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Le basi
Prima di proseguire bisogna gettare le basi su cui poi andremo
a costruire tutto il resto.
Come in molti altri aspetti della nostra vita, anche per quanto
riguarda l’analisi tecnica, le cose che effettivamente servono
sono veramente poche e, siccome sono le più semplici,
vengono perse di vista dalla maggior parte degli utilizzatori.
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"Le previsioni sono sempre assai difficili, specialmente quelle
relative al futuro"1
Limitarsi ad analizzare dei dati e prenderne atto è molto più
semplice e profittevole.
Una volta che sono chiari questi tre punti, tutto il resto
dell’analisi tecnica ha un’importanza molto relativa…
Purtroppo si presta poca attenzione alle cose importanti,
regolarmente messe in secondo piano da software sempre più
potenti e sofisticati, indicatori, oscillatori, trading systems e
amenità varie.
La Borsa è una delle cose più semplici al mondo, le quotazioni
possono solo salire o scendere e, se per capire questo, abbiamo
bisogno di software sofisticati… beh, forse abbiamo perso di
vista la palla… e anche il campo di gioco.
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Niels Henrik David Bohr (Copenaghen, 7 ottobre 1885 – Copenaghen, 18
novembre 1962) è stato un fisico e matematico danese
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Le origini dell'analisi tecnica.
Universalmente si riconosce come padre di questa disciplina
Charles H. Dow2, fondatore del "Wall Street Journal" e
dell'indice Dow Jones.
I suoi studi, condotti alla fine del secolo scorso, hanno posto le
basi sulle quali la materia si è poi evoluta.
L'avvento dei personal computer ed una maggiore cultura
finanziaria degli investitori hanno contribuito in maniera molto
forte all'utilizzo dell'analisi tecnica da parte di un pubblico
sempre più vasto.
Utilità
Lo studio dei mercati si sviluppa osservando esclusivamente
prezzi e volumi scambiati.
Grande pregio dell'analisi tecnica è quello di portare l'analista
ad un approccio il più oggettivo possibile: analizzare un grafico
è una cosa molto più semplice che analizzare un titolo;
analizzare un prezzo è più semplice che analizzare un valore..
Non ci sono limiti per l'applicazione degli studi tecnici: titoli
azionari, obbligazionari, indici, valute, materie prime.
Tutto ciò che può essere ricondotto a delle serie storiche
continue di prezzi e volumi scambiati può essere analizzato.
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Charles Henry Dow (Sterling, 6 novembre 1851 – Brooklyn, 4 dicembre
1902) è stato un giornalista statunitense.
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deve necessariamente formarsi dal reale confronto fra domanda
ed offerta.
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Punto primo: i prezzi scontano tutto….
I prezzi scontano tutto: uno dei maggiori pregi dell’analisi
tecnica è racchiuso in questa piccola grande verità. Se
riusciamo a limitarci – e non è cosa semplice - alla mera
osservazione dei prezzi, abbiamo la possibilità di renderci
conto di quello che oggettivamente è l’appeal del titolo presso
gli investitori. Questo, in definitiva, è il solo carburante in
grado di far salire – o scendere - le quotazioni di un titolo.
Alla formazione del prezzo concorrono una pluralità di fattori:
razionali o irrazionali, diretti o indiretti, positivi o negativi.
Tutti questi aspetti, con pesi diversi, concorrono alla
formazione del prezzo.
* Il valore è un aspetto razionale e direttamente riconducibile al
titolo: generalmente è positivo ma può essere negativo.
* Il livello dei tassi d’interesse non è direttamente riconducibile
al titolo, è razionale (l’aspettativa sui tassi è irrazionale), può
essere positivo o negativo.
* La paura di un attentato terroristico non è riconducibile al
titolo, è irrazionale e negativa….
* Il prezzo del petrolio… la situazione politica… l’effetto
serra… il campionato di calcio… la solita farfalla che in
Giappone sbatte le ali… le cose che possono avere un impatto
sui prezzi sono praticamente infinite.
Il fatto che il prezzo incorpori una parte irrazionale dovuta a
paure od aspettative è una delle cause principali delle
differenze tra il prezzo (la capitalizzazione) e il valore reale
(valore di bilancio).
Tali differenze possono essere anche molto grandi: più ampie
saranno le componenti irrazionali rispetto a quelle razionali,
più alta sarà la componente speculativa e altamente volatile sul
titolo… ci si può facilmente rendere conto che il valore
effettivo di un’azienda non muta radicalmente in tempi ristretti
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mentre per scatenare ansia e paura sul mercato possono bastare
pochi istanti.
Per digerire per bene questo concetto, proviamo a riflettere un
attimo a quanto è successo con l’attentato alle Torri Gemelle…
Praticamente le quotazioni di tutti i titoli, di qualsiasi settore
economico, sono scese precipitevolissimevolmente… la
componente ‘paura’ è aumentata a dismisura, di punto in
bianco.
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Causa ed effetto
Con l'analisi tecnica andiamo a studiare un titolo
esclusivamente sulla base dei movimenti di prezzo: se è vero
che i prezzi scontano tutto, quello che a noi interessa è
l’effetto: il fatto cioè che il prezzo di un determinato titolo
salga o scenda.
Le cause, il perché il titolo sale o scende, non devono
minimamente interessarci e dobbiamo imparare a non
prenderle in considerazione. In pratica una valutazione
puramente finanziaria, una semplice presa d’atto che 2 è più
alto di 1 e più basso di 3….
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Diagramma di Ishikawa3 applicato alla formazione del prezzo.
3
Questo tipo di diagrammi causa-effetto vennero messi a punto in
Giappone nel 1943 da Kaoru Ishikawa, guru della qualità totale.
Sostanzialmente si tratta di una rappresentazione grafica di tutte le possibili
cause relative ad un problema.
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Le Azioni
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specchio fedele dell’incrocio fra domanda e offerta, fra chi
compra e chi vende.
Questo, di fatto, fa si che il prezzo sia giusto, sempre.
Perché, centesimo più, centesimo meno, a quel prezzo il titolo
lo puoi comperare, e te ne danno quanti ne vuoi. Se invece il
titolo lo vuoi vendere, centesimo più, centesimo meno, a quel
prezzo ne puoi vendere quanti ne vuoi.6
6
Da non prendersi proprio alla lettera… il discorso non fa una piega per
mercati liquidi ed efficienti: se è vero che vendere (o comprare) un milione
di euro di azioni Fiat o Eni non comporta problemi, se proviamo a farlo con
dei titoli sottili e poco liquidi le differenze fra i prezzi di acquisto e quelli di
vendita possono essere più marcate…
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Tiscali – dalla quotazione ai massimi di marzo 2000
Il 27 ottobre del 1999 è stato collocato sul mercato il titolo
Tiscali. Il prezzo di collocamento (rettificato) fu di 4,60 euro
per azione. Quel primo giorno di contrattazione, il titolo fece
segnare un prezzo minimo di 6,06 euro e un massimo a 7,36.
Non so quale fosse il valore di allora del titolo, probabilmente
era prossimo allo zero, ma poco importa, solo per questa
esemplificazione, facciamo finta che il valore di Tiscali
nell’ottobre del 1999 sia corrisposto con il prezzo di
collocamento di 4,60 euro… Di lì a pochi mesi7 il prezzo del
titolo sarebbe arrivato quasi a 120 euro…
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Tiscali ha fatto segnare il massimo assoluto il 6 marzo 2000 a 119,70…
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Il ‘caso Tiscali’ è forse il più emblematico anche perché è
coinciso con la bolla speculativa della new economy.
La dice lunga però sul concetto di prezzo e valore.
Vale la pena di ricordare altri due casi, molto più recenti dove
il mercato ha dato delle valutazioni ben diverse rispetto a
quelle approntate dal management della società e relativi
advisors…
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17 maggio 2006 - Debutterà domani, ma è già una stella. Saras,
la prossima matricola di casa Moratti sull’Mta, ha chiuso il
collocamento con richieste superiori a quattro volte l’offerta.
C’era da aspettarselo per un petrolifero che sbarca in borsa di
questi tempi. Dagli investitori istituzionali sono giunte 490
richieste e dal retail circa 295 mila. Alla fine i 345 milioni di
azioni sono andati a quasi 80 mila richiedenti. Intanto al
mercato grigio di Londra l’azione, collocata a 6 euro, ne vale
già 6,3….
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Debutto folgorante, ieri, mercoledì 15 novembre 2006, per il
titolo Poltrona Frau alla Borsa di Milano.
Il primo giorno di trattazioni dell´azione Poltrona Frau si è
concluso con un rialzo del 38,57%: il titolo ha chiuso infatti a
2,91 euro, partendo dai 2,1 euro del collocamento….
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differenza fra la chiusura del primo giorno di quotazione e il prezzo di
collocamento
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Punto secondo: la storia si ripete
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soluzione dell’equazione. In realtà non sempre è così. Entrano
in gioco altre variabili che, spesso e volentieri, portano ad
un’altra conclusione…. Più errori avrò commesso, maggiori
saranno le possibilità di commetterne altri…
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Punto terzo: i prezzi si muovono seguendo una
tendenza…
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se aggiungiamo anche la possibilità che un titolo si muova lateralmente
abbiamo esaurito la casistica delle possibili tendenze…
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La chiave di volta per poter capire la probabile evoluzione
futura sta scritta nel passato e la possiamo trovare nel presente;
di sicuro non la possiamo leggere nel futuro.
Riuscire ad identificare correttamente la tendenza in atto in un
determinato momento è la prima cosa da fare per impostare una
corretta operatività.
In questo modo, l’operatività rialzista andrà impostata solo su
titoli forti inseriti in una tendenza al rialzo; se vorrò operare al
ribasso dovrò viceversa andare a ricercare dei titoli deboli..
Sembra tutto logico e lineare ma, nella realtà dei fatti,
spessissimo non è quello che succede….
Il sogno nel cassetto di tutti coloro che si avvicinano alla borsa
è quello di riuscire a comperare ai minimi e vendere ai massimi
cosa che regolarmente succede, solo nei sogni….10
Un acquisto sui minimi è un acquisto che generalmente viene
fatto in una tendenza ribassista, una vendita sui massimi
viceversa, si trova in una tendenza rialzista. Se in borsa si
vuole guadagnare (dovrebbe essere questo il nostro
obiettivo…), dobbiamo imparare ad allearci con la tendenza ed
evitare come la peste le operazioni che non sono in sintonia
con la tendenza in atto.
10
è sicuramente più facile fare il contrario…
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Tendenza?… Quale tendenza?
Tutti i sacri testi di analisi tecnica, a questo punto hanno a
catalogo le varie classificazioni della tendenza… breve, medio
e lungo, rialzo e ribasso ecc.. ecc..
Anche qui, ritengo utile cercare di dare una chiave di lettura un
po’ diversa, meno teorica e più pratica. I concetti di lungo
periodo (tendenza primaria), medio periodo (tendenza
secondaria) e breve periodo (tendenza terziaria) sono
abbastanza inflazionati e, purtroppo, risulta difficile, se non
impossibile, dargli una collocazione che metta d’accordo tutti.
Con ogni probabilità, il mio concetto di lungo periodo (3 o 4
anni) corrisponde con il breve periodo di Warren Buffett11 e
difficilmente viene preso in considerazione da uno scalper…
Ai nostri fini è decisamente poco importante dare una
definizione univoca di tali concetti.
Quello che però deve fare chiunque opera in borsa è di dare la
sua definizione di cosa intende per breve, medio e lungo.
E’ un qualcosa di estremamente soggettivo che dobbiamo
sempre aver presente e che deve accompagnare la nostra
operatività.
Anche in questo caso è opportuna un’analisi sulla nostra
operatività perché troppo spesso ci si ritrova a fare i conti con
una doppia anima… il trader Dr. Jeckill che chiude
velocemente le operazioni in utile a cui si contrappone il
cassettista Mr. Hyde che non riesce a vendere le operazioni su
cui perde…
11
Warren Edward Buffett – Omaha, 30 agosto 1930 – Universalmente
riconosciuto come uno dei migliori investitori al mondo. Secondo la rivista
Forbes, nel 2009, con un patrimonio personale di 47 miliardi di dollari, è il
terzo uomo più ricco al mondo…
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Trader nel boom della new economy nel 2000, cassettisti nella
successiva discesa, nuovamente trader nel rialzo 2003/2007…
e nuovamente cassettisti nella crisi dei subprime…
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Rialzo?.. Ribasso?…
La regola è sempre quella: se sale si compra, se scende si
vende.
Abbiamo già visto come, in base alla direzione, possiamo
definire due tendenze più una ‘non tendenza’: rialzo, ribasso,
laterale…
A volte la tendenza in atto ci può apparire poco chiara o
nebulosa del tutto; in tal caso, il comportamento migliore è
quello dello spettatore: è decisamente meglio perdere
un’opportunità piuttosto che aprire una posizione dove manchi
la chiara visibilità di quella che è la tendenza in atto.
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Con una compressione mensile sul grafico,12 le tendenze
primarie sono facilmente identificabili. Altrettanto facile è
rendersi conto di come tali tendenze durino a lungo: ribasso da
inizio 2001 fino a metà 2003; rialzo da metà 2003 fino
all’autunno del 2007, successivamente ribasso fino a primavera
2009… Uno o due mesi di ritardo nell’identificazione della
tendenza primaria non portano a scompensi gravi.
Risulta a questo punto facile comprendere la solita vecchia
regola: se sale si compra, se scende si vende…
Tutte le volte che abbiamo acquistato nella fase di rialzo il
tempo ha lavorato a nostro favore… anche sbagliando il timing
di entrata sul titolo, bastava aspettare per rivedere prezzi più
alti…
Tutte le volte che viceversa abbiamo acquistato nella fase di
ribasso, il tempo lavorava contro di noi… anche con un
corretto timing di entrata sul titolo il semplice scorrere del
tempo faceva diminuire le quotazioni…
Ne deriva quindi che se comperiamo nelle fasi di ribasso di
mercato, abbiamo delle probabilità estremamente elevate di
perdere…
Decisamente meglio comperare quando i mercati salgono e
vendere quando invece scendono.
Il concetto trova una chiosa estremamente efficace in una
affermazione di Mauro Gialdini:13
“Posso sbagliare il timing di entrata sul titolo, non posso
sbagliare il titolo”…
Un’operatività ‘in tendenza’ consente di ridurre in maniera
molto forte il rischio di sbagliare titolo: se è vero che prima o
poi tutte le tendenze si interrompono, è altrettanto vero che le
probabilità che la tendenza continui sono decisamente più alte
12
Ad ogni candela corrisponde un mese di contrattazioni.
13
Uno dei pochi trader veramente bravi che conosco personalmente.
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rispetto alle probabilità che la tendenza in atto su un titolo si
vada ad invertire.
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Identificare la tendenza…
La tendenza è al rialzo quando, dopo aver venduto un titolo, ti
salta in mente il seguente pensiero:
“se scende un pochino lo ricompro….”
...Meglio ricomprarlo subito, indietro non torna....
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… Punto quarto (di tre)
"dobbiamo imparare a distinguere con sicurezza ciò che è
concretamente importante, che è veramente fondamentale, da
quello che è superfluo e allontanarci da tutto il resto, dalla
moltitudine di cose che offuscano la mente e la distolgono
dall'essenziale".
Albert Einstein
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