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ICONOLOGIA
DEL
CAV ALIER RIPA
VLTIMA IMPRESSI ONE^
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ICONOLOGIA
CESARE RIPA PERVGINO
CAVALIER DI SS MAVRITIO
ET L A 2 A K O,
Ì^IVISA IN TRE LIBRI
^e i quali fiefprimono varie Imagini di Virtù , Viti) > Affetti , Paifioni humanc**
Arti, Difcipline, Humori, Elettìèiiti, Corpi Celefìi, Prouinde d'Italia,
Fiumi, & altre materie iii.^fiitèvtili ad ogni ftato di Perfone.
AMPLIATA
•D^L SIG. CÙV, GIO, ZAKJLTlì^O CjìSTELLÌl^l ì{pM^NO
in quefia vltima, edimnedilmtgini,& DiJcorfiiConIndidcophft3& ricorretta .
C Ò N iS A C k A t A
ino r ino
All'UIuftrif. Signor Sig. mio,e Patron Colendif.
Venetia il 2$iiMskimi$4f.
Diuo&li^.&obll^til&Seruidor vero*
Crilloforo Tomafini ^
. , . .
LO S T À P ÀTORE
A 1 ETTORI
DcirOrìginc, •&|>rogrc{ro deincondlogia
a 4 DEL-
M^iriMitfMattfl
Nel quale ndifcorre genericamente di varie forme dlmagini con le loro regole»
quali non fono altro > che veli , ò vefiimenti da tenere ricoperta quella parte di Filofofiay
€he riguarda la generattone, &
la corruttione delle cofo naturali,òU dijpofitione de' Cie»
li, è finfluenxe delle Stellerò la ferm€:^a della Terra, ò altre fimili cofe , lequali con vn
lungo fiudio ritrouarono per auan:(are in quefta cognitione la plebe, accioche non ^
egualmente i dotti, C^ Pignoranti poteffero intendere , O" penetrare le cagioni delle
mttìchiScrittorìt le qualihanno tvtile ddla fcitta^ perii dotti, O* il dolce delie cu-
fìofe narrationi
per g^gnaranti . Vero molti ancora de gli hmmini di gran conto hanno
fiimato loro degna fatica là fregare qtteile co/e, che trouanano in ^uefte Fauole occul"
tate,lafciandeci fcritto^che fer Umagine il Tempo, il quale à
di Saturno intendeuano
titUli» che erano fuoi figliuoli . Et per quella di Gioite fulminante, la parte del Cielo più
pura, donde vengono qua/i tutti gli effètti Tdeteorologici • Ter ì'imagine ancora di ^e^
nered'eftrema belle j^aj l'appetito della materia prima, come dicono i Filojofi, alU for»
ma, che licompimento, E che quelli, che credeuano il Diondo effere corjfomo*
dà il
bile, ed ognicOfa fuccedere per lo predominio delle Stelle (fecondo, che raccmta nel
'Pimandro Mercurio Trifmegifto) finfero jlrgo Vaporale, che con molti occhi e// tutte h
bande riguardaffe, Quefto ifiejjbmùfirarono in Giunone, fofpefa in aria daU^mano di
Qioue, come diffe Homero, ed infinite altre Imagini, le quali hanno già ripieni mókivo-
Umii &
fiancati molti Scrittori, ma con profitto di dottrina, &
di fapien\a . // fecon-
io modo delle Imagini abbraccia quelle cofe, che fono neU'huomo medefimo, ò che hanno
man vicina^T^a con effo, come i concetti,^ gli habiti, che da concetti ne nafcono, con la
frequeti'^ di molte attioni particolari ; & concetti dimandiamo fenT^a più Rottile inue"
Jiigattoney tutto quello, che può effer fignificàto con k parole, il qual tutto vien commoda-
unente in due parti diuifo .
L*vna parte è; cbe afferma, ò nega qualche cofa d*alcuno; l'altra, che nò . Con quella
formano ìartificio loro quelli, che propongono l'Imprefe, nelle quali con pochi corpi, &
poche parole vn fol concetto s'accenna, ^
quelli ancora,che fanno gli Emblemi, oue
forma l'arte deli altre Imagini, le quali appartengono al noftro Uifcorfo, per la conformi-
tà,che hanno con le definitioni, le cjuali folo abbracciano le virtù, ed t vitij, ò tutte quel-
le cofe, che hanno conuenien:(a con qucfli, ò con quelle, fenT^ affermare, ò negare alcu-
na cofa, e per effer e ò [ole priuationi, ò habiti puri, fi efprimono con la figura humàna
conuenientemente . 'Percioche, fi come l'huomo tutto è particolare, qua/i come la defi-
tàtione è mifura del definito, cosi medefimamente la forma accidentale, che appari/ce
efieriormente d'effo, può effer mifura accidentale delle qualità definibili,qualunque fifia-
M, ò dell'anima nofira fola, ò di tutto il compoflo , ^dunque vediamo, che Imagine non
fipuò dimandare in propofito nojiro quella, che non ha la forma dell' huomo, che è &
Imagine malamente diftinta, quando il corpo principale non fa in qualche modo loffia
cioicke fa nella definitione il fuo genere,
''yiiielnumero del^altre cofe da auuertire fono tutte le parti effentiali della cofaifieffai
t di quefle fard nec^ario guardar minutamente le dijpofitioni, e le qu alita
. ^ìjpGfitione nella tefla farà la pofttura alta, ò baffa, allegra, ò malinconica, diuer» ^
fé altre paffioni,
cìye fi fcuoprono, come in Teatro, nellapparenza della faccia dell'huo-
mo, DoHerJt ancora nelle braccia, nelle gambe ne' piedi, nelle treccie, ne' vefitti, ed in
vgn altra cofa notarfi la difpofitione, onero pofitione difiinta,e regolata, la quale ciafcu'
no la potrà da Je medefimo facilmente conofcere, fernet che ne parliamo altrimenti, pi-
gliandone effempio da' B^omani antichi, che offeruano tali dtf^ofitioni, particolarmente
nelle medaglie di Adriano Imperadore, l'^UegreT^adel Topolo fotto nome d'Hilarità
publkay fkà figurata con le mani pofle all'orecchie, il Foto publico con ambe le mani
alzate ai Cielo inattodi fupplicare;veggonfi altre figure pur in medaglie con Umano
alla boccAsaltre fedono col capo appoggiato alla defira;altre ftanm inginocchiateialtre in
piedi i
fpiedi; altre dtf^éjieà cafnmare;^rc cónv n piede ài^attht con aÌMmtrie dif^dfttmide^
Jcritteda^Jcdolfo'Xìecone,
Le qualità: poi faMnnOjT^ffere bianca, ò nera; pràponionataiòjproptn'tionatajg^
ò magr^i giouane, ò vecchia, ò fimili cofe^ che non facilmente 'fi pùfjòno feparare daiti$
co/a, néUa^ualefono fondatet.auuertend(h che tutte,quelle farti fucianoJnfieme Vìiai^
monia talmente- concorde, che nel dichkrtarla renda fodisfanione il conofcere le confina
mitàdellecofeyjed il buon giuditio di colui, che Thd 'faptfte ordinare infieme in mid(h
'the ne rifulti ma
cofa jblaytna perfetta» &
diletteuole,
Talijono quaft vrùuerfalmente tutte quelle de gli »Antichi,& quelle ancora de* Mo-
derni, che non ftgouernanoà cafa. Eperche la Fifonomia, ed i colori fono conftderHth
da gli jintichi^ fi potrdciafejmo guidare in ciò corfi>rmealTauttoritd di^^rijlotele, il
'^uale fi deuecredere,fecondol'opinionede*-Dottitchefupplifca folo io^iò,'^ome nel refio
M quelfChe moUtnedicono:^lpéffoIàfciawmo^dì>dichiararle,biiÌiandodir^ vna,ò due -voi*
te fra tante cofepofieinfieme. quello, che fé 'foffero dipinte, bifognarebbe manifefiare in
€iafcuna, maffimamente che poffbno gli ftudiofi ricorrere ad JileffandroeC^lelftndro nel
iib,i,à cap.igj'Oueindotto-compendio eglimanififla molti'ftmboli con fue dichiaratici
^attinenti a- tuttele membrane Uoro colori»
La defimtionefcritta,benche fi faccia di poche 'paròle, e di poche paróle par, che deh*
Ma ejferquefia in pittura ad imitatione di quella ; non<è però male ì'offeruatioHe dimoile
t£oJe propofle,acciochedallemolte'^fi poffano eleggere le poche, che 'fanno più a prqpófi-
to,ò tutte ivfieme facciano vnac^mpofitione,che fia più fimilealla defcrittione,che odo»
'^erano gli Oratori, ed'lVoeti, che alla propria definitione de Dialettici . Ilche forfè tan»
ito, piiiéonuenienteivien fatto,quantoincl refto 'per feflejjaia Pittura pia fi confa con que-
:fie arti pia facili,& diletteuòli, che^con quefla'pià occulta, & 'pia diffìcile. Chiara co-
fa é, che dèlie antiche'fe ne vedonoye dell' vna,'e deUtra maniera molto belle, e molta
^iuditiofamente compone ^,
Horavedendofhchequefia forte et Imagini fi riduce facilmente alla fimiUtudine deU
la definitione, diremo, che sì diquefie, come di quelle /quattro fono i capi, oh cagioni pritt'
-cipalii dàlie quali'fi può figliare 'l'ordine di formaìie, &
fi dimandano con mtni vfitati
nelle Scuole, di ^at€ria,r£ffìcieme,Forma,'Fine, dalla Hiuerfità de' quali ^api najce la
diuerfità, che tengonogli Ruttori molte volte vna medéfima ccìfa, e la diuerfi-
in definire
tà medéfimàmente di moke ^Imagini fatte per fimificare vna c-ofa fola . ìllche ciafctoto
per fé ftéffo potrà notare tnquefieiftejfe, chefioihaèbiamo da diiterfi^^nticbi principal-
mente raccòlte, e tutte quattro adoperate infieme pir^ofirare vna fola cofa, fé bene fi
Srouano con tutto 'ciòidouéndo/kbauer riguardo frincipalmente MÙinfe"
in alcuni 'luoghi,
gnarecofa occulta conWodo non ordinario , per dilettare con ìingegnofa inueritione^ è lo-
deuóle farle con vna.^fola, per'non^generàrc ofcurità, e fajUdio in ordinare, piegare9 O*
mandare A memoria ^lemoùe,
Velie cofe adunquCi-neUe^quali fi poffadimófiriire fvltima differem^a, fé alcuna fé ve
troua,quefla fola bafta per fare l'imagine lodeuolc,&di fomma petfettione,J in man»
€an'^a della quale, (ch'é vnita fempre con la cofa medefimàifié .fidi/cerne, fi adoperano le
generali, come fono quefie, che pofie infieme mofìrano ^ello ifiefjo, che conterebbe
€Jfa folaj, ,
due fortini' ftmiUtudine il neruo, ^jUfor^a 4dri^^,Me bén^ -firmata y/enT^k: qua--
Itì come effd non ha molta dificoltdf cosiJrimane> injtpiday&rjciocca i . '
Ciò^onéamertitO'molto^daakiminmièrnti.iqualirttpprefentanoglieffe^^^^
ftf per moflfarei l'ejfentiaU'quaìitd} come fanno, dipingendo per la Dij^eratióne vno,
> -,
chìe sàppica per la gqkiy per^l'Jimicitià due perfoncì che fi abbracciano: ò fmili co^
jfet di poco ingegno, 0rdp poca lòde o,e' ben veroiComeM déttOichtqueUf accidenti, che
trina Egittiacaxcome fa ttfiimonio Cornelio Tacito, poi ribellito, ed acconcio col tempo,
come racconta Giouanni Gorocopio w * fìtoi G€roglijichittalmeme,cÌK potremo quefia co»
milione affimigliarla ad ima perfona fapiente, &
ma verfata nelle folitudinij nuda per
molti annix laquale per andare doue é la conuerftone fi riuefte, accioche gC^altri allettati
dalla vaghei^a efieriore del corpo,che è l'Imagine, defiderino d'^intendere minuiamento
quelle qualità, che danno jplendideT^ alUanima, che è la co/a figni^cata , &
foloera
mentre ftaua nette folitttdini accarezzato da pochi flyameri^ E folofi leggj^,ehe Vittago»
ra, per verodefiderio di fapien^a penetrale in Egitto cott^andiffma fatica,oue appre^
fé i fecreti delle eofe, che oceultauano in quefti Enigmi, e perà tornato à e afa cariea^an»
ni,edi fapien^a^meritò che dopò morte della ftta cafa fi faceffs imTempio^i confecrata
al merito del fuo^ fapere »
TroHafi:ancora,ì:he Tlatone gran parte detta fua Dottrina cauà fuondalh fue fé*
crete'3^, nelle quali ancwa i Santi "Profeti l*afeofero^E Chri^o,ehe far {adempimenti
delle Trofietiexoceultà gran parte de* fecrettdinini fottoì^ofeutità delle fue panabole^
Ftì adunque la fapiens^a de gli Egittif ,,come huomo horridOy e mal vefiito adornato,
dal tempo per conferò deirejperienT^a, che moflraua effer mal celar gfindìcipde' luoghi,,
ne quali fono ìT eforv,accioche tutti a^tttcandoft arriumo per quefio mei^o à qualche
grado di felicità,. Quefio -peflire fU ti comporre i corpi deltlmagini diflkte di colori atte,
C^ delle cofeifteffe, dalle quaU non è alcuno^,, cht alia prima vijia non fi fenta muouere^
yn certo ^ftderio d^inufftigare àchefhefienOit^on tale dif^ofttione,etC ordini rapprefenta»^
te, Quefla curiofhà viene ancora accrefciuta diti vedere i nomi delle cofe jottofcritteal»
l'ifteffe tmagini , Emi par cofa daoffèruarfi il fottofcriuer inomi,.eccetto quando deuO'-
tioejfere in formaSEni^na; perche fei^a la cognitione del nome non fi< puà penetrare
aUacognttione deilacofa fignijicatay, fé mn^ fono tmagini $riuiali,che per i^vfo.allapri*
mavifla-datuttirorJinaniamente firicmofceno x'appoggia.il mio parere al coflume de
-,
gli \4ntichi»i quaU nelle medaglie loro imprmeuano anco i nomi delle Imaginirapprefen*'
tate^nde lediamo in^,effe,»^.bund'anùa,Coneordiaj^rtitudo,,EelÌ€ita&, Tax^.Trouiderit^
tia,Tiet4SySalHSi$ccwitm,f^i6iòria,l^irtus,e'mille altri nomi intorno-alk loro figure^
Equeflo è qumtomi èparMtn^^conueneu&kftriuere per fodisfattìone de benigni Let»-
tori.Nel che còme in tutto ilrefto deli-Opera^ feki^ignoran'j^ fi.tira adojfo qualche biafimo
baueràcaro,che venga (granato dalla diligen'^loro^, l\efiandofolo che fi come-io he ciò.
fcritto. per, gloria-di BiOi<i^vtiUtà3i>o^ra,qosì vene vagiate perii medefìmo fincjejjèn*-
do che ingrato, e viffoManimofanebbe q^iUMhe. non. r^mfcaà.Ùk^tmaciòche^per,
XA'
.. . . .. . . . . . . . .... ... . . . .. ..
TAVOLA DELUIMAGINI
Principali coBcenute nelfOpera
A Aritocratia. 43
Armonia . 44
Abondarraa rodritima z Arme. flbid.
léfcensa.
^ Acquiflocattiuo. 7
7
Afiinen2a,
Aflìduiià
ibid.
4«
Adotdone. 7 Aflrologia. ibid.
da medaglie, li Afìronomia. 4^
Adulatione. Afiutia ingannevole, Ibid.
M
'
Contrarietà. ibid^
Carro del Giorno Naturale-, 85
ihidi Contrago.
Carro del Giorno artificiale.. lU 'iris
ibid. Contritione
Carro dell'Anno. ibid.
itnd. Conuerfatione.
Carro di Cerere. '.iif
2)i(J. Conuerfione.
Birro dell'Oceano, shid. Conurto.
arro d'Amore. Ib^^
ibid Cordoglio.
Carro della Caftità, ibid.
^4 Correttione.
Carro della Morte. izor
ibid. Corografia
Cacro della Fama.
ibid. Corpo hu mano.
Cairo del Tempo.. Ut
'ibid. Cpjstuttella ne' Giudici.
Carro della Diuinita.
Careftia.
ibid. Cofte^ nf
84.85 Cortcfia :iif
Car-ità, ihìd.
8f Cpfmografia.
Carezze amatorie-. ibid.
8é Cfìfcienza.
CaAicà. ji4
87 Coftanza
Matrimoniale.
Crapula-. ibi4;
Cafliga. 88
^9 Crepufculo della Mattina»
Ceciri deliamente.
ibid. Crepufculo della fera IZtt
Celerità.
ibid.
Credito.
Ciiiarezza.
Crtidefta.
pelo. 50
90 Cupidkà.
Clemenza.
91 Cuiiofuà,
'CQgninòft^'
Cudodia • Ufi
delle cole.
Combattimelo della raggione con l*api>et«o.gi
D
itód. Tpv Anno. Ufi
Comedia Dapocaggìne.
Comeftio della vita humana • *)i
Datio. ibid.
Comedia vecchia. 94
Debito.
Compafitjone. 94
Decoro ibid.
Compuntione. 95
CoiTiplelKoni» 96 Democratia Hi
Collerico per il Fuoco. p6
Delitiofo. 144
Derifìone, jbid.
Sanguigno per l'aria 97
DefideriovcrfoDiO. ibid.
Flemmatico per l'acqua 98
Defiderio. ib^^
Malenconico per la terra. p8
Dettrattione.
Concordia maritale 99
Dialettica* . -,
Concordia. 99
Difefa conttia tìemici raaltnci>«c»
.Concordia mJliiare . lOO
pericoli*
Concordia infuperabife. lor
Ccnfermatione IDI Digcftione ;j
101
Digiuno. TA9
deiramicitia.
Confcflìonc Saaamentalcv «02
Dignità.
Dilcr.
^
. .. ..
. .. . . . . . . .. . . . . .
Nilo-
Elfemofina.. Tigre. izO
Elementi fuoco.. Danubio ibid.
Aria. Acbeloo • ibid.
Acqua Aci.. ibid.
Tìerra. 170-171. '7^ Acheronte.. 2:10
^ÌÉ^entlfecondoEmpedocIc : 175: Còcito* 22 (
tféttione^.. ... '75 Stfge. ib?d« .
G
Gcneroficà.
Agliardezza
Gelofia . ibid.
138.
Horografìa
Hpre di giorno».
UOra prima.
ibid.
TauoIadeJJTmaglnj
Impetfettione i74 vittoriofa.
Impiecà. ^74 eterna $09
e Vioieoza foggetca à Giuflitia * ibid. Roma eterna di Giuliano Imperatore
Impeto. di Theodofìo Imperatore • 317
Inclinatione. ibid. Santa. 318
Inconflderatione. 176 Liguria 320
Inconflanza ibid. Tofcana
Indulgenza i-77 Vmbcia
Inditio d'aniore»vcdi Giudicio d'Amore. ibid. Latio
IndocUità ibid. Campagna Felice. 328
InduAria 278 Calabria 3i9
Infamia Puglia ibid.
279
Infermità. 280 Abbruzzo. 351
Infelicità. ibid.
Marca. 3?i
Infortunio. ibid.
Romagna
Ingegno ibid.
Lombardia.
Inganno 281 Marca Triaifana^
Ingiuria.
ibid.
Friuli 3^
Ingjuflitia
282 Corfica 340
ingordigia.
28$ Sardegna. 358
òAuidita:.^
ibid.
Sicilia. 360
Ingratitudine, Idea.
284
^micitia. Ichonografìa
mortale. ibid.
Infpiratione. 46
Iniquità
286
L
Inquietudine» LAfciula.
ibid.
d'animo LafldcadiQC è Languidezza^ ibid.
ibid.
Innocenza. Lealtà.
ibid.
e purità. Lega. 3«7
, ibid»
Intiobidienza.
ibid.
Legge» 36^
I{i(ìdia della gratia» 370
287
Inftabilità,ò inconftanza d'amore. del Timore «^ ibid»
ibid.
Inftabilità Ciuile . - ibid.
ibid»
Infianza Canonica ibid.
Incinto naturale. 288
Naturale* ibid.
ibid.
Intelletto. Noua. 371
ibid.
Intelligenza. Vecctaa • ibid.
Ibirepidità.c coftanza - 287 I-cggierezza 37*^
ibid.
Inuentione Letirìa vedi Allegrezza
Inueftigatione .
28p Lettere. ibid.
ibid.
Inuerno Liberalità 373
ibid.
Inuernata. Libero Arbitrio 374
Inai dia. 598.299 Libcrtà'.-
300 .175
Inuocatione. Libidine. Ibid.
Intereffe proprio ibid.
.> Licenza. 376
Intereflè ibid.
.. Lite. ibid.
Ira. ibid. Lode. «377
Irrefolutione 3Q1 Logica. 378. 379J
Iftitutione. Loquacità . 380
^
(caliacon le Tue prouincie epartidtll'lTol^ Longanimità. ibid.
da medaglie. 302 Lu0uria
Ualia da medaglie 304 M
di Adriano Imperatore»
Se Roma
ELoma..
Ì07
ibid.
M Achina del Mondo •
Maeftà Regia.
Magnanimità.
Ma-
ibid.
ibid«-
. . ..... . ........ ..
TauokdeiriinàglnL
Magnificenza^ 58;. Afia*.
Maledicenza. ibid. Affrica ibidJ
Maleaolenza. S84 America .. 411!
Malignità. ibid* Motte. 411.4*1
Malinconia.. ibid. Mormcratlone5vedj Detrattìonci.
Maluagità Mefiti.
Manfuetudioe*. |lf Scilla 42
Marauigiia.
Martirio.
.587
ibid.
Cariddi
Chimera i
ibii
Alt
ibid?
Matrimonio.. ibid; Griffo ibid*.
Mathematica. 388: Sfinge. ibid.
|
(\ <\\'
Meditatione.^ .389 Arpie. 415
Spirituale ibid. Hidra. ibid»
Della Morte.. 3^90 Cerbero .. ibid».
Medicina. ibid. Mufice.. 425. 4i6
Mediocrità. — f2i Mufco. 4*7
Memoria ibid. Clio. ibid.
gratade benefici).. ibid.. Euterpe. ibid..
Merito. 394 Talia ìbidL
dipintó.>nell^Sa)&della.C28Ce)laria Melpomene^. ibid.
35;; Polinnia. 42&
Mcfi. Erato ibid..
,, ,,
Marzo*. Terpficore;, ibid.
Apcife. ibid. Vrania ibid.
M^ggio.^ 396 Calliope*. 429
Giugno. ibid. Tutte le mcdefime duplicate .. 42^.430
Luglio ., Mecanica 430.
Agofto. ibid. N
Settembre..
Ottobre
Nouembre
ibid.
ibid.
398
N Atura
Nauigatione.
Neceflìtà..
4^1
432
ibid*
Decembre- ibid. Negligenza.. ibid.
Gennaro Ninfe in commune.
ibid. ibid.
Febraro. ibid.. Hinnidi,eNapee. 4? 3
Mèfi fecondo l'AgricoIiura „ Driadi,& Hamadriadi <. ibid..
Gennaro. 399- Ninfe di Diana. ibid.
FebrarcMarzoi Aprile» Maggio» Giugna. ^39? Naiadi de Fiumi. 454
Luglio,AgoRo,Setterabre,Ottobre»Nouembre. Mare.. ibid.
Decembre. 400 ThcthiNinfedel Marev^ ibid*
Mefi come dipinti da Euflachio Fiiofofo^ Gaiatea. 43J
Marzo» Apri le,Maggio, Giù gnojLuglio > Ninfe dentaria Iride. ibid.
Agofto>Sctten7bre, Ottobre. 401 Sereni rà del Giorno Ninfa
*
dell'ada* 43 5
Nouembre: Decembre,Gennaro>FebEaro » 40z' Serenità della Notte . 4? 6
Mcfc in generale . 40Z Pioggia Ninfa dell'aria.
Metafìfìca. 405 Rugiada Ninfa dell'aria. ibid.
Mezo ibid. Cometa Ninfa dell'aria. ibid.
Minaccie 405 Nobiltà.
'vMiferiavedi Calamità. Nocumento . .
4?8
Miferia Mondana. 405 d'ogni cofa. ibid.
Mifericordia. 406 Notte* ibid.
Mifura. 40^*409.410 O
Modefìia 414 OBedienza. 442.445
Monarchia Mondana. 415 vetfoDio. ibid.
Mondo. 6.417 Obligo.
*
.
^ ibid.
Europa. 41 41S Obliuione • ibid*
d*amo-
.. . . . . ., . . .. .. . . . .
Tettola ^ell'Imagini.
<S*amore. 447 Planimetria. 491
verfoi figliuoli- 449 Poéfia. 49i«49J
"^Occafionc. ibid. Poema Lirico. ibid.
'Odio Capitale. 450 Poema Heroico. ibid.
Offerta, òOblatione^ ibid. Poema Paftorale^ ' ibid.
OfFefa. 451 Poema Satirico. 494
Opera vana. 452. Politica. ibid
Operatione manifefla. jbid. Pouertà ibid.
perfetta. 45i In vno che habbia^etl'ingcgno ibi3.
Opinione. 4/} del Doni 495
Opulenza
:f54
di fpicito vedi alla pri ma BeatitU(HtieN>
Oratione. ibid. Pratica. 495
Ordine dritto, e giufto* 460 Precederiza,e Preminerìzaiie Titolis 49^
Origine d'Amore. 420 PredeAinatione. 49S
OflTequio. -46$ Preghiere . ^ ibid.
Ofìinatione. «bid. àDio^ ibid.
-
Orio. 46^.467 Prelatura. 49>
P Premio. ' ibid.
T>Oteftà,vedi Auttorità Preuidenza 500
r
. >.
Pace. .467.4fe8.471
PacìficoVediia féttima 'Beatitudine
Prima rmpreflronè.
Principio,
Ibid.
501
Parfimonia. 471 Prodigalità. 505
Partialicà. 473 Profetia. 504
d'amore.
Paflfìon 474 Promifllohe. ibid\.
Patienza 474' 47 J Prontezza. ibid-
Paura.. ibid. Profperità della viU>, ' ibid.
Pazzia. 47j.ibid. Profpettiua. 50^
Peccato 477 Prouidenza. 507
Pecunia 477 Prudenza. 50S
Pellegrinaggio. 478 Pudicitia. |09.;io.5ic
Pena. ibid. Puerina. ibid.
Parienza. ibid. Punitione. $iz
Penitenza. ibid. Purgatione dell'aria. ibi*,
Penfiero. 479 de peccati. ibid*
Pentimento. 480 Purità vedi Intiocenza
de peccati. ibid. Purità) e fincerità d'animo » jic
Perdono. 4^ì
Perfettione. 481 Dio
Peifidia.
Perpetuità vedi EterninK
ibid.
cr kVerella à
Querella.
Quiete.
5ijf
ibid
ibid.
Perfecutione. ibid.
Perfeueranza.
Perfuafione
Pertinacia.
48?
ibid.
484
R Abbia vedi Furore.
Ratiocinatione ò Difcotfo
Ragione.
*
-
516
517
Perturbatione. ^
ibid. Ragione di Stato 51$
Pefte. ibid. Rammarico vedi Affanno.
Piacere. 485 del ben altrui. S^9
Piacere lioncflo 487 Rapina. 520
Piacere vano. ^ ibid. Realtà. 510
Piaceuoiczza vedi afifabilità Refugio ibid.
Pietà. 587 Regalità. ibid.
Piera de figliuoli verfo il Padre 488 Rebellione. ibid.
Pigri tia. 489 Religione 511.52Ì
Pittura. 49«>.4?t VcraChriflianà.
b 2
^... .. .. .. . .. . . .. ...
.. ........ . . . .
O Salute.
Saluezza
HI Sofpiri
Sofpitione
^ll
588
545
Sanità ibid. Softanza 588
Santità. 544 Sottilità. ibid.
Sapienza 545 Spauento. ,89
humana. ibid. Speranza ibid.
vera. 546 delle fatiche. 590
diuina. 547 diuinaje certa* r ibid.
Sacrilegio. ^50 fallace. 591
Scandolo. .551 Spia ibid.
Sceleratezzaiò vitio > ibid. Splendore del nome. S94
Scienza 55i Stabilità. 596
Sciocchezza* 555 Stabilimento. ibid*
Scoltura. ibid. Staggioni. ibid.
Scorno ibid. Stampa .?97
Sciaguratagine • ' ibid. Stagioni Primauera * ibid.
Scropolo 55<J Eftate 599
Sdegno $57 Autunno eoo
Secolo ibid. Inuerno ibid*
Secretezza 55^ Sterometria S99
òtacitarnitS» S59 Stagioni 600
SeditioneCiuile. 560 Sterilità. eoi
Sentimenti 561 Stoltitìa 604
Vifo. 56% Stratagema militare. ibid.
Vdito. ibid. Studio. 6q9
Odorato. ibid. Stupiditalo Stoiidità. élO
Gufto. ibid. Sublimità della Gloria* éii
Tatto. 565 Superbia 613
Sentimenti del Corpo » 56z Superftitione 614
Senfo . . 565 Supplicatione. 618
Senfi. 566 T
Serufiu.
perforza
ibid.
567 T Ardita.
Temperanza
Tcra-
618
ibid.
.. . .. .. . . . . .. . . . .
Il L F I N E.
X/fó-
. 7 . . . . . . . .
Aurora, perche fi dica^be vadi fui Caual Pega- • Moro celfò perche s'attribuì à Pirro Re.3 o<>
- reo. .
'54 ÀttionidiPrencipeChriftiano. 31!
, .
Agnello» che Cgnifichi. '|^. z6,8 Arco celefte perche fpeffo fi formi oue è il lago
Arbori amici della vite quali fianó ^5 auelino nell vmbria 325
'Alcione fauola 64 Arbori » &
animali producono neii'vmbria due
Di che fimbolo. ^
'64 volte l'anrlo. 326
Acquila di che'fimbolo. (jé.78.3i2'5' 5- ^80 Abruzzo Prouincia perche cofi detta 331
Aucichi gittaùànoTaOì alpiedi di Mercurio» per. Dicheèabondante. \^x
, che. . 75 Àtttioni geaérofe de Popoli di Abruzzo . 330
Adiatiti : gufti loro fimilial canto de cigni » per- De popoji della Marca Triuigiana . 337
, che. 7ó Nobili» e fcietHifiche di alcuni di Friuli . 3 40
Auroraamica de poeti» ede' fludiofi perche . Sz Antichi hebbero corifu fé le lettere. ,542. 343.344
Amicitia fi chiama necedltà perche Appio Cieco non fu inuentóre dell' R..
571 348
Aiiòltore» di che fimbolo. Antichi duplicauano le lettere.
94 .
349
95 Accenti douejC come vfatida,gli Antichi
"'~
Sùahatura. .
^54
Amante perche andando, Tenti infienne e dolore>e Arione fimbolo della Legga 3 £»9
piacere, iij Amore il tuttoàlleggetifce.
371 -
W'*4 ACa
. . . . . . .
Aihene nome di Città,da che bebbe otigìne.4<5è Amor alla Gloria è cofi potente , (volendo noi»
Atheniefi premiati fi mantcneuano la face acce- che fa che non afpettiamo gloria : (naia pro-
fa fin al fine del Corfo. 4;o cacciamo. .^40
Antiocheni auanti Demetrio in vefti bianclie Effempijatalpropofito. ibid.
Amaranto fimbolo della Perfeueranza . 48; Aleflandro Seuero Impcradore nsangiaua la Ic-
Alloro fimbolo delia perfeueranza . 48? pre perche le guftaua,non per diucnir gratiofo
Aquila combatte col Trochilo. 497 come alcuni vogliono. ^fi ^
Augurò l'Imperio allafamiglia deirauo di Aflìolo: fimbolo dell'lgnobilità. 655
Galba . 50^ Aura ; di quante forti . «Wd.
Anchora col Delfino fimbolo della Prudenza . 3
Alani Burgundi, e Sueai perche nelle loro "D Ene di quante forte fiai Afi
bandiere portauano per imprefa il Gatto . X5 Bellezza eflcriore clie fignifichi. 50.230.
A
viiìono di halito e d'odore,
equa fi prende peri peccati*
jfij Di quante forti fia»
566 Beneficiato deue effer più liberale che quello da
y
cui •
. .. . . .. ,.. .,
. . . . . 2. . . ... .. . . . . . . .. . . .. . .
Conuetfatione, che cofa fia. u6 ro.296.fi prende per nero, e ofcuro. iUd. d
Capelli<;he fignjficiiino. H9 prona con auttorità&c. 296
Corte: fue lodi. 121 Craflbpiatife la mòr te del pefce Murena . 297
Biafmàt^v, _^ 122 Cauallo, di che fimbolo 106
Cofmograjfìatchecofaiia. 12; Croce perche da Theodofio Imperatore le fiaat»
Cofcieniza che cofa fia . ^ ì 2j tribuitoritolo di Gloria del Mondo. 317
Chi ben s'appoggìacade dirado. -124 Cane perche da Lacedemoni venifib otktto 2
Crapuloni^perdieiblo attendino a^ingraiTar il Marte '3i)r
Cothurno fimbolo del decoro poetico . 1 4 Cornacchia fimbolo della Lega.9é9.della loqua-
Chi ben fiede mal penfa 14 ( cità. )8r. della vita longa. é8o
Corallo: fue virtù. 148 Crefimaifuoi effetti. 372
Condrillo bcrba°, a che gioui ibid. Catone più degno di lode>cbe Scipione pcrcne
Cocodrillo di che fimbolo 150 3V* , V ^^
Cefalo pefce fimbolo del digiuno* ibid. Cicala geroglifico della loquacità 3 80
Correttione, e Verga cagionano iafapienza» 168 Cocodrillo, fimbolo della kjffuria.^ ^82
Camaleonte fi pafce, e viue d'aria 170 Coturnice fimMof'^"aM^''gn'"» ^^4
Corona di quercia a chi fi daua. 177 Coltello fimbolo della Crudeltà 3 8;
Calice fimbplo del la Fede. toi , Cotogno in Athene apprefeotauafi a i fpofiiper-
C.appreflb Latini che fignifichi. 209 , che. i^7
*
Cofe create benché minime manifefiàno la mae- Colorato Aia proprietà
: ; 92
^àv e bontà di Dio* lii Cetao: fua proprietà y, ibiJ.
Cane
. » . . . . . . 78 ..
^aCiiccitctzi V\ì(Ph che dopp020# aoniri- Cònfonanza del corpo, e dell'anima io che con-
tornò alla Patria. 391. fitta., 57K
Cappelletto àguifa di mezzo da chi fofl&vfato., Cielotpei il fuometo ficonferua il tempera*
407 mento de Ili elementi .. 57J,
Cappelb»finA>ol(> della Liberta .. 408; Còrpo: qua! fia là fiia propottione 574
Conuict iatatnalidurauanocinqae giornt.ibid^ Cetafle* ferpente che aflaltai viandanti.. 577
Càppellox:omenomacoKdadiuerfi.. ibid.. Sue qualità.. ibid.
Ctaff<>indìca.animO'.riiperbo%, 4IJ Cuore detto dalla cura. 586
Carne,e latte porcina quato danno apporti.438> Capitanio per quanti tirpetti fi ferue. dello Stra.
Cipre^o,nmbolodella Morte.. 44^' tagemma.. 606
Canna piantata.vicina alla feice^vnadi loro fi' Chtnonpuòefletfiiperacodàvnoicrùperatoda
fecca». f 4yo^ più-.,
^
608
Coccodrillo) e fcorpione marina» loro naturai Capra,fimbolo della fiolidità.. 6it
proprietà.. 450.58^* Colonna ad honor di cui primieramente foffe
Cuore (en5i>ratin vano la lingua fiiffattica. 455. errena.. 6iz
Capelli geroglifico de* penfieri 460^ Quetta fimbolodi morte.. 614
Cleopatra vinfe conlafua beltezzàitiolti Inope» Cagioni petJequalil'huorao retta atterrito qua.
ratori». 4^4* te»e quali ^ 61 s
^
Caradriavccelloiion fiffi gli occhi ne gli oppi-Coinpafib>perch'e cosi fi dica fùo ihuentore.6z4
lati» perche .. 468$ Cor najfimbolódeiraltezzaje vanagloria. 658
CcMmucopiavdi che fimbolo.. 467 Corna rotte ai toro p^rdelàfuperbiayefèroci-
Caftore perche fiJeuai genitali^ 471^ tà •- 6;
Cofamagglòre è conferuarquelloyxhefiliia che Cadticeo>fimbolódeirèloquenza .. ^49
racquittar quello che manca 475. Caualieri per arte gratiofi quanto fiàn fpiace.
Circe figura della paffìoned'àmore .. 474: uoli.6f 2. eflfempij à tal propofito .. ibid.
Sueoperationi.. ibid.- Ciòche é vergogna à dire j.fia anco vergogna a
Catone d^nimo vile^perche .. 475» pénfareo. 665
Cbtitto non (ì legge, che rideflè mai . . 476 Campana, perche ritrouata».
> 668
Cérchi del Zodiaco ficnbolo di perditione' 418 Calamaro pefce» fimbolodelfabreuitaddla^vi-
CocodrillofimbolodellaperfecutiGne .. 48 j; ta.. 677'
'
Cotnachia,fimbolodi pictàverroiGènitori'489, ContemplàtiónejcKecofafià.. ibid..
Di vita lunga. 681^ Cittàxhecofa fiaw68i.ruatutriceérvnióne.ib..
Càfadi Socrate perche fùcinad^lòqaenzat494: Cofa piùvtile, qual fià ,. 685/ *
Età non fi confiderà dal numero dellianni: ma Filofofia doma gli affetti dell'animo ii6
dal temperamento 571 Filofofi, non folo fono liberi: ma Regi . ibid.
Età giouenile è madre de pochi meriti . 5S4 Fauola di Hercole, &c Acheloo 220
Eflate: Gionentà dell'anno. 599 Fiumi atterrati da diuerfi popoli. . 122
Elefante, fimbolo delia Temperanza. 619 Fine» che cofa fignifichi 222
Attione Tua a tal proposto ibid* Suadefinitione. ibid<223
Eolo» chi foffe. 65 ó Primoconfiderato j vltimoefequito* 222
Seruito da tutte le caufe 225
F Fulmine : di che fimbolo . 224
Fiori de' frutti fignificanò allegrezza i Forte zza : che fia fuo proprio • 225.
Folica : Tue proprietà • io. 249 Checofafia. ibid.
Diche fimbolo. io Veraincheconfifle. 226
Fronte raccolta che fignifichi. 12 Fortuna, che cofa fìa. ibid.218
Fede d'oro rotta, che fignifichi. 1^ Simile al Globo Celefie, perche. ibid.
Fiori, che fignifichino. 17 Come nomata ibid.
Folgore, che fignifichi 2 j.78 Fraude, che cofa fia 23 o.2{ i
Fortezze, perche fi fianoritrouate, &
inuenta- Furore, che cofa fìa 23 3 . 2 3 4
le. 40 Poetico, che cofa fia 254
Fuoco iftromentaprincipale nell*arte,perche.47 Furore dell'Afpido quanto fia grande. ibid.
Fronte torbida, che fignifichi. 55 Filoftene Ericinio,perche defiderafle bauer il col
Filippo Rè di Macedonia, voleuaefier pùìtoflo lo lungo. 249
nomato per lungo tempo benigno,chc per bre Fenice, di e he fimbolo. 273.310.678
uè tempo Signore 71 Farfalla, di che fimbolo 176
Fai ce> che fignifichi. 78 Folpo che fignifichi. 283
Fuoco: di quante forti. 80 Formiche, di che fimbol o $46
Flemmatico fi conofce dal color bianco. 96 Fatti di Giulio Emiliano Imperatore 309
E'fonnacchiofojepigro,eperche. 98 Fenice, fua defcrittione. 3 io
Finede'crapuloniqualfia, 125 Falce» chi la inuentò. 327
Fortuna» mentre ci è profpeta, non fi dobbia- Friuli : Tua defcrittione 3 3S
Di
. .. . . . .. .. . 1
Febraro, perche cosi detto. ^ 398 Cuftodifcono montijoue fon pietre pretiofec
Fontil'vn de quali genera<memor/a> l'altro obli- d'oro. 127
uione. 444 'Galli popoli :lorcoftume. 144
FanciulloalarofimboIodi'Oblloione. 447 Gagate pietra: fue Vii tu. 145 ,
Huomini fimili al Granchio> quali fiano.. 276 gratia, e gloria popolare. ibid.
Hcrcole con l'arco, di che (imbolo 281 Huomo, chenafca efiendoilSolein afcendente»
JHuomo y che ha per habico d'ingannare in ogni che proprietà habbia. ^53
occafìone à far ciò è preparato ibid. Huomo: quanto amicodella vita . é7;.e(rempij
IHiena ferpente : fue proprietà 28 8 in tal propofito. 625. ha tempo d'acquifiar le
Hcdera come chiamar a da Greci .. 575 virtù, fé vudle applicarui l'animo €7^
Dichefimbolo. ibid. Hemerobione animaletto volatile» fin3bolo<lella
Huomo ; quando fi dirà licentfofo 576 breuitàdellavita. 676
Quando farà lodeuole.
^
^77 1
Hercole i. perche annouerato fià i più degni-He- INtrepidità, che cofa fia r24 .
ìluorap più fufficieme de gli altri animali, per le Idololatna, che cofa fia . ibid*
mani. 450 Ignoranza, da che nafca . 270 .
Più npbiied'ogni altra creatura da che fi ca- Imagìnatione, che cofa fia . 272
ui JOJ Suoi effetti ibid.
Hcrcofe dal corno d' Amaltea ne prendeua ogni Impietàjchccofafia 274
bene. 5oy Da che nafca. ibid.
Kebreijin che fi feruiuatio dell'Hcfopo . 51$ Inclinarione, che cofà fià 275
Huorao qpandò fi dirà queto 517 £ diuerfa fecondo la diuerfitàdelle nationi
Huomini pentiti 9 per hauer rìuelato fegreti à 176.
Donne. 462, Intelletuale puòefiet buona» e cattiua. ibid.
Seditiofi fimili a* cani • 5<j2 Inconfideratione, che cofà fia . jbid.
Kuomo auatiza nel gn^o» e nel tacco tutti gli al- InduQria, che cofa fia. 278.
tri animali,nelii aliri fcatimenti,c fapei'ato.jéj, Abbraccia foloi'vtile. 279
Werodio vccello fimbolo della Gola 56> Caufa vtile per fe>diletto per j^ltti . ibid.
^uomo, fimile alle pentole, pèrche 570 Infamia, da che nafca.
, ìbid^
Elamifuudituicele core^ 571 Infortunio) che cofa^a 280 ..
. . . . . . . . . .. . 1 .
•
Loto herba : fae propriciadi . 262 Lupo fignifica peftiléza.485.filentio veracita.684
Lamprcda,dìchefimbolo<i. 285 Legge antica pagaua occhio, per occhio>^c. 51^ .
Grato a yrencre . 5 .
Lpgjcft, che cpfa fia . ibid.fue proprietaò „ 379 Materia vota di oglio cedrino non fi
^ tarla •
_ 4
Lingua fi|ni(5ca loquacità. 580 Mineruadachi nata.. 'bid.
Loquace efacife, adir bugie. ibid. Mercurioinuentore, ,& autoredelle lettere . j.
Loquaci importuni, perche. Ibid. Mapis cpog'ontcdi che fimbolo •
, H.
Longanimità che cofa fia
: ibid. MtìreDas.eferpecongionti, di che fimbolo. 13
E patientia in che differente.. 381 Mano il porgerla, che fignificaua appreffo.^li
:
'
Lufluria, che cofa fia « ibid. ^^ntichi., ''
17
Sue proprietà
. .
.. Mirto, che fignifichi.. ibid.. ^8.76.
JLeone,libicra Androdo dalla mojcce per benefìcio Modefiia concica amore, e beneuolenzà . z^
^«ceuuco hiftoria bellifilniao 293 Mediocticàcottimainiucteiecofe- ^^
Mi:
. .. . .. . . . .. ^. . . . . . . . . .. . . . ,
.'
400 Mele :
Mercurio.perche da Greci nomato Tetragonos . ':Mézo : in quanti modi (1 prenda, e che fia . 40Ì
155 fMifericordia, checófasia 4otf
MarzojfecondogliìfintichijjJtincipio d'anno. 175 Medaglia impreffa da Caio Mamilio Limctano
Mezzi per apprender la Fede. -loi ^pcrmeritbdellafuaftirpe difcefada Vlifle.407
>Mercuriojfenza«piediropravnabarequadra,che Moleherba: geroglifìco deliafapienza, elo<. &
lignifichi. . '198 queti^a. 410
Mente fideue Tempre drfzzare a Dio. ^iii Mifura, che cofa sìa. ibid.
Miriade numerò di che (imbolo 224 ^"[Di quante forti. - -411
'Mano è ftrome^nto, de gli ftromenti ^278 Suoi inuentori» chi fofsero * ibid.
Morte data a'Beffo da AlcflTandrOje'^erche . iSj Mifutatori imponeuauoi nomi alli alloggiamen-
Medaglie battute a laude ^'Impeiatori Romani ti de foldatiN.^ , ibid.
Manfuetudinet che cofa sia. ibid. ^Calliope così detta dallàbella voce. ibid.
Marauiglia, che cofa sia 387 ^ecanicafuadcfinJtiohe,ccheìfignifiChi. ^^q
E propria de' (òiouani» perche ibid. Morte'^èzòppà,eftorpiatà. 441 .
Egraue»ecaro,pèrche.
,
ibid. Monete, pèrche in Athénehauefsero la ftampa
Mathematica? di che fcicnze fia origine* 388 di Nòttola. '477'
Mathemit ici famofi 389 .Macchiato, chrpropriamente fi dichi. ji©
Mathematica,inchetcpdfidebbà-apportére.jbid. Mercùrio come fanafse dalla Peftilenza Tana-
Meditaiione, che cofa sia. ibid. gra* .
..
jxt
Spirituale, che'sia* |c)o XlórtiEgitijfifepelfuadi^cónpatìnidilino. f2i
Medicina, che sìa. ibid. MaiSritìoconaltrifòldiatipiù toRovolfemoriret
Medico viiòleetTer vecchio. 391 'che obedire all'Imperatore Màfifìiìiiaho faéri-
Mediocrità, che cofa sia. 392 , 'ficahdoalliDei. ... :
yij'
Mcmoriatpìu fi ha neir^tà perfora Che nella vèc- Mahtóua già capò eli tutte le Preflfettur(;,e popoli
cbiaia. ìbìd. ^- diTofcana.
.
, 538 ;,
Morti diuerfe, pervia di ftratagemma . 609 Olmo fi dice maritodella vitC9 perche. 6$
Mafcherajcbi fofle il primo ad vfarla in rcena.648 Oceano padre di tutte le cofe, e de Dei 8^
Mercurio, Padre dell'eloquenza » e capo delle Òpere fatte con maturità, che (ìgnificbino. 9^
gratie, ^JP Orfo, di che (imbolo. lOf
Monte :fimbolodeirhumana vita. 67^ Occhi di Rana: loro virtù. i*^
j^
Oca fimbolodi Danno. 150. di vigilanza. JH
Opere buone van fatte: ma con filentio. 149
NErone,clie fece per Imperar folo 8 Occhirpcrchc dalla natura pofti in luoco cmincn-
Narcifo fiore genera ftupore. te. tS-^ii i5i
l>Jumero come chiamato da Greci, 4i Occhio: di che compófto. iSt-
Di eflb fi compone tutte le cofe ibid. Orfeo con la lira fimbolo di eloquenza . 176
Numeri forila loro quale fia 41.69. depcndono Ogni huomodeue efler fabricatore della fuaFor-
: .
Otio, fepokuradeirhuomo viuo. 465 t)a Greci detto merco dell'huomo . ibid.
Ha infegnato tutti i mali del mondo . ibid. Pompeo Magno,notato per vano, perche . 141
Opere ciuiii>quak sia la maggiore 5^0 Pirale,anifnale,che tanto viuerquanto ftà nelfuo
Oche,loro pruderne proprietà. ^ 570 co. ^^9
Occhi di cojor.di vinò> indicano ftolidità , 6i i Papagallo fimbolo dell'eloquenza. 176
Operare» per fine di gloria non si sa celare,e fco« Pròle numerora,e felice. ^
197.^98
perto perde la cóquiftata gloria. 63 5
tal fine fi Pratica, e non Tbeorica dà fapienza. 211
Oftracirmo pena, che sidaiiada gli Atheniesia Pòfiume jonde habbia origine 2 19
quelli che fuperauanoin gloria, in ricchezze» Pelle di Hiena appreffo quella della Pantera,che
ò in nputationevgli altri Cittadini. 667 caufi. ii^
Oliuo auuolto co! Mirto è simbolo del piacere» Penne d'Acquila pofte fra altre penncche ca-
che si prende dali'vnione,, &. amica pace de gionino. ^^9
^
Primauera: infamia dell'anno, perche. 597 Romani, che dauano per fegni di honore. ijS
Pollizziniportatialcollo,ècófafuperflitiofa,6i6Rouo, di che fimbolo. 274
Padre di famiglia : quando leTofle data auttorità Rice, Ricini,ò Ricinij erano di color purpureo.
, di tettare, e da chi. 6^^ 297
Paflero, diffende la Rondine dalla Donnola. 634 iRicinio vfaio dalle Donne ne' funerali . ibid.
PopolidaDiocàftigatiperlafuperbia. 638 Ritìocerontefue proprietà. joo
Pantera fuo coftume
:
54^ Rondini in vn ceftello , di che fimbolo . 501
Pompeo: fuebellezze defcritteda Plutarco. 648 Roma flentòsoo. anni aridurre l'Italia tuttain
Pcrfico: fimbolo dei core. 666 fuapoteftà. ^ >
^ 304 .
.. .
Q. Fabio del 484. dalla edificatione di Roma co- Per più di 170. non conobbe moneta co-
minciò a coniare l'argento. io6 niata, fé non rame rózzo.
,. ibid.
Quàdo fi principiò ftampar la moneta d'oro. 306 . Furono d'inuìttapotcìiza, perche. 307
Quiete, fine, cpetfetrione di tutte le cofe. 515 Regi anticamente legàuanfi il c^po con falcia
Checofafia, ibid. , biatìca., . 5^'
Perfetta nò fi ritrouà in quefto Móndo. 16
J Roma mocJerna Tue iodi . 3 1 2.51 j.5
: 1 6.3 17.3 18
Si deue procurar in vecchiezza. ibid. Perchefidichi racra,efanta. 319
Quello, che fi gloria di fa pere 6j6 Romagna di quanti nomi decorata.
non sa. 333
R Dicheabondi. ^
ibid.
RObba mal'acquiftita come Vadi a male . 7 Romagnuoli lòto bellicofi e virtuofe attieni. 3 34
Rofa:chefignifichi. tHpl^ 550,i4-<5o.232 Romà>> da che così nomata „ 347
'"
Sue lodi. 676.677 Republica Romana : quali furono i principali
'
\
• . 1 .
Romani dauano foglie di Lauro a Magiftrati,nelle dignità con donatiui, e praitlchc J77
principio di Generare, perche. RèdipintodaApelie con orecchie afinine» pcr-
591
RomanitrrlifJauano la toga ne' giorni de' con- che. 594
uitifaiurnali. ' 408 Rana dcirEgittoifuaafliitia per faluar la vita dal-
Per viaggio portaaano il cappello. ibid. rHidrofcrpe. 4o6
RofìngnaolofimbolodcilaMufica. 4^^ Romani come effalraflero i fuoialla fublimità
Ragnoquandof^ccia con p.i; fretta, &affìduità della Gloria. 611
làfuatela. 45^ Romani errigeuano colonne in honorc de fuoi
Ruggiada come fl generi. ibid. Cittadini, e Cittadine. 61 z. anco à tempi no-
Rimediobclli/Tlmo al mal d'Amore. 465 ftris'vfa. ibid.
Ricchezza fi fa con Icuar le fpefe . 475 Ruota fimbolo della foienza Theologica . éxr.
Rifoinditiodi pazzia. 475 della fortuna. 679
Ricchi di pecunia chiamanfi pccorofi>perche.477 Ramato, ò Raccano ha particolare tutela dei-
Ricco ignorante : Tuoi epitetti. 478 l'huomo. 633
Rondine: Ina proprietà. ibid. Romani cera proprio loro il dar tutela, ibid.
Rofe dedicate a Venere, perche . 468 S
Ricchezza fenzi fanità nulla vale, 505 ^ Cienza, afpra, & amara, perche . 4
Remora pefcefimbolo della tardanza «
Sua proprietà
S06 3 Stoici, perche cosi detti. s
. ibid. Socratici, perche con nomati, y
Raggione, checofafia. 5i7 SederccheCgnifichi. IJ.U
Dicefj Forza dell'anima. ibid. Superbo, a chi s'affimigli. 20
Raggion dittato non lafciatiDaifor^erperfcne Sue proprietà. ibid.
che poffino dar moleftia. 509 Sogno d'Olimpia madre d'A leflrandro,che fignifi-
Ragionciuile fi poipone per caufa di regnare, j 19 caua. 25
Rapina, che cofafia. 5JOSufFeno Poeta: chefe gliaflbmiglia, 28
Rebellione, da che proceda, ibid.Senofonte Fiiofofo, perche fi rallegrafsc della
Religione, che cofafia. 511 morte di fuo figliolo. 35
De SS. Maurino, e Lazzai'o, Tua origine, e Serpe, figura dell'anno. 35. di Dominio. 119.507
priuileggi. US d'Idolatria. 16 ^ del peccato. 519
Sodetta: fi prende cura propriamente de* le- Stella, che fignifichi.
só.n
profioltreglialtrunfermi, u$ Scure, che fignifichi. 45.88
Rcmuneratione, che cofafia. ;z7 Sapere, che cofafia. 46
Remunerare ecofadaPrencipe. ^s Stelle come confidcrate dalI'Aftrologo . 48
Remunetanonediftribuifce fecondo 1 meriti Simia,diche fimbolo. 49.275
^^^ -
r rt-
Spofi deuono immitare l'Alcione augello » pec-
Rettorica; fuo officio. ?z7 che. 65
Ricchezza, non apportano quiete . 5i8 Sole: fue virtù 76
Riconciliatiotic d'amore, che cofa fia ibid. Saetta, che fignifichi
.
. 90. 94.28 5
Riforma: iuoieffetti. Us-Sso Sanguigno fi con ofce dal rorsomiftocon bian-
Riprenflone, che cofa fia . 55 co . 06
Perché fia gioueuole deue proceder da amo- Silentio naturale
da che proceda. 98
TJT J^'^,^^^"iP0- U^ Socco fimbolo del decoro portico. 14^
'^'^' Scilla herba : fue virtù .
^'^X^f '°i',p';
Nafcedall allegrezza.
148
ibid. Sedeci numero di che fimbolo. iji
Seuero Imperatore ciuio il capo da vn ferpcpcr-
^nnr'/n", f,"7''''^"''''''H^'''°?-^^^
potenza. 555- luoi guerrieri famofi. 554. fue che. 164.
lodi .ibìd.deueefferfimileàRoiTja
555. per. Scienza, checofa fia.
.
:58 501
(onaggnnùgni,
Rofe,efiorifignificanolafinceritàdivita. jyo
559 Salamandra viue nel fuoco, e f iu"u ««sguc.
più toflol'eftÌB£ue. m 1
170
Rifoabonda nella bocca de pazzi.
55, Sirena fimbolo di fraude . 186
Rifferir fecreu e atto di leggi erezza .
558 Specchio fimbolo di faUltà . , o^
Ranocchia fimbolo di taciturnità.
559 Sigillo fegno di fedeltà. ,L
Scienza efce fuori della Grammatica. ibid. Salute, da chi fi riceuc. ibid.
Scagliedipefccsche fignifìchino. 271 Salutedell'anima, e del corpo, che cofafia. 24
Spine di che fimbolo. 270 Socrate lafcia per tcftaroento vn Gallo ad Efcula-
Stolto fi cangia come la Luna^ 277 pio, perche. ibid.
Scaro pefce, di che fimbolo. i8j Sapienza, in che confifta. 55 4
Scudi d'oro, in gergo, occhi Ji cinetta . 298 ~ Non fi acquifta folo con la fpeculatiua ma :
Verona: da che cofi detta.- 557 ibid. più forted'ogni altra cofa. ibid. è cofa di-
Venti nafcono dall'aria 4i uina. 666. à lungo andate fi fcopre. ibid.
Vccelli habjtano oue è l'aria fa lubre. 42 Vgiialità quanta viilità apporti alla Republica.
Vecchio che erri» e di maggior ccnfideratione 667
che vngiouane. 50 Violenza che cofa fia t. 669
Vedei:e»e vditemoltoJSjdeue :. ma parlar poco. Vergini anticamente vfauanò il cingolo per Te-
gno di virginità^ 669
Vino: Tuoi effetti. 568.645 Verginità: come venghi cufiodica. 670. che cofa
CauallodelPoeta,perche. 587 fia ibid.
Vifocoperro,c he fignifichi. J92 V^ta laTciua umile ad vn Prato verde 670
Vecchie debite alla fupfrftitiosie,. 614 V irilità, che coTa fia 67
nregonarie>e magia .
alle 5,14 Virtù: mai non inuecchia. 671. innalza gli ani-
Valore che cofa fia a^ «r
mi a co(ècj£kfti.67i. fiiTìile all'alloro. 671. e
VanagJoriaichecofafia. 6jj Topra il vitio,e Io vince.671. fimile alla quer-
Vanaglorfofo difpiace à Dio.640. à gli huomini. cia 671. heroicadell'huomo. 67^
656. effèmprj vari j à ral propofito ibid» Virtù non cerca ricchezze. 675. Tua vita difficile..
/anagloriaè Vfia gran beftia. 63 a, èproprk del- 674. Tua djfTeTa èxitirarfi in Te ftefTa . 674
le Donne, ibid. da che nafca ibjd. camina al
. Vita breue: riprende i lunghi defiderij.675.achì
propofito. ibi. loro penfieri Tono come il fieno, 63ri. chf bene apporti ibid.
ibi. talidiuengono per l'abondanza, e como- Vnionc de' Cittadini quanto vaglia.6 Sa. EflTeni-
,,«Jo- ibid. pijà.lal propofito. 681
V'eTpecheToola2za in alto più gsofiTa dell'api, Volontà è Regina.685. vuole Tempre il bene.
fimile,efimbolo della vanai^loria. 64 2 684^
Vanità; per efla che s'i nteoda ^4^ Voracità che coTa fia 6S4
Veccbiezza>chccofa fia 644 Tuoi effetti .
^44 2
Venufta, che cofa fia.645.o4 7. è differente dalla ZEroha parola hcbrea che fignifichi. 17
Bellezza. 646. Tue dori 45rincipali. ibid. in che Zaffiro di che fimbolo 3 »9 529
confifla. 647. è,coTq da Donne. 648. non effe- Zcffira Tue proprietà . 65 6, da chi cofi (k tto
minata conuieneail'huomo. 641. ruoieffctri. ibid.
641 Zelo: dei fuperftitiofo è congiunto colTimo-
/cnuftà»? gratia fono il condimento della B^^l- re,perche. 95. che cofa fia. 157. per «flcrci-
lezza.- (J40' laulo che vi fi ricerca. 157
S.
.. . .. . . . ... .. .. . . . , . . .
in aria
.^
.
JlX m
.^i Narici
l\ aperte
•
ibid.
W5-lp
TAVO-
. . . . . . . .
A
.
I
.. . .. .
. . . .. .. .. . . . . . . ,. . .
LL
Qhirlaaida de* fmeraldi • ^67 Ifolcttà. 6i9
}' Di fempreulao. 1(^8 Iftromenti di agricoltura. - 674
H Nauali. é^r
Pafla da grano.
400
1(7.569
58, J9 Pala di vetro.
401
41»
75 Piombo ftefoo
415
74.114 Prigioni coronàtiiie incatenati
^cnncdivarij^terì. 416
75 Pelle di pantèra.
D'oro, 4?f
Pendenti.
^omià'oro.
78 Palla di tolorcelcftc.
4W
^^amno brutto. 41T
^Ii.30fl0 ^Pugnaleignudo
jPdle di Lu^K) cerdéito. 84 Pietro. 4tB.593;é7>
pietra pomice, 430
91 Puttìno coiÌfacellcacccfc«
^roceflb 45J
Porta ferrata.
^I?cnnada<criticrc.
98.584 Pelle arboreo
^elleditaflb. 47^
'100*X47'»77 Di orfo . ^ ,
f*atena.
tÒl.i7l^»47 Pietra dalla quale cfcc vn
tontt 47^
^ramldff. 4«J
Telledipe&ora.
^^od^o. 5^ Piondb. $q6
118 Profpettitia* 507
51*
rj» Paffo.
lamière. ^'1
^Pdlcdflcone. '115.5^ Piiiiale^. ,
-
Parazonio(pada. Regolo.
» "f^S
Piffaca. 130*430 RuoiadaartOt^cxòltélli.
I?ò Fiume. 334
tt5.i^4'ii7-449.5ii «10.^1
PriuilegìiconiSgHU. 33« Ruote.
uo.lj8.3f4.5o«
Paéfc>. 3<^» Riga.
Panno di lioòlc^instìO^ Radiofcàfco. Ì?J'W
\49'66a
Pelle di agnello» 370.4«; Ròtclladcpintà'o
Pietra quadrata» 171.5»^^ ReojJotóbto. .^. ^o *^7*'y*
l«i.i?8.300.4^-
Palladi pionabò. 5f4 ReMo.
Pattini ridemi. Rngiada. l*
57J i«l.M7.»M'43J
Pelli diPardo. Renio.
RaaKoacccto» »5«
Palla con l^boré^edt^i ccldli« 3815
Penna. Ì9i«42^ Rafpadifcrtù^ .*v o..*^
. . . . . ... . . .. .
Sole che fponti fuori dall'ondfe marine 581 Tazaverfante acqua.. 371
Scudo dentro depintoui vna tigre. 588 Tauola fegnatadì figure .- 388
Strpmenti diuerfi da ftampatori 197 Tauro> fogno... 39S
Sfegni celefti. eoo. 601 Tinazzo. 400
Scala Trofei.. 417
Sfiualctti éz8 Tauola da colóri. 417
Scoppa 654 Tefta hu mana pafsatajd^ frezza 41
Sale roflb.. 656 Tauola bianca. '• '
430
Rirpiendèntitlìi-no-. é57.6$s Taglia. 450
Strali. 659 Toga ricca,. 457-
Sole rranwntato 661 Te le di ragno». 45 z
Scudo in Cu vi fia depinto vn'elce
i 674 Tazza. .,
474.
Saffo in atto di fcenslere giuda vn monte. 679 Torrente d'acqua. 481
Strada piena de fiori,ero(e. ^84 Tazza con dentro vn cuore 487
Trauerfina turchina ricamata d'occhi, & Orec-
Timone.. MIO,. 2.i8.i67iii7.ir8.izo chie. 518
Tibia veJi Flauto. 419. 507 Trepidi d'oro e$z
T^/za d'ofo. 17. z8r Tapeito. 555
Tirfo cotonato ... Tertad'orfo dalla quale efca fiammate fumo. 558
17
Torre. ro. 205 Tempietto eoo fopra vna colomba.
57J
Tefta di morto. z57 590 Torchio da ftàmparori 592
Tauola convna defcriitione di Fortezza, e.rago. Tempo d'horologio. 619.'
na 40 Tanaglia con vn frrro rnfuocaio V 6xo
Tauola piena Hi nMirjeri. 42. Terra rotta,erolleuata.-
-"'•
Cootìgurcaftronomiche 49 Teflad'Elefanre. 6Cì^
Tenaglia 52.79.15,0 V
,
Tafgadipinr-K
Tò^ioajccefo.,
Tallari,
7.4.91 178.135. 242.245
75
475 V
E b bianco . 14.*3 6. 7 8 ;i 0x^.362.3 8 8- 512
VofodiChtiftailo.
76 Vinorofso.
'
i7.ii9.283
17
Tritone. 78 Verga. 26,9i.i69.«75.465.629.668
Tridente. 81 Velo nero-. 56'73.277
Tìrfo. »2.I9I Verghe infiemevnite. ^j,
Tazza 99'396.54i Vafo. 86.90114.1 33.400. j6i
Tazza dicriftallo» loi Vafo di fuoco. 10a115.157.x69.181.281.531.
Torte di "»"*••
-^•^ -'-*." Babel. I04 D'acqua. ^ 114^452
Tromba . i4f .147.19 Z.i39.*49.2é9s377.4i 5-4^7 V.tnariuoltaingiUi 115
Tordo fpsmo. i(54 Velo di vari) colori. 144.411
Tenebre., 166 Vrna. »70.2i8;2i9;
Tauola della legge,. zooi2«2.372v37o.523 Vein . 171. dalla quale pctideJc/àftc.- 451*
TélU di Leone.. Ì26.168 Vdo.iofeo ì^^
Vèioì..
. . . . . . .. . .. . . . .. . .. . .
^ ^ ^N
TAva
.
. .. .. .. . . . . . .. . .
A ^r^nriri.
ASfentio **• *o* 531
ii.to. 5^^ ' Fiori d'
F'Oi^' mandòfe^'^
di "^^ ?5
Anemone. 280 6
^
Alloro 309.483.517 GRano. 1.319
Albero fenzafrondì, 384.401 Ginefìra
35.170.3*9
Afparagi. Grappi d'vua.
^nacampferotc^ Giglio.
585
«87
Anemone. Ghiande.
ifl^pio.
601 Giglio roflb.
Giunchi.
18
;
Ginepro.
39i.4«
Orragine finita
6 Baccelli i'
355
z
Garofani.
Giacinti codi •
6i9
GAnape. Giuggiolo.
Cauolo.
, 18. 398
Z6
H
ii.48.t34.i84.4«4
Cinamomo.
Condrilio.
Cipreffo.
148
187
H Ellera.
Ellera
Helitropio.
Hetba. 187.390. fecca.<555.
-.
;
verdeggiante.
.
,_
S /i37.t(Jz.28«,fc\C{;'a.
^
^64
1
,
Corgnole. 187-597
Hifopo.
64r
Cafiagne 2.^9
Helichrifo.
Cicuta.
a?7.359
Cana frondoTa* 301
YRidè.
Canne mele 387
Cotogno 59.87.9t.ll9'»3+'J*^*JF J5
LAuro.
Carciofi. Liguftti.
i54
Cérafe. Lupini.
263.(^59
Cdccuzze. Loto.
397
Cicroli. Lino.
420 39i
Caflìa. Lupoli.
Climene* D 80
Lino fiorito.
E
3^73»/^»
M 570
105.533.J»
ELcc. 18.24.114*1 16>68£
Entropio.
Erigio * 7«
Mortella.
154
1 Moro celfo 187
Foglie e frutti di Cedro X More.
244* J5»
DiCipreflb. Mandolo.
% 39ff
Quercia.
di Mandole.
2. 171
D'Oliua Meloni 397
17 397
Frondi verdi. Mela
17. i6o 397
Fiori rofif) Melagranate.
2^0
Gialli.
ìO.
17.
88
N
Fauodimele.
1 ì6, 610
14.35.J3.8^.«9.II4•I*^•>*^^^7
NArcifo fiore.
Fiori diuerli* Nocccle.
Foglie di vitCt .397
186 Noci.
ibid.
Faggio. Nefpole.
187.396 Oliue.
Fragole.
.
O Radici s$%
OLiue. 1.18. 4«o Rape. . )9S
Olmo. 18.13 •<^iX4i*3^^ lUino di cedro. 406
Oiiuo. i%, Ì9.63M. 90.11^. ìio.m.i-^i. zi ^ diOliuo. 467.471
i4?.i9».»57.5Ì7.f46'«W0U' di palma. 471
Origano. 188. 391. 447 S
Orcica. 457 cPighedi^rano. 1. i.i«.j4. 74.99. i}o.i«7.
P i3 I9*.140*''7I.I1J
PAnico. 5i5 Spino. 7. i7.t1j.177.17y.181
Pomi granati. 1.99.1 ié.Ì4S. $78.^82* Salce.^ 84.16j.te1
Plarani. x.f3' ocitlaiòquilia. X47
Palma. >4^T); 18.59.157.10^.510.485.^18 Senapa* 197
Pino. 6Z,sii Sardonia. 359
Papaucro. 85.191.145.165,170.3^0.438.518 Scafe. 396
Pampanid'vua. 150. 140 Sorbe. S97
Pullcggio. 148 Sempreuiuó. ^9f
Pioppa. 165 Selintropio. èt^ j
Penne. 411. 4ti Senicio. 6^ 1
Pifetti. 396 T
Peramofcarole. 596 'T»Himo. tii
f¥ra. 396,397 Tiglio. L m^
Pcrfiche. 570.^67.597.561 Triboli. »7i -j
Scepe. 410 Tarcuffi. "59!
Piante diuetre* e fruttifere. 565.658 Tirfo. 4«t
0|Vercia.
a
130. 176.154.i85.357.5o4 ^rV»»
V
i.9T,40t
Ole.
^
R ,
i4'i4.76.li5.i6o.i5;.i75<596.5i5
V Vitc16.18.1j.i19.145.j73.5x7.j37.5j8;
376.599
Ruta. 71.147 Veficatia. tS
Ramodinoce.
^^,
Rifo. -
3$9 'yVcca. f^
lUnuncuIoivedirardonia« Z^Zaf&rannoV jù
I L F 1 N E;
. .
rr^ •s^.
COnca marina. N
Cauaili marini. 81
Cefalo. 149 O
Chiocciole marine. 434
Calamaro. <57y -_.--. m
nEfci. X71
D JT Polipo. II »S8.447
PompiIo9ÒNatttilo «09
D Hlfino.
Raggia.
polpo.
^ O Eppia 7$>671
^
*^^
O
Sarraghi
aarragbi». i8i
GRancbio marino • Scaro. %8i.^8£<
Gongote macine. «;^ Sanguetola; a8j.
487^
Squattina.
H
HIppoporano. 50S
oS X Orpedinti
Hidro. 41 triglia. ^01
1 L F I N d|^
. .
Bianco. i4.i6.i7.25>24.56.38.75.8o.85.98.ioo.
114.149. i^i.ié3.]78.i95.2oo.»4ét»6z.2é5*zé6.
J.i68.iSi.s6y.}yo.373>i7S
Bigio. 485
O Ro.I.t.44«73i75.8i.iO?.ftl.iii.i57.ifS.
I6i.i8'i.i88.i43.i44.t49*itfi*^7a3 18.5^7
Ranciato.
F Rofado. 3-87
^Ofca, Rofafècca ..
f
6 S^
Gialla* i6,$i*ii4»i4Ììfi4'iés,tii
Giallolino. i3o,i74.»7p.S<>f«3itf 'Err^colorfré
Turchino.
Tanè .172.22.0.280. oicuro. 477.4«0
VErde. i.i5.i7«»8.2l.22^4.53i^2.89.ioi,l2f
Ncarnato 54.1tfo.i83.397
I 119.1^1,14,8.150.172.176.276.^14
Verderame..
^ -::,
\
44.160.274.279.3e3
LEonatofcuroo 3«ai7#i^f Verdegiallo, 212.396
VioUto*^ x^3
I t F IN Eo
TAVO'
. .. . .. . . ... . . .
Az Sino
^p,.
^.14^^71.177 Camello,
11.47-i54.186.z78 Calandra,
Aquila. 48.^^.77.245.i^J'i04.57i.38z, Cardello, vedi Acanto
.8o.<4?
138.504
Caualio di coior neroj^ fcuro^
_ Di color Buio.
171
Z4»
Agnello. 5^.f^.iaz.i2'9.i68.i86.Jpi.47i Cignale,
^•Ì*«*^74J6J
Alcione. éj.471.^i-8 Cocuo 301.^4*
Afpide. •9j.zj4.187.f01 Cane corfo <
340
Auoltore. Cicala 380.42*
Armellino. 1 1 4' 3 66.498. J II Coturnice, 384
Ardiolo. 1^0
--- Cane nero.
^ .
59Z
Acantfao. i97 J:;hiocca 400
Capra.
Augello di lungo roftr«
ArJonc.
Animale con tr€tcfte»diCanejdi Gaio, edi Sci-
3<>9
i^S Cani da caccia
Codalinzola.
W
^K)1.J 83.^10
40a
494
mia. 48 1 Cerua. $6z ,680
AOìolo. ^54 Cerafleferpe^
Augellinidiuerfi. ^57 Centauro^
Alicorno '
L Vmaci.
Leone. I5.ii.4i.8ii88.fo.p6.itf5*i70a7^
I5»i.2i8.i2i.ii6.li9.x77.557.385.59z.4iy
^6 Ragni.
Re de gli vccelliVòRc^aliolo «
Ramarro.
Lupo. 4|e»WP*'t p. 77. 167. 176.ZS 6.300
Lepre. s66.i }z.i457ap7.4oi*5^x>^i4 'Pit»ge. 7.78.XI9
Leoncorno Serpe . 12.15.5 5. 33,77.78.86. ^00.1 i^.ix^*
Lupa, aiS.JO? 143- 1 Jo.i60rio4.'i 72. 174.1 7^.116.230. 145,
locuftc. •224 146.25 5. 281.284^87.298.318.$ 28.415
Lucertola 411 Simia. 49 93.173.5 5 5.5^J
Ligure. •421 S'paraaìero.. %.562
JLupo ceruid|^ 445.566 Struzzo 148.246.449*5ÌI
Xcopatdo. ^^ <é04 Salamandra l7a43Ì
:m Seri>eingiro. 180.382.483^19
MVrcna. 3 Sirena. 191
Mula. 75 Scorpione 1x0.37^*64$
Montone. Scorpi one<niarino
.*
450
Mufiàlo. 3$ 8 Squazzacoda>*vedicodazingòla«
^uletca^ <6oi Scarau4ggio* 494
^ Schiratta. 500.504
N ibbto
Nottola.
O
7.431.519 Serpcnii alati.
126.270.191.661 Sanguiffìigav.
Ji8
^s^
Ih FINE.
IN-
. .. .. . .
f07 ibiif,
Settimo Seuero con lodulgentia. 90 Secondo . ibid»
con Africa, 411 Terzo ibid.
con Vittoria 6Ìi Licinio Giuniore. ibjc^.
Albino Cefare con l'Eternità ipo Fhuio Prifco Atalom^defimamcnte ibid*
PiaconLetia» IO Marco Giulio Filippo Imperatore
con Hilarità . •
T9 con Roma fec'éte fopra vno fcudoj&c. j i;i
con Caracala con ledagìoni de]ràDno.(5òó Roma convocane in atto di correre. 517
PlautilaconlaFede. toi Lucio Aurelio vero Imperatore con vna corona -
ICONOLOGIA
CESARE
DI RIPA PERVGINO.
Caualieire di SS. MauritiO) e Lazzaro •
LIBRO F R l M O.
abondaMza.
le è riputata la carcftia, che di
quella e contcana
Ha la ghirlanda de' fiori, pet-
cMOche fotìo i fiori de' frutti che
Iconologia
Syltidfera nutrii, perducuMAquora pifces% jihondanXaMaritima*
jieriji campis Uu
vagatur auis.
Quidiam depojfìtas proprto mortalis in vfus
Necc^lum quicquam nec tibi terra negai .
C Eterefi tapprcfenta con le fpighe nell»
A G A D E M I A.
di Gedro>Cipreflo,e Quercia, com'»
ancorami d'Oliua, in quella parte
oue fi appoggia il gombito» luogo
pili profTimo alla figura . Starà in
mezzo d'vn ombrofb, luogo
cortile
bofcareccio di villa con Platani in-
:
Libro Primo.
nici>e fare come dice Ouldio, nel lib. pr. de Biji mìfcem fuperts»
Ponto . acciò (i emendino, e polifchino E l'ifteflo
vuole il Lauro neli'vkima ode del
ScUicet inctpiam lima nrordaaui vti » j.lib.diverfi,
Vt fui tudicium finguU verba vocem . QuAfitam meritis,&mihi delphica
Onde Qiuntilnnci ììb,'L.cz\\i\yofMS polial Lauro cinge volens Melpomene cornami
hmatSc non lenza ragione li fdegoa Horatio E giudica atto, che ne fufse coronato
lo
nella Poetica de latJoi.chc non poncuano al
i Pindaro pur Lirico nel 4. lib. Odei.
de' Greci cuta> e fatica» in limare, e polire Tindarusore*
far
opere loro. Laurea donandus jipollìnari .
Necvirtute foret cUrifque potentius drmist Nondimeno l'hedera particularmente eri
. Quam lingua Utium fi non offènderei vnum fì come n^ta
di Poeti Elegi allegti Meroli il
Quenqtte poerarum limA Uhor. & mora vost ncll'clegi.1 (5. dcTtiftibus>ouedice Ouidio.
fopiUus fanguif Carmen reprehendite^uodno Si quis hahes no/ìris fìmilesin imaginevultus$
/Iduìta dÌ€S->& multa Ittura coercuit, atque Deme meis hederas Bacchica [erta eomis
ferfecium decies non cajìigauit ad vnguem . Jfla decent Utos fdlicia figna poetas :
Et j| Petrarca Sonetto i8. Temporibus non ejì apta corona meis .
Ada trouo pefonon de le mie braccie» E Propcrtio Poeta Eligiaco.
Ne opra dt polir con la mia lima Enius hirfuta cingat fua dicla corona
Quindi è> che molto accottanacnte dicefì, Mi folia ex /tederà porrige Bacche tua .
cbe ad vn'opera gli nìanca rvltimalima>qua E con la medefìma Ouidio auuertifce Ca«
do non è à bafìanza tetfa « e pulita j veggafi che vadi incontro à Tibullo Eligiaco.
tulio,
ne gli Adagi) . Limam addere: Da quali hab- Obuius huic venies hedera iuuenilia cin^us»
biamo cauato il motto, oue leggefì, circa l'è- Tempora cum Clauo doSle Cattdle tuo .
xnendatione de l'opere. L$ma detrahitnr; atei; Conuienfiancoa' Poeti Dithirambici, ef«
€xpolitur,quod redundat, quodque incultum efly fendo li Dithirambi, verfi,che fi cantauano
& limata dicuntur expolita. La ghirlanda fi inhonorediBaccoàcuiera confacrata l'he-
teffe d'Alloro, Hedra, e Mirto, perche fono dera. Ouid. 3.Fa{lt
tutte tre piante poetiche,per le varie fpetie di Hedera gratiffìma Baccho
poefia, chene l'Academic fiorifcono, impet* Hoc quoque cur ita fìt dicere nulla mora eji »
Mirto è pertinente al Poeta melico
cicche il Nyfiades Nymphas puerum quicrente nouerca
amorofo, che con fuauità, e piacere canta gli Hanc frondem cunis appojuijfe ferunt.
fuoi amori, perche il Mirto, fecondo Picrio E nel 6. de Fafti *
Valenano, è (imbolo del piacere, Venete & Bacche racemtferos hedera redimite capillos .
madre de gh amori, anzi riferifce Nicandro, Il Lauro poi è piiì conueniente à gli Epicf«
che Venere fu prefente al giuditio ài Paride che cantauano i fatti d'Imperadori, e de gli
incoronata di Mirto,tantò gli era grato, e pe- Heroi, li quali vincitori, d'Alloro fono flati
lò Virgilio in Melibeo. incoronali, e però Apollo nel primo delle
Populus Mcidd gratiffima'vitis, laccho, Metamorfofi lo delibra per corona à gloriofi.
Formoft myrtus Veneri fua laurea phtiho e vittoriofi Duci, e lo confacra à fc flefso pa-
Et Ouidio nel principio del 4. lib. de Falli, dre de Poeti, come pianta, che fi deue al pii^
volendo cantar delle fefte d'Aprile, raefc di alto ftile graco^e fonoro.e pet finire di ragio-
Venere, inuoca Venere,la quale diccche gli nare circa di quefte tre pimte poetiche, oa-
toccò le teu)pie con il Mirto, acciò meglio fti à dire, che il Petrarca fu coronato in Ro-
potefTe cantare cofe attenenti àlei ma di tre corone, di Lauro, d'Hedera, e di
Venimus ad quartum quo in celeberrima mense» Mirto, si come riferifce d'hauer vifto Senuc-
Et "Patem, C* nienfem fcis Fenus effe tuos, cio Fioreurino, coetaneo, &
amico del Pe-
JMota Cytheréa efl, huiter mea tempora Myrto trarca.
Contiglit C?' cA^tur» perficere dixit opus . Li pomi granatijfono figura dell' vnione de
D 4edi«, Ali oro fi coronauano indif- gUAcadcmici, pigliandofi tali pomi da Pie-
&
fercnremenie tutti li Poeti. Horatio Poeta no lib.j 4. per fimbolo dVn popolo, collegio»
Lirico, (\ gloriaua dell'hedera e d'vna compagnia di molte genti congrega-
MedaHarum h^dera premia fruntlum te in vn luogo, per la cui vnione fi confcruà-»
hi no
. . .
Iconologia
no, e però erano dedicati à Giunone, la qua- Oleaniì Laurumì ac Cuprejfum fémper "Ptren*
le hcbbc epiteto di confeiuatcice, fi come fi tem, conferuat pinguedoì O" caler /icut,& edc'
\
*
vede nella medaglia di Mamroea, con tale ram: Poncfi poi nel più proffimo luogo al
parole IVNO CO N S ER V ATRIX. corpo dell' Academia, come pianta dedicata
E pec quefto anco Giunone eia riputata pre- da poeti à Palladc, Minerua natadal capo di
ndente dtlli Regni, e pingeuafi con vn melo Gioucjchcperciòc figurata della naturalità»
granato in vna mano, come confetuattice & viuacità dell'ingegno della fapienz3,e fcié-
deirvnitnede popoli. Sederà l'Acadcmia za fenza le quali necefsarie doti non fi può
perche gli eftetciti) de gliAcadcmici fi fan- efsere Acadcmico.pcrchc chi n'è ptuo dicefi
no in ordinanza tra ài loro, vi farà intagliato di Iui,tratta»c parla Graffa Afineruthdoè gro{«
il Cedio nella fedia, per efsere il Cedro firn- folanan»cnte,da ignorante fcn zi fetenza: on-
bolo dell'eternità, ^me alias emm arbores de tralatinidcriurfi,quel dcttoÌNuita Mincr'
cedrHs Aternitatis hicrogly^htcum eft . Dice «<«,più volte vfato da M.Tullio, e da Horatio
Pietio pO»> che non fi putrefa ne meno fi tar- in quel vcrfo della poetica
la, alla quai eternità deuono haueie la mira Tunihilinuita dices faciefque Adinet^ia.
gli Academici, procurando di mandar fuora Tu non dirai, ne farai niente in quello che
fopere loro limate, e teife> acciò fieno degne ripugna la natura del tuo ingegno, e'I fauoc
di Cedro, attefo che Plinio hb. i^. cap.39. del Cielo, fi come fanno certi belli humort
dice, che vna mateiia bagnata di fucco, ò che vogliono fare dell' Academico,e del poe-
veto vnta di oglio cedrino, non fi rofica dal- ta con quattro verfi bufcari di qua, e di là fen-
le tignuole, fi come nel capitolo, e libro 15. za naturale inclinatione, e fcienza, ne s'ac-
afferma de 1 libri di Numa
Pompilio ritro- corgono, che quanto più parlano, più palefa-
uaadopò 535. anni nel colle G»anicolo,da no l'ignoranza loro, bifogna dunque à chi
Gneo Terentio Scriba,mcDttc riuangaua,&: defidcia immortai nome di faggio Acaderoi-
afFofsaua il tfuo campo, onde , cedro digna co pafcerfi del flutto deU'Oliua, cioè acqui-
hcutus, dicefi d'vno, che habbia parlato, e (^atfi per l'acquirto della fcienzas e fapienza
comporto cofa degna di memoria, detto vfa- con li notturni {ludi),& vigilie,de quali è firn-
to da Perfio nella piima Satira, veggafi Teo- bolo rOliua» onde tra itudiofi fé ne forma
fraftolib.5.eDifcotide.lib. i.cap.8^. e l'Ada- quel detto . Tlus olà quam vini , cioè pie
gio . D}<i>ia cedro , pec il che Horatio nella indudria, e fatica di mente, che fpaflì» cra-
Poetica dilse pule» e delitie» ci vuole per ottenere le fcien-
*—- Jy»ramus carmina fingi ze> e quell'altro detto Oleum, operam &
feruanda cuyrejfo
fojfe liner/da ccdro> O'ieui perdere, quelli* che perdono cem«
la fatica, c'I
E però VI fi intagheià anco .1 Ciprefsocf- pò in cofa che non ne ponno riufcire coti
,
Libro Primo 5
è maturata che s'è,cloè confeguita la fcicnza, perfone fono flati nomati i Socratici, gli Ep ì-
fé ne fcntefruttcc contento gtandidìmo con curei, &
altri da li loro nriaeftri, e come dcttd
eternità del proprio nome > laquale pofta in habbiamo,qucfto ifteflo nome d'Academia (i
mente d'vno ftudiofogliallcgerifcela fatica, deriuadal nome proprio di quello Heroc Pia
fi come anco il frutto, e'I contento, che fpera tonicojdetto Academo,nclla cui villa fi tadu-
raccogliere dalle fcienze nauanoi Platonici, la quale adunanza fu la
Sederà in mezo d'vn cortile ombrofo,oue- priraajchc fi chiamalTe Academia»indi poi tup
to luogo bofcareccio di villa con platani in- te le adunaze de yiriuofi,fono ftate chiamate
torno conforme alla defcrittione di Plinio li. Academie,per fino a' tempi nofi:ci,nc quali s'-
ii.cap. i.per memoria della prima Academia, vfa vn quarto modo, di nominare per lo più
che fu principiata in villa da vnnobilperfo- l'Ac^demie, dalla elettione di qualche nome
naggir chiamato Academo, nella cui amena iupetbo, &: ambitiofo.da grane, e modefto,
villa> nò lunghi d'Atene fi radunauano i Pla- da faceto,capticiofo,& ironico,e quefto vlti-
tonici, con illor diuin Platone, à difcotrere mo è aflài frequentato da' moderni: e per fé-
de ftudij diletteuoli Platonici, fi come narra guitare l'efpofirione della noftra figura di-
Diogene Laertio. nella vita di Platone,onde ciamo,che la quatità de libri, che gli fono alli
Horatiolib.i.cap.i. piedi, fi ricercono in buon numero, «fsendo
uiq; interfyluas Scader»! qu^rere verum . il principal intcco de gli Academici di volge-
re diaerfe fotti di libri per acquifto di varie
E Carlo Stefano Hiftotico diccche tal villa fcienze. Cinocefalo,ouero Babuino lo fac-
Il
ò felua fodé tótana d'Arene mille padi. si che
ciamo dell'Academia» per efiere egli
afiìftétc
la prima Academia hebbe origine nella villa,
ftato tenuto da gli Egitti] Gierogltfico delle
e ptefe il nome da Academo nome proprio
lettere>& peto lo cófacrauano à Mercurio ri-
perche è da faperfi , che le fecce,& adunanze
- putato inuentore, Se autore di tutte le lettere
di virtuofi, predo gh antichi fono fiate deno>
fi come rifetifce Pierio Va'eriano lib.^. e po-
ramate in tie modi, da coftumi, da luoghi» &
nefi tra libci,perche vno che vuole far profet*
da nomi propri) di pcrfone ; da coftumi igno-
fiore d'Academico letterato, deue (lare afìS-
ininiofi fumo detti li feguaci d'Antiftenè Ci-
duo ne gli fiudij,quali vengono molto accte-
nici,ouero perche haueuanoper coftume di
fciuci dallafrequenza deile Academie.
IacetaieTopeta,e la vita altrui con dente cani
no.cmordacetoucropercheà guifadc cani Il Cinocefalo à federe di cui n'habbiamo ve
non fi vergognalfero di vfar palefemeotcco- duri m Roma fimolacri antichidi marmo c-
me I cani l'atto venereo, fi coitie di Grate, Se gitti..no,fignificaua appreflo gli Egitti) l'vno,
Hipatchia filofofcfia forclla di Merrocle cini & l'altro equjnottio, & di piiìj)oneuano l'effi
co»nai:r3Lacf'ii. ElegitconnnHopuelU^ /«'w- gie fua ne gli Oriuoli che ftìllauano acqua, in
poque tUtus habitu vna cum vtro ctrcuéat , & vece di poluere»perdiftinrione delle horcpet
congredtehantur in aperto, atque ad cmas yrofi- che il Cinocefalo nella ftagionede gliEqui-
eifcebatur.Dz coftumo honcfto turno chiaria noctij. X j. volte il giorno, &
xi). la notte, vna
7»" volta rhora manda fuori acuto tuono di vo-
ti fegujci di Ari fiorile Penpatetici, [eL-Trl
6 Iconologia
Dalla quale naturale imicatione pare che La corda denòta«che t'Accidia Icga,& vin«
habbia hauuto origine la Poeticai ambrofia • ce grhuomini,c li rende inhabiii adoperare •
e manna foaue delle Academiei tutte intente Et la lumaca* ò tartaruca* dimoerà la pro-
ad imitare* e rapprefentare i co{lumi»Ie attio* prietà degli accidiofiicbe fono ocion,e pigri.
Tì'u e gii affetti con figurata eloquenza acqui« ^Accidia •
Aatainfìeme con le prime difcipline median* Donna che dia à giacere per terra» \ &
te i'imiiatione> tequifita da ogni Accademia canto ftaràvn afìno umilmente à giacere» il
l/lccidia qual animale (ì foteua adoperar da gl'Egitti)
Donna vecchia> bmtta» che dia a fedcre> per moftrare la lontananza del penfìero dalle
con la defìra mano tenghi vna corda» e con cofe (acre* e rcligioCe» con occupatione coti*
la finitura vna lumaca » ouero vna tarta- rinuanellevili,&inpenfìeribiafìmeuoli»co«
luca me racconta Pierio Valeriano
Libro Primo;
daireceiòalcro>lo tende talcnéce ftupido, che àrpa d'i fonare.e con la finiftra tetra vno fpec-
non può opctaccofa nilTuna coCi l'Accidia
-,
chio, ;n capo vna ghirlanda di fior/,pofetà vn
hauendo ella riitcfle m«le qualitàjprendcfu- piede fòpra d'vn'crologioda poluere.che mo
pera, &
vince, di maniera quelli che à quefto lìti che fia calata alquan ro più poluere di quel
Vino fi danno.che li rende inhabilbinfcnfaci, la della puericia, &da l'altra parte vi fiavn
e lonrani da opera lodeuoie,6c victuofa pauone.
AdolefcenzA
ACQVISTO CATTIVO. VErginella
.
HVomo l'albero
veftito del color delle foglie del
quando ftanno per cafcare
di fiori»
laveftedi vari) colori.
tnofiri tifo» 6c allegrezza > con
;
fìara aeri ;a figura in accodi camftiinare,&vn Adolefcenza e quella età deirhuomo, che
lembo della velie Ria acraccaco ad vn fpino, tiene dal decimo fino al vérefimo anno, nella
tiràdo vn grande fquarciojà che rmolca mo- quale l'huomo comincia col mezzo-de séfi ad
Ari il difpiacece che nefence» e nella
dedra intendere) &
imparare.ma non operare fé no
nano cetra vn nibbio che rece confufamente comincia bene ad acquifiare
:
Veftefi del decto colore, perche fi come vigore ne séfi per cui defta la ragione ad eleg-
facilmence cafcano le foglie dell'albero, cofi gerci volere, e quefto fi chiama auguméto.
anco cafcano, 6c vanno amale lecofenon La vefte di vari) colori è antica inuentione
bene acqui{lace;il medefimo dimoerà lofpi perche gli Egittij,quando voleuano moftrarc
no, percioche quando l'huomo men penfa nelle lor pitture l'Adolefcenza (fecondo che
alle cofe di maì'acquido > all'hora ne riceue racconta Pierio) faceuano vna verte di varij
danno» e vergogna colori, fignifìcando la volubilità de la natura
Tiene con la deftra mano il nibbio,per di- giouenile e la varietà de'defidcrij,che foglio-
moftrare quello chea quefto propofito dille no venire à giouanis mentre fono nella più
l'AlciatOttradocco in noftra lingua fiefca età e,ne gli anni più teneri però dicefi :
L'eddace Nibbio mentre che la via dell'aquila in Cielo del Serpe in ter
Rece fouerchio cibo, che rapio. ra, della Naue in
acqua, e dell'huomo nell'a-
Con la Madre (iduol del fatto rio ; dolefcenza fono diliicih da conofcercse ciò fi
Dicendo Ahi che del ventre
. troua nelli prouerbi al 3
M'efcon l'interiorar e in gran periglio La corona de' fiori,e la dimoftratione del ti-
Jldifento, &
ella À lui, fo, fignificano allegrezza, il che fuole regnare
. Non ti dolere figlio quefta età,che perciò fi rapprefenta al-
affai in
Chel tuo non perdi nò ; ma quel d'altrui % legrale di bello afpettojdicendofi ne i prouer-
bi al xv.Ghe l'animo allegro réde l'età florida.
ACVTEZZA DE L'INGEGNO
ADOTTIONE.
LA Sfinge (come narra Piecio Valeriane»
nel lib.vj.focto la punta della zagaglia di Del Sig. Ciouanni Zaratino Cajlellwi»
Pallade, fi come fi vedeua in quella ftatuadi
Mineruajche Plinio dice effct anticamere fta MAtrona ch*habbia nella finiftra vna
ta drizzata in Atene) ci può fignificare l'Acu- Folica,ouero Offìfraga,& la deftra al
tezza dell'ingegno,percioche non è al mondo collo d'vnGiouane.
cofa si coperca,e tato nafcofta»che l'Acucezza L'Adottione fecódo alcuni è vn'atto legale
deirhumano ingegno fcoprire,e diuuigare nò per confolatione di coloro che nò hanno figli
pofla, fi come detto habbiamo in altro luogo uoli,che quafi imita la natura: ma perche fi fa
ella figura de l'ingegno , però fi potrà dipin- l'Adottione anco da quelli,che hanno figliuo
gere petral dimoftratione Mineruain quella lijfempliceméte cofipotrafiì definire. L'Ado-
guifa)Chefi fuole raprefcntare, ma che però tioneè vn legitimo atto per il quale vnofifa
VN giouinettovcftito pompofamente,
co la deftta mano fi appoggerà ad vn'-
che dopò l'adottione Paolo Emilio Lepido fi
nominò. Claudio Imperatore lafsò Biitanico
A 4 fuo
. . ,
ft
Iconologia
fila fine confilio gtgnentii cafu quodam, hdc ad'
Aio figliuolo legitimo naturale in età florida
dice Dione, &
vigoiofo,feben patiuadi mal oprami: certo iudicio operatHr. Scuer n Impeia- I
caduco per quàto fctiuc Suetonio al quale pec dorè vanraua di ladarc lui fighiio!» Anco-
fi 1
ragion naturale toccaua rimpcrto,& lafsò vn nini,BafTìano»c Gctu generati «J^ iui,&' che la
fi'j'lio adottiuo, che fu Nerone il qual per
ta- qucfto era di miglior condirionedi Anionino
piòn ciuilc concorrcuaà pane dell'Imperio» Pio, chcUfsò dui figUuoli adotnuiVero, &
ma egli per imperar ficuramente folcfcce con Marco Antonini, Ma l'amor pireri»n 'o accc-
vn boccone preparato da Locufta donna vene caua,& lafpetàzalogabbò, poiché morto lui
fica venire d'improuifo à Britannico il mal ca- BadìanodettoCarac^lhbfuctu ;eliiIimofp2r
duco della morte. gitor di fangue,amraazzàGctaui> fratello c6
All'Adottione tribuirono i Romani mag- molti Senatori, &
volfe far vccidefre Giulia
gior forza che no ha come che l'adottato lal- madre di Geta, perche piangeua la morte di
faflc la naturale fua confan^uinità, che gli & fuo figliuolo* vinto poi dalla di lei bellezza» la
adott j ti haucdeto confanguinità con i figli di prefe per moglie ancorché m^dregna gli fufTc
quello che adoitaua.Claudio Imperadore nei fenza rifpetto della memoria p.uernc^.6etaaii
giorno che fi fece figlio adottiuo Ncroncfe lo co nel tempo che vifl'e fij d'afpncoltumi, li-
fece anco generoicome narra Dione,ma fece bidinofo,golofo,& emulo delli viti) d'.i fratel-
prima adottare Claudia fua figliuola in vn'al- lo» come in Dione fi vede lib.76. Filij ^tueri
ira famiglia della Gente Ottauia.pcr non pare ^Momnus,& Geta flautianotanquam pedagp-
re che dcffe per moglie al fratello la forella . go liberati, coepere omnia prò libidine agerci mti'
Cornelio Spmihere Confole Romano defide Iteres dedecore afficere , pueros violare y inique
rana che Cornelio Spinthere fuo figliuolo fuf- collidere pecumam, glaàtatorest atque'aurigah
fe meffo nel Collegio de Pontefici loro gctili, fibifofietate deuincire [eque & inu.cern amuU'
ma perche in detto Collegio vi era Faufto fi- ri . vj^uindi è che Spartiano fi molle à ditt che
gliuolo di Silla> ch'era della medefima Gente quafincdim gr^nd'buomo ha laiTato dopò Te
Cornelia.& la legge prohibiua che no potedc ottimi, & vtili figli fimiiiàfe» & che farebbe
ro eflerc dui d'vna ftelTa cafata in dt tto Colle- (^ato meglio che alcuni fu($ero morti fenza
giojfece adottate il fuo figliuolo nella Géte di figliuoli:t)e ciò folo dice per li padri di natura»
Slaniio Torquato, de in quel modo alTetuate ma anco di Adottione come Augufto che iat
le parole della legge,fù in effetco ciilToluta so Tiberio, e Traiano che lafsò Adriano: me-
Matrona è l'Adottione, perche douendoi- glio hauerebbe detto dopò Tiberio di Claa-
mitat la natura non può vn minore adotta- dio che adottò Nerone dui peflìroi iniqui Ito*
re vno che fia maggior deità peradori fatti per Adottione» rifpetto à* qua-
. Euripide in M
ena'ippc tiene per pazzo vno li Adriano (u Ottimo» e gcnerofo GuerrierOj
che non ha figliuoli à riccuerc in cafa fua eftct che molte vittorie riportò L'Adottione che .
na prole» egli pare che donerebbe fopportare facs Augufto di Tiberio,fù sforzata,fipcr mot
con patienza» fé Dio non gli ha conceduto fi- tede (uoi,fi per importunità di Liuiafuamo-
gliuoli propri), fcnza andate à pigliar figli d'- gHe madre di Tibciio,i cui mah coftumi ben
altri . hiic fefiuhkm fateatur , quicum liberti conobbe Augufto prima che lo riceuefle in A-
mtta carenti exurnam ^rokm aàibus fuis doitionc . I iieri coitumi di Nerone vogliono
scctrfmitttjam ctim liberos procreare Dij» non alcuni,che nel principio concfciuti non fiidc-
i'OtìceJjtruntt tei pati debet, non incufareriMnìen* co-, diede ncil indole fua buon faggio di fe,&
Deraoctito per locóiracio è di parere, che vn fece gran profitto nelle arti liberali, fi moftrò
huoiDo douiiiofo fi doucrebbe adottare vn fi mifcricordiofo, &
clemente quando fifotro-
gltuolo di qualche amico,petche io può hauc allacondannatione d'vnofofpirandcc
fcrifse
re tale,qualc lo defidcra. Vno che ha generato dicendo, vtwam nefciremlitttras» quanto &
figliuolibifogna che fé li réghi nella maniera ciò diccfle ài cote lo reftifica Seneca fUo Mac
che nati gli fono» ancorché cattiui>e (celerati« ftro nel tratt.ito de cleaKi«i fé ben prouò nel
ma vno chcadotta,da più buoni fi può capar la propria vira,chetiufcì inclemente dopò 5.
per figlio, il miglior di coftumi,& virtù , On- anni del fuo Imperio,dcqu:. li cinque anni dif*
de il Petrarca liclii fuoi dialoghi dìRc.^doptio fé Traiano lodatifiìmo Imptfadoie cheniu-
^edfJfiqMAefl natura, ilUtiohUioriUc cautior, no meglio di lui goucmò.l'Inipcriojftàte dò
fitcb-
. .
Libro Primo i
farebbe timafto ciafcuno aggabato, 5c ogn*- ftotelc,Plinio,Alberto Magno» Se OlaoMa^
vao l'hauerebbe più che volentieri adotcato» gi)o,& perche più augelli cadono fotto vno
. ma Claudio non hcbbc cura di rimaner ag- nello genere, auuicne che gli Auttori equi-
gabbato perche l'adottò ad'inftaza d'Agrip- uochino alle volte» e fctiuino vn nome per
p:oa da Iuj amata Se ben bifogna mangiare
: vn'alttojla feconda è cha i Traduttori da gre
molti moggi di falc prima che (iconofca vno, co in latino fpcffe volte no traducono il pro-
emendo difficile il conofccrc altri, tanto qua- prio e fignifìcanre nomccome auuertifce A-
to il conofcei fé ftcffo > nuUadiraeno fi è ve- drianTurnebo apunto fopra la Folica lib.2f.
duto, che per roidinario gl'Impcràdori nelle cap.i 5.oue dice. Exodius à Cicerone Fulicaìi
adottioni hanno farto buona clettionc:buo- &
Marone Mtrgus verùtur, nel lib. ip.c. ti.
na fu l'elettionc di Ccf.»rc.che adottò Augu- quello che da Arato chiamafì Erodio,da Vir-
fto» lì«ona fu quella oi Ncrua» che adottò gilio fi traduce M
ergo, &
da Cicerone Foli-
T'' il ^.no,buon d fu quella di Traiano, (fé ben ca : ne è merauiglia perche la Folica fecondo
non piace à SpàKiano) che adottò Traiano* Alberto Magno è del genere de Merghi, ò
buma fu quella di Adiiano, che adottò Lu- Smerghi, che die voghamo , & Ariflotele la
cio Geionio Commodo Vero.chc fu di bello nomina in compagnia del Mergo Iib.8.ca.5.
afpctto, regu prefcnza, ornato di buonclet-
Cauta alha^& Fultca'.Mergus Rtipex vi^i' &
cerc, & a' ilt.: eloquenza-, imperrettione d'a- tantapudmareyh rerza è perche alcuni di quc
nimo non htbbc.ma debile complcflìone di (li augelli, che fi cóprendono fotto vn gene-
corpo not.flìcna ^d Adriano, che di lui difle re medemo, hanno tal volta qualche mede-
Oflendentterri hunc tantit fataAJcque vltra ma natura, &
qualche fìmiglianza di colore»
Ej[e finent. Et quan io mori fi dolfe dicédo,ci ò fattezza tra loro, laonde occorre che gli
£amo appoggiati ad vn muro caducO)& hab- Auttori pighano vno per vn*altro,& ciò nella
biamo perduto quattro milla feflerti) dati al Folica fi raanifefla,la quale per auttoritàd'Al
Popolo>& à Soldati nell'allegrezza dell'Adot berto Magno è negra, & aquatile, fi rallegra
tionejtre altre Adottioniche feguitano fatte della tempefla,& allhora fcherza,e nuota nel
dall'iftedò Adriano>& d'ordine fuo>furono pa mare, non fi parte da luoghi doue nafcc, nel
limcti buone.M.Antonino Pio,& M.Aurelio fuo nido tiene continuamente gran proui-
Imperatori dignifnmi,& Vero figlio del fudet fiòne d'alimenti, &
è tanto liberale che ne fa
io Ceionio,che ttiófò nel medemo carro con parte ad efìranei augelli Quella ch'hoggidì
.
m.Aurelio fuo fratello adottiuo.Altrc adottio chiamati in Roma Folica augello aquatile e
ni fuccefle dopò» di felice elettione» che recar dicolorc negro, che tira vn poco al bigio, ha
pottiamcma perche niuna auàza TAdottione il becco negro, 8c patimenti li piedi, come
l'atta in petfona d'Antonino Pio> & di M.Au- i'anatrella, con quelle pdlette tra vn dito» C
celio no pafTaremo più olttei 6c verremo ad'c- raltto,& ha la tefta negra fenza ciuffo,& fen»
lplicareiirentimento> che reflanella figura. za crefla ricciuta
La Folica alcuni dicono fìa di color fofco di L'Oflìftaga fpctie d'Aquilaè ancor efla bi-
fuligine>aitri che biancheggi» altri fìa Tifleda gia di color cineritio , figurata dal Mattioli
che i*£rodiO}& à queflo contribuifcono cofe (opta Diofcotide.Ariftotelelib.8.cap.3. dice
naturali di quella-,ma fé la Folica ha vn ciuffoche è di color di cenercche biancheggiabe-
ricciuto m tefla come vuole Plinio lib.i i.c. che è più grande dell'Aquila,
retin chiaro,&
57.& fé i'Erodìo è quello che dal vulgo fi chia ma non però della Gnefìa aquila della fefla
ma Falcone,come dice Bartolomeo Anglico^ forte,la quale fecondo Arifl. li.cj.c 3 i.è mag-
no poflono eflere i medefìmi AugcUi^perche gior d'ogni altra AqUila,& della Ofiifia ga, la
il Falcone non ha ciuffo ricciuto in teflaje ta- quale da alcuni Auttori Greci,& dal Mattio-
to manco fé la Folica è squatica->è fìà intorno lo chiamafì in greco e«v«.parola che ncll'O-
al mare.e flagni ampliflimicome ad Arif^oie djflea terza d'Homcro nò iùgi dal fine Aquila
le«& ad altri piacerla confiifìone procede da fi rraduce, volédo mifìgoificaTe la preflezza>
varie caufe»vna è che tnolti augelli di rapina co laquaie fi partì MinetUa parlatoch'hebbe.
vano fotto nomegencrico d'Aquile,Falccni, Sic certe locuta ahijt c&sijs cctiUs Aiinerua
Spatauieri, Aflorri, Auoltori, roaggioi i, e mi- pfiw jéqHtlA fìmilis i
nori* ma in ifpetie fono diuetfìj vcggafì Ari- Gii olieruatori di lingua greca efpongo**
no,
10 Iconologia
no, che fi chiami anco la Folica , & l'OlTifra- nona nominatione dachiadoccaua.ma rifer>
ga con qucfta voce <Pnvn- uaua qualch'vno de nomi, che prima porta-
Cardinale S. Piecto Damiano, chequi
Il ua,formato alquanto in altra maniera^ come
in Faenza ripofa, vuole ancor efso nel hb.z. Caio Ottauio, che fii Au^.ufto adottato da
cpift. I S.che la Fohca da Greci (ìa detta ^nvn, Caio Giulio Ccfaie. fi chumòCaio Giulio
& k atttibuifce !a medema natura che da Pii Ottauiano,e Tiberio Claudio Nerone.adot-
nioijb.io c:tp.3.ÓC da AriftotelcI'h.5j.ca.54. tatodaOttauiano fi chiamò Tiberio Giulio
& h.ó.i.ó. vicn data airOffifraga, & è che n- Claudiano, ilqu^le fij anco per leftamcnto
ccuc con bi niijnità il pollo fcacciato dall'A- lafsato figlio adottino 6c herede da Marco
quila cerne fuo figlio adottale» come fuo & Gallio Senatore * ma per quinto racconta
naturale clcmcnccméreniurifcc tra fuoi pro- Suetonio, s'aftenne di pigliare il fuo nome
pri) parti. Et hoc modoqttem Aquila crudeliter perche Gallio fu della parte contraria d'Au-
fatemi exortem ita fibi qtia.fi
fettt hAredttatts gufto-, altrimenti fi farebbe nominato Tibe-
ryjaterrìdi^ yiitatis mtuttufms adoptauit fìHjs coha rio Giulio Gallio Claudiano. Altri figli adoD>
rede/ff.Vcttà\ petofanatuc-t laFoLca,ouero tini non foto pigliauano il nome gentilitio di
OfìTifiaga è attifTimo fimbolo dell'Adottio- chi adottaua,ma anco il prenome Se cogno
li
ne, la quale appresso gli Antichi Romani era me. I due figliuoli maggiori di Paolo Emilio
molto in vfo, fi come anco l'ahmentate figli vno adottato da Fabio Ma{rimo,& l'altro da
d'altri, che ne meno etano in tutela, ne in A- Scipione Africano buttornoil nomegcnti-
dcttione, ma erano tenuti come figli propri], Iitio,& cognome patetno.Il primo fi chiamò
cdauano à quelli il mcdefimonomegentili- Fabio Mafs'mo.II fecondo Cornelio Scipio-
tìo della cafùta loro, come fi vede nelle in- ne:Marco Biuto adottato da Quinto Cepio-
fcrittioni Campate da Smetio, tra quali vi è ne fi chiamò Quinto Ccpione,Òc Publio Sci-
quefta notabile ad Aurtlia Ruffina. pione adottato da Q^Mettello, fi chiamò Q.
AVR. RVFlN/£ Mettello Scipione.Mà infiniti pigliauano fo-
ALVMN/£. PIENTISS. lo li nome gentilitio di quelli che li adotcai-
ET. INCOMPARA15ÌLI u<)no,&riteneuano il loro naturale antepo*
QVi£VIXlT ANN. XXVII. nendoà quello l'adottiuo. Aibia Tereniia
M. X. D. I I. madre d'Othone Imperatore della quale Sue
FIDE COGNITA tonioc,ptimo,era figlia di Tcrentiu adotta»
MEMOR. OBSEQVII. ElVS ta da Albio :nelle infcrittioni dello Smetto
AVRELIA. SOTERIA trouafi.C^/W Julius PofKpomus, Vudtns Sene*
PIETATIS. PLENA. P. rtantiSttiA di cala Pomponia paternajadotta*
Quefta pJciànons'vfahoggidì perle cafe, io da vno di Cafa Giulia.fù Prefetto di Roma.
appena s'alimentano i figli propri): ma in Vn'altro Prefetto di Roma Marco Caisio
quelli tempi fi ftcndeuaiant'i>lirc che lafsa- Hortenfio Paulino nato di cafa Hottcnfia»
uano hcrcdi i loto Alunni, fi come appai ifce adottato da vno ài Cafa Cafsia . Così Quin-
invn'altrainfcrittionetrouata già nella Pic- to CafsiO Doraitio Palombo nclli tempi di
uc della Btufada Villa di Faenza. Adi imo Imperadoxe nato di cafa Domitia
MARIA I. POL adottato da vno di caf^ Cafsia, &
Caio Cc-
M A R 1 V S P R 1 M ionio Rufio Volufiano Confole Tanno del
M A R A. M A I Signore 5 i4.fù di cafa Rufia adotcato da vno
X M N A. AL
1 l di cafa Ceionia. Altri meiteuano il cognome
V M N ET. H E R.
I. P. del padre adoitiuo innanzi al fuo cognome
Adottiui con molto più ragione de
I figli lassando i nomi gentiliti). Marco Vlpio Tra-
gli Alunni pij^ltauano il nome geniiluio del- iano adottato da Marco Gocccio Ncrui fi
la cafata di coloro,chc li adcticuancda quali chiamò Nerua Traiano.Publio Elio Adriano
in cfsa erano ticeuuti: però la figura dell'A- adottato da M.Vlpio Traiano fi chiamò Tra
donione tiene 'adtfìtaal collo del giouane lano Adriano. Altri iafsando ilnome gentili-
adottato, cfsendo l'abbracciamento fegno tio paterno preponeuano il gentilitio adotti-
d'acccglienza,(i^: iioeuimcnio. Dione lib.46. no al proptio cognome: li fudctto Lucio Ce-
ci auucttifce) che chi era adottato pigliaua ionio Commodo Vero adottato da Adriano
Im-
. . . . . .
Libro Primo. II
Imperatore ch'era della gente Elia,fi chiamò miglie diuerfe congiuiuein vna, paffando, il
Lucio Elio vero.fe ben nella memoria fua có- figlio adottino nel!:; famiglia di chi adotta . è
fcruata nella mole Adriana vi manca il cogno medaglia d'argento d'Adriano Imperatore»
me Vero» fu egli il primo Cefare ad edeife- adottato da Ttainno con t;ile infctittione .
polto in detta mole Adciana ne gli Oni di Do IMP. Ci£S. TRAIAN. HADRIAN. OPT.
xnitia fop^a dTeucre, ch'hoggidi Caftelb di PF.AVaGERM.DAC.PARr.HlC.DI-
S. Angelo s'appella, Pigliauano ancora qua- VL TRAIAN. AVG. P. M.TR. P. COS.P.
li nomi haueuano quelli che li adottìuuno, P. ADOPTIO.
tanto nomi paterni quanto adottiui . Marco Lamedemainfcritticne vcdefi in altra me-
Aurelio Imperadore Fiiofofo era di cafa An- daglia con vna figura in piedi co le mani alza
nia fua paterna , &
fi chiamò dalla natiuità te, & con la parola .PIETAS, perche il fa-
Marco Annio VerO) adottato dal B^f iUo ma- te vn fighuoio adottiuo è atto di Pictà,ricono
terno fi nominò Lucio Gatilio Annio Seue- fce dunque in quefta medaglia Adriano Im-
ro;adotato poi da M. Antonino Pio.ch'eia del peradore il beneficio della fua Adottione dal-
la géte Autelia da canto paterno,& della gen la Pietà drTrai.mo che Io adottò Xefudette
tcEliaperAdottione fatta da Aciti ino Impe- mani congiunte fono fimbolo delia concor-
ratore,Marc.£lio Aurelio Antonino s'app :llò. dia, &: la concordia, fi come anco la Pietà è
Ond'èche Vero Imperadore figlio del fudtt- fimbolo dell'Adottione » ciò fi fcorge nella
to Ccionio adottato da Antonino Pio,per or- medaglia di Paolo Emilio Lepido adottato
dine d'Adriano, fi troua nominato con vati) dal Padre di Marco Lepido Triunuiro , nel
nomich'hebbe M.Antonino fuo Padrcadotti CUI riuetfo vi e vna tefta della concordia vela
uo»& con altri che hebbc M.Aureìio Fiiofofo ta cesi cfpofta da Fuiuio OtCìn}. Pro Adoptio-
fuo fratello adotiuoiciò fi raccoglie da Giulio msfyinboloconcordiarn^dJ' pietatem inamiquis
Capitolino che lo chiama Elio Vero , perche denarijs pofitas ejjefzpe animaduerttmus Paul-
fuo padre naturale e(rendo Cefare fi chiamò lusautem Lepidus adopcatus a Patre M» Lepi-
Elio,& Elio fi chiamò Antonino
«fuo pa- Pi. diTrtunuiri fuit,& ex Aemtlio Panilo, TauU
dre adottino : foggiungepoi, che M. Aurelio lusAemditiS Lepidus ditìus eft
Filotbfo Imperadorcquafi padre defie à Vero ADVLÀTIONE.
nome di Vero lmpetatorc,& d'Antonmo De DOnna allegra con fronte raccolta, farà
nomi che da Spatriano al Padre d'E'io Cefa- veftita di cangiante, con la deftra ma-
le, à Vero Imperadore folamente fi Jeuono i no terrà vn mantice d'accendere il fuoco, e
dui vlumi, non ad Elio Cefare> ne i fuo Pa- conia finiftra vna corda, &alli piedi vi farà
liumt multiAnmum prodiderunt . Lucio Ce- vn ragionamento d'vna lode data ad alcuno
ionio Commodo Vero chiamò fi l'Au >, &il con animo,& intentionedicompiacere.oue-
Padre di Vero Imperadore» oc VcroiftclTo ro èfalfa perfu3fione,e bugiardo confenti-
dalla natiuità, ma ninno de fuoi maggiori fii mento,che vfiil finto amiconelia conuerfa-
chiamato Aurelio» ne Annio,quali due nomi rione d'alcuno, per farlo credere di fé ftelTo»
conuengono à lui folo. Aurelio perche fu adot e delle cofe proprie quella che non è, e faffi
tato da Marco Antonino Piodicafa Amelia per piacere, ò per auaiitia.
Annio perche M. AupcUo Fiiofofo Impera- Veftefi di cangiante, perche l'adulatoreè
dore di cafa Annia tenne Vero Imperadore ad ogni occafione a cangiar volto,
facili (Timo
come figlio addottiuo-. Spatriano poi fte(To e parole, &diie(i , ènò, fecondo ilguftodi
lo chiama Lucio Ceionio Commodo Vero ciafcima perfona, come dimoftra Terentio
Antonino,perche Antonino Impera-
figlio di nell'Eunuco.
dore lo fece fuo figlio adotiiao Quìcquid dtcam laudum id rurfum jinegant
ADOTTIONE DA MEDAGLIE laudo
Del Sig. GiouanniZaratino Caftellini Jd quoque negat quis» nego : ait, aio
1% Iconologia
fluefto animale* fecohdo che dice Atiftonle» dulacori col vento delle parole vane.ouefo atf^
ADVLATIONE.
to dal (tiono del fiauto> qaafì R di-
mentica di fé ftedb> e (ìlafcia pi-
gliare. In conformatone di ciò
è la prefente immagine » nella
quale fi dichiara la dolcezza delle
paiole con la melodia del fuonoi e
la natura di chi volentieri fi feote
adulare con l'infelice naturale in-
ftinto del Ccruo il quale mofìra an
cora,che ètimido>e d'animo debo-
le* chi volonàeri porge gli orecchi
agl'adulatori.
uidulatione»
troallefpa'le.
L'Api fecondo EuchericK fono
proprie firoul'-crc dtlt'adulacore*
peicheneliabo-capondn.' il me*
Ict èoell'nccuho rcngmoil pun-
VNa donna vcftica d'babitoartifìtiofo,&
vago> che foni la tibia,oucro il Bauto»
gente aculeo» co' qual fei ii'o no iT<oltc volte
l'huomo the non fc ne aun:-de
*eon yn Cci ao» che li ftia
dormendo vicino a Il cane con lufinp.Kr accarczzft chi gli dà il
|iedi: cofiladepinge Oro Apoiime,
e Pierio pancifenza alcuna diftiatjonif dt a>criti>& al-
Vaienano nel y.lib.de fuoi Gieiogli(ici,c fcri- cunevclrp Anrfjra m'u-K-iiurivo lo meri:a*c
Ttono Aii;uiil,plie lUcmo.di fuAnauiraallcttj^» quello (te^ che )i àm<^ upai.^^^i'auuienc^che
naia-
. . . . .
Libro Primo.
15
tralafci: petofiaflfìmigliaarsai alradul^oic, la catrfa donde nafce queflo ecce(To,il più ^t\^
&àqueftopropoiùo lo pigliò
Marc'Antonio le volte è produttore à\ penficri illeciti,
i'ocio
Cat.iidi Romano in quel Sonetto quindi Tobia al c*p.2.gi«ccndo nel letto.cbc
Nemico al vero» e delle cofe humanct denot* l'otiofità, dal c^ldo ftcrco delle Ron-
Conttttor-, cecità deltintelletto, dini fu acciectto, cioè dalli caldi affetti de*
Venenofa benanda, e cibo infetto penficii illeciti, e Dauid per l'intemperanza
Di gtfai, ed'éilmefobrice ntetitiféine , incotfc nell'adulrcrio i.Rcg. capa.
Di lode, dt lufinghe, e glorie VMne . GralTo Io figuriamo, cflcndo che l'otio hi
ynFio albergho) mUo nido-, émpi9 ricetto j)er forclla Ugola, It quale anch'eJla concorre
D'opre di fintion\ divsrio s/petto. a faril medcluno effetto dell'olio onde Ezec.
Iconologia
I-
l'Affanno è vn a (^«ic di m^^^^^
altricrrorifipoflonoticortcggcrc.màquefto dinionta.clic
AFFABILITÀ'
PiaceuoIezza,Amabilità
G
gia, nella
louaneveftita d'vnvelobia-
co,c fotulce con faccia allc-
denramanovnarofa,&
in capo vna ghirlanda di fiori
Affabilità e habito fatto nella di«
fcrenione del conuerfai dolcemen-
tccon defiderio di giouare.e dilet-
tare ogn'vno fecondo il grado
Gicuane fi dipinge percioche e^
fendo la giouentù ancor nuoua ne i
diietti, e piaceri mondani, grata, e
piaceuole ogn'hor fi dimofìra.U ve
lo,chela ricuopre. fignifìca che
gl'huoraini affabih fono poco me-
no che nudi nelle parole, e nell'epe
re loroje perciò amabili>e piaceuo-
dimandano quelli, che à luogo»
li fi
Libro Primo ^ 15
AFFETTIONE. quello più l'agilità fi manifena.
Vedi Bencuolenza. Col piede appenna tocca la terra aiutata
perche l'Agilità humana* che quefta
AGILITÀ'. dall'ali^
intendiamo, fi folleua col v igot de gli (piriti
Del R eueien didimo P. Fr. Ignatjo Danti.
fignificat! per l'ali.Óc allegerifce in gran pat-
DOnna che voli con le braccia ftefe> in te in noi> il pefo della fomma terrena
mododinuorarc per Taria.
jigilità .
STVDlO DELL'AGRICpLTVRA,
nella Medaglia di Gordiano
Glouane ignuda,e fnclia,c6 due ali foprà
gl'hotiìcrii non molto grandi, in modo
che moftrino più tofto d'ajutarc l'Agilità che'l
VNa donna m& cia aperte,
che fìà con te brac-
piedi»
due animali che
nioftra
volo : dcuc ftarc m piedi, in cima dVna rupe le ftanno à piedi, cioè vn toroda vna banda»
foftenédofi appena con la punta del p'é man- e dall'altra vn Leone»
co» e co^piè dritto foleuato in atto di voice Il Leone fignifica la terr9,percioche finfero
leggiadramente faltat da quella in vn'akra gl'antichi, che il carro della Dea Cibele lullc
rupe, e però fi dipingeranno l'ali refe tirato da due Leoni> e per quelli intendcuano
£ ignuda per non hauer cofajche i'impe- l'Agricoltura
difca. II roro ci m^ftra Io ftudio dell'arare terra, k
In piedi per moftrare difpofitione al moto, e ci dichiara li commodi delle biade con ftu»
lo luogodiiHcile>e pericolofo, perche m dio raccolte •
fcello,chefiorifca,roirandolo,fi(To>
à piedi vi farà vn'aratro
Il veftimento verde fignifica la
l6 Iconologia
Agricoltura e arte di lauorare la terra,femi- ttamano. &
l'^itatro da banda per eflcr qucfti
T O.
uane può operare fecódo la virtù.mà pec
la nouità,éc caldezza del (angue, tutto
intento fill'attioni fenfibili» &
il vecchio
le,& fruttifera vitc,& dalla pai te deliravi iskr Dbnmie ad adtWAan/ium me fcjìinay
a vnt Cicogna. & in altro lus t ro,
Six.appviXttttgd'gt» virile i^ciociie ij pia- ^JiuxUmtu »iu/ti a Vomtno . ^' più^
fiditi-
. . , . , . , .
^delle diuine lettere per lOiiuo s'inrcde l'huo- mr nte mentre che fon venuti vecchi gli por-
mo da bene, il quale fia panicoLin-nence co- ge Aiuto, ma agni volta che fia lor bifogno^
piofo He I f'Utti delta mifeiicordia, la quale fon gouernaiidall'infulb la de' propri] figlino
muoueàpiccàà f ircorrerei6(:dare aiuto alli ti.Ondf; l'Alci aro ne'fuoi Emblerai.Cofi dice.
poueribJfognohjDauid ne! Salmo $1. Uberto in'l^nis pietate Ciconia nido
Ego autem [icut olma frugifera in domo Dei In vejìes pullos pignora grata fouet
miferuordta Dei in pemum^
Speraiiiifi Taliaqtie expeBat fibi mnnera mutua redah
Porta la Collana, &
per pendente il core u^Hxiltohoc qtioties mater egebit onus ;
acciò s'intenda, che non fole fidcuecon l'o- Nec piafpem foboles fallit [ed feffaparentunp
pere della mifericordia porgere Aiuto allemi- Corpora fert humeris, prAJlat &
ore cibos .
ma anco con l'aiuto del Configgo
fecie altrui,
fdcl quale n'èfinibolo il corc^^ ridurre altrui
ALLEGREZZA.
nella via della falute
Dare confdium charitatts efiy
fluito
Darefaptentt oftentatioms. Dare -viro tempore
G lOVANETTA
fcia. e
con fronte carnofa,Ii-
grande, farà veftita di bianco, e
dcfco veftiraento dipinto di verdi fiódi,e fiori
perutrfitatis fapienti£, dice S.Greg. ne' Mora, roflTi, e giallijcon vna ghirlandain capo di va-
Sirapprefenta coni! braccio deftrp ftefo, ti) fiorijnella mano delira tenga vn vafo di cri
& con la mano aperta, per fignific^re l'Aiu- ftallo pieno di vino rubicondo»e nella finiftra
'
to hiimanceflendo che rAiuto,rn lingua He- vna gran tazza d'oro, ftiad'afpetto graiiofoje
brea fi dice Zeroha,che vuole dire che la po- bello, e prontamente mofttidi ballare in vn
tenza» & fortezza dell'Aiuto attuale confi- prato pieno di fiori.
fte nel braccio, ^
appreflo gl'Antichi il por- Allegrezza è pafUìone d'animo volto al pia*
gere la mano era regno d'Aiuto ogn'hor che ceredicofa che intrinfecamentecontéphfo-
jioi aggiungiamo l'opera noftra adiutrice à pranaturalméte, ò che gli fìano portate efttin
qualche negotio,& per quanto narra Pierio fecaméte dalfenfo per naturajò per accidéte
Valeriano nel I1b.35.de i fuoi Gieroglifici, v- Hauerà la fronte carnofa»gràde,&: lifcia pec
na fimile imagine è olTeruata nel fìmulacro lo detto d'Aiiftotele nella Fifonomia al ó.cap.
della dea Ope in alqaante Medaglie> quafi I fiori fignificano per fé fteffi Allegrezza, e
ch'ella prometta à tutti voler porgere Aiuto, fifuol dire, che i prati ridono, quando fono
come quella che con l'Aiutodiuino foftenta, coperti di fiotijpetò Virgilio gli dimandò pia»
& dà il Vito vniuerfale à tutte le Creature»co- ceuoli nella 4. Egloga dicendo
m'ancolericeue nel fuo grembo. bl^n^os fundent cnnabula flores
Jpfa^ tibi
Il palofitto in terra il quale foftentala ver- II vafo di chnfìailo pieno di vino vermiglio
deggiente, &Guttifera vite lignifica l'Aiuto con la rizza d'oro, dimoftra che l'Allegrezza
coniugale, eflendo che la donna fenza l'Aiu- per Io più non fi cela, 6c volontien fi commu-
to del manto, e come la vite fenza l'Aiuto del nica come t|sftifica San Gtegorio nel lib.z8.
palo, ond« l'Ariofto nel canto lo. nella nona de Morali, cofi d cendo •, Solet Imtia arcana
Ottana àia mentis apperire. Et il Profetadice,il vino ralle-
Sarcfìe come ino ulta vite in horto * gra il cuore dclI'huomo,e l'oro parimente ha
Che non hz palo, one s'appoggi, ò piante virtùdi confortate li fpiriti, e quefto confor-
Gli
li dipmc^f à canto la Cicogna, per elTe- to è cagione dell'Allegrezza. La difp'^fitionc
re veto fignificato della pietà,
il d<: li' Aiuto, & del corpo, èladimoftrationedel ballo è ma-
eCTendo che l'vno, fenza l'altro tnJ poiTono nifeftoinditio dell'Allegrezza*
Quindi è che con grandi orna-
ilare fepat ari, uillegre'tz.a
menti m diuctle
Medaglie de Principi Ro- Glouanetta e n ghirlanda di fiori in ca-
mani fi rirroua impreda quefta nobiliflìma pcsnelladeftramano terrà vn Tirfo co-,
antione co la natura diquefto aniiv»ale,il qua- toiiato tutto con molti giriui frondi, e ghir-
le denota l'huomo verfo i parenti pietofo, & lande di diuerfi fiori, nella finiftra haucià ^.
aGìQt ofo per gU offitij di porgete AjiUWjelkeA corno di daulcia,g fi potrà vcftite di verde.
. .
Iconologia
%4
allegrezza;
allegti:e perche nelle fcfte pubìi»
che antiche tutti fi coronauano»
e loro,e le porte delle loro cafe,e
tempi), & animali, come fa men-
ttone Tertul. nel hb. de corona
MiliùSìZ con la delira mano tie-
ne vn rama di paln:u>& di Oliua»
per memoria della Domenica
delle Palme» e l'Allegrezza con
che fu riceuuto Chrifto Noftro
Signore con molti carni di Pai»
mccd'Oliue»
jillegreT^ .
NElUMedaghadi Fauftin»
è vna eoa
figura, iaqaale
la defira tiene vn Cornucopia
pieno di vati fioxi, frondi, e frut-
tile con. la finillcavn'hafta orna-
tada terra fino alla cima di fion-
dile di ghirlande> onde fu prefa
Toccafione dalh infcritione>che
cosidiccHYLARlTAS^
MlegreT^A^
VNa heUiflirna giouanetta.
ia
veftita di verde porti
capo vnabelK& vaghaghirlan-
da di refe» & altri fiori» con b de-
^llegre'l^ damare.. itr ornano tenghivatamodi Mirto in
atto
Glouanc vertita co diuctfità di colon pia* gratiofó,ebello,nioftrado diporgerlo altrui..
ceuol},con vnapianjadi fiori di borag- '
Libro Primo ; **
jtitjfet, Bc Hotatio dice che venendo la Vii- rAlIegtczza con due (ìgore togate» vna tiene
maucra nel qual tempo da ogni patte fi fa Al due fpighe con la deftra, l'altra vn globo
Icgrczza , Venere mentre che mena le (uè In vn'altra Medaglia pur della medefìmà
daiizcdi verde Mirto cir< oda il capo douun- Giulia conforte di Scucro con la pareli Y- H
que ella celebra rAile^fezza . LARITASvien figurata per l'AlIr grezza
yillegre'^a dalle Afedaglie . vna donna che porta nella man deftra vn ra-
DOnna in piedi, nella dcitra mano tiene mo nella fìniftra vn cornucopia» alla quale af*-
dac fpighe. ouerovnapicciola coro- fiftono due fanciulli
na) nella (ìniftravn timone con parola Li£- In vna Medaglia di Adriano Vna Donna .
clamidetta di color roflo. tutta contefta di di- de dtuerfis d:cp àlToraigliartk) il fuperbo sd
ucrfc gioie di gran vaIore,& folto à detta cla- vn cieco . Stcut pi utts raptus ah cmr;itus ojfeH'
midetta huutà vna vcftcdi viliftimo piegio di potefl facde^ ita C
Jupcrtus otmjue DomÌ'>
tutta Iquaiciatftdi cobi e delia tetra, ouèto mmmjaens (urimtpu'.m tmm fnperb-Atfìnt'
. .. , .
fo Tconologra
ftìfc Dow'mam) etiam ah hnm'mihus facile capi 6c fenza fondamento alcuno, che facilmente
yotefly vtyote lumine fummo orhatus cafca nel precipiiio delle mifetie»&: però ben
Dipingtfi con il vifo, S>c fcmbiante altiero djfse Dante 25). del Pacadifo,
per rapprcfentare quello che dice Dance nel principio del cader fu il maladetto
Figlmoli eCEua, Cr non chinate il volto Il fitnile dice Euripide Poeta Greco parlan
Si che vediate ti vojiro mal femicroy do dclli altieri
Et va'elcganre Poeta latino in vnafua lunga Quum vtderis in fublime quempiam elatumy
defciittione della Superbia dice Splendidis gloriantem opibus> ac genere,
Contemytrix inoyum vultus elata feueros Superciltoque fupra fortem fuam fafltt$fum
Irifìatoque rotans turgentis gntture verba lllitis celere diuimtus expetta breuivindi^a.
Libro Priiiìo %l
ALT I. M ETR 1 A.
che quando (ìamo m maggior felicità della nimum gefiare credant , Et àquefto propofi-
vita airhora ci trouiamo in maggior pericolo to, poiché l'ho alle mani, aggiungerò per fo-
de difaflri deiJa Foituna-, ouero perche corto- disfattione dei Lettoti vn Sonetto di Marco
fcendofi tutte le qualità daJla cognitionedel Antonio Cataldijche dice cofi
cotrario^all'hora Q può hauere perfetta fcien-
za della dolcezza quan do fi è giiflata vn'cfter
na Amaritudine , però diflcl'Àriofto,
ODi difcordie, e rijfe attrice vera.
Rapine di vtrtu, ladra d'honoriy
Che di fafli, di pompe ^ e di splendori
Non comfce yacejenon laftìma
la
Soura'l corfo mortai ti pregi altera ;
Chi granato non ha la guerra prima .
Tu fei di glorie altrui nemica fiera
£ perche quella medefima Amaritudine) Madre d'hippocrifla fonte d'errorit
che d neli'AfTentio, fi dice ancora per mctafo- Tu gl'anim auueleniì e infetti i cuori
la edere ne gl'hucmini appaGfionati Via più dt Tififony più di Megera^
Tu fefìi vn nuouo Dio fiimarfi u^nnone*
A M B I T I O N e; D'Etna Empsdocle efporfi al foco eterno»
O di morte minifìra Amhitione
VNA con
donna giouane veftitadi verde
fregi d'hcllera , in atto di falire
Tu dunque à l'onde Stigie, al Ugo Auerns
Torna, che fé nzji te l angue Plutone
vn'jfprjfTìixiatupejlaquaic in cima habbia aU L'alme non fenton duol, nulla e l'Inferno,
cuuj lccttri,e corone di pia fotti » &
infua
compagnia vi fia vn Leone con la teda alla.
X'Ambjtione, come ladefctiue Alelfandro
Afrodifeo, è vn'appctito di fignocia, onero
come dice S.Toiuafo, è vn'appecito inordi-
B 5 AM^
. . . . . . ..
H Iconologia
A M B I T I O N E.
ihica, ilqualc più che non faccia mcftierc, òc Grammatica falfam quid rides? de/me f?am^i ,•
Libro Ptiino? M
rende msggìot (lionOiCbe tuoni dell'aere,
i rezza del fuo|nóme» dallélcófe da lui fatte i*
de quali efce il folgore, onde per ral cagione lonnni paefi pcna:?^» &
celebre per etema
fctiuono gl'Hiftorici ch'Appelie Pi. 'ore cc- ir.emona. Dipeli anucchc ad Olimpia raa-
cellentiffìmo, volendo dipingete l'effigie del ùtv d'AledaPoio, apparue in fogn;> vn folgo-
Magno Alcffandio gli pofc in mano ii folgo- 1 3,1 'quale gii daua indino dell'Ampiezza, e
le j accioche per quello (ìgnifìcaffe la cbu- fama futura iK ' Cgliuolo.
A M I G I T I A.
fccrge lontano da ogni forte di
fi»^ fic ni, &. di bfci arritìciofi
DOnna veftita di bianco, mi tozzamen- nertJicadi quefta virtù, di ciò fi può vedere
tcmoftriquafìla finiftra fpslla,& il per Democrito, come refetifce Pieric^Valeriano
toignudoicon dedra tamo modri il cuore
la
nel quale vi farà va motto in lettele d'oro co- Dipingefi parimente fcalzà>pet diraoftrare
li» Lfinge, &prope &
nell'eftreiuó della vefte
: follecitudine» onero preftezza,& che per lo
VI faiàfcri«o> A'iorsy&yita^ farà fc5piglÌ2ta> feruigio dell'amico non fi dcuono prezzare
&L in capo tectii vrìa ghidanda di mortella, Se fcómmodi: come dimoftra Ouidic de Af'
gli
di{fioEÌ dì pomi granati intrecciati inHeme» te amandi.
nella fronte vi fata fciitto. HyemSi& Aejtas Si rota defuey-itt tu pede carpe viam »
Abbraccia finalmente vn Olmo (teca tk*
Satàfcaiza, 6^ con il btacciofìDidrr.. tetià
vn'Olmo fecce , il quale farà circondato da condato davna Vite verde, .ìccioche ficcno*.
vnaVue verde. fcaicheTAiriicitia facta nelle pTr.fpctiià, -^ue
Amicitiafecódo Atiftotele è vna fcambie- durar fempie , &
ne i maggiori bfor r.i ;ac
uole,efprefl"a,c reciproca beneuoléza guidata efier più che mai Amicitia» ticoi dandoli, che
per virtù, e per cagione irà gli huomini, che none mai amico tanto inutile, che non Isp-
hdono conformità di influlTite di cópleffioni. pia ttonar flrada in qualche modo di pagare
Il veftimento biancce rozzo, è ia femplice gl'oblighi dell'Amie itia *
«4 Iconoloda
Amicitta, bano efser d'animo libcroj& fcioltoda ogni
DOnna7cfìitadibianco> per la medefi- inganno.
ma ragione detta di fopra, hauerà i ca- Vna volge lefpalJe>& due volgono il vi-
pelli rpatfi>fotto il braccio finiftro terrà vn ca- fo,per moftrare/he fempre duplicato fi deuc
gnolino b!a!)Coabbracciato>&:ftretto, nella rendere il benefitio all'amico
deftra man vn mazzo di fiori»
'• Cotto al pie- & Si rapprefentano allegre neJl'arpeito, per-
de dertro vna tefta di morto che tale fi deuc dimoftiarc chi fa benefitio
I capelli fparfi fono per le ragioni già altrui» &tali ancora coloro, che Io riceuono
Sotto al pie deftro fi dipinge la tefta dì ternamente dei benefitij.come fanno i dadi*
morto caipeftata» perche la vera Araicitia ge- quando fi giuoca con efli
nera fpeffc volte per feiuigìo dell'amico il 11 Mirto, che è fempre verde, è fegno» che
difpreggio della morte. Però didè Ouidioi l'Amicitia deue l'iftefsa confetuarfi, ne mai
lodando due cari amici nel 3. lib. de Ponto. per alcuno accidente fatfi minore^
Ire iubct V^'iadeSi earttm peritttrus Oreflen
Hk m^atih^M vkew pu^natvtfrqtdemorù jimkitia^
Amkitia .
VN cicco, che porti fopra le fpafle vno»
che non pofsa ftarc in piedi>come ifc-
ignude. ad vna delle quali fi gucnti vetfi dell'Alciato dichiarano
LE tre gtatic
fpa!le,& ali'ùltrc due il vifo co-
vedrà le portati ckco il ritratoin su le fpalle»
giungendoli con ic braccia iiAfieme>Yna d'ef- Et per voce di lui ritroua ti calUi
fe h^iucrà inmjno vna cofa, l'idtra vn dado»e Cosi l'intiero di due w^JTu fafft»
lat<;I^avnrnszzodimitto, dalle iroagini di k'v» prefiando la vifla* e l'altro i fajji,
queftc tre ^ratic, fenza dubbio fi regola la
buona, &
perfetta Amicitia» fecondo che jimicitiai fenzjt giou4mento .
AMMAE-
. . . . .
Libro Primo i ti
AMMAESTRAMEN T O.
mente da i Poeti fi dIpiogono,<Juc!
lo delle virtù tutti glialtri Aipcradi
nobiltà, come la vittii iftcfla è più
nobile di ogn'altra cofa
Si dipinge con la ghirlanda d'al-
loro, pcriegno dcU'honore che fi
deue ad ella vinìi, & per raoftrare
che l'amor d'cfla non è cotrutti-
bile.anzi comcl'alloiofemptc ver»
deggia,& come corona, ò ghirlan-
da ch'è di figura sferica non ha già*
mai alcun termine.
Si può ancor dire>che la ghirlan-
da della tetta Cgnifichi la Pruden-
za, &
l'altre virtù Morali ò Cardi-
nali che fono Giuttitia, Prudenza*
Fortezza, e Temperanza > pe£ &
moftrare doppiamerre la virtù con
la figura circolare,^ con ilnurac-
to ternario» che è perfetto delle
corone
nobili foli ifacilmcntc s'impiegano a i faftidi), t0}6c con vna mano mottri di fclleuar da terra
che vanno auanti alla virtù • vn pouero» &
con l'altra gli porga denari, fe-
11 vcftjmento ìiinco,& continuato,moftra> condo il detto di Chriftonoftro Signote nel-
VN fanciullo ignudcalstcin capo tiene fo, quanto infelice , ridicolofa fu da' Poeti
vna ghirlanda d*aloroj& tre altre nelle antichi fìnta la fauola di Narcifo, però difie
&
srani perche tra tutti gl'altri amoti,quali varia l'Alciaio.
Sie<h
• , .,
%6 Iconologia
AMOR pi VIRTV\
di tutta Greci&i fat*
co con figlio
to intaguarc fopra la porta del
Tempio Delfico quefto ricordo t
INÌ10I. SEATTON. Nofc9 tf
ipfum» voce da Socrate attribuì*
ta ali'ifteffo Apollo . Qjcfta diffi-
coltà di cnnofcerfi è cagionata dai
l'Amor di fé ftcflb, lì quale acciec*
ogn'vno.fiÉc»f amor fui, diffe Ho-
ratio,efleado cieco fa che noi ftef*
fi non ci conofciamo, che eia»&
fcuno fi reputi eflcre garbato» ele-
gante, &fapiente. V-irrone nella
Menippca. Omnes vide^Mtrnobis
ejfe belMi. &
fefltui. &
japere, So-
crate diceua che fc m vn Thcatro»
fi comandafle che fi leuafsero in
piedi li fartcrijò altri d'altra pto-
feffioncche folo fattoti fi leu©»
i
ti
Libro Primo l ^7
AMORE VERSO IDDIO.
come ogni altro può cfTere ca-
duto» nondimeno torto efpref-
fo ha Giufto Lipfio di ripren-
dere genericamente Io i\ile fuojSf
d'altri del fecondo tempo di Leo-
ne X. quali fono ùati rato in pro-
i
sS Iconologia
Marcum quldem Antomuntt i)} tnfamm in- femina pollo nella cartella) che anco da latÌAi
crepati qaafi ea fcribentem, qM£ mirentur pa* dicefse Philautia.
tius hommes,quam intelligant . Vaglia à dite il L'incoroniamo con la Veficaria nella qua*
vero,ingiiifto è colui che leputa folo ben fat- le Plinio !ib.i,cap.3 i.in altromodo chiamali
to quello che piace afe, e ftrani fono coloro, TtichnO)Strichno, Perifso, Thricno.&Ha-
che vorrebbero tutti fcriueflero» parladèro & ]iacabo,eta in Egitto adoperata da quelli che
come fctiuono> &: parlano eflGI, &
chefolo il faccuann le corone inuitati dalla fìmilitudine
loro ftile fofTe feguitato, abborrendo ogni al- del fiore d'hcdera, bà gli acini che porporeg-
tro ancor che con giudicio» con buona, 6c te- giano» la radice candida, lunga vn cubito, e't
golaca fce Ita di parole coropofto fìa: sì che mfto quadro* come defcriue Kuellio Iib.3 . e.
falla, & erra chi ftiaiS) 8c ama ì'opere^ 6c le I lo. la poniamo per (imbolo del l'Amor dite
virtù fue.fi come raccogliefi dalli fudetti verfi fte(so,perche i Greci, fpeiialmente Teofrafto
di Catullo) &C da quelli che più à ballo porre- lib.p. cap.ii. vogliono ch'vna dramma di ra-
mo. Ma fappino pure quelli Satrapi,c fapien« dica di queda pianta darà à beuere, fa che
ti, che folo le loro opere apprezzano, & le al- vno s'abbagli credendo/] d'efsere bcllillìmo,
tre difprezzano, che chi loda fc ftcUo è biafi- Dabitur eius radicis> drachniA pondus^ vt fibi
matoda altri>chian)irafe Hefso è fcbernito quis alludati placeatque, [eque pulcherrimutn
da altri, chi ama troppo fé ilcdo è molto da putet. Dirafltpecifcherzodi quelli the fono
altri odiato inuaghiti ài fé ftcffi, ch'habbino beumo la
Iberno erit amìcust ipfe fi te ames nimis . radicedella Veficaria, &
che fi abbaglino,^
Perche l'arroganza concita odio: la Mo- burlino fcfte Hi.
de(iia amore> gratis, &c beneuolenzd . OilTe» La cagione che porti nella deflra il Narci-
ro le Ninfe à Narcifo ( per quato narra Suida} fo,è in pronto.Nota è la metamorfofi di quel-
mentre coniemplaua le fuc bellezze nella lo che inuaghitofi dell'imagine fua in fiore di
fonte . ToAAe/'i ///«tJ^/j» / Àv ffAv-^l^'v ^iy.ì{i Narcifcfi cóuerfe,il qual fiore genera fìupo-
Adulti te iìderintfiteipfumamaris, Nell'A- re, e gli amanti di fcf tedi marauiglian fi con
mor di fé iVefso teflano gl'huotnini gabbati ftupore di loro raedcfimi, &
non ci mancano
nella maniera che fi gabbano gli animali ir- di quelli, che trafportati dall'Amor proprio fi
iationdli,pofciache à ciafcuno animale dilet- penfano di eficre tati Narcifi compiti. Se per-
ta più la torma fua» che quella de gli altri di fetti in ogni co(à.
fpetie diueria: circa di che Platone afscrifcc» Mi quatti tali non veggono il gtofso facco
che le Galline à fc fteflc pìacciono,6c che par pieno d'imperfettioni che adofso portano co-
Joro d'cfsrmatccon belle fattezze, il Cine me Suffeno, quale fi tcnea per bcllo,gratio-
il
pare belliflìrao al cane, il Bnuc al Boucl'Afi- fo, faceto, & elegante Poeta, e non sf accor-
no ail'Afino,&Bl Porco pare, che il Porco ge uà, ch'era difgiatiatO)infipido, e sgarbato,
auanzi di bellezza Marco Tullio in ogni co-
, per lo che conclude Catullo* che ciafcuno ef-
fa Platonico nel pruno hh.dt natura Deorum, icndo inuaf/hito di fé fteCso, in qualche parte
'allude all'ifte&o. uè» pHtas illam effe terra s'affimiglia à Suffeno,5c che ogn'vno ha qual
mariqtie belluiìm, qtu mn
fui generis hellua che difetto, ma che Don conofci:mo la man-
maxime AeU^turf S:)ggiungi:-àppicfso. Eji tice, cioè il lacco de viti) che dietro le fp.llc
ètìif/j vis tanta tiaturA. vt howo'/ìsmo vtHt nifi habbiaoio.
hQmini fimiiis ejfeX^ qwdem f'rrmicafiriXiisi.i, Neque ejì quifque
MàrAmur.di fcile.''s.j ha nt;;rhuoin!> ?l|.;eLto Quem non in aUqutt re videre Suffenunf
é.ì più,che ii^i C icpyt i più g5Ì-«t^ di - *;*; li- }ù/Jts, fuus cuique aìributus ed errar,
tio della fu.a fpetie, sì rhe non voi rcbbe ..'Iscr Sidfivn videtnus mantice quid in tergo eff.
alti'huomo) the Te fìt fso,;)ncou:he digli vieti la Ciò auuienc dall'Amor proprio che il fen-'
4s)iriir«3d';»!rii più potenti ,&: fs liei, naofiurca,talchcJDn.inioratidinoimedcfimi
L'Arane di fc (Irfs )lo rapprcr^ aliamo lot- fcorgjiafnoU berci mancamenti degli altri
to 6{^urAfea)inile,pc'rvhc è più radicato ntflii: pei lèggici jjche ficncmìnonccncfcismo li
Libro Primo 1 ^9
quello c?auanti poniamo i mancamenti d'al- Le mani armate d'are d e di faettey
tri, in quello di dietro i noftri, perche dall'A- E in breue face aftrette
mor di noi medefiminon li vediamojficorac porti le fiawme, che per l'vniuerfo
vediamo quelli de gl'altri. Va poi jpargendo s), che delfuo ardori^
.Il Pauone figura l'Amor di fé fìcflb, perche Kefìa accefo ogni core
è Augello, che li compiace della Tua colorita, E chedell'rfo human pocediuerfo
& occhiuta coda,la quale gito rpicga,& ro-
in Di VoUan'e dt Venere fia nato
tando intorno la rimiraiond'è quello Adagio, E del C tei tenga il piufublime flato»
taffquam pauo circumipe&ans fé t che fi (uol jìmor e vitto della mente tnjana ;
•dire d'vno innamorato di fé fìcflb, che fi pa- Quando finmoue dal fuo proprio loco*
uoneggia intorno, che fi diletta, e gufta della L'animo fcaldai e nafce ne" ver d'anni
fua pecfona, &che d'ogni fua cofa, &
aitio- j/ìWetk-, che ajjai pnà, ma vede poco
J3C a compiace. L'otio il nodrifccy e la lafciuia humafta».
Amore fcntto da Seneca nella Tragedia Mentre, che va lontana
d'Ottauia, e trafportatoin lingua noftra così. La ria fortuna cor* fuoi grauidannì$
'Errar de ciechi, e miferi mortali Spiegando ftriftivanni,
L Per coprire il fuo
tinge che amor fa Dio;
(ìolto, e van de/io, E la buona, e felice Jìà prefente
Porgendo ciò che tien nel ricco feno .
Si yar che del fuo wganno fi diletti» jMa fé queflo vien meno
In vtfla affai piaceucle, mÀ rio Onde il cieco defio al mal confente
Tanto» che gode fol de gl'altrui mali Il fuoco, che arde pria tutto s'ammorX^
Q'habkia a ^l'homeri l'ali E toflo perde amor ogni fua forzji .
AMOR DOMATO.
Del Sig.Gio. Zaratino Gaftellini
CV PI DO l federe
piedi l'arco, e la faretra, coti
li
tenga fotte
5© Iconologìa
Stulta es piatte, Queillum fik*ternumputasfo' ti per tiifperationc defiderar la motte, cfic ii
re amicum0 hmenolenteutt Adorno ego te, dc' effetto alcuni data fi fono ; Fedra rell'Hippo-
di vita,& i Romani foleuano dare U ghiifan- glianza delle murajoue eraaCcefo. La Ca-y
dadi quercia à chi hauefse in guerra difefo ftrenfe era fatta nelh cimaàguifa d'vn baftiai
da motte vnGutadinoRomancvolendo da- ne. La Nauale ^raueuaper ornamenti ifegni
te l'infegna della vita à chiera altrui cagione ói roftri delle naui, e qucfto è quanto bifo-
di viuerc . Solcuano ancora face quefta ghif- gnauafc riaere ùitalpropofito per comraodi~
iaoda di Leccio per la (ìmiiitudine di detti ar-^ là de' Fittoli ..
e mannare r. &
petche corcifpondaà
fimihcircoftanze, &
per la cagione
cherdisemo, fi veftità d'habito mili-
tare antico
E" giouane vigotofo, perche 1*A-
more delia Patria più che s'muecchia
più è v^orofo-.non fi debibta,ne mai
perde le forze: tutti gli qmoiicefsa-
no. VnCauallieredopò,chehauerà
feruito ia amore vn tempo ad vna
Dama> fpento l'amorisfo fuoco dal
freddo tempo, &c dall'era mtn frefca»
ch'altri penfieriapporta,àpoco a po-
co fé ne fcotda, ma della Patria non
mai. Vn Mercante allettatodaìl' -
mote della robba. Se del guadagno
non iftimerà pericolo alcunopcr na-
uieatiomdifHcitiffime, e tempeftofe,
alFvItimo fi ritira al porro della pa-
terna tiiia . Vn Cortigiano adefrato
dail^ambitione viue balda nzofo nel-
la fuperba Cortcnurrito dalie fallaci
fperanye» nondimeno fouente pcnfa
al Cno natiua nido . Vn Capitano
& Hicrocle, è maggior l'obligo, & l'honore Non dubtae(i fthaci prudentia^ [edtameoptOk
che fi tkue alla Pania, che .^lla Madie, dc al Fumum de Patrijs \io(Je videre focis
Padie, dal quale prende il nome b Pat<ia . Nefcio quod natale folum dulcedtne cunclos
Quimmen patrU impofuit (Dice Hieroclr^ Ductt O" tmmamores non linit effe fui:
,
À re tpfa non temere PatrUm nominawt, voca- Quid melius Roma ? Scythico quid frtgorà
hnlo quidem À Patre deduco-, pronuntiato tet" peius f
fncn fdimmnater'mnattone-vtex vtroque p4' Huc tamen ex illa Barbarus Vrbe fugit ?
rentemixmm ejfet. jitque h£c ratio inftnuat Luci ino ancora ne Encomio della Pa-
Ilo
yatridm vnam ex Aqno duobns parentihus cO' tria mfcnfce il medefimo derro. PatrtA fu-
iendamejfe. Pr^ferendatgitur ommno ejl Pa- ntnsluckletiorhomint videtur^quam ignis albi,
tria vtriuis parentum [eorfim ; O' ne fìmtd Ali'huomo pare pili lu^ent;, il fumo delia Pa-
quidem parentes ambos matoris fiert-,fed Squali tria.chc il che non fia ma-
fuoco d*altroue,d 1
)a Patria» perche (ia grande* ma perche è fuai S>c Gentile Autore nel primo libro chiama
amandoli naturalmente per ilia',c££fcc tanto Roma Patria celefte. Compendio di tutto il
pltre l'Amor della Patria nel cuor de fuoi Cit- Mondo v Celefte in vero non tanto pei la bel-
tadini, che accecati da quello, non fcorgono lezza, & an^enttà del fito, <& la foau 'à del Cie
(Jofpiendore dell'altrui Patrie,&più àtal'vno lo, quafjto perche in quella ha voluto fonda-
^detterà la fua Valle, Montagna, &
bicocca, re la fua Santa Chiefa il Creator dei Cielo, &
la fua deferta, &
barbara terra» che la nobil ella èrefidc:n2ad(.l fuo Vicario, che tiene le
sRoma: Volgato è quel Proueibio. PatrìA chiaue del Cielo, &
vi difpenfa li tcfori cele-
fumuf igne alieno luculentior. Il fumo della fti . Compendio è poi del Mondo, poii he in
^Patria è più nlucence, che il fuoco de gli altri 3uclla non folamente concorrono moltitu->
pacfi,e però l'babbiamo fì^jutato verfo il fu- ine di gemi da Francia, e Spagna, ma anca
ìno voltando le fpalle al fuoco . Ha quefto vi fi veggono Greci, Armeni, Germani, In-
ftiotto origine da Homsto oclptiod^io d<;il4 glefi, Olandcfi, Htluetij, Mofcouiti, Maro-
iutiiPetiì^i* A(ucdfii9Tcaci, Mo£j> Giapo-
neii*
Libro PrÌMio,
J5'
nefi. Indiani, Tranfiluani, Vngari, & Sciù, Apologia,che ferme à Martino . Injìar Cd'r
appunto coaie dice il luHecro A^hen^o. Qua-' ftis Hier archila dtceres Romanam curiam , in"
doqnidem in e*l^rhegentes eriam tot a hahitant, tuere.& ctrcue Mundum,& perlufìra Vrinci-
vt CapadoceSyScythcPomtnationes. & alnco- pum atriay & Regum aulas introfpicite & /ìquit
ylures. quarum concurfus habitabtUs totius ter •
ejlcuria fimdis y^podolictì^refer nobis In quan-
.
dell' Vniuerfo,& potiamo confermaie,quello pere,che poi fi partono humiliati pieni di fìu-
che afferma il Petrarca contali pirole. Hoc pore,ne mette lor conto il dimorarui , perche
affirmo, quod totius humanài magmficentU fu' vi perdono il nome,come li fiumi, che entta-
premum domiciltum Roma ejì, nec ejl vlltts tam no nel mare: Concetto di Pio Secondo nel li-
remotusterrarumangHlus qui hoc mget.^i Ce li bro XI. delli fuoi Commentari) Quemadmo-
medefimo Petrarca in alcuni Sonetti ne dice dum terre f,umina quantumuis arnplay (jT pro-
malcje menda anco tale errore con foprabon- funda nomen amittunt ingrejfa mare^ ita do- &
dante lodi nelle Tue opere latine,in quella co- Uores domi clari^& inter fuos tlluflr es Romana-
piofainuettiui, che fa cantra Gallum, nella ade unte s cuna inter mai»ra luminai nomen, O"
qualeè dalui celebrati cósinoble encomio. lucem amittunt.T àccià Giufto Lipfio,che nel-
Roma Mundi capHt,Frbium Regtna,Sedes Im- la prima Ccnturia^Epiftola vigefimatcrza,rc-
perijs Arxfìdei Catholic<s„ fons omnium memo- putaRoma Città co fufa,e torbulenta,etutia
rabilium exemplorHm Et fé i'hauelfe veduta
. Italia inculta di fama, &
difcritti,qu'jfi che il
nello amptifiìmoftato in chchotafi trouaac- fuo fapere non fia fondato fopra fcrittori anti-
crefciuta , Se oltra modo abbellita, non hau- chi Romani,apprefo,& imparato anco da ma
rebbe meno detto Afuri quidem>
. palatia & derni Italiani. DaUi Beroaldi,da M. Antonio
ceciderum, nloria nomini s immortalis ejl ^ Mi Sabellico, da Lorenzo Valla, da Guarrini, da
più torto detto hautebbealla gloria dell'im- Marfi,daRafaello Volatcrrano, dal Bembo»
mortal nome corrifponde l'eterna, eccelfa & daH'AlciatOjdaCoflanzo Fanefcdal Merula»
Maeftà della Città, poiché in efsarifplendelo dal Calderine, da GioiBattifta Pio, da altri &
fplendore de gli edificij moderni, emuli, del- commentatori, ed'OratorÌ5poeti,& Hiftorici
l'antica magnificenza, le cui veftigie danno Romani', ddlBiondo,da Pomponio Leto,da
marauiglia,&: norma all'archittetura, in efsa Angelo PolitianojMatfilio Ficinoida Gio.Bat
fi gode la ampiezza delle ftradcin efsa veded tifta Egnatio,dal Metliano» da Andrea Fuluio
l'altezza de' fuperbi palazzi, obelifchi,colon- da Celio Rhodigino,da PoUidoro Virgilio.da
ne, archi.e irotèi,in efsa conferuanfi ftatue Pietro Crinito, da Lilio Giraldi, dal Panuino>
fatte d'antichiflìmi fcultori nominati da Pli- Manucci»
dal Sigoaio,da Pietro Vittorio,dalli
nio, la Niobe con i figli, il Laocoonte, Dirce da Fuluio Orfini Romano,&: da altri Italiani
legala al torre. Se altre molte, alle quali s'ag- ofscruatori della Romana antichità, fpetial-
giungono opere moderne di Scoltura, e Pit- raéteda Alefsancfro ab Alefsandro.Màcorae
tura,che hoggidi'alla fama de gli antichi non può chiamare Italia inculta di fcritti, fé tuttfr
cedcoltrc il corfo confueto del Tebro Rè de' le altre regioni doppiamente di (critti fupera,
Fiumi, vi abondano copiofi aquidotti, e fcor- poiché è abondante, &: eulta no folo ncll'an-
ronodiuerfi capi d'acque, 5c fiorifcono dcli- ticafua lingua latina, ma anco nella materna
tioG giardini per h fuperbi, e fpatiofi colli, & volgarcricca di vari) c6ponimenti,& dipoe-
quello che importa più ftàno in piedi infiniti fietcrfe, cultc&diletteuolial pati d'Antichi
Mon^fteri), lochi pi),Collegij,e Tempi) vera- Greci,& Latini, &
per non andar vagàdo per
mente Diuini^ e Sacrofanti . In quanto alla lo tempo padato ,v hoggidìin Rom.-. fola nel
Corte di Roma aflìmigliar fi può allaHierar- Sacrofanto Romano Senato di Caidioiìli, vi
chia celefte,fi come
Pio Secondo pratico nel- fono Hiftorici, Oratori, lutifconfolti.Filofofiv
le corti Regali,^ Imperiali l'afsomiglia nella. e Teologi canracuUi,6c copiofi di ferirti, che
C tutte
. . .
Icoflologla
^4
tutre l'alrre nationi di feruti poflTono confon- tagliaad vn Cittadino, faccuafi di Qucr* &
dere, Bellarmino nella Fjlofofia, e Teologia, eia percheda quella più antichi il cibo pré-
i
Icdliani, & Romani, che al presere per Roma culca intrepidamente le armi, fignifica, che
ftanno nelle Religioni, nelli Collegi}, nelle non fi prezza niun pericolo di vita per Amor
Cotti, &cafepriuate,fenza dubbio andaref- della Patria, come Anchuto figlio di Mida
fimo in infinito, &<àto piti fé volefiìmo vfcir Rèdi Frigia, & Marco Curtio Romano, che
<ji Roma, & dilatarci per tutta Italia, la quale fpontaneamenteperdatfalute alla Patria lo-
per ogni, tempo è ftata ripiena d'huominilit- ro fitolferodivita percipitandofi nella pefti-
terati, e valorofi,fi come m fpetie Roroa.On- fera apertura della terra, mill'altri che in* &
de con molta ragione il Petrarca i\ tiene buo- generofc imprefe hanno fparfo il fangue per
no d'efsere Italiano, & fi gloria d'efsere Cit- la Patria Neftore famofo Capitano nella i f
.
radino Romano, nella fuderta inucttiua. Iliade d'Homero volendo dar animo à Tto-
Shtn vero Italus Natione, Romanus Ciuis & iani per combattere centra Greci, propone»
ejfe gloriar i de quo non modo PrincipesiA^fun- che il morire per la Patria è cofa bella
^ique Domini gloriati funt fed Paulus u^po- . Pugnate centra naues frequentes, qui autem
flolus, is qui dixtt non habemushtcmanentem ve^rum
Cimtatemìf^rbem Romam yatriam fuam facit. Vulneratus vel percujfus mortem,
. & fatunt
Ma totnianio alla figura, & fé l'Amor della fecutui fuerit.
Romnna Patria lacerata da eettiinuidiofi Au Monatur-, non enim indecorttnt pugnami
tori oltramontani poco à leidiuoti, m'ha tra- prò Patria Mori ..
brodc'la Patria. Dirò più* che chi da falutc cui Zio^ la materno. combattendo morì per
ad'vnmembiO,dafaluccà tutto ilcorpo,epc- Patria.
rò chi gicua ad'vn Cittadioo,gioua anco alla j^uunculo cognomini dedtt commune àecus.
Patria perche vtilcofaè alla Città, &
cfpe- cnimortem AJars dreo cljpeo uifigtus atiulit :
clicte lafàluted'vn'ort)mo>&gicuiuolc Cit- fid hcnor prdclaris ems faclts ex aduerfo re-
ladino, per tal cagone-, dauafi ancora vn'al- /pomiety jciatenir» certo,qutcunque in hac nu-
ttaCctonaàchi^auclIefaluatalavitainbat- be grandmem (anguimsk cara Patria propul-
. .
Libro Pf hho m
35
fatexìHum a ciuihm depellere per còutrarium ta per lo fuifcerato Amèrc, che portotno
exercttum fiirpi (e /naximam glortam accU' à Roma Patria loro.
mutare Cr dum vtdet» C^ cum obterit . Ma per
mio auuifo poco acciefjtiucnto di giuria po-
A N K O.
tè arrecare Sterpfiadej alla memona,& nome HVnmo di mezza età con l'ali a gl'ho-
di fuo Zio, perche fenza coropaiatione alt li- meri, col capo, il collo , la barba, &i
na $ molto maggior gloria e morir per Amor capei pieni di neue, e ghiaccio, il petto,
'
i &
della Patria, che viuere nelli fcfteaoli com- fianchi rofiì, &
adorni di varie fpighe di gra-
battimenti Ifthmij> NemcL Pithij, de Olim- nde braccia vcrdi,& piene di più fotri di fio-
pici cantati da Pindaro . Per qual cagione ri, le cofcie, & le gambe con gratia coperte
penfiamonoi che Licurgo legislatore, Rè & di grappi, & fiondi d'vue, in vna mano terrà
de' Laccdemonicfiordinaflcche nf-n fi fcol- vn ferpe riuolto in giro, che fi tenga la coda
pifse nome di morto niuno in fepclcii, fé non in bocca, & nell'altra haueràvn chiodo.
di quelli corraggiofi huoraini,& donre, che Si dipinge alato con l'auttorità del Petrar-
fuiléro honoratamente in battaglia morti per ca nel trionfo del Tempo, oue dice.
la Patria ? Saluo perche riputaua eflere fo- Che volan l'hore, i giorni, gl'anni, et me/t,
lanocnte degni di memoria quelli che fulTero L'Anno fecondo l'vfocommune comincia
glotiofamencc morti per la Patria . Turboffi di Gennaio, quando il ghiacco, & le neui fo-
alquanto Senofonte Filofofo Aiheniefe_^» no grandi(Iìme,& perciò gli fi pone la neue
mentre f iceua Sacrificio, quando gli fu dato in capo. Se perche la PrimaUera è adorna d'o-
nu^ua,che Grillo fuofigl.uolo era morto, & gni forte di fiori, e d'herbe, &: le cofe in quel
pcròleuolTila corona di tefta, hauendo poi tempo fatte cominciano in vn certo modo à
dimandato m che modo era morto, effendo- fuegliarfi,& tutti fanno piiì viuacemente le
glirifpoftojcheera morto animofamente in loro operationi-, & peto fé gli adornano le
bartaglia, intefo ciò di nuouo fi pofe la coro- braccia nel modo fopradetto.
na incapo, &
molli òdi fentire pili allegrez- L'Eftate per cfier caldi grandidìmi, le &
za per ia gloria. &
valore del figliuolo, che biade tutte mature, fi rapprcfcnta col petto»
dolore per la morte, e perdita di elio, quan- & fianchi roflìì,
i &
con le fpighe
do tifpofe à chi gli die ia funefia nuoua. L'vue nelle gambe , moftrano l*AutunnOa
2> EOS pnicatus fum > vt mihi filius non cheèl'vltima parte dell'Anno.
immortaiis: ac long^utis ejfety cum tncertum Il ferpe pofto in circolo, che morde la co-
pt anhoc expedtat fed vt probus ejfet ac Pa^ da è antichifllma figura dell'Anno, percioche
trif amator. Tefto di Plutarco ad Appol- l'Anno fi riuolge in fé fìefib, &-1I princioio dì
lonio. Vn'Anno cofumailfine dell'altrojfi come puc
Da quefti particolari fi può giudicare » che tquel ferpe ridotto in formi di circolo fi rode
l'habito militare mojto ben conuenga all'A- la codajonde Vir.tìel i.della Geor^.cofi difiè.
mor della Pania, ft .ndo Tempre ogni buon Fronde Memusy cedit agricolis labor a^us in
Cittadinp alle occorrenze pronto, appa- & orbem ,
recchiato di monte con l'arme in mano per ^tqitn fé fua per vefligia'voluitiir annus,
lafuaPatiia.opponendofiàqualfivogha fuo Scriue Sciìo Pompeo, che gl'antichi Ro-
publico nemico: &
in vero fi come l'amico mani ficcauano ogn'Anno nelle mura de*
fi conofce alli bifogni cofi l'amor della Pà-
-, Tempi) vn chiodo, 6c dal numero di quei
tria non fifcorge meglio, che negli vrgen- chiodi poi numeràuano gl'anni-, &C peto fc-
ti bifognidi guerra, oùe chi l'ama antepone gno dell'Anno fi potrà dire,che fiano i chiodi,
la falute della Patria» alla propria vita, & jinno.
falute
Antico diffi, Antichi hanno da*
perche gli
HVomo, federà,fDpra
maturo, alato, per ragione la
to fingolare cflempio in amar la Patria, e mo- vn carro con quat-
detta,
flrato fegni euideuti d'Amore, come Ir Ho- tro caualli bianchi, guidato dalle quattro fta-
ratij, li Deci), 6c h trecento -, & fci Fabi) fe*- gioni, che fono patti dell'Anno* le quali (i
guirati da mille clienti, che tutti generofj- dipingeranno cariche di frutti, fecondo lad|«
mence con fama; e gloria loro meil'ero la vi-^ uc:rfità de' tempii
c z Am.
. . . ,
1^ fonologia
ANIMA RAGIONEVOLE, £ BEATA:»
Se le pone la ftella fopra il capo«
edendo che gl'Egitiij (ignific are-
no conia flella l'immortalità dcl-
rAniroa»come rifctifcc Picrio Va-
leriane nel lib.44. de {lioi Geco*
glifici.
glliometi denotano cefi
L*ali à
l'agilità, come an-
e fpiiiiualità Tua»
co le due potenze intelletto! e vo^
lontà.
ANIMA DANNATA.
o,^^
Gcorrendo fpede volte nelle
tragedie, de tapprefcntalio*
ni di cafì fc:guiti>& tìnti) sì Cpiritua-
liicome profani,introdurre nel pal-
co l'anima di alcuna perfcna, fa di
medieri bauer luce > come ella fi
dcbbe vifibilmcnte introdutre.Pcc
Canto fidouerà rapprefentare in
forma,& figura humana,ritenendo
l'efSgie del Tuo corpo jfarà nuda>Sc
da fottìli(Tìmo> Se trarpatenie velo
coperta, come anco fcapigliata» Sc
il colore della carnaggione di lio-
_ nato fcuioiéc il velo di colornegco.
DONZELLA
volto coperto con vn
gratiofi{rima,haueràil
finifftmo, e tra-
L'Anima dai corpo feparataje (sedo fpiritua-
non ha dubbio, che non gli
le,6i incorporea»
fparenievelo, nauràilvcftiraento chiaro, & conuiene per fé fteffa figura,formationc,& al-
lucente 9 à gl'homcri vn paro d'ale, nella & tre qualità,che alia materia folamenteftanno
cima del capo vna ft ella attaccate > tuttauia douendo quefta cappre-
Benché l*anima, come fidice daTeologi, fentatione farfi obietto de fenfi £orpotali> fia-
fia foftanza incorporea, & immortale, fi rap- mo agretti di proporcela auanti fotto forma
prefenta nondimeno in quel miglior modo medefimamente corporea, & accomodare
che l'huomo legato à quei fenfi corporei con ancora cofa intefa al noftro concetto
l'iraaginationc !a può comprendere, non & Dunque fé gli dà la figura huraana con
altrimenti, che fi fogli rapprefentare Iddio, quella licenza con la quale ordinariamente fi
& gl'Angeli, ancor che fiano pure foflanze dipingono ancora gl'Angioli, perche l'ani-&
incorporee» ma dà forma al corpo, non fi può imaginare,
Sì dipinge donzella grauofifiìma, per cfler che fia d'altra figura: fé bene fappiamo ella,
fatta dal Creatore, che è fonte d'ogni bellez- come fi è detto di fopra, nonclkrc daquefti
za, oc perfettione, à Tua fimilitudine termini mareriah circonfctitta. Riterrà dun-
Se gli fa velato il vifo per dinotare, che ella que l'eftgienel fuo corpo per ellere ricono-
e, come dice S. Agoftino nel lib. de definit. 4- fciutaj& per accofiarfià quello, che fctiuono
f?/«?. foftanzainuifibile agl'occhi humani, e diuerfi Poeti,tra gl'altri Virgilio nel 6. Quado
forma foftantiale del corpo, nel quale ella no fa ch'Enea vadi nelI'Inferno,e riconofca mol-
e cuidentcfaiuo che per certe anioni cftcrio- ti ài quelli, c'hauea cognitione in quefta vita*
tifi comprende. & Dante nelcap.5. dell'Inferno.
vefiimento chiaro,& lucente è per dino-
Il Pofci/i, ch'io 'Vi htbbi alcun riconefciuto
tare la putita, oc peifettionc della fua cdenza. Dicefi anco meglio conofcerla,fc gli babbia
àdare
. . . . .
Libro Primo 57
à dare altci fegnali della fua condittione, per- ch'ogni nudofpìrto, &e.
che tal volta occoircrà rapprefentada con di- Li capelli fparfi giù per grhomeri non folir
uerfi accidenti, come per esempio, ferita, ò dimoftrano l'infelicità. Se miferia dell'anime
in gloria, òtoraìentata>&c. Et in talcafo fi dannarci ma la pcrdiradel ben della ragione,
qu-Jifichcrà in quella maniera, che fi conuie- &c dello intellerrojonde Dante nel cap.3. del-
ne allo ftato,&: conditione fua l'Inferno, così dice.
Dipingevi ignuda per effcre cffa per fua na- Noifem Venuti al lua^o-, ou*io t'ho detto»
tura fcialca da ogni impedimento corporco> Che vederai le genti dolorofe
onde il Petrarca nella Canzone Italia mia» Ch'han perduto ilben dell'intelletto .
cosi difle Il colore della carnagione, oc del velo che
in Pfofelenc C»ttà della Ionia, efsendo nefitio chiamerò il bucargli delie miche
diiamato va Delfino per nome Simone di pane > ehc pet fcherzo C\ buttano , e
Q $ ooa
. . . .
3« Iconologia
non per alimento, perche il Delfino non ha impiagan9,iraperochc i piedi, maffiracil&
bifogno di quefto fapendofi procacciare nel- calcagno fono Geroglifico delle noftre terre-
l'ampio Mare il vitto da fé fteflo.e fé ha porta- ne cupidità, &
petòilnodro Saluatote volfe
io perfone» non l'ha portate pergratitudine lauare i piedi de fuoi difcepoli^ acciò che da
«nà perpiaceuole domeflichezzai il Delfino gli affetti teircni li mondaffe,& purificaffe^C
ha portato varie perfone indifferentemente, à Pietro che non voleua che lo iauafsci diffe»
folo perche è di natura piaceuole, trattabile> fé io non ti lauatò non haurai patte meco, Oc
6(:amoreuoleverfol'huomo. Perii chefiri- nella Sacra Genefi fi legge che Dio difse al
ferifcedaSolinocap.iy.oueroii. chenelli- fetpcnte tu tenderai infidie al fuo calcagno
to Africano appreffo Hippone Diarrhito, vn Li Greci ancora quando finfero, che Achille
Delfino fi toccare con le mani,e fpef-
lafl'aua da fanciullo attuffato nell'acque della palude
fe volte portaua fopra della fchena tutti colo- Stigia, non poteua in parte alcuna e(sere feri-
ro,ch^ ci voleuano caualcare-, tra gli altri Fla- to, fuor che ne i piedi, i quah non erano {lati
uiano Proconfolf, dell' Africa egli proprio Io lauati, lo finfero per manifeftare che egli fa-
loccò,c l'vnfe d'vngt^eti odori feri, ma dalla no rebbe flato perfettamente forte, valorofo&
uità degli odori Ci fiòrdi, e flette fopia acqua> feda proprij affetti non fufsefuperato,&: vin-
&
come raezo morto, per molti mefi s'aften- to, ne da quello fentimento è lontano quello
ne dalla folitaconùerfatione dal che fi com- che dicono di Giafone, che mentre andana à
prende, che non per interelTe di cibatfi, rnà torte il velo d'oro perde vna calza in vn fiu-
iblo per piaceuole conuetfatione gli guftatia me,!) quale folo tra tutti i fiumi del mondo da
trattare con gliHipponefi. Di più nfenfcc niunovenfoè offcfo, che vuol dire, mentre
Solino, &
Plinio infierpc nel lib.i?. cap.8. che che feguitaua la virtù, &
l'immortalità fu di
nel lerupo di Augufto Impcradore vn fanciul qualche parte de fuoi affetti priuo,& Virg.fcri
lo nel Regno di Campania adefcò vn Delfi- ue,che Didone quando era per morirejfi fcal-
no con pezzi di pance tanto con quello fi do- zò d'vna calzaj con quelle parole
mefticèjche ficuramente nejlc mani gli pa- Jpfa mola, mambufque pys altaria iuxta
fceua,pig'i.mdo da qucftaficurtà ardire il fan- Vnum exHtapidem vi/>clts,in vefle recinga,
ciullojil Delfino lo portò dentro del Laco Lu- Teflatur montura deost &
con/eia fati,
€rjno>&: non folamentc fece qaeftcmà Io có- Sidera
duireàcaualloda.Baiaper finoà Pozzuolo»óC E quefto fignificaj che ella era fpogliata,c
ciò pcrfeuerò pei tanti anni, che n'era giudi- libera del timore della morte, che è vn affetto
cato miracolo, ma morendo il fanciullo, il fignificato per il piede fcalzo
Delfino per troppo defiderio innanzi à gl'oc-
chi di ciafcuno mori didolorej& quefto fi co- APPRENSIVA.
ferma per lettere di Mecenate, Fabiano.&
Egefiderio poi fcrsue, che vn'akro fanciullo
chiamato Hernia portato medcfimamente à
DONNA
con chioma
ra,
giouane, di mediocre ftatu-
tirante al biondo,vefti-
cauallo perSaltoBiare da vn Delfinpjfù da vna ta d'habico bianco, in punta di piede, viuacc,
lepcntinatempeftafommerfo, SccoCì mortoi e pronta, in attitudine di ftare afcoltando al-
il Delfiiio lo rjpqrtqà terra conofcendo edere tri che parli-, che con la finiftra mano tenghi
librò Primo. 39
A P P R E N S 1 V A.
feruoredcllifpinti.
Si lappteientad» mediccrs flarurSi
sì perche come difse Platone» le me-
diocrità è otiim» in tutte le cofe, si an-
cora perche la moderala ftatura delle
membra atguifce moderato tempe-
ramento de glihumorijcomerifeiifce
il Porta nel fuo belIilTimo trattato
della Fifonomia al lib.i.cap. i. e per
confegucnza buona altitudine all'o-
perationi dell'intelletto, efsendo ve-
tiffiroo quello che communementc
attcftano liFilofofi^che mores fequun-
tur temyeraturam corporis
Ha la chioma tirante al biondo
perche cefi fatta chioma dà molitic
della buona difpofitione , e capacità»
onde il precitato Porta nell'allegato
trattato lib;4.cap, 1 1. dice> Captili pla-
cide fubflauefcentes in difctplinis ca-
piendis prompitudinem, egregiam ani"
moritfp [ubttlitatem , & arttfictum tra^
dptnt .
C 4 ARCHI-
. . .
40 .,v Iconologia
ARCHITETTVRA MILITAI^E.
Gli fi dà la collana d'oro con il Dia^
mante peccioche fi come l'oro fra i
metalli è li più nobile >cofil'Architety
tura militare fra lefabricheè dimag^
gior (lima,& valore , com'anco il Dia^
manteàl quale fra le gioie è la pia dura»
& fortetcofi parimente la fortezza>è la
più nobil gioia del Ptencipc , cottìc
quella che l'afiTicura da i colpi dclne^
mico.
Tiene con la deftra mano la bufiuU
la quale è diuiTa in 3^0. gradi con la
fua calamità) per efier quella che opera
tanto fecondo i venti» quanto fecondo
la pofitionc che ficonuiene di forma-
re la fortezza>& è anco quella che prea
de le piante di efiafortificacione
La tauola con la figura fopradetta fo-
pra la qu;.le è la rondine , fignifica che
volendofi fabricare la fortezza , fi deue
efaminare bene il fito 1 de torre la pian-
ta,& fopca di quella formare il difiegno
fecondo il bifogno di quanto s'afpct-
ta all'opera di tanta importanea>6c imi>
tare la rondine percioche come narra
Pierio Valeriane nel ii, libro de ifuoi
DOnna colori,pott€ià
d'cià virileweiìiia^nobilmcntc di Geroglifici per efla vuole che fign>fichi vn*«
varij collo al vna catena huomo che fia (ludiofo > dato aU'cdifìcafc* &
d'oro co vnbclUflìmo Diamante per gioiel- Oc che babbia fabricati grandi edifici) , come
lo , terrà con la dcfìra mano la budula da pi- anco Ca{lelli,Città)& altre fabnche d'attej&f
gliate la pofìtionc del fito>& con !a finiftra v- d'ingegno.
na tduoia , che vi fìa defcritto vna fìgurad'v- Gli fi mette a canto lazappa& il badile;
na fortezza efagona la qual forma é la più percioche fono hdui primi fìrcmcn ti per <ht
perfetta fra tutte le fortezze regola ri/opra la t^ficarc,colnc quelli che principiano ifoflJ,
quale fìa vna rondine, d: in terra vna zappai & fondamen ri , com'anco per efpupnatio-
li
Libro Primo r 41
tione di varie cognrtioni ornata «per mezzo Tempre l'occtito alla conlìdetatioiie del ceni^
de4la ^uale tutte i'opeie delle altte erti (ì tro ,dal qHale (i tegola la pofitione durabile
pcttettio«i?no.£c Platone diceuajche gli Ar- di tutte lecofe* che hanno grauità , come (I
chiteiti fono {opta'&ìnv à quelli, che cflcrci- vede chiaro in tal profcfìTione |)er il bello
tanancgl*att»fici)>td c'aeèfuo proprio offi- ingegno del Signor Caualiere Domenico^ <
47 Iconologìa
pito, ò cfcpinto vn cauallietcche corra à tut- auuenircjò per opera dclttra,ò della fperanzai
ta briglia contro l'arme lanciate dai nemi- ò pct la poca confiderationc dell'imminente»
ci con flnimQÒdifcamparc combattendo, ò poticelo, non per amor di quel veroj& bello»
ài reftar morto valorofamente fra i nemici che è fine de l'a virtù. '
A R I T M E T I e A.
Si rapprefenta di bellifTìmo afpetto
e(Tendochela bellezza, pcrfcttjone &
dei numeri alcuni Filofofi credeuano
che daefid tùttelecofe fi componete-
ro» tea quali Pitagora JFilofafo diffe cho
la natura de i nutiTcri tfafcorfe per tut-
te le cofe, &chelac6gnitiònedieffiè
quella vera fapienza quale verfa intor4
no alle bellezze prime,diuine,mcorrotf
te, fempre èffiftenti» della cui partici-
patione fono fatte belle tutte le cofej&
Dio dal quale non procede cofa > che
non fia giufta , il tutto fece in numero*
in pefo,& mifuia.
Si fa d'età virile, percioche fi come
inqueft'etàèlavera perfettione» così
oeir Aritmetica è perfetta nella qualità
fua
La diuerfità de* colobi dimoftra che
queft'arte dà pftncipio à le difciplinc
Mntema.tichepet clter quella che apre,
la lìrada alla Mufica > alla Geometria >
&à tutte l'altre fimili.
Glifi dà per ricamo del veftimento
le fopradette note muficali, petcìòchc
da tutte le confonanzemuficahlepro".
DOnna di fingolat bellezza, d*età virile portioni Aritmetiche nafcono.
veftitadi diùetfi, & vaghifTtmi colori, Il moto ch'è nell'eftremità delle vefte PAR,
6c fopra detto veftimento vi fieno come per & IMPAR, dichiara che cofa fia quella che
ricamo la de le nore di mufica,& nel-
varietà da tutta la diuerfità de gli accidenti à queft'ar-
l'eftremo di detta vedevi farà fctitto PAR, te» & tutte le dimoftrationi
& IM PAR, & che con la finiftra mano Tiene con la finiftra mano la rauolafopra-^
tenga con bella gtatia vna lauola piena ^c , detta, & con l'indice della deftra moftra i ntifc
rumefi,& con l'jndice della deftra moftiì det- mctifodetti, per notificare la forza loro > OH-
ti numeri. de Proclo fopra il Timeo ài Platone narra à
Aritmetica, è voce Greca perche il nume- queftbpropcfitochei Pitagorici afiegnarono
ro nel qual confifìe queft'atte,^ da loro chia»^ quarto ragioni de numeri, la prima Vocr,le,la
liiaio Arithmos. ^-'-A
qi/ale fi troua nella mufica^enc* vetfi de Poe
ti»
. . . . . .
Libro Primo *.
4^
ti* La feconda Naturale che fi troua nella coni Diuina che fi troua in Dio, e ne gli Angioli, &
pofitione delle cofcXa tei2aRa"on,2le,che fi quefto baftì intorno à quefta materia pec non
troua nell'anima, &
nelle fue parti, La quarta edece tediofo nel dire
A T .1 A, .
...
f^jà ."'^
n]t- ' "^ -
controuersijs
Tiene la ghirlanda di Lauro, per di-
premio che foleuano dareà
moftrare il
habin veftita; Ibrà à federe con gran bi4S rebus comineri dtcebat, pr<£mio,0* p<tna,8c
maefiàinvnfontuofo.&ricchifiimofeggio,^ Cicerone 3. de natura Deorum.
incapo haueiàvna Corona d'oro, che con la Nec domus nec Refpublica (ìareyotefì-, fi in ea
deftì a mano tenghi vn mazio d' verghe vnite me reti e fatìts premia efjent vlla, nec fupplicia
iufiemc&vnaghirlanda d'i.lloro.&conlafi- peccatiSìèc-olontCohui dire.
niftra vn morione che dalla parte defìra vi fia
-,
Jllam ciuitatent optimehabitari, in qua viras
vn bacilc>&: vnf3c;hetto pieno dimonered*o- ,bonos honoribus fiffict; cantra autem improbos
ro, gioie, collane, &: altre richezze, & dalla fi- 'pAnis rfios fuerit
niftr,5 vr»a fcure ; gouerno d'-
Aritocraria è il Il moncncche tiene con la finiftra-,il bacile
huoaiini nobili guidato d loroconordine v- &i.Ucco pieni dimonete d'oro, con l'altre ric-
guale di legge di vjuer«, & di vertice , diftti- chezze denotano, che fenzalelor armi,& da-
buendo à ci'ft uno con pari bilancia le fatiche nari, mahmente fi conferuano le Republi-
&gl'bonori, lefpefe, &g]'vtilicon l'occhio che, emalìra di profondere anco li danari,
femprèal comunbeneficio,a|ia perpetua vnio perche per conf.ruare la liberrà non fi deue
Jie,& augumento dello ftatdìoro. rifparmtare la robba, polche come dice Ho-
Si fa d'età virile cflendoche ineffaè vera T?tÌO,
perfettione, lUùengache congìudftio fi mette Nvn bene prò totoUbertas venditt^r auro
in efecutione quanto s'afpetta al gouerno del-
la Republica.
ARMO-
. . .
44 Iconologa
ARMONIA. A R M
Come dipinte in Ftrenl^ dal Gran
E.
A R R O G N Z A.
fe> che fi prendono in poco giuditio*
ll-pauonefignilìca l'Arroganza cfc
I fere vna fpctiedi fupetbia>& il dito
'
altol'oftinatione di mantenere lapto*
pria opinione quantunque falfa j &C
dal comun
parer lontana>ftimandoiì
mokoj& fprezzando altrui . Et cosi
ancora dipingeuano gl'Antichi la
Pertinacia) che è quafi vna cofa ixie«
dcfima con l'Ignoranza.
ARTE.
DOima di età confiftente,fuccin-
di color verde.
tamcnte veftita
Nella mano (ìoiftra tenghi vn palo
fìtto >n terra al quale vi fìa legata vna
pianta ancor nouella, e tenera,&neU
la mano dritta vn pendio, &vn fcar-
pello.
L'arte è vn habito dell'intelletto,
che ha origine dall'vfo daprecetti.ò
darag»oni,che generalmente fi efler-
cita circa le cofc necedarie all'vfo hu-
mano>Qiicfta difiSnitione è cattata da
Diomede, da Arift. nel 6. deli'Ethica»
& da S.Tomafo i.£.q.57.mà per cfplì
DOnna veftita di color di verderame, ha- caria à parte, diremo che queftonome Arte
uerà l'orecchie d'afino , terrà fotto il può Hgn jficare tre' cofe. Prima il Concetto,©
braccio finiftro vn.pauone,& con la deftra ma firn jlitudinc, cioè la im3ginata,& conceputa
«o alca raoftierà il diro indice fiìtnìa delle cofe nella menre, &
in quefto pri-
L'arroganza e vitio, di coloro, che fé bene mo modo diciamo che è hàbito dcll'intellet-
fi conofcoiio di poco valore, nondimeno
per ro; Scconda,il magifterio,o artificio con quei
parere a/]ai predo à Kl'.ilm, pigliano li carichi modi nell'opera cfpreflo,có li quati era nell'in-
d'iraprefe difficili, & d'importanza, & ciò dice re Ile tto l'Arte come habito, Terza l'Operajò
STomafo i.i.q.\i2..An,i. ^rrogans efl^qui f- rEffctto con l'Arti fino forroatOiSi che diremo
iti attribuita quod non hahet , Però con ragione l'Arte edere nella Mente, ilMagifterio nella
fidipinge con l'orecchie dell'afino, nafcendo Vifta, & l'Opera nell'Effetto
^uefto vitio dairignoranza,& dalla ftohdezza, L'habito poi dell'mtellctto, è di due fòrtiil'-
che non lafc/i». prendcitii fuccetCo deii'imprc- habito fpeculatiuo> che d lacontemplatione»
il cui
. ,
Libro Primo. 45
R T E.
46 icohologijL
potenza operate,
acj &
non l'atto cioè opera ranzàldel honòrc,Ttilc,& guadagno.che l'ar-
da quella più tofto fi può chiamare
dell'arre, tefice tiene di riportare delle fue fatiche,Ter-
cfpecimento dell'Arce eflendo vna tofa pirti- i^'petfignìfìcare li fréffchcwi-tfefh.uentio-
coIar«,& per queftodidc il Filofofo al loco ci ni,laviuacitàdetl*inoegno,& le gionanilifa*
tato. Ars ejl vnwerfdium experientiaautem ciche, che in^rn buono arrcfioefi ricercano»
farticulAnum.hi\a\mtnx.c diciamochc fi edec oltreché ^nco può fignificare vna pazienza»
cita circa le cofeoccenatie al viuere humano,- ò voghamo dir pertinacia, che femp.efi fre*
& perche le cofe necefsatie al viaer humano fc,a>e verde neiroperarei & à queft figmfica- >
fona mòltej& varie, qtiindiè che le arti fono to piglia que^o nome verde, ri Pscrarca,
anco varicj Atift.le diftiufe in tre forti mencie Ver far fempre mai verde i miti defìrit
difse.'y^rj vtens vt nauigt^fidu peritia,operanst Si vefte di habito fuccinto e me habito
vtque fecat ltgna> Ó
imperanst vt Archttet" più comodo alle fatiche manuali
tura » Platone le diftmfe m
due cioè qtnx, fa- , Il palo con la pianta tenera, &
nouella fi-
cmnt oper£y& qtu opertbm vtuntur . gnifica l'Agricolrura, Arte della qu le ne vien
Ma per bora non voglio pigliamo iltradi- airhuomo tutto l'vtile quale licemmo difo-
ftiniionc fé no quellache fi piglia dalla caufa pra ellere vna fpetie del bene, cheèfinc, e
finale-, Dicemmo Natura
nella figura della meta dell'Arti, Quell'Arte da Xenofonte fu
che il bene, & pecche
fine della natura era il chiamati tra tutte le altre preci anffima.iulla
FArte è imitatticc della Natura non farà me- quale viene fomminiftrato all'huomo quel
tauiglia fé anco il fine dell'Arte farà il bene. che per il vieto è n -cel]ario, fenciamo Cice-
l'i
11 bene fecondo il Filofofo l1b7.Ethic.cap. rone r.de offici). Omnium rerum ex quibus
II. è di due forti, aUerum,qmdahfolute,& per aliqutd exquiritHrmhil ejì A<i_rtcoltura melius
Arte fi dipinge di età virile, prima perche vn ciuitas fine agris, O" eorum fruSttbus non poteji
artefice giouane non può hauete efperiéza di crefcercinec fine abundantia cim frequenttamt
molte cofe, per non hauete efsercitato molto habere populumque fine copia tueri .
ccpojil vecchio poi per la debolezza delle for- L'altra fpecie dei bene, era il delettabile co
ze nò può metteceineftecutione quello che me habbiamo detto; Ma che cofa fia al mon-*
con la fua lunga fatica ha imparato, il che ac- do più vaga, &
delettabil della Pittuia. &
cade particolarmente nelle Arci Mecaniche, Scoltura? quefte voghamo fi^nificare perii
& come dice Xenofonte in occonomo (par- Pentieilo,Ccfcatpello, chelaprcfenre figura
lando delle Arti Mecaniche)£«^r«4m74^<?r^ tiene inmancAttiin vcronobihlIìme,& mai
ntembris neceffe efl animos debilitari» quo- & à pieno lodace,Oade la nobil fcholadi Arhe-
dammodo laboran . ne nel primo grado delle Aiti liberatila collo
Sivefte di coior verde per molte ragioni, co delettabile è dico la Pittura per efserc im-
Prima perche per mezzo delie Arti tutte le co micatctce delia noftra commune maeftra non
fenecefiarie al viuet humano végono à rifarfi Colo nelle cofe rangibili, ma in tutte le vifi-
di nuouo, quando per l'ingiuria del rempo bihancora,rapprcfeiu andò con la varietà de.
vengono cófumateà guifache la Natura ogni colon tutti lioggecnfenfibili, pióìuraefiom'
anno riuelìe la terra di nuoue berbetce, & li nim qu£ viuenturtmitatio dtfseXcnv»ioi»t,CM^
alberi di nuoue fiondi, Seconda pecche l'ar- Platone lib.^^ fulcro, Ptclurà opera tanquam
tefice deue fempre (lare con fperanza di ve- yiuentia extant
nire a maggior petfettionc delle fue opere,&: La Scoltura poi tutte le membra intietc
in ciò mertece ogniftudio, & diligenza, fc formando* non altrimenti di. qttello che la.
non vogliamo anco dite>che fignifichilafpc» Natura palpabile fa> non folo l'occhio, ma il
tatto
. . . . . .
Libro Pplmo • 47
tatto ancora pienamente fatfsfa, Onde que- loro proue alla dimoftratione del circofoje dz
fle due nobiliffìmc Arti fi ponno forelle chia- cfib riceuono le loro ragioni,& il loro fìabili-
niare come nate da vno iftefTo padre »:be è il mento,&: però C\ dipinge l'Ai te con la mano-
DiflTegno, & hanno vn ifteffo fine cioè vn ar- ,& con la lieuà,le quali hanno la forza lo
uella
tificiofa immitation della Natura rodalld bilancia, & quefta l'ha dal cireolo»
jìrte come ferine Aiifì.nel librodelle Mecanichc.
ARTI li ellercitijinduftriofi
I C
tura, &
IO.
le
..
facendedifficilifllme corr
poco sforzo mandate àfine delI'Ar-
gano,&. altre machin--, Antifone Poe-
ta in quel verfo il qual cita Ariftotele
nelle Mecamchec'infègna, che noi
per via dell'Arte fuperiamo quelle co-
le alle quali pare che repugni la ftefla
Natut^^ della cofa,impcroche raouia-
roo dal fuo luogo edifici) grandiflTimi
adoperando l'Argano
Moftrando ilcopello dell'Api ca-
rne dicemmo,e (Te ndo,c he qutfti ani-
mali fono il geroglifico dell'Artificio,.
& delTa dihgenza, e però ben difse
Salomone.
! Vade ad apem, & di/ce ab ea quam la*
bortofa fit operatrix.E Virgilio anch'e
gli eJegancfmentc defcriue l'Artifi-
cio, & induftria dell'Api, nel primo
dell'Eneide, & più copiofamenre nel
4.de!ld Geotgica cominciando dal
principio àcui rimetto al Lettore,per
che andarei troppo à lungo, baftì di'
re,chevoIcndo cantare dell'Artificio,
induftria naturale dell'Api Virgi-
Si.
48 Iconologia
crrore.come Taftencrfene fa la mente più atta f^t mceant homini credas memor illius efcét
alla contcmplatione,& corpo più pronto
il Qudt flmplexoltm tibi federit, ac fimulaffts
a]l'(jpere della virtù, &
però diccfi efTct l'Afti- Mifcuehs elixa/ìmul conchylta turdis :
néza vna regolata modetation s de' ciWi.quàto Vulcia [e inbtlem vertent fiomacoq; tumulti^
s'appartiene alla fanità,neccffità, qualità del- Jjentaferet pituita, vuies-,vt palltdus omnis
le perfone, che porta all'animo, eleuatione di CAna defurgat duhta ? qum corpus onuflum
mente, viuacità d'intelletto, &
fermezze di H^fierrnsvitùs ammH quoq; prdbgrauat vria
memoria, & di corpo fanirà, come bene mo- uitqi afigit humo dtuina particulam aur^
flra Horatio nella Sat.2. lib.i. così dicendo ^Iter ihidi^ìo cittus curatafopori
Recipe fJttNc vt^us tennis, qu(Z quàtaq; fecum Membra dediti vegetus pr<y cripta ad ntH'
jifferat m primis tvaleas bene.nam varidi res nia furgit .
A S S l D V I T A'.
Come depinta nella Sala de Sguizzeri nel Palazzo di noftro Signore
"
' '
' '
'
ftelle.lcqualificonfideranoinque-
ft'attccomecagioni de gl'effetti c6
tingenti deirhuomo,ò della Natura.
Et dipingefi di color celcfte, per-
che nel Cielo fìanno fide le ftelle,&
di la su eflcrcitano la forza loro, &
per moftrare difficultà dell'appren-
noni per la tanta lontananza le fi
fanno l'ali le quali ancora fou ente
non battano, &
per queftoracdefi-
mo vi fifa l'Aquila.
D
ipalle
Onna
corona
l'ali,
veftita di c^lor celefte
di ftelle
nella deftiamano rtrrà
con vna
in cr>po» porterà alle
vn fcertro,
de' corpi celefìi.
il
Se le dipinge in mano il globo celefte, con
compano.pereflìer proprio il fuo mjfurare i
nella lìniftrai'na sfera, &à
fan to vn'iquila. Cieli* & coofiderarclemifurede'loro rnoui-
Aftrologia the e parola venuta dal Greco, raenti, & leali àgl'homenfi pongono perla
Cuoiia cella noftra lin<^ua ragionameuto di ragione già dttta,
ASTRO.
, . . . . .
Libro Primo A9
A S T' R : O ' nj o m I a.
d'alcun'altti) è molto differente dal* A-
(\rologia,percioche quafi come Thco-
lica tratta del Mondo in vniuerfale»
delle Sfere, & de gli Orbi in pattico*
late, del Sito, del Moto , e del Cotfo
di quelli, delle Stelle fiile , de de gli a-
fpetti loro, della Theorica, de i Pia-
neti, deirEccliffi, dell'Affcde' Poli,de*
Cardini celcfti,de i Climi, ò pioggie
degli Hemifperi, de* Circuii diuetfis
degli Ecienttici, de* Concentrici, de»-
gli Epicicli, de' retrogra<tationi,;d'Ac-
ceffi, di Receffi, de Raptt, 6c d'altri
moti & cerchi de moti, con miiraU
ttecofe, pertinenti ài Cieli » & alle
Stelle. i
ASTVTIA. INGANNEVOLE, f
3f« Iconologia
ATTIONe VIRTVOSA.
ExteriordindicanrinttriorA : dhjf
de neccl^ariamente ne feguci chp
anco l'attieni fieno bellc,& vijrtub-
fc . I chiari e rifplen denti r^ggi,chife
licircondano iL.capo»ne denotane^
che fi come il Sole rifpfende in tub>
te le parti, oue egli gira , cosi l'Ac-
tion viituofa fa che' l'huomo iìii
chiaro &
rifplendente, oue la fama
fua vola con la fonora tromba, 'fed
famam extenderc fa^iSì hoc virtutis
opus.- dice Virgilio n€il dee imo dei-
'
l'Eneide
Si li cinge il capo con la ghitlaii-
da d'Amaranto perciòche quello
fiore non perde mai il fuo viuido*
& natiuo colore, & colto fi confec-
tiirimo,& fpauéceuole ferpente che fia in ter- Si rapprcfgnta armato, che con la delira &
rainòrtp,& conjafiniftra con belli ffima gra- mano tenghi l'afta torta, nella guifa, che hab-
tia vn libro,&: fòtto à vade' piedi,al quale pa- biamo detto per dinoràre, che il virtuofo con
lerà all'acxorto Pittore terrà vnatefta di mor- l'attioni fueèfempre contrario, d: combatte
to.Molre fono l'attieni humane» ma io inten continuamente con il vitio fuo perpetuo ni-
do di rapptefèntare la virtucfà. & particolar- mico.chepertalfegnodimoftriamolofpauen-
métc quella delle lettere^.& dell'arme le qua- teuole ferpente morto, paflato dàil'hafta-, & &
li, & l'vna & l'altra fa rhuorao fivnwfo de in> peto con tal dimofìratione faccianìochiato>
mortale. che non bafta^alla pcrfcrtione dcllia virtù il vo-
Si rapprefcntad*età virile» perciòche tra* lere fc non lìtn^tre-m efsecutione onde Cice-
l'altre età efsendo quefla rn fòmma petfettio- rone I de offi Hòminis virtusi in aBione confi-
ne(come narra Arift.lib.2.Rettor.)faciImenfc jìtt.& Seneca- de 3en, Vintts nonrecipit fordi*
con ella (ì.vicneaUa vera cognitioDe,&: epe-- dtifn amatorem ..
nel 5.dcll« Eneide» ^ Àxii^.nel i.deli'Etcìc^. tro ptincipal di tutti fa rhuorao illuftie, & {^
mofo*
. . . , . .
Libro Pfitnòl fi
jhofo. Onde il Pctcàrca nel? Sonetto 84. acciò non manchi l'occafione d'operare vir-
,.... Il (létdie e quello luofpmente in tutti gli ftati, fecondo lavoca-
tiojfr .
^ ^^ ,,
""
Che fa fer gVhuotnim immortali jj»"* '
tione di ciafcunojl'auaro peiuertédo queft'or-
Etnei Crpitolo terzo dctl.i tama. dine, più lofio lafcia marcire con ingordi dif-
Che s'acquifla hen pregio altro che d*àrme, fegni quello, che ha che adoperarlo, à fouuc-
Xicnc. folto «l piede la tcfia di morto per di- n imento de' bifognofi
inoftrat^, che l'Attiòp yitmofa Yeropfp viue, A V A B. X, T I A.
&,mcnitc d'urétarino i fecól,i,& It féfirture vi-
uràeiciiàamènte: onde, JPlaiito Solayirtus. DOnna vecchia pallid3,& magra,che nel-
l'afpetto molari afFanno,& malinconiat
t: nj ;i;. n;. acanto hiuiàvn lupo magriffimo, & à guifa
a' if''i!"^r'^% Ai
t?
d'hipocrico hauerà il corpo molto grande, &
fopravittrràvnamano, perfegnodi dolore»
DOnna pallida, &c brutta con capelli ne-
habito, di fer- m di. con l'altra tenga vna borfa legata,& ftretta»
gri, fata macilencc,&
nella quale min con grandifilma aitentione.
ua> &i le fi kgga Jn fronte la parola •ta^to'
Il lufjo, come racconta Chriftoforo Landi-
cipèPlito, il quale m
creduto. Dio d,<3Ìle ric-
no,è antìnale auidce vorace,il quale non fola-
chezze. Sarà cinta d'vna catena d'oroji^rahen-
mente fa preda aperta dell'altrui, ma ancora
cfofene dietro per terra ^tan pane. %>ftrerà
piencdilattc&hauerà
con aguati,&in(idie furiruamente,&fc non
le mammelle ignude
è fcóperto da paftoriiò da cani non cella fino à
vn fanciullo quafi di dietro, magro,& di ftrac-
tanto, che tutto il gregge rimanga mono, du-
ci non à baftanza vellico, che con la defìra
bitando fempre di non hauere preda à baftan-
'moftti di fcacciarlo.per non dargli ti latte del-
le mammelle, alle quali hauerà la man finiftra
za, così l'auaro bora con fraude, inganno» &
bora con aperte rapine toglie l'alrtui, ne però
in atto rfi tenerle ftrette
f, può .
'L'hibfto fetuile>&fozzo,& la catena d'oro fìtim multtplicat qui cum ea, qu£ appettt adeptus
acconciai nella maniera, che dicemmo, e fe- ad obtinenda alia amplms anhelat Ec
fuerit, .
gno nìanifeftodell'ignobilc,6c vii fetuitùdel- Seneca ancora ^uaro dsefl,tam quod hahet*
:
rauar'oì--'' <,
'-
*
qmmquodnon habet.
'
Ha FcrìrtìidèJliftotitejCi dichiara,che huq-i 1
La magrezza nel lupo denota l'infatiabile
mo auaro in tuitelefacatj:iòni (i fcuopre pe?' appetito deirauaroj& l'inconueniente tenaci-
quello, che è* ne ìir sa celare, in alcuria cof^. robba,che pofiìcdCr Onde Dante nel
tà della
Et per ofleruarfi quefto coflume ne gli fchia- primo capitolo pariàdo dell'Inferno cofi dicci
ui, li moftra la conditionedégrauarhmedefi- Et ha natura jfìmal'uog'tty e ria ,
mamentefchiàui della ricchezza che mai non empie !a bran ofa vogìitt
La catena dell'oro, ciie fi lira dietro, ci mo- Et dopò pafi« ha più farne the pi tu ,
ftra che i tefori, &kgeanvfacoltà,àchi ben Si fa con ia botfa ferrata j godendo più nel
confiderà, fotiopefofatigcfiffimo, &c jimpac- guardar! danari, come cofa dipinta per dilet-
ciò moiconoioro &
il fanciullo fcacciatò mo- to, che in adopeiatli come vtile per nectflìrà,
ftra,che non è alcuno veramente auaro, che & molto à propofiio mi pare m quefta occafio
non fia mfieme crudele. Et efiendoJa Macfìà ne l'Epigraiiìma di Mófighor Barberino Chic
di Dio folita d'arrichite più i'vno, che l'altro, rico di Camera;^ horameritirTimó Cardin'ale
Di di
Iconologia
f»
A R IT tofì in crudeli>&
A.
G fa VDÓtérfalgiiia
ftatrice delle virtù.
Confifte l'Auaritia principalmea
ce in tre cofe* prima in denderare
più del conuencuole la robba d*al«
cri> perche la propria dia intiera,dc
ConfìQc fecondariamenteinac«.
quiftare» per vie indirette più di
quello che li conuiene>non hauedo
riguardo non foloàdifagi » ia*^ &
commodi (ancor che grandiCHmì
fieno) ma alla propria vita* che p;:«
ròfi rapprefentaraal vcftita, fcapi-
gliata,& fcalzasonde iì Petrarca nel
Sonetto i j8. così dille :
piM*^J *£eas» fontue jimper egesf Poeta» come rifetifcc Pierio Valcriano npl
lib.35. nella parola pedes coù dice .
^^j^ ^,,r,
Ket hitit inte r Mquas, mtpoput pMtentia esrpit ;
Tantalus infelix qmtn fn» vcm pttmhnt
DOnna mal veflitai rcapigliata> & fcalza 2yÌMtis éde magni f*€i$s trit emnimlnte •
nella delira mano terrà vn rofpo} ^ co §^i tenti (^ Jìeet etneej$tù m JMt^m .
hfininravnaborfa ferrata.
L'Auaritia^vno sfrenato appetito d'hauc-
AuHtUié»
fCcome dice S.AgoiUib,^,vitifero Arbitri»',
che non ccfia mai di coprite con grolle velo il
yifo -)lla ragione. Ss. con difufat,» forza fpezza
DOnna
vecchia vcftita d'habito rotto>&
ncacctato in piùluoghi,farà magra» oc
il fieno -iclì:.. i' nu cian2a,& noniiaucndo ri-
di color pallido, terrà con la man dcftra vna
guardo à virtù alcuna ttanfmutai cuori pie- tanaglia
& all' vna delle gambe bauerà vn fer-
ro
. , . . . , .
r
Libro Primo. 6^
ro fimile \ quello de g'i fchiaui. con la catena forze prerumentto(ì,s*auuifanoc?f recarle agc-
n_ /.-:_; -^.,-..ro }t^ con la
in modo, che lo ftrafcini per terra ,
. .
1^ & uolmenteàtìnc. Però è figurata per vnagio.
finiftra mano s'appoggia ad vna Arpia,la qua- u.ine, che tenti con le fuc forze dimandare à
le ftia in arro di lanciarfi terra vna bcnfondatacolonna.
Auaritiaè immoderata cupidigia, fcte & Il veftimcnrorofTa, &
verde, fignifica Air-
di hauerc, la qu de genera ncll'auaro, crudel- dacia, come anca [a fronte torbida, cofi dice
tà, mganno, difcordra, ingratiaidinci tradi- Ariftotelc deFifonomia al nono Capitolo»
mento, & lo toglie in tutto dalla Giuftiria,
Carità, Fede, Pietà \ &
daogn'altra virtii mo- AVG V R I O B V O M O.
rale, ScChriftiana. Secondo l'opinione de' Gentili".
Vecchia fi dipinge, perche non fole regna
più l'Auariti.i ne i vecchi: ma fi chiama madre
di tutte le fcelcratezzc, e Claudiano nel libro
fecondo Stilicoms, di lei così dice.
VN Giouanetto, c'habbia vna fìella it»
cima del capQ,in braccio tenga vn Ci-
gno,& fia veftito di vcrdccolore, che fignifi»
At primttm fcelerwnmatrem> &c. ca Augurio, percioche l'herbe, quando ver*
Il veftiraento rotto, & ftracciat j ne dimo- deggiancproraettono buona copia de* frutti»
ftra, che tanto ne gli animi aaati polla quefta Pieno Valeriano nel44.lib. diccche queU
diabolica pefte, che quello che l'Auaruia ru- lijche anticamere operauano gl'Auguri) con»
ba à gli alrri,io toglie anco à fé fteffa, onde nel fermauano,chc la ftclla è ferapce fegno di pra
l'ifteffa abbondanza l'Auaro rimane piii po- fperità,& di felice fucceffr»
.uero d'ogni mendico, perciò Horatio nei pri- pel Cigno diffe Virgilio nel primo dcll'E»
mo libro dell'Epiftt'le dice neide
Semper auarus eget .
Nifrufira ^uguriumvanidocMre parentef
L^elser magra. & pallida altro non dinota
jììpice bis fenes Utantes agmine Cygnos .
che la continua, &infatiabilfame,perlaqua- Pelò à noi Chriftiani none lecito credere
le gl'infelici inclinati all'Auatitia continua- alle vanità de gl'Augurij ^
mente fono tormentati
La tenaglia, che tiene con la dcftra mano AVGVRIO CATTlva.
moftra, che fi come detto iftromento fìringe,
e tira fempre à sè.cofi è la peruerfo naturaldcl- Secondo la medefìma opinione»
l'empto auaro, ilqualenon lafcia mai occafio-
ne,che non facci il mcdefimo effetto no guar- HVomo vecchio
hanno foglie,quando
, veftito del color, che
dà fé»
dando ne ftato, ne condiiione di qual fi vo- le l'albero
glia pcrfona. gno di feccatfi , in mano terrà vna muftela,5c
Il ferro, &
la catena alla gamba nella gui- Augurio (ì ftiraa, che venga per la vicinanza
fa,che habbiam detto,deoota rAuaritia efser di qualche fopraftanre » come le foglie de gli
fcbiauanon folodellarobba, ina ancora de' alberijche perdon'ilcolorc} quando il tronco
demoni), come teftifica S. Paolo ad Ephef. perde le virtù.
capj. & ad ColoC cap.3. dicendo ; Auaritia Della mufteladifTe TAIciato^
ejl idolorum fertiitus . Quicquid agii muflela tibùfì occurrat omittn
Signa mala hac jòrtis befìia frana gerit .
A V D A G I A.
Il medcfìmo fìgnitìca la Cornacchia) pecòi'
DOnna veftitadi rofso, & verde, haurà àì^t Virgilio nella Bucolica.
la fronte torbida>ftando in atto di get- S<x.f€ fìniftra caua pr(edixit ab ilice carnix l
tare à terra vna gran colonna di marmo, fo- S i potria an Cora porre in luogo di quefta il
pra alla quale fi pofi vn'edificio Barbagianne, quale fecondo Ouidioè vccel»
L'Audacia è contraria alla timiditài e vi- & lo apportatore in-ogni luogo di ttiftiffimo
tio di coloro, che poco cófiderano la difficul- Augurio
tà d'alcune gradi attioni, &
troppo delie loro
D 3
hT^
i . , -
.
70 Iconologia
A V G V R I O B iV O N *0.
Secondoropinione de Gentili.
publica>ò di pattire fuora della Cic
tà.oueco» che voiersero dTeicitare
bene}& dcictaméte alcun magiftcai-
to>ai quale elTi erario deputati •
A V B. O R A.
HVomo vn'vccello
in piedi,che riguardi
che vola per atiaj& con vna mano tie^
Aurora .
GTouanerta alata perla velocità del fao
ne li lituoaugunale il quale era vna verga in- motojche toft; fparifce, di colon ncar
curuara della qualccosì dice Gellio al c.S.del nato con manto giallo, nel braccio fìnfdro
Jib. J. Lituus efì virga breuist in parte, qua robu-
vn ceftello pieno di varij fiuci, & nella ftefsa
fiior efi incurHMS, qua Augures vtuntur . mano tiene vna fiaccoletta accefa> con la &
Et con elio gli Auguri fedenti defignauano defìra fparge fìori li. uw .
Libro Primo. rt
A V T T-O R I T A', O P O T E S T A'.
72 Iconologia
religionet& più alieno dalPalterezza dtU'an j- Importa d'elTere manfaeto» hun)anO)& &
mo, che non è quello de gl'huomini> anco & ad altri nel bene, & ne gh honc-
più inclmato à dar fede alla dottrina dcHa vir- (li feruitij confentite •
tù ibfegnataci da N.S. Se poco creduta da
quelli) che fìdandofì nella fapienza mondana FAnc^uIla, che tenga fra le braccia in atto
tricatfi fra le gambe, fono cagione che dif- ma quella di promillione * doue fata perpetua
ficilmente fi può caminare dietro àChrifto» quiete
ctlendoci necertatio edere fpeditiffirai dal- Beatitudine Terza.
le cofe dt 1 nx>ndo>per feguire la via del Cie- E il pianto
lo . anco volgarmente, che fum
Si dice,
honores onera, non altro che pefo fi fcntc Beati qui lugent, quoniam ipp con»
dalle ve{^i> che arriuano fino à tetra à chi folalmmur»
le porta
ilvcftimento {tracciato, &
la faccia cur-
Importa piangere i peccati propri), quelli &
del pro(IìmO)Con ienoftccÒc Ìo«
uata, mofìrano l'bumiltà, che è propriamen-
ro miferie
te A definito p^r la pouertà di fpinto, è &
grado più badò di quello, che dimandano FAnciuIla inginocchioni*con le roani giun
numanità)6(: cortefiai Morah. te,& che largamente pianga,!! motto di
Rimira il Cielopcr moftrarc.che il premio te cefi: Prdfem lu^ust Utiti^tm generat femft*
'
<li qucfta virtù non fi afpetta ftà gl'huomini, temami (k è da S.Agoltìro.
tolto
ma folo da Dio Creator Nofìrcche ha le vie Il pianto>ccmequì fi piglia<è ildifpiaceres
file (tome dice il Profeta) dirtctcnti dalle vie che per la carità fi f^uò pigliar da onfcunosi
dt grhuomini, &
il gcfto co'l motto fot- delle fuc,c( me de 'l'altrui tolpc , 6c d.nni an-
tofcntto di Sant'Agoitino fignifica quello cora Ercflendo !oftatod*vnafanviulla,quafi
AdTo. meno colpcuole»che polla eflcrcnon cdub-
biocche facilmente (àrà conofcmto perfegno
di quel che farebbe nccefiario a dire a chi
Beatitudine Seconda »
con parole voleflè cfptimcrc il concetto di
£' la Manfuetudinc • quella Beaiimdine , nella quale co'l motto fi
nianifefias che il premio di quella Icitcdi
^eati mit€s, quondam ip/ì^offuiehnf pianto, faràvna perpetua allegrezza nell'al-
terram . tra vita.
Lo
. . . . . .
Libro Primo. n
loftare inginocchioni,& con le mani giun dcue. Però appartiene àquefta Beatitudine
te,moftra,chc quefto pianto,& quefto dolore rantola fere della Giufticia legale, che cTsenc
vuol edcr moflo da cagione pia,c reljgiofa,ac- euidentiflfìmo : &
che abbraccia tutti gl'altri
Cloche fi p«>(la dire atto di veia virtù, non co- beni ; quanto il defiderio di vedere eflequiro
me il pianto di Heràclito,il quale nacque da! quello, che s'afpetta da legitimi Tribunali, &
rambitione,&: dal defiderio di parer il più fa- cofi l'infegna Noftro Signore, per virtù de»
pienie>& il, più raeriteuoie di tutti gl'altri. gna della beatitudine eterna
Le bilancie notano per fé {lefiie metafori«
Beatitudine Quarta « camente la Giufìitia,perche>come efie aggiu«
ftanoleccfegraui,& material, co fi eflached
£ U famej& la i^it della Giuflìtia virtù , aggiuAa i beni dell'animo >& pone re-
&
'Beati qui efttriunt , fitiunt lu^itiam . gola all'attioni deH'huomo.
Nella donzella fi notano le qualità di qud*
Cioè, che fono molto defiderofi del viuerc
virtuofo, & del ben opvare,di miniftrare Gm- [^
G'uft«ia,delh quale fi deue hauet fame, &
ftitia àciafcuno, facendo opera,che eli empii
^^ Ì5Vri •
n
Etfifàgiouancpetmoftrare.chenon u rj
fide-
Cano pun,ti,& elTaltatii buoni. ^
^
^
uè molto tardare, ma metterla in elkcutione»
farà donzel!a,che tenga vn paio di bilan oue, & come bifogna
SI cie,& vgualmente pefando, vi fia vn dia- U dianolo fi figura per il vitio che ci ftimo-
uolo in atto di volerle prendere» & efia con v- la continuamente per farci torcete dalla via
nafpada,che tiene nell'altra manolofcacci.il della giuftitia, ma facilmente fifcacciacon la
motto farà: Efuriemes impleuit boniSi parole di tagliente fpada del Zelo di Dio , il premio &
Maria Vergine nella fua Canzone di quefti , fecondo che ci efprime il motto, e
La Giufìitia e vna cofìante, e perpetua vo- l'cflere fatiati di cibi che fono molto migliori
lontà ài rendere à ciafcuno quello , che gli C\ delle viuande di quefta vita
BEATITVDINE.
Beatitudine Quinta.
E' la mondezza dicuorccioè haue-
reil cuore libero dalle pa(Iìoni,e
dalle difordinateafFettioni
Iconologia
74
dono foto gl'accidenti Tenfìbili» oue quelli Beatitudine Settima^ T
della mente s'abbaffanoi come nel motto
s'accenna. EMefler pacifico.
Beati pacifìcit quontam fiiy Det vocaduntttr.
Beatitudine SeHa^ •
San
nella quiete (il
niuctfaledi tutti gli
che pai e appetito v-
hucmimAfii. onde vie-
ne commendata la guerra per fé Oc Ha biafi-
<iirolamo Impojfétle efl hominem miferi-
. meuole) ma per mezzo delle tribc larioni fann
4:ordem iram non placare diuinam . no riftotarla, quando fia perfa, & per fc>& per
La Mifericordia è virtù, per la quale fen- gl'altti,non folonel corpo con gl'inimici eftc-
tiamo dolore delle mlierie altrui,& fouuenia- riori ma nell'anima, che maggiormente ira-
:
comme(ri per propria colpa,dellt quali fi fenta terre di Euandro in Italia, per afTicutare il fi*
dolore,6: pentimento. Tale fu Nuftro Signo- gliuolo delRc, che fofpettf fogli vcniua in*
re co'l ladrone, che eia infedele, &
li diede il contro, fi fece fuora con vn ramo d'Oliuo in
.'
Cielo-, con la donna Samaritana, che era im- manc&ilgiouanefubitofi quietò, oltra adi
roetfa nelle lafciuic,& la fece carta; co quella infiniiiffimi iilirieflenjpij, per liqu-l> tifiti ba-
^heera adultera, & gli refe l'hcnote, ce Mad- fti quefto . 11 premio eh ccftoro è l'eflere del
dalena,che era peccattice,6<: b fece .santa; ó t
numero de' fì^liuoh di Dio» eletti airetecna
S. Pietio,alqualerimen'ei] peccato d'hauctlo Beatitudine.
nepato,&: ancora gli diede le chiaui del Cielo
eiuftificàdolcOitie à moli'altn edempijxhe Beatitudine Ottaua^.
Jì leggono nell'hiftoiia del S.Euangelo, oue
Beati, qui perfecutionem patiumur propter iu*
/ilo par che fi dipinga N.S. fé no per vero fon-
fittiam, quomatn tpforttm efl Regnum
re di mifericordia,ad imitatione dclquale dob
Cdorum ,
biamonoi compatire a*malialiiU!,5<:foppor-
tare volentien le proprie tribulationi,quiindo
vcgono,ò per cclpa propria,ò per fuo volere
VNa donna,chc che
tre figliuoiini,
guardi il
ftanno innanzi à i
le
crudo ftrario di
ta altiui col ffiangiaiCii?*: col bere, Ss. però (\ fa na mano tenga vna Cioccpcr lIù l'Iddio no-
ladonha, che tiene in mano il pane; ^' ne (a biliiTimofopra tutte le. cole: peto più nobii
parte ài fanciulli per fé ftelTi impotenti à gio- fpetie dì giufiitia, fià l'alti e farà qutJla, che
<uratfelo per r.ltri via, 6: fecondo che dice il s'occupa in rende le à lui \ dcuuii Ut ncu di
morrò con queOo mezzo faciiifiimaincnte fi lodi,& difacuficij.quando bcnefiiflccon pc-
D^o.
j)iacaJ'ira di tico.'e m.inifeftoj(i^' con certa ruinad; u :r. ['
. . . .
Libro Primo IS
H modra per la
fo» 6c della propria vita» 6c ciò gli. Mirti, e Refe, con ttc motti di quefta for-
donna che ticn la Croce in mano, con laqua- te, alla Palma di Lauro. Sola perfeuerantia
Ic fi nolano le perfecutionr per zelo delia Re- coronatur . A quella d'Oliuo. Cum Palma ad
ligione» che è la più nobil parte della giuflitia» regna perMenerunt Ianta. Alla Corona. Non
come fi e detto * coronahttHrmfìquicertauerit. Onero altrimé-
Si dipingono IVna donna, Se gl'altri fan- te fecondo gl'antichi à quella di Lauro uie"
ciulli, come pili alieni da i penfieri dannofì, ternitas, à quella di 0\mo-> Jmpajjibilitas,^\{z
per li quali poda apparire il merito per proprio Corona, Seueritas.
errore de gli flratij foppoctati Si dipinge donna per rapprefentarefefso
deuoto.&pietofo, come approua Sant'Am-
Beatitudine à guifa d'Emblema btofio nel Refponforio del picciolo offiiio
della Vergine, con quelle parole Orate prò .
Del Reu. ?. F. Valerio Diodati dAbYHZ.zjt>
denoto femineo fexM. Per darci ad intendere»
M'inora OJferuante .
che chi vuole ad efsa Beatiiudinedifponerfi»
QVaniunque vna fia la Beatitudine, & la &c preparai fi, li fa bifogno efsere diuoto verfo
per oggetto, per efiere vno lo
felicità le Sacrofante,e fpirituali cofe, il che è fegno
ftaco perfetto con l'aggregatione d'ogni be- manifefto divetareligionce fede.
ne fecondo Boetio nel terzo dell« confolatio- Si dipinge giouane per denotare, chedalla
ni,proueibio terzo,& vno l'oggetto edential* tenerezza de noftri anni, douemo dar opera
niente diuino nei quale tutti grintellctti ca- all'acquifto di detta Beatitudine, perche fi
paci, &
ragion euoli fi beatjficano,& appaga- come li primi fiori fono quelli, che nella Pri-
no, come Tengono communemente i Sacri mauera odorano, dilettano, e piaccionoàgl'-
Theologi, nondimeno il Signor noftroGie- huoroini, cofi le prime no(tre vie fono quelle
sù Chiifto nel quinto di S.Matteo diflclc Bea che più dilettano à Dio il mctiuo fi prende
titudmi efsere otto, cioè Pouertà di fpirito, da Gio. Battifl:a,cheditreanni, e mezzo,nel
Manfuetudine,MeftitÌ3,fame>& fete di Giu- deferto fi diede elle djuine cofe.come accen-
ftitia. Mondezza di cuore, Mifericordia» Pa- na Ambrofio nel faoHmno fotto quelle pa-
ce,c Perfecutione,lequa!i propriamente non role . Antra deferti teneris (uh annis-, O'c.
fono Beatitudini per oggetto, ma più torto Si dipinge donzella perla purità intcriore,
modi, e mezzi per peruenirui, imperoche il &efteiiorc,cioè di mente Òi di corpo,nou ef-
Signoreitfiparla per figura di merafora, po- fondo conotta, e mscchi^ta, ne da opre, né
nendo vna cofa pervn'aitra,cioc il mezzo per da cogitationi per figtì.fi arci che chi vuol
iiTermine vltimo attingibile, &i per venire à entrare alla beata vitafa bifogno politezza»
'i
76 Iconologia
magnanimi» e liberali facendo poco conro ta fuoco, efìamma>e che raccoglie ie proprie
delie fue cofe. 3c per poueci ancora.che fen-
li lagrime per de notarci il cuor modo, che però
zafpargimento di ricchezze in altri bifognofi Beati mundo corde. Per dirci che chi vuole ia
poflono acquidarlo con la potenza della buo- Cielo beatificato vedere Iddio, deue hauere
na volontà,dc ricchi diceua Maria . Efuriefi' il cuore mondo,e lótano da ogni maligna paf^
ncrfi in terra à propri) Superiori, :in Cielo & vafo, cofi le lagrime l'anima dalle rolpc mor-
referire l'obedienza à Dio, & alia fua Santa tali, onde il Salmo dice yìjpergesme Domine
tuale negataci tal volta da petuerfi huomini, Le due Palme incrociate giunte, & anno-
onde però ^\ dice. Bcatiqttì elur!unt,& fìtitmt date da vna corona ^duta di Gigli, Mini, e
ntfimaw. Per darci ad intendere ,che chi vuol Rofe>fopiailcapoperimprefa,fignificanolc
cÙerc beato, dfue fcmpre cercare cjuci/o che tre virtù Teologiche, come Fede, Speranza»
è vtjle, e n< ccfTario alia falute, anco haucc & & Carità, la Fede per il Giglio, la Speranza
fete,cinè anii-noproiKo di icndere à ciafcuno per il Mirto, & la Rofa per la Carità, fenza le-
quello che è tenuto . quali virtù ni'suno potrà giamai beatificarfi,
Si rcpprefcuta co'i cttote humano che gec- & quelle badi pei boia iaiomo à tal materia
BEL-
. . .
libro Primo* éì
:B-' A,fri.'.hL Lu E Z a:
chicfubito fifcordano,come difse S.Gkco- Varia color feuente, Aor iiMneo, horntro
moneirEpifìoIa Canonicajcofi noi guardan- £ Iute in vna tnentchein *ltra parte
do la Bellezza nelle cofe mortali, non molto Ke dotta mano di ritraria incarto
potiamo alzaifi à vedere quella pura, e sépli* Speri, Ji vmt* ogni opra» o^ni penderò
'
Quelli
. ,
6è *c:lc8nokagik
^ue^nlicheH»o(irOi€Vatkro Fotfèr effe X Etpuiclidt dear^amaiUi .
Qnafi tempij nlui facrhotte ti profonda Formabonum fra^iU efìt quantumq^ dCCidit
Saper sadoprùela ^un^iu.e, il T^lo^z^
Vna, fcinttlla fol mo/froj^ne ài ntondo Fit minor, ^ fpat.»tjitrpitur tifa T^òl
,£ dì ciòy ch'egli immaginando efgjrfffe N^c femver vioU ne e femper Ulia fiorenti
Note furenle (ielleie carta il Cielo* Etriget,aàJi(fai fginatrelilla Rofa.
-àJ
t»-
B E^:S riatti. ^jK?rJ^^; ^'-J^.t ^ t '^'^ o'H* \
i
Ohna ignuda» con vna'ghisan.ìia ^' Oj'' Oiinà<ì:écà vrfilcì-Cafi-alara: -^ v^itj
di c'oioce verde,T«i rà c^tt'aLiijje ic maji
iàfàvjn"<lardo>nell'^itt4viafpecchio,'porgea^r i^V. n be &;al
dolete fuori fenrafpecchiacfi dentt09 icdi^ pie.ii pei erravi Cara vn Ramarro, o Raga
ifopra vn dcaga.molto feroce. nojchc dir vo^liaracchc neJÌ'vnó,^
•" li Gigli fono i'aaMJicogenaglificxj della B
^cxaaj'corneTÌGijojUa Riorio. .VaJetiaiio
1
iotie.
tro nome fi dicf,èon
in atto di fall r
^a tefta aicù/ ^
nell'ai-*
che ftia'
inoftelsQ i1ecefsari{ìim'éjd v'na.donàa bella, uiene neil'anoiciiia, 'la quak non può, né de
conac ractotttàGioBg!Q.Vanirb'i&' qi^crte tre uè eflete afcpfa .' »^^ ;
•' -
:
poco àpoco crcfcendo la piaga» lente alla fi^ ttt4Si0- cenjìami'autdicejntii Cicerone pxjjno
ne, che per allentar d'arco noti fana . '; . d'ottìcij. '.' ':.•< .
: .- .>-,., jl
Lo fpecchio dimaftjta eCsere la BeUeaza.fe- - 5t tà alata, dlendoche I4 B^ncuoleinza^iii,
rninile medefimaméte vno fpecchJo,nel qua- vn'il^aote, &
fcojza alOa ccj^iueti^din^ n^^J^»
le vedendo ciafcunoie fìefso m
miglior per- &rbà;>I fuoprincipiojn nof»,,' .^.r. --i.'
•
IG/4SF E.T'T-I'OKE.
.....' ;
t
S>cvedotiaircbiamalavite quando*
è appoggiata à TOimo Cacullc ne
gli cflaraetn imperiali, ^i - - ...
\
-_
Et M
aitiate nel 4. libro nelle noz-
ze di Pudéntio>& Claudia, volendoi'
moftraie i*V;nioné,& la Beneuolen-i
—/
— ' -
^ Z/^ ^^
,
qat rtii rpo fi <ti ile
Nec meliiis tenerli iungt^ntur viti^,^
come huomo di molta intelligenza. P^item maxime populus aliti, deinde vlmni^
lIRagano fisàper pubhcavsoce» Sfarne deinde fraxmm, \ - -
.
;
che quefto animale è beneuole ali*faiiomo,& Et di ùuéfti;aibo£Ì yolfe intendere Horatio
è maniftfìo che lo difende dall'inficiie de fci- nel 4. lib. Gdeji chiamati vedouiXenza la
pi, s'auuiene che dorma alia campagna. vite'. •
)
D
in
Orina che tenga in tefta vna corona di'
vite intrecciataicon vn ramo jd'oliuo
mano,verfo i! feno vrv'AIcione augello ma-
Nel frutto fuoi nell'ombre fon gradite, (già;
Maquando.àlOlmoi ò al pioppo alta s'appog-
Crefce feconda per Sole, e per pioggia .
ritimo.OgnVno sa quanto la vite ami l'olmo,, Oue alcuni Tcfti più moderni leggono;
& l'olmo lavite,Cuidio. Ma quando à lOlmo amico alta, s'appggia .-
VlrytHs amat vites, non deferii rlmos.
vitis Et di queft'Olmo ci fiamo voluti feruire npr
Per tale amorofa Beneuolenza, vnionc& iaflando gl'altri per edere più frequente in
bocca.
. . . . . . .
64 Icoriobgia ,
SÌ fuifcerate AJfttto
che tra figli dt Leda, htr thiatt Relli
M tra Ceice, ^ U fida Alcione ,
Kensifefijfetale
. Sempre ella fiaua meco, ffy io con lei.
Si che rado,o non mai ci vide il Sol*
Vvn da l'altro difgiunto,-
Libro Primo • 6$
Alcione, (èr Ceiee, in ytua AÌrnare le, il precetto di Focilide Poeta Greco
Con moicogiudicioOuidionellib.decimo
delle Metamorfofi bà trasformato detta mo-
Ama tuam contagem» quid enim fuauius, ^ fr»-
ftanttus.
glie amante del fuo marito in Alcioncperche Gjittam cum Maritum diligit Vxor vfque adfeneClam
veramente quefto augello di fu a natura porta Et Maritus fuam Vxorem t ncque iuter eos incidJ
al fuo marito tata Beneuolenza, che non per iontentio f
ifpatio di tepo, rrià fcmptc cerca di ilare vn ira Cioè ama h rua moglie.chccofapuò eflerc
col matito,nó pes lafciuiajmà per amica Bene foaue & piùconueneuolcche quando la
piij
uoIéza,chc tcnet Jeue la moglie verfp il \^:.n moglie ama j marito per fino alla vecchiezza,
to,nè mai altri riceue, anzi fc per vect-hie^zt, & il m.iruo
la fua moglie.nè tra loro c'interuie
egli diuéta fiacco,e tardo àfeguitarla nel vola ne conrefa alcuna. Quindi è che li Ro-
rilTa,t^
mai lo
re>ella lo piglia fopra di fé, lo nurrifce, mani an (il hi hanno ladato molte memorie di
abadona,mailola(rafolo,ma portofelo fu gì'- quelli che fono viffi in Matrimonio vnitamen
homeri>lo porta, logoueina,& ftà fece vnita te con Beneuoknza fenza contraflo,de quali
per fino alla morte, fi come rifcrifce Plutar- noi ne peneremo per eflcrapio quattro Stam-
co, De folertia AnimdMiin . In cotal guifa pate dallo Smetio due vetfo il marito, e due
parlando deW AlcioncP^^i autem fene^usma altre verfo la moglie .
rem imbecillum C^ad [etlandum tarànm red-
diditi ipfa eum fufcipiens geftatt atqne nutria
numquam defìituens numquam folum relin-
,
D. M.
quens. [ed in hiim*ros fuhUtum vfque quoque D. lunio primigeni»
§lui vix.ann.xxxv.
portai ',atque fouet, eique ad mortem vfque
lunia. P alias . fecit
ade/i.
Coniugi Y, ariffimo
^ Pongafi ad imitare li conforti Tamabile na- Et pientijftmo
tura dell' Alcione, &
ftieno tra di loro vniti co De fé benemerenti
araore,& Beneaolenza,tenghino in due cor- Cum quo vixit annis
pi vn'animo, &
vn volere, l'vno fi trasformi XV. Menf. vi.
nell'altro, gioifca, 8c refti lieto, contento & Dui citer .fine §^erelta -
66 Iconologia
M aerimi nofler accepitiamift v.xorew,/ìngti- Q^. LO L LIO.
condito
q. 1.
B N C I o.
nella guifa, che fifogliono rapprefen-
tarc Cioè vna ftà con le fpalle vetfo
»
od arma co'Io liaSbia vn drappo di color potiamo dire che fimile dimoftratione dcuc
tur-
chino turro ft-!l-ao,iIqiiale cuopri le parti più
fare chi riccue detto Beneficio, E' ben vero,
fegrete,!; vcdfà dal Cielo vn raggio
ilquale fa che il Beneficio non e, ne può edere Benefi-
ra tifplc Jere detta figura, Terrà braccio
il de- cio quando fi benefica gente tutpc,&: infame,
ftro altee co la palma della mano le tre
gtatie Se fopra di ciò potredìmo dire adai, ma tace-
remo
. . . . . . . .
Libro Primo •
67
remo petnon chiunque, fa be-
fare aiioflìre chi balia per dimoftrare che l'ordine de i Be-
neficio a quelli» i quali fono indegni di viuerc nefici] il quale pafia d'vna mano in vn'altra ri-
al mondojci repprtamo à quello che dice Fo- torna vinmamentc ad vtile di colui che lo fe-
cilidc Poeta Grecie) che in noftra lingua così ce prima.
xifuonaj 11 fiate con il braccio finiftroin atto di ab-
K oli in mM̻m virum benefitium bracciare altrui,ne dinota la prontezza &c la
Cenftrre, effac fi in mari femmes, buona difpofitione chi bà per oggetto di ef-
ignudo percioche il Beneficio ha da ef fercitare sì nobil virtù de beneficiare
Faffi
altrui
fere no folo libero, e fcioltjo da ogni inganno, L'ali che fono nella giuntura del braccio,&:
ma lontano da quclli.che fotto finiione d'elle della mano,dimo{lrano che chi fa il Benefìcio
re liberalii &
di fai benefìci} altrui, mofìrano, con ogni prontezza deue efler vcloce,& ptc-
più fcgno di vanagloria &
intereUe che d'ani- fto all'operationi,acciò che fia molto piià gra-
mo puro,& fincero, Videre etia liceat plerosque ta la gratià à chi riceue il Beneficio Celeres .
non tam natura ltherales,quam qaadam gloria gratid. dulciores, autem tardauerit » Omnis fi
tndufios'Vt benefici videanturfacere Multa,qudi gratia vana^ ncque dicetur gratia» dice Lucia-
yidentur magis profici/ci ab ojientationeìquam no,& Publio Mimo. Bis dat qui cito dat.
à VoluntatCì dice Cicerone ptinio de oftìcij Porge la Catena d'oro con dimofiratione
Potiamo anco dire,che chi riceue il benefi di farne dono, per fignificare che il beneficio
ciò non lo deue nafcondere, rnà farlo vedere lega, & incatena a tutti quelli i quali fono
ad ogn'vno, percioche quefto è fegno di gra- lui beneficiati
titudine ellèndo, che quando non fi può ri- Benefitium dignis vói das .
cambiare con l'opere il riceuuto Beneficio Omnes Obligas . dice Publio Mimo
confefìTando almeno con parole> è fare che à L'aquila nella guifa ch'habbiarao detto di
tutti fia palefe la liberalità del benefattore. quefto geroglifico ci riportiamo à quello, che
Il drappo turchino tutto ftellato,ci fignifica narra Pierio ValerianoJibro i5>. il quale dice
il Cielo dal quale fi riceue tutti i Benefici], & che volendo gl'Egitti) fignificare vn'huomo
tuitelc gtaticche perciò fi capprefenta il rag- benigno, benefico, &
liberale, dipingeuano
giojchefa tifplendere sì nobil foggetto.fctiue vn'Aquila la quale da ogn'altro vccello lafcia
San Giacomo Apoftolo al cap. i.Omne donum pigliare il cibo della propria preda
defurfnm eft defcendensà Vatre luminum. Per-
fio nella prima Satira mofira quefio colore ef-
BENIGNITÀ».
fcre d'huomini che à cofe di grand'importan-
zaafpirano-, Colui dunc^ue che contempla le
cofe celefii» &
afpira à cofe grandi > merita-
D Onna
con ambedue
veftita d'azzurro fìellato d'oro
le mani
melle dalle quali n'efca copia di latte che di-
fi prema le mara
mente di tal colore deue effer vcftito,& il Pe- uerfianimah lo benino, alla finifi:ra banda vi
tcatcanel Sonetto 8 5. dice. farà vn'Altare col fuoco accefo
Voh ctn l'ali de penfieri al Ci* lo • La Benignità non è molto differéte dall'af-
Tiene il braccio deHto alto,ó^ con la palma fabilità, clemenza,& humanità,& principal-
della mano le tre gratie,acciò s'intenda le tre mente fi effercita verfo i fudditi, & è compaf-
maniere dei benefìcijvCioè di quelli, che gli fione bauuta con ragione interpretando la ,
&
danno,& di quelli che gli rendono, quellij legge fenza rigore,& è quafi quella che Gre- i
Si dimoHra che vna Aia con le fpalle verfo terpretatione della legge
noi>5cdua ci guardino,petcioche fi cófidera» Si vefte d'azurro fiellato à fimilitudine del
che nel ricàbiare il bene fattoci^habbiamo da Cielojil quale quanto più è di ftelle illufirato,
efiete pm liberali afiaijche quando fiamo noi i &
abbellito, tanto più fi dice efiet benigno
primi à far beneficio altrui, 5"; ea^quA vienda verfo dinoi,cofi benigno fi dice anco l'huo-
accipimus maiori menfura reddimus, quid be- mo, che con fereno volto cortefemente fa'
neficio prouocati facere debemus ? an non imi- gratie altrui fenza interefle>ò riconofcimento
tari agros ferttles, qui multo plus adferunt , mondano» & che efsequifcc pietofagiuftiiia.
quamacceperunt, dice Cicerone i.de off. Preme dalle mammelle il latte>deì quale vi
Stanno con le braccia intrecciate à gu'fa di uono molti animali, perche è effetto di Bcni-
E z gniià.
, .
68 Iconologia
B N I G N I A\
Marchesana, Salviati.
Vtil. c.i6. che : Qui non laudar bemgnitatem.ts hanno Elcttione, Beneficenza, Magnificen-
profetò cor habet adamantinum, aut ferre ex» za, Clemenza, &c Benignità,) à i qu .li fi ridu-
€u]JHm cono tutti gl'altri, percioche il magnanimo
L'alt<ire co'I fuoco,denota,che la Benignità non fìima,ne di(prczza,comc quelloche non
fideuevfrcj ò per cagione di religione > la teme,ne fpera:in quanto non difprezza è Be-
quale principàltrientr-,s'vflercitaconli factifi- nefico, inquanto nonltima» Magnifico, in
cij,ò iilmeno nò fcnza eiJa,t; Imentc «.he ven- quiinio non teme, Clemente, in quanto non
ga in pencolo d'clTcrerifaiv'ataiòitnpcditj la fpera, Benigno, ik perche la Benignità ha
Dio ftclIo,i!qualc
giuftitia pei in. itale è vgual pcrioggeitoimmecl. a amente l'honotc,6: i-
mcnttr giufìo,&. benigne honorarc, però fi può dire, che la Benigni-
tà fia il più degno affetto, che poffi nsfcere
in principe gcnciofo»ilche e conforme alla
dot-
. .
Libro Pr imo 6^
N I G ì A^
rezza, 6c ben fi può dire di lei quel che feli- imo ad vfcire del ventre della madre, pel &
ce Claudiano in Cònfulatu Maniiijj. edere ella benigna-,& pianeta humidoafftet-
Per^^it tran^MÌlla pcteffàs ta tall'horacóil fuo influito il parto foccorté-
^ed violenta neqnit : mitndtitaque fòrtiusvrget do le dónc ne' ior dolot i.rédendole piùfacilc
Imperio fu quies al partonrccome dille Horatio lib. j.Oda ili
Le tre Luncchefònointorno al fregio del- Monùum cuJldsnHmcrctumqi-'virget^
laClsmide>rapprefentano l'infcgna dellst II- G^HA ÌAècranus vtero puellds
Cafa Strozzi» nella quale fi ccntie*
luftriflìmi Ter vtMta auidis adtmisqi lethoi
lietamente, perche ella è benigna à tutte,co- nel camino,tanto,che à poco à poco lo rimet-
fnerifcrifce TheofraftoFilofofolib.j.cap.ij. te per la ft rada. Si elephantes hominum errati»
de plantis, tem (ibi obuium viderint in folitudine, primo»ne
Pimis quoque benigna omnibus propterea effe impetti terreanty aliquantulum de via [e fub'
futaturqtiod radice fimplicialtaque fìt: SeritUr trahunt% (f lune gradumfigunti &
paulatim ip-
enirn [ub & Mynm & Laurus 0" alia
eam , , funt prdcedentisviameiojìendunu dice il me-
fleraque nec quicquam prohibetradix, quo mi^ defimo Bartolomeo Anglico nel luogo citato,
augefcere valeant & quo
tius hi&c libere : tntelligi oc Plinio nel fudetio lib.cap.4.£/tfp/74J hamine
pote/i, radicem plus infeflare quam vmbram ; obuio forte folitudiney&ftmpltciter aberrate de-
quippe cum fimts vmbram ampliffìmam red^ menstplactdusq; etia demonffrare via traditur.
éiat-, & reltquas qttoq; paucis altifq; nit enfia ra- Atto veramente benigno, mirabile, in vno
dicibus ad portionem focietatemque nonnegat, Animale, ch'habbia forza di nuocere, & non
Oue è danotarccheil Pino arbore nobiliffi- voglia,ma più torto di giouare: Della nobile,
ino di radice alta, &
fcmplice raccoglie bc- e benigna ccndittione di quefto Animale fi
.nignamentc fotto lafua ombra le minori pià- f>ofsono riputar partecipi quelli Signofi,iqua
te,fi come fanno altri arbori di alta radice,che imodì dalla loro innata benigna natura ri-
non negano liceuerc in compagnia loro altre mettono i fudditi, ò feruicoti nella via del feli-
Libro Prime* 71
sefto Principe è di far felici i fuclditi diflc An- dalla fua guardia fufTe impedito Pingrenb a
•tipitro:dip!Ù gli honcftiA benigni Principi, niuno. Qi-ielti fono Principi amati in vira,6c
€c Signoti, accorgendofi maggiori
di cflece dopò morie bramati, che fi fanno fchiaue le
tenuti. 6c nuctiti,^»orgono nnimo à minori di genti con la benignità, & certo per quattro
patlare,& chiedere vdien2a,& foccorfcfi co giorni.che in queftavita vnofignoreggiajde-
me hanno f.rro gli ottimi Principi, & Impe- ueprocurar diladar memoria benigna ài fé.
tadofi, che hanno lalìatobuon nome di fé. perche la fua .Signoria rofto fi perde» la fu* &
Alellàndro Scuero di nome. Se benigno di Bcnignità,co;ne virtù eretnamenre dur3',Dct
natura à chi nò s'arnfchiaua di chiedere nié- to degno di genetofo Piincipe fìi quello di Fi-
te, lo chi Mtiaua, dicendo perche non chiedi lippo Re di Macedonia Padre del grmde A-
niente? Voi forfè ch'in ti reftì debitore ? chie- lefsandro. /^<2/(? diubenigriHS quam breni ter»'
di» acciò non ni imenei di me: ConofceU". A- por e Ùominus appellar/
leflandro che il Principe è obiigaro dar beni- Voglio più tofto efsere chiamato lungo tem-
gna vdienza,& foccorfo à pcrfone minoti, po benigno, che breu: tempo Signore, onde
priuatc,& perciò s'offc .a benignamente à
i ioconfiderando il cortcfe animo diqueftiin-
loro, dimandando bifognipernon rimane-
i utt!,& benigni Principi, &
lanobii natura
re à loro debiiore,& pure era gentile Impera- dell' Eictante anuriil maggiore d'ogn'altro
dore,confond-nri quelli Signori afpri dina- congiunta con tanta Benignità, fi conclude-
turajche negano IVdunza, e fé pur la danno rà, che quàto piti vna perfotia è nobile,^: gra-
dire che bifogn;)Uai auertire che niuno fi par- gnor benignojche fuperbo,& altero, anzi l'o-
tifle.v.itito,& difzuft ^to d il parlare de! Prin- dia, fi come il mora! FilofofoPlutatco chia-
cipe . Non oportere^ ftt. qHemquam a fermone ramente diraoftr a neldifcorfOiChefàalPrcn-
Principis tnffsmvifcedere : Soggiunge SUeio- cipe ignorante,dicendo>che fi comej Iddio ha
niocht f aito li popolo m ogni occsfione con collocar •
nel Cielo il l>ole, &
la Luna» fegnì
l^nta piyceuoiezzajd: Bcnignità.che folea far del fuo fplendote, coli è l'imagine , &c il lume
preparare ie fefte publichc de Gladu^tori non del Principe nella Rcpublica, che porta la
àgulto fuo,mà ad'aibitrio degli fpet;aiori,& mente, & la ragione gufta,& retta, è non il
niainegònienieàniunocheglt dmi'nd,iiìe» fultnine,e'ltridente,coraef^gIion farfi dipin-
anzi l'efloi taua dimandare di pjù: Nam ncque gete alcuni pet parete trea-endi, fubìimi &
negaùit quicquam petentibus O" vt c^uai vellent
: più che non fono: difpiacciono à Dio quefli»
petereni, iliro adhoriatus Stan Jo vna fé ra
eli : che fanno emulatione con li tuoni fulmini,5c
àcen<j,gli verine>inmente,chein qUv.lgiOrno raggi,& fi compiace di quelli, che imitano la
nonhiucuj vfatahfcliraB.nigniràcon nm» fua Virtù, fi rendono firaili à lui nell'honedà»
no, di e he pentédofi, mt^nuò fuori quella me- humanità, &
Ben gnirà, &quefti più inalza
tnorabil vece yìmìcidiem perdtaimus, Amici facendoli partecipi deila fua Equità, Gaiftifia»
habbiamo perduta la giornata, riputò come Verità, Manfuetudine,& Benignità, median-
Principe edeic debito fuo elietcirare ogni te lequah virtù rifplcndono. come il Sole,(&
g.ornolV fficio della Benignità . Non fu mcn la Luna non tanto appreflb gl'huomini,quan-
benigno quel buoiK) Impetadorc > dico Mar- to apprefso Iddio padre di ogni Benignità.
co Aurelio di cui Hecodiano fcriue.che a qaal BIASIMO VTTIDSO.
fi vogli che vi andana auanti porgeua beni-
VEcchio magro.pallidojcon bocca aper-
gnamente la mano» è non compoitaua, che tala chinato vcifo la terr?» la quale ei
E 4 va
. , . . .
7» Iconologia
vi percotendo con vnbaftonc» che ha in ma- occafione di piacere>& diguftoJ
nojcofi fingeuano gl'Antichi Momo
Dio dei- £recco>& psUidO} perche taldiuiene fpef-
la ripicnfionc»c del bi^fimorilveftiraento farà fo, chi biafima per rinuidia>che quafi Tempre
pieno di lingue» d'orecchie, &
d'occhi muoue il biaHmo
Si dipinge vecchio, petchc è proprietà de' Sta con la bocca aperta, & fi vefte,con)e
vecchi di biaiìmare fcmpte le cofc d'alcri^ò habbiamo detto con orecchi,& cc-
le lingue,
—
perche fi coftofca la loro prudenza impatata
con i.-r--..; 1; ^^u: »««; X ^^^ ì,^^.\'^
l'efperienza di molli annijò per lodar l'e-
chi perche il Biafimo è Tempre pronto d'vdi
re,& vcdecc pet fcemar lalodcdi qual fi vo-
tà palTata,© per porre freno alla licenza gio- glia pcrfona.
uenile. Mira la terra, perche il fine di chi biafima
Si fa ancora vecchio, cfsendo la vecchiez- non puòeCscr fcnon vilcappoggiandofi maf>
za verno, che fpoglia i tempi d'ogni fime all'arido legno della roaledicenza
finiile al
BONTÀ'.
l*oro fuprcmamente buono ftà tutti
i metalli. Horatio dimanda aurea
la mediocrità, dalla quale deriua la
Bontà ifiefsa in tutte le cofe
L'Albero alla riua dei fiume è
conforme alle parole di Oauid nel
fuo i.Salmo,che dice: l'huómoche
fcgue la legge di Dio efset fimile ad
vn'albero piantato alla riua d'vn ru-
fcello chiaro, bello, corrente > e &
per non efset altro la Bontà, della
quale parliamo, che il conformarfi
con la volontà di Dio, però fi dipin-
ge in tal modo,& il Pellicano mc^
defimamente , il quale è vccello >
che, fecondo che raccontano molti
autori, per fouenire i propri) figliuo-
li pofti in necefiìtà , fuena fé fiefso
col ro{lro,e del proprio fangue li no
drifccccme dice difFufaraente Pie-
rio Valerianoal fuoluogo,&de più
moderni nella nofirahngua.
llRufcellinell'imprefa del Car-
dinal d'Augufia non moftra altro»
chel'ificfsa Bontà.
Sta con gl'occhi riuniti aICielo>
DOnnabella veftit« dVjro^con ghiilanda per efser intenta alla contemplatione diuina.
dirutaificaposeftaràcon gli occhi ri- Se per fcacciar i penfiericaitiui; che di conti-
«oltiverfo il Cielo, in braccio tenga vn pelli- nuo fanno guerra . Per quefto ancoiafi po-
cano con hfigliuolini &
à canto vi fia vn ver- ne la ghiilanda di ruta, hauendo dert'heiba
<lc arbofccilo alla riua di vn fiume. proprietà di efset l'uggita dai fpiriti-mahgni,
Bontà ndi'hiiomo è compofitione di pani Se ne h&bbiamo auterìiichi tcfiimuni). Ha
l>uone5Comefcdcl€,vcracc,integro,giufìo,& ancora prcptictà di (miuuir l'amor veDeieo,
{)aticnte ti che ci manifef^a, che la vera Bontà l:>fcia da
Bella fi dipinge, pcrcioche la Bontà fi ce- banda tutti gli intc n (lì, &l l'amor pvopno, il-
flcfce dalia beilezza.efseodo che la mente ac- quale fclo fconccrra,Ò>. guafta tutta l'armonia
^uifta cognitione de'fcnfi. diquc{l'org;ino,che fuonacon l'armonia di
li velSito dell'oro fi^nifica Bonrà,|)ere(sec tutte k viiiù.
BV-
. . .
Libro Primo, 9Ì
B ve 1 A;
La parte del veftimenro del color bianco 11 fafceito della paglia accefo altro non fi-
xnoftra,cbc gl'hucmini bugiardi primieramen gnifica,fenon che fi come il detto fuoco prc-
te dicono,qualche verità per nafconderui fot- fto s'appiccia, & predo s'amraotza,cofi la bu-
to la bugÌ3jimitando il Diauolo,ilqualc,come gia prefio nafce,& pretto muore
dice San Giouanni Grifoftomo fuper Matth. L'eHer zoppa dà notitiadiquelchc fi dice
Cottceffum efi interdum vera dkere , 9t menda- triuialmente:che la Bugia ha le gambe corte.
cium Juum rara 'veritate commendem . B V I O.
Ualira parte di dietro del veftimenio nero,
Glouanetto moro,veftito d'szurro fìellato
fi fa in quella fcntenzadi Trifone Gì amatico
d'oro, &fopra il capo haueràvnGuf-
GrecoJa quale diceua,che le bugie hanno la fo, nella dcftra mano vn velo nero , & con la
coda nerajóc per quefìa medefima ragione à finiftra terrà vn feudo di cclotd'otojin mezzo
qucft'imaginc fi pone in capala Gaza , che è del quale vi fia dipinta vna targa con motto
di color vacio«e la Scppiajlaquàlc fecódo.. che
che dice . ^udendum .
V
. , . ..
74 Iconologìa
Il veftimento nero fignifica malinconia, manigiontcal Cielo, &davnaparie vi fati
<h'è coiTtpjgna perpetua della Calamità. vnB.'.hlifco.
S'appoggia 3 la canna, perche non Ci troua Dipingcfi con vn vifo iracondo, perche è
maggioi C. al arnitàjc he quella di coluitche (là cagionata dall'iracondia^ dallo fdegno &
in pencolo di rouin arci qualcli cóJucemol 11 torcio accefo dirooftra,chela CalunDÌa,è
Il mazzo del grano acconcio, come detto cerdcfi Egitti) pcncuanoqiicfto animale per |
habbjamo,rignifica laperditione,& ruinadel la Ca'urmin, perche fi cerne il B^filifco fenza (
DOnna atciuttapanrji,the
meta piena lepracon
lecuoprono
di
le
difagi.rormcntieben fptflb la morte fenz'cn
pochidìfni de poterli r.iutaie,iion fapédo il torto, p'^rchc
parti vergogijofe , Se con alcuni cagnuoli gli vienfatcoin abfenz-comefi vedeauueni-
che li ftiano lambendole piaghe deilc gambe re in m» 'Ite corti,& Herod<^tr fepra la Cjlun
terrà le mani in atto di dimandare elcmofina. ma nel lib.y.cos» dice : Calummatorimuriamt
Calamità, Miferia. ^ facitaccufatcnon ^r^fentemaccujans,
DOnna meda ignudala (edere fopra vn fa
moki m
fcio di canne rotte.e fpezzate
pezzsin mezzo à vncaneto.
CAPRICCIO.
Si dipinge meft a, pcrciochela miferia ren- Glouanftto veftiro di vati) colori, in ca-
de l'huomo meflo,& ancorché la Fortuna fé p porterà vn cappellctn: fimiic al vc-
gh moltri alquanto benigna nondimeno , ltiajrnto% toprailquilc vi faranno penne di-
non il rallegra iTiai, come dimoerà Seneca in <uetfc, nella delira mano terrà vn mancice»& j
'
Thyette nella finiftra vn fperone.
froprium he mi/eros fequìtur vitìum Caprirciufi fi dimandano quclh» cbecott
^ideatfdix Fortuna Hcet Idee dall'ordinarie de g.'altri buommi diucr-
Iìumq*'am *ebus credere l&ts »
fcfannoprenJ€re'epropiieatii«jni,màconla
Tamert afftiìcj gaud<-'rt piget,
mobiltà dall*vna all'altia pur del medcfimo
Sifaà federe, per mo(itare,cVie le fuefpe- genere,& per modo d'Analogia fi dicono ca-
lanzefcno andate a rerra,d: ellamfieme con pricci le idecche in pittura, ò in ranfie ,ò io
efle.perchediccS'AgoItinonel lib.dcfin.la altro modo fi maniftttanolontanr dal modo
miferia è abondanza ditiibulauone . ordinano: l'inconftanzafi dimofìra nell'età
Le cannefiacafìate fuiono fempre pofte fanciullefca, la varietà nella diuctfità dei
anticamente per ngnific^rc bC^l miità. da colori
chiiRomiini pigliarono il poi nome di Ca- Il cappello con le vaiìe penncmofìra che
Jamità) dimandando calamij Iccaiine. principalmente nella f^ntafia fono poiìe
quefte diuerfirà d'artioni non ordinarie
e A L V N N 1 A,
Lo fperone, 6c il rointicemoftrano il ca-
DOnna, che molili
effece fdegn2ta,nella pricciofo pronto all'adulare l'altrui virtù, ò
linilVra mano tenga vn torcio accefo, al pungere i vitij
èccon tadcltra p e:ida pec tapegfivn gio- i
JLibio Primo» 7%
A P R 1 C C I O.
D/ bel lucide xtloh notvtfTtiM
^ando fu canta fi tega It quatlreU»
£ l» Vergine figli» di Latons.
7^ Iconologia
alcttccioè vna per banda,in mano porterà il che chi va dietro fetnpre aili lafciui piaceri ti-
Caduceo,& alli piedi i Talari,chc cofi fi cruo- mane fpefso fpogliato, &: priuo d'ogni bene»
ua dipinto da i pittori,& defcritto in molti li- perciochc le ricchezze fono dalle iafciuc don
bri da' Poeti,&in paiticolacc nelle trasforraa- ne diuorare» & fi debilita il corpo>& macchia
(ioni d'Apuleio. l'anima di tal bruttura* che niente refta piiì di
Sarà detta Imagine fopra d'vn carro» 6i. vi bello
faranno molti fallì, per accennare il coftume Il mirto, & le rofe fono confecrate à queda
degli Antichi che quando paflauano vicino Dea» p-^r la conformità, che hanno gl'odori
alle (latue di Mercmio* ciafcun ligitrauavn con Venere, & per l'incitamento, & vigore»
fado, à i piedi di Mercurio erano molti monti che porge il mirto alh lu(luria,che però Futu-
di udii e ciò rjferifce Fornuto nel libro della rio Poeta Comico mcntte finge Digone me-
natuiadegliDei. retrce, cofi dice.
$a[à qucfto carro tirato da due Cicogne ve ji me porti dtl mirto aceto th'io pcffk
celli conf ;crati à Mercurio^perche quel'o ve Con pii vigor y di Venere optar l'armi.
ccllo,ch'è chiamato Ibide.è vnafpctie di Ci- L^ ccnca manna» che tiene in mano» mo-
cogna ,laqualenafce in Eg'tto, come fcriuc fìta.cheVentre fia nata dal mare,come diffu»
Ari(ioteIe nel libro della naru> a de ^.1' .nimali, famenre fi tacconra da molti
doue che Mercurio(fecondr) che narrano gl'- Il fuoc atto fecondo Apu'eo è tirato dalle
Hiftorici) regnò, dando à quei popoli le leg- colombe, le quali (come fi fcriuej ft^no citte
gi,& infegnò loro le lcttete,come fcriue Mar- modo ldfciue»ne è tempo alcuno dell'anno.
co Tullio nel terzo libro della natura de gli nel quale non ftieno inficme ilei lorgufìi a-
Dei» &
volfe,che la ptima lettera dell' Alfibe- morofi .
to folle l'Ibi, fi come dice Plutarco nel libro Et Horatio, Ouidio, &
Statio, dicono, che
de Ifide» & Ofiride, & Ouid. nel
fecondo li- Venere è tirata da i cigni, per dimoftiatc, che
bro delle tr^sforraationi ferme» che Mercurio iguib de gl'amanti fono fimili al canto del ci-
fuggendo in fiems con gU altri Dei l'impeto gno, il quale è tanto più dolce, quanto quel-
di Tiffeo gigante fi conuerfe in vna Cicogna. lo animale è più vicino al motire, e cofi tan-
Potrebbefi in luogo ancora delle Cicogne to più gode l'innamorato quanto più pena in
dipingere due galli, perla conuenienzajche amore.
ha Mercurio Dio della fecondia, del parla- & Per fare alquanto differente quefla figura il
le, con la vigilanza» la quale fi dinota con il Giraldi fcriue che Venere fi rapprefcnta, co-
gallo me ho detto,fopra d'vn carro tirato da due ci-
Con il Caduceo fi dice che Mercurio , (fe- gni,edue colombe» nuda, col capo cinto di
condo i Gentili) fufcitafle i morti, come l'elo- mocteIla,6(: con vna fiamma al petto»nella de-
quenza fufcira le memorie de gl'huomini fìra mano tiene vna pulla, oucro vn globo, in ,
ITalari,e le péne,moftrano la velocità del- forma del mondo, & con la finiftratre ponn
le parole, le quali in vn tratto fparifcono,però d'oro, & dietro gli fono le tre graiie, con le
Hora. chiama quafi le patole,veloci, alare. & braccia auuiticchiate
c'han lepennc, e chivuol vedere più diffufa- Il globo moftraefser Vfenere dominacricc,
ti'->rtella,& in vna mano tiene vnaconca ma- giouanctto ardito, ignudo, ornato con
i)ina_» . chioma dorata, fpatfa da i raggi, con il brac-
Fu WcntTii rapprrfcntara nuda per l'appet- cio dtftro diftffo,& con la mano aperta terrà
^H) de£l« hfciui abbbracci.irp^niitOuero,pei» tr^ figurine» che rapprefentano \t ere gratie^
nella
. . . . .
Libro Primo • 77
nella finiflra mano hauera l'arco, & le faetce, CA URO DI MARTE.
& fotto h piedi vn (icrpente vccifo
giouane con rautcoriù de i Poeti fra i
Si fa
con li ftrali.
FV rapprefentato Marte dall'antichità,
per huorao feroce5&; terribile nell'afpet-
quali T. bullo cofi dice. to, &
Statio nel 7. libro della Thcbaidc, l'ar-
Che B»ccho filo, e Feh eternamente ma di corrazza tutta piena di fpauéteuoli mo-
Cicmw fwo , ^c. ftri, con l'elmo in tcfta, & con l'vccello Picg
Et per la giouiaezzavolfeto fignificare la per cimiero, con la deltra mano porta virtia-
virtù del Sole produttore fempre, in vigore fta, &con li braccio finiftro tiene con ardita
.del Aio calore, di cofe nuoue, 6c belle attitudine vno feudo di fplendore fanguignoj
Softiene con la finiftra mano le tre gratie & conia fpadaalfianco,fopia d'vn Catto ti-
per ditiìoftiare, che ciò che di bello, e di buo- rato da due Lupi rapaci
noè inqueftoMondo> rutto apparifce per la Si moftra terribile, & (pauenteuole nell'a*
fua luce, e da quello in gran patte è prodotto. (petto per dar terrore, &
fpauentar i nimici •
Con ilferpe morto,& con le ftezze fi dipin- I moftri, che fono nell'armatura, moftrano
ge per accennare la fauola di Pitene vccifo da efsere apprefso di Marte il futore,riropietà,&
Apollo finto fofo per dimoftrare gioueuoii i altri fimilipafiioni.
effetti, che nella terra opera la forza del Sole Gli fi pone il Pico per cimiero per efsere ve-
afciugnndolefuperfluità de gl'huraori, & ti- cello dedicato à Marte per l'acutezza del ro-
foluendole corruttioni. ftro, nel qualfolo confida contro gl'altti ani-
Starà detta figura con bella difpofitioncfo- mali.
. pra d'vn Garro, il quale da Ouidio nel fecon- L'hafta fignifica Imperio,perche tutti quel-
do libro delle Metamorfoficofi fi dipinge. li, che attendono all'armi, vogliono efser fu*
D« fìcthe gemme e quel bel Carro adorno periori, &
dominare altrui.
Et kà d'oro il timone, Cf i'ttjfe d'oro Lo feudo denota la pugna, oc la fpadala
Le CHruature delle rote intorno crudeltà.
33a falda fafiia d'or cerchiate foto Si fa che ftia fopra il carro, perche antica-
Jrra£gi fon che fan più chiaro il giorno mente i combattenti vfauano le carretc, e di
J)' argento» e gemme in vn fottìi lauoro ciòfaraenrione ilBoccaccio lib.5>.della Ge-
£ tutto infieme st gran lume forge neologiadc gli Dei.
Ch'i» Ciel da terta il Carro non fi feorge,
Glifi danno ilupi, pereller quefti animali
. Quefto Garrq,come racconra il Boccaccio dedicati à Marte, èc per moftrare l'infaiiabile
nel 4. libro della Geneologia de gli Dcis ha ingordigia di quelli,che feguono gl'efferciti,
quatto ruote, perche nel fuo corfo d'vn anno che mai non fono fati), fimili à i lupi . Et Ho-
cagiona quattro murationi de' tempi, ti- &è mero fa tirare il carro di Marte da due caualli,"
rato da quattro Caualli, delli quali il primo da come animali atti per combatterete à fua
gli Poeti, è chiamato Piroo*, il fecondo Eooj imitatione Virgilio diiTe.
il terzo Éthone,& il quarto Flegone, Se con Sello armantur equi hellum h&c ar menta minan"
quefti hanno moftcato la qu3liià,& il camino tur >
Flegone, & fi figura di color giallo, ma che carro tiraro da due Aquile.
porga nero, per dimoftrare la declinatione Nudo fi dipingei^peroche, come racconta
d'efso verfo la terra,al tempo,che tramontan- AlelTandro Afrodifecanticamcnte l'imagini
do fa ofcurare efsa terra degli Dci>& de gli Re, furono fatte nudcper
moftra
. . . . . . .
78 Iconologia
moftrare che h pofTanzaloto'ad ogn'vno era II capo ìnuoiio>& i'afpeito tardo,dimoftra-
nlanifefta.
no il finiftro afpetto della ftella di Saturno,*:
Ivarij fiori, fopra il panno fignificano l'al- la fua tardanza
legrezza, & benignità di quefto Pianeta, & Sporco fi dipinge , perche è proprio di
(1 Virg.nell'Egloga 4. cofi dice.
elTi fiori Sa-
turno il concederei coftumidishoncfti. '
JPfatiti blmdti fundent cunttbuln fines
Si rapprefenta con la falce in mano,pcrcììc
Gh rtw.'.'fhi foleuano dare l'hafta per fegno il tempo roietcc taglia tutte le
cofe,come an-
di maggioranza j &
P5'-*-j° "^11 imagine di co potremo che per la Falce s'intenda là
dire,
Gioue fignifica ^Utd'llteiìo coltiuatione de' campi; ch'egli infegnò à gl'I-
Il folgore nota caftigo, ma perefferquefto taliani, che prima era incognita
Pianeta benigno lo tien con la finiftra mano, Il fanciullo, che eflb diuora, dimoftra,chc
per non elTei rigotofo, il che fi moftrerebbe, il tempo diftrugge quei medefimi
giorni dei
quando lo tenclTe con la delira mano in atto quali è Padre, e genitore
dilanciatlo. Si danno i neri bcui al fuo carro, perche
Il carro è tirato da due Aquiicnon folo per tali à lui fi facrificauano, come racconta Fcftò
moftrare,come fono dedicate à Giouejrtìà an- Pompeo
coperdinotare gl'alti, &
nobili (uoipenfieri, Si può anco dire,che hauédo efso infegna-
&laliberalità,&: finalmente edere gioueuolc to l'agricoltura per arare, &coltiuare i campi,
altrui, &
perciò dalgiouare dicefi che ei fu non fi potefse, fé non cófcommodità farfen-
chiamato Gioue. za quefti animali,e però i boui fi pongoncco-
malinconica c5plc{Iìone,&con habico ftrac- pita la tefta di Medufa,in capo porta vna ce-
ciato,nella deftra mano tiene vna fa!ce,& con lata>che per cimiero ha vna sfìnge, da eia» &
la finiftra vn picciol fanciullo,quale moftri co fcun de' lati vn grifFo,in mano tiene vn'hafta,
bocca aperta voler diuorare. che nell'vltiroa parte vi è auuolto vn drago,&
Srarà qàefta figura in piedi fopra d'vn car- à i piedi di detta figura è vno feudo di criftal-
ro tirato da due boui negri,ouero da due gran lo fopra del quale ha appoggiata la finiftra
fcrpenti,& fopra del carro vi fia vn Tritone» mano.
«onla Buccinai alla bocca, moftrando di fo- Il carro in forma triangolare fignifica (fe-
tiarla,m3che fi ve d3,che le code d'elTo Trito- condo gl'anrichi^ chea Minerua s'aittibuifce
ne fiano fepolcc nel piano del carro , come fé l'innentione dell'armi, dell'arte di tefsere, ri-
foflero fitte in terra. carnate, &
l'Architettura.
Dipingefi, fecondo la mentioncche ne fa Dipingefi armata, perche l'animo del fa-
ilBoccaccio li.iJ.dclI a Geneologia de gli Dei, piente ftà ben preparato contro i colpi di for-
meftopcrmcit aria malinconica cóplefTjone tuna.
di quefto Piaiu a, & perche Saturno appref- La lancia fignifica l'acutezza dell'ingegno.
fogli Antichi (igdificaua il tépo, lo faceuano Lo feudo il mondo, ilquale con lafapienza
vccchicalla quale età cóuiene la malinconia. fi regge.
. . . . . . ... . .
Libro Primo •
Iv
drago àiiuoiio alia lancia, denoia !a vigi,
ii il regno Tuo è di maniera fcnatOjche nella '1.^
Jan za, che nelle difcipline adoprar bifogna, ò può ritorna di là : onde Virgilio nel 6. dell.^"
pure che le vergini fi deuono ben guardare, neide cosi dice.
come riferifce fopra di ciò l'Aiciaco ne i fuoi Stdreutcart gradtim, fuperafjue tn^dere ni anras.
Enablcmi Hoc opus, hic labor ejl : pnuc', quos equus am/iuit
La Gorgona dipinta nella corazza, dimo- luppiter, ^c.
firalo fpaucntcchei'huomofapientc rende La carretta dimoftra i giri òi quei, che defi-
àimaluagi. derano d'arricchire, per ciTer Plutone da gl'-
I griffi, Sila sfinge fopra Telmo dinotano, Antichi tenuto per Dio delle ricchezze
che la Capienza ogni ambiguità rifoluc. E guidata da tre ruote, per dinotare la fati»
medefimo colore di quelli della ciuetta.la qua primo fi chiama Araatheo, viene (come dice
le vedebeniffimo la notte, intendendofi che il Boccaccio nelluogo citato^ interpretato o-
commefiì
Vi gira» Jerpi al collo
Glifi dà la ghirlanda di cipreflb, per edere
Horridi davedere
quell'arbore confecrato à Plutone , come di- £ con la lunga ceda
ce Plinio nel lib. i6. dell'hiftoria naturale, 6<: Vi giace fibilando vn fiero drago .
8o Iconologia
Starà quefl'imaglnc (bpra di vn'Ifola,'à pie Cupido cieco figliolo di Veticrci & di Volca-
della quale vi fia vna gran fiamma di fuoco,& no Zoppo
in mezodiella varie forte d'armi, edeit'ifola La quale imperfettione apprefio Volcano
fia porta con bella gtatia Copra d'vn carro ti- fignifica,che la fiamma del fuoco tende all'in
rato da due cani. siimegualméte,oucro pet dir come dice Plu-
Il Boccaccio nel libro della Geneotogia de tarco. Volcano fu cognominato zoppo per-
gli Dei.dicccheil fuoco è di due fortijil pri- che il fuoco fenza legne non camma più di
mo è l'elemento del fuoco, che non vedemo> quello che faccia vn zoppo fenza baftone le
6c quefto molte volte i Poeti chiamano Gio- parole dell'autore nel difcorfo della faccia del
ue, & l'altro èfuoco elementare del quale
il la Luna fono quelle . Adulcthernm Volcanum
noi ci fcruiamo in terra, per quefto s'inten- & dicunt clopidum ideo cognominatHfn fuijfe^ qstod
de la figura di Volcano . Il primo s'accende Ugno non magis progreditur 9 qnam
tgnis fine
nell'aere» perii velocillìino circolar motto claudns fine fapione .
delie nubi, &c genera tuoni; per il fecondo è il Nudo,e con il cappello turchino fi dipinge»
fuoco che noi accendiamo di lcgne,& altre per dimoftrarcche il fuoco è puro>& fincero-,
cofcj che fi abbrucciano. più diftintamente efpOne Eufebio nella pre-
Brutto fi dipinge» percioche cofi nacquc,& parationeEuangelicalibro terzo cap.3.1a fi-
dal Padre, il quale dicefi erter Gioue,& la ma- gura di Volcano coperto col turbante azurro
dre Giunone, (ìk da loro precipitato dalCielo» per fimbolo della celeftc reuolutione, doue il
fi che andò à cadere nell'Ifola di Lenno nei fuoco fi ritroua integro^ però che quello che
mare Egeo, che però fi dipinge à canto la fo- dal Cielo in terra difcende, valendo poco, 8c
pradetta Ifola, daUa qua! cafcata reftò zoppo, haucdo bifogno di materia fi dipinge zoppo
èc fciancato. Ond'egli viene berteggiato da Il martello,& la tanaglia, che tiene co ara-
v.cccl-
. . . . . .
Libro Primo. Si
vccelli confecrati a quefta Dea,& Ouidio nel lelix prole virum, quatts Berecynthiardatsr
primo de aruamandt cofi dice Ime hit ur cunu phrygias turrita per^rhes
Laudatasojlcndit auis lunonia penna: Eveftitad'vng vclte licamara di varie fo-
Si tacittis fpe5les> illa recondet \(ypes . glie d'arbori^ & di verdi heibe & fiori, ccn la
I varij colon,& l'alcie cofe fopcadette figni- deftra nnann tiene vnfcetro,& con iafiaiiha
ficano le mutatfoni dell'aria, per gl'acridenti vna chiane
ch'appaiono in ella, rome pioggiai fereniià9 Sta à federe fopra d'vn carro quadrato da
impeto de' venti, nebbia» teropefta, neue, ru« quattro uitne. Se fopra del raedefimo carro vi
tiadaj folgori,tuoni,& qucfto fignifica il tanv fono parecchie fedie yote,&: è tirato da due
UDno, che tiene io mano, oltre ciò comete» Leoni.
iride» vapori infiammanti, baleni,6c nuuoli La corona in forma df torre, dimoftta do-
ucr cffet intefa pe;j: la tetra, efiendo il circuito
CABIR O OELVACQ^VA. della terra àguifa di Diadema ornato di Cit-
EDaFornutoneI[H.imolibro della natura tà, Torri, Caftelli, & Ville .
de gli Dei dipinto Neitunopcr l'Acqua La vefte con i ricami, l'hetbe, Se i fiori, di-
Vn vecchio con la barba, &: i capelli del notano le fé lue. Se infinite fpetie delle cofe,
colore dell'acqua marina» df vn panno indo^ delle qualila fupetficie della terra è coperta
fo del mcderao colore, nella delira mano tie- Lo Scetro, che tiene con la deftra mancr,fi-
ne vn Tridente, & IVà detta figura fopra d'v- gnifica i Reamiile ricchezze^ la potenza de'
na conca marina con le rote tirata da doi ba- Signori della tetra.
lene, onero da due cauàlli marini in mezzo il Le chiaui fecondo, che racconta Ifidoro»
xnare,ouelì vedano dìuerfi pefci. fono per rooftrare, che la terra al tempo del-
Fu Nettuno vno de i tre fratelli»alquale toc linuerno fi ferra, efinafconde il feme fopra
co pec forte l'Acqua, & perciàfu detto Dio lei fparfo, quale germogliando vien fuora poi
del mare, & gl'Antichi lo foìeuano dipingere al tempo della Primauerajò^ all'horafì dice a-
hora tranquillo, & quieto, &bora turbato^ prii fi la terra
II color della barba, delli capelli, come an- I Leoni» che guidano il carra drraoftrano
co quello del panno, che porca indoHo, figni- Pvfanza delia agricoltura nel fcminar la terra»
fica (come riferifce ilfodetto Forhuto) il co- perche i Leoni (come dice Solino nel libro
lore del mare. ddle cofe marauigliofe) fono auezzi fé fanno
Il Tridente diraoftra le crenature dell'ac- ilior viaggio per la poluere, con la coda gua-
qua, perche quella de i fonti,& fiumi fono dol fìano le veftigie de i fuoi piedi.acciò che i cac-
ci, le marine fono falle, &
amare, e quelle de' ciatori da quell'orme non pofEno haueteia-
laghi non fono amare, ne anco grate al guflo. ditio del fuo camino .^
Gl'è attribuitoli cafro,perdimoftrare il fuo Ilche fanno anco gl'agricoltori del terre-
moaimento nella fuperficie,ilquale fi facon no, i quali gettato che hanno in tetra ifemi,
vna riuoIu:ione,&rumoce,come proprio fan- fubito cuopiono i folchi, affinchè gl'vccelli
no le ruote d'vn cacto. non mangino le femente.
E tirato detto carro da feroci(7imi Caualli, Le fedie,come dicemmo,3hro non voglio-
per dimoftrarcche Nettuno è ftato il rittoua- no inferire» che dimoftrarci non folamente le
tored'effi, come dicono i Poeti, percotendo cafe,raà anco le Cirtà.che fono ftaze de gl'ha-
la terra con il Tridente, ne fece vfcire vn ca- bitatori,quali rimangono molte volte vacue
&
u allo, come raccontaDiodoro,^ il primo, per guetra»ò per pefte.ouero che nella fuperfi-
che lidomaflc. cie della terra molte fcdie fiano votcmohiluo
ghi dishabitati,ò che effa terra sépre tèga molr
CARRO DEttA TERRA.
ce fedie vote pet quelli, che hanno à nafcere »
NEI tetzo libro della Geneologia
Deijil
Boccaccio defcriue laTetra vna
de gU CARRa DELLA NOTTE.
da & in
Come dipinto diuerfi Pòetit particola-^
Matron3,con vna acconciatura in capo d'vna re dal Boccaccioi nel primo libro della
corona di Torre, che perciò da Poeti fi dice Geneohgia de gli Dei.
Turtita,.comeda Virgilio nel fcfto libro del.
l'Eneide vien deitov
VNA donna, come matrona fopra d'va
carro di quattro ruote, per mofìrare le
F quat-
. . . . .
Iconologia
terra,& Ouidio gli cinge il capo con vna ghir- Quanto all*habito,s'hà da confiderare,che
landa di papauero fignsficanre il fonno ella,come ha tre (lati,& ha tre colori dif^inti,
CARRO DI BACCO,
cofìha tre nomi. Alba, Vermiglia, Rancia &
fìche perqueftogli farei vna ve(le fino alla
pradVn carro adorno di ogni intorno di viti di di color d'oro, per rapprefentarla , quan-
con vue bianche, & negre, &
farà tirato detto do è rancia, auertendo» che quefla vede
Carro da Pantere, & T'gfi. I Poeti dicono deue edere fefla, cominciando dalle cofcic
che Bacco folle il tmouatore del vino, & cfler per fargli mofttare le gambe ignude, & co-
Diodi quello. si la veftc, come la foprauefte fieno mof-
Giouane fi dipinge, &
rapprefenta con la fé dal vento dc faccino pieghi, & fuo-
ghirlanda d'heliera, perilche l'hellera e dcdi- lazzi,
cata à lui, &c è fempre vcrde.per laquale fi vie- Le braccia vogliono efferc nude ancor ef-
nc,à denotare il vigor del vino poito per Bac- fé, di carnagione di rofe, & fpargerà con
co, ilquale mai s'inucccbia, anzi quanto è di iVna delle mani diuetfi fioti,pcrche al fuo ap-
più tempo, tant'hà maggior pollanza parite s'approno tutti, che per la notte etana
Allegro fi dipinge, perche il vino rallegra il ferrati,
cuore de gl'huomini,& anco beuendolo mo- Hauerà à gl'homeri l'ali divari) colori, di-
deratamente dà vigore, &crefce le forze. moftrando con efle la velocità del fuo moto.
Dipingefinudo, perche quelli, che beuo- percioche fpinta da i raggi fclari tofto fpa-
no fuor di mifuta diuengono ebri),& manife- rifce.
flano il tutto> onero perche il beie fuor de i In capo porterà vna ghirlanda di rofe> &
termini, conduce molto in pouertà,& reftano con la finiftra mano vna facellaaccefa,raqua-
ignudi» ò pecche il bere fuor de i termini ge- Ic fignifica quello fplendore maturino, pet Io
nera calidezza. quale veggiamoauanti, che fileni il Sole, il
11 Tirfo circondato dall'hellera, dinora che Cielo blanchcggi^tfei <^uero gli fi manda a-
quefta pianta, fi come lega tutto quello.al che u^nti vn'Amorc, che porti vna face, &. vn'al-
s'appigliajcofi il vino lega l'humanc genti tro dopò» che con fueJiTitone.
vn'altra
Il carro fignifica la de gli ebrij,
volubilità SI ; porta à federe con vna fedia indorata»
pcrcioclie il troppo vino fafpedo aggirare il fopra iVn cario titato dal cauall? Pegafeo,
ceriicllo à grhuomini,come s'aggirano le ruo- pcteiJci l'Aurora amica dei Poeti, di tur- &
te de' carri. ti gli ftudiofi onero da doe caualli, i*vno de
La pelle dej lupo ceruiero, che porta ad'ar- quali farà di color fplendente in bianco, &
maccllo, dimoftra che queft'animaleè attri- l'altro fplendente in rollo, il bianco (Grcondo
buito à Bacco, come anco per dare ad inten- che r accon ra il Boccaccio lib.4. della Geneo-*
dcrcchc il vino pigliato moderatamente cre- logia degli Dei) denota che nafcendo l'Au-
fcel'arjjrc,^ la villa, dicendofi, che il lupo rorj d ti Sole procede quella chiarezza del
ceruiero ha la vifta acutillìma Cielo, che lì chij-tna Aurora, &
il cauallo rof-
Le tigri che tirano il carro, dimoftrano la fo il priiìcipio della matrina, che ofìando 1 va-
crudekàdc^l'tbrij, percheil carico del vino porijche fi ieuano dalla terra, mediante la ve-
non pcrdiinacad alcuno. nuta del Soic> Se la partenza dell'Aurora il
Ciel iQlieggia.
r.AR-
. . . . . .
Libro JPrimo. «3
CARRO DEL GIORNO NATVRALE. le biade, &
anco quando s'abbrucciano gli
fterpi,& ftoppie de' campi, onde 1 contrari]
DelReHsrendiJfimo Danti Perugina huiuori che fono d'intorno alla fupcrlìcie del-
yefcom d^yiUtri . la terra cfaI?no,& ella per tale effetto dmiene
gtafsa,6<: rende abbondanza grandiffima.
H '
Vomo in vn
n la face accefa
circolo
H
gionì
Vomo
usili
fopravn carro con quattro ca-
bianchi guidati dalle quattro fta-
alla terra, la rotondità della quale è muftrata
per le ruote del carro, 8c lo tirano le balene,
perche quefte cofe fcorrono tutto il mare,co-
me l'acqua del mare circonda tutta la terra
CARRO DI CERERE. Tiene il vecchio marino, per dimoftrarc
DAL
Dei
Boccaccio nella Geneologia de gli
li.S.é fatta la defcrittione di Cerere
ch'efsendo l'Oceano condotto dalle balene
per il gran mare, fofse ricco di molti boui ma-
pei vna Donna fopra d'vn carro tirato da due nti, &di molte fchiere di Ninfe, che rvno,&
ferociGTmji draghi, in capo tiene vnaghirlàda l'altro dimaftranole molte proprietà dell'ac-
di fpighe di grano,come dice Ouidio nc'Fafti. que, ócidiuerfi accidenti, che fpefso fi veg-
Imfofuit^ (ha [picea coma gono di quelle.
Et in vn'i<l?ro luogo 3. Ele^iarttm .
FlauaCeres tenne fpicis redimita captUos .
CARRO D' AMORE.
Come dipinto dal Petrarca •
Tiene con la deltra mano vn mazzetto di
papauf ro,& conia (ìniftra vna facella accefa. Quattro dejlrier vie pm che neue bianchi
Le fi danno li lopradetti anm>ali,per dimo- Sopra vn Carro di fuoco vn garden crudo
fìrarc li torti iblchiche fanno i buoi, mentte Cou arco in mano, e con faette à t fianchi
arano la terra» che per calcs*in«-endc Cerere, Contro delqualnon vai elmo/ne feudo
cucro per dinotare il fcacciato ferpe da Euri- Sopra gl^homeri hauea fcl due grand ali
lieo dell'Ifola Srfhmina,il quale faluatolì nel Di color mi/le, e tutto l altro ignudo.
tempio di Cerere, iui fé ne flette fempce, co- CARRO DELLA CASTITÀ».
ni, fuo miniftro, feruente & Come dipinto dal Petrarca .
La ghirlanda de Ile fpighedel grano figni-
fica, eh ? Cerere fia li tetra piena,6c larga pro-
duitrice
tà d'efsa.
digtano,& per il papauero la fertili- V Na bella don na,vcftita di bianco,fopra
la dcftra
d'vn carro laato da due Leoncorni, co
mano tiene vn ramo di Palma, & co
per l'ardente facella, credo, che fi debba la (iniftra vn feudo di chriftallo, in mezzo del
inrcnderc lì tempo deli'Eftite,quando pm ar- quale è vna colonna di diafpro,& alli piedi
vi
dono i raggi del Jole, iquah fanno maturare vn Cupido legato con le man dietro, con &
F 1 arco
. .. . .
«4 Iconologia
arco;e ftcali rotti. Ancorché fopra quella ma- Mille modis miferos mors eapit "pna homi"
teria potrebbe dire molte cofe,nonclimeno
fi net.
per cffet opra d*vn huomo tanto famofo fea- CAURO DELLA FAMA.
£'aItrano(ìraclichiarationehauerà luogo.
Vd Petrarca
CA&KO DELLA MOR.TE. LA Fama nella gui(a,chc l*aM
ca al fuo luogo:
iarao dipini
ma che ftia fopra dVn cai
Del Petrarca, ro tirato da due Eicfanti,hauendola dichiara»
motte con vna falce fìenara in ma- ta aItroue>qui non mi Renderò à dirne alitOé
VNa no>ftà fopra vn carro tirato da due bo-
CARRODEL TEMPO.
Come difinto dal Tetrarca,
«i neri, fotto dei quale fono diucrfe
morte,coracPapi,Impecadoti,Rè,Cacdinali,
perfonc
VN
Vecchio CO due gtand'ali,allc fpatìe»
appoggiato à due cf occioIe,& tiene in
6c altri Princip)>e Signori, Hocacio conforme cima delcapo vn'horologio da poluere. e da-
à ciòjCosì dice rà fopra vn carro tirato da due velocitimi
Pallida mors dquo ^ulfat pedc^auperum ta- cerui
bernaiì CARILO DELLA DITIHI TA*.
Regumque Turres Del Petrarca,
Et Statio tn Thebaide &
Padre, Figliuolo,
ILto Santo in vn carro Copra d'eflTi Io fpiri-
Mille modis Uthi mtferos, mors vna fatigat tirato da i quacuo
Ferro, pefte.fame, vtfJclisj4rdort,calore, Euangelifti.
R T I A.
^$
AV
nel Sonetto fatto da lui in quedo
propofito, ad imitationc delle pate<^
le di San Paolo, e dicecosì,
CARITÀ*.
DOnna verità d'habko tafto,
che nella deftra raana tenga
,
vn cè£e ardence>& con la iìaiftraafa»»
bracci vn fanciullo .^
però la Carirà fi diceeffet earavnkà > perche nimo verfò Dio« & verfo le creature. Ilcuo*
con Dio, & con gl'haorrjini ci vnifce in amo- le lì dice ardere quando atiaa perche nìoucn*
re,& in affc'^tione^che accrefcemJo poi f rac- dofl^i fpititi di qualche oggetto degoo»^fàn»
titt>coI tempo ci fa óe^ni del Pacadifò. Qo reftringere ilfangue al cuore, il quale peC^
La vcftcroffa fìgnigca Carità, per kragio- la calidità d'efTo. alterandoli j Ct dice che ar-
ne toccata di fopra: però la Spofa nella Can- de per fìmilitudine. Però i due Difcepolf
tica amau:i quefto colore nel fixo diletra» di Chrifto Signor Noftro diceuano, che-
La fiamma di fuoco pe; la viuacitàfòac'in* atdeua loroil cuore» mentre egli parlaua».
ftgnai che la Carirà non mai rimane d'ope- £c fi è poi communementc vfutpaca que»
rare , frcondo il Coìito Tuo amando « ancora Ila ttan^atiot^e da iFòeti nell'amor la-
per U Carità volle» che sfinterpretalfe ^ fao> feiuo.
co Chrifto No(^o Signore in quelle parole ? Il fanoiullò-fìdipingc à conformità: del det-
Carità è vna(bla virt^»hà nondimeno tripli- ha co*l colore del fanguc, moftra die fino ali-
cata potenzi, eflendo fen2rcffa,&: la fedc,& la refFKilìonc d'èffo fi ftcnde la vera carità» fe^
^ersnza di neflun momento*ll che molto bc- condoli ccftinaonio di S« Paolo.
BcelpEcìTe il Signor Giouan Buoaddmonts
. .
S6 Iconologia
Carità: gucntivetfi cosi dice Catullo,
VNA ti
GaritàviddialSig.IMowRuber*
Auditor del Cardinal Salutati gctil'^
ìdfntem éimcrereuinc'ens, vttenmX
HtUernètte, f^ilUe »rborem implicai tffMnf
huomo di molta bontà» & divaria eruditione Tiene con ambe le mani due colombi co^
ornato, &
pcròaflai caro ai fuo,Signore. tue di fopra habbiarno detto,pcrciochc gli £•*
Era quefta Carità rapprefentata da vn'atbcv giti) per la figura di qucfti animali fignifica»
re d'OIioa>aIquait cominciaua à (cccar alcuni uano le Carezze amatorie , eflcndo che elle
rami, è dal tronco d'effa vfciua vn Ijquotcche non vcngonaaira copula venerea tra di loro»
daua nodrimento ad alcune hcrbeiSc alboret- primaiche-infieme non fieno bacciate,& per-
ti parte de qu^li vfciuanodallè radici dell'ar- che le colombe tra toro vfano allettamenti de
bor grande, e parte d'efiì più di l'ontano.Crc» i baci moltT> li Autori Greci hanno affermato
do, & gl'alboretti certo-fono alcuni Giouani, nifefla, l^rno per i baci, &
ralcro per gli ab-
che à,fuc fpcfe tiene quun Roma a ftudio.tra bracciamentij. che tutto conuiene alle Ca«
(iì
Copra l'arbore vièvn moto,,che dice Moriens: DOnna bella, d'honefta faccia, nella dc-^
muìPiifcit^^at che ancovogliaìdircch^men-
-
{Ira mano tetra vna sferza alzata in at-
irc cg!i inuecchia, &va alia fine nodrendo: to di batterfi,& vn Ci2pido con
occhi ben-^ gli
bi vn- mafchio:, & l'altra fcn:ana,.che con la- lo pieno d'acqua, in vna mano wenc vn ramo
fciuia moftrino di bafciarfi,. di cinnamomo,ne!raltra vn. vifo pieno di a-
Elléndo carezze amatorie figliuole della
Ife nella, folto alUpiedivnfctpcntemorto,&pct
giouentùi &
della bellezza, perciò giouane,, terra VI faranno^ danari, e gioie-.
& bella rapprefentiarao. il fuggetto di quefta Vcftefi quefta donna <M bianco per rapprc-
figura fentare la punta dell'animo, che mantiene-
Il veftimcato di coTbr vago^ricamato cfi va- quefta virtù> &
s'jppoggia allacolonno, per-
ri), & leggiadrettiinirecciamenti, (ìpnifica gli. che non e finto, & apparcntc> màdurabile,^
fiherzi,i vari), &diuetfiincKamenti dai qua- vero.
li ne gli amanti nafcc it defiderio della con- Ilcriucllo fopra cfcttacoìònna per Io gran
giuniionc amorofa. cafo, che fuccelTc alla Vergine Vertale e indi-
La ghirlanda d'hellera è vero lignificato no, ò Gmbolo di Cartttà
amoiofQ,percioche detta Pianta, come dico- 11 cinnamomo odorifero, e prctiofo dimo
Primo. «7
I T A\
to di caminate, con
velato il vi-
fcveftita di bianco, ftia in at-
la deftta mano
tenga vno fceiro, &conlafiniftra
due Tortore
La Caftità, come afferma S.Toi-
mafo in 2. 2. queft, i p. artic. i.è no-
nelle fpine,moftra,che ftà lefpine della mof- me di virtij, detta dalla caftigatione della car-
lificaiione di noi fìeffi nafce la Gaftità>& par- ne, ò concupifcenza che tende l'huomo in
ticolarmente la verginale tutto puro, &
fenza alcuna macchia carnale»
L'anella fono indino della Caftità Matti- Gli fi fa il vifo velato per efler proprio del
?»»onÌ2l£. cafto raffrenar gli occhi percioche>come nar-
Il ferpente è la concupifcenza > che conti- ra S.Gregorio ne i Morali fi deuono reprime-
puamente ci ftimola per mezo d'amore. re gli occhi come raitori alia colpa
Lemonere,che fi tiene forco a' piedi dan- li veftimento bianco denota, che la Carn-
no fcgno, che il fuggir rauantiaè conuenien- ea deue ed'er pura, & netta da ogni macchia>
te mezo per conferuar la Caftità come dice Tibullo nel 2.1ib. Epift.i.
Cajla placent fupetis, pura cum vefie, venite
Cajiità Matrimoniale
Et mtinibus puris Jitmite fcntis a^ttnim .
ctiià rifolue la ventofirà.e fpegne le fiamme di Iimbolo della Caftità, percioche la Tortora
Venere, come dice ti Matriolo nel 3. hb.de* perduto che ha la compagnia, non ii congiii-
Ccmmenti fopra Diofcoride gemajpù.
Tient '1 u.^" d'Alloro, perche queft'albe- Lo fcctvo fignifica il deminio, che ha fopra
ro ha g^ran Ji;iima iimighanzaj con la Caftità, di fc il cafto,percioche fé bene la carne t prm"»
F 4 cip ai-
, . . .. . . ,
. ss Iconologii
papalmente nemica dello fì>irito> nondimeno alcun modo» &
prima (ì deoe mettere in efe^
quando egli vuole non può eder mai abbatta cutione quel verfo d'Ouidio nel terzo libro
to>ne vinto da quella)& fé bene è Tcritto. Co- delle Metamorfofi, quando dice
tim4apugn4,raravi^or$a,nondimcno è detto AnttiUiti moriart ^am fu tibi copia nofiri
di fopra» quando rhuomo bà faldo proponi- Che miferamcnte traboccare nel vicio det
CAS
metuotin contrario nonpttòedet Aipetaco ia le carnali concupiCceoze
I G O.
nedo» che da vna banda vi è la fcure»
6c dall'altra due tede
Che il Leone nella guifa fopradetta
figoifichi Cafligo, ne feruiremo di
il
CIELO.
V N Giouane d'afpetto nobili^
fimo veflito d'habito Irnpe*
riale di color turchino tutto
to col ttiAnto detto paludamento»
ftella«
DOnna checome
nella deftra mano tiene vn
narra Pieno Valeriane
de Cieli* à Plutarco al Pererio nella Genefi»al
folgore» Clauio fopra
la sfera del Sacro bofco alla Sin-
nel IÌ.4;. de fuoi Geroglifìchi> à canto hauerà taflì dell'arre mirabile*alla Margarita FiIofofì<*
vn Delnno, e per l'aria vn Sparuiero ancor*c- ca)6c ad altri autori: à noi bafti dire>cfae il Cie-
gli pofto dal Copradetco Pieiio nellib.i}:^ per lo è tutto rambito>
l &
circuito ch'è dalla terra»
la Celerità > ciafcuno di quefìi èvelociffimo perfino al Cielo Empireo oue rifiedono l'a-
i nel fuo mo/to dalla cogniiionedcl quale in nime beate . Herodio Poeta Greco nella fii»
tfla fi sa facilmente» che cofa (ìa Celerità Theogonia lo fa figliuolo della tetra in queilo
CHIAREZZA. roodo.
i
fimi quelli,i quali fon ilari al
difantità 6c di dottrina > fi dice ancora Chia- to ftellato turchino pei eflercolor ceruleo e
rezza vna delle quattro doti de' Beati in Cie- detto dal Cieloje quando volerne dire vn C
lo»& in ciafcuno di queftifignificari chiaro e ferenotdiciamo vn Ciel tuicbino.R
Si dipinge giouane» perche nel fiorire de* gale poi» &co lo Scettro in manoj per dinota
re
. . .. .
!9^ Iconologìa
L E R I T A*.
CLEMENZA.
D Onna fedendo fopra vn Leo
ne, nella finiftra mano tiene
vn'hada, e nella defira vna faetta »
laquale mofiri di non Ianciaria:mà
di gittarla via»così è fcoipita in vn&
Medaglia di Seuero Imperadorc
«CIELO. con quefte lettere. Indulgetiaaug.inchartag»
Il Leone è fimbolo della clemcnza,perche
re dominio, clie ha nelle cofe inlcriori,fi co-
il
come raccontano i Naturali fé egli per forza
me vuoI<Anft.nel i.lib.dclit Meteoreaefto 2.
fuper?,&gittaaterra vn'huomo,fenonfia
anzi Apollc>dorosà che il primo che habbìa
ferito da fui non lo lacera ne l'offende fé non
ottenuto il dominio di tutto il mondo, fia fia-
con leggeriflìma fcoflà
to Vranoti:^ noi chiamato Cielo. O''vpttvof
La faetta nel modo che dicemmo è fegno
iut pri/nus Ofbif vntuerfi imperio pT&fuit .
di Clemenza» non operandoli in pregiudf-
tio di quelli che fono degni di caftigo; onde
Si dipinge giouar.e per moUrare che fé be-
ne ha hauuto principio, neii'iftcflo termine fi fopra di ciò Seneca nel libro de Clemenna
ritroua, &: per lunghezza di tempo non haurà così dice . Clementiacjl Uuttas fuperioris ad'
fine per edere incorrutiibile,come dice Arift. uerftis inferiorem in conflttuendis pcenis
Clemenza
lib. I Codi te {lo 20. onde è che gli Egittij per
.
dinotare l.i pc rpetuirà del Cielo>chc mai s*in- DOnna che calchi vn monte d'armi, 8c
uecchia dipingeimno vn core in rr ezo le fiam con la dcftia mano pt rga vn ramo
me, fi come habbiamo da Plutcttoin iGde, d'Oiiuo, appoggiandofi con il braccio fini-
flro ad vn iionco del mcdefìmo albero, dal
& Ortfidc con tali parole, CalHm,qhia oh per"
quale pendano i fafci confolaii
fetuitateìn fiurquam l}mJ<:^^t,cordfpt^oj'ìgf:tfì-
La Clemenza non è altro che vn'afti-
tant.cui fci.u^arde?3S Jubicclus fìt . Et pciò gii
labbiàmo j^oU-o ndla^M-ìifìraraano il (bdctto nenza da correggere rei col debito cafìi-
i
;*rocon il core m mi
o .nila 'fii»mma,& per-
.
^, & efscndo vn tcmperamenio della fe-
ùutò-ìlforpo rc.<.ìlenon vederne lu- uerità, viene à f:omporre vna perfttra ma-
hu* ili
kìi piy beli!, rhe il Scic, 5c 1?. Luna, pronemo nieiadi ^lunit!,!, is: àqudh che gouerua-
-" -•^^^--•- •;-? '-'^ ritì»foibpt»Ja lio, é u.olto ncccllaiia.
Appog-
. . . . .
Libra Primo. ^E
A.
nao-^r
che è vn dominio dell'anima
:e^^V^
mezo dell'attéta ìtt- #
Tiar_
tienevna;
finiftrj
. . . .
9» Iconologia
G I £ 1 O.
ca > nefta finiiìra vna mafcherai Se ne*
p iedii fuccbi
La diuetfiià de* colon, nota le va»
rie> & diuerfe attioni^^he s'efpnmono
in quefta fotte di poefiatla quale dilec^
ta all'occhio delhntcllctto « non me*
no che la varietà deVoIori diletti all-
occhio corporeo,per efprimcre gl*ao»
cidentidell'humana Vita. virtij[,vitf^
de conditioni mondane» in ogni (\aia^
& qualità di genti, fuor che nel fì.^ta
reale : Et quello fi mi (le a con h foc*
chi» quali furono da gli Antichi ado*
'
La Comediahàpropofitioni facili»
& attioni difficili , Se però fi dipinge
in habito di cingara»per elTer quella
lotte di gente larghillhma in prometei
tere alttui beni di fortuna, li quali di&
firilmente,per la pouertà propria pof*
fano commùnicaie»
11 cornetto» &
la mafchera s*ado*
prau ino nelle Commedie de gl'Anii'>
COMBATTIMENTO. &
micatione
notano l'vDo .l'armonia, & l'altro Ti»
Della Ragione
con TAppetito
1 focchifono eakiamenti cernici, come
habbiamo detto.
LA ò figura d'Hcrc©le> chevccidc
ftacua,
Anipo, fi vede in molte medaglie anti- Ccmedia,
che l'cfplicationedcl quale dicefi, che Her-
cole è vna.fimij;tudine,& vn ritratto dell'ani-
DOnna d'età mattira,d*afpetto nobile, io
mano terrà la Tibia,^ in piedi i focchi,
nia di ragione pattecipe)& delio fpirico hu- nell'acconciatura delia tettavi faranno mol-
jnano, & Anteo deh corpo,il petto d'Hercola ti trauoljgiracnti, &
con grande intrigo di-
&
e la fede della fapienza» deKa prudenza» le- nodi, con quello motto iDefsrihomores ho-»
quali hanno vna perpetua guetracon Tappe-
minum .
(ico & con la volontàs imperò che l'appetito
^mpre contradice ) e repugna alla ragione» COMMERTIO DELLA VITA HVMAKA •
ncpuò la ragione cflTece fuperiore, & vinci-
HVomomano
che con dito ìndice de- il della
trice» fé non leua il coipo cosi in alto, & lon- accenni advna macine dop
lira
tanvj dallo fguardo delle cofc terrene > che i pia,chegl Uà a canf* ; con la finillra mano
!
piedi) C!Qà gii affetti non prendano più dalla tcnghi vna Cicogna, alli piedi vn Ceruo&
terra fomento alcuno , anzi tutte le cupidità» Si dipinge in quella guifa,rtrche l:. macina-
Se gli afTetti che della tetra.foo fìgliaoIf»al tut» hàfirobclo delle attioni» Con»mertij della, &
)p vccida • Huronna Vit?:, pofciache le macine fono fcm
e O »l B » I A. prc dje, 6c -ìa ha bilognodeinltra,
; fole &
Onn I in habito di Cingara: ma il fuo' mai non pedono fareTopera di naacinacccofi
ve^ìimento l'ara di vari) colntijnella de- anco v .'huomo per fé {ledo no può ogni cofjj
^^ftratE
Ikì^TBiino tfità vn cornccco da fonar di mufi« e oetòk a<mi:iue nolirc dchiamac^ ncctlTi-
tudini>
.
Libro Primo, n
e O G N I T I O N
Vn'huomoconferua l*alrro,6c: vna
Città l'altra Città,6t quefto fi fa no
con alrro mezo, che col commer-
tiOi& però Al tft.trà le cinque cofe
per ie quali fi fa configlio, mette
nel quarto lu-go.D^ ijs qti<t impor»
tanturt& exfortantttT'ii.ioè di quel-
le cofe » che ii portano dentro > 5c
fuara della Città nelle quali due
attioni confifte Commertio>per-
il
collo dietro raltra« e la guida quando è brac- rappezzate^ di più colori variate,c6 la man
ca pafla dietro rvltima a cui efla s'appoggiai deftra terià alcune faette,ouero vna sferza»
con dice Plinio Ib. io. c.z i. &
Ifidoro riferi- auanti à vna fiana,cbe li porge vna
lei vi farà
fce vn finaile coftume de Cerni , liquali per il cefìella coperta,laquale fcoprcndo da vn ca*
pefo delle corna in breue tempo fi braccano, to la detta donna , con la finidra mano faccia
né poflono redigere la tefta quando nuota- moflra di diuerfi brutti, & venenofi animali»
no per mare* ò per qualche gran fiumei& cioè> vipere, afpidi» rofpi, & fimili
però vno appoggia il capo fopra la grop- Si diccdella Comedia vecchia à diftintionc
pa dell'altro > & il piimo quando è (bracco della nuoua,laquale fuccelTe à lei in aOai cofe
palfaà dietro 9 sì che in tal maniera quefìi ditferéte,percioche li Poeti nelle fcuole della
animali fi danno l'vn l'altco aiuto. Cofi an- Vecchia Comedia dilettauano ilpopolo(ap-
co gh huomini fono affretti tra loro à va- preilò delquaieall'hora era la sòma delgouec
lerfi dell'opra» & aiuto viccndeuole > perti- npjcol dire,e raccontare cofefacetcridicolo- »^
che molto rettamente è ftato detto quel Pto- feiacute,mordaci,in bidfmo,& irrifione ^^^^jiftv"
uerbio tolto da Greci» vna mano laua l'al- ingiuftitia dei Giudici dtli'auaritia, e corruP^
•
tea , Manus manum lauat , & d'tgitus digi^ tela de' Ptetori,dccattiui coftumi,e difgratie
tumtHQmQ hQmintm ftruauóuitof cmitatim . de' Cittadini, e fimili altre cgie» iaqual licéza
» poi
. .
9^ Iconologia
GOMME RCIO DELLA VI TA hvmana:
Pct li vati) coioti del fuo vcflimeti^
fìanzadipiiìcofc} cheponeuainfìe-
me in vna compolìtionc &: ar co il ,
)oi riformando, & le fciocchezze del tiCo,8c Le faette nella otllr.» fignifjcano gl'acu-
K>uffoncrie»a fatto togliédo Comed.'a nuo-
la ti detti, &
l'afpremaiediccnze , con le quali
ua(nchiedcndocollalfra(ortunadjftato,edi licenticfamente fcriua, vccidruala fsma &
gouetno,fi<: altra ingegnota,& fauia inuentio &c ripucatione de particol^ti huominr, onde
ne de gl'hucmini) s*afìrinfe à certe leggi» & Horacio nella Poetica parlando della fpetie
honeftà piùciuiii, per le quali il fugge tto, la di poefia viene à dire della Ccmedia vec«
locutionc, &c ancora la diCpofitione di ella è chiaintalmodo.
fatta molto diucrfa da quello che foleua cfle- Suitefftt vetus èie ccmJtdia» neh fin» multa
re della fcpradcttaComedia vecchia > come Land* Jedm vitium Hbtrtms 'xctdit, ^vm
può il Lettore vedere à pieno le d!ffcrenze> Ijtgttam legt tegu iex eft ueceptm. thoruf^ut
T»trptter ebt'cuit/ubUto iurt nottndi .
tra l'vna, e l'altra nella Poetica dello Scalige-
Eiildctct'Horatioancotancllib.i.de'fcr-
ro» nelprimo libro detto l'Hiftoria alcap.y.
L'officio dunque della vecchia Comcdia,
moni, nella Satira quarta,cofi parlò delli Serie
cfiendo di tirare livitij,&atiioni de gl'huo- tori della Ccmedia.
£upetis, Mtqtte Crtitmus- Anfloph^ptfqHt fetta
inini in rifo> & fcioccbczzai perciò fi è fatta la
jitque alijy quorum Comit^tm p'ifcm virtrurnifi
detta figura di tal vifo, & forma> che fi andtà Siquistfmt dtgnusdejCTtbi. quod malus ^aut fur
di mano in irano dichiarando e^uod m*ehus /or ff , aut Jìcrtus nut i^tequin
Le vcfli bracciate. & l'tppczzatc» cofi per iameJHì multa cum liberiate petabaM .
.
il foggctto che haucua alle mani, come per le
Libro Primo
e O M PASS IONE.
9S
COMP VNTIOKt.]
D Onna veHita di cilicia> ad*
dolorata 9 con la bocca aper>
tain atto di parlare » con gl'oc»
chiriuoltial Cielo »che vetfinoco-
piofc lagrime > con vna corona di
pungenti fpine in capo tenendo con
la finiftra mano vn cuore parimente
ornato di fpine» tetra la deftra mano
alta, &c il dito indice vcrfo il Ciclo
Si fa veQita di cilicio,&]agrimeuo
le,perche dice S.Gio.Crifoftomo,neI
CuQ !i bro de com^unFl.cord.Sola com»
punito facit horrere purpHram, de/i-
derare ciltcium : amare lachrimasfu'^
gere rifum,ejlemmmater flems.
Seti fanno due corone di fpine,"
perche perla fpina nel Salmo 31. in
quel vcrferto, che dice Bum confi^^
:
g6 Iconologia
GOMPVNTIONE.
& nel ixle gli Affoiifmi nel Com*
mento 1.
con fiero fgii^irdoef*
Sì dipinge
fendo CIÒ fuo proprio 1 come bea
dimoflraOuidionel Ib.j.^; Arti
amandi.
Ora tumtntifM» nigrtfeum fànpùgnè
vmt.
Lumina Gorgeneo/duins angue wUémi
Et Perfio nella 5. Satira.
Kme facefuppojìta feruefcit fanguìfi
èri''
Se'mtilUnt eeuth ère.
La fpada nuda» eia prontezzti
di voler cotnbattere> denota non
fola il collerico efièr pronto alla
rida: ma anco pretto a tutte l'altre^
Libro Pfiino. 01
O Ivi i' L E S S IONI.
Collerico pec il fuoco
Inde, & magnanimi funt, largì fumma pe- ne degli appetiti venerei, come anco fi può
tentes . vedere per defcrictionc delia StuolaSakmi-
Hirfutus falUx, irafcens prodigus» audaxy cana.
^Jlfituhgréicilis^ fìccHS, croceiqne coloris Natura- piftgues ìfh funt, atque iocantes ,-
Rtimorefque nouot cupi unt audirefrequenttr»
Mos yenus, &
Bacchus dèleSiat fercularifus
SA NG VIGNO PER L*A Ri A. Et faetthos'hiiares , & auicia verba loqtttn»
tei .
s*,^ Iconologia.
S A NG V I G N O PER VA R l A..
MALENCONJCAPER LA TERRA^..
F 1 È M M A t I G Ò P E R L'A G OJT A. ^
CONCORDI A.
DOnna bella» mano
che molìri grauità»
tenghi vnataz
deftra nella
za nella quale vi farà vn pomogranato*
nella fìniÀca vnofcectro, che in cima
habbia fiori» &
frutti di varie foni > in
capo àncora hauerà vna ghirlanda di
mele granate» con le foglie>& con i fruc
ti»infieme con la ghirlanda, peraccon*
ciatuL'a vi farà vna mulacchia, 6c cofi
nelle Medaglie Antiche fi vedefcolpita.
Concordia,
Dònna» che nella delira mano tie-
ne vn pomo granato, 6c nella fi-
niftra vn mazzo di mortella .
Si fabrica in tal roanieta» fecondo il
detto di Pierio Valeriane, conl'autto»
rità di Democrito , dicendo, che la
mortèlla,^ i pomi granati s'amano can-
to, che jfebene le radici di dette piante
fonopofte alquanto lontane i'vnadal-
àltra>fi auùicinanonondimeao>& s'in-
trecci atioinfietne.
tna d'oro incateni il colio ad ambidUe,6c chela DOhna, che tiene in tnano vn jfafcfo di
detta catena habbia per pendente vn cuore» il- Verghe fttettamente legato.
quale venghi foi^èntatoda vna ihano peivno La Concordia è vna vhione di volere» Sc
di detti huomo,edonna. taon volete di molti, cheViuono, & conuerfil-
La collana nella guita che dicefno difnoflta, rioinfieme*
che il Matrimonio è compùftodi amore» d'a- Peto fi rapprcfc ntà con vn faìcio di verghe
mici ria,& beneuolenza tra I'huom0j& la doh- delle quali ciafcuna per fé lìefla è debile , ma
na, ordinato dalla natur3,&: dalle diurne leggi, tutte infieme fono forti, & dure, onde Sa-
difiìe
ioS Iconologiii
MALENGONIGO PER LA TERRA.
tenga vn Cornucopia.
Si corona d'OIiuo» per fegno dì paté
effetto della Concordia
11 fafcio di ftezze legato ai modo det-
to, (ìgnifica moltitudine degl'animi
la
vniti infieme col vincolo della Carità,
& della finccrità, che difficilmente fi
pofsano fpezzate romminiRiandofi ìtii
Ìc^c(sQ il vigore}& la gagliardezza,on-
de poi é la concordia produttrice di
frutti piaceuoli»come dall'altra banda
la difcordta non sa ;Te non produrre fpi-
ne>& triboli di maledicenza>& liti» che
fturbano la compagnia,& l'amoreucle,
confortiode gl'huomini nelviucrepo»
litico ,& iagloneuole%
DOnna
vna
fedente» che nella deOra
ha Patena
Se nella , fìniflra
i due corni di douitia con lettere.C ON»
COR DIA AVGG. & S. C. Vediao-
Sebaftiaho Erizzo
La Patena fjgnifìcaefsetcofa Sanca
la Concordia»allaquale fi debbe rende-
Concordia l
Co nco rdìa degVantichi
DOnna coronata d'OIiuo , che tenga con
.
CONFERMaTIONE DELL'AMICITIA.
V
fata,
Na giou^ne, che fia coronata
d'vna ghirlanda di vari; fiori»
veftita d'h abito vago, di co- &
lor verde» terrà con la defìramano
vna Tazza di piena di rubi-
criftallo
condo vino, quale porgerà con
la
fembiantc allegro»^ in atto gratio-
fo> Se bello.
zato da Heccole» altri dicano cflere (laei tre Più a bado poi Aiace aecennaad Vlifle.chc
. .
lOZ Iconologia
O N G O R D I A.
ne dei peccaci,
& qijeHov che feguita de quali tvindifijn'èptc fa Si alata per fignificarc che non folo la
no H,>meto, à palio, à palio» fegao d^vnione,,
Confeflìonc ha da cfsere accellerata,mà anco
&, Confcrmatipned'Émicitia..
denota che ella fo.leua altrui alla gloiia c-
terna., ,, _ . ..
CONFESS IONE. SACRAMENTALE .. Tiene la bocca aperta con dimoltratione
di
<£vil brac ciò fìnilho Itcfo» £c fopradecta. bafe pct vergogna lafcialsc di dule
.
L'hauetedQta la fronte dalla benda rofla,fi le,& mansueto animo, del che deue e fletè il
gnifica che peccatore ficonofcie coIpcuoLc
il penitente.
éc che la confcienzalo rimorde, &
però fi ar- Inginocchidni con lateftanuda da qua!
io{rifcc& vergogna d'haucre conieffi moiri fi voglia ornamento , auanti al Sacerdote
104 Iconologia
CONFESSI ONE SACRAMENTALE.
co NFTSI'OHE.
DOnnagiouane con fufa mente ve
(lita di diuerO colori» che ha«:,
acndo i capelli mal componi» pofìla'l
delira mano
fopra quattro clementi
confufamcnre vniti»^: la finiftra fopra
laTorrediBabelco'l motto che dica.
Babilonia Fndi^uc
Gicuane dipingccomc età più at-
fi
quali nell'opetc
titi, rendono Confu*
fione.
Li capelli lunghi,& cotti,e mal com
podi denotano i molti &
vati) penfieci
che confondono l'intelletto.
Li diuetfi coioti del veftiraento fi-
gnificanole vanc&difordinate attio-
niconfufamentc operate: £<v^m«/^»-.
tudo, ibi confujio '^
Libro Primo
N FIDE •
N A.
105
CONSERVATI ONE.
Dì Tter Leone Cafella .
D
ja mano
Onna vefìita d'oro
ghirlanda d'Oliuo in capo nel
deftra terrà vn fafcio di
t con vna
D Onna che
tiene
vncomp3flo,& ha a canto vna gr a-'
nella finiftra
vn regolo, nella deftra
mano
Non è alcun dubbioichc con il te {limonio maeftramenti guidano altrui per dritta via al
di Macrobio>&; di Lucianojche lafopradetta vero fine, al quale generalmente tutti afpi-
catena non fignifichi vn cógiungimento del- rano,& pochi arriuano, perche molti per tor-
le cofe Humane co le Diuine>& vn certo vin te vie quafi cicchi, fi lafciano dal cieco fenfo
colo comune comi quale Iddio quando gli alla loromala venuta trdfportare .
piace ci tira àrfe}&Icua le menti noltre al La gtue fi può adoperare m quefto propofi-
Cielcdoue noi con le proprie forze, tutto & to lecitamente, &
per non portai e altre outo-
il potctnoftronon potcmofalire-, di modo riràjche poflìno infaftidire, bafli quella dcl-
colui) che vuole fignificare>che la roente fua l'Alciato, che dice in lingua noftta cofi *
fi gouerna co'ijvolcr diuino, attamente coftui
PitagoT» inferno che l'hucnt douejfe
potrà dipingere detta catena pendente dal Conjidtrar con ognifomma cura
Cieloi & davna Stella, impercjoche qucfta L'opera, ch'egli fatta il giorno hauefft
«Iquella forza d'vna Diurna infpir3uone,& di S'ella eecedfua il dritto, e la tnifhrat
quel fuoco del quale Platone ha voluto ch'o» E quella che da fa* pretti mttijfe
gai huomo fia partecipe à fin che drizzi la Ciò fa lagrubcht'l volo fuo mifum
mente al Creatore}& erga al Cielo,però con- Onde ne piedt fuol portare njnfaffo
P#r r,Dn cejfar ò gir trtpp^ alto, r l^a_^o ,
uiene che ci conformiamo con la volontà del
Signor Dio in tutte le cofe»e pregare fua DI-
CO».
. . ,
jò6 Iconologia
CONGTVNTIONÉ DELLE COSE HVMANE CON LE DIVINE.
CojVaì il Configlio fi fa con lunghezza .
e O N S 1 G i i O.
hlKt^: De bello» & paeey De cufioeUs'''
regwmsy De ijs qtuimpoirU7itHr.Ó' e^portantHTp
Del Sig. (Sto. Caratino X^aftellini & de legumconfìttuttone
Lo figuriamo vecchio perche rhuorao vec-
Vomo vecchio vefìito d'hibito lungo chio dfmoftraCófiglio come dice S. Ambro-
di color roflOj haurà -vna collana <i*oro fio MI Hexamercn . Sene^usejìtnconjìlijsvti^
alla quale fia per pendente vn cuore,n ella de- hor> perchel'età matura è quella che pattori-
lira raanotenga vn libro chiufo -con vna d- fcela peffettione-del f3perc>& dell'intendere
uetta fopra,nella finiftra mano tre tede attac- per re(f>éticnzà delle cofe che ha vedute> &
cate ad vn collo, vna teda farà di cane, che ptatiicàteiion potendo per hgioueniùeflere
guarderà veifo la pattediritta, verfola parte pet k) poco tempo maturità di giuditio» òi, pe-
iiniftra vnatefta dilupo,in mezzo vna tetta rò i ^touàni fi deuono rimettere al Configlio
di Liohe: folto il piededeftro tenga vna tetta de vctchi. Il Configliero di Agaiiìcnnonc
d'orfo,&vn Delfino* Imperadore de* Greci viene da Horocro in
11 buon Configlio pare fia quella rettitudi- perfonadiNefìoie figurato vecchio di ite età
ne, che fecondo IVtilitàrifguada ad vn certo biella 1. Iliade, oue lo fìefio Ncfìore eilotia i
fine, delquaie la prudenza ri'è veta 'efiftima- "Greci giouani fpccialmente Agamennone &
trice fecondo Arittorele ncir'Ethica.lib.iJ.c.^). ^Achilie tra loro adirati, ad obbedire al fuo
hona confultattor^Clttudo ea tjjenjidetMr% quA configho,come vetchio.
fecimdum vtilitdtem ad quendum fnem spe*
Sed audite tne nmèti autem ìunìtrts eiì'-s ìKt»
^atycuitis prudemmwraexijìtttMtrixefl.
Configlio per quanto il racdefimo Filofofo
II
ìam tnim aliquandct ^
cum fottiottbus qutim vos
N S I G L O.
Del Sig. Gio.Zaratino Gaftcllini
paffìonc&alfettoxattcfochepcrlo Cófiglia
libetu
. .
colle Palatino dedicorno à Confo Dio del Con fte di Cane»Leone, oc Lupo piglianfi da Pierio
figliovn tempio fottetraneotper fignificare>co- per fimbolo delia Prudenza, Jaquale tifguarda
me dice Seruio nell'ottauo dell'Eneide fopra alli tre detti tempijconiefi raccoglie da Seneca
Le tre tefte che nella finifìra mano tiene di pr^medttatur in on-ìnta incautus incidtt . ilche
Cane» di Leone, &i. di Lupo nella guifa detta di lutto fi comprende dalie tie tcftc figura delli
fopra» fono figura de tre principali tempi del tre tempi, &
fimbolo della prudenza fenza la
paffatojdel prefente»& del fututojcome efpone quale non fi può far buon Configlio . -Confìlia
Macrobionelli Saturnali lib.i.cap.zo. perche perfefia non funt ahfque prudentta » Difse San
la tefta di Lione pofta in mezzo, ditiìofìra il Bernatdo nelle Ep]{tole,& Ariftrteiene) i.del
tempo pìefente» e(Tèndo la natura, & conditio- la Rcttotjca difhnjfcc, che la prudenza è virili
nefua gagliarda nell'atto pìefente» che è pofto della mente laquale fa che fi poffi configliare
tra paflato,& l'auuenite,ilcapo di Lupo de-
il & dehberarebcne delle cofe buone , delle &
nota tempo paflato, come animale di pochif-
il male» che appartengono alla beata felice vi- &
(ìroa mcmoria,laquale firiferifce alle cofe paf- ta»fiche al Configlio oltre la fapienzafigutata
fate . La tefta di Cane fignfficail tempo auue- con la ciuetta fopra il libro,è necefsaria la pru-
nirciche ci fa care2ze,& fefìa per la fperanza di denza figurata con le tre tefte fcpradette.
iiceuere qualche vtile da noi, laqual fperanza La tefta d'Orfo, oc i! Delfino che tiene folto
riguarda Tempre Je cofe auuenire.Ponemo que il piede denota che neJli Configli deuefi porre
ftc tre tefte figura delii tre tempi in mano al da parte l'ira &
la velocità attefoche pefiTmia
Configìio perche il Configlio è ói tre parti, al- cofa è correre in furia, &
in collcra,à delibera-
tro Configlio pigliafid&lunipo pafsato, altro re, &
confultare vn partito: ma deuefi il Con-
dal futuro, & altro dal prefenre,- auueitimento figlio fare fcnz'iia,&: fenza fretta, velocità» &
:tli Platone che in Diogene Laertjocofi dice . i'Òrfo è fimbolo dell'ira, & della rabbia, come
'^crifUnm trtparittum efì , ^/;fc«' quippe à prete- atìimale iracondo» onde il Cerdinale Egidio
rirò , aiiud a futuro > ahua a pnjefiti tempore nelle fue ftanze difse
^jamjtur , Il tempo psfsato ci fcnuìiinidra gli eli Orfi rabbiafi con feroci artigli
cfs^empi» mentre fi cttende con la mente ciò tanvo battaglie, dilfittatCi d'ire.
Et
. . . *
110 Iconologia
Et il Petrarca Che quefio e gettale, e proprio don»,
L'Orfa rabbiofaper gh Orfacchi fuoi Fra tamii e tanti» lor dal del largiti
Ma di queiìo iìmbolo fé ne dirà al Tuo luogo Ma può mal quel degl'huomin^ejfer but^
'
confultar li deue, quello che vna volta fi ha dii pinatua madre.c però il Senato volfe che iteft
fare . Patroclo Capitano tflendogli detto dà fé dietro fepàrata con Vn velo coperta , pcichc
Demetirio fuo Re,che còfabadàua,& à che s'- pareua loro indecenza,chc vna donna f jfic ve
indugiauatanro ad attaccate la zufra,& far im- duta fra tanti padri con fcrittià confulcate .
peto contro l'ellercito di Tolomeofuo nimico,
che era alPhora inferiore di forze, rifpofe. In
^uibus poeniiemianon habet locum t magno pon*
dere atte ntandam efi . Nelle cofe, nelle quali C O N S V E T V D 1 NE.
non ha luogo il pentimento andar fi deue coh
il pie di piombo perche dopò il fatto il pentirfi HVomo vecchio, andare, con
in atto di
barba canuta, & appoggiato ad vn ba-
nulla giouia, voce veraméte d'accorto Capita-
no non tnen faggio Agefilao Capitano de Li" ftone con vna mano, nella quale terrà ancora
caoni ilquaìe foUecitato da gli Atti b afe iatori vna carta con vn motto,che dica: Vires acqutrit
Thebàni à rifpòndere prefto ad vna Ambafcia ^»«<afo, porterà in ifpalla vnTafcio d'inrumcnii,
dano il parere dell*Ariofto in quella ottaaa nel fperienza confifte la fuaauttorità, &
quanto
la quale loda il Configlio delle donne fatto ih più è vecchio, tanto meglio fìà m
piedi, il che
Vn iubito:ahtico vantò dato per adulatione aU s'accenna col motto che tiene in mano, ilqua-
le donne da Hèliodoro Greco Autore nel quar ìe ècóueniente ancora alla mota, perche (e cf-
to dcH'Hifìotia Ethiopica, rinouaio poi dai ^anon fin^ucue ingirojnon hàforzadiconfu-
fudetro Poeta in rima biafe il ferro, ne óì errotarlo, come non moué-
JH alti configli delle donne fono dofi l'vfocon edercitiodelconfenfocommunc
Meglio mprotiifo.che à penfarui vfciti, ron acquifta autiorirà, ma volgendoh lu giro
. .
G Q N S V E T D I N E..
CONTAGJONE.
DOnna giouane .. edenuatat 8c
pallida* & veftitadi veftimenti
v.ilt& Scacciati, & fianodi color me-
fto .. Conia man defìra terrà vn ramo
di noce > la. finidra terrà fopra vn ba*
filifco, che: vi farà à. ^anto in atto fie-
r0f,& fguardo attroce* Dall'altra ban-
da vi farà.vn giouane, che moAri eHere
laoguido,& infermo giacendo pec tec-
r^ mezzo morto
Contagione da Latini fi dice Con^-
tantum , & viene ìl Contanti effendo;
: che in efià facci vn pafiaggio d'vn af*
fettO'.da vn Corpo in vn altro
Il: Contaggiò fecondo Auerroe nel
quinto della Fifica nel Commento del
tel^p 30«é di due forti»Mattematico»
&;Fific0)il primo non
fa fempre tra fi
quatro
-
fl2 '
IconOiOgu
o N I Ó N E.
moris,
nerea Il contatto mediato è quello» che fi
:
uibfterrere fbi, atque alia conuertereme/t^
fa tra due corpi tramez^zandofi qualche altro
«orpo, come per mezzo dell'aria due corpi fi
£<9CCfno>.di ruodorche ynctrafinetta raflfetto Ma tornando al Mcreurial^dice che gli hu*
"^
CJOt» .
. .
Gommuni.li Sporadici fono quando vari) ma- riente per la eruditasi della re na,come anca
li occupino varie nationi,&varijhuomini.Li peni feruor del Sole morendo in detto loco fi
Communi fono di due forri ; Li primi fi chia- feccano dali'ifteffì raggi folari, di modo che fi
&
mano Endimij dalli Greci, da Latini Inqui- perde tutto i'humido, &
di quelli fi fa la mu-
lini, & fono Communi, ma familiari ad'vna mia,che maji fi putrefa, qual fi porca poi nelle
forte digente5& più ad vna natione che vn noftre patti»Anzi per il gran freddo le cofe tal
altra, Li fecondi fi chiamano Epideraij» & fo- volta non fi putrefanno j onde vediamo che
no comuni à tutti,& di queda forre è la pefte» quelhchemorono nelli monti di S.Bernacdo
al tépo della quale per vn occulta forza infet- nella Francia ftano molti anni séza putrefarfi,
tai mortali, che mai apparifce fé non quando Hora hauédo efplicato che cofa fia Gontagio-'i
T*bida membtis ne,& come fi facci, tefta e(plicare la figura . \
CorruftoCceìitraSiUi miferandnque venit Si dipinge dunque giouanc, emendo che la
Arboribus^fatisq^ lues^ é* lAtifer annui . giouentiì per l'abondanza.&feruoredelfan-
Come dice K.Padre Aleflandro de jingdis
iì gue habbia anco in fé più calore,il quale ha vie
nella fua Apologia in u^ftrologos Conie^ores . tu di attenuare,rarefare & attcahere,& confe**
Ma cornando alla difinitione ci è necefiaria guenceméte puoi aiutare la caufa materiale^
la fimilitudine della materia, & didìmilitudi- efficiente della Còtagione efsendo ancoi gio
ne della forma,perche,e(Iendo che l'arrione fi uani più facili à prendere la Contagione peci
facci permezzo della contrarierà,&; dillimili- loro difordini, &
poca cura della vita loro
tudine,£^ il conrrario non riceua il fuo contra- Si fa pallida, &
eftcnuata per denotar le
rio, è necefiario che qualche fuggetto
ci fia molte malatie Contagiofe che confumano à
che riceua qiieda contrarietà, &
quefto è la poco, à poco» tra quali fono la Lue Veneceajil
materia comune à vno» Se à IMtro corpo. Dai Tifico, la lepra,&mok'altri. v
che ne caua li principio ateiuo di quefta cor* La vefte ftracciata fìgnifìca molti incòmodi
ruttione,6f di quefto moto che è la contraria che per tali caufe ne feguono , quali vltima*
forma putredinaie delcorpo infetto, dima- & mente riducano l'huomo in pouetlà,coin'an»
date la Còtagione,& il principio pa({ìuo, che co il fuo color mefto dinota che in tal cafo n»
è la materia del corpo ptjtiifcibile>& atto à ri- ci può efsere allegrezza alcunai 5i molte voU
ceuere la còtraria forma. Ma vediamo ralce- tene fegue ancoTa morte.
rationecome fia necefiaria nel Cótagio.E co- Tiene il ramo di nocee(kndo detto albero
(a chiara tra Filofofi che Talteraiione precede contagiofo co la fua on>bra,come dice Plinio
à tutte le coTr£ittioni,o putredini, & alteratio- nel lib. I y.cap. i i.alla fimilitudine del Tafso in
ni,fi tà nelle qualità/arà duque ex cakf^tttione, Narbona.chefecódo Diofcoside è rantocat*
k quale fifa mediate illuoinftruméto,-(iual è uua,che fe vnavi dorme focco, òche vi fi af*
H feiji
i 14 Iconològra
fctti alla fìià ombrai è ofFcfb
grauemente co- no contagiosi» &
li animati che fono motti
piantano nelle fratte» onde Ouidio» 11 Giouane pallido, languido» & mezza
jMox egO'iunUavia cum firn [me crtmine viték morto vi fi pone pet nitie le ragioni (òpra-
^ pópulo faxis préi^tereunte petor, dette raffembran do anco il corpo patiente che
li Bafìlìfcoè vnafpetie de fetpenti de* qua- riceue la Contagione dall'agente cioè da quel
li non folo il fiato» ma i! guacdo>& il fìfchio fo- che lotrafmetce..
G O N r N O.
tento, Se cofì reftano li Tuoi meriti (rau.*'
dati dentro di fé (leflb ..
G
pinu di
louanetto di beilo afpetto coti
fàccia ridente, con la vefte di-
fiorijin capo terrà vna ghulan-
dadimirtOj&difiofiinfiemeintclTuti*,
nella finifka mano vn vafo pieno di
rofe, Con vn cuore, che fi veda tra e iTe ..
Stia con l'altra mano in atto di Icuarfi
i fiori ài capo per fiorire il detto cuore,
edendo proprietà de gl'amanti cercar
VN giou<ine pornp^)famente veltitccon
fpadaà
lato, haurà gioie, 6c penne per
fempre di far partecipe altrui delUptoptia,
allegrezza.
•tuaracntodtlla tcfta,& nella dcftra mano v- e O R T I ir E N A.. »
Bofpccchic&conlafiniftra vn bacile d'ar-
gento appoggkto alla co(cia,)L quale farà pie-
DOnna d'età virile,che ftando in picdii».
vcfìita d'habito femplice^ come ancor
»o di monete , & gioie . cinta da vna zona, ò cint< la, terrà con l'vna
Contento, dal quale pende quel poco di
Il
delie mani con bella gratia. vn. candido atr
felicitàjcbc ftgode in quefta vita,nafce princi roeliino.
palméti dalla cognitionc del bene poflcduto, Continenza è vn*afFctto deiranimo, che fi
pctchechinóconofccil proprio bene (ancor mtjouecon la ragione,àcótraf^iireconilfcn-
^iieiìagfaadifTwao ) non ne può fcntitc Coo- fo,&fuperarc l'appetito dei diletti corporei, ,
&pec-
. . .
me quella piùperfctta dell'altre eradi,opet^n- caldo,e fteddo,& perciò qucilojcheopci Tv* '.
da* cacciatori, li quali per pigli jre quefto ani- diamo che per il girar
fare in certe fnachine,
maletto, gli circódano U fu i tana co il fango. deirvno,l'alttofi volge co vn moto contrario»
in RomA^,
DOnnaconvna celata capo, con lain & Glouane armato, con vna trauerfina roC
deltra mano tiene vna
fpada con la pil- fa fotto il tenga vna fpada
corfaletio,
la in giJinelfodro,& il braccio finiftco iftefo, ignuda in atto di volerla fpingere contro al-
con la mano aperta* voltando però la palma cun nemicOjCon vna gatta à piedi da vna par-
dicifamanoinsij* te, e dall'altra vn cane in atto di combattere.
DOhnà brutta fcapigliata,& che detti ca- li vno cerca preualere all'altrojC però fi dipin*»
na parte di detta figura vi faranno due ruote Glouanettojche fotto all'armatura habbia
vna contrapofta all'altra, che toccandofi& vna vefte di color tolTcnella deftra m^
faccino contrari) giri no tenga vn pugnale ignudo con fiero fguar-
Si dipinge brutta, percioche bruttilTlma do, con vn'altro pugnale nella finiftra» tiran-
cofac d'eflcre continuamente contrario alle dola mano in dietro, in atto ài voler ferire *,
vere, &
buone opinioni, &
chiare dimolira»
e O N T R I T I O N É.
^ni altrui.
' • Li capegli nella guifa, che
dimoftranoidifuniti,&
habbiamo detto DOnnà d'afpetto gratiofo, oc
pugno dtlla mano dritta
bello.ftia iti
apro-
rei penfieri,che piedi co'l fer-
no la ftrada all*inteUetto,al!a memòria,^*: .<lla rato in atto di percuotere il petto nudo, dalla
volontàtacciò concorrino allacontradittione. finiftra bandai co'l brnccjo finiiho fìefo al-
Il veftimento bianco, e nero , mal compo* qu.mto in giù,& la mano aperta,grocchi pie*
fto,& difcinco, dinota la conttaiierà,ch e è tra ni dilajjrimc, liuoltiverfoil Cielo, con fem*
la luce, e le tenebre» alTòmigliando col. ro i biante mefto>6<: dolente
quali faggano laconueifanone altrui per non La Ctjhtiiticne,è il dolore gtandi(Iìmo»che
vnith alle ragioni probabili, naturali & ha vnpfcciitcred*haucrofFtlo ladiuinaMae
Tiene con la deftra mano il vafo deìl'ac- ftà onde fopra di ciò ì'Alittore de 1 feguenti
:
H 2 Dolce
.. .
ii^
N R A o.
Diptngefi la Contritionc di kt^
eia bella, pecdimc(lrate«che il cuo-
re contrito, & huniiliato nò è fprez*
zaro da Dio> anzi e mezano à pla-
carlo nell'ira come dice Dauid nel
Salmo sode è quella vna dirpofìtio*
ne contraria al peccato» oiIeco> co«
me dilfinifct^no Teologi, vn dolo-
*
chi non conuerfa noahà (perienzà* negiudi' di Timone Filofofo , il quale (à molto ce-
tio»& quaftfì puòdirefenza ÌDteiiettOj& pfetà^ lebre pei l'odia chea tutti gi'huomini por-
dice Atift. nel u della Politica} l'huomo che vi- taua , era fuo amico Apemanto della medefi»^
uè folo ò glie piiì d'huonu)» ò glie beOia • Qui ma natura, ftando voa volta infieme à la-
in etmmutiifòciefate'Psftere ne^haut^Deus efl» uda T & dicett:lo Apemanto che quello e»
Authtfiia. ra vn bel'conuitopoiché era tra lor dua >
,
Si capprefencagionane efsendo ohe Arift.nel ctfpofè Timone che farebbe ftato aliai più
2«delia Rettorica dice ehe i giouanifoDo più a'< bello » quando efso non vi fefse ftatò pre-
natoti de gramicii & decompagni che alcuno fente
dhnifsuna altra etài e pecche fi dilettano di viac« La lingua pofla fopra alle dette piante, fignt-
£Sin(ìeme>ersendo che non giudicano coraalcu ficache natura hàdatolafauella aH'huomo»
la
Da fecondo l'vcile»^ peoÙBOi che i loco apaici non già perche fsco medefimo parli,mà pcrch?
H 3 fece
M . , . ..
iiS Iconolograj .
delle gambe in guifa di facnuerenza>& il brac ne i Prouerbij la dicbtaratione del quale è che
ciò de(lro fl:efo« aperto» & in ateo di voler ab« guai à quelloche è rólo^& però dobbianso eoa
bracciare» ficriceuere altrui» è-pec dimoftra- molta con (tdecatiòne cercare dVnitfì dicendo
re ch*alla Gonuerfatipne conutene qualità di] il Salmo 1)5. Eccequàm hnum» quàm «Qf. &
creanze» &, buoni coÒumt& con benignità?., dicuadHm. habitàrei fratret in, vnum •
C: O) Nj V: E, R S I O; Ni E;
,mettcrerpcrteraquefta figura.
I Bell 1 fi; «lipingc. perche» Ji^o me è :
l brutto,&.abormneuòlecbi.ftàin pcc-
**
caio mortale, così ali'iiicontto e di fu*.
premabe|lezza,chi è lontano da qtiel» «
Io>.& fi.cQDoette.à^Dioo,
Si rappr?ftnta d'età virile, perciò--
che raccótaArift. nel i.lib.dclla Rctt..
qiieftaetà ha iutti:qnei;.bcm>cbc:
I che
•*
neliagfoujnezza, &
nella vecchiezza^.
ì ftar,nof(jpaiiaM,& di tutti gl'ccceffi,&:
*
di rutti i defetw-, .che h ritrouano neU .
,crpeitadalcandido,& fottiljfTJtimve-
-; lo per .dimpftrarcchc la Conuerfione
\f^^Na.bellilIìma Donna di età virile,; farà ha i\* efsetf can Ada» pura>& Spogliata da tutti
/ ignuda>roa davn candido» 8c fotrili(Iì> liafretti,&:pafrioni:mondane. llmottcche è
velo^ticpperta» terrà ad arma, collo. vna.ciAtai lacinta»che dìoi Inse Domine fferaui : fignifi-
di cplor verde» nella quale vi (ìa fcritro cano quefte parole» che;chiueramen.tc,fi;f 00-
IN; T E DP NE S.P E RAV li
I uert« à Dio fa fetmo ptoponimcp t«,<ii:rnpn (i
& non fplo per terra faranno vefti di grandi ffi partire mai più da lui per lo peccato,5t perciò
ino ptcgioi&^ima,CoIlaqe d*òro,pcrle,& al fperamJuiinafccndotal fperanza dal credere
tre ricchezzctma anco i;biondi, &
intrecciati d'eflére in gratìa di SuaD.M.» fiche crcfcen-
capelli» dte dal capo fi è tagliati» (Icbe modri de» nell'animaqueGac redenza» crefce infiemc
dVfsetc fenza le treccie.. la fperaza mediante il defidetio di goder Dio
Starà con il capo alta» & con Hocchi riaolti I,foDtuofi(riraiveftimenti»le collanci & la
ftl Cielo» nel quale vi li veda vn chiarore rifplé- diti^rfìtà delle ricchiffìme gioie che fono per
dece raggio,& vetfando copiofiiGme lagrime : terra ne fanno fcde>chc chi ficonujc.rte à Dio
fprez-
. , . . .
3-ibrot>rimo llf
Iprezza le pompe, le riccbeaise» ^la vùimk di •na^Aga ghirlatrdadfrliattin^càpo,
bacila tfcft»
qucfto niondcOnde S. Bernardo (opra la Can- màoo vna facclla accc{a,& nella
(tniftra vn'ha-
cic^'Sermone 4.6>Ornatum xor^oris fan5}icon* fta , &
farà vcftito ài vcidecdsiì la dipinfc Fila.
^emnunt foUm unirne decóre m quérentes .
ftrato ì
Biondi &ir(CFecciati capelli^agliàci i$c git-
1 Ec^ fa giouane;pet effere tale età più dedite^
tAtipeRerra>p^ladicrhiarati6De diefscf'ce ne alle fette, &: a' folazzi, che l'altre non fono.
fcruireino drqueiioJ^ércfac dice^crio Valctia- I conuiti fi fanno à fine di comniune alle*
no'Jib.ji. nel quale narra i Capelli (ìgnifìcaj
pen(ìeri> iì'cìiechi fi<coDùert&> cortuierie»cbe
gtczza rrà gramici, però fi dipinge bello, ri-' &
dente con vna ghirlanda di fiorijchetboftra te»
fc8cei,& limouàfpeBfieti càitiu^ quali fe non faffationi d'animo in delicàiute/pet cagione ài
iì
.-,r» xr..^\ ..,^„^^-*.-«^ - j
tofanosò ^,^ X qualI
fuelHno accecano la inente>ò conuerfàre,^ acctcfcctc i'atnicitie, che fuolc il
che altro graue impediménto apportano ^lla conuito generare.
buona intencione di<qnuértitn)éc fopradiciò •La face accefa fi dipingeua da agl'Antichi in
CalTiod.fup.Pfal.oósì dice» QUocttfique tempore mano d'Himeneo'Dio delle nlozze^perche tic»
non cogitaueris Deum, pfita »ìe illiuitemptiS per» negl'ariimi;& gl'ingegnifuegfiàtij'&^liegti il
Gonuko, &
ci rende fplcndidi,^ magnànimi
, Ciene il capo aUo>'6c*rivTìira il Cielo ipercfò
.
in fapere eguahncnte face>& lictuere con:gra"
'checonuien^iima ànoi di volgerti al Signor mici offici) di gratitiidine
Dio con fede, per ticeuetedafuaOiuina Mae- e O B. D O G "L ì ^®.
-f^à la gratia, fe bene l'vna > e l'altra egli dà per
fila miftì:«cordia>& non per li meriti noftri*
HV OMO
mefto» malinconiofo, taù
to rabiiffatò, con ambe le mani "s'apre <(
&
Wideseftdomum bei, dice' S. Paolo sCXjrandm petto , e fi mira il cuórci circondato da di'aeifif
'<^^loriam}4abttD»mimiSiìiceii^dmoU\q\i»\ ferpenri,
Ugnificàto 4o rapptcfetetjrnio ^^ònil chiaro , &
^af à vcftito di bct ettino vicino al nero , i[
rifpleridentc t^gio^ come ii abbiamo detto di ''étto veftimeoto farà fttacciatorfolo per dimo*
'
Le copiofiflìme lagrime che vetfa da gl*oc- vnoè in-tcàuagli dell'animo , non può attende»
chi fignificano penitenza, &c contririone come ^^ ^^\^ coltura del corpo, il color negrafigni- &
natraCurtio.lib.3. UchrymA posnitemU fum in^ ca l'vltima touinai&. le tenebre della morte,alla
dices.Bi le mani incrocciate rvna,neil'altra con quale condiicotio iraminarichi . Sci cordogli
la dimoftratione del dolore, denotano il dolore Il,pettò aperto , &
il cuore dalla ferpe cinto,
interno che feote l'huomo conucriito >à Dio ^<Jinòianoifaftidij,'&:'i tràuagli'mondani, che
d'hauer ofFcfo fua Diuina Macftà i'Hidfa che tempre inordendo il core infondano in noi ftefr
tiebe^bttoli piedi nella guiCa che dicemmo,ne ^ veleno di rabbia, di rancore* &
'^diràéftrìiche conuiètic*fpte4zans,& conculca-
re il peccatoiii quale con '^ràndiffimadifficultà 'e O R 'R E T T t O K 1,
fi' vince, &
mette à tetra perciòche'fa grandiHì- ONN
A vecchia grinza * che fedendo
ma refìftenzaà quelli»! ^ùali conuert'ti^cami- nella finiftra'màtiot^nga vna ferula , «-
nano per la via della falute, che perciò rappre- Alerò vnoftafìile,& nell'altra con lapcnna eme-
fentaroo l'Hidra con fieri riuolgimenti;& in at- di Vna fcrittiiria, aggiùngendo,^ togliendo VA-
to di metter per terra detta figura. tie parole.
Dimm atalia&iactanti aurumqìk cheque Sì dipinge vecchia & gtinza,perche come è
Et teuis hAc'tÀntum :fafcia^imbra tegas effetto diprudenza la Corretione in chi la fa ^
£t modo iam menti Jedeat [entéritia mjìr* » così è cagione di raminaricoin quello» che da
QfUt vela exorneì fe^orimlba mei .
occafionedi farla» perche non fuole molto pia-
Hydravel IjAc pedihus iaceat fuppoftta»^irÌ5 cere altrui fcntir correggcreiSc emendare lope-
Ne illiuspeream pe^oranofìradoUs^ re fue:& perche la Correttione s'cflercita nel
CunEla tenendo modo funthicde fedefuprema mancamento che facciamo nella viaò dell'at-
LumintbHS pMeant lumina dar a meis . rioni, ò delle contetnpiaiiòni
CONVITO. Si dipinge coniò ftafHle,& con la penna,chc
GIOVANEdando & ridente , bello di prima corregge le fcririÈre,proùe<iendorvnaco'l di«
lanqgine, ditcìoin^tedi*, -con ¥• giacete dcl'cò^o alla Ccn'iie'rratione Politica^
H 4 l'alta
. . . . .
no Iconologia
€ O R R E T T I O N E'.
D
&
Onna d'età maiura.chc nella mano dcftra
tenga vn lituo con vn fafcetto ói
làfiniftra in atto di ammonire
fcrittute,
gli Antichi Re Latini, & Impecadori Romani, in arto fcene il corpo humano» e
sii le
io. Che con' la man deftra tenghi ilMonico- bedue fanno il compofito dell'huomo tutto,
tpetro>& per terra dal medefimolatovifia vn che per certa (ìgnificatione Pocrica&; afìrattio
globo con vna picciola patte defignata >& con ne mentale fi prefupponghino» come fé ciafcu-
na
, , . .. . . ,
DON N A) che
fo in Tribunale
fliaà federe
>
pertrauel^
con vn memoria^
le» &vna catena d*oro nella mano drit*
ta«con vna volpe à piedi» &farà veflita di
verde
Dipingefi à federe in Tribunale nella gui
fa che dicemmo» perche la Corrutela cade
in coloro, che fentenriano in giuditio*e(sen
do efsa vno (lorzimento della volontà del
giudice a giudicare ingiuftamente per foiza
de doni
memoriale in mano»
II la collana fono &
che ò con parole > ò con danari la
inditio»
giufìitia (ì corrompe
La volpe per lo più fì pone per l^aftutiaw
&
perciò è conueniente à quefto vitio » ef-
_
fendo che s'cfsercita con aftutia per impa*
nadiquefte patti ftclle per fc fola: Jorappre- dronirfi de denati, &
delle volontà de gli altri
fentarcmo dunque huotno coronato di fiori huomini.
pompofamentc , terrà in mano
liguftti vcftito Veftcfidi verde per li fondamenti della fpe-
vna lanterna di telatdi queila^ che s'aiza,& ab» ranza, che Ranno nell'hauere» come detto hab-
baffa Tenza lume con qucQo motto> A LVM I- biamo di fopra
NE VITA. CORTE*
Si cotona di liguftii* perelTerda grauiffinoi
huomiai afTìmigliata la vita deli'huomoitirpet*
to alla fragilità) de caducità di quefto noftro
DONNA giouane, con bella acconciatu-
ra di tefta, vediti di verde, cangiante &
corpo aili fìorijde* quali non sò}che altra cofa con ambi le mani, s'alzi il lembo della vefte di-
fiapiù fugace» onde il Salmifta cantò nei Sal- nanzi, inmodochefcuoprale ginocchia , por-
mo lOZ, tando nella vede alzata molte ghitlandedi va«j
Recordattts efl» quvmam pduii fitmus: homo rie fotte di fiori, &
con vna di dette mani tetra
fìcutfocnumidies eittstamquam flos a^rijttef'
anco de gli hami legati in filo di fcta verde» ha-
fierehit . ueràà piedi vnaftaiuetta diMercurio,alIaqua-;
Et nel Salmo Sp. les'appoggierà alquanto , &
dall'altra banda
Af4nè Jìcut herba tranfeau mani fiortat » & vn paro di ceppi ài oro, cuero i ferri, che fi fo-:
tranfeatvefpere accidat » tndureu& arefcat gliono metrerc ad ambi li piedi,&r che vi fieno,
Et fimilmente il patìentiffìmo lob con effi le catene parimente d'oro: farà la terra,
Quaftfios egreditur » &
conteritur • oue fi pofa faflofa, ma fparfa di moiri fiorì, che
vcltimeuto delitiofodimoftra quello I che
Il dalla vefte le cadanoj ne'piedi hauerà lefcarpc
è proprio del corpo,cioè l'amare» &
abbraccia- di piombo
re i piaceri) & dclettattioni fenfuali, fi come La Corte è vna vniohe di huomini di quali»
per lo contrario aborrire li difagi» aCprezze» tà à la fcruitù di perdona fcgnalata,& princi-
palc>
.
palc,& fc beircio cTcITar poffopatUre con qual- uerfi ài venti delle parole, fnierotfellevmonì
che fondamento, per lo tempo, che vL ho con' altiui, per concepirne odio, fdegno,tancorc>
fumato dal principio della mia fanciutezza fi- &tnuidia,con appetito d'altra pètfoli*. V
J}no à queiì:hora> nondimeno racconterò folol'* Se gli pone apprefso la ftatua di Mercurio»
„Encomio d*aJcuni, òhe dicono , la Corte effcc la quale da gli Antichi fu pofta per l'eloqueo-'
gran maeAto del vfuerc hu|»ano>foftegno dalla za, che fi vede efser perpetua compagna de^
politezza ; fcala <leireIo(]uenza> tbeatro de gl'- cortigiano. 7
honoritfcala delle grandeaa», &
campo aperto Eftatardatnolte-perfone in diuerfi modi di«l
vdelleconuerfationi) &
dcU'amicitie :che impa- pinta, fecondo la varietà dell. Fortuna, che da i
della grida» & del tempo padato» il che fi mo- Che vede incanutir la promtjfione
ibraflelle ginocchia^ignude»&: vicine à moftra- Dt farifvndjdel be»rfegU^auanzA .
tt le vergogne, &
né' ceppii <Jhe Io raffrenano, iToinel^òuerfcio^^i'i-^dMlàtioHe»
rimpedifconokonde rAkiatonelli fiioi Emble- 'Che fa col'veniokè/ie'sbérreitàte
tni così dice* ^tambitiofigonfiarco^e'vn. pallotit •
^ana'paUtìnosquos educatatela clientest ^i fon anco le<Mufe-aff'aticàte,
Diciiur aurafis m^ere comyedilftts . ifer folleMàr4a ini/era» e mendica
I iìoiUp^iiì per terra in luQtgo{lerìIe»6c'Tafso« VirtHte'òppreJla da la pouertate .
ibtmòOranoU'apparenza nobile del cortigiano» •!/l4à fi gittano-al vento ogni.fatica,
laqualeè piòaitifìtiofa per cópiacere ilfuo^i* ^Ch'hà fti'Ì4:àrpdvnafnacina-da guato»
'enoteche oaturailepcr appagare fcmedéfimo, r£ Fortuna ad ogn'hor tròppo nimica .
«olor verde, per dimoftrSTCjche la Corte prede Vn sjyerar -mn fcuro, vn penar certo,
'
MbtoVtimol nj
Étn^à^tté» ntmt €ònlrari4 idmeri&
Equeflàiche il vii vof^o appella Certe
>
<,,
CORTESIA,
Qtóui haa gl^adulatori albergo fid9» DOnna vefìitadcroi coronata à gutfa <iff
^Téneùre il ben oprar , la fraude lume . Regina ».c chefparge collane danarì>(Se(^
• SodeVambitim'Cimùdianido»,
*Vordxreinfidie. il farfiidolo,enanje La Cortefìa è virtìli,che ferra fpedo gli occhi i
; Fn huom mortai» teffcr di fede injide, , ne dementi altrui* pec non fciiai il paffo alla
^àippar^utgloria^Loh» fecoh i.ahi co/lame ì' propria benignità.
C O S M O G, R A^ F I A.. \
c:o se I E N ZA.
T"VOnna con vn cueieiii mano dinanzi
JL-^ agl'occhi con qucfto (critto in lette-
re d'oro OJKEIA sl^ESIS,^ cioè la pro-
pia Cofcienzaftando in piedi in mezzo vn
: prato di fiori» &
un campo di (pine.
La Cofcicnza è iaxognitione,che ha c\9
fcuflo dcJropete,& penfieri nafcofti>e ce-
lati agl'altri buomini
Però fit dipinge in atto di riguardare iì^
DOnna vecchia » veftità d*vna Clamu^etta proprio cuore.nelquale ciafcuno tiene occuU
dì coloTe ceruleo tutta fìellàta , & fotto curtate le fue fecreie'zzc > le quali fole a lui mc-
dicfTa vna vette di color terreftie» che ftiain dcfimo fonoà viua forza paféfi v
mezio <{j due^globi , dalla parte deAra fia il Sta con picdf ignudi nel luogo fopraderto-,
G.fetefté.Scdallafiniftra il Tcrreftrc.chè^on la per diraoftrare la buona , e caitiua via , per ié'
àt^tz manoten^hi l'Aftcolabio di Tolomeo» quali ciafcuno caminando.ò con levirtù«ò co*
&:£on la Hnilìra il Radiò Latino i vitiji4 atro a fchtire l'afpre punture del pccca-
Cofmografià è arte chic cófìdera le partidcl- tDicomeilibaue odore della virtù ;
Utmaiifpetto al Cielov&'accorda i fitt dèlIV--
no-aH'il!to,(ì chfe per queftò nome Cornogra- Cofcie/f(a.',
fia, s'intende il Móaò,erténdò da Greciàdétto ^
i
lare terreftre, ma ancora per tutto il globo del ftra mano terrà una lima ^diferro i hauerà fco-
Cielo che fa il compoftodituttoii Mondò. petroii petro dàlia patte del cuore donde 1?
Si dipinge vecchia pexciocbe ilfuo principio morderà un ietpe>ouero un uetme}cbe femprt
fiiooola
. . . . .
ir**
184 Iconologia
e O S e I E N E A.
Coflattzjhdf intre^dità»
bene dide Lucano nel feitimo librò uiene fcrociffimo, &i ha bifogno, per refi-
Ueuqttatummi[erÀs*poenÀme>ns.confciard»nat^ fiere foIt> delle ptoue d'viia dtfpecata foc«
a * "'
.
" '
— tczza^ ^
e O S T A N 'Ti A..
H A V L A.
f Ma Dònn4,elìe con il defìvo braccio cen-^
ghi abbracciata, vnaicolonna, con la- & DOnna grafia, brutta nell'afpetto, mal &
Ériiftramafio vnaipadaignuda fopia d'vn gran vcftita, con tatto lo ftomaco ignudo, ha-
vafo di fuoco acccfò,& moftri volbntaciamen- aeràilcapo falciato finora grocchi, nelle mani
i!C,di v©laij abbcticciare la. m«no,& il brac-^ terrà vnaTtefia di Leone», che dia con bocca
«io . aperta,, Se per tetta vi faranno de gj'vcccllr
morti, &dfc'pafticci>.òfirailicofe.
DOiifiaj. che- tiene la dcfìra mano alta .- &: Si fàdonnabrutra, perche la Crapula non
con Ufinifìravn^haflaj&fipofa co* piedi lafcia molto alzare rbuomoda^peofieti femi-
Copra vn a bafé quadra nili,& dall'opere dt cucina.
Coftanza è vna difpofiriot»e ferma di- non Si vefte pouecamente, per moftrarc^ehc li
cedere àdolorì corporali, ne lafciatfi vincere à crapuloni, ò perla- più fonahuomini ^rezza-
irii(^ezza,ò faticarne à trauaglto alcano per la tori della politezza, e folo attendono adin graf-
Tfia delia virtu,in tutte l'attioni fatela empire il ventre, &
pecche fona peneri
La mano alta 4 inditio di CoAanza ne fatti di vrrtùrdc non fi ftendonoconil pender lorq
^oponimcQci fuor di qutlliconfini.
. . . . . .
ta con diuerfe viuande con vn motto nella to- lo della mattina s'alza fpinio dall'alba,cbe ap-
uaglia,che dica: P^era felidtasj l'altra mano la pare in Oriente.
terrà fopra vn porco. La grandc,& rilucete dell3,che ha fopra il ca
La Crapula è vn'effctto di goIa>econ(l'« po,fi chiama Lucifer,cioè apportatore della lu
ce»
. . . . . . .
126 Iconologia
CR E P V S GV LO DE L L A mattina:
aaanti giorno nel Crepufculo» c(V
me dimodra Dante nel cap.ij.del
Paradifo cofi dicendo
Nell'hot a, che eomineia > triftt lai
La Rondinella preffmUa nututtm
Torfe ù memoria tte fuos trifit guaì .
Et Anacreonte Poeta Greco, i«
quel fuo li(ico«cofi diHe in fua feK;
cenza.
Ad Htrtéttdinem
flnitus Icquax, quibufnam
Te pfeSìéim htrundo ptenis t
Tibii^uodilleTereMS \
cemmo, ne dinioftra, che il Crepufculo della La ftella che ha cima del c^po fi chiama
in
mattina è meflaggiero del Cielo Hefpcro, la quale 2pparifccn<ltt.. montar del
hi toiKiincIla iuol ODminciare à cantate Solc>& apprcfiogl'Egiti}» come dice Pierio
Va-
. . .
al Cullo, fieda, con vn hbro in vna mano da prctiofe,& vene d'oro &c perciò non permet-
cercanti detto il maggiote> nella cui coperta, toiio, cht ninno vi fi accoftj, fi come riferifce
ò dietro fctiuafi ^xìqQìo mono folutus smni Solino onde Bartolomeo Anglico. D^ proprie-
fcemre, &à piedi vi fia vnGnfbne fopra d'vn tatibus rern Ub.i %,Cap. i4.dic e Cuftodiunt Gry-^
monticello. phes morites in quibus funt gtmm(X- pr&ctofA t't
128
REDI
Iconologia
O.
C^VDEXTA»
D Onnadi color r',rso,nelvifo>
enei veft^menro,dlfp3Ucn-
to^a guardaru a, incima lici capo
babbiavn roiigriU olo,e .on ambe
le mani affoghi vn fanctulio nelle
fafccpcrche grandiflìmo effetto di
Crudeltà è Tvccidcie^hi nò nuoce
altrui j ma è innocente in ogni mi-
nima forte di delitto, però fi dice»
che la ciudelià è infatiabil appeti-
to di male nel punirghunocenti»
rapir i beni d'altri, ofkndcrce non
diffendere i buoni, e la giu(\itia
Il veHimento rofso dimofìra ì
che i Tuoi penfieii fono tutti fan*
guigoi.
Per Io rofignuolo fi viene accetW
n andò la fauola di Progne, e di Fi-
lomena, vero indiciodi Crudeltà
Onde difse l'Aiciato
Equid calchi pudtt Vii tt fr»ffi$ imfr»*
hs f mortem
Cum volucris prgfrU prciis am»r«/ui(f,
Crudettà,
wetalla cum Griphis ferarum votucri genere* DOnna ridente vcfìita di ferrugine, co
quale vulgo traditur, cruente ex cunicuUs au- vn grofso diamante in mezzo al pet-
rum mira cufìdùatet Cr ferts cu^odientibus tojche (iia ridendo in piedi,conle mani ap-
& Arimai^sraptentibus . II mede6mo nome pogiate à fianchi, e miri vn'incendio di ca*
hanno i Grifoni nell1ndia,come aflèrifce Filo Ce» e occafion di fanciulli inuolti nel prò*
ftrato lib.y.cap.
i Indorum autem (jriphes,
. & prio fangue
^ethiopum formica quamquan^ fint forma dif- La Crudeltà è vna durezza d*animo,che
fmUes,Endem tamen agere ^udenttNàaurum fa gioire delle calamità de gi'ahri, però &
vtrobique cufìodire prohibenturì& urram m^ le fi fa ildiamante, che è pietra durKHma, e
riferacem adamare . Così quelli, che hanno per la fua durezza è molto celebrata da Poe
Credito nò deuono la(sacc accodate al mòre ti in propofìto della Crudeltà delle donne
della dòuitia loro perfonc, che fieno per di- L'incendio, e l'occafione rimirante col
ftruggerlò, come ruffiani» buffoni, adulatori, vifo allegto/ono im^^gior (egni di crudel-
che l'agfàuano col tempoi in qualche fieurtà, tà, di qual fi voglia, aìrro, &
pur di quella
©uero in vna prcftanza, che mai più frrendei forte d'huomini ha voluto poter glotiaifi il
ne paraffici, che li fanno fprecare 1» robba in mondo a' tépipafsati nella perfona di più di
conirtijnè Giocatori, Meretrici>&: altre gen- vn Nerone,& di molti Herodi,acciocbe n6
ti infarai, chcdarebbono fondo à qual fi vo- fia force alcuna di fceleraggine, che non d
glia monte d'oro, fi che fuggendo quelli tali cùniémi à perpetua memoria nelle cofe pu
ftaranno in perpetuo Credito, &
viueranno bliche, che fon iliiftorie fabiicatepcr cf-
con ripuratione loro, altrimenti fé non (cac- femf io di poderi
CKsannofimili ttafcuratc &C vitiofe pcrfonei e V P I D r T A».
perderanno la robba, e'i Credirc» 6c andcrsfl*
no tamingf.i con ifcorno, &
ignonainia ioto^ D Ohna ignuda, c'habbia bendatigli-
occhi con l'ali alle fpaJle .
La
. , . . . . . .
beadati fono fcgncche non fi ferue del lume gue, ciòche fotto fpetie di buono> di pia- &
dello intelletto . Lucrctio lib.4. de natura ceuole iefirapprefenta. ^
rerum .
Si fa ignuda perche con grandiCTiraa faci-
, .
ITA*.
gl'occhi di tana» legati in pelle di cer
uo lafiemecon carne di tofignuolp
do defiderio di fapere
CVSTODIA.,
Onna armata, che nella deftra
mano tenga vna fpada ignii*
à canto haurà vn drago
la buona Guftodia due cofe
Per
neccffari){Tìme fiticercano^vnaeil
preucdere i pericoli, e lo ftar deftot
che non véghino all'improuifo, l'al-
tra è la potenza di tefiftere alle forze
efteriori,quàdo per la vicinanza noa
fi può col Gòfiglio, e co' difcorfi
fug
gire-, però fi dipinge fé mpliceraen-
te col drago, come bene dimoftra.
l'Alciato nelli fuoi Emblemi dicédo.
DOmia con veftimento rolTo, & azurro, Vtr/t h&c effigies inaupta efi PallnidiSf
eìui
13» Iconologia
del grano che Heno in vn bel campo acanto à DATIQ OVER» GAtBttA»
idctra figura.. Del Sig. Gio; Zatatino capellini
Si verte del color della ruggine per efsere
continuamente dannofa
detto in altri luoghi.,
x come habbiama VN giouane robufto^ come fi dipinge
Hercole, co mu(coli,& neau eminéti»
farà incoronato di quercia» nella m<ia dedrìb
j^ Tiene iTopi.qome dicemmo pcrdimoftta-
hauerà vru tanaglia, ò forbice dalanaiuulo.al
te che tali, animali fieno il vero Geroglifica
I
piedevnapecora,daraan finiftra terrà fpichc
del Danno > Se della rouina » 6c trouafi ap-
prefso Cicctione (come riferifce Pierio Vale-
digranortami d'QliUo» e paropanid^uajche
pendinO)fatà sbracciatole fcatzotcon braccia»
riana libro tredicefimo*)chei Sorci giorno»
e notte feraprc rodano. Se talmente imbratta-^
& &
gambe nude, pulite per fino alla pianta
no le cofe da lororofe» che nonferuono più del piede parimente mufculofe, &
necbute.
Il Datiofàin Egitto primieramente impofto
àco(^ alcuna.
daSefoftte Rè d'Egitto (òpra terreni, à gui-
Gli fi dipinge à canto l'Oca cfsendo detto a-
fa di taglione continuo per quanro fi racco*
himale dannofi(Tìmo,,imperochein qualun-
que luogo fparge i fuoi eféreraenti, fuole glie da Herodoto lib.i. Nel primo lib. de gli
Auerfàrij dìTurnebo cap.f.habbtamo che an
abbrucciare in ogni cofa *. ne cofa alcuna,
che li Romani rifcoflero Datio>&: decima de
piiì nuoce allj pra^ti> ò alli feminati> che quan-
Tormenti de i campi. Caligola poifiìinuento»
do in quelli vanno l'oche a pafcere > anzi più
re de Datijtfordidi, manditi >& noui : impofe
che fé il lor fterco farà liquefaito eoa la? fala-
Gabelle fopraqualfivoghacofada mangiare
tnoia» & poi Ci fpargeràfopragl'herbaggi tut*
& fi corromperanno
che fi port \ua in Ron^a-, Dalle liti, &c giudici)
ti fi guafteranno) ..
fc per mofttare la tardità© pjgcitta nell'opera.- lfiip% chefigaifica la Rouere>.e Quercia; come
rejcheèdifeitocaggionatodaeflamedclmiafc arbore duriilima. gag!iardD,fo:ce, e durabile,,, j
'
fopra quefti tre frutti della terra , di granoj fa* ghèrie di Gabelle fopra cofe vili, fc4ze,& po-
tina,olio. Se vino s'impongono principalmete co honefte còme fece Vefpafiano Impelato*
le Gabellcptincipàlmente dico, cdendo certo re,iiqualeauidò del dannato impofe gabelle
che fopta molte altre cofe Dario s'imponejtrà per fino all'orina, di che ne fià ripiefodaTito
gl'altri Vopifco ferme che Aureliano Imperà- fuo primigehito figliuoloi& ancorché il padre
dore cóftituì la Gabella del vetrO,della cattai gli rifpòndeise , che h danari tifccflì di cotat
del lino,& dellaftoppa,fapendo anco per rè- Datio tiotì pu:^zaiiàno d'orina tìon tcHa però
latione del Botero>che il Rè della China caUa che l'animo fuo nò rcndefse cattiuo odore di
all'anno ceto ottanta mila feudi per Datió del Viltà^ éc fordideìza contraria airanimo d'vti
fale dalla Città di Cantone,6i: cento altri ttiila ì'rincipejche deue Efscregenérofo,e Magnani
feudi per là decima del nfo da vnà terra della moi Ma rintcreftel*acciecò,& gli fece vfcirdi
ftiedciìoia Città. Gabella patiméte di falc ne» ménte gii ticotdi che gli diede Apollo tra GUa«
1 À li
. . .
^3* Iconologìa
ì
Ìi etiche non iftiinaflb le ricchezze de tributi biafimoj e vergogna chiaramente fi cóprcn-
accolti dalli fofpiri delpopulotiicomcFiio- dcjpoicheogni galant'buomo ad arbitiiodel
llrato lafsò fctitco nel lib. ^.c. 13. Atrum enim procuratore fifcale poteua ellère accufato» &
fordidumque putandum e(i aurum quodexU' incolpato di ferra giudaica, aftrettoàmo- &
chrymisoritur Onde fàpaiimente biafimato
. ftraieil preputio> quando fenza replica non
f'Donutiano Ipiperadore» fecondogenito di haueflc voluto pagare il Datio,e però dall'al-
detto Vcfpefiano, che irapofe tributo infop- tro canto lodato viene il fuofucceffore Net-
I
portabile a' Giudei> con ordine che chi diffi- ua Cocceio Iraperadorccheleuòsi vitupero*
nìulauadinone(Terc Giudeo per non pagare fo tributo, perilche fu battuta ad honorfuoj
il ttibuto fude aftreito à moftrare le fecrcte>c per decreto del Senato Romano vna Me-
vergognofe parti per chiaritfi s'erano circon- daglia d'argentojcon il fuo ritrattce nome da
cifij ò nò, tributo,&: ordine indegna» referito vn càto,& dall'altro per riuefcio l'arbore del-
da Suetonio in Dominano al cap.ii. Inter' la palma in mezzo à queftc due lettere S.C.&
ftiijfe me adolefcentulum meminu cum a Procu- d'ogni intorno Ftfci ludéticiCalumnta [ftbU-*
ratore frequemiffìmoque coìjfilio mfpiceretur no- ta,Circa delle quali calùnic,accufej& ingiuCH
nagenarius fenex ancircumf^efltts ejfet. Sopra Dari; leuati, 6c vietati da Nerua Imperadore:
di che fcherza Martiale córra Chreib nel /.li. leggafi Dione nella fua vita ad efcépio di quc-
iSedquéide Solymisvenit yerujìis fto ottimo Imperadore > deuono li Principi
^dmk9$»i iudieatum f^fit» 4M *^ pfeudo^ eo che»9pptenb li Boetij i|e* confini della Grccia>
in iHrCiVm dicie ficum dwito vinetto» aut mr^ non vi eca la maggior infamia di quella del
MhMtetmpedJÌbttsqtmdecim ymdotne minoro debitore^ che eca sforzato federe in piazzai &
mu fi vola malore viifcito, SivoUt fmviuito, in preCenza delia plebe pigliare in bocca va.
Ni jm piHtt$ qui eum vin^fém ha^tbit Mram ,
paniere voto • come quello che baueua deao*
Jratritin ditsduta. Sivoltt flusttUto, tato tocco il fuo > 6c vocau la Corba d'ogni fa^
Oae <^:>nod*auaerf ire pei: la tioftj^a figura ., colta» e Coftanza.
Quellepacole . P^ifttito,4ta ncruo» étut compedir Hauràin mano la fcaftadi piombo perche
Iwir. dioè leghifi il debitore con ilneruo*6 li debitori in Roml furono battuti con palle
con ti ceppi» cicca di che è da Capere che co& di piomboifin al t cmpo di Cofliantino ilquale
fia NcruOfCosi dichiarato da Fedo come Pio>& Ghtiftiano Imperadocó fu il pri-
Ntnmmt^^UMnusetiam fsrreum vincHlum» mo che liberò i debitori da cofì empia ipena^
^ptditiVeliùameerHiccsimfedimtur. cofa annotata dai Cardmal Batonio nel vola-
Cioè chiamai anco netuo vn legame d^ec rne de gli Annali» nell'anno del Signore $5.c.
totcol Quale fi tengono impsditt h piedi>5c an
'
Ì4>fc ben molti anni doppo l'Imperio di Con
co il collo» ilqual neruQ di Cer(o(Tecondo il ce- £tantino»commandò Tl^eodofìo» Valentinia*
àoropracitAto) non póteua cSere minore di no»& Arcadio Iraperadori» che fé alcun Do^
quindeci libre>mà (ì bene maggiore per li de- curione» falliua col denaro del publico /ufle
birori* i quali ancora tal volta (ì puoiuano ca« fatto fruftare con palle di piombo Tecondo la
pital(nente*ouero fi vcndeuano nior di Trafte confuecudiné antica» il qualdecraco più amn
uerctcpme dice neljiTiedefimo luogo Aulo Gè , piamente fi ftende nel Codice di Giudiniano
Uq, Tertifsattfemttmdimsc^eifttÀsdahaat,) Ijb.io.Titolo ji. legge 40.
mtTranftyhrimperegrevifmmibMnt, Et fc ti Poncfìà piediil lepre per timidi^sn coéàe
i
crcdiCoti erano p!u»ad arbitrio loro (| cagliaua il lepre pauenta d'ogni ftrepito»e tcm: d'ttlTefi
..
I —BMW»
che però elTendo troppo atcocità,& inhu
Il . D E C O R O.
inanità» non fi elTeguì mai fiinil pena,anzi di- DelSigGio.Zarfijino Cafiellifti .
ce l'i(te(ro6ellio antico aucoi'e». che non ha GlouanedibclW^ hónefìo a(pect09por^
•aai ne Iecto>ne vdico d'alcuno debitore» che ti adolTo Vna pelle di Leone nella palma
lia flato diuifo in più parti Trouafi bene in
. delb man dritta tenga vn quadrato» nel etti
Tico Ltuio D«cadc prima lib.priino>che li de- msz^zo fìa piantata la figura del Mercurio>da
bitori ìi diiuano in feruiiio alli creditori }5c man fìnilìra tenga vn ramo d!Aii2Macu:aJU>U--.
che erana da loro legati»^ flagel!aci>'ficpme gaimctc.detto fior di velluto con queflo mot* ""
^^
fi le^gc di Lucio Papirio, che tenne legato IO intórno. Sic Ftoret Decoro Decus . del mo»'
Publio gio«anetto,c Io fcuftòellendogli de- defiaìofì pocria anco incoronare, sfregiare
bitore, non hauendoegli voluto compiacere rhabird, che farà vn faio longo fino al ginoo»
i gli appetiti illeciti di Papirio>per quanto nai chto,ner piede dritto tenga vo cochurno «net
tail Telbtc LtPapiriusin^m Pubtinmadole* finiftmvn ibcco .
fcentemin vincuUtfenmjfe , ptagi/que consu* ^ Egióuanebello perche il Decoro »èora««
qftodfiMprumpmnotidh
wtlijs ajfecil(eScitt&, mento del! a vira humana
feuumpdUu^eidem^fj/.etdehioi^.Utacik^ E bone(Ìo,percfie il^Óccoro ftàfempre vni-
ma pena ti^tmikÙi&aiiiO'^Ahcstfmmo Kb. JoeonUi-onc-iaimpctciocheil Decoro fi co»
il Se aggiunge dr piiì chfenoC' foiosi debifprir 09erfo?t{?raci3t'^dircocre Marco Tullio twlpri
1134
E C d R o;
DelSig.Gio. ZatatinoCaftelliai..
tiicontratie al Dece ro ,& 9}llK>rré^
•fto , ilqual nafce , da vna di queftc
parri;ò dal rifguacdoje diligente ol^
lòraatiKadel vcro»ò dal manteiiece
h Conuerfatione baDiana>& il tò-
tatmoéando il Tuo àxiafcunot fé-
condo li data fede» nelle coft ctq-
tiacieiò dalla grandezza>&
fone?-
zàd'anìmoeccelfof&inuìttoin o-
§nt'Cofa>che fi fai & fi dice con oe-
ine>& modQ»nd quale vie l&no-
deftia,la teaiperànz3,&ogni niicì-
gacionè.diperratbationedi animo*
nelle quali cofìcLG conticneil Dee»
ros la.cui forza, è^cbe non fi poflL
feparare dalrfaoneftojperche qnel-
ip,,che èiconucnientc è honcfto» Se
quéllOicibe è honefto è conuenicn-
ic ^Onde Marco TuIHo di^fjdpc
loco centmetfir, id qmd dkiìa tifii
ì)ecoru potèJi^gtxce-eKimi'TrUro f)di
èitUT} huius vis e(ì . vi nb'honeflo non <
qHea$féparéiri;f7amerquod dtcet.ho'
n^kmtll ; &, ^dihgneflùm e^de^
: f «?^EiùÀbaflo aggiunge Et ittffa-. .
'
omnia decora ftmt mitt^a ivittrs, in.
Dccorotè. quellotciie èconu^niente alPeccelj mrpiafic:indecora.Sim.iltS€firatio^fortitudtntr,.
knza.dellfhuomosin quello^he la natura (uà. magn^ )5f> id di-
qtiodi tnim^ virititerantPfoqfte
d^ gli ainri animjili.diffectrce.Ualtr^ pai cp>che gnum viro%&/diC9rjtmSfJd(tur: q^od cùntrutd:
^ Aggetta al genecccofi la^difiòiCbonoJl De vf:tkrpCyficindecorttm'
' *'
•j^agrii, & fatriigli ti. t^on Vadita "mài con negligerei quid de, fé qttifque femtat non folum
l^^Qipotc «oc offcjfo.'èragioncuolenel pu- arrog^ntis efl, fed etiampfufrimdijfoìuti . ì)i^
Jjiré> ie iJi^iiaVho che^)ihiabbia dato noia modo che deuefieUer^'cohfiderato nelragio-*'
J|^gi^ca>oon lo laceraceli rvnghicilojfcorsa nare Sparlando lionòratamenre d*alcri: perclie
/9{atncnte,& come gli ha mefsò paura lo'/àtl. cTii parla bcne.'SchÒnoraxàmente d'altd è fe-^
/aa|ià re.Mà cerca si bcne.punìtc gtauetnen ^no,cbe'« !per(bnabenigna, &
hònorata* c]ht
fei chi lo ha petcdflo» ^Tci^o con d Adi, o parla inale è fegno, che è perfoaacattiua, mai
j^j<<ìi. palliano per autorità di Bndoinòfi' Jign'a,inuiiiòfa,& poco tìonorata, quale è ap-
^j^ende,chcgli diirpiaccnog!i.oltr3ggi,c pteÌToHomcroTherfire di. lìngua ferpentina»^
ijpunifce,poiche
ir. .-1 „-_^*i-_:^
nai rapo Bti a nò»
jMjcimep te li volubilc,& pronta al chiacbiararepémmani6i«»'j
vno alleuatiinfienìe vnleo- ie,& dir mal del fuo Rè per il contràrio Vli^r- ^
'cbe^tt^onpida
^je^viiiÒrfe^ vn^*i»f» virsero lungo, fé, e taciturno,& pc'nfpfóprimaclié parli, dei"
iS"^^*
j^rapo fenza alqan conti;alto (iomeftkìrraen- parlar poi e quadrato, eloqùcnte>e prudente.
j^Ma J.'Onia vn giorno aditatafi Uccto rlCa ^onofcendo cgl«.comcfaggio,& accorto,ché
*lie:lk t^ònc^^duta l'jngmria fatta aìlacotii- per offétuatc il Decorò ci*vn ìiuomo faui^ 1^
pagBÌa,1tiòn puoic patite finiiie oliraggio,otì lingua non deue clFere più Veloce della nièti- -
j^e egli fcce'inojpfeto coatJÌarOrfa>la laccrò,i8c ie,douédoìfi penfate molto bene,cpft?e fi hab-t
f??ròf giuftcjl^el tócitc^U Plinio ti». biaàrAgioorrc.Ìwj?»<«wiprd5/ré<««j/wowoffjwr^
4^ijifqc,,cbe è^l^nimaìegifaioi
" '
• - •
^-'- <
minus, ftUntium agc . Cioè formati vn certouerno alquanto viene maiìc<indo9 tinfrcfcafò
modo>ò carattere daofseruailoteco (lefTopti- con l'acqua baldanzofo torna nel primiero Ràà
uatamcnte & in palefe cóucifando con gli d- to> &
vigore tanto» che di lui (e ne può fitt
tri,procura di non incorrercin difcorfi plebei» corona ancor d'innerno » li come dice Plinio
rhà per quanto fi può transfcrifci il parlare in libro 20. cap. 8. così l'huomo feda gli afpti«
qualche cofa ch^habbia del Decorosahrimefi- e turbolenti cafì di quello in^abiJ Mondo
ri (là pjij rodo cheto. OirerueralTi dunqueil ojffèfpvictieàAiahcr't d'animo » linftefcatofi
Decoro nel parlare col ragionare difcretamen con l'acqua del Decòro» cioè lidocendoiìne^*
te d'aItn>col non vituperare alcuno, ma più to la mente qtiello, che f. contiiene fate in tali
Oo lodarc>& col non tafsare l'opere altrui maf- accidenti tiforge nel fiorito ftato d'animo é»
(ìmamentc in ^ofcidìè nori fono della Tua pro- ptimai& fa corone di lode» &di honoiind
feffione,attefo che molti fanno dcgrvniuerlà- torbidi tempi à fé OeiRo > mediante il Dece*
ii« & in ciafcunacofa vogliono interponete il ró» però va inceronato} ^'.'ticamato d'Aina^
giudido loro) i quali poi nel parlare fi danno à rantp 8c ttetie il motto intotno al fiore» che
',
conofcere per ignoranti con poco lor Decoro» dice» Sic' flofgf Decoro decuf.Qioè che l'ho*
come il PiencipeMegab]zo3chevolfe railate nere per il Decoro fiorifce d'ogni tempo» co*
alcune figure in cafa di Zeuxide» &
difcorrete merÀroaranto : pèrche l'huomo fi rende for-
còglifcolari fuoij dell'arte del dipingere» à coi te mediante il Decoro» &i} mantiene conde*
Zeuxide difse qucfti giouani mentre taceuiti ceoteroente in ogni tempo : chi viue con De*
ammiraiiano cerne Principe ornato di porpo- coro nei tempi buoni» de felici» non fi iofo^
raàhora fi ridono di te>chcvt]0i ragionare d'v* nerbifce » fieIlicattiui/& infelici non fi perdo
na profcn?oneichc non ù'ù di piti ofseruerafli| vi|tncnrc dianìmo , Dum [ectmda formtiM étti»
principalmente il Decoro nel parlare fé dando ridet fuperhire itili ^ aàùérfàpcrJhepirttieriM
bando à parole biuitc» (k àishoneCiCi fi ragio- frangi. DiiìeGleòbolo FÌ)ofófO}mcntieIaj>tB*
nerà di cofe honcfte,<5i honotate»il che fi con- fperà foicuna ti faùorifce n^n ti volere iofiipet
uìenc manìmatncrte a'gicuani di bello afpet- b^te> facendo fracafso la peruerfa foituha»noiì
to,perche alla bellezza loro dei corpo deue cor , tivolere sbigottirle tompere'.tna ciò non può
ri^etiderc la bellezza ddl'aniroo, chc.fi roani- Volere chi fi gouetnà fenz^ Decoro > che fi
^^ icfta da VR parlai e di Cc>(^'honclU'^ Vedendo
'
*
&
rh'uomò forte» magtiailinìorc9(ne Scipiono
Diogene Fiit^iefo vn |«ÌMÌanc biello>cbc parla- Afritia'nò , il Quale mai s'infuoetbl ancorché
uàfenza Decoro, difsegli non ti t'ctgog'ni tu dì vittotiofo pet la profpevuà della fbrtukia » tìt
cquatda vna bella gu.^ina d'tuoiio»vn coltello per Taucrfafi perde d'animo, he èibarauiglio
di piombo^ pigljàdo[ftguainad'auotio>prt la (equefto hone(to,& generofo Capitan Rome
bellezza del corpOi& il coltello dj psombo,pcr ,
nOfUon tanto per lo valor fiio«quantopet il De
lo parlare di cofa brucia» vile» &
infima» come coro de buoni » oc honefti coftumi viene in
il piombo, tià mecallitveggflfi Lacrtio nello vi- quel dialogo di Luciano da Minos giafto giu-
ta di Diogene , cue dice • fidem liecoruvta» dice gùidicito degnò di precedere ad Ale(si«
doUfanUm hquentem, non erubefcii
indecore d^oiiMagno,&ad AnnilialeCatta^inefeCa-
mu €x eburnea vagfn*i, ylumiuHm educms già* '
pitani molto altierT,fupetbi,irn<:ódÌ4nconftSti»
dirnn? ^Jpocohóitèftiv fenza Decoro d'animo vera-
I/^maranìfiiCihe nella finiftra meno porta» niente forte 6l magnanimo.Etqoeftoèquelb»
è fióre che d'cgni te^mpo fiorifcc j mantiene il che volfe Àtfcrirc M* Tullio nel iprtmo de eli
fno Decoro dtìla bellezza» con qucfto i Greci ©flirij. Ommnifértis animus j& magnus duafus
in Tefeaeiia incoronauano i! fepolcro d'Achil- reba: maxime cernifHr , ^aritm vna in rerum
le VDicoTot Decoro, ^cr dirooftrare»chefico* tstmiarum deìfyJàenM f^nitwrf tum ttrfta,
fum
-
ù &
, nelle fauoicuolìtè fegno di leggerezza, deflra h abbiamo d co il graue cothurno,& al*
:.
pCTetamenj&folatia adT»iuere,mn folaf^s non Maxim, qui fejìis dte^us mthratus ifig^e^tur
cgfffc , E dunque cofa da huomo, dar luogo ni hmnulli fdUm auro comdtam indtttust tutti»
'
^it Iconologìa
«oi &però fh jpoefieiC fco)taré aiiticlie vieoe piede' pet fino alla polpa della gtéabi pér«^
colcochucno ngucato. Vitgiìio nel fecondo ce Virgilio atte furéis vincere c9thMrno,C\ eòa»
della Georgicai inuica Bacco alle vendemie • ferma da Tutncbo nel luogo fopta citatOfCon-
dicendogli) che tinga feco le. gambe nude nel '
fidetàdo* che Diana e0endo caccisurice findt*
modo» leoatifi il cothucni'^ ^tiafuociiltacon la vede alzata foprail ginoc-
-jsHhc pater ò lettéte venit'tHtdaraqutmiille chio, perlochebaiicdo detto Virgilio che Ve-
Tinge. nou»mectim»dirtptiscrMrMothumit-* necehaueua raccolta la veftafopra il ginoc*
Nel quaipado Drobo dice» che li cóchutni (chio»peosò Enea che fede Diana cacciacticéfl
fono cerca Certe di calz^menti atti ahcsKSciato* però le addimaadò fé età forelladi Febo. j4it
re* perche con efCt anco Icgambe circondano» ^hoebi forar, E petche la velie era alzata ioprà
&fottÌficano» la forma de^^uàli fi vede nelle le ginocchia pottaua gli alci cothuioi*, acciò
fatue di 'Bacco • -^di DianarCale autorità di 'nonfivedéiderolegambe nude. Cumautem
Vicgilio,e di >Ptobo filo antichtdtmoefpofito- :fitfra getmaejfet fublata vejlis . ideo aitos gert*
.
cita'<3uelli vetfi di Virgilio nel ^timo ^dcir£« 'tticiidi modo che noti poteua e^re afit^oiinc
«eide, •le pianelle di legno da donna» ma come egli
VirginibHsTyr^smos eji pepare ^aretram . dice vefiiuai 6c cingeuala gatnba per fino a)).a
Purpureo^ealti furas vincire cothurno . polpa: che ririrane il cothurno in (brroa di ftf-
v>ue l^gcr vorrebbe .fur^pur^afque Epiteto iialccio pigliafene indicio nell'Elegia fudetta»
che non (rconuiene alla voce furas, ^olpe di in motte di Mecenate attribuita da alcionia
gamba rode, per belle»perctoche in qucfto luo Gaio Pedone, nella qi^ale il cctbuino di ^'i^-
gc^iK3nfi:può pigliare in quel fentimento. che C0}è chiamate S.tndalio fctroancj;^te0o àgui«
figlia Horatio.nenijj.4. Ode pnma PurpU' fa di boTzaccbino . ;; ..\.'
reis >ales oloribus: Poeta dell'Elegia in
Vx il jirgentata tuos etiam fat^daìta tahf ,
^uefto fufle tanto fi potrebbe dite Socco verfa- Mà^non pecqucfto ne fcguetcKe il rothurno
tUtort perche anco il zoccolo s*^ccomnioda ad tragico fufic ftato atto,. come vna pianella da
ogni piede.dricto» e fiiuftro>& Io pc0òno por donna>pcrche h Poetierano tinto aiiezzi a pi*
tare huon)inii& donne. Che forte dà donna ir gliàrmifticaracntc> conpatlarfigutaroil co
lbcCo>é noti(]Rmo9poiche dagli Autori fé gli dà thurno portato da perfbnaggi gradi, &c fupre-
epiteto mulièbre .Apuleio dice dVtio ché^per mi, per l'altezza, & grandezza» che Giuuenale
parere dònna pprtaua vna.vefte di feta>icapel- in qucflo luogo l'ha prefò perralterezza mate-
ÌI funghii e'I zoccolo indorato* lancio Padre.di ^ riale intendendo chela Donna pare più piccio
Vitellió Iroperadore fcalzè^Meflàlina toglien- la d'vna pigmea»fénza aiuto di qualche altez-
dole vn zoccolò» chefecb Io poicaua» &
fpeflb^ za» &
quando ben anco tal pianeìlatdi Donna
baciaua. Plióió talTa il lulTo.delle femine nel \u fifufse chiamata otdinaciamente cothmno,
.
Sj òap.j^.'che portadèrol&gioie nelle piàneK nulladimeno è forza chetai pianella' fufse dif-
le» &ne)li zoccoli, &
nel lib. ^jxzi^.x.S»^- ferente dal cothuruo fliualettoifacilméte pof-
•mnia muUebrid JoccHlot.mduebat mi^dritiìi,. fono gU fcrittori » e traductotihauere equino-
Che lo pottaflero anco gli huomiòiiradcc^Iiè- catot& prefovnnome per vn'akrojpoiche il
fì da Seneca narrando di.Gefìresche.pòtg^ il: codbumo da Greci fi chiama jnco Emuada»
Claudio cap. S.oue raccòta de glifmacchi fàt« v-l^Koit- in vece &t'H'è*i'<tf . cioè che quel
tia quello Imperadore per ifcherzo dà conui-- Tjagico di ftatura lungaientrauain (cena con
fatigtouani impudichi fecondo il Sàbellicoi, alti cothurniv Per< pipnare chenon fofsc ma»
dice.che. menttedormiua il ]gioino>folleuano cetlàlméte il cothurno ako/rome la pianella da
OKttergli neilè roani li zoccoli accioche in vn donn";douriàno badare li tre Tuoghi di Virgi-
^
no, s'accommoda per ogni verfo piiì che vno fimulacris Lthri, Diandt . Et Setqio, che &
ftiualòttOi-pcrche il.cothurno come ftiualetto nei primo dell'Eneide afl^ermajche fono (lÀia-
iì calza in .ognigamba,iì volta» &
fi uuolFa»&; léttida càccia . Cothurni fitnt caleiamentAffei-
iìriuerfa ageuolmente^ometpiènellà da don- »<«/0ri4..Ilche dichiara» che non fufsero alti
natooti-.fi porria.riuer(are ne accommòdàre al
'
comete pianelle dà donna» perche con£miIe
piede dell'tìuomo, ma folo à quello dèlia don- altezza non fi può xsotrercfòpra colline, lùo-
na» perche veggiamoche glihuomini n6i(an- ghifafsofi>& fpinofi.Còn tutto ciò voglio che
fio caminare con le pianelle K) pToafama oon altic auitoiità . Da Ph>io li«
alte da. dònna,
alle quah pianelle fi hro fetrimo copilo, fi comprende putecbe n6
comenonfénerpuòap»
ptic afe quella voce . FerfatUior, Aneoreber fuCfero alticome le pianelle dà dònna»oue cgh
^accommodi ad ogni piede finiftro,& deftro« racconta d'hauer veduro» AthanatoHiftrtonc
chcciòfaria parlare improprio» &cQmmane buonio di cinquama anni connparirc in Scen a
adogni^nella^ncorche bada, perche qoeW per fare oCkencàtione della fua gagli^rdia, con
vn*.
X40 Iconologia
vn corfalecco di piomboi & con li cothuroi di Uà Bar^drorumUguntRtmani fcltM AméXJìh.
cinquecento Iibce»brucca vifta baucriano fatco mcar. cothitrit9fqiic reperiere . €ertoch€ eoa
;
li cothucni di si gran peiofe fuflero (tati gro(> le itarnpelle Cott piedino pofsono andare»
- 1
fi , &
alti» carne le pianelle da donnafconcia- co(nbattere*ac huominijié donne» lc<)tiaUne
Isnepte afTectati» ma perche douenano edere à iloco giuochi della cteca*oe t paflialqiuta difc
f^ìuU^di Aiualexto aperto» che &ek}^ alla pol- ficili^dcaeUofer efsecaoiinaceia hrctti>noa
pa della gacnbai douetianodfece allettati, Se che corLecc»)! 'ietiano rcpjanelIej4ncocche baT
più; & doueuano compa-
ageuoli alla gamba* ie di fouecocOndc appari(cc che il cotbucno bl
con pcoportione > maflìmameme col cor*
|f ire fogna che fafsc f^uo à ^oifa dt (Itaalecto , Se
eletto» col quale molto bene veggiamo nelle borzacchino '.
nza alcun o foilctianieaco fotco
ftawc antiche d'Eroi. 5c Principi> licoth acni à la piata del pi9de»& fé lù loro ad i9.Hb.c.34»
fòggia di (liiialettO) à foggia dipianella alto dice che erano fatti à g^ifa di p an.>lle»bà ter-
Squadrato in angoli* come dice Aleihndros
t
.1 j
ab Alexandto non /•_ _^ ^.-: ...j
fé nfè tnai vedutto ninno»
nell'altra forte- vcgipii{ì tuttauia infinite
•
—fciii'-
ioioqueflothàbeaneUeftorii^ioQetclicPvfar
(croiTia^it'»nciIiTea«i»i<<gltHeroicotnccf
Co a^c*rm<i Cóthumrfwtt quiùi-^ etticiahaufiir
cure d'Impcradocitdi I ia<e*di (^anti>5£ diBac Tragosdii qjii »« ThcMAtro eU^wri <ràt*u 0* édtH
co» del quale cothumo di Ba:rca» oltre gii Au« i&itoinmtitpti ì^ce €afuaturi,efl em^n c*\icì4mett»
tori citati- ne fa mentione Veileio Pacercolo tummuMiùìrn crtj/tdnrH^tqiio Heroes rnhoKi^
nell'vlcimo libcotoue narra iì Ni.AntcKiioiiCbe Mr^Nel qiial ceiiu pa»
« i ce aspo pa(lato»C4/* ;
toleua edere ismito vn'altro Baccx>^& perciò àahantur, viebantur. Go- ne che à fuo tempo-
porcaua tra le ahrecofè acttnenoi à Bacco » !» hi ti hauedìe veduti inXbcitrt» Vfatidun*
t;»
cothurni* . CÌttn antem munmfe tibtrut» p4* ì^\i<s-aÌs Tragici foctopirfmaggi d*Hcroi i ne
tt'e/» afftlUri iuffi^et cttìf»" redmtimshtdt^ii' 7. i^eatri, è da credere che Virgilio più volte li
coronaque. velatus aurea* 6*^ Thytfjnm tmtns "v^r.kfs-r5<5'i f=»pefsc molto meglio de gli Autori
^9thurmfque fHceintitttrmvelmiièer pi9{erve*- più »VA> ivjf iif,comc fufsero iatU)5t che non fuC
8us efl AlexaìukU. EttGorsTacicp nell'vivdc» &ro fani ii< altra fo^ia che in quella di lui de«
cimo de gli Annali» dice che Mcilìalina moglie icritca»à guiCa di diualetto*^bo£zaccKino*on»
di (Claudio Impetadorcjche cdebraua in cafa dfrcommiia«mentc apprefso gii AuEùrrvulga*
lafefta della vendem)a,&:che aguif'i di Bac- tì,pafea.lt> ttiualcttafotco nonne dicothurno»
€ate>cola'ine fpaifo, fcofsan do il ticfo-apprcf- dellacui forpa babbiaiìr.» aui fatto- di&egna»
io Silio incoronato d'helIera»portauai cothur- ce.lanoftra tìgura del O^rcoroxoncentandocii
fii,& aggiraaa la ceda facédogliflreptcointor-- quadoci iìano altn di contrariu parere d'erra*
iio vn- chu r .7 di Brccomt •.• I^a crim fittxot ce con pK»be,Seruioi& co Virgilio iÀ^efsoicbe
'Thyrfii^riij'teKSi>-::jnvii:3 SUim Hedera vin-^. fopra fapece con Auttori Moderni » che non
Bus j(in< ù c^ihHrnoSiùusr&tapHttJìnpéms cìK' hanno veduto .M cochutni ne tempi che fì vfa*
tìU"t-py9:;/ieft ch^ro'i- con co-
Simili Baccanti uanoicome viddero Scruio,Probo,;& Virgilio;
fhumi V egsotì i : eli iiw r mi Aa tiehi d Ro-
,.- f ^
'
^al) :>ii!^^2i iilci!?r-' i^{! "il, come dirorjo alcuni' fapete ne la forma del cothumo» ne tampoco
•oIfouer«)*c coj^clfta aiAtc>hdii<;»*tìo, Dir la^forraa dei focco portato dal Petrarca nel Gnà
«anni vn poco ;;jcitll uiii hfs.rjvlo -dà parte ftro^iede facto come vn bolzacchioo fin al gi
IcGaciciatnci i'i Ir: B'accatuj, reilc:?h«Arsofof nocchio tutto intiero fé tale Ha il focco ad altri
éf ftato alto/'Sc f*7Kci:«fo a^Srfj-co"ae h>j?criano- lo lafìrierò giudicare»! me più rodo p^ire fltua-
Hotuto- Cv» rtiUii ccr^;,pci' irioo n»C2mp v;n s^ e fb- . letto, che hog!^f dì ne 11' E{»lo»bc Pàft if-ali per-
feftr.;lc. Aunaroai.lc .]r.:.lipoccaiiano \n giictc.ì J'ordinario s'adopera, l'iftefeo che d j Virgilior
gh fctìdj> come 'jiZr.TLc LxmtSc. !» cotbuinr, co •
wicn figuratoci cothurno ne i verfi fopra citati»
in« raccorxtfl f^-us'iico r.-rlh vita di.po ;veo, pa:efiinpartedaLiuio Andronico Decano de
In hoc pugna /JinaXà»iì àac^rmihm Therm»- Poeti Urini, che fliilptìrao che inrcodufse la-
Aantifiiimo atcubétAti^ut prat^ecì^^attxUto venif- fcena m Roma.
j^^srhibtnuur U4rl;'Aris^impyt à^r4i$i4m> f^- BtÌAm purpHrco fturas mcMf etkurMct
. . -
lico aflejna il cothurno à c*cciatori)chc porta ri) coioti più conueneuoli ad vna lafciua dSIÌ^
no la faretra piena de dardi co i cani apprcflb, na.che ad'vn macfteuole Imperadorcinc mai
& efprime che il cothurno chiude la polpa del gli due vltimi portarono rn vcftiméto piij d
lagàDa.Horaficomenòè verifiraile che ilpti vna volta, &: Pópeo Magno ancor efso viene
mo Autore di fcena no fapeffe come (\ folTc fat da M.Tullio ad Attico lib.z.Epi. 5. notato pet
to il cothurno che in Scena intEoduceua> così vano>& lafciuo dalie calzettejdalle faCcie bia*
non ha garbo,che in quello particolare eiri il chCiSiC dalla veil:iccioladipinta>che con poco
noftro Poeta : raà fi bé errano quelli Cottili i^
•
Decoro d'vn fuprcrao Capitan par Tuo portar
gegni che inconfidetatamente taflàno cofa ne burla nella i(j.Epi(l.
folea»della cui vefta Te
beniIIìmoconofciutadaVirgiliOjilqualcdice pompeas toguUm illam pi^am filentio tueatur
che li cothurni di Diana, erano di rollo colo- fuam. Publio Clodio parimente da Cicerone
re» e tal colore ancoè molto porpottionatoà vien biafimato,percheportauale calzette rof-
Tragici tapprefentamenti , sì perche in efli n«n fi conueniuano> come Senato-
fe ch'à lui
vigono pofti fanguiaofi cafi, sì perche vi s'in. efsendo quello colore da giouani, acquali
re*
ttoduconcImperadori,Rè, Pcincipi.e perfo- perche fono in età più frcfca^fenza alcun gra-
ne Cablimi a* quali conuiene la porpora,& pe- do, è lecito portare veftimenti belli, colori &
rò il cothurno è ftato affcgnato da Poeti ^ allegri, &
vaghijmà però anch'eflì non deuo-
perfonaggi grandi, fi come il foccoà petfone*-. fio trapafsarci termini della modefìia,in pulir
pofitiuej ciuili, & di minor qualità lì, affimigliandofi, con ricci,5c cjuffi,& habiti
Laonde per venir al figoincato della noftra troppo lafciui à femine, douendofi ricordare,
figura: portandoli Decoro nella gamba drit- che fono di natura più nobile. Diogene vede*
ta» il graue cothurno denota che l'huorao più dovngiouane dedito à fimile vanita d'habitl
potente nobile, &
ricco per fuo Decoro deue delicati, &
abbellimenti feminili.gli difse.A^o
andare co habito nobile, conueneuole ad vn pudet deterim quamnaturam ipfam, de te ipfo
par fuo,portando nella finiftra il femplicc foc- flattiere? Se quella vanità d'habiti vien ripre»
co> denota che l'huomo di minor forza , di & fa in giouani, in Capitani, Principi, tanto più
bafia condiiione deue andare pofitiuaméte, e anco faranno riprefi i Filofofi, de Dottori, che
nò fpacciare delnobile,& del Principe,& cia- con habito conforme al Decoro dellafapien-
fcuno circa l'habito deue haucr rifguardo per za non andetanno,aftenendofi però dalla for-
offeruanza del Decoro,airetà,& al grado,chc didezza di Diogene Cinico, &
d'Epaminon-
iiene,fuggendo sépte l'eftremo tanto di quel- da lordi Filofofi, chefemptc portauano vna
li che fprezzano il culto della lor perfona, i medefima ve{la,de quali non fu punto Socra-
quah non fi curane d*efser veduti con habiti teche fcalzo fé n'andaua inuolto in vna verta
vili, lordi, mal legati,quanto di quelli, che fé ài tela,ò più toftofacco» dentro del quale tal
l'allacciano troppo > adoperando particolare volta dormiua la nette per le fìrade per li bà««
i^udioin pulitfi }&farfi vedere ogni dì co ha- chi,ò fopra qualche poggiuolo con poco De-
biti nuoui,& attillati. Catone Vticenfe diede coro. Né foiamentc dcuefi olìeruare il Deco-
nel primo eftrerao, che non olTeruò puntoli ro, nell'andare fuora, circa l'habito : ma anco
Decoro da Senator Romano-, poiché Ce n'an- circa motto, feruendoficon bel modo del
il
daua troppo alla carlona caminando con gli cothurno, cioè della granita, abhorendo l'e-
amici in publico fcalzaro co vna fola velie, di flrcmagrauiià di coloro, che portano la vita
fopra mal cinta co vna cordella, fi come dice loro, alta, tefa, tirata, tutta d'vn pezzo, che à
Marc'Antonio Sabellico, lib.i. &
Afconio pena fi muouono, &c paiono, a punto ch'hab-
Pediano,& Plutarco iiferifce,che andaua per bino lateftaconficata in vn palo, tanto che
il foro cinto in vna toga da campagna,& in tal fensa Decoro muouono à rifo chi li vede » ne
guifa fenz*altra vetta fotio, teneua ragione in meno prender fi deue in tutto il foccc, cicè il
tribunale jSilla è anco riprefojche efsedo Im- pafso ài perfonc bafse vili,da lachè;& Oc^ficte,
ma
. à
T*4* Iconologìa
.*fià fi dcuc portar vgualtnctc il focco,& il co-^ Horatto nella Poetica J
I
thurno.cfoè temperare la grauità col palfo or- Hunc focci cdi^en pedet S,^atieles^jCothurm^
j
dmariodi perfone pofitiue Ho^atio nella Sa- Iiiccndcndo de Comici^ Tta^,u ,&: Pc- il
tira 3. del primo libto con dente fatidco.mor- trarca nel medcfimo lignificato
per li piglia
^Ti ^cllio Sardo,che non haueua modo nei bofTw &fub!imi ingegniin quel verfu.
jcaffi!hare, bora cammaua pian piano> che pa- Materia dn cothurnh e noti da, [occhi .
tcU'^fuflevn Sacerdote di Giunone, &hcra Dimodoché li cothumi, 61. Inocchi appli-
kammaua tanto veloce t che parea fu^giflc candcfi non tanto all'habito quanto alla fìgu-
idalìi nim'.ci. ra del parlare, vengono ad cflerc dcppiamcn-
Ntlxquaiehowini fuit UH f^pe velut qui le fimbolo del Decoro Poetico,& vn coK.pc»
Currebai fugiens hofiem : per /<£per veltri qui dio d'ogni Decoro, perche li Poeti eccellenti
lumnts /aera ferrei, olicrumo '1 Decoro, nelle j^ocfie !oro,in qual
Alle dt nne sì che fi cóuicne !a grauità nel- fi voglia cofa.ncl ccfìume di lic opcre,del par-
randarc»c'i paflo i.«rdo per maggior lor Deco- late,& dcl!'babito,&: procur>ino dì mai partire
ro,& per quclio molta ragione hanno à porta- dal Decoro debito à ciafcuna perfona, che fé
re le piantile alte,che ritardano il pailcnc 1 ^f- per errore dal debito Decoro partono, fonò
iano cammare in fletta, ma l'hucmodcucca- notati i loro pcrfonaggi di impcrfettionc, fi
minale viiilmente ed paflb maggioie delle come nota Auftc tele nella fua Poetica,il pia-
donne Marco Tullio (sì come riferifcc
: il Pe- tciS: il lamento Se illa.peichc ad
d'VlilIc nella
warca.ntlle opere Latine iib.z. trattalo 3.cap VlilTe come prudente, non conueni-e faggio
3.)vedendo che Tullia lua figliuola caminaua uapiangcrc^LUmentarfi vilmente: Et però
vn poco più fotte che nò £i ccnueniua al De- di( e A.iftoiclc. Ind^cori i atque inconuenientit
coro d'vna donna, & per lo contrario Pifone morts f^ly/ffs ttuUtio m
Stylla. Vien notato pa-
fuo marito più lentamente che non fi cóueni- riruente Homeio da M.Tullio, perche attri-
uaad*vnhuoroo,tafsò ambeduecon vn me- buiilaa* Dciatticni,chc macchiarebbero in-
defimo molto, dicendo in ptefcnza di Pifone cogli hucmioi^come riffe 'rcdifTenfioni, in-
fuo genero alla figliuola, ò cesi, c.miina da uidie A dishonefliafFettijdichene vicnancó
huomo. Amhida. vt w. Volendo mferire,che biahmato da Empedocle, & da Senofane, ne
cfia doueu:: caminar piano da femina,6c Pifo- e matautgilia,chc Eraclito Filosofo giudicaflc
ne più picfto da huomo Homero degno d'efJèie fcacciato da' Teatri,
Oltre di ciò ilcothurno, &il focco mc'to & meriteuolcche gli fullcro dati de* pugni,&
beneficonuiene alL figura del Decaro,cotne fchirffì.comc riferifce Laertio tìomerumque
limbclo del Decoio Poetico, polche li Poeti dicehat dignuquì ex certarninibus eijceretur, co*
non hanno con altri ftromcnri fatta difìintio- laphifijue cdaeretur . Non per altro,che per lo
ne di vna forte di Poefia all'altra, che col co- maiicamcniodel Decoro,chenelrcfto è mi»
thurno&ci'I focco da vna graue ad'vnamen tabile più d'ogn'akro d'intelletto, & d'elo-
frane attif-neiperi he il cothui no fi come hab- quenza-, Manca fimiltr.ente nel Decoro à mio
iamo detto era da Tragici poc m.,ne quali v'- patere Sofocle in Aiace, oue introduce Tcu*
interuengono per fondamento principale. ero figlio d'vna fchiaua fratello naturale d'A«
Principi, e perfonaggi fupremi,dico principa- iace à cótendcre co Menelao Re fi air ilo gcr»
Icperche v*interucngonoancofeiui,fchiaui, mano d'Agamennone Impcradore fenza ri-
baile,& Pedagoghi Et il foc<.o età de Comi-
: fpetto>e timore, lifpóJcndogli.comc fi dite,
ci Poemi, ne quali v'mteruengono peifone tu per tu,efebcn fa che Menelao pai tende al
priuùte, &
infime, &perche in quefti fi tratta finedica,cht è brint; «ofaàdiifi contendete
dicofe balle, dcmeftii;he,& familiari con fti- co vno di p;Mole,chc fi^olìa domar per forza»
le parimenti balTo.piglufi il focco pcrfignifi- Ab eo, nafn turpe auditu fuerit
cato di padare ba(lo:Et in quelli pciche fi ir^t Ferbis cum eo rixari, quem «;/ eoe? cere poffis.
ta d'auuenimentì, occorfi tra Heroi,& Prin- Nò pei qut Ito fi fg.aUi}diti.lb:uiicz?, ^ec
cipi con fiile piùgraue pigliafi il cothurno per lemolte ingiurie riceuuic già del iudctto Teu
Io parkrefonoro. petfeito,& fublime, onde ero, m.ilT n.amtntc chegliiifpote con mag-
chiamafi da Poeti grande 6<: alto. Ouidio. gior aiu gan^a dicendo, & àmcè co'abrut-
Aita meo fceptro dccoras , altoqne cothurno . tiITima ad vdire vn'buomo Aohdo *
Apage
. . .
Libro Primo • L
24J
'^^A^te nam^ Ó' mìhitnr^ifftmum e/laudin dre adultera, &
di più gli minacctaua fcnza
Hominem ftoliduminaniAverba effutientem. conueneuole coftu.nedi rifpettofo vafsallo»
Nelle quali parole non vi è Decoro, ne dal con poco Decoro deli'Imperadorc» che con
canto di Menelao Re à contendere à lungo Ja Tua Imperiale autorità giuftamentepec l'in-
con Teucro foldato priuato icnzi grado alcu- giurie &
rainaccie lo potcua fat prendere, e
no j ne dil canto i di Teucro è verifìmilcch*- caftigare, fé ben Teucro fufse flato fupreq^|3^3>|
egIfd*oid?ne infimo nella greca ni!litia»reni- e titolato non che priuato fuddMo, come era •
plicc figjf fatio(comc fi raccogtieda Homero, Hotafì Cornell giuditiofo Poeta cerca date
& dal madefioio Sofocle^ ptiuo di fjrze, & Ai alli pcrfonaggi de'fuoi Poemi il coftume con»
H4 Iconologia
copccdiniofttare>chela natuca della plebe, La pelle d'Iftrice» che é fpinofa, moftrai
tende pet lo più al peggio,onde il Pccratca ne che fenz'arme il Deriforc è come l'Iftrice» il
i dialoghi dice quale punge chi glis'auuicina, & perche il
tJ atura fopulus tenitt ad peicra, principale penfìero del Derifore )è n&tars
&pcrqueftodi(le Virgilio in Eneid. f'imperfettioni altrui j però fi fata co'l dito nel
ti^euifqi anithis ignobile -vulgus modo detto.
Vi C\ mette il grano nella guifa che habbia- Le penne del Pauone fi dipingono»per m©»
mo detto» pet dimoftrate la ptouifionepubli- mona della fupcrbia di quello animale, che
ca»che faole far Tvnità della plebe perilco- (lima fra tutti gl'altri fé ftelTo belliHìmo » per-
mun vtile di tutti,& per moftrare che il popò* che non è alcuno,che rida de mali coftumi al«
Io ama più l'abond«nza delle veitouaglie,che trui»che qutlli (lelTi non ticonofca lontani di
i'arabiiion de gl'honoci femcdchmo.
DELITIOSO. L' Afino nel modo detto fò adoprato da gì**
Antichi in quefto ptopofito,come ne fa teìli*
Volendo dipingete vn'buomo Delitio- monio Pierio Valeriane» alcri &
rapprefcmaiemo>comc narra
tiofo,lo
Pierio Valetiano nel lib.5(>. poftocon gran-
DESIDERIO VBRSO IODIO.
diffimacommoditàà federe, tk concubito fi
appoggia ad vn cufcino. Adamantio diffe che Glouanetto vedito ditofso» & giallo i
era fegno ài voluttà)e di lafciu»a,hauece il cu- quali colori fignificano Dcfiderio,Satà
fcino folto il cubito dellt m«no, qucfto è & alato per fignificarc lapieftezza con cui l'ani*
ptefo da Ezechiele, che dille guai à quelli che mo inferuoraro fubiiamentevola à penfieri
acconcierano il guanciale fotro il cubito della celefti, dal petto gl'efca vna fiamma perche è
rnano>intendendo per quefto quelli che slon- qucfta fiamma,che Chrifto N.S. venne à pot-
tanati da vna vini fortezza , pet le mollitie tar'in rerta
dell'animo, &: del corpo bruttamente s'effe- Terià la finiftta mano al pctto,& il braccio
minano . deftro diftefojil vifo riuolto al Cielo,& haue-
DERISIONE. rà à canto vn ceruo,che beue l'acqua d'vn ru-
DOnna con la lingua fuori della bocca, fcellojfccódo il detto di Dauidael Salmodi,
veftitadi pelle d'iftrice,con braccia» doue afsomigliò il Defiderio dell'anima fua
piedi ignudi, col dito indice della mano de- verfo Iddio.alDefideriOjcke ha vn ceruo afiet
tenendo nella finiftta vn mazzo di
lira ftefo» tato d'auuicinarfi à qualche limpida fontana»
penne di Pauone, appoggiando la detta ma- La finiftta mano al petto, &
il braccio de-
no fopra vn efino, il quale ftarà co'l capo alto ftro diRefo» &
il vifo riuolto al Cielo è per di-
in atto di Tgiignarc, raoftrando i denti. moftrate, che deuono l'opere» gl'occhi, il core
Derifione,(econdo S.Tomafo in i.z.q.75.è oc ogni cofa ellerc in noi riuoltc verfo Iddio»
quando l'huomo prende in fcheczo il male»&
il difetto alttui,per proprio diletto fodistacen-
DESIDERIO.
defijche il delinquente ne fenta vergogna.
Il cauer la lin;',ua fuori della bocca (perche
DOnna ignuda» che habbia ad armacollo
Se che
vn velo colori di vari) farà alata.
«catto deformcfacendolì alla prefcnza d'jlcu mandi fuojra del cuore vna fiamma ardente.
m) è fegnojche fé ne tiene poijo conto, pe- & Il Defiderio è vn'intenfo volere d'alcuna
rò la natura l'infegna à fare a' fanciulli in que- cofa,che all'intelletto per buono fi rapprefen-
rfto propofito, il quale atto è cotturae antico th Se però rale operarione ha aliai Uell'iniper-
de Galli in ticoiiuiolib.y.oue narra di quello fetto, e all'intelletto della materia prima s'af-
.infoiente Gailo.chc difprezzando i Romani li fomigliajla qu .le dice Ariftotele defiderare la
sfidò &: cauò fuori la linj^ua contro Tito forma nel modo,chc la femina defidera il ma-
SManliOj iiquaie accertò lasii;.^a,(5<i domò l'in- fchio,& con ragion erelTendo l'appetito di co-
^folenza fua ^duerfus Callum jìoUde Utum
. fe future.chc non fi pofseggono,però il Defi-
La fiamma ci dimoftca il Defiderio elTere bocca apertala le lingue fimili a quelle del
vn fuoco del cuore, & della mente» che quafi ferpefopra il veftimenro dimoftiano la. pron-
à materia fccca s*appiglia> tofto che gli fi prc- tezza del maldicente in dir mal dì cÌ3fcuno,aI"
fenca cofa>che habbia apparenza di bene ludcndoal detto del Profeta, nel Salmo 13^9.
.
.11. Il - ! —— P——«— —— che dice Acuerum linguam ftcttt ferpentes vC"
DETRATTIONI. nemm afpidum fub l^ijseorumt Et S.Bernar-
do nei fuoi Sermoni narra che la lingua del
DOnna à federe con bocca alquanto a- Detrattore è vna vipera» che facilmente infet
perta mofìri la lingua doppia fimileà . ta con vn fol fi. to, &
vna lancia acutiffima
(quella del ferpe^ terrà in capo vn panno nero» che penetra con vn fol colpo
tirando in fuori parte d'e(ro9Con la finiftra ma- Num quid non vipera efl lingua ditraflom
Do in modo» che facciaombca al vifo, Se ilre- feroci(Jìnta ? piane nimirum, qu<& tam lethaliter
Hante del vcftiracnto farà di colore della rug- inficia flam vno , nuìtquid nonlancea e lingua-
gÌne,rotto in piìi luoghi, hauerà fotto à i piedi i/ia profeto acuti0ma/ qtifi tres penetrai, i^»
viéa tiQmba)!^ con la d(fti;aix»nQ vo pugoa-
H Eft
. . . . . . .
146 Iconologìa
E T R A T T I O N E.
II panno nctofoprailcapo,chc«fa
ombra à parte della faccia> fìgnifica
la proprietà del Dciratt«tè,chc è dir
male occultamente>& però ben dit-
fcS.Tomafo i.i.quefl.jj. arL4. Al-
tro non è la Detratione che vna oc-
culta maledicenza contro la famaf
& reputatione altrui,com'anco l'ef-
fetto di ella è d*ofrufcare> oppiimie-
re,6c occultare l'honoratc attieni al-
trui, ò coi dir male, ò col tacete l'o-
pere buone.Terentio nel Phormiò-
n ; Atto 4.Scena ^.Nihtl efi ^mtpho,
§luin male narrando poffitdeprauari, at
Tu idqtiodbonieìì excerpis dicis » quod
mali efi
Il veftimcnto rotto in più laoghl,
6c del colore della ruggine ne dimo-
fìra»che la Detratticne regna in huo
mini baffi, &
vili, tra quali vi fono
Jjl.ccl
. .. .. .
ciò dice Ftlij homtnum dente seorumarma-^O' difcnde,e l*vno,e l'altro facilmente follcua,co
fagittA Uftgua eorum gladius acutus . me facilmente il vento folleua le penne; le &
IlToposò Sotce che dir vogliamo.che tiene r3gioBÌ,effctti d'intelletto gagliarjb,fono co-
con la finiftramano. Plau. inc.Atto primo melc penne mantenute su la durezza dell'el-
Scena prima, alTomiglia i Detrattori al detto mo, che fi roofìrano dritte* e belle egualmen-
animale, pcrcioche fi come egli cerca fempre te nell'occafione.
di rodere Taltrui cibot& altre cofejcofì il De-
La Luna che porta per cimiero fignifica il
trattore tode,diftrugge,& confuroa l'honorc,
medefimo, percioche fcome riferifce Pierio
& quanto di buonojòc di bello nell'humano Valeriano nel lib.44.de Cuoi Geroglifici) Cli-
genere ritroua
fi
tomaco fimigliauala Dialettica alla Luna,pec
§lu»fimurts femptr tdimus alitnum e'thum,
la varietà delle formci che piglis
Vin rtt palata funi Cum res hommstunt
Il medefimo dirooftra lo fiocco da due putc.
Simul preUtA fmtt ntftrii dentibus
DIALETTICA. La finiflra mano nella guifa che dicemo df-
D Onna giouancjche porti vn'elrao
po con due pcnne,ì'vna bianca,
ta nera» &
l'al-
14^ Iconologia
it)o« vale contra ii veleno anco e(ra> & centra Dell'herba Scilla Plinio lib.iccap. <).p^i&42
il mocrodeliircorpioni> come dice Plinio iìb. goras Scillam in limine quoque tanta fuffen^
.^j.cap. 19. Del OiaroantC) il fudetco Ifìdoio fam 9 malorum medie éonentorum imroftunt
lib.i5. nei cap.ouero tratta de' Chciftalii,dices ùelUre tradtf» Dice che Pitagora riferifce» che
che fcaccia varie paure» & rcfiftc alfartì ma- la S ciUa attaccata fopta le pocte non lafla en-
DIGESTIONE.
D
.^_
Onna
Struzzo,
lenea
fia
di tobufta compleffione;
la mano dritta fopra vno
incoronata di puleggio »
& porti nella mano finiftra vna pianta
diCondriUo.
Senza dubbio le compleflìoni robu*
fte fono pm facili à digerite, che le
de-
licate» onde lo Struzzo per la fuaro-
buftezza, & calidirà digerifce anco il
.
puleggio dice Santo Ifidoro
^e,"«> • Il
DOnna giouane> arroara,tenga con la de-
_.
Che da gh Indiani è più ftimato del
pepe, at-
flra mano vna fpada ignucfa>& col brac tcfo che rifcalda, purga, &
(ì digerire
ciohniftro vna cotella in mezzo della quale Il Condriiio e vna pianta che ha
il fhfto mi
vi fia dipinto vn riccio fpinofo nore d'vn piedc,& le foglie che paiono détto
Giouane fi dipinge per edere la giouentù rofigate intorno, &
ha ii radice fimile alla fa-
per Io vigore attaà difender fi ad ogni incon- U3, quefta vale alla digeftione, fecondo
rifc-
iro,l'arraatara,c la fpada, dimoftranorattioni rifce Plinio, per autoritàdi
Doroteo Poeta
non folodifcnduc, ma anco d'offendere al- nel lib.2i.cap.i2.oue dice
Dorotheus jfomA-
trui bifgnando. coy cr conco^iombus vtilemy cnrminihs
fnis
Gli dà la rotella per fcgno ói difefajcome
fi
pronMntiauit,
&
nana Pier.Valeriano lib.41. il riccio, gli E-
gitij loroctteuano per Geroglifico della Di-
fefa, & dimoftrt'uaoo perclTo vn'huonao che
ila ficuro dalhnlìdie» 6c pericoli» &
da tutti i
T5I01V
. .
Libro Priirio
DIGESTIONE.
Et petCac «jemioncdeU'eti (ìmJfé^
habbiamod'auuertitcche non baft%'
d*e(Ietevecchio per non digiunare ».
percioche eflèndo di buona co n^'ef*
(ioncconuicnc che la conf^tenza S^s-
rimolto in lui, acciò non cafchi nel vi*.
tio della gola,come ne dimoftra b^aif-«l
fimo il Nauarra'nella fiia Comma '^ .
&
L*e(Icre pallido , magro ne dim(>3
ftrano l*opcrationi, & gl'etfettiproprìi
del Digiuno, qu ;li fono in tutto con-
alIaGrapula,& ai1agola,ehe fan-'
trari)
mezzo della quale vi fia vn pefce detto Cefalo Il panno che porta ad arma collo di color
con vn motto in vna cartella con belli(Tìmi gi- verde fignifica fperanza, quale è proptio-
la
titaccok^ che óich^Pauco f^efcor , 8c fotto il del Digiunodi fpeiare- in Dìo- per la Calure»
braccio finiftta vn lepre con gl'occhi aperti, Come eanta il Regio Profeta nel Salmo 14^.;
& in oltre conti piedi conculcherà vnCoco- Noliie^confderein princivibHS, ncque infilijs ho-
drillo-che tenghi la bocca af>erta , minum in quibusnmefìjdus, &c ne i piouerbijr
Si dipinge dell*€tà fopradetrapereffere ella 2 8. Qui iterai in domino faluabitar, la ben-
in £bma^perfprtione per digiunare, Se perciò, da che gir vela la-bocca, dimoftra chi digiu»
dicono tutte le fomme,cbe li giouani fino alli na, ouero fa quaLhe altra opera buona, con-
l,i.anno,non fono tenuti àdigiunare.edendo tìiene di tacete conforme all'Euangclio che
che non (apportano cofi facilmente il Digiu- per- bocca della verità non può mentire che
no,perche eglino hauendo alTai calore gli vie- dice Cumieiunasmli tubacanere
ne à confumare molto alimento come afferma Tiene^il capo alto, & rimira Cielo per fi-
il
Iconologia
I5P
CI y N o;
tcmplai'ione delle cofe diatoè}Cbè^(>
ftoèilfuofinc.
Pcc dichiaratione del Gocodrillo
che tiene fotroalli piech ne femiremai
dcli'aueotità clX)«o ApoS'iae» I& quale
e che volendo- gl'Egtti> i:gruficarc vix
buoraacbc fcmpre vcù^ì ehe fia io» &
tento- co n ogiii Cetra alia Ctapala 6c al«
la Goia> dipingcuaDO v& CocodtiHa
con !ia bocca apecca > onde eifendo il
Digiuno in tutto contta-rio,& nemico
ali» Crapula» & alla Gola con Tapera*
doni deli^adincnza Tua concalca quc^
^pcflìmo» & feeletaco virio .
Bt 1 G R 1 T A^.
DOnna
vn
ben'ornaca» ma c'habb»
gra;odi{T}ino falTo fopca 1
^alle, qual (allo fia ornato di molti
il
the 1 Sacerdoti ddl'E^ijùto. fignificauano per IWufica aperto>& dall'alrra parte doi colom-
queflo animale la vigilanza, eil'endotchc egli be (^anck> con l'ale alquanto spelte, inatto di.
tiene gl'occhi aperà meatre che dorme » &; bacia rfi
petcJò intendeueno la vigiknzadi-vna^che Diletto fecondo' San Tomaio ii2>queft.^^
moft anelo di dormire nóttefta peròdj vede- 0rMv.è vnfi quiete cono&iuta.diccfe canue*^
te con 'gl'occhi del laméte quello che fàmc- nienti ali.-» natura.
ilieto pet beii«fiv-io Tuo, fi che cflendo l'intct.» Fr fec«^n do Platone nel libro <;ftf^f/'*#i/a'*
ile operationi del digiuno per fua narara vigi- fucdc Jujìo cditrèforte. diftinguendoii det^
lanàreiia eoa l'intellettojpuriBc^o alla om-^ %o filoiuib i'4am]3iQQfttaÌA uà£arti,cio«itt;
. . .
>> Primum nanq; €orjfiderakis , ^cm tihi gfa- timcntodd vedere elleodoche non cofa fia
titum cthumtatit potum ttiuenias,qutdHe vìfui piùgrata,& diletteuole aiU vift diquefto co ^
\»aiit edaratu « aut tafìu ^oluptuofum^pcrci- io^e, non cfiendo cofa più gioconda de i ver»
« pt t^-> quiùufq-^ cupiditatihus i;ftis, ^uam ma- di, &fioriti prati, degli arbori coperti di front»
ii ximt deleElatione affé ftus fftens, quoque paSò di, &ii:ufceili,&: fonti ornati di tenete herbet
5, molltjjime dormias,0' aù/que iahorilms otknm teche di vfuacitàt^U colori n6 cedono à Sme»
>, ifta agas . raldi.Peròrcn-ie rApriIe,&: li Maggio molto
& Ciccione lib,4.queft. Tofcul. più lieti, ik. diletreùoli de gli akn mefi per la
BeleSlatià f /! volupms fuamtdtis audìtusi Vaghezza del verde nelle Campagne , quàl
Vtl dic^umJ'enj'tiHmiimmHm dtlinms. muoue confuagiocondità,fino gl'augellettiè
K 4 ean-
. ^
15* Kónologia
D I L E T T
offi attorno, & pelle che li circonda»
L'occhio è compofto di tre humori Cri
ftallino, vitreo , &
aquco, ouero albu-
gtnco, di quatto tuniche. La prima c-
ftcnote , & fi chiama adnata > ouero
coniuntiua. La feconda Cornea, La
gra-
terza vuea, perche è fimilcad'vn
no di vua, La quarta Aracnoide.ouero
rcticulace, la quale immediatamente
contiene li tre huraori. Ma più oltre la
(agacc Natura acciò l'occhio poteOe
vedere ognicofa,6c muouerfi per lutdl
ivetfi acciò fuffe fatto arfognivifionè
li ha formato fette roufculi,
cioè fett»,
inftruméti per vati) raotti,li primi q"*.!
tro muouono in su in giù,alla patte dd
»
Djafano>comebeni{Iìmo fanno tutti i Filofo- dice il Poeta Auri [aera fameSi cflendo che l
fi onde Alellandro Afrodifeo tra li altri dice é il più nobile de tutti gli altri , onde li Anti-
nel Commento 3. de Anima . chi nelli loro facrifitij foleusno donare le cor-
Fi/io fiteo qttvd fenforium colores €xcifìt& na alle vittime penfando di fare cofa grata alU
fef€ colortbus fimile pr^iéet» volendo dire che loro falfi Dei come dire Plinio lib.33'"p-3»
ticeuelel'pciie decolori moltiplicate perl'a- cflendo il detto metallo naturalmente chiaro,
i:iache e tià il fenfibiiej Si il fenforio. luccnrc, virtuofo,& confottariuo,di manie-
Ilfetifodcl vifoè tràiuitiii piò nobiIe,& ra che li Fifici Io danno nelle infermità del cuo
pregiato,^ per qucfto la natura ha fatti li oc- rej& alli moribondi per vigoraie la virtù vita-
chi in luoco eminente cioè in capo nella parte le per vn foprano aiuto, oltre che gli rappre-
anteriore verfo la quale i'hucmo fi mout ,& li fenta il Sole Luce nobilidìmafapendoficbe
i>à n-wniti per lorficure«zadipalpebrc,Ciglia n on e cofa alcuna al mondopiù grata vai^ ì,5c
dilù- ,
., ,
fuoco come li altri metalli , anzi quanto più è tone nel Timeo,tralafciO)baftami hauet ac^f^
dal fuoco circondato più fi affina, & quefte è nato che il gufto fi fa nella lingua con quei
la proua della bontà dell'oro, che in mezzo al neruetti che habbiamo detto, il che volendo
fuoco da d'vn iftcflo colore del fuoco, oc per- anco Lattantio Firmiano CcciiTcNamquodad
ciò la Scrittura in perfona de i Giu{li,& Marti fapores attinet capiendos fallitur quifquis hunc
ti diChrifto dice Jgm ms examinaflificM exa" fenfum palato inejfe arbitratur, lingua efì enim
mwaturArgentur»y& aurumt Vn'attta caufa qua fapores fentiur4ur,nec tamen tota.nam par»
del prezzo di quefto metallo è che non fi io- tes eius, qm funt ab vtroq; latere tenerioreì fa--
gra cosi facilmente come li altri metalli, de pores fHbtiltJfiìnos fenjibtts trahunt
che fi ftende » &
fi diuide quafi in infinito La Liraè fimbolo deirvditcersendoche la
non perdendo mai'il fuo valore , Hora fé l'o- Lira ha due buchi arcati che fignifìcano i'orec
ro, è in tanto pregio appoi mortali non fa- chia»& rvdire,perciòchefi come nella Lira
ta mcrauigiia fc con quello habbiarao rap- tocche quelle corde,& quelli nerui l'aria vici-
prefentato il Diletto delli auari , oltre che na cómofsarifpondeà quei duibuchù&ripet
le richezze feruono per procacciare quanto fi cotendo nel concauo di efsa doue è anco rin-
puòdefiderate per tutte le fotte de i Diletti» chiufa l'aria,manda fuora il fuono, così la vo-
Onde Platone nel loco citato de Republica ce mouendo l'aria fuor delle noftre orecchie
parlando della terza fpetie del Diletto dice (non efsendo altro la voce» o fuono chevna
Tertiarrk vero prof ter varietatetft vno mn percofsa d'aria fecondo Arifì. ) la fpinge ne i
pùtHimus proprio .ipfìuiVocabulo nominare» [ed forami di quelle^Ia quale accoftata ad'vna cec
ex eoquod in fecominetmaximti vehementijfi' ta pellecina ftefa come vn tamburo douefono
mftmque cocupifcibile appellauimtts» proptervc' di cófenfo di tutti li Anatomici due cfsetti de
hementiam earum cupiditatem quA ad cihu pò» quali rafsembra vn ancudine,& l'altro vn raat
tttmcii &
venerea rapium>& adea% quA ijìa fé- telio,dibattendofi per la forza dell'aria efìerio
qunntur: Nec mn auaru co^nominauimus,qu6- re mezzana deli'vdiro percote,& ribomba in
niam pfcttnijs maxime httiufmodi res expletur. vna certa aria naturale, che ftà di dentro rin-
jìtque fi notti hoc pecunìaru» & lucri cupidum chiufa fin dal principio del noftro nafcere, &
nominemus relie admodumappellabimustac [i per mezzo di vn neruetto della terza coniuga
roluptatem affe^umque lucri dixerimus ej[e tioneche vàalcerueiIo,doue ftanno tutte le
La lingua che per pendente à detta colla- facultà animali,fi fa l'vdito come teftifica Ga-
na dinota il gufto, il quale hanno tutti li ani- leno lib.z.& i6,de tfu partium humanorum»
mali, la lingua dell'huomo fé bene è vnita, & L'vdito è vn fenfo nobiliffimo &
concorre
cónexajè perògeminaia,6c doppia,come tut- con il vedere, entrando per gl'occhi nell'ani-
ti li altri inftromenti de i fenfi come dice Ga- &
mo le imagini delle cofe, per li orecchi i
leno nel hb.i.devfupartiuM;Sc ha tre forte de concetti altrui infieme con le parole,de quali
mufculi, de quali alcuni s'alzano verfo il pala- due fentimenti tanto più giouano gli orecchi
to, altri rabbafl'ano>&; altri la giriuoltanoVer- quanto percITì pafsanolefenrenze dell'vno
fo arabi i lari. Ha anco due forti de nerui,vno all'animo dell'altro, &
oue le cofe che fi ap-
che vien dalla fettima coniugatione del Cet- prendono per li occhi fono come voci mute,
uello, & dà il motto volontario alli detti mu- cofi odono le orecchie le voci viuc, però &
fculi, L'altr?t dallaterza coniugatione quali fi diceua Xerfe, che l'animo habiraua nelle
difpergono per la prima tunica della lingua orecchie perche egli delle buone parole fi
per diilinguere ifapori che le fi ofFerifcono,& rallegraua, & delle cattiue fidoleua.
qaefti nerui fono il fcnforio del guftcde qua- Et cófideràdo gli Antichi l'vtile che appor-
liancora ne fono fparfi perii palato. Il mez- tauano l'orecchie ai fapere credeuano che
zo poiché è neceflario in tutti i fenfi è la pro- fufsero cófacrateallà Snpicnza,<5< alla Prudé-
pria carne della lingua» aperta! eftaxol'hà za.Laonde qualóquc volra veniuano loro in-
con*
. .
5f4 Iconolc^tfl
contro i figlfticvH lor banano ì baci neIJc otco La fpacia cinta al fianco fignìfic»a Diletta
chie.come volelleic«fom«T>amentc accaiczra- «fegVambJiiolì^ò iraicibiUjCju- ìihawioper tot
ce quella p-rte dalia-quale fperauano che i fi- fcopc la Potcnti.',Gloria»& Virtcria <pLli tut
gliuoli falleco pec appcendcre il Capere; onde te cofeii acÉjuift flo con Tarmi
C10I non doucreflìmohavict altro gufto che m
Il hbio di Mufica non folo d-notai! Canio
(létnter «ndtt vtUtat frHdenur difcernit audftit» (poftochcegli i.-Tipn^flela K1 u (ìc a >-! acquale
^heditnttr operAtnr intclk^a* anco Afiftotelcncft Politicai'^ po^c fra le di»
Hotaeflendo l'orecchia tanto nobile none fcipline llluftri>& 8cro«ldoin vn 'uaOratio
mctauigliachc gli Antichi la figuraflero con ne lodandola dice Mu[ka adeo detulahiliè
la Lira con>e dice Pieno Valcriano àilibro^a tjìtVitms dulcedftje^in^ capiCfitHr, pec &
-dei Gerogiifìci) emendo anco kLira appreso nja,;gi >t confìdetationc rElcganccFilafìtat»
igli Antichi itì. gran vcneratione, onde Topra- naf raiiegacnti effetti dj<juella m?r «igliofi.
<uanoàcantatdottj{{tme Poeiiefolo aliamen- Aiu[ica méit^tihus 'admitwarfirem hiUreè
te d'huomini gcandi ejfecit hilarìòr^ì atnatorem ealidiorcmrrtligio-m
Si dipinge la tnano alta con il pietre come fum ad Deum laudandum^arattorem eadenti^
Ccctro per denotare il fenfo del tatto, perche ^artfs rmribus accomodata anitnoi-AHdUQmrit
l'huomo hàil doiTHHte}& fuperaq^^ fì voglia ^ocun^tmlt fenfkntrabtt»
animale (^ erqtniitezza dique^o CenC©* ellen- Er fiiialmf nte il Regio Profeta drcc,
-do temperatiliìnro tr^ curti gli altri, <]Ual reta* Cantate Domine CatuiùHnouHm&c^i ntioQO»
l^ecaraento è ncceirario neltatto.douédo giu- f[ditte > Dojvtfnoìn Citkara^ voce Pfolrni,
#icsis5m£tJ^le qualità tanto prime, quanto €e- Le Colonabe neil iguififopra irtta ftgt)jfi««
condGì-Le;pcitne fono il caldo, il freddo, rhu- canofl Diletto atnoroio> quale è il tnaggiece
mido, ócil feccQj Et ie feconde fono il mollcj. tra torti i Dilettiantepofto anco da Platone*
«duro, morbido5;pungcotej & altri fimili & à tatti li a^ri gulli nel libro detto C^nài*
Et però dilTe Cicerone fscondo de Natura mam fìfisée AmóTC dicendo.
Dearum taHits tato carpare Aquabilker fuftts NhIU yolitpAUm effe amore fotemì^tmi
€fli tn omms*^htsemmjqiiemmiosy'& fri^wis, & e anco dcchiaraco da vn'altco bell'ingegao
^ caloris appfilftts fenttrs fojftmus. in ijuefti vcrfi.
Ma fé bene diffufo per tutto il corpo? nofì-
Topati^ Or», Ktiiin,peri«, e Zefiri
dinaeneftàprincipalmentenelie mani clTen-
^t-eiotktitmiHtd'%HAfohk itnn0££Ì(V fr«^
<io dette mani create pec apprendere-, &ioc- Val nuH* appo ti T kefir o.
"Caie ogni cofa neceffaria all'Htioni hum-jnc Che fole in terva M
prtgi6%
temperatjffìfnc&in particolare il ditoìncH- Cheben chi i»talhor m'fi
ce, èi però non è n>crauiglia fe per ogni mini- f)H*lche cofu di c»n tunto f$t9
.
ano eccedo ài dette qualità fi genera il d®lo- Lt i-iecéezzt, cut Amor vitole ch'tifplfi
'ie>Comcpcti!<rontcaEÌoiocc3n:'o cofe gra- 'Qht nulla altra vnghcK.i.a ti wm'mgofnilit
te al dcKo fenfb ^topeKionaiefi g-neca ga- Ch'o/èurmi pare v vile
fìo>& Diletto.
£' « penaiaUer di prtgi» vna Ueu'ombra •
11 libro intitolato Artfiotdh lignifica il gu- O I I. 1 G E M « a;
•flo.&il Diletto del Filofof. Ile» ò rrìtiocnare
"fìando fondatofopta rimparaie, ilchc ó eller- DOnna veftira ài rollo, die nella matì^
citafecondoPiatoneconqusi cinque mezti detttatcngbi vno fpc:onc,i^flCÌlafiirf*
che ho detto ài foipra^cioè 6mdstto>Efperien- ftta vn'horologi.j.
aajPrudenza,Ragione,& Verità^ Et perche Dilic;ézac vn defidcnocfficacc difartJiwU
And. ha nelle fue opcte di ®;^nicofa appatte- che cof per vederne d fìu *
1 .
N x»«~
1^6 Iconologìa
genti, Se folleciti, fono troppo aflfìdui, fret- & altri fiorifce, e per queRo è riputato il Moro
tolofi vogliamo a uuertitc che la Diligenza fo- piiì fauio de gl'altri arbori . Plinio Ub. 1 6. cap.
uctchiaèvitiofa, perche à gli huomini è ne- 1$. Jldorti ttouifflmè vrbanorum germinai, nec
cefsario tiporo,& la reiafsatione d'anime,U
il niftexa^lofrigorerob iddiUa fapienti^ma ar-
quale rinforza le forze. Se rinuoua la ftanc^ borum Cofi fiipientifiìmo farà liputato colui
:
iTìA^oria . Ouidio nella quarta Epifìola che vnirà la preftezza con la tardanza tra le
^
H*e repAfAt v'trts, fejfaqut memha ìeuAf quali confitte la Diligenza . Il gallo è animalfe^
Areus, ^AtmatttAtihifuntimitaniia D*an£y follecito, & diligente, p et fcftefio, in atto poi'
Si numquam cejfes tendere» moUis erit di rufpare dinioltra l'attione della Diligenza»
Ilqual liporo negli (ludi), maflìmamente è perche il Gallo rantorufpa per terra, fin che
nece&ar'o> poiché laftanca mente non può troua quel che defidera, Sc difcerne da grmu-
difccrnere il meglio per cflere confufa, e per- tili grani della poluere gli vtili grani del Tuo
turbata . Protogene Pittore famofo di Rodi> cibo . Aufonio Poeta fcriuendo à Simmaco
fé non fiifTe ftato tanto a(fiduo»& troppo dili- foprail ternario numero, difiè come per Pro-
gente nello ftudio del dipingere, farebbe fta- uetbioil Gallo d'Euclione, volendo fignifìca-
to in ogni parte più eccellente > Se vguale ad re vn'efatta Diligenza, il qua! Prouerbio leg-
Apelle, il quale riprendeua detto Protogenc gefi ne gli kàzgxyCallinaceum Eudionìs Pro»
che non fapeua leuar la mano di tauoladddi- uerbio dtxttf qui folet omnia dtligenttjfime per»
pingere, onde la troppo Diligenza è nociua, quirere,& inuefligare, ne pulmfctdo qutdemre*
come dice Plinio lib.^^.cap. io. ragionando iiflo, donec id intienerit» quod exquifita cura
d'Apelle . Dixit enim omnia ftbi cum ilio paria conquifìerat .
negotì & ftudij, ne fi deue niuno iaflàr cra- faranno di più colori, & vi faranno n^fcolali
fportat dal defiderio di vedere la fine della ia- di molli ferpi, haueràcinra La fronte d'alcune
tentione fuaimà deue efsereconfiderato,cau- bende infanguinate, nella deftra mano iena
10» &
follccico infieme,sì che la Diligenza de- vn fucile d'accendere il fuoco. Se vna pietra
lie efsere con maturità mifta,e pofta tra la tar- focaia, Snella finiftra vn fafcio difcritture»
danza,& la preftezza, dalle quali fi forma vna fopra le quali vi fiano fcritte citationi, efami-
lodata, & matura Diligenza. Onde hcnifli* ni, procure» &
cofe tali.
modice Aulo Gelliolib.io. c-'p. 1 1. Adrem Difcordia è vn moto alterariuo dciranimo,'
Agetidam fìmul adhih&atur, Sc indusiridi celeri' Se de' fenfi, che nafce dalle varie operazioni
tasy & D.iltgenti(& Di-
tarditas . Qiicfta si fatta de gl'h uomini» &
gl'induce à nimi;itia: le
ligenza Augufto col granchio, Sc la
la figurò caufe fono,ambitione,fere d'hauere, difTimi-
farfalla, hauendo fcmpre in bocca quel detta litudinc di nature, ftat), ptofcflìoni, compleC-
vulgato . Feftina lente. Tito Vefpafiano k fi- fioni, &nationi . I varij colori delia veftc fo-
gurò col Delfino auuolro intorno all'ancho- noivarij pareti de glihuomini,da' quali nafce
la. Paolo Terzo, con vn ?ardo Camaleonte la Difcordia, come non fi trouano due perfi-
anncfiò col veloce Delfino. Il Gran Duca ne del medefirao parere m tutte le cofe, cofi
Cofmo eoa vna Tcftudine, ò Tartaruca che ne anche è luogo tanto fcIirario>ancorchc dx
dir vogliamo * con voavcla fopraj Sc noi col fiochiffiroa gente habitaro , che in elio non fi
tronco d'Amancìbla vnito con vno di Moro afcr vedere la Difcordia» però difièto alcuni
Celfo: perche l'Amandolo è il primo à fiorire. Filofofi.ch'ella era vn principio di tutte le co-
Plinio Floret prima omnium Amigdala menfe fe naturali, chiara cofa è, che fé fra gl'huomi-
lanuanoi Si chtépiùfollecitodeglialtri. Se ni fofievn'intiera concordia, che gl'elementi
come fie£tQlofo,6iftoIto manda fuora i fiori feguidero il medefimo tenore, che faremmo
nell'inu erno,ondetofto priuo ne rimane dal- priui di quanto ha di buono, e di bello il mo-
l'afpentà del tempo,& però bifogna vnire la do,e la natura . Ma quella Difcordia,che ten»
follecira Diligenza con latardanza,della qua de alla diftruttioncj e non alla conferuations
Icn'è fiinbo/q il J/yto,perchc più t^tdi degl'-, del benpublico» fi de(je liputar cofa molto
abonai»
/ - ^.
. . . . . . .t
DI S C R E T T 1 O N E.
& waS
DOnna d'età, d'afpetto
tronale hauerà la vefte d'oro,&:
il manto di colore pauonazzoj terrà il
capo alquanto chino* dalla banda fi-
158 Iconologia
parte finiftra: & il braccio finiflro raccolto in fìitia.edendo ella fondata con giuditio5& ac-
alto, clamano aperta in atto di hauec com- compagnata come babbiamo detto dall'Equi
paflìone altrui petciocbeAiifìotcle nel 6 del- tàdicui quanto più puòc vetaeflccutrice À-
J'Ertica dice, che il difcreto facilmente s'ac- fift. nel s- deli Enea.
comodain hauer compaflìone à chi erra, & Gli dipinge à canto il Camello nella
fi
cMuona giuditiofamenre certe impcrfcttioni guifa che babbiamo detto per dimoOrarc
Immane à coloro ne quali fitrouano. la Difcrcta natura di detto animale > eften*
Tiene con la defìra mano il regolo lesbio do che non porta maggior pefo di quello
di^iomboiper dimoftrare che l'huomo difcrc che le fue forze comportano j perciò à &
To ollerua con ogni diligenza l'equità non al- immiratione di quefto animale !*buomo che
trimenti di quello che mcftra l'opera di detto ragioneuole dcue difcrrtamcnte operar
fìromcnto, il quale foltuano adoperare i LeC- bene , percioche tutto quello che farà con
bijà mifurarc le fabriche loro, fatte à pietre a- DjfcretJone è vjitù, all'incontro tutto quel-
bugne le quali fpianauanofolodifopratd^ di lo che farà fenza Difcretione è vitio » còme
fotto,& per edet detto tegolo di piombo fi pie bcnjfìhmo dice Ifidoro libro 6. de finod*
ga fecondo l'altezza, &ba(rczza delle pietre, Quicquid boni cum Difcretione feceris virtus
ma però non cfce mai dal dritto. Cofi la retta efi quicquid fine . difcretione geffens vttiun»
Difcretione fi piega airiraperfcttione huma- eft, yirtus enim indifcreta prò vitto reptt^
najmà però non elee mai dal dritto della Giu- tatnr .
D I S S N O.
tia proportfonale di tutte le cofe vifibf-
li,& terminate in grandezza con la po-
tenza di potla in vfo . Si fa giouane d'a-
fpctto nobile» perche è il ncruo di tut-
te le cofe fattibili, &
piaceuoli per via
di bellezza, percioche tutte le cofe fat-
te dall'arte dicono più,
fi &
meno bel-
le, fi-condo che hanno più, £c meno
Diflegno, &
la bellezza della forma,
humana nella giouentù fiotifce prin-
cipalmente. Sì può ancora fare d'età
virile, come età petfetta.quanto al Di-,
fcorfo, che non precipita le cofe, come
la giouentù, Se non lo tiene come la
vecchiezza irrefjlute . Pottcbbefi an-
co far vecchio, &
canato come padre
della Pittura,Scoltuta,&: Atcbitettura>
com'anco perche non fi acquifta gia-
mai il Difssgno perfertaraente fino al-
i6o Iconologìa
peruenire faifamente credendo»
alla felicità» molti luoghi, ponédo le rofe»& altri odori per
che eda Ha pofla in vna breue»
e vana rappre- &
de' cofìami . Pecò la
la fìncerità della vita,
fentatione di cofe piaceuoli à guQi lorojonde Spofa nella Cantica ,diceua che l'odore del
l'Apoftolo ben diflc . Non coronabitur nipqui Spofo» cioè deU'huomo vittuofo, chcviuc fe-
Ugitime certauerit . condo Dio, era fimile all'odore d'vn campo-
DISPREGIO DELLA VIRTV*. pieno di fiori
le e vccello colmo d'inganno, & d'infiniti vi- me il detto albero tagliato non riforge» ò dà
lij» come ne fa teftimonio l'Alciato ne gl'Em- VÌrgulti,cofì rhuomodatofi in preda alla Di-
blemi» da noi fpeflo citato per la Diligenza fpetatione cflinge in fé ogni feme di virtù, &C
dell'Autore» &per l'efquifitezza delle cofe à di operationi degne, &
illuftri
doftro propofito. Fùvfanza preiroàgl'Egiti)» Il Compafso rotto il qual è per tetra» mo-
quado voleuano rapprefentare vn mal coHu- fìra la ragione del Difpctato efsete venuta
mato dipingere vn porco» che calpedafle le meno, ne hauer più l'vfo rerto, giufto. Se &
tofe. Al che fi conforma la Sacra Scrittura in perciò fi rapprefentacol coltello nel petto
do,comedice Varoneli.4.D^/r»^«i»
Latina^ eo fefiucas homo abradit, qu»
abraftt rajìeHi di^ì.RaJlri quibns dm
talibus penitus eraduritterram^àqtt»
O' rutabri dilli. Et nel primo lib.de
reruftica,c.49.dicc Tum de praùs
fìiptdamrafielHs eradi, at^ne adderà
foenificU CHmulum.WoiSk tì come l'a-
gricoltore con il raftrello fepara dal
capo rhcrbaccic cattiue,& raduna.
con IMftefla il fieno buono al muc-
chio, &
altre vtili raccolte, cefi l'-
Donna il'ctà virile, veftita cpn habito huomo deue diftinguere col raftrello dcU'io-
graue con la deftra mano tetra vn cri- telletto il bene dal male, &
con l'iftedo radu-
tiello,& con la Cniftra vn taftrello da villa nare a fé bene, altramente (è in ciò farà pi-
il
i6% . Iconologia
brauate glVccellacdde buffonLparafHti.adu con dolor Tuo vedrà il buon profetto d'alrri,&
Jaicoa.6c altri cattiui huomini. Se conia falce -fi-pafcetàdi ghiande^cibode f»otci»cioè re*
iJeU'operationinon opprimerà Tombra dell- fterà Cozzo,ftomacheuole,ignorahiCiYJlcj fc
<>Uc>^fcn«!riccoi;rcrààDioconle<5rationia abietto,come vn porco. .
'""
V
T A _, >A
U
gurii
Orma con vn limo in raano^
iftrotnenio proprio de gl'alt
vedranno, iopra ailia te»-
le fi
fta varijvcccnii& vna ftclla..
Cefi la dipinfc Gio.^Battifta Gi»^
taldi, pecche Cicerone fa roentio-^
ne dt due maiiiere di Diuinationfr
vnadeUa natura , l'altra dell'arte •.
Alli priraa appartégpnoifogni,&
lacomrootione della raentCjil che-
fignificano ivarij vccelli d'ìntornot
allateftaj-airaltra fi rifcrifconoria
DUnna veltitadi bianco, con vna fiamr terpretationi de grOracoli5.de gl'auguri, de*^
di fuoco in cima il capo , & con arabi folgprijdelle ftelle dell'interior de gl'animasi^
lemani tenga due globi azurri',& dà ciafcu-- ìhSc de pcodigij» le quali cofe accennanoU
no efca vna fkmma»,odero, che fopra il capo ftslla,& il liuto, la Diuinatiotìc fu attnbuJtA.
labbia vna fiamma^ chcSdiuida in tre dAtth ad Apollinea perche il Solcilluflta gUrpiriti».
>we vgpali & li faaitii preuedere le cofe future con la.
ncoggetto della fciensa de Sact i Tcologti&r uemo con ogni diligenza guaidars da. quer
mofttato n^lletre fètmc vguali «per dinotare. fiefupetfìitioni..
Tvgualità delle tre perfònc , òin vna fiamma
partitain tre, perfignificare anco l'vnttà del-
D< 1 T a T t O N 1.
la natura con làdiftfntionc delle perfone DOnna inginocchione con gl'occhi rK
Il color bianco è propriodclla Diuinità* uoltiaICielo,6cche con la dcAiama*>
perche (iià fenza compofftion di colori, co- no tenghi vn lume accefo
me nelle cofeDiuincnon vi ecompolìtionc Diuotionc è vn particolar ano della volótà»,
<di (prie alcuna v che rende l'huomo pjonto à darfi rutto alla,
Perà Chrifto Noftro Signore nel Monte familiarità di Dio,c6 afFetti,& cpercjche pc»
Tabor rrasfigarandoiì aggarue. ccl vdXitQ rò vien ben moftrato col lumce cor^ le ginoc:
«coBiedineue. chia miuid>& con £i*occhiuttolti al Cido,.
. . . «
ò mechanina.
voglia materia e difciplina,(ìa litt eta-
di te
aperte in atto di abltraccjare qaal fi voglia co- Tiene arabejle braccia in atto di abbraccfa-
fa,chc feglirapprcfcnti auanti> con diraoftra- re qual fi voglia cofa pei (ignificarela pronter
tione pieg^eaolé, &
d'iichiilarfi alrrui, 8c za non folo di riceucie quello che gli viene
al petto pet gioiello harà vn fpecchio j Hacà il rapprefcntato dall'intellcttcmà ancoda chi
'
capo adorno da vaga> e bella acconciaCturajfo gli propone qual fi voglia ccfa Porrà al petto
.
pra la quale vi farà con bella gratia vn Tato- lo fpecchio, pecche fi come lo fpccchio rice-
chino fpetie di Papagallo3oacio yna Cazzai^ uè i'imagini di tutte lecofe; cefi il docile ri-
.'
fotto li piedi vn Porco ceue tutte le fctentie. Onde Argenretio nel
Là Docilità come diciè tcòWceno, fu detta luogo citato dice. Cerebrum non aliterfufci-
Arich'cni3,& altro noni che vna celerità di pie» quam oculus colores, O"- {pcculum rerum
incrj>e»'& vn^i pronta intelligentia delle cofq tmagmes
propoftoli,6cAriftotcle librò primo pofterio .La
vaga acconciarura del capo ne dimoflra
tuoi càp.vli:imo vUolè, che fia vu^ facilità , & labellezza dell'intelletto, Scforza della memo
prdòit'ezzi délh difcorfiua, & da lui è chiama- ria,perche fi come dice Quintiliano lib.i .«»/?«-
ta lòletcìa, pei rpicacKà,& fottigliczza d'inge- tmonura oratiìriarum cap.4. \\ fegnidiDoci-
gnosi! qaal inejegno come dice Cileno libro Utà,6c d'ingegno fono duci la memoria, &ri-
artts medicmdis cap. iz.e caufato dal ceruello mitatione> roà la memoria,hà due virtù fecon«
di (rtftaniia tènue, fi còme la grofsezza d'inge- do i'iftefso, il facilmente apprendere. Si il for-
gno d^ fuì^àVià et irta di efibi & per tàtQ la Do- temente riceue re» della prima p^rla Ariftotele
clità (idipinge gioUHnctta,perche nei giouani dicen do molles carne ad recipendum Aptijjìmi
là fuftrtnza.det ceruello e più molle per caufa (untM delia feconda quando d;ce ne i Proble-
dcUa natìua hu'mtdirà &
per quefta cagione mi melanconici pltirmum fmtjngeniofi qui-'
dice Argenter'o commento rccondr»y«^<:r^r bus eerebruntefi crdJJaruK^ partisi?^ > frigi* &
tem medicinaleTn :, Vrompti, faciUs.fum. & d<& /ìcc£q(»e temperatura . Onde in conferma-
puen ad difceridi*»r i incptt verot O' dìfficìiet rione di ciò dice Auicenna lib.primofen.pr»-
fefJéSichQzn enea pianto come alle piante.che m> vìrtus attratrix indimktimfdita^'retemrix
quanto più Ibno'gióUÌnètCea meglio fi i^icgdr-' atitem /incitate.
no,& prendono qual fi voglia buona dtifWra < Tiene in capo con btfla gratia il IFarochihc»*
' ~ •
In oltre fi dipinge ^iouane perche la giouétù, ouero Gazza, perche quefii vccelli .fono doci-
hàl, (ptrj'ti più mobilbcpiù viuaci, cprae eie-hffiminel imitare le pijrole,& voce humana;
uari cfalfan^ue più caldo,&jrottilc»comc anco' onde del Tarochino MonGgnor delia CaGÌ
pecche è più atta al neceflatio ellercino delle fi dice
cofe imparate . Onde l'iftedo Argenterio nel
,1 V»g6 augslktn dellt verdi piume
luòco citato riduce le càufe della Docibtà à
,» che pelkgrint il parlar no^ro itppi'endt.
'
«ptimuidkendiiScendiq; m^gi/ìer dice I'i(lefiò; Tiene fòtto li piedi il Porco per ditnoftrarc
auttoré.^OJtte.chieCa'.We jP/;«t«ir> Hippocra- di tìirprcgiarc, conculcare ilfuò ccntririo . &
?w,-C^ j'i^wwx diffufamente dichiara efscrci Onde Pieno Valer.nel lib. i^.natra che'gli An
neceflfario l'elle rcitio tichi hanno voluto che il porco fia il Gerogli-
Il veflimento femplice, &
bianco con la dì. fico dell'IndocilitàjCoroe an?oapprefso li Fi-
moftiatioaepiegheuole>&dichÌQatfi aUrui fonomiili la fronte di porco» cioè breue^pelo»
i64 Iconologia
1%, con giicapelli tiaoltì in sù> e ehìari/Iìmo cflendo detto animale più (J'ogmilitoiaiifiI -
&
DOLOR
"
fcgno drlndocilità, gcoflczza d'ingegno» lantc» indocile, &lnfenfiit«.
E. '
DOLORE D I Zi;VSI:
fcf pentCjche ficEamcte gli morda il Iato man èiìmile ad ^n torcio ammorzato di freìco il
co,farà in vifta molto malincomofo . \. quale non ha fìanima , ma fblo tanto caldo*
"
Le manÌ3& piedi incatenati: fono l'intellet che bafta à dar il fumo che puote, ferucndofi
i
tcfon cui fi camjnaidifcotrendo l'opcrejche della vita l'addolorato» per nodrue il Dolore
danno effetto» e difcorfo, & vengono legati if^edo a&s'attiibuifce l'muentione di quella
dall'acerbità del Dolorcjnó fi porpndo fc no figuta a Zeufi aiuichi^rao dipintore.
diHìcilmenre attendere allcfoliteoperationi. D O Mi K 1 O.
Il ferpente > che cinge la perfona in moke
maniere fìgnifìca ordinariaméce fempic ma-
H Vomo con uobi1^,e liceo v'éAimì?to»haue
rà cjnto il cspodà vna lerphé'cbn la fini
le»& il male, che è cagione di didtuttione è (Ira mano téghi vn Scettro, in cfrnàdélqualc
prmcipio di Dolore nelle cofe» che hanno 1 *• vi fia vn*occnio,& il braccio,& il dito indice
cflerc. della delira mano diltcfo, come (ogliono far
Nelle facre lettere fi prende ancora alcu- quelh che hanno dominio» comandano . &
ne volte il ferpente petìodiauolo infernale ,
Gli fi cinge il capo à guifa di cb^ka con il
con l'auttorità di S.Girolamò e di S.Cipria-
j,
ferpe,pcrciochc(co'me narra Pieriò Y^lèf.Viel
no^liquali, dichiarando qiielle parole del Pa> \\\>. 1 5i) è fegno notabile di Dominio, dice n*
horribile»e fumofo Orepito fé ne calè giù pei re per i*ànimo,e per lefueforzej però Pie-
le guancietJell'increpido>& valoroib Capita- rio Valcrianodice vederfi in alcuni luoghi
no, fenza alcuna fua lefioae^.volfe però che Amichi vnhttomo figurato nel modo détto >
. . . . . .
l66 Iconologìa
V O MINIO O 1 S E STESSO..
me racconta Oro ApoIIine» la Dot«
crma,perche > come eda incenerifce
le piante giouanf}& le vecchie in-
dura ) cofi la Dottrina gl'ingegni
piegheuoliicon il proprio confenlb
accicchifce di fé (te(ra,& altri igno
tanti di natura lafcia in difparce
DOTTRINA,
Onna che nella
veftica d'oco>
vi fia vn Sole, hauetà in grembo vn libro Gliuanctto fenza barba.in mezzo alle
apertcScfivcdadai Cielo fereno cadete gran tenebre veftito di cangiante, in vna
<quantuà di rugiada mano tenga vn baftone^nell'aitta vna lanter-
. L'età matusa moftra, che non fenza molco na,c ftiacol pie finiftro m
fuoca» per fcgno di
tempo s'ap:endoDo le Dotcrme caminare
Il color pauonazzoiìgnifìcagrauicà,cheè Dubbio è vn'amblguità dell*animointor-
Offiamento della Dortrma. iKval fapere, & perconfcgucnzaancot^del
'
Il l»bro apeito>& le braccia aperte pari- corpo intomo all'operare ..
menie denotano edere la Dottrina liberalir- Si dipinge gicume.perche l'huomo in quc
fima da Te fttffà ft'età , pernoncrterhabituato ancora bene
Lo Scetttocon il Sole è inditio del Domi- nella pura, e lèmplice verità» ogni cofa facil-
nio, che ha la Dottrina Coprali hottori delia mente riuoca in. Dub'oio» &: facilmente dà.
«otte dell'ignoranza. fede egualmente àdiu^rfe cofe.
Il cadere dal Cielo gran qutintitàdi rugia- Perlobafione,eL hnterna.fi^ notano l'è*
5ta>uota fecoiido i'auitidiiiàde gl'Egitti j>co- fpencnza}& là £agioue}CÒio aiuto delie quali.
due
. ,
E C O NO M LA.
VNa matrona
rando, coronala d'oliuojchc
d'afpetto vene-
ni, ond'egli, che non sàftare inotto, fempre che nel mare delle del. t.e giouenil. eg.nono
torcianoil corfo delle virtù, nelle quahhde-
tonntioui modi camina.e però fi dipinge col
piè.finifti9Ìn fuora,
uohb~alleuareconognivigdanza,e ftudio.
'-':; >
^ùbhib :
•
\ <
La ghirlanda dell'olmo dimoftra,che il buo
no" Economo deue necefsariaiiìente mante-
HVbrfio che tenga vn itipo per l'orecchie,
pcrciòcbegl'annchi haueuanoin pro- nere la pace in cafa Tua
il lupo,per l'orecchie quà-
ne; biodireidi tener lìcompalTo infcgna quanto ciafcunodeb-
do non fapeuano come fi riibluere in qualche ba mifur:re le lue foize,& fecondo quelle go-
cofa dtìbbiofajcome fi legge in perfona di De- uerratfi i;.nto nello fpendere, C( mt nell'altre
mifohe nel 5. atto dèlia comediadiTerentiò, ccfe, per tnantenimcnto della fu?,
famiglia, &
pcpetuirà di quella, per mezzo della mifura»
derta Formione, eia ragie ne è tanto chiara,
the perciò dipinge mattina, quafi che à
chencm ha bifogno d'altro commento. fi
i62 Iconologia
O N O M I A.
cia riipleodere detta figura. Moftre*
rà le naammeJle che fieno piene di
latte, de ilp-.'tto rutto fcopeito, Starà
à federe oc con h defìta roano cen-
ghivnaverga,& checon attentione
raoftri d'infegnarc à leggere advn
fanciullo* S< dalla patte finiftta vi fia
vn palo fiero in cetra, al quale fia le-
gato vn tenero arbcfceHo*& che mo
ftci di volerlo abbracciare con il finv-
ftro braccio.
Educatione,è infegnarela dottri-
na, & amaetìranienci di coiìumi > Sc
i(^t uttioni di vita per la via vniuetfale*
& particolare della virtù nell'attioni
mentali, & corporali che fanno ip9^m i
D Onna
dal Ciclo
d'età matura, vtfiira d'oro, e
fi
che
veda vn taglio the fac-
ua con la'quales'infegna d'apprendete la iciei^
iin, eUcndo ella pruno habiio dell'intelletto
, . .
Libro Primo •
1^9
E D V C A T I O M E.
Si fa il tnten co'l mul feme mn colta bel vafo pieno di fuoco, da vna parte
^Mtit'eg/i dia più di bu*n v'gor terre/Ire, vi farà vna falamandra in mezzo d'vn fuoco,
D 1 più Galf-no de tura animi efefìi e fopra la quale fìa vn 1 ifplendente Sole» oue-
fuerorum educatto fimilts ejì cultura, c^a in ro io cambio della fenice il piraie, che è ani-
fìantisvtimur male con le pfnncjil quale) come fcriue Pli-
ELEMOSINA: nio, &riferifce il Thomai nella fua idea del
DOn'na <M hello afpettojccn hsbito lun- Giardino del Mondo al cap.JTì.} viue tantOt
go} & grauc con la faccia coperta d'vn quanto ftà ilei fiioco, &: fpengendori quello,
voia
. , . . . .
17© Iconologia
vola poco lontano, &
fubito fi muore. uà Tomafo Tomai nell'idea del Giardino del
Della falanicindra Plinio nel lib. io. cip.Cj. mondo, al cap.44.
dice, che è animale fimilealla lucertola, pie-
no di (Velie, il quale non vien mai>fe non à té-
po di lunghi pioggie,& per fcreno manca.
QueHo animale è tauro fteddccbe fpegnc
il fuocc roteo non alinmenti, che farebbe il
V Na Matrona à fedc^e,
pieno di v«r e heibe,efiori,conl; dq-
ftiàmunotcnghi. vnglób<^', H. cap vn^ g Ir-
veftits d'habito
•
j[i
éc vmen€l hioco -, & pm lofto l'eflingue, l he mi ne fifa pieno vn ccrK<^J dcuitiatil quale
da <jueIlo ricf uà norumento al(. urto, come tiene conia déltra marici,& acanto y^farà vn
dice Ati(loielc»tScah;ircntcon delie, còfe na- Leone, & alttianimali ttTtrrftH . -
'
j
vcntcbchefe nencJp fopra le ^ùuolctéi- Cffaque pò jfìtergHm'r^ftgnaia fiat a pMrentis. ]
ga m mano vn belpauonei come.9n^male ^^ó- , Et in altro luogo^èbl medefitnu i. lib. dille
icctatoà Giunone Dea dell' Aria.4^ fi vedran- anr;o,'' ^ / \^y ''
]
no volare per l'Aria varij vccelli>6c à piedldi ' MagnM pavensterrà0fÌ'*ffdesqi mcorper^TtrrA'
détta figura yifaràynC.amaleonre>cortie ani- Offa reer dici, tacere hòsYpcB ter^a iubemuf.
male che non m.?ingia cofa alcuna, ne beue: Et l'ilteflo anco rejTÌKÒ nel 1. Iib. de Fafii,
ma Colo d'Aria li palcej& vjus . Ciò lifeiifce ^ome anco meglio lo dice Lucreiio lib.i.^
Piinioncl libro 8. cap.jj. . ;
do più necefiario deli* Acqu;», della quale fcii- Thebaide, come riferifceil
EtStfitio nt Ila
uendo'Hefiodc Poet^.&Talete Mileficdif- Boccaccio nel hbio T.dcIìaGeneologia degli
fcro, che ella non folamente era principio di Dei, cosi dice della Tèrra
tutte le cofie, màfignoradi tutti gli Eltmenci
pcrcioche quelU confuma la terra, fpegne il O etetn/i madre iffiuomìiiì, e di Dti
fuoco» faglie fopra l'Aria,& cadendo dd Cie- Vhe generile felue, $ fiumi, e tutti»
t>eltnondot ftmxy gl'antmmli f fitte
lo qua giù è cagione, che tutte le cofe necef-
I)t Ptcmetee le mMni, ti-Jt^nte i
fané all'huomo nafcano in terra. Onde tu an- f.yfi
lyi Ptrra, > qutU» f«fii% tfiqujt d> de
ticamente apprefio 1 Gentili in lama (lima»& Frirrtn d'igr^'^lttu gl'eUt?;eiHi frimi»
vcncranone, che temcuano giutarc per quel- i gl'/?ttcn):rti cangia ffi, fjofdt tatfitm.
la, &quando giurauano, erafegno (come di- £ V mate gnidi» orme 4 /*" unrotha fiede \
ic gmtamento» come anco nferifcc^ appio* Vede fi(r.e, e'I ri^ojo de gl'vccelU,
Et
. . . -
ELEMENTI. A
DOnna giouane vedila di vede
c q, V A-
fottili » Sc
IQiiatro Elementi, per compofitione dei di color ceruleo,in modo che ne trafpa-
quali fi f^nno le gencran.mi natura!i,pac- rifcano le carne ignude>con le pieghe, la ve-
ticip^no in fpmmr» grado delie qiiatro prime de per tuttoimiti l'onda del mare>modri det-
qualità,&con til fifpetto (ìtrouanonelì'huo- ta figura di fodener con fatica vna naue (òpra
mo quatto complelTioni, qu.tro virtù>quatco la teda, dia con i piedi fopra vn'anchota in
fcienze pcincipalhquatro rti le più nobili nel forma di caminareall'ingiù, habbiapendentc
mondo, quatto cempi d iranno, quatto fii» di coralli, & d'altre cofemarine.al petto fi ve-
quatto ventir^uatro differenze locali,& qiLi- dano due conchiglie gtandi, che raflembtino
iro caufe» ò cagioni delle humane fjicnze. Et Informa delle mammelle, s'appoggi ad vna
verranno queiìi quatto Elementi bene,& pia- canna» ò remo, òfioglio con diuerfe forte di
ceuolmente tappfer^nt.uico» 1 >ro vilìbilief» pefci, d*intorno,difpol^i algiuditio deldifcre-»
fetti.fenza Getoglifico meraforico, bauendo to pittore».
fatto cofi pei rapprefentacc alla viftal'ifteiTe Gii Antichi per l'Acqua faceuano Nettuno
cofe vi{ìbili,mo!te volieancora ^li Antichi,5c vecchio, tirato per l'Onde dà due caualh.con
peto coti l'aiuto fjlo delti defìnitione mate.- tridente in mano , di che fono, fcnttcl'intet-
lia le fi farà prima la Terra o. ptetarione da gl'alta
Per hftefio pigliauano ancora Dòri, Gala»-
T B IL R A^.
tea»Naiadiv& nomi> fecondo chevole-
aiitti
dranno come monih due picamidii che rap- Tenga fopra la teda il Sole,quak fi modri»
prefenrtnoCittài^tenédo !e mammelle fu^^- che fi ferua per raggi Tuoi delie chiome di lei»
ri del petto,gctttfuora acqua,che fi raccog'ia tenga Tali alle fp.4ìe,e forco à i piedi igt^udi v-
(òpra il lembo d Uh veftcóc f">pra al detto ba- na vela, fi potrà dipingere ancora il Cama-
(^one fi vedano pendere grappi d'vuc fpi- & leonte animaiejche fi nodrifce d'Aria, fecon»»
che di gr^no, &
tenga detta figura al collo vn do fi fcriue, e fi crede
monile di foglie d'oliue EdifacilcdÌjhiarat;oneilSole,moAraque<-»-
Cofifirappiefentanoi tre frutti principali, d'eleroenfocfler diafane di fua natura,eferitir
de'ili Terra, il d.tiuar che fa il maleda fonti, 1 più de gl'altii^e communicareanco i benefitij;
la Itabihtàdelii ietta librata, dal proprio pefo» del Soie-
Lai
. . . .
Iconologia
j^2
La vela dìmoftra il naturai fico fuo eflcrc fo- te, il vcftimento farà di tanc> con vna fopra:
pra l'acque uefte di color verde
Finrero gl'Antichi per aria Gioue Giu- > & T e R H A .
none» Gioue per la parte più pura Giunone .
boleggia (opra la natura dell'Aria, & delle va- mezzo del mondo tra l'vno, e l'altro Polo,per
rie trafmutationi per mezzo fuo natura gcaue,& immobile fottenuta daljj prò
pria grauezza, reitrmgendofi verfo il centro>i!
F V O C O.
quale ftàin mrzzocJ'efla, perche tutte le cofc
Glouanetto nudo di color viuace; con vn graui vanno alcentro> perciò etiendo gra- &
velo rodo à trauerfo, il qual velo fi pie- ue, hauendo il centro in fe> (U per fé fte(fa in-
ghi diuerfamente in forma di namma. Porti torno al fuo centro »
la lefta calua, con vn fol fiocco di capelli all'in Hauendofià far figura» che ne rapprefcnti
sù> fiveda fopra la teftavn cerchio con l'ima- la Terra.farà impofìTi^ile dadi tutte iVfuequa
gine della Luna, per mofttareche qucfto fra lità, perche fono infinite : fé ne piglicrà du»-
gli elementi ha luogo fupetiorctenga vn pie- que delle più proprie,& più àpropofito nofttoj
de fofpefoinaria,per moftrare la (uà Icggie- con farla.
xezza, & (otto piante de i piedi fi moftti-
alle Donna d'età matura» non molto grande>co
no i venti^chc foiÉano (otto alla tegioncdel vna vette berrettina delcolor delia terra,neiU
l^uoco quale vi faranno alcuni rcfpi,& Ibpra la detta
Vulcano,& la Dea Vetta furono da gli An- vette haueràvn manto verde con diuer(è her*
tichi creduti Dio delfuoco,& da i fapienti co- bette fiori, &fpighe di grano,& vue bianche»
nofciuti,che l'vno ci fignificafle i carboni, e e negre, con vna mano terrà vn fanciullo che
l'altra le fiamme^ ma in qucfto io non mi ften- poppa, e con Faltra abbracciato vn'huomo
do per efleruialcri, che ne parlano lungaméte. morto» dall'altra poppa ne fcarurira. vn fon ter
fcenti,fono l'acque fotterranee nelli meati del- Giunone intéd» per lo «ore» de in quefto niolij
con i fe^pcnti» che linchiodono idei-
la terra tocon efk) lui fi concordano i Poeti» iqualf
lecauerne d'eHa. fingono Giunone moglie , & forella di e(I«
La €uià che tiene in teHai ne dinota come Giouc, attefo quafi l*ille(fa quaiità>d pochiflf«^ j
'
£ T E & & A il padre Dite per la tetra,
Pigliafi poi e &
chiamato Plutone»cioé Re, 6c Signore ricco
Come dignità nella Medaglia di Commi do dellaterra, pctcioche, in cda fono tipofli i pi«
fentano vna dell'vucl'altra delle fpighe digra Zatatino Gaftellioi, altre volte nominato,ne!
co: co vna corona di fìori»laterza vn vafo pie- quale con fcnfi miftici, di Empedocle, in fot"
no di liquore, e la quarta è la Vittoria con va ma di enigma cfpone^ come alia motte -d'vn
ramo di Palma con lettere. lofignuolo interuennero tutti gli elementi »
Ttiliti Stabilii. mentre egli ftaua cantando in cima d'vn'al»
loro, à pie del quale fcwreua vn liuo d'-
«LEMENTi Fecondo eì^pedòcie» . acqua,
EMpedocle Fiiofofo diffe edere i principi}, Dum prìfium eenfra fhilomtU in vtrthe D^ifHf*
,
che tradotte poi in Latinoron queUe in Dio- Invine tumuh.fittutnHltfta.fuie. "--. '^
gene Lacrtio.
E L E JT ri O N E»
luppiter nihis^ atmaforor /^oo,at^4e patens Dh»
È* NiJ^iit Uch'ymìs hominum qn*
plif^
Ittmin/i eohn"
DOnna veccHia di venerando a fpetto,v6»
che ptytti al
dita di color pauonazzo»
Che furono volgarizari da Scìuaggio Ac- collo vnacàtena d'oro, & per pendente vi fia
cademico Occulto, in colai guiTa, fé bene nel vn cuore. Starà à federe inolicando nel fem'
fcccmdo» &vltimo verfo.è alquaqto lontirio bianted'bauer alti, &
nobili penfieri, Auanti
dal tefto Greco, 6c Latino. di detta figura vi faranno due ftrade , in vna à
Gdi qtiMtro radici delie cofe^ man deftra vi farà va Arbore detto Elee» 6c
GioueMtfOy mima Giunenett fiuto rieecy
nella finiftra yn bruttilTìmo fetpc
i^efii^ikediytMnntfempiei fiumi ^ Terrà il braccio deftroalto moftrandocol
Ond'cgli patimenie intende per lo fooco dito indice il nominato Elee, & con la finiftra
che è fopra l'acre» & chiamalo fificamente vna cartella tiuolta in bei giri, nella quale vi
Gioue,|>crciocbe ninno maggioregiouamfn- fi a fcritto Virtutem É/i^o-,
Eict.
. .
«7» Iconologia
T T i o N
che l'Elertione conuienc che fia fatta
non à cafo> nià con difcoifO} & fonda-
mento.
Le due ftrade IVna ouc e l'Elee, fi-
gnifica la virtù & perciò di quella eoa*
uienedi farne Ekttione, & in quella
dar fermo, 6c colante à fimilitudme
dell'Elee, il quale è albero io quanto
alla materia fodo , alla radice ptofoiw
do,à i tamiA* alle foglic.ampia»& ver-
deggiante, &qaan£o più vietì recifo,
piugermoglias&prendc- maggior for-
za? perciò fùpoi^o da gli Antichi pec
iìmbolo delia virtù, conie quella che è
ferma, profonda, &
vcrdeg;gianie,&
di tal pianta infegno della lor virtù ài
valorofì Capitani di taJ albero la coro*
nafidaua.
L'altra via^el ferpe, denota il vino»
il qaal'e é (em{»econnario ad'ogn'bo-
notata, & virtuofa-imprc^fa,
11 moArare col dito in i\ice della maa
deftrail detto Elce,^ con la fimftra la
Cartella ouc è fctitto virttitem eligt %
perche altro non pare che moftri quc-
fio nome Eiettione fé ndn vn certo
Elettioneè vn'appcctiroin noi caufatoper appigJiarfi di due cofeà quella cbe'l cófigliot
deliberation^ fatta «on configlio, pernoftro & la ragic>n e moftra édere migliore , il cKe
intcredc^degli amici fopra mezzi,inftromé- maggiormente appare nel nome Grecoy per-
ti,& modi ritrouati in cofe poffibili, ma djffi. che i Greci chiiitaaii àbo l'Eie 1 1 ioti e V/»*#eV< w*^
dli, &
dubbfofe» per cWcguirc il fine che ci cioè procre[is,chfe altro non fignifìca che E*
fiabbiamo pcopofio lettionedVna còfa innanzi alt*altta,il<:henon
'
Si rapprefetwa vecchia, &;di veti erando a- può fairfi fé prima l'huomo non difcorre, &
Cpctto, percioche l'età matura^ è quella che non iì configli feco fteflo qual fiata raighore»
|)cr laperfettioiie dd fapcfe.&per l'efperien- Scqualnèé
tia delle cofeche ha vedute, &pr^ticat«, può
la veta& perfetta Elettione,
itfare
S X O Q^ V Ne * A*
Si Arefte di color pauonazzo, eìTendo che
«juofto colore fignifica grauità , coD«enient«
al^oggctto che rapprefentiamo^
G^
loùane bella, coi petto armato, '& con
lebr^iccia ignudcin capo hauctà vn-
Elnio circondato di coróna d'oro, tìl fianco
Porta la catena 4'orD, &
per pendetirc il bauerà lo ftocco, nella mano dcftra vna ver-
cuore, pcrcioche narra Pierio Valeriano libro ga, nella finifìra vn fulmine,&:raràveQitad>
-34. dei Geroglifici, ciic gli Egiti^ mctteuano porpora " " '
-
, !,
«1 cuore per iìrabdio del cófiglio. effencìo clic Giouanc,bctTa,& armata fi diphlgd,{)'étòtQ»
4I vero, &
perfetto dot>figlio viene dal cuore, che l'Eloquenza noti hi a^tro^hche altro in-
cofa veramente prop ria de ll*£lef rione, efferi- teri to, che pcifuadere, & non potendo^;»! ciò
do elle ella è il proponimentOi& compofìo <ji fenz'aflertare, & rououer'cpètò fi.^eétàpprc-
i:agionè, '& di coniìglio-. fentare vaghifìTima d'afpetio,'éÌTctì<:to Torna-
Si dipinge che Aia à federecon la dimoftra- rne nto, &
la vaghezza delle pato^cdéllé qua-
mnc d'haucrcalti. Ci nobilipcnfieii, offendo li dcue cffcr fecondo chi v«càc pttiòaderc al- .
. .. . - .
ftumi della quale età fono ancora conformi genzaj& fìudio imparato i precetti deli'otna*
alio ftile dell'Elcxiuenza, che cpiaceuole>au- to parlare, &
di ciò quefta è la cagione che il
dace>altera>lafciua, &
confidente. fiore di queff a herba per lafoa varictà> or» &
La dclicatara delle paroles'infegna ancora namentode cobri, habbia con i'iridcccleffe
nelle braccia ignudeje quali efcono fiiora dal fimi)itadtnegrandi{Tìm9,che pure craancoi^.
bufto armatOjpcrcheienza ifoadamSti di fal- ititenuta per Dea deli^Eloquenza
da I>otErin3,6c di ragion e^cfEcace l'Eloquen- fi moflra che cofa fia Eloquen-^
Per lo libro
za farebbe inermcs Se impotente à^confeguirc za,che e l'effetto di moke parole acconcie ia-
ilfuofine». Però fi dicecbe la Dottrina è ma- fiemecon arte,& è in gran parte fcritta, per»-
dre dell'Eloquenza, &
della perfuafione; ma cheficonferuia*pofterr, &
per Io fatmine fii
perche le ragioni della dottrina forK> per la mGftra»con:ì€ narraPjerio Valeriano neMibro-
difficttltàmal volentieri vdire> &
poco imefe>. 45. che con non n?tinorc forza l'Elocmenza d
però adornandofi con parole fi iafciano inté- vn huomo facondo, &fapicnte,batte à terra
dere,& pariorifcono fpeffe volte eflfettidi per» làpertinacia-fabricata, &
fondata daH*igno-
fuafioni> & cofi fouuiene alla capacità) &ck.
fi ffanza nel'e menti de gli fòòlidt profùnmofi»^-
gl'effetti dell^aninìomalcompoftoyperò fi ve- che il fulmine percuote, &: abbatte le torti »,
de>clie} ò per dichiarare let .agio&i dt^-ili» 6c che^s'inalzano Copra gl'iaki cdifitij
dubbie, ò per fpronar Tanimo al mo«o delie <^yv R- ». K. A^-
R; l^ d-
paffionr>ò per raffrenalo, fono neccflàr ji va-
rij,& artifitiofi g)ri di. p role decoratore» ùì i Onna^veffita dìxt^dàt n>eHa man dè(lf»j
quali egli fappia celareil fuo atnficio»& così tien vn con là finiftra mano alza*»
libroi
potrà muouere,& incitare l^Itiero-,oa€ro fue- ta. &eon ^indirei che habbia H fecondo dito»
gliano^ l'animo addormetato dell'buomobt^f- mano ilefo, predo àfuoi piedi vi<
dell'ifVeffa &
fo, &pigto»conla v^rgi d^Ea piùb3f^i>& co- faiàvniibroi&fopraefibvn'horologio^dapol^
mune numera di-parlare, ò coirla fpada de!l"à uercrvrfarà aiKora vna gabbia aperta coavn^
&
mezzana» ptà.cai>vice d'orn'anaeatKÒfriial^ papogallofopra,
mentecol folgore deila^fablime, che bà forza Ilijbroj&Phorológgio, come fi è detto èr
d'atterirc&à fpai>entai;e ciafcuno ; indittovcheie parole fonoTiftromento dcU'e--
La vefte dì porporiì con, licorona d'oro inr loqjjcme: Icquali per»deuor>o eff^re adopra*
eapo,dàchiaro fegnoxonìe ella rilplendenel' te m ©fdines& mifiira del tempo» cfscndo dal'
le mcmidich.vrafcolc;i,& tisneil domini© de tcnip»(oJòmifariital*orationc>& da efsb ri*
gl'animi hunì?ini,effl'ndochc,come dice Piar* ccuendo-i nutneri, Id ftiie , la gratia » .parte: &
in Poi. Oratoria di^itas €um re^ia dignitate delFartiiudineà peifuadere.
cuniwf^aeji dum quod iuflum e{},perfHad6Ì3-&: Il Papagalicè fimbotó dell*éIocj«ente»per^
ftra vn libro apeico . 11 vefiiraento fopradetto probabilmente di qiial fi voglia materia prò»-
diraoftca che fi come fono varijì colori; così pofia,coinc àics Cicerone nella Rettori cai 9
l'Orario ne dcuc ellers vefliia, & di piiì con- gl'altri, che hanno fcrftto prfraa. dipoi &
cetto ornata. Il veftimento rofso drmoffra.chel'orationc
La ghirlanda delFa fopradetra ìieiba (igni- &
dcueefsere concitata, affettuofa iamodo»
fica (come narra PierioValerianonellib.6b.) che ne rifluiti roffore nel vifo,accioche fia cIo=»
cffere fimbolo della Eloquéza» percioche nar- quente, 6c atta alla perfuafione> conìociSifr sà^
ra Horoero che gl'Oratori de Troiaiii,come dcttod'Horatio.
quellli che erano eloquentifTìmii haueffero si vis mt flert, dtUn^um #/?
xpaiiguioriride^oiiia> & qi^eliovuol darci trimHm «// fi^i^
. .. . . ,. . .
i?^ 1
Iconologia
Et qacfta aflettione concitata fi dimoftu tcgno alcuno fia'almarc.ch'è il oentiracntoi
anco nella mano,& nei duo alto perche vna : & Tamatczia che fuolc vcaite fubito dietro k
buona parte dell Eloquenza confifte nel gc- ipiaccri carnali.
«i_ j-ii»/-»-.r.„«-
fio dell'OratJonc Rende manfucte. e benigne le fietc>pcrle
Sto Q^V ENZA; quali s'intcdono gl'huomini crudeliific ingor««
di del f ingue altrui.cflcrc ridotti dal gmdiiio-
% jT Atrona veflita d*habito honedoiin ca fo fauellatore à più human a, & lodcuole vUa »
JyX pobaucràvnpapagallc&lamanode
Itca apetta in fuorai de l'aicra rerrata>nioftrid*- ELOQ.VBNBa.
afcondcrla fotte le vefti
QueRa figura è conforme all'opinione di PErAnHoncilquale
la figura dell'eloquenza dipingeremo
con fuono della
ti Cita-
Zenone Stoicoiiiquale diceua>che la Dialetti
ca era fomiglianre à vna nnano chiufa» perche
ta, & con canto fi veda, che tiri à sé molti
il
guillaraà quefto propofita nelle Metaraorfo» bene honorato,& ancora poflTibilc da confe-
fi d'Ouidio al lib. lo.dicendo che Orfeo zi mo guirfi,5c quefto dolore non nafce perche colui
ftra quanta forza, &
vigore habbia l'Eloquen» non habbia quel bcncmà perche noi ancora.
Z3,come quella,che è figliuola d'Appollo,ch« vorreflTjmo hauerlo, oc non f habbiimo
non è altroché lafapjenza. Giouanc fi dipinge, perciocbe l'emulitio»
La Lif a è l'arte del feuellare propriamente ne regna in età gioueniie, edcndo in quella,
alquale hafomiglianza della Lira,che va mo« l'animo più ardito, e generofo
Cendo gl'affetti col fuono hot acmo,hotgtft- I capelli biondi, oc ricciuti, fono i penfier^
uè della voce, &
delia pronuncia che incitano gl'emuli alla gloria
Le felue, oc ì monti, che fi muoixono, altro L'h abito fuccinto, &
di color verde, figni-
non fono, che quegrhuoraini fiffì, oftinati & fica la fperanza diconfeguire quello, cbe ti
nelle loro opinioni, &
che con grandiflìma defidera ..
difHcuicà fi lofciano vincere dalla fuauità delle Le braccia,& ipiedi ignudi alatile la dimo»
voci,& dalla forza del parlate,p«rchc gPalbe- fìratione del correre dinotano la pronrezza,^
ii»che hanno le loro radici fcrmc,& profonde la velocità d'appateggiare almeno,fe non tra*
notano gl'huoroini.che fitTano nel ccntto dcl- palfare le petfone,che fono adornate di vìr«K
l*oftinacione ie loro opinioni. tuofe, & lodeuoli conditioni.
Ferma ancora Orfeo i fiumii che altro aor Gli fi dà lo fprone>come racconta il Caual*^
£>no» che i dishone(^i,& lafciui huomini, che cante nella fua Rettorica,net libro 4.diccnd<><
quando non fono ritenuti dalla forza della iin che l'Emulatione e vno fpetcnc ,chc fortemc-
glia, dalla Iqro infatnc vitit>^€OtroQo fenzau,- re punge & iticica qoq gjià i naaluaggi a defi^
dcra-
.,
. . . ,
Pe( Sig. Gio. Zaratino CafteiUoi» La Tromba pari nente della famaeccitagli
Contefa» e (Hmoh digloria »^ animi de vittuofi,, &Ii della dal fonno della
pigritia,& fa cheftiano meontinue vigilie»
DOnna,chetengavna tromba nella de- alle quali ellì volontieri fi danno foto perfar
ramano, ne lU fioiftra vna corona di
ft progrefib negli eflercitijloroà perpetua fama
quercia con vna palma ornata di fiocchi) & & gloria . Similmeiue la Tromba incita gli a-
17» Iconologia
Certant Inter fé Galli ftudio glorie^ Dice il Tc^
XIII.ROMiE CERTAMINE
ftore : Chnfippo con l'Emulatione de i galli ci
lOVlS CAPITOLIMI. LVSTRO aggiunge ftimolo alla fortezza. Thcmiftocle
5EXT0. CLA RITATE. INGENII animò i foldati centra barbari,con moftrat Io-
co dui Gallitche corobatteuano» non per altro
CORONATVS. EST. INTER
che per la vittoria : onde gli Atheniefi mette-
JOETAS. LATINOS OMNIBVS uanoogn^nno due Galli à contendere in pu-
SENTENTI IS. IVDICVM blico fpettacolo.ad eflempio dcU'emulationCf
HVIC. PLEBS. VNIVERSA m
come Icggefi Celio Rodigino lib.9.cap.4^.
Vfauanoanco queftoin Pergamo Plinio lib.
HIS CONIENSIVM. STATVAM. IO. cap.i 1. Pergami omnibui annis fpeflacu*
ÌERE. collato DECREVIT. lumgaltoram^ubltce edttur ceugladiatorum,Et
Di Sonatori di Citata Giuuenjile.-^» C4p2- Polluce Iib.9.cap.6.rifcrifce»che i barbari fcol
tohnam fperaret TollioquercHm.ht gli Hiftri-. pirno dui galli combattenti nelle Medaglie»
Cini ancora,(ì come appactfce in quella infctit fimboto dcil'£mulatione»contefa«e {limolo di
tioneftampata dal P^nuinO) da Aldo Manui gloria
tio> dallo Smetto» U
da GiofefFo Scaligero Co- E Q_ V I T A».
pra Aufonio ..
Nella Medaglia di Gordiano.
U SYRRED10. 1. F. CL7
FELICIS DOnna veftita di biancojche nella deftra
tiene le bilancie»& nella finiftra vn
PROCVRATORl. AB Cornucòpia.
5CENA. THEAT. IMP. Si dipinge vefiita di bianco>perche con can
didezza d'animo fenza lafciatfi corrompere
CiES. DOMITI A N
da grintetefiì) quella giudica i meriti, de- &
PRINCIPI meriti atcrui,e li premia»& condanna.ma con
CORONATO. CONTRA piaceuoIezza>& remillìonejfignifìcandofi eia
per lebilancie>& per il Cornucopia.
OMNES., SC/ENICOS
La palma,^ la coroiia amata di fiocchi co- Equità inmoli»ltedM^lit.
me habbiamo dctto,eca premio ancora che fi
dalia alli primi vincicori»p«rche fecondi non
i
VNa donzella dtfcinta>che dando in pie-
di tengaceli vnanuno vo parodi bK
liportauano le corone» & le palmecon i fioc-^ lancic
chi, fi come auuettifce ilfudettj Scaligero ia E Q^ V I T A^
Aufonio Poeta .,
Del Reuerendifs. Padre Fr.Ignatitr.
Et quAtatnidudum Hot palma p9ftfcapoUet
Lemnifio omatn efi, qm mta palm» caret * 1"A Onna con vn regolo Lcsbio di piombo
Se bene propriamente i lemnifci erano fa» M^ in mano perche Lesbijfabricaua no di
i
icie picciole di lana non colorita» come dice piedi tre àbugne» e le fpinauano f )lo di fopra».
ìFcfto>màtrouafi anco, che ilemnifci da molti &difotto,& per eflerc quello regolo di piom-
pigUanfi per fiocchi; d*»>ro, & di fera fecondo bo,fi piega fecodo la balTezza delle pictre.mà
gh aggiunti» onde leggiamo in A leflfandrod'- perònon efce mai del dritto ; cofi TEquità ^
Aìe^mdxo: H€trnfmcùrollisler»nifcit tantum piega, & inchina all'imperfcttione humana.
aurei daremury Et in Sidonio Poeta Palntis maperònon efce mai dal dritto della giulli-
fertca»Qìoi Palma ornata difafcie.ò fiocchi tia. Quella figura fu fatta dal Reuctendifs..
di f-^ta: veggafi laScalrgeto indetto laogo>. Padie Ignatio Vefcouo dì Alatri,& Matema-
& GMinaicinturnebo ltb.i8.cap»5.dìindofi tico già di Gregorio XI ll.effendoiì coslritro»
quedi.' Palme, & corone ornate di fiocchi alH uata tra te fu e fctitture
primi vincitoti, le habbiamo poftc perfcgno» B Q. V A L I T A*.
che l'Emulatione cidimolaalla fupremaglo-
€^9me dipinta ntìla Libraria Vaticana .
lia,6£ al delnleriodelh primi premi).
i Galliiche iì azzuffano>(cruonopetfimbo* DOnna^che tiene in ciafcunà mano vna.
k> dellfeniulacione, <Sc della coniefadiglosia. torcia» accendendo l'vna con l'altra.
K^vi-
.
ftca mano vn mazzodi vari] fiori ,& alli piedi glifenza no^o.Se perche h circoli non hanno
liauerà due alette del color del velìimento* princ{pio,ne fine ,ma fono eguali •
cioè dal lato bianco bianche» Se dal latone^ L'Ariete che tiene Cotto il braccio dedro»
geo negre ne dimoftra , che entrando il Sole nel detto
Eqviinottioèqueltempcnelquaìeil gior- fegno.fi fa l'Equinottio di Primaueia,che pct
no è eguale con la notte. Se quefto auuiene tale dimodratione (iene con !a finidratna*
due volte l'anno,^ vna di Marzo alhii. en- ììo il mazzo de i varij fiori, come ancodimo-
trando il Sole nel fegno dell'Arictei portan- dra, che l'Ariete l'Inuerno giace nel lato fi*
do à noi la Piimaueta» &di Settembre alti niftro, Se la Primauera nel dcdro,cofi il Sole
23. portando l'Autunno con la maturità de' nell'Inuerno dà dal laro Anidro del firma»
frutti. mento» &ncirEquinottio cominciaà giace-
Si dice equinottiojcioè eguale,& equinot re nel dedro^
tiale>cioècqaid:a!e» & anco equatore , cioè L'ali a' piedi ne dimodrano la velocità del
eguagliatore del giorno con la notte , &: per tempo, Se corfo dei detti fegiii, il bianco del
quell 1 > che lie moftra il Sacrobofco nella fuà pie dedtò,pei la Velocità del giorno, Se il ne-
sfera equinottiale è vn ciic6ìo,'che diuide la
: gro dalla finidrà pet là notte.
sfera perrnezo» cingendo il piimo mobilt^»
M i EQVf.
. . } . .
tBo Iconologia
EOyiNOTTIO DELL'AVTVNNO.
La. libra ; ouero bilancia e vno
de i dodici fegni del Zodiaco } nel
qa^Ie entra il Sole il mefe di ScC-
tctnbre > & faflfi in qucfto tempo
A
. . .
laguifache habbiamodeKo»petdk
moftcare>che l'Efperienza è domina*
trice,& maeftra di tuttcle cofc. Arift.
I .Mctaph. Exptrientia eft cogniti»
lib.
la quale vi Ha inuoltacon bei giri vna cartella> brugiando,manda in poIuere>&; ne fa neri cac
oue fia fcrit[oRerum Magi/ira; eoa la fi^ & boni,di legna dure.cofe frali,xli cofe putride9
niftra vn quadrato geomettico dalla parte de- ne fa diodo rofe,slega,le cofe ftrette,& le fciol
fira. in terra farà vnvafo di fuoco con atden- te vnifcejmollificale dure,& le dure réde mol
ijflìmc jBamme,& dalla finiftravna pietra di. lismolte cofe fopra di ciò fipotrebbe dire» ma
paragone con la dimoftratione che fia Aat3> per nonelTere teciicfo,trala(ro,& attederemo
tocca con oro* 8c altri metalli breuemétc à dichiarare la pietra di paragone»-
Vecchia fi tapprcfenta , attefochc con il laqualealtronòVuoldircche proua,&: Efpe-
tempo non folo fi viene: in cognitioncjma fi fa rienza perii vero faggio che da ogni metallo,.
Efperienza dehtutto.come ben dimoftta Oui-
dio nel lib. feftoMttamoif. oue dice. E J S ERG 1 T r O .
j8a Iconologia
a I £ N A.
E^crcitio è quella fatica. attuaFe, che pren- con ragione fi pone dttro cerchio, mano m
de l*hjLiomo per arriuare alla petfcttione della dcirEffefcitio cfiendo ch'egli riduce in fom-
».
ddm fapientiam triapotiffimum neceffarta effe^ fciétie»doiie che l'efserciticsi delie ietteie:co-
Naturam > Do firmami O", Exercitationem t tre dell'armi , che in dimoftraticnc habbiaoi
Exercitatio enim nifi n/ifur^t & do^rina acce-- pofìo.allatodcftro diqucttafiguta, deno- &
datt mi fola eyudttiionìs. aurÌ€Sy Ciò- rifctifcc, rWchc l*vna,5^ Taltra profefTionc fa l'huorao,
Laertio libj.cap.i llju ft r-e & hn mort^ te «.
Giouaae fi dipinge pcrcìochela giouentùi Tiene alb Cintola Corona del Signote-
la
iefift<:più-.aire{Tercitio> &
allafatica diqu^l fi òdella SanrifTiraa M^dre di effò per dimoftrs-
voglia altr'ttà, fé ben-s non douemo laflbre in^ re rElTerciro fpirituale - il qua'e fé bene gli
dirpartev& Perà virile», rEnercitio della quale Ederciti) fpirituali fon molti nondimf no noi
-,
e di confideratione per edere nella perfectio-- pigliamo vna parte per il turro, che il tutto ci
ne,con la quale virtuofamente puòelTèrcita-- conduce nella via, &
luoghodif luarione .
rc cofe graui,& we Gouern^ là varietà di colorii Quoniam.vìtay hominum ex religione con/iftit,.
ferciti) Si k braccia ignti.de la próntezza.ncU Tiene à.ciafcun p'ecte vna Alfctta,& no .-^ue
i'cfTercitare. perdinK)ftfare,chercfsercitio hàdaefscit co
L'horologio,che tiene in capo fignifica, che termine,& non violcto,efsendo che da c(s' le
come (.cH'ercttio delle diuctfità delle ruQie necauavuhiàgrandiflima>pci:cio.h: f' ccnje
il
. . . . .
HVomo habito
nòtchc con
in
la deftra
di Pellegti-
mano tic
ne vn bordone> ^ con la finjftra vn
falcone in pugno
Due fono, vn publico, e l'al-
Bfilij
quando l'huo
tco priuaco.il publico è
mo, ò per colpa, ò per fofpetto è ban-
dito dal Principe! ò ddlla Rcpublica»
&
condannato i viuer^ fuor di pa-
tria perpetuo, ò à tempo.
11 ptiuatoè quando rhuomo vo-
Iontariaipente>e per qualche acciden
te fi elegge di viuere,e morire fuor di
patria» fenza efserne caccia tOjche ciò
fignifica l'habitodcl pellegrino, & il
bordone .
ETÀ'' IN GENEGLALìe.
'%
. & . . .
2 84 Iconologìa
BSIIIO COME DE*I dal R.Fr. Ignatio Perugino Vcicouo d'Alacri
'
N T O,
co dal generare-»
La giouentù è il fior deiretà, Cc&
dice à luuandot &
è quella età nella
quale rhuomo e finito di ctefcercióc
può giouare altrui
La virilità è quella nella quale
l'huomo è perfetto, & compito nel
calore,& humore.& quel che fi con-
fuma dal calore è vguale all'alimene
to che fi piglia.
La vecchiaia è quell'età nelU
quale l'huomo diroinuifce> man* &
ca > perche mancano in elTo il ca*
lor. Se il fangue &
ccefce la frigi*
dita, 6c decita. « &c fi dice in latino
feneflus à fenfuum diminktione^QvLC»
Ile quatro età Cono afsomigliatc si
da Filofofi» come anco da Poeti al-
lequatro Cagioni dell'anno « Per-
che dice il fopradetto Autore nel
loco citato adolefcentts caltda >
: &
humida temperatura funt verifimihs
qui floresatatis agum, calidOiO'Jto»
co fum temperamento i ^ualit ejtas;
Adedìj frigidi , C
peci qualis ^w-
tummst fenes frigidi^ O" humidi fi-
Cnà fono tutti di conaun confenfo . miles hiemi . Da Poeti poi» dice Ouidio» nel
Qaelli che difsero che fono tre fumo molti lib. Qmncodecimo Mecamotf.
Filofofì Antichi, quali confiderotno l'huomo
S mentre l'Anno vn anno in giro è volto
come cofa naturale, la quale nel fuo motto ha Non imits egli ancor U ntftrn etnde t
principio mezzo, & fìne,come dioi Arifì.i. de Non ettngiM anch'egli in qutitroguife il vtho t
C(xl(f, Ò" mundo, 6c però pofero per principio
Non muta anch' ei natura, e qualitad* ?
l'adolefcentia, per mezzo k gioiieniù,& per ^U4»do il Stinti Montone il ftggio ià tolto
fine la vecchiaia Ei prati già verdeggiano, eie biade
• La feconda opinione quale pare chefia la H'herhcdi fior, di fernet e di trufiullo
più comune, & fcguitata da Hipocrate Gale- Non ne fuolt ti nutrir ^ome vn fanemllo t
uo,Auicenna5& tutta la fera de Medici raiìo- Ma come al Sole in Cancro apre le porte
nali,intendiamo di feguitare ancor noi nella E cht'l giorno maggior da noi s'ac^uiffs
noftra figura, quale diftinguc l'età in quatro E per feriar le Jl^ttie d'ogni /crttj
parti, cioè adolefceniia>gK)uentù, virilità, Ogni herùa il feme già forma e Varifi a g
vecchiaia, Qucfte quatto cià cefi fono defini- L'anno vngieuane appar robufto , e forte
te da Galeno nel libro delle detìnitioni me- A l'oferatime, é^àla vifta
dicinali .
Z'icalor naturai tanto l'infiamma,
chiaia,& Decrepità,la quale opinione fé bene La quarta Era è regolata dal Sole per ha-
pare che ne ciefca vna,npn apporta peto altro uer lui il quarto loco nel mondo» perche &
di noucraa folamente diftingue l'vltima età quefto è il Pianeta, più •^erfetto,& di mag-
in vecchiaia, &
decrepità alla quale porremo gior valore, amatore dell'! cncftà,& d'ogn*al-
iirpondere, che la decrepità, e l'vltima parte tra attiene vittuofa, &
il fuo dominio
dura
della vecchiaia quale è più vicina alla motte, ip. anni.
roa non per quefto è vn'altra età di nouo La quinta è dominata da Mattea quefta E-
ta.
. . .
i%6 Iconologia
£tà> fì chiama Etì di rupetbiai di magnanimi*
tà,&diriflc»&: l'huomo in qucfta Età cerca che fttcen vino l'arbore li manca
con ogni forza di acquiftace honocej& robba Si dipinge con le braccia alte. Se che con la
in qual (i voglia modo etTeccitaado ogni ope- deftra mano tenghi il Sole,& con la fioiftra la
ra ancor che difHciie defìderofo di lafciai me- Luna per più caufe. Se primi perche volendo
moria di lui» &
dura in quella età anni i^. gli Egiti)(come narra Òro Apolline fignifica*
La feOa è dominata da Gioue>& in quel tc- te l'Età, dipingeuano il SoIe>& la Luna eden-
po l'huomo è defìoro dif&cetSc di tranquiii- Godetti Pianeti Elementi diefla. Se perche il
tà>penccndofi dclli errori comedi nelle prete- Sole induifce ncU'huomo il fenfo , che fenza
lice Età* ricorrendo à DtOtSc cercando o^n'o* quello non ùria animale, &
la Luna \ì crefce-
pera buona>6c dura anni 12. te fenza del quale non fi tcoucrebbe Età alcu-
Vlcimamence foprauiene Saturno freddo* na*, in oltre perche il Sole, &
la Luna reggo-
oc fecco. Pianeta di dolore di penfìero> di & no li tre membri principali, dalli quali proce-
malinconia, pieno di faticofa angudia. Se ài- dono le tre virtù piime, cioè animale, vitale»
fpone m
tal maniera l'buomo, che li occorro- Se naturale, edendo che il Sole regge il capo
no infìrmicà^ Se 2ltriincommodi)& dura (ino douerifiedela virtù animale, &
licore doue
alla motiQ^qua ejivlnmum terribilinm fecon- tifiede la vitale, &
la Luna poi regge lo iloma"
do Arinotele, Quefte dunque fono tutre le 0- cho> Se il fegato, doue rifiedela naturale,fen-
piniom circa le Età le quali ancor che fìano ói za le quali tre virtù l'huomo non pottebbc
&
huomini celebri» con gran fondamento fì viuere, come narra Crinito lib. 1 2. cap.2.
ponnobcniffirao ridurre àquitro,comehab- Volendo poi fieurare yn'E'à permanente»
biamo decro di fopra» e però è d'auertire che Se perfetta vi habbiamo porto il bafilifco drit-
l'Età non fcmpre fi includono in numero cet- to in piediperche parimente gli Egiti) ponc-
f.o di annijperche Atasnon menfuratur numero u ino per vn bafalifco Se in detta lingua è
l'età
D'ogni m»lt4»ggiOy e perfido penjìtr» Che fu quel viuer lieto in parte j^entOy
V»proceder U»l, Ithtro, e fihittto, Che à Ihuom conuenne vfar l'arte, e l'ingtgnt ,,
Seriiétndo vgn'vn fé, U
dicendt il vtti Seruar medi, ccHumi, e leggi neue.
monv'erachttemejfeil fiero aÌ}itto Si come piacque al fuo Tiranno Gioue*
J)el giudice implae^hile, e feutro ^gli qf et dolce tempo, ch'era^ eterno>
I/là g.HJìteJfmdo all'hot [empiici, e puri Fece parte del/'anno molto ireue^.
Viuean Jenx.». filtro, giudice fitmi. , jiggiungendoui E fiate, Autunno^e Verno,
Fuoco empio acuto morbi, e fredda neue
Moftra lo ftat all'ombra del faggio, che in
S'htbber gl'huomini all'hot qualche gcuerno
quei tempi felici d'altra babicatione non ficu- Kel mangiar nel veflit, hot gtaue, hot leut
càuano* ma^folo di fìar Cotto gl'aiboti fi. con- S'accommodaten al variar del giorno
tcntauano.. Secondo ch'età in Cancro, ò in Capricorno»
Il Cornucopia pieno delle fopradettecofe*,
& il fsuo di mele, per dichiaraiione d'effe co- l'aratro, le fpighe del grano, come anco la
fe. ne feruiiemo. deli'aurontàdel nominato capanna, moftrano la coltiuatione, che co-
aattpre oelCopradetiolibro. checofi dice .. minciò nell'età dell' A{gc^Q,& l'habitatione,
che in quei tempi cominciriiono à vfarccomc
S&x.*ejfir rotto, e lacerato- futtc^
appare nella fopradctta auttoutà nei libro pri-
Dal vernerò f dal raftro, e da' lideafeì
e leggera
E:T A' DEL K A M E.
SttiUuail miti da, g'i elei, oda gl'oliui Oana d'afpetto fiero, armata, e con !»=
Correa» Nettarti, t.latft i fiumi, e i ritti. vefte luccinta tuira ticamara in vanjv
modi, in capo porterà vn'eimcche per cimie-
El T AS P, E 11 Vk R. G E N T O.
rovi fia vna tefìj di Leone, & in mano retta
i88 Iconologia
IO in luoco di quedo moto vi fi potrà dipinge^
ZìMÌmitélh, eh* fufo in v»ri» forme
RtndtadornoilT^rpeio, t'I VMUican» re vtìa Sirena» &
acanto della fopradetta fi-
Sort\U ttrz» ef^> nome conformi gara vi faranno diuetfe armi» &
inregae.tam*
jlqutlehtrouò poti' ingegno humttno uri, trombe, & fimili.
Che nacque à l'huom fi vari», e fi deformi
in man»
Il mollro, &
la Sirena l'vno, e l'altro fon il
chi lifece venir co» l'arme (imbolo* della fraudcicome fi può vedere*do«
Z'vneontra l'altro impefuofi» t fieri uè in altri luoghi io ho parlato d'elTcSc per gl'«
^Ihr àifior Ai» e ofUnaii pareri .
efretti9 e natura delta fopradetta età feguitaf*
jTpep in ambedue vergogna» e danno» il vert la fède, ogni éoità de^ mond»
JS
"Fuggitole vtrfo'l del ^itgaron l'ali
Ma fé ben
v'era riffa, odio, e rancore
non v'era falfità, non v'era inganno» E'n terra v/eiron dal tartareo fortdo
Come fur nella quarta età più dura,. , la menzogna» la fraude^ e tutti $ malit,
che dai ferro pigiti nome, e natura. Ogn'infame penfier» ogn'atto immondo
Mntro ne' erudi petti de mortai* ;
ETÀ' DBI» FERRO. E le pure viriti candide, e belle
Ctroà JfplendernelCel fri l'altre /Itile
Donna d'afpetto atmata,& we-
terribile
faràdel color del ferro,haucrà
il
Vn cieco f e vano amor d'honori, e regni
,
ftimento
Gl'huomini induffe à diuentar tiranni,
incapo vn'elmocon vna tefta di lupo, eoa la Per le ricchezze i già fuegliatt ingegni,
deftra mano terià vna fpada nuda in atto di Darjif^ furti» alle forze, ér à gt'tnganni»
combattercj& co la finiftra vn feudo, in racz- A gl'homicidi, ^ à mill'ani indegni 7
30 del quale vi fii dipinta la fraude, cioè con Et alante dell'huom ruine, e danni»
la faccia d'iiuomo giufto, & il rcfto del corpo che per ofiare in parte à tanti mali ^
di ferpente gòdiucrfe maccbiej& colori,oue- S'iotrodujfer le leggile itrtbttnalL,
Libro Primo*
ETERNITÀ*.
Defctitta da Frane. Barberini Fiorentino nel Tuo trattato d'Amore
1S9
allafiniftra parte, vanno circondando detta Lo ftar in piedi fenza alcuna dimoftratione
lìòna fìno^opra alla tefta> doue fi vnifcono ìn- di mouimento,ci fa comptendere, che nelI'E-
fiemchà due palle d'oro vna per mano alzate rernit a non vi è moto, ne mutatione nel tem-
in sù,&è veftita tolto di azzuro cclefte ftelia- po, ò delle cofe naturali, ò dell'intelligibili
to*ciafcuna delle quali cofe è molto à propofi* Però ben difse il Petrarca del tempo dell'E-
produce il tempoicon la Tua mobilità,dc fìgni- mente (fecondo alcuni Filofofi) in fé mcdefi*
fica, che l'Eictnità è fuora del mondo. mi però fé n'è rinouata pochi anni fono la
Ilvelccheambidue gl'homeri le cuoprci memoria &roccafione dell'mfcgna di Papa
moftra che quel tempo, che non è prefcnte GiegorioXIII. & dell'Anno ritornato al fuo
nell'Eternità! s'occulta> cflendoui crainente- fefto per opera di lui,& ciò farà leftimonio de-
nicnte. gno fama di sì gran Pten»
dell'Eternità della
cipe: li tuttofecondo l'intenticne de Pitagori-
ETERNITÀ'. ci, quali dilTèro l'immagine dell'Eternità cfr
i
Nella Medaglia di Tito.
fere il tempo, &
pet il retìnpo la prefero Plato»
DOnna armata, che nella delira mano tic* iie,& Mercurio *rrismegi(Ìoi& è aanco in pai
nevn'hafta,& nella finiftra vn Cornu- te fecondo la defcrittione di Claudiano vcrfo
copìa> e fotto à i piedi vn globo ^ Per la detta il fine del fecondo Panegirico in laude di Stij
^figura con parola Eternità, non fi deue inten- licone. jinnorum fqualida mater» immcnn
dere dell'Eternità di'fopra reale: ma di vna cer Ipdttfjca ^Hh qti£ tempora vajlo ì
ta duratione ciuile lunghifl[ìma,che nafce dal Suppeditat rttitetttque finn» eompUHitttr untrum
'
mente il tutto fi vnifce con le parti, quanto è zato da animale alcuno, fì come dice Oro E-
più combattuto dal fuo contrar:o,& quello fi gittio,nc' fuoi Geroglifici,anzi facilmente col
e veduto, &
vede tuitauia in molte Città, & fiato folo ammazza le fiere» e gl'huomini, dt
Regni, che fià loro tanto più fono d«funitii fdcca l'herbe» & le piante. Fingcfi di oro,per-
Cittadini, quito meno fono de gl'inimici tra. ^he l'oro è meno, foggeito alla cocruiuonc
uagliati,& fi moltiplicano le diflcntioni ciuili, ,je gl'altri metalli.
I C A.
già detta.
L'Archipendolo ne da per fimìti-
tudme ad intendere»che fi come al«,
l'horavnacofaeflere bene in piana,
fi dimoilra>quandoil filo pendente,
tra le due gambe di detto iftromen-
to non tranfgredifce vecfo veruno,
de glleftiemi , ma s'aggiufta con
lalmea fegnata nella patte fuperio«^
defcende;. cofi quefìa
re* ond'iegli
dottrina dell'Erica infegna l'huo^
mo, che alla rettiradinc, & vgua»
glianza della ragione il fen(uale ap«
perito fi conforma » quando non
E V E N T O B V O W Q,
nendofi con efla il concupifceuole» irafce- & che dilettano,& rallegrano il corpoj pei lo.ye-
«ole appetito nella mediocrità*.e flato di me- ftimento nobile ibenr della fortuna, fenza i
zo.oueconfiftc la virtiì per confiftere ne gl*e- quali rimanendo ignudo il Buono Euento fa-
ftremiil vitio, al quale detto appetito s'acco» cilmente varia nome e natura.
fta, tutta voUa>che.dairvna)ò» dall'altra patte Il papauero fi prende per lo fònno»& perlia
'
declina *
quiete, nel che ancotajfi cuDptc>& accresce il
Tiene appreflodife il Leone* nobile, fe- & Buono Eueoto.
tore aniraalejirabrigHatcper fignificare,ch-
cUa lafTrcna quefìa patte animale dell'haomo
FAt.
.. . . . .
19» Iconologìa
f Al t I 7 A' I>*A M O Hip" e fopra d'alte, ^ eminenti tifri»
Ouero inganno* Lm gran città /marrendo, é* fi tUlfatfi
Come del vere e m'Jfaggier tonate
DOnna fupctbamcnte con
veftita» terrà
.
mani
specchio
le feicna» vna che guardi in vn FAMA BTOKA.
II falfo amante Totto la delicatura d'vna tcg- DOnna con vna tromba nella mano drio-
ladra apparenza» & fotco la
dolcezza delle ta,& nella fìniflta con vn ramo d'Oli-
fnte parolcitienc per ingannare afcofe le pat- ua, haoetà al collo vna collana d'oro>aiU qua-
ti più deformi de fuoi peniìeti maluaggt» che le i)z per pendente vn cuorc>.& haueià T^tt
tutte quelle cofe> che h fono pofte innanzi* e to ilio ih buona patte-, però nePa Sacra Scrit*
peto vna fola (imilitudine; che non ha realitàt turafidicedcirolio.parlandtfidi Chfifto N..
Ce queltoi che gli (ì rapprefenta alla finiftra vie Signore in figura. Oleum effufum nome» tuttrtu
&
ne a'Ia dcftra nvano, roedelìmamente quel- Et d€liX)!iua dice il bArao , Oliua frttRiferO:
lo che è daUa deflt a viene alla (ìniftra il che è in dotm Domini. Et pcLqueHa cagione foie-
tutto quelloiche importa queflo nomedi Fal- uano gli AnÙLhi coronar Gtoua d'Oliua, fio*
lita* come beoiflìmo racconta il Picrio nel. gendolo ibmraamente buono, & fomma-
lib. 4U mente perfetto.
11 cuore pendente al collo, fìgnifìca» cornei
r A M A.
narra Oro À polline ne fuoi Geroglifici, la fa->
'FA T I C A.
D
.__
Onna giouane mal vedita di
color v,ecde> ia mano tetta vn
:ibtaaperto,.ftanclo in atto di Icgger-
canto Vi ùtàvnyiteliOiò gio-
Io,8i à
'"'
uenco.." "" '.^.r "
.". '
.'.
.,_
gua cosi dice. .>.... ranno ancora alla detta acconciatura due ali
. . . . . .
194 ll^onologia
di Gcue>& in mano terrà i piedi del poedefimo catena fotTe la forza dello rpiritodiuino>& del
vcccllojil quale fcrue per memoria delia Fati- fuo ardore celel^e, dal quale fono bene fpcfib
cai perche è antica opinione» che i necuidel- rapiti gl'animi di gran valore à fegnalate im-
l'aji, &c de i piedi di Grue portati ado{Iò*facci- prefe
no fopportare ogni Fatica ageuolnìcotc , & Si vette di lino, perche come racconta Pie-
ienza alcun difpiace(e>come auertifcc Pierio rio Valeriano nei lib.40.gli Antichi Sacerdo-
Valcriano allibro 17. tiEgiti) poneuano il lino per lo Fato, renden-
Fatica Eftiua • done ragione* che come il lino e fcutto,e par-
'Na giouane robulta,ve(lita d'habito fac to della Lunatcofi anco fono li mortali foggec
cinto»
cin e leggiero con le braccia nude» ti alle mucationi del Cielo.Et emetto come an-
fopra di ciò ne feruiremo del detto di Virgilio ro vn certo diuino fpirito,ò moto per lo quale
nel 4. della Georgica oue dice no folamente la mente nottra, roà tutte le co-
Atìiat» ìab»itm txperiuntur . fe creare ancora diccuano eficr molfe, go- &
bue,e(Tendopofto da molti per fimbolo
I! uernaie,& credeuano di più i getitili, che fuf-
della fatica, farà maggiormente nota la nodra fe vn certo vincolo, co'l quale noi venittìmo
figura obligati, e riftretti con l'iftello Dio>& che con
f A T O. noi ianecettìtàdiquetto medefimo adunaffc
HVomo con ampliffìmo vefti-
veftito»
nriento di panno di lino.ftarà riguardà-
tutte le cofe
Lo dipingeuano co
«
la Conocchia,& co il fù-
dooe Cielo vna ftella,cherifplendain mezo (b, perche cofi moftra il dcboliffirao filo de
fi
à molta luce, laquale fia torniata da alcune noftri giorni,attaccato alle potenze del Ciclo.
nuuole da tutte le bande» dalle quali cada in \ I A V O H E.
Ciro fino à terra vna catena d*oro, così è de-
icritto nell'ottano libro dell'Iliade,
ca, fecondo che riferifcono Macrobio,& Lu-
& Cgnifi- G Li Antichi fingeuano vn giouane ignu-
do, allegro, con l'ali alle fpalle.con vna
benda à grocchi,e co* piedi trema d ti ftaua fo-
cianovta congiuntionc,& ligamento delle co- pra vna ruota,& cofi lo dipinfè Apelle fecon-
it humaoe con le diuine, &
vn vincolo del- do il Giraldinel i.fyntagroa.lo nò so vedere,
l'humsna generatione coi Sommo Fattore per qualaltto fine cofi. lo^dipingeiTero, fé non
luo,iI qu^le,qaando li piace tira àsè,& fàm.^l- per diraoftrarc \ tre fonti,ondc fcat urifcono,6c
- »are le noftre menti al più alto Cielo.oue mai denuano.tuttiifiuori» llprimoèla virtù, fi-
ahriiDenti nò potremo arriuare col noftro sfor gnificatapcr l'ah dagli Antichi fpclle volte,
A) tsrxenoiypecò il diiùn Piat.voire»cheque(U. pctraanicncicUmctafora del volo dell'inge-
gno
I
. . . .
& la fortuna è dimoftrata con la ruota, perla in altomare, con vn vcnto.che le fpiti in pop-
ragione da djrfìà Tuo luogo, l'altra cagione pa, petdimoftrare.che il Fauore è Taiuto che
del Fauore è il capriccio>& inclinatione di chi compimento de defidei ij.
s'hà per lo
fauorirceifenza alcun fine Aabiletò lenza fpro Lo (cettro piegato verfo la terra è ilfègno
ne d'alcuna cofa ragioneuolet ^uefto vien & che dauanoi Redi Perfia per faUorite Vaffal i
da quali s'impara e (Ter corto il conofcimento ftorie Sacre,che AiIueto,Artaferfc detto da gli
dell'intelletto, &
qucfte fono tre cagioni. fcrittof i profani,pcr fauorire Eflet fua moglie*
Si podono ancora co queHe medefime cofe le toccò con lo fcettro la teda
lignificare tte effetti d'eflb, cioè l'ali l'ardire» Gli Antichi ancora, dipingeUano il Fauore
che fi bà dal Fauore per impiegarfi à grand*- col diro più grofTo della mano piegato , di che
imprefctla fuperbia, che teglie ia vitiìì, & la fi può vedere la ragione apprefso il Pierio» dC
vn giottine» che foni ia Lira , 6c con la mano Mtmbrn cHK^a fatifcunt, > i> .« ,.
dritta terrà vno fcetro abbacato verfo la terra. La Febre da Greci fu chiamata «-u^éiòd fìxo
Si dipinge il Fauore armato per l'audacia co, Latini han prefo la fua ethimologia dal
i
di fcoprirfi vigorofo nelle imptefe di molta nome feruor, che altro non fignifica che vnA
difììcukàjallequali fpefio s'arrifchiaj^ ne efce grà ebullitione)& eccello di calore,onde Gah
facilmente con honore .w-s'^'. . tra le altte molte defìnitioni nel primo dell' A*
Lo feudo è fegno, che i fauoii (bìiò difefà for. nel \6. &
ml.imrodufiwms fue mtdicit
della fama, & della tobba, come eflo ^ fatto dice febriieflmutatio tmian calorts ightatn m
per difefa della vit3 corporale. naturar/i, cioè in vn eccello di caÌKii(à>& fic»
Il Delfino n^d mododettoi accenna lafa- cità,& quefto occorre per cinque caufebehii^
uola d'Arione nobile fonarorc, ilqualc per in- fimo apportate da efsonel primo lib. «fé dijfe»
uidia d'alcuni marmati, eilendo gettato dalla rent^ s feèrtt4m csp.^.ìa puma è il moto fupcr-
barca nell'acque fu da quefto peìce amoreuol fluo>ò violentctla feconda é ia putredine delli
mente portato alla riua, il qual'offirio fi può humori, larerzàèla vicinanza d'altro calore»
prendere in quefto propofiio, perche ii Fauo- laquartaè il trattenimento dellVuentatioìse
re deueederfenzaobhgo, fcnza danno di & del proprio calore, la quinta, e l*admiftione
chi lo fa, ma con vnic» &
honore di chi lo ri- di qualche fuftanzaiofia nuirimento,ò uaedi-
ceue, le qujli qualità fi vedono efpiefsc ntil*- camento.
attioni del Delfino, che séza fao (comodo por La Febre è di tre forti fecondo le trefuftan-
f? '\ fonatore per l'acque, & gli falua ì.\ vita . ze del corpo humano» la prima è l'ephimera h
N * veto
1^6 kooologi^
()( \i-E*^. y^fy
todifopra. -, ;.
tne efplico Galcnoin molti lirochi, fpetial- & co nel fecondo loco fignifica J'humor Béqia»,
mente libtb deTnarGone cap^y. & librò ptimo tico,quale fòla febre quotidiana nel modo fo- .
^efehriudiffimijSySc per!e(plicate detta figura. pradetto.la parte maggiore della vcfte di color
' Si dipinge d'era giocenile, per edere lagio- rofso fignifica il sagucqualc è io maggior co*
uèn tu molto più fcggctta alla Fcbre,h3Ucndo piadelli altri humori, &
fa la Febre finocha ò
effa roaggiorcòpiadi caloreil quale per leCcìU vero finocho,la ciuale ò afsahfcc Tfauomoga-
fé foptadccte fadltnente viene à crefcere più gliardamctè>& va sépre calàdo fino al fine, &
dell'ordinarioV dal quale eccedo fi genera Id quelle li Greci le chiamarono 6r<ÉpctxjK«<rT/-
Febre cottìcidicie il citato Auctcrei^; Htppocra ydf,ò veto chefcmptc ftanno ne) irtcfso vigo-
tisprdfagt-a lìb.j. Itmtnes vehemtntius febrici' re fino al fine,& le difsero iyyttTtyf.* . ò veto
tant, quod hiliofa callidaqtie natura firn, l'i ft e do «oT»7««: come dice Galcoo''z. de crifib.c,6>W
afferma Hippocratc nell'Afoiifmo 20.del3.l1- Febre. caufata dal fangue fempre conijnua,&
bro, &
Femelio lib.4.<:3p.i.la faccia macilen-. per quella caufa fi chiama finocha à continuo
tc,&:eftenuaia,cidimcftrùÌ3Febre€tica.qua- ferui're,come dice l'iltefso de dif.fcb.i-cap.i»
le prima cófuma la propria bwmiditàdeiiejpai:; Il fine della vede negro
fignifica l'humot
ti carnofe, della qu;ik fi riutrircono,.& d^ppi melancolico^qualecon la fua grodezza,& per
arritiaalla proptii cavine, & con farnail.i pro- cfserefcccia del fangue fempre tira alle parti.
pria fuftanza di cflvicome bcniffimodice l'à- più bafsci& da quello fi genera la (|uartana,dc
ftefto Auttorenel ìibii. Aieth.?99eelen<it cap*i^ per efscrc in m^nro copia delli altri accède la
, Il tener la bocca npsrtafignifica la necelTi- febre ogni quatrogioinula Luna fopra il cspo
dinota
s . .
non depende altram.'nte del numer de gior- » delle arterie, & confirittione
per euentare A,
nitma cfalia Luna mentre dice Neque enimfe calore, che da Medici è chiamata fifiole. Oc
ptimi vel quarti mmerus ch/ìs anthor ejli fed dialiole, quale nel tempo della Febre fi fa più
qttod Luna $nnouante, & terrena tnnouante mo- frequente, efiendo maggiore la neceflìrà di
tunmquoi^ ctrcuttHS ad hos Principes numero detta euentationej de con quefio motto che
ventre contmgati merito in tffìs tanquam fiata ha origine nel core, &
fi confronta à vn'idef-
aiterattonum tempora inuentttnt: In oltre non fo tempo per tutte le arterie fi fa il polfo,quale
foto il procede peni numero fettena-
critico per efiere più euidente nella mano ordinaria-
rio come fi è ma il quaternione ancora
detto, mente è chiamato polfo l'arteria del braccio
cheauanti il fettirao viene ad eflere il quatto, vicino alla mano«& però l'habbiamo fatta fo-
&auantiil 14. viene ad edere l'vndecimoci pta il cote
dimoftra ancora quello che deue accadere in Tiene la catena con il detto motro,pcrche
detti giorni, come dice Hippocrate nelli Afo- veraméte la Febre liga,& affligge tutte le par-
rifrai &
Gal. i de die decretorijs cap.z. Septeno- ti del corpo per mezzo delle arterie che fi òxi-
rusquarttésefitndex; &
di più Cumenim ac- fondono per tutte le membra, come beoiilì-
curate acutosmorbos obferiiajfemus ^ quartum mo efplica Autcenna lib.5./^».i.rM^/.i.c.i.
diem feptimiejje indicemex fuanattira deprc
hendimttsMoa altrimente à punto che il quar- FECONDITÀ*,
to giorno della Luna ci dimoftta la quahtà di Del Sig. Gio. Zaratino Cafieilini.
tutta la lunattone come dice ilOottifiìmoA*
rato mcerti fuoi vetfi citati da Galeno. DOnna incoronata di rAcantho,da
Senape, tenga con
Non va* dtprehenfa dit t'tbi Jrgna lequuHtnr. mani verfo il fcno
le alcu-
Sedqut fign» ntuedtderit noxttrtiutnotH^ ni riputato il Cardello, con li fìgliuolini dcn*
^urtnvty /nfiollh mediotdumeinthittvultus tto il nido, alli piedi da vn canto vna gallina
DHf/thuttt eeel» con fctoi pulcini à pena nati dua per vuoua,
i
Si dipinge la Luna tonda perche nel pleni- dall'altro canto vna lepf e con i (boi parti man-
iunio attengono Tempre matatiom più che dati fuora ài frefco.La Fecondità è la maggior
tempi.
oelìta'tri felicità, che pofia hauere vna donna maritata:
Lione colco>& tnalrnconicoci fi dipinge
Il poiché per mezzo di quella produce i frutti»
perche Pierio Valeriano nel r. hb- dice che il da lernel Matrimonio con dcfiderio afpettati:
Lione continua mente babbi laf bre,&à lui attefo che per antico inftinto di natura è ne-
acconfentircono moln aJtri fcrittori,fe bene è cefiàriaàgli huommila ptocreanone dei fi-
i)a credere che l'habbia di quando in quando gliuola che anco è cofa manifefta nelli btu»
il
per ijfuagtancalKÌicà, perche fé dtcontinuo li. Tutti gli animali naturalmente cercano di
rientali, Mafculini,^ ignei-cioc cAóh & fec- Difle Euripide in Meleargo,fe!ici fono ripu-
chijla^quaJe cilidità, & ficcità coftituifceref- quelle roadti»che hàno co-
tati quelli padrijSc
ienza dtlh Febre come habbiamo detto di pia di molti buoni figliuoli,ò mafehi,ò fcmine
opra;5c pec elici: itLeoac nelmezzadi quelti chefienojcotncraàticne Ariftoteic nel priroo>
n 5 daia
. . .
ip8 Iconologìa
F E G O N D I A!.
DelSig.Gio.Zaratino Caftellini.
vn'alttainfctittione pur di Anicia Fal-
tonia Proba, che fi vede nel Palazzo
del Cardinale Cefis.
AmicUt'TalfonU, fr$hà, Amntts prinieUt*
Ani$ioqi dtcortmù
Confults vxori Confulis filU , Cen/ulhia
Mutti, Antcius frtbinus .
F.C. Conful erdiriArius, ^
Anictus Preiuf
V.C. §iUAner cundtdatus
Tilif'y deuinai m»ternis meridst dediearunt .
co,* Tra li rari eflempijdi felicità humana,rac- Roma,cheà quello ftidè datoit primo luogo»
conta Plinio lib.7. cap.44, di Cccilio Metello & maggior honcranza, che hauefle non più
Macedonico, che hebbe quatro fighuoli.vno anni, màpiià figliuoli, &
fullc preferito in pi-
Pretore,^ tre Confoli, due trionfali, & vno gliare ifafci Confulari al Confulejchehaueua
Cen(*.>rc,cnel medcfimoI1b.cap.15. narra» minor numero difigliui l!,ancorche fufle ftato
che alla mortefua lafciò ùi figliuoli.vndici ni- più vecchio: & ciò confta nella leggi Giulia,
poti, & che tra Generi, e Naote, tutti quelli citata da Aulo Gellio lib.2.cap.if. iità coro-
che iofalutauano in nome di p idre arriaaro- nata di fenape, perche il mìriìuflimo femedi
no à 27. Mette anco d'bauer trouaco ne gli at- queft'herba,fenza molta indurii la^ò c^iligcnza
ti de' tempi d'Augufto nel Tuo duodecimo co- del coltiuatore, fra tutte l'hecbe diuicnc tale»
folaro, che Caio Crifptno Hilare de Fiefole, & di tata grandezza, che è atta à fofienere gli
con fette fi;;liaoli mafchi,e due femmccó 17. augelli, che pofano fopr.i . Della Fecon-
vi fi
Libro Primo.
Vfrcànt6'conl'vubua»clie naCcono due pulci- te Virboslao pattati ^é. fi^h'uoli in Craccufaé
tH per vuoao>dimoftra là fecondità di quello Della lepre fi leggéV che- è tanto feconda, che
dornertico vccelio. Tali racconta il Pierio ha- métre dà il latte partoiifce, &
pone fra l'vnoc
uerne vedutiin Padoua.& fi legge negli feru- l'altroparto pochi{rimointeruallo,&:raccóta
ti d'Alberto.che in vn certo luogo della Ma- Val.MiifIìmocl'vn'lfola,drue furono forzati à
cedonia cf uando vna gallina iz. vuoua nel pattirfigl'habitatori ,pet la gran copia, che vi
irafccrefutno ritrouati 44. pulcini Adopera- . era moltiplicata di quefti ammali. Pcrònoa
ùjoo ancora gli Antichi m
quefto propofito fono mancati alcuni, chehannodettojcbei
Ja pecora con due agnelli infieme legati, per- mafchicócepifconO)partorifcóno-& nodnfro
che le antiche Matrone» quando h..ueuano noi parti proprij, comef^nnolefemineftellc.
partorito due figliuoli, ad vn parto foltuano
facrificare vna pecora con due agnelli à Giu-
FECONDITÀ».
Nella Medaglia di Manica.
none prefidcntc ddl'opuìenza, de regni,6<:&
aiucattitfe delle donne ne' putii le quali non T^ Qnna.che con la finiftra tenga vn Cor-
f£)lodue alla volta fpelTo pittofifcono in più nucopiat&conl<i deflrameniper ma-
lù'ogW.come in Egitto-, ma per quanto narra no vn fanciullo.; l's '
ghi, 3. & 4. al'a volta, Sc pili, e più volte cin- quefta paioli di Fecondità metaforicamente
que-, Vna donna particolarmente ne partorì nella terra, ne gl'Alberi, ne gringegni,&: in o-
io.m quarropaiti,cinque alla vol.a>5cla mag- gni altra cofa buona,
gio- di quelli potè nutrire, &
alleu^re . Aulo F E e O N D I T A*.
Gelilo l'ib.io. cap.z.natrajche al tempo d'Au- Nella Medaglia di Faufìina,
guft Impetadore vna fevus di detto Augufto DOnnafopra vn letto geninle,& intorno
nel campo Laurente partorì cinque putti,che le fcheizinoduefanciu li.
pochi giorni camporno".?^ la madre anconoii Fede Christiana cattolica.
molto tlopò mon.alla quale per ordine d'Au- Secondo FulgentiOi & altri autori
gufto,fù fatto n. Ha via L.ìurentia vn fepolcro^ Dlpmgcuanogli Antichi Chriltiani la Fe-
nelqitalc t'à fciirto il parto di detta dóna.Giu- de ^htiftiana Cattolica, vna Giouanc
IloCapitolino anco rifetifc€,che nell'Imperio di volto cfcuro,& quafi coperto d'vn velo in-
d'Antonino Pioicipque putti m
vn parto nac- torno al petto, 6c le fp.ile nudcscon vna coro-
quero,&fe bene Ariftotele tiene che quefto na in tetta di alloro, di più faceuano che ha*-
numero fia fine della mrliitudine in vìi parto, ucfle in mano vno fcctrro, & fotto alli piedi
& che non fi troui eflerfene mfieme partoriti duevolpette, echemoftrafle nell'attione &
pitijnondimenohabbiamo nelle reìàtjoni del nel gefto vna gran coftanza,& genèrofità. L-
Botero.chclaCó elfa Matghiinral'An.iiy^. inierpretatione di quella figura è data da vn
partorì 364.creature,che futno battezza te tut certo Dottore Patifienfe chiamato per nome
te fotto I nomi di Giouàni,6<: di Elif. betta,co- HolcoT, allegato da Frate Arcani^elo da Ver-
me appare dall'epitaffio intagliato nella fepol celli SermonumQptadya^fìmalmm' Sermo-
tlirain vnmonafterio di Monache di S.Ber- ne z;.
nardo piefio Lhaia, in Holanda: ciò auuenne, chede gì-
S\ dipinge fcon faccia ofcUra, pc
perche adendo capitata innanzi alla Contefia articoli della Fede,che noi credi mo,nó hab- <
vna pouera donna c6 due figliuoli nati advn biamoquìeuidéza alcuna» perche come dice
parto, à domandare la limcfina, ella in luogo S. P<!olo. Fidemus htc per.fpetulum,&in£ntg'
di aiuiarla,hncaricò,dicendo,che non fi poie- mate. Laonde dille Chriitoà San Tomdfom
uano far due figh ad vn tràttcfe róhauefiero S.Giouanni alcap.20. Beati qui mn viderunt,
parimente due padii,di che rifentendcfi forte & crediderum Si può anco due, che vadi ve-
.
quella pouetctta, pregò Iddio, che per mani- lata, oc coperta perche l'habito della Fede co-
doo IconoIogU
palliatacon parole» & enigmitò con parole o« malitia, perche cercano fempre con ingiuinb
(cure,& doppici come fanno gl'Hcrctici, ma & aftutie di pigliare l*anime de fedeli, e fé ne
fidcue l'Euangeiio efplicare puroj & chiara- vanno fempre prcuif^i d'argomenti fottili>fo«
mente. fidici» & fallaci. Onde molro à propofìto San
Porta la corona d'alloroiin fegno della vit- Bernardo nel fermone 64. fopra la Cantica e*
toria ch'ella riportacontro gl'auucrfatij della fpone quelle parole del cap.i. della Cantica.
Fede Chrifìiana» Se nemici noftri» cioè il De- Capite mhis vulpet paruulut. qut demoliMntwt
monio» il Módo,& la carne, per quello gl'Im. "Viueattàxo.^ Capite perche gl'Hetetici nò fi dc-
peradori Antichi trionfanti coHumauano an> uono cofi fubito ammazzare» ma conuincecli
dare coronati di lauro» e de Martiri canta la &
con gl'argomenti, con la verità. far cbia^- &
Chiefa Santa. Laureisditantur bene fulgidis. ti, & palefi al mondo i loro inganni, come di*
Lo fcettro che ella porta nella mano, non ce San Paolo nella prima de Corinti al cap.j.
denota altro fé non la grandezza» e la maeftà T>ebent coprehendi in afìutia fna. Laonde que-
della noftra Fede, come regina, & Imperatri- fla figurali tiene fotto \i piedi» perche la no»
ce, anzi figliuola del Rè eterno Iddio, ilquale (ira Fede al fine li sbatte,cóuince»& còculca.
cfla ha per oggetto, &
alquale come à fcettro Moflra fbdezza nella maniera»e neU'anda^
fi appoggia, per dimofìrare la fetmezza>e rifo- re, attefo che la Fede Cattolica Romana du«'
lutione che debbiamo hauere nelle cofe, che rerà mentre durerà il mondo,& non manche-
la Fede ci propone di credere» la qual Fede rà mai in fino ai fìn de fecoli» fecondo TOra-
come dice San Giacomo Apofìolo nella fua tione che (ccz Chrifio auanti la fua PafTione •
Epidola Canonica al cap. i Nthil h&Jttat .
. quando diflèà S. Pietro» in S. Lucaalcap.ii,
Le volpette che tiene fotto piedi fono gli
i Simon ego rogaui prò tetVt non defkidtfides tua,
Hcretici, quali ella conuince, e prende,mà fé Erperò moftra coflanza, egagliardia» perche
vogliono reftare nella loro perfìdia, calpe{ìa,e aderifce* Si ha la mira ad'vno obicctoA ad r;
deprime. Sono chiamate volpette«per la loro na verità increata.
FEDE CATTOLICA.
DOnna veflica di bianco » con
l'elmo in capo , nella mano
deflra terrà vna candella accefa»&
vn cuore , & nella finiflra la tauola
della legge vecchia infìeroe con vn
libro aperto
La Fede come vna delle virtìì
Teologiche tiene in capo l'Elmo
perdimoflrarc , che per hauere la
vera Fede fi deue mantenere l'in-
gegno ficuro da' colpi dell'armi ni
miche» che fono le ragioni natura-
li de' Filofofi, & le fofiftiche ragio-
ni de gl'Hcretici, & mali Chriflia-
nitCenendo ferma la mente alla dot
trina Euangelica,&a'diuini com-
mandamenti dicendo S.Gregorio
nell'Homilia i6. chc'^idts non ha»
bet mertttintivbt humann ratio pré^
bet experimentnm .
Il libro con letauoledi Moife»
fa veftita di bianco*& bella di faccia» perche DOnna in piedi fopra vna bafe, vcftita ài
come il color bianco ci moftra la fimilitudi- bianco, nella finiftra hauerà vna Cro-
ne della luccquale è cofa efi(lente}& perfet- ce, &c nella delira vn calice »
ta di fua natura» 8c il color negro ci mollra le ^
LaFedec vnafermacredenza,pct l'auttoti
tenebrcche fono folo priuacione d'efsa:cofi tà diDio, di cofe cheper argomento non ap-
dobbiamo noi credere, che chi ha fede per- patifcono, nelle quah e fondata lafpetanz*
fetta,& formata con la carità, b abbia l'elsere» Chriftiana
& viua,& chi di quella Ha priuo» s'auuicini» Si rappreséta fopra vna bafe.per dimofltare»
ò fia in tutto profiìmo alla ptiuatione,£c alla che ella» come dice S. Ambrogio lib. i .de Pa-
morte eterna } l'vno ci difse Chrillo N.S. in tri.Abr.cap.i.tom.4. è la bafe Regina di tutte
quelle p^toìe. Qui credit inmeetiatn fimor' l'altre virtù, poiché fenza di cfsa è impoffibi-
tUMS fueritìViuet; L'altro s'hà dal facro fimbo- le piacete à Diojcome dice S. Paolo adHebr»
lo di Santo Atanafio . Hac eft fides Catholicat cap. 1 1.
bianco alpanni non fi dà con colori materiali^ bttsritmo poteft faluari,tiec tufìificari, namfi»
ma foto s'acquida purificando il pano da gl'ai dei fine operibus mortua e/i, Cr ex opertbus con-
tri colori» così la fede quando è netta l'anima fttmatHS, Siche con l'opere dcucroo feguiia-
con la gratia» & carità in modo che non pen- rc la Fedenollra, poiché quello veramente
da troppo ali'indinationi» che danno diletto* crede,il quale cfsercjta con l'opere ciò che
ne alle fetenze» che fanno fupetbo, più etHca- crede; dice S. Agofìino fopra S.Matteo al
cernente opera,& ha la fua perfettione. Nota cap. 1 1. Nofj enimfatis eft credere> fed viden-
ancora quello colore, che facil cofa è dcuiar dttm efiiVtcredatur»
Et
. . . . .
^02 Iconologia
Er perche due principali capi d'efsa Fede» {Ira mano con bianco velo^mà il capoancora»
come dice San Paolo.fono credete in Chrifto e quAfi tutto il corpo» per dimoftrjtre la candi-
Crccifirso:& nel Sacramento dell* Alratc: pe- dezza dcir,.nimo» che deue cdèt coropagoa
rò fi dipinge con la Croce» &
col Calice. delh Ft de neTamicitia
Fede Chrifìiatia
FEpBMARITALlÉ.
VNa vergine con h ubito bianchinìmo fo
pra vnà pietra quadrata, con la defìra DOnna veftita di bianco con le ptime
teirà eleuata vna Croce5& con efla vn libto a- due dii.a iella delira mano tiene vn'a*
pctto, guardandolo fidamente, &
col dito in- ncilojcioèvna fede d'oro.
dice della finiftra,addÌTcrà toccando quafi l'g-
F E O •
E .'
Det>& efficaXì & penetrabilior omni gladio an- uè tenere delle cofe app rtenenti >H Fedeltà <
tem erat ChriflusM quale douemo ctedere(oo Si fa il figlilo in mano, per fegno di Fedel-
ine vetamenie egli è) vero Dio, vero huo-& tà, perche con eflb fi ferrano,e nafcondono li<
DOnna vecchia, &" canuta coperta di ve- nel lib.S.dflI'hiftorià naturile doue racconta
lo bianco,col braccio deftro diftcfo,& in particolare del cane di Tito Lobieno vedu
d'vn'altro velo farà coperta la deftra nv^no-. to in Roma nel confolto d'Appio Iunio,&
Tiene coperta la vnmo deftr a, fecondo l'or- Publio SiliOjiIquale efsédo il fopradetto Tito
dine diNuma Pompilo Rè de' Rom ni nel prigione non fi parti mai da giacere per quan*
facnficiodafarfialla fede per dare ad intende to potcua vicinoàlui.& eflendo egli finalmen
re che fi ha da feruate la Fede con ogn fince- lecome reo girrato dalle fcallegemonie fup-
1
tità ali Vmico, poiché: Fides (come dice Pita- plicio che fi vfaua in Roma à quelli,che erano
gors) £/? amoris fundamentum» qua fublata» ciondanati dalla giuftitia,ft5uail cancintorno
iota amicttid iex.ms^yis, ac ratto pertbit, a corpo del già morrò padrone, moftrando
Rappresétafi C3nuta,e veccliia,petche cofi moltid'mi effetti di do'ore. portando tutto &
lachiamò Vngilio.ilchc dichiara vn'inrcrpre- il cibo, che gli fi daua» alla bocca d'eHceflen-
tejdicendo,chcfi troua piùFedenegl'buomi do all^ fine il e ad r nero gettalo npl Tcuere, il
ni, che hanno per molti anni maggiore efpe- cane ancora di propria voglia vi fi gettò reg-
rienza;& aggiunge per mofìT.ire,che non ba- gendo fopra l'acque per buono fpatioquel
fta conferuare la Fede per alcun tempo; nià corpo con infinits mciauiglia de' riguardanti,
bifogna che fia perpetua. S legge anco in Erafto d'vn C?uallier Ro-
I
Racconta di più Ac rone.chefacrificrmdo mano, che hauea vn figliuolo vnico nelle fa-
alti Fede il Saceidoicfi coptiua no fole la de^ fcc, apprefiò il quale ài cótinuo fìaua vn cane
do-
. . .
allegrezza, &
merauiglia , poi ac-
corgèndofi del fcrpc mortO: venne
in cognitionc della verità , dol.:n-
dofi infinitamcnre d'hauerdatoal-
rinnocentc animale la morte, in li-
compcnfa della rariffima Fedekà
Molt'altri cflTempi raccontano di-
uecfì altri aurtori in quedo propofi-
to, à noibafì:;)noque{ii.
FELICITA* FVBLICA.
Nella Medaglia di Giulia Mam-
mea con qttefle lettere,
f E L IC I T A S F V B L I C A.
r
.
^04 Iconologia
FELICITA» PVBtI€A
Nella Medaglia di Giulia Matnmea con quefte lettele*
FELICITAS PVBLICA.
che ÌDambedue quelle parti confi*
fte la bcacimdinei 6c la compita Fe-
licità.
FELICITA' BREVE.
t E ft
t
O e K T A.'.
Ponfià fèdere foprail Ciclo ftcH'ato^ per DOmna giouane armata con fèmbiantC'
dimofb:are > che la vera Felicità^, chefolo m altero,.e che rpica,tfa9 e minaccici tea»
Cielo fi gode» non èibggetta alrapidocorfo gbi lafìniftrama^^ibpra ilcapod'vnafeto-
delle ftene«.& allo fcambieuol^ mouimento cifltma Tigre.quadche Aia in arto perauttea
de tempi tacfì alti ui,e con ladefìravo baione dtqueP^
La.coionadel lauro* con la palma moftrav ciat il quale per eflcr conoCciuto habbia det
«he non fi può andare alla Fclicitàdcl Cielo* le foglici edc.'le ghiaodev ma che lo tengU
iè non per molte tribulationicflendo veror in atto minacc»euo}c, &
accenni per colpirei
detto di S. Paolo, che dice. Non cironabittar Si dipingegiouane, percioche nellamag»
pifi, qui Itgitimt certautrit. gior parte dei gicuani regna La caldezza dei
La fiamma a^rdente dimoftra l'amor di Dio» &nguc:la quale genera in Ìororardtre>la prò*
& il micac altola conccmplacionedi lui * pci>» tczzaiL la buma'd'auàncsggiate tuttrt onde
fen-
.
^
di» & dica Aiens efl firmiffima .
. viuace» &d'inedauflo vigore» ancorché SaC-
r E R M £ K Z A. fé ranto attempata, che in modo veruno fi
DOnna con le membra groflè , d'afpetto (farebbe creduta dell'età noflta . Eradifìatu-
robufto)Vefìitad'azzufroi& ricamato ra ambigua» impercioche bora nella coni»
d'argento, come di flellei& con ambe le ma- mune mifura de gli huomini fi conteneua»
ni terrà vna torre. tal'hora poi pareua toccale il Cielo con la
Quella figura e formata in maniera, che fa- fommità del C3po»che fé più alto lo hauefle al
cilmente fenza molta dichiaratione fi può zato nell'iftefso Cielo ancora penetraua > e
intenderei per non ci trattenere» oue non bi- fìancaua la vif^a de gli huomini che la rifguar-
fogna» dicofoio» che il color dellù vedi con dauano. Haueua le vcfti di fottilifiìtno filo la-
le ftelle fifle mofìrano Fcr-
fcolpiteui (òpra, uorate con raro artificio di materia indifsolu*
mc22a,per(ìmi1irudinc della Fermezza del eie biIe,tefsuteperquanto ella difsedifua mano»
lo^il^ualeperlaTua perfcttioncfecondo il rut le quali pareuano, come le imagini affumica-
to.nonc foggettoà mutatione lccak-,nc cor- te, oHufcate d'vna certa caligine di fprezzaca
i:oiiua,& non può m modo alcuno vacillare antichità,ncll*cflreroità della vefte vi lì legge-
in alcuna parte. uà vn n greco, nella fommità vn e thita, tra .
„ &
facrummaneat. Hi g\ì occhi (cin'-
Cillanti,&la Vicìùvi(ìua.piu: acuta della
potenza de gli huoininr,perehe mediati
te la cogniiioDC di lei,con rocchio deU
l'intelletto gtihuomini> vedono, co» &
nofcono moltecofe occulte della natu-
ra, tanto della Terra, quanto del CielOr
fì come efprime Tullio nel fudetto luo-
»>ca mor,al Filofoib nell'Epift. ì^àiCk ., Nun^ Filofofia fecondo hntentione di Bbetio, di-
n qt*4m iit tantum cemalefcet neqnitia > nun^ remo che fia ilmedefimo , che riftcfia S'^i
2o8 Iconologia j
pienza> 8C però egli la chiama nella profa tee- r^ifurno tenuti'per fapienci-tSimilmence Atlao^
» za del primo libro. Omnium magtjlr'avir te, Proraetheo, Cefco, per la cognitione , che
ìt tuìnm. Nel fecondo, piofa quatta* Virm- haueuano Celeri furono chiamati
delle cofe
»» tttm «mnium »fttrix Nel quarto ptofa pii-
. Sapienti; E queUi,che poneuanoil loro
tutti
9, mi' f^iri prmia Ittminis . Maeftra» e nu- Audio nella contemplaiione delle cofe furono
Uice d*bgni Virtù>apportatike del vero lu- Tempre chiamati Sapienti per fino al tempo di
•tne: Epitheti che fi conuengono alia Sapien- Pitagora, alquaie patendo tirolo troppo fu-
•*a-, fi come
è veraménie luiro il corpo della peibo d'efset chiamato Sapiente, Q fece chia*
checontiene in fé ne parti, l*attiua
Filofofia, mar Filofofo Amico di Sapienza i la Sa- &
che comìponc l'animo nel!» buoni coflumi-, pienza fu chiamara Filofofia , cioè Amore di
lacontetnplatiaajcheinuediga fecreti della i Sapienza) talché la Filofofia è quella iflefsa
natura, la rationale in cui confìde la ragione, che piij anticamente chiamauafi Sapienza;
con la q\uk dtfputandoli difcerne il vero dal ond'è ch'in Diogene Laettio nella vita di Pla-
falfo) &
quefta ricerca la fìtuttura,e proprietà }> tone leggefi Proprievero Sapientiam ,
. &
delle- parole, Se de gli Argomenti', parti tutte ì, Thilofophiam vocat appeunonem\quAndam>as
nando del'anfichiià della Filosofia dice, che ty res videtur obfctirtor, Rifetifce Cicexouc
ella è antithiffìmaj ma che il nomee frefco. liei 1. de natura Deorum .
>• partii efi dijiributa, in natura obfcttritatem, ,, Scripfi^i me de libris aufcuUator^s ìmer ar-
n indtfferendt ftihtUitatem^m vitam ettj^ mores. », can>,i iìlos condì putans oportere fedfu eas.Ó'
Filofofìca,con panni atnichiiviliióc imbratta- Tottih>& ardue Tpeculationi di natuta Ton^o gli
ti. Poucra, Oc nuia vai Fiiofofii» non tanto otto oTcuri libri della Fifica intitolati De phy-
pernecedìràtquanto per volontàcome Socca* ficoAuditH, deirvdirc, ò aTcoltarc coTe fificbe:
ce>& Apollonio che andaaano vediti di Tacco di natura occuIte»non per altro Te non perche
brutto, fcalzi, col capo fcopetto, Diogene & tiene Arift. p er la loro oTcuntà che nò fi po{fi-
inuolto in vna fofca rchiauina,Iordo> &(. Tozzo nointendere,& capire Te non fi odono cTpli-
dentro d'vna botte, ma ciò Te bene è vero di- cacedaila bocca del Maeftto.AppariTcc di qut
ciamo vna piti vera ragione. Sono le vefti del- che à bella pofla li FiloTofi Antichi paliiauano
la f jloTofìa coperte di vna antica caligine pec- la FiloTofica difciplina.con oTcuri termini, vo-
che li Filofofì fìn da tempi antichi hàno hauu- lendo moftrare alle genti che elTìintendeua*
to coftume di addombrarla con Tofifticarie o- no, ma non voleuano fode intefo da altri tue»
fcure. Gli Egitij occultarono la FiloTofìa Tetto to quello che pubIicauano,& nella mente !p-
oTcuri velami di fauole, & Geroglifici Tecreti j Eo teneuano,& alle volte diceuano coTe oTcu*
Pitagora la veftì co vn drappello d'oTcuri fim- re, & ftrauaganti per efier tenuti in maggiot
boli. Empedocle con Enigmi. Protagora con credico,& cóIÌdctatione,comeaccéna Lucia^
intricati commenti, Platone con fcnfi mifti- no nel Dialogo di Micill o in difprezzo di Pi-^
ci) Gorgia co bizzaciìTallaci,& contrari) argo- tagora,quafi che non baftaffè, che la Filofofia
menti, che tutte le coTe Tono, & non fono, Ze- nelle coTe occulte di natura folTe per Te (lelBi.
none Tiftcllo con poflribili,& impoffibilieTpe- oTcura,fe anco no le aggiugcuano maggior o*»
f ienze, Aiiftotele con termini oTcuri,& diffici- Tcurità co d;fficile teftura di parole.e diuerfitl
le teftura di parole: ond'egli fteflo chiamaua di fantaftiche opinionuSi che Boccio figura la
Acroamatica la vdienza,che l'aTcokaua la mar FiloTofia co vette foTca per la propria difiicul-
tina nella quale crattaua della più remota» Sc tà delle Tue raaterie,& per ToTcuritàde termini
attinente alla contemplatione
fbttil FiloTofìa nella quale l'hànoinuolta gli Antichi Filofofi-
delle coTe naturali, &diTpute dialettiche, & Nell'eftremità della Vette leggeuafi inteffa»
mandò in luce alcuni libri detti da lui Acroa- to vn.rr. greco dal quale per certi gradi Tcolpi-
contengono la recondita diTcipli- ti àguiTa di Tcala fi Taliua alla sómità nella qua--
matici, che
na della Tua Tetta Peripatetica,liquali hauendo leeravn,©. 5c non vn.Tc contro l?inteniionc
veduti Alellandro Magno Tuo Tcolare mentre dell'Autore come hanno varij tetti fcorretti
era nell'Afia contro DarJo,fi lamentò Teco per molto malamente,perche alle volte vi è diffe-
lettere che haueffcdiaojgancofi belli Tecreti renza doppi.) sì per la qualità della lettera, che
di natura, à cui Arift, conlìderando l'ofcurez- quefta è vn.T. séplice & quella è vnira co l'a-
za nella quale haneua inuolti
li &
dati fuora, fpiratione,sì per lo fignificato diuerTo>& al tue
riTpofe, li ho dati in luce tanto quanto non li to contrario quanto la vita alla morte, perche
haueffi dati, il tenore di dette lettere regiftra- il.@. appretto Greci^come il.C. appretto La-
i i
2 IO Iconologia
per fino da gli Antichi Egitti}.ilchefù damo! tucie col nome loro,& delli CeticanonùRtet^
tigiudicato al tempo di Teodofio Imi>ctado«. zo de quali chiamato Gneo Pompeo Pelale»
re quado per ordine fuo furono in Alcdìndria, ha il Thita,& il fimilecirca rz. in diuerfè cen«
butcati à terra tutti!i Tempi) de gli Idoli, tri curie mocti;per tal cagione Martiak dààque-
gli altriquelbdiSera^idet-nclecui pietre» e fto.carattcre Epithetodi mortifero.
^flì trouaron.fi fcolpitl parecchi fìmili carat->. 3». KoB't mortiferum §itfAftoTU céiftrie» fgnum
tcri.T^ fi comeancohoggidì fi vede nella Gu-. »• £y2 optrt pmium diate thtta nountn
glia del Popolo piena di Geroglifici maflìma-. Petfio nella Sat ira quarta
mentenella facciata verfò Occidente > nella, ** Et font et. mgrum vitto prAfigtre ThetM
quale (Ivede vna Croce formata,più maggio-. Negro lo chiama per l'bfcurità della morte,
re anco in quella diSanto Giouanni Laterana riftcflb, che mottifero fecondo Budco . Si
verfo la fcak Santa, dalli cui Geroglifici Tor- come il Thita lettera funefla poneuafi auantt
quato Tallo cominciò ad'ordjre il fuo grauc il nome de morti.cofi il Tu auanti nome de il
vn dar Jo: il che vedefi invna Bafe di marmo^ it,funerMm fapientia efr nofre dmtna, huma- &
dedicata dallii Tribù fuccuilàna Giuniorealla >i ff4;tralr.lJ.,no alcut.uC^ horutn caufas;tili:n-
p;»ce eterna delia Cafa di Vcfoafiano Impera- do la rationalc dirpuranuó, circa le cagioni
dore ne! Pìlazzodell-IlluftriflìmovSignorCar commune parti d'ambiduc delle cofc diuinr,
^inaJe l'air-efc» ne^la. quale vi fono otta Cea-. ài, humftnc. Quanto perche S. Agoftino ricl
luogo.
. . . .
Libro Primo* 2 IX
iaogo citato afferma che non 3 contrario. /.affa Copra neìc.^.dice che nella Filosofia morale fi
M hic tripartitio non efl contraria iUidtflinChoni tratta dello fuprerao bene fenza il quale non
f> ne^Cr contemplatiane confijìereMè, mcn ia bi- è l'attiua cioè prattica la cui pi ima lettera è il
partita è contraria alla tripaitità .ti. fi come habbiamo detto ftando nella par-
In forarna la Fiiofofia confifte nella pratica, te eftrema della fcala fignifica» che per fi gra-
bc nella Tbcorica, la piatica èl'atiiua naorale > di delle virtù morali di Giurtitia,Forre2za,Pru-
la Thcorica è la có^emplitiua» che è fublime, denza, Temperanza»Magnanimità, Magnifi-
e tjcne il prirao grado in dignità, vltimo per la cenze, Liberalità, Bcnignità,Clemenza,& al-
fua ditìficoltà in confeguidaj &
però da Boetio tre s'arriuaallafommità della fcala,cicèall'vl-
è poita fopra la fcala te à pie della fcala la prat- tirao fine, &
al fommo bene, che è Dio no-
tica. come più facile cominciandofi prima à ftro Creatore capo di tutte le virtù» nel lib, &
à mettere piede in quella come piiì bada per
il 18.cap.59. ailerifce Santo Agoftirio che la Fi-
falire di grado, in grado più ad alto,at lefo che iofofia fpeculatiua vai più per eflercitar gl'inge
il pnncipiotiel Filofofare come dfce Ariftote- ^ni,che ad illuminare la mente di vera fapien-
le nel primo della Metafifica cap.z.hebbc ori- za, come che l'attiua fia quella la quale per
gine dal merauigliarfi delle cofe minori che mezzo delli buoni coftumi ci faccia confegui-
rreccaufino dubbio, e dipoi paflando più ol- (&: con ragione, perche la
re la vera fapienza,
tre cominciò à dubbitarfi delle cofe maggiori, Theorica che è la contemplaiiua, fpecula- &
Bc perla cogniiione» che fi acquitlaua delle tiua, edamina la verità delle cofe ,• ma la prat«.
coCe minori dalla pratica loro s'aptì l'intellet- ticaattiua morale mette in opra la Verità, li
to ad afcendercàpoco.à poco alla cognicione buoni co'flumi, & tutte le virtù, che ci fcruo"
delle maggiori attinenti alla fpeculatiua più no per fcala da falire à Dio vltimo lipofo, fì-
diiHcilcpetche no apparifce à niun fenfo cor- lie,etermine della beara vità,comebcniffimo
poreo, come l'atfiua che opera attualmente, lo reputa Boetio nel Metro nono iib. 5. par-
E vifibilmente , raàìa fpeculatiua fi pakfa al lando à Dio
fenfo intellctualecontemplando,6c meditan- „ Tu requies 'tranquilla -pijs te temere finii »
do con rintelletto la cagione, eia verità delle >, PrinctpiUìRefior Dux,femita, terminus ide.
cofe naturali Fifiche,& diuine Metafifiche,ne 5, & nella profa feguente Terfenum honun*
quali confifte la Theorica, voce deriuaia à „ veràm ejfe Beatitudinem>& ÓeumfummurA
rheoreo verbo greco-, che fignifica infpiciot „ bonum '€j[e coUigimus
cifguard are, onde Theatrum, luogo farro per Si come Dioè princi^.o, guida, "termine, e
vcdere,6c rifguardare,& qjelloche vede,& ri fine d'ogni noftro bene, cofi noi dobbiamo
fguatdaogni cofa Dio dicefi da Greci Theos. in quefta vita, mettere il piede nella fcala de
Ellendo il .IT. prima lettera di quefta voc© buoni coftumi,& virtù dal principiò che co-
Theos cioè Dio, potremo anco dire che è po- minciamo à caminare perfine àll'vltimo padb
ftoda capo della fcala.come fcopo,tetmine,& della vita noftraT& no celiar mai di falire, fin-
fined'afccndere,& arriuare àlui» fé guar- & i, ches'arriua aHommobtne.Semf^r affìdtiui
diamo bene la figura sferica di detta lettera fi ì, ejfo' & quemadmodum,quis fc^las confcen-
ci rappicfenta à punto vn verfagìio con quella >, dere ef per uni non pnusdc/ìfìnnt ab afcenfu%
linea in mezzo per rrauerfo come frezza fida „ quam fupremum attigerint gradum; fic O" in
nelverfagIio,fegno'chedouemoindrizzarela ,, in (ronis femper altius fcahdcndv affeUus fis »
mente noftra verfo Dio, e rcncrla Tempre filla dide Agspeto Greco à Giuftincmacettoche
in lui come fommo bencfcopo, & fine della dall.^» prattica delle virtù mora!i> ik refe infè-
fapienza, perché il fine della fapienza , del- & tioti fi può padare, &
afcendcre alia cognitio*
la Fiiofofia, è il fommo bene, che è Iddio» ne delle cofe faperiori, & dmine per fimilitU*-
I, phUofophta docet hominem vognofcere creato- dine & conformità delle colè, fi cóme leggia*
», remJHMntAict Atiftoleleri^won^«^,&Sah dramente efprinle il Petrurca dicendo
to Agoft.de Ciuit.lib.8. cap.c). dice che il filo-
Ànctr, é'^f*ffi' ' '^»fl f*< fttuo fitittn'z.n
fofare è amare Dio,& che Platone tiene che
Da zelar fopra il Ctel gli kpHeadiite l'ati
il vero & fommo bene fia Dio, &
vuole che il Ver le cofe mottnU,
Filofofo fia amatoic*& imitatore di Dioj& più Vhe /on fifilaH famr'tf^iétnl'e/liina, - '
O i tèe
.
212 Iconologia
eh mirandoti hen fifoqUMté, e quali & nel 5.dcl!e Tufculanc il chc'confcrroa S.A-
tura del mondo, per le cofe fatte fi fcorgono, re prima che Pitì]gora<& che vna volta dopò
9, & lafuafempiterna viitù,& diuinità.^«/<« la fua morte farebbe padato in vn gallo, che
j
-ili
. , .
"" ^ #
Libro Primo
fonte ne! primo de gli atti di Socratcd al qua- ftotele Felice Boetio
, che ben conobbe i]
le hcbbe origine qaelraotto porto ne gl'Ada CicKor Món.lo,& lafuadiuinaprouiden
del
,, %'^]'Qtt&fu^ra nos nihU ad nos. Nò ft arò à cer- za nel Mstro/.dcl i.lib.
care che egli ftrapifls li Filofofia ne la morale
iftefla s'era difprezzaioi e della reIigione,& leg
O ftellifericonditor orbis
y
M mideieóias. Gaua ben consiglio a.1 altri che *> Siqtiidem per [e regit omnia qui bonunt cotì^
9> enimejfe facUe aiebat,cum tales homo tan- » flabilts atque tncorrupta feruatur , Sentenze
ti gatmodeiiHmelfe; diceilfuofcolare>Seno- tutte dirette contro l'iniquo parete d'Anftote-
fonte j ma dall'alcro canto nel 5. 1«b. ed'endo- le. Gli Stoici no men che gli altri lacerorno la
gli propofto d'andare a vifitare Theodata bel- vefta Filofofica in piCi
bade dicédo che il moti
IilTìma Cortegiana, vi andò più che volontie- do fia anim de animato, ratJopal e &c intcl ligi-
ti>e fi trattene fecoà motteggiale infegnar-& bile di foftanza animata fenflbile che le difci*
le modo da ritenere nella rete gli Amaati.Pla- pline liberali fiano inutili,che gli errori,c pec*
cone la ftrappò ben bene in molte cofe,tenne cari fiano vgaali, che le moglie dcueno efsec
anc*egli la trafmigratione dell'anime etiam- cómun i,efsédonedi ciò Autori Diogene Cini
dionelle Beftie,* ma il fuo
Porfido Platonico coi 8c Plotone come riferifce Laertio nella vi-
tenne che (ì linouailcrofolamente ne gli huo- ta di Zenonecapo della fetta ftoica> il qual in
mint, (Sì che ne è retto cenfore-Santo Agofti- vero ftracciòla vefta affatto nella Filofofia atti
node Cmit.lib. iG.c3p.30. la ftrappò di piùte- uà con la mala pratica de coftumi còcedcndo
nendo.che l'anima mde coeterna con Dio sé- la libertà del parlare, chiamando tutte le cofc
tenzareprobatada^' Agoftinol1b.10.cap.3l. ancorché distionefte con nomi 9
i lor propri)
deCiuit. Dei. La ftrappò nell*attiua con il fuo mandàdoancofuora ventofità per ogniparte
illecito Amor Platonico fchernito, &c detcfta- séza rifgmrdo alcuno,come ferme Tulli'ì à Pa
to da Dicearcho Filofofo, &
da Cicerone an- » pirio Petote^is verbis^eaad te fcrlpfiquéi a^
corché Platoniro nel quarto delle TufcuUne» » t fed UH etiam crepi*
pertijjimis agunt Stoici
La ftrappò nei quinto delia fua fcoftumata £que liberas ac ru^ut effe oportere^»
s> ttts ait4nt
(lo rappezzò la vefta» attefoche ilfìne Aio é Inuidia, vel Amere vìgHtorqutbere
imperfetto.^ peflìmcnon cfTendo porto uel- 11 mcdefimo Poeta nella Poetica Tuaiper ap-
la virtUtdk bontà dell^antmo per arriuare alsa- prendere bene lafapienza cieffortaà rimcfti-
mobene Iddio vIcimonodroBne*, màpofeit care le catte Socratiche piene di Filofofìamo*
finein ben caducete cranfìcorio» neganda rale^..
rimmorcalità dell'animai còfermando anchv ,» Seribtndifidt faptreiff,^ Prineipium finSs &
egliche Iddio non tierie cura delle cofe hu- „ Rtm tibi SHrmtieA poter unt oftendtre eh»rté
inane«fquarcì tyutti) e deformi. Stracciarono Perfio Poeta Satirico nella Satira terza tut-
di più gl'Epicurei la Fikifofìa rogliendo'e b to fdegnaraprorópe contro i fonnacchiofi»&
rationale I Cirenaici doppiamente toglien--
. ti fueglia,&; inuita allo ftudio della Fi'ofofia.
dole la natarale«6c rationalc^ritenédod la mo- Netnpe he ^ffidne t»m efarum m»ne ftntflras»
rale come Socrate. Aiiftaehio. notato kftrap* InttMt^f^anguflas eMttndit lumine rimMS eSl firt»
pala rationale»e.aaturale> ma. rtracciòanco la
murale, che: Còlohaueua la(Tata leuandcle la. più à b^rso..
parte della correttione.riputadola parte da Pe ^treùs- ndhut laxi*mque cipui e tmpage folutm
dantCìdc no da Filofofo come riferifce Saneca Ofcitnt efisrnum dijfuùs, vndiqut maUst
Efittliquulquotendis.^in quod dtrigis arettm T
wEp.89. Moralem quamquam [olAm reltqtterat
ncircuciditj m
eum lovHin,cim momtiones cont*" Fin qui cfclama contro i pigri e negligenti
vttìetfttflMlUiCÌf'yAdagogt ejfe dtxit' non. philofor nel procurate di faperejpoco doppo li eflort»^
i^phitanquam quicquam altud (hfapiens quam-. alla ccygnttiQne delle caggioni delle cofc cioè
ithtintarìi generis, p^dadogttf ;,ma q lefli ticagft alla Fi'of* fi^ naturare fpeculatiua .
èfquarcifono aflai mmon delle peraerfe opi- Dtfctteqt.e mtfit'u él> caufai tognofiite rerum
nioni circa it Me ndo,il,Ciclo,ràniroa. 8c Id- nelli fegaenci poi li elloita alla Filofofia mora*
dio noftroetern.o bene appreflo il quale i Sauii itrattiua..
9> ài quefto mondo fono ftolti. Sfipemeshums. §luid fumtts Mut quidnam viCiMrì gìgnhnus orde,
i^mmdk fum. apud: Beum fìuln . Merce à le- §luts,datusi «ut matét quum moUis pxHs: (y vnJti
fciocche,& perfide loro.opinioni.con le quali; modus. j1rg^-»to,qiti<i fas optare, quid^ffnr
G^ttts
haano lacerara.l'a vetta alla fapieza per lo che Vttlenummushahet, Patti* c^risq^ prcpinquis
mentano nomt non-defapienti,mà dj ftolti,, €^uanftim eU tgiri deeeitì. ^em te Deus effe
cefi chiamati da San Paolo net primo, capo Ì"JP^ ». & hHm^rut; qutt pMrte lecatus ei in rt ^
Jùtfei ..
» à Romani. Euanmrum in.cogitatfonibusfuis»
» CT obfcuratKm ejì^mfìpienscoreorum dtcentes: E* neceflTariO; dunque C-acciare il fonno* &.
9, €«w» fé effe
fapientes, fluiti fatìi [unh La cui, l*otio-nemid, delle difcipline>& nociui all'ac-
ftolta e fallace fapienza asl fine refta difperfa,e quifto della fipienzaj.. che col volgerei libri (i
confufa dalla vera fapienza, come fcrjuc San^ confegujfceeffendorvfò de i libri ft-omento^
IO Girolamo à Paolino per feiuenza di Dio ia 1,delladottrina, Injirumenttim. doUrmAefl vi»
», Abdia, 6c Ifai 1 cap.. ijpi perdam inquit far 9^f(tslihror(tm.diilt Plutarco nella educatione-
^i pientiam fapientiam»<:!^ prudemiam prttden- de.fighuoli,& Ifidoronel Ub.3..del fommobe-
titium, reproba&Oy 'Vera, fapiejjtia perdei fai.- .ne afFèrma,chc ogni profitto procede dal leg--
itfam faptenfìam. gerei libri, &
dal meditate cièche fi Itggc..
Tiene con; la mano deftra alcuni Irbrlsron^ 5, Ontnis; proféOusex: léfiime, meditatione &
la finiftta lo fcettro>i libri fignificano lo ftudio- »ypKocedit, quA.enifn,nefcimMS: leElione diximus,
che far deuc quello che vuole acquiftarc la fa- 9, qmdidkinjHs^editatione conferuamusy o«-
picDzajOccupandoftin, volgere i libri profic- d è che ilibri chiamanfi muti maefìri ..
«euoli all'acquifto ói effa deit^ndofi dal fonnov Lo fcettro fignificas che laC'.picnza,laqua-^
della pigritia, ÓcdelTorio, che Cogliono indur- le in qucft^a opera di Boetio perla F)loC>fia (i
re lafciui Araori,inuidie, &cattim cffeiti, che- piglia, e regina diitutte le difciplinfj&atti li-
chiudono la via per attiuare alla Capienza, Se bciah,&chcda eflavengcno ordinate t Im-
(quello è quello che auuertifce Horatio nella: percioche hauendo.la fapiéza Filofofia no- &
feconda Epiftola del primo lib.(^^« titia delle cofediuine, humjne, &
conte- &
.l'ofeeJ gtìt«di*7n l'hmm t»m tnitùnt i fmt nccdoiìella nella come mplatiua» nell'at:!- ^
na
Libro Primo* ai5
uà vengono da lei ottlinate tutte le difciplme, delli altri Hudij (ìncetamente di tutti loro chia
& arti le quali fono cootempLuiUf ,ò attiue,& mar fi può Regina.
come attiua In quanto chela Fiiofofìa tengadavna ma-
s'ordina anco la legge ciuile , là
qu le cade fottoi'Ethica Filofc fia moraicf co- no i libri, e dall'altra lo fcettro, potemo anco
me ethica in genere circa i collumi> impacia" dare quefìo lignificato, che ad vn Rcchc (ie-
mo à dar le>;gcà noi ftellì>m fpecie con l'eco- ne libri d'Eticha, & di Politica attinenti
al co-
nomia.alla famiglia,& al'a Cafa ; con h Poli- ftume, &c al modo di ben regnare, e trattare il
}* tica à i Popoli,& fé la legge> efl dmini hn- & militare imporlo, &
quelli fpeflo nuolgere ac-
f, mamiuris fciemia,\3 fapienza \^zn^enic,e(i ciò che vegghmo fcritto ne libri qu- Ho che gli
n dminornm, &
humanorum fciemia , come Amici &
intcriori lor denoti, non hàno ardire
dice Seneca Plutarco 6c il PeteficVUtcoTul d*auifarli,& ammonirli,? però Demetrio Falc-
lio,& piatone ne luochi fopra citati ; ne ma- reo eUortaua Tolomeo Rèa tenere perle ma-
lauiglia è che il medelìmo Tullio dica alla Fi- ni non men lo fcettro, che libri vnli, idonei &
}) lofofi.!. Tutnuentrix legHm>tu magifìramo- alla buona adminiftratione del Regno.
9> rttm&dijciphnafuifìt; &
Seneca nell'E- Cotifiderando che la Filofofia tiene i libri
pilt.p^. che cofa è alcto la Filofofia, che legge dalla delira & lo fcettro dalla finiftra, diremo,
della vita ? che Regina delle difcipline, &C
fia che la fapienza dcue edere preferita al Domi-
arti liberali,- non é dubbio poiché da lei fono nio, & al Regno perche fenza la fapienza, &
3i prodotte . £/? landatarum artium omnium configlio,de Sauij può bene reggere,6£
non fi
>f trix> expultrtx^ vitiorunt.quid non modo nos gislatore delli Atheniefi, Licurgo de Lacede-
» fed omnine vita hominn fine te effe potui^ett moni, Zeleuco de Loctefi ; fcriue Plutarco in
n Tu Vrbes pepehfit . tu dijipatos homines info- Ifide, & Ofiride, che gl'Egiti) fceglieuano i
»» ctetate vite couocajit.ndìe quali parole s'attri Rè,ò da Sacerdoti,© da Guerrieri,pecche que-
tnbuifcono alla Fildfofii anioni Regie>e tito- lli fono tenuti in cÓto per il lor valore,& quel-
li da Regina- Aridippo volendo dar ad inten- li per la f3pi5z3,ma quel guerriero che fi e rea«
dere che le difcipline liberali vanno dietto aU uaRefidaua alla difciplina de Sacerdoti ac-
la Filofofìa morale, perla quale tutte le altre ciò fi facefiè partecipe della Filofcfia,&: fapie»
,
cofe s'imparano,& che ella è Regina di luttej za,& diuentalTe atto al Goueino & al Regno,
dide che quelli che fono ornati di liberali di- Onde Ariftot.dilTe nel primo della Rettorica»
fcipliue,e difptezzanola Filofofìa) fono come che li nò so che cofa atta ad Impera-
fapere è
i Proci di Penelope, i quali faceuano contro re . Sapere efi quiddam aptum adimperandum .
diMeIanthone>& Polidora damigelle, e non Aitalo maeftio di Seneca affeim:ua che egli
(ìcurauano delle nozze di Penelope, che era era Re, ma à Seneca pareua che foUe più che
Patron a Signora &
Regina d'Ithac^.fimil co- Re perche poteua dar norma a i Rè per ben
fa difle Ariftotele d'Vlifse, che quando andò Regn3re,& gli era lecito far cenfura di quelli
all'Inferno patio à tutte l'ombre Infernali fuor >, che Regnauano. Ipfe regem ejje dicebat;fed
che à Ptofcrpina Regina, il piimicro detto d- a plufquam Regnare miht videbatur cui licerci
Anftippo vicn riputato da Plutarco nella edu- „ cenjuram agere RegnantiumAìct Seneca E-
cationc di Bione.oue chiama h Fiiofofìa fom- pili. io8, diremo di più the i Re ccnfigliàdofi
,» ma, & capo di tutti gli altri ftudij Frbanum conperfonefdUievengt^noà fareciòche vien ^
>, ejletiam Èionis Philofopht dt^tum qui aiebat dettato dal buon coniglio loro, però VeC- &
», Jicut Penelope S) Proci cum nonpofj'eM cum Pe- pafìano Impeiadoie Itando Vna volta tra Fi-
a nelope loqui fetmonem cum eius anctl(ts,ha^ iofofi pieno di giubilo,^ meraiiigliaefclamò
,} buijfentt ita qui 'philofophiam nequeunt, ap- dicendoòDio buono ch'io commandi à fa-
2l6 Iconologia
licra à fapienti.T«;?tf Rexìnquitfapietibns vi fupcriore conofce fapere regolare, fé fteflb> 8c
:,
1
s, ris foris femper patere volo.n una Filoftrato tanrcnarel'impciuofo corfode gli affetti foci,
iib-T-cap. IO &c ii.ncnèdubbio,cbe ilconfi- la Filofofia nondimeno, &c fapienza facilita
glio de fauijil Filofofare,6<: la Filofofia è ài gio tutto CIÒ, perche la Filofr fia fecondo Ariftip-
uamento grande alPrencJpe per ben goucr- po &c altri Filofofi doma gli affetti
dell'animo
nare, fi come diffufamentc djmoftra Plutarco E difficile ad vn Piincipe giouane edere con-
nel trattato che fa al Prencipe ignorante, & tinenre nondimeno AÌeflandro Magno me-
in quel altro doue mantiene che fi debba diante la Filcfofia de buoni coftumi fùgioua^
Filolofare con Prencipi» fede ne faccia il buo- ne contincntifTimo poiché portò tifpetto alla
no Diodato Imperio di M.Antonio Impera» moglie &
alle figliuole di Dario, che di rara
dorè quel che hebbe pie di Filofofia la lingua bellezza erano dotate Se nò le tenne da fchia-
è'I petto, efpelTo in bocca bauer foleua quella uè ma le honorò di madre, &
forelle,& portò
—
preticfa géma di
Platone, le Città fiorirebbe-
'"
-" ""
anco rifpettoàRofi'anna ''-- >--"
fua
'^- '"-'--
bellifTimafchia-
ro fé Filofofi imparafleto, ouero fé gl'Impe-
i ua, che la fposò pet non farle torto, violen- &
„ 1 adori filofofailc io. FlorereKt Ciuitates fìaut za,coDfufione di quei Signori e he non lafcia-
„ Pbilofopi iwyerarem,aut Imperatores philofo' no intatte non dirò fchiaueiò fetucma non la
pharenmr.ùkxì(ce. Giulio Capitolino nella fua fparagnanoà Vafl^alie nobili &:honorate. E*
V itaj il che auettendo Theodofio Iroperadore difficile ad ogn'vno perdonare anemici mat
diede Honorio,& Arcanio fuoi figliuoli alla fimamente à Principi nòdimeno Cefate Dit-
difciplina .d'Arfcnio huomo fapientiflìmo il tatore Infignoritofi della Rcpublica, del.» &
quale eflendo veduto dall'Imperadote ftare l'Imperio mediante lafua fjpienzarede gl'im-
inpiediauantilifigli mentrequelli aroaefìra- peti dell'ira, e perdonò à tutti. OfTendonogl-
ua,& eflì fuperbaraente federe s'adirò ccn ef- animi lé malediceniie tanto che fi coramouo-
fo loro,& li fece fpogliare degli adornamenti no ad odio mottale cótro à detrattori ica- &
Regali ammonendoli, che era meglio per lo- lunniatorijNondimenoAugufìo.Vcfpafiano»
ro vruere priuati che imperare con pericolo Si altii]ottimi Imperadori, non volfero fare li-
fenza dottrma,e Capienza voce aflai commen- fentimento contro loro ne incrudehrfi pet pa-
data da Niceforolib.i2.c.23. congiura ragie role,o libelli contro grAutoti,& con pruden-
ne adunque fi dà lo fcettro alla Filofofia, mol- za, perche le voci del Popolo maldicente non
to conueneuole alla fapienza,la quale fa che li hannoforzadi dettaherela fama ad vn gran
Principi fenza pericolo ficura mente regnino, Principe, che con prudenza, fapienza, giu- &
teftimonionefia l'iftelTa fapienza che nell'ot- £titiagouerni,e(Iendo che le buone attioni lo-
„ tauoPtouerbiodife medefima dice, per ro fanno per fé f^effe métire i roaleuoli> pe- &
5, me Reg^es regnanti &
legum conditores tuffa rò Pio fecondo Pontefice cóftanteraente per-
9» defcernunt.Vev mtzzo mio Regnano li Re, donò a chi l'hauefse prouocato, con ingiurie»
& li legislatori difcernono ilgiufto>& Hugo- aderti mordaci, de quali non ne fece conto*
ne diflè,che la Fikvfofia infegna giufta, e ret- &i voleua che in vna Città libera come Roma
tamente regnare. Gonofcendociò Filippo Re Uberamente fi parlaffe come di lui dice il Pia-
di Macedonia eflortaua AlefTandro il Magno „ tina Male de feopinantes V€l loquentes co»
:
fuo figliuolo ad apprendere la Filofofia fotto „ bercuU nunquam Ubere emm in liberti Ctui^
la difciplina del Filofofodicendo acciò che lù ti tateloquiownesvolebat. ilqualdetto fùdi
non commetti molti errori nel Regnare de Tiberio Imperadore moflrò anco di non efti-
quali mi pento hoc io d'hauer commedo mare lepcffìmevocidel voIgo,quando ad v-
Riportano gloriofa fama i Re mediante la no che fi lamentaua,che male di lui diceuano,
Filofofìa,non tanto per goucrnate i popoli co rifpcfe fc in capo di fiore andarai, vdirai mol-
fapienza quato per fapere reggere fé {\tfl[ì,da- ti che dime Hefso ancora diranno male, anzi
to che vn Re regga bene fé fteflo»regge anco dalle roaldicentie Antonio Filofofo Impera-
bene i Popoli con fodisfattione, &
applaufo dore ( merce della Filofofia, che cofi le detra-
comraune : ma fi come è difficile ad vn nobi- ua) profitto prendeua, poiché fpcfso domai:-
ìe& gagliardo dcftriere raffrenare ilcorfo, fé dauache fi dicefse dì lui, fentendone male j fé
non ha chi gli fopraftia>& chi lo freni: cofi dif- dentro di fé concfceua efser vero fé ne emcn-
iicilcofa è ad vn Prencipe adulato che niim 9> ÓAusi, Erat fatnti ft4A curiofìffimus^requinrii
. . . .
defmi teggere,& gouernare con Prudenza,& che il Petrarca l'vdì chiamate pouera,e nuda»
fapienza) Onde Zenone aderì che fi (àpienti ancora non habbia cangiato conditione,ò ri-
Filofofi non folo erano liberi ma Re. farcite le vcftimenta.
11 libro ferrato, che tiene fotto il braccio ci
FILOSOFIA.
DOnna giouane, e bella in atto d'hauer moftra i fccreti della natura, che difficilmen-
gran penfieri,ricoperta con vn veftimé- te fi fanno, e le loro cagioni, che difficilmen-
to ftracciaco in diuetfe parti, tal che n'appari- te fi pofsano capire, fé col pen fiero non fi (la
2iS Iconologia
tiffìme cofe no didìmili da quefte raedefimc .
TEVERE. \
Come dipinto da virigli» net 7. delVZntìit,
In diuerfe altre maniere fi potrebbe rappre
Tentare la Filofofia.à noi baftì haucrla fatta co Sbando in riptidtl fiume il Pudre Rnta
sì per la facilità di chi legge,&: per non hiuerc Ce p fi a giactre
S»tto i'aper/o
à confonderci con gli enigmi fuori della chia- Diede aìle membra al fin br* uè r.pofi>
rczz-idi quelle cofe le quali portano confufio- htecco ti Dio del luogp, ti T tire fi'fi»
ne ancora a gli ferirti demigliori Auttori,e pe- Da gl'oppi folti t>à le fi ffe fronde
rò molte con fncilità fé ne pofsono» fabri- & fnrut ch'vfcifie dttltr/t' qut 'lo fiume»
cate,& dichiarare, comprcndendofi da quefta Vefiifd'vn fi ttU cerulee ve: 9$
fprezz Ita da (ignori ignoranti,Vefercica in co« j'hora più chiara, quando mcgiio iiceuc il co-
godendo al fìne tranquillità di men lore del C ielo.& però fu d mandato li Teucre
fé difficili
tc,6c quiete deirinrelletto.
Albula da principio, che poi da Tiberino Re
de gl'Albani nel Teucre lommetfo,fu chiama
FI VMI, ET PRIMA to Tiberino fi come in mclti Hiftorici»& p<)e-
ti fi legge nella fcguenteinfcrittione ttouata
e fiori
Il Teucre è fiume quale efce dal
d'Italia , il
ARNO.
deftro lato dell'Apennino, Se diuide la Tofca-
nadall'Vmbria, e campagna» come^nco la
VN vecchio con barba,e con capelli iua-
ghiiche giacendo fia pofato con vn go-
Città di Roma. mito fopravn'V rna,dalla quale efce acqua,ha-
Si dipingono fiumi giacendo) per dimoftra
i uetà quefta figura cinto il capo da vna ghitlan
re,che hloro propnetà è l'andare per terra. da di faggio, &
à canto vi faràà giacere vn
I due prendono \ì lat-
piccioli f4nciulli,che Leone,i! quale tenghi con lezambe vn giglio
re dalla lupa fi fanno per memoria di Romo- rodò, che l'vnoe IMtro dinotano l'antica ar-
lo, e Remo fratelli, fondatori di Roma, i qu^li me di Fiorenza, pnncipal Citrà diTofcana»
furono trouati alla riua del Teucre efpofìi.chc per mezo della quale pafla l'Arno.
pigliauanoillarte da vna lupa» Dicefi che altre volte i Fiorentini fielefTero
corona detta figura in memoria delle vit-
Si per loro infegna fra tutti fiori il giglio bian-
1
torie de'Romanijche perciò fi vede il ritratto co in campo ro(To: ma poi per alcune difcor*
in alcuni luoghi,che detta figura fia cotonata die nate tra di loro,comc racconta Chi iftcfo-
non folo de' fiori e frutti,mà di lauro to Landini, eledèroil Giglio toflo in campo
II cornttcoDia con la diuetfità de* frutti, fì- bianco.
gnificalafettiìiràneì paefe»doUe pafla ElelTeto parimente fra gl'animali il Leoncfi
Il remo dimoftra c(]érfiumcnauigabile)& come Re di tutti gl'animali» e gl'huomini
fra
commodo alle mercantie <> eccelleotipei \\ lor maggior figlilo Hcrcolc.
Gli
. . . .
J
Libro Primo • 11^
fi dà la ghirlanda del foggio per dino-
Gli detto fiume gran quantità
elTì in
\
il
che, come habbiamo detto nella pittura del afiai bel porto «
Teuete,lacannanafcf» e crefce meglio nei. Gli fi dà lai betta ghirlandi di' varij fiori, &
Juoghiacquofiiche ne gl'aridi fruttijper dimoftrate che per doue egli paffj è
Sipotràanco dipingere quefto fiume vec- ameno, & fruttifero,come benedimoftra Vir-
chio co capel]i,,e barba longa canuta!^^ come gilio nella Bucohca>6c nel. nono lib^^dcll'Er
habbiamn dettcche s'appoggi.all'Vrna,,dalla neide quando dice.
qui:leefchicopiad*acqua,e faccia fette rami, Si ne Padi ripif. Athe^rufiufrepreram/amm»
& in efsa (ìavn c)gno,terrà co- vna delle roani remo, che tiene con la d^ ftra mano, dina
Il
pioppe alla riua di quefto fiume, come anco frutti, giace con il braccio finiftro appoggialo
Cigno Re di Liguria in Cigno,che perciò vi fi fopra vna Sfinge» quale ha la faccia fin'alle
dipinge anco iì detto vccello» vedendofene di nanunelle di giouanctta» de il tefix) del corpo
di
. . . . . . . .. . .
2tp Iconologìa
di Leone,frà la Sfinge,& il corpo del Nilo fi ve A e H E L O 0«
de vfcire gran quantità d*acqua,tiene con la fi-
niftra mano vn corno di douitia pieno di fron-
ftanno fopra la perfona di det-
di, fiori e frutti»
D A Ouidio nel iibto p.delle Metamorfofi
vicndefcrittoonbarba, ecapegliiun-
ghi,hà da vna banda della fronte vn coino,&
to fiume com'anco fopra dVn Cocodnllo po- dall'altra banda non vi efsendo l'altro, fi veda
fto à canto ad eflb fedici piccioli finciullini,i It cottura di efso,e ghirlandato di falce,&di
quali con ailegreza mofttano d> fchcrzarc canne-jEt Ouidio nel luogo detto di fopri cofi
Il Nilo> come dice il Boccaccio nel 7. lib. fa mentione, quando efso fiume di fé ftcfso di
delia Geneologia dclli Dei, è fiume me ridio ce doppo l'efsL'r ftato abbaitutto da Hctcole
naie» che diuide l'Egitto dall'Etiopia, e fecon- Io mitrouai feornsto, e /i»za mogtit
do la commun e opinione
nafcc ne i Monti di Con doppila dtshonoTy cm dcppto itff4nM
Mauritania prefTo all'Oceano Bene' hoggt con cnftnt^ mane, e foglie
t
Quefto fiume fi pofa fopra alla Sfinge , co- Di J»iei nfcondù à la mi* fronte il aanne .
me moftro famofo dell'Egitto, Guepaflaque- Tiene fotto allVn de bracci due vrne da
flo fiume ,
vna delle quali efce acqua, & dal. 'altra nò.
Mettcuifi anco il Cocodrillo, per efler'an- Acheleooè fiume famofiffimo della Grecia»
cor'cdo animale dell'Egitto, e per il pii^ folito e naice nel monte Pindo.fic diuidendo la Ero-
{lare alia riua del Nilo ha dall'Arcadia, finalmente defccnde con il
La gran quantità d'acqua, che efce nel det- mare in Malia.
to modo* moftra l'innondariondel Nilo nel- Secondo che fauolofamente dicono iPoe-
la regione d*Égitto,e ne gl'altri paefi, oue egli ti.Oneo promife Deianira fu fighuola,bellif-
pafsa. fimagiouane,per moglie adHercoleconque
Li fedici fanciulli fignificano fedici cobiti fta conditione, che riducefse le acque del fiu-
di altezza delrinondatione del Nilo,che è fia- me Acheloo in vttfol letto, perche fcorrendo
ta la maggiore che habbia fateo,e l'allegrezza con due allagaua tutti fi frutti, le biade di &
de i puttinj moftra rvtile,cheditale módatio- quei paefi, &
face uà grandiflìmi danni, pe-
ne cauano le petfone di quei luoghi, che fono rò dicch che Hercole dopò molte fatiche con»
aridiic fcGchi,per efser fottopofti alla gran fcM:- battendo con Acheloo cangiato m toro,lo vin
za del Solconde per tale inondatione fi fanno fc con tompergh &
torgli vn corno dal capo»
li terreni fertili, & paefi abbondanti, che ciò che fu quando raccolfc l'acque in vn fol luo-
fignifica il cornticop»a,& la ghirlanda • go,& lo refe fertile abbondante, & perciò &
TIGRE. firapprefentacon vn'vrna, che getti acqua,c
Nella Meda"Ua di Traiano, l'^altra nò
giato da vna parte ali'Vrna, & dairalira vi fa- gini ilCefido} In figura humana faccuanoi
rà vn camello Pfofilij popoli nell'Arcadia l'Erimanthcche y'
Indoè fiume grandiflìmO} il quale ticeue fecòdo Plinio Iib.4.cap.^.{cotre ncll'Alfeo fiu-
fefs tnta fiumi» Sepiù di cento torrenti
me, ilquale da gli Hereenfi Arcadi medefima-
corona di fìori,& di frutti in fegno che il
Si mente, fu rapprefentaìo informa humana,
paefe rigato da lui è fertile oltte modo,6c i Tuoi Cheronefi che fono dalla parte ài Guido fimil
habtcanti viuono politicamente méte loro ancora riftedo fiume: Gli Atheniefi
Gli fi mette à canto il Camello come ani- poiriueriuano il CefifsojCome huomo cornu-
male molto proprio dei paefe oue è quedo io,In Sicilia Siracuf ini aflìmigliauano l'Ano
i
^22 Iconologia
gnor Giouanni Zaratino Caflcllini, nel quale Jijft^unitero.iimtnomnt tmpcri eum.
fotto continue allegorie fi defaiuonù diucifi Et p/tticis heris tnillid mill* vagor
<ff«»tri,&qualità del fiume . 'Sum penitus tnolhs, prAduna, ér pendete ^efi»»
§lHA net Alias pòfftt tol/ere vtra% mmnn .
ferpttue claufum tenuit me tnater in hIuo» Ostgo non hahto, cUmeque elinguis ad »uras *
Ltnun^uam peperittftpm t*mtn ipfe ftnex
Uon nuUis 'vitanu morttm alijs tribù»
I N E.
caufa
. '
caufa del quale fi fanno tutte le cofe talché di- forme alhftinto della ragione: ma quefto noa
remo cheil Fine per diuerfefentenze di Arift. baftaal Chriftiano,ilqualé oltiieillumenata-
& in fpetie nel terzo della Mctaf.cap.j^è quel- rate viene illuftfatoda maggior fumeiche è là
lo che non per altra caufatroà le altre cofe tutr quale conofce il fuo nobilifiìmo Fi
fede per la
te per fua caufa fi fanno, Onde Auerroe inter- ne,eflère la celefte beatitudine; oue anco pec
pretando tutte qucfte cofe diTe nel i. della mezzo di vna perfèttione Chriftiana dèue driz.
Mctaf.al cotnento del texr.g, dr efì»famféffnm zare Ie.fué-attioni« ne dementicato della parte
caufam fìnalem ejfeper quam vnttm quodquefit più nobile» viuere fecondo il (enfoj percioche
entium Ó" e(ì tUud cuius ej^e non efiinn yropter ancor la gianta»& l'animale irragioneuolefe
aliam caufam in re ilia [ed omnes caufd extflen' capaci fodero di Eiettione » operarebbono
tes in re ptnt profiter ifìamfcilicet agens-. 0: ante: contranatuca è.moftruofàmentejfè quella-»-
materia & formain hahemtbtts agen^ ante mar contentandofi dall'edere j& quefto della vita^
tenaffi & formami O'c^ tifiutadero ilviuete» &
fentirc loro maggior,
Edendo dunque che i*arti fieno d)ttetfe> bi- perfcttione..
fogna che libro fint fieno anco dine, fi, eflen- Si rapprcfenta il Finovecchio decrepito eC^»-
do che dal Fine anco fi di(bngUDno>pcrche al-. fcndo che quefta ctàfia la piiìvicinaalla mor-
tre con Tanimo folo cótéplanole cofc> di que- te, quale è.Fine di tutti li animali, com'anco
fte ftdblifcooo ijlot fine nella fola contempla, tutte Ifrcofe create inuecchiandofii Scper il
lione delle cofe naturali» dalli Greci chiamati. tempo confiimandofi'fi vengonaad eftingue—
S.Ba>pet7:/^ctì>iót^ Theoriricas-,& di quefto gè* re>.&: annulatfijondc il Petrarca.
nere è la Fifiologiajil Fine della quale è la con Ogni co/a. mortai tempo interrompe^
:
templationedelle cofe naturali fenza alcuna, Si rapprefenta con i capelli ftefi,& barba ca-.
attiene corporalci Altri ftabilifcono il lor Fine nuta^perche oltre che fignificano là vecchiez-
Bell'operare, nò lafciàdo alcuna operaraanua— za,, dinotano anco», che edèndo il decrepito'
te,6c fi. chiama ^p«xT/;)^«*ideft Via6ticx,&c giuntoallVItimo Fine deJl*òperationi làfsairiJ
di quefto genere è l'atte del- fonare», ballare». difparte gl'adornamenti del cofpo> non ha- :
& hmilij altri poi ladano dòppo il lòt operare uendo più penfieri che: fi alzino alla contem-
qualche manifatufa,& fi chiamano wo/;tT/;:^«e/ platione delle cofe „
ìdeftPivttcje-, ne fono anco alcun'altre» che Si vefte di color verdegiallo per fignificare:
non oprano alcuna cofà fattitia>mà folamen-- Io ftato della vecchiaia fimigiiàteairmuerno»,
te acquifi^no come l'atte del pefcarcjvccella- efsédoche quando il Sole fi allontanadà noi,
rej& cacciar. fiere.. &, che perciò rende breui noftrigiorni.airho
i
tiu8i participiamo<Ji.tiitre le nature déllecofe Vàleriano libro $i. per fegno della vecchiez-
che viuonojhabbinoi lor fini, òbenrchedir z<?,f fsédo che femprc fi vede intigno à gl'aibo-
vogliamo,& che quc:ftl fini ordinariamente ri tìi &
à gli;€d{fit)j perantichit3iconfumati,e à)
fpondino alle tre potenze, ò facultà delle ani- faflìi che minacciano ruina, come anco -dóuc
me, che in noj fono , i quali beni fono l'vtilé, dèlta hellera,fi attacca tirando afe l'humidicà
che riguarda la poic2avegetatiua>ilpiaceaolc naturale , 5^ con le fue folte numetofe, &: da
ogni-
. . . . . 1
224 Iconologia
Ogni incoino Tparfe radici fmouendo^ Se con- tt>eta,& che quefto numero multiplicato dal-
quafsando li arbori priui di humori » fì fecca- IVnitàè grandi(Iìroo»& perfetti(7imo di ma-
no,& le fabriche à poco,à poco ruinando ven niera che prefoil principio dellVnitì fiaifca
gono à cader per terra . in Miriade labafe della piramide, come (l &
Il ftare àfedere % ne dimoftra di edere ftan- legge nel Filone fi termina con la lunghezza
co dal viaggio che ha farro di molt'anni > 6c di cento piedi, &
tanti di larghezza, che du-
che non potendofi reggere più in piedi, cer- plicati fecondo la natura del quadrato rifulta-
ca il npofo per vltimo Fine del fuopa(Taggio no al numero che habbiamo detto che è pec-
«(Tendo vjcino al ridutfì nella materia diche fettiffimo
fu formato Si dice che fignifìca il Fine,& perciò dime-
Vi fi dipinge che dalla parte finiftrafiavn ftriamo anco che tenghicon la finiftramano
Sole che pa rtito da l'Oriente mofìri con i fuoi l'omega © greco efscndo Tvltima nota dciral
rag^i eflere giunto all'occafo , per djmoftrare fabetto per mezzo del quale vengono ad cC-
sì che il giorno (ìa finito, com*anco Thiiomo fere efplicate tutte le cofe create, 6c per quc-
chehauendo finito il Tuo corfo, giunga alpi- fto anco difse Dio benedetto nella Apocalif.
ne di qual fi voglia opera fua . fé al i.cap. Egofum j4lpha.& Omega, princi-
Tiene con la deftta mano la Piramide fc- pio & Finei&: però ringratio il grande & On«^
gnata cubila che habbiamo detto» etfen-
guifa nipotente Dioche non mi ha abandonato ii>
doche Pierio Valeriano nel lib. 39. dicache quella opera fatta ad honor fuo fino al Fine»
il Fine» ò la perfettione dell'operaj^:
(ìgnifìca onde non pofso dire come fcrirse Dauid nel
n)odo compiute, percioche la Miriade laqua- Salmo 7$. Ft quid Deus repulifii in finem» ma
Ipèiinumero didiece millia, confiituifce la laudo Dio che è mio principio» e fine
FLAGELLO DI DIO.
il terreno doue pieno di locude t
ftà
fi prende il per lo vigore >
feflb &
per la pofianza fopra i colpeuoli» &
(celerà ti.
Il color rodo, fignifìca ira,& ven-
detta>Ia sferza è la pena à gli huomi-
ni più degni di perdoncpercorreg*
g€rlb& rimenarli nella buona via fe-
condo il detto.
G^of étmo, »rguo, ér tMjligt
Il fulojine è fcgno del caftigo di co*
lorojche oftinatamente perfcuerano
nel peccato,credcndofi alla fine del-
la vita ageuolmente impetrare da
Dio perdono
Significa etiandio il fulmine la ca-
duta d*alcuni ^che per vie torte > &
ingiufte fono ad altiflìmigradi delia
gloria peruenuti,oue quando più fu-
petbamenre fiedono non altrimcn-
te , che folgora precipitofi* cafcano
nelle mifèriei& calamità
Per le locuftc » che riempiono Tae-^
rcyC la terra s'intende iVniuerfal ca-
ftigOiChc Iddio manda alle volte fo-
pra à i popoli» accennandofi rbiOo-
HVotno venito di color tofIo,nella mano ^-^ j^ flageìli d'Egitto m'andati per cagione
deftra tenga vna sferza. & nella
',
firn-. ^.fu«or
della "«,.ia ,s?«A;,,<.ro u«oi.o
pertinAcia^&oftinau Ai P^r^^r».
vogliadi Faraone^
^ra Vi) fulmine cflendo l'aria, torbida. Se
.
Libro Secondo • ^5
o R T E Z A.
la n3iuta)s'3cquift3,cconfervia la fa-
ma di vn'bonorfingolare.cofi Thuo-
ino fortcco'rifchi del proprio corpo
l'I pericoli della iftelfavita.co animo
accefodivi tu, fàdisènafcerc opip
Olone, e fama di grande ftima : noi»
vleue però ad ogni pericolo della vi-
ta efporfijperche co intéiione di Fot
tezza, fi può facilméte incorrete nel
s^itio di tertìet3ri0)d*3rrogàcc,di me»
tecató,& d'inimico dinatura.andau
iioì pericolo di ftcugget fé lìeflb,n0
bil fattura della mano di Dio,per co
fa,non equiualentc alla vita donata-
gli da lui.Però fi dicc;che la Foltez-
za è mediocrità dcterminat3,con ve
ca ragione circa la temenza,& cófi-
denza di cofe graui,& terribili in fo-
;lenerIc,con>c,& quando conuiene>
à fine di non fare cofa brutta, &c petr
far cofa belliffima,per amor dell'ho-
nefto> fono tfuoi eccepì quelli, che
la fan troppo audace, come ladies»
uano pur bora, & la timidità la qua-
le, permancamento di vere ragio-
ni , non cura del male irainente »
Donna aimat j » &c vcfìita di lionato & fé per siuggire quello che falfamente credcche
fi dcue olTeruare lafìronoraia> hauerà le ftiafopra& come non fi può dir forre, chi
il corpo largo, laftatura ckitta, l^oflfa grandi il ad ogni pericolo indrffercntenaente ha defi*
petto catnoib, il. coI©r della faccia fbfco» i ca- derioj& volontà d'applrcarfi co pericolo,co-
pelli ricci) & duri, l'occhio lucido, ooq molto fi ne anco queflcche tutti U fugge per timore
aperto, nella dcfìra mano terrà vn'hafta, con della vita corporale v per mofttare che rbuo-
"n ramo di rouere, & nel braccio finiftro vno rao fbrte,sà dominare alle pafficn idell- animo-
fcirdojin mczo del quale vi fia dipinto vn Leo &
come anco vincere» fijperaregU opprefso-
BC che con vn, cinghiale
s'azzuffi ri del corpo, quando n'habbia giufta cagio*-
L'effercirarfi intomo alle cofe difficilìjcon- ne, efsendoambrfpetfati alla felicità della vi-
aiene à tutte le virtù particolari, nódimeno la ta politica. Si fa donna armata eoi ramo ài ro-
Fortezza principalmente ha qucfto rigpardo, uere in manoypcrchc l'armatura molerà la for-
e tutio-ilTuo intentoèdi Ibpporriar ogni auue- tezza del corpo,èf la rouere quella dell'animo
Dimento con animoinuitto»pec amor<della vix per refifhr quella alle fpade,& altre armi oia-
rù . Si fa donna.nón per dichiarare»che à co- teriali,& fode-, ptef^a al foifiar de' vétiaefei,8c
Rumi ferainili debba auuicinarfi l'huorao for- fpiritualiiche fono i viri);& difctti,checi ftimo
re : ma per accommodare la figura al modo di kno a declinar dalla virtù, e fé ben molti altri
parlare, ouero perche cfTendòogni virtù fpe- alberi potrebbono fignifìcarc queflo medefi-
cie del veto, bellt>,& appetibile, il quale fi go- roo, facendo ancor'eilìrefifhnza grandiffima
de con I'mtelIettoi{& attribuendofi volgar- alla forza de' temporali, nondimeno fi pone
mente il bello alledonnc)'fi potrà quello con= queftò, come più noto, adoperato da Poeti» &
quefte conuenientementerapprefentarej ò in talpropofitojfotfe anche pcteffer Iegno,chc
più tofto, perche come le dònne) ptiuandofi= refifte gràdemente alla forzadell'àcqu3,ferue.
diqueipiaceii,;a'q^alile ha fatte piegheuoli per CiUfiiii» e rcfifte a'pefigraui pet lugpterar
1? R9'^
. , ^ . . 1
2i6 Iconologia
pò, & maggiormente perche da quefto albe-
io, da' Launi detto tobur> chiamiamo gl'huo-
mmìfotti.erobudi. DOnna che con vna mazza fitnileà quel»
II color delia vefte fìmile alla pelle del Leo- la d'Hcrcole fuffogbi vn gran Leone.ÓC
ne, moltra, chedeue pottarfi ncirimprefì>.r- appiedivi fiala faretra con lefaette, &arcoi
huomo (che da qucfta virtù vuol che l'honoc 3ue(la figura ho cauata da vna bellifiìma Me«
fuo dcriui) come il Leone, il quale fi manifefta aglia, vedi Pierio nel lib.i.
ncirapparetiza di color lionato, 6c è animale
che dafè (leflb àcoCe grandi s'eCpone, e le vili
Forttxxa d'anima, & di corpo .
con fanimo (degnofo abhorrifce. anzi fi fde- DOnna armata di corazza, elmo, fpada,e
gnetia poifi ad efetcitatle fue forze c5 chi fia lancia, nel braccio finiftro, tenendo v-
apjiarenremerite inferiore, e così può andare no feudo con vna lefta di Leone dipintaui,fo«
à pencolo Ai petder il nome di forte l'huojino pra alla qua) ftà vna roazza,per quefto s'inten-
che con ftratij di donncdi fanciulli,d'huomi- de con la fottezza del corpo, e per il capo di
niinferm'i. òerfcminatiyuolmoftrarfi pode- Leonella generofità dell'animo,e fi vede cosi
rofo del corpoi e nell'animo !odeuo!e^ ilqua- in vna Medaglia molto antica
leà così vili penfieri s'impiega, onde vien da
molti riprefo Virgilio, che facelTe a Enea, fin-
& Valore del corpo congiunto conlA
Portelli
lo per iniomo fortejvcnir penfiero d'ammaz-
& virtù delibammo
frtidenXfii .
zar Hefeoa donna imbelle, à cui la fperanza Donna atmata di corazza)elmo»& feudo
del viuere venia nodnta dalle lagnmcche n'- 6c nella defira mano habbia vnafpada
hauca in abQndanza,& non dalla fpada che ignuda,intorno alla quale vi fia co bei giri au«
forfè non hauca mai tocca. Forti [indicono uolt» vn fetpe» e fopra l'elmo habbia vna co-
Sanfonce Dauid Re nelle facre lettere. Fot- tona di lauro con oro intrecciata,con vn moC<i
»c fi dice Hercole nelle faaole de' Poeti , & to per cimiecoache dica:/:/» frugibus. La fpaf
molt*altri in diuerfi luoghi, c'han conib^.tui- da fighiftca la foicezza,àc valor dei corpo, e U
to, & vinti i Leoni. ferpela prudenza, Òl virtù dell'animo, con le-
L'haftafignificaschenon folo fi deue oprar quati dueyirtù fpefie volte fi vedono fàlire gì*-
forza in ribattere danni, che poflono venite
i huomini di vileconditione alla trionfalcoro-
da altri* come fi moftra con l'armatura di dof- na d'alloro, cioè ad alti honoti della militia.
<b, e col feudo, ma anco reprimendola fupet- Fortezza del corpo congiunta con la genero'
bia» & arroganza altrui con le proprie forze ..
A fittotele pct non macar di diligenza in quel per elmo vn4 teda di Leone» fi come fi vede
che fi puòfateà propofìto nel'eftatue antiche.
Il Leone azzutfarocó cignalcdìce Pierìa
il
€
. .,
22$ Iconologht
Fortuttd gfOUiuoU ad Amòre . le lettere intoino ad elTa refpximono» figBw
fìcandofì per quelle clTcreà quello Prencipe
DOnnacoinucopia>&
quale con la mano dedra
la tie- U Fortuna obediente % & coropiaceuolc -,
ne il pofa-
la fìniiìra farà quantunque vari) fiano nel mondo glimoui-
ca fopra al capo di vn Cupido» che le fcberzi menti di quella, ellendo la Foituna, fecondò
d'intorno alla vefte. iGenrili,vnaDea motatrice de' Regni, &fu«
bna volgitrice delle cofe mondane nondi-
-,
Fortuna,
Fortuna aurea»
Fafì-
. . .
FAiiciuHo ignudo, con l'ali à gì- homcci.có quel'a della Pantera, il che auuienc ancota
la deftra mano tiene vn pefccc con la fi- nelle penne deii'aquila,le quali auuicinate al-
niftra vn mazzo di fiori,così l'Alciato dal g,te- le penne de gl'altri vccelli,fanno che fi tanna-
lib. fecondo de' fuoi Geroglifici ; le corna an- RAcconta Pietio Valeriane nel primo li-
cora,efpccialmente di toro» moftranoqucfto bro,hauer veduto vnaMedaglia Anti-
tnedefimov. onde Catone prelToà Cicerone ca ci fuo tempo titrouatajnella quale v'era im-
nel libro della vecchiezza dice»cbc quando preffa-vna donna veftita regalmente, con vna-
egli era giouane non defideraua le forze né corona in capo, à federe fopra il dorfo d'vn
d'vn torro, né d'vn Elefante, prendendo que- Leone, 6c che fiaaa in atto dimetter mano a<h
fìi due animali come più forti, gagliardi de & vna fpadaj la quale dal detto Pierio fìt per la
gl'altri. Giuftitia interpretata)& iì Leone per la Forza»
fi come chiaramente fi vede edere il fuo vpro
CVpido con l'ali alle fpalle* con Parco, & Geroglifico..
le faetre in mano,& con la faretra al fià-
co» la roano finidra alzata verfo il Cielo, don- FORZA SOTTOFOSTA ALL'ELOQVENZA,
de {(rendono alcune fiamme di fuocojinfieme
con molte faette fpezzate, cbeglipiouano in- Donna
vecchia^ veftita grauementc.che
totno da tutte le bande:mottrandofi così»che con la deftra mano tènghi il caduceo c^
Amore può tanto che rompe la forza di Gio Mercurio, Se fotto li piedi vn Leone
uè» & incende tutto il mondo» cofì é dipinto Ciò dimofiira che laporzaxede all'eloquct}
dall' Alciato in vno Emblema cofì dicendo. zadc'Sauij>
Jtligerum fuimen fregit. Deus Al'ger, ignt F a A G L T Af
I I
2)um demcnftrat vti eftfortier ignis Amor.
Per fignificare quefto medcfirao« rifte(7o Donna che in ciafcuna mano tenga della
vede nella contrarietà di quefìidue animali, vn fiio.ll velo le conuiene perche agcuolmétc
& per Peffstto delle loro pelli, perche dando fi fquatcia.ll tiglio da Virgilio nel hbro fecon-
vicine quelle della Hieoa guafta»^ coccorope do della Georgica cretto fragile, & il vafo di
E 3 verro
aj® Iconologia
FORZA ALLA GIVSTITIA SOTTOPOSTA.
F R A V DE.
D
ta» farà
Onnacon due
nuda (ino
faccie vna.digio<^
uane bella l'altra di vecchia brut-
mammelle^ (ari
alle
vef.litadigiallolmofin'à meza gamba*
hauerà i piedi^fìmili airaquita» e la coda
di fcorpionevvedendofì.al par delle gi-
be> nella deftra mano terrà due cuoci»
& vna mafchera coala finiftra ,.
vetro fpfpefo dal filo>ncn hàbifogno d'alfra^ l' Aquila, fignific ano il veleno. aCcofo* che fo-
dichiarati^ne per eficre il vero ageu Liìcntc- mema continuamente» come vcccUo di pre-
btUo,& facile à/pezzar(ì, fragile inedcfinoa-v da* per rapire alttui» ò la robba, ò l'honoie »
"f V G A.
DOnna vanita
ano
!egp.ieimcnte,3k<i
fuggi»
d« con le
e,"
ta in
treccie fpaife,& che voiii la fchiena ^
F V G A >O F O LARE. ^
zjl Iconologia
R A V D E.
dorhuomo prù penfa di artiuare ai fegno» & Ter ciò ihtt tempo voU fugge^ ^ (ffftt»
Onde tutte Jt lajfn
però fi può dire.
Aviuntforzéty (^ Vhuem rtflain ehìio.
O ^ttanx.ti defir femprt fall/tei .
Ma fi brnmi tte<jt4ijlnr gtandtxxft técHtth
Il Petrarca nel primo trionfo delia morte Et dopo merte mncor "vtuer vcrrsi
id'tfir ehi j^eme in «fu mortAl p^ne-,
Senza tementi, e guai .
& Silio Italico Iib 7. vel Pun. Segfi pur t» virtù, che ttatto vslt»
Sfes^eu ftillaces, cbliteque etris eadutum-. C'Ae ftt l'huoK immtrttilt
Menali fuodctftujMt dKtur .
P V R I E.
La diuerfità delle gioie fopra il vcftitncnto,
•& la coforifl d*oto,Tic difnofttatjo l'alteiczza, DAnte neirinferno dipinge le Furie.don*
& le grandezze can Icquali la gJotia mondana ne ài bruttififìmo afpetto» con vefii di
fi adorna» raccefo,&: sfauillaotc razo che tie- color negro,macchiate dì fangueicinte co fer-
ne con la deftra mano cò'l rnQtto fopradeito, pi,con capelli ferpentiniicó vn ramo di cipref-
ne fignifica che le noiftie gradezze,&: Thuma ib in vna mano,neiraIira con vna tromba>dal-
tia gloria fia/ìmile ad vnrazo^chc non sì totìo laquale efce fiamma»^ fumo nero» fon fìn- &
accefo rpaHrcetrcoppiai& more«onde à quella teda gli Antichi Poeti donne defiinate à tor-
iiìnnilitudine p( r mofìrare che Tfauomo non C\ mentare nell'Inferno l'anime de' malfattori.
debba infuperbire giunto clie fìaà qualche F V R 1 E,
grado non folo di ricchezze, ma d'effere fupc- Statiocosì dipinge %
fiore à grakti, nella Creatronc dei Sómo Pon Cadendo giù fan ombra att*empk vifi
t efìce, li deputati auanti di efTo in 6'an Pietro
2 minor ferpi dtl vipereo enne
xnetiarvc fopra d'vn'hana della ftoppa la qua» E gV cechi fen fono la ttifla fronte
k accendendola dicano ad alca voce Cattiatiindue gransaue onde vna iute
~\ Spauen.
. . . . . .
R O R E.
Furore*
HVomo hortibile* H
d'afpctto
quale ftdendo fcpra vaij ar»
guerra» mcttridiireroere, ha«
ticfi di
P V R O R P O ^ T 1 G O.
concetti merauigliofi, i quali pareti^»
do imponibile, che pollino haue-
fi
'VVllORE IMPLACABllfe.
Glòuane viuac^ & rubicondo con
H
> l*ali
alla tcfta» cotonato, di lauro »,& cinto Verno armato di più foitc d'armi, &
di hedeiail^ando in atto difctiueiecniàccn la molte parti dtrlla perfcna i
ferito in
faccia riuolta verfo il Cielc • li oitii nel fèmbiantc Furore, rabbia, fa- &
L'ali fignificano, la preftezza , & la velo- rà cintoccniottecàtcne, che dalle braccia»
citàdelrntelleito Poetico, the non s'im- & dalle giinbe gli ])cndii.o* lena con la
merge: ma fé fi fublim3,|)ortafldo feco no- defira inano vu fctpc delio «Ipido, piegato
bilmente la fama de ^l'iucmini, che pei fi in trolti gjrj,crn la bocca ;^^ptiia, ch'hib-
mantiene verde, e bella per nnritifc coli, co- biala lirgU£r fuori rr)paitita,& vcderc'tfipcr
me la ftondcdel Iciuto, & dell'hcdcia fi man- lapetfona irfinito\clcnc;mcftii, ^ fìja m
tengono . atte d'c fTtndere flirui, & sili piedi di dctts fi-
, Si fa viuar e, & rubicondo, perche^ il Furor gura vi faià vn Coco<killo,cbe irpfìri ci per-
Poetico vnafcprabcndanzadi viuacitàdi fpi- cuotere fé fic (Io.
<cifi, che vaifiichifce l'anima de nDmcri«'^ de' Si dipinge atniàto»<8c ferito in molte parti
della
. . .
l'huomo all'operare contro fc fteflb> Dio, Na- beftialmentc s'infuria,cbe non fi Caria fin che
tura* huomlnijcofe. & lu'^gbi non babbia auuelenato col mor!(b, chil'h^
Le rotte catene che dalle braccia, & dalle ofTefo, onero il rabbia non d tnuouacome'
gambe gli pendono», denorano.che il furce è dice Euchimio ..
indonaito>& poche Cono quelle cofe che àlui Il Cocodiillo m atto di percuotere fé ftef*
facciono refiftcnza fo,vo!euanrtgliEgitrijcnr. tale ariimaic v:lU
Tieneccn'la deftramano il (erpe nella gur guifa-chc s'èdertp'.(J,4nifìcareit Furore» pe>
fa-,chehabbiamodett »pciciochelc facce let croche quefto animale ^u^ndo è rimalo gab*»
teré hanno efpreflb il Favore Implàcabilcpec baro dell predi) conica fé (leiTo s^accende
t
V R O.
Glouane veftito d'habito rpedico*con vn per accennare vna falfa forte d'api , dimanda-
capuccioin ceda» & con le fcarpedi taFuco da* Latini» che non fa fé non man-
feltro* oucro di pelle» invnamano tenendo giar il mele fatto con h fatica dell' altre, co-
YnaUnternafertata» & nell'altra vn grimal- me i ladri ) che confumano la robba acquì-
dellotfc vnafcala di corda» rhabitofarà pkno ftata coi> fudore > &
con le mifetie altrui jnc
di pecchie : cofi fi vede dipinto in molti luo- fa memione Virg. nel primo dell'Eneide di-
ghi. cendo:
Lie pecchie foptait veftimento fi fanno» A(tt enera acàfiunt vctnentum, aM armine
forfè • perche efle vanno rubbando a' fiori fa^o
da cotce le bande ti dolce» per congcegarW ì^auumfitcos ftcusa ^nfeyibtts arcent»
IGO*
. . .
Ubro Secondo»
ICONOLOGIA
DI CESARE
*ji7
RIPA
LIBRO SECONDO.
e A G I A R JD E Z Z A.
detenga con ambe le mani vn mele vfato di continuo» non folo fa giouamé-
ramo ói olmo con li Tuoi frutti» tograndiflimo alla viuacità deirinteliettorma
& Copra à detto ramo vi farà va iauo di mele cooferoa ancora li fenfi fani, interi. &
con alcune api «
L'Amaranto è vna Cpìca perpetua» la quale
G E L O ì^ I A.
fuor deirvfo de gl'altri fiori, fìgoifìca (labilità,
C^gliardezzaj e conferuatione^pec la partico-
lare qualità fuadi non immarcire giamai}& di
DOnna con vna vede di turchino à cndei
dipinta tutta d'occhi, e d'orecchie, con
llarfempre bella * 5c di verno quando fono l'ali allefpalle, con vo gallo nel braccio fini-
mancati gl'altri fìori«folo tenuta nell'acqua Ci dro. Se nella delira mano con vn mazzo di
tinuerdifcciperò li popoli di Terraglia allrec* fpine.
ti dall'oracolo Dodoneo à far ogn'anno l'e- Gelofia è vna pa{Iìone,& vn timore» che fa
Ipiationi alfepolcro di Achillei come fì fcriue» che il valore della virtù, ò de' meritralttui,fu-
poctauanodeiramarantoi accioche snancan- perando le qualità virtuofe di chi ama, non le
do gl'altri fiori quedo, che prefto (ì rinaerdi* tolga la poHeflìone della cofa amata
fcajfufleindifefa delia loro diligenza, coro- Dipingefi la Gelofia col gallo in braccio»
nandofì con effolate{^aneI fare l'oblationik perche quell'animale e gélofiflìmo, vigilan-
Per quello è dejrp ftorc immortale. Sc fi dedi- te, dello, &
accorro
ca alla immortalità col ramo d'oliuo4& il fauo L'ali fignificano la prellezzaj& velocità de*
di mele allude à quella rifpoHa} che fece Dio- fuoi variati penfieri.
gene Cinico ad alcuni, che gli dimandarono Gliocchi,& orecchie dipinte nella veda li-
in che modo fi potere allungare il Blo della gnificano l'allìdua cura delgclofo di vedere»
vit^.humana . Diceflero, che le parti interiuri Se intendere fottilmente ogni minimo atto,6c
fi doueuano irrtgoc di melf> 6c l'edefiore vn- cenno della perfona amara da lui, però dille il
gerle con l'olio, Se voleua intendere coQui Tallo nuouo lume dell'età noftra in vn So»
fotto olcurità»come era il folito fiio che per netto
viuerefano* Segagli ardo bifogfia (lare eoo il Gelofo amante, apromiWocchue miroi
core allegro* & pieno di doici^òc fuaui pen- E miWorecchù ad ogni fuono intentò i,
iìeri contii2uamente,£c per lo corpo hauer la 11 mazzo delie fpine dimoftra ifaftidij pUn*
commoditànecefiatia tenendolo in ei?ercitio, geniiffirai del gelofo, che di continuo lo pun-
accioche non fia confumato, e guafiato dai- gono,non altrimenti,chefe folìeto.fpineacu-
l'ocio: inaaiutaco»& confolidato . Dice oltre tilTime, le quali per ral cagione gli fi dipingo',
à ciòAtheneo,cbe chivfali cibi conditi con no in mano »
Iconologit
t^S
LO S l A.
[
collane d'oro, gioieIli>& alcrt cofe di
[
''gran (lima matto di faine idono, pò»
landò la finìftra m:no fopra la tefta
di-VQ Leone» che à lei in bella guiCa
fia vicino^ e familiare
Si dipinge giouaneU Generofirì»
perche come dice Anft. nel 1. della
Reitorica . Neigiouani più tifplen-
de l'animo gentrt.foj ptril quale fi
{Mtn'ovo degni di crfc grandi, e^dfr*
condo quelle cpetano gctWrofant^
te» il che crnferrtìa G'o. Pqint.nclli-
i bro eie Magnit. dicendo , Vt qttifci^
; maxima generofo e(i animo, ita hofio-
I
rts maxtnt e capidus ; quam ad rem na-
: tura tpfa duce rapitftri & Ouidio,4^
Liutumidk ali a giouentà il propiio Cf
piteto di gcnccofa mentre dice Cer»
tat onuiiu^lugenerojafubtre iuuentus.
Bella di faccia fi rapprefenta pet*
cicche la Generofità bauendo per
oggetto nò folo far fotti cgregi,e vit-
tucfi procedenti dall'aoiino nobile»
&
adorno» ma anco di fcacciar da fe
ognibruttezza> e vitio, conuien che
li colordel véfticnento è p-Toprio ifìgnificaro le corrifponda anco il corpo nella bellezza e-
di Gelofia, per hauer il color del mare,»! quale fteiiore, che ordinariamente è chiaro inditio
mai non fi tnofìra così tranquillo, che non ne della bellezza interiore, poi che come dice S,
forga fofpcttojcosì tra gli (cogli di Gelofia per Ambr.de Virgin. Species corporis fìmulacrum
cericche l'huomo fia dell'altrui fedenon paf- tftmemis, figuraque prohttatis, & Sericea f pi.
fa mai fenza timore» & fafìidio. 37* Aohihtas ammt gtnerofitas efl fenjus * &
Si fa ancora queft'imaginccheinvna ma- nobtlttashomint efi generofus animus>0' hoc o-
no tiene il fiore helitropichil quale fi girafem- pttwum habet in [e generofus animus quod con»
prc imomo,& incontro al Sole, fegu itati do il citatur^d honefla-, Bcn'è vero, che la bellez-
iuo moto, come geloCo, co' pafTì, ron le paro- za tìonfce ancora in corpi e he racchiudeno in
le*^ col penfiero> femprei^à volto alla conté- fé bruttezza interiore d'animo. Augnilo fiì di
plationedelle bellezze da lui per fonerchio a- bello afpert' ,ma d'animo lafciuo, e tinto di
moreftiinate? rare 5c vnicbe al mondo . molti vitijlibidinofi; fotto colore dì modeftia
ricusò titolo tiiSignorce vclfe dare ad inten-
d E N E R O S IT A*. dere di recufare con generofità il Principato,
Àll'Altezza'Sereniffima di CARLO EMA- ^ d'accettate il dominio cerne sferzato da
NV^E DuciadiSauoia.
preghiere de Senatori. Ma
fece piima ogni
sforzo di fomincrgere con fiumi dì fangue ci-
con afloUtrj verga : fé fu "ittoti >fo A mondo dammodo Nobilitas legem impomt vtdehere [e
non fu di quelli genero fi, che. ricerca Pturar- quod tribuit, extjìimet:, ii^^nijiin beneficijs creue»
cain Sertório. Gèmrofi hominis eli, horteflis ritnihil fé pr^liitfj[e |;»/f/,ondel'Anchaiano»
rationihus vicloriam q^arere, tHrptbusne falU' l*Abbate,& altri Dottori notano in detto cap.
tem quidem : note fono le dishoheffe ragioni» cha à nobilitate &
generofìtatc animi efl dina-
.& brutre conuentioni che fece ne! Tr'Uniui- re . Effcndo la Generofità circa il dono fonda»
rato perottener più facilmente vittotia^^con- ta fopra la Jibetalità.fi conformano detti Dot-
iro quelli che ffopponcuano al fuo peruerfo tori col Santo Dottore Agoftino che, de dif^
difegno di dominare.&ello fùNerone.Domi- finitione diflc, Liberalitarefl motns quidem anU
liano,& Ekogabalo Mofttjdi vitij che mac- mi facienst &
approbans largttudines fine fft
chiorno l'Imperio di mille brutti misfatti, e retributionis Et HotatiaOdc 7. Iib.4.C«W(f7<l
fceleratezze ; chi bencontalTetrouarebbc al quA dederis, amico animadèderis , Si che chia*
Mondo più belli cattiui»e pernitiofi>chebuo» rifiìmo fi fcorge che le atrioni di quella no-
ni . Oltre che la bellezza è bene eftcmo cadu- bilifiìma virtù fono di petfettione infigne,pet
co, e tranfitotio, che ficilmente fi puòperde-^ bauet'clla tanimo grande>cliberaIe,fpogiiai*
re, fi come perde Domitiano» Il tempo la-
la to d'ogni in tercffe..
confuina» &
in vn mométo ancofuanìfce per Il tenere la finitura mano (opra la tefìa del
na dell'animo' vigorofa tt* ogni tempa riluce gl'animali quadrupedi tiene il principato per
anco di fuora, e tende belle Jc amtrìirabilevQ: la Generofità, e fortezza fua moftràdofempre
nobil corpo, an corcbc bclloaon fia fleto ilvifoàchi cerca d'isfiendcclo, dando e&>
feiopi»
. . . .
2^Q Iconologia
(empio airhuomo d'effe re generofo ncll/ peri- eia più nobile dTtaliajma hora fingularmenre
to! S. Bcrn \n ep. Wfl» efi viv cui non crefàmntmut
i. per l'Altezza SerenifTima del Gran Carlo Ema-
^ipf4rerlÌdi£feu/tate.ntlhcotcdiffìCìU fi conofce nuele Duca di Sauoiailcuisómo valoreiGcDC
fé vno ha virtù» e vaiar? . Qrefiitin srduis inclita (ofìtà.e Gràde22a,e fatti eccelfi si in guetraico^
vhms.Pts il cótrairio il Leone nò fa male alcuno me in pace>(onofi noti al módo/che dubitar no
à chi gli cede,co8Ì rhaomo generofo,benche co- fipoòche all'Altezza fua ^ereoinTinna fingular.
^accutcì,^ tyauaghaco sèprc però ft moftra inaik mentenóconuen^hinole lodi di qual fi voglia
to, & forte ad ogni infortunio per la virtù (ua> chefia ftaro.Sir che fi j celebred''nimorr4l fama»
pcrciochecome dice Cir.^.dc Bn.^ima^wMi GENIO BVONO* SECONDO I GENTILI.
t»9, atqj fitti efi omnun^ua e»dere^ in hcminim pof-
fum,dVfpicit,vt pronihiU putnt; Prootaméte all*-
VN fanciullo con bellifiì mi capelli (ara co*
ronato di Platano, &
in mano tiene vn
tncontro perdonando à chigli chiede mercede» ferpenie. Coli fi vede (colpito in alcune Meda-
comebé cfplicano à queftopropofìio quelli due glie anriche
verfi apphcati già a CefarcAuguf. che dicono. GENIO CATTIVO. SECONDO J GBNTILT.
Parurt^ froSìratis fcU nobilii ira Le0mt HVomo grande nero,di volto fpanenieuole»
con barbale capelli lunghi.e neri; in mano
§ltii i^neis feMper vìUif. vf pMHere pojfts ^
tien va gufo. Scriue Placar, ch'apparueà Marco
Stdclla medesima nobiltà del Leone parimen-
Bruco occifor di Cefare il Geaiocattiuoinque
te fi legge l'infrafcritio ekgante epigmnaia *
CprpePM mAgnanimù fatis tfi proFtraffe Ltoni ita formale ilgufo come fiimauano gli Antichi è
fuguM futém fitiem eum ittceP hofìis habtt , vcccllodi trift'augurio:però Virg.ncl -f.dell'En.
A lupus, éP turpt^ioJl*»t mmentièus vrjì
^tqiucunque minor mhilitttte fera tfi^
Sola^fte culminièus ferali carmino Suho
Sdpe querii éf laxgasinfttum dueore voe*s »
Onde i marauiglia fi fcorge qua io propriamè- Molti fono i Genijj fecondo l'applica tioni del.
te ficóuenga alla AntichiniiÀaa.& Rìfplenden. l'ingegni,de* quali fi prendoiio,ma à noi fareb»
ti/Onu Cafa di Sauoial'hauereper fuaiinpfefa be diligenza fouecchia dipingere alcuno ohre à
quefto Regio animale» non folo per cantile tan-
iieftoF quefti,che foaogli voiuerfalipec acconciar cut
Reg'i. &inuitiflàmi Eroide»fecolipafi-aii iti
ti Regii, toU reftojcte fé ne potrebbe dire ai luoghi co.
(fucila SerenìfSmafamigHajChee la più^aoti^^
antica* ueoicnii.KCodo rordifle, che a abbiamo prefor
GaNlO.COME FIGVRATO I>A GLI ANTLCHI.
Del Siomr Zar*^"» C^ffentm.
Giofumni
A if Dice imagtni antiche del Geniorm
XVI prefenta Vincenrio Cartari, j>f'efe
da Lilio Giraldi Syiuagmat« if.Faremb
noi parte d^vna figura fcolpica io marma
4i bafiò rilieuo,trouata già in R omajCel-
la quale era vo Fàciullodi volto allegro»
Se rjdente»incQronaiodi papaueri, nella
maìideftra reaeua fpighe dr grano>iielfa-
fiQÌ((ra panpani d'vua con quello cpi>'
gradina a' piecfi:, il quale fu verfo Prati
in vna vign«.nel tempio di Pio IV. dili-
gentemente raccolta da Antonio CafieJ-
lini} perfona nò canto nella fetenza delie
leggi liiieratatquanto in varie difcipline
erudita,cémeQdatoda Girolamo Catena
ne gli fuoi monumenti latini: lo peremo
pctcofafingolarejnóefiieodofìmaifìàpa
to in Qi'un libro d'inkrittioni anriche
OyiS TV tAETE PVER GEHIVS. »
Liblò>Secòndb» 241
nìèìplir con fpighe in altre Medaglie che
le che racconta Ellatrohb.i.cap.rj.fi può anco
piùàbafTo fpecificaremo . Pigliauafiapprcflo incoronare ài fiori , come fncorona Tibullo
gli Antichi Gentili per la tutela, conferua- & lib.2.eleg.2.ìl Genio del Popolo Romano,co-
fioùé' delle cofc.però l'adègnauaho ali e Città, mc ^quello, ch'era fempre di guerreggiare , e,
ai luoghi, alle pianre>& ad ogni cof:, in fineà trionferérin vrtà Medtglm'di Antonino Pio è*
'llibj;i,che da gli Aurori loro fi defiderano fia- figurato con vinta mocfàJforo, òd*ohùi nelfi"
"no tenuti jiet ogni tèmpo accetti con applau- deftra, e nella finiftra ^fi'hafta, in vrt'altra il
manOf li-
'
Hie inerant C6iìenfa,^ cernens ptoiul Helhpea»
Et vana Hatmonie vHUtti,t>enfqi ctuent/i,.
bri; fé à filoni e canti, intaUolaturc di Mufica,
Aifchte.Calli/loqMei'Thopftìgue, Oti»*ee}Ue . •
i 4» Iconologia
contrarie alla chiarezza della verità . Sopra me, trofei, cotone» facell Ci ed altre varie cofe
che non accada Oendetfì più oltre potendofì in mano
vedete e(To Plutarco in diuerlì trattati delli GEOMBTB.t A.
fuoi morali, detto Cattatile Lilio Giraldi la
il
DOnna. che tenga in vna mano rn per*
Mithologia di Natal de' Cótiiil Tir aquello fo- pendicolo, e con l'altra vn compaiso :
GIOUMO VATVILALI.
gtouane alato» per ragio*
SInedipinge
detta nella figura dell anro. con
la
I
. . . .
^^ louane di bello aipctto alato» per efTet ancor eflo al leuar del Soie, e cbmdeifialtia*
montare.
com è guidato daii'Aurota« nel retto è come Terrà in manovn Pauone co la coda balla»
que'l < ^li^opra. e cbiufa di maniera, che cuopra gli rechi delle
tue caualli rodi fono i due crepufcoii , che
I penne perei* che di giorno ti nafcondono tutte
fanno i! giorno artificialccheè tutto quel rem le iieilelrqualivcngi no fìgnificate negli oc-
G I O V E N T V*.
'
^44 Iconologia
glificijcbc come
il mandorlo è il primo albero,
& per vigor di corpo, & per fotza d'ingegno
cbcconfiòtidiafpcranzadclrabbondànzade èpoitntc&lodeuole.
gl'altri (rutti : cosi > giouani danno faggio di Giouemu,
che perfettionc debba effcre la vuà loio né "pvOnna di bella cià inghirlandata.d» fiori,
grannimaimi.
La corona dell'oro, moftra, che i gradi del-
Iv &ne Ila deOra mano tenga vna coppa
d'oro perche da' Poeti è detta fior de gl'acni,
fera dcJl'buomo,quellodellagiouentùè ilpm & è prt cirX-.comc la coppa d'oro,& cofi fòdi
eleg bile, &
più perfetto in fé neflo. ."
. pinta Hete dea dell, giouentù. Anzi più che
li V cfìimento ricco dimoftra,cbe l'oftenta- l'oro Ttbuf.9 elcg. 8. Cariar eS auro imms,
tioriedt'bcni è propria di queftaetà)& gii a'il *'g
1 Ò i a' d» a M o r E.
tichifigurauanolagiouentùconl'imaginedi Vedi Contento amorofo.
Bacco, &
d'Apollo, che fi prendeuiino perla G 1 v B I L O.
.
GiudUiooneroinditiotCAmiré,
H Vomo nobilmente
li capo pieno
fignificano Inditio
vcftitojco
di papaueri.che.
d'Amore
iqualicon il gittata
preflb'
à quelli antichi t
«es
daddi collo vn cuore humano, nel quale fia due treccie,che pendono da vna teftadiDorr-
fcolpita vna rmaginetta,che rapprcTenti la Ve na, che fia pofta in qualche modo alca, che il
tità, egli dia con il capo phino, &i con gli oc- fanciullo non vi pofsa arriuar à fatto Siaque-
chi badi àconteraplave fidamente il detto mo ftatefta ornata d'vn panno, che difcenda in-
nilctenga à piedi alcuni libri di Legge apettii fitto al mezo di dette treccie* & vi farà fcrit-
ilchc denota, che il vero,^ perfetto giudice to . Iocus\ \\
deue eflcr integro,& non deue mai per qual fi Si fa alato, perchegtuoco^onfifte nell»
il
vogli accidente rimuouere gli occhi dal giu- velocità nel moto con ftherzo
fto delle Sante Leggi, &
dalla contemplatio* GIVRlSDlTTIONff.
ne della pura,& intera verità vedi Pieno Va-: HVomo
mano tenga vno
porpora,
veftito di nella deftra
fcettro, qual'è vero
lerianoncl lib.n*
G I V i> I e E. inditio di naturai giurifditiione,& nell'altra*
HVomavecchio,fedente,& veftito d'ha- fafciconfolaii,che fi poriauano petfegnodr
bito graue, terrà con la deftra mano v- queftomedefimo.
na bacchettajintorno alla quale fia auuolta v-
na ferpe» da vn lato faranno alcuni libri di Leg
gi aperti, &vn'aqui'a,& dall'altra patte vn'ho- GlVSTITl A.
rologio, &vna pietra di paragone, eflendoui
Secondo che riferifce Aulo Gcllio.
moneta d'oro,
-foprad'efla vna vna di rame & DOnna in forma di bella vergine,corona«
&dsirvna, come dell'altra apparifca ilfegno la, & veftita d'oro,
che con honefta fe-
del loro tocco uerità, fi degna di riuerenza con gl'oc-
moftti
Giudice è detto da giudicare, reggere, & chi di acmiffima vifta, con vn monile al collo
efiequirc la Giuftitia, & e nome attribuito ad nel quale fia vn'occhio fcolpito
huomini pensi di ella Giuftitia, & delle leggi Dice Platone, che la Giuftitia vede il tutto?
pofteda Prencipi,ò Republicheallaminiftca* & che da gli antichi facerdoti fìi chiamata ve-
tiene di quelle. dittice ài tutte le cofe . Onde Apuleio giura
Si dipinge vecchio, fedente, & veftito gra- per l'occhio del Sole & della Giuftitia infieme
uemente, dicendo Ariftotele nel terzo della quafi che non vegga quefto men di quello, le
Topica, che non fi debba eleggere Giudici quali cofe habbi^mo noi ad intendere,chc de-
giouani, nonedendo nell'età giouenile efpe- uono edere ne' miniftti della Giuftitia,perche
rienza.neraoderationi d'affetti. bifognajche qnefti con acutiffimo vedere pe-^
La bacchetta,che tiene nella ma deflra.ne fi- nettino fino dia nafcofta, ^
occulta verità &
gnifica il dominiojch'hà il Giudice fopra i rei. fieno come le cafte vergini puri d'ogni paffio»
La ferpcche intorno ad cffa fi riuolge deno- ne, fiche né preiiofidoni,nè6ilYelufinghe,nè.
ta laPrudenzai che fi richiede ne gli huomini altra cofa li pofsa corrompere ina fiano-faldi,
:
pofti algouerno. Dicendo la Sacra fcrittura . maruri, graui,e puri,come roro>&; che aaanza
Eftote prudtntes, Jìcut fefpentet . gl'altri metalli in doppio pefo, valore. &
Et perciò potianio dire che la Giuftitia fia
dimoftiano, che il veroj& per-
I libri aperti
fetto Giudice deue edere molto bé perito,cir- quell'habito fecondo ilquale l'buomo giufto
confpetio,integro,e vigilanie,che perciò gli fi per propria detiione,è operatore,? difpenfato
dipinge à canto l'horologro , accioche non bene, come del male ftà fe>& altri,
re, così dei
wai perqualfi vogha accidente rimnoua gli ò fià altri & altri
fecondo le qualità òdi pro-
occhi dall'equità,e dalgiufto,e come l'acquila portJone Geometrica, ouero Aritmetica pet ,
porta da gli antichi per vccellodi acutiffiraa fin del bello, e deirvtileaccoraodato alla feli-
vifta,dcueil giudice vedere, penetrar fino & cità public a.
alla nafcofta. &; occulta verità rapprefentata Per moftrare la Giuftitia,& l'integritadclla
paragone, nella guifa che fi è
per. la pietra del j
menteglt antichi foleuano-rapprefettare an-
detto laquale ne fignifica la cognitione del cora vnboccale,vnbjccile,& vna colóna, co-
vcro,&dtl falfo». tne-fe.ne.vedeefpredat£ft!monian2a in mcUc:
Q. 3 fef.ti!-
t^6 Iconologìa
V s T 1 T I a;
Secondo che tifferifce Aulo Gellio •
deIaGiuft»tia,ne fidcue cfler preci-
piterò: ma dar tempo à maturate vi
D Onnadi
doma»
bella faccia,6(: molc'a-^
quale con la mano
la
vna vecchia biutta »
finiftra fuffoghi
percotendola con vn battone .
Quefta vecchia dice Paufcnia ef-
lepoliuie 01 maimu, 6c altre antichità»,che (ì; fér r/ngiuftitiajta quale da giufti giudici, de-
trottano tutta vi;i,pe^ò difTe l'Alciato,
ue fempre tenerfi oppreliaacciòche non s'oc-
/«* h&efótm» m^n^tdiSittm fine firdibuteffit
culf la verità,& deuono afcoltat patientemen
i
HtfunÙumpHtasMquehnbuiffi'm'mtis.
V T te quel, che ciafcuno dice per difefa
G. I S I T I A.
DOnna vcftitadibianco> habbia gli oc- G'ufi'ti^ Dif*in^ '
chi bendathnellà dcftta mano tenga vn» Onna di fingolar bellezza vcftita d'orca
fdfcio di verghe con vnafcure legata infiemc
Y^ con vna corona d'oro in tefta,fopraalla
:
con cflè» nella finiftra vna fìammadi fuoco, qual vi fia vna colomba circondata di fplcn-
à canto hauerà vno fìtuzzcouero tenga la. dorè, hauerài capelli fpatftfopra le fpalle.che
^ada, &
le bilancie ., con gli occhi miri, come cofa bafta il mondo»
Que(Va è quella fòrte di Giuftitia^cheerter-. tenendo nella^defìra la fpada nuda,& nella fi-
citano ne' Ttibunali i Giudici» &
gli ellecuto* niftra le bilancie..
li fecohri. Qucft^ fiip.ura ragioncuolmente fidóurcb-
S\ verte di bianco.perche il giudice deu'eflc- bc figurare btlliftìma perche quella che è in •,
it fenza macchia di proprio intercflc, ò d'altra^ Dio.èla.medc fima elTenza Ci^n elio ('; omc fan
|>airionc>che polla deffòrmarla G4uftiiia,il che no-beniftìmo facri Theologi) il quak e tutto
i
vien fatto tenendoli gli occhi bcndati.croè no- perfectione, 6^ vnità di bellezza ..
guardando cofà alcuna deTs quale s*àdopti Si vefte d'oro, per molliare conia nobiltà
f er giudice il fenfo nemico della ragion e del fuo metallo, e comi fuo fp'cndbic l'eccel-
Il fa{ciodivergheconlafcure»cca portato lenza, &
fublimità delia detti^ giuftuia
anticamente in Roma da littori innanzra' Co L^ coron a d'oro è per moftcaie ch'eli *hà pò
f©Ii,& al tribuno della Plebe, per mcftrai ,chc tenza fopra tutte le potenze delmondo »
]|«n fideuetimancce di càiligai'e»ouetichie- Le bilanciefignificano» che la giL^^uta di-
uina
. . . , . , .
me fogge ttoàlei,non eflendo niunacofaà lei tena>per elTerìa Giuftitia cofa diuina.
fuperiore
Si comprende anco per la fpada,e per le bi-
Gloria de Prencipi nella M edaglia^d'-Adriano»
i'altto la rc43ba de gii huomim.^ con le quali ted'vn cerchio d*oro,contefto di diuer-
due cofe l'honore mondanofi foJIeua, &s'ab- fe gioie di grande fìima . 1 capelli farannotic-
1>;.(ra bene rpe(Io> che fono datile tolti» Sc-que- cinti» e biondi, fignificano i magnanimi, e
nti de gli haomftii,& conforme a* feueciffìmi prencipi, nell'opere de* quali fcromarocntc
giudici) di Dio. tifplende la glotia loro .
Ciuflitia retta, the mn fi pieghi per ami' Terrà con la finìftra mano vna Piratnide» la
tttta,n€ per -odio, quale fignifica lachiara»& alta Glotia de' Preti
cipi,che con magnificenza fanno fabriche foti
DOnnà con fpada coronata nel
mezzodì corona reg*le>& con labilan-
li aita
taofe, e gran di» con equali fi moftra elTa glo-
1
ribda vna banda le faràvn cane fìgnificaii- tia» e Martiale-, benché ad altro propofito par*
metteUano lè Pi-
l'ho ra è iodeaoie» & Et fimilmente
mantenimento dell'im- gli antichi
VNo
gono
Schelc tto, come quelli che fi di'pin-
per là morte in vn manto bianco,
gne:mà di più ftima,& di maggior gloria fono
quelle.che hanno riguardo aìl'hotic}: ci ljìo%
che locuopraìn modo»che il vifo, le mani, & com'è il fabricar Tempi), Altari, Collegi) pec
i piedi (ì vedano con la fpada ignuda, con & inftiurtione de'giou^.ni, così nelle buone attiii
le bilancie al modo détto . E quefta figura di- come nella Religione. Di che habbiamo ma-
moftra, che il giudice rigorcfonon perdona nifefto cflcmpio nelle Fabriche della buona
ad alcuno fottoqualfi voglia ptetèfto di fcu- memoria dell'Iliuftufs.Sig. Cardinal Saluià-
fe, che po(ranoal!egerirlapena,comelamor ti,che ha edificato in Roma il beliiffimo TcrA
te, che ne ad età» ne à fedo ne à qualità di per- ^iodi S.Giacc'mo de gl'lncui abili, 6t nel me*-
fone ha riguaido per date éllccutione ai debi- defimo luogo amp^,&: hobiliffimi edifici) ptC
«ofua<>p commodo de gPinfcimi,e loro mmii^rioEt peC
Q^ 4 noti
^48 . Iconologia
GLORIA DE* PRENCIPI, NELLA MEDAGLIA D'ADRIANO.
reibuomini. Onde bora da mol-
te parti viconcorre gran gente ad
habitare» tirata ancora dalla bcni-
gnità,6c disila incorr* tra giuftiua>&i
dalla fua vcrspieià Chntlianafem-
preriuolta al fouucnimcnto de'bi-
fognofi . Ha non pure nel fuo tefta-
oltre altri edifitij da fua Signoria IlluftrilTima 2t quid Saluiati pct'HS non fujlimt ifla
fatti per ornamento della Città» de habitatio- ijymnaJiAy ho^hia, meeniat tempU, lares f
ne della fua famiglia, come il nuono palazzo» ììut?ian& non &c stquat vis pondera Uudts»
l.
che fi vede nella piazza dell'Arco di Camiglia Diuina in Cale gloria fila manti .
Glori», q^ti Regum nomina dar* vigent Et lege Saluiati quAlibet a£ia Patris ,
iJempe operum Aternam fama monumenta merentur Siue placet eJfa furgens tefìudine Templum
§Iha decerant rtpas vndicf^ NiU tuas, FlaminiA cernis quod regione yÌA^
Illa t4m'-n PharijS humana fuperòia fuafit Aut AgtA turbi laxas quas condidtt Aedet
Solit ^ indigno ftcif honore coli Aut gratti Aohio tf£l» dicata Chcro
Quanto tgifur melius fulàret dexte^a vere Siue vbi Romuleus fiedauit Equiria fangu'tt
G^MA Salutate Dee tu monumenta loeas f yirgmis &there& nobiUs Ara placet
Stu qtiits in campo cafia das yirgints Aede, Tonderibus nimium Jttantis dextrA grauatuf
Seu ^uod FtamintA fiat ragione vìa Fette geres patriosquosnouatitle lares
Sinelares media largente s Vrbe fuptrbos ^id ficinda nouis dentur voterà cppida mUfH^
Siue precul murìs cppida cincia nouis Non indigna tuajtnt monumenta manu,
^ddeetiam hoj}>itijs jedei magna Atria Vulgi$ §luicquid Saluiati fumes illujl*ius ifio
Adde ^ Pieno teSia dicata Choro Impofuit faxo, quodtibi Cafar» erit
R I A.
Gloria .
DOnnajCon vna Corona d'oro
Snella delira ma»(»
in capO}
con vna tromba. •
La Gloria, come dice Cicerone^c
vna fama di molti} & fegnalati be-
nefitij fatti a'fuoi.à gli amici,alla Pa-
tria) & ad ogni fotte di pecfone
Et fi dipinge cóla tromba in ma-
no» perche con ella fi publicano à
popoli i defiderij de' Principi
La corona e inditio del premio,
che merita ciafcun huomo famofo»
&lafignoria9che ha il benefattore
fopra di coloro, che hanno da lui ri-
ceuuti benefirij,rimanendo cffi con
obligo di rendete in qualche modo
il guiderdone.
Gloria,
DOnna vefìita d'oro,tutta rifplc-
dente, nella finiftra con vii
Cornucopia, & nella dcfìra con V'-
Ha figuretta d'oroj che rapprefcntì
iavcrjrà.
GOLA*
.
•*5» Iconologia
^ o L a;
Gota.
DOnna a federe fopra vn Porco»
perche i porci, come racconta
Pietio Valeriane lib.p. de fuoi Ge- i
line della giotcornias OC dei piacere dei man- llbrcue Topradetto dichiarai &: difinifctl*-
t)iuttoVÌtio,&rpogli2to di virtù, come la& cafi:igo, ciye h difponeA li tende capaci di di-
ttigginc diuora il ferro onde nafcc , cesi il fciplina*
,;goloib diuora le fue foftanze,& ricchezzcpei: Il latre,chcgl*cfce dalle mammelle, figni-
it»ezxo delieqaali fi é:^ a siuttico* 6c alléuato^o fica,che la dolcezza della fcienza cfcc daipct"
co> & dalie vifcete della Grammatica.
Gram*
. . .. .
G: amniatica è prima tra le fette^^rtl libera- mente fi dipinge. Nella deftra mano teni»a vn
li» ài chiaoiifi regola, Sragione del parlare a- ramo d'òhuo con.vn libro, & con la rinii\ta
petto, &:corrctra. vna tazza
La rafpadimnttr3,che la Grammatica de» Guarda il Cielo, perche la Grafia non vienr
ÙZi 6c allotrigl.i gl'intelìeuì fénon da Dio, il quale per manifeftatione (i
Et il vaio dell'acqua è india'o,che con e(Ta (ì diceellet in Cielo, la qual gratia per cófeguice
fanno crefcere le piare ancor rencrelle de gì*- douiamoconucrtirciàlu!,& dimandargli con
ingegni nuoui al Mondo-pctche diano a'fuoi turto il cuore perdono delle noftregtaui col-
tempi frutti di dotrrina,& Hi Qpete>come l'ac- pei peròdide t Conuertimini admei& ego con»-
qua fa crefcere k piante ftelTe untar advos,.
Si dipinge lo Spirito Santo per attribuirfi
GRANDEZZA, E ROBV STERZA D'ANIMO.
meritamente da Sacri Theologià lui l'infa- i
VN giouane ardito, che tenga la dertra fionedella diuin.i graria ne' petti noftri, & pe-
mano Copra il capo d'vn fetociffìmo ròiicefi^che la gratia è vn ben proprio di Dio».
Leone il quale ftiain atto fiero» eia fmiftra che fi diffonde in tuttelecreatuie perpropria
roano al fianco.. liberalità di edo Iddio, ^fenza alcun merito-
Si dipinge in quella gui(a> perciochegli E- di quelle.
gittijhaueuano chiaramente comprefo,niuno Ilramodi OIiuo pace »^che iti'
fignifica là
altro animale di quattro piedi hmcr maggior virtù della Gratia peccatore riconciliatoli
il
jmimo del Leone:& per niuna proprietà natu- con Iddio fente nell'anima,
lale èftimatoil Leone piiidegno di maiaui- '
Eataziaancoradenctalagratiajfecondoit
glia,che per la grandezza dell'animo fuo, nel- de ito del Profera .Caltx-meus inebrians quam
laqu<ile egiiè molto eccellenre » efponendolì pr^claritsefì.
ad impreìè magnanime, e genero(e,e non per Vi fi potranno fcriuere quelle parole,B/^//f»-
akra cagione dillero molti eflereftato il Leo &weùriammi.. Perchechièin gratia diDio»
ne figurato nel Cielo, fé non perche il Sole feropreftà ebrio delle dolcezze dell'amor fuo,
quando palla per quel fegnojè più che mai ga- perciò che queftaimbriachez^a è si gaghar-
gkardor e robuilo da, &
potente, che fa fcordai Id fete delle cofe
G R A T I A.
mondane,& fenza alcun difturbodàpeifetta-,
& compita fatierà.
Glcmnetta ridente, e bella di vaghilTìmo
habiro veftita»^ coronata di diafpii, pie-
.
G R A T I A D I DIO:
tre pictiofce nelle mani tenga in atto di git-
tae piaccuol mente rofe<li molti colort,fenza "T TNA belliffìraa e gratiofa giouanetta.
fpine, haueràyl collo vnvezzodi perle.. ^ \ ignuda»conbelliflSma,&vaga acson-
I! diafpro fi pone per là gratia, conforme à- ciatura di capo . Li capelli faranno biondi, &
quello* che linaturali dicono, cicc, che por- ricciuri, &
faranno circondati da vn grande
tando(i;adoflb il (diafpro fi acquiftalagratia de fplendore, terrà con ambe le mani vn corno
glihuominio. di douitia»che gli coprirà d'auanci-,acciiy che-
Quefto medefimo fignifica la tofa fenza fpi non moftri le parti meno honefte, econ eflò
nc,6c le rifplendono>& piaccio-
perle,le quali verferà diuerfe cofe per Tvfo humano sì Ec-
no,petfingulàre<&.occulto:dòno<iellanatu* tiefiaftiche, come anco d'altra forte, &
nel
ra, come la grara> cbeèneglt huomini vna Cielo, fia va raggio, ii qual rifponda fino à.
certa venuftà particolare s-che.muoue, e ra- terrao- ^
pifce gl'animi all'amore^ genera occulca- & G r a t l E
mente obligo, e beneuolenza
Re fanciallette copertedi fottiliflìmo veÀ.
lojCoito il quale apparircanojgnudcicofi»
.
2$2 Iconologia
G R A T I A DI DIO/
bito, & non poner mente al i>eneli«
tio fatto: Onde l'Orator Greco in fuo
linguaggio, difie nell'oraiionc. De
Coronai Equidcm cenfeo eum>qtti be-
nefìciunt acceyitt oportere omni tempore
mcffiiniffceum autemi qui dedit-, conti*
nm obliuifci: ad imiiatione del quale
rOratot Latino an ch'egli dille . Mc"
tnimjje debet is, xn quem coUatum e(l
beneficium,non commemorare qui co»-
tnlit: perche \n vero brutta cofa è rin-
facciate il beneficio , dice Io fteffo
Cicerone .
verajcome fi vede al Tuo luogo. Et appredo Se- Sono allegre, perche tali dobbiamo efsere
nccaile benefìciji lib, i.cap.5. vien dichiarata così nel dare, come nel ficeuereil beneficio.
la detta figura delle tre Gratiejcome anco noi Quindi èjche U
prima chiamafi Agha dall'al-
nella figura dsIl'Amicirig. legrezza, la feconda Thalia dalla vuidità, la
Gratie terza Eufrofina dalla dilettationc ..
G V A B. D I A.
11 breue è autécico fegno Ai nobiltà,!» qua-
lche vera nudrice di gtauità,d'akerezzaidi glo- DOnna armata, con vna grue per cimiero^
ria» & di faufto. .
u, ,
nella mano deftr^ con la fpada, 6c nella
La colonna s'acconcierà in capo per le raa- finiflra con vna faceìla accefa, de con vnpa-
fcherateà piedi, òàcauallo', ma per flatuadi paro, onero vn'ocha, che le flia appreffo.
fcoltura»ò pittura fi potrà fare à canto,& che Lafacella con la gttie fignifìca vigilanza^
cpl braccio finifttoJi pofi fopra d'ella per nje- per le ragioni,che fi fono dcrre altroue in firoil
xporià delle glotiofe attiooi, che fomentano la propofitol'ifleflb lignifica l'ocha, la quale do-
grauità dici volte fi fueglia jn tutta la notte,datcbc ere
Gii occhi di pallone fono per fegno, che la dono alcuni, che fi prédsde la mifura dell'ho*
Grauità fpmrainiftrapothpa,e nafce con l'am- re, con le quali mifuriamo il tempo, nello fue-
pitione. gliarfi quello animale fa molto ftrepiro con la
Lalucernatfimoflra,che gli huomini gra- voce, &t8le, che narra Tito Liuio, chei fol-
ni, fono la lucerna della plebe» del volgo. & dati Romani, dormendo nella guardia di Cà*
Grauità neW fjHomo, y
' '
jQrauità, e temperanza de* coÀumi DOnna armata di corazza, elmo, & fpada
Il fallo moflra> che la Grauità ne' coflumi con le chiome fparfe, & infanguinate,
4ell'huomo fi dice fimilitudine della Grauità come faranno ancora ambedue le mani, fora-
Iconologia
ZZA.
•r»^Uit À ttri» fnmmHm trttiis tné
eircam
£ff vh'men patut p»rH*eoUtmnm metà.
Hine filet lnjìm mstm belit prdnttMiié
muti
J» Regtm, éf gentem eum fUett 4^- \
mm tapi.
Silto Italico
G Y B H t. A.
i
, . .
HE R E S I A.
delia bellezza, & della luce chiarii^
fìtna della Fcdc^& della verità Chri
(liana>per lo cui mancaivéto l'huo-
moè più brutto dell'ifteflo Demo-
nio.
Spira per la bocca fiamma aHìi*
micata>per (ìgnificare l'empie per-
fuafìoni,& l'a^etto prauo di confu*
mate ogni cofai che à hi é contra*
ria.
Icrinifparfì>& irti fono i tei pen*
/ieri, i quali fono fempte jpconti iti
fuadifefa.
Il corpo quafì nudo, come dice-
mo* ne dimoftrachcella è nuda dt
ogni viitìj »
2$6 ìcdnòiògfa
H R O R A.
vafo detto hidria,& grafia cioè difiegno di lUt diuerfa dalla fua, è tanto chiaro per le parole
tó il compofto dell'acqua 8c detta Hfdrog'ra*
-, ói Chrifto nell'Euangelio, che non ci bifogna
iìa viene regolata, &
dcfcritta mediate la buf-
fola nauigatoria.nellaquale per mezzo della
calamita fi dimo fira con 1 fuoi venti il ficuro
dirne altro
*''
HIPFOCRESIA.
..
&c. ;.
fronte, & la corona, & roffitiuoladinct; no, DOnnacon occhi bailr, vcftita nobile
gli
che l'Hippoctito moftra d*e(kre lontano dalle mente, con vn velo in teda» che le cuo-
cofc mondane»>cciuoIio alla contemplatione pra gli occhi.
dell'opere diuine-. La urauità dell'habitoèinditio negli ^Uf>
lì porgere la moneta ad vn pouero, nella mini d'animo honefto, &
però fi honoranQ,&
guifà,che fiè detto dìrooftralià vanagloria de fi tengono in conto alcuni, che nò fi ccnofco-
gli hippocritii 1 quali per acquiftar fama,& gto no pet Io modo del vcflirccfsédp le eofe cftc-
ri.! de! Mondo fanno clemofina public^mcn- cioii dell'huomo tutte indino delle interiorffc
R cha
. . . , . .
95$ leonologìft
che riguardano itcompioiento dell'anima. graue»non folo non cede, ne fì piegarmi sIk
Gli occhi bafTì (bno inditto di honc(tà>per« ndlza)& edendo l'Honore.fìgliuoIo della Vit*
che ne gli occhi fpiràdo la lafciuiatcome u di- totia,come fcriue il Boccaccio nel j.della Ge«
ce» & andando i*amore per gli occhi al cuoce> neologia delli Dci>cóuien the fia ornato da|-
fecondo il detto de* Poeti; AbbafFati verfo ter- l'infegne della Madre.
ra danno fegno» che ne (piriti di lafqiuia, ne. L'hafla, & feudo furono infegna de ^i
lo
forza d^amote poda penetrare nel petto antichi Re, in luogo della Corona, come na^
Ilvelointeftaèinditiod'Honeftà,peranti- ra Pierio Valeriano nel Iib, 41. Però Virgilio
co> emoderno codume». per efier volontario, nel 6i.vdell'Eneide> defctioendo Enea Siluio
impedimento al girar lafouo de gli occhi RcdiAlbadide?
Hit {yides?) pura iuuenis» qui nititur hafia .
H O N O R E.
E perche nel Tempio dell'Honore non fi
de grhuomini fogliono. edere honorati,, cioè», ^r> louanecon vn*hafta nella deftra mano»,
la fciéza la ricchezza, Si rarmi,&: Talloro figni- ^j col petto mezzo Ignudo, &
col Cornu-
fica la fciéza, perche come qaefto albero ha le copia ncllahniftrayal pie manco ha vn'Elmo,.
foglie perpetuamente verdi, ma amare al gu- &;ilfuacapofarà.ornatOiCon bella acconcia-
fto, cofi la fciézijC: bene fa immortale la fama, turade'fuoi captili medefTmi.
di chi lapodìede,nondim^:nononfi acquifta L^hafta>&: le mammelle ftoperte dimoftra-
fenza molta faticr»,& fudorc Però dide Efio- ..
no,che corsia forza fi deue difendere l*Hono--
do>che le Mufe glihaueuano dpnato vn fcet- re, & con la candidezza conferuare.
tyodilauro^edendo egl. m bada forruna, per U Cornucopia, &
l'Elmo, dimoftrano due
mezzo delle molce fatiche arriuata allafcicn- cofe,lc quali facilméte trouano credito da cf-
za delle c.cfe,Sc alUimm.ottaliiàdeiruonome.. ferc honotari', l'vna e larobba ; l*ahra;l'cder-
Honore , citio militarci quella geneia.'Hbnoce con la
HVomopalma,con vencrando,&
vn
IO di
corona-^
d'afpetto
collaro d*oto al col-
benignità^ quefta con l'alterezza j qut Ila con
la poffibilità di far del bene y quefta col pen-
lo, Hk. maniglie nieslefìmamére d'oro alle brac: colo del nocumentorquclla perche fa fpcrare;
eia-, nella min dcdra terrà:vn'hafla,& nella fì- quefta perche fa temere:raa l'vna mena l'H^ -
iJiftra vnoCudo.n^ quale I fiano dipinti due: nore per mano piaceaolmcnte,* l'altra fc lo ti-
Tempi] col morto. Hic terminns hAret,2\\\ì^ ra, dietro per forza.,
den lo a' Teinpij di Marcello detti da noi po-
co innanzi.
Si corona di Palma, parche qucfl'Albero
H O R O G a A F 1 A.
rome ferine AuloGellio nel j.lib. delle Notti
Attiche è fegrjo ói Vittoria, perche, fé fi pone
DOnna giouane, alata, & veftita d'h abito
fuccinto di-color cclefìccbc in cima del
.&>p{a il fuo legno qualche pefo» aochorche capo habbu va'boiologgio dapoluere}& con
la
. . .. .
nome loro(cojtie afferma Macfóbio)da Apol- fiate descritte, nondimeno ho voluto ancora-
loicioè"!! SoÌe»cÌie in lingua Egitria fi dice Ho io dipingerle differente da quelle^ perche la
'
ro,& però per tappreretitare rboté del gior- varietà fuole dilettare alli fttfdrofi.
no dal Icuar del Sole fino al ìramohtat di effe* Dico dunque, che l'hote fonò tniniftrfc
ci feruirenio dell'inUentione dell'horologgio del Sole diuifein 14. 6c ciafcuna "è guidarrice
folafe rirrouato d?, Anisfììmene MiIefio.& per del timone del catto f lare, per il fuo fpatio.»
quelle della notte>con l'horo'oggiò da polùe- ohdeOuidio nel 1. delle Metamotfofi, cosi
re anc|?'egli ritrouatoda fubltmi ingegni, fi dice
che per venire alla dichiaratione della prefen- ji Jexfra Uttaque dies ^mm/ts^ ttnnus^ ^
le figura diremo che. Setutaque ^
pofitA i^nìijs &quutthui horA
Sifa giouane,ad'imitaiione dell'hore, ef- Etilriìedcfimo',p>ùab Ilo
fendo, che di continuo rinouano il corfo, ^ lungere equosTitan %elp(fi*tTÌrnperkt hetis
moto che fanno fucceUìUamente vna doppo ItiJJii Dt&ceUffs ptr agunt ,ignt*r:quevomtnUS
2^0 Iconologia''
Volendo noi dunque dar principio àqueda roffeggiare, che fanno li raggi del Sole in O-
riéntc quando comincianoà fpuntare fopcail
pittura» faremo che la prima hora ^a ndi'ap-
patir del Sole.
noftro emifpero, comedjq2oftra Virgilio nel
HORA PRIMA. fettjnìo dell'Eneide .
, '
Vr» iir'
FAnciulla bella, ridente, con ci»iffp di ca- lamquerttèe/iebat radi/s mèro, ^ éahnik'éfW
ptili biond|icom'orofparfi al vento dalla 4*f^o*'^*^f''ffisfulgtbAt lutea bigìr. . ' r '9
parte d^àuanti,<^ quelli didiètro fìano fteri>6e Ei:Ouidionel4,de'Fafti. < ji
tìox ybitranfterit CAÌumque rtfii/eer» ftimo ^
Le fi dà
fcgno del Sole, petche foleuano gl'-
il
EtSiKItal.lib.f.
antichi dare al giorno dodici bore, dodici & Hoiuc fiftmmi ferttr» toUemes &quore curtum
allanotteJe quali (ìdicono planetali,& fi chia
Sofise^ui /parfere diem, iam^ue orhertnato
mano cofi>perche ciafcuna di eflfe vien figno-
Diluermtnekul»s Titan fenjìmqut fiueb/tt.
reggiata da vno de*fegni de* Piapeti, come (ì Caligo in terrUS nitido refoluta Jereno
m
vede Gregorio Giraldo lom.i. lib. deannis Cl3ud.i. de rap. ProC
&menfìhus , cpn quefte parole PrAterea quo- Nondum pura dies tremulis
vihratur i» vndis
niam [ìngHÌt VlamtA» fìngulis borii dominarti 0" Arder» ^
erranter ludunt per CArula fiammdx
prAejjeab u4fìrologis dicHntur. mortdia vt a- & Z)um matutiais prd/udat folibus »er.
iunt> difftonere ; ideoplanetarum, hoc eji errane Dum meus Bamedat ftauentts lueiferagrox
tium (lellarum hor<t,qtt(itaif eU planetaris vo^ Rorantf proueSiusequt).
cam»r,conflttut<£ funi. Oltte à queftochivo- EtStat.i.Achil.
le(Te maggiore efplicatione legga Tolomeo lam premit aflr»dies humili/que ex éiquore Tham
-& Theone, &
da certi vetfi d'Ouidio fi racco- Rsranteseuo/nit equosf ^Athere magno
Sublatum curru pelagus eadit.
glie il medefimo
Kam Venns affulfit^non ilU luppùer kora Terrà con ta delira mano il fegnodi Vene-
Lunitque fere.'
te in bella attitudine,& con iafitiifiravn maz-
zo d'eliiropio,^ onero cicoria con i fiori, iquali
GiouanniSactobofco intorno à qweftojGO- per amica ofletuanza, fi sà,& fi vedcche con-
sì dice nel computo Ecclcfiafticc Notandum : tinuamente feguitano rlgiro,cheÉàil Solc,3c
edam quod dtes feptima»£» feeundum diuerfos perhauer'ioalla prima bora decbiarato, che
diuerfas habent appelUtiones} Vhilofophi enim figniiìcano i capelli, & l'ali mi pare fuperffua
gemiles quemlibct diem feptintanAì ab ilio pia" fopra di ciò dif'altro, anzik de tra dichiaratio«
neta; qm dominatur in prima bora illius diei de- ne feruirà anco alle altre bore, che ci reHana
nominant-, dicunt efùm pianetas fticceffiue do- à dipingere
minari per horas diei .
Et fé bene in ogni giorno della fettimana
HORA TERZA.
con
FAnciuUa anch'olla, la forma de rea-
cjifchedun'hoca ha particolar fegno differen- pelli già detti: ma quelli d'auantifaranno'
te da quclh de gli altri giorni» tuttauia noi in-
tra il biondo, el negro
tendiamoafloluramente rapprefentare dodici Sarà alatasi: come l'ahte in atto gratiofo dì
h^re del giorno, &
altrctantc della notte fcn- volare con-habito fuccinto, e fpedito,di colot
',
za hauer riguardo a' particolari giorni, à lo*- & cangiante, cioè due parti di bianco, vna di &
ro fuccedìone, nel circolo della fettimana, fi
rofiò,percioche quanto più- il Sole s'inalza dat
che psr dimoftratione fi darà principio alla pri l^Orientcla lucevien maggiore-,e di queiVho^i^
mahoja del giotfìo con il Sole come quello» :
ra intende Ouidio nel (r. de IleMc tara, quan-
che dsPcingirc Phore,& è mifura del tempo, e do óict :
quefto bsllerà per dichiarariorvfi dei fegni,sì "jt /òlet aer
pctqueft^ prima bora, che habbiamo defcrit- Purpurtus fieri, cum primum Aurora moueturì
ta,coine ancapetilreftante» Et breue pofi tsmptts candefiare
Solis ab ortu
Terrà con la delira mano con belliflìmo ge-
HO RA SECONDA^ (ìo il fegnodi Mercurio.e cólo finiftra vn'ho»
FAnciuila anchor'-Hacon4^ale aperte in at- riolofolare, l'ombra dclqual deue moftrar !*-
hauerà i capelli di forma,
to di volai e, & bora terza : l'inuenrote per quanto fcriue Pli-
co'ore conìe 1* prima : ma quclh dauanti non nio nel lib.i.fù An;iximene Milefio difcepolo
Éiripao timo biondi» l'habita faràfoccin.- di Taletc.di qucfto horclogio riferifcc Gcllio» "
B ? the:
. . , , .
%6i Iconologia
che tratta Plauto nella faaola detta Boetta cajnm*vtad eum femper fpeFlent,
VtiltumDìf perdant,qtn primtts 6era* rtpp«rit» Et Óuidio nel quarto delle fue Metamotf.
fS^ique »dto primus ftatuithie fiUrium, dice di queft'berba, che fu vna Ninfa chiama-
^i miAi e§mmiottit mi/èro mrtiettU/im diim ta Clitia amata dal Sole, la quale per vna in-
giuria riceuuta da quello fi tamaricò talmente
H O R A A R T A.
che fi volto in quelt'herba,lc parole del Poe-
FAnciulta come l*altfe,coi> l'alei & i capel- ta fono quefte.
li ncllagui(à> che habbiamo detto di fo-
jlt Clytìen quamuìs emer txctifare doUrem,
pra, l'habito fuccinta, & il color bianco, pec-
Jndieiutnqi dolor pefermt.non ampUus auiìtìt
ciochediceilBoccaccich nel !ib.4.deila Ge- m
Lueis adit, ytnetisqi modum Jibi fecìt *IU .
neologia delli Yyeu effendofi g'à fparfo il Sole> Téttuit ex ilio demtnter amentus vjà,
&hauendocafciitoi vapori, il giorno è piii ÌUympharum impatient, dr A^
''"" '"'^'» dit^Uf,
chiaro, &; Ouid io dice nel 4. delle Metam. Sedithumonuda, nudts ineetnpta eapiUif
cMm pure nitidt/fitKUs erbe ferqtie nouem lucei expers vtdique eitique,
Oppojìia peculi r eferitur tmagine ?h&bHs. Rore mero, lacrimisene fiiisieiunia paùit^
EtSii. ItaUib iz. Or» Dei, vuttksque fuos fieUehat ndilium
Redditur ex tempio jiagrimttof Atherelampas
Mtmbra ferunt h&jijfe filo, p*rtemque colorii
LHridusex ttvgues patlor conuertn in hetbiu
£t tremula infufo refplendent c&ruìa Phé.bo .
ciatoeffendo che ilSole>quanto più s'auuici- Tcrrà-con ladeftra mano il fegno di Gicue#.
na almezo giorno, più rifplende . Terrà coti e cola hn'ftra vn m >2zo d'heib^ fionta chia-
vna delle m.ini il fegno à\ SatiKno,& con l'al- maradaGreci, e LariniLoro; r<r£trto delia-
tra l'Elitropie,del quale Plino nel lib. r.cap.4 r. quale, fecondo, che nPira Piinion.tU'^.ij.^l
così '^^CQ. C..17.& i8.&Theoftaftr>,cmarrB)gliofo,pcr-
Afiretur hoc^ quinon obferttat quotitiianù ex^ cioche ritrouAndofi dtrr hrrba n.'l fonde del
ferimento,herùam vnamquA vocaturHcliotrO' fiume Eufrate, la mattina alltvfpuntar del So-
fium abeuntem Solem intueri femper omnibus le» ancor'clla comincia à ipuorat fuori dell'ac-
hortscum ea veni vel aubtio obumbrame ; que, & fccó ^o che il Scie fi vàinatzando cefi
Et Vanone fa qucft'hcrba, mmc>df>,.hc? qa^indoil Soieè
j^ecmtnuradntirandumquod fif in floribus arriuato à mezzo il Cielo, ella è in piedi drit-
«[UOSVocant Helitropia> ab eo quod folis ortum ta, & ha prodotto, &
aperti i fuo» fioii, ^c fe-
mant: fpe^anp, &emsitertta fetiHunt$tr ad ec- condo pòiiche il Sole dall'alua fané del Cic-
lo
, . .
Libro Secondo • a 5^
il Loto, à hauere anco quella pianta nedeninofìgni*
la vetfo l'occidente, va calando così
il
imitationt dell'hote ''à tèguiiando uno al cra- ficato deU'oIiuojljfonde per quefta caufa il Po-
tnontaic del iolccnrr^n Jo neik fue acqucSc tano né' fuoi veifila chiamaarborc iiel òoie*
fino alia mezza nocte fi va profondando .
La cofi dicendo.
l'aptcced'^nte bora, tetra con vna delle mani che tenga come habbiam detto co bella gra-
il regno di Marte, &
con l'altra vn ramo di lu« tta il fegno della Luna,6c vna Clepfidra, ho-
peti, con li bacel i, attefo t he fi nuolge al So- riolo d'acqua, del qtiaie fa menticne Cicero-
dere vano il gefto, e beila la pittura, chel'- & Et ancorché quefto horiolo noti fìa folarét
Terrà con la deftra mano il fegno di Vene- bora di(Te Siilo Italico lib.iw
re, & con l'altra vn ramo di oliuo, petcioche Idmefuediem *d )netas d^'ftjffìs p^iÌMetytnp*
quefta pianta riùolgé le fue foglie nel folftitio, ImpelUbat e^uii, fufctibi>t,'il3'ÌHattM xenhrMt
come fi è viftopet l'offeruatione da molti» di PMuUtim tnfu/s pieperantem ad tiferà turrM»
che ancora ne fa fede Plinio b Et nel libro decimo fcfto »
idm vtSptr 'fmpe
HOiLÀ DEiCiMAi
t>kjcute
fundere ncn t^uam trefidanti eiperat ^vrnlrMi/t »
di color giallo ma Terrà coh la deftra mano il fegno di SàtUP^
FAnciulla alata, vfeftita t
2^4 Iconologia
HOJkl DCLLA NOTTE. Soìruittnttfta^ ^ minttsvmbrMntur tpati»
«ORA PRIMA. E queOo i fignifìcati de i colori ì
bafietà pcc
Anciulln aiata, pariinente con capel-
i8e
dellneltimenci deirhore,che hannoda fuc*:[
1^ li, come le altre hocc del giornO} mail
cedere.
colore di quelli dalla pane d*auanti fata ne- Terrà con la defira m
,no il fegno di Marte*
gro .
& con la finil^ra vna ciuttta per edcr fignora
L'babitofaràfuccinto,& di varijco!oti,pcr- della notte, come dice Pieno Valeriane nel
cioche eflèndoil Sole waraomatojieirOcci- libro IO. & piglia il nome daenaeneado che
dcnte rale fi dimoftra per la ripercufTionc de i in latino fi chiama nodbua, d Jla notte •
fuoi raggi molli colori> come dite Statio i. A- HOJLA TERZA.
chille
t^r/tr/gihatr/idios httniiii Um pronHt Olynìf$ FAnciulla alata, & vefiita ài beietino , piik
SuJ^tSi» variUS Oca deus feeit freta nifira vn bubc^ne» ò baibagianni,vcccIlo noc-
Terrà con la dcftfa mano il fegno ài Gicue, turno,Ia fauola àt\ quale taccontu Ouidio nel
& con la finiftra vna nottola» oueto vefpettj- lib.^.delle Metam. l'argomento è quefio.Cip.
lione, cofi detto àvefpertmo umpordcowc di- uè bauendb conceduto à Cerere, che rime-
ce Betoaldo commentatore d'Apuleio» che è naflc Pt^ferpmafua figliuola dail'Infeino.con
k fera quando quefli animali cominciano à quello patto,che ella non hauefiie gufìato cofa
compatire, come dottamente dcfcriueOui» alcuna in quel Iuogo,fubito Afcaiafo dille,che
dio 4.Metam.nella fauola dell'idelTo anima- glihaueua vifio mangiate delli granati, im* &
le, cofì dicendo. pedi la fila totnara, la onde adirata Cerere lo
Ixmqtie dies exacìus erat, tempu/cfue fnbih»t ttafmuTÒinquefio animale, il quale fuoleac*
j
^Mtdtu nectenehrnst nec p^Jfts dteert iHcem» recare fempre male nouelle. 1
Sedcum luct tamen dulin (onfinia Kefiis. '
tm» defolatat fed durd eùam wacceffa , & «»- HORA SETTIMA ..,
XU
AnciuIIa alata, farà il fuo veftimento di cia^
ntsmonfhhm nec cantu aliauo vocali, [ed gè-
ìuitM,
'
ior cangiante, ceruleo, &
negro.
Terrà con la deftra mano il fcgno di Satu»
«ORA Q^V A R T A. no, e con il braccio finiftrovnTaflb, per moe
"T7 Anciulla jjlatain atto di volare, farà il fuo ftrarc,ch*cffcndoque(l'hora ne! profondo del-
Anciulla alata,come l'altre: il colot del vc- AequoragKm tnedo voluu* m* Jyder» tapftt
F ài mento faià di lionato che itiri al negro.
Ctttn tacet tmnis ngtr^ pteudtt, pi{i*que v»lueres
Sil.Ital.lib.8.
Con l'vna delle mani terrà fcgno di Mer-il
tacito ntx Atra fopor»
t:urio,òi: con i*altt;a vn mazzo di papaueto, eir>
Cun^a pe*^ terrei, ér UtiJhtgnafrtfmM Cén-
fendo che di quefta pianta fì corona la notte > diderat ,
come dice Ouidio nel lib.4 faft.5.
Ouid.J.faft.
Jnitrea pUcidam redimita papauere fronteta Kex vii ìam media eff» fomnufqu* fiUnttM ptèbeti
ììex ventt, fy>feeum fomnia nigra trahit . Et eants, ^ varid centieuijiis ames
Et ha proprietà di far dormire.come opera- Star. i.Theb.
tone notturna, la onde Virgilio lo chiama fo- lamque per emeriti furgens eetìfima fhoeii
porifero nel 4. dell'Eneide Titanislatsmundofubueda filenti.
Spargent humida mella foperiferumque papauer Rorifera gelidum tenuauerat net» hig»
2ttm pecudes veltcrefque tacent, iam fimnut au»rif>
Et Ouiùio nel J.de Trift.
t»ferpit cutisipronufyue per aera nutat
§lHotqut foporifetum grana papauer habet .
Grata laborau referens oblima vit& '
F come dice Ouid.4. Farti. vna delle mani terrà il fegno di Gioue» per-
che quefta ètra l'horedel più profondo fon*
&
2am coler vmsinefi rebus tgnebrifque teguntur.
Omnia. nojcon l'altra mano gli fi farà tenere,con bella
gratiavn Ghiro,coiue animale fonnacchiofo,
Con la deftra mano tenga il fegno della Lu
della qual cofancfa teftimonianza Mactic-i-le
na}& con il braccio vna gatta, perciò-
finiftro
nel lib.j.così dicendo.
chengnifìcala LuBiasdicendo,chc i Dei fug-
Scmnicuhfos ille perrigit glires .
pi/ce Venus latuit F tre farà alata, & Itarà in r.ttodi volare.
. Perciochclagattac molto varia,vede la not Terrà con vnamjooil fegno di Marte» 6c vn
te,ela luce dai fuoi occhi crefcè)òdiminui< Guftb»comc vcocUo proprio della notte .
fce, fecondo che cala, ò crefce il lume della HORA DECIMA.
Luna . Statiolib. 1 z.Theb. di queft'hor a difle. Anciulla alata, &i! cclor dei veftimento
modt rtex magisipfatacibnt F farà alquanto più chiaro di quello dch'ho-
$glaque nigrantes laxabant aìira tenebras rafopradetia.
Et nel libto fecóndo ^Tcrràin fegno del Sole.nella gu fa che hab-
jiftvbi prona dies longos fuper Aquora fines biamo detto della pruno bora della notre, per
ixigitt atqj ingins mtdio natat vmkra pnfund» . la mcdefima ragione, & con l'altra mano va'-
horo-
. .
^66 Iconologia
liotiolo io forma dfvn bel tempiettotcon la 110,1'ofcutità della notte è in decliaatioDe^co-
sfetatche maf\xi rhora decima.& fopr a la cam roe dice Virg.8. Eneide
Ì>ana da fonace l'hore>e(Tendo,Lhe il fuonodi* vti oetMtù perfufus lutiftf vndà
'
diceBeroaldo Commentatore d'Apu'co, lib, ^wem Vtnutantt alits ttjirorum diUgit ignes k-
Sii. iib.S.
5,& m. dime «iirh.'radecimajeflcndo già paf-
Et i*m turtieuh nigram n^x ro/cid» tnitum
l^cuiltempodidotmire.
frotuUrat, fiabutcjut n<ttns in limmt pùm»
HOB.A VNOeCIMA. Stringebttt ner ft thn'ttmii Ttthoni»co»iux
Cum minus unnMititnt^tai dejìjfe viktcr .
FAnciulla alata, farà veftita di turchino.
§luam e<épi^e diem
Terrà con la mano il fegno di Ve-
deftra
Star. i.Th'^b.
neree con manovn'horioloda poiue- ^arefcentitut vmbris
1*{^1 tra
rc»ncl quale fi veda la diuifione dell'hora» con Longa repenujfo mtutre trepufcuìa Pf:eeh.
il fegno,& moftù> che la poluere fia giunta al-
Terrà con U dt-ftra mano il fegno di Mer-
rhotavndedraa. curioie Cotto il braccio finiftro con bella gratia
vn Cigno » per moftrare primi alb^Ti della
hOra dvooecima. mattina, auandcheaniui il Sole, tlqóaicf fa il
i
FAnciulla alata. Se come l'altre inatto di dì fiatile alla bianchezza del Cigap, quando
volate, il color del vcftimento farà ceru- viene à noi, partendofi, fa parimente lanette
fcoj& bianco» pcrcroche auuicinadofiil gior- negf a> come è il Coruo
H O S P I T A L I T A»
Sufcipitur officiose: vt pareat aduenientt Janna . altra gente indegna j come dice San Gio-
Il ^eitimcnro di color bianco, ne dimoltra, u^nni al ^. Quidam Pauperes bonos exclndunt
cheall'hofpite li conmene d'elìer puro,& fin- magno s autem raptorest& dtuites recipium fwf^
ceto,& fenza macchia alcuna d'intetedci ma ttiofe .
H M L T A\
Io, lateda china, &
fotto i 1 pie deftro
haurà vng corona d'oro
Tutti fegni dell'interiot cognitio-
ne della ba(Tezzade i propri) meriti»
nel che confìfte principalmente que-
fta virtù, della quale tratta San t'Ago-
ftinocofi dicendo Humilitaseflexin'
propria cognitiomSi
tnitft &
ftid condì'
ttoms yoluntartA mentis incltnatio, fua
imo ordinabili ad fuum condttorem.
La palla (i può dire , che fia fim-
bolo dell'humilfà, percioche quan-
ro più è percoda in terra, tanto più
s'inalza, e peiò San Luca nel 14. ^
etiam r8, diffecofi.
6^«i fé h»miti4ity exalfaiitur
2^8 Iconologia
AU gtttfiìtÌM» ftH TigVtutlài'bto. Per la vipera s*in rcrpreta l'odio, e l'inuidiat
Non fcjft humtliato ad incMtiurfi
per lofpecchio l'amor di fé ftelTo.e per il Leo-
L'agnello è il vero ritratto dcll*huomo man DOnna con habito di Ninfa,& vifo riden-
fucto, &
humile per quefta cagione Chnfto. te,tiene vn cagnolino in braccio,ilqua-
Signor noftro è detto agnello in molti luoghi, le co molti vezzile va lambendo la faccia con
e dall'Euangelio» &: da*^ Profeti lalmgaa,&i/icino vi farà l'Elefante.
HumtlM . L'Humanità confifteindifiimulatle gran-
DOnna, che nellafpalla defìra porti vn fac dezze,& i gradi per compiacenza. Oc CadistaE»
chetto picno.&conlafiniftra manovna tiene delle perfone piìtbaflc.
fporta di paneifutà veftita difaccoj& calpeft»- Sì fa in habito di Ninfa per la piaceuolezza-
làdiucrfi veitimenti di valofc. ridente, perapplaufodi gentilezza, ilche aii<'
L'Humilcà deue eflPere vna volótaria badez- Cora dimoftra ii cagnolino , alquale ella fa ca-
za di pen fieri di Te ftefio per amor di Dio , di- rezze, per aggradire l'opere coB^rme al defi--
fpreggiandogl'vnli>e gì'honori. Ciò fi moftia detio dell'<^utior loro .
conia prcfente figura , che potendofivefiite L'Elefante fi fcorda della fuagtàdezza, piec
riccamentcs'elcgge i\ facco; il pane è indiDo, fare feruiiio all'huomojdalquale defidcra effet.
che fi procura mjfera mente il vitro fenzaef- tenuto in conto « oc però da gl'antichi fùpec
quifitczza di molte delicattjre per riputarfi in- inditiod^Hum2nitàdimofi:raio
degna dei comnfKjdi di quefta vita.IJ facchct-
Jo.che aggrauaè la memoria de- peccati, che
abbaffa la fpirito de gl'htimili ..
Il 1 S T O EIA.
Humiltà. DOnna alata, & veftita di bianco , che
DOnna con la finiftra mano al petto,e co guardi indietro, tenga con la finifiia
ladcftrad!ftefa,ò£ apeitaj, Cuàcon» la mano vn'ouato,ouerovn libro, fopra del qua-
faccia voltavcifv) il Cielo,e con vn piede cal- poùndcfi col pie finiftro
le raoltri di fcriucre,
chi vnu vipera mezza moEia»auuiticch!ata in- fópra d'vn fafib quadrato, 5c à canto vi fia vn-
torno à vno rpccchio tutto rotto, e (pezzato, Sararno, fopr^fpalle del quale pofi l'ouaio,
fion vna tefta d> Leene feritOipuf lotto à piedi,. oucro
^
il libi o,^'aiB ella fcciue.
La manoal pc:to,moftrajchc'l core è la ve- Hiftotin è arte,con la quale fcriuendo,s'cf-
Saftanzadeii'Humilià. primonoraitioiìi notabili de «ili huomini, di-
La defila aperta è l'egno, che THumiltà de- uifion de' rempMiature,e accidenti prereriti.c
lle cfteic rcale,d(: paticnte>e non fimileà quek picd-nti delie pei fcnc, e^dclleccfe, jaqual ri-
Ja del lupo veftito di pelle gceotina, pa diuo- chiede tic col«:»veiità,ordjne,&confonanza.
^re^i a^nciii... Sila alaiaicd^ndo tlÌ4 vna memoria di cofc; •
Icg^ui-
. . . . . ,
H I S T O R I A
JQI potrà dipingere vna donna*';
3 che volgendo li capojfì guardi
dietro alle rpalle,& che per terra>dc^
uè ella guarda , vi fiano alcuni falci
di fcntture mezze auuoltate « tenga
vna penna in manO)-& faràvefìita
di verde > edendo eflo vcfìimento
concedo tutto di queiEori ,Ii quali
fi chiamano fempreuiui}& datl*al«
raggiraua in fé {letso . il
\ !
IATTANZA-. »
nella finiftra
vcfticadi penne di
mano tenga vna trom
Pauone»
ba>&
la dedra farà alzata in aria
Lalattanzajfccondo SanToma-
fo) è vitio di coloro, che troppo più
di quel, che fono inalzatuiofi teuc-
ro che gl'huomini fìeffi credono
con le parole fi gloriar o , però fi & '
lèguitc» degn^ di.iapcih > la quale lì diffonde finge donna con le penne di Paucnc, perche
per k pani del ti)oadp,&; fcorte di tempo in la Iattanza è compagna» ò come dicono al-
lempoalli pQfteri. cuni Teologi,figliuola della Superbia, laqua*
Il volgere lo (guardo indietro moftra , che le fi dimoftra per lo Pauonc,perche,come ef-
l'Hidoriaè memoria delle coCepadateoaca fo fi reputa aflai,per la bella varietà delle pen-
perla pol^entà. ne>che Io riciioprono fènja vrilc > cofi i fuper-
Si rapprefenta, che fcriua nella guifa.chc fi
i. \ bi fomentino l'Ambinone con le gtatie par-
è detto, pcrcio.chc THiflor ie fctitte fono me- Dio che poffiedono fenza merito
ticolari di ,
moria de gli animi^&: le (tatue del corpoton- proprio, &come il Pauone fpiega lafua fu-
dc il Petrarca nei Sonetto 84. petbiaconleiodi altrui, che gli danno inci-.
tamentoj co(ì la Iattanza con le Iodi proprie,
fsndolfo mio qutfl^'Cfm ftn fr^li
fono fignificate nella trGmba,che ap-
le quali
A i»»£9 undétf.mk U Mfir^fiudìo è qntU9
Cht fa ir fama gVfititmtntimmertdi* prende fia£o,6c fuono dolila bocca medefima.
f
La mano alzata ancora dimoftra afiertiua te-
Tiene pofato »1 piede fopta il quadrato, Oimonianza.
perche i'Hjftoria dcue ftsr femptc faida, ne
laflarfi cotronapferc» ò
fcggicgarc da alcuna IDOLOLATRIA.
bandacon la bugia per intcìcfle , che perciò
fi ve(le di bianco . ,^ DOnnaincenfo con
ciieca,
con
le ginocchia in terra,
vniuriibuloalla fta-'
e dia
Se le mette acanto^ Safijmd, perche l'Hi-
tua di vn toro dibronzo
ftoria è dettada Mar.TuUic, teftimonif.nza
Idololatrsaj fecondo San Tomafo i.t.q.
dei tempi>maeftra della vita, luce della me-
Deo debms creatuu exhi*
moria» & fpirito dell'attioni 5?4. art. e^fì ctiltus
hims
Le
, . . . .
T T A N z A.
D .
forme,
Onnacon
&
faccia catnofa, difr'
cieca, in capo h^ucJ^
cà vnaghif landa drPap ucr<-»,camif^
«l'ndofcaìza in vn campo pieno dii.
Pruni, & triboli' fuori di (Irada, ve**?
rtnaibniucfamc nr^ d'oro >& à'\ gena-»
n;e>& à canto vi (.vìi {,€• l'aria vp Pt»^^
piftiello oueroNortoia. / jS
Perla prcfcnte figura non fi rapu.
prefenta il fcroplicc non fapere.mà k-
vino deliUgnotanza , thetìnfce dalj
difpregio dela f.ichza di quelle c< («
che l'huoa.o è tCBufo d*imporare:&J 1
pe'ò fi dipmge f a^^a. eh- cani na li-
beramente fuor di vià.& tià '< f^ine;
fifa fenz'occhi V perche i'igniianza'
è vno(lupore,& vhaccciàdi roentef|
nella quale l*huomo fc.nda vn*op>4
nione di fé fteflo,& crede edere queli
lo, che non é, in ogni cofa.oucro per
te moke difficuitl, the rignorantOrf
tramando dal dritto rentieto rfcllfij
viriij per le male apprenfioni dell'ina;
teIletto,tiouancl viuere .
linorànza.
delle lettere fi può l,euare,alJ'hiiDmo il ve!o del. O* da vagf.ezza de' piacer mondani;
l'Ignoranza.. O* da fuperhia chevirtùcotrompe:
IgnoriinzaM tutte lecaft. Ma l'huomt che sk perch'egli è nata, ài qtiefta
27» Iconologìa
I^M A G IN A T I O N E.
diumationefèr fSiSmia»
La Corona in capo con diuecfe
gurette denota che la virtù imagitù*'
nuatifiede fecondo i Medici nei pó-
mo ventricolo del ceruello,che è ii<3«
la patte anteriore del Capo cioè f(0||«
ce, ò veto fìncipitcj &
che il fenfo cfjf*
tnune porge alla viriiì imaginatiua fa
tic fpccfe* ò vero fatìtafme cosi chia-
mate dai Filofoii,& cofi dalla detta
viniififai'imaginatione^aUa quale vii
^ come U più nobile tutte i'alttcQÌ|e
difconojfi dipingécon gli occhi tiuaì«
ti in alto torta peofofa, &c in aftratto>
M I TATI
Libro Secondo»
ONE.
^71
Immortalità.
DOnna veftita d'oro, h quale ter-
rà con ladcdra mano vna pian»
ta d' marqnio fiorita, e nella finiftta
vna Fenice,
G ià fi è detta 1 a ragione dell'alloro,
la pianta dell'Amaranto fignificalm^
mortalità, pctaoche ella non muta'
ìSai il colore, ne fi corrompe» ne fi
marcifce mai •
La Fenice, per ritrouarfi dalle Tue
proprie ceneri abbrucciate perpetua-
mente, come è comune opinione, è
indicio dell'Immortalità medefimQz.
la quale è vna eternità col rifpettofo-
lo del tempo da venite
I M M V T A T I O H E .
Onna armata,ve{lita di cangiati*
D' te al fianco finiftro porta vna fpa
da, & con ambedue le manifquarcia
vn panno di lino.
L'Intelligenza di quefta figura bà
bifogno di lungo difcorfo, il quale la*
fciandoin gran parte alla fottigliezza
de' beili ingegni,dirò folo che fi dipin
gè donna armata, per dimoftrate,che
DOnna» che nella roano deftra, tiene yn la mutatione^ alia quale fono foggette tutte le
mazzo di pennelliinella fìniftra vna ma- cofe create,per fé ftefia é forte, 6cR conferua
Icbera» Si a' piedi vna fìraia fotto all'armature, cioè fotto al raouiméio de*
L'Imitatione Ci vede in qual fi voglia actio«* Cieli,che efiendo di diuetfa, &c piiì falda mate
nesouero opera fatta ad alcun'altra fomiglian- fono cagion e del Tuo moto, poi del
ria di ei7a
te)& però fi dipinge con vn mazzo di pennelli calore, & dell'Immutationc, &c cotruttione»
in mano, come iftromenti dell'arte} imitatrice che à vicenda procedono,fecondo la dottrina
de* colori» 8c delle figure dalla natara prodot- d'Ariftotele,& la conjètuano in quefto modo.
te» ò dall'arte ifteda. Il lino è poflo da Poeti per lo Fato,dandofi
Lamarchera»& lafimiaci dimoftrano TI- alle Parcbe,€grinterpreti diTeocrito,rendé*
mitatione dell'attioni bumane ; quefta per eC- done la ragione» dicono, che come il lino na* '
fere animale atto per imitare l'buomo coTuoi fce nella Terra, Si quindi à poco tempo vi fi
gefti; e quella perimiiarnelle Comedie>& corrompe, così, l'huomo della retta roedefi»
fuori, fapparenza; Se B pottamento di diuecfi roamente nato in eflaper necelfitàdi natma
pertbnaggi. fi riiblue
IMMORTALITÀ*. Le nvani» che>tiran<fo m
contrat» luogo,^
DOnnacon 1*1311 alte (palle» & nella nian (quarcian&il panno»(bno le contrarie qualità»
deftra vn cerchio d'oro.^ che in vigore del moto de* Cieli dilltuggono^
Uali fignific^no la iblfeoatiotte àa terra» la Se moltiplicano lecoic cenene : &(i. nota la
^uak non (òdienefe noiì cofemorcaH » iQolti^licatione nelle dlie parti del panno •
Il cerchio delFororai^re(énta l'Immortali» rATPASSlBILlTA^
tà>pcr efTere tra tutti i metani il men eorrotti» QVeftaèvnadclle principali doti dclcor-
bile,6: per hauer la forma citcoIace»U quale ,
pò gFori ficaio , come feri uono i Sactt
ttOQ bàtecin^e dpae $ni(^«» .3f eoioei.Pcrò fi dipinge ignuda, & bella, ehc
Sdai^'
^
. . , . . . .
374 Iconologia
ftìicoQ i piedi ehaad^fofrftt quattro Elemcn* braccio deftro VA Gallo» &
con la finiftra im^ ì
/
Libro Secondò. »7^
ew »fc4«^Dalchc Snida volendo moftra- la pugna } e dì aiefìté dubititRdoi cetre co ifti«
fintt
.«erimpieùiC violenza efler foggctraalla.Giu- peto fopia ^\ (^ìtàìtC altre armi mofìrateglv
ftit»?., tiice, che folcuano
figutatc fopra vno onde fé n'è fatto prcuetbio,quando perliarao»
ICceitrq la Cicogna, &
da baffo l'Hippopota- che gliaudacJ.ò troppo pronti, che vengono
xno: 6c pei lodisfattione de ftudioiì
add-Tt tò il «Ila volta noftiacontrarnafta>come porco fcl'
piàatem 0" vioUnmm fubui^am ejje lujlniA* fiflc»cioè quelli di Gioue alla ddtra, lucida óC
l\/amCicpfi$aquidem iufie a^Hfìt Grparemes chiara, &
dalla finiftra di Saturno, piii piccio^
fenh cotìfucìosiuaits ge(ÌAnt. ìitppcpotaftfus «?»• la di quella di Gicue}& farà di color folco,ter«
$em anim*ti ejì iniufif/Jimum . tè con la deftra m<tno vn mazzo di rofc,& con
I M PETO. la fintflra vn mazzo di fpinc^c li piedi faranao
\ T Ngìouanc
che n« quafi nudosie che
di «rpctio fctoce> àc arditq»
attp
ambidue alati»
Giouane fi dipìnge, efiendo rincIin«tione
. <
jr ftia in ^ix
«fi^oncaie impetuoCaineriCc Tinimico» e con la potenza che eccita,& muoue l'animo all'ódio«
fpàda nu Ja mofìri di u) aie vna ftoccaiajhaue* ©all'amore delle cofe buone, ò tridcperciòil
là bendati gli occhi, e coDi'-jliàgli hò.Tien>à Filofofo nel 2,.li<della Rettorica dice che i gio
5^1^ vi farà vn Cignale» che iìia parimenti uaui <imano,& odiano troppo>& ogni altra cO
rabbufFtCo>con la bàiiaalla bocca» ed*'" ateo fa oprano fimilmenté, &; la caufa ài ciò è per-
di operar/ì vnitamente con la fìgur* a vchiun* che l'Inclinationcnon e altroché vn appetito
que gli fi metta auanti per ofFcn derÌ6 « naturale, cosi dice ilFilofofo e/? appetims qui»
GioUiincjè quaC Qudo> di «fpetto feroce,* dam naturalis velttmofi e perche ogni appetì*
ardito fi dipinge* péi^norì é^Terc nellagiouen- to non è fé nò di ccifajbuona%ò che gli fi iiidicà
tù alcun timore, maptoniezza, e audacia ad biìom» vmms-appeùttiS no», tjt mjiixmhc perciò
e(porfi con impeto «degni incontro» che per* igipUaniapprebendendo lecofe per buone^
ciò (là iieiratto fopradeUo, p con l^fpàcia, co» inchnano grandemente io quelie.enohaueni
we.dicemo,, '\" ''
',.^1
* ' *
fo» chf elevala, e miCura delle operationi hu« fica bene» 6c il male, omde cocoite-Hnclina-
il
L*ali denotano la velocità, e la preHezza» cante il bene, &- il fìeto le tenebte rapptefeti^
della quale fiferueconpoco giuditio l'impe* tante il male,e perciò vediamo che nelle facrò
tuofo giouane» e daliUmpeto fi laflatrafpot- cartCì il bianco e fimbolo di luce di Diiiinita*
tare. Chtifto vien chiamato hisLCOttadidmdikilkSì
Se li mette à canto l'impetqofo Cignale^ ffteui, lo chiama la fpofa ne cannci, fi moitrà
nella guifa, che fi è<letto>percioche per comu ancor nel monte Tabor con li vefti méti biaik-
cófenfo di porco feluacico e pò»
tuttii poeti il chi, ytfliìmnta ms
petit nix, e quafi tcorgeia
ftp per l'impeto» come fi può vedere in Pierio bontà infinita che cu Uiunica à (lioi ApottoIi|
Vakrianolib»^. &
in Arifìofàne nella comc«> iinilinatìone adunque veQita di biaco ci rap«
dia detta LifiiUata, il cheto delle donne dice, prefenta quella eller bella, &rifplendenteco«
per le Dee» fé tu hoggi mi (lùzzichi,fciogIierò me la lucei& nafcere dà vn intelletto purgatOj
io il mio porco,e nella ifteda comedia il choro Come per il córtarió ci rapprefehtail color toc
delledonneLacedemonie minaccia Leonida to,che altro no Vuol dire cne cfcuiità e )ene«>
dì andargli addofiò, come Cignale^percioche bre.fimbolo propriaméte del male,è p^-iò nel»
rioclinatione» &
amor del combattere è così le&ritture Caere ci fono rapprefcntaci i danna-
naturale al Cignale, che prouocato dal caccia ti con il color nero,come ih BarUc al 5. parla*
lore>non fi fugge^md^ontanean^nte prendo do de dannaci dice tti^im fum facies eoram dt
. . .
2j6 Iconologii
fHm(fquiineùfit-^*ltic\m»tìoRc adunque vcfti- tura fua 1 quefto che po/ttii ìnmibuì reqkìfiii
ta di color necojci rappresela quella elTec tcifta ddagendum ^tefì agtre,& ftonagere » velU,&
e peruecfa e non procedere da retto giudicio. noUet Oc cofì m
cófcqueaza l'Indinatione può
Le due (Ielle in cima del capo dalli fopradet eflerbuona» e cactiua» può inclinar al bencifC
ci pianeti» dimoftrano l'Inctinatione di cffdSc anco al male.ma non però in vno i(le(To tem-
per efièc quella di Gioue di natura benigna,& po ma fucceflTiuamente : perche vorrebbe» &
quella di Saturno nociuo,& maligncdenoce- non vorrebbe> fono con crarijche non pofTono
tano il medefìmodi quello» che ngnificanoU elTcre in eodem fubte^io, &
in eodem tempore •
colori del veftimento IMCONSIDEHATIONE.
Tiene co la deftta mano il mazzo delle ro-
DOnna veCiicadt verde chiaro.mi difcia«
tc, per dimoftrarci che l'Inciinadone deue ef- ta, & del capo eoa
fcapigiiata*in cima
fer àpunto come la rora>bella*odorifecai& vir vn a farfalla, fotto il pie deliro hauràvn rego»
tuofa* 6c che rhuomo deue inclinate Colo alle Io,& vn compado, & con il pie finiftro fi mo»
cofe virtuofe e bellei e perciò li Egitti) con la uerà fopra vn precipitio
ghirlàda delle rofe figurauano l'incero Se per- L'Inconfìderationetnò è altro che vn didfct
fetto cerchio della virtù» cofì fé l'Inclina;cioni to di giuditio di coloro, che cri le cofe diucrfe
faranno buone àguifa di rofe fpargeranno o- non giudicano rettamente quello che co bop
dorè di vittij, &
per qucfto credo io che il Re- na, & giuda determinatione dourebbono.
gai Profeta porgeua preghi a Iddio> che li có- Pero è figurata detta imagine con vnafar«
cedede buone Inclmacioni. Jndinacormeum capo, la quale incólìderatametite pro«
falla in
Deus in teflimonia tua conofcendo di quanta curaàfe ftclTaia morte , aggirandofi intotna
importanza era la buona Inciinatione. allume.
' '
Le fpine che tiene co la finiftra mano figni» Veftcfi ài verde chiaro» perche ia virtù co-
ficano il cótrario delle rofe cflendo loro come nofciilta la qualc^èneirhuomo per fua natura
dice Pierio Valeriano ncllib.fo.il (imbolo di difpolla à riceu'ere. & apprendere le cofe, co-
(uttì i vui)>& perche tutti i (ìgnifìcati chehab- me fono, fi debilita per indifpofitione.ò per
biàmo dato alla noflra (ìgura debbano vnir(i negligentia fl dà lUoco, &nome cofi à qucflo
infìeme nella roedefima qualità diremo*che le &
mancamento-, la regola, il conapaflo fotta
tofe)& le fpine dimoftrano chchabbino corri al piede, non è altro che la ragione,& il giudi-
fpondenza di quàto habbiamo detto di fopra'. tio dell'huomo oppteflo, &
cóculcato dal pidt
'
Gli (ì fanno piedi aliati} percioche l'In eli*
i cioè dalla forza del proprio appetito il quale
hationeé moto fubito che fa abhorrirejò dilec dominandolo lo conduce all'opere itiagionc-
iare»fecondò la conucnienza che per natura uoli,& poco confiderate.Come finulméte di-
perfangue,percomple(Iìonc,vfo,& (lato (ì ha moftrail piede che tiene fofpcfo nel principio.
con le cofe.Ma e perciò da notare che fé bene nI
tittoua in diuetfe nature ftcundum modu eiuf, T^Onna^che poficon vn piede fopta va
come diceS.Tomafo nella prima parte alia \J Granchio grande* fatto come quello»
quaeft.59.all*art.i. Nella Natura intellettuale. che fi dipinge nel Zodiaco*, fia vedita di color
N OSTA
Libro Secondo»
N
^n
I N D V I. C3 E N T I A .
VNa dona
ne»6c d'vn toro, perche l'in-
in mezzo di vn Leo-
2yS IcoD;oIogia
I N D O 6 1 L I k\
che fi come quefto colore non prende mai al- danno facilmente cognitione di quefta figu-
tro colorccofi chi è indocilcanó è atto>ne ca- ra, & la ftatua di Pluto, tenuto da' gentili Dio
pace à riceuere diTcipitna> Se dottrina alcuna» delle ricchezze,dimoftra,che quefte fono prin
ne qua! fi voglia ammaeftcamentOj che lo po- cipale oggetto dell'indurtria dell'huomo.l pie
trebbe rolleuare dalle cofe vilii6c balTe di nudi fono fegno,che l'Induftria non difccr-
DOnna giouane, & ignuda con l'elmo in pofa il piede fopra la Terra.
capo, éc hauendo intorno al braccio fi- Indnjlria .
niftto riuolto vn manto bianco dipinto di ver- DOnna, che nella defira mano tiene vno
di frondi, vi fia fcritto per motto nel lembo: fcettro,incitr.a del quale è vna manoa-
proprio Marte; nella mano de ftra terrà vna perta,& in mezzo di cffa vn occhio-,al fine del-
fpada ignuda, dimo(ìrando(l ardita» &pronta lamano, e dello fcettro vi fono due alette, fi-
àiombattere., milià quelle del Caduceo.
L'indufìria è parte del valore-, &
però l'ima- Lo fcettro è fegno di grandezza,&: di pron-
gine fua alla imagine di eflb fi alTomiglia tezza*, la mano rflndurtria, & d'artificio, però
Si dipinge ignuda, per dimoftrare> che ella quefta (bftentandofi fopra di quello,dà inditio
per lo più nafce da* bifogni, &dalle fcommo- che i Principi, &
quei, che dominano àgli al
dirà tri, alzano dia terra l'Induftria humana,quan-
Tien l'elmo in capo>pcrcioche la principal do piace loto..
parte fua è l'ingegno,& la prudenza,che la tie E" opinione di Artemidoro> che le mani fi-
ne fortificata ftà con la fpada ignuda pronta- gnifichino artificio,confornae allVfo de gli E-
mente per combatterevperchc induftria è ftar gitti}, perche quafi tutte l'articon l'aiuto delle
,4efto9. faperfi difend^ere con auanta^gio ne' mani fi mettono in o^via* Onde Atiftotete
chianià
/
.. . . .
gefto fu fcgno d'ignominia, e difprezzo . Fa- di fonare vn corno, habbia fcritto nella ffon«
cédo indanza certi foradieti di veder Demo- te la parola Turpe 7 8c fi fcuopra vn fianco
fìene,Diogene Cinico dirizzò il dito di mezo, con vna mano»
e diffe cccoui l'Ocatoredc gli Atheniefi . L'i- La lepra nell'antico tedamento era figura
itedo Cinico dice in Laertio che raoltidìmi del peccato, il quale genera principalmente
impazziuano col diio,fc alcuno slongerà il di- l'Infamia.
to di mezo, parerà pazzo, ma fé slongatà l'in- Ilcorno,che fuona,modra,che la fuaè no*
dice non parerà cosi . Perfìo nella Sat.i.chia- titia infelice predo à gli huomini, come que*
maqaedo detoinfame» ùo è fuono rozzo,òc igncbile^
Infami digito» f^ luftruhiìihus ante faliuis Il motto fciitto in fronte ci dichiara, che 1*
S 4 IM-
. . .. .
28o Iconologia
iHtlfLM TA'. 1 na» dai quali la qmcte>& la tranqoilità ooftr*
DOnna & magra con vn ramo
pallida, dipende
d'Anemone roano. &vna ghirlanda
in iNPORTVKlO.
della medcfinìa herbaipcrchc fcriucOrc) Egit HVomo
pinta
con vna
rouine
tanè
di
velie di
di caG .le
rcuro,& dir
giunga fino al
tio ne' fuoi Geroglifìci.che gl'Antichi per que
{l*heiba(ìgniàcauanola malicia,& è quella» ginocchio, con le braccia, le gambe, piedi &
nella quale fingono iPocri efferfi tran>utato nudi > fc-nza cofa alcuna in capo, nella deltm
Adone, drudo di Venere, edendo dil Cignale tenga vn Cornucopia riuolto verfo la certa,
ammazzato » come racconta Teocrito, fa il che fia voto, & nella finiftra vn Coiuo
fior purpureo, &
bello itnà poco dura il fiore, L'In forra ni o.comc fi raccoglie d'Anftotele»
& herba , 6c foife per quello fignifìca l'in- è vn euenio contrario al bene» ogni contea &
fermità. to : &
il Coruo non per efiere vceello di male
ftrando dolore di non poterlo alimentare» per ce(rì,& le ruine pei Diuina pecmilTionccome
il mancamento di latte^Sc edendo fenza la ma gii Auguri antichi credeuano,che loto augu- i
no del braccio finidrc, lo fìenda in atto di pie- ri) fufTcro inditio della volótà di Gioue.Qsi»ndi
tofa compaHìone^hauendo il vellimcnto (Irac fiamo ammoniti a riuolgerci dal certo feotiero
ciato rn molti iuoghi. dell'attioni cacriue>al ficuro della virti!t,coo la
Con quanto fi è dettcfi dimostra il manca- quale fi placa Tira di Djo,& ccflano gl'infor-
fx^nio dei beni della Natura, oc della Fortu- tunij.
N O.
uecchiamai
Si rapprefeiìcacon la teda anna-
ta» & in vifta fiero» bardito » per di-
mofirareil vigore» e la forza
L'Aq uila per cimiero denota la gene
rofitàjefiiblimitàfuaipetcioche Pin-
daro paragona gli huominidialtoin
gcgno à queflo vccello,haucndo egli
la villa acutiflrima,& il volo di già lù-
ga fupcriorc à gl'altri animali volatili.
L'arco, e la (rezza in atto di tirare»
moftra rinuciligaiione* e l'acutezza.
E t',li
. . . .
Libro Secondo.
dice cosi
ib , alletta con la bellezza della pelle varie 11 mazzo di fiori con Lferpein mezzo, li-
fiere, le quali poi con fubito empito prende^ gnifica l'odor finto della bontà, de de ciceri
v&diuora. veleno vero degli effetti nociui.
Inganno,
co^
to fi fcnopra patte del vifodi vecchia molto
<iifforme,& canuta. D Cnna
gli occhi
giousne, d'afpetco
infiamniaii,veftita di tolic.cca
rcitibile
"^
tZì Iconologia
la lingua fuoci della boccata quale farà (imile IHGIVSTfTlA.
ì quella dei fcrpe,& dali*vna,&: dall'aliralpartc
haueià moka (aliua.In mano tenga vn mazzo
DOnn a
ài l'angue,
difTormc, veftita di bianco Tpacfii
con vn turbanre incapoal»
vna bilanc ia.Af itoce-
di fpine» 6c fotto i piedi l'vfo de' Barbari; nella mano finiftra tiene vn»
le nella Tua Rectorica dice, cheèpcoptiode* gran tazza d'oro, alla quale terrà gli occhi ti«
giouani) per l'abbondanza dei fangue* &c del uolti,& nella dcdrabauerà vna fcimitarcaific
calornaairalee(rerarditi,econ£[deniinell'in- per rerra le bilancie rotte .
come anco, perche amando i
giuriare altrui, Difforme fi dipinge, perche l'Ingiuftitia,on-
giouani l'eccellenza* vogliono fopraftate à gli de il male vniuetfale de* Popoli,& le guerre ci-
altri, nei módo.che poflbno,& pciògiouanc uili fouuente detiuano» btuttiflìnia u deue ftt-
D
&vn
Gnnavtliiia di biancotutra macchiata,
tenendo nella defìrimano vna fpada,
tolfo nella finiOia, pei terra vifaianno
la patte del
quale tutte
tutti t vitij
vitio, ma vna maluagità, nella
le fceilcragginifi
k raccolgono *
coniengono,&
.. . .
fi appartengono più vitiofo di quello, che di- be, 8c ancora perche con molta auidità diuora
mandiamo Gola)ò Crapula) Ci dipinge ve-& tutti i pefci piccioli, che fé gli fanno incontra
ftita del color della ruggine, perche diuora per Ingordigia, &poi h vomita perla fatietà»
quella il ferro fenza Tuo vtilej come l'ingordo ^ fomiglia il Tuo corpo in gran parte à quello
c^ni cofa trangugia Tenza guHo» al che appar* dell'Orata
tiene ancora io ftruzzo> che il ferro diuora,& La Lapreda,corae dice Oro Egittioipartori-
digerifce. fce per bocca.&fubito partorito* diuoraqueU
Il Folpo in Oro Apolline lignifica il mede- l'ifteflfì nò fono ptefti à fuggite
fuoi figliuoli,fc
fimo j perche; mancandogli i cibi fi nudrifce Ingordigia .
della carne fua medefiraa "TN Onna col ventre groffo il che fignifica
Ingordigia, Ingordigia parafitica,& tenga in man»
DOnna brutto afpctto,veftita del color
di vn vafodi ttafparente vetro, dentro al quale
fiano molte fanguifughe, oucro fanguettole^
della ruggine* che vomiti il palio per la
bocca ; tenga nella delira mano il pefce detto perche come la fanguifugha, pofta a forbire il
fcaro; & nella finiftra mano vna lampreda* da (angue altrui non fi (lacca mai per dia natura»
Latini detta Muflela marina,oueroÀ^^my. finche non crepajco0 gl'ingordi non cedano
N 11 pefce Scaro à noi è incognito; perche di- ' ' non gli affoga»
mai, finche l'ingor!migià ideila
tfA7eUhCl0HV,
StiJ glundem aliam quidem kahet^aliam 4U»
Uro cptataceipere'^
Pigiiafiil porco perl'lngordigiajco»
me animale il quale ingordamente di-
aora tutto il giorno, e mangia d'ogni
>»
. . .
. , ., .
2^4 Iconologìa
atcendeaa ì far buona vitata mgra(Tarfi,con- JngratìmcHne
cniude l'Epiftola con qaeftivccfi
He pinguem, ó* nitidtm htne eurat» cute vifit
DOnna veftita di hedefì, tenendo in vn»
mano due vipere, l'vno mafchio, ei'al-
Cui» ridire ve'es Epieurei de gre^e porcum ,
trofemina,& il m ^fchio tenga la tetta in boc*
Ooue fi chiama porco della greggia d'Epi- cadcUafemina.
euro:E porci furono chiamaci i Beouj nell'Ar- Ingratitudine è ptf ptia malignità nell'ani-
cadia : Leggefi ne gli Adagij, Vita fuilla> per mo tozzo, & vile, che tende i'huomo fcono-^
vna vita ingorda da porcoi e quelli, che me- fccnte de'bertefifi)verfo Dio.c'l proflìmo, fii
nano si brutca,e Cozza v'natCono poi tenuti flo- che fcor dundo il ben prcfcnte, brama Tempre
!idi>groflìi^ indocili fìmili à gl'ingordi porci. il futuro con appetito difordiriato
Ma ancorché in quefta fi rapprcfenti fpetial-i L'hedera porta il fignificato dell'Ingratitu-
mente l'Ingordigia della Crapula, nondime- dine, perche quel medefiroo albero, ò muro-
no fi può applicare all'Ingordigia di qual fi vo che h èttaro fottegnoncll'andat in alto, &à
glia acquifliOje guadagno di robba) impercio- crefcere,ella alU fine in rcrauneratione di gr»
chcj fi come il porco fpenco dall'Ingordigia» tuudinclo fa fecare, & cader'à tetra
va ferapre fcauando U terra.col grugno.e con Significa quefto medefimo la Vipera, la
le zampe per ingra^Tarfi: cofigli huoinini in- quale per mento delia dolcezza, che ticeuc
gordi del le cofe terrene) cercano di fcauare i ne' piaceri di Venere col cópagno, bene fpef*
denari di fottotecra^ cacciano il capo eciam« fo tenendo il fuo capo in bocca , lo Tchiaocia»
dio in luoghi, chea loro non appartengono; & eflò ne rimane motto : E poiché mi fouuie-
petimpadronirfidi quelle, fi rimefcolano di neva Sonetto àquctto propofito del Signor
quà,edilà sfacciatamente, e fanno tanto di Marco Antonio Cataldi, non m'inctefce ("cii-
mano, e di piedi, che ottc%ono cofe indebi- uerlo per foddisfattione de Lettori
te per fatiate la loro ingorda voglia . Appena
O' di colpe, e d'errori /t'ergo, e fede,
haueranno tirati li fruiti maturi d'vna vfura, RubelU al aUa Natura» à Die»
giufioy
che defiderano gli altri non maturi, ranto fo- Pefie infernale morbo peruerfo, e rio ,
plicò all'Ingorda Aiiidità, che haueua delle O' di pietà nemico, e di mercede,
donne, come ghiotto di quelle Mofito à rictuer pronto, à dar reiJi», .
gainfenovnaferpcinmododi accarcz I N I M I C t T I A.
zarla-jin capo h;iuerà d'vn Hippopota»
la tefta
rao,& il tettante della pelle del detto animale DOnna veftita di ncto, piena di fiamme-
gliferuirà per manto. Vedi in Oro AppoJlinc. di fuocOt con la dettra mano in atto di
Iif^ratitudine
minacciate, crn la finiftra tiene vn anguilia,&
fianovn cane, Oc vna gatta» che
DOnna vecchia, che nella man deftra tie»»
in terra
zuffino infie me.
fi az-
ne due vnghie d'Hippopoi^mo altri- ,
menti cauallo del Nilo, per moftrare quanto veftimento nero con le fiamme fignifica
li
Apolline fi legge, che gli Antichi adoperaoa- fanno rinimicitiadutabile, la quale no è foio
no ancora iVnghie dell'Hippopotamo» & già quell'ita, che ha nel profondo del cuore, fatte
iìgucarono ancora gli Antichi l'Ingratitudine (io del profiìmo,& che ciò fi mottri per lo fuo-
in Atteone diuorato dalli propri) cani» onde co,&' lo manifertah dcfinirioDe,ouefidice>r-
if a edere vn feruor del fangue intorno al cuo-
nacque il PfouerbiQ i'nTeoctitOi Nmàsàneh
%>.t ti Cd<ÌÌH r.
lejpex appetito di vendeita»& la malinconia e
addi.
. .
fignificare nel color nero* Se fa gli huomini ti- darlontànadagli altripefciiper Iniroicitia,co-
cordeuoli dell'ingiurie. nie dice Oro Appolline,& qucfti infieme cficj[\
L'anguilla» il cafle>&lagattta dimoArano do in continuo contrafto naturai meo te •
INIMICITIA MORTALE
La canna>e le fdciine denota la per-
tierra>& iniqua natura di coloro»! qua-
li allontanaci da a comandamenti dei
•^
. .
2U Iconologìa
•n«tapct{'ecutione,& lniniicitia,t:lic legati,&
laggiunti pct forzainficme due rami d'atboie
alcuno, &
ofTefo noe s'adiraynè s'accende I
dcfidcrio di vendetta , ma tollera patiente-
& àciafcun legata vna gamba di Bcflo , fece mcnte fcnza rcpugnanza, che gli fi tolga, e fa
fciotlid'infiemccprccipitofamentc aprendo- lanatcla vita} dùuendocofi fate chi defidera
fi per mezzo per memoria
io sbranò esem- & d'afifìmigliarfi à Chrifto . Qut coram tor'dtnt^
pio del fuo ioimicheuole»& peflìmo cofiume •
fé obmutuit . còme fi dice nclic facre lettere
INI CJ^V I T A*. per edere nobiliduna in lui l'idea deli'Imio-
cenea.
DOnna veftita di fiamme di fuoco« & fug* Imocemji,epHrìù.
"^
gavelocemeniQ.
Si dipinge in fuga> perche non è fìcucaia Glouancita coronata di Palma>& ftarà là
che non fi fcrroano mai in vn propofiro con del popolo lauatfi le mani, manifcftando ctni
(Ubilità)Cbe perciò fi vede anco di color can- '& mondezza di e(Ie>dc con la purità dell'acqi^
giante. la mondezza,? la purità della mente. ^
Inquietudine d'animo . Ci qui nacqucche poi ne* Geroglifici furdii
DOnna metta» & in piedi, che nella de- ^^ quelle due mani» che fi iauaaanomlienaJei
vfate da gli Antichi conoe racconta Pierio V»>
fifa mano tenga vn cuore > (opra del
quale vi fia vn tem^od'horologio, &c<»n la lerianonel lib.trétacinquefirao,& S.Cipriado
, iinidca vna banderuola di quelle»cbe raollra- i^^l libro di Linore, ci e(Torra à vìcordàifi fera^
tioìventìv pcf* perche chiami Chrifto la fuaPlebe«&:no*i
.
Si rapptefenta con lliotologio fopra il cuo-
Si, --,« 1^ u-« j^;.,«i^ «~
fCiSc —
j;^-«^
con la banderuola come dicemo, -.- j:
per di
— niini il fuo Popolo»adopetando il nome,di pé>
core, volendocosì auuertire, che l'InnoceiiW
fnoftrare>cheficome rhocologio»&la ban- za»&'lapuritàChri(liana, fideue roantenece
deruola» di continuo fono in moto, cofi chi è intatta, Se tnuioUbile ^ì
cenzaé vnalibera,e pura mente dell'huomo» terra vifia Vn*Afpiue,il quale con vn'cre echio
che fenza ignoianzapenfì, & operi in tutte le ^
prema la terra, Taltro lo ferri con la coda.
cofe con candidezza di (pirit02& fcnza puntu- L'Inubidienza non è aItro,che vna trafgrcf-
ta di ccn(cicnza> fiene volontatia de' precetti diuini>ò degrhu-
l'Agnello fignifica l'innoccnia perche tnani
eoi) ha «ic ibcza» ni intencionc di tiuocctc a4 Il vcdiCOIcnb» e la mano alta conuengon*
aUa
/*
. . , . .
padìoni conduce altrui à volontario diipregio Veneree, come dice Athcneo lib.8. Se 7. ad
delle leggi,& de comindaraenti» a* quali fia- Venarem conférunt prétcipue Poly^desii^ei que-
nao tenuti obbedire per giuftitta,& che però tto forfè poneuafi al (ìmulacro di Venere»co-
lì dimandano Bieta^ricamente > freno de* me anco per Geroglifico di fermezza, Co- &
Popoli. ftanza d*Afnorc> fecondo Pierio, perche que-
Ha il capo adorno di penne di Pauone, per- flo pefce s'attacca tanto tenacemente a' fafl^
che i'Inubidienza nafce dalla troppo prefon- ò fcogliiche più tofto fi la(Ta leuare a pezzi,cb]e
tionejSc fuperbia. ttaccarfi. L'ittelTo pefce con figura però del*
L'Afpide li pone per Tlnubidienza, perche roliuo»& dell'origano lo ponemo per lofta-
fi attuta gli orecchi per non fcntire, &
vbbi- bilirà d*Amore, poiché fé fente l'odore dell'e-
dire riocantatotechepcr forzu de* fuoi incan- rigano, per quanro riferifce Pierio lib.2 j^. &
ti lo chiama come teftifica Dauid nel Sal- $7, l'abhorrifce tanto che fiftacca, per lo con-
mo 57. dicendo Furor iltit fecundum fimi' trario l'odor dell'oliuo gli è canto grato, che
ìiìtidinem (hrp^ntU ftcut A/pidis furdd, &
oh" I*abbraccia: tal natura dice Atheneo tib.7. fi
turantis attres fuait ^(t(t non exaudit vocem in* fcorge quando mettendoli vn ramo d'oliua
tantamiufa,<2r venefici incantantis fapicntcr , nel mare in quella parte, doue ttannoi Poli-
INSIDIA» pi, in breue fenza niuna fatica fé ne tirano-
fuora attaccati al ramo, quanti fé ne vuole •
DOnna armata» con vna volpe per cimie-
Oleam illos appetere hoc etiam documentum ejf,
ro^cinta intorno di folta nebbia, terrà
rn pugnai ignudo nella deftra^e nella fìnilìra qttod eius ramum fi quis in mure dimittat vhi
ftc dardi>farà vna ferpc in tetra fra Therbe ver-
Pptypi habitam, ac parum illic contineaty quot»
qtuit volet nullo labore ramo impaUos extrahet*
*, che porgi in fuori alquanta la tetta
Ulaudia è vn'attione occulta fatta per of^ Ciò auaiene>perche fono d'odorato leggiero»
Ssnder il pronKQO,e però s*arma, mottranda &
amano odore foaue, come quello dell'oli-
rànimo apparecchiato à nuocer col pugnale, uo,& odiono l'origano di acuto odore^però il-
tco* dardi» cioè lontano, e vicino, bà per ci-
&
ramo di quetto sfuggono, a quello fì artac-
miero vna volpe, perche l*ìaftutie, fono i fudi cano» Così fanno gli amanti inttabili, (è la
principali pcnficrija nebbia e lafecretezza,&
cofa amata porge loro l'acuto origano della
;li occulciandamenti » ch-'adìcurano il pado
gelofia, &
fé raofla da qualche rispetto moftra
tirinfidia.
fdegno,& afprezza,non potendo eflì compor-
La ferpe fomiglia rinfidiofó, fecondo quel tare così fatto rigore fubito fi (laccano dall'a-
'ommufl deit'j'.Latet an^HÌs in herùaÀnKipiC' more, &
giurano di non totnarui piiì: ma (e
ato da tmtigli efpofttociin tal propofito
poi l'amata riuoTga verfo loro ciglio fereno, e
molili grata piaceuolezza fubito ritornano9
hijìdia,
DOnnaarmata^nelfiniftrobracciotenga
& di nuouo s'attaccano al ramo dell'oliuo firn
vno feudo, & cottk deftra vna rete, la bolo della foaue pace. Maggiormente fi di-
moerà quefta Inttabilità con la figura
5uale da gli antichi fiL tenuta per GgniBcato f?o"f2quetl del Po<
., - .
INSTABILITÀ
,
, OVERO INCOSTANZA.
d'amore,c'hor s'attacca, hot fi fiacca.
U
T^ Onna veftita di molti colori» con là maov
deftra s'appoggi àvnacannacon le fo-
glie,efotto i pieditengavna palla.
Del Signor GicrZaratino Capellini. Veftefidivarijcoloril'Inftabilità,perla.frc-
DOvaiamo
NN A , che tenga nella manodeftra. quente lautatione di penfìeri deirbuomoin--
d'oliuo>^ Qella finifha vna fìabile
. . . . . <
389 Iconologìa
Si appoggia ad vnafcagil canna» fopra alla £/F próculk mhit éiJtopré/iruU vtrt
palla i percioche non è (lato di conditione al- Et Aridotele compara l'Intelletto noftro ti
cunaf doue la volubil mente formando fì adì» Solete al fenfodel vifo» perche fi come l'oc-
cuci)e doue non fi appigli conforme alle cofe chio non può mirare la luce dei Sole ;così l'in-
piij mobili*, e meno certe. telletto noitro non può comprendere tutrili
Inflabilitày onero Ineoflan^a . fecreti delia natura che fono cofe clie depen-
DOnna vcftita di varijcolori , per la ragio- dono dalla prima forma>& fono cosi create da
ne già detta * dia à cauallo Copra THiena Diotche diffonde in Inftattn per tutto>& co-
fi
fcrpcnte,oucro tenga il detto animale in quei me dice quei P. Comico. Piena louis amms
miglior modo, che parrà à chi lo vuole apprc- conjìant .
de^ ahditis catifìi rerum lib.zjcap^i7.& l'è.Qc mo d«tto,perehe qucfto a*iiraaic ha tal Incin-
to, Se Vài ptepcicià della fua fcrwi»» che per
Galeno J. pvtfUcium msdiiamentorum
lib e.
viftùocculta tira afe la Donnola come la cala*
16.&C lib; ir. centra Pelope fuo precettore, & mita il ferro,& l'ambra r4 pigfraja cjuale attrar
nel libro dtìvftf reS^ratimif riprende Crafft
ftraro che troppo curiofo cercala di fapcrlc
tionefifa per mezzo di quelle (pctiejlè qualf
cauib di' tutte l« cofc-, effcndo veramente la- prottcngono dalla propria fbrma»& fi molupli-'
caufadi detto Inftintoila propria focnaa della-, cano che arriuano à fare rèfietto^
nell'aria fino
r
. . . .
4|uel colore del vetrccosl intraaiene ncUi sé(ì in perla quale fia tirata, come
modo paflìuo,
del coipo,perche vcdiaJiio,che nel vifOils" (pe- nel cafo noftto II rofpo ha la qualità occul-
.
& così fi (à l'vdito, come Jice Aiift.i. de y^»i- & 1 occulta in moJopartiuodi efletc
a qi.i.ìhcà
f»<inon ci è alaa differentfa , che qaoitc Ipe- tirata dal rofpo-, come anco accade nella ca-
ciw"fono fuggrte alli dcctifenh, iScqaeih della lamita, di nell'ambi a, perche come dice Ga-
virtù occulta ali'intellerco fohtncnte ; Ma fé leno t.de dijferemijs feh c\^.^. Nulla caufn"
beneqiiefte fpecie fi difFondono,e rao tipljca- ru/n agerepoteflahfqtte patienti apthudine; Che
no dalli propria forma fino altacofa citata) fé non fufle così, ne feguirebbe che il rofpo
non però qtiefto bafta, ma bifogna , che vi non folonon tiralfe la Donnola» ma anco gli
finn detta cof4 tirata vna ceita attitudine à altri animali»& cosi anco la calamita potteb*
quel motojòc che habbia vna occulta quiilità be litare afe l'altre cofe.
INTEL LETTO.
(
rà n'qird; , che gli fia vicirra. L'FnrcKetraè HVomo armato dicotazza, e veftito d'o*
net nntu a' mcorrorribilc, & non inaeccbia ro, in capo tiene vn'ctmo do rato>« nel-
Riamai, & pere fi dip;n^ g^oumc lade (h'avn'afta.
U veft'(r.eato dVro fignificala purità., & Qiìeft'huDnao di quefia maniera dercritro d^,
T laoftra
. .
H^ Icòhòlogijì
«oftra la perfcttiotìè dclrfntellctfò» il quale fcono ài prézzoicotne è dì prezzo Toro > e &I4
«rraato di faggi configli facilmente fi difende dbcom'èfaldo l'acciaio ^l'ìiafia Cupone, pei'-
in tutte le belle^ e lodeuoli op£re9 che egli fa», che dall'intelletto nafce tutta la victùtche pu^
ouero perche in guea:a>.coinc in pace è ^eccG^ venkin difefa dell'huomo » il quale come Re
farijffimo. iìede nella più nobii parte, &
ha carico di co-
Ha l'elmo d&rato in tcfta». per mofìrare,che« mandare) 6c di dar legge advn popolo di pa^
J'Intclletto rende l'huorao fedo, e fauio» e lo fioni> che in noi (è nza eQo farebbe tumulto» e,
i&.Iodeuokje piac.eu.ole àglialtri».chclo.cono* continui fpUenamentt
r K T E L. t I G E N 2 A;
D
upla
Onna,chc nella defira tiene
vn liuto,e oeJla finifixa vna ta;-^
fcritta ..
Libro Secondo. Sf r
It^TR EPl D IT A% E COSTANZA.
che ha ntl vc{\\méto. non atude l'adot
ramento dei veli divari) col< u ligni-
tìca che l'Iou^nncnc none vna Ridi»
ma fono v.aiic &
infinite, petcìothe It
varietà dcg 'intelletti iruentaHo > SC
ptranosi il bene come ancoilmalCfcr
»,
3^2
I N Enti Iconologia
O N B.
formiche
cui veftiraen-
lenga il
Efpofla dal Signor Gio: Zaratino
to fia »
Capellini.
braccio defìro.e »1 dito indice della medchma
mano i)ko,rnoai?ndo con e(IovnaGtue,che DOnna veftita di manto lungo, con il ca-
volipctarit, e col dito indice della finiftrcvn po coperto, d'afpetto mefto,con la fini-
Cane, il quale fìia con la teda bada per tetta Itta mano rauoJta dentro il veftimento foften-
in atto di cercate la fìera ga il volto, habbia le lacrime àgli occhi. Tale
I*ali che potia in capo (ìgnihcano Telcua- Hatuafù veduta nel Monte Libano, aggion-
tiene dell'lniellf tio,perchc alzandofi egli per gafi àlii piedi vn porco cinghiale.il manco lun
Tacquifìo della Gloria, dcll'bonoie, e dell'Im- go fia di colot cianeo ofcuio,negro
mortalità, viene in cognitione delle cofc alte, Queiìa figura è prefa da Macrobio antico
e celefìi. Autore, non però tanto antico quanto penfa il
Diamo ì quefta figura il veltimcnio pieno Biondo da Forlì nel fecondo libro di Roma
di formichcpctche gli Egiti) per elle fignifica- ttiófante,doue lo mette nell'Imperio di Adria
Uano rinucttigationc, clTendo quelli animali nojche inucro fiorì lùgo tempo dcpò,tieU'Im-
diligcntifliroi inucftigatoti di quanto fabifo- perio di Valentiniano fccondo,di Theodofìo»
gno al viuet loro de d'Arcadio, attefo che egli lù coetaneo di
Mrfìta la Gr«c, che vola, perche gli Egittij Seruio Gtammatico, &
d'Aurelio Simaco lo-
(come dice Pierio nel lib. dicellettelimc; vole datiflìmo Autore di Latine epifiole,nominato
wanccheciò f( fle dimoftraiionc d'huonro cu da lui nel quinto de Saturnali cap.ptimo, & co
riofcc inuefìigctote delle cofc altee fubl mi, qual Sim
lui paria nell'vltimo l]b.cap.fcttimo,il
quelle, che fono remote dellaierra, pcr-
.e di maco fu Confole l'anno del Signore 3^4.fecó-
cioche qucfìo vccello vola molto in alto con do la Cronica di Piorpero Acquiianico , Si. di
Gre-
,
Hb^
3^4 Iconologìa
INVERNATA DA M A C R O B 1 o:
Efpofta dal Signor Gio: Zaracino Caftellini •
coperradi nubi, e priua del Sole fiupida fiafiì». no nelle più ellreme Ifole, ne veniuano dalla
&le fi.n« carne occhi della terra piùcopiofa- Frigia, da Opro, dall'Hemonid,.da Ciiheii, ^
mente fcaturifcono, &li campi del fuo culto dal Libano..
priui»moftrano metta faccia..Mà quando il So. Ktque muUer vita remanpt tn ùppidit Cytf:eTor$tm ».
Libro Secondo. 29
Biblij di fauoleggiare, che in quelli dì fuffe A- to quanto ceruleo, azurroj nondimeno ferue
done vccjfo dal Cinghiale nel monte Libanoi anco per fempiice colornegro,non mifto.fcco
& ch^ ii Tuo (angue fcorfeua per lo fiume nel docome,& in che materia fimette.Nell'Epita
Mare. Iodi pigl«auanooccafione di piangere fio d'Adone attribuito da alcuni à Theocrito
ogni aono la morted* Adone»fi come fctiue Lu Greco, &c da altri à Bione Idillio primo fup-
'ciano Gieconella defctittione della fauolofa pongono che Venere folcile andare veftita di
m
Dea Siria» come quello che caufidico in Si- color porfirio,cioè purpureo, che nella mot &
ria>& ville nel te rapo di Traiano Imperadorc te d'Adone fuo amato fpofo ptendeffe la fto-
2foanui ptiiHu di Maccobio.I Giudei confini lacianea,funefta negra.
deili Si i.ficome pacciciparonod'Yna vile con non ampUus purpureis ìnvefiibus dorm ias Venus'
ditto e loroi comenuioni nate alla f;ruicù à Surgemijera kvavatìKì pallata pUnge .
g!j litio del Kora no Oratore, così anco mol Pm abaHo l'introduce fcapigliata > fcalza»
li vii loro, fi lassarono corrotti pere da reo coftu Ingubre
me di piangere Adonide del Monte Libano, Soiuùs eapil/fs per faltus errat
pianto rpetialmente da Donne<i5c pianto abo- Luguhfis incompta» nudis pedibm
niineuole nel capitolo ottauo dEzechiele che S'era lugubre,era in habito negro raefto,!*-
ptofecò 60Q. anni auanti h venuta di Noftro azurro ci rallegra la vifta. Interpreta Girolamo
3, Signore. Introduxit me per Ofìiunt Domus Magio nella fuamifcellanea fopra quefti ver-
fi Donttni quod refptcieùat ad AqttUonem, ec & fi,cheil colore ceruleo conueni{Teàptrtti,egio
9> ce tbt muUeres fedebant plangentes Adoni- ueni moni , Ma giouane era Ifigenia figlia dì
n dem . Rel^arà dunque corretto perl'auueni Clitemneftra, enódimenoin Euripide prega
rermuernopofto fottoii perfonaggio d'Ado- lamadre à non fi ftrappar la chioina nella fua
ne del Caualier Ripa> aggabato dall'Autorità morte , &
à commandare alle fue forelle , che
di Pierio,& ad ogni occafione di rappresétarlo non coprilTero le membra loro di negre vefti.
fi lafci quella figurala fi pigli quefta come ve- Giouine era Achillee pur Theti fua mad re
ra & germana : Non è verifimile, ne
vero che preuedcndo che in bteue fuo figliuolo doue-
Adone piangere fé fteflb dopò morte» ma fi la ua morire in Troia fi mette à piangete in velo
bene fu pianto da altri.II fomentare conia ma- cianeo , negro piiì di qual fi voglia veftimen-
no il vifo è fegno di meftitia.Sogliono i penfie to,nella Iliade 24. d'Horaefo
refi» & gli Aftiitti, o fedenti o diritti poggiarfi Vtlumeuttpit diuM denvum Thttìt
col cubito à qu;ilche fedia, tauola > o ad altro Nigrum KuAfiov hoc àutem nuilum nìgtuser»$
poggio per foftétare il capo chino. Heliodoro viflimtntum
nel primo dell'hiftoria etbiopica rapprefenta Nel qu al te fto greco il veftimento negro ftà
Chariclia donzella di fingolar bellezza dotala, efpreflb conia voce ^è;^eivrépov t melameron»
fé ben da grane dolore conturbata, fedet fopta che non partecipa di cianeo azurro,mà folodi
vna rape col cubito del braccio deftro pofato negro. Dipinge Homeropiù volle neili fuo»
fopra la deftra cofcia, ftando chinata in giii fo- poemi li capelli di Nettuno col cianeo colore »
fteneua la teftajcon le dita ftringendo la guan cioè negrocditàno alrri,perche nò azzurrojflati
cia,e rifguardaua fidarne te séza mouerfi Thea teche Nettuno fu riputato dafauolofi Poeti
gene fuo amato fpofo che ferito à morte per Dio del Mare,che è ceruleo. Rifpondo che vi
j, terra diftefo giaceua , Dextro aatem femori è difFetéza dal Marcai Generale del Mare,n6
fi troua huomo con capelli natutali azzurri, da
V cnhito alterius manus incpibenSì ac dtgitis am^
,» plexa genas deorfum fpe^ansy
, qnendam & più accorti traduttori fi t(|)rime Nettuno col
,> procul iavenum e^hehum comuens caput im- negro crine:che diremo d'Hettore.che non ha
«> matura tenebat. Ma
l'addolorato che Ita in che fare co l'onde manne? nella ventefima fe-
piedi fcnza appogio mette il braccio deliro al conda Iliade doueHomero defcriueladi lui
petto col pugno al core, fopra del quale pofa ftrafcinata morte, dice che capelli fofchi d*-
1
il cubito fini(lro)& con lagnano finifìra foQen Hettore erano pieni di poluere . Jtp«' t«/ Kvà»
ta l'addolorato, &
lacrimofo volro > defcritto, vé'eti capelli fu/ci traducono alcuni, capelli
. .
& intagliato nella prefente figura . 11 manto anco cianci mette in capo àBarco:d 3 Capelli
di color ciàneo intendiamo che fiacfcuro, e caliamo à gli occhi.Homerooeirhinno quin-
tiero fé bene U cian eo apprellò Gieci vaie tan- to dagli occhi negri all'iAelIo Bacco fottocd-
f 4 iott
. . . .
2^6 Iconologia
iore chnco,oyfAit(T/Kì;etVÉ<'iei . oculis [ubnigris. Nménim UH Sol «fiendit pAÒulutie, vtivuitddt,
iyixif éf tyneis /upercili/s annui f Saiurnus me notafHmo già nelle leggi de gli Accademi
Le ciglia ciance vagliono per negre,fcc6do ci Filopiniida noi compo{le,& date in luce del
ilconfenfo di tutti li Grammatici Greci, fico- iói5>. L'autorità ch'egli artecca di Varronc,&
ine afferma Adriano Turncbo ne gli aduerfa- Catoncprouafolo che nelli funerah adoperar
Paflìamo all'aito fcoglio di Scil- fero tanto il negro.quanto l'azurro-i^^/^^rro»
iijlib.i4.c.4.
lacircondato da nube ofcura,che non fi parte ne proditumtC Catone
efi; maiores infuneribus
mai, ne mai però vie fopra diluì fcrenità, ne vti tum nigro tnm ceruleo
confueffe colore . la
d'eftate»ne d'Autunno, fi come càta Homero quale autorità qui non habbiamo trouata
fin
nell'Odifsca ii.j/^^^a» xvtiniì*f7HÙes ofcttra.(c ne in Catone ne in Vatrone. Anzi in Vartonc
nube azurra, vi farebbe qualche fcre-
vi fufse citato da Nonio Marcello fi trouafolo chele
BÌtà,enonsìgràdeofcuritàperpetua.piiìabaf- donzelle giouinette feguitauano il lutto con la
fo Saturno cógrega negra nebbia forco la qua chioma fparfa 6c vciie negta.Anthracinus tn-
le il mare fi cfcuiò . Cyaneam»eèulam fiatuit
ger à Gnaco etvSpAuffemmgréice, carbones lati-
.
ofcure. Hefiodo chiamai mori eihiopi;Huo- terram ejjfent, ricinijs lugerent funere ipfo
, %t
mini Cianci. Kvavicov aVf*y- quando n Sole amifU
pullis pallis Fefto poi dichiara che
.
dei colore oftrino; fedi tal colore folTe anco il rimortem depiorans fletu, lacrymefa 3 fufcaqtic
ricino de funerali non Ti efpcinie, può cdercj Vefle contesa
chesì: altre porpore in mortori) vfacono, dal Se ben
fi troua prelTo Poeti il color cerulea
canto de morti che fecondo i gradi loro erano in cofe funefte non fi deuc intendere per azut:
portati alla fepokuca con porpora, che ne ma- rj, ma per negro come quello di Vergilio m
giftrati erri portarono in vlta-,c dalcanto de vi- morte di Polidoro nel terzo dell'Eneide.
ai che fcguitauano il funerale quelli dell'ordi- smnt minibus /ir&
«e equcftre con trabee veftt porporate,che fé CtLruletstnefiA vitis, atraque mpftjfo .
uano in atto di mefìiitia, come i giuochi fune- A có^orrenza de Greci è folito l'iftenb Poe-
bri de Caualieri, ne quali compariuano anco ta vfare ceruleo per nero. Cerulea nttbeSìCdirK
il
Rettori (\i carri vcftiti di porpora ; la mufica ieus imber,Sccome Homero in Apoliine c-<cr«*
intcruiene in fcftc, &
in efsequie, infiniti lumi leà pHppim,pci nube,e pioggia folta ofcura>&
accefi di notte atdeno in publiche fcfte d'alle- negra poppa, che pur la prx;ra, & la nane tutta
grezze, &
di giorno in catafalchi, &
lugubri daHomeroin varij luoghi negra s'appella, fi
funeralij& hoggidì nella corte di Roma i Ca- come pur notaffìmo nelle fudctte leggi de Vi-
merieri di Palazzo vanno dietro al feretro de loponi. Ma perche il funerale di Pohdoro era
Principi defonti à cauallo con velie lunga di circa ilmsre,& lenaui fonovafcclli di mare»
porpora, che in quel pallaggio adduce triltez- che è cetulco,gli dàno facilmente epitheto di
zai & grandezza. Ma torniamo à gli antichi, ceruleo. In quefto colore i latini molto fi con-
mentre erano i morti fopra terra le donne te- fódeno,e cófondeno i coioti pigliadovno per
neuano in tefla il Ricinio, 6c portauano vede vn'altro come rpecifica Aulo Gtllio li.i.c.2^.
ncranell'iftcflòfimeralej ancorché Giufto Li- Ilceruleo imita il colore di Cielo purofenza
pfio nelle queftioni Epiftoliche lo conceda fo* nubi. Il Mare ch'é fpecchio del Cielo,& da lui
Jo nel lutto>e non nel funerale. Ma
dall'irtedo ticeue il colore,ceruleo vie detto.Cicerone ha-
Varrone nel primo lib.de vita P.R. chiaramé- uédo rifguardo al color marino did? che gli oc
te fi raccoglie che le Donne lalTata ogni altra chi di Nettuno erano ccruleii& nondimeno il
vefte delicata, & pompofa pigliauano il Rici- Teucre fiume di Roma vie da Vergiho nell'oc
ni© nelle aducrfità, &
ne lutti . Multeres in rauo detto ceruleoic quel Poeta antico in moc
aduerfli rebus, aclu^ibus cttm omnem veftitum te di Drufo finfe il Teucre col crine ceruleo •
delicatiorem , ac luxuriofum pojiea inflttutum Tut» /altee implexitm^mufco^ue (^ arundine trwm
fonnm,rÌ€Ìnia fumunt . Doue la voce luEtibus CAruleum nagn* ie^it nb ore nmnu .
Itando polla genericaméte include anco nel- II Teucre quando è nella fua chiarezza ve-
3^8 Iconologia
nvil quale tiene ancor clTo epitheto diflauo, cape'lo giallo, biondo, crin d'oro: L'Augello
6c di fuluo. Virgilio lib.y. Fulttum mandunt di Minetua, la emetta detta Glauc<^,hà gli oc-
Stnon tal' hit che prende tn grand'letto E mal vefìta.per. he quello vitio ha luogo
S'vn per troppo dolor Unguifce e fltidet particolarmente fu gli huonuni baffi,e con la
L'occhio non dorme mat : ma femprt gemt plebe, . . T -
"Tant-t il gioir altrui l'affligge, e preme. La mano alla bocca è per fegno,. ch'e fa na
Sempre Cerca per mal, fempre amenena nuoce dd altrui: m^àfeftefla». e che nafce itt
àlualch'emulfuo fin ch'infelice ti rende gtan parte dairotic
Tiene per non veder la fronte buffa Inuidia ..
^00 'Iconologìa
INVOCATIOKE, Jnterejfe,
cO'dclh viltà» e perche hntereffé tiene altrui^ to» che divontinuo s'accende, e confuma.
in gciofia del propr;o:Conimodo » in conti- & Ha la faccia gpnfia,perche l'ira fpello fi mu-
nua vigilanza così d'animo, come de' fenfi vfc ta,&:cambiai! corpo per lo ribollimento del
gliaccoreipagna fcco il grillo pofto nel.modo». fjnguc, chi. rende ancora gl'occhi infiam-
che di fopra fi è detto . mati .
J^cli ractrcà caoroil Iupo> perciochc l'In- ha.
tere^ ha la medefitna natura, proprietà di & TTN Onna nero^
veftita di rofso, ricsroato di
•*-^ faià cieca, con labocca»
fchiuma alla
^ucfto df*iinale>elIcnd.o che del continuo e a-
iiaurà io cago pcL acconciatura vna tetta di
ykido, Oc ing^ra
iw"'.
Rhe-
. , . . . . .
I& H £ SO LV TIGNE»
Onna vecchia à fedeteivedita òi
D cangiante, con vn panno nero
auuolto alla tt^z,òi. con cialcuna del-
le mani tenga vn cciuo in atto di
cantare
Irrefoluti (ì dicono gli huomini)
che conofcendo la diuerfìtà,& la dif-
fìcultà delie cofe non fi rifoluono à
dehberare quello, che più ccnuen-
ga, è^ peto (i .tapprefenta, che Hia à
RhiHocctontCt e apprtiiw vj farà vncinoce- (eótmi
chab Staj, Theb. dcrcriuendo la cafa di Veftefi di cangiante, che moftridiuetfieoi'
Matte nel pacfc de* Traci dice» che v*era ftà loti, come diuerfe apparenee delle cofe, che
ti, e con parole offendere alt[Ui>e peto dicefi. iHm eras iftudh»let Priami, 'veiUe^otisannoSf
Vn erudii moto violento è l'Ir* Cr«s ijìud quanti de, mhi pejfet emi f
Ch'in fofcti nuheiUrìfio anitoovela Cr4t viuest kodit iam ziutre PejUtitne ferutnejie
£ A'twìdf boìhti il (9r tmmdtt jllt fapit quifquis Pofihhm* vixif ^tri .
30) Iconologia
1 R R E S Q, L . V T I O N
'
dcarannabcnidìmo* & fitcanno
propofito. ' ^ *"
|[
'
;
,'. '•. - '"'i'
|.
di diucrfi frutti,^ e oltre ciò faremo,
anco, che habbià fopra la tefta vna
belliflìmaftelia.
Italia è vng parte delFEuropa » &
fu chiamata pi ima Hefperia da He-
fpcro fratello d*Atlante*il quale cac-
ciato dal firatello, die il nome,6c al*
Spagna;& all'Italia: cucrofù det-
la
Hefgeria (fecondo Macrobio l.i»
ta
Il panno nero àuuolto aìla t(^«tìoftra l'o- cap.i.) dalirifijella di Wnere , che la fera è
£:;litità» e la confufione dcll'intdlètto per la chiamata Hefp^ppet efler l'Italia fottopcfta
vaiietà'ck' p«n(ìen>i quali lo tendono iccefo- aU*occafo di quella fteila. Si chiamò etiandio
4110.. Oenotria,p dalla bontà del vino»che vi nafce»;
perche %tv9v% chiamano li Greci vino, ò da
Oenottio, che fu Re de Sabini.Vltimamcntc
IS i ITV TION E. fu detta Italia da It.^.lo Rè di Sicilia il quale in-
fegnò à gritaiiani il modo di coli mare la ter-
Dnna che con
la deftra màtìo tenga vn ra,& vi diede anco le leggi, percioche egli vé-
paneretto,òccftello,chcdicvogliamo>
' ne à quella parte>doue poi regnò TutnQ,6c la
che dentro vi fi vedano delle rondini. Sono chiamò coti dal fuonome,come aflcrma Ver-
akuni, i quali hauendo in alcune anticaglie gilio nel lib. i. dell'Eneide
oflemato vn caneftiello con delle rondini dé- HeJperÌMm Craij ccgntminet dieunt.
Efi Ictus i
iro, vogliono, che queftofja Geroglifico del- Terra anttqua potem urtnts, éttqtt vbtn gteiét
Oemttif coluereviri, nane f*fnm m'rierts
riftituiione, &
prendono di quefto l'argumé-
ìttlium tiixere, Duetsdt mmiti gtntem *
IO da' benefici) di Ofiride, &
di Cerere dati a*
mortali, però che daqucftì habbiamo ticeuu- Horanoila chiamiamo Italia dal nome di
ti,e leggi di ben viuere,& precetti di ben la- colui,che vi regnò: maTimeo,e Varrone vo-
uorarc i campi-, impetoche i Poeri chiamano
gliono,che fia detta così da i buou che in hn-
Cerere legi(eia, &
apprcffò Diodoro nelle gua greca anticamente fi chiamauano Itali»
lettere de gii Egittiani Ofitiè detto, e tenuto per clTeiùcne quantità, e belli.
Gtoue giurto Padre Duce» e Confuhore di E per non cfiete io tediofc fopra i nomi,che
lutto, lequal* cofe.ò vogliate accomodarle al- habbiahauutoqutftafiobiliffima parte dnuc
U lAiOjticne* ò «Ila vguaglianza» tutte qua>- to il rocndo; fopta di ciò npn diiò 8lirc-,ma fo«
. .
Libro Secondo.
tn
T V t 1 O ìf ^ E.
An mare, quodfuprAmemoremqttod^u^»^
Init infra
Art rttlacustiintoif teLariffiaxmt t ttquè^
ThiUik (s'fiftmitu affmgeniBmtiCttTìarintf
An memorem prtus j. Lucrineqiét étddif»
Atqite^indignattttn magnis Jlrtdbriitts dfuoKf^
J04 Iconologìa
ITALIA CON LE SVE PROVINCIE..
& patti deiri tote.
1
1
^ i^^wS^ Std gruuidé ftug*s é» Sateki tingitték
humor
ìmpltutrtt ttntnt 0lt«.que Armen/squé
Ut»
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Bine btlUttf tquui esmpe fi fi tttduut
\ 1^^^W" tnfiri
Him albi cHtumne gf'gn t & niMximtl
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RommnoSiid tempi» Dtum d^ix*r$ trittm^
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Hie vtr affiduum, atqu» alunis tntnJU
èus Aftati
Sis grmutdét pttudts , hs pemis vtilhf
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do, come hanno dimoltrato churo
gli antichi Romani,
naggio .
l T A l
^
bora più che
mai il Sommo Pontefice maggiore»
de fuperioce à quial (i voglia Perfo»
I
Da Meda^liecon lefeditemi diRema^
A.
Gio. Z^ratinoCafielltni»
tionelki lungo j ma fole metreiò in con fiele, DOnna co« la teda cinta di rom, fede fo*
ratione qtteMo>€hc reftificaibpra di ciò if no» pradVn globo, nella deOral'b^ft ^jncl-
ftropi« vt)lcc allegato Poeta b e 1 1. de Ha fisa il Cornucopia Medaglia di Vcfpa»-
fefiniftfa
Georg. fianora^i piedi da vn canto l'Aquih fopra va
B*e gmuf aert vì*Hm Marfis. pt'Bemgtie SaBellam globoicbe per riuetfoftàin vn*altra Medaglia
AJfuttum^ut TTiMle Li^urttn Volfcof^ue Vatutot di Vefpatìario porta da A<iolfo Oeccnc foit»
Mxtulit: h&troeeirs, MérioSymagnof^tte Camillo^. ^ABno del .Sigilo re 79*
StipÌAdàsdurfiS beilo, é^ fé taxxmiVafitt». Quefta figura cfpofta riroane daUa' prece*
§^t nmnc txternii AfiAi«m viiicr i» Prif- dentccccetro-l'Aquilai che vi habbiamo ag^
Ijnitlfetn, aueHts R umanis. nntthu^lndum ^
giunta . L' Aquik» fopra vn gIobo> per \a velo-
liCornucopia pieno di: varij.frutri fignificr» «ita, & fortezz^có laquale Italia io continue
lafettilicàniiagg!oiedi tutte l'altre Prou'ncic' guerre vittoriofi trarcoffe rutto ^ Mondo.
«fcl mondo : mreuandofi in eflà rutre
le buo- Àttcfoche Roma ftentò'rirqueccnio anni co'
ne qualità eden do che hàfft»ii terreni atti: à guerre di cafa à ridurre Italia in fua potefìà.
produrre tutte le eofc, che fon neceflarie al- Vnjto poi tutto li corpo d'Italia col Tuo capo
llhumanavfojcomc ben fi vede per Virgilio Roma conquiOò l'Aftica, l'Europr^rAfia» e
ael medefìmo libro. fioaliTiente rutto il Mondo in ifpatio di dueé-^
i«d ne^e Mtdo*Hm /yluA\ dm^nut^trtrmi, co anni , auuemmento di marauigl'a^ not^t»
ÌStt putthtt G»njie^tA 'ai^uea»rn tttjMdus- Hermusf da Lucio Floro lib.i.cflp. r. Alcuni Re pcrefr
VtMtdtbus ìtmliA^ettént : non E*>it*at ntijut !-tdi , fi?te tenuti fotmidabili nelle batr-'glic. veloci^
Tot»qy9.thuTÌf$ntBftntÌ3M(t^p»hguis nr*»u *. e foni in cfpugnftr Città, e dcbcli-r Prouin^
£pocodipot>^- «ie> n facfiuanachiaraare Aquile* e fulraini,g
come
. .
ti pafsò à Troiani, Enea Troi.ino, petiqu into di Pompeo ejaconftituito di tredici Aquile..
nelli Grniali oflerua Ak^llandro, la portò nel Dione ance n confcgna ad ogni legione vn*-
latio.doue i Romani in procedo di tempo 1' =»!- AquilA,e dcfcriue nel lib.4D.tale infegna nella,
zorno per impccfa loro . PenCt Giufta Lipfio forma che fi vede in zó.Medaglie di Marc'An^
fopra Tacito che ne pigliaflèro eilempioda tonio ftampate da FuluioOrfini. Sta l'Aquila
Pcrlìaoi appredo quali l'Aquila fu rcg^J fe- con ali ftefe in alto fopra vn'hsfta aguzza in;
gno: Senofonte condifcepofo di Platone nel- fine, come vn triangolo di ferro fpianato che
la Pedia lib.7. dice che il Rè Ciro per infegna fi reftringe in punta. Quelli che la portauano
fuafaceua portare vn'Aquila d'oro fopra vna Aquiliferi chiamauàfi. Vn'Aquilifero di Graf-
UnciatSc che Ci adoperaua fin'à dì fuot da i Re fo, che voleua pafsar e iLfiumcEufratepó po-
Perfia. Artaferfe ancora fratello di Ciro mi- tè fpiantarel'aquilajfenon per forza di inoltr>
nore portò là medemainfegna Erra Aleflfan-
. ciicoftanti, come che non volefse andate alla.
dronelli Geniali, &: altri che danno vn gallo ftrage,che delle fue legioni,& del Tuo Capita-
d^oroin vece d'Aquila all'infegna del Re Ci- no fu fatta dal potente efsercito de Patti . L'i-
coj e ben vero ch'Artafcr(é concedè ad vn fol- fìefsooccorfe à Furio Camillo Scribonio, il:
lato da Caria che portaflc in guerra vn gallo quale elsédo legato in Dalmatia foUeuòlefue
d'oro fppra vna lancia aùmti le altre infegne, legioni,& pigliò fe^rmiper andar córro Claa»
5 come narra Plutarco inArtaferfe. Meglio dio Impcradoterma le Aquile non fi poterona
^enf 1 Giufto Lipfio nel quarto libro della mi- fpiantare da terra, la onde li foldati comraoflì.
litia Romana adire che Romani la ritroua-
I à pentiméto vccifero il ribello che Imperado-
cono da fé fteffi, ò dall'eflempio delli vicini » vefi voleua fate,cafo narrato da Paolo Orofio,
Ma da vicini pili tofto £ù introdotta l'Aqui- & riportato dal Cardinal Baronio nel primo
la in Roma» (e bene fuor dlinfegna mihtarca de gli annali. Erano le hafte fubhmi, le a- &
pofciache li Tofcani più di fefsantaannipri^ quile picciole d'argéto,& molte di loro haue-
[nadi Cito Re di Pcrfi,nell'vltima guerra ch'- uano fulmini d'oro nelle vnghie,le Aquile Pó«
bebbero con Romani, vinti vicino alla Città peianein Ifpagnaauantila guerra Mundenfe
d'Ereto nel cótadode Sabini portarono àTar sbaitédo le ali,come fé volefsero volare à Cc-
^uinio PrifcoRe de Romani le infegne del fare, gettarono i fulmini d'oro dalli piedi, in:
Principato, co le qu ili effi loro Re addorna-
1 cotal guifa nuntie furono di cattiuo efito à
aano, vna corona d'oro,vna vefte di porpora, Pompeo'diche Dione lib.45. La ragioneper-
con vn mantello purpureo di più colon, vna ehe da principiò vfaffero i Romani Aquile d*-
fedia d^aoolio, &
vn fcettto d'auolio con vn'- Argéto, come quelle di Bruto in Appiano Hi-
Aquila in cima.ch'efso &
li fuoi facce fsori por fìoricojfi ari eca da Plinio hb. 3 3 cap. 3 dicen- . .
gioni, e fola Ci portò nelle battaglia, le altre & d'oro il Sole nel primo della Georgica
infegne fi lafsauano ne gli alloggiamenti in PerduodenM reitt Mundi Sol Aureus ajlrm .
. .
Bo$ Iconologia
«c Valerio Fiacco dà al Sole chioma d'oro:pe- ftampò feflanta due anni dopò quella d'aree-
ròApoJlo fi figurò da Homero nella prima ìlia to^ a poco, a poco andauano cteiceodo, cosi
de co. Io Ccettro d'oro» à cui era dedicato l'oro», parimeli cominciarono co infcgne d'argento
ficome alla Luna.!' Argétcfcgno che l'oro viti nella republica ma nell'Imperio feguitorno
ce di rplendorerargen torcerne il Sole la Luna à militare con infcgne d'Aquile d*oro,come li
l'oro è detto dairaura,.fecondo Ifidoro«riper- Re di Petfia & d'oro la fpecifica Dione fecoa
cofio dall'aria più rifplenda} &
è forma, &
de- do l'vfo di fuo rempo,che fiotiua nell'Imperia
coro.di colorile roeialli» ne alcuna cofa rifplen di Coramodo, non che Ctaflb di cui ragiona
de più^ che l'oro ripercoflb dal Sole» in oltre 1'-
d'oro i'haueffe . Hora Tinfegiia dell'Imperio
Qio è più folido) &
più durabile* non fi togra non è di metallo ma dipinta, Aquila negra coq
per adoperar]o>,n6 piglia linee,ò fegni di graf- due tefte in campo d'oro. Federico fecódo die-
fiature> fi cóferua lungo tempo lucido all'aria*de per infegnaà Ghibellini fuoi fautori l'Aqui
alla poluereialla pioggia>alla neue^al ghiaccio»
negra in campo d'Argento bianco . Paps
la
fi come in molti anni per efperienza fi vedeno Clemente Quarto à Guelfi fuoi denoti vn'A-
le colle della Cuppolla vaticana indorate con quila vermiglia fopra vn ferpétc verde in cam-
la gran palla pur d'Oro in cima tuttauiatifplen po bianco In quanto all'Aquila particolare
.
dere molte miglia lontano . Ma l'argento pre- nella Medaglia di Vefpafiano,fù battuta pec
fto s'ofFufca Ond'è l'oro più efpedientc alle decreto di Senato confulio ad honor fuo neL
::
infegnejche l'argento in campo aperto. La Còfolato ottauo*nel quale anco figurorno deaj
ragione di Plinio milita in contrario»l'argcnto to Imperadore co vn fulmine nella finiftra ma
come chiaro> Se fimile al giorno tanto meno fi no*ripùtandolo come Aquila veloce , forte,&
donerebbe fcorgere,pcrche vn colore pofto ap fulmine>di guerra,che neliaguerra giudaica fi
prede, ouero fopra vn'altro colore fimilc» nò (i feruì fpetialmenre della legione duodecima
vedc>ne fi dtftingue, come bianco fopra bian- fulminattice:fì che gli atribuifcono per l'eccel
co» argento fopra argento>mà l'oro come gial- lenza del valor fuo l'e£fìgied'Aquil3,in vece di
ìp di corpo lucido pofìo alla chiarezza» 6c bian nome d'Aquila dato già al Re Pirro da gli Epi
chezza del giorno rifpléde molto più» 6c è più roti doppo la Vittoria che con impeto,e fcruo
vifibile da lontancche l'argentojanzi l'oro fo- re ripone contro Pantauco Generale Capita-
pra l'argento ifteflb indorato fpicca più di ve- no di Demetrio Re di Macedonia,feben'egli
duta* che l'argento medefimoin quellaparte per modeftia non fi volfe vfurpare tutta quella
che non è indorato . L'oro dunque all'aria co- gloria per fé* ma dìmodrò tenerui ì parte l'ef-
me lampo accefò vince ruttili metallidi (pien fercito fuo, quando voitatofi à fuoi foldati diC-
dote,la onde quàdo fi vuole efprimere Tcccel- fé io fon Aquila per voi, che con le voftrear-v
lenza d'vn'oggetto cifplerKlente,fi fuoldire ri- mi come con ali m'hauete portato in alto ^
luce come l'oro noa come l'argcto.Se i Roma
nida principio vfàronoinfegne d'argento,ciò>
fecero perche fémpre furono in tutte le cofc
ITALIA.
pofiiiui, & parchi nclli principi),, alla fine non Medaglia d'Adriano Imperadore
cederono àNiatione alcuna in lufibjfplendore.
Del Sig.Cio: Zaratino Caflellim
Se pompa,ne meno àgli apparati Pcrfiani. L'i»
ileflTo argento fu' da loro tardi adoperato in DOnnain piedi rhaftanelladeftra, il Cor-
monetevattefoche Popolo Romano inaanzi;
il Lamette Adcl
nucopia nella finiftra.
che fafle vinto if Rè Pirro non haueua ancora fo Occone nel terzo ConfoUio di Adriano af
vfaro argéto in monete:-, per più di cento e feD- Vrbecondita.87tf.fc bene il terzo Confclat
tanta anni non conobbe moneta confata, fé di Adriano fecondo il conto del Pannino 1 ^
non^tame rozo.Il Rè ScruioTullofuil primo del 872.fi può incoronare Italia di quercia,pcf'
à coniar monete di ranne',l*iinno 58o.doppo l'- che Plinio afìTimiglia la forma d'Italia ad vna
edificatiooe di Roma dice Plinio,cbe fi comin foglia di quercia.fi può anco in vno feudo ap-
ciò à coniare l'argento nel Conlclato di Q.Fa- poggiato aH'bafta dipingere vna lefta di caii at
bio, cinque anni innanzi la prima guerra Car» lo,che fecondo alcuniin Pierio è tipo d'hs li.i,.
taginefe raà ciò fùdcl484. non del ^So.dalla
: & ciò cóprendeno da certe Medaglie ch'h
«dificatione di RomajÒi la moneta d'oro fi nolatcftadi cauallocon l'Infcmiione R
MA.
1
. . - .
Libro Secondo* 3 07
M,A.febcnPietioIa piglia petfcgnodifcorre nà,& Italianahà fcorfo con velocità pcuutt»
liai& vcIodtà,bafta che U Caualletia Ronaa- il Moado,e luttàaia è di ^tanpcegio
ITALIA. ET ROMA.
Del SignoiGio.Zatatf no Capellini
jog Iconologia
Il tifo di Vefpafìano»& cfi Dómitiano con li Treetéutjfe ìupam ietnintf^e huìevèeraetrcum
foliri gemelli» à quali molto ben conuengono Ludere ftttdentes pueres, ^ lambire tnMtrem
i feguenti verfi di Virgilio nell'Eneide ottaua Irrjpauides, iUam terett cernite rejltxam»
FeeerMt» &viridi fagtam Manertit in antro, • Athleire alterncs, i/f cerpcta fingere lingtut
la pritna doue fede Roma,lVltima flà per terra me Vittoriofa fopra le tre parti del Mondo»
fpianata,con la man delira in alto s'appoggia d'Afia, d'Africa, & d'Europa da lei {ottopode
ad vn'hafta lunga^ dietro alla figura di Roma con l'allìdua Vittoria.
vi è la Vittoria alata in piedi^che con la delira Roma vincitrice di Tito Impcradore . Ro-
le mette incapovna corona d'alloro,tal figu- ma à federe fopra le fpoglie» nella delira vn
ra lì vede nelle Medaglie delia Gente Cecih^i, ramo, nella fìoiflra vn'hafta con tale titolo.
Nonia>Poblicia,Po{lun[7Ìa m
Fuluio Orfini. Roma vifhix .
ROMA
Giulio
vi affifte-vn'altta figura nìilitate. Cofi anco Lnperadoie.
E T E R N A,
Di Giulio Emiliano Imperadòre. Dei Sig. Gio: Zaratino Caftellini •
a ùgoG'uftoL'pfioncllam!litiJ Ro-
mana fopra Po]ibio:fecó:io itép'.e lao
ghivatiatofitrouajà' oibafta li for»
V y ma.
,
^lo Iconologia
ma diiègnata da Vcgetio lib.i^cap. 1 5. Hafta tas circa collum petàad akuni fa parere che
.
lunga di cinque piedi mezzo, con & ferra fo- (ìa diadema aggiunto per fignificato di Mac-
pra triangolato di rxoueoncie.Uaugcllofopra. ftà. Ma è la naturale crefta,& naturai pcnnac-
il Globo e la Fenice, oucro l'Aquila ambedue chio in forma di diadema, & diadema bchia/--
embolo dell'Eternità per la rinoAiatione che ma il Petrarca per firoilitudiDe ..
Copra. Dipoi delle offa, e delie midolje fuena- nicehabbiavn'ornaraento ameno in tcfVa fi-
t'e prima comevn vermicello, e poi fifa vn
mìlealla diadema, &
con vago translato l'ap-
p'icciolo. vccelio,, &
prima fa il funerale alla plica alla chioma d^otc che riluceua cornei),
già morta,& porta tutto il nido predò à Pan- natiual diadema di fenice intorno al capo, aio-
caia nella Città del Sole. Plinio lib.io.cap.i... la faccia, ^ al collo della fua diletriflìma Si-
tiene percofafauolofa che fia fola al mondo», gnora Laura, in altri Augelli ancora fi ritroua»(
cTie quefto, vcceflo fenzadubbio è ftato vedu- revnacclata,vn muricne. Lalodola galeri-
to alle volte in Egitto. Il Peretio fopra la ta,à.Galero,efsédoJlfuo pennacchio come va
Genefi l.'b.ir.cou ragione filofpfica prona capello. Il Rè dell'Api ha in fronte vna candì
«the non può tinafccre da fé loia: Più Fenici da macchia come vna diadema Tlinio Regthus
moftra che vi fiano Antifap€. Greco in Ate-^ jipum in fronte macula , quodam diademate
jjeo lib. i,4.dicendo ^ candicans atiefo che apprelio gli antichi fi
..
gitano l'Augel o con la di jdcma,.chc vi è im-^^ per fimolacro del;Sole,,il fùo fpetto raflem- .
preflo, per lo Pauonc.in fimbolo dell'Eremita bravn gran- diadema fplcndidr» rotondo, &
«dendoui la vece. JETERNITAS. Ma 10 fon. con fimile diadema fi circonda il cape d'Apol
diparere, c-he quello augello fia la FenicCjche lo tipi» del Solccoroe 'a F'-nicc che per b no-
ha la faccia & 1! capoormtodi
creft^.riimo. biltà.di.vaTJjcnloii, perlarariràj.cfiagolaiità
Crt/IfS^factem capmque pulmeo apke honejlan^ auanza in beli- zza di gr^-n lunga ogni forte
tt.éc Alberto Magno dcfcriuc le fue fauci con d'vccclli,ficorpcil Sole tutti li pianeti, e tutti
Iccrefte circa il coììo.fàcej etiam haketcrifta- gli altri afpettl celcfii . Ttouafila piccia del
Sole
Libro Secondo. |it
Sole nelle Medaglie di Vcfpafiano>di Tito,di- hitwr» vt^quildì, iuuentus tua . nel qua! luogo
TraJ9.no, de d'AdiiaiioImperadotiprefaia ti- Santo Agoftiao dice che all'Aquila l'duttf; ift
j>o J'Eccmiràjonfomìcà gli Egitti) così an- -, eftreraa vecchiaia crefce tanto il riftro adun-
co m aiiie Medaglie la Fenice , alla quale fi co, che non può aprir la bocca, r.e prender
confegna naiuraie (inobolo d'Eternità, peiche cibo, la onde sbatte ilroftro alla pielta, icm-
iì riooua, nna(cc, e riforge, come di fopca, {'e- pe, e getta ilfupecHuo, ritornaci cibo » cosi
condoraohi autori} fpeiigilmente di Tcrtulia- ricupera il pnftino vigore, fi ringioUeni» &
no^ ^3ddiSAiico Ambrogio de Refurreciione * fce affatto j L'ilteffo repcte CalTiodoro Se«*
Ma li Pauone non partecipa punto di natura natote fopra i Salmi» 11 Titolo di Roma E-
fimile airctemità.Sc bene fàcil cola e pigliare terna è fcherniio da Giufto Lipfio nel pri-
il Pausile ili cambio ài Fenice, perche hanno „ mo libro della Coftanza cap. K^.dicendo lU
il csp.. àiTìile inquanto al pe.ìnacchio,& la va >, la ipfa rerum Gentiumque Domina» falf» &
rieù 'li figurate piume, Barioloraco Anglico „ Aeterna Vrbsi vbi ejìi abrupta,. diruta»incen -
alfiìnigiiaia Fenice al Pauonc..& prima di lui „ [a^ inundata, perijt non vno leto, ambitio' &
Alberto M;igao fpetialmente nella coda . Ha »» fé hodie quaritur nec inuenitur in fuo folo*
la Fenice coda lunga di color poipotiDo, con Ma egli fi come ha illudraio innalzato con &
alcune penne d, ole incerpofte in raezo>fi co-
i efquifito Audio le cofe di Roma antica,cofi ha
me tra mczo iì diftingue la coda di Pauone cercato di abbafi'are, &ofcurare fé ben'indar-
con certi circoli àguifa d'occhi. Alberto Ma- no, la grandezzate lo fplendore di Roma mo-
gno. C^k^^^w hAbet bngam purpurei coloris » derna anco altre volte nella centuria prima ie-
fennis quiùiijdam rofeisy C
imerfcripta ficut in- > piftola 1 2. Adeunda Roma efl; adeunda ta*
.
ter/cnhittir cauda pattonis qiiihufdam vrbwHS j» me» non habitanda. Confujio enim tbiy (^
admodum oculorum formatos . à differenza » ffvK^v(rif»aeris» CT" morum haud pura puri-
dell?. Fcmcefi potrebbe foloconofcere la co- „ tas , Cr quod verijfimum à Farrone dt^um
da di Pauone quando è fpiegata in giro come „ turba lurbulenta . Loca igitur illa prifca, &
Tota, non quando è raccolta &diftefa in lun- », "Petera monumenta ac rudela, & Campos vbi
go» come nella Medaglia di Fauftinafi vede. ,» Troia fuit cum, luflratus fatis, & veneratus
Ma la Fenice fecondo la defccittione di Plinio » fueris,abit Parmiquìbenedi muouereal'^
& dell'iftCilb Alberto deue haucre in lefta quanto la penna in difefa di Roma mia nati-
maggior penn acc bio,& eretta come vn circo- ua patria capo, e fplendore deU'Vniaetfo co*
lo che giti dal capo al collo cinto di color d'o- me de Pianetiil Sole.che accadeua dire»É7o«i-
lo fin'alla gola,che da Pittoti,& da diflègnato- fu/tOfO'fygchi/ìs tanto è fgychijìs quanto con*
ri>& impreffori di Medaglie non cftato fem- fufione. Confufionein Roma? nongià.che
pre minutamente olleruato. Alle volte ancora il Trono Potificale Romano è fi bene ordina*
gh Antiquari] non difcerneno bene l'impron- to che Papa Pio Secondo l'àffimiglia alle Ge-
to» come l'ifteffo Adolfo in vna Medaglia pur rarchie Celetti.Confufione in Babilonia.Cotl
di Fauftina col titolo . ìETERNITAS. gli fufione à lui»che non era auezzo à vedere fimi
pare che vna cicogna. Figura dextra Ci"
vi fia le gradezza,ben dille il medemo Papa Pio che
cmiani tenens»vt videmr. dice egli.Mà la Cico molti Dottori Illuftn, e chiari in csfaloro,ve*
^na non ha parte naturale conforme all'eter- nendo alla Corte di Roma, rra maggiori lumi
nitàxhi difegnò detta Medaglia haueua da fì - perdono il nomej& la lucccofi confufi rimani-
gurar l'Aquila, febene gli venne fatto il collo gono» & egli in fei mefi che ftettein Roma
piij lungo,e pili Toltile . La Fenice ha la mede- debbe rimaner confufo ; à che propofito cita
«raa grandezza deirAqaila>corae di fopra Pli- poi Varronein quefto paffoJcome che Varro-
nio-, &
Alberto Magno. Eft autem Thoenìx ne Romano, & nobilefattirio dicefle Turba
Aquilins^magnitudinis » L'Aquila pure tiene il turbulenta per Roma Patria fua; non lo dilTé
roedemo fimbolo dell'eternità » perche fi ti- neper Roma, ne per alcuna Città» ne per al-
noua ancor ella. All'Aquila inuecchiata fecon cuna perfona. ma per denotare l'Analogia de
do S'Girolamo* s'aggrauano le penne, cerca ,} no mi» à R o ma Romanus à Capua Capkanki
tre volte in cotal guifa ricupera la vilU Oc ri- co per vna moltitudine» Cinea Amhafciadot
torna alla giouentij)oad'è nei Salmo RenQUA' di PirroàRomani riferi alfuo Re.che in Ro»
V 4 nia
. -.
31* Iconologìa !
tempi noftri fono in Roma vidute Perfone fpi tria potrebbe contentare j (e tanto gran-
fi
ma del léoo. per veder l'anno Sàto vi limafe- » luflrMus JMisy &veneratus fuerisabi, L*-
„ m compunti,e con\iQtiit'uu4duenda>mttha' Aniichità de gli edifici) , delle ftatue, delle &
>, ifit4nda.Non vuol che s'habici la Città cele
pietre fcritte di Roma fi deue attentamente of
ftcoae e j1 pretiofoTeforo de beni fpirituali, feruare, perche da quella molto imparano At-
Delitiofo giardino, Paradifo terrellre. Infiniti chitetti, fcultori,elitterati. Ma venerar non
fcriitori lo conuincono. CaiTiodoro Senatore fi deue l'antichità. San Gio-.Grifoftocio nell
nelle Varie lib.3.cap.n.dice,ch'èfpetie di pec homilia 5i.dicej lopotrei lodar Roma dalla
cato,ftar fuori di Roma àch» vi può habicare magnificenza, dall'antichità» dalla bellezza»
91 Piaculi genus eft abfentem fibi Romam diu-
dalla moltitudine,dalÌa potenza,dalla ricchez-
,> tim facere qui in ea yoffmn cenjìitutis la-
,
za,& dalle iraprefe forteméte fatte in guerra
3, ribus habitarf. nel primo !ib.cap^5i?. oltre Ma tralaffate tutte queftecofe,pcrquefto Bea-
molti Encomi) di lei afleiifce, die non fenza ta la predico,perche verfo i Romani San Pao-
gratia fi reputa à chi è conceduto l'hìbitare in lo mentre vifle fòbeneuolo,& quelli amò con
j, Roma . Nulla fit ingmta Roma qH& dici cllì àbocca difcorfe,& all'vltimo appreflb lo-
,> potefl aliena , itta eloquenti^ foecunda
non to fini la vita ; Come anco S.Pietro, Pietca Co-
,, water > iUa virtutum omnium altiffimum pra la quale il Noftro Redentore volfe edifica
,, Temyiumìfe'ntiatHr piane quoddarum eft^ re la fua Santa Chiefa fondata in col Roma
,i non enim fine gratta creditur cui habitatto preiiofo fonguedisì gloriofi Apoftoli, ond'è
„ tanta pmfiamr, nell'iftello libro di CafTìo- quefta Città fatta più fegnalata che da qual fi
doto io.cap.i8. afferma Thcodorico Re che voglia altta cofaj come corpo grande , & ro-
nel Mondo non viècofafimile à Roma . ba fto ha dui occhi illuftri,cioè li corpi di quelli
j, Nos conuenit Romam defendere quam concai due Santi i non cofi rifplcnde il Cielo quando
„ in Mimdum fmilem mhil habere, Ilmede- il Sol manda fuora i raggi fuoi» quanto la Cit-
moRe n^l primo lib. chiama Roma Madre tà di Roma» che diffonde quelle due lampade
„ d'ogni dignità , Roma 4nim water omnium per iVniuerfa Per quefto celebro quefta
terra.
3, dìgnitatum vires féigaudet pr^fidere vir- Città, nò per la copia
d oro,nó per le colonne»
5, tHtMm.B^a pure Thcodorico Barbaro Re di ma per quelle Colonne di Santa Chiefa. Co-
natione Gothica, che molte parti del Mondo me Colone furono ftimate da Sifto Papa Qyin
vide guetreggiando,& nódimeno affcrmaua, to,quado fece ponete fepca la Colonna Troia-
che nel Mondo no vi eracofa firaile a Roma na la ftatua di San Pietro in bronzo dorato, U
Con molto più ragione fi può afJetroareadcf- quella di San Paolo fopra la Colonna d'Anto-
fo, cli'è rinouàta, & abcllita, in mode che fu- nino Imperadore fi che in Roma venerar fi de
1
pciadi bellezza quelli barbari tempi di Theo uc non l'antichità, non i monumenti profani»
ma
.,
chiauiche vi fono adelIo> ch'erano al tempo to da Plinio tra li più mirabili Tempij, che
di Theodorico, e fopra terra vi fono aquedot- intiero pur fi vede fotto nome di Rotonda
ti; fontane, ftradc, giardini, palazzi, e tempij, la cui sferica mole vien fuperata dalla cup-
che atrecano apunto ftupore, e marauiglia. poladi San Pietro d'altezza, foftentata in al-
Marauiglia prende per l'ordinario la gente to da quattto atchi , effendo la Rotonda in
più di quello ch'ode di Roma antica» che di tetra, Se di minor circuito . 11 Tempio qua-
quello che vede nella moderna : ma non è in drato della Pace di Vefpafiano Imperado-
tutte le fudecte cofe Roma noua inferiore alla re fé non fi vede fano, fi vede però il fuo fito
vccchia,in alcune l'vgguaglia,in altre anche la con vna parte in piedi, a cui non cede il Far*
fupera. Cede Roma noua nelle alte Colon- nefiano Tempio de Padri Giefuiii . Alla
ne, efmifutati marmi, che di Numidia» d'E- Maeftà poi delle Bafiliche di San Giouanni
tiopia, d'Egitto, di Frigia, & d'altre patti dei Laterano &
di San Paolo fondate da Coftan-
Mondo faceuano condurre à Roma,non tan- tino Magno Imperadore niun Tempio de*
to peroperepubliche, quanto per le priuateà Gentili vi è mai arriuato, ne tampoco alla Ba-
maggior pompa delle cafe loto, defcritte da filica di Santa Maria Maggiore fatta da Gio«
Plinio •, ma non in tanto numero, quanto di- uanni Patritio Romano,& da Sifto Papa Ter
ce Andrea Fuluio della cafa de Gordiani con zo tifatta, nella quale vi è ja Capella di Sifto
ducento colonne; attefoche Giulio Capito- Quinto, & di Paolo Quinto Pontefici Maffi-
lino commenda per beHiffima la cafa de Gor- mi che foprauanzauano di magnificenza, e
diani , ma le ducento colonne le mette nel fplendorc molti altri profani Tempij di Gen-
clauftro della lor villa nella via Preneftina. tili; e quefta none l'vltima lode, mala piùfu-
Nondimeno fenza tante colonne di marmo prema,che Roma noua fuperi l'antica nel ve-
peregrino fi veggono hoggidì foniuofi palaz- ro culto Diuino,& nella moltitudine,& gran-
zi d'architettura più vaga dell'antica. Se Ci- dezza de luoghi facri . Non fi può dunque dir
cerone Oratore, &
Confole Romano dice ad diki.P'biTroia fuit . Chefe bene è ftata più
Attico, che fu ftimata la fuperhcie della fua volte rouinata, arfa, &
inondata è anco più :
cafa, v/cjw fejìertiunfi fefTantamilla feudi fe- volte riforta, rinata, &
riftorata dalli propri)
condo Aldo Manucio : fi fa conto che la cor- &
nemici,come da Toiila , da altri Re de Go-
nice fola del Palazzo Farnefiano vaglia li fef- ti, e Principi ftranieri, liqualidiuenuti aman-
fanta roilla feudi. Vedefi anco nel Palazzo ti di lei, fono concorfi alla fua perpetuità più
mo foiaftiero. D'aquedotti, fontane, giar- & hanno anco pagato il fio della temerità loro.
dini può (lare adeflo al paragone dell'anti- Claudio Secondo Imperadore mandò tre-
ca. b'ampiezza, & amenità di ftrade Roma cento mila Goti à filo di fpada, & annegò iti
mare
.
3H Iconologia
mare due mila loro naui. Aureliano foggiogò Borgo di Roma, che vi cadde morto dVaa
Canobo Re de Goti con cinque mila tagliati palla d'artiglieria ì acciò non cimaneile vna
à pezzi Radag^io con ducente nìila foldati
. volta impunita l'ingiuria fatta à cucila Santa
petreruitio d'Alarico Re de Goti fu prefo pri- Città.fpetialmcntc in quel medemo fitodoue
gione dàStelliconce furono tanti Goti fatti San Leone Papa Quatto fondò le muraimor
fchiaui>che fi vendeuaao come pecore. Ptefc no à San Pietro- che finite fcaizo con tutto ii
Alaiico Roma del 4 10. ma con Tuo danno in- Ciero,e Cardinali vi fece intorno deuota pio»
nanzi &doppt^pet io cui eflèmpio Aitila fla- cefrionc,& le bcncdì con rac<}ua Sanial'an-
gellddi Dio,tetrot>de Popoli giunto coni'ef- no delSignore 8ji. preganda Dio conlacri-
fercito preflo doue il Minciofi congionge col mc.e fofpiri,che quel Borgo dal fuo nome dei
Pò,ftaua dubbiofo, s'egli doueua,ò nò paflat te Città Leonina fiTn3ntenc(rc in perpetuo fi-
piiìauanti,petche fi ricordane ben della roui- curo da ogni rncorfo di nemici, fi comenarta
fia,cb'haueua AUtico riceuuta doppo ì'hauer }, Anaft^fìo Bibliothecatio. f^enerabiìis Poh-
faccheggiata Roma^ intanto l'andò à trouare » iifex ore fuo tres fuper eundem ora- nmrum
Papa Leone Primo il Magno, e Santo ad in* ,> tiones mulùs cum lacrjmis ac [Hffurijs dedit,
ftànza ìM Valentiniano Impetadore e cesi be- », rogans^ ac yetens. vtdiEta Ctuttas , CX Chri-
ne operò con le fue Sante patoie, ch'egli deli- 7, Auum auxtlio,
jliconferuaretur in SartEio» &
belò tornarfenc àcafafuajfpaurito da dyi che n rum omnium» ^ngelorumque pr<sfidio aby*
Io minacciauano c6 le fpide nude in mano, fé }, niuerfo intmicorum fecura, & imyerttrritA
non obediua al Papa, e fi tiene che quelli fuf- „ perdurarci incurfu. Sopra dette muta ridor>
fero San Pietro, e San Paolo Apertoli Protet- le da altri Pontefici informa di Balo^rdi fiì
tori di Roma : attefo che il Popolo Romano Botbonevccifo, edafiioi nafcofto» che mai
è fortificalo da quefti due corpi Santi, fat- & non fi vide il fuo cadauero. Ne la pafforno
to ficutopiù che da qual fi voglia torre, muti, manco fenza pena i fuoi foldaii,che fé bene fi
e baftioni conforme à San Gio. Griibftomo, rrattennero à faccheggiar Roma,nondimeno
à cui cortifponde Vcnantio nobil Poeta Chri sbandati fcnza capo tefiorno tutti mortJ,e fé-
fìianolib. ^. polti in Italia, ne vi fu tetta che ài ritorno la
», A faeie hofttliduo tfopvgnatulapr&funt, porcile raccontare à cafafua . Caftigo conde-
,t §^is fidei Turres yrhs cttput Ovhis hmbet gno di gente barbara, che non può compor-
E San Gregorio Papa lib.y.epiftola^ 5. co- tare l'eterna confetuatione di Roma, nella
sì ferine à Rufliciana Patricia pregandola ve- quale dal facco <M Borbone in qua fi fono eret
9> nire a Roma . Si gladios Itaìm bella for- & tidinuouotannbelliedificij, che formareb-
iy "midatis folkite debetis aificere (Quanta Bea- bono vn'aitra Città> à cui di grandezza molte
ti Pater u^pofiobrum Prtncìpis in hac Vrb€
ti nonviarriuano. Ne alla fu^ bellezza da neo
„ protesto efl, tn qua fine magnitudine Populi, alcuno quel detto lipfiano,che Roma fi cerca
>* & fine adipttorijs militunt.tot annoi intergla- „ e non iroua nel fuo terreno. Hodieqttdri'
fi
), diosUldifi Dea auSlore fert4amitrA'^i li tempi 5, tur me inuenitur in fuo fole : prefo da vn'c-
doppoancora fi è veduto quanto poco gua- pigramma di Giano Vitale.
dagno habbino fatto altri Potenti a Roma in- §luì Romani in media guarii nouus tiduen» Rom*»
Et Romèi in Rimani/
fetti» Henricoqùarto.LudoUico Bauaio e Fe-
derico Secondo. Però Ridolfo primo Impe-
referis media
I
. . . .
mederoofiiolo,&.fico douela piantò R "Do- ma in quanto ch!ella durarà per fine ai giorno
lo» ampliato fi bene iiitomo dai Re fuoifuc- del Gtudif io ; Quando l'Eterna Città di Ro-
cedori, da Dittatori, da Imperadori, per fine m
c<^po liei Mondoraancaràjfarà fégno del-
'
da Papa Leone Qit-Jtto» tanta che Rama no- Diurne lafìitunoni di 1 attantio Firmiano
na gira di circuirò quatordtci migiÌ3>fénza il » l'b.y.c 2f. Incolumi Vrbe Romanihilifìtuf'
Borgo che ne gira due altre, che fanno fedici » modividetureffenfetuendum, ylt%\, cum
miglia rnaggiv>re de r3ntica,la quale nel tem- n Caput ttlud Orbts occidertt.&i pwa* effe c<c-
po di Vefpafiana Impctadore abbracciaua. s, perit quod fybilU foret aiunty quis dubitet iam-
tredici mila, Crducento paffì. per quaiuo fen- 9, fimm rebus humaniSì orbique Terrarum?
ilePlinio Ub.j.cap.^^.e fé mille palli fanno vn j, Illa efi emm Cmtas£iu<& adhuc fufìentat om-
miglio non giiaua più di tredici ra.ght, e du- j, ma.&c.chc Romafia per eflere Eterna fino.
cento paffi D'vna Città che ftà in piedi con, al
. giorno del Giutlicio fi notifica anco da S.
-^
sigraocitcuito non fi può dire cht: fia morraj. Gìo. Grifoftnmo, che i'atiwnira, perche Ro-
ma rauuiuita,& fatta Eternad^lliProtetCìo- mi vedrà riforgere San Paolo, e San Pietro,
ne de Santi ApofV«^lj,& dalle deuote pteghie- &h vedrà^andare mcontioal Signore. Nel-
«e de Santi Pontefici Vicarij di Chnllo . Ro- 9} l*epiftclaà Romani Homelii 51. HincTA-
uinjte che furono Troia, Catt sginci Athene,. 3, pemr Va^àusMnc Petrm:confiderate^& hor^
& altre Città non fono più riforcc : ma Roma 9» retSiqu-aleJp'eóìaculum vifura Jìt RomaiPau-
più volte da Barbari, & d<i infideli defolata, e. iy lum Videlmet repente ex. theca dia cum Petra'
iinata&: tif)rra più vigorofa, & più gratiofa 99 refurgentem. in Occmfum Domini^ furfum
che mai per voler di Dio» comeCirrà, da lui 99 ferrtl QmlemRojamChrtftomittet Roma?
eletta per fondamenroj^ecripo della fua San- 99 Qualtbus ceronts duabtts ornatur Frbs ifla f
ta Ch efa, fi che veÀr^Cì ch'ella è prefermta,6c 9,. Quatibus catenis aureis tipEla e(lì. Quales
mantenuta come Efetna. Il qual Titolo in 9, habet fontes Qual rof.' mandata Romaà
.
Roma hebbe origine da libri- fibiUmi, & la Chiifìù nel noni (limo giorno?poitrhe dalli fa-
fpaifero nelle Medaglie 1 Romani j ondeTi' cri lirainidelli Sand Apoftoli vedrà fimiimen-
bullo Poeta Romanodifse neljibro fecondo te Roma riforgeie con elio loro l'iftefso S2n
elegia qu'nra. Gio:Grifoftorao, il cui Santo corpo fi ripofa
^omu'usAetemA: n»ndum ffirtnuut7<atr Vih'ts Mee^ nella (acrefiiadellaBjsfilica di San Pietro, di
cui ne fu tanto denoto in vita.. Dimoftta il
Aufonio Gallo Confòlé Romano., Padre Percrio nel 14. libro fopra Dat»ielc per
Ignct» AtternA ne fint ubi nwpora Roma .. fenrcnzad'Aurori principali cfsere ftataanti-
vn*'a!tr3 volta chi{r]ma,& Apoftolica traditione,che il Ro-
ythis ah A'te*n*.dedueafn Rege fltiirino. mano Imperio ftarà in piedi,& eadcràcon l'i-
Eterna è chiamatane! Codice Theodofia- &
ftelso Mondo, che durarà fino alla venuta
noi.da Simmaco nelle epiftole, e fpedè volte d'Aotichtifto. La CefareaMaeftà del Roma-
da Ammiano- Marcellino Hiftoricolib; 2^. no Inipctio fi mantiene tuttauia nella Germ*
.., j^promanus regens Frbem Aeternam. nel nia & Roma tiene il Principato fopra tutto
:
Fcancefco Faxecurao Rotuiemon Caualier di merla. Cle>udio Rullilo fudetto Poetai che.
Chrifto fuo Ambafciatore che del KJ15. col neili fuoi verfi tafla Stilicene d'incendiano de
Padre Lodouico Sorcio Minorità oHcruante libri Sibillini, e ttadirore all'Imperio> pdche
giunfe doppo dui anni di viaggio nell'alma hauerebbe potuto (s'hauefle voluto) diftrug-
Città di Roma,verfo la quale ttiouédofi li Re, gcre i Goti prima che fuflero enrrati m Roma
& Principi del Mondo à rendere vbidienza a ad opprimeila} fu Prefeto di Roma fette anni:
fuoi Romani Pohtefici,non indarno detto fu doppo l'acerba rotta data ad Alarico Re de
l'Imperio (tio eterno dal Poeta Goiht,& puie e(I«» ancora non eftante l'afflit--
m
j
Hif e£o nic metas rirum» nec tempera pene to> e declinato (hto,chiama nel geior pol-
1
tc infcriirione.ch'c del medc-mo tenore delle come afferma P^ps Pio Secondo nclì*Apolo-
altre du; ft'bcne inparrecon parole diuerfe, gia Chrifìus Ecclefìam vfqtteadfincm funi*
.checótengouo la rilloratione delle murade;- dttraturaitt inflittùt.
ROMA
I
.
ROMLibro Secondo.
\ ^
no , alla quale vi attribuifce gloria
tiri deliVnmerfa terra>colfeguentcjito-
lo. Gloria orbis urrarum, I Primi
Progenitori da gli antichi Ebrei*
&
i Principi da gli antichi Egittij« A*
S it Iconologia
^ThriftonoRro Saluatorct &
all'eterno Padre vita (lanco>& affatigato dal gra pefotlelrim-
dcuotamente fi raccotnmandajLia, (ì come a- perio>tnà ch'eia pm ro]ecito>& penfierofo del-
uanti la fudetta battaglia contro Eugenio Ti- Chiefa doppo lui, che della vita
lo flato della
i» ranno così orò. Omnipetens Deusmfìi quia fua, &
che ben fapeua che la Chiefa haur^eb"
a in nomine Chrijii Filij tuivltioms iuf^e ,vt pu- bc noui ladroni doppo lui, fi ce me in effetto
M fecHS lunte ^indica;
to, prtxliaifia fufcept fi auuenne . 11 Cane in qiiefla Medagha porta
„ [ivero cumeaufa probMi, &w
te confifus, il collare . Picrio nelli Gercglifici tiene che il
9i hucveni'.porrtge dextram tuis, ne forte di- il giuramento di fUre all'vbi-
collate denoti
»« cantgenus»vbf efl Deus eorum f Latrato dienza, &
cane l\ fHcio del foìd to pronto
il
Infìdeli,ribe11i, infoienti.^ mordete gTinfefli periali, vccidcre da fuorfoldati fette mila pcr-
hjpi nemiciiccsì à guifa di cane intrepide, o- ione di quel Popoli , fenza far differenza da i
gni buó Principe cuftodifce,& diféde la greg colpcuoli", à quelli cbe ncvQ ne haueuaro col*
già à lui crmme(Ia>fi come in vita fua cuftodi pa-, ond'egh flette otto mefi che non ardi an-
Theodofio!mperadore>che raoribodo anro- date al tempio fenza l'aflobtione ch'humil-
racomefagace caneams^tore della Chrifiiana mente al Santo Vefcouo.iddimandò, nel che
Kepublica abbaiò contro i ladti ch'egli anti- imitòla manfuetudine,& obbedienza delca»
4i£deua)dicédo che voiécieripattiuadrquefla ne verfo il fuo Signore,
R O M A S A N T A.
Del Sig. Gio.^Zara(4n'oC<a'fleliim
DOnna in vefte
piedi armata di corfa-
fotte di porpora
leto con iti
Rho* P. in mezo al.X. il quale nome di Ghrii- introdotta dall'antico ferpente* quando con
fto portò fempre in oro fopra la fua celataidal- fallace aftutiaperfuafe i primi noftriparentià.
la fudetta sbaira pendeua vn regai drappo ri- mangiare il vietato frutto, dando loro ad in-
camato di gemme, &
d'Oro, il quale nelle tendere che diuentarebberocome Dij,(^m-
Medaglie non fivede)raafibene ilreftò. Ni- Dij fcientesbonMmtÓ'malum: Santo
tis ficut
ceforo narra che tre volte Goftantino vide il Ambrogio.de Paradifo cap.i i. Serpens Idola»
fegno della Croce in Cielo, la prima volta ini tri£ efl'au^on eoqitos^ ptures Dtorinduxijje in-
Roma contro MaflentiOjla feconda in Bizan- hominem videatur errorem-, quadamferpentis
tiocontro i Bizantij.laterzapatratoil Danu- aflmia, & hoc fefellìt, quia homoficut Dij: Non
bio contro Gente Scithica. Gol nome dun- folum snim ficut Dij effe hominesde[ierimt% fed
que di Chcifto,& con lo ftendardo della Gro- etiam qui quafi Dij eranu quibits dicium ejh:
ce fuperò il Tiranno riportandone gtoriofà Ego dtxi Dij eftis, fui grattam perdiderunt .
vittoria. S. Giouanni Damafceno ci fàfapere Ellaltato il veffillo della Sàia Croce fu appref-
nella terza Oratione foprà le imagini che rim- fo il mortifero ferpente delli'ldolatriaicolqual
peradore Goftantino fece mettere in Roma fegno i Santi Martiri fecero fpeflè volte cadé-
fotto la fua ftatua, che con la deftra teneua la. rla tirra gPidoli de profani gentili . Pigliane
>, Groce, quefta infcrittione. Hoc fdutari anco il ferpente per figura vniuerfale d'ogni
ii fìgfio vero fortttudinis indice Frbem vefìram peccato,&:vitio fomentato dal nemico gene-
i» Tyranni lugoereptam in libertatem vindica- rale del genere humanoj.chc come ferpente
^
3>, MÌ,Senatumque &
Populum Romanum tnpri' vele noto d'herefiasbattuto in terra,vien fòtto
>, flinum fplendorem', dignitatenique Uberum- meflo da Roma Santa c6 Apoftolica autorità-
}> re/ìitui.Con si nobiltenore figniScòà Ro- La corona- di gemme pretiofe ponefi non
mani che reftimìal Senatofic Popolo Roma- fólo per rornamento fatto da Goftantino Im—
no il pviftinofplendore in virtù del falutifero- peradore* ma per nriftico fentimento,piglian-
fegno della Croce: per lo che Romapalèfe-- dofi-il diamante per la falda fede » Io fmiraldo'
inente cominciò à riuetir la.Grocei& il Nome^ per la fperanza.il piropo per l'arderne Carità»^
di Ghrifto,e tutta via fi vede in-Roma nelle tri; il Zafiì:o in fimbolo dicclcfìfe fpitito-angclico».
bune delle Chiefe più antichcmelli Santi Ce» le pelle di pretiofe lacrime di contritiooejro-
miterij dentro le grotte».& fopra luc.erne ^e-- patij d'infinite virtùiche pigliano in fé la chia-
pulfrali fudetto carattere-nome di Chrifto».
il rezza di tutte le gemme, kgati inoro diper-
col quale» &:col fuo Santo Segno di-Croce féttione d'opere pie» che in Roma Santa ri-
Roma diuenura Santa foggiogò il ferpenie fplendono. '
Fott»
. . . . .
5 IO Iconologia
porta nella rotella l'arma dì Santa Chiefa, Wcnuna di pitta ch'eflingni e^n'iré^
le due chiaui fudette col Triregno di (òpra, in SttlM àt Smntii e sftrz* d'heT$fié$f
fegno della dignità Pontifìcia che in Roma H«r Rem» fti, già Baòileni» ris,
Pertt tanto Jt gode, g fi te^irn
rifede» per cui Roma Santa gode laSanta Se-
,
dei & per lei come Sacro CapO)& Sznu Ma- O fuiir>a dt huon't à gli tmpi d'ira
Oue'l mal more» e'I btn fi nutre, e c*ÌA
dre è nuerita dal MondQ.mnfrimaméce la Tua
Di vini fpetchto : e che miratoì fia
Cathedraie B filica Lateranet^fe fopra il cui Se Chriflo te con ptetofe occhio mira t
Porticoinragliato fì legge que(lo dimco
DogmMte Papalidatuf, i^ fimul ìmptnuUt
'fondata tn cafla, ^
hutntl poutrtate
Bctnpi anemici fuotl'aittrecoma:
§luod JìmeunSiMrum Métter, C»pM Eccle/ìurum. Spofa fedele the fothat pejie j}ene
Per figillo delle fue lodi come Santa non ,
Kel tue SpofoGiesà, ne le bendate
gentile amica» finiremo col feguente nofìro Rtechezze S^nte : berte cotanto adorna.
Sonetto» patonominia di quello del Petrarca, Regina il Mondò di fi fitfft tene .
L I G V R 1 A.
ne dell'Italia, dall'Apennino fino al
mar TofcO)& Catone* Sempronio»
Berofo» diconoi che la Liguria pi-
gliade talnome da Ligufto figliuolo
di Fetonte EgittJo,chc venne in que
fìo luogo ad hxbitare infieme e ó Tua
padre» auanti che veni(7eroi Greci
d'Airica>& Enocrio d'Arcadia
Fìi poi qutfto luogo chiamato Ge*^
noucfato da Genoua Città Princi*j
pale > &
nobiliflìma di quefìa Pro«
uincia
Magra ) &
fopra vn fado.fi dipinge]
per edere la maggior parte diqucita ;
$lt
OSCA Iconologìa
N
quanto narra Strabene lib.j.diccche
dell'Idia mandò quiui habitatori,pet-
ciochc AciovnodifccndentediHer-.
co le, &
di Omfilc, effendo dalla fa-
me)& careHia sforzato mandar fuori
patte del fuo Popolctrattc le fortij& '
cioè vn vecchio con barba,e capelli lurtghi, &c tara,& artcche fi può defideiare,come di Cic
che giacendo fia pofalo con vn gomito Copra lo benignifiimojdi falubtità d'aere, di fertilità
vn'vrna,d3llaqualeefcaacqua>hautfà il detto di terre per efier abbondante di Man, Porti»
fiume cinto il capo di vna ghirlanda di faggio» Fiumi,Fonti,Giardini,ben piena di Città cele-
& a cato vi farà a giacer vn Leone,& dalla de- bri,& grandi. Se di fontuolìfiìmi edifici), cofi
lira vi far^vn'ara all*antica»fopra la quale vi fa- publici, come priuati, e di innumcrabili ric-
rà il fuoco, &'incorno à detta aravi faranno chezze, &
per efier feconda di peregrini inge-
fcolpiti l' Vrceo.la l*atcra,& il Liuia verga au* gni in ogni artej in ogni ftudio, e fcicnza, cofi.
gurale,jn mezzo fia^no vari) e diucrfi inftromé* diguerra,cQmedi pacefamofi.
li facerdotalufécondo il falfo, 8c antico vfo de* L'habito,e corona del Grà Ducato,e per de-
Gentili»e con la finiftra mano tengacon bel- notare quefta celebre Prouinirà^coquellapre
lagtatiavn giglio roflo, Se vn libro. rogatiua*che piij l'adotnaihéuendo la SeteniC
Molti nomi ha hauuti quefta Prouincìa". v-.- Caia de' Medici noa meno con opere glorio-
nodc'qualifùTircnnia, conie narra Bcrofo- fe,che con famofi titoli,& infiemc oltre modo
Caldeo nel hb.i.deiranticbità,e Trogonel i*. ^luftrata la Tofcana,percioche achi non fono
dicendo elTer Itato nominato cofi quello pae- noti li nomiti attioni egregie, & h«roiche
fc da Tirreno figliuolo di Ario» il quale per de Lorenzi , de i Cofioi» e de loro dignifiìmì
1
fuc.
. . . i
impacare le cerimonie, & i rici,& i Dottori di tro. Nicola. V. Pio U. Pio III. Leone X. &
dia erano in tanto credito,& venerationcche ilfuo Cugino Clemente.VII.de Medici. Mar-
il Senato,e Popolo Romano nelle gcaui diffi- &
cello II. Giulio IH. Del Sommo Pontefice
cultà de' Publici maneggi,neireuenti,Sc acci- CLEMENTE VlIL ognun vide chiaro la
denti delle cofe richiedcua il lor configlio, Sc mirabii pietà, &
l'ottimo, e giuftogouerno&
interpretatione circa la legge de loro profani ognun ftimò, che per la Sannfiìma mente di
Deli onde fi fa chiarcche à tutti i tépi è ftata Sua Beatitudine, &
per l'orationi fparfe di la-
grade la pietà,& Religione di quefto popolo. grime, che molto frequentemente (ecctSc per
Veggafi anco nel tempo del vero culto di quelle,che di continuo faceua fare al San tiftì-
Chrifto Noftto Signore,che è ftata quefta Pro mo Sacramento dal fuc popolo, oltre infinite
uincia famofa,& celebre per molti Santi, che altre attieni di fingolar Carità, & di raro efsé-
vi fono ftati-, trentafei corpi de' quali nella fa- pio della Santità fua, ogni imprefa gli fu fotto
mofa, &
antica Città di Lucca vilìbiimente ilfuofelicilTìmo Pontificato fuccefia profpe-
hoggi fi veggono fenza gli altri, che di altre ramente,& fdUorito da Dio à tranquilhtà ,&
Città ài detta Piouincia fi potrebbono racco- pace vniuerfale del popolo Chriftiano, ad au*
tare, è finalmente famofa per molti gran Pre- gumenrodel culto diurno, dello ftato Ec*- &
lati di Santa Chiefa, li quali non la falfcmala clefiafticoiondefonodi tanto Pontefice rima*-
vera Religione feguendo fono fìati fpecchio, fìe memorie gloriofifìTime > à tui Cucctiìe Leó-
<& efiempio dicaiuà» bontà, &
di tutte l'Alcte «€ XLpur dicafa Mcdici,& Paolo V.Roma-^
i no. X
. .
S ^4 Iconologia
ma<1*otigineTo{cana della No*
110 di nafcitS} quale regge Santa Cliiefa Vili,VRBANO
bilifTima famigliaBorghefe ;tntica di Siena fi de Baibetini. Et hora fìnalcnente iQcljto Ger*
vedci e s'ammira il Sacro Poiicico Scetcro.col medi Fiorenza.
M B R I A.
tempi noftri.de' quali fono piene i'hiftoncco- Vmbria te notist anuqua penatibus edif.
che è naturai de' monti tender ombrofe quel- anco in tutta It.^1 a y pecche è tale la quantità
le parti, alle quali fopcaftanno, che perciò in- dell'ucqua, &: il pvecipiticnel quJ impetuo-
che p^rtedel corpo le fi fa adornbraco > oaic f nié'e cafca, che \o ftiepito,& pctcoffa d'efsa
poi è ftata chiamata Vmbria , come fi è detto fi fcnte rimbombando per fpatio di lO.migliaB
nini» ftà in mezzo à tali m6ti,petcioche l'Vm- dofi raggi del Sole, vien à formatfi vn'Atco
i
fco d'AlTìlì fondatore della Religion de' Frati Non fcnzaragione fé leconuiene Gomu il
Minori, cioè de' Gapuccini,de gli Offeruanti, copia, perche, come dice Sftabone nel 7. lib.
de' Conuentuali, del terzo ordine de* Rjfor- della fua Geografia, Fniuerfa n^s fertiltfftma
'maii, de' Gordigierj,e molt'altri, che viuono, eflt della quale anco Piopettio neirEpigram-»
$1$ Iconologia
bene come anco le donne, &
fpeflo gemelli^ Meuanas v*rrimt erat tui diuttis vhtt-
gli arbori duplicatamente producono& fiori, Cttmpis Fulgini». ér p'ftulis ciitumtnue i» 4^^
nafe«no be.lhffimi ton,,& per lo più graiidi,& CUtttmnit pa/cis candenti torpore Taurot .
bianchi, i quali appredo de' Romani erano in E deue hauer mtorno colli> & pianure, per ói-
grande ftima».percioche di quelli fi feruiuano moftrare la Natura del luogo, edendo dotata
i, trionfanti nelh trionfi,& facrificij, lauandoli l'Vmbriàdi valli>coIli,e pimi bellifiimi,OpdeJ
prima nell'acqua nel fiume Clitunno.. Onde Silio Italico nel \ib.6.dehL pun. diffe
Vergilio nclU feconda Georgicadice. Collis vtnhfos, atque atua petehat
Hine albiClitumne greges, ^
maxima TauvHi Annibat extelfo fummum qua vertice mentis
ViSìi*na, féipì tuo per fufi fiumine facto Heuexum lateri pendet Tuder, atque vbi latir
Uomaaos ad temp'a Deur» duxere triumphos. portesi a in campii nebulas exalat inertts,
E Silfo Italico ancora nel hb, de Bello Punico^ Et fedet ingentem pafient JMettania Taurum,.
cìi; queOo parlando, dice .. Dona loui <,.
L A T r o.
fopra la detta grotta fi rap*
la falce, e
prefenta vna donna à federe fopra
d'vn mucchio di diucrfe armi, ac- &
madure ^
Terrà in capo vn celatone guarni-
to in cima di belle penne,& nella fi-
il mondo..
Per lo Saturno nella grotta fi di.
fegnaquefta Prouincia»haucndo ac-
quiftatoil nome di Latio dall'efier'
uifi Samrno nafcofto,mentre fuggi-
ua dal figliuolo Gioue^ che i'hantus
priuaro del fuo Reame, come rac«
conta Vergilio ncll'ottauo lib. dell'^
Eneide, oue dice..
frimus aètthtriovenit^Saturnus olym^
jttma louirfugitnSié'tegmexhtadem
ptìst
Isgtnus tndocìl.ac difpetsumòtilt-s mUì{
Cempofatti legefque dediti Latiumque vocari
VEdra/lì perii Latio l'antico Sarurno,cioè Maluit: his qucniam latuifftt tutus inoris
vn'huomo con barba longa,folt3,eca- , a-
puca,fedcndo in vnagrottavtanendo inumano Et Ouidio nel primo de' Falti
C*$f-
. .,. . . . . , .
dre» quando fu contro del padre, fi mofle à & Dlpingefi quefta Felice Prouincia in vn
liberare i fratelli di prigionia, & che con elTa Horido campo con la figura di Baccot
-cafttò Ciclo,come racconta Apollonio nel ^ di Cerere, li quali ftiano in atto fiero di fa-
quarto libro delli Argonauti re alla lotta, &
che non fi difcerna auantaggio
Perla donna fedente Copra della grotta fi di forza piij in vno, che nell'altra
nioftia Roma,la quale elTendo pofta fui Latio, Hauerà Baccoin capo vna ghirlanda di vi-
non folo comecofafamofiflìmafingularmen' te, con pampani, &
vue. Si Cerere parimente
te dichiara quefto paefe, ma li fa comune tut- hauerà vna ghirlanda di fpighe di grano
to il fuo fplendore , oc la fua gloria, oltre che Dalla patre di Bacco faranno olmi grandif-
per altrovi ftà bene la dettaiìgura> perciò che firai con verdeggiami viti, che falifcano fino
Roma anticameritehebbenome Saturnia, il alla cima di elTi arbori cariche di vue, &c per
chedimodiaOuid. ncl(}. lib. de' Falli intro- più vaghezza vi fi porrà anco mettere à canto
ducendo Giunone, che di fé parla vna tigre, come animale dedicato à Bacco, Se
Si genus aff>icitur,Saturnum prima psreniem dall'altro lato di Cerere vna campagna di alti*
primn fui
Feci, Saturfii fors ego Se fpigati grani,& vn gran ferpe,anch'egli ani
A patrediiìa meo quondam Saturnia Romaefi male di Cerere.
H&cillià Costo proxima tetra fuit. Felice veramente fi può cììiamare quefta
Si thtrusin pretto efi.ditor Matrona Tonantis » Prouinciajpoicheella abbonda di molti beni,
lunitaqueTarpeio fìtt)t tnta Tempia loui & fpecialmence di quelli, che fono alla natura
Nella guifa,che fi è detto fi rapprefenta Ro- humana necefiarij, come il pane, &c il vino. E
ma, come hoggi d» lei fi vede vna nobilifliraa venendo in ccgnìtionf i Greci antichi della
fiatua di marmo anticane gl'horti degli Ulu- felicità di quefta fertililTima Prouincia co ap-
ftnffimi Signori Cefi nel Vaticano propriata, & gioconda fauola finfero, come
... Il ramo del Lauro,oucro la corona del mc- racconta Plinio nel lib.3. che quefta Campa-
(defimoj oltre il fuo fignificato, che è vittotio- gna fofse Io fteccato dcue di continuo com-
fa,& che per fegno di ciò fi rapprefen-
trionfi, battino Cerere, e Bacco alla lotta, per dimo*
ta fopra Tatmigià dette» denota anco la copia flrarcche Cerere in prodùr grani non ceda al-
di Lauti, di che abbonda quella Prouincia,& la fecondila di ÌBacco in produr vini, altreli &
quello, che Plinio narra nel hb. 1 5. al cap.^o. fiacco, ahch'egli non ceda all'abbondanza di
cioè,che fu vn' Aquila, la quale hauendo rapi- Cerere, in produr grani j doueche per quefta
ta vna gallina biancu,che haueua in bocca vn riffa è tanta la ìfettilità deU'vnase de{l'aItro,chc
ramufceUodi Lauro carco di tacche, la lafsò diì tempo dei Greci infino bora fìanno com-
cadere falua nel grembo di Liuia Diufilla, la battendo, non efsendo ancora diedi ncfsun
moglie di Augulto, Copra*! qa ài fat
"qual fu poi iftcacchijne che voglia cedere per honore de
X 4 io'^
y
. . . . .. . .
3^8 Iconologia
CAMPAGNA oucro Terra di Lauoro
FELICE,
campi laborini.
Altri cJicono,chepig!ia(1èoomedi
Terra di lauoro per cfler molto frut-
tifera. fì come diccdero ella e buona
quefta terra da lauorare>perche non
fì perde l'opera, ne la fatica
ftti di diete fecondUIima del fuo fmtto, à & pia grandidìma di grani , e vin i , e che per cai
canto vi fia vna fpelonca dalia quale cfca fu- ngnjficato fì rapprefenra con il fafcio delle
&
mo, acqua fpighe di grano, &
con la verdeggiante» e fe-
Fu da Plinio nel j.HKrominata quefta Pro- conda vite carica di vuc} onde Mattiate nel
uincia>Campagna Felice, dalla felice prndut> primo libro de' fuoi epigrammi fpecJalroente
rione de' faitti,i quali d'cdaabbondeuolnien parlando del monte Vefuuio luogo coropicfo
te cauano in quefta partC)Cofidicc.
Rie *ìì PAwpi^itis, viritOs VtfituìusVmbriSi
AI fine fu detta Terra di lauoro d^ill'ageuo-
Trejftrat fJcmadiàcs nehilis vua Ituus
lezza óì lauorare quefto paefcpcr qual col- la
H&c iu^k 5»«;a \"^//i cclìes, plus B/>teus Mmatilt
tura,& lauorare facilmente s'appatccchia a ri- HccnppiT Sfiijrimonte dedere eéercs}
ceuere la fementc-Sc pciòanco fu chiamata Hac Vtìétrit ftdtSt i ncedtmcM ^rstùr ilii^
Hic
. . . . .
B R A.
fi fanno in
pia de generofi vini, che
Donna di catnagione fofca veftita di co-
capo hauetà vna bella ghir-
lor loffo) in quefta prouincia, li quali portandofi in diuer-
landa di fronde d'oinellorpaife di nìanna,con fe parti d'Italia fanno memorabile il paeie,óc
niftra mano tenga vn ramo di gineftra carico bambace>& le canne mele fono gli altri frut-
di boccmoli di feta, &vnramodi bambogio ti più fpeciali» per li quali fi rapprefenta mag-
con le foglie, e flutto, e per terra vi fia anco giormente la Prouincia, facendouifi, come
vnfafcio di canne melie ogni vn sa, giandifllma quanriià di feta, di
Il nome à\ Calabria, pare che fia voce Gre- bambagia» &
di zuccaro.
fuci vei(;>che coh dicono . mano terrà con bella gratia vrì.rji^aMi.d^i'^*^^
Kg*-
. .
33^ Iconologia
P^ V G L I
cidentijalcunicantanotalcuniridonot
alcuni piangono, chi grida* chi dor-
me, chi veKlia,chi fatta, chi trema* chi
fuda,& chipatifce altri diuetfì acci*
denti,& fanno pazziccome fc folTcro
fpiritati, &
ciò da altro non procede»
fé non dalle diucife nature si di quc*
fti animali, come ancora ò\ quclli,che
chi, che nella Puglia per lo |)iù fitroua » per me in quefta Prouincia vi è tanta abbondan-
laqaalcofa fu coftretto Orario à dire nell'O- za ^\ grano,orzo,oliO;mandorle,che facendo
de j.epodon: Stticulofe Afatm, nominandola paragone di ella Ptouincia al refto o'Italia > fi
cosi piena -di fcre,& parimente Perfio nella i. può dite, checfianc prouedaptùd'ogn'altra,
6atira. doucchenon folamenic quefta Regione ne
J<lee ìin^ui quAritutu Jttìat e»nis Appula^ innté ? ha quantità per fé ; ma ne abbonda per mold
Le tarantole fopràii veftiméro,è macchia- ^Itii luoghi accora.
te di diuerfi colorì Ci rapprcfentanojcome ani-
mali noti(Itmi,e vnichi à quefta Prouincia,co-
me anco per dimotlrjre (fecondo che riferifcc
il MittiolofopraDiofcoride nel lib.i.J ladi-
ué,r/ìtà'de11orvcner?Oj percioche mòrdendo
ceiiei^<?^*w^tìe^accedoì?o diuerfi, & ftrani ac"
MRVt.
. . .
Si fa veftita dicoloir'VerdeV& dì
afpetto virile, & robufto, percioche»
come dice Plinio nel libro tcrzo,che
gl'huomini habitanti ne'.moati fono
vigoron,tobuftj,&: più foni di quegli
che h\ibitano luoghi piani, eserci-
tando più quelli il corpo 9 che non
fanno qui'fti.
E perche produce quefta Regione»,
grandiffima quantità di zaffacano»
del quale non folo ne partecipa tutta
l'Italia. tnà molti altti paefi ancora, fi
rapprefent3,.chc poi'ga ia bella ceftà
piena di quefti frutti ..
ina in generale trafTe il nome de* Sanniti dalla della virtù A delgrandefareconto..Percioche
valore
délla.vittu».
i-
53» Iconologia
Romanii Se (e ne accefe la guerra chiamata ottennero d'etTet fatti patteciptdiquc:llo>che
Matfica>la quale durò due anni>6c finalmente defidecauano
M RCA.
quefto fii detto à tempo de' Romani
Libro Secondo*
33Ì
Matcliegiani quali populatmente sMnuiorno no con alquanti caaaili, e con effo Tullio Ru*
alla volta di Roma, de i quali fpingendoiì a- berci, fi iKicuatono à cauarlo di Gaftellq»
Oanti il Conce Nicolò Maurino da Tolenti- quando Ci andò à Taluare ad Óruieto
R Ki N A*
nerationi (come dimoftra Polibio nel
quattolibrq^dicendo>che hauendoi
detti Galli crapaffate l'Alpi, fcefcro in
qucfto paefe.c fcacciati i Tofcani,che
quim haueuano edificate dodcci Cit-
tà, quiui fi fermarono, & da effì Galli
fuipoi nominato tutto quefto paefc
Gallia Gifalpina. Fiì pofcia detta Gal*
iiaCifpadana> &
Trafpadana, perefr
fere da gli Antichi partita la Cifaìpina
in due patti, cioè, di qua, di là dal &
Pò Fiunac. Fu pofcia nominata Gallia
Togata come fi raccoglie anco da
Martiale nel terzo libro, che iui lo
corapofe.
Hoc tìU, quic^tiid idejl, hnginquis mitth
ah orit
Galli/I, Romani nomine di^a U£ét.
glio di panico,di bacelli di faue, e di fagiuoli detto) & habitandouij cominciarono à poco»
Hebbe qufftaProuinciadiuerfì nomi» vno à poco à pigliare Romani
i ciuili coilumi de
de' quali fu Flaniinia,& diceii,che habbia otte non folamente del modo del viucrc, ma altrcfi
nutoquelìonoine dalla via falicata}óc radet- del coRuerfàre,&veftire,percioche vedendo
tara da C.Fiaminio Confole Romano, come quelli eder togati, anch'eglino pigliarono le
narra Strabene nel lib.5.&T.Liuionelp.del- toghe, che erano veftimenii de' Romani
le guerre de' Macedoni,dicedoi che Flaminio Vltimaraente fu (come narra il Biondo)
haucndofoggiogati i Liguri, &
fatto* pace co' chiamata Romagna da Carlo Magno,& da
vicini popoli,non potendo patire' che i vitto- Papa Adriano primo doppo la rouina de' Lon-
liofi foldati forteto otiofi,vi fece falicare, e taf- gobardi, per eflcrftataRauenna con alquante
da Roma pecTofcana, & per 1'-
fetcarc la via altre Citrà,& Terre vicine fcmpte per tutto il
Vrobria finoà Rimino. Fu poi detta Emilia da tempo de' Longobardi fedeliffimi al popolo
M.Lepido Erailio9Ìlqual fece vna (Icada, che Romano.
veniua da Piacenza a congiungerfi con la Fla- Si fa à quefta Prouincia la ghirlanda dì li-
minia. Fìi prima chiamata Gallia Cifaìpina, no, hauendo Plinio in molta rtima il lino di
pereffcre ftatà habitata lungo tempo d<i Gal- Fnenza nel libro 15?. ponendolo nei terzo
li»Boij,Inrubn,CcnonianÌ7Sc da altre fìtnili ge- grado di fottigliezza , denfiià , &i. nel &
fecon-
. . . .
334 Iconologia
fecondo grado di bianchezza ^ & al prefente braui(Timi'hUomi«i,'& famofì 1
La Rubbia vien molto lodata quella di Ra- Capitanijjcome Alberico Batbiano rcftituto-
uennada Diofcoridccome cofa notabile Le re dell'anrica difciplina militare in Italia, lo
.
f>annocchic di miglio, Sedi panico denotano Sfotza da Cotigoola, tanti MaKuefli da Cefe-
a ferrilità del paefe, quanto à tutte le forti di na,e Rimino» Polentanj,^ Louardi> & Ra- I
i.dereiùflical
, .
giiito d'oro, & argento, con i ricami, & altri
Et gli ottinrtiie genetdCì vini di Cefena,'fé beh ricchiffìmi, e vaghi adornamenti : nella deflra
ne poflono éiTere fuperati in^altri luoghi pro- mano tenga con bella gratia l'Impeiial Co-
dotti, ma gli antichi gli r^pofero tra vini gene- rona d'argento, &
conia finiftra,vn bacile
rofìjcomc fi legge apprcfflo Plinio nel lib.j. al oue fìano molte corone d'oro ducali appcgia-
•cap.ó.'&Mecenatene'faceuj gran ftima,e pe- toal fianco, e apptelloi piedi dil dertro lato
rò furono chiamati Mecenatini . Onde non fia il Pò fiume, cioè yn'hupmo ignudo, vec«
tcrreiper errore far nella^hirlanda compatire chiccon barba lunga, longhi, e (tefi capel- &
«alcune foglie di vite. li» coronato ài vna corona d'oro . Oucro per
Potràffì anco dipingere il Sale,che d a Pla- Variar quefta figura fiala tefìadi toro con vna
tone nei Timeo fu detto caro,& amico à Dio, ghirlanda -di pic'ppa, appoggiato il fianco, o
&c nel %
della Iliade fu da Homero chiamato braccio dcftro fopra vn'Vrna, dalla quale efca
diuino, &
di cui Plinio fcnfTe^uell' antico Pro copia d'acqua, Se che fi diuida in fcrtc rami,
utib\o»Sale mhil vtilius, il quale fi fa à C^tuia &
con la finiftra mano tenga con bella attitu-
in tanta cqpia, ohe-fi.partccipaad altre ptouin dine vn Cornucopia
cie,&-mi parrebbe non difdiccuolcche nere- Ha hàuuro quefta nobiIe,& bclliflìma Pro-
aielTe in mano,^ in altro luogo in vn vafo* uincia diufrfi nomi fecondo la diuerfità de*
che rapprcfentadc lamaoIica,chefi fa in fin- tcmpi,& il primo fu B anoia Gallia Cifalptna,
^olarlodern Faenza-, & anco eflaper vna parte Gailia Togata , Fcl-
E fih»Iméte,okrele foptaderte cofcpotreb fina,Aurelia,& Emilia.comcnfct fce Catone
hch ancofare armata per attribuiile virtù mili in hbio Origìnum» pofciafùdeiia Longobat-
«as^e, bauendo:prodotto.per io tempo ,palIatOj dia, &bora Lombardia*
io
I
. . -
m
.
Libro Secondo.
o M B A R D A.
Villaggi>& fontuofi Cafl:elli,magnifi^
centidìmiedifiti) publici, & priuatis
dentro, & fuori della Città, fiumi ce-
lebri, fonti, ^ laghi di grandiffima
confideratione, valli, piani,& monti
ricchi di tutte le gratie della natura».
Òi. detratte .
nino s'infignorì diquefto paefe, fecondo che cipi-, fvltima d'oro Cgnifica la fua preminenza . .
riferifce Catone nell'Origini» douc dice in gfufìitia. Sii potenza fopra tutti gli altri Re,
Gallia Cifp aduna, olim 'Bianora k viilore Ocno . & Pfincipi temporah del mondo, fi come l'o-
Longobardia da Lon
F-Ù.finajraente -detta i ro di molto auanza tutti gli altri metalh. Ma
gobarJi che lungo tempo tennero la Signoria meglio mctteJT nella del^t'a mano della.
farà di
di t(sì Regione, bora dicefi Lombardia» per Lombardia la corcna Imperiale di ferro, non
maggior dolcezza della pronunria d'Argento: erra la fudetta glofa nella Clemen-
Eella,grafsa,allegra,&' veftita di color verde- cina,yeg'gafiGirolcmo Vefcouo Balbo Gurcé-
fi rsppreCcnta.pcr cfsere hiiomini di quefta
gli che fa dell'Incoronatione à Car-v-
fc nel trattato
~Prouinciaamoretioli,conucrfeuoli> &
molto lo V.Mmperaiore uiium Imperatorem fri'>
.
dediti a'ii folazzi della vita, godendo vn paefe mum argento coronari deinde ferro
-, Longo» m
quanto pofsa efsere ameno,fertile,abbódante bar diA ohm Callta C ifalgina .. Il Coriolano.
di viuere.di delicie,& di tutte le cofe,che fi ri- màtiene che nella fuaPatriafidàla cotona di.
chiedono al felice viuere degli habitaiotijoue ferro Imperiale à gl'Imperatori, Non èdatra--
fouQ molte Città grandi,fam3fe Tctcc>.infìniti l afsate l'Autorità di Frate Onofrio P.anuino€^c,f
Comit' /
1
, . . ..
J3<5 Iconologìa
Comìtijs Imperator^fy dou« tratta della Coro- ma nobiltà dell^origtne fua.
na ferrea Imperiale. Rex Romanortim primo Vi è anco diMantoua,diParma,diPiaccn-
u4quis grani ab ^irchiepifcopo Colonienfi corO' za,di Ferrara, &
hoggi ha quella di'Reggio>&
natur diademate Regni Germanici^ qmd corona Modena^ de* quali qu:^nto fia U magnificen-
Coronam fecundamt
argentea dicitur. inferins. za, la grandezza, &c lo fplendorenonfolodi
quamferream vocanuMediolàni a pofleriortbtts quella Prouinaa: ma di tutta l'Italia è noto à
Imperatoriùus affumi folitam .In oltre ptoua tutto il Mondo.
che Earico Settimo primo Impetadore
fu il Le fi dipinge à canto il Pò, come cofa nota-
adeflete incoronato con la corona di ferro in bile di effa Prouihcia,il qual pafsando per mes
Milano nella Bafilica di Santo Ambrogio da zo di apporta infiniticommodi, e pia-
efsa, gii
Caffo Turriano Arciuefcouo di Milano T- ceri,&: è celebre per lo fulminato Fetontcche
anno del Signore M.CCC.XI. e non Cor- in efso caddè,& fi fommcrfe,come dkiinamé-
rado primo come vuole il Corio che>nella pri- te lafciò fctkto Ouidio nel fecondo libro delle
ma parte, inettamente lo pone fotto ad Otho file Metamotfofi in qucfti vcrfi
ne tetz9> tralafciato Enrico primo-, nomina di At p6aeU»ruùtos_fiammaptpuUnte eapillos,
Imperatori Enrico fecondo in ve»
pivi altri tre Voluìturin prtLcep^t longoque per atra traCif*
ce di tetzojLottatiofecondo.Saflbnc,6d Otho- Ferfur.vt interdumdeCoeto fiella ftren»
ne quarto, che non furono mai incoronati in g«* fi non ctcidit, potuit eetidijps vìderi
Milano-, fi concradice l'ift^flo Gorio quando §itiem proculày patria diutr/hmaXi?nM Orbe.
fcriucche Corrado fecondo fùccedeffefubito- Excipif Erida»t*s, fttmantia^ abluit era
ad Othone terzo, e tralafla Enricojche lo fé eC- Sì fa aiico coronato il detto fiume, per ef-
fere vn pezzo doppo confondedolo con Enti- fere il maggiore d'Italia , raccogliendo nei
co fecondo di Francia-, e viene anco à variare fuo grembo le ricchezze di molti altri fiumi,
nelle vite doue mette Ottone terzo. Ottone perche il Pettarca nel Sonetto 143. cosi lo
quarto, EnricoDuca di Bertagna, à cui fa fuc- chiama..
cedere Corrado primo, e poi Enrico fccond©^ Re de gli altri fuperbo altere fiume
terzo,& quarto.Cócludcii Panuino-chelVlti- Anzi percfscre nonfolo il maggiore d'Ita-
mo Imperadorc, che s'incoronò di corona dì lia, come fi è detto, ma per non cedere pun*^
ferro in Satìto Ambrogio fu Gifmódo figlio di to alla grandezza de' piùfamofi del Mondo,
Carlo quatta incoronato da Bartolomeo Cz* cioè del Nilo , cdell'Iftro . Lucano nel liUz-.
^ra Arciuefcouo di Milano . Sognano quelli
cosi dice
che s'imaginorno li primi Imperatori cotonati
di ferrojCefate, Ott3Uiano,o Traiano: anzi §^odq', magis nullum tetltts fé filuit in amnem»
molti d» loro Trionfanti furono più tofto coro- Endanus fraHasque euoluit in Aquorafiluas ,
Uffieriamque exhamit aquis . Httnc fabula pti~
nati tanto d'oroi quando d'alloro perchp ba-
ucuanocol fecr»foggiogatobeIlico(i Regni.
mum .
Longobardi (fecondo Paolo Diacono, Bion- Iffer, c^/uros in qu&libet eqnora fmfs
Aceipit, <^ Scjfticatexitnin fo'ns in vnJas» (yr.
do,&: Sabellico^ &hoggi è poffeduio con ot-
timo, &giufti (lìmo gouerno dall' Altezza Sc- E come fi èdetto,fi potrà dipingere qu?ftn-
rcniffima di CARLO EMANVALE fiume con lateftaditoroconle corn9>pcrcio-
Duca di Sauoia, veram«i^te Ptencipemerite- chcfcome narra Seruio,& Probqjil fuono,chr
uole di maggiore, acquai fi voglia- (tato, pc'c' fa il corfo di quefto fiume, è fimile al muggito-
eflcr egli di fingolar valotc, &c tifplendente. de' buoijcome anco perche le fue ripe fono in—
di tutte le virtù, come anco celebre di glo. curuateàguifa di corna.
Eioia fama» per la ^s%n4czz^y^ auùchiflì. II Còraucopianella guiCfi»che dicciii \-^l<;ni^''
. .
Libro Secondo
337
ficaTabbondanza grande caufatada quello quti luoghi tocchi da lui fertiJiJìmi, diuU &
celebre fiume> eflendoche nel tempo della dendo la Prouincia in due parti con fette
CanicoIa,come narra Plinio nel lib.j.cap. r5. bocche entra nel mare Adriatico con tanta
quando su l'Alpi fi ftmggonoljBneui, ingrof- copia d'acqua.che fconie dice Plinio nel luo-
fandofi^ 6c fpargendofi d'incorno lafcia poi go citato^ fa fette raari
MARCA TRIVISANA.
gli Euganei) pofcia da gli £Qeti>& da
rroiaoi che dopo la rouina di Troia
con Antenore in Italia paffòrno.
Ella di prefente contiene in fé no-
ne Città principali, le quali tutte
hanno il loro Vefcouato, oltre le
molte Terre murate>& Caftella, che
VI fono, &c oltre il gran numero di
ue,ò di galea,& con la fìniftra mano tèga con Verona,di VicézSiC di molte altre Città fuori .,
bellagratia vn libro,&: anco vn ramo d'oliuo. ài qucfta Prouincia, i Carrarefi Signori di Pa-
La Prouincia di Venetia,che da Longobar- doua,iCamnefi Sign. di Tceuifcdi Ceneda*.
di Marca Tnuifana fu detta, per hauer eglino di Feltm,di Belluno,& tati altri valorofi Capi-
porto il feggio del Marcbefato nella Città di tani <\i miluia,vfciti di quefte Cittàicna perno
Treuigir e Prouincia nobjliffìma al pari d'o- patere:,che fi faccia eipulaiione cól'airre Pco-
Y nio-
. .. . .
33^ Iconologia
1
moderni* che nelle guerre fatte» foftenuce & nell'armate di mare» con le quali elTe ha otte-
dalia Signoria de' Venetiani in quella , 6c innuto vittorie fegnalatidìme inognitépo per
alire Prouncie hanno dato manifefti fegni numero grande de' nauilij,& galec»che può
il
del lor valore, £c del loro nome hanno lafcia* fare:& fi è Tempre fcruita
di Prouincia cosi d*-
toimmorcal memoria. huomini di battaglia per arraarle,trahendone
Quanto a( fìtOipofciacheella è rincbiulatra fempre di efla quanti gli fono ftati à baftanza
la Lombardia^la Romagna>& il Mare Adriati- per ogni
gràd'armataicome anco per ogni fot
coiil Ducato del Friuli>& l'Alpi Treuifane>che te di materia
neccffaria per ilfabricare»& ar-
dalla Germania la Teparanoi efTa è dalle parti meggiare i Iegni,e(sédoin
cffà Provincia mol
del Settentrione montuofa: ma nel rimanete ti bofchi d'arbori àcotal fabrica
bene appco-
pia' a) fé bene ripiena di vaghi &ben colti pciati,& fpedalmcnte
nel Treuifano, douc fi
colh}da quali fìcauano delicatiflìmi vini» & vcdeà gran commodo della Republica il cele
. Dal piano poi«che amplif-
iaporitiflìmi frutti bte,& famofa bofco dalla natura prodotto»
(ìmo fìfcuopie nelPadouano>nel Treuifano» ne* colli del Montello tutto di altiffimcgrof-
nel Cenodefe adai più» che nel Veronefe«& fe,& dure <iucrcie,lungo dicci miglra,& fei lar
nei Vicentino» che per la maggior parte fono go,daTrcuifi lontano dieci miglia,& dalle la-
territori] montuofi» &
nel BeIlunefe,FcItrino» gune di Venetia venti» fi come nel Bellunefe
& Tridentino» che fono poili tra monti adai altri bofci di altifiìmi abetti,larici,6c faggi per
angudi, &riftretti> & però fono più feraci di fabricarc antene, arbori, e remi, &
nerVero-
vino» che di grano. nefe, Viccntino,& nelPadouano grandifltma
Si rappcefenra bella» &
leggiadra con tre copia di canapi per far le vele» le gomene, &
faccieipercioche veramente è bellidìma que- ogni altro necelfario armigio
lla Prouincia, come anco per alludere al no- t Oltre che in quella iftefsa regione ne imon
me di Treuifi,ò Treuigiana Marca li difopra,che fono nel Vcronefe,nel Ttenti-
Si può ancora dire>che per tale fìmilitudine noi& nel Bellunefe Ce ne caua il ferro in tanta
da fomigiiante all'imaginc della Dea Ptuden quantità quanto può badare per rendere per-
S;a»checofìdagii Antichi era fìgurata* la cui fetta tutta la £ibrica dello armamento marina
virtù nel Senato Venctiano particolarmente refco ,quale neirArfenalc di Venetia con
il
340 Iconologìa
ticleggiadramente ad efptimete anco la Cit- de volte le fé dia tregua 9 non fuole (edendo
Mctropoli,& il capo del
tà d' Vdincjch'ora è la debitamente lauoiata defraudare la fperanza
Friuiijcontcnédo in mezzo ai Te vn erto colle, dejl'agricoltote.
& fopra d'elfo vn grande,& molto tiguaideuo Genera pariméte tutte le fotte de' frutti d'-
le caftello onde fìfcuopre tutto ilpaefepcc fi- alberiti ad ogni atti£lcio,che in quefto ge-
sì
no alla marina. '
nere vfat fi puòjsì ancora alle piate peregrine
braccio armato con la lancia, e priaitegij
11 fi proua per ellèrc molto arrendeuole,intanco
dante in quefta Prouincia,ch'in effi confifte il Il libro,che tiene con la dedra manO)ne dK^
maggior neruo delle fue ricchezze,petciochc moj[lra,che quefta Prouincia è fecóda di belli
bitte la quantità fufficientc non fole per i fuoi ingegnijli quali)in profa^^: in vetfO)& in tutte
popoli: ma per gran parte ancora dcll'Alema- le facoltà fono ftati celebri,& ne gli ferirti loro
gnaj&di Venetia, fono talmentenominati, hanno lafciato nobilidìma teftimoniàza della
& pretiofi, che Plinio nel hbro decimo quar- loro dotttina , come fotono i Paoli Venetif
to al capitolo fefto difle. uiugufìa Ixxxij. annos Diaconi,gli Albetti,i Moronia,li Amafeiii Ro
Pueino retulit acceptos non alio vfa . gigni"
vitói. bertcUi) i Deciani)i Gratiani.i Cortoni,iCan-
tur infmu Adriatici maris non proettlà Tima- didi,i Sufanj>i Luifinisgli Aregoni, i Rorai,gli
uo fonte faxeo colle ì maritimo affiatupaucas co- Aftcmij.i Paribenij, i Valuafoni,i Frangipani»
quente amphoras>nec altud aptius medicamemis
)- rj.. -/r-,..-jjj,..-
& s>',xti infiniti, per lafciar da pane quelli>che
j /-j--^^. ^„/-_
indicai ur. Hoc ejfecredidertm quod Graci cele
_
fonoinvita»
brantes miris landìbus Pitìamn appellauermt, Bi per edere opportuna alle cacciaggioni» le
ex Adriatico pnu fi mettono pet fuc diraofttationi coiutni,coroe
Non mi efìenderò a far mentione d^' luo- quelli diDiana)e finaltnenie,perche nella par
ghi in particolareimà folo ditòicbs iì vino del te fua Auftraie terminan acqucsC paludi, fé le
Vipaco non lontano da Goritìa ha virtù di fingono a* piedi le caniiccie,& 1 giunchi
rendete le donne atte alla generationcsondc
nella vicina Germania, che tutto quafi ve
raforbe,ènatoil Piouetbio. Fipocher che»'
CORSI C A.
der inocher . DOnna di afpetto tozzo fopra dì emineiw
Siede in mezzo a' due Gornucopij come di- te fallo circondaro d'acqua, in capo ba-
ceitìo, pcrcioche è comune códitione di pro- uetà vna ghirlanda di foglie di vite,fatà arma-
durre tutte le forti di biadC) lcgumi,e per iìno ta)& con la deftra mano terrà vna corfcca,diit-
a* rifi,che fé bene non rende quefta terra tanti la parte deftra vi farà vn cane corfo: roà che
per vncquanto le fcrtilifsime>tutta volta in al fi a grande, òl in vifta feroce fecondo cbo nar-
cuna parte di lei no cede àmol'alrre: màque- ra Plinio Jib. 3. capitolo quinto.
fto è marauigliofo in ena,e fé le può afcriuere La Cotfìca è Ifola nel mar Liguftico, & fu
à fingclar fertilità, poiché in quei medefimi primieramente nominata da Greci Cyrnui,
campi, cue le vigne porgono le loro vue,fi fe- come dimoftra Strabene libro quintc>òc Vir-
raina il fotmento, e doppo quello il migtico- gilio nell'egloga p. quando dice :
uero formenrone,dcue tutte tic quefte raccol Sic tua CyrtiAas fugiant examina taxos .
te fi fanno in vn'anno rocdefimci di maniera, E vogliono ale uniiclieacquiftafiequvfto no
che,fe in altre regioni la terra produce più gta me da Cimo figliuolo d'Hercole, e fratello di
no , ha bifogno poi di ripofarfi , ne fuolc in Sardo,il quale pailando dalla Libia à quefto
quell'anno ifìedo d'altre biade caricar i gta- .luogo,e quiui f ermatofi volfc, che da lui folle
nsicfe! padrone: ma quefta con tutto cheta- conquefto nome addimandato,eiTendo che
pri-
. . .
ria di quel paefe>& fràitjolci, che fcriuonodi CONSOL CENSOR AIDI Vf S HTC FVET'A
'iueft'ifbla, Dionifio dice, che ella acquiftafle HEC CEPIT CORSICA A^ERIAC^VE VRBE
lì nome drCoifica dalla gran moiiitudme del-
DEDET TEMPESTATEBVS AIDE MBRETO
le cime de' monti : percioche quefto nome
Gorfo in Greco,& io Latino denota le tempie B commune opinioncdi feiteratiche non
de* capi, come fé diccffc i'ifoia delle'tempie vi fia regolata teftura di parole, fopra di che il
de'monii. ,
Signor Gio: Vittorio Rofci poflefsore di vaue
Dipingefifopra l'eminente fa(ro,pcrche que- dottrine, fcienzc, & hngue in vnafua latina
fìa Ifola è molto mal difpf fta à coltiuare , si cofifcrifseàmeGio:ZaraiinoCsfttIlini. Rn-
per ifaffi> come anco per efferui altiffimi luo- tiofermonis omni fere lege foluthoc liberi . Ma
ghi, come dice Rucilio ne! i.jib.-dci fuo Itine- io la trono ftà termini ragio neuoli riftretca, de
rario cefi ne criuovna bene ordinata conftruttione di
perfetto fcntimento incori! suifa.
Y ^ Rttnt
. ,
542 Iconologìa
Huae vtium pittami cn/iwitint Remsm
re dell'antico Padre Ennio con moltogiuditio»
Bonerum tptitmtm fuijft virum
Luemm Scipiomm . Fiiius Barbati^
& efquifita eiuditicne renicuifce li iragmen.
ti di quel poeta nella priHina lettura in quefta
enfiti, Cen/or, Mdilis, hic fuit
MMe$pity Coricata, AUtUmqut Vtbtm
forma di parole . Pelerà f^enus . O Rtmule
J>ttiitTemptJl4tiiks idem merito. Romole Toluis Viltis. atluerfabamur. InF^gftm
Polgas,
Fu Lucio Scipione Confole l'Anno di R,o- ExptElanttVeluti Coftfoiquom mittere fìgnum
ma 45?4. Ma per l'ofcura maniera di quefta in- Folt. Quintiliano lib.i.cap.4. roetic Isiotrix
fcrittione, è neceflario prima ch'io palli alla Jdecobd . Vittorino oHetuò nell'Orthografia
notitia Hiftorica«& al particolare di Corfica > Ptacolon yro piaculumt [onos prò funus ; Oc io
trattenermi in punti grammaticali* à dechia- ho veduto in tauole di mettalio & di marmo .
ratla con ragioni , Si adifcorrete fopra alcuni Detolerit, SorticoUm. Flouium. Riuem. Ar-
motiui di curiofì antiquari) .. down Aquom fuit . egmm adtmito,pro equum
.
Honcprohunc.O. per V. trouafi fpefTo nelle nella Isgge iudicaria . in Lucretio lib.4. Volta
antiche memorie latine Romane Sont prò parentHm.i.yuhus , Per lo contrario vfurpa-
.
fnnt, TaboUis popliceis,pro tabults public is. lUoc uano anco TV. per. O. EpifluU prò epifìolot
proilluc, Diuom prò diunm nella or^tione di fumes prò fontes ^ Nftmefjctator prò T^omett'
Claudio Imperadore in mttzWo Hercoli prò clator» fuboles prò foboles» Tarquinus contun'
.
Confai, 6c Confol vedefi nel marmo di Caio denti frundtm prò frondem,frumem profron-
Duilio in Campidoglio Vello Longo nell'- tem: mettemopiii efempij infìeme per mag-
.
Ortografìa dice che gii Antichi hebbero v- gior certezza , e ficurezza >che prona piiì iV-
gualmente confufe le lettere» o» Se v^ Cofìfol Coi &
la confuetudme» vno o due pottiano
fcriueuano per Ojma leggcuano per WtConful, dar fofpetto di cofa fatta à cafo > onero d'i-
Antiqui dtque confufai 0, &
v, litteras hahut- nauettenza di chi li fece > ipecifìcamo gli
re nain Confol fcrtbebant per 0, cum legerent
.* Autori, gl*Imperadori,)ConfoIati> gli anni,
ferVtConfui. SeptonuntiafleroCo///»/ quan- & i Paeu acciò fi vegga che l*vfo de primi
do fcriueui^no CcnfoU io ne n lo sò> ben so che antichi pafsò anco alquanto a Poderi per
adeflo m
latino ferme me &C pronuntiamo Con molte centinaia d'anni dopò> etiam in tem-
fui, in volgare Gonfole : fi come in altre voci pi buoni , &
culti in diuerfe terre > iuo-&
pronuntiamo V,& 0»come fciiuemo, Ofeedi- ghi.habbìamo dimofìrato la cambieuole con-
fco,Vbedifco, Officio viiicio>Vngbia onghia; ditiore deirO> in V.& dell'v, in o, diremo
ongaro vngaro . Ongaria, Vngaria, Oliua vli- appicfìodeiae^.V..
ua . Volgo vulgo . longo lungo, &
molti aliri-^ Qinoprovnum»Ol^ciiCcaQ& diquefte vo<^
cosi gli antichi larini pottuano, pronunnarce cab ftrparatamen te da fé flcfla pafsa in V.dell*-
fcriuere nelmedclimo modo quelle parole che 0..già ne Tonno arrecati eiTcmpij. Deirr.in.V.
per, v^& pet©»(cnacuano. Fortaffe enim fi~ l^ucrciio Poeta lib. i Diffupat in corpus ^ prò
tutfcrikebmfttitìmitabquebanturtóìct Quin-. Àtfjìpat. djlumatio 1 proxumò prò proximo ne
tiliano per tale mucatione di lettere nel i.lib.. frammento Indicano à carte. ii^^Maritum»
cap. 7. riferendoli à quanto dilTc nel quarto eisque Itgge ilSigonio nella lauoia de Ther-
capiiolo fé ben cotfcro atKro circa ifuoi tem-^
:. mcfi in Roma.pcriocontrario.I.alle volte fet-
pi>edopò limedcmi qambi) di Ictrcte la
lui ùeper,v. dell'O.perV.àbaftanzafe n*èd'.rto
varie micritrioni . Vedcroo che in volgare an-» che ferua per V.fiicggcin Setto Pompeo Fc
l'
Cora leduevUiroe vocali hanno parentela & , (lo CUnisoutto Glittis. fuba^is, leutbus , te-
che»I.'V,,iaiinf' p'iTa volgarmente in 0> Romu- veris» che Gluttiì*Cr G/«/« Icggefi in Poriio
ItiS Romolo , Fophlus Popò!, (nfrus fofcc, fui Carene cap.;3.& in Plinio lib. I7.c3p.i 8.ne!-
^«*/'folgore>FW//j"vo!etf,/^«((ji«/ Volgo. Gjro- \cQ\oÌk^hmtClis,Clitis Humustenax. Re-
Umo Colonna EccelientifìTimo Commentato L-ruenitio'oel racdcmo Fcftola legge fatta per
ri^u-
-
pondtum, 0" dupondium nelle Satire di Luci- edere fat^.e da Rom mi, ad altri Latini che &
lio Poeta, Àduobm ponderétts, oue di, a duo aadaUanoper turco iì Mondo, la vera ragio-
deiiuafi. Ex Manthijspro Airì.nuhijs t nei no- ne è che L &, E» haniio ancot'elTe parentela
tabile marmo d'Auguit:- in Andra nella lètie tra loro,C^ vna per l'aift a fì vfurpa ctiandio tra
terza ftampatanell'-/^«<5?4n0ii« GiuOo Lipfio volgari. Openione opinione» virtù vertù*
foglio XX. Monimeìitum » (St Monumentum Vittoria Vcttoria.lingualcngua, litteraro let-
in dìuer(e me mone {cpolcraii , Contibernali terato. Recide ticide>lece Uce» Riuetire reue-
prò Contubernali Ita nella infcricticonc ài Am •
rire> refrigerio riftigerio» Vbidienza Obedic-
dto Himno da l^aleftrina trnuata za, fuori fuorc» Vndici vndeci. Ombelico
con olla ài
Cenere » pezzetti d'ofsa aduftcfu ia fofsa di ombilico, defperato difperato» cangiò il Pc-
Faenza faot diporta Montanara del. i^K^.rot ttarcadifpetto in defpicto, ouet dilpitto per
ta nel fine. fotzadirira3,&:perrafKnitàdi quelle vocali
fecondo iVfanza de latini.^nteffius Anti(lius.
V D M Ciues prò Ciuist OSlobres prò OUohriSt Deano,
AVIDI prò Diana ho veduto nelli marmi > G. come
Quintiliano che fu menato giouinetto da
H Y M N f
Galba inRomaeflendo IroperadoreiWrtf;^^»
P a A£ N £ S nomina nel i. \ì\3.c^^,^.Menerua,Leher,&
TINA Magijìer, prò magifler, Libery Minerua» cosi
diceuafi Eeanus per lanus : nella tauola d'vti
CONTBER Par-fito Epicureo di ftile comico plautino
NALl fi legge nel Sedo verfoinRoraa- Et nos an-
344 iconologia
Pro munitum: pei Io contrario fi dice punto di lingua Greca, anzi la Romana lingua è (t-
in vece di foenio,c\\Q vien da poenat pani' & gtiat& difcepola della GrecatRomoIo fa dot-
<:«jCarthaginefc;qu.ifi Voemcus, che fidcn- tamente infiruico in difcipline greche>& pa«
ua dal nome pboemcus detratta rafpiratione fc vn'elogio greco delle fue imprefc nel Tri6-
Se ben l'altro diftongo greco omiccon iota» fo fuo de Camerini alla fua fìatua. Ennio
04«pada ancor'eHo appreso latini in,u» nella Poeta fu littetatiffimo Greco, infegnò lingua ,.
Voce pufticeus color roflo infiammato che Gì eca à Catone Maggiore i nondimeno
vien dal gieco pJjoìmceospoiVtK6af con tutto
. fcrifce Marco Tullio nell'Oratore che ne _
che omicron iota in greco.*;, faccia.i. nondi- antichi libri d!Ennio fi trouaua fempre fcric-
meno per.oe.in luogo d',u> in tal colore leg- to Pwr?*»;, Fr«2*x, perche allhoranon vole-
ge Adriano Tutnebo in quellodi Lucretioli- uano vCare lettera greca, era cofa abfurda à
bro. 1, dar folamente la lettera greca alli cafì barba-
purpura, pOEnicenfque color cUriffmti wuUe . rità à parlare alla greca nel cafo retto fola-
Afferma ciò il detto Turnebo ne gli aduet- mente, nondimeno per più dolcezza à gii
fari) lib»v, cap. 2.(J. Peemceufque color lego ditio dell'orecchie fi diffe poi Pyrrhus
potiusexamiqmsliùrh,quam Phoeniceus, folet phryges con due lettere greche, ^éc y. tro-
enim Lucrettus.u. pkrumque in. oe, mutare V uafi però j4egyptuf yieguptusy lacryma &la*
ntumre moemre » ntunera moenera » punibat cruma etiam in opere de noftri moderni • /iw-
poemhat, fic puntceus poemceus , Torna poià cluta proinclytat Lucretio lib. i. Funde petens
direfeprala parola pcefia nellib. z2.cap.21. pacem Romanis ineluta pacem .
lego pcena à posmefido , aut quod pojl pecca- Sylla& Sulla» nel tempo di Siila JDitta-
ium feqmtury poenire prò punire mùqui dice- tote fiorito di lingua pulita e terfa furono bat-
barn. Ma fé poinio punto wkn da pcena come tute le fue Medaglie col nome SulUi e Ci-
piace à Seruio» la dittione pcena vien dalla cerone iftedo nel decimo libro epift.7. ad At-
greca pcromicroniota.o/.'wo/j*)'.pei tanto Lu- tico Dirui ille dtes Suranus calUdi^imo y>ir(f
cretio Poeta che noi nel fcc&ndo Confolato Caio Mario-, èc Sulla fi legge io vacij ottimi
di Pompeo Magno l'anno di Roma^5J9.pro- Auttori come in Fuluio Oìfino de Familijs
nuntiò punibat per,oc, in vece di.u. nel fefto Romanorum. Cornelio Tacito nomina vn'-
libro, parla di quellichc fuggiuanoin villa à altro Sylla glouine accufato d'immodeftia
mutar aria per timor della pefie, Se che poi vi nel terzo de gli annali . Domitius CorbtHo
moriuano. Pretura fun^lus de Lucio Sullu nobili iuuene
Kam quicunque futs fugttahant,vt fin ad dgtos quefìus efì apud Senatum. Publio Vatinio a-
VitAÌ ntmiumtupidct,tnoftiJque ùmenteis mico di Cicerone trionfò deirillirico l'anno
foenièat pttuUo pofl turpi morte di Roma. 708. Delllurico nelli fafti capitoli-
ferino, 'vt fiti ad agros-, òì più fentimcnto à ni, prò Illyrico fimilmente Suria t & Syriay
giuditio di Gio: Battifta Pio, che fi referifcc Mufta & M)fia V, per Ipfilon ; tiouafì anco
ad eflemplari antichi , &legge cupidos ; Poe- Ipfiion petV. Forum Syariorum» prò Suario-
nihat paulio,{econóo reditiionc corretta per rum nel tempo di Fhuio Claudio Coftantino
opera del Lambino, &
del Tutnebo Per.o/. . Imperadore perche l'Ipfilon fi pronuntia per.
làMefiarnGreco. Metrlct, in ìaùtìo, Moe- I.& ì'hSc i'V.fi mutano fcambieuolméte . OI
fiaiMu/ìa,& Mifìa dice Aldo. Se bene io al muro appartiene più che nò fi penfatfc ben
diftinguerei che la Mefia Prouincia d'Euro- leggemo in Lucretio Poeta hh.4,Exefor Afoe
pa pnflato il Danubio detta Pannonia Vnga- rorum,proexefus muroru^&c nel fudctto luogo
ria fia in greco Moiina, in latino /</(?(?/A«,vn- di Vitgilio,& nella infcritnone di Caio Cani-
dc Moefì conforme à Plinio contro Sttabo- nio Labeone per.oe. moeroru multeis milibus :
nc. La M;fia poi Prouincia dcIl'Afia mino- nondimeno fi puQ far cadere fotto i'oroicton
.icda Greci Mv^U fia tra latini Alyfìa-, O" iota greco. 0/. pofciache fé bene altri lo dc-
MufM% perche J'V,& la fia.Y, ipfilon gre- tiuano à moeniojù^ efi munio,à muniendo vnde
co fi cangiano tialoro Aldo ciene che Ro-
. j moeniaìOXiztaéiG daGitoiamo Coióna fi deri-
. rnani più antichi perche erano alieni da let- ua l'Etimologia dalla voce gieca MoifAmoira»
tereCreche vfafsero V. per Y. Sebcne i Ro- che fignifìca parte,pcrche cìafctino guarda le
mani furono fin da principio fempte liudiofi mura* &le difendeper la fua parte? la onde
farà
Libro Secondo* 345
farà rifteffo Adurnst moiruSì & moerus al- no . Fundamenta . murofque . ab . fola fa* .
£c OI pet« V. le qaali hanno il medefìmo fuo- tio , cffendo Impcrador£ Augufto , Publio
m
ao tanto voci deriuate dal greco per omi- Lentulo Scipione, e TitoQyintio Crifpino
cton ipfilon, quanto per onucron iota,& in Valetiano Con foli l'anno di Roma. 759. al
pure latine^tanto nel latio quanto fuorajin di- conto del Panuinonelii fatti Confolari, laC.
ucrfe Pfouincic. forno memoria di marmo in Roma . con tal
Oino in Roma
fondata da Romolo nel fine Ex S.C.faciundum coerauer, notili qui
Latio, &
Hoirume mvece di plurimi. Nel- che Cicerone il quale conobbe Augudo
I. hb. Moenera mUitiai> Stico Seruo in Plau- fcopaledi Paleftrina fi legge pure, coenme-
to dille Tamen efficimus nos prò nofiris opi- re . Nel fragmento della fudetta legge Agra-
bfts mfira moenìa ; efpone Adriano Tur- ria in rauola di mettallo in Roma Cotto il
nebo lib. i6. cap. xj. moenia prò munera j Confolato di Tublio Mudo Cai- > & Lucio
ch'io più colio direi Moenia prò munta purnio l'anno di Roma. 621. Ei. oetamur .
inficme con Pietro Vaila , &c Bernardo Sa- pruamur: prò, y vtantur fruantur , Si che le
raceno Commentatori antichi Italiani: Vuo- parole dette per OE. importano l'Iftcflb
.
le inferire Sticho infìeme con l'altro Seruo che.oi. &0U. in vece d'u,in differenti pae-
Sangarino, che fé ben nel conuiuio loro non fi > tanto nel Latio, quanto nella Campa-
haueuano vafi nobili grandi * nondimeno , gna, de in altre parti . Anzi nella fola
dice egli. Noi fecondo le noftre facoltà facc- tauola Agraria vedonfì tutti li quattro ma<-
ino l'ojEtio nodto, il debito aoflro> no[ira dioe, oj, ou, u, & lOVS. MONI-
moenia . GIPIEIS. OTANTVR. rnum^iu-
In Alatro Città d'Hernicis che pur'è nel dicandd : in altre leggi oetier, & oitier prò
Latio > contro l'olTeruatione del Pontano » vti; quali diftonghi Del, 6<:oi fono pofti per
fi legge nel marmo di Lucio Betilieno Vaa- u longo . Seguitiamo di efplicare tutta la
ro . Facienda coirauit. prò curauit» vi & voce. OINO.
fi legge . f^bei ludunt, ciò auuertifco perche L'vkimo O. ftà per.V. & dopò vi s'intende
fi vegga che fapeuano dire tanto ludunt la lettera. M.h quale molte volte
fi tralaflaua
quanto loidtmt* In vna tauola di bronzo m da Romani nel Oino. cioè
fine della parola.
Roma fotto il Confolato di Lucio Cornelio Fnum.ne daremo più di venti efsempij.NelU
figlio di Gneo Principe del Senato l'anno di infcritiione di Marco Aurelio Secondo,liber
Roma. 5P7. Rei. poplicA.vofird, aitile, effe. to deirimperadore ^na fronte, per, j^nte
cioè Reipublic^y veflra vttle effe, è vn Sena- frontem. nel fepolcto di Vcttia Marcellinain
to confulto in fauore de Tiburtini Tiuole- KomZìfìgnumAdarmoreu* per Marmoreum.
fi . Ma ttouaraone vna al Pontano per. OE. A monte Giordano in Roma, Imcìus Attius
in campagna, à Monte Raffino vicino àCa- j4mcetus donau. adicula. prò donauit didicu*
ftello San Geirmano , vi è vna gran bafe lam»6c nei fine ante tedicela. P. Il, cioè Ante
della Concordia fotto il confolato di Gneo itdtcolam pedes ditos nel fepolcro d'Aulo Furio
Domitio, &
Caio Afinio l'anno di Roma . Epfarodiro nel principio, Sacru, prò Sacrum»
715. Signum concordie^ , refiituendum. eoe-
. nel dnc, Hhìus fepttkri Curaegit Furius fuc-
rauerunt , Partimoci dal Latio, &
dalla Cam- ceffus, cura prò curam . J!^ella lauola tripartii
pagna, &
paliamo nella Marca Treuigiana ta di Napoli focco il Confolato di P. Rutilio,
fui Veronefe nella viBa Calderina» fi legge e Gneo M^Uio i'anno di ^oxxìtì 6 ^.extra pa-
in vn fragmento folto ;il confolato di Cofeo riete, prò parietem. nella memoria di Pefaro
54^ Iconologia
TVMVLVM. POSV. PIEN. PIETATE. picitavièluogopef tte.M.Donchepcf vnci
PARENTV. Flliushunctumulum pò- per tanto in qucfta di Lucio Scipione fibutta
id e(i,
[Mtfltnus vietate Tarentum . In Roma pure la lettrta.M. noue volte Oino prò vnum . Du9-
nella cafa de Porcaii»^ Laberio Antigonoi &• noro prò honorum. Optumo prò optumum
Labcria Prima dicono JtUy ambitu pojfidere Vtro provirum. Scipione prò Sctpionem. Cor-
licsaty yroitam ambitum . A Garigiiano vici- fica prò Corjìcam Mcrtuque yrbt-. prò Alt» .
no à Napoli in vna locre di fepoimca antica riamque Vrler/tÀi come poncuano di più il D.
intagliata coq bella lettera d'vn palmo, iVlf- nel fine della parola leLcntnata m vocale. In
que tntra maceria* prò Maceriam . Olla prò altod Marid prò alto Alari; così di manco
Ollam in piccciola pietra fcolpua in mezzo à ladauanolu leitern.M. c.u^ndoà loto parcua
due palme diritte, rittouata in Roma fuor di nel fine. Ploirume.ideft plurimi ^i tte StìU-
Porta Aucelia,hora di San Pancratio>pec eflec bediuerfedalnoftrovfv;i L^ pimaoipctu.
bteue non più compatfa per le ftarope*nc fò La feconda u per i, come di fopra , in oltre
di tutta patte a curiofì infumo, maxuma, optume* peffuma in Plauto
e. 1 V L I V S. Ct L. renerus Uuia, nella detta in(crittiont^ /^C^-
R A R M AB V S pua» dcue nota il Ponranocbei Campani prò
OLLA. E T V S. SI. nuniiauano il genitiuo di Venere inni, non in
OVVIOLARI T. AD
l* F E R O S. NON. RE C J P I A ts. Ma tale t^rrminationc era de latini 4^ libi*
T V R ;»ff;,cbepermutauanocambicuolmeotcque«
In Venetia Aurelio Saturnino, Rogo& pe- fte vocali, fé bene dirado fìniuano J'obliqtio
tocurìEla fraternitate» prò cuncìant fraterni/a^ cafo della terza <;; tu, per Toiditiario inù. In
tem Nel Calendario tuftico, ch'è nel palaz-
. utfin qui non l'ho trouatofe non in quelle vo.
zo f arnefiano in Roma, alla fine di Decem- ciche fioifcono ne gli obliqui con l'vltima li-
bre FABA ferentes, prò faham* OLIVA quida R. Venerii &
Venertts. Honorist Cf HO'
iegcm, prò oliuam fopra ciò Fuluio Otfino ag- norus, Caftorù &
Cajìorus . nella lauola tri-
gionge Triuernum captu, prò captum. Nel mo- partita di Napoli j^d. Aedem. Honorm.
numento d'Alcibiade, &
di Petronio Nite Se quefta direbbe il Pontano è tra Campani
in vece di Nice ftampata da Aldo nell'Ortho- Si bene, ma fono decreti dati dal SeDato> &
grafia Mors decepìt Patre funm , in luogo di prodotti more Romano . Non fi potià replica-
patrem. Nel cippo ftampato da Marcino Sme re contro quel Senato Confulto ÙLWxeaoìc
tio foglio 1 14. numero. IO. perTiuolefi,chcè in Roma, &
comincia L.
Annaiia fuccejfa memoria fiicit. li due .ij. Cormlius. Cn.F, Pr. Sen, Cons. A-D. III. No»
ftanno per E. Annaea fuccejfa mensoriam
. nas. Maias. Sub. Aeàc. K^orus* La terza
fecit. Sopra l'Arco di Nerua Traiano nel por- fillaba E per I. quattro volte in quefta infcrit-
to d'Ancona, Quodex pecunia fua portutu- tionedi L. Scipione Tuet projuittdedet prò
tiorem nauigantibus reddiderit, portu prò partii. dedit tempefìatebus pet tempejfatibus» mereto
Nella cafla di mar modi Tiro Pubillio Potito per merito Oltre gli efiempij addotti di fopra
.
in vna vignainoontroà muro torto di Roma Afauretania nella Medaglia di Adriano Im*
Cu, qui. prò cum ^«o. Nell'Ara di Gioue fiilgu- peradorc ond'è che il nome di Vitgilio fi va-
ratore Deorupro DeorumiHtWa piazza di Cit- na . Fer^ilms VirgUms ; così athereus Atherius,
tà di Gaftelio in vna dedicatione per fentenza Aldo pto'-a cht iì deuc più cofto dire Gemtrix
d'Emilio Frontone,& di Atrio Antonino,/?*- che Cenetrix con due infciittioni» voa di ^lia
iiquit ad Balinei fabrica,pro fabricam . In ca- Sabina, che fa contio lut,perche io Fhò vedu-
fa Delfini di Roma Si. quis. cantra, hanc. in-
. ta venale m Rema nel corrile dVno Scultore,
fcriptione. fecerit. prò infcrtpttonetn^ veggafi & letto ncll'vltrmo verfo Quem* Cenuit.Ge-
tutta ftampata néll'*^ff4r/o di Giufto Lipfio netrix . L'oltra di Rubria TcrtulU afiìda nel-
foglio.4j.pernon andar più lontano veggafi la Picue di San Pietro di Galiada in otto pa-
<,
fces nella bsfe di Publio Mecio Proculo figlio Pctlo contiario dalla parola Cofenttont h leua
di Publio.delfa Tribù Pollia.foldato della tee ilprimo N, non L'vldmo.. Dalle voci che qui
za Cohorte Pcetona» Architctro d'Auga habbiarao raccolte, fi comprende chetralaf-
fauanó
548 Iconologia
fauano la lettera Ni nel principio delia paro- in Priam0)& in quel verfo vi fono quattro R.
la, nel niezo>&: nel fìne,cioè neii'vitimafìl- Veteres Cafmenas,Cafcas res voto profar$.pO'
labaj che nella puma il coglie à Cofentiont. R. teuano dire tanto Cafmenas, quanto Cmme»
habbiamoefpodo, Romani,(i porrebbe anco nas, fi à tempi n oftri dicemo Homs» O*
come
efponere. Vibrimi confemiunt Rom^.. Dicono Homr» Ciambullari nel fuo Gelilo con
11
alcuni Aurori che la lecrera R. fu ritrouaca molto vanto»6c poco giuditio dice che l'R fi-
'^
da Appio Claudio Ciecd il quale» per quan- formò dilI'Aètrufco inarcato,& non acuto
to nelli Falli regidia il Panuino fu Dittatore cima.ch'è nelle cauole trouate in Volterra, <
rannodi Komò.C^S- vintiottoanni innanzi in Agobbio','le cui lettere non fono vere etru-
al Gonfolato di L.Scipione. Ricardo Strein- fche, ma ptefe con deformità,& corrotte dal-
nio de familijs Romanorum fopra la nobi l'alfabeto greco& latino L'R differifce di for-
Gente Valeria detta più Anticamente f^aleX masi difonodall'A. L'R Romano vien dal
fiay vtetiam Fufia, Papi/ìa, ^ufelia Fetufìa^ greco ritiene il fono nella pronuntia,& anco,
neque enimante u4ppij Cui Atatem qui primus parte della forma, il Ro greco è quello P» dal)
lineram R, protultfj'e dicitur VaUrìj, Furiji Va- quale con vna linea aggiunta per rrauerfo nel"^
firij,Aurelìj^Feturij di^ifunt, Sefullevero mezo, fin'àbafsofifotmarR.&.hà l'idefso
ch'Appio Ceco ne fulFe inucntore la lettera fono di forza &
di pronuntìa* e fi come il Ro
R) fi farebbe ritcouata viuente L. Scipione al greco in lambda fi cangiò in bocca di Demo-
cui honore fu fatta rinfcrittionejfopra la qua- llenccofi rRnoftro per Lda fceLnguati fi
le difcorrerao,& quanti R
contiene farebbo- proferifce . In vano il Ciambullari s'affatica
no de primi comparfi al modo. Concedo che di prouareche rRnoftrocon altre lettere la-
i FalerijiFurijy Papirpe gli altri fuffero detti tine venga da Tofcant. Cornelio Tacito ne
prima Falesiji Fusiji Papisij, yiufelij, Fetusùt & gli annali libro li. afferma che le lettere lati-
che poi cangiacelo la lettera S. loro inR. fi ne fono fimili alle greche. F<?rw<e litteris lati*
come anco in altre parole fi cangiò. Ma non nisi quA veterrimis GrAcorum.cisScymo che le
concedo che la lettera R, non fufse prima sa leggere, lo vede. Plinio lib./.cap.^S. prò»
d'Appio Cieco fenza dubbio fu innanzi che
: uà che le lettere antiche greche fiifeero quaft
Romolo, altrimenti fi farebbe chia-
nafcefle le medefime che fono bora le latine, con vna
mati Somolo»&, Roma Soma: è cofa nora infcf ittione Delfica, la quale era a fuo tempo
che vi {\x vna Donna Il'uftte nominata Roma nella libraria PalatinadedicataàMinerua,6c
moglie di Lariuo figlio di Telemaco,fecondo cominciaua forma di lertere fecondo il
in ral
alcuni,raadte di Romolo, il quale chiamò la tefto di Giofeflo Scaligero NAVCIKRA-
Città, ch'egli edificò dal nome di fuaMadte TES. tlCAMENOV. Nauficrate di Tifa-
Roma, fé bene Antigono antichiffimo hifto- menoinel quii nomeil Sigma lunatoC per
denomina da Romo
rico delle cofe d'Italia la 2 è folo de Greci, pute latine fono V.R.S.
Gioue, che l'edificò nel colle Palati-
figlio di le altre communi à Greci &
à latini.dico nelle
no: fiacome fi voglia che l'R fu piiraadel- lettere maiufcole: Pinfcrittione Delfica ftara-
l'edificatioue di Roma nd nome di quelli pata in Plinioà lettere maiufcole non prona
che l'edificorno . Marco Varrone de lingua hntcntionedi Plinio,perche le minufcole da
Latina libro fcfto riporta moke voci dette cinque,òfei in poi fono ruffe difiTimil» alle la-
prima perS, &
poi p?rR. Cafmem Carme- tine, non fi douerebbono (lampare le infcrit-
la, inde Carmin a,& Camena gettato via l'R. rioni fé non con lettere maiufcole fidelnacnte
Afenaarena^ Tanitos ma fi raccoglie
lanitor, come (lanno nelle pietre,& ne gUeftraiti lii
da luiftcfso, che nel medemo teiiipo haue- boni Autori, vcdefi nella Delfica infcritrione
uanoanco l'R. neila voce i?«/«? detta poi ^w- prodottfl daGiofcffo Scaligero l'R nofìro in
ret perche il primo R
vi era prima che fi di- forma, ma quando ben'anco fuise (laro io
cefse Rure col f-condo. Ennio vsò QH&fere» forma greca,Aii(lotele computa tra. 1 8. lette-
qit^fentibus>quArendumpro qmrendttm , m a nel re greche più antiche ri Sigma, & il Ro pa-
medemo verfo vi è due volte Duxitvxo^
l'R, dre del nollroR, talmente che fi deuc tener
rem ftùei libernm qmfendunf eauffa Accio . pctcerio,chei Primi Romani lodidingucG-
Poeta fu più di I4y. anni dopò Appio Cicco> fero dal Sigma,& che non habbino mai relit-
fife bene era nell'alfabeto l'R, dille Cafmena to nelfuQ tiiolo.S.P.Q;S.mafibcnc per e gni
t: il
.
Vacuum duellis lanum Quiriniclmfit. be per buono quel fuo verfo fenza duplicate ?
Duellica per bellica» At celer afta volans perrumpit peflore ferro .
348 Iconologia
pio &
R. Cominciando da lui> per molte ccn- cipio l'annodi Roma. joz. & compimentoi
^naia d'anni dopò lui fi tcouano lettere dupli- del 30-,.nonrittouandofene pur vna, non fi
cate, e femplici in Auroii Antichi» tauole di può faptre di cetto,perthc le copi e,& le ftam-
rame, & di pictr?»& nelle mcdeme parole ho- pe hanno variato . Ma ntile pofteriori tauo-
tasi» bora nò: Non come appitflo noi limr^ le di m.'.rnio>& di rame citate appa rifce la cer«
litcréi litHs littHSt uinulus annulns,Querela,que' tezza, perche fono tuttauia apparenti, & vili-
reUa,quatuorquanuoryifno O" immo. ma in vo- bili: lelcgah paticolai mente hanno loftile»
ci che non conipcrtano tale varictà> crva^ It' & li termini delle più antiche leggi Ivegic, de
fénza punti QuLdui foli punti vi fono che fioned'vnacdechiaratione dell'altra abreuia
.
ractccno Jnme5orR,nel finedelh lìnea.. tajcofi trouanfi diftefe nel marmo óiM^Mc'
U vero fcriUvre Romano à lettere maiufco- €Ìo Mèmmio Furio quefte parole, Auguri»
. . .
$$% Iconologia
Tublìto, P.R, Quiritium; che dechiarano l'ab- H o H o a I s
breuiata di Vlpio Egnatio Facntino.di quefte
note intagliate in matmi,ne famentioncHo
IMP. CAS SARI S. Divi. F
tacio Ode.8.1ib.4. fwifa noùs marmora jfublim AVGVSTK PONT. MAXIM
cis. Notepubliche pcecifatnetice erano quel- PATR. PATrIAE. eT, MVNICIP
le, che fi fcriueuano per preftezza con lettere
fole punteggiate nelle publiche leggi, in De-
MAGISTRI. AVGVSTALES
creti, e libri di Ragion Giuile» da quali note Vcggafi il reftoin Martino Sractio. Ripor-
Notati) furono detti coloro che le fcriueuano taremo bene9Comecofa non più veduta nel-
con velocità lodata da Aufonio Gallo nell'e- le ftampe,tutta l'infcrittione del liberto di Ti
pigramma. 13 S.Riferifce Plutarco in Catone toStaberio Faeminoi ttouata in Romadeir.
minore, che Giccrone eflendo Confole fu il I S99' fiiot di porta Latina con molte altre de
primo ad infegoar le note à Sciiuani fpediti Staberij,ma non già di quello Staberio nomi*
Quod Conful Cicero expedìtifftmos fcrihas ante nato da Horatio iib.i. Satira. 5 il quale ordi-
.
iiocmjfet Notai . Vogliono poi che diquefte DÒ nel fuo teftamento» che s'intaghaffe nel
note fctiuefleto Commenti,e raccolte Tiro- fuo monumento il valfentc del fuo pattimo-
nc libetto di Cicerone} Filargio Samio,e Me- nio che lafiaua
cenate, e quefto credo io più tofto che primo HAredes Staberij fummam incidere fe^cr»
inuentore» nel che s'abbaglia Dione lib. 5 jF. più fotto ^
Adacenac primus Roma ad celeritatem feri» Summam patrimoni infculpere faxo .
bendi mtas quafdam litterarum excogitamtì Ht&redesvoluit, Ma
il liberto à Pallade fua
qHamrem AqHìU liberti minifierio multosdo" moglie, feruadi Staberio Faentino fece vna
Ma veggonfi note nelle cauole citate de
cttit . Bafe con l'Vrceo dalla deftra,& la patera dal-
leggi fatte prima del Gonfolato di Cicerone» la fìnifita banda con cale titolo di belliUìmo
non che di Mecenate» &c Note in nomi di Carattere
Curie, di Tribù, di Magiftrari,di legioni, di
prefetture, & inprenomi &c nomi Romani. BIS* M
Cicerone poi fu il primo ad infegnarle, gli & PALLA Di S
altri nominati fi mifero à commentarle)& in-
fegiìarleparimenti> de quali ne tocca il Gru- T. STABERI
terio fopra l'epiftola nona di Seneca, il quale PAVENTI NI SER
raccolfe in vn digefta cinque railla note ab-
breuiate con punti j& le diftcfe» per quanta
STABERIVS
T.
Pietio Diacono ci fa Ne marmi co-
fapere. FAVENTINI. L
me in Archi trionfab» in Colonne, obeli- & CHARITO. CON
feht veggonfi tanta abbredìature , quanto
parole intiere con punti, & perche ciò confi?,
V G 1. DE. S E. B. M.
uè nel vedere , non mettiamone vna per V. A. XXXII»
mille. Se mille, &
che fi ttouano: ia &
quella ch'è alls radici del Campidoglio nel Ogni parola ha (ùo punto, eccetto nel fi-
il
foro Romano fopra il Portico della Concor- ne delle linee,ancotche vi fieno tre abbreuia- '
di mettere innanzi à gli occhi, perche molti diFtaatcRcde Parthi mandati da lui a Ro-
fi reputano convantoeftrepito d'eflet vec- ma per oftaggioad'Augufto, i quali vi dimo-
chi pratticì in ogni meftiero, che fono come i rotno anco nell'Imperio di Tiberio ..
Pefci d'AchtIoo, par ch'babbino fonora vo- SERA5PAIXANES. PHRAATIS
ce, raa nulla tifonana»penf ^no di dar norma
ARSACIS. R^EGVM. RE GIS. B
ad altri, e non Tanno qua! fiajllimigliot modo
che ben lo fanno gli
djfcriueieir.fv,i;ittipni: PARTHVS
accolti, e ftudiofioltramontani diligenti of- RHODASPES. FHRAATIS:
fcruaton deli'vfo Ramano : (^ perche gli An-
ARSACIS. r'eGVM. REGIS. F
tiquari) la vogliono liuedere minutamente
in vn puntQ>& in vn Iota,per tanto non fi può FA RTHVS
far dimanco di no fare tiflcflìone fopra quel- Si conferuaqueftaRegia memoria nel Re^
h quattro accenti che danno di fotto , cofa da gal Giardino del Sereniffimo Gran Duca Me
Latini totalmente inufitata . Appreflo Greci
i
dici in Roma: fono li nominati in ella fratelli
& l'Omega fotrofctitio col Iota fa ion- minori di Vonone che fu lungo tempo dopò
l'Ita, 1
& O longo
io, .^ Ma quel duplicato Iota fotto la morte di fuo Padre cbiefto dal Regno per
.
. .
;VpNORQ
g. fa lunga quella prima fillaba Rè à Tiberio Imperadore quale per fua gra-
.
il
354 Iconologii
ne del cui Confolatofegu! la Natiuicà di No- jittiiè qui e cafo retto d'vitima breue.noK
ftto Signore come piace à Frate Onofrio Pan fedocafo, fecondo la regola di Qtiintiliano
uino nellifa(^i> nel quale vi fono intagliaci gli non èccotreua, mette anco indarno fópra la
accenti>che qui fcriuo . flauti us» us è breue prima iì'Attius'\\ mederoo accento acuto per
OV/;4»i/(r«r<«)non accade uà tticttctc l'accento denotare fìUaba lunga, lo cangia pohe piglia
Copra la prima fiilaba che fi vede edere lunga l'accento gtaue per dimoftrarc la penulti-
per la pofitione di due confonanti j cofi nella ma lunga di Atimeto, tutti gli altri fono fo-
prima di Deere' uit,néh feconda potrebbe di- pra fillabe breui.particolatmente foptà la pre-
re» lamette perfegno che fi pronUnti) lingua, pofitione AB. che in altre, fopra lunga prepo-
non decreuit. Ma . Res gefias . non ha fcuù al- fitionc » j^ manu»^* potfone. A* bybliothecìf»
cuna: Nell'annefTa, parte di Tiberio Plauto il che da Aldo fi prima pagina del
lifiuta nella
/« Germama'ióice Quintiliano per differenza rOrthografia: peggiore è quella di M. Aure-
dell'oblatiuo lungo dal nominatiuo breue» lio Secondojliberto di M. Aurciio Imperado-
mah prepofitione» in, manifefta l'ablatiuo, re che mette li mederai accenti fbpra le breui
non mette poi l'accento in. Britannia.ex.PrO' congjuntioni BT*. QV'E. Di modo che fi ve^
uincÌ4,ùcotìdo la regola fi doucua l'accento de che li metteuano à capriccio fcnza fine di
fopra tutti gli virimi i A, Regibus. Regem, con regola alcuna . Ma le più regolate mfciittioni
l'accento, ne lo mette fopra Reges. douepiù Romane non hanno accento alcuno di fopra,
iì coraportauaà àìSKi^nz^òiReges verbo; fn- ne meno le Greche-, contuttoché! Greci vfi-
iHroi P'. R, TopHÌo Romano» l'accento andau no vari) accenti nelle fcritture àjetterc roinu-
fopra Ro. ch'è lungo, non fopta Populo ch'è fcole, nondimeno il più delle volte nelle pu-
breue» vi fono da cinquanta accenti fopra fi] blicbetnemorie a lettere maiufcole lafiauano
labe lunghe,&:duidc mederai accenti fopta gli accenti» come fi vede nella fudetta ài Ati-
breui. Moki accenti fegn a Atimcto Anteto* meto Antcrociano liberto, che fé bene mette
ciano liberto d'vnlibeito di Tiberio Irapera- gli accenti all'Elegia Utina.non li mette fopra
dore nell'elegia in molte di Claudia Omonea i'efiaftico Greco, ^
cofi vedefi in Roma nel-
fua moglie, che comincia Su penfare . Ani- l'ara Greca di belli {fimo Carattere di Tiberio
tnaSi nel fecondo penrametro ferme penfaf- Claudio Menecrate Medico de grimperato-
fent . la prima volta non pone l'accento fopra ri. Autore di. i ^6. volumi di Medicina j tanto
Ja prima fiilaba, la fecondalo pone» e certo più latini non li voleuano conferme all'vfo
i
fono. Quali infcrittioni nel tempo di Quin- grammaticali habbiamo cfiaminato punti, e i
tiliano erano in piedi.anzi quella di M. Plau- gliacce nci,ò tagli che fono nell'infcrittioni di
tio da me veduta, ftà tutra via in airo nel mo- L. Scipione veniamo all'Idoria, antichità &
derno luogo doue la fondorno il primo dì.Ho fua, riducendola prima nel materno idioma
veduto in altri marmi l'accento (o^ta Sport- d'hoggidì per intelligenza ccmraune.
[us.Faber. che pure «x,5c er, è breue . fette ac- Queft'vno aflaiffimi Romani confenteno
centi fopra brcui fono nella pietra bipartita di Lucio Scipione edere (lato di tutti i buoni il
Publio Atrio AtimetoMcdicod'Augufto per piùbuon'huonr'. Queftì fu figliolo di B 'tba-
male d'occhi, ch'aera già in Roma nei Mufeo io, Confole, Cenfore, Edile. Prefequefteco-
del Cardinal de Carpi fc, Corfica,& A'eria Città Meritamente die-
ATTI a'. P» L de vn'edifitio alicTempcfte.
Tre celeberrimi Cófoli Romani foronofuc
H 1 L A R 1 T A S
celTiuamente vno d< pò l'altro. Il primcCaio
A. V« XXIX. Duilio, eh'- DuiI!io,Duelìiò,&. Belilo fu nomi
^ ATTIVS. ATIMETVS nato-,fc bene in Medaglie» e fafti Capitolini
10 Calatino, che iroprefafacefse nella Ditta- rimaneua, fc non rifìcfia Africa. Fioro lib.i.
tura non fi sa. Erra Lucio Fbro a mettete Ca- cap.2. ^deoque omna terrai tnarique Pdnos
Jatino Dittatore innanzi a Lucio Cornelio Sci txpugfiauit, vt iam vi^orU nthil nifi Afrka tp*
pione» il quale fu Confole dicci anni auanti fa refìaret . Et per ciò meritò di ttionfare fu-
laDittatura di Calatino, quelle imptefe» che bito nel fuo proprio Confolato, non dopò
rana Floro , non fono fatte da Calatino in come Calatino. Si puòquiconfiderare,che
Dittatura, ma nel primo fiao Confolato , n€ le lodi de ghepitafij vengono date patte per
lo'fe il prefidio nemico d'Agrigni to in Sicilia, meriti, & parte per hipetbole de Patenti*
la<juale era all'hcra fuor cTIt^liajpoiche Agri- d'affettionatipattiali. Maio non farei tanto
pento fu ridutro in portanza del Popolo Ro- gran cafo delle lodi pofte nelli Sepolcri» &
mano rotti li Cartaginefi da Ludo Poftu memorie priuate : priuatc chiamo quando
mio, A; Q. Emilio Confoii . l'annodi Roma non fono fatte dal Publico per fenato Con-
45)1. cinque anni prima che vi capitafleAti- fulto .Era quella forma di dire . plurima cori"
lio Calatino ConfoÌe,il quale non vfci diSici fenttunt Cetite s . Voce corrente per denotate
liaj il primo Romano» che da Sicilia paflafle l'eccellenza come che fuflc in vn folo. Cp-,
con dletcìto in Aftica fu M. Aiilio Regolo sì di Scipione Africano difse Neuio Poeta
féne potrà ciafcuno certificare da Polibio nel comico di quelli ttmpi . Qui apud Ctnttis
primo libro . Calatino vinfe Gente «battuta, folus pr^ftat . con tutto , che lo biafima di
^fuperata altre volte prima da Confoli ante- lafciuiacon mordacità dicendo» Quello an-
cdJori a lui - Ma L.Scipionc fu il primo Con- cora, che ha fatto ói fua mano gloriofe im-
fole che pigliaffe due bellicofe Ifoie poten- f refe, &
, che dalle Genrié tenuto eflo folo
tiSardegna, &. Coifica. Calatino ftì impru- efquifito fu dal Padre crouaco con la mete-
dente nelle fue iraprefc» veduta l'armata de ttice.
Carthaginefi vicino alla riuarfion appettò che Etiamqui res magnas wanu fdpe geffit
tutti i fuoi montadeto innaue» ma entrò to- CloriojetCuius faCta'viua nunc vigenti
(lo in alto mare con x. naui fole feparato dal- Qui apudCentets folus fr^atteum fuus
l'altra fua armata . I Carthagincu vedendo- Pater cum pallio ma ah tmka ahduxit •
lo affai lontano da fuoi compagni con veloci- Ma fé bene Scipione Africano da Giouincc-
tà incredibile fi voltorno intorno le naui Ro- tofòdal Padre leuato dall'Amica, non pcc
mane 9 molt;e ne fommerfetos ^ poco vi quefìo (à vittiofo Imperatore d'cflcrciti: L'cf-
mancò clie non pjgliafieroiU9Con la fua naue fere incorfo alle volte in errori gioucnili in
Capitana, a pena con fug&aforza di remi
la iftato priuato non deroga alla prouidenza
fcappò,ritnafioco$ì afflitto» l'altra armata de dell'etàmatura in perfona publica principa'.
Romani fi rinfrancò deni<laniìi contro i Car- Je,chcben conobbe Scipione anco in fua gio
thaginefi, di che Polibio lib»primo . Si con- uentù la differenza del fuo flato quando Im-
fermala Aia imprudenza da Titoliuio Epito- peratore viitortofo diCarthaginein Spagna
me 17. doue narra che Arilio Calatino Con- ricusò il dono di bclhflima Donzella prigior
foJe hauendo lemerariamentc condotto Tet- nictaofferragli, dicendo, libenter acciptrem
fcrcito in tattico luogo circondato da Cattha
fi priuatus effem, non Jmperator,
come fag-
£inefìjfù;faluato per opera, &
valere di M. gio Impctadote fu Cuftode della pudicitia di
quella
. . • .
Libro Secondo 3 57
i\h fignorile Tcbiaua, &
le refe intacca con te dì Frigia à Roma>chc gli AmbafciatoriRo-
^aiidonaciuià Luccio Principe di Cclciberi manifurono in Delfo aucttiti^che gionta in
ifpofo>dichePlutarconciIàdi lui vita > & Roma fufse riceuuta dal miglior huorao che
llifaoi apoftemmi;Non e certo.di che teiu- fufsein Roma. Senato era tutto fofpcfu à
Il
?ua vita, però s'eglidiffe quel motteggio per quefta vittoria, che qualfiuoglia imperio» Se
Scipione Africano Minore, gli fi può tifpon- honore per fufFragio de Padri, ò della Plebe»
dcre» che le Genti concepirno sì grande opi- alla fine giudicoroo, che P. Scipione giouine
nione della fua fortezza, continenza,e prudé- che non haucua finito zj. anni requifiri da
2a> che Catone maggiore affeci, che fole Sci- potere ottenere la qucftura fufse il mig!iore,e
pione etafapiente,& gli altri andauano va- l'ottimo di tutta la Città. Liuio \ib.i6, FU'
gando come ombra èltum Scipiomm Gnei filium » eim qui J-itS^a'
Jfte fapit foluSi r<liqHÌ velntvmbra VAgOìh nia cec$derat, ttdolefcentem nondum qumftoriuf»
tur. iudtcauerum in tota ciuitate verum optimum
Fu dalle Genti chiamato fauio L.AciUo lu- effe» Chtamafìda Plutarco P. Cornelio Nafi-
rìfconfulco prima d'Africano Giunioce : in vn ca» cugino di Scipione Africano figli' di quel-
mcdemo tempo furono poi cognominati Sa li dui fratelli PubiiO}& Gnec*che intrepidà-
che lungo tempo in Roma ftefla fi vsò in pu- tiattcnimentinelle paieftre,& publichi teatri.
blkhe memorie, 6^ marmi Quinto fi comin- Ma Scipione con faggie rifpoKc refe ragioni
ciò à^ripigliare il Romano carattere roefìica- honocate fue attioni: l'Africano Giunio-
delle
to col Corico i ilprinio nome ch'io habbia vì- che fa neirefscrcito iì fdegnò del
re arriuato
fto in marmo tutto di carattere Romano,fpé- lufso che vitrouò. Più tarco ne gli A pò fte m-
toilGotico.è (tato d'Eugenio Papa Quarto/ muMultMmibicenfufìomri imemperantUt /»«
nella Sapienza Romana, &
quello di Papa xufque reperity peròiovolfe moderare ordi-
Nicola. V. fopra la Fontana de Treui > fé ben nando che ninno potefse tenere in campo al-
i3on è di profilato intaglio,fi come dopò fi an» tro che vn bicchiere d'argento di due libre di
dò migliorando a poco, a poco tanto che fi ri» pefo» e non più,, ne potè comportare che
du0e alla priftina forma di betcarattcre chia- Memmio Tribuno de fuoi Soldati condu-
mato, da Scrittori nelle ftatripe loro antico cefse giumenti, e cattiaggi, che porrauano
tondo Romano, che à tempi noftri perfetta- vafi di gemme ornati, e tazze tbetftlec di
mente s'vfa . Sono in vero belli pcnfieri». ma fino lauoro j vafi con gemme non fc ne
in qualche parte ricercano diftinticnf,fimitti*. veggono..
tioni» & cccertioni . Ptodurremo dunque al*
tripen fieri fopra tre punti. Primo circa la fim- QHetpocodidifcorfo . che reflanon hattendoft
plicità che fuppopgonù innanzi alli Cefati, potuto dalP Ruttore per indifpofìtione perfettio"
fecondo fopra ftatue, e marmi, terzo fopra i narel^haurà piacendo a.Dto ti Lettore a nuoux.
Caratteri . In quanto alla fimplicità non eta- cdftiotJe .
3^^ Iconologìa
fi alle, pu^tialj«à àUi^e srmùRiÀfe ne voglio- mote» come in ano di ridece pefXioCidelH
no^ne Spagna» ò in Italia.
pjgiiitno nella .— e ttat'
netuit che gli titirano>& da talcéfiécco .
S I T L 1 A.
Le fianoàcantodue gran fafcidé
grano, & vno della mirabii cao^a
Endofia hoggi detta canna mclc^'^
cui fi fa il zuccaro,& da vn lato vi «a
il monte Etna, dal quale cfcà forno»
luoco m
forma triang olaw> circondato dal- fcrifce Plinio nel ^.lib. della forma triango-
l'acqua» haucrà adorna xo il capo d'vna bcil- larcene perciò rapprefentiamo la pittura di
liiTicua acconciacisra di varie* & ticclie gcTQ> queito iraaginc fopta il luogo triangolare
me, terrà con la deftra mano vncadticcccon Pigliò anco il nome di SicaniAtCome narra
la finiftra vn mazro di
vari ) fiori, i& fra e/Ti vi Dio<rokocó J'autiorità di Timco,dicédo, che
faraniio mcfcolati ale u ni papaueti. fuffc co^dimsndatadalii Skaniantichifsimi
~ '
ha^
. . .. ,
. .. . , .
per le continue cuine» che faceuanoi fuochi Alta iseet VM^i fitper orm Typbms Auntty
AI fine fu detta Sicilia» come moftra Poli- Chìms MìhtUtis igmbmmdttkkmm.
bio, Se Dionifio dalli Siculi antichidìmi , U lllitàtttnditiimioMspv tMmpAd$ piiutt,
pnolto potenti popoli d'Italia HineCtreris fltcrisnttae qMefu$tAdmdMHt «
Bella ^dipinge con h abito foncuorotóc ric< 4fifittHs «XAfifttHlimm pumigis afptr
Kméomirrifiteili/t m» éuUstadmfiu.
co»peinio(lcare la nobiltà* e bellezza di rutta
rXlgbia nella quale vi fono tkche.Sc nobili Cit- E Lucano nel x.
cà : Tetre, Vilie,Càftella,& altii luoghi dt ma- Ora ftrtìt Sicid* ÌMtmt Unleibtf Attnt l
f aulgliache ciò cosi dice Ouidio
CrAta domm Cenritmultasta poffìdet f^rhj •
£ Silio nel i4«
La bella acconciatura di capo con varie* òc A* nen «fmmì smH Trinscrs Mtileibef anttM
f icche gèfutnefignificanojcomeli Siciliani fìa Kam tÀpsrtVMfiis f*tpterd$pMCtmMmin$s
no d'acuto ingegno,e nobile nelle inuentioni. SulphttrtHirtvomitexAfù d» vtrtie» futtium
Tiene con la deftra tnano il caduceo pec ino A fi Àitna gtuStat tvemtfaSUs cauturns ìgntt
Inelufi gimitusB ftUgifUt imitstM furottm
ilrare la facondiajche bàno nel parl|re> 6c che
Murmurc p»rc4t»ttonMtirrtqiiitta fttsgwts
con la forza del loro ingegno fodero ihuento« NcHe difetta Jimul, fonte è Pkhgetontis vt atr»
ciidell'arte oratotia,de* verfi buccpliciipaftora Slammarumfxundat tttftns pictuqut freetUm
iit & di nnolte altre cofe degne di memoria» &; Semi ambufia rotai U^tufadit faxa Cautmit
jSilio Italico nel I4.1ib. fopra di ciò così dice S*d quamquam largo flammarttm txafiuat intus
Hkphmh» Jignum, é* Mvfis v*iternbil* VMt»m Turbina» naf€$nt frofluit Jgnit
él' "ffifif** ft*b
Éo,&
1! fafcio delle
i
Canne mele» che
papaaerico' varij fiori,
le fono a Ia*i
che tientcon
S 7 Citi A
la finiftra mano,dimo{lra la gcandilTin^ fcitiii Da medaglie.
«à»chc ^ in quefta feliciflìma IfoIa,ilche aéer*
Nella Medaglia di Gneo Lentulto Marcel-
ina Strabene nel feQolibrojdicendo,che non
lino fi rapprefenta vna teda di donna co chio-
e punto inferiore a qual fi voglia altra Kbla, òC
Prouincia d'Italia, producendo copiofiflìma-
ma fparfa fratte gambe, é tre fpighe, vna tra
mente tutto quello,che fi conuienc al viuero ogni gamba j Le tre gambe per li tre promon-
fpighe per la fertilità della Prouin-
toiijj le tre
liumano. £c Homero diife» che ognicofa vi
quale era tutta dedicata à Cerere» per
cia, la
Dafceuadafe fteda, 6e Claudisno rafferma a
quanto tifetifce Cicerone . Veggafi figutara
fQuefto propofito cofi dicendo
in Fuluio Orfino nella quatta tauola della
fàlia pmìfftmn Ttlìus Gente Cornelia; vn fìmile riuerfo defcriuc
fluam MS pntHlèmmCeeh, tiii gHkdÌM nofiri . Occone, &
Goltz. in Augufto
S/inguinist é* t*f" var«ri ecmtntnd» Ubons Nella Medaglia di Lucio Allieno. ilquale
fr£mta dtgn» mantnt, nulles patitrg ligtnes
nel fecondo Confolato di Cefare j^C.znm a-
j£t nullo rigidi
Vtrfabert vom*f$J i£ìM»
uanti la venuta di Ncftio Signote fu Procon-
spunti tUMS fiorf bit ager, eejfnntt ÌMUtmo j
foIediqucOaProuinci3,vi è vna figura nuda
Hitior cbUtot mirubitHr inceUtntJfes
che polaildcftro piede fopra la prora d'vn»
Le fi mettono li due gran fafci di grano a nauoj con la defila mano alzata tiene tre gam
canto, comedicemo, perciocbe in queft'ifoli be congiuntej& con la finiftra dietro al fianco
ve n'è in tanta copia» che in molti luoghi mol- vn pannicello, la figura nuda è Nettuno per
tiplica con vfuca grandiflìma j onde Cicerone denotar l'Imperio del Mare che haueua in
a quqfio fine chiamò queft'lfola granato de' quel tcpo Allieno neli'ifola di Sicilia come di»
Rornapi. ce Fuluio Orfino co l'auitotitàd'Hirtio lib.j.
Le fi mette a canto il monte Etna,come co- ^lienns (inquit) interim Proconfuli lilyèeo im.
fa notabile di queft'Ifolsje degna di farne nicn fiaues onerarÌÀs impmit Itgimes xij. O" xiv,
tibne» polche molti illuilii Poeti ne padano» di che Cic. à Cafiio, Sirabonc, Appiano, e
Dio-
$6z Iconologia
Dione, le tre gambe denotano il folico fegno Iato di Antonino Pio dcfcriue yo'altra Me-
ói Trinacrìa) cofi detta Sicilia> quali gambe daglia di Sicilia figurata in piedi con fpi^e
fono anco imprede nella prima Medaglia in teda, nella dedra tiene vn ramo di alloto»
ideila gente C'audia. nella finiftta vn'alcta : cofa che non fi co*
Jl mcdelimoOcconc Cotto il terzo confo- nofce.
D A.
per quelto dice Xenocr are. Idea eflexemplar tutti dipendono dall'vnità, qual è fimplicillì-
Mernum eorum, qut fecundum naturam con-' m^, perche fi come per i numeri, ogni cofa fi
fìlìunti Ma per erpltcat la figura fì ha da dipin- riduce al fuo ordine determinato, cofi per la
gere beliacome altrice di quanto é di beilo parridpaticne dell'Idea ogni cofa fi rende à
nel mondò corporeo,oltre che Plotone lib.^. lei fimile* Se fi riducano alla fua fpecie , ordi*
de Republica la chiama beliiHìma cofì argo- ne, bellezza^ 8c vnità, onde efso Pichagota ci
mentando. apporta quefta diffinitione» quale molto qua*
Illud igitur, qmd veritattm illis, qUA intelli- dra à gli effetti dell'Idea
guntur prxhet: & intelligenti viam^quA ad intet' £Jl extenfìo, atque a^us feminalium ratio-
ligendttm porrigtt, boni. Idear» effe dicito, fcien^ num, invnitateregnantium; Ma peraccoftatfi
ti£, & ventatis, quA per intelleiittm percipitur pili alla dichiaratione: Il fuoco che ha in ci-
caufam i Cum vero adeo pulchra duo hdtc fìnt ma del capo fìgnifica la prima tra le cofe fopra
cognitio fcilicet^c veritaSt/té>onum ipfum aìiftd nominate, che erano eterne fecondo la fen-
quam ifìa, O" ptilchriuseflimabisireÙe putahts . renza di Piatone, &
queftaerail bene per il
Sì chenon fi potrà negare che nell'Idea quale intendeua Iddio creatore di tutte le co-
nonfiavna fomma bellezza, ilche anco par« fe come dicemmo di fopta, della quale ftanno
ueàl^otfirio lib.4. d'hiftona Filofofica men- tutte le Idee, Onde per quefto diceGiuftino
tre patUndo della mente dide» in qua funt fìlofofo,& Martire nel ammonitione de Gen-
Idea^ omnis rerum fub(ìantta& quA primo tiliche Platone intendeua che Iddio era in V-
pulchrum, &per [e pukhrum eftthabetque ìfe*
'
na foftanza di fuoco, forfi perche fi come il
ciem pulchritudinis . fuoco tra tutti gli Elementi è il più attiuo,an-
Si dipinge follcuata in aria efiendo vna ef- zi tra tutti gli agenti inferiori*, efsendo che
fenza Cnza materia» &
per queftonon fug- confuma ogni cof<,& folo fia irapucrefcibilc
getta àmurationcedenza fenza djmenfione>. tra tutte le colè inferiori come dice Atift, al 4,
& per queftonon diftuibatada diftanza, & dclfa Meteora alcap.i. Cofi Dioè folo onni-
edenza fen^a qualità alcun3,&: perciò non ha {)otente,&à lui niente può refiftere, tutte &
in fé alcun principio di repugnanza; Sì dipin- e cofe da lui hanno pigliato l'èfsere*, Raccon-
ge nuda per edere fpngliata da ogni pafTìone ta Celio Aureliano antiqu.le^. Iib.8.c.3^. che
corporea, &per edere vna foftaoza fempli- iPerfi,& altre genti teneuano il fuoco per
stfstjma.come raccoglie M^rfi'i" Ficino dalia Dio, pili oltre molti Filofofi antichi penforno
j.epift, di Pirrone dicendo Docetque interea che il fuoco fufse Dio, tra quali fu H.'ppafo
Ideam areliquislongedrfferrequatmr precipue Metapontino, &
Eraclio Efefiò come narra.
Modis;, Quta Idea fubfìantia eft, firn-
fcilicet Clemente Altfsandrino in orat. adhortatoria
plexitmrnDbilis, contrario non permtxta. Il ve» adGentes» & alcuni Stoicidifsero che la natu-
Jo bianco fign'fica la purità,& fincerità dell'I- Dio era Ignea come teftifica San Gio.
ra di
dea, à diffetcnza.delle cofe fenfibili,& corpo- Damafceno in lib. de H^refìhus. Ma hfciati,
re::, eiTendo- materie da molti difcitiimbrat- li Etnici Filofofi: nella facta fctittura fi inren-
iate,& fuggettcàmillfe mutationijMale Idee de piìi volte fottonome di fuoco. Iddio, On-
fono ft^paratcdaqaal fi.vogliamiftione ma- de nel Deuteronom.cnp.4. fi legge del Padre..
teiialctrà fé concordanti ; he hauendo in.fe DominmtuusignistonfumenseJ},éc San Paulo
alcuna diooenfione» ne motto-, fono lontane ad Hebreos cap.ii. nel fine p?»rlando del ^-
da ogni grandezza, &
picciòkzza corporeoi, ^\o\o .Igmtum verbum tuum nimiii Se al fe-
di modo che in loro fitrouavna purafimpli- condo dclli Atti della terza pcrfona ^pparue-
cità}& vna femplice purità. Anzi dice To- runt tllis difperittliniuA tanquam ignis^& r€<-
pleti
.
3^4 Iconologia
pleti fmt Spiritu Sanalo , Peto non e mata- dere prius fdrmautt fmtdacrum eiut tHielligi'
uigtia come dice S. Gicuanni Datnafceno biUiVt adexemplar incorporei Deoqut'fimìili»
nel luoco citato, /^««>» in templis afferftarhVt mi e orpore um abfiilueret Mundumi
i^^ànm
diuw(t NaturA qua/i (ymbolum ejfttt prt" & eomplexurum fenjìbilia genera,
quotìHufkf'
pterea capitale fuijje fi jfacerdotes ^ttemintem- telligibflta » 6c doppo afcuni verfi foggmo^
plis extitìgui permttterent » tamquafn diuìnkas geiido
exeo loco arceretur^ & veluti deleremr; A Si qtiis aperiioribuf ver bis vti Ufolueritnihil
quede autcorità aggionge alcune tagioni.
fi aliuddixeritejfemundum intelUgibUem, quam
& prima pecche il fuoco è fonte del calore, Dei iam creati! Pirbum, nihìlenim aliud Vrbs
per mezzo dei quale tutte le cofe creare han- intelligibUis eft, quam ratto archùeÙi, iam m
&
no forza> vita i &
perqueftoVarronc dice Vrbem mente coneeftum condere cogitamis.
che ignis dicitura gignendo » effèndo che ge- Tiene in braccio la Natura,
alta quale dà la
nera, oc gouerna ogni cola come dice VìziO' Zinna, per dinotare l'anima del mondo, cha
»eìibtodefcietìtia. era la terza cofa tra le coetctne, quale dipen»
II cerchio d'oro che tiene in capo con le de dalla mente Diuina come il fplcndote del-
dette gioie di gran rplendore,fìgnifìcala per- la luce j del che parlando Fernelio Iib. i. de
fettione della niente> eflendo la più perfetta ab ditis rerum cai^s^icipAo, dice Nonid fi
'
di quanto fi ritroua,per eflcce in e(!a li model- forte virtutis [tmm infiexionem retraxtrit de*
li efsemplari di tutte le cofc,& fi come le for- fidente vita in mortem corruem omnia > Hdc
me si naturali) come più rilucano.
artificiali enim Dei vita, hxàillmsailioi rem admotieite»
Se fiorifcono nell'agente, che neU'opera,ò ne prò [uà quanque natura aere» rttamque omni»
gl'inflrumenti^cofi le forme dell'vniuerfo fo- bus inspirare > &
in mortalitatis quidem femt-
no molto più perfette, & vigorofe ncirattc- nibus Cétlumconferititerram veromutationum.
fice» che nelle caufefingulari, ò nella mate- Imperocbe il Mondo che conriene in fetutri
lia, & come dice Tomafo Giannino nel iib. quelli quattro principij»& Elementi delinca-
de prouidentia al cap.7. tiira>è vn certo corpo in fé vnito» le patti dei
Si Dei conceffut am contemplatìonis mufiere quale fono in fé ristette con l'aiuto de l'vni-
Admttndttm imelì^lnlemafcendemus > quo m co fpititO) 6c anima del Mondo: poiché come
lux fidget Jdearum Iptendidiffinn , O" vera ef- dice Virgilio nel (>. dell'Eneide.
/enfia rerum contifietur-, duino procul htc > qu£ , Principio Calum, ér terras, eMtnpoJque liqutnttì
fenfibui accurruntifalfat 0" mentita agnojce' Luctnttt?3^He glcbum Lund Titania^ui hJItm
mui,ms vitfi huius pemtebtt-, in qua nimis ere- Spiritus inités alit g totmm^e infuft per artut
dentes fe^/tb^s à fa^s rerion imagmationibtts iltnt imitar molemj ér magno ft corporty mi/itt
illudimur»vixiiue pi>[fimus alficere tenui/Jìntu Et Cicerone in Tufc. Qu5ft.difse Omnia yna
^lendorem tllnti lucisi qu£ in mmido intelligibi' diuino, & continuato fpiritu contintri ; ricer-
tiadeo clariffime /pl£ndtt,>i eius Itmen latif- cando) & fpargendofì quello fpirito per tutto
fimepateaty& adomniit pertineat, Etqucito l'Vniuerfo à guifa di vna vita del Modo accó-
auutenc per efsece vicina a Dio^ dai quale pagnato da vn fidcreo calore, dal quale depé-
come da vn ineflaufto fonte, riceucinnumc- de vna foftaza procre3trice,nurticc,augUmcn
labjle luce» per quefìo difsc i^l?.ron« Cir"
flc ratrice}& conferuatriccquaie vediamo infoti
ca omnium Regtmpmnìa fmt, d«uc è d*auutc derfi in tutte le cofe create come apunto rutti
tire> che Plotone intende che ci fiano due animali per mezzo del latte Viuono» fi nutri-
li
mondi vno Intctìigibile» & l'altro Scnfibilc> rono, crefcono,6c fi confcruono,& però il
quello Archetipo,& cfaemplarcquefìtoCor- pQctanel lococirarodifsc.
porco.óc materialcoraa fopradi ciò per brcui-»
j, inde homi tim » peendumfiut gtnut , vìfif) v«.
rà folo appotteiò rerplicatiot>e^di Filone ì\.de
Untum
Mundi opificio dic^noo Deus vbi prò fina Dei" „ Et qui. marmofmotta fitt mofifa fuh éfHort
tate prauiditimitamentum pidchrum non pojje ptntus
^bfque exemplari pukhro extfìere, nec fenfibile >• Ignftts tfl Ulh vigort ^T «eeleftis trtfo,
quicquam circa exceptionem- probarirquod non »» Stminibus
jirchettpo imelhgibilis ìdex reipondeatt pòfi Ne però ne fon priui 1« mctalli,& pietre,5f
tjuam decreuit vtfìbilem hMnc mundum con" altre cofa rosze.vperche non fi ttoua ccfa pei
ftbicv
. . ,
Terrà con l^deflra mano, rquadra,nga,& Terrà con la deftra mano vna ^pada icnuda co
coiTipafloj & in terra da la medcfima parte fia la pura fitta in ttrra>ecó la finiftra vn'E'irropio.
vna bulTol a da pigliare le piante,& con la fìnìflra Il Ciel fereno tutto ftellatodalqual dJef.-nde
vna auola oue fia difegnata vna pianta d'vn no-
i ilfiammeggiante raggio>& che tcttrini rei pet-
biiifiTìmo paIa2Z0)& con la medefima mano vna to del giofane nella guifa ch'b.bbianio detto
canna doue fia diuifo le mifure figrifica per tfso Ciclo fìeilato laberignitàdel-
Ichorografia altro non é che vn difcgno delle rornipotcnte Dio» per fua infinita bontà ifpira»
cofe, clic fi vogliono fare in figura piana con & infiamma il peccatore .
linee» & ^gute geometriche con le quali fi ^nem vini mittere in tertis t é>'-
i^ì^f «'*'* '•'^
. .
^6& Iconologia
ISPIRATIONE.
Cratia faciti vt peccatum nohitnon do*
mimtur» dice Auguft. lib. de patica.
cap.i.
L a fpada con la punta 6tta in terrai
ne fignifica> che queila attiene fia
opera dcIl'Kpiratione diuina perche
l'opera ddì'huomo dedito nel mal fa-
te non riccuc mento approdo a Dia
fénonperfuagr:uid,con laqu. leeflb»
e larghiflìnjo ptcmiatorc di tutte le
buone opere.
Grattami & gloria?» dtéit Dominut»
dice li Salmo 84.
Si dimoftra che tenghi con la fini-
ftra mino l'Elitropio per dinotare che
fi come quert.> pianta fi riuolgc conti-
nuamente al SoJe>così il peccatore
ifpirato 6c infìarìiiiiato del diuino
:
&
ior.es
mnhabet,
pili il
tt^rpestuiurenon fctefit^rnhcnenutem
'
Libro Secondo. 367
dezza* ò LaHitudine cagionata da maliria > gnq di foftentamento, e chi ha bifogno di fo-
d'alerà cofaima quella caufaca da (lagione Da** ftentamento,non ha forze futftcientt pei fé
turalmente calda>che è l'Eftate . (ledo, il che è proprijflìino della noilra figu-
Si dipinge magra, perche efalindo la fo- ra, che lì è detto eHec debolezza di forze del
ftanza del corpo per mezzo del calore, che la corpo humano.
didolue» viene nece(r;iciam«nce àdimagritH . Il veticagljo moftra» che mnuendo Taria
L'hi*bito, &
il petto nado Cono fegno così prossima già rifcaldata fa luogo all^alrra piil
della ftagione, vfando gl'hiaommi in quella, frcfcha, ilche e di molto refdgctio ai corpo,
veftimenti affai I:ggicti pe£ fentirc men cal- di maniera, che l'vfo del ventaglio eflendo
podìbile» come anco fon fegni del
do che fìa per la noia, &
affanno del caldo, dimoftra
che attualmente fìtioua in detta lan-
calo(e. fufficientementcquelloche propriamente Ci
guidezza . troua nella languidezza, che é la detta moie»
Con l'appoggiatH, modriamo hauer bifo» ilia del caloce
A*.
La lanterna medefimamente (T
pone per l'anima, &
per lo cor no-
ftro, & lo fplendore, che penetra di
fuori col vetro* fono le parole, &
I'attioniefterioti,$^come la lanterna
manda fuori quel medefimp lume»
che nafce dentro di lei,cofirhuomo
leale deuè efser dentro, e fuori della
roedefima qualità. A quefto propofi-
todilTe Chrifto Noftro Signore, fia
tale la voftra luce prefso a gli huo-
mini , che elTì ne tendano gloria à
Dio, che alla fama de n^etiti voftii
corrifpondano l'opre
Lamafcherache getta pettcrra,c
fpezzata, moftra medefimamente il
difpregio della fintione,e della dop-
piezza dell'animo, come fi è moftra-
to in altri propofiti
Lealtà •
atto di sbatteila m qualche muro, ò faflo. La man deftra foprail petto.fignihca inte-
Lavefte moftra, che nelle parole
fottile grità deU*animo>& il cagnolino per la pro-
dcirhuomo dcu fcoprire l'animo fin-
reale Ci pria inclinatlonc parimente fideltà,e Lealtà,
cero, Se fcoza impedimento eflendo le pa.
role concetti dell'animo noftro,
i come la
vcfte ad vn corpo ignudo
LB-
. ,
$69 Iconologia
LEGA»
fianoflate mai nemiche. la più Ma
antica confederanza nominata da Li-
tiioncl primo libio f^tta tra Albani»
e Romani non cade fotto niuna delle
tic fadc ttc forti'.poiche fi (l bili la Le*
Ma noi nella ptefente fìguta, non intende- mano vno fcettro,in torno al quale fia vnacai:
ino rapprefentarc niuna delle fudette fotti d tella col motto. Jubet& prohibet. Sopra il gi-
Lega,perchecadono fotto b figura della pace nocchio finiflto pógafi vn libro diitto,& aper
to,nel quale fia fctitto./» legibusSedus Sopra
& aroicitia:poiche non lignifica altro più pro- il libro appoggi la man finifìra, con la quale
-.
hétc verha confcriptum fuijfe . jimicitia Regi La Legge fi a(si miglia ad vna Matrona ve-
u4mìocho cttm P. R. bis legibus , &condiHoni' nerabile ; fi come la Mattona gouetna»e con-
hus (fio. Si che noi efpnmeremo vn'altra forte ferua la famiglia,cosi la Legge gouerna* e con
di Lega,&: è quel!a,qi3àdo due, ò pm parti fan fcrualaReptiblica.
np Lega, &
acco do di vnirfi contro vn loro E'Mattoca attempata per elsct la Legge an-
commune nemico: tale fu la Lega di Pio Quin tichif&ima fatta nel bei principio del Mòdo al-
tocol Rè Cattoliccecon laRepublica Vene hpfiminoftripaienti,a' quali fubiiocteari,Id-
tiaaa còtto il Turco» la qu^Ie fu dettiSacrum éìo «ietòrche non roangiafscro i' pomorSegui
foedus, &c il monte cretto in fulHdio per tale tò poi r^ Legge Mofaicadata pur da D»o,l*E-
imprefa chiaroafi turtauia Afonsffcrifosdtr ua^clica derrata dal |iio difetto figlmolo vero
ris, e ved'fi la detta Lega dipinta nella Ctla Dio»c vero Huomo^. Tralafso l'àatichira del
Regia in figura di tre donne abbracciate,vna la Legge imfK>fta da Minoe a^Ctetefi,da Dra
delle quali rapprefenia la Santa Chicfa» la fe- gctne.c eh Sole ne àghAtheniefi, da'Ligutgo
condi Spagna, la terza Venetia, didiute eoo a*Laceefemorjiefi,da Numa Pompilio a* Ro-
le locò folite imptefe, 6< ara)! mani,e dalla RcpubLca Romana neUc (uc xij,
Noi babbiamo figurate due donne orr»ate9 Tauo'epicfe dalla regolata Rcpub. Ateniefe.
& abbracciate, per denotate l' trilione, & ac- Si&dc in Tijbunale peichendli Tribunali
cordoad con l'armi contro il n: inico »
aiutarli fèJ-^ndo, C condole leggi da' doui LeggifU
L'Arione,e la Cornacchia fono fi.nbolo del guidtcar h deue.
la Lega contro vrm commune n t mic<^erch Ha 'a diadema in refta, per eflcr cHà Sanfa
cVeteiminationtie cor: gionc Santa dir fi può
quefti due augelli Ìbnonfmi-.i alla Votpcla
quale è d'ambedue auiietfaria^r>deeiTJ^.2ccor la Leggcperche ccaginncche fi efferciti ilbe
danfi d'jfsaltare vnitamentc inlleroe la Vol- ne»K fi fu?g3 iì mari tìaódc tiene Dtmoftene,
pe, e di -a erariale fpelarla col becco pià,chc che là Legge fia vn tirrouato,e dono di pio,al
porsorio,petò habbiamo pofta la Volpe fte(a la quale conuicncchc tutti gli huommi obber
fotto li piedi della Lega fimbclo in queft© difcano Lex e^ cui omnes hmìines oùtewpe-
.
luogo del coracnuné nemicoiche da collega* rare conuenit cum ob alta multar tum 'Vtl ^^
^
li atterrar fr cerca mediante la guerra, della maxime quod lex ornnii inucntum qutdern »
,
<|ualc è geroglifico l*haftai che c-iafcUna dwU^ OQ-Dài^miUS e(t[V^li>\0'iiìitqi liu roano ììv.^ì'..
A-a. n\o
. e
. , ,
37» Iconologia
mò leIcggu Santlionet facrAtét, &- faerata armii deeoratam» [edeùétm tegihut armatdt»
Ltgef'i Le quali Leggi, come Sante » Hi. facre éffto^ortet^
non fi poflono violate fenza condegna pena LEGGE CANONICA.
Tiene lo fcctcro nella deftta.petche coma- Come dipinta nella libraria Vaticana
da cofe giuftc,& honeftcìC piohibifce le con- DOnna>che ftà à fcdcre,con la deftra ma»
tiarie»comc Regina di tutte le genti, tiuccita no tiene vna bilancia, nella quale pò-
fin dalli Rè» che Cotto lo fceitto del dominio ftcda vt^a parte corone d'oro arcondace di
loro la fanno ciuexire, flc ofleruatc da tutt; li fpleQdoce>& dall'altra parte vn calice fimil*
fuoi popoli .. mente circondato di fplcndote.décro al quale
Legge (ctitta.la qoa^ itat fi vede vna fcopc, e nella finiftra tiene va li-
Il libro denota la
gredire non fi deuc cfiendo in efla poHa la fa- bro aperto, fopta il quale è pofta vna mitra da
Iute delle Città, tn legibus pofitat0CtmUM Vefcouo, & ha dalla banda deftra del capo la.
Jalusididc jlPrcncipe de' Filofoh nel piinK) li- Colomba dello Spititofanto . ^
bro della, Rettorica cap i4.fe non fulie ia Lcg
gè, che lega h sfrenata licenza, il mondo fa- L E GGt S ATVB.AL B.
rebbe totalmente
ni, d'ingiurie, di torti»
difloluto, e ripicao d'inga*
d'oUiaggi» e di naiilc
VNa belliffima
con capelli naturali giù ftefi,& non in*
donna, farà mezza nudii
misfatti, perii qual fi turbarcbbc i'vniuetfal «ceciati per artcHauerà velate le parti meno
quiete, e perirebbe la faJuce d*ogni Città, pe- honefte con la pelle dell' Agncllo,fcderà in vn
rò il medefimo Filcfofo nel tetzo della Rcpu» bclhflìrao giaidinoi tetri vn corapaflo in &
blica dicc> Z>esem fr^effe Chtitati efl oftabilc,. mano delincando vn parallelo col fopra raoc-
Il Regno Papalce la Corona Imperiale te- to i£QVA. LANCE. hauerà quefta fi- &
nuti dalla man finiftrafopia il libro fonofim- gura vn'ombra di fé ftefla qual mofttcrà con
boladcli'vnde diirj.ltrj Legge, Canonica» l'indice dtlb finiftra mano. Si <Jipinge vnà
Ciuile., Pontific};r>t: Cef^itca, ntlk quali fi có^ bellilfiraa donna pctciocheDioftce da prin-
prcntic lafcienzfl della Legge Dittioa,& Hu- cipio, &
fàogn'horatuirelecofefucbellc,&
mana . perfette come è fciitto nel Deuteronomio:
Leggt della Grétm mi fo^adttto luogo ^, cap.3 1> Z>f} perfeilafitut opera .Si rapptefen-
DOnna àfedcrcche con la maoodeftra^ ta mezza nuda.con li capelli natutsli giù ftefi
midefima fecondo la narura, & non intrecciati per attS
dà la benedittione; fopca la
:manoviè lacobmba dello Spiritofanto, la perche quefta Legge è. femplice come fatta
detta donna fiede fopra vn gran va(b,dal qua- da Dio fempliciffimo Ha velato k patte mc-r .
VNa donna
mano lira
che fiede» e tiene con la de- prie fatichcf ingegno coltiuò e(Ta Tetra
vna bilancia,& vna fpAda,e acciò produccffe quatt).di bello hoggi (i fcor-
&
fòpra vna parte di efla bilancia è porto vn de ge.vfcite.Tieneilcóp^lIc in mano delincan-
faici de" littori vfati da gli amichi i e fopra do vn parallelo con lìf'pramotto.^^QyA
J'altcn patte vna corona regale, e con la fini- LANCE) acciò fé intendila giuftezza deU
ftra mano tiene vn libro aperto, fopra il qua- la qual Giuftitia.qualc confitte f.'te ad altri
le è pofìovna Corona Impeiiale,^ inefloè Quodtibi'Pts fieri t ik non fare ad altri ^uod
fcritto Jm^eratcriam mmfìatem non jolum ahi non vis fieri. Mat.alj.
L'om-
- ,
panno di hno,che quafì moftti l*ignudo> farà Lo Ilare appoggiata alla Saniifsima Croce
appoggiata ad vna Croce» & il braccio de- ne denota che fi come nel monte Sm^ijfù da-
liro alto con la mano» nella qaaletertà vna ta la legge, cosi sH'incontro riella legge noua
ca^za verfando con elTa chiaci(ììm'acqua>Dal per la pafsione,e morte,che fece il Noftto Si«
lafiniftra patte vi farà vna psetra quadrata à gnore in ella Croce fìi la vera f-lute,& la Re-
guifa d'vn piede ft&llo fopra-delia quale vi fa- cieniionedel gcneie hu-r.ano. Il vctfate la
rà vn libro, nel quale lìa fcritto Euangelium chiarifsima acqua, ci dimoftta, che fi come
pofandoui Copra di eflb la finifìra niano,& ap nella legge vecchia fi cofìumaua laCircon*
..ipreHovi farà vn faflo con vn paro d'ali col cifioneàdifferenriadi quella nellaLegge no-
motto che dichic»«; leuts , Giouane fi dipin- na coftuma il Sanrifsimo Earrcfimo, il qua-
fi
j;e à djffereniia della Legge vecchia .La fu- le fa che l'huomo diuenti Figluolo di Dro
prema bellezza > & «chiari, oc nfplendenti Noftro Redentore, &
hcrede dei Paradifo*
Aa z ik non
ti
. . . . .
^yt iconologia
& non Tolo fcancella il ptccato otiginaIe>con vecgba di (csto,6i da vn a parte vi farà vna grS
ilquale tutti nafciamo. ma. anco tutti gli altri palla di piombo eoa il motto che dichi PON
peccati»& riempie PaniiPa di gtatia,& di do- DVS GRAVE. ,
re Dio d'cc , Refpo/idit iefus. Amen» Armn* dal Signor Dio, &
l'habito ali'hcbtea.achi fti
^cQ tibi,nìf% qitis rettAtus fuerit ex aqiia,(!^ Spi data detta legge. Il colore turchino di detto
rim Sdito no pofeji imroire tn regnn Dei. lo.c. j veftimento chiaro» &
rifplend ente, ne dimo-
L'hauete circondata la tr onte dalU benda ftrayche Moife partito d il Monte Sinai all'ap-
di colore bianco» ne fignificala Ctefima, la parire, che fece àgli Hebr ci l'aria che prima
quale è Confirmatione del Santiffimo Batte- era fcuta>.turbata,& tencbrofa.diuentò pura»
(imo, &
l'effetto di quefto Sacramento delia lucente, &
del color ce lefte.
Crcfimac l'accrefciméto della gratia,& della Lo ftare alta radice dell'a!rifl[ìmo monte» 2
virtù in fate la pcrfona coftante,& forte à Có- perdimofttare.chesù quello fumo date dal
fcflare il nome di GiesùChdfto quando foflè Signor Dio à M
oife le taunic fopradettc » che
bifogno fenza timore, & fatto fotte nelle bat- per ciò per tal dimoftratione le rapprefcnca«
taglie fpiiituali . A6t. Apoft. cap.8. mo nella mano finiftra alia detta figura
La pietra nella guifa che dicemtno,fopta la Tiene con la deftra mano la vergha di fer-
quale v'è ilnominato.pofandnui fopta la
Iibto ro come habbiamo xletto, petfìgnifìcareìl
*,
mano finiftra, fa chiarcche detta legge fi po- dominio che danno le leggi fopra mortala i
fa.iSc ha per fondamento Chrifto noitro Rc- com'anco la dutezza)& il cafttgo di efTal^gge
dentote,&; li fuoi facrarifTimi Eaangeli),ondc alludendofi ali i Sacra Scrittura, la quale dice
S. Paolo ad Corimhios, &
Chrifìus erat Petra^ Regei eos in virga Fé rrea
il farto che gli ftà apprefllo come habbiamo Gli fi mette à canto la palla di piombo co!
decco con il motto ONVS LEVE, nefigni- motto PONDVS GRAVE,
per dinotate,
ficaiapiaceuolezzadclfa Legge ma. N
la fua grauezza: Era graue e pefante perche i
Legge noua,La ragione perche è leggiera fuoi precetti erano rigorofi, rainaccieuoU» é
&
foaue, è perche faoi precetti fono d'arde- fpauentofi, che per ciò eralcgge di timote»&
i
te Amote,& di bcneuolcnza,onde Mosè gió di feueia giuftitiaj quindi era chiamato Iddio
toalfìnedei giorni fuoi perconfolar gliHe- Signotc delle vendette falmo 93 . DeMvUi»-
brei dille nel Deut.j ;5. yeniet Dowinus de Sy- riu Dominus, Deus vltionum iikere egit . Signor
fiai& in dextra etfts lex ignea, volendo con delle vendette per punire l'indurato popolo
tal promcfli a cennare Ih differenza tra la fua d'Ifraelc . Ait Dominns cerno quod Popitlus tjìe
legge,& quella di C hnftcche fé la fua era fta durAcerutcis ftt:dimitteme,vt corneram eum
ta greuce pcf^ote fcrirtain duri marmi»quel- Crdeleam nomeneiusde fubceh, S\ che ad va
la di CKciftofcircbbc ftata leggiera, amotofa» Popolo didutaceruiceera cóueniente legge
In dextra ems lex ignea. Il fuoco è leggiero, rigorofa: &
ella era sì graue, e pefante,che ne
alcifiìmo monte, & con la finiftra roano terrà con de fl:uri,per figtiificate concet^
lu finiftra
le tauolc della Vecchi.i Legge, oue fieno ferir ti,e parole.qucde come diletteuoliiquelle co-
c(ii io.commandamcnti,&conla deftra vna me bone rabi'i.
1. mR
. . .
DOnna con occhi vn pococoncauii con facoltà con si giutta mifara, & con aninao sì
fronte quadrata* e col oafo
la aquiii- benigno, che facilita invn'iftefio tempo pet
no> bianco con vn'Aquila in
fata vefìita di fé la ftrada del Cielo, e della gloria, e per gli
capo, e nella deftra mano tenga vn compa(^ altri quella della vita prefente,e delia vitlù>
dra, per (ìmìlitudine del Leone Itberalifsimo- da tutte le bande con la facultà principale
fra granimali irragioneuoli,c col nafo aquili- Liberalità *
no pet la fii-nilitudine dell'Aquila liberalifsi-
ma tra tutti g!*vccelli,!aqual fi farà fopra la G fouancitadr faccia allegra,^ riccamente
veftiia, c5 la finittta mano tenga appog-
giato al finiftro fiàco vn bacile pieno di gem-
letta di detta f^uta» per raoftrare che e(Ta Li-
beralità non confitte nell'atto cafuale di do- me, e di monete d'oro, delle quali con l'altra
nare aUrai le cofe proprie ma ndl'habito,
: manohabbiaprefo vn gtan pugno,&: lefpat-
e nell'intcntionc dèlh mente, come ancora ga ad alcuni putiini.ridenti,& allegri, che da
tutte Valttc virtù. Scrioe Plinio, che Tàqui" ù fteflì fé ne adornino,& le porinojamoftra
la, f& fa preda di qualche animale per pro- pcrlagratitudinej& per l'òbligo, che fi- deus
pria indufttia, no attende tanto à fatiate l'ap- alla liberalità del benefattore, ouero per me-
petito fuo, che non fi ricordi fempre di la^ fttare,che ancora il riceuete fauori,e r^cchez»
fciatne patte a gli altri VccelU,.godédo,e ripu* zecódebito modo è patte di Libecaliià,fccon'
Aa } à^
. . .. .
374 Iconologia
do l'opinione de* Morali-, fc bene è più nobi- toglifico di Liberalità il bacile folo, il quale
leattione» e piùbeaiaiil donar altrui lecofe noi accompagm'acno con l'aitcecoCc per cotti
fuo. pimento delta figura t & per dichiaratione
U Pierio Valeriano aflegna per antico ge^ della Liberalità figurata
LIBERO ARBITRIO.
I «i Si dipinge giouane richiedendoti
, al Libero Arbitrio l'vfo della di»
jj
fcretione, la quale toftoche è ve-
nuta all'huotncfà ch'egli fi difpon-
ga a confeguirne il filo fine co*
mezzi, liquali fi conuengono allo
fiato. &
alla conditione Tua
L'habiio Regio, lo fceitro,& la
corona fono per fignificarc la fila
poteftà di v«lct affolutatnéte quel-
lojche più aflolutamentegli piace.
I diueifi colori nell'habito fono
per dimoftrare l'indeterminationc
fu a, perendo come s'è detto per di-
ueifi tnezzi operare
La lettera Greca Y fi aggiugnc
per dinotare quella fcn-
allo fcettro
tentiadi Pitagora Filofofo famofo»
che con efla dichiarò » che la vira
humana haueuadue vie» come la
fopradetta lettera è diuifa in due
rami, del quale il delttoè come la
via della viuù, che da principio è
angaftai& etta:mà nella foramità è
l
fpatiofa,& agiata, &
il ramofini-
Per laqu
quali
il
&
fi
coromoda-,mafinifce in an-
fi come bene fpieganoi
;nttribuifcono à Virgilio
tofa attribuendo noi al
.
Ubero
II Libero Arbirtio, facondo S. Tomafcc Arbitrio qocfta lettera jragioneuolmente fi-
libera poteftà. attribuita, alla natura intelli- gnificaho tflere in roano fua eleggere la buo«
gente per maggior gloria d'Iddio di clegge- n3,la rea,!aficura,òmenficuravia da potere
t.etr3 piùcofc, le quali conferifcono al fine pcruenire alla felicità propoftaci.
Upftro vna più torto che vn'altra,ouèro.data.
vna foli cola di accettarla, ò di rifiutarla co- littera Pythagerét, diftriminettfta hicerni»
ca ncM) è da tale dcfinifione difcordanre» di-^ Nam via vhtutis deyttum petit ardus eal/em
Diffiei/i'wqiMditum pùmum J^eiiantihus cffert.
cendo iTcrc vna facultà di poterfi eleggere
e
Std requiem ptAbet ftffis in vertice Jstmtr,e.
dìueiftrcofc per arrìuatc al fine, percioche
Molle offentaf iter vtm ìatm, fid uitima mei»
uon.hà.dubbioalcunoschc dflciafcunoc VO-- Pr4eipitas t»ptes voluitqke per ardua /mxm .
luto, cdeficleraroii foramo.bene,cioè,la fe-
§l»ifqHts tnim dures (ulUs virtutis nn^urt
licità eteina I la quale è. l*vltimo fine di tutte ViCgriti'lt fibt Uudetr.que dtttt/que p*rabit
Ifattion» humaneana fono gli liiipmini molto At qui dtfidtmtn hxumque ftqUttur intrtem
perpk'fiì,^ vari), e diuerfi tri di lóro circa l*e- T>ttm fugit oppofìtos incMUta rtìtnte l«èeres
ietrionedcmodijevied'artiuareàqiielUmeta, Tarpiti intpsq, fimul mif^raMt tranJÌ£*t €uum
LI-
. . . . .
L I
Libro Secondò.
B E R T A*.
m
Libertà .
DOnnajche nella fìnìftra mano
tii;ne vnamazza.conie quella
ci'Heicole'.& nella cfefttainàno tie-
ne vn cappcilo ccn lettele.
tlBERTAS AVGVSTI EX S. C
IIche Ggruficà iibertade acqui-
ftata pev pfepiio valore, virtù &
confo» aie à quello, che fi è detto di
fopra> &
fi vede cefi fcoJpita nell a
LIBI JD 1 N JE.
D Onna
cia, con
bella, & di bianca fac-
capelli grolTì, 6t
i
DOnna veftita di bianco,neIla deftra ma fcgno dì quefto iftcfso per fegno del Becco
no tiene vnfcettro, nella finiftta vn animale molto libidinofo» come difse Arifto-
cappeIIo,& in terra vi fi vede vn gatto tele de fifonoràia al capitolo fefsantanoué,
Lo fcetttofignifica l*auttotità della Libet- liauerà in capo vna ghirlanda di hedera, farà
tà,c limperiòjché tiene di fé medefiroa>efsen lafcìuamente ornata, porterà à trauetfo vnà
la Libertàvna poiséllìone àfsoluta d'ahìiùoje pelìedi {>atdo,e per terra acanto vi farà vna
di cotpo,& rpbba che per diuerfi mèzzi fi mo Pantera tenendo la detta figura la finiftra
uono al btnè*, l'animo con la graiiadi Dio,il inano (oj^ta il capo
corpo con la virtij,la robbacon la prudenza L'Hedèrada' Greci è chiamato cilTo, cif- &
Selexià'il cappello come
dicemo, percioche iare (tirando le loro parole noftro propofi-
al
quando voletìano-i Romani date libertà ad to) fignifica efscre dato alla Libidine ; però
vn fetuo dopò d'hauergli rafo i cajpélli glifA- Euftatio dice s che fu data l'hedera à Bacco
ceuanò portare il ciappello»& fi faceua quefta per fcgno di Libidine, cagionata dal vino.
cerimonia nel tépo di vna Dea creduta pro- Là pelle del Pardo, che poitaà trauerfo à
tettcicc di quelli, ch'acquiftauano la Ìibertà,e guifa di benda, come dice ancora Chaftt.'fo-
la dimandaUano ]Feronia,però fi dipingerà* ro Landino, parimente fignifica Libidine, et
gioneuolmcnte col cappello. fendo à ciò il detto animale molto inclina-
il gatto arila molto la libettà , Se perciò gli to» mefcolàndofi non foiamentecon gli ani-
Antichi ÀlanJ,i Borgognoni,& i Sueui.fccòn mali della fuafpèrie: -ma ancora (come ri-
do che ferme Metodico lo pottauano nelle ferifce Plinio) col leone, e come la pelle del
loro infegne diraoftrandcchecomcil detto Pardo è raacchi3ta> cofi fimilment.e è mac-
animale neri può comportare di cfsere rifer- chiata la mente dell'hucmo libidinofo di
rato nell'altrui forza,cofi effì erano impaticn- penficticatiioi, de di voglie» le quali tutte fo*
n Rimi di fcruitù. \ no illecite»
Àà 4 E^ah*'
. .. . .
57<5 Iconologia
B I D I N e:
LihicUne .
dinota con la vite, la quale inchinando con che è per fegno del contrario} al quale l'altro
il fcQtco Tuo molte volte fa face molte cofe in» contrario naturalmente opponendofi» e cer-
conuenienti, e difdiceuoli : &
come lì capei. cando impadronirfi della materia e fodanisa ,
1^ che non fono legati infieme fcorcono libe* dà con ftrepito fegno di Lite» e d'i-
dell'altro»
camente> oue il vènto gli trafporta , cofi fcor- nimicitia» il qual effetto inuitano gl'animi di*
cono i penfieri,el'actionid*vn,huomo Iicen« rcocdi,& litigiofi«che non quietano per fé fìeC
tiofo da fé medefimi fi» ne danno ripofo à gl'altri.
O D B.
che più fomraaméte diletta» piac* &
eia della Lode, &piìji amano leno-
fìre orecchiala melodia delle parole^
che la laadanoi che qualunque altro
armoniofo Càto,ò fuono.Si velie co
habito di color bianco, perche la ve-
ra Lode deue eller pura)& fincerajSc
non come I*adulatione,che é nemica
al vero artifìciofa inganatrice , e per-
ciò deue notare che la Lode huma
fi
VN A bcllitfiroa
e leggiadro di color
donna con habito vago
bianco, & che in
mente ne' Prouetbi al i8. fi lodono fideli
rir mtdtum laudabitur 6f nell'Eccle»
f.delis ,
i
Bella fi dipinge» petcioche non vi e cofa nell'EccIefiaftico al 15. Non e(i Beciofa
laui
e ..
378, ^
Iconologia
lausin ore peccatorìH 5C perciò fi deue fug- matutina,& iuhilarent omnes jUijUei; e fc
gite,pecche ancoc da Filofofi gentil» è (lata quello è vero come évecifiìmo che tutte le
abhotcita, &
dal Filofofo il quale dice qacfte creature del mondo ledono Dio. perche Roo
paiole /7f til^i tan* turpe laudari à turptbas, acfi andremo noi con il Pro fera DauiJ dicendo* .
remo con la ^ichiarationc della rofa» pcr- li, i quali fono veramente degui d. Lode, e
ciochc anch'ella ha il medcfimo getogli- perciò i Romani nella fomuiità del tempio
fico* di Saturno, collocauano i tritoni trombetti»
La ghirlanda adunque di rofe cirapprefen- &
con le code occulte, nafc ode volendo pec
ta pecche fono odotifcre le rofe> belle, la & ciò fignificare, che l'Hiltona delle cofe fet-
Lode humanala quale come cofa per lafua te, nel tempio di Saturno, lono all'età noflra
'
vaghezza acquifta la gvaiia altrui. per la & nota.e chiara. &
quafi di voce viua, di- &
ghirlanda e corona, ci dimo{lra la lode Diui- uulgata» in modo che non potè mai efiere
na, perche fi come la Corona è figura sferica fcancellata. ma le cofe fatte innanti à Sa-
fenza principio e fine, così la lode Diuina è turno, eflere ofcure, &
incognite , ftarfi &
eterna, fenza principio, e fine, e peiò fi deue nafcolle nelle tenebre, &
ciò fignificarfi
notare, che di due forte di lode fi ritrcuano per le code de tritoni, chinate à terra> &na«
cioè Diuina, &
human», la lode Diuina è icofte
quella con la quale fi lodai magnifica Dio. Tiene il braccio finiftroftefo moftrando
Lahumana che fi loda, &e{Talta l'huomo, con dito indice qualche perfona particula
il
della Diuma ne fono piene tutte le Sacte cat- re,percioche lausejl (ermo dilucidans magni*
te come Laudate DontmHm omnes genia di- tudinem virtutis alicutus t cofi dice SinTo-
ce il Profeta.&c. LaHdentmmenemsintynt- mafo nella queft.i.i.q. 12. att.i. qma omne
pano,&choro, invn altro loco lauda Hyeru' quodhabet aliquid virtutisefl laudabile. E Per-
falem Domnum, &
in mille lochi y Benedi' lio. Satiraprima cofi dice.
Cam Domitium in omni temttore femper laus Vfque adeone, &c.
€ius in ore me$; ma dice Sant'Agoftino de Scire tuum nihilesì, nifi te fcire hoc fciat alter ì
ciu'it. Dei , che quefla lode non folo ci viene At pukhrum eji digito monfìrari» dtcere , &
ptedicata daPiofeti.&: altri huomtni Santi, hicefi.
ma ancor ci viene rapprefentata al viuo da Et per maggior dìchiatatione il Filofofo nel
tutte le cofe create omnia quacunque fecit
, primo della Rettotica nacca<che là Lode e vn
Deus laudani Dorftinunt^ nonio vediamo al parlate,chèdimoflra l'eccellenza,& la gran-
viuo neliivccellciti (dice cdoj che mai ceda- dezza di virtù, però dicefi che piùl»ude me-
no di fantarc, e laudare Dio in quel miglior ritò Catone per hauete banditi i viiijdi Ro-
modochepoflono, lalodola detto à punto à ma, che Scipione per hauer fuperaii i Càt-
laude non canta è loda fino alla morte ilfuo thaginefi in Affrica &
qucfto e perche laus
Creatotela Filomena nomata cofi da Philcs, proprie refpicit operaìQoii dice rilleilo Filofcfo.
che fignifica amore- &
mene, che vuol dire
LOGICA.
deficio, in greco, quafi deficieni priH amore
ad cantandun9, &" Uudandum perche è di
quci^ta natura, che fcmpre canta> e giorno,
DOnna giouane viuacc,& pronta vefti-
bianco.tiene vno fìocco nelìa de-
ta di
notte> e d» verno, e ói eftate fino che giunge flra mano, &
nella finiftra quattio chi^ui con
alla morte: ma non folo gli vccclli, éc altri elmo in capo, 6c per cimiero vn falcone pel-
animali lodano Dio, ma ancor li Pianeti ; e legrino.
j Cieli, come habbiamo chiaramente in loS. La Logica è vna fcientÌ3,che confiderà li
58. véfi eras cum me laudarenf fìmul aftra natura,cpropficiàdcli'operationf dell'in tcllct
. , .
^ d'incendece>{ì dipinge cosi Io flocco» il quale vn'huomo, che non fappia, che (ì dite in con-
èfegno d'acutezza d'ingegno, & l'elmo m ca» trario alla vcricà moftiata da Iui,& le fue pro-
pò moQra (labiliràic vecita di rcienza>&: come ne fondate conia faaarte fono nodi indifso-
l
il Falcone s'inalza à voloà fin di preda» coH ò per forz i> ò per ingegno di qual fi vo-.
lubili
it logico difpuca altamente per far preda del glia altra profelTìone, la ruuidezza. della cor-!
difcorfo altrui, che volentieri alle fue ragioni da, moftta la difHcuItà della materia .
luuida, vi fia per terrà della canape» ouero al- è necefsario, è ordinariamente cagione di,
;
ira materia da far corde. pallidezza, oc indifpofitione della vita.
La faccia velata di quefta figura moftra la i capelli intrigati» &rparfi: dimoftcanochc
diiiìcoltà, & che è impoffibile à conofcerfi al l'huomo il quale attende alla, fpeculationc
primo afpetto , come penfano alcuni » che delle cofe incelligibih,fuoleogni altra cofa la-
per far profitto in eflfa.ciedono ciTec fouerchi fciar da parte»e dimenticarfi della cuftodia del
al loro ingegno Cei mefi foli, e poi in fci anni corpo.
ancor non fanno la dcfinuione d'eda . Per I fiori fon fegnccheper indìiftriadi que-
norar'il primo afpetto fi dimoftra il vifo per- fta profeffione fi vede il vero.apparire,&:il fai
che il vifo è la prima cofa che fi guardi al- fo rimanere opprefsojcome per opra della na-
i'huomo. tura, dall'hetba.nafconoi fiori, che poi la ri-
l! color bianco nelveftimento fi pone per cuoprono.
la fimiglianza della verità, come s'è detto, II ferpente c'infégna la prudenza necefsa-
laqaaìeè ricoperta da molte cofe verifimil»,, rjffìmaà ptofeffioni come tutte l'altre nò s'af-
oue molti fermando la vifta, fi fcordano d'cf- faticando in altco>Phumana.induftria, che in
fa, chefotio coloì idi effe ftà ricoperta, pec- diftinguere il vero dal.falfo,^ fecondo quelU
che delle cofe verilìmili tirate con debito mo. diftintionefaper poi operare con propottio-
do digrado, ne nafce poi finalmente la dimo- nata conformità al veto conofciuto,.& ama-
ftratiooe, laquale è come vna cada, oue fia ri- to . Scopre ancorailferpentcche la Logica
pofta li verità,.& j^ptc per meto delle chia- è ftimata velenofa materia, &C. inaceflìbile à
uigià deticde' fillogifrai pri>b abili, li quali fi chi non ha grande ingegno, &
è.amataà chi
notanocon che fé bene hanno
vati) colori» laguftai&mordei &
vccide quelli che con.
qualche conformità con laluce,non n'hanno temerità le fi oppongono .-
però tanta,quanto il bianco» che.è. l'effetto
più puro d'effa.
Lacocda doue fiftcingeiinodòjmofttache
tOQYA.
. .
S8« Iconologia
L O Q^ V A G 1 T A.
uane non può Capete afsai, perche la pruden- noioCo con il fuo patiate, onde l'Akiato nelle,
za ricecca la efpeneoza,laquile habifogno fue Embleme cofi dice
de lungo tempo.Acift.nel lib.6.dell'erÌG»,7««c Athent già p*rproprininfignatenn*
msnofi potèfi elfefapiens»qma prudentia requie La e inetta di htton configli vcrgUo.
rit experientiam, qua tempore indtgety perciò & ^^fta accetti AiÌKerua {è&eneonuenne)
porianro dire cht il giouanenon bauendo c£- ^ando la Dea cacciò dal fanto ofttìlo
peiit-nza.faciLnente incotte nell'imperfettio- La- cornacchia à cui fol quel danno auenni
ne deiiu Loquacità. Si rapprefeuta con là boc Di cedtt luogo vccd di leimem hello
Perche la /ciocca fu troppo loquAce
ca aperca percioche il garulo fi diraoftta pron
Saggio chi poco parla, et molto tace
to, & litfentiofo nel parlate come narra Piut.
de gztt. garruli neminem audium>& femper lo L a K G A M I ITA'
^mntur,\\ vefìimenio di colore cangiamene
dencvraiavariecàde'cócetti del loquacccbe
VNa matrona alTai attem{vata,a federe fo^
pra d'vn Caffo, con gl'occhi vetCo il eie»
fonoftabiljj&rtali»mà lontani dai difcorfira 1 o« con le braccia aperte, mani alzate. &
gioneuoli, &
atri a petfu^derc altrui con tet- LaLonganimità,èannouerata dall'Apollo
mini probabili, &
virtuofi, cn .le fopra di ci^ lo al cap.^.de' Calati ttàli dodici frutti dello
PluLde Ciuiof. cofi dice loquacitas eflrefoluta Spirito Santo> S.TomaCo nella i.i.q. 1 3ó.arc.'
S'è
. . . . . .. ..
R I A.
3^2 Iconologia
Siede fopra il Coco drillo, pctciochc gli Egit- tiene lo fcetro, &c in grerabo alla Vinifica cia-
rij djceuàno, che il Cocodrillo era fcgno della
no vn'aquila.
Ludùria, perche egli è fecondiamo genera Lo frettco, la corona, & lo ftare à federe»
moki fìgliuoli.e come narra Pietio Valenano fignifica la Maeftà Regia,6c per l'aquila gl'E-
nel lib.z^. è di coH contagiofa libidine* che (ì gitti) Sacerdoti dinotsuano la potéza Kegia,
crede* che della iua dritta maCcella i denti le- percioche Gioue à quefta fola diede il Regno
gaci ai braccio dritto concitinoj e commoua- con la fignotia fopra tutti gli vcce!ii,ct??irdo
no la Luduria. fra tutti di fortezza, & di gaghardezza pre-
Leggefi ancora negli fctictori di M3gia>& ftantidìraa, la quale effendo veramente Itata
àncora appreso à Dio(coridé,e Plinio che fc il dotata dalla natura de' codumi Regali» imita
toftro del Cocodriilo tcrteftrcil quale anima- à fatto in tutte le cofe la Regia Maeftà.
le è da alcuni detto Scinco, &ci pi edi fono po-
di nel vin bianco» e cofìbcuuti inHammano
MAGNANIMITÀ*.
grandemente allaUfciuia. DOnna beli a>con fronte quadrata,&na
Tiene.efàcarezze ali» pernice, pctcioche fo rotondo vedita di oro, eoo la coro*
ninna co(a è più conuenientc, e più comno- na imperiale in capo,f';dendo fopra vn leone
da per dimoftratc vnainiéperaiifiìnia ìibidi- nella man dcflta terra vn fcct(ro,& nella fmi-
ne,& vna sfrcnatiffìma Lufluiia, che la perni- ftra vn cornucopia, dal quale vcrfì monete
ce, la quale bene fpello è da tanta rabbia agi- cforo. La Magnanimità è quella virtù, che
tata, pel coito. &
è accefi da tanta inrempe- confìfte in vna nobile moderationc d'afTet-
ranzadi libidine,che alle volte il mafcb^o rotti ti, 8c troua folo in quelli* che conofcendofi
pe l'vouajche la femina cou». cflfcnio ella degni d'efser honofatida gl'hucmmi giudi-
nel couateritenuxa,& impedita dalcongiun- tioh,e dimando i giudiri^dcl volgo contta-.
gerfifcco. rij alla verità fpcfse volte, ne per troppo prò-
fpera fortuna s'inalzano» né per contraria (i
MACHINA DEL MON-DO< lafcianofottomettere in alcuna parte, ma o-
corpo farà azutro con nuuoli za del Leone, fecondo il detto d'Aridotele de
Il fecondo ceruleo con onde d'acqu? lìfan. ai cap.p.
Il terzo fin'a piedi farà verde con monti, Vedef; d'oro,perche qucda è la materia at-
'città, &cadella,terrà in vna mano la feipe ri- ta per mandar ad effetto molti nobili penHcci
Uolta in circolo che fi tenga h coda in bocca, d'vn animo liberale »& magnanimo
il the fìgnifica,che il mondo vi.; {e de(ro,& per Portaincapola corona, in mano lo fece &
jfe defso fi nuttifce & in fé iiKdefimo,& per tro,perche l'vno dimodra nobiltà di penfieri»
ft.medefimo fitiuolge femprc contempera- l'altro pqtézad'cfscquirli,pernotarche fenza
To, &ordinato moto, c?é il pan-éipio corre qucdc due cofe è impofsibile efsercitarc Ma-
dietro al fìne,& il fine ritorna al Tuo ftcfsopiin gnanimitàjpfsédoogni habiio effetto di rool-
tipio, per quedo ancora vi h dipingono ifst- , re attioniparticoIari:fi dimodra la magnanimi
te pianeti t à eller vera dominatrice delle pafsioni vili, e
Il fuoco che ha in cima del capo, & il color larga difpenfatrice delie facoltà pet altrui bc-
dclvedimento, fignifìca li quattro Elementi, nefìcio, e non per vanità, &populate applau-
che fono le parti minori della gtandifs. ma ma fo.Al Leone da' Pociifonoaflomigliati li ma-
-
•
Nella Adedaglia di j/intonino Pio go timuncratore, &
non mai fi nafconde da*
VNa donna coron.it:ì,& fedente modri
ncir^Q cito gtauità,ncila defila a;.;»o
cacciatori
cli'dlirin>eRt)
, Ti egli
fi
s'auucde d'cfTer fcopcrto,
quafi.non volendo cor-
ritira,
ur
. . . .
ne)e di qui nacque quel detto. Da le cofe tue cenza è l'edificar tempi) palazzi» Se altre cofc
con occhi fetrati,c con occhi apetti liceui l'al- di raarauiglia, e che riguardano ò l'vtile pa-
trui, li Doni dipinge quefta virtù poco diuer- blicoj ò l'honor delio (iato, dcirimpecio* e
iatnente dicendo douerfi fare donna bella* e moltopiù della Religione) &c non ha luogo
coronata aU'lnnpenale.riccamente veftitacò queft'habitofenon ne ÌPrincipi grandi» e pe-
manoi d'intorno con palazzi no*
lo fcettro in rò fi dimanda virtù hcroica,della quale fi glo-
bilif &cloggie di bella prorpettiua> fedendo riaua Augufto» quando diceuahauer ttouato
ibpra vn Leone con doi fanciulli à piedi ab» Roma fabricata de' mattoni,, dc douetla la*
tracciati infiemejvno di quegli fparge molte fciarfabticata di maimo-
Medaglie di oro» e di argento, l'altro tiene te
Magnificenza*
giu(le bilancie> e la dritta fpada della giuftitta
in mano Le loggie» e
. le fabriche di grandi TNOnnavcftita d'incarnatoi portata li fti-
fpcfe Ito piò conuengono
molto alla magnificc- 4-^ caletti d'oro» hauerà nella deftra mano
za>ch'attra virtù heroica» laquale s'eilerctta in vn'imagioe di Pallade, federa fopra vnric-
fpefe gcandiA opere di molto danaiótche al- chifl[tmofeggio,& fc fi rapprefcnterà acaual-
ia Magnanimitàmoderatrice degli afFetti,& lo) hauerà detta feggia à canto
in quello qod so fé per auuuentura habbia er- Gliftiualetti erano vfati da gl'antichi Re ^
tato il Doni, fé non fì dice» che fenza la Ma- & per fegno di fuggetto Reale , Tadoperaro-
gnanimità là Magnificenza
„ non nafcerebbé. no peti tragici Poeti ne' lorperfonaggi,& fo-
li Leoncroltre quello c*habbiamo detteli no fegno ancora in queft*imagine di che
fcriue» che combattendo non guarda il nimi- forte d'huomini fia propria la Magnificen-
co per non lo fpauentare»& acciò che più ani- za i che ha bifbgno delle forze di molta ric-
mok) venga all'affronto nelfcontrarfi » poi co chezza
fc« ro palio, ò con folto allegro fi rinfelua,con L'imagine di Pallade è pet (egno,chc l'ope
fcrmo propofito di non £ar cofa indecente al- re grandi deucno portar feco l'iamotc di ope-
ia Tua nobiltà. rare virruofamente, &
fecondo il decoro, al-
I due fanciulli moftrano»che congiufta mi- trimenti fàrebbono opere di vanità, e mera
futa fi deuon abbracciar tutte le difficoltà per pazzia. Le ftatueancora, che con fpefa, &
timor dell'hotieito>per tapatria,per l'honore„ con poco vtilè fi riducona à nobil termine
perii parenti,e per gl'amici magnanimamen- dalla fatica, & daH'indufttiade' fudditi, fon
te fpendendo il denaro m tutte l'imprefe ho- efiecii della Magnificenza de' Ptencipr» &
notate.. tutte quefte cofe le fanno folo con cennr,co-
/idagnanimità: manciando fenza molta fatica, però appredo
DOnnajche per elmo portava vna teita di. fi dipinge la ieggia» che già fu. il geroglifica
là verte farà di colotturch)no,&: ne' piedi ha- DOhna con gir occhi c:oncaui, veftita dcf
uerà fiiualetti d'oro.. coler del verderamcicon ciafcuna ma-
no tenga vuafaceiiaaccela, vibrando fuori la
MAGNIFICENZA. lingua (ìa-ìile nlla lingua d« vna ferpe,& à tra-
DOnnaveftita, &: corotìata d'oro, hauerà'. uerfodelveft^menxo rertà vna pelle d'iftrice..
la fifonoraia fimile alla M ignaniiiMtà , II colere dei vestimento, &
gli occhi con-
terrà la finiftra mano fopra d'vn'ouaioàn rae- cau3,fìgnific:tno malignit3,come fi legge nel-
20 al quale vi farà dipinta vna pianta di fvjr>- la Fifonomiadi Ariftotelc&ildirmale delle
cuofa fabrica buone anioni a'ttui non nafce fé non da ma"
La Magnificenza è vna virtù» la quale con- lignità,la quale fa dcfidcratc l'altrui dishono-
riftc mtorao all'operar cofe gtaudue d'impor- rcfenza alcun piofittCKpecfcmedcfimo.dan»
ciò
. . . ..
384 Iconologia
do à credere che la gloria altrui reca alla prò- fette d'humor tnaligno le parti iatecioti ù roa^
pria lode icnpcdimenco. nifcftano ne gli efleriori del corpo.
Le due facelle acccfe>dimoftrano che la Ma 1 colori del vcftimcnto, dimoftf a che fi co-
Quiefta é della medelìma natura dell'affet- nel c.54.rimprouerando '? Malignità degli
tione» dalla quale nafcejche è l'odio: ma per Hebrei dice : EtcumpurifJimamaqHambthe'-
cflcr meno principale» & molto riftretta. è di- ritis reliquam pcdiburveffristftrbatu .
cosi ri mciledjcen ce non pccgiudiCì aeUivita,. <\^^^^ ^e.^h fing-noprefcnri,. Òi tcali. ilche
sa quei ch<: àa fecondo alcuni Fi iofofi, 6: pur Vecchia fi dipinge > p«rc.oche gi'e ordina-
nuoc:-,.(Sc difpiac.e à tutti fent-irlì; offcfo doue
^^^' &.'f'Uani ftare r.llegti,.& i vecchi malen»
—
fi fcaupra pet vn, po.o qucfto patticolar in-
tere.ie
"
conici» pe rò ben dilT- Virg.neJ 6*
PdUnteshabitant morbhtrtftifiHe ftnecltts
E* mal vcftita fcnza ornameiiro.pcr la ton«
S. -A 1^ 1 G MITA* formila degrjlbenf-nz ; foglic,& fenza frut
TN Orins brutta, p^jjllida, veftita del colof ti,non alzando mai tant' l'animo il malcnco •
M A INGO
Libro Secondo
N I A.
38J
DOnna vecchia, roora>& di cfttema brut pò denota che fi come il fumo fa danno à glV
tezzavveftita^di color giallolino,ilqual occhi, cofi fa l^ìniqua Maluagità, à chli'vfa*
vedimento ftià turco conteflo de cagni > ma onde fipuò benidìmo paragonate quefto pef-
che fiano vifibili> 6c conofciuti per tali,& in fimo vitto al fumo efiendo come vna nebbia
cambiacle capegli haurà citcoiidato il capo cicuta ia quale ofcura la villa della mente.
da vn dcnfo,& gran fumo. Sicut fumis acuti : {te inìqfàtas vtentibus ea,
Terricon la delira mano vn coltellorCoa Re^e iniquitas fumo comparatur : quA velut
la finiftta vna borfa fttettaraére legata,& per quadam feculari caligine , aciem mentis obdtt'
terra da la parte deftra vi farà vn Pauòne,con cit lib.z. de Cam,& Abel. Tiene con ladcliia
la coda in ruota, & da la patte lìnilira vn'or- tnanoil coltellb per fignificacelà natura del
moftiando d'eflere pien d*ira,& di Tdegno. Maluagio efiere iniqua,
fe> &
crudele perciò ii
Vecchia fi capprefenia percioche i vecchi principal fignificato del colxello getoglifics-
tono di maligna naturala Malignità ogni<;o- nicntc era! prefo per la- crudeltà., effendi fohti
U tititanel peggioj malino/ì quoque ftmtjnfa- gli Egittiaivi chiamare qucfto-nome Ocho Re
Bb «le
. . ,
386 Iconologìa
M A L V A G I T AV
'atorre la ftctiiità del paefc lorcaichcfù nfpo- to, & moglie, legitirao, ilquale apprcflò à noi
fto, che la gratia farebbe feguita
quldohauef- Chtithani è Sacramento, vedi San Matteo
fero fabricatoi^tnulacridi Daraia,^di
Aa- al i5>.
telia, di Icg w
d'oliua,^ parue, che da indi m La fede <I*oro dimcftra la fedeltà , e purità
poi fin'acerico tcriipopredo a Milifij ardeffe dell*animo,chedeue edere tra il marito, la &
fcnz'opra di faoco matetiale vn tronco di det- moglie, &
il primo vfodelfanello fu, (fecon-
mare quando è turbato fa cefsarc la tempe- ro ricordo di cofa molto vileidapoi crefcendtì»
ra, e lo fa tornar quÌ4;to, e tranquillo rinduftria,& l'ambitione di vana prerenfionc
,|t , A «. A V 1 G L I A di pompa,fi venne aU^oro,& alle gemmcpor*
Qa yerfodeUd fpalla fìniftra.& con gl'occhi ri- gl'animi giotìeniIi,e gii rende per fej& per l'ai
VLoiti ip-^Ito trui profìtteuoli
Gmmiratiuoj &
ftupido, che perciò fi dipinge
conilgefto del capo, ideile braccia nella
VN
giouane pompofamente veftito.con
vn giogo fopra il coIlo.Sc con i ceppi a*"
i piedi, con viì'aneìlo onero vna fede d'oro in
guifachefièdctio.
, Giouane fi rapprefenta percìoche il maraui dito,tenendo nella medefima mano vn cote-
gliailEì e proprio delli giou^nijnon cflendoan*
gno,&; fotto a' piedi hauetà vna vipera
Perlo giogo,&; per h ceppi fi dimoftrajchc
CQCa/fi) loro efpeiienza
il Matrimonio è pefo alle forze dell'huomo,
MARTIRIO. aflai graue, e impedimento al caminare iti &
Glouane bcIlo,& rìdente, vcftiio dirofa- molte actioni di libertà , efietido il maritarli
doncongliocchì riuolti al Cielo, le &
vn vendere fé ftelTo , obligarfi à legge per- &
caini afperfe di fangue,hauerà per le membra petua,con tutto ciò è caro,e defiderabile pec
iiegni de% ferite, le quali a guifa di pretloftf- mólti rifpetti,e particolarméte per lo acquifto
^n:ie gioie rìfprendcrapnp. •
de* fuccedòti nelle Tue facultàiliquali fiano
Martirio è propriamente il fupplicio , che veri heredi della robba,e della fama, per l'ho-
fipaté per amor di Dio,& àdifefa delia fede nore, e credito che S'acquifta nella Città,prert
Catholica,& della Religiohe,pcr gratia dello dendòfi quello carico per mantcniroécod'eC»
Spinto S3nto,& afpettatione dell'eterna vita> ra,& per lo piacere di Venere,chc lecitamene-
le quali cofelo fanno (lare allegro, ridente, & te fé ne gode,però fi fa con l'anello, ilqUale è
è
%
. . . . .
388
M RIMO IcoHoIogi'a
N o;
Mathematiche-, fianoi piedi ignudi
fopravnabafe.
Il vcl^imenio trafparente dimo-
Libro Secondo,
MATHEMATICA. jggr
ne al noftro fecolo fama fmariita, merce d'al- Donna d'età matura, d'afpetto graue>&
cuni, che per l'apphufo della fortuna infuper- modero la quale pofta a
(edere va (opra
bitivoglionoeller tenuti huomini di gran fa- monte di libriiropra la mano del (ìnidio brac^
pere in quelli (ludi jiftando fra la calcese i faf- cio> piegato su la coiTa del laro detto ripofi la
non fapendo ellì, che la vittù i tributari; a»
fi, gota in atto di (lare penfofa ^fopta ildedro
ma, non ferua della fortuna«Coouiene adun- ginocchio con l'^altra manovniibcofùchiufo»
que per non deuiar molto dal noftro ptopo- hauendoui fra mezzo qualche dito ».
Iconologia
3^0
MBDITATIONB.
Vnde bomitutytfum Mfiirijrìit gnigni,
Hune ergo meritt eterno dignamfhtnertf
EtctUbri c/intu fitmm pirafiravtMt . .
I
M^ mcerca.conleroangioncetha*
uià gli occhi chiufì» 6c in vn velo la
cuopca tutta in modo che ttarpacifca
la fotma di c(la donna
quelle cofe» che fi hanno ad eflequire per o- do roccafìoni della didrattion della mente*.
perare petfettamerite, &
nona cafo» come
bcndifle Aufoniq deiudfifeptemfapìefJtum con Meditatione della morte .
quefti veifi , pcrfentcìiza diPetiandio . Z>/-
iium.tfroifo DOnnafcapigliata.con vcfti lugubri.ap-
MeditMàomm ideffe t^ìuntt qUùd geras, poggiata col braccio a qualche fepoltu
is qHtpptfatus (^ getenA&tfit§c»Xt ta, tenendo ambi gl'occhi fìfTìm vnatcda di
Me4(t»turemrteqtti prius tugotwmt morto, che liafopra la detta fcpolfura,& che
Nihitefi, qttod iimpliorem eurmn poliuletj «111 piedi fia vna pecorella con la tefta alza-
'§ÌH»me^g'ttre. quid gererutum pi dehin
ta, tenendo in bocca hetbain fegno di tu-
In eogttHntesfors n$n eonJìUum rtgit .
minare .^
U £ DICI
Libro Secondo**
U A.
t9i
Medicina .
Donna che ftia in atto di fccn-
dere vn grado di fcala, farà
veftita di verde à foggia di Sibilla,
potcarà nellemani alcuni femplici
Medicinali» haacrà apprello vn So-
le,& vna Cicogna, la quale ten-
ga in bocca vn ramo d'origano
E' arte la medicina nata dall'e-
fperienza nell'altrui infermità, &
aiutata con la ifcienza delle cofe
fono oHéruate di«
naturali, le quali
ligcntemente da* Medici per lafa-
niià deil'huoraoi fi fa che fc ende lo
fcalirio, perchedalla^ontemplatio*
ne, che è cofa molto nobile,& mol-
to alta fccnde all'attione della cu-
ra per mezzodì coife patticulari
E* veftita di verde per lafperan-
za>che porta feco à gli infermi, SC
per lo vigore che rende alla vita
n£,&<:oD il fuggire Vvno,6c Teguic po-
l'altro che andaua mancando.
tere curar fc itdlò,;però il Medico recchio Gon l'origano la Cicogna aiuta la de-
con l'acce? e cDn reQ)ecienza>conreraa la Sa- bolezza <iel proprio ftomaco, e però fa
nità prer&nte>& ricupeta la pecduu. da gPEgicij adoperata nel mòdo detto, pet
Gii Ci cinge il capo di vna gtiiclanda di allo- geroglifico di Medicina . A quèfto propo-
ro, pcrcliè quello albero gioua à molte infec- fito vfòrno ancoia rvccellolbi, il quale co-
inità} & folcuaii alle Kalende di Gennaro da' me s'è detto altròue col roftro da fé ftefsà
Romani datealli nuout Magidraci alcune fo- fi putga il ventre, come ii Cerno, il quale
glie di lauro» inCegnó ctie haucneró da cón- doppo che ha vccifo il Camaleonte fmor-
(eruatfi fani tutto Panno, pcrch« fu creduto za i\ veleno mafticando le fcondi dell'allo-
il lauro cotìfcrite affai alla fanità , ne (enza ro, il che fa ancora la colomba per rifanarfi
caufa {\^ pianta amata da Apollo inuen<. nell*infcrmità
tor della Medicina» nel primo delle Me- Il Sole moftra» che la virtù naturale del
tam. d'Ouidio . Imentum Medicina mttm cuore, è faUorita dal color di èflo Sole, pec
lo quale fi mantiene, conferua k famtà &
,: La ferpe,& il gallo, come racconta Fé* in tutte le membra del corpo, t8c oltre àciò
Ùo Pompeo, fono animali vigilantilTìrai, Sc molte virtù, &: proprietà all'hcifcè infon-
t^li conuiencchc fiano quei» che miniftra- de pet mezo delle ijuali la medicina s'cflet»
no la Medicina} furono anco le ferpi appcef* cita-».
fp agl'Antichi fegno di fanità, perche fi co-
me U fcrpe pofìa giù la vecchia spoglia fi
M E D 1 O e li I t A*.
39* Iconologia
niflra vn'àgnello Ii'gato tón vn debole>& Toc- continua che condotto io p«efe ftf anierO} 8c
til laccio jdimoftcandofi pecefCdue eClremi lontano perritornate« onde è ftato leaatodt
il troppo tifentimento » 6c la troppo iofTeren- fé ftedo fenza difHcuIcà rirroua la ftrada . Di-
73 , & tenendo detta donna il luogo di me- cefi anco che ritornando VlilTe in pania dop-
zo,tra quefti eftremi di fierezza> e di manfuc- po venti anni non fu altro,che vn cane lafcia-
iudine»petliquali veniamo in cogmtione di toda lui alla partenza» che lo riconofceflctSc
ogn'altto citremo in ciafcun habiio dell'ani- accatezzafie. Onde Socrate apprefio Plato-
mo » Ci può cllcr vero geroglifico di Medio- ne nel Fedro» giuta per locane» che Fedro
quale 15 dcue hauere
crità, la m
tutte i'attioni» haueuaimpatatoàmente tutta l'ocationc che
accioche mecitino il nome«& la lode di vittù* Lifia hauGua compofla
Mediocrità Memoria.
Donna bella» &
nfplendente,con l'ali al- DOnna con due faccie» veftita di nero»
con le quali fi folleua da tet-
le fpalie, 6c che tenga nella mano deftra vna
ta , additando con vna mano la terra > con & penna, S^ nella finiftravn libro.
l'altra J Giclo, con vn motto fccitto,cbc dica La memoria è vn dono particolare della
Medio tutiffimus ibis natura. Si di molta confideratione abbrac-
MEMORIA. ciandofì con efia tutte le cofe palTate per re-
di nero, con li due primi diti della mano de- l«bro,& la penna, dimoflranO) come fi
Il
ftra fi tira la punta dell'orecchia deftta>& con fuol dire, che la Memotia con l'vib fi perfet-
la finiì^ra terrà vn cane nero • tiona, il quale vfo principalmente Confifte>ò
Dipingefi Memoria di mezza ctài per-
la nel 'eggere, ò nello fcriaere
che Atiftotelc nel libro della Memoria > &
della ricordanza dice, che grbuomini hanno
piùMenroria ncH'ctà peifetrache non han-
MEMORIA ORATA
de' beneficij riceuuti.
no nella vecchiaia, per lafcordanza» ò nella
Del Signor Gio.Zaratino CaféUim»
pueiitia per non hauar imparato
L'acconciatura del capo,nel modo che s'è VNagratiofa giouane incoronata co r»i
detto, dimoftra che la Memotiaiè fideliffima
mo di Ginepro folto di graneilej tenga
ritentricej&; conferuatricedi tutte le cofe,che
in mano vn grachiodo>ft(a in mezo d'vn Leo
kfonorapprefentate danofttifenfi,& dalla ne,& vn'aquila. Incoronafi con ginepro» per
fantafia,petò è addimandata l'arca delle fcieti
tre cagionijl'v'najperche non fi tarla,non s'in-
uecchia mai Plinio Iib.(7.c.40. Cartem»&ve'
ze* e de' tefori dell'anima
Veflefi di nero, il qual colore fignificafec- tuflattmnonfemit iuniperus* così la gran Me-
niezza,dc {labilità per la ragione eletta altto-
moria per tempo alcuno non fi fentc il tarlo
dell'obliuione,ne mais'inuecchia*peròlaiì-
ucelTendo proprio della Memoria ritener fct-
aiamente le forme del fenibjccmediccuamo guramo giouane.La fecòda perche al ginepro
rapptefentate,£c Atifìotele l'alEfctmanel luo<
non cafcanomaile fogliccome narra Plinio
go citato di fopra,
lib.K^.cap.ii. così vnaperfona,non deue b-
punta deli*orecchio»in confortni-
Tirafi la
fciatficadcre di mente il beneficio riceuuto.
tàdi quel che dice Plinio lib.ii. dcll'Hifto- La terza perche le granella del ginepro ftilla-
ria naturale con qutfte parole; Ejì tn aure
te co altri ingredienri,giouano alla Memotia»
6c vna lauanda bollita con cenere di ginepro»
infM memoria locus quent tangemes atteftamur
Et Virgilio nell'Egloga ó. dice parimente conferifce molto alla Memoiia»
I
Cnmamcrem R€gis,Cr pr<ilia Cynthittf MUrem come tra gli altri Fifci infcgna il Gualtheio
Veltit, 6r admoKMit, nel trattato latino della memoria artificiale.
cane nero lì pone per lamedefima ra-
lì
Castore Durante medcfiraamente cófcrmn,
gione del colore del veftimento di detta figu- che le bacche del ginepro confortano il ce r-
ra^ come anco perche il tane è animale di iielIo,e fanno buona memoria la quale con-
gran Memoria, ilche fi vede per efperienza fcruar fi dcue circa h benefici) riccumi, & cf»
fcr
. .
MEMORIA GRATA
Libro Secondo* m
de* beneficij ticeuutt.
394 Iconologia
caminaco per tee giorni C^onnnuif s'abbacè in
vna Cquadra di CoìdAtì, da' quali ticonofciucoi
fu mandato d'Afiica> à Romai doue il padro-
MERITO.
ne già eca coronato» il quale il giudicò reo» HVomofo^rad'vn lungo erto» &a(per9
della morte» come feruo iuggitiao» & ordinò veilimento farà fontuofo,& ricco» de
il
che fódc condennatoallebcftie» tra le quali il capo ornato d'vna ght: landa d'alloro, tetlà
era il fudctto Leone che ancor elTo fu prefo» e con la deftca mano , Se braccio armato vn l
condotto à Roma il quale ricordeuolc del be- £ceno,6c con la maniìniltra nudavn tibro*^
neficio per lo riccuuto medicam€nto, nÓvol- Il Merico fecondo San Tomafo nella
5. pat-
fcaltrimcntioffendcre il riconofciuto bene- te della fommaqueftiof»c45.artic.6. è atiiono
fattore» ma più toftoI^accaiEezzò: per il che Tirtuofa, alla quale fi dcuc qualche cofa prc^
Androdo fa dalla pena afloluto.e per decreto giara in rccognjrìone
dei Popolo gli fu donato il grato» e cortefe Si dipinge fopra il delio luogo afprcpet 1»
Leone, col quale poi legato con vn delièaco dii?ìcoltà,pcr mezo delia quale l'huomo pet-
vincolo andaua à fpalTo per tutta Roma >ie le uicne à raerir^ire qualche cofa, perciò fi dice*
genti gli cotteuano incontto. dicendo : tìic che Hercole figurato, per l*huomo ftudiofo
eH tco boSfts bominis » hic efl homo incdicus di fama, 8c di gloria lafciatala via piana,& di"
Ìe9nL letceuoie intefa per quella de' piaceli, fi ele«
In quanto all'Aquila, CcatePergameno di gefsc l'altra dilHcile , &
alpcftte del monte»
paefc ricino al fiume Gaiconell'Afia, narra cioè qui^lia della virtù ; onde per tante,& cofi
che Tedici mietitoii afletati mandarono vno celebri Cue fatiche merirò d*eisei numerato
jd«* foro compagni à pigliar de ll*acqua,il qua- fcà più degni Hcroi
le vfcint) al fonte» trouò vn'aquila>chc era fof- Il veQimenco fignifica la difpofitio-
ricco
focata da vn lungo ferpcntcche intorno il ne, e l'habito della virtù mercè del quale
-,
colio con varij giri le s'eraauuitichiato>h3ué- l'buomo fa l'attioni degne d'honorc, di &
do egli fecola faa falce tagliò à pezzi il detto lode.
fi;rpenEe, t lafciò votare libera raquila-, Eden- Hauendo il Merito relatione à qualche
dopoi ritornato col vafo pieno d'acqua^diede cofa gli s'è dato la corona, e lo fccttnvpcc-
bere à tutti li compagni, e volendo «nch'efib farlo il più che fi può fpettabilccfscndo quei*
feeuf re in vntta;tto l'aquila fopragionfejC con li premi) fegnalati douuti à gran metito»& pò»
Tale gli sbatta dalla bocca ii vaio in cena» ti cò S.Paolo delb corona coli dic«.
mietitore mentre attrìbufce rio ad it\gratita- i\7b« coronabitur nifi quilegitime certauerié .
diae dell'aquila da luiliberatVedeSifjoi com- Ladefl;ramano»& braccio arin.ìti),òi. lafii*
pagni, che bcnuto -haucoano , 'Cadere ira- niftracon il libro, diraoftrano dde generi ctì
•
TOantinente morti : onde fubito pensò» che merito ciuile» l'vno deli'dttione di gueirajdc
Inacqua foflc auadcnata, e conobbe efserein i'altro dello ftudio, & opere delle lettere, pei
vita rimafto per jgcata licon^penfadel benefì* ciafciino de'tjoali l'huomofi può far merite-
Libro Secondo» 3n
M E R I t o:
"^ Per le due patti nero ci viene à fi-
I gnifìcareil colore delia terra, & la
i B parte rofsa la victiì} & forza di cis?»
laquale in quefto mefe col tepido
calor del Sole* incominciano à ger-
mogliar le piante» la natuta di tut &
ti gl'animali à rifentirfi
L'efser alare ci dimoftta il conti^
nuo corfo» che fanno i mefi, & il
Si veftc del fopradelto colore i cfsendo Chiamafi quefto mefe Aprile fecondo Var
il colore taaè cotnpofto di due patti nero > rone, quafi Aperilc percioche in eflTo s'apre la
39^ Iconologia
«'vTSrMp /•»'<*> perche in quello ogni co^ifio- nor ddi'vna M^ig^jo » Se il feguente Giugno
rifce» oueco come dice Ouid. dalla
chiarezsa, in honor dell'aitm» onde Ouidio
(uamMortstribatravecahula Mai»
e fcrenità del Ciclo dicendo. fiine
luntus à lamn$tm nomint difius adeff.
^pnUm mtinorant nb aperte temportJiStum
Gli fi dà ìì verde, éc fiorito veftin)eoto»& la
La ghirlanda di roortclla,chc tiene in capo,
iìgnihca che efTcndo qucfta pianta dedicata > ghirlanda in tcfta di vari) fiori» per moftrate
fectìiido gl'Antichi à Venere * in quefto mefc
la bellezzaie vaghezza de i prati»co]li,^ cam-
iì deftagigliardaraente l*aroore nelle
piante, pagne, le quali tutte ordinare, Scornate di
come ne gl'animali. Et il Petrarca nel Sonet- vari| fik^ri, & verdi herbe, rendono maraui-
Libro Secondo*
o<
$97
1 V G L 1
ghirlanda di fióri fi diraoftra quello» che que*
Glouane, farà alato & , veftito di colore fto mefe procfuce
ranciaco. Se coronato di fpighe di gra-
no, hauerà nell'vna delle mani il fcgno dd SETTEMBRE..
Leone anch'efTo ornato di varie forte di biade ^\ Touane alato, allegro, ridente, vcllito di
cnature>& iegumi,^ con l'altra mano porterà ^*^ porpora, hauerà m
capo vna ghirlanda
vna beila ceftelia co',meloni, fichi primaticci, di miglio, e di panico, nc>'(a delira n»n:oiiI fe-
pere ài più forte» nocchie, &
altri frutti» che gno della Libra, Si. con l'altra mano il cornu-
qucfto mcfcfuole apportare. copia pieno di vue bianche. Se nercperfiche»
Chiamafi Luglio in honote di tjiuiio Cefa- fichi, pere, mele, lazzaruole, granati » Se altri
te Dittatore, perche in quefto raefe à i dodici frutti, che fi trouano in detto mefe
nacque, fé ben prima fu chiamato Quintile Chiamafi Settembre, per elTere, come fi è
dal numero cominciando da Matzo9 efTendo dettoli fettimo, fé benejfi chiamò qualche
quinto mordine. tépo Germanico da Germanico Imperatore*
Si dipinge con veftimento ranciato,perche Si velie di porpora, perche fi come la por-
xnaiurandofìin quello mefe le biade ingialli- pora è vellimento Regale, & folo conuienfi a
fcono. Re, &huomini IlluUri, Se grandi» i quali ab-
Il Leone animate di natura cah'da, 6c fero* &
bondano di Thefori» grandezze. Gofi quc-
ci(nm0}&djmuftra quello reropo, nel quale fto mefe, come R^, Se Principe di tutti gli al-
il Sole afcefo al grado di quello fegoo,produ- tri mefi dona in maggior copia tutte quelle
cbiamaua Sellile, per efièr il fello in ordine, del Senato, Se à quefto. Se à quello merita-
cominciando come s*c detto nel mefe di Lu- mente furono cancellati, fi come èrano ftaii
glio, da Marzo. tirannicamente impofti» Se gli rcftò il no«
II fiero afpetto ci dà ad intendere quanto me antico d'Ottobre » per edèr l'otc^uo in
quello mefe fi a molello»& come di molti ma- órdine.
li può eller cagione, perla Hella canicula do- Gli fi dà il veftimento di color incarnato »
ueilSolefitroua, ilqualeà guifa di rabbiofo perche declinando il Sole nel Solftitio hie-
cane offende, chi non fi ha buona cura. male comincia à riftringerfi l'huroore nelle
Il fegno Celefte, che regna in quello me- piante, onde le loro foglie diuentano del det-
fe, è chiamato Vergine, per dimoftrarc, che to colore.
sìcoraela Vergine d ftetile} ne da fé genera» Dipingefi con Io fcorpioncpercbe in que-
così il Sole in quello temponon produce co- fto mefe il Sole fi ritroua fotto detto fegno»
fa alcuna : ma folo le prodotte maiuraj& per- Se è chiamato Scorpione dalla figura, ciallc
fettiona. ftdle,e dagl'efl'ettiiche produce in qucfte par
<^tla cella piena de' fopradeiti fiutiijC la ti, imperoche, come lo Scorpione col fuo ve*
kno
\
,. . ... . .
39'B IcoRologfa
Xeno pungendo dà U
motte, fc ptefto non fi ti), &
monti alùflìmi^ cefi in fjuefto mcfe
roccocreaquelliiciìefon puncì, cofì mentre ilSole è in aliidìmo grado vetCo'l mezzo
i\ Sole in quefto fegno ^Qt l'inequalità del giorno
tempo» apporta malattie molto pericolofc/Sc Se gli dà i tattafì* perche qucili nel tp^e di
por qucfto difse Hippocrate ne gl'aphorifmi, Dec^mbre fi trouaoo in maggior quantit^i^
cjie l'inequalità del tempo partonfcc infec- più perfetti.
Olita, raaflime quando nell'ifttfso giorno,
GS K A & O.
IT
hou regna il freddo » 6c bora paIdo> il che
Cpcyffo auuienc nell'autunno.. Glouane aIaCO,& veftito di bianco,il qua>i
La ocfteUa fopradetta contiene iftutti,che le terrà con ambe le mani il fegno d'ac*
porta fcco cfso mcfe. quario
Que0omefe,& fecondo furono aggiunti
KOV£M%B.E. all'anno di
il
<Iuefì:oTempo, nel quale l'oliua già matura fi bella graiià con la deftra mano il fegno del
coglie per farne Tolio, liquore vnliffimo per pefce.
più cofe alla vita humana Numa Pompilio chiamò quefto mefe Fé*
Si chiama Nouembre dal Numero, per ef- brafo.ò dalle febri,Iequali all'horà facilmente
&r il nono,iì collie anco il feguente per ef- vengoncr,puerodaqaeft.ì paiola Latina Pe*
Ifer il decimo fi chiama Decembte. bruttSy cioè, purgationi februe, che fignifica-
uanofacnficij fatti per li moni, perche 'Ro- i
p E € E M B «. E.
mani in quefto mefé'facéuano la mcnioria
Glouane di afpctto horfido, come anco dell'aìnitné, &
quelle mtendeujno di purgare
faranno gliiUtridue mcfi fcguenri, ve- con celebrare Teflcquie de' morti
flito di nero, alato, con la d^ftt a mano terrà il Siveftedi betcttino, perche in quefto rnc-
Capricorno, & con la fìniftta vna tazzapiena fc regn ano molto le picgg!c,onde per il più il
"di tartufi. CieloTècopetto di niiuoli, li quali tappi efen-
Horndo, & vcftito di nero fi dipinge, per- tano il detto colore.
•che inqucilo mcfe la terra è fpt^liata d'o- Porta (coinè dicen-jo) il pefce, pei che pnf-
gni fuoadotn amen tO)Che perciò anco fi ràp- fando il Sole per quefto fegno Celefte,' ne di-
^rcfenta ienza ghirlanda nota quefto mefe, &
fi come il pc^ce è animai
Per il Capricorno fcgno celcfte.fi dimp- acqUaiile/cosi qOcfto tcpo pctle'moltc piog-
ftra^uefì^ mcfe, nel quale ii Sole camina per gie é airaihumidot>«i«*of)Crché elTendofi ii-
derto fegnoì '€ detto Capricorno» perche.fi foiuc€ l*acquesè tempo di pcfcagicnc.
'CQmc 'il Ca^ik<fti-ìO fi pafcc neHi ptccipi*
Mefi
. . . ,
Libro Secondo/
3^^
Meli fecondo ]*AgrlcoItUr,a * egli huowua, &;mcnò vna fua figliuola bea
afL »n A a a.
guarnita, & veftita . I fetramenti erano gra-
ui. Se grandi. Si ben fatti zappe grandi, non i
HVomo to
di virile afpetto,
dVna ruota dVrotare ferramenti, O
che ftaudo à la- piccoli vomeri, de boui
Cittadini
ben nafcmti,
Romani, xjueftì fono i mici in-
difse* &
tenghicon la deflra manovn roiicio^e con la cantefrai, ma non vi pofso già, come io^vi
fiaiftramoftci collii dito indice diucrfi feira- . moftroimici fcrtamenfi,.moftrare le vigilie»
Bienti rìeceffarij all'AgrkoItuca, quali fiano le fatiche. Se i fudorimiei. £t ciò detto fa
per terra da vna bandai 6z dall'altra vn gallo afsoluto.
Dipingcfi di virile afpetto, 6c con il roncio f E A R 0>*
B- K.
Bella dcftta manojpercioche qucfto raefeil
diligente Padre di fitniglia*
arte di canapo, potranno rtuedcrc tutti
ò altri, che fanno» HVomo virilcéhe ftandb
d'età
gna moftri potar quella
in vna v^
li fec-
tamenti> che fi fogliono adoperate alla colti» Sono due tempi di potare: ma fecondo
iiatione delle vigac come conci, ò falcetti», i Magone. fi pota prima che germini la vite»
^ualiferuono per potate. pcrche^fsendopienad'humori piglia leggiec
Si nu>ftra,che ftia à canto ad vna rUota,pet iecita,& vgualc, ne refiftc al coltello..
•che conuiene bàucre iaquello meCe fedendo
egli fecondo i moderni principio dall'anno)
M A R. a o.
€oti,pietre,ruote per atrotare, &
aguzjwre det
VN' giouane con vna vanga itym3no,&;
•Éi ferramenti fottiiil, &
che taglino bene, co- da vn
moftri di fcalzare le vili» Se latO'
ine dice columellalib. 3. cap.2.4.jD«mw««/^ fia vn cauallo
pmifqne ferramenti* omne-^op*iri*ilicum (xe- Si dipmge giouane per efser l*Dpera della,
quendum. < vanghadi gran faticale perche in quefto me-
Mnftra conia (ìniftra mano i detti ferra- fe il comincia à fcalzare le viti , come fi di-
menti, perche fimilnieme in detto inefe» chi ce àcauallo,*:Cònuienc auuertire, che non lì
ìè arte <^ Campo deue niettcre in ordine H fcalzipiù tardi, perche la vice potrebbe ger-
Vomeri con li fuoi arattùricalzare vanghe,bi- mogliare. Se perdete afsai fperanra dell§ ven-
den ti, zapponi, & altri ferramenti necelfarij, demia ,. buttando gli. occhi della, vite per
perbauerfenepoiàteraicenel fcguente me» terra ^
fejpcrche .'lice Marco Catone de re radica Vi fi mette a canto ilcairallo, percioche irs
cap. ^,0/nnia mature conficias\ nam resrn^U quefto mefè,come ci narra Plinio, lib^ 8. capi.
€a ftceff fìvnamrimfarofeceris, omnia o^e- 4Z. vanno in amore nello Equinoctio dèlia
ra fero facies . Primauera..
Bitogna dunque che fia molto vigilantejSi
B negjtijnon va-linatraitencndoli di gi >rno A P R 1 L E.
in giorno, che perciò gli fìd/pingeil gallo à aouertiraento, che danno molti, cEc
canto, 6càqa'*-(t>pfopofito farà bene che io
PEr
trattano dell'Agricoltura per il me(^ d' A^
ficcia m^ ntione «i» qu:llo che dàrra Plinio pule fi {>otràdipinger vn contadino sbtaccia*
lib. i8.cdp.<j.ft>oft>':md j quanro fia vrile all'Ai to, che mettaje canne alle viti, cioè che tcns»
gricolroiilVflcre v»J;il «nti, & laborioff. da,& non mokolontano vi fiavna v«cca,che;
G- Furio Gtefin a> chfchi auo che gli era,fat- pafcoliconvn vitello, che lacti detta vacca,
to fianco, riccOj^hendo in v« carnpo»molto percioche Pallàdio al. Iib.j. narra che i vitel-
picciolo, mo'to più che fuoi vicini nelle pof-
i li fogliono nafcere in quefto mefc,& per l'ab-
400 Iconologia
tempo è la piima)& più potente apsttura de quale vi farà vna pala, vn rateilo» & aliti
i montoni , & d'efli hanno d'Inuerno gli A^ ittruroenti per fimilfc elFercitio
gnelli>che già fi fono maturati>e fatti.
AGOSTO. .^.
MAGGIO.
VN'huomo.che Itia in atto di acconciare
che nana
IN qaeftomefe (fecondo
^
dio nel libro fcfto fegano
re rufìica) fi i
Palla- botri, »ioi, bigonziVe b.rili,baucndo
appreflod» (e tutti queMi infìromcnti neeef-
iìeni:onderagioneuolmente u potcàdipin^ge- farijà fimile vffirio, che cefi nana Palladio
te per mefe di Maggio
il lib.9. de re ruflica.
Vn Contadino giouane » che (Uà in mezo Si pr tra anco dipi rgcrfi à canto vna chioc-
d'vn campo pieno di verdura» con ambe le & ca con i che 1 poli, che nafco-
pulcini, aitefo
mani tenght vna falce fenara>&con bella di- nò di qucfio meic, fanno più vt u.t affai degli
fpoficione moftri di fegare il fieno altri) i quali nafcono in altri mefi.
Tagliafi li fieno il mefe di Maggio, pcrcio-
che Columelta 7. de re rHJììcaidketche fi deb
SETTEMBRE.
ba>fegare prima che fi fecchi> perche non fo- HVomoche renghi vncefto pieno dV-
la fé ne ha maggior copia : ma anco agl'ani- ue, con le co(cic, e gambe nude come
mali è pili grato il cibo* elTendo che non è al quellijche s'occupan ne gl'cfserciti) di cauat il
tutto fecco* tie verde» doue Aia nella fita pcr- inofto dall'vup,& à caco vi farà vn tino pieno
fettione d'vue, lequali moftrandod'cfsecpcfte,dacfso
tino efebi il mofto,& entri in vn'altro vafo
G I V G M O.
£ percfser anco che in quefto rocfe fi fa il
NArra Palladio lib.j.cheinqwefto mefe mele non farà fuor di propofito di metterui à
fi comincia à mietere l'orzo, e poi i[ canto due, ò tre copcile d'Api.
grano, onde
Vn Contadino
fi potrà dipingere
giouane con braccia nu-
OTTOBRE.
de ydc che tenghi con la deftra mano vna ta-
gliente falce, con la quale tagli i couoni delle
HVomo che tenghi con
vncefto pieno
man
grano,& con lade-
dì
la finiftra
fpighe di grano»le quali raccoglie conila iini- Itu pigliando ellb grano moftri di fpatgerlo
ftra mano : ouero che moffcri d'bauer mieta- interca, 6l che venghi coperto da vno chc
tOiSi. che di eflo grano faccia vna meta ftimoh i buoi» i quali lir^io vn*aratrG,& an-
Deucfiiconie racconta Columella libro (e- corché,, fecondo Hcfiodojilqqal fu il primo
condade Agricolrura , che in queftamcfco- che fcriueiTe dell'Agricoltura (come narra
ue faranno^ mature le biade mieterle , prima Plinio lib. 18.) fidcuc feminarealli dicci di
che fi dbbtuccino dai vapori dellaState, che Nouerabrc, che in tal giorno tramontano ie
fono nell'appatit della CaniculagrandinTimi. Vergilie, fette giorni dipoi fogliono per lo
Però fi deuono mietere in fretta, pcrcioche più'feguirle pioggie,& effer fauoreuoli alle
€ noiofo ogni tardare, efiendo che gl'vccdli» biade feminate, nondimeno per la varietà
Oc altri anim-cih fanno danno, come anco ef- delli terreni caldi, &
freddi fi femina più pre-
fondo fecchc legufctci grQni,& le fpighe ca- tto, ò più rardi
dono però, come hòdetto» fideue mietere Ma per non confondete le noftre pitture,
quando egualmente le biade iogiallitcono & terminare ciafcun roefe l'òfiScio fuo,- fare-
L V G L I O mo che m qucftofifeminìil grano come co*
ù piincipale al viuerc humano.
PErchc più notabile effitto di quefto
il
A F r; 1 L E. L V G L I O.
dipinge mefe d'Aprilein forma di pa- Vorao mezo nudo chinatO,che co la de*
SI ftoce con
il
grezza tutto qael!o,che h tetta pK>duce lon- tiene in mano alcuni grappi di vua co le gara
tano dd!a malenconta»efIendo.che qiiefto be,& cofeie nude, come quelli che fi ©ccup?"
mefe apporu allegrezza iofìnita. no nello effercitio di cattate il m5)fto dalì'vue.
ee Et
l
. . . . . . . .
402 Iconologia
Et à canto vi è vn tino pieno di vue pefìe» gran fuoco» 6c moftra di fcaldarfi^
^ da efTo tino efce ti mofto> entra in vn'al- & Qucfta figura moftra non pur ^(prezza
tro vafo deirinuerno, ma il freddo deiriftcM vec*
~
Altro non dimofìra quefta figura fé non 1» chiezza» fi come fi fuol dire :
vendemiai la quale (i Tuoi far nel meferdi Scu Lm ftttgìon frtdd»» $* piéeeri MmtroJ!
tembre quaiido l'vuefono mature
OTTOBRE. CombéttcPAoHM fi»f tjicme 4tl fMt€§
MESE IN GENERALE»
VN giouane in vn prat0i&; ìnefTomoftrt
di haucr piantato molte frafchC) in & Gloùane veftito di bianco, con due coi-
quelle fi vede hauerci tefì fotiilidimi lacci} Se netti bianchi}Volti veifo la terra,& rer-
ieti)acciochegl'vccelii non4)urnon s'auue- rà lamano fopra vn vitello dVn corno £3lo^
dano dell'iogannO} m%
ancora non pollano farà coronato di palma. ^ì
veder quelli} che per lo prato Tparfi dolcemé- E il mefe da Orfeo dimandato Vitello di vn
ce catanO}& no molto lontano i^à il detto gio corno folo} perche in qiicfto modo fi ha la dc-
Uanetto nafcoiìo in cappanellO) 6c ridete mo- finitione del Mefe, il quale non è altro, che il
fìra di ammazzare vn ptefo vcce]lo>il quale fa- corfo, che fa la Luna per li dodici Segni del
rà co l'ali aperte per tentare di voler fuggire. Zodtaco.nel quale viaggio,pare à gli occhino
Ciò (ìgnifica che nel mefe di Ottobre (ì dà ftti,che parte deltempo crefca,& pane fceoy.
principio alle caccie per pigliar gli vccelii. Lofcemare fi dimoftra col corno tagliato,
NOVEMBRE. &col
ftedò
crcfcere l'età del vitello, il quale per (e
fi viene aumentando col crcfcere,& col
HVomo,che (ìimoìa ì buoi, quali tirano
i calare della Luna peiò la Luna è da Apollo-
•
Lìbro^econdo. 403
4o le cofe foggette alla mutatione, e ai tempo ta alla guancÌ3,& che fila p'enfofa»&:con la fi-
Confiderà le cofe fupcrioìi con la fola forza fiiftia marie acro di accenarc.
ftia in
deirintellccto, non curando del fenfo Per la palla confidcia ifmondo tutto, & le
Metafifìca . cofe coriuttibili>chp foggiaccino, come villa
che fotto al piede Anidro tenga quefta fcienza, la quale s'inalza folo alle ccfc
DOnna,
vn gì bO}Con la de(tca mano appogii- celefti,&d»U)ne.
M E Z O.
^ij»& perfeSliìndagAtrix » & Mattiate
nel lib. I.
\
.
4^4 Ic-otu>log^ia
'Sena quoque nerias Ugni tmitata ftfemUit. f?edncchs iqutit Aries, ^- Libr« 4i'ha« .
tftigittirteUus tnedtar^ fortita cauemam . eneo detto Cingo-lo dcJ prirt}© Mobile
, E'
j-UriSf ^ wo pmriter fublata profundo
d mi tlcn ciclo in due parti eguali à guifa «fvna
Nec pUgMSt fideonUttdin orlem
p^ttdftsdifletita
.cintura. Tiene il duo indice dei'a (iniltra roa-
Vìdtque fnr^entem fariter, fariterque Cftdentem .
pub, perche nel Mezo confifìe la perfettione, prail capo pet tapprefentare il mezo giorno
non nel tuttoj che contiene anco gli efltetni, de! noftro Orizonte, perchè quando il Sole
che qualche volta fono vition>& danneuoli » palla per quella linea Meridiana, fia i'huomo
finalmente l'oro può anco fignificare il Me- doucftvuole, &inqual fi voglia tempo del-
zo, ellendo che vguagliando il mondo gran- l'anno;fi fa all'hora ilmezogiorno,diuidcndo
.il Sole paffando per il pnmo punto dei Can- Sole, &
quefta è vna ragione perlaquale il
cro fi accofl^ quanto più può al Zenit cioè al Sole dà in mezo, per accordare quedi due
;punto de! Cielo foprapoftc alnoftro capo (ì il moti di vetfi , Vn'altta raggione e di Albu*
folftitio,& toccando il principio dtì Capricor inazar, dicendo che il Signor Dio non ha
no,fafolfìitiodell'inuetnojfcofìandofidanoi podo il Sole fopra Saturno ^ perche per la
quanto più può; Cosi per appunto toccando ctoppo didanza non hauerebbe potuto ope-
il principio dell'Ariete fa l'Equinottio della rare nelle cofc infer!ori,& la rerra farebbere-
primaueta}& toccando la Libra.quel dell' Au- data firedda, &
fé l'haucfiè podo fopra la Lu*
tuno,& per quefto è anco detto equatore per- na, fi farebbe moflo troppo tardi dall'Orien-
che palTando il Sole per il detto Colurcall'ho te all'Occidente, oc per la motta vicinanza
ra.il giorno è di i i.hore, ccm'anco là notte» il alla terra fi farebbe brugiate tutte le cofe
che clegantemére fi raccoglie da quefìi vcifi. inferiori, &
per quedo dando in mezo bà
H-ic duojoìfiitium fuciMnt C*neer, Cafricprttus le Tue attioni temperate > &^ per quedo non
fenza
. & . . .
tamotfofi Febo ammonirce Fetonte che era queflo dice da' Poeti l'inferno eflet pien di
fi
per falire fui Catodcl Sole dicendo . ofciira Iuce,& Virgilio nel ó.deH'Encide diffe,
uiititis egreffus ccelejlU figtiA cremahis : §ltfAle pet ineertnmlunnm fub ittee maligna.
:
Infcritts terras; À^edipmifftmtts eris Zfi iter in fylmst vbi toeUim cmdiAit timbrn
Pei queite ragioni ii pupi dire che
il Sole è iHppiter, f^c.
ilRcjÒrquafìii cote di tutti i Pianeti) per & II ricamo roflb,& nero» moftracheil mi-
queftocomc Re in tnezo del regno,& come naccio G ftende per fpauencaie* ò al fangue*
core in mezo dell'animale è collocato) acciò ouero alla morte.
poffa egualmente foccorccre à tutte le mem- Il baffone* &
la fpada* fanno conofcere
Dra,6c fé ci è à quello ptopoiìto lecicojfìngere qual fotte di minaccie fi deue adoper are con
vna republicadclli y.pianettidicenio che il nemici valorofitóc quale con feruitorii&gen
Sole e il Redi tutricoàie è vrcrifiìmoiSaturno tiplebee» che poco fanno>&: coQofcono del*
per la Vecchiaia Tuo configìiero> Gioue per la le cofe d'honore .
M^gnanrmiià Giudice di tutii^Marte Ctpita«
no di Mihtiai Venere à guiCa di madre di fa- M I S E B. X A«
miglia difpenfattice d) tuui li beni» Mercurio Vedi Calamità.
Seccetario,6«: Càcellicie,& la Lunasfinalmen Mifsria Mondana .
te fa l'vfìtto d'ambafciatorej&per que(^o,è di DOnnache tenga la ceda dentro ad vna
veloce moto dall'Orto ail'Occafo,acciò ogni palla di vetrO}5c che fia trafparente»
, &
mefe fcorrendo ìÌ tutto poffiferuireilfuo Re. con vna borfa verfi denari. gioie &
Finalmente il Soleftàin mezo acciò pofft La tefta nella palla' di vetro facilmente pet
&
come auttorc, datore della luce più com- la continua efpetienza delle vanità di quefta
ino(i:^mente contribuire il lume à tutti li al-> fi comprende quel che fignifìchi»e cia-
vita»
tri Pianeti fcun perfeftcflbnel pellegrinaggio di quefti
pochi giorni > che ftiamo fopra la terrai sa
M I N A C C I E» quanto vani fi*no linoftri pefidecii» corte &
'T^ Onnacon la bocca apettarcon accon-
cmms^àì tefta,chc rapprefenti vn mo-
le noftre fperanze.
La tefta fi piglia pet il penfieco*ef!etto del-
JLx
ftro fpaucnteuole, veftito di bigio ricamato Vmivaz in efia
di roflb,& nero, in vna mano terrà vna
Ipa- vetro moftra Fa vanità delle cofe monda -
Il
da, &
nell'altra vn b-afiooe in atto minaccie- ne per la fragilità fua» ouero perche la mifetia
uole. Minacele fon. le dimoftrationi, che fi humanaconfiftein vedere in qual parte l'huo
fannoper fpauentare, &
dar cerrore altrui» moli volta alle cofe maggiori di quel che fo*-
perche in quattro^ maniere può nafceirc lo nojftimando gran cofa gl'honori^le riccbez-
fpauenco,però quattra cofc princip-ali ftnora- zc,& cofe fimilijcbe poifenzail vetro>fi ve-
no da Euftaehicb
in quefVa figura deferitta & de» che fonovanità,& raiferia,oucro>Ghe co-
fono la tefta»il veftito, Iafpadar& il bafton*. me il vet'fo no» terminala viftadi quelJo^che
Si facon la bocca aperta, pet dimoftrare» viguarda, per cifer corpo diafano» coaì Te rie-
che l'impeto delle minacciejfala voce>itqaa- chezzc, &
beni del mondo non danno xxyn-
le ^i accrefce fpauenroàquelllperGhe fi gti termine à noftri penfieri, anzi,che tuttauia
àiySc perchenel gridate fi commuoue il fan» accrefcono il defideriodi paffarcananri, e
gucG porta fempre vnnonsò che fpauéteuo eot>qtiefto infelice continuo ftimoio ci con-
le nell.ì faccia, & fi come la voce comrauoue ducémomiferamente alla morte.
rorecchie.cofi lineamenti diella faccia fpa-
j La borfai che ella vetfa»raofttai cìie come
uentano per la vi(Vadifpiaceuolc»come anca- volgarmcnrc fi crede edere felice ehi ha gran
ira la horribile acconciatura della fua tefta .- fi vedeefler priuodi grancom-
fecoltà) cosi
Il veftito bigio percflcrqutftocolorecona roodi chi ne è fcnzar il che feciiracnte può
pofto di bianco,& di neroi ènwffo per foraji- fiKcedete a ciafcuno
^liar la notte',ch*è fpauenreuoFe.non quado è Miferkordia-,
ofcurilTim'a: ma quadb-hàfolo tanta luce. che Vedi le Beatitudini >
feraa per veder le forme fpauenteuoli» che ft
Gc MI-
.
Iconologia
M 3; S E R l G O R D I a:
mirerfeQoftre» &
Dante nel cantei
5. deiPargat. fopradiciòcofidicc.
ìloméil furo» li fiottiti mie,
Mm U tonte infinita hk st gran bruceÌMm
C*» prtnd* ciò tèe Jìriuolgt à lei *
Gli fi dipinge à canto l'vccello
poh, percitìche appreflb gl'Egittij
ugnificaoa mifecicocdia 9 come d
può vedete in Oro Apollinc
M I 1 V & A.
Btl Sig^ Ciù,2aratmoCafielIim»
DQnna
occhi
ài carnagione bianca» baueràglf
groflì» Se il nafb alquanto aqui-.
poiché quel fìmulacro non è con habico Ro-
mano» ne menotiene vna canna diftinta con
lino, con vna ghirlanda d'oliu^in capo, (lan- nodh il come più abbaflb fi efporrà Niuno .
dò con le braccia aperte? raà=^ tenga con lada- Autore mcntione > che C. Mamilio fiilTe
fa
^ra, mano vn ramo di cedro con ili frutto, à niifuratore> né meno fi iroua in monumen-.;
canto vi farà l'vccello polasouero cornacchia* to^nèin alcuno fcrittorcxhe gl'Aniicbi vfaf--
Mifericordiaè vn a0etto dell'animo coni* feto la canna per ifìromento da iTiirutare>v fa-
l^alioneuole verfo ^altrui male>. come dice nano bene laDecempeda, checca mifura di»
S.Giouanni Oamafceno lib.i. cap.24. X<pied}}cbiamatavna volta da Plinio nella li.
La carnagione bianca» gl'occhi gro0i,&: il: EpifloJa del lib.8. pertica Budeonc tratta
-,
tibmSaofldfó.
lptttodisìptcgiatoAatowfiad<tto.clie<jucI nerodiTarqùidto^etboJeome
4^
mcttaW
la Medaglia oon^ fatta per denotate la miftì- uionèMfl n2.,r4^«rìA,»^.i,«,„!;k,^
uio nella Decade *
prima del terzo libro,qu3i»-
saine che C.Mamilio fuflemifutatote.attefo- do ragiona ài Taiquinio
Rè,cbe fi conciliau»
che quella parola. Lìmetatt » non \\ioì óiulim la gtatia de principali Latini con gli alloggi,
e
mfitibHS metandis» ma è il cognome <M Caio parentele
. Ottauio Maroilio Tufculano
(^
iMamibo» che £li cognominato . Limtftmus . Img^ Prmceùst latini mminis eratt
fìUm*
ilqual GaioMamiHoLimctaBO} nonfu«hri- credimus,
opf^tijft Deaque Circe orrundus)
cnemimifacatoief màvno de tre deputati fo* Mamtlio fìliam nuptam ^/.'fcacciato
H
dal Re-
pca la Zecca infìeme con Pubiip Crepufio>& gno Tarquinio Superbo dopò
/i. annicflea-
Xucio Marcio Cenfoitno» che tu. Confoie con do Confoli Lmcìo Minutio Carbeto> & Caio
Caio Caluifio Sabino l'anno della Edifìcatio- Naurìo Rutilicfù Lucio Mamilio Tufculanò
eie di Rcroa.7i4.nelqual Hocì anco C.Marai fatto Cittadino Romano,di che Liuio Deca-
lioLimetanoUìcomeoflciuailSig.FuIuioOt de i.iib.i.LMamìlioTufcidanomrobantl
tino De famlijsRomamrum nella Gente Crc husvunctis Ctuius data ^/?.40o.anni doppo ié.
|>ufia>dcue mette vna Medaglia) nel cui dtit- circa Caio Mamilìo^^tmetano per memoria
co leggefi dietro vna tefta. £>. ce»foriti» nel della fuaftirpedifcefa da Vliffc, fece impri-
ciuetfo vna vittoria fopra vn carto tirato da mer la indetta Medaglia
due Caualli m atto di correre^ foito li quali vi Il cappelletto, che porta in tefta fenza fal-
^
fono quefti nomi. Ciimua. V-irepufì* che fo- de, è di quelli fatti à guifa di mez'oitodi Struìs
no i detti deputati fopra la Zeccai dalqual ci- zo,nella forma che 1} vede in capo alle ftatue
<u«rfo apparifce» che CJmeta. non può (igni* di Caftorèje Polluce guerrieri laconici.di che
cbe C^ius Ltmetattus, atteiTochc
ificate altro, Pompeo Fefìo. Ptlea Cafteriy & Poltuci dedt^
fatiavn fpropòfito a mettete CLmitibHSfm' rum antiqui, quia Lacones fuerum quibus fi-
tandis. fotto due caualli. la Medaglia di Caio leatis fugare mvs efl.VvCzuano in guerra i La
IVlamilio Limctano da Pierip non conofciuta coni fuor di guerra per habito confueto
, , li
tinorum ehm AtU. fo^humius Dt^lator cut» lafsauano la coga>irci cen rtefi la Sihthefe vefte
.
OÙauto Mamtlio Tufculanò pr<odimicaret» di minor reputatioue, più vile fecondo Baifio
$fj nofììH^ìe C(i(ìor,0' Follux ex equis pugna-
hfteiio Poeta nel prin.'o eie gli Apoforeti .
re v^ijUìitAÌ quale Ottauio Mamilio iù Ge- S^ntfi{j%iisii«mg»mtete(r}uesi ùomimtfque ftnattth
Ci 4 Dur»'
1
.. .
4o8 Iconologia
ttamqueÀennt wjlrvm PiìeM fumptn Jouem . tauano il cappello . Tarquinio PriCco auatitf
Ciò era lecito per cifiquc dì.chc per tanti dì fulfe Re andando a Roma vn* Aquila gli tolfe
al tempo di Mattiate douean durare faturna-
i
it cappello , 6c vn'altra Aquila fece il limile a
\i contro Macrobio, che non vuol che duraf- Diadmncno figlio di Macrmo Impecadote
feropiùd'vn giorno Colo, ildeciraononodi mentre andaua à Cpafso in campagna:in Città
Dccembre, il detto Poeta nel 141. apoforcto non l'vfauano i Romani:Giufto Lipfio lib.pri-
Dum toga per quinas gaudere qmefcfre Ihccs, mo elcElornm cap.15. **fictma che Romani i
Hos poteris cultus jumere iure tU9 . andauanorcoperti,&: non portauano all'vCan
Altretanti di fcnza dubbio portauano il zanoftra i capelli, diche promette cratcatne
capello, ne gli altri dì non lo portauano, ma à pieno nelli Cuoi Saturnali) a quali rimetto ii
ò andauapo con la tefta fcoperca,ò fi copriua- lettore, non hauendoli 10 veduct;in quanto al
no con vna parte della tog;i,fi come neilVno, dubbioiche iuimuoue Copra aurtori, che fan-
& n^odo intìnite (tatue di Senatoii fi
l'altro no raentione diCcoptiifila tefta per honotac
vedonojcolcappelloniunafcnevedcidique- altri tra quali Seneca,SalufUo A Plutarco,che
fto parere è Adriano Turnebo nelTuo giorna nelli precettidi reggetela Republica»& nella
le l«b.o!tauo,cap.4.eitado l'aiutoiirà di Eufta- vita di Pompeo ragionando dell'honore, che
chioOjp£silprimodeil*Odi(Iea,il.qu?lefagiu faceua Siila a Pompeo, dice che auantidilui
dìiio, cheiLìtini pigliaflerola confiierudme ancorché gtouane fi ieuaua in piedi,e fi Ccopri
d'andarefcopettida gii Antichi Greci, attefo- uà h
tefta: fi può tifponderc, che Ce vn Citta-
cheHomerononfà mentione alcuna de cap- dino Romano era in Città fi Ccopriua la tefta
pelli: non bauendone Hoinero fatta métione con quella parte di toga,che in tefta rauuolge
raalTim-imcnte nelPOditica compofta Copra uà ogni Cictadino, s'era perviaggio filcuaua
Vli(le» non so come il Pieno pciVi nel qu^ran- il capello, il raedemo capello da viaggio det-
tefimo libro aifermare d/ cei co che il cappello to da Giulio Capitolino Cucullione portauafi
era da Greci tenuto per inditio di nobiltà, & anco di nottcfi come riferiCce nella vita di Ve
però che fi daua ad VlilFe nobile d'ogni canto ro Impcradore,il quale ad imitationc de' viti)
pacerno,& matcrno:fe ciò falle vedeiebbonfi di Caligola, &
di Nerone andauala notte in
ancora col cappello Achilie, Aiace, oc altri volta con vn capello in tefta pei le cauetne,
fìobililTìi-ni Greci: ma in quello non fi deue & luoghi publici di Donne infami,oue inco-
pariméte prcftar fede al Pieiicsì perchenon gnito fi meCchiaua con taglia cantoni,esgher
ne ragiona Hcmero, sì perche non arreca te- per attaccar rifse, dalle quah beneCptrso Ce
ti
ilimonio alcuno d'Autore Antico: Habbiamo ne pattina con la faccia ammaccata liuida» ^
ben noi in fauornoftro Plinio lib.j^.cap.X. tornandofcnea Pabzzo tutto afflitto In tan^
<Nic(hma<:hm printus Vly[fi addìdìt^tlcum.Se Ni tum vitiorum Caiamvum Nfromamrttm»
, &
comaco Pitfoie, che dipinfe Siila (ù il primo» ac Fttelliamrum fuijfe Amulum, t>r vagare'
che aggiuftgeflc il cappello ad Vlille, e fegno tur mUe per tabernas , ac Ittfanana obu*
che VJifie a fuoidi non lo portalTe, & fé nella 6I0 capite CucuUtone vulgati viatorio , con> &
Medaglia lo porta, e <ia confiderare, che non mifceretnr cum tricombus , C?* committeret
è fuohabiro,mà finto e traueftiioda mendico, rixas i dtffimulans quis ejjet , J^peque affli-
cofachenon ficoncerriacol cappello, (e fuf- fium liuida facie redijjfe , &
in taternis 4-
fe danobile,- & ciò tanto più manifefta la ve- gnttttm,cum fé [e abfconderet . Cuculio Sa-
litàjpoiche fé VJilIe fulle (tato Colite a poft'ac- tonico da Giuuenalc nella Satira ottauachia-
k),& fc il cappello fulie (Uto inditio di Nobile mafi ii cappello alla Ftancefe , che i vaga-
non rhaueria portato all'hora per non darfi bondi adulteri di notte portauano, No^umta
a conofcere: ma nella medaglia vifìàimpret- adulter .
fo,oucro per aggiunto, nella guifacho^lo ag- Tempors Sun tcnico vtlm mdcperta eiieitìlo ?
giunCein quelli t{;mpiNicomaco , tanto più Nella terza Sarua difse
che ndli veifi d'Homero (che per tal conto Veneto dur^que CucutU
più abafso peneremo } non Ci nomina } onero Il medefimo Satirico nella Ccfta biafima
perche Vlifte ita fi^^uraro per viaggio.pcfìfan Mefsalina impudica moglie di Claudio Impe
do CaioM.mili-) th«la fece battere all'vCo radore,laqualeaddotméc.itoilmarirofen'an"
•di Romajari<:fo e bc i l-l^omani per viaggio por daua foia la no tte con vn capello in rcfta
Dor-
. , . . ,,.
Libro Secondo.
W9
Bofmift vìr^m eum fin[erat vxor Hune Mtew re^tndew nlkentas ifi pmt^s f-.
^h/a Pa'àtino ttgttem prAftrre cubili
Sumere m Ctumas mentrix: Augttjla cutulUs Cognefco.mmte teoeot h&e iam intelligenti intts
Lifiquthkt tornito éncilU non ampUus voa, Sedeamut» tu uutem pofig/t sftdue 4$<t»
MtmgrumfiMO trinem nbfcortdtntt guleto .
Daaitttm mihi fitubi baeuìum intifum efl .
Vt ènniur, qmniam dicitis vslde lubritam
Se ben forfè legger fi potrebbe,^ nigro effk
via/n.
flautim crimm alfjeondeftte galero più verifì- t>ixit^ ^ òttum iumtirts deiarpem impe/uit
.
theto della chiama, che del cappello, Virg. rìmofam , tertiUs vfro erut funit»
tienfis fcrutis
nel 4.dcU'Eneid. ài crine dà pure l'epitheto antem H baca^um gtatam dedit «
EfitfiAas
L'habito poi foccinto,& palliato ne meno l'cloqucnza,& fapienza d' Vlifse, alquale Mcc
e da nobih Romani, fi sa, che andauano to- curio fuo protettore diede (come canta Ho-
gaii anzi come detto habhiamo il riuetfo di rnero nella X.Odifsea) contro gli incanti di
tal Medaglia rapprefenta vn pouero mendi- Circe, l'herba Moli difficile à fcauarfi, della
co veftito di triftj, &
vili panni con la bifac- cui difficnhà Plin. Iib.z5. cap.4. la qaale
eia al fianco,& col battone in manod'appog- Heiba e geroglifico della fapienza, elo- &
giarfi, cofi appunto deferitto nelI'OdilJea 17. qucnza, che difficilmére da gli buomini s'ac-
da Hometo» Vlifse quando p?rlaad Eumeo quitta, con la quale Vlifse potè far rcfifìen-
fuo porcano, acciò lo ticonduchijcotne gui- za à gl'incanti di Circe xioè alli piaceri, &
da alla patria con tali fenrimenii di parole, alle ienfualirà mediante il doco di Mercu-
rio»
ì
41^ Icondogia
rtO) dono di eIoquenz3»ef2^enza: per qaefto gaedopèlamifura-: effendo danque tale er^
Lirpettaè Mercurio impredo in decca Meda- rote in detta €gttca di Piecio» oe focmaccmo
;gIia)nonpeife£aodeÌÌaCoocordia9 che fe- noiquefi'altr».
M I S V R A*
Drf S^. Ciò» ZaratìnoCafitiUm .
Albani , Aza nella Giudea, te Giero?
boatn in Gietufalemnie regnauano;
ma è facil cofa, che intenda di roifiiro
di cofe liquide»^ minute . Geliio ci-
tato da Plinio libro fetcimo» capitolo
cinqaantafei, attribuifce Tinoenciond
delle miCuce i Pallamede, &Plinio il
Fidone Argiuo,che fu il decimo Piin*
cipe de gliBlew dopò Hercole poten*
tilKìmo fra tutti gli altri di Tuo tempo»
per quanto tifetifce Sccabone libro ot*
tauotdoue nomina la mifuraFidoniiw
lacuale fenza dubbio era di cofe liqui*
de,& minutejfe ponendo mente à quel
paflb di Theofrafto nelli Carateri E-
thici,ne{ titolo dell'imputila de' coftu^
nn^ quando tocca quelle fozze9é fpi»
lorce petfone>checonlatnifuraFido»
nia fatta di ftagno, di ferro, ò d'altra
matetia, che col martello lì pofla am-
maccare, e piegare in dentro folto*!
fondo, acciò tenga manco,mifuranoì
quelli di cafa il vino , ò altto liquore •
TbidoniA menfura /t^ttid metiatur eanf
adhihet cuifts fit fundum toU/fum , &
introrfumadaFlnm: domefltcts fuis de»
DOti^na di grane afpettondli man ckftra menfum ipfe per quam ftndwje ródens mettturt
tenga la mifiita del piede Romano,ncl- dal qual rci^o appaiiCcc che Fidone fude in-
lafiniftrala Quackaconil compaflo, fotta li oentore di mifute di cofe liquide, &
minute (
piedila decempedatcioè la pertica» che con« nonck milUiecK cofe {lab.iM e di fpr.ti) locali
fiene K. piedi, vicino alk pedana della veda il da noi figurate però con diflintione ci è par-
,*
tiiuello dfrittocol perpendicolo, piotilo (le* foconueniente tagionameiattt-f >che gli Aio*
<b}che pende. menti, che rapprcfcntsno la nortru figura fo-
3La Mifoca è ciò che col pefccon la capaci- no diGeomctcìajla qual Geometria altro non
tà, coti lunghezza, altezza, & smino lì termi- vuol fignificare, che mi fura di terra . Ceome-
nai finiice -,<:ofì delfìnha da Ifìdoro, & da al- iria latine dicitur terrx Utmenfìo , dice Caffio-
tri autori , Aienfura effqMtdquid pendere, ca- doto Senatoie nel capitolo oeDa Geometria,
pacitate, Iwgitudmei altitudine t^tmimc^e fi- oue natia, che il primo, the mjfurafle, & par-
mitur, tiffe la tetra fu l'Egittso* Tr^n,um ^e^yptius
Varijinuentori di mifurare da varij Autori dommis proprijs ferfur effe partuus , cuiusdi'
nomiuatifi tcc^uano,dèàiruicne ('per quan- fcrpliftit magtfìri metìfores ante dicebamur :
iranno, &
fe à qualchqna gli Me
ftaio (minui. furatore» nella quale appan(ce vna linea c.on-
30 il terreno dalle innondacionijil Re mancja- caua aita apunco xv], dita, doue eèa^4a miiaia
ua à mifarate il danno dato, acciò fecondo la di metallo, che poi cibata leuatavia> ma v^
tada fì dedicane* e fminuirce il datio> di qui defiin iftampa ben dif^inta lielle infcrinioni
la Gcometriat &la Miforahcbbe origine, la dello Smetio, con gii fpartimentì dèlie fedicè
quale pafsò poi nella Grecia, j4ifh«cReg€Ì»' dita, la quadra da latini detta norma, è di tal!
emnes A^gyìftios di^arùMpsU ^aadrait Aqita fotraa. T vi è vn'altra norma emendata in*
Ijortione virttim p.er fortem data: atqtte hìnc uentionc di Pithagora» di che Vitruuio Iib,*k
fr0Hentusin(iituti impo/ita certa penfìont qtMOk cap.i. fopra ilcompalTo k tutti noto non ac-
ilU quotattnis foluerefit : qttod.ftcHÌtis portionem cade far dimoia la decempeda, ouero pertica^,
MlltiHienc fiumen decHrtaJ[et is adkns R$gem% èpofta dalk) Smetio àcarte p^.num. Ji.ìn for-
rei quA contigerat certiorjim faciebat Rex ad °
ma longa» 6ccoronda) foeto i*iafcritcione,che:
frAdium inf^icisndHm fmrtehattqm metirentttìr comincia ».
quanto deterius falhtm ejfet :vt exrefìdua prò- T. STATI LIO, VOI. APRO. M^NTSORtK
pontone taxatum T^^iigal pendcretur, atqut
éoittcGeomttriama videtur-in Grdtctant» tran-
iSDIEIGlORVMi VljaT, ANN. XXll^
fiendiffe Otide il Cardano nell'Encomio
. Mi VIIL !> »V,
della Geometria tralafciando d'inuetbgareit, Era ftromento de Miruratofi d'Edifici), Se
fuo inuentote» dice, che folo Thalete Milcfio d'Archiretriicbe ancor eflicon le laifurc fi re-
portò da Egitto in Achenelà Geometria) la golano Cicerone nella Oratione proMilone:
quale fecondo l'iftcrto Cardano piglia il no. cum yirchite^isy Ót decempedis vMlas multo*-
me dalla Mtfura della tecca , Geometriaftomen r/tmt horiofque peragrahat,. Actone fopra q^d-
§utm. àierrammfttra^fufcepit» laqual mifura, li verfi di Horatio lib. i. de Ode 1 5..
&cotido Giofeppe biftocico nel primo dei- nulla Decempedis
fi Antichità cap.4,hebbc più. antica origine ^ Atetata prittatts:ùpacam
poiché Cain primo figliuob>ch'£ua partori- fórticut exeipiebat Arilorh
re diuife la terra, pofei termini; 6c ediBcò. Le defcriiie m queftomodo. Dècempedus
£noch.Città:.nomiaata nei quarto della .Ge- regnla efìDecemp^dumy adquosabArtij^cibiiS:
nerila quale fenza Regoli, roifure» geo- & fdbrt^menfura coUigitur . Con rutto ciò noti*
metria edificar non' fi debbe, perciò alcuni {dìo raccoglieuàfi la mifura delle. fabtiche»&:
applicano à lui quel ve£fo ctOuidio nel (sitno cJificij.con lai decempeda, ma anco d'altre-
delle Mctamorfofi». cofc, di Eerreni,di foflj, di campi mjiltarijpor-
Cautm humumlòngo .fìgnastit iimtgt Merari lauaficonalrie mjfure negli eflercùi per or-
E la mifuci figacaia da noi con iftromenti^. dinare il campo,& dilTegnare i luoghi per f«à*
«he fcolpiti'fi veggiono nelle antiche infcrit- tare i.padiglioni-,à quefto efFcttoandauaoovn.
tionidc'RomanijjSc. primieramente fé le dà. pezzo auanri alla foldate(ca i Mifuratori, che
Bella man deftra^iipiede Romano principali afiegnauano glialIògi.amé.ti,fopra quali folc-> i
miliita, dalli qualetutte le altre fidcriuano, nano raetrerc diftintamentc iliiome di chi vtr
come la fudetta Dccempeda> VluA^cubittmii haueua alloggiare» contumaces& reo fi tene*-
Oigya raifiita di fei piedi, &
pkthrumawiaxz uacolui^che leuato»^ mutato hauefle aléu*-
di cento piedi» &alcre> che nomina Budeo co di quei nomi pofii dalli Mifiìratoii fecon-
nel luogo citalo, &
conquefte mifurede pie- do la con ftiiuuone Imperiale l. prima Cde»
di miìurauano le migjia, li iugcri,
fi &
lafta- vtetatisMb, vi. Adriano Turnebolib.24. capp-
dio, che era di féi cento piedi, l'oitaoa parte io, nel fuo giornale riporta votefto di.Mau-
&
dVn raigl»o,cbe è izj. paffi, il paflo con- ritio autore di militia Romana > che fa racn*
«iene cinque piedi ^ il piede poi, fi "come rife- rione di tali Mifuratori. j4nt»seffores,qidant9.
rifce Demetrio Ai ab aldo de Menfuris».)dét- agmen eum, locaqm cafìris metandis idonea de*
tnolaoBarbaroin Pliniolib.j f.cap.i4.& Bu- ligwu, Crviasqua dùci exercittis commode pof-
deo nella fudetta lég^e era compofto di fedi- /iti Vida ut Adenfora qm loca cajìrts metandis
.
ci dica, lagrandezza fi vede hoggidì nel pa- metiumur. Et Vegeiio lib.z.cap^j, Met^to»
lazzo de II 'Ili uftrifiimo Cardinal Farnefe,in res qui pr&cedentes locum eligunt cafìris. Vi-
quella infcrittione di Caio Giulio Hermesroi- flefso à bafso . MenforeSi qui in caftris ad^^
podi[munt'
V
4«* Iconologìi
pódifntum dintetiuntur loca> quihut wititet tert' infctittionediGneoCofiimioin forma d'vn}
ciuitaùbm prdtfiaht .
torta figant, vel hoffitia in A. grande dalla cui fommità cala per lo raezo,
ouc la parola podtfmum è mifura di piedi far* fineàbarsoeguattncnte il piombo attaccato
tacon ladecempeda . Augufto la fece porta- «d vn fìlo, da latini iiiccG libcllai quaiì nomif
te à foldati, che hauetTero commeflb qualche deciuato da bilaocetta» (imbolo di giuftitia»
crrorcicome narra Suetonio cap.24. non per- perlagmftezza; che deue ofsciuarc ilmifo*
che ladecempeda fulTc ftromento d'ignomi- latore* non canto in mifurare manualmente
nia» ma per dare ad intendere.che quel folda- gli edifìci},quanto mil^icamenre parlando iti
to, come indegno di portar picche» armi, & "diftcibuiré vgualmente il fuo ad ogn'\mo nel
hafte nulla militia, appena era atto à portar la mifurare ì campi,& altre cofe, fi come giafta^
pertica dietro alli mifuratori. Marco Anto- mente fi porrò Lucio Antonio lodatodall'O-
tiioSabelKco nel detto paffo di Suetonio fuor tatorc nella decima rerza Filippica. Cauebai
di ragione auuilifce la mifura decempeda, ri- etiam L. u4ntonio % qttt ftterat éuqmfftmHS agri
parandola folamente «d artefice, non da Ga- priuath dr publici Decempidator : la qual giUp
pirano, &
Centurione, quafi che non fiacofa ftczzacon equità mantener fi deue in ogni
da Capitano il faper d*Architettura,per forti- mifura di terreno,di campi, d'edifici), in aU &
ficare,& di Geometrìa per mifurare i campi tre mifute, 6f pefi attinenti alia grafcia, altii^
della militia. Adriano Imperatore tu nella menti il comertio non va retto , tutte le co- &
geometria peritlflimo , come attefta Spattia- fe fi contutbano» fé nelle roifute la firaude
no,& anco fi reputò buono Atcbirettore,tan- corrompe l'integrità. Caflìodoro lib. i.cap.:;.
to che (e:cQ moiiie ApoHodoto profeflored*- Conjiet popnlis pondus, ac menfnra probabili^
Archirettura, perche auanti fulTe Imperado- qnia cunda turbantur, (i inte^ttas cum frau"
xeinrerponendoilfuo parere in prtfcnza di dibus mifceatur Acciò che fufscto note à Po-
.
pi de* Soldati, &c niuno nveglio diluì feppe patifca danno fiì commefsa al Prefetto della
fciegiicre ikK)ghi,e difponete i ptefidi;.SimiI- Gitrà. San Tomafo nel fecondo libro del Re*
rner>te Prode Cartaginefe in Pauf^mia lib.4. gimento de' Principi capitolo quattordici,di-
vuole che Pi rradi fortuna fofoc inferiore ad Ge,chclipcfi*&len»ifure fono nccefsarij al-
Alef53rKlro»ma in mettere in ordinanza vn'- la conferuationc della Republica» percioche
€fscrcito-p(iùefperto di luì, della inteWigenza conquelhfi conferua U fedeltà nel contrat-
di Pirro inhnfocare,& ordinare campi mi- i tare: Onde l'Eterno Padre Iddio nel Leuiti*
litari ne rocca Plutarco nella fua vita . Hab- co capirolo diecinoue,ordtnando à Mosè,chc
biamopoi in Vegetiolib.5.cap.8. cheli Ca- cfsortafse il popolo à mantenere la giuftitia,
pitani, & Centurioni con le proprie mani pi- ptopofe regok ddla naturai giuftitia \ non fa-
gliauano la ptrtica, &
mirurauano le fofse rete, diise, cofa alruna iniqua nel pefo. nelf &
fatte dafoldati Kirorno-al campo per vedere là mifura Non facietis imquum aliijuid ìh
.
itìiCuraTe, Menfuram e^gttmum ait Cleohulnst della fpefa con l'angolo dcU'eiurata» &
deb*
Zjyndiusittre,òcHeCìodoto,MefjfuramferHaì biarao raifurarbenelVno, &
l'altro cantone
L*ittelTo poi tu da Horatio neU'vkimo della Nofcenda eji menfura [u& Jpe^amdaque rebus
fettima Epiftola» libro primo trasferito In fummis^minimif^ue etia,cum Ptfctsemetur .
Aietiri fé qHemque fuo modulo > oc Vede ve- Ne cupias Mullum» cum fit tibi Gobio tantum
.'
.
)
. , . .
414 Iconologia
tlabilc: roàlamifutarcndc il luogo ftabile,5d ^^ueciafcuno portat iecóla mifura della ragio
termo» &
li pcnficri d'anioni graui, mifurati ne per miAirare le fue operarioni« regolarti &
con debita mifura, fi poflbno comportate. in quelle con debiti moditacciòpoflacamina
Qui fua metitur pondera ferre potcfì re in qucfta vita per la via diritta» giuftai&e*
Vcifo degno di Valerio Martiale.Dcue dun- guale fenza intoppo alcuno
'M O D E STIA.
molto conuenienti alla Modefliatper-
che chi ha Mode(ìia«hà occhio di non
cafcare m quuLhe m^^ncamento» fi(
chi fi Ufla reggere dallo fcettro della^
moderare lcoperàtiònihumane,& per far ciò l'Apoiiolo difsc habbiate i lombi veltri cinti
bifogna collocate lo fcopo della nóftra inlcn- ài cintoli d'oro,jl che alcuni in rerpretano-pet
tionc fuor d'ognitermine cftremo del manca la Modeftia» &
finceTicà di cuore,con la quale .
nicto>& dcll'eccefloital che nelle noftre attio- fi raffrenano le parte concupifcibtli dell'ani- ;
<)ocon geroglifico fignificateilirodcratcìe) che con tal fegno etiandio nel caminaie «
foleuano fare vn'tcchio» 6i vno fcettro cofc &
nelle ricreationi la dirooftrano per cbo-
dire
(
. . . .
M O N A R C H I A MO N D A N A.
V
. . ,
4ià Iconologia
combattere cchi chi contcadiLC» &€ conttadat
volgile.
La faldiglia di color roflb fignifica ahcrez-
M O N D
2a> la quale accrefce IVditeàchi fopcaftare Come dipinto dal Boccaccio nel prim» libro del-
vuole con animo intrepido» &
coftante la ùeneolo^ delti Dei, conte quattro
Porta in meza al petto il gioiello con il /uè partt',
diamante,, pecche Ci come quella gioia ha il
nome della mdomita durezza, &: infupetabil
forza facendo refìllenza alla lima, allo fcar-
PER
luogo
Mondo ilBoccaccio nel
& nefcommenti Gerogli-
citato,
dipinfe il
pello,com'anco alla violenza del fuoco>Gosr fici di Picrio Valeriano, Pan con la faccia ca-
paumente j1 dominatore con l'infuperabil prina ,di colore rcHìo infocato con le cortia
durezza deiràniraofuo, cerca di far refiftco- nella fronte» che guardano in Ciclo, la barba
za à qual fi voglia cofa à lui contraria ' . lunga, &
pendente vetfo lupetto, ha io luo- &
Porta in capo in cambia di corona li raggi' go diverte vna pelle éi pantera, che Ir cinge
fimili à quelli del Sole, per moftrare, che li- il petto, &
le fpalle, tiene con i'vn^ delle ma-
ligeftode hndice della finiftfa,& la Car- modino corpicelèdi) & gl'effetti loro nelle
i
I 1
. .
MONDO.
, Come dipinto nel primo libro de i Com
menti Ce roglifici di Pierio
Falertano,
4iS Iconologia
B V R O P A.
. . Si yeAeiiccamented*m>itoRe2k
~1e»&'di più coiòti, per la ricchezza
che è in efla & pet eÀìpre (cpme dice
Strabone nel fecondo libro)di forni*
più varia dell'altra patte del Mond
La cotona che porta in tefta è p
inòftrare > che l'Eiuopa è ftata tet
pre fupetiote» & Regina di tutto
Mondo.
Si dipinge» che ficda in inezo
due corni di douitia>pieni d*ogni f<
te di frutti percioche come dimoili
Strabone nel luogo citato di fopra»
queftà patte fopra tutte l'altre fecoi
da,& abondante di tutti quei beni
che la natura hàfaputo ptodurre co
me fi pottà vedere da alcune fue pac
ti da noi defctitte \
Sì rapprefenta che tenghi con la
de(ha mano il tempio , per dinotarti
ch'in lei al prefente ci è la perfetta!
Se verifTima ReIigione»& fuperiotel
tutte raltrc.
MuQta col dito indice della finiftrt
mano Regi>Corone»Scettri,Ghirlaa
__ de»& altre fimilicofe» cliendo^faè
DOnnRegale
a
tQ
ricchifTìmatnente vc(^ita di babi-
di più colori» convna co-
nell'Europa vi fcno i maggioii^e p>ù potenti
Prencipi del Mondo-, come la Maefìà Cefa|r
tona in tefla»& che fieda in mezodi due cor- rea,& il Scromo Pontefice Romano -la eli
nucopia incrociati» Wno pieno di ogni forte auttorità fi (tende pet tutto, doue ha luogo Iji
di frutti, grani} migli, panichi)tifì,£f nmiii.e Santifl[ìma> &
Catholica Fede Chriftiaoa,!^
J'altro d\ue bianche & negre» con la deOrà quale per gratia del Signor Iddio» hqggi e
^
roano tiene vn beliifTimo tempio, & con il di- peruenuta fin al nuouo mondo ^
to indice della finiftra mano,moflri Regni» . Jl cauallo, le più forti d*armi , la ciuetta fo^
Corone diuerfe»Scettri)ghirlande,& (imiti co pra il libro>& hdiuetfifitumentimuOcaU.dH
le» che gli (daranno da vna parte» & dall'altra montano che é ftata fcmprc fuperiore all'ai?
vi farà vn cauallo con trofei» fcudi,& più force tre parti delmcndo,neil'atme»ncllekitctc>&
d!àrmi, vi farà ancora vn libro». &fopra di edio io tutte l'arti liberali^
vnaciuetta,5c acanto diuctfi inftromentimu Le fquadre,i pennelli,& i fcarpelli, fignifi-
iìcali.vna fquadra^alcuni fcarpellL& vna tauo canofaauer hauuti, &
hauerehuomini )llii>
iettailaquale fcglìono adoperare pittori con
i ftri,&: d'ingegni prtftantiflimi,.$ìde Grecb
diucrfì colori fópra». &
vi faranno anco al- Larini>& altri eccellentifiTiroi nella pitttirai
quanti pennelli^ Ìlolittra»^& architettura..
Europa c>riraa,& principale patte del Mon £ V B. Q Y A. ir Ac M E D A 6 L 1 E r
do» come rifcrifce Pllnianel terzo libro al ca-
pitolo primo, &tolfequefto nome da Eiwopa Del Signor Gioì Zaratim Caflellini ..
figliuola di Agcnoro Re de* Bhenici».rubbata. EVropa. figlia d'Agenore Redi Fenicia fS
^ condotta Asll'Ifula diCandia da Gioue. portata nell'lfoladi Candia da Gioue in
foima ;
. . .
Donzella fopra vn corro corrente per tetra vn'Agugliacbe dalle Alpi fue bafi caduta fi
non per acqa^i) e vi ftà à cauaiio con vna gam flenda in terra pet lungo,mà vi bifognatebbe
ba di quà,(5c i'^lcra di ià>re ben per fianco vol- mettete in cima vnameza luna ^ poiché Pli-
tata con la faccia vetfb, la groppa) come che nio dice che Italia nella cima finifie in forma
ttfguardi il luogo donde d partc,<;on la deftra d'vna targa d'Amazone, la quale era lunata»
alzata tiene vn velo» che le fa vela fopca la te- però molto bene alcuni l'aflìmigliano ad vn
iU>6c la circonda di dietio fìnfottola cmiu- pefce lungo con la coda biforcata. Il capo
ti, doueconla mino finiftra appoggiata alla del pefce tipo deirAIpe, il corpo fimile lun'-^
fchiena tiene l'altra fommità del velo. Sotto il go, &c largo nel principio» che fi va refirin-
toro tra le gambe vièdiflefannafoglia vnita gendo nel fine la coda biforcata figura del- *,
al Tuo tronco alquanto alto le due corna per li golfi lunati» Leucopetra
•
Nelli geroglifici aggiunti da Celio Augu- capodcU'arroe àman dritta, & Laciniocapo
fto lignifica T'anima dell'huomo portata dal delle colonne à mano manca, vn corno rif-
corpo rìelcorfo diqucda vit3>ò nel mare di guarda il mare Ionio» l'altro il mar di Si" &
qaedo mondOf &
nondimeno ella la patria cilia» la fpina che d#^capo alla coda và pec
ch'ha iafciato,cioè Dio Cteatore>con auidi oc mezo del Pefce» rafiembra l'Apennino che
chi tifguatda . Et qutfto e quel platonico cir- dalle alpi padà petmezo di tutta Italia; Pio
colo detraQima>& quel moto delta ragione, Papa fecondo nelli Commentari) . spenni'
quando la mente noóra riuolta dalle cofe di- nus fnons efl altiffimus » qttt ab alptbus defceH'
uine al penfare alle humane, &
create» final- dem vniuerfamltaliam percurrit. ciò fia det-
mente alla còntemplatiohe di Dio ritorna to per intiera dechiatatione di quella foglia
4La foglia col tronco alto fotto il toro tra le {>ofta tra le gambe del toro figura d'Italia
gambe, è figura d'Italia che ftà nel feno d'Eù- capo d^Eutopà
ropaifondamento 6c ornamento ptmcipale di E V RO P A
nella Medaglia di Lucio Va-
lei, la quale Italia ptefe il nome dalli toti,che lerio Donzella à federe fopra vn toro» che
.
Itali fi chiamauano dall'antica Grecia fecon* perterra di pado camma» la donneila fià eoa
do Timeo in Vatronei& in Sedo Pompeo U faccia verfó la teda del toro» con la fini-
babbiamocbe i Vitelli furono detti Itali ^/>« flràdidefa fopra il collo del medefimo giu-
Ir tnim /taii/Mfit ddìi . Plinio nel terzo libro mento, 5c con la dedra alzata di dietro tiene
cap.5. diceche Italia fi a(Tmiigl!a molto alla vn velo» che le fa véla fopra late{U,& dauan-
foglia di quercia, più lunga affai che larga, fi ti al con trarlo dell'altra. Il toto fecondo al-
4^0 Iconologia
S 1 A.
Ai r\odw.
. ^
41 2l Iconologìa
M E R I G A
molto notabili in quei paefr»
gli altri
pcrcioche (bnocofi grandi,& fieri »
che deaerano con f^lo gl'altri ani*
mali: màglibaomini ancora.
I I ——
Ml O H T E.
Aipilloi da Ferrara pittoce in-
>
C"^ celligente dipinfe la morte
con l'óiratura oiufculi.Òc netui fcol-
piti.laveftedVn minto d*oro fatto
à broccato ticcia>perche rpi^iglia i pa
tenti,, de altri delle iicchezze>come
I mifcri ».& poueti dello ftento,.&
impennai {K il corpo-iacerro tempo, fecondo) d.inorche non srauuinni ancor 1.^ mOTre>& la
che vien^rifctito da fopradetr^auttori .. morrepepft ftelfa apporta pace, & qujete>&
L*arcoii& le Frezze fono proprie armi, che- che la fila è ferità di pace»& non di guerra
adoperano conr nuanjente.sì gl'hitominnco- non ha^en^^o chi gli refVa ^
tnc oncale donne jn^aniafProuincie ^ Le fàtcnete%r. bordone da peregrino in su
Latefta hamana fotro i/' piede apertamene r*fp'alla,c,'»tÌT:o'di coronc»di naittcjd» cappelli»
•tr dinicftra di quefta batbara' gente cfìet \^ dilibrijftrumentimuficali. collane da eaualie
maggior parte vfata pafcerfi dixarne huma» rii anella d.» maritaggio, & gi<'ie, curri iftro-
naipcrcioche gli huomitri da loro vinti in guer menrjdcH'a'Iegrczz.' mon iane>lcqu-»li f^bri-
MjU mangiano, cofi lì fchiaurdalbtocompra- Càno laNri'uia &. rAtre,.& clU cn'tula di am-
ziydc per d)ueife altre occafioni bedue «va pti nitto inqi'irr:^ peregnnailo, per
La locerca» oueco liguiofòooanknalt fcà fiuatc>&aillaperehunsano fecero donartene.
MOR..
.
Mòrti, .
M 0*R M O R A T O N E. 1
può anco figurare éon vna fpàda
SImano in atto roinaCcieuole, & iri
tiell'alt^ra
Vedi à Detrattionc.
MÓSTRI.
con vna fiamma di fj^ipco» fignificatidojche PErche moire volte occorre di rappreferi-
la Morte taglia, écdiuide il mortale dalhm- . ìare diuerfi M..>ftri, sì tertej[lri,ciDme ac-
mortalcj :&. con Ja fiamma abbruccia tut^e quàtici, & aerei ho rrouavO alcupj Poetuche
le porentie fenfiiiutì, togliendo il vigore a* he fanno raètionejonde ivu par à.pcopofito di
fcnlì,& col corpo le riduce iti cenere» & iti mefcolarli infietncpcr chi oe haiiràb;(bgno.
fumo SCILLA.
Àforiè, *
SeconUoHóniero mWOdiffea>
GOn grati confidetatione farebbe fon-
dato all'autorità della Scrittura facra VN moìtro horreodo dcnaod'vii^ fpe»
lonca marina, coi! dódici piedi» &^ «e*
Dd colli»
\
. . . . . . ,
4*4 Iconologia
Candida fuceinff^m iMftmtìhut inguine ntonfi
collr.con alttctanti capi,& ogn'vndi quelli
Dulchtas vexnjferafts dygurgiteinalto
hauctà vna gtan bocca con ttc ordini di dcn- Ab timidos HautAseartibus laterajfe m^rioit f
ti,dai qualivcduffì cafcare mottiCcro veneno.
C ariddi»
Sta m
atto di fporgere in fuori dell'antro le
poi ralttorcoglioancb'cffi>pe-
fpauenteuoli ccftc.come pet guardar fé potcf-
CAriddìè
iicololiilìmo,che l'acqua intorcendofl
fefar prcdade*nauiganti,coaiegiàfifeccde'
d'mtotnofoibilce molte volte icnruuetal'ho
compagni di Vliffcche tanti ne furono deuo- ca s'io alza (oprai monti di maniera,), he gtan-
crude!
cati.quante erano le votaci bocche del
Ouidio didimo fpaueoco rende a' nauiganti •
moftro,il quale abbaia come cane. Et
Però iù detto da Poeti, che era di btuttif-
1
efcono come tre cani, &c tengono mezo il cor di Perugia mia patria datali già da gl'Armeni»
pò fuori» & par che abbaino . il quali pallati quiui con figliuoli, &nepoti,6C
Tiene il timone in atto minaccieuole , & J>iacendoIi infinitamente il fito cflcndo dota-
hociao per dinotare > che ellendo Scilla ya to dalla natura di tutti i beni, che fono neccf-
palTo molto pericolofo a* nauiganti,fuol fpètK- ùii) aHVfo humano lecitamente v'b'.bitaiono
sate le naui> &
ammazzare i mannari dando principio ala ptcfcntc nobile inuitta
Sì dimoflta per i cani loftrepito grande» & generofa piofpctità
che fa il mar tempeftofo » quando batte in Sfinge,
Shnf;e, come racconta Eliano ha la tac
quei fcogli» che s'aflooìiglia al latrare di cani,
éi. il danoo,che riceuono dalla Nerezza di Scil
LA eia fino alle mammelle di vna ^iouanei
jlaquelli,che danno à trauerfo.onde Vergilio & il ietto del corpo di Leone,& Aufonio Gal-
cosi dice con quelli vetfìneila fel^a egloga. lo oltre *-^ò àicti ch'ella ha dije gund'ali.
La
. . . . . , .
Libro Secondo. 42 j
ta Sfingee, fecondo la fauola, che (i rac- Heccole cosi diflc quando combattè con A-
conta» (kaua vicino à Thebe fopca d'vna cheloo trasformato in lerpence.
cetca tapuSc i qa^luaqae pcrfona>che pad'a- Tu con vneiepofil qui mete gioftri
Ua Jilà pi jponeuaqaelto cnigmaiCioè. Quiii ' Vhidtacento nSaufa, ne filmai U
foifeqaeU'dninaaieic'hà due piedijòcilmcde- E per ognvn , th'te ne trencai , di tento
j[ì.a3 ba tee picdi,4$c quaccro piedi, <3c quei che He viddt nafeer due 4i ptù ^autnto ,
426 Iconologia
liaaendoIiCuceti>& Coribanti tolto Gioue nofegnatelcnoitcctuttii tempi di cflè. la
ancora fanciullo della cmdeld di Saturno fuo capo terrà vna mano (iiufìcatc> a^cohciaia fri
Padre» lo condullero in Càndia* acciò fì nu- capelluéc in mano vn i viola da gambaiò altro
<lri(7e>& alleaa(Te«óc t>et la ftrada aiidocnofor- inltcooienco ipufìcalc
nandofetnprecimbali,& altri inftcomcnti di Aiufica,
ramcinterpteiandofiGioucmoralTneoteper OI dipingono riua dVn chiaro fonte
alla
Jabontài&fapienzaacquiftata) la quale non
fi può allettare» ne ciefcerc in noi fcnza l'aiuto
O
vn
quafi in circolo molti c<gni> nclniezo
giouanettocon i'a-i allcfpallc, con faccia
&
dell'armonia mufìcaledi tuttelecofe) le quali iTiolle,& delicata, tenendo in capo vna ghir-
occupando d'intoino l'anima» non poflono J^ndadifìori,ilqualerapprerentaZc6roinat«
penetrare ad faaucr noftra intelligenza gl'ha- to di gonfiare Je gottC) &
fpiegar vn leggiero
biticontratij alla virtù, che fono padri.per ef- vento vetfo i detti cigni,pei ia ripercoflion di
fer prima in noi hnchnatione al peccato, che «juefto vento parerà che le piume ói efTì dol-
à gli atti, li. quali fono virtuofi,& lodeuoji , cernente fi muouino, perche ccme dice Elia-
fi Gioue fcampatofano dalle m.<ni di Satur* no, queiìi vccelli non cantano mai, fé noa
tio,quella più pura parte del Cielo incorrutti- quando fpira Zefiro, come i Mufici che non ,
'bile,contro la quale non può esercitare le fue fogliouo volonticti catitaicfc non fpira qual-
fotze il tempo diuotatcre ài tutti gl'Elementi, che vento delle loto lodi)& apprcflo peifonc»
pi. confumator di tutte le compofitioni ma- cheguflino la loro armonia,
teriali. Aiu/ìca,
Furono alcuni de' Geniili,che differo i Dei "p\ Onna,che fuoni la cetta,la quale habbia
eder compofti di,numeri , &
arrnonie come ^^
vna corda rotta» in luogo della corda &
grhaominid*2niiT)a,ecotpQ,e che peto nei vi fia vna cicala. In capo habbia vnrofigpuo-
loro facvificij fentiuano volentieri la naufica, lo Vccello notidimo» a* piedi vn gran vaio di
& la dolcezza de'fuoni,&: di quefto tutto dà vino, &
vna Lira col fuo arco. .ji„, ^,,^
cenno, &inditio la figura» che fiede,&iìfo- La cicala pofta fopra la cetra, fignifica là
(lenta ferrai! Cielo. Mufìca, per vncafoauuenuto di vn certo Eu-
' ililibrodimuficamoftrala regola vera da nomio» al quale fonando vn giorno àconcor-
farpatticiparalttui l'armonie in quél modo» tenzàcon AriftortcnoMuficcncl più dolce
che fi può per mezo de gl*pcchi del fonare fi ruppe vna corda, fubiro fcpra &
Le bilancie montano la giufìezza ricercatfi quella certa andò volando vna cicala, L qua-
ìielk vóciper giUdicio de gl'orecchijnon me» le col fuo canto fuppiiua altnancamenio del-
nóchenclpcfo pergiuditio de gl'altri fai fi. la corda» cosi fu vincitore della concotreii»
L'incudine pone, perche fi fcriue,& ere- zamuficale* Onde pet.benefitio della cica-
fi
de quindi hauuto otigine queft'àite, la» di tal fatto li Greci, diizzorno vnaftàtùa
hciuerèf
*& fi dice, che Auicenna con qucfto meio al detto Eunomiocor^.ynaceiraron la cicala
venne in cognitione)&: diede à fcriuère della fopta, Se la pofeto pfi|t^gQtogtificQk.>^lla
èonucnien23,& mifura de' tuoni muficali,6i Mufica. * u :.u:.-. i .
Gli Egitti) per la Mufica fin', cuano vna liii- Il vino fipohe,pcrcbeiaMufi'?'. fùiitroua-
gua con quattro denti,comc ha raccolto Pie- ta per tener gli huominial;!,gu,cDmc fa il vi-
rio y alenano diligente ofietuaiote dell'ami* no, 3c ancora perche molto aiut3 dà alla me-
chità* lidia della voccjil vino buono»&dciicato,pe-
MuficA, rò JifTero gli antichi fcrittori vadiOO in com-
Djpnna con vna vefte piena di diUrrfifìrò pagaia di Bacco.
'mcnti,6cdiuctfecai(clle)nelk quali fia-
MV-
\ ^ .
jt^ffìA^Us: vehis »uf nm^infìliets delle tk>ie> oc altri inftrotnenr da fiate» cefi
Tttnc Mujà ad V9nerem . Lepid» èie iota folle pre>- dicendo Oratio nella prima Ode, del iib. i*
€amur .
Siffeqtte: tièiar Euterpe cohibet »
^Uger bue ad ndr^rtvolar iUe puef Et V.r^. mopufc. de Mufis.
EcHufcbio nel lib^déHa preparacioneEua» DulaloquiscaUwos^ Euterpe fatibus vrgct.
gelica dice c<IeT cbiarti'ace le Mufe della voce Se le dà ghirlanda di fiori, perche- gl'anti*»
che fi^nffica iultiuiiedi honcfta
Creca-iwi'Sfi»' ^
chi d «uano alk* MuCe ghirlande di fi^ou, pec
&
buona difdplma onde Orfeo ncìli fuoi efprimec la giocondità delproptio fignitìcato
hinni cauta come fé Mufe h^n dimoftrata 1*
•,,
Religione, &
il ben viue'*à gli huomini . Li CI atta»
T A L r A .
nomidi dette Mufe (ano qtteftì^ Clio,Euter-
|re, T2lia> Melpomene, Polmiinia» Erato» Glouane dtrafciao,& allegro volta,in ca-
Terpficore» Vcanja^& Calliope po hauèrà vna ghirlanda d'hedera» ter-
ràconla mano vna
CLIO. lofa, &m
finiftra
\ piedi i focchf
mafchei'a tidico-
RAppiefènteremw Clio donzella con \r- Aquefta Mufai fi attribuifce l'opera delìa
na ghirranda di laiioro, che: con la de- Comcd a djcendo Virg, inopufc^e Adtiflr^
lira ratanotenghi vna tcom'yi, $l con 1- (Tni- Comica tafciuo' ^audet ferrinone Thaita.
ftra \rri libtàchedifuòtàfiafciitta HERO- Perciò le tìà bene il volto allegro, lafci- &
DOTVS, ua,.comeancola ghirlanda di hedera in fé-
Qirefta Mufa è detta Clio» d^llà voce Gre- gno della fuapterogatiuafopra la Poefia Co-
ca xA/ee, che (i^iffc^ t-^d^tc. ò d-U'iltia mica.
«AeVejf, lebratione
(Ignific nte gloria» & ct Lamafcheraridicolofà, Cgnifica larapprc-
cfclfc cofe, che elti canta, ouero pet gloriar fencaiione del fugetta tideuole per propria
che bannrìl'i Poeti- predo gfiftuomini dotti della Comedia.
comcdice CotnuttJ,cotneanco per iagjoriat. ti C)cchi eflendocalciamentiichc vfauano
che riceuonogi'haominivche fonO) celebrati? anticamente portare irecrtanti di Comedia>
da Pòcri .. dichiaranodi vantaggio la noftra figura »
Srdipinge-con ìTlibra R DOTVS,. HE O M E L t O M & N E,
yercioche attnbuendbdà quefta Mufi^i'hi-
ftoria.lècondo- Vitg.in oi>ufc. dt Mtifts^-
Clio ge^a canenS'tranf^r tempora^ reddit.
Coniren chcrciòfrclimoftc» cor» i'opetedel'
D Ondila d'àfpettOr& vcfl^ito gtaue con
ricca,& vaga acconci-aiura di capaccfr-
ràcoivla finiftra mano fcettri,& cotone alza-
prima H.ftotfco»che aptil'hifìforia gtecaallc te inairc&patrmeme faratino altri fce£trij&
Mufé, dedicando ilprirao libtuà. Ciia. cotone,, auanti lei gittate per terrav&con la
La corona di lauro ditnoiVra, che fi come il deftra mano renàvnr pogrwle nudo, ne i &
iiuroèfèaiprevTerdeyeronghiffìmo tempo fi piedi' i coiutni,. Virgilio attribuire a quefta
inantiene»così per l'opere dell^Hiftoria per- Mufa Topera della Tragedia coquefto^vcifo.
petuarne nteviuorro I&cofè paflate»come an- Melpomene tragicopradamatm£liabvatH:
cor le prefenti,. Benché alm la facciano inuentriGc del can
trr,dondeanca ha ticeuuio ilnome però che
E V T E K r E. vien detta dal nome Greco y.oK-^^> che vuol
Gl'ouanetra' bella v haueri cinra la* tefta' dir Cantilena , &
melodia, per la quale fona
vna ghirlanda: di; vari) fioti; terrà'
di addolcio gli auditorio Di quidicc Horatio»
; ccftambe le tnanrdiuetfiftcoinentida 0ato. Ode'24Jib.i.
Cui
. , . . . . & . . .
éfiS Iconologia
Cuiliqutdftm ptttervecemtumettfter^deeiit E R A T Oi
Sì rapprefenta di afpctto, & di habitojgra- pVOnzelia gratiofa. Oc fcfteuolc, bara dn-
ue, perche il ftiggetco della Tragedia è cofa *-^ te le tempie con vna corona diroirto,
«akicflendoatnone nota per fama, ò per l'hi- & di rofe, con la finiftra mano terrà vnalirat
ftorie, laqual grauità gli viene amibnita da & con l'altra il plettro, & appreso à lei faià
Ouidio.-
^^^'^^^ vn'Amorino alato con vna facella in mano,
Omnegenus fetipti grauifMfe TtffgtdÌM vìneìtcon l*arco,& la faretra
Le corone,& fcetri patte in mano,& parte Etato*è detta dalla voce Greca ?^o* Ggoifi«
in terra,& il pugnale nudo fignificanoii cafo cante amore , il che moftra Odidio nel i. de
&
della felicità, infelicità mondana de gl'buo»Arce amandi cefi dicendo
mini per contenere la Tragedia rrapa(7ò di fe- Nupe mm fiqumndo Putr,^ CubtftM fa»tef§
licità à miferie» ouero il contrailo da miferie à K**»c EfMto n»m tu nomtn Mmorisk/itts
felicità Le fi dà corona di muto » di rofe perciò - &
Li coturni, che tiene ne i piedi fono idro- che trattando queftamufa di cofeamorofe»
menti di ella Tragedia fé le conuieo à canto il Cupido, il mirto. & la
OndeHotatio nella Poetica dice Efchilo tofa . Efféndo che fono in tutela di Venere
iiauergli dati tali indiDmenti. madre deliramoti onde Ouidio4. Faft. cofì
foji hum ptrfonA, pall&querepittcriomfié dice.
Jlefihilus^^ modictJ inftrauit pulpita tignis • Lewtermcatempffra mj/rto
£t dc£Uif,ma£i3UM^ue lequt,nmqut c9thHrM . Fontano.
T O L L INI A. Beauit Generis fsfora mirtut .
Et Anacreonte nell'ode della rofa dice •
STaià in atto d'orare , tenendo alzato l'in- Rofam ammbus dtcatam .
dice delia deftra mano La lira, &
il plettro ie fi dà per l'auttorità
L'acconciatura della tefta farà di perle, del Poeta, che cofi dice neli'opufc. de Mufis.
gioie di vsrij, &
vaghi colon vagamente or- Htdra £ereMS Erato fititaf ptdi^armint» vnltu»
naia. L'habitofarà tutto bianco,&ion la fi-
nirtra mano terrà vn volume fopradelquaie
TE RFSICORE.
C I dipingerà parimente donzella di leggia-
fìafcritio Suadere,
Il ftare in atto di orare, &
il tener in alto
^ dro,& vago a(petto>terrà la cetra moàraix
dodi fonarla, hauerà in capo vna ghirlanda
l'indice della deftra mano dimoftia, che que-
di penne di vari) colori, tra qa^U fatano quel-
ft.i mufa fc'pfafta (fecondo l'opinione d'alcu-
li di Gazza, & fìarà 10 atto gratiofu di baU
ni^ à Rettoriii dicendo Virgil. in Opufc, de
lare.
Mufis.
Signateunifa manujo^uifur folykifnnia gejlu, Se le dà la cetra per rauttorità del Poeta»
£t Ouid> nel che che nel detto cpufcolc, dice.
5. de' FaAi l'induce» parli
TtrpJìcorenJfeiìHi tithmhmoutt, itnpttMt nuget.
prima.
Le fi dà la ghirlanda,coroe fi è dettc,sì per-
Dtjfenfere De^quarum Tolyhtmnia c£fit
che foleuano gli Antichi tall'hof a coronate le^
Trima, filent alta
Mufe con penne di diU<'rfi colori? mofttando
Le perle, & Je gioie, che tiene attorno le
con efic il rrof o detìa vmof ro,che hcbber© le
chiome denotanole doti,& vntùfue feruen-
Mufe per huct vintole ."Sirene àcantate»co-
dofi laRettoricadeirmuenrione della difpo-
mefcnuc Paitlania nel nono lib. della Grecia»
fitione delta memori 1, &
dell» pronuociatio'-
& le noue figliuole di Pierio,d£ eh Eruppe» &
ne, maffime tfieodo il nome di Polimnia
conucttirt in Gazze y come dice Ouidio nel
corap oflo delle voci, moK<i tif^peitt $ che figni-
^. libro delle trasfbrmationi
ficano molta memoria.
ano .onro'Ie dette penne l'^igilità .^
Sigpifi;
L'habito bianco denota puntà»e la finccr i-
moto ài detta mufà , clTendo Tcrpofiiotc (o^-
tàicofe che fanno all'Oratore ficuia fede «rir
prai balli*
torno à quello.che àkc più d^^g^i altra cofa *
Il Vi tumcrcol motto Su^dcrc è per ditb'a- V R 4 H I A.
late eompttaraente la fomma della Reitori-
ca* haucndo per vlticno fine il potfuadece •
HA VÈR A' vra ghirlanda di lucenti ftcl-
le, farà veftua diazzUEro, hauer^in &
mano
I
. . . . . . . . ... . ,. . .
perche fecondo Helìodo è la più degna* la & Con va volume» per fcriuer i fatti de gl'huo
prima tra le fue compagne, come anco dimo- '
mini illuftti.
ftraOuidiolib.;.Faft.
M V S E.
Trima [ut coepit Calliopea chori,
£c Lucano, Òc Luccetio \\b,6,
Dipinte con grandi fma
diligenyi, le piuttre &
dà effe le ha il Signor Francefco BonMten"
Callto^reqtéies hommHin,dittumq^volttptas,
tura»GetJtilhuomo FJorentino, ama-
'
Le corone d'alloro dimoftrano che ella (k i tore» &
molto intelligente di
Poeti elTendoquefte premio loto» de lìmbolo belle lettere
deUaPoefìa.
Hibti fono l'opere de* piùi lllttftti Poeti in CLIO.
vetfo heroicoilqual verfo fi attribuiCceà que- Con vna tromba in mano
fia mUfà per il verfo di Virgilio in opufc. Euterpe,
Carmina Calliope Mltris heroica mandai
• Con vn flauto in mano,& con molti altri Aro
Aquelti verfi di Vergilio ch'habbiamo ci- menti da fiato alli piedi
taci li cónfannohfimulacri delle Mufe, che Talia
ftonnoimprefle nel libro del Sig^ Fuluio Orfì- Con vn volume
toìde' Familijs Romamrnm nelle Medaglie Melpomene,
della ^ente Pomponia Con vna mafchera
YeggaG anco il nobile trattato, che fa Più* 7'erp/fcore. !
4JO Iconologia
M V S E. ra vi è vn libro di mafìca aperto
Come diente dalflHu^rilfimo Cardinal di Fer'
Terpjicore .
rar4 à Monte Gaudio nel fuo Giardino
COn
con
la finiftra mano tiene vna lira • 8C
CLIO. la dedra il plettro
Erato»
COn
con
la deftca
la
mano
tiene vna cromba*&
vn volume» e dalla me-^
finiiha
'Iene con la debita mano vn corna di
dcfìma banda vi è vn putcino* che per ciafcu- douitia pieno di fronde* fìori> diuetfi &
n a mano tiene vna Taccila accéfaiSc incapo frutti» & con la (ìniRra mano
vn H mto» 6t
dalla medefima banda vi è Cupido» che eoa
vna ghidanda •
Euterpe*
mano tiene vnà mafchera»
la fìniftra & con la
delira vn'arco con la corda fciolta •
Con ambe le mani tiene vna mafchera
Polinnia •
Taliaé ;
Melpomene .
COn la delira mano tiene vn Iibro,& con
COn
& con
ladeftra mano tiene vna
la fìniiira vna tromba>& per
mafchera»
tet-
la finiftta vn
fchera •
pifFaro>& per terra vna ma*
M E C A 1 C A.
con lalìniflravnolpecchio.
H B C A N I C A.
N V R A.
N A Vt G A T I O M«.
DPnna. là qual con- gcaciòfa ati-
titudine tenga vna velaideo»-
de pendano le fatte fóprayji timo-
ne danaucSc ftia inatto di riguar-
dare con attentionc vn nibio»chc
vada per l'àiia volàndor& di lonta-
no per mare-fi veda vna naue». che;
fcorta à.pi€na vela.
La. vela le farce, il timonei&: là-,
naue fono cofe note per fé fté0e,&
danno cognitione della figuta fcnza rooltai
DOnnaignuda.con.lc mammelle cariche
di latte» & con vn'atjuolrorc in mano,< difficoltà.
come fi vedein vna Medàglia d'Adriano Im- Il nibbio vrcello rapace,8i ingordo fi pone
petadofe>€fsédok Nàrara.come diffinifce A- con l'autori trdi Plinio nella a amr ale hifto-
rift.ne! z» della Fifica^rincipio in quella cofa, ria,cue dice, che gl'antichi imparorno d'ac-
oue ella fi ritroua del moto,& della mutationc conciare il timone alla naue dal volare del'
perla quale genera ogni cofa cotruttibile
fi nibbio,o(!cruando,che come quello vccello
& pedo fpatiofo campo deiraria, va hor qoà» Se
donna,
Si farà ignuda» &diuidcndofi
quedo principio in attfuo,& padioo, Tattiuo horlà^mouendo con gratialè penne deliaco-
&' ag-
d'm:ndafonocon il nome di forma, eoa: & da, per dai à fé ftcfio aiuto nel volgere,
, g-ran
. , .
43* Iconologia
N R ^
A.
DipingefifaNegligenza fcapiglia
ta, &malveftita per fegno che I
negligente non è compito nelle fife
attieni, &
fpiace generalmente i
tutti. .
I
Il ftare à giacere fignifìca defid^
girar il accompagnando il volto con
corpo, rio di ripofo, d'ond'c cagionato quefto viridi
l'àliicofi medefimamente fi poteua col timo- L'horologgio poftoin modo,che non eoo-
ne pofìodietrp alla Ursue ) volgendo nel mo- ra l'arena , dinota il tempo perfo , è queftj^ &
do» che volgeuala coda quellVccellp>con l'- yitio figliuolo dell'Accidia* onero nato ad v^
aiuto della vela folcaril mare9 ancorché fu(fe parto con efia^perofi potrà dipingere con v!^
turbato, &
hauendò fatto di ciò proua di fe- nareftugginej che le camini su perla veft^
lice fucceflTojVolferoi che quéfto vccello fulTe per efler lenta , &
negligente nelle fue operat-
il Geroglifico della Nauigatione» come nel tioni per il pefo della viltà dell'animo, che
Picrio Valeriane fi legge al fuo luogo. non la lafcia vfcite dalla fua naturai fordi-
Nauigatione .
VNa donna ignuda proftrarà in terra,che
habbiali capelli lunghirfim»,che fpar- NINFE IN COMMVNE. ;•
DOnna, che nella mano dcftra tiene vn con l'allegoria delle Ninfe fi dinota l'opera
martello >& nella finifiravn mazzo di della Natura, fignificandcfi per eife Ninfe la
«biodi virtù vegetatiua confiftente nell'humor pre-
Neceflìtà è vn edere della cofa in modo, parato , per la quale fi fa la generatione , nu-
G«c non^ojTa ftare altrimenti, & pone ouun- trì tione>& aumento delle cofe;onde fi dice le
q,ttc fijitrouA va laccio indifsolubilc > & pet- Ninfe cfioce figliuole deirOceano,madrc del
fium?
. , . . . . ,
Libro Seconda, 43 S
nunice di Bacco, fi dicono fruccifere.
fiaaìc, Le DcÌ3di:,& Hamadriadi fono Ninfe delle:
Se vaghe di fiorii che pafcono gharmenti> felue,6c delle quercie. Mnefimaco vuole, che
; mantengono la vita de mortaU , 6c che in loc fiano nominate Dciadi, perche nelle quercie
& cura monti, e valli,
tutela, i i prati, ibofchi, menuno lor vitatfc che fiano dette Hamadria
& gralbcri, & ciò non per altra cagione, dijpecchcinfiemecò le quercie fon prodotte,
che per eflcr la dettadeU'huraore fpac
virtiì oucrccome dice il Commentatore d'Apollo-
fa in tutte le fudette cofe»& operate fimili ef- nio, oc Ifacio, perche elle con le quercie peri*
fetti naturali , fi come intefe Orfeo celebran- fcono
do in vn fuo hinno le dette Ninfe, in quella Il mifterio Filofofico contenuto Cotto <jue-
fentenza, ftefintioni, fi è dichiarato di Copra, quando-
Nutrices Bacchi- quibus eji occulta domus s'è detto delle Nmfe in commune
Quin fru5ltferiZj &
Utd pratoru floribus effìs .
PafcitiSi& pecudesi &
opem mortalibHs ipft Ninfe di DiaHa.
Ch Cerere, & Bacchovita portafiisalamìKe»
Le quali cofe (ìano dette qui in commune TVtte le Ninfe dì Diana faranno veftitc
delle Ninfe, per non hauere à replicare l'iftef- d'habito fuccinto, &c di color bianco ia
fecofe nella efplicatione delle particolari fì- fegno dell a lor virginità
gute,che feguiranno appreflb Haueranno le braccia,& lefpalle quafi nu-
de, con arco in mano, &i faretra al fianco.
Hinmdh& Napee • Così le dipinge Claudiano 3 hb. delle lau-* .
dipin;^eranno donne rozze, fenza alcun vrna dalla qual n'éfca acqua.
SI orn talento di telta,anziin vece di capelli Dice il Boccaccio nel lib. della Geneojo-
fi potrà far loro vna chioma di mufco arbo- già dellt Dei le Naiadi elTer dette da voce fi«
reo, ò Sanguine, che fi vede pender intorno gnificante flulìoy 6c quelIacommotione,chje
a i rami de gli arbori. fivede nell'acque mentre fcorrono^
L'hab ito verde ofcuro,gli ftiualetti di
iGa di Si fan con braccia, gambe, e piedi nudiV
(Scorza d'albori, in ciafcuna mano terrano vn per fignificare le femplicità dell'acque eden*
ramo d'albero filueftre col fuo ftuttOj cioè chi do elemento fenza miftionc .
di ginepro, chi di quercia» chi di €edro,& altri \j capelli chiati, lucenti, &Tparfi fignifìca.«
fimili. no l'acque correnti
. . .
434 Iconologii
N E G L I G ENZA.
Qua "pìgiìes cupiunt /omnia tfi ré'
fiast
Quod ft de fomno [urgenti refouM»
tefragorei
Tu piesocuiis ftàda odiofa fuis,
M A B. E.
V N
vecchio con ccini longhù
barba folca» inordinata» fari
nudo,& horridcmaà torno fi ve«
drà vna cortina» che fuolazzando
gli copra le parti dinanzi, fotto va
piede fi vedrà vd delfino, e fotto
l'altro vna conchiglia marina, in &
mano vn timon di naue,ò d'alcii va-
fcelli da folcar in mare .
Si dipinge il mate huomo vec-
chio, per efier egli antichifiìmo, Sc
coetaneo della no(ìra madre ter-
ra .
Tau?i
1
.. .. . . . ,
Libro Secondo* 4^
pAUca taT»enfuhruntprifcii "pefUgiafraudis, L'Iride è l'arco, che volgarmente chiama-
Qu(t tentare Thetin ratibus quA cingere mu- no arco baleno
Oppida,&c
ris, fecondo che
Si fa fanciulla alata» perefser
Da Theti tiene il cognome in Perugia mia riferifce PhornuroncI primo libro della na-
pnria l'antica famiglia honocacahoggi nella tura delli Dei, chiamata da Poeti veloce, &
p-ri'unadcl Sigaoi Girolamo Thetij gencii- mefsaggiera dell: DcÌ3 6c mafiìmedi Giuno-
huomo di ràn(Ume qualità ne di cu» fi dice è Ninfa, percioche Virgilio
Il coloc delle carni > e del velo di Theti di- nel quinto libro dell'Eneide ifa, che Giunone
moftrdnoqocl dell'acque tharine. la mandi per AtDbafciarrice
,;^
Le gongoie > le chiocciole > e la pianta de Irim de calo rmjtt Saturnia lunio
orali Crtio coCedi mare atte à far più mani- Iliacamadclaffem: vemefque afpirateumi
feda la noftra figura Multa mouenSi nec dum àntiquum ex fatu •
Gaiatea, rata doloreM .
ìpondono al fignificato del nome, & aireUcr conuiene per li vari; colori, che tiene l'arco
fuo. baleno-.onde è detto Iris.del cui arco,& Iride
Le perle, &
le conchiglie fono per fegno apparifcono belliffìme defcnttioni ne gli opu
che è Deità del mare fculì di Vcrgilio, vna delle quali è quefta.
Qiianto alla fpugna narra il Boccaccio nel Thaumantis proles varianti vejle figuras.
y.lib.della geneologia de gli Dei.che per Ga- Multi color pi^lo per nubila deuolata arcu ì
latca Dea della bianchezza fi dinota la fchiu- Et più à bafso
ma che dall'onde marine sbattute accoglien- Nuncia lunonis vario decorata color e
te fra loro l'aeregenera, la quale è bian-
fi . ^ethera nubifcutn compleElttur orbe decorai
chifiìma» e dalia qual poi fi generano le Cunt Phcebus radios in nubem lecit aquofam,
fpugne^ .
serenità' del giorno.
NINFE D E L L'A B. I A .
Ninfa dell'aria .
Iride .
VNa giouanetta in hnbito di Ninfa, di
colore giallo, con bionde, & longhe
VNa d'vn
fanciulla con l'ali fpiegate in forma
mezzo cerchiclc quali fieno di di
Treccie ornate di petle,& di veli di più colori»
fopra alla chioma fi pofcrà vn Sole chiaro » &
ueifi ordinijcioè di porpora, paonazzo, azzur« bcllifsimojàpìe del quale penderà vn velo d'-
ro» verde» e che le chiome fieno fpatfc auanti oro, 8c con bella graria caderà , fopra le fpàlle
il forma di.nebbiajc goccio
volto,il petto in -
di delta figura.
le minute d*acqua» che cagiono per la perfo- Il colore del veflimento farà turchino , OC
na fra le quali fi vedano vari) colori mifchiati ne i piedi haUerà li fliualetii d'oro ^
del veftimento,dàl ginocchio io g>ù da nuuo Così ho oflcruato eder dipinta la (erehi-
le,& aere caJiginofo coperta. e con la^man d'> là del giorno in moiri luoghi, onde potia*
firà tenga vn giglio ceruleo modire» che la bellezza, & gi'adcrnàmenci
£ e II di
. .. . . . . .
43^ Iconologia
di quefta fìguEà) figniùcdno quanto iia vago» moiC color proprio>& fegno del Ciclo diTpo
& bellail giorno chiaro» de fereno , il che di- fto a picuere, onde fopra di ciò Tibullooel i*
moerà anco il colore del vefìimento> & ilri- lib.dice»
(plendentc Sole Quamuis fr^fens piFla ferrugine cétlum
Serenità della ì\[otte. Vwturam admtttat tmfrrfer arcus aquam .
: O M E T A .
jimni$ humOìCum TaHmm,aut pliadas han
fit aquofaf .
Nwfa dell'aria.
primo dell'Eneide, coli dice. te vna ftella,con vna mano terrà vn ramo d'al-
Cnm fubtto ajfurgcns flucìum niwbofus O- loro,& vno di ve[minaca>£c con l'altra vn pez
rion» zo di solfo.
Et Properrio nel i.lib.delle fue Elegie Si dipinge di afpettotertibilccon le fiam-
Nonhdc pleiade s factum y neque aqnofus O- meggiatiti chiome, &
col veftimento ro(To,c
rion .
' la ftelia in fronte-, perciocht la Cometa è per
11 color bigio del veftimenio, come dice- che la Cometa > come fcriue Ariftoiile nel 5,]
. . .
N B T A\
K O B 1 L T A'.
l'intelletto, per mezo del quale quefii hanno atto di cauare la terra con il grugno»& con la
il 7alorer& la fama» vn mazzo d'Ottiche.
finiftra
Brutto fi dipinge il NDcumento»percioch
£e ) non
. .
43^ Iconologìe
non viècoia più:abomineuoIc,& brutia.cbe (balle due grandi afe negre a(Tai diftefe, fa vew^
quella-, che è in nocumento* delU vita hu^ (te fia negra ricainata di lucide (Ielle* tenga
roana'. nel deftro braccio vn fanciullo bianco addor»
nrano (opra il pof'
ir tenere pofàta ladeftra menrato,nel (ìniftro vn*^altto fanciullo negro
co dimoftra quello, che- gli Egitti) con tale a* ancor elfo in atto di cformire>& ambedoi con
nimalé fìgnincauanovcioèvna pecfonadan- li piedi (ibttiv
nofa>efrendache cale animale infetta ì corpr La Notte nella Theogonia d'HcGodo,è fi-
ài cQloroi.che beuono il fuo latte, Se di lepra,. Caos; forella d'Erebo
glia di .-
Salamandra, Ó£ aìii piedi vi fia vn lupo con la" quelHv a^preflTo de quali è la Notte". Suida.
bocca aperrav 9, Nòx vfl vmlfraiterranon qudtlièet tamen-.fed
Del'color della ruggine inpiù luoghi n'hab- 9, ea ctiius Sol caufa ejì\ quando eft fitif terra,
biamo rcgionato, come cofache confuma » quantum ad corti EmtfphArium atttnet^ apud
tutto quello, oueclla Ir pofa e „ quosnox efìì qitem admodum, non. qui à qua-
S'v dipinge-, con la Salaraandi:3 per diraov 5, libet voluptate vincitur^ tncontinens e/i, [ed
fó^uecon eflTavn'huomo reo,&àciafcunoc6> ), qttfàquadanr. So che altri con fottigliez»
thi prartica dsnnofo facendogh ingiuria, ò- za tengono che ù Notre fia più rofto effetto
qualche male» &
che con chiunque fi ritroui, dell'òmbr» della tetra in vigor delle parole di
gli apporti qualche calamita & diccfij che la „ Cicerone De Natura Deorum'*Ipfa vtn»
natura- diede ali^ Saraniandta nel nuocere ta- „ bra terra foli officiens noFiem efficit. à cui
ta forza, che col fuo veleno infetta tutti iffur- „ s'addenfcc Bartolomeo Anglico De prò»
ji di qual fi; voglicp alberoj, &
coloro, che ner „ prietatiùus rerurK-, Caufaturnox alrvmbra
mangiano di? quei" pomi infettati, per la fua? >, terr£» fé la Notte è cagi^^naiadall'ómbr»
iteddia virtù fi muoiono di veleno, non altri» della terra, viene ad efiere tffetro della terra ^
mente che fia qi/elib^ dell'aconito Ma (e fi ha da penetrate nelle fòriigliezze, ne
o.
Il lupo con la bocca speiiaanch*égli è ani- produrremo alcune dal canto nollro. Primic»
male, che diftiu^gge, quafi tutti gli altri ani- lamenre diremo che i'Onibra della terra non
mali, laflando però irrdifparte teoni, orfi,ti- è e aufà efficiente cfcli'a Notte-, ma più lofio
'
griyfimili, 6c pur a quelli riocefebbs fé haucf- immediaramétc il coi pò cpacos& dcnfb del-
ife forza da poterlo fare « la terra, che ciToglie tavifta del Sole Tramon-
tare, pc rò difièro coloro e he la Nòtte è figlia
N o r T ir.
d. Ila terra, fé fulTc cfFerto deirOmbra , fari»
Da Pbetrantichi^ oc da Paufaniay figlia dcirOoibra, &: nipote della terra.*
SccoodartaiTTente diremo che la Notte è più
Del Sis» Gio» ZardtlnvCafleUìm^
toflio efietro dellMlefiiì Sole trame ntato , \ì
Onna drcarnagivnc,& capigliatafofca, Sole con la venuta, & aflìftenzaflia ù. il gior-
bra della terra, ma pm tofto caufa ói tal'Om- » quod nocet nox. Noce anco per mille in-
bra. L'ombra non è altroché priuatione del fulti, misfatti e fcejeratczzc che fi commette-
letto, eprincipaltranrito,& fluflodellumein no cfali'&u dacia della fecreta notte, per vfar le
certa, & determinata quantità cagionata in parole di Luciano nelli Amori diuetfi: E la
alcun corpo dalhnterpolìtione di corpo opa- notte vjia mafcera commune, fotto la quale
co, che fi oppone al corpo 4uminofo, dante periìneiModefti fi dannoin preda alla sfac-
Nottenon può dirfi ombra della terra, ciataggine » Tenebra Veruunàiam diminuii
cio, la
poiché contenendo eflenriaimente l'ombra dice San Bafilio Però da £fiodo fi publi- ;
certa,& determinata figura, che fi rapptefen- ca per madre della fraudcs calamità, & mi-
la nel corpo ombreggiato, cóllfte ella in buo- feria.
na patte in detta figura 5 ma la Nolte non in- •, '^ox peperit Momum , é" ^*f*mnam dolpre fìe^
clude neceffaiiamente in fé tal figura^ onde naffft
ancorché di Notte tempo la tetta interpofta 2'eperit fr^tereìt, ^ ÌHemefin» cladem tnortalibus
cagioni nell'aria ombra acuta,&: conica,non- hominihHs,
dimeno tal ombra,& figura è fuori dell'eflèn- Kox perniciofa,.poJl iimcque fraudemenixatjl,
7a della Notte, attefochc dato elicla terra no ^ ennicitiam
440 Iconologia
La figuriamo dì Carnagione & capigliata con fufero, piene di paura , èc ài tumulto di-
tùfca, perche fofco apparifce i'afpetto fuo-,on fordinato, ch'auuenirruote in efsercito turba-
d'è quel vcrfo di Varrone citaro da Scfto to di notte, tnoucndofi fenza ordine, coperte
Pompeo dalle tenebre j alcuni per balzi cadendo per-
,j Sreh creata fufets cùnibus Kox U ihucfe . deuano la vita»altri capitati in iauci fenza ciu-
Incoronafidi papauerichc inducono dol- fcita rimaneuano prigioni , altri in roaggioc
cemente Conno, lipofoj quiere, effetto pro-& parte menauano fenza differenza le mani tea
prio della notte . Orfeo nell'inno della notte. Ioro,re{lando motti più dalle armi fue proprie
i
,, §>MÌete gaudenti & guitte multi fomìù, Uttt de- che da nemici Latini vincitori: Vittoria dal
leStahilis. Mae,no Alefsandro vituperata, perche non ri*
, j O blmioni trudens curai , bonaqae laborum qttktem putaua imprefa da generofo guerriero il lub-
habens. bar la vittori a con inganni, de afsalti di notte.
Per tanto Ouidio nel quarto de fafti inco- Non riufcì però bene à Sedo Capitano de Sa-
rona la fua placida fronte de papaucti, bini? il quale temendo far giornata col nemi-
,, Intere» fUetdAm
redimita papauera frcntem co apertamente, dclibetò d'afsaltat di notte il
,, Nex venit Campo de Romanì:Ma li Romani guidati da
Ha grandi ale negre, aliai diftefe, perche Valerio, & da Luccetio Confoh flauano na-
con l'ombra fua abbraccia tutta la terra:Ver- fcof^i tra la fofsa, & baflione. non veduti
il
. > Nox'ruit, ^
Jolem tellunm amfU iììtur alit. nemici che padar voleuano, in tal notturna
Manilio libro quinto. pugna morirono de Sabini, oc fuoi compagni
t. Et me» fifa diftn ntgras nox rontrahit ulas tredici milla, ne furono prefi quattro milla, e
A
quelli s'appoggia Torquato Taffò nel- ducento, di che à lungo Dionifio Alicarnafeo
l'ottauo canto del Tuo Goffredo danza 57. libro quinto Ma Neftore Imperiale Confi-
.
Seygea la notte intanto e fitto l'aH gliero ranto faggio, quanto vecchio nell'Ilia-
Ricopriua del cielo t campi immenfi
de chiamata dal bellicofo AlefiandroMagno
Et ncll'vQdecimo. ft. 82. inflitutione dell'arte miUtare, dà per confi-
Ma fuori vfctla notte, e'I Mondo ajeéf& glio, che non fi faccia guerra di notte riputa-
Setti il caliginofo horror dell'ali,
do colui che ha radicata ne ghnteflini afpera
E l'ombre fue pacifiche interpofe
guerra per homo ingiuflo 9 fenza. parenti» e
Tra Sant'ire de mi/tti mortali
^nza cafa . Homero Iliade nona
Pacìfiche dilTc perche la notte, ancorché fia Sine cognatione, iniufius» fine domo tfi Uh,
cdècutrice d'ire, Ai riffe, &
di contcfe priuatc,
§lui btllum amat inte^um, a/perum %
nuUadimeno guerreggiar non fi fuolc contro Sednunc quidem pareamusno&inigràf
gli eflerciti di nemici publici, con quali non CMamque infiruamus
fìfà giornata di notte, ma fi retirano li foldati tJoxauttm ijìadifperdet extrcìtum» vtlfirualit.
non fi perda
nelli loro (leccati, e ripari, acciò Quella notte mandata in dirperfionc rcffetci-
refsercito in tenebrofa come canta pugna , fi combatterà
to fé lo conferuarà fé fi darà ri-
-,
prcfa per opportuna ad afs altare d'improuifo» La vede negra ricamata denota » di (Ielle
&aggabbare il nemico: ciò riufcì bene ad chela fua negrezza non è fenza fplendore»
AfcanioRède Latini debile di forze, audace Orfeo.
Mezentio Rè deTofcani,le cui
di notte cótro jtudibeatJidta nigrut» jpUndcrem hahens afirit
cofcane fquadre colte all'improuifo, tutte fi ittttns.
. . ., . ,
Sarge intanto Unotte, e'ivelo nero. vifo la bocca d'albo pallore, ma molto più la
fer l'aria ^f«g«iel'0mpia terra aUraetia . morrei tettando i morti fenza fangue da Virgi
Etnelij.ft.yS- liofon figurati pallidi nel quarto dell'Eneide*
Ecco nette improuifa . il giorno ferra, uinimas ille Euocato Orco fallentes , anzi la
bell'ombre ft*e , che d'ogn'inrorrto ha ftefi . morte da Horario è chiamata pallida, e Statio
Lcftcllc Copta la fua vette negra con grata vi- Poeta fa l'iftefia morte bianca nel quarto dc-<
lefelue.
ftalarendeno rifplcndcnte, perciò Claudia-
.no le dipinge il feno di ftelle -
»
} H'f fenium» hngeque deeus virtutis^ <^ alba
,» fiat pronuba iuxta »» Athropts, (^ patrim laurcs promijit apollo
^» Stellantes nox pi Ha finus .
Et Ouidio nel fudetco libro rappreitinta la Lo fa con piedi ttortij perche fé ben pare
che la motte fia veloce quando nel migliore
denfa ofcuiità della notte ornata di 'ttelle
ttato afiìaltagiouini robutti, nondimeno vien
^i Candidhs Oceano nitidum caput obdiderat Sol,
,» Et caput extulerat detffijfima. fydereum Nox come zoppicando à palli tardi, e lenti,perche
lamortefubitoch'vnoènarogli camina di»<
Li due fanciulli tenuti in braccio della not-
te hanno fatto variare trehuomini crudiriilì- nelmedemo di che nafcemof
tro pian piano,
quando cominciamo à viuerej cominciamo a
mi. Vincenzo Cartad nelle imagini de gli Dei
,> morire Seneca. Non repente in mortem in»
cfponejche il negro fiala motte. NatalCo-
miti concorre nell'ifteiTo errore 11 Cartari
.
» cidimuSi [ed minutatim procedimusy quotidie
„ morimur, qmtidie enm dimittitur aliena
fiictle il bianco nella finiftra fi con^e Romolo
,1 parsvit*. LafàttroppÌ3ta>perchelamorie
9» Araafeo*/<«««« alhwtuche ha da {tare, dextra
ttroppia molti difcgni,«3epen fieri de viuenti»
$, album, di più Romolo Aniafco traduce in
Morte vis'mterpofe onde noi feo. Et la morte
maniera che il negro folo habbia li piedi ftot-
in fomma comepriuationc di vita ci ttroppia
») ti i dif Ortis vtrifjque yedibMs dice cgh che
.
44* Iconologia
e l'operatione dell'intelletto nella (btinoséza con la morte . Ouidio
zoppica>non operando drittamente ofiaicato •* Stultt quid efl fomnus^gtlUi, ftifitfiMu it»M£e f
dai ^nno di color negro nella figura eliaca di pecqueftofi figurano ambedui dormienti in
Paufania, fi cooie anco negro diccfì da ilatto braccio della notte MrUrc» e nutrice locOfSC
é» Arma fiuttnt,€rr4tgf ntger per nubtU famnus pec coral {ìmtlitudme dide Catullo.
.
Lanotte in quefta tìguta di Paufania è ba'ia Hebis cam /emti oecidit brtuis lux»
Nutrice del fonno» nrià nella Theogonia d'E- Nex ejì perfffuéi vrut dormiendn
11 odo fi fa madre del fonno & della motte • La Notte è madre del fcnno, perche l'hu-
» Uoxpeperit odiofum fat»m,é' paream «tram » «nore della notte accrefce li v ap«ri dello fto-
»»Ec mertem» petit ttiam fomnum tnacoche afcendeno alla fuprema parte del
Di modo che come frateli ftanno in braccio corpo, li quali fatti pili freddi dalla frigidità
alla Notte loro madre, e per fratelli fono nco- del ceruello calano più abado, &
generano
nofciutt^la Homero nella Iliade 14. Doue il fonno, il quale fecondo Ariftotele è più ve-
B D N A.
quafpenda vn freno,& ella allegramente por- braccia) e quattro manr^ per mofirare»
ga le braccia per ptendedo^ Et oltre à ciò gli che i'huomo obligaro foftien due perfónd'y-
Egitti;, quando voleuano rapprefcntare l*obe-
na per attender àfe^iedefimo» l'altra per fo-
dienza dipingeuaDC» vo cane con fa teda ri- disfare altrui »
uolta verfo b le hena> percioche nidun'animaf E fi dipinge con quattro braccfa,edue tefle
fi troua p^ù- obediente ói quefto, che lafcia
fignificandofi per quefte i penfieri dell'animo
ancoradi pigliare il ciboolire afcofìume de fpaititii & per quelle i'' 'perattoni diueife
gli airn animali alla femplice parofa del padra
&
ne per vdire> obedire ai fuo cenno. Perà
O B L IVI ONE.
fi potrà dipingere in quello propofiro, pec & Di Gio.
Zaratino Capellini *
7a dichiaratione de! corpo tutto baiti quel pò» DOnna vecchiaincoronata di Mandrago
€Oj che Ir è detto di Copra ^ ra,con ladefìta tenga legato vn Lupo
ceruierO) nella fìnifiraviiramodi Ginepro.
Trotiafi nella preparatione d'Eufebio iib.5
DOnna vedita di biancoichecaminando' C2p.r.c.5:.che l'Òblluionc veniua fignificata
miri verfo il Cielo nel qual farà vn rag- àz Latona : ma come fia figurata da gli Anti-
gio <\i rpIendore,& porterà la detra donna vna; chi TObliuione, nonhabbiamo appreflbniu-
croce in fpAlfa, no Auttore fin qui trouato,& nódimeno è ne-
Qtù fi notarfhe l*bbedienza deu'èfleir mon- ceffario,che da loro fufic tapprefentata, poi-
da d*ihrcrefl[ì che la macchiano j piena di fpc- che fi da Plutarco nel Sirapofio nono
riferifce
ranze de*^ prerìvjiaJmorra!ì,chc l'aflìcurano la queftione fefta, cheNertuno vinto da Miuer-
V Ja> e pallente à pefi delle leggi difficih al fen- ua.fopportò con equità d'animo la perdita>&
£)» che la nobilitano^ ch'hebbe vn rempo commuae c6 leinel qua-
primo fi nora nel v«fHto bianco. l'altro
II le vi eradedicara l'Ara della Obliuionc, figlia
ilei guardar fo (plendordel Gielo,& ilteizo fecondo Higiniodell'Etherc > &
della Terra,
celila cr0ce> che tiene in fprtlla^ fecondo Hefiodo nelb Theogonia della con-
tentione.MàPluratco nel 7.Simpofio queftio
OBedienzA verfo Dio ^ nequinta, reputa Bacco Padre deH'Obliuio-
DOnna veftitad'habito lunga, & hone- BC>contra l'opinione de* psùanachi.cheripu-
flo.dia con moka attentione à guardar tauano- l'Oblìaii^ne madce d'; Bacco, al quale
vn (àcnficior che' arda fòpra vn'aliarce ct.a eradedicara TObliuione,& la ferzn, perindi-
vna nrana tinca della vittima fi tocchi reftrc- tio, che non fi debba jrcocdare,& facrificilìo-
ma parte dell'orecchio dritto^ ne di quel che fi commetre, bc pecca per a-
quefta figura ficaua da'Ie
Il fignifix;-3rodi io<>rdelvino„ou£rochecon leggier pena,&
facie dou€Ì5dicc*che M. sé col dito- puerile caftigp fideuecorreggpre sragioni ef-
lertctes-
tinto nel CinguedeHavittima andaua toccan- pofieda Pl'urarco ne! principio del primo Sim
do l'eftrerae partr de ^li orecchi: ad Aaron pofio : le quaU iopiù tofto ritorcere vorrei. 6C
&
Xommo Sacerdote. a'fiioi fig!iiroli,il che da^ direte he li fcrz3,& rObliuione à Bacco dedi-
facri Theologi s*interpreta per l'Obedienza,^ cata,fign)fica. che il vinopartoiifce l'Obliuio-
&petla prontezza ò*.'dire> &
efleguìrlecofc JiedeU'hofieftà, 6f della temperanza, che &
tappar tenenti al facro culto di Dio » pctògi«caftj2oraetitacolui,chcfiicoidadei«
rh4,ne-
.
444 Iconologia
O B L I G
che rodarono in vka perderono
talmente l^memona«€he oón fi ci*
cotdaaano'delli parentiine di loto
mederai: Per vecchiezza è co£»oc«
dinaria» che l'Obliuione foptagioa
gè. Al temp ^ di M.Tullio Ocbiii»
Pupillo da BeneuencoIIIuftre Grx
mitico diuenuco vecchio petdè U
memoria. Ma tcouafi etleroccor-
l'Obliuione fenzt alcuno
fa in altti
accidente» mentre che erano bea
compofti di fanità di corpo , & di
mente .Hermogone Sofifta Rc-
thorico» fi come tifcrifcc Suida, ia
giouentìji fua d'anni ventiqMttco
fenza cagione, &
malattia alcuna»
petdè la memoria , onde vifle poi
tanto più abietto in vecchiezza
quanto più per l'auanti (limato da
tutti» etiaodio da Marco Antonio
ra Pcloponefle, per laqualc molti di quelli» obliuiofi,come che fìcfseco nel bofco dell'O-
racolo
. . .
*nia,che vi fono due fonti, va de' quali arreca Si quidfaciendu efì mttlierimaletatque malitiofe
fnemotia,& l'altro obliaione, &
voleffero gu- Ea ftbi immortahs memoria efi» memimffe C
fiate più tofto di quella>che arreca obliuione» femptterna: {vemunt*
alla quale beuono queIH,che faiiri in grandez Sin beneaut quid fìdeliter^faciendum fìt^eAdem
ze non riconofcono gli amici tenuti in baffo Obliuiofa extemplo vtfiant,memtntjjenequeunt.
fiatOj perche di loro ricordar non fi vogliono-, La mandragora>che da Pithagora antropo-
cerco che la peggiore oblfuione> che vi fìat è morfo chiamafi » perche la fua radice imita
la volontaria obiiuione,fì come non ci è il peg. lliuroana forma, è pianta foporifera, come af-
gior rordo> chequellojche non vuole vdire*. ièrifcono Thcofirafto, Diofcoride> PlinicA -
cofì nonfìtrouail peggiore fmemorato» che theneo lib.xj.Ifidoto, 6c altri, quefla data in
quello, che ricordar non fi vuole» come fanno beuanda genera obliuione, balordagine» &
tra gli altri gl'ignoranti ingrati che non fì vo- fonno: fiche quelli i quali reftano di farl'of-
gliono ricordare delli riceuuti benefìci) de* fitio,& il debito loro,»: s'addormentano nelli
quali tre fotte di petfone fono, che facilmen- ncgotij, & come obliuiofi traiaffano di fare
te ne riceuono obliuione. Putti, Vecchi , & qualche cominciata imprcfa: pare ch'habbi-
Donne^e fi fuol due che nò fi deue far feruitio Dobeuuto la mandragora
Giuliano nell'E- ,
Quid letdus ftammaifumo ? quid mollius vnda ì alza la tefta» &i guarda altroue fcorda del fi
D tetti fed mulier cupido quod dictramanti, Il ginepro è di fopra con fegnato per cotona
In vento» & rapida fcribere opsrtet acqua alla memoria de* benefitij riccuuti,ccme dun-
Ma Xenarcho nelli cinque combattimenti que lo ponemo bora in roano aH'obliuione ?
appreffb Atheneo nel X. hbro ferine li giura- queftacóttarierà nóimpcdifccche réfi pof-
menti della Donna> non nell'acqua : rf.à nel fa dare ad ambedue fi cerne vn'aniixiale per
:
vino» che fomenta l'ObliUlone diuerfe conditioni di natura che hà»può cUere
Mulieris iufiurandum ego in vino fcribo -fimbolo di più cofe,& dicofe córra rie,comc li
Plauto nel foldaio fìima la donna di tenace Leone geroglifico della clemézaje dtl Huore
» ' uclia
-
,, m
44^
della beftialevirtii,e delia malie iajctcìic
cidcnri da Poeti imaginati può figurar più co- calia ffjmoj.olruo laiore infiamma l'aria,
fc ancctche contrarie Il Ciprcìft è fitnboio
. modo che pire d^lle fue fu. lefca fuoco, per
della raorte, &
delle perpetuità, J*Amandor- il fuogran càloic è capitale nemico all'Elefan-
morJa,màl'ombra è gr2ue,& nociuaalla tefta, ta alli vafcelli, mali Marinati qu indo Io fcor-
fi comenel fine prouaremo.PigLamo dunque geuo per non pericolare ritirano le velcvegga
rifolutamente ramo del Ginepro, per ramo
il lì S.Girolr.mo fopra quelle parole inGeremia
d'Obliuione , da Poeti latini , chian*iafo ramo cap. 24. Traxerum ventum quafì Dracones .
&
Qua d^hat.. facros feruahat tn arbore ramai, nel primo dell* Arg.
Spargem huwtdamelìafoportferUMqtpapauer » Et dabat heferno liuentia niella veneno
Oue non è da marauigliaifi fé delle A Dra- Et neil'ottauo »
go deputato alla vigilaìiza il papaiiete fopori- •— • nec talis hianti
fero à noi, ma non al Dragone, perche vna Mella dabam.
pianta non ha l'ifteflà forza di nutrimento in Il papauero poi è frìgido in quatto grado.fi
tutti gli Animali) come fi raccoglie da Seruio» come afferaiano ìFifiche fimphctni di^to «1
lai pianta a gli huomini a pafìo cattjuo, che Dragone per allegetiigU l'ardore, tinfre- &
buono farà per le bcftìe, il falicc è amaro ali fcarloinon per farcii venire vn bteUe, & Icg-
buomo,che alh boui,6£ alleciprc è dolce» la gier fonncacciò fi ripofailc dalla cominua vi-
cicuta,ch*è mottifcia à noj.tr vitale alle capre» gilia>& rifuegliatopoi ritorn;;necon più vigo
6«: le ingraflj*, cut io l'oleafìro fecondo Lucre- te alla guardia, come vuole Turnebo nel fuo
tio libro tJ. dolce alle capre come ambrofia, t il che non aprcuo»non
giornale lib.lp. cap.}».
T»eirarc,amarjÌTìmoalPhuoTOo.MàEliaftolibk edendo ncccfiatio per tal conto dargIieio,per*
che
. , . ,
daila Sacecdotcda giornalmente per cibo or- ti, i quali temeno efiH di quefta pianta accefa,
dinario il pspauere mifto col mele al Drago- comedice Plinio . Si perche in qjianro all'o-
•ne, chiaramente fi vicnein cognitione» che bliuioncefonnolenza, l'ombra del ginepro é
Ouidio in quelle parole, leth^i gramwe [ucci, grane. &: ofFiifci la mente di chi fotro fi pofa,
non intende che la pianta del fugo leiheod'o- non Cbnza balordaggine» & doglia di tefta, fi
blmione, con laquale Medea addormentaua coraefanno gl'arbori d'ombra greue, de' qua-
ilDragofiailpapauero,maahracofaftraordi- li nel (J. lib. Lucretio geneticamente cosine
fimo ramo volfc inferire Verg. nel fine della Eflendo pianta d'ombra graue, e natural-
5 . Eneide oue il fonno ftefTo tocca le tempie à mente atta à cflgionarc fonnoIenza,& obli-
Palinuro come il ramo deli'obliuione,. uione in quelli, che dimotano all'ombra fua:
Ecce Deus ramumleth^o rare madentem perciò il rpirao di Ginepro è da poeti riputato»
Fique foporatum jlygia, fuper vtraque quaffat .. ramo d'oblmione -
dice Vergilio^aggtauato dà fopore di forza fti- "f^ Anciullo alato, fed a, & dorma, incorona^
giamfernale, fia il raraodi ginepro, aperta- J^ rodi p.ipaueriapprcfTod'vna fonte nel-
mente fi raccoglie da Apollonio Rhodio Gre lacuibafevifiafcritro. FONS GYZICI.
co Poeta più antico delli fadetti Latini nel 4. tenga vn mazzetto d'origano nella finiftra^
dell'Argon autic a) il qualenell'incantO} che fa naaco, dalia quile p^nda vn pefce Polipo.»
la-.
. . . . } .
44S Iconologia
Dorme l'Obliuion d'Amore, perche gli
la deftia foftenraià il volto col cubito appog-
giato Copta qualche fteipoj ò faflTo
Il fanciullo alato Io potcemo per fìmboto
manti mandati via in Obliuionci loroÀmloJi
ri, fi ripofano con la mente e giorno, e notte»
i
dcirobliuionc d'Amore (Uauitce dalla mente ilchenon polTonofate quando fi citruouano
volato. Nópiacouead Eubolcoucto ad Ara- sbattuti dalla lempeCta d'Amore,& alfaltti da
\o{Cì come cifetilce Aiheneo lib.i5.)ch'Amo- gl'impeti amoiofii efiendo Amore Capitano
rc fu (le dipinto alato riputandolo titrouato da d'vna militia inquieta.
inerpcrto,& poco giuditiofopittorcignoran- MtUm ff>eciet Amor e(i*dtfcedite fegnes,
le deHaeondttiooe d'amore il quale non è al- Non funi h^c timidis figna tuenaa, viris .
tiiraenti leggiero» & volatile, mafopramoda Nox,& htems. longAque vidi, fdui^jdolores»
gcaue»attefoche non facilmente vola dal pet- &
MoUtbus his cafins, labor omnis ine(i
to, doììe vna volta è ritratto, ond'è . che non Sape feres imbrem cMefli nubd folutum >
in vn fubito ^liberano le perfone dalla incu- Frigidus in nuda fdpe iacebis humo .
rabtle malatia d'Amore Verfi d'Ouidionel i. dell'atte d'Amore» il
Quis mortalitim primusqudfo pinxity medefimo nel primo degl'amori elegia nona
Amcera f,nxitaUtumAmoremì Militat omrùs amans : &habet fuacajira Cu-
Nihil pr£terte(ìt4dtnesille pingeye didiceraty pido-
Quin, GT ingentum prorfus ignorahat hmtti Deu Anice (crede mihi) militat omnis Amans.
Leuis enim minime efi- attt ita facilis Quis nifi vel miles, vel amans. &
frigora no^is
Vt qHÌ eiiis telis male habett eo- morbo jÌMim Et denfo mixtas perferet imbre niues .«*
& cfee nondimeiìogl'ignoranti pittori lo figu- Sopra ch« diioKì appieno in quel fuo lacri»
rano con le penne. mofofonetto
Creber [ermo e/?. Tutto il d\ pianga, & poi la notte quando
Apud fophifias, non volare Deum Prendon ripofo i miferi mortali
ALmorem, (ed illos qui amant : alia vero de Trouomi in pianto & raddoppianfi i mali
eaufa alas affingi. Cos) [pendo il mw tempo lacrimando.
FiSores autem ignaros pennatum eui» de- Dimodoché, fé gl'Amanti nell'amorofa
lineajfe . imprefa ftanno fenza ripofo in continua guer-
Seàdetii Poeti Greci non pareuatagione- ra» finita l'imprefa neli'Obliuione d'amore
aole, che lì rappccfentafle Amore alato tcné^ prendono ripofo, non penfando piiì alb cofa
dolaeffi'pet Ckìioi &
graue, certo che con ra.- amata cagion del lor diftutbo.
gionc ncirObliuione d'Amore manifeftan- Il Papauere,che porta in lefta, è indirlo del
dofì leggiero, »S« mutabile alato fi figararài ta- ripofo, che neli'Obliuione d'amore fi gode,
to più che partifi facilmente» ò difficilmente poiché il papauere genera fonno:& anco obli
Amorcò pretto òtardi>baft:a,chc alla fine vo- uione fé ingran copia s'adoperi, maffìraamé-
Amanti volano col penfieio pet
la, (Sw fé gli tc deMargo. largior nocet» lethargum enim fa^
l'itiGonftania loro,feuza dubbio danno ilvo- c/>i dice Gio. Ruellio de Natura ftirpium : fc
lo ad Amore* il quale da loro fcacciato Ci par- illeihargofà i'Obliuioncia quale èfimiliflì-
iCrSc da che per ifpcrienza fi vedéno molti a- ma al Conno non fenza cagione l'Ariofio nel
moriandaic in Obliuionc,& che gli anaotofi 14» Canto, deferiuendolacafa,& la fpelonca
penfiorivolanofoucnte fuor del petto degl'- delfonno, mette nelI'ingreflol'Obhuionc^
Amanti, peto figutarao rObliuioac d'Amore; Sottola<nera felua vna capace,
«on i'ale E [patio[a ffoita entrai nel fajfo
Di
. . . .
Ff no
. .
450 Iconologii
noconofcere» che l'occafione fi deuc preue- di quefti animaletti non fi puòme&obre in-
nire, afpcitandola al paflo, & non feguirla fiemc,& mefcolato tuttOjfi fepara l'vnQ dalN
per pigliarla quando bà volte le Tpalle, perche altro»cficrcitando l'odio ancora dopò motte.
paflavelocemente^con piedi alati pofafi fo- La canna,& la felce dipmta nello feudo pa-
pra laruota>che perpetuamente fi gira. rimente fignificano odio capitale', perche fé
Tiene il raCoio in mano>péiche deue efiere fono piantate vicino l'vna all'altra, IVnanc-
fubitQ à troncare ogni fotte d'impedimento. ceflatiamcnte fi fccca, cerne racconta Picùo
Onde Aufonio Poeta {opta quefiaft^tua di Valeriano nel hb.^S.
Fidia, il quale vi fcolpi anco quella della pe- Odio capitale *
niiéza^come che fpefie volte ci periamo della HVomo vecchio, armato con arme d^ di-
petdutaoccafionea à dichiaratione dcll'vna, fendetfi,& daoffendercftia in mezo fri
&c l'altea ft>itua fe?j3^.quefto bell'epigramma, vn fco^-pione marino, &
vn cocodrillo» che
Cftius opfiSy phtdkqttì/ì^iìum PaUadis ì eiusx fianoin attodiazzuffatfià battaglia: Coiidi-
Quiqtie iQut'm fecit, ferita palma ego fumx pingeuano l'odio gli Egitti)» perche diquefti
Sum Dea, qu A rara: & yauci&Occafiomta^ due animali fubito» che l'voo vede l'altro
Quid rotuU infiflii ? ftare loco nequeo • fpontancamentc s'incontrano infieme per
Quid talaria habesètèesè volycris/um, Mtrcn- ammazzatfi •
TiHS. qtidS.
Plutarcbo negli opufcdi, trattando della dif- che habbJarrio detto» perciò che douemo co-
ferenza, che è fri Todio» e l'iuuidiaiil fungue ste abligati^nuafolo le nofticfacuità.nna noi
aciiiv
.
fci SI dice pìgharetc i'Otierta da egri huo. mcho più iniportrt è quello cìu s'offerh e per
xtto, I C uòt del quale vuloncatiamcncc o(- l'anioic , che fono ni luogd che per mtzo
dciroifttioniiòc Eiemolinevanroit) luogo di
La dJmoftratione» Se b prontezza d'offe» faJU4tionc!i& con t»l open pia; li coutclta »l
rìce con la; de l'uà mano monete d'oro» de d'ar* Purgatorio vedi Marc ài c.i£.
O
I Ha altro che nuocere altrui fpontanea*
mente fuor di quello che dctcìmina la
kg-;e»
Molte fono roffefe con lequsli (ì trèf-
gtedifce à quanto (i -ifpetca alia giulti-
(la» mi noi mrendiamo di parlare di
quella che h offende altrui con fatti, &
con paiole .
Donna fi dipinge per rapprefentare
queUi , che offendono l'hoijorc altrui.il
qUaie è fopra qua! fi voglia cofa di gran
dillìrno pregio,& fìima.
frutta fi rappresela pctcioche no vi è
bruttezza che aggaaglisr fi polla all'Off
kh fatta contro il g/iufto. Oc all*hodc*
irò
Turpitudo imqtihaiis ejì pfÀtniUmAìCt
eptjhad RotH*
Q\\\.\i.itiim.àf. fi4per
li veitnjiento di cok re cleila ruggine»
vi faranno due cani con djmoftationejdi pi- djshoneftamenie. Noi, ti vtfgogni*d.fle ca-
gliare vn riccio» il quale per rGrfefadecani unrc d'vn.» guaina d'auoi o vn coltello di
fia farro in gùifa d*vna palla con pungéntdlì- piombo, &
per maggior aUrornà nel Salmo
tne fpine, con le quali offenda derti cni» ve- ^7. fopra df ciò cofi dice.
dendoli ch'habbino infanguinata la bocca da, Filtf hominura, dentei eorum armay f4- &
le pontute di dette rpme. Offef3»outraingii*» gttta : CT lingua eorum- gladms acutus .
ria, è va*dtiionc ingiufta fatta con fapui,^>Ò2 & nei'l'Bccl.z8.
coneleiiione àoffefadi perfonah quale tol- Flagelli plaga liuorer/i faciah plaga auttm
ler;i danno contro il fuo volere,dJce Atirt.lib. lingua comminuct oj[ai&Cnc\ Salmo 64»
quinto Ettiica oucto ditemo che rOffc-ra non Quia exacuerum vt gladium lingaas faas»
^ Ff i m-
.
45* Icortologift
O P E R AT I O N E MA N I F E S T A.
454 Iconologia
Le pecore fono ancor cfTe
lenza, perche di tucto quello» che in effe fi
inditio ài obu- ùtì» Se col numero di effe nutnetauano ì
ricchezze de gl'huomini» formandone il no-
4
troua» (ì può cauar dcnati>& ricchezze^ per-* me della pecunia: E per quefto fi dice» che
che la carne* ia pelle» il latte , Se il pelo » fono anticamente haueuano le pecore lana d'oro»
ftromenti boniiìfìini per i commodi deU'huo* & Hercole riportando dalla vittoria Africana
mo«anzi lafuaboccaroncatxdoil grano na- gran quantità di pecore» fi dille riportare i
fccnte.lo facrefcere»& pigliar vigore, il & pomi dell'oro dal giardino deil'Hefperide»
Tuo Aereo ingrada i campi > 6c il fa fecondi» come racconta Pietio nel decimo libro dell'-
però gli Antichi ne confetuauano gran quaa opera fu a
Q R Al ONE.
^
che &
Il tenere la faccia alzata,
O R
..
A. TI a N E.
madie eoo ladcdra mano tenga vn incen-^ DOnna vcrtita diocchìriuolrialCielo,
verde, ftando inginoc-
fiero fuKTiigate>le catene del quale fianocoro- chioni coagli le
nciò loCuijdellaGlonoCi Vergine Maria, & vfciràdaUa bocca vna fiamma di fa<»ro, Te-
«erra la faccia ^Izata^che mirivno fplendore ..
nendo it dito indice della finiftra man^ fo-
Si dipin,r;c veflica di bianco, perciache,co« pta la mammella finifìra»& ficcndo fegno di
me rifsnfpe Sant'Ambrogio nel lib. de'offic, moftrare il cuore, e con la deftra batte ad vna
i'Ocarione deue effer pura^femplice, lucidd,e porri ferrata..
IPiuifcfta Veftira di verde dipinge l'Orationc per
fi
perte diii^oftra la riuercnza» che fidcue ha- dimanda à Dio il quale principalmente fi
uece al Signor Dio, &c in particolare quan- muou per humiltà noftra» la quale fidimo-
€Ìo n fià in Or urlone « ftra,tcncdofi le ginocchia in terra, ilquale co-
ll«mc
. ., f
h' Il dito indice in atto di moftpreiì cuore, è Si dipinge vecchia percioche in tal età d
iegno* che l'Òraiione fideue fsr prima col 'freqUenra più l'Otatione per edere più Vicino
cuore, poi co !abocca,&. il picchiare alia por- alla partenza di quello mondo,
ta, che i'huomo deue eller con l'Oratione im- Plut omnibus religioni operam dòn fenibus
portunojdc con fperanza di confeguire l'intcn coftuemt^qiiós pr^fefitit /£citU fionda &tas tran*'
co con lì p<^tfcueranza confidando nelle paro faóia defermt óicc Cipriano.
ledi Ch. iftò,clié dicono, Pétiu,& dabitur vo- Si cuopre tutta da capoà piedi con il man*
ifis}Qu£rìte,& inuemetis^ ¥ulfate.O' ayerictur, to, per dimoftrare, che l'Otacione non deue
/come fi legge nel i i-cap. di 6- Luca • ellere in p<ilefe,& manifcfta altrui, ma occul-
Oratione. ta, &infscretOk
V
,
N Sacerdote vecc'hio.in habito bianco Qmm orauerts, inirA in cubiculum tuit m> &
Notìficale in ginociihione auàti ad vn*- ora Patrem in abfcondito,
clattjo ojlio Pater &
altare con yn'incenfiete' nella deftra mano, tHHS, qui videt in abfconditot reddet ttbi, dice
(landò in atto d'incenfare» & con gli Occhi ti- $;Maiih. a! 6>,
4J^^ Iconologia
N E. I
Gli fi mette à canto il gallo • «(fendo
ilfìmbolo della vigilanzaionde S. Matt*
16. dice F'tgUatt» orate , ne intretis & m
tentahonenftSc S. Luca>al 11. f^igtlsti
0mm tempore orante/ * vt dtgni hoBea*
mini fuffre ifla omnia qua futura funh
O" fiore amefilium hominis
fine intuita mentis t dice !lfidoro W^ fmm, ben. me ella D»tuvalméte le brutte abhori ifcc,có
iab,3.c.8. k belle appaiifce : di modo che fc Amoi e pi
. .
45^ Iconologìa
ORIGINE Del Si^. Ciò.
D» A
Zar^tm
M O R
Capellini.
E.
neifonuito lo riconobbe, come fc perfonal. cap.x. cue picud,cbe l'occhio è turi a la cagio-
merte rjtre volte vedur'orbi;uefIe,il che non ne della malaria :;mrrofa qu. ndc i moitiili
haurebbeporutofarcfc non bautte cr/nce- fpcftoj & fifsodtizzcndo l'occhio loro all'oc-
puta nella mente fui l'imagine di .'ni figura ta- chio d'altri coniungono lum» con iumi.e mi-
i
tione ferri ma cap.4. djcé ìo,che gli fpiriti,che I^-^gr del Sole» e la facella, oltraefca; così il
fi generano daLcaldo del cuore del p^ù puro raggio di viuo Sole pafla per gli occhi noftti al
fangue, Tempre in noi fon tali .qual'è l'humot core per drittr»: fé bene, il reflcflo piace più al
del fangue. Mafi.Gomeqaeftovapordifìn- nobilifiìmo Cigno Pavthenopro Catafa nel
gue>che fichiamafpiritojoafcédodal fjn{»uc fuo fiorito difcotfo della bellezza de gli occhi
€ tale,qu:irè il fanguCi cofi manda fuora rag- comparfo in luce venti anni dopò che ptodu-
gi fimilii fe pftgli occhiicome fìneftre di ve- j, cefiTimoqaefìa Origine d'Amore. Si come
tro . Sole cuore del Mondo per quanto
E* il 9» (dice egli )percotendoin concauociiftaU
anco afferma Geiio Rhodigmo lib.S.cap.i^. „ lo rocchio del cielo al tiBetter del raggio
perlofuocitcuir.i>&corfo (pandieil lume» & >, cagionaiieli'èfca vicina fiamma» che la có«
per Io lume le fue virtii diffonde in terrai cosi. >, fuma, e fuoco che la diuota : cofi l'occhio
ilcu?rdel corponorttoper vnfuo perpetuo ,, mortale mentre co'i r?ggi delle mirate bel-
mouiméti"» agiiado il fangue à fé pioflìmo*, da »j. lezze nel concauo feno del pcnfiero pcrco»^
quello fpande gli (piriti in tutto-I corpo,& per »,, te^defta viue fiammelle d'aroorofo incen-
quelli diffonde le fcintilie de (aggi in tutti i M dio; le quali appiccatoti all'efca dell'alma
inebri maflìmamcntc pergli occbupcrche lo »}. à poco» à poco infiammandola la rendofio
fpirico cfscndo leuiffimo,agcuolméte falealle >, tributaria, &ancella d'Amore. Rifpon do-
pam del corpo alti(Iirae.c1 lume dello fpirito no che quell'occhio mortale non è chiaro fé
piùcopiofamente nfplende per gUocchi,poi- fia deir Amante che rimira, ò dell'amato» e ri-
cbe gli occhi fono fopra gli altri membri eia* mirato Solie.li mio occhio mortale di me ftej^
fi)
. . . .
4^0 Iconologia
fo,npn può pcrcotcrc nel concauo fena del ftolldo guardare à badò con gli cechi BCR m
miopenfiero. Ne meno l'occhio dell'amato terra prima che parli • Conplijs abwtdans V»
Sole può con fuoi raggi cagionare i| dcfcrit-
i
lylfes,
to reflelTo La pcrcoua, & la rtflcllionc fup-
. Stabat* fubtut autemvidebat in terramtetdis
poda n farebbe da oggetto e(ìtinfeco di bel- defixis.
l'occhio lucente) che mandando i Tuoi caggi Sebene leimaginitioni, &lipenfieri che
all'occhio mio mortale percola nel concauo in lefta ci forroianiOj& conccpimo,approualif
fenodelmiopenfìero: main tal cafo non fa- & ritenuti dalla mente cadeno poi nel core,
c«
rebbe tcflelTo, perche il raggio refleffo ritorna & vi refìano radicati tanto quanto nell^en-
Tempre verfo di chi Io mandai Se non dimora te in teda. Il Montemagno coetaneo del Pc^
doue è mandato: certo che tale (imihiudine trarca.
non è propotrionata, perche l'attione del re- Erano i miei penper riflretti al core .
fleffo iì fa mentre
raggio tirato all'oggetto
il Anofto in perfona pur Hi Sacripcnte
oppolìogli ritenuto da dura» e défa opacità ri- fenfìer (die e a) che'l cor m
'agghiacci ardi » , &
torna alfuofKÌtore.in cotalguifa fi teflctteà E caufil dnol che fempre ti rodct e Urna
ÌMuSc abbrugia i'efca che nel ritorno troua. Al Anzi dal core efcono le eliccurioni di tutti
contrario il raggio d'Amore vfa Tua forza bue li penfieri. Ma l'Amore impetuofo>&: violen-
intoppo non troua? ma libero camino» ne pe- to non dà tempo al penfiero, invn fol colpo
to arde con raggio reflsfIo,ma co retto»c fpic- d'occhio velocemente dritto paffa per gli oc-
garc vcrfo l'interno fpirito del core. In oltre Te chi al core,doue rifcde l'alme mezo del cor- m
i raggi della mirata oellezza percoteHero il po» come l'Aragna in mezo della (uà tela.Cal-
concsuo fcno del penfiero> e deftaffcro lui a- cidio nel Commento fopra il Timeo di Plato-
morofo incendio prima che nel cote*» il Pe- ne . Quemadmodttm Aranea in medio teU [ha
trarca non doueua dire refìdens fentit qualemcumque motum tnterius
Et au£rtata via per gli occhi al care » "Pel exterius faÙnm : fic anima in centro cordis
Ma per gli occhi ai pen(ìero»e dai penfiero al refìdens» fine fuisdifienponetotumcorpusviui"
core. Il fcat.& omnium membrorummotus dirigiti
concauo feno del penfiero è nelca* &
f0|i capelli fonogieroglifici delli penfieri>de gurbernat Nel centro del core fi fente fubii.
.
i quali s'orna l'^nima^e ricuopre k mente>per- to il moto d'Amore, ch'entra per gli occhi , e
chc l'anima fte(ra,per quanto detta Pierio Va- gli occhi come fineftre aperte non lofcntc-
leriano genera i penfieti,non meno che iì ca- no, fol il core lo fente, iui arriuaro Amore co-
po i capelli con cui s'adorna, e copre. La ra- me nel fuo centro fipofa,e ferra: Ildefiderio
gione» la iationnledifcorfiua,& la mente in che per gli occhi Amore infonde fi dilblla
capo rifede Plutarco nelle Platoniche que- nell'ardente fornello del core, doue l'alma in
.
fiioni. Jujìe natttra prétflantijftmam fartem dolce Amor fi ftrugge . Il Choro ài Euripide
fumm» ^AtHtt hco, rottone gubernatoris inflar tragico in Hippolito. O Amor^ Amor qui per
in capite collocata, £t Zenone in Plutarco me- octdos inpillas defideriumy introdttcens dulcenf
demo de pUcitis Thiìofophorum , Illa prin- anima amorem . 11 dolc« amor nell'anima, &
6eps animi pars in globo nojhricafitis» tanquam nel core fua ftanza è tuttVno, li Poeti>& Pro-
in mtmd» habitat. Li pen fieri però fi genera- facori in foggctti d'amore pigliano il core per
no nel capo» Petrarca ne) uionfo della motte l*anima,&ranima per il core. Hcliodoro nel-
cap. 2. la Hiiìoria etiopica libro terzo efsamina l'O-
£yeoui amor penfìermm neUatepa rigined'Amore affermando chela fola vifta è
nhauer pietà del mio Itmgo martire f cagione d'Amore , & che gli amorofi affetti
Latcl^acstcadipenficricomedapefogra* fono come cofa ventofa pet gli occhi ne) co*
SreOppreffa s'abbaila, i'Ariofto dcfctiuc Sa- re auuentati, il che none punto dalla ragio-
cripante- aClratto da gran penfiero» infenfibile ne lontano.percioche cfscndo la vifla piìì no*
come pietra piima che sfoghi il daol de fuoi bile, e piì} calda de gli altri noff ri meati,e (en-
lamenti. fi, è al bifogno più atta à riceuere»& dar palso
Lib.3.
Qual crudo Arciere traditor nemico .
eie nafte di piacer» e vien per lUàrde» lorum mtmfterio in animam ilUbentia > nefci9
Itfere il cor» fi come face dardo^ qftam fc iunfiis etta corporihus ipfts- per mixtio»
Céo i altre pumbr» difirugge^ e conquide, nem fortiuntur corporu cogre(ju,qui certe wanis
eftUnge iucundiorem . più à bado . Conciliata^
Nel primo ceczetco.
res enim jimoris Qculifunt Heliodoronel 4..
4^2 iconologia
tiale»poichequefto no arde non è ^óiìo ap- fona amata in qutlh paiTd :.è doppiamente ail
fc
due begli ocdhi ardent?» «ncdc ch<i lowanoi te t onde'fempte l>ratT»a pec^m'ggioc vniond
s'accende.fi djfronde>c f^^^rge «e gli anitn» de d'ag^ji «fi intorno al;'am to'lume*
tifguatdan'i: Onde Plutarco nel qufniu 5ira- Come tal hor at caldo tempo fnole •
Adirando il fol nel btWocchio Jereno ftruggono in amarezza per il fuo bel fole, che
Dal cor tanima ffanca fi /compagna cercano, e dcfiJecano.
Per gir nel Paradifo fuo terreno Per far lume at penfìer torbido i fofco &
poi trouandoi di dólce, e d'amar pieno « Cerco il mio fole :
per quefii eflremi duo ccmrarij, e mtffiy Nelqual prouo dolce"^ tante, e tali
Hor con vogUe gelate, hor con ^ccefe Ch'Amor ver farz.a à lut mi riconduce ;
CT felice-
Staffi cofl fràmrferay Voi fi raahbagha-, che l fuggir m'è tardo.'
Piencfonole dolcezze d'Amore, d'amaro lo chiederei à fcampar, non a rme anzj ali :
.
condo la ragione iSi Matfillio Fieno. Ag- Di quello mirto, doice amato, di morte, e
giungine qucllt,che neli'-émorofapalleftracf- vita,d'aliegrezza,& dolore, n'cfolamcn te e )-
che Amore è amaro camo lon*
fercitati fono, jgtonc il fot di due begli occhi» origine del-
tano dall'amaro oggetto , quanto prefente è l'Amore.
amar di lontano» perche l'amante lungi dal DiqaÀ fol nacque l'alma luce altera
fuo bel fole, per U priuatione di elfo ?iuè in o- Inique' begli occhi:, end io ho guerra, e face*
fcure tcoebre,& in continuo ramaricot dcfi- Che mi ct*ocono il cuore in ghiaccio e'n ,
canto, attefochc fi confuma nel fuo bel f;io- ancor medicina, 6c lafalutemiafctufolo,
la
co,& nella fiamma àlui.gtadita nella qua!e;:^!i pc'xche quclìi tuoi occhi per gli m.ei occhi paf
è più dolce il penarcche fuor di quella gioir.;: fati in fino all'intimo del mio cuoie nelle mc-
&cpiùdolcepeiche riuolgendofi nella piìr- dollcmic comnioueno vn'acctbifsimo inccn-
c : • t
LibioScconao. ¥3
àio L'ougine dunque d'Amore djll'occhio
. tem, & ea gw « vidimus tangere cupimHS»& abU
Dafce confotme à qael detto deriuato dal himus amore dolemestO" abfentes defìderabimus
Gieco. è quibus omnibus fiet,vt nos quidem feruiamus»
^
u<!lmor ex videndo nafcitnr tnortalihus . huic vero feruiatur Ecco che Socrate anima
.
Non farà vano quefto difcorfo.mà profìttc- di Piatone, confcffa che dallo fguardo fi de-
uole ogni volta» che confidctado l'affetto d*a- fidcra pafiarc ni tatto, &
che per tal dcfide-
inorenafca daivedere9edal cifcontro di due (io ancorché lungi dalla cofa amata, fi pati-
'
begli occhi, per non entrar nel cicco labeiin- fca dolori, & fi cade in feruitù d'Amore Ara- .
to d'Amore, chiuderemo gli occhi all'appa- fpade Cauailier del Re Gito hauendo detto
xeute fplendore delle roottaii luci : fé il dimo<? al fuo Signore che fi poteua mirare 5c feruire
rar con lo fguardo auanti vnafplendidà bcl- vna Dama feozafarfi foggetrp alle pafìTioni a-
lezzai ci fa incorrereneila malaria d'Amore :il .noorofe Nò rifpofe il Re cofa pericplofa
; ,
! fuo contrario» ch'è di tiaolgec gli occhi alerò* auuengacheil fuoco non di fubito abbrucci
tue, ci liberarà da quella» Auertt oculos tms*^ff chi lo tocca» & non di fubitole leg^e atdiao :
videofft vamtatim ; friggio è quel coniìgìio nondimeno io non voglio maneggiare il fuo-
dato in quello ^ratiofo diftico . co, nerimivare cofe belle j & à te,Arafpade
Quid facieSifacies Fen^rn fiveneris ante ì dò pet configlio, che non gli occhi in
fiflfi
feto d'Amore» e pregarono Atninta» che le fa* metta la fortezza,& offafcbi la fapienza',&: chi
ctHe federe auanci gli occhi loro (fì come tac- farai che s'adì curi fiilar io fguardo in cofe bel-
conta Erodoto ) li compiacque il Re * & eflì le ì Non guardò mai con buon occhio Augu-
"cominciarohofubitofenzamodeftiaàftendc- fto verfo Cleopatra, la quilc doppoia mor-
te le mani fopralepoppe di quelle: ciòad A- tedel fuo Marco Antonio, pensò (come tiié''
minta] patue sfacciataggine} & non meno ad cifce Suida) con artifìcio della bellezza fua di
Atedandro fuo figliuolo» il quale in bella ma- poter allettate l'Ani mo d'Augufto» mi egli
nicra fece partire il Padre>& partito che fu dif- tanto pia nel cuor Tuo l'odiaua« Se ordinò ì
fealli Permani* poiché fette (lati in regalato Proculeo, che vedefle di pigliarla, &
cuftodit-
conuitaauurcinandofì l'hora d'andatfi à ripo- la viua i per condurla in rtionfo, il che hauen-
^mana bciJezza corrompa la Giuftitia, fotto- C«// Sil^e^ amar pom tormento,
Edel
.
AnzÀ del mio : che dtueéi torcer gli occhi tcimence lefta dentro di Ìe> come da gtaue
Da lume .
troppo colpo ferito : cofi noi chiuderarap gli occhi al
Riuolga pur ciafcuno la vifta dalla poten- tifconsrodi due cocenti lumi, acciò per gli
zadiiaggid'vn rifplcndente Sole.sfugghi il occhi noflri non riceuiamo le iìammji loro
cifcontto di due bcgh jcchi, &
ponga menti, nel cuore» il quale altrimenti rimane oppre^
ai coftume del Garadrio vcccUo grande ma- ro>& fofTocatodall'opiiatione amoroCa, punr
f itÌmo> quale (per quanto narra Eliaio.Plu-
il to da pungente fìrale* &
arfo da folgori) &
tarcho nel (adetto fympofio,& Heiiodoco nel faettC} ftromenti militari d'AmorC) col quale
terzo libro) ammaeftrato dalla natuta»sà ch'e- parlando il Poeta, diffe.
gli filfa Io fguardo ne gli occhi di quelli, che Varine tue furon gli occhi : onde t'aeeefe
fono oppilatij ciceue ia fé Toppilatione di co- Saett'vfeiuan d'inutfibilfmc9.
OS S E Q-. V I o.
La teda fcoperta alquanto china in
attohuraile, diraoftta la fommiffìonc
di chi tiuerentemenre cerca con ani-
mo grato di fatfi beneuolo per l'acqui*
(lode gramici. onde fopta di ciò Te*
rentio in Andria così dice. ObfequtHm
amicos parit .
Tiene con la finifìramaAo legati il
Leone» &la Tigre perfignificare,chc
rOffequio con li fuoi mezzi ha forza
di domare Leo^i > Xigrr> cioè animi
fieri, altieri, & (uperbijcome ben di-
moftra Ouidio lib.i. de Arte amanti
di.
FleBitur eBfequio curnatHS ah éirhre
ramusy
Franges fiviresexperiere tftaf»
Obfequio trantmtur aqtnt : nec vinctrC
pofis ^
Flumina fi contrAi <iuttm raptt vntU
nates
O^feqmttm tigrefque domai, tumidofyié
leone s
Ruflicapatilatim tattrusaratrafitSi^
OS T I H AT t O » E ..
HVomo chefiàcon
d'età vifle,
fccpertaj& alquanto china hu-
latcfta
in atto
DOnna vedi'ta di nero con la tefia cir-
condata dalla nebbia, foflenendo con
mile,che ritirata la finiftra gamba in dietro>& ambedue le raanivnarcfta d'Afino^
tenendola berretta, è capello che iìa^on la Il vefìimento di neroic conueniente all'O*
defiramanotenghi legati va I^one>& vna ftinationc, perche come il pano tinta in nero
Tigre. nò può pigliart ahro coiore,cofivn'huomoo*
Si dipinge d'età vkilcpcrciochc in ella vili ftinato in vna opinione nosà volgerli per ale»
ritruoua mezzi> & il ronueneuolej
i no co- & na ragion e alla luce della verità dimo&ratagli.
me nella giouentù»chc ama> ftima affai& Haueràla tefìa^circódatadLnebbia, perche
d'enere ftiperiore ad altii, come dic« Ari- gli ofltnatifogliono vedere poco lontano» &
noti le nslla Re teorica però £fermano faidi nella loro opinionc;per-«
Gg ch«
. , .
466 Iconologia
che non e dubio effer cofa da fauio leuarH di quahfe fono buone non le mandano àfiiTc fé
opinione per eflcr talmente ordinato il noftco ree le pregiudicano all'bonore, & aiUfaraa*
Capere che ò per petfcttionc&numerogran-
Otto,
de di cofc perfette» ò per la poca luce>& ofcu-
rità del noftto intelletto nò fiamo mai à tal ter- GTouane grado* & corpulento>(àrà à giV
mine, che non habbiamo luogo dipaflac in* cere per terta> & pec veftiroentòpotti^
nanzi,& da tot la palma del fa pere noftro ànoi rà vna pelle di porco,& per terra vi (ara vn vb-
medefimi,con la fucccltione» che fi fi delle mero in(lrumcnto di ferro daacarelateriainai
cofe di tempo in tempo tutto pieno di fuggine
La lefta dell'Afino moftra la medefima igno Per dichiaratione della giouentiì) ideila
ranza, già detta eflcc madre delI'Oftinatione^ grafsezza, del giacere in terra, &
del veftiroc-
& fi figura ignoranza nella tefta dell'Afino, to delia pelle £ porco, di que(ia figura fetuf-
per quefto animale ftolidiffimo equal-
erìger rà la dechiaratione fatta della figura di fopra»
mente d'ogni cofa, fo disface ndofi» dei bene, foladiremo, cheé fignificatiuo dell'otto il vo-
& del malo moftrandofi fenfibile alla forza,ò mere arrugginito, come de negotij,& dell*at-
cordoglio, à differenza de gli alni animali^- tieni qiicTOhscdefirnb.chiartJ&tiWWicfsftì-
doil piiì importante negotio nofito far cofe
o T I a. )
appartenenti al viuere»& come non adopralh
Glouane grado, in vna cauerna cfcur3,fe- dofi il vomere viene rugginofojcofil'huomo»
dtndofi appoggiato col gomito fini- che iralaiciailben'opecare* dandoti in preda
ftcofopra dVn Porco, che fiadiftefo in terra, airotio fi cuopre, &
empie d'mfaraie. e di vi-
& con la medefima mano figratiil capo-, farà ti j, che lo rendono poidifpiaceuole à Dio, Sc
fonnacchiofò.. à gli huomini, e quefto otio non è altro che v-
Giouan€ fi dipinge, come quello , che non na quiete dell'intelletto, il quale non mofir»»
feà efperimentato hncoromodità della vec> do la ftrada di operare virtuofamentc a'fenfi
chiezza» anch'eflì fé ne fìanno fopiti, ò quel ch'è peg-
Gra(Topet li pochi penfieri,iqualinon dan- gio difcacciati dalla via cóuenicnte. Per que-
no noia per la troppa occupatione del penfie- fto difse S. Gregorio l'otio cfsec vnafepoltura
tòiSc dell'intelletto, alla dilatdtione elei fan-^ dell'buomo viuo» Se la Scrittura, che tutti i
glie per le membra. mah det mondo gli hàinfegnati Tono, Ne d
Siede in vn'ofcura cauerna*,percÌGche rhuo- prende in quefto luogo l'orio percontéplatio-
mo otiofo non è pronto an*honoreuoli»e glo» nc',come lo pigliòfcherzando con parole Sci-
liofe arcioni: onde conuiene menare la vita pione il grande, dicendo di fé ftefso, che all'-
ignobiIe,& tenebtofa. bora hauea men'otio che mai, quando ne ha*
Si appoggia ad vn Porco r perche Totioib uea piùabbondanzaj per dir quanto meno e-
Bella conucifatione de gli altri huomini i e fi- ra impiegato nell'attioni) tanto era più intéto
niile al porco, per la viltà, e dapocaggine fua. al contemplate.perche di quefto otio godano
E.opinione d'^Ariftonle* che quefto anima- iblo quelli, che conia Icttione de molti libri,
le nelU fifonomia fia il più incapace di am^ &
con l'intendete cofe altc,& nobili, manté-
inaeftcamento ditutti gli alrrranimali 5 come gpno fenza muouere altro che la lingua , ò la
l'otiofo che nacuta alcun lodeuo le eflercitio,, penna) fa pietà. la religione, il zelo di Dio, ti
si rende it»habil'e ad apprendere qual fi vo- cófortio de gli huomini, &
in fòmma quanto
glia difcipiin a ^ & fi cóme quefto iftcdo ani- è bene fca le mifètie di quefta vita mortale.
male ad alrro noi^ attcdc, che àfodisf^rc Tap-
Otio.
pèiiro della gola, & di Venere j, cosìThucmo
dall'otio dominato, fi dà tutto à contentare Ce
ftefio foddisfacendo a' proprij appettiti con
HVomo vecchio,veftÌto
à Mafchare & ,
di giallo dipinto-
à rraoerfo hauerà vna.
perdita della propria fama. banda berrctrina con vn Fagiano per anvcro-
Si gtatail capo àguiCa di colbrovcbe mal: nella dcftra mara vna fcCella di coloi biqio-
l^ono prender configlio, non hauendo impa- fpenta.&nell" nniftravn'ouatoiwcampocl'o-^.-
latola prudenza,fpeiìdendo la maggior parte ro: nelquaie fijj dipinto vn ghirro col motro^'^^.
iicl tempo nella deliberatione delie attioni le JnquUteValuptas
Otio,
. ., . . ,
tibfdwJ?s|oodO( 4^7
Om» Tace.
HVomo corpulento
arra con vn feudo
grafso , , à federe in
fcpi a,tiitto ricopcc-
Glouane con ghirlanda d'rjino in
bella
capcnellamanocieftra terrà ìa iÉrui*i
^tu di iiimIj, oc Uezze «rare da diuetfc bande» i1t ÌL-'luto,6c nella finifUavn fafcK; ò\ fpighedi
.'quaij che l'oda fia feudo ds tutti yitij Grafio i grano, come fi caua dalli fcritt di Psuf jnia
i
j ,7j{
^efto alk€rgo ; il grétte, forno giace abbondanza folo, doue la pace arreca à gli
. -.^Qm^it vn camoneorpMlerjf» e graffo huomini comodità di coitiuar la terra,la qua-
.
Xo feudo lipif no <i ficztejfnollta che rhuo-
tao otiofo fi lafcìa venire adofso tutte le cala-
le per la guerra rimane infecond?.,& difutile.
Queftovolfe cfprimere quel Poeta, quan-
^
-^
mità, prima che péfi a voJeitì Ituarc dalla pol- do parlando del Bue difie, che l'opre della \
tfonarja nel prendete il tempo, & fin che gii pace ci fono fiate infegnate. Et Minerua vieti ^,
.Teftaii^fiviueie>òfiacon ìode,ò ctjnbiafimo, lodata da Gioue nelle huole come vero Par-
con bonote» ò con vergogna, ò cori danno,
,9 to delia fua refta, per efiere fiata ella inuen-
òjcon vtilé»pococura il tutto. Et perche il mal trice dell'oliuo, come Nettuno inuentor de!
ilio infi^olito non bifogni guarirlocon lo fmi- Caualloefiendoi'vno per fufiìdio della pace,
nuucdel r*ngue,& col taglile delie vene, fi & l'altro per fortezza della guerràj perche il
contenta venire mancando àpoco à poco Prencipe dcue pivi inclinare alia pace de' Po-
con fua. vergogna; faftidio de gli iaroici> Se vi- polij che alla guerra) che folo ha per fine l'i-
tuperio della famiglia fiefia pace-, con la quale fi aumentano,& con-
Ofio . feruano le ricchezze. Però vi dipinge Pluto
za del v;itofenza l'abbondanza di pace, co- piedeftd-O nioftra, che in pace fi fottifìf.
Il
gli animi adirati, còme fi è detto più longa- S\ foftenta pccon quefià la fedC)
1 l'ho'? &
mcnte in altri luoghi nor di Dioj ilche fi mofìta col Calice.
Et la facella che abbruci il monte d'arme, L'olmo per non replicare moke volte U
fignifica l'amore vniuerf-le, & fcambieno- medefiraacofa,fidice cllerritrouatpda Palla-
Ic frài Popoli, che abbruggÌ3,& confama tut- &
dcDeadi pace, diquiete,& però prefibà
te !e reliquie degli odi), che fogliono rima- gliHebreinella vecchia legge, fià le altri ca-
nere dopò la motte de gli huamini. Per di- gioni fi vngeuano i Rcjche etano eletti pacifi
chjararione del Cornucopia, ne ferutremo di camente, acciochefi raccordafieto di viuerc
quelio:chehabbiamodetto ncllafiguta del- inpace,& inquiete-, queftaftimando la mag-
l'abbondanza. gior lode, che fi potere hauereà quei tempi*
fecondo il àtilOiRexvacifìcuymagnificatus eff*
Cg
1 PA-
. .
Icbm) logli
6. «xW
le fudetce medaglie della Pac9 alata di
Claudio Imperatore
L'cliuo è Tempre ft aro tipo di Pace^
con mtto the fé ne (ìa toccato più fo-
pra nelk feconda fìguta de'la Pace» ci
didendeieroo qui più apettamcie.Fin
fero gli antichi fotti allegorico fenti-
'métOiche tra Nettuno* e Minerua fuf-
fe contefacirca l'imponcrenorac alla
Città d'Atcncccnclufeto nelI'Aroopa
go che chi produceua più lodabile ef-
fetto percotcdo la terra mettefic il no-
me alla Città. Nettuno coltridctc per
produUe vn cauallo fegno
coITa la terra
diguerrajMinerua con l'afta l'olma (e«
gno di pace, la quale cfTendo ftata giu-
dicata più viiìe allaRepubhca,MineB-
ua chtfi chiamaua Ath«na diede il fuc>
nome alla Città d'Athene laonde gli -,
guerra: però con molta ragione furono battu Panonij> Dalmati . lapidi, &: d'alcuni Popoli
te due Medaglie di Claudio Imperatore con Galli, e Germani. Il fecondo dclb guerra na-
la pace alata perche la pace non è perpetua uale d'Attio. Il terzo d'Egitto,di che Suetoni©
:
cterna>ra3 vola» e fugge » auertimento efpref- e. I1.& più minutamente Dione lib.5 1 .Ma la
fojchc fi debbn cuftodite» e titcnet la pace co Vittoria d'Attio come nauale hcbbe corona
diligente cura:A!:ita vedefi ancora in vna Me roftràta d'oro,e nò di fiondi. Le fròdi dunque
daglia di Vcfpsifiano Imperatore con titolo della pace vniuerfaledcuófi pcrccccllcza d-
intorno Taci Àugu^A. tal titolo dechiara che antonomafia intedcre d'oliua attica d'Athene
non fia la Vitrona , come penfa Adolfo , Oc- doue hebbc origine tal corona-,fróde di MÌnec
eone fcordatofi di quantoìcride auanti> fopra tta Cecropia cioè Athenicfe chiama Lucano
Poeta
. ,
pinquum Orani Cecro^ùi prdUta fronUe Ali- Ouiciir. nel ùi letto libro de fafii chiami la Pa
nerm Meiiiano corrcttioric. Couimentatori
. ce nutrice di Cerere, e Cerere alunna della
che in queftopaflo d'Ouidioconf^)ndeno la Pace,&: dcfcriue i dmecfi andamenti della pa-
corona della Vittoria con quella della Pace, ce 6c della guerra.
particolarmente P: lo Mai fo dicendo Coro- Bella diu tenuere viro ; erat aptior enfis
nayiclrichO' trwmphaliaù ^Ù%o Promontorio Vomere ; cedebat taurus arator equo .
ejpirt, Ttouifi la pace jncorpnata alle volte Sarcula cejfabant ; verfqtie in pila Itgones ;
con ol U3, altre volte coi lauto.come nota VE' FaEiaque de rajirt pendere caffis erat
tìzzot nella medaglia d'Auguftò, doue la Pa- Sub tuga hos ventai : fub terras femen aratas i
ce (là circondata tutta da corona d'alloro > & paxCererem nutrita Pacts alumna Ceres .
la fudeita Pace Augufta di Vcfp-fiano nella Nel tempo dei! guetra fi adopera li ci.uallojla
i
deftra tiene la corona d*àlloro»Giouanni Ro- fpsda, la celata, la picca: in tempo di Pace, il
fino l'ha o(1ei:u;ita con Rofi adorna nelle fue boue, il vomere, la zappa, il raftcUo. Efaia c.2.
antichità Romane. Gonramtd'oliuain ma- quando proroene pace alle Genti dice che
no foleu. no Greci fui^plicare, è dimandar
i conuertiranno le fpade in vomeri, le lance in
pace, di che Limo deca terza lib.4. e nono, & falci Confiabunt gladios fuos in vomeres ,
.
0*
dccaquinia lib.v.Statio Poeta nclu xi i.The- lanceas fuas iti fakes. A'en leuabit geni con-
baide . £t fuppUcis arbor OIiha , Vifgilio E* tragentem gladium. nec exercebunturvltraad
neide vii. ' frdium. hltelìo in Michea cap.4. al contrà-
Centum oratareiau^ufia ad moenia Regis rio quando in Ioti fi pt rfusc^e la guerra Con*
Ire luùet.r/imisvelatos PaiUdis omnes cidite aratra vefira in gladios, €f ligones veffros
Dona^ ftrreìubet, Pacem^expofcere Teucris, in lanceas. La Pace con la coltura de terteni
l'iiìeiio Poeta Eneide 8. &
xi. Diodoro Sico- arreca rie. hc-zze. Ariftofane Greco. Pax O
lo. lib.i<j.c.io.6c Dionifi.) Alicarnadtolib.i, prAdiues* &
iugum conflans boum. Euripide
Rami dV.liua in mano dellaPace veggono p.*rimenti Gieco racconta i beni della Pace
nelle medaglie d'Auguftò, d'Othone, di Ti- fer»za li quali perifcc la vira de viucnti
to, di Settimio feuero, di L.Aurelio Vero,& Nunc bona qu& firn pacis inueni
d'altriImperatori . Corona d'oliua per la pa- Nuptias,fefta, cognatos- liberos amicos»
ce, *^idonio Apollinare nell'epirbalàmio. Diuitias fanitatem annonamtVinurrh'Voluptatti
jimborum tum diufi €omas viridantis Oltua fax conferì : qu& fih^c omnia defecerint »
Tace ltgat,neclit dextraStM federa mandat, Perijt omnis communìter viuentmm vita •
Monfignor B'ib Vef».ouoGtuccnfe nel va- Ma la guerra maledetta dalle MaàiuBellama».
ticinio delli facce Hi dV Carlo V. Imperatore. trtbusdetefiatai dice Horario, cagiona mali
Candida Pax dea cinget facra tempora Kegum connati) alli iudetti beni, Funefti fpetiacoli
Candida Pax proceres in (uà iura trahct. fanguinolenti, morte de fig'i,di patenti , d'a-
Habbiamo lufcrto ncila corona le fpighe per mici, pouerià, morbo, pelle» carcftja di tutte
(cgno che la pace mantiene rabondanza»on- lecofc pet fin dell'acqua molte^volre.non che
d'è che molte figure delta pace hanno il cor- del vino, con eftrcma malenconia di famiglie
nucopia in vna medaglia di Vcfpafìano Im- difperfe, & miferia di Popoli dcftrutti.
Per fe^
peratore battuta nel fjo fcttimocó(òIaiol*an- gno che pace efìingue la guerra fi figura
la
no del Signore 7S.U1 fi^^ura tienecon ladeftra ch'abbrugi il monte d'armi con la face,atto di
la patera, con la lin'ftrit h fpiga,parto,effetto, ridurla in niente» come che mandi irt eenerp
& eutnro tti pace, come dinota il fuo titolo le fpoglie de nemici vinti in guerra : vedefi v-
tACIS -EVENT VM Tibullo elegia x. na fimile Pace in medaglie di Vefpafiaoo ,^
Interea Paxarua colata Tax candida p-imwn di Tcaiaho defccitta da Adolfa Occone in co-
Duxit aratttras fitb tuga cuéèlì houei . iai guifa .
Tax alu't viies-. & fucoscondtaii vudty IMP. TRAIANO. AVG. qjBR. DAC. i. M»
Funderet vtnatotefta paterna merum.
TR.P.COS.Vi.P.P.
Vacebidensy vomerque vigent, athfflia duri
Alilìtis in tenéris ùccugài arma fitus , «,?.c^. oPTiMo pamcipi. pax;
Gg } Tacts
. , . .
47Q Iconologia
Tacis jìantìs typus dextra facem admouentis Diede à quefla figura vivezza» e fpirito in
polijs ea confiagraturus . A Volcaiio tipo dei vn fuo fertnonc il Padre Maeflro Gio: Anto-
foco, &
primo Fabro d'armi in Grecia infti- nio Tcmpioni da Faenza dell'ordine de Setui
tuirno gli Aiheniefi fefte di corfo con accefe Thcologo& Predicatore Eccellente Prouin-
faci, bifognaiia in tutto )I corfo mantenere la cÌ3le,&: poi Priore nellafua Patria co bclliffi*
face accefa, fé la Himma peciuajcó la fiamma ma fentézadi S^Agoftino de Verbis Domini,
fpenta> fi fpegaeua la fperanza della vittoria» ») ^axejl'vmculùtn j^moris , confortium cha»
quello vinceua» che finito il corfo fi ritrouaua f, ritaushAc ejlquA bella compefcitt fimultates
in mano la fuaface accefatfe tutti l'eflingue- „ tollit » iras comprimiti difcordes fcdat » ini'
uanoniilno era vincitore. La pace corre con n micos concordai
là gaerra> il fìn deMa guerra è la pace, fi com La Pav e con l'acccfa face abbrugia il mon-
bacte per la pace, &la guerra è caufa della te d'atmi.iaffrena, e toglie le guerre, le inimi-
pace, Salutilo Bellum Pacis efi-caufa finito il . citie, &
l'ire . Bella comp^fcitt (ìmultates tolliu
corfo h guerra rimane con la fiamma fpen- iras contprimit . Il vincolo d'amore» il confor-
Va, ceda ilfoco da lei attaccato, &
l'arder del- rio della carità, che acquieta le difcordie , e
le armi raffreddato : la Pace teda con la face concordai nemici, fi dimoftra per l'amiche-
accefa d'ardente Amore con la quale abbru- uole confbttio del Leonc,& della pecora,chc
gia, &
confuma le armi della guerra npofano in compagnia, tenuti ligati in vinco-
Tiene ligaticon vincolo d'oro il Leone co
,. lo d'oro d'Amore dalla Pace con la finiftra
la pecora, perche la pace vnifcc» lega in amo- mano del cote.
re il furor beftiaie c6 la manfuetudinejcangia vefìe bianca fu inditio d'allegrezza ap*
La
la fierezza delle Genti nemiche in amoreuo- prefio Greci, e Romani, li quali compariua-
vnaNitionech'abbociiua raltra,in(ie-
lezza 5 no Albati in toga bianca nelle fefle publiche.
me tratta
con humano comertio : attefoche Gli Antiocheni andotno fuor di Porta per fa-
Pace Ti dice vnaeguaglianza di moire volontà re honoreuole incontro à Demetrio fauorito
moftrata con fegni ef^eriori, il che fi dimoflra liberto di Pompeo Magno di bianco veflitl
nello fìare infitme del Leone,&: della pecora, con le corone m tefla,in fegno di publica al-
che per natura fono diuerliffimi di coftume,e legrezza per la fua venuta.
fi prend^e da Virgilio,!l quale volendo augura- Candidas vefles aliqui, 0' coronai gerebant»
re Pa^c, e tranquillità nel confai ato di Pollio- diede Plutarco in Catone Minore. Tcridatc
n é per la riafcita di fuo figlio, dille che gli ar- Rè de Partf,& d^Armeni pacificatofi co l'im-
menti non temerebbono per li bofchi U fieri pcrio Romano fu in Roma con apparato Re
Leoni. gio dall'Imperatore Netone riceuuto, tutta la
^ec magnos metuem Armenta Leones . Citta era ornata di lurai^e corone, fi vide nel
Anzi la pace, oc la concorde conuerfatione foro il Popolo veflito di bianco.Dione hiftoti.
bà domef^icato cffetiiuamenteinfierae il Leo co ljb.^5. Pvpului albatus laureatufg^certìs or»
nqqonla pecora-, Eliano nella varia hiftoria dinibus mediu forti tenutt. Niuna fetlatallegra
hbroprìrnQ.cap.z5>, narra per detto delli Coi più il Popolo che la publica Pace, che fcco ar-
Chenellipafcolidi Nicippo Tiranno vna pe- reca il colmo d'ogntallegrczza,peròle fi con-
cora partorì non vn'agueìlo, ò agnclla,ma vn utene colore di letitia:Non folo da Tibullo,^
Leon e, mentre egli faceua ancor vita priuara^ da Monf. Balbo è fiata la Pace figurata b^hci,
vincolo d'©ro per lo nobile, e grato liga»
li ma anco da Ouidio nel $ . dell'Arte amator j j
mcd^lla Paccdrendorvnione pacifica, pre« Candida Pax homìnes, trnx docet ira feras.
tiofaquanio.l*oro,& dell'oro produttrice, & Candida la Pace, perche deueeflctc lince-
cpnfei natrice -jcon faggia inaentionc dal Po- la ncn finta, e fJ mutata come accenna Caìfuc
fitiano viene la Pace rappresentata d'afpcuo. nio, Poeta nella fud'etta egloga..
»* Santo, rifpJcndentc d'oro .. CÀndida pax a^eratiVon [cium candida viittUt
^aieffasi fan^aque nitet pax aurea "fitdtu . Qualis fàtpt fttUx,
Inctletto
paceper ogni tempo finoua il
la Omne procuL vttiunr pmuluu cedert facis
^ol d'oro,.Calfurnio antico Poeta ncH'cglo- JujfUy C tnfanos clemtntiacondiditenjes .
pace»
Vace.
DOnna» la qual teug » in grembo IVccello
Nella Medaglia dt Filippo .
chiamato Alcione,& in tein à canto d'-
cffa vi farà vn Calloroin attodiftcappaificon
TTV Onn j.chc nella deftra mano tiene vn tz-
denti i genitali.
*^ mo & con lafiniftra vn'hafta.
d'oliuo,
Per queftafigura dipinge fipace acquiftata
la
L'Alcione è vn picciolo vccello>il quale fa il
per propria virtù, & valore,& dò denota l'ha-
nido alla tiua del Mare«Sc per quei pochi gior-
ni » che quiui fi trattiene ceHa ogni vento » S>C
fta che tiene in mano.
;
quillità, &
di^ pace onde nictafoficamencc Tede [colfita,
giorni Alcioni) il dimandftuano dagli Antichi DOnna che da vna mano tiene vn ramo
ne' quali il Tribtinale li qaietaua,& fi pofaua- d'oliuo,d all'altra ilCaduceo,& in vn'at
410 li Litiganti. tra fi vede convn mazzo di
fpighe di grano,
h II caftorei il quale perfeguitato da cacciato- & col cornucopia, &
con la fronte coronata
ti) come fcriuono alcuni, co' denti li mozza i d'oliuo
genitaliifapendo per quelli e{Ter da loto fegui»
Tace»
tato, è inditio di gran defidetio di pace,& am-
Nella Medaglia di Tuo
xnonicione à ferrar gl'occhi alla perdita di qual
.
che bene,& di qualche vtile, per amor fua DOnna che nella deftra mano liene vn ta
mo di palma, nella finiftra vn'hafta»
&
Et fi legge à quello propofito vna lettera di Sa
La Palma promette premio à meriteuoli,!**
{>ore fcritta a ConRantino, la quale Io eforta à
afciare vna parte del Regno dell'Afia per vi-
bafta minaccia caftigo à delinquenti , quc* &
uerc in pace, con rellempio di queÀo animale
fte due fperanza, &
timore mantengono gli
irragioneuoleilqualeper priuatlì di fòfpetto,
huomini in quiete, in pace &
ii caglia quelmembrotche lo fa (late inquieto pace.
Paà . Nella Medaglia di Sergio Calha con nome
DOnnagìouaneà federe,con la deftra ma- di pace fcolgita flà ,
del Prencipe ^\ fa la figura che fiede;non fi po- Donna che con la deftra ttianoàlìaVh ramo
tendo dar giuditiopublicofenza ftarà federe d'oliuo,& con la finiftra tiene vn'hafta con leC
forfè per conformità del detto d*Ariftctcle che icre . Pax fundaìactim P'er/iiy &
di tutte quC*
Gg 4 ft«
.
47» Iconologia
ftcpoirà il diligete PittoicclcgctequeUa,chc pe con qu(fte lettere,
ne vna folaiche vedrà meglio poterli Q>iega- Chiamarono gli La'ini Caduceo»pcrche«l
re la fua intcntione fuo apparire faceua ca'lcte tutte le difcoc-
die»& fò perciò l'infegna delia pace.
11 cuopurfi gl'ecchi col velo per non vede-
pre gl'occhi con vn velo per non vedere il fer- Vedi alle Beatitudini lafettima.
A R I M O N A.
la dcftiamano tcnghi vn compalTo, & nella & però AriHctile età per configlio alle com-
lìuiftravna borfa piena di danari legata» con munità, che s'vfi la parfiracnia, in quatta
vna cartella riuolta in bei giri con vn motto * maniera fecondo la iraduitione del Murerò.
che dicb i In melius feruat . Tritnum quident tjojfe oportet quantum ex qua"
PArfimoniaèvnadclie due parti principali que res ctuitas capttat , Noti effe dehent (um-
della libetshtà, che conlifte nel riienerfi dal- plus , quos fucit ciuitas» vt fi quis fuperuaca-
le rpefe>ch€nci. fono il mczo. MaiQrem itn[H neut extdlliitur , fi quii info maior njimarur,
OpM-
. . — . . , ,
J
_ US detrahunt Gofi li capi di famiglii deuono
, tn quantum atiqnid attribmmr aUcni^r^terfrà'^
'
no» & poi hauei riguardo alle fpefe,che fi Bruita dipìnge* percioché in cflafi coro**
fi
faono per cafa per tot via le mpeifluc, firn- & prendono molti viiij j onde Origene fopra il
nuiceqaelle» che fpno maggiori del douerc. Salmo 57JHomcl.i.dimc»ftr8, che la bruttez
irapeccioche diucntano più ticchi non fedo za della faccia, è figura del peccato difcrdina-
coloro, che aggiungono alla robb a qualche tamétc corameflo>& edendo la Parti^ilità pec*
cofa > mi quelli ancota che fi leuario dalle catogiauiflìmodell*ingiu(liiia,glificonuienc
fpefe , E in Seneca de TranquiUitate cap.9. rcfleie brutti{Iìm3,& abommcuole ad ogn*v*
apropofito della Paificnonia qu«ft'atrra bel- no, & Cicerone in* 2.. Tufcu Nihiltjlntalumt
.
liffimafcncenza, che cefi dice, Placehh au* nifiqued turpe t aut vitiofum efi .
tem hac nobts ntenfura, fi prius parfimoma pia- Il tener la dcfttamario ferrata & raccolta,^:
cumtfine qua nec vlU opes [uffictununec vtlfft* la finifiranefa,& aperta fign)fica,chela Par-
tispatent. tialità opera non fecondo la gm(^iti;4,Ghe con
Si fa di età virile, petcioche in qucfto flato fomniia pcrfetrid^ dà con ambe le m^nià
rhuomo é fatto capace di t3gione,& opera fe- ciafcuno quanto gli fi conuenghi , ma guida*
condo iVtile, & honore tadall*mtere(le,ò altra perueifa cauta » difiri*
L'habito fcmplice,& fenza artifitio,denota buifce ingiudàmente fenza hauere riguardo
che la Parfimonia è lontana da ogni fpefa va- al giufio,& al ragioneuole ) come befìifTimo
n.i»& fupetfluai onde fopra di ciò S. Ambcofio te ft (fic a Innocen tio hh.i.De vtìtitate xonditio*
ad Vcrcellcn. cefi dice. Nihiltamen mcejfa^ nis humand. Fos non mtenditiì menta caufa*
rium, quam cognofcere quod fit neceffarium . rum* [ed perfonarum , non tura, fed munerat
11 compalTo, figoifical'otdine, iMifuca in & non quod ratio diteti fed 'quod voluntas ajfeSlett
tutte le cofe»peccioche fi come il compaflo nò non quod fentiaufed quod mens cupiattnon quod
efce punto dalla fua circonferenza.cofi la Par- liceat» fed quod téeat
fimonia non eccede il modo deirhoflefto*& 11 tenere il vifo nuolto dalla parte finiftra»
DOnn ferrata,
che tenghi la deftca mano
a bruttai,
&
il braccio alquanto raccolto
figura, oltre il tenere lebilancie folto
che con la finiftra mano porgefle qualche do»
li piedi»
47.4 Iconolojgia
PASSIO ME T>\A
..,-.; hi
--^^^^.fi
pjf Qui^fuh hac UteUtfurtim dulcedine fuccoSy
D.Onna»che con vna nianvtfcne vnaver-, /ìdijcitidcciytntHsfaera data foculadextra.
.
P A t I ENZA.
D Onna d'età matura, à fedetp fo*
vn fafio) ceo vn giogo in
pra
fp alla« Òicon le mani in modo» che
&
m oftti fcgno di dolore, con li pie-
dì ignudi fopra vn fafcio di fpine
La P^ticnza fi fcuopte nel foppor-
tare dolori del corpo>& dell'animo:
i
de. Però fu da Sauij notato Catone d'animo er la virtù dell'anviìOiCome fono celebri pet
vile, perche \A3lfe vccidere feftedo, piùtofto». a dignità,
f= &
gran<|ezza eftetiote .-
che viuere fotte il gòuetno del Tiranno. Miquando bene non fuccedede che alla
veftimcnto del colore fudetto fignifica
Il Patienza fofsc guiderdone la libertà in quelìa
Patienza, per auuicinaifi molto al nero, il vita,come fi vede cofi fpefso.che là forza deli-
quale nota iti quedo propofito,mortifìcatio- l'acqua confumi il ferro non dobbiamo per^ ;
re, &
coireggete in quetla vita quelli, che a»--
giogo, è fignificatiCfò della Patienia, la
Il maic defider^ premiare neiraltra.
quale come fi e d?rVo,fieflcrc?ta Colo nel tot-
.. f- A, ìVi^B^ A^;;;i..;; . ,-
PAZZIA.
Il
•
1 I I li-. —— Il ll^-i—Il
moltigibrni rinchiilfe twlle foto cocciole fin- VN'huomodi età vitilcvcftito di lungo»
che viene il tempo à propofito dVfcir fuora .. &c di color nero, ftarà ridente, Scàca?-
^,. Patienza. u alio fopravn a Canna, nella dedra mano ter*
TpvOnnaveftiradi berrettino coti le mani là vna girella di catta, iftròmento piaceuole».
JL/ legateda vn paro dira nette di ferro,& & traftullo de fanciulli,^li quali con gtan fta-
à canto VI acqua
faià.vn fcogliojdal quale efca dio lo fanno girare ai vento.
à goccÌ3,à gpcciav éccada-fopra le manette La pazzia fi ccnuenientemente ncrmo»
di detta figura .. dò fopradettwvperche non èaltro l'èflér paz-
Per la quale fi moftra,che ad'vn'nuonio»chc '2Ó, fecondo il; noftro modo di parlarcche far
isà afpetrare ogni còfa fuccede féliccmentej& le cofefenza dècòròi&rfuór deicomunè v(b
ancorché i principi] di fortuna fianocatiiui, .degl'hiìomini per priuàtiohe elldifcorfofen*^
aiutati poi daqùalche faUorc del Cielo j che za ragione véfifictìfféj òflimoló'di Religióne.
non lafcia maifenzà premio-i metti dell'huo- Orridi- è» che'fi dice co nimurtc mente cfsei:
mciii vn puro nafceqitelbene,che molti an- megho efsèrcitare la'pazziàcòn moltii che ef-
ni fi era in vano defiderato^ Di quefta forte di' fer fauio con pochivpérche mifur^hdofì làno—
Patienza»e dell'efito felice>habbiamo de no- ftra fauiezJù d^la nolità c.ognitioné,& cono-^
fcendoiii
. ,
47^ Iconologìa
I A.
iplende»
PEC-
- . - . ..
MA conftnte col fe^fo all'attore Cvfe ua in pregiiiditio del fuo proprio Padrone»
Si fa ignudo>& nero,petche il peccato fpo diffe loro in giuditio,chs foito le tegole della
glia della gracia >& priua affatto del candore Cafa del fuo Padrone vi era grandifìfma
della virtù» (landò in pericolo di precipitare quantità di Nottole . llche eflendo iniefo da
per l'incertezza della Morte, che lo tira ncll gl'accorti Giudici j reintegrarno la Republica
inferno» fé noti fi aiuta con la pcnitentia} & di quel danaro» lodando l'accortezza del Ser-
col dolore. uidote» & dimandorno poi in alcune occa»
£* circondato dal ferpente, che il peccato fìoni il danaro col nome di Nottole*
è vna (ìgnoriadei Diauolonoflro nemico* il Ma da Romani fi chiamò pecunia dalla pe*
quale cerca continuaroente ingannarci con cora.Ogni loro facoltà e ricchezze da princi-
finte apparenze di bene > fperandone fem- pio confifteua in qteéiità di beftiame,di peco*
pre il fucctflòj che ne hcbbc conia prima rc,c boui» onde il peculio à Pccude fi dcriua
Te-
, .
47^ .
>,lcpno]logla \
me, peculato fu detto il publico furto, pei checon vn a sferza in mano, farà zcppj da vn pie»
ficoniinciòarubbarcilbeftiamc.primachefi con vna gamba di Ivgno, uiqOndUroaaffe
batteffcromotìeteirtRoma^fìpuniuanoide- vna gtancauctna,& fifiillen ci con fatica tat-
litti con far pagare due pecore, e trente boui> te le crocciolc.
pena riputata in quelli ccnipi^rauiilìrao per Fràh pcnitehtia,cla pena vi è quefia ^''^fe"
quanro narra Pompeo Fcfto. lì primo fegno, renza particolare» tbc la pen/tenua fi gendfa
che fi Cortìrnciiiflcà coniare n9lla zecca di ra- con la volon^tà, confc«fw dt Il'huomo, che &
inéFùIapcccBra per ordine di, Scruto Sefto Rè già fi duole de gl'crrou cooimenij ma h p:^lla
de lXo'iT)ani,& anche in argento feconda alcu e quella che •Igiuditioiòd'fr^i'huominiiò'di
ni, fi clic la pecunià'dicefi dalia Pecorai li ^
Dio,dà à peccatori fenzaftirrtolo di pcntimc-
ricchich'abondanj. di pecunia ch-nti nfi pe to.òdefidctiodifodjsfarecó Itr buone cpctt,
. coroiì come da Greci rioAt/V-t^ff^f. H^^^fiodo Per raoftrare adunque queftacirconftania
ncir.Òpera^» Ex Uhorihus autem^virt enadunt cofi impottantc>chc fi citcoua nella pena:fi4|i
,.,
y-,pccorófi,45c opulenti. Della figura de boni fi pingc hfua figura bratta d\ifpetto,in attoj|i
fvviegga t'Iucarco problenia ?p^4Ó. in Vale- &
gridarc>pcrmoftrarcildcfidcrrodijr3rrefift6-
iloipubltcola^.i^iinio ljb.33.x:ap.j,6<: pria>a za,òj)ervédicarfi per laviolézadel^iudic|è.i
boui, <5c pecore . Serutus
n'eì fib.i 8.c;ip.^.de Si dif>ingc eòo la sferza , e con lacjiambafìj
Rex ouium bouHmqite effigie prius as fignauit . legno » conofccndofi così che np'n pi-òcaml-
Boue d'oro è j1 Rig^o ignorante, fi come la nare difua propria volontà, &:'la fòrza altrui,
X)ioget^f inico vn douiuofo di pecunia fen oucro '1 giuditio Diuino , fp^fie vòltjp cotidd-
zadoitruja, pcorad'oco fu detto, ond'cl'A- cono l'huomo al precipitio, &
al a-etico de-
dagio ;^pi.ir»/^«A<j$". da Papinjano fu detto gno dell'anioni federate, al qtfalc fé Ijieomal
fphiaub a'ororda altri Causilo copeiito d'oro, volonucn fi camina,& con guai>non fi percfe
ci*argento.. affatto nondiracivo il vigoiCf perche illpme
'
' ' * '
D Onn.-^ f^i
ù in uttod'
brutto afpettOjCon bocca nper
gddare,coh habito mello,
cenni con i'afperto ro-lenconico e dolorofo,
Ja ccnfefsioDc con la faccia liuolia akielo in
fegno .
. .
„
mente.
fcgno di dimandare perdono,facédola però a* Il cilicio fignjfica ctie il Penitente deue
Sacerdoti a pprouati;& là fodisfattione con la menar lavita lontana dalle delitie,& notiae-
ccaticolafftromento proportionatoaila pena carezzare Jà carne. ^
teniporale>dalla quale fi mifiiraanc'ór il meri- La difci'plina è la correttione di fé fteflb,^
to di quefta virtù viua,evirale . lacroce la paiienza, per la conformità, che \ì
Pemtenzjt .. penitente acquifta con riftcflb Chafto,& per*
Onna vecchia, &. canuta ve ft ita d*vn lo difpreggio del mondo, conforme alle file
panno di-colòt bianco > tnà tutto mac- pacole,che dicono,$«/ non tolttt crucemfuam»
chiato,& ftia a (edere in luogo folitario n»pra & jequituY. me, non ^oteft meus effe eiifd^lùs,.
vna pietra,donde efca vn fonte>nelquaIc fpec
chiandoficol capo chino verfì molte lachii-
me dando in atto di fpogliarfi
P E NI TE N 2 A.
De[crittàdàAufonÌQ Gallo in que(ìi verfi,
La penitenza fvn dolore de* peccati piii
per amor di Dio > che per timor delle pene: il- Sum Deat cui nomen nec Cicero ipfe dedit .
«lual dolore nafcendo dal cuore fcerne fc ftef- SUm DeasquA.faBinonfa^i^ exigo pccnas» . .
fò.& la bruttura delle fueattiont paflate.e pe- Nemfc vt fosniteat fic. Netan^avocor .
rò fi rappiefcntaqueftu Donna che miradofi;
Oelfinte,&.vedendofi già confilmata dalla P E N S 1 B R 0. ^ ,
4^0 IcoRoIogFi
cerche fiano di materia fod«» e dura, e cosi è triga di modo, che fa perdere la fperaoza di
l'anima noftra,la quale ancorché fia immorta- e crefce per nuocer à fé ftefso con le
ftrigarfì)
Ie»6diuira nondimeno da penfierim varie par proprie forze 6c è vero, che alle volte il pea-
ì,
tepungono,e tormentano i penfieri Tanimo^- ftra il filo, il quale fu guida à Thefeo,& è gui-
che le (pine tormentino > &
affliggano il cot- da ancor» à tutri gli huomini prudenti per i^
pò dell'huomo, dandogli occafione di malin- fcire da' labermri,che porti! feco la vita noflra
conia, che (ì nota nel color nero della vede. mortaIe,& per mofìrare la nobiltà del penfie-
penfierim . ro,vifi pinge l'Aquila» vccello nobile, di &
HVomo vecchio,pallido,màgro,c malin- gran voto
conico veflito di cangiantccon capel-
y EHT I M E N TO.
li riviolti in su} con vn par d^ati al capo, alle &
fpalle, hauerà appoggiato la guancia fopra la VN'huomo» che Aia co ambe le mani ad
flnidia mano, e con la deHra terrà vn viluppo vn aratro* in atto di voler lauorare la
di filo tutco iHtrigato,con vn'Aquila appreflo. terra, e con la faccia guardi dietro con la tefta
•Vecchio (ì rapprefeQta»pcr efler ì penfìeri piegata in modo, che moftri affatto alien a tio*
p'm fcolpiti, e più potenti nell'età vecchiatche ne d'animo da quella attiene, alla quale, s'ei'a
'
nella gioueniù. applicato, 3c è conforme alle parole di Chri-
E pallido, nìagro>& malincònico, perche t fio Signor noftro, nel Vangelo
^èiiei:],& maiTime quelli,che nafcono da quat Temimentod^ Peccati,
che difpiacere, fono cagioni, che l'huomo fc
n'afHigge, macera, e confuma
HVomo vefìito di nero, fodrato di tanét
fìaràinginocchionc, percotendofi con
Il vefti.mento di cangiante, fignifica, chci la de iha mano il petto,col capo alquanto chi-
peiifieti fono diucrfi,82: da vn'horà all'altra ne no, con gli occhi riuoln al cielo, piangendo
forgono in&niii, come dice il Petrarca nella diroftamento» hauerà vnPelicanoà canto.
€an2,i7. Pentimento, è quel dolore, e quella puntu-
^ eiafcun pafo nafc^vn penjter nott» , ra, che tormentante affligge 1 huomo » pet la
Alatoti fìnge dal medelìmo nel Sonetto btuttczza,dishoncre,e danno dell'error com-i
fj. dicendo. meflo,giudicato dalla confcienzaj onde il Pro
f^olo em l'ali de* 'penfìeri al Cielo • fera nel Salmo iS.così dice. Non è pace nel-
Bt.ii Signor Bernardo Tado^ fopra drciò cosi l'ofsamie della faccia dei peccato mio.
dice; •
Il color del vellimento, il percoterfi it &
Se di pene gfamai candide, &
belle petto fignifìcano dolore, &
renderfi in- colpa
f^'ortiafle penfìermiet le [paliceli pett9% degl'errori commefiì, per le ragioni dette di
Ter inaharui al regno delle jlèllet fopra
Cel fauor di fetidi &
chiaro oggetto ? Lo flare inginpcchfoni mirando il Ciclo e
"Orftateu'horiche fian proprie di quelle, dimandar perdono delle ofifefe fatte à Dio per
€he di poggiar per l'aria hanno diletto» propria colpa.
Vfate àricarcar ti mondo intórni Il Pellicano dice S.Girolamo, che doppo
&
£t mirar oue tjafcfi more il giorno , hauer col becco vccifi ifuoi figliuoli, ftà tre
Però £>àic nel nono dell'Infèrno, dice che giorninel nido continuamente piangendo, il
Hpcnfieroèvnvclociffimo moto della men- che è vero efFetro del p€ntimentD>comc difsc
'
te, ii' quale vola fubitodoue lo volge l'inrea- il Rufcelli ncll'inrprefa del Cardinale d'Au-
tione , & e capace di tutte l'imagini palTate, gufla à fimil propofito : Delle lagrime parla
jrefenti, e future. Ouidio nel lib.p. dcHe Metamorf. ncH'Alle»
l'capcili riuohi in su, e la Ghifita mano alla gonadi Biblirrarmutata in fonte, per efscm»
guancia , fono fegni dell'elcuatlonc della pio, che quando ci vediamo giunti à penitcn-
mente, nata per la quiete del corpo ria di qualche noflro errore, debbiamo tifo!'
11 viluppo di filo intricato èfimile al pan- uercrin lagrime, per fegno, che fiame vera-
Ììero,rlqu&le quanto più s'aggira, tanto pia meo to pentiti.
«>oiiiplicfl,cc li fa t\iaggiore»& alle volte s'in-
PERI-
.
VNgiottane, chccaminando per via pie- Il camniare per via folta d'hetbette,& fiori
colo dd vecchio per l'audacia, ardite,& Vigo- qua, quanto in terra»- e che caminando noL
re,il quale la^fà,che precipitofamente fi efpon- fenzaconfideratione nobile, e viiruofà<òcHe
ghi fotto ad' infiniti pericoli fi cafba nel mare delle miferie^' ò nel precipi-
uane morfato da fcrpe in via fiorita, mi fa fou- La cannane dimoflra la fragilità della no«
uenitevncafofttcccfioà Bagnacauallo ad'vn (Ira vita, la quale di continuo ifà in pericolò»
Giouane il quale andando per vnx> ameno ca- efsendo che fi appoggia beae fpefso alle cofc
po con l'archibugio su la fpalla vide vn ferpe, &
caduche, fcali,^ non à quelle di vera lòde»
pigliò là mira per vcciderla : mi l'archibugio Se degna confideratione.
crepatofi vccife lut,& là ferpe fuggì, ilqual ea- Il folgore nella guifa, (hcdicémccidinjo-
foviuoenfampia d'inopinato pericolo fCi elc- {li:a, che non foloin terra,&n€ll'acque fiamo
gant craétc efpofìo nelXcgueaic epigramma.. (bttopojlli adlnfìniti pericoli,comc habbiamo
Hh. détto-.
, . . ..
4S2 Iconologia
detto; màinoltre.all'inclinatronedei Cieli.i no,nel quale temeua><iiraorirej come tifc-
quali mfluifcono 1 loro effetti per quanto pof- cifce Plinio lib.x.cap./.
(ono inclinare, & fi può dire, che il Signor P E R D O N O
Dio permette, che noi fiamocafti»
alle volte HVorao, che hauendo'l petto ferir*
gati per i noftri demeriti con gl'accidenti, 6c e'I volto, &
gl'occhi verfo il eie lo, $
auuengono, dicendo S.Pao-
difgratie,che ci nella de(\ra mano vna fpada nuda con \k
lo.Peccaiumautem cumfuerit confumatumgC' punta liuolta in terra, rooilra di far forza> 4:
tierat morteminè la potenza humana può far in effetto di fpezzarla T
refiftenzaallagrandezza.&poteftàdichidie Il petto ferito dimoerà l'offefe) le quali
ÌÌ
de legge, &
termine al tutto Nulltf^iouò ad : prefuppongono dal perdono .
V
Efchil lo Poeta Tragico d'andare in campa- Il fpezzare della fpada fignifica, che
gna amena perfchifareil pericolo della mor perdono fi depone Se lavolontài& la coi
te predettali, poiché vn' Aquila portando tra modica di fare ogni vendetta
gli artigli per aria vna teftuggme, la lafsò ca- 11 viforiuolto al cielo, denptail rrguarttì,
dere fopra il rapo caluo dell'infelice Poeta, che fi ha nel perdonare a Dio noftro I>ign<^c
credendofi foffe vna pietra » in talguifa & il quale ci dice DimittiteiO' dtmiteturvobis]^
incotfe nella morte in quel medefimo gior- alirouc, mihi vindiQamt &
ego retribuam . J
•
P E R F
Di
E T T
Pier Leone Cafella
IO N E. fi
%
to a communicate i propri) beiy,
fendo cófa più pcrf*ettà il dare, c1|b
il riceuere i benefìci)4oudc Iddiò«
che è. infinita perfettione, à tutti;
dàjuoniiceu^ndo cofaalcuna dir-
"-
le fuecreatuTc.
Il borabàffo, ónde efla*dcfcriue il
fc^PÉ
libro ?9.)che fatto il facrificioifi ba
gnafie vn circolo neiralra- e col Giti
gue delle vittimerai colto ir vn vs-
focon molta Religiciic, & qiicfio
era quella parola facrata,chc folc-
[^
^^K:."^ uanò proferire in Gì ecolTeleicfìKx
^mp^^^
cioèhaaerfinito,laqu3lditcuan cf
fere inoitio di Perfc'trif)nc,erscn Jo
Libro Secondo.
485
f E RI'E T V I T^A»» '.
TerfeuerAnXa
Vedi Eternità.
.':'«.;•' T^ Onna veftita di biancd.& ncrccbe figni
P,^-^,S,E e V T 1
O M E. -"-^ ficano, per edere
l'efttemità de' cclori",
D('inoa veffi«a del Còkjrcf del vet(3crame, P^'oi^olito fcimo, in capo hauerà vna ghirlan-
.iccoinpagnàioctìlcotct della qiiggine, ^^^'^'^t'^'ivelutcaUtimenti detto aroaran-
»>^ il eilà fmiftial tcnghi
alle^ inaile (xjtti l'ali
^o» 'j qual fiore fi confbrua coirò,
dapoi,che &
vaarca ftando in atto di Valer colpire^ ha- & fj^"'
S'' al"i fiori fon mancati, bagnato con
tìctà'h' pietìK' vB Cèkrodfiilò /^ ^ l'acqua ritorna viuo,& fa le ghirlande per l'in-
• Il coror del ver'deiame,& della ruggine, fi-
uerno,& quella fua perfetta natura gli ha tro-
griifica ilfinc della Perfeclitioncche è di con '4^*° '' nome deriuato dal non marcirfi mai,co
dlmac aktuÌ3 dannegtando»òncli'honore>^ fi la Perfeueranza fi conferua,
mantiene, &
nfell^ rdbba-. ì ... • .nello fìaro,^ nell'effer fuo Ab^braccia va'Atf
.
'"
L*aJf,figtìific^attó>chck Petfecuiione è fem» loro. Albore il quale è poftodal Rttfi:elli,cq4
me pretta, & veloce al roaleàJtrui me ancora dal Doni per la Peffeueran7a, ri^
Tìènel'àreo per ferire etiamdio di lontano
' guardando l'effetto di manteneie le frondj^Q
còtTpàtòlé malediche. »
"
'
la fcorza Tempre verde
Il Cocodrillo le fi dipinge appreffp , perche Potrà ancora farfi detta figura vcfìita di tur
perfegiiita, e vuol giierraìolo con quelli» che chino, per fimiglianzft del color celcfte,il qua
fbggonojcofi la Perfecutione nonfi puòdi- lenon fitrafmutamaiperfeftedo ,
fercitàtaihperfoh3,ch^e noni vòglia, òinon fi Come dipinta nel Pala7z.o del Card.
cari di refiftere con le forze proprie. Però Per- ' OrJtnOtàPafcjuino. •
là-virt-ùj'che'fi conofce quando il vitio gir dà La lingua per cfTer il più principale, & più
occafione difarrcfiftenza, perde se ftefla & neceflarioifiromenro dapetfuadcre altrui, fi
la perreueran2a, lafciando le buone opercco- dipingerà nelTacconciatuta della tefta,che fi
me il fanciullo fpinto non può lafciare il ramo faccua da gli Egitij Antichi, per dimoftrare le
della palma, dal qUale ttà pendente, & lonta- parole» e la perfuafion^ fepzaai^eofc^PìCOn
no da cccrajcheinfieme cJon efio non lafci-sn- l'aiuto della natura. -, rr ìi?rtr :<. •: ,
foia la vita cadetìdo. Però la perfeueranza, Permofirafe poivn parlare -aiutato dà mol
cernie difle Cicerone nella Reitorica, ficon- to eflercitio,& da grand'arte> facevano vn'oc-
«apbne alla.pcrtinacia,&. è vna fermezza, e chio alquanto fanguigno,pcrchecomc.ilfan-
Stabilità perpetua del voler noftro,retta,e go gue è la fede dell'anima, fecondo il detto d'al-
uernatadhlla ragione in quanto è necellaria cuni Filofofi, così il parlate con arte è la fede
airaitioni honefìe dell'hucmo « delle fue anioni, e come l'occhio è firelha,
•onde ella vedei. oofiiif ailare è fincOro, cncfè
'
'H h 2 s^^tW"
. . . . .
4^4 Iconologia
p E R s V I O N E.
vccfura da gl'altri
D Onna veftita di varij.colóti»
con vn Mantice in mano.
La petturbatione nella vita deirbuoroo,ha
Le ligaccie ddl'oroper Ja vita diruoftrano fcedaldifordine delle prime qualità nell'ani-
clie la pcrfBafìonc non è altro, che vn'efler cat ma naifce dal difordine delle opinioni de Ma-
chiato ad altmit e legato con la deftre^za«;c gifìcati,e de' Popoli-, talché col difordine fi ca-
foauità dell'eloquente parlare gionate fi conofce il confufo ordine delle per-
L'animale ditte faccie moftra la nece(Tìtà turbationi, non efTendo altro difordine » che
di tre coftsche deue hauere colui» che dà luo- difunionc&inequalità. Dunque la pettur-
goin fé ftcflo allaperfuafionc ^ prima deue et- batione nafce dall'io equalità-, dcbe fi moftra
ier fatto beneuolo, ilchc fi moftra co la faccia col Mantice, checol vento fbuetchio defta la
ói Cane> che accarezza per Tuo interefle De- calidìti del fUoco^e roaggiotmente l'accende
.
lie ancora farfì docilcicioè che fappia quello &oue non fono motiuicontratiinoti puòef-
che gli fi deue persuadete, ciò fi dimoftta con ferpertufbatione però la mefcolanza deco>
*,
la Scimia) che fra tutti gl'altri anitnali pare lori moftcaconfufìone delle paflìoni
che capifca meglio i concetti de gl'huomini.
Ancora fi deue far attefìto>e fìdimoftra ciò
PESTE.
col Gatto che nelle foe attieni e diligcntiffi- Oueropeftileiirìa»
ino &
attentiamo, Tiene la corda di detto a-
DOona veftita di color tanè ofcuro» hs*
con ambi le mani-, perche fé la pcrfija-
fiifflale ueràla faccia fmorta, & fpauenteuole»
fione non ha qucftimedaggierijònon fi ge- la fronte fafciara,Ie braccia, e le
gatnbe ignui
nera» ò debolmente camina de la veftc farà aperta da fìanchi,&:pei l'aper-
tura fi vedrà la camiTcìa imbr3ttaia,& fporca,
PERTINACIA. patimenre fi vedranno lemamtnellc anch'ef-
Onr.à veftiradi ncro.con molta hedera, fe fozze, & ricoperte da vn Vello trafjpafcnte*
che ^ìi n afe a fopt a il vefìito, &
in c^o ^ a* piedi d'ella vi fata vn Lupo
U
. ,.
fìe.il quale vedeua fopraftare>*& lì sa a tépo di di rofe incapo, veftito di vet'de.e molto orna-
{erte vederfi per le campagne più Lupi del- ìOjCon vn'Icide,che da vna (pilla all'altra, gli
"oidinaria. circondili capo^-, con la mano deftra tenga vn
filo Verde con molti hami ad cffó legati, e nell»
Peflrò PejìUentia'.
D.Onoa vecchia» macilente, & fpauente- (ìniftra vn mazzo di fiori ,.
ofcuri, farà veftita di color bigio, fparfod'hu- uo, & mondo criftallo, per lo quale tra(pari*
mori, e vapori^ di color giallicio>ftarà a federe fcono belle,& chiare tutte ledélitie mondane..
Còpra alcune pelli d'agnelli, di pecore, &
d'al- Perlo volto bello) e ridente (ì ditnodra, che
tri animali, tenendo in mano vn flagello con dalla bellezza deriua il piacete ..
4$^ Iconologia
prift ante de* pia€eri>perche quelle han no foalegra laviftai che gl'altri colorì non fanno* »>'
uè odore» & rapprefentano le foauitàde' p^a-^. quali s'auuicinatio all'eilrerao •
ceti amocofì* come, ancora la loro debolci & Gl'hami fono i vatij aliettamenti>che nelle
corta ducatione .. cole piaceuolidel mondo fì ritrouano appefi
TI vedimento verde conuiene alle Giouen- al verde filo della debole fp eranzaifentendofi
tù,u ai piacere» perche emendo il color verde- atfìhele pontucc della con(cientia, fenza che
il più temperato, fra il bianco» &il negro ò. l'huomo fi fappia torre dal dolce mganno
fra l'opaco* & il lucido de graltri> (ìa in se la L'Iride è inditio della bellezza apparente
perfetta.mjrura^ell' obietto alla virtù deK ve* delle cofe mortali» le quali quafi neil'apparire.
dere ptoportipnata» che più,confotca> e cai». fparifcono» e fi disfanno
P I A. C E R E..
i capelli»iDa iafciargli andar negletti» & fenza che in tal Anno comiaciauano i Giouani à
gu-
. . . .
rioterminane ne' piaceri , ^ nelle delicatezze di rodo con vna fiamma in cima del capoifi
delviuere. tenga la mano finìftra fopta il cuore*e con la
La Sirena > mo(lra)'che<ome ella inganna ^déftra vecfi vn Cornucopia pieno' di diuerfe
col canto i Matinari>cofi il piacere con l'appa- cofe vtili alla vita humana .
V Enere Veftita di nero, honeftainente, Torta l'ali, perche tra tutte le virtù, quefta
.cinta con vn cingolo d'oro cfnato di [principalmente fi dicei^oUre>perche vola da
gioie, tenendo nella deftca tnano vn freno , e 'Dio, alla patria, e dalfa patria a* parenti, e da
nella (ìniftra vn braciolare da mifuriire. Ipatenti à noiftéilì contmuamente
Per fignificare il piacer honefto > Venere La fiamma, che l'arde fopra Ilcapp,fignifì-
vien chiamata da gl'AnticTii Nera, non^pèr al- ca la mente accendetfi dall'amor di Dio, ^1'-
tra cagione» fecondo, che ferine Pàufdnia nel- 'efiercitio della 'Piétà>che naturalmente
afpira
l'Arcadia, fc non pèrche alcuni piaceri dagl'- alle cofe celéfti
huontìni^foglionopigliarcopertamcnte, &
La mano finiftra fopra'la banda del cuoret
honeftainente di notte, a differenza degl'altri 'fighifica,che rhuorao pietofo,fuol dar inditio
animah, che ad ogni tempo, e in ógni loogofi della fuacarità,con capere viue,e nobi]i,e fat-
fanno lecito il tdtto. . ,
te con inténtione falda , Se perfetta ,fenzao-
Dipingefi col cingdlo,cotne è defcritta Ve- ilentatione ,0 defidèrio di vana gloria \ Però
nere da Horaero inaila luoghi dell'Iliade, per dicono alcuni, che per leuareogn'ombraalU
raoftràrc> che Venete all'hora è honefta, e lo- Pietà d'Enea, Virgilio,con gl'altri Pocti,difle
deuole» quando fta riftrctta dentro a gl*oidini la gran d'opera dellafua pietà,e(TerfielIercita«
delle leggi, lignificate dagl'Antichi, per quel taffàl'ofc urica della notte.
cingolo-, e dipoi fi dipinge il freno in mano » Il Cornucopia, moftrà, che in materia di
e lamifura perche ancora dentro aUi termini Piétà.uon-fi deue tenere con to'delle ricchez-
delle leggi, i piaceri deuonoclTefe tnoderaii,c ze del mondp,il che bà mdftrato come fi fac-
ritenuti. cia,con fingolaréfiempio fra gPaltri nelle mol
ÌJlApERE 'VANO. 'te penurie de' noftri tempi di Roma,il Signor
48S Iconologia
P I E T A*.
pietà.
OVan
gnifìcac
do gl'Egitti)
la Pietà
volcuanofi-
dipingeua*
i
Libro Secondo.
4$^
PIETA^ DE FIGLI VOLI VERSO IL PADRE.
VelSìg.Gio:Zar4ttinoCalklìmi,
io Quinto,& M.Attilio Confoli Romani,okre letto, ha più difcrcttjone di foto, & ooaggroirc
l'impunità rimelTa al reo dediccrno vn tempio pietà verfo iifuoi genitori.
-alla Pietà in quella parte iftefladi prigione,
oue occorfe il cafo vicino al Theatro di Mar- PIGRI T I A.
cello, come dice Plinio, che a dello è cafa DOnna» con faccia , e fronte grande» e
degli IHuftrilTìmi Signori Saoelli, is qual parte nafo grofìc,conlegambefottiIì»fiaHLa
ài prigione dcbbeeflere tra quello Theatro, federe in terra . L'Arioftp.
è Santo Nicola in carcere. Narrafi tal cafo Dall'atto la ^igritia in tèrra fiedet
da Sefìo Pompeo, & Solino in perfona,d'vna Che non ptto andare mal fi regge in frcdf »
figliuola di baila conditione verfo il padre ,
che verfo la madre, dice che fuccedc Plinio P(gr/ifw.
lib.7.cap.36.& Valerio MafTìmo ljb.5.cap.4.
ò padre?, e madre, quefto poco c'importa, che Donna fcapig)iata,terrà capo chino, fa-
il
tenendo
èil medefimo atto di pietà ,'fc benedall'iftcflo rà vefiita d'habiio vile e rotto,
Valerio Madìmo cauafi , che fu duplicato ambi le mani in fcno coperte, & piedi vn fo» i
pr»
. . .
4po Iconologìa
pta l'altro, 5c acanto (lard vii'AHiio a giacere» legata dietto à gli orecchi» con vna catena '<f«^
oucro vria Tartaruga oro al collo» dalla quale penda vna mafcheca •
Edsndo la denominatione di pigro epiteto &
habbia fctitto nella fronte, imitatio • Tetra
deli'InuetnojLagioneuolméte fì fa queOa figu- 'in vna niano il pennello, &
nell'altra lataoo«i
ra della Pigricia fua coibteraleCigiia*. perciò* la» con la vèfte di drappo cangiante, la quale^
che come iTcalornèllt corpi humani è cagio- le cuopra li! piedi»
'
&
a' piedi di ella fi potran-
na del moto» e delle pteCle attiot>i> così all'in* no fate alcuni ilkomenti della Pittura»per mo-
contro il freddo fa immobilità* ftupidezza»car- fìrate che la Pittura è elTercitio nobile , non Q.
dità,efomiglianti effetti. potendo fate fenza molta applicatlone dell'in^
Sta la detta fìgucacol capo chino; e (iede telletto, deUa<]uale applicatione fonocagio-
tenendo le mani, &
i piedi nella guifa, che s'è 'nate,&mirurateappre{Tòdinoi,tutteleprofcC-
detto i perchcgl'Egitij fcome rifccifcc Pierio fioni diqual^ vogbafoite.non facendo l'opre
'
Valeriano lib.xxxvr. dclli faoi Geroglifici) in fatte a cafo, quantunque pctfettiiTtmoalla lo-
quefta formaiapprerencorno» volendo fignifi- 'de dell'Autore, aitriroente, che fé non fuUero
car che l'huomo pigro è còme immobileie pri- ^fuc^
uo d'ogni forte di buona operatione^ Si dipinge quéfta-imagine molto ibella, &
Attefo che la manò{ciolta>6<: in apérto'pale che la bellezza noti^nobiTtàj fi vede, perche P-
fata-,gl'£gittij fignificauano i'opcra,J*autiorifà> vna, &
l'altra è perfettionc»&Tvna»& l'altra.
& la potéftà,mà per conttariovolendo denota è degna d'Imperio;
'
^
fecondo il detto di Ho-
te vna perfona'da nullat& da poco>& pet otio« mero» ambedue piacciono,
'
&
dilettano,muo-
« pei pigritia aggranchiara» fìgurano le mani uono»& innamorano» ma ]'vna,che è corpora-
fueinfìememeneinfeno» &à federe, ilqual lejprimieramentei fen fi, l'altra che è intdiigi-
geOo è veramente di huomo dapochifIìmo,& bile l'intelletto'; anzi non pare fono fimili>mà
vilidìmo: ondeé negli adagi)' martum fuh.paì- l'iftelTa riputatela molti 'Filofofì,& volgarmen
ito hahereptoatxbiot dice <\i ciiell«»chc marci- te fi fuol credere»' che dóue fono belle qualità
fcono oeli'otio Se che fono perfoneiredde , & del corpo,vi ficnoper lo più quelle dell'animo,
pigre . E però AnafTagora dille > che l'huomo &
doue è bellezza vi fia nobiltà.
paremolcopiù fufficicfite di tutti gl'altri ani- I capelli dèlia tefìa fi fano neri,&groflì,per-
mali > perche è dotato delle mani» quei detto che flando il buon Pittore in penfieri continui
replica Plucaic o* neArìH^ Io tace. deli'imitatione della natura,& dell'arteiia qua
IlcapòfcapigliacoilavéfleH^ile) e totta» de- to da pròfpettiua,& è ogetto deirocchio»& per
'
nima>& quanto al còrpo, perche non acquifla cura,& malinconia,che genera poi aduHione»
vinù, né ricchezze^ jièlionore-, come ben di- come dicono rMedici»dalla quale naturalmeo
<49e Efìodo in qucHa fentenZa. le ne gli huomini con molti aitri,quefto patti-
Non enim pigervir impletdomum colate accidente fi pteduce
Neque diffèrens (ìudium fané opus auget Sarannoi capelli hitfuti,&fparfi in alio, &
Sfwjer eii(J€rtns vir damriis luìlatur. - in diuerfe pani con che apparifca-
anellatute»
Le il dipinge a canto l'Alino a giacérciélTen no prodotte dalla negligenza, perche nafcono
^doquèfto animale reputato'da mólti affai pi- quefti eileriormente dalla te{la,come interior-
gro, come dice iKbpradètto Picrió nel lib.xij. mente ne nafcono i penfieri» & in fantafmi*
£t il mede lìmo>dice> che unifica la Tarta- che fono mezsi come alla fpeculatione , così
ruga al lib.xxviij. ancora a U'opete materiali
Le ciglia inarcate , mofltano marauiglia»
P 1 T T V R A. & veramente il Dipintore fi efiende à tanta
fottileinuefìigatione dicofe minime in fc l^e^
^ONNA bella,' con capelli negri,& grof- fé per aiuto dell'arte fua> che facilmente n'ac-
fparfi, & iitorti ÌQ d^uerfe manierc9
fi
quifta marauiglia» & malinconia.
icon le ciglia inarcate» che molkino penfieri La bocca ricoperta è inditio»cbe non è cof
^SEi^aliichi , iì cuopic la bocca convoafafcia Ut chegiouiquaatoit filcntio , & la folitudi-
ne,
. . . . , . . . ,
Gli anelletti delia catena, moftiano la con-- Sol da colorii econ lo ftile imprimi
formità dlvnacofatconiraitca 8c lacongiun-^ Ouunque opri. man dottai e pellegrina o
tionCf perche non ogni cofa* come dice Cice- Ogìfarte a te con gran ragion s'inchinjt»
rone nella fua Rettoricaiil Pittore impara dati E
fenzate non e chi quelle flimi •
Maeftro) ma con vn^ fola ne apprende molte:» Odi loro maeftra, cne fublimi
venendo per la conformità * éc fìmilitudine; Uingegno human^he a loro s*auuÌ6Ìnal
congionte-, &
incatenate infìème .. JD'olci fai merauiglie, e dolci inganni
Le qualità dell'oro dimoftrajche quando la^ jipporti^à chi iti vede» onde a la mente
Pittitura non è mantenuta dalla nobiItà>faciU- Rendi jìuporefopra cgn'altro oprare
mente fi perde» 8c la roafchera moftta rimica«- Che nata alhor perfetta, immantinente
tione conuentente alla Pittura». Fai cofe per durar molti» e molti anni,
Gli antichi: dimandauano imitatione qael1 Fatte dal tempovie piìt illufiri, e chiari J
difcotfo} che» ancorché falfofi faceua con la.
guida di qualche verità Cacceffa»Sc perche vo* EL
A N E MrE.T R I A.
leuano che que' poetila quali mancaua quella
parte»non folTero Poèti tiputatijcosi non fono DOnna
in vna vagha» 8c bellifiìma Cam-
«
da riputarfi ìFittori. che non l'hanno efsendo pagna» che con leggiadra dimoftratio*
•
te, per mezodelii quali fà,poiche amen te in- I Planemetria carte geometrica la quale mi*
tende le cofe figntfieate, &.non e altro il- pia-- fura la lunghezza» éc, larghezza di qual fi vo-
cerei che fi prende dàU'vnajSc l'altra dì quelle glia fuperHcie della terra>& anco dimoftra per
profefiìbni, fé non
che à forza d'artequafi con l'aree militare il pigliare le di(lanze,larghczze»
inganno della natura s ,fà l'vna intendere co'.' & lontananze per doue l'huomo non fi polla,
fenfi» & l'alerà féntire con l'intelletto . Ha bi- accollare» &èànco quella che mifura qual &
fogno dunque fa Pittura della imitarioneds voglia cofa in. piano» che fia ié fue fuperfif ie
cofe reali, il che accenna lama(chera>che.è:ri-tanto picciolé» quanto grande» che perciò gli
ttatio della faccia dell'huonK) . 'm ìttc a canto l'Archipendolo »
fi
notate nel difégnoaumtichedia mano a* co- dette>& quello baderà intorno à quella figu-
lori» deuino ricuoprirfi > &
celarfi nell'opera
.
ra pcrhauer in parte detto nella figura della
compitai &
come è gran d'aite prcfló a glNO— Geometria delle fUe qualità-.
catori faper fingere di parlar fenz'arte^ così;
prefso à i pittori faper dipingere in modotche -
4^a Icoaalogia
N E M E T H :
fecondiride'^concettK Se dell'iatxeiido»
ni»che fono l'aoima della Poe&i
E penfofa,& infìannnata nell'afpec*
to> perche il poeta ha femptk l'anima
i detti ifìromenti fi pofaranno apprenb di potrebbe alla fua cafa dare quell'Epiteto» ch(
cffa. Pcencipe deli^ Romana eloquenza» died(
il^,
Poeta», fecondo P!aione>non é alsto» ch'è- alla cafa d'Ifocrate Iiiuftf& Oratoc d'Athfii
fyre(TìoDe di :ufe diuihe eccitate nella mente ne: Domus Ifocratis quafìltidusqtùdaf», at*
da furore» & gratia cele (Ve que officina dicendii di vn'altta con&tmò l'i*
buomo, ancorché rozzo è alterato dalla fua Domus Ifoi ratis offìcinahaifitieloqftemid ejf»
dolcezza, & tirato dalla fua forza Si come dunque è fiata tenuta la cala d'I
Si corona quale ftà fémpre ver-
di lauro, il focrate fucina deireloquenza»così bora la ca<
de» & non teme forza fulminecckfte» per«^
di' fa del Crifpofdo» e tenuta fucina d'eloquen-
"
che laPoefiafà grhuomini immortali, gli & aa,& d'ogni arre Iiberale,ouc concorrcno
aflìcura da colpi del tempo,iI quale fuol tutte lauorare fabri di gran valore» &
d'onde alll
liecofe ridurre airobliuiQnc.. giornata n'efconoopeccdi tutta pei'fettionc
Laveiìecon le ftelie» fìgnifìca làdiuinità». Se ecccUcDza »
p«i conformità di quello»- che difsetO' i Poeti
baucr origine dal Cielo
l^ tDamuielk piene di latlCA moQiano ìst
J^OC'
. . .
D
tenga vn libro»
Onnc:>con Pali in teda»
nata di lauro* con
&
con la defìra vno
coro-
la finifìra
poefia .
potrà dipingere, fecondo
SIfocommune* vn'Apollo ignu-
l'v-
494 Iconologìa di
TOEMA SAT U^K ICQ.
HVomo ignudo, con
ua,ardiia,& che vibri la
faccia allegra, lafci-
con vrt
Iftiguflj,
p o VERTA'.
In vno c'habbia bell'ingegno
TicCo in mano, 6c vifiafcritto il motto, /m-
dcm ctifytde figo-. Tp\ Onna mal veftit3,che tenga la mano dc"5
-*-^ ftra legala ad vn gran fallo pofato in ter-*
T O L I T 1 e A.
ra, (Se la fìniOra alzata, con vn paro d'ali apersi
leua,&fi foftenta fopra la rerra, coqiqaella ^ L'ali, nella mano finiftra, fignificanoilde^
felicitàjdeìlaqualcè capace fra qucl^ mife /ìderio d'alcuni poueri ingegnoh. j quali afpi4
tÌQ rinfìrniità, &
la debole natura noi||;a, rane alle difficuhà della virtù, ma opptef^
dalle proprie neceffità, fono sforzati à^ftai^
T O V"a\
'
V E ».
nell'abbietrioni, & nelle viltà della pleb?, St
T?ouertà.
- : .
Greci la lode dell'inuentfùÉe di
. i
.che<juefto augello poueto di fotie debile nel- pofta nell'hauere quanto è baftaote alla no*
Ja-partepofteriote chiamato da Elianòlib.^i.. celTità del vitto fenza foprabbondanzatinnalt
X^p,6. K/>xA« CinQlo, fé ben fempre fcofsa, e pouerià di quelli che non hanno da viuere:
mouelacoda come il Cerilo apprcflb Archi- Pei*è fi dipinge Ignuda, &: macilente* éohjicajr
loco, non è la coda^inzolaf^uaflacoda. che pélliintricati, coti le mani, &' piedi Icgatt &
fuolazza perlicàtnpi,i:ortili,6^ortidi Roma, (opra lo fcoglio, pet elTerc-il petfeto ptiuo dcV
di Bologna,'di Faenza,
<.
&
d'altri iao^ p|ù maneggio di molti negoiijr chfe Io tehdereb-
lótarridfli^hTaré,. la-quale fapemo di certache bono famofo. Però dille ^ìan Grt'gorió Nazia-
còuanekuo proprio nida fatto da Heii cinque Zeno la pouertà cfsere vn v-iaggip, the rtìoUi
-ouepicciolc'^aTtc azurre , parte Bianchie fe- viaggiirapedifcce molte attieni, procura? &
«eondo il colore delle penne lorc^. Quello che fcioglierfi nodi co* denti, f»erche come fi di^ i
na generationcdiqucftaìlaqualcnon ha ne ^
La pallidezzaj#pobe,perche dòu*è pouer- 'l
robba^ nenobSìrà,ne g'ufto, riè fperanza di làiè careftianellecofeda viufcrè,'& chic tjtìc-
cofaialcun a, xhc polla dare vna: particcfllai^i fìe mancano, fanno' petdtre il colare; Io &
quella felicità» che è^^ne delia vita poH- fpirto; ;" "1 ^i"*/ '
Libro Secondo.
495
Q V E R T AV
In vno à*habbia bell'ingegno.
1 K A T T I C A. 'T
Del Sig.Fuluio A^ariotellh M' '
uercfon riputate pazzia» ne più fi dà fede à r desio moro qualche hahito & queftohabito
Iilij che ad vno infenfaco farro di frequentata efperiéza C\ dice Prattica.
co!or nero, perche è nuntio di morte,
Il & Onde co la Prattica ponno acquiftar l'Arte,
fi
di cofe fpiaceualijci dà ad ntédcye,che !a po- & la prudenza già detti, ma non la fapienza>c
uertà, è cofa faftidiofa, difìfìcile, luttuofa j & l'intelletto che flano neiia cognitione de prin-
nuferabile cipi). Edendo dunque come due eftremità la.
496 Iconologia
R A T T I C
Del Signor Fultéio MariottllL
ftita fcfuilmentejdi color tanè,con vn cópaf- aperto ad angolo rotto, dimoflra che come la
(b grande ap€Ero,& a)n vna punta fkta in ter- Teorica C\ regola dalle cofe del Cielo etemet:
Ea>appoggiando(icon!*vnadellè mani'fopra iJ {labili fempre ad vn modo, cosi la Prattica bà.
detta corapaffb con rakra (opra vn regolo, in* iKfuo fondamento nella terra e nelle cofe ter-
modo-che vna punta del cópaffo aperto^gc- rene, le quali variando fì,e cor(ompendofi ha-
fómmità dal regolb,per lapptesétare in*
chi la no bifogno d'eflere ftabilite in qualche forma
fiemela lettera greca Pi con la quale cGì fòle* d«ll'huoraolaqual forma riceuuta vniuerfal-
nano ftgnificare la Prattica,cora€ cóla © Tee snente, «^pr^tticatacome regola delle mifure,
tica.Ec come dicemfno lagiouentù fignifica- regolo fì fuol'chiamar volgarmente al che fot-»
le agilità prefte«za,folledtudine,anin)ofità,va fé hebbe riguardo Protagora dimandando 1-
lore, vita lunga, fpetanza. Amore, di ogni be- huomo mifùra di tutte le cofe
ne, cofi all'incontro potremo dire per la vcc- Et fì dà alla Teot ca vn (blo iflrumento, al-
chiezaa fignificarfi tardità,ronnoléza»pigritia, la Ptartica fé ne danno due, che fono ilcom-
5acchezzai viltà, vita breae>nnorte, timore o- paffo, & il Regolo, per moftrare, che la Teo-
dio»fu<petto,6: ogni raalé,&: che tal fia la Prar rica è vna fola indmHìbilccome perfetta in fé
rìca ficrecìe ageuolmcnte, perche è fcguacc fleflaala Ptattica è di due fòrti liberali e rocca-
iiell!vro,.inuecchjato,ch£ facilmétc s'ingarma» nic3, la liberale fpetta I'vfo intorno alla con-
vede pocQTrfpetto alle-cagioui» dubita affai, ucrifetione& vita Ciuile,la cui lode nafce dal-
inciampa fpciIò)6codii^aiì>camentccbi cerca le vkiÌL dttte snotali» perche con rvfo À
acqui^
^'
Libro Secondo* 497
Éicquiftàno,& quella vìcn (ìgnificatanelcoin ra (labilità nella quantità del dinatoje della
paÌfa,fermato in tertajil quale non bà propor- robba. Et perche habbiamo detto che VvCo
tiOni terminate, ma la fua virtù è Taddattarfi della ragione ha per fine l'atTiftet dell'atcione
quantità delle cofe, cofi la virtù morale
fllla per l'intento della giuditia fi potrà dire che il
non par che habbia altro termine, che il co* compailo e'I regolo nella prattica moftrino
ftumct e l'vfo inuecchiato> e lodato, la meca- l'vna, e l'altra giuditiadednbutiuajeommu»
nica vien fìgnifìcata nel regolo, che hàlefue tatiuai Geometrica &
Arifmetica, l'vna di*
mifure certe, e (labilite dal publico confenti- rooftrata nel compaflb che non ha mifiua
inentojquindi è ii vedete)e comprare a mifu* cetta» ralttanei regolo.
j,^ li Si
. . . .
49^ Iconologìa
Si che rAquiUche fi coDofce d'efliere mag la prercicntia> ma ancor n^ mezzùcome b^l
giote di grandezza, oc potenza, ha perniale biamo in Ezcchiel jC.Faciamvtin pr£ceptis^\
che il Tcocbilopreponghi ilei dandofegli weis ambuletiSi
fi &
iudicia meo. cujìodtatiSiO^^
titolo di Rèjcom&alcuni Signori,& Principi operemini
j
per edere più potenti non comportano d'ef- Tiene il candido Armeilino perche fi co-i
fer pofpoflià più antichi, &
nobili diloro per me detto animale più toQavole morire>che
cffer meno potenti , jnà la Precedenza non fi. giamai imbruttatfi nel fango ce fi vediamo»
deue togliete àcbi cocca ancorché fiadimi- che Dio più coftoleuala viiaalptedeCtinato»
nor potenza:& però poniamoli Rè d'vccelli^ che permettete, che s'imbratti nelfangodel-
(ancotche picciolo) in teftadella ptecedcn- I*oftinatione, conforme à quello che hab'iia-
sa, la quale fa fiate àbaQo TAquiiaichepreri» monella Sap.al ^.Raptus efl ne inditMnmtA-^
dcla maggioranza nt inteUeEium eius,
..
E D E S T I. N A. T I ONE.
FtLEGHI ERE.
VNa
P R.
PRE-
\
.
N'.^
Libro Secondo. 499
R ^ L A T V R a:
glo nella mano dtftra; e foifiàx^uefto Gero- no à quefta figura il ramo delia quercia , Sc
glifico de gli EgìitJJ rimirarono i Settanta in- della palma fignifìcando''quella1'vtile,& queV
terpreti in quel luogo d'Efaia. Quam fjieciofì fiarhonòre,
Juper monte pedes EuangelizMMis bona douc 11 vcftimentobiahcolciDio col velo deli'o-
C
. . . , , .
5do Iconologia
R M 1 O.
humana9 la cognitionc di molte hi
ftoric,& dicafifucceffi di molti tc-
piigenecando in ooi prudenza pec
giudicare le cofe da venirct le quali
fenzaqucfto fineiarebbono mera
curiofìtà» Se perdimento di tempo
llcompafeo,moftra,chepcr prc-
uedece le cofe > fi deuono mifucare
le qualitàjgli ordini^le difpolìnonù
itempi, &. ruttigli accidenti col di»
fcotfo di fauio gmditio,& di difcre^
to penfieto.
TBLIMA IMPRESSIONE.
Onna Vecchia di color nero
D
j^_^ hautàincapovnpatodi
lette, vnapec banda con la deftra
A-
tij»perche non è Premio quel bene, che fi dà pinionc ancorché falfa,& contendete contro
qual fi voglia ragione cetraria à detta
opmio-
alle perfone fcnza melico.
;:- a.^..xr. j:Ì; ^^^v,;o-/v della natura»
ril.EVIDBNZA.
I»it,.
cna
. . .
hatino il capo did'etco temperamento fono di Lo ftare in piedi fopra l'incudine dimofira»
prima imprefllone, &
oftinati nelle loro opi- che fi come l'incudine fiàfetma,& confiante
nioni, &per quefto àncora fi dipinge Vec- a i colpi del martello, così chi è di prima im-
chia, eflendo tale il temperamento delli vec- predìone fià fermo, &
confante nell'opinio-
chi adìmigliato alla terra; onde quelli tali ne fua quantunque falfa, che fia
pet haiier il fangue» Se i (pimi gtolTi fono roz-
2i,Se di poco ingcgno,corae diuinamente di-
ce Ariftctilenellib.7. deil'Eihica al capo no- PRINCIPIO.
no, dicendo così
'Et fi dee fapere che il pertinace non afcol-
ta ragione alcuna, anzi dà luogo ad ogni fotte
VN chiaro. Si rifplendente raggio che
veda dal Cielo fereno tutto (Iellato,
fi
il
d'affetto, &
di cupidità. Se da piacere al fin fi quale facci d'ogni intorno rifpienderela ter-
, lafcia.v»nc.ere,& quefti pettinaci non fono al- ra, ornata di diuerfe piante, Oue fia vn gioua-
tro, che huomini di lor c4po»& di lot fantafia» netto ignudo,& ch*babbia,à (tauctfovn pan-
& li ign6ranti»& villani, &
rozzi fogliono h^» no che le copra le parti meno honeficcon la
oerequefto vitio. Se di queftaloro pertinace , delira mano: terrà ilfimulecro della Natura,Se
opinione fi rallegcano,&: fidogliono fé l'opi- con lafiniftra vn J^] quadro ooe fia vn'Al-
nióni lorofotK) mofttate effer falfe, non altri- pha,Littera greca. —
nientiche fefuflecofaldiffimfi decreti. Se in- Qiiefto Broroe Ptina'pio può hauerediucr-
njolabili leggi. Pet il contrario poi quelli che fi analogict unificati, puoi fignificate prima
IiantTo la fu.ftamia del ccruello, il fangue. Se i la cau£),& origine delle cofe, come dice il Pe-
fpiiiti fotriltfono ài boniffimo ingegno. Se trarca.
, mobili di opinione .^ ,::.-, ,x Onde it principio dì mia morte nacque*
Si dipinge con vefte di color nero pec
, AUevolte fignifica il fondarbento delle
dinotare,, ctjp .non pùà egli- pigliar altro fi;ienrì«ròatridoue fi appoggiano por tutte le
colore c^sà chi è diprtraa iroptcffionc non regoleichc in efie fidanno ^Significa anco va^
y ale eh & tierve ip. '»^° P^o%no là velo- Gò conferma anco Piatone lib. de vm om*'
) ti l ninm.
5©^ tconològiìi
F R N e r P o:
nobbe Cicerone uTufc^diaaiàoJrim:
ei^ nulla tfimgOitMnkex grmcightfm
nùtoriwttttr^
Et Platone nel luoco (bpraciptolk
confernra dicendo-*. Omnium prima
primi^mm fit, & vmus, & reliquorufiP
euiufque étc pofl prinapium- estera vf»
quead finem ommai calche potiamo di-
re cBe il; Piincipio è lapiìrnobil patte
di tutte leco(cr elfendachcquelche
non ha Pcincipic» non poHa ne: ^n^or
hauetiìoe, onde non (enza ragioneiu
da, Platone landato il l?uon Principio;
'
dfelle cole nel lib.«/r/«g/^«x dicendo;
Fìrincipium dimidium totius eperis,Pr«
uerhh' dicitUTyatqHteum qui vene c^pii
omneslaHdantuSì?nthiaufenf plusi^Ai
(Umidiunfeffemdtlur,r<SÌumf^_frm<!Ì
piuftf nunqft^n^ fatis{jU>r^iquo^audàtum
-
Diciaanco fi accorféil Pòetadicédov
Dimidiiifjf^fa^iqui èemccepit haht».
&vn*àltro<
rtiumpvt^cipio dicendo ^Parte^hieafitnè^Prin Indpe'ì diniidmm-faEltefl'ccepi^ ,-'
fmt*^ •''
cipiwn't medium- >- O^ finish ttrmini cuiuslibef Mapercfplicare la ftgurajdico ùtìeifVfiia^
tat»:òi nfpletUlentc raggio fign jfica- l'rnfTnita
Et in vltimo^ 6gniHca anco il Principiò pri- potcnza:diDìò»dàl qiraJè tutte le cofc hanno
mo dell'^rniuecfò >di.ondè fon fcaturice tutte cflèntiaiviftù,&: atrionc,c(ìcndb che lìii iti-
Jcrofe*iIche nacaltroche Iddio, clTendo cf- tuttèlecofe fiaH'prinro agente.cheopcra pià<
ifoiiVero,6c vnicaPrincipiordal qa^le» &per efficacememedi tutte le caufé>e(rendb prim
ilk|ualc:hannohauutCM)riginc tutti H corpi na' caufatdal quale hanno origine tutte l'àUr
turali»& è non fòlo propri)(Iìmacau(a emcien. cau(c tlànto'fecondc»quancatctzc>& tutte fé
te,vniuerfaICi3gpntc,nK3Ucnte*&e(fèrapUre^ coféehcfi'trouanof fono pcropeta Tua Si, fé -,
ma ancoiìhe vniuerfalé vltinio*6& fìipremo di^ bene itktte le coTe dalui procedònoie petò^ lù^
«Ulte le^cofécBe: fi trouano create. fciolto^fettodalhcorornunioncdicflc.Qac
Li PtitKipijinterniidclle cofe naturali fòno' fto Iddio lì afTimigliò lui iftèffc alla lUceraen
dìuerfi, alttr^checoftituifcono il corpo > natu- tre difffr EgofumÙixMundh e fé bacio ron-
f aléi& per qud^attftano ineffo corpojc que*^ ndetiam!D>,ttDuaremo che il come irSolb ha'
ftsfòno dui » lu nntcria « 6s la forma ,. WWko- fei gradi per ordine difpoAirosilddia bà k\\
Principio che fetuc^ nella trarmutatioiie>el» prerogaiiu&à<!{Ucl{i'Corrì(pcndentr^irpTimo
'
piiuatione Fifìca j-qualenon è altro ichovn» del Sole è Ufua (bftànza, il fécondci la luce*
vacuitàvò Catania di forma nel fubictio*^ ò interna» e fù(^tiale; il cetzo è il' lame» chei
mateiia capace di quella forma » 6i quefti fo- da quella fcaiurifce v il quatta è' il fplèndore'
no r principi) fecondo Arift; nel pritiK> della' che dal lame ne fcgue-, i< quinto è il' calóre'
Filica dandoli quella prerogatiua dicendo^ perii' Ì|>lendòre accefot irfettb là geneiatfo-;
nel tetto zi^principi»non fiunt cx:alij^ii me ex nie <;)éli caldo vnica d^lià flagraoiia r 6r coti;
dtermrir^tdex ^x/y^rtf oatMtMtilcheaaco co- iit ^leodbce mcdiantr il' caÌoiC> genera tut<>
tfc
. . ..
calore dal fplendoreiPer vltimo quefto mon- bonià,&: purità del Cteatorcs Se come racco-
do corporeo dal precedente mondo liesiina* glie Marfiìio Ficino nel compendio del Ti-
rioicofi per appunto cauato.cocne la geneta- iheò al Capo 8.
«ionedelicjcofe dalcalorcfaà origine»6£ Pcin
'
trincìpum prdfe^o, & ftmplieilftmum effe
cipio.come fpatf3racnte»& pili à lungo dice debeti & optimum, àuttm 'pel vttitate fim^
nihil
Marfilio Ficino nel compendio del Timeo fliciuSiVel bonìtatefuelim . Nequeetiam vni'
"de Platonc»cap.8.5>.& io. tas méliòr bonitatt, nec[ue ùomtas "pnitate ftm"
11 Ciel ftelhto lignifica la potenza de Pia- :plicior
loro, itbggetti, la quale quanto fcrui nelle ge- glia A. dichiara beniifimoil piincipio di tut-
oetationi delle co(e animale > 3c inanimite^;! te Iccofeeflen dò la prima littcra dcll'Alpha-
mediante le prime quatto qualità non e da' beto , &
la prima tra le vocali fenza delle
dubitare perlafciate anco da parte l'opinione <juaJi nt>n iì può efprimcte parola^ne efplica-
di alcuni Aftrologi,qual vogUono>the tutte le re alcun concetto;com"'àncu perche Dionel-
cofe di quefto mondo fieno talmente annef- l'Apocàlifle dille.
fé alCieloche fecondo il fuo moto figouer- i£.5c fur» /4l^a,&<)miga, Priticipio» & fine,
nino.
Tiene con il fìmulacro dcU
la deftiìa rtiano
h natura eHTendo che natura fecondo Ari-
la
PRODIGALITÀ.
^oi.Sit Pnffcpfium wotut &
qUHtis in <o in quo
'€^i&<:, di doue ne cauamo che fia Principio DOnna con occhi
ambi
velati, di faccia ridelì-
mahivn CornU-
ditutfe le-gcnetationi elTendo là generatio- tei tiene celi le
tiela principale fpecie del moto tra le quat- 'copia> col quale fparge orc>& altre .cpfc di
tro de Arift. a(regnatc,& Platone libr^erc- gran prezzo ^
^ìélica^veldeiu^o la propoiìe fotto la fimili- Prodighi fono quelji,che dona'noji&fpen-^,
tudinc di Colonna, efleftdo vnlègartK ddl'- donofcnza guida della lagicne lafacoltàj &
vniuerfo àìc^tiàOinaturam ejje ritalem,femi' danari; però bà bendati gl'occhi quefta figu-
nariamqtte viriutem ah ipfa mundi ainima in' ra difpenfahdo beni fenza giuditioà chi noti
i
fufittn maìerid mundi , la quale per quefto la ti merita, e lafciando di donare a' più degni
: li 4 t«>
. . .
5é4 Iconologia
PRO D I G A LIT A*.
llbiràcciò'cltitto ftcrcè^indftio di
prompttete alcuna cofa, con la fini»
tra àlpettòii moftra di afficurarc
Itfui foptalafcde propria col giu-
lamento.pet la con fetua rione di fc
iìcdb la quale dal petto,edal cuore
dipende principalmente.
PR O N T iZ Z At
cieraj Se gh fanno riuerenza; il che notala moneta, nell'altra vn tronco di quercia» con
faccia feminile deir Arpia i raà nell'intentio- qualche fronda,& ghianda,accò meglio fi co-
nelo fprezz4no> come huomo.chc autìilifefe nofca. In tefta porti vna ghirlanda di quelle
ftelTosatlomigliando la loro intentione al tefìo viole nere,che non hanno ramctii«naà che fin
del corpo di quefto moAco » che è brutto » & dalla radice fono piene di foglie.
puzzolente So che alcuni per Cmbolo della profperiià
. P R, O F E T I A. della viVa figurano vna cornacchia^ion per al
Come dipinta in vna facciata della Libraria tra ragione fé non perche campa aflai,mà va-
glia a dite vero , che più rofto doucriafi pi-
di N,S. nelVaticano , il
DOnn
no
a con vifo velato con la deflra ma-
tiene vna fpada nuda,
gliare per fimbolo della
& vna trom- & non per la prcfperità,perchc molti poflono
lunghezza dt lievita,
ba,& con la finiftra piglia vna catenaja quale hauere lunga vita, & nonhauete profperiià,
erce>& pende da vn Scicche gli fìà fopra dal come alcuni vecchi opprefiidal malcircua-
la parte finiftra, &'fopra alla tcfta di detta fi- gliati da patalifiat chi da podagra, chi da &
gura vi è vna Co lomba • deliramenti. Profpera vita non chiamerò io
PAOMISSIOME. quella di Caio Mecenate, il quale perpetua-
"T^ Onna,che fìia col braccio, & co la mano mente haueua la [ebre,& ne gli vltimi tre an
•*-^ dritta fìcfajtencndofi la finiftra al petto. ni della vita rua,non poceua doimire pur vn'-
hora
S
,
Libro Secondo.
PROSPERITÀ* DELLA VITA.
Del Signor Ciò. Zaratino CaJieHitti
per il contrario profperamentc hanno altri vif- Cuius modi pitìgtt pi6}or cornn bonisf
futo»ancotcthe poco tempojcome Aleflandrò jìrgemea efi mvneia quam qui pp(fidet •
,
il, & la buon» f^tìltà da thancenerfi in viu* viue indifgodo di fan ita » talmente che la
fé non in cofe foprabondanti* almeno in cofe non comporta » che
profpetità della vita
necefTarie che ben fi può contentate vno>
> vno fia aggrauato ne da bifogno » ne da
che ha tanto 9 che baita. male akuno: ma la buona fatuità in que*
fta
.
5»^ Iconologia
flà prafpetitàèbene eftetno , interno lacVU ri.fott^a,^ macera con l'acqua* perqualcVé
buona fanità, che importa più, pcrchcJa fani- tempore però gli auguri all' Auo di Galba,cui \
maggior thcforo»clieÌl poffa defidctarc,
tà è il di mano gli inreOini della vittima fumo tolti
Pirro Re de gli Epirotinonpregaua Dio per davn'Aquila,cbe li portò fopta vna quercia»
accrcfcimento di Dominio>ncpet cicchezzc: augurorno , che il fonuno imperio, ma tardi
ma ibi anìe (1 ce pe r 3 fanità. Hat: hene •wafiau-
1 •per lungo tempo d'aaucnitc, fi comefucceflcb
ta profperius cejfura rider entur omnia , "dice ali a fu a iami^ia toccar doucua «
Cdio Rodigino lib.4. cap.14. 6c Horatio ad La ghirlanda delle fudette viole nere > ^e*
Iccio così («iffc, notapuclavitalunga,eprofpcradiianitàipec-
^/Sì vemri'bene, fi Uteri efl, peMhfquetuis chetal viola nera perpetuamente verdegta» e
mi 'DiuiuA potertint regales addere maitts. femptc può produrre il fiore, come ilice
Che gufto fi ha delle ricchezze fé non fi ftà> Theofrafto nell'hiftorie delle piante \ìb.6.cJS.
bene? f'aleatpojfeffaropertet, àiilc il aiedefimo Viola n^r^Jjdc enim ramulisatret, ab radice
Poetai Lollio, & à Torquato foliata conflitti C-}' perpemo vireti vtique aliqtd
Quo mthi fortuna, fi mn tonaditur vtif ferunt etiam fiortm femper promere pojje , ft
AcheiTMferuela foiaina> la ricchezza, fé modoqttodam colatur. Così anco vno, che ha
non micconccflo di poterla godere? conuie- prorperitàdi vita,à polla fuapuò vfcir fuora
ne dunqne che^ucllq»che lapoffìedcftia be- per ogni iempp,& produrre non dirò fiori,ma
&
ne di corpo» anco d'animo, che non fi laflì ftuui di honorate operationi. Si modo quo»
pertutbaTedaliàcupidigia, dall'ira» dal tinao- idamtohttur^ put che fi confetui, manten-&
re> dalla fperanza, dall'allegrezza, dal dolore, ga come fi deue,<& non guafii conlidifordinì
ò da qual fi voglia affetto, moto> Oc paflìone la fua profferita di vita.
d'animo, come foggiongc Horatio alfadctto
LoHtJw J R OSFETTIVU.
Qui cupity '4Ht witìtìt, iuuat illum fic domust
•autres DOnna-dì belliinraot e graciofo afpetto^
Vt Itppum :pi^* tahU fomenta poda^ram . hauerà ai colo vna collana d'oro» che
Et <iuefto tè quello, che volfe inferite Giu- habbiaper pendente vn^occbbhumaao.tea-
tienaic cella Satira X. ga con la dedra mano, CompalTof Riga, con
w
Orandum efi, fìt nuns fona in torpore /ano . ^quàdta^ vn Piombo pendente» oc vn Spec«
Dobbiamo pregare Iddio» che ci dia vna cbiò,i&la!iniflra due Libri con riofcrittioni
Olente fana incorporano» perche ben ipcffo di fuori, ad vno Ttdlomei,$c all'altro VitcìliO'
dalle perturbationi della tnente ; e dall'infìr- ^is; nel veftimentodapiediùrà il colore o-
iniia» & pacioni dell'animo s'inducono nel fcuro, &
di mano in mano afceìidendo farà
cor^o infermitài che ci tolgono la proipericà )>iià chiarctanto cbe da capo venga ad eflece
della vita. ' chiatiilìmo*
Per iJ tronco diqucrcìa»tome 4i fopralhàib- La Prolpetiua è detta da Greci O^tt/xm»
biamo (!!etro« vien <3imo{lrata la pro(perità in idei vedere é nobiliflìmafcientia» comefepra
«quanto alla fanità, 6C lunghezza della vita*, le< Matematiche, & le Fifìche cfa'nionrationi
perche la quercia, cortiè art)0Te»chc ha il le- Ifofidata, tratta dalla natura, & proprietà del-
gnanseduro, incorruttibile, &
che in pcrpe- la luce, & potenza vifiua» della quale nella vi-
fuófi confetua,^ ISitibòio biella robufte£za,& ta humana»& neil'vniuerfità delle cofe non
grhaomini gagliardi fono detti robafti dalla ha eccelleote ne più maraaigb'ofa . E la
piii
Rouere come dice t^efto Rohum diciìùr^rU'
. Ptofpetiua,coroc fi e detto,diIetreuoIe» e gio-
hrtt Crufo<£otorei^ndo*&materiaìqt4£ pluri' condidìma; &
perciò fi rapprcfenta di bel-
mas venas eius totoris habetì di^a tfi robur, lo» &gratioiban>etto. Ha II pendente con
hinc*&hominei^àif9tì€S> &bom€oloris robnfii l'occhio percioche dal vedere bà la fua de-
kiicuntur : Sc però Hercole» ch*era robufto» 6c JDomiDatione , fi come quella» che su le
forte portaua la fua mazza fatta di quercia » è fpetie vifibilì » &
attiene vifoiia i tutta^
anco 'fimbolo della diuturnità, &
della vita pofta. ,.
lunga» pctche tal atbote di quercia viuealTai, Per eh'Dftrotnenti fi èmoftrà la conditio-
&
"& negli vltiit» anniffegliptolongala vita>fe ne> roperatioai fac.
Nella
. .
^
no mancatry ne manchino huonnni: in ogni
fórre di fcicnze, &
arti celebri, come ne an-
ET
nella Medaglia: di Titoi d vede vna
Donna con vn timone 1 &con vn glo-
co io profcffionc di PfofpetiUTa,rra*'quali è fta- bo, come in vna di Fiòtiano coi globo,
- to M>ÙiouanniAfberti dal Borgor il quale in &convn'hattav R
che ilima fi douefle haucre r lo dinaófttano
tanre faniofe operefije>& in fpetie quella di J^rouìden^. p
^^ittura» fatta nella Sala' del nucuo Fakzzo*^
liei ATaricano» detta
pagnra di M.
Cfemetirna.in cera*
la-
Frof^etiua', .,
quarc è di Elio Pertinace,- éome taccoii^a
I?Etìzzo^ !•)-
DOnna, che con^ ambe le mani tiene vns" Evà'gl'huomini plebei y. la prouideora p^' *-
atrci& come per rapptefentafefinailJ figura nò da Dio ilqipale è da roredi tmci t bcmV e co-
fi' può allontanare dall'esofc ift^élTe >• così non- nofcitore di- tutre le cofc, fecondò ir detto
bifogn;» molto fibdio per dichiararle ; atte- dcII'Apoft"o'o, Offfnir fnffìciefjtia mjìraXx
focheellè medefirae fonna noK>' quanto fo^ Deoefiy &non'ciprouedendocffb delle. cOj*
jfra ciò*fa;mefticra•.• fé necefiaiie , poco, ò nulla» vaFe lai peroui«
^lATsbJxo^Sii che è come Ja volontàde rene-
^ e; o V I D r N % A,- ri fanciunini trafporrata dal defidetio di c^
min are ^ che ptefto cade i> fé la- forza* delUi
DOnna con due tette à fòmiglianza di la- nutrice non h foftenta.
noi-vna refta fari' ghitlandata di fpighe
digranoi& l'àlttadr vite con il fruito, in vna Frouidenz:^
rQanotettà'duechiauir&nell'altravn Timo-
ne, iion^ potendo* eficr e alcut^'huomo proui-- vede nella Medaglia dì Balbino, viiff
dòienxa la cogpitionedel tempt» paflato , & SI
Dònna , che con' la finrftra mano ricne
dfel futuro, vn Corno di douitia , St nella dcftVa vna
Airagione' fi dipinge queft'a figura con Ic' ciana', col Mondo a' piedi, con lettere'chc
durfàccici le quali dicetaocfler conucnicnti dicono PROVIDENTIA DEailVM,
alta prouidenz^dèicrittaidtifoprav & S. C
JLe cbiaui modtanov cHe j3»n bafta il prc*-
KO^
. .
5o8 Iconologia
PR0V1DEN2A. PROVI D£MZÀ 1> É L L*ANHOH/l*
Nella Medaglia di Probo, NiUa Medaglia dMeffandro Seuerp^
vede per la Prouidenza nella Medaglia DOnna che nella no-jao deftra citine '
-
SI di Probo i vna Donna ftolaca. che nella
mazzo di drgtami vjicn^ijjifoi*
rpigjse
ftra vn Cornucc^ia>con v^j.vafo
cJeAca mano tiene vn Sceccro.& nella 5niftra ^\\^^ pw
n Cornucopia con vn globo a* piedi»& fi na medefimamente di Cpighe
Quefla figttta è firaife à que0e dcH'abboH'
moftra h j^couidenza paEiicolatineDte appat
danza defcritcenel principio dell'opera.Perd
tOfteceiMagiflrati •
ncMi occorre > che ci ftcndiamo lunjgamente^
in ragionare , bafta fapere che è virtu.che de-
Prouiden^ •
riua dalla pfudeazay& Ct rrflringe a'particp*
NHla AtedaglUdi MalJlmin^^ ,^
jari terminidellaprouiiìone delie cofe npcef»
DOnna, che nella dedra tiene vn naazsp ^Ìfj|ie af viucce, ò idi fc ftcflb ò di mofti j però fi
difpjghe di grano > &c nella {ìniftra vn ticcribuiice quefVa lode ancora à Dio > icorae
ha(ia >cbe con diuerCe cofe moClrail mede^ quellojche irreprenfibiliheoce ptouedeà tue»
monche fi: è detto bell'altra ce k. neceflìtàQoAre ^
R K A,
LibroSecondo. 50^
Perdtchiaratione dell! vifi>bafterà quello Delpalfatodifcorri,& pertutingegnot
che fièdettoauanti. Scorgi il futuro, O" il prefente intendi •
L' Elmo dotato» che tiene in capo.fignifica Ordinata ragion» tu guida, duce.&
ilagegao dcirhuomo prudente» 6c accorto» Di chi gouerna fei, di chi configlia»
irmato di faggi configli, che facilmente fi di- Ebiafmo, e danno fai fchiuar fotunt9%
fende da CIÒ, che fia per fargli raale, tutto & frudemji amata, &
cara, altera figlia
tifplédcnte nelle belle,& degne opercchc fa. Dt Gtoue, vn raggio almen della tua luci
La ghirlanda delie foglie del moro* che L'ignoranza difgombra alla mia mente
circonda l'elmo dinota> che Thuomo fauio* Er per alquanto differente que^a fìgtt«
fare
Se prudente non deue fate le coCe innanzi rajpotraili incambio di tener la frezza nella
:empo, roa ordinarle con giuditio ^ 6c però guifa che dicemo» appoggiare la mano ad'v-
i'Alciato dilfe. n'anchora intorno allaquale vi fìa auuolto vn
No» germina giamaiìl tardo mtr» delfìno.cheerplicaràil medefìmo lignificato
Fin che'l predo non e mancatot e [pento: della frezza auuoltoui intorno pefce detto
il
Ne'Ifauto fa lecafe innanzi tempo Remora» &c detta anchora col delfino fu im-
Jtd a l'ordina con modo» e con decoro prefa d'Augufto per fìgnificare la prudenza i
Il Pefce auuolto alla frezza e indicio di que- vedi Sebaftiano Erizzo nel difcorfo , che fa
Ro medelìmo ; Vi piò. ammonifce-, che non (ì df'lle Medaglie, & in queflo volume la figura
deue elfet troppo tardo nell'applicarfì al bene della Diligenza.
Eonofciutojilche ancora efprimendo l'Alcia-
prudenza .
Kpnontni patfuotdi pcopofìto fcriuetlo qui
forto. DOnna»laquale tiene nella fìniflra mane
Ch'ejfer pdehbainogni imprefa molto vnatefta di motto, &
nella delira vna
Saggio al parlarlo' neWoprar intentot Serpe.
Il pefce il mojìra alla faetta auuolto. La teda di mono, dimoflra, che per acqui-
Che fuol naue fermar nel maggior vento » fto della prudenza, molto gioua guardare il
Vola dall'areoi e dalla manofciolto fine, &fucceflo delle cofc, &
per cfler la pru-
,. Jltardo, e l'altro troppo pigroj e lento denza in gran parte effetto della Fibfbha la
Nuoce il tardar» come effer preflo, e lieue quale è fecondo in migliori Filofofì vn a con-
ha via di mtrjLO feguitar fi deue . tinua meditanone della morte, l'impara, che
Lofpecchio,fìgnifica lacognitione del pru^ ilpenfarc alle noflre mifcrie» è la (ìrada reale
dente non poter regolar le fue«ttioni>fe i pro- perracquiftod'cfla.
pri) fuoi difetti non conofc«« e corregge. E Per la dechiaratione della Serpe bafterà
quello intendeua Socrate quando enòriaua i quanto lì è detto
tuoi Scolali à riguardar fé medefìmi ogni mat-
tina nello fpecchio. Prudenz.a.
Il Cerno nel modo detto» il medefìmo mo-
ficache il dardo, &
il pefce-, perche quanto le Donna, con due faccic fimile à Giano, &C
Iunge)& difpoile gàbe l'incitano al coifo>tan- chf fi fpecchi, tenendo vna Serpe auuol
tolo ritarda ilgraue pcfo delle còrna,Òc il pe- t^advn braccio.
ricolo d'impedirli con cffa fra le feluc , e gli Le due faccic lignificano, che la prudenza
ilerpi. £ à propofìco ancora il ruminare, di è vna cognitione vera, & certa, la quale ordi*
quello animale al difcor(b,che precede la rido na ciò che fi deue fate,& nafce dalla conlì-
lutione de buoni penfìeri, Ne m'jncrefceràà deratione delle cofc pallate, & delle future
quedo pcopofìto fcriuere il Sonetto del genti- infìeroe.
leS]g.Giouani Buondelmonte, che dice così. L'eccellenza di queftavirtù,e tanto impor-
Rara, e nobU virtut che fola rendi. tante,che per ella fi rammentano le cofe paf-
Via più 4'ogn'altra l'huom di laude degnOi ordinano le prcfenii,&: fi preuedono
fate, fi
'
E fei del viuer noftro alto fofìegno, , onde l'huomo, che n'c fcnza
le ftiture non sa
E del tuo ben oprar fol glona attendi . racquiftare quello, che ha perdutene sa con-
Tu luogo, e tempo accortamente prendi > feruat quello che polliede, ne cercare quello»
E dtjìingui, rifoluit e tocchi il fegno cheafpetta.
^ Io
. . .
^19 Iconologia
Lo Specchi atfi,fignifica la cognitionc di fé tu,cbe quafi il noftro capo» la noftra pec &
medefiniQ* non potendo alcuno regolare le fcttionc» debbiamo opporre à ccJpi di fona
fuc attioni, fé propri) difetti non conofce
i na, tutte l'altre noftrc cofe, quantunque carq
La Serpe quado è combattuta,oppone tut- & quefìa e la vera prudenza Però fi dice nd .
D I I A.
pofito Tertulliano chiama tal veloaN'
matura di timor d'infamia* pudici- &
ria, baftionedimodelliajmurodcl fcf-
fo feminile, il quale non è pa(Tato da
gl'occhi d'altrui il medefimo Auttore
-,
VN A
giouaneita veftita ^i bianco,in te-
fta habbia vn velo dell'ifteflò colore »
Matrone Romane Poppea Sebina moglie di
Nerone, ancorché impudica fufie per parer
che le cuopre la faccia fino alla cinta» con pudica , compariua in publico velata. Caio
la deftra raano tenghi vn giglio parimente Sulpitio Gallo Romano repudiò la moglie»
bianco, &
fotto il piede deftrovna tefiug- perche vfcì fuotacon la faccia fcopertarne fa-
gine lò appreso Romani, ma anco apprcfio li Gre-
Vcftafi di bianco, perche fotto di tal colo- ci per dimoftrare pudicitia » le donne anda-
re fi figura la purità,& integrità della vita,dal- uano velate» e pelò Mufeo Poeta Greco, dc-
laquale deriua la pudicitia^onde Salomone fcriue Hero velata, comeancoc dcfctiita Pe-
volendo perfuadete il candore, 6i finccrità nelope da Homero, &c Helena particolar-
dell'animo dice. mente nella 3. Iliade
in omni tempore c-andida fint "pefìmeMa tua frottnus autem candidis omertà velis fere-
Si fa velata nella guifa, ch'h^bbiamo detto hatur e domo .
percìoche la donna pudica,deLie celate la bel- Et nella Giudea rifcrifcc Tertulliano de
lezza della fua peifona,& leuare l'occafionc Coron^Jidtlit. che le donne vfauano di velarfi.
à gVccchi.i quali foriO cagione il più delle vol- yipud ludAos dice egli, Tarn folemne ejì ftn:t'
te dicótaminarc Iafudicttia»6(:a^u^fiopro- fiiseorum zelamen capitis 9 vt inde dtgncfe an-
turi
. .
S. Pietro ancora ordinò che tutte le donne dicitia» &: cominciò TvCo di velar la teda alla
entcaHero nel tempio velate»& il fuo fucccflo- fmdicitia, dalla memoria di Penelope» la qua-
re Lino Papa fece metterein cflecutione det- e effendo pregata dal padre à dar fene inLa-
to ordJne> come narra il Platina nella Tua vita» cedemonia per fua fodisfattione , Si fenten-
Chi defiderapiù cofe intorno al vel"», legga il dofi fpronare dairaltta banda dell'amor d*-
trattato di Tertullianode veUndis Virgin'éus\ Vìific fuo marito à feguitarlo , non hauen-
che à noi affale quello che habbiamo detto do ardire per modedia di manifedare aper-
per conlermatione della Pudicitia,che col ve- tamente tà volomà, fc ne daua tacendo cot
to fìgutata habbiamo vifo velato.
Tiene con la delira mano il gigliobranco»
percioche interpreta S> Girolamo fciiuendo F V D ì C 1 T I A.
contro à Giomniano»che ilgiglio è fiore del» potrà ancora queda fanciulla fat veditar
lapudicitia, &c verginità,, mentre nel Cantico
SI di verde» con vn'Attncllino in mano» il
de Cantici quella fpofa celefte canta Pafci^ quale bauerà al collo vncoliar d'oro, &To-
tur inter Ulta, cioè tra. pcrfonc calle,, 6c pu- paziji come diffc il Petrarca nel Trionfo del-
diche. Ì!a caftità.
Sotto al dedro piede dene la teftugginei. Bra lalor vittoriofa ìnfegna
per dimofttare, che le donne pudiche deuo- Jncampo verde vn candido Armellino *
Do ftare affidue nelle" cafe loro come fò la Eia vede verde lignificata, che la pudiciti*
tartaruca nella fua cafa datate dalla natura» hàper fina la fperanza dellacofe promeflole
pcnlìerodi Fidia in quella fua ftatuay perciò, in premio da Chrifì:o N. Sig,
che'l &
nome, la pecfonad'vaa donna da be-
ne non bifognacheefca delle mura di cafa. r V E K I T I A .
itidem àc corpus dowefttcis parietibus conti* Puerità, èia prima età dell'buomo^che co-
neri oportet. mincia dal oafcercéc dura fino al decimo sax
no,neIla quale noa potendo l'huomo efserci-
F V D 1 CITI A. tarc la ragione per i fuoi mezzi, per efrcr de-
boli iiénfi in queda età, per quedo fi chiama
DOnna veftita di bianco,nella deftra raav^
00 tiene vn'Atmellino, & ha il volte principio.
Velato. La varietà de' colori conuiene alla pueri»
Ogni- peccato è macchia dell'animai ma» Se anco la canna, peiche qaeda,& quelli
tia»
^11 Iconologia
N I T I O N E.
FVRGATIOKB.
Deltéiria fatta da Mercuriol
la falubtità ricuperata apprc
PEr
fo i Tanagrei fi foleua dipingi
nella mano dcftra tenendo vn bfaccio da mi- ghi vna difciplina, con la finiftra vn ramo di
serare, & nella fiaiftra vn freno Hifopo, &
della medefima pianta vna ghir-
landa in capo.
P V N l T I O- N 1 •
Sì dipinge magra, &
che verfi da gli occhi
DOnna veftita di biancojfarà alatai nella c*piofe lacrime, tenendo con la deftia mano
deftra mano terrà vn pafso> onero le- la difciplina, permoftrarela confcicnza non
gno da mifurare, & vn freno
nella deftta fimulata, ma chiara, per molti fegni veri di
Qapfta figura 6 rapprefenta per la Dea Ne- purgare i peccati , i quali con gemiti , con
inefi,onde fi dice elTet figliuola della Giufti- lacrime» &
con lamenti ci dogliamo delle
Uft,& fi vefte rft bianco per la ragione detta cofe triftamenre, &
bruttamente commcfìr,
L'ali dimoftrano h velocità, &
la preftez- onde poi dal profondo del cuore proponen-
aM> che fi deue adoperare, in punire i malua- do vn pianto fi maceri la carnei digiuni la m-
gi,& in premiare i meritcuoli. dcbolifcano»& Taftinenzala ftenui,& confu-
Il freno, &il pafso da mifurare, fignffica, mi per ottenere con qucfii mezzi perdono dal
«he ella raffrena le lingue, &c Popere cattiue, Signor Dio de cotnmeflì peccati
i
P V R I T A .
Et (tncerità d'animo . ]
Ei fimritéNimimit^,
rpauent3,e mette m
fuga il leo- ,
ICO
. . .
ICONOLOGIA 5tS
DI CESAKE Rr^^^^
LIBRÒ TERZO.
Q. VE RE L A D 1 O.
^
dimoflrano i'innorenza» l'integri- &
j ha efficacia detta Q(ie^
là per la quale
leU.
Q^ 7 E R E L A.
«^ y I E T E.
DOnna che ftà ih piedi fopra vnà
bafe di figura Cubica, con là
man delira fofìt^ngà vn perpendiculo*
La figura Cubica» come rifetifce
Platone, &
anco il parere di Timeo
Locrcnfe difcepolo di Pitagota>il qUl
Je imparò la dottrina &: in gran parte
da gli Egitti), fignifica la fua, che coti
difticoltà muouc per tflcr nel fuo
fi
$,1^ Iconologii
noi realtneacelfl Quiece^diciamoeflere il cefo principalmente fì dece procurare quella poe^é^
fare del moto*il quale non potendo giuftifìca- Qoiete, che fi può trouare, quando ftanchi,^
re col fenfo>dndtamo imaginaodo con l'ificeU (ari; de Ile cofe reriene,& caduche} con piò ar-
letto ; &
perche della Quiete noi parliamo in dore» & mafggior fedo fpcriamo aUe celefti>4e
lirpettodeirhuomotditenio all'hota efloquie perpetue.
tacfi^quandc^ì'^oi i^ti del pfiniieco>e dell'at^
tiont>fono regoìati»e tettiiin modo che óidin»
GABBIA
Vedi Furore
tamente vadiao à ferite al luogo dblla <^iéto .aATIOCiNATTONK fl
fuajche è l'altra vita apparecchiata àBéati>pét ò difccrfo
quietatfì eterDamente*come il Perpendicolo^ DOnnadìetà virile veftita di colore paao^
che è gtaue* 6c fuori del Tuo luogo naturale » nazzò, ftaràà fedae, &
tutta pcnfofa.
fià drittamente pendendo per arriuare rooué* cetra fopra li ginocchi vn libro, nel quale c^*
doG naturalmente al punto imaginato dell- nendoci il dito indice della deftra mano, ino«
Ptizonté>oue è la fua Qiiiece Ari di efìer&alquanto aperto, 6i co l'altta RMh
Quiete . oovnacatcella dentro alla quale fìa vn moC;
DOnnaidi arpettograue.& venerabiletfa- XOiChedichi In perfcelo ^uiefcit»
rà ve(titadinet&,cbe porti feco qual* La Ragione che noi chiamiamo difcot€>
che fegnodi ReIigrone>fopra alTacconciatu* dal Fibfofo tertio de Anùntt è chiamata inteU
ra della te(la« vi ftaràvn nido» dentro del qua- letto, &la diftinguem duefpecie»vna che fi
le veda vn^ Cicogna tut^{>elata per la vec-
fì dice poflìbile. & l'altra agente: l'inteUetio
phiezza»la ^uale fìrìpofa neloidor^c è nutri- dunque pofììbile é quello* che ciceue le fpc«
ta dalla (^^eta de' ^gliuoli i L cie,& le fantafme delle cofe dalla imaginatio-
La vera 'quiete>è impolltbiletcotne kabbìa<^ ne i l'agente è quello, che fa le cofe, che fono
mo detto» poterla ritrouar compita in quedo potetttid inteUigibilia t^ualiter intetleiia,Di piùl
mondo Gon tutto ciò vn certo
, ceffatda ne- l'intelletto pofììbilc ha tre ftaci,il primo è qv&i
goti) d'importanza per menar vita fenza peo- do è folamente in potentia ; cioè quando ao^
éerì>che mantengono con
ansietà la mente>fi cora non ha niente delle cofe intelligibili>nui
domanda volgarmente Qiji,ete>& èfolo vn folamente ha la fua natura» &
eflentia . Il fé»
lafciac altrui per attendere afe (letfo» e però è condo è quando già ha in vn certo modo le
molto rjprenfìbile nel confortio de gli huomi cofe intelligibili ancorché nò operi»& fì chìa*
ni, &
nel viuere politico) priuarfi di quella fe- ma intelletto in habitm il tcttio e quando ope-
licità» che viene dalgiouamentG.che fentono ra intende, & difcotte,& fi chiama in ^tt»
ì Parenti» degl'Amici dall'opera dVn Cittadi^* Dalche vediaaio chiaro»che co(a fìa ragione»
nO) vtile alla fua Patria, fé non fì fa per cagio- onero ratiocinatione»la quale dipende dall'i*
ne di Religione» la quale fola merita>che fì la- maginatione»& come dice Atiftotele nel lo*
ici da bandaogn'alttoJntetefTe &
però fì di-
-, co citato, occorie tra rimaginatione,& la ra«
pinge detta figura in habuo ReligiofO)& gra. tiocinatione, come occorre tià li fenfibili,& il
uc»oC venerabile,non efìendo ogni huomo at> fenfo eccetto che le fantafme che porta la vie»
to à feguitai con lode tal forte di vita , ch'ha rà imaginatrice, alla ratiocinatione non han^
bifogoo d'intero giuditio, &
di falda incen» no materia» cioè non fono cofe materiali
Cione notata nelPafpetto del v ifo, 6c nella c6- Si che la ratiocinatione noè altro che vn gitt
{)ofìtione del corpo, come racconta Arifioti- diticóc vn difcorfo che fi fa fopia le fantaime
e nellib.defifon. & fpecie apportate dalla imaginatione>laqua-
. , 11 veftimento nero moHra la fetme2za de le imaginatione , come habbiam© detto alla
penfìeri, & la Quiete della mente> non emen- fua figura fi fa nel primo vctricolo del ceruel-
do atto quefìo colore à pigliar de gii alttiyco- lo,&la Ratiocinatione nel fecondo cioè ini
'meù è detto akroue. quello di mezo, fi come anco la memoria nel
Ancora dimoftra che rhuomojchc attende terzo che è nella patte pofletiore,ouero occi-
olla propriaQuiete, cofcuro apprcflo il Mon- pitcscome dice Galeno lib.8, de vfu f4rtiìi,6c
do» non rendendofì famotb nei fuperar le dif- if.p.de anatomica admini(ltatione>£^ Jindre4
Hcoltà della vita con vtile del prcilimo f^effal» de httmani ccrporis fabricA iib.y.ca. 1 2.
Perla Ccogna s'impara, che io vecchiezza ^ì rappiefenia di età viiilc}& fi vci^c d; colore
pauo»
. . •. . , . >
co che non rifìede Te non nclli animali più per con il libro fucbiufo per elfece la ratiocina*
fetii,a diffcf cntia della imaginacione che come tione quelh p^rte dell'intelletto veloce i che
habbiamo detto fi tcoua anco nelli animali im adagio difcorre» Se confiderà le cofe >
R ONE.
prire gli huomini di valore» èi. dar \q^
co fplendore, fama, prezzo, &
chia-
rezza» ne cofi fìngolare Toto fra me*«
talli, ancorché fia il più pregiatoi che
5i8 Iconologìi 1
Vetmo m capocòn vna fiamma per cimiero
Già ti è detta la Ragione del veftimcnto,&:
Ragione l f
della Qamidc dell'oro nelle figure di fopca^
DOnna
Matrona di bcllidìmo afpecrop
che con la deftra roano tengbi vna
Et perche l'hafta fignifi,carimpeiio»cida ad sfecza, &
con la finiftra vn freno, fi come il
intendere la Ragione cflér la Reginat che co- caUallo fi doma col ftcna,& li putti con la
manda in turco iUegna della compoftuca del-^ sferza, cosi la Ragione goiMrna,e doma le
i'huomo. cattiue af&ttioni dell'huomo.
L'alborcdcll'aHoro con fa tetta di Meduf» K A G I O K E.
pendente daelTo^ dimoftra la vittoriajche ha DOnna veftita del color cclefte.ftatà co''
la Ragione de gli nimict contrariralla virtùtla piediTòpra alcuni fèrpenci alacit&mo-
quale gli tende itupidijcome la teila di edu* M ftruofi) li quali terrà legati con va freno
Libro Terzo. y r^
^ol haucr occhi & oreccbie dì fpicpcfpoiei: propofto col motto 7«x, dimoflm»
Il librò
meglio guidate ifuoidiffcgni,& gl'altrui tton- che taluolra fi pofponcla ragione ciuile , pcc
care. caufa di regnare, quanto per la publica vtilttà»
Se le dà la bacchetta per moftratc quella come per elsctupio può condonare taiuolta
Ragione di ftato edere propria di chi ha Domi il Prencipe a molti la vita, che perlor mif-
nio> 6c Signoria» dalla quale rhuomo diuiene fatti per legge Cmile haucuanoperduta^ per
iroperiofo > ancorché ognVno, per ben che fctuirfi di cfliì in guerra gmfla>cl]en do che ri-
Prencipe non fìaipoiTa bduere vna certa Rag'O fulta molto hauet huomini di vitt{ì> e di va/>
ne di Òato in propria» con la quale vogii gc lorc: Ma
più d'ogni altra cofa detto libio
uernare il dominio delle fue cofe» de drizzarle €olmottO}/iy/,inferirce queldettocbe hauec
«1 propofto fine. foleua io bocca Cefatc Dittatole, di Eunpide
I papaueri gettati per terra^come dicemo fi- Tragico nelle Fenifse citato da Cic. nel ^. de
gnificano>che chi fi ferue della Ragione di fta gli Offitij»^ trottato da Suetonio in Celare
tOtnon ìafla maiifot^er perfoneiche poGfa mo- al cap.30.
le(lacio:a fomiglianza della tacita rifpofta data Néim fivioìandum tfl Tus' regnandi gratU
da Tarquioìo al meffò del fuo Figliuolo. ^«a; yitdétndum efialìjs rebus pmatemvolas .
yelut dtliberAbundusin horti4mddÌHmtréinJìt; I quali vera coR habbiamo ttadottimal
fequente ttmcio -filif » il>$ iunmbulantes tacitus cottditi> ma in modo che intender fi podìno
f(*mmapapauerum capita diciturbaculo dtcu/tf- feguitandopiii che fi può l'ordine del tcfto la-
jèi parole di T.Liuionel primo lib. Decade tino.
prima. Ma tento anni auanticheTarquinìo Se la ragione velar fi deue
regnalTcTraiibolo pércotendo colbaiftoìic le Solo fi dette per ragion di (iato
pili eminenti ipighejdicdeper configlio a Pe- Nell'altre cofe la pietadehonora :
fiandro Tirano che leuaflc viai principali del- qual detto qtfanto fia empio ogni perfbnt
Il
ia Città . Il che vien odctuato da molti per li- pia giudicar Io può, attefoche ogni Prencipe
gore di Ragion di ftaio,& per mòftratfi feucri: maffimamente Chriftiano deue anreponcrc
ina di equiràil principe deue più toftofatfi a- all'intereffeproprio.&afimJIedeteftabile Ra-
mate, che temere» &
ciò per vtil fuo perche gion di ftato la giufta ragione giuridica.la qua
il timore genera l'odio» &
l'odio le ribellioni, le chi calpeftra vien poi al fine punito dalla
<& però deuepiùtoftb conforme all'equità a- giuftitiadi Dio.
inare, &
hauerà piacere Vafsalli ch'habbino b. a m M a U i e o.
polfo di ricchezze; nel modo ch'è configliato Vedi affanno
Vcfpafiano Impet. da Apollonio in FilofkratO RAMMARICO DEL BEN'ALtRVI.
hb.}.czì^.i l.Diuitihus antem perraitteStVt fa-
tultatibus tuto frui pojjintì eminentiores ipicas;
tjHAcumqtie fupra cmerasfe attolluntmn amfU'
D
babbi
^
Oli na macilente veilita di nero»& fcapi»
gliàta, con
alla finiftra
la deftra fi flfappi i capelli»
mammella attaccata vna
cioè
tatOy in iufla enim ejl in hoc Ariflotelis ratio Serpe, afli & piedi vn Nibbio magro ,
permertetai che i ricchi poffino godere le ric- Evcftitadinero,)>ercheipenfieri,che pie-
chezze lorojnó tagliare le fpighe piùaìte,cioè gano a danno del proflìmo>fono rutti luttuofi,
cjuelli che fonoin grandezza de gli àkri.Con- &c moftali, che fanno {tate continuamente in
figlia sì ben poi che fi fpiantino quelli» che fo- dolore, &
in tenebre, che offufcàno l'anima e
no feditiofi, & che vanno machinando delle trauagliano il corpo. Et però fi ftrappai capei"
nouitàjin quefto modo . Vtffxiles homines, nto- It dalla refì:a,cffen do i (uoipenlìeri ttonchi, &
lefiofque prÌHit4nquam fpinas e fegetibusaufer; volti finiftramentecon fuodolore, & faftidio.
& res móliemibus terrtbilem te offendo,
tiouas 11 che Con più chiarezza dimoftrail Serpe
fJtinitando'taTmn wagis,quam puniendo. attaccato alla mammella>il quale come man-
Le n mette a canto ilLeoncper cfser di na- da fceddifTimovclcnoàl cuorej& cftingueit
tura firaile a quelh: che per Ragion di fiato calorcche mànteneua l'huomo viuotccfi que-
cercano efser di continuo fuperiori à tu ni gl'ai ftariidiria affligge l'anima, & l'v<rcide, intro-
t ijcomc anco per denotare la vigilante cufto- ducendoilvelenoper li fenfi» che in qualche
dfa.che fi deue hauerecon fortezza, pstcon- iiìodo fentoDO altrui felicità, & però ancora 5
feruatione del fuoftato^ tUpinee
^ macilente-.
KK 4 li
. . . - .
f^ leonologìft
Il Nibbio ha tanto éolote del bene altrui per hauer foro l'animo giade & generefo*co«
clie (lende fìno aU*odio de* propri) figli, co-
(ì me ancodimoftra queuo ifteflb l'Aquila» poc
me fì è detto in altro luogo» peto fì adopra & eder fra gli vccelli magnanimajdc hbcnle
in quello prepofito
Vedi affanno. RBBELLIONE.
X. A PI N A. giouane> armato, &
HVomo &
foprail ci-
DOnna armata con vn Nibbio percimìe- miero vn porti gatto,
fotto all'arma-
ìOt&C con lafpada ignuda nella man drit tura htuerà vna faldiglietta fino al ginocchio
ta> nella haueràvno Scudo in mezo
(ìniftra del colore della ruggine,& a lato la fpada» no
nei quale dipinto Plutoneache tapifcaPro-
fia ftreràinprofperiuaUfchicna» &
con latefta
CerpinatÓc à canto da vna parte vi fia vn Lupo. ftaràin atto di rimirare indietro con guarda*
Non è altro la Rapina: fecondo» S.Toma- tutafuperba»& minaccieuole>terrà conam*
(o 1. 2. cjusfì.éé.artic.S. che vn torre a forza la be le mani con fiera attitudine vn'aima d'ha^
tobba altrui» 6c però iì dipinge armata con la (latche d'ambe le cime vi fia il ferro,& per ter-
fpada ignuda in mano» come ancor Io dtmo* ra come per difprcgio vi fia vna Coror.a • &
(tra Virgilio» quando difle. fotto alli piedi tetra vn giogo. Diuerfc fono le
Raptas fine more Sabinas » caufe» che da efie ne fucceda la Rebellione»
Il Nibbio è lapacidimo vccelIo>come è no- tra le quali v'è quella che nafce per caub del
to a ciafcuno» Se perche tempre ? iue con l'aU tiranno» che dal mò'do di gouernare è iniquot
cruirapprefenta la Rapina. acerbo,&difpietatopet gl'iafopottabili ag-
Proferpina in meco allo Scudo in braccio à é;rauij}& altre attioni di belTìma qualità»come
Plutone.fignifìcaquefto medefimojcome an» quella di Caligola» Vitellio, DomitianO}& al-
co il Lupoicome dimodra Tibullo eleg.prima. ti^lfenza nominarli che non poceodofifopot-
^t voSi exigtio pecorii fitrefq»e Lupique careà^^efiftere per la lore tirannica natura»
Paretto, de magno e({ prAda petenéa greg^B' che merauiglia non è» che il fuddito fì ribelli»
R. SA L T A'. fuole anco molte volte auuenire dalla caufa
DOnna» che aprendoti il petto moliti il del detto fuddiro»percioche come fuperbo»&
perche «ll'hora fi hic^ vnliuorao
cuore-, altiero per non ilare fotto airobedieniia del
realcyquando ha quelle medtfime cofe n9iro< fuo Principe lo fptezza» &
da elio fi ribella,dì
pre» S>c nella lingua» idqu«lipoct*nel cuore> quello intendo io di parlare Ce non d'altri^Pe-
Scnell'intentione. rò lo dipingo Giouane» percioche quella età
R E F V G I o. non confente d'efiere fottopoda perii vigore;
VN'huo«x> auanti va'Altace, che fìia in >
Se forza che fente d'bauer per il calore del fan
ginocchiofie»con le braccia iper te. gue che fi ù. forte» & ardito, Si non temere
£'cofachiarin[ìma>che gli Altari appreflo 3ual fi voglia incontro, &
perciò Arift. nel 2.
gl'antichi* come anco hoggidi fono p«r Tan- ella Rcttorica dice,che ilgiouane è amatore
to, &itiuiolabile Afilo» e Kefugio tenuti, & della vittoria, Se dell'eccelleniia.
quindi è che appreflb Virgilio Priamo di ogni Si rapprefenta che fia armato,per dimodra-
altra fperanza di falute priuo» fé ne fuggì ali re di ilare pronto con Tarme per il continuo
Altare fofpetro che ha d'clfere oflcfo, com'anco per
£t Ouidio nel lib. de Trift. dice* offender perendo.
ynica fortmis ara reperra meis. Cioè. Porta fopra H cimiero il gatto percioche
Vn fol rifugio a le difgratie mie quello animale è Geroglifico di chi dcfideia
REGALITÀ. di non (lare foggerto,& cilet liberei perciò
DOnna giouancj allegra, la quale Oiain gl'Antichi Alani, Burgundi,& 1 Sueui(come
i
aito gtatiofo di porgere con la dcftra icfìifica Merodio^ fcleuano vfare nelle loro
mano vnacoppa d'oro, Se à canto vi fia vii'A- bandiere qucdo animaie,quafi che hnpatien-
quiia. tilTìmt à guifa di gatti non voleuano fopporta-
Sidipinge giouanc, &
che potghi la coppa rc d'tilcre foitopo(li,la faldigietta fono al Cor
d'oroneiligu.ira,chediciamo>pcrciocbcèpro falene del colore della luggine ne dimcftra
prio de giouani di donare,
i regalare^falnui» & che fi come la ruggine vuole elfcrc fupcriore
cu •
. .
te» & non efscre foggctto; lo ftarc in profpctis fuoco fopraraltarccdato in vfo di facrifi-
Il
uà con U^hiena nella guift che babbiaoio cio prcfso a molre*& antichiffime nationi fino
dcttofignificaildifptcggiochefà il ribello al alla venata di Chrifto, il quale placò l'ira di
che volli il vifo indietro con la guardatura fa- prio sàgii«, il quale mir acolofaméie fi cela pcc
&
pecba>& ojinaccieuolc» la fpada» l'arma d*- falute noftrafbtto fpecicdi Pane, di Vino &
baila con il ferro in arabe le cime ne dinota nel SantifiTuno SactamétodeIrEucharcfìia.Ec
che chi cafca nell'errore grandiflìraoidella ti* fi vede quefta figura con la mano aperta, co &
bellione gli conuicne di ftarc prouifto d'ar- l'altare vna Medaglia amica Ai Elio Antonino.
me per nóefsere ficuro in qual fi voglia patte. Veftefi di panno di lino biancojper moftra-
Del fignificato della Corona Pietio Valeria- re la candideEza,chefi ricerca in materia di
noxicinbto4i.famentionech'ellafiaindicio Religione, &
però gl'Egitij non volcuano.
delia leggcpctò che è con certi legami accin che ne* loro Tempi) fi pcrtaflcro panni di lana
taconi guatila vìtanoftraè come ligata,& anzi ancora motti ii fepeliuano con panni ìM
i
ritenuta, &petòHyeton. lib.3. cof7tra Raffi' lino, mofirando cofi la Religione,, Se purità,
num dice di elTi . Et Plutarco nel lib.q'UidejiJcOfitide,
Coronam minime carpindawt ìdefì dice,che à Dio non fi conu iene cofa alcuna,
Leges Fhrium conferuandas che non fia pura candida, & perche il pnnno
Narra anco il detto Pierio nel inb.48, cbe il lino bianco fi purga,e netta più de gl'altrì,giu-
gioao medefimamcnte s'intenda perle leggi dicorno gii Egitrijjcbe fofse più conueneuolc
perche il nome del giogo il pcfo delle leggi, à Sacerdoti, &
alle cofe ài lleligionercfie cia-
fu ancora intefo da Dauid, & certamente che fcun^ahra forte di panno, òdi drappo.' \j.5r':.'i?i?
. RE. "• '
. .
523 Iconologia
R I G I o N E.
animi la Religione.
Il fuoco, hguificaia deuoiione*
^elUpuca, &
iinceca noHra mente
tendente vctfo Dio, ilchc è pcopiio ;
della Religione.
j'
Rcligioneè (tata Tempre fegrera, conferuan- gura è pioptia infegna dell'Uluftrifnmo Car-
doG in miftcf ij,cbc fono figure,ri[i,& ccfimo- <JinaI Montclparo mio Signore, p?r vcdcie,
cn^
. ^ . .. .
DOnna veftita d'vii.Camifcio,StoIa,& Pi» Sr irà appoggiata con la man finiftra in mo-
uiale>e (larà.(bpca'Vna piecis quadrata' dor ch< paia fi ri pi>fr Copra la banda dritta del
come habbiamo detto in i»!tre figure 'iella Re tronco trauerfodclU Crocei He dalia banda
figio^e, terrà con lafihiftra^ mano, con bella finiftta del detto tronco, penderà vn freno, &:
eratia vn belliffìrao' Tempio, & per tetta vi calcara con 1» piedi vna morte m terra quiui
lata vna Cicogna. con vna Serpe nelbecco prorttara,.inmodo-, che lìaiaCaiuana di ella
Religione: piede della Croce. Allafignificanonedel-
DOnna di Maeftà,^kdi grauita, veftita co» ladetta figura, pache tantobene,&co(ì fa
manto ricco fatto a vfo di Piuiale haue- cilmente è (tata ftefa, &
drchiatata da vn bel-
tà velata la teda, (opra la quale lo' SpiriraSà- ringegno,nell*cpigrammafcguente, non oc-
to rifplcnda con la luce de fuoi raggi in forma corre^che vraggionga aliraefpofitione
'di Colomba. Starà detta figura fopca vnapie- Qtunam tam lacero "verità, tri cedis amiclu 'f
^tra riquadrata, che dinotaChrifto Signor no- Rtl/igto fttmmivera Vatris- foboles
ftrojilquaJecla verapictraangolàre,chedif- Cttr vejies vUeslfompas contemno caducai
'
fe il Profeta riprouata da gli Edificatori della Quisiiber hic ? fatris Itx veneranda mei .^
vecchia Legge,& e per eflcr polìapofncl prin» Chrnudum feSius f decet hoc candaris- amicH
cipal cantone della fua Santa Chiela ^ non è Curtnnixa Cruci ? Ctux mihi gr^raquies.
)akuno,cbe pofla potui altro fondamento»co- Cùr alata T hominesdoceo fuperaflra volare
ine^diiTe San Paolo. Cur radians ? mentisdifcucio tetiebras .
Ha quefta figura da vnabanda vh fanciut- Qftrddpcethoc frenumìmemtscohihere furores
tauofe di Mosè,con alcun«' rofe, &c
lo con le Cur libi msrsfrAmitHrìmors quiamortts ego».
alcuni rami fccchiv per mofttarelc paflate ce»^
rimoniede Sacrifici) anticbi,&dall'àlttaban-
». E L r G I O N E
dà farà vn'altro fanciullo, che foftiencif libro
de SS. Mauritio, e Lazaro>•
de Vangelijyperche in Chrifto rerminorono"
tutte le profctie, & lecctiraonìe della vcc- DOnnavecchia, d'ardito , èé cor^iòfo^
chi a legge. armata d» corfòterto all'an-
afpettOjfarà
J
Tieile ella nelUfiniftramano^ la verga del tica corrornamen ti nobili ^aurà lòRocco à
'^
Sacerdote Aaron,& nella deftra le chiaui dei- lato, &in capo vn'èlmo cinto" d Vna corona
la PotcftàEcclefiifìicarperapiirc,& ferrare il d'oro, è per cimiero vna fiamma di fuocor Le
Cielo àgli huomini conforme a' loro meriti. chiome f.ranno ftefe g<ìr per gl'homi-r; , fa-
Dunque da quefìovcror&viuorirratto è na- cendo moftra leggiadra, e bella, inmezo al
ta lanoftra Santa, i5i vera Religione modello petto hauerà la Gran Croce delli; Santi? Mau»
di faluie fabricato da Santi Dottori fópra le ritioy&Ltszaro.
pietr&riguardarc dciquattro Euangelifti Scrit- Sotto all'armatura porti vn 3 vefte di drap-
tori delia Legge piena di Spirito Santo,di Re-- po roflòv&foprahabbiavn ni^nto d'oro co'l
iigìonei di fuocord'amore» & Carità quale con la mano fini(!'ra moftti Hi coprire,
e ài fouueniie "n poueroleprofó^che li giace
R£LIGIO>JE VEKA CHRISTIANA .-
apprcffo, tenendo anconclla detta mano vn
DOnna .:li bello afpettoicircondara intor- fibrcNe piedi hauetài cothurni d*oro>orna-
i
«rme alla turchefca in atto di conculo*rli con cedendo à detta Religionenoue Gratie>In>«
-^ifpteggtOj&c col pie defiro paiiniéte concul- munita» e Priuileg:> i quali fumo poi ipode-
chi rHcrcfia,per la quale fi rapprefienta Dor> rati»& dichiarati per vna Bolla di Pio Quin»
Ila di fpauenttuole arpetto^bructiATtma» edif- to,& doppo la morte di detto Caftiglione d<H
forme»che ferita dairbafta che detta Religio- tempo di Gcegotio XIII. 11 Screniflìipo Emai
ne tkne nella man deftra, fia caduta io terra» nuele Filiberto Duca di Sauoia zelantifiìmo;!
gittaii^o per bocca fiamma affumica ti.Haue» delia fede Catholicahauciido penfieto diin^'^
tk i capelli hiffuti, e dilbtdin;itara«nte fpat fi» fìruirne vnaReligicfa Militia fottol'inuoca-l
il petio> e patte del corpo» e k raatsraeile a- tionf dtl Gloiioto .Santo Mautitio Marnre«ev
fciutic, e affai pendenti, pofando ìé nutno dc- Regola Cifiernenre in d^fièfa ài Santa Fede^
^
:fìra fopr^ vd libro fuchiuib dal qutle figno v- in tutti i fuoi ftati di Sauoia* e del Piemonte» i!
iiciti : òi ejfchino varij» e fpaucQteuoli ferpeati fudetto Pótefice tfiendo informattfliìmo del-
per tetra. la bontà» e valore di queOo InuitifTimo Site
Si rapprcftnia che fia vecchia» pertfl'erc prontamente gradì il fuo pio pcnfiero» e Io
<]uefta Religione più antica di tutte l'alae^» Creò Gran Maef^rc di quella e dopò h perfo-
eflcndochcqueftaMilitia de Caualitr» di S, na fua tutti ifuot fucceflori nel Ducatc.come
Laaaro (fecondo che i«ft»fic# Franctrco ian- fi vede nella Bolla di efso Gregorio l'Anno
fouino nel fuo uattato d^U'Oiigtnc d^ Caua- i;72.pitmo del fuo Pontificatole vedendofii
iierial lib.i. com'ancorfi lega* chiaratnfnte gran procreili che fotro sì gran Duce per il
iti vna Bolla di Pio Dfo.&
Quio)ti»rf à hsuato prin- imo finguiatiifzmo valete in honore di
cipio fino al tempo dt S.B'^fifió M agno>augu- efsaltatione della Fede Carhnlicafipoteuano
menrata, & ilUjUtata dal Spmmo Ponteflce fperarf non fcilo in quelle parti» ma in tutta la
^ma(b Vùmo al tempo di Giuliano Apofìa- Chn(iiaaica»rl medefim^Sfimfno Pontefice
Cic-
.
quam illorum ajlimatime, ac perpetuam vir- coi] defiderio ardente,e la prontezza de me- i
tutis , 0" glori& hétreditatem quafi per manus defimi di fpargere il proprio fangue per Is
traditam , faeliciter '
conferuare contendit , SantifìTima Fede, ad imitaiionc del Gloriofo
quam milftespraMiot fingulari nofir£ beni^ S. Maurilio Martire, e fua Legione difoldatl
gnitatis , & mumfÌMntia fauore , profequi , Tebei, che nell'Anno 501. alli 11. di Settem-
ac alias prAdtBa Militia SS. Maurit^* Cf bre volfero più tofto morire per la Fede di
L^Kjtri indemnitati decori y ornamento & Chrifto, che obedire all'empio Imperadore
€onfulere diffendtjfquc occurrere volentes, e MatTìmiano in facrifìcare à 1 fallì Dei.
quel che fegue. Il Màto d'oro iSenota la pcrfeitione diquc^
Si rapprefenca detta Religione chefia ar- fta Mil»tia,laquale,con pictà,e carità,e conti-
snata sì perpropno inHicuto de Caualieri, co* nuatTiéte proniilTima in fouaenire, aiutar» &
me per l'habito^cqui(lato da quefta inuitta ipoucri.che perciò tapprefcnta che co e(To
fi
5»^ Iconologìa
foltutti.cliel'antica Legge tomandaua che dcll'heretico, onde Agcùiao tte defrittotti
ileprofifodeTofcacciati fuori, e non habitat, dice, ;...
fero con gl'altri, come fi leggenel libro dcNu tìAreticui efl» qui cot7cept4tm uouis trrprit
rncti al cap.5. Onde per quello eftrerno bifo- ptrfidiam pertinacner defendtt . •
,
fìma> con Ifi fi;a fublimeye rifpjendiente Pcole. Ha i crini fp.rfi, & hitfuri per dinr-olìrarc Uj
il libro, che tiene con la finiftra mano di- rei penfieiii quahfono fcnipre prcnti in fua
moftra )1 Pfsheno abbteuiato ; che recitar fo- difefa
gliono tutti i C«u .licri diqoefta ReIigione,e Il corpo quafi nudo, fign fic<i effere nu;^a>
le Regole, &: origini della incdefima, per in- piiua d'ogni victij, 6c vig. te.
fttuÌE.e<&: ammaeftrafe i fuqi fuddiri , altti &
Le mammelle afcutte aH ipendenti,d(»> &
fceo^idogl'oblighi diquella>ond(? anco fi ma--; nolano 1". ridirà del fuo vigore interno, con il
nifeftaniJ l'opere rpitituali, corporali, di detti.t quale éimpofi'bi'ediporetdat nuirimencoiC
Religione e fuoi Caaalieri. far opere degne, &
meritorie di vira eterna.
Glifi>dannoli cotburninelli guifa c'hf;b- Tiene il libro fuchiufo fopra il quale fi ap-,
bi^mo detto, come calciamenri folsri porrarfi poggia onde n'cfcono vadj Crpcnti, per di-
da Heroi,Piincipi,& altri perfonaggi di gran- mollrate la falfa doitrinsjc fue ncciue fenten*
de aff.ue,^ però nella Càt.al 7.fià le lodi dice. 2e,checcme varij>& velencfi fcrpentifpatfi
Quam pulchri funtgrejfm tuiin calceamen- per terr3,moftrano l'effcttr che ne fé-
pt fiinn.»
RELIGIONE FINTA.
r^Onna con habito graùe Iim-
L--/ gOjà federe in vna Sedia df'bi^
iò,fopra vn'Hidradi fette capi, ha-
uéndo detta Donna vna corona in
tefta piena di gfoie rifplendcnti co
moItiòtDamétidi yeli*& d*brò,Qel!a
deftra mano ha vna razz,i d'oio con
vna feipe dentro. Innanzi à lei fon»
molti inginocchiati in atto di «doì
taild)& al<?uni ne fótio morti |Jer tee
ra^ perche i falfiammaeftramentide
gl'efleropi): allcttano co qualche ap-
parenza di piacere» òdi finta com-
modjtà terrena, ma al h ne prepara-
no l'Inferno ne'l'altra vita. Oc k c'à^
lamiià nella prefenteiche per fécrc*
ti giuditijdi piojvengonain tempo:
non. afpettato. '
'
REMVNERATIONE..
D.Onna d'età viri'e, coronala di
corona d'oro vcftira d'habitO'
nobile ticcoi& fontuofo,che feden-
do tenghi in grembo vn braccio, da
mifurarc&rche mofìri con gran di(j
(ima pronrczzadi porgerealttai, co
la;
. . . .
5*8 Iconologia
fadeftra mano vna ghirlanda di Lauro,$c vna
Collana d'oro* & con la fìnidra vn mazzo di REPVLSA DE FE|ISlEai CATTIVI.
Jj;>ighe di grano» & vna borfa piena de danari.
Si come Tono dmerfe le fatichete le ferui-
tù che fanno grhuominij cofi volendofimo-
VN huomo che tenghi per li piedi vnpifij
ciolo fanciullinote che con difpofta at-« |
fttare in piriura la Remimeratione di c(Te,nc- tiiudme lo sbatta m vna pietra quadra, e per
ccfTariamenreconuerrebbe che dmerfamen'^ terra ve ne fieno morti di quelli, che già fieno
tefbUecocapprefentate» ma pecche volendo ftati percoHì in detta pierr a
noi dipingere quella delie fatiche»^ della Ter- Perche tutti Teokgi cóCentoQo, che Chrt
I
pali IVnoc l'vcile, 6c l'altro è Thonore cioè primi moti alla pietra di Chtifto, che è
Si rapprefenta d'ed virile percioche eiTen- ftabilefoftentamento, & bafe dell'anima no-
&
do in dettactà il difcotfo> il giuduio, cono- {Ira . Però noi tutti douemo rompere li noftri
fce il giufto> de il conueneuole . Tiene m ca- penfieri di cattiui affetti mentre fono piccioli
po la corona d'oro perche é cofa da Principe auanti, che crcfchino, &
s'attacchino alla de-
da Remunerare altrui, benché Hoggidì po« liberatione sbattendolucoroc habbiamadec-
chiffimo fi metta in opera,& ciò fia detto Cen* to, nella pietradiChri^o,cioè volgendo la
zapregiuditiodichiefercitaslnobilartione, mente noftta e'I cor noftro vcrfo Chrifto,col-
11 veftimcnto nobiIe»ricco,& fontuofo non locando in lai ogni noftro penfiero«& quefto
folo ne denota la grandezza»^ nobiltà dell'a- è parere di Eutnimio, cofa che prima di lui
oimodi chi bà per oggetto- di beneficare al- detta l'haueua Adamantio, Ouidio ancK'cgli
tcuij ma anco ne dimoiata che chi remunera ancorché poeta gentile ci dà còfiglio da C bri
conuienec'babbi da poter remunerare. ftiano, quando nel primo libro de remedij ci
Sidipinge che fieda, & che téghi in grem- auertifce, che facciamo refillenzà alii primi J
bo ilbraccio da mifurare per dinotare che la niotiin tal maniera. .
Kemunefatione è parte della giufticia» eifen- Dumltcety &modici tangmt gr^ordia motHSi
dO'Che chi giudica) 6^ roifura le q,ualkà delle Si pigetin primo limine fifie pedem .
perfone fecondo i meriti loro^& non dà all'i- Opprime dum nona Jiwt [ubiti mala: femim
gnorante, quelloche fi conuiene per gjtifìicia morbi y
vai virtuofo . Il porgere altrui con la delira ma- Et tuHs incipiens ire repfiat eqnur .
no, con prontezza la ghirlanda di lauro» la& Nam mora dat vires tenenti mora *. perco*
Collaaad*oto,& coalafiniftra, le fpighc di quii, vttas.
grano, &la borfa piena de danari » ne fignifi- Et laltdas fegetes» qu^frit kerha féuir.
ca che fi come fon dtflfercnd gli (lariy &
le Qua prabetlatasarbos fpactentibusvmbr-as^
conditioni delle per fooe, cofi ella riconofcc i Quo pofita e fi pnmum tempore^ virga fuiì».
meritcuoli chi con Tvcile, & chi con l'honorc Tunc poterai mambus jummatellurt reuetlii
nella dell'honore fi diraoftra con laghirlan- Nunc fiattnttnmen\um virthus atdla Jut^
3adi lauroidt conta Collana d!oro ambidui Quale fit id quod amas celeri ciratnfpice menti
prctoijche fi^dannoà perfone di conditione* Et tua Ufuro fubtrahA colla tuga,
& degni di gf adi , & dignità', & fopra di ciò Princtpijs obfia, (ero medicina paratur,
dice Cic, z. o^.'.Melius auud'bomsìquunt a^ict Cttm mala per longai conualuerc mwaf*.
formatos beiìefìciur/i collocar i puto, &
perlacó-
aE S TI TVTIONE
iìderationedell'vtile le fpighc di grano, la& .^
Rejfurretione .
CA.
D Onna bella, veflita
riccamente»
con nobile acconciatura di te-
ftaraoflrandofi allegra» piaccuole> &
terrà la deftra mano alta , &: apcrta>&
nell-ifinidra vno fcettro, vn libro &
portando ne! lembo della vede fcritte
quefte parole. Ornatus prdfuafh: il &
color del vifo farà rubicondo. Se alli
piedi vi farà vna chimera, fi come fi
vede dipinta al fuo luogo
Non è huomo si tuflico,&; sì feluag*
gio,che non fcnza la dolcezza d*vn*at-
t ragionamento in bocca di per
jfìciofo
fona faconda, che fi sforza petfuaderc
qualche cofa, però (i dipinge bella,no
i)ilc,&: piaceuole,tiene,la defifa manp
alta, 6c aperta, petcioche Rettotica
la
3ii8 Iconologuti:
'<
La Riconcilìationecvna:riiK>aati<K
ned*àmore, che fifaicol ritornare in
oraria della cofa amata jjmpcrciochc
;. dall'artiere era gir amaDt^nafcono con-
tinuamente fofpetti » ingiurie V a qua-
gli fuccedcno lo fdegno-, l'ira*». 6^ la
: guerra „ comevsg^mente cfptimc Te-
rcntio'. Jn amortìj^c omnia infunt vaia:
'
inìurU % [u^icionesùintmicmAfittdHct^t
Bellum, ^axrurfum'
ILracddirao dice HoratioJiella Sati-
ra 3. li bj.-.
L'hct-
. . . . .
riconcHt.utHitm. muitum ittam valet^t dtcttur» pio amore, che doppo l'irà fi genera, &. fi rad»
4td ptictm reformandami roà ciò lia pofto per dopia nella Riconciliatione con maggior gq*
cuiioIuàs«e"*icriWcri, nò pcretfiicaccia:Ch*nab dimento, & gulto de gli aroantij il tutto vieti
bia l'hetba Aaac^ropferote, &
ta pietra <iel -defciiito da Plauto nell^Aiifitrione.
Zaffiro, Se benepuòefleteclie il Zàflìcobab- Nam tri hominnm Aiate mtdtaeueniunt hti»
bia vitcà Kiconcìliatiua donandoti vn bel iu/modìt,
Zaffiro all'irata Dama, la quale per rifpetto Capium voluptatesmoxrurfummifertat,
'<id dx^no f;<':'iliiiete fi può difponcre a teftitui lr& inttrutmunt^rcdeunt rurfunì in grdtiam»
'
te Pamante nella prilline gtatia,perche li do- Vtrumtra : (fiqud forte eùentttnt huiuftnodi
iii>&j>rerentil)aflno gcan forza.Si come chia \l»ter^osJ rurfum firéaentum m
grattar» «l/l
Yamente eQjrime quei Prouerbio V^ortam^ , Bts tanto amia funt tmer fe% quam prius :
^f^ honorem àcquiretiiquidutmuneya » ammara RirorzàndofiTamorcttclla RicócMadone»
autem aufert acctpientium^ ctefcendo due Voltepiùdiptima,nJ^ manca-
La coppa > l'abbiamo poHa per figura del no amantu oc arrnci, che a bella poita cerca-
prcfemc» poiché ift cfla fi pongono ì donatiui» no occalìonidi fdegni, e tifse,per ditp'icarc
che fi iTiatidanoà prefentacc: Iprefentifi va- >più volte la bcneud4cnza,& i*amore,& pro-
gliano molto nel conciliare. & Ricondliare uarCpeCsoi foaui triitti dellaT^icònciljationc
l'aaiorf , 6c tiìitìgaregli ànimi fdegnàti,8f pla- 'Difcardia Jit'càrtorcocordiaAìkt quel ^imo
ccar l'ira delle 'pecfone, •come dice Ouidionel Publio i e però Agathone Poeta^ta vno di
1. dell'arte amatoria •quelibchedauaoccafionc a Paufania fuococ-
Aiuneracrede mihtìplacanthomnefq; Deofqtte dialillimo amico di adiratfi, acciò che prouaf-
Placatur donis Jupiter ipfe datis «fe doppiocóntentonélla Riconciìiationej di
Detto prefo cai terze della Republica di -chetie fàmentionc Eliano lib.i.cap.zi. /»-
Platone citato da^uida, e deriuato da vn ver- CHndiffimum 'ìzmàntibus tjì reperto, fi ex con-
fo di Hcfiodo>vécondo l'opinione di mc4ti,mà 'tenuoìiCiO" iitibus cum ar»asijsin'^rdttam re-
apptefso Giecì era voce coricare 9 Euripide deant . Lt fané tnìht videtarrnhìl ilUs deUEla"
^ella Medea. j , bilius uccidere .pojj't . /ittius tr^p'vuluptatis per
perfnadere mumra etiam De^s'diUeritim efi . {i^pceum parttcìpem faeton frequentèr cum eo
jit*rum veropoiius efi mflkxii^tishbminibHi, cufitenetens . Xiàudiuw -erhm capiti fi comen^
Onde Seneca per nutro d'vn Filor>Todice '^ttonem , cam eo fuifinde di^oluam» ©" recQnc$*
"che non ci è la più dolce ce fa che il iiccuete> Uem»
Omnium ej[e dulciffurmm àcapere
E tanto dolce che nelia nona Iliade Neftorc
foromo Configlieroi'petfuade Agaracnhone.
8. a M
Imperadote, a ptouardi pKtcaie Aclii !e con DOnna vecchia veftita d'hàbtto fdviplice
doni,& con buone parole ,Videamiis vt q-fiim coricòcfenz'ornamtnto akuooicon la
placantes fìetiamus donifque'phictdisirùrinfque deOra mCno terrà va toiicie'ttc'oucio viipat
élAneis .dìùc Neftore.'Rirpole Agamenijoac SiiYorbicc , & conia irniftra vn libro aperto»
che volentieri gii voleua dare inficiti donis eli '^nel-qttaìc vifiàno fedite le fcguenii j'^tolc»
Il a "Pi-
. . . . . . .
53^ Iconologii
R I- F O R M A.
EPIGRAMMA.
ratio mores docettC Itx, frauuf
Quos
abujus
DeforntattlongadiminuitqMtTdie
J^ereunt difcrimim ntdlo Hinc velut arboribm Ute ramaiiA crefcmt
yìmi^& leges Nec mAtura fuo temyore poma ferunt
Vecchia fi dipinge , pcrcioche à queft'età Sic vana exurgum vttiorum germtnaJO' Mita
ipiù c6uiene,&: e più atta a Rifoiraare, & reg- Virtus humam m
pecore prejfa iacet
gere ahrui/ecódo Platone nel V.dclla Repu- Noxia rerum tgitur fortis cenfura recidat
blica onde per la Riforma in rendiamo! buo- Vt vm redeat splendida forma nouA . •
sferza* tempre però raitigJindo il rigore con la di fpada. Se akii arnefi per ferire il corpo,così!
njanfuetudincil giuditio con la mifcricordia, laRiprenfione di parole ferifce l'animo
e lafcucrità con la piaceuolczzfl,che così s'in- Tiene il fuoco in mano>per accender nelN
trodurrà facilmente ogni riforma ne' popoli huomo colpeuole il rodere della vergogna
foggetti, e tanto più quanto il tutto fi fa con II corpo è per fegno del difpiaceuol fuotio»' '^j^
maturo configho,chc però d dipinge in età di generato dalle voci di Riprenfione
Matrona. R I f R E N $ I Ò K E.
a Ciouemle .
£»
HVomo rigido, & fpaucnteuolcchc nel- DOnna d'età matura veftita d'habito
graue, e di colore rofso,terrà con de-
,
la
la deftra tiene vna bacchetta di ferro,
& a canto vno Struzzo ftra mano vna lingua,in cima della quale vi fia
vrt'occhio,porteràiocapo vna ghirlanda d'af-
Si deuc dipingere queft'huomo rigido , & fentio, & della medefima herba ne terrà con
fpaucntèable» eìfendo ilrigore ferapre dìfpia-
ccuole* &
rifoluto ad iddur timore ne gli ani-
lafiniftraraano.
Si rapprefenta d'età matHra,perciòche il ve
mide fudditi. ""
Onde la verga di ferro fi pone, per l'afprez- co fondamento di riprendere, oc auuertire al-
za del caftigo, ò di fatti ò di parole . Perciò S. trui conuiene à perfone di molia efperienza»
RIPARO»
daitrAdimfntù
llo dice Sannazaro nell'Arcadia
Priuilegi^ della vecchiezza figliuol
si
xj. profa. I
mio fono
grandi, che vogliamo, ò nò, fiamo coftrettì
'Yòrno che teoghi in braccio vna Cico- d'obedirgli, efsendo che per raezo dell'efpe-
_ ^
gn^a» la quale habbta in bocca vnra-
muicello di Platano»
rienza fono atti a far frutto nelle riprenfioni,
perche come dice Cicerone nella v. epiftola
La Cicogna ha ttaturale inimicitia con la ci delprimolib. delle fue familiari. L'efperien-
uctca,e pero la ciuctta le oidifie Ipeffo infidie,
za più infcgna, che lo ftudio delle lettere
& tradimenti:Gcrcadi trouare li fuoinidi per L'habito graue, 8c di color rofso dimoftra^
corróperglil'oua eouadole elsa raedefiraa,co-
che la Rtprcfion« conuiene di farla con gra»
la molto nociiw aJ pano della Cicogaa,pcr l'o
uità,e non fuor di temiini,accioche fia di pro-
dio intcftino che leporca. Antiuedédo la Geo
fitto, è gioueuole, efsendo che tale operatio-
(^na quello ciè> che intwuenir le potrebbe
fi aefi può dite; che fia fegno di veroamore, Se
proucde d'vn ramo di Platano,& lo rocttenci atto ói carità. Nunquam dieni peccati gbiur-^
nido,perchesàbeniffimo,chc la ciuetta abbor gatrdi fHJcipiefìdum ejl ntgotiuminificHm inHr'
rifcfr tal piata & chenon s'accorta dout fente fìif csgttationéus examinmtes confcicnù/tm ii^
l'odore del Platano. Intahiparorcfta ficwa
<lHÌdo mlnseoram De9 reìiofjdtrimus dik^iik'
iiali'infidre»& tradimenti dellaciuctra TU, S. Agoftmofijpracpiit^d Galat-ellendo»
che tjuando fi corregg?,& riprede con animo
LI 3 appaf-
. , . .
55» Iconologìi
sppa(TÌQnatO)&con impetOje futorcHon è di pii^gioueniIet& più tenera» più faciloience fi
lettione» e amore quindi foggiungc riftcffo comporta il rifo, il quale nafcein gran parte
AgoftinoncI mcdcfirao luogo citato Dilige» dall^allegrezza» però fi dipinge gioitane 9 &
& die quid voles , &
f^ a propofìto quello che bello
dic^ CnfolloniQ in S.Matteoal cap.iS.intor- I Prati fi fuol dire» che ridono quando ver-
no alla tua vita fij aufìero» intorno a quella de deggiano» &i fiori quando fi aprono, pelò
gl'altribenigno * ambedue conuengono a quella figura
La lingua con l'occhio foprafìgnifìcavna Rifo,
perfetta regola di parlare : percioche , come Glouanetto veftito d'habito verde» di^
dice Chilone Filofofo} &
lo riferilce Laertio pinto di fiori con vn capelletco in cefta
primo cap.4.
lib^ pieno di varie penne, le quali fignifìcano leg-
Conuiene all'huomo di penfare molto ben gierezza,& inftabilità,onde fuol nafcere l'inìp
^rima^che parla quello» chehàdaerprimerc moderato rifo» fecondo il dettadel Saaio
con la lingua^ Rifus abundat in ore flultorum
Cogitandum priusguid loquarh quamìinguot Rifo,
frorumpat in verba > 6c Aulo Gellio lib.S.
Nod. Attic. Sapiens ferntones fuos pracogitaf»
VN Giouane allcgro,& belloi terrà in v«
na mano vnaMafeheca con la faccia
0" examinat prius in pe fiore » qttam proferaf diltorra» 6c brutta» percheil brutto» l'inde- &
inorCi&i. peiragione potiamo ancodire»che la cente, è fenza decoro » comedilTe Ariftotile
lingua per non eterei ella (lata concefTa acciò nella Poetica, dà materia di rifo, vi fatava &
chel'vfiamo inruina» danno, ò detrimento motto. Anfara rifu tempera.
altrui» edere accoriit& auuedutiin adoperar-
la con ogni affètto gioueuole in aiuto,& aiuto
diquellii quali hanno neceffirà) non chebi*
IL P M ^ G N A.
fogno d'efler riprefi. DOnna armata a federe fopradiuetfe ar-
La ghirlanda d'Affentio» che tiene in capo,. mi» con la man deftra foftenga fette
com*anco con la finiftra mano>grEgiitij per colli , cima de quali vi fia la Vittoria 1 ten-
in
ga nella finiftra fioriti gambi di lino con voa
queft'hetba (come narra Pierio Valerianonel
lib.cinquantaottcfimo) figoijfìcau«no co effa corona di Pino» a piedi vn bacile boccale &
vnaRipréfionegioueuQlc»e che hauefle ferro con altri vafi figura fimile vedefi nel Palazzo
:
di Faenza
vtileavno^chefolTe fuori della buonaftrada» ..
PI E N rissi MAE
Atatita foldarefca di Romagna fa-
ton.i cólcgnati fottoil Culle Gianjco
(o di Romvs m Traftcìiere giiallogia
méti.d^ chÌHrnauàfi Ca/ìra Rauenna-
tium Andrea Fuluion'^ll'anticbicà di
Roma iib.i.cap.vlt. oc lib.4. cap.i*;.
Laonde meritò Rauéna d'cder Co
Ionia de Romdni)n6 Municipio co-
me penfa il TuoEccellente Cittadino
Hi(iorico«mà iti quefto poteua co ra
gione maggiocméte nobilitare la fua
Patria» perche più nobii titolo fu la
Colonna del Municipio>Che Raué*
na fude Colonia Chiarametate Io di-
ce Strabone \ib»$./ìrtminum Vmbra
rum Colonia, vtRautHnaMraqueRo»
manas haùeti»qutlmos»Sc lomàtiene
il Pannino nel libro dell'Imperio Ro
534 Iconologìa
Prouincia continue guerre come prima;nódi* Santo Gemini} Don Pietro Gaetano Daca di ]
meno fUtte alle volte in armtifpccialniente al Sermoneta Generale della fanteria> 6c il Si*
Tempo di Federico Secondo Imperadore il gnor Maitio CoIona Duca di Zagarola.Capp
quale prcfe Raucna,indincl iZ40.pofe l'afle- di tutti publicano gli officiali della tnititia* e
(i :
dio à Faenza Città di Romagna> e ftentò vn'- era gli alttiilCapitano Giouan Battifta Sene*
anno prima che la poteflc ridurre à renderfi, roli Faentino per la molta efpcrienza militate
ne fu poca lode à Faentini di refiftcrc va'an- per lo reguitos&petlaprattica che haueu«
no à si potente Imperadore Fulmine di guer- nelli cófini di Romagna) &del Ducato di Fec
ta,indiiiodigran valóre conofciuto etiamdio rara fCt dechiataco Luogotenente di tutta la
da ftranieri particolarmente da Giulio Cefare Caualleria. Fatte tutte le neceflarie prouifioni
Scaiigetof in quel fuo Epigramma d'Arme>& di Gente fi conchiufc raccordo tea
FA V £ N T l A. rillufltiOiìmo Cardinale Aldobrandino Lega>
Pars magna ItalU durodifcrimìne rerum co deli'EfTercito del Papa* &
la Sereniffìma
Clara Fauentim milite fceptra capit Signora Lucretia da Ef^e DuchsfTa d' Vrbino
Quod meruit decm inui5iis tìeluetm armis, forella dell'vltimo Duca Alfonfo di Ferrara c6
Quod condurla ferox Brennus ad arma fuit. la reflitutione di detto Ducato feguita in Faé-
Hoc fumns : hoc fortis meruit ius ignea dextra, za alli 1 3, di Genaro dei i f ^8. fi come appari*
Jltbitrio cuiuSt numine re^na parant • fce in vna infcrittioneiche nella Sala maggio*
^ N6 mancarono poi guerre à quefta Prouin re del Palazzo di Faenza fi veflie> la quale poà
eia ceffato il furore di lontane Nationi, coni nervogliamoiacciò detta Città, & la Prouin-
propri) habitatori» &
popoli conuicini, tanto cia tutta non refti più defraudata delle fue ac-
che Dante Poeta proruppe in quel tcrzetco tioni,attefocbeil Campanaio il Doglionc
Romagna tua non h &
non fu mai hiflorici di nof^co tempo malamente informa-
SenXa guerra ne cuor de Imi Tiranni. ci fcriuono, che la mafTai & l'accordo fi face&
Doppo Dante fono in Romagna nati gucr fé in altre parti: ma più fede predar fi deue a!*
lieti, che poflbno ftarc cot gli antichi al para- l'infcrittione compoAa dal Signor Giouanni
gone: Ma progrcflo maggior di tutte hebbe ZaratinoCaftellini, che vide in Faenza tutto
Sforza Attendoloda Cotignola Padre di Fra- l'apparecchio dell'esercito, & delle aj;mii&
cefco e Duca di Milanojda quali fono deriua- hdufTe in breae compendio tutta riroprefai6c
timille eccelfi Campioni dell'IUurilIìma cafa fuccèflo nel feguence elogio, diretto à Papa
Sforza. Inoltre flette la Romagna in guerra,- Clemente VII. di feiiciflìma memoria,'chc
Faenza fpctiaimcnte, col Duca Valentmo vi- con folecita cura comandò l'imprefa.
uentc Aleflandto Sefto,& nel fcguentc Pon- CLEMENTI Vii. PONT. MAX.
cifìcaio di Giulio fecondo co l'eflcrcito Fran- JPrincipi Optimo &
clemeiiffìmo ob Ferraritip'
cefe per la rotta di Raaenna, nò fenza danno fem.expeditionem ceìerttate mtrafnU paratan$,
&eftftminio de vincitori. In vlcimo l'anno Fatientiamconuementibus pETRO ALDO-^
15517. a' 1 i.di Nouembre elTendo Legato del- MANDINO CARDINALE Pontificii
la Prouincia l'IUuftrilììmo Gatcfioal Bandino Fratris filiA,ecctefiaftici ExercttHs/mpremo mom
cotfero gran preparamenti di guerra in Faen- derarore.OCTAnO BANDINO Cardi-
za, doueper la ricuperationc del Ducato di nale Flàmini^ Legato cAterifqibtlU Principibus
Ferrara nel core d'afpuffimo inuerno fi fece adtUufìrandum exercttum-, aciemqut inftrueH"
con incredibile prelteiza in ifpatio di 10, dì la dam, MtlmbHS vndtq; media hteme confluènti-
malia deiredcrcitio Ecclefìafìico diuifo in ce- bks^qui libentiffìmis ciuthus txcipiuntur^alttntitrt
to colonelli co tre ttiila fantfte 400.caualli per fattenturynecvUum Ciuitas vb charitatis offìcm,
ciafcuno quali furono rillufttiffimo Marche- Ckaritatts patiturincómmodum.In tanto rct mi-
fede Bagni di qucfìaPfouincia. ilMarchcfe litaris apparatUiLucretia Eftenfs T'rbim Ductf-
della Corgna. Generali d'Aichibugien à ca- Ja éiduemu, CAFSARIS ESTEN SIS vomir-
uallo>»l Signor Pirro Maluezzi Generale->del- ne m hac Vrbe prolata pace,^ ^b eodem cotifir-
la Caualctia di Lance, il Signor Leone Stroz» mata,0b/ìdemij[o ALFONSO Ftlioy Ferra-
2Ì} il Signor Mano Farnefc Generale dell'Ai- dado, S,R,E, refìituttùr tdibus Un,
rla /ine
.iiglicria,il Signor LotharsoCótì Duca di Po- M DXCVIIU Comes Cabrtel Cabrtelius t /^
Ji, il Signor Gioiian Antonio Oifìni Duca di lubmus FaHtntUCitkvrtimri eiufqiiimiHtuo/,
ac
.
po di cucci gli altri, doue terminare fono cucce pilio. Per dunque»che ha dimollraca
l'affetto
le ccionfanci Vittorie . Tal vanto viene à dare la Romagna in pigliar rhabicO)& li nomi de
rOracore Romano alla Roraagnajquado nel- Romani, per la fincera fua fbde» per la fimili-
la terza Filippica dice» che non fi può c&cere tadine del nome, che ha con Roma fua com-
dellavircùicoftanzajegcauicàdi quefta Pro« pagnanelli fatti egregi) fi deueà lei corpo di
uittciatimpercioche ella è il fiore d'Italia, fer- figura fìmile à quello di Roma
mezza deli'Imperio,ornamenro della dignità, Nella finillra tiene fioriti gambi di lino per
tanco è il cófenfo delli Municipij>& delle Co- la finezza di quello che in Faenza cuccauia fio-
:
ionie» che pare confpirino tutti à defendere tifcc tanto quanto al tempo di Plinio. Il baci-
: l'auccorità dell'ordine Senatorio, &
la Maedà le» &
il boccale con altri vafi, per la delicata
\ dei Pòl)oIo Romano. Come la più pacifìca>5£ .maiolica,e fignoiili vafi di cetra cotca»che nc4-
i vnita Gallia con Roma prefe nome di togata» la medema Città fi fanno» la cui Argilla, &
;
^l'habito della Romana toga» come nota polito lauoro ha rolto il nome à gl'antichi vafi
\ &
Dione lib.4<^.& nel quadrageiìmofettimo di- di Sa mo»' d'Arezzo di Tofcàna tanto da va-
1 ce che riccuè la Cittadinanza fecódo la forma ri) Auttori celebrati de quali vafi fé ne fa parte
de gì in{^icuti,£c leggi d'Italia, la quale data le à tutta Italia con laude di Faenza per si vago
la da Pompeo Strabone padre di Pópeo Ma- artifitio,poiche fecondo Plinio Iib.3 5.cap. i a,
gno fìnita la guerra MaiHca l'anno del fuo cofi anco fi nobilitano i pacfi. La corona di
Gonfolato.6^4.deiredjficatione di Roma, di Pino fé le dà per lo gran circuito della Pineta
che Onofrio Panuinoncl libro dell'Imperio che in quefta Prouincia vicino à Rauenna ve-
Romano focto il capo delle Prefatturc,6c Giù defi la quale vcrdeggiaua fin al tcpo di Theo-
fto Lipfio neirXI.de gli Annali di Tacito. Se dorico Rè de Goihijche andò a R orna l'anno
&
bene il nome della Galfia Togata diuenne joo.del Signore accampò il fuo cflercito in
commune alla Gallia Tranfpadana,à tutta la quefta vafta Pineta contro Odeuacro.tì come
Lombardia manifeftafi quefto da Cefatelib. narra Giordano» antico Vefcouo di Rauenna
J.& da Hirtio quando fctiue che Cefare tra- nelle imprefe Getiche . Tranfa^o Vado v^iw-
fcorfc cucce le regioni della Gallia Togata, &
«« ad Rauennam regtAm Vrbcm cAJìra comp4'-
che fece Prefetto di lei Tito Labicno . Dio- nh tertio fere milttarh ab Frbitùco, qm appei'
ne parimente la chiama tutta Gallia Togata, Utur Pitietét Altri Pini circondauanola cam-
.
53 6 Iconologl*
fo San Lazatoiliion)e di PigDS. Nella bafe di ferode Tofc^ni habitaci fcacciati poidaBoi
Vipio Egnatio Augure Faentino deCcticco da Senoni, &
da altri Galli, Io teftifica Polibio li
SmetiOi vi era in ogni lato vn pino come mi* bio fecondo &
Liuio libro 5. 37. &3« &
liiftcod'irideneirimpetiodi Valenciniano e quindi è che Plinio hb.3 . cap. 1 3 . ragionando
Valente . La corona di Pino dauaii alli vinci- di quefta ottaua regione chiama Bologn
tori Ilìhniici* difnrefTa, che fu la corona d'A- Felunacapo d'Eturia } veggafì quanto nota ì
pio, della cui corona di Pino Plutarco in Ti- Panuino nelle Colonie dell'lirpcrio Roma
inoleonie}& nel quarto Simpotìaco>PIinio li. no,&ilSigonio de^miquo ture Itattà hb.i<
l5>.cap.io. Elianolib.^.cap.!. de Animali>e cap.i^.i\.i6» non ci fpatagnaremodi allega-
Scatio nel f.delle felue nell'Epicedio al Padre. re io quefto Pado Porcio Catone citato da
Nun AthamaTuhAa ^oteUum tempora pinu. Gio. Battifta Pio nelli fuoi annotaraenti cap,
Trouaiì vn riuerfo di Medaglia con vna 27.dal Sigonio,& Caio Sempronio comroen*
^
cotona di pino nel mezo della quale vi è la pa tati daFrateAnnioVitetbefe, ancorché (ìei>
]
tola. ISTHMIA> nel dritto la tefladi Lucio no riputati pec Apocrifi dal Volatecrano t & '
Aurelio Vero Imperadore il quale per tenete dal Poflcuino poiché concordano in ciò li fu- ^
esercitata lagioHcntù>& laSoldatefca heb- detti Auitoti. le parole di Porcio Cacone nel i
be ordinare i giochi d'Ifthmia Se proponerc libro delle Oiigmi fono quefte, Callia Ctffa»
la cotona di pino per premio à vincitori duna ohmBianorAàyithreOctt9> po^eaFtlfi-
Per honote di quefta Prouincia è da fapere vfquc Rauennam, Tra Rauenna
na. ittfia &
che il detto vero imperadore iralTc origine da Falfina,che è Bologna fi cQOtiene Faenza>po>
Faenza di Romagna non Colo da caro mater- fta nella GalIia Cifpadana di qua dal Pò«fe«
no» come fciiue Giulio Capitolino) ma anco* guita Cacone à dire,cbe quefto fico ì fuo tenw
ta da canto paterno,che da Tofcana io deriua pò fi chiamaua Galiia Aurelia, Se Emilia, co«j
detto Capitolino: e Spatriano àice chelano- tiiehoia>cioè Emilia, &
foggiale che capo
biliffimaìua Origine paterna venilTe dall'Etra della Metropoli era Felfina priroiecaroente
lia, onero da Faenza,e bene dice, perche Fae» detta dal Re Tofco, che la fondò>indi dal fac-
za, eranelrEtruria,ne vi era in quelli antichi ceflore Bono Tofcano Bononia fu chiamata;
tempii la differenza, e vatietà che fa Gitilio Caio Sempronio nelladiuifione d'Italia piglia
Capitolino, Auanti rimpetio de Romani la Flaminia per rEmilia> fi come altri Autori e*
potenza deTofcani lì HédeiiaoUta modo pec tiamdio de noftri tempi FUmiaU à BoMUÙt .
Maie>& pertetra, delMare fuperiore all'in^ ad Rubiconcm amner» amea Fel/ms À princk
ferioreii nomi ne danno manifeno fegno,vno pe HttruriA mifìs Cotom/s Lammùus: Tri
de quali ToTcano ti chiama,8c è il Tirreno in- Felfina Bologna Se il Rubicone fiume non
feriore, nel quale entrali Teucre di Roma al- lungi da Rimini» vi ènei mezo Faenza, Se di
la bocca d*0(l>a,e l'alnro Adriatico da Adria più il fiume di Faenza chiaraafi Lamone > Se
ColomadeTofcanì,& è fuperiote quanto da kii la denominò Dance nel canto 17. del»
il
uino nei ììbto de Roinani Prencipi> la quale Qui Mure s, matrif^ne dedit ubi Mantn^
fu da Faenzafiglia. di; Nigtino che d'ordine nomen»
d'Adciano per timor rfellafiia.potcntia fu am- & più a baffo
mazzato in Faenza forco ptctefto che hauefle Jp[a caput Copulit^Xt'fco di (ànguhte vires
voluto tramargli infìdie'y dal nome dèlia figlia Doue Setuio afsQiifcei che Ocoo figlio del
Te-
,
538 Iconologia
Teucre Tofcano edificò Mantoua, che i To- fce ad Arinùni Cittì, ch'è sii la tlaa del Mare
fcani rcgnauanoin Mantoua,chc baueuatre Adtiatico, già detto habbtamo che da Arimi-
Tribù, diuife in quattro Cucie rette, da Luco- nià Piacézadura la via Emilia di Romagna •
moni Capitani Tofcani , che Mantoua pofta Dal Rubicone fiume vicino ad Ariminiinfino
nella patte Veneta detta Gallia Cifalpina, bo- nella Lombardia era quella parte de Tofcani»
ra Lombardia, era capo di tutte le prefetture. che occupata da Galh fu detta de Boi) come
Si Popoli 4i Tofcana . Se la Tofcana diftefc i afferma Fra Leandro,& prima di lui il Biondo
(aoi confini nella Gallia Gifalpina ,c ttanfpa- ci fa fapere che i Boi) non folo tennero Domi»
dana diTà dal Pò, non 6a marauiglia che Faen nio per la Romagni,&: per tutto il Bolognefe»
zanella Gallia Gifpadanadiquàdal Pò ftcom ma per queldi Modena anco,& di Reggicnó
prendefle inTofcana,poiche la Diocefe Faen fuor di propofito altri reputano Parma fonda»
tina è tutta via contigua alla Diocefe Fioren- cada Tofcani, & Principerà d'alcuni Popoli
tina» & in Fiorenza era vna porta, che chia- fi Etrufchijaoanri che fusero pofleduti dai Gal-
maua la Porta à Faéza, c*hoggi murata fivedc li Boi), che fcacciatono i Tofcani da quefte
tra la Porta di San Caldo, & Pinti, che riufci- parti fi coinc fcrrueTito Liuio nel 37.lib.doue
ua piazza dell' Annuntiata, iùfettataal
sii la nomina Colonia Latina di Bologna. Ager r4»
tempo dell'ailedio del 1528. Ma
non vi è OK- ptHs de Gallis Boi/sfueratt GalH Tttfcos exptdc»
glio per tnaggior certezza» che produrre il te- ramy de nel ^[.9. hbco doue fa mentione della
tto di Polibio, che fiorì nel tempo di Publio Colonia di Modena» &
Parma dedotta da
Scipione Africano, zoo. anni auanti la venua^ Marco Emilio Lepido, dai quale, Reggiti di
ta' di Noftro Signore. Egli »el feconda libro Lepido s'ippelU. Eodem anno Mutpna» &
doue Le Campa-
deferì uè l'Italia, cofi dice . VarmA Colonia Romanorttmcimuf» /tthi dédu^
gne, che fono in mczo tra l'Apenino, e'I Ma- ^<z, Binamilia hon^num in^noqm proximc
re Adriatico , fi diftendeno fino alla Città di Boiorum , ante Tufcorn/n fuerat . Per li fa-
Senigagjia,! Tc^cani habitarono già tiiiti,qac detti Hiftorici, Popoli diftmri, Se cofe narra-
fii Campi . tnetiiamolc parole latine fecondo te, fi vienein cognitione che il fita di^Faenzar
la tradottione de Pirotto . Campi vtrò, qui erain Tofcana, nel naezodi quella parte che
inttr A^eninum , <2r ^idnaticum fìrrnm me- fu occupata da Boij,& non fi trouaebequefU
di}fmt vfqne ad f^rhw Senam extendmt- canipit^c pianure hauefiero altro nome auaDcr
tur. ócpiù fotto. Campo f omneh quas Apen- k Galli, che di Tofcana, ne che \ri babitaflefo
ninoi Atqm Adriatico- mari terminari dtxi- altri che Tofcani, anzi li monti fopra Faetiza
wus olim hahitoHtre Tyrrheni, Hora Faen- . fono me (fi in Tofcana dal Cardinale Adria-
za è pofta in detti campi fotto l'Aperrino nel no nelviaggibche fece Papa Giulio Secon-
jnezo della via dritta che vada Bologna à Se- dodaRomaà B>ologn2»che pafsò per luoghi
nigaglia. Seguita Polibio à dire»chei Franccfi' alpeCtri dr Modigtiana, &
Maradi Diocefe di
tratti dalla bellezza, &feriihtà del Pacfe tro- Faenza, & per ToflìgnanaDioccfe d'Imola»
ttando vna certa dcbileoccafione.mifero infic in quelli vetfi ElTaraetri ,
vne vn'e(Iercito,& andando con furia adolTo a E[k locus extremis in montibus afper hetrttfcis
Tofcani, li cacciarono dalli confini occupàdo- Hunc di^um perhtbentà Tuffi THffìmanum .
cffii luoghi loro: nomina prima i Popoli Tra- Il qual ToUigfiano è 1 7.miglia fopra Faen-
'
mst pofi Boijy inde Eganei, pofiremo Semnes tuMì apunto come Sp^irtiano di Vero Cefare
quiihxta^ Adriaticum mare extremi omnium Maioresomntrnohilijftmi^uorMm «rigo plera-
GalUrnm iacoluerunt Tra l'Apenino c*l Pò queexHetruria fmt, vtl exfauentta Si come .
nella fua pianura vi è Faenza. Tefìiifica l'iftelTo habbiamo cetiificato che quefto Vero Cefjre
Polibio nel terzo libro, che Piacenza fu CiiJifi- coiT Vero Tuo figliolo Imperadore fia ftaro di
cdn di qua chi Pà,« che la pianura del Pò fini- Romagna, COSI ancacertiftcarcmo che Popa
. . .
&
_
mini, Monfiguor Maraldi da Gefena Dac Qua quondam Ertdano darà tnbtitad^di
tario diNoftro Signore. Sopra tutto viueno Si neque.o flufitts, petiofos gaudeo partus
nell'Apoftolico Senato di Sata Romana Chic JH etrujcity Latijs mittere Littortbus
fa tre Cardinali rilluftnffimo Gimnafio da Laudtbus egregijs natos ad culmina honoris
Cartel Bolognefe creamra di Papa Clemen- Suprema euexit dexttra Pontrfìcis .
te Ottauo, & due creature di Noftro Sig. Pa- Purpurets cinxit CALAMll^I tempora
pa Paolo V. llHuftrinìmo Tonti da Rimi- ffirii-i
ni, 6c rillufttillìmo Galamini detto Araceli Atque Ar<z C^li prdpvfttit Titulo .
da Br^fighella patria (iraile alla famofa Itha- FENZONIO iunflas eapitulim contulit ades,
ca di fito 1 e copia di faggie > & valorofe Ouem
"* '
plauju exapit publica Pompa EqaitTu
Frater
. ,
540 Iconologia
Trater GVjìNZELLVS Diuimhuccina Cefit ouans Mar rida fimul [uh (ìgnaVr^i^
rerùi conis »
Sacra Pòliniani tempia mitratus adit • Extdtat gradéus fapidis Vnda fuis
Sic Mitra .atque Qflrumytorques, atque aurea -ylntiquam Aemilia Atmdio lam retUiere
vefiis tiomen .
R I A I T A".
Veftefipompofamfntc,& moftra^
pOt»^Tc la collana d'oro nella guifa»
he fi è det o> petcicch'j rhuorao, che
ma,&hà altii concorrenti, vuol mo-
Pifire di non «fiere inteiiore del fuo
V ualeiina con l'3pp£renzs,& conl'o-
^teudlipenfierì amorQfi>chclià in icfta'vn ri* d'oro, che con vna niano tenghi vna
'4iaie> iTontono fenzaTpinc di Gdofiat *Coloftìba,& co ralttaiblicuata inulto il vcn-
; . . .
Libro 'Terza, HI
R V M o R e:
542^ Iconologia
SALVBIVITA* O PVRITA* DELL'ARIA
Del Sig,Gió. Zaratino CafìelUni
à fat ftan^a, douc è l'aria falubre » te
ciò naturalmente fm no tutti gli au-
gelli» ma baftì à dimoilur ciò con l'A*
quiaicometegina di lucct gl'altri au-
gelli.
S A L V T E .
ièfalubritàd'ariajfpira la fuauci & delicata au- Adunque elferfaluo» come di qui (ì rac-
ffa di Fauonio, che èrifteflò cheZeffirojhab- coglie» non è altro che ellere libero da gra-
l^amofigutatodetto vento follcuato in alto ne pencolo fop.raftante> per opra ò di se» ò
daiKdria, per dinotarcv che l'aria quanto più d'altri.
e lomanadàlla terra, tanto più epura» 6i fi- Il feggioi 5ft il federe, dimofiira» che la faJu-
iTiile alla puritàceleftb, &
per confeguenza tepartotifcc ripofo. ilqualeèfìned'efsa ouc-
più falubre: quanto poi è più vicina alla tet- ro di quello» che la riceuc . Però Numa Pom-
&
W. tan to più è aria fredda» gtoffa firaile alla pilio primo introduttore delle cerimonie fa-
qualità di cflà) &per confeguenza oftno fa- ere in Roma» volfe, che dappoi che il Tacrifì-
lubre. cio fofsc compito» il Sacerdote feoefse» dan-
L'Aqttila> che vi afIÌfte,fignific3 lafalubn- do indici© della ferma fede del popolo, per
tàdell'atia» perche effaconofce quando in vn ottenimento delle gratis dimandate nel fa-
paefc vi è l'aria infetta? donde ne fugge, ^ va criticate
, .
Itbràfia f^aticana . i.
umo della vita. focte« 6c fano , 6c bucino per j
Si notano adunque in quefta fìguta quattro fatto pèreGìer ftati molti dall'acque con l'alia-
cagìoniionde nafcejla falucetqaali fono prima to di quello falUati, poiché nel tempio di I*««-
Iddio, dal quale dipende principalmente o- tuanojche era in Ifthmo fpeffo s'andaua à \*«
gni bene. Se Ci dimodra con l'altare Poi le *, dere fopra il Delfino Paleraone fanciullo d^
xncdicine.& le cofeneceflarie alla vita per nu- ro, 3c di auorio fatto, il quale haueua cófac^-
Crimento,^ fi fignificanocon la tazza, l'altra to Hercole Acheniefe-, percioche i nochi^i
reuacuatione degli humoti fouerchi moftrati per hauefe ficura nauigationc fan riuerei^a
nel Serpente, il qual fi fpoglia della propria à PaIemone,dunqueperla Saluezza fi po|^
pelle per ringioaenire. Ilquartoè il cafa ac- dipingere Palemone fi>pra il Delfino
cidentale nato Cenz'opraiò penCamento alcu-
no, il che fi moftra nel feder otiofo , come au-
SANITÀ. ;i
uenne à quello, che fi rifanò della pugnalata DOnna d'età matura,nelta man delira (|a-
dell'inimico, che gli franfe la cruda poìtema. uerà vn Gallo,& fielta finiftra vn baftò-
Et perche fi didingue la falute da Sacri Eie ooèof(^ al quale farà auuiticchiata in tomo
Theologi in falute d'anima, 6c di corpo, dire- vna ferpe*
ttio quslla dell'anima poflederfi,quado fi fpo- IlGalloèconfàcrato ad Eiculapfo inuenco-
glia rhaomo delle proprie palTìoni,& cerca in re della n)edictr>a, per la vigilanza, che deue
tutte le cofe conformarfi co la volontà di Dio» hauerecontimiamente A buon medico* Que-
6c quella del còrpo quando fi ha commodità llo animde dagli Antichi era tenuto in tanta
&
da nodrirfi in quiete, fenza faftidio . Il che veneratione^cbe gli fòceuana faaificio r co*
fi moftra nella tazza, &
nella feggia* me à Dio^Socrate, come fi legge preffo à Pla-
Salute. tone, quandafi trouaua vicino alla raorte»^ la*
vede vna Dck
IMna>^ quale conmedefimo, mano
vn'aftta del
la finidra
fi
tiene vn*-
fciò per teftarnentovn Gallo ad EfcuIapio,vo-
tenda figuificarc, che come fag^gio Filofofo
con la deftra vna tazza dando do be-
bafla, Se cen^uagratre alta diuina bontà la quale me-
re vna Serpe inuolta ad vn preded^alla. dica facilmente tutte le noAre mo!eO:ic,& pc
L'hafta, &i(piede(lailòì moOrano là^ fer- vò è intef^pec Efcuiapiala pacticipatione del-
mezza, &
(labilità in luogo deliafeggia detca la vitasprefente.
perche non^fi può dimandare II ferpc nel modadetto è fegffo di Sanità^
'
di foprà, falute,
quando non fia ficutaific (làbile, òche hab- pcrcfser fani(?ìrao, &
molto piò deglìaltd a*
bia pericolo di finidiro accidente, ò pur di ca- nfmali,<:hc vanno per terrai &
pofti infieme»
dere. Dal che |'afTìcural'haftà,fopra alla qua- i^ baftone,^ la fcrpe,che Io citconda,fignifi^'
le fi foftenga^qucfta 'figura. cano fa fanità del corpo mantenuta per vigo-
L 7 T re deir3nimo,& de gli fpiriti .^
s .A^ E.
Neil 4 Medaglia d^lmòninùpia Et così fi dichiara ancora da alcuni, il'Ser-
flà fcolptta^
"^ Anciulla, che pénte di Mosè poiVo roedéfiniamente fopr»
nelladèftta mano tiene v-
na cazza» con la quale porgèàbcuecèad il legno
M^m SANE.
. .
544 Iconologia
N A*,
Sanità. ^
Vedi Gagliardezza
S A N T I T A5»r
DOnna di afpecto roba{lO)& dieta matu- . 7{onè fé non fpUnder di quella idea
ra, che ccn la mano eenghi vna
dcfìra Che partorifce amando il nofiro Sire »
fculapio in quel luogo, c'hoggiè detto il Vi- & emmno immaculata munditia»
uaio» però che chi mai tanto noraero di piedi Tiene il vifo riuolto al Ciclo, & le maiu
in quel luogo ha uercbbe ragunaco , fé quiui giunte» roo Riandò di andate in efìafi per di.
nonfofb-e Osano coflume lafciarekucriqttic de «otare che la Santità é tutta intenta«riuoIta,&
^i^ifrcij. vnitacon Dio, e foleuata in aria per dimo-
fi Serpe anch'cgK d fegno difalute». dr & Arare, d'essere lontana dalle cofe tccteue, Se
Sa^^icà, perche ogn'an no 6 rinoua, ringioua- mondane
nifce>e tcnaciffi tnadella vita fortc,& fano,& La Colomba foprail capo con il ri(]3lcr)>
corac babi>iaa\o detto in alito luogo, è buo- dente raggio che ricopre detta figura, ne di-
no per molte aiedicine .. moftracheU Signoi; Dio non ù>ìo ricopre , Si
. .
Libmllerzo. 545
ticeue à fe«& (a degna della fua fantidìma Cratia, & veritas per Jtfum Chrt^um faSfs
igtatìa vn'anima beatati ùhtattna aiito quel- eji* de nel balenò 84. gratiAr», & gUrtam
li che cammanonell'opete pie»& fante nella dahit Domittus .
A P J E N Z A.
SAPIENZA.
D Onna ignuda, de bella
con vn velo ricuopra le
vergognofe, fiata in piedi fopra vno
, foI«
parti
'•'''"
ìbno'viUi,'6c Vctiéterrtàrtiente. Calca quefta figura lo Sceirroupcr-fegoodl
La lampada accefa è il lume delI'intePettoj difpreggio de gli hcnon dei roontlo 1 qonli te-
ilquale per particolare dono di Dfo»arde nel- nuti in credito d'ambitione fanfiofhel'huo»:
l'anima noftra fenzamai confumarfi,ò fmi- monon può ótìuicinatfi ella Sapienza, clTen-
nuitfi} fole auuiene per noftro particolare do proprio di quefia illuminare, & di quella
nancatnentd, che Venga fpeUo in gran pane render la mente tenebrofa
offurcatoi&f iico{>erto da viti), che fono le te- Mira con giubilo il raggio ctlefte, con ìé
nebre» Ifc «ij^Hfopràbondano nell'anima, 5c mani libere d'ogni impaccio", ptr'cdf re prò*
oceupanrdb'ia^ifta del lume, fanno eftingue- il contemplare la diuinità,al
prio fuo he fono (
nome di Capiente.
Commune opinióne, che gl'Ahticb^
SAPltKXA VERA. E*
predo
nell'imagine di Minerua con l'oliuo ap^.
voie(T«rc rapprefenr^te la Sapienza» t^-r
condo il modo* che era conofciuia.da tf^iSc
DOnna quafi ignuda, la quale ftende però fìnfero, che fodenatad^ìla telladi ^io-
mani le , & il vifo in alto, mirando v- ue> come conofciuta per mclio più pètfctt^ »
fià luce, chcgh fopiafìài hauctài piedi elc- non fapeiido errate ih cofa alcuniudi quel che
com-
.
te alla forza eft^riore d'altrui , effcadolliuo- non fia altro, che la fapienza, la qual c6-
lifij,
SAPIENZA DIVINA.
DiltEli$ Dgi HottOraBitis Sapienza, Neil* Ecclcfiallico at cap. i.
54» Cconofogur
tiam» (!ractipiét'pr»^ale4ÌMliciitm cmitm,fm- Scudati regge dalla Sàpìenzavla<iii8]édeaq<^
met fctuumr$ft expugjnahile: aquitatem .- Il coc-^ oo procurare con tutte le forze di^acqotftatla'
falettovdàilatini detto Thoraxi fi poneua pet cobrorà^quali tocca* il 'gouerna- def tooDdot-
regnodi:mutiiiione> &iicurezza > pecche di— conforme à-qUeilé graui, &
fentencfoCe paio»
fende tuttelè parti viranintotnaalcorpas £c Te della! Sapienza nel 6.cz^ieìgoDeteÙéimm
pigliafi-pcrfimbolòdivinuiclienonfipuòra-- ftìiìbupiSr. fcqtris; ò RigepFo^i* diluite sà*
pire> perche: la fpadà» Se il munonc&ponno- giemiam vtmrftrfttuum regnetis . dstigUt Uh'
battereàs retraie perderei ma i!àrmt dèlta Sa* ntem jMmtidsmnnes qui pr^eflis po^nlis, ÒC
pienzadeIIè°qualivn0f«àtinrafónaferrae>e perciau:'ponr la Spinto faoto iii'mczo allo
fìabilt}4nipercìòchefi:tienefchri^j)ettO'(ialaA fiudè tt}tondòfigond'órBe» sì perche la foto-
(lanzadeilà^Sàpienza». anzialle- voHcpigliafi ma-^Sa^ienzaidiuiDr gouerna' pecfetcamente
il petto perriftcnà Sapienza. Onde Hòtatio tutto ilmofiidórcolftio tnedcfinydfpicitoisi ao»
ad AìbioiTtìàaW&^Nmtu corpus tras-fùte fen- co perche eglrpuòinfendece iljpetfétto lume*
dere» cfoè>^on: eti-!peirònaXeoza^Sapienza . - & perfettftSàpienzzà'i Frencijpipergonema*' \
Il Gallò^pen cimierona teftà iKpigKaremo re ir Mónda confòrme^lIà>Sapienzr>poichc
per rintellìgenza» St lume ratiionale» chetifìe* lì come detto habbianK^^/wn/M D^^^S'^j^m
de nel'capa^fécondcrPlatone. che-fi i^uii il> tiamdwtn II liB. della Sapienza con^ fétte» fc-
gaiiò- per l'intellfgenza non' è^cofa^ abiorda . gnacoliì figiiifica^li-giudicij^èllà Sapienza di-
Da Pithagorai 5^ SocrarennClicamenTeper '\\* uinatenère occulti; il che f Gentili' lo denota-
^llo è ftatacHiamara irénima» nella quale Co- uanocon ponete acanti i tempi) le sfingi» le
'
ad<A'polIò$ &ù Mercurio ttputati fòpta làSr* i' Ketir fégnacoli figoifìca- primieramente li
à'^
5)ienza* & incelìigenza di vane Scienze; ^arti^ giàditi) delia Sapienza- diainaeflcte' occulti :
iberaliv. Oltre che Dio di'fu» Bocca diflr à: Clona Dète{{'c€lkreverbumrglorM Regmn iti'
ÌJobnt\^^iX.^ìQk(sdè^dit Gallò ìmelligenriamt «f/l?/^»rtf/fr?»o;?«»rimpercioche' appartiene
ael qual'luogt) dà gli'feritcDti'iI'galIbè inter- alk'honot dei foramo Giudice afcoifdere le ra-
pretato petil'Ptedicawrci-6f Dbccorc Ecclc gioni'dei fuofgittditi)* dice il Cardinal Gac-
itàfticoichecantaySipabUcan'elIàjGBicfóSai^ tanafopca le paraBole-di^ Salamene' cap'.xxv.
talàSaptenzaDioina. Neilaroccad'Elidbvii oecultilTimo ci; fòno le ragioni délli-diuini
eravna ftatua d'òtoi» e- d'àuotioi di- N^neruai gniditm che fpeflo ertetcita . Tra Dio v & i
eoti'- vn gallo fopta il'murronc»/noff tantoper Ketrildifparitàrj alliRc è? ignominia celàic
^ére^ugellò più d'ógn'àÌtTo4>eUicofò>come là ragionedé fuoi giudinj.perche dcuono nsa-^-
penfó^I^&ufòniaiquantopetcdkrpitìintelligé- nife^are le regioni per le qualir giudicano,
te> coouencuole àMIncfrua^chepet là^SapieQ}> perchecotidànniho vroall'èflìliOiOtìcro alia
zafipigliauav morte i^ all'honot di Dio' appartiene occul-
Le comedi raggiò ttarclmcttO",5ì l*òreci' tar le ntgioni'deili'giudicij fuoiì perche non*
chic nelfctépie pigliati fiperfimbolo' della fa^ Hsrfuperìoierne vgualè»petche il fuo dominio'
crofanta' dignità'. /«rf^/l/óyffjcom^«j inftgni^- depi?nd& fòiameBredaitàfua^ volontii* reN &
èm effirìgituri dtccPierio IÌD.7; & %utaiiìjCO- togiudìtio.'
anc rag^i, e fiamme di' diuinità.. Secondariamente ìlliBro figillato con fette
Lo feudo hauerà in mezo lo Spirito (anto;- denota l'occulta mente della diuina
figilli<
pràbt SapietJtiamdceet'Spiritus-Deiilob: ca.- fcicnza'ufefpcrtoallecofc futurc>che è per fare
3 z. € neU'Ecclefiaftkoparlàndofi della Sapié- Dio ftiioHtf lériuelli; come'efpcne il Pcrerio
ZAjpffcna»UillaminSpiritkfanFf4ti>^^tchcCi re] l'A pncaliffe e a p. f.difput; ^ Siptinarius nu-
'.
55® Iconofogli
nocfTere Tuperbe» e inique in^nìmam cìiim eoo ilctii mezzo fiamo fatti partecipi de'te-
maleuclam non tntroibit Saftentia i ma deuono fotiCeleOi. fì come accenna l'Ecctef. 'cap^ i.
edere huaàli} &
puri : &m
queda guifa fì pi- Filt ccncté^cens fapientiam, conferita itipi»
gliela l'agnello per la inaofuccudine>ouero tiamt & Deus frsteèit iUam tibi : fapienHa
timor di Dio» che tutti dobbiamo hauerei /»<• entm> Cdèfeiblina timer Domini: & quodke*
ùum enim fapientid eft timor Domini . Eccl.i, mUacitum en itlif , fides > <^ manfuetudo C >
volendo inferite pet l'agnello animai timoro adtmplebit theftiures illius % i quaU ilSignorc
Cb» innocente» puro» e manfueto» che li mot- Dio pet fua infinita bontà ce li coBlèrui nel-
caiinon ponno acquiAarela fapieDzafe non l'eterna gloria.
con li timor di Dio > e con la manfuctudme»
C R I L E G I O.
Giouane dipinge per edere queQa
fi
ftumi
Natura prona Imnes mores nen nmrit,
dice ^fop.
Il tenere con la dedcamano il Cali-
N D O L O.
Scandolo» &
fì ù. con eile cadete altrui
55* Icotiologui
male fìdoniadarì vitio&fceleratezzai perche iiUmiramhde fcelerisfunttprgummtajTiln'oli
pende (blU volontà per icleuione male habi»
luata^
St9kituraffeElu fadiHs rjfe potefl
flit
monlhrnm%dnm femertéilitmù^t
Cosi fì chiama vìtlolcmio que1Io*c[)e tion ti ObjtfwgjavUijs icr$mwiimfque reftrt •
fecondo iafiia propoitiorjein vn corpo che
perciò Ci dipinge Ja forma d'eflb» .che lìabbia SCIENZA»
natura» come ^1 coiitrario Ti fa per
viti) della
DOnnicon l'ali al capo» nella defVra ma-
fignificatla virtù>enèndo<:he fecondoit Filo' no leng^i vno fpecchio« & con la li-
fofo» la pioportione di 'he)U lineamenti del ^ifìfavnapa!l8»(qpca 4ell^^uale ila vnuian-
corpo< ^rjguiiceTanimo'belIo e b(?ne operaJV' :golo-.
te» ftimaiidoìfìfclie come i panni s'acconciano Scienza» è !)abito «felh'metletto fpeculati-
al dodo, cefi i'lineamenti,e le quahtà delcof- nodi conofcete>&confidecar le cofe per le
pofì rooformino^on Icperfettioni ddl'anf- fuecaufe^
ma, però Socrate fu anch'egJid'opinioneacTie Si dipinge conValiyperche none Scienza
xorpo > « dell'anima» Gabbino
le qualità idei douerimellcttoncns'abcaallarontemplafioo
jnfìeme conuenienza* ne dellccofejiondc^ille luccctioael lib*4.del-'
<juercio»brutto^e di péloTòìTo ìitapprefen» la natura delle coiè«
ta,percioc1ie ^quclìc cjualità fono filmate có- Kìamnihil e^regÌHS iquam risdifc$rnere a-
•munementtewiiofc onde a qucfto propofito 'pertas*
diffe Martiàlexvj. de fuoi^pigrammi ^t4Ìkhijs:ammiquasAb fé $r4>tinMS ^hdit*
Crinertthenniger ore hreuis 'ptdeUnmintUf^ -Lo Ipecchio cIMnodraquel» che dicono à
Rem méignam ^^rdjf^ts» Zoiie^ Jìbonuses, Tilpfòfi,che fàemia^t^bfirÀhetuio perche il
Sid^in^e^cbe ^bbra«ci1*H idt3>laquale Kà fenfo nel capite gli accidenti) porge all'imel*
fette tdle» &^ien mcflapct i fette peccali lettola cognitione deilcfofianze ideaiiicome
inorta1i-,perciocbe^s*aaute(]^>chc alcuna d'ef* vedendoli nello fpecchio laforma accidenta-
it teftc^a tagliata«'fi come in ^(laTinaìfcono •le dèlie cole enfienti iì cooiìdera la loto eV-
^JeU'alttejSc ac<jyiftatnaggior;forza,'«on chi fenza^
ghs'opponejccaì il vitioin vn <:orpo,"il quale La palla dimoBra» elicla Sdenzanon hi
wmo^rhe venga combamuo<laHa vittù^ion- contrarietà il'opinioni> come l'orbe non ha
dimenopcr 'hau:er «glrpiùopi In eflb per la contrarietà di moto«
volontàhabituatanel male» tofto pcr-effa -tì- 11 triangolo. 'mòflta> che fi come i ttc lati
ibrgepiià tjgorofo,& odi nato nelle pcrueric sfanno vna (b]a'jBgura»coìfitreterminine!lepco
opetationisma àl£ne conuiene clie refti fupe- ^pofìrioni caufano b dimofiratione» &. Sciéza.
tato,&: "Vinto oon réififterli, ò fuggiik) «come Jn ScUmimm ah todem defcriptam
C|uellochefìnt]alj)tincipiodel mondo» gab. >€^far Scienti4m ^inxit mulierem ferre
bandoaltiòiitoptitno Fadre« è flato , è^ è la jìUutmin captte-de/uper ^rifiam*
louima di'noi tmferituctfcaiii come fi dimofita i£t in diptera reìliìtmtwert Jpeculum
per il fc^u^te jlVn^ramma» che àkt xo^u Coìiificmsi longeìnMginiAms Iplendtns,
Jtt alia vero4>yéf£m manu apparere»
C^piflifMtmimifuBmilfavoce ferimenti Et 'ft^tr4>rbem sfigura trsangularisinefl^
Jitm tidi iclaMortstdlere ad Mya facis • i2rì(c ScimtM'imagOjM fìaffuias
s G li
E N
c N 2 A*
i
D Onna vecchia» vtfiica>di coloc
turehinoauttofreggiato d'oro*
con llilraf capo>nelladeftr$nnano ten
ghi vn(yfpccchio>6rcon l'aiiniftta vna
palla Gyptz della' quale fia vn' triango-
lo* OC VI (ara va raggia* ò' rpléndore »>
che venghri dal Cielo .'
Scienraé vn'habito dell'Intelletto*
rpeculatiuo» il'qualc conofce* con- &
fiderà l'ecofe diuine» naturali) ne- &
cefTatic per Te file vcte caufé,& prin-
cipij) dimmtione però breuiiTìma ne
dà Pliarone libro de Sciemiadiccndo •
Sdeptnaeft o^inicfperacumratione .
Lafcientia fecondofil^elTo Plato*
ne nc^Iibro intitolato Lefigtofus, è vna'
veran'rada&: potenza alla felicità* il'
che ne dìmofìrano quellhre nomi def
felicità afTegnatrdairtGrecFanti-
la'
conuiene Hnome dèi tatioi cottit h-ScUstszn è Ea Scienza del bene>& dèrmalè chea(petta
perfetra,e perfetrione deiranimanofttarc pe*- aUliuomo'fi chiama prudenza, la Scienzadel
fÒ racconta Plutàtconeiravita' di Solbncjchc dKlribuireiy bene*6i limale àrmteiteuoli di'ef-
Rauendo alcuni MilèfTj à-rifibo com perata" vna Gf è l^giunidjn}; cerca l'ofare; Ò patfenrare il
tiraiadì' rete di certi pcfcatoririella Città di' bene ;a il malec la'fotrezza, & la^ temperan-
Cooi f<^airhauendo tiratoin liiogtf^dèlperce' za è Scienza drabbraccfarloò fùgitloiPlsr me-
"Vadéfco'd^oj- duBitandon poi fràdi loro di: zcrdiioque dellaprudenzì^n ardua ad vna ree--
chi doue.'Te'eflbre rà! pefcagionei &
nafcendo* ta opinione che non è altro che là Scienza ve-
perciò nella Città^moltodiftùrboifccero' finale- ra ftrada alla felicità lo dice l'iftcìroDiaino Fi-
mente conuentJane"vcHb fi douefTe andàrean*- lòlbfo libi de Firtate . Trudenfia efi virtus quA-
Ocacolo d'A polline Pitfiio, e che dàlui (TaP-- dantadreflafffopìnipntfHatimenr.
^
jWttkffe rifòlutione jir<:)U>lè' rirj>ofè dòuerfi; Hors trotiandofi tre forti di felicità' come*
darih'donoal piii rauio'dclla Grecia, Onde" habbiamo-dctto^ifognaanco che ncceflaria-
dì commtinconrenfo fu potutola Socrate i il mente fi tfouino tre forte di Scienze : à qu«fta
qublé edèi^doconfapeuole delfigtiifitato d'ef verità" afpirandb ir fopracitiaftfFilofofo hb. de
fo, fubitolorimandò all'Oracolo* dicendo Re^no'àicc Scientk tria funtgentrai primum
che'fuor dì Itiimedefirno nonfidoueaa ad al- confiflif in cegnafcendo * vr jiritbmtticay Geo^-
cunbì pÈtclie folb^Dio pelietta> sà>& conofce tnetria* fecundmn irtim^erandb^ ytArcBtet^
xutie le cofc o- tura tertio cor in faGtendo-vt fabriUs t & Mif
#»r»iy?^;'3ifogna però che l'buoraoauanti che
iipot-
.
554 Iconologia
N a:
de » Optima conterrà Sciffuìs efi rt ea > qua aere vn*animo netto, cioè tcropcrato,ptiro,6c
fcit ojtendere p^ffh » Hora habbiamo ditno- candido, che cofa dimanda Socwte, che lo
ftrat<9 fecondo Platone, qual foloinqucfta fi- faccia degno della Sapicnza>Chi dunque e de»
§uta habbiam feguitatO) lafciate per borale gno della Sapienza quello che è apparecchia»!
iftiniioni Peripatetiche , che fi come fo- to riceucre il fuo lume per mezo della conti- j
119 tre felicità > così fono ancor tre force di nenza, Tempetanza,6c virtù di vn animo pur-'
faenze . gato, bello, 6t chiaro, &
che habbiadefiderio
Hora per efplicaré la fìgura» Dico che fì fa di acquiftare quella ^pienza, come ihcforo
fccchia perche come dice Ouidio . di tutte le richez2e»& per quclto Socrarc di-
^oite cofe faper fa l'età grane . manda quefto oro lucente della diurna fapien-
'^t primadi lui non fcnza ragione difle Plauto za apparecchiato con le fopradeite conditio»
che l'età e il condimento del fapere & Platone ni>6c non la dimanda faperbainente ne tiraci
iib- de Scientùii che li vecchie verifìmile che faménte, pctjche poca condicioncdi €(sa ap-
fieno più fapienti, & anco per kmoUe fati- partiene ad*ynhuoroo intemperato^La perfet-
che fatte, & tempo fpefonelli ftudij. Ih an- ta& infinitatognitionc (ìtroua folo in Iddio»
tiqws efi fapientia, &
in multo tempore prtide^t- màlagrandei& ampia racqu»(^ai'huomo teni»
tia» di«e lob, capitolo primo,& perche come perato, de quefto penfa Matfilio Ficino nel ar-
fi caua dal noftro Autore nel libro Lttigiofus gura«nto del (bpracitato lib. Che da l'oro in-
già eitato> ci coinanda che peE confcguir la focato che comanda che (ì copri. S.Gio. ndl
virtù,& la fapienzabifognft patire non foto ii>^ AporaMli ..
coramodi, perdite, tr.tichc, feruitCì, ma fc fpe^ Si dipinpc con l'hall, perche non è Scienza»
«adifaoancocli disfa! fi & dcacmarc niigluici douel'iritcilctto non ifalza allacontetnplatio-
. . . . &
Libro Terzo» sss
ne delle cofe»OQde<li(Te Luc^e^io nellib.^del- drappo di vago colote» con la ^e((ra mano fo*
la natura delie cofe. praalcapodi vnatlatua di falle i, nell'altra cen-
N4m
nthtlegregtusyqnàrtsdifcerHert portas ghi varij iftroasenti neCelTariri per Tefsercitio
i ^t dubijs MmtMS. qMS ab feprmnusMit,, di quéit'acte ,> co' piedi j^ofabi fopra vn ricco
Lo ipecchio dimortra quel che dicono i Fi- tappeto.
Jofpfij c\?A fctentia ft abflrahendo, perche il Si dipinge la (coltura di faccia piaceuole «ma
fenfo nql capire gl'accidenti porge alhntellec- poco ornata, perche mene re con la fantafia
Co Ja cognitione delle fuftanze Ideali j come l'buomo s'occupa in coofoirmate le cofe del»
vedendoti nello fpecchio la forma accidèn cali l'atte con quelle della naruca* facendo l'vna» éc
delie cofe efift«i>ti ficoniìdeca la lot^oefenza. l'altra foinj^liàRte, non pviò impiegaxfi molto
La palla dimoftrà» che la fcientia non ha . nella cura delle cofe del còrpo
contrattela d'opiaione eflendo opinione vera Il ramo del lauro» che nella feuerìtà del vec«
fccotido Phtone. come l'orbe non ha contra- no confetué la vetdezzà nelle fue fronditditno-
tietM> nioto. ftra, che la fcoltura nell'opere fue, fi confenia
Il triangolo moftra che fì come i tre fati fan* bella, 6c viua contro alla roahgnit^L del tempo .
giunto; al corpo non fi rende atto a fpeculare le l'occhio» e del tatto . Oiìde fappiamo»che M»>
cofe ^fifjiue delcorpo feparate> anzi comeyna chel'Angelo Bu.onacocta, lume, e fplendore di
nottoiapienadicaligihe vàfuolazzandó fotto eda» eficndcrg'ii in vecchiezza per lo continuo
il gran fplendore delle cpfe diuine >
Dice il Fi- Audio manciia quafi affano la luce, foleua col
cioonei fuo Argutnento. tatto pa)'p',.ggiandò le ftatue.ò antiche ò mo^
'
55* ,
fcbnoib^V
àiomirt^re còjK niafcheVaftdò , cn«ié6 c^TitiitratìiVVb' raii -
gj/i_- f
non òpera'vfftdoiattvc'ntc V^ 'con* xjùelU ra* pezzo di trifto, e Dione hiftoricc, Io dicé.'tìOn 'l
^jone damali dàlia natiirà»'chc Io fa diffeten- •
fò de mici maldicenti più ftimai che fi fattfelf '^
i
te da gfranimali irrationali,! capelli nelfàgui- cocne fi fuol dire delle bette. Trouatere anccK
fa che diccmo,fanoipeofie«vV.o|ci al'malc ca appredo Cicerone neUe Epifloletla berti
','" \'
operare. .
'"
'
non etTere poHa fé non per haomo da niente»
'
Tiene in braccio la ISimia, pércfocne è to(a Ne fc ioccamentc è chianrata da Plauto la ber*»
vòlgatidrfraà , ^ dai teftinijonfcf desìi fcrittori ta bora cófa dfa nulla, horai'ciaguratiflìma.col'-
di tutte i'et'à approu^t.aV, clj j: per là^cimia,' % mé fitiella Comedia del Militci& del'Studo*
Bèrta s^intetida vnliaòtrìpoa gli altri Cpféz'z^i Io,(Si itìqCièlfà del Rudente \ì mette pcÉ 11 ntf»
tifiìmo» &
tenuto per vri manigoldo, &'fc!à- fiano che dietro à fogni fi v3 lambi<icaiido>
gutatoifi coraelomoflrò Demofìhene nell'O Con'ciofiacofa,che non fiitoui gcneratione
rationc*, che fece per Tefifontei dicendo, che di pcrfone t>)ù federata» e piìi' perduta de ru^
ifiicflen docili fi come egli afferma, in difgrt*^
'tia» &rodioà Pio, éc à gl'huomini
the riguardi vctfo il Cicloi terrà con ambc'le colpeuole hauet vergogna
manivn ctiuelloòrettaccio, hatà vna collana Et vt accuita vitiara teredine ttauis .
dalla qualepende vn cuorhumano, & atiac* Eijuoreof fcopuios vt €AUaì t^ttda Sdis .
cató vn fornel^ col fuoco accefo^. Troditur vt j cabra po/itum ruhipne ftrtum,
Il Screpolo è detto Synierefist cfee dal Gre» Cmditus vt tinea atrfitMr ore létr .
co4ion fona ahlito che actencionei« confenia* Sitf»eA perpetuoj curamm ^eihta mcrfus
Sin*
. . . ,. .
fatto qualche errorcr^Xtg ben fulfopiccipio i HH^onib a^rmato, e veftjto di rodo, cotv aV»
to (e ne accorge? Ip biaifnia^ cc;readi cori èiine fianathedt fiioco, (tara con le brao^
gerlo,& pentendolice?cariccorrete,à Di eia ign(d4e, porterà ricopetre le gambe, coii
.me niifeticordiofa cercando di nuQUoin:i|>c- due pelli depredi de Leom-fàtte a vfo dicalza ì<
jtrai:,lafua gratia, & perqueftoftàiprvgliipc- tenendo ni capo vna tefta d'^Orfo, dalla qua(jg|
ji^.ivetfoil Qclo. , !,
•'
efca fiamma, efump.! ,i '.
tichi io chiamarono ventre deiràjninf)? ,• & l«e carene tp^e moflti^n^, che loTdegn^Cu-
per qucfte Oauid dide carmundw» treaimmt fcitala for^,& il vigore per fìiperar tutte le
i?tf«Jaintcndendoi buoni per» iìcri diiììcultàv . .i ^..
La catena a cui detto cuore e appefp fignifi-
Cft fecondo Pierio Valeriane nel 1^.34. pen-
&
S E COL O.^
dendo fopra il petto , il parlar veridico,
pctfo(iache{ion fapcUe mentire, o ingannate,
de, HVomo
no ,
vecchiocon vna Fenice i» ma-
che fi arde»^. Oà dentro alla nona
^ come yolgarmencQ (idice quel pheiiene nel sfera. , . -
,;,
cuore, ha neiU lingUa» lontano da ognifìntio* Sifa vecchiovperche il fcc olò.è lo fpatio del
ne, &
da ogni bugia, &
copfeguenteraente di la piàlonga età deirhuorao, ouero-di cent'an-
buona confcienza ni, &
lo fpatio della vita- della Fenice, oucto il
U fornello^ oucro cubano appreflo Pierio moto dVn grado della nona sfera.
SE-
. .. .
yjS Iconologìa
• E e B T B X ZA*
•. ciere^za* per denotare Uobligo di cacete tfoojy
Qnna» che non (bb habbia cima h boc- '6c gli atrrui fecteii
xJ. cacon vna benda» ma anco figiUata > & Si dipinge con il manto nella guifecliab*
il ceftb dèlia perfonà fiftda vn gran ta^to ne- bìam dectOf percioche fi com'egli ricuoprc tut-
ioéUttacofperta. -'^^v:»- ->:''' te le parci del corpo» cosi la fecreteziEa c^ls»*&
^^-^SWléixanb gPAntiìctttcon lal>orcaIegara« e tiene óccaltetntce quctlt cofe» che le ved^iiq
-'•.-.'
tediata ilapbreiiehrare Aogaiona Dea della Se- Confidate-'
• '
S^ G RJ^ T 1 2 Z A OV É R O T A C }^- V RN li- A'.
ferìre»che li fecteti fi deuoBO tenete clua«
ù in bocca
Sed efl mihi in lingua danis cuflodiens l
Vetlb d'Efchilo Greco Poet ,», così tt»-
lotco daGeutiano in Clemente AtedTan*
Jnno Stromate V. Nell'Edipo Colooeo
cii SÒfodè (tagtco parlai! cóto iaqtteftd|*
4ttrfa .
. Hfi veh&andaSacerdotiS
Fottent Sacra Cereris . »
-
HontinUtui : O" qmrum aured
Cletuit lit^amctaudit
Almifiri EumolfttU
Et ciò dice per diinofìrare» che quelli
teneuario occuici i (ecreti mifteri di Ce- 3
ere» come fé haUelTerO la lingua fercaca ^
iti boccaachiaue nel che baino mira i
detti auttori a quelle picciole cbiaui an«
ttche fatte a ;gi]ifa d'annello atte a ferra-
re, aprircrfignace» figilhrelecofcracci^
fimantene(]erocii(\adire.& non fìiHero
da ferui tolte fenza conofirerfi» de' qua-
li anelli da fegnarene tratta Giulio Lip-^
Libro Terio» 55 é
^gufìo come racconta Suetonio al cap.5. l'Imperad9te,« lamentatfi della foiitudine dì
yfaffe figillare le letterecon vno aneIIo>ncI cafa» e di due nepoti da canto di figlia tolti di
cui impronto era vna Sfinge perche la Sfin-
-, vita}& di Poftumio vntco rimafto» che in eflì-
ge è Geroglifico neli'occuirare i fecreti» fe- lio per calunnia di Liuia Tua moglie viuena»
condo Pierio \ib.6é Altri v(àrono per impron- perche era sforzato lafsare il figliaRro fucccG
to hmagine d'Harpoccate reputato dalla fu- fore dell'Impcticcon tutto che hauefle comr
petftiriofa gentilità Dio del Silentio*per dare paffione del nipotcc defidcraffedi richiamar-
ad intendere con tali fegnià.chi fcriueuano lo daireffilio, Fuluio riferì quelli lamenti a
che (leffeto cheti» 6c occultaffero i fecieti* fua moglie, la moglie a Liuia Imperatrice, di
La Ranocchia fu imprera di Mecenate pet che ella acerbamente fé ne lamentò co Augu-
fimboJo della taciturnità: irouafi in Plinio lib. ro: e Fuluio aadatofene la mattina feconda
3 2.C.7. che vi è vna forte di Ranocchie nelli ilcodume a falutare,&date il buon giorno ali
canneciie nell'herbaimutei fenza voce>e fimi- Impetadoregli rifpofe AuguHo. Sanammen^
li fono in Macedonia» nell'Africa in Cirene» tem Fului • cioè. Dio ti dia buon fenno » dan-
in Teflaglia nel bgo Sicendo«& in Serifo Ifo- dogli ad intendere con tal mottosche haueua
la del Mare Egeo,io.miglia difccilo da Delo» hauuto poco ceruello a ridir il fecreto alla
nella quale Itola vi nafcono le Rane mute, tnoglie,con laquale poi fé ne dolfe fortemen-
onde paHa in prouerbio» Setiphia Ranai per te dicendo » Augnilo s'è accorto» ch'io ho fca
vna perfona cheta e taciturna* veggafi gl'Àda- petto il fuo animo: però dame ftefformvo*
gijie Snida nella parola, Batrachos Sertphios» glie dar morte» e meritamente rifpofe lia mo-
cuc dice Rana Seriphia dicimr de mutis, qmd glie, efiendo ftato tanto tempo raeco,n6 ti fei
- ratiA Seri4ph£ in Scyrum periata,mn yocifera^ accorto della mia leggierezza > dalla quale
bantur. La Rana Seriphia diceiì di perfone guadar ti doueni ì màlafla ch'io muoia pritaa
tnute,e taciturne: perche le Rane Setifìe non di te» e prefo vn coltello s'vccife auanti il ma*
gridauano, ancorché foUero portate in Scito» rito. Onde molto fi deue auuertit non confe-
oue le natine Rane gridauano:e però quelli di rir fectcticon donne ne meno laffarfi. cauac
:
Sciro marauighandoff delle Rane mute dì Se- niente di bocca dalle loro afiìdue preghiere»
rifofoleuano dire Batrachos ech Seriphu»cioè potéti lufinghcie carezze» che bene fpeftb co-
Rana Serifia,la qual voce pafsò poi in prouer- me curiofe d'intédete i fatti altrui, a bella pò-
bio. Si che non è fuor di propofito penfare fta fanno: ma in tali cafi bifogna gabbarle pec
(fi come anco giudica il Paradino nelli fimbo- leuatfele dauati con qualche artifitiofa inueo*
li heroici) che Mecenate vfaflìe nel fuo anello tioneicome fece Papitio pteteftato giouanec-
la cana,per fimbolo della Taciturnità,e Sec re» to accorto»che taciturno tenne occulti ifecre
tezza» mediante laquale età molto grato ad ti del Senato,efllIa Madre che con iftanza grì
Augufto Imperadore come narra £uttopio:f e de da lui ticetcaua che cofa s'era concitato
bene Suetonio al cap.66» dice che Augufto nel Senato,rifpofe doppo lunga refiftenza,che
refiò difguftatodi lui, perche riferì vn fecreto s*era trattato s'era meglio per la Republica*
della con giura fcoperta di Murena à Tetentia ch'vn huomo folo hauefie due mogli» ò vna
fua mogliei mancamento in vero grande>per- donna due mariti » ciò fubito inrefo , lo riferì
che li fecreti madìmamentedePrencipinon all'altre matrone, le quali fé n'andomo vnite
fi deuonoriuelafeà ninno huomo,nonche à infieme piene d'anfietà al Senato,e lo pregor*
Donne dinatuta>loquaci» come le gazze» che no con lacrime à gl'occhi, che fi terminale
ridicono ciò,ch e odono dirbefe bene lafecre piii tofto di dare per moglie vna donna fola à
rezzaic tacitutnità è femina, nondimeno life- due huomini,che vn'huomo à due donne. Il
cretiiche fono mafchi non polTono ftar rio» Senato fi ftupìdi fimile domanda: inteia la
chiufinel petto delle fcmine. Perciò hebbe come era pafsata» fece gtan fefta à Papi-
cofit»
ragione Efopro di por quel ricordo. Mulieri rioabbracciandolo ogn'vno per la fua fcdcc
nunquaf»comtf€rìs,arcaaette dicefi di Catone* Secretezza, dandogli priuilegio, ch'egli folo
ch'ogni volta che confetiua qualche fecreto de* putti per rauuenite potcfse in confeglio
alla moglie fcmpre fé ne trouaua pentito.anco interucnirejcometifcrifce Macrobionc* Sa-
•fé ne trouò pentito Fuluio amico d' Augufto, turnali lib.i. cap.6. none inferiore la burla»,
il qiule
battendo vn giorno, fentito piangete; che narra Piuiatco,nel trattalo <!/r ^arruUtatei
N n. pto-
$6o Iconologia
Profìcceuole in quella materia, c^vn Senator so che'l Senato fi lamenterà di me* bifognji
Romano» il quale ftando molto penfofo fopra ch'io muti paefe per la tua incontinenza,& e&
va configlio occulto del Senato» fu con mille fa tifpofe* non è veto» non bò detto niente»
fcongiuri ptegato dalla moglie» che la facefle non feitiì il treccntefìrno Senatore del Sena-
confapcuole del feccetOidandoli giuramento to ? petcbe ha da elfer data la colpa più à te
di non douetlo ridir mai il marito fìngendo
*, ch'à gl'altri ^ come il trecentefimo ? rìfpofe
cder conuinto dalle fue preghiere} di(Ie fappi il non losàniuno del Senato
marito* quelìo
che è venuto auuifot ch'vna lodola è volata fé non io»che hòtrouato fimilfintione per
armata con lanciajc celata d'oro : hora ftiarao prouare la tua fecretezza. Ma per l'auuenire
con l'Auguri à confultare fé (ìa buono» ò cac« non accade far prona della fecretezza delle
tiuo augurio» ma di gratia taci» non Io ridire à donne» che per l'ordinario tutte cantano Vd»
iiiurk)»la fecreta moglie partitoli il marito du- lentieri. Meglio anco farà di andar cauto in
bitando di fintdro augurio» cominciò a pian- ciò» e riferuatocon gl'huominiic non confi-
gere» e dar materia alla ferua d'accorgerfene» dare i fuoi fecreti con ninno, e chi li confida»
chedifgratia vi era» fì come fece» la Padrona fé fi diuolgano» non fi lamenti d'altri» ma di fé
narrolle il tutto con la (olita claufula» auuerti ftefib» che è (iato il primo à dirli, perilche de-
nonlodire àniuno» ma ella difcoftarafì dalla uefi offeruare la continua taciturnità della
Padrona» raccontò il tutto ad vn fuo amante» RanaSetifia la quale fé bene e prefa da gl'-
l'amante ad vn'alcco»& in bceue fi fparfe per il Adagi) per vitiofa,e di fouerchia taciturnità
loro Romano » doue peruenne all'orecchie in alite cofe ; nulladimeno è commendabile
dell'Auttoie della nuoua»ilchc tornatofene à in quefto particolare della fecretezza^ perche
cafa» diiTe alla moglie» tu m'hai rouinato» già il fecreto deue efser tenuto in bocca chiufo»
azzuffano»vhòinrcontro l'altro;
• Le fcditioni» le guerre,& le diflfcten-
zeCiiuili ninna altra cofa lecommuo-
ue»che il corpo» & li fun appetiti» oc
capidigia» tutte le guerre nafconodal-
l'acquiflo delle ricchezze» & le ricchez-
ze sforzano d'acqu^flare per tecom-
ci
modità deltorpo» al quale cerchiamo
feruire» & anco procuiiamo di fariare
appetui no{iri,& cacciarci tur-
tutti gli
te le cupidigie,& voglie, che dal fento
ci vengono- fomentate, ò per vtik di
robba,ò per amor di Damerò' pcrlam-
bitionc di dominare. & pretenfiotìedi
maggioranza, non volendo cedcff à gli
altri, ma fuperatli m ogni'conto : per
quili rifperti vengono i Cutadini à per-
turbare il tranquillo (larrf della" patriia,
& feminaho per la Città difTcofiotji, &
fi pongo 'io in arme per le Seditioni fii-
fcìj:arc. oc perciò la figuriamo srma»»
dalla quale Seditionc deuono in ceni
modo aftencrfi li Cittadini, pei la cuu-
, - ,
maggiore fì;.dèue riparare ilprocurare,chc no co' denti fcoperti, nonvolendo cedere l'vilo
niuna feditionci come H comprende da
n^fca, anco gl'htiomini, ancorché do*
all'altro, così
PiutaccOé Eftautem frdclartffimum in id opC" medici d'vna mededma Città per gli idedì ri-
Tel,*» dare^nuUa vt vnquam oriaturfedttio:idque fpetti di fópra toccativengono in contefa, &
aiftis qua/i ctuilis : opMS Mdxtmum eft : & fui- parcoiifcono alla patrJai èc Città loto petrii*
chArrimùni exiffimaftdum : Et però deue vn tiofe turbulenze di feditioni ciuili» di modo»
huQntociuilc intcrponcifì alle differenzcan- che fono, come tanti cani arrabbiarli fameli-
«probe priuate> nei principi), acciò nonfor- ci,5c fitibondidel fangue cimle, (iputati da
gbinofedicioni tra cittadini; elfendo chei di tutti gl'hupmini sfacciati> audaci, &
cattiui,(t
pciuatC) nìolte volle diuentanopublicbr>im- comeefclama Cìcnell'Orationepto Seftiòv
perciocbe non Tempre vn grande incendio Hi, & audaceftO" malit &
pernitio/i ciues puta-
piglia origine da luoghi pablichi,raa per lo tur, qui incitant populi animos ^d fedttionem *
jet Iconologia
quindi alla fantafìsile quali fannotrapptcnfìo-
O D O H 4 T O*
ne> fé bene molte volte falfa Se di qui nafce
*, looanettOfche nella mano finìftraceii*
ìa difficoltà nelle fciensei Se nelle cogniiioni ga vn vafoi &
nella deOra vn mazzo di
appartenenti alla varietà delle cofe,- da quefto fiori. con vn Bracco a* piedi, e farà veftiio di
Ariftdtile giudicò la nobiltà di quedo fenii* color V etde dipioto di rofc, & altri fiori
mento» e cne più ageuolmente de gli altri fac» Il vafo figniBca l'odore a£tificiale>& il mas
eia (Icada à gli occulti fecreti della natura (e- zodi6orì il naturale.
polti nelle Toftanze delle cofe iftelTe i che fi ti-
•• : ^fi- I - ^...a; .»...: ^.Il>i«.
Il Cane bracco fi pone» perche virriì di U
ducono poi alla luce con quelli mezziidall'in* quefto fentimento» come in tutti i cani e di
telletto molto vigore» cofi è di grandidìmo ne* Bcac»
L'Aquila ha per coftume,come«accontano chi» che col folo odorato ritrouano le fiere s>
i diligenti Oderuatori» di portarci fuoi fìgl»- fcoie molte volte in luoghi fecreti(Iìmi,& all'*
uoli vicino al Sole» per fofpetto che no gli lia- odore fi fono veduti fpefso fare allegrezza de
no Rati cambiati) &
fé vede che ftanno im- Padroni vicini t che altramente non fi vcdofi
mobili» fopportando lo fplédore» li raccoglie > uano.
éc li nutrifce>ma|fetroua il contrario come Si vede di color verde» perche dalla verdt^
parto alieno li fcaccia,da che s'impara quefta ra delle fiondi* fi tolgono i fiori tenerif& odo^
fingolac potenza» quando non ferua per fin riferi.
pali» i quali hauedèro mancato di debito » ò pOfOuero vno delle cinque parri per le quali
con Dio» ò con gli huomini, fi faceuano ac- entrano l'idee, &
Tapprenfioni ad habitar l'a-
cecare» accioche viucllero in quella mife- nima, della quale fanno i loro configli bene
na. fpefso in vtile> &
fpefifliìroo anche in ruina di
pingere il Lupo Ceruiero,da Latini dimanda- apparenti» che fono gli efploratoti » (pie tal &
to Lincio»per l'acutezza del fuo vedere volta falfe, &
peto cagionano gran male àler»
t> i r & ad efTì ì falfe fpie hebbero in particolare gli
V
quando
Olendo gli Egle i) (ìgnificar rvdiìD > di-
pingeuano l'orecchia del To(o»petche
la Vacca appetifce il coito(il che è fo-
manda fuori gran-
&picurei»li qualigii riferiuano» che bona co-
fa folle attédere alla crapula fenza molti pen*
fieri d'honorcò di gloria humana.
to per termine di tre hore ) con varietà di fiiitti perche que-
Si dipinge
dinimi mugici» nelqualrempo non fopraue- fiifenza artifìtiO)diueifamcte dal gufto fi fan-
nendo il Toto (il che rare volte auuiene^ non no fctitire» &
il fruito del petfico fi prende
fi fuol piegare à tal atto fino all'altro tcpo de- fpefso à fimile propofito da gli Antichi
terminato però Oà il Toro continuamente
*,
P»
lo in mezo fia figurato vn*occhf<?inel fecondo CQ^natA ,€onfemperantur ^ Jmftimque concordi
vna orecchia, nel terzo vn najTp) nel citiart9 v- nfotti perccUttf^udiicè iPitit.tfél ctjtcOrfo d'Ei àp.^^
' " fi t~\ IC ' - ^ •
' .l'I--;,' , • > •
Villa, W(iif6t Q4ora|,o^^,ufto,i&* Ta^touitre j.? Egiui| p^ Tv'dito fìgùc^ù^ì . ]piu'ca):cho ù'A
tawi.fonoglisiflfttomcDii,.& oceani fcnilorij > quartp fìmpòfióq^iièftione faùarta.Vjè^*^^''?'^'^
ptec liqifftlifi rice^ona;.d^^tV<te(\h. dell'anùria^ exaudtfndf viÀe^ur 'fdtjf itnteire,,cuittì "admi/J^^
qitsAì itEptiienri .fìgarati
, Uabbiamò péc ógni tiqtìe di^i u4é^ptij trifuisfacrtsìittèrìs ^$^9 le^,
. Non iaìemo Illogici in-difcptEerc (òpra ciò» L'odorato ix dimoltrada da gli Egitti) cof
potcndofì ordinatamente vedere tal materia cane» il quale all'odprefcppte le coìenafco-
iDi^riO* in Galeno» in Auiccnna>& in altri pi- ttc.conofceia v!?nuta di g^enic incògnita, &
fìQÌ, &c?\l<;4o{iy come ^pco i^ l'iin. lib.x. cap^ del PatTÒìjc^ ancorché lungp'tcmpo fìa;'ftàta
^^4^nìAuJQ.G;llio.IA>.7.?ap.<^, jn Plutarjco.<«(j ibntanbtié (ente nella caccfa.dòuéfi'éno ^afià-
^acftis, phtlofopìporup* in Laùs^ntio FAnaiano^ teièfiére^^ le pélfcguita^fin cl^e le ttoua,on-
ah, Santo P^ixrafLeiio d^iin Celio. Rodigino, df (ìfuol dire come inprÒuerbibnafo dabràc
baftì à n0> rcccare k ragioni,pct le quali moCr co'j per vnò che habbia buono odorato: della
fi ci lùiamoà/fi^ui;arli con il Cudecti animali. ^ fagacità,& odorato de cani veggàfi quel vagò
- . Jlrji yì^» ^j(atiì) pptuta rapprqfexi^re con libretto della Caccia.di Sénofoùtc: Queftitr^
jj
illpo coroi^^, d'jcu^ diconiijgIipccThi di acuta fenffche finquiefplicati gabbiamo, non fo-
vti^a «'lincei;; eòh-ruttoc io là. figurajìjo cq{» no cpmnàuni a tUtirgri ariìnìalC poiché alcuni
y' Un fpata^iete ijugelip di potepùd^aia vittùivj-f nafc.'9rio ciechi fenz*ÓGch'i,aliri Cordi lenza o-
biatno più tofto eietfo q^elìo, che querta,pcr- oi. odoFànpì delli due feguenti fenfì ne fono a
poi^o jn. v,n cercp ip9d9 d^tinquc !COitpi, 4^1 laraènte il ^aito ptiuj^ d'ogni àlttp fenfo, maj
€orpo^|e.)laterr^d6|Ì'aqua,d€ll'aerc,delfuo- j)otianio .dJirq ,(;ht; iti yn certo modo habbia
co,&del Cielo.chiafnato da Aristotele quiatà anco giiftopofchedi rugiada ,{ì pafce . ,
^
CortaiijZAvda altri.lucc.&dA^ltsi Ejihere,, .^e ..Upaftoc da credete, che fia in ogni Anip.
.
fnàcano di qu^lli^ che applicane le fapultà de maletpcrche ogni Animale fi nutufce di qual-
tTen^s eguali' df numero alli judf^t^n cinqu^ &
che ipibo fapoi:c pqnforme al parere delW- ,•
corpi«il ta;Dt>0Ha tierta, petcfcl^ r^pjfte, iljguflto Q.e^6 Plinio. Éx'iliiffìfMèrtm omnO'iUt /<?»/««*;
aìllaoqttajp^rchjE? pig|ianfi.|e quaìiia de iapòa &
gufiate èffe, curemmaliot alia jajpores appi'
fterj'huinìtdii^ 4^ÌU lingua fpongpfa èi hurai- tfint! j(^ bene appreso il roedemptiarta(r»cnc
quale ripercpiìa > $iia^
4ft;i4'ydÌTQ all'aria, (a nelfifi^ ded'Jndiacirca ilfiume Gange nàCcci
•«^e c'ifonoj l'odorato di natura ignea al fuo- certagéote detti Aftoni fcnza bpcca,cbe non
co tScl'etber^ alla luce, pprphe rocchio lucido .mangiano» ne beueno, n)a viueno d'haIi(o,&
fìjoiQento della yiftahà puro humorechrift^l eli Odore che perle natici tirano, onde scpte
, Ji^o>.g^.4ì^i TÌ«>co fi fa partecipe de i raggi èc pprcano inmano radiahe,.fi.òri,^ pomi filue^
\
Iconologia
Ja odorare*, ma quelli fono nioftri di natura gufto» dice ch'erano di vatio palato
feoza bocca, però Ton priui del guflo.Ìl Porco Tret mihi conuiua prope diffentire vidtm$éh
hh guOo d'ogni cofa per ^o
delhitto delle & Pofcgntesvar$ovuttumdikcr/a palato,
.ìminpndicie>& perche cioè vitio di golalliab Tauòhno appre&o Gclliolib.i;. eap.8«di*
'
biamoUCciatoda parte» H comeanéo làfcia- ce che quelli noti hanno palato, cioè gufto
no gli augelli di lungo collo come la grue > Se che mangiano la parte fupetiore de gli augeki
fOnocrotalp fìmile ài cigno>perchèquefti (o^ li»Se de gli animali lUgrafsati . Suptrùnrtm
nò (imbolo del a góla, attefoche Filomene fi-
• partemau$umat^taUilmrh%qm edtmt, tos pM,
glio d'Enxidefi laroétauadella natura che n6 latumnanhabere*
glibauelTé dato lungo collo come alla Grue Altri l'atuibuifcono tanto alla lingoaicf^*
per poter pili lungo tempo godere del gufto to al palato» dicendo che il gufto fia tn fenlbt
dellictbi>& delle Deuande»n come anco Me- che piglia i fapòti nella lingua*ouero nel pala*
kntbio del quale Atheneo nel primo libro. tp. Plinio ncfTvfidecimo t1b.cap.57. l'artFibui*
Mtlanth'ms voluptaùs deJì4erio caftus auiscu» (ckfd ambeóatìlntclliSlutfaporum fft em^
iu/piam longam ceruiceé» dkriftbi pofittÌalf4f»Vt fiiòi prima httgk4, homiiiiC irt palato. t
^uamdtHtiljìmem vòlupiàtis fenfu ttfórarctui^ • Altri con li quali #fiaino tenuti» l'attribuì*
Onde Martiale nel xj. libro. fcono folamente alla lingua» tra ouali Lattati*
Turpe Rauennatis guttur Onocrotalù tio Fitmianótchenell'opifitiodi Dio cap.io^
Et TAlciato nell'emblema nòuanrefimò« , .
'
^ caioris SffUlfus fentir't pofftmus : (ono an- loruptqke aciem fucco eius reficiendo , f^ndein*
co le qualità feconde il molle» il duro* lecofe ìelleBum ef}» hominem quoque cattgìnem prétci»
gnitiì>5i1egga;ì.ifiiòtbìdè*irrcé>tixuidé>6cpun* puàeo leuari. AWvdito aggìong^ fi vniamo di
Senti: fé bene è diffufoin tutto il éòtoo non* Pioppo bianco,ouero di Mirco, perctieìl fogo
imeno il tacco ftà ptincipalitience n'elle mani caldo delle foglie del Pioppo bianco Icua il
&
^OP k^quali toccamo pigliamo oelld noftce dolore dell'ocecchicdi che Plinio iib.14.cap.
at^oni ogni co(à« però l'h abbiamo tappcefen- 8. il mirto, perche Toglio cratto dalle fuc fo*i
fitpt conia f^arà della firaiat la quale s'acco* glie, &
bacche Aillaro nelle orecchie le pur*
iUi^Ha fìniilimdine déll'huomo» pcinci^jalraé- ga . All'odorato aggiongafì la rofìijdallaqua*
te fille cn^ni» allq dita» aU'vnghie, con le qaafi le fpijta foauilTìmo odore» più che da ogni al-
toccai, piglia» palpeggia, &* maneggi a ogni tro fiore : AI g;uflo vn pomo,che fé bene 1 po-
cofit» & imita lì gefti,&1e attioni humancon- mi fono giocondi anco all'odorato, & alla vi*
4e M^iifcp chiamò Callipide hidrione (ìmta, fta nondimeno Tvltiroo fin loro è il guflo •
Ì(, pemoftenf,£fchine, per i loro rpetTi mo* Al tatto fi potrà aggiongcre nella fìnidrà
,
5^^ Uohofcfeia
mini andar nudi de' beni dell'attica, del & fenfi facilmente
fi murano, come fiioaoiie il
corpo.mentre danno intènti al prcrtnte piace pennacchio à pìcciol vxnio .
te. non (ì pcòUedendo9nc{ì preùcdcndo>^er
le fiifutc calamità. : '
^ >
K I.
Lagradezza* é.inditio d'anima fenfìtiudt
di penlieri baffi, Se poca fpeculatione nellei^i
PEr rapprefcocatci cinque fentimenti del
corpo in vna fola figura,fi dipinge vn gip,
cofe difficiIÌ9 la quale principalmente macera uane vefiito di bianco, che in capohabbia vn;
il corpo» &
indebolifce le men^c'à>còme con i^agnatelot ^ che gli fieno apprefio vna Si-
fermano i Fifiognomici !
mia à Vn Aucltoio» vn Cignale, &c vn Lupo
Sta co' piedi nell'acqua <?òrrente, pel: di- cetuiécó; ejafcunodi qucftì animali, fi cre-
moflrarej che i piaceri dèi renrd;Tònoit% de, che hàbbia Vn fenfo più acuto »& piik
continuo moto > 8c àànoDOi &t1ienaho<via^ ejfqutfifo, che non hàfhuomo*, peto fi dicono
l'età fenza profìtto, & fenza mento. Et è dif- queftiverfi,
ficile il foftcnetfi» come pericolofoìTcàminar ISJcs aper auditu, lÌHxvifu,Simia guflo .
pprano né' fióri, Se ne* ftiltti, fcoprcndoì* al- Le fi pò^rà anco mettere in'èbpb vtia iiatt^
tro^leirv^clito nel mortnónó, che iiàcjlmente dela accefa, con vn moto, che dicbi'. ; \^'-^^'% -
corrente é
Seruicij non é a!tio.(come fi caua dal ^i-
Sfnfccmt fi pojfoKo rappr.efentare in mp librp,delPÌnftitut$ ciuile nel titaitó'^ fèirè
,, , . 3>na fgura jola, perjonàriimj che su Viko del|à legge ^f-gN
Otouanej»,vefìKp eli varij cdloti,h^uetà iti
nuorb'ini col quale viene quafch^vno àéfier
capo ynè ghirlanda di diùet/Ì |ìori » ^ foijtppofto all'altrui dx/minio tlòn per nàiUrsi'i
fiUtn» con vn penacchio, il quale rtióBtid'eì"^
.
.(>ipuane fi dipinge la fetuitù,perciocl^ tt^
.
àr moflo dal vento-, nella finiftra manx) baue- fifie à gt'ici eoiumodi » 'à i Silàggi , & aUc^ £t-
ràvna Ccteta, òTibia,oiieio Fiftulà, & iadq- ciche. ,
'
'
' .4l'-j
'"
ftratertà ne! guanto. ' ' '
'
DurumiirtiitfHH73grÀite eflferu{tiuni.ferfe piedi ' ' V "^
L'habito corro^& i piedj rudi,&: alat/,figni- Scapigliata fi dipfti'ge la Seiuitri, perche ef-
fìcanccheconuicneàllàferuitùlà prontezza» fendo fuo pchficrò occdpàtóin fciotfi da*
il
& velocità. i. .
fafìidij in pcitantilT^mi delle -catene, lìóh at-
li calcinar con li p^ed'^opra le /pine, dino- tende à gl'orr.airenii: '^^h^flra tiìcota^ chei
ta gl'inqprmnìodij&difficultà, che patifce <^i perfieriferuilifciìcKaff!, vili, &: tcrfciii.
continuo chiin'ièru;fù£troufi , bnde Dan- F fcalza,, perphe non bàiofa alcuna, che
te net 5. del Pur^atprioc<.si dice. fdllcm )t fue fperànzeìchè^n^ati i fuci intoppi»
; {Tft frouerAt fi conte sa dì /ale & che ricucpra léfuc brbtczze '
.
;Lo pane altrui^ &, quantQ e duro calle
. E. magrapcr |apcuenàdelvitio,chefegBf«
Lo fcenderet e*l falir per l'altrui [cale taprincjpalrt^énìe gli huóniicidiferUuò.
JLa Grue con il (arso nel piede» coire dice- Le legacele di catcne.fi^ di ferri, fono indi-
ciò
. A
'^* Iconologìa
JS?Ì!^*^""^^*';.'Ì/!*?''^'^<fvnpoflcflo SETE DI Q!VlTtT14*
ccrto.tJ,j,enc,&didolori,
Vedi là quarta Beatitudine.
SEVERITÀ».
uetità, eflendo che con la Corona di
lauro fi coronaua gl'Imperadori ^oma
huomini infigni» graui)& feucci •
Tiene con la finidia mano il Cubq^
per dimofìrare che (ì come il cubo Ut
gnifica fermezza perche da qual fi vo^
glia banda fi pofi fìà r<ido,& contra*
pefaio egualmente dalle Tue patti (il
che non hanno in tanta peifectionc i
coipi d'altra figura.
Cosi la Seuctità è coftante}& (labi*
le, & feoipre d'vn animo fermo » dC
perfeuetanie in vnofìelso propofiton
non titubando vetfo alcuna parte . ] .
5»o hb^8.c3p.(j. .
GH lì dà la ghirlanda di lauto per dinotare ignude, apprcdo vi farà yna Simiaiche moftri
h Viirù^^ lagtadczzacbc conuiciie alla Se- le patti dishonefìc.
La
. . . . .
Libro lerio.
La Sfacciataggincè vn*efFetto vituperabi- tàdini vfaffero d'empirne i IorJetti»cameha9^
SH
le oppodo alta vergogna» che pec mala ope- no detto gli elpoiìtori di Teocrito
ìatione apporta biaiìmo*
Ha gli occhi con fegni fopradetti» perche 5 1 C V R^ T A' . /.
VN
j
DOnna, che fi appoggia ad vtip'haftacon pelle del Lupo» perche il Lupo» fé vede alcuno
la deftta mano t & con la finiftta ad auanti» che fia veduto»da lui»gU fa perdere fo-
Voacoionna> cofi fi vede in vna Medaglia di bito la parola in modo» che con gran sfotzo
Maciino. quello»che è veduto»a pena può mandai fuotì
Sicurtà fi dice» quefta fermezza» che fente vn debolilfìmo fuono» e tacendo» a gran pafiì
rhuomoiieUo ftato fuo,come in ogn'altta co- quefto animale fé nefìigge con la preda ia(»-
làtfenza petieòlo d'cfl'et rimoffo,Però fi fa ap. ta . Perà giudicorno gi'antichi>che fi douew
|K)ggiataallàcolónà> chedimoftta fermezza! adoperate per menioria del Silentio
« all'hafta» che dimoftra i ra^erio,& maggio- SiUriiio,
Utiì2i»dalla4tiale è pericolo cafcare a terra» DOnna» con vna benda legata \ tt auetib
ifcin^eè Vìttù fapeHì confetuare con hooore del vifo» che le ricuopra 1 a bocca •
Gli fi pottìancofat chetecighiin capo vna G^ fentcza di Macrobio>che la figura di AiW
ghirlanda di felce>dimofttan& pet eflaìa fica gerona con la bocca Iegata,& fuggellata ii^
rezza» pet tenete lei i fecpi lontani animati fo- gni»che chi sa patire» &
tacere» dillìmulando
li^ ogtii lÀcia fotte molto peticdofise nociu»» gli affanni» li vince al fine facilmente» & nt
^cjuefta c^ete lapotiflttna cagtone>chei ceo> gode poi vita lieta» & piaccuole.
. , .
57» Iconologia
T A'.
Silentio. %i,
i
^
', '
^'Oca, è' niolta dedita al cpntiAiJ»
.
ftridere, &
cingottire con molta gafr
tulità, 6cfenza cotifonanza, ò atmo^
nia alcuna j però terxpndoil fallo ia
bocca, c'infegna, che none» itouan-
'
do noi atti à poter patiate ih modo»
che rie ppffiamo acquiftareìode*dQb
biamo tacere più tóflo-, acciochiTfc
non frcrcfce almeno non fi fminuifc^
l'opirijone del nofìro faperci eflendò
che il Silentio agguaglia più i più '
'XjT ì^^. GìfìtiWett9(>s<;bcjenga il dito indice re. Et SoGtace doucodo dar giuditio dv^^tfò
V aÙa:bpcGa
tacchi
in, atto di farccutjo, che
Se (fhe.neìU 4^ìiir^ ta^no tenghi yn
fi nuouo Scofacc'della ftiafcnoia,d»flcdi vPlerip
fcntirc»per poterlo vedere. Scriue Aminiano.
permeo con le foglie.. dell' Ochcche partetidofi f»er Jo troppo calate
<Fìi ii pecficp dedicato ad* Arpocrate Dio del dei Sole daH'Oricnte,all'Occidcnte,6c efsédo
Sil(;i[itio> perché ha lingua
le foglie fìmilialìa loco necclfirà pafsare per lo monteTauto*oue
hi44p7ana> èc il fc^l;to ra(?omigUa;ai cuore» voU égr^nd'abJDqdan^ad'Aquileitinpidle de^la for-
iciO;fo£jrerignifìc^re7 che il tacere à Tapi tempi za lorp,pern9 qianifcftarfi cólo fttepitp natu-
e Yirtù> però J'h^iptpo prudente non dee eop- rale della bo(:ca*prendonp'cò ella xn fafscjje lìo
fumate .iiteriipo ip tji^olce parole vanff»6c fen- foilentano fino che efcono fàora deLpericolóf
Z9 /cuttOf rata tacepdoiià daconiìderate le co- Stlentto .
,,,.»,<
fcMjnia, che ne parli FAnciullotCome fi è dei;co,coldito.aIl9 bóc-
Si fa gipuane, perche nei giouani princi- ca, con l'ali alle fpallc di coloV riero ì'ft«|
palnoeri^e il regnodimodcftia. 6c fedendo, «& mo(]tcando di non ppfc^fi /egg^rt
Silentio è
«tìfcttb virtUQfò,reguir{\ndo ryfàdc^ji Ana-_, ii^ piedi, per c^t;p4^lla debplezza.tiélle gariì
chi, che dipingéuanq^Arpocrace giòuane con" h^itieqe;!» m^o^yn ci^rno didouiria,6i d*ia*
^'^Ij?,'? cpi vifadi cplo5 nero, ,p^<;cipcbeil^Si* tofn;p alcuni ^afi .pieni di lenticchie, &cl'altcj
lentió , 9 .amico.djsUa notte, come, dicono i legunii.-cpn le pcrfichcche fono le priipi^ic^
Pp.^ii jfljJèna) pare' di dolici: ttalàfci^arcf ve^fi che al ;5l^entippetxebgionc fi offetiuanò
d?Il; Arip/lovche 4el Silentio dictjoo co^ .. . ',(ali Ci ifarà aacora appiefso vno Cp'codril-
^0»}'^, y^ intorm, e fÀ la fco;rt^^. .. rp,'ilquale noo hauenJo lingua da ^re alcu-
J^4- />, [carpe di feltro, e'I ma/tt^ bruso^ na fofie diftrcgit^, ì.iSLg\ox^^ti2^ì<L^'^\xtQ^
m a cjmnti n' incot^tì^Adi^òni^Of^^
'
^ .
,
.
57* Iconologìa
X»,che per tnczo delle qualità fimbole fi fa vn volte \tì flato interno-coinc vogliono molti Fi
concetto con le diflìmboli ancota» che età lo- lofofi, & Galeno foptadi ciòn'habbi fctitto
ro di accoidoQonfi offendono punto» onde vn libro patticolare mtitolato, Quod Atiitki
dide Boctio. meres fequamur corporis temyeraturam .
n 7* numeris Elemema tigaStVi frigora ftam» Bafta peto a noi parlar della bellezza del
mis.. corpo con la quale fi ha da dchneacw la noftra
VI jiridaxoitueniamìiquidistne furiar ìg;nis figura; febencIaNarura poche ve Ite racco-
EuoUuaut merfas fubducant fondere terrai,
1» glie tutte le patti beile invn Col corpo come
:Queftaèvnagran Simmettia»maconfidc- dice il Pcrrarcii.
rUróo apptcflb qua] fi voglia compofto » che Quellonojìroi:aduca>efragilbene
vi l;toUflieaiovn amelodia foauiffimamcnte eh' e vento, & ombra>-Cr ha nome beltade
organizaca Se quanto più il corapofìo fata no- Non fu gta mai, /e non inqmfta etade
l>ile>& pcrfetto.tanio maggior Simmetria vi fi Tutto tn vn corpo» & csè fu per mie pene .
Trouétà* che più bella armonia che la naturi Selene 1 ^ bellezza fi fuole vana» e fccódo li
humanaj che Protagora (come dice Platone eflercit^j, i'ctà, h pacfi, &
ii'{e(ÌL» pttchc farà
\ò* disdentia) adermòche l'huomo è la mi- in vn foggetto bella vna cofa,in vn altro pari-
Tura di tutte le cofe. meme vn*alrra,onde U bellezza di vna don-
Si dipinge dunque di età virile per moftta-
.'
na la quale viene a propofito nella noltta figu
icyn corpobencompleffjonatojqualei jGre- ;
ra cosi eUalTaflo nella foa Armida defctitta.
vi chiamano Eofarcon, eileiido che. vn corpo Argo.non mat, non vide Cipro ò Peto,
^on Simmetria Qvganizatcnon eosìfacifroen 'Dhabito^ òdi betta forme sicare-. =
te» Scprcflo incotta! nelle fenili calamità, an- D'auro, ha le chiome Crhar dal bianco veh
zipiù lungo tempo duri profpero,& vigorofo» Tra luce tnaoìta, hor dtfcoperta appare*
cdendoche l'età non fi confiderida numero Così qual hor /ira/Jerena ti Ctelo
deiHi anni, ma dal terapetamenioieome anc o Hor da candida nube il Sol trafpare
fi dipinge di età virile perche all'hora è finito \Hor da la nube pfcendo ì raggi intorno
Libro Terzo. 57 S
Ld fera gente inhoffitaleyecruda pubefcant maturitatemqttt affequantury qu£ o*
A la ùefìia crudel nel lito efpofe riuntur e terra > Ecco dunque per qual cagio-
La he/ìiffima donna così nuda ne habbiamomefTì li fette pianeti nel fopra-
Come natura prima la com'pofe detto drappo>come anco perche lipianetihà*
Vn "Velo non ha pure che rinchiuda no qualche forzsianologia.&propoirione no
I bianchi gigli, e le vermiglie rofe. dico animi come falfamenie affermano
nelli
Da non cader per luglio, ò pefdecembre li Aftrologi,non ne i tempera menti come be-
Di che fon fparfe le polite membre » nifTiraoefplicail R.P. Alenandtofopracitata
II drappo turchino tutto ftellato, fignifica nel z. Iib. al cap. i.> dicendo
il Cielo nel moco>ciei quale fì troua vna armo- Maximum igiturt quo vis ajlrorur/i pertin".
nica proporttone dKcnfenfode tutti li più fa- gere potefl corports efi temperamentum , €X quo
pienti» di più pet il moto del Cielo fi mantie- poffea non nulla animorum propenftones exifiunt
ne, &; conferua il temperamento delli Ele- (nam & ammum corpus, O" corpus animum
menti» da quali dependono componi>& per i folet permouere) il che ancor afJetmò Piolo-
ilfuo moto (ì trasfonde à noi la virtù delie Oel- meo nei iAìb*deJudicijs cap.4. & S.
Ìe>come conferma doppo hauer difcude mol- conferma Cicerone z. de Diuinit,
L'ifteflb
te opinioni di Aftrologi il R.P. Aleflandro d& dicendo che fu anco antica opinione de Cal-
uingelis, nel i^ \h.contra A^rologos cap.é. dei, animorum mores ex corporum temperarne*
Adhdic motuC^li ignist aerifque calar emfo^ to e Calo hauflo putendosejfe , foggiungendo
neri, acconferuarii eaquede caufa non in con- Cum anni temporaytempe/ìatumque Cali con*
\
grue dict motu Cceli aerefn^O' ignem calefierf, uerfìoneSì commutationefque tante pant aCceJfu
' "
vitro damus Deinde, Cdt motu defferri, ad nos
. fiellarum,&recejfu,€unque ea vt folis efficientur
ajlrorum e'jficientiam in Confer ed, Oltre che qu^vidimus: nonverefimile foluf^ìt fed etiam
ciò anco afferma AriCt.lib.i; de Generat.tex» "verum effe eej[em,pertnde'vtcunque temperatus
$6. &
1. de CdOi tex.2o. fu aerata pueros orientes ammari, atque firma*
Che diremo dei Sole che con tanta bella ri,exeoque ingenia moresyantmum'icorpus aBio-
proporiione,& Simmetria ci diftingue il gior- numvita, cajus cuiufque euentruque fingi*
no,& la nottcci apporta quatto differcntifta- Voglio per hora tralafcjare quello che dice
gioni con Simmetria diuife,Due Equinotij:& Arift. nel iib. de Fifìognomia al i.cap. baftarà
,
dui Solftit'i come beniffimo dice Cicerone l'accennare} che tutto quello che habbiamo
h b. de Natura Deoru . m detto de Piancti,non cefi faci. mente fuccede-
Sol quiaflrorum obtmet princìpatum ita mO' rebbe fé con ordine» &
Simmetria non fi mo-
cum terr^s larga luce compleuerit, eaf-
uetur, vt ueflero, &
lotafiero di continuo, dal qual or-
dem modo bis, modo illis parttbus opacet , ipfa dine nenafce tutto il bene,come fé per il con-
tnim vmbra terr& [oh efjìciens no^em efficit,no' trario nel moto non vi fofTc ordine» ogni cofa
ilurnorum autem fpaciorum éadem efi aqua- anderebbeinruina.
btiitast quA dturnorum , eiufdemqtie folis tum Si dipinge che ftia à canto dVna fabrica di
acceffus modici) tum receffns, & frigoris, & ca* attifìtiofa, proportionata» & beilillìma archi"
hris modum temperatrinfieElens autem Solcur tei tura» e (Tendo eh e tra tutte l'op-e di artifici
fum tum ad feptentrionem,tum ad meridiem, induftriofe non vi fia opera, neila quale vi fiaf
ejìateSiO' hiemaeffìci i& ea duo tempora quo- di meftieri dimaggior Siramerria, che la fa-
rum alterum hiemi jenefcenti adiun^um efi, brica dalla quale l'Architettora ha prefo il no-
alterum eflati;' ita ex quatuor temporum muta- me^ dando efia le vere regole óì Colonne, Pe-
tionibus omnium, quA terra, muroque gigniun- defìalli, Bafe, Capitelli, Archittaui, Altezze,
turinitia.&caufeducuntur. Larghezze, Tondi,Ouat.,Quadfati, Semicir-
Non ha ancf» la Luna la fua Siramerria nel culi,Triangoii, Concaui, Vani, mill'alrre &
fuo corfo i Sì certo , &
al Sole non ha inuidia cofe à detta arte fpttranri» com'anco perche
alcuna, lo dice l'iftedo Cicerone,noji da Ora- l'Architettura fopraftà, &
dà regola à molt^ai-
tore» ma da ^randìTimo Filofofo, parlando .. trc arri acciò con Simmetria eflcrcitano il Ipr
In lunti quoque curfu.efl bruma quAdam,& SoU inagiftefo, &con gratiofa proporrionc fatif-
fiìrij fìmilttudo, multaque;ab ea manat,&fiutiti facendo ad aite pcrghino diletto à gl'occhi
'Ojiéiis, Cr animante s alantur aitgefcantque & d'huomini victuofi
,, Tiene
. . }
574 Iconologu
Tiene con la fìniftra mano la tigai& il per- ciuaa Saturno . Ma andiamo più o!ue,ra(Ta-
jpen dicolo con piomboscome iftcumenti da
il miglia rhuomo il Sole con la chiarezza de
miCurare la lunghezza> & iatghezza de corpi> fenfì»con la fecondità ài genetare la Luna,con
irouandofì anco con lariga tutti pi;ini*coail
i la fortezza dell'animo Matte , con la facoltà
perpendicolo le linee che deuono cadere a dell'interpretare Mercurio , con la poflanza
piombo > & per molte cagioni tiene con la del fignoreggiare Gioue, con il caldo dell'A-
dcftra conìpaflb quale iftrumento quanto
il more Venere, &
con la fottigliezza del con-
fia neceflario per proportionacamente mifu- templare Saturno, &
per tutte quelle ragioni
late > non ha bifogno di proua , feruendo per diremo con Franccfco Puteo, che a Gioue (i
trouare il mezo (emendo che le mifure depen- etttibuifce la beneuolenza , a Saturno la fta*
dono dal punto>e tatti i numeri dali'vnirà) per bilità, a [Matte la potenza,a Mercurio la faga*
far tondi perfetti, ouati, femicirculi, cutue li- €ità,aVenere le delitie,& al Sole &
alla Luna
nee, &altri infiniti ofiitija chi vuol con Sim- laGeneratione, Se Corrutticne, più oltie a
metria operare. questo mirabile Microcofmo potremo dire
Moftra di misurare la beltillìma (lataa di Ve che rafiembra tutti gli animali c6 la patte fen*
nere» prima perche come dice Vitruuio dalle fitiua» le piante con la vegetatiua banendo il
membra humane hanno hauuto origine le mi fupremo Fattore a tutte le fotte di vegetabili
fare, come dalla mano palmo, dalbtaccio,
il dato le radiche come certi fondamenti acciò
il braccio > & dal il piede, come anco
pado conelTe aguifadi piedi fifofìenefiero (come
perche non vi è cofa creata da Dio con mag- dice Plinio) il tronco non loraflembrail bu*
gior Simmetria deU'huomo hauendolo creato fìo» li rami le braccia ì volete le mani ì le dita
adimagìne , de fimilitudine Tua , quale è vna ecco diuetfi farculi, che da i rami fi fpartifco*
veraproDorEione> vera armonia, vero ordine» no , Vogliamo la pelle o cute ? ecco la fcorza
vera virtù, &
verilfìma, &
pecfciiiffima com- alla quale foggiace vn humore qual ì guifa di
menfuratione, Simmecriardi tutte le cofc>On fangue ogm parte nodtifce, e riftora più oltre»
de ben difle Marfilio Ficino nel atgumento non vi fono anco le vene per li rami* fuc» &
del librone Ttmperamia di Piatone, Corporis culi in fino alla foglie penetranti^jion dice-
fulchritHda non per [t amandai [ed tamquam mo altro efiendo noto che tutte le parti che
JDiuinA pulchritudinis imago nobis exiftmjan- fono nell'buomo fono anco negl'arbori come
da^Sc fé bene ciò confideL-iamo,.trouaremo difufamente efpUca il Mizaldo nella fuaDen-
che l'hifcomoMicocrofmo chiamato contiene dranatomia.
in Te tutte le mifure,i peli, qualità &
moti,che Si dipinge che mtfuri la (latua della Dea
il Mondo grande contiene}& per quefto à^^ Venere, prima perche non fi ttoua cofa nella
Mercurio Tr imegifto, Home eff quoddam onp" quale vi fia più Simmetria, &
nella quale fi
^9-0 q^ioddam totuminomneiSc primieramen- fcuopra maggior proportione,& comméfura-
te fi come il Sole con Marte corrifponde al rione del corpo humanotedendo harmenico»
fiioco » Venere con Gioue all'aria. Mercurio &dipecfecri(rimamifufa:PrimierameDtedua
«on Saturno all'acqua» & la Luna aUa tetra, que bifogna penfare che la natura ci ha propo
cosi l'huomo con Simmerria rifpondeconle fta» la faccia deU'huomo nel beo più alto del
lue qualità alli quattro fopradetti Elementi, Corpo acciò dalla proportione drefla tutte le
vogliamo il Sole, eccoui il core , vogliamo la altre parti del corpo fi commenfuraflero Il *,
l.unarecco il fegato-, per le Stelle eccole pu- vifo dunque fi partifcein tre mifure, ò partii
pille, la pioggia cortifponde al pianto, il ven- vnac della cima della fronte fino alle ciglia,
to al folcirò, U baleno ai riib, il tuono alle mi» l'altra dalle ciglia fino alla punta dei nafo>
naccie & terza dal nafo al mento» onde quefle tre
la
Li metellr li fimigliamo li quatto humori» mifure nouc volte moltiplicare formano lui-
Bchiloil fiero, &
la fpecraa, Alli fette Pianeti ta la datura dell'huomo» cheinnoue patti fi
come più bella dell'altre fi doueua quifiino con danari, ciò vede negl'atti de
fi
fto Sig. Noftco data per inditio della vera, & ghprefo due taléti da quel gran Signore del*
lodeuole fimplicità, con la quale fi arriua al la Siria detto Naaman ; il quale ^r^ix era fta-
Cielo . Et per quefto egh raedefinìo chiama- to liberato dalla lepra da Elifeo, il quale iicu«
uai fanciulli àiQèndo.Sinrte paruubsvemte ad so ogni dono,equelferuo del bene fpirituale
me. Et fa propofito di fimplicità biafimeuole fatto dal detto Elifeo, ne dimandò il prezzo
iìdipir>ge il Fagiano^ il quale erede non elTct come fi legge nel 4. lib.de Re, al cap. J. Onde
veduto da altrui, quando efio hànafcofta la quelli che vendono i beni fpiritaali, nófolo fi
t«fta,c che non può veicre,come raccontano dicono Simon }acf,ma ancora GiezitiydaGie»
cnoki . Et Quid, nel 6. deìk Mesamorfbfi zo detto di fopra Si rapprefenta che fenghi il
.
57^ Iconologìa
m donum perfeElum defUrfum e{i , Onde
per guadagnarci fopra ;
quindi e che quelli, che
fak chiaro l'effetto della Simonia dipinge
fi vendenolecofc fpituuah fi conformano^ Si-
quefta figura che ftia con la borfa fopra la co- mon mago neli'intcntionc, in atto poi quelli
lomba perdimoftrare pagamctode
l'atto del chele vogliono comprare. Ma quelli chein
detti doni fpiritualijonde volendo Simon ma- atto vendono imitano Giezodifcepolo ói Eli-
150 comprare li doni dello Spirito Santo da S. feo Profeta, del qualGiczo leggefi nel quarto
Pietro come habbiamo detto, non potcua fa- delli Re e. J. che fi fece pagaie fpcndendo fai»
re ciò fenza dimoitrationc di pagare con da- f-mcnte li nome d'Eljfeo» dui talenti da Naa-
nari li fopranominati doni come fi vede chia* man Re di Siria leprofo mondato da Elifeo
ramentcnelfopradetto motto Intuitu prettf, fuo maefìro ; laonde i venditori di cofe fpirir
SIMONIA. tuali fi poflono chiamare non folo Simoniaci,
ma anco Gieziti fecondo S. Tomafo.
Del Sig. Ciò. Zaratim CajlelUnì .
E^pefcatrice la Simonia, p&rche i Simonia»
Glouane pefcatrice haueràle mani lepro» ci hanno miradipefcare benefit)), non ani-
i
fé,tenga nella deftravna verga d'oro me, & huomiiii, de quali fono veri pcfcstori i
longa,& grofla, nella cui cima, fia ligata vna chiamati da Dio e quelli fono alla Nauicella
*,
lenza, dalla quale penda vn'amo d*oro,& vna di Pietro falutifeii . Pcftifera è la pefcagionc
d'argentoj nella finiftra vna Cerafte ferpe bià- de Simcniaci,&: le operarioni k io fono lepro-
ca»che ha quattro picciole come in tefta-, à fe, maledittionc data da Elifcc Profctu àGie-
piedi habbia quattro pefci, da vna banda la zo, di. à tutta la fua pofìerità à < ui brauò di-
:
ofieri danari à gli ApoftoH dicédoidajc anco- monia ha le mani ]eprofe,perthci Simoniaci
2a à me quefta poteftà» che à qual fi voglia non fé le fono lauate coltimi-i di Dio, ma con
ch'io imponete le mani,ticeua lo Spirito San- oro, & con argento, che fece venirla lepra à
to. Allhora S.Pietro lifpofc fia tcco la tua pe- Giezo,Timor di Dio hebbe B3laam,cbe qua-
cunia in perditione, poiché penfi che il dono topiù Balac Rè de Me abiti volfe corromper-
di Dio fi poda pofledere per via di denato.Hi- lo con oro, &
argento, acciò maledicelTe il
ftoria,ch'è ne gli atti de gli Apoftoli cap.otta- Popolo d'ifrael, tanto pm lo benedifse, li- &
MOycteiie fi vede che la Simonia fcaturifce da fpofe a fuoi Ambafciatori &' à Bslac , iftelfo.
dui cftremi viti), dall*ambitione5& dall'aua- Si dtdertt mthi Balac plenam domum fuam ar-
litia ambedue in Simon mago, il quale era gevtt Q^aurhnon yotero immutare verbum Do-
ambitioG>di fàrfegni mirabili>,<S^ di hauerpo- mim Deimei. Num. ti.òc 24. co fimili degne
teftà di dare lo S^mx^oST^aio ^ Date hartc mthi parole fi pofscno licentiarc quelli arobitinfi
foteflatem,(.ii(s'cg\i con ambitione,&- con fine chepermczodi Simonia cercano le dignità.
di cauarne denari . Cosi gì» Ambitio fi per fo- ylbfittt damnefa con;pendia,tllud tantum rert
jM:aft«re ad altri ambifcoao dignirà,& alcuni pojjumtts lucrum dtcere^ quod conjìat dtuina iu-
di loro cercano d'impetrarle per mezo della <//a^«<7»p«/;/rrCafr:odoioneUuogo citato.
Sinvsnia con patti, promelle,pre(tnti>e denari; Abhorifcom' ibiicni Religiofi il danofo gua-
il fine è l'auatiiia per accrefcete facoltà alle dagno della Sùnoniacomc tcptaftefsa ; l'Ab-
«afe loto c6 rendite debenefirij,& perche Si- bate Stefano Cifìercienfe andando alla cerca
mon mago cercò di comprare il dono delio in villa ripicfe il fuo conuerfo.ch'haucfse pte-
S|>^i(ito Sanco con intenzione di tiuendctlo, e fo gran quantità di pane da vn Prete Simc^ «^,^^
"^^
co,
. .
la. Santo Antonino nelle fue croniche tir.if. OyQ* ò argento» quando fu [ortito
capA^.^A. y^i'l'as irgemuit & ait,qnare acce' Nel luogo, che perde l'anima ria .
pifti? nefciehas>quod Presbyter ille Stmoniace or- Cognobbero gli Antichi Romanijche l'oro
dtfiatus eftfquicqmd aecepit de Ecclefìa lepra eff,
1' -rgento, &
li donariui nell'ambire le dignità
Cr raptna> ahfit vt peccatum illttts comedawus . &: Magiftratieta-per opprimere col rempo
Il
Con che pefca quefta Pcfcatrite ? l^cfc.i- i la Republica, però non fi troua ch'effi habbi-
tori fogliono pcfcarc con canna ch'h-ibbia no, porto più cara in eftinguere altn difordini
netuo. mafottile, perche quando è grolla da che in toglier via così nociuo abufo,pofero in
pefce di n Jtuf fofpetrofo ti fp?uenra dell'ora-
; vanj tempi contro ciò più di dieci leggi, tra le
braHclla f.ann.i come dice Plutarco de joUr- altre per la legge Acilia de Ambitu, fi ordinò
tia animaltum. Ma quefta Pefccitcice pefca che chi fudeconuintodi farpratticbe nò po-
convna verga. d'oro, che qujnto è piùgroda telTe pigliar magiftrati,ne ellet Scnatoie, &
tanto manco fpauenta il_pefce, «nzi gli dà ani- che fofie ódannato in pena pecuniari'^-,Mac-
(
mo d'andare alla voira fua à pi;^liarc il bocco- co Tullio di più fu caufa che gh fi defle l'efilio
ne. Mi fouuiene di quella verga d'oio che per dieci anni, piopofero honoriàgli Accu-
mette Homero ncll'Odiflea quinta io mano à fatori, Gaio Carbone che accusò Marco Cot-
Mercu'io ptefidcnte del guadagno, & della ta ancorché fuflè (lato folaméte Tribuno dei-
negotiatione, con la qu'ilc addormentaua» e la Plebe, fu per quella accufj fatto confole»
fueghaua dalfonno gli occhi di chi voleua Quinto Scipione Soccro di Pompeo fu per tal
C(spit autem yirganfy qu£ virorum octtlos de- conto reo» &
Q.Coponio fu códannato nella
mttU'et, pena delle prartiche per hauer donato vn'an-
Quorumcumque vult > eos autem ipfos fopitos fora vafo di vino ad vno , che gli defle il voto
excitat » nella dimanda d'vn Magiftrato^ prohibirono
liane inmanibustenens deUbitur fortis Mer- il parteggiare, & far conuiti per tal caufa di
curìtts . prattiche,veggafiDione hb,^^. 5^.4 1.54. 8c
. Et nella io. OdifTea . u^urea yirgA "Ptens altroue,PIutarchoin Catone mmore,& qua*
MercHrius» Cefi la Simonia nurrice del gua- to radunato trouafi nelh Geniali d'AIeflandro
dagno, e fcaltr^ negoiiairicc con quefta me- & nelle antichità Romane del Rofino iib.8.
dema vcrg^ d'oro procura di far chiudere gli cz^.i^.de Ambitu. Polibio nel (J.lafsò fccitto
occhi à'pallare indegni alle dignirà> &: fare a- che iCarthaginefi con aperti donine veniua-
prir gli occhi per admettetlià chi più fcpolti noalli Magirtrati-, ma che li Romani puniua-
Oel fonno li tiene, e niente intendere ne vuo- no CIÒ con pena capitale
le . 11 pefcar con l'amo d'oro ixx prouerbio d'- H La Cerafte, per quanto Paufania ci fa fipc-
Augufto pi onuntiato in opera che non mette re, va carponi apunto nel modo che cantina il
conto, parche à pefcar con l'amo d'oro è (\i' granchio per obliquo e trauerfo, cofi il Simo-
perBuo non mette contO)e porta pencolo che niaco afpira, &
camma per vie ftoite,&: ii^di-
il pefce lo ftrappi v Ja,fi come alle voice fole au- rette à dignità, &
gradi.Quertoè quel ferpen-
uenice» e ftrappafi particolarmente dalla Vol- te che per fentieti, t ftrade occulte aflalta i
pe marina. Ma,la Simonia pefca ficuramente viandanti» di cui la Gencfì c.45). fìat Dancolu-
con l'amo d'oro, &
d'argento ,& fi contenta ber in via,C€rafles in femtta: mordens vngu»
che le Volpi marine fé lo portino feco la onde las equi, vt CAdat a(jehfor eius retro. Eliano de
ilhuon Poeta Dante così efclamò contro i Si- anima I1b.iicap.57. dice che è di coK r bian-
moniacinel ip.canto dell'inferno. co, &che ha due corna in tcrta Plinio lib.8.
O Simon mago-, òmiferi feguaci cap.i^.fciiue che ne ha qjàttro. Nìcandro
Che le cofe di Dio, che di bontate poeta greco nella Teriaca nfcnfce che alcune
Deotj effer Ipofe, voi rapaci ne hanno due, alcune quattro , Se quattro, af-
.per oro, &
per argento adulterate, ferma Ifidoro, 8c Bartolomeo Anglico, quali
EtpiùàbafTo. corna Tartuta cerarte;* nafcondend^^ tutto il
Nofiro Signore in Prima da San Pietro refto del fuo corpo fotto l'arena, difcoperte
Che ponejfe U chiaui in fua balia lafja,&lé vàmouendo per allettare gli auge«
1 Oo ieiti>
.
578 Iconologia
letti,li quali pewfandofid'hauct trouato cfca Simon Pietco,chc la Tua Simonia dete(lò>cfld«
di tiftofo, volaiìo vcrfo quelle, quado ftringo- de principalmente in terra di là da Campido*
nopcr pigliar abo, reftano effi deuotati dal glio) e fi ruppe le gambe, &c dallo fpafimo po«
nialitiofoferpcnte. Gofi alcuni Simoniaci a- chi giorni doppo moti alla Riccia» fi come
fpicandoàfupreme dignità nafcondenoogni narra Niceforo.
rigore, &«dcfcano altri con quattro promef- I pefci che ftanno à piedi della pcfcatricé
fe> & offerte, arriuati poi all'intento loto,otte- Simonia hanno la medcroa adutia della Cera-
nuto la pretefa poicfìà,fpctTc volte opptiaie- rle» Plinio lib.p.cap.4i. dice che la rana mari-
no quelli fteflì che fono calcati , & inclinati na chiamata pcfcatricé intorbida ptima l'ac-
verfo loto, come fi puòvedcrc ncli'hiftoriadi qua, poi caua fora le corna che l'efcono di fot*
Santo Antonino patt.3. tit.20.cap.8.§.i. & to à gli occhi, allettando 1 pefciolini, i quali te
nella terza vira di perche quel-
Panuino : forfi vanno apprelTo, & ella fatta loro audofloi la
li che fono calati vogliono ftringeue importu- fquàtina,& il rhombo afcofti moucno le pen-
namente le corna, che in Pierio fono fimbolo ne, mandandone foraà guifa di vermicelli» il
della dignità, &
vogliono imprudentemente medemo fa la raggia
domefìicaifivn poco troppo>edirponej:fi aloe SIMVLATIONE.
modo di chi hanno promoflb, èc non votreb- DOnna con vnamafcara fopca il vifo ia
bonoche fuflecapo fé non prò forma. Ma chi modo che moftri due faccie, farà vcfti-
viene efsaltato maffimarnente con debiti i tadi cangiante, nella delira mano terrà vna
niodi,è ragioneuole che miniftti à fuo arbitrio pica, nella finiilra vn pomo granato, Si alli
&giuditio,&che fi lafTì efsere quello che è piedi vi farà vna Monna»òSimia, che dir vo-
(laro fatto, fi come da Remigio Fiorentino gliamo. Simulacioncè il nafconderecon dop-
faggiaraente fi difcorte nelle fuc confidera- piezza di parole, e di cenni l'animo, il cuoc &
uoni ciuili. proprio,però tiene la mafcata fopra il volto ri-
può anco la Ceraftc prendere per figura
Si coprendo il vero per far vedere il falfo , il che
nemico del genere hu-
dell'antico ferpente fi modra ancora per lo color cangiante della
di» pena conuenienre dice il Làndinoj perche Pieno Valeria no lib. 54. ni^rr.^ che la maggior
cfsendo creato l'hucmo con la faccia in sia le- parte de gi'huomini più dell'apparenza» che
uata al Cielo per contemplare Iddio, e le cofe dell'ertenza è tìudiofa e perche la mela gra-
-,
fuperne&celcfti. Il Simoniaco, il quale per natafopra tutti gl'aliti pomi il compratore (b-
rauaritia vende,e compra le cofe fpitituali per lennemcnte fchernifce,& al Aggio non cor-
oro» 6c argento, che fottetra nafce , preuertc iirponde,allctt,ndo coloro, de
la guiir«lano
Tvffitio deH'huomo contemplatmo, pciche Ci con porporino, ro{fcgg!ante,e gradito colore»
fommcrge nelle cofe terrene, fcordatofi delle raaoccotre il più delle vv Ite à quelli» che l'a-
celefti.à quali tiranode calci» come figura il prono la muffa, con puzza, e marcia , quindi
Poeta col frequente moto de piedi, li quali al* auuiencche molti de gl'antichi fcriflctolafi-
legoricoraentc dinotano la cupidità delle co- mulata bonrà, per cotal pomo fignificarfi. La-
fe terrenej& il veloce moto de piedi moffi da onde quello fcolaftico naeftro della più feue-
naturai dolore dimoftrano il molto affetto del ra dottrina, hebbe à due il fuperbo edere à
,
la cupidità cheli agita, & il fuoco l'ardore di guifa della melagrana, dentro puzzolente, 54
tal cupidità Potè anco il Poeta Date in quel-
. di fuotiornatadimaruigliofa bellezza.
le gambe fuor del pozzo hauer nfguardoalia Quefta forte d'hucmmi da Hcratio notati
vituperofa peni)>& morte dell'Auitore della con quefii vetfi nadotri di Untino in volgare •
Simonia, poiché Simon mago per fatfi tener Chi del nome di buon fi rende degno t
mirabile dal Volgo e ó aiuto de Demoni) pte- Cht de fadrt d( cren Almi, i paditi
fe il volo in alto: ma vinto dalla prefenza di CJJeruat e fl*ide U ragm^M fe^ne f
P«r
. .
S I M G I R I T A*.
Sictn-tà,
SOCCORSO,
DOtma veftita d'oro, che con la dèftra & nella
H Vomo armato, che nella dcftra
mano porti vna fpada ignuda».
fìniflra vn ramo di Quercia col fuo
manotcnghi vna Colomba bianca, St frutto •
con la finiftra porghi in atto gratiofo,& bello Il Soccorfó ha due parti principali, iVnà
vn cuore, aiuta, &
foccorre altrui con vctrouaglia, per
B' la Sinoer;tàpirTa>& fenzi fìnta apparen- fcacciarcil pericolo della fame, con l'altra re-.'
aa, & artifìcio alcuno ; però fi rapprefenraj fiùc alla forza de gl'inimici per falutc di quello»
chsren^hi la bianca Colomba i & il vef^i- che foccorre jperò fi dipinge armato pf-r aiu-
fi
58o Iconologia
e o R O.
mondani, che la rendono fofcaj on-
de Petrarca nel Sonetto ili. fo-
il
queftp frutto> che è dedicato à Gioue, il qual ftia,pet Angelo intedédo quelle he fatio delle
gioU3,&foccorre tutto il mondoiefìendo Gio cofe mondane fi liuolta alle contcmplaiioni,
Ue l'aria piiì pura &
purgata» ondenoi refpi- &
gode in sé ftc(lo,ne gl'Angeli.ne gl'huomi-
liamoje viuiamo. ni, nelle piante,&: in mite le cofe.rendendo le
t^òmifurando, a paffì tardts e Unti. ranza inficme col dthdctio l'amorejonde fi. &
color bianco del ve(timento,fignificaI*in
Il genera lafollccHiuiine^
rentionc di coiutt che habita nella folirudine,, Il ftimole fignifica il defìdferìo efficace di
nere neil'efser fuo i\ proprio ipicddote co, quile lignifica (uilcciiudine, per la già
il
ladertra vna detta dalia f^rerra. & à piedi vi il quale ail'hore fue determinate, fi deO a can-
SOLLEGITVDINE.
ritiene con rutto il bene, & bello»
che porta feco.
L'ali fignificano velocità, & il
SOLSTITIO ESTIVO.
VN Giouanc d'età di i^. anni»
nudo, eccetto le parti
tutto
vergognofcquali faràoo coperte co
^^
vn vclodicol'v putpurin'^ifiarà det
Donna con vn r^ fi 'ura in atto di riLoinate in diet o hauen-
Sole chefpunti
ambe le roani vn
do in capo vna ghirlanda ói fpighe li >jrano »
Hauera fopra la tefta à vfo d'vna corona
horologio da poìuere vn circolo rurchmo,largo quanto fura U figu-
fi fcolfiianno
Si dipinge qucfta figura bella, perche folle- ra nelle fpalle nel qual circolo
citudine piglia peci capelh l'oc cafione* là & fìouc fteilc, &
in meio d'tile il fegnc dd gra*
Oo 4 chio»
, . .
5Sl Iconologia
SOLSTITIO ESTIVO.
^^S^S^ to nella parte Settentrionale > &:d
quell'I, e he fi dice circolo del Solfti-
tio e(liuo,& doue per il pacato (i
auuicin .uà à riOi,:per l'aun^nitc S
diCco{Ì3,S>c allontana fino che atcìua
al punto del Capricorno, facendo
l'altro vltimo circolo nel moto del
firmamento dall'altre parti veifoil
polo Antartico, de è qucHoj chcfi
dice circolo del Sollhtio Hicraale,
& doue prima Tempre fi allonianaua
da noi, per l'auuenirc fi vien'acco-
ftando,À: roffiiio de i detti circtlóé
di diftinguere i Soiftitij nelle naag-
gi ori dedinationi del Solccorac (Tè
detto uelii primi gtadi del CancrojC
del Capricorno, e fi dice efiiuonel
primo punto del Cancro, perche cf-
fendo pili vicino, che polia edere à
noi, ne porta i'Eftire,&i in tal tempo
è il maggior giorno di tutto l'anno»
6cla minor norte^& nel pi imo pun-
to di Capricorno chjan'afiSolititio
brumale, cioè dell'lnuerno, &è
quando il Sole feneftà pw lontano
rtanoi,che pofla eOete, apportando-
chic ouet Cancro . Con la dtJftra m*no tcnà ci rinuerncói in tal tempo è la maggior not-
vn globojò palla, che dtt vogliamo, dilla qua- te di tutto l'anno, &
il minor giorno,& tan-
le fata oicura h quarta parte, che Tara la paite to è il giorno del Solftitio eftiuo, quanto è
verfo terra, 6^ il recante» cioè lì tre quarudi lanotte del Solftitio Hiemale
feprajfaranno luminofì: con l'altra mano tet- Si dipinge giouane di età di 2 5. anni, per-
ta VD Granchio, &
alli piedi haucrà quattro fi- che efsendofi partito il Sole dal primo pon-
lette, dal piede deOro due alette biaoche» Sc to di Aliete, &arr{Uaroal primo punto del
dal finifìrovna bianca» e raitra negra. Cancro, bàfatto la quatta parte del fuo corfo.
Il Solftitio, è in quel tempo, che il Sole è Si fa n«do, Se con il velo, c< me diccmo, di
più vicino à noi » oc in quel tempo , che è più colorpurputino»per fegno de* maggiori caldi
lontanosfic fi dimanda l'vno efìiuo,& f?(li al!i dell'anno»
21. di Giugnoj& l'altro Hieroalejcfaffià 21, Sta in atro di rirortìare indietro, perche il
di Deccrobrej& fi domanda Solfìftio,cioè fta Sole toccando il circolo equinottiale, non fi
todel Sok,pif cche il Solencnpaflfpmauan- ferma, ma ritorna indietro
ti,&in qaefto fuo viaggio ne defcriue due cir- Il circolo con il fegno del Cancro,& leno-
coli, che terminano il fuo corfojvno vcifo il ne fìellc fi doroanila Tropico del Cancro, &
polo Artico, &
l'altro verfo il polo Antartico^ vi fono lenone fttllcjpcicfsere le piij norabili
& ciafcuno di cffic dittante dalfuo polo gradi nel detto fegnO; ^
gli fi pone in cui a del ca-
66, & dall'fqujnot-ale gtddj 24. 6c tiafcuiKJ po, perche il Sole in tal tempo è più vicino à
diuide lasf^L'ta m du.; paniineguali,& fi chia- noi,& toccai.do detto circolo, fall Solftitio.
mano circoli Tropici, the vuol dire conuerfìo 11 Globo outro palla, lo deue tenere con la
nc,oucro«torno,pcrche (iando il Sete nel pri raanodeRro^pereiscrcilSole in quel tempo
mo punto del Cacrc',nc fa il circolo detto nel della patte di Scrtenttione> che è la patte de-
moto del firmafnen.o^Sc e l'vlcimo da lui fat- Ara del mondo
li
. . . . ..
Libro Tcnso. 58 j
Li tre quatti luminofi oe figniiìcano la imi citculare fuccerfluimentc , & fie porta !•
ghezza dclii giorni in tal ienipo»& i( quatro fìagioni vna doppo l'aliia . L'EAate dop»
ofcurone dinota la cortezza dalla notte, fa<- pò la Primauera, l'Inuerno doppo l'Autim»
cendo il Soie tale effetto no , &
dmuouo titotnandopermododi fac*
Tiene con h fìniftra roano il Cancro» cioè cedione ciafcuna fìagicne, ne porta l'effec»
Granchio, per eflcte vno dcUi dodici fegnidel ti fuoi.
Zodiaco, &
quefto fegno ha proprietà nel dee Le tre bianche, ne dimofìrano tanto mag«
co animale, edendo, che gii camin» ail'indie> gioteeflereii giorno, quanto minore la notte
ero facendo in tal tempo il Sole lìtnilmente ta lignificata pei la negra, che tanto i'vno qiiaa*
le effectoi ritornando indiecio co l'altro caminano.
L'«lece aili piedi , fìgnifìcitno iltnoco del La ghirlanda di fptghedi grano, dinota trf
(empr , perche come vogliono alcuni Fi- fegnc' ponatci Tettate per dlHerenzadelSol*
iorofii il tempo non è altto, che vo moto iìitio hiemale,che ne porta l'Inuetno
SOLSTITIO H I E M A L E.
deftto rvnafarà bianca. & l'altra fa-
xa negta,6c al pie fìni(lto,faranno ani
bedue negre.
Si deue figurate quafi vecchio,pet-
che efsédofi partito il Sole dal primo
punto dall'Ariete, & auuicinato al
Capricorno, hàfattoletreparti del
fuo viaggio
Vcf^efi di pelle, per elTerc in quel-
la ftagione li maggiori freddi di tut-
toTanno
H^uerà alli piedi il circolo col il fc-
gno di Capricorno, & le 12. ftelie»
attefoche il Sole fra attiuato done ha
potuto arriuare lontano da noi", ver
foilpolo Antattico, chiamafì cir- &
colo Tropico dicapricorno.
Tiene co la fìniftra mano il gIobò>
ouero palla fimile all'altre, eccetto,
che dalla parte da baflò lì tre quarti
fono ofcuri,& il quarto di fopta lumi .
nofo, &
per dirooftrarc, che tsl tem-
po ne porta la notte più longa,& il
giotno piùbfcue.
Lo tiene con la mano finiftra>per-
che il Sole in quc fto icpo fi tittuoua
pc io Antattico
HVoHio .raiui^^quau vecchio vcltito tut a man finiftia verfo il
to dippllc, vn circolo aliipiedi a vfodi Tiene fotto al braccio deftro vna Capra,anf
corona di color turchino, in mczo dei qua- male appropriato a detto fegno, perche fi co-
le vi (aiàilfegno del Capricorno,& attorno à me la capra pafce nelTaIre rupi ,
fi
negl'alti &
detto cir oio.vi faunno fcrlpjre dodici ftelle. precipiti), cofiil Sole in qucilo tempo è nelTal
Aili piedi haurà quattro alette, al piede la notte, & la bianca per il giorno: & per dare
•
-oc ad
. . . , , . . . . .
5^4 Iconolpgit
nd intendete ladifìiguaglianzatche è da vn'al- l'Eneide deCcriuendo il Conno, che kc^ cader
bianca farà dal piede deliro» petchcla
tro> la Palinuro dalla naue in mare, dice, che porta»
luce precede alle tenebre uà vn ramo inCuCo,c bagnato nell'onde ft»gte,
SONNO. e per non miftenderepmàlongo, dirò Colo»
HVomodiTado.ftando
corpolento,& graue,
Copra vn
veftitodi che tutte le cofeCopradette non hanno biCo-
pelle letto di gno dialtra dichiaratione, per cfler ampia dc-
papauetiiòc vnaviie carica d'vuan^atura gli fcrùtione poetica,tiiata da gli efletti,chc fi ve-.
faràoinbia« óchaueràvna grotta vicina^oue dono» & ttouanodel fonno
fi
corno , però da' poeti pur latini gli (ì dà cor- La corona d'oro,& il Iaccio,fòoo Cegno che
no . Silio Italico hb. x. per Corte ad alcuno tocca la felicnà, ad altri
Curuoque volucris l'irforrunio',6tildiCcorrcreCelaSortc fij , ò
per tenebras portai medicata papauera cornu. che coCa fi3,è opra da trattare in altra occafio-
Epocodoppo. ne. Bafiafolo, che noi Sone dimandiamo!
Quatit inde foporas . rari suucnimenii delle coCe, che Cono fuor
Deuexo pennas octili/que quietem
capiti dell'inttntjone dell'agente. Il che fu eCpiclIo
Irorat tarì^es let&a tempora tirga . bcniffino confoime a qutlta figura, in quei
Il medefìmo fa S'aao nel'a 6. Thcbaidc
5S6 Iconologìa
vn cuore.la ragione di ciò l'àrrecaremo più à cando Bacco, oueto Apollo ordinaramentc
bado : nella finiftra poi pongali cofa atta à di- cantauanoof^'jfi Archiloco,
notarraffcttcpcr il quale fi rofp!ra,che da quc Bracchi Reps ca^ticum elegatis ù$tyrambicum
fto iftedo noftio iibto préder fi può à Cuoi luo- aufpicart fitoy
ghi patticolaci) quali peto non accade ripe-
i FiniftUmina. percujfa mente.
tere . Però Demetrio A icmalTeo folto il titolo
Al Sofpiro d'infirraità pong.ifi nella finiftra di Nicerate chiana il vino caHail© del Poeta»
vn ramo d'Aneiìone^perche fcduc Oro Egit« fenza iì quale non fi può fai viaggio in Par*
tìo ne ifuoi Geroglifici) che gli Antichi per nafo.
queft'hetba fignifìcauanolatnaiatia: fa il fio- yinum equus eff lepido fromptus vdoxqitt
re purpureo> bello, rm p^co dura il fiore , &c poeta;
l'herba, & perqueftodeaotauano l'infirmità. Si potantur aquAnil paris egrepum .
Iirofpiroquafi naturale nutiitoad vnacó- Più volle hibbi-mo non veduto effer cofiil
fuetudine> eden do egli Tpctic di malinconia foh<tocon or itti j,e cordiali vini da amici Tor-
haueràin capo vna ghirlanda d'Aflcntio allu- quato TaHo, che eia fempte penfofotpieno dt
dendo quellojchc à quedo propofitodideil malinconia, e fofpiri
Petrarca Al fofpiro fin io delle Meretrici, 5<: delli fal-
lacrimar femore e il mio fommo diletto fi traditioti amici*fono ii finiflco braccio fi
Il rider doglia» ti ciho ajfentiot e tofca * puàmettere vn tefchio di Cocodtilk), perche
Sì che quella peifona, che péf«ndo alli ne» ifofpiriloro finti, fono à punto come le finte
che continuamente fofpirando
gotij»e ftudij.e lacrime ddcocodtillo>che prima piange > e
ftà melanconico,per rimedio di eflo fi lapptc- poi ammazza l'huom*
fentatà» che fia perla man finiftra congiunto Tal piange del mio mah che poi mi lacera
c6 la deftr« di ^accoiche dall'altra mano hab- Dietro le inaile con acuta limuU,
bia lafua folita tazza, percioche altro tcmpe- Tal meretrice fofpira, &c. fa J.t padìonataia
rameaio non ci è, che vn'allegritdi cui a'è prefet'^a dell'armante per coglie» lo allatto nel-
(imbolo Bacco da Pocti,& Filofofi tenuto per la rete,e pelailo ben bene*, che in abfenza poi
figura di fpitito diuino, &fublime intelJetto, di lui fi rìde, & l'odia» come la volpe il cane
^
Difilo Comico in Aiheneo lib.i. chiama Bac- ma fé queflo è finto^ fi conuiene anco figura*
co (che colfuo liquore rallegrai! cuore )fa- toil vero fofpiro d*aroore
pientiHfimo roaue> Amico à prudenti* &C ani- fofpiro d'a more, oltre le ali in teila > h b-
11 .
inofi» il quale eccitta l'animo de g!iabietti,& biavna corona di Mircoi &portiancoi cfib
vili,perfuadc li fcuen à ridere»! pokroni apre- nelladeftta vetfo il petto, il cuore in mezo è
dere ardire>& timidi ad edet forti»
i due ali, nella finifìra vna faceatcrfa .
frudentibus, accordatif omnibus amicifftme Le ali fono figura della velocità del foijpiro»
Baccheyatque fapientiJftmeiqHom fnamei: che per lo peiifiero» che nella me ntc vola pe-
Abie^i magnifice yt [entioHti de [e tn folus netrando nel cuore, da luiiubito fi ^icca à
tjjicis : volo. Il Pctratc» nella canzone»
"Super ciliofi, O'tetricìs perfttades vtrideans ^ Se il penfier che mi flrtsgge
Jgnmis vt audeant vt fortes firn timidi .
: viene ad «(legnare il volo à fofpiìi *
Cheremone Tragico afferma, che col vino OdfIti» 'Verde riua
ii concilia il rifb, la fapienza* la docilità >& it £ preftaamtetfcfpir sUargovolo.
buon configlio > oen è marauiglia» che Ho- lì cuore, fecondo Uìdoto e detto dalla cia-^
inero nella nona Iliade induce pcrfone di gra ra> perche ogni cura, e penficco paiTa nel cuo-
maneggio nelJa dieta Inaperiale di Agamen- re> ilqualcriccLiC'iolofpiritovir*-le dall'aeie».
none Impcradore, auan li fi configlia, e tratii mediante l'ordinato moto delpoU
tirato afe,
di negotij.militari, farfi molti brindifi l'vn Tal- moncfeda qu jlt he acr idr ntc vicn foprapte*
«ro: ciò poi tanto più è lecito à perfonedift-u- fo,Voppriroe l'alito, e'I fiato, '^nde lo p<?;fona
dij> fpeciaJ mente
à Poeti, de* quali è pcefiden- faogni sforzo di romrxrre quelli «ppicfnonc
le Baccovfcriue Filocotoi che gl'antichi Poe- con ref»ltaiionedc'fvfpiri,perriccueietcffir
ti, non fempre cantauano i Diibitambi : ma getio dall'aria temperata: Ma ficrn« fpeflTo
lofo quando haueoan» bcouto: all'hoca inuo- occotrcr fuole» che dall'aria troppo c«da, pex
accrs-
. . . . . .
«ttcfo che s^mpedifcono i meati del fiato: e fi tie, 6: gufti loro, degli amati oggetti, per il
come dali'aria troppo fredda per la frigidità defiderio che hanno di quelli penfandoci ài
che ftriuge infiemc i nerui dei pctto,fi diftrin- continuo piangono, e fofpirano tra bofchi ói
ge, &
congela il cuore: cesi auuicne,che gl'a- Mirto, che il Poeta chiama di fopra campi di
manti,o per troppa gelofia, che reftringe loro ^izniOìlMgentei cam^.pet confeguenza anco
lofpiritOj o per troppo ardor d'Amore, che de fofpiri cagionati, dal penfiero,peròdice da
foff >ca il cuore concepifcono pafltoni tali,chc baflo. Cur£ non in ipfa morte reiinquunt.Ne me
fouente fono sforzati a trar fuoradal petto lo» noi lor penficr ladano in moite:al che rifguar*
rofofpiria mille, a mille, de' quali pafconfi da in parte quello del Petrarca
gUAmanri . il Petrarca S'io crede/fi per morte effere /care»
Tafco a cor difofpir, ch'altro non chiede . Dal penfier amorofo, che m'atterra
Però glifuol e marnar hor dolci, hcr foaui> Con le mie mani haurei già pofto in terra
& perche il fofpiro è nutrimento , e refrigerio Quejie membra notofe
degl'amorofi cuoti,& dal cuore efcono a volo Ne' quali vtrfi, maffimamcnte in quelli di
i fofpiri, però gli ponemo tra le ali nella dcftra Virgilio fiefprimeil pertinace humore,l*ofii-
il cuore verfo il petto . Petrarca nato coftume,& l'inquifxa-conditionedegli
Sofpir del petto» &
degli occhi efcon onde . Amantijche quanto pmianguifcono,&muo<>
limedciSmoaitroue. iono, per la cofa amata, tanto più portane
"
Ma
per me, lajfo, tornano i più grani la mente cinta d'acuti miiti , cioè de'penfierì
Soffiriy che del profondo tragge amorofi jne quali s'imbofcano, per quali pian-
Quella-, che al Ctelfine portò le chiatti . gendo,e fofpirando,fempre vengono a proua*
Beadiflegraui, perche inueto ogni amoro- rejn quefta vita vn perpetuo inferno^l'amoro*
fo fofpiro per dolce,&foaue chepaiaȏ vn pe- fo p^nfierojche hanno in tefta fomminiftra lo
nofo nutrimento, &
cocente refrigerio all'a- ro materia di fofpitare prefa da ogni minima
mante La Corona (U acuto Mirto, che porta
•. cofa la rimembranza d'vn atto li fa confumt-
in tefta, è fimbolo dell'amorofo penfiero acu- re, 6c diftrug^ete
to, e fiacche ftringi a fofpirat gli Amanti. Vie uirdomi, & (Iruggo ancor, com'io folia t
gilio dà per pena a gl'Amanti nelfefto,oue fi- Laura mi^olne, & fon pur quel ch'io nftrà
gura l'Inferno bofchi di mirto
di ftar in Qm tutta humtU, & qui la vidi altera ?
Nec procul hinc partem fufi mojìrantur in Hor afft-a» hsr piana^hor difpietata,her pi4 .
omnem Et quel che fegue per fin l'vitimo terzetto •
Lugentes campiy QMdijfe vnn paroU, &
qut forrife :
Sic illos nomine dicunt . Qui cangiòH vifo . Jn quefìt penfier lajjo
BicqHos durusAmor crudeli tabe per editi Notte , O" d) tiemm il Signor nofiro jimore •
Secreti celantcalles O' myrthea circHin Il veder luogbi,doiic con diletto habbiano
Sylua tegttiCurdt non ipfa m morte rehnquHnt. veduiovna volta la lordama gli fa (bfpirare:
Màchepenaèquefta? ftar in feluadiver- 11 Petrarca rimirando l«menità di Sorga e le
deggianti,c vaghi mirti fenza dubbio vuol in- acqucdentrok quali la^a donna ignuda vi4
gli A- de, fosìpitàndo cofi cantò
ferire il Poeta l'inferno, che patiCcono
manti per lo ftimolo del continuo penfiero, Chiare, frefche,& dolci acìftc
della rimembranza.e defidctio de' loro
Amo. Oue le belle membra
ri Poiché con
.
l'occafione di vedere il Mirto Vofe coleiyche fola k me pÀr JDomiat
grato a Venere Madre d'Amore, fi ricordano Centilramo. oue piacque
con acuta pena de* loro amorofi piaceri.Simi- {Con fo^ir mi rimèmbra)
le pena fi confegna a Megapenre nel
fine del A lei di far al bel fianco colonna ,
Dialogo di. Luciano intitolato Caiapio,ouet Doppo la morte dell'amata fua horgédo da
cafa di lei naiiua piange>c fofpirai
Tiranno,per inuentione di Cinifco Filofofo,il alti colli la
quale configlia Rhadamanto, che non li fac- 2oho pien di fofpir queji^aer tutto,
eia bere nel fiume Lethe d'Obliuione
perche D'afpri colli mirando il dolce pianOr
gt-iuiffìma, & inoleftiffiniapcnac,acbiè ca- Oue nacque toki, ch'hanendo in ma^
\
\
, . . . . .
588 Iconologia
\
Ad io cor, in fui fiorire, fn fui far frutto E non pare che mai ne habhia a baflau^a .
Corone di MirtOjfì.nboio del penfieco amo Gallo nel cimiero dimoflra la vigilanza
II
icfo> parimente fono capelli lefìuti con per- i tJefofpettofiiedendo il Gallo come dice Ap-
le, i fìori verdi , & fecchi & , li fioretti di Teta piano» animale egualmente vigilante» fo« &
che con altri fauoti di Dame fi portano inuoU fpeitofo
ti nella neccia, e nel velo del capello in teda» nello Scudcfe^ondo Atifto
LaTigtc porta
come trofvi amorcfi, la niemoria de quali tra- tile nell'Hiftona de gl'anima!» fignifica fvfpec'
uagli ì, punge ìa mente, il cuore, & l'anima
& tionciforfe perche il fofptttofo prende fini* m
de mifcrelli amanti (,on infiniti fofpici lira parte le cofe, che fi fanno.corac la Tigre •
La face accef3,che nella finiftra tiene,dimo che fentendo l'armonia del fuono, che è per
&.la caldezza df i fofpiii, peiciò
ftra l'ardote, sé Aedo piaceuolc prende fadidio, ramma- &
l'Amorofo Poeta pregaui i fofpiti , che ao- rico.
dafsero a tifcaldare il fieddo cuore della Tua
Dama.
Rompeteti giaccio che pietà contende:
SOSTANZA.
y
Effetti della face d'amore dalla quale sf?.aìl- ge Donna > chettapafiìVna muraglia da vna
parte all'ahta,& fi dicono per metafora, rot-
lano infocali fofpiri.
tili i penfieri alti, &
difficili de' belli ingegni.
S O S P 1 T 1 O N 2.
DOnna vecchia ma^ra, armar,», & per ci- SPAVENTO,
miero portela vn Gallo, fava veftita fot-
to all'armatura d'vna rrauerfiria di color tur-
HVomodi bruttiffimoafpetto, armato»
che con h defìra roano tcnghi vna fpa-
chino ) &
giallo nel finiliro braccio por- àiA ignuda in atto minaccieuole, e con la fini-
terà vn Scudo,ncl quale fia dipinta vnaTigtc> ftra mano la teftadi Medufa, al!i piedi vn&
porgerà il detto braccio in fvsori in atto di guat fcrocifsimo, ^ fpaUcntcuolc Leone
dia, 6c con la deftca terrà vna fpada ignuda in Sirapprefenta dibruttifsimoafpptroi &fi
atto di ferire. atma lofpauento, per dar tema con le niinac-
Vecchia fi dipinge,p'^t la lunga esperienza* cie,6<: l'opera.
dalla quale ella è folir.tìdinafcete, &peiò fi Le fi fa tenere la teftadi Medufa a fimilitu-
veggono! giouanie(T,erepochi{rimi,& vec- i dine di DomitÌ3na,che per imprefa folea por-
chi moltifTimi fofpet'^ofi . -^v tare vna Medufa , pec il terrore, checcrcaua
L'elmo,& lo feudo con la fpada io auódi metter di sé ne granimi de popoli: Gli fi met-
i
ferire, fignifica tim,ore con che il fòrpertcfo, è te a canto lo fpauenr euole &
ferocifsimo Leo
folito di proueder e a fé ftclTojondc fopra di ciò ne, perciò che gli Fgitt!} volendo dimoftratc
l'Atioftonelfcc(/ndo dcgl'vltimi cinque Can^ vn'huomo fpauenteuolc-jil qu:le con lo fguac-
tidelfopradetiT», così dice. do folo facelTe tremare altrui» Io fignificauano
Grida da m'irli Cr f tenie guardie defie^ con qucfto animale Onde Agamennone per
.
Ne mai rifcfa al Soine al del ofcuro muftì are d'eflere fpauentcm Ic> tremendo &
E ferro foptr^a ferro e ferro ve/ìe folca portate il Leone per mfegna,cflendo che
Quanto pili s'armale tanto wen [ìcuro , lanarur.il di qu'ìfto animale quantunque egli
Muta O' accrefce hor quelle
, cofé horquejle fiapacifico,nondim. nofàpaurà,achiloguac
^llt pe rie ed ferraglia, al fojjot al muti dattanta e la forza, & la maèftà de fuoi occhi. i
Fer da,VKe altrui fHomtioni^li au(in{a^ ^ i poèti co fi Greci» come Latini douendo feti
uerc
.
SPERANZA.
D Onnavefiita di verde, con v-
na ghirlande difìori,tenendo
Amore in braccio, alquale dja à fug
gere proprie mamnyell-'.
le
La ghirlanda de' fiori, per ra- U
gione detta del giglio nell'altra fi-
gura,fignifica Speranzajfperandofi
i fiuta all'apparircchc fanno i fiori.
Amore ci\e prede il latte dal pet-
to di quefta è vno inditio, che di-
moftra la Speranza e/Ter vero fo-
mento, d'amore, t^ che doue man-
ca la Speranza, amore in vn fubito
i(rp3rifce, perche eflendo vna paC-
iìfione altcvatiua deldefidério , pec
non e
pofledere vna cofa amata,
ucre lo Spaiiento, hanno volont'en prefa la dubL)i.),che4ie (ènza amore
amor fen- ella,ne
cóparatione della fierezza di quefto animale. za lei,può durare lungo tempo.Ei come non fi
defideragiàraaiil male, cefi Tempre fi iperail
S P A V E N T O. beneida vn'huomo,che viue con jaguida del-
SImadipinge eoa facciay&habitodifemina, ia narufa, & della ragione.óc per efièrè il bene
alterato, & fpauenteuo'e, vna così ik ageuoimcnteconofciuro, facilmente niuoue
fatta im-'gine dello Spauéto dedicorno àCo- ad amare,& a fperare d'edere po(Tcduto,& go-
lintbia'figl noli di Medea da loro vccifi» già duto. Peròdifie S. Ag'^ftinonel Salmo 104,.
petlodonojchehautuano portato alla figli- che l'amore fenza la Speranza , non può ve-
uola di Creonte, h quale ne ^^ con tutta la. nic'afijie de defi.derij^
cafa regale. Speranza ^
SP ER. A N Z A* DOnna veftita di giallo, con vn'arbofcel-
lo fic rito in capo, la vefte fera tutta pie-
ti> li quali poi colcorfò, qualche giorno cidi Si vefte di giallo la Speranza, di tal co- &
la natura, per non ingannare le noftre Spe- lore veftefi rÀurora , &
non fenza ragione
ranze, Se fc bene 1 fiori tutti dettano in noi la gl'Atheniefi addimandorno Aurora Speran-
Speranza > il giglio nondiméno • come fibre za ^ pecche óA nafcei di quella inficmc col
gioc-
. .
S90
VENTO.
Iconologii
S F E B. A N Z A.
Come difinta da gpj^ntichi^
Si fa anco giouan^ita, perche deuc cflcte ranza>che è malfondata , quanto più fi vede
fana^ói ben fondata, gagliarda» & piaceuolc» in alto,taato più {là in pericolo d'aantehilarfi
non fi potendo fperarc quel » che non fi ama» d'andare in fumo
ne amar quel , che non ha fpeianza di bcncò
di beIlo,& qaefta fperanza non è altro, come
dice San Girolamo nella quinta Epiftola, che
S i i A.
vna afpettationc delle cofe, delle qmli hab-
^iamofede.
HVomo veftito nobilmente » tenghf co*
SPERANZA FALLACE. petto quafi
con la cappa , ò
tutto ilvifo'col capello »&c
ferraiolo che dir vogliamo » il
GT^1^anetta di grande ftatura,con capelli quale fia rutto conteflo d'occhi» orecchie,
diritti vetfo il Ciclo , con le mammelle lingue , terrà con la finillra mano vna lanter»
%nude , con va'occbiofolo in fronte , hauetà na-, i piedi faranno atati,vicino à quelli vi farà
riiregrande di à gl'boa>eri,ne!la deftra mano vn bracecche fiiacon il mafopertetra,odo-
teoc id> vna nuuola» &
con la finiftra va* rando in atto di cercar la fiera
noiroJa,& vna zucca veftimenro nobile dimoftra,chc alfa 5? pia
Il
SidipiVi^e grouanctta.perchc fi come quel- conniene hauer habito ricco»& nobile per pò
Ittaèitiflabiif » ca6q,ueìla fperanza varifla. ter praitticare non folo era la Plebe, ma ancQ
Pp fià
.
59^ Iconologia
S P I A.
Jl I
hanno riguardo di tradire»
narequaI(ivog'iaaraico,quantunque
& aflaflS-».
noia Spia».che per non accrefcere l'obrobnor Sohti\ iP'Afaptt SiP^i qttam plurima cermtp,
rinfàmia)^ il vitupecio loto grandi flTimo^tac- plurima fipa notat\ plurima [ipa refert,
cio^&laicio di nominarli; Dico bene che la. Subterouts fpeciemitis verfatur in^Anla
Republica Romana-non permife mai, che vn Sipa fed'tntmtus:, extaque- f^utpis habct
Senatore potefTefar la(pia»comcauertifce A- yrnutemiCt vitam alterius Ituore mormor deti.
fcontO'PcdianG'nella Verrina detta diuinatio* Pallentique fuo virus m
orctertt ..
ntiOUCÓite^NeqttC'Sienatoriaperfonapotefiin''- S'antomcti piUomaciem pcrcantpita vultus
dicium proceri'faiuislegié'usMcvgognz de no- Celai tVtinuifus, quvs-videt inficiat %
Ari tempi, che it ammettono alla fpia più no- Arte, afìuperafoìCeurA'.ifictm 4le fufurro
bili, che plebei«. MereurÌHi lucrto, juùdolui i»genio.
Tiene coperto il vi(b, perche chi fatale e(^ jiàde aUs plico* non cut? quia callida fpt
ferci«b>fe ne vàincognitojite Ci laflia conofce- Alas mtus alti, nojtfonsaml \io i^
..
le da niuno, per poter meglio edercitar l'offi- Gliocchi,& l'orecchie fignihL nogi» Aro-
tio CuOfdc per dimoftrar e anco quelli,che fono mtnci, COI» quali ?e fy>ie cQrcitnno c?.I arte per
di maggior confìderatione, i quali fé ne (^an- compiacere à Signori, ti. Pì.vf oni^ionlbrme à
nonelle corti, 6c altri luoghi si publici, come quello Adagio. Afult£Re^mfaurer.atque ocu.»
anco priuati, che per acquiOar la gratiade i li, ilqaal prouerbiopig'jjh ^'Ct le fpic perche
Joto Padroni , fanno fecteiamenie la fpia, e i Principi col mezo de gli occhi, oc orecchie
dar buon faggio di fe,& di parer clemente per Settimo Seuero efsetido Proconfole in Siciit*
acquietar lagcatia del Popolo vólTe opprime- iù accufaio d'hauer dimadato à Caldei, £c in-
re le calunnie fifcaH delie fpie dicendo TpelTo \, douini» s'egli haueua da efsere Imperadore
Trinceri, qui ielatòtes non cafli^au irritai . Il veduta la fcaufj.fù afsoluto,& l'accufatore po-
principe Che non caftiga le fpie»le fomentaiSc fto in croce. Theodorico Gotho Rè d'Italia»
jrnt > à far l'offìiio della fpia>e io fanno più alla ancorché barbaro come gfufto Principe ten-
pegt^io.querelando altri à torto co falTe accu- ne gU fpioni per cfsecrabili.&volfe che fiab-
fe colorite col venfimilei perefcluderli dalla bruggiafsero gli acciifatori che non prouaua-
gratia de Principi,& Signori. In procello poi Do il delitto kÒdafiil fuo edito regi (irato 4a
di poco tempo trafcorfo Donnitiano in repro- Ca(tìodoro Setiatore fuo Secretatio. Is qui
bo Tenfo diede tant'oltre l'orecchie à gli fpioni jub ff)ecteVtili-atis ptibliCJi^vt ficneceffarie fa*
per far rapinasse confìfcar beni deviai» & de ciatidelatorexiflatyque'iamennos execràn om-
tnoccijche ninna co& era ad alcuna ficuto, ne fiino prcfiiemur, quamttis vel vera dicens legi»
Vnofpione dell'altro fi fidaua,ma ciafcuno te- bus prohtbeàtur andirt, tainen fi e a, qu£ ad ai*»
fticua raltro,& in tanto fauore appredo Tlm- yes yubltcas dvinlerit, inter ad a confìitutus non
peradore erano gli fpioni che li Procuratori, potpteritad probarè, fiammts dtbet abfumi.
& altti caufidici la/Tare le caufe fi dauano alla Le lingue dimclìrano l'oggetto, e l'opera-
fpiarVitupetio di quelli Principi che tengono lioni delle fpie, efsendo che nò sì toilo vdito»
aperte le orecchie à gii accufatori, 6c danno & veduto ch'hibbino ogni minima cofa, an*
loro Tubila credéza» Ammiano MarceHino vi- cerche degna non fia di ripretifione. ptrefset
tupera Collanzo Imperadore, che rane le re- "eglino di pelTimà nàtura,(ubiro rifcrifc ono,&:
lationi de (pioni teoeuà pec chiare>^ veré,&: danno relaiioie'jl più delie vo!téemp'e,& m-
baftaua folojChe vnò foffe ftato noininato, &c giufte. Aquefló non haucndoconfidcr^Jiò-
imputato da Sacimicbo Tpione. Quindi nàfce, ne alenili di qu Jcbe grhdo, pógonu ci>rs, che
che difHciliHente fi può sfuggire 'dalie niole- fi fpiino 1 ragiulTaménti de Popoli, d ù gloria-
fìie della Corte per innocente che fia vno,1ìà- no di fcoprirli. 6/or/^ Regttm tKne;:igare fcrmù
'dòfi à dettò dVna fpià. Giuliano Imperadore mm. Prouerbio'nefca'p.iJ.di Salomore jmà
Ì>rudeiiteRi€ntcp€C raffrenare la lingua^d V- Tpcfse volte accade che danno orecchio alle
Pp i 'bugie
. . . .
59A IcOQoIogm
bugie de'calunniatoti, in tal cafot come indi- tace pigliafì per prefentire.» & inaeftigate lé
fcreti à ciedete facilmente . Dipinfe Apclle altrui cofe con diligenza , éc fecreta foTlecita*
vn Re con orecchie d'Afìno* concetto de più dine» ù. come fanno le fpic, dalle quali 9io cC
antichi}! quali finferoMida Re di Ftigia con ae guatdi fempie
orecchie d'AHnOipct li molti fpioni che hauc*
aa> à quali porgeua largamente l'oreccbie d*-
Afinoj perche quefto animale le ha amplillì* SrLSNDORE DEL NOME*
me* &
perche ha l'vditopiù acuto di qual (i HVomo proportionato, & di beltidìmò
voglia altro animale fuor che del force, come afpettO} d'età virile,vefìito di btoccato
aHerifce Suida^ta cui traduttione non è datra- d'oro roilio di porpora» f»rà coronato d'vna
iadai e. Mydis Phyrgum Rex mres afini habere ghirlanda di fiori,cioè di Giacinti ronì.Potce«
difiut e(ì,quod multos haheret delatoresOtacu» vna collana d'oro» con la de Ara ma*
rà al collo
Jias» AfìtiHS inim excepto mure alijs animaliùhs no fi appoggierà ad vna Glaua,ò dir vogliamo
acutm andit. Auuiene poi che nelle corti non mazza d'Hercole, 6c con la (ìniflra tecù con
fìpuò con pace dimorare» perche quelli Prin- bella gratia vna facella accefa
cipi»che volontieri danno orecchia alte falfe, Si dipinge proportionato, & di belliflimo
& mendaci relationi» hanno tutti i loro mini- afpetto» percioche la bellezza corporale (fe^
ftri empi;,& fcelerati:ciò non è detto miojma condo l'opinione Platonica) é argumentod*
d'vn Principe Salomone al cap.ic^. de Tuoi vn'animo virtuofoj Se Annotile ancora nel
Prouerbij. Triticeps» qni Itbenter audit vcrb^t primo dell'Etica dice» che la bellezza d«l cor-
mendacij ommiminiflros habet impios. po è inditio, che l'animo» il quale flà nafcofo
La lanterna che tiene con la fìnifìra manot dentro d'vn corpo bello» fia nella beltà fimila
fìgnifìca che non folo fì fa la fpia di giorno^m* à quello, che fi vede di fuori
anco di notte: fé Diogene portaua la lanterna Si rapprefenta d'età virile, elfendo ch'ella
di dì per cercare vn'huomo, Io fpionc cerca ha tutti quei beni,che ntlla giouentù»& nella
gli huomini di notte con la lanterna in mano*, vecchiezza (lanno feparati,& di tutti gl'eccef-
Se Luciano introduce nel dialogo intitolato il fi» chefìritrouano nell'altre età,in qucita ci fi
Tiranno} la lanterna à far la fpia à Radaman* trouail mezo,& il conueneuolc» dice AciftcH
to giudice dell'inferno, delli misfatii,& fccle- tileneli. della Rettorica.
ratezze di Megapante Vcdeli di broccato d'oro» perche il primo
I piedi alati dinotano, che alla fpia conuie* inetallo» che moftra colore, è l'oio il quale è il
ne eflcre diligente, &
prcfta , altiimente non più nobile di tutti gl'altri metalli» come quei*
farebbe profitto fc non foffe follecita,& tc1«- lo che naturalnséte e chiaro» lucido,& victuo-
ce come Mercurio alato» il quale, fecondo la CoiSc però porrauaiì da petfone>cbe haueuano
fintione de Poeti, &
di Lucino nel detto dia- acquiftato fplendido nome in valorofe impre-
logo»códuceufl Panìmc dannate alle infernali fcjquando trionfauano,fi come portò Tarqui-
pene, così gli fpioni conducono li rei a! fup- nio Prifco, quinto Re de Romani, che primo ^
la vefte di porpora & d'oro àpetfone Illuftri uis.XX. Imperatores Vili, ipjius maxime ope-
dichiaro nome» ma anco nelle facre lettere ra triumphantes fecutus .
habbiamo il medefimo coflume al ca.28. dei- S'appoggia con la dedra mano alla Claua
l'Effodo. jiccipientque aurum (S* hyacintHmt & d'Hercolcperche gl'Antichi (bleuano figoifi-
poco doppoj faciemautem fuper humerale de care co efia l'Idea di tutte le vittù.Onde quel-
Auro,& hyaci»to,l^axzno vna foptaucfìc d'oro, li,che cercano la fama)& Jo fplendore dei no-
& di Giacinto, cioè di porporai perche il Gia- me* fi appoggiano alla virtù, &
ladano in di^.
"
cinto era di roffo colore>comc dice Ouidio ra- fparte i viri) di doue ne nafcano le tenebre,che
gionando de' Giacinti nel x.dclle Mctamorf. ofcurano la buona fama,dicédo Cicerone nel
pHrpureus color hisìSi Vìig.Suaue ruhens HyU' 5 . de gl'off. E(ì ergo vlla res tantit aut commo-
cintus, fi che tal habito d*oro,& di p'jrpora)e(^ dum rullum tam expetendum, vt viri boni, ^
fendo che è folito darfià gcnerofì pctfonag- fflendoremi O" nomen amittas . Quid e(l quod
gi,moho benfi conuiene Io fplendore del no* ajferre(antum vtilitas ifìa quam dicitur po/ftt,
me» Si corona de i fopradetti fiori* percioche quantum auferre, fi boni viri nomen eripteritf
Giacinto belliffimogroaan e fu (come canta pdem, iujlitiamque detraxerit •
Ouidio nel X. delle Metamor.^conuctmo d'- Tiene con fa fìnif^ra mano con bella gratia
Apollo rn fior purpurea detto Giacinto^ & per la faceilaacccfa,dicendo S.Matr.cap.v.i'iV/*-
edere Apollo delle Mufe, dell'ÌDgegno,& del- ceat lux Ve/fra coram hominibus <vt videant
le lettere protettore, dicefi che detto fiore fia epera vcfira bona, Cglorificent patrem ve-
Simbolo delia Piad6QEa>& Sapienza» dalla firurniquiift Ca\ìs eft. Et gl'antichi fono ftaii
Pp 3 folili
.
tibrò Tetto*
ì$r
Stabilità, hauerà appreso di sé alcuni animali gioua»
DOnna cbc
(lailo alto
ftia à federe fopra d'vn piede-
tenendo folco i piedi vna
nttri, ihcfchcrzano.
>} Fanciulla d dipmgcpetcioche la Primauc»
|>alladicoIonnaiin grembo moire Medaglie. i.i fi cìuamaj'ii/fantia dell'anno, per efiere U
STABILIMENTO» terra piena d'humoii genera tini, da quali Ci
vcdecrefceie frondi, fior «,& fiuttincgPalbo-
VN'Huomo veftito con vna Ciamarra
ri,&nc)!'heibe.
longada Filofofo che (tia à federe in
,
tialraUra parte
myrto ,
Si vefte con detta Ciamarra da Filofofo, fi
Aut fior A terrei quetn ferunt folutét^
«orae viene defcriuo SoctatCoe tal habiio con I fioii, &(. che fcherzano, fono
gl*anin-iali,
& faceuano di quedo comparatione alla nauc Et tepidum volucres cvncenttbus aera mulcertt $
"la quale all'hora fprczza la furia de' vènti, e LuditiGTin pratts» luxuriatque pecus,
delP«cquadaelIìcommofla,chc con due an-
Tunc blandi fole^y ignotatque prodit hirundo %
Etluteum celfa (ubtrabe fìngit opus
chorc é fermata, di queftacomparatione fi fer
Tuftc patiturcultusagen &renouatur aratro^
uè Atiftide ne Panatcnaici»e Pindaro ntll'Ift-
H<iv anni nouitas ture vocanda fuit .
hmia vfe per denotate fermezza,& (labilimen
Si dipinge anco pt r la Primauera Flora>co»
te, vn'ancbora,dicendo l'anchora-, bàfcrma-
tonala di fiori, de'quali ha anco piene le ma»
tolpet la felicità fua,cioé è ftabilito in vita tran
ni,6<: Ouidio poi defcriuendo la Primauera
quila,6c felice.
dice nel Iblib. delle Mctamorfofi.
STAGIONI» CU flà dalUman dejìra Vna donzella
CAuall Ragioni) dai qua-
la Pittuia delle Ae mai fla-, the non rida, giucchi, ò balli »
tto verfi,chc pò ne Giofc ffo Scaligero in E la ftiigic» che ztrde ha la gonnella
fecondo CauleEiorum .
libro Sparta dt biacchi fior, fernet & gialii.
Carpìtùlanda fuis Fer alnittm dona rofetii» Di rofe,elmte, eia fua faccia bella»
Torrida volle fhs exuitat frugil>us yitjlas . Son perle i dcnii-> e le labra coralli^
Indicai Autumum redimitus palmite vertex i, E ghirlande le fan di Varij fiori,
Trigore fallethyetnsdefignans alite tempfis. ScherX^ndo fecot [mi lafcifti amori,
Fumo quefle da Géuli alJegnate à particola-
riDei loto. La Primauera à Venere, l'Eltacc à
Cerere,!' Autunno à BaCco,rinuerno alli véri»
S T A M f Ai
Vere Fenus gaudet fiorenttbus aurea fertis DOnna d'era Virile, veftita di color Sian»
Flatta Ceres dfìatis habetjna tempora reg»a': cocotppsitito tutto àfciKclìurelIi qua»»
Vimfero Autumno fumma eft tibi Baccho poi- il fianole lettere dell'Alfabcttoi nella mano
tefias, dcftta terrà vna tromba intorno alla quale fi»
Jmperium fattis hjherno tempore vtnìish vna carrella riuolta in bei giri con vn motto»
Vegganfi alni dodici tei. aitici ne gli opu- che dichi V B 1 QV
E > & con la fimftra vn
fcufi di Vergilio»doue in varij modi fi defcri- Tempre Viuo parimente con vn motto che di-
iaon<: gli fructi,& effet ti delle quattro ftagioiii. chi S E M
P E R & da vno de Iati vi fia vn
.
varìj fiori*
e Di quanto pregio, & ftima fia fiata, & è là
Stan.'pa dicalo il inondo tutto, poiché da ella
Po 4 ève-
^tClC\\Crìr\\ ùy\ ^.5^11.
. &&
59S Iconologù
$ t A M P A
Maguntia* hauendo anco ricroiuKé
l'inchioAro, il quale infino k quefto
tempo vfano gli fìampatori di dcttJl
inueniione.&doppo nell'anno i^S^»
da vn'altro pur di nationc germano
detto Corradojfù in Italia,& in Roma
prima portata, &
poi da altri è fiata
marauigliofamentc accrefciuta»& iU
lucrata, ma il Giouio dice che non gli
Alemanni» ma che è molto più antica
ch'altri non penfa, &
di tal opinione
fono anco molti con le ragioni che
tendono delle Medaglie antichi{Iìmc9
dou8 fono imprese iftrere greche,
latine lalTando da parte figilli»& altre
antichità ancor loto con le roedefime
fcrittioni Hor Ha come fi voglia che
:
(ìa ballante à trouarc concetti che fiano atti à l'operancni della fiampa. Se à quefio alto, &c
efptiraere le grandiflime lodi che fé gh con- nobii fogctto farà infinitamente à propofitti
ucngonojfolo dirò chi fu il ptimo»che ritrouò ì\ vaghe, &
bclliffimo Sonetto del Signore
la Stampa, il quale per quanro rifetifce Po i- Giouaribattifta Viu ani Dottore Vrbinatc.
,.
doro VirgiliofùGiouanìaiCuthenberboTo* j/ìrte nohth gtntih ch'hai mondo illuflri
dcfcOjCaua^itte, il quale del mille quatttocé- L'opere d$ fcrittori, e $ fattt egregi
ro quarantadue,cuero fecódo altri cinquant'- Daffa marte dtfjendi, e ttd alti Regi
vno» l'efTcKitò la prima volt» nella Cina ài bt fama agguagli i higVingegni induflri
Altrt
. . .
IklU virtù per te fplendono i fregi Poteffi io dir fur le tue lodi à pienti
Ter te fon chiari i faggi in mtlle luflri, Come noto farei» eh*à paragone
ji guanti inulta fei timore, è freno Dite,riluconMgndel Sole i rat*
STEROMETRIA.
to,mezo fetrato,& in qual C\ voglia fa«*
do fa l'operationi diuerfe« percioche
ftando in piano à liuello, inclinato ta
su, ò in giù fofpefo à piombo» raifuri
ogni altezza, larghezza, altczza,& prò*
fondita
-^
.
É S
—
T 'A r-'
-'
E»
\\
'Jk
VN'A Giouane
coronata fpighe di
d'afpetto
dì
robuÀ»
grano ve*
color giallo, & che con la
(ìita di dc(ltt
manotenghi vnafacellaaccefa.
Giouanetta , & d'afpetto robufto £[
609. IcoaolQgia
T\
tt<
' •^l'ft!^'
^ ^
CheH vi/o ha rojfo, e già la barbM
xmhiancA »
£ lìafQrdido,egraJ[9,e pien di mofia*
Ha fiate infetto e tardt fi riti*
il >
francai
Che vien dal fuo vene nel letto pojf&k
Di vue mature fon le fne ghtrlandt %
Dtfcchi.e ricci dt cajìagneie ghtàde^
Si può ancora rapprei'cnrate pef-N
Autunno Bacco carico dVue con I^
T)gre>chc falcando^gli voglia rapire
l'vuetJi mano * ouero dipingeradl
*rutto quel che percuote in modo offende^ vna Baccante nella guifa» che fì fuolc cappre<«
Chirejla fecd arfoyO" ejìimo *
flrutto* fentaiC} come anco Pomona »
Ouunque ftriuerberi, X!r allumi
Cttocel'herke-.ardeihofchii&fecciiifumìù '%-* ^.'^ ^^ O^
Soìeuano anco gli AntJchi(comc dice Grc^ TTTyoiBOjò donna vecchia, canura,egflnS
gorioGiraldi n fila Tua opera delle deità) di;- JTI. za» ve{J,i.ta^e pannu& di^)©ii^ cb«
pingèreper rEfìate Cerere itihabitodi Ma- ll^nùòad vnatauoiabene apparecchiata ap*
troDacón vn mazzo di fpighe di grano, &di pieflo il fuoco, rooftri di mangiate» 6c fcal»
papaueco con altre cofe a lei appaclcnenti^ catfì »
!•» che fi è fatto delle ftagioni antcccdeniii& la prima rapprefentaua Marzo, come hàb-^ &
Oratio nell'Ode 9.ilib.i. così dice. biamo detto» in cima delia tefta fra le gioie»^
Fides tVt alta fiet nitte candidum fiori, & era il fegno dell'Ariete
Vn vecchie v'è* che ogn'vn d'herrore eccede^ La prima e; a Giugno Se bairealopra il capo
B
fa tremar ciafCPini che ahi pan mente • il fcgno del Granchio.
Sol pertrauerfo ti Sol taluùUa il vede» Lafeconda Luglio con il Leone
Et flà rtgidOi e fremere batte il dente» La terza Agoftcf, &portaU3 la Verginei il,'
lE ghiacci» ogni fuo pel dal caperai piede* colore del vtilirocuto era giallo» contefto di ^
'
IS^emen bramaghiacciArquel ra^^gioardetii g'p,!i,& nei piedi pottauanoftìualetti d'oro.
E nel fiattar tal fn'bbia ^irar fif&ie i A V T V N N Ó.
Che offu/caquajìil ftto ipla:dQreaì Sfle.
Dipingcfi anco per l'iiiucfno Valcanoalla
TRe Donne '.1ctà virile» che per accot»-*^'
ciatura al e pò haueuano adornamenti
'
fucina.cGine ancoEolocon i venn, pecche di ^iò'f >& ghiri, ndite di foglie di vite,& eoa
*
quefì» fanno le icmpcib, che ne i'Inaecno
'
vue,&: i.'ru fiutti,
fon più frequenti, che ne g!' Jttt letxjpi La ptiiuacu Sciterabre,i& perii fcgóo ha*
STAGIONI. ueua la L'or-'.
Xff qttattre fla^hni dilfAnM» nella Medaglia La feconda Ottobre con il ScoìpiòTiè.
d^j^ntonma C arac alla . L^ terza Nc.urn:>bre,& haucai^ Sagittario:
rappreltinano !e fopradeice ftagioni ilcokn-c del v.':'bfnéto era di cangiante rofloi
SI pec quanto belhllfinc figure di fanciulli & turchino.fv'igjato^deth medcrimi frutti del-
vn maggior dcll'alrro. le ghirlande, confìmaletti d*oro alU piedi.
na
11 priiTìo
ài Bori
porta fopra le Tpaltc vna cefta pie-
^
INVERNO.
lì fecondo tiene con !& def^>a mano vna TRe vecchie per accoiKiatura del capo
peirauaooveU pauonazzi»&: vedeuanfi
face.
fopra die ifi la brina, eli neue,6c chiaridìrai
II terzo con la fir.jftraportavncefto, pieno
chiiftallinifomigiiantipet lìghiaccio.
de varij fiucti , &
con la dt; .a vn'aninaale
La ptima era Deeeinbrc,^ haucuail fegno
motto,& queftiucJ.>nei'a!)! Cs.djgnudi. ài Gapticorno ,
doinaroenri di perPe,& altre gioie>ghirlandà- za di vin©> nelfa quale vi fìa vna trigHi
te di vatij & vaghi fiori, (icheefìe treccie facc- Si come Ja fecondità, e feftcirà, che arrecca
uano acconciatura > & baia a i fegtii cele{)i> U piaccse^& allcpezza cesi la (icnktà e infelici»
tà»
.
6o% Iconologii
tàiche arreca difpiacere » meftitia» quale& Atpéitervt gitati, flcmsdthemus amici >t
fifcuopie particolarmente in Sarta moglie di Si quod fit vinumt no» fafìtdire , Strabonem
Abraam; in Anna moglie di£lcana«&in £U- appellai Peium rater,& puUu>male pArmu
fabetta moglie di Zaccharia*, quanro più & Sicuifilmse(ì,vtabortiMUS fuitolim
vna perfonaè facukofat Oc ricca tanto roag» Si fyphus.hunc varHr»,difiortts cruribuiillu
gior dolore prende dalla fterilicà della fua co n- Bétlbutit fcaurum, pmuts fuUum male talis •
Conc&i di fé roedeHmOf non hauendo fuccef- Et perche l'amore della pioic è cieco gode
fore del fangue» & della robba il padre» &
la madre del figUo ancorché impec
Dolorifica refefiquis homo dines fctto,&: catiiuotcome l'amante dell'amata an»
NuHum habet domi fu<c Cucce fforem, corche brutta fia . ^matorum quod amicdt.,tur»
Difce Menandro -, &c (e bene Euripide met- pta decipiunt cAcum "pitta . Cosi li viti] delli fi-
te in dubio qaal fìa meglio la proie>ò la Sterili* gliuoli agabbano Padri» a* quali i figliuoli
i
iempre interuenga loro qualche male^ le pa- fi goda del figliuolojancotchc cattiuo. Lacca
vide di Euripide nell'Enomao fono quelle tra- tentezza poi ài ha«ere i figliuoh buoni fupcra
^^lotte in latino. il timore» che fi ha di loro che non patifcono
DhIhus equidem fum»fi€que dijudiC4re pcj[ftm qualche male* dunque meglio è la prole» ò
Ftrum mtliHS fìt f regioni liberos buona» òcattiua che fia» che la (ìerilità*, la
jMortdibust aut Sttrtii vita furi . quale non artecca mai allegrezza» ma femprc
} Jftos enim » quibus liberi nttlli funt , mi/eros dolore per lo continuo defiderio» che fi ha di
[ effe video, hauerfie.
l Et contTA illos» qui ^olem genuerunt nihilo L'Apio ha le foglie crefpctonde è quel prò-
feliciores . uerbio detto per vecchie Crt^tores Apio»
le
'
J^amfimali fuerunt,extremacMamitas e/i, della cui lib.20. cap.ii* n'hab-
forma Plinio
i
ìiurfusji probi euadant magnum péirìum biamo incoronata la (leri]iià»perche nel grcni
malitm : bo dell'Apio nafcono alcuni vermicelli i quali
^ffiigunt enim geniiorem» dum ne quid pa mangiati fanno diuentare fìedli coloro che li
tiantur metuit. mangiano tanto roafchi quanto femine.Plinic»
Nondimeno molto meglio è hauerne>chc nel fudetto luogo . Claude rermiculos gignit
«on baueroe>non è mai tanto cattiuo vn fìgli- Ideoque eos qui ederim fieritefcere mares» /<r-
«uolojche non dia qualche confolatione al Pa- mint^que. L'habbiamo iouoho con Theiba
drci il quale naturalmente ama il figlio ancor- ClimeDe»laquale dilTero i Greci efler fimile ai^
ché cattiuo (fa&fefcorge qualche vitioin la piantagine» di queiU Plinio lib.ij. cap.7.
«
6o4 Iconologìa
éi HccateTcig1antina*dìchc Hcracltte^oe* (ctens €rìt,fi Multer non concipituvt reftriTtfl
ta nella catena diffc. pJìcUs Ubro de Ftnereis»
O hera Re^truiqueHecate Trtuiornm pntfes»
S T O L T T I A.
T riformisi triplici facie fpe6iabiliSt qtts, Triglis
I
alli piaceri Venerei, &: fé lo beue vna Donna* ftoltezza, pelò dille Dante.
comefterilc non concepirà, ilcKe conferma B uomini fiatcO' non pecore matte .
Atheneo con l'Auttorità di Tcrpficlenei li- Hauerà in vnamanola Luna, perche ad e&
bro delle cdfe Venèree, Vinum^ in quofujjoco' faranno molto foggetti i pazzi, fentonO &
iutMuUhs fue^hi'fivirhtbat adFenerem tm^ facilmente le loromutationi
S T R A t ]\ G E MM A M I L ì t À K E.
fio ad va Ctipicamosal quale sl^ppat tieni: non. vìncit : imperiùavero cunxmuUitudine. deterius
tanto con fbizai&.biauuta fp ugnare. li netni» malum efìi 8c il mcdefimoin Eolo. Exiguum
t
fegliopolciaoiixe al combattere con arte* & moke cofe indegne», rjfpofe, che quando non
con aftutiaconfcguir la vittoria^ Formudo e- bafiaua la pelle del teone,faceu. di mettiero
fiqmsrohre pugnantes^^hojìes demncUi
nifffefìt fon la pelle della Volpe P^bi Leonina
cucirla •
Cottfàium veròextrA prdiumarteratcìue dola^ pellis non ffisciù ibi adfuendaeflf^Hlpina. dice
Vicloriafn admjci : Dtce Poh.no Macedonio PlutarccKncgli Apoftemmi volendo inferire»
nel proemio eie gli fuaiftiatagemmij Autore che doue non bafl:ano le fcHze.deuono (up*
greco molto gcaue, & antico, che fiorì n^lié- pine l'aftutie dello Straragemma : II primo
po di Antonino» & Vero Impcradori .Sog- che l'vfatle tra Greci» tiferifcc Polieno fu Si-
giunge il raedelìmo Autpre,chc la principal fa fifo figliuolo di Eolo, il fecondo Autolieo fi-
pienza de'fìngulari Capitani» è ccrcamencc gliuolo di M
eccurio,il terzo Proteoi>& il quat-
l^nza [origlio acquittar ta vittQaa»ottima co« to Vlidf che Hometo chiamò poylcretost cioè^^
£a è poi andare imaginando qualche cofa, ac» vafer» aftuto> &di più fa eh egli ìteflb nella
eioche giaditro»c confcgiio fcorgendo auan- nouaOdilIeas'auanti d'edere aHuto» frau- &
ti il fine della b^traglra fi riporti b vitcoria.O^-^ dolente*
tirUMm vere efi {dice egli islTandoiliefto gre- StimyiyfjeSi Laertiade^^ qui omnibus dolis
co » per non atccccar tedio) In ipfa acte quid- Hommibus cura fum, &mea gloria, ccclunt
dam Mochitìiari , vt coafiUo' prAuemente fineìn attingiti
frdij vt£ioyia paretur . Uche pare ancora ne Vlijfe t(y fon del gran Laerte figlia»
perfiiadaFtoraero » che fpcffe volte dicc» ne che per gl'inganni mieii de' quali abbondo
Jo/ia)» « g /?/;t^/.>fcu; dolor fca vi, cioè, ò con in Di fiima fona a tutti gli mortali p
ginnojò cófocza»c queftoè r^motto,chcbab E la mia gloria giunge mfmo ai Cielo ,
biamo poftofopranelamrefv>del noftro-Stra AitucidìmoCaptanofùanco AnibateCar
lagemma» che pariraenteiì legge in Poheno» tagincfe^e raokolefto in ritrouarououi Stra-
da cuidetco (i decina quello-di Vergilionclz. tagemmi» come fcttue Emilio Probonellafua
delle Eneide in perfona di Creba» AIutemuF vita, quando non era eguale di forze, com-
Clypeos : Danmtmqttt inftgnia nobit Aptemm batteua con ringegno,e con ghnganni,e pet
dolus an virtus, quis in hofte requirat ì qua fi di- venire aii'cfplicaMone de Uà noftta figura.
ca procuriamo pur noi ài confeguir vittoria Rapprtfentiamo lo Straragemma tutto at»
ccn tai Stratagen^ma, mutiamo gli fcadi» ac- m«tocon le ftoccoalfianco.pcrche fiafiilCa
comtnoJianci gli elmi » &
rinfegnede'Grc- pitnno inferiti e»o fupcriorediforzcifiaficgli
ci » e«:hi poi vorrà andar cercando s^habbia* per combattete ccn forza,ocon inganni» fa
tao vinto con inganni, o con v alore \ oae in- mefttere,ch'egk fiafempre prouifto ; ondeè
terprete di Vergilro dice, che non è vergogna che da latini cinclati, accir^t,& pruintimili'
vincererinimicocon infidie . Turpe autem tes f»no detti quelli valorofi»Òc vigilanti fol*
non ejfe infidi)!: ha/iem vincere r&
periculum con le loroarmi,elfendo
dati,che ftanno cinti
pr^fens doeere debùitt&captttm^de Grms exem-- che ogn'accortofoidato d<.uc (è mpre tenere
plum, Anzinon folamctite non è vergogna, l'armi Tue con fe,la fpada alla cinta» e la mano
ma è più tofto fomma lode impercioche l'in- pronta, &: apparecchiata a combattere, per lo
gegno, & l'induftria preuale alla forza, vno & contrario D/Ww^» fono detti li poltroni, ina-
Stratagemma ordito pcudcntei^ente fupera bili aWa milUia, di che Setuio fopra Verg. nel
fine
èos Iconologia
ìlne deirOtCftud.'dnde Augufto daua per pena fe> i foldati quieti fi comportaaano la perdita»
ìgnominiofa a'fokJati delinquenti) che fteflc- ma di nuouo inuitati non voleuano più fcio-
fo difcinti, (enza cinta miiitarcdifarmaci, co- ietfi le cinte
poftea rogati adconuiuiumcitp'
.
lioad vn Baftionc. Cornelio Tacirolfb.xj.F^- fidcratione,cbe ilCapit^ino per due effetti (ii
^Nfìt njilitem quia vdlnm rio accinBus,& ahum fcme dello Stratagemma, alle volte j.cr faUiat
quìa pfi^ione untHm accin^us fodera > marte fé ftelTo folamcntc» quando è pouero di forze,
.«nellaCortf Palatina troupi chi J'hauslTc prc- d^^ib^ie fimiioiau^ vedédofi con difaUiii
tagS iO
Libro Terzo» 6oy
faggio cbiafì quafi tatti i pa{n da C^ Fabio terrotta la facoltà di ritotnarféne . Perla fi<2^
na di molti boui«gii inuiò vecfo il monte>tlqaa do il ieccore curiofo di &per vari) fìratageta>
le fpettacolo sbigottì di force re(Tercico Roma- miai fudetto t'olieno > a Giulio Fiontino* a
nocche non fu alcuno» ch*baue(le ardile dVfci- quelli pochi di Valerio Maflìmo , e di RaHàel
con tal Stratagemma trattenu-
re de* rìpatij e Volaterrano , &
alle copiofe caccolte de' Mo^
Campo nemico> fc ne fuggì fenza detri-
to il derni»
niento del fuo efsercito . 11 fecorvdo effetto èi 11 Delfino fopra l'Elmo, fu imprefa di Vlit-
Iconologìa
conGI^etoStL'atagetnmaiidoperaco per lo pia che gliela fa tenere aperrs.gcatcats»
Ti:ochi<foj|
daq'wlli* che fona difuguati di forze . Plinio. doglicla delicaGamente,& beccandogli le fan--
Jib.8. cap.if. Dtlphini m^esvmbi4i:,^^uit> guifughccome dice Hcrodoto,vf fs gliauueiì-
terimuntt cdlent critmin hoc curila Oiìimalia ta dencro,gli rodete interiora» e come acu-
fciuntque tt^n meda [uà commoduy vcrum &ho' to dardo_gli trapafla il vcntie donde fc n'cfce
t0k& dell'orcfinanza del campo rwn^ico. Taf» Dimmi (inai picciol psfceil mare accoglie-».
faltana da quella banda rdoueconoicono fia Che col Del§n combattete vincer potè-,
più debile» e facife a rompere, &
metterlo in. Qual picciol pefce fi voglia inferire» non so
sbarraglio : eflen^do il Delfino minore ài forza, dÌccrto».mi fouuien benecheil Delfinoène-
e dittatura del Cocoddilo, che per l'ordinaria mico del Pompilo chiamato anca da alcuni
palla ventidue brazzadi hinghezza» (operan- Nautilo pefce pieciolcdcl quale Atheneo nel
dolo» vincendolo, può fetuife per fimbolo a fettimo libro ne tratta diffafamente luogO'niol
quelli» che (ano minori, df non temere t nemi- to ciiriofo, oue tra le altre dice, che fé il Delfi-
ci maggiori di loro^però qaelli,che fono di piCk no lo mangia^non to nyangiafenza penajaite^
polfo, e di maggior nerbo , ftianoauuertiti di foche fubito mangiato» cimaneaddolorato»ed
non andar tarifo alrieri, per le forze loro > che inquì^to>tantacbettance &
infermo vien ri-
fprcziino li minori, e con bratjure,& orgoglio burratodaUonde al lito» oue diucntaedb pre-
facciano loro olrraggitì,perche non vi è niuno» dace cibo d'altri; ma fiafi che pefce picciolo fi
per grande, che fia»cbe con la Stratagemma voglia » La eonclufione è che li maggioripot
gianger non fi pofia da qualfi voglia infima fono cfièrc itiperati dalli nnfnoii , qual (y vo-
p€i-{bna glia per abietto, che fia, è da temerli V Publia
.Aeane non magf7o< fkpetentfur aper. ne imi mi-
Speffa ti Ctgnal da piecìol cari s'affi rra » lìjimieum quamuir humitemi doWé eff mituere',.
Picciolo è lo Scarabeo, & tK>ndiiiìenocon Quelli dunque, che nelle forze loro fi con-
sif^utia» fi vendica dell'Aquila, nella guifa, che fidano» nella preaa di crudeltà e misfatti com-
narra l'Alciato nell'Emblema, cento fedaniot- medi, &, fanno del brauaccio» fi adengano di
«©.picciolo è ri chneumcone,da Solino chiama fare ingiore ad àlcrui>e credano pure.che quel
to Enidro animaletto finnilc alla Donnola» co- li hanno fatto ad altri pof>
ftedi infoiti, ch'edì
me n'auuenide Hcrmolao Barbaro fopta Pli- k)ro»e fi iicotdino,chechi non
fon^ erter fatti a
nio lib.10.cap.74. da alcuni tenuto forze d'In* può cder vinto con eguat forza » è vinto con
dia»& pure quefta befìiola attafiandofi nella adutie » e Stratagemmi ^ 8c chi non può edere
cieca fé ne fa corazza feccandvfela al Sole» Se fuperatoda vno, e fuperatada più, motto che
contro l'Afpide combatte riparando con la co- fti detto in Grecoa Madlmino. Impcrador fe-
da colpi, finche con il capo obliquo lilguac-
i roce, che per la fua robuficzza» Se grande fia-
Pcl'iisno afìutaméte con vn'haftatiafilTe Giu- ne,^ per la vigìliìnza ambedue coDUCDicmi»
liano Apott ra Impciradofe Gio. Battifta E- '& hecefiaric allo rtudio
gnatio. Verpi (MoytD imperio) beìlnm indi»'
Qji STV
éio Iconologia
T V D I
V Na Donna che ponga la n1an dritta fo- tittv» KÌÀ(ihi(i>tAv% idefl (iuptditatem»fSr inconpm
pia la tefta d'vna capta» Ja quale tenga dtrantium, Superafi la ftolidità,òfiupidiià na-
in bocca l'herba detta Edgon ,• nella man fini- turale con l'cflcrcitio delle virtù» fi come con
ftrahabbia vn fior ài Narciro>& del racdefimo l'otio iì acctefce
, poiché l'ingegno in
ouello fi
iiaincoionaTa. marcifce , e diuiene più obtufo, oc onufcat»
La (tupidità è vna tardanza di inente>ò di dalla caligine dell'ignoranza Zopiro Fifono*
animo tante nei dire» quanto nel fiire qualche mico elTendofegli prefentato auanti Socrate
cofaj co-fi definita da Theofirafto nelh caiaiic- Filofofo da Jui non conofciuto guardandolo
diffinirienc i non è difficile alla
ìi etici, la ciii in faccia difle» coflui è di natura fìupido > bt«
dcfcritrione fatta da Arift.fuo maeftio fopra lordo li circoftanti, che fapcuano la Sapienza
,•
loftupido nelli morali grandi lib. primo cap. di Socrate» e che difcorreua con accorto giudi-
17. m
tal forma ài parole . Stupidus [eu attoni- ciò ) & folleuato intelletto, fi rolfcto a ridere:
mstC cmU^, Cr cun£Iùs veritur tam agendo» ma Socrate tifpofcnon ve ne ridete che Zopi-
tam dicendo folerm expers>tahs efìqut mcun- ro dice il vero» & tale io c|ro,fc non haueflì fu-
Uisobjluptfcit . Lo ftupido oueto attonito im- pelata mia vitiofa natura con lo fìudio della
la
paurito d'ogni cofa, &
d'ogn'vno> tanto nel Filofofia, vie vn detto ptefoda Galeno. /Vir
fare> quanto nel due, priuod'induiUiaietale Mcrcurius ipfe qutdem cum Ainfis fanarit .
con vn Filo('ofo>riferifc(a
Principi da
che vnacapra piglia in bocca l'E-
fé
ringio} dia primieramente, dapoi &
tutta la greggia ftupefatta fi fcrraa, fin
che accoftandofi il Paftote gliela le»
ni ói bocca
Il Narcifo, che porta nella finiftra
éi2 Iconologia
SVBLIMITA^ DELLA GLORIA.
dutonel foro Romano, oue appunto è
fìara tccuacafotco terra» a' tempi nofìti
vn fragmenro della bafe di detta colon
nacon l'infcnttionc, ch'hoggidì fi ve-
de nel Palazzo de' Coferuacoci in Cam*
pidogiio: in fauordiquenanodrafìgu-
ra due colonne al prefente fi veggono
in Roma vna di Traiano Imperadore»
con la fcala Lumaca» alca piedi 115.
l'altra fatta dentro pur à chiocciole$è
diAntonio Imperadore alta piedi 17 f.
nella cui fommità fu poflo vnaOatua
nuda.che tiene vna Corona nella maa
deftra, nella finiftra vn'hafta , come fi
E tuiro ciò fi fa jper dare la debita gloria à dice, come dice Salomone) di tutti viti), i &
chifideuetC percccitarecon tale ftircolodi che cctone,&: nelle grandezze s'acqui-
fra le
gloriagli animi de* pofìeti à glot jofe jmprcfe. fta,& fi confeiua principaln ente la fuperbia j
per effere eflaltati ancot elTi alla fubliniità del- di che pcige n anifcfìo enctrpio Lucifero»
la Gloria che nel colmo delle fue felicità cadde nelle
Ponemo iti vna mano la corona d*aìloro, e mifetie della fupetbia . Però dille Dante nel
l'hafta dall'altra; perche tali cofcj s*applicano ip.del Paradifo .
tai'toà quelli rublitiiii fpititi'? che acquiHano principio del caden f« H maledetto
Q^ 4 Sudarli
. .
614 Iconologia
Superbir di coluiche tuvedefti Superbia fi trcua patticolarmcnte ne glihoò*
Da tutto i pefidel mtndo cofiretto, mini colerici, & fanguigni, li quali fcropie fi
moftrano alterwforzandofi m&nreneic quefta
E.'però fi dice per proueibio.
ji cader vk chi troppo in alto [ale opinione di fé ftcfTì con gli oinamcoti cftf-
li,vcftrmentoro(Tò>ci fa conofccre, che la liori del corpo •
SVPERSTITIONE.
Del Signwr Giouanni Zaratino Caflellim •
fuo notturno Tempre minaccia qualche infor- ventts continua feptem dierum tranquillitate
tunioj& narra l'infelice cafo di Pirro Re de gli mite/cere > C
eius foetibus educandis obfe^^
Epirotijil quale reputò per fegno cattmo della quium rerum natura fr^bert. Et perciò Plutar-
fua futura, 6i ignominiofa morte» quando an- co de Solertia jinir^iahum dice, che ninno ani
dando à cfpugnatc Argo» vidde per viaggio male merita d'eflerc più arosto diqueftc.y^/-
vnaCiuettaponeriìlopra l'hailafua: impec- cyoniautem circa brumam parienti totum ma-*
cicche ne feguì'che giunto a dar rafTalio fu re Deus fHtìuu;n,& pluuiarum, vacuum, pr^
leggiermente ferito da vn figliuolo d'vna vcc beti yt iamaliud animai fit nuHum» quod ho-
chiarella,la quale vedendo da aliO} che Pirro mines ita merito ament : huic eniryh acceptum
petfeguitaua detto fuo figliuolo» gli botto in referre debent, qu»d media ìriyetne feptem die-
tefta vna tegola con tutte du« le mani> pecil bnj tetidemque mifibus abjque vllo per t culo na^
qual colpo cade morto, & quella è Suptrfli- ttigant, iterque marinuwytum terre/ire tutius
tione a credcrcche tal morte di Pirro fu(le aa hàbet. Cosi anco quando apparifce li Cigno
gurata da quella Ciuetta. Per il medefimo ti- è fcgnodibonaccia.onde il fuo afpetto è gra-
fpetto fé le pone alli piedi il gufo, 3c cornac- to à Marinari Cygnus in augurijs nautis grattffi*
chia animali,chefogìiono edere tenuti di ma» musales, Hunc optant femper» quianunquam
le augurio da fuperititiofi ancor hoggi) dtlla mergitur vndts. Verfi addotti da Seruio nel
Cornacchia Verg. Egloga prima primo dell'Eneide fopra quelli rz.Cigni,che
Sape fmiftra cauapr&dixù ab ilice cornix . doppo tante turbulenze fumo di felice Aufpi
Ec Plinio la tiene per augello d'mfelice can ciò alla nauigaiione d'Enea, oc per lo coatta*
to, quando nel x.ii.c. 1 2. dice di lei rio la tempeft a è pteueduta dal pefcc Efchine,
Jpfa Ales ejì inanSficAU garrullitatis . Che auanti venga fi cuopre con arena, e pic-
Vzi Gufo nciriftcliò locojdicc Plinicche è cole pietra per Rabilirfi nelle ondofe procel-
animale di pefsimo prodigio. Bub$ funebris>0' Icilche vedédo li Marinari buttano l'ancho-
maxime abominatus j & più abaflo . Itaque in re, e fi preparano per la futura tépefta, la qua-
Vrbibusaut omnino in luce vifus , dtruWi ojìeri' le e anco prefentita da gli animali nciainati
tum efl , L'iflcHo riferifce Ifidoro arrecando li da Plin.lib.i8,c.34.& del Polipo Plutar, nelle
fegucnti vetfi d'Ouid. nel j. delle Metamorf. queflioni naturali nu.i8. dice,chepreueden-
fcedaque flcpolucris venturi nuntia lu^us» do la lempefta corre verfo rerra,e cercadi ab-
JgnauusBubo dìrum mortdibus omen . bracciare qualche fafTo. Ne è marauiglia>
Nei Gonfolato di Seruio Flacco,& Q.Gal- perche qUefìi animali aquatili conofcono la
lbrnio,fti vdito cantare vn Gufo Copra il Gara- natura dell'acqua) &fi accorgono della mu-
pidogìicpi: allhoraappreflo Nom«ntia le cofe tationt del Mare,6c però facendo efsi li fudet-
de Romani andauano mele, &c perche era co- ti motiui, fi può predire fenza Superfìitione la
si abomineuole concetto, n^rra Plinio, che tcmf'e{lfl,mà da Ciuetta » Cornacchia , Gufo»
nel Gonfolato di Selto P^lleio iftro,6c di Luc- oc altri animali non fi può fenza Superfiitionc
cio Pediano,pert he vn Gufo entrò nella cella predire bene,ò anale alcuno.non hauendo e(si
di CampJdogiio,fù la Città in quell'anno pur- naturalità alcuna col bene,òcoI male, che ci
gata con faciificio, penfieri tutti fupetfìuiofi: ha da venire, ma li fuperilitiofi timidi attédo«
poiché Superfìitione è quando fi crede che v- noaleggierezzefiinili,6c mofìrano d'hauere
na cofa habbia da edere da qualche fegno, il il ceruclb di Ciueit^,che in tefta alla Superfti-
quale naturalmente non paia denotare fumi tione habbiamo pofta, e d'edere come infen-
cofa, dico naturalmente, perche ci fono ani- fate corn^cchice come Gufi gofS,& fciocchi»
malijda'quah naturalmente fi preuede vna co che li fìanno intorno alli pÌ€di,poiche pongo-
{a,come laficura tranquilità del mare dall'Al- no! loroltudij, e per fieri fopra di quelli. Se
cione, il quale augello fa il nido d'lnuetno,& fendano fopra loro cefi vane ofieruationi.On
mentre coua per fette giorni, Scuramente, il de Bndco nelle Pandette, dice, FrcfWf^j/4*
Marefià tranquillcdichc n'è tefttmonio San fium,rt Superflitio prò ina'ni etiam obferuattone.
to Ifidoro lib.i z.cap.y. jiUyon peletgt Vclncris ponatur; arrìentis eji emm Suptrjìitione pr^cepta*
d^a quafi des Oceanea, eo quoa hy eme 1» Ih' rum cantra naturam caufa trahi. Anzi Santo,
gnis OefAninidosfacttipullofaiit tducit, qua eX' liTidoio non folo tiene tale Supcrfìiiione in-
fcnfa-
.
^i6 Iconologia
rcnfata,& vana; ma nrco repura cofa nefanda tur t quo f venere tur, & co'att negìeSlo interim
à5Ciedete> che Dio faccia partecipe de' fuoi 1 hius 'veri Deihonore, Ó culiu . Impius autent
d)ftgni le CowzcchicA.'a.mrr^ nefas e/? cre- t(ì,quinulloson.rtno Deos ejje credit , Il che fi
dere Vt Deus confJlta fua corri, t lùus madet, Por- ccijtcrma col eletto di dentea, citato dal Be-
ta al collo molti polizmi, eJlendo ccdumc di loald'f 'praSuctonio r.cila vita d'Ottone e.
pcrfone òuperftjtiofe, timide di male portare 4. Super (ìttio efi error tnfarms, Super(litio autem
addollo carattcti.Ietfere, &
pacole ^er fan)tà^ nihtl al.ud efi, quam fal/i Dei culiust O' jicui
per armii per isfuggiic pciicoli,ò»: per altre co- relitto colit Dcum, ita (upcr fiuto riolat.
non pedono recare giouamento al-
i^ a' quali Tal cofa ikucfi tato più abbonite da ogni
cuno, perche non hanno virtù, ne forza alcu- Chriniano,quar.tochec rrO.umc dcriuaroda
na. Caracalla Imperadore ancorché gentile fupetiiitiofi Gentili, fi ccrrie cenila appteflo
odiò fimile fuper(tuione,6-: condannò a mor- antichi Poeti. Tibullo nella feconda elegia.
te chi portaua al collo polizini per rimedio di Et meiufìrauitiddis,
febbre rcrzana>e quartana. Ma piacefìeà Dio, Outdionely. della Metamorfofi
che fimili fuperftitjofe cofe fuflero eltinte con Multi fidafque faces tu fofja [angutnis atra
la gentilità-, poiché tattauia ne fono anco tra* Tingiti & irifeilas gemitns accendit aris, w
Chriflianijne mancano di quelli, che aggra- Terque fenem fiamma > ter aqua» ter fulphure
[(rfìitrofus dicitUYi qui plus lujìa metuens efl re^ Si che li fupcrftitioli per tal fpaUenioj ch'-
<ttgwmSi ex ^uoptetu falfos /ibi De§s ttrM^ina'^ hanno della potenza diuina fi penfano d'cf-
fere
.
Libi.: T-i (\
fctc m'uftamére rimorati diDio,& ardenti nel- deCiu.Dei.Iib.4.cap.50, ^à lungo nedj.lo:-
la buona ReJigioneimà s'ihgan^no perche to- re per nitro il 6.lib. impcicioch.- la Religione
'
talmente fonoaggiacciati,& fieddi nel culto o'ferua vero culto,
il &
laSupciftitioneilfal''a
diuino.coftrctti dal gelido timore che hanno» dice Laitantio Firmiano. Ntmirum Religio i e
iropercioche non bafla adorare Iddio per ti- ri Cultus ejli fuperfìitto fal/ì. Habbumo po-
more» roà fi dcue temere, &
amare inf!emc>& rto frìtto il raedefimo braccio finiOrc, che tie-
con ardente amore honorailOi& tiueritlo. An- ne la Candela accefa, il lepi e verfo il fencpcr
cora il tiràni>& huomini facinoiofi fi temcno, moftrare che il zelo apparente di Religione
temendofi non s'amano,mà fi odiano; ce con del Superltitiofo è congionto con il vitiofo li-
tutto CIÒ per timore fi fa foro honote, ne per more» & dentro del fuo feno,
lo tiene celato
qucfto quell'honoi è volontario dato di buon del qual timore n'è (imbolo il lepre, che le fià
cuorcjperche no fi porta a quelli amore,mà Id nel lato manco del cuore efs-ndoche alli timi
dio fi deue ben teraere,ma con amore doucdo di fupcrftitiofi palpita il cuore, come z\h timi-
noi conforme al principale precetto dell'arde- di leprijCornificio poeta, chiamar focena fol i
•
vitiofo,& fpauéteuole timore di Dio chiama- fuperfìantium rerum » idefì Cde(ìtum dtuim &
to da Greci Difidemonia» li fuperftitiofi fieno narumt qvt&fuper nosfìant tnanii, fuperfiuus &
nemici di Dio.Nece£eef},quod/ìfiiperftitiofuw, r«>»ar;è proprio cortume de' fupetrtitiofi di ha
e?* odtjfe Deos, &
mernerey quid ni enim, cum uete timore delle Stelle» Coftellationi&fe-
aùijs maxima fibi tlUta ejfe, tllutumque tri ma» gni del Cielo, &
di regolar fi con li Pianeti» &
la exijìimet, iam qui Deum odit, CT metuit eitis fare vna cofa più torto di Mercordì, e Giouc-
eft tmmtcui . Neque interim mirum eftì qttod di che di Venerdì (?c Sabbato,& più d'vn gioì
eos tiwens adorai ac facris veneratori &
ad no, che d'vn'altro, farla allhora che con or-&
tempU ajfideti Nam tyrannos quoque coli vide- dine retrogrado fi deputaal giorno del pianeta
njuSi& falutari, ij que aureas (ìatuas poni Ab che corre:deI quale errore n'è cagione l'Aftro
ijSyqui tacite eosoderum, 0" execrantur,c nel lcgia,dalla quale è deriuata la Superrtitione,(ì
medefiraotratrato proua che li fuperftiticfi fo come afferma Geho Rodigino Iib.y.cap.jp.
V- più empi) dcgrempijje che la Superrtitionc per nuttorità di Varronc . E,x AflrologiA porrò
I
e origine del 'empietàidimodo che non poflo- ftnu profiuxijfe fuperftitionum omnium vanita*
no eflere altrimenti ardenti di zclojdi Rejigio tes, locupletifjìmus aulbr rarròtefiatur».
ne ancorché moftrino d'edere infiamnMti nel Ma li timidi fuperrtiriofi > laflìno pure la
culto di. cira)elIeQdo la Superrtitionc feparata vana Supetftitione,&: il vano timorccbc han«
della Religione) come proua Santo Agoftino no delle ftellccoftcllationi, Piancii,édellifc-
gni
. . . . . . . .
él$ Iconologia
gnUhe nel Gielo apparifconcpoi'che no pof- nata con vera ragione circa i piaceri, & difpia-
(bno a loro fare, ne bene ne malc>& dieno più ceri del corpo,per conto del gufto,5c del tatto»
ìofto credenza a Dio padre della verità, che a vfandoficomc fi conuiene petamor dell'ho-
gliAftroIogi figli della bugia, il quale in Gic- ne{lo,& deli'vtilej che fia di mediocrità flroo-
chenonli temia-
reniiacap.x.ci aramonifce, ftracol veftiméto di porpora comporto di dai
mo.luxtn viasgemiummlite difcerctO' a fìgnis diuerfilTimi colori, li quali così porti iafieme
CoelinoUte metnereìqiid timent gentes.quia leges fanno apparire vna diletteuolc,& vagacópo-
yopulorum vanafum: &
poco più a bìiìo.Noli' fitione,come due ertremi guardaci ad vn f^ga
te ergo timer e ea,qHÌamc male pojjuntfacer etnee CiM accorto intelletto, ne nafce vn'idea, &C
bene:^ però San Gccg nio ncll'hom rlia x.dilTe vn concetto di molta perfcttione,laqu3le poi
Ncque enimpropterfiedas homOifedjielUpropter manifeftata nell'opete dimandiamo con quc-
hominem faiì£ furiti L*huomo non ò nato per rto nome di temperanza, per mortrare, che fia
ftar fotcopofto alle influenze delie ftelle>màlc circa i piaceri,& difpiaccrt del corpo
ftelle fono fatte per fetuitio dell'huomo LcfidàIapalmainmano,fimbclodcl prc-
SVPPLICATIONE. mio,che hanno in cielo quclli,chc dominan-
Nelle Medaglie di Nerone . do alle padìoni, hanno foggiogati fé rtedì
foramiffìone, al pie del quale Altare vi è vn lo moleftano, tanto è più auueduto,& ac-
tempo gli Senatori con le mogli, & figliuoli caftigauagli effetti intemperali de gli huumi-
andauanoaiiempij,&alli altari dclli Dei, 6<: ni & alcuni dipingono la temperanza con doi
alcune volte folcuano anco in tale occafionc vafi.che vno fi verfa nell'altro, per la fimilitu-
andarci nobili fanciulli,& li libertini, &
anco dine del temperamento, che fi fa di due liquo
le vergini tutte coronare, portando la laurea» ri infieme, con quello, che fi fa ài due eftie»
te»& le verbene auanti,& dentro delli tempi). tirandola troppo, ò non vale, ò fi fpezza
T A UDITA*. DOnna,
Temperanza .
che nella dtrtra mano tiene vna
DOnnavedJtadi berettino, &
haueràla
palma, fi, nella fin<rtra vn freno, & a
faccia,^ la fronte grande, Oarà a caual-
cato vi fia vn Jf one abbracciato con vn toro .
lo fopra vna gran Teftugginc*, la quale regga
Il freno fi piglia per la moderartene degli
con la briglia, &i. farà coronata di giuggiolo»
arboro tardjflìnio a far frutto
appetiti, &la palma per la vittoria, che ha ii
temperante vincendo fé medcfirao, come fi é
TEMPERANZA. detto *
Tem^eranta .
ftmmenmm
Temperan{a*
D
deftra
Onna
pelli
mano
di belio
lunghi,
certa
afpettccon cap-
& biondi, nella
vpa tanaglia con
vn ferroinfocato,& nella finifìravn
vafo di acqua , nel quale tempera
DOnna> h quale con la de(tra mano tiene quel ferto ardente , &
farà veftita di velluto
vn freno con la finiHra vn tempo di ho« rodò con lacci d'oro
rologio,& à canto vi tiene vn'Elcfantc TEMPERAMENtOb
Dipingefì col freno in vn a mance co! tem DelUcofe terrene con leceUfti»
pò neli'altra«pet dimofìr are rcfKrio della tem
petanzajchc è di raffrenate»e moderare gli ap-
HVomo veftitocon habito graue,chec6
roano tenga vna pianta
la defìra So- di
petiti dell'animo, fecondo i tempi, fignifican- li(Iequa,cioè helitropioicon la finifìra vn'altta
dofi anco per lo tempo la mifutadel moto,&: pianta detta > Luniflèqua> altrimente chianta*
della quiete» perche con la Temperanza fi ta,Selinotropio.
inifuL'ano i mouimenti dell'animo, èc fi danno Volendo gl'Egitti) (e ome narra Pieno Va^
è termitit dcll'vna, 6c dall'altra banda,da* quali leriano nel lib.cinquantaottefimoj dimoerà*
vfcendo la Tempetanza, fi gufìacome i fìu- re l'vnione, concordia, &
temperamento, che
tùit che vanno fuQti delle fponde loro hàoo le cofe diquefìa natura inferiore con le
L'Elefante dal Pierio ne! i. libro, è pofìo Celeni,come quelle, che fono collegate infie
per laTemperanza}perche efTendc afsucfatro me per alcune forze occulte inon vfauanodt
ad vna certa quantità di cibo, non vuol mai efprimerlo con più manifefìo fegno,e più prò
pafsate il folito? prendendo folo tanto quanto ptio Geroglifico, che figurare le fopradctte
e fua vfanza per cibarfi Et à quefìo piopofito
,• due herbe,ò piate che dir VogliamO}CÌoè The*
Plutarco racconta, che in Siria hauendovn litropio » e'I Selinotropio , percioche quella fi
£eruidore ordine dal fuo Signore di dare vna muoue» e gita (ècódo il Sole, e quefia fecondo
mifuta di biada al giorno ad vnc Elefantesche la Luna,edicefi>che ci fono de gl'altri fiorita-
haueuajìl fetuidore per moiri giorni fece fia- to d'alberi,quanto d'herbe,che dimofirano fac
te detto animale folo con meza mifura, cf> & il medefimo , ma non già più euidentemence
fendoui vna volta il Padrone preséte gli diede ài quefìe ducjonde è da fapcie , che gli Egitti)
tene-
. . . . . .
6io Iconologia
tcncuano,clie rurte le cofc hauedeio vno iftcf i'uina,lià labocca aperta,monrando i dcrt^li
fo ordincc modo,ta!che hauefTero dipenden- quali fieno àcì colore del ferro
za dalle Supcrioti*e con-quclle fodero collega Si ià alato, fecondali detto P^olat irrepar^
tc»vna per foiza dell'intelletto, vn'akra per Me tempis , ilche è tanto chiaro per cfpcricn»
forza de Ha ragione, vn 'altra deil a naturai vn- za , che per non djfaccbar le piaghe della no*
altra del fcnfo, e così ciafcuna fepuifTc la fua, (ira mifcria»non occorre f^rui lungo difcocfo*
conia quale beniffimo^ì confaccHe. Ilcercluo,èfcgno,chcìl tempofcmp^eg(•
^a,ne ha per fua natura ptincipio, ne f ne,ma è
TEMPESTA NINFA X)ELL*ARJA« pLincipio, e fine difc folo alle cofe terrene^
Vedi à Grandine. à gli elcn)cnii,chc fono sfciici.
T E M r O* Laiuina,c la bocca aperta,&: i denti di fer*
HVorao vecchio,vcftito di cangiante co- iQ,raofìrano,chc il len^po fìiiigge,guanajCon
lor vai io. Se diuerfo, farà i! detto vefti- fuma, 6c manda per terra tutte le cofe fenzi
tnenco riccamente fatto à ftcilcperche ài ceni fpefaA' fcnza fatica.
pò > in tempo effe fono dominataci alle cofe
corrottibilijfarà coronato di refe, di fpigheydi Vomo vecchio, alato col piede dcftfo
frutti, e ói tronchi fecchi come Re» e Signore foprad'vnatuot3:& con le bilancici
dcH'anuo, e delle ftagioni, fìarà fopra i circo- ucro col pefo geometrico in mano.
lo del Zodiaco, perche la fua viuà è là fu nei Ilfie defilo fopra alla ruota-, laqualcccn U
Cielo altamente collocaca,& mifucondo à noi fua circonferenza non roccaife non in vn putì
moti del Sole > & de gli altri pianetirci didits- teche nonfìà mai fermo ci fa comprender^
gue. & «flingue i mcfi» gli anni, &
l'cià^ -tcnà chcii tempo non ha fé non il pictciito,&: il
vn fpccchio in mano » il quale ci fa coftofc e- 'futuroicnicndoiJ prefcnte vn momento indi*
ie»chcdeltcmpofo!oil prcfcntcfi vcd'ccbà 'uìfibile.
re(Iere,ilquale per ancora e tanto breuc,& in- Lebilancicoucropefo Geomctiico dimo*
certo, che non auaaza la fdlfa imagitie dcKo fkatlcche il tempore qucllcche agguagliai^:
fpccchio. aggiufìatuttcle c ofe.
_^_«»
A canto hauerà vn fanciullo magio>& ma-
cilente* davna banda: Si dall'altra A^n'alrio T E N A C 1 TA\
bello, & graflb,ambiduccoa loirpccchio,&
fono il tempo pa(Tato,'che fivàconfumando
nelle memorie deg^i1iuotnini,& il fututo»chc
VNa vecchia , che d^ogni intorno fia cir-
condata di hdlcrajc de* ramidclla me-
accrefce ìe fperanze tuttauia 'dcliraa pianta ne tenga in ambe le mani
A ìpiedi farà vn libro grande nel quale due E auribuito di tal maniera il nome dellaTc
altri fanciulli fcriuano, tenendo l'vno ngnih-
'naciràairhcllcia.comefignificato di legare»
cato per lo giornojil Soleinlcna^e l'altro per e d'abbracciare, che gjàspprclìoi Romani
la notte, la Luna. t\ Sacerdote di Gioue non folo era trifto augii
rio toccarla, ma anche il nominarla, acciochc
indi non appaiidc Icgatoin alcun modo, ne
VEcéhio veftito di vati) colorijncHa dcftri
in fatti ne pur col penficio.c per qucfta cagio»
mano iena Vna'ferpe riuólta in circolo»
mcflrerà ài andare con la tardità, e lentezza, 'ne non gli era pur lecito di portarne VD*ancU
liaucrà il capo coperto di vn velo ài color ver- lo, volendo, che a' Sacerdoti foHcro tutte le
de,fopraall3 chioma canuta, pèrche il freddo, cofe libere. Onde appreflo Virgilio fileggc
e Icncui fignifìcati nella canutezza fonoca- che volendo far facrificio Didone»lcuò viai
gtone»ct)c laccrrafi veftc di herbe, &
difiori. legami dei piedi c difcinfcfi d'ogni intorno
La Serpcnel modo fopradetto,fignifica l'an la vcfie
TERRORE.
reme ad Frauerne affai',
ò di cocpo ò dimeote »
Stad accefcrac l'opera HVòmo Leone,
cor* la tclla di
cangiante,tcn cdo inumano vn
veftito
flagello»
òi
fé debba raccogliere alcune collane doro. & cora fignifìcano le varie pa[?ìoni,alle quali im-
gioie»& dcrrariiche ftanno per rerr3,& fi dipin- piega ranirnovn*huomo,chedal teKcorefìU-
gerà in vnanoitcj dietro lei: fi vedrà vna vec- fcia fpauentare..
chia brutra , 6c maciknre Sono ancoraquefte le tre cagioni, che atto^
Atlai gaglTardczza; delle rencationi molto- rifconogli hoominr, cioè gli afpetri formida-
iS l'importanza' delle cofè» che fr promettono, bili, ifuccefiirnociur, &
le (ubitance mutatio-
roamofro piùftimoìa hneceflltà, che l'htro- ni delle co fé ; l'vno e nel vi{b,raItto nella sfsCf
rao fentc in ftfteiTodcire cofc offerte - Però fi za ;il terzo nella ve(le di cangiante «
dipinge quefta giouanetta pouera, &
mal ve- Pauraniafingc*chcMiitepercowmi(none
ftita, con Toccaffoned'iaiTicchire in luogo.che diGioue vada a fufcitar guerra fìra gPArgiui^
col fiIentto,& con lafecretezza.par che in cli- iThebani, & diceche piglielo fpaucnto,&
ni,& pieghi l'anìtTW farlo con h
pcrfuafio- ilterrorc»& glifeceand3reauanti,& iodife-
nijche non ceffano fìimolare > ò l'orecchie » ò gna in parte» & in patte defcriue gli efletti
il cuore» vedendo» ò dalla cor^copifcenza, che che da lui vengono» & /ìè voltato in lingua
petfefte{Ta9non ceda, ò dalle parole di pcifo» noftracosf, -
na b^ituata nel vitio, che continouameme Della plebe crudeli che ha intorno elegge]
fps:ona>& tanto più fé l'aninio è fenuniic» che Il terrori e a i deftrnr lo manda innati^
Ah
. .
62Z Iconologia
THEORIA DEL SIGNOR FVLVIO MARlOTELi;!:
rB&ftEMOTO.
Terremoto fi potrà tappreièn^
IL tace indifegnocoo figura d'hiio-
mO)Che gonfiando le guaDcie>& ftov-
cendo inftrana>& fiera attitudine ti
vifOi moftri con gran forza di wCcisc
da vna fpelonca, ò dalle lìfTute della
terra') &
già fi veda con i crini loDgbi»
6c eparfi
Latena intorno fi potrà fare rote*»
& folieuata con arbori gettaci à rccra
fr3caflati> con le radiche riuolte al
Cielo.
tecremotcè queltremore.che fa
Il
la percagione deli'etTalacioni h-
terra
lìrette nelle viicetc di efsa> che cct-
caiKlo l'cfito la rcuocono>& fi fanno
'trada allVfcire fuora con euidcnte *•
ertura dlquella.Onde Luctetio dice.
Quod nifi ^rorumfit tamtn impetus ipfc-
animai - (terrA •
Et fera vis- venti percreba foraminoi
Dijpertiturvt horror y & incutk inde
tremorem
T H B O a I A.
portata innanzi al petto nell'armatuta, per dar no più veri, qu^ntoj-dalfcnfopiù ftanno lon-
errore» &fpauento a chi lo micaua» tani» bifbgna dire che principio fermosf? a ,e
libro Terzo.
M E o R I
Del Signor Fuluio ManotcllL..
^24 Iconologra
fiira del niotoprogredìuo» &di ogni moto» E per la commodità di quello inflrumenta».
non potendo l'intelletto hutnano fenza tem- ancora viue la memoria deli'lnuentore,cbe (vi.
po fermarei&a,(Iìcuraie il difcoifo del piùi e Talo Atheniefe,nipote di Dedalo che scz'cfiò
delfneno.. difficilmente fi potrebbono hauer le diilanze
Le mani e le bcacciachein cìrcolo tengo- cefi della terra,comc del Cielo anzi che ne del
no la tclla in mezo rappiefcntanpin qualche l'huomo ftello fi poriono aflegnar le debite pio
modo la. lettera greca ©» con la quale fi folc- Sortioni fenza i'vfodel compafso jcome io ho
ila Agnificate pei^ breuicà. Theotia,,
i'illelta. iraoficato. nella mia noua Enciclopedia, che
fenza feriuc re l'alcrc . £t iapofitura delle ma- predo piacendo aDio.darò fuori:ondc per tuC
ni fopra la tcQa dimpdra che la Thcoria» 6c te queflc ragioni viene il QompaCso alla Theo
cognitioBe delle cagioni ha elcuaie fopra Te- ria bene applicato,con le punte in alto vetfo il
iperienza nella maggior altezza dell'huomo,, Cielo»ch'ddi figura sferica, e circolare . Et ol-
éc foftenute Jc opctationi, le quali fono ifttu- tre alle d(;ite ragioni conuiene ancora alla
nentidi foflcntamento douenon.è Theoria .. Theoriail comparso , perche fìgmfica il vero
Il compaflbxonle punte riuolte; all'insii di- mpdo delncftro Capere , percioche il fapere
moerà rii^edo rifguardo delie cof^ fubiimi co- humano non è altro fé non adattarfi con facul
me la faccia, Ei: coropadalìgnificapct fé ftcf- tà mifuraie, &' proportionac infieme le cofc*.
il
fo quali fempre m/fura» perche è il più com-- oti de co quello rifpetto,come tellifica Dioge*
m
modo idrumento che fia vfo« per mtfurar le neLaertio,.ifilofofida principio Analogiticii
cofci pec non hau.ecin fc fcgni, ò.termini filli» furono de Iti.., Il compaiso e fatto di due come
& potecci: adattare a tutti i fegnij 6c tetminia i membra in parte vgualt, in paiteineguati , v-
quali fi flendecon le fue punte . E iftiumento guali quanto alla lunghezza»mà ineguali qua-
proprio da formate il circol;0)che è la prima fi- to.allaconuetfione» e participatione del me-
gura itrationale dalia quale pendete» le ragio- zo ì petqhe l'vna patte, tocca dal, mezo che
ni di tutte le altte come da primo» e propria le (Iringe infieme vna volta foia»Òc. l'altra due
principio, onde Euclide. tìeU*alIegnare de pri^ volte, ne' due braccietti :,il che ageuolmente
mielemenri il primo di tutti conftitui il trigo- apparifce lignifipaciuo della cagione; ,. dalla,
no equilatero» il quale immediatamente, fi prò. quale pende il fapec.noftcovefsendo e(sa,quan-
aacoicircoIo»e co l'operatione del compalTo .. do è r.}gioneuolmente formato di due mem-~
quindi è la difiìcoità che hanno trouato fem- bta, l'vno più vniuetfale dell'altro, ma vgual-.
pre, e trQuano,,ancora.hoggi tutti i Matemati- mente potenti rifpetto alia conclufìone,& il
ci nella quadratura, oueto commifmatione, mezo termme ftringe infieme ambi gli eftre--
propoctionalità delCircojocóje altre figure .. mijpndevgualmétevoiuerfaluò almeno non^
Signifijca ancora il Compafio» infinità, èc per- noti vgualmcnte tale è buonae giudo il cora-
che il fuo moto in circoip non ha termine, Si pafso per farcii circolo,emifurat la quantità
perche ad infiniti termini, fi può adattare , 6c nelle cofe , talee bupna e vera, fimilmentC:
perche opetada fià^innemein quiete &c in me laragione per formarne la ragione demodra-
to» e vno^& noavno,.congiunto,e difgiuntoj tionc, ò lineare ò circolare. Et perche l'vfo
acato,& ottu.fo,acuto doue. fi difgiungcottu- della ragione ha pei fine l'afsedar dell'attioni, ,
fo doue & vnifce fimile alle gambe,6£ a i piedi^ quindi è che con metafora tolta dal.compafso
l'hitomo co. i quali fi forma, (moucndofi a vi- fi dicono le attieni nodie giude,& iogiulle
cendal'vno mentre l*altro fi poifa) ilpafio on- fecondo che fi conformano con laragione, e
d'è che noi diamo nome dirompalTo a quefto- con le leggi, laqualgiudiiia.legale peretTerc..
iftrumcto,.da i latini detto rifpetto al girocir-^ il vincolo della vita Ciuile,allhorȏ intera-
cinoe dai grecifinalraenteiV/etiSHVwrchcè. mente perfetta» quando fi forma della linea il
quantocompafib 5c fello è dentro da noi,onde circolo, cioè che la.vita fcrue a Dio, che i'hà
è il verbo afleftare cioèadattaic a giufta e ve- data the quedo è il tirar dalla lmea,inreprenfi-
ra mifura rifpetto al fedante, che era la minor bilmcntc itll'vnionedelfuo principiojéc que-
mifura nel valor del dinaro», fimile ai lìofiro do è folo, che da ititeli di fapienza perche e
quattrino e rapprcfentato dai greci.in due let- cofa che fupera le forze humane, hauendo bi-
tere KiA» le quali ambedue'rapptefentano quel fo-gno di forza fupctioreche purifichi in tur-
(tutache PithjgocaconfidetòJavna fola to inanima dagl'affetti terreni, come diraodia
fu
t^v
. . .
T H E O L O G I A.
Qnna con duefaccie diaimili, guardan- moftra,che vna parte di Theologia fi ftende al
do con l'vna più giouane il Cielo, con ie cofe baflcmà neceflària,che fono il formare
l'altra più vecchiaia terra, flarà a federe fopra debitamente le attioni noftre , regolarfi nelle
vn globo,ouero vna palla turchina» piena di virtù.fuggire li viiij.& honorat D-o intetiormé
fìcIle,tenendo la delira mano al petto,& la fi- te & eftetiormente,& altre cofe fimili, le quali
nisca Uefa verfo la terra, & foUenendo il lem fono,corae vna vefte, fotto alla quale non pe-
bo della vefte, vicino alla quale fi vede;vna netrano, fé non le menti illuminate da Dio r
ruota, che è il proprio Geroglifico nelle f^cre TIMIDITÀ* O TIMORE.
lettere della fcienza Theologica,perche come
la ruota non tocca la terra, fé non con l'infima
HVomo vecchio vcfìito digiallolino, col
corpo curuo-,la faccia alquanto pallida»
parte della fua circonferenza mouendofi, così gli occhi piccioli,& biàchi, le roani lunghe, 6c
il vero Tbeòlogo fi deue feruiredel fe«ifo nel- fottili,& piedi alatijftarà mcfto,& lòtto il brac
i
la fua fcienza, fblo tantoj che l'aiuti a camina* ciò finiftco terrà vn Lepotcfé bene fra il nmo-
re inanzl, e non pet afiondatuifi dentro re,& latimidità vi è qualche poco di diffeiéza»
Le due faccie^ con le quali guarda il Cielo* non però tanto.che nò fi poftano abbracciare
e la Terra, dimoftrano,che come difle S. Ago- folto vn'ifteflaimagine; onde diciamo, che il
ftino a Volufiano» tutta la Theologia è fondar timore è vna pafiTionc dell'animo. nata,ne
ta nel riguardare continuamente, éc amate co gl'huomini dal dubbio>che hano.che Topinio
perfeueranzaDiOj&ilproflTimc&per nonfì ni fatte, non vengono giudificate à bafìanza •
poter alzar l'vna, che l'altra non fi abbaflì, di- E vecchio perche fi genera doue non è ab-
niuftia, che il Theclogo, nonbifogna* che bondanza di fangue» ne Viuacitàdifpiriti, il
Kt 1 che
m^.-
. .. . . . . .
ft^ Icoaolc^ià
che fi rede tuaehlre ne* vecchi» che )^etdono da alle ingiafte g;randene.& falera e» lafa «b
il vigore infietnccon Tetà^óc facilmencc te- fere perftuerante.
fìiono tatti gl'infortunij. a vefte di porpora>& fi corona di httojpvt
Il gialloiino» dei quale colore e la vefte» è dimofttacione di figootia. ma barbara» & cni-
{mpecfetcoicome il timore moftra imperfetcio dtlc.
ne dell'hucmo non nafcendo fé non dftlU co* In vece dcUo fcetro firgno di dooninio,& di
gnitione della pcopiia indignità gouemo leggicimo» tiene voa fpada ignuda*
I regni foptadetti del corpo fono ne* timo* come quella* che fi procura l'obedienza de*
rofì notaci tutti ifìfognoiiuci>& da Ariftocile fudditi» con ^non per il
terrore pafcendoli
in particolate cap.^.p. io. ben loro come fa il buon pa(lore>mà per fog*
Il Lepre fotto al braccio finiftto«&; come di- giogarli all'aratro» &
per fcortiearli» come A
ce il medcHmo Autore nel lib. deirhiftoriade ubuolco mercenario de buoi, hauendo per fi*
gl'animali è titnidiflìmo di fua natura fé ne & ne folo la propria vtilicà« 9c però tiene il giogo
vedono manifefti fegni, & effetti in mano.
I piedi alati» lignificano lafuga>chenafcc
per lo timore fpe(Iì{Iìmo«come fi è detto in al*
«—i—«* ' I H I H ill —*——mi
uopropofito. TOLERANZA.
TIMORI.
VEcchio> pallidojveftito di pello di cetuo»
SIpetto dipinge donna veftita di bcrettinctd'aT»
le fpalte
fenile in atto di fopportate fopra
vn fafso con molta fatica con vn mot-
aU
in modo che la teda del ceruo faccia to, che dica» Reèus mt ftruo fecundis .
racconciatura del capo,&ne gl'occhi del cer- Tolerare, è qu ^fi portare qualche pefo > difi>
uo vi faranno molte pene di color roflb fimulando la grauezza di elio perquaicho
Si dipinge pallido il tiraoie*, perche rende buon fine» &
fon peli dell'anima • alla qualo
pallidi quelli» che Thanno. appartiene il fopportare, Se tollerare per cagio
Veftefi di pelle di cetuo , perche il cetuo è ne di virtù gli faÀidij, Se le afilittioni» le quali
animale timidiirimo»& fuggendo daqualche fi^imòdrano col fafso, che perla grauità 619
fini{tro.fe troua correndo delle penne ro(Tcfer opprime quello che gli (là fotto
ma il corfo,& fi aggira in modo che fpcfle vol- E vecchia d'afpetto^erche la toleranzana*
te ne refta prefo ilche Vergilio nel i i.doll'E*
-,
fce da maturità di coniiglio» la quale ò deireti
neide» accennò con quelle parole fenile inmaggior patte de gl'buomini mance-
Jncluftveluti fi quando (ì fiumine naClus . nuta,& adoperata.
Ceruumt aut pmiceAfe^tHm formidmt pettftd, Et il motto dà ad intendere il fine della To*
leranza» che è di quiete» Se di tipofo, perche I*
TIRANNIDE. fperanza foladi bene apparente fa tolecate»&
DOnna armatStalquanto pallida»(upetba> fopportare volontieri tutti li faftidi)
Se crudele invitta, &
dando in piedi»
TORMENTO
fotto all'armatura hauerà vnatrauerfinadt por
D* A M O R E .
i'huomo.
Il bacioè inditio d*amTcitta,5i ìM
T R A D 1- M E N T O ..
T R A G B D X A..
VN'huomo armatOixii brutto afpetto, il
^28 Iconologia
A G E P I A.
Filofofoiancorché dotiiflìmo
Gli diualetti erano portaci da*
Principi per moftrare preminenza
aliaplebe* Se à gli huomini ordina*
rijièc però fi inrroduceuaao i rap-
prefeneatori ad imicatione di quelli
calzati»con quella fótte di fcarpe»
& dimindauano commi. E di-
li
R E G V A.
Del Signor Ciouanm Zaratitfo Capellini .
ga pofato il pugno>e ton edo fìtfng»
vna verga, intorno la quale farà in-
uolto il peCce lupo» e il mugile » ò
muggine» che dir vogliamo vniti ia«
fieme-, con la iìniftra regna legati
con vn cingolo vn cane» e Vn gatto
che pacificamente fedano al paro-
Marco Varrone definifce la tre.
gua in due modi . Induci^ fum pax
taflrenfis paucorufndrer'um,'pelJmu»
tU funt belU feria La tregua è vna
.
VNamezoDonna»mardel
che ilia in vna ifoletta, net
tranquillo à federe fopra
coin piedi la guerra, fé ben l'atto à\ menar le
mani celiarne pace qafirenfe dir puòjcioè fat-
vn fafcio d'armi in hafta legare, porti il petto ta nel campOiòne gli alloggiamenti de fol-
armato* come Bellona-, habbia fopra il ginoc- dati» perche fi fààncoalcrouefuor del cam»
chio deftro il muriotie>e fopra il murione teiv^ po,e de gli allcggiarticbti militari^ ne anco è
Rr 4 per
. ,
IcoQoIogia ^M
per pochi dì) perche fi concede parimente à Cic. pone quefta legge. Nel lib»^. dtlegibnP
tnc(i\ tre roelì di aegua diedero i Romani à t^adtrum/Pacts. heUi$indttciarHmi •rtitorum
CatraginensCóroe narra Liuiofielx.kb.&fci fuMlts ludtces lunto. Ma 10 (00 d\- pio ione*
cnefì à Habide Tirano de Lacedemoni: Qus- che il ptimO)Cn'habbia propofta la Tregua*
dcigatio poi nel primo de gii Annali lafsò Ha fiato Priamo Re de' Troiani» 1. quale dopò
CcrutOichc Caio Pontio Sannito.domandò al vna battaglia fatta contro 1 Gteci*con mctta^
Dittatole Romano tregua per fei hoie« fi che lità deli'vna,& Talua parte» mandò Ideo, pec
làTreguanonècoroedrcc Van:otìe»per po- fuo Ambarciatore ad Agamennone IiDpeta*
chi giorniiina anco per hore>e mefi anzi leg- dorè de Greci à fbtmar ttegua» finche dcffero
giamo in Tito Liuio> che à Perugia» Cortonaa condimento à i Cadtueride fuoicol fuoco
6c Arezzòje quali errano quafì capi della To» per quanto (ì canta da Homero nella 7.11iadc*
fcana chiedendo pace da Romani, fu conce- w
Attcquidem coenam fumttc P'rbeficut ftms.
duta tregua per trenta anni* &i m Athcnco
<
Et folnas €xcubias agttetHC vtgiUte qM/qM€
lib.i 5.'leggefi, indncuistecum pactfeoradoft' Mane autem ld*us eat concauas uà nanes, .
nos trigintaiòc tal tregua di 30, anni fu fatta Ft dtcat ^tridis, ^gamtmmtthCr Aienilét0
^da gli Atheniefi con i Lacedemoni aggio- Semtntiam Mexandrù cuius gratta C9tftenti§
gata) ch'hebberol'Eubea- il medefimo Tito erta e(ì»
Liuiojriferifce che alli Veictani fu da Roma- Illud etiam caute addam fi velini»
ni cócedura tregua di xo.Sc 4o.anni> di pm & Ce(fare a belìo triflu donec cadauera
nel primo libro di cento anni. Suba^iFe' ComburamuSì f9Jìea iternm pugnabìmtis, 1^
rentes pacem petitum Oratores Romam ntit' nef fortuna
^'tuàt* agri parte.muttattSiin amum
4fims indu- Nvs dtrtmat^ detque alterutris viSlcriam. \
eitcdota. Nel fettiroo libro racconta vnatre- Laquai rregua fu accettata da AgamenDO*
guadata à Ceri pur di cento anni, elTendo la ne Impcradore» &
giutò di maoteneila ai-
tregua per bore» giotniimefì» anni,di lun* & zando lo fcettroal Cielo.
^0}& brcue tempo» potremo dire,chc la Tre- Sed de mortuis cremandts mhiljnttidto,
gua fìa vna conuentione di fofpendcre le at- Neque^.v/us quifquam cadaueru mertHtrutih
-^iiperyn cercò tempo determinato. No è da Bfi, poflquam occubtierwt, igne cremandi jun$
tralaCciare la defìnitione»ch'è nella prima leg cctus;
gecap.i.oue fi compicndc internamente la Faderis autem gfìo tefits Jupfittr ahi fwatft
conditione della tregua>perche in e(Ta Ci dà fì- marttus lumnis .
carez2aallecò^>& alle perrone»mentrc che Sic fatus (ceptrum [uflulit omnibus Dùt,
inc6 fio è finita la difcordia. Tregua e{i fecU" Ne quali vcifi rifatto fi tapprcfcnta la for-
ritaS'préfìna rebus» perfonis d^cardianon» ma delia treguajancorchc vi n a la parola fm*
di fìmta,S)C quefioin quanto alla definitione. quanto che /a?<^/gcneti-
deriSiCosì poiiaio
In quanto alla Etimologia della voce lati- caméte parlando può lignificare ugni patto»
na Induci£,i\ fudetto Gellio, penfa che Ha vo- de accordo fiabilito ló giuraroéto tià nemici»
ce comporta di tra pafole mdt^vtiiimm. Cioè, come è la tregua,tanto più,che nel tefto Gre»
«de non n combatti per fino al giorno deter- co Horcia.che fignifica giuraméto^ina
legefi
minato» da indi in poi (ìa lecito tr8ttate»comc no fignifìc» altro più
in fpctie la parola fatdus
già (ìfolcua da nemici pervia di guerra. Au- propriamente» che amicitia»éc pace» fi Cova^
relio Opilio la giudicò voce deiiU4ta><t^iff»- nella figura della lega habbiamo con auttoti^
tUiC introituy perche nel tempo della tregua tà ptouato»e piìi certezza ne danno gl'Hifto»
li nemici fogliono hauer comraeitio infitme, nci.chc fpeflc volte pógon l'vmicitiaje la pa-
6c ciafcuno può entrate nello fiato dell'alito ce fottonomedi/tìf<3fWjfiche propria,? diftia
'ficuramente tamcnte parlando la tregua non fi può dir ff»
L'inueniore della Tregua fecondo Plinio eiuSiUtttCo che vi e differenza grande ti a loro»
lib.7.c,56. (il Licanoìc; Jnduciaf lycanor» fcs" pc^rche la tregua da latini detta induciate pa6e
derATkefeus Giudici tanto della Tregua»
, temporale per vn certo fpatio di tempo,&/flr«
- quanto della lega erano i Feciali, pciche
que^ «f*«jè pariod*»miciiia, &. pace petpetua,ne è
ili fi depurauano fopra la fede Tublica de* pò marauiglia che Romani apparecchi oratoti,
i
po!i,coaie fi è dette nella figura della lega, & che dimandarono loro leg3,dicdero più torto
tre-
.
\ <}uilIo> ma non per Tempre» pecche al fine prò» f»rima»chefpìrafseil penultimo giorno del-
! tompe IO tttcbulenza,c iempefta,e fi come cef* a tregua, come cifecifce Liuio lib.io. fraudo*
fata la tempefta dell'onde fi può andate ficuu- lenti futono i Longobardi, che nell'Impeiio
raentenel mezo del mare durante la tcanquiU di Mautitio più volte competono la tregua
lità, così cefsaca la tempcfta delle armi^pet fin in Italia. Fraudolenti fiiconoiThcaciti quali
che duca il tranquillo tempo della tregua può vinti dalli Boeti] alla palude Copaide fé ne
andate ficuramente nel mezo dello Rato ne- fuggirono in Helicona , &
fecero ttegua cof
mico» &
CIÒ cade fotto la Cadetta Etimologìa Beoti) per cinque giorni» fecondo che tifecf-
d*Autelio Opilto , Ah inìtUi& imroitu. Perche fce Snida» nel qual tempo i Beoti) fatto confi-
nel t£mpo della tregua s'enua nelpaefe de' glio» fi patticojio alTicutati dalla Vittoria » 6c
nemici fenza pencolo « dalla tregua : & mcntce che a Mlneraa Ironiaa
Siede fopra vn lafcio d'armi in bada legate» come dice Polieno antichilTimo Auttoce nel-
perche (e bene il tempo della tregua fi foprafe l'ottauo lib. de gli fltetaggemi faciificauanoa
<lenole armi, &
fi tipongono , nulladimeno 6c conuiti celebtauano , furono di notte da
finito il tempo della tregua fi fciolgono le ar- Thraci adaltati parte vccifi,e patte prefi viui;
m\y6c ritorna in piedi la guerra come prima» e I Beoti) lamentandofi con i loro nemici della
ciò cade folto le difinitioni di Vartonc» & violata tregua» rifpofero i Thraci» ch'elTi fece»
[
fotto rEtimologia di Gellio di quelle tre ^zzo- ro tregua» pet i giotni» e non per le notti : con
\eI»d€iVtkiattf. molta tagione umili fraudolenti vcgono me»
Porta il;petto acinato»conìe Bellonaipetche citamente vitupetati da Cicerone nel primo
nel C(*mpo della tregua (là nel petto de' Popo- degli ofHtijtperche fotto vna roalitiofa,& allu-
li cura della gueua» ancorché
la fi facci vacan ta inierptetatione di legge fanno ingiutia,co»
za delle armi k me quello» che hauen do fatto col nemico pei
Tiene fedendo il rautioncfu'l ginocchio» e trenta giorni tregua di notte faccheggiaua i
non m tetta » per lignificare maggiormente il campi,volendo che la tregua pattuita nille per
cipofo»che fi prende nel tempo della tiegua» li giorni» &
non per le notti . Ft ille quiettm tri"
& vi tiene la mano Copra per mottrare la pron- gima dierum ejfcnt hofle pa^* indncia, no^u pa^
tezza di ponerfeloin tefta* finito il tempo del- puUbAturagros% quod dierum ejfent pdlfi» non
la tregua. fioiìfum wduci^t »
11 pfcfce Lupo vnito col Muggine, è fimbo- Per meglio dimoftrare l'obligationc del pat
lo della tregua.poiche quefti due pefci»ancoc- to conuenuio nella tregua vengono dalla no-
che fiano capitali nemici, nondimeno advn ftra figura tenuti legati vn cane > C>: vn gatto»
certo determinato tempo fogUono inficme perche il patto della tregua lega gli animi d^
congregarfi, per quanto il Filofofo nella Vii- nemici» e fattioni cótiaue»che nebempo delf
latte-
. . . , . . .
^3^ Iconologìa
la tregua rtpofanot e ftanno in pace» finita la fero martelli» i quali con percome cominue
cregua tornano ad edere come cani» &jgattii tormenra(Tero
quali alle volte ftanno pacifìcaméte inficine» I cappelli fparfì Hgnificano i penfìerì» che
ifià in bieue tempo poi fi azaCffano • di{fìpanoi& fi intricano inGeme neimuItipU*
care delle tribiilacioni, de trauagli&
T R 1 B VL A T I O N E. Trthulatt^ne
DOnna velica di nero, farà fcapigUata» Donna me(ìa>ò(: affliu> con le tnaBi> & i
nella delira mano cecia ere martelli > & piedi legati» & che a canto vi Ha vn'a09
nella fìniflra vn cuore maro Lupo» in atro di volerlo diuoraie
£* Veflita di nero>peccke porta nerìj& ofcu T R I S T I T I A. ©VERO
ri 11 penfìeriti quali continuamente macerano Rammarico del hn aUrni •
l'anima^^ il cuoce» non altrimente>cbefe fuf* VediRaramatico.
A.
permeila dàlia legge Ciuiie in capo libero* per fofo tolta la cura à Confoli fu il primo a de-
cuftodit quello che per mancamento d'età di- putate yn Pretore Tutelare acciò fi trattafee
fender no n fì può j però fi figura la mano fopra con più diligenza de Tutori Giulio Capito-
iìcapadVn fanciulFó che finifce la Tutdadi lino pretorem tutelarem primus fecit , cum
14; anni compiti) Se fopra vna fanciul£ache: antea Tutore! a Cotifulièus pofcerentur , vt
compiti li I i. cfce di Tutela dtligentius de tutoribus tra^aretur ; nel qual
L'autorità di dar tutori fu propria de Ro- luogo vuole Gioan Battilb Egnaciochcil Pre
mani, di CIÒ quello n'è fegno, che fé li tutori, tore tutelare giudicale contro i Tutori, fé ha-
ò pupilli ccllauano d'cffer Cittadini Romani uefsero commefsafraude nella amminiftratio-^
fitoglteua la tutela . A Padri è (lato permeilo ne delia Tutela-.
di 1 afèiar tutori per teftaraento a figliuoli, che Deuefi^^amminiflxare laTùtela con fincerità.
fianoin potcftà loro, perche fecondo la natu- Se pietà della quale n*è fimbolo la Colombai
ra è veri{unilè>che niuno piùelTattamentepcn che e fenza fele, & nutrifce i polli d*aliti,yeg»
ft di kfciare migliori! tutori a fuoi figIiuoli,che gafi h G!ofa fopra il primo della Canrica Ocup
i Padri ftefl[?. UtHÌcolumbarum, Con occhi di colotnba fi.
Per legge, ò per coftametròuafi^ la Tutela deuonocuftodire i pupilli* &i(uoi beni, noa
fin da Roma nafcentejhabbiamo ine Tiro Li- con occhi di lupo ingordo come Gildo, Ruf-
uio> 6c Dionifio hiftorici > che anco Martio fino, e Stel*con e lavaci Tutori da Theodofia
quarto Re de Romani, il quale morì l'anno Impcradote d'Arcadio &
Hpnoifofiioi figli-
13 8. dall'cdifisatione di Roma , lafsò per Tu- uoli ; era l'animo lóro d'vfurpare l'Imperio 9
tore a fuoi figliuoli Lucio Tarquinio.L'ànno detti figliuoli, i quali Pupilli alla fine Aiperor-
Ì>oi joz.furonopublicate le leggi delle ii.'ta no con gran difficoltà il pecuerfo penfiero del-
uole, da quali fi concedeùa piana poterà al Pa h loro Turori in diucifi tempi tutti vcrifi: Pol-
dre di famiglia disellare come voleua fopra la che D:o vuole che fi tengarctta cura de Pupil'
pecunia, e Tutela delle^oG: fue coatalfotma. li, Efàta, Subuemtcoppreffo\iudicatePitpHlo,de»
^34 Iconologìa
uà di relegacione» 6C eonfìfcatione éi tutti i Nel terzo confblato l'anno 5^8. VnafigUra
fuoi beni . Si tutw pupilUf»fHam ytolatn caflt- con putti &
con Nerua Impetadoce fotto il
I
tAtefluprauerit, deportatione pte^^mr atq; vtti- medefimo anno^Vn riuerfocon più Putti sés^-
$terfi ems facuUates fifa iuribus vendic'entHr» altra figura»
qmstamp<ien*m deùuerit fu^inere, tam raptori
hges tmponum ,douc li giudica anca degni di TVTELA ITALIAE COS. lU.P.P.S.C*
pene di ratiO)CÌoè della Riotce. Galba Impera- < L^Italia* de Roma fpetialmente pet lungo
dore Iodati da Suetonio,pcrcbe condannòalla tempo fu neU'Imperia di Domitiana Impera-
Cuoce vn Tutore che auelenò vn pupillo» a cai dorè trauagliaea da continue rapine»occi(ìonif
eia facccffocc nell*Eredità,& perche quel Tu- 6c da fpie faife»per le quali ogni giorno fi accfC
VQxe eoccòdi patir rvltimofuplitio conquaU fceua argento* 6c oro all'Erario fìCcalc con in-
che motte più honareuole» allegando d'ellere debite confìfcationi &
condennationi di petf»
iEittadino Roncano $ commandò Galba» che naggi ricchi*e nobili* per la che venuto incoov
LulTe affido in vna Croce imbiatKata piàalu portabile fùegli alladae n:\eritamece aramaz*
•
delle altre* acciàfude da lontano più veduto zato . In luogo fuofù eletto Impetadore Net-
Con molto giuditio il legislatore AthenieGs> ua.iiquaie giurò che a ninno Senatore farebbe
Solone vietò, che non potere edere Tutore data violente motte» per fuo commondamen-
k}uello al quale appatteneua l'heredicidoppa totrimede tutti quelli ch'erano fbti banditile-
Qa motte del Pupillo* perche con mille manie- ninfe la maligniti de fpiont* e tra gli altri fect
(S:e occulte potrebbe efsec minidro della morte morire Sura che fotto fìlofofìca vede medica»
idei Pupillo, al quale può anca nocete folo con uà la Spia con la fìIo{afia)& fece dareàpoueri
ih poca cura, lafl'andola eder trafcutato acciò- Cittadini vn Canvpo di feicento roilla feudi
«!ammali» e mora per diCordini, ai quol perico- d'ororl>auenda commefsa la diuilìoBe a Senar
jdb di vitanon bafta la ftgmù. di mantener dU toti deputatitcome narra Cione;& Sedo Aure
^ua la cobba delli pupilli . Chi fude f^ato con- Uo tiferifec chtfolleuò le afHitte Città com»&
tlinto d'haucE fraudato ò rubbato al Pupillo e- tnandè lì alimentafsero pec l'Ualia putti} &
xa notato d'infamia9 6c tenuto alla pena del zitelle dipouere famiglie a fpefedcl publico »
doppio per decreto della legge delle xij.tauo» uiffìiSlas Cimtates releuauiPrpuellas» puerofqut:
fé», di cui Trifonio mhres tutores- fode^dm» ftatosparentibHS egefiofis. fumptu pihlico per
tttt.ììbtS^dfif* Cicerone nell'oratione pecGe* balid^appida ahiuffit, Lz onde il Senato Ra-
<inna«& per Q[iinr. Rofcio.. (oanafece imprimere lefudette medaglie ad
Ma Tutore oltre la sobba deoe haueccura.
il honoie di Nerua Imperadote con titolo di
della perfòna» &
della vita delli pupilli» deue Tutela ditalia : 8c ceno^he vn Principe buo-
amare i.Pupilii figli d'altri conte polTeri UBgli
i ito<è verfa i (iioi Stati 1 Sc VaCsalli come vn-
delle R.ondinit i quali>fè trouanoi Rondinini buon Tutore verfo 1 fooi pupilli» che tiene
per difgratia laflTati dalle madri* H raccogliere in ptoEcttione» e defende la vita>ele facoltà
outrifceGome-propcij? Se il padère vede qual- loro ^
che mufteiaòdonncNa*che voglia entrare nel JLamedema lodjc di buona tutela diede il Se-
aidodetle Rondini», col gridare e fìrchiare la nato al fudetto Vefpafìano Impetadore auan-
£:oprc»& Ce lcoppone-CQlio(lcoadife(ì)>.efa- ti luidibedialit epefTtmi coduminodui air-
TVT-
. . . . .
AL
figurate in
petto,
O R
mino dVna Denn^di
n,
gtauo )&
li di poco valore^
Il Leoncf colquafe fiaccarezsadi*^
moftca» che è opera di vero valore» (a*
per acquiftare gli asitni de gli huoaini
fieti>& befiiali} con ptouccarli allabe*
oeuolenzàtfpogliandogli con paitico*
lac garbo de'coitumi maligni» de éA'^
le maniere fpiaceuoli
V A L o & E.
dipingerà per valore la figura
SId'Hercole con
il
JLcone
la pelle del
attorno» &
chefia cinto da vna gran
ferpe» olla quale con le mani (ìringala
goIa»elafofiòghi.
£flendo il Valore vnacongiuntiooe
della virtù del corpO)& dell'animo in»
fieme» per quella del corpo fi dimoftta
nella ferpe» ch'vccide detta figura con
le mani tapprefentandofi l'inuitta prò*
ua> che fece Hercole » che fanciulb
mentre ftaua in culla>vccife vna gran*
didima ferpe)& per quella dell'a nimo
le fpoglie del Leone*& perciò gl'anti-
chi figurarono il Valore nell'imagine
d'Hercole, e lo dimandarono con no-
me di Virtù
HVoiDo d'età vmle» vefìico d'oto. nella
de(^ia roano tiene vna ghirlanda d'Alio
TANA GLOaiA.
Dell'intrepido jìcademico Filopeno,
so>& vno 5cetro>e con la finiftia accarezza
vn Leone » il quale gli ù appoggia al fioiflio
DOnna di vano afpetto con vn par di cor-
na in teftattrà le quali pongafi vn fafcet
fianco todi fieno*) ifuoi pendenti faranno due fan-
fi appoggia il valore faciltnen-
All'età virile guifuche>vna per orecchia; terrà nella defira
cejperche fuol per fé ftcffa portare la fortezza vna tromba» nella fimfìra vn filo col quale fia
deiranimoi &
la lobufìczza del corpo»ve{^efi legata vna Vefpe, che fuolazzi in alto, fimile
d'otO) percioche* fi come l'oro nelle fiamme fi alle Api.mà più grofia con ale maggiori
afiìna» cosi la perfeuione dell'huotno fi acqui- La vanagloria è vn m.oto inordina^o dell'-
la nelle fìamtiìedegliodijoodiiti> òdall'In- animoicol quale vno defidera la propria eccel-
uidia» ò dalla Fortuna lenza per efser più de gli altri honoraro» così è
Gii fi fa lo fcettto» perche al valore fi deuo- definita da S.Girolamo in vna epifi. Clcri4
no di rag^icne i gcurrnijle fignorie:& la coro- inanis eft incrdiriAtus ìininsi tKotus, quo aliquis
na d'Alloro, che Tempre mantiene il verde yroprmw de/ìderat exctllefitiam , vt alias hono»
fenza impalli ditfi.dimofìra i'ofiitiodell'buo- re pmcdlat. La gloria veramente incita gli
mo valorofo) fecondo il detto d'Hoiatio nelle animi de gh huomini alla virtù » impercio-
Epiftolei chefe il corfo dell) causili fi eccita col fuono
Nil tvnfart phi nulla falefare chlpM . della tromba fc nella caccia i veltri con la vo-
-,
l- ciche ia paìiidezzaj è fc|:,no ne* petìco- ce, & grida de gli hucmini, prenderò animo
àcen-
J^i^
.
'&J^ Iconologìa
A cooreguir la ptcÓAiCc non con Io Hrepito del- folato,& della cotigiura diCatilfna da luiefiin
le mani fi fa che da gli animali muti fi appe- ta.mafiiroamenteinquel vcrfo.
tifca la velocità} quanto crediamo noi, che fi O fortunataf» natam we confule Kqmdm»
accend)r.c^edeftinogIi fpititi ratfonali de gli Cni vuol ccnfeguir gloria anco appreEo^
dilemmi* i quali nati fono all'appetenza della ^ondo difpre7zi la gloria» la quale ortenuta
lodej& della gloria ì Quello che fi commoue diificilc e a cuftodirfi» perche chi opera bene
dallaface» 6c dallo (limolo delia gloria ad ho- foloperdcfiodi gloria» al fin non sa celare il
norate imprefc, non fi può dir fé non che hab- fuo vanagìotiofo affetto» perii che fatto pale»
'
bia Tn bell-4nimot& nobileingegno'.bella co- Te perde la conquiflata gloria. Gloria iìjfequeìf
fa è conTeguir buona fama permezod'hono- ^em fugit, fugientem inftquitMr» Vana fcioc*
tate itnprefe chezzadell'huomOf che s'applica al bene pet'
Qtiidautem pulchrius viro 4 amordi fragil gloria * &non fi accorge che
Qttam glariam bonam imer Tjomims cofffequi, quel bene ch*eflcrcita,è male non cfcndo fat-
Diflc Theocrito tra tutti i premi) della vir- to per amor del fommo bene Iddio vnico no-
tù ampliilimo è quello delia glotia>che ticom- fìrofcopo, & vero fine & per meritar l'eter-
penfa la breuità dellavitacon latnemoria del« na gloria» diche fi l'huomo ? delia fa-
gloria
la pofterità>& fa che lontani prefenti fiamo» pienza (la gloria della fapienza è ignominia^
Jk moiri viuiamo . Ma dall'altro canto fi deue ìentafi la Sapienza e, i j^SafientiA gloria corri
ogn'vno guardar dalla cupidità della gloria» ftiocum contumelia , chi fi gloria di fapere 9
che fecondo Tullio nel primo de gli offiti) to- non sa, onde quel fauiodiffe hocvnum fciot
glie la libertà» induce gli animi a cofe ingiu- qmdmhit fciot col qual detto fu giudicato fi
ftcper^retendenze di-fupcriorità , d'honori, venire a gloriare» & attribuire di faper molto»
,di precedenze d*lmperij> Oc potenze; commu- però quell'altro più accorto volfepiìì tofio di-
neménte gli huomini fono tanto accecati dal re. Ne id quidem fcio, an nihil fciam , perche
defiderio della lode, & delia gloria» che per ef- s'affatica l'huomo in componete opere?per mo
fer tenuti fopra gli altri più eminenti» vanno Arare alli futuri fecoli il fuo fapere» &
perche'
mendicando la gioriacon immoderata affetta fi fpsrga il notTie fuo pet lo Mondo ? O
come
iione»nélche fi dimoftrano totalmente vani. tiefce vana quefia vana gloria ; poiché alli fuoi
La vera gloriaè d'occupaffiin opere buone/o mcdemi giorni da pochi vien conofciutojqua-
io per fine d*operar bene, &
per conseguir l'e- ti fi conofcono a viQa» le virtù de quali» l'o- &
terna glocia,difpréZzàndóf applaufo,& la glo- pere non fi fanno » Se quanti fono conofciuii
ria del Mondo» al quale anco difpiaceno gli &
nome per l'opere, virtù loro, che per vifta
huomini vanag^oriofi > con tutto che ficciftp non fi conofcono» fé dunque à tempi loro non
per fine della-glotia operarione degne di glo- confeguifconoia bramata gloria» ne meno fe-
ria, Difpiaequt Aledandro Magno ancorché *códo l'intento loro la confeguirannno per té-
vittotiofo Imperadore» percheglotiàndofi di pì ìautienitet poiché la lunghezza &
mutatio*'
fefteflbvoleuaefler tenuto per figlio di Gioue ne de tempi, opprime la fama delle cofe palla-
&
Hammone, per vn Dio , di^jjìatque Siila a te -.ma che gufto fentirannoeffi d'ellcrdoppo
Mario che fi moftrade ^mbitìoSb^ Se troppo 'morte nominari ? &
in vita non fi fcntc bene
immcrfonel gufto della gloria» quando che fpelTo difgufto in fentit lacerate l'opeie fuc
prefo Gin^urta RcTcdlpì l'imagine di lui nel da inuidi» da malignisi dalla moltitudme»8e
...••VI '.j- «•_•>•
iiio ànello»'pérò lo priuò della quellura , & lo
1_/IJ;
• m:
vatictà degiudicij ctiticijtrouandofi di quelli
fcacciò da fé» di cbe fdegtiato Siila diede prin- xhe in vece di gloria danno biafmo ? Oltre
cipio alle:guerrccÌuiN,accefo pèrceito dalla chediuerfe fono le piofcfiìoni I profelTori
.
*o« tornano eh e fi gloria (le r^nto del filo <. co nobile Auttorc, &
de Romani di quali egli
tratta
n
,
Libro Terzo.
tiatta era incognita*f&: pur Tito Liuio(per qua Breuemquf replere non valènti$ amhìtum
(o narra Piinio, nella Tua dedicatoria a Vefpa- pHdedit autfimmims,
fianolnìperadore)fìgloriaua dihauetacqui- Vcrgogninfi ben meglio quelle pctfoncf;
che non haueua bifogao di;
fìato taQta gloriai che prendono, vana gloria da quel caduco» e
fcriucr più; nondimeno il fuo vanto, Jafua & fragii bene, ch*é.vento,& ombra, & ha nome
gloria non è nota a tutti i Ietterati,taj3to meno beltade.Coofpndinfi queliiambit!ofi,che per
iarà^j^ca quell,a d'altri di minore auttorirà ;. gloriai lì.d'hauecamil^à-de Principi » con prcfp
diffiaTtcv(^ cònfeguir la gloriachc fi appcti-- Centi, e fuperffue fpefe comprano l'amicitia Io»
fpc apprcrso(>ga>ooi&: in ogni luogo,, ÌCor-. ro. Nafcondanfì quelh,che ptiuati Cittadini»
cigiaiii, the fi ghmano d'haueie i
pnmigcadi», che per cflcr tenuti magnanimi, &
ticchi al
& vna Cei^c,, di vana gloria ^oadj
fauori in par de Principi,pongono quanro hanno in fab-
penfano, che non ci fiano^cri ch'eifi al Mon- briche, fic edifici) fmifurati, e talvoltainfon^
ao,<Sc'.chcinpmiJoco fiano celet)ri,&LnotJ dal-- dar nuouivCaftelli » gloriandofi che vi rcfti N
l'Indoal Mauro, ò quanto iì ingabbano» che arme, il nome lóro, la fondàtionecol millcn&
iapemo noi come fi chiami t, Cotrigiani prin-- (imo, vanità che dolcemente impouerir h fì^.
cipali del Re di Francia, di Spagna,(S«: dell'Im- gloria ichecara lor colia \f\ come caro pagac,^
pcradorcjne tampoco quelli di là fanno queftii volfe Firne Meretrice,, la vanagloria della fu»,
di quàianzi ne in Roma medcma,fono da tut- mcmoria.che il guadagno di molti anni offer-»
ta la Nobiltà conofciuti, e ftiraatiimà che dico- fé d'impiegarlo in rifarle mutaaThebani, oc
io de Cortigiani ? quanri Principi, Baroni, &
g;ni volta ch'e (Ti haueflcro porta quefta inferir
Prelati ci fono al Mondo»i| nome.de quali non rione intorno alle mura>vdefttutt6 da Alcffam--
fappiamo: fé & da vno (i sa, da altri non fisa; dro & riftorate da lei ,^lexander quidem fnè^
quanre ftatuc,armisdePrincipi,& infegne ve- mrtiti [ed Phyrne. refiituit;, Mefchini &
infcr.
diamone Palazzi! Tempi), &c Sepolcri da noi liei fi.reputino coloro che (ì gloriano della ric-.-
Oon conosciute? ne folo de pa{Iati,.raà anco di. chezza, Se potenza loro» e he. in vn punto per--
quelli. ch'hoggigiocno.viueno fono da. tutti», der poflbno, ne veggono la morte che (iap*-
éc per tutto conofciute., La maggior gloria, proflìma, fopracheda Chriftiano più cheda.
che più oltre fiadilatatarc^aella.de. Romani». Gentile parlò Sofifanc Greco Poeta ..
Si:, nondimeno a tempi dell'Oratore laglória Oinfelicesvt plitrimumi minimHfyt vero felicisj^
Ibro.che pur haueuano riportate gloriofe vit- M ertale s quid gloriamini propter poteftates».
torie d'Africa, de Parthi, èc d'altre più remote Quas vnaluxyeldèdit, veiabfìuUt ; .
Regioni del Mondojnonhaueua pallatoil fiu Cum primum aliqua fortuna affulferit,homineSi
•ipe Gange» &
afccfó il Mòte Caucafo-, laonde nihil illieo
ilei fògnodiScipione da M.Tullio imaginato^ Adcoelos caput erigitts, intereadominttm
cofi palla, Africano . Exhitip/ìscuUis notifqHc Orcutìtifeu Plutonemalìamemnoti videtis frth^.
terris num am tHum aut ctimfquam noflrum xime».
fiomen i/el Caucafutn bunc, quemcernis tran- Ho voluto fcoprire auantili precedènti paf-.
fcendere potutty vel titani Gangem tranfnnre ? fi, acciò fiamo più cauti a non ci laflar copri--
qtiìs in reltqms Orientisi aut obennùs folis vi" re dalla Vana Gloria fotto fpecie d'honoratav
timis^ Aut. Aqutlonis% yinjìriue partium tuum Gloria i veniamo bora, all'efpofitione della»
nomenjiHdiet ì quibus amputatisi cernit prò*. figura..
feBo qttantis ittangujìis vefira gloria fé. dilatori
, Donna figurai la Vana Glòria perche febe>
veliti veggali tutto, il tcfto cominciando piiì ne quafi ogni forre di perfona è Vanagloriofa,
fopra,chc certo è.degnod'elTet veduto in tal nulladimenoledonne<omepiù vane& leg-.
materia diyanagloriaj&con elTo veggafi Ma-, giere hanno détto di ft vn particolare affetto,
crobio cap.x. &
Boetio de Confolatione lib.i. e Audio di Vana Gloria ciò riene il Titaquel-\ -,
profifefta, il quale nel v^erfoefeortai defide-, lancile leggi connubiali perautorirà di San*
jofì delia vana ^gloria a cimirac la gloria del Grifoftorao. Vane ait gloriofumomnegenusho-
Cielo immenfo, jn tal guifa» per vile terrà ci«^ rninumefl w
itadicam, maxime autem rnHlie-
fcuno glonadel Mondo >& vergognerà
la ùrciìì medemo Santo nelle epiftole a gli Efefijj
ebe i fu o n o mc.npn pófea empire il btcuc (p-
1 Homilia xii). Habentinqttitmhlierin Je q(*odi
iio della Tttra. .e:
'.
^1» Iconologia
La Vana Ctoffa 2 «'nt grande fpietita Be- pofltene^MeiratostremiHti
Immanis Beflia f^MHS Gloria . difle Filone
llia • Rggum apiees, ncque militum arms •
Bbreo nella vita dell'huoniociuiIe»comegtan Et nell'Epodo. Odc-.é.
beflia porta in ceda le corna>le quali ptcuo al- CéUUt caue, namque in maì^t aìperrèmBt
tri fono (imbolo della potenza»& dignità ; ap« Parata tolto cornua.
preffo noi in quefto luogo figurano la fuper- Alzar le corna,& erger il corno dicono i odf
biatche della dignità» potenza, & facultà* di Ari Poeti,laoodc anco da loro piglianfi te coc^
qualche dotet& ch'vno conofce in fé per
vitti} oa per la fuperbia . Torquato Ta0o
lo più genera & da > nafcela Vana Glo-
lei ji ragion die», al tnmtdo Cemand^
fia > che del pari con fupetbia fempte cami- Fiaccò U eorna del faperbo orgoglio 4
na» poiché niun fupecbo è fenza Vana Gloriat Petrarca.
ne niim Vanaglotiófo è fenza fuperbia . Luci- // fwceffor diCarlo
fero vanamente gloriandoli della fua eccellen prefe ha gta l'arme per fiaccar le eorM
Ce bellezza» 6c eminenza«infapetbitofi meritò JÌ BabUonta .
d*ellèr incoronato dal Mondo con vn par di Et nel triónfo del tempo
corna le quali denotano l'alterezza della ftipet Horperch^humana gloria ha tante cerna »
bia,e dellaVana Gloria. Al Popolo Mo«b Va- Cioè tanto è fuperbia j per hauct bumaiul
nagloriofo& fuperbo volfe Iddio fuffe rotto Gloria tante corna.fìgutafila Vana Gloria con
il corno della fua fuperbia, e'I braccio della le cornAfiroilead vnabeftu» Belile apuntc»
faa potenza Geremia c.48. j4kfcijfum eft cerm fono I Vanaglorìofi. che molTi dalla Vana Glo
Jii»abt& brachiumtius comritumefl, Audi' ria commettono bene fpeflb beftialità gran*
nimus fuperbia>n Menbt fuperbus efi valdetfu- di(Tìme»& incredibili.Bediafà Empedocle Fi-
hlimitAtem em»& arrogamam»& fuptr/fiam» lofofo riputata a fuot tempi di mente faggia»
& ahitudintm coMìtiitts^; Ceffabit Moahejft oc lincerà» il quale per ambitione d'efler tenu-
3Populus,qHania m cantra Dùminumgloriatus efi. to vn Dio, come fefulfe fpatito, 6c afcefo al
Ad Iftacl che pigliò Vana Gloria. 5c fupeibia Gie!o,nonfapendofi noua di Iui,da nafcofto &
delle fue felìcità,& delicie temporaIi>che nien» gettò nell'ardente voragginc del Monw Etna |
le fono, minaccia Dio in Amos. cap.(>. Qui la- ma la vehemenza dal fuoco sbalzò in alto fuor
tàitftni in mhilii qm dkitis%ntmqmd non in for^ della voragginc la fuafcarpa di feiro che por-
Mutane nofira affumpfìmmnobis cornuaf tect tar foleua, inralguifa il fìioco palesò l'arden-
enim fufcitabo fuper vos domm Ifrael gentemy te fiamma della fua Vana Gloria» Beftic fono
& conUren$ vos ab^ijitroitu BifMtkh vfque ad eoloro,i quali non edendo nati a fatti egreggiJ9
torrentem deferti. Onde il Regio Poeta Oauid cercano diuentar faraofi in misfatti^ tale fu
nel Salmo 74.,apctcamenteci aramonifce che Hetofttato che abbruggiò il tempio di Diana
no9 alziamo il corno delk fupctbit, & della Efefia,faiopcrfarfi nomiture al MondojG co-
Vana Gloria» Nolite exaltare in attum comn me egli confefsò» perilche prohibireno che
veftruf», egeatttem amiuntiabo in fàetdum: ca»» non fude nominato» fé ben il Tuo nome non fi
tsba Dea Jacob, & omniOi cornua peccatorum potè opprimere come iocendiaiio d'vn si ftu-
romper le corna», per leuar la
confrigat», <iice(i pendo edifitiaannouerato tra le fette meraiii-
fupcrbla>& [.'oifgogKodicapo ad altri^ìictcfo- glie del Mondo. Befìia fono quelli che col fan-
che iltoTo con le cornac fuperbo» &: feroccfe gue de principile loroinfieme fcriucnQneU
fi
gli fi. romperlo le corna perde la fuperbia, & l'immortalità ò per dir meglio mortaUtà del-
ferocità, a vfucfta allude Hòratio nella Satira la Vana Gloria con euidente perdita della vU
quinta lib. primo.. ca. Gitolamo OJgiati incitato all'ingordigia
Oituacorn» di gloria dall^eloquenza di Cola Montano tuo
Ni foret eMefh fronsi inquih quid faserts cum Maeflrovccife in Chiefa con altri congiuraci
Sic wuttlus minitaris Galeazo Sforza, non tanto pet liberar Mila-
^ Et altroue le pone pur pcc alterezza, fijper- .nò patria fua da tirannico dominio, quàto per
bia,& ardite nell'ode ztlib* j^ouecantaJc vìe- VanàQoria» fi come allVkimo fupplitio nel
tudel vitio ùr animo a ferteffo manifeftò così dicendo ,
Tuff eoareducit mentibus anx^t* migete htyeronimCi morsacerba^ fama perpe-
FirefqHe dt addii earntta PaHpjtrk tìtoy fiahitvetw memoria fa^i» A tempi nci\ri
F.G;"a-
.
'^hinò'per rèn.1ei.-^a{fcito ad vii pt in ci pai Mon- altiio rifpditoponemo intorno alle corna del-
'SU che fi pattiua Jn-Iui gif co Ifc pelò m bocca', 1b Van a'Gl<>Wa1l fieno; pfrdimxifttateche ia
cheto fetindllàbfo, èi gli buttò vn dente : j2;ra* cornf'i dcll'altefezie' fi riducono tu l'eg-»
Ileon(u!tore fini \a vita coi laccio, &
il giou 1- fierezza di fieno, invanita, in niente &che l» -,
ne per premiò dcllafuaVaftia Gloriai efsen- fiipcxbi,8d alti pi^fificri,che ha reità il Vana^» m
dogli ptimn t^c^liata la mano, fu da quarcro p;lorioro reftàno allVltimo offufc.iti da vna
ceualli diuifow 'qu utro parri>^!k abbtuggtatù viltà abietc.i,& minima : poiché il penficro del
'raiCetamétfrm&e l'inùitto'Re fììlmìije df guéP- •Vafi^aglotiofo èapooto come il fieno, gli fiori*
ia doppò lofcl^!rAro;pCticò!b'/ 1 5vaniii>&C4ti- fcè ntHa nKìite pébvn poc0,màtcjftQrfirifokie
q"ue mc(ì,tt>cap<5 4 Vit-tto tcfftpio'del 1$ io.»' J4. in'' frf'cfiìtà di' fieno , che -irt'vn ameno pcato
*k\VMUgpo ^ehèrò in Parigi fu k- i t*. hotc cl- bal(hi^^>fo' véftìeggia»mà Iti breuesft fecca,c'I
fcndo inCàrbzzache ferniirfc.e pcc rimirà- fiore gli e '(caE(3À3iai^o.Onjms gloria eittf qua»
; re vn Arco trionfale eletto ad hooore della Jiflos A^ri, eX'ice'àtum efì fcentimt&'^cèciMt floi .
Rcgitxa Maria* fu* moglie-fùcon dolore vn^i- concetro-icbo litepete di San Pietro» da &
àetfale di rultpa; fó Ghriftianiffià pur coti «ric'dl- S. lacomó rteilia ^if»'mi,cpifttila jGlorieturaut»
teilóafsi.f(?itò)&iirtdui colpì tilviTa priuo^a fìràterhùn^ì^ ih exakatttma fna:-, 'dina, ameì»
; Francefco Rau'atloc Fr'aQzefe d*Aft>;olcnlme, $H htaitititare ftiàsc^mUm (tcut fio'sifoifUièrAn^
incfutti) fehzadubió dà liberalità di Var>a Glo
'
fibit, 0xortus ejì envunifol cùmArdor$, &^artfcii
rìa^ pbìcbe ne* torà <yrtti fi burlóu.i& ridcua foenuin C* /Zw eiu»deadit > dt- dtcor vtdtut;
• de* Giudici gloriandoci ditarit»cnormità,vol* eiusdeferift.
*
* fe^iorir
oftinato, &
impotente: il fu4> braccio Le fan uifughe che alle oreccft ie ftan naac^
i>
che fi ciducefse.- o in cenere fecondo h féntcn- mi .Cupidirfew gloria velut vltimam tunkam
zaffata furono ftrafcinati per la Città . Tutte
; anima foLet degenere alche riiguai da quelkj .
queftcf.>no bettiilirà derate dalia gran béftia Cornelio Tacironetl'Hftotie lrb.4. Er.intquff
-della Vana gloria, pei 1 A quale IteraecaTij» fu>- bus appetentior fanr<eviderenturt quando etiam
perbiiV-Vanagloriofi alsano lecoraa, ma li^ fdpuutibiiS'. CUpÙ.0iglwix mutlJima éxitur . nel. .
folo per vana Gloria» commettono anch^e/Hs gloria» la<quale fotxilmencé entca>mà ingorda*
«ceeffi di'bcfttalità . ? mente dcuora il bene ohe fifì.,f«ii2:achccene
H
fieno intorno*aHccofoa,-pofto ne gli A- fentiamo. S.Chiifoftòmo.. Quo inamsi:gloria]
dàgij Cotto quelle {>arole dii^Eatio libro pri- iffjp^fditur » omnia qufi intusfnnt infènfìhtUter,-
mo Sat* 4;. ;
.:in^t
'
4uiftm onde con propoctionato nome S.Gip».
se Ciini^
.
^4<^ Iconologft
Climaco chiama la Vana Gloria fanguifuga» ro fotto nome Ioro> tra quafi i libri di, Ffegon*
ilqual Santo per quanto riferifce il Granata in te»dice Spartiano che fulfero di Adriano>Sctti-
vnapredica dehomo z. dice che egli efpugna- mio Seucro li fece publicare col proprio no-
ua raoaritiaconlamifericordia» l'accidia con me. Fio fecondo fcrifTe di fua mano i CommeR
lamediiationcdelU morte* &
la Vana Gloria tati) delle cofeoccorfe nel fuo Pontifi^catoytie
cot fòrfìi veder di radoi col parlar poco* con la quali a pa(Ib,a paffo va difcgnando fue Iodi cott
folitadine> &
con la taciturnità,, rimedij^ vera- la propria pcfinavveggafi in qucfto particolace
Qa. Gloria è colui ». fecondo Valeria Ma/lìmo», Dominus ia^antiant eius,& quodmnfkiuxta ea
che fi gloria efiet lonrano^ dalla gloria» laqjia- virtHi eius^ . Ariftide Oratoc Greco riene che
h dahuomini:chiari& illuRti fi chiede per fin. quando i fatti corrii^orrdeno al vaoro delle pa-
da humilicQfe> quelli ftcfiì che eflottario ildi- i[ole».cbfi fia conaemente dilòdat fé (ledo ;pec
fprczzo di ieii>non la fprezzano» quaiìdache. appoggiar la fUa opinione arreca le parole d'A-
nelli mederai volumi» ne quali trattano^cfeldi-^ chille nelnono dell'Iliade.
fprezzo della gloria.viiaggiongono auantt il no> OppidiUiter. quattuor capi nauaUhut armis 9
me. loroy Tullioi iaArchia Poeta . Trahimur Tèrrenfis vnum atque decem circanf FherM
umnes. la(tdh.ftUdioL',.(è: optimus qHiféjM maxi-- Tori^9i
we gìorMdmtttrr, Ipjt-illiphilòfophi ttiam in ThefauroiquihMS e cur0is muUofque boaofqtti
illis libellis.t quoi de contemnenda gloria fcri^
.
EripMotque omnes Atriddmunera feci »
chi quefta fanguifuga >. fi: puòconietturare da; nuifca più la lode* che il vancarfi» Se gloriarfi
quelli oerfòQaggiidifuprema autorità»6c vietili delle fue opereancorsherverevX^wxm ore prò»
che con honoiate imprefb » &
attieni hanno^ prio fordefcit; Non è dégnad'effcre approaata
ornatala vitaloroi&datomateria acuiti inge- ladifefa» che quale hauendo lo-
fa Ariftide». il
gni telTeme hiftorie;.ne hanno afpettato ch'al- dato vna fua Oratione fópra Minerua * perche
tri le-fcriuano» come Gofàre Dittatore che di fa riprefo della lode datafi da fé medemo» nel
iUo pagoo compofe lefue generofe fattioni.A-- Parafragfnare: foftiene » che fece bene a glo-
drianolmperadore fece libri dcllafua vitata con molti elTempi) fpetìalmente d'Ho-
riarfi
ilkdiedc a liberò fuoi litteraci> che lì publicafle- mcroiche fi atttibuiuail Principato della Poc-
fi4>
.
&
cnouenoa rifo le genti, per le quali fi rende»
pitlcrs. noodioiì]6cabomincuolisècquatìdo ben anco
RifpondocliealI'e^teinpiodePoetiin auan iiaueflero i fatti» non per queflofariano bene
tatfi e gloriarli ncn iì dcue ponei mcntcpei- a gloiiarfi; la lode che vicn da(a<la altriè Iba*
cbc 4s loro proprio vano ccitume» «(Tendo che tiedavdiiiì (dice Senofonte) n^ànoiofa è da
cflì appctifcono più la Gloria Vana, che Jc fo- vdirfi quando vno da fé flcfso fé la piglia^ tan-
fìanze» e fc la danno bene fpeflb con apparato to più poi è noìofa quando^ che deroga alla
^'HipcrbcJc,& grande apertura di bocca,neI gloria altrui per gloriar fc flefso « vfsendo co&
chei Poeti d'hoggidì auanzatioqoanti Poeti fuor d'ogni vibanitZtNequaquat» tiuile eft laU'
iìano mai flati al morìdcperchc ho fcniito di- Mi Crgjlorid.MimA fey^fum^mntre àiisc Più* ,
re ad alcunidi loto» che Vitg.uon è tanto mi- tarco . Ma torniamo ad Ariltide. Che JHefio-
labilc, quando iìticne^al Mondo» come che do fi lodi da fé ileiso in quel verfo nel princi-
eflfì habfcinc pili giudnio di tutto il
Mondo j pio della ThepgiMiiata me non pare che tanto
cheilloroflile èpiùfonorodel fuo:altriche lì lodi» quanto cbericonofca la lodedella Tua
&
habbino più eulta» dolce, foaue facondia di Poefia dalle Mufe.Tolerabih fono coloro»che
Catollo,Tibiillo,ePropertio: altri nella pcefi» nel toccar qualche eofa diiìcinon s*attribui(co
-vulgate dicono, che lo ftilcdelPctratca,non no il tutto» ma riconofcono la virtù» il 'valore*
«da imitare, perche non fi vfapià* cpiaficfac ìòci\ talento loto da Dio>&quefla èia quinta
lo ftile ottimo iìa qualche btagaalla Martin- maniera» Se cagione cli'arrecchi Plutarco di
-
<k capi principali —
^all«»ò calzone alla5ni^liana,
V ^-ì: r-
& j
che lo ftile poter lodar fé fl^do^ quando, che le fue lodili
,
Iio,& d'Horatio nel genere ioro.co sì nel fuo dicare la fiia van a gloriaite l'ha fatto, non pec
farà quello del Petrarca: fction s'v&inon s'vfa quello piglia conueniente efsempio da lui A«
^lachi'non vuole, dachiinonpuò, Sctlachi nò riflidcv ^1 quale come Oratore non t\ conuie-'
'iì-vfarla : però taccino i noftti^Pocti ne dichi- BelalibcrtàPoetica»anzi ail Poeta ilìefso è bia
nò più,' cne fé il PctratoaTitornaffe in vita lìmeuole pafearneHefìie lodi, fi tome Plutat-
nfiUt^Bebbe inanitradi dire,& componerebbe co nel trattato di lodar fé AéfsobiafimaPinda
«éint^enì<:òln3|tot%otio,taln}ente che il Petrai ro»che fi vanta, &
nò fa mai fine di magnifìcac
«a^^ìiàtéb'bevflempioda loro» màio credo lafua facoltà. Ho ben veduto in Horo^to,che
EiùtoBo che fi riderebbe di loto,& chiamarcb lepiù pritrcipali»6c faggie perfone delfuo Poe
elalor Poefia,PoeCa de fpropofui, quando mafuoT di decoro fi vantano*ccnre Vlìfse,nel
leggefle,ncl Monte del Cicl»tana di ftcllcftel!- Odiilea^ il quale efponendo le fue «calamità
le del Mare per fupcrar Homero cbepofcvna. ad iAlcinoo Impctadore, narrale fue Jmprefe
fpeìonca de caualli nel profondo àzì Mare, A- ordinatamente in quattro =libii, da11V)ttauo al
nimata notte per vna vedDUa,& altiimillc ti- 'duodecimo.PermeiroVoccafione'diTacconta-
drculofi fpropofiti,tenuti daloro fpiriii di Poe- rc l'imptefe, le piodezze,& le vittorie fuc,dal-
fia: dicono dipiù,ebe il Poenfra dclfAtiofto va ieccYeauuerfcvionfottneal paret-di Plutarco*
tetra, tetra, & che quello del Taflofà troppo ma non am;etto refsordio,d( la forma bielle pa-
alte coiuette-,Mà cbe cffi hanno ttouato la ve- «ole.conìequali troppo s'inaIz»,W^Hìmamen-
ra foitediiftile Hcroico. Io petmc votieiclie teritfOuandòfì all'hora in ballo Ì^ato»comebi-
lofacedero perglor^ dell'età noftra j ma non fognofo foranier e
cbeioiiccllcroper più riputatione kt», il di- SHnFlyfft Laerptadei 'qui omrfthu s dolis
te è facil cofa, <lifiìcoÌM è fate di pt^ofriain- Homintbus tur a /um>0'mea :^lort0 calum
uentione cofc auoue fenza repcterc cofc di- attingit.
uolgatc da altti,da quelli roedcmi,chc ed» bia- Se noi fentiffimodinc ad Vn fauiopiù d*V-
rmano,& artiuate i predetti Pccti,n6 che paf- lifse» & di Salomone infieme,1a mia eloria pec
faili: la verità e ch'cfsicqtcano opprimere
con fin al Cicl fi fpande, ci mcitcìis'mo a ridere, &
Sf a lo
.
€kfì- Icotidlìogii
1ò giudicareflimo non fauio ma fioltò,6c tanto Haueua campò di moftrai^ lefue ragbqi»^
più tidcriamo fc Io fentiflfìmo dicead vtt me*- il fotto fatrogliid* Agamennone fcnza vantat-
(chino foraftiete da noiconofciuco: come ar« iid'cllere il pm iom^ uè Gicci*) ccito che (imi-
riualaiiià ftimajC ^iotuta^mo alto>ì'Ctfi'àÌL'ìL' lipatoiclc fanno uipcibo immodcOojeono &
ConofcereadAlcinooch;tnonrfap0Uachifi<ar ftJiUtotpéftaiéidàCjccrohc, difld nelle TufcC-
(tìdccbcCiiiì veto nel fine dell'oct'auo vedéri- Imt.Qjktei ^htlle honfertco ffsàtus.fi^Aih ben©
db Alcinoo che Vliflepnngcua dirotcamcftrc» con gtuUa maniera nel ncrnu dcil'ilude^quan- ;
dcfi PreBcipi.con:i squali padauv. Achilk lià lide dodi funt, quicquam de fé .glario/ÌHi difsrd
dell'attogantcadifcad Agamennone Tuo Im- vtalttì eriam dicetite eruhefcatu, X^i vero Ioh;
t*sxadorcin prefcnza de Gieci,Tu non hai ho- gim à verayqiMm vettMcam^ aotlriffa gb-
jibt
«orato mcche fono il più forte de tutti i Grc- flint, yropterirtjcitiam verha moUjhJJiwe ófi^
<i\ 6c .dólendofì con Theii madre fua conltcì:- dnnda de fé tpfis yrt^'eriint . 6 1 e h e, n iuii,o dt uc
fare il ttonibut>adciie fue lodi» ,ò vere ò no«
A'ofcat autcm , C u^m^ei late dominant jìga - vere chefu«o>
fnemmn La VcCpc/che fuolafrain aito e di quella
St'.am culpoMiquodfonJffimufff^ ^chiuorum mn fottjCU lille all:Api,màprù.grofla,laqaa!c per-
che manda itjQia vn fuoiio cbc ribojuba , d»r
btnu
.
óì Molto Illuftre» e tal volta d'illuftriffirao» & color palIido,& nella loro più alta parte dino^
dicono c^i riceaer continuamente lettere hor tano come canuti, & c«dono .
idiopofto nella vanità, che fi tifolueal fine in vn paro d'occhiali, con l'altra
line deirhota,6c
vu rinìbomboUbe in bceue Cu^ce» fi come appoggiandofi ad vn battone > infcgnerà C9J|
S f 3 diw
. •.
644
NIX
Iconologìa
VE LOCI T A
o
in
Onna con Tali alle fpallc» in ttC9
di correre tenga vno Spaniiero
capo con l'ali apette , il che é con-
forme ad vn dcttodi Hometo, doue
Gl eiptime vna gran velocità col volo
della Sprauiero.
Fehcità,
DOnnacon habito > con l*ali alle
fpalle»portando iTalati, ouero
ftiualetti (tmili aquellidtMetcurioi&
nella deClratnana vna iàetu
I talari fonoinditiodivelociti* p^jrò
dille Verg. di Mercurio*
^urea » qua fnblimen alif /tue 4qùor^
fapem
Seuterram rabido paritereum flumifit
,
furtante
dirail detto, otologioidc cetra vn piede alto* Lafaetta ancorane! Tuo moto velociflìmo
^(brpeCo Copra voa fo(ra«mofitiPando il vicina raeritaxche Ce ne faccia memoria in quello pto
pericolo « polito.
Vecchiezza è qiielU età deirhuorao» cbo Appceflb hauerà vn Delfino y vna Vela » &
tiene da' cinquanta fino a fettantaannir nella queftaperchefà andare veloce lanaue : quel-
quale l'Iiaomo^che va indeclin&tione per la lo» perche muoue fé fteffo velocemente
freddezza del &ngue » diuiene ìnbabile alle
fat^he corporali} 6c elfercitij menealit i quali velocita" della vita hvmana •
LOCI
Libro Terzo.
A*
^45
ne per ia vendetta .
VendettM .
gioaane cópagno di Giuba Re de' Mori, men- Ninfa bella di gracicfo atpc(tovc(ìitadi
cangiat^te, cinta con vn cingolo , nel*
tre il detto Re andauaconrEflTerciro per li de-
tquale vi fiano ricamati intorno Cupido, le fa-
ferti dell'Africa per cagione di prouedere alle
ci ardenti, & il caduceo di Mercuiio , porti in
fue ct)itc»inCÓntrandofi in vn Leone,lo percof-
&
l'anno dapoi ripaflrndoil xc^A vna corona di rofe, tenga nella defìra ma
fc con va dardo,
detto fpeditopet quel medchmo luo-
Rè già no l'Helicbrifo fiore giallo, & lucido come
l'oro, nella finifìra J'au^elleito chiamato da
gccomparae il detto Leone, S< olletuando il
gioaane,chcrhaucuafetito,andandoconve- Greci lingc»
Sf 4 La
, . ,
64^ Icooolpgla
X N V S T A\
Del Stilar Cio:ZAréttm Calfdlim,
cs féUit cfo2» che Q^itvd^eca in/ìpùlf^
non haueua niente di Venufìàiegraci«,
(opra di che Aledandro Guarino >\tauo
del CaualicrGusrtr.o autore del Pa{tor>
fìdo,dice Quemaàntodum ctbi ftnt fa^
.
perfetto condimcn IO alla bellezza: perche non ta, che ^ci^^<Q il ^c <^cl 4*^)^* chiajna la gratia-,
ogniperfona bella ha Venufìà.Suetonio cjcfcri tìifcrofàle.
uendo leiatezze diCfaudio Netone>fcce dijBPe-^ ParutHa Pf*f^*ifo * Charitiam ttfs » m^rttm
renza nel cap.j i.dalla bclle2za,alla Venuftà>in fai. . . ...
quelle parole;. Fuit vultuputcro magis^quam, t?>- Volendo inferite, chea tal amante acc^--
nafto* Fu divelto più tofto bello.che venuftce cato^Hall'amore vna Dama piccola, di baita
gratiofo . Catullo facendo comparatione di datura da lui amara parerà vna delle Gratie»
Quinta con lafua diletta Lc«bia, concede, che tutta faporita > e tutta gratiofa , impetcioche
QuintiafalTe belia^non però totalmente bella, Cheritiott Ì4f» fono due parole in alcuni tcfìi
perche nonhaueua alcuna Venuftà: tnàpro. malamente congioate > che io Greco fignjfc.
vna delle gtacic> laqua-
uaogniVcnuftà.' « ».
uà) che Lesbia fua era tutta bcUà>percbe haùc-
dVn colorcand'itloibifcgna Haiiet anco Vtnu- dkm i^ptfifK fal/am vocant • Per qucfta cagio-
risi, ccnjeìPio lodimcrtra Catullo non tanto in ne) dice egli la bellezza d'vna donnai che non
qacllafU3V3ce/^<?/;</?<i/, quanto in'quc!lj./1//- fia oticfai fciapita» ìk fenza VenuRàimi che
fia
tihio Tctaso* 64'f
fitgratiofa, ttta k cotamomt gli animi, Bt nel Soncttòinqasf parte del Ciclo confi;
5f
ecbiaroacafalfa, cioè f«ponta>&gratiofa: & - ^
detò infiemc -
con lo guardo •
il gratiofo parlarci
però Venete riputata Dea della bellezza fi fìn- dolce tifo.
e*l ,
ge naca dal Marc* che è falfo : fi che la vcnu- a indarno mìpa
J?tr diuina beUet.
ità> che dice Cactullo> il Szìc% Ce le Veneri»
Chi gli occhi di coflei giammaiìion iride
filtro-nbn fono» che la gratia» la gratta non & Come foattemente ella li gira •
è altro, chela Vcnuftà , parola dcriuata da Non sa com'y^mor fana^ & come ancide .
Venete ÀVtnerecmm (vtinqmt Cicero) dicitur
:
Chi non sa come dolce ella fo/ptrat
Finujias , perciò dille Catullo che Lesbia rub-
E come dolce parla, e dolce ride .
bò tutte le Veneti, ciocognigratia>&; Vcnu- E nel feguence Sonetto .
ftà,perche rVcncic , come Dea della bellez- Amor, &.Ì0SI pien di mtrauiglia*
za, &icapo della gratia, oltre la bellezza del Come chi mai cofa incredibU vide
corpo hebbc in fé tutte le gtatie» che fi ricer- Jidiriam co(ìei>quando ella farla, àride .
cano ad vna perfetta vcnul^à, ia quale contie- Nell'altro Sonetto confiderò roedefimametv
ne due iloti principali : lagtatia dell'afpetio, te il gratiofo pafso, 6c moto del piede,& il (oif*
&la gratia della vccej circa l'afperto confi- uè parlare. .
tte nel grato , & gratiofo colore nel gcaciofo Ldeti fiorii & felici» f^hen nafherba^
moto» nel gratiofo tifo» & nel
giatiofofguar- Che Madonna paffando premer fuole,
do . Ciica la voce. confile nel gratiofo parla- piaggia ch'afcoltifue dolci parole»
re » nel quale ifpetialmente fi ricerca il fapo- E del hel piede alcun veftigio ferbe,
rito (àie delle faggie, foaui> angeliche, paro- Inquefte patti dunque, nclcolotenel mo-
le, e però dille Quintiliano lib.^. cap. 3. che e nel parlare confi-
to, nel tifo» nello fguardo,
la Vcnuftà è quella cofa, che fi dice con vna Venuftà, che rende gratia alla bellezza»
fte la
certa gratia . Vennfìum efi» quod cum gratia perciò l'habbiamo vcftita di cangiante coropo
quidam, &
Fenere dicitur Etnei decimo li- , fto di vari) coloii , per le varietà delle gracie»
bto capitolo piimo dille , Ifocrates omnts di' che fi ricerca in vn bell'oggetto , accioche
ccndiFenìrcs fecutus eji. Volendo efpiimetCi habbia vna compita bellezza . Perche fecondo
cbelfocratc hcbbe nel dir ognigratiofaraa- il Platonico Ficino , la bellezza é vna certa
Oue foauemente ilcuor m'inuefca», ecco la gratia, che incanta le petfooe, rapifceglia- &
poITanza -della gratta» che inuefca, commuo- nimt. Si come t*animo d'Alcibiade reftaua in<^
uè alletta.c tira l'animo per mczodclla mente» cantato dal parlat di Socrate con tutto che
l'occhio» e i'vdito. Tozzo Filofofo, & brutto fufle: pcrcioche folca
La gratiofa venuftà , dice Piatone nelle dyre Alcibiade, ch'egli rimaneua più addolci-
Idg'gi»cheficonùiene più alle femine; Venu* to dalle parole di Socrare. che dalla foaue me-
flun^ aktemtmodejìumque maps feminis effe ac» lodia di Marfia,e Olimpio eccell.muftci: tane»
M
;
«agH animi di tutti iGreci,e con lafuagiatio- dato Alcibiade. \i. Tullio ifìedo loda il voi-'
(a (scoudiapuotcwico far» innamorar di fé le
tc,ch<: attecca liiguità» &
Ycnudà in li e :\»c
.
Libro Terza»
P'idm multum affert tuvt dignitaiemy tumP^C' todaPoeri padre della eloquenza, & ancot*
nkfìatem Talché la Veniiftà in vnhuomo è
. capo delle gratie, come dice Giraldo- neliSinn
]odabile>e conueneaolf• Nella dennanon ne lagmate xiij. Metcurium infuper veteres gra^
cagiono, poiché più rodo fi amerà vnàmcn tsarum Ducem conffitucrunt . E però^Lucian^^
bella che fia v irruoriH) gentile, graciofd nei ca« antico Filofofb nel dialogo d'Apolline,& Vul^
minace» ragionare» oc conutcfarei che vna più cano dice, che Mercurio rubbò il cingolp-a
bella di volco) lènza Venuftài fenza viiiù aU Venete^ dalla quale fu abbraccialo peL la vit-
cuna» rudict ne) procedete» fciocca nell'alida* icria, che riporre mediante la fua^ grada n^ :.
re>& infipida nel parlare* fcnzacagione gli Athetiiefi pofero (per quan
Habbiamo cinta Iano(lr8£lgura<Ìctta Ve-- to DairaPàuf&niajt nell'andiro della rocca. U
nuftàcolfttdecta cingolo <)aGrrct chiamato {la:uadi'Mercurio infìemec^legratie^Si che
'cefto»oaecob8ltheo,cne Venere di naturaMa. i[cadu£eo,come fitumento di Mercurio Ceiue-
<]red'ogói Vtnufìà» Oc gratta poftat folca pet pcr firobolo della (oaue elòquenza>e d^lagia^
comparire grattofa) nel quale vi era tancjkvir^ tio(h facondia del parfare : nel qual: cingolo^
«òj che negli amotofifdegni placaiiaper fine Homero ci voife date ad inteodcre la forza dcf:
rifacendole furibondo Manette còltuedcfi» ragratta,fenza la quale la bellezza no valnlen-
ino Giunone ticeuutolo imprcHoda Venere te,bella era Vcnere,mà fenza il cingolo firobo
puotè placare l'AiticonantcGiouerfcherzò gra Io della gratia no poteua addolcite»& allettare^
>tiofamente fopra ciò Marciale nel ^lib. volen- Matte,- bella erat^iunone,mà fenza il.cingolo
do iodatGiuIia di gratia>& bellezza, a cui dif- di Venetccioè fenza la Venuftà»j& gratia non
Te ch'era tanto bella,& graiiofa}Che da lei Giù potè mitigar Gioue» mediante laquale pt)rlo<
- ^Bone» e Venere iftefla farebbe venuta à ài- mitigò fi come Venete Marte,vo!endo inferi-
ihand<ìre impreQo il graciofo cingolo re, che la bellezza congionta con la gratia può
Ft Martis renocetur amor: fummique tonantis , edefcare ogni perfona, ancorché fia di fiero»
jì telHHo petat ceflum&ipfaVemsy cuore, come Marte,e d'animo fublime, alto- &
Qijefto pretiofo cingolo édcfcritco, fico- come Gioue, ma che la bellezza non hàque*
ine l'habbiamo figutato da Honaeco nel xiij; fìa virtù fònza la gratia, la quale indùce Amo-
tle|la fila lUadei Otte a Giunone Venere i'im- re, & defiderij con la foauità del parlare nelle
•préfta. menti de' più prudenti huoraini. allettandoUt
-^ petlerihus fvltth actt piElum cingulum , in tal maniera, che fi ottiene da loro ciò, che:
Varimn : ibi autetn ift eo illecebrdi omnesfalU fi sàdefiderare.
erant, Libanio Filofofo Greco fopra il cefto, e fo*-
Ibieratquidem Amori& defiderinmt& collo' pra la rofa finge vn belliflìmo fcherzo rifegna-
qtiium todaAngielo Poiitiano nella Centutia prima,
Blandi loque?ttia^, qtuf decepit menter» valde e» cap.xj. Se narra che PaÌlade,& Giunone*e(IeiD
tiam prudentmm . •
,do comparite auanti il pallore Giudice delle
Hoc etimpofuit mànibu^t verbtauque dixittX^ bellézze loEo,difletoa Venete che fi leuaffe il
mminaHÌtì detto cingolo,petche le daua tanta g^ratia che
yiccipenttnc hoc cingulttmytuo^uè imponi fìnui, incantauale perfone: rifpofeVcncrerch*cra
ComextHm varie, in quo omnia fdla funt , ne* contenta di deponerlo, màchcera ben-douc-
que ubi puta re, the fé vna di loro haueua il Mution d'oro,.
I»efficaxfi4tnrunf eJ[e,qtt0dcHf7qHe mentibus tuìs: & l*altra vna diadema pur d'oro, ch'elle anco-
cupis .. ra, fi procacciafse qualch'altro adbrnaiBcntO'
Apparifce da quello tefto d'Horaerojcheia gratiofoi rimafcr d'accordo Pai! ade, e Giuno-
dètro cingolo vi erano ricamati a ponta d'a-co- ne .Venete difcoftatafi da loro fe«'anrf&in va
Amore, i defiderij, la foaue eloquenza dei bclliffimo prato,onecolfe g»gli,.»iolc &
atóti;
&Ìo Iconologia
)é<hCorì tal corona di rofe gratiofa ^ non afpec* CO Tadb ancora*
tocQo iìgiaditio» Kià ambidue fi chiamarono E nella boctà» ond'efce aura amorefd.
'vinte)& corfeco ad abbracciai Venerei^: ba- Sola rcJfeggìAt e [emplice e la rofa .
-ciar la corona di core>& poftarelactafcuna fo* L'Helicrifok che porta in manoȎvn fiore
era il crine loro ài nuouo la ripofero in capo a così nominato da Helicrita Ninfa/:he ptimie»
Venere» da quefto noi ci fìamo mofTì ad tnco- ra lo colfe per quanto fetide Themitlagora
itonare laVenuftàcon corona d(rore>& coti EÌfefio,ma io tengo>che fia detto» perche il fuo
iàgionò inuero» perche la rofà periaVcDufVi nomeècompoftoda Heliop, chefigoiScaSo*
fua e regina delh fiori» ornamento della terra» le»e da Chryjòstche figmfìca oto, attefoche !'<•
iplendor delle piante > occhi di fiori» quefta» ombtelta di quefta pianta piena di pendenti co
anior fpira» &
Venete concilia » de Copra tutti i rimbi, che mai non fi putrefanno» quando è
jfiori porta il vanto fi comepiìi gratioramente percofia da* raggi del Sole > tifplende come'
^i eiafcun Poeta de' noftri tempi cól fuo dolòk fu(Te d'oro, laonde fi co(luaiaua da' Gentili in-
^anto nella gara de' fiori defimCce il Mnttola coronarne gli Dei, lì che con grandifiìma dil»-.
'.Anàcreonte Poeta Greco la repaia honor del- genza olTeruò Tolomeo Re di £gitto,fi cotnc
Jegratie narra PUn. lib.z i . cap. i f . oue dice che ha i fu-
Rofafioì,9dùrqut diuum ;> fti bianchi»e le frondi bianchiccie fimili a quel
•
Per lo contrario inuctjafto.Vè detto vnO)che^ bolo della Venuftà, canto raglio adefeqtcn.^ u
iÌ3d>fgfaliato, a'quftlc nofì (uccedofio cofe de-. deuc, poiché iX vulgo d*hoggidinon-^J»^.A«Ìil«
fiyéfac« t altro Pi-ntìlo ncii'Andna Scena quin diceria. ./,. v.,im '"I .
• •.•.».>
té; Atttìpnino parlando delle npzze «che non Si'vale Pìetioin fauórfuo di vna égur^ di
<kfideraua>diS?e. FiloClrato, che dipìofe fotto vn arbore di m^^o
-jidton homtmm efeimenufiut»* autit^tli- iPatgoletti Amori, che fcherzrauafto. fiW. vr^
sem ^neniquam yt«go fumi Ecci rìiuno huomo lepre» maciò non ha, che fare con la Vcnufìai
così muénafto dJlgraiwtOj infelice >coroe &
poiché di. fìmili fcherzij mille fi vcggiono in
fon io* ondcchi ha in fé grana» chiamar fi può fregi podi nelle facciate di cafc, e Palazzi^ in
ièhcti pefchc ttoua anco facilmente pi elio aU Giardini di Roma>pargQletti Amorfie fanc^ul-
tri fauoti,&i gtaiia.di che facciaiipo |ìmbolo, lijche fceUanocon capi[e>martini>&:aUfj[)ini'
Ilìelicrifio,d quale come fiore i<ob^)ej,vagp,5^ mali di giuoco. . ,\,'->\
. . :
^ort pofsacome dicono ifudeiti Autori, fare gliarla viua,come foauiflìraa offerta a V^n^r^»
acquiftat gratia^^ Éauorei Shwme gU In- foauiflìmaa Venere diHe Filoftrato, noji» pejr^
<J«lni fcioccaroeotetetieuanQ,:cb€.l« tofa po- che nella lepre (ìa fìmbolo di VeipuiVàjma pec-
tefsè' fet conciliar^ gratia apprefijq i Prencipi, che èanini^le fecondo, Venercoi anzi Filor
c40c fttfltavaniià. Vanità fimilmenteèdi co- firmato in detta figura apertamente giudica pfi
lotOjcbepenfano la lepre faccia gratiof(? quel- fcioccbi iqoclli amanti, che tengono nelle le»
le petfone» che mangiano della fua carpe > ne pre fìa forza d*uicitaraento di Amore ', Iwe^ji^
fi^ri Uyòrt' fftmpto m cthts C/ito arbitratMr . & Siquando leporem mmis,tKÌhi6<llia dkis'^i, uq
P-ienoinwVcce di.jf«i*«io/«?i,,vuol più torto leg- Formofus feftem Marce dtebus€ris : ,-r -
,
gere foriftofrs. Plinio vuol dir facondo Catq- Si ntf» dcridts : fi vtmm GelltA narras
ircene la carne del lepre fa I9 genti fonnact I^difiÌKf4nquam dellMiu ltporem\
ctiiofe', &
Pietio vuoje , che faccia, le genti . Marin quello Martiale ìì; burla -di G^Uìj
gratiofe,&be!Iei&fQggiuu{ei ., ,-
.
donna brutta, la.quale gli mandò ^dqdii^ey/n
Valgo etiam perfuafum co^cik^t^ ex 40 Cfi^ifri lepre» con dire fé mangiafledrqueÙp pgìi^fy'f
gfatiam, "..
• r . ! rebbe bello, e gtatiofopcrfc^^eg»prni,;>a.cni
B lé^nione dd vuigo,che dia gtatia^ii cot- Marciale, tenendo ero per fcÌGccl)e;c|a ri^c^c»
pii deiro ptcfoda Pliaio> ma non l'arrqca. le al- Gellia, fé tu nor> burli,fc tubici d».verosm mO^
itìenre intiero, perchè Plinio lo mette per di- Uri non hauer mangiato lepr?-, pcrt.hc fci Cen»-
fpiezzo, ligittandù in quanto à fé, fimile fol- pre brutta^ Fa mentione anco P»env>di Alefliin
le opinione. dro Seucrojch'etagratiofo ln7.p^>adó.rc^e man
Vulgus,& gratùimxorporufi fe^temdies fnnO' giaualpeliode* lepri, ma e fitto* che. |a gratia
lo quidem. ipco-, . :. , •
nonprocedeuadai cibarli di lcp^e« n)à dalla
i
6{t Iconologia
prillando materia dal ilio gratiofo lepóte»e dal fimiIivoci,diuetfe di fìgnificaco } dunque péè
Icpte, niunavia^nè per etimologia, né per naturale
che rpeflò mangiar foleaiquafi che il le-
pore, e la grafia deIl*Ìmpeiadore procedelTc intrinfcca virtù, né per vaga eftrinfcca fera-
da* lepri man|;iati. .bi3n23, il lepre, che più rofìo brutto éipuò fec-
Tttlchrum nuod vides effem^rum ^tgtntt Ulte per Geroglifico della VcnuRà, e gratia*,
Quttn Syrum -fMaÀttidit propago t ^iia quale habbianio dato noilaeoronadi ro»
&
,
ma dal lepoiCoTiefil lepore dal lepre, ma fi di' CauaUcrijcbepcr pater^taiiofi pongono cu-,
&
ce lepustquafì 'fìtieuipes,pc£chc è leggiero di xa» arte particolare di ^^ileggiar iuora con
})iedi,come tiene Lucio Elio predo M. Varrò. ciufH, ricci,eve(li(ne»ti lafciui,c pioifumati,
tìtUb.^.ide rerufiica cap.ii. «mero come più affettando tanro il portar della vitaU gtftì dc^
*ofto vuole Vatcone è detto dall'amica voce \oJto, con iftorcimeti di tclla,c ghigiu sforza-»
•Greca Eolica lep(tìr»j, perche è fimo di nafo ti,il parlar melato con parole ftcntate,c ftudia
l^ifontìOSicxo'Liporiì fi^ifica finio,per quan* te, clic in vece di graticfi diuengcno più lofto
tori*atiuccti(ceGiofepp€ Scaligero:: nià il le- con labro aflPettationeodicfi.in vece di viti-
foit ddla grau^be Venuftà non fi dètiua da li,cffcminati,niotbidi. e delicati pcnU^ncd-cf.
fctc
^
malamente alcuni auttori hanno; tradotto in fé vna dònna conùerfa iR^uge|lo daGiutK>»
Pindaro» in Snidate l'interprete di Theocrito ne, pèrche concerti incanti. fc ce innamorac
nella Farmaceutria,ertando infìeme connoto Gioue fuo marito della figlia d'ItMjfiljfxihia»
molti altri principali fcrictoii, tra' quali Gi:e- mata. Io come rifetifceZczze, &. altri, febea
gorio Giraldi Syntagmate 8. Natal de* Còmi: l'interprete drTeocficódicevch'éllà fece quel
nella Mithològia libiSlcap.tS.El'Alciato nel- l'incanto per tratGioue^d amore verfo di lei
l'Emblema 78; Erra parimenti Thcodoro Gaz fìeflo. Callimaco lafinge figlia d*Echo>aItri.
za a dir, che la Unge, dal vulgo fia. chiamata figlia diPitbo riputata di' Gentih Dea della
"Torquilla, e da glij Antichi :Turbo> come ne pèrfiìafione . Pindaro Poeta Greco nella Pi-
auuertifce Gio.Battifla Pio ne gUannotaméci thia Ode 4. oucrcantaU vittoria curolcd'Ar—
cap.i. chiamafi rettamente da alcuni Torcico >
cefilaa Cireneo, finge» che Venere poriòdall
cieJlOi
. .
^54 Iconòlogtt
ciSld jni^etra quefto gratiofo i»ugeIétco»è che lezza non ha vigore di dii^ohefe gfì animi feti
lo ^cti òi Giafone» per hi ianamorar Medea za la gratiay p«rò òuetonio moltradi fprezx»-
Dolhitta Afttem vetocif^morum telorwn verfi- re la bellezza di Nerone imperadare> perche
(ulorum Motacillam e collo eum aUtgajfct rotA era fenza gratia» e come priuo di amabil gra*
qUittHor radiorum mdi'^olubili furtofam auem ria^e colmo di odiofì coAumi era da tutti odii^
Cypris attnlit ^imiém adhoininei fupplieatrtcef- tojil che nò auuiene in quelli, che hanno Vo>
que, incantationes docUit fapientem AéfonidcMi nuQàie' gratia» bqaale è di migliore condicia-
yt Medt&exinteret reuerenttam erga patenus» né.chb labellezzav perche la bellezza per Te
defàcrabiUfqui ^reciÀipfafHtH pecore arden- ilélTa non ha vehemenza di allettare gli animi
tem.lperfaret fiag^llo perfitafrmìs . Per tal cagio fenza la gfatia» ma la gratia, e Venuftà ba aiw
Òe fu da gli Antichi Greci tenuta Idonea agl*- co efHcacia grande fenza bbeiiezzai ficoroe
incatitamenti amotofi . Theocrito nella Far- habbiaisio di fopra moftrato con Teflèmpio
maceutci a Edilio fetondo introduce Sineta d'Vlide» Socrate, e Quinto Rofcio,i quali aii'-
Ninfa iinn ambrata di DeiEck Mmdio » cosi córche brutti» mediante la. gradale Venuftà
•càmaticfò. ' "'^ '"'
\
' '
[
'.' ^^•" lòto ticauano à (e gli animi delle perfone>e fa-
^'cùt^hahc e^YAm ego» Dea adiuuantt^ lìqui' ceuanòacquifto dell'altrui gratia. Onde prò»
facioi " '" •
uetbialmente é\ct(\,Lyngem i^^ér/.D'vao^he
JìÀ pu amore jìatim UquefcàPMyndmD^^is » babbià tilt gfana,e VeimlU, che pare» che m-
yiiiue volttitur hie Aneusorbisop^Fenerist canti le perdine» e le sforzi ad amarlo.; jiecòi
'Sictlh'Uoluaturmie nofirasferes^, |re(fo di noi la Linge è iimboìo» e figutadella
'^nxfrahetti iUHmmeam-ad domttm f^imm» forza» Sf efficaciadella gratia» e Venudà
'
\\ quale vltimo vetfo è interciUcc nella dct-
là Egloga. E pctchefinferoii poeti Greci* che
ili aagelktt© fùfle natiua- forza d'aino-
qiicfto
VVLGQ, OVB&O IGNOtlLlTA*^.
iiofoincit2mentbsqai»dÌ€jcheGommuoeroftn KAUendo io nella mia IcotK)logKi dipin-
te apprciiòi Greci per tneNfore^fi chianaano to la«figuia della Nobiltà, mi é par&xdi:
Unges tutte !eg.ratiofè cefcvefTeinGuatioa'da'- E^pptefenr»re in quarta vltima editione la fi-
tnore, chefono^trea pcrfiMider-e» per vigore gura del Vulgo, ouero l'Ignobilità alci con-
deH^ graiia, e VenuftàtZtzit le parole gtatio- trari* del che volcndofi far piitat4,Ìipòttà»faE
€e le chiartia, Fer^erum Ungevi perche le paro- Huomoiò Donna come piùpi? cera àchi^fc
le ticéno gli animii'ancorche duri ,.cd»fi5cilia ^ tìé vorrà fetuire. Ma che vefìimento fiaeot-
il
.piegàr'fi,& d'BclctvadicoBoi Grecijcke baue- tÒi5c vile dr Color giallolino,i capcgli farah-
,"^a 'cesi parente liógCjXioè cc5Ì potente gra- no ft^fr, & mat' comporti, Hautà l'orecchia
vaci e VchuOàjche allcttau» Stiamo iiieflo»fRe d'alino, & in cinaadcl capo vi farà IVcccllo.
di Troia, aàGòrché c©nofceflc> ch'ella cr«Ia duetto A rtìolo,& che ftando chin8,j& mitan-
iriiin'àdel fuoilc'gno,n4'ft potcua.coii etlo 4ei dfef'larerra,C(3rcambc le mantrenghi viìafco-
a dirare,-mà con p^atecnd amoiié léxbiaraaua pa in atto di fcopace»^ per terra vi fia vna
fij,^ :;QSutda.n4rt<44* Gléopaéraich'cM* pco-
lati Wdipétdt adefci(te'»> tirar aU'àtnorfuo Au- ' ì ''Vulgo èdèrtóqùeil'còtidine di ^ntc nella
^uftc^' Iropcratorfc cori Ja mcdie(Htta;Ji9gc;» Cittàij che foho4ifutHi alCoofigìim >à;Màgi-
tio^ g^tiav e Vcnaftacfficacrcocir lappale 'ftfaci,à dottrine, àct arti liberah,'i orofieffioni
e tirò Cefareui M. Anton-io* Hòr^>i^ n-
)|,d^efcò Gjuili, &
a conuerfatjoni nobili, ài pc litiche .
^^liamo il mifìlico parlar di Pindaro , che Ve- '" Gli iìdàUiìabiro curio, vilcellcndo che &
liv^f^MA^i^c dalGielo l'iingtilotto ad^^rnh^a» "te verte lowga appiedo à i Romanraon era
tà figura, chiaraincnt'CiYcdremo cfprelfQn-fihe -lecito pottartoda ignobili, &. perfièmoftvare
là'V*Ci«3ftàie gratiaèidoho panicolar.^clCie- la bAflezza di quefto fugetto, fi rapprefenta
\à» ed«lla Natura* donata poi a Giafone > che che fia veftitò di color gialioliirts il quale non
fòbeilo'.e nobile Caualiere» a^ciòchc poteffc fi può come gl'altri colori applicare ad alcuna
trarca in Piai* Com'anco per foggirla condì- percioche i Poeti k) chiamano Re de* ftenti > e
tionc di eflo) in altro loco di(Te per qtianto rffenTce il Boccacio lib. xii j. cofi »
Kiffofttmentre ai volgo dietro var» Fenne in Eolia alla Città de' Venti,
ÌRt a toptnion [uat cieca e dura Oue €0» gran furor fon eolmi i luoghi,
Effer felice tumn può giammai» jyjéujìri irati, quinet in la gran cat^
PiùCicetonc nel primo degl'offici. None Eolo preme i fatica V^nti » .
fua tìaiura èi*icapacc>indòtro,& nonconofccn Ntmb eru in patriam loca foeta furetibur atiflrit,-
io il benc.ne«l male, nauta ad ogn'horapcnlìej. Aeolìam vejntrhic vajh Rex Aeàlus amra
ri, per efTcre inconftantc nelle fue voglie ^ LuSlantesventost tempefiatefque fonoruì^-
Tammébile efl vulgiingtnium.& ferphxum, ImperiQ pramit oc vìncluy 0* carcere frenai
yt quieqfùd confianttrveHtiaurnoli^nonfacittiH' liti indignante f magno cum murmuere montié
telli^ipoffiti dice Demoft. r. Olynt. Circumclàufirafremunt'i celfafedet Aeolus arce:
Tiene in oims^delcapo iVcce^ftdeuo Affio-^ SecvtyéKentm» meititque animoSiO" ieperat-irat -
Tt EOLO.
. ,
€y^ boQoIogli
kfldaincapo.
ANcorche dimoiti venti'ilfacciamentio<^ VièodettoZeffico da^j^^che volgarmen^
ncnondinìeno quattro fono li princi- ce- ^navica, viendetco ppiFauonio» pecchi^
pali V e diquelh faremo pktura,i qj^aii ib£Ìiano fauorifce tutte le piante , fpica foaucmente e
dalle quaitro parti de) modo daicuno^alla fua don {^ceuolezza da roezo giorno fioo4 nectet
Sarie^^Sf OaidionelleMetamdEfofldilocodpli ; £^d jkPnncipio diPtimauera fino al £ne dellS^
ice , nuttendociafcunaalfoo teog^ncllmco Bftatei.
^
primo. ^
TT'Vomo^otridorConhibatba>icapclirȏ
f!]K le ali-tutK piene diiieae»& i piedi cornar
WoHonioneWOc^afoil^f^povpgtc codediferpt*, cofìvieoedipioto da Pau(ania«.
Oppa(h alncpffMhrso diTitoat*^ &Ouidiof>el ($. kb.delleMetamorfofi-, diiaii
ftrìk:freddai£crtidtlS€ÌHa.fivol{t- \
cofidiee.
IfhorrèìfthìSórtiimlSittttttriotu». Seb ptrehè ì^aymevMppflé ho iniMht
E*lmi» pottn che ogni poteri^ sforzar
Parche vo'vfar€ontra^ ceflumemi»-
m ^ ib G* tiufìnght» &
prieghi in >0€tdeUa fotta :
J9*fon pHr<qttel tenuto in terra Dio ,
HVomo cenle gote gonfiate» cùnl^tìlt a glli U
Che foglio ai-mondo far dtgiel fcorzAl .
bomeri» dica£nagÌQS)emoEeiea»iiauerà> Gh^qféando perle del battole piumo-
in capo vn Sole roife «. Cangio la pioggia in neuet e'nghiactùt ilfitimi*-
Si dipinge di coloEDero»|>eE.iìmtIitudine de Vnato» allimmenfaierra imbianco ti feno
gli Ethiopi 1 che (ono^in Leuaiue» dondeeglìi Qaando in^gihverfó il mio geltdo lembo »
%ipntdihumidesupérVart4pi9SS^
'd'inombra ilvolto molle ofcitro'nemho
^al dorfo horrido fuo fcendo td pioggia»
, K) K l £ NT E
ej% Iconologia
1
R N E.
fiirOriente cfce il Sole» il quale s'auuien e che tiene con la defila mano , 6c il Sole nel-
nella natiuità di alcano dia inafc.endente a gl*- la guira che habbianio detto > ne dimoÀra
aItn|;fopracele{ti corpi, per vna cerca fin golac che ncll'appartre de i chiari, & rifplendcn-
potenza» produce quello belli (lìmo di faccia» ti raggi, del Sole in Oriente^ ridono i pra»
aRiabiIe>veloce«rplendidOfdi coftumi rtguarde- ti, s'aprono i fiori, 6c ogn'vno fi rallegra, 6ct
Uole»& di generofità nocabile.Si dipinge di car gioifce.
nagione vcL*mig)ia*& con chiome com'oro nel- Con la finifira mano tiene il va(b fopradetto «
la guifa che habbiamo detto* perciòche come dal quale n'efce il fumo,per dirooflrare che nel e
(dicePampilio faxo le patti Orientali vi fono diuerfi odori,aromati,
Tithoni Croteum fenis cttbilt balfami>& altre delicieche produce quel beni-
auròra aurigeris comis refulgem gniffìmo Clima onde il Bembo
ìam furph roftofque darà vultus NtWedoratOt e lucido Oriente % '
'
Tiene in cima del capo la chiara & belIi/H- Quelche d*odor$& di color yincea
tna (Iella come apportatrice del giorno, & però VodoriferOi e lucido [Oriente .
é detta Lucifet, onde il Pcrratca » GIififa^ombra maggior |dei corpo percio-
Qual in] fuH gicrm tamorofa (fella
che Silio, lib. quinto
Su vi venir t^ Oriente innanXj il Sole, jiurora ingrediens terris ixtrgeféU vw;
- "-•'\'
ifras, ',» <• :.: I
^i
,
M O D V.
66o Iconologia
tea nelle fucarque. Gli fi fò l'ombra nella gui- Sirapprcfcnti; che d'ogni intorno fianoW
fachhabbiamodcKapetc.ocbeeffcndoilSo. chi i fiori, &rherbc,pctcioche la gran
potei:
le m raezo al Ciclo, fa che 1 ombra del corpo xa, & foaccchio ardore del Sole.non vi eflin-
fiaper pcndiculare. Omdiolib.x. Metaro. do aiuto da poter contempcrare l'ecceflìuoc».'
Jétmiuc (ttes mcdms rtrU mtrsfctm vmkrsns . loce.i fiori,e l'herbc rcft ano la|lg^idc,«c
foche
SETTENTRIONA L E.
Sanguigna ofcuta , &
piena di car-
ne* qualità che gli dà il Clima fireddo»
cheta gli huomini di affai buono fto-
tnaco,& di miglior digcftionc . Quali-
tà oppoftc &
contrarie à quelli che na*
fcono à mezo giorno con poco fan-
^ue di flanira picciola .d'atro colore,
iicciuti,adafti, gracili, 6c parchi del
fparger fangue preualendo nell'ane
dell'aftutie, &
de gl'auaniaggi
Si dipinge che fia armato d'arme
bianche, in atto di cacciar mano alla
fpada della quale n'habbia già tratto
maggior parte, per dimodrarci
fuori la
labrauura. e l'indomita fierezza della
gente Settentrionale» bellicofidìma
(tata fcmpre à i danni d'Iralia,& della
maggior parte del Mondo, gente di-
co pronta all'arme perla copia gran-
de del fangue di che abbondate dell'i-
ra da che facilmente è concitata.ne-
mici naturalmente di pace,& à cui il
morir no doleicome ben ci lafciò fi:rit-
to Petrarca ne fuffequentivorfì.
il
faccia al Cielo>Aia in atto di guardare in vn Si modra che il Cieio fìa nubilofo, &
fcuro.&
mede fimo rempo alJ'orfa maggiore> & mino- che di elio cafchi giaccio,& neue gelate, petcio-
re* con il Ciclo nubilofo,^ fcuro dal qual ca- che il raedefioio Petrarca parlando del Setten-
lchi ghiaccio, Se neue gelate* trione dice.
Si rapprefenta d'era virile » per U ragione Vna parte del mondo à che ftgjùue
.detta alla figura dell'Oriente • Mai femprein shmccioi& in gelate neni
.Si dipinge di afpetto fiero, 6c di datura Tutta lontana del camindel Sole
monito ««bulla , &
di carnagione bianca in^ Là fitto $ sjtorui ticbttlo/ì, e breiti «
OC C.K
. . .
662 Iconologia
. . . feraguntque leui firidore quereUs maggiore l*ombr a à tutti i corpi, onde Vere,
TeStaquenofi fyluAs celebranti lucemqtte perofdi lib.primo Eneide.
Nolte volantt feroqtte trahum à velpere mmen . Et tant fumma frocttl vilUrum culmina fumant
Si dipinge che l'ombta di decia figura fìa Aiatorefqne cadunt altu de momtbus Vfttbréi
molto maggiore* del corpo perciocbe quanto Et in altro loco
più il Sole fì allontana da noii canto più viene E fol crefcentes decedens du^icat vmBrat •
VERGOGNA H O N E S T A.
DOnna di grariofo afpeitcco! volto, egli commetict qualche errore, che poi eli dia in-
occhi baffi» con la fommità dell'orcc- famia, & ignominia , &
Pudor fia il roflbre»
chie,& guancie afperfe di roflbrc.veftafi ài rof- che fi riceuc doppo qualche errore commefio :
fo> habbia in capo vna tcfta d'Elefante* porti ma trouafi preflb gli auctoci mdifercntemen-
nella deftra mano vn Falcone, nella iiniftratcn ce prefa vna voce per Talcra , e Verecundia di*
gavnacatrcllainella quale vi (ìa fciittoquefio cefi tanto auanti, quanto doppo l'errore com-
inòtto DyforU J>rocul„ roeffo&così Pudor farivellem,fed me probi -
La Vergogna, ancorché non fia virtù, è Io- bet pudoTiàice Alceo à SafFo,& quefto é auan-
data da Ariftotile» della quale ne ragiona fulTe- ti il fatto prima che parli: ne piùnemeno,co-
guéntemèBte doppo le virtù, & à guifa di vir- me in Italiano Vergogna dicefi, fcnza fi com-
tù è da lui poftatra due eftrcrai vitiofi, ria là metta alcun fallo, vna certa modellia, & hone-
stacciacezza, e la paura . Lo sfacciato non fì quale fuol'cficre nelle donzel-
ftà lodabile, la
vergogna di cofa alcuna i il paurofo fi vergo- le*e ne' giouani modelli > che per honefìà fi
gna d'ogni cofa: il vergognofo è in raezo di vergognano paflare, e parlare doue è moltitu-
qucfto.ché fi Vergogna di quello, che vergo- dine di gente» e d'effere veduti da loro s il Pe-
gnar fi deue: Copta che veggafi nel i.Iib.cap.y. trarca moflra l'honeda vergogna della Tua mo-
«icII'Ethica à Nicomacho » il mcdcfimo nclli dera Damai 4|uando iu da lui veduta nuda
Steti
i .
che cofa mal fatta . II Petrarca vergognando- Porta gli occhi badi fecondo il coHume di
fi dei fuoi giouanili errori>così cantò tutto do» chi fi vergogna. Socrate hauendo a ragiona-
lente. re d'Amore, vergognandofene, come Filo(bfo
JMà ben veggio hor, fi come al popolo tatto attempato^ fi coprì gli occhi con vna benda: fi
fattola fui gran tempo : onde Jouentt riferifce a quefto ptopofito vn vecib d'Euri-
Di medefmo meco mi vergogno : pide.
jE del mto vaneggiar vergognai UfrnttOt Mea gnata tnectdis nafeitur hominu pudor .
E'i penttr/ti e'I comfcer chiaramente Figlia mia ne gli occhi nafce la Vergo-
Che quanto piace al Mondoy e breue fogno . gna de gli huomini. Atheneonel lib.15. per
Ma quefta vltima fotte di Vergognac di mi- autorità d'Atiftotile dice» che gli amanti non
nor lode» che prima» perche la prima (a» che guardano in ninna patte del corpo della cofa a«
la perfona s'aftenga dall'errate per timor di bia matapiùjchene gli occhi oue lifiede la Ver-
fimo» e quella è dimoftracione di Virtù chia- gogna. Scribit ^riji.jimatores nullammagis
mata da Valerio Mafsimo madre dlionefta ri- corporis partem in ifs contueri » quam os amanti
folutione» e d'ottimo con figlia, tutela de* fo- fluamocttlos,vbi pudorisfedesep, Plinio pone
lenni offitij» maeOra dell'innocenza» cara a* a fede delia Vergogna nelle guancie > per lo
protsimii & accetta alli ftcanicri» in ogni luo» roflore»che vi fi fparge»e però lo pingemo
go» in ogni tempo porta feco vn gtato,e fauo- con leguancie rofse, perche Arifcotcle ne*
labile fembiante.S.Becnardo la chiama forel- problemi dice, che la Vergogna adduce ne
la della continenza» e Sant'Ambrogio compa- gli occhi infieme col timore certo fceddo»
gna della pudicitia>pe[ la cui compagnia l'iftef- onde il caldo abbandona gliocchi,e paiten-
facailitàè ficuta* dofene va nella fommità delle otecchie, luo-
L'altra Vergogna, che nafce dall'errore có- go capace di fé , perche il reftante è come
meflbjècetiamente lodabile^tnàmeno com- d'ofso.
mendabile della priraa,pct<;He molto meglio è La vediamo anco per talcagione tutta di
no9 errare per la Vergogna che Vergognatfi rofso,efscndo quefto colotc proprio della Ver-
per rertore,attefoche la Vergogna fé bene è fc gogna, belliffimo in donzelle, &
garzoni per
gno di virtù, nondimeno qoelicche induce la inditio della modeftia loto. Pithia figlia d'A-
Vergogna è vitio, li fiideto Alceo quando riltotile, addimandata qual colore fufse il più
difse a Saffo» vorrei parlare, ma Verg«goa mi bello, rifpofe quello, che fi diffonde nelle gen-
zitiene , SaH'o gli tifpofe, fé fufle cofa boncfta tili, e nobili zitelle dalla Vergogna . Catone
non ti v€rgògnarefti dirla w lodauapiù i giouani.che fi atiofsiuano, di quel
Si quidqnam honefìi mens ferat, ac boni . li, che s'impallidiuano, e Menandro folca dire.
Nec lingua qHtdqnam turpe parco tua Omnis erubefuns probus effe mtht videtur. Ogni
Nullo impedit erts pudore'» huomoches'arrofsifcc, mi pare buono, fiche
, £ peto molto più lodabile è il non far cofa, il colore tofso molto conuienfi alla figura del-
fanno le beHie sfacciate> mi in occulto. Se be> vn Prencipctcome lui non conueniua tanto di
nerhuomo* come il più perfetto degli alttt a- palefate»e rendicaregiiftupri di fua figliuola,
mimali delie non Colo vergognatfi in pateCe, quanto di tacerli» cricopcirh» perche la brut-
ina anco in occulto » Pithagora moralidimn tezza» e macchia d'alcUnccofe ntorna fopra di
Fibfofo* diede quello ot timo precetto . Tur^f chi fi vendica . QuiaquarMndam rerum turpi-
quippiam nufjqUafH facies» neccum alijS,nec «- tudoeiiamad yendicantemredit% dice Seneca
cunti fedomnium maxime te iplnm reuenare . nel Sedo dc*beoefiuic.5i. Confìderando ciò
Non commettere cof<i dishoneda ne con al- Augulto, piante di non hsuere oppre0ocol fi-
né date fteflo» ma principalmente rirpet-
ttUf, leiitiole àtlioni dishonefte di Tua figliuola» &
ta>eriuetifci tefteflo» (entenza molto coofoc* dalia Vergogna per molti giorni non fi lafciò
me a quella di Democrito » Ancorché fi) falò vedete ^ De filia abfenstac tinello per Quefloren»
non fate ne dire cofa che fiacattiua» impata a reciìatc nttumfetiatuifecitt abflinuitque congreJ[é
riuerite più Ite (ledo, che gl^aini. San Gitola- homittUm prd pudore, dice Suctooio cap.d;.Del«
mo piÙDteiiemente dide . Quicqiùd pudeo di- la vitad'Augufto*
tert pudeati &
cegitafe» ciò che è vergogna a Ma con tutto ciò deuefì attUertire di non in*
dircifìa anco Vergogna a peafare.Bel connglio correre nell'cflremo» cioè di non prendere £>
èdìTheofrafto, habbi Vergogna di tefte(Io> uerchia Vsrgogna> perciò habbiamo pofto nel
fé non ti vuoi artodìte fra gli altri , Ma padìa la fìniftf a mano quel motto . Dyfaria Trocul.»
mo à confìdexarc l'boncfla Vergogna del Fal« noè flia lontana la fouetcba > e vitiofa Vergo-
cone k gna, perche dou6mo 3ibeiìe hauercnoi ver-
il Falcone è tanto nobile di 4:uore>che ti gogna» mafenza Dyforia, cofi detta da' Gre-
vergogna pafcerfi de'cadauetiie patifce la fa* ci la foprabbondante,^ vitiofa Vergogna,neI-
me. Vergogna fìmilmentc riceue de* Cuoi ftiad- la quale fi eccede il termine del roffore» met*
camenti > come fi raccoglie da Bartolomeo tend« a tetra gii occhi infieme ton renimO)in>-
Angelico* De pr^prietatibus rerum lib.t^.cap. percioche>fi come cbìainafi Gatefia vname-
10. il qiiàìe allegando S&nGregotiodice>ch^ ftitia» e dolore» che butta a tetra gli occhi,
queflo animofo augello, fé non piglia al pri« cofì la vergogna» perlai^ualenon habbiamo
ttiOiò fecondo impeto la preda» fi Vetgogna ardire guardare io faccia a niunO » chiamafi
di comparire, e tornare ai pugno di chi Io por- Dyfotia . alla quale chi facilmente fi dà in pre-
ta," e dalla Vergognava fiiolaz'zàndo perTatia de, moflrad'ellèt d'animo troppo delicato» &
lontano dà gli occhi de* cacciatori : impctclo* effeminato; né gli gioùa di coprite lafua mor-
che gli pare di dcgéfteratc»a non riportar triòn bidezza d'animo eoo Pbonuflo nome di Ver-
fo di chi ha cercato cotiquiftatc dalla natura gogna» pet la Quale fotio /orzati a cadere a*
Vergogna all'Elefante animale nob)!iflrinio» più animofiyneu fanno rìfolUere a metteifì in-
e del Falcone» che fi vergogna de* fuoi difetti» nanzi » e fare niùua attiónt boUefta in publi-
ne vuole coitipàrite nel cofpelto delle pctfone, co,mà flànoòfempre ritirati in vti cantone dal.
fi può comprendere, che gli animali nobili, a* la Vergogna ne fc ne partouo punto fenza fli-
quali preme più Thonore, che agl'altri» con* moloasuitùi. Ifoctate Oratore Alhenienfe ha-
cepifcono maggior Vergogna quado incorro- ueua due fcùlati Theopottìpo troppo ardito, &
no in qualche^rrote» il che non fanno gli ani" Eforo troppo vérgo^ofb con quello foleua
mi vili» balli» e poco houorati, che fé bene dire* che àdopetaUa il freno per titenttlo» e
commettono errori grolfi, &
infami, ti on di- con quefto io fprtìoìÈ per incitarlo» e timouerlo
meno non fé ne vergognano» ma cortie non fia della vitiofa Vergognai petnitiofa a tutti» maf-
fatto loro , sfacciata mente comparUfcono per fimameate a poueritcbe hahnobifogno del-
tutto* Aagufìo Impetadotè di gran fentimert- l'aiuto d'alttui k ViilTe nella k7.0diffea»totnan-
lod'honore adirofìTt fortemente, quando fep* do acafa ìua ttaUeibto in habito di OBeodi<o,
pe gli lìupri» e misfatti di Giulia Tua figliuola» icome pouero Ve^oghofo» eiifpettofo moflta
he in quell'ira fece public ate vn procello dal di non hauere ardire tl'entrare doue fanno il
Qucflotead alta vece al Senato pieno de* vitu* conuitó liPtoci, Telemaco» penfandofia ve-
peri) di lei Con animo di farla punire* e mori- ramente vti pouèro, ordina ad Eumco, che di-
re » ma dipoi cedata l'ira fi vergognò d'haUec ca a (|uel pouct'huomo» che non fi vergogni,
ma
. .
R I A^:
nijis» dice efiec femplice il parlare della Verità, hanno prouato,enendofi molte migliaia di pec«
(oac
\})'M^ì^jp^^
. . .
646 Iconologia 1
Ione d'ogni età, d'ogni fedo» U
quafi d'ogni che fi é detta dì fopra dello fpIendore;& il tetm
paefe efpofte ai fpargece il fanguc» &
la via pò nella man finiftra fignifica, che a lungo an*
per mantenere la vetità della fede Chtiftiasat; dare la Verità necelTariamente fi fcuopre » SC
onde riportando glotiofo trionfo de'crudelif- apparifce» e però è addimandata fighuola del
£mi tiranni) d'infinite palme>& cotone hanno tempo, &
in lingua Greca ha il fignificato di
la verità ChriAiana adornata. cofa, che non ftà occulta
II mondo fottoipiè» denotai che ella è fu- f^erità .
petiore a tutte le cofe del raondo>& di loro più Glouanetta ignuda, tiene nella deftra ma-
pretioì!^* anzi che è cofa diuina, onde Menan- no vicino ai cuore vna Perfica» con vna
dro in Noftttis dice^che la Verità è cittadina del fola foglia» &
nella finiftra vn'horologio da
Cielo* 6c che gode folo ftate tra* Dei .
poluere.
f^erità .
La Perfica é antico Geroglifico del cuore»
Donna rifp!endente>&dipompofaraente*
nobile afpette» come la fua foglia detta lingua, & fi è vfato
vellita di color bianco fempré in molti fimili propofiti la fimilitudi-
con chioma d'oro, nella delira mano tenendo ne, che hanno con l'vna, &con l'altra, &in-
vno fpecchio ornato di gioie, nell'altra vna bi- fegna, che deue eller congionto il cuore Se la
lancia d*oro lingua come la Perfica, Se la foglia, accioche
La conformità, che ha l'intelletto con le co- quello, che fi dice habbia forma »& apparenza
fe intelligibili>fì domanda da Filofofì con que- di Verità.
60 nome di Verità, 6c perche quel, che è vero» E l'horologio è in luogo del tempo, che fi è
cbaono, & il buonoèptiaodi macchia, &
di detto nell'altra •
vgualità fia di danno alla detra Città , ò Repu> trui*, e perciò con altro vocabolo detta Mode-
tione moderandola con altro nomc>e piatole* mentre danno vniti» e non alterati da fopeè-
^come dice Tacito nel lib*3.in propofito^diSii- bondanza d'humorijò (uperioticà ecccHÌtia
^lano della famiglia de' lunij» cnehaueua com- di rooxl'eiTì yil corpo-fi maiitiene fano» e per-
unedò adulterio con vnafua Nipote» al quale fetto nell'enet fuo con ladifctetadìlkibnti^
fioa fece altto*cbe farli intendere, che lopri- ne del (angue alle .pcolIìme^^aHe <più lemoie
jQaua della fua amicitia*per le qaali,patole e (e* apatie d'em.
A N A.
eO) come haueua factoàdiuentare valente O- fporcitie» periion hauer ardire metterfi apro*
tatorcrifpofe dihaucre vfàto più olio» che vi-^ cacciare il cibo con
difficoltà k
fio intendendo con qucUoIa Vigilanza de gli
li tenere gli occhi bafl^ dinota poco ardirei^
^di^^tiqlieftó làfonaolenza delle delitie» come per l'ei^ettofi vede •-
11 Coniglio è/ di fu a natura viliHimoi eotne::
La campana è inffromento facro» & fi è ri— Donna armata , che al finiftro fianco por*
tcouato per deftar non menogli animi dal fon^ ci vna fcimitaan > nella delira vn ba-
ftodc gli errori conla.penicenza»alla quale c'- ione, e con la finiftra tenga va &aciaHo,elo>
iliukacfatamandocial te mpiojcbei cor-pi.deU percuota.
lè^piatzete dalle commodità del dormice» Violenza èia forza,che fi adopera control^
^ 'Uitco»efiipt«flbà gli Egitti) indrcio di Vi- n>eno potenti* e però fi dipinge armata all'o^
gilanza:^ perche conie racconta ilPierio» non fefa di vn fanciullo debole»e fe»za aiuto d*al)«
apre mai inrierametue bene gli occhi » fé non cuna parte* Cosi diciamo eflet violento il mo*
quando fiaddof menta» &.però la fìgucauano to della pietra gittata in alto contro al moto >
alle porte de* tempi jmoftrando»che in Chiefa datole dalla natura del fiume» ehe afcende»^
ifdeue vegliare con l>nimo neU'orationi, fé & anche altre cofe fimili>Ie quali in queCH mo-»-
bene il corpo par>cbe donna allie attioiudet ti poco durano, perche^^ la natura» alU quale
no diqueljche valisi non ardilcequelloi che Lo fmeraldo» per quello cbt^uaira Pieiio
Vale*
. . . .
Sjo
R GIN
Iconologit
I T A.
^ VSRGIHtTAi
Glouane pallida.& alquanto ma*
gra« di bello» e gratiofo afpel»
co» con yna ghirlanda di fioci in ca^
po.veftica di bianco» &
Tuoni vna cc^
tara> moftrandofì piena d'allegrezza»
feguendo vn* Agnello in mcaod'fil
prato.
Si dipinge gioaan«> perche dalle
dalla fua giouentiì fi mifura ti fiu^
trionfo >& ilfuo prezzo , per lacong
trarla inclinatione di queU'età . _;
————
dini (TcingsIféEocc^ cinto, in legno di Vergi- non per mano di Veigine
niiàjliauqiiaiie ìà roleua fcion-c dalli Spofi la pr i —- '
I
<.
I a T V-
fìelTavirràtè bontà.
Il Soledimoftra.cbe come dal Cielo
67 2 Iconologia*
FirtV. tetnpeftejmmobiltacpfi la virti^ rimane immobiì
Glou^netta a!ata> & modcjlatneptc veftt^ le à tutte l'oppofìtKpni de' contrari; auueninicci.
ca> farà coronata di laucosSc inumano ter?. Per (ìgnifì^ato del lauroj ne fcruirà qucUob
là vn ramo dfqueccia> con vn noQto neMembo> che diremo nella feguence figura, che nell'vna^
della v.cftc, che'dica-. Medi(iTutijJima - e lìcll'altra fi rapprefenca la dccca pianta
DiflÌK. Silio Italico .nel i $ . lib. della guerra, Il moto dimoftcat che quefte attionitfelofo^
R V.
Nella MedagliftdiXuxiio! V^rp <
VIRTV HEROICA*
Nella Medaglia di Geta,
PEr«ercole,
virtù becoica
la rapprefenca ti
che xonla defìra mano
tengala claua alzata per atnmazzatevn
Dragone» che fi agita intorno ad vn'ar-
cc( uà in Komaia Campidoglio vaa Ita-
SItua di metallo indorata d'Hrcole, vefìita
bote con ipohii, &c al braccio fintOro tiene in-
uolta la pelle Leonina.
dell'» fpoglii del Leone: con la claua, & con la Ciò fighifici hauerHetcoIe ( intefo perla
(ìniftta manoticne tre pomi d'oro portati dà gli virtù) pòilo moderatione alla concupifcenza»
hoitl Efpeirid), iquali fignihcano le tre viitù he- intendendofi per il Dragone il piaceuole appc«
coiche ad Ercole attribuite tito dèlia libidine.
La prima è moderatione dell'Ira
1 <
La fpogliadel Leone in HercoTecidimoftrt
La feconda, Ja temperanza dell'Auaritia
L'altra, è il gen etofo fprezzamento delle de-
la géncrofità, & fortezza dell'anfimo
La claua fignifica la tàgionéiche Vegge.dc io
litio, e de piaceri, e però diceffi,chc la virtù he-
i
ma Tappe tico,pcrcioche queìla virtù è gràd'eo-
roica nell'huomo «quando la 'ragione hàtal- celléza di HercolC) però gli è attribuita la claii^
iT>en t e fotto|) ofti 0i affett Iciifiiiù^jC Ik 'fi à giiin
i
fatta d'vn fermo, Se fefrte àrbore, che è il Qiiec-
taal purìtòitìdiòifibilc de tnezzi virrùofi,& fa't
i
cio,Ìlqiià1c dà fegno di rermez2a,& di forza «.
HEi'cole nudò, appbgia to fcpra la fùa Cia- deliberando qual forte di via douede prendere»
uajcon vnapeltecli Leone amnlupata in ò qùèiha della virtù>ouéro quella de i piaceri»éc
torno al bracciojCofne fi vede m due bclliffinìc hauendo molto bencfopta di ciò confiderai©,
oe nel Palazzo dell' IlluftiifTimo Sig.Cardi-
iì 3f fi elcfTelavia dellavirrù^ quantunque ardua»
nal Odoardo Farnefc veto amatore delle viitù. & di grahdiflìma dilfhtuhà
Vu t VIR-
. . .
^74 tconologia
VIRTV HEROICA.
ro cnÌDacciata . ma non percofsa dal
fulmine>con vn motto che dicc:N£G
SORTE. NEC FATO.
Lft virtù come guerncraichc dicò-
titiuocol vitio fuo nimico cóbatte*(ì
dipinge armata,e col fulmine,ilqualc»
come racconta Plinio > non può con
tutta la fua violenza oi9endere il lau-
ro >coroe la virtù non può cfseie offe*
fa da qual fi voglia accidente difoc-
di nato
L'elee» ctie è dipinto deniro allo
feudo > altro non fignifìca, che virtù
ferma,eco(lanie,comeque(lo albe-
ro, che bauendo le radici profonde» i
rami» e le foglie ampietverdeggiance»
quanro più vicn recifo, tanto più ger-
moglia » ti prende maggior vigore \
anzi quanto più è fcodo, & trauaglia-
tù} tantopiùcrefce, &
con maggior
ampiczzafpandeirami» peròfianò-
mìglia alla virtù, la quale nelle tribù*
lationi»& ne' trauagli principalmen-
te fi fcuopre
Le fi può dipingere à canto ancora
vn'Iftrice,ilqualenófà aliro prepara-
V I R T V D E L L'A N 1 M O. memo per difender la vita fua, che di tuiratfi
in fc inedcfimo,ik difendcrfi con fé ftefso,co»
È de! corpo.
Nella Medaglia di Traiano . me la virtù da fé fìefla, fi diffende, & in fé me-
O I rapprefenterà Mcrcolc nudo»chc con la defima confida, per fuperare ageuolmcnte o-
gn'inconrrodi finiftroaccidéte,& forze» a ciò
i3 deftrà mano tenga laClauain fpalla con
bella attitudine >& con guidi vn
la finiftra Leo alludeua Horatio dicendo di nafconderfi nck»
hc>&(vn Cignale congionri infieme. la propria virtù.
la*
Hercole ignudo con
Pel* lo
&
la Clau;» in fpal-
con la pelle Leonina, fi deue intendere
VITA ATTIVA.
SOnodue le flrade, che conducono allafe-
ridea di tutte levirtù,epecil Leone la magna-
licità,& quelle fono diuerfamenie feguita-
nimità>e la fortezza dell'animo} come tel^ifìca
te fecondo la diuerfità,ò delle inclmationi, ò
Oro Apollo ne i fuoi Geroglifici! & per il Cie-
delle ragioni perfuafiue,& fi fignificano co no*
gnalc la virtù corporale per la lobufta fortez-
,'
coafeiuatioDe dell'huomo con efsercicio del- l'altra vna ghirlanda di fioti» per Is vircùi» che
le menil^ra>e con diftcadone deliamente! man ornano la vita noflra inuica, doppo la mor« ^
cenendofi per ordinario fra gli huomini di vil- te la fanno gloriofa^
la con l'ingegno offufcaco» potranno qaefti fo
Ji indruoienti dicnodrare qael tutto» che (ì ap- Vita attitiA .
ITA B
Del Signor Ciò, ZarAtim
R
Cafleliini,
E V E.
6j6 Iconologia
ienìgna gefftt . Vita fi fciat vt'h Unga, efl, lAì uità della vita > ne dicono infieme co*I Pc,;
non leda per qucfto, che la vita humanabte* trarca
oe non fìa. Torco fì bene habbiamo a lamentar MàH tempo e breue % e mfira voglia e lu/^a •
cene, perche douemo contentarci del termine Lunga nofìra defideria increpat vita breuis, in-
preiìlTo allanoQra vita dal fomnao Creatore» caffum multa portamur i eumiuxta efi quo per^
che per lo meglio delle fue creature difpone} e gitur. dice S.Gregorio, lavica breue riprende
prouede il tutto, e da quefto ifteflb che) la vita i lunghi nodridefideri) in danno molte cofe (ì
nodrafia breue>& incerta vuole Iddioi che ne portano, poiché vicino è doue fi camina , cioè
cauiamo profitto accioche ftiamo apparec-
> allamocte.Nonmi (lenderò più oltre in mo-
chiati alla morte e procuriamo tanto più in
> ftrare la breuità della vita, di che tellimonian-
queftavita brcucdi meritare col continuo ef- za ne fanno, non dirò mille dotte carte di Gre-
fercitio delle buone operationi, per le quali pof- ci, Latini, e Tofcani, ma i nodri parenti Se cari
fìamo ottenere in premio la vita eterna Breuc . amici, dp* quali alla giornata in bceue tempo
è. fenza dubbio la vitanoftra,iIche confideran- priui rimaniamo
do Zenone difle» louero la vita è breue, ne di La corona di verdi foglie habbiamo data al-
niuna cofa habbiamo piià careftia, che del tem- la vita, poiché in breue tempo cadeno di que-
po , NuUius rei tanta non penuria lahoramus , lla vita come foglia dall'albore: e rollo il vigore
quam temporis» Re vera enim breuis efi vita . della vita manca,fi come il color verde nelle fo-
EneaSiluio Piccolomini> che fu Pio Secondo glie che in poco tempo languide, e fecche di-
Pontefice» affimiglia-Ia vita breue deH'huomo uencano^ Alle foglie Simonide aCHmigliò la vi-
ad v^ fogno fugace, attefoche a niuno è certo il ta nodraikque'verfi.
giorno fcguen re, ne altro fiarao, che v€nto,& „ Vnam fententiam optimevirChriflus protulit
ombra . eflhominis quafi fomnium
P^ita breuis 99 Quod hominum generatio talis fiti qualis efifo-
Di quefta noftra fragile conditione , n'è Ge- raauer l'anima atta alla contcmpiatione,
roghfìco la rofa vltima a nafcere doppo tutti e do-
no particolare di Dio, come afferraò Daui d di-
& e prima a mancare : fecondo
gl'altri fiori,
cendo Domi/te adiuua me
: &
meditabor in iufti^
Atheneo ììb.i S*Nouiffìma rofa p»fiali0s nafci^ ficationibustttis.
tur eademqtie prima deficittc con molta conue-
Sta con hurailtà , perche Iddio rcfiftc a'
nienza Javitanoftra s'affimiglia alla rofa,chc pcrbi, fu-
vaga, &:gratiofaianguifcetoftonelmcdefimo«
fa gratia a gli humili & 7
LVnamanoftefa!&alta,e
" 1';altra
ferrata, e
giornojche nafcc come 11 cfplica in quel motto, bafla,
"
dimoflrano la rilaffationc della mente ne
ch'habbiamo pofto intorno alla rofajcheè ver- gli alti penfieri
fo di Vergilio, il quale della roCa cofi cantò cir- alle balìe
del Cielo, la perciià intorno &
voglie terrene
ca la fua bellezza, e fragilità
n Tvt ifecies, tantofque ortus variofque nottata VITA CONTEMPLATIVAÌ
„ Vna dies aperiti conpcit vna dies .
„ Conqtterimhrf naturai breuis quod gratia fio* DOnna ignuda,che ftenda vna mano aper-
rum efl . ta vccfojl Cielo, & con l'altra tenga vn
„ Oftentataoculis illice dona rapi^ . Jibto^nei quale fia fccitto il motto tratto dal Sal-
,1 Quam longa vna dies , d,tas tam longa rofarum moAdihi adhdrere Deo bonum efl
.
% Quas pubefcentes ittn^a fene^a premit. Michel* Angelo, come fi è detto della attiua»
Ben fu la rofa àlli mefi paffati fimbolo della fa vna fiatua di Rachele, focella di Lia, figli- &
breue vita nel Pontificato d'Aleflandro Cardi- uola di Laban per la contemplatiua*con terna-
nal de' Medici Papa Leone XI. che per iropre- ni giunte,con vn ginocchio piegato, col vol- &
fa portò fempre la rofa con quefto morto . Sic to pat che dia leuaca in fpirto,& ambedue que-
Florui . Imprefa, che di corpce d'anima fi con- fie fiatile mettono inmczoil Moife tanto fa-
«iene più doppo la morte fua, che in vita , poi- raofo del già detto fepolcro
che fiorì colmo di gratia* e mtefìàncl Pontifi-
cato bceuifiimo tempo, come la rofa, lafiando
al mondo foauifiìrao odore di fé
LaSeppia, &
il Calamaro detto da' Greci
Vu 4 VITA
, .
éjò Iconologia
VITA E L* A N I M O.
uere, fi dice nell'hetbe, &
ntlle piante
Vircre, &
la medcfima propottionc, che
è ftà le parole, è ancora fra le cofe fignifì-
cate da e(7e,perche non è altro la vita del-
I'huomo, che ?na viridità,che mantiene,
& acctefceil calore, il motore quanto ha
D Onna veftita dj verde, con vna ghirlanda a formarle parole, doppo quattro volte fette
in capo di fcmpreuiuo,fopra laquale vi fia
vna fenice, & nella defìrama»o terrà vna lira
cominciare ad andare, doppo cinque volte fet-
te cominciare a difpiacere il latte . Pofcia dop-
con il plettro," e con la finifira tiene vna tazza, po (cit'anni difcacciando primi denti, nafcerc
i
t'rndo da bere ad vn fanciullo. pii^ gagliardi, efarfi pieno il fuono della voce.
Qnelicche da Latini fi elice nclUiuon-.o vi- Nel fecondo fcttennario nafcctc i peli ntl!c
patii
. . . .
ceuuta la Rude» perciochehaueua già compiti cioè di fortuna, la quale con la ruota fi difinge
quattro vndici Deccmbri» come egli di fé ftef* da gh antichi come colei, che riuolgelTea fuo
fofcriue} cominciauagià a caminare perla fet- piacere li (lati, e le grandezze •
timafetiimana» nell'otcauo fettennario fi può
vedere la peifettione dell'intelletto » e della ra*
VITA INQ^VjETA.
fione» quale in alcuno pofla fperarii maggiore»
1 nono apporta l*humanità, e la manfuetudi-
LA vita de* mortali c(Tec foggetra ad
petua inquietudine, lo potrà fìgnificaie la
vna per*
tie • Il decimo per )o più defidera di morire > le figura diSififo * il quale fecondo le fìntioni di
quali cofe tutto elegantiliìmamente in verfì molti Poeti, maicefiadiriuolgere vetfo la cima
Elegìaci raccolfe Soione» e temprò la fua lira ia di vn gran monte vn grane faflò, &
da alto tot*
maniera > che nel fettantefimo anno pofe il ter- nMidoa ricadere» nuoua, &
perpetua fatica fi
mine del concento, e delia fonorità delie voci aggionge al mifero huoroo per ricondurre di
nuouo in cima al monte vn fafso» ooe non è
della vitahumana, il quale quando gli huomi-
ni hanno trapaflàto, pare che diuengonofcioc- badante di fetmatlo > onde Ouidio nel lib«4.
chi» & bora lungi da que(\a»hora da quella cor- cofidice.
da vanno errando. St/ifa vngraue [affo ogn'hor tormenta .
Il fanciullo, che beue fignifica.chelavitafi
11 monte è fimbolo della vita no^tt
mantiene con gli alimenti» e con la difpofitionc La cima di efso, dinota la quiete; 3c tranquil-
prendono per boc lità di quella» alla quale ciafeuno afpira
gli alimenti la nuclrifcano,e (1
fafso è lo fiudio, e la fatica » che ciafeuno
Il
ca,ouero per la patte fuperiorce ladifpofitione
la fa durare»& deue ellere in tutto il coipo,come
prende per poterui arriuare.
Sifìfo è (per quanto natta Ciò. Battifla Ri-
l'età teocra de fanciulli, che crcfcono, e à que-
naldi ne i fuoi Teatri ) fignificatorc dell'ani-
llo ptopofito quel, che fi e detto della falute
ma, la quale mentre è qui giù» fcmptc a qual-
VlTA HVMARA. che quiete fpiia , & che a pena cfscquita, tofto
mezzo l'alita defidera » percioche altri ne gli honoti
DOnna che fi pofi co* piedi nel
quale
di
ftia in la vera felicità tipongcnc altri nelle ricchez-
vna Ruota di fei raggi, la ,
piano rotondj^fopra vn piedefìallo in modo ze, chi nella fcicnza,chiiiellafantità , chi nella
formato» che mn
pieghi ne dalla deftra.nè dal- fama, chi nella nobiltà \ laonde e forza» che il
la finiftra parte»tertàinvnamanoilSole,encl- noftro dcfidciio la vera quiete littoui •
TaliralaLuna.
Sono tanti, e tanto i vati)cafi dellburoana
vita che per la moltitudine & nelle penne ,
, ,
^So Iconologìa
T A L O N a:
Campa joo.anniie più. [Plinio lib.8. cap.jz. quefta per ritrouar la via, che lefi nafconde,
cosi dice» altA cermsin tonferò Unga: e foggiun» quella per aprirla con animo cotraggioro s La
ge*chedoppo cento anni ne fono (lati ptefì al- forza fi mofìra nell'clrocche rcfifìe àcòlpi,che
cuni con li collari d'oro, polliui d'AlelTandto vanno per ofiendcr la teda, fi||l'jngcgni vnui
Magno coperti dalla pelle crefciut»> il roédefì- nel pomo granato» il quialc èrmieufccn l'v-
fero riportata Victoria de nemici in benefìcio QVando la Vittoria, è fopra vna prora del-
della Patria, e le ragioni (bnò dette da noi al- l'inimicojouero quando ftà à canto à vn
troae^&fono t^nto.chiareperfc neHicch^non Trofeo, doue fiaoo ftromenti nausli, come fo-
hanno bifogno di edere replicate più d'\rria no Timoni, Anchore, Remi» fi chiama Vitto-
volta. ria naualc, onde hauendo i Romani hauuto
Si fi iii atto di votare, perche tanto è cara la Vittoria di quelli di Antionel fiume del Te-
vittoria, quanto lignifica piià raanifeftaroente ucre, tagliorno le prore deili loro Nauilij, S>C
valore eminente, & dominatore . fecero vn pulpito nel foro Romano, che chia-
Quello medefimo lignifica ancora l'Aqui- marono Roftri, doue orauano le caufe,& nelle
la, éi però augurandobuona fortuna alle loro Medaglie di Vefpefiano per la Vittoria Nauale
iraprefe gliancichì tmpcradori nell'Ialegnc la vi è Vtìa colonna roftrata, fi che volendo di-
fpiegauano, &
la portauano innanzi, per nu- pingere la Vittoria naualc ticirvno,^ nell'al-
drire la fperahza della vittoria ne gli animi de' tro modo Harà bene «
Soldati.
ll.Yeftimento bianco dimofìrai che
ìttU vittoria fehzà tintura di
deae
bisfimo d'aku-
ef- VITTORIA.
na fortejcon prudenza difaperla.vi vfare dapoi, Vittoria nella Medaglia di Tito .
volare, con
ne di guerra? fi tò£,Iie per forssa di mano all'i-
nimico.