza»alla quale c'- ione, e con la finiftra tenga va &aciaHo,elo>
iliukacfatamandocial te mpiojcbei cor-pi.deU percuota.
lè^piatzete dalle commodità del dormice» Violenza èia forza,che fi adopera control^
^ 'Uitco»efiipt«flbà gli Egitti) indrcio di Vi- n>eno potenti* e però fi dipinge armata all'o^
gilanza:^ perche conie racconta ilPierio» non fefa di vn fanciullo debole»e fe»za aiuto d*al)«
apre mai inrierametue bene gli occhi » fé non cuna parte* Cosi diciamo eflet violento il mo*
quando fiaddof menta» &.però la fìgucauano to della pietra gittata in alto contro al moto >

alle porte de* tempi jmoftrando»che in Chiefa datole dalla natura del fiume» ehe afcende»^
ifdeue vegliare con l>nimo neU'orationi, fé & anche altre cofe fimili>Ie quali in queCH mo-»-
bene il corpo par>cbe donna allie attioiudet ti poco durano, perche^^ la natura» alU quale

iÀ)ndo. l'arte^e laforza finalmente vbidifce>le ricbia»-


^J^ nS(a^perd^€ndtr/tt&^oppu^are altri ^ ma,e lefà facilmente fecondare la ptopriain»^
1|vpnfiM» cfafe ticlll» deftra.maiiotieoe v&a clinatioae
"F ^
(erpe>&ron la finidra vn dardo .
t '
t T- A» i
.

BOhnanaalveftita» giacendo fer teita if>< V 1 it ai N^rx-A*.


luogo fangofo» éf bratto 5 ten eDd&4ii' la bellidìraa giouanetta.veftita di pan»-
mano l'eccello Vpupa»&nK>fbi di not» hiauer ^ no lino bianco, con vna ghirlanda di
ai^dire d'alzare gli occhi da tenraiftàndòie ap» fmeraldiiche le cotofti iFcapo»e che con ambe
l^effovn Coniglio. 16 mani fi cinga eoo bella gratiavn cintolo ^^
Vile fi domanda l'hucumo» che fi (Hma mt^ lana bianca i

no diqueljche valisi non ardilcequelloi che Lo fmeraldo» per quello cbt^uaira Pieiio
Vale*
. . . .

Sjo
R GIN
Iconologit
I T A.

^ VSRGIHtTAi
Glouane pallida.& alquanto ma*
gra« di bello» e gratiofo afpel»
co» con yna ghirlanda di fioci in ca^
po.veftica di bianco» &
Tuoni vna cc^
tara> moftrandofì piena d'allegrezza»
feguendo vn* Agnello in mcaod'fil
prato.
Si dipinge gioaan«> perche dalle
dalla fua giouentiì fi mifura ti fiu^
trionfo >& ilfuo prezzo , per lacong
trarla inclinatione di queU'età . _;

La palide2za)& allegrezza fono ia«


ditij di digiuno »t di penitenza>e fo-
no due particdarì cuftodi della Vó»
ginità. ó
Ha il capo cinto di fiorì»perche>C0i2
me dicono i Poetica Verginità non è
ahroicbe vn fioresil quale fubitojcbe
è cdto»perdc tutta la gratia,e bellez-
za . Segue l'Agnello > petcfae tanto.é
todeuole la Verginità» quanto ic ne
va feguendo l'orme di Chrifto»c1ae
fò il veto edismpio deUa Vergiiikà»
& il vero Agnello » che toglie u pe§;
.,_^ catidelmondo» ,j ._

Valeriano lib.4«.è fegno di Verginità» e fa U Prato verde dimoerà le delitie deifavitsi


^onfacratoi Venere celefte» cinsduta all'hoca quale eonaincia » e finifce in hesba^
l:a(cina, la

Dea deU/AmoE puro>dalquale non poflbtio na p€r: non haiier in se friuto


alcuno di vera co»-
iccfe fe no» puii, e candidi cfFctti perciochc:
j. centezra^ma folo vnafemplice apparenza^he
da lei viene quel puro,e (incero amore, che in^ poÈlr£ècca,& %arifcei.la quaieè dalla Vergi»
tutto è alieno datcongiongirnemo de' coipi^ nità calcara con animo gencEoib > a aUegolTie
però lo fmeraldo da molti > &
in paniéolare però fuona la cererà i

da gli Afttologi e pofto- pcrfcgoQ'dclIa Vir-


ginità. GIoHamettak la quale accarrezzi confo oi^
Si di-pin^ col cintolo nellaguifòrcbe dice^ ni vn' Alicorno » pecche come alcuni Ccrii»^
jino.pcffciò che ìfà antico cofturae. che le Ver- uoBOjque^animalenon fi b&iaprendere,(e-

————
dini (TcingsIféEocc^ cinto, in legno di Vergi- non per mano di Veigine
niiàjliauqiiaiie ìà roleua fcion-c dalli Spofi la pr i —- '
I
<.

ma fera,che cHedoacuano ^dormire con cfll» V t R r 1^ r T A%


come fcriire Fefto Pompeo , & a quefto allu-
de Cam) lo ne ll'épiirah mio diiMaofib,, &di? DphQa^ dietadi ^o*anni ,:Con habited^o^
€iulta»cc sldicendb ro, nella deftra mano con vn Scettro»
^
e
Tcfkis tremula payenK nella fifliftra con: vnlibto>efiede (opra vn %.eo^
ne*cpn laifpacfò al fianco >.& alli piedi vn*b(»>
ròlbgiò dapnlUere^ecHe moftriiche fia>caJata,
,.ttbianco veCtiment» figniEca purità fóndk^ b metà della poluere »
ta ne* buòni peniìcri verginali'» 6v nelte fenrc Virilità èquellia età dell*huomo,che tìeneda
attioni dcLcoipo,. che rendono itanthia cao» $S' figno à pii anni» nella quale egli Wattora-
did.r»fr bolla pace diragìDue > &
efpeico delle cofe » e pei a^
coma
. . .

Librò Terzo. 671


e«>rtiehu:onfioìn mitefattion» emili, e mecani* Si dipinge con to Scettro» il Libra, il Leone»
che vniuerfali e particolari» e que(la è U età»
, & la Spada» perdimo(^care »che à qoeda »che
onde erto huomo fa t'babito» che io conduce à è l'età perfetta deirh'iotwo, fi afpecta di confi»
fin ài bene»òdimaIe»fccondo che egli ekgge gliarc, di lifolttete, e di dcteritiènare con gtan»
per grafia diuiaa>òinclÌQacionenaturaievqiie- dezzad'arnitno le cofc> circa le quali pofla hli*
fta età è principia della dcclitiacione », uer luogo in qualche modaU virtù »

I a T V-

perche diuema fimilc à Dio che è {%• ',

fìelTavirràtè bontà.
Il Soledimoftra.cbe come dal Cielo

illuminafiero la terra»così dal cuore U


virtiì difende le (uè potenze regolate

à dar il motOi& il vigore à tutto il cor-


po noficotche è mondo piccoloicome
dilTero i Greci»e poi per la virtii s'illa*
nnna»fcalda,d: auingora inmaniera*
che buona paitede FiiofoS antichi lo
flimorno badante afupplire alle fo<|>
disfattioni,& a'gu(li»che nellaviu bu^»
manapofiòao defiderarfi > & perche
Chf iiìo N.S. fi dimada nelle facre lec*
tere Sole di giuiìitia^intendendo queU
la giuflitia vniuerfalilFima.» che ab-
braccia tutte le virtu>.però fidice>ehe
chi porta elfo nel cuore >hà il prìnci"
pai ornamento della vera» e petfettjk
virtù •

La ghirlanda dell'alloro nefignific^


che fi come iìr lauiio è fempre vecde^
& non è mai rocco dal
fulmine » cosi
la fcmprc vigore r e noa
viiiù moftra
è mai abbattuta da qual fi voglia aa«
;

ì uerfarìO) come anco né per incendio^


VNA alle
giouane bella,
fpalle,neHa deftta
& gratiofa»
mano
tenga vn'-
con l'ali ne per naufragio fi perde» né per aduerfafoc»
tun^, òforte contraria
liafta»& con^l& (ìniftra vna corona di lauro» e Le fi dàl'hafVa per fegno di maggiora nza.la
nel petto habbia vn S le qtLilc da gli Antichi per quella era lignificata.
Si dipinge giouanci perche raainon inuec* Dimoerà anco la forza» e la poteftài che bà
chia,anzi piùfemprcvien vigorofa gagliar. & fópta il vitio»- il quale fc mpre dalla virtù d fot**
da» poiché conQituifcono gli habi-^
gl'atti Tuoi topoftOiC vj'ntov
tt)&: durano quanto levita de gii huomini..
Bèlla fi rapprefenta»peiche ia viEtij>c il mag- V l R T \r.
gior ornamento dell'ànimo%
L'aItdtmonra,che è prò prie dellavinù'}*àl-
DON NA veftitad'oroi piena df maeftS*
con là dìefìramano tiene vn*ha(la>& con
zarfià'volo fòprail communcvfodé gli huo»- lia vn cornucopia pieno di varij frutti
finiftra
minlvolgarii per guftare quei dileid, che fola- con vna tcftudine folto à i piedi
mente prouano gli huomini piti virtuofi.i-qua* 11 vefìimento d'oro fignifica il pregio della
UiGome dilTe Virgilio^ Cono alzati fino alle ftel- virrjjjche adorna) 6c nobilita tutto l'huomo
ItdèlPàrdientevirtiì» e diciamo, che s^tnalzaal Tienel'hafta in mano,perche ella impugna
<Ciel6»che per mezo ddla vinù fi fa chiaro» & abbatte cótinuaméte il vitio.e lo perfeguita.
Vu Vir-
. . . . . . . ,
.,

67 2 Iconologia*
FirtV. tetnpeftejmmobiltacpfi la virti^ rimane immobiì
Glou^netta a!ata> & modcjlatneptc veftt^ le à tutte l'oppofìtKpni de' contrari; auueninicci.
ca> farà coronata di laucosSc inumano ter?. Per (ìgnifì^ato del lauroj ne fcruirà qucUob
là vn ramo dfqueccia> con vn noQto neMembo> che diremo nella feguence figura, che nell'vna^
della v.cftc, che'dica-. Medi(iTutijJima - e lìcll'altra fi rapprefenca la dccca pianta
DiflÌK. Silio Italico .nel i $ . lib. della guerra, Il moto dimoftcat che quefte attionitfelofo^

Cartagjnefe » che.lavinùi(^e(Iaè conueniente no dependenti^lla virtù»lequati hanno la loco


mercedcà f<P medefimai& fì conformò:con que- efìremiràtchefoQo«coroe.fofle oue l'huorao ca«
llo dettG-airoptnipne de*^ Stoici > che diceuano de»e s'immerge cadendo idal fuo dritto feotierQ
-,

luordjlei non e(Ier.corS'a!cuna,che la poda pre peròdifTcHoiatio*,


fniare à baftanza, e fu dagli, antichi dipinta co-, Eft modus ifirebus^fùnt certi deniquefines
fifperche-com^.iaquercia cefidealliinfultidelle QuQsMtra citraque neqtte confifiere rtSlwn o\

R V.
Nella MedagliftdiXuxiio! V^rp <

EtLycij po^U gémere'mmfirit foUl


Sic tu\Pegaféis.yeElpis petit éuhera petùte
Co/tltoqi animi moflta.fuperba domato ,

Mùftràho i dettJrverut che col coa«


figlio,con la vittiji fifupera la Chimo*,
r?, cioèj ftfpecbi fnoftride* vicij.
Giouane e belio fi dipinge* perciò-
che belliffima è. veraroenteia viitù» è
proprio fuadi attrahereà fc gràpimiA
& ali'vfo fuo cof^giungcrlf.'.
Vf li R> Tr Ìr>^
Nella Medaglia£:iJÌle{f4indro.

D Orina bella armala, 6c d'afpctto-


virile, chein vaamano tiene il
'

mondo, 6^ con .i'aisfa.vna lancia. SU


griifìcando ) che la viO;ù domina tutto
if-mondoo. . j

Armata fi dipinpe perciochic conti-


rruamente combatte col vitio .

Sirapprefcnta d'afpetto virile, per-


che il fuo nome viene ( fecondo Tito
Liùio Rtl Iib.i7.'& Vàletio Maffimo
ÀviVo vel k virihust
lib. r V cap. 1 &
mofVta la fortezza che conuienc.il
virtuofo.
V I R* T V«.
PEtloBellerofonte bellilTimo giouane à caual
Nella Medaglia di Domitiano Calieno»&in
dei PegafeOtche con vn dardo in mano
vccide la Chimcra,fi rapprefenta la Virtù quella dì CaWa< . r ,

Per la Chimera allegoricamente * s'intende Srrapprcfcntaua vna donna in gaiTid'vn*-


vna certa moltiforme varietà de* vitij. laquale Ammazzone, conia celata, e Parazonio.
vccide Bellerofonte» il cui nome dall'Etimolo- che è vna fpada largha fenza punta, &con ia
gia fila vuol dire occifìone de i viti)» &
l' Alciati lancia, pofando il piede Ibpra vna cclattjoucro
i

lìellifuoi Emblemi cofi dice . fopra vn mondo ^


$4lìerophn vt fortis tques fuperare Chimétram
VIR-
. . . . . .

ì-ibro 'Terzo* ^?j


"v ì R T V.
Nella^cdaglia (Ji Lucio Véro«
Virtù é propria difpófitionc, e facul*
deiratìimo in atto, e ia
cà principale
penfieto volta al bene Cotto il gouerno
della ragione» anzi e la ragione ifteda-.
Le fi dà la pelle di Leone, 5^ s'appog*
già alla Claua* per efier ambiducfottir-
fimii e la virtù piantata con forcidìnae
radici«e con niduna forza fi può eHirpa*
Kt né inuouere di luogo .

Si fa nuda la virtùi come quella^ che


non cerca ricchezze > ma immottalità*
gloria» ^ honore, come fi é viQo in va
marmo antico» che dice, r&ttu md»
hominé contenta efi,
VIRTV HEROICA.
,Nella Medaglia d^oro di Mafftmino l

VN'Hercolenudotche tiene per le


coma vn Ceruo^che fu vaa del-
le fue dodici fatiche

VIRTV HEROICA*
Nella Medaglia di Geta,
PEr«ercole,
virtù becoica
la rapprefenca ti
che xonla defìra mano
tengala claua alzata per atnmazzatevn
Dragone» che fi agita intorno ad vn'ar-
cc( uà in Komaia Campidoglio vaa Ita-
SItua di metallo indorata d'Hrcole, vefìita
bote con ipohii, &c al braccio fintOro tiene in-
uolta la pelle Leonina.
dell'» fpoglii del Leone: con la claua, & con la Ciò fighifici hauerHetcoIe ( intefo perla
(ìniftta manoticne tre pomi d'oro portati dà gli virtù) pòilo moderatione alla concupifcenza»
hoitl Efpeirid), iquali fignihcano le tre viitù he- intendendofi per il Dragone il piaceuole appc«
coiche ad Ercole attribuite tito dèlia libidine.
La prima è moderatione dell'Ira
1 <
La fpogliadel Leone in HercoTecidimoftrt
La feconda, Ja temperanza dell'Auaritia
L'altra, è il gen etofo fprezzamento delle de-
la géncrofità, & fortezza dell'anfimo
La claua fignifica la tàgionéiche Vegge.dc io
litio, e de piaceri, e però diceffi,chc la virtù he-
i
ma Tappe tico,pcrcioche queìla virtù è gràd'eo-
roica nell'huomo «quando la 'ragione hàtal- celléza di HercolC) però gli è attribuita la claii^
iT>en t e fotto|) ofti 0i affett Iciifiiiù^jC Ik 'fi à giiin
i
fatta d'vn fermo, Se fefrte àrbore, che è il Qiiec-
taal purìtòitìdiòifibilc de tnezzi virrùofi,& fa't
i
cio,Ìlqiià1c dà fegno di rermez2a,& di forza «.

tifi pura.i&il'uftrcche trapaffì reccellenza hu-


Fingefi la claua nodofa, per le difiìcolià, che
n)ana> & ì gli Angeli fi accodi da ogni patte occorrono, & fi bfletifcotio a co-
VIRTV HEROICA. loro, che vanno fcguirando» e cetcabdo la vir-
Come dipinta da gli antichi, e comefi veda nella tù, e però Hercole elicndoingiouenile età» di-
Medaglta di Gordiano Imperadore . cefi, che fi trònaHe in vmaroliiudine, doue fecp

HEi'cole nudò, appbgia to fcpra la fùa Cia- deliberando qual forte di via douede prendere»
uajcon vnapeltecli Leone amnlupata in ò qùèiha della virtù>ouéro quella de i piaceri»éc
torno al bracciojCofne fi vede m due bclliffinìc hauendo molto bencfopta di ciò confiderai©,
oe nel Palazzo dell' IlluftiifTimo Sig.Cardi-
iì 3f fi elcfTelavia dellavirrù^ quantunque ardua»
nal Odoardo Farnefc veto amatore delle viitù. & di grahdiflìma dilfhtuhà
Vu t VIR-
. . .

^74 tconologia
VIRTV HEROICA.
ro cnÌDacciata . ma non percofsa dal
fulmine>con vn motto che dicc:N£G
SORTE. NEC FATO.
Lft virtù come guerncraichc dicò-
titiuocol vitio fuo nimico cóbatte*(ì
dipinge armata,e col fulmine,ilqualc»
come racconta Plinio > non può con
tutta la fua violenza oi9endere il lau-
ro >coroe la virtù non può cfseie offe*
fa da qual fi voglia accidente difoc-
di nato
L'elee» ctie è dipinto deniro allo
feudo > altro non fignifìca, che virtù
ferma,eco(lanie,comeque(lo albe-
ro, che bauendo le radici profonde» i
rami» e le foglie ampietverdeggiance»
quanro più vicn recifo, tanto più ger-
moglia » ti prende maggior vigore \
anzi quanto più è fcodo, & trauaglia-
tù} tantopiùcrefce, &
con maggior
ampiczzafpandeirami» peròfianò-
mìglia alla virtù, la quale nelle tribù*
lationi»& ne' trauagli principalmen-
te fi fcuopre
Le fi può dipingere à canto ancora
vn'Iftrice,ilqualenófà aliro prepara-
V I R T V D E L L'A N 1 M O. memo per difender la vita fua, che di tuiratfi
in fc inedcfimo,ik difendcrfi con fé ftefso,co»
È de! corpo.
Nella Medaglia di Traiano . me la virtù da fé fìefla, fi diffende, & in fé me-
O I rapprefenterà Mcrcolc nudo»chc con la defima confida, per fuperare ageuolmcnte o-
gn'inconrrodi finiftroaccidéte,& forze» a ciò
i3 deftrà mano tenga laClauain fpalla con
bella attitudine >& con guidi vn
la finiftra Leo alludeua Horatio dicendo di nafconderfi nck»
hc>&(vn Cignale congionri infieme. la propria virtù.

la*
Hercole ignudo con
Pel* lo
&
la Clau;» in fpal-
con la pelle Leonina, fi deue intendere
VITA ATTIVA.
SOnodue le flrade, che conducono allafe-
ridea di tutte levirtù,epecil Leone la magna-
licità,& quelle fono diuerfamenie feguita-
nimità>e la fortezza dell'animo} come tel^ifìca
te fecondo la diuerfità,ò delle inclmationi, ò
Oro Apollo ne i fuoi Geroglifici! & per il Cie-
delle ragioni perfuafiue,& fi fignificano co no*
gnalc la virtù corporale per la lobufta fortez-
,'

me divitaattiua)& contemplatiua,& furono


za d'cflo: fcriuefijche Admeto giunfe infieme
ambedue approuate daChtifìo Saluatorno-
il Leone> &
il Porco, volendo per tale compa-
flro nella perfona di Santa Marta , |e di aria»M
{;nia in tendere luihauere accoppiato infieme
e fé bene quefìa à quella che (iauaaccopiata
a virtù dell'animo, &
del corpo ^ di che rende
nelle attionifù preferita, e con tutto ciò ancor
teftimonio il Pierio»doue paria del fegnodcl
quella è degna della fua lodctc de fuci pien ij
Leone ^'

Sì dipinge adunque la vita attiua co vn cap»


pello grande in tclb,& vna zappa in fpalla,c6
DOnna coperta di beila 'armatura «nella
la finiÓra mano appoggiata fopra il manico
mano terrà l'hafta.& nel braccio
dedra
(ìni(tro io feudo» dentro alquale farà dipinto d'vn'Arairoj&appreflo con alcuni ifìromen-
II d'agticoitura i perche » eflcndo l'agricoK
vn'Elce > per cimiero portarà vna pianta d'alio*
tura
.

Libro Terzo. 6j$


turt la più nece0aria attione9 che 'fi faccia per che deue bauere perle attieni noilce* e nel-
fi

coafeiuatioDe dell'huomo con efsercicio del- l'altra vna ghirlanda di fioti» per Is vircùi» che
le menil^ra>e con diftcadone deliamente! man ornano la vita noflra inuica, doppo la mor« ^
cenendofi per ordinario fra gli huomini di vil- te la fanno gloriofa^
la con l'ingegno offufcaco» potranno qaefti fo
Ji indruoienti dicnodrare qael tutto» che (ì ap- Vita attitiA .

{>artienead vnaindiftintacognitione diquel- DOnna con vn Bacino>dell'acqaa.col


e con Mefcicob
mot
la

e cofe» alle quali l'indudria (limolata dalia ne- ba in atto di mettere


cedìtàshà diligencemente aperta la via in tan- todcl Sal.TW): fidncialiter ag4m,& non timt»
ti modi> in quanti fì diftinguono l'arti, e gl'ef- ho, Queda da un cenno, che fi deuono fare
fetcitii manuali . l'attionicon le mani Icuacc» cioè fenza inter-
Michel Angelo Buonarotta capprefentò elTe» che imbrattano fpellc volte la fama, &
per la via attiuaalla Tepoltura di Giulio Secon- confidenza di buon fuccello per diuina bontà»
do» Lia figlia di Laban»che è vnaftatuacon che Iddio così ptofpeta i fucceflì delle noftre
vnorpecchio in mano» per la confìderatione» attioni .

ITA B
Del Signor Ciò, ZarAtim
R
Cafleliini,
E V E.

VNA DIES APERIT, GON-


FieiTVNA DIES. Chefùgiàraor-
to di Monfignoi Federico Cornato Ve-
fcouo di Padoua nelle imprefc del Ru-
fcelli: nella mano fìniftra il pefce Cala-
maro» ò la Seppia
E tanto amico l'huorao della vita (Ci
come ogn'altro animale) che bene fpcf-
fo fi duolcjch'ella fia breue. Theoftafto
morendo, fi lamentò della Natura, che
hauefiè data lunga vita a' Ceccii» &: alle
Cornacchie, a' quali non importa nien-

te ; a gli huomini , che (àrebbe molto


importato, hauefle data così breue vita-,
l'età de' quali fc più lunga potefle eflcte,
potrebbe la vita dcirhuomo apprendere
perfettamente ogni atte» &: ognictudi-
lione, ma che fi muore quando fi comin
eia à conofcecleià quefte parole di Theo
firafto ripottate'da Cicerone nel terzo
delle Tufculane ripugna Saluftio nel
principio della guerra diGiugurta,ouc
dice torto il genere humano fi la-
-, A
della fua natura, che fia debi-
menta
breue, ma che più toftoalla na-
le, e
tura huraana manca l'induftria » che
forza, e'I tempo : Volendo inferire, che
d'afpetto giouanile incoronata di
la
DOnn^
varie, e verdi foglie» porti fcolpito
nel l»huomo ha por troppo tempo à fate acqui»
fto delle virtiì ogni volta, che
voglia applicac
vola-
petto l'Hemerobione picciolo animale
l'animo, e l'induftria fua ad acquiftatlcj
il-
contefto tutto il veftì-
tile, ò per dic'flieglio. della
cbe vien confermato da Seneca nel lib.
mento kt detto aniraalcnellaroandeftra ten- quArimurì tUaJe
intorno. uita . Q**id 4f rerum natura
ga va ramo di tofe con qucfto verfo '
Vq 5 ^''w*
. . . . .

6j6 Iconologia
ienìgna gefftt . Vita fi fciat vt'h Unga, efl, lAì uità della vita > ne dicono infieme co*I Pc,;
non leda per qucfto, che la vita humanabte* trarca
oe non fìa. Torco fì bene habbiamo a lamentar MàH tempo e breue % e mfira voglia e lu/^a •
cene, perche douemo contentarci del termine Lunga nofìra defideria increpat vita breuis, in-
preiìlTo allanoQra vita dal fomnao Creatore» caffum multa portamur i eumiuxta efi quo per^
che per lo meglio delle fue creature difpone} e gitur. dice S.Gregorio, lavica breue riprende
prouede il tutto, e da quefto ifteflb che) la vita i lunghi nodridefideri) in danno molte cofe (ì
nodrafia breue>& incerta vuole Iddioi che ne portano, poiché vicino è doue fi camina , cioè
cauiamo profitto accioche ftiamo apparec-
> allamocte.Nonmi (lenderò più oltre in mo-
chiati alla morte e procuriamo tanto più in
> ftrare la breuità della vita, di che tellimonian-
queftavita brcucdi meritare col continuo ef- za ne fanno, non dirò mille dotte carte di Gre-
fercitio delle buone operationi, per le quali pof- ci, Latini, e Tofcani, ma i nodri parenti Se cari
fìamo ottenere in premio la vita eterna Breuc . amici, dp* quali alla giornata in bceue tempo
è. fenza dubbio la vitanoftra,iIche confideran- priui rimaniamo
do Zenone difle» louero la vita è breue, ne di La corona di verdi foglie habbiamo data al-
niuna cofa habbiamo piià careftia, che del tem- la vita, poiché in breue tempo cadeno di que-
po , NuUius rei tanta non penuria lahoramus , lla vita come foglia dall'albore: e rollo il vigore
quam temporis» Re vera enim breuis efi vita . della vita manca,fi come il color verde nelle fo-
EneaSiluio Piccolomini> che fu Pio Secondo glie che in poco tempo languide, e fecche di-
Pontefice» affimiglia-Ia vita breue deH'huomo uencano^ Alle foglie Simonide aCHmigliò la vi-
ad v^ fogno fugace, attefoche a niuno è certo il ta nodraikque'verfi.
giorno fcguen re, ne altro fiarao, che v€nto,& „ Vnam fententiam optimevirChriflus protulit
ombra . eflhominis quafi fomnium
P^ita breuis 99 Quod hominum generatio talis fiti qualis efifo-

fffgax > nHlli crajlina dies certa efi » mhtl e» liornm


nim nifi ventus , &
vmbra fumtts . quc- A » Hanc paucis homines perceptam auribus
fto detto di Pio II. cortifponde vn morale fo- „ In pecore condunt,nec intelligunt
netto di Francefco Copetta, che lo fcrifle ad n Quam breue fit iuuentutis ac vita tempus
vna fua parente, a morto il fratellce per
cui era datum
confolatJa prefe materia da vno horologgio di >, Mortalibus.
pjoiuere, che le mandò dentro vna cafTa coper- L'Hemerobionc è vno animaletto volatile
ta di lutto . maggiore d'vna mofca . ha le ali, e quattro pie-
Qftefii» cheH tedio, onde la vita fienai di, nafce (fi come dice Plinio Ub.xj. cap.36.; in
"Temprando va con dolce, ingannoy arte» & PontOi nel fiume Hipàneachc'Citcail Solftitio
Che l'hore infume e le fatighe parte ; porta certe bacche di gufci teneri, dalle quali
Tacito s/ ch'altri le fcorge a pena .
.
n'efce l'Hemerobione, che può retuirc per figu-
Con la vefta conforme a l'alta pena ra della breuità della vita : poiché muore nel
Che d'ogn'intorno ha pie lagrime /parte medefimogiotnochenafce,e noi cominciamo
Sen vien'a voi per rallentare in parte a morire nello deflogiorno,che nafce mo-, e fé
Il giufio duoL ch'a lamentar vi mena . bene in quello non moriamo, nondimencpcr-
Voi come in chiaro fpeglio, in lui taL'hora . che la vita noftraè breue j vita d'vn giorno fi
Scorger potrete l' innifibil volo . chiamàjcofi lochiamo Antifonte. Vita fimilìs
Di quel, che paffay e mai non torna indietro ejì carcerivnius diei, &totum vita fpacium vni
E come fia la vita noflrn vn'hora diei aquale propemodum dixerim per quem intui-
£ nel poluere, & ombra, e fotto il fola ti lucem
pòfieris deinde vitam trademus
Ogmhumana fperanzjt vn fragil vetro , Et il Petrarca nel trionfo del Tempo
Vn ftagil vetro apuaw fono le fperanze hu- E quanto poffo al fine m'apparecchio ,
mane, e di ciò la vita breue cene
e fa accorti, Penfando'l breue viuer mio, nel quale
ciaiMmonifce che non fabrichiarao profonda-
mente li noftripenfieri in bene così caduco, e
Stamani era vn fanciullo, &
hor fon Vecchio,
Che più d'vn giorno e la vita mortale
monaentan eo miferia de gli huomini, che or-
:
Nubilo, breue, freddo, t pien dknoia
difcono nella mente loro lunga tela di monda- Che può bella pareri ma nulla vale?
ni dcfiderij, che imperfetta rimane perla
brc- E peiche lavica e sofi breue, e core j li Gre-
. . . . f . . . ,

libro Tazo. 677


paragonano al dito, al palmo ,
CI la al cubi- & Thmts, e da' Latini, Lol/go fi pongono fimil-
to : da Mmcrrao Golofonio, e da Giunone di- mente per figura della vita brcue , perche pò-
cefi , CHbttdc tempm da Diogeniano, P'ita pai- chiffimo tempo campano,come rifenfcc Aihe-
Muf>da Alceo Poeta greco, Diitius efi dies» per neo lib.7. per auttotiià del Filofofo jirifloteles
fignificare la breuita della vita, la quale, quan- Iib.y.cap.iS.^^ MiimalibusThéithttc sipUn-
do anco a molti anni U diftendi, nondimeno tam effe breuem ajjtrit .
si £ae vna brcue bora l'annulla, ciò viene mol-
to bene confidetato io vna antica infcrittioac, VITA CONTEMPLATIVA.'
che fi conferua nel Palazzo del Cardinale Ce-
^

fis con tali veifi . LA vita contemplatiua


antichi donna col vifo volto al Cielo,
fi dipingeua da gli
con
p. M. inoira hiiraihà,& con vn raggio
difplendore,
C^ftus Aquidicus iam cemum clauferAtanms che fccndendo rillumina,tcnendo la deftra mstt
Felicts amos tot tuHthorM brems .
P. P.
noaltt,cftcfa,lafiniftra baffa ,& ferrata , con
due picciole allerte in capo.
Onde ilPetrarca nel trionfò della Diuinità Contcmpiatione è fruirete conofcere Dio
,
«Jiffc
jmaginando ia perfettione, della quale confiftc
,> 0,memvag4al fin fempre digiuna
,

^ jichetuntt fenfieri? vn'hora [gombrOi


in creder bene, cioè nella iftcfia
viua
fede pura, &
9> Qt*el» che'n moU'amia pena fi ragnna»
L'ali che tiene in capo,fignificanol*cIeuatio
L'ifteflo nel Sonetto ne dell'in telletio, la quale non lafcia abbaflarc
Rott' e l'ulta colonna . i penfieri alje cofe corruttibili oue s'impara be-
O nofira vita, ch'i si bella in vifta V ne fpeflo la nobiltà
,

dell*aniraa,6c la purità delie


Come perde ageuolmente in vn mattino voglie cafte, però fi dipinge che miti
al Cielo
Quel, che'n molti anni a gran pena s^acqtiifla . donde cfcelo fplcndoreche illumina, perche '

Di quefta noftra fragile conditione , n'è Ge- raauer l'anima atta alla contcmpiatione,
roghfìco la rofa vltima a nafcere doppo tutti e do-
no particolare di Dio, come afferraò Daui d di-
& e prima a mancare : fecondo
gl'altri fiori,
cendo Domi/te adiuua me
: &
meditabor in iufti^
Atheneo ììb.i S*Nouiffìma rofa p»fiali0s nafci^ ficationibustttis.
tur eademqtie prima deficittc con molta conue-
Sta con hurailtà , perche Iddio rcfiftc a'
nienza Javitanoftra s'affimiglia alla rofa,chc pcrbi, fu-

vaga, &:gratiofaianguifcetoftonelmcdefimo«
fa gratia a gli humili & 7
LVnamanoftefa!&alta,e
" 1';altra
ferrata, e
giornojche nafcc come 11 cfplica in quel motto, bafla,
"
dimoflrano la rilaffationc della mente ne
ch'habbiamo pofto intorno alla rofajcheè ver- gli alti penfieri
fo di Vergilio, il quale della roCa cofi cantò cir- alle balìe
del Cielo, la perciià intorno &
voglie terrene
ca la fua bellezza, e fragilità
n Tvt ifecies, tantofque ortus variofque nottata VITA CONTEMPLATIVAÌ
„ Vna dies aperiti conpcit vna dies .
„ Conqtterimhrf naturai breuis quod gratia fio* DOnna ignuda,che ftenda vna mano aper-
rum efl . ta vccfojl Cielo, & con l'altra tenga vn
„ Oftentataoculis illice dona rapi^ . Jibto^nei quale fia fccitto il motto tratto dal Sal-
,1 Quam longa vna dies , d,tas tam longa rofarum moAdihi adhdrere Deo bonum efl
.

% Quas pubefcentes ittn^a fene^a premit. Michel* Angelo, come fi è detto della attiua»
Ben fu la rofa àlli mefi paffati fimbolo della fa vna fiatua di Rachele, focella di Lia, figli- &
breue vita nel Pontificato d'Aleflandro Cardi- uola di Laban per la contemplatiua*con terna-
nal de' Medici Papa Leone XI. che per iropre- ni giunte,con vn ginocchio piegato, col vol- &
fa portò fempre la rofa con quefto morto . Sic to pat che dia leuaca in fpirto,& ambedue que-
Florui . Imprefa, che di corpce d'anima fi con- fie fiatile mettono inmczoil Moife tanto fa-
«iene più doppo la morte fua, che in vita , poi- raofo del già detto fepolcro
che fiorì colmo di gratia* e mtefìàncl Pontifi-
cato bceuifiimo tempo, come la rofa, lafiando
al mondo foauifiìrao odore di fé
LaSeppia, &
il Calamaro detto da' Greci

Vu 4 VITA
, .

éjò Iconologia
VITA E L* A N I M O.
uere, fi dice nell'hetbe, &
ntlle piante
Vircre, &
la medcfima propottionc, che
è ftà le parole, è ancora fra le cofe fignifì-
cate da e(7e,perche non è altro la vita del-
I'huomo, che ?na viridità,che mantiene,
& acctefceil calore, il motore quanto ha

in fc di bello,e di buono, e la viridità nel-


le piante, non èalcro,che vna
vica,la qua-
le mancando,maiicailnodtimento,iIca*
lore,le fiamme,& la vaghezza, però Ther-
ba, che tiene nel capoqueft'imagine, fi
dimandaua fempreuiua,& l'età ptofpera
nell'huomo fi chiamaua viridità ,& da Fi-
r^rrparola latina,fi fono chiamati gli huo
mini viri,però fi farà non fenza propofito
inghirlandata dique(^a hetba
Quafi il medefìmo dimoAra il vedimea
to verde,& come dall'herbe non fi atten-
de altro, che la viridità, cosineirbuomo
no é bene alcuno(parlado humanaméte)
che fi debba anteporre alla virtù ilìefla.
L'hiftoria, ò fauola, che fia della Feni-
ce, è tanto nota, che non ha bifogno di
molte parole, e fi prende per laviralun*
ga,& ancora per l'eternità, tinouandofcL
medefima,come fi é detto.
VNa giouanetta veftita di vcrdcche con la
de(ìra mano tenga con bella gcatia vna
Tiene con la deflra mano la lira con il pie-
tre, percioche narra Pierio Valeriane nel lib.
lucerna accefa. ^47. che per Geroglifico della lira, per quello
Sì vette di verde per dimoftrare la fpcranza» s'intenda l'ordine della vita huroana, percio-
che i'huomo ha di longa viia » che eHendofiritrouato da alcuni, che nella lira
Le n dà la lucerna accefa per ngnifìcare la vi- fieno celebrate fette differenze di voci, hanno
ta, nella qualerolioinfufaperfar viuoil lume» da quelle conofciuto, che lo (tato della vita hu-
ne dimoerà quel virai huniore, del quale il ca- manaèdalla medefima varietà continuamen-
ler fi pafce per dar vita al corpo, ilqU ale man- te agitato ; percioche la fettima fettimana'il
cando, cneceffario, che ìnfiemc, e*l caldo, c'I mafchio, è fotmato nel ventre \ Sette bore dop-
corpo s'eftingua» & manchi. Diqn»c,che ap- po il parto dà manifefìi fegni della morte,ò del-
prefTo Butipide in molte delle fue Tragedie la vita. Sette giorni dipoi il bellico fiftringe,
quelli, che hanno a paflare di quefìa vira, dico- efaflì fodo, Dóppo dne volte fette dà manife-
no quelle parole Dio ti Talui ò cara luce, la qua- ftofegno divedere, doppo fette volte fette bà
le opinione feguitò Plutarco, dicendo, lucer- la fermezza dello fguardo, e la cognitione: Vc^
na edere firoile al corpo, che è dell'anima ricet- diamo poi doppo ilfettimo mefe cominciate a
j^acolo. mettere i denti, doppo due volte fette federe
VTTA HVMA. NA. ficuramente, doppo tre volte fette cominciare

D Onna veftita dj verde, con vna ghirlanda a formarle parole, doppo quattro volte fette
in capo di fcmpreuiuo,fopra laquale vi fia
vna fenice, & nella defìrama»o terrà vna lira
cominciare ad andare, doppo cinque volte fet-
te cominciare a difpiacere il latte . Pofcia dop-
con il plettro," e con la finifira tiene vna tazza, po (cit'anni difcacciando primi denti, nafcerc
i

t'rndo da bere ad vn fanciullo. pii^ gagliardi, efarfi pieno il fuono della voce.
Qnelicche da Latini fi elice nclUiuon-.o vi- Nel fecondo fcttennario nafcctc i peli ntl!c
patii
. . . .

Libro Terzo. 679


parti vergognofe» venire la virtù di generare» rono » fanno confùfione , parendo imponìbile
& incatninarli alla robul^czza virile . Nel terzo arriuare acaRli indiuidui* che con molti vnt-
apparire ia prima barba» e farii fìne di crcfcere formi attioni podòno genej^r fcienza di fé fteC-
Nel qiiàito venire laiobulìezza^ela pienezza ù'y pur da tutti quefìi fi raccoglie quafiva*epi«
delie membra. Nella quinta edendo appieno logo chela vita è incerta* volubile, però 1^ &
crefciuco le forze quanto a ciafeuno fono con- moOrano nella Luna,e nel Sole le c^gicrii fupe-
cedute ò da Platone determinato il tempo ac- tiori nece(Tarie> enella ruota ghnfctiori acci'*
Commodatoaile nozze> come li vede nel (atti- dentali j &
fé bene la fotte ouero la fortuna non
mo libro delle leggi Lafenaconferua intiere
. hàcofa alcuna fuor degli auuenimentiilefsi»
le acquiftate» 8c raccolte forze > amminiftra & che vengono di rado» &
fuor dell'mtentione di
copiofamente il vigore della prouidenza . La chi opera > con tutto ciò l'animo noftto per lo
fettima hàdiminutione delle forze» ma vn pie* piiì troppo creduto in quello ouefitroua inte-
no acctefcimento dello intelletto » e della ra- ceflato , ha dato facilmente luogo di fignotia
gione* Onde vogliono ifoldati in queftaetà particolare in fé (ìeflbaqueda imaginata deità
Ht , c(Ter liberati dalia militiaj con dar loro vna di quelle cofe, alle quali non sa aflegnar la ca-
i^> verga, che era detta Rude>&e{?et meiTi a con- gione, né dà alla fortuna, o la colpa > o la lode
figli>e gouetnidelle cofe publiche,e diqui Ceti» e diciamo, che la ruota fignifìca gl'auuenimen
ue Horatio a Mecenate» che già egli haueuia ri* ti» che hanno cagione in^riote» e accidefitale»

ceuuta la Rude» perciochehaueua già compiti cioè di fortuna, la quale con la ruota fi difinge
quattro vndici Deccmbri» come egli di fé ftef* da gh antichi come colei, che riuolgelTea fuo
fofcriue} cominciauagià a caminare perla fet- piacere li (lati, e le grandezze •
timafetiimana» nell'otcauo fettennario fi può
vedere la peifettione dell'intelletto » e della ra*
VITA INQ^VjETA.
fione» quale in alcuno pofla fperarii maggiore»
1 nono apporta l*humanità, e la manfuetudi-
LA vita de* mortali c(Tec foggetra ad
petua inquietudine, lo potrà fìgnificaie la
vna per*

tie • Il decimo per )o più defidera di morire > le figura diSififo * il quale fecondo le fìntioni di
quali cofe tutto elegantiliìmamente in verfì molti Poeti, maicefiadiriuolgere vetfo la cima
Elegìaci raccolfe Soione» e temprò la fua lira ia di vn gran monte vn grane faflò, &
da alto tot*
maniera > che nel fettantefimo anno pofe il ter- nMidoa ricadere» nuoua, &
perpetua fatica fi
mine del concento, e delia fonorità delie voci aggionge al mifero huoroo per ricondurre di
nuouo in cima al monte vn fafso» ooe non è
della vitahumana, il quale quando gli huomi-
ni hanno trapaflàto, pare che diuengonofcioc- badante di fetmatlo > onde Ouidio nel lib«4.
chi» & bora lungi da que(\a»hora da quella cor- cofidice.
da vanno errando. St/ifa vngraue [affo ogn'hor tormenta .
Il fanciullo, che beue fignifica.chelavitafi
11 monte è fimbolo della vita no^tt
mantiene con gli alimenti» e con la difpofitionc La cima di efso, dinota la quiete; 3c tranquil-
prendono per boc lità di quella» alla quale ciafeuno afpira
gli alimenti la nuclrifcano,e (1
fafso è lo fiudio, e la fatica » che ciafeuno
Il
ca,ouero per la patte fuperiorce ladifpofitione
la fa durare»& deue ellere in tutto il coipo,come
prende per poterui arriuare.
Sifìfo è (per quanto natta Ciò. Battifla Ri-
l'età teocra de fanciulli, che crcfcono, e à que-
naldi ne i fuoi Teatri ) fignificatorc dell'ani-
llo ptopofito quel, che fi e detto della falute
ma, la quale mentre è qui giù» fcmptc a qual-
VlTA HVMARA. che quiete fpiia , & che a pena cfscquita, tofto
mezzo l'alita defidera » percioche altri ne gli honoti
DOnna che fi pofi co* piedi nel
quale
di
ftia in la vera felicità tipongcnc altri nelle ricchez-
vna Ruota di fei raggi, la ,

piano rotondj^fopra vn piedefìallo in modo ze, chi nella fcicnza,chiiiellafantità , chi nella
formato» che mn
pieghi ne dalla deftra.nè dal- fama, chi nella nobiltà \ laonde e forza» che il
la finiftra parte»tertàinvnamanoilSole,encl- noftro dcfidciio la vera quiete littoui •

TaliralaLuna.
Sono tanti, e tanto i vati)cafi dellburoana
vita che per la moltitudine & nelle penne ,
, ,

che fcriuono, e negl'intelleit! ftcfli,che difcot-


VITA
. . .

^So Iconologìa
T A L O N a:

più frefca^cheCarloSeftoRedi Fràn«


eia prefe in caccia nella felua Senliana
vn cetuotche haueua il collo cinto ct'vn
coliate di metallo indotato con tale in-
fctittionc . HOC Ci£SAR ME DO-
NAVIT, da cui n*èdetiuatoquel det*
_]
to come ^toxìtihxo» Cà[nrisfum»nòliM$
r^n^cr^; ondeil Petrarca anch'egli di({c
nel Sonetto.
Vna candida Cerna Copra l^herba
Nejfttn mi tocchi, al bel collo d'imorìta
Scritto hauea di Diamantit e di TopaXgt
Ubera farmi al mio Cefareparue.
Eileropij.che dinotano la lunghezza
della vita de' cetuijfì come lunga e la
vita della cornacchia» da molti auttoti
cognominata Annofajpetche cam
latini
pa mok'anni, &
però l'habbiamo ag-
giunta alla mano Hniftra di quella figu«
ra> la cui età infieme con quella del cefi*
uo n'è fatta mentione in quelli «Hame^
tri»che fì credono di Virgilio» De Atail*
bus animalium »
Terbimsi deciefqtfe muem fuptnxit 10
annos
lujla fenefcentu» quot implet vita uirormn

ANa Donna di vecchio afpctto, veltita al-


Tantica» e che tenga ladcftra mano (o-
Hos muies
Et quater
fuperat uiuendo garrula Cornix,
egredttur Cornicis facttla Ceruw .
pra vtìa Cerua » ch'habbia cotoi gcandiHìtìni
con molti rami nella man ÀniOica vna T
fpatfi >
V 1 O.
cornacchia].
Il veftimento all'antica dimofira il tempo Vedi fcelciateiza
padato di roolt'anni ^
Tiene lamanofoprà la.tefla della vecchia VITTORIA.
Ceiua« che ha le coma folte di molti rami» per
moftrare con e(Ta la lunghezza della vita eden- DOnna vedila d'oro > nella dcftra mano
do che quefto animale e di lunga vita> e ogni tiene vn pomo granato, & nella finiftra
anno mette vn ramo fecondo alcunij qucfto è vn'elmo, cefi la defcnue Eliodoro
certo* che più che s'inuecchia gli s'ingronàoó Perche due cofc fononeccflatie per confe-
le corna con piiì bQZZÌ> e punti di cornette ^ guirc la vittoria, cioè la forza, &
la concordia,

Campa joo.anniie più. [Plinio lib.8. cap.jz. quefta per ritrouar la via, che lefi nafconde,
cosi dice» altA cermsin tonferò Unga: e foggiun» quella per aprirla con animo cotraggioro s La
ge*chedoppo cento anni ne fono (lati ptefì al- forza fi mofìra nell'clrocche rcfifìe àcòlpi,che
cuni con li collari d'oro, polliui d'AlelTandto vanno per ofiendcr la teda, fi||l'jngcgni vnui
Magno coperti dalla pelle crefciut»> il roédefì- nel pomo granato» il quialc èrmieufccn l'v-

i-no (ì d'Agatocblea Tiranno di Sira-


rifetitce nione de fuoi granelh» come gli hucniini di
cufa ch'ammazzò in caccia) vn ceruoj.che ha- valore» ridringono in vna fola opinione tutn i
ueua intorno al collo vn collate di bronzo, nel penficri òi molti ingegni
quale vi era intagliaro quello nome DIOME-
DE A RT Mi
£ DE . Habbiamo in hiaoria
VIT-
. .
Libro Terzo. 68 1
VITTORIA DEGL ANTICHI. VITTORIV ÌIAVALE.
Donna di faccia verginale, & voli
per Ta-
Nella Med4^Ua di Vef^Afianv.
eia) con la delira mano tenga vna ghirlan
da di lauro, oueto di oliuos Se nella fìniRra vna DOnna alata, in piedi fopra vn vna
roftro di
palma, con l'Aquila fotto a' piedi > laquale tiene Naue, nella deftra mano tiene coro-
nelle zampe vnramo^urdi palma) &ilvefti- finiftra vna paima,con lettere, VI-
na, e nella
inento fi farà di color bianco, con la clamidetta CTORIA NAVAUS, ETS. G;
gialla.
Il lauro* l'oliuo) e H
palma» furono da gli VITTORIA NAVALE.
Antìchivfati per fegnodi honore.il quale vo-
leuano dimoflrare douerfì a coloro, che hauef^
Come dipinta da Romani .

fero riportata Victoria de nemici in benefìcio QVando la Vittoria, è fopra vna prora del-
della Patria, e le ragioni (bnò dette da noi al- l'inimicojouero quando ftà à canto à vn
troae^&fono t^nto.chiareperfc neHicch^non Trofeo, doue fiaoo ftromenti nausli, come fo-
hanno bifogno di edere replicate più d'\rria no Timoni, Anchore, Remi» fi chiama Vitto-
volta. ria naualc, onde hauendo i Romani hauuto

Si fi iii atto di votare, perche tanto è cara la Vittoria di quelli di Antionel fiume del Te-
vittoria, quanto lignifica piià raanifeftaroente ucre, tagliorno le prore deili loro Nauilij, S>C
valore eminente, & dominatore . fecero vn pulpito nel foro Romano, che chia-
Quello medefimo lignifica ancora l'Aqui- marono Roftri, doue orauano le caufe,& nelle
la, éi però augurandobuona fortuna alle loro Medaglie di Vefpefiano per la Vittoria Nauale
iraprefe gliancichì tmpcradori nell'Ialegnc la vi è Vtìa colonna roftrata, fi che volendo di-
fpiegauano, &
la portauano innanzi, per nu- pingere la Vittoria naualc ticirvno,^ nell'al-
drire la fperahza della vittoria ne gli animi de' tro modo Harà bene «

Soldati.
ll.Yeftimento bianco dimofìrai che
ìttU vittoria fehzà tintura di
deae
bisfimo d'aku-
ef- VITTORIA.
na fortejcon prudenza difaperla.vi vfare dapoi, Vittoria nella Medaglia di Tito .

cHe fi farà cpnregaita, ilchc fi rnoftrj


canel vefii-
DOnna fenza ale, & con vna palma, &
mento df giallo. corona di alloro i In quello modo mo-
ftraua Tito non voler.che ella fi partiffe mai da
.V il. T T OR 1 A. lui cofi ladipinferoancogli Atheniefi. come

, Nella Medaglia di Dominano racconta Paufania nelle fue antichità per la


medelìma ragione di Tito •
PErlfl vittoria fi dipinge vna donna alata che
nella delira tiene vn cornucopia, & nella
finiftra vn ramo di palma. VITTORIA.
E qui fono le due forti di bene» che porta Nilla Medaglia d'Augujio,
fecola vittarìà.', cioè la fama obero l'hono-
re,e la ricchézza, d^ l'vna,e l'altra per ragio- DOnna fopra vna
vn globo,con aperte per
corona di alloro in vna
Tali

volare, con
ne di guerra? fi tò£,Iie per forssa di mano all'i-
nimico.

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