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Rhythm as a girl (Usa, 2020, 11') si presenta come uno studio cinematografico a livello sperimentale,

il che implica per prima cosa portare in luce non dei risultati bensì delle operazioni di coscienza e
secondariamente agire sul piano del sensibile con gli osservatori e non su di essi. C'è anche una terza
questione in gioco, una conseguenza estrema non dichiarata ma possibile, ossia portare ognuno a
sperimentare su un sé che non è il proprio medesimo, ma ciò che cerca di trascendere il soggetto,
portandolo a negarsi per ritrovare l'altro da sé. Il risultato non è contemplato e sfugge nel momento
stesso del pensiero, però intanto si cerca di allenare quella parte che lotta contro il soggetto. Per
adempiere a questi scopi è da poche nozioni che Sara Sowell si basa, ma tali nozioni sono imbastite
di tutto un misto di sensazioni e percezioni, stimolazioni e pulsazioni che bastano a impregnare
l'immagine espandendola ed è questa, infine, un'operazione fondamentale.
Se da una parte nel cortometraggio si parla dell'automatismo psichico come di uno stato che
contempla un soggetto mancante a se stesso, dall'altra abbiamo uno spiritualismo che anela a una
conquista che elimini il soggetto facendolo uno, arricchendo cioè la sua interezza espandendola di
altri mai conquistati ma contemplati. In mezzo a tale vortice fatto di alti e bassi ci stanno le varie
macchine, ossia le estensioni che non sono altro che corpi, tecniche, occupanti dello spazio materiale.
In mezzo a tutto questo non troviamo moralizzazioni sull'arte come strumento per la trascendenza
umana, bensì studio prima di tutto, che diviene meccanica per le estensioni e quindi la
sperimentazione come pratica delle macchine per se stesse e per la loro distruzione. Inoltre, rientra,
sebbene molto velatamente, un discorso su un corpo sessuato, preso non tanto per il suo essere binario,
nel senso più o meno labile o completamente fuso, quanto piuttosto per i diversi legami e incastri che
può avere e quindi un modo di essere del corpo nel lavoro ancora differente. Questo è uno degli aspetti
più interessanti del discorso, quasi buttato lì, certo non per superficialità, quanto piuttosto per
contemplare anche l'alienazione del corpo come trascendenza e infine gettarla via perché, in fondo,
la vita... come anche se occorresse alla Sowell il fantasma del fantasma del soggetto per tenere bene
a mente che si tratta, come sempre, anche di una lotta politica, la quale si innesca ogni giorno nel
nostro quotidiano, come se ci fosse una minaccia, con la sua forma, dietro di noi, che ci segue ad ogni
passo.
Quindi, ancora, contro le torri di vetro e la concezione di un artista ai margini della società, impegnato
in un tête-à-tête con le muse, quella che ritroviamo in Rhythm as a girl non è semplicemente una serie
di appunti di alcune menti prese in considerazione dalla regista, quali Rothko e la Blavatsky, ma
innanzitutto una scrittura visionaria a servizio del cinema, la quale è di conseguenza contro una storia
del cinema così come poteva essere originariamente, cioè dalla penna dei suoi autori, contro l'arte o
la spiritualità stessa - o lo spiritismo, ad esempio, nel caso della Blavatsky. Contro perché oscillante
tra l'impossibilità di definire su carta e la necessità di trovare altre immagini rispetto a quelle già viste,
siano esse dipinti o spiriti. Contro perché la traccia porta con sé un rafforzamento della stessa, la sua
possibilità di ripetersi più e più volte, a discapito dell'immagine. Corrispondenze e forme ibride
escono così dalla propria mano dopo aver captato un segnale per forza di cose non terreno, ma venuto
dallo spazio, in quel luogo del possibile in cui non ci sono ancora le concretizzazioni che si vogliono
cambiare, dove le immagini non hanno ancora attecchito tra le persone. Nascono sensazioni e visioni
soprattutto e sono appunto queste ultime che infine ricerca la Sowell, imbastardite da una cultura
necessaria non tanto per capire ma per connettersi sulle giuste frequenze, disincentivando
l'immaginazione senza contesto. Il contesto diviene a tratti preminente, soffocando la visione, la quale
ha bisogno di ali forti per sollevarsi più in alto. D'altra parte è vero anche che senza l'ignoranza
potrebbe altresì soffocarla. L'idea di un equilibrio è rimandato a chi guarda ed è qui che,
probabilmente, la Sowell gioca la sua partita più importante.

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