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Capitolo Quinto:

Il ciclo dei prezzi

Riassunto delle puntate precedenti

Nei capitoli precedenti abbiamo visto come l’analisi tecnica si


basi su tre concetti fondamentali:
• i prezzi scontano tutto;
• la storia si ripete;
• i prezzi seguono una tendenza…
Abbiamo poi parlato del grafico e di come esso rispecchi
fedelmente l’emotività degli investitori; per ultimo siamo
passati ad osservare come si possono tracciare sul grafico delle
linee di tendenza, dei livelli di supporto o di resistenza.
Anche tralasciando tutto il resto dell’analisi tecnica, siamo
attrezzati più che degnamente per poter affrontare il mercato.

Il ciclo dei prezzi1

I prezzi dei titoli si muovono i cicli che si ripetono


continuamente: ribasso, rialzo e, per finire la casistica, fasi di
movimento laterale.
La cosa più importante che deve fare chiunque decida di
operare in borsa è cercare di capire la fase che il mercato sta
vivendo (non sempre è chiaro, in tutti quei casi dove non si
riesce ad avere una visione chiara delle cose è vivamente
consigliato non prendere posizione).

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In ogni libro di economia che si rispetti si tratta dei cicli dei prezzi e si
vanno ad analizzare quelle che sono le correlazioni fra i cicli economici dei
titoli azionari, di quelli obbligazionari e delle materie prime. Ai nostri fini
non interessano tali concetti. Il ciclo dei prezzi che andiamo ad analizzare
ora è di tutt’altra natura.

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Tanta gente, troppa, perde di vista il presente (dov’è il mercato)
per focalizzare l’interesse sul futuro (dove andrà il mercato?)…
Tanta gente, troppa, perde di vista il presente (dov’è il mercato)
per focalizzare l’interesse sul passato (il grafico ci dice solo
dov’era il mercato).
Così facendo, invece di fare un’analisi su dei dati oggettivi (il
grafico è la memoria storica del titolo: sul grafico troviamo il
passato, non il futuro) si passa a fare delle previsioni su quello
che potrà succedere.
Come abbiamo già visto, fare previsioni non è una cosa
semplice.
Lo schema che riportiamo di seguito va a delineare quello che
è il ciclo dei prezzi – teorico quanto si vuole - ma ogni titolo
può e deve essere ricondotto all’interno di questo schema.

Il ciclo dei prezzi – schema teorico

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Il ciclo dei prezzi – esempio pratico…

Credo che le analogie fra lo schema teorico e l’esempio pratico


siano evidenti.2
2
Confesso che per l’esempio non ho scelto a caso un titolo ma sono andato
a cercare Finmeccanica in virtù di due aspetti: è uno dei grafici che nella
realtà maggiormente si avvicina al modello teorico; in secondo luogo, ma
non meno importante, nel periodo preso in considerazione c’è stato il
collocamento in borsa del titolo (…e si era dalla parte sbagliata del ciclo dei
prezzi). Ad oggi il titolo è ancora al di sotto di quei prezzi (con le dovute
rettifiche).

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All’atto pratico, quale che sia la tendenza in atto sul titolo,
nella realtà i prezzi si muovono con delle fasi impulsive e delle
fasi di congestione. Se abbiamo digerito i concetti di supporto e
resistenza ci può apparire chiaro il perché di questi movimenti
che rispecchiano la convinzione o l’indecisione degli operatori.
Prendere coscienza di questo può sicuramente avere
ripercussioni sulla nostra operatività in borsa che, in definitiva,
possiamo classificare in due grandi famiglie: operatività sulla
forza e operatività sulla debolezza. Le analizzeremo in
dettaglio più avanti.
Per ora, cerchiamo di stamparci in mente il modello teorico del
ciclo dei prezzi e andiamo piano piano a cercare di capire chi
opera nelle varie fasi e perché.

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Le fasi
Le fasi che segnano l’inizio o la fine di una tendenza
generalmente sono quelle che durano maggiormente. In queste
fasi sono presenti molti grossi operatori che, per forza di cose,
in virtù dei capitali che possono (devono) mettere in gioco, ci
mettono del tempo per creare o smontare le loro posizioni.
Se questi grossi operatori devono entrare in maniera pesante
sui titoli, hanno tutto l’interesse a far si che le quotazioni
rimangano basse e, siccome hanno soldi e tempo, generalmente
riescono a tener compressi i titoli fino a quando non hanno
finito di posizionarsi.
Tecnicamente, il mercato è in accumulazione.
Nello stesso tempo, i piccoli investitori non sanno più che pesci
pigliare, il titolo è in una fase in cui sembra dimenticato da
tutti, c’è poco interesse e ogni volta che prova a salire viene
buttato indietro… il pensiero comune è quello di sbarazzarsi
del titolo e cercare qualcosa che dia più soddisfazione.
Soldi e titoli passano di mano con i grossi operatori che
costruiscono portafogli di lungo periodo attingendo a piene
mani ai titoli venduti dai piccoli investitori.3 E non può essere
altrimenti, per capirlo, basta andare a vedere come si sviluppa
la fase impulsiva che segue: rapida e molto violenta. Una volta
che i grossi si sono riempiti i portafogli, lasciano libero sfogo
ai prezzi e, in questa fase, entrano sul titolo tutti coloro che
vogliono sfruttare la fase impulsiva. I grossi investitori hanno
già la pancia piena e possono tranquillamente partecipare al
banchetto da semplici spettatori; i piccoli invece hanno

3
Da non prendere proprio alla lettera… La borsa esiste solo in virtù del
fatto che sul mercato sono presenti operatori con differenti possibilità
finanziarie, diversi orizzonti temporali di investimento, diverse aspettative.
Se così non fosse il mercato cesserebbe di esistere in pochissimo tempo…

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un’agilità operativa4 che gli permette in ogni caso di
partecipare alla festa.
Abbiamo completato la prima gamba del rialzo… prima o poi
inizieranno le prese di beneficio che porteranno a formare una
resistenza sul titolo; la successiva fase di discesa o di
movimento laterale si andrà però ad innestare su un mercato
già convinto della bontà del rialzo. Tanta gente non aspettava
altro che qualche giorno di storno per poter entrare (o rientrare)
in pista e farsi, possibilmente, un altro giro. In questo modo,
queste fasi di mercato risultano decisamente più veloci e rapide
nel loro completamento.
Alternando fasi in cui il mercato riposa ad altre impulsive, il
mercato fa sentire il suo respiro, si contrae e si espande con dei
moti armonici dove è possibile notare le forze che lo
governano.
Le fasi di ribasso sono speculari a quelle di rialzo: anche qui i
grossi investitori avranno bisogno di molto tempo per smontare
quelle posizioni costruite magari molti anni prima… e l’agonia
sul titolo è destinata a protrarsi anche a lungo anche perché sul
mercato non c’è una chiara percezione del pericolo
incombente: ad ogni ribasso i piccoli investitori vedono ancora
delle occasioni d’acquisto e i grossi investitori hanno tutto
l’interesse a non affossare pesantemente il titolo… Poi, una
volta che il mercato ha invertito la rotta e ormai la maggioranza
degli operatori ne è consapevole, ogni rialzo diverrà occasione
per uscire dal mercato o per impostare nuove operazioni
ribassiste.
Il mercato continua, imperterrito, a far sentire il suo respiro, a
volte calmo e tranquillo, a volte affannoso.

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leggi: pochi soldi, con un solo ordine hanno il portafoglio pieno senza
influenzare minimamente il titolo…

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In definitiva, se andiamo a disegnare sul grafico questi
comportamenti, non sarà difficile notare una serie di minimi e
massimi, ascendenti in una fase, discendenti nell’altra…

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Dalla teoria alla pratica…
Una volta compresi i meccanismi che fanno muovere i prezzi,
il passo successivo da fare è di cercare di traslare nella pratica
quanto studiato a livello teorico. Le difficoltà non tarderanno a
manifestarsi e quello che sembrava chiaro rischia di andare ad
assumere contorni nebulosi. Sicuramente delle solide basi
teoriche sono necessarie ma non potranno mai sopperire alle
esperienze pratiche che, nella sostanza, saranno le sole a dare
un voto alle nostre capacità operativa. Mi preme ripetere,
ancora una volta, come i meccanismi della borsa siano di una
semplicità unica. Salire o scendere. Dal punto di vista
puramente tecnico, nessuna grave difficoltà, nulla che non sia
possibile risolvere con un po’ di studio e di allenamento. La
parte veramente difficile l’affronteremo nella seconda parte,
quando andremo a sviscerare quelli aspetti psicologici e
comportamentali che da soli riescono sul serio a fare la
differenza. Per ora limitiamoci agli aspetti puramente tecnici.
Se focalizziamo lo schema del ciclo dei prezzi e abbiamo
chiare in testa quelle che sono le varie fasi, ci sono delle
conclusioni operative che possiamo trarre.

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Operatività nelle fasi di congestione…
Nelle fasi di congestione i prezzi sono ingabbiati fra un livello
di supporto e uno di resistenza: l’operatività possibile risulta
quindi un’operatività debole che va a sfruttare i movimenti
all’interno di questa fascia di prezzi.
Acquisto a ridosso del supporto, vendita a ridosso della
resistenza. Più a lungo si va a protrarre la fase di congestione,
più risulterà profittevole l’operatività. I problemi riferibili a
questa operatività possono essere legati al tempo più o meno
ampio in cui tali oscillazioni si verificano e all’ampiezza in
termini percentuali dell’area di congestione.

Schema operatività nelle fasi di congestione.

E’ chiaro che i risultati migliori si possono conseguire quando


fra i livelli di supporto e resistenza ci sono svariati punti

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percentuali di differenza, d’altro canto, maggiore sarà questa
differenza e, generalmente, maggiore sarà la durata in cui gli
estremi verranno raggiunti…
Nelle zone intermedie di prezzo possiamo definire una ‘zona
non operativa,’ quella fascia di prezzi dove non ci sono ragioni
valide5 per andare a porre in essere delle operazioni… Tale
aspetto verrà compiutamente approfondito quando andremo ad
analizzare i rapporti fra obiettivi e stoploss.
Tutto questo funziona finché i prezzi continuano a muoversi
all’interno della zona di congestione; quando però la
congestione termina, il meccanismo non funziona più e si
rischia di trovarsi in perdita (abbiamo acquistato nella zona
d’acquisto e il titolo è sceso) oppure senza titoli con le
quotazioni che strappano al rialzo… (ho venduto sulla
resistenza ma il titolo è salito).
Non è un problema grave, basta stoppare6 l’operazione nel
primo caso, acquistare il titolo caro nel secondo caso.
Il problema diventa grave nel caso in cui non si riesce a
stoppare l’operazione (generalmente le perdite aumentano) o
non si riesce a riacquistare il titolo (che continua a salire
lasciandoci frustrati con i soldi in mano).
In questa operatività sono ben definiti i livelli di entrata, di
uscita e di stoploss.

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l’unica ragione valida per acquistare un titolo è guadagnarci soldi. Tutte le
altre motivazioni d’acquisto sono quindi automaticamente escluse…
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vendere in perdita…

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Operatività nelle fasi di impulso…
Nelle fasi impulsive i prezzi non risultano sottoposti agli stessi
vincoli che troviamo nelle zone di congestione. La migliore
fase impulsiva che si può trovare è quando il titolo rompe i
massimi assoluti: in tal caso i prezzi si trovano davanti un
terreno vergine senza alcunché che vada ad ostacolare la loro
voglia di correre. Negli altri casi i livelli di resistenza possono
essere identificati sul grafico e, anche se vecchi, vanno in ogni
caso a fornire indicazioni su quello che potrà essere un
obiettivo del rialzo.

Schema operatività direzionale.

Un’operatività del genere, detta anche operatività sulla forza,


va ad innestarsi nelle fasi impulsive del mercato e cerca di

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sfruttare il movimento che deriva dalla rottura di una zona di
congestione. Indubbiamente è un’operatività preferita dai trader
in quanto, come abbiamo già avuto modo di dire, il movimento
impulsivo è in genere forte e violento. Non prendiamola in
senso letterale ma la regola che l’80% del movimento al rialzo
o al ribasso di un titolo si fa nel 20% del tempo va sicuramente
tenuta in debita considerazione.
Possiamo paragonare le zone di congestione a delle molle che
vengono compresse. Quando vengono rilasciate vanno a
liberare la forza che avevano tenuto a freno.

Ducati – zone di congestione e zone direzionali.


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Il principale problema che possiamo avere su una operatività
direzionale è in realtà un non problema. Infatti, se nel caso di
un’operatività in trading range era possibile avere dei paletti
chiari che indicavano i livelli di entrata e uscita sul titolo, in
un’operatività sulla forza, a volte uno di questi paletti manca.
C’è sempre il paletto che indica l’entrata sul titolo: la rottura
della resistenza di una zona di congestione fornisce sempre un
chiaro segnale d’acquisto ma, se questa resistenza coincide con
i massimi storici del titolo… manca il livello successivo e il
titolo ha buon gioco per salire. Può salire di qualche punto
percentuale, di qualche decina di punti o anche più. Sono dei
non problemi sempre piacevoli da affrontare: in ogni caso si
tratta di chiudere un’operazione guadagnandoci soldi…
Cerchiamo anche in questo caso di tenere a mente quanto
abbiamo visto sulla tendenza e, se sale, proviamo a lasciar
andare il titolo. I problemi, quelli veri, inizieranno quando il
titolo smetterà di salire o, peggio inizierà a scendere7. Quello
sarà il segnale di vendita. Una delle difficoltà maggiori che
incontra il trader dei giorni nostri è dovuta al fatto che
purtroppo ha scordato come si fa a guadagnare tanto e si
accontenta di portare a casa qualche punto percentuale o
qualche frazione di punto… Di sicuro, se abbiamo paura di
guadagnare, non ci riusciremo mai.
Al solito, basta ribaltare i ragionamenti suesposti e ci
ritroviamo le spiegazioni per le fasi di ribasso…
In entrambe le fasi, come sempre, possono accadere dei falsi
segnali…

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Vedi il primo capitolo “Less Is More”

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